Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA TESI DI LAUREA: REGOLE ED ERRORI DA EVITARE SCELTA DELL’ARGOMENTO Come prima cosa cercate di capire il tipo di lavoro che desiderate fare e, soprattutto, fate chiarezza sui motivi che vi spingono a studiare un determinato argomento nell’ambito di una determinata disciplina. Riflettete innanzitutto su questo punto: avete scelto l’argomento e, di conseguenza, il docente, o viceversa? Ricordate che non sempre è facile conciliare interesse per l’argomento e qualità del rapporto personale instaurato con il vostro relatore; fate comunque ciò che il vostro cuore, l’inclinazione personale e la preparazione vi suggerisce; certo è che la scelta dell’argomento deve tenere in considerazione non solamente i vostri interessi ma anche le vostre possibilità: è inutile scegliere un argomento la cui letteratura è solo in inglese se fate fatica a leggere in inglese, oppure scegliere un argomento che necessita di una descrizione quantitativa di cui non avete a disposizione i dati. Una volta scelto l'argomento è necessario porsi delle domande sul tipo di tesi da stilare, se intendiamo dimostrare o confutare una o più tesi scientifiche oggetto della nostra documentazione, se vogliamo semplicemente fornire una panoramica per esempio degli autori del Settecento (tesi panoramica) o soffermarci su uno specifico autore,(tesi monografica) ecc. In generale una Tesi è compilativa quando prevede la stesura di una rassegna storico-critica relativa ad un argomento, una corrente di pensiero, un periodo storico, ecc. [si lavora su del materiale già esistente] Una tesi compilativa, a differenza di quanto suppone la gran parte degli studenti, non è di per sé una mera copiatura o riassunto del materiale bibliografico reperito su un certo argomento, ma presuppone un'ipotesi di lavoro ed una disamina sistematica di quanto è stato detto da diversi autori su un determinato argomento. Questa disamina comporta un'attenta analisi ed una valutazione critica degli argomenti che supportano o meno l’ipotesi formulata nonché una certa capacità di lettura critica e di argomentazione teorica. Una Tesi è di ricerca (ovvero empirica anche se comunemente viene definita sperimentale) quando prende le mosse da studi o da letteratura esistente per analizzare autonomamente un proprio campo d'indagine [E' una creazione quasi esclusivamente propria, si fa ricorso a interviste e ricerche per scrivere qualcosa che non è mai stato scritto]. Di solito, nella maggior parte delle Università, con questa tipologia vengono assegnati un maggior numero di punti nel momento della discussione. 1 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA LA RICERCA BIBLIOBRAFICA E LA SCHEDATURA Una volta scelto l’argomento e la tipologia di tesi comincia il vero e proprio lavoro di ricerca. I modi per reperire il materiale sono tanti: sicuramente non potrete fare a meno di andare nelle Biblioteche, acquistare o farvi prestare libri, riviste ecc e di consultare il Web che rimangono le fonti primarie di informazione. A seconda del tipo di tesi (compilativa o empirica) si ricorrerà poi ad interviste e/o ad esperimenti e ricerche sul campo. Comincerà quindi a prendere forma una prima “bibliografia orientativa” costituita da tutti i testi, i materiali e le risorse utilizzate dallo studente nel corso del proprio percorso didattico e riferibili al proprio tema di ricerca, più opere a carattere enciclopedico e tutti i titoli eventualmente indicatigli inizialmente dal tutor o dal Docente per indirizzare più efficacemente l’approccio all’argomento oggetto della tesi. Successivamente si farà ricorso ad altro materiale tra cui manuali, pubblicazioni multimediali (ebook), riviste, indagini scientifiche, internet. Tutti i testi e i materiali che costituiscono le fonti della ricerca vanno “schedate” e rivisitate continuamente soprattutto all’inizio del proprio lavoro. Le funzioni principali della bibliografia orientativa di una tesi sono infatti: -conoscere lo stato degli studi accademici e professionali sull’argomento prescelto per la tesi; -avere un primo elenco di pubblicazioni da consultare (comprese le bibliografie di cui esse sono corredate); -individuare la terminologia critica specifica e le regole principali del "metodo" di indagine prescelto per la propria ricerca. Per non perdere di vista le fonti e le risorse incontrate nel corso del proprio lavoro e per gerarchizzarle da subito in modo scrupoloso e coerente è necessario come suddetto procedere alla loro schedatura (in un piccolo archivio cartaceo o un database elettronico). Per schedare i testi già letti ed evitare così di sottolinearli (specie se provengono dalla Biblioteca o sono un prestito) si può utilizzare un database, un quadernetto o un semplice contenitore con le schedine ( tipo post-it) in modo da creare un piccolo archivio cartaceo; in ogni schedina verrà annotato: Autore/i curatore/i, titolo, C.Ed., luogo, anno, un giudizio in merito al libro o alla sua bibliografia, piccoli riassunti e soprattutto il numero delle pagine in cui vi è la citazione o l’argomento che vi interessa. Se un testo, una rivista ecc. non aggiungono nulla al vostro lavoro compilate ugualmente la scheda poiché potrebbe servirvi successivamente. I dati ottenuti attraverso tale schedatura trovano spazio nel corpo del testo della tesi, nelle note e nella sua bibliografia finale e costituiscono dunque un materiale da custodire con estrema cura e precisione durante tutto l’arco del proprio lavoro. 2 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA INDICE, TITOLO E INTRODUZIONE Creata la prima bibliografia orientativa, una delle prime cose da fare per cominciare a lavorare su una tesi di laurea è scrivere il titolo, l’introduzione e l’indice finale e cioè ciò che generalmente tutti i laureandi fanno alla fine. Stendere subito l’indice come ipotesi di lavoro serve a definire subito l’ambito della tesi ma appare evidente che man mano che il lavoro va avanti l’ipotetico indice verrà più volte ristrutturato, cancellato e riscritto,modificato … ma è certamente meglio ristrutturare se c’è un punto di partenza che non avere nulla in mano! Fare una tesi è come programmare un viaggio: se devo partire in macchina per una vacanza di una settimana certamente non esco di casa alla cieca prendendo la prima strada che trovo innanzi; farò, invece, un piano di massima, consulterò la cartina e stabilirò la rotta e le città di visitare e se visitando una città impiegherò più tempo del previsto, dovrò modificare il mio itinerario iniziale eliminando la visita per esempio di un’altra città o la visiterò in minor tempo dando spazio ad altro. Così accadrà per la vostra tesi. Proponetevi quindi un piano di lavoro di massima sotto forma di indice provvisorio meglio se sotto forma di sommario dove per ogni capitolo annoterete brevemente ciò che ci volete inserire così avrete modo di capire se avete già le idee chiare. Il titolo sarà il vostro secondo compito: un buon titolo è buona parte del progetto, Deve essere breve, incisivo meglio se di “effetto” e richiamare il nucleo centrale della Tesi. Deve essere concordato con il Relatore, nonché approvato dal Presidente del Corso di Laurea. Il titolo non sarà certamente quello generico che si consegna in segreteria mesi prima ma quello “segreto”, quello che poi di solito appare nelle tesi come sottotitolo. Il titolo pubblico per esempio può essere: L’attentato a Togliatti e la radio ma il suo sottotitolo (ossia il vero argomento): Analisi di contenuto tendente a porre in luce l’uso fatto della vittoria di Gino Bartali nel Tour de France per distrarre l’opinione pubblica dal fatto politico. Dopo aver messo su carta il proprio titolo segreto sicuramente si avrà tra le mani l’argomento cardine su cui si andrà a lavorare e sebbene il titolo possa essere o sarà soggetto a modifiche di forma tuttavia si è certamente pronti a delineare un indice di ipotetici capitoli che da “sommario” si trasformeranno in titoli sempre più analitici; si passerà successivamente ai sottoparagrafi ecc. La terza fase del piano di lavoro sarà la prima bozza di introduzione. Essa non è altro che il commento analitico dell’indice e può essere strutturato in due sezioni. La prima sezione dovrebbe indicare le motivazioni che vi hanno indotto ad affrontare l’argomento scelto. Non devono essere motivazioni personali, quanto piuttosto legate alla rilevanza dell’argomento nel dibattito corrente, oppure agli aspetti contraddittori che possono essere stati rilevati nella lettura del materiale. Oltre 3 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA alle motivazioni, dovreste anche indicare esplicitamente gli obiettivi che vi proponete di raggiungere nello svolgimento della tesi. La seconda sezione dovrebbe descrivere il percorso di ricerca che intendete seguire, trattando sia i temi affrontati, che i contenuti dei diversi capitoli e delle diverse sezioni:“Con questo lavoro ci proponiamo di dimostrare la tesi secondo cui… Nel primo capitolo tenteremo di stabilire che…nel secondo affronteremo…In conclusione tenteremo di dimostrare…va tenuto presente che ci siamo fissati dei limiti precisi ed in tali limiti il metodo seguito è il seguente…ecc”. L’introduzione diventa quindi una sorta di recensione del lavoro da svolgere. La funzione di questa introduzione fittizia (fittizia in quanto verrà modificata o rifatta totalmente un sacco di volte prima di aver finito la tesi) è che vi consente di fissare le vostre idee seguendo la linea guida maestra, mettendole in ordine. In realtà serve anche al vostro relatore per capire ciò che volete fare per cui cercate di essere chiari. SINTESI DELLE FASI PER LA STESURA DI UNA TESI Scelta del tema Ricerca bibliografica Schedatura Organizzazione di un indice (sommario) sulla base della tesi che si vuole sostenere e sul materiale reperito Introduzione Scrittura (corpo del testo suddiviso in capitoli, paragrafi ed eventualmente in sottoparagrafi, note a piè di pagina, prefazione [facoltativa], conclusioni, bibliografia, indice) Frontespizio Revisione CITAZIONI Le citazioni consistono nel riportare contenuti da opere altrui. E’ doveroso che le citazioni vengano dichiarate come tali all’interno del proprio testo, per onestà intellettuale e per distinguere adeguatamente tra il proprio apporto originale e ciò che si riprende dal pensiero altrui. Ci sono due modi per citare la letteratura. La citazione diretta significa riportare testualmente le parole dell’autore. La citazione va sempre riportata tra virgolette, (“ ” o « ») lasciando il testo identico all’originale fin nei minimi particolari 4 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA (errori ed enfasi tipografiche inclusi) e facendo seguire tra parentesi autore, anno e pagine. Esempio di citazione diretta: (N.B. Alcune delle argomentazioni e dei nomi riportati negli esempi sono pura invenzione al solo scopo esplicativo). Brecatino definisce il distretto industriale come “un’entità socio territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in un’area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali”. (BRECATINO 1991, p. 52) Quando si apporta una modifica è necessario esplicitare che in quel preciso punto il testo è stato modificato e questa operazione è resa possibile dall'uso di parentesi tonde. Le parentesi servono per segnalare un cambiamento di parola (la parola aggiunta o modificata va inserita nelle parentesi): “La struttura (dell’intervista) consiste in una situazione sociale in cui una persona (l’intervistatore) ha il compito di porre le domande e l’altra persona (il rispondente) ha il compito di rispondere alle domande, con le mansioni definite da un’altra persona (il ricercatore) […]”. (BRADBURN, 1992, p.315) Se omettete qualcosa, segnalate l’omissione inserendo il simbolo “… […]…”. Questo tipo di citazione deve essere esatta e puntuale e deve poter essere controllabile da tutti. Ecco perché va sempre indicata anche la pagina. Per segnalare, invece, che la frase citata non è completa perché sono state omesse parti all’inizio e/o alla fine e/o al suo interno. Per segnalare questa situazione una parentesi contenente tre puntini deve essere posta rispettivamente all’inizio e/o alla fine e/o all’interno della frase. Viceversa, questo tipo di studio “[…] assume interesse quanto più ampia è l’estensione del corpus testuale e, di conseguenza, quanto più risulta utile una sua analisi in modalità automatica”. (CAIO, 1998, p.12) Se il testo che citate è lungo oltre due-tre righe è utile separarlo dal testo con una riga vuota, usare un carattere più piccolo (10 punti) e aumentare il margine sinistro. Discutendo il proprio libro del 1927, Propaganda Technique in the World War, Lasswell osservava che “Non si fornisce alcuna prova che l’autore abbia esaminato tutto il materiale studiato con lo 5 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA stesso grado di accuratezza. Non sappiamo se egli abbia effettivamente letto, o anche semplicemente scorso tutti i numeri dei principali quotidiani, periodici, libri e opuscoli propagandistici tedeschi, francesi, britannici e americani”. (Lasswell e Leites 1979, p.70) La citazione indiretta è la parafrasi del pensiero dell’autore. Esempio di citazione indiretta: Brecatino (1991) sostiene che il distretto industriale è formato da una comunità di persone e da un agglomerato di imprese che convivono nello stesso territorio. La citazione indiretta permette di dar credito a più autori contemporaneamente. Esempio di citazione indiretta di più autori: Molti studi sui distretti industriali italiani hanno enfatizzato l’importanza della vicinanza geografica (Brecatino 1979, 1987, 1991; Biellando 1987; Biusco 1991; Laropoli 1989). Si può utilizzare et al. (et al. sta per et alii, in latino: “e altri”) In letteratura si trovano lavori che, attraverso prove indirette, sostengono l’autenticità dei testi prodotti dai soggetti autistici (Cardinal et al. 1996, Sheehan e Matuozzi 1996, Vazquez 1994, Weiss et al. 1996) e, più di recente, ulteriori elementi a sostegno dell’autenticità dei testi vengono da studi basati su tecnologie di eye-tracking (Grayson 1999, Grayson et al. 1999, Grayson et al. 2000, Klin et al. 2002). Per citare le fonti esistono due metodi principali, ognuno dei quali presenta numerose varianti. I due sistemi di citazione sono “l’autore-data” che prende il nome di citazione “all’americana” e quello “a piè di pagina”. Tutte le informazioni bibliografiche dei lavori che citate nella tesi (sia in modo diretto che indiretto) vanno incluse nella Bibliografia inserita alla fine della tesi. ATTENZIONE: riportare le identiche parole dell’autore senza virgolette (cioè, senza la citazione diretta) è un plagio. ATTENZIONE: citate solo la letteratura che avete effettivamente letto! ATTENZIONE: tutto ciò che è citato nella tesi deve trovarsi nella bibliografia e tutto quello che c’è nella bibliografia deve essere citato nella tesi. 6 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA COME SI UTILIZZANO LE NOTE A PIÈ DI PAGINA Le note vanno inserite a piè di pagina e si scrivono usando un corpo più piccolo (10 punti) e lo stesso carattere (font) del testo. Per inserire una nota a piè di pagina bisogna cliccare su “riferimenti” e successivamente su AB1 (inserisci note a piè di pagina). Le note possono perseguire almeno tre scopi diversi: offrire precisazioni, commenti o aggiungere riferimenti bibliografici per consultazione e approfondimenti; qualche volta vengono impiegate allo scopo di arricchire la trattazione con informazioni aggiuntive che possono essere tralasciate in una prima lettura e diventare utili in seconda battuta solo a chi desideri approfondire la materia trattata (note di contenuto); spesso vengono utilizzate per inserire il riferimento bibliografico di una citazione (note di riferimento). LE TECNICHE CITATORIE Porre il cognome dell’autore sempre maiuscoletto (BARCA, FRABBONI, PERLA); indicare anche l’iniziale del nome dell’autore citato prima del cognome (R. MANTEGAZZA, Im …pazienti di crescere. I bambini in ospedale: ricerche e riflessioni, FrancoAngeli, Milano, 2005); è preferibile escludere, comunque, la citazione per esteso del nome dell’autore (solo nel caso – raro – di coesistenza di due autori con lo stesso cognome e con la stessa iniziale del nome è giustificata un’abbreviazione di quest’ultimo che scongiuri possibili confusioni); il numero di pagina o di colonna va fatto precedere dall’abbreviazione «p.» o «pp.» e, rispettivamente, «c.» (p. 459, pp.21-23, c. 567); citare anche la casa editrice e il luogo di edizione e l’anno (D. IANES, Didattica Speciale per l’Integrazione, Erickson, Trento,2001, pp.18-23.). A) Il lavoro monografico si cita indicando l’autore, il titolo (in corsivo), la Casa Editrice, il luogo e l’anno di edizione. Ad esempio: - C.CORNOLDI, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Il Mulino, Bologna, 1999. - C.VIO – P.TRESSOLDI, Il trattamento dei disturbi dell’apprendimento scolastico, Ed. Erickson, Trento, 1998. -L.KALB, La «ricostruzione orale» del fatto tra «efficienza» ed «efficacia» del processo penale, Giappichelli, Torino, 2005. Modalità analoghe di citazione si seguono per le opere manualistiche: - G.SABBADINI, Manuale di neuropsicologica dell'età evolutiva, Zanichelli, Bologna, 1999. - M.CHIAVARIO, Diritto processuale penale. Profilo istituzionale, Utet, Torino, 2005. 7 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA Se si tratta di edizione dell’opera successiva alla prima, se ne dà conto anteriormente all’indicazione dei dati editoriali: - G.LOZZI, Lezioni di procedura penale, 6a ed., Giappichelli, Torino, 2004. B) Il contributo su rivista si cita indicando l’autore (in maiuscoletto), il titolo (in corsivo), l’abbreviazione della rivista che ospita il contributo (in corsivo), l’anno, la parte o sezione della rivista (se questa è suddivisa in parti o sezioni aventi ciascuna una propria numerazione di pagine), la pagina (o la colonna) di riferimento. Ad esempio: - P.E.TRESSOLDI, I.LONCIARI, C.VIO, Results of the treatment of specific developmental reading disorder, based on the single and dual-route models, in Journal of Learning Disabilities, 2000 pp.33,3,278-285. - E.AMODIO, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verità dell’imputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, p.3587. C) Il contributo su opera collettanea si cita indicando l’autore, il titolo (in corsivo), il titolo del volume che ospita il contributo (in corsivo), l’eventuale curatore del volume, i dati editoriali del volume stesso (casa editrice, luogo e anno di edizione), la pagina (o le pagine) di riferimento. Ad esempio: - T.DE MAURO, Quantità-qualità: un binomio indispensabile per comprendere il linguaggio, in S.BOLASCO, R.CIPRIANI, Ricerca qualitativa e computer: teorie metodi e applicazioni, Franco Angeli, Milano, 1995, pp.21-30. - G.STELLA - E.ALBERTI, Strumenti metodologici per la valutazione dello sviluppo cognitivo nella prima infanzia, In MASI e FERRETTI (a cura di), Apprendimento e patologia neuropsichica nei primi anni di vita, Borla, Roma,1991. - G.SPANGHER, I nuovi profili della riparazione per l’ingiusta detenzione, in AA.VV., Il processo penale dopo la riforma del giudice unico, a cura di F.Peroni, Cedam, Padova, 2000, p.239. - N.GALANTINI, Limiti e deroghe al contraddittorio nella formazione della prova, in Il contraddittorio tra Costituzione e legge ordinaria, Atti del Convegno di Ferrara (13-15 ottobre 2000), Giuffrè, Milano, 2002, p.81. D) Nella citazione della voce enciclopedica occorre specificare l’autore, la denominazione della voce (in corsivo, preceduta in tondo dall’indicazione «voce»), l’opera enciclopedica che ospita la voce, il numero ordinale del volume, i dati editoriali dello stesso volume (casa editrice, luogo e data di edizione), la pagina (o le pagine) di riferimento. Ad esempio: - E.DOLCINI, voce Potere discrezionale del giudice (dir. proc. pen.), in Enc. dir., vol. XXXIV, Giuffrè, Milano, 1985, p.744. 8 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA E) Per la citazione di materiali rinvenuti su siti web non si è ancora affermato un sistema standardizzato, pertanto scrivere sempre per esteso la fonte citando l’indirizzo web, autore, anno e data dell’ultima consultazione ma alcuni documenti consultati via internet possono presentare alcuni problemi particolari per la citazione: spesso manca l’autore e/o la data di stesura e/o la data di pubblicazione sul web. Diventa, quindi, molto importante specificare la data dell’ultima consultazione. L’elenco dei siti può essere fatto mettendo all’inizio l’indirizzo (tecnicamente si chiama URL - Uniform Resource Location), seguito dall’autore, dal titolo del documento e dalla data dell’ultima consultazione. Ad esempio: http://claweb.cla.unipd.it/italiano/ital_stran/goliardia/goliardiaindex.htm, Fratter I., “Le tradizioni goliardiche a Padova”, consultato il 28.05.05. TECNICHE DI ABBREVIAZIONE La prima citazione di ogni opera va effettuata in forma completa. Ad esempio: - E.AMODIO, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verità dell’imputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, p.3587. - E.DOLCINI, voce Potere discrezionale del giudice (dir. proc. pen.), in Enc. dir., vol. XXXIV, Giuffrè, Milano, 1985, 744 ss. Le citazioni successive alla prima, all’interno della stessa serie di note, vanno, invece, rese in forma abbreviata. cit. Ad esempio: - E.AMODIO, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verità dell’imputato sul fatto altrui, cit., p.3588; - E.DOLCINI,voce Potere discrezionale del giudice, cit., p.748. La forma abbreviata presuppone che le citazioni successive alla prima si collochino all’interno della stessa serie numerica di note (ad esempio all’interno di uno stesso capitolo). Quando, nell’ambito della stessa nota, dopo la citazione di un’opera (o di una pronuncia), si cita, di seguito, un’ulteriore opera (o un’ulteriore pronuncia) tratta dalla medesima fonte (ad esempio, dalla medesima rivista), l’indicazione di questa va abbreviata con «ivi». Ad esempio: - E.AMODIO, Giusto processo, diritto al silenzio e obblighi di verità dell’imputato sul fatto altrui, in Cass. pen., 2001, p.3587.; D. Carcano, Quale insindacabilità dei parlamentari?, ivi, 2004, p.2690. 9 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA Quando, nell’ambito della stessa nota, dopo la citazione di un’opera (o di una pronuncia), si cita, di seguito, un ulteriore dato tratta dalla stessa fonte nella identica pagina, l’indicazione della fonte va abbreviata con «ibidem». Quando, nell’ambito della stessa nota, dopo la citazione di un’opera, si cita, di seguito, un’ulteriore opera dello stesso autore, il nome di questi va abbreviato con «Id.». Ad esempio: - A.SACCUCCI, Riparazione per irragionevole durata dei processi tra diritto interno e Convenzione europea, in Dir. pen. proc., 2001, p.893.; Id., La “legge Pinto” al vaglio della Corte europea, ivi, p.1301. Quando si riproduce il (o si rinvia al) testo originale dopo averne riportata la traduzione, una parafrasi o un riassunto, nonché quando si rinvia ad uno studio o ad un’opera di cui si è riportata in sintesi un’affermazione, una posizione o un’idea (riassumendola) si utilizza il Cfr. o Cf. (confronta). PRINCIPALI REGOLE GRAMMATICALI ORTOGRAFICHE E FORMATTAZIONE Abbiate particolare cura nella scrittura. Fate attenzione agli errori grammaticali e di ortografia che sempre abbondano nelle tesi. (CON RIENTRANZA), non ogni volta che si mette un punto. risultano lunghe e tortuose, rileggetele e spezzatele. Carattere: Times New Roman 12 per il testo; Times New Roman 10 per le note a piè di pagina. Testo GIUSTIFICATO tranne che per gli elenchi numerati e puntati. nel testo la sottolineatura ed il grassetto, men che meno una loro combinazione. termini che nella trattazione si vogliono enfatizzare particolarmente. i punti esclamativi e i puntini sospensivi, a meno che non siano strettamente necessari. 10 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA In italiano la punteggiatura è generalmente seguita (mai preceduta) da uno spazio: quindi dopo un punto, un punto e virgola, una virgola, i due punti, etc. mettete uno spazio. Invece le parentesi e le virgolette non necessitano di spazi interni. Scrivete dunque: (questa è “proprio” una parentesi) e non ( forse “ anche “ questa ). In italiano esistono le vocali accentate (àèéìòù). Per nostra fortuna sono poche rispetto ad altre lingue e le tastiere italiane propongono le lettere accentate di uso comune. Ad eccezione della “e”, tutte le altre vocali accentate si scrivono con accento grave (libertà, così, però, di più), si usa la "è" (con accento grave) per la terza persona del verbo essere e per molte parole come "cioè”, “caffè”, “ahimè”, etc., mentre si usa “é” (con accento acuto) per "perché", "affinché", “né”, etc. Se avete un word processor con il correttore ortografico questo genere di errori può essere facilmente risolto. In una tesi di laurea capita spesso di dover usare parole straniere. Esse vengono scritte in corsivo per rendere esplicito al lettore che sono prestate da un’altra lingua e non soddisfano le regole fonetiche della lingua italiana (es. corpus, governance, human rights). Se la parola straniera è diventata di uso comune o è già stata assimilata nel lessico tecnico della disciplina, il termine può essere scritto nello stesso carattere del corpo del testo (es. web, weekend, goal, film, test, stage). È preferibile non declinare mai le parole straniere (per esempio non si usa la forma al plurale né applicando le regole della lingua straniera né quelle della lingua italiana), anche se in letteratura si osservano continue violazioni di questa regola generale (es. Papa-boys, videogames). Ogni capitolo deve iniziare col TITOLO scritto in maiuscolo allineato a sinistra ma potrebbe anche essere centrato(non nella bibliografia); lasciando in bianco almeno una riga allineare 11 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA sottolineando il titolo del paragrafo seguito successivamente dal titolo dell’eventuale sottoparagrafo che non deve essere sottolineato. Il titolo del capitolo porta un numero d’ordine, generalmente in cifre romane mentre il paragrafo riporta il numero ordinale del capitolo e il numero cardinale del paragrafo. La prima parola del testo rientra di una battuta. Grafici, tabelle e/o figure, devono essere sempre presentati con: una numerazione (es. tabella 1, grafico 2, figura 3); un titolo che indichi chiaramente cosa rappresentano; la fonte (in calce, con un carattere di dimensione 10). La fonte può essere di due tipi: Fonte: elaborazioni dell’autore (o dell’autrice) su dati….. Fonte: XXX (19XY, p. XX) (cioè, fate riferimento alla pubblicazione nella quale avete trovato il grafico, la tabella, la figura che state riportando, indicando anche la pagina. Questa pubblicazione deve essere inclusa nella bibliografia della tesi). ATTENZIONE: è del tutto inutile presentare dei dati che non hanno attinenza con il testo e/o presentare dei dati che non commentate nel testo. FRONTESPIZIO Il frontespizio deve contenere almeno i seguenti dati: NOME DELL’ATENEO (ed eventualmente il logo) + NOME DELLA FACOLTA’ (o delle facoltà, nel caso di tesi interdisciplinari) + INDICAZIONE DEL TIPO DI LAVORO (Tesi di laurea in…) + INDICAZIONE DELLA MATERIA IN CUI SI PRESENTA IL CANDIDATO + TITOLO DELLA TESI + NOME E COGNOME DEL CANDIDATO + NOME E COGNOME DEL RELATORE + ANNO ACCADEMICO IN CORSO. IMPORTANTE: Pur non essendoci delle regole fisse per l’impaginazione del frontespizio di una tesi, è buona norma "centrare" nella pagina tutte le indicazioni appena elencate con l’unica eccezione del nome del candidato (da porre in basso a sinistra nel foglio), di quello del relatore (da porre in basso a destra). E’ inoltre buona norma segnare il nome del candidato leggermente al di sotto. 12 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO FACOLTÀ DI… CORSO DI LAUREA… TESI DI LAUREA IN (inserire la disciplina) TITOLO DELLA TESI Relatore: Chiar.mo/a Prof./ssa ………………………….. Laureanda: Nome e Cognome ANNO ACCADEMICO 20..-20.. 13 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA Modello di INDICE INDICE Prefazione p.1 Introduzione 2 CAPITOLO I . La Salute I.1. Dal modello Biomedico a quello Biopsicosociale 4 I.2. La concezione sistemica 9 I.2.1. Eventuale Sottoparagrafo (facoltativo) I.3. I fattori determinanti per la salute 10 12 CAPITOLO II. I principali modelli di salute II.1. L’importanza del contesto sociale 13 II.2. Il Modello delle Credenze sulla Salute 18 II.3. La Teoria della Motivazione a Proteggersi 26 II.4. La Teoria dell’Azione Ragionata 38 II.5. La Teoria del Comportamento Pianificato 41 II.6. Il Modello dell’Elaborazione Spontanea 49 II.7. Il Locus of Control e la Self-efficacy 56 II.8. La Teoria dello Stress Coping 65 II.9. L’Influenza Sociale 67 CAPITOLO III. Prevenzione III.1. Che cos’è la prevenzione? 68 14 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA III.2. I fondamenti legislativi della prevenzione 74 III.3. Dalla prevenzione alla promozione 81 CAPITOLO IV. Dalla teoria alla pratica: Esempi di interventi IV.1. La Scuola: il contesto privilegiato per l’intervento 82 IV.2. L’Approccio Informativo 89 IV.3. Il “Just Say Know”: le attività di riduzione del danno 93 IV.4. Gli insegnanti come operatori sociali 98 CAPITOLO V. Un modello applicato ai programmi di promozione alla salute: “PrecedeProceed” V.1. Presentazione del modello 99 V.2. Il Precede 104 V.3. Il Proceed 113 V.4. Una possibile applicazione del modello 121 CAPITOLO VI. L’intervento: Il progetto “Prima che tramonti il sole” VI.1. Presentazione del progetto 122 VI.2. L’indagine VI.2.1. Obiettivi 129 VI.2.2. Metodologia 134 VI.2.3. Risultati 145 VI.3. Osservazione sistematica 152 Conclusioni 153 Riferimenti Bibliografici 155 Appendice 15 Università degli Studi di Bari “A. Moro” Facoltà di Scienze della Formazione Prof. Alessandro BARCA -Tematiche emerse nell’incontro finale del corso 156 -Intervista fatta al Responsabile del progetto 158 CONCLUSIONI Il capitolo conclusivo può essere strutturato in due sezioni. La prima sezione dovrebbe presentare i principali risultati della tesi, ottenuti a seguito del percorso di ricerca svolto. Sarebbe auspicabile che, nel paragrafo finale del capitolo, indichiate quali delle teorie dibattute sembrano più plausibili, fornendo le opportune ed adeguate argomentazioni. La seconda sezione dovrebbe contenere le indicazioni di ulteriori approfondimenti (da voi trascurati) che potrebbero cambiare i risultati ottenuti. Molto spesso i risultati che si raggiungono alla fine di un percorso di ricerca potrebbero modificarsi se si approfondissero degli elementi che l’analisi svolta ha accantonato (perché ritenuti secondari, perché questioni di tempo e/o di spazio non hanno consentito di fare altrimenti, etc.). Scrivere note di cautela nel commentare i risultati permette di dimostrare la consapevolezza dei limiti della vostra ricerca. LA BIBLIOGRAFIA La bibliografia è unica e va inserita alla fine della tesi. Può essere definita semplicemente bibliografia, o riferimenti bibliografici. La bibliografia deve contenere in ordine alfabetico (PER COGNOME. A seguire il nome puntato) tutti i testi “specialistici” che riguardano direttamente l’argomento della tesi (almeno 30), i testi “classici” (manuali) a cui si è fatto riferimento e tutte le opere,articoli, riviste citate nella tesi. La bibliografia può essere scritta utilizzando l’interlinea singola e un rientro per il testo a capo. Vista la quantità di informazioni utili che si possono reperire via web, in coda alla bibliografia si devono elencare anche i siti consultati; il titolo può essere “Sitografia". IMPORTANTE Le tesi “scopiazzate” o prese integralmente da Internet vengono riconosciute immediatamente dalla Prof.ssa, per cui onde evitare brutte figure (in fondo sarete dei professionisti!) è consigliabile fare un uso ponderato del Web. È impensabile, inoltre, che la Prof.ssa accetti di seguire tesi che il laureando intende chiudere in due mesi; non sarebbe un lavoro ben fatto e non sarebbe eticamente corretto nei confronti degli studenti volenterosi che hanno preparato la loro tesi in maniera scrupolosa e approfondita. In tal caso potete rivolgervi altrove. 16