cantieri periodico della casa editrice BH FOCUS su Anita Pittoni cantieri in questo numero: 2 editoriale 2 i notiziari bibliografici di anita pittoni 6 con il coraggio dei poveri. anita pittoni editrice nella trieste del novecento. le edizioni de lo zibaldone 12 anita pittoni e le edizioni dello zibaldone: libretti nudi, semplici, verdini 15 adelphi, i suoi primi 50 anni 17 il centro apice compie 10 anni 18 una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati 19 i pazzi per i libri raccontati da un pazzo per i libri 20 libri letti e libri da (non) leggere 20 la fenice italiana di bradbury 21 giulio cisari doppio anniversario 23 carlo dionisotti e la cultura editoriale. da aldo manuzio a giulio einaudi 26 un incunabolo della editoria gialla italiana 27 piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa 28 editoria a treviso 160 anni dopo 29 de amicis, parigi, e un libro che non si trova 32 maledizione del bibliofilo periodico della casa editrice BH è un modo per diffondere la cultura editoriale e bibliografica, un appuntamento con la letteratura tipografica e bibliotecaria, con la modernità e il senso dei caratteri di stampa, è una via d’accesso al mondo della carta e alla sua tradizione millenaria. numero 23 gennaio marzo FOCUS su Anita Pittoni 2013 20X20 biblohaus edita libri e non solo un laboratorio progettuale dal quale nascono idee legate al concetto stesso di libro al suo passato al suo futuro biblohaus nasce dall’incontro di persone che hanno messo in comune idee sul libro, la lettura, la bibliografia. biblohaus rappresenta un tempo di riflessione su cosa sia editoria, tipografia, bibliografia, lettura; fermarsi a pensare per avanzare, avanzare ogni giorno. biblohaus è un luogo di incontro, un prototipo su come potrebbero diventare le culture editoriali e tipografiche. biblohaus privilegia l’approfondimento saggistico, è un tentativo di creare eventi bibliografici, situazioni da condividere. cantieri periodico della casa editrice BH FOCUS su Anita Pittoni numero 23 gennaio marzo 2013 1 l’abbonamento annuale a cantieri (4 numeri) costa € 25, per richiederlo: [email protected], numeri arretrati € 5 cadauno compresa spedizione. distributori nazionali circuiti alternativi NDA biblioteche estere e e.book casalini libri cantieri viene pubblicato ogni tre mesi e nasce dal gruppo di lavoro che si riunisce intorno alla casa editrice biblohaus: oliviero diliberto massimo gatta simone berni simone pasquali duccio benocci rebecca simpson olga mainieri annette baugirard michelle delattes gaspare naldi konstantin bellmer gina palestri edizioni biblohaus via weiden 27 macerata italia t f 0039 0733 265384 www.biblohaus.it [email protected] fb: biblohaus casa editrice 2 biblioteche italiane ls distribuzioni editoriali piemonte, valle d'aosta e liguria book service sas triveneto cierrevecchi lombardia pecorini sas emilia romagna, marche, abruzzo, toscana e umbria euroservizi srl lazio e scilia medialibri diffusione srl editoriale i notiziari libri bibliografici letti e libri da di anita pittoni (non) leggere focus Con il numero 23 Cantieri entra nel suo sesto anno di vita (2008-2013). Abbiamo quindi pensato di apportare qualche leggera modifica al i notiziari bibliografici suo palinsesto, partendo dal formato, che diventa di anita pittoni ad album e con copertina, passando per la periodicità che da bimestrale diventa trimestrale, us focper arrivare infine alla nuova rubrica Focus, dedicata all’approfondimento di un tema o di un personaggio mondo editoriale o librario; questo con ildel coraggio dei poveri. primo Focus è dedicato alla straordinaria anita pittoni editrice nella trieste figura didel Anita Pittoni, con tre saggi di Simone Volpato, novecento. Marco Menatode e Massimo Gatta. di le edizioni lo zibaldone one Il gruppo focus lavoro di Cantieri resta lo stesso, come lo stesso di sempre è il desiderio di rendere Cantieri sempre più utile, quale strumento di lavoro bibliografico, anita pittoni e le edizioni a quanti si interessano a vario titolo al mondo dello zibaldone: libretti nudi, del libro, dell’editoria, della bibliografia. Come li semplici, verdinila passione, l’attenzione, stessi sono l’entusiasmo, focus la precisione. In un momento veramente drammatico per il mondo e le sorti della cultura, dei libri, delle biblioteche e delle librerie, il nostro impegno verso di essi è ancora più forte e determinato. La redazione si augura pertanto che questo primo numero, della nuova serie, continui come i precedenti a suscitare interesse nei lettori contribuendo, nel suo piccolo, ad amplificare l’impegno i suoi primi 50 anni nni diadelphi, tanti a favore del libro cartaceo, delle librerie indipendenti, degli archivi e delle tante, piccole e grandi, biblioteche pubbliche e private. Buona lettura a tutti. la redazione “Per ogni libro redige dei bollettini o notiziari bio-bibliografici che stampa in 4.000 copie e con il coraggio dei poveri. distribuisce gratuitamente a persone di cultura in la fenice italiana anita editrice nella Italia e pittoni all’estero”, così in due trieste righe Sandra di bradbury del novecento. Parmegiani (Far libri. Anita Pittoni e lo “Zibaldone”, le edizioni lo zibaldone one Trieste, EdizionideParnaso, 1995, p. 12) conclude focus l’interessante esperienza giornalistico-bibliografica di Anita Pittoni, sulla quale in effetti poco si pittoni le edizioni sa,anita proprio perché emancano i documenti: quei giulio cisari doppio cataloghi che Anita scriveva tutti da sé e diffondello zibaldone: libretti nudi, anniversario deva dappertutto, tanto diffusi che non ne esiste semplici, verdini focus una collezione completa, nemmeno nell’Archivio Pittoni della Biblioteca civica di Trieste. L’elenco che segue dà conto perciò di 16 notiziari e di un catalogo generale, piùeola meno la metà carlo dionisotti cultura di quelli che probabilmente sono usciti, dato che editoriale. da aldo manuzio ad ogni novità libraria doveva corrispondere a giulio un notiziario (forse einaudi con eccezione della collana “L’Armonica” e delle tirature in pochi esemplari). Quelli con la sigla SV appartengono alla colleadelphi, i suoi primi della 50 anni nni un incunabolo zione dello Studio Bibliografico Simone Volpato gialla nauna parte di Trieste,editoria che di recente ha italiana acquisito dell’archivio Pittoni, mentre gli altri sono posseduti dalla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia (ma sono un dono di Volpato, non una presenza storica, come forse mi compie sarebbe piaciuto). il centro apice 10 anni piero gobetti, dalladivita Il titolo del periodico e l’annata riferimento non sonoal sempre in posizione chiara ed univoca romanzo e viceversa ersa (questo ovviamente crea dei problemi a una una rivista e una donna tra 3 della collana, tanto che è stampato in quarta di copertina dei libri dello Zibaldone. corretta catalogazione), tuttavia dal n. 17-22 (almeno secondo la raccolta conosciuta) l’area della gerenza si presenta così: “Lo Zibaldone. Periodico di storia, lettere ed arti della Venezia Giulia”, Anita Pittoni è qualificata direttore responsabile, è indicata l’autorizzazione n. 220 del Tribunale di Trieste, direzione e amministrazione a Trieste, in via Cassa di Risparmio n. 1; invece dal n. 24 al n. 35-36 il titolo in copertina muta in “Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita Pittoni. Notiziario” e quest’ultimo deve essere considerato più giustamente il titolo del periodico, in quanto il precedente era invece il titolo 4 Ogni numero ha in evidenza il volume appena uscito con articoli critici, alcuni scritti appositamente per l’occasione, spesso seguiti da approfondite schede bio-bibliografiche (questi testi sono evidenziati nella bibliografia che segue e per quanto riguarda gli scritti della Pittoni, devono essere aggiunti alla bibliografia pittoniana pubblicata da S. Parmegiani). Il rimanente spazio è dedicato all’elenco analitico delle edizioni dello Zibaldone, comprese quelle in programma, oltre a notizie tecnico-tipografiche e commerciali, per esempio l’elenco delle librerie depositarie dello Giulia con la pubblicazione di opere originali d’ogni tempo. Tale funzione è rispecchiata negli elenchi delle sue collane. I libri dello Zibaldone si rivolgono a tutti coloro che desiderano conoscere sul vivo l’Italia ai suoi confini orientali”. Molto più modesti ed essenziali i notiziari del 1969 e del 1971. marco menato Notiziari stampati a Pordenone dalle Arti Grafiche F.lli Cosarini, formato cm 13.5x22, ripiegati a fisarmonica (a eccezione dei primi due numeri). Zibaldone a Trieste, Milano, Torino, Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Venezia, Lucca, Aosta, Treviso e New York. Spicca sul n. 17-22, il giudizio, stampato in neretto, di Italo Calvino: “Seguo le edizioni dello Zibaldone, che testimoniano la fedeltà a un ideale di letteratura che è tutt’uno con lo spirito dei luoghi e con un concetto generale di civiltà: un ideale che oggi ha così rari esempi”. Quasi sempre è ribadita la missione culturale dello Zibaldone, per esempio nel citato numero: “Lo Zibaldone ha una sua precisa funzione: quella di documentare la storia, la cultura, il costume della Venezia maggio 1950, 2 p., ripiegato in due, Roberto D. Graff, Italo Svevo, traduzione di Manlio Cecovini. L’articolo, molto modesto, è così presentato: “Questa volta lo Zibaldone lascia la parola al giovane e originalissimo scrittore americano R. D. Graff. Egli sta preparando un’ampia ed accurata biografia di Italo Svevo ed è stato in questi giorni a Trieste per conoscere nella sua realtà l’ambiente in cui visse e lavorò il nostro grande scrittore concittadino”. In effetti, Graff è presente nel numero monografico dedicato a Svevo de “La Fiera Letteraria”, VIII, 41, 11 ottobre 1953, sembra che altro in materia non abbia pubblicato. In alto a sinistra, l’intestazione: “Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita Pittoni e Luciano Budigna” (SV). n. 12, febbraio 1953, 4 p., stampato su carta giallina, ripiegato in quattro. Contiene: Anita Pittoni, Giotti e la sua città. In alto a sinistra, l’intestazione: “Lo Zibaldone. Edizioni. Collana diretta da Anita Pittoni” (SV). aprile 1956, 14 p., Dedicato a Giani Stuparich. In occasione della pubblicazione delle Poesie di G. Stuparich. Contiene: Bruno Maier, L’ultimo Stuparich [segue:]; Cenni Biografici. Opere di Giani Stuparich. I due libri dello Zibaldone curati da Giani Stuparich. (Notizie sulle opere, sugli Autori, su Trieste). Sergio Miniussi, Ritratto di Giani Stuparich. Anita Pittoni, Impegno morale [sul carattere della letteratura triestina]. Prima del tit.: Zibaldone 18. Aprile 1956 (SV). marzo 1958, 8 p., in occasione della pubblicazione di Vienna nel ‘400 di Enea Silvio Piccolomini nella versione di Baccio 5 Ziliotto, ampia scheda bio-bibliografica su Ziliotto, non firmata, ma di A. Pittoni (BSI). maggio 1958, 8 p., in occasione della pubblicazione di La gioia è dura di Sergio Miniussi, testo critico non firmato, segue Profilo morale di Sergio Miniussi, si tratta della “schedina autobiografica” con la quale Miniussi si presentò al pubblico di Radio Trieste nel settembre del 1955 (BSI). n. 17-22, a. IX-X, maggio 1958 – febbraio 1959, 8 p., in occasione della pubblicazione di Vita di mio marito di Livia Veneziani Svevo. Contiene: Anita Pittoni, La moglie di Italo Svevo. [segue:] Svevo e Veruda. Dalle pagine di Livia (SV). prima e ultima pagina riprodotte in A. Pittoni, Diario 19441945, Trieste, SVSB, 2012, p. XXIII. n. 23, a. X, [1959], 8 p., in occasione della pubblicazione di Quello che resta da fare ai poeti di Umberto Saba. Contiene: Giani Stuparich, Solitudine di Saba; Lionello Zorn, Bibliografia sabiana; [Anita Pittoni], Dieci anni 1949-1959, siglato Zbe (BSI). n. 24, a. X, [1959], 8 p., in occasione della pubblicazione di Appunti inutili di Virgilio Giotti. Contiene: A Virgilio Giotti il premio dei Lincei 1957 [testo della relazione ufficiale]; Anita Pittoni, Note sulla vita e sull’opera, [segue:] Scritti critici e vari su Virgilio Giotti (1919-1959) (BSI). n. 25, a. X, 1959, 8 p., Rileggiamo Giani Stuparich. In occasione della pubblicazione de L’isola di G. Stuparich. Contiene: Silvio Benco, Giani Stuparich narratore (La Voce Libera, 15 luglio 1946), segue ampia scheda bio-bibliografica non firmata, ma di A. Pittoni (BSI). n. 27-29, a. XI, 1960, 9 p., Un’opera tedesca del XVIII secolo. In occasione della pubblicazione di Il povero Uli di U. Braeker, traduzione e prefazione di Alberto Spaini. Contiene: [Anita Pittoni], Ulrich Braeker, con nota bio-bibliografica su A. Spaini; Anita Pittoni, Note storiche triestine. Dall’introduzione a uno studio su Domenico Rossetti (BSI, in 2 copie). n. 33, a. XIII, 1962, 7 p., in occasione della pubblicazione del Diario per la fidanzata di I. Svevo. Contiene: Anita Pittoni, Italo Svevo, con nota bio-bibliografica su Bruno Maier, curatore dell’edizione insieme alla Pittoni (BSI). n. 34, a. XIII, 1962, 9 p., Poesia e artigianato. In occasione 6 della pubblicazione di Fèrmite con mi di A. Pittoni. Contiene: Alberto Spaini, Cara Anita; Anita Pittoni, Poesia e artigianato (dal diario); Fabio Todeschini, Nota sulla poesia di Anita Pittoni; Notizie su Anita Pittoni, scheda bio-bibliografica non firmata (BSI). prima e ultima pagina riprodotte in A. Pittoni, Diario 1944-1945, Trieste, SVSB, 2012, p. XI. n. 35-36, a. XIV, 1963, 9 p., in occasione della pubblicazione di Lettere alla moglie di I. Svevo, a cura di A. Pittoni. Contiene: Eugenio Montale, Italo Svevo (1926), segue una Nota siglata A. P. sul Montale primo scopritore di Svevo, lamentando che “il buon seme di Montale non aveva avuto, in quanto a ‘terreno’, la stessa fortuna”, in confronto con lo scritto “alquanto debole” di B. Crémieux uscito nel medesimo anno ma a Parigi (BSI). f Notiziari stampati a Trieste dalla Tipografia Moderna, formato cm 11x14 a. XX, 1969, 7 p., 7 nuovi libri. Catalogo. Sul verso del front.: “Nelle edizioni dello Zibaldone / Trieste / porta orientale d’Italia aperta / all’Europa e al mondo / documenta / sul vivo le appassionanti vicen- / de del suo emporio e della sua / regione di confine” (BSI). a. XXII, 1971, 7 p., 1971, con presentazioni delle 7 novità dell’anno. Nota di Stelio Crise sulla mostra dedicata alle Edizioni dello Zibaldone, inaugurata il 1° marzo nella Biblioteca del Popolo (attuale Biblioteca Statale): “Questa mostra vuol essere un omaggio all’impresa editoriale triestina, frutto maturo di fantasia coraggiosa e di volontà caparbia...” (BSI). Catalogo generale 1949-1969, 11 p., alle p. 3-4 breve scritto, siglato A. P., sulle caratteristiche culturali dello Zibaldone, senza titolo: “ La presenza nel gran mondo editoriale delle piccole case editrici è giustificata quando esse operano ispirate da un preciso programma etico-culturale, rigorosamente originale, allo scopo di riparare a una lacuna...”. Il catalogo comprende “I 33 volumi usciti” e 25 volumi annunciati (BSI). con il coraggio dei poveri. anita pittoni editrice nella trieste del novecento. le edizioni de lo zibaldone one focus Te volevo dir che el zibaldon xe una bela cosa, una bellissima cosa, anita pittoni e le edizioni ma xe una pìcola cosa, e ti! dello zibaldone: libretti nudi, ti te butà dentro come s’el fussi tuto...! semplici, verdini UmbertooSaba cus f Con le mani ha creato stoffe da fibre povere e fili preziosi; con la forza delle idee ha pubblicato libri di cultura giuliana; con le parole ha scritto prose e poesie, perché “Tuta la mia opera la xe qui e che se trati de tessili, dello Zibaldone, de poesia, la xe tutt’una, la nassi dela stessa ispirazion” (Pittoni, 1963). Questo patrimonio sembra quasi svanito nel nulla, come la sua stessa presenza, dalle storie adelphi, i suoi primi 50 anni nni di editoria italiana del Novecento (una sola citazione nel recente Tranfaglia-Vittoria, nessuna in Turi, Gigli Marchetti-Finocchi, Tortorelli, Ragone). Solo Foelkel, in Storia dell’editoria italiana ricorda che “Nella povertà di iniziative editoriali autenticamente nella10 caoticità il centro apice valide, compie anni della situazione, Trieste è pur riuscita ad esprimere nel secondo dopoguerra un’iniziativa editoriale [Lo Zibaldone, n.d.A.] che offre limiti di cultura e di riconoscenza nazionali” (Foelkel, 1960). Questa donna indipendente e fragile, passionale e antiuna rivista e una donna tra conformista, tirannica e generosa, è ancora oggi architettura, arte e letteratura: poco conosciuta. I tardivi riconoscimenti giungono d’italia di morte dariascontata guarnati a aria vent’anni da una nell’assoluta solitudine di una stanza del reparto lungo degenti dell’ospedale “La Maddalena” di Trieste, dove 7 Anita Pittoni, perché è di lei che stiamo parlando, si è spenta l’8 maggio del 1982, pagando anni di autonomia, di entusiasmo, di libertà; forze di una donna solitaria ma non sola, che non si arrese mai. Gli anni dell’artigianato tessile (1929-1948) furono ricchi di riconoscimenti e di mostre in Italia e all’estero; poi la collaborazione con A. G. Bragaglia con la creazione dei costumi per l’Opera da tre soldi di Brecht al Teatro degli Indipendenti. La creazione del laboratorio di “poesia tessile”, un arazzo nel quale convivono fibre povere autarchiche, fili preziosi, armonie geometriche, un vortice di ricerca sui materiali, le forme, le funzioni degli abiti, che le varranno l’attenzione di artisti e architetti come Ponti, Pica, Campigli, Pagano, Nordio, Peressutti, Rogers, Pulitzer Finali. Poi, dal ‘49 al ’77, la lunga stagione dello Zibaldone, fondato con l’appoggio di Stuparich, Giotti, Budigna, Quarantotti Gambini. Stagione vissuta in maniera assoluta, con la certezza di compiere quasi un dovere politico e culturale per Trieste e la cultura giuliana. Lo Zibaldone seguì al periodo tessile, interrotto quando gli insostenibili costi della manodopera a domicilio la costrinsero a chiudere il laboratorio. In esso confluiranno insieme la grazia, la raffinatezza, la precisione, la leggerezza, eredità della creatrice di moda. La sua casa-editrice-laboratorio in via Cassa di Risparmio fu un luogo di cultura e di lavoro (qualcuno lo indicò come l’Istituto di Cultura Italiano a Trieste); i “martedì dello Zibaldone” erano un punto di riferimento per scrittori, poeti, artisti, tutti giovani o già famosi. Al centro sempre lei, catalizzatrice di talenti, tirannica e generosa, osti8 nata e inflessibile, con se stessa, con gli altri: “Una situazione di particolare necessità mi si è imposta in questo dopoguerra nei riguardi di un preciso ‘territorio’: la mia città, Trieste. S’era nel 1948 quando ebbi l’idea chiara di ciò che si doveva fare in tanto caos: contrapporre al disordine l’ordine della cultura, alle menzogne la verità dei documenti. A questo scopo, niente di più convincente e concreto che pubblicare e diffondere opere originali d’ogni tempo di scrittori giuliani (...). Ideai il programma e fondai lo Zibaldone con il coraggio dei poveri: offrire un viaggio ideale attraverso il tempo e gli argomenti sulle ali della poesia e del pensiero (...)” (Pittoni, 1969). L’esperienza artigiana segnò l’anima profonda dello Zibaldone, rendendo questi librini dei gioielli tipografico-editoriali. C’erano tre diverse collane, di 25 volumi ciascuna, più una “L’Armonica - grani dell’anima o gridi del cuore di Trieste”, di scritti brevi. Libri sobri e raffinati, prodotti “poveri” ma di un prezioso artigianato, stampati su carta vergatina dalle “Arti Grafiche Fratelli Cosarini” di Pordenone in 525 esemplari numerati più 25 copie ad personam (per Saba, Giotti, Stuparich, Miniussi e Pittoni furono stampate edizioni di 10 e 20 esemplari su pregiate carte colorate). Particolare attenzione poi la Pittoni riservava agli abbonati (circa 450 tra italiani e stranieri) ai quali inviava le novità, insieme ai bollettini biobibliografici, stampati in 3000/4000 copie, una vera novità per l’epoca. Tra gli abbonati spiccano i nomi di Croce, Binni, Berenson, Fortini, Luzi, Sereni, Bazlen, Spadolini, Guttuso, Zanzotto. Anche la pratica degli omaggi, pur rischiosa per imprese editoriali di così piccole dimensioni, fu da lei condotta sempre contro corrente, con spirito di sfida e maniera assolutamente antieconomica: 50/60 copie invece delle 30/35 abitualmente inviate dai grandi editori. Tutto il lavoro veniva svolto da lei, le incombenze materiali e più noiose come incollare francobolli, fare i pacchi, spedire i bollettini: “Non avendo mezzi, faccio tutti i più umili lavori da me, come attaccar 2000 francobolli sulle circolari che mandiamo in giro all’uscita di ogni libro, scrivere 2000 indirizzi, fare i pacchetti, portarli alla posta. D’altro canto lo Zibaldone si doveva fare, e la sgobbona di ruolo in questi anni a Trieste sono io” (Pittoni, 1951), sembrano le parole gobettiane dell’Editore ideale (1925) che la Pittoni non cita ma alle quali era vicina per sensibilità. Pubblicò due importanti opere prime di Saba: Uccelli (1950) con un ritratto a matita di Vittorio Bolaffio, e Quel che resta da fare ai poeti (1959); due di Virgilio Giotti: Versi (1953) e Appunti inutili (1959), e una del giovane Tullio Kezich: Il coraggio di Duttogliano (1959). Libri “lavorati a mano” come i tessuti di un tempo. Resterà fedele alla trama segreta delle fibre regalando ai pochi fedeli amici piccoli capi di abbigliamento da lei stessa disegnati: a Saba dei guanti in lana, a Giotti un fazzoletto da collo, a Grisancich una sciarpa nera a canestrelli, a Stuparich una giacca di lana: “Lo scrivere è per me come disegnare un pannello o fare un tessuto...la stessa legge mi indica gli stessi movimenti...persino la struttura dei 9 miei tessuti a maglie concatenate e non a fili tesi, corrisponde allo svolgimento dei miei pensieri” (Pittoni). Nel suo ultimo libro, edito nel ’77 dalla Biblioteca “Hortis” di Trieste, e dedicato a Saba, scrisse “L’edizioncina (Uccelli, n.d.a) era pronta, ed era pronto il velo d’oro che avevo tessuto per l’occasione: canapa da pesca sottilissima, invisibile nel suo colore naturale, e un sottilissimo filo d’oro autentico, un insieme aereo, un pulviscolo luminoso dal quale gli Uccelli avrebbero preso il volo... A Saba avevo detto di questo velo d’oro fatto apposta per la vetrina” (Pittoni, 1977). Le morti ravvicinate di Saba e Giotti nel ‘57 e quella, ancora più traumatica, di Stuparich nel ‘61, saranno le daranno un colpo durissimo. Con la scomparsa di Stuparich “si spezza un filo che lega più trame della sua vita” (Parmegiani, 1995); l’attività editoriale dello Zibaldone subisce un rallentamento e una progressiva agonia. La Pittoni avverte adesso su di sé l’enorme peso di un progetto che appare sempre più urgente e nello stesso tempo più utopico. Le forze del corpo sono ridotte ma non la forza della passione, anche ora che è realmente sola, e non più per scelta. Nel ‘66 inizia la pubblicazione della collana “L’Armonica – Zibaldone degli scritti brevi”, una raccolta di scritti da affiancare alle pubblicazioni in volume. La tiratura è di 500 copie più 80 ad personam con illustrazioni del pittore Ugo Pierri. Ne usciranno 7 titoli tra i quali si segnalano il primo e l’ultimo della serie della stessa Pittoni: A casa mia (1964) e La città di Bobi (1966) dedicato allo scomparso amico Bobi Bazlen. L’ultimo periodo dello Zibaldone è contraddistinto dalla parteci10 pazione editoriale di Enti e privati. Nel ‘73 esce Il magico taccuino del pittore Vito Timmel, che la Pittoni aveva inutilmente proposto alla Adelphi. Il volume segnerà la parabola finale dell’editrice triestina; pubblicato fuori commercio fu patrocinato dalla Provincia di Trieste. Nel ‘74 è costretta a lasciare la casa di via Cassa di Risparmio, una casa-laboratorio-cenacolo; la sua “regione dell’anima” si allontana per sempre provocandole un’ultima, irreversibile crisi. Per far fronte alla crisi economica che la sta travolgendo, nono- stante il costante apporto dei suoi circa 300 fedeli abbonati, e per garantire una certa regolarità di uscita dei volumi, si definisce, verso la metà degli anni ’70, un accordo con l’editore Marino Bolaffio, un “ingegnere di professione, editore per inclinazione”. L’accordo verrà stipulato il 6 marzo ‘75 e prevede l’impegno di Bolaffio a proseguire il piano editoriale dello Zibaldone già stabilito dalla Pittoni; lei manterrà la proprietà dei diritti e anche l’indirizzo generale della casa editrice, divenendo direttrice della Collana Edizioni dello Zibaldone – Marino Bolaffio Editore: “L’elenco dei libri da pubblicare era pronto, in alcuni casi il materiale era già di proprietà dell’editrice, ma gli ultimi infruttuosi tentativi decretano la fine di un’idea che aveva saputo, con fatica e tenacia, ma soprattutto con inesauribile fede nella giustezza della propria causa, conquistare – come assai di rado è dato vedere – coraggiosa e devota concretizzazione” (Parmegiani, 1995). Gli ultimi due libri della “Nuova Serie” saranno Ai miei cari (lettere dalla Russia 1942) di Paolo Belli Giotti (1975) e La vertigine attuale dell’Europa di Antonio de Giuliani (1976). Il suo archivio è oggi conservato presso la Biblioteca Civica “Hortis” di Trieste che prosegue nella valorizzazione generale della sua opera. Molto resta però da fare, da studiare; ad esempio il ricchissimo epistolario (quasi 5000 lettere). Questa donna straordinaria riuscì a pubblicare solo 34 dei 63 volumi progettati per il suo Zbe, ma questi libri ci restano come la migliore testimonianza di un compito assolto fino alla fine. massimo gatta S. Parmegiani, Far libri. Anita Pittoni e “Lo Zibaldone”. Prefazione di U. Pierri. Trieste, Parnaso, 1995 S. Parmegiani, Le edizioni dello Zibaldone (Trieste 1949-1975), «Esperienze Letterarie», (1995), n.3, pp.99-118 A.R. Rugliano, Straccetti d’arte. Stoffe d’arredamento e moda d’eccezione in una mostra di Anita Pittoni allestita a Trieste nella Sala Palazzo Costanzi, «Artigianato», (1999), n.34, pp.19-29 G. Ziani, Una donna insopportabile. Anita Pittoni protagonista segreta del ‘900, «Millelibri», (1991), n.45, pp.76-79 Lo Zibaldone. Edizioni a cura di Anita Pittoni. Catalogo generale 1949-1969. Introduzione di A. Pittoni (p.3-4). Trieste, Tipografia Moderna, 1969 M.L. Cammarata, Editoria triestina del ‘900, «Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria», v.XCIII, (1993), pp.251-290. 11 Anita Pittoni. Scritti di R. Damiani, A.R. Rugliano, G. Ziani, A. Pellican. Trieste, Biblioteca Civica. Edizione a cura di Edizioni Studio Tesi, 1995 V. Cozzoli, Profilo di Anita Pittoni, «Resine», (1998), n.76, pp.47-58 12 A. Pittoni, Caro Saba (3 episodi). Trieste, Biblioteca Civica, 1977. Ristampa anastatica, Trieste Biblioteca Civica, 1983 F. Foelkel, Venezia-Giulia. In Storia dell’editoria italiana. A cura di M. Bonetti. Roma, Gazzetta del Libro, 1960. Vol.I, pp.196-197 foc anita pittoni e le edizioni dello zibaldone: libretti nudi, semplici, verdini Anita Pittoni. Straccetti d’arte. Stoffe di arredamento e moda di eccezione. A cura di M. Cammarata. Cinisello Balsamo, Silvana Editrice, 1999 focus In una registrazione per Radio Venezia del febbraio 1951, a due anni dall’ideazione assieme a Luciano Budigna e Giani Stuparich delle Edizioni dello Zibaldone, Anita Pittoni, racconta la quotidianità della sua piccola azienda artigiana nella quale lei si sobbarca le mansioni di progettista, maestra d’arte, operaia specializzata, corrispondente, design50 e editrice adelphi,dattilografa, i suoi primi anni nni (manca solo fare la tipografa). Descrive come attorno a questo progetto diedero consigli, espressero dubbi mentre sedevano uno accanto all’altro, Giotti e Saba, lo scultore Ruggero Rovan e il poeta Budigna e lo stesso Stuparich. Ritrovare la storia di Trieste, le opere d’arte e di il centro apice compie 10 anni pensiero dei suoi uomini piccoli e grandi ... ed ecco che nacquero quei libretti nudi, semplici, verdini. Molti anni dopo, proprio quando lo Zibaldone entrerà in crisi e la Pittoni sarà affiancata da rivista Marino Bolaffio, prefazione una e una nella donna tra al mirabile volume del Il taccuino magico di Vito Timmel architettura, arte e letteratura: del 1973 la stessa Pittoni osserverà che «nel aria d’italia di daria guarnati procedere al passaggio dall’architettura interiore dell’opera manoscritta alla struttura esteriore del libro stampato è da tener presente, in ogni fase dell’operazione, il servizio funzionale cui il progetto i pazzigrafico per i deve libri corrispondere: raccontati quello di tramite silenzioso tra l’autore e il lettore». bri da un pazzo per i libri Si evince quindi una fortissima attenzione al nesso grafica-lettura alla responsabilità tra editore e 13 lettore; e riecheggiano le osservazioni di Albe Steiner (Domus, Einaudi, Feltrinelli, Olivetti) sulla funzione etica del mestiere del grafico, il quale, «di fronte al pubblico ha una grande responsabilità. Il grafico che si rispetti deve ritirarsi quando capisce che il prodotto è scadente. Può influire negativamente sullo sviluppo di un bambino, per esempio, o sullo sviluppo culturale della gente. Il progettista grafico dev’essere sempre più orientato scientificamente, non è un venditore di fumo. La sua è una vera specializzazione». Ora, la Pittoni riunisce le funzioni di editore e di grafico: due mestieri che impara progressivamente ma che già aveva in un certo senso appreso con la sua attività di creatrice di moda e di oggetti per l’arredamento: l’imprinting grafico gli viene suggerito dalla sua abilità di stendere i tracciati tecnici dei suoi abiti, di tende e tele che ben si possono paragonare ai tracciati tecnici che lei usa per strutturare la forma dei suoi libri e per dare indicazioni di correzioni, di misure, di altezze ai tipografi; l’imprinting dell’editore e quindi dell’organizzatore anche commerciale proviene dalla gestione del suo studio d’arte decorativa. I suoi libretti si presentano al tatto e agli occhi dotati di una ferrea carta d’identità. Misure rigorosamente standard: 12,7 cm di base e 17,5 di altezza; pagine variabili e peso variabile che può simboleggiare un piatto di pasta per 1, 2, 3 persone: Memorie di G.G. Sartorio: 126 gr.; Versi di Virgilio Giotti: 76 gr.; Diario per la fidanzata di Svevo: 156 gr.; Appunti inutili di Virgilio Giotti: 110 gr.; Vita di mio marito di Livia Veneziani Svevo: 14 356 gr.; Lettere alla moglie di Italo Svevo; 289 gr.; Passeggiata armata di Anita Pittoni: 202 gr. Copertina in carta fina ripiegata su se stessa a formare una tasca interna per proteggere il volume; carte interne usate: la Rusticus, pura cellulosa 100% della Cartiera Ventura di Cernobbio, che garantisce manegevolezza e leggerezza; stampa con questi caratteri: Bodoniano corsivo, antiqua tondo e corsivo, elzeviro, aster (prodotto dal 1958 dalle Officine Simoncini di Bologna). A fornire il repertorio dei caratteri è la Editoriale Libraria Trieste (via S. Francesco 62) che oltre all’attività di pubblicazione di opere per ragazzi fungeva anche da tipografia; la stampa dei libretti avviene presso l’Arti Grafiche Fratelli Cosarini di Pordenone (il 15 giugno 1799 Silvestro Gatti, «Stampatore e Librajo Veneto», presentava al «rispettabile pubblico» di Pordenone, attraverso un manifesto popolare, la nuova attività tipografica che si accingeva ad avviare nella Città. Nel frattempo, il 28 novembre 1908 la tipografia si trasformò in una società per azioni, prendendo il nome di «Arti Grafiche Pordenone già F.lli Gatti», successivamente «S.p.A. Arti Grafiche Gatti dei F.lli Cosarini» ed infine «Arti Grafiche F.lli Cosarini», denominazione che mantenne fino al 1970, data della cessazione dell’attività. Da Cosarini uscirono le prime edizioni dell’«Academiuta di lenga furlana» di Casarsa e quindi di Pasolini). Ciò che caratterizza la grafica dello Zibaldone è la totale assenza di immagini in copertina, il gioco tra il colore viola del titolo e la concentrazione in 3 cm di nome dell’autore, titolo e indicazione dell’editore: l’azione grafica quindi utilizza la superficie grigiolina della copertina per giocare, in un certo senso, ad un ordine tipografico, ad una pulizia che è propria di una private presse. In una relazione autobiografica sullo Zibaldone del 1958, inedita ed inviata a Riccardo Ricciardi (l’editore della collana Letteratura italiana. Storia e testi nata proprio nel 1950 con il sostegno del banchiere Raffaele Mattioli) la Pittoni scrive proprio che «studiai fin dal primo volume una veste editoriale adatta ad essere mantenuta per tutta la collana, in armonia col diverso carattere dei libri. Decisi per una carta raffinata all’interno (visto che ci si doveva limitare nella tiratura) e per una copertina dimessa che non facesse colpo al momento ma richiamasse un po’ alla volta l’affettuosa attenzione del lettore, nitida nelle sue diciture come nitido e chiaro doveva essere il libro in ogni sua pagina (e anche qui mi soccorse la mia esperienza nelle esigenze dell’arte decorativa). Decisi per un formato tascabile che cooperasse a fare un libro intimo che facilmente si porta con sé». Il passo è assai indicativo perché mette in luce come la Pittoni grafica ragioni non per libro ma per collana, in quanto, il suo scopo era quello di «affezionare i lettori non all’uno o all’altro libretto, ma alla collana nel suo complesso, cioè nell’intendimento dello Zibaldone»; ma emerge un fatto nuovo, proprio partendo dalle sue parole, ossia che lo Zibaldone si struttura come una collana che supporta l’editore e non come sarebbe più ragionevole, un editore che crea una o più collane (si può fare un paragone con l’editore Il Mulino che nasce in prima istanza come rivista che poi si tramuta in casa editrice). In una relazione del 1954 la Pittoni ribadisce la stretta identificazione di Zibaldone-collana dicendo chiaramente che lo Zibaldone è una collana che si compone di 24 volumi più uno che si sarebbe dovuto chiamare “I 24 libri dello Zibaldone” a cura di Giani Stuparich, Anita Pittoni e Luciano Budigna. All’altezza del 1954 aveva già stampato 12 volumi; in questo programma di 24 volumi della prima serie troviamo titoli che non saranno mai stampati: 1. Umbro Apollonio, Romano Rossini, prefazione di G. Stuparich; Gianandrea Gavazzeni, Smareglia; La Favilla. Le più belle pagine; Carlotta de Jurco, 10 disegni; Silvio Benco, Lettere a Nin; G. F. Tommasini, Commentari sull’Istria; Trieste nei secoli XVII, XVIII, XIX. Incisioni a cura di Oscar de Incontrera. Vedremo poi come altri libri resteranno dentro il cassetto, libri di cose sue (Diario) e di altri (Maria Lupieri). Ma quello che va oggettivamente messo in luce è l’assoluta anarchia e senso del sogno che la porta a strutturare un disegno di collana ardito perlomeno dal punto di vista economico. Ma questa collana con la sua grafica “povera”, ha il compito, arduo, osserva, di «creare intorno a sé un clima morale; anche se ama vivere quieto e discreto, è riuscito a dar vita a un importante centro spirituale [...]; incoraggia i giovani meglio dotati a un lavoro serio e onesto, a resistere qui e a non partire; [...] è la prima volta che Trieste s’impone, inserendosi nel quadro dell’editoria nazionale. Se gran parte dei giudizi critici vertono sul contenuto dei testi pubblicati dallo Zibaldone non mancano però incisive osservazioni proprio sull’aspetto grafico. 15 Risulta indicativa l’osservazione che fece Alessandro Bonsanti («Letteratura e Arte», 1950): «Questi volumetti in ventiquattresimo, di aspetto modesto e dalla coperta verdolina, di carta ruvida, stampati con proprietà e decoro ci toccano il cuore»; così Luciano Anceschi ([Giornale del popolo»: accuratissime, riservate, e bene stampate piccole Edizioni dello Zibaldone»; Michele Prisco («Il Giornale»): «sono volumetti stampati con una grazia minuta e discreta, leggeri, sottili, quasi vergognosi di offrirsi»; Pietro Calandra («Idea»): «una collana che no si fregia di nessuna sigla di autorevoli editore, ma s’impone lo stesso per i suoi pregi fisici (di carta, di cura tipografica)». In questi quattro giudizi il filo conduttore è la sobrietà grafica, la leggerezza del manufatto, la cura dell’oggetto. In una memoria, inedita, inviata a Schweiller, del 14 marzo 1960, scrive di se stessa, auto-celebrandosi: «Le edizioni dello Zibaldone si presentano sobrie di gusto, modeste all’esterno, accuratissime nella stampa e come proporzioni [cancellato] “architettura” della pagina, nei pieni e nei vuoti; scelte nei caratteri, armoniose. Lo stile editoriale e l’impostazione tecnica del libro sono qualità dovute ad Anita Pittoni, maestra dell’arte tipografica e tecnica, che ha saputo creare fin dal primo libro, il TIPO delle edizioni cui si è mantenuta fedele». simone volpato 16 adelphi, i suoi primi 50 anni nni Non c’era modo migliore, per l’editore milanese, di festeggiare i suoi primi 50 anni (1963-2013) che il centro apice compie 10 anni pubblicare una raccolta di scritti del suo fonda- una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati i pazzi per i libri raccontati bri da un pazzo per i libri tore, Roberto Calasso. Un volume di grande fascino con alcuni saggi di notevole interesse non solo editoriale; penso a L’editoria come genere letterario, I libri unici e alcuni profili biografici di grande interesse, come quelli di Giulio Einaudi e Luciano Foà. Tutti gli scritti erano già stati pubblicati altrove, ma averli ora tutti a disposizione in un unico, elegante, volumetto favorisce la lettura e la valutazione del lungo percorso culturale del grande editore milanese. Accanto a questo andrebbe riletto anche il precedente di Calasso che riuniva i suoi risvolti di copertina. Roberto Calasso L’impronta dell’editore Milano, Adelphi, 2013, 164 p., € 12,00 [Piccola Biblioteca Adelphi, 642]. Roberto Calasso Cento lettere a uno sconosciuto Milano, Adelphi, 2003, 236 p., € 10,00 [Piccola Biblioteca Adelphi, 500] 17 il centro apice compie 10 anni Il prestigioso centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine Comunicazione una rivistadella e una donna traEditoriale) dell’Università degli Studi Milano compie 10 architettura, arte e di letteratura: anni, nato 2002.guarnati È un centro d’ecariaessendo d’italia dinel daria cellenza per lo studio della cultura e della grafica editoriale, dell’illustrazione e di tutto quanto ruota intorno al libro cartaceo. Oltre a numerosi archivi il Centro possiede prestigiosi fondi bibliografici acquisiti durante questi primi anni. i pazzi per i libri raccontati È da inoltre un motore bri per iniziative un pazzo perpropulsivo i libri bibliografiche, mostre, convegni, oltre ad essere un luogo di ricerca e di studio unico in Italia. In occasione del decennale il centro ha pubblicato una raffinata cartella d’arte a tiratura limitata, affidata per la stampa a un maestro come Giorgio Lucini, nella quale dieci artisti hanno rivisitato altrettanti archivi e fondi del centro. I fondi e gli archivi rappresentati sono stati: Fondo Scheiwiller (Emilio Isgrò), Archivio “La notte” (Mario De Biasi), Fondo Cisari (Guido Scarabottolo), Fondo Marengo (Giancarlo Iliprandi), Archivio Teatro Colla (Alessandro Mendini), Fondo Alfieri (Marta Dell’Angelo), Archivio Alcorn (Stephen Alcorn), Fondo Carpi Arpesani (Elisabeth Scherffig), Collezione ‘900 Sergio Reggi (Tomi Ungerer), Fondo Rapisarda (Italo Lupi). Un augurio al centro Apice per altrettanti anni di prestigiosa attività. mg 18 editoria a treviso 160 anni dopo de amicis, parigi, e un libro che non sii trova maledizione del bibliofilo 10 artisti 10 anni Apice 2002 – 2012, manufatto cartaceo a cura di Antonello Negri e Marta Sironi, Milano, Università degli Studi di Milano, messo in pagina da Giorgio Lucini in una tiratura limitata a 500 copie, delle quali 300 numerate all’araba 1-300, novembre 2012. una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati Daria Guarnati è stata una gran donna e Gio Ponti il genio che tutti conoscono. Insieme hanno dato vita ad una delle più belle e intelligenti riviste i pazzi i libri eraccontati del nostro per Novecento, anche ad una piccola bri un pazzo per i omonima libri e da preziosa casa editrice che ebbe in Malaparte il suo autore di punta. de amicis, parigi, e un libro che non sii trova maledizione del bibliofilo “Aria d’Italia” di Daria Guarnati L’arte della rivista intorno al 1940 a cura di Silvia Bignami, Milano, Centro Apice-Skira, 2008 [Quaderni di Apice, 2]. 19 i pazzi per i libri raccontati da un pazzo per i libri bri maledizione del bibliofilo Gran bel libro questo che Andrea Kerbaker ha dedicato ai suoi tanti “compagni di banco”, di quella che potremmo definire la più bella e salutare malattia, di cui tanti di noi sono fortunatamente affetti. Un eccellente ed intelligente modo per scrivere di libri e della passione di raccoglierli, leggendoli e amandoli. Scrivere di libri e di lettura è un’arte complessa, scivolosa, di cui fortunatamente Kerbaker possiede la ricetta perchè è da molti anni che comunica queste due passioni in maniera insieme leggera e profonda. Da Petrarca a Federigo Borromeo, dal cardinale Mazarino a Caterina di Russia, passando per Monaldo Leopardi, Borges, Manguel e l’onnipresente Eco, sfilano davanti ai nostri (invidiosi) occhi collezioni straordinarie, edizioni rarissime, raccolte magnifiche, incunaboli, biblioteche di sogno, scaffali infiniti, ma anche passioni, idee, progetti. Tanto di cappello quindi all’autore e ottima lettura a tutti. kb Andrea Kerbaker Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri Milano, Ponte alle Grazie, 2013, 260 p., € 16,80. 20 s s s libri letti e libri da i notiziari bibliografici (non) leggere di anita pittoni la fenice italiana di bradbury focus Prendendo spunto da un (modesto) articolo del (modesto) bestsellerista Alessandro Baricco, con ilnelcoraggio dei poveri. lo scrittore ci informava dei migliori laquale fenice italiana anitacinquanta pittoni editrice nella trieste libri letti negli ultimi dieci anni, segnadi bradbury del novecento. liamo ai nostri bibliolettori alcuni simpatici volumi, le edizioni definiti lo nel zibaldone one dei LibrifoValidi cus (PLV) da tempo Paradiso che forse sarebbe il caso di ristampare. Si tratta di volumi nei quali gli autori raccontano i libri anitache pittoni e importanti le edizioni sono stati per la loro formazione, giulio cisari doppio e intellettuale. accanto a questi ce dellopersonale zibaldone: librettiMa nudi, anniversario ne sono altri che raccontano di libri dimenticati, semplici, verdini cusromanzo assurdi, rifiutati, distrutti, oltre a unfobel di Richard Brautigan, nel quale il protagonista vive in una biblioteca molto particolare, unica al mondo, raccoglie iedattiloscritti carloche dionisotti la culturapiù respinti della terra. Gli articoli di Baricco pubblicati da editoriale. da aldo manuzio la Repubblica sono stati riuniti nel volume Una a giulio einaudi certa idea di mondo (Roma, Gruppo editoriale L’Espresso, 2012, 154 p., € 2,00). un incunabolo adelphi, i suoi primi della 50 anni nni Richard Brautigan, La casaitaliana dei libri,na trad. di Pier Francesco editoria gialla Paolini, Milano, Marcos y Marcos, 2003, pagg.199, € 10,00. La prima edizione italiana del capolavoro di Ray Bradbury venne pubblicato nell’aprile del 1956 a Milano dall’editore Aldo Martello (Cromotipia E. giulio cisari doppio Sormani, via Valparaiso 3, Milano). Il titolo era anniversario carlo dionisotti e la cultura editoriale. da aldo manuzio a giulio einaudi un incunabolo della editoria gialla italiana na piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa ersa Alessandro Baricco, Una certa idea del mondo, «la Repubblica», n. 352, domenica 13 novembre 2011, pp. 29-31. Cita Solomov, Miller, Hesse, il centro apice compie 10Baudino, anni Bellocchio, piero gobetti, dalla vita editoria a treviso 160 anni dopo una rivista e una donna tra de amicis, parigi, Bernard, ma anche quello sui libri più strani, sui al distrutti, romanzo e viceversa ersa (Della mia vita libri al rogo, Dioguardi coi libri), Manguel (Diario di un lettore), ecc. 21 diverso rispetto a quello che sarebbe divencon ilperò coraggio dei poveri. tato il simbolo della resistenza a favore del libro anita pittoni editrice nella trieste contro la barbarie e la distruzione (Fahrenheit 451); del novecento. quella prima italiana intitolata le edizioni de loedizione zibaldone one era infatti focus Gli anni della fenice e aveva la storica traduzione di Giorgio Monicelli. L’edizione, completa della sovraccoperta verde oliva, è abbastanza anitabella pittoni e le edizioni rara e ricercata e contiene un bel disegno che dello zibaldone: libretti nudi, quasi mai viene citato: uno degli uomini addetti semplici, verdini a bruciare i libri con il lanciafiamme mentre, di focus spalle di fronte a un palazzo in fiamme, si ferma coprendosi il volto dal calore. L’opera nasce come estensione del racconto The Fireman del 1951 pubblicato su “Galay Science Fiction” e in italiano in due puntate su “Urania Rivista”, n. 13 e 14 novembre e dicembre 1953 col titolo Gli anni del rogo, quindi su “Playboy” n. 1, 2 e 3 del 1953. om giulio cisari doppio anniversario Il 2012 è stato un anno particolare per il grande artista comasco (1892-1972), doppio annivercarlo dionisotti e la cultura sario, 120 anni dalla nascita e 40 dalla morte. daè aldo manuzio legato al Il editoriale. nome di Cisari indissolubilmente a giulio mondo dellaeinaudi grafica e della illustrazione editoriale. Cisari studia all’Accademia di Brera, dove incontra maestri come Cesare Tallone e Giuseppe un incunabolo della Mentessi e in seguito viene come risucchiato dalla editoria gialla italiana na adelphi, i suoi primi 50 anni nni piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa ersa il centro apice compie 10 anni editoria a treviso 160 anni dopo una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati de amicis, parigi, e un libro che non sii trova Ray Bradbury Gli anni della fenice, Milano, Aldo Martello, 1956 [La piramide], 254 p., ill. 22 scuola e dal genio di Adolfo De Carolis, sotto la cui guida affina la conoscenza di tutte le tecniche incisorie alle quali dedicherà il saggio La xilografia (Hoepli, 1926). Ampio è l’elenco degli editori con i quali l’artista collabora, disegnando copertine: Treves, Hoepli, Alpes, Vitagliano, Unitas, Modernissima, Morreale, Ceschina, Bietti, Signorelli, La Prora, Vallardi, Ricordi e soprattutto Mondadori. Molto ampia è anche la sua attività di disegnatore di cartoline e locandine e soprattutto di © Centro APICE, Milano 23 incisore exlibrista, del quale ci resta un raro e ricercato volume antologico edito nel 1958 dalle Edizioni Liguria, la cui copertina viene riprodotta in questo numero di Cantieri in ricordo e omaggio al grande e poliedrico artista del quale il Centro Apice di Milano conserva un Fondo vasto e prezioso, dovuto alla passione collezionistica di Sandra Bertagnoli Bortone (http://www.sba.unimi. it/Biblioteche/apice/7393.html). mg 24 foc anita pittoni e le edizioni dello zibaldone: libretti nudi, semplici, verdini focus carlo dionisotti e la cultura editoriale. da aldo manuzio a giulio einaudi Dopo svariate plaquettes di lettere editoriali einaudiane (Montale, Contini, Rodari, Mila, Zeri), un incunabolo della sortite fuori commercio dai torchi della Einaudi editoria gialla italiana na per la disperazione di colti lettori, in forma di attese e ammirate strenne natalizie, ecco finalmente una edizione in commercio di analogo soggetto che potrà arricchire gli scaffali einau- adelphi, i suoi primi 50 anni nni piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa ersa il centro apice compie 10 anni editoria a treviso 160 anni dopo una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati de amicis, parigi, e un libro che non sii trova i pazzi per i libri raccontati bri da un pazzo per i libri maledizione del bibliofilo 25 diani sia dei pochi fortunati (di cui sopra), sia dei tanti studiosi e cultori del genere. Questa, in particolare, è una preziosa ricognizione documentaria ultra quarantennale, basata sullo scambio epistolare tra un maestro della nostra italianistica come Carlo Dionisotti, cattedratico prestigioso al Bedford College di Londra (ma non in Italia!), Giulio Einaudi et sodalibus (Bollati, Ponchiroli, 26 Vivanti, Davico Bonino), anche se le prime due lettere, del ’42-’43, sono di Carlo Muscetta. Diciamo subito che l’edizione è alquanto curata, sia a livello filologico che paratestuale, nonostante la presenza di alcuni refusi, oltremodo fastidiosi in un libro così innervato, e pour cause, di eleganze stilistiche, linguistiche e letterarie; tra questi diabo- lici esserini si distinguono, causa la notorietà e la valenza culturale delle vittime, sia l’Angelo Mercato (ma Mercati), prefetto della Biblioteca Vaticana, refuso che stranamente persiste anche nell’indice dei nomi, sia il Nuto Rivelli (ma Revelli), altrettanto brutto. Utile è poi l’agile scritto introduttivo di Davico Bonino, molto documentato e arioso il saggio del curatore Roberto Cicala, preziosa l’intervista a Mauro Bersani, il quale aveva già analizzato il rapporto Dionisotti, l’Einaudi e gli einaudiani nel convegno sullo studioso del 2008 (Interlinea, 2010, pp. 77-88) e al quale rimandiamo per ulteriori preziosi particolari; inoltre necessaria e complementare ci appare la sezione iconografica (anche questa trova un pendant nelle eleganti Immagini di Carlo Dionisotti, Interlinea, 2010) e come sempre indispensabile l’indice finale tripartito dei nomi, periodici e case editrici. Insomma un volume dal quale attingere proficuamente tutta una serie di indicazioni, suggestioni, spunti tematici, notizie, particolari, su una delle più prestigiose, e poco conosciute, collaborazioni editoriali del nostro secondo Novecento. Ne viene fuori un quadro ampio, complesso, stratificato, magmatico e multiforme. L’insigne italianista era del resto un einaudiano della prima ora, avendo fin dal ’34 (l’Einaudi nasce l’anno prima) collaborato con ‘La Cultura’, e in seguito al progetto dello Struzzo di una enciclopedia, insieme a Giaime e Fortunato Pintor. Insomma si tratta, come è evidente, di una collaborazione naturaliter, nell’ordine delle cose anche se spesso condizionata dalle peculiari e instancabili modalità lavorative di Dionisotti, complice il suo risiedere e insegnare al l’estero. mg 27 semplici, verdini focus a giulio einaudi un incunabolo della editoria gialla italiana na adelphi, i suoi primi 50 anni nni Presentiamo un piccolo incunabolo della editoria gialla in Italia: la presentazione anonima, targata Mondadori, della suadalla Collana piero gobetti, vitaI libri gialli. Un omaggio sia al e genio editoriale al romanzo viceversa ersa di Arnoldo Mondadori che ai nostri lettori giallisti. Si ringrazia Mauro Chiabrando per averci fornito le immagini del raro opuscolo. kb il centro apice compie 10 anni editoria a treviso 160 anni dopo una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati de amicis, parigi, e un libro che non sii trova i pazzi per i libri raccontati Carlo Dionisotti, Giulio Einaudi “Colloquio coi vecchi libri”. bria cura di Roberto Cicala, scritti da un pazzo i libri Lettere editoriali per (1942-1988) maledizione del bibliofilo di Cesare Segre, Mauro Bersani, Guido Davico Bonino, Novara, Interlinea, 2012, 194 p., ill., € 18. 28 Un piacere nuovo, Milano, Mondadori, giugno 1931 29 piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa ersa Torna la straordinaria vicenda politica, culturale ed esistenziale di Piero Gobetti (Torino 1901 – editoria a treviso Neully sur Seine 1926) declinata in due opposte 160 editoriali. anni dopo forme La prima inserita nell’ottimo saggio che Guido Bonsaver ha dedicato all’attività censoria di Mussolini e dove la vicenda di Gobetti, costretto a lasciare l’Italia per la Francia de pensava amicis, dove di parigi, poter riprendere l’attività editoe un libro che non dal sii trova riale e politica stroncata fascismo, occupa interamente il primo capitolo (L’opposizione da sopprimere). Il secondo è nel bellissimo romanzo di Paolo Di Paolo, dove il giovane editore torinese è protagonista della vicenda il cui perno ruota intorno al concetto di gioventù, amicizia e maledizione del bibliofilo disillusione. Un romanzo storico di ampio respiro narrativo e poetico con Gobetti costretto a lasciare a Torino la giovane moglie Ada Prospero e il neonato Paolo per quella Parigi in cui, solo un anno dopo, morirà a seguito del peggioramento delle già precarie condizioni di salute. Il tutto andrebbe riletto tenendo però presenti le splendenti pagine gobettiane che Vanni Scheiwiller riuniva anni fa in un aureo libretto intitolato, per l’appunto, L’editore ideale. Ricordiamo infine che le Edizioni di Storia e Letteratura ha in corso la ristampa di tutti i volumi che Gobetti pubblicò con la sigla Piero Gobetti Editore, e senza dimenticare l’appena pubblicato Catalogo storico del grande editore romano. mg 30 Paolo Di Paolo, Mandami tanta vita, Milano, Feltrinelli, 2013, 158 p., € 13,00. Guido Bonsaver, Mussolini censore. Storie di letteratura, dissenso e ipocrisia, Roma- Bari, Laterza, 2013, XIII, 230 p., ill. Edizioni di Storia e Letteratura, Catalogo Storico 1943-2010, a cura di Samanta Segatori, premessa di Luisa Mangoni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2012 [Sussidi eruditi, 87], 272 p., € 38,00. Piero Gobetti, L’editore ideale. Frammenti autobiografici con iconografia, a cura di Franco Antonicelli, Milano, Scheiwiller, 1966, 97 p., ill. una rivista e una donna tra editoria a treviso architettura, arte e letteratura: 160 anni dopo aria d’italia di daria guarnati Segnaliamo un prezioso opuscolo pubblicato amicis, parigi, nelde 2003 in occasione dei 150 anni di editoria a e un libro che non sii trova Treviso. i pazzi per i libri raccontati bri da un pazzo per i libri maledizione del bibliofilo 150 anni di editoria in Treviso. Dalla Longo & Zoppelli alla Canova, Dosson (TV), Grafiche Zoppelli, 2003, 33 p., ill. de amicis, parigi, e un libro che non sii trova A torto o a ragione, non so, sono considerato un esperto di Edmondo De Amicis, sì, l’autore di Cuore, ma anche di molti altri libri, di solito poco maledizione del bibliofilo conosciuti persino dagli addetti ai lavori. Per di più mi vanto di possedere una delle più ricche raccolte private di opere di De Amicis. Due caratteristiche che, messe insieme, diventano a volte pericolose. Mi spiego meglio. A causa di queste mie presunte conoscenze deamicisiane ogni tanto qualche collega mi spedisce una mail, da sempre temuta, che più o meno incomincia così: “Gentile Collega, conoscendo e stimando le sue profonde conoscenze in ambito deamicisiano, mi permetto di sottoporle un quesito bibliografico…”. A volte le risposte sono abbastanza semplici e veloci, a volte lunghe e difficili. È il caso di uno studioso francese che di recente mi ha chiesto informazioni sull’edizione 1875 dei Ricordi di Parigi, di cui non riusciva a trovare copia nelle biblioteche. Io gli ho subito risposto dicendo che era ovvio non trovarla, dal momento che mi risultava esistesse una sola prima edizione, quella del 1879 per i tipi di Treves. Il giorno dopo il collega ha replicato, non senza una punta di ironia, meravigliandosi che io, sedicente esperto, non conoscessi quella prima edizione 1875. Per rafforzare la sua tesi e in qualche modo cancellare la mia competenza (sempre più presunta ed ora un poco vacillante) in materia, mi allegava una nota bibliografica 31 che indubbiamente incuteva paura e rispetto. La trascrivo fedelmente qui sotto: E. De Amicis, Opere scelte, a cura di F. Portinari e G. Baldissone, Milano, Mondadori, 1996, p. cii, dove si legge – sotto l’anno 1875 della Cronologia – che De Amicis in quell’anno «pubblica la prima edizione dei Ricordi di Parigi»; e a p. cvi, si conferma che nel 1879 egli «pubblica […] i Ricordi di Parigi, seconda edizione»; questi dati sono confermati dai due curatori nella bibliografia deamicisiana inserita nel volume alleipp. 1238-1239, dove addirittura si precisano le differenze fra le due edizioni: Ricordi di Parigi, Milano, Treves, 1875 e Ricordi di Parigi (con l’aggiunta dei ritratti di Hugo e di Zola e di Uno sguardo all’esposizione), Milano, Treves, 1879. Bisogna forse spiegare ai non esperti che l’edizione Mondadori a cui qui si fa riferimento, del 1996, è parte della prestigiosa collana “I Meridiani”, e quindi è considerata dagli studiosi come una fonte assolutamente attendibile. Per di più il collega francese mi segnalava che tale dato bibliografico, da me completamente ignorato, era invece ormai pacificamente acquisito da tutti, e citava al riguardo alcune recenti edizioni che confermavano n pieno tali dati bibliografici: Sull’Oceano, Milano, Mondadori, 2004 (collezione « Oscar Mondadori »), p. xxxxviii, che cita esattamente riprendendo alla lettera il prestigioso ed autorevole Meridiano: «Ricordi di Parigi, Milano, Treves, 1875» e «Ricordi di Parigi (con ritratti di Hugo e Zola e Uno sguardo all’esposizione), Treves, Milano 1879»; nella bibliografia contenuta nel volume deamicisiano Sull’Oceano, Milano, Garzanti, 1996 (collezione « I Grandi Libri »), p. et p. xxiv, si cita invece solamente «Ricordi di Parigi, Milano, Treves, 1875)», ignorando del tutto l’edizione 1879. Non è difficile immaginare la mia meraviglia di fronte a tanta sicurezza, suffragata da tali pezze giustificative; per scrupolo ho controllato accuratamente, una per una, le citazioni del collega: ahime!, erano esatte. Non contento ho esaminato le bibliografie presenti nei testi critici di autorevoli studiosi che avevo nella mia libreria, per esempio il libro di Flavia Bacchetti1, lo studio di Luca Bani, i saggi di Valentina Bezzi2, la quale è una vera esperta dei libri di viaggio di De Amicis. Persino in un libro scritto da un’autorità nel settore specifico della storia editoriale, Giovanni Ragone, ho trovato l’attestazione della presenza dell’edizione Treves 1875 dei Ricordi di Parigi !3 ix 1 F. Bacchetti, I viaggi “en turiste” di De Amicis. Raccontare ai borghesi, Tirrenia (Pisa), Edizioni del Cerro, 2001, p. 63 : «La capitale francese dei Ricordi di Parigi – pubblicati nel 1875 e, ampliati, riediti nel 1879 – non è certamente la Parigi, proiettata già nel ventesimo secolo da Victor Hugo». Cf. L. Bani, Uno ‘scherzo’ di Edmondo de Amicis a Cesare Cantù (con tre lettere inedite), in Cesare Cantù e dintorni, a cura di M. Dillon Wanke e Luca Bani, Milano, Cisalpino, 2007, p. 116 nota 3, p. 117 e nota 7; V. Bezzi, Nell’officina di un reporter di fine Ottocento. Gli appunti di viaggio di De Amicis, Padova, Il Poligrafo, 2007, p. 95 nota 14 e p. 245. Cfr. anche quello che scrive Luciana Pasquini nella nota introduttiva Edmondo De Amicis i Ricordi di Londra e la letteratura di viaggio: «L’esperienza francese di De Amicis si concretizzerà nel 1875 con la prima edizione de I Ricordi di Parigi (Milano, Treves ) […]. Da allora terrà fede al sodalizio editoriale con la casa milanese: nel 1878 vi farà riferimento per la pubblicazione di Costantinopoli, e nel 1879 per la seconda edizione de I Ricordi di Parigi, comprensiva della descrizione dell’Esposizione Universale e dei due ritratti di Victor Hugo ed Emile Zola» (in E. De Amicis, Ricordi di Londra, Lanciano, Carabba, 2007, pp. 44-45). 2 3 32 G. Ragone, Cuore”: un titolo in ricerca di un libro, in Id., Classici dietro Come si dice oltralpe, Touché! E per un attimo il mondo, si fa per dire, mi è crollato addosso. Il fatto curioso di questa surreale vicenda bibliografica è che davvero nessuno possiede copia dell’edizione 1875, né è conservata in alcuna biblioteca pubblica, consultare i cataloghi in linea per credere! Difficile è però spiegarlo al mio interlocutore francese, a cui infatti non ho più risposto. Dopo questi incubi bibliografici, qualche giorno più tardi ho riacquistato un poco di lucidità e sono ritornato sulla questione. Ho esaminato con calma la vera (ed unica) prima edizione, quella del 1879, che contiene questi capitoli: Il primo giorno a Parigi, pp. 1-43; Uno sguardo all’Esposizione, pp. 44-128; Vittor Hugo, pp. 129-212; Emilio Zola, pp. 213-290; Parigi, pp. 291-330. Interpretando le precedenti citazioni bibliografiche, la fantomatica prima edizione 1875, avrebbe dovuto dunque contenere, per sottrazione, solo due pezzi: Il primo giorno a Parigi, e Parigi. Se tutto ciò fosse esatto, De Amicis avrebbe scritto nel 1875 il primo testo, che invece risulta inequivocabilmente datato «Parigi, 28 giugno 1879». In effetti il libro nasce sostanzialmente in seguito ad un breve soggiorno di De Amicis a Parigi, nel giugno 1878, in occasione dell’Exposition Universelle. Per altro il volume Treves 1879 raccoglie, con pochissime modifiche, dei precedenti articoli, le quinte. Storie di libri e di editori. Da Dante a Pasolini, Bari-Roma, Laterza, 2009, che cita a p. 203, «I ricordi di Parigi, 1875». Anche all’estero, e in particolare in Francia non ci sono dubbi, come testimoniano i Repères bio-bibliographiques contenuti in E. De Amicis, Le livre Cœur, Notes et postface de Gilles Pécout, Paris, Editions rue d’Ulm, 2001, p. 485, dove si legge : «1875: première édition des Ricordi di Parigi (réédition en 1879)». pubblicati (in forma di lettera) nella rivista L’Illustrazione Italiana (sempre della scuderia Treves). In particolare uscirono questi pezzi: Lettera I. Il primo giorno a Parigi, L’Illustrazione Italiana, n. 27, 7 luglio 1878, pp. 2-7; Lettera II. Uno sguardo all’Esposizione, n. 32, 11 agosto 1878, pp. 82-90; Lettera II. Uno sguardo all’Esposizione, (continuazione e fine), n. 34, 25 agosto 1878, pp. 115-122; Lettera III. Vittor Hugo. I, n. 40, 6 ottobre, pp. 211-215; Lettera III. Vittor Hugo. II, n. 41, 13 ottobre 1878, 33 n. 41, pp. 226-234; Lettera IV. Emilio Zola. I, n. 44, i pazzi per i libri raccontati 3 novembre 1878, pp. 275-282; Lettera IV. Emilio bri da un pazzo per i libri Zola, II, n. 45, 10 novembre 1878, pp. 291-295; Lettera V. Parigi, 47, 24 novembre, pp. 323-330. Come potesse De Amicis pubblicare nel 1875 un libro che si riferiva ad un viaggio effettuato nel 1878, è un po’ difficile da dimostrare; e neppure è agevole immaginare che De Amicis potesse parlare, con dovizia di dettagli, dell’Exposition Universelle de Paris (del 1878) ben tre anni prima che essa venisse inaugurata. Dunque possiamo senz’altro concludere affermando che l’edizione Treves 1875 dei Ricordi di Parigi non è mai stata pubblicata. Epppure, quel libro deamicisiano, come visto, esiste, eccome, perlomeno nell’iperuranio bibliografico, da sempre ricco di sorprese; e come tale continuerà probabilmente a vivere a lungo, rimbalzando da una citazione all’altra. alberto brambilla université de franche-comté 34 maledizione del bibliofilo Biblohaus era presente all’8° Salone del libro usato di Milano, presso Fieramilanocity con tutta la sua produzione storica, più le ultime uscite e il nuovo catalogo. Allo stesso tavolo, Alex Panigada e Simone Berni esponevano l’opera Maledizione del bibliofilo di Magysto, che ha riscosso un notevole successo, attirando l’attenzione del numeroso pubblico. L’opera in questione è un mixed media composto da un libro cartaceo sigillato in un plico plastificato e dotato di una copertina in acciaio inox adornata di 29 lame di coltello affilate e appuntite (lunghe fino a 20 cm) e una catena di acciaio antico e un lucchetto a chiusura. In totale il libro pesa circa 12 kg. L’opera apparirebbe come una metafora dissacrante della figura del bibliofilo. Nessun bibliofilo, infatti, vorrebbe imbattersi in un simile libro in quanto: a) non può classificarlo e schedarlo, i dati editoriali sono irraggiungibili, nella parte sigillata; b) il libro non è fisicamente maneggiabile; è troppo pesante ed è dotato di 29 lame affilate e taglienti che fuoriescono pericolosamente dalla copertina di acciaio; c) al bibliofilo non è consigliato di forzare i sigilli interni: il libro cartaceo, prima di essere sigillato, è stato avvelenato con una sostanza non specificata, inserita in abbondanza tra le pagine. Ciò rende molto pericolosa l’apertura dei sigilli perché l’ignoranza dell’agente chimico usato non che durante le fasi di realizzazione, di imballaggio e di trasporto dell’opera si sono verificati alcuni incidenti proprio a causa della presenza delle lame affilate che hanno ferito alle mani due operatori. Da adesso in avanti nessun addetto si dovrà avvicinare al pezzo se non adeguatamente protetto. Lo stesso autore ha concepito un equipaggiamento speciale allo scopo. Fanno parte dell’opera, infatti, e saranno dati in dotazione a quei musei che esporranno il reperto, guanti realizzati in rete d’acciaio a protezione delle mani e manicotti rigidi in pelle a protezione degli avambracci. rs permette di adottare le precauzioni richieste; d) il libro non può essere riposto in una normale libreria, a causa del suo aspetto ostile e inconciliabile con le forme d’uso umane. Di fatto, lo si può solo maledire. Maledizione del bibliofilo è annunciata come la prima di una serie di opere riguardanti e attinenti il mondo della bibliofilia, il concetto di libro e la capacità del libro cartaceo di interloquire e rapportarsi al mondo dell’informazione nell’era digitale. Magysto, l’autore dell’opera, ha scelto Milano e la fiera del libro come prima esposizione ufficiale del suo libro. Nell’occasione, una teca trasparente a protezione rendeva possibile ai visitatori avvicinarsi alle lame. Va ricordato 35 Mostra e tavola rotonda per ricordare un grande stampatore italiano 36 cantieri periodico della casa editrice BH FOCUS su Anita Pittoni cantieri in questo numero: 3 editoriale 3 i notiziari bibliografici di anita pittoni 7 con il coraggio dei poveri. anita pittoni editrice nella trieste del novecento. le edizioni de lo zibaldone 13 anita pittoni e le edizioni dello zibaldone: libretti nudi, semplici, verdini 16 adelphi, i suoi primi 50 anni 18 il centro apice compie 10 anni 19 una rivista e una donna tra architettura, arte e letteratura: aria d’italia di daria guarnati 20 i pazzi per i libri raccontati da un pazzo per i libri 21 libri letti e libri da (non) leggere 21 la fenice italiana di bradbury 22 giulio cisari doppio anniversario 25 carlo dionisotti e la cultura editoriale. da aldo manuzio a giulio einaudi 28 un incunabolo della editoria gialla italiana 30 piero gobetti, dalla vita al romanzo e viceversa 31 editoria a treviso 160 anni dopo 31 de amicis, parigi, e un libro che non si trova 34 maledizione del bibliofilo periodico della casa editrice BH è un modo per diffondere la cultura editoriale e bibliografica, un appuntamento con la letteratura tipografica e bibliotecaria, con la modernità e il senso dei caratteri di stampa, è una via d’accesso al mondo della carta e alla sua tradizione millenaria. numero 23 gennaio marzo FOCUS su Anita Pittoni 2013 20X20