ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Filiale di Firenze ANNO XXIV - NUMERO 26 (nuova serie) MAGGIO-AGOSTO 2004 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IN QUESTO NUMERO Le origini della famiglia Mirelli 3 di Dott. Emilio Ricciardi Giovanni Acocella ritraccia un quaderno di Enrico Fermi di Prof. Pietro Cerreta RICORDA LA TUA OFFERTA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE di Dott. Canio Cerreta 8 Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] 9 Le cattedrali della Campania di Dott. Emilio Ricciardi Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante 12 Segreteria Martina Salvante 14 Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Percorsi tra scienza ed arte al castello visconteo di Antonio Ciano Non si muore tutte le mattine di Giuseppe Di Guglielmo 16 ERBE DI CASA NOSTRA 18 LA NOSTRA BIBLIOTECA 19 VITA CALITRANA 20 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE Direttore Raffaella Salvante 11 I fiori (e non solo le piogge) dell’ultima primavera di Dott. Giovanni Acocella Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Poesia di sculture di Enza Cubelli ANNO XXIV - N. 26 n.s. 6 In ricordo del professor Vincenzo Di Carlo IN COPERTINA: Lo stemma sul portale del Casino di Cioglia, una casa rurale costruita nel 1874 a più di un chilometro dal centro storico di Calitri e oggi in piena area urbana, lambita com’è dalla curva di via F.Tedesco, a pochi metri dal palazzo Tornillo. Le tre stelle, la luna, il sole in alto e le colline in basso, con le «tre rose», sono elementi che troviamo quasi identici nello stemma del portale più antico di Calitri, in via Nicolais. Quest’ultimo è datato 1614 ed è, evidentemente, pure appartenuto ai Cioglia. I simboli dello stemma fanno pensare che in quella famiglia, già nel seicento, ci sia stato un osservatore di fenomeni celesti, forse un astronomo. La famiglia Cioglia è una delle più antiche di Calitri, da essa prende il nome l’area della valle dell’Ofanto che un tempo era destinata alla coltivazione degli ortaggi, l’Orto di Cioglia, ed oggi è zona industriale. IL CALITRANO 23 LA XXIII FIERA INTERREGIONALE DI CALITRI si terrà dal 29 Agosto al 5 Settembre nel Quartiere Fieristico e si ripropone quale momento di incontro, di ricerca, di aggiornamento, con le occasioni commerciali e trampolino per nuove sfide. APPUNTAMENTO DA NON MANCARE Per ulteriori informazioni la Segreteria Organizzativa è a tua completa disposizione Tel. 0827/30.001 - Fax 0827/30.861 e-mail; [email protected] sito internet www.calitrifiere.it Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Filiale di Firenze C. C. P. n. 11384500 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. 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Negli stessi anni Francesco Mirelli acquistava in Napoli, alla Riviera di Chiaia, due palazzi affacciati sul mare, con portici, fontane, statue e giardini2, e ne promuoveva la ristrutturazione facendo unire i due edifici per mezzo di una terrazza, poi trasformata in un supportico coperto che fu chiamato “l’arco Mirelli”3. La rapida fortuna di Francesco Mirelli, un oscuro avvocato originario di Positano, attirò sulla famiglia numerosi commenti malevoli, e molti avanzarono dubbi sull’origine della sua nobiltà. Il canonico Donatantonio Castellano, vicario generale dell’arcivescovo di Conza, che ebbe più volte contrasti con i nuovi feudatari di Calitri, definiva Mirelli una persona “di bassissimi natali, che, in tempo delle revolutioni populari (…) nel Regno di Napoli dal capopopolo per li meriti delle sue indignità fu eletto Giodice di Vicaria, ma hoggidì ha avuto una fortuna cospicua in moltiplicar denaro”4. È possibile che il giudizio di Castellano, in conflitto con i signori di Calitri per numerose questioni riguardanti l’amministrazione dei beni della diocesi conzana, fosse troppo severo e di parte; e inoltre l’ascesa improvvisa dei Mirelli non era certo l’unica verificatasi a Napoli in quegli anni. Basterebbe ricordare, tra gli altri, i casi di Michele Vaaz e di Giovanni Zevallos che, partiti dalla posizione di semplici impiegati, avevano accumulato in pochi anni grandi fortune, con le quali avevano costruito palazzi e acquistato intere collezioni d’arte; e nello stesso modo era diventato ricco Giovan Angelo Barile, che nel 1623 aveva acquistato per 110.000 ducati l’ufficio di segretario del Regno, ricavandone il tito- lo di duca di Caivano e una enorme ricchezza, utilizzata per costruirsi il palazzo di Chiaia poi acquistato da Francesco Mirelli5. I nuovi signori di Calitri, assillati dal problema delle non chiare origini della loro casata, nel 1701 depositarono presso l’archivio della Regia Corte le copie di alcuni documenti che, secondo loro, avrebbero provato l’antichità della famiglia; le carte furono consegnate a un personaggio di indubbia autorità, Sigismondo Sicola, archivista della Regia Corte, che le confrontò con quelle conservate nell’Archivio e le dichiarò conformi agli originali, aggiungendovi tuttavia la clausola “meliori revisione semper salva”, affermando cioè che quei documenti avevano bisogno di un controllo più approfondito. Le stesse carte furono trascritte in una memoria a stampa, nella quale si tentava di dimostrare che i signori di Calitri discendevano da un ramo della famiglia genovese Mirelli detta “Scannasorice”, estinta da tempo, e che dei documenti consegnati all’Archivio “la famiglia di Teora ne conservava gli originali nel suo Castello di Calitri, con le armature de’ nobilissimi Guerrieri di Lei. Que’ diplomi, quelle armature, le dipinte immagini di que’ Guerrieri, i drappi, gli argenti, l’oro, le gemme e mille altre ricchezze; e, per tremenda sventura, le persone tutte di casa Mirella, tranne il Marchese Carlo, lontano, furono sepellite nelle ruine del Castel di Calitri, quando il terribile terremoto del 1694 distrusse quel Castello e la Terra”6. Di questo opuscolo, datato 1839 e ricavato da uno scritto di Francesco Maria Mirelli (m. 1763), figlio di Carlo e primo principe di Calitri, si conservano alcuni esemplari nelle biblioteche napoletane, mentre una ristampa di qualche anno successiva (1847) è nell’Archivio di Stato, tra le carte della famiglia. Discutendo di questo memoriale, del quale aveva rinvenuto una copia in una miscellanea ottocentesca, Gerardo Cioffari ne aveva già messo in evidenza la 3 fragilità come prova documentale della nobiltà della famiglia7, e anche le antiche opere sulla nobiltà del Regno di Napoli smentiscono la ricostruzione genealogica proposta dai Mirelli. Nei due volumi del trattato cinquecentesco di Scipione Ammirato la famiglia non è mai menzionata, mentre tra le opere secentesche Carlo de Lellis cita una sola volta una famiglia Mirelli genovese e Biagio Aldimari, contemporaneo dei marchesi di Calitri, se la cava diplomaticamente con mezza pagina nella quale, dopo avere accennato a un paio di Mirelli della terra di Positano vissuti tra il XIV e il XV secolo, fa iniziare la storia della famiglia dalla metà del Seicento8. *** Un’ulteriore prova contro l’antichità della famiglia Mirelli la fornisce un manoscritto anonimo di fine Seicento, conservato presso la Società Napoletana di Storia Patria, nel quale si discorre della genesi più o meno oscura di alcune famiglie nobili del Regno di Napoli9. La volontà dell’autore di rimanere sconosciuto è motivata dall’esigenza di evitare ritorsioni da parte dei nobili citati nella sua opera; in Età moderna i trattati sull’origine delle famiglie erano frequenti, sia per attestare l’antichità delle casate più illustri, sia per sbugiardare la presunta origine nobile di tanti nuovi ricchi, e non era raro che qualche personaggio più o meno altolocato, urtato nella propria suscettibilità, decidesse di vendicarsi sull’autore. Carlo de Lellis, uno dei più eruditi storici secenteschi, trascrittore dei registri della Cancelleria angioina e autore di diverse opere sulla nobiltà del Regno, fu incarcerato in Castelnuovo, forse a causa di qualche famiglia potente che si era vista maltrattata nei suoi scritti10; e pochi anni dopo Giovan Battista Pacichelli, prima ancora che il suo Regno di Napoli in prospettiva11 vedesse la luce, fu sommerso dalle proteste di tanti nobili che, non trovando i loro feudi citati nel libro, fecero pressione af- IL CALITRANO finché venissero aggiunte altre parti all’opera che stava per andare in stampa, costringendo gli editori Muzio e Parrino a inserire nella prima edizione una premessa nella quale dichiaravano non essere stata loro intenzione offendere o trascurare alcuno12. E non è da escludere che una delle famiglie scontente dell’opera di Pacichelli fosse proprio quella dei Mirelli; sarebbe difficile spiegare altrimenti la presenza, in un’opera nata per trattare solo delle “città” del Regno (cioè solo di quelle che avevano una cattedrale ed erano a capo di una diocesi), di alcune “terre” come Calitri e Teora. La bella veduta di Calitri, raffigurata prima che il terremoto la distruggesse, decorata con l’insegna dei nuovi proprietari e con il castello e la badia di Santa Maria in Elce (le due proprietà di maggior pregio) bene in evidenza, sembra un’aggiunta degli editori, operata dopo la morte di Pacichelli nel 1695; evidentemente non poteva bastare, per soddisfare la vanità dei Mirelli, la pubblicazione della sola immagine di Conza, città di cui non avevano ancora perfezionato l’acquisto13 e che nell’opera di Pacichelli era stata raffigurata distrutta dal sisma. Benché il manoscritto conservato presso la Società di Storia Patria rechi la data 1693, le notizie sulla famiglia Mirelli sono aggiornate a qualche anno dopo; riportano la notizia del terremoto che nel 1694 distrusse Calitri e quella del secondo matrimonio, nel 1695, di Carlo Mirelli, dopo la morte della prima moglie sotto le macerie del castello. L’autore appare bene informato sulla famiglia e sui suoi tentativi di costruirsi una patente di nobiltà. Ne rimarca a più riprese l’origine plebea, parlando di gente “vile, e ignorante”, e non trascura di evocare l’immagine degli antenati dei nuovi signori di Calitri che fino a pochi anni prima giravano con la sporta dei pesci sottobraccio; bolla come falsi sia la discendenza dei Mirelli dagli Scannasorice genovesi, sia l’iscrizione della famiglia alla nobiltà di Benevento (città che non faceva parte del Regno di Napoli, ma apparteneva allo Stato della Chiesa), ottenuta solo grazie ai buoni uffici di un parente acquisito. E vale la pena di notare che la notizia dell’iscrizione dei Mirelli all’aristocrazia beneventana sarà ripresa (forse su suggerimento della famiglia) nell’opera di Pacichelli, e nell’Ottocento verrà addotta dai marchesi di Calitri come prova delle proprie illustri origini. In conclusione il manoscritto napoletano aggiunge nuovi motivi di dubbio sulle presunte origini nobili dei Mirelli, mentre gli opuscoli stampati a spese dei N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 marchesi di Calitri che, dal XVIII secolo in poi, si affannano a provare la discendenza della famiglia da illustri antenati genovesi, sembrano il frutto di un falso nemmeno troppo ben costruito. LAUREA Il 16 luglio 2004 presso l’Università di Salerno si è brillantemente laureata con 110 e lode in Etruscologia e Archeologia Italica Angela Schiavo discutendo la tesi “I Sabini” relatore il chiar.mo prof. Luca Cerchiai, correlatore il prof. Mauro Menichetti. Gli auguri più sentiti della Redazione vanno alla madre Franca Salvante, alle sorelle Elisa e Grazia e alla neo dottoressa un augurio vivissimo per la sua carriera. DOCUMENTI Napoli, Biblioteca della Società di Storia Patria, ms. XXV D 12 - Notitie d’alcune famiglie popolari del regno di Napoli, divenute per dignità e ricchezze riguardevoli - D’un incerto Autore - anno 1693 (ff. 38 v- 41 r). “Della famiglia Mirella - Non vi è dubbio alcuno, che la ricchezza fanno nobile un plebeo, ed all’incontro un nobile senza di quella diviene vile, e plebeo; Gioseppe Mirelli della Terra di Positano della costiera d’Amalfi, figlio di un marinaro di quel luogo, come sono hoggi ancora i suoi parenti, applicatosi allo studio delle lettere, e particolarmente a quello della filosofia, per lo che divenne dottore di medicina, prendendo la laurea del dottorato nella città di Salerno, venne in Napoli, ove esercitò la sua arte o scienza come la vogliamo chiamare, e gliene venne così bene, che benché non molto perito in detta scienza arridendoli la fortuna spesso di gente vile, ed ignorante, si fece qualche peculio. (Questi da prima andava vendendo con la cassetta lucci, e spigole come sogliono fare quelli di Positano, poi pose botte4 ga, indi con la sorte che l’arrise principiò a negoziare di Raggione). Costui con la sua moglie pari a lui di conditione procreò un figliuolo chiamato Francesco, il quale essendo cresciuto in età s’applicò allo studio delle leggi, e ne prese in Napoli la laurea del dottorato ed essercitò ne Regii Tribunali pria le procure, ed indi si pose in posto d’avvocato, e da procuratore s’applicò ad esercitare la mercatura, a partecipare negli appalti d’arrendamenti ed a fare compre per vilissimo prezzo de capitali de fiscali, a quale applicatione, ed esercitio essendoli propitia la fortuna, divenne ricchissimo, e li venne pensiero di nobilitare la sua casa con matrimonij nobili, e compre de feudi imperoché havendo generato alcuni figliuoli con una moglie de casa Patierno, figlia di Lonardo, che pochi anni sono, essercitò la carica di Eletto del Popolo di Napoli (cioè dui femine chiamata Costanza e l’altra Anna), alla prima diede marito D. Gioseppe de Maijo Nobile di Seggio di Montagna commorante nella Città di Benevento e la seconda si congiunse in matrimonio con D. Oratio Carafa del ramo de Conti di Monte Calvo ed havendo fatto compra della terra di Calitri ne investì un suo figliuolo maschio chiamato D. Carlo, il quale anche ottenne titolo di Marchese sopra detta terra, e non bastandoli ciò, si procurò per moglie Donna Nobile di casa Carrafa che similmente per la sua ricchezza ottenne, della linea di Stigliano figlia di D. Giovanni e D. Giovanna Bazio Terracina, dal quale matrimonio è nato un figliuolo chiamato Francesco Maria, che aggiunse al suo cognome di Mirella quello di Caraffa al quale il suo padre, ed avo hanno investito della terra di Teora, anco da loro posseduta per compra fattane, ed hanno ottenuto da Sua Maestà il titolo di Prencipe, ed ecco come questa casa, dal fango della plebbe, è sormontata a titoli di signorie de Vassalli, e Nobiltà. Impero, che sdegnando la bassezza della terra di Positano, diedero voce, pria di essere de Mirelli Nobili di Genova, ed indi col favore di D. Giuseppe di Maijo loro genero, s’hanno fatto aggregare alla Nobiltà di Benevento, il detto Francesco essendo morto, la paterna sua moglie passò alle seconde nozze con ... di casa Carapreso sorella d’un officiale del Banco della Pietà, e poi se ne morta. D. Carlo suo figliuolo Marchese di Calitri, esercitò la carica di fiscale cappacorta, e poi di presidente cappacorta della Regia Camera della Sommaria, come dottore ma essendo successo ad otto di settembre 1694, in Napoli, ed in alcune provincie del Regno un fiero terremoto, cadde il castello IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 di Calitri in Principato Ultra, e morirono sotto quelle pietre il vecchio Francesco Mirella, la sua nuora D. Maddalena Carrafa, con alcuni figliuoli, che ivi si ritrovavano, per lo che D. Carlo, che si ritrovò in Napoli, con il suo figliuolo maggiore scampato dalla morte, ed essendo D. Carlo rimasto vedovo, e passato alle seconde nozze nell’anno 1695 doppo l’anno del lutto con D. Lalla Carafa figlia di D. Antonio e D. Roberta Recco, e per fare il qual matrimonio, ha pagato al suo socero sei milia ducati, e non trovandoseli se li ha fatto imprestare dal consigliero D. Antonio d’Aponte duca di Casamassima, al quale have consignato pro faciliore traetione alcuni capitali d’arrendamenti. Il sopradetto figliuolo maggiore del detto D. Carlo nato con la prima Carafa sua moglie ha ottenuto mercede da sua Maestà dell’habito di S. Giacomo e già lo porta adosso.” NOTE 1 Per la precisione nel 1635 Calitri era stato valutato 68.166 ducati, Teora 13.715 ducati, 2 tarì e 10 carlini, Conza 13.761 ducati, 2 tarì e16 carlini e le due giurisdizioni criminali di S. Andrea e Santomenna 4.420 ducati, per un totale di 100.003 ducati, 5 tarì e 6 carlini. Napoli, Archvio di Stato (d’ora in poi ASN), Archivio Caracciolo di Torella, inc. 222/14. 2 Cfr. G. CANTONE, Napoli barocca e Cosimo Fanzago, Napoli 1984, pp. 325-326. I due edifici si trovano ai numeri civici 66 e 72 della riviera di Chiaia. 3 I Mirelli possedevano anche altre case in Napoli; nel 1642 avevano acquistato un palazzo in via Tribunali, vicino alla chiesa del Purgatorio ad Arco (ASN, Carte Mirelli, VI), e alcuni anni dopo risultavano proprietari di un’altra casa, nei pressi del monastero di San Girolamo delle Monache (alle spalle di via Mezzocannone), comprata forse da alcuni parenti di casa Carafa, proprietari di un grande palazzo nelle vicinanze (Palazzo Carafa della Spina, in via Benedetto Croce, poco prima di piazza San Domenico Maggiore). 4 Curia arcivescovile di sant’Angelo dei Lombardi, ms. del 1691, D. A. Castellano, Cronista conzana, libro II, discorso primo, capitolo secondo, f. 45. 5 Per notizie e ulteriore bibliografia sui personaggi citati cfr. E. RICCIARDI, Il quartiere degli avvocati. Palazzi di togati a Napoli in età vicereale, in “Ricerche sul ‘600 napoletano” 1999, pp. 90110. 6 F. M. (FRANCESCO MIRELLI), Famiglia Mirella: concessioni angioine ed aragonesi, Napoli Al nostro amato Arcivescovo Mons. Salvatore NUNNARI nel quinto anniversario del suo insediamento un Ringraziamento sentito e sincero per le sue numerose iniziative ed attività e per il suo ministero episcopale con l’Augurio che la misericordia di Dio inondi sempre più la sua vita perché è responsabilità del Vescovo dare un volto autenticamente ecclesiale al generoso impegno che le varie forme di apostolato dei cristiani esprimono in seno alla diocesi. 1839; un’altra copia è in ASN, Carte Mirelli, VI, ff. 1-3, Famiglia Mirella / de’ Principi Di Teora / Conti di Consa e Marchesi di Calitri / Diplomi / Angioini Aragonesi ed Austriaci / tratti / dal Grande Archivio di Napoli. Nella copia più antica si afferma che i Mirelli possedettero quattordici feudi e sessantamila vassalli, mentre nella seconda copia, datata 1847, i feudi erano diventati diciotto. Inoltre tra le carte della famiglia si conserva uno strumento notarile dal quale risulta che il 22 giugno 1846 l’avvocato Francesco Faicco depositò “un estratto contenente sette diplomi angioini riguardanti titoli cavallereschi e privilegi delle famiglia Mirelli de’ Principi di Teora, Conte di Conza, Duca di sant’Andrea e Marchese di Calitri, nelle mani del notaio Domenico Manzo fu Filippo, di Napoli”. Gli stessi diplomi e gli stessi argo- menti ricorrono anche in un’altra opera ottocentesca sulla famiglia, scritta nel 1840 da Francesco De Angelis; cfr. F. DE ANGELIS, Cenno genealogico delle famiglie Ceva Grimalda e Mirella, Napoli 1840. 7 Cfr. G. CIOFFARI, La polemica sui marchesi di Calitri. Gente arricchita o nobili?, in “Il Calitrano”, n.s., 16 (2001), pp. 8-10. 8 Cfr. S. AMMIRATO, Delle famiglie nobili napoletane, 2 voll., Firenze 1580; C. DE LELLIS, Discorso delle famiglie nobili del Regno di Napoli, 3 voll., Napoli 1654-1671; B. ALDIMARI, Memorie di famiglie nobili, Napoli 1691. 9 Napoli, Biblioteca della Società di Storia Patria, ms. XXV D 12 - Notitie d’alcune famiglie popolari del regno di Napoli, divenute per dignità e ricchezze riguardevoli - D’un incerto Autore - anno 1693, ff. 38-41. 10 Su Carlo de Lellis cfr. N. MONGILLO, Carlo de Lellis, in “Archivio storico campano” I (1889), pp. 33-51; F. ACETO, Introduzione in C. DE LELLIS, Aggiunta alla “Napoli Sacra” del d’Engenio, I, a cura di F. Aceto, Napoli 1978, pp. V- XIX; F. ANGELILLO - E. STENDARDO, in Libri per vedere…, cit., pp. 70-72; F. ACETO, L’“Aggiunta alla Napoli Sacra” di Carlo de Lellis tra erudizione sacra e istanze controriformistiche, in Libri per vedere…, cit., pp. 195-206; M. CERESA, in Dizionario Biografico degli Italiani XXXVI, Roma 1988, pp. 502-504, s.v.. 11 Cfr. G. B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli in prospettiva [1703], 3 voll., r.a., Bologna 1997. 12 “Protesta. Non si è preteso nel continente di questo Libro, dove si tratta delle Famiglie, apportar pregiudizio à coloro, che ci habbiano interesse nelle descrizioni di esse, onde solo si è inteso descriverci quelle, che devono descriversi, non presumendo descriverci quelle, che fra esse non devono restar registrate; e così si protesta per tutti i fatti, e detti, che in questo Libro si contengono; sapendo che ci sono pur troppo delle Famiglie qui non descritte, de’ quali non essendone pervenuta la notizia, non se n’è fatta menzione, o che pure gli stessi Nobili non hanno fatto istanza d’esservi descritti; rimettendosi l’Autore alla Verità, non volendo, che questo Libro autentichi, se non ciò, che sia veramente tale, che meriti l’immortalità della Stampa: Addio.” (G. B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli…cit., I). La premessa fu imposta agli editori da Biagio Aldimari, magistrato e revisore del libro, anch’egli autore di un famoso trattato sulle famiglie nobili del Regno. 13 L’atto di acquisto della città di Conza, rogato per notar Giuseppe Ragucci, è in ASN, Notai del XVII secolo, scheda 508, prot. 26, f. 375 ss. È datato 15 aprile 1696, ma l’acquisto fu ratificato solo nel 1707. Vanno ordinati a Sono disponibili i due volumi di A. Raffaele SALVANTE Edizioni Polistampa Via S. Maria 27/r - 50125 FIRENZE CALITRI Immagini sul filo della memoria Tel. 055/23.37.702 - Fax 055/22.94.30 1996 a € 25,00 E-mail: [email protected] www.polistampa.com CALITRI Secondo itinerario della memoria 2004 a € 35,00 Spedizione a carico del destinatario 5 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 PIETRO CERRETA GIOVANNI ACOCELLA rintraccia un quaderno di Enrico Fermi on il titolo «Fermi, il quaderno seC greto dell’atomica», il Corriere della Sera, nella pagina della Scienza di domenica 13 giugno 2004, ha riportato la notizia del ritrovamento di un quaderno di appunti di Enrico Fermi presso la biblioteca dell’Istituto “O. D’Agostino” di Avellino. L’articolo ha dato il merito della scoperta al prof. Giovani Acocella, nostro concittadino, e ha spiegato che il documento può considerarsi tra i più preziosi della storia della fisica del 900, perché fa luce sui primi esperimenti compiuti da Fermi sulla radioattività indotta da bombardamenti di neutroni. Con esso, concludeva l’articolo, è finalmente possibile completare la ricostruzione degli eventi che portarono Fermi verso il Premio Nobel, nel 1938, e agli studi sulla bomba atomica, negli anni a seguire. Giovanni Acocella è un calitrano ben noto a tutti, perché fin da giovane si è occupato di politica, prima come Consigliere Comunale di Calitri e Provinciale di Avellino e poi come Consigliere Regionale e addirittura come Presidente del Consiglio Regionale e Assessore all’Urbanistica della Regione Campania. Tuttavia, forse non tutti sanno che la stessa persona è anche un uomo di Scienza. Egli infatti si è laureato in Fisica il 28 luglio 1958, presso l’Università di Napoli, discutendo con il prof. Antonio Carrelli una Tesi sulla Fissione dell’Uranio. Dopo la laurea, negli anni 1958/59, ha frequentato la Scuola di Perfezionamento in Fisica Teorica e Nucleare diretta dal prof. Edoardo Caianiello presso la Mostra d’Oltremare di Napoli. Negli anni accademici 1961/62 e 1962/63 è stato La S.V. Ill.ma è invitata Sabato 26 giugno 2004, alle ore 18 nella Chiesa di Sant’Iffredo di Cherasco, alla inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppina Cestone CHERASCO, città da scoprire Chiesa di Sant’Iffredo - Cherasco 26 giugno - 25 luglio 2004 Seguirà rinfresco La serietà professionale della nostra concittadina le fa personalmente onore e dà lustro al suo paese di origine. 6 impegnato dal prof. Francesco Saverio Gaeta al Corso di Esercitazioni di Fisica I per gli studenti del Corso di Fisica, presso l’Istituto di Fisica Sperimentale dell’Università di Napoli. Dall’Anno Accademico 1968/69 e fino all’Anno Accademico 1974/75 ha svolto attività di ricerca presso l’Istituto di Fisica Sperimentale dell’Università di Napoli, facendo parte per un certo periodo del Gruppo Nazionale di Struttura della Materia (GNSM) e collaborando all’attività didattica dei corsi dei proff. Antonio Carrelli e Flavio Porreca. Il suo settore di studi riguardava la modifica dei cicli di magnetizzazione di fili e sbarrette di sostanze ferromagnetiche sottoposte a tensione e l’effetto Barkhausen. Sono testimone diretto di questa sua attività scientifica perché, studente di Fisica a Napoli nel periodo in cui egli svolgeva quella ricerca, lo incrociavo sovente presso l’Istituto di Via Tari. Negli stessi anni egli insegnava anche Matematica e Fisica ad Avellino, avendo brillantemente vinto il concorso a cattedre. Il Prof. Acocella dovette accantonare il lavoro di fisico sperimentale presso l’Università di Napoli allorché assunse le prestigiose responsabilità politiche a cui accennavo all’inizio. I suoi interessi scientifici però non si spensero, né si spezzarono i suoi contatti con i fisici con i quali aveva collaborato. Passata la fase più intensa degli incarichi pubblici (da non dimenticare tra questi la presidenza della Camera di Commercio di Avellino e il più recente incarico di Assessore alla Provincia di Avellino), egli si è dedicato di nuovo alla Scuola e alla Scienza, a diversi livelli e con i contributi più vari: lezioni, seminari, conferenze. Gli ultimi sei anni d’insegnamento lo hanno visto nel Liceo classico “P. Colletta” di Avellino come titolare di Matematica e Fisica, fino alla data del collocamento a riposo del 31/8/1999. Dopo aver lasciato l’insegnamento, egli è entrato a far parte del Gruppo di Storia della Fisica dell’Università di Napoli, coordinato dal Prof. Antonino Drago, per contribuire alle ricerche sui rapporti tra fisica e matematica nella storia della Fisica degli IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 ultimi due secoli. Sebbene il suo sguardo fosse rivolto alle questioni scientifiche generali, nei settori da lui studiati egli ha sempre tenuto presente i contributi provenienti dagli scienziati nostri conterranei, in particolare dal nostro concittadino, il matematico Alfonso Del Re, al quale è intitolata la Scuola Media di Calitri. Ed è stato questo impulso a cercare documenti negli archivi e nelle biblioteche della Provincia di Avellino che lo ha fatto imbattere, in un modo che direi serendipico, nelle “carte” dell’avellinese Oscar D’Agostino. Questi fu il chimico del famoso Gruppo di Via Panisperna, quel gruppo di giovani scienziati che, grazie alla guida geniale di Enrico Fermi, rivoluzionò la fisica teorica del secolo scorso. Detto per inciso, Oscar D’Agostino è uno dei tanti illustri scienziati della nostra Provincia che meriterebbero di essere ricordati in modo migliore. Tra le “carte” di D’Agostino, dunque, il Prof. Acocella ha trovato un curioso quaderno, cominciato da una parte e poi girato nell’altro verso. La serie dei numeri che gli sono apparsi, cioè le tabelle di misura della radioattività di materiali in funzione della irradiazione volta per volta ricevuta, gli ha fatto pensare subito a qualcosa di importante. Mostrato il quaderno ai professori Nadia Robotti e Francesco Guerra, rispettivamente fisici di Genova e di Roma che sono autorevoli specialisti degli scritti di Fermi, si è giunti alla conclusione che quelle annotazioni erano stati compilate proprio dal grande fisico italiano e riguardavano la fase più rivoluzionaria della sua ricerca. Per tale motivo, il quaderno ha un valore eccezionale e fa luce su fatti non spiegati dagli altri quaderni dello stesso Fermi, venuti tempo fa in possesso del Prof Amaldi e da lui depositati presso la Domus Galileiana a Pisa. Naturalmente, la scoperta del Prof. Acocella ha avuto un grande eco presso gli storici della Fisica di tutto il mondo. Perciò mi sono chiesto: perché questa eco non deve giungere anche nella comunità calitrana, di cui il prof. Acocella fa parte? Il fatto che l’argomento sia specialistico non deve essere un alibi per tacere l’importanza dell’evento di cui il nostro concittadino è stato protagonista. Poi ho pensato ai giovani di Calitri che studiano la Fisica e ho immaginato che essi potrebbero capire l’argomento scientifico leggendo direttamente gli scritti del Prof. Acocella: G. Acocella, “La Donazione D’Agostino e il problema della scissione dell’Uranio”, in Atti del XXII Congresso di Storia della Fisica e dell’Astrono- mia Genova-Chiavari 5-7 giugno 2002, pp. 73-90; G. Acocella, N. Robotti, F.Guerra, “Il ritrovamento del primo quaderno di laboratorio di Enrico Fermi sulla scoperta della radioattività artificiale indotta da neutroni”, il Nuovo Saggiatore, Bologna, vol. 19, anno 2003, no. 1-2, pagg. 9-18; G. Acocella, “L’esperienza parigina di Oscar D’Agostino”, Atti del XXIII I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore (Salmo 14) Congresso degli storici della Fisica e dell’Astronomia, Bari, 5-7 giugno 2003 pp. 37-50. G. Acocella, N. Robotti, F. Guerra, “Enrico Fermi’s Discovery of NeutronInduced Artificial Radioactivity: The Recovery of His First Laboratory Notebook”, Physical In Perspective, 6 (2004) pp. 29-41. Agli stessi giovani, ma anche a tutti quelli che si sentono onorati nello scoprire la bravura del loro concittadino, suggerisco inoltre la lettura di alcune tra le tante altre recenti opere scientifiche del Prof. Acocella: 1) “I problemi della Fisica e dello Spazio in alcuni matematici italiani della fine dell’Ottocento” in Atti del XX Congresso Nazionale della Soc. It. di Storia della Fisica e dell’Astronomia Napoli 1-3 giugno 2000, pagg. 3-19. 2) “Una vivace polemica sulla Relatività ristretta tra due matematici italiani all’inizio del Novecento”, in Atti del XXI Congresso nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia Università della Calabria 6-8 giugno 2001. 3) “Oscar D’Agostino: uno scienziato al centro di molte vicende del Ventesimo Secolo”, Riscontri, edit. Sabatia Anno XXIII n.4 set- dic 2001, pagg. 75-85. 4) “Un Chimico alla Corte del “Papa””. Comunicazione in occasione del Centenario della nascita di Oscar D’Agostino, nel volume: Oscar D’Agostino un irpino fra i “ragazzi di via Panisperna”, quaderni del Centro Studi “G. Dorso” di Avellino, aprile 2003, (pagg. 97-101) in Atti del Convegno del 10 novembre 2001, Casa della Cultura “V. Hugo”. 5) “Il corso di algebra della Logica di Alfonso Del Re a Napoli e lo sviluppo della disciplina in Italia ai primi del Novecento” in Atti del Congresso nazionale della Mathesis, Mantova, novembre 2001, pag. 93. Uruguay – 01.01.2004 – Montevideo, la signora Maria Antonietta Pasqualicchio insieme alla madre Marianna Romano vedova Pasqualicchio, al figlio Carlo Pasqualicchio Venturi e la sua amica Maria Di Milia è ritornata dopo trentatrè anni a Montevideo dove è nata ed è vissuta per nove anni. L’accoglienza che ha ricevuto dalle famiglie Codella, Pacchiarelli, Ruggiero, Spagna, Luiso e Lanzilotto l’hanno commossa per la gratuità, la gentilezza e la cortesia. Nella casa di Ruggiero Angelo è stata scattata questa foto, da sinistra: Marcel Lopez,Alessandra Ruggiero, Maria Di Milia, Domenico Codella emigrato nel 1951, Carlo Pasqualicchio Venturi, Marianna Romano vedova Pasqualicchio,Antonietta Metallo emigrata nel 1951, Maria Codella in Ruggiero emigrata nel 1950, Angelo Ruggiero nato a Cairano, emigrato nel 1953, Gabriella Riggiero, Eduardo Silva e Navel Silva. 7 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 IN RICORDO DEL PROFESSOR VINCENZO DI CARLO incenzo Di Carlo, Enzo per i familiari e gli amici, era nato a Calitri il 22 giuV gno 1929 da Costantino Di Carlo e da Maria Cristina Toglia (sorella di Vincenzo e Michelino dell’omonimo bar). Primogenito di tre fratelli, è stato per tutti i cugini più giovani un modello da imitare per la sua capacità negli studi, la sua generosità, la sua indole espansiva, socievole e sensibile. A soli 22 anni si era laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Napoli, sempre dimostrando un non comune interesse per il progresso scientifico e tecnologico, tanto da essere diventato redattore di un’intera pagina che il giornale ROMA dedicava settimanalmente alle novità che arrivavano dai Paesi che nel dopoguerra esploravano nuove frontiere. Forse fu per questo suo peculiare interesse verso “il progresso”, che scelse di specializzarsi in Malattie nervose e mentali (campo tuttora aperto a nuove scoperte) e poi di ottenere la libera docenza in Farmacologia attraverso lo studio e la sperimentazione di nuove medicine. Fu durante questo periodo dedicato agli studi accademici, che frequentò più assiduamente Calitri dove veniva per portare assistenza e consulenza a diversi malati. Chi ha avuto occasione di conoscerlo ed avere le sue cure ha potuto sperimentare come lui ne condividesse subito le ansie e le speranze. L’ingegner Lorenzo Toglia e mio zio Giuseppe Di Carlo (u scialone), entrambi senza figli, erano visibilmente orgogliosi del nipote /docente universitario, tanto che non perdevano occasione di unirsi al coro dei nostri genitori per stimolarci a seguire le sue orme. L’intenso desiderio di arric- chire la propria esperienza nell’appassionante e stimolante ambiente scientifico degli Stati Uniti, indussero Enzo ad approfittare, nel 1962, dell’opportunità di poter usufruire di una borsa di studio presso l’Università di Chicago. Può, quindi, ben essere considerato tra i primi cervelli italiani in fuga, non per necessità economiche (com’era in quegli anni l’emigrazione da Calitri e dal Sud), ma per la certezza di meglio realizzarsi, in un Paese che da sempre investe nella ricerca scientifica “importando”, ancora oggi, tanti giovani formatisi nelle Università italiane. Stabilitosi definitivamente negli USA, da allora “ha trasmesso ad un’infinità di medici statunitensi che hanno studiato presso le università di ELGIN, CHICAGO e TAMPA non solo il sapere scientifico, ma soprattutto la sua passione per la medici- na” (così lo hanno ricordato i colleghi dell’Università nel necrologio ufficiale a lui dedicato, sottolineando, inoltre, la sua rettitudine e la sua devozione alla famiglia “che egli considerava il suo più prezioso patrimonio”). Insegnando conduceva ricerche, soprattutto nel campo delle malattie neurodegenerative, i cui risultati sono stati spesso pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali e presentati da lui stesso a centinaia di congressi USA, europei e mondiali. A Tampa, dove è improvvisamente deceduto il 27 marzo 2002, era arrivato nel 1978 come titolare della Cattedra di Neuroscienze nella Facoltà di Medicina dell’Università della South Florida (USFCOM). In questa città aveva anche uno studio privato per malattie neurologiche, con filiale a St. Petersburg, entrambi oggi gestiti dalla figlia Rosanna che ha seguito, come neurologa, le orme paterne. Mentre la moglie Annamaria, i figli Maria Cristina, Rosanna, Patrizia, Angela, Robert e Marina e i fratelli Raffaele e Francesco (Franco per i familiari) lo hanno ricordato con una lapide nella tomba di famiglia a Calitri, io ho ritenuto che, attraverso IL CALITRANO, il suo ricordo giungesse anche a tutti coloro che lo hanno conosciuto. Canio Cerreta (da Firenze) N.B. Figli di Calitri, sparsi per il mondo, che hanno saputo onorare il nostro paese ce ne sono altri, soltanto che non siamo a conoscenza delle loro storie. Perché non prendiamo un impegno serio di segnalare al giornale questi nostri concittadini? www.calitritradizioni.it - UN ANNO DOPO lo staff di www.calitritradizioni.it ha intrapreso la traduzione in lingua inglese del sito, così che i contenuti siano fruibili anche da coloro i quali non parlano italiano. Purtroppo, il lavoro procede alquanto a rilento, data la mole di informazioni da tradurre; credo, tuttavia, che – visto il carattere volontaristico e gratuito dell’intero progetto – i risultati non potranno non essere comunque apprezzati. L’obiettivo finale è reperire e diffondere quante più informazioni possibile, per far sì che il vecchio mondo calitrano, scomparso nella realtà della vita, possa splendere ancora nella virtualità della Rete. Un grazie anticipato a tutti coloro i quali vorranno aiutarci in questo intento. A. Marco Del Cogliano (responsabile di www.calitritradizioni.it) rano i primi, afosi giorni dell’agosto 2003, quando, quasi per gioco, cominciai a pubblicare su Internet alcune pagine web Eaventi per oggetto le tradizioni popolari di Calitri. A distanza di quasi un anno dalla sua comparsa in Internet, www.calitritradizioni.it ha superato la soglia delle 6000 visite. Il risultato conseguito, oltre a numerose e-mail di apprezzamento ed incoraggiamento ricevute dai visitatori, inducono me e le persone che collaborano a www.calitritradizioni.it a far sempre di più e meglio. A tal fine, rivolgo un appello a tutti i lettori de “Il Calitrano”, affinché vogliano comunicarci (all’indirizzo e-mail [email protected]) notizie o informazioni non ancora pubblicate, o che integrino quanto già visibile on line; è possibile anche inviare immagini in formato digitale. Per soddisfare le richieste dei discendenti di calitrani residenti oltreoceano, da un mese a questa parte, 8 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 POESIA DI SCULTURE “Pietra o carta, sentiero o libro, è un cammino che si inizia, un cammino da percorrere” (Angela Ibànez) ffascinante, difficile, ambizioso, torA tuoso...tutti aggettivi adatti a spiegare l’obiettivo dell’associazione “Nicùra”: adottare il centro storico, trasformandolo in uno splendido museo all’aperto. È un progetto di vita che è forza di lavoro, rispetto e recupero, utilità e bellezza, passato e futuro. È un programma operativo per rielaborare, coniugando contenuto e materia in una comunicazione di solida armonia...ma soprattutto è guardare oltre nel circostante, costatare il degrado, e stanchi di sentirsi spettatori affranti, decidere di interagire invocando la forza della materia. Perciò in quest’ottica occorre guardare all’arrivo di un gruppo di scultori, poeti, videocreatori, sia spagnoli che italiani, che gratuitamente hanno prestato la loro opera, decidendo di “vivere” e far vivere il nostro paese. L’unico vincolo? Non avere vincoli, vale ogni cosa: qualsiasi forma, qualsiasi materiale, qualsiasi funzione. Basta che dentro a ciascun progetto si senta una forte energia creativa. Ferri, lastre di rame, pietre, marmi, tutti piegati, compressi, esaltati, battuti, ammorbiditi, legati insieme in complessi che richiamano una forma, un’idea, o si fanno completa astrazione. Sono folli, sia i soci di Nicùra, che scommettono sull’arte, sia i vari artisti che hanno donato le loro sculture a Calitri? Non credo, poiché arte vuol dire cultura, e la cultura è l’anima, è quella strada per la quale transita ogni aspetto della società, è lo strumento privilegiato in questa fase di profonda trasformazione che sta attraversando il nostro paese, colpito da una nuova emigrazione dovuta alla crescente disoccupazione. Quindi la sensibilità dei soci dell’associazione, la disponibilità e la creatività dell’architetto Vito De Nicola, la generosità di numerosi artigiani locali, l’ospitalità di molti calitrani, hanno permesso di creare una rete di collaborazione tra Calitri e questo gruppo di artisti, che coltivano la dimensione della creatività e la comunicano all’esterno. Perciò sotto la direzione artistica di Giuseppe Rubicco, scultore/coordinatore del progetto, di Angela Ibànez, giornalista/scultrice, di Giuseppe Strano, scultore e referente per la parte spagnola, come in un palcoscenico onirico spalancato sulle cento e più finestre di questo piccolo paese, ecco che le varie sculture hanno iniziato ad impossessarsi dei vicoli e della piazza, coinvolgendo tutti. Non sono mancate voci di dissenso ma, per usare una metafora musicale, sono solo rumori di fondo che non riescono a disturbare l’armonia e la musica del progetto perché, come spesso asserisce il presidente dell’associazione Nicùra, “i luoghi si incontrano e si assaporano non solo dal punto di vista gastronomico, ma anche dal punto di vista umano, ambientale ed artistico”. In base a ciò, sono state realizzate delle particolari sculture, che parlano al visitatore, coinvolgendone l’anima e la razionalità, come “Invernadero”, di Serafina Balach e Gerardo Garcìa, un’installazione di fotografie di feti umani, trattate con resina ed inserite in 36 vasi di terracotta, affiancati ad una gigantografia di un annaffiatoio spezzato; o “Finestra sulla speranza”, di Josè Casamayor, realizzata con una pietra di notevole dimensione, proveniente direttamente dalla Spagna; o la pitto-scultura di Angela Ibànez, realizzata con 49 mattonelle in legno /resina riportante la scritta “Cal y otros”; o “Il vigilante del tempo”, una gigantesca e XXXVII PREMIO LETTERARIO SILARUS Il premio si articola in tre sezioni: narrativa, poesia e saggistica. Ogni autore potrà concordare per tutte le sezioni con un solo racconto o novella della lunghezza massima di sei cartelle dattiloscritte, due poesie della lunghezza massima di trenta versi ed un solo saggio critico su personaggi, opere o aspetti originali della letteratura contemporanea, lunghezza massima nove cartelle dattiloscritte. Scadenza per la presentazione dei lavori il 28 febbraio 2005. Per tutte le informazioni rivolgersi alla Segreteria del premio Silarus via Buozzi, 47 - Battipaglia (SA), tel. 0828/30.70.39, fax 0828/34.39.34 email: silarus hot mail.com. 9 singolare scultura in ferro, realizzata da Debora Quelle. La caratteristica di tutte queste opere, così diverse eppure animate dallo stesso spirito, è la possibilità concessa ad ogni visitatore di viverle, toccarle, in modo tale che tutti diventano creatori, non più destinatari di questo tipo di arte, che non violenta la realtà calitrana, ma si integra con essa. Un esempio? L’installazione realizzata da Giuseppe Strano, “Passaggio al futuro”dove l’oggetto reale si trasforma in soggetto e quindi in opera d’arte. “Se si riesce a fare il vuoto intorno all’oggetto – per usare le stesse parole di Strano – a farlo uscire dal contesto del significato, liberandolo dal suo carico di idee, di coscienza, allora può apparire il soggetto...realizzo sculture e installazioni che accolgono al loro interno chi le guarda. Anzi, la percezione del lavoro, e l’opera stessa, vengono modificate dalla posizione delle persone all’interno...e se non siete mai entrati in un’opera d’arte mentre eravate di fronte, potete provarci ora”. Perciò la vera innovazione è quella di mettere al centro il visitatore, che entra in contatto con se stesso, con le sue percezioni, poiché ogni scultura realizzata non è un oggetto da contemplare, ma un luogo dell’esperienza, concreta, fisica e mentale. Anche i materiali usati, differenti tra loro per tono ed emotività linguistico-espressiva sono chiamati ad interagire e alchemicamente a fondersi in “altro”, in quel grande alambicco, mutazionale e meraviglioso, che è Calitri, come se fossero l’esterno e l’interno, il noto e l’estraneo, il sopra ed il sotto, la tradizione e l’es-tradizione. Un’altra tessera di questo speciale puzzle, iniziato da Nicùra, è il “Sentiero dei poeti”, poesie donate dai poeti aragonesi, quali Fernando Arrabal, Mariano Esquillor, Antonio Fernandez Molina, Angela Ibànez, Raul Herrero, Alicia Silvestre...i loro versi sono incisi su pietre, lungo un sentiero che non ha personaggi che lo attraversano, ma solo quiete, riflessioni e ricerca intellettuale. Le parole scandiscono il tempo, accendono emozioni e guidano il cammino e nessuno sforzo è stato risparmiato per non lasciare ai visitatori un’emozione, una sensazione più nitida di questo pae- IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 saggio animato dalle parole, che rivisita i luoghi dell’immaginario, tra luci ed odori. Davanti al quotidiano imbarbarimento, di fronte all’inarrestabile devastazione di cose e sentimenti, queste poesie simboleggiano un urlo fortissimo di vita, di rispetto per la vita, di ferma custodia della memoria. Questo “poema di pietra” deve essere capito, o letto, non tanto per le parole che offre, ma per quelle che non offre, che non può offrire, e che cerca di suggerire. Passo per passo la levità delle poesie incise guiderà l’anima dei visitatori ad incontrare la bellezza, per farsela compagna, per provare con forza e struggimento a sentirla con la luce dell’atmosfera...sembra che i poeti aragonesi siano presenti accanto alle loro poesie, per incontrare l’assoluto, in tempi e modi diversi. Senza soste dello sguardo, senza che lo stesso sguardo possa, anche per un solo istante, distogliersi dalla vigile attesa, l’anima si inabissa in questa scultura- poema, e ne riemerge purificata da questo luogo che non è la natura, ma lo spazio da cui altro “spazio” si intravede. È un luogo che non si potrebbe definire paesaggio, eppure da esso ogni cosa è stata pensata e immaginata, forte dei colori stessi e degli odori delle piante di sambuco, di rosmarino. Il destino/forza di tutti gli artisti, sia scultori che poeti, come disse Carlo Bo a proposito di Victor Hugo, “è quello di scrivere e disegnare nello stesso tempo, far nascere insieme parole e disegno, in un gioco intenso e drammatico di segni diversi, ma tutti volti a rendere visibile il volto stesso della poesia” e della scultura. Questo è il messaggio che l’associazione Nicùra vuole trasmettere, tentando di inserire Calitri nel circuito del turismo, mostrandola per quella che è davvero, cercando di cogliere l’opportunità per una trasformazione economica e culturale, che coinvolga i soggetti locali, giacché “a gente nao quer so comida, a gente quer tambem diversao e arte”. E quando nel tardo pomeriggio, in quell’ora che dolcemente inquieta e dolcemente consola, allorché il sole comincia a farsi rosso e teso si leva il vento, Calitri appare circonfusa di una luce chiara, medianica che allaga tutte queste opere, dove la bellezza, la passione, la creatività danno la misura della temperatura emotiva della gioia e della passione necessarie alla vita. Enza Cubelli BREVE SINTESI SU “LE TRE ANIME DI CARMINE ABATE” Tesi di laurea discussa presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Salerno A coronamento di un anno e mezzo di studi e ricerche sui “migrant writers” (scrittori della migranza), finalmente, giovedì 25 marzo, alla presenza della Commissione di Laurea presiduta dalla ch.ma prof.ssa Silvana Sinfisi, relatore il ch. mo prof. Sebastiano Martelli, correlatrice la ch.ma prof.ssa Lucia Perrone Capano (rappresentata dalla dr.ssa Nicoletta Gagliardi), ho discusso la tesi di laurea intitolata:”Le tre anime di Carmine Abate”. Ho subito sottolineato che “Le tre anime” sono, ovviamente, di tipo linguistico-letterario, perché bisogna ricordare che Carmine Abate è nato a Carfizzi, Karfici, un’isola etno-linguistica arbereshe in provincia di Crotone e, dopo gli studi superiori, ha cominciato ad emigrare in Germania svolgendo lavori stagionali, quelli che oggi si chiamano “Macjobs”. Dopo il conseguimento della Laurea in Lettere presso l’Università di bari, ha girovagato per l’Italia facendo supplenze nelle scuole di base, prima di approdare definitivamente in Germa- nia, dove ha insegnato nelle scuole per i figli degli emigrati italiani. La sua erranza gli ha fornito l’input per intessere molti dei suoi racconti, raccolti e pubblicati in Germania nel libro dal titolo “Den Koffer und weg!” cioè la Valigia e via! (Edizione italiana “Il muro dei muri”, Lecce, Argo 1993). Nel 1980, insieme ad altri sedici intellettuali di varia nazionalità, ha fondato la “Polikunst”, un’associazione artistico-letteraria intorno alla quale è fiorito un movimento letterario denominato “Gastarbeiterliteratur” (letteratura dei lavoratori ospiti), che ha assunto il compito di dar voce a sfogo alle minoranze linguistiche soggiornanti in Germania. Grande maestro della contaminatio, ha sperimentato con successo il plurilinguismo, dando dignità letteraria all’arberesh, in pericolo di estinzione, presente nella sua scrittura, spesso in posizione sintattica comprimaria, giustapposto all’italiano e al tedesco. Cosicché, in un momento in cui, come è emerso anche nel recente convegno di 10 linguisti internazionali di Seattle, ogni quindici giorni muore una delle 6.700 lingue parlate nel mondo, la scrittura di Abate riacquista una valenza e un significato particolari che trascendono il mero obiettivo editoriale. Da molti anni, Abate ha abbandonato la poesia, con la quale aveva esordito nel 1977 affidando ai tipi della Juvenilia, la silloge Nel labirinto della vita, seguita da Terre di andata (Lecce, Argo 1996), per dedicarsi anima e corpo alla narrativa. I suoi romanzi più famosi: Il ballo tondo e La moto di Scanderberg sono stati tradotti anche in Germania, sua patria d’adozione, in Francia, Olanda e Albania. Dopo il successo di Tra due mari, Mondadori gli ha riconfermato la fiducia pubblicandogli La festa del ritorno, romanzo, anch’esso dedicato alle tematiche dell’emigrazione, della quale lui è figlio naturale, avendola ereditata attraverso le “cellule”. Domenico Calderone (da San Fele) IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 EMILIO RICCIARDI LE CATTEDRALI DELLA CAMPANIA Mentre viene consacrata la nuova concattedrale di Conza un libro appena uscito racconta storia e trasformazioni delle cattedrali campane lla fine di un lavoro durato oltre A vent’anni, le quattro cattedrali delle diocesi riunite dell’Irpinia sono state una dopo l’altra restituite al culto. Ultima ad essere aperta, dopo quelle di Nusco (1993), Bisaccia (1998) e Sant’Angelo dei Lombardi (1999), è stata la nuova concattedrale di Conza della Campania, sede di una delle più antiche diocesi d’Italia, consacrata l’8 dicembre 2003 dall’arcivescovo Salvatore Nunnari, che vi ha celebrato la prima messa insieme al parroco di Conza, don Pierangelo Pirrotta. L’edificio sacro è stato costruito al centro del nuovo insediamento, ai piedi della collina sulla quale, prima del terremoto del 23 novembre 1980, sorgeva il paese antico, raccolto intorno alla cattedrale di età romanica, più volte ricostruita in seguito ai terremoti che funestarono il piccolo centro nel corso dei secoli e definitivamente distrutta dal sisma del 1980. La nuova cattedrale, realizzata su progetto dell’architetto Michele Carluccio, è a pianta circolare, con l’interno scandito da quattordici colonne e coperto da una cupola costolonata. Davanti all’ingresso il portico, preceduto da una scalinata, e di lato il campanile, decorato da quattro colonne agli angoli del registro superiore; intorno all’aula sono distribuiti gli ambienti accessori della chiesa, la sacrestia e la casa canonica. L’adeguamento liturgico dell’interno sarà oggetto di un successivo intervento a cura dell’Ufficio tecnico della diocesi, teso a recuperare e integrare nella nuova struttura alcuni resti dell’antica cattedrale; nel presbiterio verranno collocati l’altare, la cattedra vescovile settecentesca e l’ambone ricavato dal fonte battesimale della chiesa distrutta. In occasione della consacrazione della nuova cattedrale, i cronisti hanno sottolineato l’importanza che la cerimonia assumeva per la popolazione conzana, alla quale è stato restituito un punto di aggregazione fondamentale, dopo che il trasferimento in un contesto urbano molto differente dal vecchio centro distrutto aveva rischiato di minare l’identità della piccola comunità; e per celebrare l’avvenimento, la diocesi e la pro-loco “Compsa” hanno promosso, nello scorcio dell’anno appena trascorso, una serie di iniziative in onore di Sant’Erberto, l’arcivescovo protettore della città. *** Poche settimane dopo la riapertura della cattedrale conzana, è stato presentato a Napoli, presso l’Istituto universitario “Suor Orsola Benincasa”, il nuovo libro di Salvatore Di Liello e Pasquale Rossi, docenti del medesimo Istituto, sulle cattedrali della Campania. Il volume è il risultato di un progetto nazionale di ricerca promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), per documentare, all’inizio del terzo millennio, le trasformazioni avvenute nelle cattedrali italiane alla luce delle indicazioni sull’adeguamento liturgico degli edifici sacri emanate da Paolo VI dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, analizzando in dettaglio per ogni chiesa gli spazi più significativi della liturgia; innanzitutto il presbiterio, luogo della celebrazione eucaristica, quindi l’aula ecclesiale, il fonte battesimale, la custodia eucaristica e la penitenzieria. I primi due progetti giunti a conclusione hanno preso in esame le cattedrali del Triveneto e quelle della Campania. In particolare la ricerca in Campania, coordinata da monsignor Giancarlo Santi, da monsignor Ugo Dovere e dal professor Giancarlo Alisio, è stata condotta tra il 2000 e il 2003; per ogni edificio sacro gli autori hanno compilato una scheda documentaria con una breve nota storico-critica della chiesa, corredata da una bibliografia essenziale, dal rilievo planimetrico della fabbrica, dalla descrizione degli adeguamenti liturgici postconciliari e da un corredo iconografico relativo sia alla storia della cattedrale sia alla sua immagine attuale. Sono stati prese in esame 39 chiese, tra cattedrali e concattedrali, appartenenti alle 25 diocesi nelle quali è oggi divisa la Campania. L’opera comprende inoltre i saggi 11 dei due autori e di monsignor Dovere, oltre ai contributi di Eugenio Abruzzini, Stella Casiello, Donatella Mazzoleni e Giulio Pane; completano il volume la presentazione del cardinale Michele Giordano, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana, e la prefazione del professor Alisio. Il lavoro di Salvatore Di Liello e Pasquale Rossi assume un significato particolare per le chiese delle diocesi irpine, delle quali necessariamente documenta non solo i recenti adeguamenti liturgici, ma anche le trasformazioni, ben più profonde, seguite alle distruzioni causate dal terremoto del 1980. Un plauso va alla Conferenza Episcopale Campana, negli ultimi anni una tra le più attive nel promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico della propria regione, sia attraverso i numerosi interventi di tutela e di restauro condotti in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sia attraverso l’edizione di opere a stampa, tra cui Santuari della Campania, realizzata in occasione del Giubileo del 2000, e Musei diocesani della Campania, ultimata nel 2003. S. DI LIELLO – P. ROSSI, Le cattedrali della Campania. Architettura e liturgia del Concilio Vaticano II, Federico Motta editore, Milano 2003, 320 pp., s.i.p. Calitri fine anni ’50 - Da sinistra:Vincenzo, Michele e Orazio Cerreta. Il piccolo è Canio Zarrilli di Orazio (scatozza) e Cerreta Anna (r’zzont’). IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 GIOVANNI ACOCELLA I FIORI (E NON SOLO LE PIOGGE) DELL’ULTIMA PRIMAVERA la primavera della cultura scientifica quella del 2004 in Irpinia. Naturale Èchestata fosse così nel ricordo dei contributi offerti da schiera non trascurabile di uomini di scienza della nostra terra: da Leonardo Di Capua di Bagnoli a Giovanni Gussone di Villamaina, da Modestino del Gaizo a Oscar D’Agostino, entrambi di Avellino, da Angelo Maria Maffucci di Calitri a Giovanni Di Guglielmo di Andretta, da Alfonso Del Re di Calitri a Umberto Nobile di Lauro, da Luigi Amabile a Salvatore De Renzi, tanto per fare degli esempi. Tutto è partito il 22 marzo nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale ”Maffucci” di Calitri, quando il volume di Oscar D’Agostino, Il chimico dei fantasmi, edito da Mephite, è stato presentato dal suo curatore. Il testo contiene una descrizione (opera di un protagonista diretto) agevole e magistrale della grande avventura che Enrico Fermi e i suoi compagni vissero alla metà degli anni trenta. Essa portò alla scoperta di importanti segreti del nucleo atomico e aprì la strada all’utilizzazione dell’energia nucleare. La conferenza, introdotta dal Preside Antonio De Gianni, alla presenza di una folta schiera di docenti e di giovani, ha preceduto la presentazione in altre aule della scuola di alcuni exhibit “nuovi di zecca”, ideati e realizzati nell’ultimo periodo, nell’ambito della Mostra “Le Ruote Quadrate”. Questa è il fiore all’occhiello dell’Associazione ScienzaViva di Calitri, diretta dai proff. Canio Lelio Toglia e Pietro Cerreta, docenti nello stesso Istituto, con la collaborazione di altri docenti e di tanti allievi. Seguiva l’annuncio dell’arrivo in Italia del prof. Paul Doherty, dell’Exploratorium di S. Francisco, con visite programmate a Calitri, ad Avellino e nelle principali sedi universitarie italiane. Una traccia di questo itinerario è stata data sul “Corriere della Sera” di fine aprile dallo stesso professore californiano. Ma non va trascurata la suggestiva ed importante riunione del 17 aprile successivo con il workshop di ottica, presso l’Istituto magistrale “Imbriani” di Avellino, condotto dallo stesso prof. Paul Doherty, con il coinvolgimento nelle esperienze, realizzate nel vasto Auditorium, di gruppi di docenti di fisica e di allievi provenienti dalla provincia. Su questa iniziativa altre parole sono superflue per i lettori de “Il Calitrano”, che hanno potuto seguire nei numeri scorsi l’ampio resoconto della visita al Quirinale di ScienzaViva. Commovente e significativa l’immagine della signora Franca, consorte del Presidente della Repubblica, che reggeva tra le mani un modellino di quelle “Ruote Quadrate”, che sono state il prodotto dell’ingegno e della manualità calitrana. A concludere la stagione il 4, 5 e 6 giugno ha contribuito un evento ancora più straordinario. Il XXIV congresso nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia si è tenuto quest’anno ad Avellino. La scelta del capoluogo irpino è nata dall’interesse degli storici e dei fisici italiani per un prezioso Archivio, frutto della donazione di Sofia Melograni, vedova dello scienziato avellinese Oscar D’Agostino, all’omonimo Istituto per Geometri di Avellino. Nel Congresso sono state approfondite numerose ricerche su vari periodi di importante valore storico per la Fisica e per l’Astronomia. Non vanno però sottaciuti alcuni momenti significativi promossi dalla scuola irpina e riservati ai congressisti nelle pause dei lavori. La prima tappa è stata alla Mostra di antichi apparecchi dell’Ottocento e del Novecento, reperiti presso tre antiche istituzioni scolastiche del capoluogo, l’Istituto ”Imbriani”, l’Istituto agrario “F. De Sanctis e il Liceo classico ”P. Colletta” di Avellino e restaurati, dopo anni di paziente lavoro, da un gruppo interdisciplinare di docenti, di tecnici ed allievi, coordinato dal prof. Gaetano Abate. Questi strumenti fanno bella mostra in appositi scaffali allestiti nel Salone della Scienza e della Tecnica della Provincia di Avellino, all’interno della ex caserma “Litto” al Corso V.E.. Simbolici “Numi tutelari” dei preziosi scaffali i personaggi inquadrati alle pareti sotto la scritta “Gli Irpini e le scienze”. Il lavoro di restauro è stato molto apprezzato dai qualificati visitatori, molti dei quali non solo parlano di storia della fisica ma hanno fatto la storia della fisica italiana e mondiale nella seconda metà Novecento. Nel tardo pomeriggio del 4 giugno uno dei più grandi scienziati italiani e 12 mondiali, il prof. Giorgio Salvini, Presidente onorario dei Lincei, Direttore delle ricerche a Frascati e Ginevra, anche Ministro per l’Università e la Ricerca per un breve periodo, ha tenuto una magistrale conferenza ai giovani e agli insegnanti irpini nell’Auditorium dell’I.T.I.S. “Dorso” sulle scoperte scientifiche da Enrico Fermi in poi. Il discorso nella parte finale ha offerto lo spunto per alcune lungimiranti riflessioni sul futuro dell’umanità. I partecipanti si sono spostati poi in un’aula attigua, messa a disposizione dal Preside Michele De Simone per esporre alcune esperienze dal vivo della Rassegna “ Le Ruote Quadrate”, illustrate dai proff. Canio Toglia e Pietro Cerreta. Nella giornata di sabato 5 gli approfondimenti e il dibattito nella sede dell’Istituto tecnico per Geometri ”Oscar D’Agostino”, in un ambiente organizzato con cura dal preside Michele Cardellicchio e dai suoi collaboratori, comprese alcune giovani hostess, formate nell’attiguo Istituto Professionale Alberghiero “Manlio Rossi-Doria”, diretto dal prof. Garofalo. Nelle pause la visita all’Archivio D’Agostino, collocato nella biblioteca dell’Istituto. Domenica 6 visita al Museo Irpino e alla Casa vinicola “Mastroberardino”. Null’altro da aggiungere alla naturale conclusione che la scuola irpina ha fatto bella mostra di sé. La cultura irpina non può limitarsi soltanto a rivivere le indiscutibili glorie letterarie del passato. Fortunatamente, grazie allo sforzo di insegnanti capaci e volenterosi, si stanno facendo passi avanti considerevoli lungo la strada della cultura scientifica, che apre ai giovani le porte della modernità. La critica letteraria parla prevalentemente a una ad una Nazione ed alla sua lingua. Nel linguaggio della scienza si esprime il mondo intero senza distinzione di razze e di lingue. Mi sia consentito un sommesso passaggio per far notare che nella schiera molto numerosa di insegnanti irpini, Canio Toglia, Pietro Cerreta sono di Calitri e vivono a Calitri e dal nostro paese le “Ruote Quadrate” raggiungono tante città italiane. Gaetano Abate non è nato a Calitri ma è figlio di calitrani, espressioni di quella manualità artigiana, che tanti bei prodotti offrì in un passato a noi vicino. Avellino 19 giugno 2004 IL CALITRANO N. 25 n.s. – Gennaio-Aprile 2004 COSA HA PRODOTTO ALFONSO MARIA DEL RE a comprensione del valore autentico Lcalitrano dell’opera di questo illustre scienziato richiede conoscenze specifiche molto approfondite della sua poliedrica attività. Non è facile parlarne e farne cogliere il valore al lettore non addentrato in certe tematiche, nel campo della Fisica, della Matematica e delle questioni, tutte particolari, che animarono il dibattito degli anni in cui egli produsse grandi risultati. Era l’epoca in cui si preparava la grande rivoluzione scientifica e concettuale di cui Albert Einstein fu il più autorevole protagonista e portavoce. Da queste considerazioni discende la mia scelta di limitarmi a offrire in questa nota per tutti solo delle notizie generali e di indicare agli specialisti e ai lettori, desiderosi di ulteriori approfondimenti, le fonti bibliografiche e scientifiche, con un elenco di opere che segnerò alla fine. Il nome di Alfonso Del Re ricorre, infatti, nei Dizionari degli Autori più prestigiosi del mondo, da quello Biografico degli Italiani della “Treccani” a quello dei Matematici postunitari di Francesco Tricomi, alle opere monumentali di Poggendorff e di Gillespie. Nato a Calitri l’8 ottobre 1859, A. Del Re studiò a Napoli, divenendo assistente presso la cattedra di geometria proiettiva dell’Università, mentre era ancora allievo dell’ultimo anno, nel 1885. Nel 1889 fu assistente ordinario presso l’Università di Roma e vinse nel 1890 la cattedra di geometria proiettiva ed analitica nell’Università di Modena. Tornò a Napoli nel 1890, insegnando Geometria Descrittiva fino al decesso, avvenuto presso Sorrento il 5 settembre 1921. Nella Storia di Calitri di Vito Acocella si cita il suo rifiuto ad entrare nell’Accademia militare di Torino, dopo avere brillantemente superato l’esame di ammissione, con il commento di Francesco De Sanctis: “Che pianta di generale perde l’Italia!”. Comunque i suoi contatti con l’ambiente torinese segnarono momenti importanti della sua attività scientifica e didattica. Ebbe stretti rapporti con Francesco D’Ovidio, che insegnava Geometria nell’Ateneo torinese e nel capoluogo sabaudo probabilmente incontrò Giuseppe Peano e fu estasiato dalle sue idee sui fondamenti dell’aritmetica e dai suoi studi di logica matematica. L’opera di Alfonso Del Re è multiforme e rivela una versatilità eccezionale. Ha lasciato 125 pubblicazioni, dalla geometria pura a quella applicata, dall’analisi simbolica delle forme alla statica cinematica e alla dinamica, dagli spazi multidimensionali alle questioni prerelativistiche, affrontate con spirito moderno ed esposte anche in termini divulgativi. Maneggiava con padronanza, anche in termini fisici, le trasformazioni di Lorentz ed era entrato nel vivo delle questioni, successivamente sviluppate da Albert Einstein. A tutto questo si aggiungono gli studi di logica matematica che lo indussero a tenere presso l’Università di Napoli, ai primi del secolo ventesimo uno dei primi corsi di logica matematica per gli studenti. Avellino 19 giugno 2004 Citazioni biografiche: Dizionario biografico degli Italiani vol pp. Poggendhorff - Bibl. Lit. Hand worterbuch zur Geschichte der exakten Wissenshaften IV Bd voce Alfonso Del Re alle pp. 313-314 Charles G. Gillispie, Dictionary of Scientific Biography, New York, 1970-1978, vol. IV voce Alfonso Del Re alle pp. 276 e seg. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello stato unitario, Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, cl. Di sc. Fis. mat. e natur. – S. 4 - I(1962) pp. 43 ss Società nazionale di Lettere Scienze ed Arti (Necr. Rend. R. Accad. Sc. Fis. e nat. (Na) s. 3 – XXVIII(1922) pp. 187 ss. Accademia Pontaniana, Atti 1924 Mathesis- Mantova novembre 2001, pag. 93) La logica matematica italiana tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento: da Giuseppe Peano a Cesare Burali Forti e ad Alfonso del Re (Atti del II Congresso nazionale della Società di Storia della Matematica, Alba(CN) novembre 2002) Note familiari incomplete(attinte dal nipote diretto Alfonso e dal prof. Giuseppe) Alfonso Del Re ebbe un fratello Giuseppe dal quale nacquero Rosita, sposata al prof. Donato Vincitorio docente di matematica nei Licei e autore di numerosi studi, e Raffaello Preside, dal quale nacque Giuseppe, professore di Fisica Teorica a Napoli e a Roma. Tra i discendenti diretti di Alfonso il figlio Raffaele, già Preside del prestigioso Istituto tecnico industriale di Fermo e il nipote diretto Alfonso consulente aziendale, residente a Milano. [email protected] Titoli di alcuni miei lavori sull’opera di Alfonso Del Re: I problemi della Fisica e dello Spazio in alcuni matematici italiani della fine dell’Ottocento (Atti del XX Congresso Nazionale della Soc. It. di Storia della Fisica e dell’Astronomia Napoli 1-3 giugno 2000, pagg. 3-19) Una vivace polemica sulla Relatività ristretta tra due matematici italiani all’inizio del Novecento (Atti del XXI Congresso nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia Università della Calabria 6-8 giugno 2001) Il corso di algebra della Logica di Alfonso Del Re a Napoli e lo sviluppo della disciplina in Italia ai primi del Novecento (Atti del Congresso nazionale della 13 Michele Cerreta (u’ p’rit’/p’l’cin’ 20.03.1896 † 24.05.1959) nato da Donato e da Concetta Di Napoli, tenente di Fanteria nella prima guerra mondiale. A seguito dei sanguinosi combattimenti sul monte Pasubio, nel Trentino, gli venne conferita la medaglia di bronzo al valor militare. IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 PERCORSI TRA SCIENZA ED ARTE AL CASTELLO VISCONTEO Relazione sul viaggio a Pavia (2-6 maggio 2004) dei docenti e degli explainer dell’I.I.S. «Maffucci» di Calitri per la partecipazione della mostra «Le ruote quadrate» alla manifestazione Domenica 2 Maggio 2004 La partenza è avvenuta alle ore 7:00 da “Piazza Martiri d’Ungheria” in Calitri. Eravamo presenti noi ragazzi dell’I.I.S. «Maffucci», precisamente 17 dell’ITC, 9 del Liceo e 1 dell’ISA, selezionati per fungere da explainer degli exhibit de “Le ruote quadrate” per i coetanei delle scuole di Pavia. Insieme a noi c’erano anche i quattro accompagnatori: i professori Pietro Cerreta, Canio Lelio Toglia, Rocco Di Napoli e Maria Rosaria Di Napoli. I ragazzi provenivano dai Comuni di Calitri, S. Andrea di Conza, Pescopagano, Rapone e Bisaccia e quindi rappresentavano l’area interna dell’Appennino meridionale che sta a confine tra la Campania e la Basilicata. Nel pullman viaggiavano anche il prof. Gerardo del Guercio e il signor Carmine Ziccardi, originario di Andretta ma residente a Pavia, che ha collaborato all’organizzazione della mostra. Dopo una breve sosta per la colazione, abbiamo deciso di fare tappa ad Orvieto, dove siamo giunti alle ore 12:00. Qui abbiamo preso la funicolare e ci siamo diretti al Duomo, famoso edificio costruito nel 1290. Di evidente arte gotica abbiamo ammirato l’imponente facciata, anche se era parzialmente coperta dalle impalcature usate per il restauro. In seguito siamo entrati nel Duomo stesso attraverso una porta laterale e abbiamo potuto ammirare tutta la sua bellezza: gli archi a sesto acuto conferivano maestosità e potenza alla costruzione, mentre il battistero in marmo, di pregevolissima fattura, metteva in risalto tutta la grandiosità dell’arte Gotica. Usciti dal Duomo abbiamo mangiato il nostro pranzo a sacco e ci siamo diretti al Museo, dove abbiamo visto monili, utensili, monete, armature, elmi, armi e scudi etruschi, tutti in bronzo, rinvenuti nelle catacombe ed ora esposti. Siamo rimasti particolarmente impressionati da alcuni vasi in ceramica decorati che ritraevano scene di guerra. Alle ore 13:40 ci siamo recati al pozzo di San Patrizio, ma sfortunatamente non abbiamo avuto modo di visitarlo per mancanza di tempo. Alle 14:00 siamo saliti sul pullman alla volta di Borgo Priolo, dove è situato l’agriturismo “La Torrazzetta”, nel quale avremmo alloggiato. Prima di giun- gervi siamo passati per Montebello, monumento Nazionale, giacché conserva l’ossario dei caduti nelle Guerre d’Indipendenza. Alle 20:00 siamo arrivati a destinazione, abbiamo conosciuto il proprietario, ci siamo distribuiti nelle camere in gruppi di tre o di quattro e, infine, siamo andati a cena. Qui abbiamo assaggiato i piatti e i vini tipici della zona. Dopo cena siamo andati tutti a letto, essendo stanchi per il lungo viaggio e sapendo che la mattina seguente ci attendeva una lunga giornata. aspetti del centro storico della città ospitante. Siamo tornati dopo un’ora al Castello, dove abbiamo ripreso il nostro lavoro di istruzione dei ragazzi fino alle 16:00. Non potendo impiegare in altro modo il tempo prima della cena, il signor Ziccardi ci ha suggerito di far visita all’ipermercato di Montebello per svagarci, riposarci e osservare l’enorme quantità di merce in vendita. Alle 20:00 siamo tornati all’agriturismo, abbiamo cenato e siamo andati a dormire. Martedì 4 Maggio 2004 Lunedì 3 Maggio 2004 Ci siamo svegliati alle ore 6:30 e, dopo esserci preparati, abbiamo fatto colazione e alle 7:45 siamo partiti per Pavia. Il viaggio è durato circa un’ora e verso le 9:00 siamo arrivati al Castello, dove la squadra coordinata da Gianni Rauso aveva allestito la mostra. Dopo aver conosciuto i ragazzi del Cardano di Pavia ci siamo divisi in quattro gruppi (grosso modo secondo gli exhibit di meccanica, ottica, elettromagnetismo e percezione) e ci siamo subito messi al lavoro. Mentre i professori Cerreta e Toglia definivano la disposizione degli exhibit nei locali dei sotterranei del Castello, una volta adibiti a scuderie e da poco restaurati, il nostro compito era di istruire i ragazzi di Pavia. Questi, in gran parte, si sono mostrati interessati e vogliosi di apprendere il più possibile su ogni exhibit, dato che poi avrebbero dovuto gestire la mostra stessa in nostra assenza. Dovevamo spiegare l’esperimento e il fenomeno fisico per poi farlo ripetere loro in modo da fissare i concetti più importanti e correggerli nel caso in cui sbagliassero. Non abbiamo incontrato particolari difficoltà, anzi abbiamo avuto anche alcuni interessanti spunti per mettere meglio a fuoco il fenomeno evidenziato dall’exhibit, come per esempio quello di procurarci polvere di ferrite per visualizzare con il “Motore Asincrono” il campo elettromagnetico che si forma in corrispondenza del nucleo ferromagnetico. La mattina è passata in modo tranquillo e alle 13:00 siamo andati a pranzo alla mensa universitaria. La pioggia ci ha impedito di soffermarci lungo la strada, per notare gli 14 Dopo la colazione ci siamo recati al Castello, sempre sotto una pioggia insistente, dove abbiamo ripreso il nostro lavoro di explainer. I ragazzi di Pavia si esercitavano nella ripetizione del funzionamento degli exhibit sotto la nostra supervisione e mostravano di ricordare egregiamente le spiegazioni del giorno prima. Noi, dal canto nostro, davamo loro nuove informazioni e consigli su ciò che riguardava la parte pratica dell’exhibit, mostrando con le mani il modo migliore di spiegare ai visitatori cosa fare e cosa notare per apprendere le leggi dei fenomeni in mostra. Tutti i ragazzi di Pavia, eccetto alcuni che avevano bisogno di essere sempre richiamati dai professori, si destreggiavamo abbastanza bene e spiegavano con scioltezza ciò che avevano appreso. In seguito ad essi è stata data la facoltà di scegliere gli exhibit che maggiormente li interessavano, anche per ridurre la quantità di nozioni da dover imparare. Alla richiesta di ulteriori approfondimenti e curiosità su di essi, ci siamo prodigati in modo da prepararli al meglio per l’indomani, giorno di apertura della mostra. L’intera mattinata e il pomeriggio, fino alle 16:00, sono dunque trascorsi per potenziare il livello di conoscenza dei ragazzi di Pavia, che, alla fine, hanno chiesto di conoscere a fondo anche gli exhibit che riguardavano altri gruppi. Chiusa la mostra ci siamo recati alla Certosa, un tempo abitata dai monaci Certosini, ora per la mancanza di vocazioni, abitata dai Cistercensi. La nostra guida era appunto un monaco Cistercense, che ci ha dato informazioni sulla costruzione e ci ha mostrato le cose più belle del- IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 l’intero complesso architettonico. Iniziata la costruzione sotto i Visconti nel 1390, si è conclusa tre secoli dopo sotto gli Sforza. La facciata, monumentale, è riccamente decorata con marmi policromi ed è abbellita da un portale ligneo di pregevole fattura. All’interno la chiesa, pur essendo molto luminosa, ricorda molto il Duomo di Milano: divisa in tre navate, di cui la centrale è la più ampia, presenta grandi colonne che sorreggono archi a sesto acuto, tra le cui nervature risaltano gli originali affreschi fatti con lapislazzolo ridotto in polvere. Appena si entra, sulla sinistra, è ritratto un Certosino vestito di bianco, chiamato il Frate Guardiano mentre sulla destra alla sesta bifora fa capolino, il Frate Curioso e sembrano entrambi guardare con serenità i visitatori. All’interno della Chiesa, inoltre, sono rappresentati i dodici apostoli, i dottori della Chiesa Sant’Agostino e San Girolamo e San Bruno, fondatore dell’ordine Certosino. Siamo stati condotti, poi, nel transetto, dove sono presenti i monumenti sepolcrali di Ludovico il Moro e Beatrice D’Este e quello di Gian Galeazzo Visconti. Sulla porta d’ingresso alle cappelle, inoltre, è rappresentato un altro dipinto che conserva i colori originali in lapislazzolo: la Madonna del Tappeto con il Bambino. Dopo aver visto ciò siamo passati nella Sacrestia Vecchia, ove abbiamo potuto ammirare il trittico in avorio realizzato da Baldassarre degli Embriachi che rappresenta la “Storia della Vergine”, la “Leggenda dei Magi” e la “Leggenda del divinatore Balaam”. Il frate Cistercense ci ha raccontato che questo trittico fu rubato, ma fortunatamente dopo tre anni, grazie ad una soffiata, è stato rinvenuto e riposto nella Sacrestia. Dopo essere passati nel coro, siamo usciti nel chiostro piccolo ed entrati nell’antico coro, oggi refettorio,dove c’era lo splendido affresco del “Cenacolo” per poi visitare le antiche residenze dei frati, ventiquattro in totale, che presentavano stanze da letto, studio e giardino personale. Finita la visita e ringraziato il frate che ci ha fatto da guida, siamo tornati all’agriturismo, dove abbiamo mangiato e siamo andati a letto. Mercoledì 5 Maggio 2004 Fatta colazione, ci siamo recati al Castello per la cerimonia di inaugurazione della nostra Mostra e di «Scienza Under 18», in locali contigui, che è stata promossa dal Museo della Scienza di Milano nonché di altre due esposizioni allestite al piano superiore: «Arte e Scienza», a cura dei docenti del Cardano e la Mostra degli antichi strumenti di Ottica a cura dell’Università di Pavia. Ciò è avvenuto alla presenza del Sindaco di Pavia e delle autorità locali. Subito dopo, i nostri quattro professori insieme ad una rappresentanza di quattro ragazzi si sono recati alla conferenza di apertura, tenutasi a qualche centinaio di metri dal Castello, presso la Sala «Scarpa» dell’Università, mentre noi siamo rimasti sul posto ad aiu- Donaci, o Dio, la sapienza del cuore (Salmo 18) tare i ragazzi di Pavia durante l’avvio mostra. Qui sono giunte diverse scolaresche molto interessate al contenuto della mostra e ci ha fatto piacere notare come i ragazzi di Pavia fossero sciolti ed a loro agio nella spiegazione. Quando avevano bisogno di aiuto ci chiamavano e noi venivamo loro incontro, quanto più ci era possibile. La mattinata è trascorsa senza problemi data l’ottima collaborazione che si era creata tra noi e loro. Proprio per questo riteniamo che l’esperienza di Pavia abbia dato ottimi risultati. Intanto alla conferenza è intervenuto, tra gli altri, il prof. Toglia, presidente di Scienzaviva, che, dopo aver ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita della Mostra, ha illustrato approfonditamente cosa fa Scienzaviva, chi siamo e da dove proveniamo. Molto interessante è stato anche la relazione sulla percezione visiva e la storica differenza tra lux e lumen tenuta dal prof. Bevilacqua dell’Università di Pavia. L’Ispettore Marucci del MIUR ha sottolineato l’interesse del Ministero per la comunicazione tra pari che si andava svolgendo tra gli studenti di realtà scolastiche meridionali ( di Calitri) e settentrionali(di Pavia). Hanno preso la parola anche il Dirigente del CSA di Pavia, il Prof Dell’Antoni e il Direttore Galli del Museo della Scienza di Milano. Nel corso di tutta la permanenza, inoltre, Fabrizio Iannella ha raccolto foto e filmato i momenti salienti, come la conferenza stessa, in modo da avere un ricordo indelebile di questa esperienza. Alla fine della conferenza, ci siamo recati inoltre al Museo dedicato ad Alessandro Volta che custodisce alcuni strumenti, tuttora funzionanti, utilizzati o messi a punto dallo stesso Volta durante la sua lunga permanenza a Pavia. Nel Museo sono presenti, inoltre, anche reperti anatomici, quali la prima rudimentale camera iperbarica,scheletri di feti siamesi, di persone affette da nanismo, nonché la testa sotto formalina dell’illustre prof. Scarpa, anatomopatologo dell’Università di Pavia. Rientrati al Castello, prima 15 di andare via insieme ai professori abbiamo fatto un “check up” agli exhibit sistemando ancora una volta la loro collocazione, per consentire ai visitatori di farli funzionare correttamente. Alle 16:30 abbiamo salutato e ringraziato tutti e ci siamo diretti verso il centro di Pavia. Qui abbiamo ammirato le bellezze della città, aiutati dal sig. Ziccardi, dirigente in pensione degli Archivi di Stato a Pavia, e da Antonio Cestone e dal prof. Vincenzo De Nicola, calitrani trapiantati ormai da anni a Pavia. Abbiamo visitato San Pietro in Ciel d’Oro, Chiesa romanica così chiamata perché conserva un affresco di San Pietro su sfondo dorato, tipico dell’arte del XII secolo. Siamo entrati e scesi nella cripta per apprezzare il sarcofago contenente le reliquie di Sant’Agostino e il monumento a Boezio. Notevole è stata la possibilità di vedere l’iscrizione a caratteri grossi del nome del re longobardo Liutprando. Usciti abbiamo passeggiato lungo la via principale di Pavia, per poi tornare all’agriturismo, dove il sig. Ziccardi ha regalato ad ognuno di noi tre libri. Giovedì 6 Maggio 2004 La sveglia è suonata più presto del solito poiché dovevamo partire prima delle 8:00 per tornare a Calitri e così, dopo aver fatto colazione, abbiamo salutato e ringraziato il proprietario che ci ha fatto sentire come a casa nostra e siamo partiti. Alle 13:00 ci siamo fermati a San Marino, dove abbiamo pranzato e abbiamo avuto modo di visitare la rocca e comprare qualche regalo. Nonostante l’incessante pioggia siamo riusciti ad arrivare quasi sul punto più alto della città, dove abbiamo potuto ammirare tutto il meraviglioso paesaggio collinare che circonda la piccola Repubblica. Alle 15:00 siamo ripartiti e l’autista, per alleggerire un viaggio che altrimenti sarebbe stato molto lungo e faticoso, ci ha dato la possibilità di vedere il film “Ocean’s Eleven” che ci ha rilassato e riposato per quasi due ore. Il viaggio è trascorso senza problemi, come del resto quello dell’andata, ed alle 21:30 siamo arrivati a Calitri, dove ci attendevano i nostri familiari. Scesi dal pullman ci è dispiaciuto che questa esperienza si fosse conclusa, ma eravamo tutti consapevoli di essere cresciuti e di esserci arricchiti. In conclusione non possiamo fare altro che ringraziare tutti i professori che ci hanno accompagnati, Scienzaviva e l’I.S.S. Maffucci che ci ha permesso di andare a Pavia. Antonio Ciano IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 “NON SI MUORE TUTTE LE MATTINE” Il primo romanzo di Vinicio Capossela ateriale ce n’è a peso, sono 400 “M grammi per 29 capitoli e 320 pagine, è un breviario pieno zeppo di parole e storia, una predica, e da che pulpito viene, vorrei che si leggesse a capitoli, a racconti, affondateci il coltello come un cocomero per vedere se viene fuori il rosso. Ma, se vi piace, leggetelo tutto, l’epopea si dispiega dall’inizio alla fine”. “Non si muore tutte le mattine” romanzo che segna l’esordio come scrittore di Vinicio Capossela. Costato sette anni di gestazione, il cantautore ha iniziato a lavorarci nel 1997. “Questo libro parla di diverse cose: dell’ambizione, dell’intenzione, del progetto e, infine della resa. Anche dell’amicizia e dell’amore. È un trattato di “cetacelogia”, di teologia, di fratturazione degli arti, della morte delle macchine- Tanti racconti che però costituiscono un’unica vicenda. E ci sono diversi personaggi che mi sono limitato a trattare nel libro perché voi non abbiate ad incontrarli davvero. È un libro d’assediati, di rinchiusi, “ha spiegato il cantautore calitrano nel corso della conferenza stampa. Il romanzo stesso è figlio di un periodo di reclusione, un isolamento forzato (volontario) trascorso negli ultimi mesi all’interno di un ufficio della casa editrice Feltrinelli, come ha spiegato Vinicio. Il processo di scrittura e di creazioni dei racconti è stata per Capossela diversa da quella dei suoi brani: “le mie canzoni non sono finite nel libro: magari alcune frasi e spezzoni italianizzati di brani di altri artisti, alcune loro suggestioni, mentre non nego che alcune frasi del libro finiranno nelle mie canzoni. D’altronte il materiale è tutto mio, ho il copyright!, scherza l’artista calitrano. Parla anche del nuovo album: “per il momento le canzoni nuove, sono insieme in un cassetto, ancora libere di accompagnarsi e mutare”. Proprio in occasione del suo tour per la presentazione nelle varie Feltrinelli in Italia, il maestro è giunto anche a Napoli il 16 aprile, e lì siamo andati a trovarlo. La sala di Piazza dei Martiri, era gremita, il cantautore si affaccia con la trasandata eleganza di sempre “Vinico, Vinicio, Vinicio”. Sento le voci degli angeli” dice il maestro, poi il reading con uso di concerto può iniziare, magari lasciando tutti per un attimo al buio, saltando tra le pagine, abbandonando il leggìo per il pianoforte, da cui sgorgano le note di un tango, di una vibrazione bachiana, di un decervellamento doc. Successivamente alla presentazione abbiamo trascorso la serata con Vinicio, avendo portato da Calitri rinforzi di “sausicchj’” e di vino della “V’sc’glieta”. Il maestro ci chiedeva di raccontare alcuni modi di dire e fatti calitrani, memore dei racconti narrati dal padre Vito e della bellissima vacanza trascorsa lo scorso settembre a Calitri. Vinicio, artista riconosciuto in Italia e all’Estero, è legatissimo alle sue origini irpine, tanto da volersi esibire nei locali dell’ex ECA a Calitri, luogo di tradizioni antiche, dove un tempo si svolgevano matrimoni, tra balli di quadriglie e spasette di “cannazze e cuta cuta”: Devo dire, che negli ultimi tempi la gioventù calitrana, e non solo, apprezza sempre più la genialità e l’unicità del cantautore irpino, spero vivamente che venga invitato ad esibirsi a Calitri, e perché no, magari proprio nelle festività di settembre! Breve biografia di Vinicio Capossela: nato ad Hannover (Germania) il 14.12.1965 da Vito Capossela nato a Calitri (AV) il 31.08.1939 (pacchi pacchi) e 16 Antonietta Badia nata ad Andretta (AV) il 13.08.1945. Bizzarro, ironico, sentimentale, Vinicio capossela è uno dei cantautori più interessanti emersi in Italia nell’ultimo decennio. Artista errante, ha fatto del randagismo quasi una filosofia di vita, ha percorso tutte le tappe di una dura gavetta, da “emigrante”, nato in Germania arriva presto in Italia, trascorre adolescenza e giovinezza a Reggio Emilia, con frequenti viaggi nelle nostre terre irpine. Dopo una breve esperienza al Conservatorio e un impiego come suonatore di piano su navi, night di riviera, avviene l’incontro con Francesco Guccini e il produttore Renzo Fantini (poi suo produttore). E proprio grazie a quell’incontro pubblica il suo primo album nel 1990, All’una e trentacinque circa, premiato dal Club Tenco quale migliore opera prima. Ad esso segue, nel 1991, Modì, uno fra i migliori album della sua carriera. Successivamente collabora con paolo Rossi, nello spettacolo teatrale Pop e Rebelot, per il quale il maestro è anche attore e autore delle musiche. Nel ’94 pubblica Camera a Sud, trascinato dalla struggente ballata della title track e dal singolo “Che coss’è l’amor’” una metafora amara dissacrante sull’amore e su tutti i suoi risvolti, album seguito da una serie di concerti. Nel 1996 iniziano le registrazioni del nuovo album, Il Ballo di San Vito, il suo disco più contaminato e contagioso. Il maestro si conferma cantautore delle storie di vita comune, di “giornate senza pretese”, per dirla con un titolo di una sua canzone, di giovani di periferia, di racconti in bilico tra dramma e ironia. Nella Canzone “Al Veglione” un delizioso quadretto di una festa di capodanno trascorsa in Irpinia, tra Calitri ed Andretta, rimasta nella memoria di un bambino, Vinicio racconta anche le gesta di un certo “mastro sentimento”, concittadino calitrano. Nel dicembre 1997, in occasione della pubblicazione di Sogni di Bunker Hill, Capossela partecipa a un reading dedicato a John Fante della casa editrice Marcos y Marcos. L’esperimento si trasforma in un reading semi-ufficiale di propri scritti e poesie che prenderà il titolo di IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 Accaniti nell’accolita. Sempre nello stesso anno al Naima Club viene registrata una speciale serata, che porta sul palco, assieme alla band di Capossela, la fanfara di ottoni macedone della Kocani Orkestar, dirette da Neat Veliov. Da questa serata viene registarto il quinto disco di capossela, Liveinvolvo. L’album Canzoni a Manovella, viene pubblicato nel 2000: il successo è strepitoso, oltre 70.000 copie vendute. Polke, marcette, palombari, marajà, si inseguono in una sorta di teatro di strada, dove tra un giro di valzer e un sogno, si viaggia tra Lubecca, Varsavia e Salonicco. Segue un lungo tour teatrale, che registra l’esaurito ad ogni data. La notte del 24 dicembre 2001, andò in onda suklle frequenze di Radio2 la riduzione radiofonica del Racconto di Natale di Dickens, rielaborata e recitata dallo stesso maestro irpino. Nel 2003 prepara i radio racconti I Cerini si Santo Nicola – racconto infiammabile per voci, suoni e canzoni – da lui stesso musicato, che viene mandato in onda la notte di Natle su RadioRai2. Il successo del progetto è senza precedenti. Nel gennaio 2003 esce L’Indispensabile, prima raccolta del maestro, pubbli- cata sempre con etichetta CGD East West. Tra le 18 tracce, classici come “Il ballo di San Vito”, “Marajà”, Che coss’è l’amor”, “Eallora mambo”, “Con una rosa”, “Scivola vai via”, più l’inedito “Si è spento il sole”, cover di un pezzo inciso nel 1958 da un giovanissimo Adriano Celentano, che l’artista calitrano ha interpretato per omaggiare il padre Vito e la sua gioventù. E mel marzo 2004, esce “Non si muore tutte le mattine”, romanzo che segna l’sordio come scrittore di Vinicio Capossela, edito dalla Feltrinelli. Giuseppe Di Guglielmo Calitri 08.09.1945 - Sedute sul bordo della vasca della fontana, ora demolita, da sinistra: Lucia Norillo coniugata Chiappinelli e residente negli USA, Francesca Di Carlo vedova Campana, Antonietta Norillo attuale consorte del generale Michelangelo De rosa, e Rosa Vallario (Sisina/14.06.1927 † 19.04.1987); tra le colonne un bambino, nipote di Mario Miano, attualmente residente in America. È, inoltre, visibile una parte r’ lu ndav’lat’ sul quale si esibiva la banda musicale per la festa della Madonna. Albania 1943 - Antonio Gallucci durante il servizio militare. Calitri 1953 - Da sinistra prima fila: Nicola Savanella, Domenico Mastronicola, Enzo De Rosa,Vincenzo De Nicola; seconda fila: Donato Zarrilli, Gerardino Lampariello e Valentino Nannariello. Le signore Antonietta Maffucci e Giuseppina Briuolo, qui nel classico costume calitrano, prestano, con vero spirito di generosità ed altruismo, la loro assistenza agli anziani del “Centro Anziani” di Villa Lazzaroni in via Appia Nuova a Roma. 17 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 Erbe di Casa Nostra IL LIMONE È un piccolo albero sempreverde con foglie allungate e fiori bianchi, uno dei più importanti agrumi, ricco di acido citrico, acido malico, potassio, saccarosio e vitamine del gruppo C-P-A-B. I limoni si possono conservare per un lungo periodo se immersi nell’acqua salata, od acqua di mare, o sotto il sole. È una pianta molto sensibile al freddo, teme le notti limpide che, nei mesi di maggio e di ottobre, possono danneggiarlo soprattutto nella fioritura Successivamente segue la potatura, è più producente verso la luna nuova, poi è bene procedere alla concimazione. Gli altri trattamenti devono essere effettuati tra il primo quarto e la luna piena. Le foglie ed i fiori sono antispasmodici e tonici, il loro infuso è indicato nelle digestioni difficili e nei piccoli disturbi degli organi aderenti. È consigliabile nella dissenteria, nelle affezioni scorbutiche perché riesce a sciogliere e facilitare l’espulsione dei calcoli renali e vescicali. È utile come disinteffante della bocca, delle gengiviti, effettuando sciacqui frequenti. Questo agrume essendo acido, danneggia i denti per cui, è consigliabile diluirlo con l’acqua. Il sugo del limone si consiglia di prenderlo a periodi alterni, con un intervallo di 10 giorni. La circolazione sanguigna si renderà più attiva e stimolerà Calitri 1954/55 - Sartoscuola Cioffari Antonio, da sinistra in piedi: Canio Cioffari nato da Pasquale e da Grazia Maria Iannolillo, residente a Torino, Francesco D’Avanzo (01.10.1937 † 08.02.1980) nato da Michele e da Mariantonia Codella, commendatore, professore Antonio Cioffari (p’satur’/21.01.1910 † 22.06.1985) nato da Francesco e da Margherita Metallo, Angelomaria Maffucci (s’nd’mend’) nato da Giuseppe e da Maria Di Napoli, Luigi Pasqualicchio nato da Angelomaria e da Mariantonia Cella, residente a Figgino M.se, Giuseppe Codella (mast’ Pepp’) nato da Vitantonio e da Giovanna Zarrilli; prima fila: Michele Bellino nato a S. Andrea di Conza da Francesco e da Palmina Russo, Michele Margotta (01.07.1944 † Roma 28.03.1995) nato da Donato e da Rosa, Maria, Antonietta Rabasca e Antonio Zazzarino nato da Vincenzo e da Angela Mauro, residente negli USA. 18 la secrezione della bile e dell’urina. Ha quindi diverse funzioni: diuretica, antiscorbutica, febbri intermittenti ed è un buon astringente. Nelle emicranie si rende efficace il succo di mezzo limone spremuto in una tazzina di caffè; per i dolori di stomaco occorre un quantitativo maggiore cioè una tazza di camomilla. Se le unghie delle mani si sfaldano, il succo di questo agrume le rinforzerà. Bisogna fare attenzione perché il suo abuso può essere nocivo per la salute in quanto potrebbe causare anemia e produrre danni più o meno gravi allo stomaco. Alba Algeri (da Retorbido) Calitri 1957/58 - Da sinistra: Giovanni Sperduto classe 1939 con le mani conserte,Antonio Caputo classe 1941 tutto attillato nel vestito nuovo,Antonio Raffaele Pastore seduto e Vito Michele Polestra. IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 zione chiara ed accessibile che apre sempre nuovi orizzonti e prospettive di ricerca quanto mai stimolanti. Ancora grazie don Pasquale. LA NOSTRA BIBLIOTECA SENZA CONFINI a cura di don Valentino Di Napoli – Litografia “Azzurra” dei F.lli Nigro – Ponteromito – Nusco(AV) 2003 el ventesimo anniversario della sua ordinaN zione sacerdotale don Va- IL CULTO DI SAN MICHELE ARCANGELO. La chiesa sul Pizzo di San Michele di Raffaela Bergamo e Vincenzo D’Alessio – Edizioni Gruppo Culturale “F. Guarini”- Solfora (AV) 2004. lentino Di Napoli attuale parroco di Castelfranci, ha voluto rendere grazie ed onore ai carissmi genitori e nello stesso tempo alla prematura scomparsa del giovane fratello Tonino, raccogliendo in un unico volume tutte le testimonianze che gli sono pervenute in seguito alla pubblicazione di uno snello libretto scritto dal cugino professor Vincenzo Di Napoli sulla vita dei coniugi Generosa Ricciardi sarta e di Nicola Di Napoli fabbro genitori dello stesso don Valentino Niente di trascendentale o di eclatante, ma soltanto due vite semplici ed austere, legate da legami profondi ed affetti duraturi, nell’attaccamento al dovere, al lavoro e alla famiglia; ne è venuto fuori un bellissimo “album di famiglia” che vogliamo ricordare col grande Cicerone: “…qual meraviglia se gli animi degli uomini si commuovono, quando sembri loro di scorgere virtù e probità in quelli coi quali sono per avventura congiunti per consuetudine di vita? Naturalmente l’amore è rinforzato e dal bene ricevuto e dalla devozione constatata e dalla familiarità sopravvenuta che divampa in una meravigliosa grandezza di affetto” (Dall’Amicizia IX-29) a chiesa eremo, dedicata a San Michele Arcangelo, è situata sulla sommità del Pizzo di San Michele (mt. 1.564) nella Lcatena dei Monti Picentini. Sovrasta gli abitanti di Calvanico, sul versante salernitano, e Solofra sul versante avellinese. La barriera dei Monti Picentini chiude in uno stretto passaggio la Valle dell’Irno e apre verso la Valle Solofrana che alimenta il fiume Sarno. I versanti calcarei della montagna, visti dalla piana dell’Irno, fanno sembrare la vetta del Pizzo San Michele come un’enorme piramide. Gli autori di questo libro con un discorso scorrevole ed accattivante in undici capitoli ci conducono per mano attraverso le loro argute e dotte ricerche per farci scoprire l’antico culto di San Michele che tenuto sempre vivo da un attaccamento profondo e sincero, anche nei tempi moderni conserva una profonda Fede cristiana nella devozione, che solo una consolidata tradizione secolare può spiegare. Un buon libro che ci ripropone un antico luogo di culto con la sua storia e le sue antiche tradizioni quale testimonianza della fede genuina dei nostri antenati. L’ARTE SACRA IN ALTA IRPINIA di Pasquale Di Fronzo – Tipografia Grappone di Mercogliano 2003. e attente sollecitudini e i sapienti aggiornamenti che troviamo LIrpina, nel dodicesimo volume di don Pasquale Di Fronzo sull’Arte ci fanno scoprire sempre più un autore dotato di cultura ed intelligenza non comuni, posti, con generosa disponibilità, al servizio di tutti, anche se – purtroppo – non è controbilanciato, da parte nostra, da partecipazione più attiva, più puntuale e penetrante. Il volume, frutto di approfondite ricerche, si inserisce nella cerchia di quelle indagini/inchieste che negli ultimi anni hanno aperto alla storiografia irpina orizzonti di più largo respiro, proiettandola oltre i confini della “provincia”. Preceduto da un’ampia e dotta introduzione sulla differenza esistente fra pietà popolare e religiosità popolare, fa un’attenta disamina sullo sviluppo avuto attraverso i secoli della “Liturgia”, la formazione della preghiera Ave Maria, del culto Mariano in genere e del Gloria al Padre ci introduce nel lavoro vero e proprio con 12 schede sempre attente e puntuali che ci parlano delle statue lignee di S. Vito ad Aquilonia, della Trinità coi Santi, la tavola dell’ultima cena e la statua lignea della Madonna a Gesualdo, del quadro dell’Annunziata a S. Nicola di Baronia, della statua di S. Francesco Saverio a Taurasi, della statua lignea di S. Giuseppe a Castervetere sul Calore, del quadro di S.Vito martire di S.Donato e di S. Lorenzo a Mirabella Eclano, di S.Pasquale e il suo altare a Frigento e dell’estasi di S. Gerardo a Caposele. Il tutto con un esauriente corredo di notizie storiche, attinte ad una molteplicità di fonti documentarie e non, con esposi- Al “Brutium” la presentazione di due libri di Marcella Croce de Grandis. ITALIA. UN MODO NUOVO DI FARE POESIA. l 12 maggio u.s. a Roma al “Brutium” Associazione dei CalaIvolumi bresi nel Mondo, Palazzo Pignatelli, sono stati presentati due di poesia della poetessa Marcella Croce de Grandis “Speranza di Luce” e “Sentiero della Fede”. Sono intervenuti: dr.ssa Mara Ferloni, dr.ssa Wanda Luna Palmery, dott. Ludovico Pontillo; erano presenti: S.E. Mons. Alberto Tricarico, S.E. Mons. Antonio Magnoni, prof. Padre Ernesto Piacentini, dott. Augusto Giordano del GR2, dott. Filippo Gesualdi direttore del Corriere di Roma. L’autrice ha cantato alcune sue composizioni liturgiche, accompagnate al pianoforte dal M.° Carmelina De Vito, e sono state donate ai presenti le grafiche raffiguranti la Vergine della Rivelazione. L’autore Angelo Blasetti ha presentato i libri, ed ha declamato alcuni brani tratti dai suddetti volumi. Bisogna leggere i due libri di poesie di Marcella Croce de Grandis per apprezzare i versi più belli della letteratuta italiana in tutto il loro valore. Già sono state pubblicate recensioni, ad ambedue i libri, e commenti firmati da autorevoli critici e accompagnati da puntuali note bibliografiche. Due pre19 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 ziosi volumi alla scoperta di tanti miti. Ottime le foto nelle due prime di copertina, particolarmente quella del libro “Speranza di Luce” con la frase che segue: “La fonte della Fede che scende nella valle fiorita, si getta sul fiume della grazia e va verso il mare sconfinato della misericordia di Dio”. Il Crocifisso Utilizzato, su disegno di Marcella Croce de Grandis è stato prodotto dalla Ditta Mauro Gherardi di Bazziano (BO) e Graziano Andrighetto di Minerbio (BO). Ottima la presentazione di “Speranza di Luce” della prof.ssa Wanda Luna Palmery, che esprime questo giudizio sui versi semplici e genuini di Marcella:”Sono parole di speranza che partono dal cuore per approdare all’essenza universale dell’essere, in virtù di quelle Leggi divine, colonne portanti a suggerire valori ideali di vita a cui ogni umana società dovrebbe ispirarsi per realizzare il disegno di Dio su questo pianeta così tor- mentato”. Bella anche la prefazione di Mara Ferloni al libro “Sentiero della Fede”: “come nebbia al sole dissolvono gli affanni lungo il sentiero della Fede”… È questa la strada che Marcella ci esorta a ritrovare sullo spirito di un alto e nobile ideale di amore universale, amore verso Dio, desiderio di pace, di serenità. Ciò che più colpisce in queste liriche è la solidità di certe convinzioni di Marcella che sogna e spera, con il trionfo di Gesù, un nuovo mondo con “l’alba che non conosca tramonto”. È una poesia spontanea, sincera, con un alto livello di spiritualità; sono versi che nascono dall’anima, con “briciole di vita” Marcella Croce de Grandis ci suggerisce di intraprendere quel cammino “spesso spinoso” che ha però come fine ultimo l’approdo alle meraviglie eterne. Francesco Romagnuolo Vita Calitrana l prossimo mese di agosto si terrà l’Estate ragazzi organizzato dai giovani della Parrocchia di San Canio. Il programma prevede il torneo di calcetto presso il campetto e lungo il corso Matteotti e via Garibaldi il torneo di scopone, di tressette e di bigliardino. I L D a festa San Canio Vescovo e Martire del 25 maggio 2004 è stata animata dalla Banda Città di Calitri. Il complesso è formato da quarantatrè persone ed è diretto dal Maestro Prof. Giuseppe Rosa di San Fele (PZ), Capobanda: Sig. Giuseppe Nicola Stanco e Sig. Donato Basile di Vincenzo. omenica 05 settembre 2004, alle ore 17.00, avrà luogo il 1° raduno interdiocesano di Confraternite in occasione del 150° della promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria (8 dic. 1854-2004). L’accoglienza avverrà presso la Chiesa parrocchiale di san Canio, alle ore 17.00. Alle ore 17.30 riflessione mariana nel salone, ore 18.15 percorso di fraternità e di preghiera per le strade di Calitri e alle ore 19.00 presso la Chiesa dell’Immacolata si terrà la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Padre Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Le schede di adesione vanno inviate via fax al n. 0827-38090, segreteria Parrocchia San Canio, entro il 24 agosto p.v. C on il patrocinio della Provincia di Avellino, del Comune di Calitri e della Comunità Montana “Alta Irpinia”, il MOTO CLUB “Alta Irpinia” sede Calitri ha organizzato, il 3 e il 4 luglio 2004, il 1° MOTORADUNO CITTÀ di CALITRI. Presso i padiglioni della Fiera interregionale sono convenuti da tutta Italia oltre duecento motociclisti. Significativa è stata la mostra fotografica del pionierismo motociclistico, la storia della Moto Guzzi e il carosello storico dei carabinieri con moto Guzzi d’epoca. Il mototour si è svolto per le strade di Calitri - Bisaccia - Andretta - Conza della Campania - Sant’Andrea di Conza e ritorno. L a Santa Messa Vespertina della Natività della beata Vergine Maria, di mercoledì 8 settembre 2004, verrà animata dalla stupenda “Corale Lauretana” della Cattedrale di Aversa (CE), diretta dal Maestro di cappella mons. Francesco Grammatico. Dopo seguirà la solenne processione «della Madonna» accompagnata dalla banda Città di Calitri e dalla banda Città di San Severo (FG). SORRENTO, COSTIERA AMALFITANA E ROMA UN VIAGGIO INDIMENTICABILE Sole, amicizia, bellezze panoramiche e architettoniche sono gli ingredienti che hanno reso fantastico e suggestivo un viaggio (dal 15 al 21 maggio 2004), che difficilmente potremmo dimenticare. E noi, nella consapevolezza di esser parte di un gruppo solido ed affiatato, non possiamo far altro che constatare quant’è bella l’Italia con i suoi beni, i suoi paesaggi e la sua gente. Tuttavia non dobbiamo dimenticarci che dietro le quinte del tour 2004 c’è stato l’impegno di Maria Antonietta Ricciardi, collaboratrice per il Ticino dell’Associazione Cali- trani in Svizzera, che insieme all’Associazione dei sardi “Sa Berritta”, ha organizzato proprio una vacanza coi fiocchi. Grazie, quindi, ad Antonietta per i suoi sforzi organizzativi e per aver reso possibile questa meravigliosa esperienza. Ed ora, giunti alla fine del nostro resoconto, non possiamo far altro che rinviare l’appuntamento all’anno prossimo, quando il nostro gruppo si riunirà nuovamente per un viaggio insieme. Naturalmente l’invito è rivolto anche ai nuovi amici che vorranno condividere con noi momenti grandiosi. 20 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE Euro 26 Vallario Giuseppenicola (S. Miniato Basso) Euro 30: Di Napoli Pasquale (Milano) – Di Maio Luigi (Solofra) – Armiento Michelangelo (Roma) – Cianci Mario (Napoli) – Padre Rosario Messina (Casoria) – Messina Giuseppe (Roma) – De Nicola Michele (Poggibonsi) – Di Milia Luigi (Taranto) – Del Cogliano Mariamichela (Caserta) – Armiento Michele (Caselle Torinese) Euro 40: Codella Vito (Cremona) – Vitamore Leonardo (Napoli) Euro 50: Scoca Maria Concetta (Roma) – Russo Giovanni (Sesto F.no) – Scoca Luciano (Roma) – Di Cairano Giovanni (Siena) – Cestone Vincenzina (Melfi) - Maffucci Mariantonietta (S.Gregorio) – Famiglia Margotta (Roseto degli Abruzzi) Euro 750: Comune di Calitri DA CALITRI Euro 5: Siconolfi Anna Euro 10: Rabasca Antonio – Di Cecca Giovanni via F. Tedesco 116 – N.N. – Borea Vincenzo – Di Cecca Maria – Bavosa Antonio – Di Luzio Silvia Maria Rosaria – Metallo Canio e Di Milia Rosa – Russo Giuseppina – Di Cairano Lucia via Circonvallazione – Di Luzio Antonietta Maria – Borea Michele via Concezione – De Nicola Vincenzo C.da Valle del Fico – Buldo Maria Euro 13: Caruso Michelina Euro 15: Cicoira Vitantonio – Di Napoli Canio via Cerrata 12 Euro 20: Russo Angelo – Della Badia Anna Euro 25: Maffucci Vincenza – Ricciardi Giuseppe Euro 30: Di Cairano Giuseppe – Di Cecca Giuseppe C.da Serra Ferrata DALL’ESTERO FRANCIA: Euro 50 Del Priore Vittorio GERMANIA: Euro 15 Koschmieder Giuseppina e Klaus – Euro 50 Tuozzolo/Lepre SVIZZERA: Euro 324 Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera BRASILE: Euro 25 Di Cairano Vitale CANADA: $ 50 Rabasca Pasquale VENEZUELA: Euro 30 Di Carlo Vincenzo U.S.A.: $ 60 Zazzarino Antonio DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 5: Alba Algeri (Retorbido) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Cerra Antonio (Novate) – Di Cairano Mario (Roma) Euro 6: Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Gabellini Lorenzo (Firenze) Euro 9: Di Maio Angelo (Arese) Euro 10: Lucadamo Pasquale (Olgiate C.sco) – Nicolais Maria Giuseppa (Cairano) – Zarrilli Giuseppe (Bollate) – Di Domenico M. Antonia ved. Di Cosmo (Poggibonsi) – Donatiello Giovanni (Scansano) – Zarrilli Luigi (Poggibonsi) – De Palma Nicola (Merone) – Grippo Francesco (Morra De Sanctis) – Capossela Pina Giuseppe (Pontex Genova) –Codella Vincenzo (Firenze) – Margotta Maria Teresa (Salerno) – Manzoli Flavia e Ascanio (Genova) – Di Cairano Antonio (Guidonia) Calderone Domenico (San Fele) – Cianci Michele (Briosco) – Russo Michele (Gossolengo) – Stanco Lucia (Casalgrande) – Gervasi Gerardo (Olgiate Comasco) – Pastore Alessandrello Lucia (Comiso) – Maffucci Vito (Milano) – Cerreta Vincenzo (Lentate S.S.) – Cianci Francesca (Roma) – Caprio Donato (Quarto) – Chiodi De Ascentiis Doriana (Roseto degli Abruzzi) – Fastiggi Canio (Ponsacco) – Pastore Maria (Fornaci di Barga) – Buglione Gerardo (Cantù) – Cerreta Angela (Ciampino) – Cicoira Esterina (Roma) – Nicolais Elena (Roma) Euro 14: Leone Michele (Sologno Caltignaga) Euro 15: Maffucci Canio Giovanni (Bresso) – Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Acocella Ada (Castelfranci) – Armiento Vincenzo (Casalgrande) – Maffucci Maria Antonia (Roma) – Donatiello Giuseppe (Napoli) Euro 20: Zabatta Vito (Capergnanica) –Pascoli Berardino (Genova) – Di Cosmo Angelina (Castiglione DS) – Simone Vincenza (Maddaloni) – Di Napoli Vittoria (Busa di Vigonza) – Scoca Pasquale (Lavena Ponte Tresa) – Galgano Anna (Milano) – Germano Mario (Capriano di Briosco) Euro 25: Melillo Michele (Siponto) – Gallo Leccese Gerardo (Ascoli Satriano) – Cianci Michelina (Pisa) – Cestone Pasquale (Carolei) – Giuliano Canio (Genova Pra) – Tuozzolo Giovannino (Roma) – Zazzarino Vincenzo (Mercogliano) – Nicolais Canio Vincenzo (Roma) – Tornilo Gaetano (Roma) – Zarrilli Canio (Roma) Investitura del Maresciallo Enzo Soricelli a Cavaliere dell’Ordine Militare Teutonico. 21 IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 27 febbraio 2004 al ?? luglio 2004, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Domenica Schettino 11.11.1904 † 06.09.1992 Cubelli Alessandro di Francesco e di Margotta Maria Maffucci Riccardo di Franco e di Margotta Concetta Mazzeo Carmen di Gerardo e di zarrilli Luciana Cestone Gianluigi di Vito e di Marrese Annalisa Miele Alessandra di Vincenzo e di D’Ambrosio Franca Di Milia Anna Lucia di Vincenzo e di Sapio Maria Pina Cestone Benedetto di Vito e di Tozzi Stefania Maffucci Antonio di Michele e di Zarrilli Pierina 03.03.2004 04.03.2004 23.03.2004 29.03.2004 08.05.2004 26.05.2004 14.06.2004 21.06.2004 Leonardo Galgano 07.07.1904 † 01.04.1977 MATRIMONI Cestone Vincenzo e Zarrilli Elisabetta Elvira Cestone Vito e Tozzi Stefania Cappiello Giuseppe e Di Maio Angela Giuseppina Cubelli Angelo Antonio e Zarrilli Rosaria De Nicola Michele e Lampariello Giovanna 06.03.2004 13.04.2004 01.05.2004 15.05.2004 24.05.2004 Antonio Schettino 28.02.1925 † 23.12.1986 Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta. Vivrete in noi attraverso il ricordo del vostro amore. MORTI Gallucci Vincenzo Cicoira Michele Antonio Martiniello Vincenzo Di Napoli Angela Ricci Elia Tancredi Canio Vincenzo Di Maio Alessandro Cerreta Angelo Maria Cestone Maria Di Milia maria Antonia Compierchio Nicolina Di Napoli Mariantonia Nicolais Antonia Strollo Antonio Vallario Teresa Iervolino Benedetto Di Milia M. Concetta Paolantonio Iolanda Piserchia Giuseppe Frasca Aldo Enzo Cestone Giuseppe Tartaglia Michelantonio Codella Lucia Bozza Antonia Di Milia Vito Antonio Armiento Canio Di Milia Marianna 18.11.1924 - † 28.02.2004 01.02.1921 - † 08.03.2004 28.01.1937 - † 11.03.2004 12.02.1921 - † 17.03.2004 13.07.1934 - † 19.03.2004 02.04.1911 - † 26.03.2004 22.09.1918 - † 05.04.2004 15.07.1926 - † 07.04.2004 30.01.1914 - † 09.04.2004 18.05.1914 - † 09.04.2004 30.10.1912 - † 10.04.2004 30.09.1916 - † 12.04.2004 26.06.1910 - † 14.04.2004 07.04.1928 - † 04.05.2004 11.03.1914 - † 04.05.2004 17.06.1912 - † 10.05.2004 23.12.1931 - † 24.05.2004 17.03.1913 - † 30.05.2004 22.04.1921 - † 05.06.2004 23.10.1943 - † 09.06.2004 23.08.1923 - † 14.06.2004 14.08.1932 - † 14.06.2004 29.06.1914 - † 17.06.2004 04.07.1913 - † 21.06.2004 13.04.1927 - † 23.06.2004 30.11.1912 - † 24.06.2004 19.05.1917 - † 28.06.2004 22 Filippo Acocella Calitri - Venezuela 6.10.1934 † 17.07.1978 La benedizione del Signore riposa sui giusti, il suo favore li accompagnerà sempre. (Siracide 11/17) Rosa Cestone ved. De Nicola 28.10.1895 † 01.07.1985 Il tuo ricordo è il conforto del nostro dolore. Donato Cestone 20.10.1945 † 03.07.1977 Vivrai sempre con gioia nei nostri cuori perchè l’amore non muore mai. IL CALITRANO N. 26 n.s. – Maggio-Agosto 2004 R E Q U I E S C A N T I N P A C E Donato Fierravanti 22.06.1956 † 26.02.2004 Giuseppe Di Guglielmo 29.01.1922 † 04.01.2004 Papà ti siamo sempre vicino, la moglie Concetta Zarrilli e i figli Luigi e Margherita. Giovanni Di Cecca 24.06.1930 † 16.02.2004 La moglie Giuseppina Russo, le figlie Vincenza e Lucrezia Michelina, le nipoti Chiara e Marianna, il genero Angelo e tutti i parenti lo ricordano con l’affetto di sempre. L’amore che ci avete donato non è finito con Voi, ma vive per sempre nei nostri cuori. Mario Fierravanti 05.08.1952 † 09.02.2004 Giuseppe Fastiggi (a fiacca) Calitri - Canada 30.05.1920 † 05.06.2004 La famiglia, i parenti e gli amici lo ricordano a tutti coloro che lo conobbero e lo amarono. Una prece. Antonia Maria Marmo ved. Gervasi Calitri Olgiate Comasco 07.06.1906 † 08.03.2004 I figli e i nipoti la ricordano con immenso affetto Armando Acocella 14.05.1948 † 11.05.2003 Lo ricordano con l’affetto di sempre la moglie Angela Lucia, i figli Nico, Michele e Vincenza, il fratello Nicola, la sorella Teresa, la nuora Catia, la nipote Maika, amici e parenti. Vincenza Fatone 18.02.1918† 24.09.1998 I giusti vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore. I figli, i nipoti e i parenti tutti. Domenico Di Luzio 01.01.1934 † 23.09.2003 Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce. Una preghiera per la loro anima la accoglie Iddio. La moglie Donatella e i figli Gerardo,Silvia, Maria, Antonietta, Natalina e Sergio lo ricordano con affetto. Francesco Lampariello Calitri - Germania 24.10.1926 † 28.05.2001 Nel terzo anniversario della sua dipartita la moglie e i figli residenti in Germania, lo ricordano a quanti lo conobbero e l’amarono. Canio Codella 26.02.1930 † 23.06.1974 Nel trentesimo anniversario della sua morte, lo ricordano, con immutato affetto, i suoi cari. Rosetta Tuozzolo 14.01.1944 † 15.09.2003 La mamma, i fratelli e i figli la ricordano con l’amore di sempre. Vito Tuozzolo 04.08.1967 † 27.06.1998 Dalla pace dei giusti, ricorda coloro che ti amarono e ti amano. Michele Nicolais Calitri - Siena 24.01.1942 † 01.05.1993 La moglie Bavosa Anna, i figli Angela, Vincenzo e Maria Grazia lo ricordano con amore sincero. 23 Michele Di Napoli 11.09.1920 † 19.06.1990 I suoi cari lo ricordano, con amore, a quanti gli vollero bene. In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali. Calitri 1917 – La famiglia di Pietro Fierravanti (guardiano r’ Gghisck’ detto pamp’llin’) da sinistra in piedi: Pasquale Fierravanti (13.12.1909 † 22.03.1981),Antonio Fierravanti (09.03.1907 † 27.03.1992), Assunta Margotta (1897-1978) moglie di Vito detta mammoccia, Vito Fierravanti (21.08.1897 † 27.03.1931) emigrato a Trani, Lucia Fierravanti (27.10.1904 † 12.05.1947);seduti : Angela Sperduto (26.05.1868 † 19.09.1935), il piccolo Vincenzo (31.08.1915 † 06.01.1992) e il capofamiglia Pietro Antonio Fierravanti (08.05.1860 † 19.09.1935).