cantieri
periodico della casa editrice
BH
FOCUS su Anita Pittoni
cantieri
in questo numero:
2
editoriale
2
i notiziari bibliografici di anita pittoni
6
con il coraggio dei poveri.
anita pittoni editrice nella trieste del novecento.
le edizioni de lo zibaldone
12
anita pittoni e le edizioni dello zibaldone:
libretti nudi, semplici, verdini
15
adelphi, i suoi primi 50 anni
17
il centro apice compie 10 anni
18
una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
19
i pazzi per i libri raccontati da un pazzo per i libri
20
libri letti e libri da (non) leggere
20
la fenice italiana di bradbury
21
giulio cisari doppio anniversario
23
carlo dionisotti e la cultura editoriale.
da aldo manuzio a giulio einaudi
26
un incunabolo della editoria gialla italiana
27
piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa
28
editoria a treviso 160 anni dopo
29
de amicis, parigi, e un libro che non si trova
32
maledizione del bibliofilo
periodico della casa editrice
BH
è un modo per diffondere
la cultura editoriale e bibliografica,
un appuntamento
con la letteratura tipografica
e bibliotecaria, con la modernità
e il senso dei caratteri di stampa,
è una via d’accesso
al mondo della carta
e alla sua tradizione millenaria.
numero 23
gennaio marzo
FOCUS su Anita Pittoni
2013
20X20
biblohaus edita libri e non solo
un laboratorio progettuale
dal quale nascono idee
legate al concetto stesso di libro
al suo passato al suo futuro
biblohaus nasce dall’incontro
di persone che hanno messo
in comune idee sul libro, la lettura,
la bibliografia.
biblohaus rappresenta un tempo
di riflessione su cosa sia editoria,
tipografia, bibliografia, lettura;
fermarsi a pensare per avanzare,
avanzare ogni giorno.
biblohaus è un luogo di incontro,
un prototipo su come potrebbero
diventare le culture editoriali e
tipografiche.
biblohaus privilegia
l’approfondimento saggistico,
è un tentativo di creare eventi
bibliografici, situazioni da
condividere.
cantieri
periodico della casa editrice
BH
FOCUS su Anita Pittoni
numero 23
gennaio marzo
2013
1
l’abbonamento annuale a cantieri
(4 numeri) costa € 25, per richiederlo: [email protected], numeri
arretrati € 5 cadauno compresa
spedizione.
distributori nazionali
circuiti alternativi
NDA
biblioteche estere e e.book
casalini libri
cantieri viene pubblicato ogni tre
mesi e nasce dal gruppo di
lavoro che si riunisce intorno alla
casa editrice biblohaus:
oliviero diliberto massimo gatta
simone berni simone pasquali
duccio benocci rebecca simpson
olga mainieri annette baugirard
michelle delattes gaspare naldi
konstantin bellmer gina palestri
edizioni biblohaus
via weiden 27 macerata italia
t f 0039 0733 265384
www.biblohaus.it
[email protected]
fb: biblohaus casa editrice
2
biblioteche italiane
ls distribuzioni editoriali
piemonte, valle d'aosta e liguria
book service sas
triveneto
cierrevecchi
lombardia
pecorini sas
emilia romagna,
marche, abruzzo,
toscana e umbria
euroservizi srl
lazio e scilia
medialibri diffusione srl
editoriale
i notiziari
libri bibliografici
letti e libri da
di anita
pittoni
(non)
leggere
focus
Con il numero 23 Cantieri entra nel suo sesto
anno di vita (2008-2013). Abbiamo quindi
pensato
di apportare
qualche leggera modifica al
i notiziari
bibliografici
suo palinsesto, partendo dal formato, che diventa
di anita pittoni
ad album e con copertina, passando per la periodicità che da bimestrale diventa trimestrale,
us
focper
arrivare infine alla nuova rubrica Focus, dedicata
all’approfondimento di un tema o di un personaggio
mondo editoriale
o librario; questo
con ildel
coraggio
dei poveri.
primo
Focus
è
dedicato
alla
straordinaria
anita pittoni editrice nella trieste figura
didel
Anita
Pittoni, con tre saggi di Simone Volpato,
novecento.
Marco
Menatode
e Massimo
Gatta.
di
le edizioni
lo zibaldone
one Il gruppo
focus
lavoro di Cantieri resta lo stesso, come lo stesso di
sempre è il desiderio di rendere Cantieri sempre
più utile, quale strumento di lavoro bibliografico,
anita pittoni e le edizioni
a quanti si interessano a vario titolo al mondo
dello zibaldone: libretti nudi,
del libro, dell’editoria, della bibliografia. Come li
semplici,
verdinila passione, l’attenzione,
stessi
sono l’entusiasmo,
focus
la precisione. In un momento veramente drammatico per il mondo e le sorti della cultura, dei
libri, delle biblioteche e delle librerie, il nostro
impegno verso di essi è ancora più forte e determinato. La redazione si augura pertanto che questo
primo numero, della nuova serie, continui come i
precedenti a suscitare interesse nei lettori contribuendo, nel suo piccolo, ad amplificare l’impegno
i suoi
primi
50 anni
nni
diadelphi,
tanti a favore
del libro
cartaceo,
delle librerie
indipendenti, degli archivi e delle tante, piccole
e grandi, biblioteche pubbliche e private. Buona
lettura a tutti.
la redazione
“Per ogni libro redige dei bollettini o notiziari
bio-bibliografici che stampa in 4.000 copie e
con il coraggio
dei poveri.
distribuisce
gratuitamente
a persone di cultura in
la
fenice
italiana
anita
editrice
nella
Italia
e pittoni
all’estero”,
così
in
due trieste
righe Sandra
di
bradbury
del
novecento.
Parmegiani (Far libri. Anita Pittoni e lo “Zibaldone”,
le edizioni
lo zibaldone
one
Trieste,
EdizionideParnaso,
1995,
p. 12) conclude
focus
l’interessante esperienza giornalistico-bibliografica di Anita Pittoni, sulla quale in effetti poco si
pittoni
le edizioni
sa,anita
proprio
perché emancano
i documenti: quei
giulio
cisari
doppio
cataloghi
che Anita scriveva
tutti da
sé e diffondello zibaldone:
libretti
nudi,
anniversario
deva
dappertutto,
tanto
diffusi
che
non
ne esiste
semplici, verdini
focus
una collezione completa, nemmeno nell’Archivio
Pittoni della Biblioteca civica di Trieste.
L’elenco che segue dà conto perciò di 16 notiziari
e di un catalogo
generale, piùeola
meno
la metà
carlo dionisotti
cultura
di quelli che probabilmente sono usciti, dato che
editoriale. da aldo manuzio
ad ogni novità libraria doveva corrispondere
a giulio
un notiziario
(forse einaudi
con eccezione della collana
“L’Armonica” e delle tirature in pochi esemplari).
Quelli con la sigla SV appartengono alla colleadelphi,
i suoi primi della
50 anni
nni
un incunabolo
zione dello Studio Bibliografico Simone Volpato
gialla
nauna parte
di Trieste,editoria
che di recente
ha italiana
acquisito
dell’archivio Pittoni, mentre gli altri sono posseduti dalla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia
(ma sono un dono di Volpato, non una presenza
storica,
come forse
mi compie
sarebbe piaciuto).
il centro
apice
10 anni
piero
gobetti,
dalladivita
Il titolo del periodico e l’annata
riferimento
non sonoal
sempre
in posizione
chiara
ed univoca
romanzo
e viceversa
ersa
(questo ovviamente crea dei problemi a una
una rivista e una donna tra
3
della collana, tanto che è stampato in quarta di
copertina dei libri dello Zibaldone.
corretta catalogazione), tuttavia dal n. 17-22
(almeno secondo la raccolta conosciuta) l’area
della gerenza si presenta così: “Lo Zibaldone.
Periodico di storia, lettere ed arti della Venezia
Giulia”, Anita Pittoni è qualificata direttore
responsabile, è indicata l’autorizzazione n. 220
del Tribunale di Trieste, direzione e amministrazione a Trieste, in via Cassa di Risparmio n. 1;
invece dal n. 24 al n. 35-36 il titolo in copertina
muta in “Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita
Pittoni. Notiziario” e quest’ultimo deve essere
considerato più giustamente il titolo del periodico, in quanto il precedente era invece il titolo
4
Ogni numero ha in evidenza il volume appena
uscito con articoli critici, alcuni scritti appositamente per l’occasione, spesso seguiti da approfondite schede bio-bibliografiche (questi testi
sono evidenziati nella bibliografia che segue
e per quanto riguarda gli scritti della Pittoni,
devono essere aggiunti alla bibliografia pittoniana
pubblicata da S. Parmegiani). Il rimanente spazio
è dedicato all’elenco analitico delle edizioni dello
Zibaldone, comprese quelle in programma, oltre
a notizie tecnico-tipografiche e commerciali, per
esempio l’elenco delle librerie depositarie dello
Giulia con la pubblicazione di opere originali
d’ogni tempo. Tale funzione è rispecchiata negli
elenchi delle sue collane. I libri dello Zibaldone si
rivolgono a tutti coloro che desiderano conoscere
sul vivo l’Italia ai suoi confini orientali”.
Molto più modesti ed essenziali i notiziari del
1969 e del 1971.
marco menato
Notiziari stampati a Pordenone dalle Arti Grafiche
F.lli Cosarini, formato cm 13.5x22, ripiegati a fisarmonica (a eccezione dei primi due numeri).
Zibaldone a Trieste, Milano, Torino, Roma,
Napoli, Firenze, Bologna, Venezia, Lucca, Aosta,
Treviso e New York.
Spicca sul n. 17-22, il giudizio, stampato in neretto,
di Italo Calvino: “Seguo le edizioni dello Zibaldone, che testimoniano la fedeltà a un ideale di
letteratura che è tutt’uno con lo spirito dei luoghi
e con un concetto generale di civiltà: un ideale
che oggi ha così rari esempi”. Quasi sempre è
ribadita la missione culturale dello Zibaldone,
per esempio nel citato numero: “Lo Zibaldone
ha una sua precisa funzione: quella di documentare la storia, la cultura, il costume della Venezia
maggio 1950, 2 p., ripiegato in due, Roberto D. Graff, Italo
Svevo, traduzione di Manlio Cecovini. L’articolo, molto
modesto, è così presentato: “Questa volta lo Zibaldone
lascia la parola al giovane e originalissimo scrittore americano R. D. Graff. Egli sta preparando un’ampia ed accurata biografia di Italo Svevo ed è stato in questi giorni a
Trieste per conoscere nella sua realtà l’ambiente in cui visse
e lavorò il nostro grande scrittore concittadino”. In effetti,
Graff è presente nel numero monografico dedicato a Svevo
de “La Fiera Letteraria”, VIII, 41, 11 ottobre 1953, sembra
che altro in materia non abbia pubblicato. In alto a sinistra, l’intestazione: “Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita
Pittoni e Luciano Budigna” (SV).
n. 12, febbraio 1953, 4 p., stampato su carta giallina, ripiegato in quattro. Contiene: Anita Pittoni, Giotti e la sua città.
In alto a sinistra, l’intestazione: “Lo Zibaldone. Edizioni.
Collana diretta da Anita Pittoni” (SV).
aprile 1956, 14 p., Dedicato a Giani Stuparich. In occasione
della pubblicazione delle Poesie di G. Stuparich. Contiene:
Bruno Maier, L’ultimo Stuparich [segue:]; Cenni Biografici. Opere
di Giani Stuparich. I due libri dello Zibaldone curati da Giani Stuparich. (Notizie sulle opere, sugli Autori, su Trieste). Sergio Miniussi,
Ritratto di Giani Stuparich. Anita Pittoni, Impegno morale [sul
carattere della letteratura triestina]. Prima del tit.: Zibaldone
18. Aprile 1956 (SV).
marzo 1958, 8 p., in occasione della pubblicazione di Vienna
nel ‘400 di Enea Silvio Piccolomini nella versione di Baccio
5
Ziliotto, ampia scheda bio-bibliografica su Ziliotto, non
firmata, ma di A. Pittoni (BSI).
maggio 1958, 8 p., in occasione della pubblicazione di La
gioia è dura di Sergio Miniussi, testo critico non firmato,
segue Profilo morale di Sergio Miniussi, si tratta della “schedina autobiografica” con la quale Miniussi si presentò al
pubblico di Radio Trieste nel settembre del 1955 (BSI).
n. 17-22, a. IX-X, maggio 1958 – febbraio 1959, 8 p., in
occasione della pubblicazione di Vita di mio marito di Livia
Veneziani Svevo. Contiene: Anita Pittoni, La moglie di Italo
Svevo. [segue:] Svevo e Veruda. Dalle pagine di Livia (SV).
prima e ultima pagina riprodotte in A. Pittoni, Diario 19441945, Trieste, SVSB, 2012, p. XXIII.
n. 23, a. X, [1959], 8 p., in occasione della pubblicazione
di Quello che resta da fare ai poeti di Umberto Saba. Contiene:
Giani Stuparich, Solitudine di Saba; Lionello Zorn, Bibliografia sabiana; [Anita Pittoni], Dieci anni 1949-1959, siglato
Zbe (BSI).
n. 24, a. X, [1959], 8 p., in occasione della pubblicazione
di Appunti inutili di Virgilio Giotti. Contiene: A Virgilio Giotti
il premio dei Lincei 1957 [testo della relazione ufficiale]; Anita
Pittoni, Note sulla vita e sull’opera, [segue:] Scritti critici e vari su
Virgilio Giotti (1919-1959) (BSI).
n. 25, a. X, 1959, 8 p., Rileggiamo Giani Stuparich. In occasione
della pubblicazione de L’isola di G. Stuparich. Contiene:
Silvio Benco, Giani Stuparich narratore (La Voce Libera, 15 luglio
1946), segue ampia scheda bio-bibliografica non firmata,
ma di A. Pittoni (BSI).
n. 27-29, a. XI, 1960, 9 p., Un’opera tedesca del XVIII secolo. In
occasione della pubblicazione di Il povero Uli di U. Braeker,
traduzione e prefazione di Alberto Spaini. Contiene:
[Anita Pittoni], Ulrich Braeker, con nota bio-bibliografica su
A. Spaini; Anita Pittoni, Note storiche triestine. Dall’introduzione
a uno studio su Domenico Rossetti (BSI, in 2 copie).
n. 33, a. XIII, 1962, 7 p., in occasione della pubblicazione
del Diario per la fidanzata di I. Svevo. Contiene: Anita Pittoni,
Italo Svevo, con nota bio-bibliografica su Bruno Maier, curatore dell’edizione insieme alla Pittoni (BSI).
n. 34, a. XIII, 1962, 9 p., Poesia e artigianato. In occasione
6
della pubblicazione di Fèrmite con mi di A. Pittoni. Contiene:
Alberto Spaini, Cara Anita; Anita Pittoni, Poesia e artigianato
(dal diario); Fabio Todeschini, Nota sulla poesia di Anita Pittoni;
Notizie su Anita Pittoni, scheda bio-bibliografica non firmata
(BSI). prima e ultima pagina riprodotte in A. Pittoni, Diario
1944-1945, Trieste, SVSB, 2012, p. XI.
n. 35-36, a. XIV, 1963, 9 p., in occasione della pubblicazione di Lettere alla moglie di I. Svevo, a cura di A. Pittoni.
Contiene: Eugenio Montale, Italo Svevo (1926), segue una
Nota siglata A. P. sul Montale primo scopritore di Svevo,
lamentando che “il buon seme di Montale non aveva avuto,
in quanto a ‘terreno’, la stessa fortuna”, in confronto con lo
scritto “alquanto debole” di B. Crémieux uscito nel medesimo anno ma a Parigi (BSI).
f
Notiziari stampati a Trieste dalla Tipografia
Moderna, formato cm 11x14
a. XX, 1969, 7 p., 7 nuovi libri. Catalogo. Sul verso del front.:
“Nelle edizioni dello Zibaldone / Trieste / porta orientale
d’Italia aperta / all’Europa e al mondo / documenta / sul
vivo le appassionanti vicen- / de del suo emporio e della
sua / regione di confine” (BSI).
a. XXII, 1971, 7 p., 1971, con presentazioni delle 7 novità
dell’anno. Nota di Stelio Crise sulla mostra dedicata alle
Edizioni dello Zibaldone, inaugurata il 1° marzo nella
Biblioteca del Popolo (attuale Biblioteca Statale): “Questa
mostra vuol essere un omaggio all’impresa editoriale triestina, frutto maturo di fantasia coraggiosa e di volontà
caparbia...” (BSI).
Catalogo generale 1949-1969, 11 p., alle p. 3-4 breve scritto,
siglato A. P., sulle caratteristiche culturali dello Zibaldone,
senza titolo: “ La presenza nel gran mondo editoriale delle
piccole case editrici è giustificata quando esse operano
ispirate da un preciso programma etico-culturale, rigorosamente originale, allo scopo di riparare a una lacuna...”.
Il catalogo comprende “I 33 volumi usciti” e 25 volumi
annunciati (BSI).
con il coraggio dei poveri.
anita pittoni editrice nella trieste
del novecento.
le edizioni de lo zibaldone
one
focus
Te volevo dir che el zibaldon
xe una bela cosa, una bellissima cosa,
anita pittoni e le edizioni
ma xe una pìcola cosa, e ti!
dello zibaldone: libretti nudi,
ti te butà dentro come s’el fussi tuto...!
semplici, verdini
UmbertooSaba
cus
f
Con le mani ha creato stoffe da fibre povere e fili
preziosi; con la forza delle idee ha pubblicato libri
di cultura giuliana; con le parole ha scritto prose e
poesie, perché “Tuta la mia opera la xe qui e che
se trati de tessili, dello Zibaldone, de poesia, la xe
tutt’una, la nassi dela stessa ispirazion” (Pittoni,
1963). Questo patrimonio sembra quasi svanito
nel nulla, come la sua stessa presenza, dalle storie
adelphi, i suoi primi 50 anni
nni
di editoria italiana del Novecento (una sola citazione nel recente Tranfaglia-Vittoria, nessuna
in Turi, Gigli Marchetti-Finocchi, Tortorelli,
Ragone). Solo Foelkel, in Storia dell’editoria italiana
ricorda che “Nella povertà di iniziative editoriali
autenticamente
nella10
caoticità
il centro
apice valide,
compie
anni della
situazione, Trieste è pur riuscita ad esprimere nel
secondo dopoguerra un’iniziativa editoriale [Lo
Zibaldone, n.d.A.] che offre limiti di cultura e di
riconoscenza nazionali” (Foelkel, 1960). Questa
donna indipendente e fragile, passionale e antiuna rivista e una donna tra
conformista, tirannica e generosa, è ancora oggi
architettura, arte e letteratura:
poco conosciuta. I tardivi riconoscimenti giungono
d’italia
di morte
dariascontata
guarnati
a aria
vent’anni
da una
nell’assoluta
solitudine di una stanza del reparto lungo degenti
dell’ospedale “La Maddalena” di Trieste, dove
7
Anita Pittoni, perché è di lei che stiamo parlando,
si è spenta l’8 maggio del 1982, pagando anni di
autonomia, di entusiasmo, di libertà; forze di una
donna solitaria ma non sola, che non si arrese
mai. Gli anni dell’artigianato tessile (1929-1948)
furono ricchi di riconoscimenti e di mostre in
Italia e all’estero; poi la collaborazione con A. G.
Bragaglia con la creazione dei costumi per l’Opera
da tre soldi di Brecht al Teatro degli Indipendenti.
La creazione del laboratorio di “poesia tessile”,
un arazzo nel quale convivono fibre povere
autarchiche, fili preziosi, armonie geometriche,
un vortice di ricerca sui materiali, le forme, le
funzioni degli abiti, che le varranno l’attenzione
di artisti e architetti come Ponti, Pica, Campigli,
Pagano, Nordio, Peressutti, Rogers, Pulitzer
Finali. Poi, dal ‘49 al ’77, la lunga stagione dello
Zibaldone, fondato con l’appoggio di Stuparich,
Giotti, Budigna, Quarantotti Gambini. Stagione
vissuta in maniera assoluta, con la certezza di
compiere quasi un dovere politico e culturale per
Trieste e la cultura giuliana. Lo Zibaldone seguì al
periodo tessile, interrotto quando gli insostenibili
costi della manodopera a domicilio la costrinsero
a chiudere il laboratorio. In esso confluiranno
insieme la grazia, la raffinatezza, la precisione,
la leggerezza, eredità della creatrice di moda.
La sua casa-editrice-laboratorio in via Cassa di
Risparmio fu un luogo di cultura e di lavoro (qualcuno lo indicò come l’Istituto di Cultura Italiano
a Trieste); i “martedì dello Zibaldone” erano un
punto di riferimento per scrittori, poeti, artisti,
tutti giovani o già famosi. Al centro sempre lei,
catalizzatrice di talenti, tirannica e generosa, osti8
nata e inflessibile, con se stessa, con gli altri: “Una
situazione di particolare necessità mi si è imposta
in questo dopoguerra nei riguardi di un preciso
‘territorio’: la mia città, Trieste. S’era nel 1948
quando ebbi l’idea chiara di ciò che si doveva fare
in tanto caos: contrapporre al disordine l’ordine
della cultura, alle menzogne la verità dei documenti. A questo scopo, niente di più convincente
e concreto che pubblicare e diffondere opere
originali d’ogni tempo di scrittori giuliani (...).
Ideai il programma e fondai lo Zibaldone con il
coraggio dei poveri: offrire un viaggio ideale
attraverso il tempo e gli argomenti sulle ali della
poesia e del pensiero (...)” (Pittoni, 1969). L’esperienza artigiana segnò l’anima profonda dello
Zibaldone, rendendo questi librini dei gioielli tipografico-editoriali. C’erano tre diverse collane, di
25 volumi ciascuna, più una “L’Armonica - grani
dell’anima o gridi del cuore di Trieste”, di scritti
brevi. Libri sobri e raffinati, prodotti “poveri”
ma di un prezioso artigianato, stampati su carta
vergatina dalle “Arti Grafiche Fratelli Cosarini”
di Pordenone in 525 esemplari numerati più 25
copie ad personam (per Saba, Giotti, Stuparich,
Miniussi e Pittoni furono stampate edizioni di
10 e 20 esemplari su pregiate carte colorate).
Particolare attenzione poi la Pittoni riservava
agli abbonati (circa 450 tra italiani e stranieri) ai
quali inviava le novità, insieme ai bollettini biobibliografici, stampati in 3000/4000 copie, una
vera novità per l’epoca. Tra gli abbonati spiccano
i nomi di Croce, Binni, Berenson, Fortini, Luzi,
Sereni, Bazlen, Spadolini, Guttuso, Zanzotto.
Anche la pratica degli omaggi, pur rischiosa per
imprese editoriali di così piccole dimensioni,
fu da lei condotta sempre contro corrente, con
spirito di sfida e maniera assolutamente antieconomica: 50/60 copie invece delle 30/35 abitualmente inviate dai grandi editori. Tutto il lavoro
veniva svolto da lei, le incombenze materiali e più
noiose come incollare francobolli, fare i pacchi,
spedire i bollettini: “Non avendo mezzi, faccio
tutti i più umili lavori da me, come attaccar 2000
francobolli sulle circolari che mandiamo in giro
all’uscita di ogni libro, scrivere 2000 indirizzi,
fare i pacchetti, portarli alla posta. D’altro canto
lo Zibaldone si doveva fare, e la sgobbona di ruolo
in questi anni a Trieste sono io” (Pittoni, 1951),
sembrano le parole gobettiane dell’Editore ideale
(1925) che la Pittoni non cita ma alle quali era
vicina per sensibilità. Pubblicò due importanti
opere prime di Saba: Uccelli (1950) con un ritratto
a matita di Vittorio Bolaffio, e Quel che resta da fare
ai poeti (1959); due di Virgilio Giotti: Versi (1953)
e Appunti inutili (1959), e una del giovane Tullio
Kezich: Il coraggio di Duttogliano (1959). Libri “lavorati a mano” come i tessuti di un tempo. Resterà
fedele alla trama segreta delle fibre regalando ai
pochi fedeli amici piccoli capi di abbigliamento
da lei stessa disegnati: a Saba dei guanti in lana,
a Giotti un fazzoletto da collo, a Grisancich una
sciarpa nera a canestrelli, a Stuparich una giacca
di lana: “Lo scrivere è per me come disegnare
un pannello o fare un tessuto...la stessa legge mi
indica gli stessi movimenti...persino la struttura dei
9
miei tessuti a maglie concatenate e non a fili tesi,
corrisponde allo svolgimento dei miei pensieri”
(Pittoni). Nel suo ultimo libro, edito nel ’77 dalla
Biblioteca “Hortis” di Trieste, e dedicato a Saba,
scrisse “L’edizioncina (Uccelli, n.d.a) era pronta,
ed era pronto il velo d’oro che avevo tessuto per
l’occasione: canapa da pesca sottilissima, invisibile nel suo colore naturale, e un sottilissimo filo
d’oro autentico, un insieme aereo, un pulviscolo
luminoso dal quale gli Uccelli avrebbero preso il
volo... A Saba avevo detto di questo velo d’oro
fatto apposta per la vetrina” (Pittoni, 1977).
Le morti ravvicinate di Saba e Giotti nel ‘57 e
quella, ancora più traumatica, di Stuparich nel
‘61, saranno le daranno un colpo durissimo.
Con la scomparsa di Stuparich “si spezza un filo
che lega più trame della sua vita” (Parmegiani,
1995); l’attività editoriale dello Zibaldone subisce
un rallentamento e una progressiva agonia. La
Pittoni avverte adesso su di sé l’enorme peso di
un progetto che appare sempre più urgente e nello
stesso tempo più utopico. Le forze del corpo sono
ridotte ma non la forza della passione, anche ora
che è realmente sola, e non più per scelta.
Nel ‘66 inizia la pubblicazione della collana
“L’Armonica – Zibaldone degli scritti brevi”, una
raccolta di scritti da affiancare alle pubblicazioni
in volume. La tiratura è di 500 copie più 80 ad
personam con illustrazioni del pittore Ugo Pierri.
Ne usciranno 7 titoli tra i quali si segnalano il
primo e l’ultimo della serie della stessa Pittoni: A
casa mia (1964) e La città di Bobi (1966) dedicato allo
scomparso amico Bobi Bazlen. L’ultimo periodo
dello Zibaldone è contraddistinto dalla parteci10
pazione editoriale di Enti e privati. Nel ‘73 esce
Il magico taccuino del pittore Vito Timmel, che la
Pittoni aveva inutilmente proposto alla Adelphi.
Il volume segnerà la parabola finale dell’editrice
triestina; pubblicato fuori commercio fu patrocinato dalla Provincia di Trieste. Nel ‘74 è costretta
a lasciare la casa di via Cassa di Risparmio,
una casa-laboratorio-cenacolo; la sua “regione
dell’anima” si allontana per sempre provocandole un’ultima, irreversibile crisi. Per far fronte
alla crisi economica che la sta travolgendo, nono-
stante il costante apporto dei suoi circa 300 fedeli
abbonati, e per garantire una certa regolarità
di uscita dei volumi, si definisce, verso la metà
degli anni ’70, un accordo con l’editore Marino
Bolaffio, un “ingegnere di professione, editore
per inclinazione”. L’accordo verrà stipulato il
6 marzo ‘75 e prevede l’impegno di Bolaffio a
proseguire il piano editoriale dello Zibaldone già
stabilito dalla Pittoni; lei manterrà la proprietà
dei diritti e anche l’indirizzo generale della casa
editrice, divenendo direttrice della Collana Edizioni
dello Zibaldone – Marino Bolaffio Editore: “L’elenco
dei libri da pubblicare era pronto, in alcuni casi
il materiale era già di proprietà dell’editrice, ma
gli ultimi infruttuosi tentativi decretano la fine di
un’idea che aveva saputo, con fatica e tenacia, ma
soprattutto con inesauribile fede nella giustezza
della propria causa, conquistare – come assai di
rado è dato vedere – coraggiosa e devota concretizzazione” (Parmegiani, 1995). Gli ultimi due
libri della “Nuova Serie” saranno Ai miei cari (lettere
dalla Russia 1942) di Paolo Belli Giotti (1975) e La
vertigine attuale dell’Europa di Antonio de Giuliani
(1976). Il suo archivio è oggi conservato presso la
Biblioteca Civica “Hortis” di Trieste che prosegue
nella valorizzazione generale della sua opera.
Molto resta però da fare, da studiare; ad esempio
il ricchissimo epistolario (quasi 5000 lettere).
Questa donna straordinaria riuscì a pubblicare
solo 34 dei 63 volumi progettati per il suo Zbe,
ma questi libri ci restano come la migliore testimonianza di un compito assolto fino alla fine.
massimo gatta
S. Parmegiani, Far libri. Anita Pittoni e “Lo Zibaldone”. Prefazione di U. Pierri. Trieste, Parnaso, 1995
S. Parmegiani, Le edizioni dello Zibaldone (Trieste 1949-1975),
«Esperienze Letterarie», (1995), n.3, pp.99-118
A.R. Rugliano, Straccetti d’arte. Stoffe d’arredamento e moda d’eccezione in una mostra di Anita Pittoni allestita a Trieste nella Sala
Palazzo Costanzi, «Artigianato», (1999), n.34, pp.19-29
G. Ziani, Una donna insopportabile. Anita Pittoni protagonista
segreta del ‘900, «Millelibri», (1991), n.45, pp.76-79
Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita Pittoni. Catalogo generale
1949-1969. Introduzione di A. Pittoni (p.3-4). Trieste,
Tipografia Moderna, 1969
M.L. Cammarata, Editoria triestina del ‘900, «Atti e Memorie
della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria»,
v.XCIII, (1993), pp.251-290.
11
Anita Pittoni. Scritti di R. Damiani, A.R. Rugliano, G. Ziani,
A. Pellican. Trieste, Biblioteca Civica. Edizione a cura di
Edizioni Studio Tesi, 1995
V. Cozzoli, Profilo di Anita Pittoni, «Resine», (1998), n.76, pp.47-58
12
A. Pittoni, Caro Saba (3 episodi). Trieste, Biblioteca Civica,
1977. Ristampa anastatica, Trieste Biblioteca Civica, 1983
F. Foelkel, Venezia-Giulia. In Storia dell’editoria italiana. A cura di M.
Bonetti. Roma, Gazzetta del Libro, 1960. Vol.I, pp.196-197
foc
anita pittoni e le edizioni
dello zibaldone: libretti nudi,
semplici, verdini
Anita Pittoni. Straccetti d’arte. Stoffe di arredamento e moda di eccezione. A cura di M. Cammarata. Cinisello Balsamo, Silvana
Editrice, 1999
focus
In una registrazione per Radio Venezia del
febbraio 1951, a due anni dall’ideazione assieme
a Luciano Budigna e Giani Stuparich delle
Edizioni dello Zibaldone, Anita Pittoni, racconta
la quotidianità della sua piccola azienda artigiana
nella quale lei si sobbarca le mansioni di progettista, maestra d’arte, operaia specializzata, corrispondente,
design50
e editrice
adelphi,dattilografa,
i suoi primi
anni
nni (manca
solo fare la tipografa). Descrive come attorno
a questo progetto diedero consigli, espressero
dubbi mentre sedevano uno accanto all’altro,
Giotti e Saba, lo scultore Ruggero Rovan e il
poeta Budigna e lo stesso Stuparich.
Ritrovare
la storia
di Trieste,
le opere
d’arte e di
il centro
apice
compie
10 anni
pensiero dei suoi uomini piccoli e grandi ... ed
ecco che nacquero quei libretti nudi, semplici,
verdini. Molti anni dopo, proprio quando lo
Zibaldone entrerà in crisi e la Pittoni sarà affiancata
da rivista
Marino Bolaffio,
prefazione
una
e una nella
donna
tra al mirabile
volume
del
Il
taccuino
magico
di
Vito Timmel
architettura, arte e letteratura:
del 1973 la stessa Pittoni osserverà che «nel
aria d’italia di daria guarnati
procedere al passaggio dall’architettura interiore
dell’opera manoscritta alla struttura esteriore
del libro stampato è da tener presente, in ogni
fase dell’operazione, il servizio funzionale cui il
progetto
i pazzigrafico
per i deve
libri corrispondere:
raccontati quello di
tramite silenzioso tra l’autore e il lettore».
bri
da un pazzo per i libri
Si evince quindi una fortissima attenzione al nesso
grafica-lettura alla responsabilità tra editore e
13
lettore; e riecheggiano le osservazioni di Albe
Steiner (Domus, Einaudi, Feltrinelli, Olivetti) sulla
funzione etica del mestiere del grafico, il quale,
«di fronte al pubblico ha una grande responsabilità. Il grafico che si rispetti deve ritirarsi quando
capisce che il prodotto è scadente.
Può influire negativamente sullo sviluppo di un
bambino, per esempio, o sullo sviluppo culturale della gente. Il progettista grafico dev’essere
sempre più orientato scientificamente, non è un
venditore di fumo. La sua è una vera specializzazione».
Ora, la Pittoni riunisce le funzioni di editore e
di grafico: due mestieri che impara progressivamente ma che già aveva in un certo senso appreso
con la sua attività di creatrice di moda e di oggetti
per l’arredamento: l’imprinting grafico gli viene
suggerito dalla sua abilità di stendere i tracciati
tecnici dei suoi abiti, di tende e tele che ben si
possono paragonare ai tracciati tecnici che lei usa
per strutturare la forma dei suoi libri e per dare
indicazioni di correzioni, di misure, di altezze ai
tipografi; l’imprinting dell’editore e quindi dell’organizzatore anche commerciale proviene dalla
gestione del suo studio d’arte decorativa.
I suoi libretti si presentano al tatto e agli occhi
dotati di una ferrea carta d’identità. Misure
rigorosamente standard: 12,7 cm di base e 17,5
di altezza; pagine variabili e peso variabile che
può simboleggiare un piatto di pasta per 1, 2, 3
persone: Memorie di G.G. Sartorio: 126 gr.; Versi
di Virgilio Giotti: 76 gr.; Diario per la fidanzata di
Svevo: 156 gr.; Appunti inutili di Virgilio Giotti:
110 gr.; Vita di mio marito di Livia Veneziani Svevo:
14
356 gr.; Lettere alla moglie di Italo Svevo; 289 gr.;
Passeggiata armata di Anita Pittoni: 202 gr. Copertina in carta fina ripiegata su se stessa a formare
una tasca interna per proteggere il volume; carte
interne usate: la Rusticus, pura cellulosa 100%
della Cartiera Ventura di Cernobbio, che garantisce manegevolezza e leggerezza; stampa con
questi caratteri: Bodoniano corsivo, antiqua
tondo e corsivo, elzeviro, aster (prodotto dal 1958
dalle Officine Simoncini di Bologna). A fornire
il repertorio dei caratteri è la Editoriale Libraria
Trieste (via S. Francesco 62) che oltre all’attività
di pubblicazione di opere per ragazzi fungeva
anche da tipografia; la stampa dei libretti avviene
presso l’Arti Grafiche Fratelli Cosarini di Pordenone (il 15 giugno 1799 Silvestro Gatti, «Stampatore e Librajo Veneto», presentava al «rispettabile pubblico» di Pordenone, attraverso un manifesto popolare, la nuova attività tipografica che si
accingeva ad avviare nella Città.
Nel frattempo, il 28 novembre 1908 la tipografia si
trasformò in una società per azioni, prendendo il
nome di «Arti Grafiche Pordenone già F.lli Gatti»,
successivamente «S.p.A. Arti Grafiche Gatti dei
F.lli Cosarini» ed infine «Arti Grafiche F.lli Cosarini», denominazione che mantenne fino al 1970,
data della cessazione dell’attività. Da Cosarini
uscirono le prime edizioni dell’«Academiuta di
lenga furlana» di Casarsa e quindi di Pasolini).
Ciò che caratterizza la grafica dello Zibaldone è
la totale assenza di immagini in copertina, il gioco
tra il colore viola del titolo e la concentrazione
in 3 cm di nome dell’autore, titolo e indicazione
dell’editore: l’azione grafica quindi utilizza la
superficie grigiolina della copertina per giocare,
in un certo senso, ad un ordine tipografico, ad
una pulizia che è propria di una private presse. In
una relazione autobiografica sullo Zibaldone del
1958, inedita ed inviata a Riccardo Ricciardi
(l’editore della collana Letteratura italiana. Storia
e testi nata proprio nel 1950 con il sostegno del
banchiere Raffaele Mattioli) la Pittoni scrive
proprio che «studiai fin dal primo volume una
veste editoriale adatta ad essere mantenuta per
tutta la collana, in armonia col diverso carattere
dei libri. Decisi per una carta raffinata all’interno
(visto che ci si doveva limitare nella tiratura) e per
una copertina dimessa che non facesse colpo al
momento ma richiamasse un po’ alla volta l’affettuosa attenzione del lettore, nitida nelle sue diciture come nitido e chiaro doveva essere il libro in
ogni sua pagina (e anche qui mi soccorse la mia
esperienza nelle esigenze dell’arte decorativa).
Decisi per un formato tascabile che cooperasse
a fare un libro intimo che facilmente si porta con
sé». Il passo è assai indicativo perché mette in
luce come la Pittoni grafica ragioni non per libro
ma per collana, in quanto, il suo scopo era quello
di «affezionare i lettori non all’uno o all’altro
libretto, ma alla collana nel suo complesso, cioè
nell’intendimento dello Zibaldone»; ma emerge
un fatto nuovo, proprio partendo dalle sue
parole, ossia che lo Zibaldone si struttura come
una collana che supporta l’editore e non come
sarebbe più ragionevole, un editore che crea una
o più collane (si può fare un paragone con l’editore Il Mulino che nasce in prima istanza come
rivista che poi si tramuta in casa editrice).
In una relazione del 1954 la Pittoni ribadisce
la stretta identificazione di Zibaldone-collana
dicendo chiaramente che lo Zibaldone è una
collana che si compone di 24 volumi più uno che
si sarebbe dovuto chiamare “I 24 libri dello Zibaldone” a cura di Giani Stuparich, Anita Pittoni e
Luciano Budigna. All’altezza del 1954 aveva già
stampato 12 volumi; in questo programma di 24
volumi della prima serie troviamo titoli che non
saranno mai stampati:
1. Umbro Apollonio, Romano Rossini, prefazione di
G. Stuparich; Gianandrea Gavazzeni, Smareglia;
La Favilla. Le più belle pagine; Carlotta de Jurco, 10
disegni; Silvio Benco, Lettere a Nin; G. F. Tommasini,
Commentari sull’Istria; Trieste nei secoli XVII, XVIII,
XIX. Incisioni a cura di Oscar de Incontrera.
Vedremo poi come altri libri resteranno dentro il
cassetto, libri di cose sue (Diario) e di altri (Maria
Lupieri). Ma quello che va oggettivamente messo
in luce è l’assoluta anarchia e senso del sogno che
la porta a strutturare un disegno di collana ardito
perlomeno dal punto di vista economico.
Ma questa collana con la sua grafica “povera”,
ha il compito, arduo, osserva, di «creare intorno
a sé un clima morale; anche se ama vivere quieto
e discreto, è riuscito a dar vita a un importante
centro spirituale [...]; incoraggia i giovani meglio
dotati a un lavoro serio e onesto, a resistere qui
e a non partire; [...] è la prima volta che Trieste
s’impone, inserendosi nel quadro dell’editoria
nazionale. Se gran parte dei giudizi critici vertono
sul contenuto dei testi pubblicati dallo Zibaldone
non mancano però incisive osservazioni proprio
sull’aspetto grafico.
15
Risulta indicativa l’osservazione che fece Alessandro Bonsanti («Letteratura e Arte», 1950):
«Questi volumetti in ventiquattresimo, di aspetto
modesto e dalla coperta verdolina, di carta ruvida,
stampati con proprietà e decoro ci toccano il
cuore»; così Luciano Anceschi ([Giornale del
popolo»: accuratissime, riservate, e bene stampate piccole Edizioni dello Zibaldone»; Michele
Prisco («Il Giornale»): «sono volumetti stampati
con una grazia minuta e discreta, leggeri, sottili,
quasi vergognosi di offrirsi»; Pietro Calandra
(«Idea»): «una collana che no si fregia di nessuna
sigla di autorevoli editore, ma s’impone lo stesso
per i suoi pregi fisici (di carta, di cura tipografica)». In questi quattro giudizi il filo conduttore
è la sobrietà grafica, la leggerezza del manufatto,
la cura dell’oggetto. In una memoria, inedita,
inviata a Schweiller, del 14 marzo 1960, scrive
di se stessa, auto-celebrandosi: «Le edizioni dello
Zibaldone si presentano sobrie di gusto, modeste
all’esterno, accuratissime nella stampa e come
proporzioni [cancellato] “architettura” della
pagina, nei pieni e nei vuoti; scelte nei caratteri,
armoniose.
Lo stile editoriale e l’impostazione tecnica del
libro sono qualità dovute ad Anita Pittoni,
maestra dell’arte tipografica e tecnica, che ha
saputo creare fin dal primo libro, il TIPO delle
edizioni cui si è mantenuta fedele».
simone volpato
16
adelphi, i suoi primi 50 anni
nni
Non c’era modo migliore, per l’editore milanese,
di festeggiare i suoi primi 50 anni (1963-2013) che
il centro apice compie 10 anni
pubblicare una raccolta di scritti del suo fonda-
una rivista e una donna tra
architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
i pazzi per i libri raccontati
bri
da un pazzo per i libri
tore, Roberto Calasso. Un volume di grande
fascino con alcuni saggi di notevole interesse non
solo editoriale; penso a L’editoria come genere
letterario, I libri unici e alcuni profili biografici di
grande interesse, come quelli di Giulio Einaudi e
Luciano Foà. Tutti gli scritti erano già stati pubblicati altrove, ma averli ora tutti a disposizione in
un unico, elegante, volumetto favorisce la lettura
e la valutazione del lungo percorso culturale
del grande editore milanese. Accanto a questo
andrebbe riletto anche il precedente di Calasso
che riuniva i suoi risvolti di copertina.
Roberto Calasso L’impronta dell’editore Milano, Adelphi,
2013, 164 p., € 12,00 [Piccola Biblioteca Adelphi, 642].
Roberto Calasso Cento lettere a uno sconosciuto Milano, Adelphi,
2003, 236 p., € 10,00 [Piccola Biblioteca Adelphi, 500]
17
il centro apice compie 10 anni
Il prestigioso centro Apice (Archivi della Parola,
dell’Immagine
Comunicazione
una rivistadella
e una
donna traEditoriale)
dell’Università
degli
Studi
Milano compie 10
architettura,
arte
e di
letteratura:
anni,
nato
2002.guarnati
È un centro d’ecariaessendo
d’italia
dinel
daria
cellenza per lo studio della cultura e della grafica
editoriale, dell’illustrazione e di tutto quanto
ruota intorno al libro cartaceo. Oltre a numerosi archivi il Centro possiede prestigiosi fondi
bibliografici
acquisiti
durante
questi primi anni.
i pazzi per
i libri
raccontati
È da
inoltre
un motore
bri per iniziative
un pazzo
perpropulsivo
i libri
bibliografiche, mostre, convegni, oltre ad essere
un luogo di ricerca e di studio unico in Italia.
In occasione del decennale il centro ha pubblicato una raffinata cartella d’arte a tiratura limitata, affidata per la stampa a un maestro come
Giorgio Lucini, nella quale dieci artisti hanno
rivisitato altrettanti archivi e fondi del centro.
I fondi e gli archivi rappresentati sono stati: Fondo
Scheiwiller (Emilio Isgrò), Archivio “La notte”
(Mario De Biasi), Fondo Cisari (Guido Scarabottolo), Fondo Marengo (Giancarlo Iliprandi),
Archivio Teatro Colla (Alessandro Mendini),
Fondo Alfieri (Marta Dell’Angelo), Archivio
Alcorn (Stephen Alcorn), Fondo Carpi Arpesani (Elisabeth Scherffig), Collezione ‘900 Sergio
Reggi (Tomi Ungerer), Fondo Rapisarda (Italo
Lupi). Un augurio al centro Apice per altrettanti
anni di prestigiosa attività.
mg
18
editoria a treviso
160 anni dopo
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
maledizione del bibliofilo
10 artisti 10 anni Apice 2002 – 2012, manufatto cartaceo a
cura di Antonello Negri e Marta Sironi, Milano, Università
degli Studi di Milano, messo in pagina da Giorgio Lucini in
una tiratura limitata a 500 copie, delle quali 300 numerate
all’araba 1-300, novembre 2012.
una rivista e una donna tra
architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
Daria Guarnati è stata una gran donna e Gio
Ponti il genio che tutti conoscono. Insieme hanno
dato vita ad una delle più belle e intelligenti riviste
i pazzi
i libri eraccontati
del
nostro per
Novecento,
anche ad una piccola
bri
un pazzo
per i omonima
libri
e da
preziosa
casa editrice
che ebbe in
Malaparte il suo autore di punta.
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
maledizione del bibliofilo
“Aria d’Italia” di Daria Guarnati L’arte della rivista intorno al 1940
a cura di Silvia Bignami, Milano, Centro Apice-Skira, 2008
[Quaderni di Apice, 2].
19
i pazzi per i libri raccontati
da un pazzo per i libri
bri
maledizione del bibliofilo
Gran bel libro questo che Andrea Kerbaker ha
dedicato ai suoi tanti “compagni di banco”, di
quella che potremmo definire la più bella e salutare malattia, di cui tanti di noi sono fortunatamente affetti. Un eccellente ed intelligente modo
per scrivere di libri e della passione di raccoglierli,
leggendoli e amandoli. Scrivere di libri e di lettura
è un’arte complessa, scivolosa, di cui fortunatamente Kerbaker possiede la ricetta perchè è da
molti anni che comunica queste due passioni in
maniera insieme leggera e profonda. Da Petrarca
a Federigo Borromeo, dal cardinale Mazarino
a Caterina di Russia, passando per Monaldo
Leopardi, Borges, Manguel e l’onnipresente Eco,
sfilano davanti ai nostri (invidiosi) occhi collezioni
straordinarie, edizioni rarissime, raccolte magnifiche, incunaboli, biblioteche di sogno, scaffali infiniti, ma
anche passioni, idee, progetti. Tanto di cappello
quindi all’autore e ottima lettura a tutti.
kb
Andrea Kerbaker Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i
libri Milano, Ponte alle Grazie, 2013, 260 p., € 16,80.
20
s
s
s
libri letti
e libri da
i notiziari
bibliografici
(non)
leggere
di anita
pittoni
la fenice italiana
di bradbury
focus
Prendendo spunto da un (modesto) articolo del
(modesto) bestsellerista Alessandro Baricco,
con ilnelcoraggio
dei poveri.
lo scrittore
ci informava dei migliori
laquale
fenice
italiana
anitacinquanta
pittoni editrice
nella
trieste
libri
letti
negli
ultimi
dieci anni, segnadi bradbury
del novecento.
liamo ai nostri bibliolettori alcuni simpatici volumi,
le edizioni
definiti
lo nel
zibaldone
one dei LibrifoValidi
cus (PLV)
da tempo
Paradiso
che forse sarebbe il caso di ristampare. Si tratta
di volumi nei quali gli autori raccontano i libri
anitache
pittoni
e importanti
le edizioni
sono stati
per la loro formazione,
giulio
cisari
doppio
e intellettuale.
accanto a questi ce
dellopersonale
zibaldone:
librettiMa
nudi,
anniversario
ne
sono
altri
che
raccontano
di
libri dimenticati,
semplici, verdini
cusromanzo
assurdi, rifiutati, distrutti, oltre a unfobel
di Richard Brautigan, nel quale il protagonista
vive in una biblioteca molto particolare, unica al
mondo,
raccoglie iedattiloscritti
carloche
dionisotti
la culturapiù respinti
della
terra. Gli articoli
di Baricco
pubblicati da
editoriale.
da aldo
manuzio
la Repubblica sono stati riuniti nel volume Una
a giulio einaudi
certa idea di mondo (Roma, Gruppo editoriale
L’Espresso, 2012, 154 p., € 2,00).
un incunabolo
adelphi,
i suoi primi della
50 anni
nni
Richard
Brautigan,
La casaitaliana
dei libri,na
trad. di Pier Francesco
editoria
gialla
Paolini, Milano, Marcos y Marcos, 2003, pagg.199, € 10,00.
La prima edizione italiana del capolavoro di Ray
Bradbury venne pubblicato nell’aprile del 1956 a
Milano
dall’editore
Aldo Martello (Cromotipia E.
giulio
cisari doppio
Sormani,
via
Valparaiso
3, Milano). Il titolo era
anniversario
carlo dionisotti e la cultura
editoriale. da aldo manuzio
a giulio einaudi
un incunabolo della
editoria gialla italiana
na
piero gobetti, dalla vita
al romanzo e viceversa
ersa
Alessandro Baricco, Una certa idea del mondo, «la Repubblica», n. 352, domenica 13 novembre 2011, pp. 29-31.
Cita Solomov,
Miller,
Hesse,
il centro
apice
compie
10Baudino,
anni Bellocchio,
piero
gobetti,
dalla
vita
editoria a treviso
160 anni dopo
una rivista e una donna tra
de amicis, parigi,
Bernard, ma anche quello sui libri più strani, sui
al distrutti,
romanzo
e viceversa
ersa (Della mia vita
libri
al rogo,
Dioguardi
coi libri), Manguel (Diario di un lettore), ecc.
21
diverso rispetto
a quello che sarebbe divencon ilperò
coraggio
dei poveri.
tato
il
simbolo
della
resistenza
a favore del libro
anita pittoni editrice nella trieste
contro la barbarie e la distruzione (Fahrenheit 451);
del novecento.
quella prima
italiana
intitolata
le edizioni
de loedizione
zibaldone
one era infatti
focus
Gli anni della fenice e aveva la storica traduzione
di Giorgio Monicelli. L’edizione, completa della
sovraccoperta
verde oliva, è abbastanza
anitabella
pittoni
e le edizioni
rara e ricercata e contiene un bel disegno che
dello zibaldone: libretti nudi,
quasi mai viene citato: uno degli uomini addetti
semplici,
verdini
a bruciare
i libri con il lanciafiamme
mentre, di
focus
spalle di fronte a un palazzo in fiamme, si ferma
coprendosi il volto dal calore. L’opera nasce
come estensione del racconto The Fireman del 1951
pubblicato su “Galay Science Fiction” e in italiano
in due puntate su “Urania Rivista”, n. 13 e 14
novembre e dicembre 1953 col titolo Gli anni del
rogo, quindi su “Playboy” n. 1, 2 e 3 del 1953. om
giulio cisari doppio
anniversario
Il 2012 è stato un anno particolare per il grande
artista comasco (1892-1972), doppio annivercarlo dionisotti e la cultura
sario, 120 anni dalla nascita e 40 dalla morte.
daè aldo
manuzio legato al
Il editoriale.
nome di Cisari
indissolubilmente
a giulio
mondo
dellaeinaudi
grafica e della illustrazione editoriale. Cisari studia all’Accademia di Brera, dove
incontra maestri come Cesare Tallone e Giuseppe
un incunabolo
della
Mentessi
e in seguito viene
come risucchiato dalla
editoria gialla italiana
na
adelphi, i suoi primi 50 anni
nni
piero gobetti, dalla vita
al romanzo e viceversa
ersa
il centro apice compie 10 anni
editoria a treviso
160 anni dopo
una rivista e una donna tra
architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
Ray Bradbury Gli anni della fenice, Milano, Aldo Martello,
1956 [La piramide], 254 p., ill.
22
scuola e dal genio di Adolfo De Carolis, sotto la
cui guida affina la conoscenza di tutte le tecniche
incisorie alle quali dedicherà il saggio La xilografia
(Hoepli, 1926). Ampio è l’elenco degli editori con
i quali l’artista collabora, disegnando copertine:
Treves, Hoepli, Alpes, Vitagliano, Unitas, Modernissima, Morreale, Ceschina, Bietti, Signorelli,
La Prora, Vallardi, Ricordi e soprattutto Mondadori. Molto ampia è anche la sua attività di disegnatore di cartoline e locandine e soprattutto di
© Centro APICE, Milano
23
incisore exlibrista, del quale ci resta un raro e
ricercato volume antologico edito nel 1958 dalle
Edizioni Liguria, la cui copertina viene riprodotta in questo numero di Cantieri in ricordo e
omaggio al grande e poliedrico artista del quale il
Centro Apice di Milano conserva un Fondo vasto
e prezioso, dovuto alla passione collezionistica di
Sandra Bertagnoli Bortone (http://www.sba.unimi.
it/Biblioteche/apice/7393.html). mg
24
foc
anita pittoni e le edizioni
dello zibaldone: libretti nudi,
semplici, verdini
focus
carlo dionisotti e la cultura
editoriale. da aldo manuzio
a giulio einaudi
Dopo svariate plaquettes di lettere editoriali einaudiane
(Montale, Contini,
Rodari, Mila, Zeri),
un incunabolo
della
sortite
fuori
commercio
dai
torchi della Einaudi
editoria gialla italiana
na
per la disperazione di colti lettori, in forma di
attese e ammirate strenne natalizie, ecco finalmente una edizione in commercio di analogo
soggetto che potrà arricchire gli scaffali einau-
adelphi, i suoi primi 50 anni
nni
piero gobetti, dalla vita
al romanzo e viceversa
ersa
il centro apice compie 10 anni
editoria a treviso
160 anni dopo
una rivista e una donna tra
architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
i pazzi per i libri raccontati
bri
da un pazzo per i libri
maledizione del bibliofilo
25
diani sia dei pochi fortunati (di cui sopra), sia dei
tanti studiosi e cultori del genere. Questa, in particolare, è una preziosa ricognizione documentaria ultra quarantennale, basata sullo scambio
epistolare tra un maestro della nostra italianistica
come Carlo Dionisotti, cattedratico prestigioso
al Bedford College di Londra (ma non in Italia!),
Giulio Einaudi et sodalibus (Bollati, Ponchiroli,
26
Vivanti, Davico Bonino), anche se le prime due
lettere, del ’42-’43, sono di Carlo Muscetta.
Diciamo subito che l’edizione è alquanto curata,
sia a livello filologico che paratestuale, nonostante
la presenza di alcuni refusi, oltremodo fastidiosi
in un libro così innervato, e pour cause, di eleganze
stilistiche, linguistiche e letterarie; tra questi diabo-
lici esserini si distinguono, causa la notorietà e la
valenza culturale delle vittime, sia l’Angelo Mercato
(ma Mercati), prefetto della Biblioteca Vaticana,
refuso che stranamente persiste anche nell’indice
dei nomi, sia il Nuto Rivelli (ma Revelli), altrettanto brutto. Utile è poi l’agile scritto introduttivo
di Davico Bonino, molto documentato e arioso
il saggio del curatore Roberto Cicala, preziosa
l’intervista a Mauro Bersani, il quale aveva già
analizzato il rapporto Dionisotti, l’Einaudi e gli einaudiani nel convegno sullo studioso del 2008 (Interlinea, 2010, pp. 77-88) e al quale rimandiamo per
ulteriori preziosi particolari; inoltre necessaria e
complementare ci appare la sezione iconografica
(anche questa trova un pendant nelle eleganti
Immagini di Carlo Dionisotti, Interlinea, 2010) e
come sempre indispensabile l’indice finale tripartito dei nomi, periodici e case editrici. Insomma
un volume dal quale attingere proficuamente tutta
una serie di indicazioni, suggestioni, spunti tematici, notizie, particolari, su una delle più prestigiose, e poco conosciute, collaborazioni editoriali
del nostro secondo Novecento. Ne viene fuori un
quadro ampio, complesso, stratificato, magmatico e multiforme. L’insigne italianista era del
resto un einaudiano della prima ora, avendo fin
dal ’34 (l’Einaudi nasce l’anno prima) collaborato
con ‘La Cultura’, e in seguito al progetto dello
Struzzo di una enciclopedia, insieme a Giaime
e Fortunato Pintor. Insomma si tratta, come è
evidente, di una collaborazione naturaliter, nell’ordine delle cose anche se spesso condizionata dalle
peculiari e instancabili modalità lavorative di
Dionisotti, complice il suo risiedere e insegnare al
l’estero.
mg
27
semplici, verdini
focus
a giulio einaudi
un incunabolo della
editoria gialla italiana
na
adelphi, i suoi primi 50 anni
nni
Presentiamo un piccolo incunabolo della editoria
gialla in Italia: la presentazione anonima, targata
Mondadori,
della suadalla
Collana
piero gobetti,
vitaI libri gialli. Un
omaggio
sia al e
genio
editoriale
al romanzo
viceversa
ersa di Arnoldo
Mondadori che ai nostri lettori giallisti. Si
ringrazia Mauro Chiabrando per averci fornito
le immagini del raro opuscolo.
kb
il centro apice compie 10 anni
editoria a treviso
160 anni dopo
una rivista e una donna tra
architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
i pazzi per i libri raccontati
Carlo Dionisotti, Giulio Einaudi “Colloquio coi vecchi libri”.
bria cura di Roberto Cicala, scritti
da un
pazzo
i libri
Lettere
editoriali per
(1942-1988)
maledizione del bibliofilo
di Cesare Segre, Mauro Bersani, Guido Davico Bonino,
Novara, Interlinea, 2012, 194 p., ill., € 18.
28
Un piacere nuovo, Milano, Mondadori, giugno 1931
29
piero gobetti, dalla vita
al romanzo e viceversa
ersa
Torna la straordinaria vicenda politica, culturale
ed esistenziale di Piero Gobetti (Torino 1901 –
editoria
a treviso
Neully
sur Seine
1926) declinata in due opposte
160 editoriali.
anni dopo
forme
La prima inserita nell’ottimo
saggio che Guido Bonsaver ha dedicato all’attività censoria di Mussolini e dove la vicenda di
Gobetti, costretto a lasciare l’Italia per la Francia
de pensava
amicis,
dove
di parigi,
poter riprendere l’attività editoe
un
libro
che
non dal
sii trova
riale e politica stroncata
fascismo, occupa
interamente il primo capitolo (L’opposizione da
sopprimere). Il secondo è nel bellissimo romanzo
di Paolo Di Paolo, dove il giovane editore torinese è protagonista della vicenda il cui perno
ruota intorno al concetto di gioventù, amicizia e
maledizione
del bibliofilo
disillusione.
Un romanzo
storico di ampio respiro
narrativo e poetico con Gobetti costretto a
lasciare a Torino la giovane moglie Ada Prospero
e il neonato Paolo per quella Parigi in cui, solo un
anno dopo, morirà a seguito del peggioramento
delle già precarie condizioni di salute. Il tutto
andrebbe riletto tenendo però presenti le splendenti pagine gobettiane che Vanni Scheiwiller
riuniva anni fa in un aureo libretto intitolato, per
l’appunto, L’editore ideale. Ricordiamo infine che
le Edizioni di Storia e Letteratura ha in corso la
ristampa di tutti i volumi che Gobetti pubblicò
con la sigla Piero Gobetti Editore, e senza dimenticare l’appena pubblicato Catalogo storico del
grande editore romano.
mg
30
Paolo Di Paolo, Mandami tanta vita, Milano, Feltrinelli, 2013,
158 p., € 13,00.
Guido Bonsaver, Mussolini censore. Storie di letteratura, dissenso e
ipocrisia, Roma- Bari, Laterza, 2013, XIII, 230 p., ill.
Edizioni di Storia e Letteratura, Catalogo Storico 1943-2010, a
cura di Samanta Segatori, premessa di Luisa Mangoni,
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012 [Sussidi
eruditi, 87], 272 p., € 38,00.
Piero Gobetti, L’editore ideale. Frammenti autobiografici con iconografia, a cura di Franco Antonicelli, Milano, Scheiwiller,
1966, 97 p., ill.
una rivista
e una
donna tra
editoria
a treviso
architettura,
arte
e letteratura:
160 anni
dopo
aria d’italia di daria guarnati
Segnaliamo un prezioso opuscolo pubblicato
amicis,
parigi,
nelde
2003
in occasione
dei 150 anni di editoria a
e un libro che non sii trova
Treviso.
i pazzi per i libri raccontati
bri
da un pazzo per i libri
maledizione del bibliofilo
150 anni di editoria in Treviso. Dalla Longo & Zoppelli alla Canova,
Dosson (TV), Grafiche Zoppelli, 2003, 33 p., ill.
de amicis, parigi,
e un libro che non sii trova
A torto o a ragione, non so, sono considerato un
esperto di Edmondo De Amicis, sì, l’autore di
Cuore, ma anche di molti altri libri, di solito poco
maledizione
del bibliofilo
conosciuti
persino dagli
addetti ai lavori. Per di
più mi vanto di possedere una delle più ricche
raccolte private di opere di De Amicis. Due caratteristiche che, messe insieme, diventano a volte
pericolose. Mi spiego meglio. A causa di queste
mie presunte conoscenze deamicisiane ogni tanto
qualche collega mi spedisce una mail, da sempre
temuta, che più o meno incomincia così: “Gentile
Collega, conoscendo e stimando le sue profonde
conoscenze in ambito deamicisiano, mi permetto
di sottoporle un quesito bibliografico…”. A volte
le risposte sono abbastanza semplici e veloci, a
volte lunghe e difficili. È il caso di uno studioso
francese che di recente mi ha chiesto informazioni sull’edizione 1875 dei Ricordi di Parigi, di cui
non riusciva a trovare copia nelle biblioteche. Io
gli ho subito risposto dicendo che era ovvio non
trovarla, dal momento che mi risultava esistesse
una sola prima edizione, quella del 1879 per i tipi
di Treves. Il giorno dopo il collega ha replicato,
non senza una punta di ironia, meravigliandosi
che io, sedicente esperto, non conoscessi quella
prima edizione 1875. Per rafforzare la sua tesi e
in qualche modo cancellare la mia competenza
(sempre più presunta ed ora un poco vacillante)
in materia, mi allegava una nota bibliografica
31
che indubbiamente incuteva paura e rispetto. La
trascrivo fedelmente qui sotto:
E. De Amicis, Opere scelte, a cura di F. Portinari
e G. Baldissone, Milano, Mondadori, 1996, p.
cii, dove si legge – sotto l’anno 1875 della Cronologia – che De Amicis in quell’anno «pubblica la
prima edizione dei Ricordi di Parigi»; e a p. cvi,
si conferma che nel 1879 egli «pubblica […]
i Ricordi di Parigi, seconda edizione»; questi dati
sono confermati dai due curatori nella bibliografia deamicisiana inserita nel volume alleipp.
1238-1239, dove addirittura si precisano le differenze fra le due edizioni: Ricordi di Parigi, Milano,
Treves, 1875 e Ricordi di Parigi (con l’aggiunta dei
ritratti di Hugo e di Zola e di Uno sguardo all’esposizione), Milano, Treves, 1879.
Bisogna forse spiegare ai non esperti che l’edizione Mondadori a cui qui si fa riferimento, del
1996, è parte della prestigiosa collana “I Meridiani”, e quindi è considerata dagli studiosi come
una fonte assolutamente attendibile. Per di più
il collega francese mi segnalava che tale dato
bibliografico, da me completamente ignorato,
era invece ormai pacificamente acquisito da tutti,
e citava al riguardo alcune recenti edizioni che
confermavano n pieno tali dati bibliografici:
Sull’Oceano, Milano, Mondadori, 2004 (collezione
« Oscar Mondadori »), p. xxxxviii, che cita esattamente riprendendo alla lettera il prestigioso ed
autorevole Meridiano: «Ricordi di Parigi, Milano,
Treves, 1875» e «Ricordi di Parigi (con ritratti di
Hugo e Zola e Uno sguardo all’esposizione), Treves,
Milano 1879»; nella bibliografia contenuta
nel volume deamicisiano Sull’Oceano, Milano,
Garzanti, 1996 (collezione « I Grandi Libri »), p.
et p. xxiv, si cita invece solamente «Ricordi
di Parigi, Milano, Treves, 1875)», ignorando del
tutto l’edizione 1879. Non è difficile immaginare
la mia meraviglia di fronte a tanta sicurezza,
suffragata da tali pezze giustificative; per scrupolo ho controllato accuratamente, una per una,
le citazioni del collega: ahime!, erano esatte. Non
contento ho esaminato le bibliografie presenti
nei testi critici di autorevoli studiosi che avevo
nella mia libreria, per esempio il libro di Flavia
Bacchetti1, lo studio di Luca Bani, i saggi di
Valentina Bezzi2, la quale è una vera esperta dei
libri di viaggio di De Amicis. Persino in un libro
scritto da un’autorità nel settore specifico della
storia editoriale, Giovanni Ragone, ho trovato
l’attestazione della presenza dell’edizione Treves
1875 dei Ricordi di Parigi !3
ix
1
F. Bacchetti, I viaggi “en turiste” di De Amicis. Raccontare ai borghesi,
Tirrenia (Pisa), Edizioni del Cerro, 2001, p. 63 : «La capitale francese dei Ricordi di Parigi – pubblicati nel 1875 e, ampliati, riediti nel
1879 – non è certamente la Parigi, proiettata già nel ventesimo
secolo da Victor Hugo».
Cf. L. Bani, Uno ‘scherzo’ di Edmondo de Amicis a Cesare Cantù (con tre
lettere inedite), in Cesare Cantù e dintorni, a cura di M. Dillon Wanke
e Luca Bani, Milano, Cisalpino, 2007, p. 116 nota 3, p. 117 e
nota 7; V. Bezzi, Nell’officina di un reporter di fine Ottocento. Gli appunti
di viaggio di De Amicis, Padova, Il Poligrafo, 2007, p. 95 nota 14 e
p. 245. Cfr. anche quello che scrive Luciana Pasquini nella nota
introduttiva Edmondo De Amicis i Ricordi di Londra e la letteratura di
viaggio: «L’esperienza francese di De Amicis si concretizzerà nel
1875 con la prima edizione de I Ricordi di Parigi (Milano, Treves )
[…]. Da allora terrà fede al sodalizio editoriale con la casa milanese: nel 1878 vi farà riferimento per la pubblicazione di Costantinopoli, e nel 1879 per la seconda edizione de I Ricordi di Parigi,
comprensiva della descrizione dell’Esposizione Universale e dei
due ritratti di Victor Hugo ed Emile Zola» (in E. De Amicis, Ricordi di Londra, Lanciano, Carabba, 2007, pp. 44-45).
2
3
32
G. Ragone, Cuore”: un titolo in ricerca di un libro, in Id., Classici dietro
Come si dice oltralpe, Touché! E per un attimo
il mondo, si fa per dire, mi è crollato addosso.
Il fatto curioso di questa surreale vicenda bibliografica è che davvero nessuno possiede copia
dell’edizione 1875, né è conservata in alcuna
biblioteca pubblica, consultare i cataloghi in
linea per credere! Difficile è però spiegarlo al mio
interlocutore francese, a cui infatti non ho più
risposto.
Dopo questi incubi bibliografici, qualche giorno
più tardi ho riacquistato un poco di lucidità e
sono ritornato sulla questione. Ho esaminato con
calma la vera (ed unica) prima edizione, quella
del 1879, che contiene questi capitoli: Il primo
giorno a Parigi, pp. 1-43; Uno sguardo all’Esposizione,
pp. 44-128; Vittor Hugo, pp. 129-212; Emilio Zola,
pp. 213-290; Parigi, pp. 291-330. Interpretando
le precedenti citazioni bibliografiche, la fantomatica prima edizione 1875, avrebbe dovuto
dunque contenere, per sottrazione, solo due
pezzi: Il primo giorno a Parigi, e Parigi. Se tutto ciò
fosse esatto, De Amicis avrebbe scritto nel 1875
il primo testo, che invece risulta inequivocabilmente datato «Parigi, 28 giugno 1879». In effetti
il libro nasce sostanzialmente in seguito ad un
breve soggiorno di De Amicis a Parigi, nel giugno
1878, in occasione dell’Exposition Universelle.
Per altro il volume Treves 1879 raccoglie, con
pochissime modifiche, dei precedenti articoli,
le quinte. Storie di libri e di editori. Da Dante a Pasolini, Bari-Roma,
Laterza, 2009, che cita a p. 203, «I ricordi di Parigi, 1875». Anche
all’estero, e in particolare in Francia non ci sono dubbi, come testimoniano i Repères bio-bibliographiques contenuti in E. De Amicis,
Le livre Cœur, Notes et postface de Gilles Pécout, Paris, Editions rue
d’Ulm, 2001, p. 485, dove si legge : «1875: première édition des
Ricordi di Parigi (réédition en 1879)».
pubblicati (in forma di lettera) nella rivista L’Illustrazione Italiana (sempre della scuderia Treves).
In particolare uscirono questi pezzi: Lettera I. Il
primo giorno a Parigi, L’Illustrazione Italiana, n. 27, 7
luglio 1878, pp. 2-7; Lettera II. Uno sguardo all’Esposizione, n. 32, 11 agosto 1878, pp. 82-90; Lettera
II. Uno sguardo all’Esposizione, (continuazione e
fine), n. 34, 25 agosto 1878, pp. 115-122; Lettera
III. Vittor Hugo. I, n. 40, 6 ottobre, pp. 211-215;
Lettera III. Vittor Hugo. II, n. 41, 13 ottobre 1878,
33
n. 41, pp. 226-234; Lettera IV. Emilio Zola. I, n. 44,
i pazzi
per i libri
raccontati
3 novembre
1878,
pp. 275-282; Lettera IV. Emilio
bri
da un
pazzo
per
i
libri
Zola, II, n. 45, 10 novembre
1878, pp. 291-295;
Lettera V. Parigi, 47, 24 novembre, pp. 323-330.
Come potesse De Amicis pubblicare nel 1875 un
libro che si riferiva ad un viaggio effettuato nel
1878, è un po’ difficile da dimostrare; e neppure
è agevole immaginare che De Amicis potesse
parlare, con dovizia di dettagli, dell’Exposition
Universelle de Paris (del 1878) ben tre anni prima
che essa venisse inaugurata. Dunque possiamo
senz’altro concludere affermando che l’edizione
Treves 1875 dei Ricordi di Parigi non è mai stata
pubblicata.
Epppure, quel libro deamicisiano, come visto,
esiste, eccome, perlomeno nell’iperuranio bibliografico, da sempre ricco di sorprese; e come
tale continuerà probabilmente a vivere a lungo,
rimbalzando da una citazione all’altra.
alberto brambilla
université de franche-comté
34
maledizione del bibliofilo
Biblohaus era presente all’8° Salone del libro
usato di Milano, presso Fieramilanocity con tutta
la sua produzione storica, più le ultime uscite e il
nuovo catalogo. Allo stesso tavolo, Alex Panigada
e Simone Berni esponevano l’opera Maledizione
del bibliofilo di Magysto, che ha riscosso un notevole successo, attirando l’attenzione del numeroso pubblico.
L’opera in questione è un mixed media composto
da un libro cartaceo sigillato in un plico plastificato e dotato di una copertina in acciaio inox
adornata di 29 lame di coltello affilate e appuntite (lunghe fino a 20 cm) e una catena di acciaio
antico e un lucchetto a chiusura. In totale il libro
pesa circa 12 kg. L’opera apparirebbe come una
metafora dissacrante della figura del bibliofilo.
Nessun bibliofilo, infatti, vorrebbe imbattersi in
un simile libro in quanto:
a) non può classificarlo e schedarlo, i dati editoriali sono irraggiungibili, nella parte sigillata;
b) il libro non è fisicamente maneggiabile; è
troppo pesante ed è dotato di 29 lame affilate e
taglienti che fuoriescono pericolosamente dalla
copertina di acciaio;
c) al bibliofilo non è consigliato di forzare i sigilli
interni: il libro cartaceo, prima di essere sigillato, è stato avvelenato con una sostanza non
specificata, inserita in abbondanza tra le pagine.
Ciò rende molto pericolosa l’apertura dei sigilli
perché l’ignoranza dell’agente chimico usato non
che durante le fasi di realizzazione, di imballaggio e di trasporto dell’opera si sono verificati
alcuni incidenti proprio a causa della presenza
delle lame affilate che hanno ferito alle mani due
operatori. Da adesso in avanti nessun addetto si
dovrà avvicinare al pezzo se non adeguatamente
protetto. Lo stesso autore ha concepito un equipaggiamento speciale allo scopo. Fanno parte
dell’opera, infatti, e saranno dati in dotazione
a quei musei che esporranno il reperto, guanti
realizzati in rete d’acciaio a protezione delle
mani e manicotti rigidi in pelle a protezione degli
avambracci.
rs
permette di adottare le precauzioni richieste;
d) il libro non può essere riposto in una normale
libreria, a causa del suo aspetto ostile e inconciliabile con le forme d’uso umane. Di fatto, lo si
può solo maledire.
Maledizione del bibliofilo è annunciata come la
prima di una serie di opere riguardanti e attinenti il mondo della bibliofilia, il concetto di libro
e la capacità del libro cartaceo di interloquire e
rapportarsi al mondo dell’informazione nell’era
digitale. Magysto, l’autore dell’opera, ha scelto
Milano e la fiera del libro come prima esposizione ufficiale del suo libro. Nell’occasione, una
teca trasparente a protezione rendeva possibile
ai visitatori avvicinarsi alle lame. Va ricordato
35
Mostra e tavola rotonda per ricordare un grande stampatore italiano
36
cantieri
periodico della casa editrice
BH
FOCUS su Anita Pittoni
cantieri
in questo numero:
3
editoriale
3
i notiziari bibliografici di anita pittoni
7
con il coraggio dei poveri.
anita pittoni editrice nella trieste del novecento.
le edizioni de lo zibaldone
13
anita pittoni e le edizioni dello zibaldone:
libretti nudi, semplici, verdini
16
adelphi, i suoi primi 50 anni
18
il centro apice compie 10 anni
19
una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura:
aria d’italia di daria guarnati
20
i pazzi per i libri raccontati da un pazzo per i libri
21
libri letti e libri da (non) leggere
21
la fenice italiana di bradbury
22
giulio cisari doppio anniversario
25
carlo dionisotti e la cultura editoriale.
da aldo manuzio a giulio einaudi
28
un incunabolo della editoria gialla italiana
30
piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa
31
editoria a treviso 160 anni dopo
31
de amicis, parigi, e un libro che non si trova
34
maledizione del bibliofilo
periodico della casa editrice
BH
è un modo per diffondere
la cultura editoriale e bibliografica,
un appuntamento
con la letteratura tipografica
e bibliotecaria, con la modernità
e il senso dei caratteri di stampa,
è una via d’accesso
al mondo della carta
e alla sua tradizione millenaria.
numero 23
gennaio marzo
FOCUS su Anita Pittoni
2013
20X20
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