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Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, M. FORMENTI, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. LENTO, R. LETTIERI, F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Editoriale di Giangi Cretti Su una cosa convergono tutti (o quasi). Al punto in cui si è arrivati, non c’erano alternative: quello siglato il 23 febbraio a Milano, era un matrimonio che s’aveva da fare. Dopo di che si può discutere. Ed è quello che hanno cominciato a fare tutti (o quasi). Chi ci guadagna? L’Italia verrebbe immediatamente da dire. Ha notori problemi di cassa. Lo conferma il gioioso cinguettio consegnato ai dipendenti digitali, che popolano il mondo dei semper connessi (alla rete), da Matteo Renzi: “Miliardi di euro che tornano allo Stato”. Sappiamo che il premier italiano s’impone, e impone, di veder sempre il bicchiere mezzo pieno, lasciando ai gufi pessimisti (che talvolta sono degli ottimisti bene informati) l’impiccio, e l’impaccio, di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Resta però, ragionevole, la cautela del ministro Padoan, che nella conferenza stampa successiva alla firma, è rimasto abbottonato: “questo accordo non ci è costato un euro, posso dire con certezza che porterà a entrate per più di un euro, ma oltre non vado”. Se ne saprà di più quando l’ammontare dei capitali emersi e regolarizzati in seguito alla cosiddetta Voluntary Disclosure, non sarà azzardato, per speranzoso pronostico, ma sarà definito da una contabilità di fatto. Nell’attesa, anche se a taluni non garba evidenziarlo, un dato è certo: l’accordo sancisce la fine del segreto bancario per i non residenti (anticipando analogo destino che, presto a tardi, toccherà ai residenti), che consente all’amministrazione italiana di accedere a un sistema basato sulla totale trasparenza (in prospettiva anche con lo scambio automatico di informazioni). In tal senso, rappresenta una svolta, rafforzata dalla firma – posta tre giorni dopo – ad un accordo simile siglato con il Lichtenstein. Nell’immediato, altra certezza deriva dall’importanza che questo accordo acquista ai fini della voluntary disclosure, la via maestra per regolarizzare capitali e beni non dichiarati, beneficiando di sconti sulle sanzioni e, in molti casi, di un salvacondotto penale. Questo, per effetto del fatto che la Svizzera, per quanto riguarda la materia finanziaria, verrà tolta dalla lista nera nella quale l’Italia l’aveva sin qui relegata. Parte integrante dell’accordo è anche la cosiddetta road map, che nel corso dei prossimi mesi dovrebbe definire il percorso che dovrebbe portare alla condivisa soluzione di alcuni problemi. Quelli che riguardano l’accesso degli istituti finanziari svizzeri al mercato italiano, e quelli che regoleranno la tassazione dei lavoratori frontalieri. In entrambi i casi, le certezze sono molto più labili. Anche perché divergenti sono gli interessi dei due Paesi. La Svizzera gradirebbe che si risolvessero rapidamente i problemi che si frappongono al pieno accesso delle banche elvetiche al mercato italiano dei servizi finanziari. Prospettiva che probabilmente non entusiasma parte degli ambienti bancari italiani. Non a caso, si parla di nuovi colloqui che dovrebbero chiarire i vari punti ancora sospesi, in parte riconducibili all’evoluzione de rapporti fra Svizzera ed Unione europea, in seguito alle conseguenze della votazione dello scorso 9 febbraio. Rapporti ai quali si guarda anche per quanto concerne lo schema di accordo per la tassazione dei frontalieri, sulla cui definizione potrebbe pesare la divergenza sulla libera circolazione delle persone. Sintomatiche a tal proposito, oltre alla suddivisione delle quote percentuali (massimo 70% del salario tassato in Svizzera, massimo 30% imponibile in Italia), sono le prospettive che emergono dai primi incontri già svolti fra Cantone Ticino e Regione Lombardia: i ticinesi si dicono convinti che entro 5 anni la vicenda troverà il suo definitivo compimento, i lombardi estendono il medesimo orizzonte temporale a 15/20 anni. Qualcosa di più che discordanti punti di vista. [email protected] BLACK RUN CHAMPION. MASERATI GHIBLI. 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Sommario 1 4 17 20 22 32 Editoriale Sommario PRIMO PIANO 38 CULTURA La Convenzione di Stans (1481) e la rinascita della vecchia Confederazione Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Firmato il protocollo di modifica della Convenzione sulla doppia imposizione Svizzera-Italia 44 Le frenesie segantiniane di Dino Campana A cento anni dal proficuo viaggio in Svizzera del poeta Intrattenimento ed eventi di alta qualità 46 Paul Gauguin: alla ricerca di un paradiso perduto Fino al 28 giugno alla Fondazione Beyeler INCONTRI Pilota per caso Donne in carriera: Michela Cerruti «I problemi relazionali irrisolti sono più nocivi del fumo» Intervista con Vittoria Cesari 50 L’immagine e la parola: quattro giorni nell’universo di Emmanuel Carrère Dal 19 al 22 Marzo a Locarno 52 54 «Ho il privilegio di sentirmi artisticamente libero» Intervista con il fisarmonicista jazz Luciano Biondini 56 «Abbiamo dato una bella spruzzata di jazz a Sanremo» A colloquio con il pianista e compositore Paolo Di Sabatino 60 61 64 68 70 76 77 Sanremo 2015: la Kermesse canora più seguita in Italia Un telegramma di Salvatore Pinto DOLCEVITA I viaggi e le vacanze degli italiani Una cartolina dalla… Gold Coast (seconda parte) Edizione britannica con nove chef stellati del Regno Unito St. Moritz Gourmet Festival 2015 Cerchiamo di far fare bella figura all’Italia Intervista a Bobo (Roberto Cerea) Quei sapori ruspanti più popolari d’Italia Le Salsicce (è d’obbligo il plurale) Tutti al Palexpo dal 5 al 15 marzo 2015 L’85° Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra con 90 prime mondiali e 41 europee Italiane in passerella a Ginevra 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN CAMERA OLIO CAPITALE: Trieste, 7 – 10 marzo 9° Salone degli Oli Extra Vergini tipici e di qualità 90 VINITALY 2015: Verona, 22-25 marzo 2015 Salone Internazionale del vino e dei distillati MECSPE: Fiere di Parma, 26-28 marzo Tecnologie per l’innovazione Salone del Mobile 2015: Milano, 14 -19 aprile L’eccellenza nell’arredo, nella luce e negli spazi di lavoro Wise: Work in sports exhibition, Lausanne, 6-7 maggio La convention internazionale per le opportunità di carriera nello sport La meccatronica livornese cerca sbocchi in Svizzera Export strikes meccanica Varese COSMOPROF 2015 Worldwide: Bologna, 20-23 Marzo Mostra Internazionale per l’industria della bellezza professionale Le Rubriche Sommario IL MONDO IN FIERA Giornata Svizzera Sondrio Madeinnovitaly Calabria 2015 a Yverdon-les-Bains e Lugano 91 92 94 96 Investimenti nella ristorazione L’undicesimo buon motivo per andare in Sardegna L’isola si è presentata a Zurigo Contatti Commerciali Servizi Camerali 6 In breve 30 Convenzioni Internazionali 9 Italiche 33 L’elefante invisibile 11 Elvetiche 37 Per chi suona il campanello 13 Europee 43 Scaffale 15 Internazionali 49 Benchmark 21 Cultura d’impresa 51 Sequenze 24 Burocratiche 59 Diapason 26 Normative allo specchio 70 Convivio 27 Angolo Fiscale 75 Motori 29 Angolo legale Svizzera 78 Starbene In copertina: Siglato fra Svizzera e Italia il protocollo di Modifica della Convenzione sulla doppia imposizione In Breve Sempre più automobili in Svizzera Il numero di automobili in Svizzera è nuovamente aumentato. Sono 4,4 milioni le vetture che nel 2014 - giorno di riferimento il 30 settembre - risultavano registrate. La cifra è pari ad un aumento dell’1,5% (+63’605) rispetto all’anno precedente. I veicoli totali hanno invece raggiunto quota 5,8 milioni, con un aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente, si legge in un comunicato odierno dell’Ufficio federale di statistica (UST). Nel 2014 sono stati immatricolati 396’588 veicoli stradali a motore (304’083 automobili), ovvero l’1,4% in meno rispetto al 2013. Per quel che riguarda le auto, continua la tendenza ad acquistare automobili con motore diesel (+ 8,5% a 1’123’676 unità), come pure l’attrazione verso i motori elettrici (+65,4%) e ibridi (+18,2). Anche se il tasso di crescita supera quello di altri tipi di motorizzazioni, le quote di mercato restano molto modeste: rispettivamente dello 0,1% e dello 0,9%. Il colore più diffuso è il grigio (36,3%), seguito da nero, blu e bianco. Nel 2014 la Svizzera annoverava mediamente 539 automobili ogni 1000 abitanti, ovvero poco più di un veicolo ogni due persone. Con questo valore, la Confederazione si colloca nella media dei paesi vicini: secondo Eurostat, nel 2012 la Francia ne contava 496, la Germania 530 e l’Italia 621; nel 2010 l’Austria ne annoverava 528 e il Liechtenstein 744. In termini assoluti l’incremento è pari ad appena 26 mila unità in più, il che determina una popolazione totale di 60 milioni 808 mila residenti al 1° gennaio 2015. Alla stessa data gli stranieri residenti in Italia erano 5 milioni 73 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione residente totale. Rispetto al 1° gennaio 2014 si riscontra un incremento di 151 mila unità. Regolarmente da un decennio si rileva una riduzione della popolazione di cittadinanza italiana, scesa, al 1° gennaio 2015, a 55,7 milioni di residenti. La perdita netta rispetto all’anno precedente è pari a 125 mila residenti. Il saldo migratorio netto con l’estero è pari a +142 mila unità, corrispondente a un tasso del 2,3 per mille: un altro valore minimo, stavolta rapportato però agli ultimi cinque anni. Le iscrizioni dall’estero di individui di nazionalità estera sono 255 mila, mentre i rientri in patria degli italiani sono 26 mila. Le cancellazioni per l’estero riguardano 48 mila stranieri e 91 mila cittadini italiani. Il saldo migratorio con l’estero relativo ai soli cittadini stranieri ammonta a +207 mila mentre per gli italiani risulta negativo nella misura di 65 mila unità. Italia: si nasce di meno, si muore di meno s’invecchia di più Record negativo di nascite in Italia dove, secondo gli ultimi dati demografici diffusi lo scorso 12 febbraio dall’Istat, nel 2014 sono nati 509mila bambini, 5mila in meno rispetto al 2013, il livello minimo dall’Unità d’Italia. Calano però anche le morti, scese sempre nel 2014 a 597mila unità, circa 4mila in meno dell’anno precedente, e contemporaneamente aumenta la speranza di vita degli italiani, giunta a 80,2 anni per gli uomini e a 84,9 anni per le donne. Per via del processo di convergenza della sopravvivenza maschile a quella femminile la differenza di genere è scesa a 4,7 anni. Tornando ai dati sulle nascite, l’Istat riferisce che nel 2014 il numero medio di figli per donna è pari a 1,39 come nel 2013. L’età media al parto sale però a 31,5 anni. Calano le nascite da madri sia italiane sia straniere, con le prime che nel 2014 procreano 1,31 figli contro 1,97 delle seconde. Nel 2014, sempre secondo l’Istat, la popolazione residente ha registrato un incremento demografico dello 0,4 per mille, il più basso degli ultimi dieci anni. 6 - La Rivista marzo 2015 Very bello! un nuovo Italia-Liechtenstein: modo per viaggiare intesa sullo scambio l’Italia di informazioni fiscali Dalla Biennale d’Arte di Venezia ad Umbria Jazz, dai classici immortali del Teatro Greco di Siracusa, fino al festival degli artisti di strada di Ferrara, passando per il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle: “VeryBello!” è un nuovo modo di viaggiare in Italia attraverso la nostra straordinaria offerta culturale. La nuova piattaforma digitale interattiva è stata presentata dal ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, e, attraverso un linguaggio immediato e visivo, intende raccontare l’Italia da un punto di vista inedito. Ad oggi oltre 1300 eventi rappresentano l’Italia da Nord a Sud, dalle grandi città ai piccoli borghi, da maggio ad ottobre 2015. Un numero destinato a crescere per un progetto che nasce appositamente per Expo, ma che ha l’obiettivo di guardare oltre. Grazie infatti al contributo delle istituzioni coinvolte dal Mibact, Regioni e Comuni, è nata una rete aperta in grado di garantire continuità al progetto, anche al termine dell’Esposizione Universale. Festival, Cinema, Musica e Concerti, Teatro, Mostre, Danza, Feste Tradizionali, Itinerari Turistici, Libri, Bambini, Opera: dodici contenitori culturali, in costante aggiornamento, forniscono nel dettaglio le informazioni principali dell’evento e la sua geolocalizzazione, permettendo di condividere l’evento stesso sui social network. Uno strumento dinamico, efficace che nasce oggi in italiano e sarà disponibile in inglese, russo, cinese, spagnolo, portoghese, tedesco e francese, per promuovere l’Italia in Italia e nel mondo. Un viaggio nella bellezza italiana che, grazie agli eventi culturali fotografati, ne rivela ricchezza e unicità. L’Italia e il Liechtenstein hanno concluso un’intesa in materia di scambio di informazioni di natura fiscale, basato sul più aggiornato standard Ocse. Lo annuncia in una nota il ministero dell’Economia e delle finanze. L’intesa raggiunta – si legge nella nota - include l’accordo sul modello Tax Information Exchange Agreement e un Protocollo aggiuntivo in materia di richieste di gruppo. Tali atti permetteranno di instaurare un’efficace cooperazione amministrativa tra i due Paesi anche volta a migliorare il contrasto all’evasione fiscale e costituiranno la premessa per ulteriori miglioramenti delle relazioni economiche bilaterali. L’accordo sullo scambio di informazioni, consentirà di avviare la cooperazione amministrativa su richiesta su tutte le imposte tra le autorità fiscali dei due Stati; il Protocollo aggiuntivo in materia di richieste di gruppo (“group requests”) permetterà lo scambio di informazioni per identificare gruppi di contribuenti che intendono dissimulare cespiti patrimoniali non dichiarati. Il protocollo costituisce uno strumento giuridico conforme all’Articolo 26 del Modello Ocse di Convenzione contro le doppie imposizioni e rappresenta un ulteriore significativo avanzamento nel livello di cooperazione amministrativa in materia fiscale tra i due Paesi. In questo modo il Liechtenstein sarà equiparato ad un Paese “white list” ai fini della voluntary disclosure e ciò consentirà una più agevole regolarizzazione per i contribuenti italiani che detengano attività finanziarie in Liechtenstein. Con una dichiarazione congiunta l’Italia e il Liechtenstein ribadiscono il reciproco impegno ad applicare dal 2017 lo scambio automatico di informazioni di natura finanziaria sulla base del nuovo standard globale. Elezioni Comites: scade il 18 marzo il termine per iscriversi nella lista degli elettori Come noto, il Governo italiano ha deciso di posticipare al 17 aprile 2015 le votazioni per il rinnovo dei Comites allo scopo di favorire una più ampia partecipazione della collettività al voto. Questa elezione introduce infatti una novità rilevante: coloro che intendono esercitare il proprio diritto di voto, devono tassativamente iscriversi all’albo degli elettori. Il termine per l’iscrizione nella lista elettorale è stato definitivamente fissato ad un mese dalla data delle elezioni, scade pertanto il prossimo 18 marzo 2015. Tutte le italiane e gli italiani maggiorenni e iscritti all’Aire da oltre 6 mesi, che non l’avessero già fatto, se intendono partecipare alla consultazione elettorale, devono iscriversi nella lista elettorale prima di tale scadenza. Le domande di iscrizione nell’elenco elettorale firmate dal richiedente, possono essere presentate personalmente all’Ufficio consolare di riferimento, oppure inviate al medesimo ufficio per posta, fax, posta elettronica o posta elettronica certificata, allegando copia non autenticata del documento di identità del richiedente, comprensiva della firma del titolare. marzo 2015 La Rivista - 7 Italiche di Corrado Bianchi Porro Divari regionali e competitività del sistema La combinazione derivante dal calo del prezzo del prezzo del petrolio e del cambio dell’euro più favorevole, con l’annuncio del programma di acquisto titoli BCE accompagnato da una lettura più flessibile del Patto di Stabilità, creano una congiunzione di stimoli perfetta per una ripresa della crescita nell’area euro. L’impatto sulla crescita del PIL area euro dovrebbe essere stimata ad un incremento di 0,7/0,8% nel periodo 2015-16. Per quanto riguarda il mercato italiano, secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE sulla Penisola, il PIL dell’Italia dovrebbe crescere quest’anno dello 0,4% per accelerare all’1,3% l’anno prossimo. Ma, afferma l’organizzazione con sede a Parigi, è in atto un programma ambizioso di riforme e di ampio respiro deliberato dal Governo, capace di stimolare ulteriormente la crescita. La piena attuazione del programma annunciato da Roma potrebbe determinare un incremento del PIL pari al 6% nei prossimi 10 anni. Dopo un lungo periodo di stagnazione che ha lasciato l’economia vulnerabile quando è arrivata la crisi finanziaria, l’Italia ha, infatti, formulato un piano di ambiziose riforme per stimolare la crescita e trarre vantaggio dalle sinergie emergenti dalla congiuntura. Nel passato, molti ambiziosi programmi di riforma non furono pienamente implementati e rimasero in mezzo al guado, deprivando l’economia dei loro effetti benefici potenziali, anche a motivo dell’instabilità politica delle formazioni e coalizioni di governo. Ora l’accento dell’esecutivo è tutto indirizzato ai cambiamenti istituzionali e politici e alla riforma del sistema giudiziario per rimuovere tutti gli ostacoli che si frappongono all’implementazione delle riforme. I cambiamenti, scrive l’OCSE, sono necessari per rendere l’economia più produttiva, competitiva e adattabile. Il punto focale è in particolare la riforma del mercato del lavoro, dove l’eccessiva rigidità limita la creazione degli impieghi e l’efficiente incontro da domanda e offerta. Il Governo intende completare la riforma entro la metà dell’anno. Ad esempio, si intende trasferire la responsabilità delle politiche attive sul lavoro dai governi locali a quello centrale per incrementarne l’efficacia. Spicca, ad esempio, l’istituzione di una “Agenzia nazionale per l’occupazione” (con competenze gestionali in materia di politiche attive del lavoro). Poi si aggiungono altri interventi demandati per contrastare le debolezza in aree collegate che interferiscono sulla competizione con i relativi regolamenti attuativi su cui l’esecutivo intende dedicarsi nei prossimi due anni. In questo modo, si potranno contrastare i declini nella produttività che hanno ad oggi impedito la crescita. Lo schema di decreto sul lavoro innova significativamente, ad esempio, la disciplina sui licenziamenti, restringendo la reintegrazione del lavoratore a quelli discriminatori (e assimilati). Il decreto mantiene l’estensione della nuova disciplina ai «licenziamenti collettivi» quando cioè un’impresa con più di 15 dipendenti effettui almeno cinque licenziamenti in un arco di tempo di 120 giorni, nell’ambito della stessa provincia. Nel caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo o soggettivo o per giusta causa, il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro e determina un’indennità risarcitoria a carico del datore di lavoro, fissata pari a due mensilità per ogni anno di servizio e comunque entro l’intervallo fra 4 e 24 mensilità. Secondo l’OCSE, la riforma del mercato del lavoro è essenziale alle imprese, per dare loro la flessibilità necessaria all’innovazione di prodotto e processo, per favorire le ristrutturazioni e di conseguenza accrescere la competitività Occorre, infatti, eliminare le rigidità di un mercato del lavoro duale che tutela le persone impiegate, ma penalizza coloro che sono in cerca di un lavoro e in particolare i giovani, isterilendo il processo di adattamento e di crescita. Bisogna, infatti, aiutare efficacemente coloro che sono esclusi dal lavoro a trovare occasioni di lavoro e di formazione per un’occupazione migliore e adeguata ai bisogni mutevoli dei consumi e della società. Secondo l’OCSE, la bassa produttività che colpisce il sistema italiano è spiegabile con una cattiva allocazione delle risorse. I gruppi potenzialmente più produttivi, infatti, non possono attrarre più risorse e crescere di conseguenza, mentre altri meno efficienti – molti dei quali vecchi e piccoli – mantengono le loro quote di mercato, spazi e risorse. Similmente, allo stesso modo, vi sono persone non adeguate all’elevato profilo professionale richiesto che occupano le posizioni di vertice e vice versa, persone qualificate che risultano occupate in profili professionali di ben minore spessore. Poter risolvere queste mis-allocazioni, nel rispetto evidentemente delle persone, sarebbe una maniera opportuna per favorire la crescita dell’insieme. Fatto sta che in Italia, complice la crisi finanziaria, il PIL reale non è molto cresciuto dall’ultimi periodo degli anni novanta e ancora oggi la domanda domestica è stagnante e solo l’export (visto in crescita dall’OCSE per l’Italia del 2,7% quest’anno e del 4,6% l’anno prossimo) funziona da stimolo effettivo di crescita. Ora bisogna approfittare di questa favorevole congiuntura derivante dal basso costo dell’energia che favorisce l’Italia, un cambio più vantaggioso rispetto al dollaro, una politica monetaria e fiscale più accomodante, una politica che vuol darsi una mossa, per innescare una effettiva ripresa sostenibile. Anche perché in Italia la crisi ha accentuato le divisioni regionali tra nord e sud. E se negli anni ’60 l’immigrazione interna dal sud al nord rappresentava una valvola di sicurezza per il Paese, ora questo movimento si è arrestato e l’emigrazione dei giovani per sottrarsi alla disoccupazione tende caso mai più verso l’estero. In effetti, la crisi ha approfondito le differenze tra le aree forti e quelle deboli. Fatto ad esempio uguale a 100 l’indice di impiego all’inizio del 2006, prima della crisi, oggi il Centro Italia si trova a 103, il Nord a poco più di 100, mentre il Sud è ormai precipitato sotto quota 90. E dunque, centralizzare le responsabilità per la formazione e le politiche del lavoro, può effettivamente aiutare a ridurre i divari regionali e accrescere la competitività del sistema. marzo 2015 La Rivista - 9 PER UN PESTO DAL GUSTO RUSTICO Elvetiche di Fabio Dozio Sostenere le famiglie! Ma come? La Svizzera torna a votare su un tema di politica famigliare. L’8 marzo ci si dovrà esprimere sull’iniziativa popolare “Sostenere le famiglie! Esentare dalle imposte gli assegni per i figli e gli assegni di formazione”. Promossa dal PPD, l’iniziativa è stata respinta dal Consiglio federale e dal Parlamento. L’importanza della famiglia è ancorata nella Costituzione svizzera, per esempio all’articolo 116: “Nell’adempimento dei suoi compiti la Confederazione prende in considerazione i bisogni della famiglia. Può sostenere provvedimenti a tutela della famiglia”. Per migliorare le condizioni delle famiglie, il Governo propose, due anni fa, un nuovo articolo volto a promuovere la conciliabilità tra vita famigliare e attività lavorativa. Il Popolo approvò, ma i Cantoni bocciarono. Nel novembre del 2013 si tornò alle urne per votare sull’iniziativa popolare dell’UDC che proponeva sgravi fiscali anche per le famiglie che non affidano a terzi la custodia dei figli, ma la proposta fu bocciata. La politica famigliare elvetica non è la migliore al mondo. Il congedo maternità di quattro mesi è uno dei più brevi in Europa, asili nido e strutture di sostegno alle famiglie si stanno sviluppando solo in questi ultimi anni, grazie a interventi mirati della Confederazione e, non da ultimo, l’uguaglianza di trattamento salariale fra uomo e donna (prescritto dalla Costituzione!) è lungi dall’essere una realtà. Le lacune ci sono e ogni tanto spunta una proposta che mira a migliorare questa situazione. L’iniziativa del PPD per esentare dalle imposte (federali, cantonali, comunali) gli assegni per i figli e gli assegni di formazione è stata bocciata dal Consiglio federale e dal Parlamento. Solo l’UDC, con una decisione congressuale che ha smentito la deputazione alle Camere, ha deciso di sostenere la proposta. Gli altri partiti sono contrari, così come la Conferenza che riunisce i ministri delle finanze dei cantoni. Il partito socialista appoggiò, nel 2010, l’analoga iniziativa parlamentare Meier-Schatz, ma poi cambiò idea. Chi ha figli percepisce assegni di almeno 200 franchi mensili; per i ragazzi che hanno più di 16 anni il minimo è di 250 franchi. Questi contributi sono finanziati dai datori di lavoro. L’esenzione provocherebbe una riduzione di entrate nelle casse pubbliche di circa un miliardo complessivamente. Secondo i promotori dell’iniziativa, la misura dovrebbe aiutare un milione di famiglie, soprattutto della classe media. A parere di socialisti e verdi si tratta di un “regalo antisociale e dispendioso”, perché favorirebbe soprattutto chi percepisce redditi alti. I liberali sottolineano gli effetti negativi di una riduzione delle entrare fiscali. Chi ha ragione? Intanto va detto che, verosimilmente, i cittadini sceglieranno in base alla loro condizione. Chi ha figli piccoli è interessato ad approvare la deduzione fiscale degli assegni. Chi non ha figli o li ha adulti non avrebbe benefici diretti, potrebbe quindi votare no. Il rischio, come paventa il Governo, è che, se si perdesse un miliardo di entrate, le autorità dovrebbero prevedere ulteriori imposte o tagli alle spese. Se si ragiona sulle cifre, il confronto diventa intricato. L’opuscolo informativo distribuito in vista della votazione indica alcuni dati relativi agli sgravi prodotti nel caso venisse accettata l’iniziativa. I fattori sono diversi: conta naturalmente il reddito, ma anche l’ammontare degli assegni e il luogo di domicilio. La fiscalità cantonale non è uniforme: valutare la riforma sul piano nazionale è fuorviante! A Bellinzona una famiglia con un reddito lordo di centomila franchi (compresi gli assegni per i figli) ne risparmierebbe 834. A Ginevra 1630. Chi guadagna 200 mila franchi ne risparmierebbe 1944 a Bellinzona e 2926 a Ginevra. È vero che chi guadagna di più avrà una deduzione maggiore, ma non è forse un po’ superficiale definire “regalo inutile”, come dicono le sinistre, gli 834 o i 1630 franchi risparmiati dalla famiglia di classe media con due figli? Va considerato anche un altro fattore, più difficile da quantificare: con la deduzione degli assegni alcuni redditi potrebbero conseguire il diritto a ulteriori sussidi, per esempio per le casse malati. Ciò apporterebbe un consistente beneficio alle famiglie interessate. Se si analizza la proposta in votazione dal profilo giuridico si scoprono alcune lacune. Innanzitutto, i redditi esenti da imposta dovrebbero essere definiti per legge e non ancorati alla Costituzione. “Poi – ci dice Samuele Vorpe, responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI – il nostro sistema fiscale si regge sul principio dell’imposizione secondo la capacità economica: un principio che verrebbe violato dall’esenzione degli assegni di studio”. Insomma, chi guadagna lavorando, paga le tasse, chi riceve assegni, non le pagherebbe. Anche se ci sono eccezioni: la complementare AVS non è tassata, così come il soldo militare. “E non dimentichiamo – aggiunge Vorpe – un altro esempio discutibile della legge federale: gli utili in capitale conseguiti nella realizzazione di sostanza privata sono esentasse!” marzo 2015 La Rivista - 11 Europee di Viviana Pansa Grecia e Unione Europea, un compromesso possibile Braccio di ferro tra istituzioni europee e Grecia sul proseguimento del piano di assistenza per l’uscita dalla crisi economica che è diventata in questi anni crisi umanitaria. Dopo la vittoria delle elezioni, Alexis Tsipras, leader del partito di sinistra radicale Syriza e oggi primo ministro, intende mantenere fede alle promesse elettorali tutte incentrate sul rifiuto del controllo esercitato della Troika sulla politica economica del Paese e condensato nei diktat dell’austerità, cura da cavallo che ha finito per indebolire il paziente al punto da comprometterne la stessa sopravvivenza. Forte del consenso elettorale raggiunto – il 36% circa dei voti, una crescita impressionante se paragonata al 5% ottenuto alle elezioni del 2009 – Tsipras può permettersi i toni duri, almeno di fronte al Parlamento nazionale - in cui però, per ottenere la maggioranza assoluta dei seggi ha dovuto formare un’alleanza con il partito indipendentista di destra Anel. Una decisione inaspettata e insolita, ma basata sul fronte comune anti-austerità e sulla piattaforma programmatica annunciata in campagna elettorale da Tsipras: impegno per la ripresa economica, per la fine della crisi umanitaria, per la crescita dell’occupazione e la riforma del sistema politico. Obiettivi che si scontrano però nell’immediato con il debito pubblico di 322 miliardi di euro accumulato dalla Grecia e con la necessità di restituire i prestiti a tassi di interesse divenuti ormai insostenibili – lo spread ha raggiunto oltre 900 punti nei giorni immediatamente successivi alle elezioni, - vista l’economia in ginocchio. La disoccupazione non accenna a diminuire, le famiglie si sono impoverite e di conseguenza anche il gettito fiscale è sceso. Senza una ripresa la Grecia non sarà mai in grado di onorare i suoi debiti ed è una questione che molto interessa i principali Paesi europei, che sono esposti per 195 miliardi verso Atene, cifra che ammonta al 62% del debito – l’11% è della Banca centrale europea, il 10% del Fondo monetario internazionale e il 17% di privati. In particolare la Germania, con cui la Grecia ha un debito di 60 miliardi di euro, seguita da Francia (46 miliardi), Italia (40 miliardi), Spagna (26 miliardi) e Olanda (12 miliardi). Sono cifre tali da far escludere un accordo in sede europea sulla ristrutturazione del debito, tanto meno un taglio del 50%, come inizialmente richiesto da Tsipras annunciando di voler organizzare una conferenza internazionale dei Paesi debitori analoga a quella che nel 1953 determinò l’accordo sui debiti esteri germanici, ossia la parziale cancellazione dei debiti di guerra tedeschi. Più facile ottenere invece una dilazione dei tempi di rimborso o un meccanismo che associ tale rimborso alla crescita greca – che comunque, secondo le stime della stessa Commissione europea dovrebbe attestarsi nel 2015 al 2,5%, per poi superare il 3% nel 2016. Se infatti la spirale recessiva dovesse continuare, si allontanerebbe automaticamente anche per i creditori l’aspettativa di un rientro completo dei capitali. I toni inizialmente ottimisti e più pacati usati da Tsipras nei colloqui avviati immediatamente dopo la sua elezione con i principali capi di Stato e gli esponenti dei vertici europei – Tsipras è stato accolto con calore dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker ed ha assicurato in questa sede la volontà di rispettare gli impegni, - si sono fatti via via più aspri, in particolare dopo la comunicazione della Bce che è seguita all’incontro del presidente Mario Draghi con il nuovo ministro dell’economia ellenico Yanis Varoufakis. La Bce giudica il programma di salvataggio greco a rischio e segnala così di voler interrompere la concessione di liquidità alle banche greche, che prosegue in queste settimane solo attraverso il prolungamento di programmi di emergenza, in attesa dell’intesa con l’Unione. Nonostante Varoufakis abbia assicurato che gli istituti di credito possono contare su altre fonti di liquidità, non sfugge il rischio reale di un precipitare della situazione, vista anche la fuga di capitali registrata a ridosso delle elezioni – solo la settimana prima del voto sarebbero fuoriusciti dalle banche del Paese all’incirca 10 miliardi di euro. Se da parte greca si è evocata, in avvio delle trattative, la “pistola alla tempia” in riferimento all’ultimatum dell’Unione Europea sul proseguimento del piano di aiuti, che comporterebbe la supervisione da parte di coloro che quegli aiuti concedono – Bce, Commissione europea e Fmi, sia che si voglia chiamarli “Troika” o più asetticamente “istituzioni”, – non ha di sicuro contribuito a ben disporre l’influente ministro della finanze tedesco Wolfgang Schaeuble la vignetta che lo ritrae in uniforme nazista pubblicata dal giornale di Syriza, né tantomeno la richiesta di pagamento dei debiti di guerra alla Grecia, subito rispedita al mittente. Un inasprimento di toni che certamente non ha giovato e a cui Tsipras e Varoufakis hanno cercato di porre rimedio, il primo evidenziando, con l’allungarsi delle trattative in seno all’Eurogruppo del 20 febbraio, come la Grecia abbia fatto “tutto il possibile per arrivare a una soluzione comune e positiva, basata sul principio di un doppio rispetto: quello delle regole europee e quello dei risultati elettorali degli Stati membri”, mentre il ministro dell’economia ha parlato di “dieci miglia extra compiute dalla Grecia nella direzione dei partner europei”, auspicando un piccolo passo avanti di questi ultimi. Atene ha così ottenuto il prolungamento del prestito per i prossimi quattro mesi, rispetto ai 6 inizialmente richiesti, ma era impensabile che ciò avvenisse senza condizioni. Occorrerà ora esaminare nel dettaglio le misure concrete che sono state richieste a garanzia di tale prolungamento, per capire se si tratti di un piccolo o grande passo avanti in direzione della Grecia. marzo 2015 La Rivista - 13 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Migrazioni e separazioni familiari Il 19 febbraio presso il Centro Internazionale di Conferenze di Ginevra (CICG) ha avuto luogo la ventesima conferenza umanitaria organizzata dalla Webster University con il sostegno organizzativo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e sotto l’alto patronato del Cantone di Ginevra. La conferenza è durata due giorni in cui si sono susseguiti relatori di altissimo livello. Tra di essi la presenza italiana era ben sottolineata. L’ammiraglio Nicola Carlone, capo reparto sicurezza della navigazione del ministero dei Trasporti, ha parlato dell’immigrazione via mare vista come un esodo senza fine. Il Ministro Consigliere Amedeo Trambajolo, Vice Rappresentante Permanente d’Italia alle Nazioni Unite e presso le Organizzazioni Internazionali in Ginevra, ha aperto i lavori descrivendo l’approccio multilaterale dell’Italia al grave problema dell’immigrazione clandestina via mare. “In questo momento di crisi economica – ha affermato il diplomatico italiano – l’unico settore in cui l’Italia non ha ridotto il proprio budget è l’assistenza umanitaria. Anzi, è aumentato. La priorità nell’assistenza umanitaria è nell’ambito delle migrazioni e nel ricongiungimento familiare. Nel XIX e XX secolo milioni d’italiani lasciarono la penisola e le loro case in cerca di miglior fortuna e per sfuggire alla miseria. La penisola italiana è sempre stata un crocevia di flussi migratori per via della sua posizione geografica. […] Oggi l’Italia è il miglior esempio di come i flussi migratori siano un’opportunità e non solo un problema da affrontare. Tuttavia, negli ultimi anni il governo italiano ha dovuto lottare per tener testa al notevole aumento del numero dei migranti in arrivo via mare con imbarcazioni inadeguate […]. La pressione di questo flusso migratorio sulle frontiere meridionali dell’Europa e sull’Italia in particolare è ben nota. Non vi è soltanto una ragione demografica all’origine di questo fenomeno ma anche la fuga da situazioni terribili di guerra. L’impegno dell’Italia è stato importantissimo sia dal punto di vista umanitario sia da quello della sicurezza marittima nel Mediterraneo centro-meridionale. L’operazione Mare Nostrum ha coperto un’area di circa 70’000 Km² per soccorrere i migranti. La maggior parte di loro sono siriani o eritrei in fuga dai loro paesi. Il risultato dell’operazione è stato anche quello di contrastare il traffico di persone.” Ginevra è la capitale delle organizzazioni internazionali e di quelle non governative (ONG) con scopi umanitari. Queste ultime rappresentano la società civile. Uno dei successi dell’operazione Mare Nostrum è stato proprio quello di coinvolgere non solo gli stati, ma anche le ONG come Save The Children e la Caritas. Uno degli organizzatori della conferenza è un altro italiano: il Professor Oreste Foppiani, capo del dipartimento di relazioni internazionali della Webster University di Ginevra. Alla domanda sul perché della conferenza risponde: “La conferenza è stata ideata esattamente vent’anni fa su iniziativa del dottor Otto Hieronymi, un profugo ungherese del ’56 e docente alla Webster. […] Nel 1996, grazie alla creazione del dipartimento di relazioni internazionali, l’interesse della nostra università sulle tematiche relative ai rifugiati è aumentato. La caratteristica principale della conferenza umanitaria della Webster è che è fatta dagli studenti per gli studenti. È un unicum nel panorama accademico ginevrino. Gli studenti sono una parte vitale della conferenza. I relatori sono di alto livello e provengono da vari paesi. Ci sono diplomatici, militari, docenti universitari e giornalisti. Il tema della migrazione e della separazione è attuale da quando ci sono stati i picchi negli sbarchi nel Sud Italia, in Sicilia e a Lampedusa in particolare. È un fenomeno in costante involuzione poiché il peso di questa immigrazione clandestina grava per il momento sul budget del governo italiano.” Conclude il Professor Foppiani: “Si tratta di un problema europeo. L’operazione Triton non è sufficiente. L’operazione Mare Nostrum costava di più ma funzionava meglio poiché aveva un raggio d’azione più esteso.” Uno degli ideatori della conferenza è il Professor Alexandre Vautravers, docente di relazioni internazionali sempre alla Webster. Il suo intervento è dedicato alla storia della migrazione europea nel periodo 1960-2000. L’approccio del convegno è multidisciplinare. Il tema della migrazione è trattato sotto vari punti di vista. Geopolitica, sicurezza navale, psicologia, studi di giornalismo sono solo alcuni degli approcci di questi due giorni di studio. Tra il pubblico vi è anche Ali, un ticinese di origini irachene che ora studia a Londra, arrivato espressamente per assistere alla conferenza. Ben incarna il fenomeno di cui si discute. Gli atti del convegno saranno accessibili su richiesta presso il dipartimento di relazioni internazionali della Webster Univesity: www.webster.ch marzo 2015 La Rivista - 15 Il settore finanziario sta cambiando – siete pronti? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2015. Tutti i diritti riservati. Firmato a Milano dal Ministro Padoan e dalla Consigliera federale Widmer-Schlumpf Il Protocollo che modifica la Convenzione sulla doppia imposizione Il Governo italiano e il Consiglio federale svizzero hanno siglato il Protocollo che modifica la Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni. Il Protocollo, che prevedendo lo scambio di informazioni su richiesta ai fini fiscali secondo lo standard Ocse pone fine al segreto bancario, è stato firmato per l’Italia dal Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, e per la Svizzera dal Capo del Dipartimento federale delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf. Insieme al Protocollo è stata anche sottoscritta una ‘road map’, un documento politico che fissa il percorso per la prosecuzione dei negoziati su altre questioni tra cui la tassazione dei lavoratori frontalieri. Il Protocollo, che modifica la Convenzione del marzo 1976 e deve ora essere ratificato dai rispettivi Parlamenti, pone le basi per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi e per contrastare il fenomeno dell’evasione e dell’infedeltà fiscale. Una volta ratificato il Protocollo, le autorità fiscali italiane potranno richiedere alla Svizzera informazioni, ivi comprese “richieste di gruppo”, anche su elementi riconducibili al periodo di tempo decorrente dalla data della firma, quindi dal 23 febbraio. Ciò produce effetti ai fini della regolarizzazione spontanea dei capitali detenuti illegalmente nella Confederazione (la cosiddetta voluntary disclosure). Uscita dalla black list La Svizzera, impegnandosi ad un effettivo scambio di informazioni, viene a tal fine equiparata ai Paesi non black list e i contribuenti italiani potranno sanare le irregolarità pagando integralmente le imposte dovute, come prevede la legge sulla voluntary disclosure, e usufruendo di un regime sanzionatorio più conveniente e di termini di prescrizione dell’accertamento più favorevoli. La firma del Protocollo consente quindi immediatamente alle nostre autorità di individuare potenziali evasori italiani che detengono patrimoni in territorio svizzero. Tale possibilità concreta costituisce evidentemente uno stimolo alla regolarizzazione da parte dei contribuenti italiani che entro marzo 2015 La Rivista - 17 di deposito e i contratti di assicurazione con contenuto finanziario. La road map delinea il percorso per la revisione dell’accordo sui frontalieri. L’accordo oggi in vigore, firmato nel 1974, riguarda solo i frontalieri italiani e prevede la tassazione esclusiva in Svizzera con il ristorno del 38,8 % dei gettito ai Comuni italiani della zona di confine. Il nuovo accordo è impostato su basi assolutamente innovative. Reciprocità settembre 2015 possono aderire alla voluntary disclosure. Con la ratifica del Protocollo la Svizzera sarà inoltre inclusa nelle white list italiane e uscirà dalle black list basate esclusivamente sull’assenza dello scambio di informazioni. Scambio automatico d’informazioni Quanto allo scambio automatico di informazioni, l’Italia è stata tra i Paesi ‘early adopter’ del nuovo standard Ocse, e rientra quindi tra i Paesi che si sono impegnati ad 18 - La Rivista marzo 2015 adottarlo a partire dal 2017 con riferimento alle attività finanziarie detenute nel 2016. La Svizzera si è impegnata ad adottare lo scambio automatico di informazioni a partire dal 2018, con riferimento all’annualità 2017. Poiché lo standard prevede la reciprocità, il primo scambio automatico di informazioni di carattere finanziario tra Italia e Svizzera avverrà entro settembre 2018 con riferimento all’anno 2017. I conti finanziari oggetto di comunicazione automatica all’Agenzia delle Entrate sono quelli di custodia, Viene innanzitutto prevista la reciprocità: anche i frontalieri svizzeri che lavorano in Italia saranno compresi nell’accordo. I lavoratori frontalieri saranno assoggettati ad imposizione sia nello Stato in cui esercitano l’attività, sia nello Stato di residenza. La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell’imposta normalmente prelevabile alla fonte. Il Paese di residenza dei lavoratori applicherà l’imposta sul reddito delle persone fisiche tenendo conto delle imposte già prelevate nell’altro Stato ed eliminando l’eventuale doppia imposizione. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani rimarrà inizialmente invariato e successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti. Non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati. Il ristorno ai Comuni frontalieri italiani sarà a carico dello Stato, sulla base del principio di invarianza delle risorse. Nella road map Italia e Svizzera si impegnano anche ad individuare le migliori soluzio- di un euro ma oltre non vado» ha risposto il ministro Padoan a chi gli chiedeva quali benefici concreti in termini di maggiori entrate l’Italia potrà attendersi dal patto siglato oggi con la Svizzera. «In un’ottica di più lungo respiro — ha detto Padoan — ci saranno grandi benefici per la finanza pubblica italiana perché l’intesa pone le condizioni di una maggiore trasparenza e fiducia tra i contribuenti e l’amministrazione e rende più amichevole ed efficiente la gestione delle questioni fiscali in entrambi i paesi». Pîù ottimnista sul fronte di benefici si è dimostrato il premier Matteo Renzi che ha commentato l’accordo su twitter con un entusiastico: «Miliardi di euro che ritornano allo Stato». La fine dei paradisi fiscali ni pratiche per Campione d’Italia, exclave italiana circondata dal territorio svizzero. L’obiettivo è di garantire alle imprese e ai cittadini di Campione d’Italia il corretto funzionamento delle attuali regole nazionali ed internazionali sulla fiscalità indiretta. Fino ad oggi la mancanza di disposizioni concordate tra i due Paesi ha creato criticità alle autorità preposte ai controlli ed anche ai cittadini e alle imprese. La road map prevede la negoziazione in tempi più lunghi di un ampio accordo, non solo fiscale, che regolamenti e semplifichi i rapporti tra i due Stati relativamente al Comune di Campione d’Italia. Non ci è costato un Euro «Questo accordo ci è costato un euro, posso dire con certezza che porterà a entrate per più L’accordo firmato da Italia e Svizzera «va nella direzione dell’eliminazione dei paradisi fiscali — ha precisato Padoan —. Ci sono altri paradisi fiscali ma questa intesa va nella direzione della loro eliminazione. Per loro sarà sempre meno conveniente e più difficile resistere allo scambio di informazioni e sarà meno conveniente rivolgersi a questi Paesi». In questa direzione, ha sottolineato Padoan va letto anche il patto in materia fiscale che l’Italia ha sottoscritto con il Liechtenstein il 26 febbraio. Tre giorni dopo aver siglato quello la Confederazione. Che cosa prevede l’intesa Italia-Svizzera? L’accordo pone fine al segreto bancario, poiché prevede lo scambio su richiesta di informazioni ai fini fiscali secondo lo standard Ocse. Il Protocollo stabilisce inoltre una road map che fissa il percorso per la prosecuzione dei negoziati su altre questioni, tra cui la tassazione dei lavoratori frontalieri e il regime di Campione d’Italia. Con la ratifica del Protocollo la Svizzera uscirà dalla black list dei Paesi che l’Italia considera non collaborativi in materia fiscale e sarà inclusa nelle white list italiane. Quali sono i tempi? La firma del Protocollo consente immediatamente alle autorità italiane di richiedere alla Svizzera informazioni finanziarie, anche di gruppo, e cioè permetterà di individuare potenziali evasori che detengono patrimoni in territorio svizzero. Una possibilità che costituisce uno stimolo alla regolarizzazione da parte dei contribuenti italiani che entro settembre 2015 possono aderire alla «voluntary disclosure». L’Italia adotterà il nuovo standard Ocse sullo scambio automatico di informazioni a partire dal 2017, con riferimento alle attività finanziarie detenute nel 2016. Poiché l’accordo prevede la reciprocità, il primo scambio automatico di informazioni finanziarie tra Italia e Svizzera avverrà entro il settembre 2018, con riferimento all’anno 2017. Quali conti saranno oggetto di scambio automatico di informazioni? I conti di custodia, di deposito e i contratti di assicurazione con contenuto finanziario Cosa cambia per i frontalieri? L’accordo oggi in vigore, firmato nel 1974, riguarda solo i frontalieri italiani e prevede la tassazione esclusiva in Svizzera con il ristorno del 38,8% del gettito ai Comuni italiani della zona di confine. Il nuovo accordo prevede innanzitutto la reciprocità: perciò l’intesa includerà anche i frontalieri svizzeri che lavorano in Italia. I lavoratori frontalieri saranno assoggettati ad imposizione sia nello Stato in cui esercitano l’attività, sia nello Stato di residenza. La quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell’imposta normalmente prelevabile alla fonte. Il Paese di residenza dei lavoratori applicherà l’imposta sul reddito delle persone fisiche tenendo conto delle imposte già prelevate nell’altro Stato ed eliminando l’eventuale doppia imposizione. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani rimarrà inizialmente invariato e successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti. Non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati. Il ristorno ai Comuni frontalieri italiani sarà a carico dello Stato, sulla base del principio di invarianza delle risorse. Quale sarà il regime di Campione d’Italia? La road map prevede la negoziazione in tempi più lunghi di un ampio accordo, non solo fiscale, che regolamenti e semplifichi i rapporti tra Italia e Svizzera su Campione d’Italia. L’obiettivo è di garantire alle imprese e ai cittadini di Campione d’Italia il corretto funzionamento delle attuali regole nazionali ed internazionali sulla fiscalità indiretta. marzo 2015 La Rivista - 19 Intrattenimento ed eventi di alta qualità Stage Entertainment è una multinazionale olandese leader europeo nella produzione e distribuzione di live shows. Presente in 8 Paesi con 25 teatri rappresenta l’eccellenza di Broadway nel vecchio continente. In Italia Stage approda nel 2007 ristrutturando interamente il Teatro Nazionale e producendo musical quali; La bella e la Bestia, Mamma Mia, Sister Act, Flashdance, La febbre del sabato sera e molti altri trasformando il teatro nel tempio del Musical in Italia. Da produttore di spettacoli di alta qualità Stage ha, nel corso degli anni, altresì realizzato eventi “non convenzionali” con il principale obiettivo di promuovere i propri shows portando le emozioni fuori dal teatro e facendole vivere al pubblico e incuriosendolo. Un approccio innovativo e divertente Nel corso degli ultimi 6 anni oltre 2 milioni di persone hanno visto ed amato gli spettacoli di Stage Italia, di questi oltre il 25% è rappresentato da aziende che non solo hanno apprezzato la qualità dei Musical rappresentati, ma anche il modo in cui questi venivano promossi. Tale gradimento ha spinto l’azienda a far nascere nel 2012 Stage Entertainment Events, business unit interamente dedicata agli eventi convenzionali e non. L’unicità dell’offerta di questo dipartimento è rappresentato dal fatto che Stage realizza gli eventi con la stessa ratio con cui allestisce i propri grandi spettacoli, utilizzando quindi creativi di fama internazionale, tra cui registi, coreografi, scenografi, direttori musicali, attori e ballerini professionisti ecc. Questa nuova apertura al mondo delle imprese ci ha fatto guardare sempre con maggiore interesse al mercato ticinese in particolare, e svizzero in generale ricco di realtà imprenditoriali vivaci e curiose di sperimentare un approccio al business più innovativo e divertente. 20 - La Rivista marzo 2015 Una doppia opportunità Abbiamo così chiuso un accordo con ICE Business Solutions, neo costituita società di servizi alle imprese con sede a Lugano, che ha dimostrato uno spirito ed una strategia di mercato profondamente affini a quelli di Stage, dove innovazione, creatività e qualità sono gli assets di riferimento. ICE BS diventa quindi oggi il punto di riferimento per le aziende Svizzere che desiderano usufruire dei servizi unici di Stage Entertainment e Stage Events. Grazie a questo sodalizio Stage intende offrire al mercato svizzero una doppia opportunità; la prima di puro intrattenimento, attraverso la ricca stagione del Teatro Nazionale o portando nel territo- rio ticinese artisti di grido; la seconda legata alla realizzazione di eventi unici nel loro genere e modulabili su grandi, medie o piccole realtà territoriali. Le aziende, e gli Imprenditori più intraprendenti, avranno la possibilità di organizzare tramite il team di ICE BS e Stage, un evento unico che lasci il segno nella storia della loro società, rivolto alla clientela o ai fornitori, che sia per un anniversario dalla fondazione o per la cena di fine anno, un modo nuovo e non convenzionale per realizzare qualcosa di veramente speciale. In sintesi quella tra STAGE e ICE BS è una partnership che ha come obiettivo quella di proporre entertainment ed eventi di altissima qualità. Cultura d’impresa di Enrico Perversi Un obiettivo ben definito in azienda e fuori…… Come definire al meglio un obiettivo che ci aiuti a realizzare le nostre aspirazioni avendo risultati efficaci ed ecologici? Come orientarsi alla soluzione e non focalizzarsi sul problema? Nelle imprese viene destinata una grande attenzione alla definizione degli obiettivi: si parte addirittura dalla missione dell’azienda, cioè il suo fine ultimo, che viene poi articolata in strategie, business plan pluriennali, obiettivi annuali a loro volta poi suddivisi per funzioni, prodotti o mercati fino ad assegnare ai singoli individui il contributo da fornire. Vi è dunque una grande ricerca di senso che genera una organizzazione che mobiliti tutte le risorse nel perseguimento del risultato, gli obiettivi sono anche fonte di motivazione e le imprese destinano grandi sforzi e sistemi gestionali per comunicare, condividere, misurare e premiare: sono ormai diventati di uso comune termini come budget, valutazione delle prestazioni, management by objectives (MBO). Anche ognuno di noi, nella sua vita professionale o personale si confronta quotidianamente con la definizione di obiettivi: voglio cambiare lavoro, farei bene a dimagrire, mi piacerebbe aver più dialogo con mio figlio. Come definire al meglio un obiettivo che ci aiuti a realizzare le nostre aspirazioni avendo risultati efficaci ed ecologici? E’ molto noto l’acronimo SMART che, usando vocaboli inglesi, richiede ad un obiettivo di essere “specifico”, “misurabile”, “concordato”, “realistico” e “ posizionato nel tempo”, vorrei tuttavia esaminare la questione dal punto di vista di chi desidera avviare un cambiamento stabile in sé o in altri. Il primo punto importante è che un obiettivo ben formato deve essere espresso in positivo. Direste mai ad un conducente di un taxi “non voglio andare alla stazione”? Rispondere chiaramente alla domanda “cosa vuoi?” significa focalizzarsi sulla soluzione anziché sul problema, significa mobilitare la propria creatività ed assumere la responsabilità delle proprie scelte. Non sempre è facile riformulare un obiettivo che nasce da una difficoltà, tuttavia è necessario farlo sia che sia ci si rivolga a sé stessi sia che lo si proponga ad un’altra persona. Il secondo requisito è che deve essere verificabile mediante i sensi, cioè deve essere possibile una dimostrazione comportamentale osservabile del risultato. Nella definizione deve essere compresa la modalità di verifica dei risultati ed i criteri di valutazione delle prestazioni pena l’indeterminatezza. Per ritornare all’esempio del taxi, sarebbe come chiedere al conducente “vorrei andare in un bel posto”, ovvio che se non specifico meglio i criteri che lo definiscono c’è un serio rischio di essere vittime dei gusti di chi guida. La terza caratteristica dell’obiettivo ben formato è che sia realizzabile autonomamente. Una corretta definizione, che non generi frustrazione, deve assegnare a chi persegue la meta il controllo della situazione ma anche la responsabilità delle scelte; per esempio per un dirigente è velleitario definire come obiettivo “modificare le strategie della Società per aumentare la redditività”, tuttavia riformulare come “contribuire alle strategie della Società formulando proposte per incrementare la redditività dell’area di competenza” genera una sfida stimolante. L’ultima attenzione da osservare è la corretta contestualizzazione dell’obiettivo. Spesso un risultato non può o non deve essere realizzato in tutte le circostanze, alcuni effetti positivi dello stato presente devono essere salvaguardati, è necessario approfondire e delimitare il campo di azione perché non si sostituisca semplicemente uno stato o un comportamento con un altro ma si abbia a disposizione una più ampia possibilità di scelta. Per esempio per un capo può essere auspicabile delegare di più sulla gestione operativa, ma non certamente sulle scelte di indirizzo strategico dell’attività. Nei dizionari obiettivo viene definito come “meta che ci si prefigge di raggiungere” oppure come “fine verso il quale viene diretto uno sforzo o un’ambizione” ed è una delle attività umane che ha significativamente contribuito allo sviluppo, nelle aziende è l’attività portante del vertice in prima battuta e di tutti i capi intermedi nel quotidiano. Si tratta quindi di qualcosa che deve essere fatto con attenzione, che merita tempo ed anche investimenti. Definire obiettivi e accompagnare nella loro realizzazione è anche il senso dell’attività di coaching. Il processo di coaching è una conversazione, un dialogo tra coach e cliente in un contesto produttivo ed orientato al risultato. La responsabilità della definizione dell’obiettivo è del cliente, ma il coach ( il conducente del taxi dell’esempio precedente) lo aiuta, mediante domande appropriate, a definirlo correttamente. Anche il conseguimento dei risultati è responsabilità del cliente, ma, ancora una volta, il coach, ponendo le domande giuste al momento giusto, aiuta a considerare prospettive e strategie diverse. [email protected] marzo 2015 La Rivista - 21 Donne in carriera: Michela Cerruti Pilota per caso di Ingeborg Wedel Q uesta volta voglio presentarvi una donna bellissima, ma anche eccezionalmente preparata nel suo lavoro, veramente particolare: è un pilota automobilistico che – giovanissima – può vantare un’esperienza notevole. Michela è nata a Roma, laureata in psicologia, ha 27 anni e gareggia da quando ne aveva 21. La sua famiglia al completo ha sempre appoggiato con passione le sue scelte, dando a Michela la serenità che la sostiene nei momenti critici. È felicemente fidanzata e sicuramente tra i suoi desideri di vita c’è quello di sposarsi e di formare una famiglia, anche se per ora non lo vede come un avvenimento molto vicino. Vorrà dire che, nel caso, comprerà un seggiolino per bambini e lo monterà sulla macchina da corsa ….. Le abbiamo chiesto quale sia la molla che ha fatto scattare in lei la scelta della carriera sportiva. Ci ha risposto così: “Ho avuto l’occasione di andare in pista la prima volta in occasione di un corso di guida sicura, durante il quale, oltre ad essermi divertita molto e aver scoperto questa passione, qualcuno ha pensato che in me ci fosse del talento. 22 - La Rivista marzo 2015 Ho vinto una gara in tutte le categorie in cui mi sono cimentata. Nel 2011 ho vinto una gara dell’International Superstars Series a Monza con una Mercedes C63 AMG. Nel 2012 ne ho vinto una del GT italiano al Mugello, su BMW Z4 GT3. Nel 2013 ho vinto di nuovo nel GT italiano a Imola. Nel 2014 ho vinto la mia prima gara in monoposto, sull’Auto GP”. Nel frattempo, è iniziata la sua nuova sfida: Jarno Trulli, che ha corso 252 GP in F.1 in 15 anni, ora titolare del team della FORMULA E, ha scelto Michela come pilota della sua macchina elettrica, in quanto è veramente l’astro nascente dell’automobilismo italiano : veloce, sicura e molto determinata. A Pechino, il 13 settembre 2014, è iniziata la grande avventura della FORMULA E, il nuovo campionato dedicato alle monoposto elettriche, dopo due anni di lavoro intenso per mettere a punto la vettura, poi consegnata ai 10 team in lotta per il titolo. È un gioiellino di tecnologia avanzata, creato allo scopo di abbattere le emissioni nocive e alleggerire i costi. Quando il bolide elettrico si mette in moto, sono le nostre orecchie a evidenziare la principale differenza tra le monoposto: invece del suono assordante si sente un leggero sibilo straniante, metallico, generato dalla trasmissione, perché il motore é muto ! Fatte le presentazioni, la nostra intervista prosegue con le domande di rito, alle quali Michela ha risposto di buon grado. Come ci si sente da donna in un mondo, che salvo rarissime eccezioni è esclusivamente declinato al maschile? È vero, essere donna vuol dire costituire un’eccezione in questo mondo. Non è facile farsi rispettare, sogni tanto e non hai vita facile. Ma quando si vince è una soddisfazione grandissima. Di quanto tempo ti è servito per sentirti apprezzata per le tue prestazioni sportive? Probabilmente non ci sono ancora riuscita completamente, è un processo che non finisce mai, perché c’è parecchia diffidenza e tanti Quali sono le difficoltà che hai dovuto affrontare? Quella principale consiste nel non lasciarsi influenzare dalle malelingue e di saper gestire la pressione legata alle aspettative che la gente nutre nei tuoi confronti. Non siamo noi ad aver scelto di gareggiare contro gli uomini, è lo sport in sé che ci pone in questa condizione, ma farsi strada non è facile. Quando viene eleminata la differenza uomo – donna? In questo caso, si crede che venga eliminata dalla presenza di un mezzo meccanico, per cui si pensa erroneamente che la struttura fisica non faccia la differenza. Per guidare certe vetture, senza servosterzo per esempio, dobbiamo allenarci il doppio degli uomini per riuscire a gareggiare nelle prime posizioni, perché lo sforzo fisico è enorme, al contrario di quanto magari si pensi. Quali sono gli ostacoli più grandi che hai incontrato nel mondo dello sport? Gli stessi che incontra un uomo. Non vedo perché ci debbano essere differenze. Tutti lottiamo contro le sconfitte, puntiamo al successo e dobbiamo allenarci e fare sacrifici per ottenere ciò in cui crediamo. Uomo o donna, parleranno a volte male e a volte bene, un giorno si vince, l’altro magari no. È così in qualsiasi sport. Un’atleta gode di qualche privilegio rispetto agli uomini? No, in alcuni casi è solo più ricercata dai media. Le intuizioni femminili sono superiori a quelle maschili? La donna ragiona di più, l’uomo è più istintivo; credo che le due cose messe insieme costituirebbero l’essere vivente ideale. Qual è la soddisfazione più grande per un’atleta? Vincere, superare i propri limiti. A cosa hai dovuto rinunciare per affermarti? Se si vogliono raggiungere obbiettivi importanti, bisogna sacrificare del tempo che vorremmo dedicare al piacere, che si tratti di vita privata o hobby personali. Per avere successo in un mondo dove primeggiano gli uomini, a volte, è necessario cercare di ragionare come loro, in modo da capirli meglio e lavorare meglio insieme. Nel caso della competizione, capire il loro modo di agire e pensare è fondamentale per portarli all’errore e sfruttare le loro debolezze. Quali sono gli hobby che riesci a coltivare nonostante una vita frenetica? Quando non corro cerco di dedicarmi alle amicizie. Un’altra mia grande passione sono i viaggi, a cui mi dedico nel periodo invernale, se ho tempo a sufficienza. Un futuro più luminoso Per ogni lampadina a LED venduta dal 1° febbraio al 28 marzo 2015, IKEA Foundation dona CHF 1.50 ai progetti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). ikeafoundation.org 1 lampadina a LED = CHF 1.50 per i rifugiati LEDARE lampadina LED E14 + E27. Intensità luce regolabile/globulare. Lm 400. Opalino. Modello LED1332G7 IKEA. Classe di efficienza energetica A+. 6.95 IKEA Foundation marzo 2015 La Rivista - 23 © Inter IKEA Systems B.V. 2015 pregiudizi. Bisogna parlare con i risultati in pista, e talvolta ci riesco bene. Burocratiche di Manuela Cipollone Censimento degli italiani all’estero Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti Registro nazionale dei partiti politici Cambio della Guardia al Quirinale, e pure al Ministero per gli Affari Regionali. E poi il decreto interministeriale che ogni anno censisce gli italiani all’estero e l’importante, oltre che discussa, riforma del sistema bancario. Anche nell’ultimo mese, la Gazzetta Ufficiale ha registrato importanti cambiamenti nelle istituzioni del Paese e nel corpo delle leggi che ne regolano la vita sociale. Passaggio di consegne Dopo nove anni al Quirinale, Giorgio Napolitano - ora presidente emerito e senatore a vita - ha potuto votare il suo successore: il 31 gennaio, il Parlamento in seduta comune dei suoi membri, con la partecipazione dei delegati regionali, ha eletto Sergio Mattarella nuovo Presidente della Repubblica. Candidato unico della maggioranza, Mattarella è stato eletto al quarto scrutinio con 665 voti. Come previsto dalla legge, è toccato alla Presidente della Camera Laura Boldrini firmare il decreto pubblicato in Gazzetta. Cambio anche nella fila del Governo: si è dimessa, infatti, il Ministro per gli Affari Regionali (senza portafoglio) Maria Carmela Lanzetta, che inizialmente aveva accettato l’incarico di assessore nella nuova giunta della Regione Calabria, guidata da Mario Oliverio. Posto poi rifiutato dall’ex ministro per la nomina di un assessore – Nino De Gaetano – coinvolto in un’inchiesta sul voto di scambio Mentre scriviamo non è ancora stato nominato alcun successore. 4.636.647 gli italiani fuori d’Italia È stato invece emanato puntualmente il decreto interministeriale Farnesina – Viminale che ogni anno sancisce il numero dei cittadini italiani residenti all’estero, così come disposto dalla Legge sul voto all’estero. 4.636.647 gli italiani residenti all’estero, certifica il decreto firmato dai Ministri degli esteri Paolo Gentiloni e dell’Interno Angelino Alfano sulla base dell’elenco aggiornato dei cittadini italiani all’estero al 31 dicembre 2014. Il numero maggiore di connazionali all’estero, come sempre, è residente in Europa: sono ben 2.500.767; segue l’America Meridionale con 1.453.927; poi l’America Settentrionale e Centrale con 423.823 e, infine, Africa, Asia, Oceania e Antartide con 258.130 connazionali. L’anno scorso gli italiani residenti all’estero erano 4.482.115: quest’anno ce ne sono 154.532 in più. Le banche con vocazione territoriale e quelle quotate in borsa Atteso e molto discusso il decreto-legge sulle “Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”. Sotto il fuoco incrociato delle critiche la parte che riguarda la riforma delle banche popolari: il 24 - La Rivista marzo 2015 decreto, infatti, distingue due fasce di istituti, volendo, da un lato, preservare il ruolo delle banche con vocazione territoriale e, dall’altro, adeguare alle prassi ordinarie la governance degli istituti di credito popolari di maggiori dimensioni che nella maggioranza sono anche società quotate in borsa. Obiettivo finale quello di garantire che la liquidità disponibile si trasformi in credito a famiglie e imprese e favorire la disponibilità di servizi migliori e prezzi più contenuti. Per questo, il decreto legge impone alle banche popolari con attivo superiore a 8 miliardi di euro la trasformazione in società per azioni. Conti correnti al portatore Di più diretto interesse per i cittadini la norma sulla portabilità dei conti correnti che, dopo l’entrata in vigore del decreto, sarà senza oneri o spese di portabilità a carico del cliente. La trasferibilità si applica ai soli conti di pagamento. In caso di mancato rispetto dei termini, l’istituto bancario o il prestatore di servizi di pagamento risarcisce il cliente in misura proporzionale al ritardo e alla disponibilità esistente sul conto di pagamento al momento della richiesta di trasferimento. Oltre alla previsione sulle società di servizio per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese italiane, il decreto interviene anche sulla Sace con l’obiettivo di rafforzarne l’attività, sempre a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione dell’economia italiana. Per farlo, SACE potrà essere autorizzata a svolgere l’esercizio del credito diretto, cioè a costituirsi come banca, ma solo previa autorizzazione della Banca d’Italia, nel rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali in materia. PMI innovative Il decreto, inoltre, introduce la categoria di “PMI innovative” costituita dalle PMI non quotate con bilancio certificato e in possesso di almeno due tra questi tre requisiti: spese in R&S (ricerca e sviluppo) almeno pari al 3% del maggior valore tra fatturato e costo della produzione; impiego di personale altamente qualificato in misura almeno pari a un quinto della forza lavoro complessiva; detentrici, licenziatarie o depositarie di un brevetto o un software registrato alla SIAE. Alle “PMI innovative” si applica la disciplina delle start-up innovative, a eccezione delle disposizioni in ambito di diritto fallimentare e di regolamentazione del mercato del lavoro. Oltre alle modifiche alla tassazione dei redditi derivanti dai beni immateriali e marchi, il decreto prevede misure a favore dei fondi di credito – così da consentire alle imprese italiane di beneficiare di tutti gli strumenti finanziari di cui beneficiano i loro competitor europei – e il ricorso facoltativo alla provvista CDP (cassa depositi e prestiti) per banche e intermediari finanziari che erogano finanziamenti alle PMI. Garanzia e traspaernza Camera e Senato hanno nominato Presidente e componenti della “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”. I membri della commissione vengono scelti fra i magistrati dei rispettivi ordini giurisdizionali: Roberta Vivaldi (Cassazione), Bruno Polito (Consiglio di Stato), Luciano Calamaro, Laura Cafasso e Luca Fazio (Corte dei Conti). Presidente Luciano Calamaro. Per la durata dell’incarico i componenti della Commissione non possono assumere ovvero svolgere altri incarichi o funzioni. Il mandato dei componenti della Commissione è di quattro anni ed è rinnovabile una sola volta. La Commissione – “figlia” delle leggi che hanno abolito il finanziamento pubblico ai partiti – ha il compito di tenere il “Registro nazionale dei partiti politici”, quelli, cioè, che possono accedere ai benefici di legge. Gli statuti dei partiti vanno trasmessi alla Commissione, la quale, verificata la presenza nello statuto degli elementi indicati dalla legge, procede all’iscrizione del partito nel registro. In sintesi, condizione per l’accesso ai benefici di legge (Detrazioni per le erogazioni liberali in denaro in favore di partiti politici e ulteriori forme di sostegno indiretto alle attività politiche) è che il partito o movimento politico si doti di uno statuto avente i requisiti e contenuti di legge, che sia validato dalla Commissione mediante iscrizione nel registro nazionale, e che il bilancio sia redatto secondo prescrizioni legali e controllato positivamente dalla Commissione. La Commissione ha sede presso la Camera dei deputati. Tra gli accordi internazionali entrati in vigore nell’ultimo mese, segnaliamo la Convenzione tra Italia e Svizzera (di cui si parla in altra parte della Rivista) e tra Italia e Messico contro le doppie imposizioni fiscali; l’Accordo di cooperazione con la Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata. marzo 2015 La Rivista - 25 Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio con la collaborazione di Paola Fuso Il tema dei trasporti transfrontalieri: il divieto del cabotaggio Il tema del cabotaggio è quanto mai attuale: da un lato regole restrittive per il trasporto delle merci; dall’altro il richiamo ai principi comunitari sulla libertà di circolazione. Le motivazioni del contrasto risiedono nella necessità di garantire uno spazio comune europeo e nella consapevolezza che i livelli di sicurezza sociale, quelli fiscali, i costi industriali ed amministrativi nonché del lavoro sono assai differenti e comunque tali da rendere la corretta e libera concorrenza non praticabile. Ne conseguono, a livello comunitario, forti resistenze all’apertura incondizionata dei trasporti ad opera dei sindacati di categoria, che di fatto hanno impedito la piena attuazione della liberalizzazione del settore. La situazione, naturalmente, si aggrava quando i Paesi tra cui avviene il “cabotaggio” sono confinanti, ma uno di questi è fuori dall’Unione Europea. Ne sono un esempio emblematico l’Italia e la Svizzera, ove il cabotaggio (vietato) è infrazione rilevata frequentemente ai rispettivi confini. Ma cosa è esattamente il cabotaggio? Ai sensi degli artt. 8 e 9 del Reg. CE 1072/2009, per “cabotaggio” si intende l’attività di trasporto nazionale di merci su strada svolta da un trasportatore non residente sul territorio di un altro Stato membro dell’UE/SEE a titolo temporaneo, cioè senza che lo stesso risulti stabilito nel territorio di tale Stato (c.d. Stato membro ospitante). A decorrere dal 1° gennaio 2012 (data di entrata in vigore del Trattato) il cabotaggio in territorio italiano può essere eseguito da tutte le imprese stabilite negli Stati membri dell’UE (comprese quelle stabilite in Bulgaria e Romania) o dello SEE (Liechtenstein, Islanda e Norvegia). È rigorosamente vietato il cabotaggio per tutti gli altri Paesi extracomunitari. Per le imprese stabilite in Svizzera, l’Accordo tra la Comunità Europea e la Confederazione Svizzera, firmato il 21 giugno 1999 ed entrato in vigore in data 1° giugno 2002, non autorizza i trasporti di cabotaggio all’interno degli Stati membri della Comunità. È stato tra l’altro gradualmente liberalizzato il grande cabotaggio, ossia il trasporto di merci tra due Stati dell’UE. Il cabotaggio nazionale, ossia il trasporto di merci tra destinazioni all’interno dello stesso Stato, resta invece vietato per gli autotrasportatori stranieri. Pertanto, un autotrasportatore svizzero non può trasportare merci da Milano a Napoli e un camionista UE non è autorizzato a trasportare merci da Losanna a Schaffhausen. Nonostante le norme, non è infrequente osservare trasporti di merce in provenienza dall’Italia o dalla Svizzera che, invece di essere consegnate al destinatario svizzero o italiano indicato sulla bolla di trasporto, sono successivamente smistate dallo stesso trasportatore italiano o svizzero a destinatari terzi svizzeri o italiani, su indicazione del destinatario originario. Concretamente può accadere che il trasporto effettivo non corrisponda a quello originariamente organizzato in provenienza dall’Italia o dalla Svizzera. Per tale motivo fanno stato, per quanto riguarda le merci, i documenti doganali che testimoniano il movimento della merce, indipendentemente dai contratti di trasporto modificati nel corso dell’operazione (necessari per il successivo smistamento all’interno della Svizzera o dell’Italia). Per quanto riguarda il trasporto dei passeggeri fa stato la tabella di marcia seguita dall’autista ed anche in tal caso, al pari delle merci, si configura il medesimo problema: la valutazione delle modifiche al percorso. Il problema è: quando dette variazioni fanno incorrere il trasportatore nel cabotaggio? È scontato che la documentazione diventa così rilevante o meglio dirimente per comprendere se si tratta di trasporto internazionale (legittimo) o di cabotaggio (vietato), lasciando però aperta la questione dell’interpretazione della fattispecie sulla base dell’accordo bilaterale sui trasporti concluso con l’UE. Il problema dunque diventa la considerazione da parte delle rispettive Autorità Doganali delle modifiche ai documenti di viaggio. Va da sé, infatti, che, stante il divieto di cabotaggio, valutare certi trasporti alla stregua del cabotaggio quando nel corso di una prestazione di trasporto sia necessario modificare i documenti di viaggio originari o se, sempre durante la fornitura, cambia la proprietà della merce trasportata o la stessa viene divisa, è cosa ben distinta dal ritenere che le modifiche sono dovute a fatti contingenti che non modificano quanto riportato nella documentazione originaria. Dunque la situazione va valutata in concreto e non è infrequente dover decidere se l’attività compiuta da trasportatori esteri rientri nel trasporto transfrontaliero o nel cabotaggio. Per fare un esempio: se le merci sono state caricate in Italia e successivamente scaricate in diverse destinazioni in Svizzera, ciò non costituisce cabotaggio, ma trasporto transfrontaliero. Poco importa se successivamente l’intermediario svizzero ha allestito ulteriori contratti di consegna e se le merci caricate in Italia sono state scaricate in diverse località in Svizzera: il trasporto del carico rimane transfrontaliero. Così a parti invertite se le merci sono state caricate in Svizzera. Resta però il problema su come giudicare un comportamento reiterato: cioè come valutare un trasportatore italiano o svizzero che accampi più di una volta modifiche dovute a fatti contingenti? A questo punto, stante il principio di reciprocità valido in ambito internazionale, sarà interessante osservare se i due Paesi giungeranno alla condivisione di regole pratiche o se l’unica soluzione sarà intervenire sui Trattati. [email protected] [email protected] 26 - La Rivista marzo 2015 Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Società di capitali: Negato il riconoscimento fiscale del trasferimento di sede in un altro cantone se la direzione effettiva della società resta nel cantone d’origine Mentre sono in molti a sapere che in Svizzera non esistono norme cosiddette “CFC” (“Controlled Foreign Company regimes”), cioè quelle norme che permetterebbero di attribuire utili non distribuiti di società estere alla persona residente in Svizzera che ne detiene il controllo, non tutti sanno che proprio le autorità svizzere regolarmente e coerentemente, qualora la sede ufficiale iscritta a registro di commercio abbia carattere puramente formale o fittizio, attribuiscono la sovranità fiscale nei confronti di una società di capitali (SA o SagL) non alla giurisdizione iscritta a registro della bensì a quella dove la società di capitali è effettivamente amministrata e diretta (“effective place of management”) e ciò in particolare in fattispecie intercantonali. La base legale la troviamo nella Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette (LAID), dove all’art. 20 cpv. 1 è stabilito che le società di capitali (ma non solo quelle) sono assoggettate all’imposta se hanno la loro sede o la loro amministrazione effettiva nel Cantone. Una norma simile si trova anche nella Legge sull’imposta federale diretta (LIFD), dove l’art. 50 recita che le persone giuridiche aventi sede o amministrazione effettiva in Svizzera sono ivi assoggettate illimitatamente. Il Tribunale Federale Svizzero ha recentemente avuto l’occasione di ribadire la sua prassi in materia intercantonale nella sentenza del 4 dicembre 2014 (2C_431/2014). Nella fattispecie la società era stata fondata nel 2006 con sede nel Canton Zurigo. Nel 2007 la sede formale era stata trasferita nel Canto Svitto. Del 2008 il secondo trasferimento di sede da Svitto al Canton Nidwaldo. Gli ufficiali del Canton Zurigo avevano fatto valere per tutti i periodi fiscali sino al 2011 la loro sovranità fiscale, poiché il trasferimento di sede fuori cantone era avvenuto solo in via formale: all’indirizzo del nuovo domicilio erano infatti state affittate solo due stanze adibite ad ufficio, se non che le stesse non erano state utilizzate dal contribuente per propria attività bensì subaffittate a clienti che desideravano a loro volta un domicilio fiscale in tal cantone. Nella fattispecie non vi era stato nemmeno un trasferimento parziale di direzione, attività o infrastruttura dal Cantone di origine al Cantone di trasferimento; a differenza di casi precedenti il TF non aveva quindi nemmeno dovuto esaminare nel dettaglio cosa comprende esattamente il concetto di direzione, qui definito quale gestione degli affari correnti di tutti giorni, o in che rapporto stanno personale, attività produttive e attività di amministrazione. Per tutta la durata esaminata la direzione effettiva della società era da localizzare nel Canton Zurigo, dove il socio e direttore della società abitava e anche lavorava fisicamente, tanto da indicare su tutta la corrispondenza della società un “indirizzo di lavoro” nel Canton Zurigo e recapiti telefonici zurighesi. Interessanti sono pure le riflessioni sulla decadenza del diritto di far valere la propria sovranità fiscale qualora un Cantone attenda “eccessivamente a lungo” (tedesco: “ungebührlich”) prima di far valere il diritto di percepire le tasse nei confronti del Cantone della prima facie, cioè quello che può richiamarsi all’iscrizione del registro di commercio. Il TF ha fissato a questo proposito quale regola dei limiti rigidi ma di chiara lettura, statuendo che il Cantone che ritiene di vantare il diritto a scapito del Cantone della sede formale deve farlo valere al più tardi un anno dopo il trascorrimento dell’anno civile che fa seguito al periodo fiscale in questione. Per l’anno fiscale 2008 il termine trascorreva quindi alla fine del 2010. Con la comunicazione del Canton Zurigo al Canton Nidwaldo del maggio 2010 e al contribuente in novembre e dicembre dello stesso anno, il Canton Zurigo in ogni caso aveva rispettato i limiti dettati dal TF e non si rivelava quindi necessario esaminare le condizioni dei casi d’eccezione. [email protected] marzo 2015 La Rivista - 27 L‘inverno è ormai passato, l‘epoca delle pioggie se n‘è andata. La natura si risveglia. I fiori appaiono sulla terra. Ed in questo momento è primavera! Piano di volo estate 2015 Destinazioni da / per Berna Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Brindisi Olbia Destinazioni da / per Zurigo Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Lamezia Terme Le prime tiepide serate primaverili vi aspettano per serene passeggiate lungo la spiaggia, oppure tra pittoreschi paesaggi! Prenotate ancora oggi il Vostro volo su www.helvetic.com o al +41 (0)44 270 85 00. Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan Obbligo di lealtà e diligenza della banca nell’esecuzione di operazioni di borsa 2a parte Nell’ultimo numero de La Rivista abbiamo ricordato che la banca è un mandatario e, in quanto tale, per legge è responsabile nei confronti del cliente (il mandante) della leale e diligente esecuzione degli affari che le vengono affidati, e abbiamo discusso i tre tipi di contratto che riguardano l’esecuzione di operazioni di borsa, ovvero (i) la semplice relazione di conto/deposito, (ii) la consulenza d’investimento e (iii) la gestione patrimoniale. In sintesi si può affermare che la sussistenza e la portata dei doveri della banca di informazione, di consulenza, di sorveglianza e di avvisare in caso di situazioni particolari, variano in virtù della qualificazione del rapporto contrattuale, delle conoscenze del cliente e dell’investimento specifico. Come ha ribadito il Tribunale Federale svizzero (“TF”) in una decisione del 5 marzo 2014, gli obblighi della banca nello specifico e dell’intermediario finanziario in genere, nei confronti del cliente assumono una spiccata importanza, quando si tratta di suggerimenti, raccomandazioni e intermediazione di contratti a termine e/o di opzione, i quali, come è risaputo, sono altamente speculativi e di conseguenza particolarmente rischiosi. In questo tipo di intermediazioni la banca deve informare il cliente inesperto dei rischi di perdita, anche di tutto il denaro investito in breve tempo, come anche della diminuzione del potenziale guadagno dovuta alla entità della commissione applicata dalla banca per la specifica transazione. Non è sufficiente che la banca si limiti solo a citare il rischio di perdita e a richiedere una formale accettazione di tale rischio da parte del cliente, qualora poi gli si prospettino delle possibilità di guadagno non realistiche. I doveri della banca di regola si estendono anche all’obbligo di sorveglianza degli investimenti del cliente. Il 18 dicembre 2014 il TF si è trovato a decidere una causa intentata contro l’UBS da parte di una partecipata lussemburghese della Swatch Group (“SG”), che ha come oggetto, tra l’altro, la partecipazione a società e l’acquisto, l’amministrazione e la vendita di titoli. Nell’ambito di una lunga relazione d’affari la SG, su suggerimento dell’UBS del 12 gennaio 2007, a maggio e giugno 2007 ha acquistato quote in un fondo dell’UBS per un ammontare complessivo di CHF 46,9 milioni. Causa la crisi finanziaria mondiale, il fondo ha subito costanti perdite. A parte piccoli ritiri della SG complessivamente di CHF 0,2 milioni, il capitale è rimasto investito. Il 30 settembre 2008 la SG ha disdetto il mandato dell‘UBS. Il 10 novembre 2008 il fondo è stato liquidato. La quota della SG ammontava a soli CHF 21,9 milioni. I tribunali, analizzando gli argomenti della SG, si sono chiesti se le raccomandazioni dell’UBS fossero da considerarsi adeguate; se la SG fosse stata adeguatamente e sufficientemente informata; se l’UBS avesse dovuto in seguito suggerire un disinvestimento; se l’UBS abbia violato i suoi doveri nell’amministrazione del fondo. Il TF ha qualificato il rapporto tra le parti come contratto di consulenza agli investimenti, evidenziando come la decisione di investire era a carico della stessa SG, mentre l’UBS svolgeva un’attività di mera consulenza, senza che le fosse attribuito un campo di azione proprio per gli investimenti. La principale accusa della SG, secondo la quale avrebbe rinunciato a investire nel fondo qualora fosse stata messa a conoscenza dei rischi connessi, ovvero se non avesse avuto una consulenza non commisurata alla realtà, è stata rigettata dal TF. Il TF ha ribadito che l’intermediario finanziario incorre in una responsabilità per una raccomandazione fatta soltanto in quanto questa, al momento che viene fatta, sia evidentemente irragionevole. Il cliente deve sapere che la raccomandazione, fatta in merito a un evento futuro e incerto, non può dare certezze, per cui deve assumersi il rischio anche laddove segue la raccomandazione dell’intermediario finanziario. Nella fattispecie il TF fa notare che la raccomandazione dell’UBS di acquistare quote nel fondo non fosse inadeguata, in virtù dell’obbiettivo stesso della SG e della sua disposizione al rischio. Il TF, inoltre, non ha accolto l’argomento della SG che l’UBS non l’aveva adeguatamente e sufficientemente informata di tutti i rischi al momento della raccomandazione all’investimento nel fondo, ricordando che la SG e i suoi rappresentanti sono competenti ed esperti in materia e che, quindi, le parti avevano un rapporto da pari a pari, per cui l’UBS non aveva l’obbligo di informare la SG dei soliti rischi di mercato e sistemici, del rischio di una perdita consistente o dei rischi generalmente connessi a fondi d’investimento. Il TF ha, quindi, confermato la decisione del Tribunale Commerciale del Canton Zurigo del 14 aprile 2014, che aveva scagionato l’UBS da ogni responsabilità per le perdite subite dalla SG. [email protected] marzo 2015 La Rivista - 29 Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi Italia e Svizzera Un rapporto che cambia grazie al nuovo accordo Fatta la debita premessa che in questa sede non ci interessa in alcun modo discutere degli aspetti “lato senso” politici dell’accordo tra Italia e Svizzera diciamo gli aspetti tecnici di un simile accordo sono comunque molto interessanti e che appare lecito affermare che la vita, almeno per gli evasori fiscali, sarà certamente più dura dopo la firma dell’accordo tra Italia e Svizzera sullo scambio di informazioni1. Per ora è stato sottoscritto un accordo preliminare e per il varo definitivo e quindi per la firma ufficiale sarà invece necessario attendere fino a febbraio 2015. Tuttavia, lo scambio di informazioni non sarà automatico e per la partenza dell’automatismo si dovrà attendere il 2017 ovvero circa 2 anni da oggi ma questo non dovrebbe essere un fatto negativo. Tale circostanza in alcuni casi si traduce in un vantaggio per il Fisco ed in altre circostanze in uno svantaggio come andiamo a descrivere in breve nel seguito (a noi interessa che di fatto viene superato il dettato della attuale convenzione contro le doppie imposizioni che ormai era palesemente anacronistico in ragione della evoluzione della materia). Qualche commento Come indicato nella stampa è lecito affermare che l’ accordo raggiunto con Berna modifica il trattato bilaterale esistente contro la doppia imposizione2 e consente lo scambio di informazioni finanziarie su richiesta dell’Agenzia delle Entrate, anche per un singolo contribuente. Un’arma, dicono alcuni, più efficace rispetto allo scambio automatico di informazioni al quale la Svizzera procederà ad aderire sulla base di un negoziato in corso con la Ue e che richiede ancora tempo. Secondo la stampa specializzata si può dire che con la firma dei ministri, entro il termine del prossimo 2 marzo 2015 previsto dalla voluntary disclosure, la Svizzera sarà considerata come se fosse in white list, anche se formalmente lo sarà solo dopo la ratifica del nuovo trattato sulla doppia imposizione da parte dei parlamenti dei due Paesi (in buona sostanza la svizzera esce dal novero dei paradisi fiscali e quindi basta discussioni in merito alla clausola di non discriminazione3 prevista nella convenzione come ancora di salvezza per dedurre i costi che le società portano al conto economico). In sostanza si passa dallo scambio di informazioni limitato a quello ampio con un certo vantaggio per il realizzo di quello scopo della convenzione che prevede anche la lotta alla frode fiscale4. Possiamo dire che l’accordo tra l’Italia e la Svizzera prevede (per ora) uno scambio di informazioni su richiesta anziché automatico (su richiesta significa che l’Amministrazione Fiscale Italiana deve chiedere in modo esplicito ma significa anche che sussiste un obbligo di fornire una risposta da parte della Amministrazione Fiscale estera che viene interpellata) ma questo non dovrebbe essere un elemento penalizzante per l’accordo stesso. Le richieste di informazioni sui dati potranno essere effettuate non solo dalle procure (e qui siamo alla materia penale), ma anche dall’Agenzia delle Entrate e non saranno limitate ai soli redditi aventi natura finanziaria, ma ad ogni tipologia di reddito o ad imposte di qualsiasi natura o denominazione (in sostanza siamo in presenza di uno scambio delle informazioni che ha un carattere molto ampio ed è proprio l’ampiezza che rende lo scambio efficace5). 30 - La Rivista marzo 2015 Sotto questo profilo lo scambio su richiesta sembra essere più limitato e possiamo dire che la Agenzia delle Entrate non richiederà informazioni su ogni contribuente, ma esclusivamente sui soggetti che presentano un profilo di rischio. Tuttavia lo scambio di informazioni automatico6, che sarà messo in campo dal 2017 appare, sotto un determinato punto di vista, uno strumento più limitato e questo in ragione di un preciso aspetto di carattere tecnico. Infatti, l’automatismo, pur non richiedendo un’espressa richiesta da parte dell’Amministrazione fiscale, potrà riguardare esclusivamente i redditi di natura finanziaria7 e non tutti i tipi di reddito. Un altro punto di debolezza dell’accordo è rappresentato dalla non retroattività (ovvero non si torna a periodi di imposta “antichi” ma ancora aperti) anche se questa caratteristica in quanto tale non appare incongrua. Le informazioni (o meglio lo scambio delle informazioni) saranno possibili su richiesta dell’Amministrazione finanziaria, ma solo a partire dal periodo di imposta 2015 e non per i periodi procedenti e questo è certamente un limite che potrebbe consentire anche qualche “fuga” a soggetti che hanno nascosto fondi in periodi di imposta precedenti. Conseguentemente le autorità svizzere non forniranno alcuna informazione riguardo i patrimoni esistenti nella Confederazione elvetica quando gli stessi hanno avuto una formazione negli anni passati (si pensi a fondi che sono stati oggetto di formazione in anni passati mediante l’utilizzo di società di trading). Se nel frattempo il contribuente avesse trasferito le disponibilità in un altro Paese, le ricchezze detenute in Svizzera (negli anni passati) non saranno rivelate ad alcuno e questo di fatto rende un pochino monco l’accordo e lo scambio delle informazioni che in sostanza dispone esclusivamente per il futuro [in questo senso la Amministrazione Fiscale Italiana aveva certamente un interesse diverso in quanto si era certamente alla ricerca delle ricchezze passate e formatesi in precedenti periodi di imposta]. Siamo in presenza di quella che possiamo certamente definire una rivoluzione in quanto, almeno fino ad oggi, lo scambio delle informazioni nel rapporto tra Italia e Svizzera era rimasto “indietro” e non appariva più adeguato ai tempi ed al mutare delle considerazioni in materia fiscale che da tempo sono state sviluppate nell’ambito dell’OCSE con il rischio di produrre un crescente isolamento (in buona sostanza non era ormai accettabile un fortino della riservatezza nel mezzo della Unione Europea). Possiamo affermare che ormai, di fronte al contribuente globalizzato, si pone (o meglio si deve porre) una Amministrazione Finanziaria che deve anche essa potersi dire globalizzata e questo significa che deve venire meno qualsiasi asimmetria di carattere informativo rispetto al contribuente, al modo in cui si produce il suo reddito e si svolge la sua attività. Pensare che in una situazione come quella attuale (con risorse sempre più scarse) vi possa essere anche un soggetto (persona fisica o società) che riesce a nascondere una parte delle sue ricchezze facendo accorto uso di “asimmetrie informative” nei rapporti tra le diverse amministrazioni finanziarie appare del tutto fuori dalla storia e certamente non più tollerabile e che questo possa accadere in ragione di trattati anacronistici appare ancora meno accettabile.. Conclusione L’accordo mette fine ad una lunga diatriba e mette fine ad anni di discussioni; questo mettere fine avviene con una modernizzazione del rapporto che finalmente coglie quello spunto che abbiamo sempre dato da queste colonne ovvero che al contribuente globale si risponde con una scambio ampio delle informazioni ed evitando di stringersi nel proprio fortino (sempre più debole considerato il processo di globalizzazione della economia). In questo senso l’accordo è moderno, attuale e risponde appieno a quelle che sono le esigenze della vita economica che oggi si manifestano ed alle quali si deve dare una risposta. Per quanto ci riguarda noi siamo favorevoli ad uno scambio di informazioni sempre più ampio tra le Amministrazione Finanziarie in quanto tale scambio di informazioni è l’unico sistema per procedere nella lotta alla frode fiscale internazionale. 2 Oggi lo scambio di informazioni previsto nel trattato è limitato. 3 Una clausola fondamentale nelle convenzioni contro le doppie imposizioni. 4 Lotta a frode fiscale che è menzionato come scopo in modo esplicito nella convenzione stessa. 5 In buona sostanza lo scambio non è solo finalizzato alla convenzione ma diviene molto più ampio. 6 L’Italia crede molto nello scambio delle informazioni con le Amministrazione Finanziarie di altri paesi e vuole sviluppare questo aspetto. 7 Redditi che ovviamente devono essere compiutamente definiti. 1 marzo 2015 La Rivista - 31 Passo dopo passo, guardando al futuro. Siamo una Banca Universale da 20 anni in Svizzera, che vi affianca nel trovare la soluzione migliore per le vostre esigenze di oggi e di domani. BPS (SUISSE) per scelte efficaci nel tempo. Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te. Call Center 00800 800 767 76 www. bps-suisse.ch Direzione Generale e Agenzia di città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Basilea, Bellinzona, Berna, Biasca, Castasegna, Celerina, Chiasso, Coira, Locarno, Lugano-Cassarate, Mendrisio, Neuchâtel, Paradiso, Pontresina, Poschiavo, Samedan, St. Moritz, Zurigo, Monaco-MC L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Scontro di civiltà? Si, nel mio cervello di giovane biculturale! Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… 1 Dopo i terribili sanguinosi fatti di Parigi di inizio gennaio i media hanno riportato una gran quantità di esempi di radicalizzazione integralista di giovani immersi in un doppio bagno culturale: la cultura occidentale e quella islamica. Niente ci autorizza a pensare che le derive radicali sfocino fatalmente in atti terroristici. Tuttavia tali esempi meritano tutta la nostra attenzione. Essi fanno sorgere una domanda poco visibile nella marea di commenti che ci ha sommersi in queste settimane: come riescono ragazzi e ragazze di origine musulmana cresciuti alle nostre latitudini a gestire l’influenza di modelli culturali e costumi tra loro palesemente incompatibili? L’elefante invisibile su cui vorrei richiamare l’attenzione è sintetizzato dalla domanda: cosa succede nella psiche di giovani figli di immigrati di seconda o terza generazione che devono quotidianamente confrontarsi con ingiunzioni culturali tra loro diametralmente divergenti? Queste assumono la forma di veri e propri spartiacque che implicano una scelta tra versanti ideologici opposti, come ad esempio, in concreto: l’uguaglianza tra uomini e donne in materia di istruzione, in famiglia, nel mondo professionale e politico ovvero il confinamento della donna in posizioni subalterne; l’invito a esibire platealmente il corpo femminile ovvero l’obbligo di nasconderlo più o meno integralmente; l’adesione al principio della libera espressione del pensiero ovvero l’idea dell’inevitabilità di forme anche brutali di censura; la focalizzazione sui bisogni dell’IO ovvero la centralità del NOI; la visione della religione come pratica privata oggetto di discussione ovvero come insieme dogmi che regolano rigidamente il funzionamento di istituzioni e persone; l’opportunità di fondare la propria identità personale su appartenenze multiple ovvero la dominanza della sola appartenenza religiosa. E altri ancora, probabilmente. In Svizzera, in Italia e in altri paesi del mondo occidentale, le questioni educative relative a contesti familiari e sociali multiculturali sono state molto studiate e dibattute in questi ultimi venti-trent’anni. Non sempre con la dovuta distanza scientifica rispetto a posizioni ideologiche precostituite e non sempre con il necessario rigore. Una ventata di ottimistico interculturalismo ha indotto spesso a pensare che le seconde-terze generazioni si sarebbero naturalmente integrate, diventando capaci di articolare in modo armonico e spontaneo la cultura d’origine (qualsiasi essa fosse!) con quella locale, così come si dimostravano capaci di padroneggiare due o più lingue. Ebbene no! Articolare appartenenze culturali è un processo molto complesso sul piano mentale e affettivo. Soprattutto quando sono in gioco visioni diverse dell’uomo, della donna, della famiglia, del rapporto al lavoro, dei valori, dei dogmi religiosi, ecc. Richiede una notevole maturità di ragionamento, un’ampia cultura umanistica, una capacità di gestire contraddizioni e dilemmi, un grande equilibrio emotivo, una forte resilienza di fronte alle difficoltà. Tutte doti non sempre presenti non solo nei giovani, ma anche in buona parte della popolazione adulta. A qualsiasi cultura appartenga. Ricerche e analisi più accurate nel campo della psicologia sociale mostrano che sono proprio le seconde e le terze generazioni a essere non di rado disorientate ed emotivamente perturbate, in particolare quando le culture di appartenenza sono in palese conflitto tra di loro. Diversi studi su giovani francesi di origine magrebina hanno mostrato come una parte di questi di fronte a evidenti incompatibilità tra culture di riferimento si rifugino nell’abbandono di una di queste, influenzati anche da una pletora di cattivi maestri. Si sviluppano così fenomeni di assimilazione acritica e totale alla cultura di accoglimento con parallelo rigetto delle radici culturali familiari. O all’opposto, prende corpo un rifiuto viscerale della cultura occidentale e l’adesione fanatica alle derive del radicalismo islamico. Un’articolazione costruttiva e creativa tra i due mondi non è dunque alla portata di tutti i giovani. C’è un gran lavoro da fare per colmare carenze culturali, vuoti educativi e cecità politiche. In una ricerca da me condotta una decina di anni fa avevo sondato le reazioni emotive di 300 giovani secundos di origine italiana di fronte a una situazione di conflitto sportivo tra Svizzera e Italia. Si trattava di un incontro di calcio tra le due nazionali, vinto dall’Italia per due a zero. Con mia sorpresa i risultati hanno mostrato che l’avvenimento era vissuto da buona parte di tali adolescenti con una grande carica emotiva che sfociava in forte sentimento di rivalsa, nonostante fossero nati e scolarizzati in terra elvetica, avessero spesso il passaporto rossocrociato e si dichiarassero soddisfatti delle prospettive d’avvenire. “Gliela abbiamo fatta vedere agli svizzeri”, era uno dei commenti ricorrenti. Un bisogno ereditato dai genitori di trovare forme di risarcimento a sentimenti di sofferta inferiorità patiti nei confronti dei padroni di casa? Chi ha a cuore l’educazione delle giovani generazioni che vivono conflitti tra appartenenze multiple sulla propria pelle dovrebbe più che mai dar loro una mano per conciliare l’inconciliabile. Hanno un gran bisogno di buoni maestri. [email protected] marzo 2015 La Rivista - 33 Intervista con Vittoria Cesari «I problemi relazionali irrisolti sono distruttivi. Sono più nocivi del fumo» di Giangi Cretti Il suo ultimo libro s’intitola Genitori e nonni: alleati o rivali? Lo abbiamo segnalato sulla Rivista di gennaio. Nel caso specifico costituisce il pretesto per una lunga chiacchierata con l’autrice su un tema, le relazioni interpersonali, che sottende agli studi, alle esperienze professionali e alla sua produzione letteraria più recenti. Incominciamo con quella che può sembrare una curiosità. Lo stimoli tu stessa nell’introduzione al tuo ultimo lavoro, quando segnali al lettore, con il quale ti metti in dialogo, che “nel mezzo del cammin della tua vita”, decidi di iniziare un nuovo percorso intellettuale: archivi la formazione economico-commerciale per intraprenderne una nuova. Perché? A un certo punto del mio percorso professionale mi sono accorta che gli studi economici e il semplice accumularsi automatico, e magari ripetitivo, delle esperienze di vita non mi bastavano per comprendere le dinamiche dei problemi, gestire con maggiore efficacia le responsabilità e “imparare a imparare” dagli insuccessi. Avevo la sensazione di aver bisogno di altri strumenti. In particolare di conoscenze che mi permettessero di capire meglio la complessità delle relazioni interpersonali, di scoprire nuove piste di azione per intervenire in modo valido in tale campo e non da ultimo di diventare più consapevole dei miei limiti e delle mie risorse. Imparare dagli insuccessi. Intendi dire… È un insuccesso quando ti accorgi di non realizzare gli obiettivi che ti eri preposta. Di non saper affrontare gli ostacoli in modo sufficientemente costruttivo. In fondo, l’umanità da sempre impara confrontandosi con le difficoltà. Se tutto fosse facile, non avremmo inventato il fuoco, neanche la ruota, niente. Si impara perché 34 - La Rivista marzo 2015 abbiamo fame, abbiamo freddo o litighiamo con gli altri o perché qualcosa non funziona secondo le nostre aspettative. L’ostacolo, insomma, se non ci ammazza, ci aiuta a crescere. A condizione però che rinforziamo adeguatamente i nostri muscoli celebrali. Questo tuo nuovo percorso intellettuale si concentra in modo particolare sulle dinamiche relazionali, sulla psicologia. Un modo per acquisire strumenti che, migliorando le relazioni interpersonali o relazionali, aiutino a evitare o limitare gli insuccessi? Nella mia vita credo di avere sempre avuto un po’ di propensione alla militanza per le cause che man mano mi sembravano utili. Oggigiorno sento la responsabilità di contribuire in qualche modo a diminuire la “miseria comunicativa interpersonale e l’esteso analfabetismo relazionale”. Vivere in una società democratica presuppone la capacità di discutere costruttivamente, di ascoltare, di argomentare, di mettersi d’accordo. Quando guardo cosa succede in famiglia, sul lavoro e nella società, questa capacità di discutere in modo dialettico, di confrontarsi civilmente con chi ha idee diverse e di trovare soluzioni costruttive, la vedo troppo poco sviluppata. Vedo spesso individui capaci magari di fare bei discorsi in pubblico, ma totalmente inabili nel gestire le relazioni con colleghi e familiari. Peccato! I problemi relazionali irrisolti sono distruttivi, fanno male alla salute. Sono più nocivi del fumo. È certamente lodevole che la società investa molti mezzi nelle campagne contro la sigaretta, ma altrettanto bisognerebbe fare contro la piaga delle incompetenze relazionali. Queste danneggiano la salute mentale e fisica più del fumo. In sostanza, i rapporti umani di stile democratico per funzionare hanno un gran bisogno di cultura comunicativa. Sul discorso della comunicazione ci torniamo. Prima vorrei che mi chiarissi un’altra affermazione che trovo nel libro, dove tu dici di essere riluttante agli sprechi relazionali. Cosa intendi? Forse ha a che fare con quello che dicevo prima. Tutte le relazioni si confrontano a degli ostacoli. Proprio tutte: all’interno della famiglia, fra le generazioni, nel mondo del lavoro, nella società. L’ostacolo può essere utilizzato, con più o meno fatica, come stimolo per iniziare un percorso di comune chiarimento e crescita oppure come arma di rottura. Faccio un breve esempio. Una giovane donna mi ha raccontato poche settimane fa di aver interrotto i rapporti con il proprio padre da quasi un Vittori Cesari nel suo studio durante la nostra intrevista. anno. Cosa è successo? Mentre il padre era in visita a casa sua, lei ha dato uno scappellotto al proprio bambino. Il nonno ha rabbiosamente rimproverato la figlia per tale gesto (malgrado lui abbia in passato avuto le stesse manesche reazioni come padre) e se n’è andato sbattendo la porta. Ebbene lo spreco relazionale consiste, in questo caso, nel dare ascolto alla propria stizza e buttare nei rifiuti tale tipo di relazione, giustificando ai propri occhi e a quelli altrui tale operato con l’affermazione semplicistica di avere a che fare con un interlocutore indegno. Tutto ciò è un grande sperpero poiché tale “incidente” potrebbe invece offrire l’opportunità a padre e figlia di consentire alla loro relazione di evolvere. Come? Parlandosi, condividendo stati d’animo e pensieri, mostrando interesse per il punto di vista dell’altro, approfondendo insomma la conoscenza reciproca. La “dittatura” della rabbia, l’egocentrismo e i nuovi modelli sociali spingono spesso le persone a disfarsi di relazioni che potrebbero avere una nuova vita. All’interno di una relazione famigliare o comunque affettiva molto forte, questo spreco relazionale non tende ad aumentare anche perché, con i nuovi modelli sociali a cui accennavi prima, le gerarchie non sono più cosi chiare: uomo/ donna, padre/madre…? Questo fa parte del modello democratico che ha certamente tanti vantaggi. Non si tratta di tornare indietro. Però, c’è una verità elementare che è quotidianamente davanti ai nostri occhi: mentre una volta ti alzavi al mattino e sapevi chi faceva che cosa, oggi ti trovi continuamente confrontato con le domande: cosa fai tu? cosa faccio io? come ci dividiamo i compiti? Questo vale specialmente in famiglia e nel rapporto tra generazioni. Tutto insomma è molto più complicato. C’è bisogno quindi di più capacità comunicative. Non basta sperare che gli altri abbiano doti indovine. Tale speranza ci viene da lontano. Quando eravamo piccoli c’era chi indovinava per noi: se avevamo fame c’era qualcuno che ci nutriva, se avevamo freddo qualcuno che ci copriva, ecc. Tutta la vita continuiamo a illuderci che chi ci è vicino indovini e soddisfi i nostri bisogni, senza fare la fatica di esplicitarli. Se ciò non avviene, eccoci pronti a buttare nei rifiuti una relazione affettiva dopo l’altra. È vero che alcune sono troppo disastrate e perverse per essere recuperate. Meglio quindi separarsi. Ma altre, racchiudono grandi potenzialità evolutive. I protagonisti devono però essere motivati a investire non solo sulla relazione, ma anche (soprattutto) su se stessi. L’attuale destrutturazione dei modelli familiari di riferimento crea molta confusione e richiede grandi dosi di maturi- In occasione di una mostra del libro mentre firma le dediche su un dei suoi libri tà emotiva per non perdersi. Un modo per eventualmente superare, in parte almeno, questa destrutturazione, tu lo ripeti spesso, è comunicare. Però, dire le cose giuste al momento giusto non è facile. È un’arte, nella quale vale la pena di perfezionarsi lungo tutto il corso della vita. Cosa impedisce di dire le cose giuste al momento giusto? Mi vengono in mente quattro ragioni. Prima di tutto la dittatura delle emozioni. Se sono arrabbiato, e non riesco dirmi “dai calmati un momento” prima di rispondere aggressivamente ad esempio a una mail che mi ha irritato, contribuisco a innescare un incendio relazionale che diventa sempre più difficile da circoscrivere. Oppure, non mi rendo conto che le mie parole feriscono l’identità altrui. Per esempio, chiedere al partner “ti sei ricordato di…” sembra una cosa del tutto neutra, ma l’effetto su di lui può essere “mi consideri inaffidabile. Mi tratti come un bambino”. Poi ci sono i malintesi. Bisogna rendersi conto che il malinteso è la situazione comunicativa normale. È il beninteso a essere l’eccezione. Ognuno di noi fa appello a una miriade di schemi interpretativi specifici, e ognuno di noi è portatore di sensibilità e valori diversi. Ciò rende il malinteso un prodotto molto comune. Prima di arrabbiarsi vale sempre la pena di verificare che non ci sia stato, appunto, un malinteso. Infine non si dice la cosa giusta poiché si ricorre troppo spesso, anche quando si è avanti con gli anni, a spiegazioni infantili del tipo: se la comunicazione non funziona è tutta colpa dell’altro, ignorando le proprie provocazioni. Nella comunicazione per definizione ci sono sempre due o più attori in scena, e il comportamento dell’uno influisce su quello dell’altro. L’influenza può essere esercitata per migliorare o per peggiorare la situazione. Quindi a buone intenzioni corrispondono sempre più spesso cattive interpretazioni? Effettivamente metti l’accento su un fenomeno di enorme portata: il divario che può esistere tra l’intenzione di una parte e l’effetto provocato sull’altra. Ad esempio nelle relazioni tra generazioni è un fenomeno molto comune: una parte offre aiuto e l’altra interpreta tale offerta come una velata critica di non sapersela cavare; oppure al contrario i senior non intervengono per non invadere i territori altrui, e i junior percepiscono tale atteggiamento come indifferenza. Ergo, vale sempre la pena di esplicitare con quali intenzioni si dice/fa questo o quello. Le nuove tecnologie, proprio perché velocizzano la comunicazione favoriscono le incomprensioni? Le nuove tecnologie sono una cosa formidabile. Da un punto di vista quantitativo, facilitano le relazioni: tra familiari stretti, tra generazioni, tra amici. Già il telefono è stato un’invenzione rivoluzionaria. Però, ha il difetto di squillare a volte in momenti non opportuni. Invece con le mail e gli SMS c’è il vantaggio del marzo 2015 La Rivista - 35 contatto in tempo reale senza l’obbligo per il destinatario di alzare la cornetta. Tutto ciò facilita i contatti, il coordinamento, la circolazione delle informazioni. Bene! Però, occorre stare attenti poiché c’è di mezzo lo scritto. E usare lo scritto velocemente in caso di tensioni e conflitti rende gli incendi ancora più difficili da domare. Le nuove tecnologie sono soltanto un mezzo di cui si può fare buono o cattivo uso. Il buon uso dipende dalla maturità del singolo e non dallo strumento. La tecnologia utilizzata senza un minimo di riflessione prima di fare clic complica ancora di più la vita relazionale. Questo è un po’ il quadro generale che fa da sfondo alle tue riflessioni; anche a quelle contenute nel tuo ultimo libro. Tutti i miei libri, e sono ormai una decina, in un qualche modo hanno come sfondo le tematiche relazionali. Ce ne sono alcuni dal taglio più accademico, altri destinati a un pubblico più vasto. Questi adottano un linguaggio che mescola narrativa, testimonianze e riflessioni. È lo stile nel quale preferisco cimentarmi. Tra le varie mail che mi è capitato di ricevere da lettori ce n’è una che mi ha fatto particolarmente piacere. Essa dice “Sono sempre stato un po’ diffidente nei confronti della psicologia, ma Fra le sue passioni: la montagna. Come per le sfide Vittoria le affronta prfettamente attrezzata. dopo aver letto il suo ultimo libro mi sono un po’ riconciliato con tale disciplina”. In effetti la tua scelta narrativa è accattivante, perché dialogante. Avvicina sia gli scettici, sia coloro che non hanno voglia di chinarsi su un saggio di psicologia, ponderoso che ti fa pure ponderare, ma che è noioso. Per accennare rapidamente ad alcuni concetti che emergono nel tuo ultimo libro: tu riferisci dell’incontro/scontro generazionale tra genitori Junior e senior, come li chiami tu, fra genitori e nonni sostanzialmente. È abbastanza diffusa la convinzione che il genitore educhi e il nonno vizi. Sei d’accordo? A me piace il detto africano (o cinese?) che per crescere un figlio ci vuole un villaggio. Voglio dire, sappiamo tutti quanto è complicato crescere un figlio oggigiorno, quindi è importante che non ci sia questo confine rigido fra genitori che educano soltanto e i nonni che viziano unicamente. C’è lavoro per tutti nell’offrire amore, educazione e regole. Certo in genere i nonni non sono educatori a tempo pieno come i genitori e possono godersi i nipotini in modo più rilassato, anche perché non sono più presi da mille impegni come quando erano più giovani. Ciò li porta a essere tendenzialmente più tolleranti. Molti nonni poi hanno la possibilità di dedicare ai figli dei propri figli molto più tempo ed energie rispetto alla precedente stagione della vita. Comunque rimane importante che ci sia una vera solidarietà tra generazioni rispetto ad alcune regole educative fondamentali. Tra l’altro ho osservato che anche i nonni che rivendicano il diritto di viziare i nipoti, in concreto quando hanno i rampolli per tutta una giornata sono ben lungi dall’accettare l’idea di essere considerati schiavi a tempo pieno. In pratica tu sei fautrice di un modello di famiglia, dove vige il mutuo soccorso intergenerazionale. Più che sentirmi nella posizione di fautrice del mutuo soccorso, mi sento in quella di chi constata un dato di fatto: la grande maggioranza delle famiglie costituisce un bell’esempio di solidarietà tra generazioni. Noi spesso sentiamo affermazioni che incitano alla rottamazione dei più anziani, del tipo “basta con la gerontocrazia”; “largo ai giovani”. Ma, nella vita di tutti i giorni non è così. Nelle famiglie, in particolare, vedo innumerevoli esempi di solidarietà tra generazioni. Gli uni hanno bisogno degli altri, sul piano del sostegno affettivo e pratico. È una sciocchezza socialmente insidiosa quella di seminare zizzania tra giovani e anziani. 36 - La Rivista marzo 2015 Nel tuo libro, tu sostieni a un certo punto che i genitori educando i figli a essere autonomi in qualche modo imparano a diventare inutili. I nonni che rientrano il gioco, cosa fanno? Imparano a tornare utili? Diciamo che bisogna capire di che utilità parliamo. C’è l’utilità funzionale al gruppo familiare e quella deleteria che crea dipendenze patologiche. La missione educativa dei genitori (ma anche dei nonni, degli insegnanti, dei leader) è quella di operare per diventare inutili, rendendo i figli capaci di volare con le proprie ali. Ciò non significa cancellare le interdipendenze. Nessun essere umano è autosufficiente sul piano relazionale. Senza relazioni si muore. Nei rapporti tra generazioni si alternano lungo tutta la vita fasi di maggiore e minore interdipendenza. Quando i figli lasciano il nido genitoriale di solito i contatti si attenuano. Questi si intensificano nuovamente in altre fasi del ciclo di vita del clan familiare, quali: l’arrivo delle nuove nidiate; le separazioni e i divorzi dei giovani genitori che comportano non di rado il “rimpatrio più o meno provvisorio” dei figli adulti con relativa prole sotto il tetto dei senior; il sopravvenire di problemi di salute dei più anziani; ecc. Nei vari episodi in cui hai strutturato il tuo libro, e ogni episodio termina proponendo sette idee di come reagire a determinate situazioni, tu parli anche delle situazioni di tensioni e rivalità, diciamo verticali, che a volte si creano fra generazioni diverse (tra la nuora e la suocera/ tra padre e figlio). Ci sono però anche quelle orizzontali: tra la nonna materna e paterna… …fra nonni biologici e nonni adottivi. Esistono feroci rivalità anche in questo caso. Per esempio nel libro cito un caso di un nonno che si è risposato tre volte. L’ultima moglie è piuttosto giovane non ha figli e non ne avrà mai. Quest’ultima nonna di adozione ha un evidente bisogno: vivere “l’esperienza genitoriale” per procura reclamando continuamente la presenza dei due nipotini del marito-nonno. Ciò suscita un grande disappunto da parte delle nonne biologiche. Sono i giovani genitori a dover arbitrare continuamente la situazione, cercando di applicare una sorta di par condicio nell’affidare i nipotini alle diverse nonne e nel tenere sotto controllo la conflittualità sempre latente. Con l’età non si diventa più saggi? L’invecchiamento non è purtroppo la strada sicura che conduce alla saggezza. Non necessariamente, età e saggezza crescono in un rapporto direttamente proporzionale. La saggezza va coltivata. La vecchiaia è il momento ideale per ricordarsene se si vuole dare un senso allo scorrere del tempo. Per chi suona il campanello di Mirko Formenti Il cuore è un cacciatore solitario Ma è così brutto, come titolo? E allora perché The Heart is a Lonely Hunter è stato tradotto con un usuratissimo L’urlo del silenzio? Santo cielo, non è mica un Harmony! Andiamo, a chi non è mai capitato di scoprire, magari del tutto casualmente, che uno dei propri film o libri preferiti ha un titolo completamente diverso nella loro lingua originale? Il che, di per sé, può essere un malinteso del tutto innocuo, anche divertente, come quando, incappando in The Catcher in the Rye di Salinger, ci si ritrova a pensare cose tipo: «bello! Accidenti, mi dev’essere sfuggito: e dire che Il giovane Holden mi è piaciuto un sacco!» – già, perché, come avrete capito, si tratta in realtà dello stesso libro (L’acchiappatore nella segale non avrebbe forse avuto un grande appeal). Certo, la cosa può essere del tutto innocente, ma, chiariamoci, può anche assumere tratti che voglio continuare a considerare grotteschi, piuttosto che drammatici, in particolare quando il titolo va a travisare del tutto il senso o l’atmosfera del film o del libro: è ancora un mistero, in effetti, come sia stato possibile rendere la drammatica avventura formativa di My Own Private Idaho di Gus Van Sant con il banalissimo Belli e Dannati, manco fosse la biografia di un ex-concorrente di Uomini e donne – il che, si capisce, ha probabilmente favorito gli incassi in Italia. Allo stesso modo, non è difficile intuire la logica di mercato che spinge gli editori di romanzi rosa a puntare sempre ed unicamente su certe parole chiave (al momento vanno in voga i segreti, i profumi e i sapori, combinati in varie salse: Il profumo delle foglie di limone, Il profumo del tè e dell’amore, Il linguaggio segreto dei fiori, Il segreto della collana di perle, Gli ingredienti segreti dell’amore, La casa dei racconti segreti, …) o su costruzioni standard, tipo « l’X dell’Y» (vedi sopra), oppure «l’X che faceva Y» (La ragazza che rubava le stelle, Il bambino che imparò a colorare il buio, la bambina che scriveva sulla sabbia, …), oppure, specialmente nei gialli o nei thriller, si punta sulla brevitas, con forme tipo «l’X» (Il negoziatore, L’esecutore, L’osservatore, Il Confessore…). E si noti che i titoli originali sono completamente diversi – per citarne un paio di quelli sopra: Lo que esconde tu nombre (Il profumo delle foglie di limone), Friends, Lovers and Other Indiscretions (Il profumo del tè e dell’amore), Paganinikontraktet (L’esecutore); questo genera anche la simpaticissima possibilità di poter trovare più libri con lo stesso titolo, come Il persecutore, di Rory Clements o di Ian Rankin. In campo cinematografico, si è sviluppato invece negli anni un sincero cattivo gusto del quale il campione resta sempre lui, quello che è universalmente riconosciuto come il più grave abuso titolatorio di sempre, ovvero Se mi lasci ti cancello, che, no, lo giuro, non è una commedia idiot-romantica, anche se evidentemente vogliono fare di tutto per farcelo credere: si tratta di una delicatissima e visionaria pellicola di Michel Gondry, che per la versione originale ha scelto niente meno che un verso di Alexander Pope: Eternal Sunshine of the Spotless Mind (e fino a Se mi lasci ti cancello la strada è molto lunga). Si potrebbe poi passare a quelle situazioni spassose come 007: licenza di uccidere (Dr. No), che sarebbe stato un titolo azzeccato, se solo poi non fosse uscito un ulteriore capitolo della saga intitolato Licence to Kill, che ha costretto i traduttori a scapolarla con un 007: Vendetta privata. Bisogna poi ricordare quella noiosissima prolissità anticipatoria che troviamo, per esempio, in È ricca, la sposo e l’ammazzo (A New Leaf), o nel classico romanticozzo Say Anything…, che è stato esegeticamente trasformato in Non per soldi…ma per amore, per non parlare dell’iconico Dirty Harry che in italiano è stato delicatamente parafrasato in Ispettore Callaghan: il caso «Scorpio» è tuo! (ma questo diciamo che si salva perché oramai è di culto, cosa ci vuoi fare); poi ci sono i titoli insensati e agghiaccianti, tipo da evitare il contatto visivo con il cartellone, come Lo spaventapassere (The Sitter) o Se ti investo mi sposi? (Elvis Has Left the Building) o alcune trovate che forse negli anni Ottanta sarebbero state considerate «ganze» ma oggi come oggi denotano una certa inattualità, tipo Un weekend da bamboccioni (Grown Ups), Svalvolati on the road (Wild hogs), Notte brava a Las Vegas (What Happens in Vegas – notte brava? Sul serio?), o Una notte da leoni (The Hangover). Quando invece è il titolo originale ad essere infelice, allora, per carità, va tenuto, come Pirati dei caraibi (Pirates of the Carribean), un titolo di quelli che fa venire l’appendicite ai romanzi, dove però ci si è riservati di modificare il sottotitolo The Curse of The Black Pearl nell’inspiegabile La maledizione della prima luna. Ma che criticoni: suvvia, chiudiamo con qualche elogio! Come dimenticare Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, molto più suggestivo del laconico Jeremiah Johnson, oppure Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird), o Nostra sorella Carrie (Sister Carrie), altri esempi di riuscitissima libertà di traduzione, per non parlare del colpo di genio che ha trasformato Grapes of Wrath (“grappoli d’odio”) nel monolitico Furore. Ah, eterno splendore dei titoli inviol(ent)ati! marzo 2015 La Rivista - 37 Dalla Svizzera degli Stati a quella federale La Convenzione di Stans (1481) e la rinascita della vecchia Confederazione di Tindaro Gatani Zurigo: il monumento equestre ad Hans Waldmann, condottiero e borgomastro. L’eroe svizzero delle guerre borgognone contro Carlo il Temerario fu Hans Waldmann (1435-1489), un personaggio che rappresentava, nel bene e nel male, la Svizzera del suo tempo. Nativo di Blickensdorf (Zugo), dopo aver seguito un apprendistato come sarto e conciatore di pelli, si trasferì a Zurigo, dove, nel 1452, ottenne la cittadinanza. La sua carriera militare iniziò quando, insieme al fratello Heini, prese parte alla Guerra dei Plappart contro la città di Costanza. 38 - La Rivista marzo 2015 L’Affare Waldmann Nel 1460, i due fratelli si arruolarono come mercenari in una spedizione contro l’abate di Kempten nell’Algovia e quindi parteciparono all’occupazione della Turgovia. Oltre che per le loro capacità militari, i due Waldmann facevano spesso parlare di sé per il loro carattere irascibile e violento, tanto che il loro nome è riportato più volte nei registri delle multe che la Città della Limmat faceva pagare agli attaccabrighe. Divenuto benestante gra- zie al commercio e a un buon matrimonio, Hans Waldmann fu uno degli uomini più in vista di tutta la Confederazione. Dopo che, come comandante delle truppe zurighesi, si era distinto nella battaglia di Grandson, i Confederati gli affidarono il comando supremo nello scontro di Murten. La strabiliante vittoria lo consacrò a eroe di tutta la Nazione svizzera. Le cronache narrano che la mattina del 22 giugno 1476, sotto un cielo grigio, i due schieramenti stavano l’uno di fronte all’altro: quello borgognone sulle alture dell’odierno Courlevon e quello svizzero a Corgevaux. Fu Hans Waldmann che, con fierezza, si mosse a cavallo verso il campo avversario con gli stendardi cantonali, mentre l’argoviese Hans von Hallwyl e il lucernese Gaspard von Hertenstein si preparavano a dare battaglia. Per ironia della sorte, Zurighesi e Lucernesi, che, in un primo momento, non erano stati tra i più convinti interventisti in quella guerra, furono decisivi nello scontro. Zurigo, grazie all’autorevolezza di Waldmann, assunse da allora in poi un ruolo direttivo tra i Cantoni. L’anno dopo, fu sempre lui a comandare le truppe confederate nella battaglia di Nancy, nella quale fu ucciso lo stesso duca di Borgogna. Dopo essere ritornato a Zurigo, ricco di gloria e di bottino, nel 1483, fu eletto borgomastro. La volontà di imporre la sua signoria sulla città e di estendere il suo potere su tutta la Confederazione, sollevò, però, un coro di proteste. A provocare quello che la storiografia ricorda come Affare Waldmann fu la rivolta dei contadini contro l’abbattimento dei loro cani ordinato dal Consiglio della città presieduto dallo stesso borgomastro. Gli storici non sono riusciti ad appurare se l’ordine di uccidere i cani sia stato dato per impedire ai contadini di usarli per andare a caccia, che era appannaggio dei soli cittadini, oppure, come sostengono i difensori di Waldmann, per prevenire la diffusione della rabbia. Quando, nella primavera del 1489, circa 2000 rivoltosi provenienti dalle campagne posero l’assedio davanti alle porte di Zurigo, rivendicando i loro diritti, Waldmann, per calmare gli animi, finse di accettare le loro richieste, ma poi cercò, però, di modificare l’intesa raggiunta a tutto suo vantaggio contro l’opposizione. La situazione precipitò al termine della riunione dei delegati cantonali che si tenne, il 31 marzo 1489, al ristorante zum Schwert della stessa Zurigo, quando il capitano della città, Hans Schneevogel, intimo amico e protetto di Waldmann, fu ucciso sul Rathausbrücke da alcuni avversari, scatenando una violenta protesta. Il giorno dopo, 1° aprile, il borgomastro, in una concitata riunione del Consiglio di città, cercò di calmare gli animi e di riprendere il controllo della situazione, ma i rivoltosi, forti anche dell’intervento dei contadini, irruppero nella sala della riunione e arrestarono quello che ormai consideravano un tiranno e il successivo 6 aprile lo giustiziarono. Un nuovo Consiglio, con a capo Heinrich Göldli, che Waldmann aveva estromesso dal potere, trattò allora un accordo con i contadini sotto l’arbitrato della Confederazione. Le Sprüchbriefe (lettere d’intento) firmate, La Spedizione della scrofa, in un’illustrazione del 1483. Dalla Amtliche Bernerchronik di Diebold Schlling il Vecchio (1445-1486). sulle rive della Limmat, il 9 maggio di quello stesso anno, imposero, da allora in poi, di tener sempre conto anche degli interessi e delle richieste delle classi rurali nel varo delle leggi e dei provvedimenti. Zurigo, con il passare del tempo, ha voluto onorare questo suo discusso ma nello stesso tempo illustre cittadino con un monumento equestre eretto sulla riva sinistra della Limmat, tra il Fraumünster e il Grossmünster, all’inizio della Münsterbrücke, il ponte progettato e costruito, nel 1836, sotto la direzione del trentino Luigi Negrelli. La Spedizione della Scrofa Dopo le Guerre di Borgogna, gli Svizzeri preferirono monetizzare subito il risultato ottenuto piuttosto che tenere per sempre i territori occupati. Essi, infatti, «dominati dalla cupidigia e ciechi di fronte agli interessi politici… si contentarono del denaro». La Franca Contea, ricca regione della Francia orientale con capoluogo Besançon, «che avrebbe potuto costituire un’immensa riserva di grano e di vino per la Con- federazione, fu ceduta al duca d’Austria [Federico V d’Asburgo, IV di Germania, III da Imperatore (1415-1493)], in séguito al Re di Francia per 150 mila fiorini… Luigi XI si prese la Borgogna e poté così avviare a compimento l’unità della Nazione, l’Austria occupò i Paesi Bassi e le altre terre sul Reno», già possedimenti dello sconfitto Carlo il Temerario (CALGARI Guido, op. cit., p. 174). Riguardo alla Franca Contea, che gli Svizzeri «non esitarono» a cedere «alla loro naturale nemica, l’Austria», alcuni storici parlano di «abbandono, quasi criminoso, in cambio di una somma irrisoria» (MARTIN William, op. cit., p. 71). Luigi XI aveva raggiunto il doppio obiettivo che «gli Svizzeri non sostituissero Carlo il Temerario a occidente delle sue frontiere» e che non «estendessero la loro influenza nella valle del Rodano o sui versanti del Giura». Per giunta, il re francese richiese anche «che essi restituissero (contro riscatto) il paese del Vaud alla Savoia» (Trattato di Friburgo del 1476). Poiché i Savoia non pagarono la somma pattuita, si venne a creare l’anomalia di un territorio rimasto ancora marzo 2015 La Rivista - 39 saccheggi e porre taglie sulle persone e le cose. La più «grottesca e brutta» di queste compagnie fu quella che si formò «durante il carnevale del 1477, ad Arth e a Weggis», che i Waldstätten «non erano stati in grado di soffocare». Alcune centinaia di soldati, reduci dalla battaglia di Nancy, scontenti per la scarsa mercede ricevuta, si rifiutarono di riprendere il loro vecchio lavoro e decisero, quindi, di marciare contro le ricche città della Confederazione fino a Ginevra, già appartenuta alla Borgogna, per estorcere una certa somma che essa doveva ancora ai Cantoni. A loro insegna issarono una bandiera blu con sopra una scrofa, donde il nome di Saubannerzug (letteralmente «Spedizione della scrofa») dato alla loro guerra personale. Quella spedizione, che fu detta anche della Folle vita o «della baldoria», perché su alcuni vessilli, accanto alla scrofa c’era anche raffigurato «un buffone», strada facendo arruolò altri fannulloni e scontenti che, «dappertutto, accorrevano nella speranza di risolvere i loro casi mediante la brutalità e il saccheggio». Al suo arrivo a Friburgo, la banda contava già oltre duemila forsennati. Berna, Lucerna e Zurigo, colte alla sprovvista di fronte a tanta brutalità, convinsero quei balordi a tornarsene a casa con regali in denaro, rifacendosi su Ginevra, costretta a pagare subito un terzo dei 24.000 fiorini che doveva dare ai Cantoni (CALGARI Guido, op. cit., pp. 175-176). La mediazione di Bruder Klaus In alto Heini Amgrud parla con Nicolao de la Flühe e, in basso, il messaggio del santo eremita viene letto alla Dieta di Stans. Dalla Amtliche Bernerchronik (1513) di Diebold Schlling il Giovane (1460 circa-1515). sotto il regno sabaudo, ma occupato dai Confederati, in questo caso dai Bernesi. Dopo le Guerre di Borgogna «restavano agli Svizzeri la gloria e il bottino… La divisione del bottino li portò sull’orlo della guerra civile e i loro successi li trascinarono nella grande politica, per la quale non erano fatti» (GILLIARD Charles, op. cit., pp. 32-33). I più potenti regnanti europei, sempre in guerra tra di loro, mandavano, intanto, loro reclutatori nei vari Cantoni per ingaggiare 40 - La Rivista marzo 2015 nuovi e più numerosi mercenari, offrendo stipendi, regali e pensioni. Sui vari fronti di guerra, si scontravano così, sempre più spesso, Svizzeri contro Svizzeri. La Confederazione era continuamente attraversata da compagnie di mercenari in partenza o di ritorno. Accanto a questi arruolati sotto le bandiere dei vari Cantoni e quindi sottoposti alla loro ferrea disciplina militare, si formarono compagnie di sbandati e di balordi con il solo scopo di compiere Alle discordie per la spartizione del bottino delle Guerre di Borgogna, si aggiunse il dissidio tra Città e Campagne, che scoppiò in tutta la sua virulenza dopo che, Berna, Zurigo e Lucerna, nel maggio 1477, avevano concluso un accordo di comborghesia con Friburgo e Soletta. Quel Patto, che avrebbe rotto l’equilibrio in seno alla Dieta federale, sembrò «però un’ingiuria bell’e buona ai Cantoni di campagna», che si aggiungeva «alle altre discordie» interne (Ibidem). I Cantoni rurali non volevano poi che «la Confederazione si sbilanciasse verso l’ovest, dove essi non avevano alcun interesse» (GILLIARD Charles, op. cit., p. 33). Per ricomporre le varie controversie, che avevano già assunto dimensioni drammatiche, i Confederati «fratelli-nemici», il 30 novembre 1481, si riunirono nella Dieta di Stans, città capoluogo del Nidwalden. L’incontro, invece di riportare la concordia, causò nuovi e più pesanti contrasti, portando la Confederazione sull’orlo di una grave spaccatura. Solo l’appello di Bruder Klaus o meglio Nicolao della Flüe (1417-1487), un eremita che viveva nel villaggio di Flüeli am Ranft, nel vicino Canton di Obwalden, riuscì a mediare la pace e a riportare la serenità e la concordia. Bruder Klaus, che era stato soldato, uomo politico, giudice, deputato alla Dieta federale e padre di ben 10 figli, si era fatto eremita per staccarsi dalla cupidigia delle persone. Il cronista lucernese Diebold Schilling il Giovane racconta che di lui si ricordò «un sacerdote [di Stans] venerabile e pio, chiamato Heini Amgrund», che, per evitare il conflitto, «durante la notte si alzò e, in tutta fretta, si recò alla Gola del Ranft da Bruder Klaus», al quale espose la gravità della situazione e l’indomani, 22 dicembre 1481, fece ritorno a Stans, proprio quando i delegati alla Dieta stavano per ritornarsene a casa per prepararsi all’inevitabile scontro. La partenza fu rinviata e tutti furono desiderosi di sentire il messaggio del sant’uomo. «E Dio — prosegue lo Schilling — ci concesse questa fortuna, che la situazione, critica al mattino, migliorasse di molto con questo messaggio, e, in un’ora, tutto fu regolato e sistemato». Il cronista parla per esperienza diretta, perché fu suo padre, Giovanni (Hans) Schilling, presso il quale lui stava lavorando «come sostituto», a «redigere l’atto degli accordi già elaborati… chiamato Convenzione di Stans… che, munita dai sigilli di tutti i Cantoni, fu accettata e giurata per sempre come le altre alleanze. Ecco perché le campane suonarono a festa. E tutto ciò accadde la sera del giorno di San Tommaso, il 22 dicembre dell’anno 1481» (SCHILLING Diebold il Giovane, Luzerner Chronik, 1513). Diebold Schilling il Giovane era, dunque, figlio del notaio Hans Schilling, fratello maggiore di Diebold Schilling il Vecchio, autore della Burgunderchronik, della Berner Chronik e della Spiezer Chronik. La Convenzione di Stans, che rinnovava solennemente il dettame della Carta dei Preti e della Carta delle donne, obbligava i Confederati al mutuo soccorso; stabiliva la persecuzione obbligatoria dei malfattori da parte del Cantone di origine del colpevole o di quello che era stato teatro del reato; proibiva le assemblee senza l’esplicita autorizzazione delle competenti autorità; prevedeva pene severe per chi sobillava alla rivolta i sudditi di atri Cantoni; stabiliva criteri più equi per la spartizione dei bottini di guerra. Per effetti di quella Convenzione, Friburgo e Soletta erano ammesse nella Confederazione con uno statuto più consono a quello dei paesi alleati, concedendo loro la qualità di Cantoni senza poter avere, però, una loro politica estera indipendente, nella quale «dovevano piegarsi alla volontà della maggioranza» (GILLIARD Charles, op. cit., p. 33). Il carattere laico della Confederazione veniva, ancora una volta, riconfermato dalla mancanza, nel preambolo di un «qualsiasi accenno a volontà o comandamenti divini» (WALDER Ernst, in DSS online, alla voce Convenzione di Stans). Alla conquista del Ticino Francesco (Attendolo) Sforza (1401-1466), ritratto da Bonifacio Bembo (1420-1480), conservato alla Pinacoteca di Brera, Milano. Il patto imponeva, quindi, a tutti i Cantoni di far leggere e giurare nelle loro assemblee, ogni cinque anni, le tre Convenzioni (di Sempach, della Carta dei preti e di Stans). Bruder Klaus, che, con la sua mediazione aveva salvato la Confederazione, sarebbe stato poi fatto santo dalla Chiesa cattolica ed è oggi patrono della Svizzera. La strada fatta, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre del 1481, da Heini Amgrund e l’eremo di Nicolao de la Flüe sono ancora oggi meta di tanti pellegrinaggi di devoti e patrioti svizzeri. Trovata la loro unità e compattezza, i Confederati potevano adesso riprendere le lotte di conquista e di espansione, interrotte a causa dei dissidi interni. Uri aveva, intanto, continuato la sua politica di espansione nel Ticino, dove, dopo la sconfitta di Arbedo del 1422, aveva tentato la rivincita contro il Ducato di Milano con una nuova spedizione nel luglio del 1425, quando, con un esercito di 5.000 armati svizzeri, aveva ripassato il Gottardo, ma fu fermato a Faido, più che dalle truppe viscontee «per effetto, sembra, dell’oro milanese». Su quell’episodio pesa, infatti, il sospetto che qualcuno abbia dato l’ordine di ritirarsi dietro pagamento di una certa somma. Ritratto d’epoca di Bruder Klaus, conservato alla Biblioteca Nazionale Berna. Fatto confermato dall’episodio avvenuto, nell’ottobre dello stesso anno, quando lo svittese Pertermann Rysig, con 500 arditi e con l’aiuto di 2.400 confederati, occupava la Val Formazza e Domodossola. A fronteggiarli arrivò, ai primi di novembre, il comandante visconteo Angelo della Pergola, già vittorioso con il Carmagnola ad Arbedo. Lo scontro fu evitato perché «anche stavolta dietro lo sborso di 30.000 fiorini del Reno, gli Svizzeri abbandonarono Domodossola» (ROSSI Giulio – POMETTA Eligio, op. cit., pp. 93-94). Lo stato di guerra cessò l’anno dopo con la firma della Pace di Bellinzona tra i Visconti e i Cantoni gottardisti. Le ostilità furono riaperte nel 1439, quando, in seguito a un contenzioso della Leventina con i gabellieri ducali, Uri trovò la scusa per ripassare il Gottardo e occupare Bellinzona. Con la pace del 1441, il duca Filippo Maria Visconti, in cambio della restituzione della città, concedeva l’esenzione doganale perpetua per tutti i Cantoni. Alla sua morte, ultimo del suo Casato, avvenuta il 13 agosto 1447, Milano, memore dei fasti del vecchio Comune, si ribellò e si proclamò Aurea Repubblica Ambrosiana, eleggendo generale in capo Francesco Attendolo detto Sforza, condottiero di mercenari e genero del defunto duca per aver preso in moglie la sua unica figlia naturale Bianca Maria. Francesco Attendolo (1401-1466), figlio maggiore di Muzio (1369-1424) originario di Cotignola (Ravenna) e soprannominato Sforza, cioè Forte, era entrato marzo 2015 La Rivista - 41 Stemma dei Visconti/Sforza (due aquile e due biscioni con corone ducali). in rapporto con il Ducato al tempo delle guerre di Milano contro la Repubblica di Venezia. Nell’ottobre del 1427, le truppe ducali al suo comando avevano subìto la cocente sconfitta di Maclodio, costringendo poi il duca di Milano a cedere, con la Pace di Ferrara del 1433, alla Serenissima i territori di Brescia e quelli di Bergamo fino all’Adda, che confinavano con i Grigioni poi alleati degli Svizzeri. Subito dopo quella sconfitta, Milano, insieme a Firenze e alla stessa Venezia, si schierò dalla parte degli Angioini contro gli Aragonesi nella lotta di successione sul Regno di Napoli. Filippo Maria Visconti, passato poi dagli Angioini agli Aragonesi, era stato sconfitto dall’esercito dei suoi ex alleati, comandato dal suo stesso genero Francesco Sforza. La creazione della Repubblica ambrosiana aveva, intanto, creato molte speranze tra i Ticinesi che, quando lo Sforza cominciò a tramare per ricostituire la Signoria, decisero di inviare loro volontari per sostenere i Milanesi 42 - La Rivista marzo 2015 che lottavano contro la restaurazione del vecchio regime. La battaglia di Giornico Del corpo di spedizione ticinese facevano parte, accanto ai volontari di Bellinzona, di Lugano e dei Paesi del Lago Maggiore, anche alcuni Leventinesi e Urani. Il loro sogno fu infranto quando, lo Sforza, dopo aver assediato Milano e strozzato sul nascere la neonata democrazia comunale, il 6 luglio 1449, batteva e metteva in fuga i repubblicani milanesi a Castiglione Olona. Poco tempo dopo, Bellinzona fu rioccupata dallo Sforza, che, il 25 marzo 1450, assunse la Signoria del Ducato, e poi avrebbe fatto di tutto per riprendersi la Leventina anche riscattandola. Nel 1458, egli offrì, infatti, 2000 ducati per riacquistare ogni diritto sulla Leventina, ma Uri si oppose e lo status quo ante fu riconfermato. A Francesco I Sforza sarebbe poi successo il figlio Galeazzo Maria (1444-1476), sposo di Bona di Savoia, con il quale gli Svizze- ri posero fine ai loro dissidi con il Ducato inerenti i diritti di pascolo, di raccolta delle castagne, della manutenzione della viabilità, con il Grande Capitolato di Milano del 26 gennaio 1467, che, tra l’altro, stabiliva: 1. La Leventina è ceduta a Uri, sotto forma di subaffitto dai Canonici del Duomo; 2. l’immunità daziaria a favore di Uri e Leventina sino alle porte di Milano; 3. soluzione arbitrale delle controversie relative al commercio; 4. facoltà di Uri di conferire i benefici ecclesiastici in Leventina (ROSSI Giulio – POMETTA Eligio, op. cit., p. 97). Nonostante il solenne impegno del Grande Capitolato, il duca si era sempre rifiutato di concedere il pieno possesso della Leventina agli Urani. Il 25 dicembre 1476, Galeazzo Maria Sforza, accusato di corruzione e crudeltà, fu assassinato, all’età di 32 anni, da una congiura di nobili milanesi. Tra i cospiratori c’erano Carlo Visconti, al quale il duca aveva disonorato la sorella, Giovanni Andrea Lampugnani, al quale aveva insidiato la moglie, e il poeta Girolamo Olgiati, che aveva partecipato ispirandosi ai modelli classici dei tirannicidi. Le vittorie di Grandson e Morat dello stesso anno 1476 avevano, intanto, ancora una volta, consacrato gli Svizzeri come i più forti guerrieri europei del XV secolo. Le mire espansionistiche di Uri verso sud avrebbero quindi portato a nuovi scontri tra Confederati e il Ducato di Milano. Approfittando dell’interregno ducale, nel novembre del 1478, una piccola schiera di circa 500 uomini della Leventina, di Blenio e di Riviera con pochi seguaci del Vallese, di Berna e di Zurigo, si spinsero fino a Biasca, a Lodrino e a Claro, e, nonostante qualche piccolo saccheggio, furono accolti come liberatori da una popolazione da tempo ostile al Ducato. Sembrava una banda di predoni scesi dalle Alpi, tanto che, in un primo momento, nessuno a Milano capì la gravità del pericolo. Quei militari erano, però, soltanto l’avanguardia di un esercito di 10.000 Confederati, giunto di sorpresa e accampatosi, il 30 novembre 1478, sotto le mura di Bellinzona. Al sopraggiungere dell’esercito ducale, anch’esso composto di circa 10.000 soldati, i Confederati ripresero la via del ritorno, lasciando solo 175 uomini a presidiare la Leventina insieme a circa 400 uomini della milizia locale. E fu questo sparuto numero di armati, il 28 dicembre 1478, a cogliere di sorpresa e a mettere in fuga l’esercito milanese. Dal nome della località dello scontro, l’avvenimento sarebbe passato alla storia con il nome di Battaglia di Giornico o dei Sassi Grossi, in ricordo dei macigni dietro i quali si erano nascosti gli assalitori delle truppe ducali. Scaffale Giuliano Ferrara Matteo Renzi E l’italia che vorrà Andrea Camilleri La relazione (Mondadori pp. 177; € 17,00) (Rizzoli pp. 116; € 15,00) Hervé Falciani Angelo Mincuzzi La cassaforte degli evasori (Chiare Lettere pp. 260, € 13,90) l decano dei giornalisti scomodi per la prima volta in libreria. Una requisitoria pubblica e una confessione privata che farà discutere tutti, irritare molti. Un ritratto folgorante dell’uomo che sta rivoluzionando l’Italia, il vero erede del cavaliere che fu. “Abbiamo smentito gufi e rosiconi, sono felice, andiamo avanti come treni.” Come un abile delfino del Cavaliere, Renzi sta trasformando la lingua e la politica di un’Italia che fatica a tenergli il passo. E, com’era prevedibile, il catalogo dei suoi avversari inizia ad assomigliare in modo impressionante a quello di Berlusconi: i poteri forti e i salotti buoni, Confindustria e i sindacati, l’Europa e i “manettari”. “Stessi nemici, in contesti diversi, e in contesti diversi forse gli stessi errori”, per questo Renzi ha già metà del piede nella tagliola. Che in Italia non tarda mai a scattare. “Volete che un vecchio e intemerato berlusconiano pop, come me, non si innamori del boy scout della provvidenza?” Quella del royal baby è una provocazione all’establishment nostrano, che Giuliano Ferrara, col suo stile inimitabile, accetta e porta fino in fondo: perché Renzi non ha rottamato solo la classe dirigente del Pd, ma almeno un paio di generazioni che hanno combattuto le loro battaglie e hanno, con alcuni onori e qualche disonore, perduto. Allora è arrivato il momento di cedergli il passo e, con dignità, abdicare: “Largo ai giovani e bando ai tromboni: non avrei mai pensato che potesse essere questo un programma civile, invece lo è”. Mauro Assante è, prima di ogni altra cosa, un uomo serio: ha sempre lavorato con scrupolo estremo, guadagnandosi incarichi di crescente responsabilità nell’istituzione in cui presta servizio, l’authority preposta al controllo della trasparenza delle banche italiane. Si è sposato tardi, con la sola donna che sia riuscita ad aprire una breccia nel suo temperamento ombroso, e ha un figlio piccolo, che trascorre i mesi estivi con la madre, in montagna. Questa estate Mauro si trattiene in città perché gli è stato affidato il compito di stilare una relazione particolarmente delicata su di un istituto bancario che con ogni probabilità verrà commissariato in seguito alla sua ispezione. Ma proprio durante queste solitarie giornate di lavoro, nella sua prevedibile esistenza iniziano ad aprirsi minuscole crepe. Dimentica aperta la porta di casa, riceve una telefonata beffarda, si convince di essere seguito da un uomo in motorino. Soprattutto, riceve la visita di una meravigliosa ragazza che evidentemente ha sbagliato indirizzo. Strano, ci dev’essere stato un errore. Ma dalla vita di Mauro Assante gli errori erano sempre stati banditi; così come sarebbe bandito il batticuore che invece lui prova quando, poche sere dopo, rincontra per caso quella stessa ragazza bionda... L’estate avanza, le temperature aumentano, la stesura della relazione si fa più complessa e con essa l’ansia di consegnare tutto senza sbavature, senza condizionamenti. Ecco la storia e la testimonianza di un personaggio unico, inseguito da servizi segreti, magistrati e polizie di mezza Europa. Una primula rossa, un po’ Robin Hood, che decide di fare la guerra ai paradisi fiscali e di denunciare il sistema che li protegge. Lui, funzionario informatico della banca Hsbc di Ginevra, può farlo, se vuole. In una notte recupera i file con le liste dei nomi e le informazioni riservate, e scappa, deciso a far scoppiare lo scandalo. La polizia svizzera lo insegue, lui si rifugia in Francia, anche lì è inseguito e temuto, finché il vento cambia. Servizi segreti e governi capiscono che attraverso Falciani possono arrivare a molti personaggi che per anni si sono nascosti dietro nomi falsi. Immensi patrimoni illegali, legati al narcotraffico e alle mafie, possono essere rivelati. Falciani è disposto a collaborare, non prima di aver vissuto varie peripezie che nel libro vengono raccontate come in un film d’avventura. La Francia riesce a recuperare più di 230 milioni (escluse multe e altre tasse), la Spagna lo incarcera per qualche mese finché ottiene una parte dei nomi dalla cosiddetta “lista Falciani”, l’Italia sta a guardare, eppure… Hervé Falciani è un ingegnere informatico italofrancese. Dal 2009 ha collaborato con le polizie di diversi paesi permettendo loro di accedere al sistema informatico della banca privata Hsbc di Ginevra, dove lavorava dal 2001. La cosiddetta lista Falciani (130.000 nomi) ha reso possibile il recupero di milioni di euro evasi da cittadini soprattutto francesi e spagnoli. Angelo Mincuzzi è caporedattore e inviato del quotidiano Il Sole 24 Ore e autore di importanti inchieste su politica ed economia. marzo 2015 La Rivista - 43 Segantini, La Vanità (La fonte del male), 1897, olio su tela, 77 x 124 cm, Zurigo, Kunsthaus Le frenesie segantiniane di Dino Campana A cento anni dal proficuo viaggio in Svizzera del poeta di Giuseppe Muscardini I mmerso nei continui turbamenti di una personalità instabile e nella sperimentazione di continui viaggi e fughe, deluso dagli incontri sterili con gli intellettuali fiorentini, Dino Campana intraprese in più occasioni viaggi in Svizzera. Il più importante si svolse tra il 1914 e il 1915. Che l’uomo sia anche il frutto dei suoi viaggi e dei luoghi in cui è stato, non è una novità. Se è vero come è vero che chi viaggia vive due volte, una riconsiderazione dello spostamento geografico come terapia sarebbe auspicabile, in quest’epoca di trasvolate facili ed escursioni a basso prezzo. Dino Campana viaggiò quando ancora la formula del low cost non esisteva, così come non esistevano le tariffe smart price proposte dalle compagnie ferroviarie. C’era però l’idea di un percorso esplorativo, c’era l’entusiasmo talvolta abbinato alla scomodità della terza classe o dei tuguri inospitali, dove si pernottava. Equivaleva ad affermare una presenza nel mondo, specie quando si dovevano coprire a piedi lunghi tragitti. Un sentimento al quale Dino Campana aderì ogni volta in cui si mise in cammino per la Svizzera. A Marradi, suggestivo borgo dell’Appennino tosco-emiliano, Dino Campana vide la luce il 20 agosto 1885. Vi trascorse l’infanzia e parte dell’adolescenza, alternando momenti di autentica spensieratezza allo scoramento derivante dalla convinzione di non essere molto amato dalla madre, o almeno non quanto lo era il fratello minore Manlio. All’età di quindici anni si presentarono i primi sintomi della malattia nervosa, con conseguenti disagi comportamentali. Ne seguirono insuccessi scolastici, trasferimenti presso gli istituti di formazione, a Faenza prima e a Carmagnola poi, ansietà, sbalzi d’umore e un bisogno irrefrenabile di fuggire dai luo- 44 - La Rivista marzo 2015 ghi che frequentava ogni giorno. Già in data 12 maggio 1909 il poeta aveva inoltrato regolare domanda al Sindaco di Marradi per il rilascio del passaporto per la Svizzera. Si legge testualmente nella richiesta: Al Signor Sindaco di Marradi. Il sottoscritto fa rispettosa istanza alla S.V. al fine di ottenere un passaporto Governativo per la Svizzera. Con rispettosa osservanza. Dino Campana di Giovanni. Marradi 12 maggio 1909. Se si escludono i viaggi nel Canton Ticino a far data dal 1906, con permanenze a Bignasco e a Locarno, il periodo decisivo che sancì il suo legame con la Svizzera fu il biennio 1914-1915. Aveva trent’anni e si trovava oltre il Gottardo, quando il vagare lento gli regalò una felice intuizione: sostituire con Ritratto fotografico di Dino Campana Canti Orfici il titolo precedentemente assegnato alla silloge di versi e prose poetiche Il più lungo giorno, alla quale aveva lavorato tra il 1912 e il 1913. La raccolta uscì a Marradi nel 1914 dai torchi della Tipografia Ravagli, con sottotitolo in lingua tedesca Die Tragödie des letzten Germanen in Italien. In Svizzera proseguì le sue esperienze di vita, non sempre alate o intrise di spontaneo lirismo, ma semplicemente umane e dettate dalle contingenze. Nel marzo 1915 raggiunse Losanna e il mese successivo Ginevra, dove trovò occupazione come operaio grazie al sostegno delle Associazioni italiane all’estero. Un lavoro che non durò a lungo, perché fu presto licenziato, pur con un giudizio favorevole sul suo operato, da far valere come Richiesta formale del 12 maggio 1909 inoltrata da Dino Campana al Sindaco di Marradi per il rilascio del passaporto per la Svizzera referenza. E fu ancora in Svizzera, a contatto con le vette e gli abissi del quotidiano, che dimostrò di saper coniugare per istintivo candore la bassezza con il sublime, l’ordinario con il poetico, la sensualità del vivere con le urgenze del corpo. Abbiamo conferma di questa sua attitudine in una lettera del maggio 1915 inviata da Ginevra e indirizzata ad Ardengo Soffici, dove racconta di una fugace esperienza amorosa con una svizzera segantiniana. Un incontro occasionale e mercenario durato due ore che gli costò dieci minuti di discorsi e una lira di affitto della stanza. A giudicare dal dettagliato resoconto, il tutto avvenne probabilmente all’interno di un bordello: Questo è successo in un caffè con fanciulle…, un ambiente dotato di arredi ed oggetti dell’effimero per condire l’adescamento, organetti, specchi, conterie, cioccolato... Mezzi di “conforto” da cui rimase visibilmente colpito, perché in quell’ambiente ritrovò la semplicità della vita e dell’amore. Nel consolante svolgersi del commercio carnale, Campana non si privò del piacere di dare sfogo alla sua sensibilità poetica, alimentata dalla cultura visiva del tempo. Lo dimostra l’esplicito riferimento alle donne raccontate in effigie da Giovanni Segantini, all’epoca scomparso da sedici anni. È alla Vanità del 1897, oggi conservata al Kunsthaus di Zurigo, che si è portati a pensare; o più verosimilmente al Nudo femminile del 1890, dove la postura e le mosse del soggetto stabiliscono una piena sintonia con i richiami pittorici segantiniani presente nella lettera di Campana a Soffici. Il tutto pare riassunto per magia nelle suadenti prose de La notte, con cui si aprono i Canti Orfici: ... e giunsi là fino dove le nevi delle Alpi mi sbarravano il cammino. Una fanciulla nel torrente lavava, lavava e cantava nelle nevi delle bianche Alpi. Si volse, mi accolse, nella notte mi amò. E ancora sullo sfondo le Alpi il bianco delicato mistero, nel mio ricordo s’accese la purità della lampada stellare, brillò la luce della sera d’amore. Un anno più tardi, nell’agosto 1916, la sua vita sarà scossa dall’incontro con Sibilla Aleramo, un amore tormentato che si risolverà con un sofferto abbandono da parte della scrittrice, già famosa per aver dato alle stampe nel 1906 il discusso romanzo autobiografico Una donna. Ma all’epoca il poeta-errante aveva la consapevolezza di portare dentro di sé una qualche responsabilità individuale, percepita dagli altri come diversità. Con l’idea della diversità si addita l’irrequieto, lo squilibrato, il folle. Ma ben sappiamo che la follia, se argomentata con la sapienza di Erasmo da Rotterdam, con la naïveté di Antonio Ligabue o con la malinconia di Torquato Tasso, diviene specchio di civiltà e induce a riflessioni sulla centralità dell’uomo rispetto all’Universo. Negli anni che precedettero la morte, Campana vagheggiava il ritorno oltre Gottardo. Mancò il tempo. Il 1° marzo 1932 cessò di vivere nelle stanze dell’Ospedale psichiatrico della Villa di Castelpulci presso Scandicci, dove era stato ricoverato con una diagnosi di psicosi schizofrenica. Fu sepolto il giorno Giovanni Segantini, Nudo femminile, 18841886, olio su tela, 174 x 87 cm successivo nel cimitero di San Colombano a Badia a Settimo, ma curiosamente l’inquietudine che caratterizzò la sua intera esistenza ebbe una sorta di prolungamento dopo la morte. Dieci anni più tardi i suoi resti furono trasferiti per volere dello scrittore e uomo politico Piero Bargellini in una cappella sotto il campanile della chiesa di San Salvatore. Come avvenne in vita, ancora una volta il corpo di Campana pareva destinato a un’erranza prolungata: la cappella fu devastata nel 1942 dalle truppe di occupazione nazista, che demolirono il campanile con la dinamite. Solo al termine della guerra le spoglie del poeta furono ricomposte e tumulate nella chiesa di San Salvatore a Badia a Settimo, dove attualmente si trovano. All’esumazione presero parte personalità della cultura, uomini di pensiero, poeti e narratori come Vasco Pratolini, Eugenio Montale, Carlo Bo e Alfonso Gatto, testimoniando all’autore dei Canti orfici la loro dedizione intellettuale. marzo 2015 La Rivista - 45 Fino al 28 giugno alla Fondazione Beyeler Paul Gauguin: alla ricerca di un paradiso perduto È stata inaugurata lo scorso 8 febbraio a Riehen/Basilea alla Fondazione Beyeler la mostra Paul Gauguin (1848–1903). L’esposizione è senza dubbio uno degli eventi culturale fra i maggiori del 2015 a livello europeo. Il percorso espositivo presenterà gli autoritratti di Gauguin e i visionari dipinti del suo periodo in Bretagna, ma si concentrerà soprattutto sulle opere realizzate a Tahiti. In esse l’artista celebra il suo ideale di un mondo esotico e incontaminato, coniugando armoniosamente natura e cultura, misticismo ed erotismo, sogno e realtà. Oltre ai dipinti la mostra comprende una selezione di enigmatiche sculture di Gauguin che evocano l’arte dei mari del sud, già allora in gran parte scomparsa. Circa una cinquantina sono i capolavori di Gauguin provenienti dai più rinomati musei internazionali e dalle maggiori collezioni private. Si tratta della rassegna ben pensata e strutturata che mette in mostra un’ottima rappresentazione della produzione più prestigiosa dell’artista francese. Nelle sale si possono ammirare sia i molteplici autoritratti di Gauguin sia le sue composizioni visionarie e spirituali del periodo bretone. Il fulcro della mostra è rappresentato dai quadri celeberrimi realizzati dall’artista a Tahiti. In queste tele Gauguin solennizza la sua visione di un mondo esotico intatto, fondendo natura e cultura, mistica ed erotismo, sogno e realtà in un’armonia perfetta. Accanto ai dipinti la mostra allinea anche una selezione di enigmatiche sculture di Gauguin, che fanno rinascere l’arte dell’Oceania, già allora quasi del tutto scomparsa. Tra le opere esposte anche Nafea Faa Ipoipo (Quando mi sposerai?) il quadro che di recente è stato venduto ai Qatar Museums, un consorzio di musei nazionali di Doha, per la cifra record di quasi 300 milioni di dollari. Il dipinto è stato esposto per decenni esposto al Kunstmuseum di Basilea. Non esiste al mondo un museo d’arte intitolato a Gauguin, motivo per cui gli eccezionali prestiti giungono da tredici nazioni: Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Belgio, 46 - La Rivista marzo 2015 Paul Gauguin Arearea, (Divertimento) 1892 olio su tela, 75 x 94 cm Musée d’Orsay, Paris, Legat von Monsieur und Madame Lung, 1961 © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski Paul Gauguin Aha oe feii?, (Che c’è sei gelosa?) 1892 olio su tela 66 x 89 cm Musée d’État des Beaux-Arts Pouchkine, Moscou © Musée d’État des Beaux-Arts Pouchkine, Moscou Gran Bretagna con Inghilterra e Scozia, Danimarca, Ungheria, Norvegia, Repubblica Ceca, Russia, USA e Canada. Le opere raccolte a Basilea vengono dalle più importanti collezioni di Gauguin del mondo, tra cui spiccano istituzioni come il Musée d’Orsay, Parigi; l’Art Institute of Chicago; i Musées Royaux des Beaux Arts de Belgique, Bruxelles; la National Gallery of Scotland, Edimburgo; il Museum Folkwang, Essen; la Gemäldegalerie Neuer Meister der Staatlichen Kunstsammlungen, Dresda; il Wallraf-Richartz-Museum, Colonia; la Tate londinese; il Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid; il Museum of Modern Art, New York; la Galleria nazionale di Praga e altre. In particolare la Fondation Beyeler è riuscita a farsi concedere per la mostra un gruppo di opere di Gauguin dalle leggendarie collezioni russe dell’Ermitage di San Pietroburgo e dal Museo Pushkin di Mosca. “Non solo come artista, ma anche come uomo, Paul Gauguin fu una personalità affascinante. Siamo felici di essere riusciti a riunire a Basilea i suoi capolavori che arriveranno da tutto il mondo. Persino per la Fondation Beyeler, riconosciuta internazionalmente per la qualità delle sue mostre, si tratta di una vera e propria sensazione“ sottolinea Sam Keller, il direttore del museo. Le straordinarie creazioni di Gauguin raccontano della ricerca di un paradiso perduto, testimoniano della vita dell’artista, trascorsa tra mondi e culture e animata da passione e spirito d’avventura, come in un film. Nessun artista più di Paul Gauguin ha affrontato un cammino lungo e avventuroso per trovare sé stesso e un’arte profondamente nuova. Dopo l’infanzia trascorsa in Perù, il suo essere marittimo giramondo su un mercantile, agente di borsa e bohémien nella Parigi fin de siècle, amico e sostenitore degli impressionisti, membro della comunità artistica di Pont-Aven in Bretagna, coinquilino di Van Gogh ad Arles, sempre tormentato dal desiderio bruciante per un’isola dei beati che spera di trovare a Tahiti e come eremita nelle isole Marchesi, fa di lui il primo nomade moderno ed emarginato volontario in rivolta contro la società che l’arte conosca. A Gauguin si deve la scoperta di un’inedita forma di sensualità, esotismo, primitivismo e libertà per l’arte moderna. Intervenendo all’inaugurazione, Guy Morin, il presidente del Consiglio di Stato di Basilea Città dice: “Paul Gauguin è uno dei grandi, grandi artisti! La presentazione dei suoi leggendari capolavori prossimamente alla Fondation Beyeler costituisce un evento di rilievo per i cittadini di Basilea e per tutta la regione. Una mostra di questaimportanza e di una tale eccezionale qualità testimonia ugualmente della eccellente reputazione di Basilea, città votata all’arte. La sua fama di polo dell’arte è sostenuta da lungo tempo dalla passione e dall’entusiasmo per l’arte della sua gente. Il notevole programma di mostre alla Fondation Beyeler contribuisce da molti anni a mantenere questa tradizione ad un livello internazionale. Sono particolarmente felice di potere ammirare da vicino le meravigliose tele che Paul Gauguin ha realizzato in Bretagna e a Tahiti e sono convinto che questa esperienza artistica resterà per molti un evento indimenticabile”. Anche Daniel Egloff, direttore di Basilea Turismo, si è detto molto lieto: “di questa mostra evento alla Fondation Beyeler, in quanto una simile rassegna di grande richiamo favorisce la reputazione di Basilea come capitale culturale della Svizzera. Inoltre, siamo convinti che questa esposizione attirerà numerosi turisti”. L’esposizione, di grande spessore emotivo, viene completata da un’ampia offerta di mediazione e didattica d’arte: per la prima Paul Gauguin Parau api, (Cosa c‘è di nuovo?), 1892, Olio su tela 67 x 91 cm Galerie Neue Meister, Staatliche Kunstsammlung Dresden Fotografia di Jürgen Karpinski volta la mostra comprende uno spazio multimediale pensato per tematizzare la biografia dell’artista e le sue opere principali. In aggiunta al catalogo scientifico esce una pubblicazione d’accompagnamento destinata al largo pubblico. Paul Gauguin Nafea faaipoipo, (Quando ti sposerai?) 1892 olio su tela, 105 x 77,5 cm Collezione Rudolf Staechelin © Kunstmuseum Basel, Martin P. Bühler Paul Gauguin Femme à l’éventail, 1888 olio su tela, 91,9 x 72,9 cm Museum Folkwang, Essen © Museum Folkwang, Essen marzo 2015 La Rivista - 47 Benchmark di Nico Tanzi Il telegramma, l’e-mail e la vita impaziente “Si prendono più api con una goccia di miele che con un barile di aceto”, recita un detto ormai in disuso. Metafora icasticamente efficace per esprimere saggio apprezzamento verso una virtù che sembrerebbe ai nostri giorni altrettanto in disuso: la pazienza. In questi tempi che scorrono veloci all’insegna del “tutto e subito”, in cui siamo tutti ansiosi di fare, di andare, di raggiungere, di ottenere – e senza por tempo in mezzo –, questa qualità umana parrebbe più che altro un residuato un po’ obsoleto di epoche a-tecnologiche, in cui anche la categoria del tempo sembrava avere un altro valore e un altro senso. Oggi abbiamo fretta tutti. Abbiamo fretta a prescindere. A prescindere dalle effettive urgenze, a prescindere da ogni realistica valutazione delle esigenze del momento. Fa sorridere pensare ai tempi in cui per ricevere una risposta da qualcuno era necessario attendere una lettera, o – se proprio c’era urgenza – un telegramma. Non è passato poi così tanto, eppure oggi un’e-mail che rimane senza risposta per più di qualche ora comincia a renderci nervosi. Il nostro rapporto con il tempo è mutato in termini talmente parossistici da portare a volte a effetti che rasentano il comico. Mi ha fatto sorridere qualche giorno fa leggere dell’aumento vertiginoso del consumo di verdure già lavate fra i pensionati. Che arrivano a pagare l’insalata fino all’800% (ottocento per cento) in più per risparmiare qualche minuto di tempo. Ora: potrei (quasi) capire chi ha già ritmi forsennati di suo e magari deve dividersi fra lavoro, casa, figli eccetera. Ma che diamine avranno da fare, i pensionati, per non avere il tempo di lavare l’insalata? L’impazienza d’altronde si va tramutando in un atteggiamento di fondo, e si propaga in ogni direzione. Anche fra i bambini, che assorbono prestissimo l’ansia di bruciare le tappe e smaniano dalla voglia di diventare grandi. Con il risultato che i teenagers – nelle parole di Pasquale Di Pietro, presidente della società italiana di pediatria – “restano poi adolescenti ben oltre l’età anagrafica, in quella condizione di eterni figli ormai nota alle statistiche, mostrando crescenti fragilità psicologiche e aumento delle depressioni, dei disturbi alimentari e anche degli episodi di bullismo”. Quello che viene così a mancare, per tutti coloro i quali vengono presi nel meccanismo della vita impaziente, è non solo e non tanto la capacità di gestire correttamente il tempo, quanto – alla lettera – l’atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le avversità, le molestie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività e perseverando nelle azioni. Esercitare la pazienza in modo consapevole significa riuscire a mettersi in ascolto del mondo esterno e delle proprie reazioni interiori, e reagire di conseguenza senza lasciarsi deviare dall’emotività (e dalla fretta). Creandosi in tal modo – come ha scritto Fabio Gabrielli su Lifegate – “una via privilegiata al pensiero prospettico, alla complessità, alla capacità di non fermarsi a sintesi provvisorie o effimere, bensì andare in profondità, a cogliere le infinite sfumature dell’esistenza, a scoprire e confrontare le molteplici alternative che la vita ci offre, troppo spesso ridotte solo al produttivismo ad oltranza, al ruolo sociale, all’immersione acritica nel Mercato. La pazienza si declina, così, come contemplazione, che non è affatto vuoto moto dell’anima, astorica dimensione del pensiero, bensì sguardo vigile, profondo su tutta la complessità dell’esistente”. Uno che di pazienza se ne intendeva, Giacomo Leopardi, ha scritto che La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico. E se era vero ai suoi tempi, oggi lo è mille volte tanto. marzo 2015 La Rivista - 49 Dal 19 al 22 Marzo a Locarno L’immagine e la parola: quattro giorni nell’universo di Emmanuel Carrère È lo scrittore, sceneggiatore e regista francese Emmanuel Carrère l’ospite attorno a cui ruoterà il programma della terza edizione dell’evento primaverile del Festival del film Locarno (19 – 22 marzo). A Carrère, creatore poliedrico e sperimentatore di forme, il Festival ha chiesto di comporre un programma fatto di proiezioni e incontri che svelino il suo immaginario creativo, indagando il rapporto tra scrittura e cinema. Emmanuel Carrère (Parigi, 1957) inizia la sua carriera come critico cinematografico scrivendo per Positif e pubblicando una monografia su Werner Herzog. Il suo esordio come romanziere risale agli anni ottanta con L’Amie du jaguar (1983). Nel 1986 esce Baffi, da cui ha tratto il suo secondo film da regista, L’amore sospetto, presentato nel 2005 alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes. Il suo debutto alla regia data invece del 2003 con Retour à Kotelnich, selezionato al festival di Venezia nella sezione Nuovi territori. La sua intera produzione letteraria è stata pubblicata in tutto il mondo riscuotendo un importante successo di critica e pubblico: La settimana bianca (1995), L’avversario (2000), Vita come un romanzo russo (2007), Vite che non sono la mia (2009) e Limonov (2011), vincitore del premio Renaudot. Nella sua carriera Carrère ha saputo spaziare dalla critica cinematografica alla letteratura, dal documentario alla finzione, dal grande schermo alla televisione. Fra i suoi lavori figurano infatti anche numerose sceneggiature per film e serie-tv, tra cui Les Revenants (2012) dalla cui esperienza prende il via il suo ultimo romanzo, Il Regno (2014), incentrato sul cristianesimo delle origini. L’opera, a cui è stato attribuito nel mese di settembre il premio letterario di Le Monde, è edita nella sua versione italiana da Adelphi e disponibile a partire dal 26 febbraio. Ospite dell’evento primaverile del Festival di Locarno, l’attrice e regista italiana Valeria Golino sarà protagonista insieme a Emmanuel Carrère di una lettura scenica de Il Regno, ultimo romanzo dello scrittore francese. Introdurrà inoltre il film da lei diretto, Miele, insieme alle co-sce- 50 - La Rivista marzo 2015 neggiatrici Francesca Marciano e Valia Santella. Anche la presenza del regista polacco, autore dell’acclamato Ida, costituisce uno dei tasselli del programma de L’immagine e la parola. Durante la manifestazione si terrà inoltre, per la prima volta a Locarno, una sessione di AdaptLab, workshop del TorinoFilmLab sull’adattamento cinematografico di opere letterarie, destinato ai professionisti del settore. Carlo Chatrian, Direttore artistico del Festival del film Locarno ha così motivato la scelta di Carrère come guest curator dell’evento: “Nel corso della sua ricca carriera – tuttora in evoluzione – Carrère ha adottato diversi stili e linguaggi, chiedendo tecniche in prestito di volta in volta al cinema e alla letteratura. La sua volontà di scavalcare d’un passo gli steccati e di interpellare il fruitore in modo diretto ce lo rende vicino: i suoi libri assomigliano a dei progetti di film da farsi, con il loro approccio “documentaristico” risuonano rispetto alle opere che a Locarno spesso ospitiamo e rilanciamo. Di qui il desiderio di chiedergli di essere a Locarno per incontrare giovani cineasti in una se- rie di laboratori. Di più, incontrandolo ci è venuta voglia di pensare insieme a lui a una concezione diversa della manifestazione che sia più organica rispetto al tema e agli obiettivi prefissati. L’edizione 2015 de L’immagine e parola non è semplicemente dedicata a lui, ma è composta da Carrère stesso, che ne ha curato il programma quasi fosse una possibile estensione del suo universo.” Dal canto suo, Mario Timbal, Direttore operativo, ha detto: “Con la terza edizione, L’immagine e la parola conferma il suo ruolo di evento cardine nel panorama delle proposte del Festival del film Locarno durante il corso dell’anno. Un’offerta artistica di primissimo livello e la presenza di ospiti illustri andranno a costituire un appuntamento di richiamo nazionale e internazionale.” Come per le edizioni precedenti, L’immagine e la parola va a comporre il programma di Primavera Locarnese, unitamente agli Eventi Letterari Monte Verità e a Youtopia. Maggiori informazioni sul programma e gli workshop: www.pardo.ch Sequenze di Jean de la Mulière Selma di Ava DuVernay Stati Uniti, estate 1965: durante la presidenza Johnson un gruppo di manifestanti, guidati dal reverendo Martin Luther King, scelsero la cittadina di Selma in Alabama, nel profondo sud degli Stati Uniti, per manifestare pacificamente contro gli ostacoli che impedivano ai cittadini afroamericani di poter esercitare il proprio diritto di voto, da cui di fatto, se non di diritto, erano esclusi negli Stati ancora razzisti e segregazionisti del Sud, che rispondevano a ogni tentativo di rivendicarlo con omicidi, attentati e repressioni violente. L’afroamericana 42enne Ava DuVernay, miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per Middle of Nowhere, sceglie a sua volta quell’episodio storico come cartina di tornasole della battaglia per i diritti civili in America e offre un ritratto complesso e sfaccettato di una delle personalità più influenti e meno cinematograficamente documentate del passato americano. DuVernay realizza una serie di piccoli miracoli: primo fra tutti togliere MLK dall’agiografia per restituirci la sua umanità, comprensiva di dubbi, sconfitte e cedimenti, senza per questo (o anzi, proprio per questo) sminuire la sua statura etica e politica e la sua importanza nell’evoluzione di una coscienza civile collettiva. La storia raccontata da Selma restituisce alla politica il suo significato superiore. Le scelte di King sono dettate dal bene comune, il suo infallibile istinto gli fa compiere gesti anche impopolari ma di lungimiranza storica inconfutabile, e illustra la necessità (e fondamentale nobiltà) della negoziazione politica indirizzata verso un fine ultimo elevato. La capacità di King di non accontentarsi del successo temporaneo per tenere lo sguardo fisso sulla meta finale è un saggio narrativo su ciò che differenzia un leader da un politicante. Still Alice American Sniper di Wash Wetsmoreland & Richard Glatzer Alice Howland è moglie, madre e stimata docente di linguistica alla Columbia University di New York. Ha una bella vita e tanti ricordi, che una forma rara e precoce di Alzheimer le sta portando via. Confermata la diagnosi dopo una serie di episodi allarmanti, che l’hanno smarrita letteralmente in città, Alice confessa al marito malattia e angoscia. La difficoltà nel linguaggio e la perdita della memoria non le impediranno comunque di lottare, trattenendo ancora un po’ la donna meravigliosa che è e che ha costruito tutta la vita. Trasposizione del romanzo omonimo di Lisa Genova, Still Alice è la storia di una deriva, la vicenda di una donna intelligente e speciale che perde giorno dopo giorno le tracce di sé, del tempo, di quando c’era, era, esisteva e conosceva il suo nome, quello della sua primogenita, quello delle persone care, delle emozioni e delle cose che comprendono il miracolo Alice Howland, intrepretata da Julianne Moore: misurata ed essenziale, corpo fragile che annaspa, provando a risalire la china e a resistere alla malattia che disattiva la sua anima segreta. Di Still Alice colpisce la delicatezza, quasi la timidezza, che poi è la strada migliore da percorrere quando si parla di una malattia che è una tragedia di silenzi sempre più lunghi, di impenetrabili momenti muti squarciati all’improvviso da parole di lucida consapevolezza. I registi scelgono di non di inoltrarsi nelle fasi finali della malattia. Una scelta apprezzabile, perché è già abbastanza doloroso sapere che esiste il rischio di perdere un giorno o l’altro ciò che meglio ci definisce come esseri umani: la memoria. di Clint Eastwood Chris Kyle è texano, cavalca tori e non manca un bersaglio. Ha deciso di mettere questo suo talento al servizio del suo Paese. Arruolatosi nel 1999 nelle forze speciali dei Navy Seal, Kyle ha stoffa e determinazione per riuscire e ottenere l’abilitazione. Perché come gli diceva suo padre da bambino lui è nato ‘pastore di gregge’, votato alla tutela dei più deboli contro i lupi famelici. Operativo dal 2003, parte per l’Iraq e, in 1000 giorni e quattro missioni, diventa una leggenda a colpi di fucile. Un colpo, un uomo. Centosessanta uomini abbattuti (e certificati) dopo, Chris Kyle torna a casa, dalla moglie, dai bambini e dai reduci, a cui adesso guarda le spalle dai fantasmi della guerra del Golfo. American Sniper si pone al capolinea della guerra in Iraq e di una filmografia che dagli anni Novanta ha provato a mettere ordine nell’ambiguo mare di sensazioni suscitate da quell’evento o a funzionare talvolta da supporto narrativo alla costruzione di una legittimità per il governo americano. Eastwood si spinge anche oltre, provando a capovolgere la visone ufficiale di una guerra che ha bruciato vite e petrolio, gettando fumo sugli occhi dei (tele)spettatori. E non si limita a denunciare: si prende il rischio di raccontare quell’incoerenza attraverso un personaggio che in quella guerra credeva davvero, che nel suo mestiere, quello delle armi, confidava. Armato di fucile e bibbia, Kyle inchioda i cattivi al destino che meritano, guardando le spalle ai marines che casa per casa cercano il male o il delirio paranoico. Ma Chris Kyle non è un militare accecato dal testosterone, Chris Kyle è un uomo che sa bene, come racconta al figlio, che fermare un cuore che batte è una cosa grossa. Sobrio, lucido, senza contratture, American Sniper squaderna un Paese che seguita a duellare con la morte in nome della ‘vita’, un Paese che congeda con tre spari e col Silenzio un altro soldato, scomparso fuori campo e nascosto in un posto “tra il nulla e l’addio”. marzo 2015 La Rivista - 51 Intervista con il fisarmonicista jazz Luciano Biondini «Ho il privilegio di sentirmi artisticamente libero» Testo e foto di Luca D’Alessandro L ucas Niggli alla batteria, Michel Godard agli ottoni e Luciano Biondini alla fisarmonica non hanno lasciato indifferenti gli spettatori della quattordicesima edizione del BeJazz Winterfestival. Il loro concerto del 15 gennaio scorso nelle Vidmarhallen di Berna ha lasciato un buon segno anche nella stampa locale. Il motivo, lo spiega lo stesso Biondini in quest’intervista concessa a La Rivista: «Tra noi tre c’è un’intesa straordinaria, nonostante la distanza geografica». Luciano Biondini, qual è stato il motivo di questa collaborazione transfrontaliera? Collaboro con Michel Godard, il musicista francese, da quindici anni. Abbiamo un sodalizio che ha potuto cimentarsi in vari progetti. Abbiamo delle affinità e peculiarità molto simili. Anche se non ci somigliamo in tutto, abbiamo avuto la capacità di mettere in fusione democratica le nostre idee. Con Lucas Niggli, il nostro batterista di provenienza svizzera, invece suono da quando abbiamo creato la formazione Biondini-Niggli-Godard. È stato Michel a confidarmi che Lucas sarebbe stato un musicista ideale per il nostro trio. Da lì è nata questa triade. Dove e come riuscite a coltivare le vostre idee? Dato che ciascuno di voi vive in un altro paese, non sarà facile incontrarsi per le prove o per uno scambio d’idee spontaneo. Nel momento in cui ci siamo formati, abbiamo lavorato per diverse settimane insieme. Abbiamo raccolto del materiale, fatto delle prove, e cercato di capire quale fosse la direzione più opportuna da tenere. Per creare il repertorio abbiamo fatto dei concerti per un anno e mezzo in giro in Europa. Attraverso i concerti abbiamo sperimentato. Man 52 - La Rivista marzo 2015 Il fisarmonicista durante l’esibizione con il cantante e improvvisatore vocale Andreas Schaerer mano si sono aggiunte delle cose. Devi sapere che le prove ti possono aiutare per certi aspetti. Ma dal punto di vista creativo il palcoscenico tira fuori delle verità che non puoi intravedere durante le prove. E poi c’è da aggiungere che si può provare molto anche parlando, confrontandosi senza lo strumento. Le prove artigianali, con lo strumento, ti danno solo una parte di quella musica che ti serve. Un’altra parte la ottieni senza lo strumento. Una terza parte invece la ottieni sul palco, dove diventa importante la tua versatilità. Una flessibilità che al BeJazz Winterfestival hai dovuto dimostrare con l’arrivo spontaneo del cantante e improvvisatore vocale Andreas Schaerer. Mi ha fatto molto piacere ospitare An- dreas nel nostro spettacolo. Anche perché a dicembre è prevista una collaborazione con lui, Lucas Niggli e un chitarrista norvegese. In tre serate, faremo qualcosa di completamente nuovo. Tra l’altro ritorneremo sul palco a Berna. A me piace la filosofia d’incontrarsi spontaneamente, mettersi al servizio della musica per sperimentare delle cose nuove. Schaerer durante la serata a Berna ha inteso perfettamente la nostra musica: è riuscito a improvvisare sulle nostre proposte. Ammiro questa sua spontaneità. Che cosa ti è passato per la mente durante questa performance con Schaerer? Guarda, a me piace moltissimo Bobby McFerrin. Ho sempre avuto il desiderio di sperimentare una cosa di quel genere, di mettere su un gruppo ed utilizzare di più la voce con le sue finalità bassistiche ma anche melodiche. Sono curioso di scoprire di più di Andreas Schaerer a dicembre, quando avrò l’occasione di tuffarmi in questo nuovo esperimento. Il trio Biondini-Godard-Niggli, può essere considerato la fusione tra fiato e battito? Nel seno che i fiati sono emessi dalla fisarmonica e dagli ottoni, i battiti invece dalla batteria. Fiato e battito dovrebbero esserci sempre a prescindere dagli strumenti, secondo me. Il battito per me simboleggia il cuore che si mette a servizio della musica. Suonare con il cuore, cioè portare qualcosa che va al di là dalle capacità strumentali e musicali. Emozioni che condividi tra l’altro con altre culture. Faccio riferimento a Rabih Abou-Khalil, musicista e compositore libanese, che si occupa di jazz e world music. Sì, ci collaboro tuttora. Ci conosciamo da quindici anni ormai. Lavorando con lui ho avuto la possibilità di entrare a stretto contatto con un materiale che normalmente rimane lontano dai musicisti jazz. Tutte quelle cose che ho imparato attraverso quelle culture hanno influito sul mio modo di suonare. La stessa cosa accade con la lingua parlata: se uno si integra in un territorio dove si parla un dialetto specifico, alla fine quel dialetto diventa parte della tua lingua; va a plasmare il tuo linguaggio. La fisarmonica sarà mai in grado di liberarsi dal cliché del folclorismo? Ogni strumento ha questo problema. La fisarmonica, però, essendo uno strumento giovanissimo nel jazz, sente ancora più forte questo tipo di stereotipo. Per via di questo condizionamento, molti fisarmonicisti probabilmente faticano a staccarsi e continuano a suonare secondo le attese del pubblico. È un po’ come una droga: o te ne liberi completamente e butti alle spalle quelle attese, o stai lì a farti togliere il fiato. Alla fine questi stereotipi ti limitano. Una cosa che voglio assolutamente evitare. Nei confronti del mondo della fisarmonica ho fatto una scelta ben precisa, cercando di rifiutare l’aspetto folcloristico – non della musica, attenzione! – con la sua spettacolarizzazione. Ho cercato di resettare. Tutte le mie collaborazioni e il mio stare nella musica sono come se non tenessero conto di quell’ambiente lì. A marzo darai due concerti in Svizzera; in due località completamente jazzistiche. Sì, suonerò con Michel Godard e Lucas Niggli ad Uster e Affoltern am Albis. Due concerti che ancora una volta andranno al di là di una semplice presentazione del nostro repertorio. Ho sentito dire che prima di arrivare al Berna sei stato ospite ad Addis Abeba. Io e il mio amico trombettista Fabrizio Bosso siamo stati invitati dall’istituto italiano di cultura in Addis Abeba. In seguito siamo stati invitati all’inaugurazione di una nuova scuola per bambini in piena periferia nell’Etiopia africana costruita con i soldi di tante persone generose. Sempre con gli stessi soldi, nei pressi di quella scuola è stato costruito un pozzo di acqua. In questo modo la gente non dovrà fare più otto ore di marcia a piedi per rifornirsi. Infine abbiamo avuto l’onore di suonare per tutti i bambini. Sei molto presente sui palchi internazionali. Le mie collaborazioni, che tuttora curo, sono in parte casuali e in parte volute. Attraverso a tutte queste collaborazioni ho il privilegio di sentirmi artisticamente più libero e in armonia con me stesso. Biondini – Godard – Niggli Le prossime date in Svizzera: 5 marzo, ore 20.30: pam! Platz für andere Musik, Hinterhalt-Pavillon Uster 6 marzo, ore 20.15: La Marotte, Affoltern am Albis marzo 2015 La Rivista - 53 Sanremo 2015: la Kermesse canora più seguita in Italia Un telegramma di Salvatore Pinto L’entrata del teatro Ariston (©Salvatore Pinto) Carlo Conti con Arisa Emma e Rocio (©Salvatore Pinto) Will Smith e Margot Robbie due degli ospiti internazionali intervenuti a Saremo (©Salvatore Pinto) S anremo fa parte dell’immaginario collettivo Italiano. La Kermesse canora è la più famosa in Italia e viene seguita anche nei paesi dell’est. Infatti, molti artisti italiani, che riscontrano successo al festival, sono poi chiamati ad esibirsi in Russia, come in passato è già successo ad Al Bano e Romina Power, ai Ricchi e Poveri, ad Andrea Bocelli e a Pupo. Dopo cinque serate di musica ed intrattenimento, il festival si è chiuso con la vittoria del brano Grande Amore, proposto dal trio Il Volo. Una decisione che in sala stampa è stata accolta con poco entusiasmo dai 1100 giornalisti presenti. La mag- 54 - La Rivista marzo 2015 gior parte di loro si era espressa a favore di Nek, il secondo qualificato. Nek che comunque soddisfatto ha così commentato: «Ho notato che la mia canzone è piaciuta molto al pubblico, visto che andava a tempo mentre stavo cantando. La canzone è stata di presa rapida.» Il ricordo di Pavarotti, Domingo e Carreras Nonostante queste polemiche, bisogna considerare meritata la vittoria de Il Volo. Il trio riscontra grande successo negli Stati Uniti e in Nordeuropa, dove le doti canore del trio e il repertorio classico suscitano un certo La 65esima edizione del Festival della Canzone Italiana Sanremo si è conclusa con la vittoria di un gruppo di giovani emergenti: Il Volo. Oltre alla presenza di cantanti, però, il festival era una volta di più luogo di emozioni, polemiche, product placement cinematografico, e di un conduttore che ha saputo dare una dinamica giovanile a questo festival. interesse pubblico. È probabile che Il Volo faccia ricordare la mitica formazione di Tenori illustri che hanno tenuto concerti negli anni Novanta e nei primi anni 2000 in tutto il mondo: Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti. Nella categoria delle nuove proposte ha vinto Giovanni Caccamo, una scoperta di Franco Battiato, con il brano Ritornerò da te, ottenendo inoltre il premio della critica e quello della sala stampa radio e TV. Ottimi voti per la presentazione Quest’anno gli ascolti hanno toccato la vetta di undici milioni di telespettatori. Un ottimo risultato rispetto agli altri anni. La conduzione di questa edizione, affidata a Carlo Conti, ha saputo arricchire il festival con argomenti al di là delle aspettative mainstream. È stato l’anchorman stesso a curare i contenuti dei cinque giorni, riu- scendo così a tirar fuori il festival da una certa letargia, rendendolo gradevole ed attraente anche per un pubblico giovanile. «Sì, sono molto contento», ha dichiarato Conti, «il mio intento era di fare buoni ascolti, quando gli artisti si esibivano. Questo risultato è stato raggiunto e ne sono molto fiero. Ho mantenuto un buon tempo nel condurre la scaletta, anzi mi è stato chiesto dalla produzione di andare più piano per non finire prima. Una cosa che non capita mai a Sanremo. Colgo l’occasione di ringraziare le tre vallette che mi hanno accompagnato in questa avventura. Grazie a Emma, Arisa e Rocio.» «Non è stato facile per me, presentare sul palco di Sanremo», ribadisce Rocio Munoz Morales. «Ero molto nervosa, ma il conduttore Carlo Conti mi ha tranquillizzata. Poi penso che in futuro vi potrò dare di più, intanto vi ringrazio per la comprensione. Penso che le cose fatte con calma abbiano un sapore piu intenso.» «Va tutto benissimo», afferma Claudio Cecchetto, manager e talent scout, «i risultati non smentiscono questa nuova formula, anche se un po’ tradizionale. La cosa bella è che al centro dell’attenzione rimane quella musica proposta dagli autori stessi. E poi abbiamo degli ospiti illustri sul posto», facendo riferimento agli attori Will Smith e Margot Robbie, che nella Città dei Fiori hanno colto l’occasione per promuovere il loro ultimo film Focus - Niente è come sembra. Il trampolino per artisti emergenti Questo evento annuale che si tiene a in Riviera può essere considerato trampolino di lancio per i nuovi artisti emergenti. Una vetrina dove tutti osservano tutti, (e dove tutti vogliono farsi notare). Dove il fasci- no della gara s’intreccia con un’atmosfera di tensione e suspence. Dove il pubblico e gli artisti percepiscono tutto a beneficio dell’indice di ascolto, fondamentale per la produzione di questo festival. Ogni più piccolo dettaglio può diventare argomento esplosivo per giornali, radio e TV. L’intero sistema è sottoposto ad un meccanismo stranamente sensibile e autarchico, che può essere percepito soltanto da chi osa l’immersione. I vincitori del Festival: il trio Il Volo (©Salvatore Pinto) 21 – 25 novembre 2015 | Basilea | www.igeho.ch Salone internazionale del settore alberghiero, della gastronomia e del consumo fuori casa 50 ANNI DI QUALITÀ, PROFESSIONALITÀ E TRADIZIONE L’appuntamento irrinunciabile per gli espositori che vogliono incontrare i professionisti del settore alberghiero e della ristorazione. marzo 2015 La Rivista - 55 Powered by A colloquio con il pianista e compositore Paolo Di Sabatino «Abbiamo dato una bella spruzzata di jazz a Sanremo» Intervista e foto: Salvatore Pinto Durante la serata finale di Sanremo mentre accompagna al piano l’esibizione di Grazia Di Michele e e Mauro Coruzzi 25 dischi comprende il repertorio di Paolo Di Sabatino, pianista e compositore di origine abruzzese, che quest’anno si è esibito con Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi sul palco del teatro Ariston di Sanremo in occasione della 65esima edizione del Festival della Canzone Italiana. L’obiettivo principale di Paolo Di Sabatino rimane la promozione del suo ultimo disco intitolato Trace Elements, prodotto per la Irma Records in collaborazione con Peter Erskine, il celebre ex-batterista degli Weather Report. Un album all’insegna dei cosiddetti microelementi: sostanze 56 - La Rivista marzo 2015 molecolari indispensabili per la vita e soprattutto per la crescita di ogni essere vivente. «Quest’album simboleggia la mia ricerca di microelementi nella musica, e in un certo senso, documenta anche la mia crescita artistica», dichiara Di Sabatino nel corso dell’intervista concessa a La Rivista, durante la settimana di Sanremo 2015. Paolo Di Sabatino, ci puoi spiegare rappresenta per te Trace Elements? Considero Trace Elements un punto di arrivo importante del mio percorso. Rappresenta un momento di grande crescita artistica e umana, condiviso con Peter Erskine, un batterista che amo da sempre. Questo lavoro è un giro di boa fondamentale della mia carriera. Tra l’altro è anche il mio 25esimo disco, quindi il numero si presta ad una sorta di celebrazione. Uno dei microelementi del tuo disco è il brano Ciclito, che ha un effetto ciclico. Un pezzo che ho scritto per mio figlio Luigi, che spesso gira in casa con il suo velocipede, una specie di triciclo, che lui appunto chiama ciclito, creando di fatto un neologismo. In effetti, la sensazione e il modo di lavorare sui miei pezzi. Alcune volte è stato lui a voler fare delle alternative take, suonando in maniera differente. Gli piacevano i miei pezzi, li canticchiava spesso durante il tour. Un tale interesse da parte di un musicista così importante non è affatto scontato; direi che è abbastanza raro. È stato un grande privilegio per me. Raro in che senso? descritta nella domanda è giusta, perché ho scritto il brano proprio assecondando la sensazione di questa pedalata che si ripete ciclicamente, come una giostra in movimento. È una storia personale che hai tradotto in musica. Esatto. Mi capita spesso di tradurre in musica le mie storie e le mie vicissitudini personali. Uno dei lavori ai quali tengo di più è «Le ninne nanne di Pimpa, che racchiude undici ninne scritte per i miei figli Caterina e Luigi, magistralmente tradotte in storie disegnate dal leggendario Altan. Il 20 marzo andremo a ritirare il prestigioso «Magna Grecia Award» a Taranto, e ne sono orgoglioso! Tu sei un pianista jazz aperto alle nuove correnti elettroniche. Il tuo brano Nature Boy, ad esempio, in un certo senso, mi fa ricordare il brano Transcontinental dei Ready Made. È un puro caso? Deve essere un puro caso, dato che i Ready Made non li conosco proprio. Andrò subito a ricercarli su internet dopo quest’intervista. Comunque, mi fa piacere che ci siano delle similitudini con delle cose a me ignote. Vuol dire che le idee possono essere nell’aria senza avere un’ispirazione specifica, ed essere catturate da vari artisti. Per quanto riguarda l’elettronica, apprezzo molto i lavori del produttore inglese Matthew Herbert. Hai accennato a Peter Erskine, un grande nel mondo della musica jazz. Come mai questa collaborazione? Peter l’ho sempre ammirato, soprattutto per le sue varie collaborazioni, non solo con gli Weather Report, ma anche con Steps Head, Steely Dan, Al Jarreau, Diana Krall … insomma, è un mito per me. E quando ho avuto l’occasione di chiamarlo per un tour qui in Italia, ho subito pensato alla produzione di un disco con lui, perché è stato un mio faro ispiratore come batterista per tanti anni, e lo è tuttora. Stando alla descrizione ufficiale che accompagna il tuo disco, l’inserimento del bassista Janek Gwizdala nel progetto, è avvenuta su richiesta di Erskine. È così. In realtà, nel progetto iniziale doveva esserci il bassista americano Gary Willis, che purtroppo per motivi di salute non ha più potuto partecipare a questo mio progetto. Per la sostituzione di Willis, mi è sembrato saggio chiedere consiglio a Peter, visto che basso e batteria devono andare parecchio d’accordo. Peter non ha avuto dubbi, indicandomi subito Janek Gwizdala, bassista inglese di origine polacca. Peter lo stima tantissimo e lo definisce l’astro nascente del basso elettrico a livello mondiale. Ho dato retta a Peter, ovviamente, e ho chiamato Janek. Ti sei fidato di Peter, quindi. Sì, e devo ammettere, che la scelta è stata proprio quella giusta. Janek è un talento straordinario. Quali sono gli aspetti che hai apprezzato di questa formazione? Di Peter ho apprezzato la disponibilità Non sempre accade che i partner in un gruppo mostrino tanto interesse per dei brani composti da chi li chiama a suonare. Soprattutto i musicisti americani, che spesso sono dei turnisti; li chiami, vengono, li paghi e poi tornano a casa, senza esprimere il minimo coinvolgimento nella musica. È difficile vederli partecipi del tuo progetto. Con Peter la cosa era completamente diversa. Ha detto la sua diverse volte e per me è stato grande onore. Una cosa simile mi era capitata nel 2000 con John Patitucci, bassista del mio cd Threeo con Horacio «El negro» Hernandez alla batteria. Peter si sarà sentito a suo agio. Gli è piaciuta la mia musica. E questo per me è una gratificazione importante. Per il tuo tour, che segue a marzo, non è prevista la partecipazione di Peter. Come mai? Innanzitutto perché Peter è un musicista molto impegnato. E poi, devo ammetterlo, è molto costoso (ride). Farò il tour con il batterista svizzero JoJo Maier, che però vive a New York. È uno dei batteristi che vanno per la maggiore, adesso con uno stile moderno, ma anche legato alla tradizione. Insomma, è un batterista strepitoso. Al basso ci sarà un talento superbo, il cileno Christian Galvez. Con un batterista svizzero nel tuo trio, è doverosa una tappa in Svizzera. Lo so, purtroppo non abbiamo nessuna data prevista in Svizzera. I club da voi programmano con un anno di anticipo. C’è molta serietà nell’organizzazione. Ho un bel ricordo di un concerto fatto al Chorus di Losanna qualche anno fa, spero di cuore di venire a suonare presto per voi. La data più vicina alla Svizzera sarà il 24 marzo al Blue Note di Milano. Ho notato che nel tuo lavoro è altrettanto importante il Fender Rhodes. Ho avuto la fortuna di avere un padre pianista, che oltre ad avermi insegnato a suonare il pianoforte, mi ha fatto usare i suoi strumenti: lo Steinway e il Rhodes marzo 2015 La Rivista - 57 a 88 tasti, che oggi fa parte della mia collezione. Sono abituato a suonare e ad apprezzare entrambi gli strumenti. Mi piace tantissimo il suono caldo del Rhodes, però, il pianoforte continua a rimanere il mio preferito. Nel tuo passato hai collaborato anche con Mario Biondi e Michele Placido. Con Michele Placido ho lavorato in un suo film intitolato Vallanzasca – Gli angeli del male del 2010. Mentre Mario Biondi l’ho conosciuto in Puglia nel 2008. Io suonavo con Antonella Ruggiero e sapendo che c’era anche lui tra gli ospiti della manifestazione, ho portato con me un disco con due miei inediti da dargli. La cosa gratificante per me fu che Mario già conosceva me e la mia musica e mi disse: «arrivi in un momento buono, sto proprio cercando qualcosa di nuovo per il mio prossimo disco.» Il mese successivo Mario mi ha telefonato per dirmi che aveva scelto il mio brano Black Shop tra quelli da inserire nel suo disco If. Come artista, Mario come lo vedi? È un uomo con una voce stupenda. Un artista favoloso, con una forte musicalità e un grande senso del ritmo. Pensi che il suo modo di cantare alla Barry White gli sia stato favorevole? Mario ha quella voce naturale, forse ha cavalcato questa somiglianza con Barry White e ci ha anche scherzato su. Ricordo che nel tour al quale ho partecipato, si presentò vestito di bianco e prima di eseguire una cover che cantava anche Barry, disse «lui era Barry White, io stasera sono Very White» e venne giù una risata epica da parte del pubblico. Ci sono delle persone che lo criticano per questo, ma rimane il fatto che Mario è un grande cantante. La produzione Voices, diretta da te e pubblicata presso la Irma Records di Bologna prevedeva tanti cantanti celebri della scena italiana. Quindi, oltre a Biondi, hai avuto a che fare con altri musicisti di fama. Voices era un progetto dedicato alle vocalità italiane e non solo, al quale hanno partecipato, tra gli altri, il mitico italo-canadese Gino Vannelli, Fabio Concato, Grazia Di Michele, Iva Zanicchi e Peppe Servillo. Devo dire che la Irma è una delle case discografiche più serie in Italia con la quale ho collaborato anche per altri lavori. Il tuo corpus artistico compren- 58 - La Rivista marzo 2015 de ormai 25 dischi. Come continuerà il tuo cammino? Sto elaborando con il mio trio jazz, con Daniele Mencarelli al contrabbasso e Glauco Di Sabatino alla batteria, un progetto con l’orchestra sinfonica abruzzese, diretta da Roberto Molinelli, nel quale ci sarà anche la mia prima composizione sinfonica intitolata Jazz Fantasy for Piano Jazz Trio and Orchestra. Non vedo l’ora di far nascere questo prossimo disco! Intanto si è concluso Sanremo. Come lo hai visto tu questo festival? Sono stato qui con Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, che hanno presentato il brano Io sono una finestra, che anticipa il disco Il Mio Blu di Grazia Di Michele, coprodotto e arrangiato da me, uscito in questi giorni e nel catalogo della prestigiosa etichetta Nar International. Inoltre, sono anche compositore di due canzoni inserite nel disco. Una cosa particolare è che nella canzone sanremese c’è un assolo di pianoforte – una cosa rarissima per il festival della canzone. Abbiamo dato una bella spruzzata di jazz a questa edizione. Come mai la scelta di collaborare con Grazia Di Michele? Dopo il progetto Voices, Grazia mi ha chiesto di seguirla. Questo è il secondo album che seguo come coproduttore insieme a lei, pianista, arrangiatore e anche compositore. Con Grazia è stata una collaborazione molto bella e prolifica, nella quale i nostri due mondi si sono incontrati e fusi in maniera naturale. Il suo modo di scrivere si è rivelato perfettamente compatibile con i miei gusti e con il mio modo di suonare e arrangiare. Ha collaborato Luca D’Alessandro Paolo Di Sabatino – note biografiche Nato a Teramo il 26 settembre 1970, diplomato in pianoforte e jazz, Paolo Di Sabatino ha partecipato a numerose trasmissioni radio-televisive (RAI, Domenica In, LA7, Parla con me, I fatti vostri) e suonato in importanti club e festival in Italia e all’estero: Chicago, Salamanca, Berlino, Oslo, Amburgo, Tokio, Istanbul e Mosca. Ha collaborato con artisti importanti tra i quali Paolo Fresu, Enrico Rava, Gianna Nannini, Mario Biondi, Simone Cristicchi, Tullio De Piscopo, Neffa e Raiz. Al di là delle sue attività pubbliche, Di Sabatino è docente e coordinatore del Dipartimento di jazz presso il Conservatorio «A Casella» di L’Aquila. Diapason di Luca D’Alessandro Bernstein / Fresu Marracash Status (Universal) /BrassPetrella / Rojas Bang! (Tuk Music / Bonsaï) È veramente il tono a fare la musica? Nel presente caso lo è di sicuro. Questo combo composto di quattro musicisti e i loro strumenti della famiglia degli ottoni – tromba, trombone e tuba –, diretto dal trombettista sardo Paolo Fresu, da vita a un suono finora mai esistito. La strumentazione è maggiormente basata sui fiati, solo a tratti vi appaiono elementi ritmici. Eppure questo pot-pourri acustico può dirsi completo. Anzi: oltre alla completezza, Steven Bernstein, Paolo Fresu, Gianluca Petrella e Marcus Rojas danno vita ad una certa ironia. Insomma, ci troviamo di fronte ad un bell’esempio di libertà creativa. Sfiorando le pomposità di Händel, le tradizioni delle celebrate Brass Band, e la musica afro-americana di Duke Ellington, il progetto di Paolo Fresu rende visibile non solo l’intera storia della musica occidentale, ma anche la bravura di quattro fantastici rappresentanti del jazz contemporaneo. «Ti dicono che non sei nessuno, se non passi in radio.» Per il rapper Milanese di nome d’arte Marracash è pertanto scontatoa lanciare il singolo dal titolo Radio per anticipare l’album Status, dimostrando il cammino di un artista che svolge un cambiamento dall’anonimato alla fama. Per Marracash, il successo sta prendendo forma: quattro gli album pubblicati nel decorrere dei sette anni passati, l’ultimo completato a dicembre 2014, dopo un intenso periodo trascorso tra Londra, Milano e Los Angeles per nuovi incontri e nuove sperimentazioni musicali. L’album è stato mixato da Anthony Kilhoffer, conosciuto per le sue collaborazioni con il rapper Kanye West di Chicago. È un album composto di diciotto brani inediti, ricco di collaborazioni importanti per un giovane emergente della musica rap. Biagio Antonacci Cesare Picco Palco Antonacci (Sony) Secret Forest (Sensible Records / Ishtar) Biagio Antonacci si è concesso un live in edizione limitata, accontentando non solo se stesso, ma anche i suoi fan. Il cofanetto intitolato Palco Antonacci comprende una copia del tredicesimo album in studio del cantautore italiano intitolato L’amore comporta, pubblicato lo scorso aprile per la Sony Music, un CD e un DVD del suo spettacolo live tenuto lo scorso maggio a San Siro. Parteciparono a questo evento Laura Pausini e Eros Ramazzotti intonando i brani più significanti di Antonacci: Convivendo, Quanto tempo ancora, Adesso tu e Una storia importante. L’amore comporta con i suoi tredici brani inediti fa da base all’omonimo tour. Si unisce ai diciotto brani proposti nel CD Live. Il DVD Live infine propone la versione integrale del concerto, con i trentuno brani che hanno composto la scaletta della serata. Cesare Picco è un pianista narratore. Lo dimostra anche nel presente album Secret Forest, composto di undici brani, dove Picco si mette in viaggio per raggiungere le basi sonore del pianoforte; il suo strumento preferito che per via della sua naturalezza riesce a evocare una sensazione di totalità ovvero una pienezza nei suoni. Suoni in cui si nascondono tesori, che svelano i loro segreti soltanto con il tocco giusto del pianista stesso. Quella di Picco, dunque, è una meditazione che non solo gli permette di esplorare ogni singolo suono, ma di ripercorrere dimensioni più ampie. Picco segue una rotta che va dal basso verso l’alto, iniziando con il brano Meditation from the Roots, per terminarsi con quella finale Meditation to the Sky. Un concept album pieno di fasi improvvise e ricco di tensione, dovuto all’abilità e la flessibilità di quest’artista vercellese, di cui – secondo noi – si parla troppo poco, ma di buon lavoro ne fa tanto. marzo 2015 La Rivista - 59 I viaggi e le vacanze degli italiani Nel 2014, i residenti in Italia hanno effettuato 63 milioni e 632 mila viaggi con pernottamento, il 9,5% in meno rispetto all’anno precedente (erano 70 milioni e 350 mila). La durata media dei viaggi resta stabile a 5,8 notti (6,2 per quelli di vacanza e 3,5 per quelli di lavoro), per un totale di 370 milioni di pernottamenti. Diminuiscono le vacanze brevi (-23,6% e -21,2% in termini di pernottamenti), mentre i viaggi per vacanza lunga (29,9 milioni) e quelli effettuati per motivi di lavoro (8,2 milioni) rimangono sostanzialmente invariati (anche in termini di pernottamenti). Il calo si registra tra i viaggi in Italia (-15,2%), che rappresentano oltre i tre quarti del totale, mentre quelli all’estero aumentano (+19,7%), a seguito della crescita dei viaggi di lavoro nei paesi dell’Ue (+23,8%). La diminuzione dei viaggi si concentra nel primo semestre dell’anno: -17,5% tra gennaio e marzo, -11,9% tra aprile e giugno. Francia e Spagna sono le destinazioni europee preferite per le vacanze: nella prima si trascorre circa un terzo (32,8%) delle vacanze brevi, mentre nella seconda il 16,5% delle lunghe. La Germania è, invece, il paese più visitato per motivi di affari (21,9%). Tra le destinazioni extra-europee, il Marocco e la Tunisia sono i luoghi più visitati per le vacanze (3,5% e 2,7%) e gli USA per i viaggi di lavoro (8%). In Italia, oltre il 10% delle vacanze lunghe estive è trascorso in Toscana (13,2%) e Puglia (10,2%), mentre le mete invernali preferite sono Trentino-Alto Adige (27,6%) e Lombardia (16,7%). Nel 2014, viaggia mediamente in un trimestre il 16,2% dei residenti; la quota sale al 31,4% nel periodo estivo, durante il quale si effettua la maggior parte dei viaggi (41,4%), con durata media di 8,2 notti (11 notti tra le vacanze lunghe). Si va al mare in Italia e si visitano città d’arte all’estero 60 - La Rivista marzo 2015 La maggior parte dei viaggi è effettuata in alloggi privati (56,8% dei viaggi e 64,3% delle notti), soprattutto se si tratta di soggiorni lunghi di vacanza (62,3% dei viaggi e 68,6% delle notti). Le strutture collettive si confermano, invece, le più scelte in occasione dei viaggi di lavoro (80,9% dei viaggi e 74,1% delle notti). Si viaggia senza prenotazione in oltre la metà delle vacanze brevi (54,8%), mentre i viaggi di lavoro vengono per lo più prenotati direttamente (59,2%), in particolare tramite internet (42,2%). L’auto si conferma il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (59,8% dei viaggi), soprattutto se si tratta di vacanze (63,7%); seguono l’aereo (17,7%) e il treno (10,7%). La diminuzione delle vacanze brevi ha riguardato soprattutto quelle effettuate in pullman (-39,2%). I residenti in Italia hanno effettuato 78 milioni e 700 mila escursioni, cioè spostamenti in giornata senza pernottamento. Nella maggior parte dei casi l’escursione si è svolta in una località italiana (98,2%) con l’obiettivo di svagarsi e rilassarsi (58,7%), ma anche di far visita a parenti o amici (19,9%) Si va al mare in Italia e si visitano città d’arte all’estero. Nel 2014, il 12% delle vacanze di piacere/svago (il 10,7% in Italia e il 16,6% all’estero) si caratterizza per avere più luoghi di interesse5: l’8,5% ne ha due e il 3,5% almeno tre, senza significativi cambiamenti rispetto al 2013. In particolare, la visita a una o più città d’arte, che riguarda oltre un terzo (33,4%) delle vacanze di relax, si combina nel 20,5% dei casi con le vacanze al mare (che rappresentano il 47,7% delle vacanze di piacere/svago) e nell’11% dei casi con le vacanze in montagna o in collina (22,3%). Anche nel 2014, l’estero attrae più dell’Italia i turisti che vogliono visitare città d’arte: la percentuale è pari al 64,1%, valore di gran lunga superiore rispetto al 25% italiano. Una cartolina dalla… Great Ocean Road di Claudia Spörndli Il London Bridge: l’arco restante del ponte naturale Una delle strade costiere più belle e straordinarie del mondo si trova a solo 100 chilometri dalla città australiana di Melbourne. Un affascinante viaggio tra spiagge deserte, suggestive formazioni rocciose, parchi nazionali e foreste pluviali, sempre alla scoperta della flora e fauna locale. Una cartolina da Claudia dalla Great Ocean Road La Great Ocean Road è indubbiamente la strada panoramica più spettacolare d’Australia. La parte originaria fu costruita a mano entro il 1918 e il 1932 da soldati ritornati in patria dopo la Prima Guerra Mondiale in onore dei camerati caduti in guerra. Oggi, sui 243 chilometri di strada si incontra l’espressione migliore della flora e fauna indigena australiana e delle insolite formazioni rocciose. Si tratta quindi di un vero paradiso per gli amanti della natura e tappa d’obbligo per ogni viaggio in Australia. Bells Beach: dove si incontrano i migliori surfisti La Great Ocean Road inizia ufficialmente nella cittadina di Torquay, luogo di origine dei famosi brand da surf Rip Curl e Quicksil- ver nonché mecca australiana per i surfisti. Qui è di casa, inoltre, il Surf World Museum, riconosciuto come il più grande museo al mondo dedicato al surf. A solo quattro chilometri da Torquay si trova la vera patria del surf, la leggendaria spiaggia di Bells Beach, dove ogni anno a Pasqua si radunano i migliori surfisti del mondo per il surf contest più antico del mondo, il Rip Curl Pro. Le perfette onde lungo la piccola baia in questo meraviglioso tratto di costa sono uno spettacolo impressionate e guardare i surfisti professionisti che volano sulle onde è un vero piacere. Questa mitica spiaggia fu, tra l’altro, luogo d’azione nell’imperdibile scena finale del film Point Break con Keanu Reeves e Patrick Swayze. Il London Bridge: l’arco roccioso nell’oceano Il London Bridge consisteva originariamente di un ponte naturale con due archi. Nella sera del 15 gennaio 1990, l’arco principale crollò in mare senza preavviso e separò la marzo 2015 La Rivista - 61 Tramonto sui Dodici Apostoli Il lago vulcanico della riserva naturale di Tower Hill ritornano, dopo una giornata in mare, ai loro nidi nella costa. Si tratta della specie più piccola di pinguini esistenti al mondo e dell’unica specie presente in Australia. Vale indubbiamente la pena pazientare un po’ per partecipare a questo spettacolo e vedere come delle vere e proprie colonie di queste piccole creature (dalla morfologia molto buffa) affollano la spiaggia. Ai più sportivi e per chi preferisce scoprire questo meraviglioso tratto di costa a piedi, si offre la Great Ocean Walk, una camminata lungo 104 chilometri che porta dalla cittadina di Apollo Bay fino ai Dodici Apostoli. Si tratta di una vero e proprio percorso avventuroso all’insegna della natura. Uno degli high-light è la visita del faro di Cape Otway del 1850, attualmente il più antico d’Australia. La riserva naturale di Tower Hill: un paradiso per gli animali In un paesaggio del tutto incontaminato, immerso in un cratere di vulcano estinto si trova un piccolo paradiso per gli animali. Nella riserva naturale di Tower Hill si incontrano koala, emù, canguri, uccelli e molte altre specie locali in libertà. Si tratta del parco nazionale più antico della regione del Victoria, aperto nel 1892. Ci sono vari percorsi da separte restante del London Bridge dalla terraferma. I due visitatori che nel momento del crollo visitavano il ponte naturale, si trovavano improvvisamente su un’isola di roccia nell’oceano. A causa del maltempo furono salvati da un elicottero soltanto dopo lunghe ore di attesa. Anche se manca una parte del London Bridge, questo arco roccioso nell’oceano merita tutt’oggi una visita. I Dodici Apostoli: un vero capolavoro della natura I maestosi Dodici Apostoli sono un’impressionante formazione rocciosa di otto singole scogliere lungo la costa, situati nel Port Campbell National Park. Essi raggiungono un’altezza di 45 metri dal mare e si sono formati tra i 10 e i 20 milioni di anni fa. Sono tra i soggetti più fotografati dell’Australia e senza dubbi uno degli high-light della Great Ocean Road. Queste vere e proprie colonne di scogliere sono state separate dalla costa dall’erosione e a causa degli agenti atmosferici, il vento e il mare determina tutt’oggi un continuo processo di trasformazione. Vedere questo magico tratto di costa nella luce particolare del mattino e della sera dipinge il quadro panoramico in un capolavoro eccezionale. Circa 30 minuti dopo il tramonto arriva il momento per gli appassionati degli animali: nella spiaggia, ai piedi dei Dodici Apostoli, si possono ammirare i pinguini minori che 62 - La Rivista marzo 2015 The Grotto mostra la forza impressionante della natura guire a piedi per scoprire la fauna australiana e per ammirare il lago vulcanico e la magnifica flora di questo parco naturale. Per fare una breve sosta o per un bel picnic nel verde, i visitatori hanno a disposizione un’area picnic immersa nel parco nazionale. Gustarsi un picnic in questa natura incontaminata, mentre si è circondati da numerosi emù dispettosi che cercano di appropriarsi del cibo dei visitatori e graziosi koala che dormono negli alberi sovrastanti, è un’esperienza indimenticabile. Warrnambool: ammirare le balene a pochi passi dalla costa A 15 chilometri dalla riserva di Tower Hill si trova la storica cittadina di Warrnambool, dove da maggio a ottobre si possono ammirare le balene in transito. Questi giganti marini arrivano qui per partorire e allevare i loro cuccioli prima di ritornare nelle acque sub-antartiche. Logan’s Beach è il punto ideale per osservare le balene visto che in quel tratto di costa talvolta arrivano a meno di 100 metri dalla spiaggia. Tutto sommato, la Great Ocean Road è una strada dai mille volti. Le immagini dell’immensa bellezza di questa strada costiera rimangono nel cuore come ricordi indimenticabili. Basta arrivare alla fine dell’itinerario per voler ricominciare il tour immediatamente da capo e rivivere momenti da brivido. Le parole non possono descrivere la meraviglia del paesaggio, bisogna assolutamente vederlo dal vivo. In tal senso: get on the road to the Great Ocean Road! The Razorback: una scogliera spettacolare La parte iniziale della Great Ocean Road marzo 2015 La Rivista - 63 St. Moritz Gourmet Festival 2015 Edizione britannica con nove chef stellati del Regno di Rocco Lettieri L’Engadina è una valle di montagna nel Canton Grigioni, in Svizzera. È una delle valli abitate più alte d’Europa, è lunga 80 km e si divide in due parti, Alta e Bassa Engadina, separate dalla Punt’Ota (Ponte alto). L’Alta Engadina, in particolare, offre splendidi paesaggi; è caratterizzata da una vasta zona pianeggiante e dalla presenza di quattro laghi (laghi di Sils, Silvaplana, Champfer e St. Moritz). Intorno a questa piana e ai laghi si sviluppano fitti boschi di cembri e larici, mentre sulle montagne circostanti è rilevante la presenza di ghiacciai. Proprio qui a St. Moritz si è conclusa a fine gennaio, l’edizione britannica del St. Moritz Gourmet Festival 2015 con il Grande BMW Gourmet Finale presso il Kulm Hotel St. Moritz. Il tutto in omaggio ai primi turisti britannici, a cui si deve l’anniversario dei “150 anni di turismo invernale in Svizzera”. Nove chef di alto rango a livello internazionale che arrivati dalla Gran Bretagna, hanno affascinato i turisti gourmet durante una piacevole settimana. Con le loro abilità culinarie hanno servito 4.000 ospiti di 40 paesi diversi. Un vero successo per i responsabili della 64 - La Rivista marzo 2015 pianificazione del Festival in Engadina. Istituito 22 anni fa, è vissuto su un collegiale lavoro di squadra tra eccezionali chef stellati provenienti da tutto il mondo, in collaborazione con gli ottimi chef de cuisine degli hotel partner del festival. Grazie pertanto all’impegno eccezionale anche dei partner/sponsor, l’Alta Engadina è stata ancora una volta trasformata in un paradiso per i buongustai. Reto Mathis, presidente storico dell’Organizzazione del festival, ha confessato: “Grazie al feedback positivo di più di 4.000 persone, l’edizione britannica passerà alla storia! Lo dobbiamo alle capacità culinarie molto contrastanti dei nostri nove celebri chef ospiti che si sono impegnati attivamente per una intera settimana sostenuti molto bene dagli chef locali degli hotel partner del Festival”. Al servizio di sua Maestà britannica Diamo qui di seguito brevi note per ricordare il loro impegno. In particolare Isaac McHale dal The Clove Club di Londra, ha fornito impressionanti sorprese suscitando grande entusiasmo tra gli ospiti esigenti del festival con piatti non convenzionali - un omaggio alla alta cucina britannica a base di prodotti regionali. (Hotel ospitante: Kempinski Grand Hotel des Bains). La first lady dell’elite culinaria britannica Angela Hartnett, dal suo Restaurant Murano di Londra, ha affascinato gli ospiti del festival con la sua raffinata e celebrativa “cucina italiana” (Hotel ospitante: Carlton Hotel). Lo chef bistellato Claude Bosi, del ristorante Hibiscus di Londra, ha fatto valere la sua reputazione come estremista della nuova teoria franco-britannico fatta di armonia, utilizzando moderne tecniche di cucina per combinare una moltitudine di ingredienti acutamente sperimentati in tipiche e gustose sorprendenti creazioni. (Hotel ospitante: Palace Hotel). Lo chef Chong Choi Fong del ristorante China Tang-Dorchester di Londra ha offerto prelibatezze spettacolari dell’Estremo Oriente, preparati secondo le ricette genuine e originali del suo Paese di origine cantonese. Non sorprende che sotto la sua direzione il famoso China Tang goda nell’essere reputato il miglior ristorante del suo genere al di fuori della Cina! (Hotel ospitante: Kronenhof di Pontresina). Il Guest Chef Atul Kochhar, arrivato dal leggendario ristorante stellato Benares di Londra, ha portato lo stato d’animo in ebollizione con la sua cucina fusion indiana-britannico, speziata e finemente delicata. (Hotel ospitante: Kulm Hotel). Con prestazioni altamente creative sul piatto, ogni volta con un effetto culinario speciale, il britannico due Guest Star, Martin Burge del Whatley Manor in Malmesbury/Wiltshire, ha servito piatti di piaceri indimenticabili per il palato nella splendida cornice dell’Hotel ospitante: il Suvretta House. Virgilio Martínez è venuto dalla sua Londra, Ristorante stellato LIMA Fitzrovia, per affascinare gli ospiti con la sua gustosa e ben dettagliata cucina che potrebbe essere paragonata a passeggiate culinarie attraverso il Perù, suo paese d’origine. (Hotel ospitante: Giardino Mountain di Champfér). Lo stellato Jason Atherton del Restaurant Pollen Street Social di Londra e Cuoco dell’Anno 2014 in Gran Bretagna, ha stupito con le sue composizioni culinarie originali, divertendosi ad interpretare piatti tipici britannici ma in chiave moderna. Ha lavorato a el-Bulli e per 10 anni è stato chef di cucina al Gordon Ramsay’s Maze. (Hotel ospitante: Schweizerhof Hotel). Grazie alla bravura di Nathan Outlaw del Restaurant Nathan Outlaw at The St. Enodoc Hotel Rock/Cornwall, mi- glior specialista di frutti di mare della Gran Bretagna, i “tifosi” suoi gourmet hanno goduto una raffinata cucina stellata coronata con tesori inaspettati dal mare. (Hotel ospitante: Waldhaus Hotel di Sils). Caviale e Champagne con pausa per il Tè Molte le iniziative parallele svoltesi nei giorni precendenti la finale a partire dal Grand Opening presso il Kempinski Grand Hotel des Bains, che in varie isole gastronomiche, ben apparecchiate in stile molto british, che avevano solo l’imbarazzo della scelta con piatti davvero spiazzanti della loro grande arte cucinaria. Quindi il tradizionale Gourmet Safaris “Meet the Big Five”. A bordo di BMW Limousine gli ospiti sono andati in un tour alla scoperta di cinque chef ospiti nelle varie cucine dell’hotel ospitante, sorpresi da un menu servito direttamente ai tavoli della cucina dove operava lo chef. Ancora il Kitchen Party, punto culminante della settimana, si è tenuto nelle sale del famoso e leggendario Badrutt’s Palace. Tutti gli chef ospiti, in azione insieme, hanno viziati gli ospiti con prelibatezze, direttamente accanto padelle sfrigolanti e pentole calde. Reto Mathis, ha presentato Corviglia Caviar & Seafood Blizzards per gli ospiti nel- marzo 2015 La Rivista - 65 la suo Corviglia House St. Moritz, ad un’altitudine di 2.486 m slm, con circa 1 metro di neve immacolata. I piatti raffinati a base di caviale e frutti di mare freschi sono stati gustati, godendo di una magnifica vista sul panorama alpino dell’Engadina. Presso l’Hotel Waldhaus di Sils-Maria, gli amanti del vino e i buongustai hanno goduto della Celestial Wines. Nelle volte della cantina dell’hotel Steffani, St. Moritz, si è tenuto il Wine & Cheese Celebration, dove gli ospiti del festival hanno potuto scegliere i loro vini rari accompagnandoli a formaggi selezionati dal ‘Cérémonie de Fromages’ Maître Antony in persona, famoso affinatore di formaggi che mantiene ottimi rapporti con la famiglia reale britannica. Chocolate Cult si è tenuto nelle sale del Badrutt Palace Hotel dove lo Chef pasticciere Stefan Gerber ha affascinato gli ospiti con prelibatezze a base di finissimo cioccolato con i sapori più diversi. Una tradizione tipicamente britannica è stato offerta presso il Grand Hotel Kronenhof di Pontresina, nel The Dorchester Afternoon Tea. Per accompagnare le varietà di tè più fini del The Dorchester e Champagne dalla casa di Laurent-Perrier, l’executive chef altamente premiato Henry Brosi, ha preparato deliziosi panini, focaccine e pasticceria artigianale. All’evento The Tasting presso il Kempinski Grand Hotel des 66 - La Rivista marzo 2015 Bains, i fan gourmet e i professionisti del vino hanno trovato varietà di drink e prelibatezze gastronomiche, sino agli Champagne di Laurent-Perrier, abbinati a diverse selezioni di caviale della casa gastronomica Rageth Comestibles. Il Dinner Fascination Champagne si è tenuto come ogni anno al Suvretta House dove l’attenzione si è concentrata sugli Champagne della tradizionale casa Laurent-Perrier: Brut Millésimé 2004; Cuvée Rosé; Ultra Brut Laurent-Perrier; Grand Siècle par Laurent-Perrier e, in chiusura, Laurent-Perrier Demi-Sec hanno accompagnato le creazioni degli chef Martin Burge (due stelle Michelin) e dello chef di casa Suvretta Bernd Ackermann. Una successione di piatti davvero fantastici: Foie Gras Ballotine dressed with moelleux raisin puree, sauterne wine gel and onion toast; Celeriac consommé served with poached quail eggs and salt baked celeriac; Pan - fried scallop resting on salted cucumber topped with oyster champagne sauce; Roasted veal fillet dressed with porcini puree, onion tarte tatin and truffle jus; Apple and maple syrup cheese cake served with textures of appiè. Durante la cena, il garden designer Luciano Giubbilei, vincitore dello scorso anno del molto popolare inglese “RHS Chelsea Flower Show”, ha fornito informazioni sul suo modo unico di stile ‘Best in Show’, giardino che ha progettato per conto della Laurent-Perrier. Great BMW Gourmet Finale al Kulm Hotel L’evento culminante della settimana del Festival è stato il Great BMW Gourmet Finale svoltosi nel Kulm Hotel di St. Moritz. In questa occasione il grand hotel si è trasformato in Buckingham Palace ed ha sorpreso i circa 280 ospiti con numerosi eleganti suoni di pianoforte dal vivo che hanno accompagnato la cena di gala presso il grande ‘Table d’Hôte’ nella sala addobbata a grande festa. I nove chef ospiti dalla Gran Bretagna con gli chef locali di cucina degli hotel partner hanno offerto un menu straordinario di cinque portate più il vastissimo aperitivo. La serata di gala è stata presentata in modo divertente dalla famosa attrice Kiki Maeder. Un altro fiore all’occhiello di questa serata di festa è stata la consegna dei diploma in dono agli chef ospiti e agli chef locali da parte di Philippe Dehennin, Presidente e CEO di BMW (Schweiz). Inoltre, Vic Jacob (ex direttore del Suvretta House – ora in pensione) è stato solennemente proclamato membro onorario del St. Moritz Gourmet Festival. Grazie al suo straordinario impegno, ha sostanzialmente contribuito alla fondazione del Festival nel 1993 e ha dato un impulso importante per il suo ulteriore sviluppo per più di 20 anni. Il menù del Great BMW Gourmet Finale, per gli amanti lettori, è stato così servito: buffet con Salt and pepper Squid (Chong Choi Fong & Fabrizio Piantanida); Aloo Bonda - Lobster Papdi Chaat (Atul Kochhar & Hans Nussbaumer); White quinoa ceviche with flowers and sprouts (Virgilio Martinez & Markus Rose); Raw flamed mackerel and English mustard (Isaac McHale & Axel Rüdlin). A seguire il primo servizio: Guinea fowl and truffle terrine parfait, crispy skin, grilled sourdough (Jason Atherton & Christian Ott); secondo servizio: Snails set with warm garlic cream and red wine kidney sauce (Martin Burge & Bernd Ackermann); terzo servizio: Seaweed and cider cured salmon with horseradish yoghurt (Nathan Outlaw & Kurt Röösli); quarto servizio: Venison with quince and sharon fruit (Claude Bosi & Valmiro Pasini) e finale: Buttermilk panna cotta with grapes and candied oranges (Angela Hartnett & Gero Porstein). In abbinamento all’aperitivo: Champagne Laurent-Perrier Brut Magnum. A seguire: 2012 Puligny-Montrachet, Les Clavoillons, ler cru (Domaine Jean-Louis Chavy); 2012 Friulano-Sauvignon-Riesling, Collio Bianco (Borgo del Tiglio); 2010 Château Gruaud-Larose, 2e cru classé (St-Julien); 2009 Latinia Valle di Porto Pino (Cantina Santadi) e in chiusura: Old English Gin «Truffes du Jour» by Sprüngli con Liquors by Nonino Distil- latori (Italy) e China dell’Asa Selection (Germany). La serata di gala, sicuramente indimenticabile per tutti i partecipanti, ha continuato ad essere celebrata al suono della British Alex Wilson Trio, e la festa è andata avanti in un’atmosfera esuberante al Sunny Club del Kulm Hotel St. Moritz. “In ognuno dei nostri incontri la nostra gastronomia riceve un aggiornamento stimolante. Questo è stato e rimane l’idea fondamentale dietro al festival – ha confermato Reto Mathis - Le idee creative e i concetti culinari degli chef ospiti integrano le proprie creazioni degli chef locali di cucina. Già durante i preparativi c’è stata una cooperazione davvero di grande intensa. Alcuni chef di cucina della Gran Bretagna sono arrivati appositamente in anticipo per poter lavorare fianco a fianco con i nostri chef nelle loro prestigiose cucine. Queste sono le migliori condizioni per poter continuare ad elevare lo spirito collegiale del nostro Gourmet Festival che il prossimo anno si terrà dal 25 al 29 gennaio 2016 e avrà come titolo YOKOSO NIPPON, con chef giapponesi che provocheranno gli ospiti con la loro sensazionale arte della cucina”. Per saperne di più: www.stmoritz-gourmetfestival.chaut marzo 2015 La Rivista - 67 Intervista a Bobo (Roberto Cerea) Cerchiamo di far fare bella figura all’Italia di Rocco Lettieri I l celebre chef del Ristorante Da Vittorio (tre stelle Michelin in Italia a Brusaporto in provincia di Bergamo) parla della sua avventura engadinese nel Ristorante “Da Vittorio” al Carlton di St. Moritz, in attesa di ‘sbarcare’ in Qatar Con una ristrutturazione totale tenutasi nel 2007, il Carlton Hotel St. Moritz, ha assunto una nuova silhouette estetica, mantenendo identici i valori storici. La ristrutturazione accuratamente progettata ha dato al grande complesso un carattere di grande importanza. Le 60 suites decorate individualmente e le junior suite sono rivolte verso sud, con vista invernale sul lago ghiacciato di St. Moritz e tutte dispongono di balcone o terrazza. Esclusivo hotel che ora permette di immergersi nel The World of Da Vittorio - St. Moritz e per godersi l’alta cucina dei fratelli Enrico e Roberto Cerea (tre stelle Michelin in Italia a Brusaporto), con l’aiuto di Luca Mancini e Sara Gajot (chef) e Giovanni Cilento (Maître e sommelier). Il loro Ristorante “Da Vittorio” appena fuori città è tra i migliori indirizzi di alta cucina italiana. I buongustai possono compiacersi gustandosi una cucina autentica di altissima raffinatezza, viaggiando in un tour culinario di colori vivaci, abbinamenti audaci e materia prima indiscussa: la migliore che possa offrire il mercato, sia esso a pochi km che dall’altra parte del mondo. Per i Cerea il km “0” non è affatto un dogma. Chi può permettersi la loro cucina, può certamente meritarsi i migliori prodotti che offrono i mercati più famosi del globo. Bobo come avete affrontato la vostra avventura in terra engadinese ben sapendo che questa zona vanta ristoranti di altissima qualità enogastronomica e non solo in St. Moritz ma anche nei piccoli borghi che si trovano nella lunga vallata che va dal Maloja a Martina? Nelle tue parole c’è molta verità. Qui da 68 - La Rivista marzo 2015 Bobo ed Enrico Cerea ogni parte del mondo in inverno arriva una clientela esclusiva che viene appositamente per apprezzare una cucina di alta classe. Noi abbiamo ricevuto una richiesta di poter essere presenti al Carlton e non ci siamo lasciati scappare questa occasione. Siamo al terzo anno e ci troviamo davvero molto bene. La clientela internazionale fatta da russi, brasiliani, inglesi, tedeschi, giapponesi, cerca l’italianità (paccheri, risotti, paste condite con sughi sempre freschi) e noi la offriamo anche attraverso i nostri prodotti quali i pomodorini, le verdure, i pesci del Mediterraneo, le carni, i tartufi, l’olio e naturalmente il pane, le focacce e i grissini che facciamo giornalmente e i nostri pluripremiati dessert. Ma nessun problema con lo chef di casa? Davvero nessun problema. Gero Porstein, il loro chef, opera nel suo ristorante in stile engadinese, il Romanoff, e noi offriamo la nostra cucina di stile prettamente italiano e non abbiamo problemi di sorta. La nostra è una cucina fortemente personalizzata che non entra in contrasto con la loro. Se un problema per noi esiste è quello dell’approvvigionamento delle materie prime che abbiamo a Brusaporto. Qui un po’ per le ragioni doganali, un po’ per le strade innevate, non sempre riusciamo ad avere tutto al 100%, però ci stiamo organizzando anche con fornitori svizzeri che sono davvero molto bravi e consegnano nel giro di 24 ore. La nostra scommessa è quella di poter portare qui la stessa offerta che abbiamo in Italia. Ormai ci siamo. Ma come riuscite ad organizzarvi con tutti gli impegni che avete già nel vostro locale a 3 stelle, nei vostri importanti catering (siete primi in Italia), nelle consulenze anche all’estero, nelle richieste internazionali che richiedono la vostra presenza, ecc. Questa è una nostra prerogativa. Abbiamo avuto la prontezza di diversificare in settori i nostri lavori. Siamo circa un centinaio divisi in squadre e solamente in pasticceria, guidata dal nostro cognato Simone Finazzi, lavorano 15 persone. Ci siamo noi, io e mio fratello Enrico, l’altro nostro cognato Paolo Rota (un vero pilastro), nostro fratello Francesco (una persona che fa 18 ore al giorno) e le nostre sorelle Rossella e Barbara e i nostri collaboratori che sono fidelizzati a noi come essere in famiglia. A proposito delle nostre consulenze debbo dire che le difficoltà ci sono nei primi giorni in cui ti trovi a lavorare in posti nuovi e con personale esterno che non conosci. In Italia si fa in fretta poiché i lavoratori italiani sono creativi e molto disponibili, all’estero, un po’ per le lingue, un po’ perché hanno un’altra visione del lavoro ci si mette di più a far partire la macchina organizzativa. Quali sono gli impegni presi per St. Moritz e quali quelli che avete già in programmazione nel prossimo futuro. Le nostre consulenze vengono sempre fatte e discusse tra noi con molto oculatezza. Ad esempio abbiamo concluso la collaborazione a Saturnia in Toscana, dove siamo rimasti per tre anni ed abbiamo anche ricevuto una stella Michelin. Qui a St. Moritz abbiamo iniziato il 10 Dicembre e ci resteremo sino al 30 Marzo 2015, quando finisce la stagione invernale. Per poi riprendere a Dicembre. Poi ci aspettano al Sentoja di Singapore, e alcune collaborazioni sono in programma in Perù. Ma l’impegno più importante è l’accordo preso con i nuovi titolari del Qatar che hanno ristrutturato un famoso Hotel di Milano (che comunicheremo a breve per discrezione) e che ci hanno offerto l’ultimo piano panoramico per poter aprire un “Da Vittorio” nella città gastronomica più viva d’Italia. Una vera sfida che affronteremo con caparbietà e volontà. In colcusione di questa intervista, ho pranzato al “Da Vittorio” con in cucina Bobo (Roberto Cerea), Luca Mancini e Sara Gajot che mi hanno fatto letteralmente sognare. Direi che i loro piatti sono stati strepitosi. Ve li presento in sequenza di servizio. “La Calda di mare tiepida con le tre salsine”; “il Risotto con cappesante, cespi di topinambur e tartufo nero”; “il Filetto di capriolo engadinese con ketchup di barbabietola, crauti rossi marinati al ribes e patate ratte al fieno”; dessert: “Return from Brasil” (pineapple rolls with tonka bean mousse and mango) e tris di dessert (Cupola al pistacchio, pomodorino con bavarese al pesto e bigné baniglia e limone). Ottimo anche il Brut di Giorgio Grai 2009, sboccatura 2014 e il rosso Castello dei Rampolla Chianti Classico DOCG 2012. Fuori un metro di neve, più 20 cm caduta fresca nella notte. Uno spettacolo anche essere qui per il 22°esimo Gourmet Festival di St. Moritz. Cosa vorresti dire a chi viene a trovarvi a St. Moritz dal Nord dell’Europa? Da Vittorio St. Moritz Non mancate di farci visita al Carlton. Risparmierete certamente tanti km e troverete la stessa offerta di Brusaporto. Forse non una carta identica al 100%, ma sulla qualità dei piatti nessun cedimento: la stessa attenzione la troverete con fuori un metro e passa di neve come in questi giorni del Gourmet Festival in corso, che mi affascina per l’ottima organizzazione che solo in Svizzera può esistere. Sono bravissimi e anche noi cerchiamo di adeguarci facendo fare bella figura all’Italia. Carlton Hotel Via Johannes Badrutt, 11 CH – 7500 St. Moritz Tel: +41.81. 836.70.30 [email protected] www.carlton-stmoritz.ch Da Vittorio Via Cantalupa, 17 24060 Brusaporto (BG) +39 035 681024 www.davittorio.com Bobo con Luca Mancini marzo 2015 La Rivista - 69 Convivio di Domenico Cosentino Le Salsicce (è d’obbligo il plurale) Quei sapori ruspanti più popolari d’Italia Generate e create non solo con la carne del Porco (ne vengono prodotte anche con carne di vitello o pecora), con finocchietto o senza, con pepe nero o peperoncino piccante, dal Piemonte alla Lucania, da Trieste a Mazzara del Vallo, non esiste pezzo d’Italia che non abbia interpretato a modo suo l’insaccato (o insaccati) più popolare d’Italia. Un tempo si preparavano o insaccavano nei mesi più freddi dell’anno: fine gennaio o prima della festa di carnevale che, normalmente, avveniva nella metà di febbraio. Mia nonna li chiamava “I Giorni delle maialate”, che non avevano nessuna attinenza sessuale, ma riferivano l’occasione di gran festa coincidente con l’uccisione del maiale. Non un maiale qualsiasi, seriale, di quelli stipati, ingrassati e siringati che stringono il cuore nei documentari-verità facilmente recuperabili in rete, ma, al contrario, quello cresciuto quasi come uno di famiglia, con tanto di nome scritto sulla porta della “Zimba”, la porcilaia; alimentato e cresciuto con gli scarti della cucina del nostro menù quotidiano. U sozizzu, la salsiccia, che la nonna in italiano pronunciava salciccia con una “c” al posto della “s” perché, per la santa donna, quel vocabolo sposava inequivocabilmente il salato alla carne: Sal…ciccia, appunto! Ma c’è di più: a “Salccicia” – così aveva imparato dalla madre - doveva avvenire lo svezzamento de bambini. Puntuale - lo ha fatto con me più di una volta - quando mia madre era a corto di latte, prelevava dalla Maidha, la tradizionale “gavetta”, un cilindretto di carne suina ben pestata, se la teneva in bocca per qualche minuto in modo da intenerirlo dal tutto e poi lo spiaccicava sulle gengive del Bebè, che finiva di assaporarlo a mo’ di caramella. Qualche succhiotto e l’iniziazione era fatta. L’infante cominciava la sua carriera da uomo. Arrivate a Roma insieme agli schiavi lucani Salsicce di fegato di maiale 70 - La Rivista marzo 2015 Secondo Erodoto, nato e vissuto nel V secolo avanti Cristo, gli antichi Egizi, ritenevano il maiale un essere immondo. Nelle sue Storie, Erodoto racconta che, se uno di loro, passando accanto a un maiale soltanto lo sfiorava, correva subito a gettarsi nel fiume completamente vestito. Così non fu, più tardi per Roma. Nei testi degli antichi romani, da Marziale a Cicerone, i riferimenti golosi al maiale e alla lucanica abbondano. Arrivato a Roma insieme agli schiavi lucani, l’insaccato di maiale, forgiato in lunghe catene e appeso su pertiche di legno, venne battezzato con il nome dei suoi consumatori originari. Il nome si diffuse fino ai confini dell’impero, tanto che la regina Teodolinda ne incoraggiò ii consumo. E se anche oggi, per motivi a noi sconosciuti, alcuni insaccati sono scomparsi – vedi ad esempio la salsiccia gialla, certamente non priva di zafferano, tanto cara ai modenesi e ad Salsicce piccanti rino romano; Saltizza di Sardegna, cubetti di carne suina insaccata a forma di ferro di cavallo; ‘nduja di Spilinga, leggermente piccante, adatta da spalmare su fette di pane casareccio; Luganega trevisana, se ne fanno due versioni: magra per la brace e grassa per l’umido; scorsett (piccoli cotechini) e figadett (insaccati con fegato di maiale) bellunesi, e infine, la Lucanica di Piperno, detta anche Luganega, che sono ritagli di spalla, filetto o coscia di maiale e fatte riposare su pertiche di legno. Bue, cavallo o pecora al posto del maiale per motivi religiosi Il norcino Slongo e le sue salsicce Alessandro Tassoni, cantore della Secchia Rapita – debbo ammettere che dagli anni della mia infanzia ad oggi, poco o nulla è cambiato nell’allure ruspante dell’insaccato più fresco e mangiabile di tutta Italia. Una popolarità resistente a mode e diete, pietra miliare dell’alimentazione contadina, in bilico tra obblighi di povertà e piacere semplice, diretto, incontaminato. A ben vedere, percorrendo, ormai da anni in lungo e largo questo nostro Bel Paese, devo ammettere che non esiste area rurale che non vanti una sua originale interpretazione di salsiccia, con i soli, vaghi paletti della proporzione tra carne magra (70 per cento) e parte grassa (30 per cento). Tale è la popolarità di questo insaccato, che pochi chilometri di distanza bastano a cambiare speziature e lavorazione, tipologia di carne e tempi di stagionatura (quando previsti). Se i ritagli di lavorazione del maiale dominano la gran parte delle ricette, va ancora aggiunto che, dalle terre padane alla Sicilia, le carni cosiddette alternative – montone, bue, cavallo, pollo – sostituiscono quella suina per questioni di restrizioni religiose o per tradizione locale, come nel caso di quelle gustate in Puglia, che annoveravano tra gli ingredienti anche la pecora. Per quanto riguarda alla preparazione, lo scontro ideologico tra i fautori della griglia e i difensori di chi la salsiccia la preferisce in umido (con o senza vino) lascia indifferenti gli amanti e appassionati della salsiccia come me, che la mangia spesso, piccante o dolce, alla griglia o cotta, servita su cime di rape, cicorie, patate. O in casouela, come fanno i milanesi, con verze, costine, cotenne e musetto del maiale. Salciccia, sautizza, sarsiccia, sauSausage, Saucisson lionoise, Salciccia e sozizzu Si dice Salsiccia, oggi, con varianti minime da una parte all’altra zissen e Kalbsbratwurst d’Italia: sarsiccia, salciccia, sautizza, sozizzu…, ma anche Salsiccia di Bra, prodotta un tempo da sola carne bovina; Verzini o Salsiccia milanese antica, un macinato di carne di maiale ripulito dai nervetti; Zambudel o salsiccia matta romagnola, Sarsiccia toscana, spalla o coscia di maiale impastata con diversi aromi; Sauciccia ‘nda la ‘nzogna campana, carne di maiale impastata con finocchio e poi mesa sotto grasso; Salsiccia Monte San Biagio di Terracina, affumicata con legno di lentisco; Cervellata di Puglia, per la tradizione sono carni dell’interiore di bue, pecora e capra, lavorate con aggiunta di peco- Modesta e gustosa, la salsiccia ha dismesso, ormai da anni, i panni della “cenerentola”, rappresentante di una cucina italiana povera, per diventare ingrediente protagonista per buongustai e gourmet sparsi in tutto il mondo. Alcuni anni fa, durante il mio soggiorno negli Stati Uniti d’America, viaggiando da New York a Miami, da Boston a San Francisco, dove qualsiasi imbudellato /pestato è detto sausage, e le nostre vengono definite Italian sausages, ho avuto modo di constatare che la nostra salsiccia è una delle glorie del Made in Italy. marzo 2015 La Rivista - 71 Kalbsbratwurst (salsiccia di vitello arrosto) Il Metzger-Meister (mastro macellaio) Christoph Lehmann A Lione, Francia, invece, il grande Paul Bocuse, negli anni ottanta, nel suo ristorante, dalla grassa carne di maiale, ricavava gustosi saucisson speziati, farciti con pistacchi e li serviva ai suoi clienti in pasta brioche come “amuse gueule”, deliziose golosità. O, volendo cambiare Paese, i feinen Wurstwaren, che ho amato fin dal mio primo incontro, quando sono arrivato in Svizzera per motivi di lavo- Feine Würste 72 - La Rivista marzo 2015 ro. Salzissen o Kalbsbratwurst, di porco o di vitello che compravo e preparavo spesso per tutta la famiglia, arrosto o in salsa di cipolle, magari accompagnandole con rösti (tortino di patate) o Krauti. E che ritrovo, sempre fresche e di ottima qualità, ogni anno, quando torno a Zurigo per trascorrere le feste di Natale con mia figlia, nella piccola macelleria dell’amico Christopf Lehman, giovane Metzger (macellaio) che conduce, insieme alla sua signora Mjriam, una macelleria nel centro storico di Herrliberg. Ben esposte, nel suo lindo banco frigorifero, Saucisse o Wurste, magari con tanto di bandierina che richiama il territorio di provenienza. Per un goloso come me, amante degli insaccati c’è l’imbarazzo della scelta: Cervalat, Züri-Schublig, Zürcher-Kalbsfleischwurst, Engadiner Hauswurst o Bündner Beinwurst, St Galler Bratwurst, Saucisson e Saucisse au foie, Saucisson jurassien, Berner Zungenwurst, Glarner Schublig, Thurgauer Salzissen, Aargaurer Sontagswurst o Saucisson fume à la born. In alternativa ai Würste, in queste giornate fredde delle maialate italiane, trovandosi nel Nord Italia, al viaggiatore goloso non resta che consolarsi con qualche salsiccia (dolce o piccante) italiana, magari accompagnandole con delle cime di rapa. La Ricetta LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA Viva la cucina italiana! Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia. Buon appetito! I nostri 18 ristoranti pizzerie in Svizzera vi accolgono 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti i membri su presentazione della tessera della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del 10% su tutte le consumazioni! Pane, salsiccia e cime di rape Ingredienti per 4 persone: 1 kg. di cime di rape, 500 g (8 salsicce), 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 1 peperoncino piccante rosso, 1 spicchio d’aglio, sale, mezzo bicchiere di vino bianco secco. Come le preparo: Pulisco e lavo solo le foglie tenere e le cime di rape. Elimino il gambo. Sbollento per 5 minuti in acqua bollente salata. Scolo e faccio raffreddare in acqua ghiacciata. In una padella antiaderente, faccio rosolare le salsicce. Aggiungo mezzo bicchiere di vino bianco e faccio sfumare. Aggiungo anche due-tre cucchiai di acqua delle cime di rape e lascio cuocere per 10-15 minuti a basso fuoco. Taglio il peperoncino a metà. Schiaccio l’aglio e faccio dorare in una padella. Aggiungo le cime di rape e faccio saltare per 5 minuti. Servo le salsicce con le sue cime di rape in un piatto o in un filoncino di pane casareccio. Da bere: un calice di vino rosso, giovane, non impegnativo, magari “Vino della casa”, “Vino Naturale” o Vino “Biodinamico”, oggi tanto di moda in Italia. Molino Basilea Steinenvorstadt 71 4051 Basilea T 061 273 80 80 Molino Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux T 021 965 13 34 Molino Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna T 031 311 21 71 Molino Thônex Rue de Genève 106 1226 Thônex T 022 860 88 88 Molino Crans-Montana Rue de Pas-de-l’Ours 6 3963 Crans-Montana T 027 481 90 90 Molino Uster Poststrasse 20 8610 Uster T 044 940 18 48 Molino Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon T 044 740 14 18 Molino Vevey Rue du Simplon 45 1800 Vevey T 021 925 95 45 Molino Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo T 026 322 30 65 Molino Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur T 052 213 02 27 Molino Molard, Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra T 022 310 99 88 Molino Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt T 027 966 81 81 Molino La Praille, Ginevra Centre Commercial La Praille 1227 Carouge T 022 307 84 44 Molino Select, Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo T 044 261 01 17 Molino Glattzentrum Einkaufszentrum Glatt 8301 Glattzentrum T 044 830 65 36 Molino Stauffacher, Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo T 044 240 20 40 Le Lacustre, Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra T 022 317 40 00 Frascati, Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo T 043 443 06 06 marzo 2015 La Rivista - 73 www.molino.ch Sostituzione gratuita degli pneumatici per 24 mesi* Passione Italiana CHOOSE PIRELLI AND TAKE CONTROL. P ZERO™ SOFT P ZERO™ MC PNEUMATICI DIVERSI, STESSA TECHNOLOGIA. LA SCELTA DELLA FORMULA 1® E DEI MIGLIORI COSTRUTTORI AUTOMOBILISTICI. SEGUA IL LORO ESEMPIO. solame n per un p te eriodo limitato The F1 FORMULA 1 logo, F1, FORMULA 1, FIA FORMULA ONE WORLD CHAMPIONSHIP, GRAND PRIX and related marks are trade marks of Formula One Licensing B.V., a Formula One group company. All rights reserved. *Per l’acquisto di min. 2 pneumatici Pirelli vettura o SUV estivi da 17 pollici o invernali da 16 pollici presso un rivenditore P ZEROTM CLUB e rispettiva iscrizione su www.pzeroclub.ch. Dettagli suwww.pzeroclub.ch. Disponibili nelle tabaccherie svizzere Motori di Graziano Guerra Nuova Mazda2 L’equilibrata utilitaria con equipaggiamento di lusso Si tratta del modello Mazda destinato a competere nel segmento B, uno dei più agguerriti del mercato europeo, e sostituisce una macchina che ha ricevuto il premio World Car 2008 e che è stata valutata al vertice della sua categoria nel Report TÜV 2015. Nuova Mazda2 è più lunga del modello precedente, anche di passo, ha un abitacolo più spazioso, e una serie di sistemi di sicurezza attiva che si abbina a degli equipaggiamenti molto generosi per un’utilitaria. “Come il primo sistema nel segmento di proiezione dati verso il parabrezza (Active Driving Display) o il sistema di connessione per smartphone, ma senza distrarre il pilota - ha dichiarato a Barcellona, alla presentazione europea in sessione dinamica Erika Giandomenico portavoce di MME - e tutto senza aumentare il peso della vettura”. La Giandomenico ha parlato anche di “ricerca meticolosa di grammi da eliminare … e nel farlo abbiamo migliorato la sicurezza, con una scocca e un telaio più rigidi, portando pure benefici di silenziosità a bordo”. L’ingegnere giapponese responsabile del progetto, Ayumo DOI, ha parlato di motori di giusta cilindrata in un segmento dominato dalla riduzione della cubatura, ben adeguati per una maneggevolezza d’alto livello “dove l’uomo e la macchina diventano una cosa sola, secondo il famoso principio giapponese Jinba Ittai indicante l’osmosi che si viene a creare tra cavaliere e cavallo”. La serie degli efficienti propulsori Skyactiv è stata ottimizzata per il segmento B, aggiungendo alla gamma a benzina ad alta compressione un nuovo diesel pulito di bassa cilindrata, che arriverà in Svizzera a giugno. Tutte le versioni hanno di serie il sistema di spegnimento automatico al minimo denominato Mazda i-stop. Per la Svizzera le 75 e 90 cavalli sono disponibili con cambio Skyactiv manuale a 5 marce, la 90 CV pure con automatico a 6 rapporti e la 115 CV a benzina come la 105 CV diesel, con manuale a 6 rapporti. Rightsizing no donwsizing Si sa che i giapponesi sono campioni dell’alta tecnologia, e che non mollano mai. Un esempio in più è dato dagli ingegneri Mazda nella ricerca e sviluppo di motori a ciclo otto sempre più efficienti, e soprattutto sempre più puliti. Se la maggior parte dei costruttori automobilistici segue già da qualche tempo la cosiddetta via del “downsizing”, cioè la riduzione di emissioni e consumi, ma con l’ausilio di tecnologie turbo per mantenere le prestazioni, i tecnici Mazda parlano invece di “rightsizing”, e puntano su una più efficiente combustione all’interno del motore per abbattere le emissioni nocive. Un problema, quello delle emissioni nocive, che, anche secondo la teoria già in auge ai tempi dell’introduzione del catalizzatore, si risolverà definitivamente solo con l’ottenimento della combustione totale all’interno del motore. I giapponesi, maestri matematici, stanno già affrontando le problematiche legate alla combustione adiabatica, e Skyactiv rappresenta solo l’inizio di una tecnologia che in futuro non mancherà di riservarci novità sorprendenti. Prezzi e disponibilità Nuova Mazda2 è disponibile in Svizzera con motori 1.5 benzina e diesel, quest’ultimo da giugno 2015, negli allestimenti Challenge 75 CV, da CHF 17’400; Ambition 90 CV, da 19’650 e D 105 da 22’750; Ambition Plus 90 CV da 21’150 e D 105 CV da 24’250, Revolution 115 CV da 24’250, 90 CV da 24’900 e D 105 CV da 26’150. marzo 2015 La Rivista - 75 L’85° Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra 90 prime mondiali e 41 europee L’elezione dell’Auto dell’Anno 2015 precederà di qualche giorno l’inaugurazione che avverrà giovedì 5 marzo alla presenza del Consigliere Federale, signora Doris Leuthard. 220 espositori presenteranno circa 900 autovetture nei padiglioni, occupati sino all’ultimo metro quadrato, del Palexpo di Ginevra. Un centinaio delle nuove automobili esposte risponde già oggi alle norme europee sulle emissioni del 2020. 131 sono le novità, 90 mondiali e 41 europee, di modelli e concept-cars annunciate senza le tradizionali grandi sorprese dell’ultima ora. I visitatori attesi sono più di 700’000. La casa di alta orologeria TAG Heuer renderà omaggio agli oltre 150 anni di sport automobilistico con un’esposizione speciale e interattiva. Il Salone dell’Auto di Ginevra, una delle più importanti e affascinanti vetrine del Mondo dell’Automobile, è tra i cinque migliori al mondo e l’unico con cadenza annuale riconosciuto dall’Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Automobili (OICA). Tutte le migliori Marche del mondo saranno presenti e, fra i nomi delle novità più affascinanti spuntano: Ferrari 488 GTB, BMW Serie 2 Gran Tourer, Citroën DS5, Hyundai Tucson, Opel Karl, Renault Kadjar, Skoda Superb, Subaru Levorg, VW Touran e poi le compatte sportive Audi RS3, Ford Focus RS, Honda Civic Typer-R e la prima di serie a idrogeno Toyota Mirai. Quest’anno molti preparatori di auto di lusso e designers faranno il loro debutto al Palexpo (Radical Sportscars, Scuderia Cameron Glickenhaus, ED Design, Phiaro, Segula) e Borgward, un Costruttore pressoché centenario che festeggerà la sua rinascita. Inoltre, fra i progetti più accattivanti in bella mostra si potranno ammirare: Rinspeed Budii, un concetto svizzero di automobile con guida autonoma; Infiniti QX30, Mitsubishi Compact SUV Concept, Suzuki iM-4 e le ultime invenzioni dell’Italdesign di Giugiaro, di Pininfarina, di Sbarro e Touring Superleggera. Infine, i modelli che non emettono oltre 95 g di CO2/km saranno elencati in un prospetto, realizzato dal Salone dell’Auto e da SuisseEnergie, e che sarà disponibile – come pure la Guida per il visitatore - agli ingressi del Salone. Un padiglione è per tradizione dedicato ai fornitori di accessori e agli equipaggiamenti per garagisti. In effetti, questo importante appuntamento annuale costituisce anche l’occasione di mettere in luce il Settore Automotive, con la sua offerta e i suoi servizi. Il Salone sarà aperto al pubblico per undici giorni, dalle ore 10.00 alle ore 20.00 durante la settimana e dalle ore 9.00 alle ore 19.00 nei weekend, sarà praticato uno sconto del 50% sul prezzo del biglietto a quanti entreranno dopo le ore 16.00. Per un viaggio senza stress e senza difficoltà sino al Salone, circoleranno numerosi treni speciali, che arriveranno e partiranno da Ginevra Aeroporto. Le Ferrovie Federali Svizzere propongono biglietti combinati (viaggio e ingresso al Salone) a tariffe ridotte. Il visitatore che arriverà in automobile, sarà indirizzato su uno dei tredici parcheggi intorno al Palexpo. Le navette assicureranno il collegamento con l’ingresso principale. Italiane in passerella a Ginevra Ferrari 488 GTB Il Cavallino Rampante apre un nuovo capitolo nella storia degli 8 cilindri Debutta a Ginevra la nuova V8, a 40 anni dalla presentazione della 308 GTB, prima V8 posteriore-centrale. La 488 GTB offre prestazioni da pista, fruibili pienamente anche nella guida quotidiana da chi non è pilota professionista. La nuova berlinetta sintetizza le conoscenze acquisite dalla ferrari nelle competizioni F1 e WEC dove la 458 GT è campione del mondo e trionfatrice tra l’altro delle due ultime edizioni della 24 Ore di Le Mans. In più, il nuovo modello sfrutta il konw how accumulato dai tecnici Ferrari in 10 anni di programma XX, con vetture estreme guidate da gentleman-driver. Il V8 turbo da 3902 cm3, ai vertici per potenza, coppia e tempi di risposta è completamente nuovo e contribuisce a fare della Ferrari 488 GTB un punto di 76 - La Rivista marzo 2015 riferimento per propulsori con questa architettura. Eroga 670 cv a 8.000 giri/ minuto, coppia massima di 760 Nm in settima marcia, tempo di risposta di 0,8 secondi a 2000 giri/min e assicura l’eccezionale accelerazione da 0-200 km/h in 8,3 secondi. Il cambio utilizza il Variable Torque Management che eroga la poderosa coppia in modo crescente e continuo. Disegnata dal Centro Stile Ferrari, mostra reminiscenze della 308 GTB originale. Prima Europea per l’Alfa Romeo 4C Spider La nuova fiammante 4C Spider sarà in prima europea al Salone Internazionale di Ginevra e, probabilmente, dai concessionari svizzeri dal prossimo aprile, ma il prezzo non è ancora noto. È spinta da un 4 cilindri turbocompresso di alluminio nella classica cilindrata Alfa Romeo di 1.750cc, impressionante la potenza specifica di 136 CV/litro. Il motore in posizione centrale, la tecnologia d’avanguardia e le dimensioni compatte promettono alta precisione, agilità e prestazioni. Per un maggiore confort nelle modalità Dynamic, Natural o All weather, il cambio Alfa Romeo TCT è dotato di modalità automatica. Sette i colori della 4C Spider: rosso alfa, nero, bianco, grigio basalto (metallizzato), rosso competizione (tristrato), bianco madreperla (tristrato) e il nuovissimo giallo. Per la regione EMEA sono previste 3.000 unità, delle quali circa 250 per la Svizzera. 500X City Look e 500X Off-Road Look Con la versatile crossover 500X, Fiat amplia la famiglia delle 500. A ottobre è stata una delle star al salone internazionale di Parigi e certamente raddoppierà a Ginevra. A marzo in Svizzera sarà pure in distribuzione. Entrambe le varianti - 500X City Look e 500X Off-Road Look - si presentano perfette per ogni esigenza, con motori ecocompatibili e brillanti e soluzioni innovative anche per quanto riguarda l’infotaiment. Per la nuova sono possibili diverse combinazioni di motore-cambio e trazione. A benzina: 110 CV 1.6 “E-torQ” (manuale a 5 marce e trazione anteriore), 140 CV 1.4 Turbo MultiAir II (manuale a 6 marce e trazione anteriore), 140 CV 1.4 II Turbo MultiAir (doppia frizione, 6 marce e trazione anteriore) e il 170 CV a benzina 1.4 Turbo MultiAir II (cambio automatico a 9 rapporti e trazione integrale). Oppure con motori turbodiesel: 120 CV 1.6 MultiJet II (manuale a 6 marce e trazione anteriore) e 140 CV 2.0 MultiJet II (manuale a 6 marce e trazione Jeep Renegade “Novità dell’Anno 2015” anteriore o cambio automatico a 9 marce e trazione integrale). Il listino prezzi elvetico parte da 19’990 franchi. Secondo i lettori di Quattroruote la nuova Jeep Renegade è la “Novità dell’Anno 2015” con il 24,1% delle preferenze. Indetto dal 2000 a oggi, il concorso ha già visto trionfare ben nove modelli di FCA Italy, e la nuova Renegade è la prima Jeep a conquistare l’ambito titolo tra una rosa di concorrenti selezionata dalla redazione. Lanciata in Italia a settembre e subito entrata nella “top ten” delle auto più vendute nella sua categoria, la Renegade ha raggiunto la prima posizione del segmento lo scorso dicembre. Nello stesso mese, la nuova vettura Jeep ha conquistato le prestigiose 5 stelle Euro NCAP con un punteggio globale di 80/100, ottenuto grazie soprattutto all’87% per la protezione degli adulti e all’85% per quella dei bambini, e con risultati positivi in tutti i principali test. Prodotta a Melfi e commercializzata in oltre 100 nazioni nel mondo, inclusi gli Stati Uniti, la nuova è caratterizzata da una grande personalità stilistica e presenta proporzioni adatte sia all’utilizzo in città sia su tracciati off-road. In Svizzera è disponibile nelle varianti Sport, Longitude, Limited e Trailhawk, con motore turbodiesel 2.0 Multijet II con potenze da 140 o 170 CV. Il nuovo cambio automatico a 9 rapporti è disponibile con gli allestimenti Trailhawk e Limited. Il listino prezzi parte da 24’950 franchi. marzo 2015 La Rivista - 77 Starbene La voce e la scelta del partner Nella scelta di un partner, sia di sesso maschile sia femminile, spesso gioca un ruolo rilevante il tono di voce. Nella fattispecie, voci maschili più profonde e voci femminili più acute connotano la persona, rendendola a seconda dei casi più o meno attraente. Precedenti studi su animali e uccelli, hanno per esempio suggerito come in base al tono (o frequenza) della voce, gli stessi reagissero in modi differenti. Per esempio, un tono di voce molto basso viene associato a un corpo di dimensioni maggiori, una posizione dominante e un potenziale aggressore. Al contrario, un tono di voce più acuto, indicherebbe un corpo più esile, una posizione di sottomissione e possibile paura. Con queste informazioni in mano, i ricercatori dell’University College di Londra (UK), coordinati dal dottor Xu Yi, hanno voluto controllare se questo principio di attrattività vocale valesse anche per l’essere umano. Gli studiosi hanno così reclutato un gruppo di volontari maschi, cui far ascoltare una voce femminile che era stata elettronicamente alterata mediante variazione del “pitch” (il tono), la qualità della voce e la spaziatura al fine di instillare l’idea di una dimensione del corpo più piccola. Allo stesso modo, a un gruppo di volontari femmine è stata fatta ascoltare una voce maschile alterata con la stessa procedura, ma per far credere che il corpo fosse più grande. Al termine degli esperimenti, i ricercatori hanno scoperto che gli ascoltatori di sesso maschile preferivano le voci femminili caratterizzate da un tono più alto, una voce più sospirante e con una spaziatura più ampia. Queste caratteristiche facevano pensare a un corpo più piccolo, magro. Come ci si aspettava, le volontarie di genere femminile hanno mostrato di preferire una frequenza di voce maschile più bassa, spaziatura ridotta e tonalità più gravi – il che presupponeva l’appartenenza a un corpo di maggiori dimensioni. Tuttavia, la preferenza delle donne è andata alle voci maschili sì più profonde, ma il cui tono era più dolce o sussurrato (quasi suadente) perché associato a minore aggressività – nonostante le possibili maggiori dimensioni del fisico. I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLoS One, e suggeriscono che in fondo l’essere umano, per quanto evoluto, resta pur sempre un animale e che certe interazioni – in questo caso, vocali – chiamano ancora in causa certi istinti animali. 78 - La Rivista marzo 2015 Cerotto intelligente Cerotti e garze intelligenti, biodegradabili e biocompatibili, basati su polimeri naturali, in grado di incorporare olii essenziali, prevenire infezioni e facilitare la guarigione di ferite ed ustioni. È il frutto della ricerca nel campo dei dispositivi biomedici condotta dal gruppo Smart Materials, in collaborazione con il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Farmaci dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (Iit). Alla base di questa innovazione nel campo dei prodotti per medicazioni di ustioni e ferite, informa un comunicato, ci sono materiali preparati grazie alle nanotecnologie, basati su polimeri naturali in grado di incorporare olii essenziali e altri composti derivati da prodotti naturali quali cannella, menta e limone con diverse proprietà (anti-batteriche, anti-infiammatorie, anti-ossidanti). Con i nuovi materiali si possono realizzare non solo cerotti, ma vari tipi di medicazioni e altri dispositivi biomedici. I ricercatori sono riusciti a sviluppare questi nano-materiali compositi di cui possono controllare le proprietà e il rilascio dei principi attivi. “In pratica decidiamo noi quando, come e cosa il cerotto rilascia sulla ferita” afferma Athanassia Athanassiou, responsabile del gruppo Smart Materials. “Il vantaggio di questi nuovi prodotti è la maggiore efficienza abbinata al costo di produzione ridotto” spiega Rosalia Bertorelli ricercatrice del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo Farmaci, “Abbiamo già depositato tre brevetti riguardanti questi nuovi prodotti e abbiamo diversi investitori già interessati, se tutto va bene, stiamo pensando a partire con un progetto di startup”. Un breve riposino può annullare gli effetti negativi di una notte insonne Una pennichella anche di soli 30 minuti, consente di recuperare i guasti di una notte insonne o quasi. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism (JCEM) e condotto da Brice Faraut della Université Paris Descartes-Sorbonne Paris Cité. La carenza cronica di sonno è ormai divenuta un problema di salute pubblica in molti paesi. Strozzati tra mille impegni, distratti da tablet e smartphone, sono tantissimi coloro che perdono ogni notte preziose ore di sonno nonostante sia ormai assodato che dormire poco fa male alla salute, rallenta i riflessi, riduce la produttività, incide sul rischio di malattie come diabete e obesità. Gli esperti hanno coinvolto un campione di maschi di 25-32 anni, “ospitandoli” per alcuni giorni nel loro laboratorio del sonno. La prima notte i volontari - sottoposti a un’alimentazione controllata - hanno dormito otto ore; la notte successiva solo due ore, con la possibilità o meno di fare una pennichella il giorno seguente. Analizzando campioni di urine and saliva di ciascun volontario, varie sostanze sono state monitorate, ormoni ma anche molecole con importanti funzioni immunitarie. Dopo la notte semi-insonne è emerso un netto squilibrio dell’ormone norepinefrina, una molecola molto importante del sistema nervoso che controlla tra le altre cose la frequenza cardiaca. La noreprinefrina risulta più che raddoppiata in seguito a carenza di sonno. Invece una molecola con funzione immunitaria (interleuchina 6) risulta diminuita nella saliva dopo la notte quasi insonne. Ma la concentrazione di queste due molecole torna esattamente alla normalità se alla notte semi-insonne segue la pennichella pomeridiana il giorno successivo. Fare un riposino il pomeriggio è stato più volte riferito come un toccasana per la salute di grandi e piccini; questo studio inizia a svelare le basi scientifiche dei suoi effetti. Un gene per “spegnere” il cancro Esiste un gene capace di “spegnere” il cancro non agendo sulla cellula tumorale, come invece fanno tutti gli altri oncosoppressori fino ad oggi noti, ma tenendo sotto controllo l’infiammazione che favorisce l’insorgenza e lo sviluppo del tumore. La scoperta, frutto di uno studio finanziato dall’Associazione italiana per la ricerca contro il cancro(Airc), è stata pubblicata su Cell. «Per capire l’importanza di questo studio, che ha coinvolto molti medici e ricercatori di Humanitas, in collaborazione con prestigiosi istituti internazionali ha spiegato Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University - bisogna ricordare quali sono le caratteristiche che connotano come “tumorale” una cellula: se la paragoniamo ad un’automobile, avere l’acceleratore sempre schiacciato (ovvero avere sempre attivi gli oncogeni, i geni che la fanno riprodurre) e i freni che non funzionano (intendendo per “freni” gli oncosoppressori che sopprimono la crescita tumorale)». «Altra caratteristica fondamentale della cellula tumorale è il suo essere inserita in una “nicchia ecologica” particolare: un microambiente infiammatorio nel quale e grazie al quale cresce e prolifera». Lo studio dimostra per la prima volta che una molecola dell’immunità innata, PTX3, scoperta 20 anni fa dallo stesso Mantovani e dal suo team, si comporta come un oncosoppressore con un meccanismo nuovo e unico, ossia frena la formazione del cancro perché tiene sotto controllo la risposta infiammatoria. «Le nostre ricerche hanno evidenziato che in alcuni tumori (colon, pelle e un tipo di sarcomi) - ha proseguito Mantovani - PTX3 viene come “spenta” precocemente, nel colon allo stadio di tumore benigno (adenoma). Questo spegnimento toglie i freni a una cascata di mediatori dell’infiammazione detta “complemento”. Così, il tumore recluta “poliziotti corrotti”, i macrofagi, che ne promuovono la crescita e l’instabilità genetica. Si tratta di una scoperta inattesa, da cui ci aspettiamo importanti implicazioni sul fronte clinico». La molecola PTX3 era già candidata al trasferimento al letto del paziente: «Anche grazie al sostegno di AIRC (programma 5x1000) stiamo testando PTX3 come potenziale farmaco per impedire le infezioni da Aspergillus nei pazienti affetti da tumore e con le difese immunitarie compromesse. Oggi, questa nuova scoperta fornisce un ulteriore motivo per attivare una sperimentazione clinica di PTX3 contro i tumori». marzo 2015 La Rivista - 79 Precisione svizzera e flair italiano… La MAT TRANSPORT SA è una società di prima categoria specializzata in soluzioni logistiche e di trasporto. Vi facciamo beneficiare di oltre 60 anni di esperienza e professionalità nel campo della logistica e vi offriamo la certezza di sapere la propria merce in buone mani. 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Ce ne sarà di meno, a causa della difficile annata che ha vissuto l’olivicoltura italiana, ma ci sarà. E la prima vetrina in cui si potrà degustarlo e comprarlo sarà Olio Capitale, la più importante fiera interamente dedicata alle migliori produzioni di extravergine, dal 7 al 10 marzo 2015 nella Stazione Marittima di Trieste. Il salone italiano degli oli extravergini tipici e di qualità, organizzato da Aries, torna per la nona edizione riconfermando la formula che edizione dopo edizione l’ha fatto divenire l’appuntamento di riferimento per gli operatori e gli amanti dell’extravergine a livello nazionale e internazionale. Centinaia di etichette presentate, incontri d’affari tra espositori e buyer stranieri e poi gli eventi collaterali per coinvolgere e formare il grande pubblico con i mini-corsi d’assaggio e le lezioni della Scuola di Cucina di Olio Capitale. Il tutto nel cuore di Trieste, a due passi da Piazza Unità, la principale piazza della città, in una location suggestiva circondata dal mare. Nell’arco dei quattro giorni dell’ottava edizione del Salone degli Extra Vergini Tipici e di Qualità sono state 10.600 le persone che hanno visitato la fiera dedicata esclusivamente al principe degli oli, molte delle quali provenienti dall’estero. In forte crescita la presenza di austriaci, tra i quali numerosi ristoratori e albergatori, e di visitatori professionali giapponesi. Un pubblico variegato ma sempre più attento alla qualità dei prodotti ed alla cultura dell’eccellenza a tavola, come ha dimostrato il tutto esaurito alle degustazioni, ai mini corsi d’assaggio tenuti dagli esperti dell’ONAOO all’Oil Bar ed agli showcooking della “Scuola di cucina di Olio Capitale”. “Olio Capitale è un evento che continua a crescere di edizione in edizione, ottenendo non solo il favore del pubblico, ma anche quello degli espositori e dei buyer esteri “spiega il presidente della Camera di Commercio, Antonio Paoletti - “Partecipando ad Olio Capitale i produttori hanno la possibilità di affacciarsi al mercato internazionale attraverso il contatto diretto con buyer provenienti da tutto il mondo. Inoltre, quest’anno Olio Capitale ha rappresentato un importante punto di riferimento per la tutela dell’extra vergine italiano di qualità dopo la polemica scatenata dal New York Times. Infine, non va sottovalutato l’indotto positivo che la 82 - La Rivista marzo 2015 manifestazione genera a Trieste grazie al rilevante afflusso di persone”. La nona edizione porta naturalmente anche delle novità, a partire dalle date: il Salone sarà aperto sabato, domenica, lunedì e martedì, con due giornate, quest’ultime, dedicate prevalentemente agli incontri d’affari e alla ristorazione. Cresce, infatti, l’attenzione per il business, così come il focus sull’internazionalizzazione, per rispondere ancor meglio alle esigenze degli operatori professionali e per facilitare l’incontro tra domanda di extravergine italiano proveniente dai mercati esteri e l’offerta dei produttori. Torna anche il Concorso Olio Capitale, il concorso internazionale riservato agli oli del Mediterraneo in cui a decretare il miglior olio è una triplice giuria: quella degli assaggiatori professionali, quella dei ristoratori e quella dei consumatori chiamati a degustare una rosa di campioni preselezionata da un panel professionale. Altre informazioni su www.oliocapitale.it Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario COSMOPROF 2015 Worldwide: Bologna, 20-23 Marzo Mostra Internazionale per l’industria della bellezza professionale Da oltre 45 anni Cosmoprof Worldwide Bologna è la piattaforma internazionale per il business della cosmetica e del benessere, fiera leader mondiale per l’industria della bellezza professionale a 360°, con 90.000 i metri quadri di superficie espositiva dedicati nel 2014 ai diversi settori della bellezza: Profumeria e Cosmesi, Naturale, Packaging e Contoterzismo, Estetica e Spa, Capelli, Unghie. Tanti gli espositori, i visitatori e i buyer esteri che fanno di questa manifestazione, anno dopo anno, un vero e proprio “hub” internazionale dove professionisti e decision maker si incontrano per sviluppare il proprio business, creare nuove partnership ed essere aggiornati su tutto ciò che c’è di nuovo nel mondo beauty. Dopo l’ennesimo successo di COSMOPROF 2014 che batte il record con 207.238 visitatori (+ 7%) di cui esteri 59.319 (+ 21%), con 250.000 prodotti esposti, 2.450 Espositori provenienti da 69 paesi, 24 Collettive Nazionali (con le new entry di Giappone, Singapore, Malesia,Indonesia,Tailandia, Bulgaria e Perù), 1031 Giornalisti Accreditati, di cui 620 dall’Estero ed oltre un milione di visitatori, l’edizione del 2015, che si svolgerà dal 20 al 23 Marzo presso il quartiere fieristico di BolognaFiere, parte con ottimi presupposti. I dati sopra citati definiscono la vocazione globale di Cosmoprof Worldwide Bologna che, con le piattaforme di Las Vegas e Hong Kong si conferma come la Fiera più importante del mondo del beauty. In concomitanza con il Cosmoprof, ma in partenza un giorno prima e cioè dal 19 al 22 Marzo 2015, si svolgerà Cosmopack, lo show nello show di Cosmoprof Worldwide Bologna che beneficia della sinergia con la più importante fiera sulla bellezza e che comprende tutti i settori dell’industria in un’unica sede. E’ la più grande fiera internazionale dedicata alla filiera produttiva della cosmetica in tutte le sue componenti: materie prime, macchinari e automazione, packaging e soluzioni full service. I contenuti creativi, i prodotti presentati e le formule innovative fanno di questa manifestazione un evento unico. Le oltre 1800 aziende di Cosmoprof, figure chiave dell’industria cosmetica, sono i primi potenziali buyer degli espositori di Cosmopack. La forza di questa manifestazione è il suo stesso obiettivo: il traguardo di un processo produttivo, il traguardo di tutti coloro che lavorano nella ricerca di nuovi materiali, nella formulazione di nuove texture, nella progettazione di nuovi impianti produttivi e di imballaggi dal design innovativo. I visitatori di Cosmopack rappresentano i decision maker delle aziende beauty e sono in prevalenza: CEO, responsabili acquisti, direttori tecnici, brand manager, packaging designer, responsabili R&D, Responsabili marketing e commerciali. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch marzo 2015 La Rivista - 83 VINITALY 2015: Verona, 22-25 marzo Salone Internazionale del vino e dei distillati Vinitaly , la principale manifestazione di riferimento del settore vinicolo, con oltre 4 mila espositori, 155 mila visitatori, dei quali 56.000 esteri provenienti da 120 Paesi, si svolgerà a Verona dal 22 al 25 Marzo 2015. Quattro giorni di grandi eventi, rassegne, degustazioni e workshop mirati all’incontro delle cantine espositrici con gli operatori del comparto, assieme ad un ricco programma convegnistico che affronta ed approfondisce i temi legati alla domanda ed offerta in Italia, Europa e nel resto del mondo. Con una superficie espositiva di 91.140 mq Vinitaly rappresenta la manifestazione che più d’ogni altra ha scandito l’evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale ed internazionale, contribuendo a fare del vino una delle più coinvolgenti e dinamiche realtà del settore primario. Il 2015 sarà un anno speciale per l’immagine del vino italiano nel mondo, con i riflettori accesi dell’Expo di Milano. Impegnata direttamente nella realizzazione del Padiglione “Vino - A taste of Italy” sull’esperienza vitivinicola italiana, Veronafiere ha riorganizzato e ampliato il suo calendario degli eventi dedicati al vino in Italia e all’estero, per renderli sinergici con il grande appuntamento milanese. 84 - La Rivista marzo 2015 Le attività per l’organizzazione del più importante Salone internazionale del vino stanno procedendo rapidamente come pure quelle per Sol&Agrifood ed Enolitech (www.solagrifood. com – www.enolitech.com) che si svolgono in contemporanea e per OperaWine (www. operawine.it), in programma il 21 marzo. Infatti quest’anno la sinergia tra Vinitaly e i saloni Sol&Agrifood ed Enolitech, sarà ancora più stretta, per offrire ai professionisti del vino, in arrivo da 120 Paesi, una panoramica completa della produzione italiana, fatta di vini di qualità, tradizione alimentare e tecnologie innovative: un unicum inimitabile che segna la differenza tra Italia e resto del mondo. Già aperte le iscrizioni ed iniziata l’attività di incoming di buyer internazionali, in collaborazione con le associazioni di categoria e le aziende vitivinicole. Cambia anche la programmazione di Vinitaly and the City, il FuoriSalone serale di Vinitaly. L’evento, che si svolgerà per la prima volta all’aperto nelle piazze storiche della città di Verona, è in calendario dal 19 al 24 marzo: 6 giorni al posto dei 2 dello scorso anno, per dare ai winelover e agli operatori in arrivo da tutto il mondo più tempo per scoprire il gusto e la qualità dell’enogastronomia italiana. Il 19 marzo è in programma il Concorso Internazionale Packaging, dedicato all’abbigliaggio, cioè alla veste grafica delle bottiglie di vini e distillati provenienti da uve, vinacce, mosto o vino. Da quest’anno il concorso apre il giudizio anche alle categorie dei distillati diversi dall’uva (vale a dire gin, rum, whisky), a tutti i liquori e all’olio extravergine di oliva (iscrizioni dal 1° febbraio al 10 marzo). Eccezionalmente, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano, il Concorso Enologico Internazionale (www.vinitaly.com/areaEspositori/concorsiVinitaly/sel/2) si svolgerà dopo Vinitaly – dal 12 al 16 aprile 2015 -, non prima come tradizione. La competizione enologica più importante e selettiva al mondo, giunta alla 22^ edizione diventa così vetrina per i migliori vini provenienti da tutti i Paesi produttori, mentre i vini italiani vincitori di Gran Medaglie d’Oro e Medaglie d’Oro saranno i protagonisti di speciali degustazioni organizzate durante l’Expo all’interno di Vino – A taste of Italy. Iscrizioni al concorso aperte dal 1° febbraio al 25 marzo 2015. Per quanto riguarda l’olio extravergine di oliva di qualità, dopo la positiva esperienza del 2014 viene confermato lo sdoppiamento del Concorso Sol d’Oro, con l’edizione dedicata gli oli dell’Emisfero Nord in programma dal 15 al 21 febbraio – chiusura delle iscrizioni il 10 febbraio - e quella per la produzione oleicola dell’Emisfero Sud a settembre. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario MECSPE: Fiere di Parma, 26-28 marzo Tecnologie per l’innovazione MECSPE è la fiera di riferimento per l’industria manifatturiera. Il punto d’incontro tra tecnologie per produrre e filiere industriali, grazie alla sinergia di 9 Saloni tematici che si svolgono in contemporanea e che offrono al visitatore una panoramica completa su materiali, macchine e lavorazioni per implementare una produzione eccellente partendo dal concept di un manufatto sino ad arrivare alla sua realizzazione. Sono raggruppamenti merceologici che permettono all’espositore di dare la massima visibilità ai propri prodotti innovativi e allo stesso tempo aiutano il visitatore a individuare le migliori proposte nelle diverse aree e a orientarsi in fiera grazie ad una segnaletica ad hoc. L’evento rappresenta dunque, grazie a questa sinergia, un’eccellente opportunità di matching interno tra gli espositori dei diversi saloni. I settori trattati vanno dall’Aerospaziale, Arte, Automotive, Casalinghi, Costruzione, Stampi, Dentale, Energia, Meccanica Generale, Meccanica di Precisione, Medicale al Motorsport e Packaging. Questi i numeri dell’edizione precedente, 59.000 mq espositivi, 31.625 visitatori, 1.087 espositori, 16 unità dimostrative, 15 quartieri tematici, 7 saloni tematici, 9 piazze d’eccellenza, 13 convegni e oltre 90 miniconferenze organizzate da aziende, università e istituti di ricerca. Dopo il successo dell’edizione 2013, torna a Parma il 25 e il 26 marzo 2015 la seconda edizione del Gear Forum, appuntamento internazionale dove opinion leader, buyer esteri e i più importanti fornitori di ingranaggi si incontreranno per parlare del futuro del mercato. Le tematiche su cui si confronteranno gli attori in questa edizione sono gli ambiti applicativi dei sistemi di trasmissione; a moderare gli interventi il prof. Carlo Gorla del Politecnico di Milano – Dip. Ingegneria Meccanica e Direttore Tecnico di Organi di Trasmissione. Giovedì 26 marzo il Gear Forum diventerà all’interno di MECSPE una piazza dell’eccellenza nella quale verranno presentate le più innovative soluzioni di trasmissioni utilizzate nei settori: aeronautico, agricoltura, automotive, energia, eolico, industria pesante, industria manifatturiera, movimento terra, navale. All’interno dell’area e negli stand degli espositori saranno presenti filiere produttive che mostreranno in fiera le varie fasi di lavorazione degli ingranaggi. È confermata inoltre la seconda edizione della Fabbrica Digitale, oltre l’automazione, un progetto di integrazione digitale di tutti i sistemi e sottosistemi che compongono una moderna fabbrica, per rendere più efficienti i processi, sia dal punto di vista della riduzione delle tempistiche e dei costi, sia da quello della scelta del miglior partner industriale, senza limiti fisici o territoriali. Grazie, infatti, all’utilizzo delle tecnologie digitali è possibile progettare e realizzare parti del manufatto in località diverse: una nuova frontiera per le aziende che vogliono mettersi a disposizione, come partner competitivi, di un mercato sempre più globalizzato. Cuore della Fabbrica Digitale sarà il nuovo prototipo di vettura elettrica da corsa superleggera (dal peso massimo di 20 kilogrammi) progettata dal team H2Polito del Politecnico di Torino con il supporto di partner industriali, la quale sarà dotata di un sistema d’alimentazione Hydrogen fuel cell, con scocca in fibra di carbonio. Scopri queste ed altre novità dell’edizione 2015 su http://www.mecspe.com . Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch marzo 2015 La Rivista - 85 Salone del Mobile 2015: Milano, 14 -19 aprile L’eccellenza nell’arredo, nella luce e negli spazi di lavoro La 54a edizione del Salone del Mobile aprirà le porte da martedì 14 a domenica 19 aprile, presso il quartiere fieristico di Rho. Qualità e innovazione, oltre a importanti eventi collaterali e una completa e ampia offerta merceologica sono gli ingredienti che contribuiscono a rendere il Salone l’evento da non perdere. Con più di 2.000 espositori, un’area espositiva superiore ai 200.000 m2 e migliaia di prodotti presentati al mercato in anteprima, il Salone del Mobile si conferma ogni anno la fiera di riferimento del settore a livello internazionale, in grado di attrarre oltre 300.000 visitatori provenienti da più di 160 Paesi. Aperto agli operatori ogni giorno dalle 9.30 alle 18.30, il Salone potrà essere visitato anche dal pubblico nelle giornate di sabato e domenica. Con il Salone Internazionale del Mobile Salone Internazionale del Mobile, suddiviso nelle tre tipologie stilistiche Classico, Moderno e Design, il Salone del Complemento d’Arredo e il SaloneSatellite quest’anno tornano le biennali Euroluce nei padiglioni 9-11 e 13-15 e Workplace3.0/ SaloneUfficio, all’interno dei padiglioni 22-24 dedicata all’ambiente di lavoro. A Euroluce, la manifestazione in cui protagonista è l’eccellenza nel mondo dell’illuminazione, saranno presentate le novità dell’illuminazione novità in fatto di apparecchi per l’illuminazione da esterni, da interni, industriali, per spettacoli ed eventi, per il settore ospedaliero, per usi speciali; di sistemi di illuminazione, sorgenti luminose e software per le tecnologie della luce. Workplace3.0 sarà invece una proposta espositiva con un concept innovativo dedicato al design e alla tecnologia per la progettazione dello spazio di lavoro nel suo insieme. Workplace3.0 riunirà le proposte migliori del mondo dell’arredamento proposte migliori del mondo dell’arredamento per ufficio, banche e istituti assicurativi, uffici postali e ambienti pubblici; delle sedute per ufficio e comunità, degli elementi per acustica, delle partizioni interne e dei rivestimenti, dei complementi d’arredamento per ufficio e delle tecnologie audio-video. Nei padiglioni 22 e 24 padiglioni – gli stessi di Workplace3.0 – e con ingresso libero al pubblico da Cargo 5, torna il SaloneSatellite. Giunta alla sua 18a edizione, la manifestazione quest’anno è dedicata al tema “Pianeta vita” inerente a quello di EXPO “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Luogo di incontro per eccellenza tra i 700 giovani designer selezionati da ogni parte del mondo, gli imprenditori, gli architetti, gli interior designer e la stampa, la manifestazione è dedicata agli under 35 che non solo presentano qui i loro progetti, ma hanno anche la possibilità di essere selezionati per la 6a edizione del concorso edizione SaloneSatellite Award, che ogni anno premia i 3 migliori prototipi tra quelli presentati, relativi alle categorie merceologiche presenti in fiera. Per tutte le novità visitare il sito internet www.salonemilano.it Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Seestrasse 123; CH-8002 Zurigo [email protected] www.ccis.ch 86 - La Rivista marzo 2015 I primi 100 anni di Maserati Inizia un anno di celebrazioni per il centenario Inizia un anno di celebrazioni per il Inizia un anno l centenario Wise: Work in sports exhibition, Lausanne, 6-7 maggio La convention internazionale per le opportunità di carriera nello sport WISE è l’unica convenzione internazionale per lo sviluppo della carriera nello sport. Questo evento annuale di due giorni raccoglie intorno a 1’000 partecipanti e più di 65 espositori a Losanna, la capitale olimpica della Svizzera. Losanna è la capitale olimpica e la casa dello sport internazionale. Ad oggi quasi 50 organizzazioni sportive internazionali hanno fatto di Losanna e della regione circostante, Canton Vaud, la loro casa. Ed è anche la sede del CIO –Comitato Internazionale Olimpicoe il museo Olimpico. Inoltre, diverse aziende che lavorano a livello internazionale hanno la loro sede a Losanna o nei dintorni. Negli ultimi vent’anni, l’industria dello sport sta avendo un crescente impatto sull’economia mondiale, investendo in infrastrutture pubbliche, mobilitando risorse e la creazione di nuove professionalità e posti di lavoro. Oggi, lo sport è un vero e proprio mercato che genera miliardi di fatturato all’anno. Intraprendere una carriera nello sport rappresenta un sogno per molti ma una realtà solo per i più fortunati. La missione di WISE è quindi quella di favorire la gestione di questa carriera offrendo una piattaforma di condivisione a 360° per i leaders di oggi e di domani, per gli atleti professionisti e per gli ex atleti professionisti che entrano ora nel mondo di WISE. WISE presenterà una serie senza precedenti di conferenze interdisciplinari, workshop e tavole rotonde per discutere riguardo le professioni sportive e le carriere che ne conseguono. Un gran numero di eccezionali campioni di oggi e di domani, cosi come molti atleti professionisti che intraprendono una nuova carriera nel settore dello sport beneficeranno dell’unico forum dedicato alla gestione della carriera in questo mondo. Il concept della convention si basa su tre pilastri: Forum, animazioni e area espositiva. Il primo ospiterà una serie di conferenze interdisciplinari, workshop e tavole rotonde con vari sportivi professionisti di diverse discipline. Focus è qui la gestione della carriera e del singolo. Per animazioni si intendono invece delle simulazioni di professioni sportive da parte di veri atleti e corsi di formazione dal vivo (motivazione di gruppo, parlare in pubblico…). Infine nell’area espositiva sarà presente una selezione di aziende eccellenti con un interesse spiccato per lo sviluppo delle professioni sportive come pure una selezione delle migliori istituzioni attive nella gestione delle carriere. Scopri tutte le novità dell’edizione 2015 su www.wiselausanne.com marzo 2015 La Rivista - 87 Mondo in Camera La meccatronica livornese cerca sbocchi in Svizzera Export strikes meccanica Varese Giornata Svizzera Sondrio Madeinnovitaly Calabria 2015 a Yverdon-les-Bains e Lugano Investimenti nella ristorazione Contatti commerciali L’undicesimo buon motivo per andare in Sardegna L’isola si è presentata a Zurigo Nuovi soci Servizi camerali marzo 2015 La Rivista - 89 Mondo in Camera La meccatronica livornese cerca sbocchi in Svizzera La CCIS realizzerà in collaborazione con la camera di Commercio di Livorno, una presentazione del mercato svizzero nel comparto elettromeccanico, rivolta alle aziende del comparto meccatronico della provincia di Livorno alla ricerca di opportunità di esportazione sui mercati esteri. La presentazione sarà seguita da un’agenda di incontri in Svizzera tra fornitori livornesi e committenti svizzeri nel corso del primo semestre 2015. La CCIS verrà affiancata nella presentazione dalla società ticinese specializzata in consulenza aziendale nel comparto meccatronico, Tabasco Srl. Per maggiori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 • Postfach • 8027 Zürich Tel. +41 44 289 23 27 Fax +41 44 201 53 57 E-Mail: [email protected] www.ccis.ch Export strikes meccanica Varese Una collettiva di imprese attive nella subfornitura meccanica della provincia di Varese parteciperà a due giornate di incontri B2B con imprese svizzere di differenti settori industriali per valutare la possibilità di sviluppare relazioni commerciali su territorio svizzero. Per maggiori informazioni: Alessandro Babini Seestrasse 123 • Postfach • 8027 Zürich Tel. +41 44 289 23 24 • Fax +41 44 201 53 57 E-Mail: [email protected] • www.ccis.ch Giornata Svizzera Sondrio Questo il programma dell’incontro le aziende italiane I servizi esclusivi della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera: ricerca buyers, assistenza all’ingresso nel mercato svizzero, consulenza per la partecipazione agli appalti svizzeri, prodotti per Expo 2015 (turismo e incoming di operatori svizzeri), attrazione di investimenti svizzeri per le start-up italiane tecnologiche. 9.15 Fabrizio Macrì, Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Breve Focus congiunturale sul mercato svizzero: opportunità e prospettive per 10.00 Philipp Gallo, Mat Transport Ag Descrizione delle barriere all’entrata per le merci italiane in Svizzera (Tariffe, Contingenti, Autorizzazioni, Fiscali). Approfondimento sul tema dei prodotti agricoli, Mercoledì 11 marzo 2015, presso il Servizio Internazionale della Banca Popolare di Sondrio Lungo Mallero Luigi Cadorna 24 - Sala Conferenze, la Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA di Lugano in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana invitar alla “Giornata Svizzera”. Istituzioni competenti, specificità relative ad alcuni prodotti di interesse per le aziende presenti e i servizi Mat Transport. 11.00 Colloqui individuali con i due relatori e con i rappresentanti di Banca Popolare di Sondrio (Suisse) Sa. Per informazioni e iscrizioni potete rivolgervi presso qualsiasi filiale della Banca oppure al Servizio Internazionale tel. +39 0342 528 783 e-mail: [email protected] http://agora.popso.it/home Madeinnovitaly Calabria 2015 a Yverdon-les-Bains e Lugano La CCIS, nel quadro del progetto realizzato su incarico della Regione Calabria e dedicato all’innovazione tecnologica ha selezionato una rosa di 8 start up innovative calabresi (vedi profili allegati) operanti in diversi settori tecnologici tra cui Biotech, ICT, Cleantech, Smart City, con l’obiettivo di promuoverle sul mercato elvetico presso industria e potenziali investitori. 90 - La Rivista marzo 2015 Il programma delle attività prevede: fino alle fine di aprile 2015 delle ricerche di controparti svizzere da individuare nelle seguenti categorie: parchi tecnologici, centri di ricerca, potenziali committenti industriali, investitori e università svizzere. Verranno inoltre organizzati due eventi: uno presso l’Y-Park di Yverdon-les-Bains il 23 marzo e il successivo il 24 marzo a Lugano nei quali saranno presentate le start up calabresi alla controparti svizzere. Venite a scoprire l’innovazione Made in Calabria con Madeinnovitaly e la CCIS! Per informazioni e iscrizioni Marianna Valle [email protected]; [email protected] Tel: 022 906 85 95 Mondo in Camera Investimenti nella ristorazione La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera in collaborazione con il portale www.gastrokaufen.ch ha sviluppato un nuovo servizio dedicato agli operatori italiani interessati ad avviare una propri attività commerciale nel comparto “Gastronomia” (ristorante, bar ecc.). • Creazione di Business-Plan • Adattamento Business-Plan • Costituzione di azienda in Svizzera e domiciliazione • Gestione contabile e amministrativa • Dichiarazione delle imposte • Apertura partita IVA • Ricerca fornitori sul territorio svizzero I servizi offerti sono i seguenti: • Ricerca location in tutta la Svizzera • Ricerca Personale (qualificato e non qualificato) • Assicurazioni per immobili, servizi e personale • Supporto per richiesta permessi (patenti, licenze, importazione ecc.) Interessati? Il referente del servizio è a completa disposizione Luigi Palma Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Reparto Servizi alle Imprese Tel. 0041/44/289 23 - 23; diretto - 29 E-mail: [email protected]; diretto [email protected] Esercizi “Gastronomici” disponibili a Zurigo e d’intorni Ristorante Pizzeria nell’Oberland Zurighese Locale Nr.: 713 Importante giro d’affari anche con il servizio pizza a domicilio Posti 70, terrazza 62 Molti parcheggi - affitto allo stato grezzo Inventario: CHF 290 000.-Ristorante-Bar a Winterthur Locale Nr.: 738 Occasione unica per realizzare il proprio sogno gastronomico. Da 15 anni gestito dallo stesso proprietario. Posti 70. Inventario: CHF 590 000.-Un bijou di Café nelle vicinanze di Central e università - quartiere 1 Zurigo Locale Nr.: 736 Elegantemente arredato e completamente nuovo. Affitto allo stato grezzo molto conveniente. Cucina, posti 40, boulevard 8 Inventario: CHF 390 000.-Locale italiano nelle vicinanze di Züri-West Locale Nr.: 771 Ristorante ben avviato con più di 2 Mio. di franchi di cifra d’affari Posti interni 200 Posti in giardino 220 Inventario: CHF 350 000.-Pizzera nel quartiere 10 di Zurigo Locale Nr.: 765 con ottimo giro d’affari molti clienti fissi Posti all’interno da 100 a 120 Terrazza 60 posti Inventario: CHF 700 000.-Rinomato ristorante di specialità nelle vicinanze di Letzigrund Zurigo Locale Nr.: 725 Quartiere in forte espansione con molto potenziale Cucina top - posti superiore agli 80 e 30 in terrazza Inventario: CHF 350 000.-Café e ristorante nel quartiere 7 - Zurigo Locale arredato con stile con ambiente molto accogliente Posti ristorante 70 e terrazza 60 Inventario: CHF 250 000.-Ristorante italiano a Zurigo-Höngg Cifra d’affari superiore a 1. Mio di franchi Grande giardino appena rinnovato e ampliato Cucina top Posti ristorante 150 - terrazza 120 Inventario: CHF 220 000.-Ristorante italiano nel circondario 11 - Zurigo Arredato con gusto e un bellissimo ambiente. Terraza grande e coperta Propri parcheggi Posti ristorante 52 - terrazza 40 Inventario: CHF 155 000.-Altre location da visionare www.gastrokaufen.ch Per informazioni per avviare una propria attività nel comparto “Gastronomia” contattare: Luigi Palma, CCIS, Tel. 0041/44/289 23 29 [email protected] marzo 2015 La Rivista - 91 Mondo in Camera L’isola si è presentata a Zurigo L’undicesimo buon motivo per andare in Sardegna di Sandy Mercuri Il 29 gennaio, alle ore 19:00, si è tenuto presso il Papiersaal “Folium” Sihlcity l’evento “Regione Sardegna Zurigo” organizzato dall’Assessorato Regionale del turismo, artigianato e commercio della Regione Sardegna in collaborazione con la Camera di Commercio italiana per la Svizzera. Scopo della serata, la presentazione e la promozione di questa magnifica terra a rappresentanti di tour operator svizzeri, weddings planner, agenzie viaggi specializzate in vacanze in campeggio, stampa e soci CCIS. Evento incastonato nel contesto Fespo 2015, importante fiera del turismo, tenutasi a Zurigo dal 29 gennaio al 1 febbraio, alla quale hanno partecipato oltre 92 - La Rivista marzo 2015 trenta operatori sardi. La serata è iniziata con il saluto di benvenuto del Console generale d’Italia, Francesco Barbaro ed ha avuto il suo prosieguo con Francesca Murru, dirigente dell’Assessorato Turismo della Regione Sardegna, la quale ha ringraziato le Camere di Commercio di Cagliari e Nuoro per il lavoro svolto e la Camera di Commercio italiana per la Svizzera per l’ottima realizzazione dell’evento. Secondo Francesca Murru sono almeno dieci i “buoni motivi” per visitare la sua meravigliosa regione, ma quando si pensa alla Sardegna, le parole contano poco, perché sono i sensi ad avere il predominio su qualsiasi forma di convincimento verbale. Scorrono immagini meravigliose che catturano la vista dei presenti, tantissimi i colori, il bianco delle spiagge, il verde e l’azzurro del mare, la vi- vacità dei fondali. E ancora la bellezza dei nuraghi, il folklore e le feste di paese, l’artigianato e la bellezza del territorio al di là spiagge: per gli amanti delle escursioni la Valle di Lainattu, il sito archeologico di Tiscali e ancora il canyon di Gorropu, offrono un’atmosfera incredibilmente suggestiva, tra storia, cultura e leggenda. A ricondurci per qualche ora in terra sarda due musicisti d’eccezione: Mauro Palmas, polistrumentista, esibitosi con il suo liuto cantabile, e Luigi Lai, suonatore di fama mondiale delle launeddas, strumento dal suono forte e metallico che infonde emozioni uniche. La musica popolare da noi ascoltata esprime il carattere riservato, moderatamente allegro, per nulla chiassoso del popolo sardo. Proprio le launeddas meritano una nota particolare. trasmettere le proprie tradizioni, la determinazione nell’andare avanti senza dimenticare le origini, conservando tutto ciò che è storia, rispettando il proprio ambiente e le persone che ne fanno parte. Durante la serata è stato proiettato un video a dir poco esilarante, in cui si vedono due ricercatori stranieri dagli sguardi allibiti, approdati sull’isola per carpire il segreto della longevità dei sardi. In Sardegna, la percentuale di centenari è, infatti, il triplo di quella dei paesi occidentali. Sarà forse il sole? Il vento? La dieta? O forse è soltanto genetica. In ogni caso è un dato di fatto e noi altri possiamo solo restare a guardare, stupiti, meravigliati e perché no, anche compiaciuti. In fondo, vedere delle persone così anziane, in piena forma e felici regala veramente un gran sorriso. La serata è continuata tra mille chiacchere, leggerezza e business. Il primo ospite ad arrivare e l’ultimo ad andare via è stato il proprietario di un’agenzia di viaggi svizzera. Soddisfatto dell’evento e dei contatti ottenuti mi suggerisce l’undicesimo buon motivo per andare in vacanza in Sardegna: il Cannonau. Gli altri buoni motivi invece, si scopriranno personalmente una volta arrivati sull’isola. Viel Spass! Come può uno strumento risalente a 3.000 anni fa essere ancora così attuale? Una delle risposte più belle è stata forse quella di Gavino Gabriel, compositore ed etnomusicologo sardo scomparso negli anni ’80: “Il caratteristico suono delle launeddas può essere considerato una sintesi delle voci della natura dell’isola. È possibile percepire i richiami degli animali al pascolo, il cinguettare degli uccelli, l’ululato del vento, il crepitio del fuoco e lo scorrere dell’acqua.” Durante la serata nulla è stato lasciato al caso. A regalare un particolare profumo alla sala vintage-industriale del Folium, sacchetti di stoffa artigianali alla lavanda che molti ospiti hanno portato a casa compiaciuti. A deliziare i palati dei presenti un buffet con diverse tipologie di formaggi, marmellate e confetture bio, salumi tipici, pomodorini di Marreri e pane Carasau. E ancora dolci buonissimi, di una semplicità disarmante, sapori d’altri tempi, concerto per le papille gustative. Tutto arrivato dalla Sardegna appositamente per l’evento. L’attenzione al dettaglio ha reso unica la serata: a decorare i tavoli ramoscelli di mirto, corbezzolo e lentischio. Il sobrio entusiasmo sardo ha contagiato tutti i presenti. Ammirevole la fierezza di questo popolo, l’amore e la passione nel marzo 2015 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Costruzione organi di trasmissione O.M.C. snc Via Pola 2 I – 20010 San Giorgio su Legnano Tel: +39 0331 400526 Fax: +39 0331 1820085 E-mail: [email protected] www.omcingranaggi.it Torniture, fresature, forature, maschiature, filettature VALSOL S.N.C Per Caronno Varesino, 11 I – 21048 Solbiate Arno (VR) Tel: +39 0331 994148 Fax: +39 0331 994148 E-mail: [email protected] www.valsol.it Realizzazione impianti campo automazione industriale Officine Bronzi Via Maya 13 I – 21051 Arcisate (Varese) Tel: +39 0332 470394 Fax: +39 0332 470394 E-mail: [email protected] www.officinebronzi.it Macchine oleoidrauliche C.C.M. EREDI ZOCCHI E SAS DI GALLAZZO M.&C. 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Via Mazzini 68/B I – 21020 Ternate (VA) Tel. 0039/0332 961576 Fax. 0039/0332 1800147 E-mail: [email protected] Specialità alimentari altoatesine Knodus srl Via San Giovanni 8 I – 39030 Valle Aurina BZ Tel. 0039/0474 402096 Fax 0039/0474 401984 E-mail: [email protected] www.knodus.it Cablaggi elettronici ed elettrici ELETTROMECCANICA TRE EFFE S.n.c Via Valle Nuova 18 I - 21013 Gallarate (VA) Tel: 0039/ 0331 799227 E-mail: [email protected] www.treeffe3f.it Lavorazioni tubi in metallo Ta-mec Off. Meccanica di Paolo Tagliabue e C. snc Via Novellina 25/E I – 21019 Somma Lombardo (VA) Tel. 0039/0331 254465 Fax 0039/ 0331 254465 E-mail: [email protected] www.tamec.it Pezzi forgiati in acciaio ACSA Steel Forgings Spa Via per Solbiate 43 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Tel. 0039 0331712011 E-mail: [email protected] www.acsa.it Prodotti antiusura in metallo duro Harditalia srl Via genova 9 I – 21040 Oggiona con Santo Stefano (VA) Industria cartotecnica Nuovo Scatolificio Valtenna srl Contrada Girola Valtenna 43 I – 63900 Fermo FM Tel. 0039/0734 64791 Fax 0039/0734 647990 [email protected] www.valtenna.it RICHIESTE DI RICERCA AGENTI-RAPPRESENTANTI • Maser Group srl è una realtà affermata nel settore edile in grado di offrire “Soluzioni Chiavi In Mano” oltre alle lavorazioni in cartongesso, termico ed acustico, dipinture interne ed esterne, nonché finiture, decorazioni particolari, ristrutturazioni e isolamento a cappotto. L’azienda rappresenta una delle realtà più significative della propria categoria realizzando sia in ambito nazionale che internazionale: ambientazioni per catene di negozi, lavori di risanamento edile, edifici ex-novo e ristrutturazioni. • Azienda italiana leader nella produzione e progettazione di manufatti in fibra di carbonio ed altri materiali compositi (carbon-kevlar e fibra di vetro), per svariati settori ( robotica, nautico, aerospaziale, automotive, biomedicale, industriale e design ) e certificata ISO 9001:2008, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda italiana leader nella produzione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per il settore edilizio come guaine traspiranti, freni vapore, guaine speciali, colmi ventilati, accessori per il tetto ventilato ed insonorizzanti, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. • Azienda sudtirolese specialista nella produzione di abbigliamento da lavoro per i settori industria, gastronomia, medicale/sanitario nonché abbigliamento freetime/outdoor, è alla ricerca di potenziali partner e clienti in Svizzera, per ampliare la propria rete commerciale estera. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Dal mercato svizzero OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Spazi magazzino BNE AG Gewerbestrasse 1 CH – 6030 Honau Tel.: +41 41 455 41 10 Fax: +41 41 455 41 15 E-mail: [email protected] www.bne.ch Il magazzino è di 7000 m2 di cui 1200 m2 sarebbero liberi per la gestione della logistica conto terzi. Servizi legali e traduzione giuridica GC Conseil di Gesualdo Casciana Chemin des Oches du mur 9 CH-1023 Crissier Tel. 0041/78 879 75 62 e-mail : [email protected] www.gcconseil.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch BENVENUTO AI NUOVI SOCI BBC INTERNATIONAL COMPANY S.RL. 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DA VERAZZANO 51 IT-10129 TORINO TEL. 0039 349 8400009 SOCIETÀ AGRICOLA PODERE DIAMANTE 1884 AGNESE DEL CHIERICO VIA POGGIO 30 IT-41014 CASTELVETRO (MO) TEL. 0039 347 919088 marzo 2015 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI PUBBLICAZIONI RECUPERO IVA ITALIANA E SVIZZERA Con i suoi circa 700 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Analisi settoriale – Abbigliamento • Analisi settoriale – Arredamento • Analisi settoriale – Energie Rinnovabili • Analisi settoriale – Vino • Guida per i lavoratori distaccanti in Svizzera • La realizzazione di lavori in Svizzera – Focus Edilizia Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia ad imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia, sia alle imprese italiane che desiderano recuperare l’IVA pagata in Svizzera. • Incontri BtoB massimizzando il ritorno commerciale derivante dall’incontro tra la domanda svizzera e l’offerta italiana • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Colloqui di consulenza individuale • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana e tedesca per imprese elvetiche • Ricerche e consegne semplici di contatti italiani e svizzeri (produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/ rappresentanti) • Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Recupero di crediti commerciali • Investire in Svizzera: servizio dedicato all’accompagnamento di investimenti in svizzera • Azioni promozionali e di direct marketing • Assistenza e consulenza in materia doganale e commerciale • Informazioni statistiche ed import/ export • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. • Informazioni riservate su aziende svizzere: estratto dal registro di commercio, statuto legalizzato, atto di costituzione, rapporto commerciale (informazioni sulla solvibilità) • Traduzioni ed interpretariato • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere 96 - La Rivista marzo 2015 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch CHE-107.821.234 IVA Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA Via Nassa 5 6900 Lugano Tel.: +41 91 924 02 32 Fax: +41 924 02 33 E-mail: [email protected] CHE-107.821.234 IVA RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare i propri servizi e prodotti all’estero un’accurata ricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, è consentito ai soggetti titolari di partita iva di ottenere il rimborso dell’IVA pagata nello Stato estero. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; • recapita l’istanza di rimborso all’ Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica; • fornisce assistenza legale. Siamo a vostra completa disposizione per ottenere maggiori informazioni e richiedere la documentazione sul servizio per il rimborso dell’IVA italiana, tedesca e/o di quella svizzera. (Tel. +41 44 289 23 23) RAPPRESENTANZA FISCALE IN SVIZZERA PER IMPRESE ITALIANE Le imprese che realizzano su territorio svizzero operazioni imponibili all’iva svizzera per un valore superiore a CHF 100’000 sono obbligate a registrarsi ai fini iva in Svizzera. La Camera di Commercio supporta in questo caso le imprese italiane divenendo il loro rappresentante fiscale occupandosi di aprire partita iva in Svizzera, registrare le fatture in entrate ed uscita e predisporre il rendiconto iva trimestrale. Inoltre ogni assistenza fiscale legata alla fatturazione di operazioni commerciali in Svizzera è compresa nel servizio. ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] LA SOLUZIONE GIUSTA PER OGNI EVENIENZA. SOTTO LO STESSO TETTO. Da l r o b u s to DA I LY, il Va n of t h e Ye a r 2015 , a l p e s o m a s s i m o S T R A L I S : l ’a t t u a lis s i m a g a m m a d i ve i co li I ve co u n is ce e co l o g ia e d e co n o m ia i n m o d o i d e a l e e , g r a z i e a s u o i i n n u m e r e vo li m o d e lli , of f r e s o l u z i o n i s p e ci f i ch e p e r o g n i i n c a r i co d i t r a s p o r to. Gustala come gli italiani: un filo d’olio d’oliva, sale e pepe e … buon appetito! I V E CO ( Sv i z ze r a ) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 02 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h 500X IL NUOVO CROSSOVER È ARRIVATO. Anno 106 - n. 3 - Marzo 2015 LA NUOVA FIAT 500X. PIÙ GRANDE, PIÙ POTENTE E PRONTA ALL’AZIONE. DA SUBITO PRESSO IL TUO PARTNER FIAT UFFICIALE. 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