ASAPS:
15 ANNI ATTRAVERSO L’ANSA
LA SICUREZZA STRADALE
RACCONTATA DAI COMUNICATI ANSA
CHE PARLANO DELL’ASAPS,
DELLE SUE PROPOSTE E ANALISI
1991 - Aprile 2006
Nella storia della sicurezza sulle strade
ci siamo anche noi
A cura di
Giordano Biserni e Lorenzo Borselli
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I comunicati stampa dell’Asaps sono stati raccolti solo dal 1993,
quelli precedenti non sono reperibili nell’archivio storico di Ansa
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2005
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, OBIETTIVO UE -50% NON IMPOSSIBILE ENTRO IL
2010, SECONDO I CALCOLI, 414 MORTI IN MENO OGNI ANNO
(ANSA) - FORLÌ, 5 GEN - “L’obiettivo indicato dalla Ue parla chiaro: gli incidenti, i morti e i feriti devono
calare del 50%, tenendo come base di calcolo la sinistrosità del 1997. Poiché nel 1997, secondo i dati
ufficiali Istat, si sono contati 190.031 incidenti, 6.226 morti e 270.962 feriti, è evidente che entro il 2010 il
compito assegnato dall’Europa ai Paesi membri, per l’Italia si traduce in un risultato finale di 95.015
incidenti, 3.113 morti e 135.481 feriti. Lo afferma l’Asaps, l’Associazione sostenitori della polizia stradale,
secondo cui in sostanza, “considerando che per arrivare al 2010 vanno considerati i dati dei sette anni
mancanti, 2004 compreso, tenuto conto che dal 1997 al 2003 gli incidenti e i feriti sono addirittura aumentati
del 18% e i decessi sono calati di 211 con una percentuale in lieve diminuzione del 3,9%, il compito che ci
spetta per recuperare il terreno perduto non sarà proprio agevole”.
Dal 2004 al 2010 compreso il calo complessivo, per centrare l’obiettivo Ue, dovrà essere di 130.126
incidenti, 2.902 morti e 206.179 feriti in meno, rispetto agli ultimi dati conosciuti, quelli del 2003. In
sostanza per ognuno dei sette anni mancanti dal 2004 al 2010 la diminuzione media dovrà essere di 18.589
incidenti, 414 morti e 29.454 feriti in meno. In percentuale, rispetto ai dati del 2003, gli incidenti dovranno
diminuire entro il 2010 del 57,8%, i morti del 48,2%, i feriti addirittura del 64,6%. “Un compito severo commenta il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni - specie per il numero dei sinistri e dei feriti, ma non
impossibile, soprattutto se si insisterà con più convinzione nel sistema dei controlli su strada dopo la patente
a punti, e se si rivedrà il meccanismo del recupero punti. Si dovrà poi incentivare la rete dei controlli per la
guida in stato di ebbrezza da alcol e sostanze, modificando anche la previsione sanzionatoria”.
“Servono evidentemente - conclude Biserni - maggiori finanziamenti per gli interventi, assolutamente non
più rinviabili, nell’adeguamento e miglioramento del sistema stradale. Una partenza ad handicap, un
traguardo non impossibile”. (ANSA).
SANITÀ: GIRO DI VITE DI SIRCHIA SU ALCOL PIACE ALL’ASAPS
(ANSA) - BOLOGNA, 11 GEN - L’intenzione del ministro della salute Sirchia di contrastare l’uso eccessivo
di alcol piace all’Asaps, l’associazione degli amici della polizia stradale, secondo cui, negli ultimi 3 anni
solo 4 italiani su 100 sono stati controllati per il valore alcolemico, contro il 34% dei francesi, 37% degli
olandesi, 41 degli svedesi, e addirittura il 64% dei finlandesi.
“Riteniamo altrettanto meritoria una iniziativa contro le campagne pubblicitarie per il consumo di alcolici e
superalcolici. Esiste anche in questo caso un rischio passivo: quante sono le persone ammazzate sulla strada
per un contromano o per un investimento causato da persone che hanno bevuto? Centinaia ogni anno ha
spiegato Giordano Biserni, presidente della associazione”.
Per Asaps (che cita lo studio canadese del 2002 ‘Crash Risk of Alcohol Impaired Driving: Nhts and others’)
con una alcolemia di 0,5 gr/l (attuale limite di legge) il rischio di incorrere in incidenti stradali aumenta del
38%, mentre ad alcolemia 0,8 gr/l (vecchio limite di legge) tale rischio aumenta del 169%. Il rischio sale
addirittura di 380 volte con un tasso pari a 1,5% g/l.
“Si pone con urgenza il problema serio dei controlli con precursori ed etilometri, che vanno generalizzati - ha
aggiunto Biserni -. Non si può uscire da un locale pubblico dove non si fuma e poi magari si è bevuto in
eccesso e ci si mette alla guida mettendo a rischio oltre alla propria anche la vita degli altri”.
Per Asaps in Francia nel 2003 sono stati disposti circa 8.600.000 controlli con un aumento del 4% rispetto
all’anno precedente. Cifre completamente diverse rispetto all’Italia dove i controlli con l’etilometro (pur
aumentati nel 2004) ammontano a qualche centinaia di migliaia all’anno. Infine, per l’associazione anche il
sistema delle pene in Italia e debole. “Suscita perplessità il fatto che nel nostro Paese si punisca la guida in
stato di ebbrezza o sostanze con l’arresto fino a un mese e l’ammenda da 258 a 1.032 euro, con la
sospensione della patente di guida da quindici giorni a tre mesi, e la decurtazione di 10 punti - aggiune
Biserni -. A titolo solo esemplificativo, invece, per l’abbandono di animali c’è l’arresto fino a un anno o
l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro e l’abbandono di rifiuti non pericolosi è punito con l’arresto da uno a tre
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anni e ammenda da 5.000 a 50.000 euro. Con tutto l’affetto che nutriamo per gli animali, ci sembra ci siano
alcune evidenti sproporzioni”.
“Una seria campagna contro pubblicità sbagliate che stimolano nei giovani il consumo di alcolici e un più
convinto impegno nel contrasto al consumo di alcolici connesso con la guida, ci vedrà sicuramente al fianco
del ministro Sirchia e di chiunque altro se ne prenda cura ha concluso il presidente dell’Asaps”. (ANSA).
PATENTE A PUNTI: ASAPS, SENTENZA PREVEDIBILE E ATTESA RIDISEGNARE
CONTROLLI STRADA,PIÙ PATTUGLIE E PIÙ CONTESTAZIONI
(ANSA) - FORLÌ, 24 GEN - “È evidente che la sentenza non è arrivata inattesa. Era prevedibile che la
disparità fra proprietario patentato e proprietario di veicolo non patentato avrebbe pesato. Si dovrà ora
attendere di leggere compiutamente il dispositivo per comprenderne la reale portata. Tuttavia, secondo
l’Asaps il principio informatore della sentenza appare assolutamente condivisibile: in uno Stato di diritto la
polizia deve accertare le violazioni ma deve possibilmente identificare anche i reali violatori”. Così Giordano
Biserni, presidente nazionale dell’Asaps, l’associazione sostenitori della polizia stradale, commenta la
decisione della Consulta.
“La palla rimbalza però ora nel campo della sicurezza stradale - rileva Biserni - dove si gioca una partita
seria e drammatica. È evidente che a questo punto l’effetto dissuasivo della Patente a punti, che già dava
segni evidenti di indebolimento, subirà un ulteriore duro ridimensionamento col quale si dovranno fare i
conti in termini di vite umane. A questo punto si dovranno individuare idonei correttivi per rilanciare
l’efficacia della Pap, prevedendo moduli operativi diversi delle forze di polizia, con l’impiego di doppie
pattuglie che dopo l’accertamento della sanzione provvedano alla immediata identificazione del conducente
e contestazione della sanzione. In questo modo si potrebbe però addirittura ottenere un forte e benefico
rilancio dell’effetto dissuasivo”. Secondo il presidente dell’Asaps “è necessario che gli organici carenti della
polizia stradale e degli organismi di polizia locale che operano su strada vengano finalmente ripianati. Non
va però dimenticato che il principio dell’utilità delle tecnologie rimane essenziale, così come dimostrano le
positive esperienze di alcuni Paesi europei, come la Gran Bretagna, che hanno attivato, con grande efficacia
per la sicurezza stradale, sistemi binari di controllo con l’elettronica e con divise su strada. Si potrebbero
anche individuare sistemi di identificazione fotografica frontali di possibile accertamento certo dell’identità
dei conducenti. Tuttavia questo aspetto si intreccia spesso con altri connessi alla tutela della privacy. Si
dovranno fare scelte e capire se la sicurezza stradale è una soglia che va veramente elevata, abbassando
leggermente quella di altre tutele come la privacy (cosa che avviene ogni volta che entriamo in una banca)”.
“La vera difficoltà di un modulo operativo che preveda il fermo sistematico e successivo del veicolo per
identificare il conducente - a giudizio dell’Asaps - si avrà nel sistema autostradale e quello delle superstrade,
dove i controlli immediati con margini di sicurezza per i controllati e i controllori sono oggettivamente più
difficili. A questo punto per le violazioni veramente molto gravi, come il superamento del limite di oltre 40
Km/h o alcune tipologie di sorpasso a rischio o inversioni ad U in autostrada, fermo restando che il supporto
dell’elettronica rimane essenziale, si dovrà pensare ad elevare gli importi delle sanzioni per colmare con
l’efficacia della sanzione la debolezza della nuova previsione per la Patente a punti”. (ANSA).
PATENTE A PUNTI: LUNARDI LA DIFENDE, IMPIANTO È VALIDO
(RIPETIZIONE CON CATEGORIA CORRETTA)
(ANSA) - ROMA, 24 gen. - Lunardi difende il suo fiore all’occhiello, quella riforma del codice della strada
che con l’introduzione della patente a punti sembra aver rivoluzionato il modo di comportarsi degli
automobilisti italiani.
La patente a punti “è sana e resta valida e la sentenza di oggi della Corte Costituzionale non ne altera
assolutamente l’impianto” si è affrettato a chiarire il ministro dei Trasporti dopo la sentenza della Consulta
con cui è stato stabilito che si possono sottrarre punti solo a chi è stato identificato dopo aver commesso
l’infrazione. Certo il ministro non ha nascosto che la norma bocciata dalla consulta, quella che consente di
decurtare punti dalla patente anche quando non è possibile identificare il conducente, era l’unica sulla quale
anche lui nutriva “forti dubbi”. Ma questo non inficia le norme nel complesso.
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Quelle centinaia di vittime risparmiate alla strada dall’unica norma che ha messo un po’ di paura ai
conducenti più spericolati, insomma, non verranno messe in discussione da una sentenza che azzera la
portata della sua riforma. Le sanzioni, avverte il ministro, “continueranno ad essere applicate e per farlo il
governo ha intenzione di schierare nuove forze dell’ordine: ci saranno 18.000 poliziotti che scenderanno in
campo grazie alla decisione di liberare le scorte ai carichi eccezionali che saranno compiuti da società
private” ha annunciato Lunardi che ha anche auspicato “un tavolo tecnico fra il ministero dell’Interno e delle
Infrastrutture per trovare nuove forme che permettano alla polizia di identificare in modo rapido i
conducenti”.“Rispetto la decisione della Consulta, ma resto molto perplesso” ha invece commentato a caldo
il vice ministro ai Trasporti, Mario Tassone secondo il quale “per garantire diritti generali e formali si è
inficiato il diritto alla sicurezza e, conseguentemente alla vita”. “La sentenza apre un preoccupante varco
attraverso il quale in troppi potrebbero tentare di passare per farla franca ha poi precisato Tassone
riconoscendo comunque anche lui che la decisione della Corte “lascia immutata tutta la capacità deterrente
della patente a punti”. Ma Tassone non è l’unico a temere questa possibile deriva:
“la decisione della Corte sulla patente a punti lascia davvero perplessi perché nei fatti rappresenta una
riduzione della tutela dell’incolumità delle persone che è stata centrale nella decisione del Governo di
stabilire la patente a punti” ha commentato il ministro Maurizio Gasparri che aggiunge: “la Consulta sembra
avere più a cuore le interpretazioni giuridiche che la sicurezza delle persone”. Anche per Antonio Pezzella,
responsabile nazionale dei trasporti di An e relatore della nuova legge sulla patente, la sentenza “inficia gran
parte del lavoro fatto dal Parlamento che doveva servire ad abbattere l’altissima sinistrosità del nostro Paese,
una vera e propria guerra non dichiarata con i circa 7000 morti all’anno” .
“Il parere della Corte Costituzionale è ineccepibile, assolutamente non va discusso né contestato” precisa
invece Lunardi che ammette: “l’articolo secondo il quale venivano decurtati punti dalla patente, anche
quando non è possibile identificare il conducente era l’unico sul quale anche io avevo forti dubbi”.
“Estremamente soddisfatto” è il presidente dell’Aci, Franco Lucchesi, che se da un lato ricorda come sia
stato proprio L’Automobil Club a segnalare l’illegittimità costituzionale della norma, dall’altra sottolinea
come proprio questa sentenza “sgombri il terreno da ogni possibile strumentalizzazione, rafforzando il forte
valore educativo di una norma la cui efficacia è sotto gli occhi di tutti”. Più perplessa l’Asaps, l’associazione
sostenitori della polizia stradale: “la palla rimbalza ora nel campo della sicurezza stradale dove si gioca una
partita seria e drammatica. È evidente che a questo punto l’effetto dissuasivo della patente a punti, che già
dava segni evidenti di indebolimento, subirà un ulteriore duro ridimensionamento col quale si dovranno fare
i conti in termini di vite umane” sostiene il presidente dell’associazione, Giordano Biserni. “L’intervento
della Consulta sposta l’onere della prova dell’automobilista alle forze di polizia che vengono gravate di un
accertamento tutt’altro che semplice” fa notare il sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano che si
domanda: “nella gerarchia dei beni costituzionalmente rilevanti, che fonda ogni giudizio di bilanciamento da
parte della Corte, la vita e la salute non sono più importanti della rigorosa formale correttezza di un
procedimento amministrativo?”. Esultano, infine, le associazioni dei consumatori. La sentenza “restituisce
certezza a quel diritto calpestato da un governo che voleva fondare la deterrenza sull’obbligo della
delazione” dice Intesaconsumatori che raduna Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori.
L’Adoc, in particolare, si dice pronta ad assistere presso tutte le proprie sedi, dislocate in ogni provincia, i
cittadini che vorranno presentare ricorso contro un taglio di punti avvenuto senza che il conducente fosse
riconosciuto. (ANSA).
PATENTE A PUNTI: LUNARDI LA DIFENDE, IMPIANTO È VALIDO MA AMMETTE, SUL
PUNTO CONTESTATO AVEVO ANCH’IO FORTI DUBBI
(ANSA) - ROMA, 24 gen. - Lunardi difende il suo fiore all’occhiello, quella riforma del codice della strada
che con l’introduzione della patente a punti sembra aver rivoluzionato il modo di comportarsi degli
automobilisti italiani. La patente a punti “è sana e resta valida e la sentenza di oggi della Corte
Costituzionale “non ne altera assolutamente l’impianto” si è affrettato a chiarire il ministro dei Trasporti
dopo la sentenza della Consulta con cui è stato stabilito che si possono sottrarre punti solo a chi è stato
identificato dopo aver commesso l’infrazione. Certo il ministro non ha nascosto che la norma bocciata dalla
consulta, quella che consente di decurtare punti dalla patente anche quando non è possibile identificare il
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conducente, era l’unica sulla quale anche lui nutriva “forti dubbi”. Ma questo non inficia le norme nel
complesso. Quelle centinaia di vittime risparmiate alla strada dall’unica norma che ha messo un po’di paura
ai conducenti più spericolati, insomma, non verranno messe in discussione da una sentenza che azzera la
portata della sua riforma. Le sanzioni, avverte il ministro, “continueranno ad essere applicate e per farlo il
governo ha intenzione di schierare nuove forze dell’ordine: “ci saranno 18.000 poliziotti che scenderanno in
campo grazie alla decisione di liberare le scorte ai carichi eccezionali che saranno compiuti da società
private” ha annunciato Lunardi che ha anche auspicato “un tavolo tecnico fra il ministero dell’Interno e delle
Infrastrutture per trovare nuove forme che permettano alla polizia di identificare in modo rapido i
conducenti”. “Rispetto la decisione della Consulta, ma resto molto perplesso” ha invece commentato a caldo
il vice ministro ai Trasporti, Mario Tassone secondo il quale “per garantire diritti generali e formali si è
inficiato il diritto alla sicurezza “e, conseguentemente alla vita. “La sentenza apre un preoccupante varco
attraverso il quale in troppi potrebbero tentare di passare per far€la franca ha poi precisato Tassone
riconoscendo comunque anche lui che la decisione della Corte “lascia immutata tutta la capacità deterrente
della patente a punti.
Ma Tassone non è l’unico a temere questa possibile deriva: “la decisione della Corte sulla patente a punti
lascia davvero perplessi perché nei fatti rappresenta una riduzione della tutela dell’incolumità delle persone
che è stata centrale nella decisione del Governo di stabilire la patente a punti” ha commentato il ministro
Maurizio Gasparri che aggiunge: “la Consulta sembra avere più a cuore le interpretazioni giuridiche che la
sicurezza delle persone”. Anche per Antonio Pezzella, responsabile nazionale dei trasporti di An e relatore
della nuova legge sulla patente, la sentenza “inficia gran parte del lavoro fatto dal Parlamento che doveva
servire ad abbattere l’altissima sinistrosità del nostro Paese, una vera e propria guerra non dichiarata con i
circa 7000 morti all’anno” .
“Il parere della Corte Costituzionale è ineccepibile, assolutamente non va discusso né contestato” precisa
invece Lunardi che ammette: “l’articolo secondo il quale venivano decurtati punti dalla patente, anche
quando non è possibile identificare il conducente era l’unico sul quale anche io avevo forti dubbi”.
“Estremamente soddisfatto è il presidente dell’Aci, Franco Lucchesi, che se da un lato ricorda come sia stato
proprio L’Automobil Club a segnalare l’illegittimità costituzionale della norma”, dall’altra sottolinea come
proprio questa sentenza “sgombri il terreno da ogni possibile strumentalizzazione, rafforzando il forte valore
educativo di una norma la cui efficacia è sotto gli occhi di tutti”. Più perplessa l’Asaps, l’associazione
sostenitori della polizia stradale: “la palla rimbalza ora nel campo della sicurezza stradale dove si gioca una
partita seria e drammatica. È evidente che a questo punto l’effetto dissuasivo della patente a punti, che già
dava segni evidenti di indebolimento, subirà un ulteriore duro ridimensionamento col quale si dovranno fare
i conti in termini di vite umane” sostiene il presidente dell’associazione, Giordano Biserni. “L’intervento
delle Consulta sposta l’onere della prova dell’automobilista alle forze di polizia che vengono gravate di un
accertamento tutt’altro che semplice” fa notare il sottosegretario all’interno Alfredo Mantovano che si
domanda: “nella gerarchia dei beni costituzionalmente rilevanti, che fonda ogni giudizio di bilanciamento da
parte della Corte, la vita e la salute non sono più importanti della rigorosa formale correttezza di un
procedimento amministrativo?”.
Esultano, infine, le associazioni dei consumatori. La sentenza “restituisce certezza a quel diritto calpestato da
un governo che voleva fondare la deterrenza sull’obbligo della delazione” dice Intesaconsumatori che raduna
Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori. L’Adoc, in particolare, si dice pronta ad assistere presso tutte
le proprie sedi, dislocate in ogni provincia, i cittadini che vorranno presentare ricorso contro un taglio di
punti avvenuto senza che il conducente fosse riconosciuto. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, CON NEVE E GHIACCIO 0,63% MORTI IN 2003 PIÙ SINISTRI
NELLE AREE URBANE, MENO IN AUTOSTRADA
(ANSA) - FORLÌ, 29 GEN - Gli incidenti stradali su strade ghiacciate e innevate non sono così frequenti. È
quanto risulta da una indagine de Il Centauro-Asaps pubblicata sul sito www.asaps.it in base all’elaborazione
degli ultimi dati ufficiali disponibili (Istat 2003). “Si potrebbe dire - sottolinea in una nota il presidente
nazionale di Asaps (Amici Polizia Stradale) Giordano Biserni - che “a parte i gravi disagi per gli
automobilisti in coda e le conseguenti responsabilità, il pericolo sulla strada incombe molto di più col tempo
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bello. Nel 2003 gli incidenti rilevati su strade con fondo stradale ghiacciato o innevato sono stati 1.063,
appena lo 0,47% dei quelli totali, i morti sono stati 38, pari allo 0,63% del numero totale dell’anno, i feriti
1.586 pari allo 0,49%. Se si aggiunge il fondo stradale sdrucciolevole gli incidenti salgono a 3.733 (1,65%
del totale), i morti a 117 (1,94%), i feriti a 5.203 (1,63%)”.
“Analizzando la tipologia delle strade - rileva Biserni - le più sicure risultano essere proprio le autostrade
(forse perché il traffico spesso rallenta o si blocca...)”. Appena 76 gli incidenti con fondo stradale ghiacciato
o innevato pari al 7,1% della tipologia di questi sinistri, che salgono a 209 se si aggiunge anche il fondo
sdrucciolevole. Quattro i morti nei sinistri con fondo ghiacciato o innevato (10,5%), 11 se si aggiunge il
fondo sdrucciolevole. I feriti sono stati 128 (8%),con fondo sdrucciolevole 347.
Nettamente peggiore la situazione statistica delle strade statali. 239 incidenti con fondo stradale ghiacciato o
innevato, (22,4% del totale) che diventano 525 se si aggiunge il fondo sdrucciolevole. I morti con ghiaccio e
neve sulle statali sono stati 12 (31,5%), 32 con fondo stradale sdrucciolevole. I feriti sono stati 390 (24,5%),
884 con fondo sdrucciolevole. Sulle provinciali con ghiaccio e neve gli incidenti sono stati 168 (15,8%) 376
con quelli con fondo sdrucciolevole. Tre i morti (7,9%) che diventano però 33 se si sommano quelli degli
incidenti con fondo genericamente scivoloso, che in questa tipologia di strada è il più insidioso. I feriti sono
stati 251 pari al 15,8%,567 con l’aggiunta dell’altra tipologia di fondo.
Nelle strade comunali extraurbane si sono contati 63 incidenti con fondo ghiacciato o innevato (5,9%), 206
col fondo sdrucciolevole. Tre i morti (7,9%), 9 col l’aggiunta del fondo scivoloso. I feriti sono stati 93
(5,8%), 185 con l’aggiunta dell’altra tipologia insidiosa. Nelle strade urbane nel 2003 si sono contati 517
incidenti con strade ghiacciate o innevate, pari al 48,6%. Se si aggiunge la tipologia della strada
sdrucciolevole i sinistri salgono a 2.417. I morti sono stati 16 (42% del totale), 42 col fondo sdrucciolevole, e
i feriti 724 pari al 45,6% del totale (3.127 se si aggiunge il fondo sdrucciolevole). Nelle comunali il totale fra
extraurbane e urbane sale a 19 morti (50%) e 817 feriti 51,5%. (ANSA).
MALTEMPO: A3; ASAPS, POLSTRADA STA OPERANDO IN MODO EGREGIO CHIAMARE IN
CAUSA AGENTI È COME CHIAMARE ANAS PER RAPINE
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - “Chiamare in causa la Polizia stradale in un contesto di questo tipo, sarebbe
come se la Polizia stradale chiamasse in causa l’Anas per le rapine ai caselli o ai tir”. Così Giordano Biserni,
presidente dell’Asaps (Associazione sostenitori e amici della polizia stradale) risponde a chi ha additato
eventuali responsabilità della Polstrada rispetto a quanto accaduto sull’A3 a causa della neve, assicurando
“che gli agenti da oltre due giorni stanno svolgendo il proprio compito in modo egregio e continueranno a
farlo, con le energie disponibili”.
“Ognuno - ha sottolineato Biserni - deve fare il proprio mestiere e svolgere il proprio ruolo. Gli organi
preposti non possono essere indicati nella Polizia stradale, ma in chi ha il compito istituzionale di tenere
pulite le strade”. Purtroppo, ha proseguito, “siamo in un Paese in cui in troppi vogliono coordinare o
chiedono ad altri di svolgere compiti che invece sono propri”. E, ha aggiunto, “a chi chiama in gioco la
Polizia stradale, ricordo che dei 29 agenti morti negli ultimi 10 anni, in 19 (ossia il 65%) hanno perso la vita
proprio sulle autostrade, dove opera il 25% della Polizia stradale”. Biserni ha anche sottolineato che sull’A3
“ci sono una quarantina di caselli liberi, cioè senza barriere”.
“Perché - ha chiesto - tutto questo non accade in Valle d’Aosta o in Trentino? Perché lì sono attrezzati, sanno
come intervenire. In questa situazione, invece - ha proseguito il presidente dell’Asaps - anche il
coordinamento degli interventi è venuto meno e gli ordini sono stati spesso contradditori”.
Lo “stesso problema è per la nebbia. Non è mai la Polstrada che dice l’ultima parola sull’apertura o la
chiusura delle strade”, ha concluso Biserni, sottolineando che “la cabina di regia deve essere riapprontata a
giorni”. “Come sarà risarcita - ha inoltre rilevato - anche dal punto di vista economico tutta la gente che è
rimasta coinvolta in questa situazione. Anche se non hanno pagato il pedaggio, pagano le tasse”. (ANSA).
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SICUREZZA STRADALE: ASAPS, NEOPATENTATI SI ARRABBIANO DI MENO INDAGINE,
IN PRIMO ANNO PATENTE NON CI SI ARRABBIA ALLA GUIDA
(ANSA) - FORLÌ, 15 FEB - Un’indagine sulla rabbia alla guida, condotta dall’Asaps (Associazione
Sostenitori Amici Polizia Stradale) tra novembre e dicembre 2004, ha portato a un’insolita conclusione:
durante il primo anno di patente, mentre si è alla guida non ci si arrabbia.
Negli ultimi due mesi dello scorso anno, 300 persone hanno compilato il questionario sulla rabbia alla guida
che è rimasto online sul sito www.asaps.it. Le analisi statistiche dei dati raccolti non hanno evidenziato
differenze di rabbia tra maschi e femmine, né tra guidatori occasionali e abituali. Tra coloro che hanno
compilato il questionario, la differenza in quantità di rabbia è emersa invece tra chi aveva conseguito la
patente da meno di un anno e chi l’aveva conseguita da più di un anno. Nel primo anno di patente, infatti, la
rabbia appare decisamente inferiore rispetto agli anni successivi.
“La cosa che ad una prima occhiata può apparire insolita - spiega il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni trova il proprio fondamento nei sistemi antagonisti attacco/fuga, quindi rabbia/paura, emozioni che si
escludono a vicenda. Se c’è rabbia, dunque, non c’è paura. Ma la condizione di guida è per il neopatentato
una situazione nuova ed allo stesso tempo pericolosa, una situazione che deve ancora imparare a gestire e
che per certi aspetti percepisce come avversa e minacciosa. Da qui l’attivazione della paura, sentimento che
contribuisce ad innalzare il livello di attivazione dell’organismo e che prepara a fronteggiare, o a fuggire,
stimoli percepiti come minacciosi. La paura sembra essere dunque un antidoto per la rabbia alla guida.
Peccato che il suo effetto duri solo un anno...”. Il risultato complessivo del sondaggio sarà pubblicato sul
numero di marzo della rivista ‘Il Centauro’, organo ufficiale dell’Asaps. (ANSA).
ESPLODE AUTOCISTERNA IN A1: ASAPS, IN AUMENTO I SINISTRI
SERVONO URGENTEMENTE AREE ATTREZZATE PER CONTROLLI IN SICUREZZA
(ANSA) - FORLÌ, 17 FEB - “Il grave incidente sull’A1 a Bologna che ha coinvolto un veicolo per il
trasporto di merci pericolose e che ha spezzato ancora una volta in due l’Italia, ripropone l’attualità e la
gravità del problema del trasporto pesante e della sicurezza”. Lo rileva il presidente nazionale dell’Asaps,
l’associazione sostenitori della polizia stradale.
“Da tempo - sottolinea Biserni - l’Asaps segnala che l’esasperazione dei tempi di guida, il salto dei riposi,
l’aumento della velocità, collegati anche alle difficoltà dell’impresa del trasporto a tenere il passo con i
crescenti costi di gestione, e la concorrenza dall’estero, fanno evidenziare un concomitante aumento della
sinistrosità di questo settore. Se analizziamo i dati della sinistrosità del 2004, rapportati a quelli del 2003,
sulla base dei soli rilievi di sinistri della Polizia Stradale e dei Carabinieri possiamo subito constatare un
preoccupante lievitare delle cifre relative alla sinistrosità dei veicoli pesanti e, in modo particolare, di quelli
che trasportano merci pericolose”. Nel 2004, secondo i dati dell’Asaps, si sono contati 11.553 incidenti con il
coinvolgimento di veicoli commerciali superiori a 3,5t, con un aumento del 12,5% rispetto ai 10.264 del
2003. In autostrada i sinistri del 2004 sono stati 8.212 contro i 7.402 del 2003, + 10,9%. Sulla rete ordinaria
nel 2004 sono stati 3.341 gli incidenti che hanno coinvolto veicoli pesanti, con un incremento del 16,7%
rispetto ai 2.862 del 2003. “Se andiamo ad analizzare la sinistrosità dei veicoli che trasportano merci
pericolose, i dati si fanno ancora più preoccupanti - afferma il presidente dell’Asaps - Nel 2004 sono stati
278 i veicoli di questo tipo coinvolti in incidenti con un aumento del 34,3% rispetto ai 207 incidenti del
2003. Sono stati 132 quelli avvenuti sulla rete autostradale con un vistoso incremento del 73,6%, rispetto ai
76 del 2003. Per fortuna non tutti di elevata gravità. Sulla rete ordinaria i sinistri con il coinvolgimento di
veicoli che trasportano merci pericolose nel 2004 sono stati 146, con incremento dell’11,4% rispetto ai 131
dell’anno prima”.
L’Asaps ritiene che dai dati emerga la necessità di un’analisi delle cause di un fenomeno sempre più
preoccupante e vistoso. Resta il fatto che le merci cosiddette pericolose, come i carburanti, fanno parte di
quei prodotti essenziali e strategici per l’economia di cui è impensabile il fermo o il contingentamento.
L’Asaps auspica anche “un ulteriore incremento della rete di controlli qualificati e congiunti fra polizia e
ministero Infrastrutture, per incidere sulle cause del rischio. Vanno individuate e realizzate, lo ripetiamo,
apposite aree attrezzate per controlli in sicurezza, un esigenza questa ormai non più rinviabile”. (ANSA).
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ESPLODE AUTOCISTERNA IN A1: REALACCI, MOBILITÀ MALATA
(V. ‘ESPLODE AUTOCISTERNA IN A1: ASAPS, IN AUMENTO..’ DELLE 11.40)
(ANSA) - BOLOGNA, 17 FEB - “Troppe merci viaggiano su Tir, troppi incidenti tra mezzi pesanti, quella
italiana è sempre più una mobilità malata. Così Ermete Realacci, dell’esecutivo della Margherita, ha
commentato l’incidente che la scorsa notte, a causa dell’esplosione di un’autocisterna carica di Gpl, ha
causato il blocco del nodo autostradale attorno a Bologna. “L’incidente di stanotte sulla A1, che solo per
fortuna non ha avuto conseguenze drammatiche, sta lì a ricordarcelo - ha aggiunto - come i dati allarmanti
sull’aumento dei sinistri che coinvolgono mezzi pesanti. In Italia continuano a viaggiare su Tir il 68,2% delle
merci. In un anno, considerando l’intera rete trasportistica nazionale, su un totale di 216.788 milioni di
tonnellate di merci per chilometro, 148 mld viaggiano su gomma, e solo 23 su rotaia”.
Realacci ha citato a sostegno dati recentemente diffusi dal Cnel: su rotaia viaggia in Italia solo il 10,7% del
totale delle merci, contro il 68,2% del traffico su strada, il 16% di quello attraverso le vie d’acqua e lo 0,4%
aereo. “C’è poco da stupirsi perciò se, come denuncia l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale,
gli incidenti che vedono coinvolti mezzi pesanti sono in aumento, soprattutto quelli che trasportano merci
pericolose”. “Se vogliamo rendere più sicure le nostre strade - ha concluso Realacci - ma anche per rendere
più vivibili le nostre città e per andare incontro agli obiettivi del Protocollo di Kyoto, è necessario ed urgente
mettere mano ad una coraggiosa riforma del sistema dei trasporti”. (ANSA).
ESPLODE AUTOCISTERNA IN A1: TRAFFICO IN TILT PER ORE
TERZO INCIDENTE IN MENO DI UN ANNO NEL NODO DI BOLOGNA
(ANSA) - BOLOGNA, 17 FEB - Notte di fuoco tra l’Autosole e la A14, alle porte di Bologna, per l’incendio
di un’autocisterna carica di Gpl che dalle 23.30 di ieri ha richiesto circa nove ore di lavoro ai vigili del fuoco
per avere definitivamente ragione delle fiamme, che si erano levate altissime subito dopo il tamponamento
con un altro mezzo pesante carico di lamiere e un boato che si è avvertito fino a 4 km di distanza.
Per molto tempo è stato caos nel nodo autostradale del capoluogo emiliano, punto nevralgico per i
collegamenti tra Nord e Sud, paralizzato in entrambe le direzioni, con uscite obbligatorie immediatamente
istituite da Polstrada e società Autostrade per l’Italia e i conseguenti disagi sulla viabilità ordinaria, in
particolare la via Emilia e la Bazzanese.
Solo verso mezzogiorno la situazione è gradualmente migliorata, anche se a rilento, con la riapertura dei
tratti bloccati in precedenza per chi proveniva da Milano, da Firenze e da Ancona, mentre è proseguita per
tutta la giornata la chiusura dello svincolo A1-A14. Questo per permettere le verifiche tecniche del
cavalcavia sotto il quale si è sviluppato l’incendio, e che è rimasto danneggiato, così come si è liquefatto il
manto stradale tutt’attorno alla botte in fiamme. Sensibili e serie le ripercussioni su tutta la rete autostradale
attorno a Bologna e Modena (dove oggi erano in vigore le targhe alterne per lo smog), con code di chilometri
su tutte le arterie che confluiscono al capoluogo. Fortunatamente non sono gravi le conseguenze per i
conducenti dei due mezzi pesanti, uno dei quali è stato trasportato all’ospedale di Modena per ustioni e
fratture. Dopo l’incidente la società Autostrade ha diramato - anche tramite Isoradio Rai - bollettini in cui si
indicavano tra l’altro i percorsi alternativi per chi era in viaggio e non era rimasto bloccato, mentre i vigili
del fuoco hanno controllato per tutta la notte la combustione del gas che usciva dallo squarcio di circa un
metro nell’autobotte, refrigerandola con potenti getti d’acqua (la cisterna - ha reso noto l’ingegner Demetrio
Egidi, responsabile della Protezione Civile regionale - conteneva 40.000 litri di Gpl, cioè circa 22
tonnellate). Ad esplodere è stata una nube di vapore, quella che in gergo tecnico si chiama ‘flash over’, cioè
la combustione improvvisa del Gpl fuoriuscito in forma liquida dalla cisterna e subito evaporato. Se questo
processo fosse avvenuto in un ambiente chiuso avrebbe provocato effetti devastanti.
Solo alle 8.30 di stamani le squadre hanno avuto ragione dell’ultimo focolaio, poi la botte è stata sottoposta a
ripetuti lavaggi. A scopo precauzionale sono stati evacuati per alcune ore gli abitanti delle case più vicine,
mentre le pattuglie della Stradale hanno aiutato gli automobilisti rimasti in coda a procedere contromano per
uscire dall’ingorgo. Non si è reso così necessario l’intervento di quattro squadre di volontari della Protezione
Civile, già pronti per assistere i conducenti durante la notte con bevande calde e coperte.
La semiesplosione dell’autocisterna - come è stata tecnicamente chiamata dai vigili del fuoco - ha riportato
alla memoria il caos di poco meno di tre mesi fa, quando il traffico nel nodo bolognese rimase paralizzato
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per oltre 17 ore (dal pomeriggio del 22 novembre alla mattinata del 23) a causa di un tamponamento, ancora
una volta con un’autocisterna piena di Gpl coinvolta, avvenuto nel tratto bolognese dell’A14 che corre
parallelo alla tangenziale. Ma già a maggio 2004 si era verificato un altro incidente di questo tipo. “È troppo,
ha commentato l’assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri, che chiede normative urgenti “più severe e
sicure sui mezzi e per risolvere il problema dei tracciati e dei luoghi attraversati. In attesa di provvedimenti
strutturali, come minimo quando questi mezzi passano in luoghi così congestionati e delicati come il nodo di
Bologna vanno accompagnati. E mentre il Codacons vuole lo ‘stop’ ai ‘camion-bomba’, l’Asaps,
l’associazione dei sostenitori della Polstrada, torna a chiedere al più presto la realizzazione di aree attrezzate
per controlli in sicurezza, mentre segnala l’aumento nel 2004 degli incidenti che hanno coinvolto veicoli
pesanti, soprattutto di quelli che trasportano merci pericolose. (ANSA).
UCCISERO AGENTE POLSTRADA: ERGASTOLO E UNA CONDANNA A 14 ANNI ASAPS,
SENTENZA RENDE GIUSTIZIA AL LAVORO DI TANTI POLIZIOTTI
(ANSA) - REGGIO EMILIA, 18 FEB - Ergastolo per Fabio Montagnino, 14 anni di reclusione per Michele
D’Ambrosio. Il gip di Reggio Emilia Cristina Beretti ha condannato i due pregiudicati bolognesi di 32 e 29
anni accusati di aver travolto e ucciso l’agente della Polizia stradale Stefano Biondi, 28 anni, originario di
Cervia (Ravenna) e in servizio, il 20 aprile 2004, alla polizia stradale di Modena nord. Accusati di concorso
in omicidio, tentato omicidio, rapina, lesioni e detenzione di droga a fini di spaccio, Montagnino e
D’Ambrosio sono stati giudicati col rito abbreviato, mentre il coimputato Maurizio Rubino, 32 anni,
anch’egli di Bologna, aveva patteggiato una pena di cinque anni dovendo rispondere di rapina, detenzione di
droga a fini di spaccio e lesioni. Montagnino e D’Ambrosio erano oggi a Palazzo di giustizia dove l’udienza
era ripresa in mattinata con le repliche del pm Isabella Chiesi, che aveva chiesto l’ergastolo per Montagnino
e 20 anni di reclusione per l’altro imputato, della parte civile e dei difensori. La sentenza, pronunciata dopo
un’ora di camera di consiglio, prevede anche una provvisionale di 100.000 euro a ciascuno dei genitori di
Biondi e di 40.000 euro per la sorella. I due pregiudicati, il 20 aprile dello scorso anno, erano a bordo di una
Porsche condotta da Montagnino che, all’altezza del casello di Reggio Emilia dell’A1, non si fermo all’alt
della polizia e travolse il giovane agente scaraventandolo a 40 metri di distanza. L’auto finì contro il guard
rail, Montagnino e D’Ambrosio fuggirono a piedi, ma furono ben presto catturati. D’Ambrosio era ferito.
Maurizio Rubino, secondo le indagini, aveva atteso a Milano la bolognese Gabriella Cogoni, arrivata in
aereo da Santo Domingo con un carico di cocaina. Nei pressi di Lodi, sull’A1, Montagnino e D’Ambrosio
avrebbero simulato una rapina all’auto di Rubino, picchiando la donna, poi fuggirono verso sud tallonati
dalla polizia. All’altezza di Reggio Emilia, la tragedia al posto di blocco. Il difensore di D’Ambrosio, avv.
Antonio Cappuccio, ha sottolineato, parlano con i cronisti, che il suo assistito è stato condannato per
‘concorso anomalo nella vicenda che ha portato alla morte dell’agente e che non ha mai istigato Montagnino,
che era alla guida della Porsche, a travolgere Biondi con l’auto. “Quello di oggi è stato un primo passo verso
l’accertamento della verità - ha detto il legale - Il castello accusatorio relativo all’istigazione è caduto e in
appello spero di ottenere l’assoluzione piena per D’Ambrosio” . Al termine dell’udienza ci sono stati
momenti di tensione tra i familiari degli imputati, quelli della vittima e gli agenti della Polstrada
intervenuti in forze; molti di loro si sono presentati in divisa come omaggio al collega caduto in
servizio. L’ispettore della polizia stradale di Reggio Roberto Rocchi, responsabile provinciale
dell’Asaps, l’associazione sostenitori della Polstrada (presente a Reggio assieme al presidente
nazionale Giordano Biserni), in una nota ha definito la sentenza “giusta e opportuna: “Oltre che
giusta per Stefano e per i suoi familiari, che fino all’ultimo hanno seguito le fasi processuali con
coraggio e fiducia negli organi giudiziari dello Stato, la sentenza rende giustizia anche al lavoro
infaticabile e pieno di sacrifici di tutti gli uomini e le donne della Polizia stradale. Ora che giustizia
è fatta, gli uomini e le donne della polizia stradale chiedono sia garantita la certezza della pena, cioè
che i due assassini paghino fino in fondo il debito che hanno non solo nei loro confronti, ma di tutta
la società civile che respinge con fermezza simili atti. Le decine di poliziotti che oggi hanno
partecipato, silenziosi e commossi, all’udienza hanno testimoniato il valore e l’eroicità di quanti,
indossando una divisa, sono disposti anche a morire purdi far sopravvivere la legalità. (ANSA).
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SICUREZZA STRADALE: PASQUA; ASAPS, ON LINE TABELLA LIMITI
(ANSA) - FORLÌ, 22 MAR - “Le vacanze pasquali, momento di relax e ristoro, corrispondono anche ad una
intensificazione del traffico sulla rete stradale e, purtroppo, anche degli incidenti. L’Asaps ricorda che
elemento principale per la sicurezza sulla strada rimane il rispetto dei limiti di velocità, il cui superamento è
sempre proporzionale alla gravità del sinistro che ne consegue. Lo rileva l’Associazione sostenitori polizia
stradale, che “proprio per fare chiarezza sui limiti, sulle tolleranze del 5% sulla velocità misurata, sui punti
che si potrebbero perdere per la patente, sui periodi di sospensione conseguenti alle violazioni, insieme a
Sicurstrada ha predisposto una scheda riepilogativa con gli importi delle sanzioni aggiornati e con alcuni
esempi illustrativi”. In sostanza, per chi viaggia sino a 136 Km/h in autostrada e fino a 95 Km/h sulle statali
non sono applicabili sanzioni; in caso di pioggia o precipitazioni atmosferiche di qualsiasi natura, il limite in
autostrada scende automaticamente a 110 Km/h. Inoltre, per chi supera di oltre 40 Km/h il limite, oltre alla
sanzione di 357 euro è prevista anche la decurtazione di 10 punti e scatta la sanzione accessoria della
sospensione della patente di guida da 1 a 3 mesi (da 3 a 6 mesi per coloro che hanno conseguito la patente da
meno di 3 anni). La scheda riepilogativa dei limiti e delle tolleranze del 5% con le rispettive sanzioni è
scaricabile dal sito www.asaps.it. (ANSA).
AGENTE POLSTRADA UCCISO IN A1, MESSE SUFFRAGIO UN ANNO DOPO MADRE SCRIVE
A CIAMPI, GRAZIA A COLLEGA IN CARCERE DOPO OMICIDIO
(ANSA) - MODENA, 20 APR - Una messa, questa mattina, voluta dai colleghi della sottosezione Polstrada
di Modena Nord; un’altra cerimonia di suffragio nel tardo pomeriggio nella chiesa di Montaletto di Cervia,
nel Ravennate, dove vivono i suoi familiari. Così viene ricordato l’agente della Stradale Stefano Biondi, 28
anni, travolto da un’auto un anno fa, il 20 aprile 2004, durante un concitato inseguimento sull’Autosole
all’altezza del casello di Reggio Emilia, dopo una rapina in Lombardia. Per quella tragedia il bolognese
Fabio Montagnino, che era alla guida della Porsche che investì il poliziotto, è stato condannato nelle scorse
settimane all’ergastolo, mentre il complice Michele D’Ambrosio dovrà scontare 14 anni di carcere.
La vicenda di Biondi, decorato della medaglia d’oro al valor civile, si intreccia in queste ore con quella di un
altro agente di polizia, il cesenate Ivan Liggi, condannato con sentenza definitiva a 9 anni e 5 mesi di
reclusione per l’omicidio di un automobilista avvenuto il 24 febbraio ‘97 dopo un lungo inseguimento per le
strade di Rimini. Un colpo di pistola fatale per il conducente, un’accusa per il poliziotto che si tramuto da
omicidio colposo a volontario. Liggi, dal carcere di Forlì, ha scritto anche alle sorelle della vittima,
chiedendo perdono, e alla madre di Stefano Biondi, un collega che personalmente non ha conosciuto:
“Entrambi credevamo fermamente nel nostro lavoro e quella divisa che indossavamo faceva parte del nostro
Dna - scriveva tra l’altro Liggi -. Le nostre due famiglie, anche se in modo diverso, hanno dovuto subire la
tragicità degli eventi con la consapevolezza che entrambi sono avvenuti durante lo svolgimento del loro
lavoro”. E Loredana, la mamma di Biondi, ha scritto a Carlo Azeglio Ciampi aggiungendo la sua richiesta di
grazia a quelle di altre tremila persone che in un mese hanno firmato l’appello al Presidente della Repubblica
messo a disposizione dalla famiglia di Liggi su un sito internet creato proprio per raccontare la vicenda
giudiziaria del giovane agente e raccogliere adesioni.
“Le chiedo di compiere una buona azione - scrive tra l’altro la madre di Biondi a Ciampi (la lettera è
pubblicata oggi dal ‘Resto del Carlino’) - restituendo ai suoi genitori un figlio, visto che il mio nessuno me lo
potrà restituire, anche se lui vive in me e mi dà la forza di scrivere e parlare perché la mia ultima speranza e
che non vi siano altri familiari che versino lacrime amare come le mie”. All’appello per la concessione della
grazia, fra i tanti, ha risposto perfino dal Canada il presidente dell’Associazione italiana Interforze Polizia
Sez.2 North America, Francesco Padula, mentre pure l’Asaps, l’Associazione sostenitori della Polstrada, sul
proprio sito web segue da vicino il caso-Liggi. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, FINE SETTIMANA SEMPRE A RISCHIO OPUSCOLO CON
SICURSTRADA PER CONOSCERE RISCHI ALCOL ALLA GUIDA
(ANSA) - FORLÌ, 20 APR - Il sabato e la domenica rimangono ad alto rischio, con il 50% delle vittime degli
incidenti notturni: 723 i morti (il 12% del totale) secondo i dati 2003, gli ultimi disponibili, ma con un calo
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tendenziale. Lo rilevano Asaps - l’Associazione sostenitori della polizia stradale - e Sicurstrada, che hanno
promosso la distribuzione in alcune decine di migliaia di copie di un opuscolo, ‘Non bere più del tuo
motore’; un contributo di informazioni e conoscenza sui rischi dell’alcol alla guida, che sarà distribuito alle
scuole superiori che ne faranno richiesta. I numeri della sinistrosità delle notti del fine settimana sono stati
scandagliati in un’inchiesta che sarà pubblicata sul prossimo numero de ‘Il Centauro’, la rivista ufficiale
dell’Asaps. È stata a questo scopo analizzata l’incidentalità delle notti del sabato e della domenica, dalle 24
alle 7 del mattino, e del 2003. Nella fascia notturna dei due giorni del fine settimana, nelle sole strade
extraurbane si sono contati 4.285 incidenti su un totale di 9.042, pari al 47,38% dell’intera settimana. Nelle
due notti si contano ben 457 morti, pari al 50,77% dei 900 totali: 221 il sabato, pari al 24,55%, e 236 la
domenica, pari al 26,22%. Si segnala però un calo del 3% rispetto ai 471 morti delle stesse notti del 2002.
Ognuna delle due notti in pratica fa contare un quarto delle vittime totali notturne.
I feriti nelle stesse notti, sempre limitatamente alle strade extraurbane, sono stati 7.768 su 14.863, pari al
52,26% del totale: 3.067 il sabato (20,63%) e 4.701 la domenica (31,62%). In sostanza, nella sola notte fra il
sabato e la domenica si conta un terzo dei feriti di tutte le notti della settimana. Nel 2002 sulle strade
extraurbane, nelle notti del sabato e della domenica, si contarono rispettivamente 199 e 272 morti, pari al
50,86% del totale. Migliora l’andamento degli incidenti del fine settimana nelle strade urbane. Dalle 24 alle
7 del sabato e della domenica si sono avuti 8.037 incidenti su 18.280 totali nelle notti di tutta la settimana,
pari al 43,96%. I morti sono stati 266 su 558 totali, pari al 47,67%: 118 il sabato (21,14%) e 148 la domenica
(26,52%). I feriti, nelle stesse notti, sono stati 13.310 sul totale di 27.775, pari al 47,92%: più esattamente
5.590 il sabato (20,12%) e 7.720 la domenica (27,79%). Il calo delle vittime nelle notti del fine settimana
sulle strade urbane è netto, con un decremento del 25,7% rispetto ai 751 del 2002.
Nelle due sole notti del fine settimana si sono contati ben 723 morti, pari al 12% delle 6.015 vittime della
strada di tutto l’anno, e in netta maggioranza giovani sotto i 30 anni. Con la stessa media nelle rimanenti ore
della settimana - sottolinea l’Asaps - si arriverebbe quasi a 9.000 morti sulle strade: “Se si tiene conto anche
che sono notti con uno scarso traffico di veicoli industriali è ancora più evidente il tasso di rischio. È quindi
chiaro che alcol e stanchezza giocano la maggior parte della loro mortale partita proprio in quelle due notti,
in quelle 14 ore, per questo serve un incremento di controlli specifici e severi, con una normativa più incisiva
che sostenga l’azione delle forze dell’ordine. Il pericolo dell’alcol alla guida è un aspetto ancora sottostimato
nel nostro Paese, il dibattito di questi giorni sulle campagne informative ministeriali, evidenzia lo scontro fra
tutela di interessi economici e tutela della sicurezza. (ANSA).
PATENTE A PUNTI: ASAPS, SE SOSPESA POSSIBILE GUIDA MOTORINI?
(ANSA) - FORLÌ, 21 MAG - Da luglio gli automobilisti a cui è stata sospesa la patente potranno usare un
ciclomotore senza il certificato di idoneità? Lo domanda l’Associazione sostenitori della Polstrada (Asaps),
che ricorda come dall’1 luglio i maggiorenni sprovvisti di patente non potranno più guidare ciclomotori con
la sola esibizione della carta d’identità (si tratta - secondo i calcoli dell’Asaps - di circa mezzo milione di
persone, più 60.000 conducenti di motocarri e circa 40.000 conducenti di quadricicli, le macchinette) anche
se al momento il Codice modificato non prevede una sanzione specifica per il maggiorenne sprovvisto di
certificato. “Il problema di fondo - per il presidente dell’Associazione, Giordano Biserni - è che nel caso
degli adulti si tratta spesso di anziani che non hanno troppa confidenza con i quiz e si troverebbero
improvvisamente appiedati. È vero infatti che al momento non è prevista la sanzione, ma le conseguenze in
termini assicurativi potrebbero essere pesanti. Poiché questi antichi conducenti di ciclomotori hanno
comunque conseguito la conoscenza delle norme della circolazione, da più parti arriva la richiesta di tenere
conto di una sorta di diritto acquisito imponendo la frequenza del corso ma non il sostenimento di un esame
con i quiz”. Altri paesi europei si sono affidati a questo tipo di soluzione. Sorge il dubbio, però, nel caso di
maggiorenni titolari di patente sospesa. “Secondo alcune scuole di pensiero il maggiorenne con patente
sospesa dovrebbe poter guidare, in quanto comunque titolare di patente di guida. Secondo altri questo aspetto
è meno scontato. Il certificato per la conduzione di ciclomotori non è in toto assimilabile ad una patente in
quanto attesta la conoscenza di norme, non prevede prova pratica di guida, non ha una scadenza di validità e
non sembra soggetto a ritiro o sospensione. Non si applica la normativa dei punti patente”.
“Con l’entrata in vigore ormai vicinissima dell’obbligo del patentino per i maggiorenni, salvo rinvii già
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annunciati, sarebbe auspicabile - prosegue Biserni - un chiarimento definitivo su questi aspetti: sanzioni,
validità della patente di guida sospesa, corsi. Non si può permettere che oltre mezzo milione di adulti
interessati siano in una posizione valutabile in modo eterogeneo dal singolo operatore di polizia. Non c’è
peggior cosa, per vanificare l’efficacia di una legge, dell’incertezza”. Parola degli stessi operatori della
sicurezza che chiedono lumi.
Secondo l’Asaps, il primo luglio “sembra una data ghigliottina per molti dueruotisti col cinquantino. Il primo
luglio 2004 fu la data limite per i minorenni per munirsi del certificato di idoneità. Congestione per gli
esami, appelli alla tolleranza. Alla fine il patentino fu conseguito da una percentuale piuttosto elevata. Poche
le sanzioni, almeno quelle contestate dalla sola Polizia Stradale di cui siamo a conoscenza. Dall’1 luglio
2004 al 31 dicembre 2004 il numero di infrazioni contestate a carico di un conducente di ciclomotore
minorenne, sprovvisto del certificato di idoneità, sono state 1.131, non tante. Dal primo gennaio al 28
febbraio 2005 ne sono state contestate altre 93. Ovviamente a queste si devono aggiungere quelle rilevate
dalla Polizia Municipale, che saranno molte di più per la caratteristica tipicamente urbana del mezzo.
Tuttavia, considerato che si parlava di circa 700.000 ciclomotoristi minorenni, non ci sembrano cifre da re
Erode”. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: MORTI WEEKEND MAGGIO, 53% ERA IN MOTO
LO DICE UNO STUDIO DELL’ASAPS
(ANSA) - BOLOGNA, 3 GIU - Nei fine settimana del mese appena passato gli incidenti rilevati da polizia
stradale e carabinieri sono stati 6.821, il 9,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2004, che già aveva fatto
segnare risultati positivi nel confronto col 2003. I morti sono stati 198 con un calo, più modesto, del 5,3%
rispetto a maggio 2004. I feriti sono stati 5.406 rispetto ai 6.027 dell’anno prima, con una flessione di ben il
10,4%; ma, secondo una elaborazione de ‘Il Centauro - Asaps’dei 198 morti, ben 105, cioè il 53% erano
conducenti o trasportati di motocicli o ciclomotori .
Per lo più si trattava di persone sotto i 35 anni (specie fra i motociclisti) con una media di 21 vittime per ogni
fine settimana. Il week-end più tragico è stato quello del 6-8 maggio, con 27 vittime fra i dueruotisti su 47,
pari al 64%.
“Considerando il parco circolante nettamente inferiore dei motocicli rispetto alle autovetture si deve indicare
come particolarmente grave questo tipo di sinistrosità fa notare l’Asaps, l’Associazione sostenitori amici
della polizia stradale. “Probabilmente nel segmento delle due ruote l’effetto dissuasivo della patente a punti
tarda a produrre i suoi benefici effetti - si legge nella nota dell’Asaps -. La violazione in particolare dei limiti
di velocità è troppo frequente, quasi istituzionale su certi tracciati ‘santuario’ come alcuni passi appenninici
(Raticosa, Cadibona, Muraglione, Futa, Bracco ecc.)”. Per Asaps servono quindi controlli ancor più specifici,
anche se “non si deve dimenticare che il sistema strada, con inadeguate barriere protettive, con guardrail
imputati di favorire atroci amputazioni, rendono ancora più drammatiche le conseguenze di un sinistro per i
nostri motociclisti. Sarebbe per questo opportuno per Asaps compiere una puntuale ricerca del rischio delle
strade e cominciare così a poter distinguere tra cause di incidente per le dueruote (velocità eccessiva,
distrazione, manovre di terzi, stato delle infrastrutture) e cause di lesione e morte (guardrail, muretti e
manufatti in genere, cordoli, lampioni, segnali stradali)”. (ANSA).
INCENDIO FREJUS: ASAPS, GALLERIE A RISCHIO PERMANENTE PIÙ CONTROLLI
A CAMPIONE E IMPIEGO PERSONALE INFRASTRUTTURE
(ANSA) - FORLÌ, 6 GIU - “Puntuale come una cambiale si è ripetuto l’ormai periodico grave incidente in
una delle grandi gallerie di valico del nostro Paese, questa volta al Frejus, con due morti e una ventina di
intossicati nel conto finale. E dalla dinamica dei fatti, considerata la profondità nell’unica canna del Frejus, è
andata anche bene, se così si può dire.
Sappiamo che il tunnel del Frejus è da considerare sicuro. È il commento all’incendio nel tunnel del
presidente nazionale dell’Associazione sostenitori Polstrada (Asaps), Giordano Biserni, secondo cui l’Italia
può dirsi “ancora una volta un paese ‘fortunato’, con il massimo rispetto e dolore per la morte dei due
camionisti rimasti intrappolati nella canna del traforo. Lo stato complessivo dei chilometri scavati nelle
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montagne italiane, infatti, è allarmante. “La maggior parte dei tunnel, anche di considerevole lunghezza, di
andamento curvilineo e con variazioni altimetriche del tracciato stradale, è sempre preoccupante”, afferma
l’Asaps. “Vie di comunicazione stressate da un traffico su gomma incessante e in aumento con lunghe
gallerie a doppio senso, e con sistemi di allarme e vie di fuga ancora non del tutto adeguati, possono solo per
poco tempo forzare i tempi della casistica senza che accadano incidenti gravi”.
Da qui, per il presidente dell’associazione, alcune riflessioni. “Come è pensabile che un sistema di verifica e
controlli che non intervenga in modo severissimo per far rispettare le dovute distanze di sicurezza e i
particolari limiti di velocità dei mezzi, anche pesanti, possa spezzare la catena del rischio? Si pensi poi a
quello che può causare anche un conducente che guida in stato di ebbrezza in una condizione così particolare
o a rischio dello scoppio di uno pneumatico. Si deve anche analizzare il ripetersi di perdite di carburante e
incendio dei propulsori turbo, piuttosto frequente e solo allarmante in una strada normale, ma drammatico in
una galleria. Vanno attivati anche più frequenti controlli a campione con l’utilizzo dei Cmr (Centri Mobili di
revisione) e l’impiego di personale del ministero delle Infrastrutture insieme alle pattuglie della Polizia
Stradale”. “Certo, abbiamo anche tunnel fra i più sicuri del mondo, come quello del Bianco o come quelli
dell’Autobrennero, ma cosa sarebbe successo - si domanda Biserni - se quel camion si fosse incendiato
all’interno della galleria Roccaccia sulla E45 (indicata come la peggiore d’Europa in una recente indagine
dell’Eurotap), magari con un pullman di vacanzieri nei paraggi?
Ve lo diciamo noi: sarebbe stata una carneficina, un’altra strage, perdi più annunciata. E il fatto, oltre che di
accurata analisi tecnica che non mancheremo di effettuare quando disporremo della documentazione
necessaria, è degno anche di altre considerazioni. La prima riguarda il destino della montagna valdostana:
cosa succederà ora? Il Frejus, questo è certo, non potrà essere riaperto prima di qualche mese, almeno
nell’ipotesi che il manufatto non abbia riportato danni strutturali importanti: in caso contrario, potremmo
ipotizzare anche l’anno, l’anno e mezzo. Il Bianco potrà sopportare il volume di traffico pesante che ancora
sostituisce sconsideratamente quello su rotaia? Noi ne dubitiamo: non tanto per la capacità operativa del
Tunnel, ma per il rigido protocollo di sicurezza che viene ora adottato. Le aree tecniche di controllo, non
potranno abbassare la guardia proprio ora, ma temiamo che un sovraccarico di veicoli (e non è un
eufemismo) che si presentino per il check control, induca gli operatori a fare più in fretta, e questa è sempre
cattiva consiglierà”. “C’è poi - conclude l’Asaps - il discorso ambientale, ma a questo, alla conseguenza
sull’ambiente di questa deviazione commerciale, lasciamo la parola alle associazioni specializzate. (ANSA).
CODICE STRADA: ASAPS, BLITZ SENATORI PER MODIFICARE ARTICOLI
PER RENDERE QUASI IMPOSSIBILI ACCERTAMENTI A REMOTO SU VELOCITÀ
(ANSA) - FORLÌ, 19 LUG - “È sorprendente che nella fase di approvazione al Senato del decreto legge
omnibus contenente provvedimenti per l’obbligo del patentino per i ciclomotoristi maggiorenni, sia scattato
il blitz di alcuni senatori, con una raffica di emendamenti che modificano alcuni articoli del Codice della
strada, tesi a rendere quasi impossibili gli accertamenti ‘a remoto’ della velocità dei veicoli, che è e rimane la
prima vera causa della gravità dei sinistri”. Lo rileva in una nota Giordano Biserni, presidente dell’Asaps,
l’associazione dei sostenitori della polizia stradale. “Questo - afferma - nonostante che in ogni fine settimana
si contino ancora sulle nostre strade più vittime che nel recente attentato alla metropolitana di Londra”. “In
sostanza - dice Biserni - alcuni senatori hanno presentato emendamenti al decreto legge in approvazione, con
i quali viene ripristinato il principio della contestazione immediata della sanzione come presupposto di base
salvo limitate eccezioni; l’obbligo della visibilità degli agenti (elemento questo peraltro molto soggettivo:
visibilità da parte di chi? Del conducente sanzionato, di tutti gli automobilisti in transito?). Viene richiesta
poi una specifica ‘attestazione documentale’ della violazione, in pratica una foto ad ogni infrazione, sempre
e comunque. Salterebbe in questo caso il sistema di puntamento con telelaser”. Per Biserni “c’è da
domandarsi come sia possibile, con un sistema simile, procedere al rilevamento e alla contestazione di
sanzioni sulle autostrade, superstrade o statali, dove è estremamente pericoloso fermare immediatamente i
veicoli per la verbalizzazione. In sostanza si arriverà a una sorta di ‘prova diabolica’ a carico delle forze di
polizia, che andrà a svuotare di ulteriore contenuto dissuasivo la già indebolita efficacia della patente a punti,
con buona pace della sicurezza stradale. Il partito dell’acceleratore - conclude il presidente dell’Asaps - vince
ancora”. (ANSA).
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PATENTE A PUNTI: ASAPS, 2 PUNTI IN PIÙ VALGONO UNA SBRONZA ‘O UNA CORSA A
VELOCITÀ ESTREMA SENZA RISCHI REVOCA’
(ANSA) - FORLÌ, 25 LUG - “Con quei due punticini in più regalati dal primo luglio, quei bravi conducenti
che non hanno commesso infrazioni (o sono stati fortunati nel non aver subito uno dei rari controlli)
potranno permettersi una sbronza in più, o una bella corsa a velocità estrema, senza rischi per la revoca della
patente”. Lo afferma l’Asaps, l’Associazione sostenitori della polizia stradale, in una nota pubblicata
sull’ultimo numero della rivista ‘Il centauro’. “Oggi si fa un gran parlare - rileva il presidente dell’Asaps,
Giordanmo Biserni - della revoca della patente stabilita dalla recente modifica al codice, appena approvata
dal Senato, ma prevista solo per chi causa la morte di persone e risulta positivo all’esame dell’etilometro con
un valore di ben 3 g/l, cioè pari a 6 volte il limite di legge di 0,5 g/l. Intanto nessuno si è accorto cosa può
accadere da luglio. Ricordiamo che per chi perde l’intera dotazione di punti a disposizione - inizialmente 20
– è prevista di fatto la revoca della patente con ‘la ripetizione dell’esame di idoneità tecnica’. In pratica si
deve rifare la patente. Considerato che la guida in stato d’ebbrezza fa perdere automaticamente 10 punti, con
una sospensione del documento di guida da 15 giorni a 3 mesi, ne derivava che alla seconda violazione da 10
punti (se non si fossero fatti nel frattempo i corsi per recuperarne 6), si esauriva la dotazione e si dovevano
ripetere gli esami”. “Ora - spiega l’Asaps - con quei due punticini regalati ci potremo permettere una sbronza
in più alla guida: infatti, perdendo per la seconda volta 10 punti, ce ne rimmarranno sempre due e non
dovremo affatto ripetere gli esami per la patente. Stesso discorso per i velocisti che hanno superato di oltre
40 Km/h il limite, perdendo 10 punti, alla seconda performance ‘ciao patente’. Ora no. Ora potranno
permettersi una seconda prova di velocità estrema alla guida. Al massimo ne perderanno altri 10. Se nei due
anni precedenti erano stati bravi (o fortunati) di punti ne avranno oggi 22, ne resteranno quindi 2. Patente
salva! Scusate se è poco. Altro che severità !”. (ANSA).
SICUREZZA STRADALE: ASAPS, IN CRESCITA AGGRESSIONI A ‘DIVISE’
AL VIA RICERCA IN COLLABORAZIONE CON UNIVERSITÀ BOLOGNA
(ANSA) - FORLÌ, 28 LUG - Una ricerca della Facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna in
collaborazione con l’Asaps per monitorare e descrivere le aggressioni alle ‘divise’ che fanno rispettare la
legge sulle strade: secondo l’associazione sostenitori e amici della Polizia stradale, si tratta infatti di un
fenomeno in espansione soprattutto dopo l’avvento della patente a punti.
Negli ultimi anni l’Asaps ha raccolto sistematicamente tutte le notizie di stampa relative alle aggressioni su
strada agli operatori delle forze di polizia, archiviando tutto il materiale in un file chiamato “Sbirri pikkiati”
che è stato in parte inserito nel sito www.asaps.it nel cassetto aggressioni e nelle rassegne su alcol e guida.
Materiale da cui emerge - denuncia il presidente dell’Asaps Giordano Biserni - un quadro complessivo
allarmante “fatto di abuso di alcol, violenza, illegalità, insofferenza e arroganza verso chi fa rispettare la
legge”. L’ampia documentazione ha attirato l’attenzione del gruppo di studio in Psicologia dell’emergenza e
degli eventi critici coordinato, nella sede di Cesena della facoltà, dal dott. Luca Pietrantoni, che ha elaborato
un questionario al quale possono rispondere gli operatori delle forze dell’ordine che nella loro attività di
servizio hanno subito aggressioni fisiche più o meno violente. Il questionario è accessibile sul sito
www.asaps.it “Poiché gli episodi archiviati da Asaps - spiega Biserni - sono frequentemente legati a reazioni
scomposte e sproporzionate, in moltissimi casi connesse con conducenti in stato di ebbrezza, si è posto
l’interrogativo del ruolo di chi rappresenta lo Stato con la divisa, della sua legittimità e autorevolezza. Ne è
nata una sinergia con lo scopo di capire bene il fenomeno e le conseguenze psicologiche anche nei confronti
degli agenti aggrediti. Asaps e Università vogliono in questo modo contribuire a monitorare e capire un
fenomeno che è sempre più preoccupante e segnale di un indebolimento della figura istituzionale, con tutte le
conseguenze prevedibili”. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: REALACCI (DL), IN AUMENTO QUELLI CON TIR
(ANSA) - ROMA, 3 ago - “Quella italiana è sempre più una mobilitàmalata: ed i gravissimi incidenti di
questi giorni stanno li’a ricordarcelo, come i dati allarmanti sull’aumento dei sinistri che coinvolgono mezzi
pesanti”. Lo afferma Ermete Realacci, dell’esecutivo della Margherita e presidente onorario di Legambiente.
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“In Italia - osserva Realacci - come dimostrano le statistiche del Cnel, continuano a viaggiare su Tir il 68,2%
delle merci; su rotaia si sposta solo il 10,7% del totale delle merci, il 16% usa le vie d’acqua, lo 0,4% l’aereo.
C’è poco da stupirsi perciò - sottolinea - se, come denuncia l’Associazione sostenitori amici della polizia
stradale, gli incidenti che vedono coinvolti mezzi pesanti sono in aumento, soprattutto quelli che trasportano
merci pericolose”. Nel 2004, secondo i dati dell’Asaps, si sono contati 11.553 incidenti con il
coinvolgimento di veicoli commerciali superiori a 3,5 tonnellate, con un aumento del 12,5% rispetto ai
10.264 del 2003. In autostrada i sinistri del 2004 sono stati 8.212 contro i 7.402 del 2003, +10,9%. Sulla rete
ordinaria nel 2004 sono stati 3.341 gli incidenti che hanno coinvolto veicoli pesanti, con un incremento del
16,7% rispetto ai 2.862 del 2003. “Se vogliamo rendere più sicure le nostre strade - conclude Realacci – è
necessario ed urgente mettere mano ad una coraggiosa riforma del sistema dei trasporti; e rafforzare e
rendere più capillare una rete dei controlli dalle maglia troppo larghe, che rischia di indebolire l’efficacia di
norme importanti come la patente a punti”. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: REALACCI, AUMENTANO QUELLI CON TIR ASAPS, NEL 2004
+34,3% MEZZI MERCI PERICOLOSE COINVOLTI INCIDENTI
(ANSA) - ROMA, 14 ago - L’incidente di oggi nei pressi di Trapani, dove un tir ha sfondato una
casa e provocato tre morti, “conferma un trend, quello dell’aumento degli incidenti che coinvolgono
mezzi pesanti, davvero allarmante”. Ad affermarlo è Ermete Realacci, dell’esecutivo della
Margherita e presidente onorario di Legambiente. “In Italia, come dimostrano le statistiche del
Cnel, continuano a viaggiare su Tir il 68,2% delle merci; su rotaia si sposta solo il 10,7% del totale
delle merci, il 16% usa le vie dþacqua, lo 0,4% lþaereo. C’è poco da stupirsi perciò þ sottolinea
Realacci - se, come denuncia l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale, gli incidenti
che vedono coinvolti mezzi pesanti sono in aumento, soprattutto quelli che trasportano merci
pericolose”. Nel 2004, secondo i dati dell’Asaps resi noti da Realacci, si sono contati 11.553
incidenti con il coinvolgimento di veicoli commerciali superiori a 3,5 tonnellate, con un aumento
del 12,5% rispetto ai 10.264 del 2003. In autostrada i sinistri del 2004 sono stati 8.212 contro i
7.402 del 2003, + 10,9%. Sulla rete ordinaria nel 2004 sono stati 3.341 gli incidenti che hanno
coinvolto veicoli pesanti, con un incremento del 16,7% rispetto ai 2.862 del 2003. “Se poi
guardiamo gli incidenti dei veicoli che trasportano merci pericolose, i dati si fanno ancora più
preoccupanti - sottolinea Realacci. Nel 2004, sempre stando ai dati Asaps, sono stati 278 i veicoli di
questo tipo coinvolti in incidenti, con un aumento del 34,3% rispetto ai 207 incidenti del 2003.
Sono stati 132 quelli avvenuti sulla rete autostradale con un vistoso incremento del 73,6%, rispetto
ai 76 del 2003. Sulla rete ordinaria i sinistri con il coinvolgimento di veicoli che trasportano merci
pericolose nel 2004 sono stati 146, con incremento dell’11,4% rispetto ai 131 dell’anno prima. “Se
vogliamo rendere più sicure le nostre strade - conclude Realacci - è necessario ed urgente mettere
mano ad una coraggiosa riforma del sistema dei trasporti; e rafforzare e rendere più capillare una
rete dei controlli dalle maglia troppo larghe, che rischia di indebolire l’efficacia di norme importanti
come la patente a punti”. (ANSA).
SASSI DA CAVALCAVIA: ASAPS, TELECAMERE PER EFFETTO DISSUASIVO ‘CONDANNE
SENZA SCONTI PER PORTATORI INSANI DI EMOZIONI FORTI’
(ANSA) - FORLÌ, 15 AGO - Telecamere per monitorare i cavalcavia e fare da deterrente contro il lancio di
sassi: telecamere anche ‘finte’, ma comunque importanti per il loro effetto dissuasivo. È la proposta che
rinnova l’Associazione sostenitori della polizia stradale (Asaps) dopo l’incidente in A1 nei pressi del casello
di Cassino (Frosinone), che ha causato la morte di un uomo e il ferimento di altre cinque persone. “Nel
1996/1997 la numerazione dei cavalcavia fu una delle prime battaglie dell’Asaps, così come l’innalzamento
delle reti protettive - ricorda il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni - Anche allora la numerazione fu
inizialmente ritenuta impraticabile, poi un apposito decreto dell’allora ministero dei Lavori Pubblici accolse
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la nostra proposta. All’epoca dell’omicidio di Maria Letizia Berdini l’Asaps propose con convinzione anche
una terza misura, quella della monitorizzazione dei cavalcavia con apposite telecamere, e per rispondere a
quanti sottolineavano che i cavalcavia erano troppi (ma erano troppi anche per la numerazione, infatti
ammontano a diverse migliaia) propose di installare le telecamere ben visibili su alti pali, una parte delle
quali potevano anche essere finte. Poiché i malintenzionati e vigliacchi ricercatori di emozioni non avrebbero
potuto saperlo se non scalando pericolosamente quella sorta di ‘palo della cuccagna’ posto al margine del
manufatto, l’effetto dissuasivo si sarebbe comunque ottenuto. Così come all’epoca l’impegno e la
sensibilizzazione attivata dell’Asaps hanno ottenuto una significativa parte di risultati con la numerazione
dei cavalcavia e l’innalzamento delle reti, ora si compia un altro passo verso la sicurezza”. Rimane, osserva
ancora Biserni, “il capitolo dei protagonisti che molto spesso vengono individuati. Servono solo condanne
esemplari e senza sconti di nessun genere per questi personaggi squallidi alla ricerca di facili (e non
rischiose) emozioni, da poter raccontare agli intimi al bar. I fatti dimostrano che la comprensione nei
confronti di certi personaggi non serve. Già la strada è di per sé un oggettivo pericolo, eliminiamo almeno i
portatori insani di emozioni forti”. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: 6 MORTI NEL FOGGIANO, ZONA A RISCHIO
LE VITTIME IN DUE SCONTRI FRONTALI
(ANSA) - FOGGIA, 22 AGO - Sei persone sono morte in due incidenti stradali avvenuti oggi nel foggiano,
che risulta essere la zona più a rischio in Puglia per la mortalità stradale nonostante abbia la minor densità
veicoli/abitanti della regione, secondo dati diffusi oggi dall’Associazione sostenitori amici polizia stradale
(Asaps). Il primo incidente si è verificato sulla tangenziale di Foggia, a pochi chilometri dal capoluogo; una
Fiat Stilo con a bordo tre persone si è scontrata frontalmente con un autocarro che proveniva in senso
contrario. I tre passeggeri, Domenico Di Pumpo, Vito Piemontese e Salvatore Calà Campana, tutti e tre di
Torremaggiore (Foggia), sono morti. Erano tutti e tre dipendenti della Sofim di Foggia, un’azienda che
produce motori diesel, e si stavano recando insieme al lavoro, come erano soliti fare, dopo il periodo di ferie.
Secondo una prima ricostruzione dell’incidente resa nota dai carabinieri, il conducente della Fiat Stilo, allo
scopo di evitare alcuni cassoni per la raccolta dei pomodori probabilmente caduti da un autocarro, ha perso il
controllo dell’auto e si è scontrato frontalmente con un camion che proveniva in senso opposto. Nell’impatto
sono morti sul colpo Di Pumpo e Piemontese; Calà Campana è morto dopo qualche ora nel reparto di
rianimazione degli Ospedali Riuniti di Foggia dove era stato ricoverato. Nell’altro incidente, avvenuto nei
pressi di San Severo, sono morte una donna, Soccorsa De Ludicibus, di 41 anni, sua figlia Stefania Priore, di
18, e un amico di quest’ultima, Aldo Fregola, di 22. I tre viaggiavano su una Citroen ZX che, per cause
ancora in corso di accertamento da parte della polizia stradale, è finita contro un autotreno che proveniva in
senso opposto. Proprio in seguito ai due incidenti, l’Asaps ha reso nota un’indagine che si basa sui piùrecenti
dati ufficiali, quelli relativi al 2003 per quanto riguarda il numero degli incidenti stradali e quelli del 2004
per quanto riguarda invece la popolazione e il parco veicoli. Dalla ricerca emerge che la provincia di Foggia
presenta una posizione atipica per il tasso di mortalità stradale che è molto più elevato, con 0,147 morti ogni
1.000 residenti nella provincia, che nel resto della Puglia e abbondantemente superiore anche alla media
nazionale. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, TROPPI BAMBINI TRA LE VITTIME DATI ISTAT 2003,
HANNO PERSO LA VITA IN 133 TRA 0 E 14 ANNI
(ANSA) - FORLÌ, 29 AGO - Sono stati numerosi negl ultimi giorni gli incidenti che hanno coinvolto
bambini, trasportati nei veicoli condotti dagli adulti o travolti per strada anche durante le manovre di vetture
o autocarri magari condotti da familiari. L’Asaps, l’Associazone sostenitori della Polstrada, ha analizzato più
da vicino questo tragico aspetto sulla base dei dati Istat 2003, gli ultimi disponibili, scoprendo che in totale
nel primo mezzo anno dall’entrata in vigore della patante a punti, i bambini da 0 a 14 anni che hanno perso la
vita sulla strada sono stati 133, di cui 96 maschi (72,18%) e 37 femmine (21,82%). I feriti sono stati ben
12.784: 7.536 i maschi (58,95%) e 5.248 le femmine (41,05%). Se si analizza il ‘ruolo’ dei bambini vittime
dei sinistri, l’Asaps ha constatato che 26 erano conducenti (ovviamente di biciclette), 62 trasportati e 45
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pedoni. Fra i bambini conducenti da zero a 5 anni si conta una sola vittima, da 6 a 9 anni sono 3 le vittime,
tutti maschi. È nella fascia da 10 a 14 anni che scatta in alto la lancetta del fattore rischio con 22 vittime, 19
maschi e 3 femmine. I maschi fra i bambini conducenti sono oltre l’88%. I feriti fra i conducenti sono stati in
totale 2.555, di cui 2.011 maschi (78,69%) e 544 femmine (21,29%). Anche fra i feriti la grande
maggioranza si conta nella fascia d’età 10-14 anni. Fra i piccoli trasportati, le vittime sono ben 62, di cui 35
maschi (56,45%) e 27 femmine (43,55%), con una forbice più stretta fra maschi e femmine. In questo caso i
bimbi da 0 a 5 anni sono stati 24. Fra loro 13 i maschi e 12 le femmine. Da 6 a 9 anni le vittime sono state
15, con una leggera prevalenza delle femmine, 8 contro 7. Da 10 a 14 anni sono state 23 le vittime. Tornano
a prevalere in questa fascia i maschi, 15 (65,22%), contro 8 femmine (34,78%). Complessivamente sono stati
8.385 i feriti fra i bambini trasportati, 4.361 maschi (52%) e 4.024 femmine (48). L’Asaps ricorda ai genitori
“l’importante ruolo dei seggiolini di trattenuta dei bambini; soprattutto - spiega il presidente
dell’Associazione, Giordano Biserni - ricordiamo l’esempio che possono dare ai loro bambini utilizzando,
come previsto, loro per primi anche le cinture di sicurezza posteriori. È l’esempio la più valida forma
educativa”. Dei 45 bambini che hanno perso, infine, la loro vita sulla strada come pedoni, ben 38 erano i
maschi (84,45%) e 7 le femmine (15,55%). Fra i piccoli pedoni, 20 avevano da 0 a 5 anni, di cui 19 maschi e
1 femmina. Dai 6 ai 9 anni 5 le vittime, 4 maschi e una femmina. Dai 10 ai 14 anni 20 i bambini pedoni che
hanno perso la vita, 15 maschi e 5 femmine. 1.844 i feriti, 1.164 maschi (63,12%), 680 femmine (36,88%).
Fra i più piccoli investiti sulla strada - rileva l’Asaps - “sono ancora troppi quelli travolti durante le manovre
dei familiari, magari nel cortile di casa”. (ANSA).
SICUREZZA STRADALE: FIAB, EDUCARE BIMBI A USO BICICLETTA CONTRIBUISCE A
FORMARE FUTURI UTENTI STRADA PIÙ RESPONSABILI
(ANSA) - ROMA, 3 SET - Educare i bambini a utilizzare la bicicletta per piccoli spostamenti in città,
ovviamente su percorsi sicuri, contribuisce a formare futuri utenti della strada più responsabili. Lo sostiene la
Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) riferendosi a una recente indagine (elaborazione di dati Istat
effettuata da Centauro-Asaps), secondo la quale in Italia ci sono più ciclisti vittime della strada che in
Europa. “L’indagine che ha evidenziato la preponderanza di ciclisti tra i morti sulla strada, con la percentuale
più alta in Europa - osserva il responsabile nazionale Fiab per la sicurezza stradale, Edoardo Galatola rilancia un interrogativo: è sicuro andare in bicicletta? In realtà la domanda corretta e’un’altra: sono sicure le
strade italiane? La risposta è ‘no’, perché la sicurezza stradale in Italia è oggetto di saltuarie campagne di
informazione, ma continua a non essere affrontata strutturalmente. Gli oltre 7.000 morti (di cui oltre 300
ciclisti, ma anche 800 pedoni e 1.200 motociclisti) e i 300.000 feriti (di cui 10.000 ciclisti, 16.000 pedoni e
70.000 motociclisti) che restano sulle strade ogni anno - ricorda - rappresentano quasi il 30% dell’intera
mortalità per cause accidentali e la prima causa di morte insieme agli incidenti domestici. Si tratta di un
numero 7 volte maggiore delle morti sul lavoro e la prima causa di morte dei giovani fino a 34 anni. Così
rilevante è il problema della sicurezza stradale che la Comunità Europea ne ha fatto oggetto di sue Direttive,
imponendo agli Stati membri di dimezzare il numero di vittime e incidenti entro il 2010”. In Italia è stato
istituito il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale, ma - fa notare la Fiab - “i già scarsi finanziamenti che
ammontavano a 1 miliardo di euro/anno” sono stati “annullati nell’ultimo anno e dirottati su altre iniziative
del Governo (riduzione delle tasse?)”. Per dare un’idea dei costi indotti dalla mancanza di sicurezza stradale,
la Federazione ricorda che l’onere sociale stimato derivante dai 7.000 morti e 300.000 feriti annui ammonta a
oltre 34 miliardi di euro, pari a 600 euro per ogni italiano. “Eppure - aggiunge - mediamente l’Italia dedica al
miglioramento della sicurezza stradale circa 5 euro pro-capite, contro i 30-40 investiti in Francia, Regno
Unito, Svezia e Finlandia”. In realtà, secondo la Federazione, “sarebbero necessari interventi strutturali sulla
viabilità cittadina ed extra-urbana”. La soluzione per la sicurezza dei ciclisti “non è smettere di andare in
bicicletta e nemmeno utilizzare seggiolini per i bimbi o caschi omologati, sicuramente utili in una
passeggiata su pista ciclabile, ma non di particolare aiuto per resistere all’urto con un veicolo veloce, se si
pensa che lo stesso casco è omologato per un impatto fino a 23 km/h”. Facendo notare come i Paesi che
registrano le maggiori quote di spostamenti su bicicletta (Olanda, Danimarca, Germania) sono anche quelli
dove, tendenzialmente, si determinano più elevati livelli di sicurezza per i ciclisti, la Fiab suggerisce dunque
un più diffuso uso della bicicletta. (ANSA).
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FURTI CICLOMOTORI IN CALO DEL 16%, MA SPARISCONO PIÙ MOTO ASAPS-IL
CENTAURO, È RIETI DOVE CINQUANTINI SONO PIÙ AL SICURO
(ANSA) - FORLÌ, 7 SET - Nel 2004 i ladri di ciclomotori si sono dati una calmata rispetto all’anno
precedente. Sarà perché i furti di moto sono invece in netta espansione o per via dell’introduzione del
patentino, fatto sta che in base ai dati elaborati da Il Centauro-Asaps l’anno scorso i furti dei
‘cinquantini’sono stati 45.418 contro i 54.192 del 2003, con un calo del 16,19%. In rapporto al parco,
calcolato in 7 milioni e mezzo di motorini, sono circa 6 furti ogni 1.000 ciclomotori circolanti. Qualcosa
meno delle moto, intorno a 7,6 furti ogni 1.000 circolanti. Dai dati in possesso dell’Associazione amici e
sostenitori della Polizia stradale, degli oltre 45 mila ciclomotori rubati ne sono poi stati ritrovati 13.425,
quasi il 30%. Nel 2003 ne furono ritrovati 14.820, pari però a un più modesto 28,87%. La regione dove se ne
rubano di più è la Lombardia con 7.736, il 17% del totale, seguono il Lazio con 6.669 (pari al 14,68% del
totale) e la Campania con 5.295, l’11,65% di quelli spariti in Italia. Fra i capoluoghi di provincia Roma,
però, non la batte nessuno con 6.181 motorini spariti; seguono Milano con 5.010 e Napoli con 3.850. La
regione dove ne spariscono meno è la Valle d’Aosta con appena 13 sparizioni, seguita dalla Basilicata con 44
e il Molise con 67. Per i ‘cinquantini’le province più tranquille sono Isernia con 8 furti e Rieti con appena 7.
Il più amato dai ladri di ciclomotori è l’Aprilia Scarabeo (ne sono spariti 6.669), seguono il Paggio Liberty
con 3.688 e l’Mbk Booster con 2.890. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: REALACCI, ABUSO DEL TRASPORTO SU GOMMA
CONTINUA A VIAGGIARE SU TIR IL 68,2% DELLE MERCI
(ANSA) - BOLOGNA, 15 SET - Aumentano in modo preoccupante gli incidenti stradali che vedono
coinvolti mezzi pesanti. A richiamare l’attenzione sul fenomeno - dopo lo scontro in cui la scorsa stanotte,
nel tratto bolognese dell’A/13, sono morte carbonizzate quattro persone – è Ermete Realacci, deputato della
Margherita e presidente onorario di Legambiente, che parla di una “crescita allarmante che denuncia una
delle facce malate della mobilità nazionale, l’abuso del trasporto su gomma”. “In Italia - dice Realacci continuano a viaggiare su Tir il 68,2% delle merci. In un anno, considerando l’intera rete trasportistica
nazionale, su un totale di 216.788 milioni di tonnellate di merci per chilometro, 148 mld viaggiano su
gomma, e solo 23 su rotaia”. Realacci cita a sostegno dati recentemente diffusi dal Cnel: su rotaia viaggia in
Italia solo il 10,7% del totale delle merci, contro il 68,2% del traffico su strada, il 16% di quello attraverso le
vie d’acqua e lo 0,4% aereo. “C’è poco da stupirsi perciò se, come denuncia l’Associazione sostenitori amici
della polizia stradale, gli incidenti che vedono coinvolti mezzi pesanti sono in aumento, soprattutto quelli che
trasportano merci pericolose”. Nel 2004, stando alle statistiche dell’Asaps citate dal parlamentare, gli
incidenti che hanno coinvolto mezzi commerciali superiori a 3,5t sono aumentati del 12,5% rispetto ai
10.264 del 2003 (1.289 in più). Peggiore la situazione se consideriamo i veicoli che trasportano merci
pericolose: 278 mezzi coinvolti nel 2004 contro i 207 del 2003 (+ 34,3%). “Se vogliamo rendere più sicure le
nostre strade - conclude Realacci - è necessario ed urgente mettere mano ad una coraggiosa riforma del
sistema dei trasporti”. (ANSA).
PEDONI UCCISI: ASAPS, ANCORA UNA CATEGORIA ALTO RISCHIO
(ANSA) - MILANO, 18 SET - I pedoni sono ancora una categoria ad alto rischio nel sistema mobilità. È
quanto rileva, da una elaborazione del Centauro-Asaps dei dati Istat 2003, gli ultimi disponibili, il presidente
della stessa Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale), Giordano Biserni, prendendo spunto
dal tragico incidente della scorsa notte alla periferia di Milano, in cui sono morte, travolte da un furgone, tre
persone. Nel 2003, con 762 vittime, c’era stato un netto calo rispetto alle 1.188 che, sempre secondo l’Istat,
avevano perso la vita nel 2002: questa diminuzione del 35,86% era nettamente migliore rispetto al calo
generale delle vittime della strada del 2003, stimato alla presentazione dei dati al SaloneþInternazionale della
Sicurezza Stradale dell’ACI aþRimini del novembre scorso a -10,7%. Fra i 762 pedoni che avevano perso la
vita quell’anno, netta la maggioranza dei maschi, ben 520 pari al 68,24%. Le donne (forse più prudenti o
forse meno esposte anche nei lavori stradali) erano state 242 pari al 31,76%. Stabile, anzi in leggero aumento
il numero dei feriti, pari a 17.286 (+0,12%) rispetto ai 12.265 del 2002. Anche fra quanti avevano fatto
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ricorso alle cure ospedaliere erano in maggioranza i maschi, 9.115 (52,73%) contro 8.171 femmine
(47,27%). Nel computo delle vittime il prezzo più elevato lo pagano i più deboli degli utenti deboli della
strada: gli anziani. Gli over 65, fra coloro che nel 2003 hanno perso la vita mentre camminavano sull’asfalto,
sono 387 (50,78% del totale) di cui 242 maschi (62,53%) e 145 femmine (37,47%), e 5.147 i feriti quasi il
30% del totale, con un maggior numero stavolta di donne: 2.676 (52%) rispetto a 2.471 (48%). In questa
triste contabilità- rileva l’Asaps - si devono poi considerare anche 45 bambini fino a 14 anni (38 maschi e 7
femmine). Le regioni che pagano il più alto prezzo di vittime fra i pedoni sono la Lombardia, con 111
vittime, l’Emilia Romagna con 91 e il Piemonte con 70. Agli ultimi posti - ma ovviamente si deve tenere
conto della proporzione con la popolazione - il Molise con 5 e la Basilicata con 4. I mesi a più elevato rischio
per i pedoni sono gennaio (95 vittime nel 2003), ottobre (81), dicembre (77) e novembre (71). In questo caso
giocano un ruolo determinante il minor numero di ore di luce e le condizioni atmosferiche che incidono sulla
visibilità dei conducenti e sulla frenata dei veicoli. I consigli? I soliti, secondo l’Associazione: per i pedoni
l’utilizzo delle strisce e, quando è possibile, dei sottopassaggi. Di notte e quando c’è maltempo è opportuno
rendersi il più possibile visibili con indumenti chiari e retroriflettenti. “In attesa che l’industria adatti la
costruzione dei veicoli alle nuove direttive Ue con il maggior assorbimento dell’impatto con appositi paraurti
e più adeguata tecnologia, serve - conclude la nota di Biserni - un maggior rispetto dei conducenti per questa
esposta e indifesa categoria di fruitori della strada”. (ANSA).
PIRATI STRADA: ASAPS, MENO 4,7% NEI PRIMI 6 MESI 2005
(ANSA) - FORLÌ, 2 OTT - Nei primi 6 mesi del 2005 sono stati 283 gli incidenti con fuga e omissione di
soccorso nei quali sono intervenuti Polizia Stradale e Carabinieri con un calo del
4,7% rispetto ai 297 dei primi sei mesi del 2004. A questi si devono poi aggiungere quelli nei quali sono
intervenute le Polizie Municipali. I dati sono stati forniti dall’Asaps, associazione amici della polizia
stradale. Dei 283 episodi di pirateria sono stati individuati i responsabili in 220 casi, pari al 77,73%. “Si
tratta - afferma l’Asaps - di una percentuale alta che dovrebbe far riflettere anche i meno sensibili al rispetto
delle regole della strada e a quelle di civiltà. Alla base dei motivi della fuga ovviamente c’è il tentativo di
salvare la patente o di non vedersi ritirare i punti. Emergono con sempre maggiore rilevanza anche episodi
legati alla mancata copertura assicurativa o il possesso di falsi tagliandi dell’assicurazione RCA. Nei casi che
vedono protagonisti extracomunitari – osserva ancora l’Asaps - incide il fatto del mancato permesso di
soggiorno o il timore che possa esser loro ritirato”. (ANSA).
AUTO: RIMINI E TERNI LE CITTÀ PIÙ A RISCHIO PER INCIDENTI INDAGINE ASAPSQUATTRORUOTE SULLA MOBILITÀ
(ANSA) - ROMA, 7 ott - Aosta è la città con più automobili, Napoli quella dove ne viene rubato il maggior
numero, Rimini quella dove si registrano più incidenti, Terni quella dove è maggiore il rischio di restare
vittima di un impatto letale: sono alcuni dei dati più significativi dell’indagine sulla mobilità automobilistica
realizzata dall’Asaps, l’Associazione sostenitori amici della polizia stradale, e dalla rivista Quattroruote, che
ne pubblica i dettagli sul numero di ottobre. Dallo studio statistico si apprende infatti - informa una nota che nella provincia di Aosta il numero delle automobili
(125.846) supera addirittura quello dei residenti (122.868), con un rapporto di 1024,15 vetture ogni 1000
abitanti. Un valore molto più elevato di quello di Roma, la seconda città per densità automobilistica (con
678,31 auto ogni 1000 abitanti). Dall’analisi dei dati emerge anche che le città medio-piccole sono molto più
motorizzate delle metropoli italiane: per esempio, Biella, Perugia, Siena, Viterbo, Terni, Ravenna contano
più vetture per abitanti rispetto a grandi centri come Bologna, Milano, Genova o Napoli (solo all’85° posto
sulle 103 Province italiane). Imperia, invece, è la regina delle moto: ce ne sono 198,76 ogni 1000 abitanti,
contro le 186,5 di Genova, le 174,61 di Savona e le 158,34 di Livorno. Molto più bassi i valori delle grandi
città (dove prevalgono i ciclomotori rispetto alle moto vere e proprie): Roma è solamente al 18° posto della
classifica, Milano al 36°. Per quanto riguarda i furti, un fenomeno che le statistiche danno in sensibile calo
(si sono dimezzati rispetto all’inizio degli anni 90), la provincia più a rischio rimane quella di Napoli, dove
vengono sottratte 16,436 auto ogni 1000 immatricolate; valori elevati si registrano anche in altre città del
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Sud, come Catania e Bari. Roma, quarta, precede Milano, quinta. Sonni tranquilli possono invece dormire gli
automobilisti di Belluno, della provincia del Verbano e di Sondrio. Napoli ha il primato anche dei furti di
motocicli, con una media di 23,789 rubati ogni 1000 circolanti; precede Roma e Catania. Isernia è il paradiso
delle due ruote, con un totale di furti di motocicli nel 2004 pari a zero.
Quanto agli incidenti, il rapporto Asaps-Quattroruote rivela sorprendentemente come i fattori di rischio più
alti non si registrino nelle grandi aree metropolitane, ma a Rimini (anche se tutta l’Emilia-Romagna presenta
dati negativi), dove si verificano 10,080 incidenti ogni 1000 abitanti; seguono Milano, Firenze e Trieste.
Rimini ha anche il più alto numero di feriti ogni 1000 abitanti (13,406), insieme a Milano, Forlì-Cesena,
Firenze e Reggio Emilia. Tuttavia, la pericolosità delle strade è più alta nella Provincia di Terni, città che
registra il più alto numero di morti per incidenti ogni 1000 abitanti (0,233); in questa classifica, Rimini è
soltanto al 24° posto. I rischi maggiori si registrano in città medio-piccole come Rovigo, Ferrara, Piacenza o
Mantova, piuttosto che nelle metropoli come Milano (78° posto), Roma (85°) e Napoli (101°). (ANSA).
AUTO: INCIDENTI E FURTI, LOMBARDIA DIFFICILE AL VOLANTE
BASSA MORTALITÀ A MILANO, STRADE PERICOLOSE A MANTOVA E CREMONA
(ANSA) - MILANO, 7 OTT - Tanti incidenti ma, fortunatamente, pochi morti: è quanto è accaduto in
Lombardia nel 2004 secondo il primo rapporto Asaps-Quattoruote che ha fatto il punto della situazione su
parco auto, furti e incidenti in Italia, utilizzando dati forniti dall’Aci, Istat e Ministero dell’Interno.
Contrariamente alle aspettative, quella lombarda non è una regione affollata di automobili. visto che occupa
solo l’11/o posto (582,29 macchine per ogni 1000 abitanti) nel rapporto tra autovetture e popolazione in una
graduatoria ‘dominata’ dalla Val d’Aosta che ha più auto (125.846) che residenti (122.868).
Ma, nonostante questo, la Lombardia non è una regione particolarmente sicura, visto che occupa il quarto
posto per incidenti ogni 1000 abitanti (5,186 contro una media nazionale di 3,851), anche se con ‘soli’ 936
decessi (media di 0,099 inferiore a quella nazionale di 0,102) e 66.971 feriti. E Milano, in particolare, è
superata solo da Rimini nella triste graduatoria relativa solo alle province: la media di incidenti del
capoluogo lombardo è più che doppia rispetto a quella nazionale (7,370 contro 3,851) per un totale di 28.296
incidenti con 286 morti (0,074). “Dopo anni di calo della mortalità- ha spiegato Giorgio Goggi, assessore ai
Trasporti e alla Viabilità del Comune di Milano - l’anno scorso ci sono stati alcuni incidenti dovuti all’alta
velocità che hanno fatto invertire la tendenza. Ma stiamo lavorando per rendere più sicure le nostre strade e
ci confortano i risultati di interventi che abbiamo già fatto”. Per quanto riguarda la mortalità, Milano è
comunque solo al 78/o posto mentre molto più gravi sono gli incidenti a Mantova
(5/a, con 0,209 decessi per ogni 1000 abitanti), Cremona (10/a con 0,187) e Pavia (16/a con 0,170), secondo
una tendenza confermata anche a livello nazionale che vede le province medio-piccole più pericolose delle
grandi aree metropolitane. “In queste città - ha spiegato il presidente dell’Asaps Giordano Biserni - camion,
auto, motociclette e biciclette viaggiano tutte su strade comunali o provinciali ad alta velocità e quindi gli
incidenti sono mediamente più gravi di quelli che accadono nei grandi capoluoghi di regione”. Per quanto
riguarda i furti (che sono in netta diminuzione in tutta Italia), la situazione non è particolarmente tranquilla
visto che la Lombardia è al sesto posto sia per quanto riguarda le auto rubate (31.798, cioè 3,385 ogni 1000
abitanti) sia per quanto riguarda le moto (4.488, cioè 6,213 ogni 1000 abitanti). Milano ha una media doppia
di auto rubate rispetto a quella nazionale (10,683 contro 5,371 ogni 1000 auto circolanti) ed è quindi la
quinta città in Italia per rischio di furto, mentre molto più tranquilla è la situazione a Sondrio, al 101/o posto
(su 103) della classifica grazie alle 48 auto rubate con una media di 0,481. Per non parlare delle moto: a
Sondrio ne è stata rubata una sola in tutto il 2004. (ANSA).
INCIDENTI STRADALI: MEZZI PESANTI, -14% I MORTALI NEL 2004
INDAGINE ASAPS PRESENTATA AL SALONE DEI TRASPORTI A RIMINI
(ANSA) - RIMINI, 5 NOV - I risultati di un’inchiesta promossa da Asaps e Sicurstrada, che verranno
pubblicati sul prossimo numero della rivista ‘Il Centauro’ e che sono stati presentati stamane in anteprima al
salone dei trasporti Smavi di Rimini, smentiscono che i Tir siano la prima causa degli incidenti stradali. Gli
autocarri di tutte le categorie coinvolti in incidenti stradali nel 2004 sono stati complessivamente 30.008, pari
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al 7,01% del totale dei 427.752 veicoli coinvolti in incidenti stradali rilevati dalle forze di polizia: l’1,75% in
meno rispetto al 2003, quando furono 30.542 e segnarono una percentuale del 7,12% sul totale. È addirittura
clamoroso - sottolinea l’Asaps, l’associazione dei sostenitori della Polstrada - il dato sulle vittime mortali
causate da incidenti che hanno visto coinvolti autocarri: nel 2004 sono state 355, con un calo del 14,05%
rispetto ai 413 decessi del 2003. Gli incidenti mortali con coinvolti veicoli adibiti al trasporto merci sono
stati il 6,31% del totale dei 5.625 decessi contati sulle strade nel 2004 (l’anno precedente la percentuale
raggiungeva il 6,86%). I feriti a seguito di sinistri con i ‘bisonti della strada’ sono stati 11.162 nel 2004, il
3,52% del totale. In questo caso si segnala un più modesto calo del 2,26% rispetto agli 11.420 feriti del 2003,
un dato inferiore al -3,3% del calo complessivo di quanti sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari nel 2004.
La percentuale dei feriti da incidenti con protagonisti gli autocarri è passata dal 3,58% del 2003 al 3,52% del
2004. A chi dice che però bisogna fare i conti con il numero dei veicoli circolanti, l’indagine risponde che il
parco veicoli industriali circolanti al 31 dicembre 2004 registrato dall’Aci ammontava a 5.309.801 mezzi,
compresi i rimorchi e semirimorchi, con una percentuale del 12,08% rispetto al numero complessivo dei
veicoli targati, che ammonta a 43.950.907. L’indagine ha valutato anche quanti km percorre in un anno un
autocarro rispetto alla gran parte delle autovetture: almeno 10 volte tanto, considerando una media fra i
veicoli di limitata portata, pari a circa 80-100.000 km l’anno, e i grossi Tir che percorrono diverse centinaia
di migliaia di chilometri l’anno. Nel 2004 la Polizia stradale, secondo i dati Istat rielaborati da Il CentauroAsaps, ha contestato 2.281.021 infrazioni, con un calo del 4,35% rispetto al 2003, quando furono 2.384.567.
Alle autovetture nel 2004 sono state contestate 1.422.029 contravvenzioni, pari al 62,3%, agli autobus 8.628
(0,37%), agli autocarri 529.792 (23,22%), ai motocicli 101.236 (4,43%), ai ciclomotori 116.323 (5,09%), ai
velocipedi 1.077 (0,04%) ad altri veicoli 62.407 (2,73%), imprecisato 39.539 1,73%. Fra i veicoli pesanti la
contravvenzione più comune è stata il mancato possesso dei documenti di circolazione (articoli 180 e 181 del
Codice della strada), contestata 123.903 volte, pari al 23,38%. Segue, prima fra le norme di comportamento
violate, forse a sorpresa, il superamento dei limiti di velocità contestato 71.002 volte dalla Polizia Stradale
(13,4%). Al terzo posto la mancanza o inefficienza dei dispositivi di frenatura, di illuminazione,
segnalazione acustica e silenziatori, con 51.867 violazioni. Al quarto posto il sovraccarico, contestato 45.635
volte. Quinta sanzione, infine, l’irregolarità nella compilazione del foglio di registrazione del
cronotachigrafo, sanzionata dalla Stradale 26.742 volte. (ANSA).
SICUREZZA STRADALE: ARRIVA SICVE, AUTOVELOX SU LUNGHE DISTANZE
ASAPS, NUOVO SISTEMA RILEVAZIONE VELOCITÀ ATTIVO ENTRO NATALE
(ANSA) - ROMA, 23 nov - Tempi duri per chi è abituato a correre con l’acceleratore a tavoletta in
autostrada. Dopo l’autovelox, è in arrivo il Sicve (Sistema informativo per il controllo della velocità) che, a
differenza del primo, non sarà impiegato per rilevare la velocità di un’auto su un tratto di strada breve, bensì
sulla lunga distanza. I primi sistemi, informa l’Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale),
entreranno in funzione tra qualche giorno e per le festività natalizie potrebbero partire già i primi verbali.
Autostrade per l’Italia, rileva l’Asaps, è pronta dunque a fornire il nuovo strumento di prevenzione alla
Polizia stradale, che ne ha curato lo sviluppo e la sperimentazione, avvenuta sulla A11 Firenze-Mare.
Il Sicve non avrà bisogno di personale impiegato per il suo funzionamento e sarà sistemato su buona parte
della rete autostradale italiana.
Si comincerà sulla A13 Bologna-Padova (ad Occhiobello), sulla A14 Bologna-Taranto (nella zona di Forlì) e
due saranno installati sulla A4 Torino-Venezia (nella zona di Milano). Entro i prossimi tre anni potrebbero
entrarne in funzione almeno 200. Nel mirino di questo sistema finiranno quindi non le auto impegnate in
semplici accelerazioni, magari dovute ad un sorpasso, ma quelle che si distingueranno dalla normale corrente
di traffico per le medie elevate. Il Sicve è composto da sensori e telecamere in grado di monitorare la totalità
dl traffico passante in una determinata sezione o tratto autostradale.
Misura, per la prima volta in Italia, la velocità media dei veicoli in un percorso di lunghezza variabile
indicativamente tra 10 e 25 km. In ognuna delle due sezioni di ‘start’e ‘stop’per la misura della velocità
media vengono rilevati: ora di transito, targa e tipo di veicolo.
Un sistema centrale effettua gli abbinamenti calcolando la velocità media di ciascun veicolo. Per le targhe in
violazione si procede con la
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verifica dell’accertamento da parte di un agente della polizia e, in modalità completamente automatica, con
l’acquisizione dei dati del proprietario e la conseguente stampa e notifica del verbale. I dati relativi alle
targhe non in violazione vengono immediatamente eliminati. (ANSA).
MALTEMPO E VIABILITÀ; ASAPS, LA NEVE NON È UNA SORPRESA OBBLIGO CATENE DA
OTTOBRE AD APRILE, INDAGARE CHI AGGIRA DIVIETI
(ANSA) - FORLÌ, 6 DIC - “Sorprende come la neve e il ghiaccio continuino a sorprendere, anche d’inverno.
Premesso che la prima responsabilità va ricondotta a chi ha il dovere di mantenere il più pulito possibile il
manto stradale con frequenti passaggi di lame e lo spargimento di sale e liquidi antighiaccio, senza lesinare
nelle quantità e qualità, è indiscutibile che sta espandendosi una sorta di dilettantismo fatalistico, che nella
mobilità moderna è inammissibile”. Così Giordano Biserni, presidente dell’Associazione sostenitori polizia
stradale (Asaps), commenta i problemi alla viabilità segnalati nei giorni scorsi in varie zone d’Italia. “In
un’epoca in cui la tecnologia fa miracoli, con effetti da guerre stellari per macchine e camion sia
nell’informazione che nei sistemi di sicurezza, un Tir di traverso - rileva l’Asaps - può spezzare in due
l’Italia e non si riesce quasi mai ad intervenire in tempo per deviare il traffico o per impedirlo a particolari
categorie. Troppa gente viaggia senza catene o pneumatici da neve, troppi conducenti se le hanno non le
sanno poi montare (o non le vogliono montare), la comunicazione e l’informazione sono ancora carenti”. Da
qui alcune proposte che l’associazione porta al dibattito “su questo ormai ripetitivo problema”. In primo
luogo, “in considerazione del fatto che la neve non è ormai più una prerogativa da passo alpino del nord, ma
anche dell’A3 Salerno- Reggio Calabria, dei passi appenninici liguri, dell’A1 Bologna-Firenze, della stessa
pianura, si adotti - suggerisce l’Asaps - il ‘sistema valdostao’: catene obbligatorie a bordo (o pneumatici da
neve) da fine ottobre a fine aprile”. E ancora, “obbligo di tenerle nell’abitacolo nei tratti stradali in cui le
condizioni lo richiedono (manto innevato) o i bollettini le esigono. Ciò per agevolare e snellire i controlli
della polizia, senza dover fare ispezioni fra valigie, vestiario e pacchi. Utilizzare gli ausiliari della
circolazione anche con ‘punti mobili di assistenza’ per il montaggio di catene, in aree di parcheggio e di
servizio, per agevolare e snellire le operazioni. Dare pieno potere alla Polizia Stradale di poter interrompere
o deviare il traffico, in tempo reale, anche per singole categorie di veicoli. Prevedere una nuova ipotesi di
reato di ‘interruzione della circolazione stradale’ a carico di chi non ottempera all’obbligo di fermarsi e poi si
blocca e paralizza la circolazione. I conducenti devono abituarsi a montare le catene, facendo la loro
esperienza in garage e non su una corsia di emergenza sotto una bufera”. Infine, sottolinea ancora il
presidente dell’associazione, “i presidi di intervento per la rimozione di veicoli bloccati da parte degli enti
gestori devono essere più fitti e adeguatamente attrezzati. Servono anche dotazioni alla polizia di mezzi
leggeri e di ridotte dimensioni a 4 ruote motrici e con pneumatici da neve, per interventi urgenti in situazioni
critiche per il trasporto di prodotti di prima necessità, medicinali e sanitari”. (ANSA).
2006
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, MISURE PIÙ SEVERE (V. ‘INCIDENTI STRADALI:
MUOREPOLIZIOTTO,...’ DELLE 18.19)
(ANSA) - FORLÌ, 6 GEN - La morte dell’agente di polizia di 29 anni avvenuta a Firenze in un incidente
stradale “ripropone con tragicità la questione dei Serial Killer del volante”. Lo sottolinea una nota
dell’Asaps, l’Associazione sostenitori amici polizia stradale che chiede misure più restrittive per chi guida
sotto gli effetti di alcol e droghe. “Un 40enne che aveva già investito una persona nel 2002 a Rimini, anche
allora in stato di ebbrezza - dice Giordano Biserni, presidente Asaps - era rientrato in possesso della patente
di guida dopo appena 30 giorni. A distanza di nemmeno 4 anni, quell’uomo si è messo al volante sotto
l’effetto di sostanze stupefacenti e alcoliche. Un connubio che si è rivelato mortale per l’innocente che si è
trovato sulla sua strada, il giovane agente di polizia, Sergio Romeo, 26 anni, in servizio all’8/o Reparto
Mobile. Non c’entra niente però la professione del povero giovane: sulla rotta di questo assassino della
strada c’eravamo tutti noi”. “Le forze di polizia - secondo Biserni - del resto, hanno le armi spuntate per
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prevenire episodi come questo: anche chi viene sorpreso alla guida in stato di ebbrezza, sia questa alcolica
che da sostanze stupefacenti, rischia di restare senza patente per qualche giorno. La misura della confisca del
veicolo, che noi auspicavamo, è stata respinta in via di approvazione: i nostri governanti hanno recentemente
perso ancora l’occasione di rendere più sicura la strada di tutti. Ora l’uccisore di turno si trova piantonato in
ospedale, dove un coraggioso magistrato ha disposto il suo arresto, ma entro poche ore tornerà libero e non
appena guarito, sappiamo che sarà così, potrà riprendere la patente e mettersi di nuovo alla guida, libero di
uccidere ancora. Questo non possiamo più permettercelo”. Secondo l’Asaps “è necessario rivedere in chiave
restrittiva l’istituto dell’omicidio colposo e gli articoli 186 e 187 del codice della strada, prevedendo sanzioni
più pesanti e soprattutto prevedendo la confisca del veicolo e la revoca definitiva della patente ai recidivi:
possibile che possano ancora circolare persone che hanno subito 5 e più ritiri di patente per guida in stato di
ebbrezza? Possibile che malati cronici della bottiglia, dello spinello, dell’eroina e della cocaina siano
puntualmente dietro un volante? È necessario rimettere in strada quante più pattuglie possibile, dotate di
etilometro e di precursori per le sostanze stupefacenti. Nella sola Spagna sono stati fatti più controlli nel
periodo natalizio che in Italia tutto l’anno. In Francia oltre 8milioni di controlli nell’arco di un anno, mentre
nel nostro paese ne facciamo appena 200mila”. (ANSA).
UBRIACO INVESTÌ E UCCISE POLIZIOTTO, FERMATO EBBRO IN AUTO CONTUMACE
ALLA SENTENZA, BLOCCATO POCO DOPO DA COLLEGHI VITTIMA
(ANSA) - IMOLA (BOLOGNA), 21 GEN – È stato condannato in contumacia a Imola a un anno e due mesi
di reclusione (pena sospesa) per l’omicidio colposo aggravato di un sovrintendente della Polstrada di Forlì Pierluigi Giovagnoli, 47 anni - che travolse e uccise mentre era alla guida di un furgone il 24 maggio 2003 a
Casalfiumanese dove il poliziotto stava facendo servizio di scorta in moto al Giro ciclistico delle pesche
nettarine. Un incidente su cui influì lo stato di ebbrezza del conducente (per i periti del Tribunale “prossimo
al coma etilico” con un tasso di 333 milligrammi per ogni litro di sangue). Ma subito dopo la sentenza, ieri,
quello stesso automobilista - D.C., 43 anni, imolese – è stato bloccato da una pattuglia di agenti a poca
distanza dall’aula di giustizia, dove non si era presentato, perché ubriaco al volante. L’uomo aveva sbattuto
contro un muro in retromarcia e poi aveva imboccato, alla guida di una Fiat Punto, la strada principale, molto
trafficata. Forte è stato lo stupore dei poliziotti quando dalla lettura dei documenti hanno capito che si
trovavano di fronte all’uomo che era stato appena condannato per la morte del loro collega. Una pattuglia del
distaccamento di Imola, giunta in supporto, ha sottoposto D.C. al test dell’etilometro, e il tasso accertato è
stato di 1,29 grammi di alcol per litro di sangue. Da qui il nuovo ritiro della patente, e vettura affidata al
soccorso stradale. Il nuovo risvolto della vicenda è stato reso noto dall’Asaps, l’Associazione sostenitori
della polizia stradale. Sono stati due agenti della Stradale di Forlì che erano andati ad assistere al processo a
bloccare poi l’uomo, in maniera quasi fortuita. Racconta Giordano Biserni, presidente nazionale dell’Asaps:
“I colleghi hanno ricevuto l’invito del giudice, che appena terminato l’escussione di un testimone, a seguire
quest’uomo perché visibilmente alticcio. ‘Non fatelo mettere al volante’ ha detto il giudice poco prima di
ritirarsi per deliberare. Quel testimone era un amico di D.C., e il giorno dell’incidente era a bordo del suo
furgone, come passeggero. I due agenti lo hanno seguito per qualche minuto, lo hanno visto entrare
barcollando in un bar e incontrarsi con un altro uomo. Qui ha bevuto ancora e chiacchierato, poi è salito sulla
Punto guidata dall’amico, che non ha fatto nemmeno in tempo a fare manovra ed è andato a sbattere contro
un muro in retromarcia. Poi, via nel traffico. A quel punto gli agenti sono entrati in azione, perché anche chi
era al volante aveva anche lui probabilmente alzato troppo il gomito. Quando i due sono stati fermati, quasi
non riuscivano a stare in piedi. Il conducente addirittura non è riuscito nemmeno a tirare fuori la patente dal
portafoglio, e quando alla fine l’ha consegnato al poliziotto per un controllo è arrivata l’amara sorpresa. Era
proprio lui, D.C.”. Per la cronaca, l’automobilista - oltre alla condanna penale a un anno e 2 mesi, pena
sospesa - ieri era stato condannato dal giudice alla sospensione della patente per un anno e al pagamento di
una provvisionale di 100.000 euro a favore della vedova e di 80.000 euro a testa a ciascuno dei due figli
minorenni, che oggi hanno 13 e 7 anni.
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Il giudice ha anche disposto l’invio alla Procura degli atti relativi all’audizione dell’amico, perché nei suoi
confronti si proceda per falsa testimonianza. Giovagnoli era già rimasto seriamente ferito in moto nel ‘98,
durante una tappa del Giro d’Italia femminile, e quella fatale mattina del maggio 2003 aveva rinunciato a un
permesso per partecipare a un convegno del Siulp proprio sulla sicurezza stradale. (ANSA).
AGENTE POLSTRADA UCCISO; ASAPS, GIUSTIZIA HA TRIONFATO
(V. ‘AGENTE POLSTRADA UCCISO, CONFERMATE...’ DELLE 17.08)
(ANSA) - BOLOGNA, 23 GEN - L’associazione sostenitori e amici della polizia stradale (Asaps) “saluta
con grande soddisfazione” la sentenza della Corte d’Appello di Bologna che ha condannato i responsabile
della morte dell’agente della polstrada Stefano Biondi, in una giornata “nella quale la giustizia ha trionfato,
sottolineando con coraggio che il sacrificio di questo giovane agente non è stato vano”. “Oggi - si legge in
una nota del presidente, Giordano Biserni - la famiglia Biondi e i colleghi della stradale vedono sottolineata
la grande caratura di un agente caduto da eroe, travolto al termine del suo turno di servizio il 20 aprile 2004.
Quell’uomo più grande dei suoi 28 anni, con la divisa della polstrada, è diventato da quel giorno il simbolo
di tanti colleghi e cittadini per la sua professionalità fuori dal comune e per la sua grande generosità”.
L’Asaps, “di cui Stefano condivideva col comandante, il ruolo di referente dell’associazione”, ha ricordato
come “decine di poliziotti in divisa e borghese hanno circondato di affetto la mamma (tutti i colleghi di
Stefano la chiamano così) Loredana, il papà Luciano e la sorella Marzia, mai lasciati soli nelle tre dure
giornate del processo.
E come mamma Loredana ha preparato in questi giorni per i suoi ragazzi in divisa, accorsi in decine a
Bologna, sportine di panini e di dolcetti fatti in casa per rifocillarli nelle lunghe ore delle udienze”. (ANSA).
PULLMAN IN SCARPATA: ASAPS, DECALOGO PER CHI ORGANIZZA GITE ‘AFFIDARSI A
DITTE CONOSCIUTE. DIFFIDARE DEI PREZZI TROPPO BASSI’
(ANSA) - FORLÌ, 7 FEB - Affidarsi sempre a ditte serie e conosciute; un prezzo molto più basso delle tariffe
normali può essere indice di scarsa professionalità e di basso livello di affidamento; l’organizzatore pretenda
che per i viaggi lunghi il conducente (o i conducenti) abbia riposato il numero di ore previsto, e soprattutto
pretenda che per i viaggi che iniziano all’alba il conducente non sia tornato la sera prima, o addirittura la
notte stessa da un precedente viaggio. Sono tra i suggerimenti dell’Asaps (l’Associazione sostenitori polizia
stradale) per chi organizza gite o viaggi con pullman turistici, contenuti in un ‘decalogo’ diffuso dopo la
sciagura di Roma. Va verificato - sottolinea l’Asaps - che il veicolo sia stato sottoposto alla prevista
revisione, che sia adeguatamente munito di pneumatici regolari nel battistrada, e che per i viaggi in periodo
invernale e quelli destinati a raggiungere località di montagna, il mezzo sia munito di catene. Bisogna poi
pretendere nel modo più assoluto che il conducente non beva alcolici durante il periodo del viaggio e nelle
soste durante la consumazione dei pasti, e qualora risulti che ha bevuto, rifiutarsi assolutamente di riprendere
l’itinerario.
Ed ancora, accertare che il conducente non superi le ore previste di guida: normalmente 9 al giorno, con
periodi che non superino le 4 ore e mezza, con un’interruzione di almeno 45 minuti, sostituibili con pause di
almeno 15 minuti l’una, distribuite in modo di arrivare ai 45 minuti durante il periodo di guida di 4 ore e
mezza. Eccezionalmente, e per non più di due volte la settimana, può raggiungere le 10 ore. L’orario di guida
complessivo di due settimane non può poi superare le 90 ore: se in una settimana se ne lavorano 50, in quella
successiva ci si dovrà limitare a 40 ore di guida.
Dopo un massimo di 6 periodi di guida il conducente deve fruire di riposo giornaliero di almeno 24 ore (se
preso fuori dal luogo di abituale stazionamento del veicolo o nella sede del conducente). Il capogruppo e gli
organizzatori si facciano poi indicare sempre il numero telefonico dell’impresa con la quale il viaggio è stato
organizzato e possibilmente il numero di cellulare di uno dei responsabili, per segnalare qualsiasi anomalia
anche durante il viaggio. L’Asaps sostiene la necessità che i pullman turistici e quelli di linea nelle aree
extraurbane vengano dotati di cinture di sicurezza per conducenti e passeggeri, con obbligo di utilizzo, così
come indicato dall’Ue. “Utile - rileva il presidente dell’associazione, Giordano Biserni - sarebbe anche
l’adozione di una sorta di ‘scatola nera’ che registri il tracciato di tutte le modalità del viaggio e le anomalie
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del veicolo, in modo ancora più completo rispetto al cronotachigrafo digitale”.
A parere dell’Asaps, inoltre, deve essere incrementato il sistema dei controlli dei tempi di guida e di riposo
dei conducenti sia con più frequenti verifiche in itinere che con controlli sistematici nella sede dell’impresa.
Particolare attenzione dovrebbe essere posta nei controlli di veicoli provenienti dall’estero, in particolare
dall’Est, “spesso in condizioni non rispondenti ai parametri minimi di sicurezza”. Infine “va sancita la totale
responsabilità dell’impresa per ogni carenza tecnica del veicolo e per ogni violazione dei tempi di guida e
riposo del conducente. Deve poi essere rivisto il sistema del prelievo dei punti in caso di violazioni che, se
reiterate, devono portare al ritiro oltre che della patente per il conducente, della licenza di esercizio alla
stessa impresa”. (ANSA).
GUIDA STATO EBBREZZA: ASAPS, SENTENZA OLBIA PERICOLOSISSIMA. DOPO
ASSOLUZIONE DI UN ROMANO PERCHÉ ETILOMETRO ‘NON BASTA’
(ANSA) - FORLÌ, 2 MAR - “Sentenza rivoluzionaria”, dice il legale dell’ebbro al volante; “sentenza
pericolosissima”, replica Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’associazione degli amici e sostenitori
della polizia stradale, all’indomani della sentenza del giudice monocratico di Olbia, Vincenzo Cristiano, che
ha assolto un romano di 22 anni in base al principio che “la sola prova rappresentata dal dato registrato
dall’etilometro non è sufficiente a dichiarare la responsabilità penale di chi viene trovato alla guida dell’auto
in stato di ebbrezza”. Il giovane - ricorda Biserni - aveva un tasso alcolemico più che doppio del consentito,
che l’etilometro aveva accertato pari 1,2 grammi di alcol per litro di sangue. “Se passa questa linea - scrive
l’Asaps - se non vogliamo nemmeno più l’etilometro e l’accertamento di Pubblici Ufficiali nell’esercizio
delle proprie funzioni, allora per far rispettare la legge cosa deve servire? Pensiamo al ‘giudice di notte’,
come in altri paesi del mondo, dove togati permangono a turno nelle aule a trattare le ‘urgenze’, al quale
portare in aula l’indagato e fargli sentire l’alito... ma visto l’andazzo non ci speriamo molto. È più probabile
che se l’interpretazione del giudice venga ripresa anche da altri - e ci auguriamo proprio di no - il responso
finale lo darà l’esame autoptico di chi si schianta in auto, sperando che non porti con sé all’altro mondo,
come invece accade troppo spesso, qualche innocente”. “Non ci rimane dunque che l’esame del sangue prosegue Biserni – vorrà dire che intaseremo le corsie dei pronto soccorso, costringendo i sospetti a lunghe
trasferte, i medici a maggior dispendio di aghi e siringhe, i laboratori di analisi a sempre crescenti ritmi di
lavoro, mentre sulle strade non vigilerà più nessuno. Vorrà dire che dovremo rinunciare anche ai 180 mila
controlli etilometrici all’anno, contro gli 8 milioni della Francia o i 4/5 milioni della Spagna, paesi che
rispetteranno il progetto europeo di dimezzare la mortalità entro il 2010. Noi no. Noi dobbiamo rassegnarci a
questo teatrino davvero poco serio, di chi arriva a negare l’evidenza anche in aula. Sì, lo diciamo con forza e
ce ne assumiamo ogni responsabilità. Come si può chiudere così l’azione penale, scegliendo di negare una
verità scientifica come quella di una macchina sofisticatissima che analizza l’alcolemia e che passa i più
severi test di omologazione? Come si fa a sostenere che la prova dell’etilometro è sufficiente al massimo per
l’applicazione delle sanzioni amministrative e non di quelle penali? Come si fa a sostenere che la semplice
assunzione di alcol non determini uno stato di ebbrezza ‘dal momento che, a parità di quantità ingerite, le
conseguenze sull’equilibrio di chi ne abusa sono diverse da soggetto a soggettp’? La risposta la fornisce
proprio il legale che ha vinto la sua personale battaglia, e che ha detto alla stampa che quella di ieri ‘...è una
sentenza rivoluzionaria perché consacra una regola giuridica fondamentale: quella per cui il libero
convincimento prevale sul test scientifico e sulla prova legale. In questo senso se le sanzioni amministrative
devono essere automaticamente applicate quando si supera la soglia prevista dalla norma, perché sussista
anche il reato di guida in stato di ebbrezza occorre la prova che l’assunzione, anche oltre misura, di bevande
alcoliche comporti il venir meno dell’equilibrio psico-fisico del soggetto e che, pertanto, questi si trovi
effettivamente in stato di ebbrezza”. “Per fortuna - conclude la nota - nel nostro ordinamento non sussiste il
principio anglosassone dello ‘stare decis’, cioè del precedente giudiziario vincolante. Ora però chi glielo dice
a tutte le divise che operano giorno e notte sulle strade, rincorrendo, fra mille rischi, violazioni a pacchi? Ci
verrebbe da dire facciamoci una bevuta, tanto...”. (ANSA).
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NEWS IN ENGLISH
DRUNK DRIVING CASE RAISES FLAP. LOBBY PROTESTS AFTER BREATHALYSER TEST
JUDGED IRRELEVANT
(ANSA) - Rome, March 2 - A bizarre drunk-driving acquittal sparked controversy in Italy on Thursday .
Police and lobbies campaigning to cut road deaths condemned a Sardinian ruling that over-the-limit
breathalyser tests weren’t proof a driver couldn’t handle a car safely - a verdict hailed by the defence as
“revolutionary” . “This is devastating, not revolutionary,” said one association . “What will they have to do
to prove someone is drunk? The only thing left, we suppose, are blood tests”. “Suspects will overrun
emergency rooms, doctors will use up needles and syringes, labs will have to go into overdrive and no one
will be left patrolling the roads” . “Only autopsies are good enough for some judges, apparently” . “Thank
goodness Italy does not apply the Anglo-Saxon principle whereby all rulings set precedents,” said the
association, Friends of the Police (ASAPS) . Other groups called for the head of the Sardinian judge who
ruled Wednesday in the case of a 22-year-old Roman caught with more than twice the legal amount of
alcohol in his breath after a midsummer disco trip .
The judge, Vincenzo Cristiano, upheld the defence attorney’s argument that being over the limit didn’t
“necessarily” mean you couldn’t drive properly .According to figures provided by lobbying groups, Italy
performs less than 200,000 breathalyser tests a year compared to five million in Spain and eight million in
France - two countries which have cracked down on drunk driving . “These countries are set to meet a 2010
deadline of halving road deaths, but we won’t. In Italy we have to put up with joke sentences that overturn
scientific evidence,” ASAPS said . Government lawyers, however, pointed out that Italy’s own campaign
against drunk driving had led to a record number of convictions and lost licenses last year . They voiced
confidence that the Olbia sentence would be a one-off . (ANSA)
INCIDENTI STRADALI: ASAPS,OGNI ANNO 300 VITTIME TRA CICLISTI
(ANSA) - BOLOGNA, 19 MAR - L’equivalente di due “gruppi” di ciclisti del Giro d’Italia perde la vita
ogni anno in Italia. A dirlo è Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’associazione sostenitori amici della
polizia stradale. Nel 2004, ultimi dati disponibili, pur con un calo dell’8,8%, le vittime fra i ciclisti sono state
ancora 300. Con una diminuzione di 29 rispetto alle 329 del 2003. I feriti sono stati 11.766, con un aumento
del 4,6% rispetto all’anno prima, quando furono 11.249. L’Italia rimane, sottolinea l’Asaps, uno dei paesi a
maggior rischio in Europa. Con le sue 329 vittime fra i ciclisti, il nostro Paese era preceduto nel 2003 solo
dalla Polonia con 647 e dalla Germania con 616. Seguivano la Francia con 201, l’Olanda con 188 (anche se
il Paese dei Mulini a vento è poi proprio quello che conta la più alta percentuale di ciclisti deceduti rispetto al
totale dei sinistri mortali, con circa il 20% rispetto per esempio al 5,3% dell’Italia). “Si deve ricordare che
nei Paesi Bassi - scrive Asaps - la bicicletta anche per motivi legati alla piatta conformazione del territorio, è
tradizionalmente il primo mezzo di locomozione a breve raggio”. Venivano poi la Repubblica Ceca con 159,
la Gran Bretagna con 116 la Spagna con 78 il Portogallo con 63, l’Austria con 56, la Svizzera con 48. Per
quanto riguarda l’Italia, nel 2004, secondo gli ultimi dati Istat, dei 300 morti in incidenti che hanno coinvolto
ciclisti l’83% erano maschi, il 17% femmine. Di questi 293 erano conducenti, 3 i trasportati e 4 i pedoni
investiti. Fra i ciclisti sino contate nel 2004 12 vittime fra i bambini dai 0 ai 14 anni. Tutti maschi. Sono state
invece ben 143 le vittime fra i ciclisti over 65, pari al 47%. “Probabilmente sugli incidenti ai velocipedi
incide anche un maggior traffico - ha concluso Giordano Biserni, presidente Asaps - sempre meno attento
verso questa categoria di utenti, e gli stessi ciclisti spesso inosservanti delle più elementari regole della strada
e una ancora insufficiente estensione di piste ciclabili”. (ANSA).
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SICUREZZA STRADALE: GRILLO ALL'ASAPS, COPIAMO DALL’ESTERO
(ANSA) - FORLÌ, 14 APR - Beppe Grillo, il comico che si batte contro le ingiustizie sociali e difende i
diritti dei cittadini, è intervenuto anche sulla sicurezza stradale. Lo ha fatto l’altro pomeriggio, a Reggio
Emilia, mentre stava per partecipare ad una seduta del consiglio comunale chiamato a discutere di
inquinamento ambientale, quando è stato avvicinato da un redattore de “Il Centauro”, il periodico ufficiale
dell’Asaps – l’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale - che ha diffuso l’intervista esclusiva
che sarà pubblicata sul prossimo numero. Secondo il comico genovese, è un diritto di tutti poter acquistare
automobili dotate dei più moderni sistemi di sicurezza e non come succede soltanto per le vetture di lusso
che montano fino a dodici air-bag,” tanto che se uno tampona si ritrova improvvisamente a guidare un
canotto..”. Allo stesso modo, ha continuato, anche l’utilizzo di air-bag in grado di gonfiarsi all’esterno della
vettura (già sperimentati in alcuni paesi europei), potrebbero evitare gravi conseguenze a conducenti e
passeggeri, ma le case automobilistiche “temono che simili accessori possano rovinare la vernice delle auto”.
Anche la tutela dell’utenza più debole, come ciclisti e pedoni, è una delle priorità che dovrà riguardare il
nuovo Governo: a questo proposito Beppe Grillo ha consigliato di capovolgere le strisce pedonali, così da
renderle trasversali e non longitudinali rispetto al senso di marcia”. Alcuni studi - ha dichiarato - dimostrano
come un simile provvedimento potrebbe ridurre fino al cinquanta per cento gli investimenti di pedoni, così
come in alcuni paesi della Spagna e dell’Olanda è stata totalmente eliminata la segnaletica stradale sugli
incroci, così da rendere più difficoltoso il passaggio veloce delle auto, che in questo modo devono
necessariamente dare la precedenza a tutti!”. Per la salvaguardia dei ciclisti, invece, il comico auspica che si
investa maggiormente nella tecnologia, per rendere le biciclette più visibili e in grado di consentire le
manovre d’emergenza ai rispettivi conducenti. Piste ciclabili molto più larghe e restringimento della sede
stradale per i veicoli a motore, contribuirebbero a garantire una nuova cultura del movimento, capace di dare
più spazio alle persone e minore inquinamento all'ambiente cittadino. Sollecitato dal giornalista de “Il
Centauro”, Grillo non ha dimenticato anche una ricetta contro le stragi del sabato sera, che nonostante
l’introduzione della patente a punti rappresenta ancora una spina nel fianco della sicurezza stradale.
“Bisognerebbe obbligare i locali notturni a vendere cappuccini e brioche dopo le due di notte - ha
commentato - tanto che se una discoteca aprisse un forno al suo interno farebbe i soldi a palate...”. Infine
anche una “stoccata” agli enti che provvedono alla manutenzione delle strade: “Asfalti rifatti dopo nove anni
e mezzo e toppe di catrame che fanno concorrenza a quelle dei jeans rappresentano una triste realtà italiana
cui occorre mettere subito rimedio”. Alla fine dell’intervista, Beppe Grillo ha precisato che molte delle sue
proposte sono già state applicate in sede sperimentale in altri paesi, ottenendo risultati positivi che attendono
soltanto di essere impiegati concretamente. Per leggere l’intera intervista cliccare su www.asaps.it Forlì.
(ANSA).
SICUREZZA STRADALE: ASAPS, NOVITÀ RIVOLUZIONARIE PER CINTURE SUL SITO
DELL’ASSOCIAZIONE COSA PREVEDE LA LEGGE 150
(ANSA) - FORLÌ,, 15 APR - “Sono veramente rivoluzionarie le novità in materia di utilizzo di cinture di
sicurezza sia per la tipologia dei veicoli che per i destinatari (adulti-bambini) che ne devono fare uso e anche
per le categorie esenti”. È il giudizio che l’Associazione sostenitori e amici Polstrada (Asaps) dà dell’entrata
in vigore della legge 150, che ha modificato l’art. 172 del Codice della strada, rendendo tra l’ altro le cinture
obbligatorie per camion e autobus per i posti seduti, se ne sono provvisti; sono esentati i veicoli per il
trasporto di passeggeri in piedi e quelli adibiti al trasporto locale e che circolano in area urbana. Le novità
della legge sono reperibili anche sul sito dell'associazione, www.asaps.it. “Per i bambini - ricorda il
presidente dell’Asaps, Giordano Biserni - scompare il riferimento all’età fino a 12 anni per l' obbligo
dell’uso dei mezzi di trattenuta quali i cuscini sollevatori e adattatori. Rimane il limite dell’altezza fino a
1,50 metri. I bambini sino a 3 anni non possono viaggiare su veicoli vecchi sprovvisti di cinture di sicurezza,
mentre quelli di età superiore e di altezza fino a 1,50 metri non possono occupare un sedile anteriore. Il
decreto proibisce anche l’installazione di seggiolini per bambini rivolti contromarcia sui posti protetti da
airbag, a meno che non sia possibile disinserirlo. I bambini di statura non superiore a 1,50 metri, quando
viaggiano negli autoveicoli per il trasporto di persone in servizio pubblico di piazza o adibiti al noleggio con
conducente, possono non essere assicurati al sedile con un sistema di ritenuta per bambini, a condizione che
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non occupino un sedile anteriore e siano accompagnati da almeno un passeggero di età non inferiore a 16
anni. Fino all'8 maggio 2009 sono esenti dall'obbligo di cinture e sistema di ritenuta i bambini di età inferiore
a 10 anni trasportati in soprannumero nei posti posteriori, purché accompagnati da un passeggero di età non
inferiore a 16 anni, solo sugli autoveicoli adibiti al trasporto promiscuo di persone e cose”. “Fra le esenzioni
- rileva l’Asaps - va segnalato che scompare quella prevista per i taxisti (conducenti di autoveicoli adibiti al
trasporto di persone in servizio pubblico di piazza, ovvero adibiti al noleggio con conducente, durante il
servizio nei centri abitati) già prevista dall’art.172 ante modifica. Viene aggiunta invece l’esenzione per le
forze armate impegnate in attività istituzionali nelle situazioni di emergenza. Rimane l'esenzione dall'obbligo
delle cinture e dei sistemi di ritenuta per bambini per appartenenti alle forze di polizia e ai corpi di polizia
municipale e provinciale nell’espletamento di un servizio di emergenza; conducenti e addetti dei veicoli del
servizio antincendio e sanitario in caso di intervento di emergenza; appartenenti ai servizi di vigilanza privati
regolarmente riconosciuti che effettuano scorte; istruttori di guida quando esplicano le funzioni previste
dall’art.122; chi risulta, sulla base di certificazione rilasciata dalla unità sanitaria locale o dalle autorità di
altro Stato membro delle Comunità europee, affette da patologie particolari o che presentino condizioni
fisiche che costituiscono controindicazione all'uso dei dispositivi di ritenuta; le donne in stato di gravidanza
sulla base della certificazione rilasciata dal ginecologo curante che comprovi condizioni di rischio particolari
conseguenti all'uso delle cinture di sicurezza; i passeggeri dei veicoli M2 ed M3 autorizzati al trasporto di
passeggeri in piedi ed adibiti al trasporto locale e che circolano in zona urbana; gli appartenenti alle forze
armate nell’espletamento di attività istituzionali nelle situazioni di emergenza”. Rimangono inalterate ricorda l’Asaps - le sanzioni da 68 a 275 euro per chi non fa uso delle cinture, col prelievo di 5 punti.
Quando il conducente sia incorso nella sanzione, in un periodo di due anni, per almeno due volte, all’ ultima
infrazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente da 15 giorni a due
mesi. Novità significativa è il sequestro e la confisca dei dispositivi di ritenuta “di cui al comma 12, cioè
quando importati o prodotti per la commercializzazione se non omologati, ancorché installati sui veicoli”.
(ANSA).
INCIDENTI STRADALI: ASAPS, PIÙ MORTI TRA 21-34 ANNI
(ANSA) FORLÌ 17 APR - Negli incidenti stradali avvenuti nel 2004 (ultimi dati Istat disponibili elaborati
dall' Asaps, associazione amici Polizia Stradale)ci sono stati 5.625 morti. Di questi, la fascia giovanile che va
da 21 a 34 anni è la più colpita con 1.728 vittime pari al 30,7% del totale. In particolare - informa una nota
dell' Asaps - il maggior numero di decessi riguarda il segmento 25-29 anni con 614 morti, 523 maschi (85%)
e 91 femmine (15%). Poi viene la fascia 30-34 anni con 562 vittime, 471 maschi (84%) e 91 femmine (16%).
Infine il segmento 21-24 anni con 552 decessi, 461 maschi (83,5%) e 91 femmine (16,5%). Fra i bambini dai
0 ai 13 anni si contano 84 vittime, di cui 50 maschi (59,5%) e 34 femmine (40,5%) e 10.096 feriti. 30 le
vittime fra 0 e 5 anni (17 maschi e 13 femmine), 22 da 6 a 9 anni (10 maschi e 12 femmine) e 32 da 10 a 13
anni (23 maschi e 9 femmine). Fra gli over 65 le vittime sono 1.165, di cui 840 maschi (72,1%) e 325
femmine (27,9%), con una larga parte di morti tra pedoni e ciclisti. I feriti sono nel complesso 24.795, di cui
15.058 maschi (60,7%) e 9.737 femmine (39,3%). (ANSA).
INCIDENTI STRADALI:ASAPS,IN 10 ANNI MOTOCICLISTI MORTI +31,7%
ITALIA PRIMA IN EUROPA PER NUMERO DELLE VITTIME
(ANSA) - FORLÌ, 24 APR – Dall’ 1 gennaio 1995 al 31 dicembre 2004 i motociclisti morti in incidenti
stradali in Italia sono aumentati del 31,7%. È quanto risulta dai dati elaborati dall’Asaps (Associazione amici
Polizia stradale) che saranno pubblicati sul prossimo numero del periodico dell’ associazione ‘Il Centauro’.
In dieci anni si sono contati fra i ‘dueruotisti’ 13.429 morti e 786.985 feriti, “cifre come quelle di una
guerra”, ha commentato il presidente dell’ Asaps, Giordano Biserni. Se nel 1994 si contavano 1.178 vittime,
nel 2004 si è toccata quota 1.552 (+ 31,7%). I feriti sono passati da 62.381 a 90.035
(+44,3%). In pratica il 27,6% dei morti sulle strade e il 28,4% dei feriti viaggiava sulle due ruote. L’Italia è
prima in Europa nella graduatoria delle vittime, seguita da Francia, Germania e Spagna. Secondo Biserni,
“l’effetto dissuasivo della patente a punti sul mondo delle due ruote arriva debole e poco efficace.
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Inoltre, una significativa aliquota di motociclisti accetta il rischio: lo dicono tutti i possibili meccanismi che
vengono adottati per sfuggire alle foto dell’autovelox (targhe inclinate o con numeri e lettere taroccabili,
fazzoletto che sventola sulla targa). È preoccupante il fatto che, nonostante l’adozione del casco anche per i
ciclomotoristi maggiorenni, risultata sicuramente efficace, la cifra della mortalità aumenti costantemente in
questo segmento, spesso indomabile sul versante del rispetto delle regole”. Il veicolo a due ruote è essenziale
per garantire una più agevole e possibile mobilità urbana. Ma crescono le due ruote ad alta potenza
motoristica. “I giovani - ha rilevato il presidente Asaps - si trovano la disponibilità di motocicli che in prima
marcia raggiungono i 130 Km/h, vanno da 0 a 100 Km in 3 secondi, raggiungono velocità che vanno dai 270
ai 320 Km/h. Alcuni pensano di essere perfetti emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi. Esiste
una preparazione adeguata fra i patentati abilitati a guidare questi bolidi? Le strutture stradali con i loro
manufatti e sistemi protettivi, in particolare guard-rail, contribuiscono al contenimento delle conseguenze del
sinistro o le aggravano proprio per i motociclisti? Ciò che è sicuro - ha concluso Biserni - è la necessità di un
recupero delle regole sul territorio stradale, urbano ed extraurbano per tutti i motociclisti”. (ANSA).
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