Questo mese in Primo Piano: In questo dossier vogliamo far parlare alcuni protagonisti: abbiamo chiesto ad un ebreo e un arabo di presentare lattuale situazione, ascoltiamo le voci di chi simpegna per la pace e di chi in nome del Vangelo testimonia la carità. Poche pagine per entrare in un mondo complesso che affascina e sconcerta. Quanto basta per deciderne di saperne di più. Penna e Calamaio Prospettiva Famiglia Un figlio diversamente abile... E dopo di noi? La preoccupazione e l'angoscia per il futuro dei figli disabili da parte delle loro famiglie 4 14 Tu sei la vita mia Un'insegnante racconta la propria esperienza di lavoro con alcuni alunni diversamente abili Mestiere genitore Aprile 2006, n. 4 - anno III Notizie flash Ripensare la Vita Parole intorno alla Legge Presentazione del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla Legge 194/78 Matrioska InformAffido Un piano regionale per l'affido Nasce una rete di accoglienza per l'affido 17 20 Storie di affido Osservatorio Legislativo Comunicare il Vangelo Dove Dio mi ha chiamato La storia di don Emmanuel: l'incontro con il Signore e la scelta di servirlo 23 Insieme ai nostri figli Riscoprire la centralità della preghiera all'interno del contesto familiare In prima persona Il gene GMG Cronaca di un'esperienza che rimane nel cuore Pace su Gerusalemme Famiglia in missione Una coppia di sposi decide di mettersi a servizio dei più poveri I nostri progetti 28 30 Da Noi a Voi Libri Film & Film Il sito del mese Mensile della Fraternità di Emmaus Dir. Editoriale: Don SIlvio Longobardi Redazione: Giovanna Abbagnara - Luca Memoli Curatori di rubrica: Anna Pisacane - Giovanna Pauciulo - Luciano Gambardella - Alfedo Cretella - Salvatore Caracciolo - Carmela Memoli - Marco Giordano Hanno collaborato: Luciano Assin, Nedal Rashed Jayousi, Angelica Livnè Calò, Tina Di Michele, Giovanna e Tonino Ciniglio - Carmine Giordano Impaginazione: Luca Memoli Foto: iStockphoto copertina, 4, 5-6, 13, 14, 20, 24; Archivio foto della Fraternità di Emmaus 9, 10-11, 23, 28. Direzione e amministrazione: via Duomo - Episcopio di Sarno (Sa) tel. 081/94.5463 E-mail: [email protected] Sito internet: www.fraternitadiemmaus.org ABBONAMENTI: per l'anno 2006 (10 numeri) Euro 15,00 rivolgersi alla Segreteria di Evangelizzazione della Fraternità di Emmaus: E-mail: [email protected] E d i t o r i a l e 6 Un anno fa S embra ieri. Domenica di Pasqua: Giovanni Paolo II è affacciato alla finestra per lAngelus, cerca di dire qualcosa e non vi riesce ma il messaggio che lascia al mondo è più eloquente di tante parole. Poi la lenta agonia. Poche parole filtrano dalla stanza del dolore, alcune lasciano il segno, sono rivolte ai giovani: Vi ho cercati, siete venuti e per questo vi ringrazio. Poi la morte, appena dopo la Messa della Divina Misericordia, festa voluta da santa Faustina e molto cara a Papa Wojtyla. Luminose e indimenticabili " di Silvio Longobardi chiedeva a lui di assumere il ministero di Pietro ha pregato così: Non mi fare questo! Ne hai altri più giovani e capaci che possono affrontare questo compito con tutto un altro slancio e nuova forza. Ma ha compreso che la vita del cristiano è segnata da un continuo invito a seguire il Signore, per vie che non sempre sono comode. Ed ha accettato. La sera stessa dellelezione si è presentato come un semplice e umile lavoratore della vigna del Signore ed ha detto di confidare nel fatto che il Luminose e indimenticabili le immagini delle esequie, tutto il mondo è accorso in piazza San Pietro e si è inchinato dinanzi ad un Papa che aveva fatto del mondo la sua casa. le immagini delle esequie, tutto il mondo è accorso in piazza san Pietro e si è inchinato dinanzi ad un Papa che aveva fatto del mondo la sua casa. Due anni prima, parlando a braccio ad un numeroso gruppo di polacchi, venuto per augurargli lunga vita, Giovanni Paolo II aveva detto: Mi rendo conto sempre più pienamente che si avvicina il giorno in cui dovrò presentarmi davanti a Dio con tutta questa vita, con il periodo passato a Wadowice, con il periodo vissuto a Cracovia e quello vissuto a Roma: rendi conto del tuo ministero. Lui si preparava con trepidazione alla morte, con la coscienza dellumana fragilità. Ma la folla subito lo ha acclamato come santo. Con tempestività il suo Successore, riconoscendo nella vox populi un appello di Dio, ha concesso di iniziare subito il processo canonico per accertare la santità. La Chiesa non è mai orfana perché è guidata da Dio. Passano pochi giorni, meno di venti, un nuovo Papa si affaccia dalla loggia di san Pietro: è Joseph Ratzinger, sceglie il nome di Benedetto XVI, in onore del santo patrono d'Europa. Il silenzio del dolore lascia lo spazio alla gioia dellamore. Lo stesso Papa, incontrando qualche giorno dopo i pellegrini tedeschi, ha raccontato che quando ha visto che un numero sempre maggiori di cardinali Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti. Si è messo allopera con semplicità. Senza cercare la complicità dei media ma incontrando una crescente attenzione nel mondo della comunicazione. La gente ha risposto con un entusiasmo che ha sbalordito molti osservatori. Le udienze sempre più affollate, i giovani accorsi in massa alle Giornate di Colonia, il successo editoriale dellenciclica, più di un milione di copie vendute senza contare quelle distribuite attraverso Famiglia Cristiana. Un anno forse è poco per capire la direzione di marcia. Eppure vi sono tutti gli elementi per individuare la cifra di un pontificato che intende continuare sulla strada intrapresa da Giovanni Paolo II e, prima ancora dal Concilio Vaticano II. Ai cardinali raccolti nella cappella Sistina il giorno dopo lelezione, Benedetto XVI disse: Nell'intraprendere il suo ministero il nuovo Papa sa che suo compito è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo". Ecco la novità, lunica che non muore: fare della nostra vita un riflesso di Cristo, vera luce del mondo. È questo in fondo il compito di tutti i battezzati. Il Papa si sente e vuole essere uno di loro. Penna e calamaio Bon Careme ! Questo è un passo di una delle lettere che Caterina e Debora, missionarie del la Fraternità in Burkina, hanno scritto in occasione dellinizio del tempo qua resimale. Nella foto: Caterina e Debora in posa su una fiammante moto che le aiuta nei faticosi spostamenti fra le diverse località in cui operano come missionarie E siamo così arrivate anche noi allinizio della quaresima, salu tato da tutti con un bon ca reme invece del solito buon giorno. Sebbene Caterina avesse partecipato alla messa mattutina al St. Camille, siamo andate insieme anche alla mes sa serale in parrocchia, e ab biamo così avuto una bella sorpresa: era in francese. Ab biamo così potuto compren dere parte dellomelia e co munque seguire la celebrazione. Grazie a questa celebrazione abbiamo però potuto fare un scoperta fanta stica: la quaresima non è solo il tempo del digiuno, della pre ghiera e della socializzazione (carità e amicizia), ma anche il tempo della gioia. Aveste sen tito i canti, senza tamburo, ma con la tastiera e soprattutto con il battito delle mani e tanta gioia, ed erano canti peniten ziali!!! Abbiamo scoperto (è meglio dire riscoperto) allora che la quaresima è il tempo della gioia perché è il tempo che ci conduce alla Pasqua. Anche questa celebrazione è stato per noi un momento forte. E quanta gente cera in chiesa, tanti bambini fieri di ricevere il loro bel segno sulla fronte. Si, perché il sacerdote non si limita a mettere della cenere sul capo, ma con la cenere incide (è il caso di dirlo visto la forza che usa) una se gno di croce sulla fronte che su noi bianchi appena si vede, ma sul viso nero dei burkinabè spiccava come il gesso sulla lavagna. Condividere la propria storia Marco è Luigia racconta no l'esperienza del cena colo e come il Signore è entrato nella loro vita. Santo Spirito discendi su di noi e fa che ogni parola scritta e letta sia espressa in modo da alimentare la fiamma che è custodita nel nostro cuore. Vi salutiamo fraternamente, siamo Luigia e Marco e vole vamo esprimervi le nostre po sitive impressioni ricevute in occasione del nostro primo cenacolo. Il venerdì sera siamo giunti alla Casa Don Bosco e siamo en trati nella hall con non poco imbarazzo di chi va in un luogo sconosciuto sicuro di essere Lettere accolto da persone che non conosci. Ma laccoglienza è stata molto calorosa e laffetto dimostrato molto grande. Il Signore era lì con noi e non ci ha mai abbandonato, ci sia mo riuniti tutti con lo stesso scopo, quello di pregare e condividere le nostre esperien ze con i fratelli incontrati. Quando si è insieme per questi motivi vengono abbattute tutte le barriere che si possono cre are tra estranei. Questi giorni sono stati carat terizzati dalle catechesi di don Silvio, molte sono state le frasi importanti rapportate alla no stra vita familiare e alla nostra esperienza. Come diceva don Silvio .pregare non significa re citare a memoria le preghiere ma bisogna saper cogliere la presenza dello Spirito per incontrare il Signore nostro Dio da vicino. Sicuramente lesperienza del cenacolo per noi è stata molto significativa, ma noi siamo por tati a collegare ogni riferimento spirituale allavvenimento im portante che ha cambiato la nostra vita. Nel settembre del 2004, dopo vari accertamenti, ho saputo (Marco) di essere affetto da un tumore maligno che non mi dava tante speranze di so pravvivenza. Il ricovero in un ospedale del Nord è stato istantaneo tanto da dover lasciare allimprovviso tutto e specialmente i nostri figli da nonni e zii. Può sembrare difficile da cre dere ma laffidamento nelle mani del Signore ci è stato chiesto da subito anche se venivamo travolti da notizie sempre più negative. La mia guerra è durata 10 mesi circa durante i quali ho dovuto subire cure intensive e intervento chirurgico. Tanti sono stati i momenti in cui avrei abbandonato ogni cosa ma il Signore ha messo al mio fianco mia moglie che non mi ha mai lasciato in que sto periodo e che mi instrada va ogni volta nella preghiera e nel completo affido. Abbiamo pregato tanto e sic come è vero che pregare vuol dire incontrare Dio, noi lo ab biamo incontrato e da subito quello che per altri può essere un calvario si è trasformato per noi in un lungo cammino di fede. Ad un anno dal nostro ritorno a casa, anche se con tante difficoltà, abbiamo ripreso la nostra vita come prima e sicu ramente meglio di prima per ché consapevoli del fatto che non saremo mai da soli. Tutto diventa ancora più bello quando puoi condividere le tue emozioni con persone che ti comprendono perché parla no ed ascoltano la tua stessa lingua ed è stata proprio questa la rivelazione del cenacolo qua resimale. Per questo dobbiamo sicura mente ringraziare il Signore degli inviti fatti da Sofia e Lello e a Franco e Rosaria per averci presentato due persone spe ciali come Tonino e Giovanna. La forza della preghiera La comunità di Poggio marino scopre attra verso la sofferenza di Giorgio la forza della preghiera. Tutto comincia quando nel 2001 Giorgio scopre di avere un tumore. Per la sua famiglia è un gran dolore, un incubo da dove sembra impossibile risvegliarsi. La nostra comunità si stringe attorno a loro pro prio come una grande famiglia per sostenerli e non farli sentire soli. Ma in che modo fare? Come potevamo noi allegge rire un peso così grande? Non cè voluto tanto per capire che, lunica e sola via duscita era unirci in preghiera in modo convinto e assiduo. Comincia mo a recitare il Rosario a pic coli gruppi tutte le sere insieme a loro e, chi può partecipa alleucarestia anche tutti i giorni. In tutte le preghiere il nome di Giorgio risuona continua mente e sentiamo che questo atteggiamento allevia Giorgio e Antonietta a non sentirsi soli. Giorgio comincia a non stare bene, i medici gli consigliano un intervento per asportare il male, le preghiere si intensifi cano, cè sempre qualcuno accanto a loro pronto ad aiu tarli nei momenti di difficoltà. Ma il dolore cresce e langoscia sembra prendere un po tutti, lintervento riesce e tutto sem bra scampato, quando, qualche mese fa, ritorna langoscia di una malattia che non ti dà tre gua, Giorgio deve essere ope rato una seconda volta. La comunità non perde la speran za in Dio, siamo fortemente convinti che la preghiera e lo stare accanto siano le uniche armi per sconfiggere sofferenza e solitudine. è stato un gran sollievo non saperla sola, ognuno di noi ha contribuito economicamente alle spese per il viaggio senten doci uniti come una vera fami glia. Lintervento è durato 8 ore ed è andato molto bene. Gior gio è ritornato a casa, dopo alcuni giorni. Per lui e per la sua famiglia è un gran sollievo sapere di non essere soli, ac compagnati da Dio attraverso il volto e le preghiere dei fratelli di comunità. Raccontiamo tut to questo per far conoscere non solo una storia di soffe renza ma, anche e soprattutto la nostra storia di fraternità che ha riscoperto, nella soffe renza di un fratello, la gioia di stare insieme, di condividere gli stessi pensieri e pregare allo stesso modo lunico Padre che ci fa sentire veramente fratelli. Pregare ci unisce intimamente a Dio e rafforza in noi quel senso di fraternità che ci fa gridare ABBA PADRE. Penna e cLealamaio lettere di Seguimi Il momento di vera fraternità lo abbiamo vissuto fortemente Se vuoi comunicare quando la sera prima del gior una storia, no dellintervento, dopo aver un'esperienza affidato alla Madonna Giorgio per te importante attraverso la recita del Rosario, scrivi a : alcuni di noi si sono proposti di raggiungere Antonietta a Verona lindomani per starle [email protected] accanto sia fisicamente che con la preghiera, per noi tutti Seguimi N.4- 2006 - 5 La Copertina Domandate pace per G erusalemme In questo dossier vogliamo far parlare alcuni protagonisti: abbiamo chiesto ad un ebreo e un arabo di presentare lattuale situazione, ascoltiamo le voci di chi simpegna per la pace e di chi in nome del Vangelo testimonia la carità. Poche pagine per entrare in un mondo complesso che affascina e sconcerta. Quanto basta per deciderne di saperne di più. A volte si dice, e con buone ragioni, che i mezzi di comunicazione sociale addormentano la coscienza; ma dobbiamo anche riconoscere che grazie a loro nessuno oggi può dire: io non cero, non abbiamo visto. I mass-media portano nelle case le tragedie del mondo, sono per noi una continua provocazione. È vero, però, 6- Seguimi N.4- 2006 che proprio questa assillante presenza finisce per generare uninquietante assuefazione e darci una sorta di alibi: come possiamo intervenire in una situazione così drammatica e quale ambito scegliere se tanti e tali sono i drammi con i quali siamo chiamati a confrontarci quasi ogni giorno? Quello che accade nella storia, anche nelle terre più lontane, cinteressa, ci sta a cuore. I care, si leggeva a Barbiana, nella scuola fondata da don Lorenzo Milani (1923-1967). Sentire la responsabilità significa non dover mai dire: che me ne frega; e neppure: che posso farci? La storia ci provoca, ci scomoda, ci interpella, ci chiede di intervenire. Il progetto Pace su Gerusalemme è nato dal desiderio di vivere questo tempo con la coscienza di avere una responsabilità, cioè di essere chiamati a dare una risposta agli eventi di questa storia. In questi anni abbiamo cercato di risvegliare la coscienza della responsabilità, far sentire a tutti che limpegno per la pace è un dovere che appartiene a ciascuno. Cinteressa riannodare i fili del dialogo e siamo ben contenti di vedere ebrei e arabi camminare insieme. È questo il primo, indispensabile passo per la pace. Ma accanto alle parole, che aiutano a prendere coscienza, vogliamo aprire e consolidare spazi di solidarietà. Parliamo di una terra martoriata dalla violenza, insanguinata dallodio. Una terra dove lingiustizia sembra dettare legge. Costruire la pace significa impegnarsi concretamente in una fattiva opera di solidarietà. Seguimi N.4- 2006 - 7 Obbligati a convivere La Copertina Il conflitto visto da un israeliano... C ercare di descrivere e di spiegare la situazione politica del vicino oriente e più in particolare le motivazioni del con flitto palestinese-israeliano è un po come cercare di descrivere un mag ma vulcanico: nessuna ondata e simile a quella precedente e non si può mai prevedere in quale punto la colata si fermerà e dove invece ci aspetta una nuova eruzione. Limpronta di Sharon Il punto fondamentale a mio parere è che nonostante Sharon sia ormai totalmente fuori gioco dal punto di vista politico la sua lista, basata esclusivamente sulla sua reputazione e sul suo prestigio, continui seppure a fatica a tenere testa ai suoi anta gonisti politici. Il messaggio che tra spare dall'elettorato israeliano è 8- in questi anni come un'alternativa sociale creando una rete di strutture di sostegno alla popolazione e diventando così un modello di efficienza agli occhi dei palesti nesi. Se questa capacità organizzativa unita ad una gestione politica priva di corruzione dovesse mancare Hamas si troverebbe in seri guai, per cui paradossalmente anche a questo partito che fa dell'oltranzismo la sua bandiera serve un periodo medio lungo di tempo per risanare l'economia e consolidare il proprio potere politico. Il problema di Hamas è che il massimo che può offrire ad Israele sul piano delle trattative è l'accordo su una tregua anche decennale in cambio del ritorno ai confini precedenti alla guerra dei sei giorni ma senza alcun riconoscimento al diritto di esistenza dello Stato Ebraico, cosa che Israele non può neanche prendere in considerazione. A scrivere è Luciano Assin, educatore presso il Kibbutz "Sasa" in Galilea chiaro e più sostanzioso di quanto si potesse immaginare: Israele è pronto a continuare nelle scelte dolorose e difficili di un ulteriore disimpegno a patto che tali scelte portino ad una soluzione definitiva del conflitto coi palestinesi e col mondo arabo. Questo messaggio è il risultato del disimpegno effettuato da Sharon quest'estate che ha contribuito ad infrangere non pochi tabù, primo fra tutti quello dell'impossibilità di evacuare delle colonie ebraiche pena lo scoppio di una guerra civile. Quello del disimpegno è un merito che non si potrà togliere all'anziano premier israeliano e che influirà sulla politica israeliana negli anni a venire. La vittoria di Hamas Un altro punto da tenere in consi derazione sono i risultati delle ele zioni politiche svoltesi in Palestina e del trionfo politico di Hamas. La domanda che molti osservatori po litici si pongono è di vedere se Hamas riuscirà a conciliare i suoi proclami ideologici di netto rifiuto del Sionismo e dello stato d'Israele col pragmatismo di chi deve gover nare e scendere a compromessi. È opinione diffusa e sostanzialmente corretta che il voto palestinese a favore di Hamas sia stato principal mente un voto contro la corruzione e il malgoverno del partito di Abu Mazen, e per certi versi i risultati elettorali hanno sorpreso anche gli stessi dirigenti del partito islamico. La nuova leadership palestinese si trova oggi di fronte ad un bivio di enorme importanza, governare un embrione di stato è una cosa impe gnativa e di enorme responsabilità, ...e da un palestinese i palestinesi vivono una situazione econo mica difficilissima che crea un enorme malcontento, Hamas ha saputo proporsi Il punto di vista palestinese è rappresentato in quest'articolo da Nedal Rashed Jayousi Responsabile del PCAS (Palestinian Center for Alternative Solution) con sede in Ramallah, organizzazione impegnata sul fronte delleducazione alla pace nei territori palestinesi. principali diritti come essere umani a esistere sono negati. (traduzione dall'inglese di Luciano Gambardella) Il 25 gennaio del 2006 si sono tenute le elezioni palestinesi da cui è uscita vincente la formazione di Hamas. Alcune delle parole usate per descrivere i risultati delle seconde elezioni legislative sono: un terremoto, uno tsunami, uno shock. Se noi ci distacchiamo dalle immediate reazioni emotive e pensiamo in modo razionale su ciò che è accaduto il 25 gennaio, possiamo dire che la vittoria di Hamas segna la fine di unera e ne inizia una nuova. D alla seconda Intifada, scoppiata nel settembre del 2000, in risposta a una intollerabile provocazione, il benessere socioeconomico dei 3.5 milioni di palestinesi ha iniziato a deteriorarsi con maggiore velocità. Leconomia locale, in particolare nei sobborghi delle aree rurali, è severamente compromessa e i mezzi di sussistenza distrutti. Il vivere quotidiano è severamente limitato, si è avuta una deliberata distruzione delle proprietà, dei frutteti e dei sistemi dirrigazione. I networks sociali hanno adottato strategie di sopravvivenza che, però, conducono alla povertà strutturale. Anche le restrizioni di movimenti di persone e beni intaccano seriamente i provvedimenti di emergenza e i servizi sociali. La povertà raggiunse un picco del 31.4% della popolazione nel 2002 e ora circa un quarto della forza Seguimi N.4- 2006 lavoro è disoccupata. In media i loro salari si riducono del 7% nel periodo 2001-2003. La proporzione dei palestinesi che vivono al di sotto della linea di povertà, 2.30 dollari al giorno, è aumentata intorno al 30% durante lo stesso periodo. La povertà interessa quasi la metà della popolazione. Il declino e la stagnazione economica ha condotto a un drammatico incremento dei livelli di povertà. Questo è in netto contrasto con la situazione alla vigilia della seconda Intifada, sei anni dopo la fondazione dellANP (Associazione Nazionale Palestinese), quando i livelli di povertà erano scesi per il quarto anno consecutivo. Anche questa promessa di un futuro prospero fu mutata, la risposta dIsraele allinsurrezione ebbe un impatto devastante sullintera struttura sociale ed economica palestinese. Un altro fattore che largamente contribuisce alla povertà è il Muro. Esso è parte della strategia di Israele che ha avuto inizio con gli illegali insediamenti, coloni, checkpoints, per dividere i territori palestinesi in degli insostenibili cantoni, per epurare molte aree della gente palestinese e annettere le migliori terre. Esso rappresenta il punto finale del piano israeliano per imporre una soluzione unilaterale e inaccettabile per i palestinesi. Il Muro reca pesi gravissimi sulle spalle degli appartenenti alle fasce sociali più deboli: studenti, lavoratori non possono spostarsi nei diversi territori senza possedere speciali permessi. Gli ammalati rischiano la propria vita a causa dellimpossibilità di raggiungere gli ospedali se non dopo aver superato una lunga e ignominiosa serie di controlli. Questo isolamento colpisce drammaticamente i palestinesi; i loro agitano le colate del magma mediorientale, ma i segnali positivi sono più numerosi di quanto si possa credere. Attività comuni fra israeliani e palestinesi stanno prendendo sempre più piede e si traghettano lenta mente ma inesorabilmente verso il mondo della banale normalità. Il mondo arabo influenzato sempre più maggiormente dai mass media e dalle tv satellitari comincia a porsi domande imbarazzanti di critica verso la sua mancanza di crescita morale ed economica, sempre più leader medio rientali cominciano a capire che occuparsi del benessere del proprio popolo è una priorità vitale per poter continuare a guidare il paese. Al di là delle scelte politiche dei propri leader il mondo si regge sulle azioni degli uomini di buona volontà, ognuno di noi e solo una piccola goccia ma tutti insieme alla fine formiamo un unico grande oceano. Luciano Assin Segnali positivi Fra questi due blocchi contrapposti si In alto: Ariel Sharon ex Primo Ministro dello Stato di Israele in basso: un corteo di Hamas E una mossa brillante; esso è un brillante colpo della democrazia dove è stata ascoltata la voce del popolo. Sebbene ad alcuni non piacciano i risultati, ciascuno deve supportare il genuino processo democratico che raramente si è avuto nella regione mediorientale. Il risultato delle elezioni politiche, indubbiamente, comporta tanti cambiamenti nella politica e propone più questioni che risposte. Nedal Rashed Jayousi Seguimi N.3- 2006 - 9 La Copertina Ospiti da Lazzaro infermeria di pronto soccorso in ogni casa. Ma se loro non danno alcun finanziamento è difficile fare quello che ci chiedono. Molte delle cose che si sviluppano è per la generosità degli amici della nostra opera. Samar è una cristiana che vive la propria vita a servizio di chi è stato abbandonato. Il difficile contesto in cui porta avanti la sua opera è un'eloquente testimonianza di una pace che si costruisce gettando granellini di senapa. Co nosciamola più da vicino attraveso quest'intervista. Siamo venuti per meglio conoscere la realtà in cui sei inserita, di cosa ti occupi e cosa si può fare per aiutarti. La nostra opera è iniziata nel 71 quando i miei genitori sono venuti a Betania ed hanno affittato una locale che veniva usato per le pecore e lo hanno adibito per laccoglienza di 10 bambini. Allora la zona era sotto il controllo israeliano ed i servizi sociali ci affidarono i primi bambini. Circa 9 anni fa abbiamo cercato di aiutare anche le bambine, ho iniziato ad accogliere 3 bimbe adesso siamo a 38 che vivono in tre appartamenti. Questi bimbi generalmente vengono abbandonati o lasciati per la strada e vengono sempre " Spero che Dio doni vita nuova a questi bimbi che sono qui, come ha fatto con Lazzaro tramite lufficio sociale o la polizia. Perché avete chiamato questa casa Lazarus Home? Io ho chiamato questo posto Lazarus Home perchè spero che Dio dia vita nuova a questi bimbi che sono qui, come ha fatto con Lazzaro. Avete diverse case in questa zona? Ci sono tre appartamenti qui ed abbiamo comprato un terreno a Betania dove 10 - Seguimi N.4- 2006 Nel mondo palestinese musulmano ci sono altre realtà come questa? Io non ne conosco. Loro sono molto orgogliosi di questa opera infatti hanno portato il Primo Ministro palestinese a conoscere questa realtà. Il direttore dellUfficio Sociale di Betania è molto orgoglioso, dice di non aver mai visto una cosa di questo genere. Tutto questo perché vedono che ci sono bambini sorridenti. Una volta un capo religioso musulmano chiese di parlarmi e disse: "Donna i nostri bambini sono orfani ma i vostri bambini non sono più orfani". Mi hanno colpito profondamente quelle parole perché anche Gesù ha detto: non vi lascio come orfani. Noi non siamo orfani. edificheremo una nuova struttura evitando in questo modo di pagare laffitto. Abbiamo un panificio che offre lavoro alla gente di Betania e rappresenta una modesta fonte di reddito per la nostra opera. In 10 anni questa opera si è sviluppata anche perché è stata riconosciuta dal Governo palestinese, abbiamo infatti un permesso legale che ci autorizza a svolgere la nostra attività di accoglienza e di sostegno sociale. Adesso abbiamo tre appartamenti e ringraziamo Dio di questo perché allinizio eravamo tutti in una stessa stanza, adesso cè più spazio. Per aiutarli nella loro crescita psicoaffettiva, dato che sono tanti, come si fa ad avere attenzione per ognuno di loro? Noi adesso siamo divisi in tre appartamenti ed ogni gruppetto ha due responsabili. E molto difficile questo perché ognuno di loro è un individuo che ha bisogno di attenzioni particolari. I responsabili sono come dei genitori, sempre presenti nella vita del bambino, infatti chi vive qui come responsabile lo fa a tempo pieno. Quando vanno a scuola ci diamo da fare per fare la spesa, pulire, cucinare e quando tornano da scuola, dopo aver pranzato, facciamo i compiti. Noi siamo una specie di tribù e siamo contenti. Tu hai detto che questa casa è stata riconosciuta dallautorità palestinese: che significa concretamente? Lautorizzazione richiede dei specifici requisiti? Mi hanno dato il permesso perché cera la necessità di accogliere questi bimbi e non cerano altre strutture che lo potevano fare. Dobbiamo ringraziare Dio perché allinizio è stato molto difficile perché cè gente che non accetta che io aiuti anche le donne, ma comunque è andata avanti lopera. In passato non hanno chiesto alcun requisito per la casa, adesso il Ministero chiede di adeguarsi ad alcune norme. Per fare un esempio hanno chiesto che non possono dormire più di 6 bambini per camera e questa è una cosa difficile perché quando bisogna rispondere ad unemergenza per me è molto difficile dire di no. Poi hanno chiesto di mettere su un In Palestina ci sono centri di accoglienza non realizzati da religiosi? Sopra: Strade di Betania; Una delle camerette della Lazarus Home. A destra: Samar Si, cè un centro a Betania che appartiene allAutorità palestinese e ci sono molti bambini ma a detta di un amico che conosce entrambe le realtà ha detto della nostra che qui cè lamore. Noi non abbiamo aiuti dalle autorità, tutto quello ciò che vedete è il frutto della generosità dei nostri amici. Seguimi N.4- 2006 - 11 La Copertina Aspettando il Meeting Va in scena la pace Il I° Meeting dei Giovani per la Pace organizzato dal Progetto Famiglia Cooperazione che si svolgerà dal 23 al 30 giugno coinvolgerà otto associazioni palestinesi e israeliane che operano per il dialogo e per la pace. Obiettivo principale è quello di creare un networkdella società civile impegnata per la pace. N I l t e at ro d e l l A rc o b a l e n o, Te at ro n Ke s h e t e' un piccolo gioiello da serbare con cura. A t t rave rs o l a r t e raga z z i d i l i n g u e, u s a n ze, tradizioni, religioni e radici diverse si scoprono a confrontarsi, a scoprirsi e ad accogliersi imparando ad accettare laltro, emozionandosi, commuovendosi, vincendo i pregiudizi e incoraggiandosi a vicenda ad esprimere i propri sentimenti. I l Teatro dellArcobaleno è nato nel Settembre del 2002, in Galilea, la parte piu' settentrionale di Israele, lungo il confine del Libano, a mezz'ora dalle alture del Golan. Da allora ogni anno 25 ragazzi ebrei religiosi e laici, arabi cristiani e mussulmani, di diverse età, di diversi back grounds si incontrano una volta a settimana e creano la Pace. Ogni anno 10 ne entrano e dieci ne escono per andare all'Universita' (i ragazzi arabi) o per arruolarsi all'esercito. Per esprimere i loro sentimenti abbiamo scelto la lingua universale della musica. Insieme abbiamo allestito spettacoli di Teatro-Danza che esprimono la tragicita dei momenti che stanno vivendo i due popoli ai due lati della barriera di difesa per dare il senso dellimportanza immediata del dialogo e dellincontro. E stato difficile riuscire a far finalmente dire ai ragazzi cosa sentivano veramente ma oggi sono grati di aver avuto questa opportunità. Da questa sorta di viaggio attraverso i loro sogni e le loro paure per raggiungere una meta di speranza sono nati due spettacoli unici nella loro purezza e nella loro energia: Beresheet In Principio e "Anne in the sky" ispirato al diario di Anna Frank ma dedicato a tutti i loro coetanei che come loro non conoscono la dolcezza della pace. Credo profondamente che il nostro lavoro sia un messaggio di fiducia nellavvenire, una vittoria del bene, della positivita e 12 - Seguimi N.4- 2006 della luce sul male e sulle tenebre che continuano a calare sul mondo. Operare per la pace significa insegnare come si fa a togliersi una maschera talmente pesante che non ti fa respirare come dice Mussa, arabo cristiano di Pekiyin del Teatro dellArcobaleno. Significa ad destrare alla sensibilità verso i dolori di migliaia di persone che ancora non hanno una casa, un lavoro e un futuro e vivono nella desolazione, significa insegnare a prendere posizione, a sapersi difendere dal cinismo e dallindifferenza, a non es serne travolti e a non temere di rimanere soli a causa delle proprie idee. Bisogna mettersi allopera, crearlo il bene, fabbri carlo e coinvolgere più persone possibili e contagiare tutti coloro che ti si avvicinano inondandoli di positività. Tutti noi piccoli, minuscoli frammenti di cosmo abbiamo la possibilità e il dovere di sforzarci per far calare quella maschera che ci impone la società in cui viviamo, per poterci guar dare in volto. Dobbiamo lasciare da parte le nostre storie personali per costruire una storia comune dove non esistono più torti né ragioni, dove si ricomincia da capo, uniti contro chi sta cercando di sovvertire i valori che per secoli hanno preservato il mondo, prendendo il buono da ognuno e unendo le forze per costruire. Nella Kabbalah, l'antica dottrina ebraica, è scritto che in ogni creatura di D-o ce una scintilla del suo Creatore. Se tutte queste scintille si incontrassero, il mondo sarebbe illuminato da unimmensa e sfol gorante luce, che annullerebbe le tenebre dellincomprensione, della prepotenza, dellegoismo vuoto e distruttivo. Il nostro compito è imparare il segreto per far riaccendere e risplendere queste scintille, unirle tutte insieme e ricostruire lUmanità a Sua immagine e somiglianza! Per i ragazzi dellArcobaleno il teatro è lo spunto, è il pretesto per aprire un discorso. E' cio che sanno fare, per poter iniziare a diffondere un modo di vivere, come un sasso che si getta nellacqua e crea cerchi concentrici che si allargano e si moltiplicano. Attra verso i loro spettacoli raccontano che e' possibile vivere pacificamente, vivere di speranza. Chi li vede sul palco, in Israele o in qualunque altra parte del mondo esprime loro una gratitudine che va al di la' delle sensazioni, anche le piu' straordi narie che si vivono in uno spettacolo. Ora dobbiamo trovare il modo di conti nuare questo sogno. Israele curva sotto il peso della preoccupazione per la sicu rezza, per la disoccupazione causata dall'intifada, dalla poverta' che si diffonde sempre piu', non ha le forze ne' i fondi per finanziare progetti educativi. Anche se abbiamo la benedizione, la fiducia di tutti. Speriamo di trovare presto anche dall'altra parte della barriera, tante scintille che si aggiungano alle nostre! Angelica Livnè Calò el luglio dello scorso anno, la nostra amica israeliana, Angelica Livnè Calò, chiese la nostra disponibilità ad ospitare una quindicina di ragazzi ebrei per una breve vacanza in Italia. Si trattava di ragazzi i cui familiari erano stati vittime degli attentati terroristici palestinesi, ragazzi segnati per sempre dal dolore e dalla paura che invade chiunque abbia fatto simili esperienze. Quella settima è stata davvero splendida per quei ragazzi e per quanti, della Fraternità e dellAssociazione, sono stati impegnati in prima persona per donare loro un briciolo di serenità. In quei giorni è cresciuta la consapevolezza di cosa significhi il conflitto in Terra Santa e di quanto dolore provochi nel cuore di quei nostri fratelli ebrei, cristiani e musulmani, lodio dei grandi che lottano per la supremazia sullaltro. La consapevolezza del male che domina in quei luoghi santi ha fatto nascere in noi il desiderio di affiancare ai progetti di Cooperazione con la Custodia di Terra Santa, dei percorsi formativi e di sinergia tra noi e tutti gli uomini e donne di buona volontà che operano quotidianamente in loco per favorire il dialogo, lintegrazione e una cultura della pace tra le parti in gioco. Sono stati questi i sentimenti che ci hanno spinto, durante lultimo viaggio in Terra Santa nel dicembre 2005, a contattare e incontrare associazioni ed enti ecclesiastici per gettare le basi del 1° Meeting Giovani per la Pace che si svolgerà dal 23 al 30 giugno presso la Casa di Formazione della nostra Associazione sita in Montoro Su periore. Il meeting coinvolgerà otto associazioni, palestinesi e israeliane, che hanno aderito con molto entusiasmo alla nostra iniziativa e si sono impegnate a svolgere insieme alcuni incontri di preparazione in cui di scuteranno le linee guide da noi proposte. I giovani saranno i veri protagonisti nel mese di giugno e, insieme ad altri giovani rappresentanti di associazioni italiane, discuteranno su tre aree tematiche i cui contenuti saranno una felice sintesi delle loro idee scaturite dagli incontri preparatori e che avranno come oggetto principale la pace e le politiche per la pace. Il Meeting si inserisce in un più ampio percorso pluriennale che alternando mo menti residenziali comuni (i meeting) ed incontri infra-annuali locali (ciascuno nel proprio Paese), mira alla costruzione di un solido network della società civile impegnata per la pace. Farsi operatori di pace significa anche conoscere i problemi e cercare le strategie per risolverli, favorire laccesso delle per sone alle risorse ed alle opportunità che la comunità costruisce, aprirsi a nuove esperienze formative e cooperative. Signi fica prestare particolare attenzione al mondo giovanile ed a quello del volonta riato, perché i giovani sono il nostro futuro e per apprendere dalle esperienze opera tive di persone che ogni giorno propon gono con le loro azioni, valori e cultura di pace, attuando in concreto i principi della solidarietà, dellamore per laltro e per la vita. Luciano Gambardella Prospettiva Famiglia Un figlio diversamente abile... e dopo di noi ? Lespressione «dopo di noi?» riflette i sentimenti di preoccupazione e di angoscia per il futuro dei figli disabili da parte delle loro famiglie. L a nascita di un figlio diversamente abile determina una serie di mutamenti ed un'evoluzione dei dinamismi psichici e familiari certamente più intensi di quelli che normalmente si verificano con larrivo di un nuovo figlio. In queste circostanze se la famiglia avvia un processo all'interno del quale il bambino imperfetto viene accettato psicologicamente per quello che è, con la consapevolezza che può costituirsi come soggetto autonomo, la sua esistenza concreta si inserisce in un possibile percorso di crescita. Il peggior danno per un bimbo diversamente abile è trovare dei genitori che lo giudicano a partire dal suo handicap etichettandolo come figlio " La famiglia rimane il perno fondamentale di riferimento per le persone disabili senza sviluppo e senza futuro. La condizione di disabilità fra i giovani comporta una loro permanenza nel nucleo d'origine; da dato Istat si riscontra che il 34% dei disabili di età compresa tra i 25 e i 44 anni vive con i genitori (rispetto al 19% dei non disabili), e che il 17% dei disabili della stessa età vive con un solo genitore (rispetto al 6% dei non disabili). La famiglia rimane il perno fondamentale di riferimento per le persone disabili: il 90% dichiara un buon livello di 14 - Seguimi N.4- 2006 a cura di Giovanna Pauciulo soddisfazione rispetto alle relazioni familiari. Più bassa è invece la soddisfazione nei confronti delle relazioni con gli amici: è soddisfatto il 68% dei disabili a fronte dell'86% dei non disabili. Indubbiamente ai genitori tocca un arduo compito: scoprire all'interno di se stessi risorse creative e trasformative, dominatrici dell'ansia, della depressione, della rigidità difensiva. Nel loro compito di testimoniare lamore per la vita e nel loro compito educativo se i genitori, come in uno specchio, sapranno riflettere le parti sane del figlio, la sua gioia di esistere, la famiglia saprà gestire la propria situazione divenendo soggetto attivo e non passivo di servizi e prestazioni esterne. Al tempo stesso diventa risorsa per altre famiglie. Quando la vergogna e il senso di colpa prendono il sopravvento in modo distruttivo, il prendersi cura dei genitori verso il figlio si esprime con liperprotezione, e il compito educativo si manifesta con la sostituzione impedendo al figlio il raggiungimento dellautonomia. Questa dellautonomia è certamente la preoccupazione più grande dei genitori con figli diveramente abili. E opportuno che siano gli stessi genitori a progettare il dopo di loro ciò va fatto già durante la loro presenza valorizzando i servizi che ci sono. Grave sarebbe pensare che la cura e la responsabilità verso un disabile in difficoltà sia semplicemente una questione privata. Poiché chi ha la responsabilità prima o poi invecchia: sorge, allora, la necessità che socialmente, attraverso il coinvolgimento di altri soggetti, ci si occupi del prendersi cura; la realizzazione della finalità individuale coinvolge e passa attraverso una dimensione sociale che lo stesso individuo possiede per evitare soluzioni di emergenza e non rispondenti alle aspettative dei familiari. Sarebbe auspicabile che fossero gli stessi genitori, con l'aiuto dei servizi, a preparare il dopo genitori con un programma individualizzato avendo a disposizione un tempo utile per una verifica sulle scelte, eventualmente per possibili aggiustamenti, per individuare e calibrare l'intervento privilegiato e una messa a punto, vincendo la paura del futuro che apparirà tollerante e più umano. G.P. NOTIZIE FLASH Famiglia e natalità Presso il ministero del Welfare è stato presentato il Rapporto di monitoraggio sul Piano Nazionale dAzione per linclusione sociale 2003-2005 (NAP/Inclusione). Dal Rapporto si evidenzia che la famiglia e la natalità sono state e restano la priorità principale dellagenda sociale italiana; persiste una frattura evidente tra Centro-Nord e Sud sul piano delle politiche e degli investimenti direttamente familiari, come pure per quanto riguarda gli interventi di carattere sociale. A favore dei disabili Consultorio Familiare Diocesano Diocesi Nocera Inferiore Sarno elabora una proposta per genitori con figli disabili. Un gruppo di mutuo aiuto che si raduna per condividere queste tematiche, portare i propri vissuti e vederli anche attraverso gli occhi degli altri, per una più sana ed evolutiva consapevolezza. Mestiere Genitore Lettera ad un figlio speciale a cura di Gabriele Alfano Tutta da leggere questa dichiarazione damore della mamma di Jordan, 14 anni affetto da postumi di paralisi infantile Caro bimbo mio, stai giocando nella tua cameretta, chiuso nel tuo mondo, spesso per noi impenetrabile, e sentendo le tue risate di gioia ho pensato di scriverti, anche se forse non riuscirai mai a leggere le mie parole. Spesso mi è difficile farti capire il bene che provo per te... Già... Pensa che ti amavo così tanto ancora prima che nascessi, tanto da sfidare quella sorte terribile che ti voleva morto appena nato, senza averti potuto nemmeno stringere, accarezzare, coprirti di baci...Sei stato grande... hai lottato per vivere in tutti i modi perché... non era giusto e forse il nostro dono di amore estremo di donare il tuo cuore per salvare un altro bambino è arrivato fin lassù... ed eccoti qua. Non ti posso dire che questi tredici anni insieme sono stati una passeggiata, sarei una presuntuosa, ma anche nei momenti più bui (quando con il tuo papà ti vedevamo soffrire in quella camera dospedale) siamo riusciti a sopravvivere alla disperazione e allo sconforto e questo ci ha resi più forti nella sofferenza. Mi stai sorridendo... mi sembri felice... certo non puoi correre come gli altri, non riesci a gridare la tua gioia e i tuoi dolori... ma chissà se la vita vera è quella che deve rispondere ai canoni della normalità o se forse tu sei più sereno di tanti bambini apparentemente più fortunati. Vorrei poterti dare un mondo dove non esistono barriere, ma non posso... però con il mio amore e di quelli che ti stanno intorno credo scaleremo montagne e attraverseremo oceani immensi... magari cantando quelle canzoni di nonno che tanto ti piacciono e fanno sorridere. Seguimi N.4- 2006 - 15 Ripensare la Vita Prospettiva Famiglia a cura di Anna Pisacane a cura di Giovanna Pauciulo "Tu sei la vita mia" Uninsegnante racconta la propria esperienza di lavoro con alcuni alunni diversamente abili di Tina Di Michele M i chiamo Tina, sono uninsegnante specializzata per alunni diversamente abili. La mia esperienza nasce nella scuola elementare 5 anni fa, quando, mi ritrovai a lavorare con Giovanni, un bambino affetto da un grave handicap psicofisico. In un primo momento fui presa dal panico in quanto, EDIZIONI EMMAUS avevo sempre pensato di non essere in grado di operare con questi bambini e di non essere capace di aiutarli. Vi posso assicurare però, che nello stesso momento 16 - La via della gioia in cui i miei occhi hanno incontrato quelli di Giovanni, di un azzurro intenso e di una profondità infinita, tutte le mie ansie e le mie paure sono sparite ed ho compreso che forse era proprio ciò che io avevo sempre ricercato nella mia vita AMARE QUESTI BAMBINI. La conferma lho avuta dopo poche settimane di lavoro, quando Giovanni guardandomi negli occhi e stringendomi forte le mani mi disse: "Tu sei la vita mia", non potete immaginare lemozione e la gioia che provai in quel momento. Non nascondo che è dura, infatti, giorno dopo giorno, momento dopo momento, bisogna trovare strategie diverse per poter entrare in relazione con loro e soprattutto essere accettata per poter così lavorare e ottenere risultati positivi. Questanno sto lavorando con un bambino autistico grave. E un bellissimo bambino di 10 anni, non parla, non ha controllo degli sfinteri ed è aggressivo con gli altri e con se stesso. E molto difficile lavorare con lui, perché è chiuso nel suo mondo e sono pochi i momenti in cui entra in contatto con il mondo reale. In quei brevi momenti cerca il rapporto con me, è desideroso di affetto, infatti, afferra la mia mano e vuole essere accarezzato o solleticato. Per me è una gioia immensa poter soddisfare in quellattimo il suo bisogno di affetto. Quello che purtroppo la gente non ha ancora compreso è che quegli handicappati, come loro li denominano sono persone (umane) con gli stessi ed identici diritti dei cosiddetti normali. Sono un dono per le famiglie, non un castigo di Dio come molti pensano ed io prego per loro affinché riescano a comprendere che ogni giorno, ogni momento vivono accanto a Gesù Cristo. collana "Vieni e seguimi" Accompagnare gli sposi nella difficile ma esaltante scopertadella straordinaria ricchezza racchiusa nella chiamata al matrimonioè una delle sfide più grandi della comunità ecclesiale.Non è facile intercettare il cammino degli sposiperché spesso rimangono prigionieri di molteplici impegnie preoccupazioni e sono convinti di non aver tempo per accoglierealtre proposte e di non aver bisogno di altri maestri.Non è facile entrare nella loro vita e aiutarli a rifletteresulle modalità di unesistenza che spesso si trascina senza gioia.Questo opuscolo offre una proposta semplice,incentrata sulla Parola, che aiuta la coppia a coniugare fede e vita e a vivere il matrimonio e la famigliacome il luogo in cui si manifesta lumanità redenta dalla grazia. Per informazioni: Segreteria di Evangelizzazione E-mail: [email protected] Seguimi N.4- 2006 Parole intorno alla Legge Presentazione del documento conclusivo dell' indagine conoscitiva del 31 gennaio 2006 sulla Legge 194/78. L a decisione di dar corso ad una indagine conoscitiva avente ad oggetto lo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978, recante Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza, è nata dalla proposta formulata dal partito politico dellUDC. Essa è durata meno di due mesi e si conclusa il 31 Gennaio 2006 data in cui è stato presentato un documento conclusivo. Nellintroduzione al documento, e a più riprese anche allinterno dei paragrafi successivi, si precisa che dagli obiettivi dellindagine esula lintento di mettere in discussione i contenuti della legge n. 194 del 1978, essendo volta a verificare lo stato di attuazione della legge medesima, con particolare riferimento alle funzioni attribuite ai consultori. Dopo un breve excursus del quadro normativo di riferimento il documento presenta i dati relativi allinterruzione volontaria della gravidanza. Lanalisi dei dati statistici evidenzia che il picco annuale delle IVG si registra nel 1982 (234.801 casi). Da allora si è verificato un trend di costante diminuzione del numero dei casi, fino ad arrivare a 132.178 interventi nel 2003 (meno 41,8% tra 1982 e 2003); i primi dati provvisori del 2004 indicano, invece, una leggera crescita rispetto allanno precedente (136.715 interventi, con un incremento del 3,4%), crescita che riguarda non solo le immigrate ma anche la popolazione residente. Al centro della riflessione c'è lattività dei consultori, organismi sorti nel 1975 a cui poi è stato affidato lattività prevenzione allaborto allinterno della legge 194. Primo dato significativo riguarda ABORTO Nel 96,9 % dei casi nel 2004 le autorizzazioni vengono concesse lincertezze sul numero stesso dei consultori oggi esistenti; risulta certo il mancato conseguimento dellobiettivo indicato dalla legge 405 di un consultorio ogni 20.000 abitanti. Per quanto riguarda lobiezione di coscienza i dati disponibili evidenzierebbero una media nazionale pari a 57,8% per i ginecologi, 45,7% per gli anestesisti e 38,1% per il personale non medico. Invece, lattività del giudice tutelare si espleta quasi esclusivamente nei confronti delle minorenni (fattispecie di cui allarticolo 12 della legge) e pressoché per nulla nei confronti delle interdette (fattispecie di cui allarticolo 13 della legge). Nella quasi totalità dei casi (96,9 per cento dei casi nel 2004), le autorizzazioni richieste vengono concesse. Le principali problematiche emerse nel corso dellindagine conoscitiva riguardano in prima analisi il sistema di monitoraggio delle IVG. In modo particolare non sono compiutamente rilevati alcuni aspetti del fenomeno dellinterruzione volontaria di gravidanza che meritano un particolare approfondimento. I dati ufficiali delle relazioni ministeriali Seguimi N.4- 2006 - 17 Ripensare la Vita a cura di Anna Pisacane indicano che la carenza di consultori si registra soprattutto al sud. Va comunque precisato che la distribuzione dei consultori si è realizzata a macchia di leopardo, e pertanto risultano zone del territorio, anche nel centro e nord Italia, che risultano sprovviste di unadeguata rete di consultori. Le audizioni hanno evidenziato che la realtà di funzionamento dei servizi è assai diversificato. I consultori esistono spesso solo sulla carta, e non sono in grado di garantire ovunque quel servizio di carattere continuativo per il quale sono stati progettati. Alla carenza dei consultorio si affianca una azione efficace delle strutture sociosanitarie atte a praticare lIVG. Così di legge nel documento grazie al contributo di tutte le strutture socio sanitarie, le procedure per lIVG sono rigorosamente rispettate, secondo la tempistica prevista dalla legge. Lunico neo che viene rilevato si riferisce allobiezione di coscienza. Il 18 - Seguimi N.4- 2006 massiccio fenomeno in talune realtà territoriali può avere un impatto negativo sulla possibilità di garantire leffettivo svolgimento continuativo dei servizi, con conseguente fenomeno di mobilità verso altre regioni. Degna di nota sono le stime inquietanti sullaborto clandestino: se nel 1987 si stimavano 85.000 aborti clandestini lanno, nel 2001 questi sarebbero ancora pari a oltre 20.000. Il rappresentante del Ministro della giustizia ha sottolineato che esiste una zona grigia, costituita dalle organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento della prostituzione, cui si collega inevitabilmente listigazione allaborto clandestino. Non va comunque sottovalutata la paura, ancora esistente in certe fasce della popolazione, le quali temono che, andando in ospedale, il ricorso alla IVG possa essere di pubblico dominio. Le conclusioni che il documento trae dallindagine si riferisco in prima analisi a proposte di integrazione dellattuale sistema di rilevazione. Una migliore conoscenza dei dati rappresenta infatti il presupposto per una migliore attuazione di quella parte della legge che regola laspetto della prevenzione. Per realizzare un effettivo rilancio delle attività di prevenzione e assistenza in modo particolare si chiede una rivalutazione del ruolo del consultorio, che appare la struttura più adeguata per garantire quel supporto multidisciplinare alla donna che affronta il dramma dellinterruzione volontaria di gravidanza. Sulla base di tali considerazioni è stato suggerito di prevedere una sorta di filtro obbligatorio del consultorio, rendendo quantomeno necessario in ogni caso la prenotazione dellintervento per il tramite del consultorio. E risultato essenziale il ricorso alle figure di mediazione culturale, capaci di favorire il superamento di quella diffidenza nei confronti delle strutture sanitarie italiane che spesso si registra da parte di molte donne straniere. Viene sottolineato limportanza di tutte le altre funzioni assegnate ai consultori (corsi al parto, assistenza durante la gravidanza;corsi di educazione sessuale etc.) che se realizzate continuativamente, costituiscono un " IL CONSULTORIO E' la struttura più adeguata per garantire quel supporto multidisciplinare alla donna che affronta il dramma dellIVG importantissimo mezzo per combattere laborto, nellambito di un progetto di maternità consapevole. Per quanto riguarda in particolare leducazione sessuale si chiede al Ministero della salute di promuovere in ogni regione almeno tre corsi annuali di educazione sessuale. Va sottolineato però che una corretta e Consultori: un utile servizio Tra gli obiettivi del servizio che offrono i consultori rientrano lassistenza psicologica e sociale alle coppie e alle famiglie, con particolare riferimento alle problematiche dei minori, la tutela della salute della donna e del concepito e la diffusione delle informazioni volte a promuovere una procreazione responsabile, ivi inclusa la somministrazione di mezzi volti a garantire le scelte delle coppie e del singolo in materia di procreazione responsabile, nel rispetto delle convinzioni etiche e della salute fisica degli utenti. adeguata educazione sessuale che spetta naturalmente anche alle famiglie -, non dovrebbe limitarsi ad una mera informazione sui metodi contraccettivi, ma concentrarsi sullobiettivo di educare i giovani ai valori della persona, della vita, della famiglia, delle relazioni affettive e della procreazione responsabile. Ultimo riferimento alle politiche di aiuto alla prosecuzione della gravidanza e a tutela della maternità, viene rivolto al volontariato. Esso nel rispetto del pluralismo culturale, deve svolgere un ruolo di ausilio nellambito della rete di servizi a tutela della maternità responsabile; il collegamento in rete delle associazioni di volontariato con le strutture pubbliche consultoriali e ospedaliere e con tutti gli altri servizi socio-sanitari operanti sul territorio appare lo strumento più idoneo a perseguire gli obiettivi di tutela della maternità e di prevenzione affermati solennemente dalla legge n. 194. Ci auguriamo che le indicazioni contenute documento possano rappresentare un utile contributo per le scelte che il prossimo Parlamento, insieme alle Regioni ed agli enti locali, dovrà effettuare per ridurre ancora di più il ricorso allinterruzione volontaria di gravidanza. A. P. Matrioska di Salvatore Caracciolo Eutanasia: un passo avanti per la cultura della morte Per disposizione del provvedimento segreto noto con la sigla IV-B 3088/39-1079MI i medici dei "Centri di consulenza" dovevano essere obbligatoriamente informati dagli ospedali e dalle levatrici della nascita di bambini deformi o affetti da gravi malattie fisiche o psichiche. Una volta informati i medici convocavano i genitori e illustravano loro i grandi progressi della medicina tede sca. Ai genitori veniva detto che erano stati creati centri specializzati per la cura delle malattie dei loro figli. Veniva sottolineata la possibilità di decessi visto il carattere spe rimentale delle cure ma si invitavano i geni tori ad autorizzare immediatamente il rico vero anche in presenza di speranze di guarigione ridotte. Ottenuto il consenso i bambini venivano ricoverati in cinque centri: Brandenburg, Steinhof, Eglfing, Kalmenhof e Eichberg. Qui giunti i bambini venivano uccisi con una iniezione di scopolamina o lasciati progres sivamente morire di fame. Al processo di Norimberga il dottor Pfannmüller direttore del centro di Eglfing descrisse in questo modo il metodo di eli minazione: «Nel mio Istituto veniva utilizzato il Luminal. Un bambino fortemente idroce falo, con una ridotta capacità di vita può essere addormentato con una dose di Lu minal inferiore alla dose massima (...) Nell'arco di alcuni giorni il bambino dorme molto tranquillamente e non muore per avvelenamento: su questo insisto (...) il bambino muore per il sopravvenire di un ristagno polmonare e quindi per complica zioni cardiache e polmonari: di questo muo re». (Germania, 1939) Il dott. Eduard Verhagen, medico olandese che pratica leutanasia su bambini e neonati sotto i dodici anni o, più correttamente, che opera nella clinica olandese di Groningen che ha sottoscritto un protocollo con le autorità olandesi in cui si stabiliscono criteri e procedure per praticare leutanasia sui minori così esprime il suo pensiero al gior nalista che lo ha intervistato: «Ha mai visto un neonato con la spina dorsale bifida? Scommetto che non sa neanche cos´è. Ecco, questo è uno dei quattro bambini che quest´anno abbiamo "ucciso", come dice lei. Hanno come un´apertura, nella schiena, in cui si va a infilare di tutto, dal sangue al cervello. Hanno sempre dei difetti cerebrali, sono paralizzati, non possono camminare, sedersi, e neanche andare in bagno. Non sono in grado di comunicare con nessuno e inoltre questa malformazione fa un male incredibile, porta loro dei dolori fortissimi. Noi, come medici, possiamo fare molto poco, possiamo chiudere quella apertura, ma è solo un fatto estetico che non risolve nulla, i problemi restano, e sono insuperabili. Ecco, vede, è in casi come questi che inter veniamo. E proprio per casi come questi che ho incontrato nella mia carriera tanti, tantissimi genitori che mi supplicavano di "terminare" la vita dei loro figli, una vita senza più prospettive e così dolorosa. Fino a ieri non potevo aiutarli, adesso finalmente posso. E credo che sia un grande passo avanti». (La Repubblica, 02/09/2004) Il dott. J.C. Molenar, che dirige il reparto di neonatologia del Sophia Pediatric Hospital di Rotterdam, ha detto che 24 dei 500 nuovi nati handicappati sono stati uccisi o lasciati morire dai medici. Per il capo del pediatri olandesi, Zier Versluys, il 31 per cento dei pediatri olandesi ha praticato leutanasia e in un quinto dei casi senza nemmeno il consenso dei genitori. (Olanda, 2005) In Olanda si sta ripetendo ciò che avvenne nella Germania nazionalsocialista. (Carlo Giovanardi Ministro per i Rapporti con il Parlamento, 2006). A gran voce si pretendono le scuse e magari anche le dimissioni del ministro per le sue obiettive affermazioni. In Germania ieri tutto si svolgeva nel segreto, oggi in Olanda alcuni si vantano di quello che si sta com piendo. E vero Giovanardi deve chiedere scusa, perché oggi in Europa cè qualcosa peggiore del nazismo! Seguimi N.4- 2006 - 19 Informaffido a cura di Carmela Memoli Un piano regionale per l'affido LAssociazione Progetto Famiglia-Affido e diverse Diocesi della Campania sono i promotori di una rete di accoglienza dove i soggetti attivi sono le famiglie che hanno espresso la loro disponibilità a portare avanti unesperienza di affido. N ella regione Campania, la condizione dei bambini e dei ragazzi privi di una famiglia idonea alla loro cura ed educazione continua a presentarsi preoccupante. Nonostante la scadenza del 31 dicembre 2006 fissata dalla legge 149/01 come termine entro il quale gli istituti Educativo-Assistenziali dovranno essere chiusi ed i minori trasferiti in contesti di tipo familiare, tardano a prendere il via politiche organiche ed incisive che pongano al centro del proprio agire la tutela del diritto del minore a crescere in famiglia. E in questo scenario che dal giugno 2004 lAssociazione Progetto Famiglia-Affido insieme alla Conferenza Episcopale Campana, per mezzo della Delegazione Regionale della Caritas ed il Settore Pastorale Regionale per la Famiglia e la vita, ha promosso ed avviato il "Piano Regionale di Promozione delle reti diocesane di accoglienza familiare". Questo percorso è finalizzato alla promozione e costruzione di una rete daccoglienza familiare per i tanti minori che vengano allontanati dalla propria famiglia. Cogliendo loccasione offerta dal bando della Caritas Italiana per limpiego dei fondi dell8 per mille 2005, si è giunti allelaborazione del suddetto Piano Regionale coinvolgendo oltre la Diocesi di Nocera Sarno le Diocesi di Pozzuoli, Capua, Acerra, Aversa, TeggianoPolicastro, Benevento, Cerreto- Sannita Telese - S.Agata dei Due Goti ed Avellino. Il piano è stato approvato dalla Caritas Italiana nel Marzo 2005, ed ha preso il via concretamente nellautunno 2005, dopo un periodo di preparazione ed organizzazione interna. Lobiettivo principale di questa rete di accoglienza è di stimolare unampia promozione del ruolo attivo delle famiglie come soggetti ed attori della solidarietà. A tal fine l'impegno si concretizza nel promuovere la nascita di gruppi di famiglie accoglienti in ogni diocesi coinvolta; nel sensibilizzare lintera comunità ecclesiale regionale riguardo al tema dellaccoglienza e ad attivare o consolidare il raccordo e la collaborazione con i Servizi Pubblici operanti in materia. Gli obiettivi del Piano regionale saranno perseguiti a livello diocesano attraverso listituzione di uno sportello informativo per diffondere la cultura dellaffido, la presentazione dello " L'obiettivo principale è di stimolare un'ampia promozione del ruolo attivo delle famiglie come soggetti e attori della solidarietà stesso a tutte le realtà ecclesiali del territorio, la realizzazione della sensibilizzazione e dei corsi di formazione iniziale per le aspiranti famiglie accoglienti, la nascita di un gruppo di famiglie accoglienti, un raccordo con la rete delle altre associazioni campane impegnate nellaccoglienza, lavvio di accoglienze di bambini e ragazzi infine incontri pubblici diocesani sul tema dellaccoglienza. Mentre a livello Regionale si lavora per listituzione di uno sportello Regionale per lAffido Familiare , e di un centro Raccolta richieste di Accoglienza in rete con il Tribunali per i minorenni ed i Servizi Sociali, la presenza su mass-media e la nascita di un sito dedicato al piano regionale per laffido. Il finanziamento concesso dalla Caritas Italiana comprende il triennio 2005-2007, ma lattività di promozione e sensibilizzazione continuerà a tempo indeterminato attraverso limpegno delle Caritas Diocesane, degli uffici Famiglia diocesani e dellAssociazione Progetto Famiglia-Affido. C. M. Storie di Affido In casa lasciateci in pace Ho sempre sentito il desiderio di fare qualcosa di concreto per il bene del prossimo. Ma come fare? Mi avevano sempre commosso le storie di quei bambini che crescevano negli istituti. Un giorno in parrocchia ascoltammo un annuncio dellAssociazione Progetto Famiglia in cui si cercavano famiglie disponibili allaccoglienza di bambini e ragazzi. Demmo subito la nostra disponibilità. Il passo fu rapido: dopo alcuni incontri di preparazione, uno degli assistenti sociali del nostro paese ci contattò per sapere se volevamo prendere un bambino in affido a tempo pieno. Proponemmo la cosa anche ai nostri due figli maschi, Roberto e Antonio, che allora avevano rispettivamente 15 e 17 anni. In principio si dimostrarono contrari: Fate tutto il bene che volete, ma in casa lasciateci in pace! fu la loro prima risposta. Ma bastarono pochi giorni con il bimbo a casa nostra, che anche i loro cuori si aprirono! Non ci fu bisogno di aspettare il terzo fine settimana perché Andrea ormai era già con noi. Aveva 10 anni circa e doveva frequentare la quinta elementare. Per noi fu come rivivere i primi anni di matrimonio perché i nostri figli ormai erano più grandi e indipendenti. Andrea veniva da una storia triste. La mamma giovanissima e lontana, completamente assente. Il padre con una nuova compagna dalla quale aveva avuto un altro figlio. Una nonna ancora giovane, ma con altri figli non sistemati e problematici. Ci trovammo così questo bambino che avrebbe potuto essere egoisticamente tutto nostro. Ma noi, consapevoli dellimportanza della famiglia dorigine, abbiamo sempre rispettato la sua provenienza e ci siamo impegnati a farlo incontrare, periodicamente, sia con il padre che con la nonna. Molti i viaggi in automobile perché la famiglia è in un paese distante dal nostro una cinquantina di chilometri. Spesso per lui ad ognuno di questi viaggi, iniziati con gioia, si rinnovava alla fine lantica sofferenza; Perché mio padre non mi vuole tenere con sé?. Il ragazzo è cresciuto con noi, per otto anni, come un figlio. Certo non è stato facile. Un carattere molto chiuso, allinizio non sapevo mai se lamore che gli davamo era ricambiato almeno un po. Anzi spesso ci combinava qualche cattivo servizio. Noi lo perdonavamo sempre, ma ci faceva soffrire molto quella sua tendenza alla slealtà. A volte arrivavamo a chiederci: Ma chi ce lo fa fare? Eppure Andrea di noi si fidava e ora capisco che questo è ciò che conta. Fu ancora più difficile quando Andrea divenne adolescente, giunse al punto di prendersi le cose in casa senza nemmeno chiederle. Di fronte ai nostri rimproveri si chiudeva sempre più. Raggiunta la maggiore età, Andrea, forse perché ormai certo del nostro continuo perdono, ce ne ha combinate ancora di grosse. Così è accaduto quello che avevamo sempre temuto, Antonio, nostro figlio maggiore, ha preso in mano la situazione ed ha detto basta. Andrea è ora che ti prenda le tue responsabilità: se non vuoi rispettare le regole della famiglia, allora, renditi indipendente!. Andrea se ne andò a lavorare lontano durante le vacanze scolastiche. Sembrava che tutto fosse crollato, avevamo perso. Ma a volte, pur perdendo molte battaglie, si vince lo stesso la guerra. È capitato a noi. E a lui. Il suo era stato un atteggiamento di sfida, forse voleva dimostrare qualche cosa che noi non capivamo. Voleva sapere chi era veramente: il figlio di questa nostra rispettabile famiglia o il figlio della sua, ben più sfortunata? Così ora, a 19 anni non vive più con noi. Ma lirrevocabilità della nostra decisione lo ha reso improvvisamente maturo. Adesso studia e lavora. Provvisoriamente è ospite della nonna, ma appena possibile se ne andrà a vivere da solo. Dentro si porta tutto il nostro mondo più la sofferenza del suo. È quasi un uomo ormai. Spesso viene a trovarci e ci ha fatto capire che ci vuole bene, si confida con noi ed è più affettuoso. Seguimi N.4- 2006 - 21 Informaffido Comunicare il Vangelo a cura di Carmela Memoli a cura di Giovanna Abbagnara Dove Dio mi ha chiamato di Marco Giordano Chiudono gli Istituti? Una delle principali novità intro dotte dalla legge di riforma dellaf fidamento e delladozione (L.149/01) è il superamento, entro fine 2006, del ricovero dei minori negli istituti. Da più parti si è plaudito a questa indicazione, che segna la piena acquisizione, nella coscienza giuridica e politi ca, della grave incapacità delle grandi strutture di accoglienza ad assicurare al minore unadeguata dimensione affettiva. Tuttavia cè da chiedersi se gli istituti chiude ranno veramente. Difatti è allo studio del Senato un Disegno di Legge (DDL 791/01) finalizzato alla eliminazione della scadenza del 2006. Paradossale è che nella relazione di accompa gnamento si dica che lo scopo dei proponenti è quello di "dare priorità assoluta agli interessi del minore". Cè poi chi supera lostacolo me diante interpretazioni larghe. In una pubblicazione governativa, inviata gratuitamente a tutti i ser vizi sociali e minorili dItalia, si mette in dubbio la perentorietà del termine e ci si chiede se non si intenda piuttosto che "a quella data non potranno più essere effettuati nuovi ricoveri" senza con ciò mettere in discussione quelli che sono già in corso. Il fronte di maggiore battaglia ri guarda i requisiti delle comunità di tipo familiare. teristiche è però rinviata alle re gioni, e qui si apre la falla! Difatti la legge nazionale, dopo aver sancito il supermanto del listituto, precisa che nei casi in cui non sia possibile laffidamento dei minori presso famiglie (cosa che capita a quattro minori su cinque), si debba procedere allin serimento in strutture residenziali "caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali ana loghi a quelli di una famiglia". La definizione degli standard mi nimi che assicurino queste carat Un rimedio parziale è stato posto da un Decreto Ministeriale del 2001(DM 308/01) che ha fissato un massimo di dieci ospiti. Ma può, un gruppo di dieci minori, provenienti da contesti e situazioni diverse e senza nessun adulto che vive con loro, sentirsi vera mente famiglia? Forse il tempo della chiusura effettiva degli istituti non è ancora arrivato! Alcune regioni non hanno ancora emanato alcun regolamento; mol te altre hanno aperto la porta a forme blande di ristrutturazione dei vecchi istituti o alle comunità con operatori turnanti, che non garantiscono un adeguato clima familiare, stante lassenza di fi gure stabilmente residenti nella struttura. NOTIZIE FLASH Campagna di Sostegno allAffido Familiare Con un euro al giorno puoi contribuire al sostegno psicologico ed educativo dei minori in affido. Per ulteriori informazioni contatta Carmela Memoli al 338.73.26.127 Raduno delle famiglie affidatarie Rivolto ai volontari e ai benefattori dellAssociazione Progetto Famiglia-Affido : 30 Aprile 2006 ore 16.00 presso Auditorium Giovanni Paolo II - via Adriana n°18 Angri (Sa) 22 - Seguimi N.4- 2006 Da giovane animatore in un oratorio dei Salesiani a prete di un piccolo paese. Don Emmanuel ha sempre cercato di allargare il suo cuore e di accogliere la sfida dessere cristiano fino in fondo. Riportiamo la testimonianza che ha suscitato l'interesse dei giovani presenti al cenacolo di Quaresima. I o sono Emmanuel, ho 37 anni e sono un sacerdote. La mia non è una professione anche se sulla carta di identità cè scritto presbitero. Il mio rapporto con il Signore non lo vivo per convenzione sociale, perché mi è dovuto ma, come due fidanzati che si amano, siamo attirati luno allaltro dal sentimento dellamore. Quando vedete un prete dovete pensare immediatamente che dallaltra parte cè Dio che lha chiamato: io sono una risposta ad un invito personale del Signore. Io non faccio un mestiere, io non sono segno di me stesso, non ho un compito mio perché è la chiesa a dirmi dove devo operare. Si potrebbe dire che io ho la totale libertà di fare quello che Dio mi comanda. Loratorio ha rappresentato molto nella mia vita anche lì ho fatto esperienza di servizio facendo lanimatore. Riconosco che il Signore mi ha preservato da situazioni negative, e pur vivendo una vita normale non ho mai abbandonato la preghiera e i sacramenti. A 18 anni sento il desiderio di entrare in seminario così come quello di diventare a giudare nel migliore dei modi. Nel frattempo iniziai il progetto delloratorio facendomi aiutare da alcune famiglie della zona. Unaltra esperienza significativa è stata l'incontro con le ragazze che venivano con dotte alla prostituzione. Iniziammo così insieme ad un mio amico con una strategia molto semplice: parlando un inglese da far Fin da piccolo ho avuto la sensazione che Dio mi chiamasse, adesso ne ho piena consapevolezza. Io non sono uno di quelli che hanno vissuto una vita sventurata e " DON EMMANUEL Io sono la risposta ad un invito personale del Signore che si sono convertiti in modo miracoloso. Il Signore ha rubato il mio cuore molto presto, e di questo sono grato perché non ho nulla di speciale rispetto agli altri. Nella mia famiglia la dimensione spirituale era fortis sima: dopo le pulizie di casa, nel primo pomeriggio, si recitava il Rosario così come ricordo che una volta alla settimana veniva una signora povera e veniva accolta come la persona più importante, pranzava con noi, si faceva in modo di farla sentire a casa sua. Leducazione cristiana era limpegno primario dei miei genitori. A 14-15 anni ho iniziato a fare lanimatore e a frequentare lorfanotrofio di Salerno assieme ad un semi narista ed altri amici. Per due anni ogni domenica andavo a farli visita. salesiano. Fu così che decisi, consigliato dal mio confessore, di iscrivermi alla Facoltà Teologica a Napoli da laico. Successivamente entrai in seminario dove vissi anni di serenità. Diventai prete a 25 anni ed ebbi la prima nomina come viceparroco ma non fui accolto dal parroco. Fu così che il vescovo mi mandò ad affiancare un prete malato in una piccola parrocchia di mille abitanti vicino Mercato S. Severino. Quando fui nominato parroco a Bracigliano iniziai a coinvolgere un gruppo di giovani fra i più sbandati del paese. Avevo poca esperienza e questo mi causò alcuni problemi con i giovani che non riuscivo ridere chiunque e distribuendo rosari, avvici navamo le ragazze che per la maggioranza erano tutte extracomunitarie. Avevano molto paura di abbandonare la strada perché venivano minacciate insieme ai loro familiari. A Natale il Signore fa il primo regalo: una ragazzina, abbandona la strada. Non avendo nessun posto dove metterla la portai a casa mia. Ogni notte dormiva con me qualche amico che mi accompagnava in questopera di amore per queste ragazze, finchè non abbiamo trovato insieme alla Caritas una altra collocazione per queste ragazze. Seguimi N.4- 2006 - 23 Comunicare il Vangelo a cura di Giovanna Abbagnara Insieme ai nostri figli ducare alla preghiera mette insieme due aspetti che presi singolarmente rappresentano già una sfida: leducazione e la preghiera. La famiglia negli ultimi tempi sembra aver abdicato al proprio compito educativo e spesso i figli crescono senza precisi punti di riferimento, diventando preda di falsi profeti. Da altra parte non si sente in famiglia la necessità di pregare, di mettere al centro la Parola, di sostare in silenzio davanti a Dio. Di seguito riportiamo l'esperienza dei coniugi Ciniglio. I o e Toto, siamo sposi da quasi 22 anni, abbiamo 5 figlie, più quelli che la prov videnza continuamente ci affida, e pensiamo di essere una coppia ormai abbastanza avanti nellesperienza educativa, nonostante ciò, tante volte ci sentiamo affaticati davanti a questo difficile compito, e impreparati a capire e interpretare i diversi eventi che si presentano. Ogni volta però che ci cimentiamo in questo faticoso compito, sentiamo di ge nerare nuovamente ciascuno di loro, per ché accompagnarli nel difficile cammino della vita, è come ripartorirli nelle varie fasi della loro crescita, secondo la verità del vangelo, che noi per primi abbiamo scelto e che ci impegniamo a testimoniare. In tal senso, il cenacolo sposi è stato per noi un valido supporto, e ha dato diverse conferme alle nostre scelte educative. Educare i figli alla preghiera è innanzi tutto far scoprire ai figli che Gesù è lunica via, lunico Maestro e gli stessi genitori possono essere guide autorevoli solo a condizione di essere riflesso del suo amore, nutrendosi della sua Parola e partecipando alla mensa eucaristica. Se non impariamo noi per primi a stare in ascolto, come possiamo comunicare loro le parole di Dio? Se per primi non attingiamo alla sorgente, come potremo donare lacqua della vita? Quan do i genitori non si lasciano illuminare dalla Grazia, diventano guide cieche, condizio nati da una cultura che amplifica i bisogni e atrofizza il cuore. Essi devono invece impegnarsi a trasmettere ai loro figli i valori della carità e dellumiltà, orientarli al rispetto dei valori umani della giustizia, dellonestà, dellaccoglienza, della responsabilità e della coerenza, della fedeltà e della sincerità. Devono saper annunciare che la sofferenza non è inutile e che lin successo non è necessariamente una scon fitta. Se inoltre, essi sperimentano un clima di particolare affetto, se si aprono alla gioia di amare ed essere amati, ciò permetterà loro di appropriarsi di una straordinaria certezza: Dio mi ama e mi circonda della sua presenza, come ha affermato nostra figlia Nausicaa, in un recente incontro di casa, non ho mai dubitato delle premure e della sua tenerezza di Padre, da sempre mi sono sentita figlia amata. Sono dunque i genitori i primi a dover trasmettere la fede ai propri figli, prenderli per mano e condurli allincontro personale con Dio, la loro testimonianza e lamore che si respira in famiglia, sono le premesse indispensabili delleducazione alla preghiera. indicazioni riguardanti lattenzione ai segni che allinterno delle nostre case richiamano la presenza del Signore. Preparare un luogo ben adorno in cui possiamo mettere in risalto la Sacra Bibbia e farlo diventare lo In definitiva la preghiera diventa unespe rienza esaltante per la famiglia, perché permette di vivere legami di particolare intimità e favorisce la comunione quale condizione ineliminabile per riscoprire la Pregare è anche dialogare con Dio, porsi in ascolto e raccontargli la vita di tutti i giorni, a partire dalle cose più È importante pregare insieme a loro; ancora più importante che i bambini vedano gli piccole, trasformando in preghiera ogni momento della giornata, adulti pregare. Quanto più crescono, tanto più i gesti visibili suscitano la loro attenzione. chiedendogli aiuto e protezione, Un papà ed una mamma con in mano una Bibbia sono fonte di stupore. I piccoli ma anche lodandolo e ringrazian vogliono sapere e vogliono partecipare. Accoglierli è un modo concreto e corretto per dolo per tutti i benefici. iniziarli alla preghiera della chiesa domestica. E fondamentale educare i figli a non pregare solo per i propri bi Catechismo della CEI, Lasciate che i bambini vengano a me, n. 182 sogni, ma avere uno sguardo attento a quanti ci sono accanto e alle scrigno prezioso che genitori e figli possono propria identità e vivere la propria missione. necessità del mondo, a chiedere non di aprire per ricevere la sapienza che viene essere liberati dalle difficoltà, ma piuttosto dallalto, e il Crocifisso o una bella icona Giovanna e Tonino Ciniglio la forza per fare fino in fondo la propria a ricordare il segno visibile dellamore di parte. Sono state preziosissime anche alcune Dio. in Prima Persona Sulla scia di Charles de Foucauld Mi chiamo Annalena Tonelli. Sono nata in Italia a Forlì il 2 Aprile 1943. Lavoro in sanità da trent'anni, ma non sono medico. Sono laureata in legge in Italia. Sono abilitata all'insegnamento della lingua inglese nelle scuole superiori in Kenya. Ho certificati e diplomi di controllo della tubercolosi in Kenya, di Medicina Tropicale e Comunitaria in Inghilterra, di Leprologia in Spagna. Lasciai l'Italia a gennaio del 1969. Da allora vivo a servizio dei Somali. Sono trent'anni di condivisione. Ho infatti sempre vissuto con loro a parte piccole interruzioni in altri paesi per causa di forza maggiore. Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati che ero una bambina e così sono stata e confido di continuare a essere fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null'altro mi interessava così fortemente: LUI e i poveri in LUI. Per LUI feci una scelta di povertà radicale ... anche se povera come un vero povero, i poveri di cui è piena ogni mia giornata, io non potrò essere mai. Vivo a servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio, senza versamento di contributi volontari per quando sarò vecchia. Sono non sposata perché così scelsi nella gioia quando ero giovane. Volevo essere tutta per DIO. Era una esigenza dell'essere quella di non avere una famiglia mia. E così è stato per grazia di DIO. Ho amici che aiutano me e la mia gente da più di trent'anni. Tutto ho potuto fare grazie a loro. Naturalmente ci sono anche altri amici in diverse parti del mondo. Non potrebbe essere diversamente. I bisogni sono grandi. Ringrazio Dio che me li ha donati e continua a donarmeli. Siamo una cosa sola su due brecce, diverse nella apparenza ma uguali nella sostanza: lottiamo perché i poveri possano essere sollevati dalla polvere e liberati, lottiamo perché gli uomini TUTTI possano essere una cosa sola . Lasciai l'Italia dopo sei anni di servizio ai poveri di uno dei bassifondi della mia città natale, ai bambini del locale brefotrofio, alle bambine con handicap mentale e vittime di grossi traumi di una casa famiglia, ai poveri del terzo mondo grazie alle attività del Comitato Per La Lotta Contro La Fame Nel Mondo che io avevo contribuito a far nascere. Credevo di non poter donarmi completamente rimanendo nel mio paese ... i confini della mia azione mi sembravano così stretti,asfittici ... compresi presto che si può servire e amare dovunque, ma ormai ero in Africa e sentii che era DIO che mi ci aveva portata e lì rimasi nella gioia e nella gratitudine. Partii decisa a gridare il Vangelo con la vita sulla scia di che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatre anni dopo grido il Vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine. Questa la mia motivazione di fondo assieme ad una passione invincibile da sempre per l'uomo ferito e diminuito senza averlo meritato al di là della razza, della cultura, e della fede. Annalena Tonelli Seguimi N.4- 2006 - 25 Comunicare il Vangelo a cura di Giovanna Abbagnara Il gene GMG Il 9 Aprile, Domenica delle Palme la chiesa celebra la XXI Giornata della Gioventù. Il Santo Padre nel Messaggio che ha scritto per questa occasione ricorda la splendida esperienza vissuta a Colonia, la sua prima GMG da papa e invita i giovani a ricercare la felicità nella Parola di Verità: il Verbo incarnato, lunico capace di dirigere la libertà delluomo verso il bene. Abbiamo raccolto la testimonianza di un giovane, Carmine Giordano, che ha vissuto insieme ad altri amici lesperienza della GMG in Germania, ancora così viva e coinvolgente. Un filo invisibile collega nel tempo queste straordinarie esperienze di fede, e ci mostrano il volto di una chiesa dinamica, aperta; una chiesa che scommette sui giovani, e i giovani non solo rispondono ma si incamminano, pregano, adorano ..come i magi il Re dei re. L a Chiesa dovrebbe investire nella ricerca medica, perché sicuramente esiste un gene che spinge quelle centinaia di migliaia di giovani a questi incontri nonostante i tanti costi e disagi. Un gene GMG che provoca resistenza alla fatica e al dolore, strane forme di amicizia profonda, senso di pace con tutto il mondo, e talvolta allegra pazzia. Vediamo un caso clinico molto esteso: Colonia 2005 15 agosto. Milioni di italiani si mettono in viaggio per raggiungere le mete turistiche. Come si fa a passare la giornata più afosa dellanno in città? Diciotto ragazzi angresi partono per rag giungere Colonia, la fredda città renana. Non vedranno mare né ombrelloni, ma faranno una intensa giornata di trasbordi. Si parte, infatti, col pullman, si prende laereo a Roma, si cambia col treno a 26 - Seguimi N.4- 2006 Dusseldorf e si prendono i mezzi pubblici a Colonia. Finalmente, in tarda serata, si arriva allalloggio di Lulsdorf, dove una parrocchia della periferia li ospita: le ragazze nelle famiglie, i ragazzi in una palestra. Una giornata assurda, fuori dal comune, che forse trova precedenti solo duemila anni prima, quando alcuni sapienti si mettono in viaggio con la testa fra le nuvole se guendo una stella. Anche i nostri diciotto magi hanno avuto, letteralmente, la testa fra le nuvole, ma fortunatamente solo per due ore di aereo. 16 agosto. Milioni di giovani italiani si alzano tardi dopo aver passato un intenso ferragosto tra spiagge e feste. Circa 150 giovani della Diocesi di NoceraSarno si alzano di buon ora e vanno a Colonia per cominciare la loro GMG. Ora se per una diocesi è difficile tenere insieme e organizzare tanti ragazzi, immaginate cosa abbia potuto combinare lorganizza zione tedesca per soddisfare tante migliaia di giovani. Non voglio giustifi care il fallimento dellorganizzazione (anche perché ci ho perso due pizze con una scommessa), ma limpreparatezza con cui siamo stati accolti ha lasciato impreparati anche noi. Non trovare il cibo per tutti, non riuscire a raggiun gere lo stadio per la celebrazione iniziale a causa della congestione dei mezzi di trasporto, non avere i pass per entrare alla celebrazione sono stati un serio avviso di quello che sarebbe accaduto nei giorni successivi. Ma arrendersi è una viltà che non si addice a dei magi napoletani, così nonostante il ritardo e la mancanza di permessi, un piccolo gruppetto di noi si è inventato un modo per en trare nello stadio. La celebrazione era alla fine, ma vedere quelle migliaia di giovani festanti e allo stesso tempo attente, ci ha catapultato nello spirito che cè nelle GMG e ci ha dato la forza per superare le difficoltà organizzative future. 17-18-19 agosto. La maggior parte degli italiani affolla le spiagge della penisola, non cè un più nemmeno un buco per un om brellone. I nostri giovani magi, invece sono ancora alle prese con le alzatacce mattutine, ma per loro è quasi una gioia, perché alla KolnArena incontreranno migliaia di altri giovani italiani e insieme si divertiranno, si formeranno alla scuola dei vari Monari, Comastri e Sigalini e celebreranno con gioia la presenza del Signore, in modi che purtroppo poco si vedono nelle nostre celebrazioni domenicali. Per il pranzo ci si accontenterà di quello che viene, ma i pomeriggi saranno vera mente intensi... Mercoledì cè infatti la festa degli Italiani, una testimonianza straordinaria di 80mila giovani che in uno stadio cantano, pregano e gioiscono; immagini che fanno a pugni con quelle che vengono dalle nostre domeniche calcistiche. in pizzeria e discoteca. Dopo una lunga camminata (circa 10 Km) i ragazzi della diocesi si stendono sullerba di Marienfeld (il campo di Maria), per aspettare il papa e intanto incontrare il milione di persone che vive intorno a loro. Una città nasce intorno a noi in poche ore, con case fatte di tende e sacchi a pelo, strade di fango e con al fredda brina notturna, si alza dai caldi sacchi a pelo e si prepara a incontrare il Gesù che è venuto ad adorare nellEuca restia mattutina. La GMG è conclusa, i nostri giovani si dividono e per unaltra strada tornano a casa. Unesperienza unica, unesperienza che ti prova nel corpo e nello spirito, unesperienza che solo chi ha il gene Giovedì arriva Papa Bene detto e dal battello saluta tutti Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco, giovani del terzo millennio, quale devessere il vostro programma! E urgente i giovani che lo aspettano sulle che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere rive del Reno. alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore, Venerdì andiamo a trovare i a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo - anche senza saperlo - attende da voi! E se Gesù nostri cari amici magi nel vi chiama, non abbiate paura di rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone Duomo di Colonia: la fila era di seguirlo nella vita consacrata o nella vita sacerdotale. Non abbiate paura; fidatevi di Lui e non lunga e bagnata e quando ci resterete delusi. siamo trovati al cospetto delle (Dal Messaggio di Benedetto XVI - 22 febbraio 2006) reliquie, ci siamo commossi come se in quel reliquiario ci GMG può comprendere appieno, ma fossero dei nostri cari amici, quegli incre centro un palco immenso che ospiterà il sicuramente unesperienza che ti cambia dibili sapienti che avevamo cercato di papa. Le emozioni che corrono nel cuore la vita, perché ti da una forza unica, une imitare. dei giovani in quella giornata e nottata nergia che rinnova la tua vita. sono tante e troppo complicate da dire Le serate sono state bellissime, in esse Chi porta in se il gene GMG lo riconosci a chi non lha vissute, una su tutte è quella abbiamo capito che anche se non prepa subito, non hai bisogno di vedere la sua che più si fa sentire: quel pace in terra rati, i tedeschi erano, comunque, molto carta didentità, lo vedi da cosa fa, da agli uomini di buona volontà che langelo ospitali. Gli amici della nostra parrocchia come opera, dalla cose a cui tiene. Guarda annuncia a chi corre ad adorare quel Dio tedesca avevano, infatti, organizzato serate dentro di te, nel profondo del tuo cuore, fatto uomo. di canti e balli condite da birra e salsiccia. forse anche tu sei portatore sano del Sembrava una grande sagra paesana, e gene GMG allora cosa aspetti: contagia 21 agosto. Molti giovani italiani tornano a anche se si parlavano lingue diverse, si di amore le persone che ti incontrano! casa nella prima mattinata e dopo una rideva e si scherzava tutti allo stesso doccia purificante, vanno a riposarsi nei loro modo. Carmine Giordano accoglienti letti. Un milione di giovani di tutto il mondo, 20 agosto. Dopo una intensa giornata di dopo aver passato una notte sotto la mare, i giovani si preparano per le serate Seguimi N.4- 2006 - 27 Pace Famiglia in missione Una storia straordinaria di una famiglia ordinaria che toccata dallamore misericordioso di Dio Padre, ha il coraggio di vivere nel matrimonio lulteriore chiamata alla missionarietà. Li abbiamo invitati a portare la loro testimonianza al cenacolo di Quaresima e sono venuti insieme a Precious, la loro bambina, molto speciale. Giacomo: Sono stato per molti anni tossicodipendente e attraverso la comunità terapeutica della Papa Giovanni ho conosciuto la realtà missionaria. Alla fine del percorso di riabilitazione mi viene proposto di fare unesperienza missionaria ed io spinto dal desiderio di offrire un anno della mia vita come volontario per contraccambiare tutto quello che era stato fatto per me, decisi di andare in Zambia. Allinizio fu molto dura, infatti dopo il primo mese volevo ritornare in Italia ma successivamente mi sono inserito in una realtà che ha stravolto la mia vita tanto da decidere di restare lì per diversi anni. In Zambia ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie che ho sposato in Italia nel settembre del 2000. Dopo il matrimonio siamo ripartiti per missione in Zambia dando la nostra disponibilità per un anno. Nadia: io conducevo una vita normale, avevo un negozio di fiori e nei periodi di vacanza mi piaceva andare in giro per il mondo, conoscere posti nuovi. Fin quando non decisi di vivere in luogo della vacanza unesperienza missionaria. Contattai la casa famiglia della Papa Giovanni in Zambia che mi ospitò per un mese e mezzo. Ebbi la fortuna di conoscere sia la Comunità che don Oreste Benzi in Africa dove ho riscoperto la fede nel Signore. Quellesperienza non mi cambiò totalmente la vita ma è stato lì che fu gettato il seme che si sarebbe sviluppato successivamente. Tornata in Italia ero piana di entusiasmo ma ancora non avevo le idee chiare, infatti con il tempo lentusiasmo è calato ed ho ripreso la vita di prima. Fu allora che conobbi il padre di mia figlia e rimasi incinta, lui andò via e portai avanti la gravidanza da sola. Quando Naomi ebbe 2 anni e mezzo decisi di rimettere ordine nella mia vita perché capivo che cera qualcosa che mi mancava. La spinta 28 - Seguimi N.4- 2006 maggiore è stata quella della bambina, e ricontattai la Comunità di don Oreste cominciando in questo modo a fare un periodo di verifica per capire se cera davvero una vocazione missionaria. Nel mio cuore ha sempre albergato questo desiderio di missione ma contemporaneamente avevo la consapevolezza dellimportanza di una famiglia con cui vivere questo desiderio, perché da sola sentivo di non avere la forza, il coraggio, e comunque perché sentivo che la mia prima vocazione era quella del matrimonio. Infatti sono sempre molto riconoscente al Signore di avermi " GIACOMO E stato difficile per me che avevo sempre vissuto la missione da single cercare di viverla adesso come famiglia fatto incontrare Giacomo, di aver costruito questa famiglia e di condividere la vocazione missionaria. Giacomo: Avendo già vissuto in Zambia per un lungo periodo, ritornare con Nadia e con Naomi in missione era come far ritorno a casa. E stato difficile per me che avevo sempre vissuto la missione da single cercare di viverla adesso come famiglia. Una cosa che ci aiutato in questo senso è il dover assumere la responsabilità della casa famiglia in assenza per motivi di salute della persona consacrata che rivestiva il ruolo di responsabile. Questo fatto mi ha aiutato a scoprire e a dover esercitare per ragioni di necessità la figura paterna sia per Naomi sia per questi 13 bambini che vivevano allinterno della casa famiglia. Nadia: Ci siamo ritrovati dopo poco tempo dal nostro matrimonio con una famiglia numerosa e questo ci ha fatto crescere come coppia e come famiglia. Quando ritornò la responsabile della casa noi riprendemmo il progetto che era stato affidato a Giacomo allinizio di questa avventura. Era un progetto per ragazzi portatori di handicap in una fattoria, mancava poco a Natale e Tina, responsabile della casa famiglia, un giorno ci disse: per Natale voglio farvi un regalo speciale perché voi siete una coppia speciale. Quel regalo di cui parlava Tina era Precious, una bimba che aveva dei seri problemi di salute. Dopo aver consultato il responsabile di zona decidemmo di accoglierla con laiuto della Comunità. Giacomo: Già prima di accogliere Precious avevamo un forte desiderio di avere un bambino nostro. Decidemmo a causa della malaria e dellinadeguato servizio sanitario di ritornare in Italia e di portare avanti questo nostro progetto. Nel fare questo avevamo presente la responsabilità e laffetto per Precious vittima innocente di abbandono e sofferenza. Fu così che stabilimmo di adottarla per portala in Italia con noi. Dopo molte peripezie causate dalle difficoltà burocratiche legate alladozione. Nadia: Quando è nato Giovanni volevamo subito ritornare in Zambia ma la cosa non fu possibile a causa della malaria che " su Gerusalemme a cura di Luciano Gambardella che la missione è lasciare la tua casa, la tua terra e andare a condividere la tua vita insieme a quella degli altri che hanno bisogno. In Australia cè un altro tipo di povertà che forse è anche più grave. Abbiamo detto questo si un po a malincuore perché il nostro cuore era lì in Zambia. NADIA abbiamo scoperto che la Giacomo: Anche io avrei preferito missione è lasciare le propria ritornare in Zambia proprio perché lì si casa è condividere la nostra capisce in maniera diretta ciò che è vita con i poveri essenziale, si riesce a vivere la fede e la avrebbe rappresentato un pericolo serio per la salute del bambino. Abbiamo quindi chiesto a don Oreste cosa fare e lui ci propose lAustralia. Da poco in questo paese la Papa Giovanni sollecitata dal vescovo di Sidney ha aperto una casa per il recupero dei tossicodipendenti e degli alcolisti. Noi credevamo che la missione fosse legata a quei luoghi dove la povertà è tangibile, e invece don Oreste ci disse preghiera in maniera più autentica proprio per questo. Nei paesi ricchi riconosco di fare più fatica nel vivere le cose in cui credo. Ma questa probabilmente è la sfida: realizzare il Regno di Dio dove ci viene chiesto. Purtroppo in Australia sono molto chiusi nellaccogliere gli stranieri e dare il permesso di soggiorno. Abbiamo cercato di chiedere un permesso di lavoro ma liter burocratico è ancora lungo. I Nostri Progetti Impresa e solidarietà per la promozione del lavoro nei Paesi in via di sviluppo Località: Koupela (Burkina Faso) Responsabile:Progetto Famiglia - Cooperazione Costo del progetto: 15.000 euro Il progetto Il tuo impegno Per uscire dalla trappola della povertà, particolarmente interessante e degno di attenzione risulta il fenomeno del microcredito. Questo consiste nellerogazione di piccoli prestiti, e altri servizi finanziari e sociali, a persone normal mente escluse dai prestiti bancari, rispetto ai quali richiede minori garanzie (in generale non ne richiede affatto) e offre invece maggiore flessibilità nelle procedure per ottenere il credito e nei tempi di rimborso. Le imprese che aderiscono alla Rete Impresa e Solidarietà simpegnano a contribuire al Fondo con unofferta annuale di almeno 1.000,00 euro. I soldi raccolti nel Fondo vengono utilizzati nel seguente modo: - 80% per la concessione dei micro-crediti; - 10% per la formazione/accompagnamento dei candidati micro-imprenditori; - 10% a sostegno delle attività di progettazione, supervisione e coordinamento svolte dal Progetto Famiglia. A ciò si aggiunge la possibilità, una volta restituiti i crediti, di reinvestire il denaro in nuove iniziative. La modalità è quella di utilizzare il 50% dei fondi rientrati per finanziare ulteriori micro-crediti, e laltro 50% per realizzare alcune infrastrutture utili alla creazione di opportunità lavorative (bonifica dei terreni, sistemi di irrigazione, impianti di trasformazione delle materie prime, ). A tal fine, grazie alliniziativa dellAssociazione Progetto Famiglia Cooperazione, sta nascendo in Campania la rete Impresa e Solidarietà, costituita da imprenditori disponibili ad impegnarsi in questa preziosa operazione di giustizia: dare ai poveri del sud del mondo la possibilità di avviare unattività produttiva. Per info rivolgersi a Luciano Gambardella Tel/Fax Ufficio: 081 515 16 03 - Cell. 339 77 61 701 Seguimi N.4- 2006 - 29 Da Noi Libri Perdono...per dono AUTORE: G. P. Di Nicola - A. Danese EDITRICE: Effatà PREZZO: Euro 8,50 Il perdono è lunica scelta coraggiosa in grado di ravvivare una relazione umana compromessa dalloffesa e dallu miliazione, capace di riunire una famiglia al di là della povertà quotidiana, di ridare speranza alla condizione del fallimento e del peccato. In queste pagine gli Autori si rivolgono in modo privile giato allesperienza della famiglia, perché è in essa che si impara lalfabeto della comunicazione; e la vita della famiglia cantiere quotidiano di santità diventa scuola permanente di perdono. Ma dalla famiglia lo sguardo si allarga a tutti i rapporti sociali, alle società intere, alle relazioni tra i popoli e gli Stati. Po tremmo dire che una famiglia che vive lesperienza del per dono contribuisce in modo efficace a rinnovare il mondo e a costruire la civiltà dellamore. Ditemi qualcosa AUTORE: Pino Pellegrino EDITRICE: Mario Astegiano Editore PREZZO: Euro 9,50 Come può un genitore non conoscere larte del parlare ai figli? Come può un educatore non avvertire la necessità di ritrovare la chiave smarrita del comunicare, oggi, ai nostri ragazzi? Ecco perché queste pagine che trattano esclusivamente del comunicare, del parlare, non si possono ignorare. Il figlio non è solo un essere da sfamare, da vestire, da curare, da alloggiare: il figlio è un essere da illuminare, da confortare, da incoraggiare. Il figlio è un essere che ha bisogno di parole! Lesperienza garantisce che dalle pagine di questo libro si esce, tutti, pedagogicamente molto cresciuti. Assaggiare per credere! (dalla presentazione di Don Sergio Nicolli) Il libro è diviso in due parti. Nella prima, siamo noi che parliamo ai figli; nella seconda, sono i figli che parlano a noi. E qui le parole diventano, davvero, illuminanti e brillanti! (dalla quarta di copertina) Il Sito del Mese www.qumran2.net Cos'è? Qumrân Net è una banca dati di materiale pastorale che contiene migliaia di files (testi, canti, immagini, programmi e giochi) inviati da sacerdoti e operatori pastorali di tutta Italia. Il sito è attivo da l novembre del 1998 e attualmente è stato visitato da più di cinque milioni di utenti. Le statistiche più recenti rilevano che il 18% degli utenti, oltre a prelevare materiale, contribuisce attivamente mettendo a disposizione i suoi elaborati. Cosa offre? È ricco di testi e commenti al Vangelo utili per i gruppi giovanili. Larchivio immagini è un utile strumento per chi è alle prese con la preparazione di un opuscolo. Interessante la sezione riservata al database delle case per ritiri. In ogni parte traboccante di idee e di materiale. 30 - Seguimi N.4- 2006 Film & Film a Voi a cura di Alfredo Cretella La bestia nel cuore Titolo: La bestia nel cuore Anno: 2005 Regista: C. Comencini Nazione: Italia Questo film è stato molto acclamato dalla critica, ed ha avuto un successo di pubblico abbastanza rilevante. La ragione, tuttavia, è da ascriversi più al tema trattato, che non allopera darte in sé. La sceneggiatura non è proprio di quelle che colpiscono la mente, ed il cuore dello spettatore; anzi! Merita citazione, invece, linterpretazione della protagonista femminile, Giovanna Mezzogiorno, intensa e drammatica. In fin dei conti viene da dire che il tema affrontato meritava un respiro diverso e molto più ampio. La pedofilia è una piaga di quelle che fanno tremare i polsi di qualsiasi genitore. La pedofilia incestuosa, per quanto, se possibile, esponenzialmente più abominevole, repelle alla sola idea di ogni persona normale e per questo motivo è ancora meno affrontata, discussa, sviscerata e trattata come problema. Eppure, i fatti di cronaca del presente, come del passato, ci confermano che è sempre esistita. Passando alla storia raccontata nel film, dicevamo, non convince la trama, che se per assurdo tratta dal vero, forse solo per questo motivo doveva essere modificata; non è possibile parlare di un padre, bravo professore, perfettamente inserito nella media borghesia, ma pedofilo incallito; ed al contempo di una madre, brava professoressa, anche lei perfettamente inserita nella società, che sa tutto del marito e non solo non fa niente per fermarlo, ma addirittura interviene sul figlio maggiore, per sedarlo, quando questi tenta di impedire che il padre faccia alla sorella ciò è stato ripetutamente fatto a lui; non ci crediamo e non vogliamo credere che delle anime innocenti possano cadere vittime non di uno, bensì di due mostri contemporaneamente, senza che ci sia nessun particolare del film che giustifichi tale aberrazione. Crediamo piuttosto che la regista abbia voluto forzare la mano per sortire un effetto di maggiore impatto emotivo nei confronti del pubblico. Il problema è che dopo lo schifo, ed il disgusto non rimane molto altro; ed è questa la pecca maggiore del film. Se partiamo da una premessa non assolutamente condivisibile, ma comunque accettabile, e cioè che la funzione dellopera darte sta nellinfrangere il recinto angusto e angoscioso del finito, in cui luomo è immerso, finchè vive quaggiù, e nellaprire come una finestra al suo spirito anelante verso linfinito (cfr. Discorso di Pio XII agli espositori della VI Quadriennale Romana, 08/04/52), è chiaro che lopera darte, per quanto controversa e discutibile, deve avere un filo conduttore, ed unanima che la rende significativa. Quale finestra, mi chiedo, tuttavia, è stata aperta col film in commento? In altre parole, non sarebbe stato inopportuno, penso, che la negatività del tema fosse compensata, quanto meno, da un messaggio di speranza, che poteva essere la storia damore autentica e sincera della protagonista col fidanzato; e invece pure lì si è preferito fare una fotocopia insulsa della realtà (il fidanzato la tradisce con la prima venuta, mentre lei è in America dal fratello); oppure si poteva risollevare il tono con una storia damicizia autentica e pulita tra la ragazza cieca e la divorziata delusa; e invece anche lì si è ritenuta più valida artisticamente la sottolineatura saffica, con risvolti improbabili. In tutto questo, apprendiamo che il fratello della protagonista ha risolto la gravissima ferita andando dallo psicanalista (non già parlando con la moglie, che col suo amore nulla poteva fare evidentemente). Insomma, il messaggio che ne ho tratto è che se hai problemi gravi con la sfera sessuale parlane col tuo analista e fatti gay: un po triste, per chi crede ancora nellamore fondato sul matrimonio, che dura finchè morte non ci separi. Seguimi N.4- 2006 - 31