ISSN 1720-5638
IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Filiale di Firenze
ANNO XXIV - NUMERO 26
(nuova serie)
MAGGIO-AGOSTO 2004
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
IN
QUESTO NUMERO
Le origini della famiglia
Mirelli
3
di Dott. Emilio Ricciardi
Giovanni Acocella ritraccia
un quaderno di Enrico Fermi
di Prof. Pietro Cerreta
RICORDA LA TUA
OFFERTA
PER LA PUBBLICAZIONE
DI QUESTO GIORNALE
di Dott. Canio Cerreta
8
Sito Internet: www.ilcalitrano.it
E-mail: [email protected]
9
Le cattedrali della
Campania
di Dott. Emilio Ricciardi
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
12
Segreteria
Martina Salvante
14
Direzione, Redazione, Amministrazione
50142 Firenze - Via A. Canova, 78
Tel. 055/78.39.36
Percorsi tra scienza ed
arte al castello visconteo
di Antonio Ciano
Non si muore tutte le mattine
di Giuseppe Di Guglielmo
16
ERBE DI CASA NOSTRA
18
LA NOSTRA BIBLIOTECA
19
VITA CALITRANA
20
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21
MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22
REQUIESCANT IN PACE
Direttore
Raffaella Salvante
11
I fiori (e non solo le piogge)
dell’ultima primavera
di Dott. Giovanni Acocella
Periodico quadrimestrale
di ambiente - dialetto - storia e tradizioni
dell’Associazione Culturale “Caletra”
Fondato nel 1981
Poesia di sculture
di Enza Cubelli
ANNO XXIV - N. 26 n.s.
6
In ricordo del professor
Vincenzo Di Carlo
IN COPERTINA:
Lo stemma sul portale del Casino di Cioglia, una
casa rurale costruita nel 1874 a più di un chilometro dal centro storico di Calitri e oggi in piena
area urbana, lambita com’è dalla curva di via F.Tedesco, a pochi metri dal palazzo Tornillo. Le tre
stelle, la luna, il sole in alto e le colline in basso, con
le «tre rose», sono elementi che troviamo quasi
identici nello stemma del portale più antico di Calitri, in via Nicolais. Quest’ultimo è datato 1614
ed è, evidentemente, pure appartenuto ai Cioglia.
I simboli dello stemma fanno pensare che in quella
famiglia, già nel seicento, ci sia stato un osservatore
di fenomeni celesti, forse un astronomo. La famiglia
Cioglia è una delle più antiche di Calitri, da essa
prende il nome l’area della valle dell’Ofanto che un
tempo era destinata alla coltivazione degli ortaggi,
l’Orto di Cioglia, ed oggi è zona industriale.
IL CALITRANO
23
LA XXIII FIERA INTERREGIONALE
DI CALITRI
si terrà dal 29 Agosto al 5 Settembre
nel Quartiere Fieristico e si ripropone quale momento
di incontro, di ricerca, di aggiornamento, con le
occasioni commerciali e trampolino per nuove sfide.
APPUNTAMENTO DA NON MANCARE
Per ulteriori informazioni
la Segreteria Organizzativa è a tua completa disposizione
Tel. 0827/30.001 - Fax 0827/30.861
e-mail; [email protected]
sito internet www.calitrifiere.it
Spedizione in abbonamento postale
70% - DCB - Filiale di Firenze
C. C. P. n. 11384500
La collaborazione è aperta a tutti,
ma in nessun caso instaura un rapporto
di lavoro ed è sempre da intendersi
a titolo di volontariato.
I lavori pubblicati riflettono il pensiero
dei singoli autori, i quali se ne assumono
le responsabilità di fronte alla legge.
Il giornale viene diffuso gratuitamente.
Attività editoriale di natura non
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4
del DPR 16.10.1972 n. 633
e successive modificazioni.
Le spese di stampa e postali sono coperte
dalla solidarietà dei lettori.
Stampa: Polistampa - Firenze
Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981
del Tribunale di Firenze
Il Foro competente per ogni controversia è
quello di Firenze.
Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure
c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160 - CAB
2800
Chiuso in stampa il 20 luglio 2004
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
EMILIO RICCIARDI
LE ORIGINI
DELLA FAMIGLIA MIRELLI
Mirelli divennero signori di Calitri nel
1676, acquistando per 45.200 ducati da
IGiovan
Battista Ludovisi, principe di
Piombino, le giurisdizioni criminali di
S. Andrea e Santomenna e i feudi di
Conza, Calitri e Teora; il principe Ludovisi, a causa dei debiti che aveva contratto, alienò i suoi possedimenti campani a meno di metà del loro valore, calcolato secondo una perizia del 16351.
Negli stessi anni Francesco Mirelli acquistava in Napoli, alla Riviera di Chiaia,
due palazzi affacciati sul mare, con portici, fontane, statue e giardini2, e ne promuoveva la ristrutturazione facendo unire
i due edifici per mezzo di una terrazza,
poi trasformata in un supportico coperto
che fu chiamato “l’arco Mirelli”3.
La rapida fortuna di Francesco Mirelli, un oscuro avvocato originario di Positano, attirò sulla famiglia numerosi
commenti malevoli, e molti avanzarono
dubbi sull’origine della sua nobiltà. Il canonico Donatantonio Castellano, vicario
generale dell’arcivescovo di Conza, che
ebbe più volte contrasti con i nuovi feudatari di Calitri, definiva Mirelli una persona “di bassissimi natali, che, in tempo
delle revolutioni populari (…) nel Regno
di Napoli dal capopopolo per li meriti
delle sue indignità fu eletto Giodice di
Vicaria, ma hoggidì ha avuto una fortuna
cospicua in moltiplicar denaro”4.
È possibile che il giudizio di Castellano, in conflitto con i signori di Calitri
per numerose questioni riguardanti l’amministrazione dei beni della diocesi conzana, fosse troppo severo e di parte; e
inoltre l’ascesa improvvisa dei Mirelli
non era certo l’unica verificatasi a Napoli in quegli anni. Basterebbe ricordare,
tra gli altri, i casi di Michele Vaaz e di
Giovanni Zevallos che, partiti dalla posizione di semplici impiegati, avevano accumulato in pochi anni grandi fortune,
con le quali avevano costruito palazzi e
acquistato intere collezioni d’arte; e nello stesso modo era diventato ricco Giovan Angelo Barile, che nel 1623 aveva
acquistato per 110.000 ducati l’ufficio di
segretario del Regno, ricavandone il tito-
lo di duca di Caivano e una enorme ricchezza, utilizzata per costruirsi il palazzo
di Chiaia poi acquistato da Francesco
Mirelli5.
I nuovi signori di Calitri, assillati dal
problema delle non chiare origini della
loro casata, nel 1701 depositarono presso
l’archivio della Regia Corte le copie di
alcuni documenti che, secondo loro,
avrebbero provato l’antichità della famiglia; le carte furono consegnate a un personaggio di indubbia autorità, Sigismondo Sicola, archivista della Regia Corte,
che le confrontò con quelle conservate
nell’Archivio e le dichiarò conformi agli
originali, aggiungendovi tuttavia la clausola “meliori revisione semper salva”,
affermando cioè che quei documenti avevano bisogno di un controllo più approfondito.
Le stesse carte furono trascritte in
una memoria a stampa, nella quale si
tentava di dimostrare che i signori di Calitri discendevano da un ramo della famiglia genovese Mirelli detta “Scannasorice”, estinta da tempo, e che dei documenti consegnati all’Archivio “la famiglia di Teora ne conservava gli originali nel suo Castello di Calitri, con le
armature de’ nobilissimi Guerrieri di
Lei. Que’ diplomi, quelle armature, le dipinte immagini di que’ Guerrieri, i drappi, gli argenti, l’oro, le gemme e mille
altre ricchezze; e, per tremenda sventura,
le persone tutte di casa Mirella, tranne il
Marchese Carlo, lontano, furono sepellite nelle ruine del Castel di Calitri, quando il terribile terremoto del 1694 distrusse quel Castello e la Terra”6. Di
questo opuscolo, datato 1839 e ricavato
da uno scritto di Francesco Maria Mirelli (m. 1763), figlio di Carlo e primo principe di Calitri, si conservano alcuni
esemplari nelle biblioteche napoletane,
mentre una ristampa di qualche anno
successiva (1847) è nell’Archivio di Stato, tra le carte della famiglia.
Discutendo di questo memoriale, del
quale aveva rinvenuto una copia in una
miscellanea ottocentesca, Gerardo Cioffari ne aveva già messo in evidenza la
3
fragilità come prova documentale della
nobiltà della famiglia7, e anche le antiche
opere sulla nobiltà del Regno di Napoli
smentiscono la ricostruzione genealogica
proposta dai Mirelli. Nei due volumi del
trattato cinquecentesco di Scipione Ammirato la famiglia non è mai menzionata,
mentre tra le opere secentesche Carlo de
Lellis cita una sola volta una famiglia
Mirelli genovese e Biagio Aldimari, contemporaneo dei marchesi di Calitri, se la
cava diplomaticamente con mezza pagina nella quale, dopo avere accennato a
un paio di Mirelli della terra di Positano
vissuti tra il XIV e il XV secolo, fa iniziare la storia della famiglia dalla metà
del Seicento8.
***
Un’ulteriore prova contro l’antichità
della famiglia Mirelli la fornisce un manoscritto anonimo di fine Seicento, conservato presso la Società Napoletana di
Storia Patria, nel quale si discorre della
genesi più o meno oscura di alcune famiglie nobili del Regno di Napoli9.
La volontà dell’autore di rimanere
sconosciuto è motivata dall’esigenza di
evitare ritorsioni da parte dei nobili citati nella sua opera; in Età moderna i trattati sull’origine delle famiglie erano frequenti, sia per attestare l’antichità delle
casate più illustri, sia per sbugiardare la
presunta origine nobile di tanti nuovi ricchi, e non era raro che qualche personaggio più o meno altolocato, urtato nella propria suscettibilità, decidesse di vendicarsi sull’autore. Carlo de Lellis, uno
dei più eruditi storici secenteschi, trascrittore dei registri della Cancelleria angioina e autore di diverse opere sulla nobiltà del Regno, fu incarcerato in Castelnuovo, forse a causa di qualche famiglia
potente che si era vista maltrattata nei
suoi scritti10; e pochi anni dopo Giovan
Battista Pacichelli, prima ancora che il
suo Regno di Napoli in prospettiva11 vedesse la luce, fu sommerso dalle proteste
di tanti nobili che, non trovando i loro
feudi citati nel libro, fecero pressione af-
IL CALITRANO
finché venissero aggiunte altre parti all’opera che stava per andare in stampa,
costringendo gli editori Muzio e Parrino
a inserire nella prima edizione una premessa nella quale dichiaravano non essere stata loro intenzione offendere o trascurare alcuno12.
E non è da escludere che una delle
famiglie scontente dell’opera di Pacichelli fosse proprio quella dei Mirelli;
sarebbe difficile spiegare altrimenti la
presenza, in un’opera nata per trattare
solo delle “città” del Regno (cioè solo
di quelle che avevano una cattedrale ed
erano a capo di una diocesi), di alcune
“terre” come Calitri e Teora. La bella veduta di Calitri, raffigurata prima che il
terremoto la distruggesse, decorata con
l’insegna dei nuovi proprietari e con il
castello e la badia di Santa Maria in Elce
(le due proprietà di maggior pregio) bene
in evidenza, sembra un’aggiunta degli
editori, operata dopo la morte di Pacichelli nel 1695; evidentemente non poteva bastare, per soddisfare la vanità dei
Mirelli, la pubblicazione della sola immagine di Conza, città di cui non avevano ancora perfezionato l’acquisto13 e
che nell’opera di Pacichelli era stata raffigurata distrutta dal sisma.
Benché il manoscritto conservato
presso la Società di Storia Patria rechi la
data 1693, le notizie sulla famiglia Mirelli sono aggiornate a qualche anno dopo; riportano la notizia del terremoto che
nel 1694 distrusse Calitri e quella del secondo matrimonio, nel 1695, di Carlo
Mirelli, dopo la morte della prima moglie sotto le macerie del castello.
L’autore appare bene informato sulla
famiglia e sui suoi tentativi di costruirsi
una patente di nobiltà. Ne rimarca a più
riprese l’origine plebea, parlando di gente “vile, e ignorante”, e non trascura di
evocare l’immagine degli antenati dei
nuovi signori di Calitri che fino a pochi
anni prima giravano con la sporta dei pesci sottobraccio; bolla come falsi sia la
discendenza dei Mirelli dagli Scannasorice genovesi, sia l’iscrizione della famiglia alla nobiltà di Benevento (città che
non faceva parte del Regno di Napoli, ma
apparteneva allo Stato della Chiesa), ottenuta solo grazie ai buoni uffici di un
parente acquisito. E vale la pena di notare
che la notizia dell’iscrizione dei Mirelli
all’aristocrazia beneventana sarà ripresa
(forse su suggerimento della famiglia)
nell’opera di Pacichelli, e nell’Ottocento
verrà addotta dai marchesi di Calitri come prova delle proprie illustri origini.
In conclusione il manoscritto napoletano aggiunge nuovi motivi di dubbio
sulle presunte origini nobili dei Mirelli,
mentre gli opuscoli stampati a spese dei
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
marchesi di Calitri che, dal XVIII secolo
in poi, si affannano a provare la discendenza della famiglia da illustri antenati
genovesi, sembrano il frutto di un falso
nemmeno troppo ben costruito.
LAUREA
Il 16 luglio 2004
presso l’Università di Salerno
si è brillantemente laureata
con 110 e lode
in Etruscologia e Archeologia Italica
Angela Schiavo
discutendo la tesi “I Sabini”
relatore il chiar.mo prof. Luca
Cerchiai, correlatore il prof. Mauro
Menichetti.
Gli auguri più sentiti
della Redazione vanno alla madre
Franca Salvante, alle sorelle Elisa e
Grazia e alla neo dottoressa
un augurio vivissimo
per la sua carriera.
DOCUMENTI
Napoli, Biblioteca della Società di
Storia Patria, ms. XXV D 12 - Notitie
d’alcune famiglie popolari del regno di
Napoli, divenute per dignità e ricchezze
riguardevoli - D’un incerto Autore - anno 1693 (ff. 38 v- 41 r).
“Della famiglia Mirella - Non vi è
dubbio alcuno, che la ricchezza fanno
nobile un plebeo, ed all’incontro un nobile senza di quella diviene vile, e plebeo; Gioseppe Mirelli della Terra di Positano della costiera d’Amalfi, figlio di
un marinaro di quel luogo, come sono
hoggi ancora i suoi parenti, applicatosi
allo studio delle lettere, e particolarmente a quello della filosofia, per lo che
divenne dottore di medicina, prendendo
la laurea del dottorato nella città di Salerno, venne in Napoli, ove esercitò la
sua arte o scienza come la vogliamo
chiamare, e gliene venne così bene, che
benché non molto perito in detta scienza
arridendoli la fortuna spesso di gente vile, ed ignorante, si fece qualche peculio.
(Questi da prima andava vendendo con
la cassetta lucci, e spigole come sogliono
fare quelli di Positano, poi pose botte4
ga, indi con la sorte che l’arrise principiò a negoziare di Raggione). Costui con
la sua moglie pari a lui di conditione
procreò un figliuolo chiamato Francesco, il quale essendo cresciuto in età
s’applicò allo studio delle leggi, e ne
prese in Napoli la laurea del dottorato
ed essercitò ne Regii Tribunali pria le
procure, ed indi si pose in posto d’avvocato, e da procuratore s’applicò ad esercitare la mercatura, a partecipare negli
appalti d’arrendamenti ed a fare compre per vilissimo prezzo de capitali de
fiscali, a quale applicatione, ed esercitio
essendoli propitia la fortuna, divenne
ricchissimo, e li venne pensiero di nobilitare la sua casa con matrimonij nobili,
e compre de feudi imperoché havendo
generato alcuni figliuoli con una moglie
de casa Patierno, figlia di Lonardo, che
pochi anni sono, essercitò la carica di
Eletto del Popolo di Napoli (cioè dui femine chiamata Costanza e l’altra Anna),
alla prima diede marito D. Gioseppe de
Maijo Nobile di Seggio di Montagna
commorante nella Città di Benevento e
la seconda si congiunse in matrimonio
con D. Oratio Carafa del ramo de Conti
di Monte Calvo ed havendo fatto compra
della terra di Calitri ne investì un suo
figliuolo maschio chiamato D. Carlo, il
quale anche ottenne titolo di Marchese
sopra detta terra, e non bastandoli ciò, si
procurò per moglie Donna Nobile di casa Carrafa che similmente per la sua ricchezza ottenne, della linea di Stigliano figlia di D. Giovanni e D. Giovanna Bazio
Terracina, dal quale matrimonio è nato
un figliuolo chiamato Francesco Maria,
che aggiunse al suo cognome di Mirella
quello di Caraffa al quale il suo padre,
ed avo hanno investito della terra di Teora, anco da loro posseduta per compra
fattane, ed hanno ottenuto da Sua Maestà il titolo di Prencipe, ed ecco come
questa casa, dal fango della plebbe, è
sormontata a titoli di signorie de Vassalli, e Nobiltà. Impero, che sdegnando
la bassezza della terra di Positano, diedero voce, pria di essere de Mirelli Nobili di Genova, ed indi col favore di D.
Giuseppe di Maijo loro genero, s’hanno
fatto aggregare alla Nobiltà di Benevento, il detto Francesco essendo morto, la
paterna sua moglie passò alle seconde
nozze con ... di casa Carapreso sorella
d’un officiale del Banco della Pietà, e
poi se ne morta. D. Carlo suo figliuolo
Marchese di Calitri, esercitò la carica
di fiscale cappacorta, e poi di presidente
cappacorta della Regia Camera della
Sommaria, come dottore ma essendo
successo ad otto di settembre 1694, in
Napoli, ed in alcune provincie del Regno un fiero terremoto, cadde il castello
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
di Calitri in Principato Ultra, e morirono
sotto quelle pietre il vecchio Francesco
Mirella, la sua nuora D. Maddalena
Carrafa, con alcuni figliuoli, che ivi si ritrovavano, per lo che D. Carlo, che si
ritrovò in Napoli, con il suo figliuolo
maggiore scampato dalla morte, ed essendo D. Carlo rimasto vedovo, e passato alle seconde nozze nell’anno 1695
doppo l’anno del lutto con D. Lalla Carafa figlia di D. Antonio e D. Roberta
Recco, e per fare il qual matrimonio, ha
pagato al suo socero sei milia ducati, e
non trovandoseli se li ha fatto imprestare
dal consigliero D. Antonio d’Aponte duca di Casamassima, al quale have consignato pro faciliore traetione alcuni capitali d’arrendamenti. Il sopradetto figliuolo maggiore del detto D. Carlo nato
con la prima Carafa sua moglie ha ottenuto mercede da sua Maestà dell’habito
di S. Giacomo e già lo porta adosso.”
NOTE
1 Per la precisione nel 1635 Calitri era stato valutato 68.166 ducati, Teora 13.715 ducati, 2 tarì e
10 carlini, Conza 13.761 ducati, 2 tarì e16 carlini e
le due giurisdizioni criminali di S. Andrea e Santomenna 4.420 ducati, per un totale di 100.003 ducati, 5 tarì e 6 carlini. Napoli, Archvio di Stato (d’ora
in poi ASN), Archivio Caracciolo di Torella, inc.
222/14.
2 Cfr. G. CANTONE, Napoli barocca e Cosimo
Fanzago, Napoli 1984, pp. 325-326. I due edifici si
trovano ai numeri civici 66 e 72 della riviera di
Chiaia.
3 I Mirelli possedevano anche altre case in Napoli; nel 1642 avevano acquistato un palazzo in
via Tribunali, vicino alla chiesa del Purgatorio ad
Arco (ASN, Carte Mirelli, VI), e alcuni anni dopo
risultavano proprietari di un’altra casa, nei pressi
del monastero di San Girolamo delle Monache (alle spalle di via Mezzocannone), comprata forse da
alcuni parenti di casa Carafa, proprietari di un grande palazzo nelle vicinanze (Palazzo Carafa della
Spina, in via Benedetto Croce, poco prima di piazza San Domenico Maggiore).
4 Curia arcivescovile di sant’Angelo dei Lombardi, ms. del 1691, D. A. Castellano, Cronista conzana, libro II, discorso primo, capitolo secondo, f. 45.
5 Per notizie e ulteriore bibliografia sui personaggi citati cfr. E. RICCIARDI, Il quartiere degli avvocati. Palazzi di togati a Napoli in età vicereale,
in “Ricerche sul ‘600 napoletano” 1999, pp. 90110.
6 F. M. (FRANCESCO MIRELLI), Famiglia Mirella: concessioni angioine ed aragonesi, Napoli
Al nostro amato Arcivescovo
Mons. Salvatore
NUNNARI
nel quinto anniversario
del suo insediamento
un Ringraziamento
sentito e sincero per le sue
numerose iniziative ed attività e
per il suo ministero episcopale
con l’Augurio
che la misericordia di Dio
inondi sempre
più la sua vita perché è
responsabilità del Vescovo
dare un volto autenticamente
ecclesiale al generoso
impegno che le varie forme di
apostolato dei cristiani
esprimono in seno alla diocesi.
1839; un’altra copia è in ASN, Carte Mirelli, VI,
ff. 1-3, Famiglia Mirella / de’ Principi Di Teora /
Conti di Consa e Marchesi di Calitri / Diplomi /
Angioini Aragonesi ed Austriaci / tratti / dal Grande Archivio di Napoli. Nella copia più antica si
afferma che i Mirelli possedettero quattordici feudi e sessantamila vassalli, mentre nella seconda
copia, datata 1847, i feudi erano diventati diciotto.
Inoltre tra le carte della famiglia si conserva uno
strumento notarile dal quale risulta che il 22 giugno 1846 l’avvocato Francesco Faicco depositò
“un estratto contenente sette diplomi angioini riguardanti titoli cavallereschi e privilegi delle famiglia Mirelli de’ Principi di Teora, Conte di Conza, Duca di sant’Andrea e Marchese di Calitri,
nelle mani del notaio Domenico Manzo fu Filippo,
di Napoli”. Gli stessi diplomi e gli stessi argo-
menti ricorrono anche in un’altra opera ottocentesca sulla famiglia, scritta nel 1840 da Francesco
De Angelis; cfr. F. DE ANGELIS, Cenno genealogico delle famiglie Ceva Grimalda e Mirella, Napoli 1840.
7 Cfr. G. CIOFFARI, La polemica sui marchesi
di Calitri. Gente arricchita o nobili?, in “Il Calitrano”, n.s., 16 (2001), pp. 8-10.
8 Cfr. S. AMMIRATO, Delle famiglie nobili napoletane, 2 voll., Firenze 1580; C. DE LELLIS, Discorso delle famiglie nobili del Regno di Napoli, 3
voll., Napoli 1654-1671; B. ALDIMARI, Memorie
di famiglie nobili, Napoli 1691.
9 Napoli, Biblioteca della Società di Storia Patria, ms. XXV D 12 - Notitie d’alcune famiglie popolari del regno di Napoli, divenute per dignità e
ricchezze riguardevoli - D’un incerto Autore - anno
1693, ff. 38-41.
10 Su Carlo de Lellis cfr. N. MONGILLO, Carlo
de Lellis, in “Archivio storico campano” I (1889),
pp. 33-51; F. ACETO, Introduzione in C. DE LELLIS,
Aggiunta alla “Napoli Sacra” del d’Engenio, I, a
cura di F. Aceto, Napoli 1978, pp. V- XIX; F. ANGELILLO - E. STENDARDO, in Libri per vedere…,
cit., pp. 70-72; F. ACETO, L’“Aggiunta alla Napoli
Sacra” di Carlo de Lellis tra erudizione sacra e
istanze controriformistiche, in Libri per vedere…,
cit., pp. 195-206; M. CERESA, in Dizionario Biografico degli Italiani XXXVI, Roma 1988, pp.
502-504, s.v..
11 Cfr. G. B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli in
prospettiva [1703], 3 voll., r.a., Bologna 1997.
12 “Protesta. Non si è preteso nel continente
di questo Libro, dove si tratta delle Famiglie, apportar pregiudizio à coloro, che ci habbiano interesse nelle descrizioni di esse, onde solo si è inteso
descriverci quelle, che devono descriversi, non presumendo descriverci quelle, che fra esse non devono restar registrate; e così si protesta per tutti i fatti, e detti, che in questo Libro si contengono; sapendo che ci sono pur troppo delle Famiglie qui
non descritte, de’ quali non essendone pervenuta la
notizia, non se n’è fatta menzione, o che pure gli
stessi Nobili non hanno fatto istanza d’esservi descritti; rimettendosi l’Autore alla Verità, non volendo, che questo Libro autentichi, se non ciò, che
sia veramente tale, che meriti l’immortalità della
Stampa: Addio.” (G. B. PACICHELLI, Il Regno di
Napoli…cit., I). La premessa fu imposta agli editori da Biagio Aldimari, magistrato e revisore del
libro, anch’egli autore di un famoso trattato sulle
famiglie nobili del Regno.
13 L’atto di acquisto della città di Conza, rogato per notar Giuseppe Ragucci, è in ASN, Notai
del XVII secolo, scheda 508, prot. 26, f. 375 ss.
È datato 15 aprile 1696, ma l’acquisto fu ratificato
solo nel 1707.
Vanno ordinati a
Sono disponibili i due volumi di
A. Raffaele SALVANTE
Edizioni Polistampa
Via S. Maria 27/r - 50125 FIRENZE
CALITRI
Immagini sul filo della memoria
Tel. 055/23.37.702 - Fax 055/22.94.30
1996 a € 25,00
E-mail: [email protected]
www.polistampa.com
CALITRI
Secondo itinerario della memoria
2004 a € 35,00
Spedizione a carico del destinatario
5
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
PIETRO CERRETA
GIOVANNI ACOCELLA
rintraccia un quaderno di Enrico Fermi
on il titolo «Fermi, il quaderno seC
greto dell’atomica», il Corriere della
Sera, nella pagina della Scienza di domenica 13 giugno 2004, ha riportato la
notizia del ritrovamento di un quaderno
di appunti di Enrico Fermi presso la biblioteca dell’Istituto “O. D’Agostino” di
Avellino. L’articolo ha dato il merito della scoperta al prof. Giovani Acocella, nostro concittadino, e ha spiegato che il documento può considerarsi tra i più preziosi della storia della fisica del 900, perché fa luce sui primi esperimenti compiuti da Fermi sulla radioattività indotta
da bombardamenti di neutroni. Con esso,
concludeva l’articolo, è finalmente possibile completare la ricostruzione degli
eventi che portarono Fermi verso il Premio Nobel, nel 1938, e agli studi sulla
bomba atomica, negli anni a seguire.
Giovanni Acocella è un calitrano ben
noto a tutti, perché fin da giovane si è
occupato di politica, prima come Consigliere Comunale di Calitri e Provinciale
di Avellino e poi come Consigliere Regionale e addirittura come Presidente del
Consiglio Regionale e Assessore all’Urbanistica della Regione Campania. Tuttavia, forse non tutti sanno che la stessa
persona è anche un uomo di Scienza.
Egli infatti si è laureato in Fisica il 28 luglio 1958, presso l’Università di Napoli,
discutendo con il prof. Antonio Carrelli
una Tesi sulla Fissione dell’Uranio. Dopo la laurea, negli anni 1958/59, ha frequentato la Scuola di Perfezionamento
in Fisica Teorica e Nucleare diretta dal
prof. Edoardo Caianiello presso la Mostra d’Oltremare di Napoli. Negli anni
accademici 1961/62 e 1962/63 è stato
La S.V. Ill.ma
è invitata Sabato 26 giugno 2004, alle ore 18
nella Chiesa di Sant’Iffredo di Cherasco,
alla inaugurazione della mostra fotografica
di Giuseppina Cestone
CHERASCO, città da scoprire
Chiesa di Sant’Iffredo - Cherasco
26 giugno - 25 luglio 2004
Seguirà rinfresco
La serietà professionale della nostra concittadina le fa personalmente onore e dà lustro al suo
paese di origine.
6
impegnato dal prof. Francesco Saverio
Gaeta al Corso di Esercitazioni di Fisica
I per gli studenti del Corso di Fisica,
presso l’Istituto di Fisica Sperimentale
dell’Università di Napoli. Dall’Anno Accademico 1968/69 e fino all’Anno Accademico 1974/75 ha svolto attività di
ricerca presso l’Istituto di Fisica Sperimentale dell’Università di Napoli, facendo parte per un certo periodo del Gruppo
Nazionale di Struttura della Materia
(GNSM) e collaborando all’attività didattica dei corsi dei proff. Antonio Carrelli e Flavio Porreca. Il suo settore di
studi riguardava la modifica dei cicli di
magnetizzazione di fili e sbarrette di sostanze ferromagnetiche sottoposte a tensione e l’effetto Barkhausen.
Sono testimone diretto di questa sua
attività scientifica perché, studente di Fisica a Napoli nel periodo in cui egli svolgeva quella ricerca, lo incrociavo sovente presso l’Istituto di Via Tari. Negli stessi anni egli insegnava anche Matematica
e Fisica ad Avellino, avendo brillantemente vinto il concorso a cattedre.
Il Prof. Acocella dovette accantonare
il lavoro di fisico sperimentale presso
l’Università di Napoli allorché assunse
le prestigiose responsabilità politiche a
cui accennavo all’inizio. I suoi interessi
scientifici però non si spensero, né si
spezzarono i suoi contatti con i fisici con
i quali aveva collaborato.
Passata la fase più intensa degli incarichi pubblici (da non dimenticare tra
questi la presidenza della Camera di
Commercio di Avellino e il più recente
incarico di Assessore alla Provincia di
Avellino), egli si è dedicato di nuovo
alla Scuola e alla Scienza, a diversi livelli e con i contributi più vari: lezioni,
seminari, conferenze. Gli ultimi sei anni
d’insegnamento lo hanno visto nel Liceo classico “P. Colletta” di Avellino
come titolare di Matematica e Fisica,
fino alla data del collocamento a riposo
del 31/8/1999. Dopo aver lasciato l’insegnamento, egli è entrato a far parte
del Gruppo di Storia della Fisica dell’Università di Napoli, coordinato dal
Prof. Antonino Drago, per contribuire
alle ricerche sui rapporti tra fisica e matematica nella storia della Fisica degli
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
ultimi due secoli. Sebbene il suo sguardo fosse rivolto alle questioni scientifiche generali, nei settori da lui studiati
egli ha sempre tenuto presente i contributi provenienti dagli scienziati nostri
conterranei, in particolare dal nostro
concittadino, il matematico Alfonso Del
Re, al quale è intitolata la Scuola Media
di Calitri.
Ed è stato questo impulso a cercare
documenti negli archivi e nelle biblioteche della Provincia di Avellino che lo ha
fatto imbattere, in un modo che direi serendipico, nelle “carte” dell’avellinese
Oscar D’Agostino. Questi fu il chimico
del famoso Gruppo di Via Panisperna,
quel gruppo di giovani scienziati che,
grazie alla guida geniale di Enrico Fermi,
rivoluzionò la fisica teorica del secolo
scorso. Detto per inciso, Oscar D’Agostino è uno dei tanti illustri scienziati della nostra Provincia che meriterebbero di
essere ricordati in modo migliore. Tra le
“carte” di D’Agostino, dunque, il Prof.
Acocella ha trovato un curioso quaderno,
cominciato da una parte e poi girato nell’altro verso. La serie dei numeri che gli
sono apparsi, cioè le tabelle di misura
della radioattività di materiali in funzione
della irradiazione volta per volta ricevuta, gli ha fatto pensare subito a qualcosa
di importante. Mostrato il quaderno ai
professori Nadia Robotti e Francesco
Guerra, rispettivamente fisici di Genova
e di Roma che sono autorevoli specialisti
degli scritti di Fermi, si è giunti alla conclusione che quelle annotazioni erano
stati compilate proprio dal grande fisico
italiano e riguardavano la fase più rivoluzionaria della sua ricerca. Per tale motivo, il quaderno ha un valore eccezionale e fa luce su fatti non spiegati dagli
altri quaderni dello stesso Fermi, venuti
tempo fa in possesso del Prof Amaldi e
da lui depositati presso la Domus Galileiana a Pisa.
Naturalmente, la scoperta del Prof.
Acocella ha avuto un grande eco presso
gli storici della Fisica di tutto il mondo.
Perciò mi sono chiesto: perché questa
eco non deve giungere anche nella comunità calitrana, di cui il prof. Acocella
fa parte? Il fatto che l’argomento sia specialistico non deve essere un alibi per tacere l’importanza dell’evento di cui il
nostro concittadino è stato protagonista.
Poi ho pensato ai giovani di Calitri che
studiano la Fisica e ho immaginato che
essi potrebbero capire l’argomento scientifico leggendo direttamente gli scritti del
Prof. Acocella:
G. Acocella, “La Donazione D’Agostino
e il problema della scissione dell’Uranio”, in Atti del XXII Congresso
di Storia della Fisica e dell’Astrono-
mia Genova-Chiavari 5-7 giugno
2002, pp. 73-90;
G. Acocella, N. Robotti, F.Guerra, “Il ritrovamento del primo quaderno di laboratorio di Enrico Fermi sulla scoperta della radioattività artificiale indotta da neutroni”, il Nuovo Saggiatore, Bologna, vol. 19, anno 2003,
no. 1-2, pagg. 9-18;
G. Acocella, “L’esperienza parigina di
Oscar D’Agostino”, Atti del XXIII
I puri di cuore abiteranno
nella casa del Signore
(Salmo 14)
Congresso degli storici della Fisica e
dell’Astronomia, Bari, 5-7 giugno
2003 pp. 37-50.
G. Acocella, N. Robotti, F. Guerra, “Enrico Fermi’s Discovery of NeutronInduced Artificial Radioactivity: The
Recovery of His First Laboratory
Notebook”, Physical In Perspective,
6 (2004) pp. 29-41.
Agli stessi giovani, ma anche a tutti
quelli che si sentono onorati nello scoprire la bravura del loro concittadino,
suggerisco inoltre la lettura di alcune tra
le tante altre recenti opere scientifiche
del Prof. Acocella:
1) “I problemi della Fisica e dello Spazio in alcuni matematici italiani della
fine dell’Ottocento” in Atti del XX
Congresso Nazionale della Soc. It. di
Storia della Fisica e dell’Astronomia
Napoli 1-3 giugno 2000, pagg. 3-19.
2) “Una vivace polemica sulla Relatività ristretta tra due matematici italiani all’inizio del Novecento”, in Atti del XXI Congresso nazionale di
Storia della Fisica e dell’Astronomia
Università della Calabria 6-8 giugno
2001.
3) “Oscar D’Agostino: uno scienziato
al centro di molte vicende del Ventesimo Secolo”, Riscontri, edit. Sabatia
Anno XXIII n.4 set- dic 2001, pagg.
75-85.
4) “Un Chimico alla Corte del “Papa””.
Comunicazione in occasione del
Centenario della nascita di Oscar
D’Agostino, nel volume: Oscar D’Agostino un irpino fra i “ragazzi di
via Panisperna”, quaderni del Centro
Studi “G. Dorso” di Avellino, aprile
2003, (pagg. 97-101) in Atti del Convegno del 10 novembre 2001, Casa
della Cultura “V. Hugo”.
5) “Il corso di algebra della Logica di
Alfonso Del Re a Napoli e lo sviluppo
della disciplina in Italia ai primi del
Novecento” in Atti del Congresso nazionale della Mathesis, Mantova, novembre 2001, pag. 93.
Uruguay – 01.01.2004 – Montevideo, la signora Maria Antonietta Pasqualicchio insieme alla madre Marianna Romano vedova Pasqualicchio, al figlio Carlo Pasqualicchio Venturi e la sua amica
Maria Di Milia è ritornata dopo trentatrè anni a Montevideo dove è nata ed è vissuta per nove anni. L’accoglienza che ha ricevuto dalle famiglie Codella, Pacchiarelli, Ruggiero, Spagna, Luiso e Lanzilotto l’hanno commossa per la gratuità, la gentilezza e la cortesia. Nella casa di Ruggiero Angelo è stata scattata questa foto, da sinistra: Marcel Lopez,Alessandra Ruggiero, Maria Di Milia, Domenico Codella emigrato nel 1951, Carlo Pasqualicchio Venturi, Marianna Romano vedova Pasqualicchio,Antonietta Metallo emigrata nel 1951, Maria Codella in Ruggiero
emigrata nel 1950, Angelo Ruggiero nato a Cairano, emigrato nel 1953, Gabriella Riggiero,
Eduardo Silva e Navel Silva.
7
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
IN RICORDO DEL PROFESSOR
VINCENZO DI CARLO
incenzo Di Carlo, Enzo per i familiari e
gli amici, era nato a Calitri il 22 giuV
gno 1929 da Costantino Di Carlo e da Maria Cristina Toglia (sorella di Vincenzo e
Michelino dell’omonimo bar).
Primogenito di tre fratelli, è stato per
tutti i cugini più giovani un modello da
imitare per la sua capacità negli studi, la
sua generosità, la sua indole espansiva, socievole e sensibile.
A soli 22 anni si era laureato con lode
in Medicina e Chirurgia all’Università di
Napoli, sempre dimostrando un non comune interesse per il progresso scientifico
e tecnologico, tanto da essere diventato redattore di un’intera pagina che il giornale
ROMA dedicava settimanalmente alle novità che arrivavano dai Paesi che nel dopoguerra esploravano nuove frontiere.
Forse fu per questo suo peculiare interesse verso “il progresso”, che scelse di
specializzarsi in Malattie nervose e mentali (campo tuttora aperto a nuove scoperte) e
poi di ottenere la libera docenza in Farmacologia attraverso lo studio e la sperimentazione di nuove medicine.
Fu durante questo periodo dedicato agli
studi accademici, che frequentò più assiduamente Calitri dove veniva per portare
assistenza e consulenza a diversi malati.
Chi ha avuto occasione di conoscerlo
ed avere le sue cure ha potuto sperimentare
come lui ne condividesse subito le ansie e
le speranze.
L’ingegner Lorenzo Toglia e mio zio
Giuseppe Di Carlo (u scialone), entrambi
senza figli, erano visibilmente orgogliosi
del nipote /docente universitario, tanto che
non perdevano occasione di unirsi al coro
dei nostri genitori per stimolarci a seguire
le sue orme. L’intenso desiderio di arric-
chire la propria esperienza nell’appassionante e stimolante ambiente scientifico degli Stati Uniti, indussero Enzo ad approfittare, nel 1962, dell’opportunità di poter
usufruire di una borsa di studio presso l’Università di Chicago.
Può, quindi, ben essere considerato tra i
primi cervelli italiani in fuga, non per necessità economiche (com’era in quegli anni
l’emigrazione da Calitri e dal Sud), ma per
la certezza di meglio realizzarsi, in un Paese che da sempre investe nella ricerca scientifica “importando”, ancora oggi, tanti giovani formatisi nelle Università italiane.
Stabilitosi definitivamente negli USA,
da allora “ha trasmesso ad un’infinità di
medici statunitensi che hanno studiato
presso le università di ELGIN, CHICAGO
e TAMPA non solo il sapere scientifico, ma
soprattutto la sua passione per la medici-
na” (così lo hanno ricordato i colleghi dell’Università nel necrologio ufficiale a lui
dedicato, sottolineando, inoltre, la sua rettitudine e la sua devozione alla famiglia
“che egli considerava il suo più prezioso
patrimonio”). Insegnando conduceva ricerche, soprattutto nel campo delle malattie
neurodegenerative, i cui risultati sono stati
spesso pubblicati su importanti riviste
scientifiche internazionali e presentati da
lui stesso a centinaia di congressi USA,
europei e mondiali.
A Tampa, dove è improvvisamente deceduto il 27 marzo 2002, era arrivato nel
1978 come titolare della Cattedra di Neuroscienze nella Facoltà di Medicina dell’Università della South Florida (USFCOM). In questa città aveva anche uno studio privato per malattie neurologiche, con
filiale a St. Petersburg, entrambi oggi gestiti dalla figlia Rosanna che ha seguito,
come neurologa, le orme paterne.
Mentre la moglie Annamaria, i figli
Maria Cristina, Rosanna, Patrizia, Angela,
Robert e Marina e i fratelli Raffaele e Francesco (Franco per i familiari) lo hanno ricordato con una lapide nella tomba di famiglia a Calitri, io ho ritenuto che, attraverso IL CALITRANO, il suo ricordo
giungesse anche a tutti coloro che lo hanno
conosciuto.
Canio Cerreta
(da Firenze)
N.B. Figli di Calitri, sparsi per il mondo, che hanno saputo onorare il nostro paese ce ne sono altri, soltanto che non siamo
a conoscenza delle loro storie. Perché non
prendiamo un impegno serio di segnalare
al giornale questi nostri concittadini?
www.calitritradizioni.it - UN ANNO DOPO
lo staff di www.calitritradizioni.it ha intrapreso la traduzione in lingua inglese del sito, così che i contenuti siano fruibili anche da coloro i quali non parlano italiano.
Purtroppo, il lavoro procede alquanto a rilento, data la mole di
informazioni da tradurre; credo, tuttavia, che – visto il carattere volontaristico e gratuito dell’intero progetto – i risultati non potranno
non essere comunque apprezzati.
L’obiettivo finale è reperire e diffondere quante più informazioni possibile, per far sì che il vecchio mondo calitrano, scomparso nella realtà della vita, possa splendere ancora nella virtualità
della Rete.
Un grazie anticipato a tutti coloro i quali vorranno aiutarci in
questo intento.
A. Marco Del Cogliano
(responsabile di www.calitritradizioni.it)
rano i primi, afosi giorni dell’agosto 2003, quando, quasi per
gioco, cominciai a pubblicare su Internet alcune pagine web
Eaventi
per oggetto le tradizioni popolari di Calitri.
A distanza di quasi un anno dalla sua comparsa in Internet,
www.calitritradizioni.it ha superato la soglia delle 6000 visite.
Il risultato conseguito, oltre a numerose e-mail di apprezzamento ed incoraggiamento ricevute dai visitatori, inducono me e le
persone che collaborano a www.calitritradizioni.it a far sempre di
più e meglio.
A tal fine, rivolgo un appello a tutti i lettori de “Il Calitrano”,
affinché vogliano comunicarci (all’indirizzo e-mail [email protected]) notizie o informazioni non ancora pubblicate, o che
integrino quanto già visibile on line; è possibile anche inviare immagini in formato digitale. Per soddisfare le richieste dei discendenti di calitrani residenti oltreoceano, da un mese a questa parte,
8
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
POESIA DI SCULTURE
“Pietra o carta, sentiero o libro, è un cammino che si inizia, un cammino da percorrere”
(Angela Ibànez)
ffascinante, difficile, ambizioso, torA
tuoso...tutti aggettivi adatti a spiegare l’obiettivo dell’associazione “Nicùra”: adottare il centro storico, trasformandolo in uno splendido museo all’aperto. È un progetto di vita che è forza di
lavoro, rispetto e recupero, utilità e bellezza, passato e futuro. È un programma
operativo per rielaborare, coniugando
contenuto e materia in una comunicazione di solida armonia...ma soprattutto è
guardare oltre nel circostante, costatare il
degrado, e stanchi di sentirsi spettatori
affranti, decidere di interagire invocando
la forza della materia. Perciò in quest’ottica occorre guardare all’arrivo di un
gruppo di scultori, poeti, videocreatori,
sia spagnoli che italiani, che gratuitamente hanno prestato la loro opera, decidendo di “vivere” e far vivere il nostro
paese. L’unico vincolo? Non avere vincoli, vale ogni cosa: qualsiasi forma,
qualsiasi materiale, qualsiasi funzione.
Basta che dentro a ciascun progetto si
senta una forte energia creativa. Ferri,
lastre di rame, pietre, marmi, tutti piegati, compressi, esaltati, battuti, ammorbiditi, legati insieme in complessi che richiamano una forma, un’idea, o si fanno
completa astrazione.
Sono folli, sia i soci di Nicùra, che
scommettono sull’arte, sia i vari artisti
che hanno donato le loro sculture a Calitri? Non credo, poiché arte vuol dire cultura, e la cultura è l’anima, è quella strada per la quale transita ogni aspetto della
società, è lo strumento privilegiato in
questa fase di profonda trasformazione
che sta attraversando il nostro paese, colpito da una nuova emigrazione dovuta
alla crescente disoccupazione. Quindi la
sensibilità dei soci dell’associazione, la
disponibilità e la creatività dell’architetto
Vito De Nicola, la generosità di numerosi artigiani locali, l’ospitalità di molti calitrani, hanno permesso di creare una rete di collaborazione tra Calitri e questo
gruppo di artisti, che coltivano la dimensione della creatività e la comunicano all’esterno. Perciò sotto la direzione artistica di Giuseppe Rubicco, scultore/coordinatore del progetto, di Angela
Ibànez, giornalista/scultrice, di Giuseppe Strano, scultore e referente per la
parte spagnola, come in un palcoscenico
onirico spalancato sulle cento e più finestre di questo piccolo paese, ecco che
le varie sculture hanno iniziato ad impossessarsi dei vicoli e della piazza,
coinvolgendo tutti. Non sono mancate
voci di dissenso ma, per usare una metafora musicale, sono solo rumori di fondo che non riescono a disturbare l’armonia e la musica del progetto perché, come spesso asserisce il presidente dell’associazione Nicùra, “i luoghi si incontrano e si assaporano non solo dal punto di
vista gastronomico, ma anche dal punto
di vista umano, ambientale ed artistico”.
In base a ciò, sono state realizzate delle
particolari sculture, che parlano al visitatore, coinvolgendone l’anima e la razionalità, come “Invernadero”, di Serafina
Balach e Gerardo Garcìa, un’installazione di fotografie di feti umani, trattate con
resina ed inserite in 36 vasi di terracotta,
affiancati ad una gigantografia di un annaffiatoio spezzato; o “Finestra sulla
speranza”, di Josè Casamayor, realizzata con una pietra di notevole dimensione,
proveniente direttamente dalla Spagna;
o la pitto-scultura di Angela Ibànez, realizzata con 49 mattonelle in legno /resina
riportante la scritta “Cal y otros”; o “Il
vigilante del tempo”, una gigantesca e
XXXVII PREMIO
LETTERARIO
SILARUS
Il premio si articola in tre sezioni: narrativa, poesia e saggistica.
Ogni autore potrà concordare per
tutte le sezioni con un solo racconto
o novella della lunghezza massima
di sei cartelle dattiloscritte, due poesie della lunghezza massima di trenta versi ed un solo saggio critico su
personaggi, opere o aspetti originali
della letteratura contemporanea, lunghezza massima nove cartelle dattiloscritte. Scadenza per la presentazione dei lavori il 28 febbraio 2005.
Per tutte le informazioni rivolgersi
alla Segreteria del premio Silarus via
Buozzi, 47 - Battipaglia (SA), tel.
0828/30.70.39, fax 0828/34.39.34 email: silarus hot mail.com.
9
singolare scultura in ferro, realizzata da
Debora Quelle. La caratteristica di tutte
queste opere, così diverse eppure animate dallo stesso spirito, è la possibilità
concessa ad ogni visitatore di viverle,
toccarle, in modo tale che tutti diventano
creatori, non più destinatari di questo tipo di arte, che non violenta la realtà calitrana, ma si integra con essa.
Un esempio? L’installazione realizzata da Giuseppe Strano, “Passaggio al
futuro”dove l’oggetto reale si trasforma
in soggetto e quindi in opera d’arte. “Se
si riesce a fare il vuoto intorno all’oggetto – per usare le stesse parole di Strano – a farlo uscire dal contesto del significato, liberandolo dal suo carico di
idee, di coscienza, allora può apparire il
soggetto...realizzo sculture e installazioni che accolgono al loro interno chi le
guarda. Anzi, la percezione del lavoro, e
l’opera stessa, vengono modificate dalla
posizione delle persone all’interno...e se
non siete mai entrati in un’opera d’arte
mentre eravate di fronte, potete provarci
ora”. Perciò la vera innovazione è quella
di mettere al centro il visitatore, che entra in contatto con se stesso, con le sue
percezioni, poiché ogni scultura realizzata non è un oggetto da contemplare,
ma un luogo dell’esperienza, concreta,
fisica e mentale. Anche i materiali usati,
differenti tra loro per tono ed emotività
linguistico-espressiva sono chiamati ad
interagire e alchemicamente a fondersi
in “altro”, in quel grande alambicco, mutazionale e meraviglioso, che è Calitri,
come se fossero l’esterno e l’interno, il
noto e l’estraneo, il sopra ed il sotto, la
tradizione e l’es-tradizione.
Un’altra tessera di questo speciale
puzzle, iniziato da Nicùra, è il “Sentiero
dei poeti”, poesie donate dai poeti aragonesi, quali Fernando Arrabal, Mariano Esquillor, Antonio Fernandez
Molina, Angela Ibànez, Raul Herrero,
Alicia Silvestre...i loro versi sono incisi
su pietre, lungo un sentiero che non ha
personaggi che lo attraversano, ma solo
quiete, riflessioni e ricerca intellettuale.
Le parole scandiscono il tempo, accendono emozioni e guidano il cammino e
nessuno sforzo è stato risparmiato per
non lasciare ai visitatori un’emozione,
una sensazione più nitida di questo pae-
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
saggio animato dalle parole, che rivisita i
luoghi dell’immaginario, tra luci ed odori. Davanti al quotidiano imbarbarimento, di fronte all’inarrestabile devastazione
di cose e sentimenti, queste poesie simboleggiano un urlo fortissimo di vita, di
rispetto per la vita, di ferma custodia della memoria. Questo “poema di pietra”
deve essere capito, o letto, non tanto per
le parole che offre, ma per quelle che
non offre, che non può offrire, e che cerca di suggerire. Passo per passo la levità
delle poesie incise guiderà l’anima dei
visitatori ad incontrare la bellezza, per
farsela compagna, per provare con forza
e struggimento a sentirla con la luce dell’atmosfera...sembra che i poeti aragonesi siano presenti accanto alle loro poesie, per incontrare l’assoluto, in tempi e
modi diversi. Senza soste dello sguardo,
senza che lo stesso sguardo possa, anche per un solo istante, distogliersi dalla
vigile attesa, l’anima si inabissa in questa
scultura- poema, e ne riemerge purificata
da questo luogo che non è la natura, ma
lo spazio da cui altro “spazio” si intravede. È un luogo che non si potrebbe definire paesaggio, eppure da esso ogni cosa
è stata pensata e immaginata, forte dei
colori stessi e degli odori delle piante di
sambuco, di rosmarino. Il destino/forza
di tutti gli artisti, sia scultori che poeti,
come disse Carlo Bo a proposito di Victor Hugo, “è quello di scrivere e disegnare nello stesso tempo, far nascere insieme parole e disegno, in un gioco intenso e drammatico di segni diversi, ma
tutti volti a rendere visibile il volto stesso
della poesia” e della scultura. Questo è il
messaggio che l’associazione Nicùra
vuole trasmettere, tentando di inserire
Calitri nel circuito del turismo, mostrandola per quella che è davvero, cercando
di cogliere l’opportunità per una trasformazione economica e culturale, che
coinvolga i soggetti locali, giacché “a
gente nao quer so comida, a gente quer
tambem diversao e arte”.
E quando nel tardo pomeriggio, in
quell’ora che dolcemente inquieta e dolcemente consola, allorché il sole comincia a farsi rosso e teso si leva il vento,
Calitri appare circonfusa di una luce
chiara, medianica che allaga tutte queste opere, dove la bellezza, la passione,
la creatività danno la misura della temperatura emotiva della gioia e della passione necessarie alla vita.
Enza Cubelli
BREVE SINTESI SU
“LE TRE ANIME DI CARMINE ABATE”
Tesi di laurea discussa presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere
dell’Università degli Studi di Salerno
A
coronamento di un anno e mezzo
di studi e ricerche sui “migrant
writers” (scrittori della migranza), finalmente, giovedì 25 marzo, alla presenza della Commissione di Laurea presiduta dalla ch.ma prof.ssa Silvana Sinfisi, relatore il ch. mo prof. Sebastiano
Martelli, correlatrice la ch.ma prof.ssa
Lucia Perrone Capano (rappresentata
dalla dr.ssa Nicoletta Gagliardi), ho discusso la tesi di laurea intitolata:”Le tre
anime di Carmine Abate”.
Ho subito sottolineato che “Le tre
anime” sono, ovviamente, di tipo linguistico-letterario, perché bisogna ricordare che Carmine Abate è nato a
Carfizzi, Karfici, un’isola etno-linguistica arbereshe in provincia di Crotone
e, dopo gli studi superiori, ha cominciato ad emigrare in Germania svolgendo lavori stagionali, quelli che oggi si
chiamano “Macjobs”.
Dopo il conseguimento della Laurea in Lettere presso l’Università di bari, ha girovagato per l’Italia facendo
supplenze nelle scuole di base, prima
di approdare definitivamente in Germa-
nia, dove ha insegnato nelle scuole per i
figli degli emigrati italiani.
La sua erranza gli ha fornito l’input
per intessere molti dei suoi racconti,
raccolti e pubblicati in Germania nel libro dal titolo “Den Koffer und weg!”
cioè la Valigia e via! (Edizione italiana
“Il muro dei muri”, Lecce, Argo 1993).
Nel 1980, insieme ad altri sedici intellettuali di varia nazionalità, ha fondato la “Polikunst”, un’associazione artistico-letteraria intorno alla quale è fiorito un movimento letterario denominato “Gastarbeiterliteratur” (letteratura
dei lavoratori ospiti), che ha assunto il
compito di dar voce a sfogo alle minoranze linguistiche soggiornanti in Germania.
Grande maestro della contaminatio,
ha sperimentato con successo il plurilinguismo, dando dignità letteraria all’arberesh, in pericolo di estinzione,
presente nella sua scrittura, spesso in
posizione sintattica comprimaria, giustapposto all’italiano e al tedesco. Cosicché, in un momento in cui, come è
emerso anche nel recente convegno di
10
linguisti internazionali di Seattle, ogni
quindici giorni muore una delle 6.700
lingue parlate nel mondo, la scrittura di
Abate riacquista una valenza e un significato particolari che trascendono il
mero obiettivo editoriale.
Da molti anni, Abate ha abbandonato la poesia, con la quale aveva esordito
nel 1977 affidando ai tipi della Juvenilia, la silloge Nel labirinto della vita,
seguita da Terre di andata (Lecce, Argo
1996), per dedicarsi anima e corpo alla
narrativa. I suoi romanzi più famosi:
Il ballo tondo e La moto di Scanderberg sono stati tradotti anche in Germania, sua patria d’adozione, in Francia,
Olanda e Albania.
Dopo il successo di Tra due mari,
Mondadori gli ha riconfermato la fiducia pubblicandogli La festa del ritorno,
romanzo, anch’esso dedicato alle tematiche dell’emigrazione, della quale lui
è figlio naturale, avendola ereditata attraverso le “cellule”.
Domenico Calderone
(da San Fele)
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
EMILIO RICCIARDI
LE CATTEDRALI DELLA CAMPANIA
Mentre viene consacrata la nuova concattedrale di Conza un libro appena uscito racconta storia
e trasformazioni delle cattedrali campane
lla fine di un lavoro durato oltre
A
vent’anni, le quattro cattedrali delle
diocesi riunite dell’Irpinia sono state una
dopo l’altra restituite al culto. Ultima ad
essere aperta, dopo quelle di Nusco
(1993), Bisaccia (1998) e Sant’Angelo
dei Lombardi (1999), è stata la nuova
concattedrale di Conza della Campania,
sede di una delle più antiche diocesi d’Italia, consacrata l’8 dicembre 2003 dall’arcivescovo Salvatore Nunnari, che vi
ha celebrato la prima messa insieme al
parroco di Conza, don Pierangelo Pirrotta. L’edificio sacro è stato costruito al
centro del nuovo insediamento, ai piedi
della collina sulla quale, prima del terremoto del 23 novembre 1980, sorgeva il
paese antico, raccolto intorno alla cattedrale di età romanica, più volte ricostruita in seguito ai terremoti che funestarono
il piccolo centro nel corso dei secoli e
definitivamente distrutta dal sisma del
1980.
La nuova cattedrale, realizzata su
progetto dell’architetto Michele Carluccio, è a pianta circolare, con l’interno
scandito da quattordici colonne e coperto
da una cupola costolonata. Davanti all’ingresso il portico, preceduto da una
scalinata, e di lato il campanile, decorato
da quattro colonne agli angoli del registro superiore; intorno all’aula sono distribuiti gli ambienti accessori della chiesa, la sacrestia e la casa canonica.
L’adeguamento liturgico dell’interno
sarà oggetto di un successivo intervento
a cura dell’Ufficio tecnico della diocesi,
teso a recuperare e integrare nella nuova
struttura alcuni resti dell’antica cattedrale; nel presbiterio verranno collocati l’altare, la cattedra vescovile settecentesca e
l’ambone ricavato dal fonte battesimale
della chiesa distrutta.
In occasione della consacrazione della nuova cattedrale, i cronisti hanno sottolineato l’importanza che la cerimonia
assumeva per la popolazione conzana,
alla quale è stato restituito un punto di
aggregazione fondamentale, dopo che il
trasferimento in un contesto urbano molto differente dal vecchio centro distrutto
aveva rischiato di minare l’identità della
piccola comunità; e per celebrare l’avvenimento, la diocesi e la pro-loco
“Compsa” hanno promosso, nello scorcio dell’anno appena trascorso, una serie
di iniziative in onore di Sant’Erberto,
l’arcivescovo protettore della città.
***
Poche settimane dopo la riapertura
della cattedrale conzana, è stato presentato a Napoli, presso l’Istituto universitario “Suor Orsola Benincasa”, il nuovo
libro di Salvatore Di Liello e Pasquale
Rossi, docenti del medesimo Istituto, sulle cattedrali della Campania.
Il volume è il risultato di un progetto
nazionale di ricerca promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), per
documentare, all’inizio del terzo millennio, le trasformazioni avvenute nelle cattedrali italiane alla luce delle indicazioni
sull’adeguamento liturgico degli edifici
sacri emanate da Paolo VI dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, analizzando in dettaglio per ogni chiesa gli
spazi più significativi della liturgia; innanzitutto il presbiterio, luogo della celebrazione eucaristica, quindi l’aula ecclesiale, il fonte battesimale, la custodia
eucaristica e la penitenzieria. I primi due
progetti giunti a conclusione hanno preso
in esame le cattedrali del Triveneto e
quelle della Campania.
In particolare la ricerca in Campania,
coordinata da monsignor Giancarlo Santi, da monsignor Ugo Dovere e dal professor Giancarlo Alisio, è stata condotta
tra il 2000 e il 2003; per ogni edificio
sacro gli autori hanno compilato una
scheda documentaria con una breve nota
storico-critica della chiesa, corredata da
una bibliografia essenziale, dal rilievo
planimetrico della fabbrica, dalla descrizione degli adeguamenti liturgici postconciliari e da un corredo iconografico
relativo sia alla storia della cattedrale sia
alla sua immagine attuale. Sono stati prese in esame 39 chiese, tra cattedrali e
concattedrali, appartenenti alle 25 diocesi nelle quali è oggi divisa la Campania. L’opera comprende inoltre i saggi
11
dei due autori e di monsignor Dovere,
oltre ai contributi di Eugenio Abruzzini,
Stella Casiello, Donatella Mazzoleni e
Giulio Pane; completano il volume la
presentazione del cardinale Michele
Giordano, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, e la prefazione del professor Alisio.
Il lavoro di Salvatore Di Liello e Pasquale Rossi assume un significato particolare per le chiese delle diocesi irpine,
delle quali necessariamente documenta
non solo i recenti adeguamenti liturgici,
ma anche le trasformazioni, ben più
profonde, seguite alle distruzioni causate
dal terremoto del 1980. Un plauso va alla Conferenza Episcopale Campana, negli ultimi anni una tra le più attive nel
promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico della propria regione,
sia attraverso i numerosi interventi di tutela e di restauro condotti in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sia attraverso l’edizione
di opere a stampa, tra cui Santuari della
Campania, realizzata in occasione del
Giubileo del 2000, e Musei diocesani
della Campania, ultimata nel 2003.
S. DI LIELLO – P. ROSSI, Le cattedrali della Campania. Architettura e liturgia
del Concilio Vaticano II, Federico Motta
editore, Milano 2003, 320 pp., s.i.p.
Calitri fine anni ’50 - Da sinistra:Vincenzo,
Michele e Orazio Cerreta. Il piccolo è Canio Zarrilli di Orazio (scatozza) e Cerreta
Anna (r’zzont’).
IL CALITRANO
N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004
GIOVANNI ACOCELLA
I FIORI (E NON SOLO LE PIOGGE)
DELL’ULTIMA PRIMAVERA
la primavera della cultura scientifica quella del 2004 in Irpinia. Naturale
Èchestata
fosse così nel ricordo dei contributi
offerti da schiera non trascurabile di uomini di scienza della nostra terra: da Leonardo Di Capua di Bagnoli a Giovanni
Gussone di Villamaina, da Modestino del
Gaizo a Oscar D’Agostino, entrambi di
Avellino, da Angelo Maria Maffucci di
Calitri a Giovanni Di Guglielmo di Andretta, da Alfonso Del Re di Calitri a Umberto Nobile di Lauro, da Luigi Amabile a
Salvatore De Renzi, tanto per fare degli
esempi.
Tutto è partito il 22 marzo nell’Aula
Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale
”Maffucci” di Calitri, quando il volume
di Oscar D’Agostino, Il chimico dei fantasmi, edito da Mephite, è stato presentato
dal suo curatore. Il testo contiene una descrizione (opera di un protagonista diretto)
agevole e magistrale della grande avventura che Enrico Fermi e i suoi compagni
vissero alla metà degli anni trenta. Essa
portò alla scoperta di importanti segreti
del nucleo atomico e aprì la strada all’utilizzazione dell’energia nucleare.
La conferenza, introdotta dal Preside
Antonio De Gianni, alla presenza di una
folta schiera di docenti e di giovani, ha
preceduto la presentazione in altre aule
della scuola di alcuni exhibit “nuovi di
zecca”, ideati e realizzati nell’ultimo periodo, nell’ambito della Mostra “Le Ruote
Quadrate”. Questa è il fiore all’occhiello
dell’Associazione ScienzaViva di Calitri,
diretta dai proff. Canio Lelio Toglia e Pietro Cerreta, docenti nello stesso Istituto,
con la collaborazione di altri docenti e di
tanti allievi.
Seguiva l’annuncio dell’arrivo in Italia
del prof. Paul Doherty, dell’Exploratorium
di S. Francisco, con visite programmate a
Calitri, ad Avellino e nelle principali sedi
universitarie italiane. Una traccia di questo
itinerario è stata data sul “Corriere della
Sera” di fine aprile dallo stesso professore
californiano.
Ma non va trascurata la suggestiva ed
importante riunione del 17 aprile successivo con il workshop di ottica, presso l’Istituto magistrale “Imbriani” di Avellino,
condotto dallo stesso prof. Paul Doherty,
con il coinvolgimento nelle esperienze,
realizzate nel vasto Auditorium, di gruppi
di docenti di fisica e di allievi provenienti
dalla provincia. Su questa iniziativa altre
parole sono superflue per i lettori de “Il
Calitrano”, che hanno potuto seguire nei
numeri scorsi l’ampio resoconto della visita al Quirinale di ScienzaViva. Commovente e significativa l’immagine della signora Franca, consorte del Presidente della Repubblica, che reggeva tra le mani un
modellino di quelle “Ruote Quadrate”,
che sono state il prodotto dell’ingegno e
della manualità calitrana.
A concludere la stagione il 4, 5 e 6
giugno ha contribuito un evento ancora
più straordinario. Il XXIV congresso nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia si è tenuto quest’anno ad Avellino.
La scelta del capoluogo irpino è nata
dall’interesse degli storici e dei fisici italiani per un prezioso Archivio, frutto della
donazione di Sofia Melograni, vedova
dello scienziato avellinese Oscar D’Agostino, all’omonimo Istituto per Geometri
di Avellino.
Nel Congresso sono state approfondite numerose ricerche su vari periodi di
importante valore storico per la Fisica e
per l’Astronomia.
Non vanno però sottaciuti alcuni momenti significativi promossi dalla scuola
irpina e riservati ai congressisti nelle pause
dei lavori. La prima tappa è stata alla Mostra di antichi apparecchi dell’Ottocento e
del Novecento, reperiti presso tre antiche
istituzioni scolastiche del capoluogo, l’Istituto ”Imbriani”, l’Istituto agrario “F. De
Sanctis e il Liceo classico ”P. Colletta” di
Avellino e restaurati, dopo anni di paziente lavoro, da un gruppo interdisciplinare
di docenti, di tecnici ed allievi, coordinato
dal prof. Gaetano Abate. Questi strumenti
fanno bella mostra in appositi scaffali allestiti nel Salone della Scienza e della Tecnica della Provincia di Avellino, all’interno
della ex caserma “Litto” al Corso V.E..
Simbolici “Numi tutelari” dei preziosi
scaffali i personaggi inquadrati alle pareti
sotto la scritta “Gli Irpini e le scienze”.
Il lavoro di restauro è stato molto apprezzato dai qualificati visitatori, molti
dei quali non solo parlano di storia della
fisica ma hanno fatto la storia della fisica
italiana e mondiale nella seconda metà
Novecento.
Nel tardo pomeriggio del 4 giugno
uno dei più grandi scienziati italiani e
12
mondiali, il prof. Giorgio Salvini, Presidente onorario dei Lincei, Direttore delle
ricerche a Frascati e Ginevra, anche Ministro per l’Università e la Ricerca per un
breve periodo, ha tenuto una magistrale
conferenza ai giovani e agli insegnanti irpini nell’Auditorium dell’I.T.I.S. “Dorso”
sulle scoperte scientifiche da Enrico Fermi in poi. Il discorso nella parte finale ha
offerto lo spunto per alcune lungimiranti
riflessioni sul futuro dell’umanità. I partecipanti si sono spostati poi in un’aula
attigua, messa a disposizione dal Preside
Michele De Simone per esporre alcune
esperienze dal vivo della Rassegna “ Le
Ruote Quadrate”, illustrate dai proff. Canio Toglia e Pietro Cerreta.
Nella giornata di sabato 5 gli approfondimenti e il dibattito nella sede dell’Istituto tecnico per Geometri ”Oscar
D’Agostino”, in un ambiente organizzato
con cura dal preside Michele Cardellicchio e dai suoi collaboratori, comprese alcune giovani hostess, formate nell’attiguo
Istituto Professionale Alberghiero “Manlio
Rossi-Doria”, diretto dal prof. Garofalo.
Nelle pause la visita all’Archivio D’Agostino, collocato nella biblioteca dell’Istituto. Domenica 6 visita al Museo Irpino e
alla Casa vinicola “Mastroberardino”.
Null’altro da aggiungere alla naturale
conclusione che la scuola irpina ha fatto
bella mostra di sé. La cultura irpina non
può limitarsi soltanto a rivivere le indiscutibili glorie letterarie del passato. Fortunatamente, grazie allo sforzo di insegnanti
capaci e volenterosi, si stanno facendo
passi avanti considerevoli lungo la strada
della cultura scientifica, che apre ai giovani le porte della modernità. La critica letteraria parla prevalentemente a una ad una
Nazione ed alla sua lingua. Nel linguaggio
della scienza si esprime il mondo intero
senza distinzione di razze e di lingue.
Mi sia consentito un sommesso passaggio per far notare che nella schiera molto numerosa di insegnanti irpini, Canio Toglia, Pietro Cerreta sono di Calitri e vivono
a Calitri e dal nostro paese le “Ruote Quadrate” raggiungono tante città italiane.
Gaetano Abate non è nato a Calitri ma è figlio di calitrani, espressioni di quella manualità artigiana, che tanti bei prodotti offrì
in un passato a noi vicino.
Avellino 19 giugno 2004
IL CALITRANO
N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004
COSA HA PRODOTTO
ALFONSO MARIA DEL RE
a comprensione del valore autentico
Lcalitrano
dell’opera di questo illustre scienziato
richiede conoscenze specifiche
molto approfondite della sua poliedrica
attività. Non è facile parlarne e farne cogliere il valore al lettore non addentrato
in certe tematiche, nel campo della Fisica, della Matematica e delle questioni,
tutte particolari, che animarono il dibattito degli anni in cui egli produsse grandi risultati. Era l’epoca in cui si preparava la grande rivoluzione scientifica e
concettuale di cui Albert Einstein fu il
più autorevole protagonista e portavoce.
Da queste considerazioni discende la
mia scelta di limitarmi a offrire in questa
nota per tutti solo delle notizie generali e
di indicare agli specialisti e ai lettori, desiderosi di ulteriori approfondimenti, le
fonti bibliografiche e scientifiche, con
un elenco di opere che segnerò alla fine.
Il nome di Alfonso Del Re ricorre,
infatti, nei Dizionari degli Autori più prestigiosi del mondo, da quello Biografico
degli Italiani della “Treccani” a quello
dei Matematici postunitari di Francesco
Tricomi, alle opere monumentali di Poggendorff e di Gillespie.
Nato a Calitri l’8 ottobre 1859, A.
Del Re studiò a Napoli, divenendo assistente presso la cattedra di geometria
proiettiva dell’Università, mentre era ancora allievo dell’ultimo anno, nel 1885.
Nel 1889 fu assistente ordinario presso
l’Università di Roma e vinse nel 1890 la
cattedra di geometria proiettiva ed analitica nell’Università di Modena. Tornò a
Napoli nel 1890, insegnando Geometria
Descrittiva fino al decesso, avvenuto
presso Sorrento il 5 settembre 1921.
Nella Storia di Calitri di Vito Acocella si cita il suo rifiuto ad entrare nell’Accademia militare di Torino, dopo
avere brillantemente superato l’esame di
ammissione, con il commento di Francesco De Sanctis: “Che pianta di generale
perde l’Italia!”.
Comunque i suoi contatti con l’ambiente torinese segnarono momenti importanti della sua attività scientifica e didattica. Ebbe stretti rapporti con Francesco D’Ovidio, che insegnava Geometria
nell’Ateneo torinese e nel capoluogo sabaudo probabilmente incontrò Giuseppe
Peano e fu estasiato dalle sue idee sui
fondamenti dell’aritmetica e dai suoi studi di logica matematica.
L’opera di Alfonso Del Re è multiforme e rivela una versatilità eccezionale.
Ha lasciato 125 pubblicazioni, dalla
geometria pura a quella applicata, dall’analisi simbolica delle forme alla statica
cinematica e alla dinamica, dagli spazi
multidimensionali alle questioni prerelativistiche, affrontate con spirito moderno
ed esposte anche in termini divulgativi.
Maneggiava con padronanza, anche in termini fisici, le trasformazioni di Lorentz
ed era entrato nel vivo delle questioni,
successivamente sviluppate da Albert Einstein.
A tutto questo si aggiungono gli studi
di logica matematica che lo indussero a tenere presso l’Università di Napoli, ai primi
del secolo ventesimo uno dei primi corsi di
logica matematica per gli studenti.
Avellino 19 giugno 2004
Citazioni biografiche:
Dizionario biografico degli Italiani vol pp.
Poggendhorff - Bibl. Lit. Hand worterbuch zur
Geschichte der exakten Wissenshaften IV
Bd voce Alfonso Del Re alle pp. 313-314
Charles G. Gillispie, Dictionary of Scientific
Biography, New York, 1970-1978, vol. IV
voce Alfonso Del Re alle pp. 276 e seg.
Tricomi, Matematici italiani del primo secolo
dello stato unitario, Atti dell’Accademia
delle Scienze di Torino, cl. Di sc. Fis. mat.
e natur. – S. 4 - I(1962) pp. 43 ss
Società nazionale di Lettere Scienze ed Arti
(Necr. Rend. R. Accad. Sc. Fis. e nat. (Na)
s. 3 – XXVIII(1922) pp. 187 ss.
Accademia Pontaniana, Atti 1924
Mathesis- Mantova novembre 2001, pag.
93)
La logica matematica italiana tra la fine
dell’Ottocento e i primi del Novecento:
da Giuseppe Peano a Cesare Burali
Forti e ad Alfonso del Re (Atti del II
Congresso nazionale della Società di Storia della Matematica, Alba(CN) novembre 2002)
Note familiari incomplete(attinte dal nipote
diretto Alfonso e dal prof. Giuseppe)
Alfonso Del Re ebbe un fratello Giuseppe dal
quale nacquero Rosita, sposata al prof.
Donato Vincitorio docente di matematica
nei Licei e autore di numerosi studi, e Raffaello Preside, dal quale nacque Giuseppe,
professore di Fisica Teorica a Napoli e a
Roma.
Tra i discendenti diretti di Alfonso il figlio
Raffaele, già Preside del prestigioso Istituto tecnico industriale di Fermo e il nipote
diretto Alfonso consulente aziendale, residente a Milano.
[email protected]
Titoli di alcuni miei lavori sull’opera di
Alfonso Del Re:
I problemi della Fisica e dello Spazio in alcuni matematici italiani della fine dell’Ottocento (Atti del XX Congresso Nazionale della Soc. It. di Storia della Fisica
e dell’Astronomia Napoli 1-3 giugno
2000, pagg. 3-19)
Una vivace polemica sulla Relatività ristretta tra due matematici italiani all’inizio
del Novecento (Atti del XXI Congresso nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia Università della Calabria 6-8 giugno 2001)
Il corso di algebra della Logica di Alfonso
Del Re a Napoli e lo sviluppo della disciplina in Italia ai primi del Novecento
(Atti del Congresso nazionale della
13
Michele Cerreta (u’ p’rit’/p’l’cin’ 20.03.1896 †
24.05.1959) nato da Donato e da Concetta
Di Napoli, tenente di Fanteria nella prima
guerra mondiale. A seguito dei sanguinosi
combattimenti sul monte Pasubio, nel Trentino, gli venne conferita la medaglia di bronzo al valor militare.
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
PERCORSI TRA SCIENZA ED ARTE
AL CASTELLO VISCONTEO
Relazione sul viaggio a Pavia (2-6 maggio 2004)
dei docenti e degli explainer dell’I.I.S. «Maffucci» di Calitri per la partecipazione della mostra
«Le ruote quadrate» alla manifestazione
Domenica 2 Maggio 2004
La partenza è avvenuta alle ore 7:00
da “Piazza Martiri d’Ungheria” in Calitri.
Eravamo presenti noi ragazzi dell’I.I.S.
«Maffucci», precisamente 17 dell’ITC,
9 del Liceo e 1 dell’ISA, selezionati per
fungere da explainer degli exhibit de “Le
ruote quadrate” per i coetanei delle scuole
di Pavia. Insieme a noi c’erano anche i
quattro accompagnatori: i professori Pietro
Cerreta, Canio Lelio Toglia, Rocco Di Napoli e Maria Rosaria Di Napoli. I ragazzi
provenivano dai Comuni di Calitri, S. Andrea di Conza, Pescopagano, Rapone e Bisaccia e quindi rappresentavano l’area interna dell’Appennino meridionale che sta a
confine tra la Campania e la Basilicata. Nel
pullman viaggiavano anche il prof. Gerardo del Guercio e il signor Carmine Ziccardi, originario di Andretta ma residente a
Pavia, che ha collaborato all’organizzazione della mostra. Dopo una breve sosta per
la colazione, abbiamo deciso di fare tappa
ad Orvieto, dove siamo giunti alle ore
12:00.
Qui abbiamo preso la funicolare e ci
siamo diretti al Duomo, famoso edificio costruito nel 1290. Di evidente arte gotica abbiamo ammirato l’imponente facciata, anche se era parzialmente coperta dalle impalcature usate per il restauro. In seguito
siamo entrati nel Duomo stesso attraverso
una porta laterale e abbiamo potuto ammirare tutta la sua bellezza: gli archi a sesto
acuto conferivano maestosità e potenza alla
costruzione, mentre il battistero in marmo,
di pregevolissima fattura, metteva in risalto
tutta la grandiosità dell’arte Gotica. Usciti
dal Duomo abbiamo mangiato il nostro
pranzo a sacco e ci siamo diretti al Museo,
dove abbiamo visto monili, utensili, monete, armature, elmi, armi e scudi etruschi,
tutti in bronzo, rinvenuti nelle catacombe
ed ora esposti. Siamo rimasti particolarmente impressionati da alcuni vasi in ceramica decorati che ritraevano scene di guerra. Alle ore 13:40 ci siamo recati al pozzo di
San Patrizio, ma sfortunatamente non abbiamo avuto modo di visitarlo per mancanza di tempo. Alle 14:00 siamo saliti sul pullman alla volta di Borgo Priolo, dove è situato l’agriturismo “La Torrazzetta”, nel
quale avremmo alloggiato. Prima di giun-
gervi siamo passati per Montebello, monumento Nazionale, giacché conserva l’ossario dei caduti nelle Guerre d’Indipendenza. Alle 20:00 siamo arrivati a destinazione,
abbiamo conosciuto il proprietario, ci siamo
distribuiti nelle camere in gruppi di tre o di
quattro e, infine, siamo andati a cena. Qui
abbiamo assaggiato i piatti e i vini tipici
della zona. Dopo cena siamo andati tutti a
letto, essendo stanchi per il lungo viaggio e
sapendo che la mattina seguente ci attendeva una lunga giornata.
aspetti del centro storico della città ospitante. Siamo tornati dopo un’ora al Castello, dove abbiamo ripreso il nostro lavoro di
istruzione dei ragazzi fino alle 16:00. Non
potendo impiegare in altro modo il tempo
prima della cena, il signor Ziccardi ci ha
suggerito di far visita all’ipermercato di
Montebello per svagarci, riposarci e osservare l’enorme quantità di merce in vendita.
Alle 20:00 siamo tornati all’agriturismo,
abbiamo cenato e siamo andati a dormire.
Martedì 4 Maggio 2004
Lunedì 3 Maggio 2004
Ci siamo svegliati alle ore 6:30 e, dopo
esserci preparati, abbiamo fatto colazione e
alle 7:45 siamo partiti per Pavia. Il viaggio
è durato circa un’ora e verso le 9:00 siamo
arrivati al Castello, dove la squadra coordinata da Gianni Rauso aveva allestito la mostra. Dopo aver conosciuto i ragazzi del
Cardano di Pavia ci siamo divisi in quattro
gruppi (grosso modo secondo gli exhibit
di meccanica, ottica, elettromagnetismo e
percezione) e ci siamo subito messi al lavoro.
Mentre i professori Cerreta e Toglia definivano la disposizione degli exhibit nei
locali dei sotterranei del Castello, una volta adibiti a scuderie e da poco restaurati, il
nostro compito era di istruire i ragazzi di
Pavia. Questi, in gran parte, si sono mostrati interessati e vogliosi di apprendere il
più possibile su ogni exhibit, dato che poi
avrebbero dovuto gestire la mostra stessa in
nostra assenza. Dovevamo spiegare l’esperimento e il fenomeno fisico per poi farlo
ripetere loro in modo da fissare i concetti
più importanti e correggerli nel caso in cui
sbagliassero. Non abbiamo incontrato particolari difficoltà, anzi abbiamo avuto anche alcuni interessanti spunti per mettere
meglio a fuoco il fenomeno evidenziato
dall’exhibit, come per esempio quello di
procurarci polvere di ferrite per visualizzare con il “Motore Asincrono” il campo
elettromagnetico che si forma in corrispondenza del nucleo ferromagnetico. La
mattina è passata in modo tranquillo e alle
13:00 siamo andati a pranzo alla mensa
universitaria. La pioggia ci ha impedito di
soffermarci lungo la strada, per notare gli
14
Dopo la colazione ci siamo recati al
Castello, sempre sotto una pioggia insistente, dove abbiamo ripreso il nostro lavoro di explainer. I ragazzi di Pavia si esercitavano nella ripetizione del funzionamento degli exhibit sotto la nostra supervisione e mostravano di ricordare egregiamente le spiegazioni del giorno prima. Noi,
dal canto nostro, davamo loro nuove informazioni e consigli su ciò che riguardava
la parte pratica dell’exhibit, mostrando con
le mani il modo migliore di spiegare ai visitatori cosa fare e cosa notare per apprendere le leggi dei fenomeni in mostra. Tutti i
ragazzi di Pavia, eccetto alcuni che avevano bisogno di essere sempre richiamati dai
professori, si destreggiavamo abbastanza
bene e spiegavano con scioltezza ciò che
avevano appreso.
In seguito ad essi è stata data la facoltà
di scegliere gli exhibit che maggiormente li
interessavano, anche per ridurre la quantità di nozioni da dover imparare. Alla richiesta di ulteriori approfondimenti e curiosità su di essi, ci siamo prodigati in modo da prepararli al meglio per l’indomani,
giorno di apertura della mostra. L’intera
mattinata e il pomeriggio, fino alle 16:00,
sono dunque trascorsi per potenziare il livello di conoscenza dei ragazzi di Pavia,
che, alla fine, hanno chiesto di conoscere a
fondo anche gli exhibit che riguardavano
altri gruppi. Chiusa la mostra ci siamo recati alla Certosa, un tempo abitata dai monaci Certosini, ora per la mancanza di vocazioni, abitata dai Cistercensi. La nostra
guida era appunto un monaco Cistercense,
che ci ha dato informazioni sulla costruzione e ci ha mostrato le cose più belle del-
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
l’intero complesso architettonico. Iniziata
la costruzione sotto i Visconti nel 1390, si è
conclusa tre secoli dopo sotto gli Sforza.
La facciata, monumentale, è riccamente
decorata con marmi policromi ed è abbellita da un portale ligneo di pregevole fattura. All’interno la chiesa, pur essendo molto
luminosa, ricorda molto il Duomo di Milano: divisa in tre navate, di cui la centrale è
la più ampia, presenta grandi colonne che
sorreggono archi a sesto acuto, tra le cui
nervature risaltano gli originali affreschi
fatti con lapislazzolo ridotto in polvere. Appena si entra, sulla sinistra, è ritratto un
Certosino vestito di bianco, chiamato il
Frate Guardiano mentre sulla destra alla
sesta bifora fa capolino, il Frate Curioso e
sembrano entrambi guardare con serenità i
visitatori. All’interno della Chiesa, inoltre,
sono rappresentati i dodici apostoli, i dottori della Chiesa Sant’Agostino e San Girolamo e San Bruno, fondatore dell’ordine
Certosino. Siamo stati condotti, poi, nel
transetto, dove sono presenti i monumenti
sepolcrali di Ludovico il Moro e Beatrice
D’Este e quello di Gian Galeazzo Visconti.
Sulla porta d’ingresso alle cappelle, inoltre,
è rappresentato un altro dipinto che conserva i colori originali in lapislazzolo: la
Madonna del Tappeto con il Bambino. Dopo aver visto ciò siamo passati nella Sacrestia Vecchia, ove abbiamo potuto ammirare il trittico in avorio realizzato da Baldassarre degli Embriachi che rappresenta la
“Storia della Vergine”, la “Leggenda dei
Magi” e la “Leggenda del divinatore Balaam”.
Il frate Cistercense ci ha raccontato che
questo trittico fu rubato, ma fortunatamente dopo tre anni, grazie ad una soffiata, è
stato rinvenuto e riposto nella Sacrestia.
Dopo essere passati nel coro, siamo usciti
nel chiostro piccolo ed entrati nell’antico
coro, oggi refettorio,dove c’era lo splendido affresco del “Cenacolo” per poi visitare
le antiche residenze dei frati, ventiquattro
in totale, che presentavano stanze da letto,
studio e giardino personale. Finita la visita
e ringraziato il frate che ci ha fatto da guida, siamo tornati all’agriturismo, dove abbiamo mangiato e siamo andati a letto.
Mercoledì 5 Maggio 2004
Fatta colazione, ci siamo recati al Castello per la cerimonia di inaugurazione
della nostra Mostra e di «Scienza Under
18», in locali contigui, che è stata promossa dal Museo della Scienza di Milano nonché di altre due esposizioni allestite al piano superiore: «Arte e Scienza», a cura dei
docenti del Cardano e la Mostra degli antichi strumenti di Ottica a cura dell’Università di Pavia.
Ciò è avvenuto alla presenza del Sindaco di Pavia e delle autorità locali. Subito
dopo, i nostri quattro professori insieme ad
una rappresentanza di quattro ragazzi si sono recati alla conferenza di apertura, tenutasi a qualche centinaio di metri dal Castello, presso la Sala «Scarpa» dell’Università,
mentre noi siamo rimasti sul posto ad aiu-
Donaci, o Dio, la
sapienza del cuore
(Salmo 18)
tare i ragazzi di Pavia durante l’avvio mostra. Qui sono giunte diverse scolaresche
molto interessate al contenuto della mostra
e ci ha fatto piacere notare come i ragazzi di
Pavia fossero sciolti ed a loro agio nella
spiegazione. Quando avevano bisogno di
aiuto ci chiamavano e noi venivamo loro
incontro, quanto più ci era possibile. La
mattinata è trascorsa senza problemi data
l’ottima collaborazione che si era creata tra
noi e loro. Proprio per questo riteniamo che
l’esperienza di Pavia abbia dato ottimi risultati. Intanto alla conferenza è intervenuto, tra gli altri, il prof. Toglia, presidente di
Scienzaviva, che, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla buona
riuscita della Mostra, ha illustrato approfonditamente cosa fa Scienzaviva, chi
siamo e da dove proveniamo. Molto interessante è stato anche la relazione sulla percezione visiva e la storica differenza tra lux
e lumen tenuta dal prof. Bevilacqua dell’Università di Pavia. L’Ispettore Marucci del
MIUR ha sottolineato l’interesse del Ministero per la comunicazione tra pari che si
andava svolgendo tra gli studenti di realtà
scolastiche meridionali ( di Calitri) e settentrionali(di Pavia). Hanno preso la parola
anche il Dirigente del CSA di Pavia, il Prof
Dell’Antoni e il Direttore Galli del Museo
della Scienza di Milano. Nel corso di tutta
la permanenza, inoltre, Fabrizio Iannella ha
raccolto foto e filmato i momenti salienti,
come la conferenza stessa, in modo da avere un ricordo indelebile di questa esperienza. Alla fine della conferenza, ci siamo recati inoltre al Museo dedicato ad Alessandro Volta che custodisce alcuni strumenti,
tuttora funzionanti, utilizzati o messi a punto dallo stesso Volta durante la sua lunga
permanenza a Pavia.
Nel Museo sono presenti, inoltre, anche reperti anatomici, quali la prima rudimentale camera iperbarica,scheletri di feti
siamesi, di persone affette da nanismo,
nonché la testa sotto formalina dell’illustre
prof. Scarpa, anatomopatologo dell’Università di Pavia. Rientrati al Castello, prima
15
di andare via insieme ai professori abbiamo
fatto un “check up” agli exhibit sistemando
ancora una volta la loro collocazione, per
consentire ai visitatori di farli funzionare
correttamente.
Alle 16:30 abbiamo salutato e ringraziato tutti e ci siamo diretti verso il centro
di Pavia.
Qui abbiamo ammirato le bellezze della città, aiutati dal sig. Ziccardi, dirigente in
pensione degli Archivi di Stato a Pavia, e
da Antonio Cestone e dal prof. Vincenzo
De Nicola, calitrani trapiantati ormai da
anni a Pavia. Abbiamo visitato San Pietro
in Ciel d’Oro, Chiesa romanica così chiamata perché conserva un affresco di San
Pietro su sfondo dorato, tipico dell’arte del
XII secolo.
Siamo entrati e scesi nella cripta per
apprezzare il sarcofago contenente le reliquie di Sant’Agostino e il monumento a
Boezio.
Notevole è stata la possibilità di vedere
l’iscrizione a caratteri grossi del nome del
re longobardo Liutprando. Usciti abbiamo
passeggiato lungo la via principale di Pavia, per poi tornare all’agriturismo, dove
il sig. Ziccardi ha regalato ad ognuno di
noi tre libri.
Giovedì 6 Maggio 2004
La sveglia è suonata più presto del solito poiché dovevamo partire prima delle
8:00 per tornare a Calitri e così, dopo aver
fatto colazione, abbiamo salutato e ringraziato il proprietario che ci ha fatto sentire
come a casa nostra e siamo partiti. Alle
13:00 ci siamo fermati a San Marino, dove
abbiamo pranzato e abbiamo avuto modo di
visitare la rocca e comprare qualche regalo.
Nonostante l’incessante pioggia siamo riusciti ad arrivare quasi sul punto più alto della città, dove abbiamo potuto ammirare tutto il meraviglioso paesaggio collinare che
circonda la piccola Repubblica. Alle 15:00
siamo ripartiti e l’autista, per alleggerire un
viaggio che altrimenti sarebbe stato molto
lungo e faticoso, ci ha dato la possibilità di
vedere il film “Ocean’s Eleven” che ci ha rilassato e riposato per quasi due ore. Il viaggio è trascorso senza problemi, come del resto quello dell’andata, ed alle 21:30 siamo
arrivati a Calitri, dove ci attendevano i nostri
familiari. Scesi dal pullman ci è dispiaciuto
che questa esperienza si fosse conclusa, ma
eravamo tutti consapevoli di essere cresciuti e di esserci arricchiti. In conclusione non
possiamo fare altro che ringraziare tutti i
professori che ci hanno accompagnati,
Scienzaviva e l’I.S.S. Maffucci che ci ha
permesso di andare a Pavia.
Antonio Ciano
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
“NON SI MUORE
TUTTE LE MATTINE”
Il primo romanzo di Vinicio Capossela
ateriale ce n’è a peso, sono 400
“M
grammi per 29 capitoli e 320 pagine, è un breviario pieno zeppo di parole
e storia, una predica, e da che pulpito viene, vorrei che si leggesse a capitoli, a racconti, affondateci il coltello come un cocomero per vedere se viene fuori il rosso.
Ma, se vi piace, leggetelo tutto, l’epopea
si dispiega dall’inizio alla fine”.
“Non si muore tutte le mattine” romanzo che segna l’esordio come scrittore di Vinicio Capossela. Costato sette anni di gestazione, il cantautore ha iniziato
a lavorarci nel 1997. “Questo libro parla
di diverse cose: dell’ambizione, dell’intenzione, del progetto e, infine della resa.
Anche dell’amicizia e dell’amore. È un
trattato di “cetacelogia”, di teologia, di
fratturazione degli arti, della morte delle
macchine- Tanti racconti che però costituiscono un’unica vicenda. E ci sono diversi personaggi che mi sono limitato a
trattare nel libro perché voi non abbiate
ad incontrarli davvero. È un libro d’assediati, di rinchiusi, “ha spiegato il cantautore calitrano nel corso della conferenza
stampa.
Il romanzo stesso è figlio di un periodo di reclusione, un isolamento forzato (volontario) trascorso negli ultimi
mesi all’interno di un ufficio della casa
editrice Feltrinelli, come ha spiegato Vinicio. Il processo di scrittura e di creazioni dei racconti è stata per Capossela
diversa da quella dei suoi brani: “le mie
canzoni non sono finite nel libro: magari
alcune frasi e spezzoni italianizzati di
brani di altri artisti, alcune loro suggestioni, mentre non nego che alcune frasi
del libro finiranno nelle mie canzoni.
D’altronte il materiale è tutto mio, ho il
copyright!, scherza l’artista calitrano.
Parla anche del nuovo album: “per il momento le canzoni nuove, sono insieme
in un cassetto, ancora libere di accompagnarsi e mutare”.
Proprio in occasione del suo tour per
la presentazione nelle varie Feltrinelli in
Italia, il maestro è giunto anche a Napoli
il 16 aprile, e lì siamo andati a trovarlo.
La sala di Piazza dei Martiri, era gremita,
il cantautore si affaccia con la trasandata
eleganza di sempre “Vinico, Vinicio, Vinicio”. Sento le voci degli angeli” dice il
maestro, poi il reading con uso di concerto può iniziare, magari lasciando tutti
per un attimo al buio, saltando tra le pagine, abbandonando il leggìo per il pianoforte, da cui sgorgano le note di un
tango, di una vibrazione bachiana, di un
decervellamento doc. Successivamente
alla presentazione abbiamo trascorso la
serata con Vinicio, avendo portato da Calitri rinforzi di “sausicchj’” e di vino della “V’sc’glieta”. Il maestro ci chiedeva di
raccontare alcuni modi di dire e fatti calitrani, memore dei racconti narrati dal
padre Vito e della bellissima vacanza trascorsa lo scorso settembre a Calitri. Vinicio, artista riconosciuto in Italia e all’Estero, è legatissimo alle sue origini irpine, tanto da volersi esibire nei locali
dell’ex ECA a Calitri, luogo di tradizioni
antiche, dove un tempo si svolgevano
matrimoni, tra balli di quadriglie e spasette di “cannazze e cuta cuta”: Devo dire, che negli ultimi tempi la gioventù calitrana, e non solo, apprezza sempre più
la genialità e l’unicità del cantautore irpino, spero vivamente che venga invitato
ad esibirsi a Calitri, e perché no, magari
proprio nelle festività di settembre!
Breve biografia di Vinicio Capossela: nato ad Hannover (Germania) il
14.12.1965 da Vito Capossela nato a Calitri (AV) il 31.08.1939 (pacchi pacchi) e
16
Antonietta Badia nata ad Andretta (AV)
il 13.08.1945. Bizzarro, ironico, sentimentale, Vinicio capossela è uno dei cantautori più interessanti emersi in Italia
nell’ultimo decennio. Artista errante, ha
fatto del randagismo quasi una filosofia
di vita, ha percorso tutte le tappe di una
dura gavetta, da “emigrante”, nato in
Germania arriva presto in Italia, trascorre
adolescenza e giovinezza a Reggio Emilia, con frequenti viaggi nelle nostre terre irpine. Dopo una breve esperienza al
Conservatorio e un impiego come suonatore di piano su navi, night di riviera,
avviene l’incontro con Francesco Guccini e il produttore Renzo Fantini (poi
suo produttore).
E proprio grazie a quell’incontro
pubblica il suo primo album nel 1990,
All’una e trentacinque circa, premiato
dal Club Tenco quale migliore opera prima. Ad esso segue, nel 1991, Modì, uno
fra i migliori album della sua carriera.
Successivamente collabora con paolo
Rossi, nello spettacolo teatrale Pop e Rebelot, per il quale il maestro è anche attore e autore delle musiche. Nel ’94 pubblica Camera a Sud, trascinato dalla
struggente ballata della title track e dal
singolo “Che coss’è l’amor’” una metafora amara dissacrante sull’amore e su
tutti i suoi risvolti, album seguito da una
serie di concerti. Nel 1996 iniziano le registrazioni del nuovo album, Il Ballo di
San Vito, il suo disco più contaminato e
contagioso. Il maestro si conferma cantautore delle storie di vita comune, di
“giornate senza pretese”, per dirla con
un titolo di una sua canzone, di giovani
di periferia, di racconti in bilico tra
dramma e ironia. Nella Canzone “Al Veglione” un delizioso quadretto di una festa di capodanno trascorsa in Irpinia, tra
Calitri ed Andretta, rimasta nella memoria di un bambino, Vinicio racconta anche le gesta di un certo “mastro sentimento”, concittadino calitrano.
Nel dicembre 1997, in occasione della pubblicazione di Sogni di Bunker Hill,
Capossela partecipa a un reading dedicato a John Fante della casa editrice Marcos y Marcos. L’esperimento si trasforma
in un reading semi-ufficiale di propri
scritti e poesie che prenderà il titolo di
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
Accaniti nell’accolita. Sempre nello stesso anno al Naima Club viene registrata
una speciale serata, che porta sul palco,
assieme alla band di Capossela, la fanfara di ottoni macedone della Kocani
Orkestar, dirette da Neat Veliov. Da questa serata viene registarto il quinto disco
di capossela, Liveinvolvo.
L’album Canzoni a Manovella, viene
pubblicato nel 2000: il successo è strepitoso, oltre 70.000 copie vendute. Polke,
marcette, palombari, marajà, si inseguono in una sorta di teatro di strada, dove
tra un giro di valzer e un sogno, si viaggia tra Lubecca, Varsavia e Salonicco.
Segue un lungo tour teatrale, che registra l’esaurito ad ogni data. La notte del
24 dicembre 2001, andò in onda suklle
frequenze di Radio2 la riduzione radiofonica del Racconto di Natale di
Dickens, rielaborata e recitata dallo stesso maestro irpino. Nel 2003 prepara i radio racconti I Cerini si Santo Nicola
– racconto infiammabile per voci, suoni
e canzoni – da lui stesso musicato, che
viene mandato in onda la notte di Natle
su RadioRai2. Il successo del progetto è
senza precedenti.
Nel gennaio 2003 esce L’Indispensabile, prima raccolta del maestro, pubbli-
cata sempre con etichetta CGD East West. Tra le 18 tracce, classici come “Il ballo di San Vito”, “Marajà”, Che coss’è
l’amor”, “Eallora mambo”, “Con una rosa”, “Scivola vai via”, più l’inedito “Si è
spento il sole”, cover di un pezzo inciso
nel 1958 da un giovanissimo Adriano
Celentano, che l’artista calitrano ha interpretato per omaggiare il padre Vito e
la sua gioventù. E mel marzo 2004, esce
“Non si muore tutte le mattine”, romanzo che segna l’sordio come scrittore di
Vinicio Capossela, edito dalla Feltrinelli.
Giuseppe Di Guglielmo
Calitri 08.09.1945 - Sedute sul bordo della vasca della fontana, ora demolita, da sinistra: Lucia
Norillo coniugata Chiappinelli e residente negli USA, Francesca Di Carlo vedova Campana,
Antonietta Norillo attuale consorte del generale Michelangelo De rosa, e Rosa Vallario
(Sisina/14.06.1927 † 19.04.1987); tra le colonne un bambino, nipote di Mario Miano, attualmente residente in America. È, inoltre, visibile una parte r’ lu ndav’lat’ sul quale si esibiva la
banda musicale per la festa della Madonna.
Albania 1943 - Antonio Gallucci durante il
servizio militare.
Calitri 1953 - Da sinistra prima fila: Nicola
Savanella, Domenico Mastronicola, Enzo De
Rosa,Vincenzo De Nicola; seconda fila: Donato Zarrilli, Gerardino Lampariello e Valentino Nannariello.
Le signore Antonietta Maffucci e Giuseppina Briuolo, qui nel classico costume calitrano, prestano, con vero spirito di generosità ed altruismo, la loro assistenza agli anziani del “Centro
Anziani” di Villa Lazzaroni in via Appia Nuova a Roma.
17
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
Erbe di Casa Nostra
IL LIMONE
È un piccolo albero sempreverde con
foglie allungate e fiori bianchi, uno dei più
importanti agrumi, ricco di acido citrico,
acido malico, potassio, saccarosio e vitamine del gruppo C-P-A-B.
I limoni si possono conservare per un
lungo periodo se immersi nell’acqua salata, od acqua di mare, o sotto il sole. È una
pianta molto sensibile al freddo, teme le
notti limpide che, nei mesi di maggio e di
ottobre, possono danneggiarlo soprattutto
nella fioritura
Successivamente segue la potatura, è
più producente verso la luna nuova, poi è
bene procedere alla concimazione. Gli altri
trattamenti devono essere effettuati tra il
primo quarto e la luna piena. Le foglie ed i
fiori sono antispasmodici e tonici, il loro
infuso è indicato nelle digestioni difficili e
nei piccoli disturbi degli organi aderenti.
È consigliabile nella dissenteria, nelle affezioni scorbutiche perché riesce a sciogliere e facilitare l’espulsione dei calcoli
renali e vescicali.
È utile come disinteffante della bocca,
delle gengiviti, effettuando sciacqui frequenti. Questo agrume essendo acido,
danneggia i denti per cui, è consigliabile
diluirlo con l’acqua. Il sugo del limone si
consiglia di prenderlo a periodi alterni, con
un intervallo di 10 giorni. La circolazione
sanguigna si renderà più attiva e stimolerà
Calitri 1954/55 - Sartoscuola Cioffari Antonio, da sinistra in piedi: Canio Cioffari nato
da Pasquale e da Grazia Maria Iannolillo, residente a Torino, Francesco D’Avanzo
(01.10.1937 † 08.02.1980) nato da Michele e da Mariantonia Codella, commendatore,
professore Antonio Cioffari (p’satur’/21.01.1910 † 22.06.1985) nato da Francesco e da
Margherita Metallo, Angelomaria Maffucci (s’nd’mend’) nato da Giuseppe e da Maria Di
Napoli, Luigi Pasqualicchio nato da Angelomaria e da Mariantonia Cella, residente a Figgino
M.se, Giuseppe Codella (mast’ Pepp’) nato da Vitantonio e da Giovanna Zarrilli; prima fila:
Michele Bellino nato a S. Andrea di Conza da Francesco e da Palmina Russo, Michele
Margotta (01.07.1944 † Roma 28.03.1995) nato da Donato e da Rosa, Maria, Antonietta
Rabasca e Antonio Zazzarino nato da Vincenzo e da Angela Mauro, residente negli USA.
18
la secrezione della bile e dell’urina. Ha
quindi diverse funzioni: diuretica, antiscorbutica, febbri intermittenti ed è un
buon astringente. Nelle emicranie si rende
efficace il succo di mezzo limone spremuto in una tazzina di caffè; per i dolori di
stomaco occorre un quantitativo maggiore
cioè una tazza di camomilla. Se le unghie
delle mani si sfaldano, il succo di questo
agrume le rinforzerà.
Bisogna fare attenzione perché il suo
abuso può essere nocivo per la salute in
quanto potrebbe causare anemia e produrre danni più o meno gravi allo stomaco.
Alba Algeri
(da Retorbido)
Calitri 1957/58 - Da sinistra: Giovanni Sperduto classe 1939 con le mani conserte,Antonio Caputo classe 1941 tutto attillato nel
vestito nuovo,Antonio Raffaele Pastore seduto e Vito Michele Polestra.
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
zione chiara ed accessibile che apre sempre nuovi orizzonti e
prospettive di ricerca quanto mai stimolanti. Ancora grazie don
Pasquale.
LA NOSTRA
BIBLIOTECA
SENZA CONFINI a cura di don Valentino Di Napoli – Litografia “Azzurra” dei F.lli Nigro – Ponteromito – Nusco(AV) 2003
el ventesimo anniversario della sua ordinaN
zione sacerdotale don Va-
IL CULTO DI SAN MICHELE ARCANGELO. La chiesa
sul Pizzo di San Michele di Raffaela Bergamo e Vincenzo
D’Alessio – Edizioni Gruppo Culturale “F. Guarini”- Solfora (AV) 2004.
lentino Di Napoli attuale
parroco di Castelfranci, ha
voluto rendere grazie ed
onore ai carissmi genitori e
nello stesso tempo alla prematura scomparsa del giovane fratello Tonino, raccogliendo in un unico volume tutte le testimonianze
che gli sono pervenute in
seguito alla pubblicazione
di uno snello libretto scritto
dal cugino professor Vincenzo Di Napoli sulla vita
dei coniugi Generosa Ricciardi sarta e di Nicola Di Napoli fabbro genitori dello stesso
don Valentino
Niente di trascendentale o di eclatante, ma soltanto due vite semplici ed austere, legate da legami profondi ed affetti duraturi, nell’attaccamento al dovere, al lavoro e alla famiglia; ne
è venuto fuori un bellissimo “album di famiglia” che vogliamo
ricordare col grande Cicerone: “…qual meraviglia se gli animi
degli uomini si commuovono, quando sembri loro di scorgere
virtù e probità in quelli coi quali sono per avventura congiunti per consuetudine di vita? Naturalmente l’amore è rinforzato
e dal bene ricevuto e dalla devozione constatata e dalla familiarità sopravvenuta che divampa in una meravigliosa grandezza di affetto” (Dall’Amicizia IX-29)
a chiesa eremo, dedicata a San Michele Arcangelo, è situata
sulla sommità del Pizzo di San Michele (mt. 1.564) nella
Lcatena
dei Monti Picentini. Sovrasta gli abitanti di Calvanico,
sul versante salernitano, e Solofra sul versante avellinese. La
barriera dei Monti Picentini chiude in uno stretto passaggio la
Valle dell’Irno e apre verso la Valle Solofrana che alimenta il
fiume Sarno. I versanti calcarei della montagna, visti dalla piana dell’Irno, fanno sembrare la vetta del Pizzo San Michele come un’enorme piramide.
Gli autori di questo libro con un discorso scorrevole ed accattivante in undici capitoli ci conducono per mano attraverso le
loro argute e dotte ricerche per farci scoprire l’antico culto di
San Michele che tenuto sempre vivo da un attaccamento
profondo e sincero, anche nei tempi moderni conserva una
profonda Fede cristiana nella devozione, che solo una consolidata tradizione secolare può spiegare.
Un buon libro che ci ripropone un antico luogo di culto
con la sua storia e le sue antiche tradizioni quale testimonianza
della fede genuina dei nostri antenati.
L’ARTE SACRA IN ALTA IRPINIA di Pasquale Di Fronzo – Tipografia Grappone di Mercogliano 2003.
e attente sollecitudini e i sapienti aggiornamenti che troviamo
LIrpina,
nel dodicesimo volume di don Pasquale Di Fronzo sull’Arte
ci fanno scoprire sempre più un autore dotato di cultura
ed intelligenza non comuni, posti, con generosa disponibilità, al
servizio di tutti, anche se – purtroppo – non è controbilanciato,
da parte nostra, da partecipazione più attiva, più puntuale e
penetrante.
Il volume, frutto di approfondite ricerche, si inserisce nella
cerchia di quelle indagini/inchieste che negli ultimi anni hanno
aperto alla storiografia irpina orizzonti di più largo respiro,
proiettandola oltre i confini della “provincia”.
Preceduto da un’ampia e dotta introduzione sulla differenza
esistente fra pietà popolare e religiosità popolare, fa un’attenta
disamina sullo sviluppo avuto attraverso i secoli della “Liturgia”, la formazione della preghiera Ave Maria, del culto Mariano in genere e del Gloria al Padre ci introduce nel lavoro vero e proprio con 12 schede sempre attente e puntuali che ci parlano delle statue lignee di S. Vito ad Aquilonia, della Trinità coi
Santi, la tavola dell’ultima cena e la statua lignea della Madonna a Gesualdo, del quadro dell’Annunziata a S. Nicola di
Baronia, della statua di S. Francesco Saverio a Taurasi, della
statua lignea di S. Giuseppe a Castervetere sul Calore, del quadro di S.Vito martire di S.Donato e di S. Lorenzo a Mirabella
Eclano, di S.Pasquale e il suo altare a Frigento e dell’estasi di
S. Gerardo a Caposele.
Il tutto con un esauriente corredo di notizie storiche, attinte
ad una molteplicità di fonti documentarie e non, con esposi-
Al “Brutium” la presentazione di due libri di Marcella Croce de Grandis. ITALIA. UN MODO NUOVO DI FARE
POESIA.
l 12 maggio u.s. a Roma al “Brutium” Associazione dei CalaIvolumi
bresi nel Mondo, Palazzo Pignatelli, sono stati presentati due
di poesia della poetessa Marcella Croce de Grandis
“Speranza di Luce” e “Sentiero della Fede”. Sono intervenuti: dr.ssa Mara Ferloni, dr.ssa Wanda Luna Palmery, dott.
Ludovico Pontillo; erano presenti: S.E. Mons. Alberto Tricarico, S.E. Mons. Antonio Magnoni, prof. Padre Ernesto Piacentini, dott. Augusto Giordano del GR2, dott. Filippo Gesualdi direttore del Corriere di Roma.
L’autrice ha cantato alcune sue composizioni liturgiche,
accompagnate al pianoforte dal M.° Carmelina De Vito, e sono
state donate ai presenti le grafiche raffiguranti la Vergine della
Rivelazione. L’autore Angelo Blasetti ha presentato i libri, ed
ha declamato alcuni brani tratti dai suddetti volumi.
Bisogna leggere i due libri di poesie di Marcella Croce de
Grandis per apprezzare i versi più belli della letteratuta italiana in tutto il loro valore. Già sono state pubblicate recensioni, ad ambedue i libri, e commenti firmati da autorevoli critici e accompagnati da puntuali note bibliografiche. Due pre19
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
ziosi volumi alla scoperta di tanti miti. Ottime le foto nelle
due prime di copertina, particolarmente quella del libro “Speranza di Luce” con la frase che segue: “La fonte della Fede
che scende nella valle fiorita, si getta sul fiume della grazia e
va verso il mare sconfinato della misericordia di Dio”. Il
Crocifisso Utilizzato, su disegno di Marcella Croce de Grandis è stato prodotto dalla Ditta Mauro Gherardi di Bazziano
(BO) e Graziano Andrighetto di Minerbio (BO). Ottima la
presentazione di “Speranza di Luce” della prof.ssa Wanda
Luna Palmery, che esprime questo giudizio sui versi semplici
e genuini di Marcella:”Sono parole di speranza che partono
dal cuore per approdare all’essenza universale dell’essere, in
virtù di quelle Leggi divine, colonne portanti a suggerire valori ideali di vita a cui ogni umana società dovrebbe ispirarsi per realizzare il disegno di Dio su questo pianeta così tor-
mentato”. Bella anche la prefazione di Mara Ferloni al libro
“Sentiero della Fede”: “come nebbia al sole dissolvono gli affanni lungo il sentiero della Fede”… È questa la strada che
Marcella ci esorta a ritrovare sullo spirito di un alto e nobile
ideale di amore universale, amore verso Dio, desiderio di pace, di serenità. Ciò che più colpisce in queste liriche è la solidità di certe convinzioni di Marcella che sogna e spera, con il
trionfo di Gesù, un nuovo mondo con “l’alba che non conosca tramonto”.
È una poesia spontanea, sincera, con un alto livello di spiritualità; sono versi che nascono dall’anima, con “briciole di vita” Marcella Croce de Grandis ci suggerisce di intraprendere
quel cammino “spesso spinoso” che ha però come fine ultimo
l’approdo alle meraviglie eterne.
Francesco Romagnuolo
Vita Calitrana
l prossimo mese di agosto si terrà l’Estate ragazzi organizzato dai giovani della Parrocchia di San Canio. Il programma prevede il torneo di calcetto presso il campetto e lungo il
corso Matteotti e via Garibaldi il torneo di scopone, di tressette e di bigliardino.
I
L
D
a festa San Canio Vescovo e Martire del 25 maggio
2004 è stata animata dalla Banda Città di Calitri. Il complesso è formato da quarantatrè persone ed è diretto dal
Maestro Prof. Giuseppe Rosa di San Fele (PZ), Capobanda:
Sig. Giuseppe Nicola Stanco e Sig. Donato Basile di Vincenzo.
omenica 05 settembre 2004, alle ore 17.00, avrà luogo il
1° raduno interdiocesano di Confraternite in occasione del 150°
della promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione
della beata Vergine Maria (8 dic. 1854-2004). L’accoglienza avverrà presso la Chiesa parrocchiale di san Canio, alle ore 17.00.
Alle ore 17.30 riflessione mariana nel salone, ore 18.15 percorso
di fraternità e di preghiera per le strade di Calitri e alle ore 19.00
presso la Chiesa dell’Immacolata si terrà la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Padre Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.
Le schede di adesione vanno inviate via fax al n. 0827-38090,
segreteria Parrocchia San Canio, entro il 24 agosto p.v.
C
on il patrocinio della Provincia di Avellino, del Comune
di Calitri e della Comunità Montana “Alta Irpinia”, il MOTO
CLUB “Alta Irpinia” sede Calitri ha organizzato, il 3 e il 4 luglio 2004, il 1° MOTORADUNO CITTÀ di CALITRI. Presso
i padiglioni della Fiera interregionale sono convenuti da tutta
Italia oltre duecento motociclisti. Significativa è stata la mostra
fotografica del pionierismo motociclistico, la storia della Moto
Guzzi e il carosello storico dei carabinieri con moto Guzzi
d’epoca. Il mototour si è svolto per le strade di Calitri - Bisaccia - Andretta - Conza della Campania - Sant’Andrea di Conza
e ritorno.
L
a Santa Messa Vespertina della Natività della beata Vergine
Maria, di mercoledì 8 settembre 2004, verrà animata dalla stupenda “Corale Lauretana” della Cattedrale di Aversa (CE), diretta
dal Maestro di cappella mons. Francesco Grammatico. Dopo seguirà la solenne processione «della Madonna» accompagnata dalla banda Città di Calitri e dalla banda Città di San Severo (FG).
SORRENTO, COSTIERA AMALFITANA E ROMA
UN VIAGGIO INDIMENTICABILE
Sole, amicizia, bellezze panoramiche e architettoniche
sono gli ingredienti che hanno reso fantastico e suggestivo un
viaggio (dal 15 al 21 maggio 2004), che difficilmente potremmo dimenticare. E noi, nella consapevolezza di esser
parte di un gruppo solido ed affiatato, non possiamo far altro
che constatare quant’è bella l’Italia con i suoi beni, i suoi
paesaggi e la sua gente.
Tuttavia non dobbiamo dimenticarci che dietro le quinte
del tour 2004 c’è stato l’impegno di Maria Antonietta Ricciardi, collaboratrice per il Ticino dell’Associazione Cali-
trani in Svizzera, che insieme all’Associazione dei sardi “Sa
Berritta”, ha organizzato proprio una vacanza coi fiocchi.
Grazie, quindi, ad Antonietta per i suoi sforzi organizzativi e
per aver reso possibile questa meravigliosa esperienza.
Ed ora, giunti alla fine del nostro resoconto, non possiamo far altro che rinviare l’appuntamento all’anno prossimo, quando il nostro gruppo si riunirà nuovamente per un
viaggio insieme. Naturalmente l’invito è rivolto anche ai
nuovi amici che vorranno condividere con noi momenti
grandiosi.
20
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
Euro 26 Vallario Giuseppenicola (S. Miniato Basso)
Euro 30: Di Napoli Pasquale (Milano) – Di Maio Luigi (Solofra) –
Armiento Michelangelo (Roma) – Cianci Mario (Napoli) – Padre
Rosario Messina (Casoria) – Messina Giuseppe (Roma) – De Nicola Michele (Poggibonsi) – Di Milia Luigi (Taranto) – Del Cogliano
Mariamichela (Caserta) – Armiento Michele (Caselle Torinese)
Euro 40: Codella Vito (Cremona) – Vitamore Leonardo (Napoli)
Euro 50: Scoca Maria Concetta (Roma) – Russo Giovanni (Sesto
F.no) – Scoca Luciano (Roma) – Di Cairano Giovanni (Siena) –
Cestone Vincenzina (Melfi) - Maffucci Mariantonietta (S.Gregorio)
– Famiglia Margotta (Roseto degli Abruzzi)
Euro 750: Comune di Calitri
DA CALITRI
Euro 5: Siconolfi Anna
Euro 10: Rabasca Antonio – Di Cecca Giovanni via F. Tedesco
116 – N.N. – Borea Vincenzo – Di Cecca Maria – Bavosa Antonio – Di Luzio Silvia Maria Rosaria – Metallo Canio e Di Milia Rosa – Russo Giuseppina – Di Cairano Lucia via Circonvallazione –
Di Luzio Antonietta Maria – Borea Michele via Concezione – De
Nicola Vincenzo C.da Valle del Fico – Buldo Maria
Euro 13: Caruso Michelina
Euro 15: Cicoira Vitantonio – Di Napoli Canio via Cerrata 12
Euro 20: Russo Angelo – Della Badia Anna
Euro 25: Maffucci Vincenza – Ricciardi Giuseppe
Euro 30: Di Cairano Giuseppe – Di Cecca Giuseppe C.da Serra Ferrata
DALL’ESTERO
FRANCIA: Euro 50 Del Priore Vittorio
GERMANIA: Euro 15 Koschmieder Giuseppina e Klaus –
Euro 50 Tuozzolo/Lepre
SVIZZERA: Euro 324 Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera
BRASILE: Euro 25 Di Cairano Vitale
CANADA: $ 50 Rabasca Pasquale
VENEZUELA: Euro 30 Di Carlo Vincenzo
U.S.A.: $ 60 Zazzarino Antonio
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
Euro 5: Alba Algeri (Retorbido) – Briuolo Luigi (Alessandria) –
Cerra Antonio (Novate) – Di Cairano Mario (Roma)
Euro 6: Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Gabellini Lorenzo (Firenze)
Euro 9: Di Maio Angelo (Arese)
Euro 10: Lucadamo Pasquale (Olgiate C.sco) – Nicolais Maria
Giuseppa (Cairano) – Zarrilli Giuseppe (Bollate) – Di Domenico
M. Antonia ved. Di Cosmo (Poggibonsi) – Donatiello Giovanni
(Scansano) – Zarrilli Luigi (Poggibonsi) – De Palma Nicola (Merone) – Grippo Francesco (Morra De Sanctis) – Capossela Pina
Giuseppe (Pontex Genova) –Codella Vincenzo (Firenze) – Margotta Maria Teresa (Salerno) – Manzoli Flavia e Ascanio (Genova) – Di Cairano Antonio (Guidonia) Calderone Domenico (San Fele) – Cianci Michele (Briosco) – Russo Michele (Gossolengo) – Stanco Lucia (Casalgrande) – Gervasi
Gerardo (Olgiate Comasco) – Pastore Alessandrello Lucia (Comiso) – Maffucci Vito (Milano) – Cerreta Vincenzo (Lentate S.S.)
– Cianci Francesca (Roma) – Caprio Donato (Quarto) – Chiodi
De Ascentiis Doriana (Roseto degli Abruzzi) – Fastiggi Canio
(Ponsacco) – Pastore Maria (Fornaci di Barga) – Buglione Gerardo (Cantù) – Cerreta Angela (Ciampino) – Cicoira Esterina
(Roma) – Nicolais Elena (Roma)
Euro 14: Leone Michele (Sologno Caltignaga)
Euro 15: Maffucci Canio Giovanni (Bresso) – Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Acocella Ada (Castelfranci) – Armiento Vincenzo (Casalgrande) – Maffucci Maria Antonia (Roma) – Donatiello
Giuseppe (Napoli)
Euro 20: Zabatta Vito (Capergnanica) –Pascoli Berardino (Genova) – Di Cosmo Angelina (Castiglione DS) – Simone Vincenza
(Maddaloni) – Di Napoli Vittoria (Busa di Vigonza) – Scoca Pasquale (Lavena Ponte Tresa) – Galgano Anna (Milano) – Germano Mario (Capriano di Briosco)
Euro 25: Melillo Michele (Siponto) – Gallo Leccese Gerardo
(Ascoli Satriano) – Cianci Michelina (Pisa) – Cestone Pasquale
(Carolei) – Giuliano Canio (Genova Pra) – Tuozzolo Giovannino
(Roma) – Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) – Nicolais Canio Vincenzo (Roma) – Tornilo Gaetano (Roma) – Zarrilli Canio (Roma)
Investitura del Maresciallo Enzo Soricelli a Cavaliere dell’Ordine Militare Teutonico.
21
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo dal 27 febbraio 2004 al ?? luglio 2004,
sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Domenica Schettino
11.11.1904 † 06.09.1992
Cubelli Alessandro di Francesco e di Margotta Maria
Maffucci Riccardo di Franco e di Margotta Concetta
Mazzeo Carmen di Gerardo e di zarrilli Luciana
Cestone Gianluigi di Vito e di Marrese Annalisa
Miele Alessandra di Vincenzo e di D’Ambrosio Franca
Di Milia Anna Lucia di Vincenzo e di Sapio Maria Pina
Cestone Benedetto di Vito e di Tozzi Stefania
Maffucci Antonio di Michele e di Zarrilli Pierina
03.03.2004
04.03.2004
23.03.2004
29.03.2004
08.05.2004
26.05.2004
14.06.2004
21.06.2004
Leonardo Galgano
07.07.1904 † 01.04.1977
MATRIMONI
Cestone Vincenzo e Zarrilli Elisabetta Elvira
Cestone Vito e Tozzi Stefania
Cappiello Giuseppe e Di Maio Angela Giuseppina
Cubelli Angelo Antonio e Zarrilli Rosaria
De Nicola Michele e Lampariello Giovanna
06.03.2004
13.04.2004
01.05.2004
15.05.2004
24.05.2004
Antonio Schettino
28.02.1925 † 23.12.1986
Nessuno muore sulla terra
finché vive nel cuore
di chi resta.
Vivrete in noi
attraverso il ricordo
del vostro amore.
MORTI
Gallucci Vincenzo
Cicoira Michele Antonio
Martiniello Vincenzo
Di Napoli Angela
Ricci Elia
Tancredi Canio Vincenzo
Di Maio Alessandro
Cerreta Angelo Maria
Cestone Maria
Di Milia maria Antonia
Compierchio Nicolina
Di Napoli Mariantonia
Nicolais Antonia
Strollo Antonio
Vallario Teresa
Iervolino Benedetto
Di Milia M. Concetta
Paolantonio Iolanda
Piserchia Giuseppe
Frasca Aldo Enzo
Cestone Giuseppe
Tartaglia Michelantonio
Codella Lucia
Bozza Antonia
Di Milia Vito Antonio
Armiento Canio
Di Milia Marianna
18.11.1924 - † 28.02.2004
01.02.1921 - † 08.03.2004
28.01.1937 - † 11.03.2004
12.02.1921 - † 17.03.2004
13.07.1934 - † 19.03.2004
02.04.1911 - † 26.03.2004
22.09.1918 - † 05.04.2004
15.07.1926 - † 07.04.2004
30.01.1914 - † 09.04.2004
18.05.1914 - † 09.04.2004
30.10.1912 - † 10.04.2004
30.09.1916 - † 12.04.2004
26.06.1910 - † 14.04.2004
07.04.1928 - † 04.05.2004
11.03.1914 - † 04.05.2004
17.06.1912 - † 10.05.2004
23.12.1931 - † 24.05.2004
17.03.1913 - † 30.05.2004
22.04.1921 - † 05.06.2004
23.10.1943 - † 09.06.2004
23.08.1923 - † 14.06.2004
14.08.1932 - † 14.06.2004
29.06.1914 - † 17.06.2004
04.07.1913 - † 21.06.2004
13.04.1927 - † 23.06.2004
30.11.1912 - † 24.06.2004
19.05.1917 - † 28.06.2004
22
Filippo Acocella
Calitri - Venezuela
6.10.1934 † 17.07.1978
La benedizione del
Signore riposa sui giusti, il
suo favore li
accompagnerà sempre.
(Siracide 11/17)
Rosa Cestone
ved. De Nicola
28.10.1895 † 01.07.1985
Il tuo ricordo è il conforto
del nostro dolore.
Donato Cestone
20.10.1945 † 03.07.1977
Vivrai sempre con gioia
nei nostri cuori perchè
l’amore non muore mai.
IL CALITRANO
N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004
R E Q U I E S C A N T
I N
P A C E
Donato Fierravanti
22.06.1956 † 26.02.2004
Giuseppe Di Guglielmo
29.01.1922 † 04.01.2004
Papà ti siamo sempre
vicino, la moglie
Concetta Zarrilli e i figli
Luigi e Margherita.
Giovanni Di Cecca
24.06.1930 † 16.02.2004
La moglie Giuseppina
Russo, le figlie Vincenza e
Lucrezia Michelina, le
nipoti Chiara e Marianna,
il genero Angelo e tutti i
parenti lo ricordano con
l’affetto di sempre.
L’amore che ci avete
donato non
è finito con Voi, ma vive
per sempre
nei nostri cuori.
Mario Fierravanti
05.08.1952 † 09.02.2004
Giuseppe Fastiggi
(a fiacca)
Calitri - Canada
30.05.1920 † 05.06.2004
La famiglia, i parenti e gli
amici lo ricordano a tutti
coloro che lo conobbero e
lo amarono. Una prece.
Antonia Maria Marmo
ved. Gervasi
Calitri Olgiate Comasco
07.06.1906 † 08.03.2004
I figli e i nipoti
la ricordano
con immenso affetto
Armando Acocella
14.05.1948 † 11.05.2003
Lo ricordano con l’affetto
di sempre la moglie
Angela Lucia, i figli Nico,
Michele e Vincenza, il
fratello Nicola, la sorella
Teresa, la nuora Catia, la
nipote Maika, amici e
parenti.
Vincenza Fatone
18.02.1918† 24.09.1998
I giusti vivono per sempre,
la loro ricompensa è
presso il Signore.
I figli, i nipoti e i parenti
tutti.
Domenico Di Luzio
01.01.1934 † 23.09.2003
Una lacrima per i defunti
evapora, un fiore sulla
tomba appassisce.
Una preghiera per la loro
anima la accoglie Iddio.
La moglie Donatella e i
figli Gerardo,Silvia, Maria,
Antonietta, Natalina e
Sergio lo ricordano
con affetto.
Francesco Lampariello
Calitri - Germania
24.10.1926 † 28.05.2001
Nel terzo anniversario
della sua dipartita la
moglie e i figli residenti in
Germania, lo ricordano a
quanti lo conobbero e
l’amarono.
Canio Codella
26.02.1930 † 23.06.1974
Nel trentesimo
anniversario della sua
morte, lo ricordano, con
immutato affetto, i suoi
cari.
Rosetta Tuozzolo
14.01.1944 † 15.09.2003
La mamma, i fratelli e i
figli la ricordano con
l’amore di sempre.
Vito Tuozzolo
04.08.1967 † 27.06.1998
Dalla pace dei giusti,
ricorda coloro che ti
amarono e ti amano.
Michele Nicolais
Calitri - Siena
24.01.1942 † 01.05.1993
La moglie Bavosa Anna,
i figli Angela,
Vincenzo e Maria Grazia
lo ricordano con amore
sincero.
23
Michele Di Napoli
11.09.1920 † 19.06.1990
I suoi cari lo ricordano,
con amore, a quanti gli
vollero bene.
In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze
per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.
Calitri 1917 – La famiglia di Pietro Fierravanti (guardiano r’ Gghisck’ detto pamp’llin’) da sinistra in piedi: Pasquale Fierravanti (13.12.1909 † 22.03.1981),Antonio Fierravanti (09.03.1907
† 27.03.1992), Assunta Margotta (1897-1978) moglie di Vito detta mammoccia, Vito Fierravanti (21.08.1897 † 27.03.1931) emigrato a Trani, Lucia Fierravanti (27.10.1904 † 12.05.1947);seduti :
Angela Sperduto (26.05.1868 † 19.09.1935), il piccolo Vincenzo (31.08.1915 † 06.01.1992) e il capofamiglia Pietro Antonio Fierravanti (08.05.1860 † 19.09.1935).
Scarica

IL CALITRANO N. 26