Notiziario della Compagnia
Arcieri del Castello
Peschiera Borromeo - Milano
Il PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAMPO DI TIRO
I lavori di ristrutturazione del nostro campo di tiro sono iniziati nel maggio 1997 con la realizzazione dei terrapieni di protezione,
l’aratura e levigatura a laser, quindi la semina con erba da prato.
Gli eventi che hanno coinvolto la compagnia nel periodo compreso fra le due gare del campionato regionale, hanno finito per
assorbire in maniera assoluta tutte le risorse, fisiche e mentali, messe a disposizione dai soci arcieri. Ne ha sofferto il campo di
tiro che è stato, seppure a malincuore, abbandonato al suo destino.
Conclusa la gara del 8 novembre u.s., riordinate le idee e verificate le disponibilità finanziarie, il Consiglio Direttivo ha ripreso
in mano la situazione deliberando in merito alle ulteriori operazioni di ristrutturazione, secondo la scaletta qui di seguito
riportata:
1. eliminazione del materiale superfluo e di rifiuto attualmente sparso per il campo o nascosto sotto il gazebo utilizzato
come magazzino;
2. spostamento del suddetto gazebo a fianco della linea di tiro, al posto dei fragili gazebo sinora utilizzati e distrutti dal
vento nel corso degli ultimi due anni: il gazebo, aperto sui lati, eventualmente con le coperture sorrette a mo’ di
tenda, potrebbe diventare con la realizzazione di un arredamento rustico, basato su panchine ricavabili da traversine
ferroviarie (di cui parleremo in seguito), il punto centrale di ritrovo per gli arcieri presenti;
3. acquisto e messa in opera al posto dell’attuale gazebo di un container da utilizzare come magazzino (questo vero!)
per il materiale di cui dobbiamo dotarci nel corso del nuovo esercizio (attrezzi da lavoro, tagliaerba, generatore di
energia elettrica, sagome 3D, ecc.)
4. approvvigionamento gratuito di un consistente numero di traversine ferroviarie (legno durissimo, impregnato e
praticamente non soggetto a palese deterioramento per azione degli agenti atmosferici) che permetterà poi, oltre alla
realizzazione di cui sopra, la costruzione dei seguenti manufatti:
- una serie di “panchine”, utilizzabili per l’appoggio degli attrezzi sportivi degli arcieri impegnati nei tiri con
l’arco, distribuite trasversalmente lungo l’intero campo, in modo da separare in modo univoco e chiaro la zona
adibita al tiro con l’arco dalla zona di soggiorno per il pubblico o di sosta, riposo e relazione per gli arcieri;
- una struttura a piattaforma per consentire il tiro dall’alto (un modellino di montaggio in scala 1:10 è visionabile
all’interno della casetta);
5. realizzazione di due attrezzature per il tiro a volo e per il tiro alla sagoma in movimento;
6. ripristino e spostamento del lato di recinzione che delimita il parcheggio auto lungo la strada sterrata di accesso al
campo:
è un fatto che il parcheggio esterno, previsto per gli ospiti, non sia stato utilizzato e comunque abbia sofferto per uno
stato di abbandono superiore a quello del parcheggio interno; inserire detta area entro la zona recintata, aumenterà
la disponibilità di posti auto per i soci permettendo nel contempo di ricostruire il lato di recinzione danneggiato da
atti di vandalismo.
Nelle rare occasioni di un afflusso abnorme di arcieri ospiti si usufruirà dei parcheggi circostanti.
7. messa a dimora di tutte le piante o arbusti che riusciremo a procurarci (una lettera è già stata inviata all’assessorato
foreste della Regione Lombardia, altre saranno inviate alle associazioni ambientalistiche che non nutrono pregiudizi
contro il tiro conl’arco alla sagoma) per realizzare le siepi di separazione fra campo scuola e campo di tiro vero e
proprio e per la realizzazione di un boschetto di pianura;
ovviamente sono ben accette anche le azioni che permettano di salvare vegetazione spontanea che comunque
andrebbe distrutta (a proposito quanti hanno notato le piante nate nello scavo della Paullese, che a meno di un
nostro intervento immediato di rapina, andranno inesorabilmente distrutte?)
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
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Nel disegno allegato è riportata una piantina con il futuro assetto del campo di tiro.
Come sapete le attività in oggetto sono coordinate dal nostro Direttore degli Impianti, Alberto Paneroni che sarà molto contento
di entrare in contatto con coloro che avessero intenzione di porre a disposizione la propria esperienza e forza lavoro (Alberto 7530803)
Sottolineamo ancora una volta quanto la concessione del campo di tiro sia troppo preziosa per la Compagnia perché possa essere
fatta scivolare via dalle dita a causa di inadempienza da parte nostra. Per poter portare avanti gli ambiziosi piani di "recupero" è
indispensabile la collaborazione di tutti.
Ringraziamo fin d’ora tutti i soci che vorranno collaborare direttamente ai lavori.
Il Consiglio Direttivo
Casella E-MAIL della Compagnia
Si informano i Soci che la nostra Compagnia è anche contattabile via E-mail Internet alla casella
[email protected]
BACHECA
Vendesi trilocale 95 mq calpestabili composto da ampia sala, cucina abitabile, 2 camere, bagno,
ampio balcone, box, locale hobby-cantina a Balbiano (Colturano) £ 200.000.000.
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MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
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UN’OCCASIONE
NON PERDERE
DA
Forse non tutti gli Arcieri del
Castello sanno che la nostra
compagnia partecipa attivamente, sin
dalla sua costituzione, alla Consulta
dello Sport,
organismo voluto
dall’Amministrazione Comunale di
Peschiera Borromeo per raccogliere
informazioni, consigli, necessità,
umori delle associazioni sportive
operanti sul territorio comunale e
conseguentemente indirizzare le
scelte politiche del campo dopo aver
“toccato” il polso di chi opera nel
settore.
Questo significa essere presenti nei
momenti di assegnazione delle aree o
degli impianti comunali per
l’esercizio dell’attività sportiva di
proprio interesse (palestra, campo di
tiro), ovvero partecipare ai momenti
comuni di promozione dello sport in
generale.
In quest’ottica l’A.C. di P.B. intende
dedicare alla promozione degli sport
praticati nell’ambito del territorio
comunale un periodo della durata di
uno - due mesi, nella primavera del
prossimo anno (1998): ad ogni
disciplina sportiva verrà dedicata una
giornata nella quale l’associazione
interessata (o le associazioni, se più
d’una, che ovviamente dovranno
coordinare il proprio intervento)
potrà sviluppare un’iniziativa atta a
coinvolgere il più possibile la
popolazione residente nel Comune.
La nostra Compagnia, come noto, è
impegnata ad organizzare una gara
del campionato regionale FIARC per
il 26 aprile 1998; tenuto conto dei
possibili impegni agonistici degli
arcieri, in base al calendario gare
1998, è sembrato opportuno dare la
nostra disponibilità preliminare per
la giornata del 10 maggio 1998: per
tale data dovremmo essere in grado
di organizzare una giornata al campo
di tiro, aperta alla partecipazione del
pubblico che desideri cimentarsi con
il tiro con l’arco, sotto il controllo
dei
nostri
istruttori,
con
dimostrazioni di tiro da parte degli
arcieri della compagnia e di eventuali
ospiti delle compagnie amiche, in un
atmosfera di sana allegria.
La scelta del campo di tiro sembra
ideale per due motivi: il primo di
carattere generale, ovvero di
sicurezza, in quanto il territorio sotto
la nostra gestione è direttamente
controllabile, recintato e, almeno in
teoria,
non dovrebbe presentare
sorprese di sorta;
il secondo motivo ha, a mio avviso,
un carattere più utilitaristico: sarebbe
infatti estremamente disdicevole per
la nostra compagnia se, in occasione
della suddetta giornata, il campo di
tiro non si presentasse con un aspetto
decoroso.
Ci viene data, quindi, l’occasione
per condurre in porto quelle
modifiche strutturali da tempo
discusse in Consiglio Direttivo e, ad
onor del vero, già definite e
deliberate (in altro articolo su questo
numero sono descritti gli interventi
più significativi previsti dal progetto
di ristrutturazione).
Mi rendo perfettamente conto che
ogni intervento è così complesso da
richiedere l’azione congiunta di più
d’uno e che purtroppo gli impegni
quotidiani di tutti non concedono né
spazio né disponibilità di risorse
fisiche o mentali. Tuttavia mi sembra
necessario cercare, attraverso un
ulteriore
sforzo
comune,
di
raggiungere questo nuovo obiettivo:
sicuramente la compagnia ne trarrà
vantaggio, sia per l’immagine
proiettata all’esterno, sia per
l’immancabile
ritorno
interno
misurabile in termini di rispetto e
stima reciproca.
Francandrea
UOMINI
DOLCE
D'ACQUA
Sottotitolo:
Date a Cesare quel che è di Cesare…
Secondo sottotitolo:
Una
giornata
indimenticabile,
un'altra!!!!
Prologo.
La gara al Parco Ittico ha fatto il
tutto esaurito ma la giornata non è
delle migliori... una pioggia fitta e
fastidiosa imperversa, senza tregua…
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
9 Novembre 1997
I confini del mondo acquatico sono
confusi, sfumati… l'acqua regna
sovrana! Noi pesci ci chiediamo
ormai cosa siano quei colleghi
sibilanti che sfrecciano appena sopra
quello che, fino a ieri, era il pelo
dell'acqua. Alcuni di questi pesci
magrissimi e pennuti a 120° (?!?)
cadono esausti dopo la loro folle
nuotata e, sorpresa delle sorprese,
galleggiano!!! Che emozione vederli
ondeggiare con le piume bagnate
senza un'apparente direzione ed
incuranti di quei pazzi rumorosi che,
con braccia lunghissime, cercano di
prenderli…. CHE CORAGGIO!
Anche ieri si notavano delle ombre
indistinte ma il mondo degli asciutti
era molto più staccato ed i suoni
giungevano a malapena attraverso
l'acqua limpida e pulita dei nostri
fossi. Un collega coraggioso ha
riferito che si trattava di una tribù di
"arancioni"… Hare Crishna? chissà!
Ma oggi sta proprio succedendo
qualcosa di grosso… moltissimi
"umani" sguazzano nelle acque della
zona ed alcuni mostri cornuti ci
guardano con preoccupante fissità
dalle rive melmose. Alla "fossa
grande" un mostro nero che alcuni
chiamano "orso" (e molti altri
"porcodiqui-porcodilà")
incombe
silenzioso mentre lo prendono di
mira con quei pesci strani che, dopo
una serie di rapidi colpi di coda,
vanno a cascare nei posti più
improbabili con grande disappunto
degli umani… solo pochi riescono
(ad es. l'Autore, n.d.A.) a prenderlo
ed il pesce rimane lì appiccicato a far
bella mostra di sé (?). Che strana
forma di pesca… cercare i pesci nel
fango! Fortuna che non se la
prendono con noi!!! Siamo pesci
seri….
Epilogo:
L'ambiente non ha subito danni ed il
Parco Ittico è ritornato un luogo di
ordine naturale dove ognuno sa stare
al suo posto. Gli umani sono tornati
asciutti dopo circa 24 ore e non
siamo a conoscenza di danni
irreversibili (branchie, scaglie, etc.).
L'orso "porcodiqui-porcodilà" è stato
riposto con cura per la prossima sfida
augurandosi che altre mani, più
sagge, lo mettano più lontano
3
dall'acqua. I gloriosi arcieri del
Castello (gli "arancioni") si possono
fregiare di un nuovo successo di
pubblico nonostante l'inclemenza
degli elementi naturali. Rimaniamo
tutti in debito con Cesare (non Giulio
ma Bianchi!) ed i suoi luogotenenti
per il lavoro massacrante fatto con il
sorriso umido e muschioso sulle
labbra, veri uomini d'acqua dolce!
Una "prima" da manuale! Grazie.
Per "immaginario" intendo tutto
ciò’ che sta al di “sopra “ della
tecnica pura che ciascuno di noi è
in grado di sfoderare, è tutto ciò’
che pende sopra di noi ogni volta
che scocchiamo una frecce di cui
troppo spesso non teniamo conto,
intenti come siamo a centrare il
bersaglio a qualsiasi costo. ... in
fondo è una lezione di educazione
sportiva che do’ a me stesso.
Danilo
Flavio Stella
ISTINTIVO
Rovistando nel cassetto di casa, ho
ritrovato un opuscolo che avevo
“rubato” alla fine di una gara 3D
svoltasi nei dintorni di Bologna tre
anni fa.
Ero alle prime esperienze di gara e
tiravo da pochi mesi. Lo lessi senza
capire a fondo il messaggio che
l’autore voleva inviare.
Ho riletto lo stesso articolo in questi
giorni. Credo che sia un concentrato
di concetti e suggerimenti che può
aiutare l’arciere istintivo nella
comprensione
del
proprio
comportamento durane il tiro. Ho
pensato quindi di condividerlo con
voi.
L’autore è Danilo Rosini bowmaker
e personaggio impegnato sia nella
FIARC che promotore di iniziative
atte al recupero dei valori antichi
legati all’arcieria.
Cesare
IL testo:
PREMESSA
Il presente lavoro non vuole essere
il manuale del perfetto arciere
istintivo, ne tanto meno avere la
pretesa di dettare suggerimenti
dall'alto di chissà quale esperienza.
E' solamente un contributo
personale, frutto di anni di
"traiettorie" il più delle volte
mentali
nella
sfera,
dell'immaginario arcieristico.
IL TIRO ISTINTIVO
Le condizioni nelle quali viene
praticato il tiro istintivo, le
caratteristiche dei bersagli e degli
archi, sviluppano attitudini molto
particolari in coloro che praticano il
nostro sport. Le difficoltà sempre
diverse di ambientazione dei bersagli
e di postura del corpo in linea di tiro,
possono essere affrontate solo con
una corretta impostazione di base,
che rimanga come " memoria
storica" di quanto visto e appreso.
Ebbene sì , anche e soprattutto di
quanto "visto", poiché osservando
attentamente la gestualità degli altri
arcieri, dal campione all'ultimo
corsista, si impara più di quanto si
possa pensare.
In questo modo la " memoria
motoria" funziona, e diventa un
meccanismo acquisito e prezioso
ogni volta che si scocca una freccia.
Ma
cosa
significa
valutare
istintivamente un tiro e predisporlo
con un semplice colpo d’occhio, in
modo naturale e spontaneo, senza
conoscere né la reale dimensione del
bersaglio né la distanza a cui si
trova.
Cosa significa tirare dalla cima di un
albero, o a bersagli in movimento, o
scoccare tre frecce in un tempo
limitato senza pensare alle difficoltà,
e riuscirci in maniera semplice!
Si tratta di un vero rapporto tra
l’arciere, il “suo” Arco, e il
bersaglio, che trascende lo scopo di
“fare punti”, e diventa una
proiezione di energia attraverso il
volo della freccia; l’arciere istintivo
riesce a “precedere” il volo della
freccia disegnandone la parabola.
Ciò porta poi alla verifica sul campo,
e a confrontare il fascino delle teorie
con la realtà dei risultati; o
importante fin da subito rendersi
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
conto che anche con una buona
tecnica di base, ed una attrezzatura
adeguata, l'arciere istintivo deve ogni
volta, ad ogni freccia, cercare quel
"filo" che lo lega al bersaglio.
Non c'è gratificazione maggiore della
consapevolezza di avere effettuato
una perfetta esecuzione.
Vediamo una frequenza completa di
tiro, e cerchiamo di visualizzarla
mentre viene descritta:
Ho il mio Arco in mano, lo impugno
con sicurezza, posizionando nel
punto giusto la "Y" della mano
dell'Arco; guardo subito il bersaglio,
individuo il più piccolo punto al
centro e lo "ingrandisco" vedendolo
chiaro come se fosse a pochi metri da
me, mentre compio questo rito
mentale, le dita che tendono la corda
ne provano la consistenza con
piccole trazioni.
La stessa mano ora corre lentamente
verso la freccia, la prendo e la
sostengo come per verificarne il
peso, il bilanciamento, e prima di
incoccarla "pettino" l'impennaggio e
riconosco il fruscio delle penne
naturali.
Sto ancora guardando il bersaglio da
cui non ho mai distolto lo sguardo,
ed è appena "tornato indietro" il
messaggio che gli ho lanciato.
lncocco la freccia, posiziono il dito
indice sopra la cocca, il medio e
l'anulare al di sotto, e termina così la
fase preparatoria del tiro.
Dal momento in cui ho messo il
piede sul picchetto sono passati si e
no 5 secondi.
A questo punto entra in funzione la "
memoria storica", codifico il
messaggio con un processo inconscio
che mi suggerisce la postura
migliore, ed ecco che mentre alzo
l'Arco spingendo con la mano che lo
regge, e contemporaneamente tendo
la corda, il corpo assume come
d'incanto un'altra fisionomia, la
goffaggine di tanti piccoli movimenti
preparatori apparentemente slegati
uno dall'altro sparisce, e il corpo
diventa un tutt'uno armonioso; io
sono solo un puntino sospeso al
centro di una grande sfera, in cui è
impossibile avere un punto di
appoggio, e all'improvviso lo slancio
delle mie braccia mi consente di
puntellarmi perfettamente a quelle
pareti
che
mi
sembravano
irraggiungibili. La mano dell'Arco
4
ora è più rilassata, la perfetta
posizione della " Y" mi consente di
sopportare il carico dell'Arco con la
struttura ossea più che con la
muscolatura; se così non fosse andrei
in tremito al momento del rilascio e
dovrei stringere l'Arco con inevitabili
ripercussioni su un equilibrio che
rischia sempre di diventare precario.
La spalla che " guarda" il bersaglio
ha in questa sequenza un ruolo molto
importante, devo tenerla bassa per
evitare che la clavicola "rientri"
troppo all'interno, e porti il braccio
dell'Arco a perdere l'allineamento
verticale col bersaglio.
Nel frattempo ho valutato quale sia
la migliore posizione del busto in
funzione dell'equilibrio che riesco ad
avere sulle gambe; il busto è un po’
inclinato in avanti, e ciò consente di
demandare parte dello sforzo di
trazione sui muscoli della schiena,
che lavorano così in modo uniforme
ed ergonomico con i muscoli delle
braccia e delle gambe.
Nel momento in cui inclino il busto
in avanti mi occupo anche della
respirazione: un atto respiratorio
diverso ogni volta, si ripercuote sulla
costanza
dell'esecuzione,
cerco
pertanto di farlo ogni volta nello
stesso modo, inspiro poca aria,
pochissima, quel tanto che mi basta a
tenere l'apnea per pochi secondi; è il
modo migliore per non influire sulla
fluidità del gesto, poca aria
respirando "di pancia" anziché con i
polmoni. In questo modo inoltre i
muscoli
della
cassa
toracica
rimangono rilassati e non
rendono impellente il
"bisogno" di aria.
A questo punto
sono passati altri 3
secondi!
Inizia la fase conclusiva della
sequenza di tiro, in cui i gesti
che avverranno possono
vanificare anche la più
perfetta delle impostazioni.
E' il momento dell'estensione dei
muscoli del braccio che tende la
corda, l'allineamento verticale è a
questo punto facile da “tenere" ma
occorre
anche
l'allineamento
orizzontale, e allora devo allineare
l'avambraccio con la freccia, senza
produrre torsioni sul polso, senza
torcere la corda, e cercando di tenere
il gomito alto per evitare che al
rilascio la mano "cada" miseramente
al di sotto della linea di trazione.
Deve essere un'azione fluida durante
la quale la "memoria motoria" mi
comunica un dato fondamentale: la
"fatica" della trazione, che riconosco
ad
ogni
pollice
fino
al
raggiungimento del mio allungo.
Sta per arrivare il momento cruciale
di tutta l'azione: il rilascio della
corda che proietterà tutto me stesso
in un volo pulito, in cui metro dopo
metro riconoscerò la parabola della
mia freccia, ma un attimo prima che
ciò succeda devo riuscire a rilassare
il dorso della mano che tende la
corda. Solo rilassando quei muscoli e
quei tendini il rilascio sarà pulito, e
la mano cadrà sulla spalla.
Ciò che accade al raggiungimento
dell'allungo
è
difficilmente
descrivibile, non so dire quale sia
l'impulso che mi " costringe" a
rilasciare la corda, mi piace pensare
che sia la corda stessa a lasciare le
mie dita, come se sapesse da sola che
è arrivato il momento.
Personalmente ho un tempo di
trattenuta breve, ma non so se sia
sempre il "tempo" di rilascio giusto.
Certamente è molto istintivo,
altrettanto certamente è più difficile
ottenere un buon allineamento
orizzontale (alzo), sta di fatto che è
un meccanismo più inconscio che
razionale. Comunque dopo il rilascio
espiro lentamente la poca aria dalla
pancia, rilassando anche i muscoli
della schiena, e rimango ad osservare
ciò che accade (follow-trough).
In tutto sono passati si e no 8-9
secondi!
Sembra un trattato di
psicofisica.
La
precedente
descrizione, per quanto
personale per molti
versi, fa capire
quanto il tiro con
l'Arco sia uno sport
“tecnico". Certamente
nessun bravo tiratore
istintivo pensa a tutta
quella sequenza ogni volta che
scocca una freccia, altrimenti
occorrerebbero 8-9 minuti ogni
volta!
Tutto quanto descritto diventa prima
o poi un meccanismo acquisito,
frutto di ciò che ho definito la "
memoria motoria", ma proprio
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
perché diventa un meccanismo
automatico è più difficile capire
"come e perché" qualcosa non va.
Per quante variazioni possa subire
l'attrezzatura (modifica del braceheigbt, punto d’innocuo, aste storte o
sfibrate, condizioni atmosferiche
sfavorevoli) la maggiore variabile
sarà sempre l'attentività dell'arciere.
Di colpo dopo una o più sequenze
entusiasmanti arriva l'errore banale,
che porta a mettere in discussione
tutto, per prima cosa l'attrezzatura!
quante volte capita di vedere
qualcuno che, dopo un errore, estrae
la "squadretta" per controllare brace,
incocco, e addirittura il tiller, prima
di pronunciare la frase rivelatrice: "
eppure è tutto a posto"!!.
In questo atteggiamento (dal quale
non si considerino esentati neppure i
campioni) c'è una presunzione di
fondo che tende all'autoassoluzione,
nessuno di noi è mai completamente
soddisfatto al termine di una gara "se
non avessi messo fuori quelle 2
frecce, oggi avrei vinto!!!..." di volta
in volta ciascuno di noi fa quello che
è capace di fare in quel momento, e
anche se ciò non piacerà alla
maggior parte degli sfegatati agonisti
che popolano i percorsi, ognuno di
noi la " gara" la deve fare solo con se
stesso!
Gli altri sono solo un motivo per
passare 4-5 ore piacevoli, per
confrontare stili di tiro anche molto
diversi, e cercare di trarre sempre e
comunque un insegnamento!
Proporrei, se non fossi certo di
attirare molte antipatie, una tipologia
di gara totalmente priva di
punteggio; sono sicuro che TUTTI
alla fine saremmo soddisfatti della
nostra performance di quel giorno.
COME STIMOLARE
L’ISTINTIVITÀ
Per ottenere dei risultati in uno sport
molto tecnico, occorre una ferrea
disciplina, che in alcuni casi diventa
un tratto decisamente ossessivo del
carattere
Bisogna
cercare
di
conoscere. la propria "soglia" di
ossessività, poiché si rischia di
oltrepassarla senza oltretutto avere i
mezzi, le capacità tecniche, per
raggiungere obbiettivi ambiziosi.
Un arciere è uno sportivo come tanti
che praticano sport individuali, e
5
come tutti deve mediare con la
propria personalità per adattarla al
modo in cui tira quel giorno, o più
genericamente al suo momentaneo
stato di forma, al di là delle sue
aspettative.
Fattore cardine è l'aggressività, che
diventa tutta positiva solo se è
proiettata, tramite il volo della
freccia, verso il bersaglio.
In questo senso si considera il
bersaglio come un rivale, e il fatto di
colpirlo
soddisfa
il
nostro
“potenziale narcisistico", che si placa
fino al bersaglio successivo.
Solo così possiamo riuscire a
mobilitare tutte le nostre risorse per
considerare
un
errore
una
"défaillance" momentanea ed essere
stimolati a rifarci al più presto.
Ma l'aggressività si porta dietro
l'ansia, che normalmente è al
massimo all'inizio della gara, e
diventa così troppo importante
"iniziare bene". Se invece si riesce a
gestirla mentalmente, a far si che non
si trasmetta ai muscoli, l'ansia riesce
ad agire come fattore stimolante. Se
la tensione riesce ad essere solo
mentale,
sarà
come
"depurata", e non si
trasmetterà ai muscoli,
lasciandoli liberi di
trovare la loro spontanea
estensione.
Ansia e Aggressività,
ma solo verso il
bersaglio.
In tutto questo occorre
sforzarsi di mantenere
intatto il gusto del gioco,
che ci aiuta a sopportare il
fatto di doverci confrontare con gli
altri; se si perde il gusto del gioco, la
sofferenza diventa fine a se stessa.
Tornando all'argomento iniziale, la
disciplina, è bene sottolineare alcuni
aspetti.
Come può’ un arciere istintivo
migliorare il proprio livello tecnico
senza avere un riferimento preciso,
come ad esempio i dettami di una
figura così importante come quella di
un allenatore?
Noi dobbiamo essere gli allenatori di
noi stessi.
Certamente ci sono gli amici "più
bravi" di noi, che possono elargire
qualche suggerimento, ma sta poi a
noi metterli in pratica e assimilarli
fino a che faranno parte della nostra
" memoria motoria ".
A seconda di come tiriamo, ci
vogliamo bene, ci compiacciamo
oppure ci malediciamo per la
cronicità
dei
nostri
errori.
Esattamente
come
un
atleta
considera il suo allenatore vero!
Questi è visto di volta in volta come
il migliore amico o come il peggiore
dei seviziatori, ma in realtà è Lui il
tramite con il futuro stato di forma.
Ma come possiamo essere obiettivi
con noi stessi!
Ognuno deve trovare il modo giusto
per affrontarsi, e riuscire così a non
far finta di non vedere il più piccolo
difetto.
Un giorno in una fase della mia "
carriera" arcieristica particolarmente
felice, decisi di guardarmi come mi
guardavano gli altri.
Ho registrato intere videocassette
mettendo una videocamera su un
cavalletto, e riprendendo intere serie
di frecce da tutte le posizioni. Da
dietro affinché si vedesse anche il
bersaglio (la meno utile
delle posizioni), di
fianco per vedere
cosa succedeva
al rilascio (quante
sorprese!), dall'altro
lato per vedere la posizione
della spalla e della mano
dell'arco, da sopra per
verificare l'angolo
braccio dell'arco/corda,
ed infine dal punto di vista del
bersaglio! Si, ho'. posizionato la
videocamera a fianco del bersaglio,
leggermente arretrata, e mi sono
ripreso ad una distanza di 25 metri.
Ebbene sono queste le riprese più
interessanti, proprio perché viste dal
punto d'impatto della freccia!
Sapete perché?
Perché vedendo le code delle frecce
sul bersaglio, anche molto distanti tra
di loro (20 cm a 25 metri sono
molti!) mi sono reso conto dell'inezia
dell'errore al rilascio.
Mi spiego meglio: 20 cm di
differenza nell’alzo a 25 metri di
distanza, tirando con un longbow da
65 libbre, e frecce in legno del peso
di 35 grammi, è un errore di
allineamento orizzontale di ben poco
conto, tanto che anche al rallentatore,
e tracciando sul video la traiettoria
dal punto di partenza (la finestra
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
dell'arco) la differenza risultava
veramente minima; considerando poi
che oltre ad una posizione
leggermente diversa della mano
dell'arco, possono esserci lievi
differenze nell’apertura", e nello
"strappo" .
In questo modo ho potuto capire la
tipologia dei miei errori, ed
inquadrarli all'interno di canoni
precisi, così da poterli riconoscere.
Ora posso o meno attraversare un
buon momento di forma e avere più
o meno voglia di misurarmi con il
mio " fardello" di difetti, di cui
conosco ogni aspetto, almeno dal
lato "meccanico", ma ciò’ che mi
soddisfa di più è che mentre tiro, mi
"vedo" come se fossi al mio fianco,
guardo e giudico se sia stata una
buona esecuzione, e se ho "visto" un
errore cerco subito di correggerlo.
La grande fatica in tutto ciò è
distinguere i confini della sfera
razionale del nostro modo di pensare,
quella
che
produce
pensieri
"analitici", " critici", e che influisce
negativamente sulle tecniche di
rilassamento.
Per quanto non sempre in modo
efficace, tutti cerchiamo di rilassarci
durante le fasi di tiro, poiché il
rilassamento è la premessa della
concentrazione, ed è su queste che
agisce la sfera razionale "minandone
l'efficacia con pensieri coscienti, che
continuamente interferiscono con la
sfera istintiva, che a sua volta guida
la "memoria motoria".
La sfera razionale emette dei
comandi, la sfera istintiva dei
suggerimenti.
Per non dare il tempo ai pensieri
coscienti di mettere in discussione
una qualunque fase dell'esecuzione, è
perciò meglio un'azione rapida e
fluida, evitando una trazione troppo
lenta o peggio ancora interrotta.
Si può’ sicuramente aiutare la nostra
sfera istintiva eliminando dalla fase
di tiro TUTTI i pensieri di:
Allungo,
ancoraggio,
mira,
inclinazione dell'arco, allineamento,
esito del tiro, risultato finale della
gara.
Ci si deve invece occupare di:
Incoccare bene la freccia, sistemare
le dita e l'impugnatura, tendere in
maniera decisa, rilassare la mano
della corda, rilasciare.
6
Ciò è la sola parte meccanica
dell'esecuzione.
Ogni volta che riusciamo ad eseguire
meccanicamente e velocemente il
maggior numero delle funzioni di
una sequenza di tiro, la " memoria
motoria" si impossessa del nostro
pensieri, negando l'accesso a
qualsiasi funzione di analisi e di
controllo.
Lo stato di forma acquisito con
questa tecnica è oltretutto in grado di
resistere più a lungo, e nelle
situazioni più svariate; al contrario
uno stato di forma che sia il frutto di
un allenamento forzato da rigide
procedure analitiche, si deteriora più
facilmente, poiché viene messo in
discussione dalle più piccole
situazioni di stress (es. .sono andato
basso perché ho allungato poco, alla
prossima freccia DEVO allungare di
più.. e magari la seconda freccia va
alta; quante volte succede?? .) .
Meditiamo su quel ...DEVO
ALLUNGARE DI PIÙ, è un
comando, cosciente, analitico, e non
ha NULLA di istintivo. Ed è solo un
esempio dei tanti "comandi" della
sfera razionale.
Insomma stiamo attenti alla
sindrome del Dr. Jeckill e Mr. Hide.
VISUALIZZARE ED
IMMAGINARE
Molto spesso questi due termini sono
usati intercambiabilmente. In realtà
esiste una fondamentale differenza:
l’IMMAGINAZIONE è il più delle
volte pura fantasia, che non riesce a
rimanere attaccata a situazioni
vissute per molto tempo, e spazia
sconfinando nella creatività e quindi
nei desideri più nascosti. La
VISUALIZZAZIONE si rifà invece
a situazioni già vissute, o molto
vicine ad immagini reali, e riesce a
dare il senso del movimento di una
situazione.
Ad
esempio,
se
ripensiamo a distanza di tempo ad un
amico che ha fatto un bel tiro, mentre
noi stavamo dietro di lui,
concentrandoci
riusciamo
a
VISUALIZZARE
la
scena
dell'amico che alza l'Arco, del
bersaglio sfuocato in lontananza,
della freccia che parte, della parabola
che compie, ed infine del punto in
cui impatta sul bersaglio. Chiunque
può farlo con sufficiente fedeltà alla
situazione realmente vissuta. Se
invece sulla base della stessa scena
proviamo ad IMMAGINARE che
qualcosa vada in modo diverso, ad
esempio che ci sia un bersaglio
differente ed un diverso punto
d'impatto
della
freccia,
non
riusciamo a metterlo a fuoco, CON
GLI OCCHI DELLA MENTE, nello
stesso modo. Se lo stesso esercizio lo
facciamo in 3, ognuno di noi lo
"immagina" a modo suo, mentre se
tutti e 3 "visualizziamo" la scena
dell'amico che realmente ha centrato
il bersaglio (e tutti e 3 eravamo
dietro di lui quando è successo)
l'esito dell'esercizio mentale sarà
molto simile per tutti e 3. Anzi per
tutti e 4, poiché l'amico potrà fare la
stessa cosa, anche se da una
prospettiva diversa (il suo punto di
osservazione della scena è diverso
dal nostro) la visualizzazione
consente di leggere meglio delle
scene
in
movimento,
l'immaginazione registra meglio
delle scene ferme. Entrambe possono
essere componenti importanti per
migliorare la nostra abilità nel tiro.
Visualizzare
e
immaginare,
rimanendo pero’ ben attaccati al
nostro stato di forma e a tutte le sue
parti e andare a "cercare" con gli
occhi della mente la parabola della
nostra freccia; sono esercizi che il
nostro cervello riesce a fare
tranquillamente. Cancelliamo invece
ogni " evocazione" che ci porti a
vedere noi stessi mentre ritiriamo il
primo premio, o mentre compiliamo
uno score da fantascienza.
FATTORI CHE DETERMINANO
UN ERRORE
-Eccessiva
sicurezza;
e
conseguentemente "sufficienza" con
cui si valutano le difficoltà di un tiro.
E' vero che "qualsiasi bersaglio può’
essere colpito", è vero che tutti in
allenamento facciamo cose mai viste,
e centriamo bersagli impossibili,
esasperando le difficoltà, ma è
altrettanto vero che non tiriamo con
la stessa smania che abbiamo in gara.
La smania appunto di "fare punti".
Pertanto la prima regola da accettare
è che " qualsiasi bersaglio può essere
SBAGLIATO" .
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
Convinti di ciò si affronteranno
anche le minori difficoltà con la
massima umiltà.
-Eccessiva fiducia nell'attrezzatura;
ricordiamoci che dietro all'Arco ci
siamo sempre noi, con le nostre
capacità, e i nostri limiti.
Il grande Arco custom è un attrezzo
di pregio di cui siamo visceralmente
innamorati (parola di costruttore), ma
è anche facile che non perdoni la
benché minima distrazione.
-Scarsa attenzione ai materiali; le
frecce vanno controllate di frequente,
quelle in legno poi è facile che
subiscano
delle
lesioni
già
nell'impatto
con
battifreccia
particolarmente duri. Le cocche
possono
essere
lievemente
danneggiate quando tante frecce si
trovano vicine, e basta poco per
modificare il rendimento della
freccia. Particolare attenzione va
posta nel momento in cui si incolla la
cocca (soprattutto al legno). Quante
volte capita di vedere cocche non in
asse con la sezione centrale dell'asta!
Controlliamo poi sempre una freccia
in legno che impatti per terra, è facile
che sia da scartare anche in
mancanza di lesioni evidenti! Lo
stesso vale per le punte, troppo
spesso spuntate e quindi non in grado
di garantire lo stesso rendimento su
tutti
i
bersagli,
come
i
tridimensionali, nei quali il " bordo"
è
particolarmente
sensibile
all'impatto con la freccia. A questo
proposito sono certamente meglio le
punte ad ogiva rispetto alle field.
-Perdita di attentività; dopo che si è
centrato il bersaglio con la prima
freccia, per quanto non sembri si è
portati SUBITO a pensare di poter (o
dover) ripetere la performance con la
seconda e la terza freccia. Si perde
così la concentrazione del bersaglio,
ritenendo di non dover più
dimostrare cosa si sa fare, e
inevitabilmente arriva l'errore.
- Paura del bersaglio; o psicosi da
risultato finale, che si verifica
quando si "vede" la propria freccia al
centro PRIMA ancora di aver teso
l'arco, e la motivazione è il solo
desiderio che ciò accada. Nel
momento in cui l'Arco è puntato
verso il bersaglio subentra la paura di
non essere in grado, si va in tremito,
si "strappa" la corda, e la freccia va
miseramente da un'altra parte.
7
INFORMAZIONI
DAL
COMITATO
REGIONE
LOMBARDIA
Il 30 novembre, domenica scorsa, al
pomeriggio, si è tenuta, presso i
locali dell’ACQUA POTABILE di
p.zza Carbonari, in Milano, l’annuale
assemblea delle compagnie della
Lombardia per l’approvazione dei
bilanci di gestione del Comitato
FIARC per la Regione Lombardia.
Partecipanti per la nostra compagnia:
Tacconi Franco Andrea e Stella
Flavio.
Per il 1997, a fronte di ricavi per
11.358.000 si sono avuti costi per
Lit.12.184.629, con un disavanzo di
Lit 827.629, coperto con parte delle
disponibilità dell’anno precedente.
Il preventivo per il 1998 comporta
una base di spesa di Lit 16.260.813.
Le cifre più significative riguardano
le spese di rinnovo o reintegro del
parco 3D a disposizione delle
compagnie
per
le
gare
di
campionato.
Tra le novità per il prossimo
esercizio la pubblicazione almeno
bimestrale di un foglio informativo
(titolo: «La Frecciatina») allo scopo
di trasmettere attraverso le segreterie
di
compagnia
o
mediante
distribuzione ai singoli in occasione
delle manifestazioni patrocinate dal
C.R.L., le notizie riguardanti
l’operato dello stesso C.R.L.
Il primo numero verrà affisso in
bacheca al campo di tiro e sarà reso
disponibile in copia sia la campo
stesso, sia in palestra.
Per inciso anche il Consiglio
Nazionale ha intenzione di redarre un
notiziario per la divulgazione delle
informazioni arcieristiche.
Bene, sembra che l’iniziativa 04
CAST con la pubblicazione di MAI
DIRE SPOT abbia fatto proseliti:
speriamo adesso che con tre fogli si
faccia vera informazione e non solo
accumulo di carta!
Tra le altre notizie che ci riguardano:
La nomina di Paneroni Alberto e
Tacconi Franco Andrea a membri
della commissione regionale per lo
stile Arco Ricurvo.
La candidatura di Proverbio Vittorio
per la commissione stile Compound,
SL,SI, richiede invece la verifica
delle urne, data la presenza di un
numero di candidati superiore ai 10
richiesti per ciascuna commissione.
Il 17 e 18 gennaio p.v. si
effettueranno gli esami per le nomine
dei capocaccia (Bignamini Roberto e
Bianchi Cesare) e dei caposquadra
(Dalzini Maria Teresa, Massimo
Alfredo, Paneroni Alberto, Pisati
Lucio, Proverbio Vittorio, Tacconi
Franco A., Tacconi Luca).
Ricordiamo che FIARC richiede ad
ogni compagnia la disponibilità di
almeno un capocaccia per godere
dell’autorizzazione ad organizzare
gare di campionato FIARC e di
almeno un caposquadra ogni dieci
iscritti per permettere un’adeguata
gestione delle stesse gare da parte
degli organizzatori.
Un discussione alquanto animata è
infine sorta dopo la presentazione da
parte del Consiglio Nazionale
FIARC di un’iniziativa volta ad
individuare, attraverso un’indagine
fra tutti gli arcieri, nuove tendenze o
comunque idee riguardanti la
modifica dei regolamenti FIARC:
l’obiettivo è dichiaratamente quello
di pervenire in tempi accettabili a
regolamenti stabili, basati sul
contributo di tutti, e comunque non
variabili di anno in anno.
Alcune Compagnie ritengono che in
tal modo il Consiglio Nazionale
commetterebbe l’errore di saltare gli
organismi direttivi delle singole
compagnie, con la possibilità che il
rilevamento risulti non probante,
dato che non tutta la base degli
arcieri appare coinvolta nelle
competizioni agonistiche e pertanto
risulta meno titolata ad esprimere
pareri sui regolamenti che di fatto
incidono sulle gare stesse. Altre sono
dell’opinione opposta, ovvero che
finiranno
di
rispondere
al
questionario solamente gli arcieri
interessati. Speriamo ......
Allargandosi su questo tema sembra
che sia il Comitato Regionale che il
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
Consiglio
Nazionale
siano
preoccupati della scarsa efficacia di
molte delle Compagnie e della loro
incapacità di comunicare agli arcieri
ciò che succede nell'ambito FIARC;
addirittura in molti casi sembrerebbe
che i Presidenti e/o le Segreterie "lo
facciano apposta" per mantenere un
non precisato potere… l'unico fatto
oggettivo era la scarsa partecipazione
all'assemblea dove i Presidenti
assenti erano un nutrita minoranza.
Di sicuro la nostra Compagnia
partecipa con assiduità, ha una vita
sociale abbastanza attiva e canali di
comunicazione verso tutti gli
associati che dovrebbero garantire
una completa informazione; chi
volesse essere informato in modo più
approfondito dovrà farsi parte
diligente nel contattare i vari
rappresentanti
del
Consiglio
Direttivo che ne terranno conto sia
per migliorare la comunicazione
esistente che per rispondere in modo
specifico con il materiale a
disposizione o facendo "escalation"
agli appositi organi federali.
Francandrea e Flavio
MAI DIRE SPOT!
Notiziario della
Compagnia Arcieri del
Castello
Inviato / Consegnato ai Soci
Direzione:
Lorenzo Rossi
Hanno collaborato:
Consiglio Direttivo
Cesare Bianchi
Flavio Stella
Franco Andrea Tacconi
Posta: Lorenzo Rossi
Via Spilamberto 4
20097 San Donato Milanese
( (02) 8850-5751 – ufficio
E-mail
:[email protected]
E-mail Compagnia:
[email protected]
Pro Manuscripto
8
Parco Ittico
CLASSIFICA GARA SOCIALE
“MARCO BIAGGI 2000”
Parco Ittico Paradiso
Battuta di caccia simulata
8 Novembre 1997
Podio
Categoria
Nome
Punteggio
1°
2°
CUMRI
Bianchi Pietro
Pinter Tommaso
120
21
1°
2°
CUMLB
Massimo Lorenzo
Bianchi Luca
134
49
1°
CAFRI
Stefanoni Monica Simona
63
1°
CAFLB
Dalzini Maria Teresa
84
1°
2°
3°
4°
5°
6°
7°
8°
9°
10°
11°
12°
13°
14°
15°
16°
CAMRI
Bignamini Roberto
Tacconi Franco Andrea
Colmelet Viviano
Stella Flavio
Tacconi Luca
Panizza Claudio
Paneroni Alberto
Fabbricatore Massimiliano
Bianchi Cesare
Marchetti Walter
Belligoni Luciano
Nielsen Bjorn
Pinter Paolo
Pierin Amauri
Fabbricatore Davide
Moratti Riccardo
201
121
118
107
98
95
93
92
74
67
64
60
53
53
46
14
1°
2°
3°
4°
5°
6°
7°
CAMLB
Cesca Alessandro
Balzan Ruggero
Corrao Maurizio
Massimo Alfredo
Petrone Ernesto
Re Giulio
Guarneri Tommaso
114
106
104
49
42
39
21
1°
2°
3°
CAMCO
Guarneri Alvaro
Pisati Lucio
Radaelli Fulvio
210
81
67
1°
2°
CAMSL
Proverbio Vittorio
DeBernardi Roberto
323
274
1°
2°
CAMSI
Mariniello Maurizio
Villa Angelo
347
212
MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
Credo che sia doveroso ringraziare
tutti coloro che con piccoli o grandi
interventi hanno contribuito alla
felice riuscita della gara del Parco
Ittico.
L’esperimento di assegnare a diversi
gruppi l’allestimento di un certo
numero di piazzole, si è rivelato
vincente. Ne è nata una sorta di gara
per la migliore realizzazione che, in
verità, non mi sento di assegnare a
nessuno perché l’intero percorso, a
giudizio dei partecipanti è stato
giudicato di ottima qualità.
Le uniche sbavature le abbiamo
riscontrate (aimè) con l’ethafoam
delle mobili che a causa della pioggia
si lasciava “bucare” con facilità.
A pare questo, credo, spero di
contare ancora su di voi per la
“prossima” che sarà il 26 Aprile ’98.
Ciao e complimenti ancora a tutti.
Cesare
In bacheca al Campo…
Troverete:
- Verbali di Riunione.
- Copia
dell’Assicurazione
FIARC.
- Classifiche gare.
- Comunicazioni varie.
Allenamento in Palestra
Per l’anno 97/98 ogni Giovedì dalle
21.00 in poi alla Palestra di via
GOLDONI (Peschiera B. –
Bettola).
In
Palestra
viene
consegnato
questo
giornale … “Fresco di
stampa”!
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MAI DIRE ... SPOT ! - Anno 2 - Numero 10 – Novembre/Dicembre 1997
10
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Il PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL CAMPO DI TIRO