· VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.50 Pagina 1 VITAOSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA ANNO LXVII - N° 11 NOVEMBRE 2012 Giusto un secolo fa giungeva all’Isola Tiberina il Beato Guglielmo Llop, che visse in Italia 10 anni, dapprima nell’Isola e poi a Frascati, dove fu Priore del nostro antico Ospedale · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.50 Pagina 2 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 3 EDITORIALE S O M M A R I O RUBRICHE 4 Fragilità psichica e mentale Risposta della comunità cristiana 5 I test genetici predittivi: aspetti bioetici e biogiuridici 6 Realpolitik dagli occhi a mandorla 7 Olimpiadi di Londra 2012: in gioco i diritti dei lavoratori 8 La salute degli adolescenti 9 La stenosi carotidea 10 Inizia con la caduta di Roma il “Medioevo”, mentre la medicina acquista un significato che prima non aveva XXVI - Il monachesimo occidentale e la medicina monastica 11 Schegge Giandidiane N. 35a I dieci anni in Italia del Beato Guglielmo Llop 15 Una reliquia per la regina 16 Fra Narciso Petrillo Notizie biografiche Ricordo di fra Narciso 17 Lo studio polisonnografico nell’O.S.A.S. 18 O voi tutti assetati, venite all’acqua (Is 55,1) DALLE NOSTRE CASE 19 Ospedale Sacro Cuore di Gesù - Benevento “Condividiamo le azioni” 20 Ospedale Buon Consiglio - Napoli V Congresso di ecografia trans-cranica Udienza del cardinale Sepe con i responsabili dell’area materno infantile e della associazione Germogliare Onlus 21 Istituto san Giovanni di Dio - Genzano Pellegrinaggio a Santiago de Compostela e Fatima 22 Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo Morte improvvisa in culla 23 Newsletter VITA OSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana ANNO LXVII Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000 Via Cassia 600 - 00189 Roma Tel. 0633553570 - 0633554417 Fax 0633269794 - 0633253502 e-mail: [email protected] [email protected] Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h. Redazione: Franco Piredda Collaboratori: fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Maria Pinto, Raffaele Sinno, Pier Angelo Iacobelli, Alfredo Salzano, Cettina Sorrenti, Simone Bocchetta, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia Di Camillo Amministrazione: Cinzia Santinelli Grafica e impaginazione: Duemme grafica Stampa: Fotolito Moggio Strada Galli s.n.c. - 00010 Villa Adriana - Tivoli (RM) Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro Sostenitore 26,00 Euro - c.c. postale n. 76697002 Finito di stampare: novembre 2012 In copertina: Ritratto del Beato Llop a Frascati (dipinto di Eladio S. Santos) e veduta dell'Isola Tiberina (acquerello di Ettore Roesler Franz) DAR LA VITA PER LA FEDE N el 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II, che ebbe inizio l’11 ottobre 1962, il Papa ha indetto uno speciale Anno della Fede per rafforzare la nostra Fede e testimoniarla nella vita concreta d’ogni giorno. La testimonianza più eccelsa della propria Fede è il dare la propria vita per essa e, ben a proposito, già nello stesso mese di ottobre e in coincidenza con la Giornata Missionaria Mondiale, è stata messa in programma a Roma la Canonizzazione di un catechista laico filippino, Pedro Calungsod, il quale, ancora adolescente, si offerse nel 1668 d’accompagnare alcuni gesuiti nella rischiosa missione d’iniziare l’evangelizzazione di Guam, che è la più vasta isola della Micronesia, appartenente al gruppo delle Mariane e abitata dai Chamorro, nella quale usava far sosta il galeone che collegava il Messico con le Filippine. In breve i missionari gesuiti, guidati dal Beato Diego Luis de San Vitores, che era stato l’ardente promotore dell’iniziativa, riuscirono a convertire un gran numero di Chamorro, ma parte della popolazione pagana, specialmente alcuni capi, si sentirono minacciati dal crescente insediamento spagnolo e non solo cercarono di screditare i missionari, ma in alcuni casi presero a perseguitarli. In tutto, ben 24 catechisti laici e 12 gesuiti morirono martiri della Fede in distinte occasioni, ma il loro sangue fu seme di sempre maggior conversioni e oggi la chiesetta, che il Beato aveva innalzato il 2 febbraio 1669 in onore del Dolce Nome di Maria, è divenuta la Cattedrale di Guam, cui fa riferimento una popolazione di 130.000 cattolici, formanti la Diocesi di Agaña, istituita nel 1965 ed eretta in Arcidiocesi l’8 marzo 1985. Nel febbraio 1981 il Beato Giovanni Paolo II visitò Guam e non mancò di far riferimento “al missionario Diego Luis de San Vitores, la cui vigorosa testimonianza continua a ispirarci”. L’accenno del Papa spinse a studiarne meglio la figura e fu rintracciata la documentazione del suo martirio, avvenuto il 2 aprile 1672, quando fu massacrato nel villaggio di Tumon assieme al suo fido catechista Pedro Calungsod. Quella documentazione permise di aprire il Processo di Beatificazione, conclusosi il 6 ottobre 1985 con la Beatificazione del gesuita. Ciò indusse l’arcivescovo di Cebu, dalla cui diocesi dipendeva Guam nel tempo spagnolo ed essendo Cebu al centro delle Visayas delle quali era natio Calungsod, a ottenere d’aprire con la stessa documentazione il Processo di Beatificazione anche per costui, che fu proclamato Beato il 5 marzo 2000 a Roma dal medesimo Papa, che così ne sintetizzò la figura: “Da giovinetto Pedro Calungsod udì la chiamata di Cristo e mai esitò nel suo intento di compiere la volontà di Dio, anche a costo della sua vita. Preghiamo che molti giovani seguano il suo esempio e si offrano al Signore in varie forme di apostolato laico o nel sacerdozio o nella vita religiosa”. Nel marzo 2003 ci fu in un ospedale di Cebu una guarigione prodigiosa, ottenuta per intercessione del Beato Calungsod. Una donna che aveva subito un grosso intervento cardiaco, ebbe dopo tre giorni un arresto cardiaco che le causò un coma profondo, da cui uscì dopo due giorni, quando il cardiologo supplicò il Beato di guarirla, il che avvenne in tempi e modalità incredibili, sicché l’evento fu riconosciuto miracoloso dalla Chiesa e permise di fissare al 21 ottobre di quest’anno la proclamazione di Calungsod come Santo. Tale proclamazione lo propone alla devozione della Chiesa Universale, ma è ovvio che la sua figura acquisterà un fascino speciale nella sua Patria ed è per questo che nella Cappella del Noviziato, che i Fatebenefratelli hanno nelle Filippine ad Amadeo, è stato deciso di collocare alla fine di ottobre il quadro di san Pedro Calungsod, qui riprodotto e opera del pittore Eladio S. Santos. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 4 CHIESA E SALUTE FRAGILITÀ PSICHICA E MENTALE Risposta della comunità cristiana Fra Elia Tripaldi o.h. I portatori di disabilità psichica spesso rappresentano un peso nella società e le loro famiglie più che chiudersi nel loro dolore e nella loro difficoltà di gestire il proprio caro, attendono dallo Stato servizi e strutture adeguate e sufficienti. La società in cui viviamo non sempre è attenta all’accettazione del diverso, del disabile da integrare sempre più nel mondo dei “sani”, con grande aggravio sulla situazione delle famiglie non sempre in grado di provvedere dignitosamente alle sue necessità. La comunità cristiana - come la storia dell’assistenza testimonia - non si è mai tirata indietro nel prendere coscienza di questa realtà non solo edificando istituzioni sanitarie idonee e umanizzate, ma anche provvedendo alle necessità umane e spirituali di questi nostri fratelli. Benedetto XVI ha sottolineato come “la Chiesa intende chinarsi con particolare sollecitudine sui sofferenti, richiamando l’attenzione della pubblica opinione sui problemi connessi col disagio mentale, che colpisce ormai un quinto dell’umanità e costituisce una vera e propria emergenza socio-sanitaria”1. Esso colpisce indifferentemente persone di ogni genere, etnia, età, ceto sociale..., ed è invalidante. Spesso non si trovano terapie farmacologiche che rispondano ai vari aspetti della malattia. La loro invalidità ha un impatto sociale non indifferente, spesso riempiono le pagine dei giornali e sono oggetto di dibattiti televisivi poiché la loro cura e assistenza richiede ingenti risorse che 4 lo Stato non sempre è sollecito ad approntare. Il peso della loro malattia ricade inevitabilmente sulla famiglia. La ricerca scientifica diventa non solo un dovere dei governanti ma anche un diritto del malato e una missione per chi la compie perché ogni essere umano, senza alcuna distinzione, possa essere raggiunto e curato. Occorre, quindi, che tutti concorriamo affinché la persona con sofferenza mentale possa recuperare la possibilità di inserirsi nella comunità dei “sani”, di lavorare e di condurre una vita dignitosa. Se poi si accenna al male oscuro della depressione che spesso porta al suicidio - l’OMS (2004) ci informa che vi è un milione di morti all’anno e si prevede un milione e mezzo nell’anno 2020, l’impegno diventa sempre più arduo. A questa si aggiungono anche le patologie di tipo anoressico e bulimico, la dipendenza da internet, da alcool, quella ses- suale... Sono malati presenti nei nostri centri di cura e bisognosi di incontrare oltre al medico, allo psichiatra e allo psicologo anche persone preparate che offrano loro la vicinanza, che possano instaurare con loro relazioni sociali, interpersonali, pastorali. Tutti questi mezzi fanno parte di interventi terapeutici a loro favore, integrati con la catechesi, la preghiera e i sacramenti. Benedetto XVI rileva che “si avverte la necessità di meglio integrare il binomio terapia appropriata e sensibilità nuova di fronte al disagio, così da permettere agli operatori del settore di andare incontro più efficacemente a quei malati e alle famiglie, le quali da sole non sarebbero in grado di seguire adeguatamente i congiunti in difficoltà”2. È questo infatti il ruolo della comunità cristiana, comunità aperta, accogliente, attenta a individuare nuovi bisogni con una azione pastorale integrata perché l’integrità psicofisica delle persone malate sia accompagnata anche da una migliore qualità della loro vita. _________________ 1 BENEDETTO XVI, Messaggio per la XVI Giornata Mondiale del Malato 2 Idem · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 5 BIOETICA I TEST GENETICI PREDITTIVI: ASPETTI BIOETICI E BIOGIURIDICI Raffaele Sinno L a ricerca genetica applicata alla pratica clinica umana ha prodotto, negli ultimi decenni, risultati di notevole impatto. Tali effetti sono in larga parte dovuti a un concetto del gene profondamente mutato rispetto a venti anni or sono, poiché esso è attualmente considerato una regione localizzabile di sequenza genomica, corrispondente a un’unità di eredità, che è associata a regioni regolatorie, le regioni trascritte, e ad altre regioni di sequenza funzionale1, per studiarne gli effetti sia sul genotipo sia sul fenotipo. Grazie a questi progressi scientifici la genetica moderna utilizza accanto ai test diagnostici, particolari indagini definite test genetici predittivi. I primi si applicano alle persone affette da patologie che sono trasmesse con il modello dell’ereditarietà semplice, come nel caso della Distrofia Muscolare di Duchenne, o malattie dovute a traslazione di geni come nella sindrome di Down. I test diagnostici confermano un sospetto clinico, definiscono la storia e gli andamenti di una malattia genetica. Al contrario i test predittivi valutano, nella persona che si sottopone al test, la presenza di una suscettibilità, o di una resistenza nei confronti di una malattia complessa e comune, le cosiddette “sindromi multifattoriali”, le quali originano dall’interazione tra geni e ambiente, esempi sono i test per il Diabete di tipo II, o la malattia di Crohn. Questa differenza pone questioni di fondamentale importanza riguardo ai test predittivi. La genomica predittiva trova alcune applicazioni pratiche, e suppone l’idea di una possibile conoscenza analitica delle malattie genetiche. È opportuno precisare che l’utilizzo dei test genetici predittivi solleva importanti questioni di ordine etico e biogiuridico. Un primo punto di discussione riguarda la suscettibilità sta- tistica in una determinata popolazione. Rappresentativo è stato l’utilizzo improprio negli U.S.A. dei test Brca1 e Brca2 venduti, alla fine degli anni novanta, con un’incessante campagna d’informazione sanitaria: “Il test che ti dimostra se avrai il cancro al seno”. Si comprende che l’utilizzo di tale erronea informazione genera paure, false attese, e contraddice l’azione della medicina genica predittiva, la quale si pone l’obiettivo di integrare diversi cofattori, non assolutizzando il test come unico punto di riferimento. Per questo è fondamentale attenersi alle raccomandazioni che si riferiscono alla consulenza genetica, a esempio quella redatta dal Consiglio d’Europa, in cui si regolano la ricerca del probabile difetto genico e la tutela della dignità della persona che vi si sottopone. Tali direttive sono: 1) 2) 3) 4) 5) Informare dello scopo, genere, e valore indicativo dell’esame e delle conseguenze che ne conseguono; Gli eventuali rischi connessi con la procedura, nonché la frequenza e il tipo di anomalie da diagnosticare; Le ripercussioni fisiche e psichiche; Tutte le possibili misure di sostegno in funzione dei risultati dell’esame; Dei modi e tempi di esecuzione ed eventuali errori. I problemi etici, e medico legali, che si evidenziano nei test genetici predittivi sono inquadrati nelle normali procedure di etica medica, ma ne ampliano le questioni, dato gli sviluppi etico-sociali che ne derivano. Essi sono: ➢ ➢ ➢ La tutela e l’autonomia della persona che si sottopone al test; La privacy e la riservatezza; L’equità, la non discriminazione prevista. I primi due temi seguono la normale prassi etica, e si collegano alle disposizioni bio-giuridiche internazionali, quali la Dichiarazione Unesco sul Genoma umano del 1997. Nell’articolo 5 comm. a e b, si regola il diritto di tutela, la privacy, la possibilità della riservatezza, e la protezione dei dati genetici, mentre è obbligo, nell’art.19, che l’informazione sia data esclusivamente alla persona interessata oppure a un suo legale, escludendo la possibilità che enti, o aziende, possano conoscere i dati a fini discriminatori. Su tale questione vi è una divergenza tra la netta chiusura delle disposizioni europee e le possibili deroghe in quella degli Stati Uniti d’America. Nell’ordinamento nordamericano l’eccezione riguarda gli interessi assicurativi stipulati, infatti, pur vietando la discriminazione, il datore di lavoro può richiedere in seconda istanza che il lavoratore comunichi il risultato del test genetico predittivo2. In conclusione, i test genetici predittivi aprono nuove frontiere di ricerca scientifica, tuttavia urge un articolato ordinamento biogiuridico, per evitare una netta contrapposizione tra interesse della collettività e quella della persona umana, tra scienza ed etica. _________________ 1 ELISABETH PENNISI, DNA Study Forces Retink of What It Means to Be a Gene, Since (2007), 316( 5831); 1556-57 2 Famoso il caso di un avvocato dello stato dell’Ohio, Theresa Morelli, che richiese di stipulare presso una compagnia assicurativa una polizza sanitaria. Il contratto le fu rifiutato con la motivazione che il padre era affetto dalla Corea di Huntington, e che la donna poteva sviluppare per il 50% una malattia fatale, in ABA Journal 1992, p.38, htpp://books.google.it/books 5 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 6 SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI REALPOLITIK DAGLI OCCHI A MANDORLA Daniele Bernardo I l corteggiamento cinese nei confronti del Sud Sudan impone sempre di più a Pechino di porsi quale fattore di stabilità della regione nilotica. Quale futuro per Khartoum (Nord Sudan) e Juba (Sud Sudan)? Nonostante il decennale sostegno cinese a Khartoum, motivato dalla necessità di rifornirsi delle ingenti risorse petrolifere sudanese, l’indipendenza del Sud Sudan, sancita come abbiamo già visto nei precedenti numeri da un referendum nel luglio 2011, non solo sta rappresentando un sconvolgimento della geopolitica africana ma anche un’interessante evoluzione dei giochi diplomatici di Pechino sul continente nero. La separazione di Juba da Khartoum ha lasciato in buona parte irrisolta la questione confinaria, legata all’esatta definizione dei giacimenti petroliferi tra i due Stati, e ha ulteriormente destabilizzato l’unità nazionale del Nord Sudan, da tempo attraversato da altre istanze separatiste (in primis, la Nubia e il Darfur). Le conseguenze potenzialmente disastrose sugli approvvigionamenti energetici hanno spinto Pechino a ripianificare la sua diplomazia e a imporsi come un mediatore tra i numerosi attori in gioco. Infatti, la sicurezza degli investimenti petroliferi di frontiera, la stabilità interna del Nord Sudan e la costruzione di buoni rapporti tra Khartoum e Juba, sono obiettivi che Pechino considera raggiungibili solo se affrontati congiuntamente. La Cina ha sempre mantenuto stretti legami con Khartoum. La relazione è, infatti, sempre stata considerata “winwin”, ossia vantaggiosa per entrambe le parti: in cambio del petrolio sudanese, collocato in gran parte nelle regioni centrali e meridionali del Paese, Pechino si impegnava nello sfruttamento in- 6 tensivo dei giacimenti, nonché in onerosi investimenti infrastrutturali, di cui ha beneficiato esclusivamente il nord arabo del Paese (per inciso, è stata questa la ragione principale del separatismo armato meridionale). Inoltre, Pechino ha sempre assicurato una protezione politica nei confronti di Al Bashir, incriminato per delitti contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale e accusato dall’Occidente di aver ospitato campi terroristici nei decenni passati. I movimenti separatisti del Sud, ampiamente sostenuti dagli USA e dalla Gran Bretagna, hanno inevitabilmente guardato la Cina con ostilità, anche perché questa ha spesso ostacolato il processo che sotto l’egida delle Nazioni Unite ha condotto all’auspicata indipendenza per le vie legali. La recente visita del Presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, a Pechino ha aperto nuovi scenari. La Cina sta cercando di portare sotto la sua influenza anche Juba, nonostante tutto lasciasse presagire un chiaro allineamento di quest’ultima nel campo filo-occidentale. La chiave del successo cinese è sempre la stessa: ingenti investimenti infrastrutturali, di cui Juba ha uno straordinario bisogno, protezione diplomatica contro eventuali minacce dal nord, accordi commerciali. Juba non ha optato per una scelta di campo: la sua apertura economica agli investimenti e ai commerci è a 360 gradi, vista la necessità di avviare uno sviluppo ritardato per ben 40 anni. Tuttavia, vista la latitanza delle potenze occidentali, afflitte dalla crisi finanziaria, disinteressate all’Africa e poco propense a investire in paesi rischiosi, è del tutto normale che il Sud Sudan abbia messo da parte i suoi pregiudizi anti-cinesi e abbia costruito le basi per una partnership duratura. Il corteggiamento cinese, per quanto comprensibile nella sua strategia complessiva, desta qualche perplessità nel momento in cui pretende di realizzare il più classico dei “piedi in due staffe”. Infatti, le tensioni tra Juba e Khartoum restano ancora altissime. I giacimenti posti al confine dei due Stati continuano a suscitare rivendicazioni e retoriche belliciste che non fanno ben sperare. Anzi, la situazione di tensione sta comprimendo gravemente la produzione petrolifera, prima risorsa per entrambi i Paesi, e sta spingendo l’ONU a cercare continui canali di mediazione tra le parti. Non si sa ancora quanto le capacità diplomatiche di Pechino siano in grado di rasserenare le relazioni tra attori che si sono aspramente combattuti per 40 anni. In un certo senso, potrebbe essere questo il banco di prova della leadership cinese in Africa: la capacità di costruire un modello di mediazione e prevenzione dei conflitti adattabile al contesto africano. Un secondo momento di riflessione è riservato al futuro istituzionale del Sud Sudan: ci si chiede, in sostanza, quanto un’influenza preponderante cinese su Juba possa condizionare negativamente lo sviluppo democratico dell’ultimo Stato africano che ha raggiunto l’indipendenza e quanto un modello economico dirigista, ma vincente nei Paesi in Via di Sviluppo, possa arrestare le tendenze democratiche che hanno distinto in special modo l’Africa Occidentale in questi ultimi anni. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 7 MONDIALITÀ OLIMPIADI DI LONDRA 2012: IN GIOCO I DIRITTI DEI LAVORATORI Giulio Guarini S udore e fatica sono elementi indispensabili per il successo di un atleta, ma allo stesso tempo sono alla base dello sfruttamento di migliaia di lavoratori che producono beni in ambito sportivo. A livello internazionale, sindacati e associazioni per i diritti civili hanno dato vita alla campagna di pressione Play Fair 2012 (www.playfair2012.org.uk) che attraverso due importanti documenti, “Fair Games? e “Toying with Workers Rights”, getta ombre importanti sulle Olimpiadi di Londra. Le inchieste riguardano le condizioni di lavoro nelle fabbriche del Sud del mondo che producono capi di abbigliamento sportivo e merchandise anche per i giochi olimpici, per conto delle note multinazionali. Il panorama è sconcertante. I salari sono letteralmente da fame; infatti in molti paesi le retribuzioni sono ben al di sotto dei livelli di sussistenza (in Bangladesh e in Sri Lanka addirittura sono meno di un terzo). Gli ambienti di lavoro non rispettano gli standard igienico-sanitari minimi. Le ore di lavoro sono in media 12-14 al giorno per sette giorni, con licenziamento in tronco in caso di non rispetto dei ritmi di lavoro. Per rispondere in tempo alle commesse olimpiche, gli straordinari obbligatori possono raggiungere anche le 100 ore al mese. Inoltre, le organizzazioni sindacali sono osteggiate, per cui, di fatto, i lavoratori non possono protestare in modo collettivo. Ma anche la difesa individuale delle proprie ragioni diviene difficile, perché spesso i lavoratori non ricevono copia del contratto di lavoro e non conoscono i propri diritti. In particolare, questi studi hanno calcolato che le due mascotte di Londra 2012 Wenlock e Mandeville insieme al resto del merchandise olimpico porteranno introiti pari a circa un miliardo di sterline, una cifra prevista importante che però sarà il frutto di gravi violazioni di diritti. In due delle fabbriche cinesi produttrici di tali beni promozionali è stata riscontrata la violazione del Codice etico (Ethical Trading Initiave Base Code) che era stato promosso dal Comitato Organizzatore dei Giochi olimpici e paraolimpici di Londra 2012 e che era stato destinato proprio a questo tipo di aziende. Per tali motivi, la Campagna Play Fair 2012 chiede agli organizzatori degli eventi olimpici di impegnarsi realmente nel cambiare questa tragica situazione, facendo pressione su tutti gli operatori economici coinvolti. Finora alle parole non sono succeduti i fatti, a causa della scarsa volontà “politica”, di controllori corrotti, e di una non conoscenza da parte dei lavoratori della loro possibilità di rivolgersi ai rappresentanti del comitato per possibili denunce. Un messaggio corretto che dovrebbe dare il mondo dello sport è che alcuni limiti devono essere oltrepassati, mentre altri no. Le regole su cui si fonda una disciplina sportiva sono invalicabili altrimenti si stravolge il gioco, mentre a esempio nell’atletica i record sono quei limiti momentanei il cui superamento rappresenta l’essenza stessa della disciplina. Così i diritti dei lavoratori dovrebbero rappresentare dei limiti invalicabili per i mercati globali, mentre le grandi multinazionali soffrono di bulimia da profitto, cercando di ridurre i costi a “ogni costo”. Essi non si accontentano di spostare i loro stabilimenti nei paesi del Sud del mondo, infatti tale operazione già di per sé comporta un risparmio sul costo del lavoro (poiché nei paesi poveri il costo della vita è ovviamente inferiore a quello nei paesi occidentali), ma sfruttano i lavoratori offrendo salari ben al di sotto dei livelli di sussistenza. Questo è lo scandalo morale, questa è la patologia dell’odierno sistema economico. Eppure se ci fosse una qualche forma di etica mondiale si creerebbe un circolo virtuoso che porterebbe un livellamento delle retribuzioni verso l’alto. Lo sport insegna che competizione e regole sono assolutamente compatibili: la competizione è esaltante se condotta in modo corretto, perché pone sullo stesso piano i concorrenti e fa emergere le loro vere e diverse capacità individuali. Competizione e regole danno come risultato finale una parola tanto di moda nei salotti degli economisti ben pensanti, ma mai presa sul serio ossia “il merito”. La proporzione è presto fatta: il doping sta allo sport come lo sfruttamento del lavoro sta all’economia. Purtroppo è da anni che la società civile lo fa presente e che le istituzioni internazionali e nazionali fanno “orecchie da mercanti”; ma è possibile che anche il mondo dello sport non voglia interrompere questo terribile andamento? Eppure l’effetto di un consumo sportivo eticamente responsabile sarebbe una leva formidabile. Se ogni evento sportivo fosse l’occasione per promuovere i diritti umani nel mondo del lavoro, attraverso sponsorizzazioni etiche, calcolando quanto lo sport sia un fenomeno molto diffuso, si potrebbe avere un effetto etico di tipo moltiplicativo. Lo sport è un fenomeno per sua natura coinvolgente; perché non lo potrebbe essere anche una battaglia “sportiva” a favore dei diritti umani? Anche se ciò può sembrare un’utopia, è l’unica strada perché l’evento sportivo mantenga il suo fascino e non sia utilizzato solo come specchio per le allodole dai biechi interessi economici. 7 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 8 SANITÀ LA SALUTE DEGLI ADOLESCENTI Mariangela Roccu L a politica HEALTH 21 per la Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è caratterizzata dalla finalità per il raggiungimento per tutti del massimo potenziale di salute e il fondamento etico individua la salute come diritto umano primario, puntualizzando, che “entro l'anno 2020 i giovani della Regione dovrebbero essere più sani e dovrebbero essere più capaci di adempiere i propri ruoli nella società”. Per il perseguimento degli obiettivi e per l’adesione consapevole dei valori contemplati nel documento, è stato individuato, tra i professionisti della salute, l’infermiere di famiglia che è chiamato a rispondere dei bisogni di assistenza infermieristica non solo nella cura e nella riabilitazione dei giovani, ma anche nella promozione di stili di vita sani, nella prevenzione delle malattie e nella collaborazione con i diversi professionisti dell’area psico-sociale, all’interno della rete territoriale. Questo settore ha un’importanza strategica e vitale, poiché attualmente, gli adolescenti e i giovani adulti (AGA) di età compresa tra i 10 e i 24 anni sono circa 1,8 miliardi in tutto il mondo e rappresentano più di un quarto dell’intera popolazione mondiale. La crescita a livello mondiale della popolazione adolescente è da attribuirsi principalmente alla riduzione della prevalenza delle malattie infettive, al miglioramento dell’alimentazione e al drastico calo della 8 mortalità neonatale e nella prima infanzia. Tuttavia, nonostante questa fascia di età sia così largamente rappresentata, la salute degli adolescenti è migliorata, nel complesso, proporzionalmente molto più lentamente rispetto a quella dei bambini in fasce di età inferiori. In uno studio longitudinale condotto nel 2011 in 50 nazioni, è emerso che la mortalità infantile si è ridotta dell’80% negli ultimi 50 anni, mentre la mortalità in età adolescenziale si è mantenuta pressoché costante. Da ciò si evince che i passi avanti che scienza e medicina hanno compiuto per migliorare la salute e la qualità di vita della popolazione in età evolutiva, non sono sufficienti per rispondere ai bisogni di salute della popolazione adolescente. In questa fase dello sviluppo, la salute è estremamente condizionata dalla presenza di politiche integrate sia di carattere squisitamente sanitario, sia di carattere socio-educativo i cui determinanti, riconducibili alla sfera sociale assumono un ruolo predominante. Studi recenti hanno evidenziato che un’adeguata scolarizzazione, l’adozione di comportamenti sicuri per l’incolumità fisica ed emotiva, una percezione positiva delle proprie potenzialità, una completa autonomia nelle attività di vita quotidiana e l’acquisizione di corrette abilità nella presa di decisioni, rappresentano le caratteristiche che attengono alla sfera sociale e alla rete di relazioni che si instaura intorno al giovane. In particolare, la ricerca scientifica ha dimostrato che la partecipazione ai programmi di istruzione scolastica previsti dal paese in cui risiede l’adolescente, è associata a migliori livelli di salute e maggiori possibilità di provvedere economicamente a se stessi in età adulta; tuttavia, l’accesso all’istruzione è a sua volta fortemente condizionato dalle condizioni economiche del nucleo familia- re a cui appartiene l’adolescente. É quindi evidente che, per spezzare il circolo vizioso sopra descritto, sono indispensabili scelte decise verso politiche di sostegno agli adolescenti e relativi investimenti economici. Tra gli obiettivi primari, in questo contesto, si dovrebbe: migliorare la salute delle madri; ridurre i fattori di rischio di contagio del virus HIV. Ulteriori motivi per concentrare le risorse sulla popolazione adolescente riguardano il disturbo mentale. I disordini neuropsichiatrici sono la prima causa di disabilità nella popolazione trai 10 e i 24 anni, mentre l’autolesionismo è la seconda causa di morte in questa fascia di età. Un dato allarmante in tutto il mondo riguarda gli incidenti stradali, il suicidio e l’omicidio, la guerra o gli atti di violenza urbani, gli annegamenti e gli incidenti legati al fuoco, che costituiscono complessivamente circa il 40% di tutte le morti in età compresa tra 10 e 24 anni. A questi drammatici dati si aggiungono i danni causati dal tabacco, che è la seconda causa di morte a livello mondiale nella popolazione in generale e quelli riconducibili a malattie non trasmissibili come il diabete, patologie cardiovascolari o patologie respiratorie croniche, che insorgono a causa della mancata osservanza della prevenzione dei fattori di rischio (es.obesità) nell’adolescenza. Promuovere iniziative volte a migliorare la salute degli adolescenti è un ottimo investimento non solo a breve, ma anche a medio e lungo termine. Diventa quindi rilevante, che gli infermieri di famiglia con un backgraund pediatrico, orientino il loro agire verso alcuni bisogni di salute della popolazione, la cui ricaduta apporterebbe un beneficio sulla popolazione in generale e in particolare su quella adolescenziale. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 9 LA STENOSI CAROTIDEA Bruno Villari L o stroke rappresenta la principale causa di disabilità dell’adulto sia in Usa che in Europa. Circa 1/3 degli stroke è causato da una stenosi della carotide extracranica. La causa più frequente della stenosi carotidea è rappresentata dall’aterosclerosi, più spesso correlata a: ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, età avanzata, sesso maschile, aumento del colesterolo nel sangue, obesità, ecc). Il punto di biforcazione della carotide comune e l’origine della carotide interna rappresentano il punto dove si localizza la placca aterosclerotica responsabile dell’ostruzione al flusso di sangue al cervello (fig.1). Quando questo restringimento supera il 50% del lume interno e il paziente ha sintomi, o supera il 70% anche senza sintomi soggettivi, è considerato significativo e in grado di indurre riduzione del flusso a valle: per tale motivo una stenosi carotidea definita critica deve essere trattata in qualche modo. Oggi, al fianco di una terapia medica di supporto molto efficace (cura dei fattori di rischio, antiaggreganti piastrinici, statine) abbiamo a disposizione 2 metodiche per liberare la parete della carotide dall’ostruzione al flusso: l’endoarteriectomia chirurgica (CEA) e lo stenting endovascolare (CAS). La chirurgia della carotide è una metodica che vanta oltre 50 anni di età e, a oggi, rappresenta il “gold standard” della terapia della stenosi carotidea. Essa consiste tramite un’incisione verticale sul collo, nell’asportazione della placca che restringe l’arteria in modo che il flusso di sangue al cervello possa riprendere in modo normale senza ostacoli o turbolenze, evitando la formazione di coaguli. Tale intervento può essere eseguito anche in anestesia locale, e consente ottimi risultati con scarse complicanze; tuttavia rimane una metodica che richiede un approccio chirurgico. Più giovane è lo stenting carotideo utilizza- to per la prima volta circa 20 anni fa. Tale metodica consiste, attraverso la puntura di un arteria periferica (generalmente femorale) e l’utilizzo di sottili cateteri, nel posizionamento al livello della stenosi di una sottile retina metallica (stent) che comprime la placca nella parete liberando l’ostruzione (fig.2). Per evitare che durante tale procedura eventuali frammenti della placca possano migrare al cervello e creare danni, sono usati dei sistemi di protezione prossimali (sistemi di occlusione/aspirazione) o distali (filtri antiembolici). Sia per la diffusione della malattia che per l’interesse nella metodica di trattamento endovascolare, nell’ultimo decennio c’è stata un’evoluzione imponente della tecnologia e dei materiali a disposizione del medico che hanno reso lo stenting carotideo molto efficace e sicuro, nonché ben tollerato e accettato dal paziente. Molti studi sono stati condotti paragonando le 2 metodiche con risultati alterni, per lo più influenzati dalla tipologia del protocollo attuato nello studio (tipo di paziente, tipo di materiali in uso, esperienza degli sperimentatori, ecc). Solo recentemente lo studio CREST ha messo un punto fermo confermando la sensazione degli esperti sull’equivalenza delle 2 metodiche. Tale studio pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista New England Journal Medicine, ha assegnato in modo casuale i pazienti con stenosi carotidea sintomatica o asintomatica al trattamento endovascolare (stenting dell'arteria carotide - CAS) o endoarterectomia carotidea (CEA). Fig. 2 Fig. 1 L'end-point primario era ictus, infarto del miocardio, o morte per qualsiasi causa durante il periodo periprocedurale o ictus ipsilaterale entro 4 anni dalla procedura. Lo studio ha concluso che tra i pazienti con stenosi carotidea sintomatica o asintomatica, il rischio dell'evento primario di ictus, infarto miocardico o morte non differiva in modo significativo per i due trattamenti. Durante il periodo periprocedurale, c'era un rischio maggiore di ictus con impianto di stent e un maggior rischio di infarto miocardico con endoarterectomia. In un editoriale pubblicato online prima della stampa sul New England Journal of Medicine eminenti studiosi dell’argomento hanno concluso che data la mancanza di differenze significative nel tasso di complicanze a medio termine, la scelta del tipo di trattamento più appropriato va fatta caso per caso sulla base delle specifiche caratteristiche del paziente e che sono necessari risultati di più lungo termine per una valutazione completa dei rischi e benefici delle due metodiche. In conclusione la stenosi carotidea è una patologia molto frequente che se significativa da un punto di vista anatomico (>70%) e/o sintomatica, ha alte possibilità di portare a un’ischemia cerebrale acuta (TIA o ictus). Oggi abbiamo una terapia medica di stabilizzazione della placca che sottintende la stenosi molto efficace e non sempre attuata in maniera scrupolosa, insieme a due metodiche di intervento (CEA e CAS) in grado di eliminare il restringimento del lume arterioso. Sarà il bravo medico, caso per caso, a suggerire la metodica più appropriata di trattamento nel singolo caso tenendo conto anche della volontà del paziente. 9 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 10 IL CAMMINO DELLA MEDICINA INIZIA CON LA CADUTA DI ROMA IL “MEDIOEVO”, MENTRE LA MEDICINA ACQUISTA UN SIGNIFICATO CHE PRIMA NON AVEVA XXVI - Il monachesimo occidentale e la medicina monastica Fabio Liguori C on l’adulterio che raggiunge un’elevata diffusione, già a fine Repubblica (I sec. a.C.) a Roma la donna comincia a rifiutare la prole. Nella successiva Era Imperiale l’uso smodato della vita termale progressivamente diviene pretesto di “bella vita”, lassità di costumi e degrado, tanto da portare i romani alla perdita del senso civico e ad affidare la difesa dei confini dell’impero a barbari e costosi mercenari. L’aumentato fabbisogno di risorse e gli elevati costi richiederanno imposte sempre più parassitarie con conseguente crisi economica che, unita al decremento demografico, causerà improduttività. La perdita di potere del Senato, con imperatori eletti e deposti a piacimento dall’esercito, produrrà l’inarrestabile declino e definitivo tramonto dell’impero. Con la caduta di Roma per opera del barbaro Odoacre (476 d.C.) convenzio- nalmente ha inizio quel lungo e discusso periodo storico denominato Medioevo, a torto definito “oscuro” e ora rivalutato se solo si consideri come sia proprio in quell’evo che in Europa fioriscono le prime Università (capostipite Bologna, 1080), testimonianza del desiderio di riscoperta della cultura classica (Atene, Roma, Bisanzio) e della sete di nuove conoscenze dal vicino Oriente. Questa dibattuta epoca si considererà conclusa un millennio dopo, quando Cristoforo Colombo scoprirà l’America (1492). Frattanto, l’ideologia cristiana in qualche modo condiziona lo sviluppo della medicina. La prevalenza della salvezza dell’anima sulla salute del corpo, la fede in interventi miracolistici, gli imperativi della carità verso poveri e malati sono elementi che in parte frenano il progredire del sapere medico. È attraverso gli esempi evangelici del Cristianesimo, però, che si afferma il valore e la dignità della persona libera di pensare e agire, artefice quindi del proprio destino, e nel bene e nel male responsabile delle proprie azioni. Norcia - Monumento a san Benedetto 10 La medicina acquista un significato che prima non aveva: l’amore per il prossimo (il “buon samaritano”) e per merito della Roma cristiana nasce la medicina monastica. Fuori dal caos delle continue guerre in Europa, il monachesimo è il solo in grado di prestare cure e conforto per il corpo e lo spirito, a malati, feriti, appestati, con ciò anticipando un abbozzo di “medicina sociale”. Benedetto da Norcia (480-547) è il padre del monachesimo occidentale, e l’Ordine da lui fondato (i “Benedettini”) ha come patroni i santi Cosma e Damiano, medici. D’ora in poi curare un malato non significherà soltanto dargli da bere e mangiare, lenire i dolori, medicare le piaghe, ma ricercare anche ogni possibile rimedio per malattie non facili da capire, a quel tempo. Negli orti claustrali verdeggiano erbe medicinali di cui non sempre le stagioni consentono la coltivazione. Si rende allora indispensabile una specie di “armadio” (precorritore della farmacia) per la conservazione delle essenze, e qualcuno che conosca malattie e relativi rimedi. Nasce così il monacus infirmarius che per essere tale avrà bisogno dei testi dell’antico sapere. Discende da ciò la paziente trascrizione da parte di monaci amanuensi di classici testi greci e latini, il che costituirà la salvezza di un immenso patrimonio storico-culturale altrimenti perduto per l’umanità. Orti claustrali Nata per i quotidiani fabbisogni del monastero, ma tentata da facili guadagni, la medicina monastica inevitabilmente si spande fuori dalle mura del convento. Concili ecclesiastici condannano a vario titolo l’impudicizia di alcuni monaci infirmari, ma altri Ordini con identica propensione all’assistenza ai malati andavano nel frattempo affermandosi, e non dipendenti dalla regola benedettina! Questa forma di medicina continuerà così a diffondersi finendo gradualmente per cedere il suo sapere alle Università che sorgeranno nelle principali città. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 11 Schegge Giandidiane N. 35a I dieci anni in Italia del Beato Guglielmo Llop Certo, ci son stati anche altri due confratelli giunti agli onori degli altari, il Beato Eustachio Kugler e San Benedetto Menni, i quali sostarono episodicamente nella Provincia Romana, ma non per ben dieci anni, come invece il Beato Llop, il che ha creato un forte legame spirituale che ci fa confidare in lui quale nostro speciale intercessore celeste. Egli nacque il 10 novembre 1880 a Vila-real, città dell’antico Regno di Valencia, che oggi la Spagna ha riconosciuto come Comunità Autonoma bilingue con tre Province, site sulla sponda mediterranea: al centro quella di Valencia, al sud quella di Alicante ed al nord quella di Castelló, alla quale appartiene Vila-real, che oggi conta oltre 50.000 abitanti. Suo padre, Pasquale Llop Pitarch, era uomo di profonda fede, che soleva accostarsi alla Comunione quasi giornalmente. Assai devota anche sua madre, Emanuela Gayá Guinot, nata nel contiguo Comune di Onda; era donna di grande fascino ed abile sarta, divenuta esperta in corredi per l’infanzia, poiché il Signore l’aveva benedetta con sei figlioli: Pasquale, Emanuele, Gioacchino, Vincenzo, Concetta e Anna Maria. Sia il primo sia l’ultima si fecero carmelitani, lui col nome in religione di padre Luigi Maria e lei con quello di suor Incarnazione: fu a lui che si dovette nel 1925, mentre era Priore dei Carmelitani di Jerez, la coronazione canonica della locale statua della Madonna del Carmine. Quando il primo di quei sei figli aveva appena otto anni, la mamma morì ed una sua buona vicina e cara amica, Filomena Gil Llanos, vegliò per qualche tempo sui sei orfanelli, finché il papà, preoccupato di come far fronte ai piccoli, decise di passare a seconde nozze con Dolores Placencia, anch’essa vedova e con tre figli a carico. La scelta non fu molto felice, poiché la matrigna prediligeva i suoi tre figli e trascurava i figliastri, la cui nonna materna, Anna M. Guinot Prades, decise perciò di tenere con sé per alcuni anni nella sua casa ad Onda, che distava solo 7 km da Vila-real, sia Anna Maria sia il piccolo Vincenzo, che allora non aveva ancora quatRitratto del Beato Guglielmo Llop ai tempi del suo primo soggiorno in Italia tro anni. F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35a - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop G All’indomani della nascita, egli fu portato in Parrocchia nella Chiesa settecentesca di San Giacomo e battezzato dal coadiutore don Emanuele Arín con i nomi di Vincenzo Andrea, fungendo da padrini due parenti, Vincenzo Llop Pitarch e Vincenza Llop Pitarch, aventi anche loro come proprio nome quello di San Vincenzo Ferrer, veneratissima gloria valenciana. 153 iusto cent’anni fa, arrivò di Comunità a Roma nel nostro Ospedale che è all’Isola Tiberina un confratello spagnolo, il Beato Guglielmo Llop, che rimase per dieci anni nella Provincia Romana, prima a Roma e poi come Priore per un triennio a Frascati. Tornato in Spagna, fu trucidato a Madrid come Martire della Fede il 28 novembre 1936 e la Chiesa lo ha proclamato Beato da giusto un ventennio, il 25 ottobre 1992. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 12 Vincenzo tornò poi a Vila-real, dove frequentò la scuola tenuta dai Francescani, che lo apprezzarono come ragazzo sveglio e socievole. La fede viva trasmessagli dalla famiglia lo spinse a divenir membro della Congregazione Mariana di San Luigi Gonzaga, promossa dai Gesuiti e allora assai diffusa nelle Parrocchie. Abbastanza intraprendente, sui tredici anni volle un giorno sfidare un toro durante una corrida paesana organizzata per la festa di San Vincenzo Ferrer e prese a roteare una cappa a breve distanza dal bestione che, inferocito, puntò furiosamente contro di lui: come testimonierà poi la sorella suora, si salvò solo grazie ad uno spintone con cui qualcuno tempestivamente lo mise fuori traiettoria, ma fu tale la paura nel vedersi sfiorato dalle corna, che rinunciò per sempre a divenir torero. Nel suo lavoro di merciaio ambulante riuscì discretamente, facilitato dalla sua parlantina e dai suoi modi garbati, però il guadagno non era sufficiente a dargli autonomia economica, sicché continuò a vivere col padre, che anche lui conduceva vita stentata. Una sera, tornando da uno dei suoi giri, scoprì che non era stata apparecchiata la tavola perché in casa non c’era più cibo; si recò allora dalla sorellastra e le chiese in prestito dieci reali, con cui comprò dei callifughi e, preso un tavolinetto ed una candela, se n’andò in piazza, 154 F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35a - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop Raggiunta l’adolescenza, il suo primo lavoro fu di venditore am- bulante di coperte, delle quali si riforniva in un negozio gestito dal marito di una sua sorellastra e cercava di vendere girando nei paesi vicini. La sua rettitudine indusse i compagni di bottega a giocargli lo scherzo di condurlo in una casa di prostituzione; non appena se ne rese conto, ne uscì di scatto, scansando con uno strattone una spudorata che tentava di bloccargli la strada. L’accenno del Beato, mentre era in viaggio col p. Generale, alla loro sosta in America dal fratello suonò a distesa un campanello e, quando attorno si creò un capannello di gente, da buon imbonitore gli riuscì di smerciarli tutti e corse a dar l’utile al padre, consentendogli con esso d’imbandire per quella sera una lauta cena. Purtroppo il rapporto con la matrigna restava difficile e così, non ancora diciottenne, egli provò a lasciare la famiglia e avventurarsi per la Spagna, girando senza fissa dimora con un iniziale carico di mercanzia, messa insieme con l’aiuto del padre. Vagabondò di paese in paese fino a Barcellona, ma poi, sfinito dalla fame e senza più soldi, si vide costretto a tornare a casa. Prima però d’entrare in Vila-real, sostò fuori città nel Convento dei Carmelitani, sito nel deserto di Las Palmas, dove aprì interamente il suo animo al confessore e maturò il proposito di lasciare il mondo e farsi religioso. Quando infine bussò alla porta di casa, il padre rimase afflitto di vederlo tornare in uno stato così miserevole, dimagrito e cencioso, e se lo portò subito in camera, dove parlarono a lungo; poi andò dalla moglie, si fece dare il proprio miglior abito e le proprie migliori scarpe e dette il tutto al figlio. Come poi testimonierà la sorella suora, che in quel tempo era l’unica della prole che viveva ancora col padre, questi non disse di che cosa avesse parlato col figlio, però dopo qualche giorno si seppe in famiglia che sarebbe entrato dai Fatebenefratelli, che avevano accettato di riceverlo in prova. Ovviamente, il suo ingresso in Religione non troncò i suoi rapporti con la famiglia, però le sue carte personali andarono disperse durante la Guerra Civile, allorché nel 1936 fu strappato al Convento, portato in prigione a Madrid · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 13 e poi trucidato barbaramente. Quando perciò, in occasione del Processo di Canonizzazione, si provvide a raccogliere ogni scritto che pubblicò sulla rivista Caridad y Ciencia, fondata nel gennaio 1929 da lui stesso, e ogni sua corrispondenza, si reperì una sola sua missiva alla famiglia, ossia un lettera dattiloscritta del 27 dicembre 1935 con cui da Ciempozuelos ringraziava degli auguri natalizi la propria sorella suor Incarnazione, la quale poi consegnò tale lettera alla nostra Postulazione. Però nel nostro Archivio di Montreal è saltata ora fuori una sua lettera inedita del 26 febbraio 1930, nella quale è posto incidentalmente in evidenza il persistere di forti legami con un proprio fratello emigrato negli Stati Uniti, nella cui casa di Itaca ebbe modo di trascorrere alcuni giorni durante la Visita Canonica alle Comunità dell’Ordine in America. Accolto a Ciempozuelos, egli iniziò il Postulantato il 13 luglio 1898 ed il Noviziato il 24 ottobre, ricevendo in Religione il nuovo nome di fra Guglielmo. Emise i Voti Semplici il 5 novembre 1899 ed i Solenni il 20 dicembre 1903, dimostrando nell’impegno ospedaliero, che espletò in molteplici Comunità, d’avere gran cuore e spirito d’iniziativa nel prendersi cura sia dei malati psichiatrici di Ciempozuelos, Santa Agueda, Pamplona e San Boi de Llobregat, sia dei ragazzi disabili di Barcellona, sia Tra le iniziative prese dal nuovo Consiglio Generalizio ci fu quella, già agli inizi del 1913, di organizzare all’Isola Tiberina un Centro di Formazione nel quale accogliere ragazzi dai 12 anni in su, che mostrassero inclinazione alla Vita Religiosa Ospedaliera, ossia di aprire un Aspirantato, che si preferì in maniera meno formale chiamare Collegetto, nel quale creare un ambiente che allo stesso tempo, oltre ad offrire un’educazione di base, inculcasse sani valori e aiutasse i giovani a discernere se davvero erano tra quelli nel cui intimo il Signore aveva posto fin dal grembo materno l’invito a consacrarsi a Lui. L’iniziativa fu certo ispirata dall’esempio della Provincia Spagnola dell’Ordine, dove già dal 1881 s’era iniziato ad accogliere informalmente in Comunità i ragazzi orientati alla Vita Religiosa, detti “sotanillas” per la tonachella indossata come divisa, e dove il 2 febbraio 1910 era stato aperto per loro uno speciale Centro Formativo a Ciempozuelos, detto Escola- I buoni risultati ottenuti da fra Guglielmo come Direttore degli Aspiranti, indussero il Capitolo Conventuale dell’Isola Tiberina a potenziare il Collegetto. Nella seduta del 13 settembre 1914 il Vicario Generale, fra Agostino Koch, “fatta notare la scarsezza nella Provincia Romana di nuove vocazioni e ritenuto che l’unica speranza sia quella di prendere ad educare e guidare per la vita religiosa-ospitaliera dei giovinetti dai dodici anni in su, come già si pratica in altre Province del nostro Ordine, ha proposto di aumentare il numero di questi giovinetti, che ora è di dodici, fino a venti, destinando per loro dormitorio la parte del convento al primo piano, che Roma: foto del 1915 del Beato con i venti Aspiranti F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35a - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop Gibilterra: il Beato con gli orfanelli affidatigli Dopo tale variegato tirocinio, in cui mostrò grande capacità di adattamento, fu inviato a Roma nella Comunità internazionale dell’Ospedale di San Giovanni Calibita all’Isola Tiberina, dove giunse il 12 dicembre 1912. Com’è noto, da tre mesi San Benedetto Menni, già dimessosi da Superiore Generale, aveva dovuto lasciare definitivamente Roma per trasferirsi a Parigi e nella nuova composizione della Curia Generalizia figurava dal 21 giugno quale Procuratore Generale e Primo Consigliere lo spagnolo fra Martino Guijarro, che fu probabilmente colui che sollecitò la venuta nell’Urbe di fra Guglielmo, suo trentaduenne connazionale. nia Hospitalaria, la cui efficiente organizzazione si volle replicare all’Isola Tiberina per gli Aspiranti della Provincia Romana. In quel momento l’Isola ospitava già il Noviziato e Postulantato, di cui dal 5 aprile 1913 era stato nominato Padre Maestro il portoghese fra Augusto Carreto ma, per non sovraccaricarlo di impegni, si preferì affiancargli a tempo pieno per gli Aspiranti un ulteriore Formatore: la scelta cadde su fra Guglielmo, che si sapeva aveva dimostrato buone doti pedagogiche nel seguire i ragazzi assistiti nei nostri Istituti di Barcellona, di Gibilterra e di Carabanchel, sicché le cronache dell’Ordine ricordano lui quale iniziatore del Collegetto della Provincia Romana, trasferito poi nel 1936 a Benevento e nel 1952 a Napoli, sua ultima sede. 155 degli orfanelli di Gibilterra, sia degli epilettici di Carabanchel. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 14 Fra Giovanni Berchmans Merendi (1898-1951) dalla camera occupata dal M. R. P. Felice si estende fino alla terrazza presso lo stenditoio”. La proposta fu votata e approvata. 156 F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35a - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop Fra Guglielmo restò Direttore del Collegetto per sei anni, poi dal 14 maggio 1919 passò ad essere Maestro dei Novizi e Postulanti, occupando il posto di fra Augusto Carretto, che dal 13 maggio 1919 era stato trasferito a Perugia, ma parleremo in un’altra puntata di questo nuovo incarico di fra Guglielmo. Anche se non può certo paragonarsi alla forza cogente dell’imprinting filiale nei cuccioli degli animali, per un Aspirante che entra in una Comunità Formativa il primo confronto con un frate è indimenticabile ed è spesso determinante nel suo cammino interiore. Sappiamo di almeno due giovani, Emilio ed Ernesto, la cui vita fu segnata dall’incontro con fra Guglielmo, che aprì loro la strada per divenire personaggi incisivi nelle vicende dell’Ordine. Parleremo di Ernesto in un’altra puntata, accennando qui solamente a Emilio Merendi, accolto come Aspirante da fra Guglielmo il 15 settembre 1913 e che poi non solo divenne davvero frate, ma svolse un ruolo di primo piano nella Provincia Romana, sia dando maggior sviluppo alle opere, sia vegliando con polso saggio e concreta efficacia sulla saldezza interiore dei Confratelli. Nato il 14 settembre 1898 a Tarquinia, entrò a giusto quindici anni nell’Ordine, rinunciando “di buona voglia” ad una borsa di studio assegnatagli nel paese natio. Era appena Postulante quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale e dovette prestare servizio militare dal 1917 al 1920, sicché solo il 20 dicembre 1920 poté infine iniziare il Noviziato, ricevendo da frate il nuovo nome di fra Giovanni Berchmans. Emise a Natale del 1921 i Voti Semplici e a Natale del 1924 i Solenni. Nel corso degli anni ebbe gli incarichi di Vice Maestro dei Novizi e di Priore a Frascati, a Benevento, a Napoli e all’Isola Tiberina, e fu per tre volte consecutive eletto Provinciale, restando in carica dal 2 giugno 1940 al 12 luglio 1951, quando lo colse la morte. In sua memoria il 29 giugno 1978 nell’Ospedale romano di San Pietro fu benedetto nell’atrio un suo busto bronzeo, quale omaggio, come dice l’iscrizione, al “pio religioso”, al “laborioso ospedaliero”, al “fondatore di questo ospedale”. Dopo la cerimonia, alla quale assistetti, i confratelli mi raccontarono molti episodi della sua vita ed una delle cose che più mi restò impressa era il suo zelo quale Superiore nell’aiutare i frati ad emendarsi dai propri sbagli e che, quando li chiamava a colloquio per ammonirli, iniziava dicendo amabilmente “Vuoi il caffè con lo zucchero o senza?”, per sapere se preferivano andar subito al sodo o invece iniziare con un diplomatico preambolo, che indorasse la pillola amara del necessario rimbrotto. (Continua) L’Isola Tiberina appariva ancora così durante il primo soggiorno romano del Beato · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 15 “I L M E L O G R A N O ” UNA RELIQUIA PER LA REGINA Fra Giuseppe Magliozzi o.h. N ell'ottobre del 1862 la regina di Spagna, Isabella II, unitamente alla famiglia ed a numerosi personaggi della Corte, visitò varie località dell’Andalusia, sostando a Granada dal 9 al 15 ottobre. Fu nel pomeriggio del 13 ottobre che la regina, dopo aver visitato l’Università di Lettere e la Chiesa di San Gerolamo, accoltavi dall’arcivescovo di Granada, raggiunse poi a piedi il vicino Ospedale di San Giovanni di Dio, non solo visitandovi le sale dei ricoverati, ma anche la Chiesa, dove volle sostare nel Camarín, nel quale è custodita l’urna del Santo, che l’arcivescovo, in omaggio a così illustre visitatrice, aprì per darle modo di vedere e venerare le sante ossa. A questa cerimonia di giusto 150 anni fa, furono presenti il Nunzio Apostolico in Spagna e il nostro Generale, fra Giovanni Maria Alfieri, che aveva programmato per tempo in ogni dettaglio tale iniziativa. Già dal 1854, nell’offrire all’imperatrice di Francia, Eugenia de Montijo, che era nativa di Granada, la biografia che egli aveva scritto del Beato Giovanni Grande, le aveva chiesto di intercedere dalla regina di Spagna un appoggio per far rifiorire la presenza del nostro Ordine nella città di Granada, in cui era iniziato. Analoga richiesta fra Alfieri aveva rivolto quello stesso anno al Papa Pio IX, che se ne ricordò nel 1861, quando gli giunse dal Nunzio in Spagna un rapporto sulla nostra Comunità di Manila, residuo brandello del Ramo spagnolo dei Fatebenefratelli; ne seguì tra il Papa, il Nunzio e fra Alfieri, in quel tempo Procuratore Generale, un nutrito scambio di corrispondenza che se non riuscì a far di Manila il punto di partenza della rinascita del Ramo spagnolo, creò un forte rapporto del Nunzio col frate, che nel maggio 1862 fu eletto Superiore Generale e quello stesso anno si recò di persona in Spagna, giusto in tempo per programmare col Nunzio il citato incontro a Granada con la regina. Dal rapporto spedito il 22 ottobre 1862 dal Nunzio al card. Antonelli, Segretario di Stato del Papa, sappiamo che durante la visita al Camarín la regina chiese che fra Alfieri le facesse da guida e le restasse accanto nell’emozionante momento che l’arcivescovo estrasse dalla grande urna d’argento la cassetta avvolta in velluto e l’aprì, mostrando le ossa che custodiva. Ella chiese d’avere un frammento per lei ed uno da fare avere al Papa. Fra Alfieri chiese solo che l’arcivescovo poggiasse per un attimo sulla propria testa il cranio del Santo, implorando che il Fondatore intercedesse il favore divino sugli intenti, tanto a lungo carezzati nella mente, di far rinascere l’Ordine nella sua antica culla. Nella risposta inviata dal card. Antonelli il 4 novembre si legge che il Santo Padre restò commosso del delicato pensiero della regina di destinargli una reliquia di San Giovanni di Dio. Nel successivo riscontro inviatogli dal Nunzio il 25 ottobre si legge che durante la visita al Camarín i reali ed altri personaggi della Corte ascoltarono con molta benignità le richieste di fra Alfieri per un ritorno dei Fatebenefratelli e promisero di appoggiare una sua richiesta ufficiale, che egli consegnò poi al Nunzio, il quale nella lettera assicurò che l’avrebbe trasmessa alla regina non appena fosse rientrata dalla sua visita alle città dell’Andalusia. Granada: Basilica di San Giovanni di Dio Isabella II, regina di Spagna nel 1862 Sappiamo che negli anni seguenti fra Alfieri ebbe modo d’incontrare altre due volte la regina, anche se le difficoltà del clima politico e poi l’esilio del 1868 impedirono che fosse accolta la richiesta di autorizzare i Fatebenefratelli a lavorare nei reparti maschili degli ospedali pubblici generali e psichiatrici, limitandosi come le Suore Vincenziane all’assistenza diretta e senza voler responsabilità amministrative. Anche se l’approccio con la regina non fu proficuo, fra Alfieri riuscì poi a trovare in San Benedetto Menni la persona che, pur se con altre formule, seppe tradurre in stupenda realtà la Restaurazione del nostro Ordine in Spagna, Portogallo ed America Latina. Inoltre, i buoni rapporti che fra Alfieri stabilì con gli arcivescovi di Granada, riuscirono preziosi non solo per il ritorno all’Ordine della Chiesa che custodiva la tomba del Fondatore, ma anche, tramite un’intricata vicenda voluta dalla Provvidenza e che abbiamo di recente rievocato su queste pagine, per la nascita della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, fondata da San Benedetto Menni con due giovani di Granada che conobbe proprio nel viaggio che vi fece per avere infine in consegna dall’arcivescovo la nostra antica Chiesa. 15 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 16 NECROLOGIO FRA NARCISO PETRILLO Notizie biografiche F ra Narciso Petrillo, sacerdote, al secolo Aquilino, è nato a Montaperto, frazione di Montemiletto (AV), diocesi di Benevento, il 29 agosto 1939. Entrato nell’Ordine nell’Aspirantato di Napoli, il 5 ottobre 1951, nel Postulantato a Roma l’1 settembre 1955 e dopo nel Noviziato, sempre a Roma, il 7 ottobre 1956, ha emesso la prima professione il 13 ottobre 1957 e quella definitiva il 13 ottobre 1963. È stato ordinato sacerdote a Genzano di Roma il 13 settembre 1969 da mons. Gioacchino Pedicini, vescovo emerito di Avellino. È stato più volte consigliere e segretario provinciale, maestro dei novizi dal 1971 al 1977 e maestro degli scolastici. È deceduto piamente all’Ospedale san Pietro di Roma, ricoverato per motivi di salute dal 28 giugno 2012, il 15 settembre 2012. Religioso fedele, bonario e zelante, ha svolto l’apostolato sacerdotale nelle varie opere della Provincia, specialmente in quelle di Genzano, Roma san Pietro e Napoli Buon Consiglio dove era di comunità. I funerali si sono svolti nella Chiesa dell’Ospedale san Pietro il 17 settembre. La salma è stata trasportata lo stesso giorno nella cappella della comunità del cimitero di Benevento, benedetta da mons. Andrea Mugione, arcivescovo di Benevento, e tumulata il 18 settembre. Ricordo di Fra Narciso Giovanni Mattia F ra Narciso Petrillo ci ha lasciati: il suo cuore ha smesso di battere il 15 settembre 2012, a 73 anni. La Chiesa dell’Ospedale san Pietro che ha visto per lunghi anni l’infaticabile lavoro del sacerdote dell’Ordine dei Fatebenefratelli, era affollata dalle molte persone che volevano porgergli un ultimo saluto e pregare per lui. Accanto ai fratelli, sorella, cognati/e, nipoti e altri parenti, hanno partecipato alla cerimonia funebre il superiore provinciale con i confratelli della curia, della casa e di altre comunità della Provincia, della curia generalizia con il Padre Generale, alcuni consiglieri, il superiore e altri confratelli, dell’Isola tiberina, della Farmacia vaticana, e tanti amici, operatori sanitari e non dell’ospedale con i quali fra Narciso aveva condiviso momenti di lavoro e che di lui apprezzavano la cordialità, la simpatia e soprattutto l’immediatezza relazionale. La S. Messa funebre è stata presieduta da Padre Giacinto Caronia OFM, cap- 16 pellano dell’Ospedale di Napoli che con fra Narciso ha collaborato per quasi vent’anni e con fra Jesús Etayo, consigliere generale, i sacerdoti della Provincia, i cappellani del san Pietro, il suo direttore spirituale e altri. Con la voce rotta dall’emozione, Padre Giacinto ha ricordato i tanti momenti accanto ai malati e la grande fede che ha sempre improntato l’azione pastorale, la vita religiosa e soprattutto il tempo della malattia accettato con fede attraverso la preghiera costante. Nell’ultimo periodo di sofferenza, i confratelli che costantemente gli stavano accanto riuscivano a farlo sorridere, come quando il Padre Provinciale gli ha regalato una nuova bandiera dell’Avellino (la sua era ormai consunta), squadra che difendeva con veemenza e passione calcistica; fra Celestino che insieme a lui pregava san Pio da Pietrelcina con devozione e che ricordava, attraverso aneddoti sereni e divertenti le rispettive origini campane. Nel corso della celebrazione fra Elia ha ringraziato tutti i presenti e nel salutare fra Narciso, ha ricordato gli anni di studi compiuti assieme. Dopo la Messa, fra Narciso è stato trasportato al cimitero di Benevento nella cappella della comunità e, in attesa della tumulazione, l’arcivescovo, mons. Andrea Magione, prima di benedire la salma, ha proclamato e commentato la Parola della liturgia. Nel ricordare ai presenti che la vita è breve e che il pensiero di compiere le buone azioni verso il prossimo deve avere la priorità sui nostri egoismi, soprattutto quando si opera nel mondo della sanità, l’Arcivescovo ha impartito la Sua benedizione, con un saluto fraterno e amico a fra Narciso che ora vive nella vera luce e nella sicura pace. Desidero chiudere questa breve testimonianza con un frase che fra Narciso da tempo aveva fatto sua: “Dalla vita passare alla morte. Questa l’esperienza, l’evidenza. Attraverso la morte passare alla vita. Questo il mistero” (Karol Wojtyla). · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 17 PA G I N E D I M E D I C I N A LO STUDIO POLISONNOGRAFICO NELL’O.S.A.S. Dante Maria Caliento, Melissa Zelli e Michele Iembo a polisonnografia (PSG) è la tecnica di riferimento per lo studio del sonno e rappresenta il gold-standard per la diagnosi di O.S.A.S. (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) caratterizzata da ricorrenti episodi di ostruzione delle alte vie aeree durante il sonno, frammentazione del sonno e ipossiemia notturna. cranica) ed Eletrooculogramma (EOG) che permettono di distinguere il sonno dalla veglia, individuare le diverse fasi del sonno (la sintomatologia ostruttiva è più frequente nelle fasi REM caratterizzate dall’ipotonia muscolare) ed evidenziare i micro risvegli al termine degli eventi ostruttivi; Questo esame consente di valutare le modificazioni indotte dal disturbo sul sonno e sui parametri vitali. ➤ Bande pletismografiche toraciche e addominali per evidenziare l’escursione respiratoria e la concordanza di fase toracoaddominale; L È un esame complesso, lungo e variamente costoso in quanto prevede la permanenza del paziente, almeno per una notte, in un laboratorio del sonno assistito da un tecnico neurofisiologo; può anche esser eseguito al domicilio del paziente a un costo molto contenuto. La PSG consiste nella registrazione simultanea, durante il sonno, di una serie di variabili fisiologiche con lo scopo di confermare la diagnosi di O.S.A.S., precisare l’origine delle apnee (se centrali, ostruttive o miste) e quantificare la severità della malattia. Le variabili prese in considerazione sono: ➤ Elettroencefalogramma (EEG che consente la registrazione dell’attività elettrica cerebrale durante il sonno con elettrodi posti sulla volta ➤ Elettromiogramma (EMG) dei muscoli del mento e degli arti inferiori al fine di determinare il tono muscolare ed evidenziare movimenti abnormi degli arti; ➤ Elettrocardiogramma (ECG) per valutare le variazioni della frequenza cardiaca e la Pulsossimetria per la rilevazione dei livelli di saturazione ematica di ossigeno; ➤ Nasocannule e termistore per registrare il flusso aereo nasale e orale; ➤ Rilevatore di posizione corporea per evidenziare il rapporto tra eventi ostruttivi e determinate posture, in particolare quella supina; ➤ Accelerometro per evidenziare i movimenti degli arti (spesso al termine degli eventi ostruttivi); ➤ Videocamera e Microfono per registrare il comportamento durante il sonno e il russamento. L’esito viene tradotto in termini numerici mediante l’indice di apnea/ipopnea AHI (Apnea Hypopnea Index) che è dato dalla somma delle apnee e ipopnee per ogni ora di sonno considerato dall’esame. In rapporto a tale valore si distinguono 4 stadi: ◆ AHI < 5: non indica un quadro di O.S.A.S.; ◆ AHI tra 5 e 15: indica un O.S.A.S. di grado lieve; ◆ AHI tra 15 e 25: indica un O.S.A.S. di grado moderato; ◆ AHI > 25: indica un O.S.A.S. di grado severo. Per ovviare ai gravi problemi organizzativi ed economici legati alla PSG l’AIMS ha validato come metodica per la diagnostica di O.S.A.S. il monitoraggio cardiorespiratorio completo che consiste in una polisonnografia senza canali elettroencefalografici e oculografici montata ambulatorialmente sul paziente ed eseguita a domicilio. 17 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 18 ANIMAZIONE GIOVANILE O VOI TUTTI ASSETATI, VENITE ALL’ACQUA (IS 55,1) Fra Massimo Scribano, o.h. C arissimi lettori, il titolo che ho dato all’articolo di questo mese, è dettato dalle tematiche e dalla Parola di Dio, suscitate nelle Esperienze di Servizio che si sono svolte nel mese di agosto, nell’Istituto san Giovanni di Dio a Genzano di Roma. Si sono svolte due esperienze ricche di entusiasmo, fraternità juandediana in compagnia del Signore che ci ha regalato momenti di comunione con Lui. I ragazzi sono arrivati il 12 agosto pomeriggio, stanchi dal viaggio poiché hanno subito la situazione dei voli Wind jet annullati e pur di non rinunciare alla loro esperienza hanno affrontato il viaggio con il pullman che partiva da Ragusa per poi arrivare a Roma dopo dieci ore! La loro tenacia è stata premiata da Dio Padre che li ha ricompensati in beni spirituali. Ha inizio l’Esperienza di Servizio! Quest’anno la novità sta nel fatto di aver introdotto momenti di adorazione eucaristica giornaliera, per poter attingere da Lui la forza necessaria per fronteggiare ai diversi compiti che si svolgevano durante la settimana. Altra bellissima iniziativa suggerita dallo Spirito santo che ci indica cosa è meglio fare, è stata l’adorazione notturna continuata, dove ragazzi, confratelli, consorelle e collaboratori si sono alternati per stare in contemplazione con Gesù Eucarestia. Le settimane sono passate in serena armonia tra servizio e preghiera, tra fraternità e carità: san Giovanni di Dio ci ha assistiti con grande amore e ha interceduto presso il Signore per la buona riuscita spirituale dell’intera Esperienza. Ci siamo sentiti toccare dallo Spirito santo e ci siamo lasciati guidare da Lui, perché abbiamo compreso che se lasciamo lavorare Dio nella nostra vita tutto risulta essere equilibrato e perfetto, perché Dio Padre è perfetto. Noi siamo chiamati alla santità, perché Dio dice: santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio (Lv 20,7). Con questa certezza abbiamo intrapreso l’Esperienza vedendo nei volti dei ragazzi una luce nuova e raggiante, come se lo stare in quel luogo avesse loro dato la consapevolezza di vivere una espe- rienza nuova e soprattutto con il Signore Gesù. Altro punto di forza delle esperienze di servizio, è sicuramente lo stare con i nostri Ospiti che con il loro affetto e calore si sono distinti nell’accogliere i ragazzi che sono arrivati in Istituto. Con san Paolo possiamo dire che la carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.(1Cor 13,4-7). Analogamente a questo, il nostro fondatore, san Giovanni di Dio diceva: Abbiate sempre la carità, perché dove non c’è carità non c’è Dio, anche se Dio è in ogni luogo (LB, 15). L’obiettivo e lo scopo fondamentale delle nostre attività estive sono dettati dalla consapevolezza di manifestare Cristo agli altri, attraverso il modo semplice della Carità che infiammò san Giovanni di Dio a poter dire sì alla chiamata che lo vide coinvolto in un piano di amore da parte di Dio per il suo figlio. Noi suoi fratelli attraverso l’eredità spirituale donata prima al nostro Fondatore e poi a noi, dobbiamo essere luce e guida per gli altri, in modo particolare per i Malati, i Poveri e i Bisognosi che oggi più che mai gridano al nostro cuore. “Fa o Signore che per il dono dell’Ospitalità donato a san Giovanni di Dio, noi possiamo col tuo aiuto, aderire pienamente alla tua volontà, che per noi Fatebenefratelli è il Servizio all’Uomo sofferente”. Arrivo dei Partecipanti. 18 Il Centro di pastorale giovanile FBF della Provincia Romana aiuta e collabora con i giovani che vogliono stare alla presenza di Dio e al servizio dell’Uomo, dando la possibilità di esperienze di discernimento personale. Per informazioni contattatemi al 338.2509061 o scrivete una mail all’indirizzo: [email protected]. Uniti nella preghiera, vi auguro un proficuo cammino nel discernimento per la realizzazione del progetto di Dio nella vostra vita. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 19 OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO “CONDIVIDIAMO LE AZIONI” Un nuovo progetto formativo ospedaliero Iride Dello Iacono L unedì 24 settembre, con la presenza del superiore, fra Angelico Bellino, e del responsabile amministrativo, dott. Giovanni Carozza, nell’accogliente Centro Congressi dell’Ospedale Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di Benevento, si è dato avvio a un nuovo progetto formativo rivolto agli Operatori del nostro ospedale. Il corso, organizzato dall’Unità operativa complessa di Pediatria, Neonatologia e UTIN (Unità di Terapia intensiva neonatale), diretta dal dott. Gennaro Vetrano, ha come obiettivo quello di elaborare protocolli e mettere a punto le procedure in emergenza-urgenza pediatrica. Fruitori del corso e, nello stesso tempo docenti, sono gli stessi operatori, sia medici, pediatri, neonatologi e rianimatori, sia infermieri professionali che operano nei vari reparti in cui l’emergenza-urgenza pediatrica si realizza. Sono previsti nove incontri, a cadenza mensile, e l’obiettivo finale è l’elaborazione di linee guida condivise. L’iter formativo prevede il conseguimento dei seguenti obiettivi generali: - uniformare comportamento e linguaggio tra tutti gli operatori di area critica pediatrica al fine di migliorare la comunicazione tra i diversi livelli di intervento in urgenza; - acquisire le competenze per una rapida valutazione della gravità del paziente afferente alla struttura di Pronto Soccorso Pediatrico; - stabilire la priorità d’accesso alla cure mediche in base alla gravità del paziente; - approfondire le conoscenze relative alle caratteristiche cliniche del paziente in età evolutiva; - acquisire conoscenze specifiche di tipo relazionale relative all’accoglienza del bambino e dei familiari, i quali vivono con particolare apprensione qualsiasi anche sospetta modificazione dello stato di salute del bambino; - conoscere i protocolli di triage pediatrico. I termini di urgenza ed emergenza sono utilizzati spesso, impropriamente, come sinonimi. Per emergenza si indica un'evenienza clinica improvvisa che evolve precipitosamente verso uno scadimento delle condizioni generali dell'assistito. Vi è una alterazione dei parametri vitali con compromissione di almeno una delle funzioni vitali (respiratoria, cardiaca, neurologica) più o meno grave, ma comunque sempre in grado di mettere in pericolo, in tempi rapidi, la vita del bambino. L’emergenza, dal punto di vista assistenziale, è quindi caratterizzata dall' improcastinabilità del trattamento con l’utilizzo di tutte le risorse di base e specialistiche a disposizione. Per urgenza si intende, invece, una situazione grave senza alterazione dei parametri vitali, che richiede interventi volti a evitare il peggioramento clinico: il soggetto, pur avendo funzioni e parametri vitali nella norma, non è a priori esente dal pericolo, ma può giungere a quest'eventualità in un tempo successivo. In conseguenza di ciò si tende a distinguere, soprattutto dal punto di vista organizzativo (triage), quadri clinici a basso o ad alto rischio per differenziare quelle situazioni che, pur dovendo essere affrontate con efficacia, possono permettere tempi diversi di attesa. Il primo incontro è stato introdotto dall’infermiera di Pronto Soccorso, Annarita Farese, che ha lucidamente esposto la tematica del “Triage Pediatrico” suscitando una vivace discussione. Sono seguiti i puntuali interventi dei dottori Elziario Varricchio, pediatra, e Maria Cusano, rianimatrice, che hanno proposto le Linee Guida per il trattamento della Crisi ipertensiva e dell’Insufficienza renale acuta in età pediatrica. L’infermiera professionale, Antonella Simiele, ha, infine relazionato sugli aspetti pratici della corretta misurazione della pressione arteriosa nel bambino. Il dibattito è stato molto acceso, non solo in merito agli aspetti prettamente tecnici, ma anche su quelli più propriamente comportamentali. “Condividere le azioni” rappresenta il vero obiettivo del Corso, per il quale hanno profuso tante energie gli organizzatori, d.ssa Iride Dello Iacono, responsabile dell’Unità operativa semplice di Pediatria, dott. Elziario Varricchio, responsabile del Day Hospital pediatrico e in particolare il dott. G. Furcolo, pediatra neonatologo, esperto nell’emergenza-urgenza in Pediatria. 19 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 20 OSPEDALE BUON CONSIGLIO - NAPOLI V CONGRESSO DI ECOGRAFIA TRANS-CRANICA Forame ovale pervio. Aspetti diagnostici. Patologie associate Maria Pinto I l Forame ovale pervio (FOP) costituisce un’affascinante argomento che, soprattutto negli ultimi anni, coinvolge studiosi provenienti da diverse specialità per la sua associazione (in assenza di un chiaro nesso di causalità) con patologie diverse tra loro. Tra esse, l’emicrania con aura, l’ictus criptogenetico, patologie respiratorie (tra queste risulta molto stretto il legame con l’apnea notturna), nonché le alterazioni della coagulazione e le aritmie cardiache. Nell’ambito del V Congresso di Eco- grafia Trans-Cranica di quest’anno, organizzato dall’Unità Operativa Complessa di Cardiologia, su iniziativa del dr. Paolo De Campora con la collaborazione del dr. Marco Pascotto, è stata approfondita la parte diagnostica, relativa alla identificazione delle metodiche più sensibili per valutare gli aspetti emodinamici del FOP, trattandosi di una tematica molto complessa, priva di linee guida, con molti lavori pubblicati in letteratura che mostrano una frequente associazione tra FOP e aritmie; tra FOP e apnea notturna e altre noxae respiratorie; trombofilie, e tra FOP ed emicrania con aura e con forme cripto- genetiche di ictus cerebrale. Obiettivo del congresso, far convergere studiosi provenienti da differenti specialità, infatti data la parola a esperti della materia, è stato possibile interessare l’uditorio soffermandosi sulla fiorente e ricca letteratura pubblicata al riguardo. La parte finale del congresso è stata dedicata al rapporto tra FOP e attività subacquea. Il Congresso, al pari degli altri anni, è stato aperto a medici e altri operatori sanitari, con una presenza considerevole e attenta. UDIENZA DEL CARDINALE SEPE CON I RESPONSABILI DELL’AREA MATERNO INFANTILE E DELLA ASSOCIAZIONE GERMOGLIARE ONLUS Maria Pinto M ercoledì 3 ottobre, Sua Eminenza il Cardinale Crescenzio Sepe ha concesso udienza ai Rappresentanti dell'Area Materno Infantile dell'Ospedale Buon Consiglio. L’iniziativa è stata sostenuta dall'Associazione Germogliare Onlus, sotto la presidenza dal dr. Gennaro Salvia, responsabile dell'U.O. di Terapia Intensiva Neonatale del nostro Ospedale. All’incontro hanno partecipato il dr. D. Zappulli, responsabile UOC di Pediatria e Neonatologia, il dr. P. Iacobelli, responsabile dell'UOC di Ostetricia e Ginecologia, il giornalista RAI Adriano Albano e il dr. G. Salvia. 20 È stata l’occasione per condividere con Sua Eminenza l'importanza degli aspetti umani legati all'attività medica che interviene intorno all'evento nascita e dell'amore che deve connotare l'atto medico anche in condizioni di gravità ed emergenza, ancor più quando si tratta di difendere una nuova vita in difficoltà. Il Cardinale è stato molto colpito dalla dedizione con cui l'Associazione, senza scopo di lucro, Germogliare sta lavorando per migliorare ulteriormente la qualità dell’offerta sanitaria, a favore dei neonati ricoverati presso il reparto di cure intensive dell'Ospedale Fatebenefratelli di Napoli. In particolar modo Sua Eminenza ha voluto assicurare il Suo concreto sostegno agli Operatori impegnati nel progetto per la costituzione di una banca del latte umano donato. In attesa di definire nei prossimi giorni un piano di intervento a supporto del progetto Banca del Latte, il cardinale Sepe ha ricambiato i saluti che gli erano stati rivolti dal superiore fra Alberto e dalla Direzione Sanitaria e Amministrativa del nostro Ospedale, e ha accettato con entusiasmo l'invito a visitare le nostre strutture dedicate all'assistenza alla nascita. · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 21 ISTITUTO SAN GIOVANNI DI DIO - GENZANO PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA E FATIMA Suor Rita Nardon T utto è pronto la mattina del 4 luglio 2012 quando un gruppo di 29 persone, composto da Ospiti e Operatori dell’Istituto “san Giovanni di Dio” di Genzano, coordinati da suor Rita, assistente sociale, ben attrezzati con i loro zainetti, partono per l’aeroporto di Fiumicino e quindi alla volta di Santiago de Compostela in Galizia, dove natura e cultura si fondono, per effettuare un soggiorno turistico-religioso che comprende, oltre la cittadina spagnola, anche la costa portoghese con Fatima e Lisbona. Nel gruppo si sono aggregate anche alcune persone di Genzano e Albano, desiderose di fare una esperienza emozionante e nuova, sia a contatto con i nostri Ospiti che per la conoscenza di nuove realtà e, non da ultimo, per cogliere l’opportunità di un periodo, seppur breve, di riflessione personale e di preghiera e serenità. L’esperienza è stata condivisa da un gruppo di coppie di sposi e i loro figli, di Roma che, pur estranei alle problematiche vissute dai nostri Ospiti, si sono adattati in modo meraviglioso, accogliendo ognuno con affetto e disponibilità. Ci siamo affidati all’Opera Romana Pellegrinaggi dalla quale abbiamo avuto un’ottima assistenza: religiosa da parte di don Stanislao e tecnica-professionale da Aldo Mirra. Dunque siamo arrivati a Santiago de Compostela, ospiti nel grande complesso di san Martin al Pinario, una splendida struttura del XVI secolo, proprio accanto alla Cattedrale. Qui le emozioni sono state varie. Abbiamo visto dei pellegrini che attraverso i vari “Cammini” hanno raggiunto a piedi il Santuario; abbiamo pregato sulla tomba dell’apostolo Giacomo e passeggiato nel centro storico; dopo la visita alla Cattedrale e la Messa del Pellegrino abbiamo assistito con il fiato sospeso al “volo” del botafumeiro che è un im- portante simbolo della Cattedrale di san Giacomo. Si legge nella storia che esso fu presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago. Il primo botafumeiro fu una gran pignatta di argento del sec. XVI, dono del re Luigi XI di Francia, che venne in seguito rubato dalle truppe napoleoniche. L’attuale è stato fuso nel 1851 ed è realizzato in ottone ricoperto di argento. È il più grande incensiere del mondo; le sue dimensioni sono di circa 1,60 mt di altezza per oltre 60 kg di peso. Viene caricato con più di 40 kg tra incenso e carboni, attestando così il suo peso attorno ai 100 kg. Questo enorme “angelo fumante” viene fatto oscillare progressivamente dagli esperti tiraboleiros, fino a fargli raggiungere la velocità di circa 70 km/h tra le due ali di folla, congiungendo da cima a fondo tutta la lunghezza del Santuario. Il botafumeiro ha “volato” in via del tutto eccezionale per fare grande festa per il ritrovamento, il giorno 4 luglio 2012, del “Codice Callistino”, manoscritto del XII sec. misteriosamente rubato da una cassaforte dell’archivio della Cattedrale di Santiago il 7 luglio 2011. Il Codice, di altissimo valore sia come patrimonio religioso che come valore monetario, era nascosto in un garage di Milladoiro nel nord della Spagna. Lasciata Santiago, abbiamo raggiunto la graziosa cittadina di Fatima in Portogallo, sostando a Valença do Minho e Braga. Anche la sosta a Fatima è stata ricca di emozioni: luogo di grande fede e preghiera al quale ci siamo accostati sapendo che lì, nella Cova da Iria, il 13 maggio del 1917 la Madonna appare a tre pastorelli mentre si trovano al pascolo. Nel percorso della Via Crucis abbiamo raggiunto Valinhos, Loca do Cabeço e Poço do Arneiro, nella località di Aljustrel, altri luoghi di incontro dei pastorelli con la Vergine. Cattedrale di Santiago de Compostela Grande meraviglia ha destato la visita all’Esposizione “Fatima Luce e Pace” dove, insieme con i numerosi oggetti di valore esposti, si può ammirare la corona preziosa della Madonna di Fatima dove, al suo interno in alto, vi è incastonato il proiettile che trapassò il corpo di Giovanni Paolo II nell’attentato del 13 maggio 1981 in Piazza san Pietro, a Roma. Accanto alla corona si può ammirare anche l’anello che Papa Giovanni Paolo II donò alla Madonna di Fatima il giorno 12 maggio 2000, durante la preghiera di lode alla Vergine, nella cappellina delle apparizioni. Lasciata Fatima ci siamo diretti a Lisbona, città posta sulla riva destra del grande estuario del Tejo. Grande ammirazione ci ha destato la vista dei due ponti che collegano le rive dell’estuario: il gigantesco “XXV de Abril” e il lunghissimo “Vasco de Gama”. Abbiamo visitato parte del Monastero dos Jerònimos, straordinario esempio di architettura manuelina, la Torre di Belém e la Chiesa di sant’Antonio da Sè, (da noi conosciuto come sant’Antonio di Padova), costruita sulla casa del Santo, nato a Lisbona il 15 agosto 1195. Il viaggio, quindi si è rivelato per tutti una esperienza positiva e arricchente; sono nate delle belle amicizie; ci siamo sentiti a nostro agio, nonostante la diversità dei partecipanti. È stato un percorso che ci ha offerto spunti interessanti sulla fede di tutti e la possibilità di accostarci ad altri usi e costumi. L’augurio è quello di poter realizzare ancora momenti belli e sereni come questo, mentre ringraziamo il superiore di Genzano, fra Benedetto Possemato, e le Direzioni per averci permesso questa opportunità. 21 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 22 O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O MORTE IMPROVVISA IN CULLA ni di volontariato e i referenti dei progetti obiettivi su SIDS ALTE degli ospedali e del territorio siciliano. Il nostro Centro SIDS ha presentato una guida multilingue per i genitori Cettina Sorrenti Rappresenta la prima causa di mortalità nei paesi industrializzati da un mese a un anno di vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) molte di queste morti, per la maggior parte “invisibili”, sono evitabili. Per avviare una campagna di sensibilizzazione per le famiglie e gli operatori, per contrastare l’esposizione a fattori di rischio ambientali e promuovere l’adozione di comportamenti e stili di vita corretti e responsabili, al fine di ridurre l’incidenza di queste morti inaspettate; il 28 settembre, presso la nostra Aula Polifunzionale si è tenuto il primo congresso regionale su “SIDS ALTE (morte in culla e neonati ad alto rischio di defaillance cardio respiratoria e quindi di morte improvvisa). Realtà e proposte in regione Sicilia. Presentazione del progetto SIDS”. L’applicazione di semplici regole di accudimento: far dormire i bambini sempre in posizione supina, evitare il fumo in gravidanza e dopo, evitare le temperature alte, far dormire il lattante nella stessa stanza ma non nello stesso letto dei genitori, l’uso eventuale del ciuccetto ad allattamento ben avviato e la promozione dell’allattamento materno, hanno consentito di ridurre drasticamente la mortalità per SIDS fino al 50-60%. Il convegno è stato organizzato dal direttore del dipartimento Materno Infantile dell’Ospedale, dott.ssa Maria Rosa D’Anna, dal direttore dell’UOC di Neonatologia e Pediatria, dott. Bartolomeo Spinella, e dal neonatologo e responsabile del Centro SIDS, dott. Raffaele Pomo. Hanno partecipato inoltre, l’assessore alla salute della Regione Sicilia, dott. Massimo Russo, e i più grandi esperti a livello nazionale del settore, oltre alle Associazio- L a morte in culla o “morte bianca” (Sudden Infant Death Sindrome, SIDS ), è considerata una delle esperienze più dolorose e sconvolgenti che possa verificarsi in una famiglia. Colpisce un lattante apparentemente sano in condizioni di pieno benessere ogni 1000-2000 nati. Il centro SIDS dell’ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli è l’unico Centro della Sicilia. All’interno del convegno sono stati presentati i progetti obiettivi dell’Assessorato alla Salute volti alla riduzione del rischio SIDS ed è stato proposto il network ad alta professionalità per la riduzione del rischio SIDS che coinvolgerà ospedali e territorio. «Abbiamo riorganizzato i punti nascita della Sicilia – ha spiegato l’Assessore nel suo intervento – ciò è stato fatto non nella mera logica di effettuare “tagli”, ma nel creare punti nascita più sicuri e migliorarne l’efficienza». “Al fine di ridurre la mortalità neonatale e del lattante in Sicilia, abbiamo prodotto un opuscolo informativo multilingue (in italiano, francese, inglese, arabo, rumeno, cinese, bangladesh) destinato ai genitori, che contiene le regole di accudimento – ha dichiarato il dott. Raffaele Pomo, - sulla riduzione del rischio della morte in culla. L’opuscolo è a disposizione di tutti i Centri nascita della Sicilia affinché si possa creare una campagna informativa in modo capillare e omogenea”. Il superiore dell’Ospedale, fra Luigi Gagliardotto, nel suo saluto d’apertura ha ricordato che «La vita è un dono da amare, concesso da Dio alla famiglia e all’umanità. Va curata con attenzione e con rispettivo amore fin dalla nascita. L’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio, pioniere dell’umanizzazione dell’ospedale ha sempre avuto come compito quello di garantire la salute fisica e spirituale, prendendosi cura del malato nella sua totalità. I genitori vanno educati, accompagnati, formati con umanità e professionalità. I nostri collaboratori seguendo l’esempio del nostro santo Fondatore si prodigano ogni giorno con impegno e carità a diffondere la cultura della vita». 22 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 23 MISSIONI FILIPPINE NEWSLETTER ABLATORE A ULTRASUONI Lo scorso maggio a Palermo l’AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani) e la sezione AFMAL del nostro Ospedale Buccheri-La Ferla hanno assieme dato il via ad un torneo di burraco nella locale sede del Circolo Ufficiali, che ha attirato un buon numero di partecipanti e ha permesso di raccogliere per il nostro Gabinetto Dentistico di Manila circa duemila euro, serviti a comprare nuove attrezzature odontoiatriche, tra cui un apparecchio a ultrasuoni per ablazione del tartaro e cure paradontali. tacolino, con premi per gli abiti più graziosi e per chi si è più distinto nel raccogliere fondi per la Scuola. SAN PEDRO CALUNGSOD DA 16 ANNI CON I DISABILI Domenica 21 ottobre Benedetto XVI ha proclamato in San Pietro sette nuovi Santi, tra cui San Pedro Calungsod, un giovane filippino nato nella zona delle Visayas e che si unì come catechista ai padri Gesuiti che nel 1668 andarono a evangelizzare l’isola di Guam, nelle Mariane, dove il 2 aprile 1672 incontrò il martirio insieme al Beato Diego Luis de San Vitores, ch’era il Fondatore della Missione. In ottobre abbiamo celebrato nelle due Case delle Filippine i 16 anni del nostro apostolato con i disabili. Ad Amadeo la ricorrenza è stata festeggiata il 20 ottobre con una Messa del vescovo Teodoro J. Buhain, ausiliare emerito di Manila e affiliato al nostro Ordine. Ha fatto seguito uno spettacolino di danze e canti, nonché la consegna di attestati di gratitudine ai benefattori. Dalle Filippine abbiamo seguito in TV la cerimonia e udito il Papa auspicare: “Possano l’esempio e la testimonianza coraggiosa di Pedro Calungsod ispirare i cari filippini ad annunciare il Regno di Dio con forza e guadagnare anime a Dio!”. L’unico della nostra Delegazione presente al Rito è stato fra Lorenzo E. Gamos, partito da Manila il 17 ottobre e che resterà di Comunità a Genzano. A Manila la festa è stata il 24 ottobre, coincidendo con la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite, qui molto sentita: gli allievi hanno perciò indossato abiti di varie nazioni e si sono esibiti in uno spet- Per ricordare l’evento abbiamo fatto eseguire il quadro del Santo che è a p. 3 della rivista; in esso lo si vede sorreggere la palma del martirio e stringere con la destra un quaderno di catechismo e canti Per la festa del 24 ottobre gli allievi di Manila con indosso abiti di varie nazioni Fra Lorenzo in San Pietro con due suore Ospedaliere filippine, Joselyn e Genida religiosi. Nello sfondo, c’è il mare dove furono gettate in spregio le salme dei due martiri, zavorrandole con sassi per non farle riaffiorare; questo spiega perché a Roma durante il Rito, svoltosi unico per i sette Santi, al momento dell’offerta al Papa di una loro reliquia, mancava quella di San Pedro Calungsod. DELEGAZIONE DA VENT’ANNI A fine ottobre le due Comunità delle Filippine si sono riunite ad Amadeo per celebrare il ventennale della Delegazione Provinciale, eretta canonicamente il 30 ottobre 1992 dal Superiore Generale fra Brian O’Donnell. La Delegazione era in quel momento fortemente multinazionale e i Professi Solenni erano tutti europei: due italiani, due inglesi e un irlandese; oggi invece ci sono sette Professi Solenni filippini, tra cui il Delegato Provinciale, i Formatori, il Priore di Amadeo e tutti e i Capi Servizi, mentre la presenza estera è limitata a solo due italiani. Ha presieduto ad Amadeo la Messa di ringraziamento del ventennale il vescovo Teodoro J. Buhain, che poi al termine del Rito, per porre in risalto l’attuale volto filippino della Delegazione, ha benedetto due tele dipinte da Eladio S. Santos per la parete d’ingresso della Cappella, raffiguranti i due Santi filippini: San Lorenzo Ruiz e San Pedro Calungsod. 23 · VO n 11 novembre 2012_Novembre 2012 14/11/12 10.51 Pagina 24 I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere. I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri: CURIA GENERALIZIA www.ohsjd.org • ROMA Centro Internazionale Fatebenefratelli Curia Generale Via della Nocetta 263 - Cap 00164 Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102 E-mail: [email protected] Ospedale San Giovanni Calibita Isola Tiberina 39 - Cap 00186 Tel 06.68371 - Fax 06.6834001 E-mail: [email protected] Sede della Scuola Infermieri Professionali “Fatebenefratelli” Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Via della Luce 15 - Cap 00153 Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308 E-mail: [email protected] Ufficio Stampa Fatebenefratelli Lungotevere dÈ Cenci 4 - Cap 00186 Tel 06.68219695 - Fax 06.68309492 E-mail: [email protected] • CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap 00120 Tel 06.69883422 Fax 06.69885361 • PALERMO Ospedale Buccheri-La Ferla Via M. Marine 197 - Cap 90123 Tel 091.479111 - Fax 091.477625 www.ospedalebuccherilaferla.it • ALGHERO (SS) Soggiorno San Raffaele Via Asfodelo 55/b - Cap 07041 MISSIONI • FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918 E-mail: [email protected] http://ohpinoy.wix.com/phils Sede dello Scolasticato e Postulantato della Delegazione Provinciale Filippina San Ricardo Pampuri Center 26 Bo. Salaban Amadeo 4119 Cavite Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.4131737 E-mail: [email protected] http://bahaysanrafael.weebly.com Sede del Noviziato della Delegazione PROVINCIA ROMANA PROVINCIA LOMBARDO-VENETA www.provinciaromanafbf.it www.fatebenefratelli.it • ROMA Curia Provinciale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794 E-mail: [email protected] Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio” Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato della Provincia Centro Direzionale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520 Ospedale San Pietro Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33581 - Fax 06.33251424 www.ospedalesanpietro.it • GENZANO DI ROMA Istituto San Giovanni di Dio Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045 Tel 06.937381 - Fax 06.9390052 www.istitutosangiovannididio.it E-mail: [email protected] Sede del Noviziato Interprovinciale • PERUGIA Centro San Niccolò Porta Eburnea Piazza San Giovanni di Dio 4 - Cap 06121 Tel e Fax 075.5729618 • NAPOLI Ospedale Madonna del Buon Consiglio Via A. Manzoni 220 - Cap 80123 Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643 www.ospedalebuonconsiglio.it • BENEVENTO Ospedale Sacro Cuore di Gesù Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100 Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935 www.ospedalesacrocuore.it • BRESCIA Centro San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.35011 - Fax 030.348255 [email protected] Sede del Centro Pastorale Provinciale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513 E-mail: [email protected] Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Via Corsica 341 - Cap 25123 Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386 E-mail: [email protected] • CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI) Curia Provinciale Via Cavour 2 - Cap 20063 Tel 02.92761 - Fax 02.9241285 Sede del Centro Studi e Formazione Sede Legale Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123 e-mail: [email protected] Centro Sant’Ambrogio Via Cavour 22 - Cap 20063 Tel 02.924161 - Fax 02.92416332 E-mail:a [email protected] • ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036 Tel 031.638111 - Fax 031.640316 E-mail: [email protected] • GORIZIA Casa di Riposo Villa San Giusto Corso Italia 244 - Cap 34170 Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988 E-mail: [email protected] • MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli Cap 22046 Tel 031.650118 - Fax 031.617948 E-mail: [email protected] • ROMANO D’EZZELINO (VI) Casa di Riposo San Pio X Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060 Tel 042.433705 - Fax 042.4512153 E-mail: [email protected] • SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078 Tel 037.12071 - Fax 037.1897384 E-mail: [email protected] • SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077 Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175 E-mail: [email protected] Comunità di accoglienza vocazionale • SOLBIATE (CO) Residenza Sanitaria Assistenziale San Carlo Borromeo Via Como 2 - Cap 22070 Tel 031.802211 - Fax 031.800434 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato • TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia 23 - Cap 27020 Tel 038.293671 - Fax 038.2920088 E-mail: [email protected] • VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap 17019 Tel 019.93511 - Fax 019.98735 E-mail: [email protected] • VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121 Tel 041.783111 - Fax 041.718063 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia • CROAZIA Bolnica Sv. Rafael Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik E-mail: [email protected] MISSIONI • ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101 Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in: • TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu Afagnan - B.P. 1170 - Lomé • BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu Tanguiéta - B.P. 7