721
CO 7261
MARGUERITE GUILLOT
(II, 211, 182)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 1° gennaio 1858.
Carissime figlie in Nostro Signore, ho appena celebrato la messa; tenendo tra le mani Gesù ho
formulato per voi i miei primi auguri, e sapete quanto sono sinceri e cordiali. Che cosa ho chiesto a
Gesù? Prima il suo amore, perché questo è tutto. Dio amato è la vita per il tempo e per l’eternità;
non posso farvi auguri più belli e più graditi. Sì, care figlie, amate molto il buon Dio, il caro Gesù,
che è l’amore sostanziale, che ci ha amato tanto e che sempre ci amerà. Chiedetegli la scienza
dell’amore; è la scienza delle scienze, perché è la scienza di Dio. Se siamo poveri, tribolati e
disprezzati sulla terra, non ha importanza, perché se amiamo Dio siamo ricchi di Dio stesso.
Voi siete molto provate, mie care figlie; la croce è lunga e sembra non avere fine. Ah!, ma essa
giunge fino al cielo ed è il cammino più sicuro e più breve. La sofferenza è il più grande laboratorio
dell’amore. Vi auguro inoltre che possiate condividere la mia felicità e la mia vocazione eucaristica;
non le nostre pene e le nostre piccole prove, ma le nostre gioie e la nostra vita. Verrà giorno in cui
tutto quel che è precario diventerà definitivo, e il nostro cenacolo diventerà come quello di
Gerusalemme. Quanto sarei contento se potessi per il futuro preparare per ognuna di voi una cella
attorno al SS. Sacramento! Lo chiedo ogni giorno.
Noi ci troviamo bene, perché l’adorazione non ha interruzioni. Ma sul campo di battaglia si è
sempre esposti a qualche piccola ferita. Le trattative per l’acquisto della casa proseguono bene.
Spero che al momento dell’acquisto Gesù farà onore ai suoi debiti, perché in fin dei conti non tocca
ai soldati dare alloggio al re né ai servitori dare la paga al padrone. Bisogna però continuare a
pregare, perché tante circostanze possono intralciare l’affare. Io spero che una volta alloggiato il
buon Dio riempirà la sua casa di buoni adoratori. Addio, mie buone figlie, vi rinnovo gli auguri di
Buon Anno, di gioia santa, di pace soave e di dolce carità. Vostro aff.mo in Nostro Signore.
Signorina Marguerite, il p. Champion mi ha fatto leggere la sua ultima lettera ...; mi hanno
offerto 5.000 fr. - resti tra noi - in prestito e li ho accettati. Esse non possono fare di più. La
signorina de Revel non ha disponibilità; non le parli di me per prima perché non è un’anima
eucaristica. Mio Dio, che dannazione questo denaro! Forse Nostro Signore agirà come ha fatto con
san Pietro, quando gli fece trovare il denaro dentro un pesce. Noi preghiamo molto per monsignor
Sibour; è già una grande grazia che l’arcivescovado si sia ricreduto dei pregiudizi e che ci lasci in
pace, e anche che acconsenta a vendere a noi. Al momento ci considerano poveri, ma onesti ...; la
prova molto dolorosa che ho avuto sabato mattina. La benedico. Saluti. Suo dev.mo in Gesù Cristo
Eymard.
P.S. Per ora abbiamo un numero sufficiente di messe. Tante grazie al p. Br.
722
CO 727
MARIANNE EYMARD
(III, 117, 108)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 1° gennaio 1858.
Carissime sorelle, vengo per augurarvi Buon Anno come facevo quando ero piccolo; ora però i
1
Per facilitare una ricerca negli originali, è stato inserito a destra di ogni lettera il rispettivo codice di riferimento
dell’edizione francese: Œuvres Complètes, Centro Eucaristico / Nouvelle Cité, 2008, 17 vol.
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miei auguri sono più seri e i miei voti più spirituali. Sì, care sorelle, amiamo molto Nostro Signore,
amiamo Gesù nel SS. Sacramento, dove dimora come in cielo per amor nostro. Servitelo nella santa
e adorabile Eucaristia, come gli angeli lo servono in cielo e qui in terra. Tu in modo particolare,
cara Nanette, che ti avvicini di più al santo tabernacolo, perché fai le pulizie della chiesa e adorni
l’altare, hai lo stesso compito della Vergine santa. La vita più longeva, brillante e fastosa non è che
una morte degna di commiserazione, se non ha come fine Gesù.
23 gennaio.
Non ho potuto terminare la lettera, cara sorella, perché sono stato molto occupato per il nostro
trasloco in una nuova casa. Eravamo in trattative per l’acquisto di un piccolo stabile e attendevo di
giorno in giorno che l’affare andasse in porto. Questa è la ragione del ritardo. Il contratto di
acquisto sarà firmato tra una quindicina di giorni, se non interverranno nuove difficoltà, o meglio se
sarà volontà di Dio. La casa non è bellissima e non è situata nel centro di Parigi – ciò avrebbe
richiesto un portafoglio più grosso del nostro, perché né io né gli altri siamo ricchi –, ma per noi
sarà sufficiente; vi è annesso anche un giardino molto grande per Parigi.
Io sto bene, e Parigi è tranquilla. Dobbiamo ringraziare Dio e la Vergine per aver protetto e
salvato miracolosamente l’imperatore. Egli è buono e fa del bene, soprattutto agli operai; chi non lo
ama è ingrato e nemico della Francia.
Dio continua a benedirci come un buon padre; siamo molto contenti. Non ho avuto notizie del
piccolo Perret ma gli scriverò; il giorno del suo passaggio a Parigi non l’ho potuto vedere perché
avevo l’emicrania. A mezzo di Viallet figlio mi sarà facile avere sue notizie; d’altronde è un’ottima
casa e sono certo che si troverà bene. Il signor Second verrà a La Mure lunedì e mi ha promesso di
venire a vedervi; è un ottimo amico. Se non gli è di troppo impiccio, dategli la piccola cassa dei
quadri a ciottoli; egli me la spedirà da Grenoble; mi piacerebbe averli per farli restaurare a Parigi.
Saluti, care sorelle, Dio vi benedica e vi conservi. Vostro aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
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CO 728
MARGUERITE GUILLOT
(II, 212, 183)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 10 gennaio 1858.
Carissima figlia, il buon Dio ci ama abbondantemente assai. Per me è una grande gioia
accogliere il caro p. Bruneau, questo amico del cuore! Il Signore ne sia benedetto! Sono contento
del modo con cui tutto si è svolto. Tutto andrà tutto bene. Ora si prenda un po’ di riposo ...
Grazie, cara figliola, della sua lettera su Ars: essa ci ha tutti molto confortati ed edificati.
Quanto ci vuol bene Dio!
Ora siamo in attesa che l’acquisto della casa giunga in porto. Preghiamo perché il demonio non
riprovi ad ostacolare l’affare; i tanti ritardi e i tanti andirivieni ci fanno desiderare di vederne
finalmente la fine.
Prego molto per voi tutte ... Le manderò presto il biglietto con la firma del p. Champion per la
signorina Billard. Aspetto i suoi 700 fr., quando saranno disponibili. Sono cessate finalmente le
tempeste? Povera figlia! fosse anche tramortita, noi l’accoglieremo lo stesso come la figlia
maggiore. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).
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724
CO 729
REVERENDO HUAN
(I-S, 164, 1)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 10 gennaio 1858.
Carissimo confratello, sono in ritardo con lei e con tutti. La pigrizia nello scrivere lettere resta il
mio difetto dominante. Siamo però anche stati molto occupati da qualche tempo.
La Villa Chateaubriand è stata definitivamente venduta; è stata favorita la comunità delle Suore
Cieche di Bourg-la-Reine. C’è stata una permuta con una loro proprietà che, dicono, diventerà la
casa di vacanza di Sua Eminenza.
Siamo quindi costretti a cercare un’altra sede. La divina Provvidenza c’è e ci sta d’attorno; noi
speriamo di stabilirci in uno di questi quartieri perché i nostri mezzi non ci consentono di portarci
dentro la città, a meno che Nostro Signore non ce ne dia un giorno i mezzi, visto che egli può tutto.
Da qui dobbiamo andarcene ai primi di aprile, ed il tempo stringe. Lei ben vede come il diavolo fa
di tutto per buttarci in mezzo alla strada, ma Nostro Signore è più forte ... La crisi economica rende
tutti cauti, ed è in questo frangente che noi pensiamo di acquistare.
Il padre Hermann è stato qui con il p. Provinciale; sono partiti solo ieri, dopo undici giorni di
permanenza. Mi ha fatto molto piacere rivederlo, perché è sempre un amico premuroso e
affezionato all’opera del SS. Sacramento.
L’adorazione continua a svolgersi come di consueto. La cappella è frequentata come al suo
tempo. Noi vi abbiamo collocato una graziosa balaustrata che separa i sacerdoti dai fedeli. I fratelli
vi entrano solo in talare e cotta, perché è molto più regolare e più bello. Il nuovo confratello si trova
bene qui. È un buon e fervente adoratore. Noi siamo sempre in sei. Il parroco di Asnière non è
ancora entrato, come pure un altro sacerdote ben deciso a venire: preferiamo attendere che il
Signore abbia una casa propria.
Ogni giorno, caro confratello, il mio pensiero e il mio cuore vengono a lei, e lei occupa il primo
posto nelle nostre povere preghiere come, d’altronde, è giusto, perché lei è stato il primo a lottare.
Se Dio non ha voluto che lei continuasse è certo perché ha altri disegni, ma lei ne sarà divenuto più
devoto e più apostolico. In questi giorni il p. de Cuers ha la testa affaticata, ma continua il suo
servizio con la tenacia che lei ben conosce.
Addio, carissimo confratello; si riguardi. Ringrazio il buon Dio che l’ha guarito, perché c’è
ancora tanto da fare. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
725
CO 730
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 147, 27)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 16 gennaio 1858.
Grazie, cara figlia, degli auguri e delle preghiere; essi giungono a proposito perché il Signore ci
vuole con sé sulla croce del suo amore. Ne sia benedetto! Ma una cosa procede bene, l’adorazione,
ed è l’essenziale: se Gesù è amato, adorato e servito, il resto non conta nulla. Dobbiamo andarcene
da qui alla fine di marzo; attendiamo in un completo abbandono e sorretti dall’amore del Padre
celeste, che conosce bene ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che torna a vantaggio della gloria del
suo divin figlio.
Ho condiviso sinceramente la sua croce e il suo dolore, cara figlia; sono riconoscente al Signore
di aver guarito suo marito. Dio gli accordi con più abbondanza la sua grazia e il suo amore, perché
una vita senza amor di Dio è una triste morte. Anche i suoi figlioli ne avranno risentito il
3
contraccolpo, ma lei avrà saputo consolarli. Quante grazie si stanno maturando per lei! Sua mamma
che sta in cielo, suo papà che si ritira alla Certosa, sua sorella che si consacra a Dio, i suoi figlioli
che diventano giudiziosi, suo marito che migliora. Vede quanti buoni motivi ha per consumarsi
nell’amore e per profondersi nell’azione di grazie! Su, cara figlia, non dimentichi di rinvigorire i
nostri ideali eucaristici. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
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CO 731
SIGNORA JORDAN
(IV, 239, 21)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 16 gennaio 1858.
Signora e carissima figlia nel Signore, anch’io ho fatto come lei: è stata tra le prime che ho
benedetto e presentato a Nostro Signore fin dalle quattro del mattino davanti al SS. Sacramento. Era
giusto: lei ha acquisito questo diritto e sono contento di riconoscerglielo. Siamo come gente che
vive ai margini del mondo, perché il mondo delle anime fa dimenticare il resto.
Cara figlia, ecco i miei auguri per lei: l’amore di Gesù perché sia più grande delle sue croci, più
forte delle sue pene, e soprattutto perché il suo cuore vi trovi il bene di cui sente tanto forte il
bisogno. Il suo povero cuore è molto martoriato e crocifisso in questo mondo, ma quanto sarà felice
nell’altro! Per essere generosa sul suo calvario deve essere ben fondata sull’amore di Dio; e fino a
che non troverà la pace e il riposo nella croce, deve lavorare molto per morire a se stessa e a ogni
desiderio terreno.
Basta così. Come va la cara Mathilde? Dio le dia la gioia di diventare madre, la madre di un
Samuele, d’un Giovanni Battista, di un santo. Preghi con fiducia e sarà esaudita. Dio la tratta come
una figlia di predilezione. Le dica che preghiamo molto per lei e per i suoi desideri.
Noi stiamo muovendo i primi passi con fatica sorretti dal favore di Dio verso la nostra piccola
ma bellissima opera. Mi stimo molto fortunato: il Signore si è degnato di chiamarmi a una vita tanto
bella, e oso pensare che tutte le piccole croci, le prove e le umiliazioni che mi capitano di tanto in
tanto mi fanno bene e riempiono la mia anima di gioia. È la pioggia del cielo.
Mi è costato molto sacrificare l’affetto e la stima della Società di Maria, mi costa sapere che
non vi sono più visto con simpatia, ma tutto ciò è una pioggia benefica. Quanto è buono Dio,
soprattutto quando ci fa comprendere che lui solo è il centro, la grazia e il fine di tutto! Ora ci
troviamo per così dire in strada, perché tra due mesi e mezzo dovremo lasciare questa casa; dove ce
n’andremo? Alzeremo gli occhi alla nube del deserto e diremo al Maestro: dove vuoi celebrare la
pasqua? Preghi molto per noi, sa con quanta premura la ricambio. Recito sempre il rosario sulla sua
corona, che si rompe ad ogni momento. Saluti. Suo dev.mo nel Signore Eymard, s.s.s.
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CO 732
ELISABETH MAYET
(II-S, 67, 13)
Tutto per amore di Gesù Ostia.
Parigi, 16 gennaio 1858.
Grazie, cara figlia in Nostro Signore, per il suo buon ricordo, per gli auguri e le preghiere. Vi
riconosco lo spirito e la virtù di famiglia. Non passa giorno senza che pensi a tutti voi; il cuore non
dimentica ... Quante volte vengo in pellegrinaggio a Bramefaim, e lì mi muovo a compassione,
benedico, e se non adorassi la mano di Dio, mi metterei a piangere. Santa famiglia, occorre che la
grazia che scende a fiotti su di essa sia tinta di sangue.
E il buon Tonny! oh quanto ho trepidato e sofferto in occasione della crisi finanziaria degli Stati
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Uniti. Ma la sua lettera è stata un balsamo per il mio animo; grazie. Un figlio buono, un buon
fratello, un buon padre, un amico fedele è sempre benedetto da Dio e dagli uomini.
Tanto meglio che non sia andata in Oceania. Io glielo avrei sconsigliato. Il suo posto è a Lione,
a fare il bene, ad amare e servire Dio, continuando ad essere il legame e il punto di incontro della
famiglia.
Il p. Mayet lavora sempre molto per Dio e per la Vergine, e io ne sono contento. Gli dica che
resto il p. Eymard di una volta, e che tra Gesù e Maria ci sono solo i nostri cuori. Quanto a lei,
buona figlia, lei è abbastanza saggia e adulta per sapere che il mondo è pieno di miserie, che nei
servi di Dio c’è un pizzico di follia del vecchio padre Adamo, che bisogna camminare con pazienza
e pietà in mezzo a questo ospedale fino alla bella spiaggia della patria celeste. Resti soprattutto
molto vicina alla sua buona e amabile mamma. Sia sempre lieta nel servizio di Dio. Viva del suo
amore, e niente la turberà. Addio, buona e cara figlia. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. Dimenticavo di dirle che la mia salute tiene, io stesso ne sono meravigliato. La nostra piccola opera
cresce in mezzo alle spine, cresce come ogni cosa che Dio benedice. Ah, se fossimo abbastanza morti a
noi stessi, noi saremmo già ben cresciuti. Ma Dio farà e fa tutto.
728
CO 733
SIGNORA SAUVESTRE DE LA BOURALIÈRE
(V, 274, 3)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 19 gennaio 1858.
Signora, questa mattina ho ricevuto i 15000 fr. che ha avuto la bontà di darci a titolo di prestito
per aiutarci ad acquistare la nostra casa. La comunità ne risponde, come pure quel poco di cui
disponiamo. Non ho il tempo di andare in città a procurarmi una carta da bollo per spedirle una
ricevuta in piena regola. Nel frattempo questo scritto servirà da ricevuta.
Ho pure ricevuto la somma che il p. Hermann aveva per la nostra Opera, che aggiunta alla sua,
fa un totale di 54000 fr. Per raggiungere la cifra di 70000 bisognerà che il buon Dio ci venga ancora
in aiuto; alla fine penso che le spese aumenteranno di 6000 fr. Sono deciso a pagare in contanti per
risparmiare 5000 fr., visto che in caso diverso, fra tre anni bisognerebbe versarne 75000 più le
spese. Ho saputo ieri sera che l’atto verrà redatto solo verso i primi di febbraio. Io ho bisogno di
qualche giorno per mettere insieme la somma. La Provvidenza è una buona madre.
Non posso ringraziarla abbastanza, buona signora, per quanto lei fa per l’Opera eucaristica, ma
il buon Maestro saprà ricompensarla di tutto. Mi associo alla sua gioia per la bella festa di
Sant’Ilario. Poitiers sarà sicuramente tutta in festa e, soprattutto, sarà fiera della sua gloria. A presto,
cara signora. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sup. dei pp. del ss.s.
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CO 734
MARIETTE GUILLOT
(III, 192, 6)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 29 gennaio 1858.
Carissima figlia, sì, diciassette mesi sono molti; sarei tentato di rimproverarle l’eccessiva
preoccupazione di importunarmi. No, mia povera figlia, non mi importuna, sono sempre contento di
esserle utile. Ho letto attentamente la sua lettera e tenterò di rispondere.
1. Per la meditazione si prefigga un argomento preparato solitamente in antecedenza. Quelli da lei
scelti sono buoni; quando però ricorre una festa o una verità che l’ha profondamente colpita, lo
preferisca come soggetto di meditazione. Accetti, cara figlia, la sua povertà spirituale
5
nell’orazione come la condizione per la buona riuscita della meditazione. Il buon Dio non ha
bisogno delle nostre riflessioni né delle nostre parole per insegnarci ad amarlo e per accordarci
la sua grazia, vuole però che facciamo tutto il possibile davanti alla sua sovrana maestà per
dargli prova della nostra buona volontà. Quando abbiamo dato fondo alla nostra povertà, egli
viene a noi e ci concede la sua grazia.
Durante la meditazione non bisogna dilungarsi nella riflessione, è meglio fare atti di virtù. Ad
esempio, meditando sulla passione di Gesù, deve innanzi tutto compiere un atto di amore,
considerando ciò che il salvatore ha sofferto per noi; e poi un atto di riconoscenza per averci amato
e avere sofferto tanto per noi e per avercelo fatto conoscere. Faccia quindi un atto di accettazione
delle sofferenze, particolarmente di quelle del momento: gli domandi la grazia e l’amore per
accettare volentieri di soffrire per suo amore. E si rivolga alla Vergine e ai santi, perché preghino
per ottenerle questa grazia; si proponga quindi di soffrire in silenzio e con pazienza la tale e la tal
altra contrarietà. Sarà una eccellente meditazione. Farà lo stesso per gli altri argomenti.
2. Si accosti alla comunione sempre nonostante le sue distrazioni e la sua povertà; la comunione è
per lei il sostegno e la grazia della vita spirituale. Allontani decisamente il pensiero di tralasciare
la comunione.
3. La confessione le è penosa e difficile perché confessa sempre le stesse colpe di impazienza, di
mancanza di mortificazione, di tiepidezza e di scarsa fiducia in Dio. Povera figlia, è la polvere
della strada che si porta dietro ogni giorno. Il nostro amor proprio cresce sempre: deve
combatterlo e sradicarlo man mano che affiora. Venga alla confessione con buona volontà, con
il desiderio di migliorare e con l’umiltà di cuore, al resto ci penserò io.
Alla sua età tutto costa; solo con lo spirito di fede e di amore potrà perseverare nel servizio di
Dio. Lei è la Marta della casa, perciò il criterio della sua pietà sia l’amore; deve portare avanti
insieme lo sforzo per queste due virtù. Dovrà certo rinunciare alla calma e alla dolcezza della
devozione tutta raccolta in Dio solo, come Maria Maddalena; ma si faccia coraggio, questo è il
cammino più breve verso il cielo ed è la virtù più meritoria.
Cara figlia, cerchi di piacere a Dio, facendo tutto per il suo amore, non cercando altre
consolazioni nelle sue pene se non quella di essere a lui gradita. Mia povera figlia, non faccia i conti
con il buon Dio, non stia a controllare se avanza o retrocede. Sarebbe una preoccupazione del tutto
inutile. Si regoli come il viandante che ha ancora molta strada da percorrere, che si dimentica del
tratto già fatto per non pensare che a quello che gli rimane da fare. La conosce la sua ricchezza: è la
misericordia inesauribile e infinita di Dio; essa è la chiave del cielo, l’ornamento della sua corona,
la grazia ultima di una buona e santa morte.
Ringrazio Dio di averle ispirato di scrivermi; la sua lettera mi ha fatto un grande piacere; era
tanto tempo che non mi confidava nulla! Noi proseguiamo bene; la nostra piccola opera è come una
barca in mezzo all’oceano a volte calmo e a volte agitato, ma Dio nella sua bontà la protegge; le
piccole prove finiscono sempre in bene. Stiamo per acquistare una casa; c’è ancora qualche difficoltà,
ma è proprio ciò che sostiene le nostre speranze, perché il buon esito verrà unicamente da Dio. Saluti,
cara figlia, benedico di cuore lei e tutta la sua famiglia. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Mariette Guillot - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione (Rhône).
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CO 735
MARGUERITE GUILLOT
(II, 213, 184)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 31 gennaio 1858.
Carissima figlia in Nostro Signore, è da tempo che non le scrivo sebbene abbia ricevuto le sue
lettere con rinnovato piacere. Sono stato molto occupato e a volte pigro; il mese di gennaio è un
mese difficile per me. Nei primi giorni di febbraio le manderò ..., firmato dal p. Champion. La
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giovane ci fa un grande servizio; e il Signore le fa un grande onore accettando la sua pietra per
l’edificio eucaristico; da questo io l’ho riconosciuta. Riceveremo anche i 700 fr. di cui mi parla e
alle stesse condizioni ... Quindi tutto sarà regolato in questa maniera e pagheremo in contanti, e cioè
70.000 fr. invece di 75.000, risparmiandone 5.000.
La signorina Monavon si è comportata puerilmente se ha frainteso a quel modo la mia risposta,
ma a me sta bene. Non desidero che queste prime reclute delle adoratrici per ora facciano rumore, o
che vengano considerate come religiose. Voglio che siano ritenute come delle persone pie associate
alle nostre adorazioni. Non voglio neanche che portino un abito comune, per evitare che si continui
a dire che sono religiose. Per lo stesso motivo ho soppresso la recita del breviario in comune con
noi. Queste care figlie lo hanno capito e vi si sono rassegnate volentieri.
Stimo molto la signorina ..., non lo nego, ma dobbiamo lasciar fare alla grazia di Dio. La
signorina ... è una brava giovane, ma non bisogna impegnarla in nulla. Per lei vedo che tutto
procede bene: la sua Betlemme e la sua Nazaret sono in preparazione. Si faccia coraggio e abbia
fiducia: lei si prepara alle nozze del re. Abbia molta cura di questa cara postulante; bisogna ... dirle
di pregare molto. E il p. Bruneau? il momento della decisione è vicino; ho pregato molto per lui in
questi giorni, soprattutto stamattina, quando alla fine dell’adorazione il p. Champion mi ha fatto
leggere la sua lettera. Dio è veramente buono! egli raggiunge i suoi scopi con i mezzi della sua
sapienza divina. Ho solo il tempo di benedirla. Eymard.
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CO 736
MARGUERITE GUILLOT
(II, 214, 185)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 22 febbraio 1858.
Cara figlia, ha già saputo la bella notizia, ma gliel’avrei comunicata subito io stesso. Povera e
fortunata casa! essa ci è stata procurata da Dio, e ci sarà cara: sarà la Nazaret dell’opera, come
questa è stata la sua Betlemme. Sì, il cammino della divina Provvidenza è stupefacente: le difficoltà
si trasformano in luce e sono sempre delle grazie insigni. Quanto è buono Dio per averci scelti e
guidati verso questa bell’opera! Più ci penso e più l’apprezzo. Nessuno può vantarsi di esserne il
fondatore, il protettore, il difensore o il padrone: ciò mi riempie di gioia. Che bella condizione! non
dipende che da Nostro Signore e dalla chiesa; e ha per fine, per centro e per scopo primo e ultimo
l’adorabile persona di Gesù nel SS. Sacramento. Non ha nulla e possiede tutto; sembra che sia
inoperosa, ma la sua vitalità ai piedi del Dio delle misericordie è vigorosa e stupenda.
Dio mi fa la grazia di soffrire tutto con gioia per stabilire il suo regno eucaristico, e di stimare
come il più grande favore quello di rimanere ignorati e sconosciuti al mondo, anche al mondo
religioso. Sento che è necessario che le radici stiano nascoste sottoterra e che la piccola brace sia
ricoperta dalla cenere. Temo di essere conosciuto o scoperto nella nostra bella porzione di eredità.
Sento che non è ancora il tempo di mostrarci. Dobbiamo crescere attorno al divin tabernacolo e
viverci quasi invisibili come gli angeli. Oggi iniziamo i lavori di riparazione più urgenti della
cappella: dobbiamo cominciare dal Maestro. A Pasqua vogliamo entrarci per risuscitare insieme con
Gesù. Appena la casa che vi ho assegnata sarà pronta, care figlie, vi farò un cenno; penso però che
dovrete attendere fino a maggio, perché tutto deve essere ben asciutto e un po’ confortevole ... Il
signor Richard non potrebbe venire subito, a Pasqua ad esempio?
Risponderò tra breve alle sue sorelle che mi hanno scritto. Le rassicuri della mia affettuosa
dedizione e della gioia che provo quando il buon Dio mi consente di esservi utile. Suo dev.mo in
Nostro Signore Eymard.
P.S. Le invio qui accluso ... I padri stanno bene. Non ringrazierò mai abbastanza Dio per il p. Champion e il
p. Bruneau.
7
25 febbraio.
Solo oggi ho potuto terminare la lettera. Mi scriva, figlia mia, perché ho l’impressione che lei
sia molto triste. Coraggio, ancora un po’ di pazienza, verrà presto il bel giorno in cui lo sposo la
porterà alle nozze. Questa mattina ho ricevuto da un amico il denaro di cui sabato avevo bisogno
per le spese dell’atto. Noti come Dio è buono: tutto succede nel momento giusto.
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CO 737
SIGNORA JORDAN
(IV, 240, 22)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 26 febbraio 1858.
Signora e carissima sorella nel Signore, la sua lettera mi ha molto addolorato. Era ammalata e io
ero all’oscuro; avrebbe potuto partire per il cielo senza neppure salutarmi. Oh, non è stata molto
giudiziosa. Non è vero che la malattia ci offre l’opportunità di una riflessione molto proficua?
Sentendoci vicini all’eternità, giudichiamo con severità la nostra vita e la luce del bene si fa molto
chiara e seducente. Sono dei messaggi celesti che dobbiamo sapere cogliere. Spero, cara figlia, che
diventerà migliore. La prima verità da rafforzare è la verità pratica della vanità dei beni terreni, dei
piaceri e delle persone del mondo, per non lasciarsi intrappolare da nessuna creatura. La seconda
verità è donarsi, consacrarsi, votarsi, immolarsi completamente al servizio e alla gloria del Signore
Gesù. La terza verità è vivere di Gesù, in Gesù e per Gesù. A questo scopo deve rimanere in
costante rapporto con il suo spirito, le sue virtù, il suo amore, la sua croce, la sua Eucaristia. La
verità di Gesù è come la luce; per goderne deve esporsi ad essa con gli atti della vita. L’amore di
Gesù è come il fuoco; deve toccarlo per sentirlo; solo con l’amore effettivo si ama davvero. Beh,
cara figlia, ho parlato abbastanza, lei indovina il resto: qui si trova la porta d’ingresso alla grande
sala delle nozze del re.
Sono molto contento di poterle annunciare che dopo tanti guai, tante prove e delusioni, abbiamo
acquistato una casa, in rue du faubourg St-Jacques 68. Essa è vasta ma si presenta in uno stato
pietoso. L’imprenditore mi diceva ieri: non ho mai visto nulla di così triste e di così sbrecciato. La
circostanza mi fa molto piacere. È rimasta vuota per tre anni; la prima volta che vi sono entrato mi
sono spaventato; ma la cappella è in buono stato, anzi in ottimo stato; e questo mi fa molto piacere.
Il Maestro sarà ben alloggiato; è la cosa più importante. Gli uomini si arrangiano, la natura sa
adattarsi e riprendersi sempre e molto in fretta. Si è messo mano alle riparazioni con alacrità; ci
insedieremo a Pasqua, a Dio piacendo. Vi è un bel giardino e tanta quiete, tanta pace e tanto sole.
Siamo in sette, di cui quattro sacerdoti; un quinto arriverà tra breve. Vede, buona figlia, come Dio
sa addolcire ogni cosa e mescolare la croce con la grazia. Nonostante tutto questo trambusto di
faccende io sto bene. Dio ha scelto ciò che è infermo per fortificarlo o per confondere ciò che è
forte.
La ringrazio per quello che fa per il signor Laval; cerchi di aiutarlo a tirarsi d’impaccio e vada a
confortarlo. Non è cattivo né pericoloso ma, come le dissi, ha il cuore troppo buono e conosce poco
gli uomini. Saluti; benedico lei e tutti i suoi cari. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.
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CO 738
MARGUERITE GUILLOT
(II, 216, 186)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 6 marzo 1858.
Cara figlia, grazie della lettera. Ero inquieto nei suoi riguardi e mi ero proposto di scriverle,
pensandola abbattuta per la tristezza e le sofferenze. Ho l’impressione che la sua partenza è vicina,
perché vedo moltiplicarsi attorno a lei l’agonia e la croce; è un buon segno. Si faccia coraggio e
abbia fiducia. Lei si sta guadagnando la sua dote, ed è una dote bella e ricca, come desideravo.
Sappia vedere nelle sue lotte il Signore che le annuncia e le promette la SS. Eucaristia, e poi gli altri
e i suoi stessi discepoli che si scandalizzano e lo abbandonano. Ma io penso che come gli apostoli,
lei sente dentro di sé una forza irresistibile, che la fortifica e la sostiene nella sua ferma decisione.
Tutto non è che una tempesta che fa navigare più velocemente verso il porto.
Non le fisso una data per venire: venga quando vuole. Se mi è permesso di esprimere un
desiderio, vorrei che fosse qui per la Pasqua, ma penso che la casa che le ho destinata non sarà
ancora finita a quell’epoca; lo sarà però per la fine di aprile. Quindi per il mese di maggio tutto sarà
pronto. Mi hanno parlato molto bene della signorina Bouillon. Bene, venga pure insieme con lei. È
felice di essere preferita a tante altre, ma dovrà dirle le cose chiare: se ci tiene all’esteriorità di un
abito religioso e se si aspetta di trovare una comunità perfettamente formata e regolata, dovrà
attendere ancora. Siamo appena agli albori della fondazione. Ma una cosa è fin da ora perfetta: il
nostro fine e la nostra regola, in una parola la divina Eucaristia. Nell’Eucaristia non c’è nulla da
inventare, da creare o da perfezionare, c’è solo da adorare, da amare e da servire ...
Lavoriamo con lena alla cappella. Cominciamo con alloggiare il Maestro, è più che giusto. Non
mi preoccupo di come potremo venirne a capo con le spese: il Signore ci vuole tanto bene! Tutto
arriva al momento giusto, quando se ne ha bisogno. Oh sì, abbandoniamoci con fiducia alla divina
Provvidenza, è tanto materna!
Il p. Bruneau sta bene ed è pieno di buona volontà. Credo che la nuova vocazione gli farà molto
bene all’anima perché dai maristi stava afflosciandosi e forse anche diventando trascurato. Il buon
p. Champion è sempre molto fervente ... Tra me e lui non c’è stato mai il più piccolo contrasto.
8 marzo.
Ieri, prima di finire la mia, ho letto la sua lettera al p. Champion e le ragioni che adduce per il
rinvio a maggio, ragioni che io approvo: sono giuste e caritatevoli. Bene! Solo perché ero
impietosito per le sue lotte e le sue pene io le avevo permesso di venire prima. Ho lasciato la
signora D. Cilly e le sue sorelle all’oscuro del come avrei fatto per procurare il vostro alloggio ...
Non le ho detto nulla della signora Richard
Addio, mia buona figliola, mantenga la sua anima serena e libera; veda attorno a sé la lotta della
libertà e dell’amore divino. Suo dev.mo Eymard
734
CO 739
CLAUDINE GUILLOT
(III, 210, 2)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 6 marzo 1858.
Carissima figlia, ho sempre accarezzato l’idea che se il Signore avesse voluto una comunità di
donne per il SS. Sacramento, lei avrebbe seguito la sua sorella Marguerite, anche se le altre non
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l’avessero voluto o non si fossero sentite chiamate. Ciò che mi dice perciò mi è molto gradito e mi
rallegra nel Signore. Sa quanto volentieri le farò condividere la mia grande felicità. Non sono mai
stato così contento e in buona salute come ora, nonostante tutte le fatiche che in altri tempi mi
avrebbero costretto a mettermi a letto. Serviamo un Maestro tanto buono! Che c’è di più bello e di
più eccellente dell’Eucaristia?
Tutte le mie sofferenze passate sono ora per me un grande motivo di gioia. Non ho che un
rimpianto: non avere sofferto di più e con più generosità. Man mano però che l’amore divino
riempirà la mia anima spero che questa croce santa, che ne è la vita e il trionfo, non mi sarà negata.
Sì, buona figliola, l’accolgo nella famiglia del SS. Sacramento. Conosco il suo intimo e le sue
capacità, ma stia tranquilla: lei viene non per essere utile o per lavorare, ma per amare e per servire,
secondo il suo stato, il nostro buon Maestro e Signore.
La signorina Marguerite ha torto di crucciarsi del suo stato; le dica di desistere, perché Gesù, il
suo sposo e il nostro re, così vuole. Nell’attesa, cara figlia, lasci che la Vergine la prepari, e muoia a
tutto ciò che è umano e naturale per vivere solo della vita eucaristica, che è una vita di morte e di
amore. La benedico in Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Claudine Guillot - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.
735
CO 740
MARIETTE GUILLOT
(III, 195, 7)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 8 marzo 1858.
Cara figliola, purtroppo le faccio attendere sempre la risposta. Ne sono molto rammaricato; mi
comporto come quei tali che non sanno come occupare il loro tempo e che hanno l’aria di essere
indaffaratissimi. Finalmente abbiamo acquistato la casa; dobbiamo esserne molto riconoscenti a
Dio. Ora però ci sono delle riparazioni enormi da eseguire e le preoccupazioni conseguenti. Oh, sì,
più si possiede e più si è agitati e ansiosi; beato chi non ha nulla e non desidera nulla.
Le sue due sorelle vogliono venire a servire Gesù nel SS. Sacramento vicino a noi. Non posso
rifiutare loro nulla, e neppure a lei, alla sorella Jenny o al resto della famiglia. Ve l’ho sempre detto:
la vostra famiglia è come se fosse la mia. Tante volte ho pensato che se mia sorella e Nanette
venissero a mancare prima di me, vi avrei donato il nostro piccolo patrimonio come a delle sorelle!
Non ve l’ho mai detto, ma ero ben deciso a farlo. Le sue due sorelle verranno tra breve quando tutto
sarà pronto; ma spero che anche lei verrà un giorno con la signorina Jenny, perché non potete
rimanere separate essendo state sempre molto unite. È un pensiero che ho sempre accarezzato fin
dai primi tempi, perché – lo ripeto – voi siete la mia prima famiglia e io non posso essere felice
senza farvi partecipi della mia gioia. Non vorrei però spartire con voi le mie piccole croci: le voglio
conservare per me, a voi vorrei solo comunicarne le grazie. Quanto alle cure da non far mancare
alle sue sorelle prima che lei venga ad occuparsene, stia tranquilla, me ne incarico io. La ringrazio
di tutti i particolari che mi dà sui loro malanni; mi dica chiaramente quello che non possono fare e
quello di cui hanno bisogno.
Quanto a lei penso che vorrà restare con la signorina Jenny ... ( sette righe cancellate). Non
cesso di dire alle dame che per il momento non voglio né abito né alcunché di esterno che le
qualifichi come religiose, desidero che vivano come in famiglia. A quelli che le diranno: è un
convento –, lei potrà rispondere: no, almeno fino a che non piacerà a Dio di disporre altrimenti. Mia
buona figlia, non si faccia cattivo sangue e non pianga per una felicità che condividerà – lo spero –
ella stessa un giorno. Lasci che il mondo parli. Sono ben deciso di lasciar dire tutto quello che
vorranno contro di me; se Nostro Signore è contento di me, me ne rido di tutto il resto. Non ne ho
bisogno; Dio mi accorderà la sua benedizione, che sostituirà tutto il resto. Coraggio, cara figlia,
prenda la cosa come un bel viaggio e una gioiosa visita a Gesù. Il mio cordiale saluto alla sorella
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Jenny; ella pure deve soffrire assai, ma le pene sono la caparra del buon Dio. Suo aff.mo in Nostro
Signore Eymard.
736
CO 741
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 7, 7)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 8 marzo 1858.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, dovevo scriverle il giorno successivo all’arrivo della
sua lettera per provarle la mia buona volontà, ma da allora sono stato sballottato da una corrente che
mi ha portato in alto mare. Finalmente abbiamo concluso l’atto di acquisto della casa. Ora gli operai
stanno riparandola; speriamo di poterci entrare per il giorno di Pasqua. La cappella sarà più
decorosa dell’attuale; la casa a noi destinata è appena decente, ma se il padrone è alloggiato
convenientemente i servi sono contenti. Abbiamo fatto un passo nel settore temporale, ma ci sono
ancora molti problemi da risolvere. Faccio come chi va di tanto in tanto a raccogliere delle pietre
con la gerla per scaricarle sul mucchio.
Forse dirà, mia buona figlia, che la sofferenza iniziale mi ha trovato insensibile al piacere
dell’acquisto. Oh, ora lo comprendo meglio, Dio solo basta all’anima. Il suo possesso vale tutti i
beni, il suo amore tutti i piaceri, il suo servizio compensa ogni genere di gloria. Nulla può sostituire
Dio, ma egli sostituisce divinamente tutto. La ricchezza più grande è sforzarsi e tendere ad avere
sempre meno; insomma mirare al niente di Gesù Cristo.
Questi scossoni subiti dagli uomini e dagli avvenimenti mi hanno fatto un grande bene
all’anima. Mi hanno fatto scoprire l’amore infinito di Dio e mi hanno costretto a cercare protezione
sotto le ali della sua divina bontà. Peccato che a Pasqua non sia qui, mia buona figlia, assisterebbe
all’inaugurazione del nuovo cenacolo. Ci verrà in seguito. Oggi abbiamo ordinato un confessionale;
mi viene da ridere. Si sforzi di essere eucaristica nella sua vita e nel suo operare. Viva della divina
Eucaristia come gli ebrei vivevano della manna, come Maria viveva di Gesù. La benedico nella sua
divina carità e mi dico suo dev.mo Eymard.
737
CO 742
SIGNORINA DANION
(IV, 87, 4)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 8 marzo 1858.
Signorina e cara sorella in Nostro Signore, che silenzio da un po’ di tempo! Certo, la colpa è
mia. La signorina de Mauroy è tornata da Roma; da qualche giorno ho in mano il diploma per il
reverendo, glielo spedirò oggi; ora tutto è a posto, ma mi spiace questo ritardo.
Non ha fatto alcun commento alla notizia dell’entrata del p. Champion nella Società del SS.
Sacramento; successivamente ne è entrato anche un altro. Ora siamo in quattro e presto saremo in
cinque. Preghi, cara sorella, perché buone e sante vocazioni vengano ad accrescere la piccola
famiglia eucaristica. Abbiamo acquistato una casa con annessa una cappella in faubourg St-Jacques
68. Ringrazi con noi e per noi il buon Maestro; eravamo come gli ebrei nel deserto. Speriamo di
insediarci nella nuova casa a Pasqua: sarà per me una grande consolazione risuscitarvi insieme con
Gesù. Comprende agevolmente quanti viaggi e quante difficoltà dovemmo affrontare per arrivare al
risultato; ciò le spiega il mio silenzio. Spero di occuparmi seriamente, e fino alla sua costituzione,
del Terz’Ordine per i sacerdoti; in molti l’attendono. Lei mi aiuterà, vero? Mi creda sempre in
Nostro Signore, cara sorella, a lei strettamente unito nella sua divina Eucaristia Eymard, s.
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P.S. La signorina de Mauroy non mi ha consegnato altro; per la validità del diploma e delle indulgenze
bisogna fare apporre sul documento l’exequatur del vescovo. Se non si ha pronta una formula per
l’imposizione dello scapolare, si può adattare quella comune, sostituendovi in attesa di meglio la
menzione del SS. Sacramento. Così ho fatto io a Lione; comunque qui la formula è libera.
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CO 743
SIGNORINA MONAVON
(V, 307, 7)
Tutto per Gesù Ostia.
Parigi, 8 marzo 1858.
Signorina, grazie del suo ricordo, non troppo frequente per la verità. Comprendo che presa e
risucchiata da tante cose, la sua penna non può uscire dal cerchio di Lione se non occasionalmente.
E poi questa vita di pene e di sofferenze indebolisce i sentimenti per le persone più lontane. Grazie
delle preghiere e del suo costante interesse alla nostra cara opera. Dio la benedice. La ha arricchita
di una cappella, di una casa e di un bel giardino di 4.452 m. che per Parigi, a quanto mi dicono,
rappresenta qualcosa di eccezionale. A partire da Pasqua, il nostro domicilio sarà il seguente:
faubourg Saint-Jacques, 68.
Quanto al signor Marzion, sono i suoi amici a prenderne le difese: il signor Baudon, presidente
generale delle conferenze di San Vincenzo de’ Paoli, ad esempio ... Io l’ho incontrato spesso e lo
trovo migliore di quanto mi avevano detto. È un uomo di fede e di grande pietà, capace di affrontare
grandi sacrifici. Io penso che in tutta questa storia de L’Arche d’Alliance e dell’Oceania, deve
esserci stato qualche intrigo da parte dei sotto capi. Io ne ho saputo qualcosa: uno dei suoi
dipendenti lo ha danneggiato e, credo, perfino calunniato. Il nostro buono e santo amico è stato in
parte ingannato da quel sottoposto e, leale com’è, ha prestato fede a tutto ed ha agito con quella
rettitudine e rigore che lei ben conosce. Noto che alcune persone molto degne hanno fiducia nel
signor Marzion; quanto a me io gli ho accordato la mia stima e il mio affetto.
Di tanto in tanto vedo il signor Foloppe: è il buon cristiano di sempre, ma a Parigi è molto
occupato. Abbiamo parlato di lei. Egli ammette di essere lento, però è persona leale che io stimo
molto. Mi è stato detto dal signor d’Hareng che forse Lione istituirà le Quarantore. Ed io mi
sorprendo a desiderare di venire ad appiccare il fuoco a questa buona Lione.
Addio, signorina. Lei ha il compito di pregare anche se di corsa; non ci dimentichi. Suo dev.mo
in Nostro Signore Eymard.
739
CO 744
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 148, 28)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 16 marzo 1858.
Cara sorella in Nostro Signore, grazie delle magnifiche e graditissime notizie sul trionfo di
Gesù Eucaristia a Tarare. Mi piacerebbe tanto che girasse con una torcia in mano, simile alla
folgore, a mettere il fuoco dell’amore eucaristico dappertutto! Approfitti di tutte le occasioni che il
buon Maestro le offre: la vita non ha grazia né forza che per la sola divina Eucaristia.
Sarò contento se il p. Hermann manterrà la sua parola. Stamattina ho ricevuto i tre regolamenti
e li ho letti con grande piacere. Vi è tutto quello che è necessario; troppe regole confondono,
l’amore fa il resto e genera il movimento e la vita. Quanto all’elezione, il mio parere propende per
un laico più che per un ecclesiastico; c’è meno suscettibilità, maggiore continuità e soprattutto più
dedizione condivisa ed efficace. Comunque il mio parere non vuole essere vincolante; d’altronde è
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il primo tentativo che si fa ad Amplepuis e i primi passi sono solitamente come la colonna del
deserto.
Ho scritto a sua sorella che è stata accettata; vada ad incontrare suor Calamant alla parrocchia di
St-Jean. Noi speriamo di entrare nel nuovo cenacolo il giovedì santo. Quanto ci ama il buon Dio! la
sua divina Provvidenza ordina e dispone ogni cosa come una madre vigile e provvida. Preghi per
me; non oso dire che soffro, no, ma sento che, trascinato e sballottato per ogni verso e da mille
volontà più o meno eucaristiche, ho bisogno di mantenermi strettamente unito alla vita e alla verità
di Gesù.
Coraggio, lei è troppo silenziosa, direi quasi indolente. Prego molto per i suoi figlioli e per suo
marito. Sia sempre l’adoratrice in Gesù; così va bene! Suo dev.mo Eymard, s.
740
CO 745
MARGUERITE GUILLOT
(II, 217, 187)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 23 marzo 1858.
Buona figliola, con quindici operai in casa, delle persone in ritiro e mille altre cose mi deve
scusare se non le ho scritto. Ne avevo un forte desiderio, perché comprendo quale calvario sta
patendo lei che è già tanto sofferente, e quanto le circostanze devono appesantire la sua corona di
spine. Povera figlia, deve guadagnarsi il suo sposalizio e il suo titolo di nobiltà. La sofferenza è il
sangue dell’amore divino, ma anche l’agonia e la morte della povera natura. Soffra volentieri con
Nostro Signore, in avvenire ne sarà contenta e felice ... Sia ferma nella sua decisione. Lasci gridare,
piangere e strepitare: ciò non viene da Dio ma dalla natura. Non faccia concessioni eccetto nel caso
di malattia grave; dica sempre che verrà nel mese di maggio, che ormai così è stato deciso; se gliene
riparleranno, li rimandi da me. Il buon Dio deciderà il giorno, se all’inizio o alla fine del mese, ma
lei pensi di venire al più presto. Alla fine si concorderà e si finirà con l’arrendersi.
Io prego molto per voi tutte; dica alla signorina Claudine che sono contento di lei. Qui tutto
procede bene. Le scriverò qualcosa sul signor Bouillon e le manderò il progetto delle religiose del
SS. Sacramento. Questo caro signore è prudente e fa bene, ma quello che Gesù vuole si attuerà.
Abbia fiducia, buona signorina, il suo affare va bene. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
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CO 746
MARIANNE EYMARD
(III, 118, 109)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 2 aprile 1858.
Carissime sorelle, tutte le mattine mi propongo di scrivervi e arrivo sempre alla sera senza
averlo fatto. Quest’oggi lascio da parte tutto, perché la mia lettera vi arrivi per il giorno di Pasqua e
vi porti la notizia che l’acquisto della casa è cosa fatta. Vi faremo il nostro ingresso domani sera e il
giorno di Pasqua sarà benedetta la bella cappella. Io celebrerò la messa dell’inaugurazione per me e
per voi. Il ritardo nello scrivervi è dovuto alla circostanza, e da un mese avevamo quindici operai da
guidare e da sorvegliare e quindi non avevamo un momento libero. Aggiungete a tutto questo
l’esposizione da sostenere, e mille cose nuove da fare; eppure - è incredibile -, io sto bene. Abbiamo
osservato l’astinenza durante tutta la quaresima e non ne ho avuto conseguenze. Non ho il tempo di
dormire eppure non ho più l’emicrania. Quanto è paterno il buon Dio! ringraziatelo di cuore per me.
Siamo in otto in questo momento, e tutto va bene. Dio ci ha molto aiutato in questo affare;
finalmente ci troviamo in casa nostra o meglio vicini a Nostro Signore; i servi devono abitare presso
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il padrone. Tra poco vi scriverò un po’ più a lungo; ora temo di far tardi alla posta. Aff.mo vostro
fratello Eymard, s. s.s.
Cara sorella, ho appena letto la tua lettera; merito senz’altro di essere sgridato, ma mi
perdonerai anche stavolta. Presto scriverò al parroco. Se tu sapessi che cosa è la vita a Parigi! Non
si ha il tempo di tirare il fiato, soprattutto noi che siamo agli inizi di una fondazione così importante.
Faccio quello che mi è possibile per il signor Guétat, e spero che tutto andrà a buon fine; porgigli i
miei saluti. L’affare Bethoux sarà più difficile, ma speriamo.
742
CO 747
MARGUERITE GUILLOT
(II, 218, 188)
Parigi, 8 aprile 1858.
Quanto alle dame non so dirle la data del loro inizio; attendo un cenno da Dio che, spero, non si
farà attendere molto. Faremo allestire una piccola casa a fianco dell’altra; questa è la ragione del
ritardo, ma si tratterà solo di un mese. Quanto a lei e alle sue sorelle e al più a ..., potreste venire,
ma io vorrei sistemarvi qui verso la metà o la fine di maggio quando tutto sarà terminato. Il p.
Bruneau si fa in cento: è lui che ha eseguito tutto. È un tipo sveglio e risoluto, che sa organizzarsi
molto meglio; a ciascuno la sua parte. Addio, buona figliola. Mi ha scritto molte cose sul viaggio ad
Ars, ma non mi ha fatto parola delle sue difficoltà; esse sono altrettante grazie. Per me, più sarà
miserabile e di nessuna importanza, e più sarà grande davanti a Dio e cara al mio cuore. Suo dev.mo
Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.
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CO 748
MARGUERITE GUILLOT
(II, 219, 189)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 14 aprile 1858.
Carissima figlia, non stia troppo in pena per me né per le mie piccole croci: esse sono luce e
grazia. La nostra povera natura, quando cade tra le mani di Gesù, ha sempre paura di tutto e tenta di
afferrarsi ad ogni cespuglio in cui incappa o che le viene a tiro. A me sembra che il buon Maestro
mi vuole libero da tutto e da ogni creatura, e che egli intende essere il mio unico bene e la mia sola
forza; non posso desiderare di meglio.
Sì, verranno tutti e due, questi cari ragazzi, e saranno religiosi nonostante tutti gli ostacoli
apparenti; questa almeno è la mia speranza. Dunque il signor Richard verrà insieme con lei, bene, è
la soluzione più ovvia. Ma le chiedo se non può venire prima; sarei più contento per poterlo
alloggiare subito nella nostra casa ...; questi sono i pensieri che mi preoccupano da molto tempo ...
Sto celebrando le sue messe. Il nostro insediamento avviene con lentezza. Ieri abbiamo
ammesso un prete novizio, che io già conoscevo; è anziano, ha 58 anni, ma se Nostro Signore lo
vuole, va benissimo. Un fratello ortolano ci lascia: il denaro e la povera natura lo hanno sedotto.
Dio ne sia benedetto! ne verrà un altro. Grazie dei suoi suggerimenti sull’allestimento della casa: ne
terrò conto. D’ora in poi non mostrerò più le sue lettere ..., a meno che non mi autorizzi a farlo. Io
sto bene nonostante tutto. Mi creda in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
P.S. Sono stato molto contento del viaggio ad Ars ...
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CO 749
MARGUERITE GUILLOT
(II, 220, 190)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 23 aprile 1858.
Carissima figlia, conto i giorni e mi sembrano interminabili. Desidero vedere cessare le sue
prove, i suoi sospiri, le sue sofferenze. La vedo su di un duro calvario, ma è la vita per mezzo della
morte, la grazia della vocazione che si purifica e si rassoda. Soffra volentieri in Nostro Signore e
liberi la sua anima da tutte le creature e da tutto ciò che è terreno. Abbia di mira soltanto Gesù, che
diventerà il suo bene, il suo centro e il suo cibo.
Tutte le mie prove mi fanno del bene. Tutto funziona bene e tutti mostrano buona volontà; la
grazia farà il resto. La signora D.C. la vede arrivare con il più grande piacere e la gioia più cordiale;
non cessa di parlarmene. Sarà per lei un giorno di festa. Su questo non c’è alcun pericolo, nessun
timore; ella è divenuta tanto interiore, tanto umile e tanto buona! Dio le ha fatto grandi grazie,
soprattutto il grande onore di farle provare le prime sofferenze. Dica pure alla sua cara sorella che
tutto sarà bello e santo.
I padri non gliene parlano perché si vedono poco. ... La signorina B. abbia pazienza e sappia
che non la ammetterò mai senza il consenso dei genitori. Ella ha delle pene, è un buon segno.
Preghi e domandi la libertà a Nostro Signore; ma sembra che la sua ora non sia ancora arrivata. I
lavori della vostra casa avanzano; non vedo l’ora di vederli terminati e di potervi accogliere tutte.
Sì, la decisione è stata presa per ...; si prepari insieme con voi. Vi benedico tutte. Vostro dev.mo in
Nostro Signore Eymard.
P.S Il p. Bruneau, che si è fatto questuante, mi prega di dirle di portargli una risma di carta da lettera,
qualche penna, delle buste e un pacco di quaderni da scuola. ... Mi farà un grande piacere ...
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CO 750
SIGNORA JORDAN
(IV, 241, 23)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 23 aprile 1858.
Signora e carissima sorella in Nostro Signore, oggi 23 ho incominciato la novena per sua figlia;
la continuerò fino al 1º maggio, chiedendo con insistenza a Nostro Signore per l’intercessione di sua
madre il figlio della benedizione. Dio ci esaudirà, perché sarà per la sua gloria.
Ora stiamo con Nostro Signore in una grande casa, con una cappella decorosa e un bel giardino.
Vede come il buon Maestro tratta i suoi poveri servitori! Da quasi due mesi abbiamo gli operai per
casa; non vedo l’ora che le riparazioni siano terminate. Abbiamo cominciato con alloggiare il
Maestro. Non viene a Parigi quest’anno? ci terrei a mostrarle i nostri piccoli lavori. Dio benedica i
suoi bachi da seta; da tempo vi mette alla prova su questo.
Sì, stiamo bene uniti in Nostro Signore, unanimemente concordi nel suo spirito e nella sua
divina carità. Accetti le croci come le variazioni del tempo e sia in pace con la grazia di Dio. Mi
mandi sue notizie, lei sa quanto ci tengo, lei la mia veterana in Dio. Suo sempre dev.mo in Nostro
Signore Eymard, s.s.s.
Sig.ra Jordan - presso il sig. Giraud, rue St-Jacques 13 - Grenoble (Isère).
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CO 751
SIGNOR CREUSET
(V, 339, 8)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, faub. Saint-Jacques 68, 2 maggio 1858.
Carissimo amico, il suo ricordo e la sua amicizia mi hanno fatto e continuano a farmi molto
piacere, e io glieli ricambio con gioia. Quanto ringrazio Dio che le ha dato una compagna così
buona e così devota! Sì, io l’ho benedetta insieme con il frutto del suo grembo, perché questi sia
ricolmo di tutte le grazie e benedizioni del Signore. E anche lei, caro amico, sia benedetto nel suo
santo amore! Non si lasci turbare né rendere schiavo dalle preoccupazioni e dalle pene di questo
esilio. Il sole volge verso il suo bel tramonto, la vita passa come i beni di questa terra, ma il servizio
di Dio resta. Serva bene il buon Maestro, ed egli le dirà: «Prendi parte alla gioia del tuo Signore»
[cf. Mt 25,21.23].
Io continuo ad essere molto contento del mio stato di vita; è così bello! Certo, io non lo
meritavo. Non ho ancora con me alcun lionese, eppure lo desidero tanto. Ma il loro giorno verrà.
Addio caro amico. Restiamo uniti nella divina carità di Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard.
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CO 752
MARGUERITE GUILLOT
(II, 221, 191)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 5 maggio 1858.
Carissima figlia, quanto soffro nel saperla su di una dura croce! Nostro Signore l’aiuti e la
fortifichi con il suo amore, perché la povera natura è in agonia e il suo povero cuore molto triste e
provato. Ringrazio il buon Maestro che la rende irremovibile nella sua decisione e nel suo
proposito. Sia tenace: per nessun motivo si lasci impigliare né smuovere dalle lacrime o dalle
consolazioni naturali. Sia forte, come Gesù quando s’incamminò per il calvario, come Abramo,
come Isacco, come la sua divina madre. Le sue sofferenze e i suoi patemi d’animo sono i fiori del
bel calvario dell’amore; un giorno li raccoglierà con gioia. Sì, cara figlia, il buon Maestro la vuole
al suo servizio; la sua divina Provvidenza ha disposto ogni cosa per restituirle la libertà e perché
possa venire al suo cenacolo.
Il piccolo cenacolo progredisce; tra quindici giorni, spero, tutto sarà lustro e pronto per
riceverla. Quando ci penso ne sono profondamente stupito e soprattutto non posso non vedervi il
dito di Dio. Lei capirà che Dio l’ha molto amata chiamandola a una vocazione tanto bella. Dica al
signor Richard di non preoccuparsi della camera; è meglio che si prenda qualche giorno in più.
Temo che possa ammalarsi per la fatica, e poi è opportuno che si riposi un giorno o due se è stanco.
Il p. Bruneau parte domani sera alle 10,30 per Lione, dove arriverà nel pomeriggio di venerdì.
Questo viaggio gli farà bene; ha lavorato molto e gli servirà come una piccola distensione. Sono
molto soddisfatto di quello che ha fatto; è un uomo intelligente e forte nell’azione. Non pensavo che
fosse tanto industrioso e così generoso; Dio lo ricompenserà. Lei si intenderà con lui; lui le sarà
utile e lei lo ricambierà. La signora Richard sarà molto contenta, penso di vedere i suoi desideri e i
suoi voti sul punto di realizzarsi. Il buon Dio l’ama molto; è una grazia straordinaria.
Stamattina ho celebrato la messa per la sua intenzione e ho pregato molto per tutte voi. Venerdì
celebrerò secondo l’intenzione della signorina Billard; costei è un’anima che vorrei vedere tutta del
SS. Sacramento. Mi scriva spesso, mia buona figlia; io soffro insieme con lei e con la sua cara
sorella, alla quale prego di riferire tutto ciò che le scrivo. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.
16
P.S. I miei deferenti e cordiali ossequi alla signora ...: tutti i giorni prego per lei e per suo marito.
Sig.na Guillot Marguerite - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.
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CO 753
MARIETTE GUILLOT
(III, 196, 8)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 5 maggio 1858.
Sono molto pigro per scriverle due righe, non è vero, cara figlia nel Signore? Ma in questo
tempo sono così incalzato da persone e da faccende che a malapena ho il tempo di respirare.
Partecipo vivamente alle sue pene, cara figlia. In questo momento si trova sulla croce: la zia
ammalata, le sorelle che si preparano a venire a Parigi, le piccole croci di casa. Sia forte in questa
circostanza e non ceda allo scoraggiamento: Dio le verrà in aiuto. Le sue due sorelle vengono a
prepararle il posto. Lo consideri come una grazia e un sacrificio del momento, che Dio le chiede, e
di cui un giorno gli sarà riconoscente. Dio a volte si compiace di provarci fino all’agonia, ma poi
immediatamente ci conforta. Non stia in pena ..., io le farò sempre da padre, come lo farò alle sue
sorelle. Cerchi di consolare la signorina Jenny, perché deve provare un’atroce pena ... di cuore ...
Coraggio, signorina Mariette, lei deve farsi carico di tutte e riportare tutto alla serenità. Cerchi di
approfittare di questo momento penoso; se la natura piange, la grazia e l’amore di Dio le facciano
dire al Signore: tutto per te. Sono nella sua divina carità, mia buona figlia, sempre suo aff.mo
Eymard.
Sig.na Mariette Guillot - Lione.
749
CO 754
SIGNORA GOURD
(V, 32, 25)
[Parigi], 9 maggio 1858.
Signora, grazie per la sua lettera, io ne ho ringraziato Dio. Il demonio è furioso, ma Dio trionfa!
Noti quanto buona e previdente è la divina Provvidenza, e quanto è materna. Si abbandoni
completamente alle sue attenzioni, e lasci che metta in ordine e faccia tutto lui. Riposi tranquilla,
Dio veglia per lei e su di lei. Le spedisco una lettera che è stata indirizzata a me. Si curi per bene, e
si attenga rigidamente alle prescrizioni del medico. Quando potrò vederla? Sempre ai piedi di nostro
Signore. Eymard.
750
CO 755
SIGNORA GOURD
(V, 33, 26)
Parigi, Faubourg ..., 11 maggio 1858.
Signora, ieri ho dimenticato di chiederle di spedirmi una lettera per sua madre, che il p.
Bruneau le porterà. Questi desidera vedere quella buona mamma, che è una sua figlia spirituale, per
farle, all’occorrenza, un po’ di bene. Egli resterà ancora otto giorni a Lione. Mi è rincresciuto molto
di avere avuto ieri così poco tempo, il buon Dio ha disposto altrimenti. Un’altra volta andrà meglio;
quando avrà tempo, me lo dica.
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È giovedì 13 maggio, festa dell’Ascensione, che noi siamo stati approvati. Lodi Dio con noi e
lo ringrazi da parte nostra. Che felice giorno per noi! Quante grazie ne sono seguite! E quanto
materna è stata la Provvidenza che ci ha protetto e guidato in un’impresa così difficile e addirittura
impossibile se si pensa al corso abituale delle cose! Ah, sì, per me si tratta di una grazia tale che non
riesco a pensarci senza commuovermi, soprattutto quando mi avvedo che Nostro Signore ha scelto
dei ben poveri e miserabili strumenti, privi di mezzi, di protezioni, e sconosciuti a Parigi. E ancor
più quando costato che tutte le difficoltà scompaiono e che, nel momento del bisogno,
sopraggiungono gli aiuti necessari. Ah, sì, qui c’è proprio il dito di Dio; quanto devo temere di
essere infedele e ingrato! Preghi molto perché non lo sia mai. La benedico in Nostro Signore.
Eymard.
751
CO 756
SIGNOR BETHOUX
(II-S, 127, 1)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 14 maggio 1858.
Caro signor Bethoux, le invio la lettera allegata, che ho appena ricevuto dal Ministero delle
Finanze. Là ho una buona conoscenza, un capo divisione, il signor Cavalier, che ci ha messo molta
benevolenza, mentre altri mi avevano scoraggiato. Quel buon signore mi ha fatto chiedere se lei
avesse degli appunti più precisi, delle informazioni più esplicite. Io l’ho pregato di far risalire le
ricerche fino al 1801. Non so se il suggerimento porterà a qualche risultato più soddisfacente. Sarei
proprio contento di esserle utile. Disponga di me e mi saluti il buon signor Pellat. Suo dev.mo in
Gesù Cristo Eymard.
Sig. Bethoux, portalettere - La Mure d’Isère.
752
CO 757
MARGUERITE GUILLOT
(II, 223, 192)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 15 maggio 1858.
Cara figlia, è ormai vicino il gran momento, l’ora solenne del sacrificio, dell’agonia e della
morte, e quindi della vita e della vita eucaristica. Veda, cara figlia, come Nostro Signore ha
disposto, combinato e portato tutto a buon fine. Lei è libera, le difficoltà più grandi sono scomparse
come nubi leggere; lei viene vicino a noi per condividere la nostra grazia, la nostra vita, la nostra
felicità e anche le nostre croci. Dove dimora Gesù si trova sempre anche la sua bella e amabile
croce; è il bordone da viaggio del cristiano, la spada da combattimento, lo scettro e la corona. Oh,
sì, amare Dio significa soffrire per lui, amarlo molto significa soffrire molto, amarlo perfettamente
significa morire per lui. Bene, noi cammineremo insieme sulle orme del divin Maestro, ci aiuteremo
a portare le nostre piccole croci, ad amare e a servire Nostro Signore come si merita. Oh sì, lei un
giorno sarà felice di avere sofferto, di avere avuto il cuore trafitto, l’anima affranta e il corpo
martoriato.
Lunedì è arrivato il signor Richard. L’ho trovato ben disposto e spero che diventerà un buon
fratello; è pieno di umiltà e di buona volontà. L’ho portato a vedere Parigi e ciò gli ha fatto piacere.
Ha fatto un buon viaggio ed è molto contento. Quanto a lei, venga insieme con il p. Bruneau lunedì
o martedì della prossima settimana, perché abbiamo deciso di iniziare il ritiro il giovedì della
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settimana di Pentecoste per terminarlo il giorno del Corpus Domini. Non si preoccupi del come;
disturbarci? niente affatto, sarà anzi un piacere accoglierla. Se la casa sarà terminata rimarrà qui, se
no andrà presso le dame; ma spero di alloggiarla qui vicino a noi. La posta parte. Suo dev.mo
Eymard.
753
CO 758
MARGUERITE GUILLOT
(II, 224, 193)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 21 maggio 1858.
Cara figlia, le mando la lettera del signor Richard indirizzata alla sua sorella in Gesù Cristo.
Sono molto contento di lui e prevedo che sarà un buon religioso, semplice e retto: Dio ve lo
preparava da tempo. Quanto è mirabile la misericordia di Dio nei suoi disegni! dove mai va a
cercarsi i suoi prediletti!
Dunque l’aspetto martedì. Farà sosta dal buon Maestro esposto qui da noi: è giusto che egli
abbia la sua prima visita. Da qui andrà in rue Cassini 18, perché non credo che il nuovo cenacolo
sarà pronto per martedì; lascerà comunque qui da noi i bagagli. Io combinerò tutto il resto. Il p.
Champion le dice di stare tranquilla circa il debito che teme di non aver saldato. E anch’io glielo
dico: lei non deve nulla. Voglia dire al buono e caro p. Bruneau quanto mi dispiace nel saperlo
ammalato; tutta la comunità prega per lui. Sono contento di sapere che è presso di voi; egli vi
ricambierà ciò che fate per lui. Andiamo, mie care figlie, il grande sacrificio della propria terra,
della casa, della campagna, dei fratelli e delle sorelle lo si fa una volta sola nella vita, e lo dovete
fare per amore di Nostro Signore. È un atto di amore perfetto e vale il martirio, ma poi si è felici di
aver dato tutto. Si metta volentieri nelle mani di Nostro Signore; gli affidi le sorelle, la zia, gli
affari; egli avrà cura di tutto. Lei faccia come Abramo e come Maria: venga là dove Dio la chiama,
perché la terra della visione vale più della terra delle tenebre. Vi benedico tutte. Eymard.
P.S. Attendo ancora una lettera da lei. Desidero che il p. Bruneau ci porti delle altre fasce, perché desidero
che tutti portino fasce lunghe, e non questi cinturoni che paiono denotare spilorceria e trascuratezza.
754
CO 760
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 8, 8)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, Faubourg St-Jacques 68, 6 giugno 1858.
Cara figlia in Gesù, mi spiace di averla lasciata tanto a lungo senza risposta; mi lamentavo del
suo silenzio e io sono ancora più colpevole. Ma ho qualche diritto alla sua indulgente carità:
abbiamo appena terminato il ritiro annuale di otto giorni, proprio nel giorno del Corpus Domini; e
poi in casa ci sono dodici operai che non mi lasciano in pace ...
Ora ci accorderemo su tutto. Le consiglio di andare prima a fare la cura termale, e poi al suo
ritorno, la ospiteremo per il ritiro. Questi sono i giorni favorevoli alla cura, e io allora sarò più
libero. Quanto alla proposta informale che mi fa del breve ritiro eucaristico a Nantes, sarei felice di
cominciare da lì; può quindi contare su di me per quanto me lo permetterà la povera natura umana.
E là completerò ciò che avevo cominciato con lei a Parigi.
Abbiamo avuto molte consolazioni durante il ritiro. Eravamo in dodici, sette preti e cinque
fratelli. Qualcuno era qui per studiare la vocazione, fra gli altri due sacerdoti. Vede quanto è buono
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il Signore! Avevo desiderato questo piccolo numero di adoratori e la sua bontà ce li ha inviati. Oh
sì, si guadagna tutto al servizio eucaristico di Nostro Signore; si direbbe che non si accontenta più
del centuplo, che esso non può bastare al suo cuore. Vedo delle prove sempre più evidenti della sua
divina Provvidenza verso di noi; almeno lo servissimo con fervore e generosità!
Sono molto contento, mia buona figliola, nel vederla diventare eucaristica nello zelo come nella
vita. D’ora in avanti questo sia il centro e la missione della sua vita; non c’è vita più bella. Per
dimostrarle la mia dedizione, desidero che sia la prima terziaria del SS. Sacramento. La benedico e
la seguo in Nostro Signore, buona sorella e figlia in Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard, s.s.s.
P.S. Mi dispiace di non potere vedere la sua cara amica che abita a Versailles; la cosa migliore sarà, penso,
andare un pomeriggio a trovarla a casa sua.
755
CO 761
PADRE DE CUERS
(I, 28, 23)
Parigi, 18 giugno 1858.
Caro padre, ho promesso di mandarle nostre notizie, mentre resto in attesa delle sue. Il ritiro
delle dame è terminato ieri sera. Spero proprio che il buon Dio lo vorrà benedire, perché vi è stata
tanta sofferenza. È stato il ritiro della morte; forse dovrei rimproverarmi d’essere stato fin troppo
duro. È stato deciso che la signorina Guillot farà la prova; anche la sorella dopo tante traversie,
desidera farla. Queste signorine sono state molto provate a causa del loro stato attuale, delle
infermità, delle sorelle che hanno lasciato a Lione ... Dio fa prosperare le sue opere con la
sofferenza e con la morte a se stessi e a tutte le creature.
La signora Duhaut-Cilly e le sue compagne stanno bene, ma anch’esse hanno affrontato dei
grandi sacrifici. Qui non è accaduto niente di nuovo, tutto procede come al solito. Stamattina il p.
Bruneau non ha celebrato, perché aveva le mani gonfie di sangue; si tratta di una malattia cronica. Il
signor Mathon è molto fiero di essere il suo braccio destro: è armato di buona volontà e se riuscisse
a convincersi che è molto utile, sarebbe una meraviglia. Non fa parola della sua malattia. Il signor
Courtois è ancora qui; aspetta una risposta da fuori. Io infatti non lo posso ammettere come
postulante costretto com’è ad una dieta tanto speciale, e non gliene ho fatto mistero. Eppure è tanto
pio e dimostra attaccamento all’istituto e al nostro genere di vita.
Prego molto per lei, caro padre, per il suo viaggio e per la sua famiglia, perché tutto s’aggiusti e
tutto serva ad un bene più grande. Abbia cura della sua salute e faccia qualche bagno di mare; dal
momento che sta vicino al mare, conviene che si fermi qualche giorno in più e che ne approfitti per
un miglior servizio del nostro re. Il signor Carrier sta bene e lavora: non vede l’ora di rivederla. Mi
mandi sue notizie, per favore. Tanti ossequi al buon p. Brunello. Aff.mo in Nostro Signore Eymard,
s.s.s.
756
CO 762
PADRE DE CUERS
(I, 29, 24)
Parigi, 19 giugno 1858.
Carissimo confratello, ho ricevuto la sua lettera stamattina e ho passato qualche ora in preghiera
prima di risponderle. Ho cominciato ringraziando il Signore: l’offerta che il santo vescovo di
Marsiglia ci fa per l’opera eucaristica mi ha molto commosso. Quanto è buono il Signore!
Volevamo cominciare da Marsiglia con la casa dei minimi, ed ecco che tutto sembra combinarsi per
stabilirvi la prima fondazione. Ho sempre avuto un debole per Marsiglia; è stata la mia prima città e
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mi piacerebbe cominciare proprio da lì. Accerti se l’offerta della casa dei minimi è un’offerta seria:
si tratta di una donazione all’opera eucaristica? o la donazione di cui mi parla, non è che una
semplice proposta di acquisto? In tal caso, se i fondi a cui accenna sono incerti, io rimanderei il
progetto perché non voglio indebitarmi. Se al contrario si tratta di una vera donazione a favore
dell’opera e se vi è il consenso del vescovo, ci vedo il dito di Dio e perciò l’autorizzo ad accettarla;
i padri sono del mio stesso parere. Sarei contento di diventare di nuovo figlio di quel buono e tanto
pio vescovo.
Ma eccole ora una proposta diversa, che mi è pervenuta un giorno prima della sua lettera. Un
sacerdote di Arras che io conosco, mi scrive la lettera che segue: «Reverendissimo Padre, ho avuto
l’incarico di chiederle se, nel giro di un anno all’incirca, ha la possibilità di fare una fondazione
nella nostra diocesi e a quali condizioni. Le verrebbe messo a disposizione un vecchio convento con
annessi una cappella e un vasto giardino. Sarebbe facile per voi avere vocazioni qui, perché il
terreno è buono e il vescovo è ben disposto nei confronti dei religiosi ... Ho motivo di credere che la
fondazione che vi viene offerta, offra anche altri vantaggi non meno importanti. Le sarò
riconoscente se vorrà darmi un sollecito riscontro ... 16 Giugno». Così, caro padre, monsignor
Parisis ci vorrebbe nella sua città, come vede. Dobbiamo dare la precedenza al sud oppure allargare
le due braccia? ...
Il signor Courtois ha preso la sua decisione: egli resta e tutto è stato regolato. Si è presentato un
altro sacerdote, che sta trascorrendo il suo periodo di prova. La posta parte. Aff.mo in Nostro
Signore Eymard, sup. s.s.
757
CO 763
MADRE DE LAROCHENEGLY
(III-S, 79, 1)
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 20 giugno 1858.
Reverendissima madre, la persona che le consegnerà questa lettera è una signorina inglese di
ottima famiglia, convertita da qualche tempo alla fede cattolica. Desidererebbe trascorrere qualche
settimana nella sua santa casa, perché deve lasciare la signora inglese presso la quale dimorava. Se
avesse la vocazione religiosa, potrebbe esserle molto utile per le pensionate inglesi, poiché pare che
abbia ricevuto un’ottima educazione. Prego per lei, buona madre, e sono nel Signore suo dev.mo
Eymard.
P.S. Verrò ad incontrarla domani. [aggiunto in matita]
758
CO 764
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 9, 9)
Parigi, 9 luglio 1858.
Sono sempre il solito pigro, cara figlia; mi voglia scusare. È vero che sono stato sovraccarico di
lavoro, ma per il desiderio di riservarle un momento completamente libero sono arrivato fino ad
oggi. Sì, le riserverò tutti i miei momenti liberi, venga. Sarebbe meglio fosse nostra ospite, se sarà
possibile; altrimenti, alloggerà dalle dame del ritiro. Lei verrà qui da me o io verrò da lei; vedremo.
Venga, cara figlia. Suo dev.mo in Nostro Signore [Eymard].
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759
CO 765
SIGNORINA DE MEEÛS
(I-S, 135, 1)
Tutto per l’amore e la gloria
di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 11 luglio 1858.
Signorina, ho appena terminato la mia adorazione e ho molto pregato per la sua opera
eucaristica che è conforme ai miei desideri e ai miei voti. Dio la benedice e la benedirà con
abbondanza, poiché l’Eucaristia è la vita. Accetto volentieri la proposta che mi fa di venire a
predicare la festa del santo Sacramento del Miracolo il 26 luglio e nei due o tre giorni seguenti.
Arriverò a Bruxelles sabato, e avremo allora il tempo di scambiare qualche idea sulle nostre opere
eucaristiche e, voglio crederlo, di metterci d’accordo per procurare più efficacemente il regno del
nostro buon Maestro. Nella divina carità di questo buon Maestro, sono contento di essere, signorina,
suo umilissimo e devotissimo servitore Eymard, sup. dei padri del ss. sacr.
760
CO 766
SIGNORA SPAZZIER
(II-S, 227, 3)
[30] luglio 1858.
«Nel nome della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io suor N.N. umilmente
prostrata ai piedi della divina Maestà, confidando nella grazia di Dio, con l’aiuto dell’Immacolata
Vergine Maria mia madre e la protezione di san Giovanni il discepolo prediletto, benché indegna,
mi offro e mi consacro per sempre, corpo, anima e vita, al servizio e alla gloria di Nostro Signore
Gesù Cristo nella SS. Eucaristia, come membro del Terz’Ordine del SS. Sacramento, e con la mia
professione religiosa prometto a Dio e a lei, padre, superiore della suddetta Società, di osservarne
fedelmente la regola fino alla morte».
«Io vi aggrego alla società del SS. Sacramento e vi rendo partecipi di tutte le grazie, le
adorazioni, le preghiere e i meriti, e di tutte le indulgenze che la Santa Sede ha concesso a noi e agli
aggregati».
761
CO 767
SIGNORA GOURD
(V, 33, 27)
[30] luglio 1858.
Chieda spesso al buon Maestro di regolare ogni cosa affinché le sia consentito di servirlo e di
nutrire la sua anima soprattutto con la comunione. Badi di non starne lontana a causa delle sue
miserie o alla vista della sua indegnità. Questo, al contrario, diventi un forte motivo che la porti a
desiderare con ardore questo pane dei forti, e più ancora dei deboli e dei poveri! Mi sta molto a
cuore l’esame di previdenza, l’offerta dell’intera giornata, l’attenzione abituale alla santa volontà di
Dio del momento, la sua serena immolazione al servizio del prossimo. Tenga saldamente il cuore
tra le mani, allo scopo di mantenerlo sempre nella pace di Nostro Signore; ma riponga la sua pace
nella lotta, nella povertà, nella pazienza con cui avrà sopportato la sua povertà spirituale. La
benedico, signora, e la affido alla santa protezione di Dio. Eymard.
P.S. Di tanto in tanto mi mandi le sue notizie.
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762
CO 768
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 149, 29)
Parigi, 3 agosto 1858.
Cara figlia, sono appena ritornato da Bruxelles dove ho predicato un corso di esercizi eucaristici
nella chiesa del Miracolo, che ricorda un fatto accaduto nel 1270. Ho cercato di rianimarvi il divin
fuoco dell’Eucaristia. Ne sono stato edificato. Mi ha fatto pena però vedere le grandi chiese della
città chiuse per una parte della giornata, e ho fatto le mie rimostranze contro questo abuso. Da
Bruxelles mi sono recato in pellegrinaggio a Liegi sulla tomba della beata Giuliana e per pregare
nella bella chiesa di san Martino dove ha avuto inizio la festività del Corpus Domini. Bisognerebbe
istituirvi l’adorazione perpetua. Non c’è ancora e anche là si chiude la chiesa; per poterla visitare
bisogna pagare, perché il biglietto d’ingresso fornisce una risorsa economica. Ma è mai possibile
che Nostro Signore sia trattato in questo modo? non tutte le chiese di Bruxelles però sono giunte a
tanto.
Ho letto con piacere il suo progetto. Lo giudico buono, ma preferirei non vi comparisse il nome
del p. Hermann, perché temo che possa nuocere al buon successo dell’opuscolo a Parigi o presso
qualche vescovo, che non vede il padre di buon occhio. E poi non è lui che l’ha fondata, ne lasci il
merito a Sua Eminenza. Lei comprende, cara figlia, è solo una precauzione dettata dalla prudenza;
se ritiene che sia meglio lasciarlo, acconsento senza difficoltà e ne benedico Nostro Signore. Tutto
qui prosegue bene con la grazia della croce di Nostro Signore. Sono sempre occupato a tal punto
che quasi sono tentato di lamentarmene; per lei però sarò sempre disponibile, non esiti perciò a
scrivermi. Eymard.
Sig.ra Tholin-Bost - Amplepuis (Rhône).
763
CO 769
SIGNORA GOURD
(V, 34, 28)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 8 agosto 1958.
Perdoni il ritardo, carissima figlia, perché è stato davvero involontario. Avrei voluto risponderle
subito per dirle che mi unisco alla sua novena a Notre-Dame de La Salette. La faccia bene.
Quell’acqua benedetta può ridarle l’udito, non come mezzo naturale, ma come mezzo di grazia.
Prenda anche le precauzioni naturali richieste dalla prudenza: un po’ d’olio di mandorle dolci o di
camomilla o degli spruzzi di latte tiepido nelle orecchie, ma, soprattutto, resti calma in ogni caso,
indifferente a tutto tranne che alla volontà di Dio. Sia anzitutto condiscendente e gentile con i
familiari; sempre libera per il dovere e la carità.
Certo. Conservi pure la santa Eucaristia, ma non faccia parola dei suoi timori e dei suoi dubbi.
Lei ha ottenuto una autorizzazione esplicita, e la mantenga. Essa vale fino alla revoca precisa ed
esplicita. Ci sono dei diritti che vanno mantenuti e conservati come titoli preziosi. Mangi carne tutti
i giorni, perché lo vuole Dio e la santa obbedienza. Così saranno nel torto quanti se ne
scandalizzeranno. Nessuna violenza a causa delle sue distrazioni e dei turbamenti mentali durante
l’orazione. Preghi unita a Nostro Signore e alla Vergine, e non con se stessa.
Non si impicci con quella donna D., ma lasci che gli avvenimenti seguano il loro corso; la
divina Provvidenza sistemerà ogni cosa. Non si impressioni dei rimproveri e delle minacce. Che
cosa possono fare contro di lei? Niente. Dio è dalla sua parte.
Sia sempre, cara figlia, la bimba della materna ed amabile Provvidenza; le lasci la cura di
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dirigere la sua vita. Coraggio, ci vada e sia felice sul suo seno benedetto. Quando può, ci mandi sue
notizie. Abituato a vederla qui, ora sento una grande mancanza. Dio continua ad amarci molto.
Tutto suo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
Sig.na Boisson - istitutrice ai Thorins, par Romanèche (Saône-et-Loire). - P.E.
764
CO 770
SIGNORINA GIGUET
(II-S, 248, 4)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 10 agosto 1958.
Signorina e cara figlia in Nostro Signore, la sua costante carità trionfa della mia pigrizia. È da
lungo tempo che avrei dovuto scriverle. Non so davvero come ho fatto, ma con tutti questi
cambiamenti di casa, questi operai e le mille cose di Parigi, il tempo se ne va senza accorgersene.
Lei è dunque sempre sofferente, povera figlia; il Signore deve proprio riservarle un bel posto in
paradiso dal momento che le offre l’occasione di farsi una corona così bella con le spine della sua e
con la santa croce. Ne approfitti, perché sarà ben felice davanti a Dio. Soprattutto non si lasci
scoraggiare dal passato o turbare dall’avvenire. L’infinita misericordia di Dio risponde del passato,
e la sua paterna Provvidenza dell’avvenire. Si sforzi solo di ben santificare il presente, e di sperare e
desiderare il cielo dove il nostro buon padre e salvatore ci attende con amore.
Sono felice che la sua buona protettrice sia per lei sempre come una mamma affettuosa. Dio
gliel’ha data, e lei la ringrazi da parte mia. Io prego e pregherò molto per lei e anche per essa,
perché è tutto quello che posso offrire al buon Dio.
Noi stiamo bene. Dio ci benedice, ma dovremmo essere più buoni con lui. Mi creda sempre in
Nostro Signore, signorina e cara figlia, suo dev.mo Eymard.
765
CO 771
SIGNORINA DE REVEL
(III-S, 32, 20)
Tutto per l’amore e per la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 14 agosto 1958.
Signorina e cara sorella in Nostro Signore, dimentichi la mia pigrizia e non mi accusi di
indifferenza, perché se ho atteso fino al 14 agosto è stato per poter disporre di una buona ora ed
intrattenermi più a lungo con lei. Che vita è la mia! Dio, il mondo, gli impegni, il fatto che tutti si
contendono le povere ore della mia giornata ... Dio ne sia benedetto, purché tutto sia per lui!
Ecco per ordine le mie risposte:
1. La sua malaugurata nota è senz’altro un po’ la causa del mio ritardo. L’ho letta dieci volte e
sempre pensando che alcune decisioni del p. Menou sono esatte. I moralisti del tempo non
ammettevano neanche il 5%: lo ritenevano un’usura. Il missionario in parola è dunque stato
largo per il suo tempo. Lo trovo tuttavia severo perché non ha tenuto conto dell’epoca
tempestosa del 1800, in cui il denaro era scarso e i prestiti difficili. Non ha poi tenuto conto che
nel commercio si ha diritto al 6% sui prestiti. Infine avrebbe dovuto conteggiare anche gli
onorari dell’agente di cambio, e le spese impreviste di suo fratello che, in un’occasione, ha
dovuto versare un interesse del 12%. Dedotto il deducibile lei dovrebbe restituire 417 fr., che
sarebbe meglio devolvere in elemosine a scopo di restituzione. Mi sembra di averle già detto di
farlo, ma non ne sono proprio sicuro. In fatto di restituzione, che è una cosa molto importante, è
meglio attenersi a ciò che è più sicuro, ispirandosi al principio che nel dubbio di avere saldato
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un debito certo, si deve pagare.
2. Che cosa dirle di noi? Continuiamo a fare le nostre esperienze quotidiane, ed impariamo ogni
giorno che l’uomo non è niente e che, al di fuori di Dio, è persino dannoso e miserabile. Il buon
Dio ci benedice, a volte con la sua croce e, più spesso, con il suo cuore di Padre, sicché io
continuo ad essere contento della mia parte e della mia vocazione. Ho dovuto spezzare legami
molto cari, accettare la calunnia dei miei fratelli maristi, rassegnarmi ad essere da loro
considerato come un estraneo e perfino come un ingrato; ma tutto ciò aiuta a vedere solo Dio e
la sua gloria. L’uomo non è niente, mia buona figlia, solo Dio è tutto, ed è sempre buono ed
amabile.
3. La signorina Guillot è qui, tutta dedita alla sua nuova vita eucaristica. Essa mi stupisce con la
sua forza e il suo coraggio. Si trova dappertutto, fa fronte a tutto. È contenta ai piedi di Gesù
Ostia. Parliamo spesso di lei; niente di più naturale e di più dolce per noi, perché i compagni
d’armi si vogliono bene. Mi ha riferito che lei avrebbe intenzione di venire qui a fare un ritiro.
Non c’è bisogno che le dica che non ricevendo altri, lei sarà la preferita e la benvenuta. È più
che giusto, ma occorre che lei si rinforzi. Grazie per quanto ha inviato al buon Dio per il suo
servizio. Il fregio verde è molto bello.
4. Sono contento di saperla circondata da quel buon nipote e dalla sua piccola famiglia. Doveva
pur venire il tempo di trovare un cuore riconoscente e amoroso ... Non pensi alla separazione, e
ne gioisca un po’.
5. La signora Spazzier ha voluto sperimentare questa vita di comunità, ma il medico mi ha detto
che non le si addice affatto, sicché ho pregato la buona signora di riprendere la sua libertà e il
suo particolare regime. Essa ci ha molto edificato. Deve possedere una volontà molto forte per
avere resistito fino ad oggi a questa vita! Essa vorrebbe restare, ma carità vuole che si prenda un
po’ di riposo. Il suo non è ancora un male grave, ma potrebbe divenirlo, e il dottore mi ha detto
che essa, con qualche cura e con l’aria buona, potrebbe ristabilirsi rapidamente.
6. Ma certo! Stia sicura che, passando da Lione, la mia prima visita sarà per lei. Già una volta l’ho
solo desiderata, ma questa volta la farò.
Coraggio! Ecco una lettera archiviata. La prossima volta sarò più fedele. Dimentichi il passato,
preghi per il presente. Poi, in cielo, tutto durerà eternamente. Suo dev.mo in Nostro Signore
Eymard, s.s.s.
766
CO 772
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 10, 10)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 26 agosto 1858.
Signora, sono sempre lo stesso, vero? Fa bene ad agire come se le avessi risposto; a me pareva
che non ci fosse nessuna questione che richiedesse una risposta precisa, perciò ho atteso.
1. Ricordi bene che non bisogna tralasciare la comunione che dopo la morte o in caso di una
malattia che la costringa a rimanere in casa. Quando può ricevere il buon Dio, egli sarà per lei
rimedio, nutrimento, vigore, santità, vita.
2. Quando le toccherà la sofferenza, la farà valere come preghiera vocale e come meditazione.
Essa vale di più, perché soffrire per Dio è il fiore dell’amore. Non sia schiava degli esercizi di
pietà, sia invece con l’amore la figlia affezionata alla volontà di Dio del momento. Quanti
rimproveri si fa, povera figlia! certo, sono veri – lei non è una Marie-Louise di Francia –, ma
senza anticipare i sacrifici, le penitenze e la mortificazione accetti di buon grado quello che Dio
le porge con la sua bella mano. Prima faccia un atto di amore, poi si volgerà a guardare ciò che
Dio le manda.
Se vuole essere molto gradita a Nostro Signore dovrà imporre un’attesa di uno o due giorni alle
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sue bramosie di certe cose non indispensabili, per mortificare la brama. Ah, se con lo stesso ardore
desiderasse di essere umiliata, dimenticata e disprezzata, diventerebbe una santa! Sì, pregherò molto
per i suoi due nipoti: essi mi sono cari essendo suoi congiunti. Quanto a lei io la ricordo in tutte le
mie preghiere e le mie adorazioni; dobbiamo andare in cielo insieme. Saluti. Suo dev.mo in Nostro
Signore Eymard
P.S. Mi è rincresciuto che la signora Le Vavasseur sia partita senza venire a trovarmi. Pare che ci si debba
salutare e benedire da lontano.
767
CO 773
SIGNORA JORDAN
(IV, 242, 24)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 29 agosto 1858.
Signora, grazie della sua bella lettera. Stavolta l’ho trovata interessante, si vede che sarebbe una
buona allieva. Ho fatto con molto impegno la sua novena. Abbia fiducia in Dio, tutto andrà per il
meglio; egli è un padre tanto buono! Sì, sia molto caritatevole con il prossimo, perché Dio lo vuole;
è la perfezione del suo amore. Costa molto stare zitti, non approvare o applaudire, ma qui Dio deve
passare davanti a tutto. E poi basta prendere partito una volta per tutte, esprimerlo due o tre volte
francamente e risolutamente perché il proprio dire sia sincero e la libertà salvaguardata. Tutti la
giudicheranno con simpatia, ma sentiranno la solidità dell’albero. Ami il buon Dio con tutto il
cuore, mia cara figlia, è la cosa più importante. Oh, anche nel mondo religioso si comprende ben
poco questa parola e questo comandamento: amare Gesù con tutto il proprio cuore. L’amore è la
vita; ma il volto di Gesù è deformato in noi dalle mancanze e dai peccati: ne risulta un’immagine
ben triste! Noi l’amiamo poco, perché l’amore significa unione e il peccato è il trionfo dell’amore
malvagio. Saremmo tanto felici se amassimo il buon Dio con tutte le forze del nostro essere! Dio
amato è la felicità. Ciò che ci tormenta, ci affligge e ci avvilisce è il mondo con i suoi falsi beni e
soprattutto con la sua volubilità, la sua ingratitudine e le sue pretese. Ma è naturale che un suolo
sterile di suo produca rovi e spine; non c’è bisogno di maledirlo per questo.
Oh, cara figlia, sia benedetto il nostro buon Signore per averla preservata dall’amore del
mondo, e per avere ricoperto il suo cuore e velato il suo viso con la sua virtù. Questa tentazione
avrebbe potuto perderla, invece l’ha salvata. Sia come una sovrana nel mondo. Una regina fa del
bene, ma non ama che il re suo sposo, e a lui attribuisce tutta la gloria; nessuno può darle alcunché
che già non possieda nel suo sposo. Viva la libertà di Nostro Signore nel suo amore. Sia libera,
sempre libera dentro di sé. L’amore divino si dà senza limiti perché è sempre libero e padrone di sé.
Quando tutto muore in noi, il cuore si arricchisce della vita di tutto il resto e la sua potenza e vigore
si moltiplicano come il fuoco. Tali sono i santi nel loro amore verso Dio ... Quanto ne siamo
lontani!
Saluti, mia cara figlia; la benedico e la metto ai piedi del Dio dell’Eucaristia, nel quale sono suo
dev.mo Eymard.
Sig.ra Jordan, di Lione - Hôtel Léopold - Néris (Allier). (Rue de Castries 10 - Lione).
26
768
CO 774
ELISABETH MAYET
(II-S, 69, 14)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 30 agosto 1858.
Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, si vede bene che appartiene alla famiglia dei
Mayet. Essa non ha mai dimenticato un amico né è stata ingrata: virtù rara ai nostri giorni. Grazie
quindi per il suo ricordo. Questo nome mi è sempre caro e deve esserlo.
Quante croci ho visto in questa famiglia cristiana, e anche quante virtù! Iddio le vuole molto
bene, perché la croce in casa è un fiore del cielo che vi ritorna con il suo profumo e la sua bellezza.
Oh, quanto ho sofferto nell’apprendere il lutto della giovane Marie! Confesso che il suo dolore mi è
sempre presente. Così gioiosa e così presto desolata, tanto amata e così sola! Ahimè! che è mai il
mare in tempesta, la felicità di un giorno!
Per fortuna Dio è là, e il cielo è in vista, ed è il traguardo desiderato. Io prego per essa. Essa ha
amato Gesù prima di tutti, e lo amerà sempre. L’amore di Gesù è un balsamo delizioso, un centro
divino per un cuore afflitto dalle pene della vita. Io non ho pianto alla morte del pio e santo signor
Perroud, perché non si piange sulla morte degli eletti e dei santi come lui. Ho invece condiviso
molto il dolore di questa buona e povera mamma. Le avrei scritto subito, ma desideravo essere
dimenticato e mi accontentavo di pregare. È stato Tonny a ravvivarmi il cuore, ed ecco che riprendo
a scrivere a tutti.
Quando scriverà al p. Mayet gli dica da parte mia, che la signora Marceau è rimasta
meravigliata e persino addolorata dal fatto che nel biglietto ricevuto da lui, non ha trovato neanche
una parola di partecipazione. Lo può ancora fare e deve farlo.
Quanto a lei, buona figlia, lei è destinata a condividere i dolori degli altri, e ad essere la suora di
carità della famiglia. La sua missione è bella, Dio le vuole bene. Non si scoraggi; non si può
pretendere di educare alla vita in un solo giorno. Custodisca dunque questi cari bambini, curi il loro
cuore e il loro comportamento. Quanti milioni di persone passano la vita a conservare un posto di
lavoro, una pietra; lei invece si occupa dei figli di Dio.
La benedico e pregherò sempre per lei e per la sua cara e amatissima famiglia. Suo aff.mo in
Nostro Signore Eymard, sss.
Sig.na Mayet Elisabeth, place St-Clair 6 - Lione.
769
CO 775
SIGNORINA DE MEEÛS
(I-S, 136, 2)
Parigi, 16 settembre 1858.
Signorina, mi dispiace molto di non potere disporre che di un istante per ringraziarla di tutti i
suoi buoni ricordi e dell’invio degli Annali che ci interessano molto.
Non so esprimerle a sufficienza come io conservi un buon ricordo del mio soggiorno presso di
lei e della sua opera così bella. Prego molto per lei e per quello che fa, poiché sono tanti i legami tra
di noi. Serviamo lo stesso Maestro, abbiamo gli stessi ideali e, soprattutto, lo stesso desiderio.
Voglia anche dire al p. Boone quanto mi ha fatto dispiacere partire senza vederlo. Egli è tanto
buono! Dio lo ha fatto su misura per lei e per la sua opera, signorina. Lui lo assista e glielo conservi
a lungo.
Quando ne avrà l’occasione, voglia inviarmi una copia degli appunti di quella signorina che ha
ripreso le mie istruzioni. Sono contento di avere saputo da quelle dame quanto Dio benedice
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l’adorazione. Magari anche gli uomini potessero riunirsi in associazione! Penso che abbia visto il
signor Gustave Rouvroy - rue aux Laines, 120 -, e il signor Schnoeck, quei due giovani che mi
avevano scritto per la loro adorazione. Avevo loro promesso di inviare alcuni appunti. Se lei lo
giudica opportuno, voglia far loro avere questo regolamento dell’opera.
Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
770
CO 776
MARIETTE GUILLOT
(III, 197, 9)
Parigi, 27 settembre 1858.
Carissima figlia, mi perdoni il lungo silenzio; e non pensi che sia causato dalla mancanza di
affetto o di premura. Sua sorella sta bene. Sono stupito: ella lavora più di tutte eppure non soffre
delle sue abituali emicranie. Indubbiamente il buon Dio la sostiene. Anche se è vero che tutte la
tengono d’occhio per sollevarla e obbligarla a riposare; e ciò mi fa piacere.
Povera signorina Mariette! Il buon Dio le ha chiesto questo grande sacrificio e questa
separazione così dolorosa, ma si convinca che Dio la ricompenserà fino da quaggiù; lo consideri
solo come un ritiro prolungato. Certo, spero che vi rivedrete; se dipendesse da me sareste tutte qui
ai piedi di Nostro Signore.
Cara figliola, non tralasci la comunione; essa è la sua forza e il suo vigore. L’ufficio di Marta
che lei adempie, è una buona preparazione. Ciò che fa è sufficiente; il buon Dio lo sa che se potesse
disporre di più tempo, glielo riserverebbe volentieri. Compia bene tutti i suoi esercizi non per
diventare migliore, ma per piacere al buon Dio e per compiere la sua volontà.
Non stia in ansia per le confessioni; esse sono fatte bene, anzi molto bene. Sia tranquilla; la loro
integrità non dipende dal senso di pace o di soddisfazione, ma dal desiderio di servire meglio il
buon Dio e dal dispiacere di servirlo così poveramente. Prenda come argomento dell’esame
particolare gli atti di impazienza; si imponga ogni volta una piccola penitenza, il proposito
soprattutto di rivolgere una parola gentile ... al più presto possibile.
Riprenda a meditare sulle virtù di Nostro Signore, soprattutto sulla sua vita nascosta - è
l’argomento più adatto alla sua anima -; oppure sulla sua vita di intimità con i discepoli, sulla bontà,
la dolcezza e l’umiltà verso di loro. Non è obbligata alla legge del digiuno: non deve osservarlo,
reciti al suo posto una corona del rosario. Coraggio, buona figliola, preghi il buon Dio di attirarla
verso il SS. Sacramento e di concederle questa grazia. È un favore insigne; nell’attesa, faccia
dell’Eucaristia il centro delle sue devozioni e del suo amore. Ci si trova tanto bene! Vi benedico
tutte, in particolare la buona signorina Jenny che deve soffrire ancor di più. Suvvia, mie povere
figlie, guardate a Nostro Signore: consolatevi e preparatevi in lui. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Mariette Guillot - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.
771
CO 777
SIGNORA JORDAN
(IV, 243, 25)
Parigi, 10 ottobre 1858.
Carissima figlia nel Signore, presagivo l’arrivo della sua lettera, perché mi capitava di volgere
lo sguardo verso il sud-est dicendo: che cosa sta facendo quella cara figliola? è forse ammalata? o si
trova in viaggio? Capisco che non deve essere attaccata a se stessa, perché si lascia così facilmente
coinvolgere. È bello quando ci si trova presso gli altri, prestarsi con dolce e amabile carità, senza
però dimenticare l’amico del cuore, l’ospite divino, colui per il quale tutto è stato fatto e nel quale
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solamente tutto è amabile.
Condivido la sua felicità nel trovarsi in seno alla sua piccola e cara famiglia; sia teneramente
buona con tutti, e così la sua pietà diventerà per tutti più amabile. Coltivi un dolce e abituale
rapporto con la sua vita interiore; non la perda di vista se vuole essere come chi diceva: «Gesù è la
mia gioia e la mia felicità».
Coraggio! noi preghiamo e continueremo a pregare per questa gioiosa fecondità, ma un figlio
della benedizione è il frutto della preghiera e dell’elemosina. Non digiuni. Ma come! è appena
tornata dalle cure termali ed è ancora tutta piena di acciacchi! È un ordine: non faccia né digiuno né
astinenza; si prenda cura del povero bastone da viaggio, che è tanto fragile. Accetti di buon grado le
mortificazioni che Dio le manderà e sarà molto saggia.
Non ho bisogno di dirle con quali sentimenti affettuosi le sono unito in Nostro Signore.
Eymard.
P.S. I miei cordiali saluti ai suoi familiari.
772
CO 778
SIGNORA GOURD
(V, 35, 29)
Parigi, 10 ottobre 1858.
Carissima figlia in Nostro Signore, mi rimprovero di averle fatto attendere la mia risposta, ma
farò meglio la prossima volta. Non mi ringrazi dunque in tal modo. In realtà quello che faccio è,
purtroppo, niente rispetto a quanto vorrei fare per lei e per i suoi cari! Non smetto di pregare il buon
Dio perché supplisca la mia povertà e la ricolmi di benedizioni. Celebriamo le sue messe e, oso dire,
con tutta la fiducia e la devozione che ci è possibile.
22 Ottobre.
Vede, povera figlia mia, quanto poco riesco ad ordinare i miei impegni? Non ce l’ho fatta a
terminare la mia lettera. Temo che questo la trattenga dallo scrivermi, ma lo faccia per me. È con
gioia che uno di noi si è fatto vittima ai piedi del SS. Sacramento per la salvezza di quelle due
anime così care, ed offre al Dio di ogni misericordia le sue preghiere, i suoi meriti e le sue azioni.
Avrei voluto farmene carico personalmente, come un mio atto di amore; mi sono invece associato
un confratello, così l’uno aiuterà l’altro a fare una santa violenza al cielo. Speriamo, buona figlia,
che Dio ci accordi questa duplice grazia, occorre però pregare molto e soffrire con amore ciò che
soffriamo; occorre interessare la Vergine, nostra buona madre e rifugio dei peccatori, perché prenda
a cuore il caso, ed ella ce la farà.
Sono d’accordo con lei che occorre evitare di fare pressioni e di incalzare troppo suo padre,
bisogna tuttavia sfruttare le occasioni favorevoli che il buon Dio farà nascere come se fossero
naturali. Circondi il suo buon babbo di grazie e di buoni angeli. Desidererei tanto vederla tornare a
Parigi, dal momento che appartiene alla nostra famiglia, ma non vorrei che avvenisse a scapito della
salute di suo padre. Dio ha i suoi disegni di misericordia.
Ma certo, povere figlie mie, voi avete bisogno di riposo, io mi accorgo che non ve ne prendete
abbastanza. Che cosa fare? Quanto è in vostro potere per riservare il tempo necessario al riposo e ai
vostri compiti urgenti. E lasciate andare il resto sotto la guida e la grazia della divina Provvidenza.
Avete fatto bene ad andare oltre per quanto concerne la santa comunione, ne avete il diritto.
Evitate di sottoporre ad esame le preghiere e anche la partecipazione alla santa messa
domenicale. Tirate diritto come fanno i poveri che, una volta ricevuta l’elemosina e dopo avere
ringraziato, non tornano sui loro passi e non ci pensano più.
Quello che potete e dovete fare di necessità fatelo subito senza tardare troppo, perché il rinvio
genera preoccupazione. Poi, quando state con il buon Dio, dimenticate tutto il resto. Da molto
tempo la signorina Stéphanie non mi ha scritto nulla. Vi benedico entrambe e sono in Nostro
Signore, cara figlia, tutto suo Eymard.
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773
CO 779
SIGNOR NEGRE
(V, 251, 1)
Parigi, 68 rue faubourg Saint-Jacques, 15 novembre 1858.
Carissimo signor Nègre, da quanto tempo non le scrivo! Ci vuole tutta la sua bontà per
perdonarmi questa pigrizia. Mi comporto come i ritardatari, rimando sempre al giorno dopo, eppure
il mio sentimento mi porta spesso a lei e alla sua cara e amabile famiglia. Ciò che mi induce oggi a
scrivere le procurerà forse gioia e sorpresa nello stesso tempo.
La signora Duhaut-Cilly viene a Tolone per un affare importante e vi si fermerà per alcune
settimane. La salute della signorina Rose richiede per un po’ di tempo il clima di Tolone. Ho
pensato di mandarla a passare l’inverno con la signora Duhaut-Cilly. Non è ammalata, ma ha
bisogno di qualche cura da parte della sua madre “adottiva”. Per noi è un grande sacrificio, anche se
temporaneo. La brava giovane è felice al pensiero di abbracciarla; è così buona e affettuosa! Ha ben
meritato dal buon Dio, perché ci edifica molto. Qualche tempo fa le aveva ripreso il vomito, e
questo mi allarmava; ora è passato. I suoi occhi, per quanto deboli, mi sembra vadano bene.
Quanto a me, caro signor Nègre, a fine mese andando a Marsiglia, passerò molto vicino a lei.
Mi reco a Roma per presentare al Sommo Pontefice il primo omaggio della nostra piccola Società
che Dio benedice. Adesso siamo in dodici di cui otto sacerdoti. Se, al ritorno, potrò passare da
Tolone, verrò a salutarla, e lei avrà la mia prima ed ultima visita. La signora Duhaut-Cilly pensa di
partire verso la fine della settimana o all’inizio della settimana seguente.
I miei vivi e cordiali saluti a tutta la famiglia. Il suo buon chierico sta bene. Tutto suo Eymard.
P.S. Scriverò tra poco al signor Teissier, in merito al suo affare col signor Marzion.
774
CO 780
SIGNORA JORDAN
(IV, 244, 26)
Parigi, rue faubourg St-Jacques 68, 25 novembre 1858.
Signora e carissima sorella nel Signore, per poco le capitava di accogliere un pellegrino sulla
via di Roma, a chiederle l’elemosina per il viaggio e a ricambiare con la preghiera la carità ricevuta.
Questo pellegrino sono io: vado a Roma per presentare al Papa la nostra piccola Società e per
esporgli i principi di base su cui vogliamo fondare l’istituto. Penso di partire da Parigi martedì alle 2
e di arrivare il mattino a Lione. La benedirò di passaggio con il rammarico di non potere venire a
vederla; se ne avessi il tempo, sarei contento di dire la messa ad Ainay.
Lei mi ha messo in castigo, perché da molto tempo non ho ricevuto sue notizie. Eppure sa
quanto mi sono gradite e qual è la mia gioia nel saperla forte sotto la croce, grande nell’amore,
generosa nella divina carità, devota nella preghiera, appassionata della divina e amabile Eucaristia.
Pregherò per lei sulle tombe dei santi Pietro e Paolo, le due colonne della santa chiesa; a sua volta
preghi molto per me. Suo dev.mo nel Signore Eymard, s.s.s.
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775
CO 781
PIO IX
(III-S, 110, 1)
2 dicembre 1858.
Beatissimo Padre,
Pier Giuliano Eymard, sacerdote e superiore della Congregazione del SS. Sacramento da
erigersi canonicamente a Parigi, umilmente prostrato ai piedi di Vostra Santità con animo fiducioso
propone quanto segue:
1. Questa minima Congregazione, che Vostra Santità tanto paternamente ha benedetto nel fausto
giorno del 27 agosto 1855, è già cresciuta con la grazia di Dio e col favore e l’approvazione
dell’eccellentissimo e reverendissimo monsignor Sibour, arcivescovo di Parigi di mesta e pia
memoria, e dell’eminentissimo e reverendissimo cardinale Morlot, suo degnissimo successore.
2. Fondata a Parigi il 13 maggio 1856, oggi essa conta dodici membri, di cui otto sono sacerdoti, e
molti aspiranti. Da due anni esercita fedelmente il culto solenne e pubblico dell’esposizione del
SS. Sacramento, che l’ordinario ha benevolmente autorizzato per ogni giorno dell’anno.
L’ufficio dell’adorazione è stato sempre adempiuto a turno dai suoi membri alla presenza del
SS. Sacramento esposto.
Possiede una casa adatta allo scopo, che le appartiene con regolare titolo giuridico e che è libera
da ogni ipoteca.
Intende avere e di fatto ha delle entrate fisse necessarie per le spese del culto divino e per il
sostentamento dei religiosi.
Consolidatosi ormai l’istituto, ci chiedono una fondazione le tre seguenti diocesi: Marsiglia,
Arras e Bruxelles in Belgio.
3. I principi fondamentali sui quali la Società è basata, sono desunti dalle Costituzioni e sono i
seguenti:
§ I - Il Fine della Società
1. Questa minima famiglia della santa madre chiesa, insignita dell’almo nome di Congregazione
del SS. Sacramento, consacra con voto speciale tutta se stessa e tutte le sue cose all’onore e alla
gloria di Dio e Signore Nostro Gesù Cristo presente sostanzialmente nell’augustissimo
sacramento del suo amore, e li destina in modo esclusivo alla promozione del maggior culto
dell’Eucaristia.
2. Per esercitare in modo più perfetto questo culto, tutti i membri della Società emettono i voti di
povertà, castità e obbedienza, secondo la formula fissata dall’istituto.
§ II - I Mezzi della Società
I - Procureranno il culto di onore alla SS. Eucaristia:
1. con l’esposizione solenne e perpetua del SS. Sacramento, osservando strettamente in questo
culto le prescrizione della sacra Liturgia romana;
2. con l’esercizio diurno dell’adorazione e della riparazione, che i membri della Società
presteranno a turno;
3. con la recita liturgica e devota dell’Ufficio divino in coro e alla presenza del SS. Sacramento
esposto.
II - Si consacreranno con tutte le loro forze e le loro energie - ciascuno secondo il proprio dono
di grazia e sotto la guida dell’obbedienza - a diffondere dappertutto la maggior gloria e il culto di
Gesù Cristo nell’Eucaristia. Per questa maggiore devozione e culto verso il SS. Sacramento
dell’altare, tutti saranno incoraggiati e spronati ...:
1. a predicare gli esercizi spirituali in privato o in gruppo ai sacerdoti, specialmente ai sacerdoti in
cura d’anime;
2. ad esercitare il sacro ministero della confessione e della predicazione a favore dei fedeli;
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3. a battersi con tutte le forze per un culto eucaristico più dignitoso, procurando gratuitamente alle
chiese povere altari, tabernacoli, suppellettili e biancheria da chiesa, e dandosi da fare per il
restauro degli edifici sacri.
§ III - Lo Spirito della Società
1. Serviranno con alacrità e devozione a Nostro Signore Gesù Cristo nello spirito di amore e di
sacrificio, così che ispirati dall’amore divino, con gioia gareggeranno nei più ardui esercizi della
virtù, e non indietreggeranno davanti alle più grandi fatiche.
2. Saranno rigidi osservanti e difensori dell’autorità stabilita da Dio; quindi con il sommo onore e
il massimo rispetto onoreranno innanzi tutto la santa Sede apostolica, senza della quale non vi è
vita retta né verità sicura né vita santa, e accorreranno lieti al minimo cenno di essa.
Considereranno l’ordinario del luogo come signore e padre in Gesù Cristo, e a lui si sforzeranno
di tributare con cuore devoto somma reverenza e obbedienza; cercheranno che lo stesso
atteggiamento sia tenuto anche dai suoi sudditi.
Tributeranno l’onore e il dovuto ossequio alle autorità, rifuggendo dalle fazioni e da ogni
adulazione servile.
3. Si proporranno la verità di Nostro Signore Gesù Cristo come forma di vita e legge inflessibile,
pronti a subire ogni danno o male piuttosto che privarsi della gloria della verità.
4. Vivranno la vita comune sull’esempio di Gesù Cristo, senza alcun privilegio o esenzione dalla
legge comune.
§ IV - Le cose temporali
Anche se tutti i membri della Società, in forza del voto, non potranno né dovranno possedere
alcunché in proprio né usare come proprio quello che è concesso per le comuni necessità, tuttavia
per sostenere con più sicurezza le spese del culto eucaristico e per provvedere con più tranquillità al
sostentamento dei suoi, la Società potrà possedere beni immobili e redditi fissi.
§ V - Il Noviziato e la Professione
1. Prima che gli aspiranti siano ammessi dagli esaminatori del primo scrutinio alla vestizione,
dovranno trascorre da 3 a 6 mesi nel postulato.
2. Dopo la vestizione, faranno il noviziato per un intero anno, al termine del quale per un altr’anno
resteranno sotto la guida del maestro dei novizi.
§ VI - I Voti
Faranno i tre voti perpetui di povertà, castità e obbedienza, a cui aggiungeranno un quarto voto,
quello eucaristico, che li obbligherà al prescritto servizio diurno dell’adorazione.
§ VII - Il Governo
1. Tutta la Società sarà governata da un superiore eletto dai professi.
2. Il superiore nella sua grave carica sarà coadiuvato da un consiglio di 5 o almeno di 3 membri
oltre il superiore, che saranno eletti per un triennio con suffragio segreto dai professi della casa.
3. Alla votazione di questo consiglio saranno sottoposti: gli acquisti e le vendite di immobili, le
riparazioni importanti dei beni mobili o il loro acquisto, i movimento di denaro, le fondazioni, le
spese straordinarie.
Essendo questo lo statuto della Società, il richiedente supplica umilmente Vostra Santità perché
si degni di onorare la Società con qualche segno paterno della sua benignità e di approvarla con la
sua apostolica autorità, affinché i sacerdoti e i fratelli con animo più alacre e più dedizione, e con
maggior gioia promuovano il culto e la gloria della Santissima Eucaristia.
NOTA: La supplica era accompagnata dalla seguente attestazione: «Raccomandiamo umilmente al nostro santissimo
Signore Sommo Pontefice e amatissimo Padre questa pia Società a noi ben nota, che ha ben meritato dalla
santa chiesa per la sua esimia pietà verso la SS. Eucaristia e per lo zelo per le anime che dimostra in ogni
circostanza. - Parigi, 2 dicembre 1858. - + firmato: M. cardinale Morlot, arcivescovo di Parigi».
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776
CO 782
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 11, 11)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 3 dicembre 1858.
Cara figlia, devo chiederle ancora scusa? non la merito, ma mi rincresce molto di averla lasciata
senza risposta, perché la volevo sgridare di essere stata tanto generosa nel tempo della sofferenza.
Certo, la comunione è un eccellente rimedio, ma quando si è inchiodati sulla croce bisogna restarci
fino a quando Dio vuole. Sono in partenza per Roma; questa è la mia ultima lettera; non volevo
partire senza mandarle almeno un saluto. Se posso esserle utile può scrivermi presso i cappuccini, al
procuratore generale p. Alphonse. Vado a Roma per presentare al Papa la nostra piccola Società:
essa non vuole vivere che sotto l’azione vivificante della santa Sede. Preghi per me, buona figliola;
io lo faccio intensamente per lei, perché la sua anima mi è molto cara nel Signore. Suo dev.mo
Eymard.
777
CO 783
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 150, 30)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 3 dicembre 1858.
Mi deve scusare, cara sorella: riconosco di averla trascurata per troppo tempo. Sono molto
preso da Dio e dal prossimo e quindi difficilmente trovo il tempo per scrivere. Ma il buon Maestro
sa che le sono e le resto unito nella sua divina carità e che condivido pienamente le sue opere. Vado
a Roma, parto questa sera; preghi per me. Vado per presentare al Papa la nostra piccola Società e
per chiedergli la benedizione sul piccolo granello di senape. Pregherò molto, cara figliola, per lei,
per suo marito, per i suoi figli, e anche per suo padre e per sua sorella, che però non ho potuto
vedere. E lei ami alla maniera con cui amano gli angeli, soffra come soffre Gesù e preghi come
prega Maria la madre divina di Gesù; metta il fuoco dappertutto. Saluti; la benedico. Suo dev.mo
Eymard, s.s.
778
CO 784
MARGUERITE GUILLOT
(II, 225, 194)
Roma, 11 dicembre 1858.
Carissime figlie in Nostro Signore, eccomi a Roma. Dio mi ha accompagnato e protetto; sono
arrivato senza incidenti e senza grandi fastidi, perché non ho patito il mal di mare. La mia prima
messa l’ho celebrata giovedì sul corpo di santa Caterina da Siena, dai domenicani alla Minerva. Ero
felice di potere pregare sulla tomba di questa santa, che ha tanto amato Nostro Signore nel SS.
Sacramento e che è stata tanto utile alla chiesa. Ho pregato sulla tomba tanto venerata di san Pietro.
Là sono riecheggiate vivide alle mie orecchie le parole di Nostro Signore: «Tu sei Pietro e su questa
pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» [Mt 16,18].
La devozione religiosa a Roma è bella e grande, e la fede è profonda e viva in questo popolo. Il
culto del SS. Sacramento è molto diffuso, ma la venerazione della Vergine supera ogni
immaginazione. In tutte le vie si vedono, spesso in gran numero, statue o immagini della Vergine,
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davanti alle quali di notte ardono numerosi ceri; quasi in ogni casa nel posto d’onore è collocata
un’immagine della Vergine con una lampada sempre accesa. Ad ogni passo è possibile scorgere e
salutare la madre celeste. Vedere Maria tanto amata e onorata mi riempie il cuore di gioia. A Roma
si sente che la pietà è di casa e che tutto vi si ispira. Il popolo romano, di cui si dice tanto male, ha
un bene superiore a tutti i beni: una fede forte e viva e una grandissima devozione alla Vergine. Con
questo corredo è possibile ritornare da molto lontano, e in un baleno.
Continuate a pregare molto, mie care figlie, è il momento giusto. Io sto bene, ma sento di avere
bisogno di pregare intensamente e di tenermi unito a Nostro Signore. Oggi mi limito a mandarvi un
saluto e un ricordo ai piedi di Nostro Signore. Vostro dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot - rue faubourg St-Jacques 66 - Parigi.
779
CO 786
MARGUERITE GUILLOT
(II, 226, 195)
Roma, 20 dicembre 1858.
Devo proprio scrivervi qualche riga, care figlie. Ho visto il santo Padre; egli ci ha benedetto e ci
ha accordato molte preziose indulgenze; voi ne avete la vostra bella porzione. Il Papa è stato molto
affabile; mi ha assicurato che esaminerà la mia supplica e i punti fondamentali; mi darà la risposta
tra dodici giorni. Dobbiamo pregare molto, care sorelle, perché il buon Dio ispiri a Sua Santità ciò
che è opportuno. Avessimo ottenuto anche soltanto la benedizione del papa, che mi ha impartito con
tanta effusione per tutta la Società, e queste indulgenze, sarebbe già molto di più di quel che
meritiamo. Pregate dunque molto: Dio ha i suoi tempi e bisogna sapere attendere, anche se vuole
essere pregato, supplicato e importunato per farci apprezzare le sue grazie. Io sto bene; lavoro per
voi e per tutti. Vostro aff.mo in Nostro Signore Eymard.
Alla signorina Guillot, grazie del suo biglietto, le scriverò domani. Dica a Ben. che prego molto
per lei e che sia brava. Dio le faccia sentire l’intimità della sua bella festa di Natale.
780
CO 787
SIGNORINA SIGNORET
(II-S, 251, 1 - frammenti)
I
(1) «Io prego molto, glielo assicuro, e non so perché sono triste nei suoi riguardi. Mi sembra
scoraggiata, e Dio voglia che non sia vero.
«Ricordi quanto Nostro Signore l’ha amata e la ama ... Egli non ha mutato né diminuito il suo
amore per lei. Si guardi dalla tristezza spirituale, perché essa uccide lo zelo e la gioia del servizio di
Dio. Si ricordi, nelle prove presenti, di quanto lei ha amato Dio, di quello che gli ha dato e
promesso nei momenti di felicità, e sia ancora più forte del sacrificio. La santa Vergine le verrà in
aiuto».
(2) «Adoperi bene questo mezzo: impedisca al suo spirito di occuparsi delle sue pene, quando
non è l’ora di lavorare su di esse ... Giunga a quella libertà di spirito, allo scopo di raggiungere la
pace e l’unione con la grazia di Nostro Signore e, per riuscirvi, coltivi questi due pensieri: 1° Io
sono tutta di Gesù Cristo. 2° Mi dedico al prossimo nella misura che Dio vuole.
«Preghi il Signore di benedirla nel suo cuore di padre e di sposo».
II
(3) «Io non l’ho dimenticata per quello, ma avrei dovuto farglielo sapere prima. Tuttavia prego
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sempre per lei, perché la sua anima mi è molto cara in Nostro Signore. Desidero per lei tutti i beni
di Dio e soprattutto quella vita di amore che la vivifica e la fortifica incessantemente.
«Ami molto, cara figlia, Nostro Signore, perché lei esiste solo per lui. Lo ami non soltanto con
fedeltà, ma con tenerezza, con effusione, con l’ardore di tutta la sua anima. Desideri solo di
piacergli, non cerchi che di fargli piacere, gli faccia l’omaggio di tutte le sue gioie, e la fiducia
sovrana di tutte le sue pene.
«Non desideri che lui, e non pensi se non mediante lui.
«Si guardi, cara figlia, dall’entrare nella tentazione degli altri o per causa loro. Non lo faccia,
per favore, perché significherebbe allontanarsi dalla gioia di Dio e affaticarsi invano.
«Addio, cara figlia del buon Dio. Salga sempre verso di lui come l’incenso eucaristico. La
benedico in Nostro Signore».
III
(7) «Allora soffre ancora, cara figlia? Soffra per Dio. Queste sofferenze del cuore la uniscano
maggiormente al cuore di Nostro Signore. Essendo la sua sposa, bisogna pure che abbia il cuore
trapassato dalla lancia. Nostro Signore è geloso, la vuole avere solo per sé, la vuole saziare,
consolare, coronare. Questo le spiega perché non ha e non avrà che delle spine attorno all’anima.
«Si leghi strettamente a Nostro Signore, e con i suoi si comporti come se fosse molto contenta e
felice; tenga nascosto il suo tesoro perché lei appartiene solo a Lui.
«... Quanti guai ci procura questo mondo, e come costa possedervi una tenda o una pietra! ...
Ma la sofferenza non raggiunga mai il suo spirito. Il suo pensiero sia sempre rivolto verso il cielo.
«La benedico e la affido tutti i giorni a Nostro Signore».
IV
(8) [Ultima: luglio 1868 o forse 1867] «È vero ... Da quando conosco la sua anima e la sua
grazia interiore - per quanto al Signore è piaciuto di farmene capire -, io ammiro il modo con cui
Dio la crocifigge, mortificando in lei ciò che costituisce la vita, la gloria e la felicità degli altri.
«Non deve sfuggirle che Dio ha fatto soffrire la sua anima mediante ciò che avrebbe dovuto
consolarla, realizzarla o almeno favorire la sua crescita in Dio e nella dedizione. Ma perché questo
comportamento provvidenziale se non perché Dio vuole che il suo cuore sia come la rosa bianca in
mezzo alle spine del suo stelo, e perché vuole che l’amore del suo cuore vada direttamente a quello
di Nostro Signore che ne è il centro e la forza?
«Quando vedo che questo cuore soffre e si guarda attorno, io vorrei essere lì per dirgli: attorno
ci sono le spine e, sotto, il fango; ma sopra c’è Gesù che attira e protende le sue mani divine.
«No, no. Nessuno conosce il segreto di questo cuore se non colui al quale esso appartiene in
modo verginale. Egli solo conosce il segreto della sua vita e della sua dilatazione. Vada decisa verso
di lui.
«Ma vorrei vedercela andare con la libertà dell’uccello che vola nello spazio senza intralci.
«La libertà dell’anima è l’amore puro che tende verso il beneplacito di Dio amato e servito per
lui stesso. Io soffro nel vederla sempre cercare Dio, Nostro Signore. Questo desiderio è ottimo, ma
lei si approprierà di Dio solo con la continua spoliazione di se stessa, con lo spirito della nuda fede.
Dio lavora in lei da molto tempo. Il mondo è morto per lei, le creature non hanno più fascino per lei.
Le resta da attraversare il deserto di se stessa. Lo attraversi con coraggio senza voltarsi indietro,
segua la nube miracolosa che nasconde Nostro Signore.
«Ma bisogna riprendere la preghiera nei tempi stabiliti, occorre preparare il dono che si vuole
offrire, la virtù di Nostro Signore che si vuole contemplare, il mistero della sua vita che si vuole
onorare, la parola divina che egli ha detto e che si vuole adorare. Più spesso ancora faccia una
preghiera di quiete in Dio, di raccoglimento e di offerta delle sue facoltà, delle sue potenze, le une
dopo le altre. Altre volte, prenda il testo della preghiera nell’Imitazione. Ma porti sempre davanti a
Dio il frutto del suo lavoro.
«Riprenda presto la preghiera, altrimenti la noia e l’aridità finirebbero col sopraffarla. E, dal
momento che lei mi dà fiducia, lasci che le dia questa norma sovrana di orazione: non cerchi la
gioia di Dio o dei suoi doni, ma riponga la sua unica gioia nel glorificare la sua infinita perfezione e
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la sua ineffabile bontà, soprattutto, verso una creatura tanto povera come lei. Lo serva e lo glorifichi
con il dono e il sacrificio di qualcosa che le appartiene, e ritroverà la strada del suo cuore e riceverà
la vera manna della vita.
«In Gesù suo dev.mo».
V
(4) «... Ma che dire di lei e per lei, buona figlia! Lei ha scelto la parte migliore, la custodisca
bene. Lei ha uno sposo che niente eguaglia, che vale più di ogni cosa; la sua nobiltà divina, le sue
ricchezze infinite, la sua bellezza è incomparabile, la sua bontà è come il suo amore e il suo amore
come il suo cuore divino. Felice il giorno che le ha dato un tale sposo e creato legami tanto soavi!
Quanto ringrazio Dio per avermi dato la grazia di esserle un po’ utile in quella solenne circostanza
della sua vita! Non lo dimentichi mai! Conservi piena fedeltà allo sposo celeste, il suo cuore batta
solo per lui, e che non ci sia gioia e pena che in lui.
«Quando prega, vada a lui come la sua povera sposa promessa perché, finché sarà su questa
terra, la sua unione sarà simile a quella di Rebecca in viaggio verso Isacco suo sposo, e sarà
completa solo in cielo. Si comunichi come la sposa ancora lontana da Gesù che viene a consolarla
un po’ con una visita passeggera per poi tornare a scomparire. Ami il prossimo soltanto perché
Gesù lo vuole, e fin tanto che lo vuole. Serva il prossimo soltanto perché Gesù vi trovi la sua gloria,
e così il suo fuoco non si spegnerà. La sua vita non si esaurirà.
«Eviti però, per favore, tre difetti: la sofferenza dello spirito riguardo al prossimo, le agitazioni
del cuore circa il suo stato interiore e la schiavitù ai suoi obblighi esteriori. Questo perché
qualunque sofferenza può fiaccarla e renderla triste. Nessuna nube venga ad oscurare il bel sole di
Dio, perché è già tanto il dover camminare sulle pietre e nel fango di questo mondo. Resti fedele
alle sue pratiche di pietà, nutra bene la sua anima. L’anima vergine ha più bisogno degli altri di
alimenti divini. Aspiri sempre a ... ecco il mio augurio per lei.
«Povera figlia, come la compiango! ... Ah, la delicatezza, cara figlia, è rara nell’amicizia, e la
dedizione ancora di più.
«Cosa deve fare in questa triste circostanza? Allentarla il più possibile, perché se essa restasse a
lungo così tesa, lei finirebbe col soccombere. Come allentarla? All’esterno mediante ... se lo trova
prudente. Se essa non fosse prudente, l’ignori e continui a comportarsi come sempre. Quanto
all’interno, trovi scuse per l’intelligenza e per il cuore, per evitare che la sofferenza abbia motivi per
aumentare. Aggiunga questo ai motivi che conosce: lei sa che, per attutire la palla di cannone, si fa
uso della lana che, dopo essersi piegata sotto il colpo, torna al suo stato abituale.
«Si tenga ben stretta al Signore. Cerchi di cogliere la grazia e la virtù presenti in quella
sofferenza, e consideri questa come un nuovo fiore che cresce sul calvario ai piedi della croce. Ma
controlli le circostanze e la croce. Tutto può ben soffrire, ma non lo spirito del cuore ...
«La benedico in Nostro Signore».
VI
(5) «La capisco bene. Il sole si è oscurato, la vita mancando di luce e di calore intorpidisce, i
miasmi si levano da questo terreno umido, la gioia non sboccia, e il cuore soffre maggiormente con
se stesso. È vero che, quando l’amore divino ci porta nell’effusione della bontà, niente costa. Tutto
è facile per un cuore contento. La terra è lieta quando il cielo si schiude. Ma lei è in croce, sola e
quasi dimenticata. Bisognerà pur restarvi generosamente senza staccarne neanche una sola
particella.
«L’amore vuole così, e lei deve essere abbastanza generosa da volerlo pure. Attorno a quel
povero giglio di valle crescono delle spine. Occorre lasciarle crescere, sentirne le punte acute e
restare al proprio posto sullo stelo, rivolta verso il cielo e con la corolla aperta solo verso Dio.
«Lei resterà fedele, poiché la prova agita per un istante quel fragile fiore ma non lo recide; la
mano di Dio lo conserva saldo e bello. Non deve guardare troppo le spine, cara figlia; esse fanno
paura. Non deve neppure ascoltare troppo il vento, poiché esso dissecca e stordisce. E quando la
pioggia cade nel calice del bianco fiore, deve essere solo per liberarlo dalla polvere e per restituirgli
il suo splendore. Preghi assiduamente Dio con riconoscenza e questo farà sbocciare il fiore ai raggi
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della divina bontà. Faccia risplendere quel raggio su tutte le sue opere e su tutto ciò che le si
avvicina, e tutto ne sarà illuminato.
«Povera sposa del Salvatore, egli le pone il suo sigillo di ferro al braccio e il suo dardo
infuocato nel cuore. Soffrire è necessario; non c’è unione senza sofferenza. Suvvia, soffriamo per
amore e amorosamente. La benedico».
VII
«Ne ringrazio Dio, perché sono convinto che egli è benedetto in cielo come uno dei suoi figli.
Questi sono sempre contrariati dal demonio e dal mondo, ma Dio ha la sua ora, ed è quella buona.
«Sono contento ... per lei. Lei non vive che per il bene e la felicità dei suoi cari, ma appartiene
al Signore, il suo divino ed eterno sposo. Capisco che il suo esteriore appartenga alla famiglia, ma il
suo intimo deve appartenere completamente a Gesù nella pace e nell’amore. Io non la dimentico
davanti a Dio, e a lei vanno le primizie delle mie povere preghiere. La benedico in Nostro Signore».
VIII
(6) «... Lei lo è molto regalmente e divinamente. So che è fiera di una simile unione e felice di
così bei legami. Niente vale più di quel patto verginale. Benedetto il giorno che l’ha posta al seguito
dell’Agnello e che le ha dato l’anello celeste. Che esso sia il più amato dei suoi giorni, così come ne
è il più grande ...
«... Il suo cuore è fatto per soffrire; questa è la sua missione e la sua virtù. Ma non consenta mai
alla sofferenza di raggiungere lo spirito. In questa regione della verità e della conformità al volere di
Dio non ci siano nubi né tempeste. Resti sempre sotto lo sguardo di Dio, senza cessare di
contemplare la sua paterna bontà su di lei in particolare.
«Prego incessantemente per lei di cui conosco le necessità. Addio; il cuore sempre in alto, e la
vita alla gloria di Dio».
N.B. Queste lettere frammentarie risalgono agli anni tra il 1858 e il 1868.
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CO 788
MARGUERITE GUILLOT
(II, 227, 196)
Roma, Epifania, 6 gennaio 1859.
Carissime figlie in Nostro Signore, voi mi avete augurato davanti a Nostro Signore il Buon
Anno, e io ve l’ho ricambiato qui in tutti i venerabili santuari che ho visitato, ai piedi della santa
greppia di Gesù che ho baciato con i suoi pannolini poveri e grossolani, che si venerano a santa
Maria Maggiore. Davanti a questi pannolini tanto poveri e al legno rozzo della adorabile greppia si
esclama: bisogna proprio che la povertà sia ben soave e molto apprezzabile se il divin Verbo l’ha
tenuta in tanto onore e l’ha tanto amata. E allora si conclude: amerò la santa povertà di Gesù.
Quanto è commovente la festa del Natale a Roma! Dappertutto si vede Gesù bambino non come
in Francia nudo sulla paglia, ma collocato sopra il tabernacolo, rivestito di vesti preziose e con la
corona regale sul capo.
A Roma sono tre le devozioni principali. La prima è la devozione alla croce; in ogni chiesa vi è
la cappella del crocifisso, ed è la cappella più venerata; l’immagine di Nostro Signore è solitamente
molto grande e molto bella. La seconda devozione è quella della Vergine; in tutte le chiese vi è la
sua cappella e la sua immagine fatta oggetto di venerazione. Non è una semplice statua ma un
quadro magnifico davanti al quale ardono sempre almeno due ceri. Ho visto una sola statua della
Vergine oggetto di venerazione, quella della chiesa di sant’Agostino; essa è ricoperta di diamanti, di
gioielli e di orologi d’oro. Roma si spoglia per adornarla e onorarla. Essa è molto antica, si dice che
risalga ai primi secoli; tutta Roma va a pregarla e a baciarne i piedi. Ma la devozione mariana più
commovente è quella delle case cristiane; giorno e notte davanti all’immagine della Vergine arde
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una lampada, e spesso più di una. Quasi ad ogni angolo delle vie vi è un suo magnifico quadro e dei
lumini. La terza devozione è quella di Gesù bambino; essa è a un livello che in Francia difficilmente
si può immaginare. L’adorazione perpetua del SS. Sacramento è sempre molto frequentata e vi sono
più uomini che donne. La chiesa dove c’è l’esposizione è magnifica. Roma è per eccellenza la città
regale di Nostro Signore.
Ed ecco che ora sto per partire, mie care sorelle; lascerò Roma martedì, penso, e sarò a Parigi la
prossima settimana: verrò a raccontarvi tutto quello che mi ha edificato e vi porterò la benedizione
del santo Padre. La mia salute va bene. Pregate per me, che sono vostro aff.mo in Nostro Signore
Eymard.
P.S. Dimenticavo di dirvi, care sorelle, che il Papa è stato molto buono con noi e che mi ha concesso tutto
quello che gli ho domandato per la Società; ringraziatene Dio e la Vergine.
Sig.na Guillot - rue faubourg St-Jacques 66 - Parigi.
782
CO 789
MARGUERITE GUILLOT
(II, 229, 197)
Roma, 8 gennaio 1859.
Carissime figlie, grazie delle vostre lettere che mi hanno fatto molto piacere. Mi hanno parlato,
sì, delle vostri croci e delle vostre pene, che intimamente condivido e che mi commuovono
vivamente; ma è necessario che l’opera passi attraverso questo crogiolo e si purifichi a fondo. Non
dovete dimenticare che l’uomo è un nulla e che non può fare niente di buono. È l’esperienza che ce
lo insegna.
Nell’opera eucaristica prima di tutto e in ogni cosa dobbiamo avere di mira la gloria di Gesù e
poi i mezzi che egli vuole, servirci cioè delle creature soltanto per la missione che esse hanno
ricevuto, in una parola non amare il prossimo, la vita, le virtù e le grazie se non come mezzi per
instaurare il regno eucaristico di Nostro Signore. Stando così le cose è naturale che si soffre quando
si vedono i soldati abbandonare il campo di battaglia e cercare di scoraggiare gli altri; in tal caso
non resta che applicarsi alla preghiera e alla penitenza, aspettando il momento di agire. In questa
occorrenza comportatevi così: lasciatela libera di andarsene. Se io fossi stato costì sarebbe già
partita; Dio infatti non può essere contento della sua condotta. Sono d’accordo che c’è lo zampino
del demonio, ma c’entra anche la natura. Perciò se essa non vuole cambiare, che se ne vada; questo
è il mio desiderio. E il suo denaro? Il buon Dio è ricco e la santa Vergine pure. È una buona lezione
per lei, mia povera figlia, come del resto anche per me. Ciò che mi inquieta è che non ho ricevuto
nulla dalla signora Duhaut-Cilly; e forse la mia lettera le ha causato una grande pena, ma davanti ad
un ostacolo bisogna superarlo o arrestarsi.
Ora, cara figlia, lasci che le spieghi la benedizione di cui le ho fatto cenno. Si rende conto di
avere ottenuto quanto noi, e che io le porto la firma del santo Padre? C’è da restarne sconcertati, ma
il buon Dio fa tutto, si fa beffe di tutto e arriva diritto ai suoi scopi. Vi assicuro che è ciò che più mi
ha consolato insieme con il Breve a voi diretto. Ringraziatene perciò il buon Dio; è l’inizio delle
grazie e del calvario d’amore e di benedizione. Coraggio, suor Benoîte; le porterò un ricordo dalla
città santa; la ricompenserò così un po’ delle molte preghiere e delle molte croci. Vi benedico.
Vostro dev.mo Eymard.
P.S. Passando da Lione farò in modo di vedere tutti i vostri cari.
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783
CO 790
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 11, 12)
Roma, 14 gennaio 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, non voglio partire dalla città santa senza scriverle due
righe. Quello che viene da Roma sembra sia di miglior buon augurio: è infatti la città regale di
Gesù, dove egli è l’unico re e signore. Ah, se i romani sapessero apprezzare la loro fortuna! Ma la
rivoluzione del ‘48 ha causato molti disastri. Ci si ricrede, è vero, ma questi socialisti e questi
malvagi francesi vi hanno fatto tanto male! Roma è la città della fede; tutto parla di una fede ancora
intensa: la santa mangiatoia, la tavola dell’Ultima cena, le preziose reliquie della passione nella
basilica di santa Croce di Gerusalemme, fino alla terra del Calvario che sant’Elena vi fece
trasportare. Come si prega bene al carcere Mamertino, dove i santi Pietro e Paolo furono tenuti
prigionieri e dove ancora si vede la sorgente scaturita grazie alla preghiera di san Pietro per
battezzare le guardie e i carcerieri convertiti, a Montorio dove fu crocifisso, alla basilica universale
- quella di san Pietro -, dove riposano le sue spoglie. Roma è il luogo delle tombe venerate dei
martiri; non si muove un passo senza imbattersi in qualche cappella, in qualche chiesa o in qualche
monumento della fede. Le auguro, buona signora, di venirci: fa tanto bene all’anima! ci si sente così
felici e fieri di essere cattolici!
Parigi, 29 gennaio.
Mi trovo a Parigi, cara figlia e signora; termino qui la lettera che non ho potuto finire a Roma,
sovraccarico com’ero di faccende negli ultimi giorni. Spero che avrà trovato il documento del
privilegio concessole dal santo Padre; se non lo trova più l’attestazione del superiore delle missioni
estere è sufficiente, e il vescovo, esibendogli questa attestazione, non le potrà rifiutare l’esecuzione
del breve essendo esso personale. Non ho fatto nessun passo presso il Papa, perché è un privilegio
che non concede abitualmente; lo aveva appena rifiutato ad una persona molto degna di Reims,
raccomandata anche dal cardinale. E poi, essendo stato il privilegio accordato a seguito di una
supplica, non vi fu la possibilità di averne una seconda copia; e tutti affermano che per lei non è
necessaria. Il Papa ci ha dato un breve per la nostra opera, che l’ha arricchita di indulgenze molto
preziose. Ne benedica Dio con noi, buona signora. Mi metto tutto a sua disposizione e sono in
Nostro Signore suo dev.mo Eymard, s.s.s.
784
CO 791
SIGNORA GOURD
(V, 36, 30)
Roma, 14 gennaio 1859.
Carissima figlia, non voglio lasciare Roma senza scriverle qualche riga dalla Città santa. Qui ho
molto pregato per lei e per i suoi cari affinché, per l’intercessione di tutti quei santi di cui amo
visitare le chiese e le reliquie, Dio le conceda la salvezza di tutti. Questo è la cosa più importante e
l’unica necessaria.
Cosa dirle della Roma pagana? Nulla, dal momento che essa non esiste più. Il Campidoglio è
distrutto, i templi abbattuti o trasformati in chiese, gli imperatori non dispongono più di un pollice
di terra, neanche sul Palatino. Roma pagana ha subito lo stesso destino della colpevole
Gerusalemme. Come è invece giovane e bella la Roma cristiana! tutto vi è vivace e devoto! È
davvero la città regale di Cristo, della Vergine e dei Santi; è la festa perenne di Dio e dei suoi
servitori, è l’immagine del cielo!
Entrando in San Pietro, ci si sente presi da un sentimento di fede, di pietà e di stupore che
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trasporta e innalza verso Gesù Cristo. La parola non è più così efficace né così viva da esprimere il
bisogno del cuore; lì si è fieri di essere cattolici! Come ero felice di pregare sulla venerata tomba di
san Pietro e di celebrare la messa in quella cappella sotterranea, che è stata l’oggetto della
venerazione di tutti i secoli e di tutti i cattolici! Ciò che a Roma soprattutto commuove e edifica è la
grande devozione all’Eucaristia, alla Vergine e al Crocifisso.
Grande è la devozione all’Eucaristia. Le chiese dove si celebrano le Quarantore sono piene di
uomini, e tutto è regolato da una fede che edifica. Ammirevole è pure il culto della Vergine. Ogni
famiglia cristiana tiene una sua immagine esposta nel posto di onore della casa, e davanti ad essa
arde perennemente almeno una lampada. I poveri si priverebbero del pane piuttosto che lasciarla
spenta. Molto diffuso è anche il culto del Crocifisso; lo si bacia all’entrata di parecchie chiese. La
cappella del Crocifisso è da tutti tenuta in onore. La ragione sta nel fatto che, avendo tutti una croce,
bisogna ben andare ad alleviarla, mettendola ai piedi di Gesù Crocifisso. Ho venerato il celebre
Crocifisso che a Roma parlò a santa Brigida; esso è conservato con grande rispetto nella Basilica di
San Paolo. Non ho chiesto a Nostro Signore di rivolgermi la parola ma piuttosto di perdonarmi e di
darmi l’amore della santa Croce.
Vado molto volentieri a fare la Via Crucis al Colosseo, dove tante migliaia di martiri hanno
versato il sangue per amore di Nostro Signore. Al cospetto di quell’anfiteatro immenso si prega
bene e si sente la paura della propria debolezza.
Parigi, 5 febbraio.
Eccomi a Parigi, cara figlia, dove concludo la mia lettera. Mi spiace di avergliela fatta attendere
a lungo. Il mio viaggio di ritorno è stato un po’ agitato, ma sto bene. A Lione ho incontrato la sua
mamma. Vi sono rimasto un giorno di più, e vi sarei rimasto anche una settimana se avessi potuto
incontrare il suo povero papà. Con la sua mamma abbiamo pensato che occorre raddoppiare la
preghiera e cogliere la prima occasione per parlargli del confessore. La sua buona mamma se ne
cruccia molto. Capivo la sua ragione, che è certamente valida: per cominciare occorre un volto noto.
Dal momento che suo padre ha stima per il parroco della sua campagna, bisogna combinare un
incontro con quel buon sacerdote, accompagnandolo con le tante preghiere e grazie che da ogni
parte si muovono attorno a suo padre. Qui, noi non tralasciamo di pregare e di fare violenza al cielo;
io non riesco a credere che Dio abbandonerà quella cara anima per la quale tanto si sta pregando.
Scriverò qualche riga a sua mamma. Coraggio, cara figlia, riponga la sua speranza nella
protezione della Vergine e nell’infinita bontà di Dio. Io resto a sua disposizione; non tema di
approfittarne. La benedico in Nostro Signore. Eymard.
785
CO 792
STÉPHANIE GOURD
(V, 104, 21)
Roma, 14 gennaio 1859.
Carissima figlia, rispondo da Roma all’ultima sua lettera e soprattutto all’idea un po’
deprimente che le ho provocato senza volerlo. Non ho proprio mai pensato, cara figlia, che lei non
avesse una coscienza sufficientemente illuminata per ricevere una direzione spirituale; non si deve
giudicare sulla base di una parola inconsulta. Per guidarla con sicurezza occorre però conoscerla
bene, e non da un giorno ma da molto tempo, ed io ritengo che Dio mi ha fatto la grazia di
conoscere il suo intimo.
Si accosti a Dio soprattutto con l’amore, faccia un uso abbondante della purezza d’intenzione,
preoccupandosi più della sua gloria e della sua volontà che delle sue virtù e del suo intimo. Deve
guardarsi dall’amor proprio spirituale e dal lavoro troppo personale del suo progresso spirituale. Si
applichi, cara figlia, a debellare ciò che in lei è una cattiva tendenza, una tentazione, un difetto. Si
eserciti ad opporsi alla sua volontà nelle cose lecite e, persino, in quelle buone. Diventi malleabile
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come argilla fresca ed umida nelle mani di Dio. Si preoccupi di più della grazia dell’amore che del
merito della virtù, e lei diverrà grande, libera e forte come i pesci dell’oceano. L’antipatia che sente
non la turbi; essa proviene da un sentimento naturale; la grazia la innesterà sulla carità. Si comporti
verso di essa come se non la sentisse.
Continui a distribuire l’acqua di La Salette con fede e devozione, e la Vergine farà il resto.
Avrei desiderato portarle da Roma una reliquia di santo Stefano, suo patrono, ma non ci sono
riuscito. Gliene ho procurata un’altra, che le invierò alla prima occasione. Non le dico nulla del mio
soggiorno qui; ne ho detto qualcosa, a viva voce, a sua madre. Gliene parlerò quando Dio me ne
darà l’occasione. Quello che posso dire è che a Roma tutto ravviva la fede, tutto parla dei secoli
trascorsi; la religione qui è viva, santa e bella. Il giorno del suo onomastico ho pregato molto per lei,
cara figlia. Io amo il suo patrono, e qui santo Stefano è molto venerato; vi si onora una pietra con la
quale fu lapidato. Roma conserva tutto con una premura degna di una madre e della sposa di Cristo.
Parigi, 5 febbraio 1859.
Eccomi a Parigi, mia cara figlia. Passando da Romanèche, alla vista della vostra collina e al
ricordo della vostra cappella, l’ho benedetta. Quanto all’Eucaristia che conserva non deve stare in
ansia; una legge o un privilegio che viene accordato non ha effetto retroattivo, riguarda solo le
concessioni future. Quello che è stato autorizzato, resta autorizzato.
Mi resta solo il tempo di benedirla e di chiederle di mandarmi le sue notizie. Eymard.
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CO 793
NUNZIO DI PARIGI
(I-S, 90, 1)
Parigi, 31 gennaio 1859.
Eccellenza,
i seguenti sacerdoti, residenti a Parigi in rue faubourg St-Jacques 68, la supplicano di accordare
loro personalmente l’autorizzazione a seguire il calendario di Roma e del clero diocesano in attesa
che la diocesi di Parigi adotti il breviario romano: Pierre-Julien Eymard, Cyr-Amand Champion,
Raymond de Cuers, Victor Bruneau, Marie-Augustin Clavel, Jacques Eymar.
NOTA: “S.E. il Nunzio ha accordato la suddetta autorizzazione il 31 gennaio 1859. Ph. Meglia, Uditore”.
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CO 794
SIGNOR CARREL
(V, 190, 4)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù Ostia.
Parigi, 10 febbraio 1859.
Carissimo amico, grazie del suo cordiale ricordo, degli auguri, dell’amicizia e delle preghiere.
Iddio glieli ricambi cento volte tanto.
Quindici giorni fa, passando da Lione, le ho inviato un saluto e una benedizione. Torno da
Roma dove ho deposto ai piedi del Papa la nostra piccola Società. Il Vicario di Cristo l’ha benedetta
con quell’effusione che gli ispirava il suo grande amore verso il SS. Sacramento. Ci ha concesso il
primo breve e ha arricchito l’adorazione con una indulgenza plenaria quotidiana. Abbiamo la
benedizione del cielo e della terra; manca ora quella delle opere.
Oh, come sento che l’uomo non è nulla, che non può nulla, e che non fa nulla senza Dio! Al di
fuori di Dio, sono un nulla anche gli elogi e il biasimo, l’amore e il disprezzo. Molto mi è costato
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sacrificare tutto, soprattutto i buoni amici della Società di Maria, per il Dio dell’Eucaristia. Ma oggi
Nostro Signore è tutto per me, e io benedico l’occasione e gli strumenti che mi hanno portato ad una
grazia così grande.
Quanto a lei, caro amico, vada a Dio come i raggi vanno verso il sole; guardi incessantemente
quel sole divino per riceverne la luce e il calore vitale, come fa la luna. Si comunichi sempre,
perché lì si trova la forza e la sorgente di vita del cristiano. Non sia la polvere del viaggio a
trattenerla, né il turbinio delle impressioni naturali. Il suo cuore appartiene a Dio, e questo basta.
«Ho trovato un uomo secondo il mio cuore», diceva Dio di Davide [cf. At 13,22]. Ami la sua
famiglia, come è dovere e grazia del suo stato, e non prenda a modello della sua condizione quella
degli angeli: lei è padre, sposo, fratello. Con molto dispiacere vengo a sapere che la signora Tholin
è ammalata. Quell’anima bella sarebbe come il frutto dell’autunno? Che Dio benedica, caro amico,
la sua signora, i suoi figlioli, la sua attività commerciale, la sua salute, la sua vita: questo è il fiore
che le offro quest’anno. Addio in Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard, s.s.
P.S. E il suo indirizzo? L’ho dimenticato.
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CO 795
SIGNORA NÈGRE
(II-S, 104, 2)
10 febbraio 1859.
Mi dispiace sapere che la signorina Rose è ammalata. Spero che la piaga non avrà delle
conseguenze. Era proprio la divina Provvidenza che voleva questa cara figlia al capezzale di suo
padre nei suoi ultimi momenti. Per una figlia, questa è la più grande consolazione. Attendo sue
notizie.
Da quando sono arrivato, ho avuto appena il tempo di rigirarmi. Ho visto alla sfuggita le dame
nostre vicine, che non mancano di prove. Dio lo vuole. Coraggio, buona mamma, mi ricordi sempre
davanti a Dio e preghi per me. Il mio viaggio a Roma è stato fortunato. Il Santo Padre ci ha
accordato il primo breve con delle preziose indulgenze. La terra è benedetta, ora occorre coltivarla.
L’essenziale sta lì. Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
P.S. Rispettosi ed affettuosi ricordi al signor Teissier, alla famiglia, a Marius e alla cara Rose.
789
CO 797
PADRE DE CUERS
(I, 31, 26)
Parigi, 8 marzo 1859.
Carissimo padre, le rispedisco le due convenzioni sottoscritte; ora mancano soltanto la sua
firma e la benedizione di Dio. Stamani ho avuto la ventura di imbattermi in monsignor de Mazenod;
il vescovo è stato contento di vedere la convenzione redatta e sottoscritta, e il grande affare della
fondazione ormai concluso. Mi ha detto: «Era atteso a Marsiglia». «Ci verrò soltanto quando tutto
sarà pronto - gli ho risposto -: il p. de Cuers sta curando i preparativi; quando tutto sarà finito, ci
verrò e cominceremo l’esposizione con un ritiro predicato nella cappella». - «Bene, bene!», ha
replicato, e tutto è finito lì. Il buono e pio vescovo è molto fiero e contento di vedere finalmente che
a Marsiglia si comincia l’adorazione.
Per il caso di coscienza della messa, il p. Champion afferma che non vi è alcuna difficoltà e che
in questo caso si può percepire l’onorario della seconda messa come della prima; perciò, mio buon
padre, viva dell’altare.
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Negli istituti ben organizzati ogni casa scrive una volta al mese, salvo casi eccezionali; è
l’usanza comune. Quanto a noi, dal momento che siamo agli inizi, sarà opportuno stabilire come
norma una scadenza quindicinale, salvo i casi straordinari, che non possono avere regola.
Si è presentato un sacerdote e lo sto esaminando; proviene dal Var, ma ha un’immaginazione e
una pietà che mi sembrano un poco esagerate. Dieci anni fa ha commesso una colpa «contra
mores», della quale ha fatto penitenza; da quattro anni è tornato a celebrare. L’abbiamo visto al
Marie Thérèse: aspetto giovanile - 44 anni - e capelli grigi; è molto pio, ma per il suo passato
propenderei a non ammetterlo. Che ne pensa? Il signor Eymar è sempre attaccato alle sue idee:
temo che finirà col sacrificare ad esse la sua attuale vocazione. Ma non c’è alternativa: o darsi corpo
e anima alla Società o andarsene. Il buon Dio sa che lavoriamo soltanto per lui: tenere fermo su un
principio significa consolidarsi. Preghiamo molto il buon Maestro di concederci ciò di cui abbiamo
bisogno per lavorare alla sua opera, e preghiamo molto anche per lei, caro padre. Le sono
affettuosamente unito in Nostro Signore. Eymard, s.s.s.
790
CO 798
SIGNORA JORDAN
(IV, 245, 27)
Parigi, 8 marzo 1859.
Signora e cara figlia in Nostro Signore, ho ricevuto la triste notizia della morte del signor
Giraud. Essa per un verso è molto consolante, perché fa pensare alla salvezza e al cielo. Perciò si
deve piangere come si piange su una tomba cristiana, dove il giusto riposa fino al giorno del
Signore. Ah, quanto poco vale la vita! I beni di questo mondo sono come le onde del mare che la
roccia o la sabbia vedono scomparire. Quanto ci ama il buon Dio nel farci toccare con mano la
vanità di questo mondo e nel riservarci il suo regno d’amore. Deve stimarsi fortunata, buona
signora, perché Gesù è il suo bene, la sua gioia e il suo premio; non ne cerchi altri. È da tanto tempo
che Nostro Signore la vuole tutta per sé con il sacrificio di ogni cosa, anche di se stessa. È un
sacrificio bello e dolce che porta con sé la gioia e la ricompensa. Abbiamo pregato molto e
continueremo a pregare per l’anima del caro defunto, secondo le sue indicazioni.
Mi spiace molto di essere ancora in ritardo con lei, buona signora. Abbiamo appena finito il
grande ritiro, al termine del quale abbiamo fatto la professione religiosa. Oh, che bel giorno quello
in cui per la prima volta ci siamo consacrati al servizio perpetuo di Nostro Signore nel SS.
Sacramento! Sentivamo che questo piccolo cenacolo assicurava la protezione e la bontà di Gesù per
ognuno di noi. Ed ognuno lo ha ringraziato per essere stato chiamato e benedetto.
Ricordo e ricorderò sempre la sua squisita e affabile ospitalità, cara signora; è la prima ad
avermi ospitato. Mi mandi sue notizie. Qui tutto procede sotto l’azione così dolce e così piacevole
della grazia del ritiro. Dio la custodisca e la guidi. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.
791
CO 799
SIGNORA GOURD
(V, 38, 31)
Parigi, 8 marzo 1859.
Cara figlia, non cessiamo di pregare giorno e notte, e di rivolgerci insistentemente al Padre
delle misericordie. Io continuo a celebrare la messa ogni giorno. Tutti i meriti, le preghiere e le
adorazioni nel nostro ritiro saranno per quella cara persona. Oh, no! Dio non la lascerà andare
perduta; nella sua infinita misericordia la salverà. Il 19, san Giuseppe, farà l’ultimo tentativo: quello
che noi chiediamo è una grande grazia, un miracolo, il cielo.
Tenga presente, cara figlia, che la bontà di Dio vi ha già accordato un’insigne protezione
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preservandolo dalla disgrazia e facendovi accorrere proprio nel momento giusto, salvandolo così
dalla morte incombente. Nella sua bontà Dio vigilava. Quella depressione, oltre che la conseguenza
della malattia, può essere un artifizio del demonio. Quando il malato è assopito, lo si asperga con un
po’ di acqua benedetta per scacciare il nemico della salvezza.
Una volta giunto il momento della grazia, a Dio non costa nulla ridare all’animo tutta la sua
lucidità e il suo vigore. L’ostacolo non sta qui, no; ogni giorno noi notiamo questa grazia nei malati.
Quindici giorni fa l’ho verificato io stesso in un malato guarito dalla grazia del Sacramento. Non si
rimproveri troppo i tentativi omessi, cara figlia, perché né lei né sua madre ne avete colpa. Non era
ancora venuto il momento. Da allora quante preghiere e penitenze sono state fatte! Sono tutte grazie
che si accumulano attorno al caro infermo.
Quanto al voto, non so se riguarda la sua libertà o il denaro. Quanto desidererei che il giorno di
san Giuseppe lei andasse a Lione e che, abbracciandolo filialmente, dicesse a suo padre quello che
desidera. Glielo chieda per fare un piacere a lei e alla Vergine santa.
Si può senz’altro far apparire al suo capezzale il parroco, se questi vuole tentare di persona;
spesso questo espediente ha avuto successo. Si convinca che nel cuore del malato è in atto un
grande combattimento della grazia. Io sono tutto per lei, povera figlia; sa quanto sarei felice di
dimostrarglielo. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
792
CO 801
REVERENDO WICART
(I-S, 92, 1)
Parigi, rue faubourg St-Jacques 68, 14 marzo 1859.
Signor Vicario Generale,
tornato da Roma da alcune settimane, ho atteso il frutto del nostro ritiro per riferirle sulla grazia
ricevuta.
Il Sommo Pontefice mi ha ricevuto con il più paterno affetto e ha ascoltato con il più religioso
interesse la relazione su questa piccola opera, dalla sua prima benedizione a Tolone alla sua
fondazione in Parigi. Sua Santità ha voluto vedere le lettere testimoniali dei vescovi: per prime
c’erano le due così care al nostro cuore, e sempre benedette dalla nostra gioia. Sulla relazione del
nostro scopo, e alla fine della nostra supplica, il cardinale arcivescovo di Parigi aveva scritto queste
poche righe: «Raccomandiamo umilmente al nostro santissimo Signore Sommo Pontefice e
amatissimo Padre questa pia Società a noi ben nota, che ha ben meritato dalla santa chiesa per la sua
esimia pietà verso la SS. Eucaristia e per lo zelo per le anime che dimostra in ogni circostanza. Parigi, 2 dicembre 1858. - + f. M. card. Morlot, arciv. di Parigi.» «Piam hanc Soladitatem nobis
bene notam, et hactenus de Sancta Ecclesia bene merentem propter suam erga Sanctissimum
Eucharistiae Sacramentum pietatem eximiam, et zelum animarum quem exhibet in omnibus
circumstantiis; humillime Sanctissimo Domino nostro Pontifici maximo et dilectissimo Patri
commendamus. – Parisiis, die 2 decembris 1858. – + f. M. Card. Morlot, arch. paris».
Il Santo Padre, dopo avere lodato l’opera ed essersi compiaciuto del suo progresso in così breve
tempo, mi promise di occuparsene dopo Natale. Il 20 dicembre avevo avuto la gioia di essere
ricevuto in udienza, e il 5 gennaio Sua Santità apponeva la sua firma al breve laudativo del seguente
tenore: « Pio IX Papa - Diletto figlio, salute e apostolica benedizione. Abbiamo molto apprezzato lo
zelo, con cui abbiamo appreso che, da tre anni, promuove e diffonde l’adorazione e il culto
dell’augusto Sacramento, soprattutto in Francia. Di esso ci hai parlato personalmente e ci hai
presentato lettere testimoniali di lode di alcuni vescovi della Francia. Voglia Dio nella sua
misericordia che lo zelo e le sollecitudini da te dispiegate possano conseguire questo fine, che
merita un’amplissima lode da parte di tutti. La benedizione apostolica che con effusione del nostro
affetto di padre benevolmente impartiamo a te in procinto di partire da Roma, sia auspicio di
successo per un bene così grande. - Dato a Roma presso San Pietro il 5 gennaio 1859, anno XIII del
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nostro Pontificato. - Pio IX Papa». «Pius P.P. IX – Dilecte Fili, salutem et apostolicam
benedictionem. Placuit nobis plurimum studium tuum quo te praestare triennio antea audivimus, ut
adorationem et cultum Sacramenti Augusti maxime in Gallia augeres et tuereris. De quo et nobis
coram locutus es ac quorumdam Episcoporum Galliae exibuisti laudum consignata Litteris
testimonia. Faxit Deus misericordia sua susceptae a te curae et sollicitudines in hunc finem, qui
amplissimam apud omnes meretur laudem, proficiant. Tanti hujus boni auspicem esse det
Apostolicam Benedictionem, quam tibi, dilecte Fili, hinc discedenti, effuso paterni cordis affectu
amanter impertimur. – Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die 5 Ianuarii 1859, Pontificatus
Nostri anno XIII – Pius P.P. IX».
A questo favore il Papa ne ha aggiunto un altro ben prezioso, e cioè una indulgenza plenaria
quotidiana per l’esercizio dell’adorazione davanti al SS. Sacramento esposto. Il Santo Padre voleva
addirittura concedercelo più ampio, ma io, per non sminuire il pregio di quelle delle Quarantore di
Parigi, ho chiesto di concederlo solo a noi e agli aggregati, mentre Egli voleva estenderlo a tutti.
Ecco, signor Vicario Generale, la benedizione che ho avuto da Roma; essa viene a confermare
la prima accordataci dal vescovo suo fratello e nostro primo padre. Adesso tocca a noi
corrispondere a queste grazie. A Roma tutti mi spaventavano, compresi gli amici, dicendomi che
sarei dovuto fermarmi almeno 5 o 6 mesi. E tutti hanno benedetto Dio perché tutto si è concluso nel
giro di 15 giorni.
Inutile dirle, signor Vicario Generale, quanto ho pregato per lei e per Sua Eccellenza. Il vostro
ricordo mi seguiva dappertutto, perché non si può dimenticare il punto di partenza. Di ritorno a
Parigi, ci siamo messi in ritiro con l’intento di darci totalmente all’opera e di assimilarne lo spirito.
Dio ha meravigliosamente benedetto questi santi esercizi. I veterani hanno emesso i loro voti; due,
dalla vocazione dubbia e poco generosa - un sacerdote e un fratello -, se ne sono andati. Restiamo in
dieci, e saremmo più numerosi se fossimo dei veri adoratori.
Spero sempre in una sua visita amichevole, che ci darà l’occasione di esprimerle tutta la nostra
viva, cordiale e religiosa gratitudine per l’affettuosa amicizia che ci porta. Custodiamo il suo nome
e quello di Sua Eccellenza sui nostri dittici: è tutto quello che possono fare i poveri. Conto sulla sua
bontà per ringraziare Sua Eccellenza e per metterlo a parte della nostra gioia. Fatto da lei, essa sarà
anche più viva, perché ci vuole bene.
Lasci che mi dica, signor Vicario Generale, sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
NOTA: Il reverendo Wicart era il vicario generale di Laval.
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CO 802
SIGNORA SPAZZIER
(II-S, 233, 11)
Parigi, 20 marzo 1859.
Signora e cara figlia in Nostro Signore, questa lettera che lei aspetta con ansia - e che io ho
sempre rimandata non sapendo come risolvere la sua grande questione -, sta per arrivarle e forse le
causerà del dispiacere perché io, dopo lungo esame, non ritengo prudente che lei si unisca alla
signorina Guillot, almeno per il momento.
Quelle povere figlie hanno da poco avuto una così grande scossa, e sentono ancora così forte il
peso di quella sofferenza, che bisogna dar loro il tempo di uscire dalla prova. Lei capisce bene, cara
figlia, che la povertà è diventata la loro sorte dal momento che quelle che possedevano qualche cosa
se ne sono andate, e quindi si deve cominciare come hanno iniziato i santi. Ora lei, con una salute
che esige qualche cura ed una particolare dieta, vi soffrirebbe e, nel caso che finisse con
l’ammalarsi più seriamente, tutti se lo dovrebbero rimproverare.
Certo io spero che adesso il Signore le benedirà, perché egli farà tutto da solo e perché, se
questa piccola opera viene dal suo cuore, essa trionferà e si radicherà solidamente nella povertà,
nell’umiltà e nell’amore purissimo di Dio. Io non ho voluto ammettere nuove aspiranti, e d’altronde
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la defezione di quelle cinque ha scoraggiato alcune persone. Ne benedico Dio.
Noi dobbiamo fare una fondazione a Marsiglia con gli elementi della divina Provvidenza, e io
dovrò probabilmente recarmici tra poco, perché è più che giusto che il superiore divenga il padre
delle fondazioni attraverso la privazione e le sofferenze.
Lei ci è sempre molto cara, e le sue suore le vogliono bene. Ma sopporti questa separazione
come se venisse da Dio, ed attenda il momento della grazia. Preghi molto per noi. L’uscita della
signora D. Cilly mi ha fatto molto soffrire; è una grande prova per tutti. Ma ci sono momenti in cui
bisogna tagliare ed incidere nel vivo per giungere alla vita. Mi creda sempre in Nostro Signore suo
dev.mo Eymard.
794
CO 803
CANONICO BRUNELLO
(III-S, 71, 1)
Parigi, 26 marzo 1859.
Carissimo e amatissimo padre e amico, il suo zelo per Nostro Signore l’ha dunque spuntata. Il
p. de Cuers parte stamattina da Parigi per Marsiglia, munito di tutte le autorizzazioni per la
fondazione e ricco di grazia e di fiducia in Dio. Dio benedirà questa prima fondazione, perché essa
comincia bene. Il vescovo ha firmato le nostre facoltà proprio il 25 marzo, festa
dell’Annunciazione, ed è in questo bel giorno che la fondazione prende l’avvio. Essa le appartiene:
ne sia il buon padre ma anche il san Giuseppe.
È con grande consolazione e gioia che cominciamo con Marsiglia, questa buona città che
avevamo scelto come la culla e che, invece, era destinata a diventare il nostro primo campo di
battaglia. Invidio la grazia del p. de Cuers che viene ad iniziare questo piccolo cenacolo del gran re
nella povertà, nella sofferenza e nella debolezza. Quando tutto sarà pronto verrò, a Dio piacendo, a
trascorrervi un po’ di tempo, come ho promesso al vescovo.
L’abbraccio molto affettuosamente in Nostro Signore, buon padre. Suo dev.mo in Gesù Cristo
Eymard, s.s.s.
795
CO 804
SIGNORA JORDAN
(IV, 246, 28)
Parigi, 29 marzo 1859.
Signora e cara figlia in Nostro Signore, la compiango e la benedico. Il suo stato mi fa soffrire e
mi fa ringraziare Dio. È l’agonia del mondo e della natura, per giungere a questa vita in Dio, che ha
il suo tesoro là dove niente lo può rapire o mutare. Tutti gli stati e le pene da lei sperimentati non
sono che grazie e mezzi per una unione sempre più intima al sommo bene. Non stia a trastullarsi coi
fiori della vita, buona figlia, né a contare le spine o i sassi della strada; ci passi sopra in fretta e vada
a Nostro Signore coi piedi insanguinati, ma senza stare a fissarli e senza lamentarsi. Si irrobustisca
nell’amore di Gesù e nelle prove genuine del suo amore, che sono la croce, il distacco dalle
creature, l’immolazione di se stessa alla sua maggior gloria. Lei sentirà dentro di sé come una nuova
vita, un oceano di pace, un desiderio di soffrire per avere qualcosa da offrire all’amore divino; un
po’ di legna da mettere sul fuoco. Non si soffermi, povera figlia, a guardare il tempo o le nubi,
perché non concluderebbe nulla di durevole; salga più in alto verso il sole, che non si muove dal suo
posto, e non fa che dispensare luce e calore a tutto ciò che gli ruota intorno. Oh, un’anima fissata in
Dio com’è forte e felice!
Mi ha scritto sua figlia. Mi sto occupando del suo affare prima davanti a Dio e poi presso gli
uomini. Sua figlia desidera avvicinarsi a lei; anch’io lo desidero, perché sarebbe un grande conforto.
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Ci faccia affidamento. Spero che quando sarà in campagna non farà come l’anno passato, che si è
lasciata assorbire dalle sue foglie e dai suoi bachi, ma che ci darà qualche segno di vita. Preghi per
noi. Stiamo fondando una casa a Marsiglia e forse sarò costretto ad andarci fra qualche mese. Qui
non c’è nulla di nuovo; noi siamo molto contenti. Riceverà tra qualche giorno dei foglietti
informativi sulla nostra opera; favorisca darne qualche copia alla signorina Monavon, e le porga i
miei saluti, assicurandola che la mia ultima visita ha moltiplicato la mia stima per lei. Suo dev.mo
in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
796
CO 805
FAMIGLIA ROSEMBERG
(II-S, 91, 1)
Parigi, 29 marzo 1859.
Signora, su di lei benedico Dio con la benedizione di Abramo, non per il Messia futuro ma per
Gesù al quale lei procura figli, discepoli, e santi.
Avrei accettato con molta gioia la bella e santa proposta di fare da padrino a questo ultimo fiore
del buon Dio, ma la malattia ha messo fuori combattimento tre soldati e io devo sostituirli ai piedi
del trono del grande re. Il servizio eucaristico mi trattiene prigioniero ma, felici catene, esse sono
più preziose dell’oro e dei diamanti, perché è l’amore che le fa e che le porta, o almeno io lo spero.
Sarei contento di incontrare il signor Rosemberg e di abbracciarlo, ma Dio non me lo consente.
Da molto tempo desidero vedere il signor Dupont, ma il Maestro mi trattiene, ed allora io mi
rifaccio con qualche preghiera per gli amici ai suoi piedi.
Sono contento di avere conosciuto la sua buona sorella, che vedo ogni 15 giorni. Dio la
benedice, perché è tanto buono! La lascio nelle mani della divina bontà. Un affettuoso ricordo a suo
marito. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, sss.
797
CO 806
SIGNORA GOURD
(V, 39, 32)
Parigi, 31 marzo 1859.
Carissima figlia, eccoci all’ultimo giorno del mese di san Giuseppe. Questo caro santo ha
pregato, e noi dobbiamo ritenerci esauditi perché è impossibile che egli riceva un rifiuto. E Gesù
può non mantenere la promessa di esaudire la preghiera e la fiducia? Se ne differisce il successo, è
per aumentare il merito e concedere di più. Io ritengo che siamo già esauditi e che la conversione è
accordata e sta avvenendo gradualmente in quella povera anima. Si convinca che nei rifiuti e nelle
allucinazioni, si nasconde più il demonio che la natura. Dio solo vuole avere la gloria della sua
misericordia. Preghi dunque, cara figlia, soffra, ma resti nella pace e infonda coraggio alla sua
buona mamma. Io avrei voluto scriverle, ma me ne sono astenuto perché non so se legge le sue
lettere. Le dica di avere fiducia e di non avere rimorsi per il passato, e di non tormentarsi per il
presente. Quando Dio vuole salvare, ispira la preghiera, e quando si prega, la salvezza ne è il frutto.
Fin dal primo giorno noi celebriamo le sue messe, tutti i sacerdoti celebrano per questa
intenzione. Da ciò può capire, cara figlia, quanto valga un’anima, quanto è prezioso il dono della
fede, e perché Nostro Signore ha tanto pregato e ha tanto sofferto per salvarci e meritarci la grazia
della salvezza.
In merito al buon signor Gourd, quando riuscirà la grazia a trionfare in quest’anima così retta e
onesta, che la luce di Dio ancora non illumina? Ecco che cosa si ripromette Dio dalle sue preghiere
e dalle sue sofferenze. La vita non basta per salvare un’anima. Cosa sono i beni, i piaceri, la gloria
di questa vita senza la grazia di Dio e la speranza del cielo? Nulla! ...
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8 Aprile.
Mi dispiace, cara figlia, di non essere riuscito a terminare più presto questa lettera, ma mille
cose e due prime Comunioni che stavo preparando, sono sopraggiunte ad occuparmi. Lei è stata
dunque male e non si è ancora rimessa. Dio ha voluto farle meritare con la malattia le due grandi
grazie che intende accordarle. Cerchi di essere una buona malata, che si lascia curare di buon grado
e che si limita a fare solo quanto la malattia le consente. Va migliorando; bene. La sua corona,
povera figlia, chiede ancora fatica e la sua vita deve ancora percorrere un lungo tratto tra i rovi e i
sassi. Ma Nostro Signore è al suo fianco. Non permetta che l’inquietudine o il dubbio entrino nel
suo spirito o nella sua coscienza. Si comporti come una bimba, con se stessa e con il buon Dio: è la
strada più breve. Quanto vorrei che lei venisse a Parigi con la signorina Guillot, e vi trascorresse
alcune settimane di convalescenza insieme con la signorina Stéphanie! La guariremmo presto. Io
chiedo a Dio questa consolazione.
Quanto a noi, tutto procede bene dal momento che il buon Maestro resta con noi. A volte
intravedo delle croci e la natura desidererebbe avere un sostegno e si agita alquanto. Ma grazie a
Dio, non dura molto. Una cosa che va bene è l’adorazione. Il resto non è più né croce né pena per
me. Una volta che il Maestro è servito ed è contento, tutto va bene. Purtroppo, cara figlia, quanto
poche sono le anime eucaristiche totalmente consacrate a Gesù! Con Gesù od oltre a lui si vuole
sempre avere qualcosa: da qui il malessere e l’insoddisfazione. Gesù non è signore assoluto. Chieda
per noi questa grazia, cara figlia; io la chiedo per lei con tutto il mio affetto, perché lei sa che io non
separo mai la sua anima, i suoi bisogni e la sua salvezza, dalla mia anima. Addio, buona figlia, Gesù
sia il suo tutto. Suo dev.mo nel suo amore Eymard, s.s.s.
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CO 807
PADRE DE CUERS
(I, 32, 27)
Parigi, 5 aprile 1859.
Caro e amatissimo padre, la sua lettera ci ha assai consolati; eravamo molto in ansia a causa del
viaggio, perché era già stanco al momento della partenza. Dio sia lodato e glorificato del suo
viaggio, del suo lavoro e delle sue sofferenze. Io le sento molto vivamente: mi fa pena saperla a
Marsiglia tutto solo e prego il buon Dio di volerle inviare qualcuno e di darci degli operai per questa
fondazione. Ma come lei dice, l’ora di Dio forse non è ancora arrivata.
Mi ha fortemente colpito il giorno dell’inaugurazione, festa di san Francesco di Paola; il giorno
della prima messa, in cui si canta «Esulta, o sterile che non hai partorito» [Is 54,1], l’epistola del
figlio della promessa, il vangelo della moltiplicazione dei pani, figura della SS. Eucaristia, il titolo
di re dato per la prima volta a Nostro Signore. Tutto sia grazia per questa fondazione!
Ieri siamo andati al Ministero e la sera stessa dovrebbero averle spedito il suo mandato. La
prego, trattenga una piccola somma per le sue necessità: io sto in pena nel vederla in tanta povertà.
Mi unisco al rinfresco e al pranzo dell’inaugurazione; il buon p. Brunello è il nostro «laetare» e noi
siamo i suoi figli affezionati e riconoscenti. Tanto tempo fa manifestai a questo caro padre i miei
progetti ed egli li approvò e incoraggiò. Quanto sono meravigliosi i disegni di Dio! Quanto bene
egli sa unire gli estremi e avvicinare ciò che sembra tanto lontano!
Ho intenzione di scrivere alla signorina Marin, ma aspettavo la sua lettera. Tutto procede bene.
Ieri abbiamo fatto il ritiro mensile. Ce lo ha predicato il p. Champion; sono stato molto edificato di
quanto egli ci ha detto: si vede che possiede la grazia dell’opera. Ci scriva ogni tanto: mi ripagherà
della sua assenza e sarà una consolazione per tutti. Tutti l’abbracciano affettuosamente insieme con
me, che sono, in Nostro Signore, suo aff.mo Eymard, s.s.s.
P.S. Sono in attesa delle copie dell’opuscolo: gliene farò avere un certo quantitativo. Hanno voluto metterci
il mio nome; ahimè, quale nome! sarebbe stato meglio nasconderlo. - Riapro la lettera per dirle che il
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Ministero dell’Interno non si è fatto vivo né ha spedito alcunché. - Il reverendo Abadie ci ha dato 5 fr.,
che io ho consegnato alle dame.
Rev. de Cuers, religioso del ss.s. - rue Nau 7 - Ancien couvent des Minimes - Marsiglia.
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CO 808
STÉPHANIE GOURD
(V, 105, 22)
Parigi, 8 aprile 1859.
Cara figlia, grazie della lettera. Sono soddisfatto di lei, del suo lavoro, e un po’ anche della sua
virtù. Mi fa piacere sapere che sa lasciare Dio per il prossimo, e che lo fa di buon grado e senza
scrupolo. L’amore autentico di Dio non desidera che una sola cosa, la sua santa volontà, e si
preoccupa soltanto di una cosa, del beneplacito di Dio.
Continui così, cara figlia, e si eserciti costantemente nella pazienza, nella dolcezza, nella
sopportazione, nella invariabilità dell’umore, in una parola nella carità, dal momento che il
prossimo costituisce la sua maggiore occupazione e che il buon Maestro ve la esercita: si tratta del
servizio regale. Sappia, cara figlia, che c’è una grande differenza tra l’amare il prossimo per Dio e
non occuparsi del prossimo che per Dio. Il primo è un principio, mentre il secondo è un sacrificio
permanente. Quanto costa ricevere dal prossimo solo prove o ingratitudine! eppure è questo che si
deve perseguire per amore di Dio solo. Avere la stima, la benedizione e il Cuore di Dio dovrebbe
bastarci. Deve persino ringraziare il buon Maestro quando i superiori sembrano voler coglierla in
fallo; essi la aiutano a vigilare su se stessa e a conoscersi. Dorma e riposi bene. Non sacrifichi né il
sonno né il cibo, ma soltanto la propria volontà.
Spero che il buon Dio ci abbia esaudito riguardo al suo nonno e al suo babbo; noi non li
separiamo mai nelle nostre preghiere. Certamente, quando Dio le ispira la preghiera e la sofferenza,
è segno che vuole concedere la sua grazia. Non si turbi se non riesce a meditare e a pregare bene,
ma continui a farlo come se ci riuscisse bene. Sarà una preghiera genuina, perché la grazia di Dio
supplirà a tutto. Vada a Dio per offrirsi interamente a lui, per dirgli tutto il bene che sa, e non si
preoccupi del resto. Desidererei vivamente che venisse a Parigi, questo farebbe bene a tutti, e a noi
procurerebbe una grande gioia. Addio, cara figlia. Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo
Eymard.
Sig.na Stéphanie - aux Thorins-Romanèche (Saône-et-Loire).
800
CO 809
PADRE DE CUERS
(I, 36, 30)
Parigi, 9 aprile 1859.
Carissimo padre, ho appena il tempo per informarla che:
1) ho ricevuto il denaro: Dio la ricompensi;
2) il p. Champion dice: in questo caso basta che l’area sopra l’altare non sia occupata da un
dormitorio;
3) eccola in contravvenzione! ne abbiamo riso di cuore;
4) domani spediremo gli opuscoli per posta.
Suo aff.mo in Cristo e nel suo santo amore Eymard, s.
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CO 810
PADRE DE CUERS
(I, 34, 28)
Parigi, 13 aprile 1859.
Carissimo padre, ho appena visto il signor Koll, il nostro ex falegname. Gli avevo fatto la
proposta di venire a Marsiglia per i lavori e mi aveva chiesto un giorno per pensarci; ora mi si
presenta dicendomi che accetta la proposta alle seguenti condizioni:
1. ai pasti provvederà egli stesso; volentieri accetta l’alloggio e il pernottamento;
2. preferisce venire solo;
3. la condizione essenziale è che lavorerà a cottimo, vale a dire che sarà pagato per ogni lavoro
eseguito, non a giornata. Gli ho chiesto in base a quale criterio avrebbe fissato i costi; mi ha
risposto: «Sui prezzi praticati a Marsiglia; ciò non vi verrà a costare di più che a giornata - mi ha
ripetuto -, e io lavorerò con più lena».
Queste, caro padre, sono le condizioni. È un ottimo artigiano, abile e svelto; accettarne la
proposta è forse il partito migliore, perché è onesto. Gli ho detto di tornare sabato o domenica,
sicché potrà partire lunedì o martedì; perché ha bisogno di qualche giorno per regolare le sue cose
qui. Mi risponda immediatamente.
Ho visto l’ottimo signor de Saint-Louvent: l’abbiamo accolto come amico e penso che nutra
qualche simpatia per il nostro genere di vita. Ora va a trascorrere un mese a casa sua; vedremo al
suo ritorno. Il p. Eymar è sempre delle medesime idee, per cui bisogna farne il sacrificio. Dio lo
sostituirà; nell’attesa pagheremo noi di persona. Ora sta facendo le valigie. Dio sia lodato! quanto è
buono nel volerci mettere un poco alla prova!
La sua bella pisside sarà pronta per il mercoledì santo e le sarà inviata immediatamente; essa
verrà a costare sui 299-300 fr. Si riguardi: ci resta ancora un cammino lungo e difficile da
percorrere e occorrono energie. Tutto procede come al solito. I miei saluti al caro p. Brunello.
Aff.mo nel Signore Eymard, s.s.s.
Rev. p. de Cuers, religioso del ss.s. - rue Nau, 7 - Ancien couvent des Minimes - Marsiglia.
802
CO 811
ELISABETH MAYET
(II-S, 70, 15)
Parigi, 15 aprile 1859.
Grazie, buona figlia, per i suoi rimproveri. Sicuramente li merito un po’ perché, passando
davanti alla casa del caro Tonny, cercavo di vedere qualcuno per salutarlo solo con il cenno della
mano. Ma lei sa, probabilmente, perché mi sono fermato a Lione. È per un caro malato, cui non
sono ancora riuscito a fare del bene. Questa povera Lione! mi faceva battere il cuore. Guardavo
dalla vettura sperando di incontrare qualche persona conosciuta. Ho incontrato solo un giovanotto
che mi ha guardato bene ma non mi ha riconosciuto. Così va la vita: si passa e si è presto
dimenticati. Ed è giusto: Dio solo resta.
A Roma sono stato contento, buona figlia, perché là tutto è così grande e così apostolico! La
religione è di casa. Gesù è re a Roma. Con quale emozione si visitano quei luoghi venerati dai
secoli e così venerabili! Là la fede trasuda da ogni pietra, da tutti i granelli di sabbia bagnata dal
sangue dei martiri. Lasciando la madre patria dei cattolici, ci si volta indietro per vedere un’ultima
volta la basilica di San Pietro e dirle arrivederci. Il Santo Padre è stato buono con l’opera e con me.
Ha voluto apporre la sua firma al breve e, congedandomi, ripeteva in continuazione: «Dio benedica
la sua Società». E Dio la benedirà perché essa gli appartiene. È sua ed è tutta per lui. Adesso stiamo
50
fondando una casa di adorazione a Marsiglia. Preghi per questa piccola creatura, così povera e
fragile, ma ricca di Gesù.
Quanto sono contento per le parole che mi scrive a nome del p. Mayet! Il suo cuore è sempre
grande e fraterno in Dio. Glielo ricambio perché egli è il primo e il più intimo dei miei amici. E le
sue buone e sante vedove? Dica loro che, anche se ho conservato un indolente silenzio, tuttavia non
le ho dimenticate davanti a Dio, e che le loro lacrime e la loro vita mi sono sempre presenti davanti
al Signore. E al buon Tonny, alla sua cara e amatissima Clara, come pure a tutta la numerosa
famiglia, Dio conceda la gloria, la virtù, la potenza del suo amore, del suo braccio e del suo cuore. E
insieme con tutto questo un milione.
Addio, buona figlia. Queste signorine sono benedette da Dio. Hanno avuto le loro croci, ed è
una grazia, ma amano molto il buon Dio. Mi creda sempre il fedele ed affezionato amico della
famiglia Mayet e, in Nostro Signore, suo dev.mo Eymard.
Sig.na Mayet Elisabeth, place St-Clair 6 - Lione.
803
CO 812
JENNY GAUDIOZ
(II-S, 212, 1)
Parigi, 15 aprile 1859.
Signorina, rispondo alla sua lettera del 13. Ne custodirò il segreto e l’ho strappata. Ecco quello
che penso di suor Benoîte. Essa è umile, mortificata, semplice ed ignora quanto sa di straordinario
nel suo stato. Qui non ci facciamo neanche caso, sicché ella ignora le sue grazie, se grazie ci sono.
Essa ci edifica con la sua condotta, e io non vedo nulla che possa indurmi a sospettare in lei volontà
di raggiro. Quanto lei mi scrive essa me l’aveva già confidato. Qualche giorno fa venne a dirmi:
«La signorina Jenny è sofferente; consentirebbe a farla venire qui a riposare?». Ed io ho risposto:
«Ben volentieri!».
Sicuramente c’è dello straordinario nel suo cammino, ma noi ci guardiamo bene dall’agire o dal
giudicare secondo questo criterio. Ci ispiriamo piuttosto alle norme della prudenza e della fede.
Ora, buona signorina, io non so se quello che suor Benoîte ha detto di lei è vero, ma posso dirle che
se lei verrà qui sarà accolta come una figlia della famiglia e che vi si troverà bene, perché si tratta di
una vita davvero bella. La poca attrattiva che ne sente è forse solo un sentimento naturale causato da
sua zia Marguerite che lei teme alquanto e che, peraltro, è molto prudente e ama molto il buon Dio.
Non potrebbe venire a passare qui qualche giorno per ristabilirsi in salute, e così esaminare da
vicino questa vita di adorazione? Se però all’idea di venire non esperimentasse un insieme di
desiderio e di timore, di gioia e di tristezza, ma solo dello scoraggiamento, meglio sarebbe
rimandare.
Ecco ciò che posso dirle, buona signorina Jenny: io pregherò molto per lei. Conti sulla mia
completa dedizione. E mi creda sempre in Nostro Signore suo aff.mo Eymard.
804
CO 813
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 12, 13)
Parigi, 16 aprile 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, sentivo rimorso del mio silenzio e cominciavo ad essere
inquieto nei suoi riguardi; la sua lettera mi ha un poco rassicurato, perché mi dice di avere ritrovato
il prezioso indulto. Già mi ero mosso per trovare il modo di sostituirlo e l’avevo ormai trovato; ma
ora non serve più.
51
Nel frattempo ho ricevuto il grazioso pizzo da altare che ha inviato a Nostro Signore; grazie a
suo nome e a nome mio. Mi vergogno di essere un povero tanto ingrato e tanto negligente nel
ringraziare; per fortuna che prima di me e sopra di me c’è il divino rimuneratore.
Le ho spedito alcuni foglietti di informazioni sulla nostra opera; desidero che ne dia qualcuno al
rettore del Seminario maggiore. Quanto al ritiro molto volentieri la ospiterò qui di fianco a noi in
una casa vicina, se sarà di suo gradimento. Sarà più comodo per me, perché la potrò vedere più
facilmente; non bisogna però divulgare la cosa, perché non ho l’intenzione di organizzare un’opera
per i ritiri. Quanto alla data, se può venire verso la metà di maggio andrebbe bene, perché a giugno
sarò troppo occupato: stiamo fondando una casa a Marsiglia e al Corpus Domini dovrò andarci per
qualche settimana per avviarla.
Vedo, mia cara figlia, che è sempre sofferente e debole. In questo stato bisogna comportarsi
come i malati: soffrire per Gesù e con Gesù, raddoppiare le giaculatorie, riprendere
immediatamente l’esame di previdenza al mattino, quello particolare a mezzogiorno sulla pazienza,
e quello generale alla sera, consacrando a ciascuno uno o due minuti; lo stato di malessere sostituirà
il resto. Ma, mia cara figlia, veda quanto ha bisogno della comunione: essa è tutta la sua virtù e la
sua vita. Faccia sempre la comunione. Nelle tentazioni ordinarie si prega, nelle tentazioni
straordinarie si fa qualche penitenza, e se durano e persistono ci si va a confessare come lei ha fatto.
Andiamo, Dio le dia l’occasione di venire a Parigi; desidero tanto vederla e farle conoscere la nostra
piccola opera del SS. Sacramento. Mi creda sempre, nella sua divina carità suo dev.mo Eymard.
P.S. Abbia la bontà di far cercare a Nantes l’atto di nascita e di battesimo di Anne-Véronique Dupique; ella
dice di essere nata e di essere stata battezzata nella parrocchia St-Similien nel 1822. Quando si è
sposata col signor Dufour, del quale ora è vedova, crede che avesse 30 o 31 anni. È figlia di Antoine
Dupique e di Marie Guichard; il suo padrino si chiamava Michel Girau e la sua madrina Véronique
Dupique, sua sorella. Abbiamo bisogno di questi documenti per farla ammettere in una casa di
ricovero, perché è molto povera. Può darsi che la forma dei nomi non sia esatta, ma con un po’ di
buona volontà si finirà col venirne a capo.
Sig.ra de Grandville - rue St-Laurent 8 - Nantes.
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CO 814
SIGNORA JORDAN
(IV, 247, 29)
Parigi, 16 aprile 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, ho condiviso intimamente la sua gioia per questa
nomina. Lei mi chiede che cosa ho fatto; lo può facilmente immaginare. Ora in questo mondo le
occorre ancora un nastro rosso e poi una santa e fortunata parentela con il buon Dio. Ecco che cosa
le resta da chiedere.
Ho visto la signora Nugues; sono stato molto edificato e affascinato da questa degna sorella del
signor Giraud; abbiamo rinverdito la conoscenza e lei ne è stata un po’ al centro. Mi ha consegnato
50 fr. Abbia la bontà di informarmi del numero delle messe; io ne presi nota, ma non ho il tempo di
cercarla.
Siamo nella settimana santa; in questa occasione lei andrà a pregare, a adorare e a consumarsi ai
piedi di Nostro Signore. Ah, Dio mio! se riuscissimo una buona volta a far morire questa natura
malvagia! È mai possibile? tutti i giorni vado scoprendo dei nidi di difetti e di miserie ben
mascherati; ed ecco che io, che mi ritenevo una persona dabbene, mi avvedo invece che sono
povero, cieco e miserabile. Preghi per me, e con ciò mi darà la prova della sua squisita carità.
Dovrebbe aver ricevuto qualche nostro foglietto informativo; è poca cosa, ma se il buon Dio lo
benedice, il piccolo seme crescerà. Suo dev.mo Eymard, s.s.
Sig.ra C. Jordan - rue de Castries 10 - Lione.
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806
CO 815
PADRE DE CUERS
(I, 35, 29)
Parigi, 17 aprile 1859.
Amatissimo padre, non si preoccupi per noi, perché insieme con la prova Dio ci dà la sua
grazia. Dobbiamo porre le fondamenta su Gesù Cristo, non sugli amici o protettori, né su alcun’altra
creatura. Dio ha voluto mettere alla prova il nostro amore, ma non esito a riconoscere che tutti
quelli che si trovano qui sono pieni di dedizione al servizio eucaristico del buon Maestro.
Il reverendo Eymar è partito venerdì all’una in compagnia della sorella e di una signorina, che
aveva fatte venire; è stato compìto al momento della partenza. Dio ha i suoi progetti, e ognuno ha la
propria missione attorno al SS. Sacramento. Il giorno seguente, sabato, altra prova più penosa: il
signor Clavel ha ricevuto per lettera la notizia che suo zio di Montpellier era stato colpito da un
ictus ed era gravemente ammalato. Allora il buon confratello mi dice: «Se fossimo più numerosi, le
chiederei di poter accorrere al capezzale dello zio, ma il servizio dell’adorazione ne soffrirebbe ed
io resto. Se lo zio è morto, sarebbe troppo tardi; se si è aggravato, me lo scriveranno; d’altronde egli
è nelle mani di Dio ed io in quelle dell’obbedienza». Vede, mio caro amico, come questi fatti ci
ripagano delle prove!
Ho visto, oggi, il signor Koll: si metterà in viaggio giovedì alle 2 del pomeriggio e arriverà
venerdì sera con i suoi arnesi. Io, se mi sarà possibile, gli anticiperò la somma di 200 o 300 fr. per il
viaggio e le prime spese. Ero tornato dall’adorazione e stavo dicendo a Nostro Signore: «Sto per
mandare il signor Koll a carico della tua Provvidenza: è per te che va a lavorare. Ho un biglietto di
500 fr. del p. de Cuers; attingerò da esso per coprire le prime spese. Siamo intesi!». Ed ecco che alle
2, al momento di uscire di casa, arriva il signor Koll e contemporaneamente si presenta al parlatorio
una signora a portarmi, da parte della superiora delle suore cieche, la somma di 300 fr. Vede come
il nostro Padre che sta nei cieli ama il suo divin Figlio e quanto gradisce ciò che si desidera fare per
lui! Può darsi che il signor Koll accompagni da lei un bravo giovane di 16 anni, che ha terminato la
quinta, ed è posato e pio; io lo sto esaminando. Sarò più tranquillo sapendola in compagnia di
qualcuno. La pisside è pronta: gliela porterà il signor Koll con tutto il resto.
Sia benedetto il bel giorno della Pasqua, che ci ha permesso di prendere possesso di questa casa,
e perché Nostro Signore sta per risuscitare in quella di Marsiglia: fiducia e pazienza, mio caro
confratello! Il buon Maestro è il nostro garante e il nostro re. Tanti cordiali saluti da parte di tutti.
Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard.
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CO 816
MARIETTE GUILLOT
(III, 198, 10)
Parigi, 17 aprile 1859.
Carissima figliola, nell’ultima lettera mi ha raccomandato di prendermi cura della sua buona
sorella Marguerite. Lo faccio volentieri, ma il buon Dio fa meglio di me, perché è proprio un
miracolo dover riconoscere che essa sta bene e che sostiene con forza il peso di tante croci. La sua
seconda lettera mi parla:
1. dei dubbi che ha sulle sue confessioni tanto brevi. Ecco la risposta, figlia mia: più la confessione
è semplice e breve come lei dice, tanto meglio; se poi la rimproverano, io ne benedico Dio.
Continui così. Non si inquieti per quello che non riesce a descrivere lungamente e in modo
particolareggiato: i bambini dicono tutto d’un fiato. Mia cara figlia, sia sempre semplice come
loro.
2. Lei si preoccupa delle sue comunioni perché crede di non trarne profitto. Lo stesso suo
53
3.
4.
5.
6.
7.
confessore l’ha un po’ turbata su questo punto. Ecco, mia cara figlia, il criterio che deve seguire:
vada alla comunione con semplicità perché lo stesso confessore glielo ha suggerito. Se egli le ha
fatto delle domande, era una prova o un segno d’interesse. Io le ripeto: continui ad andare alla
comunione, lei ne ha bisogno come il povero o il malato, e come la figlia della croce. Si accosti
alla sacra mensa con la sua povertà e le sue miserie, ma anche spinta dalla fiducia e dall’amore;
è la migliore disposizione che può portarci. Non si preoccupi dei suoi progressi o dei suoi
profitti, ma dei suoi bisogni e del suo desiderio di amare il buon Dio.
Qualche volta si inquieta e ha paura dell’avvenire per tutte le croci che la circondano e la
sovrastano. Mi ascolti, figlia mia: il suo buon padre che sta nei cieli, per il quale lavora e soffre,
per amore del quale ha sacrificato tutto nel mondo, non la abbandonerà; lasci a lui la cura del
suo avvenire e della sua vecchiaia. Ma, lei insiste, non ho fatto nulla per Dio. Continui ad
operare, ad aggiungere soldi al suo salvadanaio senza preoccuparsi di contarli. Il buon Dio ci
metterà più di lei e moltiplicherà i suoi meriti.
Fa bene a comportarsi nel modo che mi dice negli affari con la zia. Va bene, continui così.
Dio ricompenserà sua sorella Marguerite con il bene e la benedizione per il male che vanno
dicendo di essa. Preghi per queste povere beghine di Lione.
No, figlia mia, non resterà sola quando avrà chiuso gli occhi alla zia; lei verrà qui per riposare ai
piedi del buon Dio. Per il momento però è ancora necessaria a Lione.
Ci mandi la sua cara sorella Claudine. Siamo ormai a Pasqua e a lei tocca imbarcare tutti; ella
verrà a prepararle il posto. Volevo scriverle ma non ne ho avuto il tempo; lei si farà mia
interprete e le porterà la mia benedizione.
Saluti, mia cara figlia, coraggio e fiducia. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
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CO 817
PADRE DE CUERS
(I, 37, 31)
Parigi, 20 aprile 1859.
Carissimo padre, il signor Koll non può partire prima di domani giovedì con il treno delle 11 di
sera, perché non gli è stato possibile regolare prima i suoi affari. Egli viene solo: infatti il giovane,
che le avevo annunciato, dimostra scarse disposizioni per sottomettersi alla prova. Le ultime
informazioni, che la divina Provvidenza mi ha fatto pervenire proprio mentre lo stavo esaminando,
hanno portato a queste conclusioni: egli è leggero, pigro e di scarsa pietà. Capisce che ce n’è a
sufficienza.
Non lasci pensare al signor Koll che potrebbe trovarsi senza lavoro, perché prevedo che ne avrà
da fare parecchio per conto nostro. Gli ho fatto osservare i difetti dei suoi confessionali di qui. Se
non mi sbaglio egli dovrà fare:
1) due altari, prima di tutto quello dell’esposizione;
2) il rivestimento in legno lavorato come quello del Buon Pastore, da collocare come sfondo
dietro l’altare;
3) la mensa per la comunione;
4) il trono per l’esposizione;
5) la credenza per la sacrestia;
6) una raggiera dietro il trono dell’esposizione;
7) alcune porte ...
Per il legno, penso che un fornitore ce lo potrà anticipare di tre mesi, com’è usuale; se occorre,
si farà un prestito. Nelle cose indispensabili e necessarie per il culto di Nostro Signore non bisogna
esitare: è la condizione essenziale del fine del nostro servizio. E poi lei sa con quanta bontà il buon
Maestro ci ha sempre trattati.
Quanto all’altare dell’esposizione, mi pare debba essere eseguito in modo che sia possibile
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aumentarne i gradini su uno schema a piramide, come sono tutti gli altari per le Quarantore Roma.
A questo fine bisogna che il tabernacolo o il luogo dell’esposizione sia posto in alto. L’altare delle
sacramentine di Roma si eleva di 4 o 5 gradini, che nei giorni ordinari sono sobriamente decorati,
mentre nelle festività vengono splendidamente addobbati. E poiché avremo la possibilità di
conservare il Santissimo nella cappella laterale, come prescrive la regola, bisogna che il tabernacolo
sia eseguito in modo dignitoso.
Lo zio del signor Clavel è deceduto; il funerale è stato probabilmente celebrato ieri martedì.
Cosa accadrà ora? non sappiamo. Il signor Clavel è sempre ben disposto, ma nella sua qualità di
coerede potrà trovarsi nella necessità di fare un viaggio fino a Montpellier. Il buon Maestro
provvederà.
Allestiremo un piccolo “sepolcro” al posto dell’organo sotto la mensa della comunione, per
solennizzare il giovedì e il venerdì santo, e adorare Nostro Signore. Domani il signor Carrié farà la
vestizione; penso di fargli emettere il voto annuale di obbedienza. Noi preghiamo molto per lei. La
superiora del buon Pastore le manda tre paia di calze: gliele porterà il signor Koll insieme con il
resto. Tenga da conto le sue deboli forze per il buon Maestro e per il gran giorno della sua
esposizione in codesto nuovo cenacolo. Tutti noi siamo felici di potere fare qualcosa di più per
Nostro Signore. Mi creda, carissimo padre, suo aff.mo nell’amore di Cristo Eymard, s.s.s.
809
CO 818
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 151, 32)
Tutto per l’amore di Gesù Ostia.
Parigi, 22 aprile 1859.
Carissima sorella in Nostro Signore, non so spiegarmi il mio prolungato silenzio se non
accusandomi di essere pigro ed occupato in troppe cose; la sua bontà vorrà perdonarmi. Però non è
stato così davanti a Nostro Signore; dappertutto e sempre ho continuato ad offrirla al nostro comune
e buon Maestro, tanto più che sapevo che lei era convinta di andarsene da questa terra d’esilio, che
pure è bella ed amabile grazie al Calvario e al Cenacolo perpetuo dell’amore divino. Ho pregato il
buon Maestro di non farla morire per ora e mi ha esaudito. Non le resta perciò che amare e soffrire
lungo il cammino che ancora la separa dalla montagna della visione del Tabor eterno. Diffonda il
fuoco divino, lo faccia avvampare perché sta estinguendosi in molti cuori. Pungoli i timidi e i
pusillanimi, assecondi chi se ne fa promotore, perché Gesù possa regnare da sovrano almeno in
qualche cuore e in qualche luogo.
Sabato santo, 23 aprile.
L’ultima sua lettera ha trovato la presente cominciata ma non ancora terminata; mi capita
spesso di cominciare bene e di non riuscire a concludere. Me ne cruccio davanti al buon Dio e gli
chiedo spesso di farmi morire o di nascondermi in un angolo vicino al tabernacolo.
Vengo subito alla sua richiesta di predicare un ritiro di St-Chamond. Accetterei volentieri, ma
ritengo di doverle segnalare queste difficoltà, cara sorella: che ho lasciato i maristi, che essi sono
vicini al collegio, che devo essere discreto con loro, che potrei suscitare una penosa impressione sul
p. Generale e mettere in difficoltà il parroco. Voglia esaminarle davanti a Dio e mi scriva ciò che ne
pensa. D’altronde se Dio non ci manda dei rinforzi, sarebbe imprudente da parte mia assumerne
l’impegno fin da ora. Alcuni tra i miei confratelli sono molto stanchi e non sono in grado di
adempiere il servizio ai piedi del buon Maestro; ne dovrebbero arrivare altri, ma possono insorgere
tante difficoltà strada facendo che non mi arrischio ad impegnarmi per quel tempo. Se mi si lascia
un po’ di elasticità, glielo prometto, ma se il corso è fissato per la data che mi indica, il buon
Maestro mi dice già qual è la sua adorabile volontà. E allora, non conti su di me per St-Chamond.
Devo andare a Marsiglia tra due o tre mesi per avviare la nuova casa che Nostro Signore vuole
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che là sorga. Ho deciso in Dio di venire passando a portarle il saluto del Signore e di concederle una
giornata. Per il ritiro di Amplepuis, che presenta le stesse difficoltà di quello di St-Chamond, non le
posso promettere nulla, ma una predica o due in occasione del mio passaggio a Tarare sono sempre
possibili.
Eccole, cara sorella, la mia risposta che le giungerà nel giorno della Pasqua con la mia
benedizione in Gesù risorto, e con la mia preghiera e il mio augurio che anche lei risusciti
interamente pensando, desiderando, volendo, consumandosi solo per Gesù Ostia. Cerchi di
procurarsi la “Voix de la vérité” del Giovedì santo; vi è stato pubblicato un articolo sul nostro
istituto che non sta a me giudicare. Con la sua buona sorella abbiamo parlato del suo caro papà
come adoratore; le assicuro che questo fu il mio primo pensiero quando lei mi disse che voleva
entrare alla Grande Certosa. Ho intenzione di andare a trovare dopo Pasqua suo fratello artista a
Plaisance perché l’ho promesso a sua sorella; quanto mi farebbe piacere se potessi essere utile alla
sua anima! I miei cordiali e deferenti saluti ai suoi figlioli e alla buona madre Ste-Claire. Le ho
inviato alcune note a Tarare: le troverà là. Addio, o buona sorella in Nostro Signore. Suo dev.mo
Eymard, s.s.
810
CO 819
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 150, 31)
Parigi, Pasqua, 24 aprile 1859.
Cara figlia in Gesù Ostia, la pace di Gesù risorto dimori sempre in lei! Non le ho detto nulla
delle indulgenze e dell’aggregazione nella mia ultima lettera. Abbiamo fondato un’aggregazione,
entro breve gliene farò conoscere la forma e lo spirito. Abbiamo ottenuto per gli aggregati una
indulgenza plenaria quotidiana e, per chi non si è potuto comunicare nella giornata, una indulgenza
di sette anni e di sette quarantene; queste sono le nostre ricchezze e la nostra benedizione. Se la
proposta che le ho fatto per St-Chamond suscita anche solo l’ombra di un’apprensione, la consideri
per favore come segno della volontà contraria di Dio. Gesù benedica lei, i suoi figlioli, suo marito e
tutti i suoi cari. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.
Sig.ra Tholin - au couvent des Soeurs de St-Joseph - St-Chamond (Loire).
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CO 820
PADRE DE CUERS
(I, 38, 32)
[Parigi], 26 aprile 1859.
Carissimo padre, il signor Koll dovrebbe essere arrivato; sarà senz’altro già al lavoro: Dio gli
conceda l’abilità del mestiere! Uscirò domani mercoledì per la lampada e il turibolo. Tutto procede
bene, ognuno si dà con gioia al servizio del buon Maestro. La quaresima ci ha messo alla prova, ma
non ci ha affaticato. Il signor Carrié ha fatto la vestizione solenne dopo la benedizione e ha emesso
il voto annuale di obbedienza.
Abbiamo celebrato i grandi riti della settimana santa; per la circostanza abbiamo allestito un
“sepolcro” al posto dell’organo, e ciò ha creato un po’ di atmosfera eucaristica nella casa. Il sabato
santo abbiamo avuto la benedizione del fuoco e del cero pasquale e quindi la messa. Il giorno della
Pasqua fu splendente di lumi e di addobbi; il trono dell’esposizione della superiora del buon Pastore
ha fatto la sua bella figura. La festa continua per altri due giorni. Ho vivamente ringraziato il buon
Maestro di essere voluto venire, il giorno di Pasqua, a prendere dimora da lei: egli la benedica e le
conceda forza, mezzi e gioia.
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Ho visto qui la signora Chauvin - rue Paradis, 83 - e la signorina Liotard. Ambedue potrebbero
affezionarsi all’opera, ma non so in che misura; Dio ce lo farà conoscere. Ancora nessuna novità per
le vocazioni, non è ancora l’ora; preghiamo con fervore Nostro Signore per questa intenzione. Non
abbiamo ricevuto nessuna notizia dal reverendo Eymar. Ieri però è venuto il signor Matton, il quale
mi ha riferito che il signor Courtois ha presentato ad uno dei vicari generali di Parigi la richiesta di
autorizzazione per il reverendo Eymar, ad erigere la sua opera del sacro Cuore in Parigi; gli è stato
risposto che ci sono già molte opere in lista di attesa per l’approvazione. Nulla temevo tanto quanto
questo passo presso l’arcivescovo. Dio ne sia benedetto.
Il servizio del buon Maestro viene svolto puntualmente. Le sono grato dell’offerta dei suoi
servigi; prepari il cenacolo costì e all’ora di Dio ci verremo. Tutti qui le vogliono bene,
l’abbracciano e pregano per lei. Aff.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. La signora Spazzier, che ha trascorso l’inverno a Hyères occupandosi di pittura, mi prega di trovarle
un posto di insegnante di disegno presso il convento delle sacramentine di Marsiglia. Sarebbe una
buona cosa, se fosse possibile.
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CO 821
PADRE DE CUERS
(I, 39, 33)
Parigi, 6 maggio 1859.
Carissimo padre,
1) Sono un poco in ritardo con lei; ora vengo a rimediare. Mi sono assentato brevemente per far
visita a un povero ammalato in pericolo di vita a Lione. Ahimè! questa sventurata e tanto cara
famiglia non ha ancora avuto la consolazione di vedere questo vecchio tornare a Dio: egli persiste
nella sua ostinazione.
2) Ancora una piccola croce: il signor Clavel è partito mercoledì sera per Montpellier portando
con sé la valigia e le cose personali. Pensa forse di non far ritorno? non lo so e non gliel’ho chiesto.
Egli ha risposto al fratello Charles: «Sia fatta la volontà di Dio!»; in altra occasione disse che non
sarebbe stato assente per molto tempo.
3) Il signor Carrié è diventato ufficialmente adoratore, perché il buon Maestro ha mostrato
chiaramente la sua volontà. Tutto procede bene, grazie a Dio; se qualcuno mancherà all’appello,
aggregheremo il fratello Charles: pare che Dio lo chiami. Il caro signor Carrié ha aperto
personalmente la lettera in cui gli si annunciava che ieri alle 8 del mattino, suo fratello era deceduto.
Il suo dolore è stato assai grande; egli tuttavia ha fatto la sua adorazione a mezzogiorno e là ha
trovato forza e rassegnazione. Tutti gli hanno dato prova di viva partecipazione. La sua lettera di
stamattina gli ha fatto molto bene: ne aveva bisogno.
4) Che bella notizia quella giunta da Roma! Il buon Dio è veramente buono! Sì, riponiamo la
nostra fiducia in lui solo, sappiamo attendere e soffrire un poco senza appoggi umani, con il velo
della fede e della speranza, e Dio arriverà alla sua ora. L’altro ieri ho avuto una grande delusione:
obbligato a rimborsare alla scadenza del 15 maggio il signor Pélissier di Tolone, la zia del signor
Barlazue, calzolaio, mi aveva assicurato la somma alle stesse condizioni, ma mercoledì alle 2 vedo
il signor Barlazue venire da me per dirmi che la zia esigeva una ipoteca legale sulla nostra casa.
Allora ho ringraziato, ma non ho voluto accettare denaro a quelle condizioni, preferisco confidare
nella divina Provvidenza. Il giorno dopo, alla stessa ora, una signora mi ha offerto la stessa somma;
io l’ho accettata - l’aveva infatti con sé - e ho ringraziato la bontà divina. È solo un comodato, è
vero, ma di questi tempi non si trova più niente da prendere in prestito.
5) Ho anticipato al signor Koll 200 fr. sulla somma che gli dovremo per il lavoro da fare. Non
ho chiesto preventivi, ma mi ha assicurato che i suoi prezzi saranno ragionevoli, comunque non più
alti di quelli praticati dagli artigiani di Marsiglia; per altro noi li potremo far controllare. Poiché il
signor Koll è un uomo suscettibile e ci è affezionato, la miglior cosa è accordargli questo atto di
57
fiducia.
6) Già da un po’ di tempo ho scritto alla signorina Marin, ma non ho avuto alcuna risposta.
7) Sia benedetto Dio per la felice idea della cappella della Madonna del SS. Sacramento: ne
sono molto contento.
8) Prevedo che, alla fine, codesta piccola casa sarà molto accogliente per Nostro Signore. Il
progetto è piaciuto molto a tutti. L’ingrandimento ogivale delle finestre della cappella era
veramente necessario. Ci avevo pensato tutta la mattina, quando lessi che l’idea era stata eseguita.
9) Quanto è grande la bontà di Dio! alla prova tiene subito dietro la consolazione. L’arrivo di
questo caro sacerdote di Roma sarà, lo spero, seguito dagli altri di cui abbiamo bisogno; ma per ora
non posso promettere nulla per l’Ascensione e la Pentecoste. Bisogna attendere che arrivi qualcuno
qui; questo sarà il segno della volontà di Dio.
Vuole che le invii un biglietto di 100 fr.? scommetto che non ha neppure i soldi per comperarsi
il pane. La signorina Liotard e la signora Chauvin sono venute di loro iniziativa; ma è questa la
volontà di Dio? Tutti l’abbracciano nell’amore divino, carissimo padre. Aff.mo in Nostro Signore
Eymard, s.s.s.
813
CO 822
SIGNORA GOURD
(V, 41, 33)
Parigi, [8] maggio 1859.
Buona signora, la signorina Claudine è giunta in porto, felice di rimettere piede nel cenacolo di
Nostro Signore. Se lo è ben meritato. Anch’io sono dapprima giunto felicemente ad Ars alle 13,45
dopo essere partito da Lione alle 10,45; da Ars sono ripartito verso le 17,00, e da Villefranche alle
20 alla volta di Parigi. Arrivato, ho celebrato la messa, e senza emicrania. Vede come il buon Dio si
prende cura dei suoi poveri servitori!
Ringrazio Dio per il viaggio; egli ha i suoi progetti e i suoi momenti di misericordia. Bisogna
perciò pregare e riporre in lui tutta la nostra fiducia. Mantenga la sua anima nella pace e goda di
questa pace e di questo abbandono. Si accosti al buon Dio come la bimba del suo amore che, senza
di lui, non riesce a prevedere, a dire, a fare o a portare a termine nulla. Si rallegri della sua
impotenza e della sua fragilità che le rende Dio così necessario e così buono. Dio benedica lei e la
sua cara figlia. Suo dev.mo Eymard.
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CO 823
PADRE DE CUERS
(I, 41, 34)
Parigi, 11 maggio 1859.
Carissimo padre, le scrivo dal negozio del signor Favier, per non fare tardi alla posta:
1) Il signor Picard le spedirà tutti i bronzi che desidera; deve solo indicargli quelli di sua scelta.
2) Il signor Favier non può fornirle il calice della medesima fattura della pisside se non al
prezzo di 330-340 fr.
3) Per l’ostensorio, l’agente del signor Rey ne ha già fatto l’ordinazione, comunque si vedrà
come venirne a capo. Il signor Favier è in forte imbarazzo, avendo già dato la sua parola;
l’ostensorio di stile medievale che viene proposto, costa sui 700 fr. Io sarei del parere di fare
aggiungere sotto il nodo il monogramma IHS. Ciò lo renderebbe molto grazioso, ammette il signor
Favier, altrimenti sarebbe troppo spoglio. Questo IHS dovrebbe essere eseguito in pietra su argento
dorato: che ne pensa? Il tutto verrà a costare sugli 800 fr.
4) Quanto ai paramenti in stile gotico, è sicuro che il vescovo li tollererà? Se non volesse
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autorizzarli, come ha fatto l’arcivescovo di Lione, ci si troverà in difficoltà: bisogna accertarsene. Io
conosco a Lione un artigiano abile e coscienzioso, che forse li potrebbe fornire ad un prezzo più
conveniente. In fatto di paramenti in seta e di fattura ordinaria trovo che vi è una netta differenza
con Parigi; mi scriva due parole in merito. Non ho ancora fatto la sua commissione alla superiora
del buon Pastore, perché non mi è stato possibile uscire di casa.
Il servizio eucaristico procede bene, molto bene; ciascuno raddoppia il suo turno con gioia e
con amore, in attesa che il buon Maestro invii delle reclute. Ricordi che di tutti gli israeliti usciti
dall’Egitto due soli entrarono nella terra promessa, ma Dio li benedisse. Così è avvenuto; abbiamo
bisogno del nuovo e di uomini nuovi. Dal mio ritorno da Roma, dai giorni degli esercizi e delle
professioni nessuno si è fatto vivo. Questo è tempo di preparazione; chi è partito apparteneva al
tempo della prova. Mi affretto a terminare prima che la posta parta e mi professo suo aff.mo in
Nostro Signore Eymard.
P.S. Speriamo che Dio ci mandi qualcuno, affinché io possa venire a Marsiglia come lei desidera e come
desidero anch’io, se sarà la volontà del buon Dio.
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CO 824
SIGNOR DE LEUDEVILLE
(V, 220, 7)
Parigi, 12 maggio 1859.
Caro amico, voglia scusarmi se le ho fatto attendere la mia risposta, ma avevo bisogno di
pregare. Circa la missione del signor Delarue rimango della stessa idea. Per me essa è oscura e mi
sembra pericolosa, a motivo dello straordinario che vi si mescola, di una interpretazione personale
non autorizzata, e dell’elemento laico che sembra doverne essere il fondamento e la composizione.
I chiarimenti fornitimi dal signor Delarue mi hanno convinto che era in buona fede ed aveva
un’intenzione molto retta. Ma questo prova la bellezza della sua anima, ma non la bontà del suo
procedere. Anche Fénelon aveva un’anima bella. Io sono convinto che molti quietisti erano in
buona fede, e furono sedotti dal lato bello dell’amore e dagli stati di orazione. Insomma, la lettera
che mi ha scritto il signor Delarue in ultima istanza sulla forma straordinaria scelta come mezzo per
farle meglio capire la sua idea e forse anche la sua missione, - questa lettera, dico, mi ha dimostrato
una volta di più la sua buona fede e la sua ingenuità. Tuttavia è certo che chiunque leggerà le sue
idee finirà col pensare come me, e forse con minore benevolenza verso la sua persona.
Riassumendo, caro amico, io non voglio mescolarmi né immischiarmi in questa faccenda. Lei
mi chiede un consiglio, eccolo: se ne disinteressi e continui tranquillamente a percorrere la via
comune della pietà cristiana.
Le resto molto unito e affezionato in Nostro Signore, caro amico. Eymard, s.s.s.
Parigi 12 maggio 1859
Prima domanda.
Posso ritenermi completamente libero nei riguardi del signor Delarue, sia quanto alla sua
pretesa missione che all’impegno per il suo avvenire materiale?
Risposta
Sì, lei è assolutamente libero sia quanto al primo come anche quanto al secondo. Rotto il
rapporto, tutto finisce.
Seconda domanda.
È opportuno, per la mia tranquillità interiore, che acceleri il momento della sua partenza?
Risposta
Non precipiti nulla, attenda l’occasione che si presenterà spontaneamente. Tuttavia, basta con le
discussioni e con i ripensamenti; dica a se stesso: non è la mia strada, né è la volontà di Dio per me.
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Terza domanda.
Se il signor Delarue insiste ..., dovrò troncare ogni rapporto?
Risposta
No. Curi i compiti che ha nella Chiesa; non mostri di tenere il broncio o di compiangerli, ma
lasci capire che altra è la sua strada e la sua vocazione. E se tornano all’attacco, non lo respinga con
indignazione o disprezzo ma, senza perdere la calma, dica: mi sono ritirato, punto e basta: a
ciascuno la sua grazia. La sua calma e la sua pace saranno più efficaci di tutto il resto.
Ecco, caro amico, la mia risposta. La prego, non si agiti e non si inquieti. È una lezione e una
grazia. Addio. Suo aff.mo Eymard.
Sig. E. de Leudeville - Leudeville per Marolles-en-Hurepoix (Seine-et-Oise)
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CO 825
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 153, 33)
Parigi, 14 maggio 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, Dio sia benedetto che per l’impegno di SaintChamond ha avuto la felice idea di rivolgersi al p. Germain e che egli ha accettato; ne verrà un
doppio vantaggio. Io sarei venuto volentieri se Dio me ne avesse offerto l’occasione. Le consiglio e
la prego di agire come se io non dovessi venire a trovarla; Dio ci ha dato una piccola porzione della
sua santa e amabile croce, il che mi mette nell’impossibilità di programmare un’assenza. D’altronde
mi scrivono da Marsiglia che la mia presenza sarebbe piuttosto urgente; Dio lo sa. Stando alle
previsioni e ai calcoli umani prevedo di venire da lei solo verso il mese di luglio. Povera figlia,
inchiodata com’è alla croce non può vedere né ricevere la santa e adorabile ostia, visitare il suo
benamato e nemmeno farcisi portare come il paralitico; ma l’amore della santissima volontà di Gesù
vale più di tutti i doni e di tutti i beni della nostra volontà. Resta nelle sue possibilità la comunione
d’amore, la presenza e la grazia di Gesù. Diventi quindi un tabernacolo vivente, una colomba come
i primi tabernacoli, un’arca dell’alleanza con l’oro e i due cherubini. Gesù sia per lei tutto in tutto e
per sempre. Suo dev.mo nella sua carità Eymard, s.s.s.
Sig.ra Tholin-Bost - Tarare (Rhône).
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CO 826
PADRE DE CUERS
(I, 43, 35)
Parigi, 16 maggio 1859.
Carissimo padre, ordinerò oggi il paramento rosso, il piviale e il velo omerale; il turibolo in stile
gotico non supera i 50 franchi; le porterò tutto da qui. Per l’ostensorio, ho visto di nuovo sabato il
signor Favier: egli mi ha detto che le è stato spedito un piccolo disegno in stile medievale. A me
pare che i raggi sono ben distinti, ma troppo piccoli, mi dicono però che lo richiede lo stile. Ne ho
visti di molto belli dal signor Picard, ma verrebbero a costare più cari; forse con l’aggiunta del
monogramma IHS l’ostensorio del signor Favier farà la sua bella figura; la lunetta è grande e bella,
ed è l’essenziale; prenda una decisione al riguardo. Farò l’ordinazione del calice della stessa fattura
della pisside, beninteso in argento e senza doratura, perché con la doratura viene a costare 340 fr.
Verrò a Marsiglia per la data da lei fissata, anche se il p. Champion dovesse rimanere solo,
come lei dice, e fare soltanto l’adorazione, diventando impossibile la recita dell’ufficio. Adoro e
benedico Dio e bacio la sua mano paterna, perché in questo modo ci costringe a chiudere gli occhi,
ad afferrarci alla sua mano e a continuare il cammino senz’altra risorsa, altro scopo e altra speranza
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se non la sua divina bontà. Vedo con chiarezza che Nostro Signore ci chiede un assoluto abbandono
nelle sue mani. Quelli che attendevamo non sono venuti, le nostre speranze sono state ribaltate da
prospettive differenti, gli estranei prendono il posto degli amici che nei primi tempi ci erano
affezionati e le prove ci provengono dai nostri. Il p. Hermann si è cambiato non dico in nemico, ma
in avversario, perché torna sempre col discorso su ciò che è pacifico ormai da un anno e mezzo, e
batte sempre il tasto di queste sedicenti religiose di coro comune, e va proclamando ad alta voce che
lui non sta più dalla nostra parte. Ahimè, non aggiungo altro! Dio non ha bisogno di alcuno e vuole
riservare soltanto a sé la gloria della sua opera.
Quanto a noi, egli ci vuole liberi da ogni influsso, da ogni protezione e da ogni guida estranea.
Fino a che serviremo bene il nostro Maestro non abbiamo da temere nulla: tutto questo travaglio di
epurazione, di allontanamento, di diserzione e di abbandono da parte delle creature è il più grande
dei favori. Io ne ringrazio incessantemente il buon Maestro, e non esito a dire che ne temo e pavento
la fine. La prova vale più del successo e la croce del Tabor. D’accordo, per la mia venuta diffonda
pure gli avvisi e faccia come meglio le pare. La «Voix de la verité» ha pubblicato giovedì santo un
articolo sulla nostra Società. Ho appena ricevuto la «Gazette de Lyon» del 12 maggio, su cui
compare un breve articolo; pare che una persona amica l’abbia scritto dopo avere letto il nostro
opuscolo d’informazioni. Ho pensato che se il discorso di cui mi parla fosse fissato per il giorno
dopo la Pentecoste o al martedì successivo, ci consentirebbe un po’ più di respiro, qui. Veda lei, per
me è indifferente. Il servizio del buon Maestro procede bene; rimanga sulla breccia. Tutti ne sono
contenti e felici: «Se Gesù è con noi, chi sarà contro di noi?». Eymard.
P.S. Non ho ricevuto risposta alla lettera inviata alla signorina Marin. - Non ho scritto a monsignor de La
Bouillerie, ritenendo che anche lui ci è contrario; infatti ho fatto due visite alla signora de Rastignac e
non ho avuto né il suo parere né il suo biglietto da visita, come mi aveva promesso la sorella.
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CO 827
SIGNORA ROTTIER
(III, 217, 1)
Parigi, 16 maggio 1859.
Buona signora, accetto con viva gratitudine l’offerta tanto devota del suo buon cuore. Avrò
bisogno di questa somma di 2.000 fr. il 31 maggio. Se può aggiunga altri 300 fr., perché temo che la
somma che dovremo riscuotere in questo mese verrà ritardata a motivo della fiacchezza degli affari.
Non le dico quanto sono commosso per la sua bontà, ma lo vado ripetendo con insistenza al buon
Dio. Sono nella sua divina carità, buona signora, suo dev.mo Eymard.
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CO 828
PADRE DE CUERS
(I, 45, 37)
Lunedì, 16 maggio 1859.
Carissimo padre,
1. Le ho scritto stamattina. Vengo per dirle che i paramenti gotici sono stati ordinati; il tutto
ammonterà a 715-720 fr. Penso che andranno bene; il p. Champion è contento della scelta. Sarà
però prudente non esporsi ad un rifiuto esplicito da parte della curia; dal momento che c’è chi ne
fa uso, che lo si tollera e si lascia correre come a Parigi, ciò basta.
2. Noi abbiamo, come lei sa, la teca del primo ostensorio: ben volentieri gliela presto fino a che
non potrà procurarsene una d’oro. Essa farà così il giro del mondo, se il Signore ci vorrà
moltiplicare. Gliela offro più come un ricordo che come un oggetto di pregio.
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3. Adolphe desidera venire da lei per accudire alla cucina, beninteso come domestico salariato. Gli
ho detto che le avrei scritto; tornerà a fine settimana per avere la risposta. Noi gli pagheremmo il
viaggio di andata in più del salario. Che ne pensa? egli ne sarebbe contento, e forse è ancora il
miglior partito, perché non vedo dove trovarne un altro idoneo.
4. Non ha l’intenzione di ordinare al signor Koll un bel baldacchino gotico come il nostro?
5. Mi è stato riferito che la vecchia sacrestia, ora adibita a cappella, è molto umida; è vero?
Ho appena il tempo di dirmi suo aff.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.s.
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CO 829
MONSIGNOR DE MAZENOD
(I, 46, [37])
Parigi, 18 maggio 1859.
Monsignore,
vedo con gioia avvicinarsi il bel giorno dell’esposizione a Marsiglia, nella modesta cappella che
ben presto si trasformerà in un devoto cenacolo. Sento il bisogno di ringraziare ancora Sua
Eccellenza per averci chiamato nella sua città e per la gradita promessa di volerci considerare come
suoi figli.
Mi fa molto piacere, Monsignore, venire a darle un acconto per tutte le grazie che Dio, nella sua
infinita bontà, mi ha accordato per il suo tramite. Devo ad uno dei suoi figli illustri, il reverendo
Guibert d’Etor, sacerdote, e alla Società da lei fondata, se sono religioso. La nostra piccola Società
diventerà la creatura benedetta del suo episcopato.
Il p. de Cuers mi scrive che lei mi concede ben volentieri l’autorizzazione a tenere una predica
al solo scopo di far conoscere il fine del nostro istituto, tanto più che si degnerà di onorarmi della
sua presenza. Voglia, monsignore, gradire la mia profonda riconoscenza: sarà certo un bello e felice
inizio. Perché possa regolare i miei impegni a Parigi, oso pregare Sua Eccellenza di volermi fissare
la data e la chiesa per il discorso di inaugurazione, se le va bene il giorno dopo la festa
dell’Ascensione o altro giorno a sua scelta. Quanto alla chiesa, preferirei quella della Trinità, perché
è più piccola e più modesta della cattedrale.
Non so se Sua Eccellenza è informata che ho inviato da Parigi l’artigiano più abile in arte
gotica, lo stesso che ha fatto il pulpito gotico di Sainte-Clotilde; tutto sarà in stile sec. XIV, l’epoca
gloriosa del trionfo della SS. Eucaristia. Ho ordinato tutti i vasi sacri in stile gotico; anche i
paramenti sono stati ordinati in quello stile; saranno molto belli e soprattutto in armonia con il resto.
Anche a Parigi abbiamo adottato lo stile gotico nel culto: è come una prova sensibile dell’antichità
del dogma e un ricordo dei nostri padri. Monsignor Sibour officiava ordinariamente rivestito di
questi magnifici paramenti; a Parigi ci è lasciata libertà e noi abbiamo optato per questa forma.
Fra qualche settimana mi troverò ai suoi piedi per chiederle nuovamente l’antica benedizione.
Nell’attesa mi è grato professarmi, coi sentimenti della devozione più filiale, di Sua Eccellenza
umile figlio Eymard, sup.
Lettera inclusa in quella al p. de Cuers del lunedì 16 maggio 1859.
821
CO 830
PADRE DE CUERS
(I, 44, 36)
Parigi, 19 maggio 1859.
Carissimo padre, il signor de Saint-Louvent verrà a trovarla dovendo passare da costì. Egli
desidera ardentemente venire da noi; se è la volontà di Dio, anch’io lo voglio di tutto cuore. Ci
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siamo messi d’accordo che durante il ritiro in preparazione al Corpus Domini verrà a passare
qualche giorno con noi; in quell’occasione potremo giungere a qualche conclusione. Nessuna
novità: tutti stanno bene e servono gioiosamente e spontaneamente il buon Maestro. I suoi
paramenti medievali li stanno confezionando; il piviale è in stile XIII-XIV secolo; è originale, ma
assicurano che riuscirà bene. Sento i rintocchi della campana della benedizione. Coi sentimenti più
intimi di amicizia sono suo aff.mo Eymard.
822
CO 831
PADRE DE CUERS
(I, 47, 38)
Parigi, 28 maggio 1859.
Caro padre, una parola di gran fretta. Grazie di tutte le sue gradite e amabili lettere: esse ci
fanno tanto piacere. Partirò da qui martedì alle 2 del pomeriggio, ma non arriverò che la sera di
mercoledì con l’omnibus. Non venga alla stazione, perché se martedì sorgesse qualche difficoltà,
partirò in modo da arrivare la mattina di giovedì: ciò vale solo nel caso di qualche contrattempo.
Le sue commissioni sono in corso di esecuzione. L’ostensorio è stato ordinato: è il medesimo,
ma con in più dei graziosi ornamenti; riuscirà bello e il merito è del signor Rey. È impossibile fare
eseguire in gotico tutto quello che chiede con la somma di 800 fr. Il signor Picard dimostra molta
disponibilità, ma non è possibile con meno di 900 fr., senza contare i 10 fr. per l’imballaggio e le
spese di spedizione. Quanto ai paramenti, dal momento che ci ha lasciato una certa libertà di scelta,
abbiamo optato per dei capi tra l’andante e il decoroso, ma in base alle sue giuste osservazioni ho
fatto cambiare il piviale e la stola in confezioni più semplici. Porterò con me qualche paramento, il
calice e l’ostensorio, ma il signor Picard chiede qualche giorno in più; tutto però sarà pronto per la
Pentecoste.
È sempre solo con il buon Maestro! La sua santa volontà supplisce a tutto; mi pare sia la cosa
migliore. Ne sia egli benedetto. Aff.mo in Gesù Cristo Eymard.
823
CO 832
SIGNORA JORDAN
(IV, 247, 30)
Parigi, 29 maggio 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, mercoledì mattina passerò da Lione. Forse celebrerò la
messa ad Ainay e quindi ripartirò per Marsiglia dove arriverò il giorno dell’Ascensione. Il giorno
successivo terrò un discorso di presentazione, e poi predicherò un ritiro eucaristico in preparazione
al Corpus Domini, quindi tornerò a Parigi. Probabilmente non la potrò vedere, perché lei sarà a
Calet e io sarò a Marsiglia, rue Nau 7.
Questa piccola fondazione avviene unicamente per l’impulso di Dio, perché qui l’amore di
Nostro Signore è un po’ come sul calvario. Preghi per noi. Conosco bene il signor Giroud di La
Mure; prego per la sua guarigione e per il suo ritorno a Dio. È un’ottima persona, caritatevole e
giusta, ma non ha la fede. Dio gliela darà perché ha fatto tante opere buone.
Ora si trova tutta sola a Calet, lì dove si erge la mia rupe contemplativa e dove anche lei sta con
Nostro Signore. Ci resti felice e gioiosa immersa nella solitudine e nella stupenda natura. Sappia
vedere Dio che è l’ornamento di ogni cosa e che rende deliziosi i deserti più desolati. Pensi che
tocca il cielo con le mani e che il suo cuore ci deve vivere. Oh, mia buona figlia, senza Gesù il
nostro buon Maestro non sarebbe possibile vivere su questa terra di peccato e di squallore; Gesù
rende l’esilio bello e amabile. Saluti, mia cara figlia. Suo dev.mo in Gesù Cristo Eymard, s.s.
63
824
CO 833
MARIETTE GUILLOT
(III, 200, 11)
Marsiglia, 4 giugno 1859.
Signorina, vengo per dirle che ho fatto un buon viaggio. Ho trovato i lavori molto avanzati e la
cappella quasi terminata: essa sarà molto bella. La casa comincia bene; è grande ... e può ospitare
venti persone. Sono stato molto bene accolto a Marsiglia; ieri alle 4 del pomeriggio ho tenuto il
discorso di inaugurazione dell’opera alla presenza del vescovo, di molti sacerdoti della città e di una
numerosa e devota assemblea. Ora l’opera è stata annunciata ed avviata; siamo già in tre. Se il
bravo giovane che mi ha fatto conoscere dalla signora Morel persiste nell’idea di consacrarsi a
Nostro Signore e al suo amabile servizio nel SS. Sacramento, me lo mandi subito mentre io mi
trovo qui. Io lo istraderò; egli si troverà molto bene e soprattutto sarà molto edificato. Porti con sé
ciò che ha. Partendo da Lione alle 5,30 del mattino arriverà a Marsiglia alle 6,30 di sera. Qui
prenderà una vettura e pagherà il nolo per essere condotto a rue Nau 7; vi arriverà senza difficoltà.
Si porti da mangiare e da bere per il viaggio. Non attacchi bottone con alcuno durante il viaggio e
non manifesti lo scopo per cui viene a Marsiglia; dica semplicemente che viene a trovare dei
parenti. Il costo del biglietto del treno è di 20,40 fr.; le dia a nome mio 25 fr., glieli restituirò al mio
passaggio. Faccia registrare il suo bagaglio, oppure se non è troppo ingombrante, lo porti con sé.
Ecco il favore che la prego di farmi al più presto, buona signorina. Se il giovane non si
decidesse, favorisca avvertirmene per lettera, perché possa ammetterne un altro. Ma mi
dispiacerebbe, perché mi ha fatto una buona impressione e penso che questa sia la sua vocazione.
Dica ai suoi genitori tanto pii che ne avremo cura. Saluti. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Mariette Guillot - Lione.
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CO 834
MARGUERITE GUILLOT
(II, 230, 198)
Marsiglia, 8 giugno 1859.
Mia cara figlia, grazie delle sue brevi parole, delle notizie della vostra casa e dei pii sentimenti
delle sue sorelle rivolti a Dio per me. Io qui non vi dimentico. Il mio viaggio è stato buono, senza
emicrania. Ho trovato a Marsiglia una grande simpatia per l’opera del SS. Sacramento. Vi sono
delle belle anime che vi si dedicano; ci troviamo in un quartiere devoto e tranquillo.
Il discorso pronunciato davanti al vescovo e a un pio uditorio ha avuto successo. Lavoriamo
molto per potere celebrare nella grande cappella il giorno della Pentecoste. Cominceremo il ritiro di
preparazione giovedì 16 e lo continueremo fino a giovedì 23, festa del Corpus Domini. Il primo
esercizio è alle 7 del mattino, con la messa seguita da istruzione; la sera alle 8 istruzione e
benedizione. La prima esposizione si farà il 23 nella ricorrenza del Corpus Domini. Subito dopo
partirò per Parigi, se mi sarà possibile.
Ho ricevuto notizie dal signor Clavel: si prepara ad entrare fra un mese. Niente di nuovo per le
altre vocazioni, ad eccezione di un chierico tonsurato che è venuto a trascorrere qualche giorno qui,
ma è un soggetto ancora dubbio; è venuto a prenderlo suo padre e ci ha detto che tornerà. Per
domani sera aspettiamo il giovane Ratons; mi è piaciuto, lo istraderò io stesso e si troverà contento.
La casa promette bene e ha una cappella molto graziosa; sarà una bella fondazione.
Io sto bene anche se sento molta nostalgia della nostra adorazione; le giornate sono molto
lunghe qui. Il mio cuore è a Parigi; benché costì la croce duri molto, è però leggera e dolce con
l’Eucaristia. Tanti saluti a tutte le sorelle e alla madre. La benedico in Nostro Signore. Suo dev.mo
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Eymard.
P.S. Ho visto la signorina Dalaca; sta bene, ma mi sembra che il momento non sia opportuno. Nulla di
nuovo da Tolone; ho visto la signora Nègre, ma mi sono tenuto sul vago perché tutto è poco chiaro.
P.S. Ho visto più volte la signora Spazzier. Non le è stato possibile stabilirsi a Marsiglia, verrà perciò a
Parigi, prenderà in affitto una camera e si cercherà un lavoro. Ma ci siamo definitivamente accordati
che non mi parlerà più di volere far parte della vostra piccola comunità: gliel’ho detto con molta
franchezza. Pensavo che non tornasse a Parigi, ma essendo indipendente è libera di venirci; l’accolga
con cordialità, ma non come una sorella ma solo come un’amica. Saluti, suor Benoîte; su, lei non prega
abbastanza per me; ami molto il suo nulla e il buon Gesù.
Sig.na Guillot Marguerite - rue faubourg St-Jacques 66 - Parigi.
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C0 835
SIGNORINA DE REVEL
(III-S, 35, 21)
Marsiglia, 8 giugno 1859.
Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, la sua lettera mi ha piacevolmente sorpreso e
mi fa sperare di poterla incontrare, non fosse che per qualche ora. Mi rallegro di saperla attorniata
da una famiglia così buona, devota ed affettuosa. È un piccolo fiore sul cammino della vita. Lo
colga strada facendo, ma per il buon Maestro che è in cielo.
Venerdì 3 giugno ho tenuto un discorso sullo scopo dell’opera e del nostro istituto; abbiamo
riscosso una grande simpatia qui. È la prima grazia di fondazione per la casa di Marsiglia, verrà poi
la grazia della croce che cementa le pietre dell’edificio. Da giovedì 16 fino al 23 giugno predicherò
nella nostra cappella un ottavario di preparazione alla prima esposizione che avverrà nel giorno del
Corpus Domini. Ciò fatto, ripartirò per Parigi e glielo farò sapere almeno 10 ore prima. Dopo il
Corpus Domini, riprenderanno i lavori di tinteggiatura che dureranno due mesi. Spero di tornare qui
in autunno.
La signora Spazzier parte domattina alle 7,40 e arriverà da lei verso le 4 del pomeriggio, ma
solo di passaggio, per concludere quell’affare pecuniario. La buona signora si reca a Parigi dove
spera di trovare un po’ di lavoro, e di vivere sola e tranquilla vicino al SS. Sacramento. Le ho infatti
detto che, a motivo della salute, non poteva restare con la signorina Guillot. Avendo bisogno di un
regime particolare, la cosa non era possibile.
In merito alla richiesta se una religiosa, che ha fatto voti semplici di povertà e di obbedienza,
sia tenuta a rinunciare alla proprietà rispondo: no, signorina. Essa può conservare il diritto di
proprietà. Il voto non riguarda che l’uso. Per disporre dei redditi e porre un atto di proprietà essa ha
bisogno di averne licenza. Il voto consiste solo in questo. Che meschinità! a volte ci si serve di tutto
per incatenare a torto le coscienze.
Mi creda sempre, buona signorina, strettamente unito a lei in Nostro Signore. Eymard, s.s.s.
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CO 836
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 15, 15)
Marsiglia, Solennità della Pentecoste, 12 giugno 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, ho ricevuto la sua gradita lettera con le note che conteneva.
Grazie. Avevo ricevuto ancora prima di partire da Parigi la dolorosa e edificante notizia della morte
di questo angioletto, che Dio è venuto a cercare perché era un bel fiore degno del paradiso, il
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compagno di gloria del suo buono e devoto babbo. Certo, le lacrime versate su di una tomba sono
sempre lacrime amare, perché la morte è qualcosa di così triste e così contraria all’amore! Ma il
cielo che si apre su di una tomba è qualcosa di paradisiaco, di consolante e attraente. Vivere nel
seno di Dio significa ritrovare tutti i propri figli e i propri amici: Dio è la vita e la felicità della vita.
Questa morte ha spezzato ed elevato questa buona mamma, lo comprendo bene. La Vergine ha
provato questi due sentimenti sul Calvario e al sepolcro; l’uno fa la forza dell’altro. Ah, se non
avessimo quaggiù l’adorabile Eucaristia, Gesù l’Emanuele con noi, la terra sarebbe troppo triste, la
vita troppo dura e il tempo troppo lungo. Dobbiamo ringraziare la bontà di Dio di averci lasciato
questo paradiso di amore, questo Gesù velato, questa colonna di nube e di fuoco del deserto. Una
pia opinione espressa dal papa Giovanni XXII sostiene che le anime dei giusti fanno il loro paradiso
attorno a Gesù nel SS. Sacramento formando la sua corte. Questo piccolo angelo resterà nella
parrocchia nella quale è morto, e là vicino alla sua cara mamma e a lei, egli sarà felice. Che
pensiero consolante! Presenti per favore le mie condoglianze a questa buona mamma, per la quale
prego con tutto il cuore.
Starò qui fino al giorno dopo il Corpus Domini 24 giugno. Giovedì devo cominciare un ritiro in
preparazione alla prima esposizione che si terrà il giovedì 23. Se ha bisogno di me mi metto
interamente a sua disposizione. La nostra piccola fondazione comincia bene. I lavori sono quasi
ultimati, ora si iniziano le tinteggiature. Ci vorranno ancora due mesi. Penso di tornare qui verso il
mese di ottobre, quando tutto sarà terminato. Preghi molto per noi, cara figlia, perché abbiamo
bisogno di Dio e della sua grazia. Una volta tornato a Parigi manterrò la mia promessa. Mi creda
sempre in Nostro Signore, carissima figlia, suo dev.mo Eymard, s.s.s.
Sig.ra de Grandville - rue St-Laurent 8 - Nantes.
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CO 837
MARIETTE GUILLOT
(III, 201, 12)
Marsiglia, 22 giugno 1859.
Cara figlia, partirò da Marsiglia venerdì mattina per essere a Perrache la sera alle 6; non si
scomodi per venire a prendermi, perché andrò direttamente alla casa del signor Gaudioz e di là a
quella della signora Morel. Mi fermerò a Lione solo fino alle 9 di sabato mattina, a meno che il
buon Dio non voglia servirsi di me per il signor Morel. Ho solo il tempo di dirmi suo aff.mo in
Nostro Signore.
Sig.na Mariette Guillot - rue du Juge de Paix 17, Fourvière - Lione.
829
CO 838
PADRE DE CUERS
(I, 48, 39)
Parigi, 1° luglio 1859.
Carissimo padre, eccomi finalmente da sabato a Parigi, felice di rivedere tutti i buoni
confratelli. Li ho trovati bene. Il signor Carrié sta come di consueto; l’ha affaticato il catechismo
fatto ogni sera a due gruppi, soprattutto a quello dei più insubordinati, che lo hanno fatto
spolmonare. Ma oggi tutto è rientrato nell’ordine, perché ho licenziato i ragazzi al di sotto dei
dodici anni, che ci creavano soltanto delle difficoltà.
Abbiamo fatto l’esposizione l’intera settimana per solennizzare il Corpus Domini; e abbiamo
pregato molto per lei, perché ben comprendo quale grande privazione sia non avere l’esposizione. Il
buon p. Champion è stato ammirevole per la dedizione.
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Accludo alla presente lettera le ricevute del denaro che mi ha consegnato per i diversi fornitori.
La corona dell’ostensorio è terminata. A me sembra bella e di buon gusto; è in argento dorato con
pietre scelte e costa 170 fr. È stata fissata alla croce dell’ostensorio, perciò non si sono dovute fare
aggiunte o saldature.
Non è arrivato ancora nessuno. In proposito applico sempre a me stesso le parole di Nostro
Signore: «Se il chicco di grano ... non muore, rimane solo» [Gv 12,24]. Quand’è dunque che questo
uomo vecchio sarà definitivamente morto perché il regno di Nostro Signore possa avere inizio?
Quando ha l’occasione di spedire qualche pacco postale a Parigi, vi accluda il velo del calice
del paramento rosso: il signor Hubert lo rifarà, perché si è sbagliato col tagliarlo troppo piccolo.
Abbia la bontà di spedirmi gli appunti dell’esame del signor Laurent, che le ho lasciato; me li
invii per posta, perché li possa sottoporre, insieme con il suo parere, al giudizio del p. Champion.
Non mi è stato ancora possibile dar corso all’ordinazione delle forme per dare la piega alle cotte,
perché il servizio dell’adorazione mi trattiene in casa. Il signor Carrié si recherà oggi al Ministero
per il suo mandato di pagamento. Noi non abbiamo più nulla: ne sia lodato e ringraziato Dio. Cerchi
di fare qualche cosa per la sua malferma salute, caro padre, per potere continuare a lavorare al
servizio del buon Maestro: faccia per amore di sé ciò che la sua carità le farebbe fare per gli altri.
Mi creda, carissimo padre, sempre suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. Stasera le sarà spedito dal Ministero il mandato di pagamento: le giungerà domani sera. Il signor
Picard è stato ed è molto rammaricato di quanto è accaduto; dice che lo sbaglio è stato dei fonditori; le
rispedirà ogni cosa con il corriere. Tutta la comunità l’abbraccia in Cristo Gesù. Con una delle
prossime lettere le invierò la nota delle piccole spese di ciò che le è stato spedito.
830
CO 839
SIGNORINA DANION
(IV, 88, 5)
Parigi, faubourg St-Jacques 68, 1º luglio 1859.
Cara sorella in Nostro Signore, ho letto la sua lettera: grazie dell’affettuoso e fraterno ricordo,
grazie nel nostro buon Maestro. Mi ha fatto molto piacere, perché è bello ripetere a se stessi e
sentirsi ripetere ciò che costituisce l’oggetto unico, supremo e costante dei nostri desideri: il regno
eucaristico di Gesù in tutti i cuori. Non creda che l’abbia dimenticata, cara sorella; proprio no. A
Roma lei mi è stata sempre presente; avevo portato con me le sue lettere e le sue note sul
Terz’Ordine. Il buon Maestro è stato tanto buono e generoso con me a Roma! Il sommo Pontefice
ha voluto dettare personalmente il breve che incoraggia, loda e benedice la Società del SS.
Sacramento, e a noi e agli aggregati ha concesso una indulgenza plenaria quotidiana. Tutto è
avvenuto in soli 15 giorni con grande meraviglia di tutti.
Tornato a Parigi abbiamo fatto un buon ritiro al termine del quale i tre veterani hanno emesso i
voti perpetui, e due preti e un fratello, che lasciavano perplessi sulla vocazione, sono partiti.
Preferiamo essere in pochi ma in perfetta consonanza di cuore e di vita. Sono di ritorno da Marsiglia
dove abbiamo appena aperto una casa di adorazione; la prima esposizione è avvenuta il giorno 23
festa del Corpus Domini. La nostra opera ha riscosso una grande simpatia in quella città, dove la
pietà è viva e fervente. Grazie alla nostra presenza il vescovo di Marsiglia ha potuto istituire le
Quarantore nella sua diocesi, contento e anzi contentissimo di potere concorrere alla regale
istituzione dell’adorazione perpetua.
Ho l’intenzione di occuparmi dell’organizzazione di un Terz’Ordine del SS. Sacramento, ma
finora non ho avuto tempo. Peccato che non sia a Parigi, ne potremmo discutere insieme. Perché
non potrebbe venire qui per una settimana o una quindicina di giorni? Preghi perché ci giungano
buone e sante vocazioni, uomini desiderosi di darsi e di dedicarsi senza condizioni al servizio e alla
gloria di Nostro Signore nel SS. Sacramento. Ahimè quanto pochi sono soprattutto tra i sacerdoti,
coloro che comprendono la vita eucaristica e che hanno il coraggio di servire Gesù nel Sacramento
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in modo esclusivo. Ciò mi angoscia. Cinquecento sacerdoti hanno fatto domanda per essere
cappellani dell’esercito e nessuno chiede di diventare la guardia del re dei re. Che vergogna! che
vigliaccheria! Addio, cara figlia; lei sa che le sono strettamente unito nella divina Eucaristia. Suo
dev.mo Eymard, s.
Sig.na Virginie Danion - Mauron (Morbihan).
831
CO 840
SIGNORA GALLE
(II-S, 149, 8)
Parigi, 1° luglio 1859.
Buona signora Galle, mi scusi se sono passato nei suoi paraggi senza fermarmi. Mi avevano
scritto che un religioso era ammalato e che dovevo rientrare subito a Parigi. Dopo l’inaugurazione
della casa di Marsiglia sono partito immediatamente; per fortuna non era nulla di grave, si trattava
solo di affaticamento. Sarei stato contento di rivederla, di pregare nella sua devota e venerata
cappella, di conversare tranquillamente con lei e con Paul, ma il buon Maestro ha voluto da me
questo sacrificio. Spero di rivalermi alla prossima occasione.
Questa è la vita, povera e cara signora. Ci si saluta, ci si dice addio mentre si passa, si soffre, e
poi ci si incammina verso l’eterna spiaggia. Povera vita, se il cielo non ne fosse lo sbocco! Ma
anche bella e preziosa perché ci fa guadagnare il cielo. Abbia molta fiducia e pazienza nelle sue
croci e pene, buona signora. Guardi la mano divina che gliele manda e che la aiuta a portarle. Si
nutra spesso del pane dei forti, perché lei ne ha bisogno. E questa santa comunione sostituirà tutto.
Le mie cordialità al bravo Paul, e il mio ricordo alla signorina, alla nutrice e a tutta la famiglia.
Mi creda sempre in Nostro Signore suo dev.mo Eymard, sss.
Sig.ra Galle de Villedieu - La Tour par l’Arbresle (Rhône).
832
CO 841
SIGNORINA DE REVEL
(III-S, 36, 22)
Parigi, 1º luglio 1859.
Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, eccomi a Parigi. Non ho potuto fermarmi a
Valence, e mi è costato; mi avevano infatti scritto che un religioso stava male e che dovevo arrivare
in fretta qui. Fortunatamente si tratta solo di stanchezza per il lavoro e non di malattia grave.
Nostro Signore mi ha molto confortato a Marsiglia. Vi ho trovato una grande simpatia per
l’opera del SS. Sacramento; gli esercizi spirituali sono stati molto frequentati.
Costato con piacere che desidera darsi tutta al Signore, che si rimprovera il vuoto della sua vita,
che ha il profondo sentimento che solo Dio è il suo unico bene. Certo, sorella, si metta a
disposizione di Dio e della sua grazia nei pochi giorni che le restano da trascorrere quaggiù. Questa
vita non è che una preparazione alla vita eterna, è la purificazione mediante l’amore e l’amore della
croce. Le auguro di incontrare qualche bel fiore per la strada, segno della delicatezza del suo Padre
celeste, ma lei ne offra a lui il profumo e la bellezza.
Qui niente di nuovo, salvo il perpetuarsi del Corpus Domini nel nostro cenacolo. Le dame
stanno bene, e si studiano di appartenere unicamente a Dio. La signora Spazzier è qui e prende
lezioni di maiolica. Penso che non sia chiamata ad una vita di comunità. Le ha trovato un
appartamento nelle vicinanze. Vorrei che rinunciasse definitivamente a quel desiderio che la turba e
la rende inquieta. Se essa volesse entrare in qualche comunità lo potrebbe fare, ma non se la sente.
Io la compiango ma non voglio abbandonarla.
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Lei sa, cara sorella, con quale affettuosa dedizione le sono unito in Nostro Signore, e resto suo
dev.mo Eymard.
Sig.na de Revel, presso il barone de Carmejane, faubourg Faventine 20 - Valence (Drôme).
833
CO 842
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 16, 16)
Parigi, 4 luglio 1859.
Da qualche giorno mi trovo a Parigi, cara figlia. Non so se devo rallegrarmi del viaggio e del
ritiro eucaristico di Marsiglia. Dicono che ha fatto un po’ di bene, ma ne ha fatto di più a me, che ho
costatato l’eccellenza di una vocazione della quale sono tanto indegno e il bisogno che le anime
hanno di Nostro Signore, che è verità e amore. Che cosa faremmo di buono se non portassimo le
anime verso il loro centro divino, verso la loro vita? Lei, mia buona figlia, che ha la fortuna di
essere l’ancella del Dio dell’Eucaristia, stimi molto la sua grazia e si renda degna di un sì nobile
Maestro. Per riuscirci sia un’ancella d’amore, che si sente ricompensata a sufficienza dal servizio di
un Signore tanto buono. Sia l’apostola della divina Eucaristia, la fiamma che illumina e riscalda,
l’angelo del suo cuore che va ad annunciarlo a coloro che non lo conoscono e a infondere coraggio
a coloro che lo amano e soffrono.
Sono contento di saperla presso la cognata. Sia affabile, condiscendente e comprensiva con il
cuore che Nostro Signore le ha dato; sia generosa e di animo grande verso di lei. Riconosca alla
natura i suoi diritti, ma li elevi al livello della virtù e dell’amore divino. Lasci pure che la credano
una santa e un’anima tutta di Dio, sarà una lezione. Cerchi di accattivarsi la piena confidenza di
quel cuore tanto colmo di tristezza e di virtù. Il momento del dolore è la grande occasione di Dio,
ma bisogna sapercelo vedere.
Faccia per obbedienza i bagni di mare, san Girolamo glielo direbbe al mio posto, e non dia peso
ai venti e alle nubi che vorrebbero turbarla. Si curi con maggior diligenza; sono del parere che
mangi di grasso quando fa il bagno, perché dicono che contribuisce alla cura; tuttavia non è un
ordine. Certo se Dio lo volesse, verrei con gioia a Nantes per fare visita alla mia vecchia figlia in
Nostro Signore. Mi creda sempre suo dev.mo Eymard, s.s.s.
834
CO 843
SIGNORINA MATAGRIN
(V, 269, 4)
Parigi, 4 luglio 1859.
Signorina e cara sorella in Nostro Signore, la sua lettera mi ha raggiunto a Parigi, dove mi trovo
da qualche giorno dopo il rientro da Marsiglia. Non mi sono fermato a Lione perché un nostro
religioso di Parigi stava male, e io ero atteso con ansia. Sapendo d’altronde che la signora Tholin si
trovava alle cure termali, il tempo non era certo propizio per predicare il ritiro che ella mi aveva
richiesto. In autunno dovrò tornare a Marsiglia, in quella nuova fondazione; se Dio lo vorrà,
potremo esaminare se a Tarare e ad Amplepuis si può fare qualcosa per la gloria del nostro buon
Maestro.
Anch’io sarei molto contento di incontrarla, cara signorina, per ringraziarla ancora per quanto
ha fatto per la nostra cappella. È un bel ricordo che me la fa presentare sovente al buon Maestro,
quando celebro la messa. Se Parigi non fosse così distante, le direi: venga a trovarci qui, per farvi
un breve ritiro ai piedi di Nostro Signore. Ci si sta così bene! meglio che sul Tabor.
Sono stato contento di incontrare la sua cognata. Speravo di rivederla, ma Parigi è talmente
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grande che spesso non si trova il tempo. Voglia presentare a quella brava signora i miei religiosi
ossequi. Quanto a lei, cara signorina, penso che sia sofferente, dal momento che si trova a Uriage.
Si curi bene, deve farlo. Lei possiede una cappella dove Nostro Signore è presente. Vada spesso a
fargli visita con il cuore che egli le ha dato; egli glielo ha dato per lui. Ponga la sua virtù nel suo
santo amore, ed i suoi meriti nella sua infinita misericordia, e diventerà ricca e molto perfetta. La
benedico, cara figlia, nella divina carità di Gesù, e le resto unito ed affezionato per l’eternità.
Eymard.
Sig.na Matagrin - Hôtel des Bains, Uriage (Isère).
835
CO 844
PADRE DE CUERS
(I, 49, 40)
Parigi, 5 luglio 1859.
Carissimo padre, solo ieri sera ho potuto avere il conto del signor Hubert: lo trova accluso alla
presente lettera. Ieri ho visto Picard: tutto sarà pronto per la fine della settimana; ma egli mi deve
avvisare prima di far la spedizione della cassa, perché possa controllare ogni cosa. Sì, molto
volentieri le accordo la proroga delle condizioni del voto di povertà fino a quando non si sarà
ripreso. Compiango molto questo sventurato reverendo Laurent, perché vi era del buono in lui;
come mai non ha capito che una simile condotta non è ammissibile? Nessuna novità per il
momento, a parte qualche lettera che chiede informazioni. Pensi a ben dormire, caro padre, per
essere un buon operaio. La vicinanza del mare è proprio una difficoltà insuperabile? Sento squillare
la campana. Sempre e interamente suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
836
CO 845
SIGNORA JORDAN
(IV, 248, 31)
Parigi, 6 luglio 1859.
Eccomi a Parigi, carissima figlia, dopo essere passato vicino a St-Romans senza potere venire a
salutarla. Dovevo arrivare in fretta a Parigi per la domenica del Corpus Domini, perché uno dei
nostri religiosi era malato e si richiedeva la mia presenza. Il buon Dio non ha voluto che avessi
questo piacere; ne sia sempre benedetto. Avrei rivisto con piacere quella bella rupe ricordata da
Cesare e che io ho amato. L’anima si compiace delle colline e delle montagne, perché le sembra di
toccare di lassù il cielo e di essere più vicina a Dio. Lei è beata nel contemplare queste belle e
solinghe montagne: l’anima alla loro vista si eleva più in alto. Lei è felice nella sua campagna, con
Dio solo, circondata dalla purezza della natura e dalla bellezza della divina Provvidenza. Io invece
mi annoierei, perché il tabernacolo è troppo lontano. Ma lei ci vada tutte le volte che può. È la visita
all’amico, al padre, a Gesù, al paradiso. Più costa l’andare e l’arrivarci e meglio si è accolti. Sia
buona, amabile, affabile, condiscendente e soprattutto paziente nella divina carità e tutto fiorirà
attorno a lei.
Ora sono nuovamente a Parigi conteso da Dio e dal mondo che ci assedia. Io mi lascio
coinvolgere, ma mi prenderò ben la rivalsa in cielo, dove più nessuno mi smuoverà dal mio posto,
ad eccezione di lei, cara figlia, lei ne ha il diritto. I miei cordiali saluti a tutta la sua famiglia. Lei sa
che le sono molto unito in Nostro Signore. Eymard, s.s.s.
Sig.ra Jordan - Calet, St-Romans, par St-Marcellin (Isère).
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837
CO 846
SIGNORA GOURD
(V, 42, 34)
Parigi, 6 luglio 1859.
Grazie per la sua bella lettera. Avrei certo desiderato assai incontrarla passando da Lione, o
almeno più a lungo. Lei ha preferito rinunciarvi per gli altri; Dio la ricompenserà.
Ho incontrato sua mamma. Sono sempre molto edificato da quell’anima bella che Dio tiene così
sulla croce del suo amore. Stimo quella cara anima; mi avvedo che Nostro Signore l’ama molto e
che le dispensa con prodigalità le sue grazie. Essa però soffre, perché Dio non vuole che goda della
dolcezza della croce né della pace della virtù. Quella buona mamma deve trovare il merito di tutta
una vita in ciascuna delle sue azioni e, conseguentemente, deve restare a fianco di Gesù crocifisso.
Resti con sua madre ogni qualvolta è libera; essa ha molto bisogno di lei, perché nessun altro la
comprende meglio. Sono perciò del parere che trascuri un po’ gli affari da riordinare per dividere il
suo tempo tra Lione e Romanèche. Se tuttavia, cara figlia, riuscisse a farsi aiutare riservando
qualche ora al giorno a rimettere un po’ di ordine in casa e nelle sue cose, almeno quelle che sono
più in vista, credo che farebbe bene. Lei vorrebbe fare tutto, e da sola, e questo è al di sopra delle
sue forze. Non si preoccupi troppo della negligenza a volte grande della vostra vita domestica.
Sembra che Dio, permettendo che sia un po’ sofferente e continuamente presa e ripresa, le lasci un
po’ l’umiliazione dell’amministrazione della casa. Quando starà meglio e sarà più libera, ed avrà dei
servitori più attenti ed affezionati, potrà por mano a quella riforma. Ma eviti di fare tutto assieme e,
soprattutto, di preoccuparsi troppo.
Visto che il parroco glielo ha proposto, torni a confessarsi da lui. La cosa è conveniente, e poi
lo faccia per un bene maggiore. Lei ha risposto bene alla questione delle dimissioni; se la vedano tra
loro. Continui ad andare alla comunione nonostante la sua povertà e le sue miserie spirituali. Lei è
così debole e così povera che ha un immenso bisogno di Nostro Signore, perché la sua presenza
ripristini e rinsaldi ogni cosa in lei. Ci vada come la mendicante della sua bontà e la figlia della sua
misericordia.
Grazie, cara figlia, per gli auguri di san Pietro. Certo, tutto quello che desidero e bramo è la
gloria di Gesù nel SS. Sacramento, ma quanto ho bisogno di fare anche meglio! mi rimprovero
infatti tutto quello che lei si rimprovera, e sento che sono molto in ritardo. Preghi per me. Nutro
fiducia per il suo caro infermo. Con la sua mamma avevamo concordato un metodo ed una linea di
condotta; mi sembra che se bisogna essere estremamente condiscendenti nelle cose ragionevoli,
occorre essere severi in quelle che non lo sono, e divenire arbitri e imporre decisamente la propria
volontà, altrimenti il male morale aumenterà.
Cordiali e deferenti ossequi alla sua buona mamma. Lei sa che sono, in Nostro Signore, suo
dev.mo Eymard.
838
CO 847
STÉPHANIE GOURD
(V, 106, 23)
Parigi, 6 luglio 1859.
Ha fatto bene, cara figlia, a non aspettare di essere perfetta prima di scrivermi. Lei ha buona
volontà, ha già iniziato ed effettuato grandi cambiamenti. Bene! Cerchi però di non fare tutto in una
volta; si prefigga un tempo ragionevole valutando gli altri obblighi spirituali e religiosi. È più
perfetto fare qualcosa ogni giorno che sfibrarsi per sentirsi subito libera. E poi faccia ordine
ordinatamente, curando il dettaglio e il particolare. Consideri, cara figlia, che cosa è una coscienza
incallita e ingarbugliata dove non si osa più mettere piede tanto è disordinata. Questo spiega il
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ritardo delle conversioni. Bisogna che sappia che nulla è più penoso per il corpo di questo compito
di riordino. Perciò le chiedo di moderarsi e di essere prudente in questa operazione, facendola con
calma e a tempo debito, non a cottimo.
Capisco il suo dispiacere, cara figlia, se il privilegio di conservare l’Eucaristia le fosse tolto.
1. Se il vescovo lo conferma, né il parroco né alcun altro sacerdote potranno ritirarle questo
privilegio. Il vescovo deve sapere cosa gli compete e conoscere i suoi diritti.
2. Il Concilio di Trento prevede che le chiese secondarie possano, a giudizio dell’ordinario,
conservare l’Eucaristia. Per chiesa secondaria si intende una chiesa o una cappella aperta al
pubblico e lontana dalla chiesa parrocchiale, in cui però si celebri abbastanza spesso la messa
per il bene dei parrocchiani e da cui si possa prelevare il viatico da parte delle parrocchie. Ora il
parroco potrebbe ben considerare tale la sua cappella.
3. Se le difficoltà fossero insormontabili, ricorreremo a Roma. Nel frattempo, cara figlia, rivolga a
nostro Signore la preghiera dei discepoli di Emmaus: «Resta con noi perché si fa sera! ...» [Lc
24,29]. Ami molto questo buon Maestro; gli appartenga totalmente. Viva del suo amore e lei
sarà una buona ancella del SS. Sacramento.
Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
839
CO 848
PADRE DE CUERS
(I, 50, 41)
Parigi, 8 luglio 1859.
Carissimo padre, la risposta del p. Champion le dovrebbe aver notificato la ricevuta del biglietto
di 500 fr.: grazie di nuovo. La sua lettera ci ha offerto l’occasione di un allegro dessert: eravamo
tutti intenti ad ascoltare, pronti a concederci uno sfogo di risa, in attesa del secondo piatto; ha
risposto proprio per le rime. Con il SS. Sacramento noi siamo più grandi e più ricchi di tutti i
privilegi degli ordini, di tutte le grandi costruzioni e di tutte le celebrità. Se questi venerandi
personaggi desiderano diventare religiosi del SS. Sacramento, benissimo! andremo con solennità a
fare l’esposizione nella bella, magnifica chiesa di San Pietro in Vincoli sull’Esquilino.
Avrò l’occasione di vedere il signor Cartier e gli farò la commissione da spedire a Marsiglia.
Dio benedica questo bel sole che le consente di stare meglio, ma vorrei essere certo che almeno
riesce a dormire un po’. Che bella visita ha avuto! mi ha fatto piacere; dimostra che c’è interesse.
Mi incontrerò con il signor Marziou e gli presenterò la sua domanda. So che è un po’ sofferente; ha
preso in affitto una tenuta a Bourg-la-Reine. Ha anche lui i suoi guai questo povero signor Marziou!
Ecco l’elenco dei piccoli acquisti fatti a Parigi:
due canoni d’altare a 2,50
3 St-Esprit a 6
2 guarnizioni per tovaglie
immagini della Vergine
12 dozzine di piccole pietre
4 più grandi a 2 ciascuna
TOTALE PARZIALE
rimborso viaggio del fr. Antoine
fattura della cera
TOTALE GENERALE
ENTRATE
resto del fratello Antoine
5,00
18,00
28,20
3,00
15,00
8,00
77,20
25,00
114,00
216,20
3,00
72
resto del calice
resto dell’ostensorio
resto dei 100 fr. del mio viaggio
TOTALE ENTRATE
DEBITO RESIDUO
Somma fatta dal p. de Cuers
Pagato l’11 luglio
il 22 luglio
anticipi a Koll [miei fondi]
Avanzati dal pagamento:
debito residuo
inviati il 15 ottobre
cera
DEBITO RESIDUO
2,00
32,00
23,00
60,00
156,20
27,40
128,80
53,00
75,80 + 100,00
50,00
66,00
59,80
10,40
49,40
60,00
109,40
Eccole, carissimo padre, il suo conto. Mi pare che le sue finanze sono scarse, ma le nostre non
sono affatto abbondanti: il buon Maestro ci farà avere il resto. Tutti qui le sono affezionati,
l’abbracciano e le esprimono ciò che l’affetto fraterno sa e può dire. Io sono sempre suo aff.mo in
Nostro Signore Eymard.
P.S. Un santo prete di Torino chiede informazioni. Alcuni giovani ci stanno pensando, tra di essi vi sono i
signori E. de Leudeville e Chanuet di Lione. Cominciano ad accorgersi di noi. Forse la rete miracolosa
è pronta; il Signore ci dirà: «Calate le reti» [Lc 5,4], e benedirà come lui sa benedire. Il signor Carrié
sta preparando una lettera coi fiocchi. Egli sta bene.
840
CO 849
MARIANNE EYMARD
(III, 119, 110)
Parigi, 11 luglio 1859.
Carissime sorelle, mi è stato impossibile venire a trovarvi a La Mure; ho dovuto salutare le
vostre montagne e benedirvi da lontano. Un nostro religioso di Parigi si era ammalato e avevo fretta
di arrivarci per il timore che non si potesse sostenere l’adorazione; per fortuna la malattia non era
grave.
Mi sono fermato a Marsiglia tre settimane. Sono stato molto edificato e consolato dalla pietà e
dalla devozione dei marsigliesi. Il ritiro che ho predicato nella nostra chiesa è stato molto
frequentato, e il bel giorno del Corpus Domini abbiamo inaugurato l’esposizione nella nuova
cappella: eravamo in cinque, tre preti e due fratelli. Sono ripartito da Marsiglia il giorno dopo, 24
giugno, e non ho fatto soste, nonostante gli impegni che avevo preso: il dovere prima di tutto.
Magari fossimo più numerosi ...; ci vengono offerte diverse fondazioni, una delle quali proprio
a Roma, ma dobbiamo limitarci e attendere i tempi di Dio. Quanto è bella questa vocazione
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eucaristica! Siamo sempre occupati attorno al divin Maestro, formiamo la sua guardia reale e la sua
corte, al punto che non scambieremmo il nostro stato con qualsiasi altro né con tutti i beni del
mondo. Mi vado accorgendo che tutti gli stati attraverso i quali il buon Dio mi ha fatto passare non
sono stati che una preparazione a questa vocazione tanto bella e tanto santa; perciò non cesso di
ringraziare Dio di essere stato tra i buoni padri maristi e di essere stato parroco e vicario. Ora una
sola cosa mi addolora, accorgermi che mi mancano tante cose, tante virtù per essere all’altezza dei
miei doveri.
La mia salute va bene. Mi manca il tempo di portare a termine tutte le faccende quotidiane; la
vita a Parigi è tanto frenetica! E poi anche l’adorazione mi prende una buona parte del tempo, ma è
un tempo beato, perché è la stessa occupazione degli angeli in cielo. Penso di andare a Marsiglia
verso il mese di ottobre per accompagnarvi qualche soggetto; cercherò di riservare un giorno per te,
cara sorella. Nell’attesa prega per me e per la bella opera che Nostro Signore ha affidato alla mia
indegnità, e credimi sempre tuo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. Avete notizie del reverendo Faure, ex parroco di St-Laurent? Egli è molto pigro.
841
CO 850
PADRE DE CUERS
(I, 52, 42)
Parigi, 13 luglio 1859.
Carissimo padre, ho ricevuto stamattina la sua lettera con i due biglietti acclusi, 100 fr. per
messe e 100 fr. da ripartirsi come segue: 72,60 a saldo del trimestre, e 27,40 da sottrarre dai 156,20.
Resta ancora una partita scoperta di 128,80 fr.
Sono di ritorno dal negozio del signor Picard, dove ho trovato la signorina de Mauroy, che
attende tuttora un cenno di ricevuta della sua lampada (Cherche-Midi, 16). Le scriva una lettera per
ringraziarla, perché ci tiene molto. Il signor Picard mi ha detto che le spedirà tutto verso la metà
della prossima settimana; il ritardo è stato causato dalla rifusione dei candelieri.
Basta scrivere al p. Archier, superiore dei missionari di Notre-Dame de La Salette, o al suo
sostituto, rue Neuve, Grenoble (Isère); egli le spedirà sollecitamente l’acqua che desidera. Ne
richieda una confezione e dica che è per me. Il p. Champion sta correggendo le bozze del messale e
del breviario del signor Adrien Le Clère. Sono talmente abituato alle delusioni che non oso più
lusingarmi prima del tempo. A Parigi fa un caldo tale che le farebbe invidia se non si trovasse a
Marsiglia; quasi non si osa uscire di casa e anche le strade non sono ancora ingombrate. Ieri si è
organizzata una luminaria per la pace: gli onesti si rallegrano, mentre i rivoluzionari sono scontenti.
Si attende con gioia l’imperatore, ma poiché la flotta è ancora piena di armamenti e di marinai, la
gente va dicendo: perché tutto non vada sprecato, l’imperatore dovrebbe salutare con essa
l’Inghilterra e annunciare il suo arrivo vittorioso.
Saluti, mio buon padre, tutta la comunità l’abbraccia. I fagiolini sono tanto abbondanti che
finiscono col guastarsi in tavola. Aff.mo Eymard.
P.S. La cassa è di rame.
74
842
CO 851
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 153, 34)
Parigi, 15 luglio 1859.
Ho ricevuto ieri, cara sorella, la sua bella lettera; non le ho scritto ad Amplepuis perché non
sapevo che si trovasse là. Dio non ha voluto darmi la consolazione di incontrarla al mio passaggio:
ne sia benedetto! Se mi vorrà procurare questa gioia in autunno gliene sarò grato e allora mi metterò
a sua disposizione per l’opera dell’adorazione.
Dio mi ha riservato grandi consolazioni a Marsiglia; ho incontrato delle anime grandi, anime di
fuoco; spero che il nostro buon Maestro vi troverà delle aquile attorno al suo corpo divino.
Abbiamo fatto la prima esposizione giovedì solennità del Corpus Domini, ma l’abbiamo poi sospesa
per potere completare i restauri. La chiesa sarà molto decorosa. Eravamo in cinque: tre sacerdoti e
due fratelli, ma la casa sarà pienamente funzionante solo nel mese di ottobre o di novembre.
Nell’attesa chiediamo al nostro buon Maestro di inviarci vocazioni secondo il suo cuore, perché se
dovessimo cercarle e immaginarle secondo i nostri desideri, ci inganneremmo e finiremmo con
accogliere degli intrusi e delle persone ostili. Quanto ho sofferto per queste sedicenti vocazioni, per
questi uomini che non si danno che a metà! Dall’inizio sono già sei i sacerdoti che se ne sono
andati; quando ne ricerco la causa ringrazio Dio, pur umiliandomi per non avere potuto né essere
riuscito a infondere lo spirito eucaristico. Perciò quando mi si presenta un aspirante, innanzitutto
prendo in considerazione chi lo manda, e poi per quale motivo viene; non ne voglio più sapere di
uomini che vengono per se stessi. Preghi perché ci siano buone vocazioni attorno al grande
Maestro. È un dono inestimabile, una grazia che non si comprende.
La settimana scorsa ho visto suo fratello artista con la moglie. Mi hanno accolto bene. Un
comune amico mi ha presentato con molta semplicità, e poi i miei rapporti con l’intera famiglia mi
hanno spalancato i cuori. Hanno promesso di venire a trovarmi. Può facilmente immaginare che li
voglio portare a Dio questi cari parenti, e che grazie a lei mi sono cari. Suo fratello mi ha detto che
il papà sarebbe andato a trovarlo. Sarebbe un’ottima cosa, cerchi di convincerlo. Anch’io lo vedrò
con piacere e forse la sua presenza porterà tutto a buon fine.
Quando una persona libera sente una forte attrattiva di consacrarsi a Dio nella vita religiosa,
dopo che ha maturato l’idea, bisogna darle la possibilità di farne la prova perché si tranquillizzi.
Spesso Dio vuole solo una vocazione interiore, non legata all’istituzione; e questa vocazione
interiore diventa uno stimolo potente e rende ferventi in ogni stato di vita.
Si curi un po’ di più della sua malferma salute, così potrà soffrire più a lungo per la gloria del
nostro divin Maestro nel quale sono, cara figlia, suo dev.mo Eymard.
P.S. Ho ricevuto notizie di sua sorella di Algeri; sta bene.
Sig.ra Tholin-Bost, alle acque di Néris (Allier).
843
CO 852
SIGNORA GOURD
(V, 43, 35)
Parigi, 26 luglio 1859.
Carissima figlia, ero un po’ preoccupato per tutti voi, ma la sua lettera è venuta a rassicurarmi e
mi ha portato due buone notizie di cui ringrazio molto Nostro Signore. Certo, abbia fiducia, un
giorno la Provvidenza trionferà. Non ne conosciamo l’ora e il modo perché Dio vuole che lo si
preghi ancora e che si abbia una maggiore fiducia in lui.
La vicenda della sua domestica mi ha fatto scoprire in essa una povera testa e uno spirito
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malevolo. Ha fatto bene ad agire con autorità e fermezza e, soprattutto, ad avere posto la signorina
Stéphanie al suo stesso livello di autorità. La licenzi e, se le chiede scusa, le dica che lei vuole che
la sua casa funzioni in modo diverso, che vuole apportarvi dei cambiamenti impossibili da fare con
tipi come lei e con delle abitudini come le sue, che la vicenda è chiusa. Se poi le chiedesse di fare
ancora un tentativo serio, potrà metterla alla prova, salvo a licenziarla alla prima ricaduta. Anche se
essa resta in un silenzio che sembri essere pentito del passato, cioè di quanto ha fatto, e si comporta
in modo più regolare, più sottomesso e più rispettoso, penso che non dovrebbe ritenersene
soddisfatta. L’autorità è stata offesa, ed occorre fare giustizia per dare un esempio. D’altronde un
cuore esacerbato non si arrende facilmente. Non si affretti ad aumentare i compensi agli altri due.
Se riuscisse a trovare una persona di fiducia, e Dio gliela può procurare, sarebbe più vantaggioso. Io
pregherò molto Nostro Signore perché le faccia trovare qualcuno che le sia utile e le si affezioni.
Le buone dame questa settimana sono in ritiro. Preghi per loro. Continui a restare unita con il
cuore e con la vita al nostro buon Maestro, nel quale io sono suo dev.mo Eymard.
P.S. Ieri non ho potuto spedire la lettera. Più penso all’atteggiamento di quella giovane, a ciò che ha detto e
a ciò che ha fatto, più propendo per il licenziamento. Avendo lei in questo momento tutte le ragioni e
l’opportunità, deve approfittarne. I suoi servizi sono costati troppo. - Avrei desiderato incontrare qui il
signor Gourd per salutarlo. Nostro Signore la benedica e la ricolmi delle sue grazie e del suo amore.
844
CO 853
STÉPHANIE GOURD
(V, 107, 24)
Parigi, Sant’Anna, 26 luglio 1859.
1. Conservi il suo confessore, cara figlia, e apprezzi quanto le dice, perché è eccellente e attinente
alla sua persona. Non si preoccupi di quello che altri diranno o penseranno. Quanto alla
mamma, essa fa bene ad andarci.
2. Dio avrà apprezzato la sua richiesta di farla soffrire, ma non vada oltre.
3. Mi compiaccio nel costatare la sua buona volontà nel mettere ordine. Non guardi l’insieme,
figlia mia, ma il lavoro di una o due ore. Lei è ingaggiata alla giornata e non a cottimo.
4. Quella povera ragazza è da compiangere perché affetta da malattia difficile da guarire. Colga
l’occasione per farsi qualche merito, cara figlia.
Sia sempre gioiosa al servizio di Dio, dia sempre tutto al buon Dio. Riposi tranquilla nella sua
bontà. Viva ed agisca sempre nella sua carità, e sarà molto giudiziosa. Eymard.
845
CO 855
PADRE DE CUERS
(I, 53, 43)
Parigi, 1° agosto 1859.
Carissimo padre, finalmente le posso annunciare che la spedizione di Picard parte domani. Ho
controllato ogni cosa nei particolari; restavano da terminare i due candelieri piramidali, che saranno
pronti per stasera. Questa benedetta spedizione ci è costata molte visite, ma in avvenire agiremo
diversamente. Troverà le fatture distinte, come desiderava; in casa ho anche la corona
dell’ostensorio e il velo del paramento rosso. Lunedì scorso ho visto il signor Koll e gli ho
consegnato i 162 fr., che erano acclusi alla sua lettera. Non le dico il piacere e la gioia che la sua
lettera gli ha procurato, soprattutto l’invio del denaro: pare ne avesse un grande bisogno. Mi ha
promesso di mettere mano immediatamente a quanto gli è stato ordinato da lei e di volerglielo
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spedire entro otto giorni.
Ho predicato alle dame un corso di esercizi simile al nostro, cioè un corso fondamentale. Esso è
terminato ieri con la professione delle veterane, con mia grande edificazione e loro immensa gioia.
Queste buone dame attirano e attireranno su di noi grazie preziose; esse valgono più di noi, e sono
di una pietà e dedizione ammirevoli. Dio si sta preparando una famiglia santa; e non mi
meraviglierei se un giorno divenissero tanto numerose quanto i grandi ordini, che hanno procurato
al cielo molte anime sante.
Un diacono di Nantes in una prima lettera ha chiesto informazioni e in una successiva ha fatto
domanda di ammissione. Resterà anch’egli per strada? sia come Dio vuole! Gli altri postulanti non
danno più segni di vita; due o tre giovani, i signori de Laudeville, Chanuet e qualche altro, sono
lavorati dalla grazia.
Il p. Champion si occupa sempre di liturgia e delle edizioni del signor Le Clère. Nella festa
dell’Assunta avremo dodici prime Comunioni. Il signor Carrié è il catechista e sta preparando i
candidati in modo ammirevole. Ne fa ciò che vuole: è molto soddisfatto, riscuote successo e fa
sempre meglio. Egli è pigro per scriverle, ma me lo ha promesso. L’adorazione prosegue sempre
bene: Nostro Signore non soffre a causa del piccolo numero di adoratori.
Il signor Laurent mi ha scritto, accludendo la lettera del suo direttore. Con una lettera simile
non è possibile procedere, per tacere di altre cose. Il suo piccolo Ratons alla fine ha pure lui avuta la
sua tentazione, ma è stata di breve durata; d’altronde non è che un ragazzo. Un giorno avrà la
possibilità di apprezzare la grazia e il favore che Dio gli concede.
Ci auguriamo, mio caro padre, di vederla aggirarsi nella sua cappella, pregustando la sua
bellezza o almeno il suo decoro. Dio le conceda la gioia piena di vedervi presto una bella famiglia
di fratelli e di veri adoratori. I miei saluti al piccolo fratello, al reverendo Brunello e alla cara ed
eccellente famiglia Guérin, senza dimenticare il fidato signor Gordes. Suo aff.mo in Nostro Signore
Eymard, s.s.s.
846
CO 856
PADRE DE CUERS
(I, 55, 44)
Parigi, 5 agosto 1859.
Carissimo padre, il signor Isnard è fra noi: ne avremo buona cura, sia per quanto riguarda il
corpo come per quanto riguarda l’anima. Mi pare ben disposto. Desideriamo ardentemente che il
buon Maestro mandi qualche guardia del corpo, perché ne avremmo bisogno. Sono molto
rammaricato che il caro signor Clavel sia tanto lento nel regolare le sue cose. Bisogna proprio che
non abbia compreso appieno la grazia e la virtù della sua vocazione. Ma penso che si renderà presto
libero; avrebbe però dovuto scrivermi.
Il signor Isnard mi ha dato 30 fr. per 30 messe, quanto occorre per il suo velo rosso. Penso che
fra una decina di giorni riceverà tutte le sue cose; il velo è stato messo, come involucro, all’interno
della piccola scatola che contiene la corona. Suor Benoîte è molto triste e da sei o sette giorni va
dicendo che prega per il suo piccolo fratello, perché la sua vocazione è in pericolo e rischia di
perderla; sarebbe meglio farlo venire a Parigi per impartirgli un po’ di formazione e mandare
Charles al suo posto ... Questa benedetta figliola se ne fa un cruccio, ma, senza sottovalutare nulla,
ho procrastinato la faccenda e ne avrei riso, perché ella non ha alcun motivo di crederlo, a meno che
non glielo abbia rivelato Nostro Signore ... Tempo fa ho avuto da Lione la notizia che il piccolo
Ratons si intratteneva con certe donne, o meglio che costoro ne andavano alla ricerca e tentavano di
stornarlo. Controlli se corrisponde a verità; a volte queste povere beghine hanno tanto poca testa e
così poco giudizio!
Qui tutto procede come al solito, vale a dire che essendo tanto pochi, il servizio eucaristico ci
logora; tanto meglio, ma il regolamento in tali condizioni non può essere osservato integralmente.
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Preghi la cara Madre di volerci inviare qualche san Giovanni. Tutti le sono affezionati e la salutano
cordialmente in Nostro Signore. Eymard, s.s.s.
Rev. de Cuers, religioso del SS. Sacramento - rue Nau, 7 - Marsiglia.
847
CO 857
PADRE DE CUERS
(I, 56, 45)
7 agosto 1859.
Carissimo padre, proprio ora ricevo la lettera acclusa; gliela spedisco perché conosca le
disposizioni di questo povero figliolo. Suor Benoîte aveva visto lo stato della sua anima, ma noi non
le credemmo e ciò la fece star male. Mi avvedo che questo povero ragazzo non ha generosità e che i
suoi genitori lo hanno allevato senza rigore; le ultime righe mi rivelano una mente esaltata. Dopo
avergli mostrato l’irragionevolezza della sua decisione, se vuole andare se ne vada. Sono molto
rammaricato che i genitori gli abbiano creduto sulla parola e gli abbiano inviato subito del denaro.
Questa notizia mi causa un grande dolore: eccola di nuovo tutto solo e il buon Dio non ci dà
nessuno da mandarle. È il caso di dire: «O Dio, vieni in mio aiuto...».
Il p. Hermann non ha risposto alla mia lettera; forse non l’ha ricevuta - io gliel’ho spedita a
Carcassonne -, oppure vuol rompere ogni rapporto. Dio ne sia benedetto!
Ieri ho visto Koll: il rivestimento in legno sarà pronto mercoledì prossimo. L’ho pregato di
attendere, prima di spedirlo, una mia commissione; e perciò aspetterò la sua ordinazione di cera ...
Questo povero signor Koll si trova in un frangente delicato: aveva bisogno quello stesso giorno di
100 fr., e perciò glieli ho anticipati io; le invio la ricevuta. Comprendo che l’ammontare delle spese
spaventi un poco; ma il buon Maestro, per il quale tutto viene fatto, ci fornirà senz’altro i mezzi per
saldare i suoi debiti eucaristici.
Ho gustato molto la sua nota sul signor Carrié; ne scriverò per il suo tramite al vescovo quando
glielo presenterò. È tanto bravo questo caro signor Carrié! Il signor Isnard inizia il ritiro martedì. Le
professe del n. 66 sono cinque. Sono state accolte due nuove aspiranti, di cui una, ottima e piissima,
si intende di musica, e ridà tono e anima con i suoi motivi devoti al culto un po’ dimesso della
cappella. Michel fa bene e ci rende dei grandi servigi. Li fa pesare un poco a volte, ma si vede che è
veramente affezionato alla casa e che si arrabbia soltanto pensando al bene omesso o fatto male nei
confronti della comunità. Charles è sempre quel buonuomo del buon Dio, che dimentica o ti rompe
la testa senza malizia. Abbiamo riso del suo vecchio medico; attendiamo. Tutti la salutano. Le sue
lettere sono motivo di gioia: tutti se ne interessano, come della battaglia di Solferino. Suo aff.mo
Eymard.
Rev. de Cuers, religioso del SS. S. - rue Nau, 7 - Marsiglia.
848
CO 858
ANCELLE DEL SS. SACRAMENTO
(I-S, 195, 1)
Parigi, 15 agosto 1859.
Care sorelle e figlie in Nostro Signore, è ai piedi di Nostro Signore nel suo divin Sacramento
che ho composto le vostre regole. Oggi le ho messe sotto il suo trono eucaristico, affinché le
benedica e cominci ad approvarle nel suo amore. Vi consegno queste regole, care sorelle, come il
dono di Maria, vostra buona madre, in questo bel giorno in cui essa sale al cielo e lascia il divino
tabernacolo. Ma essa vuole lasciare a voi il suo posto d’amore nel cenacolo, affinché la sostituiate
presso il suo Gesù, il Dio dell’Eucaristia, mentre essa si reca a prepararvi un posto vicino al suo in
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cielo, attorno al trono di gloria.
Queste regole non sono ancora approvate dal Vicario di Gesù sulla terra. Egli ha però benedetto
il vostro scopo eucaristico, la vostra opera così bella, e cioè l’adorazione che è il vostro fine, la vita
interiore nascosta in Gesù che è la vostra via e la vostra vita, la vostra opera apostolica che è quella
della prima Comunione degli adulti. Mediante questa benedizione così preziosa ed onorevole del
Sovrano Pontefice, Dio ha voluto legarvi con la riconoscenza e l’amore ad una vocazione così bella.
Ricevete queste regole, figlie mie, con la carità del vostro cuore. Esse sono per ora solo lettera
morta; sta a voi dar loro la vita con le vostre virtù, e la fecondità con il vostro amore di Gesù, vostro
divin sposo. Custodite fedelmente queste regole, ed esse custodiranno voi e vi condurranno alla
perfezione della vostra vocazione. Rimanete a lungo nel cenacolo, piccole, ignorate e sconosciute al
mondo. Onorate il Dio d’amore nascosto nel divin Sacramento con il vostro amore alla vita
semplice e nascosta, insieme con Maria vostra madre. Mettete nel buon Maestro la vostra fiducia,
abbandonatevi totalmente alla sua paterna Provvidenza, e guardatevi dalle protezioni umane. San
Francesco si prese cura di santa Chiara e delle sue povere figlie. Noi ci prenderemo cura di voi,
figlie mie, nella divina carità e santità del nostro Signore e Maestro. Ma tra voi e noi ci sarà sempre
l’adorabile Eucaristia, nella quale io sono, care figlie, il vostro molto indegno e povero servitore
Eymard, sup. ss.
849
CO 859
PADRE DE CUERS
(I, 57, 46)
Parigi, 17 agosto 1859.
Carissimo padre, ho un momento libero e con piacere lo riservo per lei. Cominciamo prima con
le commissioni:
1. Solo ieri ci hanno portato i 14 chili di cera, che sarà regolarmente dichiarata allo spedizioniere.
Anche la prima spedizione era stata dichiarata; l’impiegato, affermando il contrario, lo ha fatto
per apparire meritevole di una ricompensa più lauta.
2. I breviari si trovano nella cassa del signor Koll. I colli sono due, quello della cera e quello del
legno; il tutto partirà oggi con il corriere. Penso che presto riceverà la merce del signor Picard,
la cui spedizione è stata ritardata dalla festa del 14; spero che tutto vada bene.
3. Il biglietto del p. Champion scritto lo stesso giorno non è stato dimenticato, io ero convinto di
averlo accluso alla lettera. Non l’ho spedito subito, pensando che le avrei scritto a breve
scadenza.
4. Le due casse saranno spedite domani con il corriere.
Ecco ora le notizie sulla casa:
1. Il signor Isnard ha terminato gli esercizi e partirà domani per Angers e di là per Marsiglia, via
Bordeaux. Egli ci ha edificati. Mi sembra deciso quanto alla sostanza della questione
vocazionale; quanto invece al tempo di eseguirla, mi ha detto che ce ne informerà nel corso
dell’anno. Sia come Dio vuole!
2. Il signor Chanuet di Lione è venuto a trascorrere i due giorni di festa con noi e il bel giorno
dell’Assunta mi ha dato la sua parola decisiva: entrerà definitivamente nel mese di ottobre. Ha
appena sostenuto l’ultimo esame per il dottorato ed è stato ammesso.
3. Le altre vocazioni sono nella lista di attesa. Vi è uno studente di La Seyne, di sedici anni: mi
hanno scritto del suo desiderio di entrare da noi e sto procurandomi le informazioni. Suo padre è
d’accordo. Il suo nome è Victor Verlaque.
4. La prima Comunione dei nostri dodici piccoli discepoli è stata molto edificante e commovente.
Il signor Carrié è stato il valoroso Giosuè e il buon padre di famiglia. Era tutto contento; Dio lo
ha benedetto, perché questi ragazzi sono radicalmente trasformati. Il giorno seguente essi
ricevettero la cresima dalle mani dell’arcivescovo. Il buon signor Perret era estasiato: è tanto
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affezionato questo sant’uomo!
Dunque il giovane Ratons è tornato ragionevole ed è deciso a diventare un buon religioso; ne
lodo Dio e gli chiedo per lui la buona volontà che fa i santi. Charles e tutti gli altri sono molto
contenti di questa bella notizia, anche se si sta sempre in ansia per lui, a motivo della sua fragilità.
Sarà senz’altro informato che il p. Hermann è priore del convento di Lione. Poiché se l’è presa tanto
con la casa di Parigi, potrà affezionarsi a quella di Marsiglia: essa è pura da ogni mistura. Non
abbiamo avuto più nessuna notizia del diacono di Nantes; probabilmente si è spaventato del nostro
genere di vita, perché egli voleva correre e predicare.
Il reverendo Laurent ha visto a St-Maximin il vicario generale di Fréjus e gli ha manifestato il
suo desiderio. Il vicario lo ha consigliato di parlarne al vescovo in settembre. Questo buon chierico
non ha ricevuto la mia lettera, in cui gli dicevo che, essendo la relazione del suo direttore
sfavorevole alla vocazione e non potendo farlo avanzare negli ordini senza le testimoniali del suo
vescovo, non potevamo dar seguito alla faccenda. La lettera che mi ha inviato è una bella lettera.
Questo, penso, è il segno più evidente di vocazione: quando il soggetto è retto e fornito di
capacità ordinarie, e accetta l’adorazione e la recita dell’ufficio, in una parola tutta la regola senza
eccezioni, - ed è molto, anzi eroico per parecchi -, allora lo si può sottoporre alla prova; tocca poi a
Dio fare il resto. L’adorazione infatti è una buona prova e senza di essa non si ha la grazia della
vocazione. Non vi sono rischi per un soggetto che vuole essere e si sforza di diventare un buon
adoratore. Se egli si farà di nuovo vivo, concordo con la sua idea di fargli ripercorrere l’itinerario
del suo pellegrinaggio mancato.
Avrà senz’altro saputo che il buon curato d’Ars è morto; dobbiamo pregare molto per lui. Tutti
l’abbracciano teneramente, in modo particolare chi è suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. Le spedisco dentro i colli un quantitativo di carta intestata.
850
CO 860
SIGNORINA GIGUET
(II-S, 249, 5)
Parigi, rue faubourg St-Jacques 68, 18 agosto 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, mi rimprovero vivamente di averla lasciata così a lungo
senza risposta; la sua carità me lo vorrà perdonare. La vita a Parigi è così opprimente, le mie
occupazioni così molteplici, che spesso non so da che parte cominciare. È questo il motivo per cui i
poveri assenti finiscono con essere serviti per ultimi. Non l’ho dimenticata, povera figlia, proprio
no; ed è per potere disporre di un buon momento che ho ritardato.
Lei è dunque sempre in croce, sempre sofferente, povera figlia! Suvvia, sembra che il buon Dio
voglia darle una corona più ricca e più in fretta che a tante altre. Dal momento che le fa fare il
purgatorio su questa terra, lo faccia con rassegnazione e fiducia. Abbracci spesso Nostro Signore
crocifisso, il suo buon Maestro, che la desidera in sua compagnia, accanto a sé. Oh, si convinca che
per lei vale più soffrire che lavorare e fare opere buone. Lei compie ciò che è più perfetto, il che non
le impedisce di desiderare il cielo. Lei può certo desiderare la fine delle sofferenze e della vita,
purché non sia soltanto per cessare di soffrire ma piuttosto per andare in cielo a vedere il buon Dio.
Andrò io in cielo? Certo che ci andrà. Che è sulla strada, e sulla buona strada, è sicuro, perché
la croce non fa sviare. Ma le mie pene del passato? Stia tranquilla, tutto è nelle mani della bontà di
Dio che le vuole bene. A quello che non ha potuto fare a Lione, Dio provvederà in altro modo. Non
abbia altra croce che quella presente, e lasci dormire in pace quelle che sono passate.
Le invio una paginetta che la informerà di quanto stiamo facendo, e la sua carità la indurrà a
pregare perché possiamo servire bene il nostro Maestro. Non sto a dirle che tutti i giorni prego per
lei e che la sua anima mi è sempre tanto cara in Nostro Signore, nel quale sono, cara figlia, suo
dev.mo Eymard.
80
851
CO 861
SIGNORA JORDAN
(IV, 249, 32)
Parigi, 19 agosto 1859.
Signora e carissima sorella in Nostro Signore, lei forse stava pensando che io l’avrei sgridata e
di fatto stavo per farlo quando questa mattina ho scoperto sotto un mucchio di carte la sua lettera del
5, ben sigillata e nascosta. Le anime hanno dei presentimenti; esse avvertono che una cosa abituale
manca al tempo giusto. Finalmente eccomi intento a leggere la sua lettera e non mi dispiace affatto
la sua prolissità, desidererei anzi che mi dicesse altrettante cose. Lei invece ha deciso di rinviare a
dopo le vacanze il rendiconto dei suoi progetti, dei suoi desideri e dei suoi propositi. Spero che da
qui a novembre mi spedirà qualche bel fiore di quest’albero.
Apprezzo il suo stato presente, il cammino che si è tracciato, l’apostolato dell’esempio, una
virtù più interiore, una vita in Dio più costante e più abituale. Tutto bene. Cominci col vivere con
Dio, e con Dio in lei, perché Gesù ha detto: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio
lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» [Gv 14,23]. E altrove: «Chi mi
ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» [Gv 14,21]. Un giorno
disse ai suoi apostoli affaticati per il ministero: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e
riposatevi un po’» [Mc 6,31]. San Luca ricorda che spesso Nostro Signore si ritirava solo sulla
montagna per pregarvi tutta la notte. Lo Spirito Santo nei Salmi dice per bocca di Davide:
«Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore [dentro di me]» [Sal 85,9].
Ricordo tutto questo, cara figlia, per dirle: continui ad essere interiore, viva nella sua vita
interiore, si padroneggi, si concentri dall’esterno all’interno, dimentichi questo mondo. Insomma, si
ritiri con Gesù dentro il proprio cuore dove egli ispira la sua anima e le parla quel linguaggio
interiore che solo l’amore intende e capisce. È dentro di noi che lo Spirito Santo prega e geme con
gemiti inenarrabili di amore. Il regno di Dio di cui si parla tanto nella sacra Scrittura, è il regno
interiore di Dio nell’uomo, quando egli regna sulla sua intelligenza con la fede, sul cuore con
l’amore, sul corpo con la mortificazione delle passioni.
Si comporti con Gesù come fa con un ospite amico, amato, sovrano. Non lo lasci troppo a lungo
solo; trovi il modo di rivolgergli una parola in mezzo alle occupazioni, di offrirgli un mazzetto di
amore e allora il buon Maestro resterà volentieri con lei e l’aspetterà con gioia. Si renda disponibile
verso coloro che verranno a visitarla durante le vacanze; sia cordiale ed affabile nel donarsi, pura
nel sacrificio senza ripiegamenti su di sé, e ancora più pura nei rapporti di amicizia che cercherà di
portare e dirigere verso il buon Maestro. È sommamente auspicabile che con l’affetto acquisti una
grande autorevolezza su tutte queste persone, per avere il diritto di stimolarle ad elevarsi più in alto.
Noi viviamo sempre la stessa vita, e proviamo la stessa felicità. Dal momento che lei stessa l’ha
sperimentato, sa bene che niente è più desiderabile sulla terra che dei cuori molto puri, generosi e
distaccati da tutto ciò che non è Dio. Un cordiale ricordo a sua figlia, e i miei saluti a tutti i suoi di
casa. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
Sig.ra C. Jordan - rue de Castries 10 - Lione.
852
CO 862
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 190, 29)
Parigi, 19 agosto 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, se nel mese di ottobre andrò a Marsiglia, passando
farò il possibile per incontrarla. Siccome però il viaggio potrebbe subire dei ritardi, è più prudente
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che mi scriva quali sono le informazioni che desidera avere in merito a Charles. Sarò contento di
rendere questo piccolo servizio a lei, come pure alla sua anima che, mi pare, ha bisogno di Dio e
non riesce a vivere senza di lui. Lei ha ragione: Dio basta a chi lo ama e, senza di lui, niente può
consolare e riempire il cuore. Noi abbiamo una Aggregazione del SS. Sacramento, ma non un
Terz’Ordine. Non so se il Signore lo vorrà, e quando. Resto in Nostro Signore, signora e cara
sorella, suo umilissimo e devotissimo servitore Eymard, p.s.
853
CO 863
PADRE DE CUERS
(I, 59, 47)
Parigi, 20 agosto 1859.
Carissimo padre, le invio la lettera per il vescovo. Non so se sarà disposto ad accordarci questo
favore, perché i vescovi della Francia non lo concedono se non quando si è almeno al termine del
corso filosofico, ordinariamente al primo anno di teologia. E io penso che i giovani di cui mi parla,
che sono più giovani del signor Carrié, hanno già compiuto gran parte dei loro studi. Comunque
desidero vivamente questo favore per il signor Carrié, perché se lo merita. Quando saremo più
numerosi, potremo fare ricorso al diritto comune; ma noi non siamo ancora nient’altro che dei
poveri adoratori, che aspirano a diventare dei buoni religiosi.
Il signor Perret è partito per La Pierre-qui-Vire, dai suoi benedettini, in compagnia del signor de
Talasne. Penso che resterà assente per qualche mese. Se il vescovo autorizza l’ordinazione, essa non
dovrà seguire immediatamente, ma essere fissata per il mese di settembre, quando sarà tornato il
signor Clavel, perché altrimenti non saremmo in numero sufficiente per l’adorazione. Il signor
Clavel mi scrive che porterà a termine il suo importante affare il 4 settembre. Si tratta forse di una
vendita? non lo dice. Non prevedo alcuna speranza di avere qualcheduno prima.
I suoi colli sono partiti il giorno 20. Penso che il negozio ritirerà senz’altro il rivestimento in
legno del coro. I 14 chili di cera sono stati regolarmente dichiarati. Nessun’altra novità. Dio ci
protegga e la benedica! Suo aff.mo Eymard.
854
CO 864
MONSIGNOR DE MAZENOD
(I-S, 95, 1)
Parigi, 20 agosto 1859.
Eccellenza,
ho da chiedere una grazia a Sua Eccellenza, e cioè di conferire la Tonsura e, possibilmente,
alcuni Ordini minori ad uno dei suoi degni figli che è con noi da due anni, il reverendo Carrié di
Marsiglia. La sua vocazione ci pare sicura, la sua condotta è edificante. Ha svolto ottimamente il
suo ufficio di sacrestano, ha terminato gli studi classici, ha 22 anni, e sarebbe per noi di grande
conforto vederlo arruolato dalle sue mani venerabili e benedette nella santa milizia. Se giudica
opportuna la mia richiesta, potremmo inviare il reverendo Carrié a Marsiglia per la data che ella ci
fisserà.
Vengo a sapere con piacere che i lavori di impianto e di decorazione proseguono alacremente
per il giorno previsto per la Esposizione. Per me e per tutti i padri sarà una grande gioia venire a
Marsiglia per dare il nostro modesto contributo al suo zelo per la divina Eucaristia. Nel frattempo,
gradisca gli omaggi pieni di venerazione e di filiale affetto con i quali oso dirmi, di Sua Eccellenza,
l’umilissimo ed obbedientissimo servitore Eymard, Sup. Soc. SS.
NOTA: Monsignor de Mazenod era vescovo di Marsiglia.
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CO 865
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 155, 35)
Parigi, 22 agosto 1859.
Signora, desidera sapere se sono disposto ad accettare l’invito del parroco di Ste-Madeleine di
Tarare, qualora mi chiedesse di fermarmi qualche giorno durante l’andata a Marsiglia per tenere
delle istruzioni all’opera dell’adorazione. Se pensa, signora, che io vi possa fare un po’ di bene
potrei fermarmi; ne approfitterei anche per venire ad Amplepuis a salutare lei, i suoi cari e la
famiglia de Layoutte. Ma prevedo che non sarà possibile prima del mese di ottobre o di novembre;
comunque le scriverò otto giorni prima. Ma lei conosce Tarare e sa anche che non sono un oratore,
soprattutto da quando mi trovo a Parigi, dove non tengo che delle semplici esortazioni. Non mi
dimentichi davanti a Dio; la nostra piccola Società è benedetta nella sua misericordia. Siamo felici
di servire un Maestro tanto amabile. Mi creda sempre in Nostro Signore, signora, suo um.mo e
dev.mo servitore Eymard, Sup. Soc. S.S.
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CO 866
SIGNORINE BOURGES
(V, 340, 1)
Parigi, 22 agosto 1859.
Care signorine Bourges, vi ringrazio vivamente per il vostro ricordo e per le notizie che mi date.
Sapete bene quanto mi interessa tutto ciò che vi riguarda. Mi rallegro all’idea che state per andare a
riposarvi un po’, perché ne avete bisogno per compiere la bella missione che Dio vi ha affidato e
che voi siete felici di adempiere. Riposatevi, dunque. Fareste bene a sottoporvi alla cura delle acque
termali come vi è stata consigliata, perché vi procurerebbe un diversivo e una buona dieta. Anch’io
ve la consiglio. Sarei contento anche che andaste in pellegrinaggio a Notre-Dame de La Salette. Il
percorso più breve è da Gap fino a Corps; una volta là, potrete recarvi a nome mio dalla signora
Dumas, Hôtel du Palais, ed essa vi darà le informazioni necessarie.
Se passate da Gap, dovete spingervi fino a Notre-Dame du Laus, che è il più devoto santuario
mariano di tutta la Francia. C’è una vettura, e non dista che due ore di strada. Oh! che commovente
e caro santuario è stato per me quello del Laus! È il santuario della mia giovinezza, della mia
vocazione, dei miei amori. Andateci, ne sarete entusiaste.
Ringrazio Dio per la buona notizia che riguarda Henry. Finalmente si è sistemato ed è in grado
di provvedere a se stesso: molto bene! Amate molto il buon Dio, care signorine; è la felicità della
vita. Fate tutto per il suo amore, soffrite tutto per lui, e questo buon Padre sarà contento di voi. Io
prego e pregherò sempre per voi, perché voglio fare un po’ le veci del vostro carissimo fratello.
Vostro dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.
NOTA: Il “carissimo fratello” era prete e vicario a La Seyne-sur-Mer.
Sig.ne Bourges - M. de Pension - rue Curiol 29 - Marsiglia.
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CO 867
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 14, 14)
Parigi, 26 agosto 1859.
Signora e carissima figlia in Nostro Signore, la sua gradita lettera mi ha liberato dall’ansietà a
suo riguardo: da tempo non avevo sue notizie e temevo qualche nuovo guaio. La sua povera cognata
è davvero la donna forte di Nostro Signore, perché il suo calvario è pesante e prolungato, ma Dio la
sostiene ed ella nella prova si fortifica. Bene!
E lei, povera figliola, mi fa un triste quadro della sua anima. È troppo nero, perché in realtà non
si tratta che di uno stato di tentazione, e le tentazioni sono sempre molto umilianti. Avrebbe potuto
farmi un cenno di questa difficoltà, che forse in realtà non è nulla. Per fortuna non tralascia la
comunione; questo mi conforta e mi fa sperare che il sole dissiperà le tenebre e rianimerà il suo
povero cuore. Lei ha dato una buona prova in riva al mare, continui a darla nella sua casa
nonostante i venti e le maree. Pensavo che Dio stesso avrebbe concluso il suo ritiro, ma la sua
lettera mi sembra dica il contrario; le ha forse fatto l’effetto di una medicina assunta a metà, che non
fa che rimescolare gli umori senza calmarli?
Non penso di lasciare Parigi prima di novembre e perciò sono interamente a sua disposizione.
Mi spiace che non abbia accompagnato qui sua cognata; sarei stato contento di vedervi e di fare la
sua conoscenza. Mi creda sempre in Nostro Signore, carissima figlia, suo dev.mo Eymard, s.s.s.
Sig.ra V. de Grandville - rue St-Laurent 8 - Nantes.
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CO 868
PADRE DE CUERS
(I, 60, 48)
Parigi, 29 agosto 1859.
Carissimo padre, tre giorni fa ho ricevuto la visita del signor Baudoin e la sua bella lettera.
L’attendevo con grande desiderio, ma sono stato soddisfatto solo a metà, perché essa è anteriore alle
mie. Sono in ansia per lei, sapendola tutto solo. Sembra che il piccolo Ratons l’abbia abbandonato:
come mai? Io non lo so, ma è meglio che sia partito, perché non aveva la vocazione. E ora ha
trovato qualcuno? ha la speranza di trovarne sul posto? perché, se non ha qualcuno di fidato, non ci
si può avventurare col primo venuto. È una grande prova.
Il signor Clavel mi scrive che concluderà il suo affare il 4 settembre. Io l’ho pregato vivamente
che venga a passare qualche giorno in sua compagnia; anzi, se lo ritiene utile, gli dirò di restare con
lei, perché noi qui possiamo farne a meno: fino ad ora ce la siamo cavata. Se è d’accordo, gli
scriverò che si fermi da lei. Qui gli esercizi del noviziato potranno iniziare soltanto verso il mese di
ottobre, perché per quel tempo è previsto l’ingresso di due o tre giovani.
Sabato ho visto il signor Picard: non le ha spedito tutto perché lei potesse avere il più per la
festa, ma il brav’uomo non mi aveva detto nulla. Quanti viaggi per (tanto) poche cose! Mi ha
assicurato che avrebbe sostituito i candelabri di cui mi ha parlato, con due più belli; è d’accordo
sull’appunto da lei mossogli; glieli può perciò rispedire, perché li riprenderà. Le invierà quattro
piccoli candelieri, due basi per altare, i due candelabri e un’acquasantiera. Le invio la fattura del
turibolo e attendo tra breve quella della lampada; ho mandato a cercarla anche stamattina, ma non
era ancora pronta: l’impiegato ne ignorava l’ammontare esatto.
Aspetto un sacerdote della Savoia per il ritiro di prova; io lo conosco, perché venne a
incontrarmi quando mi trovavo a Roma. Il p. Champion è dell’avviso di metterlo alla prova con il
ritiro; staremo a vedere. La signorina Guillot è malata da sei giorni, ed anche suor Benoîte;
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temevamo che quest’ultima stesse per lasciarci, ma ora sta ritornando alla vita. La suora cuciniera è
ammalata seriamente di febbre tifoide. Quanto a noi, continuiamo il nostro piccolo cammino né
ammalati né in piena salute.
L’apertura di una seconda casa a Marsiglia è seducente, ma a me pare sia meglio che l’una o le
due aspiranti vengano ad assimilare lo spirito della Società a Parigi. Quali sono dunque le persone
che desiderano consacrarsi alla vita eucaristica? in molti me ne hanno parlato, ma io non so di chi si
tratta.
Ho visto il signor Marziou e gli ho parlato del suo affare. Per quanto si riferisce alle azioni, mi
ha detto che non può restituirle, visto che il tempo non è ancora scaduto; ma egli è convinto che lei
ha depositato una somma in un conto corrente, che è sempre a sua disposizione. Ci pensi. Qual è
l’ultima somma che ha depositata da Marziou? Se crede, mi recherò io stesso dal cassiere per
informarmi. Il signor Marziou ha mandato suo figlio maggiore a San Francisco per reperire qualche
milione per i loro istituti di Parigi. Si tratta di una semplice dilazione, e mi ha detto di avere fiducia
e che d’altronde era in procinto di incassare una grossa somma.
Ci mandi sue notizie, caro padre; io sto molto in ansia per lei, pensando che è sofferente. Tutta
la comunità la saluta, e io sono suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.
P.S. Il fratello Charles è scoppiato a ridere nel vedere nuovamente la catena del suo orologio, e a motivo
della grazia desiderata. Il signor Isnard è partito. Le spedirò le due piccole scatole di piombo insieme
con il resto acquistato da Picard.
Rev. de Cuers, religioso del SS. S. - rue Nau, 7 - Marsiglia.
859
CO 869
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 191, 30)
Parigi, 30 agosto 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, tenga per fermo che farò per suo figlio tutto ciò che
potrò, e che gli farò fare delle buone conoscenze. Quando lo si vuole e ci si trova in un buon
istituto, si può restare molto seri a Parigi. In generale le scuole pubbliche sono eterogenee, ma vi si
possono sempre incontrare dei buoni cristiani. L’importante è non legarsi subito, ma osservare e
restare indipendente.
Non le consiglio di metterlo all’Hôtel Fénelon né in nessun altro; le costerebbe molto caro, e
d’altra parte, egli non vi si troverebbe bene per gli studi. Le consiglio invece di affidarlo al
reverendo Carion, rue Bonaparte 66, che ospita alcuni buoni giovani di giurisprudenza e di altre
facoltà. Lì si troverà in famiglia e in buona compagnia, e soprattutto con un padre. Io conosco bene
il reverendo Carion, e credo che non potrei consigliarle di meglio. Spero di essere qui nei giorni che
mi indica, poiché non ho nulla in vista. Le darò quindi tutto il tempo di cui potrò disporre. Si
convinca, mia buona signora, che la sua anima mi è sempre cara. Metta da parte le parole, perché la
carta non serve per dare la grazia ad un’anima. Sia più forte, e non mi ritenga indifferente. Resto
dunque in Nostro Signore, signora e cara sorella, suo dev.mo servitore Eymard.
Sig.ra Franchet, quai St-Vincent 43 - Lione.
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CO 870
PADRE DE CUERS
(I, 62, 49)
Parigi, 8 settembre 1859.
Carissimo padre, la sua lettera era vivamente attesa; io pensavo che lei fosse davvero malato e,
sapendola tutto solo, ne soffrivo crudelmente. La sua carità ha voluto risparmiarmi qualche giorno
di ansia e di pena, ma io soffrirò fino a quando lei resterà solo: speriamo che questo stato cessi e che
Dio ci invii qualche operaio.
Veniamo ora agli affari:
1. Ho ritirato 50 fr., quale quota degli interessi annuali maturati a fine luglio del suo capitale di
1.000 fr.: essi sono a sua disposizione. Se ne ha bisogno, se li faccia anticipare dal signor
Clavel, se ancora è con lei; io glieli restituirò qui.
2. Lo può fare e farà anzi ottima cosa ad offrire ospitalità fraterna a suo fratello; e se posso fare
qualcosa per lui qui, disponga di me.
3. Per il fratello che ci propone, ho scritto lo stesso giorno ad Arles, ma non ho ancora ricevuto
risposta. Se non è un soggetto affidabile e una vocazione genuina, sono contrario a farlo venire
da tanto lontano; il partito migliore e più prudente sarebbe che lei stesso gli predicasse un breve
ritiro e lo esaminasse costì.
4. Un’altra delusione: il sacerdote che mi aveva promesso di venire a fare un ritiro di prova, non si
è più visto né ha dato segni di vita; ha avuto paura, credo.
5. Le invio la fattura della lampada; lei vi aggiungerà il costo del sostegno che non hanno saputo
dirmi dal signor Picard; la fattura lo specificherà.
6. Abbiamo con noi un giovane studente di teologia di Agen, una conquista del signor Clavel: è in
ritiro da tre giorni e promette bene.
7. Il signor Picard ha ammesso la sua colpa, dicendomi che non potendo spedire tutto per
l’Assunta, ha rimandato a più tardi il resto. Troverà ogni cosa nella seconda spedizione, che
dovrebbe ricevere molto presto.
Tutto procede come al solito qui da noi. Presso le dame c’è sempre la croce: suor Benoîte si
trova tuttora a letto e la cuoca è come una svampita. Si dispera della sua guarigione: è una prova che
si aggiunge a tante altre. Ho solo il tempo di esprimerle il vivo affetto di tutti e di dirmi suo aff.mo
in Nostro Signore Eymard.
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CO 871
SIGNORA GOURD
(V, 44, 36)
Parigi, 9 settembre 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, mi dispiace di risponderle con qualche giorno di ritardo;
voglia scusarmi. Certo! dobbiamo essere molto riconoscenti alla sovrana bontà di Dio. Noi non
conosciamo la maggior parte delle sue grazie, ma quelle che ci sono note sono già così grandi!
Abbia, cara figlia, la riconoscenza dei poveri. Essa è la migliore; non dà nulla perché non possiede
nulla, ma ringrazia di tutto, e rende tutta la gloria a Dio. In cielo avremo l’eternità per ringraziare.
Alla spinosa domanda relativa alla formazione di un candidato al sacerdozio, per farne cioè un
sacerdote del SS. Sacramento, ho molta difficoltà a rispondere. A Parigi, la retta ordinaria va dai
500 ai 600 franchi per una vita in comune, il che richiederebbe un capitale di 10.000 fr. Ma, cara
figlia, non parliamo di capitale quando lei, per parte sua, fa già tanto. Mantenere un adoratore, un
sacerdote al servizio perpetuo dell’Eucaristia, è certamente l’opera più gradita, la più salutare e la
più bella che esista sulla terra. È meglio mantenere il proprio cuore indorato che conservare un
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cuore d’oro troppo piccolo per il valore; me lo spedisca quando potrà ed io lo farò custodire a
Besançon con un mezzo sicuro di mia conoscenza. Si accontenti del cuore che ha e non ne cerchi
altri.
Non si metta in agitazione per le parole disperate del suo caro malato; esse provengono da una
impressione di tristezza o di prostrazione, sicuramente non vi è in esse nulla di grave. Al caro
ammalato occorre fare, con l’aiuto del suo buon angelo custode, delle buone raccomandazioni e
suggerire dei buoni pensieri. Sapendolo facile all’ira, prudenza vuole che non gli si offra
l’occasione di disprezzare o di irrigidirsi. La prudenza e l’ispirazione del momento deve suggerire
la condotta da tenere.
Noi preghiamo molto per il suo parroco, perché il buon Dio ne ricavi la sua gloria. Coraggio,
cara figlia, resti la povera del buon Dio. Cerchi di stare un po’ più raccolta con il cuore, l’offerta e
l’amore. Scriva un po’ più spesso. Eravamo preoccupati per lei, ma la sua lettera è venuta a
confortarci. Benedico lei e la sua cara figlia. Suo dev.mo Eymard.
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CO 872
PADRE DE CUERS
(I, 63, 50)
Parigi, 10 settembre 1859.
Carissimo padre, il signor Clavel è arrivato e l’abbiamo accolto con gioia: è un servitore in più
ai piedi del divin Maestro. È giunto proprio nel momento in cui il signor Carrié si metteva a letto
per una infiammazione al ginocchio destro; così il buon Maestro si prende cura del suo servizio e
dei suoi servitori. Sarà una cosa grave? spero di no. Sembra che si stia formando una suppurazione;
egli si è affaticato troppo. Preghi per noi, non rifiuto la croce, ma abbiamo bisogno della grazia
della fortezza. Al nº 66 la signorina Guillot sta meglio, ma suor Benoîte è sempre molto sofferente;
la cuciniera invece è fuori pericolo, ma non potrà continuare a fare il suo lavoro ... È il momento
della prova.
Il giovane in ritiro sembra sia contento di trovarsi qui. Si chiama Capdeville, della diocesi di
Agen; ha 22 anni, ha frequentato per sei mesi il corso di teologia ed è amante dello studio; staremo
a vedere come sono le disposizioni interiori ... Ora non oso più mettere la mia fiducia nelle qualità
degli aspiranti, ma solo in Dio. Il signor Chanuet mi scrive di avere comunicato ai genitori la sua
decisione; è tornato da La Salette e chiede preghiere. Sembra avere delle buone basi ed essere
assolutamente deciso, ma non è ancora qui.
18 settembre.
Carissimo padre, non mi è stato possibile terminare la lettera e la riprendo ora. Il signor Carrié
sta meglio, ma non fa ancora l’adorazione; partecipa però all’ufficio e può camminare. Il signor
Clavel s’è buscato un mal di gola, che lo ha reso afono. Oggi abbiamo visto il signor Baudoin:
partirà domani sera per Marsiglia e le porterà i nostri saluti.
La questione che mi sottopone all’esame è grave per Marsiglia. Lei ne è ben consapevole,
soprattutto a seguito della voce che, nata qui, si è poi diffusa, che cioè noi staremmo per
abbandonare Parigi per venire a Marsiglia. Ciò in questo momento darebbe l’impressione di uno
scacco e di un fallimento. Certamente se Nostro Signore ci mette nell’impossibilità di organizzare il
noviziato a Parigi a motivo della disposizione della casa o per altra grave ragione, saremo ben
contenti di potere disporre di Marsiglia. Quanto a me non ho preferenze per un luogo in particolare,
ma miro innanzitutto al bene del noviziato.
L’ex sergente ha iniziato il periodo di prova? ha scoperto in lui i germi della vocazione?
Cominceremo gli esercizi del noviziato il giorno di san Michele, che abbiamo intenzione di
scegliere come protettore dei novizi. Inizieremo una novena a questo scopo il 21 settembre:
reciteremo il Veni Creator, le Litanie della Madonna e l’oremus della festa di san Michele
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arcangelo: voglia unirsi a noi. Tra qualche giorno vedrò il signor Perret; si trova a La Salette e di là
deve recarsi a St-Maximin (Var).
Mi raccomando alle sue buone preghiere. Ne ho bisogno; il pensiero di ciò che c’è da fare e di
quel che dovremo soffrire a volte spaventa la povera natura. Sono in Nostro Signore suo aff.mo
Eymard.
P.S. Auguri fraterni da tutti.
P.S. Riapro la lettera: mi sono dimenticato di accennare al signor Carrié: egli prova una gran ripugnanza
al pensiero di venire a Marsiglia e ho creduto bene di non obbligarlo. Sembra che Nostro Signore non
lo voglia ancora, perché ora si trova nell’impossibilità di venire. Lui le ha parlato delle finanze, ma
codesto è uno dei motivi meno forti, anche se è reale. Io ripongo la mia fiducia in Dio per i viaggi di
fondazione tra un mese o due. Tuttavia se l’aspirante fratello che ha potesse essere utile alla
fondazione, a me pare sarebbe opportuno formarlo sul luogo, visto che Dio l’ha inviato lì dapprima; e
poi sarebbe una spesa in meno, perché lei ben sa che siamo ridotti al pane nostro quotidiano.
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CO 873
PADRE DE CUERS
(I, 65, 51)
Parigi, 23 settembre 1859.
Carissimo padre, sono in attesa del suo ex sergente, se non si perde per strada. Sembra infatti
che abbiamo la prerogativa di spaventare la gente, perché quando ci hanno conosciuto, e soprattutto
quando ci hanno visto all’opera, sono presi dalla paura e non si fanno più vivi. Anche quando
Nostro Signore preannunziò l’istituzione dell’Eucaristia tutti lo abbandonarono, almeno
temporaneamente, ad eccezione dei dodici. A me sembra che una buona vocazione non dovrebbe
essere immune dalla paura, e tuttavia è possibile essere infedeli. Bisogna perciò abituarsi a non fare
assegnamento sulle domande e sulle promesse fino a quando non sono mantenute e Nostro Signore
li attiri e li soggioghi al suo divin servizio. Qualche volta ne rido dentro di me.
Per il momento qui tutto procede come al solito e tutti si stanno preparando per la festa di san
Michele. Chieda con insistenza al buon Maestro le grazie e le virtù di cui ho sì gran bisogno, perché
non è tutto avere dei figli, bisogna saperli allevare.
Quanto alla data della mia venuta a Marsiglia, essa avverrà soltanto alla fine di ottobre, o
meglio durante la settimana di Tutti i Santi: mi occorre tutto questo tempo per avviare le cose qui e
per far sì che tutto sia pronto. Ma bisogna pregare molto il Padre celeste, perché voglia inviare
adoratori al suo divin Figlio, e adoratori buoni e genuini. Grazie dei 50 fr. e del resto; non ne
conosco ancora l’ammontare. Il signor Carrié non ha ancora lasciato la camera: sta meglio, ma non
a sufficienza per fare l’adorazione e per partecipare a tutti gli esercizi.
Acquisterò le due lampade e gliele spedirò. Ho ringraziato il buon Dio del saggio consiglio del
p. Hermann; mi spiace che le mie parole siano state la causa del suo allontanamento. È verissimo:
noi non meritiamo neppure il titolo e il nome di religiosi; come oseremmo ambire alla milizia tanto
santa e tanto onorata degli antichi ordini? Perciò noi prendiamo e prenderemo il nostro posto,
l’ultimo. La signora Bonnefoy è sempre qui, è la nuova cuoca che si è ammalata. Suor Benoîte è
appena partita per Clermont per fare visita alla madre malata e per cambiare aria, perché è sempre
febbricitante. La posta parte. Saluti. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.
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CO 874
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 17, 17)
Parigi, 2 ottobre 1859.
Signora e carissima sorella in Nostro Signore, ancora morti, croci e vittime! Ne piangerei
insieme con lei se non vedessi in queste morti dei fiori e dei frutti maturi per il cielo, se non fosse il
nostro padre che sta nei cieli che viene a cercare questi figlioli in esilio per portarli nella loro bella e
amabile patria. Oh, questa vita è una vita destinata alla morte, o meglio, una morte che si apre alla
vita, perché ci fa vedere la vanità di tutto ciò che è terreno e umano per fissarci e trovare la pace in
Dio solo. Riposi tranquilla, mia buona figlia, all’ombra di questo albero di vita, del Calvario, sul
petto ardente del salvatore, e viva di lui, per lui e in lui solo. È bene che senta l’amarezza dell’esilio
e le pene dell’amore divino.
È necessario per lei che la prova dell’umiliazione e dell’impotenza la convinca a riporre nella
fiducia e nel santo abbandono di Dio l’unica sua virtù. Vada sempre alla comunione: è il pane del
povero, il rimedio del debole e la grazia dell’amore. Io sarò a Parigi fino ai primi di novembre.
Prima di partire sarei contento di vederla; perciò venga, se la cosa si può combinare con i suoi affari
a Nantes. Mi creda sempre in Nostro Signore, carissima figlia, suo dev.mo Eymard, sup. s.s.
P.S. Grazie di avermi dato la triste notizia della morte del signor Le Vavasseur. Io prego per lui e per la sua
ottima signora, a cui ho intenzione di scrivere.
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CO 875
PADRE DE CUERS
(I, 66, 52)
Parigi, 7 ottobre 1859.
Carissimo padre, ho ricevuto la carità della divina Provvidenza: essa è arrivata al momento
giusto. Siamo felici di essere poveri con Gesù Cristo e, oso sperarlo, per Gesù Cristo.
1. Il fratello in parola non s’è presentato né si è fatto vivo, perciò non c’è più da fare affidamento
su di lui.
2. La lettera, che mi ha rispedito e di cui ignoro l’origine, annuncia l’arrivo di un fratello: ne
prenda visione e giudichi.
3. Io non ho nulla contro Clément. Sarebbe forse meglio cominciare con l’affidargli la cucina e col
fissargli un salario piuttosto che rischiare col primo venuto ammettendolo come fratello. Se chi
si presenta offre delle garanzie e sa fare il suo mestiere, questa sarebbe la soluzione migliore.
Suppongo che lei abbia qualcuno per la cucina. È opportuno avere un fratello per la comunità, il
parlatorio ...; niente sconvolge una casa e ne turba il buon andamento quanto la mancanza di
questo servizio; noi ne soffriamo assai a Parigi. Il fratello Charles trovandosi solo qui non può
imparare a cucinare; anzi, sono convinto che non adempirà mai bene questo incarico. Sono
sempre del parere di portarlo a Marsiglia, sperando che Dio ce ne mandi un altro per Parigi.
Preghiamo e ci guardiamo attorno, ma è tanto difficile trovare chi si dia totalmente e venga
soltanto per Gesù Cristo.
4. Pensiamo di partire da qui il giorno dei morti 2 novembre, o la mattina dopo. Il giorno di Tutti i
Santi avremo una prima Comunione di adulti: saranno in sei. Siamo stati costretti ad affrettare la
cerimonia, perché dopo la festa di Tutti i Santi essi non saranno più disponibili, o dovranno
lavorare ogni giorno fino alle dieci di sera. Spero proprio che il signor Perret sarà qui a quella
data; lei lo dovrebbe aver visto o lo vedrà al suo ritorno. Qui gli si vuole molto bene: è un
apostolo assai generoso e un amico molto caro.
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5. Ha fatto bene a donare tutto al buon Maestro, perché, alloggiato e accontentato il re, i servi si
arrangiano. Sono d’accordo che i banchi sono migliori delle sedie, perciò prego Dio perché
voglia procurarcene i mezzi. E questo mi ha suggerito l’idea di dirle che a Roma si
predispongono due settori separati sul presbiterio dell’esposizione: uno riservato a chi veste
l’abito corale, l’altro destinato ai religiosi coi loro abiti, ai custodi ... Non è possibile collocare
una transenna mobile nel presbiterio, per delimitare un settore riservato a noi in abito corale, e
un secondo settore riservato invece agli adoratori laici, che verranno a condividere la nostra
adorazione come aggregati?
6. Prepari il necessario per coloro che arriveranno a novembre, perché costoro, buoni soldati ma
ancora poco adusati alla guerra e alla vita di bivacco, abbiano quanto occorre per vivere.
Ora eccoci alle notizie locali.
1. Ringrazi il buon Maestro insieme con noi: egli ci ha inviato due bravi sacerdoti, che predicano,
cantano, adorano e obbediscono ottimamente. Uno è di Angers, l’altro di Moutiers in Savoia: lo
dovrebbe avere visto a Parigi; è un buono ed eccellente sacerdote che diventerà un buon
adoratore. Vede quanto è buono Nostro Signore! noi non li aspettavamo ed essi sono venuti
attirati dall’amore e dalla grazia della divina Eucaristia. Li condurrò con me tutti e due insieme
con il fratello Charles, se è necessario; e se si presenterà un terzo, porterò anche lui. Vedendo
questi due signori tanto buoni e tanto devoti, non finiamo di dire, io e il p. Champion: quanto è
buono Iddio! egli vuole Marsiglia.
2. Il signor Clavel ha predicato otto giorni fa e ci ha stupiti tutti: ha una voce da rompere i timpani
e un tono molto vario. Ci ha tenuto una bella istruzione sull’Eucaristia; egli mostra di avere una
grande facilità di parola. Pensi un po’ quanto ero preoccupato all’inizio! Insomma il buon
Maestro sa bene che gli occorrono discepoli ed apostoli.
3. Un sacerdote, pio come un angelo, è venuto a fare il ritiro: è il reverendo du Coudré, di Angers,
lo stesso che doveva dare inizio al ramo dei riparatori insieme col p. Colin e la madre MarieThérèse. Mi ha raccontato lui tutto questo. Io ho i miei dubbi che si decida a entrare: ha la sua
pietà, le sue opere, la sua bell’età di 68 anni e una rendita di 1500 scudi. Mi ha confidato che ciò
che lo ha trattenuto fino ad ora è il voto di povertà. Se verrà, diventerà un pio adoratore; ne sarei
molto sorpreso, ma può succedere.
4. È venuto a trovarci un sacerdote di Vannes di 35 anni; mi ha fatto una buona impressione. Chi
me lo ha mandato è un persona molto affezionata alla nostra opera; egli è ripartito deciso a
seguire il consiglio del suo direttore, che è un gesuita. E mi ha appena scritto informandomi che
il suo direttore lo incoraggia nel desiderio di entrare da noi, ma gli consiglia di attendere ancora
un po’. È una speranza.
5. Il signor Chanuet è venuto a passare una giornata con noi. La famiglia, prima di concedere il
proprio assenso, l’ha obbligato a far decidere la sua vocazione e l’ingresso effettivo dal p. de
Pontlevoy, superiore dei gesuiti, il quale gli ha consigliato di sospendere la tesi, di abbandonare
tutto e di entrare immediatamente da noi. Dio ricompensi con il centuplo questo buon padre! Il
signor Chanuet però arriverà a Parigi non prima di una quindicina di giorni.
6. Suor Benoîte si trova a Rioms al capezzale della madre ammalata; ha incontrato un buono e
santo prete, che già conosceva, e gli ha parlato della Società. Ella mi scrive che questo prete
desidera venire a Parigi per fare un ritiro da noi e per esaminare la sua vocazione.
7. Il noviziato è cominciato il giorno di san Michele. Tutto è stato avviato. Si sono fissate due
conferenze al giorno, una alle 11 sulla liturgia e sulle rubriche, e una seconda di sera sulla vita
religiosa; quando saranno qui gli scolastici, alle tre si terrà una lezione di teologia. Il signor de
Leudeville non ha ancora fatto il ritiro di vocazione, ma so che ci pensa: l’abbiamo posticipato a
novembre. Bisogna pregare per lui, perché, benché sia molto generoso e pio, egli dovrà
affrontare molti sacrifici.
8. Il p. Champion mi ha proposto di ammettere ai voti semplici il fratello Michel, che è da noi da
due anni e mezzo ed è molto attaccato alla Società. In effetti ci ha reso e ci rende molti servigi
con grande e assoluto disinteresse. Egli si comporta bene e, nei giorni di esposizione, si
sobbarca fino a quattro ore di esercizi di pietà; lui stesso mi ha fatto richiesta di essere ammesso
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ai voti. Per quanto mi riguarda non ho difficoltà: ha molto migliorato il suo carattere e quando
commette qualche mancanza, è pronto a riconoscerla. Mi dica il suo parere. Ammetterò ai voti il
signor Carrié; anche il signor Clavel è da noi da un anno; lo si potrebbe ammettere anche lui.
Farò fare al fratello Charles il voto di obbedienza; e allora tutti saranno legati al servizio del
buon Maestro. Vedo per esperienza che è più utile non procrastinare troppo a lungo i voti,
altrimenti l’irrequietezza e la tristezza si impossessano dell’anima. La chiesa, tanto saggia, ha
previsto questo inconveniente, e perciò ha fissato il tempo del noviziato e ha prescritto di
dimettere, al termine del noviziato, un soggetto che mostri di non avere vocazione.
9. Ho spesso pensato dentro di me che lo spazio tra l’altare e la parete non è abbastanza ampio per
passarvi agevolmente con i paramenti. L’ingresso in cornu Evangelii non è bello né decoroso,
con tutte quelle porte che si aprono e si chiudono, e le teste che si vedono passare dietro l’altare.
Se in merito vi è una qualche prescrizione liturgica, chino il capo; auspico però una soluzione
migliore.
10. Mi chiedo come ce la caveremo con il viaggio; preghi l’angelo che ha trasportato san Filippo di
trasportare anche noi, almeno risparmieremmo le spese.
Ripensi a tutte le sue commissioni in Parigi prima che ci muoviamo. La posta è in partenza.
Saluti, aff.mo Eymard, s.s.s.
Rev. de Cuers, religioso del SS. S, - rue Nau, 7 - Marsiglia.
866
CO 876
SIGNOR CARREL
(V, 191, 5)
Parigi, 9 ottobre 1859.
Carissimo amico, ieri sera ho ricevuto il dono così grazioso e così squisito che ha voluto fare al
SS. Sacramento. Grazie da parte del Maestro e da parte nostra. È il più bel paramento che abbiamo,
e perciò lo riserveremo per le feste solenni. I nomi di tutti i suoi familiari sono scritti nel registro del
SS. Sacramento, ma soprattutto nel Cuore di Gesù e del suo amore. Dio la ricompensi con
benedizioni temporali e spirituali.
Nella prima settimana di novembre passerò da Lione, ma non mi fermerò. Spero di venire a
salutarla al ritorno. Nel frattempo mi creda sempre, nella divina carità di Nostro Signore, caro
amico, suo aff.mo Eymard, sup. s.s.
Sig. Carrel, magazzino di tessuti - quai d’Orléans 3 - Lione.
867
CO 877
SIGNOR DE LEUDEVILLE
(V, 222, 8)
Parigi, 9 ottobre 1859.
Carissimo amico, partirò per Marsiglia nella prima settimana di novembre. Avrei desiderato
salutarla prima di partire. Ha terminato il suo ritiro? Lo ha confermato nel suo stato attuale, o se ne
propone un altro entro breve tempo? Qualunque sia la sua decisione ultima e definitiva, lei mi sarà
sempre egualmente caro e amabile. Mi ha fatto molto piacere che in questa vicenda abbia scelto un
direttore non legato né a noi né ad altro istituto. La decisione sarà così molto libera e molto pura.
Sono due infatti le cose in ballo: la prima è la vocazione generale alla vita religiosa; la seconda è la
vocazione particolare verso un istituto determinato e verso un fine specifico.
Proprio in questo momento ricevo, caro amico, la sua lettera che mi dice che lei ha un angelo in
più in cielo. Prendo parte al dolore di tutti voi, poiché si tratta di una grave perdita. E poi, è tanto
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doloroso lasciarsi quando ci si ama! Ma per la chiesa, si tratta di una nascita all’eternità e per il
cielo, di un bel trionfo. La cara bimba non desidererebbe tornare sulla terra neanche se le si
regalassero tutte le corone del mondo. Il cielo è il nostro traguardo, e questa terra è solo un esilio. In
tutt’altra circostanza sarei venuto a trovarla, ma mi rifarò con la preghiera.
Su, amico mio, coraggio! Stiamo così poco tempo su questa terra! Bisogna fare presto a
glorificare il buon Maestro e a darsi completamente a lui. Mi creda sempre in Nostro Signore suo
dev.mo Eymard.
Sig. de Leudeville - Leudeville-en-Hurepoix, Marolles-lès-Arpajon (Seine-et-Oise).
868
CO 878
SIGNORA CHANUET
(II-S, 3, 1)
Parigi, 17 ottobre 1859.
Signora, vengo anzitutto a ringraziarla della sua lettera in occasione della vocazione di suo
figlio. Capisco, signora, la prudenza e la saggezza che la portano a desiderare che il signor Chanuet
emetta i voti solo nel momento del sacerdozio. Lei stessa ne giudicherà, e io non farò nulla senza
interpellarla. A convincermi che suo figlio è chiamato alla vita religiosa è il parere del p. Pontlevoy,
che ho avuto l’occasione di incontrare in questi giorni e che mi ha confermato di avere riconosciuto
in lui, da molto tempo, questa vocazione. Aveva ritenuto prudente lasciargli studiare legge, ma ora è
dell’idea che entri subito.
Questo dono che lei, signora, fa al Signore le sarà ricambiato al centuplo. È il dono più bello e
più grande che ella possa offrirgli, e io mi auguro che la bontà divina glielo faccia godere un po’. Il
suo caro figlio viene in mezzo ad amici, si troverà nel suo centro di pietà, e lei verrà a visitarlo, e se
non lo potesse, sarò io ad inviarglielo per un po’ durante le vacanze. Noi lo aspettiamo verso la fine
del mese, per potere organizzare i corsi. Ci consideri ormai, buona mamma, come la sua famiglia, e
mi creda, in Gesù Cristo, suo ossequente e devotissimo servitore Eymard, sup.
Sig.ra Chanuet - Lantignié par Beaujeu (Rhône).
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CO 879
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 18, 18)
Parigi, 23 ottobre 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, prego sempre per la cara piccola e la sua eroica mamma, e
anche per lei, che sta al centro di tutti i dolori ed è nello stesso tempo amica di quelli che soffrono.
Pur vedendo il cielo aperto su quest’angelo che soffre e la gloria di Gesù crocifisso accresciuta dalla
virtù della madre e di tutti, tuttavia la vita è una grazia, e può essere richiesta; io la chiedo nel
rispetto del beneplacito divino. Temo sempre di ricevere qualche altra notizia luttuosa, ma il suo
silenzio mi fa bene sperare; Dio ne sia benedetto. È lei, mia buona figlia, che deve soffrire in mezzo
a tanti calvari; non perda di vista Gesù, che è la sua forza.
Il 2 novembre penso di partire per Marsiglia; la nostra casa è situata in rue Nau 7, Marsiglia. Ci
resterò per un po’ di tempo, forse un mese; comunque quando partirò, glielo farò sapere qualche
giorno prima. Spero di ricevere ancora una volta sue notizie qui; sono triste e desolato per voi tutte.
Nostro Signore ci ha mandato due sacerdoti in più, lo ringrazi per noi. La benedico nel suo divin
cuore. Suo dev.mo Eymard, s.s.
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870
CO 880
STÉPHANIE GOURD
(V, 108, 25)
Parigi, 23 ottobre 1859.
Ho letto con interesse tutto ciò che mi ha scritto, cara figlia; tutto quello che le interessa mi è
caro, mentre mi addolora tutto quello che può arrestarla nel cammino verso il cielo.
Per cominciare, che buona, santa e gradita notizia! Il suo nonno ha avuto la gioia di
comunicarsi, di desiderare di comunicarsi, e di farlo in pubblico! Come è buono Iddio, e quanto
infinita è la sua misericordia! Sì, io lo ringrazio e lo ringrazierò con tutto il cuore perché porti a
termine l’opera della sua misericordia.
Si è anche tolta d’attorno quella povera cameriera, benissimo! Si sarebbe dovuto farlo da un
pezzo! Gelosia ed egoismo non pagano. Lasci che ella dica quello che vuole, ma lei non ne parli
male con gli estranei. Con la nuova domestica ha fatto bene a rispondere in quel modo. Con la
servitù non familiarizzi troppo, pur usando carità e dando loro fiducia. Metterebbe a rischio il loro
amor proprio e a volte anche la loro virtù. Prima di avere accertato la loro prudenza, non confidi
loro i suoi affari personali. Per affari personali intendo le sue buone opere esteriori.
Ahimè, povera figlia, come può pretendere di trovare disinteresse, attaccamento e riconoscenza,
quando a malapena si rende a Dio lo stretto dovuto? E poi i tempi hanno capovolto tutte le idee, la
rivoluzione si è fatta strada anche nella testa della servitù. Che cosa fare? Sopportare, incoraggiare i
deboli, correggere caritatevolmente i difetti e restare anzitutto ligi ai doveri di stato.
Quanto alla sua buona e cara mamma, è l’affetto filiale che la porta a desiderare che sia
personalmente più prudente. È vero, essa dovrebbe risparmiarsi un po’ di più, ma vi sono delle
circostanze in cui è preferibile lasciar fare piuttosto che urtare, quando ad esempio si causerebbe
della pena. Si comporti in modo diverso; quando si accorge che sua madre tiene ad una cosa, la lasci
fare. Essa ha i suoi motivi, e lei sa che Dio la benedice. Indubbiamente la buona mamma dovrebbe
riguardarsi maggiormente.
Il 2 novembre dovrò partire da Parigi alla volta di Marsiglia. La benedirò di passaggio.
All’andata non posso fermarmi a Lione, ma spero di farlo al ritorno. Se avesse bisogno di scrivermi,
eccole l’indirizzo (due parole cancellate).
Si dedichi totalmente a Dio, cara figlia, mediante l’amore, totalmente al prossimo con affabile
carità, e totalmente all’Eucaristia con l’offerta e l’immolazione di se stessa. Sopporti se stessa nella
pazienza di Nostro Signore, e cerchi di servirlo come se fosse sempre contenta. Abbiamo
cominciato la novena per il parroco; preghiamo perché Dio gliene invii uno secondo il suo cuore.
Non gli riveli i suoi turbamenti e le sue inquietudini. Conservi il tesoro del SS. Sacramento, e se
gliene parla, lo faccia solo adducendo questo motivo: il vescovo e il defunto parroco ce lo hanno
concesso, e non vorrebbero togliercelo ora. Addio, cara figlia. Suo dev.mo in Nostro Signore
Eymard.
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CO 881
SIGNORA GOURD
(V, 45, 37)
Parigi, 24 ottobre 1859.
Buona e cara figlia, mi unisco alla sua felicità, ringrazio di tutto cuore il Signore, e gli chiedo la
perseveranza. Conservi sempre questo abbandono di bimba nel Padre nostro che è nei cieli, gli stia
sempre vicino e dipenda da lui in ogni cosa. Dio non ha né passato né futuro, perché è da sempre. Si
ponga perciò nel suo essere d’amore e nella sua divina provvidenza attuale, e gli lasci la cura
dell’avvenire e del passato. Ecco la preghiera che esprime il suo cuore: — O Maria, madre del
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bell’amore e della santa speranza, ricevi questo piccolo pegno della mia riconoscenza e del mio
amore. Conserva nel tuo questi cuori che ti offro, salva tutti i miei cari, fa che essi amino sempre
Gesù e te. Quanto a me, che sono la più bisognosa, prendi su di te la mia debolezza; io voglio
appartenere completamente a Gesù per mezzo tuo, mia buona madre.
Partirò da Parigi il 2 novembre. La benedirò passando, perché a Lione mi fermerò solo al
ritorno. Perdoni questa povera lettera, che le invio con questa macchia. Suo dev.mo Eymard.
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CO 882
PADRE DE CUERS
(I, 70, 53)
29 ottobre 1859.
Carissimo padre, partiremo da qui mercoledì 2 novembre all’1,45 del pomeriggio; non faremo
soste e arriveremo a Marsiglia giovedì sera verso le 6,30. Ecco i nomi delle persone che mi
accompagneranno: il p. Leroyer di Angers e il p. Golliet di Moutiers: è proprio Nostro Signore che
ce li ha mandati. Da un mese non facciamo che istruzioni sulle prescrizioni liturgiche; le
giungeranno così un poco dirozzati, ma la recita dell’ufficio in coro non è ancora perfetta.
Ho parlato al p. Champion delle sue osservazioni riguardo al Mattutino; il padre è d’avviso che
è meglio sedersi per ascoltare, come accadeva con Nostro Signore quando predicava ... Quanto a me
non avrei alcuna obiezione da opporre e lascerei la casa di costì libera fino a che Dio non mostri più
chiaramente il suo volere. Nessuno dice l’ufficio stando seduto; ci alziamo di nuovo all’intonazione
dei responsori; e il principio di recitare l’ufficio in piedi è salvo.
Ho visto il signor Koll: l’ultimo lavoro che ha eseguito colmerà la differenza, se lei è d’accordo.
Egli va continuamente ripetendo che non era sua intenzione fornire a sue spese i ferramenti, che ciò
non si usa fare, che se avesse saputo che così doveva essere, la soluzione sarebbe stata semplice:
avrebbe maggiorato i costi del suo preventivo; che ha fatto i migliori prezzi. Con il nostro arrivo lei
riceverà tutte le cose che ha ordinato, anche quelle del signor Picard.
Con l’arrivo dei nuovi adoratori, facciamo l’esposizione anche il mercoledì e il sabato fino a
mezzogiorno. Il giorno di Tutti i Santi avremo una bella prima Comunione di dodici dei nostri
ragazzi. Questa mattina alle 7,30, abbiamo amministrato il battesimo ad una signora protestante, che
è stata preparata da noi e che era molto ben disposta. Il signor Clavel ha le facoltà accordate dalla
curia di Parigi e un documento che io gli ho fatto avere; è molto contento, ma deve fare ancora
parecchia strada, anche se è migliorato.
Nulla di nuovo, a parte un chierico di teologia, che ha fatto domanda di entrare; ma è come tanti
altri, senza risorse. Il signor Chanuet non è ancora arrivato. Il signor de Leudeville non ha ancora
iniziato il ritiro presso i gesuiti per decidere la questione della sua vocazione; lo esaminerà il buon
p. de Pontlevoy: così hanno voluto i suoi genitori.
A presto, carissimo padre. Spero che il buon Maestro ci vorrà benedire anche a Marsiglia,
perché non abbiamo di mira nient’altro che la sua più grande gloria. Aff.mo in Nostro Signore
Eymard, s.s.
P.S. Abbiamo ricevuto tutto il denaro che ha inviato per le destinazioni da lei indicate.
Rev. de Cuers, sacerdote religioso del SS. S. - rue Nau, 7 - Marsiglia.
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CO 884
MARGUERITE GUILLOT
(II, 232, 199)
Tutto per Gesù Ostia.
2 novembre 1859.
Carissime figlie in Nostro Signore, mi è stato impossibile venire a salutarvi e a benedirvi al
momento della partenza; ma l’ho fatto lo stesso e lo ripeto in questo momento. Ho inviato a tutte la
mia piccola Santa Vergine; la buona madre vi proteggerà e vi guiderà; vi lascio sotto la sua materna
protezione e sotto quella di san Giuseppe. Anche se morissi, care sorelle, non avreste nulla da
temere. Siete tutte di Gesù ed egli è tutto vostro; potete temere, piccolo gregge, sotto la vigilanza di
un così buon pastore? Chi vi potrà accusare se Gesù vi difende? chi vi potrà uccidere se Gesù è la
vostra vita? No, non avete nulla da temere e nulla di cui spaventarvi; tenetevi però ben strette al
buon Maestro, servitelo con purezza e con fervore, con semplicità e con gioia, con amore e con
sacrificio, e sarete generose e forti e diventerete un vero cenacolo, la famiglia privilegiata di Gesù e
di Maria. Non lasciatevi turbare né spaventare da nulla. Ieri il vostro cuore ha dovuto soffrire per il
voto che dovevate pronunziare davanti a Dio; ora è fatto ed è ben fatto. È così che Dio lo voleva; la
sua santa volontà si è manifestata chiaramente. Bene! Da questo capite, mie care figliole, quanto
dovete benedire Dio della vostra vocazione. Voi ci siete, restateci; siete state scelte, stimatevi felici.
Io vi dico: un giorno le altre religiose e le principesse del mondo invidieranno la vostra felicità e le
vostre grazie; coraggio e fiducia, care figliole. Resto molto paternamente unito con voi nell’amore
del nostro buon Maestro e vi benedico con tutto l’affetto del cuore. Eymard.
P.S. Signorina Guillot, ho dato 50 fr. al signor Carrié da consegnarle per la signora Spazzier pensando che
avrebbe avuto bisogno di denaro. - Suor Benoîte resti per un po’ a letto. - Ora che la croce è terminata
non si tormenti; veda come Dio è soave e forte nella sua divina Provvidenza. La benedico di tutto
cuore. Eymard.
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CO 883
MARIANNE EYMARD
(III, 120, 111)
Parigi, 2 novembre 1859.
Buone e care sorelle, oggi parto per Marsiglia, e ci resterò per un mese circa; vi scriverò da là.
Vado ad accompagnare alcuni nostri religiosi alla nuova fondazione. Pregate sempre per noi e per la
nostra bella opera. Vi invio la vostra pagellina dell’aggregazione. Io sto molto bene. E tutto procede
bene: Dio ci benedice oltre le nostre aspettative. Vostro aff.mo in Nostro Signore fratello Eymard,
sup.
P.S. Ho solo il tempo di scrivervi queste poche righe.
Sig.na Eymard - rue due Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 886
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 155, 36)
Marsiglia, 5 novembre 1859.
Cara sorella in Nostro Signore, mi trovo a Marsiglia. Venendo non mi sono potuto fermare a
Lione perché accompagnavo delle persone, ma spero di vederla al ritorno. L’ho scritto anche al
parroco della Madeleine di Tarare. Sarà una grande gioia per me rivederla dopo tanto tempo e
parlare con lei della nostra cara opera di amore per il buon Maestro.
Il suo buon papà dovrebbe averle scritto e averle detto la gioia del Signore nel vedere tornare
all’ovile il caro fratello che si era allontanato, e anche il modo con cui la sua divina bontà lo ha fatto
tornare. Ora bisogna pregare il buon Maestro di completare quanto ha iniziato.
Le invio la pagellina di aggregazione alla nostra piccola società che lei ama e che le è
strettamente unita. Mi è dispiace di saperla ammalata e prego il buon Maestro di guarirla perché c’è
ancora qualche campo di battaglia su cui battersi per la sua gloria. Addio, cara sorella, a presto. Suo
dev.mo in Nostro Signore Eymard, sup.soc.s.s.
Sig.ra Tholin-Bost - Amplepuis (Rhône).
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CO 887
SIGNORA SPAZZIER
(II-S, 235, 12)
Marsiglia, 5 novembre 1859.
Carissima sorella in Nostro Signore, ho ricevuto questa mattina la sua lettera. Capisco tutta la
sofferenza della sua pietà e la grandezza del suo sacrificio, ma lo accetti con semplicità e non coltivi
nel cuore delle speranze che finiscono solo col turbarla e tormentarla. Abbracci questa croce e la
porti con Nostro Signore senza ragionarci sopra, perché la tribolazione sarebbe sempre pronta ad
assediarla.
La mia opinione è che lei vada a Hyères, che lasci il suo appartamento di Parigi, e che si
abbandoni alla divina Provvidenza. Perché volere pagare due affitti? e proprio mentre noi ci
prepariamo a lasciare quel quartiere al primo cenno? Lei mi dice che Dio ha solo permesso e non
voluto questo rifiuto. No, mia povera figlia, Dio l’ha voluto. Quanto a me io non desidero fare
nuovi esperimenti.
Lei sarà sempre la nostra cara sorella e figlia in Nostro Signore. Con i miei consigli la aiuterò
molto volentieri a santificarsi nel suo stato, ma a condizione che non si tratti più di vita religiosa
con queste dame. Lei può essere un’anima tutta consacrata alla divina Eucaristia, pienamente santa,
in mezzo ai suoi lavori e ai suoi rapporti con il mondo. Il suo pensiero e il suo cuore appartengono
interamente a Dio, e quindi non c’è da temere nulla da questo lato.
Qui niente di nuovo. Cominciamo l’esposizione solo negli ultimi giorni della settimana. Se lei
vuole fare una sosta qui, la vedrò volentieri. Ma per evitare complicazioni ai suoi affari, sarebbe
forse meglio acquistare a Lione o a Parigi il biglietto per Tolone. Sarebbe anche la cosa più pratica,
perché con lo stesso biglietto ci si può fermare per strada un giorno, informandone il capostazione.
Suvvia, cara sorella, si dedichi a Dio e a ciò che egli vuole. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard,
sup. ss.
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CO 888
PADRE CHAMPION
(I, 203, 1)
Marsiglia, 6 novembre 1859.
Carissimo padre, siamo tutti indaffarati nei preparativi per inaugurare la casa di Marsiglia. Oggi
devo fissare con il vescovo il giorno dell’esposizione, a cui egli desidera dare una grande solennità.
La cappella è decorosa, ricca e bella; soprattutto il baldacchino suscita la meraviglia di tutti: qui
infatti non ce ne sono ed è molto bello. Il nostro arrivo ha rallegrato il quartiere e tutte le anime pie.
Il buon p. de Cuers non sta più nella pelle per la gioia. Anche il vescovo è contento del nostro
arrivo. Ieri si è svolta una grande processione in occasione della festa di san Lazzaro, la cui reliquia
era stata trasferita qui dal vescovo di Autun; tutta la città vi ha partecipato. Quanto a noi, tutto pare
andar bene; oggi abbiamo cominciato la recita dell’ufficio in coro. Eccoci pronti; ma temo che la
spedizione di Picard non arrivi in tempo e che egli abbia agito come per il passato, perché già da
dieci giorni la cassa è in viaggio e alla stazione non se ne ha notizia. Per favore, mandi qualcuno da
lui, per conoscere il giorno preciso della spedizione, perché voglio reclamare presso
l’amministrazione, se trattengono troppo a lungo i vostri colli alla stazione, come è già accaduto.
Ringrazio Dio della partenza del signor Capdeville: che lezione, ma soprattutto che tipo! I miei
saluti cordialissimi a tutta la comunità. Suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
878
CO 889
MARGUERITE GUILLOT
(II, 233, 200)
Marsiglia, 6 novembre 1859.
Grazie, cara figlia, delle sue parole. Ho scritto alla signora Spazzier con sufficiente chiarezza;
penso che le farà conoscere la mia lettera. Indubbiamente questa buona signora non ci riflette, ma la
decisione che vuol prendere non può sfociare che in una delusione. Sono deciso a troncare ogni
relazione piuttosto che alimentare questa illusione.
Tutto finora procede bene. Ci prepariamo alla nostra grande festa, di cui non so ancora la data,
ma sarà in settimana. Le raccomando di pregare molto e di far pregare per noi affinché l’inizio
corrisponda al fine; è importante iniziare bene perché Dio sia contento. C’è tutto da fare e con
uomini nuovi. Più procedo e più apprezzo la vostra opera e la vostra grazia: quanto è bella e quanto
è grande! L’eccessiva agitazione non è buon segno, e la troppa esteriorità è vulnerabile e spesso
nasconde il vuoto. Tenetevi strette a Nostro Signore e fate tutto in modo che egli sia contento di voi.
Questo è l’essenziale. Gli uomini non possono nulla, e non sono nulla ... Ciò che Gesù vuole si
avvera. Sentitevi felici al suo adorabile servizio; siate piene di gioia nella vostra vita, nelle vostre
azioni e nei vostri rapporti. Avete ogni motivo per esserlo, perché siete la famiglia di Nostro
Signore. Vi lascio ai suoi piedi. Vostro dev.mo Eymard.
879
CO 890
SIGNOR DE LEUDEVILLE
(V, 223, 9)
Marsiglia, 6 novembre 1859.
Carissimo amico, ringraziamo Dio dovunque ci troviamo, e di tutto quanto ci accade. È sempre
per la sua maggiore gloria e il nostro maggior bene.
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Ritengo che lei debba attendere che il reverendo p. de Pontlevoy sia disponibile; la questione è
troppo importante per lei per metterla, senza convinzione, nelle mani di un arbitro sconosciuto.
Meglio è sacrificare qualcosa, restare un po’ più a lungo sulla croce, per dare alla grazia il tempo di
germogliare e di venire alla luce. Lei è ammalato, caro amico, eppure mi parla del destino angelico
della sua piccola Maria.
Oh maledetta indolenza! Si guardi bene dal pensare di ritirarsi proprio ora che è necessario
andare avanti! Occorre invece farsi in cento attorno al divin re e combattere le sue buone battaglie,
perché i cattivi sono molto numerosi, i cristiani molto pusillanimi, e le anime davvero consacrate
alla sua gloria molto rare.
Coraggio, amico mio, tutte quelle grazie non devono rimanere sepolte dentro di lei; bisogna
produrre il centuplo in amore. Per suo conforto le invio il suo attestato di aggregato. Sarà un legame
che ci unirà più strettamente in Nostro Signore, nel quale resto, carissimo amico, sempre suo aff.mo
Eymard, sup.
Sig. de Leudeville - Leudeville-en-Hurepoix, presso Marolles - (Seine et Oise).
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CO 891
SIGNOR CARREL
(V, 191, 6)
Marsiglia, rue Nau 7, 8 novembre 1859.
Carissimo amico, le mando da Marsiglia l’attestato di aggregazione che ho firmato a Parigi.
Non ho potuto fermarmi a Lione perché ero in compagnia. Spero che al ritorno, tra un mese
all’incirca, il buon Maestro mi concederà questo piacere. Verrò ad incontrarla e a benedire l’intera
sua famiglia. Domani inauguriamo l’esposizione; alle 7,30 verrà il vescovo ad esporre il SS.
Sacramento. Il Signore avrà così un trono in più sulla terra; magari fossimo dei buoni e fedeli
adoratori! Per corrispondere a tutte queste grazie, dobbiamo diventare degli uomini nuovi.
Continui ad amare molto Nostro Signore, caro amico, e lo faccia amare e servire da tutta la sua
famiglia, perché lei è padre solo per questo. Continui a pregare per colui che è molto intimamente e
affettuosamente unito in Nostro Signore e che, nella sua divina carità, resta suo aff.mo Eymard, sup.
Sig. Carrel, negoziante - quai d’Orléans 3 - Lione.
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CO 892
SIGNORA ROTTIER
(III, 217, 2)
Marsiglia, rue Nau 7, 11 novembre 1859.
Buona signora, non avendo potuto prima di partire farle pervenire questo piccolo ricordo di
affetto in Nostro Signore, glielo invio da qui; ciò mi offre l’occasione di mandarle i miei cordiali
saluti e di raccomandarmi alle sue preghiere e a quelle della buona signora Milot. La prima
esposizione è stata fatta mercoledì 9 dal vescovo con grande concorso di popolo e con grande
giubilo di tutti; noi la continuiamo con gioia. Predichiamo un ottavario del SS. Sacramento per
spiegare bene al popolo il modo di adorare e di servire Nostro Signore. Abbiamo un tempo
bellissimo, ma Parigi è sempre Parigi. La lascio, cara signora, nel cuore divino di Gesù. Suo dev.mo
Eymard, sup.
Sig.ra Rottier - Impasse des Feuillantines 14 - Parigi.
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CO 893
SIGNORINA DE REVEL
(III-S, 37, 23)
Marsiglia, 17 novembre 1859.
Signorina e carissima sorella in Nostro Signore, ho ricevuto la sua lettera da Parigi, e vi ritrovo
la sua vecchia amicizia e quel sentimento così profondo che sono lontano dal meritare ma che mi è
tanto dolce. Ho letto però con pena che si è avverata quella triste parola che dissi sull’abbandono. Io
le ho promesso di restarle fedele fino a dopo la morte.
Sono contento che abbia concluso l’affare del convento di Opie. Al mio ritorno restituirò a suor
Pauline il suo titolo. Dopo il mio ritorno da Roma non l’ho ancora vista, ma penso che si trovi
sempre allo stesso indirizzo.
È stata ben coraggiosa per venire fino a Marsiglia. Mi è dispiaciuto di non essermi trovato qui,
perché l’avrei vista almeno per un istante. Ritornando mi fermerò qualche oretta a Lione e la
saluterò con più agio. Fa bene a risparmiarsi soprattutto all’inizio dell’inverno, ma ritrovi Nostro
Signore presso di lei, e sia tutta per lui nell’intimo della sua vita perché, buona sorella, quando il
sole cala e l’ombra si allunga bisogna accelerare il passo per non essere sorpresi dalla notte. Non se
la prenda per questi sentimenti naturali contrari alla santa comunione. Il bambino teme il maestro e
ama la propria libertà, ma quando il maestro è presente, lavora e gli obbedisce. La santa comunione
fa sempre più bene che male.
Il 9 novembre il vescovo è venuto ad inaugurare la nostra cappella e a fare la prima esposizione.
Per noi è stato un giorno di grande gioia e di grande giubilo. Per celebrare una grazia così grande
predichiamo mattina e sera un ottavario sul SS. Sacramento. Questa sera è l’ultimo giorno;
l’ottavario è stato molto partecipato. Le spedisco un modulo per l’aggregazione nel timore di averlo
dimenticato. Io l’ho iniziata qui proprio oggi, ed un centinaio di persone si sono fatte iscrivere.
Siamo in quattro sacerdoti e due fratelli, ma bisogna pregare affinché Nostro Signore si scelga dei
buoni adoratori, cosa che lei già fa. Spero di passare da Lione fra 3 o 4 settimane, e lì sarò tutto al
suo servizio in Nostro Signore. Nel frattempo mi creda nella sua divina carità, cara sorella, suo
dev.mo Eymard.
Sig.na de Revel, rue Ste-Hélène - Lione.
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CO 894
MARGUERITE GUILLOT
(II, 234, 201)
Marsiglia, La Presentazione, 21 novembre 1859.
Carissime figlie, vi ho presentate a Nostro Signore insieme con la Vergine, affinché come lei
diventiate le buone e fedeli ancelle di Gesù. Gli ho offerto il vostro spirito perché sia una sola cosa
con lo spirito di Gesù, dolce e umile di cuore come il vostro buon Maestro, semplice e retto come la
sua verità, tutto raccolto ai suoi piedi come la Maddalena per ascoltarlo ed accogliere con gioia la
sua parola, custodirla con rispetto e con riconoscenza, e nutrirne la vostra anima come farebbe la
Vergine. Gli ho offerto il vostro cuore, affinché ne sia il signore, il re e l’unico sposo, vi trovi le sue
delizie e vi regni per sempre. Gli ho offerto la vostra volontà, perché assecondi gioiosamente la sua,
così da non desiderare altro che di ben servirlo, trovando l’unica vostra felicità nel farlo. Gli ho
offerto il vostro corpo, affinché sia come una vittima santa, vivente e gradita ai suoi occhi, con la
modestia e la mortificazione dei sensi. In questo modo, con una pietà e un amore senza condizioni e
senza misura, si è offerta la vostra Madre divina. Quanto piacque ella a Dio così facendo! e come
divenne per lui una vittima di soave odore!
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Donatevi decisamente e interamente a Gesù, mie care figlie, e allora sarete vere ancelle del SS.
Sacramento. Il dono di sé è l’unica prova di un amore genuino ed è tutto ciò che Dio esige. Egli
dice: «Figlio mio, dammi il tuo cuore» [cf. Pr 23,26]. «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il
cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» [Dt 6,5]: ecco il primo e il più grande dei
comandamenti, che è alla base di tutta la nostra vita e di tutto il nostro fine, in questo mondo e
nell’altro. Che cosa c’è di più giusto che donarsi a chi ci ha donato tutto? che cosa c’è di più dolce
che darsi a Gesù come lui si dona tutto a noi? Perché siamo così incostanti, così avari e così ingrati
verso il buon Maestro? Eppure egli ci chiede il dono di noi stessi solo per renderci felici e per
potersi donare a sua volta a noi. Che vogliamo farne della nostra natura se non santificarla e
divinizzarla in Gesù?
So bene che se è facile donarsi in generale a Gesù, ma costa assai immolarsi ogni giorno per la
sua gloria e morire ad ogni istante alla propria volontà per il suo amore; ma proprio perché costa noi
possiamo diventare veri adoratori. Care figlie, ricordatevi sempre che nel passato siete state tanto
generose con parenti e amiche, e ancor più con voi stesse; perciò quando qualcosa vi costa,
ripetetevi: E che! non farò per Gesù quello che ho fatto per il mondo e per la mia soddisfazione?
Verificate spesso quello che in voi ancora non è stato dato a Gesù, quello che ancora non gli
appartiene, e restituite quindi al buon Maestro quanto il vostro amore gli aveva offerto. Ritenetevi
ignoranti, straniere e miserabili fintanto che Gesù nel SS. Sacramento non sarà il vostro unico bene,
il solo piacere, l’unica gioia proprio perché non gli appartenete ancora completamente. Egli non
regna da sovrano dentro di voi. Ah, se appartenessimo interamente a Gesù, egli sarebbe il pensiero
fisso del nostro cuore e il modello unico della nostra vita. Solo allora la nostra vita sarà bella, dolce
e forte! sarà la vita stessa di Gesù.
Qui noi cerchiamo di propagare il fuoco di Gesù e già contiamo un gran numero di aggregati.
L’esposizione, inaugurata il 9 novembre, è molto frequentata. È davvero edificante. Penso di restare
qui ancora due o tre settimane, perché c’è ancora molto da fare; poi verrò con piacere a mettermi al
vostro servizio, care figliole. Vostro dev.mo in Nostro Signore Eymard.
884
CO 895
PADRE DE CUERS
(I, 72, 54)
Venga il tuo regno.
22 Novembre 1859.
Caro padre, grazie delle sue brevi parole di ieri sera. Ho apprezzato molto il fatto che mi ha
confidato la sua pena. Essa non lo è stata per me, perché non era mia intenzione ammettere ai voti
senza consultare i sacerdoti professi, e in primo luogo lei. La prova ne è che io dissi ai candidati che
avrei sottoposto la questione della professione all’esame del consiglio, e che l’ammissione
dipendeva da esso. Ecco tutto quel che ho detto loro, e nemmeno a tutti. Ho già abbastanza
responsabilità senza dovermi accollare anche questa. Se gliene feci parola al mattino, era per potere
tornare con lei sul discorso per non dimenticarmene - mi accade assai spesso di dimenticare cose
anche importanti -, pensando che me ne avrebbe riparlato lei.
Ecco, caro padre, come sono andate le cose. È da tanto tempo che ne parliamo, io e il p.
Champion, come di cosa imminente, che non ho pensato di farne l’oggetto di una decisione
discorrendone con lei. Spero che questa semplice spiegazione soddisferà la sua amicizia e
dissolverà i suoi scrupoli. Sono molto addolorato quando sono la causa delle sue sofferenze; ma
sono felice quando posso condividere i suoi ideali e le sue gioie al servizio del buon Maestro, nel
quale sono, mio caro padre, suo aff.mo Eymard.
100
885
CO 896
MARGUERITE GUILLOT
(II, 236, 202)
Marsiglia, 23 novembre 1859.
Carissima figlia, non ho potuto scriverle per la Presentazione perché mi è mancato il tempo; qui
ho molto da fare. Prendo parte alle sue piccole spine e, se fosse possibile, vorrei risparmiargliele;
ma così fu la corona di Nostro Signore e la sua vita non fu che una croce. Perciò, buona figliola, è
con le sofferenze di ogni specie che bisogna glorificare il nostro buon Maestro ed elevargli un trono
sul calvario. Solo quando la natura ha paura, quando lo spirito umano non ha più risposte e quando
tutto sembra vacillare si va ai piedi del Maestro per umiliarsi, per riconoscersi incapaci e indegni,
per pregarlo di prendere in mano il timone, di comandare alla tempesta e di tenderci la mano sul
mare in burrasca. Bisogna guardarsi dall’agire in modo umano in questi frangenti. Vorrei, buona
figliola, che fosse fisicamente più forte perché la croce non le procuri la febbre o l’emicrania.
C’è sempre qualcosa che non va in una casa, perché Dio vuole avere la sua parte e la sua gloria.
I poveri figli di Adamo sono così segnati dall’eredità del loro padre che spesso vanno in delirio e
cadono in preda alla febbre mentre sembrano calmi e ragionevoli; spetta al medico accorgersene e
curarli secondo il loro stato. L’uomo è come un quadro in cui figurano tratti da capolavoro e altri di
una grande povertà e follia. Non c’è da meravigliarsi; bisogna apprezzare il bene e rimediare al
male per quanto è possibile. Di che cosa hanno bisogno gli angeli e i santi per essere beati? di Dio,
di Gesù Cristo. Ebbene, noi ce l’abbiamo, viviamo nella sua casa, al suo amabile servizio. Che
grande guaio! Lui non ci basta: sta con noi e noi ci sentiamo scoraggiati, egli è il nostro tutto e non
ci basta. Che miseria!
Mi dispiace che la povera ... sia così scontenta e poco dotata. Bisogna circondarla di cure; ma
poi se non entra nello spirito della vocazione, lasciarla partire, e dirglielo chiaramente se ha dei
rimpianti o delle fisime per il capo. Non si preoccupi, spero di trovarle una buona sorella Marta, ma
non in Provenza. Non la cercherò qui a motivo delle diversità di comportamenti e di modi di vita; è
meglio cercarla più in su, a Lione o nel nord.
Il 9 novembre il vescovo ha fatto la prima esposizione circondato da una bella e devota
assemblea. Abbiamo predicato l’ottavario due volte al giorno, ed è stato molto frequentato. Alla
fine ho ammesso un grande numero di aggregati. Si continua a venire ad adorare Nostro Signore:
c’è da restarne edificati; nella nostra bella e capace cappella vi è sempre gente, tanta gente. Faremo
l’adorazione tutti i giorni, ma il lunedì il mercoledì e il sabato solo fino a mezzogiorno, gli altri
giorni invece fino alle 9 di sera. Il p. de Cuers sta bene. Egli è benemerito di questa fondazione: è
vissuto tanto poveramente che mi fa molta pena; non si è cibato che di pane, di formaggio e di
frutta; niente caffè niente carne e niente di caldo, ed era felicissimo. Anche Nostro Signore deve
esserlo stato di lui.
Quanto a noi abbiamo il necessario per vivere, ma le celle sono molto povere, come devono
essere; qui infatti si è fatto tutto per il Maestro. A mano a mano andiamo acquistando spille ed aghi,
e ad ogni istante si ride di non avere quello che si ha in una capanna: è bellissimo! In compenso la
cappella è magnifica e l’adorazione vi si svolge molto devotamente. Spero che i due sacerdoti che
ho portato con me vi si abitueranno facilmente. La povera natura a volte ha avuto qualche momento
di incertezza o di paura; si aspira troppo a una vita da missionari. Bisogna pregare perché si
comprenda che il signore deve avere la precedenza sui domestici. Ahimè, quanto poche sono le
persone e quanto pochi i sacerdoti a cui Gesù basta. Io sto bene. Saluti, buona e cara figliola; la
metto sempre con me ai piedi del buon Maestro. Eymard.
P.S. Dica per favore al p. Champion che mi mandi 1000 pagelline dell’aggregazione.
101
886
CO 897
STÉPHANIE GOURD
(V, 109, 26)
Marsiglia, rue Nau 7, 24 novembre 1859.
Carissima figlia, lasci che i suoi pensieri e i suoi sentimenti scorrano sotto la penna così come
vengono; non si preoccupi né della loro lunghezza né della loro apparente poca importanza. Darà
prova di grande schiettezza scrivendomi con spontaneità e semplicità.
Certo, buona figlia, si lasci trasportare dal vento della grazia di Dio, da questa candida e filiale
semplicità nei suoi rapporti con Dio, con se stessa e con la sua buona mamma. Con Dio si comporti
come il bambino, senza ripensamenti e senza secondi fini. La vera semplicità dei figli di Dio
consiste nell’abbandonarsi alla sua santa e sempre amorosa volontà, nell’affezionarsi con l’amore
alla sua volontà di padre, con il desiderio di essergli semplicemente gradita; nell’accettare
indifferentemente tutto dalla sua mano, soprattutto le contrarietà naturali, le pene che ci provengono
dal prossimo o dalla sorte avversa. Dio si compiace di contrariare i sentimenti e i gusti terrestri e
infantili della nostra cattiva natura.
Con Dio parli come un bimbo di sei anni parla con sua mamma, pensi in lui ed agisca alla sua
presenza; gli racconti quello che ha visto, udito e fatto. Con sua madre sia semplice, trasparente, e
persino contenta che ad essa non sfuggano le sue imperfezioni, che le permettono di conoscerla
come davvero è. Sia semplice anche con se stessa. Si applichi unicamente al suo dovere,
all’obbedienza, alla buona armonia, alla carità del momento, senza passare attraverso i ripensamenti
dell’amor proprio. Per riuscirvi tenga d’occhio unicamente Dio, la sua verità, la sua volontà, il suo
beneplacito. Se riuscirà a comportarsi in questo modo, godrà di una grande ed inalterabile pace in
fondo all’anima, e Nostro Signore sarà contento. Oh! ami molto questo buon Maestro che dimora
presso di lei solo per il suo bene. Del tabernacolo di Gesù faccia il suo tabernacolo, e del suo cuore
il suo ciborio vivente. Prego molto per voi tutti e la affido, cara figlia, a Nostro Signore. Suo
dev.mo Eymard, s.s.s.
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CO 898
MARIETTE GUILLOT
(III, 201, 13)
Marsiglia, rue Nau 7, 25 novembre 1859.
Carissima figlia, le ho fatto attendere molto la mia risposta, ma fino ad ora sono stato molto
indaffarato; adesso comincio a respirare un poco e mi affretto a mandarle un breve saluto.
Ho letto la sua gradita lettera con grande interesse; da essa vedo che il buon Maestro non la
abbandona e che sa cavar fuori il bene dal male. Infatti egli ha sostituito molto bene il reverendo
Galtier mandandole il reverendo Pillet, che le è stato tanto utile. Egli le ha restituito un po’ del bene
che gli ha fatto; perciò la sua gratitudine è del tutto legittima e impeccabile. Quando si soffre e si è
sulla croce è una grazia molto grande trovare qualcuno che ci comprenda e ci aiuti. Per questo
motivo apprezzo ancora di più il buon sacerdote, che è stato tanto buono con lei.
Lei si trova bene là dove il buon Dio la vuole al momento, ma ne approfitti, mia buona figliola.
Ha fin troppe occasioni per esercitare la pazienza, la dolcezza e la carità per mettersi alla prova;
cerchi comunque di trarne vantaggio e non si lasci mai sopraffare dalle pene e dalle preoccupazioni.
Dio è al suo fianco.
Continui senz’altro le sue comunioni; esse le sono indispensabili come l’aria e il pane. Non fa
progressi, dice; il vero progresso consiste nel compiere la volontà di Dio, nel riprendere sempre
coraggio, nel rimettersi sempre in piedi, nel dire senza stancarsi: farò meglio.
Non si impressioni troppo di ciò che ..., o pensare: è la miseria umana. Ha agito bene non
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tenendone conto: ecco un bel progresso ... Nostro Signore gliel’ha affidata. Scriva spesso a sua
sorella Marguerite; con lei si confidi a cuore aperto e le racconti tutte le sue pene; è tanto buona! Le
scriverò per tempo la data della mia venuta a Lione. Spero di potere vedere lei, la buona famiglia
Gaudioz e le signore Marcel. Addio, mia cara figlia, Dio la ama. Suo dev.mo Eymard.
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CO 899
SIGNORA GOURD
(V, 46, 38)
Marsiglia, rue Nau 7, 25 novembre 1859.
Cara figlia, attendo con ansia sue notizie e quelle della sua famiglia. Mi faccia la carità di
scrivermi qualche riga. Io penso di fermarmi qui ancora una quindicina di giorni.
Il 9 novembre abbiamo avuto la gioia di inaugurare il culto dell’Esposizione nella nostra
cappella. Tutto si è svolto magnificamente e devotamente. Il vescovo ha celebrato la messa a cui ha
partecipato una numerosa e devota assemblea di fedeli; una bella musica ha dato solennità alla
celebrazione. Nostro Signore deve essere stato contento. La nuova cappella è molto decorosa e
ampia. Abbiamo predicato un ottavario eucaristico che è stato molto frequentato. L’adorazione è
ben partecipata, ed è una gioia grande vedere il buon Maestro attorniato dai suoi figli, in mezzo ad
una città dove purtroppo il demonio conta tanti schiavi.
Mi fermerò un giorno a Lione, e spero di avere la gioia di incontrare la sua buona ed ottima
mamma e il suo venerando papà. Se poi la divina Provvidenza ci portasse anche lei, sarei molto
contento di incontrarla.
Rimanga sempre, cara figlia, la bimba della divina provvidenza; si lasci condurre per mano,
lasci che essa preveda, disponga, regoli ogni cosa. Tutto è frutto del suo amore per lei. Per quanto è
possibile resti calma e libera nel suo intimo e, quando il Signore la chiama altrove, sappia lasciare
con serenità le cose che ama, siano esse in ordine o non ancora terminate. La benedico, buona e cara
figlia; vado a celebrare la messa e a pregare per lei. Suo dev.mo Eymard.
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CO 900
SIGNORA SPAZZIER
(II-S, 236, 13)
Marsiglia, 25 novembre 1859.
Signora e cara figlia in Nostro Signore, ho ricevuto questa mattina la sua lettera. Dunque è
giunta a Hyères e vi ha preso alloggio. Faccia come un figlio che va ad abitare dove lo mettono e vi
resta a piacimento del padre e della madre. Non guardi indietro né troppo avanti; sia la figlia della
paterna Provvidenza che si prenderà cura di lei sia per lo spirituale che per il materiale.
Ho letto il regolamento della sua giornata. È buono, ma occorrerà modificarlo allorché le
lezioni le richiederanno maggior tempo, perché il dovere passa davanti a tutto. Quando ha fatto la
comunione e detto il rosario, sia duttile quanto al resto. Non si rattristi per il piccolo contrattempo
provocato dagli insegnanti di disegno arrivati prima di lei. Dio le darà largamente la sua parte. Si
attenga senza scrupolo al regime sostanzioso che le è necessario. Lei è e resta la figlia del SS.
Sacramento e la figlia nostra. Avendo Gesù a disposizione, viva in lui. Io penso di fermarmi ancora
una quindicina di giorni. Tutto procede bene, l’adorazione è molto frequentata, e noi siamo molto
occupati. La signora de Guichen mi scrive che suo marito è fuori pericolo e si avvia verso la piena
guarigione. La lascio in Nostro Signore, buona figlia. Suo dev.mo Eymard, s.
103
890
CO 901
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 156, 37)
Tutto per l’amore e la gloria di Gesù nel SS. Sacramento.
Marsiglia, 26 novembre 1859.
Signora e carissima sorella in Nostro Signore, ho appena ricevuto la sua lettera che mi ha
causato piacere e pena. Così non potrò vederla a Jasson, perché io resto qui ancora per una
quindicina di giorni. Se mi sarà possibile abbreviare il mio soggiorno di qualche giorno lo farò
volentieri, ma poiché lei deve venire nel sud è meglio che anticipi la sua partenza e venga al più
presto. Abbia però la bontà di farmi sapere quando partirà. Ho dei conoscenti a Hyères che le
potranno essere utili; io sono a sua disposizione. Sarà opportuno prenotare una stanza e per questo
le consiglio di preferenza Hyères. Conosco il parroco che è un sant’uomo, e il signor Laure, che è
un ottimo medico sotto tutti i punti di vista. Volentieri andrò a Tarare e di là farò una scappata fino
ad Amplepuis; può ben immaginare, buona figliola, che sarà penoso per me non trovarla. Ecco
com’è la vita, un viaggio in cui ci si saluta di passaggio.
Ho condiviso vivamente la sua gioia per il ritorno del caro fratello alla pratica religiosa. Le
fondamenta ora sono state gettate. Il suo fratello è buono e ha un cuore retto, e con queste qualità si
ritorna da assai lontano. Ora bisogna completare con la preghiera ciò che la misericordia divina ha
avviato.
La nostra cappella è stata benedetta dal vescovo il 9 novembre. Da allora facciamo
l’esposizione quotidiana e un gran numero di persone si iscrivono all’aggregazione. Un nuovo trono
è stato innalzato al nostro buon Maestro; che possa regnarvi fino alla fine del mondo. Lei, mia
buona figliola, non deve disertare il campo di battaglia né permettere che il nostro buon salvatore
sia trascurato da tante persone. Via, bisogna piegare la testa di fronte alla croce e al tabernacolo
d’amore. Ciò basta all’anima che ama. I miei cordiali ossequi alla cara madre suor Ste-Claire e i
miei saluti affettuosi ai suoi due figlioli. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.s.
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CO 902
PADRE CHAMPION
(I, 204, 2)
Marsiglia, 1° dicembre 1859.
Carissimo padre, Nostro Signore ha dissipato la tempesta giusto in tempo, credo. Il p. Leroyer
si è calmato. Mi diceva in questi giorni: «Non so come ho fatto a pensare e a dire tutto quello che è
accaduto tra di noi!». Perciò egli si comporta bene, da buon adoratore, e diventerà, lo spero, un
buon religioso; è ben educato e molto fine, e ha tatto nel ministero. Dimostra un grande zelo e un
gran bisogno di fare il bene. E si capisce: proviene dalla vita attiva pura e ha molte energie da
spendere. Nostro Signore lo porterà molto dolcemente ad essere interamente per lui. Ma vi è un
rischio: quando lo zelo si scontra con un ostacolo o con una inettitudine, allora è esposto agli
eccessi ...
Il p. Golliet si comporta bene: accetta di buon grado le osservazioni e i consigli, il che accade di
sovente, perché è distratto e impacciato nelle cerimonie, o perché facilmente si confonde. Il buon p.
de Cuers sta bene; ogni tanto, quando c’è qualcosa che non va, ha un primo scatto di reazione tale
da sconcertare anche la persona più pacata. Ma si correggerà; si domina per quanto può, ed è
affabile e molto generoso. È preoccupato per la mia partenza, ma io non vedo l’ora di venir via;
spero di poterlo fare la prossima settimana. Da otto giorni soffro di un po’ di raffreddore, ma oggi
pare stia mollando la presa che teneva con tanta ostinazione. Questo è il mio programma: vorrei
andare per due giorni a trovare mia sorella per un affare di famiglia, trovandomi tanto vicino. Ho
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promesso al parroco della Madeleine di Tarare di andare, passando, a visitare la sua associazione
per l’adorazione: mi ha scritto in proposito una lettera molto affabile. Mi fermerò qualche ora, forse
un giorno, a Lione. Dopo il martedì della prossima settimana non mi scriva più a Marsiglia. Voglio
affrettarmi a partire. Vedo che la casa può avviarsi, ma finché io sto qui, fanno affidamento su di
me. Le cose materiali cominciano a funzionare, la cucina è discreta e sufficiente. Ci si organizza a
poco a poco; sono tante le cose da provvedere quando si mette su casa.
Scriva due righe anche al p. de Cuers per incoraggiarlo: egli ha tanta fiducia e affetto per lei.
Una parola sulla cappella: molta l’affluenza, parecchie le conversioni; l’opera gode di una buona
reputazione: il decoro, la recita dell’ufficio, la gravità del culto, tutto diviene una lezione e una
edificazione.
Tre giorni fa, passando per una via, ebbi la sorpresa di imbattermi in tre sacerdoti. Indovini chi?
erano i pp. Marcel, Rochet e Dumont, in partenza per Roma. Immagini la mia meraviglia! La
cordialità e la semplicità fecero le spese del gioioso incontro. Mi accompagnai a loro per un lungo
tratto; ed essi mi invitarono a cena. Trattandosi di amici tutto è possibile: ho garbatamente rifiutato.
Ho saputo con grande dolore della morte del p. Fayolle, avvenuta da pochi giorni. Il p. Choizin
è superiore a Tolone e ha sostituito il p. Girin, che in questo momento sta predicando a La Seyne.
Se mi può inviare prima di martedì un pacco di pagelline dell’aggregazione le sarò molto grato;
altrimenti le mandi alla signorina Mariette a Fourvière.
A presto, caro padre. Un vivo, affettuoso saluto a tutta la comunità. Il buon fratello Michel
dunque sta meglio. La notizia della sua malattia ci aveva rattristati tutti, perché egli è il san
Giuseppe della casa. Quante volte ci diciamo: ah! se fosse qui il fratello Michel non ci troveremmo
in difficoltà. Suo dev.mo Eymard.
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CO 903
MARGUERITE GUILLOT
(II, 238, 203)
Marsiglia, 3 dicembre 1859.
Cara figliola in Nostro Signore, ho letto con molto piacere tutti i particolari che mi riferisce su
di lei e sulla casa. Ho riso un po’ nel vedervi tanto preoccupate per noi qui mentre abbiamo tutto
quel che è necessario. I primi giorni, è vero, dovevamo darci da fare per cercare, ma poi tutto ci è
arrivato a suo tempo; perciò non abbiamo bisogno di nulla. Io ero raffreddato e mi hanno imbottito
di sciroppi.
La signorina Dalaca è venuta a vedermi due volte insieme con la signorina Caroline e un’altra
signorina, e tre giorni fa con la sua buona mamma, che sono stato contento di vedere. Questa cara
famiglia è sempre troppo generosa. Penso di partire al più presto intorno a giovedì; dica al p.
Champion di spedirmi qui le pagelline dell’aggregazione come mi ha detto ieri nella sua lettera,
senza apporvi il timbro e con le correzioni indicate, e inoltre di far togliere nella formula di
consacrazione le parole segnalate. Il mio raffreddore va meglio; tutto qui prosegue bene per il
momento. Nel ritorno penso di fare una capatina da mia sorella. A Lione vedrò la cerchia delle
persone sue amiche e spenderò almeno due ore per la signora Galle se sarà possibile. Sia tutta di
Dio con il disprezzo e l’umiliazione se egli lo vuole; è il cammino sicuro e più breve. Non ho che il
tempo di dirmi suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot - rue faubourg St-Jacques 66 - Parigi.
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CO 904
SIGNORA JORDAN
(IV, 251, 33)
Marsiglia, 6 dicembre 1859.
Signora e cara sorella in Nostro Signore, partirò da qui l’8 e arriverò la sera a Lione per
godermi la luminaria della bella festa dell’Immacolata; il giorno dopo, nel pomeriggio, andrò a casa
sua. Ben sapendo che non avrò il piacere di incontrarla, avrò però la soddisfazione di vedere la sua
cara ed ottima figlia. Resterò a Lione fin verso il mezzogiorno di sabato; da Lione andrò a Tarare,
dove devo predicare per qualche giorno all’associazione del SS. Sacramento della parrocchia della
Maddalena.
Preghiamo molto per la sua ammalata; ella ci è cara perché è cara a lei, mia buona signora.
Chiediamo la sua guarigione se giova alla salvezza eterna; ma se Dio nella sua misericordia vuole
abbreviare il suo esilio e aprirle più presto la porta del paradiso, chiederemo non soltanto la
rassegnazione che accetta quel che Dio dispone, ma quella fiducia che preferisce la sua volontà a
ogni altro bene, quell’abbandono filiale che si rimette totalmente al beneplacito divino come un
bimbo, quell’amore che purifica, santifica e perfeziona l’anima con tanta efficacia. «Beati ... i morti
che muoiono nel Signore» [Ap 14,13], dice lo Spirito Santo. Con tanti scandali e defezioni, se non
avessimo la SS. Eucaristia per consolazione e come punto di riferimento, chi potrebbe rassegnarsi a
vivere a lungo su questa miserabile terra di peccato e di schiavitù?
Mi raccomandi alle preghiere della cara malata, perché la sofferenza unita alla preghiera è
onnipotente. Resto, mia buona signora, suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
P.S. Può ben pensare che se sabato mattina lei si troverà a Lione mi colmerà di gioia.
Sig.ra Jordan C. - à Chervinges, par Villefranche (Rhône).
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CO 905
SIGNORA CARREL
(V, 192, [7])
Marsiglia, 6 dicembre 1859.
Buona signora, come ho promesso al mio caro amico, arriverò da voi giovedì prossimo verso le
7 della sera. Se non fossi ancora giunto verso le 8, non dovete preoccuparvi perché qualcosa di
imprevisto sarà intervenuto a trattenermi; arriverò allora venerdì mattina. Sarò felice di rivedere
l’intera famiglia e di benedire tutti. Mi creda in Nostro Signore, cara signora, suo dev.mo Eymard,
sup.
Sig.ra Carrel - quai d’Orléans 3 - Lione.
895
CO 906
SIGNORA CHANUET
(II-S, 4, 2)
Marsiglia, 6 dicembre 1859.
Signora, mi scrivono da Parigi che desidera incontrarmi quando passerò da Lione. Sarò felice io
pure di fare la sua conoscenza e di parlare con lei di suo figlio, che ci edifica tutti e che sarà la
benedizione della sua famiglia. Arriverò a Lione venerdì, e sabato mattina mi recherò dal signor
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Carrel, quai d’Orléans 3. Ma, buona signora, sarò io ad avere il piacere di venire a trovarla, venerdì
pomeriggio, presso il signor Blanc de St-Bonnet. Nel frattempo, mi creda in Nostro Signore suo
dev.mo Eymard, sup.
Sig.ra Chanuet - Lantignié par Beaujeu - (Rhône).
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CO 907
PADRE DE CUERS
(I, 72, 55)
Parigi, Natale, 25 dicembre 1859.
Carissimo padre, grazie della sua lettera e delle sue espressioni di amicizia: non ho avuto il
coraggio né il tempo di scriverle. Mi sono buscato un forte raffreddore; e poi oggi abbiamo avuto le
prime Comunioni, che ci hanno tenuti molto occupati. In diciotto hanno avuto questa gioia: è stato
edificante e commovente. Quanto è bella e regale quest’opera! bisogna che le dedichiamo le nostre
forze fisiche e i beni materiali: è l’opera di zelo per eccellenza, perché mira direttamente al regno
della divina Eucaristia. Domani essi riceveranno la cresima. La nostra cappella oggi era tutta
radiosa: questi giovani facevano festa attorno a Gesù bambino.
Ho trovato tutto come al solito, contento di tornare ai piedi del buon Maestro. Domenica scorsa
suor Benoîte ha ricevuto l’estrema unzione; l’ho trovata pressoché agonizzante e tutti pensavano
che sarebbe morta, lei stessa ne era convinta. Ma Dio l’ha guarita ed ora sta meglio, fino alla ...
prossima volta. Ho conservato della casa di Marsiglia un soave profumo di pietà e di virtù: essa sarà
benedetta da Dio. Continui bene ciò che abbiamo cominciato: gli inizi sono sempre più ricchi di
grazie e di lumi. Sono ben consapevole che al principio vi è entusiasmo, ma che poi subentra
l’infiacchimento. Quanto a noi, dobbiamo sempre crescere e tendere all’alto come il sole fino al suo
pieno meriggio, perché siamo sempre esposti all’ardore del sole dell’Eucaristia.
Ho letto con tanta pena ciò che mi scrive, e cioè che il p. Golliet si è procurato una parrucca. Il
motivo della mia pena è in primo luogo la deroga alla legge comune, e poi il dover costatare che si
diventa più delicati o sensuali da noi di quando si era nel mondo; allora non se ne preoccupava. Non
permetterò mai che si introducano nuove consuetudini, che non si avevano nel mondo, o che siano
state autorizzate. Non so se il p. Golliet terrà di più alla sua parrucca o alla vocazione; comunque,
gli dica con le buone dapprima, che deve rimettersi come io l’ho lasciato. Avrebbe dovuto
parlarmene in quella occasione più seriamente; in comunità ci si deve comportare con più
franchezza. Se non intendesse lasciarla, abbia la bontà di informarmi e l’ammonirò
immediatamente; penso però che non sarà necessario arrivare a un ordine formale.
Ho intenzione di recarmi domani alla cereria per regolare l’affare delle candele. Il buon P.
Ricoux intendeva far fare un tronetto dell’esposizione con 60 fr. all’incirca quando ne occorrono
almeno il triplo; staremo a vedere cosa potrà fare. La temperatura più mite l’avrà, spero, rimesso in
movimento, caro padre: ero molto preoccupato nei suoi riguardi. I miei cordiali saluti a tutti, padri e
fratelli, e mi creda sempre, caro e buon padre, suo aff.mo in Nostro Signore Eymard, s.s.
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CO 908
SIGNOR PERRET
(II-S, 108, 1)
Parigi, Natale, 25 dicembre 1859.
Caro amico, vengo a darle notizie mie e della comunità. Domenica scorsa ero a Lione ma
purtroppo solo qui, e lunedì, ho saputo del suo arrivo in quella città. Sarei venuto subito ad
abbracciarla arrivando, perché mi sembra un secolo che non ho più il piacere di incontrarla.
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Sono rimasto a Marsiglia sei settimane. Ho lasciato la casa in piena attività, con l’esposizione
quotidiana. Sono in sei: tre sacerdoti, un teologo e due fratelli veramente incantevoli. La cappella è
molto frequentata. Siamo molto contenti di essere stati un po’ la causa dell’inaugurazione delle
Quarantore in Marsiglia. Il vescovo ci ha detto infatti che senza il nostro insediamento non avrebbe
potuto iniziare per insufficienza di chiese. Stiamo anche avviando l’opera della prima comunione
degli operai adulti.
Parigi continua come sempre. Il signor Chanuet ci edifica molto. Lei sa, penso, che egli è con
noi da due mesi. Abbiamo un portinaio sarto che sembra un bravo giovanotto. Qui siamo in otto, e
aspettiamo altri due sacerdoti. Oggi abbiamo fatto una grande festa: 18 ragazzi hanno fatto la prima
comunione; alcuni avevano dai 16 ai 18 anni. Essi ci hanno molto edificati e consolati. Quali
cambiamenti si notano in loro! Quelle nature selvagge, rozze, grezze quando arrivano - questi
piccoli briganti della strada -, a poco a poco si inciviliscono, diventano attenti, riconoscenti, buoni e
virtuosi. La prima comunione li cambia totalmente; non sono più gli stessi. Il loro cuore si apre e vi
si scoprono sentimenti generosi e molto delicati. Ecco quale è la sua opera, caro amico. Ma essa è
ancora agli inizi, perché c’è ancora tanto bene davanti a noi. Dal 15 agosto eccone altri 42. Domani
il cardinale verrà a cresimarne 30.
Il signor Carrié ha ricevuto i 200 fr. che lei ha inviato. Dio sia ringraziato! con quel po’ che
abbiamo trovato noi abbiamo potuto pagare le spese. Per i suoi il parroco di St-Jacques ci ha dato
30 fr.
Adesso che Marsiglia si è avviata, io cerco di capire dove Dio vuole la terza esposizione. Il mio
cuore corre subito a Lione, ma occorre aspettare la volontà e il segnale di Dio. Resta comunque
inteso che, dovunque noi avremo una casa, lei, signor Perret, avrà la sua cameretta di amico. Grazie
per il suo ricordo. Qui tutti le vogliono bene e la abbracciano molto affettuosamente. Ed io sono il
primo e il più affezionato in Nostro Signore. Eymard, sup. sac.
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CO 909
SIGNORA DE GRANDVILLE
(IV, 19, 19)
Parigi, 28 dicembre 1859.
Carissima figlia in Nostro Signore, da qualche giorno mi trovo a Parigi; attendo ora sue notizie
e quelle della sua famiglia. È da tempo che non si fa viva; penso che il calvario sia passato e che
ormai sia giunto il momento della risurrezione e del rendimento di grazie, a cui mi associo di tutto
cuore.
Ho lasciato la casa di Marsiglia in piena attività, con l’esposizione quotidiana; è un piccolo
fuoco acceso in quella grande città. Ora desideriamo fondarne un’altra, là dove piacerà al nostro
buon Maestro di andare a fissare il suo trono di grazia e di amore. Mi parlano di Lione, ma ancora
non so se è la volontà di Dio. La nostra piccola comunità cresce, ora siamo in quindici, ma abbiamo
bisogno di veri adoratori.
Nel ritorno ho visitato due associazioni di adoratori; una a Tarare, una piccola città vicino a
Lione, dove ho predicato un breve ritiro eucaristico, e l’altra ad Amplepuis. Sono stato molto
edificato e consolato nel vedere tanto numerosi e ferventi adoratori in quelle parrocchie.
Comincio da lei, buona figliola, prima in assoluto, per augurarle un anno santo, felice e
interamente eucaristico, perché l’Eucaristia racchiude in sé tutta la religione e tutta la perfezione su
questa terra. Chieda per me l’amore del buon Maestro, l’amore di san Pietro e di san Giovanni, e io
sarò contento di lei. Suo dev.mo Eymard, sup. s.s.s.
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899
CO 910
COMUNITÀ DI MARSIGLIA
(I, 74, [56])
LETTERA COLLETTIVA AI PADRI E AI FRATELLI
DEL CENACOLO DI MARSIGLIA PER IL CAPODANNO
Parigi, 30 dicembre 1859.
Buon Anno, carissimi padri e fratelli! Terminate bene l’anno corrente. Dio ha piantato; e voi vi
accingete, nell’anno che viene, ad irrigare abbondantemente e a curare con sollecitudine
quest’albero di vita e a prendere il germoglio divino per innestarlo sulla povera natura di Adamo,
perché l’albero selvatico diventi buono e fecondo. Sì! attingete abbondantemente allo spirito di
morte e di vita della divina Eucaristia. Gesù regna in noi attraverso la morte a noi stessi. Rinnovate
ogni giorno il dono di voi stessi all’amore e alla gloria di Gesù eucaristico e vi accorgerete di avere
sempre qualcosa da immolare e da donare.
Il buon Maestro vi benedica, vi ricompensi con la sua grazia, vi unisca nella sua amabile carità
e vi ispiri in tutte le vostre azioni: questo è il mio augurio! Chiedete lo stesso per me e per i vostri
confratelli di Parigi, che si uniscono a me per abbracciarvi con molto affetto in Nostro Signore.
Eymard.
Caro p. de Cuers, penso abbia ricevuto la pisside, che doveva esserle consegnata sabato mattina.
Attendiamo la lettera pastorale del vescovo di Marsiglia. Le sono strettamente unito in Nostro
Signore.
900
CO 854
SIGNORINA BILLARD
(III, 215, 1 & I-S, 216, 1)
REGOLAMENTO DI VITA
per la signorina Billard, in religione suor Joséphine del SS. Sacramento
1859
Nel pomeriggio della domenica fare un’ora di adorazione.
Per i voti:
1. Povertà: agire in casa come una buona serva, che non è che l’economa del divin Maestro. Fare
tutte le spese necessarie. Dare ogni mese alla signorina G. il rendiconto delle entrate e delle
uscite. Se otto giorni prima si possono prevedere gli oggetti di arredamento personale di una
certa importanza da acquistare, se ne domanda il permesso.
2. Obbedienza: osservare il regolamento stabilito sopra.
3. Voto eucaristico: fare una mezz’ora di visita al SS. Sacramento; quando non la si potrà fare
restare raccolta in se stessa, in unione con le adorazioni che Nostro Signore riceve in cielo e
sulla terra. La domenica e le feste infrasettimanali fare un’ora di adorazione, che potrà essere
discontinua; non dimenticare che in questa occasione si lucra l’indulgenza plenaria.
RACCOMANDAZIONI
Ricordarsi sempre che un’ancella è interamente al servizio del suo buon Maestro e che lo serve con
gioia e dedizione. Ricordarsi che una sposa è tutta presa dall’amore del suo divino sposo e che non
cerca che di piacergli e di compiacersi in lui.
Vivere della divina Eucaristia e per la divina Eucaristia, come gli angeli in cielo non vivono che di
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Dio.
REGOLAMENTO DELLA GIORNATA
(1859)
4,45
5,30
6,00
7,30
8,00
10,00
11,55
12,00
13,00
14,00
15,00
17,00
18,00
18,30
19,00
20,00
21,00
Levata
Meditazione
Santa Messa
Colazione
Lavoro manuale
5 Pater recitati con i colleghi di lavoro
Esame particolare
Pranzo
Ricreazione
Lettura
5 Pater per la Via crucis
Spuntino
Rosario
Visita al SS. Sacramento
Cena
Preghiera della sera
Riposo
Benedire l’ora
NOTA: questo regolamento è forse il complemento di quello stampato nel volume III delle Lettere, a pagina 215.
901
CO 911
SIGNORINA DE BRISSAC
(III-S, 47, 1)
[Fine del 1859 o inizio del 1860].
Signorina, rispondo brevemente alla sua richiesta.
Nel settembre 1858 una signorina di 31 anni cadde malata. Verso sera vennero a chiamare il
suo confessore perché la vedevano più spossata del solito e perché essa stessa lo desiderava.
Vedendo che il padre non veniva, mi reco alla casa dell’ammalata per avere sue notizie, ed incontro
il confessore che ne tornava. «Come sta l’ammalata?» gli chiedo. «Meglio, non c’è pericolo
imminente». «Lei l’ha confessata per precauzione?» «Sì». «Visto che sono qui vado a presentarle i
miei ossequi». Egli sale con me al primo piano. Trovo la malata circondata dalle sue amiche. Mi
riconosce e mi saluta. Le rivolgo parole di fiducia e di abbandono nelle mani di Dio. Poi dopo una
decina di minuti, lo stato dell’ammalata cambia bruscamente. Essa perde la parola e gli occhi
diventano fissi. Non vede e non sente più nulla. Le tasto il polso: non si sente alcun battito.
Sopraggiunge una essudazione fredda, ed essa apre la bocca. È il rantolo dell’agonia. Volgendomi
allora al confessore gli dico: «Ma non vede che sta morendo, che è entrata in agonia? Tra pochi
minuti spirerà. Le dia subito l’estrema unzione». «Ahimè, mi risponde lui, è troppo tardi, mi manca
il tempo per andare a prendere gli oli santi». Una amica sente, si avvicina alla moribonda e le versa
in bocca alcune gocce dell’acqua di La Salette. La malata non riusciva a deglutire, ma presa di
quell’acqua, il rantolo cessò. Nessun movimento, nessun respiro, ma solo il freddo della morte. Essa
ricade rigida e fredda sul cuscino. Tutti la credono morta e si allontanano impressionati ed atterriti.
«Chi darà la brutta notizia alla famiglia?», chiedo io. Mi metto in ginocchio ai piedi del letto;
volevo recitare un De profundis, ma non riuscii a terminarlo. Un pensiero mi veniva insistente, un
dolce rimprovero alla Vergine: «Cara madre, buona Signora di La Salette, essa è morta senza avere
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ricevuto i sacramenti. Eppure ti abbiamo pregata, ed essa ha bevuto la tua acqua. È davvero troppo!
E sì che sei tanto buona!». Resto per un istante sconvolto da questa morte così inattesa, ma poi alzo
gli occhi verso la defunta, e che vedo? Essa apre gli occhi, sorride e dice: «Che cosa c’è?». Io mi
alzo. Nessuno ha il coraggio di risponderle. «L’abbiamo creduta morta», le dico. «Ma no! Io sto
bene; non ho più niente». E si mette a sedere sul letto, e parla e ride. Tutti eravamo in preda allo
stupore; e dopo un quarto d’ora di sorpresa e di gioia, ce ne andammo. Pensavo che per qualche
giorno, essa non avrebbe potuto alzarsi. Ma all’indomani alla messa delle ore 6, la prima persona
che comunico è la malata, che si era accostata con passo sicuro e con il volto pieno di gioia e in
ottima salute. A tale vista stavo quasi per gridare per la sorpresa, perché non credevo ai miei occhi.
Dopo il ringraziamento, la invitai in parlatorio. «Ma come, è proprio lei! e così di buon
mattino!». «Io sono guarita, dice lei, non ho più niente. Bisognava pure che ringraziassi il buon Dio
e la santa Vergine». «Ma che cosa dunque le è successo? e come è guarita? si ricorda di avermi
visto ieri sera?». «No. So soltanto che, dopo la confessione, mi sono sentita venir meno e morire
lentamente. Non ho più visto né capito o sentito nulla. Mi sentivo soffocare; mi è parso di trattenere
la vita solo per un filo, e di avere un piede alzato per entrare nell’eternità, quando la santa Vergine è
venuta e mi ha detto: Figlia mia, io ti ho ottenuto misericordia. - Ho aperto gli occhi e non ho più
sentito il male». «Ma come era la santa Vergine?». «Aveva in testa una corona di diamanti simili a
raggi che salgono ineguali; la veste era bianca, ma di un bianco che non avevo mai visto, splendente
come la luce. C’erano dei fiori sul davanti, e sul petto aveva una grande croce con tenaglie e
martello. Perché, mi chiese, la Vergine aveva quella croce sul petto? Non l’ho mai vista così». «Ma,
le dico io, è Notre-Dame de La Salette che l’ha guarita. Noi l’abbiamo invocata, lei ha bevuto
dell’acqua miracolosa ed eccola guarita. Per questo lei deve amarla molto e servirla!». «Oh! sì, mi
disse, altrimenti sarei davvero ingrata».
La persona guarita oggi sta bene e ha mantenuto la sua parola. Essa ama molto Notre-Dame de
La Salette, e serve fedelmente il buon Dio.
Ecco, signorina, il racconto della grazia di cui sono stato testimone. Se non avessi creduto
all’apparizione della Vergine a La Salette, questo fatto mi avrebbe aperto gli occhi. Molti non ci
credono ancora, e non sono condannabili per questo perché i pregiudizi, l’ignoranza, i
condizionamenti, il servilismo, tutto può fare calare un velo sugli occhi. E poi oggi non se ne vuole
sapere dei miracoli, si irride al meraviglioso, si nega volentieri a Dio il potere di comunicarsi alle
proprie creature, povere, ignoranti, miserabili e piene di difetti ... Si teme l’illusione e ci si tuffa nel
razionalismo. Si grida all’impostura e si osa condannare tutti coloro che credono a La Salette, come
se lo facessero per interesse, per partito preso o per ambizione. Si continua a dire che non è
possibile che la Vergine sia apparsa a due poveri fanciulli. C’è una risposta a questi miserabili
sotterfugi: Dio lo può, sì o no? Se lo può, noi diciamo che lo ha fatto, e ve lo proviamo con il
pellegrinaggio di La Salette, con le conversioni, le grazie ottenute, i miracoli ben accertati, il suo
trionfo nonostante i nemici, la sua gloria scevra di gloria umana, la fiducia dei fedeli in colei che si
è degnata di promettere la salvezza del mondo a condizione che gli uomini facciano penitenza.
Ahimè! farebbero meglio a convertirsi.
Ciò che mi rallegra, signorina, è il costatare che la devozione a Notre-Dame de La Salette
raggiunge la sua vitalità e la sua ragion d’essere proprio in ciò che è il suo scopo, vale a dire
nell’adorazione riconciliatrice. Oggi sulla santa montagna si fa l’adorazione. Il SS. Sacramento
viene esposto solennemente in diversi giorni della settimana, i pellegrini diventano adoratori.
Assecondano la Vergine della Riconciliazione che ha detto: «Io non posso più sostenere il braccio
di mio Figlio; i peccati degli uomini lo rendono troppo pesante e provocano la vendetta divina».
Ebbene! bisogna gettarsi ai piedi del nostro Salvatore, a fianco di Maria nostra madre, per riuscire a
disarmare la giusta collera del cielo, e a salvare il mondo suo malgrado.
Perdoni, signorina, questa lunga lettera. Il cuore ha soverchiato la penna, ma so che entrambi la
pensiamo allo stesso modo. I miei rispettosi ossequi al signore e alla signora Brissac, e mi creda in
Nostro Signore suo ossequente servitore Eymard, sup.
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