Notiziario della Compagnia Arcieri del Castello Peschiera Borromeo - Milano Il PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAMPO DI TIRO I lavori di ristrutturazione del nostro campo di tiro sono iniziati nel maggio 1997 con la realizzazione dei terrapieni di protezione, l’aratura e levigatura a laser, quindi la semina con erba da prato. Gli eventi che hanno coinvolto la compagnia nel periodo compreso fra le due gare del campionato regionale, hanno finito per assorbire in maniera assoluta tutte le risorse, fisiche e mentali, messe a disposizione dai soci arcieri. Ne ha sofferto il campo di tiro che è stato, seppure a malincuore, abbandonato al suo destino. Conclusa la gara del 8 novembre u.s., riordinate le idee e verificate le disponibilità finanziarie, il Consiglio Direttivo ha ripreso in mano la situazione deliberando in merito alle ulteriori operazioni di ristrutturazione, secondo la scaletta qui di seguito riportata: 1. eliminazione del materiale superfluo e di rifiuto attualmente sparso per il campo o nascosto sotto il gazebo utilizzato come magazzino; 2. spostamento del suddetto gazebo a fianco della linea di tiro, al posto dei fragili gazebo sinora utilizzati e distrutti dal vento nel corso degli ultimi due anni: il gazebo, aperto sui lati, eventualmente con le coperture sorrette a mo’ di tenda, potrebbe diventare con la realizzazione di un arredamento rustico, basato su panchine ricavabili da traversine ferroviarie (di cui parleremo in seguito), il punto centrale di ritrovo per gli arcieri presenti; 3. acquisto e messa in opera al posto dell’attuale gazebo di un container da utilizzare come magazzino (questo vero!) per il materiale di cui dobbiamo dotarci nel corso del nuovo esercizio (attrezzi da lavoro, tagliaerba, generatore di energia elettrica, sagome 3D, ecc.) 4. approvvigionamento gratuito di un consistente numero di traversine ferroviarie (legno durissimo, impregnato e praticamente non soggetto a palese deterioramento per azione degli agenti atmosferici) che permetterà poi, oltre alla realizzazione di cui sopra, la costruzione dei seguenti manufatti: - una serie di “panchine”, utilizzabili per l’appoggio degli attrezzi sportivi degli arcieri impegnati nei tiri con l’arco, distribuite trasversalmente lungo l’intero campo, in modo da separare in modo univoco e chiaro la zona adibita al tiro con l’arco dalla zona di soggiorno per il pubblico o di sosta, riposo e relazione per gli arcieri; - una struttura a piattaforma per consentire il tiro dall’alto (un modellino di montaggio in scala 1:10 è visionabile all’interno della casetta); 5. realizzazione di due attrezzature per il tiro a volo e per il tiro alla sagoma in movimento; 6. ripristino e spostamento del lato di recinzione che delimita il parcheggio auto lungo la strada sterrata di accesso al campo: è un fatto che il parcheggio esterno, previsto per gli ospiti, non sia stato utilizzato e comunque abbia sofferto per uno stato di abbandono superiore a quello del parcheggio interno; inserire detta area entro la zona recintata, aumenterà la disponibilità di posti auto per i soci permettendo nel contempo di ricostruire il lato di recinzione danneggiato da atti di vandalismo. Nelle rare occasioni di un afflusso abnorme di arcieri ospiti si usufruirà dei parcheggi circostanti. 7. messa a dimora di tutte le piante o arbusti che riusciremo a procurarci (una lettera è già stata inviata all’assessorato foreste della Regione Lombardia, altre saranno inviate alle associazioni ambientalistiche che non nutrono pregiudizi contro il tiro conl’arco alla sagoma) per realizzare le siepi di separazione fra campo scuola e campo di tiro vero e proprio e per la realizzazione di un boschetto di pianura; ovviamente sono ben accette anche le azioni che permettano di salvare vegetazione spontanea che comunque andrebbe distrutta (a proposito quanti hanno notato le piante nate nello scavo della Paullese, che a meno di un nostro intervento immediato di rapina, andranno inesorabilmente distrutte?) MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 1 Nel disegno allegato è riportata una piantina con il futuro assetto del campo di tiro. Come sapete le attività in oggetto sono coordinate dal nostro Direttore degli Impianti, Alberto Paneroni che sarà molto contento di entrare in contatto con coloro che avessero intenzione di porre a disposizione la propria esperienza e forza lavoro (Alberto 7530803) Sottolineamo ancora una volta quanto la concessione del campo di tiro sia troppo preziosa per la Compagnia perché possa essere fatta scivolare via dalle dita a causa di inadempienza da parte nostra. Per poter portare avanti gli ambiziosi piani di "recupero" è indispensabile la collaborazione di tutti. Ringraziamo fin d’ora tutti i soci che vorranno collaborare direttamente ai lavori. Il Consiglio Direttivo Casella E-MAIL della Compagnia Si informano i Soci che la nostra Compagnia è anche contattabile via E-mail Internet alla casella [email protected] BACHECA Vendesi trilocale 95 mq calpestabili composto da ampia sala, cucina abitabile, 2 camere, bagno, ampio balcone, box, locale hobby-cantina a Balbiano (Colturano) £ 200.000.000. Vendo Hunter ricurvo monolitico DESTRO 50 lbs. 28’’ a £.400.000 con 15 frecce, faretra e parabraccio. Per entrambi gli annunci: Alessandro (02-98270262). MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 2 UN’OCCASIONE NON PERDERE DA Forse non tutti gli Arcieri del Castello sanno che la nostra compagnia partecipa attivamente, sin dalla sua costituzione, alla Consulta dello Sport, organismo voluto dall’Amministrazione Comunale di Peschiera Borromeo per raccogliere informazioni, consigli, necessità, umori delle associazioni sportive operanti sul territorio comunale e conseguentemente indirizzare le scelte politiche del campo dopo aver “toccato” il polso di chi opera nel settore. Questo significa essere presenti nei momenti di assegnazione delle aree o degli impianti comunali per l’esercizio dell’attività sportiva di proprio interesse (palestra, campo di tiro), ovvero partecipare ai momenti comuni di promozione dello sport in generale. In quest’ottica l’A.C. di P.B. intende dedicare alla promozione degli sport praticati nell’ambito del territorio comunale un periodo della durata di uno - due mesi, nella primavera del prossimo anno (1998): ad ogni disciplina sportiva verrà dedicata una giornata nella quale l’associazione interessata (o le associazioni, se più d’una, che ovviamente dovranno coordinare il proprio intervento) potrà sviluppare un’iniziativa atta a coinvolgere il più possibile la popolazione residente nel Comune. La nostra Compagnia, come noto, è impegnata ad organizzare una gara del campionato regionale FIARC per il 26 aprile 1998; tenuto conto dei possibili impegni agonistici degli arcieri, in base al calendario gare 1998, è sembrato opportuno dare la nostra disponibilità preliminare per la giornata del 10 maggio 1998: per tale data dovremmo essere in grado di organizzare una giornata al campo di tiro, aperta alla partecipazione del pubblico che desideri cimentarsi con il tiro con l’arco, sotto il controllo dei nostri istruttori, con dimostrazioni di tiro da parte degli arcieri della compagnia e di eventuali ospiti delle compagnie amiche, in un atmosfera di sana allegria. La scelta del campo di tiro sembra ideale per due motivi: il primo di carattere generale, ovvero di sicurezza, in quanto il territorio sotto la nostra gestione è direttamente controllabile, recintato e, almeno in teoria, non dovrebbe presentare sorprese di sorta; il secondo motivo ha, a mio avviso, un carattere più utilitaristico: sarebbe infatti estremamente disdicevole per la nostra compagnia se, in occasione della suddetta giornata, il campo di tiro non si presentasse con un aspetto decoroso. Ci viene data, quindi, l’occasione per condurre in porto quelle modifiche strutturali da tempo discusse in Consiglio Direttivo e, ad onor del vero, già definite e deliberate (in altro articolo su questo numero sono descritti gli interventi più significativi previsti dal progetto di ristrutturazione). Mi rendo perfettamente conto che ogni intervento è così complesso da richiedere l’azione congiunta di più d’uno e che purtroppo gli impegni quotidiani di tutti non concedono né spazio né disponibilità di risorse fisiche o mentali. Tuttavia mi sembra necessario cercare, attraverso un ulteriore sforzo comune, di raggiungere questo nuovo obiettivo: sicuramente la compagnia ne trarrà vantaggio, sia per l’immagine proiettata all’esterno, sia per l’immancabile ritorno interno misurabile in termini di rispetto e stima reciproca. Francandrea UOMINI DOLCE D'ACQUA Sottotitolo: Date a Cesare quel che è di Cesare… Secondo sottotitolo: Una giornata indimenticabile, un'altra!!!! Prologo. La gara al Parco Ittico ha fatto il tutto esaurito ma la giornata non è delle migliori... una pioggia fitta e fastidiosa imperversa, senza tregua… MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 9 Novembre 1997 I confini del mondo acquatico sono confusi, sfumati… l'acqua regna sovrana! Noi pesci ci chiediamo ormai cosa siano quei colleghi sibilanti che sfrecciano appena sopra quello che, fino a ieri, era il pelo dell'acqua. Alcuni di questi pesci magrissimi e pennuti a 120° (?!?) cadono esausti dopo la loro folle nuotata e, sorpresa delle sorprese, galleggiano!!! Che emozione vederli ondeggiare con le piume bagnate senza un'apparente direzione ed incuranti di quei pazzi rumorosi che, con braccia lunghissime, cercano di prenderli…. CHE CORAGGIO! Anche ieri si notavano delle ombre indistinte ma il mondo degli asciutti era molto più staccato ed i suoni giungevano a malapena attraverso l'acqua limpida e pulita dei nostri fossi. Un collega coraggioso ha riferito che si trattava di una tribù di "arancioni"… Hare Crishna? chissà! Ma oggi sta proprio succedendo qualcosa di grosso… moltissimi "umani" sguazzano nelle acque della zona ed alcuni mostri cornuti ci guardano con preoccupante fissità dalle rive melmose. Alla "fossa grande" un mostro nero che alcuni chiamano "orso" (e molti altri "porcodiqui-porcodilà") incombe silenzioso mentre lo prendono di mira con quei pesci strani che, dopo una serie di rapidi colpi di coda, vanno a cascare nei posti più improbabili con grande disappunto degli umani… solo pochi riescono (ad es. l'Autore, n.d.A.) a prenderlo ed il pesce rimane lì appiccicato a far bella mostra di sé (?). Che strana forma di pesca… cercare i pesci nel fango! Fortuna che non se la prendono con noi!!! Siamo pesci seri…. Epilogo: L'ambiente non ha subito danni ed il Parco Ittico è ritornato un luogo di ordine naturale dove ognuno sa stare al suo posto. Gli umani sono tornati asciutti dopo circa 24 ore e non siamo a conoscenza di danni irreversibili (branchie, scaglie, etc.). L'orso "porcodiqui-porcodilà" è stato riposto con cura per la prossima sfida augurandosi che altre mani, più sagge, lo mettano più lontano 3 dall'acqua. I gloriosi arcieri del Castello (gli "arancioni") si possono fregiare di un nuovo successo di pubblico nonostante l'inclemenza degli elementi naturali. Rimaniamo tutti in debito con Cesare (non Giulio ma Bianchi!) ed i suoi luogotenenti per il lavoro massacrante fatto con il sorriso umido e muschioso sulle labbra, veri uomini d'acqua dolce! Una "prima" da manuale! Grazie. Per "immaginario" intendo tutto ciò’ che sta al di “sopra “ della tecnica pura che ciascuno di noi è in grado di sfoderare, è tutto ciò’ che pende sopra di noi ogni volta che scocchiamo una frecce di cui troppo spesso non teniamo conto, intenti come siamo a centrare il bersaglio a qualsiasi costo. ... in fondo è una lezione di educazione sportiva che do’ a me stesso. Danilo Flavio Stella ISTINTIVO Rovistando nel cassetto di casa, ho ritrovato un opuscolo che avevo “rubato” alla fine di una gara 3D svoltasi nei dintorni di Bologna tre anni fa. Ero alle prime esperienze di gara e tiravo da pochi mesi. Lo lessi senza capire a fondo il messaggio che l’autore voleva inviare. Ho riletto lo stesso articolo in questi giorni. Credo che sia un concentrato di concetti e suggerimenti che può aiutare l’arciere istintivo nella comprensione del proprio comportamento durane il tiro. Ho pensato quindi di condividerlo con voi. L’autore è Danilo Rosini bowmaker e personaggio impegnato sia nella FIARC che promotore di iniziative atte al recupero dei valori antichi legati all’arcieria. Cesare IL testo: PREMESSA Il presente lavoro non vuole essere il manuale del perfetto arciere istintivo, ne tanto meno avere la pretesa di dettare suggerimenti dall'alto di chissà quale esperienza. E' solamente un contributo personale, frutto di anni di "traiettorie" il più delle volte mentali nella sfera, dell'immaginario arcieristico. IL TIRO ISTINTIVO Le condizioni nelle quali viene praticato il tiro istintivo, le caratteristiche dei bersagli e degli archi, sviluppano attitudini molto particolari in coloro che praticano il nostro sport. Le difficoltà sempre diverse di ambientazione dei bersagli e di postura del corpo in linea di tiro, possono essere affrontate solo con una corretta impostazione di base, che rimanga come " memoria storica" di quanto visto e appreso. Ebbene sì , anche e soprattutto di quanto "visto", poiché osservando attentamente la gestualità degli altri arcieri, dal campione all'ultimo corsista, si impara più di quanto si possa pensare. In questo modo la " memoria motoria" funziona, e diventa un meccanismo acquisito e prezioso ogni volta che si scocca una freccia. Ma cosa significa valutare istintivamente un tiro e predisporlo con un semplice colpo d’occhio, in modo naturale e spontaneo, senza conoscere né la reale dimensione del bersaglio né la distanza a cui si trova. Cosa significa tirare dalla cima di un albero, o a bersagli in movimento, o scoccare tre frecce in un tempo limitato senza pensare alle difficoltà, e riuscirci in maniera semplice! Si tratta di un vero rapporto tra l’arciere, il “suo” Arco, e il bersaglio, che trascende lo scopo di “fare punti”, e diventa una proiezione di energia attraverso il volo della freccia; l’arciere istintivo riesce a “precedere” il volo della freccia disegnandone la parabola. Ciò porta poi alla verifica sul campo, e a confrontare il fascino delle teorie con la realtà dei risultati; o importante fin da subito rendersi MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 conto che anche con una buona tecnica di base, ed una attrezzatura adeguata, l'arciere istintivo deve ogni volta, ad ogni freccia, cercare quel "filo" che lo lega al bersaglio. Non c'è gratificazione maggiore della consapevolezza di avere effettuato una perfetta esecuzione. Vediamo una frequenza completa di tiro, e cerchiamo di visualizzarla mentre viene descritta: Ho il mio Arco in mano, lo impugno con sicurezza, posizionando nel punto giusto la "Y" della mano dell'Arco; guardo subito il bersaglio, individuo il più piccolo punto al centro e lo "ingrandisco" vedendolo chiaro come se fosse a pochi metri da me, mentre compio questo rito mentale, le dita che tendono la corda ne provano la consistenza con piccole trazioni. La stessa mano ora corre lentamente verso la freccia, la prendo e la sostengo come per verificarne il peso, il bilanciamento, e prima di incoccarla "pettino" l'impennaggio e riconosco il fruscio delle penne naturali. Sto ancora guardando il bersaglio da cui non ho mai distolto lo sguardo, ed è appena "tornato indietro" il messaggio che gli ho lanciato. lncocco la freccia, posiziono il dito indice sopra la cocca, il medio e l'anulare al di sotto, e termina così la fase preparatoria del tiro. Dal momento in cui ho messo il piede sul picchetto sono passati si e no 5 secondi. A questo punto entra in funzione la " memoria storica", codifico il messaggio con un processo inconscio che mi suggerisce la postura migliore, ed ecco che mentre alzo l'Arco spingendo con la mano che lo regge, e contemporaneamente tendo la corda, il corpo assume come d'incanto un'altra fisionomia, la goffaggine di tanti piccoli movimenti preparatori apparentemente slegati uno dall'altro sparisce, e il corpo diventa un tutt'uno armonioso; io sono solo un puntino sospeso al centro di una grande sfera, in cui è impossibile avere un punto di appoggio, e all'improvviso lo slancio delle mie braccia mi consente di puntellarmi perfettamente a quelle pareti che mi sembravano irraggiungibili. La mano dell'Arco 4 ora è più rilassata, la perfetta posizione della " Y" mi consente di sopportare il carico dell'Arco con la struttura ossea più che con la muscolatura; se così non fosse andrei in tremito al momento del rilascio e dovrei stringere l'Arco con inevitabili ripercussioni su un equilibrio che rischia sempre di diventare precario. La spalla che " guarda" il bersaglio ha in questa sequenza un ruolo molto importante, devo tenerla bassa per evitare che la clavicola "rientri" troppo all'interno, e porti il braccio dell'Arco a perdere l'allineamento verticale col bersaglio. Nel frattempo ho valutato quale sia la migliore posizione del busto in funzione dell'equilibrio che riesco ad avere sulle gambe; il busto è un po’ inclinato in avanti, e ciò consente di demandare parte dello sforzo di trazione sui muscoli della schiena, che lavorano così in modo uniforme ed ergonomico con i muscoli delle braccia e delle gambe. Nel momento in cui inclino il busto in avanti mi occupo anche della respirazione: un atto respiratorio diverso ogni volta, si ripercuote sulla costanza dell'esecuzione, cerco pertanto di farlo ogni volta nello stesso modo, inspiro poca aria, pochissima, quel tanto che mi basta a tenere l'apnea per pochi secondi; è il modo migliore per non influire sulla fluidità del gesto, poca aria respirando "di pancia" anziché con i polmoni. In questo modo inoltre i muscoli della cassa toracica rimangono rilassati e non rendono impellente il "bisogno" di aria. A questo punto sono passati altri 3 secondi! Inizia la fase conclusiva della sequenza di tiro, in cui i gesti che avverranno possono vanificare anche la più perfetta delle impostazioni. E' il momento dell'estensione dei muscoli del braccio che tende la corda, l'allineamento verticale è a questo punto facile da “tenere" ma occorre anche l'allineamento orizzontale, e allora devo allineare l'avambraccio con la freccia, senza produrre torsioni sul polso, senza torcere la corda, e cercando di tenere il gomito alto per evitare che al rilascio la mano "cada" miseramente al di sotto della linea di trazione. Deve essere un'azione fluida durante la quale la "memoria motoria" mi comunica un dato fondamentale: la "fatica" della trazione, che riconosco ad ogni pollice fino al raggiungimento del mio allungo. Sta per arrivare il momento cruciale di tutta l'azione: il rilascio della corda che proietterà tutto me stesso in un volo pulito, in cui metro dopo metro riconoscerò la parabola della mia freccia, ma un attimo prima che ciò succeda devo riuscire a rilassare il dorso della mano che tende la corda. Solo rilassando quei muscoli e quei tendini il rilascio sarà pulito, e la mano cadrà sulla spalla. Ciò che accade al raggiungimento dell'allungo è difficilmente descrivibile, non so dire quale sia l'impulso che mi " costringe" a rilasciare la corda, mi piace pensare che sia la corda stessa a lasciare le mie dita, come se sapesse da sola che è arrivato il momento. Personalmente ho un tempo di trattenuta breve, ma non so se sia sempre il "tempo" di rilascio giusto. Certamente è molto istintivo, altrettanto certamente è più difficile ottenere un buon allineamento orizzontale (alzo), sta di fatto che è un meccanismo più inconscio che razionale. Comunque dopo il rilascio espiro lentamente la poca aria dalla pancia, rilassando anche i muscoli della schiena, e rimango ad osservare ciò che accade (follow-trough). In tutto sono passati si e no 8-9 secondi! Sembra un trattato di psicofisica. La precedente descrizione, per quanto personale per molti versi, fa capire quanto il tiro con l'Arco sia uno sport “tecnico". Certamente nessun bravo tiratore istintivo pensa a tutta quella sequenza ogni volta che scocca una freccia, altrimenti occorrerebbero 8-9 minuti ogni volta! Tutto quanto descritto diventa prima o poi un meccanismo acquisito, frutto di ciò che ho definito la " memoria motoria", ma proprio MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 perché diventa un meccanismo automatico è più difficile capire "come e perché" qualcosa non va. Per quante variazioni possa subire l'attrezzatura (modifica del braceheigbt, punto d’innocuo, aste storte o sfibrate, condizioni atmosferiche sfavorevoli) la maggiore variabile sarà sempre l'attentività dell'arciere. Di colpo dopo una o più sequenze entusiasmanti arriva l'errore banale, che porta a mettere in discussione tutto, per prima cosa l'attrezzatura! quante volte capita di vedere qualcuno che, dopo un errore, estrae la "squadretta" per controllare brace, incocco, e addirittura il tiller, prima di pronunciare la frase rivelatrice: " eppure è tutto a posto"!!. In questo atteggiamento (dal quale non si considerino esentati neppure i campioni) c'è una presunzione di fondo che tende all'autoassoluzione, nessuno di noi è mai completamente soddisfatto al termine di una gara "se non avessi messo fuori quelle 2 frecce, oggi avrei vinto!!!..." di volta in volta ciascuno di noi fa quello che è capace di fare in quel momento, e anche se ciò non piacerà alla maggior parte degli sfegatati agonisti che popolano i percorsi, ognuno di noi la " gara" la deve fare solo con se stesso! Gli altri sono solo un motivo per passare 4-5 ore piacevoli, per confrontare stili di tiro anche molto diversi, e cercare di trarre sempre e comunque un insegnamento! Proporrei, se non fossi certo di attirare molte antipatie, una tipologia di gara totalmente priva di punteggio; sono sicuro che TUTTI alla fine saremmo soddisfatti della nostra performance di quel giorno. COME STIMOLARE L’ISTINTIVITÀ Per ottenere dei risultati in uno sport molto tecnico, occorre una ferrea disciplina, che in alcuni casi diventa un tratto decisamente ossessivo del carattere Bisogna cercare di conoscere. la propria "soglia" di ossessività, poiché si rischia di oltrepassarla senza oltretutto avere i mezzi, le capacità tecniche, per raggiungere obbiettivi ambiziosi. Un arciere è uno sportivo come tanti che praticano sport individuali, e 5 come tutti deve mediare con la propria personalità per adattarla al modo in cui tira quel giorno, o più genericamente al suo momentaneo stato di forma, al di là delle sue aspettative. Fattore cardine è l'aggressività, che diventa tutta positiva solo se è proiettata, tramite il volo della freccia, verso il bersaglio. In questo senso si considera il bersaglio come un rivale, e il fatto di colpirlo soddisfa il nostro “potenziale narcisistico", che si placa fino al bersaglio successivo. Solo così possiamo riuscire a mobilitare tutte le nostre risorse per considerare un errore una "défaillance" momentanea ed essere stimolati a rifarci al più presto. Ma l'aggressività si porta dietro l'ansia, che normalmente è al massimo all'inizio della gara, e diventa così troppo importante "iniziare bene". Se invece si riesce a gestirla mentalmente, a far si che non si trasmetta ai muscoli, l'ansia riesce ad agire come fattore stimolante. Se la tensione riesce ad essere solo mentale, sarà come "depurata", e non si trasmetterà ai muscoli, lasciandoli liberi di trovare la loro spontanea estensione. Ansia e Aggressività, ma solo verso il bersaglio. In tutto questo occorre sforzarsi di mantenere intatto il gusto del gioco, che ci aiuta a sopportare il fatto di doverci confrontare con gli altri; se si perde il gusto del gioco, la sofferenza diventa fine a se stessa. Tornando all'argomento iniziale, la disciplina, è bene sottolineare alcuni aspetti. Come può’ un arciere istintivo migliorare il proprio livello tecnico senza avere un riferimento preciso, come ad esempio i dettami di una figura così importante come quella di un allenatore? Noi dobbiamo essere gli allenatori di noi stessi. Certamente ci sono gli amici "più bravi" di noi, che possono elargire qualche suggerimento, ma sta poi a noi metterli in pratica e assimilarli fino a che faranno parte della nostra " memoria motoria ". A seconda di come tiriamo, ci vogliamo bene, ci compiacciamo oppure ci malediciamo per la cronicità dei nostri errori. Esattamente come un atleta considera il suo allenatore vero! Questi è visto di volta in volta come il migliore amico o come il peggiore dei seviziatori, ma in realtà è Lui il tramite con il futuro stato di forma. Ma come possiamo essere obiettivi con noi stessi! Ognuno deve trovare il modo giusto per affrontarsi, e riuscire così a non far finta di non vedere il più piccolo difetto. Un giorno in una fase della mia " carriera" arcieristica particolarmente felice, decisi di guardarmi come mi guardavano gli altri. Ho registrato intere videocassette mettendo una videocamera su un cavalletto, e riprendendo intere serie di frecce da tutte le posizioni. Da dietro affinché si vedesse anche il bersaglio (la meno utile delle posizioni), di fianco per vedere cosa succedeva al rilascio (quante sorprese!), dall'altro lato per vedere la posizione della spalla e della mano dell'arco, da sopra per verificare l'angolo braccio dell'arco/corda, ed infine dal punto di vista del bersaglio! Si, ho'. posizionato la videocamera a fianco del bersaglio, leggermente arretrata, e mi sono ripreso ad una distanza di 25 metri. Ebbene sono queste le riprese più interessanti, proprio perché viste dal punto d'impatto della freccia! Sapete perché? Perché vedendo le code delle frecce sul bersaglio, anche molto distanti tra di loro (20 cm a 25 metri sono molti!) mi sono reso conto dell'inezia dell'errore al rilascio. Mi spiego meglio: 20 cm di differenza nell’alzo a 25 metri di distanza, tirando con un longbow da 65 libbre, e frecce in legno del peso di 35 grammi, è un errore di allineamento orizzontale di ben poco conto, tanto che anche al rallentatore, e tracciando sul video la traiettoria dal punto di partenza (la finestra MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 dell'arco) la differenza risultava veramente minima; considerando poi che oltre ad una posizione leggermente diversa della mano dell'arco, possono esserci lievi differenze nell’apertura", e nello "strappo" . In questo modo ho potuto capire la tipologia dei miei errori, ed inquadrarli all'interno di canoni precisi, così da poterli riconoscere. Ora posso o meno attraversare un buon momento di forma e avere più o meno voglia di misurarmi con il mio " fardello" di difetti, di cui conosco ogni aspetto, almeno dal lato "meccanico", ma ciò’ che mi soddisfa di più è che mentre tiro, mi "vedo" come se fossi al mio fianco, guardo e giudico se sia stata una buona esecuzione, e se ho "visto" un errore cerco subito di correggerlo. La grande fatica in tutto ciò è distinguere i confini della sfera razionale del nostro modo di pensare, quella che produce pensieri "analitici", " critici", e che influisce negativamente sulle tecniche di rilassamento. Per quanto non sempre in modo efficace, tutti cerchiamo di rilassarci durante le fasi di tiro, poiché il rilassamento è la premessa della concentrazione, ed è su queste che agisce la sfera razionale "minandone l'efficacia con pensieri coscienti, che continuamente interferiscono con la sfera istintiva, che a sua volta guida la "memoria motoria". La sfera razionale emette dei comandi, la sfera istintiva dei suggerimenti. Per non dare il tempo ai pensieri coscienti di mettere in discussione una qualunque fase dell'esecuzione, è perciò meglio un'azione rapida e fluida, evitando una trazione troppo lenta o peggio ancora interrotta. Si può’ sicuramente aiutare la nostra sfera istintiva eliminando dalla fase di tiro TUTTI i pensieri di: Allungo, ancoraggio, mira, inclinazione dell'arco, allineamento, esito del tiro, risultato finale della gara. Ci si deve invece occupare di: Incoccare bene la freccia, sistemare le dita e l'impugnatura, tendere in maniera decisa, rilassare la mano della corda, rilasciare. 6 Ciò è la sola parte meccanica dell'esecuzione. Ogni volta che riusciamo ad eseguire meccanicamente e velocemente il maggior numero delle funzioni di una sequenza di tiro, la " memoria motoria" si impossessa del nostro pensieri, negando l'accesso a qualsiasi funzione di analisi e di controllo. Lo stato di forma acquisito con questa tecnica è oltretutto in grado di resistere più a lungo, e nelle situazioni più svariate; al contrario uno stato di forma che sia il frutto di un allenamento forzato da rigide procedure analitiche, si deteriora più facilmente, poiché viene messo in discussione dalle più piccole situazioni di stress (es. .sono andato basso perché ho allungato poco, alla prossima freccia DEVO allungare di più.. e magari la seconda freccia va alta; quante volte succede?? .) . Meditiamo su quel ...DEVO ALLUNGARE DI PIÙ, è un comando, cosciente, analitico, e non ha NULLA di istintivo. Ed è solo un esempio dei tanti "comandi" della sfera razionale. Insomma stiamo attenti alla sindrome del Dr. Jeckill e Mr. Hide. VISUALIZZARE ED IMMAGINARE Molto spesso questi due termini sono usati intercambiabilmente. In realtà esiste una fondamentale differenza: l’IMMAGINAZIONE è il più delle volte pura fantasia, che non riesce a rimanere attaccata a situazioni vissute per molto tempo, e spazia sconfinando nella creatività e quindi nei desideri più nascosti. La VISUALIZZAZIONE si rifà invece a situazioni già vissute, o molto vicine ad immagini reali, e riesce a dare il senso del movimento di una situazione. Ad esempio, se ripensiamo a distanza di tempo ad un amico che ha fatto un bel tiro, mentre noi stavamo dietro di lui, concentrandoci riusciamo a VISUALIZZARE la scena dell'amico che alza l'Arco, del bersaglio sfuocato in lontananza, della freccia che parte, della parabola che compie, ed infine del punto in cui impatta sul bersaglio. Chiunque può farlo con sufficiente fedeltà alla situazione realmente vissuta. Se invece sulla base della stessa scena proviamo ad IMMAGINARE che qualcosa vada in modo diverso, ad esempio che ci sia un bersaglio differente ed un diverso punto d'impatto della freccia, non riusciamo a metterlo a fuoco, CON GLI OCCHI DELLA MENTE, nello stesso modo. Se lo stesso esercizio lo facciamo in 3, ognuno di noi lo "immagina" a modo suo, mentre se tutti e 3 "visualizziamo" la scena dell'amico che realmente ha centrato il bersaglio (e tutti e 3 eravamo dietro di lui quando è successo) l'esito dell'esercizio mentale sarà molto simile per tutti e 3. Anzi per tutti e 4, poiché l'amico potrà fare la stessa cosa, anche se da una prospettiva diversa (il suo punto di osservazione della scena è diverso dal nostro) la visualizzazione consente di leggere meglio delle scene in movimento, l'immaginazione registra meglio delle scene ferme. Entrambe possono essere componenti importanti per migliorare la nostra abilità nel tiro. Visualizzare e immaginare, rimanendo pero’ ben attaccati al nostro stato di forma e a tutte le sue parti e andare a "cercare" con gli occhi della mente la parabola della nostra freccia; sono esercizi che il nostro cervello riesce a fare tranquillamente. Cancelliamo invece ogni " evocazione" che ci porti a vedere noi stessi mentre ritiriamo il primo premio, o mentre compiliamo uno score da fantascienza. FATTORI CHE DETERMINANO UN ERRORE -Eccessiva sicurezza; e conseguentemente "sufficienza" con cui si valutano le difficoltà di un tiro. E' vero che "qualsiasi bersaglio può’ essere colpito", è vero che tutti in allenamento facciamo cose mai viste, e centriamo bersagli impossibili, esasperando le difficoltà, ma è altrettanto vero che non tiriamo con la stessa smania che abbiamo in gara. La smania appunto di "fare punti". Pertanto la prima regola da accettare è che " qualsiasi bersaglio può essere SBAGLIATO" . MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 Convinti di ciò si affronteranno anche le minori difficoltà con la massima umiltà. -Eccessiva fiducia nell'attrezzatura; ricordiamoci che dietro all'Arco ci siamo sempre noi, con le nostre capacità, e i nostri limiti. Il grande Arco custom è un attrezzo di pregio di cui siamo visceralmente innamorati (parola di costruttore), ma è anche facile che non perdoni la benché minima distrazione. -Scarsa attenzione ai materiali; le frecce vanno controllate di frequente, quelle in legno poi è facile che subiscano delle lesioni già nell'impatto con battifreccia particolarmente duri. Le cocche possono essere lievemente danneggiate quando tante frecce si trovano vicine, e basta poco per modificare il rendimento della freccia. Particolare attenzione va posta nel momento in cui si incolla la cocca (soprattutto al legno). Quante volte capita di vedere cocche non in asse con la sezione centrale dell'asta! Controlliamo poi sempre una freccia in legno che impatti per terra, è facile che sia da scartare anche in mancanza di lesioni evidenti! Lo stesso vale per le punte, troppo spesso spuntate e quindi non in grado di garantire lo stesso rendimento su tutti i bersagli, come i tridimensionali, nei quali il " bordo" è particolarmente sensibile all'impatto con la freccia. A questo proposito sono certamente meglio le punte ad ogiva rispetto alle field. -Perdita di attentività; dopo che si è centrato il bersaglio con la prima freccia, per quanto non sembri si è portati SUBITO a pensare di poter (o dover) ripetere la performance con la seconda e la terza freccia. Si perde così la concentrazione del bersaglio, ritenendo di non dover più dimostrare cosa si sa fare, e inevitabilmente arriva l'errore. - Paura del bersaglio; o psicosi da risultato finale, che si verifica quando si "vede" la propria freccia al centro PRIMA ancora di aver teso l'arco, e la motivazione è il solo desiderio che ciò accada. Nel momento in cui l'Arco è puntato verso il bersaglio subentra la paura di non essere in grado, si va in tremito, si "strappa" la corda, e la freccia va miseramente da un'altra parte. 7 INFORMAZIONI DAL COMITATO REGIONE LOMBARDIA Il 30 novembre, domenica scorsa, al pomeriggio, si è tenuta, presso i locali dell’ACQUA POTABILE di p.zza Carbonari, in Milano, l’annuale assemblea delle compagnie della Lombardia per l’approvazione dei bilanci di gestione del Comitato FIARC per la Regione Lombardia. Partecipanti per la nostra compagnia: Tacconi Franco Andrea e Stella Flavio. Per il 1997, a fronte di ricavi per 11.358.000 si sono avuti costi per Lit.12.184.629, con un disavanzo di Lit 827.629, coperto con parte delle disponibilità dell’anno precedente. Il preventivo per il 1998 comporta una base di spesa di Lit 16.260.813. Le cifre più significative riguardano le spese di rinnovo o reintegro del parco 3D a disposizione delle compagnie per le gare di campionato. Tra le novità per il prossimo esercizio la pubblicazione almeno bimestrale di un foglio informativo (titolo: «La Frecciatina») allo scopo di trasmettere attraverso le segreterie di compagnia o mediante distribuzione ai singoli in occasione delle manifestazioni patrocinate dal C.R.L., le notizie riguardanti l’operato dello stesso C.R.L. Il primo numero verrà affisso in bacheca al campo di tiro e sarà reso disponibile in copia sia la campo stesso, sia in palestra. Per inciso anche il Consiglio Nazionale ha intenzione di redarre un notiziario per la divulgazione delle informazioni arcieristiche. Bene, sembra che l’iniziativa 04 CAST con la pubblicazione di MAI DIRE SPOT abbia fatto proseliti: speriamo adesso che con tre fogli si faccia vera informazione e non solo accumulo di carta! Tra le altre notizie che ci riguardano: La nomina di Paneroni Alberto e Tacconi Franco Andrea a membri della commissione regionale per lo stile Arco Ricurvo. La candidatura di Proverbio Vittorio per la commissione stile Compound, SL,SI, richiede invece la verifica delle urne, data la presenza di un numero di candidati superiore ai 10 richiesti per ciascuna commissione. Il 17 e 18 gennaio p.v. si effettueranno gli esami per le nomine dei capocaccia (Bignamini Roberto e Bianchi Cesare) e dei caposquadra (Dalzini Maria Teresa, Massimo Alfredo, Paneroni Alberto, Pisati Lucio, Proverbio Vittorio, Tacconi Franco A., Tacconi Luca). Ricordiamo che FIARC richiede ad ogni compagnia la disponibilità di almeno un capocaccia per godere dell’autorizzazione ad organizzare gare di campionato FIARC e di almeno un caposquadra ogni dieci iscritti per permettere un’adeguata gestione delle stesse gare da parte degli organizzatori. Un discussione alquanto animata è infine sorta dopo la presentazione da parte del Consiglio Nazionale FIARC di un’iniziativa volta ad individuare, attraverso un’indagine fra tutti gli arcieri, nuove tendenze o comunque idee riguardanti la modifica dei regolamenti FIARC: l’obiettivo è dichiaratamente quello di pervenire in tempi accettabili a regolamenti stabili, basati sul contributo di tutti, e comunque non variabili di anno in anno. Alcune Compagnie ritengono che in tal modo il Consiglio Nazionale commetterebbe l’errore di saltare gli organismi direttivi delle singole compagnie, con la possibilità che il rilevamento risulti non probante, dato che non tutta la base degli arcieri appare coinvolta nelle competizioni agonistiche e pertanto risulta meno titolata ad esprimere pareri sui regolamenti che di fatto incidono sulle gare stesse. Altre sono dell’opinione opposta, ovvero che finiranno di rispondere al questionario solamente gli arcieri interessati. Speriamo ...... Allargandosi su questo tema sembra che sia il Comitato Regionale che il MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 Consiglio Nazionale siano preoccupati della scarsa efficacia di molte delle Compagnie e della loro incapacità di comunicare agli arcieri ciò che succede nell'ambito FIARC; addirittura in molti casi sembrerebbe che i Presidenti e/o le Segreterie "lo facciano apposta" per mantenere un non precisato potere… l'unico fatto oggettivo era la scarsa partecipazione all'assemblea dove i Presidenti assenti erano un nutrita minoranza. Di sicuro la nostra Compagnia partecipa con assiduità, ha una vita sociale abbastanza attiva e canali di comunicazione verso tutti gli associati che dovrebbero garantire una completa informazione; chi volesse essere informato in modo più approfondito dovrà farsi parte diligente nel contattare i vari rappresentanti del Consiglio Direttivo che ne terranno conto sia per migliorare la comunicazione esistente che per rispondere in modo specifico con il materiale a disposizione o facendo "escalation" agli appositi organi federali. Francandrea e Flavio MAI DIRE SPOT! Notiziario della Compagnia Arcieri del Castello Inviato / Consegnato ai Soci Direzione: Lorenzo Rossi Hanno collaborato: Consiglio Direttivo Cesare Bianchi Flavio Stella Franco Andrea Tacconi Posta: Lorenzo Rossi Via Spilamberto 4 20097 San Donato Milanese ( (02) 8850-5751 – ufficio E-mail :[email protected] E-mail Compagnia: [email protected] Pro Manuscripto 8 Parco Ittico CLASSIFICA GARA SOCIALE “MARCO BIAGGI 2000” Parco Ittico Paradiso Battuta di caccia simulata 8 Novembre 1997 Podio Categoria Nome Punteggio 1° 2° CUMRI Bianchi Pietro Pinter Tommaso 120 21 1° 2° CUMLB Massimo Lorenzo Bianchi Luca 134 49 1° CAFRI Stefanoni Monica Simona 63 1° CAFLB Dalzini Maria Teresa 84 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° 13° 14° 15° 16° CAMRI Bignamini Roberto Tacconi Franco Andrea Colmelet Viviano Stella Flavio Tacconi Luca Panizza Claudio Paneroni Alberto Fabbricatore Massimiliano Bianchi Cesare Marchetti Walter Belligoni Luciano Nielsen Bjorn Pinter Paolo Pierin Amauri Fabbricatore Davide Moratti Riccardo 201 121 118 107 98 95 93 92 74 67 64 60 53 53 46 14 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° CAMLB Cesca Alessandro Balzan Ruggero Corrao Maurizio Massimo Alfredo Petrone Ernesto Re Giulio Guarneri Tommaso 114 106 104 49 42 39 21 1° 2° 3° CAMCO Guarneri Alvaro Pisati Lucio Radaelli Fulvio 210 81 67 1° 2° CAMSL Proverbio Vittorio DeBernardi Roberto 323 274 1° 2° CAMSI Mariniello Maurizio Villa Angelo 347 212 MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 Credo che sia doveroso ringraziare tutti coloro che con piccoli o grandi interventi hanno contribuito alla felice riuscita della gara del Parco Ittico. L’esperimento di assegnare a diversi gruppi l’allestimento di un certo numero di piazzole, si è rivelato vincente. Ne è nata una sorta di gara per la migliore realizzazione che, in verità, non mi sento di assegnare a nessuno perché l’intero percorso, a giudizio dei partecipanti è stato giudicato di ottima qualità. Le uniche sbavature le abbiamo riscontrate (aimè) con l’ethafoam delle mobili che a causa della pioggia si lasciava “bucare” con facilità. A pare questo, credo, spero di contare ancora su di voi per la “prossima” che sarà il 26 Aprile ’98. Ciao e complimenti ancora a tutti. Cesare In bacheca al Campo… Troverete: - Verbali di Riunione. - Copia dell’Assicurazione FIARC. - Classifiche gare. - Comunicazioni varie. Allenamento in Palestra Per l’anno 97/98 ogni Giovedì dalle 21.00 in poi alla Palestra di via GOLDONI (Peschiera B. – Bettola). In Palestra viene consegnato questo giornale … “Fresco di stampa”! 9 MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997 10