la Capitanata
Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia
Anno XIII (1975)
Parte I
N. 1-6 (genn.-dic.)
MEDAGLIONI
MARIO SIMONE
una vita per la cultura
In una paginetta di appunti, raccolti sotto il titolo di « Ricordi », e
recante la data del 6 agosto 1973, l’Autore mette sull’avviso il lettore - « ove
mai dovessi pubblicare queste pagine » - che non ha inteso scrivere una « biografia
», ma piuttosto intessere le trame di un racconto fatto « dalle cose degli
uomini e dagli avvenimenti con i quali ha avuto rapporti fisici, spirituali e,
diciamo così, culturali ».
A questa stesura il tempo e le circostanze non hanno concesso a
Mario Simone di farne seguire la necessaria e prevista attenta revisione.
Compaiono qua e là omissioni e mende, e la prosa presenta le imperfezioni
e la sciatteria, proprie di una prima scrittura.
L’Autore ha voluto che tutti sapessero inequivocabilmente i motivi
che lo hanno spinto a scrivere: « l’amore per la vita, la gratitudine per Chi
me l’ha data e conservata, la pietà patria la solidarietà con gli umili, l’ideale
repubblicano di progresso, la fede nel domani cristiano, cioè comunitario ».
Seguono capitoli di varia lunghezza, alcuni dei quali autografi, scritti
inediti, numerati da 1 a 88, che hanno i seguenti titoli:
1
1 - Fiume 1919; 2 - La mia Capitale; 3 - Arturo; 4 - Squallore del mio
Liceo « Lanza » 1914-18; 5 - Sempre vivi, Gramsci; 6 - Ai professori; 7 - La
società di Cultura « Bellucci » di Manfredonia; 8 - La « Bellucci » e la Società
Dauna di Cultura; 9 - Maestri miei iniziatori: Formiggini, Conti, Petrucci;
9/bis - I Laterza; 10 - Gli opuscoli per il Risparmio 1959-60; 11 - La
resistenza nel napoletano; 12 - Gli studi risorgimentali; 13 - La tipografia
Laurenziana; 14 - Lavoro per il Comune di Foggia; 15 - Beniamino
D’Amato; 16 - La Capitanata nelle tesi di laurea; 17 - Agostino Gervasio; 18
- Vincenzo Tangaro; 19 - Anarchici; 20 - Memoria di refrattari: Martinez; 21
- Storiografia minore; 22 - Lettera al direttore del « Progresso Dauno »; 23 Vita culturale a Manfredonia; 24 - Il mio fascismo (1933-1943); 25 - Archivio giuridico; 26 - Storia di umili; 27 - Disegno di un « Libro della mia
gente »; 28 - Oreste De Biase; 29 - Gli ultimi castellani; 30 - 25 Aprile 1971;
31 - I libri di mio padre; 32 - Marius Vincentii Sal.; 33 - Secondo seminario
di promozione garganica; 34 - Due casette foggiane; 35 - Un cafone senza
lari: La Biblioteca Provinciale di Foggia; 36 - Testimonianze per Formiggini;
37 - San Menaio - settembre (a Peppino D’Addetta); - 38 - I borboni e
Vocino; 39 - Il 1848; 40 - Il « Diario patrio » della famiglia Villani di Foggia;
41 - Dov’è il « popolo »?; 42 - Scipione Staffa; 43 - Romualdo La Porta; 44 Napoli; 45 - Alfredo Petrucci; 46 - Lo « Almanacco giuridico forense »; 47 Angiolo Ciuffreda; 48 - In tribunale a Roma; 49 - Pin; 50 - « Fiamma » di
Guido Guido; 51 - Libri e carte: eredità paventate; 52 - La Fiera di Foggia;
53 - L’Associazione Pugliese di Roma; 54 - Esperienze monastiche; 55 - Il
foro italiano; 56 - Gli operai di papà; 57 - Lucera; 58 - Mussolini e
Manfredonia; 59 - Leone: « disorganizzazione di Foggia »; 60 - La casa di
Antonio Simone; 61 - La mia formazione garibaldina; 62 - Il « mio » primo
maggio; 63 - Associazione giovanili di Manfredonia; 64 - La « Nazario
Sauro »; 65 - Trigemino e trigemello; 66 - Flora; 67 - Repubblicanesimo
proletariato; 68 - P.C.I.; 69 - Il cafone promosso; 70 - Gli evangelici; 71 Uomini di massoneria; 72 - Biblioteca de’ Gerolomini a Napoli; 73 Baldassare Cocurullo; 74 - Tremiti; 75 - Miei
2
studi; 76 -Voce repubblicana; 77 - Mazzini; 78 - Mauro Del Giudice; 79 - La
tipografia Bilancia di Manfredonia; 80 - Annibale Valentino; 81 - La stampa
socialista e democratica in Capitanata; 82 - La Puglia a Roma; 83 - Studio
editoriale dauno; 84 - La Biblioteca Civica di Monte S. Angelo; 85 - Gli
anarchici; 86 - Il diario di Ascoli Satriano; 87 - Gli opuscoli per il risparmio;
88 - Pro memoria agli intellettuali dauni.
L’Ente Provincia, che gli ha affidato la pubblicazione degli « Atti del
Consiglio Provinciale », e la Biblioteca, che lo ha avuto collaboratore
assiduo e consulente editoriale per quindici anni1, con la pubblicazione degli
inediti intendono dargli atto della preziosa collaborazione svolta con rigore
e con disinteresse, ed esprimere il doveroso omaggio, che si deve a chi per
oltre un ventennio ha operato per il bene pubblico.
Il suo scritto Il Consiglio provinciale del 1861, pubblicato in occasione del
centenario dell’unità d’Italia, è tuttora esemplare per rigore di metodo e per
ricchezza di documentazione e costituisce un contributo storico di notevole
valore.
***
Nel corso di circa quindici anni di amicizia e di comune lavoro,
rinsaldata da non infrequenti scontri e baruffe, dovuti il più delle volte
all’atteggiamento volutamente provocatorio che gli piaceva assumere, il cui
segno promonitore era sempre la sistemazione a sghimbescio del cappello,
ho imparato ad amare ed apprezzare un uomo difficile, scontroso, ma
anche umanissimo e, specie negli ultimi anni, dolce.
Non mi chiamava più Celuzza (un modo di apostrofarmi che
provocava una intima ripulsa e una reazione: impulsi e stati d’animo che mi
predisponevano male verso l’interlo1 L’Amministrazione Provinciale gli affidò la cura degli Atti del Consiglio
nel 1952. La pubblicazione si interrompe con l’annata 1966. La collaborazione
con la Biblioteca Prov.le ebbe izinio nel 1962 con la pubblicazione del
bollettino bimestrale di informazione «La Biblioteca Provinciale di Foggia». Nel
1963 seguì « Li Capitanata ».
3
cutore), ma « Angiolino », e ogni nostro incontro, dopo la sosta penosa cui
era costretto dal male che lo affligeva e non gli dava requie, e che lo
costringeva a lunghe pause, si conAudeva con l’esortazione da parte sua ed
avere cura della rivista « La Capitanata » nostra creatura prediletta, nata
nell’anno 1963.
Le stesse parole riuscì a dirmi, pochi giorni prima di passare a miglior
vita: « Angiolino, ti raccomando La Capitanata. Ho tanto lavorato per quella
‘creatura’ e per sottrarla al provincialismo, sempre deleterio. Abbi cura della
rivista. Non farla morire. Ti raccomando ».
A quella promessa, che nella piccola ma tanto cara casa di via
Carducci (ora Don Minzoni) a Manfredonia feci all’editore Mario
Simone,intendo restare fedele, in ciò confortato dalla convinta adesione e
dal patrocinio dell’Ente Provincia, e dalla preziosa collaborazione del Dr.
Mancino, mio collaboratore e suo allievo, che l’arte grafica ha appreso da
un tale maestro sui banchi della « Laurenziana » di Napoli.
Un uomo di tanta cultura avrebbe potuto percorrere con non poche
soddisfazioni il « cursus honorum » nell’agone forense, così come del resto
aveva cominciato (e la rivista La Corte d’Assise ne è chiara e concreta
testimonianza), dopo gli studi presso l’Ateneo di Napoli e lo studio di
specializzazione in diritto penale, fatto a Roma, allievo di Ferri, De Sanctis,
De Tullio, Ottolenghi e Sergi.
Collaborò infatti a Il Foro Italico, a I Rostri, a Il Tribunale, alla Rivista
di Cultura, fondata e diretta da Alfredo Petrucci, e all’Almanacco GiuridicoForense (1932-1934), per poi fondare, nell’anno 1934, sotto la sigla dello «
Studio editoriale dauno » La Corte d’Assise, con Baldassare Cocurullo e
Vincenzo La Medica, con Giovanni Conti, Giuseppe Romualdi, Mario
Trozzi, Filippo Berdini; ma, fedele all’ideale repubblicano2, egli era troppo
convinto che la sua terra avesse bisogno di cultura, perché non ispirasse ad
esso, calandolo nella realtà, la sua regola di vita, e vi conformasse3.
2
cfr. Repubblicanesimo di Manfredonia, 1921-1971 edizioni di «
Risorgimento meridionale », C.E.S.P., Napoli, 1972.
3 Le collane dello Studio editoriale Dauno sono: - BIBLIOTECA
DAUNA,
4
E questo ideale civile, di progresso e di giustizia sociale egli volle
testimoniare con la costante presenza fra gli umili, cui devolse, lui non ricco, i
proventi del suo lavoro editoriale. Negli ultimi anni aveva addirittura creato a
Manfredonia un Centro di Cultura4 e una ‘Biblioteca popolare’ intitolati al
padre Antonio, svolgendovi con umiltà e amore, con disinteresse e
entusiasmo opera di vero operatore sociale fra i ragazzi e i poveri del suo
quartiere.
E quanta gioia nelle poco frequenti mie visite fatte al suo « Centro »,
allorché sorridente mi presentava i suoi piccoli amici, ai quali non solo aveva
messo a disposizione i suoi libri, ma i suoi dischi e un attrezzato corredo di
audiovisivi.
La lezione di animazione culturale, avente per tema « Le vicende
storiche, lo sviluppo urbanistico e i beni culturali di Manfredonia », fatta con
il corredo di diapositive, di documenti inediti o poco noti presso la Biblioteca
della Società Umanitaria di Manfredonia, resterà a lungo nelle mia mente, per
l’esemplarità e per il sostrato di amore, di umanità e di cultura ai quali attinse
a piene mani. Volle, forse, quella volta, dopo le non poche critiche e
polemiche verso la Cassa per il Mezzogiorno e il Formez, dimostrare ai «
soloni » venuti dal Nord a portare la luce della cultura tra i « terroni », come
si fa veramente cultura senza restare imprigionati tra gli acchiappanuvole. Ha
scritto al riguardo pagine esemplari, lui meridionalista convinto, sempre in
prima linea in tante battaglie, combattute per il suo ideale e per la Capitanata.
***
Particolare rilievo hanno avuto, infatti, nella vita del Nostro i rapporti
di stima e di cordialissima amicizia con Tomcollana di monografie regionale; - BIBLIOTECA DEL RISORGIMENTO
PUGLIESE; - BIBLIOTECA E QUADERNI DELLA CORTE D’ASSISE; BIBLIOTECA MUSICALE; - ATTI, DOCUMENTI E STUDI DAUNI; POESIA; - QUADERNI MUSICALI; - BILANCIA; - TEMI E TEMPI.
4 cfr. Il centro di Cultura popolare « ANTONIO SIMONE », (Istituti
d’arte e di cultura) S.E.D., Foggia-Napoli, 1968.
LA CAPITANATA, a. IV, n. 1-6, parte I, pp. 96-98.
SOCIETA’ UMANITARIA, Venti anni di Cultura Popolare in Italia, La
Nuova Italia, Firenze, 1967, p. 94 e segg.
5
maso Fiore. Questo sodalizio fu rafforzato dalla permanenza in Capitanata
di Fiore nel Gargano « alla ricerca5 del prossimo di Giannone e di Celestino
Galiani, di Carmelo Palladino e di Giuseppe Bramante, fantasmi implacabili
della Rivoluzione alienata... »; su quel Gargano « formicaio tipico della
Puglia », che suggerì al Fiore il titolo al suo bellissimo libro Cafone
all’inferno. Il Fiore attinse a piene mani per i Formiconi di Puglia all’archivio
di Mario Simone, generosamente spalancato all’attenzione dello studioso,
paragonato da Leonardo Sciascia al Courier, non solo per la comune
appassionata difesa dei contadini, ma per la qualità « francese » della
chiarezza, della lucidità e della vivacità, che è propria dei due scrittori.
***
Il capitolo « Fiume 1919 » ha costituito per me una grossa sorpresa.
Nei lunghi anni del nostro sodalizio mai una parola, un cenno di quella sua
fiammata irredentistica e della parte da lui svolta per l’impresa fiumana.
Perché tanto riserbo? E’ un capitolo di grande interesse per comprendere la
temperie culturale e i sentimenti alimentati nei giovani dalla psicosi
dell’irredentismo e del dannunzianesimo.
Mario Simone costituisce in Manfredonia un circolo di giovani6
accomunati nell’ideale del rinnovamento nazionale; e il discorso tenuto nel
Teatro Eden a Manfredonia, per commemorare Nazario Sauro ne
costituisce il programma7.
Il racconto è tutto un piacevole contrappunto di disguidi e
contrattempi, un susseguirsi di false partenze per mare e poi per terra e di
precipitose ritirate. Contrattempi dovuti
5 Contributo di Mario Simone in La Rassegna Pugliese, a. II, n. 4-7,
aprileluglio 1967, p. 453.
6 Il Circolo Studentesco C. Battisti fu fondato dal Simone in un suo locale
nel 1916, vi organizzò un corso di recite « pro famiglie dei richiamati in guerra ».
7 Scrive in proposito il Foglietto di Lucera, del 26-8-1919: « A mezzanotte
tutti i giovani della sezione ed altri moltissimi si recarono in corteo sul Ponte-porto
e lì sulle scogliere dell’estrema punta di esso, dinanzi alla maestà dell’Adriatico
nostro, lanciarono in gran coro il grido di guerra di Gabriele D’Annunzio, che
l’eco profonda portò certamente ai nostri fratelli dell’altra sponda, come una
promessa, come una speranza ».
6
proprio all’entusiasmo della giovane età, in quella estate dell’anno 1919. «
L’estate di quel ‘19 - scriveva il Simone - mi trovò tutta una fiamma... e mi
vide abbandonare la scuola diseducatrice, sdegnoso del piccolo mondo
borghese che la esprimeva ».
Dicevo del suo ideale repubblicano, del suo amore per gli umili e
della sua laica fiducia nella ragione e nelle qualità morali.
L’incontro con l’editore Formiggini, che gli fu maestro
impareggiabile di architettura tipografica, e anche di vita, con il suo gran
cuore, cui impose tragicamente di cessare di battere, e non certo per
mancanza di amore per la vita, (lo stesso amore per la vita cui il Nostro fa
cenno nei suoi « Ricordi » e che lo spinse a diventare editore), assumerà
importanza decisiva nella vita del Simone.
La documentazione del primo incontro del Simone con il Formiggini
risale all’anno 1925 a Roma, dove il colto ed originale editore si era
trasferito da Genova fin dal 1918.
La sua visita nello « sgabuzzino di lavoro di quel gigante in vicolo
Doria », dove uno scantinato ospitava la casa editrice e la biblioteca
circolante, unica del genere in Roma; l’assalto, poi, dei fascisti alla
istituzione « Leonardo »; la pena e la esasperazione del Formiggini per le
persecuzioni razziali fino al sacrificio dalla torre di Modena, sono tra i
ricordi più belli e commoventi del Nostro, che in un capitolo degli inediti lo
ricorda tra i « maestri miei iniziatori ».
E Mario Simone ritornerà nei suoi ricordi con devoto e memore
affetto a Formiggini, nel trentennale della sua morte: « Angelo Fortunato
Formiggini è ancora in piedi nel mio ricordo ».
Due vite parallele: in entrambi l’abbandono della toga « cui non si
prestavano le spalle, intolleranti degli onori della giurisprudenza »; entrambi
editori e bibliografi, innamorati della vita, nella convinzione che « sapere è
felicità e suo combattere è il leggere ».
Segue un lungo periodo impiegato dal Simone negli studi e
nell’attività editoriale. Fra le sue cose mirabili, a parte le riviste Puglia, Corte
d’Assise, La Capitanata, Quaderni musicali, mi piace ricordare la Antologia
degli scritti di Angelo
7
Fraccacreta, il San Leonardo di Mastrobuoni, il magnifico volume su Agostino
Gervasio, la silloge di lezioni raccolte in volume con il titolo Civiltà della
Daunia e il Libro Rosso della città di Manfredonia, un vero atto di amore verso la
sua città8 che ritengo possa fare da « suggello » a tante amare polemiche che
hanno reso tristi e amari gli ultimi anni della sua vita.
Mirabile e preziosa la collana di studi sulla Dohana menae pecudum di
Foggia: tre volumi svelti ed eleganti cui purtroppo non seguirono, come
previsti, molti altri. Il tema doganale è stato per il nostro uno dei grossi
impegni di studio e poi di divulgazione. Al meridionalista, cui erano familiari
lunghissime e pazienti ricerche di archivio, non poteva sfuggire l’importanza
dello studio del problema doganale con i suoi grossi riflessi e implicazioni
nella storia economica, politica e sociale della Capitanata. E il suo amore per i
Centri di Cultura e per le Biblioteche? Lui ricercatore infaticabile di carte e
amico degli studiosi, cui infondeva fiducia e coraggio, sforzandosi di incitarli
a uscire dal loro penoso isolamento, ed esortandoli sempre a continuare, a
non fermarsi al « presso a poco », spia del provincialismo più deleterio e
categoria dalle influenze più nefaste per il nostro Sud.
Mi ero ripromesso (anche perché a Lui la Società Dauna di Cultura,
sua creatura, che tenne in prestigiosa evidenza quale segretario generale e
arricchì di soci autorevoli, in collaborazione con uomini di cultura quali
Vocino, Soccio, Lamura e poi con l’attuale presidente dr. Vitulli, ha
deliberato di dedicargli una tornata per ricordarlo degnamente, a un anno
dalla scomparsa) di scrivere soltanto una breve prefazione agli inediti che la
Biblioteca Provinciale di Foggia si accinge a sua cura a pubblicare, quale
primo contributo di omaggio a Mario Simone, amico, uomo di cultura,
editore. La penna, poi, mi ha preso la mano, sotto l’urgere dei ricordi. E sia
questo anche l’omaggio personale dovuto a un uomo e ad un amico, cui tanto
davo per le paterne sollecita
8 Nel 1974, con atto notarile, donò tutta la sua biblioteca di storia locale e i
volumi del Centro di Cultura Popolare « A. Simone » al Comune di Manfredonia.
Tale prezioso materiale (n. 5.000 pezzi) è stato sistemato nella biblioteca civica «
Pascale ».
8
zioni, per i buoni e dotti consigli e per l’affetto che mi portava.
Cessate le polemiche astiose di fronte al suggello della morte, sono certo
che molti altri uomini di cultura, nel ricordo e nell’apprezzamento giusto di una
fruttuosa collaborazione, scioglieranno il debito che hanno verso di Lui. Mario
Simone apparteneva a quella ristretta e provvidenziale cerchia di uomini di
cultura che, avendo dato sempre e con generosità, e avendo approntato
strumenti per la crescita culturale e civile della Capitanata, non avranno, per
quanto si faccia e generosamente, mai il giusto riconoscimento e
apprezzamento di una vita interamente spesa per gli altri.
Sarà doverosa - e mi auguro che il tempo e le circostanze lo
consentiranno - una attenta spigolatura tra il voluminoso epistolario, che pur
dovrebbe essere pubblicato appena possibile, (rapporti con gli editori, uomini
di cultura, archivi, biblioteche, ecc.) per la esatta ricostruzione del non facile
profilo di un uomo colto, buono, lineare, che aveva il culto dell’amicizia, al
quale pertanto, si possono perdonare e comprendere impuntature, stranezze,
complicazioni.
La morte, da lui attesa da tempo, non lo ha colto impreparato; ma certo
ha prematuramente privato noi tutti e la nostra Puglia di uno dei suoi figli
migliori.
ANGELO CELUZZA
9
CURRICULUM VITAE
Simone Mario Domenico nato a Caserta il 15-12-1901 morto in Manfredonia
(Foggia) l’11-10-1975, avvocato, pubblicista, editore fu esperto organizzatore di
movimenti e manifestazioni culturali non solo nella provincia di Foggia ma nell’intera
regione, ricevendo riconoscimenti a livello nazionale.
Al fine di meglio comprendere la sua opera dividiamo il suo curriculum vitae per
settori di attività.
* Mario Simone animatore culturale.
1921-26: organizzatore attivista dei movimento Repubblicano in Provincia di
Foggia (segretario Luigi Natoli). Corrispondente di « La Voce Repubblicana » e
redattore di « L’Alba Repubblicana » e di « Humanitas » (direttore resp. Piero
Delfino-Pesce). Incomincia la collaborazione in Roma con Giovanni Conti e Angelo
Fortunato Formiggini.
1933: fonda con suo padre in Foggia lo studio editoriale Dauno.
1934: fonda e diventa editore di « La Corte di Assise ».
1939-42: su sollecitazione di Ghisalberti diventa organizzatore e direttore del
comitato provinciale dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano.
1940: è editore e direttore della « Biblioteca del Risorgimento Pugliese » tenuta a
battesimo da Antonio Lucarelli.
1946: diviene editore e redattore in Bari presso i fratelli Laterza della rivista «
Puglia », rassegna di risorgimento regionale.
Fonda, organizza e diviene segretario generale della Società Dauna di Cultura in
Foggia.
1948: viene eletto vice-presidente della Società di Storia Patria per la Puglia,
divenendo anche condirettore del suo Archivio. Organizza le celebrazioni del 1848 in
provincia di Foggia, ordinando una mostra storica e compilandone il catalogo, nonché
una ricca ed autorevole « Bibliografia del Risorgimento Dauno ».
1950: organizza in Foggia il Convegno Nazionale di Studi Fridericiani con il
patrocinio del Presidente della Repubblica Einaudi.
1950-51: viene nominato segretario generale, capo ufficio stampa delle due
prime manifestazioni post-belliche della Fiera di Foggia.
1952-56: è animatore di quattro corsi di cultura regionale per insegnanti
elementari, che saranno ripetuti negli anni 1961-65.
1953: organizza, come segretario, il terzo Convegno storico Pugliese in Foggia.
1953 e 1957: si fà promotore ed organizza due premi nazionali di poesia « U.
Fraccacreta ».
1959 e segg.: fonda e dirige in Manfredonia il Centro di Cultura Popolare e
Biblioteca « Antonio Simone ».
1961 e segg.: dirige e diviene editore dei « Quaderni di Risorgimento Meridionale
» (Napoli) di cui una serie è dedicata a « resistenza e liberazione ».
1963 e segg.: fonda e dirige come editore, in Napoli, la Miscellanea giuridica
economica meridionale.
10
1965: viene eletto Consigliere dell’Istituto Storico della Resistenza in Campania.
1967: viene delegato dalla Società Umanitaria di Milano a organizzare in
Manfredonia il Centro di Servizi Culturali, convenzionato con la Cassa del
Mezzogiorno.
1968-1971: è consulente del Centro Servizio Culturali di Manfredonia ed insieme
al direttore del Centro Dr. Luigi Mancino, organizza tre corsi di formazione per
animatori di Biblioteche pubbliche.
* Mario Simone, bibliotecario e editore.
1925: (Manfredonia) suggerisce al vecchio maestro Luigi Pascale « onesto
scrittore » di cose locali, la istituzione di una Biblioteca Civica e con lui collabora alla
raccolta e alla sommaria collocazione del primo fondo.
1927: (Manfredonìa) bibliotecario onorario con suo padre Antonio, riordina
tecnicamente la Civica « Pascale ». Successivamente rinuncerà alla nomina per
l’ostruzionismo dell’A mmini straz ione Podestarile.
1929-33: (Roma) con Giuseppe Gabrielli, bibliotecario dell’Accademia dei
Lincei, collabora alla sezione bibliografica della rivista « lapìgia » organo della
deputazione di Storia Patria per la Puglia. Presso l’Associazione pugliese, essendone
segretario generale, promuove e costituisce la Biblioteca Regionale, pubblicando un
periodico bimestrale ed il primo dei « Quaderni Pugliesi ».
Con Alfredo Petrucci (1933); fonda, dirige e compila un « Lunario della Toga »
che prenderà il nome di « Almanacco Giuridico Forense Italiano ».
1933: (Foggia) con il Prof. Cocurullo, Procuratore del Re presso il Tribunale, e
con l’Avv. Vincenzo La Medica, fonda, dirige, compila e pubblica « La Corte d’Assise »
e tutta una serie di relativi « Quaderni ».
1935: (Foggia) nel « Bollettino » del Sindacato professionisti ed artisti redige la
rubrica « Bibliografia Dauna » comprendendovi quella del giureconsulto repubblicano
Luigi Zuppetta di Castelnuovo della Daunia, preso per la prima volta in esame.
1940: (Foggia) tra le altre edizioni costituisce « La Biblioteca del Risorgimento
Pugliese ».
1948: (Bari) pubblica la « Bibliografia del 1848 in Capitanata ».
1950: (Manfredonia) promuove ed organizza le onoranze alla memoria di
Michele Bellucci.
1951: (Bari) è relatore al primo Convegno Storico Pugliese trattando il tema «
Aspetti politici della Regia Dohana Menae Pecudurn ».
1952: (Foggia) L’Amministrazione Provinciale gli affida la pubblicazione degl:
Atti del Consiglio che si interromperà al 1966.
1962: (Foggia) pubblica il bollettino bimestrale di informazione « La Biblioteca
Provinciale di Foggia ».
1963: (Foggia) inizia la pubblicazione, tuttora in corso, de « La Capitanata »,
rassegna di vita e di studi della provincia di Foggia, direttore dr. Angelo Celuzza. In
concomitanza darà inizio a tutta una serie di edizioni di « Quaderni di Capitanata », «
Quaderni dell’Amministrazione Provinciale di Capitana », « Documenti e monografle
della Biblioteca provinciale ».
11
1966: (Monte S. Angelo) ordina la mostra della Civica Biblioteca « Angelillis », di
cui assicura in dono i notevoli fondi bibliografici dell’ex biblioteca popolare dell’On.
Basso.
1967: (Manfredonia) organizza una mostra bibliografica con distribuzione
gratuita di libri presso il Centro di Cultura Popolare e Biblioteca « Antonio Simone ».
1968: (Foggia e Manfredonia) tutte le edizioni da lui curate sono esposte in
sezioni separate nelle mostre per la « Settimana Nazionale per la Lettura » presso la
Biblioteca Provinciale di Foggia e quella Comunale di Manfredonia.
1974: (Foggia) in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Biblioteca
Provinciale l’Amministrazione gli affida la pubblicazione del volume Ester Loiodice Le
tradizioni popolari in Capitanata nei ricordi di N. Zingarelli.
1974: con verbale n. 18 dei 15-2, l’Amministrazione Comunale di Manfredonia
gli affida la stampa del « Libro rosso dell’Università di Manfredonia », che vedrà la luce
il 14-7-1974, pregevole edizione ed ultimo atto di notevole impegno della sua attività di
editore (*).
(*) Mario Simone, fondatore e direttore dello Studio Editoriale Dauno, che pur
godeva fin dai primi anni della sua attività editoriale della estimazione e dell’alto
riconoscimento di editori quali R. Ricciardi e Laterza, è stato scoperto dalla stampa
nazionale in seguito alla pubblicazione di un volumetto miscellaneo sulla Lois di
Vailland (con contributi di Maria Brandon Albini, Tommaso Fiore, ecc.), Foggia, 1958.
Di lui, infatti, a partire dall’anno 1957 hanno scritto i seguenti quotidiani e
riviste:
Il Ouotidiano (Roma) 7-6-1957; Momento Sera (Roma) 7-4-1959 e 2-8-1959; Il
Giornale del Levante (Bari) 17-5-1959 e 20-5-1960; Giornale d’Italia (Roma) 9-3-1959; La
Liberté (Paris) 20-5-1959; Il Giornale degli Italiani (Parigi) 22-5-1959; Il Mattino (Napoli)
15-5-1959; Nuovo Mezzogiorno (Roma) n. 12 del 1958 e n. 4 del 1959; Il Mattino (Napoli)
23-7-10,59, 20-4-1960 e 19-5-1960; La Gazzetta del Mezzogiorno 16-5-1960; La Tribuna
Economica (Foggia) 6-6-1959; Il Tempo (Roma) 1959; La Gazzetta del Mezzogiorno
30-12-1958 e 20-4-1959; Nuovo Mezzogiorno (Roma) ottobre 1961.
Notevole è stata l’attività di Mario Simone nel campo degli studi storici, in specie
dei Risorgimento, dei congressi e delle mostre. Per la documentazione vedasi: Rassegna
storica del Risorgimento, Roma, XXV, 5, 1939; XXVIII, 6, 1941; ALFONSO LA CAVA,
Biblioteca del Risorgimento Pugliese, in Archivio storico per le Provincie Napoletane, Napoli,
XXVII, 1941; POMPEO FALCONE, Biblioteca del Risorgimento pugliese, in Rassegna storica
del Risorgimento, Rorna XXVII, 7-8, 1940; XXIX, 5, 1942; lapigia, Bari, X, 1939: Archivio
Storico Pugliese, Bari, 1, 2, 1948; Mostra storica del 1848 in Capitanata. Museo Civico Foggia,
catalogo a cura di M. Simone, 1948; MARIO SIMONE, Bibliografia del 1848 in
Capitanata, Bari, 1949; Programma del Convegno Nazionale di Studi Fridericiani, in Il
Mezzogiorno d’Italia, Foggia, 1, 5, 1950; MICHELE ABBATE, La prolifica attività culturale
dello Studio editoriale, in La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 30 dic. 1958; P. F. PALUMBo,
Dieci anni di vita dell’Archivio Storico Pugliese, in La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 28
novembre 1958; Il Mattino, Napoli, 1958; Giornale del Levante, Bari, 25 genn. 1959; Il
Tempo, Roma, 19 agosto 1960.
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RICORDI E FRAMMENTI *
di Mario Simone
FIUME 1919
I
L’estate di quel ‘19 mi trovò tutto una fiamma (febbre di adolescenza
alimentata dalla psicosi dell’irredentismo e dal dannunzianesimo) e mi vide
abbandonare la scuola diseducatrice, sdegnoso del piccolo mondo borghese che
la esprimeva.
A Manfredonia chiamai a raccolta i più fedeli e nello stesso fondaco di
mio padre al Corso Manfredi (oggi farmacia Centrale) che il 1916 aveva
ospitato il Circolo studentesco Cesare Battisti, costituì la Unione sportiva
«Nazario Sauro» prima e unica del genere in Capitanata a imprimere alla sua
attività agonistica uno spirito politico di intransigenza che, in relazione ai tempi
e all’educazione dei giovani di allora, è sembrato un segno anticipatore del
fascismo come ha recentemente ricordato il «Giornale d’Italia» (21 giugno).
Doveva essere secondo il mio disegno una cellula di quel movimento
rinnovatore nazionale che da qualche tempo presagivo attraverso la stampa, ma
io ero un capo troppo giovane per impormi all’ambiente dominato da mentalità
e psicologia bizantina.
Comunque, riuscì a conservarle la sua fisionomia politica e approfittai
della commemorazione del Sauro per affermarla in maniera solenne.
Come riportò « Il Foglietto » di Lucera (26-8-‘19) dopo il discorso
celebrativo da me tenuto al Teatro Eden, « A mezzanotte tutti i giovani della
sezione ed altri moltissimi si recarono in corteo sul Ponteporto e lì sulle
scogliere dell’estrema punta di esso, dinanzi alla maestà dell’Adriatico nostro,
lanciarono in gran coro il grido di guerra di Gabriele D’Annunzio, che l’eco
profondo portò certamente ai nostri fratelli dell’altra sponda, come una
promessa, come una speranza ».1
* E’ stata operata dai « Ricordi e Frammenti » una scelta accurata. Sono state
escluse pagine già pubblicate su giornali e riviste o passi la cui stesura si limita ad una
prima provvisoria raccolta di appunti incompleti.
1 La sez. sportiva « Nazario Sauro » - Manfredonia 18 agosto 1919 Una eletta
schiera di giovani studiosi ha testè costituita in questa città una Sezione Sportiva,
intitolandola, con opportuno sentimento patriottico all’eroe martire « Nazario Sauro ».
13
II
In tali condizioni di spirito mi raggiunse la notizia della Marcia di
Ronchi.
Letto i giornali e deciso a raggiungere il Comandante fu tutt’uno.
Con quello che ritenevo il più spregiudicato dei miei compagni, Edoardo
Mazzone di Ludovico, decisi d’imbarcarmi subito su uno dei velieri che
facevano il piccolo cabotaggio con la Dalmazia.
Ma nonostante la nostra riservatezza sui propositi di partenza, il 15
settembre ricevei da Foggia una lettera dello studente Michele Cainazzo: « So in
parte le tue intenzioni a proposito dei fatti di Fiume. Animato dai medesimi
sentimenti, ti prego di venire a Foggia domani per un abboccamento…… ».
Fu il primo contrattempo.
Incominciai a fare la spola col Capoluogo che mi ammoniva ogni volta
sull’approssimarsi della sessione autunnale e ivi presi contatto col prof. Luigi
Natoli, esponente del patriottismo massonico locale, e con qualche altro
valentuomo. Essi m’informarono di star preparando una grande spedizione con
l’intervento di numerosa rappresentanza delle forze armate e mi consigliarono
di collaborare alla buona riuscita di essa.
Si trattava di un piano che, riuscendo, avrebbe fatto storia nella nostra
provincia. La colonna di uomini (arditi, cavalleggeri, aviatori) avrebbe dovuto
raggiungere nottetempo Manfredonia dove alla scogliera dell’« Acqua di Cristo
» avrebbe dovuto trovare pronti una passerella e un piroscafo della Società di
navigazione « Puglia », già occupato di forza e colà diretto.
Ma il tentativo fu sventato dalla Questura, e Manfredonia incominciò ad
essere rigorosamente sorvegliata.
III
Da tempo trovavasi in porto sull’ancora una regia nave vedetta; i suoi
sottocapi timoniere e radiotelegrafista erano entrati a far parte dell’Unione
Sportiva.
Insinuai a questi due marinai l’idea di portare a Fiume la nave
Domenica, nell’Eden teatro, tutto imbandierato, l’egregio giovane sig. Mario
Simone tenne il discorso inaugurale suscitando il più grande entusiasmo. Evocò l’epiche
gesta dellEroe Martire invocò con frase elegante la fede di tutti i giovani, dopo di aver
rilevati gli scopi educativi della sezione, concluse, applauditissirno, con una calda
perorazione alle speranze della gioventú ed ai piú grandi destini della patria.
A mezzanotte poi tutti i giovani della sezione ed altri moltissimi si recarono in
corteo sul Ponte-porto e lì sulle scogliere dell’estrema punta di esso dinanzi alla maestà
dell’Adriatico nostro, lanciarono in gran coro, il grido di guerra di Gabriele
D’Annunzio, che l’eco profondo portò certamente ai nostri fratelli dell’altra sponda,
come una promessa, come una speranza.
Congratulazioni ed auguri.
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e non ebbi bisogno di molte parole, per farmi capire. Consigliarono anzi, di
affrettare la partenza che s’imponeva prima che facesse ritorno da Bari il loro
comandante.
Chiamai a raccolta i fedeli di Manfredonia e mi portai a Foggia per
avvertire quegli amici. Ebbi l’assicurazione che insieme con pochi borghesi
sarebbe venuto al completo il gruppo di arditi.
Qualche giorno dopo, ritornando a Manfredonia per organizzare la
partenza fissata l’indomoni notte, una sorpresa mi attendeva in treno. Tra gli
altri viaggiatori un capitano di Marina mi fece gelare le vene. « li capo non può
essere che lui - pensai -tutto dunque svanisce! »
Ma il caso sembrava congiurare con me.
Ecco che due agenti di Polizia salgono e si fermano nel corridoio per
scrutarci uno ad uno.
- Che guardano questi ridicoli! - Esclama come seccato il Capitano.
Non mi par vero di poter prendere la parola: - Hanno l’aria di essere
poliziotti. Temono partenze per Fiume.
- Ebbene - dichiara subito quello in modo piú teatrale - Ecco la
provocazione più grave per farmi raggiungere subito D’Annunzio!
Ebbi l’ingenuità di confidargli il piano.
- Quei pirati - gridò - sarebbero dunque partiti senza il loro comandante!
La sera nel caffè Castriotta concertammo il da farsi. Si sarebbe partiti la
notte successiva, per consentire l’arrivo della gente di Foggia. Avremmo
portato a Fiume, oltre i cuori e le armi, sopratutto il danaro esistente in cassa
sulla nave.
Mi agitai tutta la notte. Alll’alba montai in terrazza, per rivedere la nave,
che finalmente ci avrebbe portato trionfanti fino alla meta.
Ma il Capitano, prudentemente, aveva già preso il largo.
IV
Ammaestrato dalle difficoltà delle partenze in grande stile, decisi di
ridurre il programma alle originarie modeste proporzioni.
Erano quel tempo in corso i lavori del Porto Varano. A Manfredonia il
Genio Marino che li eseguiva era allogato nel Castello e aveva come fiduciario
un mio affiliato, Michele Cafarelli di Carlo.
Con questo misi l’occhio su un rimorchiatore d’alto mare capitanato da
un di Romagna, autentico lupo di mare col quale però non si riusciva mai a
imbastire un ragionamento perché era o fingeva di essere sempre ubriaco.
Decidemmo dunque di agire con la violenza. Imbavagliata la guardia di
Finanza del faro, non sarebbe stato difficile raggiungere la nave e obbligare i
marinai eventualmente ostili a sbarcare e il capitano a guidarci a destinazione.
E saremmo certamente partiti se proprio il giorno stabilito non
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fosse apparso a Manfredonia il comandante la tenenza Carabinieri di Foggia.
Io e Cafarelli ci trovavamo appunto in Castello allorquando quello venne
a chiederci di poter telefonare a Foggia.
- Pronto! pronto! nessuna novità. Qui tutto bene.
E l’indomani di nuovo tutto male perché alla sorveglianza del porto
furono addetti anche i Carabinieri.
Il rimorchiatore partì per il Varano, e dovemmo così cambiare un’altra
volta programma.
Ecco il disegno del Cafarelli: « Partire da Foggia - Sansevero - Apricena S. Nicandro G. - S. Nicola Varano - Capoiale. A Capoiale, ove mi farei trovare
col rimorchiatore « Lido » vi sarebbero solamente l’ufficiale telegrafico ed il
magazziniere. Se vestiti da operai dire che si va in cerca di lavoro, se vestiti
ordinariamente dire che si cerca l’ingegnere D’Arienzo o Delli Muti, tanto per
avere alloggi e mangiare gratis, la notte e la mattina alle sei, quando il
rimorchiatore dovrebbe fare ritorno a Manfredonia, imbarcare tutti, tagliando
comunicazioni telegrafiche e fornendosi di una buona scorta di carbone e di
olio e indurre il comandantte a sbarcare l’equipaggio. Quindi seguire la rotta ».
Progetto anch’esso svanito per la mancata tempestiva azione degli
elementi foggiani.
FORMIGGINI, CONTI, PETRUCCI (Maestri miei iniziatori)
Ad Angelo Fortunato Formìggini debbo le più gioiose emozioni della mia
carriera di lettore. A Napoli, dove il 1918 preparavo la licenza liceale,
conquistata poi al « Genovesi », ricevetti in libreria un saggio de « L’Italia che
scrive »: ritornato a casa ottenni che mio padre pagasse l’abbonamento alla
gaietta rivista. Fui conquistato dallo stile magico di quel periodico, in cui lo
spirito vivace dell’editore sceglieva e amalgamava le varie collaborazioni, in
modo da comporre una unità culturale e tipografica.
Trasferitomi a Roma, sapevo trovare le occasioni e le scuse, per farmi
ricevere un attimo nello sgabuzzino di lavoro di quel gigante di vicolo Doria,
dove uno scantinato ospitava la casa editrice e la Biblioteca circolante, unica
istituzione di quel genere nell’Urbe. Sembrava un idillio, l’attività di AFF a
Roma, con le gerarchie fasciste; fino a quando queste non decisero di
stroncare... l’uomo, lasciato ancora libero e fu l’assalto alla « Leonardo », cui
seppe rispondere con La picozza filosofica del fascismo. Stretto ai pochi amici, ne
condivisi la pena, e mi esasperai alle prime misure razziali, e non mi rassegnai
facilmente dopo lo storico sacrificio dalla Torre di Modena. Rivedere il suo
sorriso m’è tuttora di conforto e di incoraggiamento, tra le contraddizioni della
vita.
A Roma ho avuto la fortuna di esaltarmi vicino ad altri due uomini
eccezionali: Giovanni Conti e Alfredo Petrucci. Furono essi
16
Angelo Fortunato Formiggini
17
a « insegnarmi il mestiere ». Conti fu il promotore e, con l’avv. Lanzetta, il
realizzatore della editoria politica romana. Quando le altre forze politiche
credevano di assolvere tutti i loro compiti nell’azione parlamentare, e poi
aventiniana, il discepolo di Arcangelo Ghisleri affermava che il successo di
qualsiasi tattica e strategia politica non può non essere condizionata dalla carica
morale, dalla preparazione ideologica e dalla esperienza pratica dei protagonisti,
i quali non sono soltanto i capi e i dirigenti (parole delle quali aborriva) ma
anche e soprattutto il « popolo ».
Fondatore e direttore de « La Voce Repubblicana » e della « Libreria
Politica Moderna », fu il mio modello di editore, pervaso da un alto ideale di
rinnovamento e sdegnoso di tutto quanto costituisce la materia vile della
funzione mercantile. Sincero e leale fino a traumatizzare chi non « filava » sulla
sua linea, suggestionava e trascinava in virtù di un temperamento virile, vivace
ed esuberante, La sua lezione non era fatta per farlo chiamare maestro (altra
parola che egli dava ai nemici). Sentivo in lui il padre severo, che non si
trattiene dal contestare, senza rinunziare alle prove, la capacità di rinnovamento
del vecchio repubblicanesimo meridionale, intellettualistico e settario, e per ciò
inconcludente.
Petrucci - Poeta ed artista di rara sensibilità e operosità, Alfredo Petrucci,
autorevole fratello maggiore, mi ha trasfuso il gusto, i segreti tecnici e il rispetto
amorevole della buona stampa, dall’esordio lontano ai suoi ultimi tempi: un
periodo di cinquant’anni nel quale è stato per me decisiva la sua collaborazione.
I nostri appaiono sui tre volumi dell’« Almanacco Giuridico Forense
Italiano » (Lunario della Toga), pubblicati per le nostre cure a Roma negli anni
1930-33, ma essi sono stati sempre vicini, sia che recensissi sue opere, sia che
annunciassi quale mia edizione il suo Gargano monumentale (trasfuso poi in
Cattedrali di Puglia).
Vocino nella pubblicazione della rivistina « La Puglia a Roma », dei «
Quaderni Pugliesi » iniziati nella capitale col suo Caldara e dell’altro periodico «
Puglia » di entrambi volle affettuosamente disegnare le testate, uscito a Bari il
1926 presso i Laterza.
I LATERZA
Il 30 maggio 1960, diciassette anni dalla scomparsa, Putignano, comune
patrio, murò una lapide su la casa nativa di Giovanni Laterza senior.
Nel salone della biblioteca civica, Tommaso Fiore ripercorse la vita di
quel grande pugliese con una celebrazione, che attendiamo di vedere a stampa
in opuscolo.
Varie componenti personali, fanno di Giovanni Laterza il prototipo
dell’editore nuovo del Mezzogiorno, destinato ad assicurare alla sua regione un
primato insuperabile. Introdotti nella sua straordinaria
18
Biblioteca civica di Putignano. Commemorazione di Giovanni LaTerza
19
utensileria, senza la preparazione richiesta da quel complesso apparato, si
rischiava facilmente di uscirne bocciato e deluso. Don Giovanni, uso al dialogo
con Benedetto Croce, al centro della rete culturale distesa nel Paese e fuori; e
con lui fratelli e figli, legati dal mestiere e dall’indirizzo politico: Giuseppe,
Franco, Vito, Peppino, tutti esperti, reduci dalla stessa grande scuola
tipografico-editoriale-libraria del Nord e dei paesi esteri scelti a scuola
d’esperienza.
Affidata alla officina, che si ornava di quei nomi, « Puglia » si illuse di
potervi fondare la sua immortalità, lucrando la estesa fama editoriale; ma
nessuno si accorse del periodico e della stamperia. Mancò a quel foglio, con
tante altre cose, un gruppo redazionale e la organizzazione amministrativa;
mentre ebbe una base di lettori bene individuata durante un non breve lavoro
preparatorio, assolto con meticolosità tra i numerosi amici corregionali o
dimoranti in Puglia; sulle schede da me distribuite essi mi notificarono molti
indirizzi interessati a ricevere il periodico.
Aiutato solo da una allieva, che preparavo nello svolgimento di una
banale tesi di laurea, mi sottoposi a un lavoro in gran parte frustrato dalla
disordinata spedizione dei numeri da parte della tipografia e dalla resistenza ad
esporre ìl foglio delle edicole giornalistiche, e da tanti altri fattori.
Fattori di successo di un periodico sono la tempestiva pubblicazione e
diffusione e si sbaglia, affidandone la stampa a un grande stabilimento. Esso,
appunto per la sua modesta mole, sarà sempre curato meglio in una piccola
tipografia, purché sia animata da gente per bene, modesta, volenterosa di
collaborare con gli intellettuali della medesima loro stoffa, sopportandone le
interferenze tecniche.
ANARCHICI
Tramite Filippo Maria Pugliese m’incontrai per corrispondenza con
Cesare Teofilato, il solitario pubblicista anarchico di Francavilla Fontana
(Brindisi), del quale parla Tommaso Fiore nelle ultime pagine di « Un popolo di
formiche ».
Mi scrisse di Michele Angiolillo, il giovane foggiano garottato in Spagna,
citando lo scritto del Morelli (Rastignac) in suo ricordo: « Germinal ». Di
Angiolillo mi parlò il libraio Mancino, di Lucera, ch’era stato suo compagno di
scuola.
Un altro incontro con anarchici dauni e pugliesi fu alla lettura di « La
Puglia nel Risorgimento con particolare riguardo ad Acquaviva delle Fonti » di
Antonio Lucarelli. Suggestive le figure di Cafiero e di Covelli.
A Roma, nel periodo dell’università (1921-25) mi procurai numerose
edizioni anarchiche, politiche e letterarie; di esse non tutte figurano nel mio
schedario perché, al fine di sottrarle alle perquisizioni romane, le diseminai tra
insospettabili famiglie amiche. Molte di quelle
20
T. Fiore commemora nella Biblioteca civica di Putignano Giovanni
Laterza
(30-5-1960)
21
possedute, risalgono al periodo foggiano, ai rapporti affettuosi, che mi legarono a
due anziani anarchici: i ferrovieri in pensione Quirino Perfetti e Adolfo Valente,
questo oriundo di Manfredonia, che non posso ricordare senza commozione, per la
dirittura dei loro caratteri, per l’azione educativa svolta e per la solidarietà, che mi
dimostrarono quando i miei genitori furono aggrediti e poi abbattuti dal male.
Nella pagina pubblicata da « Rassegna pugliese »1, fascicolo in onore di
Tommaso Fiore, nomino gli anarchici garganici Bramante e Palladino, che da tempo mi avevano incuriosito, fino a farmi cercare le loro tracce nei paesi di origine:
Carpino e Cagnano Varano. Qui mi fu propizio il commissario al Comune, dott.
Antonio Papagno, manfredoniano, che riuscì a farmene ottenere il ritratto, del quale volle copia Antonio Lucareli, per il suo scritto biografico apparso con l’immagine
« Umanità Nova » e poi in quaderno. Infruttuoso fu, invece l’incontro con le sorelle
superstiti del Palladino, mostratesi ingenerose verso la sua memoria, non perdonandogli la tresca adulterina, per la quale una notte del 1896 fu spento dall’uomo
tradito.
Dei fratelli Bramante, promotori col Palladino della prima internazionale (anarchica) non si serbano molte notizie a Carpino. Lo storico locale, Giuseppe
D’Addetta, non mi ha potuto fornire elementi di dettaglio.
Il 1921, durante la campagna elettorale a Manfredonia, mi si presentò un
bracciante, ritornato in Patria dagli Stati Uniti, Antonio Latosa, per dichiararmi la
sua fede repubblicana e donarmi alcuni giornali anarchici in lingua italiana di quel
paese, con articoli e cronache relativi al « caso » di Sacco e Vanzetti.
Non ero andato ancora a Roma, dove mi sarei arricchito di informazioni politiche, e quella stampa mi fu molto utile.
A Roma, dove arrivai all’inizio dei corsi universitari (ottobre 1921) e dimorai
fino al gennaio del 1933, conobbi numerosi anarchici, che erano gli amici meno...
pericolosi di noi repubblicani. Frequentavo la tipografia « Poligrafica » dove, oltre «
la Voce Repubblicana » e altri periodici e numeri unici del PRI e della Federazione
giovanile, si stampava anche il settimanale anarchico « Umanità Nova », poi diventato quotidiano. Vi incontravo Enrico Malatesta, che non lesinò suggerimenti bibliografici per la migliore conoscenza storica e ideologica del movimento, allora da
lui animato in Italia. Quando, finalmente, presi la laurea, mi disse con l’abituale bonomia: « Mò te ne ritorni al paese, dove la famiglia ti farà trovare l’orgoglio d’oro e
una ragazza di buona famiglia per sposa; ti butterai nella professione e sarai simile
ad altri giovani, che ho conosciuto, come te, pieni di ardore e di programmi qui, tra
noi; perdutisi dopo ».
Gli dissi che tutto poteva accadere, ma che, comunque, avrei fatto del mio
meglio per non « finire » come qualche altro.
Dopo anni di esilio a Foggia, ho scritto questo ricordo agli amici di Roma,
che preparavano un quaderno dì ricordi in memoria del
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Malatesta. Fortunatamente, mi ero salvato (ma a quale prezzo risulta dagli altri paragrafi di queste memorie).
Dopo il mio fallimentare rimpatrio del 1933, straziato dall’attività professionale (vedi « La toga e la croce ») a Foggia il mio impegno ideologico-politico fu
guastato dalla pena del « natìo loco » e dalla illusione di potermi rendere utile a suo
beneficio...
Riusciti vani i tentativi di iniziare un colloquio marginale con avvocati già esponenti dell’antifascismo: il repubblicano Colaminè e i socialisti Fioritto, Laporta,
Lupino, Maitilasso, Manedes e l’indefinito Raho, massone, tutti affogati nella professione, con l’abituale ingenuità ricevuta da mio padre non capii che, dai loro partiti o congreghe, legati per bisogno o per consuetudine a quella che sembrava alienante pratica forense, fuori da ogni corrente culturale, ma soprattutto perché esauriti e prossimi alla vecchiaia, essi non disponevano più delle energie necessarie a
farli resistere ancora sulla linea della opposizione e salvarli dal destino assegnato
loro dalla meschina vita provinciale. Un’altra illusione: mi attendevo da costoro un
segno di riconoscimento della mia attività culturale romana, della quale erano segni
lampanti in alcune riviste e... monumento « Almanacco giuridico-forense italiano »
redatto in collaborazione con Alfredo Petrucci.
Finii col detestare quei signori, che furono causa non secondaria del mio deterioramento politico (vedi « La toga e la croce »).
Tardi conobbi gli esponenti anarchici Perfetti e Valente, e poi Gualano di
San Nicandro, e altri.
MARTINEZ
Tu lo sapevi allora, Gaetano, che sarebbe andata così. Ma non t’immaginavi,
confessa, che avresti durato tanto a lungo. Quanti anni da quella sera, che
c’incontrammo da Palazzi, al Foro italico? Mettiamo trentaquattro (e tanti approssimativamente sono quelli del tuo martirio), ché da poco eri giunto a Roma dalla
nostra Puglia.
« Troppi ». Quale gusto poteva darti quella vita, che il Prossimo rendeva così
difficile? Se all’ultimo non ti eri fatto frate, dopo essere stato fascista e, forse, cavaliere, dobbiamo proprio concludere che l’Arte, (questa volta ci vuole la maiuscola)
che il pane e formaggio che non sempre riusciva a procurarti, bastavano a tenere in
piedi il tuo piccolo sacco.
Ma, che vuoi? A vedere le Lede e le Ballerine puttaneggiare sui mobilucci borghesi mi si rivoltano le visceri. Dove sono andati a finire i genii che popolavano lo
Studio di Via Monserrato? Bovio, Wagner, Carducci, Hugo... e quel Caino che issammo trionfalmente a Palazzo Salviati il 1925 alla Mostra degli Artisti pugliesi ordinata da Alfredo Petrucci?
Via Monserrato, il cortile di un vecchio palazzo papalino. Per la scaletta degli
stallieri salivo con Laurenzio alla tua stamberga. E lo
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studio, la fetida rimessa e la fontanella col capelvenere. A volte appariva un cartello: « Dar la voce prima di entrare ». Era per via di una modella, che non amava esibirsi agli « estranei al lavoro » (Pin dove sei, pietrificata nella « Ignara mali
»?) In quella spelonca mi donasti alcuni disegni, dicendomi che « domani » avrebbero avuto un prezzo. Eccoli sani e salvi da tutti i naufragi: « Che vuoi,
Imbriani? - Dite, Bovio, agli Italiani che li aspetto sul Carnaro. - Sì, sii benedetto... ». Chi ha più disegnato meglio di te quelle immagini del nostro ideale repubblicano? E questo Enrico Ferri, che dalle contrazioni della mano sinistra
esprime la dinamica del suo pensiero (dall’altra parte del foglio abbozzi del tuo
autoritratto)? Poi gli ultimi doni, che io m’ero già ritirato in provincia, compresa
un’autocaricatura, ma fredda, di moda, come t’avevano costretto a diventare.
Dunque, dicevo che l’avevi previsto. Ed eccoci tutti a farti onore (forse
c’è pure chi ha la colpa di aver troppo atteso). E non manca il premio giornalistico. Dopo averti mummificato, verranno - son già venuti - a ripetere ai portieri che ora sei morto sul serio (Morto, ridi, Gaetano, morto proprio adesso che
finalmente sei vivo!) essi che non si sono mai accorti di te quando, come quel
personaggio del mito, andavi combattendo ed eri morto.
STORIOGRAFIA (MINORE?)
Da tempo la grande Editoria va documentando i rinnovati interessi e le
vedute nuove della storiografia su la vicenda meridionale nel primo e nel secondo Risorgimento (Resistenza). Purtuttavia, le restano tuttora estranei gli
apporti così detti minori (se è lecito ipotizzare una scala di valori comunque
riferita ai contenuti) che, affidandosi a collaboratori con impegno culturale più
che mercantile, non si avvantaggiano dei comuni canali di propaganda e di diffusione (stampa, fidejussori autorevoli, agenzie librarie ... ), rimanendo il più
volte ignorati dalla Bibliografia generale.
E’ il caso degli studi di storia contemporanea relativi al processo di formazione nazionale, chiamati a dignità scientifica in Puglia con il costituirsi dei
Comitati dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, promossi da Giuseppe
Petraglione, e sostenuti dalla Società di Storia Patria, dalla Società Dauna di
Cultura e dallo Studio Editoriale Dauno.
Si deve a quest’ultimo laboratorio la « Biblioteca del Risorgimento Pugliese » edita in Foggia col platonico patrocinio del predetto Istituto, e dilatatasi
in prosieguo di tempo nella collana « Quaderni di Risorgimento meridionale »,
curata dal Centro per la Editoria Scolastica e Popolare (Napoli).
Allo Studio e al Centro dobbiamo il « fissaggio » di una serie di temi, che
hanno dato nome alle pubblicazioni che ci è gradito segnalare in questa rassegna cui si affida la duplice funzione di documento e di incentivo specie verso i
giovani, per convogliarli verso ulteriori ricerche e attese sintesi.
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I titoli compresi in questa miscellanea sono autentici e autorevoli contributi
alla Bibliografia risorgimentale, non risultando mai prima d’oggi trattati « ex professo ».
La redazione dei testi e il corredo delle note dei documenti e degli indici corrispondono ai canoni della più severa storiografia; le tavole figurate risultano scelte
e collocate in modo di corrispondere insieme ai moderni canoni culturali ed estetici,
sì da costituire un altro pregio editoriale con la stampa equilibrata e pulita.
25 APRILE 1971
Quest’intervento oratorio non vuole, non può, né dev’essere meramente
convenzionale e decorativo; tanto meno può avvalersi della letteratura epica sulla
Resistenza e la Liberazione. D’altra parte, non considerandomi uno storico e non
volendo usurparne le prerogative, mi astengo da ogni altra considerazione che sopravvanzi la mia qualità di amministratore e i miei limiti di studioso.
Non è mio compito risfogliare le pagine d’oro della Resistenza armata e della
Liberazione, che contribuiscono a costituire il patrimonio sapienziale di tutti i Popoli. Sono ormai noti i nomi nostri conterranei, confessori e testimoni della fede
civile, combattenti oscuri o martiri consacrati. Tra questi ultimi gli umili figli del
popolo lucerino, padre e figlio Bucci, caduti abbracciati in catene alle Fosse Ardeatine, e il giurisperito Teodato Albanese di Cerignola, di nobile parentado, anch’egli,
come i primi, vittima del medesimo eccidio, eppure tutti tre cresciuti nel fascismo e come tutti noi delusi, traditi, disingannati e contestatori.
Naturalmente anche noi vogliamo elevare un peana per il nuovo trionfo degli eterni valori evangelici su la brutalità degli ultimi pagani d’Europa. Ma quei valori li andremo a cercare e riconoscere nell’area della vita civile dei nostri paesi, tutti
impegnati nella lotta di Liberazione.
Ricorderemo come, nonostante gli annunci premonitori della strage, sotto
forma di adesione all’Asse e di mobilitazione degli spiriti, di richiami ai doveri e di
catechismi di resistenza civile, le nostre popolazioni furono lasciate indifese e quindi abbandonate dai poteri centrali all’arbitrio dei tedeschi e poi alla ignoranza degli
alleati che, nonostante i loro uffici psicologici, male ci amministrarono nei due periodi dell’Amgot e della successiva Commissione di controllo.
Foggia contro le leggi di guerra, fu tutta un deposito tedesco di armi ed armati; nella villa, in alberghi si mascherava un reparto corazzato: fu pertanto, condannata alla distruzione.
Sopraggiunti i « liberatori », non alleviarono di certo le condizioni del popolo
innocente, occupando gli immobili risparmiati dai bombardamenti, riversandone in
strada il contenuto, sottratosi agli « sciacalli ».
Di questo nostro contributo mi tocca parlare, ignorato dalla storia della lotta
armata, degli oscuri eroi e martiri caduti sotto le macerie
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delle loro case o scacciatine e umiliati, senza protezione e costretti a rinunce
spesso degradanti della dignità umana e civile.
Nel vasto e profondo panorama della Resistenza e della Liberazione, oltre le vite e le gesta degne di Plutarco, deve trovar posto il contributo spirituale
e materiale dato dalla nostra gente umile.
E’ vero: non possiamo vantare gli scioperi politici, che hanno qualificato
la lotta nel Nord, le sue azioni partigiane, il sacrificio di uomini subìto con le
deportazioni, le torture, le stragi collettive e le esecuzioni individuali; la distruzione o il danneggiamento dei luoghi di produzione e di lavoro.
Aggiungo che, per la preminente fisionomia agricola e marittima della
nostra provincia, abbiamo patito meno le conseguenze delle misure condizionatrici dell’alimentazione e degli altri approvvigionamenti.
Purtuttavia, la Capitanata ha pagato un oneroso contributo alla sua liberazione. Si dice questo non per presentare il conto alla Repubblica, ma per
chiederci se facemmo interamente il nostro dovere, se dobbiamo rimproverarci
qualcosa.
I sacrifici della guerra non finirono con la liberazione. Dal primo sbarco
alleato a Manfredonia fino alla resa tedesca, il Tavoliere si offrì alla offensiva
apocalittica dell’arma aera, accogliendo la più grande base di lancio mai realizzata, dalla quale s’irradiarono gli stormi per l’Europa, fino agli estremi avamposti
in Russia; avamposti alimentati con gli altri servizi mobili, dai sifoni di carburante del nostro Golfo e per le condotte da esso partenti.
Una formidabile macchina bellica, e un corrispondente mastodontico
apparato di attribuzioni amministrative e civili - in gran parte affidati alla lealtà
delle popolazioni - che non subirono danni, così come non si verificarono episodi di malavita e la prostituzione risultò quasi tutta importata.
Le popolazioni, costrette a sfollare i paesi o a ridursi in difesa fino alla ritirata tedesca, seppero autoamministrarsi mirabilmente, tagliati fuori dai centri
decisionali, disseminati senza alcun criterio razionale a Bovino, a S. Severo, a
Troia, a Lucera: e questo nonostante i grandi preparativi all’intervento armato e
alla organizzazione del fronte civile.
Si può dire che fossero duramente provate non tanto dalla guerra quanto
dalla liberazione e dalla ricostruzione. Ogni discorso diventò sempre più difficile e arduo - bisogna riconoscerlo - fu il travaglio dei Comitati di Liberazione
Nazionale.
Foggia, largamente lacerata e disabitata, si ripopolò lentamente, per infiltrazione, essendo luogo militarizzato. Con lo stesso sentimento e slancio di ripresa; il tronco ferroviario di Manfredonia, anch’esso militarizzato, fu intelligentemente usato dalla popolazione, e Manfredonia stessa si affermò anche in
un’altra direzione, dotandosi delle sezioni distaccate di alcuni istituti del Capoluogo, apprestando sedi e attrezzature anche per pubblica sottoscrizione: raro
esempio d’iniziativa locale, estranei i pubblici poteri.
26
E che dire del nostro comportamento politico? Inganni, ingiustizia e anche
violenze, e non soltanto morali, non erano mancati durante il ventennio: non pochi,
anche innocenti « fuor della mischia » avevano pagato lo scotto, così come in ogni
trapasso da regime a regime. Purtuttavia non vi fu reazione.
Nessun fascista si mostrò pervicace, tutti essendosi affrettati ad accettare
l’ordine nuovo.
Nessun antifascista profittò delle condizioni vantaggiose in cui lo mettevano
le circostanze.
A quanto mi risulta, la Polizia alleata chiese invano liste di proscrizioni. Se
alcuno si prestò al ruolo d’informatore, lo fece non per vendetta politica, ma per
comodo personale.
Non soltanto, perché al tempo dei procedimenti contro i fascisti responsabili
di aver strafatto, esponenti medesimi dei C.L.N. operarono a favore dei principali
accusati, concorrendo al loro salvataggio, come i viventi tra essi testimoniano con la
pratica più larga delle libertà democratiche delle quali, in verità, mostrano di non
abusare e, vorrei dire, hanno così bene profittato da assumere anche ruoli di prestigio.
LA CADUTA DEL FASCISMO
Non produsse traumi di particolare gravità. Anche da noi, come in tutto il
Mezzogiorno, dopo la prima sfuriata squadrista di Cerignola e Sansevero, il PNF si
era burocratizzato così bene, che dopo il 25 luglio andò in fumo come i registri e gli
schedari dei suoi uffici.
Questa eclissi può farei porre una domanda: se da noi lo squadrismo fu davvero un movimento politico promosso o finanziato dagli agrari, dai reazionari, oppure un movimento di disoccupati - volontari o coatti - tra i più facinorosi, capitanato da furbi, che lasciarono loro le spine della conquista, a guisa delle bande che il
1799 scesero dal Gargano a Manfredonia e raggiunsero la colonna del Ruffo a Bovino.
Certo che di tutti i promotori e degli altri protagonisti di quel fascismo in
Capitanata non è rimasto traccia e nemmeno il ricordo, sì che sarebbe lieto chiedere
su quali eredità di spirito o di realizzazioni può razionalmente e legittimamente
fondarsi un movimento eversivo, che si appelli a un passato senza monumenti.
Ma che vi siano o non vi siano motivi, non dico di frizione sociale e di polemica politica, fatali, indispensabili alla vita di una nazione civile, da politici responsabili ci sembra che il modo migliore di celebrare questa e tutte le altre date
della Resistenza e della Liberazione siano il rifiuto della retorica e l’invito a reprimere ogni impulso, sia pure giustificato, sia pure rivolto soltanto a respingere la violenza e non anche ad eliminare le contraddizioni, spesso corruttori degli uomini di
buona fede, tanto da farli indulgere - se non ad aderire - alle iniziative dei facinorosi.
27
Dev’essere nostro impegno - nostra la fedeltà ad esso - di usare i mezzi
conosciuti, e nuovi esercitarne, per sostituire una nuova coscienza politica alla
coazione della legge.
Noi non sappiamo quanti degli Italiani, oggi trascinati a denigrare la Patria con la violenza, provengono dalle generazioni così dette fasciste. Sì, nei cortei, che usiamo chiamare di destra, non mancano uomini maturi, così come non
mancarono i bonapartisti dopo la caduta di Napoleone. Ma questi erano i fedelissimi del Corso, del quale avevano spartito il sonno, le fatiche, i pericoli, di un
capo, che aveva combattuto fino all’ultimo, di « colonnelli », che non avevano
mai rinnegato il generale.
DISEGNO DI UN « LIBRO DELLA MIA GENTE »
(Manfredonia, 29 novembre 1970)
Anzitutto, qual’è la mia gente? Alla porta dei 70 anni, posso dire senza
retorica che non riesco più a « battere » a favore dei Manfredoni, i Montanari o
i Napoletani o i Foggiani. Ai Manfredoni mi sono sentito figlio e innamorato,
da struggermi fino al 1967.
Napoli ho incominciato nel 1954 a frequentarla, per svolgervi attività
editoriale; a Monte Sant’Angelo mi sono relegato quando vi fui sfrattato da
Foggia per la guerra nel 1943.
Di tutto questo dirò in appendice, augurandomi adesso di rimanere fedele al tema e parlare pluralmente degli altri, del « prossimo ».
Da giovanotto (1922) entrato nel movimento repubblicano sono per la
federazione dei popoli, alla Mazzini e alla Cattaneo. Quindi non ho più
concepito barriere, che non fossero geografiche.
Fin da ragazzo mi sono sentito legato alla gente umile, incontrandola nei
locali di mio padre, che era commerciante all’ingrosso.
Vi trovavo i vetturali, che ritiravano le merci, i marinai delle barche, che
trafficavano con Vieste, Bari e la Dalmazia, questa fornitrice soprattutto di legname, i « vastasi » (facchini che, singolarmente o a squadre, facevano la spola
tra le barche - o il piccolo piroscafo « Puglia » - e i carretti, tra questi e i depositi).
Erano esseri in movimento, dei quali, ragazzo, non potevo cogliere quella umanità commovente, che poi mi si sarebbe rilevata.
Mio nonno, mal consigliato, si era reso aggiudicatario di un fondo rustico in località « Pagliete ». Ad esso per molti anni rimase condizionata la serenità
della mia famiglia. Masseria malsana, lungi dalla via maestra, e raggiungibile solo
per un tratturo in servitù, infestata da zanzare, arvicole, pulci, erbe parassitarie,
mancante di acqua potabile, isterilita da lunghi periodi di siccità o di inondazione. Amara la terra, livido il paesaggio, stagnante e muta l’atmosfera: un invito
alla pazzia e alla morte. Imparai molto tardi a chiamare tutte queste cose con il
vero loro nome, ma ragazzo, vedendole tutte disegnate nelle carni
28
Mario Simone a colloquio con pescatori in pensione (Manfredonia – 1971)
29
di due poveri uomini, ne rimasi talmente conquiso, che posso attribuire proprio
a loro la mia giovanile vocazione populista, poi concretizzatasi nella partecipazione al movimento repubblicano (1921).
Tizio e Caio erano i fittuari della masseria. Il contratto prevedeva l’estaglio
in danaro, a pagarsi in breve termine, dopo il raccolto.
Il tema della « masseria », risuonava in casa poche volte come il tocco di
una campana a morte, che mio padre si sforzava di non udire. Eppure con quei
tocchi dal 1916 e per oltre 15 anni tirò avanti la mia famiglia, ché la piccola rendita agraria, con quella di alcune case, di mano in mano alienate, sopperì al danno prodotto dalla cessazione dell’attività mercantile, causato dalla guerra di
Trento e Trieste.
Ma più che di questo, oggi, mi piace parlare della mia inconscia vocazione per la causa proletaria.
Perché l’amaro, che arrivava in casa da quel desolato luogo, mi produceva sensazioni come quella che più tardi avrei ricavato dalla narrativa russa?
Quanto più mio padre malediceva « quella campagna », tanto più mi veniva di rappresentarla con tutti i suoi malanni e di amarla come avrei amato un
innocente condannato a soffrire.
Questo amore si acuiva in due circostanze: a Pasqua, con l’arrivo
dell’agnello, del formaggio e delle ricotte; a giugno, per regolamento dei conti.
E venne l’ora dell’atteso incontro, di maggio, verso il ‘19. Il calesse, era il
veicolo leggero e dalle grandi ruote, più idoneo al difficoltoso itinerario. Vi presi posto con Francesco, nostro cocchiere, e un mastro d’ascia per certe riparazioni a farsi, e dopo due ore mi trovai ad approdare innanzi l’edificio a un solo
piano, che comprendeva: la stalla per i cavalli e i carretti, il magazzino di
deposito degli attrezzi e delle semenze, il dormitorio della gente e si prolungava
con una tettoia, sostenuta da pilastri e chiusa in tre lati, che era il riparo delle
vacche e delle pecore, fienile insieme e deposito di letame.
Partiti col sole basso, arrivati verso le sette, l’atmosfera era ancora respirabile, ma tutto diceva miseria, desolazione e tristezza, dalla fabbrica, messa su
in economia e mal tenuta, al pozzo secco, con il boccale quasi a fiori di terra, al
pollaio colmo di stabbio, al riparo, vuoto di animali e invaso dalle erbe parassite, con i festoni di fuliggine, pendenti dalla tettoia, tesi tra i vani delle finestre e
finanche sulla porta d’ingresso.
Quando entrai nel dormitorio, che era la dimora dei fittuari (un lettaccio
con baldacchino e sporche tende in giro, per difendersi dalle zanzare), avendo
le gambe nude, me le sentii avvolgere come da un velo, erano le pulci, allevate
in luogo con generosità commovente.
TESTIMONIANZE PER FORMIGGINI
Trent’anni dopo la sua scomparsa, Angelo Fortunato Formiggini è ancora in piedi nel mio ricordo. Si consenta che lo rievochi nel bollettino che,
affidato alla mia consulenza grafica, riflette l’amore e l’arte
30
trasfusimi da quel loro maestro editore e papà della bibliofilia e bibliografia.
Non era pugliese. Di Malena figlio tenace e servizievole (famose le spiritose
celebrazioni tressoriane da lui organizzate con stile inimitabile), abbandonato la
toga cui non si prestavano le spalle, intolleranti degli onori della Giurisprudenza,
s’era fatto editore e, come tale, dopo una esperienza s’era insediato sul Campidoglio.
Era lì la sua « casa del ridere », editrice versata in cose, da cui presiedeva la
più fine condizione irrinunciabile di una vita interamente dedicata al godimento del
genere umano, se sapere è felicità e suo combattere è il leggere.
Amare gli Italiani a questa funzione! Non v’eran mezzi che bastassero, di
quelli usuali, forse sperimentati e certamente falliti. Sorse quindi una voce affidata
ad una rivista, « L’Italia che scrive » in sigla I.C.S., gaietta e robusta », che penetrata
subito tra editore e librai sboccò subito tra i lettori più refrattari e molti ne raggiunse lontano, eccitandoli non soltanto a seguire da vicino nelle sue colonne il moto
degli astri guidati dagli stampatori nazionali e forestieri ma anche innamorando a
quella scienza nuova da essa rappresentata e svolta, quale era la bibliografia.
Stanchi di liceo, senza nemmeno la possibilità di conoscere attività socio-educative e scolastiche, un compagno che aveva studiato a Napoli ed io reduce
dal foggiano « Lanza » ci esaltammo tra le pagine di quella rassegna che una volta il
mese ci recava in provincia le novità librarie sul filo di un discorso brillante per noi
nuovissimo.
IN TRIBUNALE
a Roma
Avevo il proposito onesto di svolgere una severa pratica forense, servendo
in tutto, anche nelle mansioni umili, un avvocato-docente; non ebbi la fortuna di
farmi adottare da qualcuno ben disposto a considerarmi e trattarmi da apprendista.
Senza dubbio influirono l’età (ho fatto gli esami di procuratore a 25 anni!), il
modo di presentarmi e tenere i rapporti sociali, la presunzione di essere pubblicista
o che so altro, un certo aspetto e comportamento professorale. Pur non sapendo
distinguere, forse, due requisitorie nei diversi riti, sommario e formale, frequentavo
tribunali e corti a fianco di maestri vecchi e non, con i quali si finiva col confondermi: Conti, Niccolai, Trozzi, Russo... e i giovani - diciamo così - de « I Rostri »:
Berdini, Liuzzi...
A darmi importanza concorsero le prestazioni, sia pur modeste, ai « Repertori » de « Il foro italiano », la rappresentanza nella capitale de « Il tribunale », diretto
a Napoli dal collega Gaetano Grimaldi-Fifioli, le edizioni dell’« Almanacco giuridico-forense » o « Lunario della toga » da me inventato.
D’altra parte mi suggestionavano le dimensioni e la sede princi32
pale (monumentale palazzo di giustizia a Piazza Cavour) dell'attività forense, i
piacevoli rapporti con molti suoi autorevoli esponenti, l'aspirazione di seguirne
le orme, sull'esempio dei veri maestri.
a Foggia
Da Roma a Foggia: un trauma. E' in provincia che ad un esordiente
giudiziario appalesa il suo vero contenuto, non avendo, per celarlo, i
paludamenti cittadini (nella grande « provincia » meridionale comprendo anche
il foro di Napoli, del quale è tipico riflesso Giovanni Leone).
« FIAMMA »
di Guido Guido
Una domenica del mio primo anno romano (1921), in casa di Alfredo
Petrucci conobbi lo scultore galatinese Gaetano Martinez. Anch'egli
antifascista, non fu difficile intenderci e volerci bene nell'aurea romantica della
Roma ottocentesca, che mi piaceva rievocare.
Dico meglio di lui al capitolo che gli s'intitola, volendo qui solo
occuparmi della Casa d'arte « Fiamma », dove mi introdusse, trovandovisi
allestita una sua « personale ». Occupava alcuni vani terranei di un basso
edificio in fondo a destra di Piazza Venezia, sull'area oggi occupata dall'esedra
verde, con la quale i competenti uffici capitolini eliminarono lo squallore che
cingeva il « Vittoriano », esaudendo, bisogna riconoscere, una delle sociali
ambizioni di Mussolini.
Geniale padrone di casa, era esperto di belle arti, Guido Guido, oriundo
foggiano, del quale avevo conosciuto alcuni congiunti: un capostazione in
servizio a Manfredonia, una brunissima ragazza e suo fratello, che
parteciparono alla nostra filodrammatica. Con lo stesso nome, « Fiamma »,
l'istituzione, che ospitava mostre individuali e collettive, pubblicava una
rivistina in funzione- delle sue attività artistiche e mercantili.
Nei primi tempi romani, adempiuti al mattino i doveri scolastici alla
Sapienza, trascorsi tutto il mio tempo libero tra gli uffici del PRI, la « Voce
Repubblicana » e quella Casa d'arte. Qui, sul tardo pomeriggio, si trattenevano,
o solo transitavano, artisti e belle donne, tra le quali appetitose modelle in cerca
di ingaggio, e studenti dell'Accademia.
Martinez era uno dei frequentatori più assidui; vi trascorreva lunghe ore,
taciturno, con l'aria imbambolata di chi non mangia ogni giorno e ad ora fissa, e
finisce col perdere l'appetito. Se parlava, la voce sottile, metallica e sincopata,
sorprendeva e la si stimolava ed eccitava, per l'ironia, che coloriva ogni
esperienza. Le donne più spiritose avrebbero voluto provarsi con
quell’eccentrico linguaggio, tutto salentino, tutto Martinez, che lo faceva
rimbalzare su se stesso, impietosamente. Ma era tipo che tagliava corto, un
riccio, che presto si ritirava, armando gli aculei, per isolarsi nella tristezza del
povero
33
ragazzo di provincia, quale sentiva di essere rimasto, nonostante le grandi
ambizioni.
In quell'ambiente, oltre che nel sodalizio di Alfredo Petrucci, nutrendomi
di arti figurative, integrai la mia educazione artistica che a Manfredonia si era
iniziata a contatto con le antichità sipontine (architettura e scultura
romanico-pugliese).
Non posso dir molto del Guida che, sempre indaffarato, mostrava di
non aver tempo da spendere in conversazioni con coloro che facevano solo
circolo nel suo locale, anche se concorrevano ad animare le sue manifestazioni.
Non ricordo nomi di frequentatori, sebbene ad alcuni di essi riesca a
dare volti e voci, come quelli dolcissimi di una vivace e laccata signora bionda,
che, rientrando a casa, si faceva accompagnare fino al portone di casa, per
godere il solletico dei bacetti, che mi aveva insegnato a darle nel cavo delle mani
di bambina.
LIBRI E CARTE: EREDITA' PAVENTATE
« Cambiamo casa » mi disse un giorno Vincenzo Tangaro « ho iniziato la
distruzione dei miei scartabelli, l'ossessione di mia nuora ». E un figlio di Piero
Delfino Pesce: « Le carte di mio padre? Sono nel suo studio così come le ha
lasciate. Nessuno di noi ha avuto il coraggio di mettervi mano ».
Su questo ritmo è il ritornello di quasi tutti gli eredi di coloro che,
essendo stati « qualcuno », hanno dubitato di essere fisicamente mortali e,
potendolo, non hanno dato una destinazione civile alle loro cose di cultura.
Ma vi sono casi molto più gravi, come quello delle figlie di uno scrittore
e famoso agitatore politico del Gargano, le quali insolentiscono ad ogni
richiesta di informazioni sul « de cuius », cui non hanno mai perdonato la
rinunzia per « i suoi strambi principi politici », alla posizione privilegiata che gli
spettava in paese, quale professionista.
Nel paragrafo dedicato a Giovanni Tancredi non mancherò, spero, di
ricordare la sorte toccata alla sua biblioteca. Dirò, frattanto, che anche egli
commise la ingenuità di morire senza aver assicurato un degno avvenire alle sue
raccolte, compresi i manoscritti inediti. Purtroppo egli non è stato l'ultimo della
lunga serie, che comprende tra i molti: Fioritto di S. Nicandro G., Del Viscio di
Vico G., Centoza di Cagnano V., Petrone e Caruso di Vieste, Del Giudice di
Rodi, Capparelli, Pascale e Bellucci di Manfredonia, Rosario di Ascoli S.,
Maurea di Chieuti, Cerulli di Celenza Valfortore, F. M. Pugliese di Cerignola,
Umberto Fraccacreta di San Severo, Serrilli di S. Marco in Lamis.
Ma sentite questa.
Verso il 1940 viveva a Napoli Pietro Panzini, il vecchio - e discutibile deputato repubblicano di Molfetta. Era stato discepolo e collaboratore di Luigi
Zuppetta, personaggio che mi aveva molto incuriosito soprattutto per la
storiografia; fino a quando non lo riesumai, pro34
muovendo le onoranze dalla nativa Castelnuovo della Daunia. Vecchio Panzini
era ospite di una nipote maritata a Napoli, quartiere Sanità. Costei, quante volte
bussai alla sua porta, trovava una risposta buona per licenziarmi: l'onorevole era
indisposto a letto o era uscito, fino a quando potè notificarmene il decesso. «
Ma che volevate » mi chiese l'ultima volta. « Potrei vedere i libri, le carte che ha
lasciato »? « Sicuramente, ma chi ha tempo di aprire la cassa, dove si trova tutta
la sua roba? ». « E la carabina del suo maestro Zuppetta » - « Proprio .ieri mio
marito l'ha portata allo stagnaro; si è rotta perché ci gioca il mio bambino »!
Ma questi non sono nemmeno i casi-limite, perché più gravi e scandalosi
« casi » potrei proporre a cattivo esempio, per indurre gli anziani a rivolgere alle
loro cose culturali quel rispetto, che meritano.
Non solo gli eredi di famiglia, ma anche quelli pubblici si rendono
colpevoli, a volte anche penalmente del cattivo uso fatto di cose loro destinate
in donazione o successione. E sarei per dire che con la loro responsabilità
concorre l'indifferenza della opinione pubblica, che nei nostri paesi lascia tutto
correre alla deriva, nonostante la presenza dei partiti, tutti bene alienanti nelle
loro beghe.
Questo mio sproloquio è rivolto a tre obiettivi: 1) a convincere gli
anziani che i loro beni culturali sono conquista della comunità, che pertanto è
in diritto di usarli quando vengono lasciati ad amministratori incapaci; 2) a
indurre gli enti (comuni, biblioteche, centri di cultura ... ) a sperimentare ogni
mezzo, per assicurarsi in via legale la destinazione ad uso pubblico delle
biblioteche, degli archivi, di ogni altra raccolta privata; 3) a vigilare perché,
raggiunti i primi due obiettivi. non siano abbandonati all'azione corrosiva
dell'ambiente.
IL FORO ITALIANO
Ero a Roma. Giulio Andrea Belloni mi procurò l'amicizia di Corrado
Perris, nostro coetaneo, di famiglia napoletana, trasferitosi a Roma (un fratello
era dirigente all'Istituto intern. d'Agricoltura che andava a rappresentare, anche
all'estero, come in Cina).
Giovane modernissimo, simpatico, aperto e colto tra i pochi esperti di
lingua e cultura russa e, come tale, essendo laureato in diritto, per lo studio
giuridico forense di Gennaro Escobedi e la sua grande rivista “ La giustizia
penale” , curava i rapporti culturali con l'U.R.S.S. e le rubriche di dottrine e
giurisprudenza sovietiche.
Debbo a lui, come a Belloni, la « cotta » per la gius-pubblicistica, che mi
avrebbe portato senza dubbio lontano, se avessi avuto l'ambizione della carriera
scientifica.
Perris era legato da rapporti amichevoli - non ho mai capito se centrasse
la politica -col dottor Carlo Sequi, giovane sardo che alla editrice del « Foro
Italiano » curava i repertori di giurisprudenza e di bibliografia delle sue
prestigiose edizioni. Factotum della editrice
35
era il comm. Carlo Scialoia, nipote del grande Vittorio; un uomo di prim'ordine,
per formazione morale e professionale. Fui ammesso in quella specie di
università del pubblicismo giuridico con l'incarico di « estrarre » le massime
delle sentenze penali, ordinarle alfabeticamente per voci, correderle di richiami
a precedenti giurisprudicati e bibliografici. Compenso: venti centesimi la
massima. Questa mia collaborazione risulta dai frontespizi dei due volumi, che
raccolgono i « Repertori del Foro Italiano degli anni 1936.
Nella primavera ricevetti la visita dello Scialoia. Seduto al mio posto
dietro il tavolo da lavoro, mentre arrotolava una sigaretta, puntandomi in viso
gli occhi che sembrarono sgranati sempre a sorpresa: « Lei ci tiene tanto a
questo suo diritto penale? Non accetterebbe per due tre anni la nuova cattedra
di diritto agrario in Sardegna? Mi impegnerei ad assicurarle l'incarico e la
definitiva sistemazione in Italia dopo il breve periodo di... esilio ».
Chiesi un termine: esaminai la situazione di famiglia, la inopportunità di
un trasloco nell'isola e la impossibilità economica di mantenere la casa a Roma;
ma sopratutto non riuscii a liberarmi dalla suggestione del foro penale, cui mi
sentivo incline.
Scialoia non insistette, ma non mi sentii più interamente degno della sua
amicizia e fiducia, che avevo deluso.
Così rimase in boccio il professore universitario!
LA MIA « FORMAZIONE GARIBALDINA »
(18-10-72 in treno per Napoli)
Mia nonna materna fu Teresa Salentini di Napoli, appartenente a buona
famiglia borbonica, imparentata con il Capocelatro: parlava francese e, come
tutti i « prossimi » alla real corte, beccava « Franceschiello » per la sua timidezza
di re e di marito. Conobbi due germani di questa donna vivacissima: un
Francesco, chiamato « Ciccillo » e una Virginia, vedova di . . . . . Lazzaro, . . . . . .
Ignoro perché queste due famiglie decadessero con l'Unità: se per cause
politiche o per la morte o la invalidità dei loro capi. Credo di poter fissare il
ricordo dei Lazzaro ai miei undici-dodici anni e descriverli così: la casa linda
con la suppellettile modesta, un salottino ove tutto era coperto da tende e
giornali; il ritratto di un personaggio barbuto, chiamato con rispetto ed orgoglio
« nostro padre ». In un lettino, difeso ai bordi da ringhiera - quasi culla anche
per le dimensioni - Virginia, la « mammà », molto vecchia, piccola piccola, rosea
e demente; tre figlie zitellone: Benita, Fedora (poi sposa e madre) e Ginevra
impiegata ai telegrafi.
Zio Ciccillo - 70 - 80 anni - si fermava spesso dai miei nonni per la «
tazzulella » di caffè, che sorbiva - sprofondato in poltrona dopo averlo versato
nel piattino. Come mia nonna, era molto faceto. Entrambi spiritosamente meglio dire « napoletanamente » - accu36
savano Garibaldi di averli rovinati, avendo aperto la via ai Piemontesi e… alle
tasse.
Di un altro fratello - Annibale - si diceva che, prima garibaldino, poi
tenente del Genio nell'esercito regio, mandato sul Gargano a fare strade, era
caduto per piombo di briganti. Ne scoprirà la tomba a San Marco in Lamis mio
padre il 1913.
***
Questi ricordi furono la prima eco per il mio cuore infantile che - a
differenza dell'epopea garibaldina, tutta freschezza giovanile, calore, musica e
movimento -non potè subito palpitare agli accenni familiari del « travaglio »
carbonico dei Simone al tempo dei moti liberali nel Mezzogiorno. Gargano
(1821 e 1848).
Ed eccomi conquiso dalle tavole del « Garibaldi », della Jessi Mario, oggi
raro, da noi posseduto prima che qualche amico, con la scusa del prestito, non
lo aggregasse alla sua libreria; eccomi nei frequenti viaggi a Napoli dai nonni,
ancora fanciullo, attendere vigile che si profilasse l'acquedotto di Carlo III detto
« ponti della valle » (di Maddaloni), per trovarmi puntuale a scattare in piedi
quando, oltre l'arcata aperto al suo passaggio, il convoglio rasentava la radura
col monumento ai Caduti nella battaglia del Volturno.
REPUBBLICANESIMO E PROLETARIATO
La iniziativa repubblicana concorde (sic) e si svolge col movimento
proletariato », ma se ne distingue: non mi spetta in questa sede delineare un
quadro del movimento operaio e contadino.
A Manfredonia la iniziativa repubblicana rinvigorisce con motivi culturali
l'organizzazione proletaria che ne è sprovveduta per la lontananza dei suoi
giovani promotori - Castigliego, De Marzo, Melucco-e per l'abulia di chi era
loro succeduto.
Elezioni 1921
1) Comizio Natali accompagnato fino alla Stazione campagna.
2) Celebrazione XX settembre. Pesce, X marzo 1922.
Uniche e sole manifestazioni rosse
Verifica insegnamento Mazziniano: col Popolo e per il Popolo
e intuizione legge politica esterna che quando casa brucia cessa l'accademia e
la sostituisce la costituente di tutti gli oppressi, affratellati dal dolore.
37
Dolore
prete!
Quale poteva ispirare e muovere i Repubblicani?
Non vi erano, tra loro, di condizioni servile.
Estrazione borghese, mercantile, artigianale, indipendenti. E anche un
Avevano da perdere, non da guadagnare.
Purtuttavia, oppressi dalle quotidiane manifestazioni periferiche, cioè
locali, dall'ordinamento statale imposto alle provincie; liberate e da Garibaldi
donate al Savoiardo caracollante a Teano, origine delle nostre nuove e non
ultime sventure.
Effetti della conquista piemontese.
Ulteriore degradazione della vita pubblica, dominata da gruppi di potere.
Pantano solo agitato dall'alito dell'affarismo e della conservazione.
Atmosfera irrespirabile, vita meschina di pettegolezzi, conformismo,
rinuncia-alienazione, analfabetismo, indifferenza verso la cultura.
Municipalismo più gretto.
PROCESSO DI POLITICIZZAZIONE
1)
2)
3)
-
Rivelazione degli obiettivi e degli strumenti;
Mobilitazione degli spiriti, per la loro acquisizione e utilizzazione;
Piano di applicazione e strategia di svolgimento.
Tecnici moderni, quali i raffinati marxisti.
Noi imparammo da Mazzini, Cattaneo e, per ultimo, Pisacane, che li hanno
preceduti e li sopravvanzano.
Per ciò non si rimase nelle nuvole e si applicò la cultura politica alla vita
municipale.
Inutili episodi.
ALL'INSEGNA DELLA COERENZA
Fummo corteggiati dal fascismo cerignolano, che aveva origini
romantiche e repubblicane.
Non passammo il ponte lanciatoci.
Lottando contro i municipali, guadagnammo come alleati anche i
Combattenti, che alla fine si eran dato un capo, preparato e volitivo.
Ma rifiutammo la proposta soluzione di un fronte unico e di una lista
unica, per la conquista del Comune, che si profilava sicura.
P. C. I.
Al tempo del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) il PCI ebbe a
Manfredonia un ispiratore e organizzatore in Federico Rolfi, uno della vigilia
comunista di Foggia, arricchitosi durante il fascismo
38
Mario Simone docente in un corso per animatori di biblioteche,
organizzato dal C.S.C. Società Umanitaria di Manfredonia (1970)
39
col duro lavoro di artigiano tappezziere e di commerciante (sarà selvaggiamente
criticato anche in documenti a stampa dall'ex-compagno, Romeo Mangano,
ferroviere, servitore dell'OVRA e, dopo il 25 luglio, furbescamente nominatosi
capo di una fantomatica centrale foggiana della Internazionale).
A Manfredonia era numeroso e attivo anche il Partito d'Azione, nel
quadro di una federazione provinciale da me organizzata, sulla base di sezioni e
gruppi, quasi in tutti i comuni dauni: tessere pagate nel 1944 circa 5.500!
Esponenti dei Partito a Manfredonia l'avv. Michele Lanzetta, il rag. Vincenzo
Bissanti...
Lanzetta, commissario e poi sindaco della Città, per temperamento e per
mancanza di tempo, sembrava tutto preso a ridurre sempre più la presenza
politica, facendosi assorbire dalle cure municipali, rese pressanti dal difficile
dialogo con gli Alleati.
Più volitivo e sensibile alle esigenze e ai problemi della organizzazione
era il Rolfi, che poteva permettersi certe « invadenze », che in diversa situazione
certamente non si sarebbe permesso.
Militava con noi azionisti il rag. Michele Magno, rientrato dalla prigionia.
Egli trovò in mezzo a noi alcuni bravi lavoratori che, allo scioglimento del
Partito di Parri, come lui avrebbero scelta la via più sicura del socialismo,
iscrivendosi al Partito di Togliatti, che rappresentava allora la logica della
situazione italiana.
Svanito in un mare di chiacchiere il Partito d'Azione, nauseato e
scontento (vedi « Partito d'Azione ») - pur senza cedere al « qualunquismo » mi dedicai esclusivamente alle cose di cultura, lasciando così indebolire i
rapporti personali con i vecchi compagni ed amici. Essi d'altra parte, non se ne
afflissero, curandosi ben poco di me, fino a mostrare di ignorarmi in tante
occasioni.
Falliti i tentativi di collaborazione con amici della sinistra popolare dovei
purtuttavia frequentare Luigi Allegato (vedi « Allegato ») e la « Provincia », della
quale curavo le edizioni, mentre a Roma, frequentando Montecitorio, ove feci
un lavoro agli « Studi Legislativi », potei incontrarmi alcune volte con Terracini
e Di Vittorio.
Assurto ad esponente e a parlamentare comunista di Manfredonia,
Michele Magno non mi negò mai la sua cordialità, quante volte c'incontravamo
in treno sulle strade di Manfredonia o di Roma. Mai, però, una conversazione
politica, mai una stampa che dicesse di lui o, almeno del suo partito.
Non dovei stentare, pertanto, allorché alla morte del grande proletario di
Cerignola, gli proposi di scrivere un articolo per « la Capitanata ».
GLI EVANGELICI
racconto di Borgomastro
Verso il 1929 si registrano le prime presenze di cattolici dissidenti. Si
trattava di lavoratori che, incontratisi in campagna con un
40
loro simile di S. Giovanni R., erano stati sensibili alla loro propaganda religiosa.
Quegli stessi lavoratori di Manfredonia si fecero zelanti diffusori delle
nozioni recepite, e riuscirono a formare un gruppo che si riuniva in casa per la
lettura e lo svolgimento dei sacri testi. Si firmarono così « riunioni » di
preghiera che, dopo una certa pratica autonoma, presero contatto con altri
gruppi di paesi vicini (soprattutto di Foggia) ove da qualche tempo agivano le «
Assemblee libere dei fratelli ».
Questi rapporti contribuirono a incoraggiare l'iniziativa di Manfredonia
che si andò sempre più sviluppando, richiamando in tal modo la considerazione
e l'intervento di missionari evangelici, che contribuirono a sostanziare di cultura
il movimento locale.
Verso il 1940 questo movimento, forse per insinuazione di elementi
fanatici di parrocchia, fu preso di mira dalla polizia, che lo qualificò senz'altro
come politico e antifascista.
Furono arrestati cinque uomini e tenuti in carcere otto giorni, nel corso
delle indagini, che si conclusero negativamente, per mancanza di prove.
(Nomi?)
Con l'arresto furono sequestrati libri di fede, quasi che ne potesse
scaturire la prova del dissenso politico.
In questa occasione operò l'Ente Morale (dei Fratelli) con sede in
Firenze.
BORGOMASTRO
Figlio di Ciro, con bottega di falegname in via S. Francesco, deceduto, il
1944, lasciando Michele, più grande, (studiava per geometra) che, abbandonata
la scuola, si mise al lavoro.
Compagni un colonello Adabbo (fratello del prof. Tommaso), Fabiano,
D'Andrea (sindaco). . .
Sposate le sorelle, lavorando e studiando la notte, licenza abilitazione
magistrale 1954, subito contabile cooperativa Sant'Abrogio, fondata dal fratello.
Primi 48 aderiti movimento evangelico, nella Comunità di circa 30-40
(una decina di famiglie).
Raduni in via Pasubio 64, casa del bracciante Murgo Lorenzo, padre di
12 figli.
1 maggio 1953 aperto luogo di culto in via Mozzillo Iaccarino n. 9, su
terreno comprato con risparmi lavoratori.
Longo Saverio di Poggio Imperiale, suocero di Borgomastro.
BIBLIOTECA DE' GEROLOMINI A NAPOLI
Inaspettato premio ai miei interessi fu l'ospitalità guadagnata dai pp.
Filippini nella sontuosa prisca sede cinquecentesca di via Duomo.
41
Il carissimo Don Mastrobuoni, a Napoli tanto conosciuto e riverito per
gli studi storici oltre che per lo zelo e la severità sacerdotali, mi presentò al
vecchio e nobile erudito p. Antonio Bellucci, che mi ammise a godere lunghi
periodi nell'appartamentino riservato di quella sede, con le finestre affacciatisi
sul grande chiosco folto di agrumi.
Credo che pochi « intellettuali » abbiano potuto godere del privilegio
allora concessomi, di inebriarmi al profumo delle zagare in un ambiente storico
e monumentale, legati al travaglio di Giambattista Vico, dei Filippini e di tutti
coloro che concorsero a edificare la mole destinata ad affidare ai secoli la
genialità della Congregazione dell'Oratorio.
Non sarebbe superfluo un cenno descrittivo delle opere, che
costituiscono il grande collegio e la grande Chiesa, che occupano una
rispettabile arca tra la detta via Duomo e il largo intitolato appunto ai
Girolomini.
Rimandando, per ora, a una qualsiasi guida, per la storia e la descrizione
della Biblioteca, la più antica di Napoli rinascimentale, dirò che quando mi
proposi di andarvi a trascorrere le mie ore di studio lo trovai affidato a un
cortese anziano signore alle prese con lo schedario antico, che aveva avuto
l'incarico di « rifare ». Mi resi subito conto della sua preparazione, costituita da
quell'abecedario nozionistico - e niente affatto pratico - che s'impartisce nei
corsi per la direzione delle biblioteche popolari, promossi dalle Soprintendenze
regionali bibliografiche, svolti in dodici o ventiquattro ore col contributo
ministeriale.
Ma come spiegarsi la presenza di costui in una biblioteca « nazionale »
come quella?
Per speciale « intrallazzo » il Ministero competente mette a conto dello
Stato tutte le spese inerenti all'Istituto, lasciando alla Congregazione il compito
di dirigere e curare i servizi a mezzo di suoi incaricati. Non sono stato tanto
indiscreto da indagare su questo meccanismo « straordinario », ma debbo
supporre che il Bellucci e altri padri, quali Borrelli, Spada, Ferrara, congregati in
quella sede, fossero titolari di funzioni bibliotecarie, che non sono mai riuscito
a constatare.
A quel buonuomo successero due giovani, implumi, anch'essi usciti da
uno di quei famosi corsi. La ragazza fu applicata alla schedatura - « sommaria,
per ora » (sic!) - il giovanotto fu addetto a rivoltare i libri negli scaffali, si che
molti di essi, perduta l'originaria collocazione segnata sulle vecchie schede,
sarebbero stati irreperibili fino a quando non sarebbero state inserite in
catalogo le relative varianti.
Sua cura da me ben distinta era quella di... sgusciare i periodici in arrivo.
Sorpresolo un giorno a questo lavoro, dissi: « Quante riviste! Ma perché non
destinate loro un tavolo, per la consultazione corrente? ». Rispose che tutto
quel materiale - e ve n'era, fatto fornire con i ben conosciuti criteri dal Ministero! -giorno per giorno veniva ammassato in un locale a piano terra, dove era
progettata la sala di lettura dei periodici (se ne attende ancora l'auspicata inaugurazione).
« Ma a che vale prendersi tanta pena » m'insegnava l'uomo delle
42
pulizie della casa (solito comunista brontolone in attesa di una sistemazione
salariale) « questa biblioteca è solo un cimitero di grandi e piccoli morti, dove
una volta l'anno viene qualcuno a scovare, assistito da Padre Borrelli, quando
può allontanarsi dalla sua Casa dello Scugnizzo ». Forse vigeva uno speciale
regolamento (?!) che rendeva difficile i rapporti fra libro e lettore; forse era la
diffidenza suggerita dalle non lontane peripezie giudiziarie dell'Oratorio (un
filippino aveva fatto sparire alcuni pezzi della pinacoteca): certo è che anche a
me, ospite della casa e riconosciuto bibliofila, era difficile portarmi in camera
financo una edizione ottocentesca del Verne, per via delle « tavole » incise!
Un errore fondamentale del Ministero era il considerare quell'antico
istituto alla stregua di una biblioteca d'oggi, che pertanto alimentava con la
stessa sciatteria usata per le biblioteche popolari, invece d'organizzare un lavoro
« sui generis » in relazione ai fondi esistenti.
Perché non mettere su un catalogo descrittivo dei fondi manoscritti? La
presenza degli eruditi Bellucci e Borrelli agevolava questo lavoro.
Sull'attico dell'edificio trovavano alloggio gli studenti universitari, che
riuscivano a farsi accettare per efficienti presentazioni. Non si ponevano loro
condizioni diverse dal pagamento della retta. La massima libertà era lasciata
loro, senza che alcuno esercitasse la benché minima sorveglianza e tutela: non
erano infrequenti casi di vandalismo o di semplice monelleria, come la
inutilizzazione di un servizio igienico o un danno alla rete illuminante.
Inibita la promiscuità di sesso, non c'era modo di evitare che, acceduta al
primo piano, dichiarando al portiere di recarsi in biblioteca, una ragazza potesse
partecipare a un convegno non culturale. Ma questo non mi risulta mai
avvenuto, forse per la timidezza dei ragazzi, che ho potuto verificare,
indagando sui loro rapporti con la biblioteca, con il seguente risultato
approssimativo: L'l % vi era entrato una volta per conoscerla; lo 0,50% vi aveva
studiato, tutti gli altri ne ignoravano la esistenza!
TREMITI
La tradizione romana del diritto, della quale s'investivano e vantavano i
governanti littori, non suggerì mai un espediente, per alleggerire la spesa
pubblica nella amministrazione della giustizia. Si pensi al costo delle procedure
giudiziarie aperte per Tremiti, già colonia di galeotti e poi sede di confine
politico dal 1935 al 1943.
Non si contano le denunzie per questo o quel reato a carico degli ospiti e,
a volte, anche degli indigeni, quasi sempre definite con assoluzione o pene lievi.
Esse comportavano un continuo traffico di prevenuti, a mezzo di un vecchio e
piccolo piroscafo della Società « Puglia », lunghe detenzioni preventive ed
attese, a volte non brevi,
43
come in tempo di guerra, per il ritorno in sede. Senza contare le trasferte degli
addetti alla Pretura di Manfredonia (giudice, ufficiale giudiziario) per interrogatori e
notifiche. Eppure, sarebbe costato così poco disporre che fosse il Pretore a recarsi
sull'isola, per tenere udienze con un difensore di ufficio trovando sul posto un
ufficiale di governo idoneo a fare da pubblico ministero.
Ma non conveniva di più allo Stato evitare che s'imbastissero tante
procedure? E tutte le contravvenzioni alla « carta del confino » non si sarebbero
potute evitare sol che agenti e direttore della colonia fossero stati meno prevenuti e
sprovveduti?
Rievoco un esempio che vale per tutti.
Il confinato benestante Levi acquista un pollo lesso, che gli viene offerto in
piazza da una giovanetta. Poi che trattasi di compendio di un furto, Levi, in stato di
arresto, è denunciato per ricettazione. Tradotto a Manfredonia e da me difeso, è
assolto perché il fatto non costituisce reato. Non rientra a Tremiti, perché è accolta
la domanda da me suggeritagli e sostenuta dai parenti ricchissimi, di ottenere un
soggiorno vigilato in famiglia e viaggia così mezza Italia nel Nord, con grande
gaudio dell'agente accompagnatore.
Ho difeso quasi tutti i confinati, tradotti innanzi la pretura di Manfredonia e,
a volte, nel Tribunale di Foggia. Di alcuni conservo i fascicoli, ai quali rinvio.
Giudice era il dott. Roberto Perfetti di Ascoli Satriano, preparato, di sociali
sentimenti e antifascista, che vantava l'amicizia di Mauro del Giudice. Sarebbe stato
davvero un « buon samaritano » se disordini fisiologici e psicologici non lo avessero
fatto accidioso.
Questi umili, spesso immeritevoli, da me patrocinati non avrebbero mai
potuto raffigurarsi il mio impegno, senza limiti, nonostante fossi raramente e
modestamente retribuito, quando non ci rimettevo le sigarette. Alla maggior parte
dei colpevoli non si sarebbe potuto irrogare più di tre mesi di reclusione. Purtroppo
a volte la detenzione preventiva superava quel periodo, perché il giudice non era
stato sollecito a fissare il dibattimento.
Eppure l'ufficio vantava un cancelliere di eccezionale costume morale, di
profondo acume e di vasta cultura, il dott. Tommaso Aragiusto, unico e solo
funzionario in lotta continua ma sterile col pretore che, contraddicendo le sue
convinzioni, non sì comportava in modo irreprensibile (forse per accrescere l'odio
dei confinati contro il regime, osservava malignamente un avvocato, che faceva il
doppio giuoco).
VOCE REPUBBLICANA
Con questa testata il quotidiano del Partito Repubblicano Italiano condusse
la lotta politica a Manfredonia nel 1921-25. Dopo circa 50 anni la nostra città si
esprime autonomamente con una « Voce », tutta sua e per sempre sua: anch'essa
voce repubblicana, sebbene sia indipendente
44
dal P.R.I., perché della repubblica popolare sono assercoti convinti coloro che la
pubblicano.
Una voce che non è il chiasso di dieci o di mille persone, azzuffandosi per i
loro privati interessi o per sostenere servilmente una fazione. E' voce di un comizio
permanente, che vuol esprimere gli ideali, i bisogni, le istanze, le delusioni e le
speranze della intera comunità cittadina.
In questo coro è naturale, legittimo e indispensabile che si manifestino
opinioni, anche strettamente personali, che non coinvolgono alcun partito, e,
purtuttavia, vanno considerate come espressione di pratica politica, cioè attività
civica primaria.
Orientato a questi concetti, mi sembra doveroso apportare un contributo alla
chiarificazione delle idee, che ispirano il dialogo nel nostro contesto. Mi riferisco
alla presenza e alla funzione attuale del P.R.I. a Manfredonia.
Dal 1921 al 1925 il « partito storico » fu molto attivo a Manfredonia non
solo nella lotta antifascista, ma anche quale fattore di educazione politica; promosse
l'alleanza con le altre forze democratiche, tra le quali preminenti erano quelle
marxiste, alle quali non dimostrò di essere allergico. E fu, si badi, un'alleanza
morale, oltre che tattica, fondata sulla reciproca stima; direi una collaborazione «
fraterna », se l'espressione non potesse sembrare retorica. Quell'alleanza, che
avendo resistito sotto la dittatura, riprese a funzionare nel 1943, quando i vecchi
repubblicani, caldi della fiamma di « Giustizia e Libertà », collaborarono con le
forze popolari, prima nella strade, poi nel Comitato di Liberazione Nazionale.
Tutte queste cose furono ricordate il 26 dicembre 1971 quando la sezione
del P.R.I., anticipando l'anno del Centenario mazziniano (1872-1972), rievocò in
sede storica l'originario movimento repubblicano locale. Ma una più larga
documentazione è offerta dal Magno nel suo libro recente Lotte politico-sociali a
Manfredonia durante il periodo fascista.
A questa tradizione si richiamava e obbediva la sezione del P.R.I., quando
aderì alla Giunta municipale popolare partecipandovi con un suo rappresentante.
Chi ne stigmatizza la decisione, quale contraria all'indirizzo della direzione centrale,
trascura di considerare che, se fu una infrazione disciplinare, essa interpretò lo stato
d'animo generale della base repubblicana, insofferente della sterile partecipazione al
Centro-Sinistra. Non solo, ma superando le posizioni meramente intellettualistiche
(e classistiche?) dei « puri », realizzò la tendenza dei gruppi avanzati, verso
l'autogoverno delle forze produttive del Paese, finalmente libera dalla ipoteca
capitalistica. E fu anche coerenza ai precetti della scuola storica repubblicana, che
da Mazzini svolge tutti i teoremi della dialettica politica con l'evolversi del pensiero
di quel Maestro attraverso Cattaneo e Pisacane, Ferrari e Mario, fino al Quadro e
agli ultimi epigoni postrisorgimentali, che nelle prime organizzazioni di categoria,
crearono con spirito rivoluzionario le premesse dell'attuale
45
movimento operaio e culturale democratico.
Fu uno sbaglio la rinnovata alleanza repubblicana con le forze marxiste?
Essa non va forse considerata - e apprezzata - in relazione: 1) ai conseguenti
risultati locali raggiunti; 2) alla mutata politica del P.R.I.; 3) alla odierna diversa
valutazione da parte « ufficiale », del ruolo rappresentato dal P.C.I. nel Paese?
Riflettiamo su questi tre punti:
1) Partecipazione alla Giunta del P.R.I. - Essa ha significato anzitutto che gli
artigiani, i commercianti, i professionisti, i giovani che fanno parte del P.R.I.
sono rimasti fedeli all'insegnamento della storia, e all'esempio di coloro che con sacrificio di sé e a volte dei congiunti – con la loro alleanza affermarono
che l'immacolata bandiera della Giovine Italia risventolata nella « Settimana
rossa » di Ancona con tutto lo schieramento di sinistra del paese, compresi gli
anarchici, ben poteva marciare con quelle delle leghe proletarie a difesa e
affermazione dei comuni ideali umani e sociali. Ha significato, poi, la vitalità di
un'amministrazione realizzatrice, sinceramente aperta alla collaborazione con le altre
forze democratiche - come dimostrano tante decisioni adottate alla unanimità -,
e per ciò idonea ad attuare il precetto informatore dei decentramento e
dell'autonomia nel quadro della novazione regionale.
Non ha certamente coscienza politica ed è nemico del suo paese, l'uomo
qualunque che, in odio agli uomini dei partiti al governo - e non certamente per
coscienza politica - arriva a declinare « tutto per tutto: meglio di questi " rossi "
un commissario governativo, che è un funzionario al di sopra dei partiti ». La
sua è la psicologia di chi, purtroppo, è nato schiavo, ignora il prestigio che gli
viene dall'essere elettore, riunzia a pensare, a capire che cosa è la complessa
realtà che lo circonda e respinge il governo collegiale, invocando a comandarlo
uno solo a nome dello Stato, di quello stato che egli, uomo da niente, forse
tradisce in tanti modi, disobbedendo alle sue leggi. Ed è cieco e sordo, oppure
si benda gli occhi e si ottura le orecchie, per non ammettere i passi avanti che,
bene o male, si sono fatti.
2) Il P.R.I. boccia e smonta il Centro-Sinistra. Dopo averlo sostenuto in un
altro tentativo. Esso ha concorso ad eleggere l'on. Leone alla presidenza della
Repubblica, determina lo scioglimento delle Camere, e con lo slogan di La Malfa
fa credere agli Italiani che « questa volta si può ». Conta il P.R.I.,
evidentemente, su un mezzo plebiscito di voti, da parte delle categorie medie,
ma rimane deluso, perché gli manca la base, privo com'è anche della spinta ad
azionare una minoranza propagandistica « di rottura ». Risultato dell'infelice
operazione, che rivela anche la debolezza organizzativa del P.S.I. e l'isolamento
suicida delle sinistre extraparlamentari, è il vero fascismo della così detta «
Destra Nazionale ».
Qualcuno, dunque, sbagliò, ma non la modesta sezione di Manfredonia.
Logoratisi e non ricostituibili i rapporti di coabitazione e di amministrazione
con la D. C., condizionata da una centrale clerico46
artigianale, cadde ogni illusione di intrallazzo, coltivata da qualche « dissidente ».
La ricostituzione del Centro-sinistra ricevette la più ospitale sconfessione dal
nuovo corso politico autorizzato dal conservatore presidente Leone con il varo del
Governo Andreotti. Insegnò all'on. La Malfa e al suo stato maggiore quanto fosse
facile un esperimento come quello del Centro-destra, quando il corpo elettorale,
per l'anticipato e precipitoso scioglimento delle Camere, è chiamato senza la
opportuna preparazione psicologica e informativa, a pronunziarsi sulla situazione
politica e sull'avvenire del Paese.
Per concludere: se i dirigenti nazionali del PRI hanno finito col riconoscere
la impossibilità di collaborare con la DC, nessun dovere avevano ed hanno i
repubblicani sipontini di credere a una formula smentita e abortita al Centro!
A contestare la presenza dei repubblicani nella Giunta Popolare è
sopraggiunta la mutata valutazione della vocazione e disponibilità ministeriale
comunista nell'area parlamentare. Dopo la dura prova del Centro-destra, che ha
agevolato il crollo finanziario del Paese, indebolendone in stravagante misura la
resistenza democratica contro le forze eversive, non c'è motivo di allevare
l'opposizione del partito mondiale, che raccoglie il maggior numero di lavoratori e,
nonostante l'inesaudimento delle loro istanze, mantiene un atteggiamento pacifico e
conciliante, che non può non essere garanzia di ordine e di disciplina, mentre nella
piazza si ricompongono le membra spezzate dello squadrismo.
Ci sembra di aver detto cose di comune evidenza, in piena buona fede, con
l'animo aperto ai frutti della civile convivenza e con l'unico scopo di dimostrare ai
male informati e agli scettici, che la nostra situazione amministrativa, valida con la
maggioranza di cui fa parte il PRI, è anche politicamente e moralmente legittima.
Ma vi è una terza categoria di nemici irriconciliabili del buon senso, ai quali
va riservata una particolare ammonizione: sono i pasticcioni, gl'intriganti, i
pettegoli, i chiacchieroni, gl'insofferenti, e, non escludo certi romantici. Si credono i
depositari della verità e sol perché si trovano con l'avere in tasca la storia con le
loro elucubrazioni, di poter spaccare in quattro ogni situazione, di poter accampare
dei diritti, per sé e per i parenti; pretendono di far carriera nel partito, e anche se le
sue file sono appena sufficienti a dare un eletto al Consiglio comunale, osano
ipotizzare ipoteche per l'avvenire, minacciando di rompere il meccanismo, perché
nessuno se ne serve.
Tutto questo ci è stato esibito recentemente proprio in un ambiente dove,
per tanti motivi concorrenti, nessun contestatore si dovrebbe sentire autorizzato ad
alzare la voce, senza aver prima esaminata la sua posizione personale alla stregua
dei rigorosi canoni morali, o della sapienza politica e del costume, attribuiti della
divisa che oggi si ostenta.
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MAURO DEL GIUDICE
Lo conobbi al tempo del crimine Matteotti, vedendolo uscire un giorno dal
suo ufficio della Sezione di accusa al Palazzo di Giustizia a Roma. Era molto amico
dell'on. Giovanni Conti, che noi giovani amavamo riconoscere l'esponente verace
del repubblicanesimo di allora.
Rientrato in provincia nel 1933, solo più tardi appresi del suo «
pensionamento » e con il pretore di Manfredonia, Perfetto, mi proposi di visitarlo.
Ma mi feci troppo assortire da altre cure, nelle quali dispersi tante energie. Pertanto
risolse il nostro incontro al 1940, quando mi recai a visitarlo in Vieste, ov'era ospite
di un suo fratello. Era ritornato sul Gargano dopo tant'anni, dopo che, messosi in
pensione da procuratore generale, ufficio ultimamente esercitato a Catania, erasi
fermato alcun tempo a Roma, presso la signora Franca Brunoni (Viale Eritrea, 52),
che lo aveva ospitato essendo rimasto celibe.
Ma ci trattenemmo lungamente, come avrei voluto, a colloquio: suonava la
messa alla sua chiesa e vi andammo per una lunga scalinata. .Mi fece impressione
vedere quel vegliardo appoggiarsi a un bastone e a un ombrello, come un proletario
qualsiasi. Rientrati, mi fece vedere due diplomi cartacei dedicatigli ultimamente
dalla loggia foggiana « Giannone » del G. 0.
Un giorno Don Mauro fu prelevato dalla signora di Roma e sua figlia e morì
in quella città.
Lasciò al comune nativo libri e manoscritti, senza inventario.
Il marzo 1951 feci assumere le onoranze in memoria dalla Società Dauna di
Cultura.
Il 17 e 18 luglio mi fermai a Rodi per la ricognizione delle cose su dette.
Era sindaco il generale a riposo Ruggiero imparentato con i Petrucci;
segretario comunale il rag. Pasquale Queto, mi fu propizio.
Nell'aula, consigliare, senza chiusura di sorta, due grandi casse contenevano
quanto aveva costituito il patrimonio intimo del grande Garganico. Come altre
volte, quando giovanotto avevo scoperchiato a Manfredonia la cassa del «
quarantottista » Murgo, affondai le mie mani in quegli scrigni, sudando non solo
per l'atmosfera pesante e fetida della sala, ma anche e sopratutto per l'emozione,
per il privilegio del quale mi sentivo investito, di esplorare, per primo, l'aspetto più
geloso della vita di quel protagonista, ultimo pensatore di nostra terra.
Con la data 17-18 luglio compilai l'inventario dei manoscritti, che feci
chiudere nella cassaforte della segreteria.
Le onoranze sfumarono, nonostante un contributo di 30.000 lire del
Comune di Rodi, sindaco Moretti. Vocino, presidente della Società, pur essendo
entusiasta della iniziativa, non sollevò un dito per alleviare i miei solitari conati.
Per ovviare in parte alla nostra contumacia, del n. 1-2, 1970, prima parte di «
La Capitanata » (Foggia) ho pubblicato la monografia apparsa la prima volta il 1925
in « Studio giuridico Napoletano »
50
(Napoli) vol. XII. « Piero Giannone nella storia dei diritto e nella filosofia della
storia ».
Com'era doveroso, ho fatto seguire il testo da una lunga nota.
Nel nostro incontro di Vieste, ricevetti in dono il dattiloscritto dei «
Malfattori e benefattori della Giustizia nella vicenda di un secolo » con questa
dedica: « All'amico Mario Simone, per solidarietà nell'ideale repubblicano »
Vieste IX febbraio 1940, e un esemplare dell'opuscolo: « La legge penale nel
tempo » testi di diritto penale comparato (Napoli, 1882) con le aggiunte
autografe ad ogni pagina, destinata a una seconda edizione, una e l'altra
dell'opera mi proposi di fare una edizione d'intesa con in Consiglio dell'Ordine
degli Avvocati e Procuratori di Foggia.
Avrei voluto pubblicare « Malfattori e benefattori », e insieme l'opuscolo
stampato il 1950 del collega Scabelloni a Catania « li potere giudiziario al
cospetto del nuovo Parlamento », comprendendolo in « Quaderni di
risorgimento meridionale », col titolo « La giustizia tra due repubbliche
(1799-1948) » per le cure di Vincenzo Tangaro, del quale mi attendevo una
presentazione che, oltre a delineare la personalità dell'autore, commentasse il
testo. Ma questo mi fu restituito con le sole correzioni formali del dattiloscritto.
lo non potei corredare la narrazione critica e polemica, così com'era necessario
e doveroso. Il 1970 passai in composizione l'opuscolo « Il potere giudiziario ».
Avevo ricevuto il testo, emendandolo, e vi avevo aggiunto una documentazione
di eccezionale interesse: le lettere che il Del Giudice aveva indirizzato subito
dopo la « liberazione » al predetto Tangaro.
Il piombo di questo opuscolo è oggi (15-9-73) ancora « in piedi » nella
Tipografia Laurenziana di Napoli.
LA PUGLIA A ROMA
Verso il 1921, per slancio di un gruppo di corregionali, era viva in Roma
una Associazione Pugliese con sede prestigiosa nel Palazzo Marignali al corso
Umberto, sopra lo « storico » di Aragno. Ne erano maggiorenni elementi non
fascisti quali il dott. Chieffo, magistrato di Cassazione, il suo fedele rag.
Antonio Borgia, l'avv. Del Sonno (li si diceva massoni), gli avv. Majolo e
Melucco (socialisti)...
Con la marcia su Roma e la nomina a sottosegretario alle Poste dell'on.
Giuseppe Caradonna, questo fu chiamato a presiedere il sodalizio, per
adeguarlo alla nuova realtà politica, e vice presidenti furono creati l'ing.
Alessandro Carelli e il comm. Gaetano Petrucci, della direzione generale delle
Poste, che presto divenne il « factotum » del sodalizio.
Presentato dal fratello Alfredo, gli esposi un progetto di attività culturale
per valorizzare la nostra regione e non dovei attendere molto, per ingolfarmi in
un lavoro, arduo ma piacevole, che mi alleviò le
51
sofferenze, per la irreparabile crisi politica e, naturalmente, contribuì a distrarmi
dalla università e a farmi rimandare l'inizio della pratica forense (che oggi ritengo
indispensabile, alla formazione professionale di un giovane, che voglia fare sul serio
e per ciò non ingannare se stesso, la famiglia, la società).
Al mio exploit nel campo culturale, le attività sociali erano preminentemente
costituite da riunioni danzanti di ogni specie e da qualche conferenza: la sala di
lettura era dotata di numerosi quotidiani e periodici: letti i primi, appena sfogliati i
secondi, anche se riguardavano la nostra regione.
Tutta questa mia operosità, nonostante che fosse preminente alla superficie
(quella « vitale » era pur sempre il giuoco... sotterraneo!) costituzionalmente rimase
fino all'ultimo marginale, perché non mi furono mai dati una investitura e un
riconoscimento ufficiali, nonostante gli ampi poteri che gradatamente usurpai, fino
a essere considerato il segretario generale e l'esponente culturale del sodalizio.
Sono di quell'iniziale periodo alcune esperienze nuove, tra le quali molte
amicizie e la Mostra degli artisti pugliesi, ordinata da Alfredo Petrucci (1925).
Coinvolto alla sprovvista nell'impegno, nell'ansia, nella tecnica di quella
impresa; a contatto con artisti, artigiani specializzati, critici di arte e giornalisti, mi
esaltai e mi prodigai nella illusione pirandelliana di costruirmi quale personaggio.
Il 1926 dal Palazzo Marignoli ci trasferimmo in via di Torre Argentina n. 12,
dove curai numerose iniziative, registrate dalla stampa. Senza far spendere una lira
formai una raccolta di pubblicazioni regionali, ottenendole in dono da editori e
autori (sistema che oggi detesto, convinto della sua immoralità): opuscoli e libri che
solo pochi soci chiesero di leggere. Avendo trovato in libreria un fondo di libri
francesi, donati da un giuocatore reduce da Parigi, vi aggiunsi romanzi e novelle,
guadagnando molti lettori, in specie tra le ragazze. La distinzione di questi libri,
come dire, « profani » l'affidai a un consigliere, il buono e innocuo rag. Miccolis,
che volentieri se la faceva a sfogliare pagine con l'elemento femminile alla ricerca
del « libro interessante ».
Per le conferenze, al fine di presentare agli oratori una sala affollata, convinsi
l'amico Petrucci a consentire... quattro salti dopo il... sacrificio. Con questo
espediente potemmo assicurarci un uditorio che, oltre gli invitati e i soci « a livello
», comprese anche quel pubblico, che più aveva bisogno di penetrare nella cultura e
nell'arte di Puglia. Aprimmo la serie con l'autorità massima degli studi pugliesi,
mons. Nitti, al quale seguirono altre illustrazioni. Il prof. Federico Hermanin,
sovrintendente ai monumenti dei Lazio e degli Abruzzi, e direttore della Galleria
Corsini, succedettero sino al prof. Quintino Quagliati.
Ma non tutti i conferenziari si mostrarono consapevoli dei limiti che
imponevano anzitutto le loro stesse qualità espressive, e poi il
52
tema e l'ambiente. Di essi fu proprio il Quagliati a dover prendere atto quando,
fattosi chiaro dopo oltre un'ora di proiezione d'indole archeologica, nella sala si
contarono i soli « tenacemente intellettuali » rimasti legati alle sedie in generosa
attestazione di solidarietà.
Un apporto eccezionale allo sviluppo della mia «linea» culturale perseguita
nonostante la palese indifferenza dei «mondani» e degli invidiosi, mi venne dal dott.
Vito Reali di Tricase (Lecce), direttore-editore della « Rassegna nazionale di musica
», al quale debbo molto della mia educazione musicale.
Non si contano i concerti, individuali e collettivi, svolti nell'Associazione per
il suo autorevole intervento presso gli esecutori, a volte davvero autorevoli, quali il
Casella, lo Schipa, il Chiarozza...
E non furono trascurate le arti figurative. Il primo ad essere accolto e
festeggiato fu Luigi Schingo di San Severo, patrocinato da Alfredo Petrucci (lo
avevo conosciuto, ammirandone i paesaggi a pastello, che erano la sua prerogativa
di successo). Lo aiutai a montare nella sede sociale la sua « personale », lo misi in
contatto con esponenti del mondo romano, organizzai la vernice e l'inaugurazione,
un ricevimento e un pranzo in suo onore. Vendette molti lavori, alcuni dei quali
pagati a pronta cassa, mi promise in dono « Golfo di Manfredonia » del quale mi
ero innamorato e che oggi attendo ancora.
Un altro da noi « valorizzato » fu il pittore Pastina, del quale conobbi un
giorno il figlio, vice provveditore agli studi in Foggia, ma la rassegna lasciò freddi,
nonostante la presenza in effige e in carne ed ossa di Edy, la giovane modella dagli
scandalosi grandi seni a forma di cono.
E venne fuori, rivistina mensile illustrata, « La Puglia a Roma », dalla
copertina montata da Alfredo con gli stemmi delle cinque provincie della regione:
direttore il vice presidente Gaetano Petrucci, redattore capo il sottoscritto, e
intelligente, bravo, paziente tipografo il socio cav. Armellini, della provincia di Bari
(Tip. dell'Urbe, via Vittoria Colonna n. 27); assiduo frequentatore in finanziera
dell'Associazione, padre di una delle più belle signore, che la infioravano.
Perché ci si possa rendere conto della validità culturale del mio lavoro anche se la sua influenza fu irrilevante, a causa della limitatissima diffusione -,
riproduco in appendice il sommario dei nove numeri pubblicati.
La collaborazione ottenuta e i consensi guadagnati incoraggiavano a
sviluppare la iniziativa, ma fu soffocata dal consiglio di amministrazione, non
appena che da una disavventura estranea alla sua carica nel sodalizio, Gaetano
Petrucci se ne dovette allontanare.
Anche in questa impresa non ebbi che aiuti marginali dai consoci: non da
Peppino Modugno, vecchio compagno nel PRI, assorbito oltre che dall'ufficio,
dalla pubblicazione di « La Puglia Letteraria », uscita anche con la mia
collaborazione; non dal prof. Salvatore Mininni, insegnante al « Massimo » giovane
preparato e volenteroso, ma che purtut53
tavia perdeva il suo tempo a pavoneggiarsi, limitandosi a scrivere qualche
recensione.
Chi alla rivista e all’attività culturale in genere si mostrava del tutto
indifferente, era proprio il Caradonna, che, per temperamento e per prassi di vita,
considerava la carica tenuta solo per quel margine di vantaggio, che poteva dargli la
presidenza del sodalizio rappresentativo della sua regione. Essendo notorio che,
tutte le altre consorelle di carattere regionale, quella nostra ospitava una sala da
giuoco, il margine già abbastanza modesto, si ridusse a una mera ipotesi di prestigio
quando Mussolini adottò l’equivoco provvedimento di sopprimere i sodalizi
regionali di Roma, con i quali si affermavano velleità campanilistiche, che egli si era
incaricato di deludere, col senso unitario dello Stato accentratore, burocratico e
livellatore.
Non ricordo se fu in quella occasione o per altre cause, che l’ambiente
ducesco tentò, senza riuscirvi, di schiudere al Caradonna la carriera diplomatica,
destinandolo a rappresentare l’Italia a . . . . . (la manovra fu sventata, ma per sempre
il comandante delle squadre d’azione Appulo alla marcia di Napoli e di Roma di «
emarginato » e non ritornò alla ribalta nazionale fino alla sua « leggendaria »
evasione da San Vittore, subito dopo scomparendo.
L’Associazione andò sempre più deteriorandosi. Dovette lasciare la sede di
Torre Argentina e andò a finire al ghetto, a Piazza Cenci, nel famoso che fu questa
famiglia, ove ci fu amico il fantasma della dolce parricida, deliziandoci degli effluvi
di Piperno, il maestro dei filetti di baccalà in padella.
Il consiglio di amministrazione aveva così decretata la fine del sodalizio. E’
risibile apprendere che tra i provvedimenti diretti a salvare le finanze, si annoverò la
soppressione della rivistina, che pure rappresentava l’unica testimonianza di vita, di
ideali e di prestigio dell’A s soci azione. Vale la pena consegnare alla storia le
generalità dei galantuomini, autori del bel gesto: presidente comm. dott. Giuseppe
Mastropasqua, del M.ro alla P. I., com.. rag. Carella, cav. Fortunato.
A Torre Argentina, collateralmente al periodico, pubblicai « Alfredo
Petrucci, Pittori pugliesi dell’800: Domenico Caldara » (con quattro illustrazioni). Il
frontespizio recava, presuntuosamente, tra l’altro : « Quaderni Pugliesi diretti da
Mario Simone », cui seguiva nella pubblicitaria: « Seconda serie », con riferimento
alla prima, che nel 1925 avrebbe aperta la prima con « Manfredonia e il Gargano »
(vedi voce).
Questo quaderno gravò solo per poche lire sul bilancio sociale, essendosi
utilizzato per il testo il piombo della rivista; purtuttavia come questa parve urtare la
suscettibilità dei dirigenti, che mi pregarono di soprassedere, come fu fatto.
STUDIO EDITORIALE DAUNO
Un modulo per la iscrizione al registro della ditta presso la Camera di
Commercio di Foggia (Consiglio dell’Economo - verificare):
54
Riccardo Ricciardi
55
tutto qui l’apparizione a Foggia dello Studio Editoriale Dauno intestato a mio
padre Antonio.
Non fu ordinato un programma culturale, né un piano finanziario; non
vi fu una riunione di amici perché l’iniziativa avesse un decollo più appariscente
da una base di consensi e di auspici.
Era mio intendimento raccogliere la tradizione tipografica della
Capitanata, svolgerla con moduli moderni, creare una editoria « dauna » quale
fatto di cultura al servizio della mia Terra.
Le circostanze vollero diversamente e lo Studio esordì con i connotati di
una editrice giuridica, pubblicando la rivista « La Corte d’Assise », recante i tre
nomi dei promotori e redattori: l’avv. Vincenzo Lamedica, direttore, il
procuratore del re prof. Cocurullo e Mario Simone.
Se fossi stato meno ingenuo, cioè un tantino avvocato, avrei «
manovrato » in modo che il... triumvirato si identificasse con lo Studio
Editoriale e lo amministrasse: in tal modo, gli avrei assicurata una veste
giuridica e un’attività meglio spiegata nello spazio editoriale e nel tempo.
Improvvido come sempre, mi... « buttai a pesce » nell’impresa col
risultato finanziario di rimetterci le piccole spese personali e quello morale di
sapere da nessuno considerato il valore della editoria da me creata.
Ancora oggi, dopo quarant’anni, nell’esame critico del libro è raramente
considerato e tanto meno discusso il dato editoriale. E’ facile intuire, dunque,
come sfuggisse all’attenzione del mondo giuridico-forense e, soprattutto,
dell’ambiente di una provincia, come la nostra, dove contenuti e forme delle
pubblicazioni « locali » erano ancora arcaici, come documentano i... palinsesti
del tempo.
Le prime maggiori prove dello Studio Editoriale Dauno furono, dunque,
« La Corte d’Assise », i « quaderni » e la « biblioteca omonima ».
I primi raccoglievano i contributi apparsi nel periodico (estratti), la
seconda i testi, a cominciare da « L’ingiuria e la diffamazione » del Cocurullo,
stampata bene dall’avv. Massimo Frattarolo a Firenze, dove da Lucera aveva
trapiantata la sua famosa attività tipografica.
Oltre queste collane giuridiche, il 1940 venne fuori la « Biblioteca del
Risorgimento Pugliese ».
In un periodo nuovo dello Studio vanno considerate le mie prestazioni a
favore del Consiglio provinciale di Capitanata, che nel 1955 mi chiamò a
riordinare e stampare i suoi atti deliberativi dal 1952. A far invitare lo Studio,
cui purtuttavia, l’incarico ebbe il crisma della gara, fu il segretario dell’Ente,
dott. Luigi Basso, e non per favoritismo ma, com’ebbe a dichiarare, perché solo
per le mie cure si sarebbe potuto ottenere la revisione degli originali, compilati
in una lingua qui e là un po’ approssimativa.
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PRO-MEMORIA AGLI INTELLETTUALI DAUNI
... di nulla preoccupati fuori che di sostituirsi in una nuova gerarchia di
privilegiati per razziare nei residuali beni spirituali ed economici della nazione.
... li conosciamo questi martiri da carnevale, questi eroi della sesta giornata
questi frodatori della pubblica opinione. Rintanatisi il 28 ottobre, hanno a lungo
svernato nei comodi «fifaus» dell’antifascismo scudato, non esitando a trafficare
all’ombra del Littorio. Oggi ritornano alla luce con la pelle del vittorioso leone,
quasi che il 25 luglio segnasse l’inizio di una rivoluzione o almeno di una ribellione
in 180 da essi promossa e attuata, e non un oscuro colpo di Stato del quale
possono attribuirsi le cause soltanto per quel tanto di collaborazione che
prestarono al fascismo, aiutandolo a raggiungere l’estrema antitesi che ne aiutò la
caduta.
E’ ritornato il tempo dei programmi politici, degli appelli, degli esami di
coscienza, e delle decisioni.
Per venti anni i nostri uomini di cultura, inquadrati nel partito e nei sindacati
del regime totalitario non hanno avuto altro dilemma, ma innanzi a loro:
collaborare o non col fascismo.
In massima parte lo hanno risolto con una negazione, ma sia gli attivi che i
passivi si sono adagiati nella situazione « comodamente » col proposito comune di
non farne niente, e niente infatti facendo.
I collaborazionisti, tali non per spirito politico, ma per « opportunismo » non
riuscendo (in buona o mala fede) a prendere sul serio nemmeno le funzioni loro
affidate, non hanno mai sentito il dovere di formarsi una cultura fascista. Gli altri
non ne hanno avvertito nemmeno il bisogno, convinti che di cultura fascista non
fosse nemmeno a parlarne.
2) Ma al di là della collaborazione e dell’opposizione al fascismo, gli uni e gli
altri, si sono trovati tutti d’accordo su un punto dove si è saldata la tradizionale
apatia degli intellettuali del Sud: l’ostracismo agli studi politici e sociali.
3) Non si tratta qui di far loro un processo, per il quale io non ho certamente
l’entità di giudice, né mi sento di far da pubblico accusatore.
Come potrei, del resto(?!). Essa mi porta a ricercare tutte le attenuanti
possibili a farne di questa categoria che non possiamo chiamar borghese come
classe, perché ad essa specialmente in questi ultimi tempi sono confluiti tanti figli
del popolo lavoratore: ma che senza dubbio è « borghese », per mentalità e come
borghese ha purtroppo pensato ed agito nei venti anni che l’abbiamo attentamente
seguita.
E questa ricerca non è difficile sol che siamo tutti d’accordo sul fallimento
dello Stato italiano creato dalla truppa piemontese ai danni del popolo delle
provincie annesse prevalentemente di quelle meridionali.
Volersi fermare al fascismo per attribuirgli tutte le colpe del57
l’attuale disastro d’Italia sarebbe infatti ingenuità imperdonabile. La politica
monarchica che culminò con la resa alle squadre d’azione ha una storia che tutti
possono facilmente conoscere sol che lo vogliano. Fu essa, per fermarci
all’Italia meridionale, che isterilì le forze rinnovatrici della Rivoluzione italiana
che avevano redento l’Antico Reame della ignominia barbarica; essa che lasciò
insoluta la questione sociale delle nostre provincie tanto fervide e attive nei
moti del Risorgimento che seminò la corruttela nella nostra classe borghese e
deviò le più intemerate coscienze della loro missione civile.
Com’era fatale, nell’ambiente squisitamente « cafone » della provincia,
mortificato da una economia primitiva e chiuso alle correnti vivificativi delle
idee, gl’intellettuali, anche quelli più svegli finirono con l’adagiarvisi,
contribuendo ad aggravare la situazione col politicantismo e con l’agnosticismo
più deleteri.
Queste due forme di partecipazione alla vita pubblica dei nostri
intellettuali si riprodussero dopo la prova redentrice.
Pochi uomini di cultura, in verità, si convinsero che i tempi nuovi
richiedevano vita nuova, ed elevarono la loro voce per dire una parola di vero al
popolo disorientato e sofferente. 1 più, quasi che la guerra forse trascorsa
invano sulla scena del mondo, si rigettarono nei personalismi e campanilismi o
si misero alla finestra, e finirono con l’accogliere il fascismo come un mezzo
più facile per raggiungere i loro obiettivi egoistici o come un nuovo spettacolo
che si spiegava alla loro esperienza.
Qui non posso esimermi dal rispondere a una domanda che potrebbe
essermi facilmente rivolta: « Che cosa si sarebbe potuto fare »? E dico subito il
mio pensiero. Ai collaborazionisti era offerta l’occasione di renderci molto utili
al loro paese, attraverso le cariche e gli incarichi ad essi assegnati con iniziative
culturali che avrebbero potuto prendere e sviluppare anche con aiuto del
partito.
Agli assentisti nessuno proibì mai di dedicarsi agli studi e di svolgere
tutte quelle altre attività sociali dirette al progresso morale e culturale del
popolo.
Gli uni e gli altri invece si astennero da ogni fatica intellettuale « tirando a
campare » fino quasi all’annullamento della loro personalità che essi
rinunziarono ad affermare.
Quali doveri sociali conferisce infatti a noi la cultura? Indubbiamente
quello, sopra tutti gli altri, di volgerla a profitto morale e materiale del popolo
prima che nostro.
Ed è appunto questa funzione sociale, e non il privilegio naturale ed
economico di aver conquistato un titolo di studio, che ci eleva sull’affarismo
(utile anch’esso, indubbiamente, ma non nobile) del negoziante; che ci autorizza
ad indicare al popolo la via della sua elevazione di farsi interpreti e assertori
delle sue esigenze e dei suoi diritti.
Chi non compie questo principale dovere è dunque in difetto con la sua
missione, colpevoli, se pur con tutte le attenuanti, sono
58
coloro che in venti anni intellettualmente poltrirono.
A tanto avevo interesse di giungere, per giustificare questo frettoloso « promemoria ».
Gli intellettuali non hanno bisogno più di un lungo discorso per intendere
l’imperativo dell’ora. Ancora una volta essi sono di fronte a gravi responsabilità che
impongono sollecite e risolutive decisioni.
Essi non vorranno certamente ripetere gli errori passati, che questa volta
non troverebbero attenuanti.
Il Paese, attende da essi tutto quanto da essi è lecito pretendere: sincerità di
propositi, idee chiare, azione intellettuale a servizio degli interessi collettivi,
dedizione suprema al dovere.
Indubbiamente, restituito come le altre di Puglia alla sua missione civile,
anche la nostra provincia entrerà tra breve nel movimento ricostruttivo della
Nazione. Gli uomini di cultura son chiamati pertanto a costituire le nuove gerarchie
che i partiti esprimeranno liberamente.
Necessità, dunque, s’impone, di meditare sui casi d’Italia e al lume della
storia e delle dottrine, dare un ideale e un programma alla propria attività sociale.
Una volta si poteva scegliere un partito secondo le utilità personali da esso
offerte senza molto arrossire dell’opportunismo che sacrificava la coscienza, ed era
un suicidio morale ed un delitto di lesa Patria. Oggi questo delitto sarebbe anche di
lesa umanità, perché dal sangue dei popoli di Europa sorge una civiltà nuova alla
quale l’Italia deve dare un alto contributo.
59
La poesia di Marino Piazzola
LA DIMENSIONE LIRICO-EVOCATIVA
L’inizio poetico di Piazzolla risale al decennio francese 1928-38. Sono
questi gli anni in cui viene a contatto con la Parigi degli anni trenta derivandone
più di uno stimolo per la sua poesia. E la frequenza dei poeti francesi da Valery
a Breton è avvertibile nei due poemetti pubblicati per le edizioni Deux Artisans
nel 1939 a Parigi: Horizons perdus e Caravanes. In Horizons la lezione di Valery si
snoda in una sintassi lirica particolarmente evocativa, in immagini lievitate su
un accordo di suoni, di cadenze foniche e ritmiche eccessivamente ricercate. Ed
è questa lievitazione delle immagini, questo senso di leggerezza e vorremmo
dire di aereità che ci fa amare questo primo Piazzolla. E si legga per tutte la «
Pluie »:
La pluie une légère main
qui passe sur mes paupières
dans l’air gris où pleurent les feuilles
mouillées dans les rues plaintives
où les arbres semblent meurtris
devant les vitres voilées à peine
par l’automne blessé de mes joies
dove la musicalità del verso si libera in quel senso di scorrevolezza che
l’intreccio delle liquide rinnova continuamente (pluie, légère, paupières, l’air
gris, pleurent). Ma l’importanza di questo primo Piazzolla è la disposizione al
momento lirico-evocativo che sarà la costante di tutta la poesia in lingua
italiana. Disposizione alla réve come registrazione di momenti lirici e quindi
bisogno di scavare all’interno sensazioni nuove. Ma sempre questa scritttra
vaga, indefinita, questo valerismo di Piazzolla, non sa distaccarsi da un senso di
malinconia e di calma che sono momenti centrali di Horizons. E se qualche
verso come a chiusura di volume:
Et j’ai roulé dans l’abime
ci dà la sensazione di un Piazzolla maudit, esso è più una dolce tentazione
giovanile che una scelta. L’altr’aspetto di Horizons è la contrazione della parola
in un analogismo che allontana gli oggetti in un mondo
60
tra realtà e sogno. Piazzolla si abbandona al fascino di una fantasia evocatrice di
sensazioni e di eventi:
Ne parle plus aux fournis de perle
tes doigts sont déjà heureux dans l’herbe
on répète ta voix dans una cauge jaune
et l’air a peur d’oublier tes épaules
(Evocation)
In Caravanes si accentua questa tendenza all’abbandono, meno
voluttuoso di Horizons, certamente spinto ai limiti d’un’atmosfera d’intimità
paesana. Il più delle volte sono stati d’animo che riempiono queste pagine,
figure esili d’amore, confessioni tra stupore e smarrimento, in una Parigi che fa
sognare ad occhi aperti e strugge di malinconia il giovane poeta. Insomma
Caravanes è un diario lirico dove contano più d’ogni poetica gli affetti, i ricordi,
trascritti in una dizione sobria, senza sdilinquimenti romanticheggianti. Di più
conta poichè chiarisce i termini di una vocazione poetica lirico-intimistica. Del
periodo francese è il poemetto Pèrsite e Melasia apparso per la prima volta sul n.
14 della rivista « Ars et Idée » nell’aprile del 1938. Poi ripubblicato in italiano
nel 1940.
Un dialogo che nella sua struttura fondamentalmente mitico-lirica
richiama alla mente personaggi e motivi della mitologia classica. L’impostazione
ricalca il tema della primavera-estate-felicità a cui è contrapposto la fine della
vita autunno-tramonto-dolore rappresenta nei due contrappunti temporali
equinozio di primavera-solstizio-d’estate ed equinozio d’autunno-solstiziod’inverno. Qui Piazzolla insegue un’età aurea in cui i due personaggi agiscono
quasi istintivamente, non appesantiti da credi morali o da astratte convinzioni
religiose e magari filosofiche; la felicità e la gioia di Pèrsite e Melasia sono quasi
il frutto di una legge naturale. Vi è solo un leggero presentimento che di tanto
in tanto incrina il loro dialogo e cioè che il loro amore e la loro felicità
finiranno.
Una malinconia soffusa scorre in tutto il volume che appena il poeta
lascia trasparire. Pure la fine di questa felicità è inizio di una piú grande: « E’
tempo Melasia, ch’io ritrovi l’antica mia immagine e mi confonda al creato, solo
per sentirmi infinitamente libero e ritrovare me stesso come fai tu che ripensi i
destini terreni e non piangi se non per udire te stessa, non soffri se non per
sentirti più umana ». E anche se la scrittura è frenata da un lirismo volutamente
ingenuo ed effusivo, quello che più conta è l’abbandono ad una verve creativa,
ad una sospensione della realtà in un sogno che dura tutto il poemetto. E’
questa classicità, è questo pudore di Pèrsite e Melasia che li avvicina a tanti
personaggi delle ecloghe virgiliane. Ore bianche che si pubblica parallelamente a
Pèrsite e Malasia da un punto di vista strettamente stilistico non segna
un’evoluzione o una maturazione. Un’opera giovanile e sicuramente anteriore,
in cui si nota un fraseggio sensibilmente pascoliano: la primavera, con le sue
dita / di violette... I suoi piedini sull’erba (p. 7,
61
v. 1 - 2, 13); ciocche di stelle (p. 10, v. 12); le sue tendine di seta (p. 19, v. 2);
l’api segavan l’aria / colma d’ali d’oro (p. 21, v. 1-2); le scarpine di seta (p. 23, v.
3); il suo lettuccio di luce (p. 23, v. 1 l); per la ghiaia d’oro (p. 25, v. 16); da un
suo lettuccio, / bianco come nido di fata (p. 36, v. 6-7); ai suoi raggi di seta (p.
37, v. 13).
E finanche cadenze dannunziane come in questo intermezzo di Estiva:
Le viti gonfie d’uva d’oro,
con dita d’api, suonavan
arpi leggere;
vespro sorgeva timido,
dalle verdure assorte,
parlando con voce vellutata...
E in particolare la prima parte del volume l’Incauta non disdegna temi di un
labile crepuscolarismo (Le mani dei morti, Ora squallida, Favola, Pastello ecc.)
o un vago descrittivismo di maniera (Miracolo, Fuga, Primavera. Offerta,
Vendemmia). E anche se nella seconda parte Parvenze resiste un certo turgore
scolastico essa può considerarsi un volumetto a sé, sia per la costante tensione
morale, sia per per una più solida strutturazione dell’endecasillabo.
Il leopardismo piazzolliano mediato attraverso la presenza cardarelliana
vi si riconosce per quel continuo fluire del verso in pause interrogativemeditative sull’onda del l’endecasillabo e del settenario. E ancor più per la
costante reiterazione a risolvere il discorso in soluzioni moralistiche e in un
aut,obiografismo in cui l’io si confina ai limiti di una storia privata il cui
contrassegno è la negatività, l’emarginazione esistenziale:
Questo lento svanire della vita
in me sempre più si sprofonda;
e sembra ch’io affoghi omai...
(Globo)
E il richiamo quasi leopardiano all’assurdità e alla inutilità della vita
(fragile illusione) sempre si stempera fra ricordo e speranza. Disillusione che
non si attenua, anzi tende a rinchiudersi in un più cupo diarismo lirico proprio
nell’ultima parte del volume come ad esempio in Buio dove la dizione
prosastica si scioglie nella confessione dell’ultima quartina di acre sapore
cardarelliano:
Ma mi sento già inutile
e sconto la vita
che ho sempre agognata
stando fermo nel buio.
62
dove quel ma prosastico iniziale, costrutto frequente in quest’ultimo Piazzolla,
accentua quasi nel tempo la pena del vivere. Proietta la certezza temporale del
presente (mi sento) in un lontano passato; proprio perchè essa è continua, dentro la
vita. Segue un periodo di apparente stasi. In effetti Piazzolla è tutto teso a registrare
eventi che non possono non coinvolgerlo come testimonia il volume Gli anni del
silenzìo che raccoglie le poesie scritte nel decennio 1940-50 e pubblicato il 1972. E
già questo « Nido di upupe » ci offre una misura stilistica nuova:
Era tramonto steso sulle rame
dal tronco dell’ulivo,
giunse al mio orecchio sillaba confusa.
Due endecasillabi e un settenario che dimostrano la chiara qualità della
parola, il nesso rigoroso delle immagini, essenziali, di derivazione ermetica,
vorremmo dire, se la parola non ingenerasse equivoci. E gli esiti formali di questo
Piazzolla post-ermetico sono anche da vedere in quel lento giro della frase, in quel
recupero del tema elegiaco su cui tanto avevano insistito i nostri Gatto, Penna,
Quasimodo, ecc., qui sciolto in ampie cadenze colloquiali:
Ora che è inverno,
ho pulito la casa. I muri bianchi
t’aspettano, con ansia
intorno al lume. Tu puoi venire
vestito come sei.
(Lettera della madre vecchia al figlio lontano)
D’altra parte Piazzolla non sfugge alla tagliola degli eventi facendo registrare
una serie di componimenti scritti tra il 1943-44, che, come per molti impegnati e
non, sono una testimonianza contro la barbarie che si andava perpetrando contro
l’uomo. E il Nostro reagisce nella maniera più forte:
Pochi uomini,
poche belve,
danno alla memoria
cibo di sangue
e alla terra
ossa fredde come sassi.
(L’offerta)
e se qui Piazzolla non sfugge a questo prevalicare della rabbia sulla ragione, altrove
ci sembra di ascoltare qualche canto di Monterosso:
Cantano i vetri perché si è fatto
notte, all’improvviso,
63
sugli orologi a sole
nella via di ossa umane.
(Apparizione)
o qualche canto di Quasimodo dell’impegno:
Ora son prigioni le case,
ove le pietre celano
echi di bestemmie,
gridi rimasti nelle ossa
come tarli di fuoco.
(Metamorfosi, IX)
Ma l’importanza di questo volume è nel recupero di quelle zone liriche
tra levità idillico-epigrammatica e registri fantastici che preannunciano da una
parte Elegie doriche e dall’altra Lettere della sposa demente.
Si legga ad esempio Felice loto:
Colombe silenziose
spiccan voli dall’onde.
Ora amoroso il mare
canta al mio giovane cuore.
E sicuramente il componimento che è un anticipo felice delle Lettere è la liricapoemetto Nel mio sangue un nome. Qui Piazzolla piace per quella capacità di
fondere immagini sensuose, per quella capacità di trasportare il piano della
realtà su un piano di note fantastiche dove anche la memoria e il ricordo (che
sono le condizioni di partenza di questa poesia) si volatilizzano per cedere il
posto alla fantasia:
Mi chiami! E l’eco,
a notte, giunge stanca
al mio vago silenzio,
e ti ritrovo.
Qui già l’inverno gela:
ti penso fortemente!
Ma l’ora tarda
fa limpido il silenzio
di te pieno.
Sono questi nuclei lirici dove parola e immagine si fondono in un
equilibrio e in una compostezza strofica rara che fanno di Piazzolla uno dei
pochi continuatori della lirica d’amore greca. E non meno è da notare la
sospensione del personaggio che mai ingenera monotonia per quella capacità di
penetrarne fino in fondo ogni moto impercettibile. E tutte le sfumature di una
rinnovata psicologia petrarchesca non gli sono
64
estranee. Elegie doriche si pubblicano proprio quando piú vivace è la polemica tra
neorealisti e neormetici. Ogni dubbio sul recupero della parola essenziale è
fugato da questo « Bronzo etrusco » uno dei più alti componimenti della
raccolta:
Al tempo incolore
porgi il profilo antico;
ed è mestizia il gracile sorriso
sul bronzo dissepolto.
dove la figura della madre ci giunge come da lontano, inattesa, sospesa, tra
mestizia ed elegia, tra presente e passato, come la stessa struttura sintattica
suggerisce: ai presenti (porgi. è) fanno riscontro i passati remoti (rinnovasti,
fosti, avesti). Il tema della memoria resta uno dei iopoi della lirica piazzofliana a
cui ritornerà ininterrottamente. Si legga ancora « Nebbia su mia madre »:
Se tu sei vera sulla riva ignota
che divide il mio cuore dal tuo abisso,
non dirmelo quaggiù
finché ogni fibra mia ti cercherà.
Non dirmi se la morte
è solo un’assentarsi,
ma reggimi, soltanto,
col tuo apparire, fragile, ogni sera;
raccontami s’è buia
la tua valle nascosta dietro il tempo.
Ancora Piazzolla insiste sulla dialettica finito-infinito servendosi di agaettivi di
un vago sapore intemporale, quasi indefinito (“assente” del v. 12, “ignota” del
v. 28) che riportano la figura della madre in uno spazio tra realtà e sogno,
mentre il fragile del v. 35 quasi fisicamente ce la fa toccare. Così mentre ì
predicati svanisti del v. 4, si sfanno del v. 7, e apparire del v. 35 adombrano il
sentimento della sua morte proiettandolo nel sogno, come se fosse meno certa;
i sostantivi abisso del v. 29 e valle del v. 37 definiscono topograficamente, ce ne
fanno sentire tutta la certezza, distruggendo il sogno.
Altre volte come in Buio su mio padre è la figura del padre, riproposto da
Piazzolla con forza sbarbariana, l’oggetto di questa dialettica. Il tema elegiaco
che ritornerà in Esilio sull’Himataya, ne Le favole di Dio, in Adagio Quotidiano, in
Pietà della notte, in ogni caso non è un tempo d’evasione, come la memoria non è
un puro ricordare, ché sempre il dato temporale, ora ammorbidito dalla
paratassi discorsiva, ora diluito nelle cadenze della preghiera, gli si configura
come possibilità d’incontro e di tensione verso l’assoluto. Dall’altra parte Elegie
Doriche fanno registrare una condizione di momenti di intensa contemplazione
quasi sul filo di una epigrammatica neogreca che ricorda Alceo, Saffo,
Meleagro. Si leggano per esempio questi versi di « Stagione »:
65
All’ape il tempo
dolcissimo già cola.
o ancora:
Per l’aria di tenera pietra
mansueti passeri
ricordano gli autunni.
(Urna dorica)
dove la brevità del verso non è frammentismo; né la parola è tessuta di fronzoli
come dimostrano Novilunio, Sirio, Via Lattea. Condizione di estrema purezza a cui
Piazzolla ritorna ne Le favole di Dio (1954) dove i rimandi vanno senz’altro
all’Antologia Palatina.
Insomma Piazzolla di Elegie ha scavato dentro se stesso portandosi
all’interno di un’area poetica greco-mediterranea (l’antica Daunia) come recupero di
un tempo poetico che non è solo contemplazione o nitore della parola, come la
castità o la brevità dei componimenti potrebbe suggerire, ma soprattutto misura
spirituale ed umana.
Il ’52 Piazzolla pubblica le Lettere della sposa demente le quali ritorneranno in un
disegno molto più ampio e per la verità fin troppo ardito nel volume del ’60 Mia
figlia è innamorata. Piazzolla qui trasferisce la sua capacità di sentire la realtà per
immagini, per nuclei lirici, ad una vicenda di sogno-irrealtà dove quella capacità si
acutizza fino a farei respirare un’aria di demenza.
La vicenda si svolge, come si legge nel prologo, in un paese delle Fiandre, ma
ogni riferimento temporale è pressocché inutile poiché il poemetto non si appoggia
ad una trama narrativa entro cui si muovono i personaggi. Né vi sono causanti che
possono giustificare questo o quel sentimento, questa o quell’azione.
Il sogno della demente (il suo dramma, il suo amore, la sua vita) si svolge su
un piano metatemporale, in uno spazio-tempo che è la nostra coscienza. Il
personaggio non si confessa (per questo non è un canzoniere d’amore), ma vive il
suo amore su una sospensione di pause per un tempo quanto può durare un sogno.
Ed è proprio questo risucchiamento della realtà nell’irrealtà del sogno che fa delle
Lettere un poemetto sui generis e certamente un unicum nella poesia del Novecento.
Ma le Lettere proprio per questo fluire della realtà nel sogno rispondevano
perfettamente al temperamento poetico del Nostro, alla sua verve lirico-fantasticoirriflessiva. E rispondevano ancora al suo bisogno di sentire la realtà quasi
alogicamente, e immaginalmente come lui stesso dice nel suo diario E l’uomo non
sarà solo: « Per me scrivere è stato seguire un ordine alogico che scaturisce proprio
dalla sproporzione tra l’azione del pensiero che intensifica il mio tempo, e
l’inazione del mio corpo che resta bloccato nello spazio, in cui mi muovo appena
»1. In questo senso
1
M. PIAZZOLLA, E l’uomo non sarà solo, Milano, Ceschina, 1960, p. 10.
66
la sua poesia è quella che meno sopporta schemi mentali o filosofici in genere.
E quando egli continuando dice: « La poesia è per me alogica come la musica.
Essa procede per salti e per trapassi come il tempo che, velocemente,
s’aggruma nel pensiero »2, non tanto ci sembra di capire che egli voglia dire
irrazionale o arazionale, ma che essa non sopporta altro tempo se non quello
delle immagini velocissime che si sovrappongono fantasticamente. Poi il
Nostro a dieci anni di distanza rielabora Le Lettere operando tagli e apportando
modifiche, ma quello che più importa notare allargando la vicenda: dall’unico
tempo delle Lettere ai tre tempi di Mia figlia innamorata. Insomma
dall’indistinzione del personaggio si passa alla distinzione e alla triplicazione di
esso nelle tre figure: sposa-figlia, sposa-madre, sposo-padre. Invariato resta il
prologo.
Più ristretto il registro dei moti psicologici che s’intrecciano fino al
delirio del personaggio:
Mi sento nuova e il tempo mi travolge.
Mai m’abbandoni:
tu vibri col mio petto e resto muta,
piena del tuo silenzio.
In particolare è nel primo tempo che assistiamo al lento vibrare di una
passione-desiderio. Passione che mai sfocia nel dramma; è piuttosto un riandare
dell’anima, di un’anima delicata, che si ascolta sul filo di impercettibili
movimenti che si fondono col paesaggio.
Ma sempre questo poemetto è l’esplosione di uno stato d’animo in
continua decontrazione sia attraverso notazioni temporali: (la sera, la notte, il
giorno, l’aurora, ecc.)
Quando la sera mi raccoglie stanca
e la mia stanza trema,
l’ombra mi suona come un soffio lieve.
Tu mi tieni sospesa ed io ti chiamo. (p. 17)
sia attraverso connotazioni atmosferiche (il vento, la pioggia, l’acqua, l’aria, ecc.)
Oggi è con me la pioggia
e non so cosa dirti.
Come è vasto il freddo
sceso nelle mie stanze... (p. 20)
che riportano il sogno nella realtà. Ed è proprio in questo continuo proiettarsi
della realtà nel sogno e del sogno nella irrealtà della realtà la molla del
poemetto. Pure non mancano momenti di sosta e allora la parola
2
Idern, p. 10.
67
si prova a ripetere luoghi comuni della casistica d’amore che smorzano la passione.
E’ così breve ogni istante
che va da un cuore all’altro,
ch’io mi senta travolta...
è allora che vorrei forse morire. (p. 30)
Fondamentalmente Piazzolla non evita lo schema della ripetizione che
ingenera nel secondo tempo monotonia, essendo la madre un duplicato della figlia,
e anche perché non si capisce fino in fondo il ruolo della madre che nei confronti
della figlia resta una temibìle rivale:
Stasera sono lieta
perché l’autunno è in fuga.
Ho indossato la veste di mia figlia
e aspetto per te la nuova luna. (p. 67)
Nel terzo tempo è la figura dello sposo-padre che fa la sua comparsa. Anche
su di lui incombe lo stesso destino l’irrealtà del sogno. Ed è forse questa coscienza
dell’attesa vana a creare la tensione poetica del poemetto:
Lo so che tu non m’odi.
Così, di sera in sera,
solo ti sciupa il buio.
Ove tu non mi pensi
e pìú t’incurvi
nel tuo grido ormai secco nel petto. (p. 82)
Contribuisce alla riuscita di questa figura anche il taglio che resta più
scorciato. Insomma passando dalle Lettere della sposa demente a Mia figlia è innamorata
la vicenda si temporalizza, ora vi è una trama, che si complica mediante il vecchio
artificio di una mezza agnizione della figlia-sposa che è poi sposa-madre (figlia poi
donna) che finisce col pregiudicare il loro libero comportamento. Non a torto il
Frattini così concludeva: « Non diremmo che la più vasta e complessa
orchestrazione del tema originario abbia giovato... all’intensità e all’intima necessità
della parola poetica. E se le accorte riduzioni, rilevabili per il II tempo, sul testo
delle Lettere, testimoniano più rigorose esigenze formali, altrove si avverte il
concedersi a un gusto sottilmente compiaciuto della figurazione astratta, campita e
delibata sui puri arabeschi di un sogno, il cui lento dipanarsi, su una candida
geologia di sensibilità - al limite di una innaturale casualità e di una « follia di
comodo » - ingenera qua e là un senso di gratuità e di monotonia... » ‘. La ballata
Viaggio di nozze al
3
A. FRATTINI, in « Humanitas », novembre 1969, p. 840.
68
paese di nessuno inclusa nel volume Ballata per mille ombre continua il tema delle
Lettere della sposa demente. Essa fu scritta il ’53 subito dopo la loro pubblicazione.
Qui l’amore, anche se il linguaggio si è disciolto .n cadenze iterative, ha perduto
la demenza del sogno e si è proiettato n un futuro prossimo (andremo,
incontreremo, vedremo, pasceremo, scriveremo, viaggeremo) che ha riassorbito
ogni singulto, ogni tensione. Vi resta la speranza-certezza:
Andremo a villeggiare a un’isola verde,
dove si fanno ceste con raggi di sole
………………….
e si può scrivere t’amo sulla luce.
I Poemetti pubblicati nel ’58 sono stati scritti tra il ’50-53. Questo spiega
il loro legame stretto con le Lettere. Diciamo subito che il poemetto d’apertura «
La sonnambula in esilio » (1950-’51) è senz’altro un anticipo della sposa demente.
Non solo l’amore è al centro del poemetto quanto la vicenda si svolge in
un’atmosfera di sogno, al limite della realtà. L’altra caratteristica che avvicina la
sonnambula alla demente è l’impossibilità dell’amore che ingenera nel
personaggio solitudine e un palese desiderio di amore verso la natura. Anche
qui la pena si estrinseca nel parteciparla ad altri esseri: la rosa, la tortora, le
farfale. il vento che sono gli interlocutori di questo monologo:
Ascoltami, tu, rosa venuta
fin dietro i vetri. Ascoltami e non dirmi
che son triste.
.........
…e quando dormo guarda
se ancora penso o sogno chi non torna. (p. 7)
Come pure la demenza (qui appena partecipata), l’essere in preda al sogno, il
dissolversi di ogni misura spazio-temporale, creano in tutto il poemetto quella
fabulosità che è propria della fiaba. Invece nel « Soliloquio di una fanciulla
antica » (1949-50) è il fiabesco il tono predominante. Il linguaggio ha tutti gli
ingredienti della fiaba (il tono del racconto, l’uso frequente del discorso diretto,
l’inizio del verso col quando temporale, ecc.). Addirittura il raccontare è la
misura di questo poemetto; un raccontare, a volte, eccessivamente innocente ed
ingenuo:
Nonna mi dice sempre:
Vedi la luna?
Vedi la sua faccia?
Guardala, guardala sempre.
Essa è una signorina
che non volle morire.
Mai volle morire veramente.
E allora se ne andò nel cielo
69
per essere felice e non morire.
lo so che non ancora
è morta; non è morta;
ma si è fatta più bianca. (p. 15)
Si noti anche l’uso insistente del verbo dire (mi dice, mi ha detto) proprio della
narrazione; e nel finale il racconto porta al sonno e al sogno. Questo poemetto
ci induce a pensare che sia stato scritto proprio per gli adulti-bambini e bene
starebbe in un’antologia di favole e racconti. Meglio risponde alla natura miticofavolosa della poesia piazzolliana. Il sogno è la ricreazione di un sovramondo,
vero e solido mondo, oltre l’effimero del sogno; perchè questi poemetti non
sfociando nella favolistica didattico-morale sono un chiaro ritorno del poeta
all’infanzia; rifugio alla sua solitudine:
Se la luna venisse
sul mio letto
a farmi compagnia,
io la vestirei
da sposa con il velo:
quello che la nonna
nascose in un tiretto
dicendomi, felice:
questo non è un velo;
questa è l’anima mia;
e chiuse a chiave. (p. 31)
Il verso qui è un puro pretesto che sottintende un più vasto disegno
autobiografico e una pena più vasta che l’apparente ingenuità della scrittura in
parte riesce a nascondere. Ora questa « ingenuità » è anche l’estraneità di un
mondo non suo; il fuggire sin da giovane il suo mondo meridionale: prima
Parigi, poi Roma.
Eppure questo dolore non si traduce in lamento verso la sua terra che
apparentemente mai riesce ad essere oggetto immediato di canto. Estraneità
che è sempre avvertita:
Io sono fermo in un celeste esilio
a guardia della luce.
(Quando l’angelo parla)
E pensiamo ad autori come Quasimodo, Gatto, Sinisgalli e ai più giovani
Scotellaro, Pierro, Marniti e al recupero tramite la memoria della loro terra,
avvertita in un mondo lontano dalla loro esistenza, ma gioia immensa. Gli
accenni di Piazzolla al Sud sono rarissimi, quasi evitati, e in genere sobrii; la
pena è quasi trattenuta:
Morire fra gli ulivi;
con le cicale in festa,
e l’afa meridionale sulle cime.
(da Le favole di Dio, p. 146)
70
Non ha che pietre
e vento il mio paese...
(da Il mattutino delle tenebre, p. 43)
Ma il recupero della terra avviene mediante il tema elegiaco incentrato sulla figura
paterna e per questa via la sua poesia si salda alla tradizione lirica meridionale. La
figura del padre, a parte la sua popolarità nella poesia del Novecento, e in specie in
quella meridionale (e pensiamo al volume di Spagnoletti A mio padre, d’estate), ritorna
sistematicamente in tutti i volumi del decennio 1950-60. Non solo come simbolo
affettivo, ma bisogno impellente di sentirsi attaccato alla propria terra tramite la sua
amara esistenza. In questo senso il filone elegiaco e il filone favolostico
s’incontrano. E i lineamenti lirici di questa figura ricordano la forza dei versi al
padre di Sbarbaro. Non insisteremo mai abbastanza sulla dialettica padre-infanziaterra-solitudine che è un altro punto di forza della poesia piazzolliana. E
ascoltiamone insieme qualche canto:
E tu, padre,
metti radice alle nuove ginestre.
L’aria d’aprile
non sa che sei venuto
alle sue contrade di fiori.
Ti sanno a memoria
tante frasche appassite;
e l’ombra che avesti
fa da guida alla luna per questa pianura vuota
che mi ha fatto straniero.
Verrà il tempo
in cui ti coglierò
come una calda viola al mio paese.
(da Esilio sull’Himalaia, VIII)
Il tono idillico è sempre smorzato dai continui riferimenti al paesaggio (le
ginestre del v. 2, le frasche del v. 7, la pianura del v. 10, la calda viola dell’ultimo
verso). E queste note di paesaggio non avrebbero alcun senso se non accentuassero
il senso di estrancità-separazione del poeta dalla propria terra che la figura del padre
mette in moto. Si capirà così il senso della nostra affermazione padre-terra-infanziasolitudine. Al di fuori di questa dialettica avremmo annotazioni generiche di
paesaggio e disarticolate invocazioni affettive. Un volume che in effetti sembra
staccato da tutti gli altri, ma che fa il punto su questo primo Piazzolla è Adagio
Quotidiano (1958). Per la verità Adagio Quo71
tidiano resta un diario, se vogliamo lirico, più che un libro di poesia. Un diario in
versi che esplicitamente preannuncia le prose di E l’uomo non sarà solo. L’infanzia, il
sentimento della morte, della solitudine, la figura della madre e del padre, sono
questi i temi che riempiono il volume. Temi che però mai si risolvono in poesia
proprio per quell’urgenza di autoanalisi, di autocritica da cui in fondo sono dettati.
Le clausole gnomiche testimoniano di questa eccessiva prosasticità, di questo
ritornante cardarellismo di Piazzolla. Si legga ad esempio Vivere non è umiliarsi:
Esistere è giacere nell’essere:
soffrire tutto per amore
finché andremo nel sole
Si noti l’attacco iniziale filosofico (esistere è giacere) che si continua in tutta
la lirica con rigidità sillogistica:
Se è vero che il mondo
è soltanto il sogno di Dio,
ogni giornata è luce meritata...
pure ragionativa è la struttura sintattica del componimento completamente
innervata sugli infiniti esistere è giacere; vivere è non umiliarsi; vivere è... intendersi.
La tendenza all’analisi, ereditata anche dalla familiarità con la filosofia, si estrinseca
nelle prose di E l’uomo non sarà solo (1960). Confessioni che si accavallano e che
ritornano con puntuale frequenza nei quarantacinque capitoli di cui si compone il
volume.
E la chiave d’interpretazione dell’intero volume va cercata in una frase posta
all’inizio dell’ultimo capitolo: « Ho scritto soltanto per conoscermi. Ho tentato la
sapienza: ecco il crollo »4. Questo senso di autoconoscenza e di penetrazione
all’interno del proprio io informa questi pensieri, anche se mai vi è in lui quel
solipsismo, quel pirandellismo, quella negatività propria delle filosofie e delle
poetiche del Novecento. Vi domina un senso di smarrimento, di amarezza, di
rimpianto che è insieme attaccamento alla vita e bisogno di viverla fino in fondo: «
La mia giovinezza è finita... Mi stringe l’amarezza degli anni e l’ostilità di un mondo
che si brucia. L’indifferenza è terribile. E’ finita anche la poesia e sono solo »5.
Ma fondamentalmente è il bisogno di sentirsi radicato in Dio, di non averlo
cercato invano che anima queste pagine. E ancora ce ne fa certi il finale dell’ultimo
capitolo: « La speranza è questo sentirsi assolutamente vivi nel pensiero costante
della morte. Gli uomini di domani scopriranno questa tenera dimensione del
tempo. Faranno un
4
5
ibidem, p. 155.
ibidem, p. 31.
72
coro, come lo fanno, da sempre, i morti di tutte le latitudini che ci vengono
dietro come tante foglie secche e non ce ne accorgiamo. Per questo. senza
sapere perché, ogni morto è vestito a festa. E sale dove siamo tutti fratelli; dove
Dio solo parla per tutti, col suo silenzio da sempre »6. La morte insomma è
l’ultimo atto per chi cerca Dio. Anzi il pensiero della morte come
ricongiungimento, come svelamento della presenza di Dio ritorna più volte
come in questo capitolo quindicesimo:
« Quando verrà la morte, spero di scoprirmi definitivamente... Pare che
la morte si avvicini proprio come un alito in cui la memoria può scoprire tutto
ciò che nasconde. Pensate di ritrovare tutta la vita in pochi istanti. E’ il
miracolo del tempo che soccombe davanti all’eternità di Dio, venuto a visitarci
in un momento così terribile da farci tacere per sempre »7.
Non mancano ricordi autobiografici, pensieri, disgressioni filosofiche,
come tutto il capitolo XXIII che si attarda sul problema della felicità e del male.
Ma sono queste pagine dettate dall’urgenza di giustificare le proprie azioni, di
dare un senso alla propria vita, e quindi indirettamente espressione della tensione religiosa del Piazzolla. Mai i ricordi (siano essi affettivi come la rievocazione
della figura materna e paterna; siano essi esperienze di vita vissuta) sfociano in
blande pose rievocative o le confessioni in uno stato morboso di autoeccitazione. Così mai del Dio di Piazzolla riusciamo completamente a farcene una idea.
Proprio per quel continuo sentirlo vicino e lontano. E questo andare tra cielo e
terra fa slittare la prosa in un lirismo, caratteristico del Piazzolla-poeta, che si
estrinseca in preghiera. E la preghiera è tutt’uno con l’uomo Piazzolla, in quanto essa non nasce da un’analisi esistenziale (e pensiamo a Papini): non è il volume un diario di un uomo finito o tantomeno provvisorio: né frutto di una
stasi mistico-contemplativa.
La sua spontaneità ci ricorda qualche preghiera a Cristo di Claude e
ascoltiamone qualcuna: « Non te ne andare, Signore; non smettere di sognarci
anche se tutta la terra è colma di fanciulli uccisi. Lasciaci pregare almeno senza
il tuo nome, se tu sai che siamo assassini: se ci pesa la carne e questo antico
sangue che ci brucia... Non lasciarci quaggiù se vanno più lontane le tue stelle,
da sempre. Dacci l’amore quotidiano e la ragione e il sole; fallo per i fanciulli e
le farfalle che scendono dal tuo riposo a dirci che la vita può essere un volo...
Colma il nostro abisso almeno con un tuo raggio e torna nelle parole a dar
senso alla vita. Da tempo il nulla ci chiama con tutto il buio e l’uomo non sa se
è vero più il tuo cielo o la sua fine. Parlaci una volta del tuo paese intatto. Che
domani l’aurora sia colma delle tue colombe, colma della tua luce e di silenzio
»8.
ibidem, p. 160.
ibidem, p. 48.
8 ibidem, 150-152.
6
7
73
La disposizione fantastica che aveva trovato piena attuazione nelle Lettere
ritorna con altra misura ne Gli occhi di Orfeo (1964). In apertura Piazzolla
chiarisce la sua poetica. Vi si legge:
La parola è sola. Fa luce.
Aggiunge suono al vuoto ed è raggio
d’un paese volato.
Pronta a chiamarsi assenza
o a farsi aureola
di qua dal Nulla.
Ha sangue d’oro. Vocali ad ala
fulmini accesi dall’Eternità.
Scatta l’usignolo d’una sillaba
e segno resta: null’altro.
La parola è tuono di favola,
cominciata e finita.
Chiama l’angelo.
Scorta l’uomo.
Addiziona i Soli sulla lavagna
e inventa il dio che non c’è.
(Poetica)
Ora che altro è questo manifesto se non l’esposizione della sua poetica?
O almeno la poetica de Gli occhi di Orfeo. Non si vuol dire che il Nostro è
un voyant o un orfico come ha affermato il Pento9. A noi sembra che non si
possa parlare di un orfismo piazzolliano della parola almeno nell’accezione
onofriana e campaniana e in genere di gran parte di un certo ermetismo.
L’orfismo consiste sì come vuole il Pozzi: « ... in questa sopraffazione del
canto sopra il significato, nell’irrazionalismo metasemantico che domina e
determina, con impeto oscuro, il contenuto di Onofri, di Campana, giù giù,
fino ad Alfonso Gatto, a Parronchi o a Sinisgalli »10, ma implica altresì dei
conati metafisici e delle entrature simboliste assenti nella parabola piazzolliana.
E quando il Piazzolla dice che La parola è sola. Fa luce. non ci sembra voglia
dire quasi simbolisticamente che essa è un mezzo di penetrazione del reale o
meglio del mistero, dell’inconnu, ma piuttosto che è sufficiente a ricreare tutto
un mondo di sogno, di favola, d’irrealtà. Infatti aggiunge suono al vuoto ... / Ha
sangue d’oro. Vocali ad ala... / è tuono di favola... / Addiziona i soli sulla lavagna / e
inventa il dio che non c’è. Ed è in questa ricreazione di un sovramondo, riscattato
solo dalle immagini, per cui diventa ba5 Cfr. B. PENTO, in « Annali della Pubblica Istruzione », gennaio-aprile, 1965; si
veda anche N. SIGILLINO, in Persona, giugno 1965.
10 G. Pozzi, La poesia italiana del Novecento, Torino, Einaudi, 1970, p. 116.
74
roccheggiante, il significato e il valore della parola.
Né vogliamo dire che Piazzolla qui fa prova della poetica delle parole in
libertà che si uniscono o si allontanano, si sommano e si sottraggono in preda ad
un’empiria immaginale. Né fa della poesia visiva o fonica allineandosi ai movimenti
avanguardistici di quegli anni. Per cui è questa poetica della parola in pieno accordo
con la parabola lirico-evocativa e lirico-favolistica del Piazzolla. Certo si deve
prendere atto di un neobarocchismo piazzolliano proprio come esplosione della
parola, prepotenza delle immagini, delle sensazioni, dei suoni, dei colori sui
contenuti. Infatti dalle Lettere, attraverso il passaggio obbligato dei Poemetti, a Gli
occhi di Orfeo, l’assottigliarsi del contenuto fino alla sua scomparsa è evidente:
Il fulmine giocava al cervo
tra i boschi di nuvole
obese di tuoni e crepacci
briosi d’acqua nuova.
Poi la pioggia, con aghi lucenti,
trafisse le foglie accartocciate
sui rami; e l’aria musicò,
tra il ridere del piano, le margherite. (p. 9)
E non mancano zone di puro capriccio, di vaga surrealità, dove
l’appariscente analogismo incuriosisce:
Butta sangue la nube.
E’ un agnello sgozzato
sui gigli dell’onda.
Fiorisce d’api il ponente:
scocca la luce sconfitta
fra mille campane.
Perde porpora il sole:
cardinale impiccato
a una forca di rame.
Squilla il fondo marino.
Appare la stella bianca
caduta giù dalla luna.
Talora come in Estate quasi sulla scia di Marino la natura si esalta in immagini
eccessivamente lucidate, sontuose, colorate:
Ecco l’estate
col dorso di cicale
e l’anima di calce.
Butta cetonie ed api
dai suoi rami di luce.
75
Si scioglie nei frutti
scivola nel miele:
è frasca sonora al vespro.
Asciuga l’ombra
ha il sapore del sangue.
E la rosa, la farfalla, il sole, il vento sono momenti di questa esaltazione,
che non evita il fastidio dell’amplificazione e finanche la monotonia dell’elenco:
Cinque vocali
cinque rondini che vanno a scuola.
Nelle vocali fanciulle
il volo delle vocali.
Sui fili d’erba
la voce delle rondini.
Aula bianca
nel bianco
volo delle vocali.
Prato verde
nel verde canto delle rondini.
Questo neobarocchismo di Piazzolla trova la sua misura più valida nella
sezione « Gli occhi di Orfeo »: immagini in fuga, suoni, colori, ritmi, legati tra loro
da un tessuto lirico fragilissimo al limite di un frammentismo impressionistico:
Sulle vetrate volano
agili uccelli
colorati di fresche ferite.
Queste felici impressioni che sono già un avvio verso il recupero
semantico della parola non sopportano altro peso se non quello di una lenta
sillabazione che crea un dolce piacere retorico. Ed è proprio nella levità di
immagini senza peso, scorporcizzate, la misura de Gli Occhi di Orfeo.
Le ultime due parti Dolore e morte e il poemetto Il mare sono un ritorno
alla parola pregnante di significato; a una dialettica di vita-morte che
sostanzialmente riabilita il contenuto. In particolare il rapporto dolore-morte
che presuppone quello di nascita-vita è visto alla luce di una natura umanízzata
che partecipa agli avvenimenti-accadimenti della vita umana.
76
Gli scrittori al Caffè Strega: (da sinistra a destra) Carlo Ternari,
Guglielmo Petroni, Marino Piazzola, Vincenzo Cardarelli,
Vitaliano Brancati e ErcolePatti.
77
VIAGGIO NEL SILENZIO DI DIO
La dimensione religiosa nella poesia piazzolliana non è un fatto
marginale e tanto meno di poco peso; in effetti l’intera sua produzione
sottintende (e come non lo potrebbe la poesia) una presenza costante: Dio. E
se la dimensione religiosa resta per così dire nascosta sotto un apparente
disimpegno idillico-elegiaco fino a Elegie doriche e alle Lettere della sposa demente
esplode in Esilio sull’Himalaya (1953). Ora Piazzolla non è un poeta
dichiaratamente religioso almeno nel senso confessionale del termine. La sua
poesia religiosa nasce da un’insoddisfazione umana, da uno stato di
irrequietudine-solitudine comune a tutta la sua poesia. Insomma Dio non si
pone come alternativa ad un mondo dominato dall’ingiustizia o dalla barbarie.
La sua preghiera nasce proprio dal bisogno di sentirlo vicino giorno per giorno:
« Mi dispero perché non potrò mai ricordarmi di Dio. Ci sfuggiamo da
sempre... Eppure batte col mio cuore e si colloca in me come una dimensione
su cui è vano ragionare. Mi è necessario come l’aria e come la luce del sole
dopo il sonno »11. In Esilio sull’Himalaya il dialogo con Dio accenna a farsi
serrato e perfino angoscioso. Infatti Dio è qui luce, come il mondo è tenebre:
T’immagino vestito
con il raggio che abbaglia (p. 11)
dove non sei che favola di luce (p. 17)
Pensarti è vestirsi di luce (p. 18)
Io torno alla tua luce (p. 22)
e ancora dantescamente Dio è guida, abisso, sapienza, pietà, rifugio.
Un dialogo sempre riferito ad una condizione umana precaria:
Io brucio
e tu m’inchiodi
a questa magra terra.
Così consumo i giorni
senza mai fissarti
mentre vai più lontano.
(XX)
Ma Piazzolla è riuscito a tenersi lontano sia dagli ardori di una
commozione troppo sdolcinata sia dal peso di una parola eccessivamente
indulgente all’enfasi del cuore; come pure ha saputo evitare il rigore metafisico
del verso di Comi:
11
M. PIAZZOLLA, E l’uomo non sarà solo, cit., p. 27.
78
Ch’io mi perda,
come sopra un nevaio,
per accostarmi a te,
o antica mia innocenza.
(XXXII)
Dove l’inizio del primo verso crea un alone di smarrimento e di dolce
perdimento nell’innocenza di Dio.
Con Le favole di Dio (1954) il dialogo subisce una brusca svolta. Il linguaggio
si offre a spunti filosofici su una linea di interrogazioni in cui il dialogo-preghiera di
Esilio si arrende all’ipotesi di un monologo-assenza.
Dio è relegato nella concavità di mondi favolosi, in plaghe, gli intermundia
lucreziani, dove ogni voce umana sembra perdersi nella immensità degli astri:
Eppure siamo soli e tu non odi
quando chiamiamo tanto è il tuo silenzio.
...
Ma sei dove nessuno potrà giungere:
sei dove nessuno può pensarti.
(Dio è solo, v. 23-24; 59-60)
Qui il recupero di Dio avviene all’interno di un discorso che Lo nega in tutti
i suoi attributi, sentiti dal poeta troppo lontani. Piazzolla, così ci sembra, non ipotizza un mondo senza Dio quanto Lo nega nella sua infinità per recuperarLo come
possibilità realmente umana. E’ una sfida che non ha altro significato se non quello,
anche se non mancano sfumature ironiche, di accentuare la fragilità della condizione umana:
Il passo tuo guida fanciulli uccisi.
La tua parola
è per i sordi che sognano.
...
tu non sei mai
morto sulla croce
per la troppo innocenza
che ti preserva dai millenni.
. . .
Tu sei troppo eterno
per venire quaggiù
come un’eco sulle labbra.
(v. 80-82; 91-94; 107-109)
E ci viene in mente Piccolo uomo di creta di Cosma Siani12
12
Cfr. C. SIANI, Ciclo chiuso (trenta poesie), Poggibonsi (Siena), 1972.
79
dove gli stessi interrogativi si fanno eco di una condizione esistenziale
tormentata fino ai limiti della negazione. Ma dicevamo questo tormento è
assente in Piazzolla e il finale della lirica è da sillabarsi in lenta preghiera:
O signore,
...
lasciaci soli nella vita
lasciaci soli nella morte
che a nulla serve credere
. . .
accompagnaci soltanto per l’infinito
quando non saremo più.
(v. 132; 135-137; 142-143)
Il crollo del Tempo e Tempo di sangue registrano un acuirsi delle immagini
fino all’esplosione magmatici di ” Sabba ,, che è il canto del dolore umano. Gli
accenni apocalittici ad una realtà terrificante di distruzione e di morte sono
frequenti:
I fanciulli si uccidono in piena luce
con le armi che sognano.
E’ cessato il tempo delle rondini.
Le colombe si vedono sui quadri dipinti
e nelle feste sono sole
le girandole cinesi e le orchestre pazze.
...
Poeti murate la bocca
e fate bancarotta sulle onde
se il sole ha sete di oceani
e la fame non basta a punirci.
...
Dai pulpiti di ossame anonimo
predicano i profeti di pietra
e il loro giorno è grazia nera
sui nostri pensieri inabissati.
E non v’è chi non veda in questi versi un’allusione agli avvenimenti
contemporanei e un’ironia sprezzante fino al sarcasmo. li linguaggio si carica di
tinte epico-narrative sconosciute alla sua poesia. Meglio la contaminazione tra
cadenze epiche e litaniche fa slittare le immagini in una demenza linguistica e
sintattica, espressione di una visione di mondi quasi in ebollizione:
Verranno qui a piegarsi le foreste
in bufere di foglie immense
80
sui capelli dei vivi;
verranno a gemere in tuta nera
gli operai dai volti rotti,
appena sarà viva la notte
e suoneranno le luci altissime
dell’Orsa...
(Verrà il vento stanotte)
Il Mattutino delle tenebre (1966) resta uno dei punti più alti della tensione
lirico-religiosa di Piazzolla. Tutta l’acerbità, il tormento, i singulti de Le favole di
Dio si sono rasserenati nel ritmo composto e disteso della confessione.
Nell’Esilio sull’Himalaya la preghiera domina come punto di partenza e
d’arrivo dell’inquietudine piazzolliana, in quest’ultima Dio è al centro di un
canto più vasto, al centro di una natura redenta dal suo sacrificio.
Piazzolla in questo senso rifà la storia di tutti gli uomini in ascesa verso
Dio. La sua storia individuale qui conta ben poco. All’io si è sostituita la coralità
del noi:
Ti offriamo le mani crudeli.
Ti offriamo le vecchie parole
...
E ora basta di vederci assassini!
Te lo chiede il fiore
che si sente fratello
e il tronco che ti saluta
agli eventi la natura:
Ce lo dice il monte
che chiude a sera un mare di ginestre.
Ce lo dice il sole
che batte ai vetri, come un usignolo
di scintille, all’alba.
E la memoria di Dio è certezza del perire delle cose umane:
Quaggiù esatto è il solo perire
in una gelida penombra di stagioni.
Se tu non fossi che parola vuota
io avrei la morte certa.
Allora Il mattutino delle tenebre è il limite-confine dove l’uomo scopre Dio.
Questa felice condizione di dialogo s’interrompe nel volumetto Per archi
impazziti (1970). Se il paradigma di riferimento resta pur sempre Dio, in effetti
Piazzolla si abbandona ad una specie di
81
lussuria della parola che allarga le maglie del discorso in saliscendi di immagini che
non solo scompigliano per gli ardui riferimenti e vorremmo dire anche sintattici,
quanto per il disperdersi delle immagini in pure e rabescate creazioni ipofantastiche
come il titolo stesso vorrebbe suggerire. E ascoltiamo l’inizio di una lirica
presuntuosamente meditativa:
Ho visto l’anima. L’ho vista
come un’ala che abbaglia il buio.
Ho udito l’anima: ho udito
un’arpa e c’era il mio silenzio.
Suonava con verdi
scale
d’usignoli
gole d’aria d’ovunque.
. . .
Ho udito i galli
svegliarmi negli occhi
papaveri, lampeggianti
negli
anelli
dell’alba.
(In interiore homine)
L’intera lirica vorrebbe essere un fantastico viaggio dell’anima all’interno di
se stessa, condizione indispensabile per un Viaggio nel silenzio di Dio.
In effetti la prolissità delle immagini, il ritornante barocchismo, fanno
scadere il componimento in un gioco di preziosità e di geometrie finissime:
Vedo architetture
emergere da nebbia;
fiato rosa di mesti simulacri
guizzi d’alte nubi,
guide arcane
vive nei colori
. . .
Ascolto antiche note
echi di conchiglie
brusio di fossili
nel sasso
moti di candide geometrie.
In Gesù muore ogni giorno l’ordito intellettualistico è maggiormente evidente
per lo scadere del dialogo, né preghiera, né confessione, in una inventio che fa
lampe9giare le immagini:
82
Ardi come fiocco d’alba
e scendi alle spelonche, tu, invisibile.
La luna è vela sull’occhio.
L’angelo t’asciuga parole;
lo scheletro è radice
sotto il buio
e tutta la tua carne
schizza stille come gerani.
Il tuo volto è un incrocio
di rughe improvvise:
paesaggio di vecchio pianto
spremuto all’agonia.
In particolare il contrasto tra Dio-luce-creazione-potenza e Diouomosofferenza-dolore è niù nel cuore che nella parola, più presunto che vissuto.
Con Viaggio nel silenzio di Dio questo pericolo è corso sin dall’ inizio. Non
solo perché Piazzolla tenta il lungo poemetto, accettando una misura stilistica a
lui non molto congeniale; soprattutto perché ubbidisce ad una poetica, e non
solo poetica, ma ad una filosofia, ad una teologia, che impongono al poeta
difficili equilibri e suture non sempre riuscite tra zone filosofico-teologiche e
aperture liriche. Il viaggio segue la duplice linea dalla natura a Dio, da Dio alla
natura. Ma il fatto più importante è che Piazzolla trasferisce la possibilità di
questo disegno su un piano puramente metafantastico. E non è da escludere
l’influsso dei simbolisti da Rimbaud a Mallarmé e la tranche surreale di Breton
ed Eluard.
In effetti questi influssi restano marginali, interessano più la scrittura che
non il disegno piazzolliano. Lo squadernarsi della scrittura quasi magmatica è
l’effetto d’un’esplosione fantastica, d’una fantasia che ha fatto come sua misura
il proiettarsi dell’io in un al di là. In questo senso il poemetto è in intima
connessione, perché ne è il superamento, sia delle Lettere che de Gli Occhi di
Orfeo. Piazzolla si è liberato di ogni riferimento temporale. Ogni visione, anche
quelle che ci riportano apparentamente nell’al di qua, labili riflessi dell’io che si
ricorda del mondo (ne vede le meschinità, gli odi, le lotte, le catastrofi; ne
osserva gli spettacoli naturali, le meraviglie, le creature ecc.), si situano in spazi
di mondi, più o meno vicini a Dio. Mentre si stabilisce sin dall’ inizio del
poemetto un curioso rapporto di causa-effetto tra immagine-parola e veicolo
linguistico responsabile in parte della scrittura automatica. Insomma la « qualità
» del viaggio non giustifica, come vuole Aventi 13 « l’apparente alogicità di
alcune strofe ».
Ed anche l’impostazione filosofica inaridisce e coarta la vena lirica del
Piazzolla. Favorisce il dualismo linguistico del poemetto che sem13 Cfr. G. AVENTI,, pref. a Viaggio nel silenzio di Dio, Roma, Ippogrifo, 1973, p.
8.
83
pre si attorciglia tra il frammento alogico e pause filosofiche, tra scrittura
automatica e costrutto logico. Il primo tempo è il tripudio della natura come
complesso animale vegetale che fa le sue lodi a Dio. Non mancano abbandoni dove
la scrittura si redime in felice tocchi descrittivi:
E nel vespro
abbandonarsi al vento,
che nel grumo di un’onda
sbatte il mare, o ti conduce nell’oro dell’autunno,
quando il ramo
lamenta il distacco
di un fiore
il filo d’erba ti rapisce
l’occhio per condurlo altrove, forse in un verde limbo
di svanite mattine. (p. 15).
ma subito la tendenza al ragionamento si fa avanti:
Ogni immagine
è impeto di vita. Necessita d’ogni pensiero
e si completa in sé. S’infiamma o cede in un lampo... (p. 16).
e qua e là le clausole gnomiche non mancano:
Sacro è
ciò che allo stupore avvia
e si rivela quasi come ferita
in ogni gemma del creato. (p. 18).
o ancora:
Ogni vita
è un impeto che scoppia
e si colora in un punto. (p. 19).
Amore è questo
fermarsi nella bellezza,
in una luce
che lega l’occhio alle cose
e le chiama
per nome. (p. 21).
Altrove l’espressione si fa ardua e per il salto delle immagini diviene
oltremodo difficile seguire il poeta:
Occorre compiersi fra gli uomini:
non basta più evocare; il tempo
84
si fa coltello:
e nel midollo che ci regge suona
l’essenza,
che sale a farsi riso o dolore sul volto,
e impasta l’aria
e scoppia la parola, nostra presenza
tra le cose... (p. 25).
Da questo punto fino alla fine del primo tempo queste sacche filosofiche si
fano più frequenti e Dio compare e dispare: ora vento, ora silenzio, ora morte in
questa cosmogonia universale. Ma solo l’evento onirico ce lo può far penetrare. Si
assiste così al sogno del poeta vagante (prima gallo, poi rosa, lucciola, fanciullo) per
il mistero dell’universo, fra gli astri, per le profondità degli oceani, per le altezze dei
monti. Ci viene in mente il bateau ivre di Rimbaud, ma qui diviene tutto più
complicato per i continui rimandi ad un linguaggio che sconvolge la stessa logica:
Occorre
scomporre l’istante: Qui c’è
l’immagine; luce e fumo.
paesaggio e acqua in senso verticale, dove passa
il mattutino
e con l’occhio
il poeta
ascolta la tangara nel volo... (p. 3 1)
Mentre il finale è tutto per una visione babelica del mondo:
Già le città
hanno viscere per mostri; giardini
putrefatti per fantasmi. Ogni muro
si macchia di sangue bianco; e sembra calce di lazzaretto
lo spazio
verticale,
dove
abbaia la notte che verrà
da un sole nero, non si sa perché. Già si tace
per i mille rami: qui la terra
giace e non c’è buio
che basti per la sua voce. O terra, morta
fino a Dio
per sempre.
Il secondo tempo carica di morte il paesaggio. E l’avvento di una umanità
più giusta s’intreccia continuamente alla disumanità dell’uomo
85
contemporaneo. Per un momento sembra che Piazzolla interrompa il viaggio e gli
prema da vicino la condizione umana. Il poeta abbandona gli spazi siderali per
unirsi all’altro uomo, per lottare insieme e scacciare il « mostro »:
Ma col sangue perduto s’alza l’uomo
che si fa
poeta
e aiuta
chi scaccia il mostro
dalla terra, offre fuoco e luce
al volto, rivolto al cielo
per tacere... (p. 49)
In verità subito dopo il discorso si frantuma in rievocazioni di visioni
naturali, in nuove « illuminations » edeniche. Il terzo tempo ci riporta nel silenzio di
Dio. La contrapposizione tra regno di Dio e regno dell’uomo diventa totale. Ad un
mondo metatemporale dove la natura partecipa della gloria di Dio Piazzolla
contrappone il mondo terreno:
Caotico
è questo mondo, che si fa scatto
dove la forma erompe e la parola
si fa storia per l’uomo. E così vibra il pianto, abisso
dì spazio
contratto,
dove il segno
si fa colore di cosa ferma,
o forza in movimento nel viso d’un’immagine,
che vergine può insorgere e far diversa
la terra in moto, fra gli alti
soli nota. (p. 56)
Vi domina in questo terzo tempo la cupezza di un mondo in preda al caos.
Le visioni apocalittiche si seguono senza lasciare alcun spazio alla speranza;
ritorna quell’insistente monologo inframmezzato di immagini asfissianti di morte, il
periodare si fa ellittico, o si carica d’indeterminazione per accrescere maggiormente
la tensione:
... Si va
nel senso che strazia e decompone il volto. Si è dentro
l’ombra...
…Si è soli in quel freddo che piomba
al risveglio dal sonno. (p. 57)
86
Il pessimismo raggiunge punte altissime e Dio è sempre più distante da
noi. E voler trovare uno spiraglio di luce è vano. Il linguaggio va ad attingere in
un’area linguistica ibrida; connotazioni anatomiche, diluite in un verso ametrico
che ribolle, si uniscono alle pause di una prosa distesa e quasi rievocativa:
la pelle ora si sfascia, l’occhio e la vena
dimentica,
nel tempo
la pupilla
vuota. Col sangue
si patisce; il teschio calvo, il dente sopravvissuto
nella bocca, dove l"alcool distilla un’ebrezza
che frana. E si sghignazza per tedio,
pieni di sogni uccisi e di speranze sconfitte.
Si pensa
agli amici scomparsi e si chiama con un silenzio nuovo
il tempo che ci ha bruciati; e come un’ombra
la donna degli anni verdi s’avanza
quasi nel fumo coll’appassire della fronte. (p. 59)
Altrove ci sembra di assistere ad un sogno da una passerella lunare e di
vedere attorno a noi i pianeti che ruotano, le galassie, le comete. E in fondo a
questa visione, di là dei mondi percepiti dall’uomo, comparirà Dio. E il finale è
tutto biblico:
Tacerà
la terra; il vento
nelle ossa scenderà
dall’Orsa esatta sulla fronte; e infine
sarà
il tempo
a tacere,
fra i lumi piú soli
d’ogni essere solo sul pianeta. Verrà l’impeto che squarcia
il vortice, sanguinerà la crosta cozzando
contro un sole nero, che si nasconde
dalla eternità. Si vedrà Dio, di là d’ogni silenzio,
Occhio
solo nell’occhio ed infinito. (p. 66).
Certo è che la Resurrezione di Dio quale ci è trasmessa dai Vangeli è
tenuta presente in tutti i suoi particolari (Il silenzio, il vento che scuote le
membra dell’uomo, il tempo che si oscura fino a fermarsi. Poi il fulmine in
mezzo a tanta oscurità, anticipo di un evento più grande: Dio). Piazzolla non
dice vedremo, ma si vedrà. Indeterminazione che accresce la sua potenza e ce lo fa
sentire ancora lontano.
87
Lo scivolamento di quest’ultimo Piazzolla verso posizioni arbitrarie
trova conferma nel volumetto di appunti e pastelli. In un pianeta che ignoro (1974).
In effetti uno stretto rapporto vi è con Viaggio nel silenzio di Dio. Non solo
rapporto temporale, ma soprattutto ideativo e creativo.
Ferrara nel saggio-prefazione al volume parla di: « ... ideogrammi
dell’altrove, ierografie cromosomiche affidate ad impulsi in lotta con la massa
confusa e, visivamente, articolati nella tensione frenante del tracciato e del
collocamento sulla pagina bianca assunta pertanto a significato hylico »14.
Non diversamente si era espresso Aventi 15 nel presentare Viaggio nel
silenzio di Dio parlando di immagini che si dispongono in una prospettiva a
quattro dimensioni e richiamando in causa le teorie pittoriche del Klee e di
Kandinsky. Questa rarefazione del contenuto fino alla proiezione di esso in
immagini che si associano secondo schemi aspaziali e atemporali segue
graficamente il dissolversi della scrittura in Viaggio. Così un ideogramma
rappresenta la « rosa di un volto, in bilico sul raggio attento al mutamento di
una gemma astrale » e un altro « Torri su torri nel ghiaccio d’una stella ai limiti
del cielo » o un « Astronave in un porto veglia sugli anni luce » ecc. Insomma
siamo al limite del regno dell’onirico al di là del quale le forze naturali si
sprigionano in arabeschi di giochi-luce. Ora tutto questo nasce proprio per il
rompersi di quell’unità fantastica che aveva originato le Lettere o Gli occhi di Orfeo.
Rottura che qui è delirio del segno, altrove è delirio della parola. Piazzolla anche
se non tenta, animato da soli intenti polemici, la bagarre avanguardistica, poiché
sempre quel mondo nasce da un’inquietudine dello spirito, vi si porta molto
vicino.
LA BALLATA
La formula Piazzolla poeta della ballata non vuole discriminare il Piazzolla
lirico-elegiaco-evocativo dal Piazzolla lirico-narrativo ché un legame stretto c’è
tra i due. In entrambi vi corre quella favolosità, quell’estro eccentrico e
delirante. Né è da pensare che egli rimetta a nuovo le canzoni a ballo della
nostra letteratura popolare o continui la tradizione della ballata romantica. Si
vuole, invece, insistere sulla libertà dirompente, quasi anarchica, di questa
poesia. E la ballata nasce al limite di una contaminatio tra lirico e narrativo.
Meglio come lui stesso ha sottolineato nell’avvertenza al volume Ouando gli
angeli ascoltano come bisogno di sostituire la soggettività del poeta al personaggio
poetico.
Quasi per sfuggire ad ogni forma di autobiografismo e di psico14 F. FERRARA, pref. a In un pianeta che ignoro, Roma, E.R.S.I., 1974, p. g. Il Cfr.
G. AVENTI, pref. a Viaggio nel silenzio di Dio, cit. p. 8.
88
logismo che in effetti avrebbero limitato di molto la sua enèrgeia. Il primo
volume di ballate Quando gli angeli ascoltano pubblicato nel 1969 risale agli anni
1945-46. Queste prime ballate rispondono all’esigenza di creare il personaggio:
« ... un personaggio non narrato, non descritto, non dotato di qualità più
o meno talentosamente escogitate, o anche acutamente analizzate dal prosatore
o dal poeta, ma che è egli stesso la sua dimensione poetica, nell’amore, nella
malinconia, nella speranza, nella morte » 16.
Così la ballata « Un negro in Paradiso » rappresenta il mito della libertà, «
Lamento di Carmela madre » il mito dell’amore filiale, « Il pilota scomparso » il
mito della temerarietà, « Il sole » il mito di Ulisse, ecc.
In tutte la dimensione discorsiva sostenuta qua e là da slanci lirici ci
sembra la caratteristica costante. In particolare in « Quando un angelo ascolta »
certe arie e alcuni recitativi ci portano nel clima delle Lettere:
Una notte venne il mare nel petto.
Sentii battere alla finestra.
Fuori c’era solo l’aria
e nel mio cuore un altro cuore.
Mentre sin d’ora Piazzolla non sa resistere a certi sfoghi che creano vere
zone di stasi come nelle ultime ballate: « Ballata tragica per Ciampolini », « Luigi
Ciro Martini suicida », « Canto funebre in morte di Giuseppe Di Vittorio ». Qui
la creazione del personaggio diventa un’operazione a posteriori, meglio si attua
la poetica del personaggio. I fatti presi a raccontare sono assunti nella loro
immobilità. E’ la notorietà dei personaggi o lo scalpore della loro morte a
impressionarci di volta in volta. La ricostruzione si attarda su particolari della
loro vita che ci incuriosiscono lasciandoci indifferenti. Non tanto assistiamo
allo sliricamento o allo sliricizzarsi della sua poesia quanto a un certo
compiacimento, a un neo-crepuscolarismo ritornante. Compiacimento che è
massimo nel « Canto funebre in memoria di G. Di Vittorio » dove la morte non
viene assunta simbolicamente a significare il senso della caducità della vita
umana o cristianamente il ricongiungimento dell’uomo a Dio. Il poeta si attarda
a cantare le sue lodi ricreando il personaggio in un’aria di estrema morbidezza:
Ti ricorderanno le sirene al mattino
quando gli occhi degli operai
lacrimano pieni di freddo dolore
e le mani sono soltanto mani abbandonate.
Ti ricorderà il bracciante
che vede crollare il suo scheletro
____________
16
G, AVENTI, pref. a Gli anni del silenzio, Roma, Cardini, 1972, p. 18.
89
e abbraccia il tronco che non è suo.
Ti ricorderà il vecchio in esilio
nei suoi ultimi giorni
e la madre che ai figli offre soltanto
il pane sognato ogni notte.
perfino troppo enfatica, sostenuta dalla martellante anafora triadica:
Chi ti chiamava era muto.
Chi ti pensava non era più solo.
Chi ti portò tra i fiori.
Con Il naese d’Iride (1962) l’eccentricità di questa poesia risulta chiaramente.
Oui il frammentismo in sospensione de Gli occhi di Orfeo si articola nella struttura
ampia della ballata. Piazzolla inizia la penetrazione in un regno non meno favoloso
di quello della natura o di Dio: il colore.
Il contenuto tradizionale a cui in effetti era legato (si pensi ad Elegie
Doriche, Poemetti, Adagio quotidiano) s’invola per cedere il posto ad una inventio
che non è solo un invenire, ma è uno scomporre l’anima degli oggetti con la fantasia.
Non esistono più davanti a lui gli oggetti, le cose, ma i colori e i loro rapporti con il
mondo esterno:
Nell’orchidea si spoglia
una bimba cinese
e coi fiato
spinge l’ombra del seno
a posarsi sui vetri.
Coi rosso sul dito
puoi svestire la nube
fare un orto
sul dorso dell’agnello
appeso al cielo.
o ancora:
(Farandola per Niko Nardulli)
Lo zampillo dell’iride
cola sul martin pescatore.
. . .
Prendile il rosa
e il viola
che fa da vena al cielo
poi schiaccia la colomba
celeste contro il bianco
curvo dell’orizzonte
. . .
90
Per impastare il sole
e allungarlo
nel velo di cenere
metteresti un pavone
a far vento a una vetrata
che mette in fuga
i colori a picco.
…
Se vuoi comporre il caos
o sciogliere la luce
in uno specchio
spremi due rose
pungiti con la spina
e lascia il sangue
colare sui crateri scotti.
(Gavotta per Edoardo Giordano)
Siamo al limite di una poesia che, proprio per questa sua fuga del contenuto,
poggia esclusivamente sul proiettarsi in avanti della fantasia, non senza il rischio di
assottigliarsi in una docile prosa in versi. Insomma il rischio di una poesia riflessa è
corso sino a prevalicare ogni misura ritmica. Il pericolo è nella fantasia stessa che
compone e scompone la realtà a suo piacimento. E se pensiamo a Gli Occhi di Orfeo,
al Viaggio nel silenzio di Dio l’ipotesi avanzata dal Sigillino17 di « una scapigliatura
novecentesca » non è poi azzardata. Anche perché in tutto questo è evidente
l’atteggiamento polemico di Piazzolla nei confronti di una certa tradizione aurea
della nostra poesia. Una scapigliatura non sempre spinta fino in fondo se in questo
paese d’iride Piazzolla accetta la polemica sul terreno degli altri anche
scomponendosi:
Si uccide perché soltanto
la vita degli altri non vale.
Terra di trippe accomodate
piena di cavalieri mascherati
borsaioli di luce
figli di fauni traditori
e di ninfe cornute.
(Minuetto per Antonio Delfini)
o come in « Rondò per Michele Parrella » dove la tradizione, il recupero del
paesaggio diventa lamento per il Sud:
A Matera si suona il cupo cupo
per le feste nere-
17Cfr.
N, SIGILINO, in « La Fiera Letteraria », 14 ottobre 19-62.
91
preludio
agli amori di giovani
che hanno camicie bucate
e tasche piene di bestemmie .
Il volume Ballata per mille ombre (1965) raccoglie le ballate scrítte tra il 1951 e
il 1959. Certamente il libro in cui Piazzolla è disposto a sorridere, a concedersi una
pausa, a guardare il mondo con una superiorità, con un distacco quasi ariostesco. Vi
riversa il suo humour leggero, divertito:
lo sono un dittatore senza scettro
e propongo la luce alle stelle.
Giuocheremo allo sposa con la luna,
faremo il sole compare di nozze.
Inviteremo i santi a fare un coro
e ognuno di noi avrà un angelo a braccetto.
(Dittatura bianca)
Uno strano mondo, perfino assurdo, dove tutti sono assassini. Il re non
meno del prete, il politico e l’uomo della strada, il poeta e il giudice, sono presi alla
berlina. Su di essi, protagonisti indiscussi di queste ballate, Piazzolla riversa il suo
sorriso e in contemporanea la sua satira amara. Proprio come bene ha
nuntualizzato il Marotta nella prefazione qui « favola e beffa si amalgamano ».
Un mondo dove la ragione, il filo della logica sono capovolti non in
funzione di un vuoto irrazionalismo, ma perché il sogno diventi realtà, la realtà
sogno. E siamo ad un’altra antinomia di queste ballate realtà-sogno. E ci viene in
mente il nostro Carrieri e il Prevert di Storie e altre storie. Ma la novità di queste
ballate è il ritmo arioso che ora chiama in causa la rima, l’assonanza, la consonanza.
I cardinali se ne andranno tristi
a deporre la porpora sui lampioni
e li vedremo scavare le fosse
per sepellirsi con rassegnazione.
Faremo entrare lucciole e milioni
nelle stanze dai muri gentili;
vestiremo a festa finanche le ortiche
e i rospi impareranno le orazioni.
(idern)
Ma è in « Ritocchiamo la vita » che il Nostro mostra la sua natura di poetasognatore, di poeta delle favole (non sono forse delle favole Le lettere della sposa
demente o i Poemetti?). Il suo stato di anarchico sognatore è l’infanzia, il ritorno alla
natura. In « Luna park » l’ironia si riacutizza: il mondo è diventato una luna park
sulla stregua delle
92
filastrocche di Gianni Rodari e a farne le spese sono ancora ministri e re,
cardinali e angeli, re e papi:
In un trenino che non fa rumore
viaggiono le bambole cocotte;
è qui un monsignore scamiciato
che fa discorsi ai grilli mutilati.
Chi vuol farsi eleggere ministro
basti che rubi un piccolo orologio
al controllore che è sempre distratto
e giuoca all’aquilone con la nube.
Scesi dai loro piedistalli, certamente più buffi, senza corone, senza
mitrie, diventano piccini piccini come tanti bambini. E’ questa fusione di ironia
e favolosità, di sogno e di realtà, che fa di Ballate per mille ombre il libro meno
lirico di Piazzolla, ma il più umano perché nasce da una condizione umana che
ha risolto il rapporto io-altri nel monologo dell’io per il quale la realtà è
estraneità, rottura:
Si liquida, si liquida, Signori.
lo sono un venditore di passaggio
vendo collane di schiuma al mare
e medaglioni con goccie di luna.
...
Vendo poi al dettaglio l’ombra mia
che conosce a memoria le strade del mondo
e fa da lampione nei vicoli oscuri.
(Bazar in liquidazione)
La ballata si appesantisce in Per archi impazziti relegata al ruolo di un
repertorio d’immagini che creano all’interno del verso il gonfiore e perfino una
nuova arcadia:
Chi trotta sull’erba
è il cavallino d’un re
onda riccia agnello
insegue la striscia blu segna
le tue vene
pietà bagna gli occhi
d’acqua celeste
bagna la strada che inventi
ed ecco il cielo
per la capra
in esilio
il lume per lo sposo
che vola e s’intreccia a una bocca...
(Balletto per Mare Chagall)
93
Altrove come in « Arabeschi e vetrate per Corrado Cagli », « Fantasia
per Sebastiano Carta », « Notturno ner Giovanni Stradone » lo scivolare verso
posizioni anarchiche e scapigliate è fin troppo manifesto. Anche in Per archi
impazziti è possibile registrare un Piazzolla impegnato, portavoce di un
umanitarismo evangelico che, a volte, prescinde da ogni condizione ideologica e
politica, a volte, è dettato da una concitazione politica che si risolve nella
protesta.
Il movente ideologico ritorna con maggiore veemenza in « Lettere a
Evtuscenko » dove l’amore per la condizione umana offesa, la primavera di
Praga, ha accenti di dura condanna. Non mancano versi di rabbia della ragione:
A Praga hanno strozzato l’aria.
A Praga è riapparso il mostro
che se stesso covava.
A Praga se non si uccide
è presente la morte con il suo mitra.
A nessuno sfuggirà la truculenza di questi versi, il cursus delle cadenze
strozzate, quasi a mezza gola; la concitazione anaforica sconosciuta a Piazzolla.
A nessuno sfuggirà che qui Piazzolla non cerca di capire la storia o di
penetrarne i moventi o i fini occulti; a lui interessa l’umanità vittorinianamente
offesa. Umanità che in « Proclama d’assedio » si vanifica in un pessimismo
vagamente irrazionale. E’ il momento niù acuto dell’impegno civile che lo porta
ad un rifiuto totale e a smarrire il senso della storia:
Dai loro Bunker dove il sole ha freddo i funzionari dell’odio
dànno ordini esatti:
occorre uccidere, uccidere,
uccidere anche la morte.
...
Che s’impicchi l’uomo giusto: è un mostro
sia soffocato nel sonno l’innocente.
Sia fatta bere fiele o cicuta al saggio.
Sia falciata, per sempre, la luna.
...
Da oggi, fino al giudizio Universale,
gli uomini devono temere
finanche se stessi,
Devono restare morti nella vita.
Devono restare vivi nella morte.
Al Piazzolla ironico sono da collegare I fiori c’insegnano a sorridere (1973)
o come dice il sottotitolo « favole per adulti » scritte
94
pure tra il 1952 e il 1956. Cioè parallelamente alle Lettere e ai Poemetti.
E al linguaggio favoloso, ingenuo, come certe pitture naïf, dei Poemetti, qui
si sostituisce un linguaggio malizioso, ironico. Protagonisti indiscussi sono i fiori
dalla rosa al garofano, dal mughetto al giglio, dal tulipano alla margherita,
all’ortensia ecc., resi indimenticabili nei colori di Omiccioli. Ma più che una
tipizzazione di virtù (per la verità ben poche) e di vizi come si può pensare
scorrendo i titoli: il tulipano iettatore, il papavero lenone, la vanitosa ortensia, il
rosolaccio povero e rassegnato, la casta camelia, il gladiolo pettegolo, queste favole
sono la rappresentazione di un mondo in cui domina incontrastata la legge
dell’amore. Quasi che la vanità e la castità, la rassegnazione e la miseria, siano delle
sottovirtù o dei sotto-vizi che meglio fanno risaltare un mondo in cui prevale il
sesso come legge naturale. Il « peccato floreale » è certamente tanto comune e tanto
diffuso in questo decamerone floreale che assistiamo a veri e propri vizi sessuali:
così la febbre d’amore fa venire i « petaligiri »; e l’eccesso d’amore può causare la «
stelite » che è un vero e proprio esaurimento da indebolire lo stelo e renderlo
pieghevole e indurre il fiore alla morte. E non mancano gelosie e tradimenti.
Ora a parte l’intento moralistico e satirico, queste favole sono da leggere
come espressione di quella vaga favolosità del Piazzolla che si esprime nella
dimensione stilistica del raccontare. Come queste pagine de Il Giacinto favoloso: «
C’era una volta un Arcobaleno. Da tempo, non sapeva più resistere al desiderio di
adagiarsi sulla terra e di riposarsi finalmente della celeste fatica. Lo stare fisso e
curvo sull’orizzonte aveva in lui generato stanchezza.
Si era alquanto annoiato di apparire e svanire a cicli prestabiliti, dopo le
piogge, come un emblema di festa, messo in Cielo a salutare il Sole, intento lassù a
cucire le stille di pioggia ai suoi raggi »18. Sono pagine in cui Piazzolla diventa poeta
per bambini, dove il confine tra mondo della favola e mondo reale è annullato. E ci
ritorna in mente nel leggere « La rosa addolorata » il prologo della sposa demente: «
Quello che vi racconterò accadde molti anni fa. In un giardino delle Fiandre, viveva
una donna che parlava da sola e, sovente, veniva in mezzo a noi a confessarci le sue
pene... Fu dunque una notte di maggio che noi tutti, presi da una invincibile
commozione, decidemmo di fare una sorpresa a quella che mia nonna, chiromante
e un po’ maga, definì una Sposa demente. Ci consultammo noi Rose appena
bbocciate... Ci consultammo con i Gigli e le Margherite... Le Viole e i Crisantemi
fecero una certa opposizione, dicendo che non si poteva danzare il Minuetto senza
chiaro di luna. I Mughetti e le Mimose approvarono con energia la nostra idea e
dissero che avrebbero invitato tutte le lucciole del quartiere per supplire la luce
della luna » `. Men18 M. PIAZZOLLA, I fiori c’insegnano a sorridere, Verona, Chelfi, 1973, p. 199.
19 Ibidem, p. 157-58.
95
tre non mancano qua e là spunti polemici (L’anemone ermetico) o la violenta satira
contro l’organizzazione burocratica del nostro Stato (Il tulipano travet), tirata a tal
punto da ingenerare il sorriso. E comicità e satira, ironia e follia, spregiudicatezza e
realtà, avventura e sogno, si fondono anche nei due volumetti I detti immemorabili di
R.M. Ratti (1966). Espressione compiuta della solitudine del poeta che si
autoinventa in un nuovo personaggio. Ma i detti importano per quell’ennesima
prova che Piazzolla ci dà della sua inventiva poetica: dalla elegia alla ballata, dal
poemetto all’epigrammi, dalla favola alla satira. Essi in ogni caso non vogliono
essere la summa della saggezza umana, e come tali non vanno confusi con le
massime eterne, niente dì più provvisorio il lettore vi avvertirà leggendo questi detti
e provvisorio nel senso di umano, contingente, reale:
A volte, nella vita,
mi ricordo di Dio
come di una lucciola
sospesa nel buio.
(La lucciola, vol. I)
Come pure non vogliono essere scherzi umoristici ché vi circola tanta
malinconia. L’autobiografia di R.M. Ratti, quindi, è un consuntivo sincero della
nostra vita, senza troppe pretese. Ratti è l’alter-ego che sonnecchia in ognuno di
noi ora assillato dal pensiero della morte ora da contingenze economiche ora dal
bisogno di sentirsi in armonia col mondo. E’ questa disponibilità che avvicina il
Ratti a ognuno di noi; è questa provvisorietà della vita umana che sprigiona da
queste nugae a rendercele care. Cimatti20 giustamente ha parlato di « un’allegria che
ha le sue trincee in una camera d’affitto ».
APPUNTI DI STILE E DI LINGUA
Nell’ambito del nostro discorso sulla poesia di Piazzolla abbiamo accennato
a notazioni di stile volta per volta. Qui ne faremo seguire altre per fermare alcuni
caratteri dello stile piazzolliano. Primamente è da notare come la poesia piazzolliana
è da collegare alla linea Leopardi-Ungaretti, anche se le ultime sue opere ne sono un
superamento.
Ora quando si dice che la poesia contemporanea e in specie quella postermetica sono da riportare nell’area leopardiana21 più che in quella simbolista22, non
tanto si vuol mettere fuori causa la lezione dei
Cfr. P. CIMATTI, in « La Fiera Letteraria », 20 marzo 1960.
Cfr. M. PETRUCCIANI, Segnali e archetipi della poesia, Milano, Mursia, 1974; in particolare
il capitolo I, p. 9-21.
22 Cfr. A. VALLONE, Aspetti della poesia italiana contemporanea, Pisa, NistriLischi, 1960; si
veda il capitolo Caratteri linguistici della poesia d’oggi.
20
21
96
Marino Piazzolla con Giuseppe Marotta.
97
poeti « maudits », quanto si vuole insistere sull’attualità della poesia leopardiana, che
ha contato tanto da influenzare non solo la fascia lirico-elegiaca o monodico-lirica
della nostra poesia, ma anche quella polemico-ironica.
Ma ritornando a Piazzolla dobbiamo notare come più di qualche cadenza
leopardiana è in Ore bianche. In « Naufragio » l’inizio « Non somiglia al tuo passo /
morte, il mio errare » è già una contaminazione dei v. 17-18 del Passero solitario «
Oimè, quanto somiglia / al tuo costume il mio! ». E l’endecasillabo « Pur, tu,
necessaria sei al vivere / terreno » (p. 47, v. 23) richiama i versi 61-63 del Canto
notturno « Pur tu,... tu forse intendi, / questo viver terreno ».
Frequente anche in questo componimento l’uso dell’infinito leopardiano:
Chi, fino a te, sale,
ben s’accorge del patire umano,
...
dell’errare vano
...
Anche tu, morte, mi sei cara
nelle sere lente...
quando sospiro nella grigia stanza
e penso al mio finire,
al tuo venire incontro...
(v. 36-37, 40, 46-50)
Così il settenario « ornare ella si appresta » (Il sabato del villaggio, v. 6) in Purità
si è trasformato in « a ornar s’appressa l’avvenire » (p. 52, v. 16); e i tre settenari «
Intatta luna, tale / è lo stato mortale. / Ma tu mortal non sei » di Canto notturno (v.
57-59) diventano in Piazzolla « Forse tale è il destino / ma tu ad altre mete aneli »
(Solitudine, v. 57-58). E tipicamente leopardiane sono le aperture di versi con ove e
forse, nonché stilemi come acerbo nascer, di spenti, arcana soglia.
E prestiti leopardiani non mancano in Elegie doriche (antica, vasta, remota,
immensità, immota soglia ecc.). Mentre lemmi come naufragio, abisso, urlo, inabissata
rimandano ad Ungaretti. Come pure la rapidità dei nessi, la dizione evocativa,
l’essenzialità della parola. Piazzolla in Elegie insisterà particolarmente sulla memoria.
Essa nasce proprio da una situazione di assenza (quasi sempre oggetto di questa
memoria è la madre, che non è) e come dice Petrucciani: « Solo quando quelle
figure e l’uomo con le sue passioni sono morti, e dunque assenti, insorge la
memoria: nel momento cioè in cui, distaccandosi dal flusso biologico, rischiano di
polverizzarsi e sparire negli interminati spazi della dimenticanza: di perdersi quindi
per sempre »23. Così Piazzolla in « Naufragio » dirà:
23
M. PETRUCCIANI, Segnali e archetipi della poesia, cit., p. 71.
98
Non distruggete, tempo,
quel volto che ogni notte
accende la memoria...
Funzione, quindi, di recupero contro l’abisso, il naufragio della vita.
E il riferimento a Preghiera viene spontaneo. Solo se si tiene conto che in
Ungaretti il termine della tensione è il Signore, in Piazzolla la madre. In ogni caso
per entrambi la memoria è approdo, recupero d’innocenza.
E il Nostro vi ritornerà in Ecco celeste l’Orsa dove il sentimento dell’innocenza
nascerà da uno stato idillico-contemplativo, che sottintende Dio. E Ungaretti24 in
Inno alla morte dirà « Mi darai il cuore immobile / d’un iddio, sarò innocente » (p.
117, v. 21-22). Piazzolla con più arditezza dirà « lo son di nuovo innocente », p. 14,
v. 9. E ancora l’emistichio ungarettiano « o statua dell’abisso umano » (Statua, p.
139, v. 2) si è trasformato in « il favoloso abisso della vita » (Pietà, p. 4, v. 10); e il
grido esistenziale ungarettiano « Tutto ho perduto dell’infanzia / e non potrò mai
più / smemorarmi in un grido » (Tutto ho perduto, p. 201, v. 1-3) si contrarrà
nell’endecasillabo « D’ogni speranza mi rimane un grido » (D’Ogni speranza, p. 22, v.
1).
Quindi memoria-assenza ma anche memoria-evocazione: « ... che - come ha
bene puntualizzato Vallone - va al di là del significato acquisito con Dante e
Petrarca come puro ricordo perché assume tutto un vago senso di smemorata
evocazione... »25. E ad un tempo di atmosfera assorta di vaga intemporalità
d’immobilità, di fissità è legato il linguaggio delle Lettere della sposa demente. Infatti il
dramma della demente è proprio in questo consumarsi-inconsumato del suo amore
tra temporalità e intemporalità, come se il tempo che pure accenna a farsi (il tempo
mi travolge), non fosse mai stato (il tempo è fermo). Sospensione che nell’aggettivo
si traduce sempre in una connotazione interna: resto muta (p. 11), m’allungo lieve
come l’aria (p. 15), mi trovo sola (p. 15), mi sento smemorata (p. 16), ascolto,
insonne (p. 22), mi ritrovo sospesa (p. 31). Questi riferimenti sono ancora una
prova dei classicismo piazzolliano. La tendenza ad una maggiore discorsività e
colloquialità del linguaggio, si accentua in Esilio sull’Himalaya. In particolar modo le
strutture linguistiche si avvalgono di una maggiore articolazione sintattica fondata
sul come modale e sul quando temporale. o sul che relativo:
Forse tu sei illusione:
...
quando, a sera,
24 Cfr. G. UNGARETTI, Innocence et mémoire, in Vita d’un uomo, saggi e interventi,
Milano, Mondador,i, 1974; per le poesie i riferimenti vanno all’edizione mondadoriana Vita
d’un uomo - Tutte le poesie, Milano, 72, VI.
25 A. VALLONE, Aspetti della poesia it. contemporanea, cit., p. 214.
99
è pozzo la mia noia.
...
quando la voce
è piena del tuo nome,
...
... quando l’alba
batte al mio sangue...
(III)
...
Pietà che mi chiudi neri giorni
e che onoro sognando.
Al tempo che mi avanza
tu fai l’eco
e tutto il mio dolore
non ti cancella ove cresco.
Segui il mio passo
come una foglia
che mai vedrò verde
sul ramo che sono.
Ti ascolto quando
è pietra il mio corpo
e il tuo volto che ignoro...
(XV)
Mentre la frantumazione della frase in immagini, fino alla riduzione delle
immagini in suoni, fa registrare Gli occhi di Orfeo. I rapporti tra predicato e aggettivo,
sostantivo e aggettivo, non sono più rapporti di analogia e di somiglianza, bensì di
simpatia fonologica e coloristica. E la predominanza dell’astratto sul concreto, del
metatemporale sul temporale, è anche motivata da una riduzione sensibile (fino alla
loro scomparsa) dei nessi logici. Così ad esempio:
Nel tuono d’una campana
fiorisce l’udito e in fondo
al ricciuto orecchio l’eco
è volo d’onde accese
dal bronzo nell’aria
che si dilata fra stuoli
di passeri impauriti. (p. 36)
Ora quel tuono d’inizio di verso non è né suono, né fenomeno atmosferico;
né il predicato (fiorisce) del verso successivo è con esso in alcun rapporto logico (o
analogico) e tantomeno col suo soggetto (l’udito).
Ma sia udito che tuono, in particolare per la carica esplosiva delle dentali, si
accordano bene con fondo, ricciuto, onde, dilata, da creare quei suoni stridenti e
martellanti di qualche cosa che rompe e irrom100
pe nell’aria. Il processo di sliricamento già in atto in Adagio quotidiano si
completa con Ballata per mille ombre. E non solo per lo slittare del verso nella
frase, soprattutto per l’intromissione di patterns espressivi del parlato: mazzo di
carte, re, dittatore, ufficio, pistola ad acqua, ministro, pugnale, gabbia, prete, cuscino e di
intere locuzioni: a tre soldi il metro, si farà rosso come un peperone, ti mettono di guardia,
ti fa l’eco, ecc.
Queste poche considerazioni linguistiche e stilistiche che altri potrà
sviluppare, con riferimento ad altre opere di Piazzolla, testimoniano da una
parte dell’appartenenza di questa poesia alla linea classica del nostro
Novecento, dall’altra della complessità e della dinamicità del linguaggio
piazzolliano teso a creare, a rinnovarsi continuamente.
PER UNA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA DELLA CRITICA
Prima di tracciare un rapido registro della poesia piazzolliana nella critica
è bene accennare al posto che occupa nella giovane poesia del dopoguerra.
E accettando il metodo generazionale del Macrì26 colle correzioni
apportate da Falqui27 iscriveremo Piazzolla fra i giovani della terza generazione
accanto a Corsaro, Laurano, Ghiselli, Tognelli, ecc. Ora pur coincidendo la sua
scrittura con le polemiche tra ermetismo e realismo, o meglio tra neoermetismo
e neorealismo, essa resta al di qua e al di là di tali posizioni.
Lontana com’è sia dall’accensioni populistiche degli uni, sia: « ... dalle
suggestioni del vieto epigonismo dell’arcadia, come bene ha osservato il Frattini
» 28, degli altri. Insomma per Piazzolla non si trattava di scegliere nell’intricato
panoroma della poesia del dopoguerra tra poesia pura e impura, tra poesia lirica
o narrativa, tra poesia monodica o corale, ma di partire da se stesso, fermo
restando che la poesia è sempre pura e impura, corale e lirica, impegnata e
disimpegnata. Né certamente la sua è una posizione di comodo, o di rifiuto, e
tantomeno di attesa nei confronti di una certa realtà29. Forse non sarebbe una
soluzione, certamente non la più giusta, se vedessimo nella
26 Cfr. O. MACRÌ, Realtà del simbolo, Firenze, Vallecchi, 1968; in particolare si vedano i
capitoli I, II rispettivamente p. 465 e 473.
27 Cfr. E. FALQUI, La giovane poesia, Roma, Colombo, 1957, p. 17 e segg.
28 A FRATTINI, in « Idea », 8 maggio 1955.
29 Cfr. A. MARCOVECCHIO, « Presente », inverno 52-53; infatti per il Marcovecchio
tra le due correnti, post-ermetica e neorealistica, si registrano: « ... voci solitarie che non
fanno corpo con la corale poesia ermetica o mistica o umanitaristica o sociale che
intorno a loro si intona »: ma che, « sia pure ai margini della vita letteraria estrinseca e
mondana, partecipa per manifesti segni al dramma della poetica e della poesia
novecentesca ».
101
sua poesia il superamento delle istanze neoermetiche e neorealistiche. In ogni
caso resta la sua poesia, accanto a tanti nomi del nostro Novecento, si pensi a
Saba e fra i più giovani a Carrieri, una poesia che non si lascia irreggimentare in
nessuna corrente, anche per un tantino di irregolarità, di sovversività che è
propria del carattere del Novecento, e per quel modo naïf di guardare la realtà.
Ma ormai da oltre un ventennio la critica più attenta e più qualificata ha scritto
sulla sua poesia. Non sono mancati veleni di certa critica ufficializzata, a volte
volontariamente diffidente, a volte palesamente distratta e assente. Ma se è con
gli anni ’50 che Piazzolla ha cominciato a far parlare di sé, già la sua poesia era
conosciuta negli ambienti letterari francesi. E fu proprio Gide nel lontano 1938
in una lettera ad esprimersi in questi termini: - La poesia di questo giovane
poeta italiano, leggendo il mito di « Pérsite e Melasia » mi è sembrata inventata
ed espressa con quella patetica innocenza con cui i lirici greci sentivano i loro
bellissimi canti -. Insomma Gide poneva nell’inventività e quindi nel momento
lirico-evocativo la costante più vera della sua poesia. Inventività che è capacità
d’incantarsi, di adererire ad una visione fresca e ingenua, quasi mitico-poetica,
della realtà. E l’accostamento ai lirici greci era puntuale se pensiamo ad Elegie
doriche. E quando nel ’51 il volumetto uscì la critica fu concorde nel sottolineare
quest’aria di ingenuità e di candore di Elegie doriche. E uno dei primi a parlarne
fu Frattini in Idea, (novembre, 1951).
L’intervento di Frattini oltre a risottolineare « certi temi e inflessioni e
raccordi della lirica antica greca » presenti nella sua poesia l’agganciava alla
nostra tradizione più illustre a partire dal Leopardi fino alle esperienze più
sicure del Novecento, lievitate e assorbite in tutta naturalezza.
Per di più Frattini parlava di Elegie doriche come poesia oscillante tra idillio
ed elegia, a conferma di quanto precedentemente osservato.
Ma da più parti non si finiva mai d’insistere sulla chiarezza, sul pudore, sullo
stupore delle immagini. In un altro intervento il Claudi in Alfabeto (Roma, 15-30
settembre 1951) parlava di nitore elementare e di ritorno alla chiarezza del
pensiero ontologico greco. Alle stesse conclusioni giungeva E. Miscia (Voce
Repubblicana, ottobre 1951). Non meno provocazioni portò negli ambienti
letterari l’edizione delle Lettere della sposa demente che si pubblicò in
un’edizioncina quasi alla macchia. Il testo, di mano in mano, incuriosì anche un
poeta e critico quale F. Fortini che in Comunità (Milano, dicembre ’52, n. 16)
così si esprimeva: - Un incontro curioso è quello con le « Lettere della sposa
demente » ... un patetico rosario di fedeltà, vagamente rilkiano, con alcuni
frammenti notevoli e un fraseggio sensibile -. A suo modo Fortini calcando
l’accento su incontro curioso sottolineava la novità delle Lettere, non tanto dal
punto di vista strettamente poetico, quanto per l’invenzione del personaggio.
Ma fu Ciarletta nella prefazione al volume a indicarne puntualmente ogni
aspetto. Ciarletta dopo aver rintracciato nell’Ofelia di Shakeaspeare la sorella
maggiore della de102
mente insiste sulla psicologia tutta femminile della protagonista. Egli parla di «
capriccio » come espressione esaustiva dell’amore femminile. Capriccio che poi
genera quella tensione continua tra speranza-attesa, sogno-realtà. Entro questi poli
oscilla il dramma della demente. Invece Virdia (La Voce Repubblicana, 5 agosto ’52)
proponeva il termine « delirio » e considerava le Lettere un poemetto
lirico-evocativo. Sostanzialmente Vicari recensendo il volume su La Settimana Incom
dell’ottobre dello stesso anno vi si allineava. Era Vernieri che dalle pagine di L’Italia
che scrive (novembre ’52) accusava Piazzolla di avere scelto a metà: - Ma l’Autore ha
avuto paura del racconto, dei procedimenti narrativi (e fin qua non gli si può dar
torto); ma soprattutto non ha avuto la lena di affrontare in pieno la situazione
felicemente creata; e di darci nelle linee più profonde e psicologiche il dramma della
demente... -. Anche il Mele (Corriere del Giorno, 7 dicembre ’52) e poi il Ramperti
(Roma, 12 maggio ’53) si ripetevano in formule ormai acquisite come frenesia, tragico
lucore senza modificare il discorso.
A Esilio sull’Himalaya subito dedicava la sua benevola lettura E. F. Accrocca
su La Fiera Letteraria del 15 novembre ’53. Accrocca come il Battistini (Il Giornale
d’Italia, 7 ottobre dello stesso anno) parlava di Esilio come poesia di affetti, cose
familiari, cose vere, cose reali. Un mondo insomma ancorato ad una visione di valori
primitivi ed essenziali. Ed entrambi i recensori sottolineavano come il canto di
Esilio nasceva da un’accettazione sommessa quasi pascoliana del mistero di fronte
alle cose. Sull’aspetto più propriamente religioso insisteva prima Etna (Il Giornale del
Mezzogiorno, 17 maggio ’54), poi vi ritornerà dopo molti anni Villaroel nella
prefazione a Il mattutino delle tenebre. Etna parlava di misticismo panteistico che lo
avvicina a Tagore e agli scrittori religiosi indiani del Trecento. Anche per Villaroel il
Dio di Piazzolla resta nei suoi attributi il Dio di Dante: luce ed amore.
Su Le favole di Dio ritornava Frattini (Idea, 8 maggio ’55) sottolineando in
apertura il limite immanente di una poesia per vocazione lirico-fantastica.
A dire del Frattini alla complessità della tematica e alla varietà delle soluzioni
espressive fa riscontro: « una fantasia logorata da un gioco di invenzioni che
sfiorano l’alea del meccanismo, dell’artificio ». Quasi che la poesia piazzolliana non
sopporti il peso di una maggiore o più solida partecipazione del contenuto. E sul
lirismo di Piazzolla come sua misura, la più naturale e la più congeniale, si parlò con
insistenza e da più parti con il volume edito da Cino del Duca Mia figlia è innamorata.
Gli interventi e le recensioni che seguirono a breve distanza concordavano
con quanto già osservato a proposito delle Lettere. Da Marletta (Il Paese, 30 agosto
1960) che parlava di intenso lirismo a Cimatti (La Fiera Letteraria, 14 agosto 1960) che
insisteva sulla fiaba-sogno creata da Piazzolla. Qualche riserva avanzò ancora il
Frattini (Humani103
tas, novembre ’60). L’ampliamento del tema-originario (il testo delle Lettere),
secondo il Frattini, ha provocato uno scadere dell’intensità ingenerando qua e là
compiacimento e monotonia.
Per ultimo è da notare il recente saggio di R. Méjean (La France Latine, 4e.
Trimestre ’74 n.s., n. 60) che una volta sottolineata importanza del personaggio
della demente nella poesia del Novecento, faceva scaturire questa poesia dalla tendenze, di Piazzolla: « ... à capter, par tous les sens, les potentialités oniriques de ce
que l’on appelle « le réel » - qui n’est, bien entendu, que la forme un peu plus stable
du songe -, l’obsession d’une métaphysique de chair et de sang, une fecondité que
l’on pouvait, sans exagération, qualifier d’exceptionnelle, et un pouvoir expressif
d’un tel impact qu’il semblait provenir d’une initiation orphique effectuée dans une
autre vie ».
Importante nella bibliografia critica su Piazzolla è la prefazione di Aventi al
volume Gli occhi di Orfeo che segna un altro aspetto del mondo poetico piazzolliano.
Per Aventi Gli occhi di Orfeo non sono l’espressione di un neo-barocchismo o di un
marinismo ritornante, bensì la risoluzione-invenzione dell’universo in immagini. Un
universo post-relatività. Infatti Aventi usa la parola cosmogenesi come giustifica di
quel continuo riandare e muoversi delle immagini in fuga, in combutta, in espansione e
in compenetrazione, proprio come tanti protoni e neutroni che ruotano attorno ad un
nucleo. Scartata anche da Bevilacqua (Il Messaggero di Roma, 14 settembre ’64)
l’ipotesi di un neobarocchismo piazzolliano. E sintetizzando così si esprimeva: « Se
in ” E segno resta ” , infatti il colorismo sfiora la rarefazione, senza mai cessare,
tuttavia, la sua funzione passionale e sentimentale, in ” Metamorfosi ” il poeta si
scopre meno istintivo, più controllato nella correlazione tra immagine e pensiero:
una prudenza stilistica ancor più avvertibile nella terza sezione, che dà il titolo al
volume e dove la fusione tra istinto e contemplazione si fa pressoché perfetta ».
Il Pento (Annali della Pubblico Istruzione, gennaio-aprile ’65) invece parlava di «
poetica » della parola da cui scaturiva l’orfismo piazzolliano: « E’ la parola che crea,
in forza di una immanente potenzialità lirica-allusiva, evocativa, fonicamente
prestigiosa e simbolica - una polivalente e orfica realtà (una surrealtà, quindi),
condizionata a un’ ardua misura metafisica ». Addirittura il Pento collegava tale
poetica al filone più attivo del nostro ermetismo.
Sull’orfismo piazzolliano ritornava qualche mese dopo (Persona, giugno ’65) il
Sigillino.
Su Il paese d’Iride ancora è da registrare un intervento di Sigillino (La Fiera
Letteraria, 14 ottobre 1962) per il quale il volume è espressione di una « scapigliatura
novecentesca ». Scapigliatura come reagente contro l’accademismo di certa cultura.
Questo però non vuol dire che si possa parlare di « estetica visiva » o di «
avanguardismo » o di « spettacolarità » fumettistica, nascendo quella reazione da un
bisogno di « interiore solitudine » e da una profonda umanità.
Importante anche la prefazione di Aventi al volume Viaggio nel
104
silenzio di Dio. Anche perché Aventi fa il punto sul periodo francese e sugli influssi
dell’avanguardia simbolista nella sua opera. Egli vi ravvisa quattro costanti che
s’intrecciono continuamente: la costante lirica, la costante filosofica, la costante
teologica, la costante panteistica, le quali si fondono nella categoria dell’Immaginario:
« Comunque, Immaginario è qualcosa, o Qualcuno, da cui scaturiscono le strutture
nuove, le morfologie nuove della vita ... e della Parola ». Suggestiva, invece, l’idea di
Aventi di voler giustificare la scrittura automatica del poemetto perché essa coglie
la profonda essenza del creato dove si entra solo « per salti qualitativi, o trapassi e
non mai attraverso una analisi logico-esplicativa ».
INTERVISTA CON L’AUTORE
D. In che senso ha contato per te l’amicizia con la bohème parigina degli anni trenta: da
Valery a Breton, da Gide ad Aragon?
R. Posso dire che da Valery ho imparato la magia dell’impasto lirico e l’idea
architettonica del poema, nelle sue strutture interne e in certe cadenze sostenute dal
pensiero.
Breton me lo sentivo lontano come poeta, ma ero interessato alla sua poetica
e a quell’amore per la libertà della creazione artistica.
Di Gide ammiravo la impeccabile stesura dello stile e quello spirito di
finezza che mi ha fatto capire l’anima della Francia culturale.
Più che Aragon, per un certo periodo m’interessarono Eluard e Reverdy, i
poeti che io sentivo congeniali sia alla mia poetica che alla mia poesia.
D. Qualcuno ha scritto che hai ereditato da Cardarelli « il culto per la chiarezza ». Ora
la tua ricerca poetica, a parte qualche ricordo cardarelliano come in Ore bianche, si è sviluppata
proprio in senso anticardarelliano. Come mai?
R. « Il culto per la chiarezza » ha ben altre origini e non l’ho sempre praticato
nel senso cardarelliano. Benché fra me e il poeta di Tarquinia ci sia stato un
sodalizio durato circa dieci anni, posso dire che nella mia opera non vi è traccia di
rondismo. « Ore bianche » non c’entrano, perché furono scritte a Parigi. C’è inoltre
da dire che se la mia poesia non è di proposito anticardarelliana ciò è dovuto al
fatto che essa ha le sue radici nella lirica francese da Baudelaire ad Apollinaire.
D. La pubblicazione delle « Lettere della sposa demente » è stata salutata da più parti
come l’invenzione del « personaggio poetico » nella poesia italiana del Novecento.
Cosa ha voluto dire per te la sostituzione del personaggio poetico all’io poetico?
R. Le « Lettere della sposa demente » sono le fasi di una psicologia
femminile evidentemente diversa dalla mia. Qui è una donna che racconta la sua
vicenda interiore ed autonoma. Il personaggio lirico, perciò, si diversifica da me,
poeta. Ed è qui il valore oggettivo
105
d’una poesia ch’io non avrei mai potuto esprimere direttamente, ricorrendo
all’io poetico.
E’ chiaro che, come Flaubert, anch’io potrei dire: la sposa demente sono
io. E qui il discorso ci porterebbe lontano. Comunque, il personaggio
femminile inventato nelle lettere procede per conto suo e, se mai, potrebbe
avere radici, come dice Cimatti, in donne da me conosciute ed amate nel senso
più alto e più profondo della parola.
D. Ti consideri un poeta religioso?
R. Le mie poesie, anzi in quasi tutte le mie raccolte, il rapporto uomo
Dio o è presente o è alluso con quel pathos che il sentimento autentico della
religiosità comporta.
Per me, tutta la vera poesia è mitica e religiosa. L’arte attinge dal Sacro e
spinge il poeta verso la trascendenza. E’ una mia antica convinzione.
D. A quale opera tieni di più?
R. Le opere nelle quali mi sono maggiormente impegnato e alle quali
tengo di più sono: « Le lettere della Sposa Demente », « I detti immemorabili di
R. Maria Ratti » (altro personaggio poetico) e « Viaggio nel Silenzio di Dio ».
D. E’ difficile immaginare un poeta meridionale del dopoguerra (pensiamo a
Scotellaro, Sinisgalli, Bodini, Carrieri) che non si ritrovi nel suo paesaggio e nella sua terra.
Eppure tu hai evitato sistematicamente ogni accenno alla condizione meridionale. Perché?
R. Se non mi sono occupato esplicitamente della condizione meridionale,
nella mia poesia si sente, e questo è dimostrabile sempre, il tono, il calore, la
struggente forza lirica che è segretamente implicita nel dramma del
mezzogiorno.
C’è poi un’altra ragione. Io ho vissuto pochissimo nelle Puglie e ciò forse
ha finito col determinare la mia lontananza spirituale dalla « realtà esterna » del
meridione.
D. Tu, sei stato e resti un poeta « solitario » lontano dalle conventicole letterarie e
dalle beghe di scuola. Ritieni che tutto questo sia stato nocivo alla tua poesia?
R. E’ vero che sono stato e sono tuttora un poeta appartato.
Comunque, ciò non mi ha impedito di avere molti amici poeti e letterati.
Mi manca forse il senso pratico dell’affare editoriale. C’è intorno a me come
una tacita congiura del silenzio, pur ricevendo, quotidianamente, attestati di
stima da parte di personalità illustri del mondo letterario. Mi hanno dato molti
premi, ma non ho ancora il mio editore.
Tutto questo è veramente misterioso; e, in più, per me tanto, ma tanto
nocivo. Le conventicole letterarie non mi tentano, come trovo vane le beghe di
scuola. Amo semplicemente la poesia e stimo non pochi poeti autentici, molti
dei quali sono già scomparsi dalla scena letteraria.
106
D. Ci è parso di vedere nelle ultime opere e in particolare nel volume « Viaggio nel
Silenzio di Dio » uno scivolamento verso certa avanguardia. Che ne pensi?
R. Nel « Viaggio nel Silenzio di Dio » non c’è affatto « uno scivolamento
verso certa avanguardia ». Devi sapere che sin dagli anni trenta io elaborai una
poetica che è andata sempre più evolvendosi e sviluppandosi.
Quel che in poesia scrivono oggi gli sperimentalisti o i poeti dell’avanguardia,
io l’ho scritto circa quarant’anni fa, al tempo del Dadaismo, del Surrealismo e della
scrittura automatica. « Il viaggio » è perciò esattamente il punto di arrivo di un
processo poetico che si è maturato nel tempo e dall’interno. Esso comunque
richiede una conoscenza profonda e particolareggiata della lirica europea. Non è
facile capire tutti i piani della mia poesia. Ti dico questo perché desidero che tu
sappia che critici come Bo, Macrì, Villaroel, Salveti e tanti altri, hanno sempre
confessato di sentirsi disorientati dalla mia poesia. Gli unici ai quali devo giudizi
molto vicini al mio mondo poetico sono stati Giuseppe Aventi, (Villaroel con
ritardo) René Méjean; qualche volta Alberto Frattini, Pietro Cimatti e soprattutto
Corrado Govoni, che avrebbe voluto includere la mia lirica « Il Mattutino delle
Tenebre » al posto di onore della sua antologia « Il fiore della poesia italiana ».
D. Un’ultima domanda: hai in preparazione una nuova raccolta?
R. Oltre alla imminente pubblicazione della terza edizione delle « Lettere
della sposa demente » ho in preparazione un’antologia delle Opere edite e
un’antologia delle raccolte inedite. Si tratta, per questi due ultimi lavori, di
un’operazione difficile e massacrante dal punto di vista editoriale.
Roma, gennaio 1975
107
NOTIZIE BIOGRAFICHE
1910
1913
1928
1930
1931
1933
1934
1935
1936
1938
1939
1940
Nasce a San Ferdinando di Puglia (Foggia) il 16 aprile 1910 Marino
Pasquale Piazzolla.
Muore il padre e con la madre va a vivere in casa del nonno materno
dove resterà fino all’età di diciotto anni.
Frequenta le classi elementari in paese, passando gran parte della
giornata in campagna di suo nonno. A dodici anni interrompe gli studi.
Legge come può testi che trova nella piccola biblioteca paterna, dai
volumi di Lombroso a quelli di Darwin, ai testi di sociologia di Zino
Zini.
Frequenta il corso allievi sottufficiali e in caserma amplia e completa la
sua preparazione scolastica.
Muore la madre mentre sostiene a Roma gli esami di abilitazione
magistrale.
Con la sorella si trasferisce a Parigi. Assunto in qualità di segretario e
bibliotecario della Società Dante Alighieri, qui conosce Pierre di Nolhoe, Marinetti e Fiumi.
Quando ormai ha buona conoscenza della lingua, fa amicizia con i giovani poeti parigini: Bergeal, Guillik, Méjean, Amelin. Dirà il poeta: « Ci
si riuniva nei caffé più rinomati della capitale e si parlava di poesia o si
declamavano i nostri versi ».
Conosce il critico Jean Royère, fondatore del movimento poetico « Il
Musicismo » e autore di vari saggi importanti su Poe, Baudelaire. E’
Royere a fargli conoscere la lirica simbolista e in particolare Mallarmè e
Valery.
S’iscrive alla facoltà di Filosofia alla Sorbona.
Esordisce con un saggio su Pirandello sulla rivista Ars et Idée. In
seguito stringe amicizia con Gide, che lo chiama fra i collaboratori della
rivista, e Valery.
Ottiene il diploma di Studi Superiori di Filosofia discutendo una tesi su
Le poetiche da Aristotele all’abate Bremond. Collabora a « L’Age Nuveau »
rivista diretta da Marcel Fevre che raccoglieva attorno a sé le forze della
intellighentia francese. L’ultimo periodo parigino frequenta i poeti
surrealisti tra cui Eluard, Breton, ma in particolare apprezza la
raffinatezza di Jean Gilbert De Couript.
Pubblica in francese le due raccolte di versi Horizons perdus e Caravanes.
Tornato in Italia dà alle stampe Ore bianche e il poemetto mitologico
Pèrsite e Melasia. Si dedica all’insegnamento di Storia e Filosofia.
108
1945
1947
1948
1951
1952
1953
1954
1956
1957
1958
1960
1963
1964
1967
1973
1974
1975
Si stabilisce a Roma dove tutt’ora vive.
Dirige la rivista « Narciso ». Si lega d’amicizia con i pittori Monachesi,
Fantuzzi, Omiccioli, Stradone e con gli scrittori Iavarone, Carta, Mucci,
Barilli, Natta con cui subito fraternizza.
Conosce al Caffé Greco Cardarelli, allora direttore de « La Fiera
Letteraria » che in seguito gli affiderà la rubrica « Critica di poesia ».
Di Cardarelli diviene uno dei più intimi. Sono questi gli anni di più
intensa attività di critico letterario e d’arte: dai saggi su Penna, Valeri,
Bontempelli, Montale, Eliot, Raphael, Michaux, S.J. Perse, agli articoli
su Klee, Cezanne, Picasso, Roaualt, Braque ecc.
L’assidua collaborazione alla Fiera gli dà modo di conoscere i più noti
scrittori italiani da Bernari, a Moravia, a Govoni, a Falqui.
Pubblica Elegie Doriche che gli vale il premio Etna-Taormina per l’opera
prima.
Seguono le Lettere della sposa demente.
Esilio sull’Himalaya che merita con Bartolini il premio Chianciano.
Conosce lo scrittore napoletano G. Marotta che apprezzerà moltissimo
la sua poesia.
Pubblica Le favole di Dio, un volume che resta quasi clandestino.
Ottiene la cattedra di Filosofia e Pedagogia all’Istituto Magigistrale « B.
Croce » di Avezzano. Mentre s’intensifica la sua collaborazione ai
quotidiani dal « Piccolo » di Trieste a « La Gazzetta del Sud » di
Messina, nonché ai giornali dell’A.G.A.
Esce il volume antologico Pietà della notte, premio di poesia città di
Avezzano. Mentre vanno facendosi tesi i rapporti con Cardarelli, fino
alla rottura definitiva che seguirà di lì a poco.
Pubblica Adagio Quotidiano e i Poemetti.
Gli viene assegnato la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica al
premio Viareggio di poesia con il volume Mia figlia è innamorata. Dà alle
stampe il volume di prose E l’uomo non sarà solo.
Inizia a praticare la pittura ideografica che culminerà nelle due mostre
di Parigi e di Milano.
Publica Gli occhi di Orfeo che ottiene ex equo con Sanesi il
Tarquinia-Cardarelli.
Dirige la rivista umoristica « L’Idiota ».
Pubblica il volume Viaggio nel silenzio di Dio che merita con Marvardi il
premio di poesia Città di Capua.
Raccoglie i testi delle favole umoristiche nel volume illustrato
interamente da Omiccioli I fiori c’insegnano a sorridere.
Esce con prefazione di R. Méjean la terza edizione delle Lettere della
sposa demente.
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BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE
Horizons perdus (liriche), Paris, Edition des Deux Artisans, 1939.
Caravanes (liriche), Paris, Edition des Deux Artisans, 1939.
Pèrsite e Melasia (mito), pref. di R. D’Este, Trani, Paganelli, 1940.
Ore bianche (liriche), Trani, Paganelli, 1940.
Elegie doriche, (liriche), Roma, Eros, 1951.
Un negro in Paradiso, Roma, Eros, 1952.
Lettere della sposa demente, (liriche) pref. di N. Ciarletta, Roma, Ed. dell’Ippogrifo,
1952.
Esilio sull’Himalaya (liriche), Roma, Ed. del Canzoniere, 1953.
Le favole di Dio (liriche), Roma, Ed. Alabatros, 1954.
Pietà della notte, (volume antologico 1937-1957; contiene le seguenti sezioni
inedite: Morte è antica e Gli epigrammi del mandarino 1954-1957); Pietà della notte
(1956-57), Bologna, Cappelli, 1957.
Il paese di nessuno, (volume antologico; oltre una parte inedita che dà il titolo al
volume, esso contiene un’ampia scelta dei volumi precedenti dalle Lettere a Pietà
della notte), Roma, Porfiri, 1958.
Poemetti, Roma, Porfiri, 1958.
Adagio quotidiano (liriche), Padova, Rebellato, 1958.
Mia figlia è innamorata, Milano, Cino del Duca, 1960.
E l’uomo non sarà solo (prosa), Milano, Ceschina, 1960.
Il paese d’Iride, (liriche), Roma, Carucci, 1962.
Mabò lo straniero (poemetto), in « Il Protagora », 21 giugno 1962.
Gli occhi di Orfeo, pref. di G. Aventi, Roma, Ippogrifo, 1964.
Ballata per mille ombre, Roma, Canesi, 1965.
Il mattutino delle tenebre, avvertenza di G. Villaroel, Pisa, La Soffitta, 1964.
I detti immemorabili di R.M. Ratti, 2 voll., Roma, Ippogrifo, 1965 e 1966.
Quando gli angeli ascoltano, Roma, Ed. Ciranna, 1968.
Minuetto per ombre sole (antologia poetica 1951-1969), Padova, Rebellato, 1970.
Per archi impazziti, Roma, Ed. Veutro, 1970.
Gli anni del silenzio, pref. di G. Aventi, Roma, Ed. Cardini, 1972.
Viaggio nel silenzio di Dio, pref. di G. Aventi, Roma, Ippogrifo, 1973.
In un pianeta che ignoro (appunti e pastelli), con un saggio di F. Ferrara, Roma,
Ed. E.R.S.I., 1974.
I fiori c’insegnano a sorridere (favole umoristiche), pref. di F. Ceriotto, con 36
disegni di G. Omiccioli, Verona, Ghelfi, 1974.
Lettere della sposa demente, pref. di R. Méjean, Roma, Ippogrifo, 3a ed., 1975.
M. PIAZZOLLA-R. MÉJEAN, Balado d’a dos voues / Ballade à deux voix, (testo
bilingue, provenzale e francese; contiene M. Piazzolla, Dins Paris li dos oumbro
nostro / Dans Paris nos deux ombres; R. Méjean, Balado dou darrie vespre / Ballade du
dernier soir), Toulon, L’Astrado, 1975.
110
TRADUZIONI
RENÈ MÉJEAN, L’almanacco strappato, Milano, Ceschina, 1974.
BIBLIOGRAFIA DELLA CRITICA LETTERARIA
Surrealismo realtà umana e marxismo, in « La Giustizia », 19 ottobre 1954.
Colloquio con Valery, in « Il Piccolo », 20 dicembre 1956.
Ritratto di Leopardi, in « Il Piccolo », 5 febbraio 1957, poi in « Iniziative », sett.-ott.
1958.
Critica Letteraria, in « Gazzetta del Sud », 13 febbraio 1957.
Poesia di Claudel, in « Il Piccolo », 16 febbraio 1957.
Sincerità di Gide, in « Gazzetta del Sud », 2 aprile 1957.
Ritratto di Edgar Poe, in « Il Piccolo », 13 aprile 1957.
Ritratto di Rimbaud, in « Il Piccolo », 30 maggio 1957.
Il vagabondaggio del « saggio » Virgilio, in « Gazzetta del Sud », 25 giugno 1957.
Lo spirito classico di G. Leopardi, in « Il Piccolo », 12 luglio 1957.
Maestro Dante, in « Gazzetta del Sud », 27 luglio 1957.
Il gigante Omero, in « Il Piccolo », 7 agosto 1957; poi in « Iniziative », nov.-dic. 1957.
Cardarelli a Via Veneto, in « Gazzetta del Sud », 8 agosto 1957.
Riflessioni sulla cultura, in « Il Piccolo », 17 agosto 1957.
Infelicità di Pascal, in « Il Piccolo », 5 ottobre 1957; poi in « La Fiera Letteraria », 4
giugno 1961.
Il messaggio di Nietzsche, in « Il Piccolo », 23 ottobre 1957.
Realismo lirico, in « Il Piccolo », 2 novembre 1957.
La poesia di Hólderlin, in « Il Piccolo », 14 novembre 1957.
Il « Mago » Marotta, in « Gazzetta del Sud », 20 dicembre 1957.
Purezza di Mallarmé, in « Il Piccolo », 15 gennaio 1958.
L’angoscia di Kafka, in « Il Piccolo », 7 febbraio 1958.
Candore di Govoni, in « Il Piccolo », 25 febbraio 1958.
La lirica in esilio, in « Il Piccolo », 1 marzo 1958.
Elegia di Villaroel, in « Gazzetta del Sud », 19 marzo 1958; poi in « Cinzia », aprile
1958.
Arte di Proust, in « Gazzetta del Sud » 1 aprile 1958.
Baudelaire immorale? in « Gazzetta áel Sud », 9 aprile 1958.
« Scandalo della speranza », in « Il Piccolo », 24 aprile 1958; poi in « La Fiera Letteraria
», 16 aprile 1961.
Proust e il tempo, in « Il Piccolo », 29 aprile 1958.
Pirandello tragico, in « Il Piccolo », 20 maggio 1958.
La poesia di Eliot, in « Il Piccolo », 24 giugno 1958.
L’Universo di joyce, in « Il Piccolo » ‘ 4 luglio 1958.
Valery il perfetto, in « Il Piccolo », 16 luglio 1958; poi in « La Fiera Letteraria », 14
maggio 1961.
La lirica di Ungaretti, in « Il Piccolo », 19 agosto 1958.
111
Garcia Lorca, in « li Piccolo », 6 settembre 1958.
Su Apollinaire, in « Gazzetta del Sud », 2 ottobre 1958.
Vittorio Sereni, in « Il Piccolo », 15 ottobre 1958.
Attilio Bertolucci, in « Il Piccolo », 29 novembre 1958.
Poeti d’oggi: lorge Guillén, in « Il Piccolo », 12 dicembre 1958.
Poeti d’oggi: Saint-John Perse, in « Il Piccolo », 2 gennaio 1959.
Poeti d’oggi: Henri Michaux, in « Il Picolo », 21 febbraio 1959.
Giuseppe Marotta, in « Il Piccolo », 5 marzo 1959.
L’estetica di Cecchi, in « Il Piccolo », 18 marzo 1959.
Il canto di Saffo, in « Il Piccolo », 18 aprile 1959.
Poeti d’oggi: Rafael Alberti, in « Il Piccolo », 13 maggio 1959.
Alberto Moravia, in « Il Piccolo », 21 maggio 1959.
Orfismo di Campana, in « Il Piccolo », 16 giugno 1959.
Lirici Greci, in « Il Piccolo », 28 giugno 1959; poi in « Il Sestante Letterario »,
sett-ott. 1962.
La lirica di E. Montale, in « L’Unione Sarda », 25 luglio 1959.
Orfeo ed Euridice, in « Il Piccolo », 21 agosto 1959.
Critici d’oggi: G. Trombatore, in « Il Piccolo », 28 agosto 1959; poi in « La Fiera
Letteraria », 11 febbraio 1962.
Presenza di Dio, in « Il Piccolo », 3 dicembre 1959.
Pensatori d’oggi: Maria Zambrano, in « Il Piccolo », 29 dicembre ‘59. Soren
Kierkegaard, in « Il Piccolo », 20 gennaio 1960.
Pensatori d’oggi: Maria Zambrano, in « Il Piccolo », 29 dicembre 1959. Pietro Cimatti,
in « Il Piccolo », 29 marzo 1960.
Simone Weil, in « Il Piccolo », 7 febbraio 1961.
Salvatore Quasimodo, in « Il Piccolo », 28 aprile 1961.
Il sacro e l’orfico, in « Crisi e Letteratura », (Roma) 15-30 luglio 1961. Lo stile poetico
e la rivolta, in « Il Piccolo », 13 luglio 1962; poi in « Il Sestante Letterario », sett.-ott.
1962.
Marotta e i suoi alunni, in « Dialoghi », (Roma), sett.-ott. 1967.
S. Ouasimodo, « Operaio di sogni », in « La Carovana », aprile-giugno. 1968.
De Pisis, pittore-poeta, in « Persona », (Roma), novembre 1969.
La lirica di Ungaretti: dal « Porto Sepolto» a « La Terra Promessa », in « La Carovana
», aprile-settembre 1970.
Ritratto di Barilli, in « Persona », nn. 2, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, giugnodicembre 1970.
Saggi apparsi ne « La Fiera Letteraria ».
Il poeta di Narciso deriva da Mallarmé, 26 giugno 1949.
Gide nel millenovecentotrentotto, visita ad un utopista, 28 agosto 1949; poi in « La
Giustizia », 22 settembre 1954.
Un uomo antico in esilio in mezzo a noi, 21 maggio 1950.
Anna Claudi alla finestra, 4 giugno 1950.
Poesie Marginali di S. Penna e Fuoco Bianco di A. Grande, 13 agosto 1950.
I martedì letterari; Diego Valeri e le creature di Racine, 4 febbraio 1951.
Amore di Gide alle lettere italiane, 25 febbraio 1951.
112
Risposta a Leone Piccioni, 11 marzo 195 1.
La poesia di Luciana Frassati, 10 giugno 1951.
Ritratto di un poeta dopo il trittico della felicità perduta, 20 dicembre 1953.
Artisti italiani: Franco lurlo, 2 maggio 1954.
Marotta, il suo estro è poesia, 12 dicembre 1954.
T. S. Elíot, poeta cattolico, 11 gennaio 1959.
Il sacro in Rouault, 17 aprile 1960.
Eugenio Montale, 12 giugno 1960.
A proposito degli «Alunni del sole» Napoli secondo Marotta, 26 giugno 1960.
« Solo, povero, candido se ne è andato M. Bontempelli », 31 luglio 1960. La notte
dell'anno uno, 25 dicembre 1960.
Michaux surreale, 12 febbraio 1961.
I vincitori della « Penna d'oro »; profilo di E. Cecchi, 19 febbraio 1961. Il poeta degli
angeli, 26 febbraio 1961.
Un ritratto della nostra società in « Visti e Perduti »; Marotta in poltrona, 19 marzo
1961.
La sorridente disperazione dell'ultimo Delfini, 26 marzo 1961.
Ironia e mistero ne « La Farfalla di Dinard », 2 aprile 1961.
La persona e il destino; meditazioni di Simone Weil, 9 aprile 1961.
Un'acuta indagine critica di Gianni Nicoletti: la bellezza di Baudelaire, 23 aprile 1961.
Artisti italiani: Gino Croari, 30 aprile 1961.
L'Assoluto di Mallarmé, 7 maggio 1961.
Noteralle di revisione critica; IQ spirito clausica di Leopardi, 21 maggio 196 1.
Due critici nella nostra civiltà. Carteggio Nietzsche-Burckhardt, 28 maggio 196 l.
Su « Vento in gabbia », raccolta di prose di varia ispirazione. Marotta favoloso e
beffardo, 9 luglio 1961.
« Il re di Sardegna » e altre poesie. L'ironia di Frattini, 16 luglio 1961. Un nuovo
poeta per il Sud: la Calabria di Costabile, 23 luglio 1961. L'antiretorica dell'eroismo:
Risi pensieroso, 6 agosto 1961.
Per una storia spirituale della poesia italiana. Linea Umbra: un'ardita testimonianza, 10
settembre 1961.
Un fanciullo che scopre il mondo e se lo racconta. Poesie di Gatto, 17 settembre 1961.
Giovani poeti italiani; Un uomo e una fede, 24 settembre 1961.
Giovani poeti italiani. Due lirici della discrezione, 1 ottobre 1961.
Il poeta del poeta: Holderlin, 15 ottobre 1961.
Ricordi parigini. Sincerità di Gide, 22 ottobre 1961.
Ricordi parigini. Valery su Mallarmé, 29 ottobre 1961.
Ricordi parigini. Paul Claudel tra Rimbaud e Dio, 5 novembre 1961; poi in «
Iniziative », maggio-agosto, 1966.
La missione dell'uomo di cultura, 12 novembre 1961.
Ricordi parigini. Royere, 26 novembre 1961.
113
Ricordi parigini, La Grecia di Beaudouin, 3 dicembre 1961.
Saggio e antologia esemplari: La Voce, 10 dicembre 1961.
Ricordi parigini. Il poeta Topalian, 31 dicembre 1961.
Ricordi parigini. Notturno a « Notre Dame », 7 gennaio 1962.
Dal terrore alla felicità. Camus uomo della rinascita, 14 gennaio 1962.
Dall'assurdo quotidiano alla saggezza. La poesia di Ferrari, 20 gennaio 1962.
L'uomo e il divino di Maria Zambrano. Una filosofia per l'uomo, 18 febbraio 1962.
Tradotta da Manara Valgimigli la lirica dei Greci, 25 febbraio 1962.
Il libriccino di Anna Curcio, 4 marzo 1962.
Giuseppe Marotta, scrittore solitario e uomo sulla breccia. Le sue donne, 20 gennaio 1963.
Interviste immaginarie apparse su « La Fiera Letteraria ».
Visita a Igor Iravic, 23 ottobre 1960.
Visita a Peppotoston, 30 ottobre 1960. Visita a Organon, 13 novembre 1960.
Visita a Leviatano, 27 novembre 1960.
Visita a Egopatìcos, 4 dicembre 1960.
Visita al dott. Ervad, 11 dicembre 1960.
Visita a Zatti, 18 dicembre 1960.
Monologo del dittatore, 1 gennaio 1961.
Visita a Rascellini, 8 gennaio 1961.
Visita a Ermete Trimegisto, 15 gennaio 1961.
Visita a Salintari, 29 gennaio 1961.
CRITICHE D'ARTE
Ritratto di Giotto, in « Gazzetta del Sud », 16 maggio 1957.
Ritratto di Michelangelo, in « Il Piccolo », 24 aprile 1957.
I sogni di Utrillo, in « Il Piccolo », 29 novembre 1957; poi in « La Fiera Letteraria », 9
ottobre 1960.
Magia di Klee, in « Il Piccolo », 31 gennaio 1958.
Libertà di Picasso, in « Il Piccolo », 21 marzo 1958.
Tristezza di Modigliani, in « Il Piccolo », 12 aprile 1958.
Il sole di Van Gogh, in « Il Piccolo », 10 maggio 1958.
Pollock e il caos, in « Gazzetta del Sud », 16 maggio 1958.
Monachesi polemico: Apologia della luce, in « Gazzetta del Sud », 21 ottobre 1958.
Vangelli: Moderno e umano, in « Gazzetta del Sud », 6 novembre 1958.
Le intuizioni di Braque, in « Il Piccolo », 20 novembre 1958.
Wassily Kandisky, in « fl Piccolo », 31 gennaio 1959.
Georges Rouault, in « Il Piccolo », 15 febbraio 1959.
Armiro Yaria, in « Il Piccolo », 29 maggio 1959.
Poetica di Cezanne, in « Il Piccolo », 12 aprile 1958; poi in « La Fiera Letteraria », 18
settembre 1960.
Edoardo Giordano, in « Il Piccolo », 7 agosto 1959.
114
VanGogh e il dolore, in « Il Piccolo », 25 settembre 1959.
Giovanni Omiccioli, in « Il Piccolo », 17 ottobre 1959.
Mauro Manca, in « Il Piccolo », 31 ottobre 1959.
La pittura astratta, in « Il Piccolo », 8 marzo 1961; poi in « Iniziative »,
settembre-ottobre 1964.
Antonio Delfini, in « Il Piccolo », 4 settembre 1962.
PROSE D'ARTE
Costellazione dell'Orsa Minore, in « Il Popolo di Roma », 4 marzo 1953.
Nascita di Roma, in « Il Mezzogiorno », 2 ottobre 1954.
Fantasia al Colosseo, in « Il Mezzogiorno », 12 ottobre 1954.
« Notre Dame », in « Gazzetta del Sud », 27 novembre 1956.
Domenica al Pincio, in « Gazzetta del Sud », 15 febbraio 1957.
Le Piazze di Roma, in « Il Piccolo », 2 marzo 1957.
Fantasia al Colosseo, in « Gazzetta del Sud », 13 marzo 1957.
Piazze di Roma, in « Il Piccolo », 23 marzo 1957; poi in « Gazzetta del Sud », 26
marzo 1957.
Parole discrete, in « Gazzetta del Sud », 17 aprile 1957.
Presenza della natura, in « Gazzetta del Sud », 30 giugno 1957.
Immagine dell'universo, in « Gazzetta del Sud », 29 luglio 1957.
Con Beethoven nella bufera, in « Gazzetta del Sud », 22 agosto 1957.
L'Uomo e la storia, in « Gazzetta del Sud », 29 agosto 1957.
Il giorno della creazione con Bach, in « Gazzetta del Sud », 3 settembre 1957.
Due ombre, in « Gazzetta del Sud », 7 settembre 1957.
Piazze di Roma, in « Gazzetta del Sud », 10 settembre 1957.
Carte cinesi, in « Gazzetta del Sud », 6 ottobre 1957.
Monologo, in « Gazzetta del Sud », 16 ottobre 1957.
Ravel e Agazarian, in « Gazzetta del Sud », 8 novembre 1957.
Metamorfosi dell'autunno, in « Gazzetta del Sud », 15 novembre 1957.
Carte cinesi, in « Gazzetta del Sud », 29 novembre 1957.
Favole per Euterpe, in « Gazzetta del Sud », 6 dicembre 1957.
Soliloquio del Duomo, in « Gazzetta del Sud », 15 dicembre 1957.
Favole, in «Gazzetta del Sud », 28 gennaio 1958.
Lirica-Carte cinesi, in « Gazzetta del Sud », 11 febbraio 1958.
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Momenti musicali: Grieg e De Bussy, in « Gazzetta del Sud », 27 aprile 1958.
Quadri parigini, in « Gazzetta del Sud », 30 aprile 1958.
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Bisanzio Topalian: Spettro di poeta, in « Gazzetta del Sud », 9 maggio 1958.
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Momenti musicali: Mozart e Vivaldi, in « Gazzetta del Sud », 8 giugno 1958.
Concerto e solstizio, in « Gazzetta del Sud », 8 settembre 1958.
115
Considerazioni all'alba, in « Gazzetta del Sud », 11 ottobre 1958.
Momenti musicali: Paganini e Scarlatti, in « Gazzetta del Sud », 16 ottobre 1958.
Momenti musicali: Strawinski e Georiwik, in « Gazzetta del Sud », 21 novembre 1958.
Elogio dei mansueti, in « Il Piccolo », 24 febbraio 1960.
Divagazioni e favole, in « Telesera » (Roma), 17-18 aprile 1961.
Condannato all'ozio, in « Il Gazzettino di Venezia », 1 giugno 1962.
Saggi e prose apparsi in « Iniziative » (Roma):
Ritratto di Baudelaire, luglio-agosto 1953.
Colloquio con Beaudouin; Agazarian e l'usignolo, novembre-dic. 1953.
Incontro con Gide, marzo-aprile 1954.
Mortificazione dell'intelligenza, maggio-giugno 1954.
Un mio incontro con Valery, nov. dic. 1954.
Alcuni aspetti della critica letteraria in Italia, genn. febbraio 1955.
La funzione della critica letteraria militante, marzo-aprile 1955.
Dilettantismo e disumanità della lirica italiana contemporanea, maggiogiugno 1955.
Paura della fantasia e disprezzo del cuore nell'arte italiana d'oggi, nov.dic. 1955.
J.Paul Sartre o della responsabilità, genn. febbraio 1956.
Poesia di Villaroel, nov.-dic. 1956.
Ritratto di Virgilio e Versione di Orfeo ed Euridice dal libro IV delle
Georgiche, genn.-febbraio 1957.
La Catania di Villaroel, genn.-febbraio 1958.
Due nani a nozze (racconto), marzo-aprile 1958.
Mal di Galleria, genn.-febbraio 1959.
Poeti d'oggi: Eugenio Montale, genn.-febbraio 1960.
La poesia di S. Quasìmodo, marzo-aprile 1960.
Saint-john Perse, premio Nobel, genn.-febbraio 1961.
Il sacro nelle meditazioni di S. Weil, genn.-febbraio 1962; poi in « Il
Sestante Letterario » (Roma), maggio-agosto 1963.
Riflessioni sulla cultura, maggio-giugno 1962.
Poeti d'oggi: Alfonso Gatto, nov.-dic. 1962.
Narratori d'oggi: Giuseppe Marotta, maggio-giugno 1963.
La donna nella narrativa di Marotta, sett.-ott. 1963; poi in « Il Sestante
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Nascita dell'uomo, genn.-aprile 1966.
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Pirandello et la tragedie, n. 8 avril 1937.
Paul Valery et l'intelligence du siecle, n. 9 juin 1937.
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Seine (poesia); Nicolas Beauduin ou la beauté hellenique, n. 11 octobre
1937.
Poèmes: « Petrarca » « Dante », n. 12 décembre 1937.
Poème: « Fontaine », n. 13 février 1938.
Persite et Melasia (fragment d'un myte), n. 14 avril 1938.
L'arbre (poesia), n. 15 luillet 1938.
Globo (poemetto), n. 17 décembre 1938.
Moi,l'inutile (salmo), n. 18 février-mars 1939.
Bonheur (poemetto), n. 19 avril-mai 1939.
Altri saggi e poesie, prosa in lingua francese:
Terre relleurissante (poemetto), in « Dante » (Paris), n. 8 septembreoctobre 1935.
Broderie (poesia), in « Dante », n. 7-8 juillet-aoùt 1938.
Deux Poèmes: « La favola dell'universo », in « La Phalange », (Paris), 15 mai 1938.
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Ballata per mille ombre:
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V. TALARICO, in « Momento Sera », (Roma) 30-31 maggio 1966.
G. SALVETI, in « Pubblicismo Letterario », (Roma) 30 settembre 1966;
poi in Dimenticanze e successi ingiustificati, Cosenza, Pellegrini,
1973.
I detti immemorabili di R.M. Ratti:
P. CIMATTI, in « La Fiera Letteraria », 20 marzo 1960.
M. CAMILUCCI, in « L'Osservatore Romano », 11 luglio 1970.
Si veda inoltre la prefazione-saggio di G. Aventi al volume Gli
anni del silenzio e i due profili di G. Villaroel (Radio Trasmissioni del 7 novembre
1953: Trampolino) e di R. Gaudio (La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 dicembre
1967); nonché i volumi di A. Frattini La giovane poesia italiana; Pisa, Nistri-Lischi,
1964 e Poesia nuova in Italia, Milano, I.P.L., 1967.
Pure riferimenti linguistici a Piazzolla sono nel volume Aspetti
della poesia italiana contemporanea, di A. Vallone, cit..
Pure importanti sono le seguenti antologie:
Splendore della poesia italiana, a cura di C. Govoni, Milano, Ceschina,1958.
Anthologie de la poesie italienne, a cura di I. Chuzev;lle, Paris, Edition
d'histoir d'Art, 1959.
Lirici pugliesi del Novecento, a cura di F. Ulivi e E.F. Accrocca, Bari,
Adriatica, 1967.
Prima biennale della poesia italiana, a cura di A. Noferi, Firenze,
I Centauri, 1969.
Poeti dauni contemporanei, (pref. di M. Sansone) a cura di A. Motta,
C. Serricchio e C. Siani. (In corso di stampa).
ANTONIO MOTTA
119
MOVIMENTO DEMOGRAFICO A FOGGIA NEL SEC. XVII
PREMESSA
Questo lavoro ha come scopo lo studio della popolazione di Foggia nel
XVII secolo (1601 - 1700) tramite l'analisi di tre fattori essenziali e cioè i
battesimi, i decessi e i matrimoni.
La popolazione, per l'intervallo di tempo in esame, è stata studiata in
base ai vari ed alterni eventi che in questo intervallo di tempo si sono sviluppati
e che hanno su di essa influito.
E' da premettere che tale periodo, per Foggia, è piuttosto oscuro in
quanto molti documenti ad esso relativi sono andati distrutti o smarriti. Causa
di ciò sono state le varie vicissitudini che Foggia ha attraversato come, ad
esempio, il terremoto del 1731 che la rase completamente al suolo.
I dati necessari al lavoro sono stati raccolti nelle parrocchie di più antica
istituzione ed a quel tempo esistenti e cioè la Cattedrale, San Tommaso e San
Michele Arcangelo. Essi sono stati suddivisi per anni e mesi ed ancora secondo
il sesso ed elencati in tabelle che sono state di base per l'indagine.
Purtroppo, nelle tre parrocchie, oltre ad alcuni registri di battesimi, decessi e
matrimoni, mancano completamente gli indici e gli stati delle anime. Ecco un elenco,
parrocchia per parrocchia, dei registri mancanti.
In Cattedrale sono andati distrutti:
1) per i morti, i registri relativi al periodo:
1 gennaio 1601 - 31 dicembre 1634
2) per i matrimoni, i registri compresi nel periodo:
1 gennaio 1601 - 31 dicembre 1666
A San Michele sono andati distrutti:
1) per i nati, i registri relativi al periodo:
31 dicembre 1628 - 23 novembre 1629
2) per i morti, i registri relativi ai periodi:
1 gennaio 1601 - 19 dicembre 1629
1 gennaio 1693 - 31 dicembre 1700
3) per i matrimoni, i registri relativi ai periodi:
1 gennaio - 31 dicembre 1629
2 dicembre 1661 - 8 novembre 1664
1 gennaio 1693 - 31 dicembre 1700
A San Tommaso sono andati distrutti:
120
1 ) per i nati, i registri relativi ai periodi:
1 gennaio 1625 - 15 luglio 1636
21 marzo 1656 - 22 ottobre 1659
2) per i morti, i registri relativi ai periodi:
1 gennaio 1601 - 2 aprile 1608
1 gennaio 1625 - 14 settembre 1636
26 maggio 1656 - 17 ottobre 1659
3) per i matrimoni, i registri relativi ai periodi:
1 gennaio 1601 - 7 aprile 1608
1 gennaio 1625 - 21 settembre 1636
31 gennaio 1656 - 1 novembre 1659.
I registri superstiti sono conservati in buono stato, anche se qualche
pagina è di difficile lettura, essendosi l'inchiostro sbiadito col tempo.
Su di essi, non rare sono le annotazioni fatte e, la maggior parte,
riguardano la vita parrocchiale come la benedizione del cero pasquale o della
nuova campana, l'insediamento di un nuovo vescovo o parroco, ecc.
Al foglio n. 128 del registro dei morti per gli anni compresi dal 1644 al
1658, conservato in Cattedrale, si legge: « In questo mese di 7mbre (1656),
sventurata città di Foggia, incomincia la peste. Cagionò la morte di dodicimila
persone. Fra il spatio di tre mesi passarno tutti a miglior vita ».
Le registrazioni iniziano il primo gennaio e terminano il 31 dicembre,
secondo l'indizione romana o pontificia.
Come accennato saranno analizzati, nell'ambito del presente lavoro, tre
fenomeni essenziali per la popolazione di Foggia nel XVII secolo, e cioè: le
nascite, le morti ed i matrimoni.
Delle nascite sarà analizzato il trend, il rapporto dei sessi alla nascita e la
stagionalità; dei decessi sarà analizzato il trend, il rapporto dei sessi e la
stagionalità; infine dei matrimoni sarà calcolato il trend e la stagionalità.
CENNI STORICI
A poca distanza dall'antica Arpi, andata distrutta nel corso dell'ottavo
secolo, sorse, intorno al mille, la città di Foggia, denominata dalle grandi fosse
in cui nella zona centrale del Tavoliere era uso conservare il grano.
Caduto l'Impero d'Occidente, nel quale essa formava una sola provincia
con i Calabri e gli lrpini, subì la dominazione bizantina, e fu retta da un
magistrato, il « catapan », onde la regione fu detta Capitanata.
Il periodo fiorente per Foggia iniziò con la dominazione dei Normanni,
come attestano le donazioni delle decime di tutti i diritti regali
121
della città di Foggia ed i monumenti e le piazze che la abbellirono e le
conferirono una nota artistica e culturale.
La predilizione di Federico II la rese sede del palazzo reale (del quale
oggi, nella piazza omonima, è ancora visibile il pozzetto compreso un tempo
nel recinto del palazzo) e di un tribunale chiamato l'Imperial Magistrato di
Giustizia; inoltre, in Foggia la Magna Curia emanava i dispacci del Real
Governo. Se tanto fu l'amore di Federico per Foggia, non da meno fu la
devozione e la fedeltà dei foggiani verso l'imperatore, così che il suo cuore e le
sue viscere furono custodite in un'urna e collocate nella Chiesa Maggiore.
Dopo il breve regno di Manfredi, la dominazione angioina, stabilitasi con
Carlo d'Angiò, fu altrettanto munifica verso la città arricchendola di opere e
monumenti. Ma la svolta decisiva nel campo economico avvenne sotto gli
Aragonesi, quando Alfonso, nel 1447, acquistando i pascoli che appartenevano
ai baroni ed alla Chiesa, formò un vasto possedimento nella pianura del
Tavoliere e istituì la Dogana delle pecore, il cui statuto fissava precise norme
per assicurare la destinazione pascolativa a danno di qualsiasi coltura dei terreni.
Nella prima metà del '500, la Capitanata fu teatro delle guerre
franco-spagnole; infine la definitiva vittoria di Carlo V le assicurò un periodo di
pace, durante il quale molte famiglie nobili del Regno di Napoli si stabilirono a
Foggia.
Ben presto però il governo spagnolo non si limitò più alla mera esazione
tributaria, e rivelò la propria strapotenza militare, fiscale e amministrativa; la
città di Foggia subì le conseguenze più catastrofiche del fiscalismo spagnolo
con una serie interminabile di imposte straordinarie, di sequestri, di confische.
Tra il 1632 e il 1644, la pressione fiscale assunse proporzioni intollerabili.
Si ebbero le prime rivolte contadine e antifeudali che, specialmente nelle
campagne del Tavoliere, si collegano al fenomeno del banditismo.
Il Regno era governato dai vicerè che « smunsero le popolazioni
meridionali, vivendo da satrapi in mezzo allo sfarzo e al lusso di una corte
corrotta, che contrastava con la miseria dei sudditi » I.
Essi imponevano gabelle che pesavano principalmente sulla povera
gente.
Ad esempio, quella del sale « subiva continui aumenti. Nel 1606 era di
otto carlini a tomolo, nel 1637 salì a dodici carlini, nel 1640 arrivò a ventidue
carlini »
A questo depauperamento economico si aggiunse la svalutazione.
Il Prof. Luigi De Rosa ha calcolato, rispetto al 1610, nel 1611 una
svalutazione monetaria dell'8,40%; nel 1617, del 15,90%, nel 1618, del 20,31%;
nel 1620, del 33,10%.
1 LA SORSA S., Storia di Puglia, vol. IV, Bari 1955, pag. 43.
2 LA SORSA S., Op. cit., pag. 46.
122
Come si sa, i fattori economici spiegano i loro effetti sulla popolazione.
Infatti dalla tavola dei battesimi (Tav. 1) risulta che tali periodi sono
immediatamente seguiti da riduzioni di nascite, dovute alle minori disponibilità
economiche della popolazione. Ai malanni economici si aggiunsero calamità
naturali. Infatti, « numerose furono le epidemie: si lamentarono terremoti,
morie di animali, tempeste, alluvioni ed altri malanni... Narra il Giannone che
nel 1627 si fece sentire in tutta la Puglia un orribile terremoto ' abbattendo
molte terre e facendo strage grandissima degli abitatori '... La Capitanata ebbe
infinite rovine ... Anche gravi furono i danni cagionati dai terremoti del 1638 e
1688 ... L'anno più tremendo e luttuoso fu il 1630, quando il Vesuvio entrò in
una fase di eruzione mai vista... non danneggiò solo i paesi della Campania ma
produsse rovine anche in tutto il Mezzogiorno » 3. Ma « un malanno che non si
ricordava da molto tempo fu la comparsa dei bruchi che devastò gran parte
della Capitanata nel 1661 ... Erano di insolita grandezza e sul terreno se ne
vedeva uno strato di quattro dita »4. Infatti, dalla tabella delle nascite, a partire
dal 1661, si nota una contrazione di nati dovuta all'azione devastatrice dei
bruchi sui raccolti. Questo perché « l'andamento dei raccolti condizionava in
pratica lo sviluppo demografico: abbondanti raccolti significavano una migliore
e più abbondante alimentazione, un migliore stato di salute generale e quindi
più resistenza alle malattie, una più elevata o prolungata fecondità, maggiori
risorse onde poter abbassare l'età del matrimonio. Una carestia o altri fattori,
come epidemie e guerre, potevano interrompere questo schema di sviluppo, ma
l'equilibrio era presto ripristinato in seguito al più rapido sviluppo demografico
che generalmente si aveva dopo tali eventi, sia per le maggiori risorse che
rimanevano a disposizione degli scampati, sia per la conclusione di un buon
numero di matrimoni rinviati a causa di quegli eventi » 5.
Foggia era legata alla istituzione aragonese della Dogana della mena delle
pecore che fece assurgere la città a « notevole centro commerciale per la
industria delle pecore, delle lane e dei formaggi: veneziani, bergamaschi,
napoletani, da ogni parte d'Italia vi accorre gente, vi stanziano i propri fondachi,
vi commerciano, s'arricchiscono e con loro non pochi foggiani. In tutto questo
splendore, lutti e miserie non mancano: terremoti, pestilenze, tumulti » 6.
Nel 1612 e nel 1625, « per straordinaria mortalità nelle greggi », le entrate
della Regia Dogana scemano e il « Governo fu costretto a cercare nuovi cespiti
per l'equilibrio del bilancio »7
3 LA SORSA S., Op. cit., pag. 67, 68, 75.
4 LA SORSA, Op. cit., pag. 68, 75.
5 DI VITTORIO A., Tavoliere pugliese e transumanza; distretti rurali e città minori tra
il XVII e XIX secolo. Da: « Rivista di Storia dell'agricoltura », n. 3, dicembre 1974.
6 MARANGELLI O., Scritti vari, Foggia 1932, pagg. 45-46,
7 PAPA M., Economia ed economisti di Foggia, Foggia 1933, pag. 107.
123
Al pari di Napoli, anche a Foggia si ebbero moti e governi di popolo.
Ciò perché « (la città) era dolente da più tempo pel malgoverno
universitario, e per le imposte che sin dal 1642 l'avean ridotta in misero stato »8.
La rivoluzione di Masaniello a Foggia si sviluppa in due fasi: una prima,
nel « luglio del 1647, e ci troviamo di fronte a un movimento essenzialmente
popolare, spontaneo improvviso; ... la seconda, nel gennaio del 1648, vede dei
ribaldi che usano il popolo come mezzo per raggiungere loschi fini »9. Questa
seconda fase portò ad una « vera carneficina » 10. Qualche anno dopo, nel 1656,
scoppiò la peste. Essa fu portata dalla Sardegna dal conte di Castrillo. Il De
Ambrosio scrive che « ... il vicerè di Filippo IV, da Sardegna ove imperversava
la peste, ne trasse milizia e con esse il contagio » 11 .
Dal registro dei morti per gli anni compresi dal 1644 al 1658 conservato
in Cattedrale, risulta che il crudele morbo « cagionò la morte di dodicimila
persone » mentre il De Ambrosio, nella sua citata opera, parla di « millecento ».
Nei dintorni di Foggia vi erano zone paludose, focolai di malaria a cui
erano soggetti i contadini che ogni mattina lasciavano la città ed a piedi
raggiungevano i campi per lavorare.
Per questo, nel 1671, il giureconsulto Freda propose che « ... i diritti
pecuniari... chiamati di porta e rotolo si invertissero a favore della università12
perché (la città) aveva bisogno di essere... ripulita in parecchi siti, perché la
nettezza influisse alla salubrità dell'aria » 12.
Nel periodo del vicereame si assiste ad un periodo di stasi nello sviluppo
demografico di Foggia. Infatti, la popolazione, che al principio del XVII secolo
ammontava a circa 5000 abitanti (1090 fuochi), nel 1648 a 815013, nel 1669 era
di 592514: « la popolazione di Foggia diminuisce per l'aggravata situazione
economica e per le epidemie che causarono una forte mortalità » 14.
Così il secolo declina su tutto il Regno stremato ed impoverito dopo i
flagelli della peste sterminatrice e del fiscalismo, e il Tavoliere diventa una plaga
atona e spenta nel disgregamento di tutta la società del Mezzogiorno.
8 VILLANi F., La nuova Arpi, Salerno 1876, pag. 92.
9 MARANGELLI 0., Relazione della ribellione di Sabato Pastore in Foggia nell'anno
1648, Foggia 1932, pag. 6.
10 LA SORSA S., Op. Cit., Pag. 101.
Il DE AMBROSio F., Memorie di Foggia, S. Severo 1889, pag. 34.
12 VILLAN[ F., Op. cit., pag. 103.
13 ENCICLOPEDIA ITALIANA, vol. XV, Rorna 1949, ag. 582.
14 BALDACCI 0., Puglia, vol. XIV da: « Le regioni d'Italia », Torino 1962, pag.
474.
124
I NATI
Lo studio statistico della popolazione può dividersi in due grandi parti: lo
studio dello stato della popolazione che « riguarda il numero e la distribuzione
degli abitanti (censiti) secondo determinati caratteri personali (età, sesso, stato
civile, professione, lingua, nazionalità) e geografico-amministrativi
(distribuzione degli abitanti per comuni, circondari, province, compartimenti,
popolazione sparsa ed accentrata; popolazione residente e presente, ecc.) » 15, e
quello del movimento della popolazione. « Del movimento della popolazione,
si fa distinzione tra quello naturale od intrinseco e quello sociale od estrinseco.
Rientrano nel primo, le nascite, le morti e i matrimoni, cioè quei fenomeni
demografici che lasciano traccia nei registri dello stato civile, dai quali vengono
statisticamente rilevati. Il movimento sociale è costituito dalle migrazioni,
interne ed internazionali, e viene rilevato con statistiche ad hoc » 16.
Le nascite sono alla base dello sviluppo numerico della popolazione. «
Notevole rilievo assume, in demografia, la distinzione dei nati in nati vivi e nati
morti. Quest'ultimi, infatti, non portano alcun contributo all'aumento della
popolazione. I nati morti (e gli aborti) hanno, invece, maggiore importanza
sotto l'aspetto medico, biologico, ecc.
In Italia, attualmente, si adottano i seguenti criteri per la distinzione degli
aborti, nati vivi e nati morti:
1) l'aborto è l'interruzione della gravidanza con l'espulsione del feto entro il
6° mese di gestazione;
2) nato morto è il feto espulso dopo 6 mesi di gestazione, che non abbia
dato segni di vita;
3) nato vivo è il feto che, a parte la durata della gestazione, abbia, dopo
l'espulsione dal corpo materno, dato segni di vita, anche se subito dopo
si sia verificata la morte » 17.
Nel presente capitolo analizzeremo, per i nati:
1) il trend
2) il rapporto dei sessi alla nascita
3) la stagionalità delle nascite.
A) Trend
Lo studio di una popolazione, tramite l'analisi di uno dei suoi fattori
principali, cioè le nascite, tende alla separazione tra la tendenza di fondo del
fenomeno (trend) e le fluttuazioni che ad esso si sovrappongono. Queste
possono presentarsi ad intervalli di tempo più o meno regolari (fluttuazioni
cicliche) e possono essere originate da cause che agiscono in modo periodico,
ma di solito si manifestano ad intervalli irregolari.
15 ZINGAU G., Demogralia, Torino 1930, pag. 3.
16 ZINGALI G., Op. cit, pag. 3.
17 CHIASSINO G., Appunti di demografia, Bari 1971, pag. 59.
125
« Ciò che resta... costituisce le cosiddette variazioni residue o variazioni
residuali. Queste includono tanto le variazioni erratiche, o variazioni saltuarie,
dovute a fenomeni eccezionali, quali, ad esempio una guerra od una epidemia,
quanto le variazioni casuali, che hanno carattere accidentale » 18.
Quindi, si rende necessario sostituire la successione di dati riguardanti il
complesso dei nati (MF) anno per anno che sono perturbati da irregolarità con
un'altra, che presenti un andamento regolare. A tale scopo, si può effettuare
una perequazione analitica e cioè adattare ai valori osservati una funzione
matematica i cui parametri vengono determinati analiticamente. Prima di
decidere sul tipo di funzione da adottare, si rappresenta graficamente il
fenomeno “ nascite”.
B) Rapporto dei sessi alla nascita
Il rapporto dei sessi alla nascita si ottiene dividendo l'ammontare dei nati
maschi (nel caso in esame, l'ammontare espresso in decenni) per l'ammontare
delle nate femmine e moltiplicando per 100.
Esso presenta una caratteristica: in qualunque luogo ed in qualunque
epoca, il rapporto tra maschi (nati vivi) e femmine (nate vive) è costante e si
aggira intorno a 105-106 nati maschi per 100 nate femmine.
Sul problema dell'eccedenza dei nati di sesso maschile sui nati di sesso
femminile sono state formulate svariate teorie tutte incapaci di dare una
spiegazione sufficiente al fenomeno. Ciò ha fatto pensare che tale legge
statistica « dipenda da una legge biologica dell'uomo, e poiché il rapporto dei
sessi alla nascita è in stretta dipendenza col rapporto dei sessi al momento in
cui il sesso si determina e col rapporto dei sessi nelle eliminazioni che si
verificano tra il tempo in cui il sesso si determina e il tempo della nascita, si
comprende come le ricerche si siano rivolte verso la misura del rapporto dei
sessi al concepimento e verso le eliminazioni che intervengono fra il
concepimento e la nascita, cioè verso gli aborti »19.
Negli aborti che si verificano nei primi anni di gravidanza è pressocché
impossibile stabilire il sesso del feto, ma tra il 3° e il 6°, periodo in cui tale
determinazione risulta più agevole, la prevalenza spetta al sesso maschile
(secondo alcuni si aggirerebbe intorno al 160 per 100). « Pertanto
l'orientamento demografico prevalente tende oggi a rivolgersi verso l'ipotesi
avanzata dal Morgan, secondo la quale lo spermio portatore del cromosoma Y
sarebbe più mobile ed aggressivo dello spermio portatore del cromosoma X e
di conseguenza si avrebbe di fatto una eccedenza di concepimenti maschili alla
quale sarebbe riconducibile l'eccedenza maschile nel rapporto dei sessi alla
nascita »20.
18 COLOMBO B., Dizionario demografico multilingue, Milano 1959, pag. 20.
19 MIANI CALABRESE D., Metodologia statistica e statistica dei fenomeni sociali,
Milano 1958, pag. 31.
20 MIANI CALARBESE D., op. cit., pag. 32.
126
Per il calcolo di tale rapporto, si è diviso l'intero intervallo in periodi
decennali e risulta che l’indice oscilla da un minimo di 85,20 (periodo
1621/1630) ad un massimo di 108,88 (periodo 1681/1690). Per l'intero
intervallo considerato, il valore dell'indice è pari a 105,99, essendo 9689 i nati
vivi maschi e 9141 le nascite femminili. Ad eccezione del periodo 1621-1630, in
cui si è registrato il minimo di 85,20, si è avuto una regolare eccedenza di
nascite maschili.
C) Stagionalità delle nascite
Il numero dei nati presenta forti oscillazioni da un mese all'altro. Al fine
di studiare queste oscillazioni, vengono costruiti degli “ indici di stagionalità
delle nascite '”che si sono ottenuti sommando tutti i nati di gennaio, quelli di
febbraio, ecc. (per 5 ventenni). Le somme dei nati vivi che non corrispondono
a mesi di trenta giorni sono state corrette moltiplicandole per il rapporto tra
trenta e il numero dei giorni del mese considerato (31, 28 o 29). Il numero
corretto delle nascite di ogni mese diviso per il numero corretto delle nascite
del periodo lo si è moltiplicato per 1200.
Gli indici, così ottenuti, per le nascite complessive, maschili e femminili,
presentano per il complesso due massimi. il primo cade in gennaio-febbraio, l'altro
nel periodo settembre-dicembre e ciò all'incirca per tutti e cinque i ventenni.
Le cause di queste oscillazioni non si conoscono con esattezza essendo
molteplici i fattori che su di esse influiscono e diverse sono le ipotesi formulate.
Secondo Luzzatto Fegiz, il massimo delle nascite di gennaio-febbraio
corrisponde al massimo dei concepimenti che si verificano per aprile. « Sembra
ovvio mettere in relazione tale fenomeno col risveglio primaverile della natura,
e ammettere che le stagioni influiscono o sull'impulso sessuale o sulla fecondità
specifica dell'uno o dell'altro sesso, o su questi elementi insieme »21.
Altri autori adducono l'esistenza di fattori come quelli legati alla
metereologia, fisiologia, o connessi « con altri fenomeni sociali e psicologici
(nuzialità, feste, ecc.) » 7. Luzzatto Fegiz spiega anche il secondo massimo
stagionale nel seguente modo: « Invero, delle donne che hanno partorito in
corrispondenza del primo massimo annuale, alcune ridiventano capaci di
concepire quasi subito, alcune dopo un mese, altre invece dopo due, tre o più
mesi, a seconda della durata dell'allattamento e di altre circostanze. Ora è chiaro
che, ogni altra condizione restando uguale, nell'epoca in cui sono più numerose
le donne che rientrano nella categoria delle esposte a concepire, si avrà pure
una maggiore probabilità di concepimento, e quindi un massimo secondario di
concezioni..
Ma un simile riflusso di donne fecondabili si verifica intorno ad un
21 LUZZATTO FEGIZ P., Statistica demografica ed economica, Milano 1951, pag.
112.
127
certo intervallo dell'epoca del massimo assoluto (primario) di nascite, e
precisamente ad un intervallo pari alla distanza normale fra un parto ed il
momento in cui la donna ridiventa disponibile per la generazione » 8. Gli
ostetrici hanno considerato « normale un intervallo di sette-otto mesi fra un
parto ed il momento in cui una donna che allatta ridiventa disponibile per la
generazione » 22. Quindi, il secondo massimo di nascite è dovuto a nati vivi che
provengono in parte da donne che hanno partorito all'incirca 15-19 mesi prima.
I DECESSI
I decessi costituiscono la principale componente negativa del
movimento della popolazione e sono soggetti a molteplici fattori: alcuni
imprevisti come le epidemie e le guerre, ed altri variabilissimi come le
circostanze economiche, il clima, ecc. Data l'esiguità di notizie giunteci, non è
possibile sapere con certezza quali siano state le cause che hanno provocato
una maggiore mortalità per alcuni degli anni oggetto di studio; ad esempio, nel
1649 e nel 1681 si sono avuti a Foggia rispettivamente 707 e 713 decessi.
Tra le principali cause di morte, ricordiamo in primo luogo la peste. Il
facile diffondersi delle epidemie è dovuto alle scarse cognizioni mediche e
all'uso « di medicamenti strani, frutto più di superstizione o di attaccamento alla
tradizione che di serietà scientifica » 23.
Ad esempio, per purificare l'aria e fermare il diffondersi delle malattie,
venivano bruciati per strada cannella e noce moscata.
Sebbene il secolo in oggetto di studio sia caratterizzato da profondi studi
sulla cellula, sulla circolazione del sangue, sul fegato, sulla struttura del rene e
dall'inizio della pratica terapeutica della trasfusione del sangue, numerose sono
le annotazioni di decessi fatte con la dicitura « morto di subito ».
Altra causa di morte è la malaria. Le zanzare brulicano, in ogni parte del
Tavoliere; anche Foggia ne è colpita a causa dei pozzi di acqua sorgiva. Vittime
preferite sono i contadini che, nel periodo estivo, vanno per i campi per la
mietitura.
Altro male del secolo è il brigantaggio e causa determinante di questo
fenomeno è la miseria in cui il popolo versa a causa del malgoverno spagnolo.
Infatti, esso non solo spinge sulla strada del crimine (e numerosi sono i
viandanti che vengono uccisi e depredati sulle strade, stando a ciò che risulta
dai registri), ma determina anche quella « inegalité devanta la mort » che è la
disuguaglianza più elementare, poiché la miseria comporta sottoaliment azione,
abitazioni insalubri (per lo più fatte di fango oppure costituite da capacce o
stalle), ecc., elementi che abbrutti22 LUZZATTO FEGIZ P., Op. Cit., Pag. 115.
23 BUSACCHI V., Storia della medicina, Rocca S. Casciano, 1951, pag. 236.
128
scono gli uomini e li espongono, indifesi, alle malattie.
Anche il clima gioca il suo ruolo, trovandosi Foggia al centro della
pianura e con scarso manto boschivo.
In estate presenta un clima torrido, tanto che il Manicone scriverà che «
nelle campagne appule è un caldo forte affannoso e d'inferno » 24così che al
sole si possono cuocere « non pur le uova delle galline, ma le galline stesse » 25.
Al contrario, l'inverno è rigido. Memorabile è l'inverno del 1683 che fu
tanto rigido che due cittadine della Capitanata, e precisamente Vieste e Monte
S. Angelo, furono sepolte da otto metri di neve.
A) Trend
Anche per i decessi, analizziamo l'evoluzione storica.
Questa evoluzione dipende da condizioni che variano molto lentamente
nel tempo. A questo proposito, c'è da dire che « ... quelle variazioni che a noi,
per brevità dei periodo considerato, sembrano secolari o evolutive, cioè sempre
nello stesso senso (rappresentabili quindi con curve crescenti o decrescenti)
sono probabilmente variazioni di lunghissimo periodo, visibili solo in parte. E
infatti non si può ammettere che la mortalità continui ad aumentare o diminuire
- sia pure lentamente-all'infinito » 26.
B) Rapporto dei sessi nei decessi
Per ciò che concerne il sesso, balza evidente una maggiore mortalità
maschile rispetto a quella femminile.
Al momento della nascita, il numero dei maschi supera quello delle
femmine (106 M per 100 F); ma la maggiore mortalità maschile, in un primo
momento riequilibria la bilancia per poi spostare definitivamente l'ago a favore
delle femmine.
A cosa è dovuta questa « supermortalità maschile »?
I fattori che entrano in causa sono, in sostanza, due: da una parte, vi è la
maggiore partecipazione dell'uomo alla vita attiva e a tutti i rischi ad essa
inerenti e, dall'altra, vi è la maggiore resistenza dell'organismo del « sesso debole
» rispetto a quello maschile.
L'uomo che abita Foggia nel XVII secolo è essenzialmente agricoltore:
ogni mattina, egli abbandona la città per recarsi nei campi, situati alla sua
estrema periferia.
Al contrario, la donna si dedica al lavoro nei campi solo all'inizio
24 MANICONE M., La fisica Appula, Foggia 1969, pag. 830.
25 MANICONE M., op. cit., pag. 962.
26 LUZZATTO FEGIZ P., op. cit., pag. 67.
129
dell'estate, tempo in cui si raccoglie il frutto di una pianta selvatica, caratteristica
del Tavoliere: il cappero.
Il rapporto fra il quoziente di mortalità maschile e quello femminile
(calcolati per decenni) oscilla tra un minimo di 125 (nel periodo 1691-1700) ed
un massimo di 172 (nel periodo 1641-1650). Per l'intero intervallo, il quoziente
è di 152, essendo 8289 il totale dei maschi morti e 5467 quello delle femmine.
C) Stagionalità dei decessi
Gli indici di stagionalità vengono costruiti con lo scopo di studiare le
oscillazioni che si verificano nei decessi da un mese all'altro dell'anno.
Per il calcolo degli indici, « ... si sommano i morti nei mesi di gennaio, i
morti nei mesi di febbraio, e così via.
Poiché le somme così ottenute non si riferiscono tutte a mesi di 30
giorni, quelle relative a mesi non di 30 giorni vanno corrette moltiplicandole per
il rapporto tra 30 e il numero dei giorni del mese al quale si riferiscono... Gli
indici di stagionalità dei decessi si ottengono, poi, dividendo i decessi di ogni
mese per il totale dei decessi e moltiplicando per 1200: in tal modo la media
mensile degli indici risulta uguale a 100 »27.
Nel periodo in esame, l'andamento della curva stagionale dei decessi
calcolata per ventenni presenta un massimo che generalmente cade nel periodo
autunnale (mesi di ottobre, novembre e dicembre) ed un minimo che cade nel
periodo primaverile (mesi di aprile e maggio).
I MATRIMONI
« Lo studio della nuzialità si occupa dell'analisi quantitativa del fenomeno
dei matrimoni, unioni tra persone di sesso diverso, regolate dalla legge o dal
costume, da cui derivano particolari diritti e doveri per i contraenti e la loro
prole. Si parla di matrimonio, oltre che di nozze, anche per designare la
cerimonia con cui, in forme previste dalla legge o dal costume, dette unioni
vengono sancite. Le persone che contraggono il vincolo matrimoniale sono
chiamate sposi, o coniugi: rispettivamente, secondo il sesso, trattasi dello sposo,
o marito, e della sposa, o moglie. Congiuntamente, essi formano una coppia
coniugale. Le legislazioni matrimoniali, ed i costumi matrimoniali, o usanze
matrimoniali, presentano una grande varietà da Paese a Paese » 28.
« Lo scioglimento del matrimonio, o estinzione del matrimonio, si può
avere, o per la morte del coniuge, od anche, là ove ciò è ammesso, in forza di
legge e delle costumanze, con conseguente rottura di tutti i vincoli giuridici
derivanti dallo stato di coniuge. In particolare ne deriva
27 CHIASSINO G., op. cit., pag. 88.
28 COLOMBO B., op. cit., pag. 73.
130
la possibilità di contrarre uno nuovo matrimonio. Quando il matrimonio viene
sciolto per la morte di uno degli sposi, il coniuge sopravvivente prende il nome
di vedovo, se maschio, o vedova, se femmina, Lo stato in cui vivono i vedovi è
chiamato vedovanza. Là ove esiste, il divorzio costituisce un mezzo regolato
dalla legge o dal costume, per sciogliere il vincolo matrimoniale » 29.
Il fenomeno matrimoni, dal punto di vista del movimento della
popolazione, non costituisce né un'entrata né un'uscita di individui, ma è in
stretta relazione col fenomeno della natalità.
A) Trend
Passiamo ora ad esaminare l'andamento del fenomeno “matrimoni” nel tempo.
Si è detto che i matrimoni costituiscono il fattore sociale più
influenzabile da fenomeni quali, carestie, guerre, epidemie da un lato e raccolti
eccezionali, incoraggiamento alla nuzialità, ecc., dall'altro che ne fanno variare il
numero da un anno all'altro.
B) Stagionalità dei matrimoni
Gli indici di stagionalità dei matrimoni permettono una indagine
sull'andamento del fenomeno tramite l'analisi di quegli elementi che, in certi
periodi dell'anno agiscono costantemente, determinando la periodicità della
nuzialità.
Sui matrimoni, influiscono i divieti religiosi. Proibizioni alle solennità
nuziali, la Chiesa le ha poste dal giorno delle Ceneri (inizio della Quaresima) alla
Domenica in Albis (sette giorni dopo Pasqua) e dalla prima Domenica
dell'Avvento (col quale si inizia l'anno ecclesiastico) sino al giorno dell'Epifania
dell'anno seguente.
Ma non sono solo i divieti religiosi ad influire sul movimento annuale dei
matrimoni. Vi sono, infatti, anche fattori economici, sociali e climatici che
esercitano su essi la loro influenza.
La stagionalità dei matrimoni si appura uguagliando a 1200 la frequenza
complessiva, nei dodici mesi dell'anno, dei matrimoni. Così facendo, la
frequenza mensile dei matrimoni corrisponde a 100.
Diviso l'arco di tempo oggetto di studio in ventenni, vediamo che divieti
religiosi, pregiudizi, ecc., sono stati rispettati.
Infatti, mentre le punte massime cadono in gennaio-febbraio, i minimi si
presentano in marzo, luglio ed agosto (i mesi più caldi) e dicembre, per i motivi
esposti.
In conclusione, quest'indagine si presenta come il risultato della fusione
di due elementi: l'elemento storico e l'elemento demografico.
29 COLOMBO B., op. cit., pag. 76.
131
Il primo non ha fatto solo da sfondo per l'indagine, ma ha assolto una
funzione ben precisa. E' stata proprio la parte storica in esame (XVII secolo)
che ci ha illustrato il motivo di tante fluttuazioni che si sono verificate nella
popolazione (elemento demografico). Infatti, ad ogni evento, positivo o
negativo che sia stato, la popolazione ha sempre reagito. Questa reazione ha
assunto la forma di aumento o riduzione delle nascite, aumento o riduzione dei
decessi, aumento o riduzione dei matrimoni.
I dati necessari allo studio sono stati tratti dai registri conservati presso le
parrocchie di più antica data e sono stati inseriti nelle tavole di cui in
Appendice. Essi, poi, sono stati illustrati mediante grafici che hanno ben posto
in evidenza le oscillazioni di cui sopra.
Tutto il lavoro si è articolato in quattro capitoli: i cenni storici, le nascite,
i decessi ed i matrimoni.
RAFFAELE NIMO
BIBLIOGRAFIA
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DE ROSA L., I cambi esteri del Regno di Napoli dal 1591 al 1707, Napoli 1955.
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XVII e XIX secolo, da: Rivista di Storia dell'agricoltura, n. 3, dicembre 1974.
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1648, Foggia 1932.
MIANI CALABREsE D., Metodologia statistica e statistica dei fenomeni sociali
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PAPA M., Economia ed economisti di Foggia, Foggia 1933.
PILONE V., Storia di Foggia, Foggia 1971.
VILLANI F., La nuova Arpi, Salerno 1876.
ZINGALI G., Demografia, Torino 1930.
132
ESTIMONIANZE DEL CULTO DI ATTIS-SABAZIO
O ERCOLE ACI-IERONTINO AD ACCADIA,
NEL SUBAPPENNINO DAUNO
Il contado di Accadia si va rivelando come un'antica arca sacrale, dedicata al culto della Magna Mater e del suo paredro.
E' del 1970 il rinvenimento di un'antichissima e caratteristica statua della
dea, alla quale è legato anche il toponimo.
Figura 1 - Statua di Eca, l' << acca dia>>
(foto Prof. S. Schiavone)
139
La statua, conservata nel Palazzo Comunale di Accadia, presenta un singolare aspetto tra fallico e androgino, quasi che il popolo che ne introdusse il
culto avesse presente o il mito dell'Afrodite preolimpica, nata in mare da Urano evirato a opera di Kronos, o piú probabilmente il mito di Agdisti-Cibele e
Attis, sul quale c'illumina Arnobio 1.
Data la scoperta di numerose epigrafi e figure, successiva al breve lavoro
dedicato al reperto appena effettuato il rinvenimento 2, sull'argomento andiamo
preparando un nuovo e più ampio studio.
Tralasciando di occuparci per ora di un rilievo d'ispirazione orficacelebrante attraverso gocce di pioggia cuoriformi la ierogamia fra Cielo e Terra
- rinvenuto in contrada « Bosco Bolano » il 19 agosto 1975, il cui esame, già
pronto, viene rimandato a una prossima pubblicazione, intendiamo ora occuparci di una singolare statuina bronzea, trovata nell'agosto 1974 in contrada «
Limitoni 3, altra area archeologicamente fertile e interessante, trovantesi sulla
rotabile Accadia-Monteleone di Puglia.
La statuina, alta una decina di cm., fu salvata da sicura dispersione grazie
alla passione e alla diligenza del Sig. A. Grieco, Comandante dei Vigili Urbani, il
quale l'assicurò al sorgente Museo civico; essa raffigura un eroe o semidio nudo
e sessualmente ambiguo: le fattezze e il piglio sono indubbiamente virili, ma è
evidente l'evirazione e l'artificiosità della zona mammaria. La destra. giunta
monca si presenta in atteggiamento di lancio, mentre la sinistra impugna un oggetto claviforme terminante con testa scimmiesca. I piedi mancano. La testa,
recante una sporgenza falcata, è caratterizzata da un volto grossolano - forse
per influsso d'iconografia tradizionale - e ìn contrasto con la spigliatezza dell'i nsieme, che, specie per il movimento, presuppone una perizia tecnica non anteriore all'età alessandrina. Per tali contrastanti caratteri si ha l'impressione di una
singolare contaminatio fra un paredro evirato della Gran Madre e la tipologia
dell'Ercole grecoitalico.
1 V, 5 sgg. (158 sgg.). Com'è noto Agdisti, nata in Anatolia dal Monte Agdos, per
errore fecondato da Zeus che si accingeva a congiungersi con Cibele dormente, era una
creatura mostruosa, ermafrodita. Dioniso la costringe a evirarsi, e dal sangue della mutilazione nasce un melograno, un cui frutto ingravida di Attis la figlia del re Sangario, Nana.
Agdisti s'innamora di Attis e, quando questi sta per sposare la figlia del re di Pessinunte,
scatena un orgiastico furore che spinge Attis a evirarsi: cruento rito immortalato dai versi
di Lucrezio (Il 598 sgg.) e di Catullo (carme 63).
2 E. PAOLETTA, Presenza greca e messapica nel Subappennino dauno-irpino, estratto dalla rivista SILARUS pubblicato a cura della PRO LOCO di Accadia, Salerno 1973.
3 A parte altri reperti andati irrimedìabilmente perduti, nel 1968 v enne qui alla luce
e salvata a opera del Vigile P. Maselli una lastra di pietra di cm. 70 x 50 recante la scritta
SEPTIMIA / C.P.S. Il A., cioè Septimia, clara puella sita II annorum.
140
Fig. 2. - Attis - Sabazio di Accadia o Ercole Acherontino
(foto Dott. G. Mele)
Siccome ad Accadia la Magna Mater era venerata col nome di
Eca4, accortiativo di Ecate (intesa però come dea di fecondità allo
4 Il toponimo Eca è confermato, oltre che dalla tradizione locale, dal significativo abbaglio del Cluverio che confonde il luogo con Aecae (Troia) nella
141
stesso modo dell'Artemide efesina) e insieme di Ecuba (ma un'Ecuba divina
corrispondente a Cibele-Ecate, in quanto Phrygia Mater, e anteriore perciò alla
laicizzazione operata da Omero nei suoi poemi), è nostra convinzione che la
statuina raffiguri appunto Attis-Sabazio, paredro della Gran Madre. La nostra
convinzione poggia, fra l'altro, su testimonianze toponomastiche ed epigrafiche.
Cerchiamo di enumerarle:
1) sulla rotabile Accadia-Monteleone di Puglia, un Km. prima della contrada « Limitoni », s'incontra il curioso e significativo toponimo « Fontana di
Sabato », pertinente a una sorgente potabile, -ma facile a intobidarsi per la sabbia che vi si agita col pullular dell'acqua;
2) a N. E. di Accadia, in direzione di Bovino, s'incontra presso la contrada « Centra », altra area archeologicamente fertilissima il toponimo « Savuk’
», in corrispondenza di un sacello mariano; il termine, che non ha rapporto con
la pianta del sambuco, può essere la deformazione del grecoóáâïý÷ïò, « (lu ogo) che conserva Sabazio-Sabós; l'interpretazione è confortata da un toponimo
collaterale che suona volgarmente « Chian’ di Tafij », significativo residuo greco
per « Piano del sepolcro »;
3) presso la stessa contrada si ha in documenti medioevali un Castrum S.
Antollini confermato dal dialettale « Santantullin’ » 5, significativa sovrapposizione cristiana del culto per S. Antonio Abate a un precedente toponimo che per
noi potrebbe essere Attidinum, « Luogo sacro ad Attis »; a ulteriore conferma,
nei paraggi s'incontra un assai curioso toponimo, « Chian’ lisciant’ » , che ha
tutta l'aria di essere una deformazione popolare da Planum ëíóóÜíôùí « Piana
dei Baccanti » a indicare il luogo ove i coribanti e le baccanti celebravano le sacre orge; il dorismo si spiega con la presente, già altra volta notata, di Dori ad
Accadia;
4) la menzionata statua di Eca, l'acca dia o Magna Mater presenta fra l'altro
il vocabolo Kule 6, « la Mutilata » (dal grecoêËëïò ) e si pu ò perciò pensare che
il bosco di « Serbarola », situato fra Accadia e S. Agata di Puglia, abbia derivato
il nome da Silva Hvlae, « Bosco della Mutilata », o forse da Silva Huli, « Bosco
del mutilato » o « Evirato », dato che la forma dialettale del toponimo, « Sirvarul' », presuppone un maschile;
5) nell'antico borgo, ora sciaguratamente diruto, nei sotterranei del Palazzo Ducale, sorto presso l'antico Convento di S. Vito, a sua volta innalzato su un
preesistente Hekabeion o tempio in onore di Eca, si conservava una caratteristica
pietra sacrale, detta volgarmente « preta
celebre opera Italia antiqua, Lugduni Batavorum, 1.624, p. 13; e dal Pacichelli che ci fornisce la
grafia Echa (Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, I, 305).
5 Nel sorrentino si ha Sant' Andulin ‘ per S. Antonio Abate.
6 Hule si legge anche nelle Tavole lguvine (cfr. V. PISANI, le lingue dell'Italia antica
oltre il latino, Torino, 1064, T. I. IV, 17).
142
du lu rasul’ » cioè « Pietra del rasoio » a ricordo, pensiamo noi, dell'antichissimo
rito dell'autoevirazione a cui si sottoponevano, nel furore orgiastico i Coribanti
o Galli, sacerdoti di Cibele e di Attis 7 .
Lo slittamento dell'Attis primitivo nella tipologia dell'Ercole grecoitalico,
è provato, fra l'altro, dall'oggetto claviforme a testa di scimmia o, meglio, di
Cercope che l'eroe impugna nella sinistra: Attis era un paredro di morte e resurrezione, ma lo stesso Ercole, che, quale capo dei Dattili idei8 - i sacerdoti del
corteggio della Gran Madre - era anche lui un paredro di Cibele, era disceso
agli inferi e ne era tornato vittorioso; aveva inoltre vinto i Cercopi, demonietti o
gnomi predoni e faceti, dalla testa di scimmia 9. Per giunta, altro elemento significativo e determinante, nel Subappennino dauno si venerava un Hercules Acheruntinus 10.
Non va dimenticato che la Tabula Peutingeriana presso Aecae, la città a cui
appartiene l'epigrafe concernente fflercules Acheruntinus, presenta un curioso toponimo, Hercul-Raní; forse l'insoluto rebus è da spiegare come adattamento
osco di un equivalente greco: espressione osca che latinamente poteva corrispondere a Herculea ranu (‘ñáíßò),« Gocce (di sangue) di Ercole » (evirato) 11
La figura di Ercole compare anche sul Signum Aquadiense raffigurante Eca.
La contaminatio sincretistica fra Attis ed Ercole potrebbe essere avvenuta
in età alessandrina: ad Ercole, riconoscibile dalla clava a testa di Cercope, oltre
che dall'atteggiamento generale, è rimasto di Attis la evirazione e la sporgenza
falcata, posta sulla fronte come a ricordare il cruento rito.
ERMINIO PAOLETTA
7 E' noto che per tale rito si ricorreva alla pietra invece che al ferro (cfr. CATULLo,
63, 5). Non è inutile ricordare che anche Virgilio in Aen. VII, 188 sg. ci presenta con la falce
il pater Sabinus, cioè Sabus.
8 « Le groupe dactlylique doni Héraclès est l'ainé et le chef » cfr. P.LÉVÊQUE,
Continuités et innovations dans la religion grecque de la première moitié du Ier millenaire, in «
LA PAROLA DEL PASSATO » CXLVIII - CIL, Napoli, 1973 pag. 29.
9 Cfr. la metopa dell'Heraion sul Sele (560 a. Cr.) in P. ZANCANI MONTUORO
e U. ZANOTTI BIANCO, Heraion alla foce del Sele vol. II, p. II, Roma, 1954.
10 C.I.L., IX, 947, da Aecae (Troia).
11 Sul rebus di Hercul-Rani, si può notare la perplessità del Mommsen in C.I.L.,
IX, p. 85. Per l'osco cfr. ranu nelle tavole iguvine, II; 19 (V. PISANI 0. C.). Rhanis è anche il
nome di una ninfa di Diana nelle Metamorfosi ovidiane (III, 171); e Diana ci porta a Eca.
143
LA DAUNIA GRECA
Presenza dorica e orfica ad Accadia, nel Subappennino dauno
Il generoso contado di Accadia, che si viene sempre più chiaramente rivelando come un'antichissima area sacrale, non cessa di riserbare sorprese.
Dopo la singolare statua di Eca, l'accadia o « madre celeste », trovata nel
19701, e dopo il rinvenimento in contrada « Limitoni » della bronzea statuina 2
di Attis-Sabazio, corrispondente all'Hercules Acheruntinus greco-italico 3, paredro della Magna Mater, ecco venir fuori, ora, in contrada « Bosco Bolano » 4,
anch'essa archeologicamente assai fertile, un masso a forma di parallelepipedo
con faccia anteriore ricca di figure in bassorilievo; dimensioni cm. 130 x 90 x
30.
La scena, di evidente ispirazione orfica, ci pare raffiguri la ierogamia fra
Cielo e Terra: il Cielo, sotto forma di nube, feconda con gocce cuoriformi la
Madre Terra raffigurata pitagoricamente con un quadrato; a sua volta la Terra,
denominata accanto col vocabolo dorico FA (GA), trasmette l'umore genitale
al sottosuolo attraverso la lettera alpha, indicante il principio di ogni cosa. Il
simbolo visibile a destra, a forma di tronco conico può essere una raffigurazione aniconica della Magna Mater, vista come picco montano e come Signora dei
monti: caso di litolatria come per la Pietra di Pessinunte inviata nel 204 a. Cr. da
Attalo 1 in dono ai Romani.
1 cfr. E. PAOLETTA, Presenza greca e messapica nel Subappennino daunoirpino, Salerno
1973, pubblicato a cura della PRO LOCO di Accadia. Sull'argomento, data la ricchezza di
epigrafi e di figure successivamente scoperte, si va preparando una più ampia e documentata edizione.
2 Rinvenuta nell'agosto 1974 e salvata grazie all'appassionata diligenza del Sig. A.
GRIECO, Comandante dei Vigili Urbani. La scoperta è stata oggetto di articoli, da noi
pubblicati su varie riviste.
3 Cfr. C.I.L., IX, 947, da Aecae (Troia).
4 Il rinvenimento è avvenuto nell'agosto 1975; il 19 di questo mese fu effettuato
un sopralluogo da parte del Prof. A. GIAMPAOLO Sindaco di Accadia, del Vice-Segr.
com. A. BENTIVOGLIO, del Geom. S. MAULUCCI e del Vig. Urb. P. MASELLI; quest'ultimo richiamò l'attenzione dello scrivente con un preciso e dettagliato schizzo.
144
Meno chiaro rimane il significato della figura, a forma di quattro colonne
riunite, visibile a sinistra. Per noi si tratta dei quattro pilastri che sostengono il
mondo secondo la cosmologia orfica5.
La menzionata statua di Eca, l’acca dia, attraversò anch’essa, nella sua
lunga storia, una fase orfica, come si rileva da alcuni segni su di essa tracciati in
età imperiale: 1) un teschio nereggiante che presenta due bianchi occhi adattati a
volti femminili, disposti in opposta direzione e forse raffiguranti i due principi
dialettici di giorno e notte, vita e morte; 2) su un grande alpha è scritta in
piccolo la frase ï ñöéêòí óÞìá (orphikòn sEma), definitiva conferma ove
ancora ce ne fosse bisogno della nostra interpretazione.
E’ nostra convinzione che il toponimo Bola, da cui Bolano, sia da
riportare al greco âùëÜ (bOlà)6, e ciò perché il vicino Monte Crispignano, ora
consacrato alla Madonna del Carmine venerata su una sacra roccia, era
consacrato nella fase latina, come risulta dallo studio sulla statua di Eca, alla dea
Carmenta; del resto anche il toponimo Crispignano può essere la corruzione
popolare del latino-bizantino ÷ñçáì ï planum, « (Alti)piano degli oracoli ». Forse
un’analoga origine ha il toponimo Faravella, pertinente a una cima del
Crispignano: esso potrebbe valere « Soglia di Fanes » (Öáíáâçìòò), una specie di
olimpo per i Greci del luogo, essendo Fanes la divinità principe degli orfici e
personificazione del cielo stellato.
La presenza di Greci di stirpe dorica è attestato nel contado accadiese da
vari toponimi: « ai Greci », « Fossa dei Greci », « Bocca Dora » (quasi valle
dorica), « Acqua Torta » probabile adattamento di Accua Doride, un’antica città
di cui parla anche Livio in un contesto di lezione peraltro controversa7.
I Greci giunsero, però, solo in un secondo o terzo momento; molto più
antico e proveniente da lontane contrade risulta il misterioso popolo
introduttore del culto della Magna Mater. Ciò risulterà evidente dal nuovo studio
in preparazione sul Signum Aquadiense.
ERMINIO PAOLETTA
Cfr.) ôåôñáêßï íï ò ê óóì ï í in ORPH. ad Musaeum, 39.
Forma dorica per âï íëÞ (boulé), «volontà» e poi, con progressivo slittamento,
anche «oracolo».
7 XXIV, 20: Accua oppidum per eos dies vi captum. I codici danno anche Acuca.
5
6
146
MARUOTTI, POETA DEL TAVOLIERE PUGLIESE
Di solito la presentazione di un libro si origina da esigenze
estrinseche e ubbidisce ad un cerimoniale salottiero e mondano.
Viceversa la riunione di questa sera è nata dalla libera volontà di
far conoscere alla sua terra e ai suoi corregionali un poeta, che ha
saputo interpretare le ansie e il travaglio in una lirica meditata e
sofferta.
Uno spontaneo impulso ci ha indotti perciò a venire a
parlare di Gerardo Maruotti e dei suoi Canti Dauni nel centro della
Capitanata, non solo per portargli la nostra testimonianza di stima e di
simpatia, ma anche, e più di tutto, per ripercorrere con voi il suo
itinerario poetico, che si nutre di ricordi e di piaghe, di sogni e
di persone che recano l'inconfondibile timbro della terra daunia, quel
timbro che solo voi sapete distinguere e comprendere.
Ecco perché il nostro sarà un discorso corale, aperto ai
contributi di esperienze e di ricordi, che voi, solo voi, in quanto
indigeni, potete aggiungere a completamento delle nostre fugaci e
certamente scarse notazioni.
La poesia di Gerardo Maruotti si nutre, come si diceva, di ricordi, e
il mondo avito della Puglia contadina e pastorale, bucolica e generosa
scandisce nella memoria il suo trascorso agreste e la sua storia di
umili cose. Il Maruotti ama rifugiarsi nel clima dei tempi consonanti con i
suoi gusti intimistici e rievocativi. Tale fuga all'indietro documenta
quella impossibilità di conciliare il presente al passato in uno
spessito grumo di nostalgia e di rimpianto, in una continua ricerca di
un'oasi di pace tranquilla e chimerica.
Ma accanto a questi motivi illusori si sviluppa anche la
consapevolezza della sua autentica vocazione di contadino, in cui si
esprime la forza genuina di sentirsi un contadino vero, di essere dentro
quel mondo che canta, sia come un " eden " perduto sia attraverso i
segni della propria esperienza e conoscenza quotidiana.
E' un mondo che il Maruotti riscopre o meglio affida alla
rievocazione memoriale, non tanto perchè egli l'abbia
abbandonato o tradito, quanto perchè questo mondo si va
sgretolando di giorno in giorno, e quattro milioni di meridionali in
questi ultimi decenni gli hanno voltato le spalle, rendendo ancora più
dura la sorte dei rimasti.
Il Maruotti con nel cuore un senso di colpa, per la personale
diaspora, almeno con il canto vuole ingraziarsi gli irati Penati della sua
terra, rievocando ed esaltando i buoni costumi di una volta e la
semplicità della sua gente.
147
Il suo è un ritorno al mondo della memoria come un tuffo in un’acqua che
purifica e rigenera; quindi, su uno sfondo di ricordi e di rimpianti, si dipana il suo
canto, sospeso tra sogno e ricordo.
Ci troviamo alla presenza di un vero e autentico recupero memoriale,
ritmato dal verso e sostenuto da emozioni sincere e profonde.
La nozione del tempo, comunemente intesa come ritmica successione di
passato, present e futuro, non sempre ha rinvenuto uguale dimora nelle opere del
pensiero, che per sua natura è fuori della storia e quindi alieno dalle scansioni
cronologiche che regolano il flusso degli anni. Già gli antichi greci, che pure si
muovevano nell’ambito delle tre unità aristoteliche, teorizzarono per l’arte una
rielaborazione del reale nella rappresentazione fantastica e coniarono per questo
processo intellettivo il termine « idolopea », che, secondo lo Pseudo-Longino
serviva « ad indicare la situazione psicologica in cui le cose che vai dicendo sotto la
spinta dell’ispirazione e del sentimento pare che tu le veda e che le ponga sotto gli
occhi degli ascoltatori ». Le immagini della realtà o « idoli » vengono quindi mediate
in tale prospettiva dall’ispirazione e dal sentimento e fissate in un contesto poetico e
narrativo senza determinazioni temporali o contingenze storiche. Ma la memoria,
quando richiama dal baratro del passato esperienze ed eventi, trasferisce i suoi
ricordi sullo schermo della coscienza individuale e li dipone in una successione
cronologica, rivivendoli tuttavia in un presente che tende ad annullare ì trapassi e le
sequenze temporali.
« Allorchè, scrive infatti Sant’Agostino, noi diamo del passato delle narrazioni
veridiche, ciò che ci perviene alla memoria, non sono affatto le cose stesse, che
appunto hanno cessato di esistere, ma si tratta di termini concepiti secondo le loro
immagini, le quali attraversando i sensi hanno segnato il nostro spirito delle loro
postille. La mia infanzia, per esempio, la quale non è più, esiste in un passato che
ormai è anch’esso inesistente; ma allorquando io la rievoco e rinarro, è nel presente
che io la intuisco, perchè la sua immagine è presente nella mia memoria ».
Nella coscienza individuale il passato, dunque, tende ad essere assorbito dal
presente, che si pone come unico protagonista di rievocazione e di giudizio.
Non a caso proprio S. Agostino raccoglie nelle Confessioni la drammatica
rievocazione del lungo conflitto che sconvolge l’interiorità della coscienza e ricerca
nei valori eterni dello spirito la quiete, che è meta e quotidiana presenza del vivere
cristiano. Anche Dante, nel suo itinerario salvivico, proietta sullo schermo
dell’eternità le umane vicissitudini, che varcano il tempo e s’affiggono
nell’immortalità che vive fuori della storia, ed oltre la contingenza. La vita e le
stagioni, gli affanni e le passioni scolorano per tale via le loro cronologiche
collocazioni e rinnovano quotidianamente il loro ritmo esistenziale nella coscienza
individuale. Il memorialismo, quindi, l’irrazionalismo, il romanzo psicologico e le
poesie evocative predisposero l’intuizionismo di Henri Bergson, secondo cui il
tempo, nella conoscenza interiore dell’individuo,
148
smarrisce ogni riferimento sensoriale e cronologico per affermarsi come perenne
immagine di presente e passato. In tal modo la nostra esperienza si carica di valori
e si sostanzia di spiritualità per assumere consapevolezza e recuperare il passato che
è sempre presente e mai « perduto ». Su questa via si sarebbe posto poi Marcello
Proust, che avrebbe affidato alla memoria la « ricerca del tempo perduto » e il suo
recupero memorativo.
A questi approdi adduce appunto il libro di Gerardo Maruotti, che non solo
sottrae la sua infanzia all’edacità temporale, ma anche quella nostra antica civiltà
contadina, che di giorno in giorno si va sfaldando sotto l’incalzare del progresso.
Due piani psicologici, per lo meno, si intrecciano in quest’opera con la
flevocazione dell’infanzia e con la ritessitura delle coetanee costumanze daunie, che
ricantano con affettuoso rimpianto la Puglia patriarcale dei padri e l’arcaica
esistenza di genti felici. Cosi lo scampanio a rintocchi o dispiegato, che vibra in
molte pagine del libro, sollecitando quasi una familiare sensazione di suoni ci rituffa
nel passato che è perennemente presente:
« Ieri... oggi... sempre, a quest’ora, o campana!
Non resterà che questo tuo singhiozzo
tra un nugolo di corvi che di schianto
si leva in aria, appena tu rintocchi ».
Fuori dai termini cronologici ed oltre gli schemi logici sentiamo in queste «
voci » di campane dai vari nomi e dalle varie modulazioni come contemporaneità
l’antico, inseguiamo il palpito armonioso di quei bronzi, riviviamo quel clima e
naufraghiamo nell’onda immensa del ricordo. Con questo procedimento tutto il
passato di Sant’Agata di Puglia, il borgo natio del poeta, si proietta sullo schermo
memoriale e denunzia la sua continua presenza.
Ma accanto al borgo natio rivive la Puglia e la gente daunia con i suoi eterni
problemi di sete e dì miseria, di lavoro e di transumanza, di privazioni e di
raccolto su uno sfondo brulicante di pastori e di armenti, di massari e di muli, di
campieri e di umili animali:
« La Puglia, o Dio, la terra tua promessa?
In questa solitudine assetata
le processioni che dai borghi vanno
alla Madonna Incoronata, a fiumi,
sono tribù del popolo Israele
che ancora si raccolgono nel maggio
al tempio del Signore? Pei tratturi
le nenie ronzano, sospese in cielo.
Qui l’arca santa, in questa gente antica,
ha grande il tabernacolo nei cuori ».
149
In questi versi il rito secolare dei salmodianti pellegrinaggi al tempio
dell’Incoronata richiama l’immagine del popolo biblico, tormentato come quello
pugliese, dall’arsura e dal misticismo. Le due rievocazioni si sovrappongono e si
fondono in una sacrale visione del vivere e del soffrire, mentre la gente daunia si
innalza alla solennità di popolo prediletto, a paradigma del moderno tormento
esistenziale.
Antico e nuovo, sacro e profano, storia e cronaca si intrecciano in un canto,
intriso di pianto e proiettato nell’epopea con un procedimento dimesso e
discorsivo, come si addice a versi che ricalcano gli emistici biblici in uno stile
compatto e commatico:
Potrai nel Tavoliere sitibondo
tornare un primitivo della Bibbia:
nerastro un gran deserto fa da sfondo
ai suoi Abrami curvi sugli aratri.
Tu poi li vedi a maggio questi antichi
guardare nubi in fondo all’orizzonte;
e quando scende l’acqua, udrai ronzare
un fremito di gioia lungo il deserto:
L’acqua del cielo qui è la nostra manna.
Dal cuore di questo popolo paziente e laborioso sgorga, come la tanto
agognata limpida acqua, un inno di preghiera, una fede semplice e rasserenante che
il Maruotti coglie nella sua essenza di esaltazione mistica e di abbandono spirituale:
Incoronata, terra di preghiere,
trentuno sono a maggio le tue fiere.
Nenie infinite di sagre pugliesi
innalza il Tavoliere dai tratturi;
tra biade in onde sono gli abituri
navi ancorate dai camini ascesi.
Come nomadi erranti in processione
dai monti a te scendemmo alla pianura.
Tra i sassi della via nella calura
ci dondolava a sbalzi il carretttone.
La fede avita dei padri, antichi patriarchi d’un popolo, che, tra mito e
leggenda, ritesse la propria storia, rivive non solo nei riti e nei pellegrinaggi, nelle
sagre e nelle orazioni, ma anche nel lavoro, quel duro lavoro del contadino
pugliese, che con l’aratro e la zappa contende all’avara e arsa terra le biade o la
friitta, il grano o le medesime ragioni del vivere. Ma tutto un patos religioso
avvolge uomini e cose, sofferenze e lavoro in una commossa esaltazione mistica,
che infonde al canto un accorato accento di preghiera, un sommesso tono di
implorazione. E per i maggesi e le viti, per gli aratri e gli animali, per i figli e i
raccolti, per le seminagioni e gli emigranti, per i morti e i vivi
150
s’invoca fidente la benedizione di Dio, sempre sollecito delle necessità umane e
presente in ognì occasione:
Chi in questo piano sconfinato porge
l’orecchio al suono delle spighe, a maggio,
il fiato ancora sente, egli, di Dio,
ne ascolta la presenza nel deserto.
Sullo schermo della tenace memoria si agitano, quindi, le vicende della
comunità pugliese, che sono di ieri, ma che già hanno i contorn; del mito e
sembrano perciò appartenere ad un’età favolosa e primitiva. A questi umili
eventì di un laborioso popolo di pastori e di campieri, di popolane e di
fittavoli, di possidenti e di artigiani, il Maruotti porta la sua adesione di uomo e
di pugliese, la sua sofferta solidarietà di contadino e di poeta.
Così la fantasia trasfigura i fatti quotidiani di una gente in continua lotta
con la natura ingrata e le avversìtà atmosferiche, con la miseria e
l’imponderabile, che qui diviene crudele legge del vivere e dell’agire. Le
sterminate distese del Tavoliere, gli erbosi nastri dei tratturi, l’antica
transumanza, l’infinito notturno silenzio delle campagne, i vasti orizzonti delle
pianure, gli immensi cieli stellati, glì echeggianti rintocchi delle campane hanno
risonanze arcane ed accensioni cosmiche tanto da farei ritrovare naufraghi
nell’occano dell’universo:
A tarda notte tace nero nero,
mesto della sconfitta, il Tavoliere.
Il cielo, ignaro, arde di stelle, eterno.
mentre in questa immensa verde pianura le cascine sono ancorate come navi,
pronte a salpare per l’ignoto:
Tutta murmure ed onde è la pianura,
un oceano dolce a contemplare,
ove cascine dall’ondante fumo
sembrano navi immote ed ancorate.
Anche il rifiuto della moderna tecnologia rientra in questa visi3ne di
struggente rimpianto per un’età arcaica, felice e serena, decisamente tramontata
e rivìssuta solo sull’onda del ricordo. Un mondo fatto di semplicità e di sogni,
di parsimonia e di ideali, è scomparso trascinandosi nel gorgo dell’oblio pastori
e mandrie, aratri e vanghe, muli e butteri con tutta una fitta trama di episodi
gentili e dì esistenza tranquilla. I trattori, le mietitrici, le macchìne, le auto,
hanno sì alleviato la fatica dei campi, ma nel contempo hanno aperto una
profonda insanabìle ferita nei costumi semplici e patrìarcali della nostra gente
contadina.
Il progresso ha sconvolto le campagne e torme di uomini sono
151
fuggiti in città, dimentichi della bontà ineguagliabile della terra e sordi ai richiami
della sua georgica pace. Fra questi transfughi anche il Maruotti, che ritorna però,
con il pianto nel cuore nella sua casa natía invocando:
E’ questa, o padre, la mia casa ancora!
Qui il mio mondo! Un esilio la città!
Tu che volesti che io studiassi tanto,
Un esule del figlio tu ne hai fatto.
Apri la porta! Accogli un disilluso!
Non vedi con quanta ansia son venuto?
lo sono venuto per piangere un’ora!
Apri la porta al prodigo figliuolo!
Perchè egli vuol ritrovare, come lo ritrova in questi canti, quel mondo
perduto e rituffarsi nella genuinità della sua gente:
Io voglio ritrovare la mia pace
pei vichi e per le balze del paese,
tra i miei ulivi della Tofra, il bosco
di Serbaroli, il campo di Gìannuzzi.
Così il suo itinerario umano e poetico si conclude tornando alle origini e
ritrovando nella memoria tutto il calore e la bontà di una età scomparsa.
Folclore e dramma, miseria e lutti, leggende e fatti, uomini e bestie scavano,
quindi, la loro dimora nelle pagine del volume e nella memoria che li richiama
dall’oblio e li affida al futuro. Sono piccole cose di un minuscolo territorio, che nel
quotidiano fluire del suo vivere sa rinvenire gli eterni valori dell’amicizia e della
bontà, dell’ironia e della fede, della parsimonia e della realizzazione, dell’intelligenza
e della semplicità. Anche la morte, in questo clima surreale e quasi religioso, ha la
solennità di un rito tanto da confondersi con le grandi festività liturgiche per
stringersi in un unico abbraccio di fede e di pianto:
« Era Natale! Non consente il rito
che il giorno della nascita di Cristo
suonino in pianto le campane a morto.
Volemmo le campane tutte quante
piangessero con noi la mamma nostra.
Per tutti i morti piange la campana:
era pur mamma un’anìma di Dio! ».
La civiltà contadina, vanto ed epopea dell’autore, permea, dunque, queste
liriche che sanno dare una voce al lavoro umile, agli uomini semplici, agli animali
affaticati, alle terre avare. Come un biblico pa152
triarca il vecchio genitore, infatti, osserva e quasi numera con plastica dignità i capi
del suo gregge, frutto di tanti sacrifici e di sì modesta fatica:
« Usciva il gregge dagli stazzi antichi.
Sedeva, solo, il babbo accanto all’uscio;
tranquillo accarezzava quelle agnelle:
per tutte aveva un nome, un dolce nome ».
Ma i campi si popolano di antenati, le zolle avite hanno una storia, il passato
riemerge ammonitore e...
« Piangeva il babbo alle memorie sante.
Li vidi, o morti, tutti quanti arare
nel nostro immenso cimitero spoglio ».
Gli animali, in questa arcaica vita di lavoro e di genuinità, condividono con
gli uomini emozioni e palpiti, onde la puledra non riportando a casa in groppa il
suo padroncino quasi con umana sofferta compartecipazione pascolianamente:
« gli orecchi raccorciò, puntò le zampe;
la prima volta la senti nitrire ».
Ma di questo mondo potremmo ancora additare il conciso sentenziare o il vivace
dialogare, il dignitoso soffrire o il misurato gioire, le secolari contraddizioni o le
umili credenze in una tensione lirica che sa evocare e plasmare un’età sì lontana
eppure sempre presente.
Non può destare sorpresa in questo clima di rievocazione e di recupero
anche l’uso metrico tradizionale, che ben s’addice, a nostro avviso, ad un’epopea
che sa di antico anche se viene memorialmente rivissuta con animo moderno.
Anche l’impasto linguistico conserva il sapore delle cose lontane e quando utilizza
nuovi apporti tutto avviene sempre con discrezione e garbo. Le parole, in modo
particolare, pur avendo in molti casi il valore quasi di reperti archeologici,
adempiono alla duplice funzione di testimonianza e di rievocazione memorativa.
Il lessico, per tale via, si arricchisce di termini che vanno scomparendo e che
il Maruotti ha il merito di conservarci (bardi, bardarì, pumpinero, zeza, spartenza,
cavezza, trapeto, trapetaro, centrella, fiscella, locco, trasonna, pignone, frischietti,
ecc.). Anche qui l’antico e il trascorso rivive con nuova grazia nel presente.
Siamo come si è detto, dinanzi ad un vigoroso recupero memoriale di una
civiltà quasi scomparsa e lo stesso autore inconsciamente sa di operare tale rinascita
quando scrive: « Certi fatti sono rivissuti con la sincerità del cuore nella perennità del
mio affetto e del mio rimpianto per un primitivo e felice mondo scomparsi, di
fronte al rapidissimo incalzare dei tempi nuovi ». E di questo noi gli siamo
sinceramente grati.
POMPEO GIANNANTONIO
153
LA POESIA « PUGLIESE » DI MARUOTTI
A guardar dentro a questa nuova poesia del Sud, poniamo dell’alta Puglia,
tra S. Agata di Puglia Manfredonia e Siponto, due modi sembrano più decisamente
proporsi: quello di chi guarda alle cose, alle piccole cose della realtà e della famiglia,
e quello di chi, invece, dinanzi alle stesse si pone in stato di reminiscenza e di
soggezione. Non sono vie diverse o del tutto disgiunte dal fare poesia o da quello
che poi si traduce in effetto di poesia. Ma è certo che la condizione iniziale è
diversa: attraverso la prima via si giunge a quella civiltà « contadina », di che mi pare
genuino rappresentante Gerardo Maruotti: attraverso la seconda via si approda al
mito, ad una realtà che più vale e pesa quanto più si sveste del concreto e si rifonde
nel passato, e di questo modo mi pare schietto rappresentante Cristanziano
Serricchio. E’ evidente che lì, nel primo, domina la cosa in quanto tale e per essa
l’elegia della vita rusticana; qui, nel’ secondo, la suggestione della realtà e per suo
mezzo l’epica della vita umana che guardando nel passato fila insieme presente e
futuro. Se lì, nel primo, si sente operare fecondo l’alito della campagna, il fiato
generoso del lavoratore, l’umore terragno dei venti umidi del Sud; qui, nel secondo,
si prova il tremore delle grandi cose, affidate all’eternità del vivere quotidiano,
l’infinita nostalgia delle attese secolari, la lusinga perennemente giovanile delle fiabe.
Lì il contadino, il proprietario o il fattore, il vecchio e il giovane con legami
insolubili dinanzi alla casa e alla campagna; qui l’ombra impalpabile, eppure
possente, degli dei della terra o del cielo, che si ridestano, la forza indomita di
Diomede, creatore e custode di quei luoghi, presente ovunque « ora che il vento
sibila (come si dice nella bella raccolta L’estate degli ulivi, tra i ruderi di San Nicola e
nelle cale il pescatore riasculta « l’urlo saraceno ».
Il Maruotti parte contadino da Sant’Agata di Puglia e torna professore, ma
poi non cessa mai di essere contadino. La terra non è solo ispirazione, segno-limite
di una meta a cui costantemente si guarda o su cui si commisurano tendenze e
amori; è innanzitutto un fatto istintivo e naturale: un modo di essere che risale alle
origini della vita e che poi diviene un dato di coscienza. Cresce la cultura, variano le
esperienze, si moltiplicano le occasioni, ma l’uomo resta quello ch’è stato nella sua
prima infanzia, l’uomo di Sant’Agata di Puglia, che si duole di essere cresciuto e di
avere rotto i legami che origini e forse proposìti perennemente hanno intessuto e
intrecciato. Quando però egli rientra
154
in paese si sente escluso, escluso perché ha tradito, e bussa invano alle porte
amiche e chiede di restare. E’ un po’ la sorte del giovane dei Malavoglia, che ha
abbandonato il paese e poi, rientrando, amaramente non più vi si riconosce: chi
resta è della tempra di padron ’Ntom. Ha un bel dire: i fratelli di Sant’Agata
non sembrano commossi dalle preghiere dell’esule che ritorna professore ed ha
il piglio carducciano:
Aprite, buona gente! Un professore
bussa alla porta, un triste peccatore!
Gli abiti miei «di lusso»; oh, non guardate!
Lo sapete che, dopo tanto studio.
ve lo confesso, so meno di voi?
Voi, sì, sapete e soffrire e pregare!
Voi, sì, sapete guadagnare il cielo.
Aprite, buona gente cara a Dio!
Voglio il Rosario qui con voi cantare!
lo lo cantai, bambino, in questa casa,
sopra i ginocchi della mamma mia.
E’ la notte di quaresima. li sud purga nel silenzio e nell’intimità familiare,
a porte sbarrate, le avventure e i divertimenti del pazzo carnevale. Non c’è
ascolto per chi viene di notte e da lontano. C’è da sentire cosa dice la coscienza
ed ognuno recita il Rosario per sé e per gli altri: si può pregare per il forestiero,
non gli si può darc ospitalità. Risorge cupa e grave l’ombra del peccato che la
storia trid-ntina e la dominazione spagnola impressero a fuoco nella coscienza
civile del vecchio Sud.
Si tenta allora la porta di casa. Vi dovrà pure essere, lì, qualcuno che
attende:
Vecchio portone di mia casa antica,
io venni da lontano e sei sbarrato
Il mascherone col battaglio in bocca
fulmineo mi gettò lo sguardo in faccia.
« Uomo della città, tuo padre ha chiuso
a te le porte. Le ha sbarrate! Vedi?
Uccello, tu, di bosco, via volasti
e qui mettesti piede al funerale.
Ritorna al grattacielo di città.
[...] ».
« Vecchio portone che vedesti mamma
seduta sulla soglia a far la calza,
tu che vedesti mattiniero il babbo
caricare bisacce ai nostri muli
[...] Apri la porta! Accogli un disilluso!
Non vedi con quanta ansia son venuto?
lo son venuto per piangere per un’ora!
Apri la porta al prodigo figliuolo! ».
155
Ma anche questa volta nessuno sta ad attendere. Gli anni passano per tutti: crescono
i lutti: le amarezze soffocano pietà e comprensione. Questo, almeno, crede di
cogliere il « figliuol prodigo ». Non si rinnova per lui la parabola evangelica. In
realtà è un’altra cosa: nessuno può tornare indietro: nessuno può rifare due volte lo
stesso cammino: chi si allontana dalla propria terra, chi sbatte l’uscio di casa sua, ha
perduto ogni diritto di rientrarvi. E’ la legge dei patriarchi del Sud, dei capifamiglia
legati agli usi e ai modi, che hanno voluto ed ereditato, come a religione inviolabile.
E’ tutto questo non un’invenzione crepuscolare, una malinconia dell’animo, un
gioco del dilettantismo sentimentale, che più o meno tutti sentono ripiegando nel
passato; è il rigore di una legge avita, è l’imperio di una consuetudine che non
impunemente si può offendere. Se lì, nei giorni di quaresima, si scopre la terra del
peccato, l’ombra del rimorso; qui, nel chiedere asilo quando non se ne ha più
diritto, si urta contro il passato. le buone regole di ogni comunità famigliare.
Nell’un caso e nell’altro si è decisamente oltre la sfera del sentimento e delle
passioni offese o umiliate; si è nella storia e nella civiltà millenaria della gente del Sud
che su queste cose ha costruito vicende e testimonianze, ricavandone illusioni,
amori, dissapori: tutte le certezze, ad ogni modo, suggellate, dal passato e
riproposte come tali al presente e al futuro. Non so se valga ancora al « figliuol
prodigo », al « professore » « che bussa alla porta » in tempo di quaresima,
dichiararsi vinto, promettere e sperare una reintegrazione nel passato remoto nel
mentre si denunciano volontariamente gli errori del passato recente e del presente.
Egli lo fa, certo, ma lo fa, a me pare, senza speranza:
Credetemi! Non valse a me la pena
conoscere la vita sino in fondo.
[...] Ritorno indietro al dolce mio passato
in fuga coi pensieri al vecchio mondo;
purificato dai ricordi antichi
esalerò quest’anima moderna.
E’ un proposito: e basta. Dentro c’è tutto il tu~bamcnto di una coscienza
che sa di avere tradito e sa che al tradimento non si può più riparare. Ognuno è
prigioniero di quel che fa: e non v’è pietà cristiana che paghi scotto: non v’è
preghiera o acqua che lavì. Si è soli nel bene e nel male: e non v’è passaggio o
viatico alcuno dall’uno all’altro e viceversa. Questa inesorabilità « pagana » scorre al
fondo della linfa pugliese di Maruotti: e da questo fondo, ch’è etnico civile e
sociale, si deve partire per capire gli esiti, i guizzi, i pronunciamenti di tutta la sua
poesia.
I mezzi di realizzazione sono soprattutto due: l’osservazione realistica e
l’esegesi meditativa. Le cose si piantano robuste nella fantasia, che ha poco gioco e
limitata libertà, e poi si travasano tutte d’un pezzo, chiare, definite, senza aggiunte
ornamentali: sono res, appunto, non verba. Non c’è godimento di esse; non c’è
compiacimento. La parola non
156
è canto: il canto non è suono: il suono non è vagheggiamento. Tutto è a portata
di mano, si potrebbe dire: l’autore fa toccare le cose, non le sottrae o le
annebbia alla vista del lettore. Eccole, lì, quasi ferme o ferme quel tanto che
giovi a loro per coglierle compiutamente con uno sguardo d’insieme. Sono
cose forti, pesanti, mai lievi o lievi per quel tanto che voglia il ricordo.
Smussate, mai; rozze, anzi, cioè sane, modellate con vigore e con taglio netto e
perentorio:
Nel mio paese vissi coi campieri;
li vidi a schiere risalire al monte
su barde o selle, su calessi e carri,
pellegrinaggio immenso che ogni sera
brusiva serpeggiando sui pendii.
Mestieri, attività di campagna, nomi di lavoratori, attrezzi agricoli
valgono per se stessi, parlano loro, non si appoggiano ad aggettivi di sorta, son
soli dinanzi alla natura, sola anch’essa. L’aggettivo, quando c’è, come nel «
pellegrinaggio » ch’è « immenso », non qualifica, in genere, precisa il numero o
la specie. Otiando si coglie il poeta nella ripetizione, questa non delude mai la
matrice, ne conserva anzi l’impronta: così quel « pellegrinaggio immenso », che
ogni sera « brusiva serpeggiando sui pendìi », si adonera in un altro luogo (e
non è il solo) per il « gregge lento » che ronza « a serpentina pei tratturi ». E’ una
natura vista e fermata nell’immagine più probante ed emblematica: un
paesaggio visto dall’alto a cui il poeta non aggiunge nulla di suggestivo, ma che
realizza e resta così come si presenta. E Zi’ Rocco è dritto e fermo come una
rupe, « a più di novant’anni » va sulla mula « in fretta in fretta all’orlo del dirupo
», « arzillo, arzillo », come « un giovane di primo pelo ». E padre e mamma
parlano di dotare i « sette figli » comprando terra « quanto l’occhio ne scopra »,
anche se sanno che « in masseria, con gente di confine » v’è sempre « pericolo
di guerra ad ora ad ora ». Passa la mula che mai galoppò come « puledra », né
saltò « coi sauri cavallini », mentre « sacchi e bisacce » regge a dorso « dalla
tenuta al paesello a sera ». Passa il vecchio pastore, « esile e stanco », scuote « un
campanello » e si ferma « un poco » e ricava di qua « una giumella di farina », di
là « un misurino d’olio ». Sul fondo « il castello di Sant’Agata » che, pare lanciarsi
« in bilico sulle digradanti casapule », di sotto, gli « offrono, timide, a braccia
tese, cinque campanili sonori »: è una preghiera ed uno scongiuro, insieme, a che
non venga il finimondo. Ridente s’apre la « piazza di Sant’Agata di Puglia »
come « una terrazza », « cinquanta metri lunga, né più larga » e lì si aduna tutto
il « borgo » per la « festa di San Rocco », con l’orchestra al centro e luminarie
attorno »: da lassù non è raro cogliere l’incedere di sposi « dritti, dritti, tra
pioggia di confetti e monetine ».
« Aspro », invece, si diffonde l’« odore di morchia », che la caverna «
vomita col fiato caldo d’uomini e di muli »: dentro al trapeto « rotolando stride
» la macina e Rocco di Ciotta « le pestate olive in157
sacca ai fichi, che altri affila sotto i torchi ». Nessuno è di troppo: ognuno ha il suo
lavoro e silenziosamente v’attende. E’ un’umanità seria, che ama poco gli scherzi e
per nulla le chiacchiere. Lavora e fatica: e il tempo passa nel muto raffronto tra la
realtà paesana e l’uomo. Se le cose si animano, come nei Ricordi della fontana vecchia,
con le donne che « si avvicendano a porre i barilotti alla fontana » o con il
maresciallo che immerge « una cannuccia nel barile e succhia » « e succhia pur
Rampino, Don Mimì », sempre però esse rimangono se stesse, animate tutt’al più
dal contatto (oggi si direbbe, dalla frequentazione) con gli uomini. E qui la «
fontana vecchia » si allieta « dei canori uccelli » « e dei campani delle greggi erranti »;
ascolta « le lotte, i rombi dei barili urtanti », invita le oche « in acqua », ammira «
nella valle » le « residue navi resistenti al sole » e, nonostante il silenzio ignaro della «
gioventù novella », canta tutto il suo passato di « battaglie combattute coi barili,
duelli e pace, amori, occulti abbracci e cavalieri e rodomonti infami ». E’ questo il
limite a cui può giungere l’osservazione diretta delle cose: farle, cioè, parlare, come
parlavano agli antichi e non come entrano nella suggestione dei moderni. Il contatto
è diretto. Non v’è tramite, non vi sono sovrastrutture che imprigionino la realtà. Si
fanno avanti le cose e assumono in proprio le file dei rapporti del colloquio. E di
questo v’è una spia eloquente. Quando il ricordo sta per prendere tono a sé e
incantarsi staccandosi da quel ch’è d’intorno e giace nel presente, allora si avverte
uno strappo energico, vigoroso e lacerante. E’ il tempo del verbo che fa da
cerniera. Si passa dall’imperfetto al presente, da quello che sì suppone che sia una
vicenda a quello che realmente è, dalla narrazione alla constatazione. Ricorda i «
poveri della casa del Sacro Cuore di Gesù » e li evoca con l’imperfetto; li vede
muoversi e li fissa nel presente:
Qui giungevate la vigilia al borgo,
e s’apriva con voi la processione;
agli usci sostavate a mezzogiorno.
Di festa in festa, da un paese all’altro,
sembrava un canto il vostro ed era pianto.
[...] Voi, non più mendicando, non sentite
il batticuore d’un pane negato.
[...] Umiliato, una lagrima si asciuga
l’umile mendicante del paese,
ma benedice ed implora perdono.
L’effetto si accentra in quel passaggio tra realtà del ricordo e realtà di
presenza concreta: la disarmonia è apparente: la sostanza esce tonificata proprio
quando l’evocazione rischia di appesantirsi o sciogliersi in generica e vaga
atmosfera.
E’ un modo, in definitiva, chiuso e assorto, colto nella osservazione e nella
meditazione, che però non resta distaccato, freddo, visto e non assaporato. Frenato
il dilagare del sentimento per rispetto delle cose, schiarita la nebbia dei ricordi,
posta al centro la quotidianità, la poesia
158
ha un suo modo di essere, assume movenze proprie, toni e colori che più
adeguatamente le si addicono. Il rischio, che pur qua e là emerge paurosamente
inquietante, è fugato dal Maruotti in una felice alternanza di memoria uditiva e
visiva. E’ un mondo che non resta muto. Se parlano le cose, come ho detto, le
cose ascoltano anche, vedono e sentono: si vestono di colori, vivono e
gioiscono. Si crea una luce speciale che tutto investe con saggezza e prudenza,
senza che mai il colore assuma autonomia o il suono stordisca cupamente. C’è
un equilibrio che si addice al mondo agreste, alla vita campagnola e primitiva,
alle piccole cose della grande famiglia contadina. Il « brusire » di gente sui
pendii, il « ronzare » di nitriti di cavalli, lo « squillare » dei lento calpestio delle
lunghe carovane, si mescolano all’« affondare » a valle ed « echeggiare » a monte
di un urlo, all’« urlare » dei pumpineri (= lupi mannari), al tintinnio dei ferri sul
selciato », all’« abbaiare dai fondi » dei cani, al perennemente presente «
scampanio » di campane che « squillano », appunto, « zampillano », « rintoccano
», « rimbombano », « rincalzano », « tuonano », « squillano », « ronzano », (tutto
questo è, con evidente virtuosismo, ne Le campane di Sant’Agata). A tenere dietro
al poeta ovunque si sente, anche nelle notti scese « in crepitio di stelle », « nitriti,
beli, scampanio, latrati ». Ma di chi? D’uomini o di animali? Degli uni e degli
altri, perché « uno » è il « dolore ». « Sunt lacrimae rerum ».
Più casto e misurato è ancor più il colore. Esso si riduce, in sostanza, a
toni di fondo, semplici e naturali: verde, azzurro, nero: poco più, poco meno.
L’asciuttezza del colore è il segno di una terrestrità operante attiva e forse anche
polemica nella poesia di Maruotti. Il poco o il sobrio è certo un elemento
antidannunziano; esprime una riverenza ed una modestia, che anche per questa
via vogliono dare spazio solo alle cose.
Più felici e, forse, più ricche, ma mai lussuose, sono le commistioni, non
infrequenti, di suoni e colori. Quest’insieme ridesta il ricordo e dà come un
brivido alla fantasia. La testimonianza più alta si ha con Il Tavogliere pugliese nel
mese di maggio: il ritratto, con questo materiale, più persuasivo è in Così ricordo
mio padre. La Puglia sconfinata si colora di « verde » « nella serena mattina di
maggio »: e l’occhio « tra azzurro e verde si riposa ». L’aria « spira nei piani » e «
s’agita e brusisce »; e lì il grano « fluttua ad onde come mare chiazzato dal
vermiglio rosolaccio », mentre il sole salendo all’orizzonte fa crescere «
l’immensità del verde ». Più in fondo i « botri » dell’Ofanto in piena « mandano
» riflessi scintillanti di metallo » « tra il verde lontano della pianura ». Ma se già
prorompe l’estate, allora l’antica terra cambia volto e si copre di silenzi e suda
per lunghe fatiche: « ansano i muli », « fumanti di sudore ed assetati »; « arde » il
Tavoliere « deserto al sole » e « polverosi ardono i torrenti in secca »; « soffoca
la calura i petti ansanti », né « s’ode canto nelle stoppie d’oro ». Alla luce il
suono appropriato; ai silenzi il buio dei colori. Non s’incrina mai questo
mondo. La compattezza è, ovunque e comunque, un elemento essenziale.
Capita così che il poeta fugga dalla Puglia, col cuore in pena, per159
ché non vi sente più i « rumori », né vede più i « colori » della sua terra. «
Fumeggerà (si chiede) fra poco quel camino? ». « Non fuma in aria più (gli si
risponde) camino a sera ». « Suonerà (incalza) di belati l’aria azzurra »; «
ascolterò quel calpestio di muli »; « rintroneranno ora i galoppi, i trotti di quei
vannini »; « dimmi se ascolterò (implora) le nenie a sera dei nostri giovanotti ed
aratori » o « se udrò dalla cortiglia e dai pagliai cantare solitari i miei pastori ».
Ma chi gli deve rispondere, preferisce tacere; non v’è risposta, del resto, che
consoli.
« Vendemmo pecore, vannini e muli
e se ne andarono i pastori via
ed i garzoni erranti per il mondo
in cerca di lavoro nei cantieri! ».
Il passato è ben morto. La civiltà avanza, sì, ma seminando lutti e rovine.
Si sfiora un tema antico, tra idillio e filosofia. Ma la prudenza è saggezza e il
lamento si spegne d’incanto. L’uomo si sente, allora, estraneo ed esce di scena.
Qui è il tutto e il meglio della poesia. Quando però in questo mondo, così
osservato e meditato, il Maruotti penetra con mano più esperta, allora egli sale
in cattedra e diviene professore. Voglio solo alludere ad alcune forme dotte
(come quel « lieta... a ravvivar di ceppi il fuoco »), a cadenze ricercate o a
preziosismi di assonanze e rime interne (e basti citare la prima parte della pur
efficacissima La fornarina), e certe condizioni o agganci di alta letterarietà (e per i
primi versi de La campana di ventun’ora rimanderei decisamente alle Grazie
foscoliane, 11, 121-35; e per altri luoghi, come per i primi versi de La festa di
San Rocco a Sant’Agata di Puglia, al leopardiano Sabato del villaggio, seppure meno
perentoriamente; e così per altre reminiscenze pascoìíane, come negli ultimi
versi di Regina, o più propriamente pascoliane-deamicisiane, come Il sogno della
mamma). Sono piccoli debiti di scuola o di gusto che pur si devono pagare: e
che il Maruotti paga con buona umiltà. Più credito, se mai, è bene concedere al
dialetto foggiano, forte e colorito, come appare da alcuni sapidi inserti (e valga
qui il ricordo de Il pianto e la preghiera d’una madre), che avrebbe portato il poeta
ad una felice sperimentazione linguistica, atta pienamente a caratterizzare il
mondo delle cose e degli uomini che gli è proprio. Se questo accade, e non v’è
dubbio che non accada nelle prossime prove, la poesia contemporanea potrà
salutare una voce generosa, pura, ben oltre gli atteggiamenti delle nuove
correnti e le astuzie perenni delle scuole.
ALDO VALLONE
160
ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO
DI BIBLIOTECA PUBBLICA IN ITALIA
(Principi generali e standars)∗
I PARTE
PRINCIPI GENERALI
1. - La situazione italiana
Parlare di una « situazione » delle biblioteche in Italia non è certo
cosa facile.
Negli ultimi dieci anni le biblioteche pubbliche sono complessivamente più che raddoppiate di numero (circa mille nel 1964, oltre
duemila nel 1974, con un incremento particolare in alcune regioni:
Piemonte 188, Lombardia 520, Veneto 182, Puglia 146), ma, da dati
esclusivamente quantitativi, è impossibile trarre elementi di valutazione sul ruolo e sull’incidenza che le strutture culturali, in particolare le
biblioteche, hanno nel nostro Paese. Siamo, insomma, ancora ben lontani dall’avere a disposizione strumenti come, per esempio, i « reports
»che il Governo inglese presenta regolarmente al Parlamento.
Le sole ricerche ampie e approfondite che siano state condotte in
Italia sono, salvo errore, soltanto quelle delle Regioni toscana e lombarda e del Comune di Bologna1 .
∗
Documento conclusivo presentato dal GRUPPO DI LAVORO Biblioteca Pubblica al XXV Congresso dell’A.I.B., Alassio 5 -10 maggio 1975.
1
REGIONE TOSCANA, La pubblica lettura in Toscana. Indagine preliminare
1
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
Gli squilibri economici e sociali fra Nord e Sud, fra città e camp agna si riflettono in modo determinante sulle strutture culturali. La
classe dirigente non ha saputo risolvere questo grosso nodo della nostra vita nazionale e se qualcosa ha tentato negli ultimi trent’anni,
quando cioè esistevano certe premesse politiche e costituzionali per
una gestione democratica della cosa pubblica, lo ha fatto pur sempre
con logica autoritaria e paternalistica: le vicende dei Centri Servizi
Culturali del Formez, ad esempio, ne sono una tipica espressione2 .
Il trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di istituzioni culturali non ha, finora, modificato molto la situazione: anzi «
la preoccupazione più grossa che emerge dall’esame della situazione
delle biblioteche e dei suoi sviluppi attuali nelle singole regioni, alcune delle quali hanno fatto al riguardo molto, altre poco, qualcuna niente, è proprio questa di un’accentuazione degli squilibri territoriali esistenti » 3 .
Né si può dire che l’istituzione del Ministero dei beni culturali abbia contribuito ad avviare un movimento di riforma: anzi, il procedere
« per decreti » è tipico della volontà di attuare un disegno di conserv azione di strutture rigide e accentrate, evitando il confronto con le forze
politiche e culturali. Infatti, nel momento stesso in cui si riapre con
forza nel Paese un dibattito articolato e ampio sulla riforma della pubblica amministrazione e, in particolare, dei beni culturali, il Ministro
Spadolini « motu proprio » decide di creare una Sezione della Biblioteca Nazionale di Napoli presso la Biblioteca provinciale di Potenza e di
inviare contemporaneamente a tutte le biblioteche statali una circolare
promettendo vantaggi di carriera a quei bibliotecari disposti a « sacri-
sulle strutture bibliotecarie degli enti locali al 1972. A cura del Dipartimento istruzione
e cultura. Firenze, 1974, pp. XII, 131, tab. 6.
REGIONE LOMBARDIA, Enti locali e biblioteche in Lombardia. A cura di A.
Barbetta e R. Brambilla. Milano, 1974, pp. 317 (Quaderni di documentazione regionale,
12).
R. GRANDI, V. GUALANDI, Per uno studio sulle sezioni decentrate di pubblica
lettura nel Comune di Bologna. Bologna, 1974 (Estr. da: L’ARCHIGINNASIO LXIIILXI, 1968-70, pp. 49.131).
2
P. CASTELLO, Un caso di politica culturale dello Stato. Appunti sui Centri di
servizi culturali nel Mezzogiorno. In: « Politica culturale? Studi, materiali, ipotesi ». A
cura di G. Bechelloni (Bologna, 1970), pp. 208-23.
3
A. GUARINO, Biblioteche e Regioni. In: AIB, Bollettino d’informazioni, XIV,
1974, pp. 39-45.
2
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
ficarsi », andando a lavorare in quella biblioteca, in « colonia » insomma.
E’ sembrato tuttavia alla Commissione incaricata di redigere il
presente documento che qualcosa sia mutato nell’esperienza di questi
ultimi anni: l’attività delle Regioni e degli Enti locali ha indubbia mente messo in moto un meccanismo di progresso, ha liberato energie, ha stimolato interessi. Si tratta di un processo certamente non uniforche esso esista e che rappresenti la caratteristica più viva e importante di questi anni.
Sulla base di queste considerazioni, quindi, la Commissione ha misurato le sue proposte di un nuovo modello di gestione della biblioteca
pubblica: e diciamo « gestione », e non semplicemente « organizzazione », proprio perché questo ci è sembrato l’aspetto più nuovo e
caratterizzante dell’attività della biblioteca pubblica, concepita non
più soltanto come puro e semplice « pubblico servizio » ma come espressione della volontà, degli interessi, della partecipazione di tutti i
cittadini. Non, dunque, la « biblioteca per tutti » ma la « biblioteca di
tutti »4: ed è questa, crediamo, la più sostanziale differenza con
l’impostazione teorica degli standards dell’AIB del 1965 e di quelli
stessi della FIAB, che restano tuttavia validissimi modelli « organizzativi » di riferimento.
La figura del bibliotecario
Non è possibile delineare la figura del bibliotecario senza riprendere la definizione di biblioteca pubblica.
Certo la biblioteca d’oggi non è la vecchia biblioteca popolare dove si selezionavano quei libri di divulgazione che potevano innocuamente essere letti dalle classi sociali che mai sarebbero state classe
dirigente. E neppure oggi si può esemplare questo nuovo istituto, che
da noi si va diffondendo, sul modello della Public Library anglosassone. In Italia manca quell’abitudine alla lettura che deriva da un radicato costume e da una educazione scolastica più diffusa ed efficiente.
Oggi poi l’individuo è bombardato dai messaggi dei mass media e dai
prodotti prefabbricati dall’industria culturale, per cui il problema
4
A. PETRUCCI, Pubblica lettura e biblioteche in Italia dall’Unità ad oggi. In: LA
REGIONE. Rivista quadrimestrale dell’Unione regionale delle province toscane, NS I,
1974, pp. 120-44.
3
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
di una corretta informazione per una presa di coscienza della realtà
che lo circonda non si può porre solo nei termini della tradizionale informazione bibliografica.
La biblioteca perciò, se vuole assolvere il suo compito di diffondere l’informazione con criteri di imparzialità e pluralismo per una
crescita culturale e civile della popolazione, deve sperimentare tutte
me, talvolta contradditorio e approssimativo, ma non si può negare le
tecniche di animazione e documentazione e promuovere tutte le iniziative che la caratterizzino come centro di azione culturale e sociale.
Ovviamente una biblioteca-centro culturale di tutta la comunità
non può essere l’espressione dei gusti, delle attitudini e delle capacità
di un solo individuo.
Non può essere il bibliotecario l’unico responsabile della gestione
culturale e politica della biblioteca.
Per questo si deve prevedere una commissione per la gestione culturale che sia espressione delle forze politiche e sociali interessate,
dove anche gli stessi utenti della biblioteca possano avere la loro rappresentanza.
E’ in questo contesto che si pone la figura del bibliotecario.
Anzitutto va detto che il bibliotecario è essenzialmente un operatore culturale, per cui devono trovare giusta sintesi in lui le due componenti della competenza tecnica e dell’impegno sociale.
Non è quindi possibile essere un bibliotecario se non si vivono dal
di dentro i problemi dibattuti dalla cultura contemporanea, e questa
adesione interiore si deve esplicare nell’uso dei mezzi perché il passaggio delle informazioni dalle fonti agli utenti sia efficiente e razionale.
Questo flusso di informazioni, che una volta era a senso unico dal
libro al lettore, per cui la biblioteca si configurava semplicemente come centro di diffusione di una cultura depositata nei libri, ora è più
complesso e dinamico.
Elaboratori di cultura sono anche gli individui e i gruppi che studiano e dibattono i problemi della comunità, della scuola, del lavoro,
del quartiere.
E i mezzi di comunicazione di questa cultura, oltre ai libri e ai periodici a stampa, possono essere i ciclostilati, i nastri registrati, i dibattiti, i colloqui, le mostre.
E’ chiaro che allora il bibliotecario non è soltanto l’esperto bibliografo o addirittura paleografo, ma piuttosto un tecnico della comuni-
4
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
cazione che sa usare i vari strumenti di informazione e li sa utilizzare
secondo le necessità.
Se è vero che tra i mezzi di comunicazione il più efficace resta il
libro, anche questo strumento saprà utilizzare con le tecniche più ada tte, sia per reperire scientificamente le informazioni bibliografiche per
l’acquisizione di nuove opere o per un servizio di consulenza, sia per
elaborare le forme di catalogazione e classificazione che più si adattino al tipo di lettore interessato.
Ma quando il problema si sposta dalla tecnica della comunicazione
a quello dei contenuti, rischia di diventare drammatico.
Se il bibliotecario non è il depositano del sapere che dice che cosa
vale e che cosa non vale, quello che merita di essere letto e quello che
è superfluo, ma l’esperto che conosce le varie problematiche e sa indicare le fonti per approfondirle, egli rischia di diventare un semplice
strumento al servizio della volontà espressa dalla commissione di gestione della biblioteca.
Ma è troppo limitativo ridurre il bibliotecario a semplice segretario
esecutivo delle decisioni di questa commissione, che senza l’apporto
creativo e responsabile del bibliotecario sarebbe priva di quelle cognizioni che solo il professionista del settore può dare: dalle novità edit oriali a quelle dello spettacolo, dalle indagini sociologiche sulla comunità alle preferenze dei lettori, dalla struttura organizzativa del servizio
esistente alle nuove tecniche biblioteconomiche da adottare.
Ed anche le decisioni della commissione sarebbero lettera morta se
non si traducessero in un impegno fattivo e realizzatore del bibliotecario che non solo esegue delle direttive ma mette in moto un complesso organizzativo dove operano esperti di settore, gruppi di interesse, personale comp etente a vari livelli.
E’ perciò importante la qualificazione professionale di questo operatore culturale.
Si ritiene opportuno che la qualificazione del bibliotecario debba
essere data attraverso scuole bibliotecarie organizzate, a vari livelli,
dallo Stato (Università) e dalle Regioni.
Ciò consentirebbe infatti l’acquisizione di un titolo di studio con
valore legale valido per affrontare la professione.
L’aggiornamento, invece, potrebbe essere impartito attraverso corsi organizzati dalle Regioni, o Provincie o Comuni, o anche dalla Associazione professionale dei bibliotecari.
5
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
Biblioteca e scuola
Il momento attuale pone inderogabili problemi che nascono dalla
industrializzazione, dal democratizzarsi della vita politica, dalla più
aperta e diffusa coscienza del diritto all’educazione e allo studio, dalla
organizzazione del mondo del lavoro. Non è possibile dare concrete
ed efficaci soluzioni ai problemi indicati rinunciando alla sperimentazione, che può preparare o accompagnare la programmazione, in una
linea prospettica che si articola nell’educazione permanente.
E’ ovvio che la scuola da sola non basta, ed è folle pensare di formare i ragazzi col solo supporto, ad esempio, del libro di testo. Se crediamo nel metodo sperimentale, se crediamo nella ricerca come chiave
per aprire, in modo autonomo e motivato, la porta sul mondo della
formazione consapevole, dobbiamo dare al ragazzo la quotidiana possibilità di entrare in contatto con « tutti » i mezzi dello scibile.
L’interscambio scuola-biblioteca diventa essenziale: biblioteca come
centro di animazione, di ricerca, di informazione.
Deve scomparire l’insegnante applicatore di regole e principi ed
emergere la figura dell’animatore socio-culturale, persona che anima il
libro rendendolo oggetto indispensabile.
Il libro diventa un momento obbligato della ricerca, come punto di
riferimento, come architrave dell’educazione permanente per cui, al di
là del concetto di scuola come dovere, la società deve creare un clima
che sia, di per sé, educativo a prescindere dal vincolo dell’istituzione.
Si attua così una comunità pedagogica nella quale tutte le strutture
educative (biblioteca, auditorium, oratorio, fabbrica, sindacati, partiti
politici, ecc.) sono coinvolte nel momento formativo del futuro cittadino che trova nel processo scolastico il suo fondamentale mo mento di
sintesi.
Infatti poiché oggi i decreti delegati non solo richiamano all’interno della scuola la famiglia (che aveva delegato l’educazione dei figli alla scuola), ma indicano nelle altre strutture educative comunitarie
il momento determinante per un’istruzione programmata, la biblioteca
da un lato può diventare strumento stimolante della comunità e
dall’altro l’indispensabile sussidio e supporto a una scuola che cambia
e che ha come fine la formazione del cittadino.
Nelle piccole e medie comunità si prevede una biblioteca di info rmazione e di formazione di base, così come la scuola dell’obbligo è
una scuola di base.
6
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
A questo livello l’interazione biblioteca-scuola-comunità si dovrebbe saldare su linee programmatiche pedagogiche che prevedono
non soltanto l’educazione alla ricerca e alla lettura, ma anche
l’educazione alla lettura di quei linguaggi che i mass media (cinema,
televisione, settimanali, fumetti, ecc.) hanno largamente diffuso nel
nostro paese trovando il ragazzo impreparato a recepirli criticamente.
A livello di comprensorio invece le strutture bibliotecarie dovranno essere in grado non solo di approfondire il discorso prima esposto,
ma di entrare direttamente nella gestione sociale del distretto scolastico così come è previsto dai decreti delegati.
In questo contesto la funzione della sezione ragazzi della biblioteca pubblica si dovrà evolvere come momento organico di presenza
della biblioteca pubblica nella scuola.
II PARTE
GLI STANDARDS
L’Associazione Italiana Biblioteche ha dato la sua adesione agli
Standards proposti dalla F.I.A.B. nel 19721 e ne auspica l’applicazione
integrale come obiettivo da raggiungere per le biblioteche pubbliche
italiane. Tuttavia la distanza tra la situazione esistente e quell’obiettivo ha suggerito di proporre delle mete graduali.
Le determinazioni proposte in questo documento indicano un livello minimo di prestazioni per la funzionalità del servizio bibliotec ario,
tenendo conto di una situazione media tra le varie regioni italiane, nelle quali sia la realtà de lle biblioteche esistenti che i programmi regionali di sviluppo sono notevolmente differenziati.
La formulazione dei criteri generali di sviluppo del servizio e le
indicazioni per la preminenza da dare ad alcuni aspetti sugli altri, sono
compiti delle forze politiche e sociali esistenti nella comunità in cui
opera la biblioteca; ma le decisioni dei responsabili politici dovranno
essere orientate dalle indicazioni di funzionalità e dalle rile vazioni statistico-sociologiche che i bibliotecari dovranno predis porre.
1
A.I.B., La Biblioteca pubblica nel mondo, Roma, 1973.
7
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
Organizzazione del territorio
La necessità che il servizio bibliotecario sia articolato in sistemi è
ormai recepita in Italia sia per le indicazioni già date dai biblio tecari2
sia per gli esperimenti fatti dal Servizio Nazionale di Lettura, sia per
le indicazioni contenute nelle leggi regionali sulle biblioteche degli
Enti Locali.
Il sistema bibliotecario è un insieme organico di biblioteche che
svolgono funzioni diverse e complementari su un’area determinata, al
fine di offrire a ciascuna componente le risorse di tutto il sistema. La
biblioteca di maggiori dimensioni, centro del sistema, coordina le attività delle altre e attraverso queste offre i suoi servizi a tutti gli abitanti
del territorio.
In una città di grandi dimensioni si ha un sistema urbano costituito
da una biblioteca centrale e da biblioteche succursali o di quartiere. In
un’area comprendente una città di media grand ezza e più comuni minori, o comprendente solo alcuni comuni di piccole dimensioni si ha
un sistema comprensoriale o intercomunale che fa perno sul comune
di maggiori dimensioni o di naturale gravitazione per servizi commerciali, culturali e sociali o dove funzioni una biblioteca in grado di
svolgere il ruolo di centro del sistema al quale le altre biblioteche si
considerano collegate. Il sistema comprensoriale può far capo ad una
sola unità amministrativa se si è istituito un consorzio, altrimenti si
dovranno stabilire le modalità per la gestione delle attività comuni a
tutto il sistema attraverso un organismo collegiale rappresentativo delle varie componenti.
Si auspica la coincidenza tra sistema comprensoriale e distretto
scolastico sia per le dimensioni previste per il distretto sia per le funzioni ad esso attribuite dai decreti delegati riguardo al « pieno esercizio del diritto allo studio e alla crescita culturale e civile della comunità locale » .
L’adesione ad un sistema comprensoriale è essenziale per comuni
con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti; si ritiene infatti che una o
più unita amministrative non possano assicurare un servizio bibliotecario efficiente se assieme non raggiungono questo livello minimo
di popolazione.
In ogni punto di servizio di un sistema, l’apertura al pubblico della
biblioteca dovrebbe essere quotidiana. Si ritiene che nei comuni con
2
8
A.I.B., La Biblioteca pubblica in Italia, Roma, 1965.
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
popolazione fino a 3.000 ab. l’apertura possa non superare le 20 ore
settimanali, nei comuni maggiori invece la biblioteca dovrebbe essere
aperta possibilmente 40 ore settimanali.
Organizzazione dei mezzi e dei servizi
Il patrimonio libraria di una biblioteca pubblica italiana dovrebbe
essere di 2 libri per abitante, escludendo da questo computo i fondi antichi che sussistano nelle biblioteche di Enti Locali e comunque tutte
le collezioni che non siano di interesse attuale e generale. Un terzo del
patrimonio libraria sarà costituito da libri per ragazzi fino all’età di 14
anni.
Le biblioteche il cui patrimonio minimo non sia costituito da almeno 6.000 volumi dovranno essere collegate con una biblioteca del
Sistema che permetta il prestito dei materiali ad essa mancanti.
Anche la più piccola biblioteca deve mettere a disposizione degli
utenti nella sala di lettura opere di consultazione la cui consistenza
non sarà inferiore ai 100 titoli.
La necessità di un continuo aggiornamento del patrimonio libraria
esige lo scarto del materiale invecchiato o deteriorato e l’acquisizione
di nuove opere. L’incremento annuo non dovrebbe essere inferiore a
100 opere ogni 1.000 abitanti, un terzo delle quali dedicate ai ragazzi.
La disponibilità minima di periodici dovrebbe essere non inferiore
a 30, prevedendo una proporzione di 10 periodici ogni 1.000 abitanti.
Va acquistando sempre più diffusione la concezione di biblioteca
pubblica come centro culturale della comunità, che esplica attività cul turali complementari al servizio libraria, quali mostre, dibattiti, conferenze, concerti, spettacoli, films. Per l’organizzazione di queste attività è indispensabile l’uso di audiovisivi e di varie strutture, la cui d eterminazione non può essere generalizzata, ma che comunque devono essere a disposizione delle biblioteche all’interno di ogni sistema.
La disponibilità di personale qualificato deve corrispondere ai servizi prestati. Nei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti il
bibliotecario potrà essere assunto a tempo parziale, nei comuni con
popolazione superiore si esige la disponibilità di un bibliotecarie a
tempo pieno ogni 5.000 abitanti, per i comuni fino a 20.000 abitanti.
9
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
La sezione dei ragazzi
In ogni biblioteca pubblica uno dei servizi essenziali è quello destinato ai ragazzi, in quanto rappresenta non solo il primo impatto con
la biblioteca dei ragazzi stessi, ma spesso anche quello dei genitori e
degli adulti di cultura elementare ad essi comunque collegati.
La raccolta per ragazzi deve essere però integrata completamente
nell’insieme delle attività di una biblioteca per permettere il passaggio
graduale e tempestivo da un settore all’altro, secondo le esigenze della
maturazione individuale.
Nella formazione dei fondi destinati ai ragazzi la biblioteca deve
osservare un giusto equilibrio tra la narrativa e l’informazione (la percentuale deve essere rispettivamente del 60% e del 40%) e tener conto
inoltre delle esigenze dei gruppi minoritari eventualmente presenti,
non solo etnici, ma anche di emigrati, di immigrati, di meno dotati, di
handicappati, ecc.
Per quanto riguarda le popolazioni la cui lingua tradizionale sta
scomparendo dall’uso tradizionale, spetta alla biblioteca tutelarle conservando ogni documentazione sulle tradizioni scritte e orali e sui dialetti in via di estinzione.
Compito della biblioteca nel processo di sviluppo dei giovani è anche quello di stimolare la libera creatività con ogni mezzo attualmente
disponibile (uso della macchina da presa, del videotape, del registratore, di macchine da scrivere e stampatrici, ecc.).
La biblioteca cioè deve essere un luogo in cui i ragazzi abbiano
piacere a ritrovarsi, dove la lettura non è più considerata solo un esercizio sterile, dove si contribuisce a sviluppare la loro capacità cri tica e
la formazione della personalità umana, demitizzando contempo raneamente i mass media.
Per far ciò il bibliotecario per ragazzi deve avere una preparazione
specifica ed un aggiornamento costante su tutta la problematica connessa all’età evolutiva. Egli deve possedere inoltre nozioni di statistica
socio-culturale al fine di essere in grado di effettuare ricerche continuate sugli interessi di lettura degli utenti della sua biblioteca per rilevare i dati di quel particolare ambiente in cui si trova ad operare e costituire raccolte aderenti alle effettive necessità dello stesso.
10
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
L’edilizia
Si raccomanda una attiva collaborazione tra bibliotecari ed architetti sia che si tratti di adattare costruzioni già esistenti sia che si debba
costruire una nuova biblioteca. E’ difficile trovare architetti che abbiano una esperienza specifica nel campo dell’edilizia delle biblioteche, e, d’altra parte, ben raramente i bibliotecari hanno qualche nozione di architettura.
Spetterà al bibliotecario studiare il contesto sociale in cui dovrà
sorgere la biblioteca, in modo da prevederne i compiti e le funzioni.
Solo così sarà in grado di sottoporre all’architetto i problemi di funzionalità a cui costui dovrà trovare soluzioni tecniche.
Caratteristiche generali
I compiti e le funzioni delle biblioteche si differenziano in relazione a:
1) numero degli abitanti
2) attività principali del luog o
3) luogo in cui sorge la biblioteca (centri ad alta densità di popola zione; piccoli centri sparsi; luoghi a forte concentrazione abitativa
stagionale, quali le zone turistiche)
4) esistenza di altre istituzioni culturali con le quali sia necessario coordinare attività e servizi.
I libri richiedono spazio per la catalogazione e l’immagazzinamento. Particolari attrezzature sono richieste per mezzi audiovisivi.
Grande spazio va infine destinato all’animazione culturale, che richiederà locali per conferen ze, mostre, proiezioni cinematografiche e rappresentazioni teatrali. Per evitare sprechi sarà opportuno che alcuni l ocali abbiano più di una funzione.
Le maggiori attenzioni vanno però dedicate agli utenti, per cui sarà
opportuno che la biblioteca sorga su un’area facilmente raggiungibile,
ma non caotica e sia inoltre attraente all’esterno e confortevole
all’interno.
Caratteristiche generali dell’edilizia bibliotecaria sono:
— Flessibilità: ossia possibilità di adeguarsi a futuri cambiamenti
all’interno;
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ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
— Compattezza: per la quale sarebbero da preferire le costruzioni a
pianta centrale;
— Accessibilità: da via importante o da piazza;
— Estendibilità: ossia un’area preventivata per l’espansione futura;
— Comforts e sicurezza;
— Ostendibilità: ingresso visibile, vetrine luminose, targhe, frecce i ndicatrici dal centro abitato.
Zone funzionali ed organizzazione interna
Occorre preventivare i seguenti spazi:
1) Spazi per i singoli lettori, distinti per le varie categorie (bambini,
ragazzi, adulti, studiosi).
Le dimensioni dei locali vanno calcolate approssimativamente in
base ai seguenti standards:
- mq. 2-3 posto per un lettore comprendente tavolo, sedia e spazio
di disimpegno
- mq. 10 posto per un lettore all’aperto
- mq. 7 post per uno studioso
Le dimensioni dei tavoli saranno le seguenti:
m. 1x 5
= 4 lettori
m. l x 6,5 = 6 lettori
altezza cm. 76/78
Si è calcolato che il numero dei posti a sedere tende a diminuire
percentualmente quanto più aumenta la popolazione.
Tenendo conto dell’aumento della popolazione anche nei successivi venti anni, si possono calcolare all’incirca ogni mille abitanti:
—
—
—
—
—
5/10 posti a sedere per una popolazione sino a 10.000 abitanti
5
posti a sedere per una popolazione sino a 30.000 abitanti
3 posti a sedere per una popolazione sino a 70.000 abitanti
2 posti a sedere per una popolazione sino a 100.000 abitanti
1,50 posti a sedere per una popolazione oltre i 100.000 abitanti.
2) Spazi dedicati all’animazione culturale:
a) una grande sala per conferenze, dibattiti e spettacoli. La capienza di
tale sala dovrà essere almeno doppia rispetto al numero dei lettori
12
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
della biblioteca ed ogni utente dovrà avere a disposizione almeno
mq. 1,50, ivi compreso lo spazio necessario per muoversi liberamente.
b) una o più piccole sale per gruppi di studio e per l’uso degli audiovisivi di 15/20 mq.
3) Spazi destinati a contenere il materiale librario:
a) scaffali accessibili al pubblico.
b) scaffali non accessibili al pubblico.
e nelle biblioteche principali:
c) sale di consultazione
d) emeroteca
e) sale per il materiale manoscritto, raro, antico e di pregio
f) sale per fondi particolari.
E’ opportuno in una biblioteca pubblica, ed ovviamente per materiale non di pregio, il libero accesso agli scaffali.
Tenendo conto che negli scaffali aperti al pubblico i libri vengono
collocati per materia, e si ha quindi uno spreco di spazio, si calcola
che 1 mq. di scaffalatura possa contenere circa 143 volumi.
Se invece si opta per il magazzino chiuso al pubblico, i libri possono essere collocati in modo più compatto ed un mq. può contenere
circa 182 volumi.
In ogni caso gli scaffali dovrebbero avere all’incirca le seguenti
misure:
— altezza: m. 2,10/2,20
— lunghezza: m. 0,90/1
— profondità: m. 0,30/0,35 (0,45 per materiale speciale, di grandi
formati)
ed avere fra i sei e gli otto palchetti. La posizione migliore per gli
scaffali è quella ortogonale alle finestre in direzione est-ovest. La sala
per il materiale manoscritto, antico, raro e di pregio può essere progettata tenendo conto di un incremento minimo, mentre le altre sale devono essere progettate tenendo conto dell’incremento relativo a 15/20
anni.
13
ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE________________________________________________________
4) Spazi destinati a:
a) parcheggio auto
b) atrio comprendente: guardaroba, servizi igienici, di ristoro e di
controllo
e) cataloghi
d) scale, corridoi ed altri locali di disimpegno
e) locali per gli impianti di riscaldamento e condizionamento di aria.
Lo spazio da destinarsi ai cataloghi va calcolato in base al patrimonio librario, compreso il futuro incremento, tenendo conto che per
ogni volume occorre più di una scheda.
Ogni cassetto può contenere circa 800 schede.
Se il magazzino è chiuso al pubblico si deve tener conto dello spazio necessario per redigere le richieste.
Altro spazio deve essere destinato alle informazioni bibliografiche.
L’insieme di questi spazi non deve superare il 15% dell’area totale.
5) Spazio destinato al personale:
— mq. 9 ciascuno per il personale che si occupa dell’accessione, catalogazione e classificazione del materiale librario;
— mq. 5 ciascuno per il rimanente personale.
L’insieme dello spazio destinato al personale non dovrebbe superare il 20 per cento dell’intera area.
Una disposizione razionale dei vari spazi è fondamentale per un
buon funzionamento della biblioteca. Dall’accesso, superata la zona
guardaroba e servizi, si deve facilmente giungere alle zone cataloghi e
sala di lettura, strettamente collegati a loro volta con il magazzino librario e gli uffici dei bibliotecari; per questi ultimi può essere previsto
un ingresso indipendente ed un ingresso indipendente deve pure avere
la sala delle conferenze. E’ opportuno invece che le mostre vengano
sistemate quanto più è possibile vicino alla entrata, eventualmente anche in un corridoio.
Impianti ausiliari
La biblioteca deve disporre di alcuni impianti indispensabili al
comfort ed alla sicurezza:
— impianto di riscaldamento e di ventilazione oppure impianto di
condizionamento d’aria e di umidificazione;
14
______ORIENTAMENTI PER UN SERVIZIO DI BIBLIOTECA PUBBLICA
— segnalatori d’incendio;
— mezzi per l’eliminazione dei rumori.
A questo proposito si ricorda che le condizioni ambientali ottimali
sono:
— temperatura: 20/30 gradi per le persone; 15,5/20 per i libri;
— umidità: 40/50 per cento per le persone ed i libri ordinari; 50/60 per
cento per il materiale in pergamena;
— isolamento acustico: i rumori non devono superare i 30 decibels.
L’illuminazione è di imp ortanza fondamentale per una biblioteca e
sin dalla progettazione si deve tener conto dei seguenti fattori:
— intensità della luce desiderata; qualità dell’illuminazione; illumina zione necessaria ad ogni singola zona della biblioteca; effetti estetici; costi.
L’optimum sarebbe naturalmente avere la luce naturale nella maggior parte dell’edificio ed a ciò si provvede con ampie finestre, che
possono raggiungere anche il 20 per cento della superficie. Devono
essere poste a debita altezza e se il locale non è dotato di aria condizionata vi possono essere applicati dei ventilatori. Inoltre se le finestre
non sono esposte a nord vanno anche protette dai raggi diretti del sole.
L’illuminazione artificiale può essere ottenuta da varie fonti; sono
tuttavia consigliabili i tubi fluorescenti ed i pannelli elettro luminescenti.
La luce deve essere diffusa e mai diretta. E’ anche bene abbinare
una illuminazione generale con una illuminazione locale nei punti in
cui serve maggiormente. Per le sale di lettura si richiedono fra i 50 e i
100 lux; per il magazzino si richiedono 50 lux, mentre per i locali di
disimpegno è sufficiente una illuminazione inferiore.
A SSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE
15
INFORMAZIONE E IDEOLOGIE
DELLA « SOCIETA’ POSTINDUSTRIALE »
« La nostra civiltà e la nostra cultura attuali sono largamente basati
su una tradizione di stabilità » — scrive R. Brown, introducendo il suo
rapido « excursus » sulla civiltà contemp oranea e sulle sue caratteristiche innovatrici, « rivoluzionarie » appunto di quella tradizione culturale consolidata.
Quale indizio più rivelativo della « destabilizzazione » in corso,
l’accento è subito posto sulla novità dei materiali usati dalle nuov e
tecnologie, diversissimi dai « materiali tradizionali, richiedenti capacità pra tiche che erano state raggiunte dopo anni di esperienza e di apprendistato » .
Puntuale, inoltre, in Brown, il riferimento alle « nuove scienze» titolari di questa rivoluzione tecnologica: la fisica quantistica, la biologia molecolare, la biofisica e la biochimica, la nuova psicologia, la
logica simbolica.
Con felice sottolineatura, e presentando l’informatica come disciplina-sintesi della più matura rivoluzione tecnologica del XX secolo,
Brown osserva: « Più importante del singolo nuovo materiale o del
singolo sistema nuovo di applicazione, è il concetto stesso di cosa siano concettualmente i nuovi materiali.
Cioè, abbiamo un mutamento tra l’avere a che fare con le sostanze
e l’avere a che fare con le strutture: passiamo dall’artigiano allo scienziato. Passiamo dall’esperienza concreta della produzione alle astrazioni matematiche, dal servirci di ciò che la natura fornisce alla realizzazione di ciò che l’uomo vuole ».
Senza soffermarci sulle valutazioni anche di natura epistemo logica
che queste osservazioni richiederebbero 1 , rileviamo come esse coincidano, significativamente, con quelle che Un sociologo, assai noto studioso dei fenomeni di « cibernazione », ha recentemente espresso, a
proposito di un tale, rilevante esempio di « razionalizzazione implicita
del sistema sociale »: « I materiali di cui ci serviamo debbono essere
spesso collegati fisicamente. Questa connessione fisica viene posta in
1
La bibliografia sull’argomento è assai ampia. Indichiamo, per l’ampiezza
dell’impostazione e la ricchezza dei contributi, che vanno oltre il tema qui indicato, i tre
volumi che raccolgono gli atti del Seminario di Courmayeur (del settembre ‘71) del
Centro Studi della Fondazione A. Olivetti, « Razionalità sociale e tecnologie della informazione », a cura di F. ROSITI, Milano, Comunità, 1973.
Un’analisi di carattere essenzialmente teoretico è in G. SEMERARI, La lotta per la
scienza, Milano, Silva. 1965, specialmente nei capitoli V (La intenzionalità tecnica) e
VII (Civiltà dei mezzi e civiltà dei fini). Cfr. anche le originali osser vazioni rinvenibili
in A. GARGANI, Il sapere senza fondamenti, Torino, Einaudi, 1975, sulle caratteristiche e i limiti della assiomatizzazione delle scienze, nonché sulle strutture della prassi
tecnico-scientifica.
16
________________________________________________________________INFORMAZIONE E IDEOLOGIE...
essere in certi modi dai qua1i si può prescindere, comunque si progetti
tutta una serie di attività, di produzione o di vendita, o di semplice
comportamento. I materiali possono essere soprattutto connessi tra loro in una delle seguenti maniere: legatura, incastro. bullonatura, saldatura manuale, saldatura automatica. Queste maniere di unire i materiali
si sono sviluppate, grosso modo, nello stesso ordine cronologico in cui
le ho esposte. Perché scelgo, fra i molti esempi possibili, proprio quello della connessione materiale tra le cose, e in particolare della saldatura? Perché essa è la proiezione materiale della congiunzione logica
fra concetti, ed è più facile spiegare attraverso di essa appunto la
congiunzione materiale logica fra cose che sta sotto (o sopra) vincoli
e strutture sociali. Insomma, anche questo particolare pensiero implicito fonda il disegno della società » 2 .
Si potrebbe dire che i « nuovi materiali », e la loro « logica » implicita, appiattiscano al limite dell’equivalenza la indicazione euristica
marxiana della storia dell’industria come « libro aperto delle forze essenziali dell’uomo », « come psicologia resa visibile»3 .
Non ci interessa, qui, tuttavia, inerpicarci in una discussione approfondita di tali nessi, e della loro e caratura metodologica: molte cose si dovrebbero osservare nonché sui pericoli di una sovrapposizione
di strutture sociali e tecnologiche su questa germinazione di strutture
economico-sociali ad opera di fattori tecnico-scientifici.
Assai più immediatamente rilevante, nei limiti del nostro discorso,
è l’osservazione della perspicua ricostruzione, (sia pure nelle specie di
una pura « compresenza » di « fattori ») della società postindustri ale,
che Brown riesce ad operare.
Dopo aver ricordato, infatti, gli elementi materiali e conoscitivi più
tipizzanti la realtà contemporanea, il bibliotecario « manager » inglese4
2
Corsivo dell’A.; v. S. Acquaviva, Una scommessa sul futuro. Sociologia e programmazione globale, Milano, Istituto Librario Internazionale, 1971, pp. 95-96.
Significativa ci pare la comunicazione recente dell’apprestamento, nei laboratori
COMAU, dei primi modelli di « Robogate », una ‘gabbia’ completamente integrata per
la saldatura elettronica delle scocche d’automobile. Cfr. e La Stampa», 26 luglio 1977,
p. II.
3
K. MARX, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Torino, Einaudi, 1949, p.
131 e K. MARX, L’ideologia tedesca, Milano, Rinascita, 1947, p. 46 e 47.
Essa non autorizza, tuttavia, le suggestive ma troppo avventurose tesi che hanno il
loro archetipo, nel secondo dopoguerra almeno, nel volume di K. AXELOS, dedicato
appunto a Marx, pensatore della tecnica (Milano, Sugar, 1964).
4
R. Brown è uno specialista di « organizzazione a delle strutture culturali. Le riflessioni esposte nell’incontro con il pubblico italiano sono un’evidente elaborazione,
operata per l’occasione, del suo saggio di ‘management’ biblioteconomico. « Library
methodology », contenuto nel volume School Libraries, London, C. Bingley, 1970,
scritto in collaborazione con C. DYER e E. D. GOLDSTEIN.
A differenza che nelle nostre, ancora e artigianali a sponde biblioteconomiche, nei
paesi anglosassoni è ormai assai largamente diffusa la « filosofia » manageriale: citiamo, a mò di indicazione solo esemplificativa, G. E. EVANS, Management Techniques
for Librarians, New York - London, Academic Press, 1976. Non è qui ed ora che vanno
rilevati, naturalmente, i limiti « ideologici » di tale produzione.
E’ forse opportuno, tuttavia, ricorda re come la dimensione più profonda storicamente
della « managerial revolution » burnhamiana sia pur sempre presente, a monte di questa
« seconda produzione » di « routine» (cfr., per questi problemi, A. ILLUMINATI, Sociologia e classi sociali, Torino, Ein audi, 1967, pp. 84 e sg.).
17
RAFFAELE GIAMPIETRO_______________________________________________________________________
punta dritto alle implicazioni conseguenti al livello della forza-lavoro:
la società contemporanea chiede uomini « contemporanei », esige
l’esistenza di lavoratori intellettuali (« knowledge workers »), non più
lavoratori manuali e scarsamente qualificati.
E’ a questo punto che la smossi rapida di Brown viene a coincidere, descrittivamente, con quanto ci restituisce uno dei più « classici »
studiosi della società postindustriale 5 , Alain Touraine: « Consideriamo
subito le società postindustriali » scrive lo studioso francese, delineandone appunto le strutture organizzative-sistemiche — « chiamando
così le società caratterizzate dalla accumulazione della produttività,
dal mo dello culturale di sviluppo e dal modello sistemico di conoscenza 6 e dunque distinte dalle società industriali, che sono definite
dall’accumulazione del capitale, dal riconoscimento di un ordine economico e dal modello storicistico di conoscenza 6 . Dalla società ind ustriale alla postindustriale, il campo dell’organizzazione si allarga. Alla fine del XIX secolo si comincia a parlare di organizzazione del lavoro e delle fabbriche, poi penetra nel campo dell’amministrazione
delle imprese e di aziende di tipo diverso ciò che talora si designa con
il nome di razionalizzazione. Dopo la seconda guerra mondiale, questa
penetra nel campo della decisione. I primi esempi di questo progresso
sono dati dall’applicazione della ricerca operativa a problemi militari,
in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Questo progresso della razionalizzazione indica una trasformazione profonda delle forme della produzione. Il lavoro tradizionale può
considerarsi come una produzione d’energia sia ad opera del motore
umano sia di macchine utilizzanti direttamente o per trasformazione
fonti naturali d’energia. Il lavoratore possiede in tal caso quel che s’è
chiamato
18
5
A. TOURAINE, La società post-industriale, tr. it., Bologna, Il Mulino, 1970.
Della ampia letteratura sulla teoria dei sistemi, si ricordano qui solo i classici L.
VON BERTALANFFY, Teoria generale dei sistemi, Milano, Istituto Librario Internazionale, 1971 e C. WEST CHURCHMAN, Filosofia e scienza dei sistemi, Milano,
Istituto Librario Internazionale, 1971. Ampio interesse in merito ha dimostrato uno studioso come V. TONINI, della cui copiosa produzione si ricorda qui solo il breve saggio,
Epistemologia dei sistemi, in « La nuova critica a, 1975, IV, pp. 33-46 . Quaderno dedicato alla « Scienza dei sistemi »); una interessante utilizzazione del concetto di sistema,
così come della « teoria del campo », in sede di metafilosofia, ha fatto P. FILIASI
CARCANO; cfr., tra l’altro, — uno dei suoi ultimi contributi, prima della immatura
scomparsa — P. FILIASI CARCANO, Epistemologia delle scienze umane, Relazione
introduttiva al XXV Congresso della Società Filosofica italiana, in e Giornale Critico
della Filosofia italiana, 1976, n. 4. Importante, come sviluppo entro la teoria classica, è
il recente lavoro di un grande biologo. C. H. WADDINGTON, (Strumenti per pensare.
Un approccio globale ai sistemi complessi, Milano, Monda dori, Biblioteca della Est,
1977) che è l’antecedente immediato della « teoria delle catastrofi di RENÈ THOM,
l’ultimo e più rilevante risultato dell’approccio « topolo gico » ai fenomeni biologici,
matematici e anche sociali. (R. THOM, Stabilité structurelle et morphogénèse, Reading,
Benjamin, 1972).
Per l’utilizzazione biblioteconomica del concetto di sistema, cfr. A. SERRAI, Biblioteconomia come scienza, Firenze, Olschki, 1973.
6
18
________________________________________________________________INFORMAZIONE E IDEOLOGIE...
autonomia professionale, poiché egli controlla l’impiego della sua forza fisica, della sua abilità, del suo mestiere.
Nel contempo, egli è direttamente sottomesso a una dominazione
sociale, nella forma più o meno diretta di uno sfruttamento della sua
forza-lavoro. L’analisi marxista ha mostrato con chiarezza la natura di
questo rapporto. Il padrone si appropria, col pretesto di comprare il lavoro dell’operaio, della sua forza-lavoro.
Il progresso della meccanizzazione non muta nella sostanza questo
rapporto: che alle lunghe giornate lavorative si sostituiscano le « cadenze infernali » delle officine di produzione in grandi serie modifica
la forma dello sfruttamento, ma non trasforma la natura del lavoro...
Ma questa linea evolutiva di decomposizione del sistema precedente di lavoro è celata progressivamente da un’altra evoluzione, che
conduce a concepire la produzione come un flusso di informazioni che
segue determinati canali di comunicazione. La nozione di mestiere è
rimpiazzata da quella di ruolo professionale. Non vi sono più relazioni isolabili tra un’energia spesa e un prodotto fabbricato, il posto di
lavoro è definito soltanto dalla sua posizione in una rete di relazioni7 .
E’ quasi inutile, a questo punto, sottolineare ancora genericamente
una intera area di problemi che, per la loro rilevanza intrinseca ma anche per essere stati « terroristicamente » oggetto di un effetto « secondario » della stessa « bomba informazione a che Brown ricorda nel testo, sono ormai entro una vera e propria ‘vulgata’: alludo ai temi che
toccano i processi di comunicazione come luogo privilegiato, nella società con temporanea, di canalizzazione e « orientazione » della informazione come « medium » e insieme come fattore di produzione.
Preferibile, semmai, è porre l’accento sulla relazione, che Touraìne
ci ha aiutato a individuare, sia pure non conclusivamente in sede categoriale, tra « razionalizzazione » cibernetica e sistema sociale nel suo
complesso, almeno nel versante della forza-lavoro.
E’ probabile che si incida qui su un « punto debole » del discorso
di Brown.
Il lettore non propriamente conciliante e aprioristicamente ammirato della fluidità tutta anglosassone della sua esposizione dovrebbe
poter coltivare un qualche sospetto sulla « purezza » asettica, sulla «
naturalità » tutta empiristica dei fenomeni di « cibernazione « razionale, In uno, sulla stessa idea di ragione scientifica e tecnologica pura
che emerge dalla pagina.Malgrado gli scarni cenni al « carattere impersonale di molte delle nostre strutture organizzative » che « dà la
—
7
A. TOURAINE, Sistemi e conflitti, in AA. VV., Razionalità sociale e tecnologie
della informazione, cit., vol. I, pp. 22-23.
Cfr. anche, su questi temi, e in generale per un approccio sistemico e interdisciplinare ai problemi della dinamica sociale, il fase. 22, « La nature de la société a di
«Communications » (1974, n. 22) e l’altro, su « La notion de crise a, della stessa rivista.
1976, n. 25, entrambi con saggi di E. Morin, B. Rybak e altri. Per una rassegna esauriente, nel versante delle strutture istituzionali organizzative della comunicazione sociale nell’area culturale francese cfr. L. MANCINO, Intervento pubblico e organizzazione
della cultura, Laurenziana, Napoli, 1976.
19
RAFFAELE GIAMPIETRO_______________________________________________________________________
sensazione che l’individuo, da solo, è perduto », ed anzi proprio per il
modo con cui questi cenni rinviano ai corposi fenomeni sociali, di
massa, che ne sono il referente reale di base, nell’« ideologia » di
Brown, nella sua filosofia manageriale complessiva così come nella
sua « librarianship », circola un assioma di fondo: che, nel versante
positivo, è tutto identificato in una neoumanistica confidenza con la
scienza e la tecnica contemporanea; in quello negativo, è nell’assenza,
più che nel rifiuto consapevole, di qualsiasi tematizzazione storicocritica, non si dice dialettica, delle « impurità » della ragione « informatica ».
Non crediamo sia un caso che, a parte il « classico » Shera, il riferimento ascendente di Brown sia quel P. Drucker di « The age of Dis continuity » sul quale persino un sociologo certamente non eversivo
come Ralph Dahrendorf ha esercitato una corrosiva ed efficace demolizione ‘d’abord’8 : nella mitologica condizione di « nuovo ordine a
della « civiltà industriale », per Drucker come per Elton Mayo, una «
intelligente organizzazione » o «lo studio più adeguato dell’umanità »
realizzato con « lo studio dell’organizzazione » manageriale conducono, attraverso l’educazione e la creazione di « attitudini sociali », in
ogni caso con il viatico di una buona, rinnovata psicologia, alla « situazione normale » dell’assenza di conflitti sociali, alla razionalizzazione dei residui preindustriali di ingombranti patologie sociali.
Rinviando, con buona pace di Drucker, almeno all’archetipo «
maggiore » di razionalità da cui promanano, in ultima analisi, queste «
minori » tipologie di razionalizzazione9 , si può almeno spiegare, a questo punto, l’ingombrante presenza, nel testo di Brown, di una valenza
psicologico-comportamentistica delle sue caratterizzazioni della forzalavoro « postindustriale », che emerge qua e là, a riscontro della « psicoterapia » druckeriana da innescare sulla sociopatologia industriale.
Si pensi alla stessa introduzione della sezione, infine, più seducente
della esposizione di Brown, quella dedicata alla « public library » del
XX secolo: proprio nell’innestare, su questo oramai vetusto e glorioso
tronco, un embrione di « filosofia della partecipazione » demo cratica e
8
R. DAHRENDORF, Classi e conflitti di classe nella società industriale, Bari, Laterza, 1975, pp. 199 e.s.; Drucker è definito « un intelligente conservatore » da F. ALBERONI, in « Classi e generazioni », Bologna, Il Mulino, 1970, pp. 179 (già in « Tempi moderni a, n. 3; 1970, p. 83), per le sue considerazioni, parzialmente riprese da
Brown, sulla obsolescenza della formazione scolastica e sulla necessità, sostenuta pure
da Alberoni, di una particolare forma di « continuing education ». Oltre che in M. P.
FIMIANI, Futuro e tempo storico, Napoli, Guida, 1975, di Drucker si parla, ben più diffusamente, in G. E. EVANS, Management Techniques, cit., pp. 88 e sgg.
Su Dahrendorf, in una prospettiva marxista di analisi dei fenomeni della società neocapitalistica, cfr. G. VACCA, Tecnologia e rapporti sociali: Dahrendorf, Marcuse,
Mallet, in « Critica marxista a, 1967, n. 6, pp. 173.
9
In uno, il riferimento è d’obbligo qui a Max Weber. Oltre i ben noti studi (tra i
numerosissimi a disposizione) di F. FERRAROTTI su « Max Weber e il destino della
ragione (Bari, Laterza. 1967), cfr. il recente contributo di E. Cassano, in R. Bonn - F.
CASSANO, Hegel e Weber. Egemonia e legittimazione. Bari, De Donato, 1977, pp.
197-249, dedicato appunto a « Capitalismo e razionalità a nel pensiero di Weber.
20
________________________________________________________________INFORMAZIONE E IDEOLOGIE...
perfino gestionale, l’accorciamento di prospettive registra un rattrappimento « manageriale » (da teoria di « équipe » aziendalistica). In
Brown, la individuazione della motivazione a « rispondere alla sfida »
del bisogno di informazione è, infatti, tutta psicologia, comportamentistica, skinneriana10 , finalizzata a rinforzare la ormai inefficace motivazione economico-salariale nel lavoratore (intellettuale!).
Crediamo che, a questo livello, si misuri insieme il valore e il limite del contributo fornitoci da Brown.
La generosità intellettuale di un « classico » erede di una tradizione democratica tra le più illustri non riesce a svelare la invisibile
ma realissima capziosità intrinseca della ragione analitica e «tecnolo gica », tutta al di qua ancora della « dialettica dell’illuminismo » —
almeno di quella sua meno « romantica » versione, che fa registrare
uno Jùrgen Habermas 11 .
Restano così fuori dell’ottica di Brown, confidente sacerdote laico
della filosofia pedagogica Unesco12 , corposi fenomeni rivelati
dall’economia dell’educazione13 , ad esempio, o l’intera, diffusa fenomenologia della «fame di leggere » 14 . Ma sarebbe ingeneroso pretendere troppo, (anche per la brevità del suo testo), da un operatore pu bblico che ci « sfida » alla fiducia nella ragione e nella democrazia, entrambe senza aggettivi, procedendo nell’esposizione con la tecnica argomentativa « per degnità » che è tipica di un pensiero alieno dalle
nervosità dialettiche e semmai proclive all’approfondimento per
sommatoria empiria 15 .
La riflessione e la prassi contemporanea, invece, hanno bisogno di
10
Cfr. B. SKINNER, Scienza e comportamento. Milano, Angeli, 1971, sui rafforzatori (tokens) simbolici. p. 23-24 e 108. La fonte più diretta di Brown è lo skìnnerìano Verzberg, sul quale cfr. EVANS, Management, cìt., p. 174-77.
11
Cfr. l’interessante confronto tra Habermas e Luhmann, in J. HABERMAS - N.
LUHMANN, Teoria della società o tecnologia sociale, Milano; Etas Kompass Libri,
1973.Per l’area anglosassone, la più compiuta autocritica della « ragione analitica » è
probabilmente quella di N. Chomsky, (di cui cfr. Conoscenza e libertà, Torino, Einaudi,
1973).
12
Si registri la perfetta consonanza, ad esempio, con l’ideologia della società industriale di Edgar Faure (cfr. FAURE e altri, Rapporto sulle strategie dell’educazione,
Roma, Armando/Unesco, 1973, p. 26-33 e passim).
13
Per l’Italia, cfr. l’eccellente F. PADOA SCHIOPPA, Scuola e classi sociali in Italia, Bologna, Il Mulino, 1974.
14
R. ESCARPIT - R. BARKER, La fame di leggere, Roma, Armando, 1975.
15
Pensare per « degnità » è , secondo Barilli, tipica del massimo profeta della ragione « elettrica a, M. McLuhan (cfr. G. GAMALERI, La Galassia McLuhan, Roma, Armando, 1976, p. 24): si potrebbe dedurne una non ingiustificata conferma, a livello di
tecniche dell’argomentazione a, del rifiuto « nevrotico a di esplicare l’articolazione
messaggio/mezzo, appiattita in McLuhan nella ben nota con/fusione dei due termini: «
mistificazione a analoga a quella della ragione industriale pura, in cui il « supporto a
tecnologico-sintattico collude con il referente economico-sociale. Per una persuasiva e
godibile analisi della teoria di McLuhan, cfr. il ben noto « Cogito interruptus » di U.
Eco, in a Quindici a, n. 5, ott.-nov. 1967, pp. 2-3.
Non a caso, ci pare, anche McLuhan è debitore di Drucker: cfr. G. Gamaleri, cit.,
pp. 32-34, 35; « ceteris paribus a, respiriamo la stessa onnipotenza del « software ».
21
RAFFAELE GIAMPIETRO_______________________________________________________________________
una « sospettosa » aderenza ai fenomeni, certamente inediti ma non
perciò insondabili, della società neocapitalistica, ove è sì esplosa la «
bomba informazione », ma pure altre dominanze si esercitano, nella
sua crisi, che non lasciano soverchio spazio neanche a raffinate « marxologie » tecnologiche di ritorno16 .
Ha osservato recentemente F. Ferrarotti: « Oggi, nelle società indu striali che hanno rotto il quadro statico dei comportamenti e delle mo tivazioni tradizionali, in queste società che sono per definizione din amiche, in sviluppo e che non possono non svilupparsi se intendono
sopravvivere, l’integrazione sociale non è scontata; è anzi l’esito, il
punto terminale di uno sforzo che va ripreso e rinnovato ogni giorno.
La società tradizionale traeva la propria forza coesiva e la fonte della
legittimità delle proprie istituzioni dalla immobilità nel tempo; la s ocietà indu striale moderna finisce per trovare la via della sopravvivenza
e la condizione del proprio benessere nell’incessante mutamento che
coinvolge valori, personalità e strutture. L’integrazione non è più un
dato; è una conquista quotidiana... Cade sulle spalle degli educatori
un compito formidabile. Nelle società contadine la scuola era un lusso,
era quindi un fatto privato; ora è una necessità. è una funzione permanente, pubblica » 17 .
E’ un obiettivo, insomma, di una grande riappropriazione di massa
della scienza e della cultura, che si pone, — oltre ogni motivazione «
psicologica » all’apprendimento, — se si vogliono invertire le direzioni « naturali » e socialmente contraddittorie della società « post-industriale » 18 .
E’ la biblioteca pubblica, una volta acquisita — e utilmente — la
«competence a manageriale in questo quadro che dovrà saper guada gnare una sua fondazione democratica, finalmente orientata da una
nuova « librarianship », che sappia affrontare la problematica del ‘bene’ culturale con la scaltrezza epistemologica di una autentica scienza
sociale, dotata di potenza « informatica », ma soprattutto di appuntita
capacità storico -critica.
(RAFFAELE GIAMPIETRO)
16
E’ il caso del presente dibattito attorno alla figura apocalittica di SOHN RETHEL ed alle sue teorizzazioni su Lavoro intellettuale e lavoro manuale, frutto
anch’esse di una a filosofia dell’industrialismo a generalizzante. Cfr. le puntuali osservazioni di G. E. Rusconi (Tra il neokantismo e Francoforte) e di E. Cassano (Divisione
del lavoro: un’ottica riduttiva) in a Rinascita a, 8-7-77, n. 27, pp. 22-3.
17
F. FERRAROTTI, Studenti, scuola, sistema, Napoli, Liguori, 1C76, p. 97.
18
Per il rapporto specifico tra a Informatica, economia e democrazia a, cfr. le osservazioni di Giovanni Berlinguer in G. BERLINGUER, Per la scienza, tra oppressione
ed emancipazione, Bari, De Donato, 1975, pp. 317 (e passim), e O. SEMERARI, Filosofia e potere, Bari, Dedalo, 1973, p. 197 (luogo citato anche dallo stesso Berlinguer).
22
LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SECOLO XX
∗
Un vecchio e venerando prete mi disse una volta che ogni buon
sermone deve avere tre parti.
In primo luogo, dovreste comunicare alla gente che cosa intendete
dire; poi, dovreste continuare a dirglielo, e, infine, dovreste dirgli che
cosa avete appena detto.
Coloro che si interessano al « management » troveranno forse più
di un granello di verità in ciò, poiché le migliori relazioni cominciano
con l’enunciazione di obiettivi e fanno seguire al testo un sommario.
Peraltro, anche gli educatori, in ogni parte del mondo, riconoscono
il valore della ripetizione per rinforzare il messaggio.
Tuttavia, mi piacerebbe cominciare dicendovi quello che non sto
per dirvi.
Non sono qui per farvi una predica, per fornirvi un modello già
bell’e pronto sullo sviluppo delle biblioteche in Italia o addurvi l’esperienza inglese in materia come un esempio che voi dovreste seguire.
Un tale approccio, da parte mia, suonerebbe offesa alla vostra intelligenza e ignorerebbe il fatto di base che ogni paese deve sviluppare
i propri servizi bibliotecari come una componente del tessuto della comunità, saldamente collocata entro le tradizioni storiche e culturali
dell’ambiente.
L’Unesco, nel 1972, ha pubblicato il « Manifesto delle biblioteche
pubbliche », che si apre con la seguente affermazione: « L’Unesco fu
fondato per promuovere la pace e il benessere spirituale, agendo sulle
menti degli uomini e delle donne. Questo manifesto proclama la fede
dell’Unesco nella biblioteca pubblica come forza viva
dell’educazione, della cultura e dell’informazione e come un agente
essenziale per la promozione della pace e della comprensione tra gli
uomini e le nazioni».
E’ questo lo spirito che mi ha mosso a venire in Italia, a dividere
con voi sia i comuni problemi che le possibilità di cui disponiamo nel
perseguire questi ideali e io sono estremamente grato al Ministero dei
Beni culturali, al British Council e a tutti voi per avermi fornito il
∗
Traduzione dall’originale inglese di R. Giampietro.
23
ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
privilegio di lavorare con voi in questa direzione. Ecco quanto dice il
Manifesto della Biblioteca Pubblica dell’UNESCO a proposito degli
strumenti e dei servizi che dovrebbe offrire una biblioteca: « La biblioteca pubblica deve offrire agli adulti e ai bambini le opportunità di t enerli al passo coi tempi, per la loro educazione permanente e per tenersi aggiornati al livello dello sviluppo della scienza e dell’arte.
La sua azione dovrebbe essere un quadro vivente dell’evoluzione
del sapere e della cultura, un quadro peraltro costantemente rivisto,
aggiornato e presentato in modo attraente. In questo modo si permetterà alla gente di formare le proprie opinioni e di sviluppare le proprie
capacità creative e il proprio senso critico.
La biblioteca pubblica è impegnata nella comunicazione delle informazioni e delle idee, in qualsiasi forma esse possano esprimersi ».
Prima che un tale ideale possa essere tradotto in realtà, gli stessi
bibliotecari devono avere una coscienza chiara del genere di realtà
mondiale in cui viviamo e dei bisogni educativi, sociali e culturali degli uomini che vivono in essa.
Solo allora potremo fornire il tipo di servizio bibliotecario che
soddisfi i bisogni reali degli uomini che cerchiamo di servire.
Propongo, perciò, di suddividere le mie riflessioni da sottoporvi, in
tre temi principali: la realtà del mondo contemporaneo, gli uomi ni del
nostro tempo, le biblioteche di oggi.
—
—
LA REALTÀ CONTEMPORANEA.
Se dovessimo cercare di definire con un solo termine il mondo in
cui viviamo, dovremmo dire che esso è un mondo che «cambia».
In ogni civiltà si è sempre presentato, in qualche misura, il feno meno del cambiamento, ma non nella misura, mai prima sperimentata,
in cui lo si può verificare oggi.
La nostra civiltà e la nostra cultura attuali sono largamente basate
su una tradizione di stabilità. Il nostro patrimonio architettonico, le
nostre leggi, i nostri metodi di governo, le arti, la musica e la letteratura, si sono sviluppati e maturati per lo più in società in cui c’era un
ordine naturale e socialmente accettato dagli uomini, un ordine in cui
l’economia era basata sull’uso di materiali tradizionali, richiedenti capacità pratiche che erano state raggiunte dopo anni di esperienza e di
apprendistato. Consentitemi di illustrarvi quanto oggi, invece, ci sia-
24
________________________________________________________LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SEC. XX
mo allontanati da quella immagine, con un breve riferimento ai tre settori più importanti del nostro mondo d’oggi: l’industria, l’economia e
l’organizzazione sociale.
Oggi disponiamo di nuove tecnologie che stanno creando nuove
industrie trainanti e nuove realtà economiche, rendendo superate ai
tempo stesso le altre.
Le industrie trainanti degli ultimi decenni del XX secolo molto
probabilmente emergeranno dalle scoperte scientifiche dei primi cinquanta o sessanta anni del secolo: — la fisica quantistica, la comprensione della struttura atomica e molecolare, la biochimica, la psicologia, la logica simbolica.
Considerate, per esempio, i nuovi materiali realizzati da e per
l’industria spaziale e gli effetti di queste scoperte in termini di applicazioni commerciali.
Uno dei nuovi materiali prodotti per essere usati nella progettazione aeronautica avanzata, per esempio, è due volte più resistente e
due volte e mezzo più rigido dell’alluminio, eppure pesa il 25% in
meno e potrebbe diventare perfino considerevolmente più economico.
Ci sono molti materiali del genere, che di solito legano un metallo,
nella forma cristallina pura, con qualche materiale organico, come i
materiali plastici; ma anche con materiali inorganici, come i siliconi e
il vetro; e tutti questi nuovi materiali sono più resistenti di qualsiasi altro che si incontri in natura e capace di resistere meglio al calore e alle
sostanze chimiche, mentre sono più leggeri ed economici dei materiali
tradizionali.
E’ certo che nuovi materiali di ogni genere continueranno ad essere scoperti, mettendo a dura prova vecchie capacità, v ecchi materiali
e vecchi metodi ed apportando ulteriori mutamenti al nostro mondo.
Più importante del singolo nuovo materiale o del singolo sistema
nuovo di applicazione è il concetto stesso di cosa siano concettualmente i nuovi materiali.
Abbiamo cioè, un mutamento tra l’avere a che fare con le sostanze
e l’avere a che fare con le strutture: passiamo dall’artigiano allo scienziato.
Passiamo dall’esperienza concreta della produzione alle astrazioni
matematiche, dal servirsi di ciò che la natura fornisce, alla realizzazione di ciò che l’uomo vuole.
Si consideri, ad esempio, l’effetto dei « computer » sul nostro mo ndo.
25
ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
L’uso del calcolatore cresce rapidamente nelle banche, in medicina, nell’amministrazione, nel commercio, nell’industria.
In aggiunta ai suoi diretti effetti sulla vita quotidiana, l’industria
dei calcolatori ha creato nuove, enormemente grandi possibilità d’impiego — tecnici dei sistemi, programmatori, ingegneri elettronici, teorici della ricerca e dello sviluppo, e tutte le strutture di « marketing » e
produttive delle maggiori società (di cui la maggiore parte sono re lativamente nuove).
Tra il 1850 e il 1870 il centro di gravità economico si è spostato
dalle industrie della « rivoluzione industriale », — cioè, da quelle del
vapore e del carbone, da quelle tessili e manifatturiere, a nuove, diverse industrie: dell’acciaio, dell’elettricità, dei prodotti chimici e delle
macchine a combustione interna.
Ora, un secolo dopo, siamo nella prima fase di un mutamento simile e altrettanto radicale, verso industrie basate non solo su nuove, diverse tecnologie, ma su una diversa scienza, su una diversa logica e su
diversi modi di percepire.
Esse sono, pertanto, diverse nella composizione della forza-lavoro,
perché richiedono lavoratori intellettuali piuttosto che forza-lavoro
semplice, manuale e non qualificata. Per di più, noi siamo al cospetto
di grandi cambiamenti nella economia mondiale. Nelle politiche economiche e nella teoria economica noi ci muoviamo ancora come se
vivessimo in un’economia internazionale in cui le singole nazioni fossero delle unità aventi tra loro a che fare innanzitutto attraverso il
commercio internazionale, ma fondamentalmente diverse tra loro nel
sistema economico così come lo sono nel linguaggio, negli ordinamenti giuridici e nelle tradizioni culturali.
Tuttavia, impercettibilmente, è emersa un’economia mondiale in
cui la diffusione delle informazioni genera le stesse aspirazioni, gli
stessi bisogni e le stesse richieste a livello economico, superando i
confini nazionali e linguistici, e, in larga misura, anche le ideologie
politiche.
Il mondo è diventato, in altri termini, un solo mercato, un solo centro commerciale globale.
Si consideri, per esempio, lo sviluppo delle compagnie multinazionali e le implicazioni delle loro attività per quanto riguarda il rifornimento di materie prime, l’impiego di forza-lavoro e la commercializzazione (marketing) dei prodotti.
26
________________________________________________________LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SEC. XX
Si consideri, inoltre, la Comunità economica europea e l’effetto
delle misure comunitarie sulle singole economie dei paesi membri.
Si consideri, infine, l’effetto traumatico sul commercio internazionale dell’uso recente del potere economico fatto dai paesi produttori di petrolio: tutti questi esempi, come altri che si potrebbero citare,
illustrano la crescente interdipendenza dell’umanità pe r quanto riguarda la propria sopravvivenza e il proprio benessere.
Ora, uno dei più importanti fattori dei mutamenti avvenuti
nell’economia mondiale è stata la « esplosione » della « bombainformazione ».
Attraverso il cinema, la radio, la televisione e altri nuovi mezzi di
comunicazione di massa, attraverso l’uso dei satelliti, delle radioline a
transistor e simili strumenti tecnologici, tutto il mondo sa come vive
ogni uomo, che cosa indossa, che mangia, com’è la sua casa e qual’è il
suo livello di vita.
Il problema che è di fronte a noi è di vedere se riusciamo a realizzare una politica economica mondiale soddisfacente, avendo a disposizione strumenti adeguati per prevenire o cambattere le crisi economiche mondiali.
Anche uno sguardo superficiale alla nostra società e alle sue strut ture rivelerà la presenza dei cambiamenti che ci circondano. Le spinte
indotte dal nostro mondo che cambia sono riflesse nelle incertezze e
nella instabilità della scena politica mondiale. Mutano, sotto i nostri
occhi, le opinioni politiche tradizionali, si formano nuove alleanze e
molte organizzazioni e istituzioni sono messe in discussione.
Oggi si guarda con un occhio molto più disincantato a molte delle
grandi strutture internazionali e, al tempo stesso, oggi assistiamo a fenomeni rivoluzionari nella chiesa cattolica, così come nelle maggiori
università.
I giovani, ovunque, hanno rigettato le vecchie istituzioni con pari
ostilità.
Questo è un riflesso, in gran parte, delle dimensioni enormi e del
carattere impersonale di molte delle nostre strutture organizzative e dà
la sensazione che l’individuo, da solo, è perduto.
La reazione a ciò è visibile nella partecipazione di massa a mo vimenti che richiedono un coinvolgimento, a tutti i livelli decisionali,
sia nell’amministrazione locale che nella produzione e nella distribuzione.
Dopo questo breve giro d’orizzonte sul mondo contemporaneo e
27
ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
sui suoi mutamenti, possiamo ora passare a considerare i loro effetti
sugli uomini del nostro tempo.
GLI UOMINI DEL NOSTRO TEMPO
Chiediamoci che cosa è diventato l’uomo d’oggi e di che tipo di
educazione abbiamo bisogno per prepararci al futuro.
Scrivendo degli effetti che il tipo di mutamenti che stiamo considerando ha avuto sull’America, Peter Drucker fornisce le seguenti
cifre statistiche: « Nel 1900, il gruppo socioeconomico più consistente, —praticamente ancora la maggioranza del popolo americano — era
quello dei contadini e degli addetti all’agricoltura. Verso il 1940, il
gruppo socioeconomico di gran lunga più consistente era quello operaio, composto in special modo da operai semispecializzati (in effetti,
essenzialmente non specializzati) addetti alle macchine.
Intorno al 1960, il gruppo socioeconomico più consistente era
quello che viene definito dei professionisti, dei « manager » e dei tecnici, vale a dire dei lavoratori intellettuali. Entro il 1975, o, al più tardi, entro il 1980, questa categoria abbraccerà la ma ggioranza degli
americani impegnati nel lavoro civile ».
E’ stato anche valutato che oggi, di tutti gli scienziati e tecnici vissuti finora, è tuttora al lavoro il 90%.
L’effetto di ciò sugli uomini del nostro tempo è destinato a durare
a lungo.
I mutamenti nei tipi e nei metodi di lavoro comportano nuovi bisogni educativi e nuove necessità sociali. Sono certo che avrete notato
che c’è un fattore comune nelle riflessioni che sono venuto proponendovi finora: vale a dire, l’informazione è diventata l’elemento fondamentale dell’economia moderna. Gli economisti tendono ancora a
classificare le industrie dell’informazione come servizi. In quanto tali,
essi le oppongono ancora alle industrie primarie, cioè all’agricoltura,
alle industrie estrattive, alle attività che forniscono all’uomo le risorse
naturali e alle industrie secondarie, vale a dire a quelle manifatturiere.
Ma quella dell’informazione e del sapere è diventata la industria primaria, che fornisce all’economia le risorse produttive essenziali e centrali. La storia economica degli ultimi cento anni nei paesi sviluppati
potrebbe essere riassunta nella espressione « dalla agricoltura
all’industria dell’informazione
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________________________________________________________LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SEC. XX
Il contadino era la spina dorsale di ogni economia uno o due secoli
fa, non solo per numero di addetti ma anche per importanza e valore
della produzione. Oggi l’informazione è la voce di spesa principale, il
principale investimento e il principale prodotto di un’economia avanzata. Ancora una volta, un esempio tratto dalla storia degli Stati Uniti
chiarirà questo concetto. Le industrie che producono e distribuiscono
idee e informazioni, piuttosto che beni e servizi, facevano regis trare,
nel 1955, un quarto dell’intero prodotto nazionale lordo degli Stati
Uniti e il triplo degli investimenti operati nel settore nel 1900: nel
1965, dieci anni dopo, questo stesso settore ricopriva un terzo di un
prodotto nazionale molto maggiore; alla fine del 1970, avrebbe assorbito metà di tutto il prodotto nazionale. Di ogni due dollari guadagnati
e spesi nell’economia americana, uno verrebbe guadagnato nella produzione e nella distribuzione di idee e informazioni e verrebbe speso
nel procurare idee e informazioni.
Da economia di beni che era, l’America è diventata, dopo la seconda guerra mondiale, un’economia informatica. La stessa direzione
di sviluppo si ha oggi in ogni paese industriale avanzato.
Lovell A. Martin, un importante rappresentante del mondo
dell’editoria e delle biblioteche, in un articolo pubblicato nel 1968 nel
« Library Journal » dal titolo « The Change ahead » osservava: « Si
può rilevare con certezza un aspetto sempre più evidente della nostra
società. Stiamo diventando più sp ecializzati, produciamo individui più
altamente qualificati ed abbiamo sempre più bisogno di tecnici e di
professionisti. Ci muoviamo rapidamente verso un periodo in cui la
nostra maggiore risorsa sarà il potere dell’intelligenza umana, ben più
che le macchine o la tecnologia ».
E’ stato valutato che sarà necessario, per un gran numero di uomini, riqualificarsi completamente, almeno una volta durante la loro vita
lavorativa, per adeguarsi ai mutamenti che si sono verificati sul loro
posto di lavoro per nuove conquiste tecnologiche o per nuove necessità eco nomiche.
Il tipo di educazione necessaria all’individuo per prepararsi a questa nuova realtà si va riflettendo nelle scuole attraverso la crescente
enfasi posta sugli studi indipendenti. L’incoraggiare gli studenti a lavorare in modo indipendente, in armonia col proprio ritmo di lavoro, il
servirsi in modo completo dei sussidi audiovisivi che si aggiungono al
materiale stampato, dovrebbe fornire loro le tecniche di apprendimento
29
ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
e la conoscenza delle fonti disponibili, che purtroppo mancano a tanta
parte degli uomini d’oggi.
La cosa più importante di cui molti ragazzi hanno bisogno a scuola
non è questa o quella nozione: la cosa più importante che dovranno
imparare è come imparare.
In alti termini, la cosa più importante non è l’ottenere delle specifiche capacità, ma una capacità universale: vale a dire la capacità di
usare le informazioni e la loro sistematica acquisizione come base necessaria per il rendimento, cioè per ottenere risultati positivi, e, quindi,
dei successi.
Gli educatori hanno sempre saputo che questo è il fine vero e proprio della educazione. Nel passato avevano, però, limitate possibilità
di raggiungerlo.
L’opinione tradizionale della scuola era basata sul concetto che il
lavoro fosse, in gran parte, esperienza accumulata; si cominciava a lavorare non appena si smetteva di andare a scuola e, viceversa, quel
che si era imparato a scuola, doveva durare per tutto il resto di una vita lavorativa. Tutto ciò che il giovane doveva sapere per quanto riguarda concetti e informazioni teoriche, veniva, pertanto, forzatamente compresso nei primi anni di scuola, prima di andare a lavorare, poiché in seguito non vi sarebbe stato più tempo.
Ma se — come oggi — le informazioni sono applicate al lavoro, si
rende necessaria un’educazione permanente, il che rende assolutamente insensato tentare di dare al giovane ogni cosa di cui avrà bis ogno:
ciò diventa assurdo. Egli non può sapere ora quel che gli sarà n ecessario sapere tra dieci o quindici anni. Egli è invece consapevole, e in
maniera crescente, che avrà bisogno di cose che non sono oggi a ncora
disponibili. Come ho già detto, è ormai un luogo comune, oggi, che
ogni tecnico è superato dieci o quindici anni dopo la laurea e dovrebbe
tornare all’università per riprendere gli studi.
Lo stesso avviene per i medici, i matematici, gli economisti e i
professori in breve, per chiunque debba applicare al proprio lavoro le
proprie conoscenze.
Lo stesso fatto, che noi usiamo le nostre conoscenze ben più che
l’esperienza, rende inevitabili dei cambiamenti. Io credo che questa
concezione, nel suo complesso, abbia grandi implicazioni per le biblioteche: il che mi porta a trattare in modo opportuno della terza parte
di questa mia conversazione.
—
30
________________________________________________________LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SEC. XX
LA BIBLIOTECA OGGI
Dopo le precedenti considerazioni sul mondo e sugli uomini del
nostro tempo, gettiamo uno sguardo sulla situazione delle nostre biblioteche.
Di che tipo di biblioteche abbiamo bisogno?
Dove esse devono essere collocate?
Che tipo di materiali di studio esse devono contenere?
Quali qualifiche specifiche deve possedere il personale?
Come devono essere organizzate le biblioteche?
Quali relazioni esse devono avere con le altre organizzazioni e gli
altri servizi della comunità?
Torniamo un momento al manifesto dell’Unesco sulla biblioteca
pubblica, per una semplice descrizione del concetto-base di biblioteca
pubblica:
« La biblioteca è una dimostrazione concreta della fede della democrazia in una educazione universale come processo di educazione
permanente, ottenuta fruendo dei risultati della civiltà nell’ambito
dell’informazione e della cultura.
La biblioteca pubblica è lo strumento principale attraverso il quale
la testimonianza dei pensieri e delle idee dell’uomo e l’espressione
della sua immaginazione creativa sono messe a disposizione di tutti.
La biblioteca pubblica deve offrire agli adulti e ai bambini la opportunità di mantenere il contatto con la propria epoca, di educarsi
continuamente e di tenersi al corrente del progresso delle scienze e
delle arti.
I suoi contenuti dovrebbero essere una dimostrazione vivente dell’educazione, del sapere e della cultura, una dimostrazione costantemente riveduta, aggiornata e presentata in modo attraente. In tal mo do,
gli uomini saranno aiutati a formare le proprie opinioni e a sviluppare
le proprie capacità creative e critiche e la propria capacità di valut azione ».
Se a qualcuno venisse in mente che questa è un’operazione piuttosto semplice e di facile realizzazione, devo ricordare la tremenda
complessità di affrontare il compito di « forn ire una testimonianza dei
pensieri e delle idee dell’uomo e la espressione della sua immaginazione creativa ». Nei primi cinquecento anni successivi alla invenzione gutenberghiana della stampa, cioè dal 1450 al 1950, sono stati pub-
31
ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
blicati nel mondo circa trenta milioni di volumi; ora, solo negli ultimi
venticinque anni, ne è apparso un numero eguale.
Se queste cifre sono troppo vaghe per essere significative, forse
posso invitarvi a riflettere sul problema sotto la particolare angolazione, per esempio, della situazione delle biblioteche pubbliche in Inghilterra.
Il numero dei nuovi titoli pubblicati ogni anno nella sola Inghilterra è passato da 17.000 nuovi libri nel 1950 a 33.000 nel 1970.
Nel settore dei periodici e delle riviste, c’è stata una vera e propria
esplosione delle pubblicazioni. Insieme con ciò, si è verificato lo sviluppo, relativamente recente, di quelli che sono stati chiamati i materiali non-librari.
E’ certo che la produzione di questo genere di materiali, in nuove e
ingegnose forme, aumenterà nell’avvenire.
Il bibliotecario è sempre stato, tradizionalmente, un operatore culturale che aveva a che fare con i libri, ma nel futuro avrà sempre più a
che fare con i problemi connessi con l’uso di microfilm, registrazioni
su nastro, film, diapositive, dischi, illustrazioni, macchine per l’insegnamento e un assortimento di nuovi strumenti.
Si potrebbe ritenere che questi materiali abbiano poco a che fare
con le biblioteche: ma, naturalmente, potrete osservare, a questo punto, che tutto dipende dalla nostra definizione del ruolo del bibliotecario.
Credo che J. Shera, direttore del Dipartimento di Biblioteconomia
dell’Università di Chicago, ci abbia fornito una delle migliori definizioni nel volume: « Biblioteche e organizzazione del sapere ».
« A dispetto dell’immagine tradizionale che si ha del bibliotecario,
egli non è, o almeno non dovrebbe essere, uno schiavo il cui unico
scopo sia quello di darsi da fare a trasportare materiali da un posto
all’altro in una specie di falegnameria. I1 fine del bibliotecario, a qualunque livello egli operi, è di massimizzare l’utilità sociale (cioè di
produrre il massimo vantaggio sociale) delle testimonianze registrate
con qualsiasi mezzo, per il fruitore, sia esso un bambino che non sa
ancora leggere, assorto nel suo primo libro illustrato, sia esso lo studioso più sofisticato, impegnato in qualche ricerca esoterica.
Pertanto, se le biblioteche devono servire alle società al più alto
grado delle loro potenzialità, esse devono essere ben più che un complesso di operazioni necessarie solo per trovare un particolare libro, un
particolare scaffale, un particolare utente che abbia una particolare necessità! Certo, il bibliotecario deve servire anche a questo, ma, nella
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________________________________________________________LA BIBLIOTECA PUBBLICA DEL SEC. XX
sua essenza, il bibliotecario è un organizzatore delle informazioni e
del sapere.
Se noi adottiamo questa definizione del bibliotecario, facciamo già
il primo, ma essenziale passo per abbandonare quel concetto angusto
che riduce la biblioteca al suo mero patrimonio librario e assumiamo il
compito di diventare organizzatori delle informazioni in tutte le forme
in cui esse sono registrate.
Questo è un mutamento storico nella tradizionale funzione del bibliotecario, visto come semplice collezionista e conservatore di libri.
E’ da essa che deriva il termine greco-latino « biblioteca » e i termini consueti di « conservatore », « curatore », « custode di libri ».
Questo porre l’accento, dalla funzione di semplice raccolta e conservazione, su quella, invece, della comunicazione e pubblicizzazione
all’esterno (outreach) del sapere, è un fattore vitale, quando si voglia
definire gli obiettivi delle nostre biblioteche.
Lovell Martin ha detto: « Si può dare il caso che voi disponiate di
possenti risorse che non siano utilizzate se non vengono messe a disposizione della gente.
I bibliotecari si sono più spesso preoccupati dei loro fondi librari
che del pubblico. Capita spesso che un libro sia acquistato solo perché
colma un vuoto in una collezione, piuttosto che al fine di soddisfare
una necessità evidente dei lettori. Noi, finora, non abbiamo ancora indagato sulle esigenze di larghe componenti del pubblico, che non si
rivolgono solitamente alle biblioteche: per esempio, i semianalfabeti o
i fruitori più colti.
Nel passato, il problema del bibliotecario è stato: come posso portare la gente in biblioteca?
Nel futuro, il problema sarà: come fare per portare le nostre disponibilità di uomini e di mezzi fuori, a chi ha bisogno di imparare?
C’è, tra le due cose, un’importante differenza. I bibliotecari hanno
dato un’idea falsa della biblioteca, come di un posto in cui la gente si
reca distraendosi da tutto ciò che sta facendo, per andare in un centro
culturale che la comunità ha costruito. In un’epoca di diffusione dei
mezzi di comunicazione di massa, noi dovremmo far vedere come il
nostro patrimo nio bibliotecario può essere portato a contatto del pubblico là dove esso vive e lavora, facendolo così utilizzare come una
componente fondamentale e permanente di un’attività continua nella
scuola, nella casa, negli uffici pubblici, nelle attività di tutt i i giorni.
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ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
Consentitemi di dire che le costruzioni di grandi e ben dotati istituti bibliotecari centrali — punto nel quale noi abbiamo fatto mo lti
progressi — è solo un primo passo. Il prossimo deve essere quello di
portare il nostro patrimonio direttamente a contatto della vita quotidiana della gente, attraverso una sorta di oleodotto che attraversi la
struttura stessa della comunità.
Ciò è estraneo al concetto tradizionale del bibliotecario come depositario di beni a cui il pubblico attinge come alla sorgente del sapere.
Questo tipo di obiettivi, assegnati al bibliotecario come organizzatore del sapere, avrà un profondo effetto sul tipo di s trumenti di cui disporremo nella biblioteca, sul come saranno organizzate le sue risorse
e sui servizi e sul personale di cui la forniremo.
Solo avendo deciso, perciò, dove noi vogliamo andare, possiamo
allora decidere come noi dobbiamo andarci.
Sono del tutto consapevole del fatto che in Italia voi avete un ricco
patrimonio, ereditato dal passato, che dovrebbe essere adeguatamente
conservato, ed io ho avuto il privilegio ‘di vedere alcuni dei tesori che
si trovano nelle vostre biblioteche.
La raccolta e la conservazione di materiale di pregio è ancora oggi
una parte essenziale del compito del bibliotecario, ma io richiamo la
vostra attenzione sul pericolo di una indebita, eccessiva accentuazione
di questo aspetto del lavoro bibliotecario, chè, su questa strada, la biblioteca diventerebbe un museo, maggiormente rivolto al passato che
alle realizzazioni del mondo contemporaneo e ai bisogni del futuro.
Spero che quanto ho detto finora illustri l’urgenza di rivedere il
concetto tradizionale di struttura bibliotecaria e, per quanto riguarda la
comunità, la necessità di rendersi conto del potenziale della biblio teca
pubblica e del suo diretto influsso sul mondo contemporaneo.
C’è un altro aspetto delle biblioteche del ventesimo secolo che ritengo estremamente importante. E’ l’intero campo della cooperazione.
Dovrebbe essere ovvio per ognuno che nessuna biblioteca, da sola,
può mai sperare di essere interamente autosufficiente nel soddisfare i
bisogni della comunità. E’ anche evidente che, da un lato, c’è una s erie considerevole di investimenti nel rifornire le biblioteche di libri e
di altro materiale (investimenti privati e pubblici) — e, d’altra parte, e
anche ovvio che il compito del bibliotecario nell’organizzazione del
sapere dovrebbe essere tale da indurlo ad una stretta cooperazione con
altri operatori impegnati in campi simili.
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Questo vuol dire, in primo luogo, che le biblioteche pubbliche si
devono organizzare in una struttura complessa che consentirà di con solidare le loro possibilità e permetterà la piena utilizzazione delle ri sorse a disposizione, a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale, che andranno così a beneficio di tutta la comunità.
In secondo luogo, ciò significa che ci deve essere una stretta collaborazione tra servizi di biblioteca e biblioteche che operano nelle
strutture educative, nelle industrie e nel commercio.
In Inghilterra noi siamo fortunati per il fatto che la legge inglese
sulle biblioteche (British Library Act) del 1972 ha incaricato la nuova
British Library, che collegava le nostre grandi biblioteche nazionali, di
fornire un aiuto massiccio, di tutte le specie, in tutto il Paese.
La fornitura di fondi, gli accordi di prestito nazionale interbibliotecario e la fornitura di servizi bibliografici centrali, che si servono
di « computer », sono solo tre degli esempi dei benefici che possono
derivare da questo tipo di organizzazione. Per di più, abbiamo avuto
una rivoluzione nel servizio bibliotecario in Inghilterra, da quando c’è
stata la riorganizzazione del governo locale, a partire dal 1 aprile del
1974.
Per la prima volta nella nostra storia, i consigli di contea hanno assunto la completa responsabilità d elle forniture per le biblioteche pubbliche che esistono entro i loro confini territoriali, inclusi quei sistemi
bibliotecari precedentemente amministrati dai comuni.
Nella mia contea, il Cambridgeshire, che serve mezzo milione di
persone, questo significa che si è dovuto preparare una nuova struttura
per raccordare i servizi bibliotecari precedentemente amministrati da
quattro separate amministrazioni locali (« authorities »).
Ora, voi avete i vostri problemi di organizzazione, in Italia, ma sono certo che concorderete con me che è importante, per le unità in dividuali, seguire ognuna la propria strada; importante, nel cercare una
soluzione, è proporsi come obiettivo principale non la necessità di
conservare la libertà alle singole unità, di andare ognuna per la propria
strada, ma quella di porsi come obiettivo l’uso migliore della totalità
delle disorse della comunità a beneficio di coloro che noi cerchiamo di
servire.
Dopo aver brevemente considerato i problemi dei fondi delle nostre biblioteche e della cooperazione nel fornire i mezzi necessari, possiamo passare, per un momento, alla questione degli edifici della biblioteca pubblica e della loro collocazione nella comunità. Ancora una
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ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
volta il manifesto dell’Unesco ci ricorda: « L’edificio della biblioteca
pubblica dovrebbe essere situato in una posizione centrale, accessibile
anche agli handicappati e aperto in orari convenienti per gli utenti.
L’edificio e il suo arredamento dovrebbero essere attraenti, non monotoni, ma invitanti, ed è essenziale per il lettore il facile accesso agli
scaffali. La biblioteca pubblica è un centro culturale naturale, per consentire rapporti intersoggettivi tra i membri della comunità, così come
amano fare coloro che hanno interessi simili. Sono pertanto necessari
spazi e attrezzature per mostre, discussioni, conferenze, spettacoli musicali e proiezioni, sia per gli adulti che per i fanciulli ».
Se le biblioteche pubbliche devono svolgere il loro ruolo come
punti focali della comunità, utilizzando pienamente gli investimenti
pubblici operanti in nuove costruzioni, in fondi librari e in spese per il
personale, la loro collocazione « strategica » è un fatto cruciale.
E’ un falso risparmio collocare le biblioteche lontano dal centro
delle comunità per evitare i costi eccessivi delle aree. La validità di
una biblioteca dipende enormemente dalla sede prescelta. Risparmiare
sulla collocazione di un nuovo edificio bibliotecario, che di per sé
comporta grandi investimenti di capitale, potrebbe risolversi in una
unità di costo eccessivamente alto, se il servizio fornito, di consegue nza, fosse in diretta dipendenza da un deludente, basso livello di utilizzazione.
Gli edifici bibliotecari, oggi, non sono più costruiti in parchi tranquilli o racchiusi tra prati attraenti oppure separati dal frastuono della
vita moderna. Le architetture monumentali e la sensazione di riverenza tradizionale sono state giustamente bandite.
Le ricerche americane sulla collocazione degli edifici bibliotecari
hanno dimostrato che essi dovrebbero occupare sedi in cui vi sia una
grande attività commerciale e vi sia molta gente impegnata nella vita
di tutti i giorni e attivamente presente nella comunità.
Questo è il vero significato dell’affermazione del manifesto
dell’Unesco, secondo la quale « per raggiungere i suoi risultati, la biblioteca pubblica deve essere facile da raggiungere e le sue porte devono essere aperte ad un uso libero ed uguale per tutti i membri della
comunità, senza tenere in alcun conto la razza, il colore, la nazionalità,
l’età, il sesso, la religione, la lingua, lo status sociale ed il livello di
educazione.
Io non posso qui trattenermi dal citare un interessante lavoro di cui
mi sto occupando nel Cambridgeshire in questo momento. Noi abbiamo, nella contea, la nuova città di Peterborough in grande espan -
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sione, che si prevede avrà, dagli originari 60.000, 200.000 abitanti nel
1985.
Essa si sta sviluppando in insediamenti urbani aventi ognuno circa
20.000 abitanti raggruppati intorno al centro cittadino.
Il consiglio della contea ha appena approvato i piani per uno di
questi centri e cioè il piano per fare della biblioteca pubblica il punto
focale del nuovo insediamento urbano, collegando i negozi e i servizi
sociali e ricreativi con una nuova grande scuola.
L’edificio della biblioteca fornirà un completo servizio bib liotecario alla città e disporrà, inoltre, della biblioteca scolastica e di un
centro di informazione e di riproduzione documentaria (« resource
centre »).
Esso funzionerà, infatti, come centro di informazione della città.
In tal modo si assicurerà il mig lior uso dei fondi, delle strutture,
del personale e dell’edificio.
La scuola, nelle ore scolastiche, avrà pieno accesso a tutte le dota zioni librarie e il pubblico potrà entrare nei locali delle scuole quando
i ragazzi ne siano usciti, per esempio durante i « week-ends » e durante
le vacanze.
Questo genere di cooperazione è possibile anche su piccolissima
scala, se le autorità coinvolte hanno l’ampiezza di vedute e l’entusia smo necessario per fornire le necessarie strutture, sì da realizzare quel
che potrebbe essere considerato un sogno.
Dopo aver considerato i fondi librari e gli edifici, possiamo finalmente passare a parlare del personale. Credo che, in ogni organizzazione, il più grande potenziale siano le risorse umane, e tutto il senso
del discorso che stasera vi rivolgo è racchiuso nell’importanza della
informazione come risorsa di base. Questo ha grandi implicazioni per
l’organizzazione delle biblioteche pubbliche e, certamente, per ognuna
delle strutture organizzative della società contempora nea. Organizzare
e utilizzare la forza-lavoro intellettuale è cosa assai diversa dalla organizzazione di lavoratori non qualificati. Una opinione corrente è quella
per cui bisogna « dare la giusta paga » per un giusto lavoro, per un lavoro, cioè, ben fatto. Oggi, però, le soddisfazioni materiali non sono
motivazione fondamentale per i lavoratori « intellettuali ». Le motivazioni per un lavoro intellettuale devono venire dall’interno dello stesso
lavoratore. Le ricerche che si fanno in questo campo hanno dimostrato
che, mentre l’insoddisfazione per un fatto esteriore, come una cattiva
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ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
paga distrugge le motivazioni a lavorare bene, d’altra parte la soddisfazione per una buona paga è data per scontata e quindi non c’è alcuna motivazione automatica.
In altri termini, l’assenza di una buona paga ostacola i risultati, ma
la sua presenza non ne produce alcuno. Quello che invece è necessario
per i lavoratori dell’informazione è una motivazione positiva come il
raggiungimento di uno scopo.
Essi hanno bisogno di una sfida, hanno bisogno di sapere a che cosa essi devono partecipare.
La mia esperienza personale di organizzazione di servizi bibliotecari a Cambridge è basata sulla partecipazione e coinvolge il personale
in un processo collettivo di decisioni.
Se le biblioteche riusciranno a svolgere il ruolo che vi ho descritto,
un grande merito sarà da ascrivere al personale che lo avrà con sentito.
Nell’articolo al quale mi sono riferito, Lovell Martin ha pianificato le
aree in cui vi saranno dei mutamenti nelle biblioteche e le risposte che
i bibliotecari dovranno dare per affrontarli adeguatamente. Egli le ha
riassunte nelle seguenti previsioni di cambiamenti: « Si dovrà passare
da una organizzazione sociale che richiede solo produttività ad una
che persegue anche il conseguimento di valori morali; da un sistema
educativo fondato solo sul numero degli studenti ad un altro che cerchi di sviluppare la qualità dell’insegnamento. Da una società di lavo ratori non qualificati, ad una società di specialisti. Da un pubblico di
lettori limitato ad un’èlite, ad un pubblico comprendente gli esclusi;
dai primi passi della dotazione di grosse collezioni librarie, al passo
succes sivo di una utilizzazione delle risorse fuori della biblioteca, con
una dis seminazione delle informazioni in tutta la società; dal libro tradizionale, alla comunicazione ottenuta in nuove, intelligenti forme;
dalle « routines » che sprecano il nostro tempo e le nostre energie, alle
macchine che ci liberino; dalla biblioteca isolata, ad una complessa
struttura culturale che occupi le risorse di un’intera, ampia area. Infine
— e questa è la cosa più importante — dalla convinzione che quello
che facciamo è automaticamente significativo per la comunità, ad una
rifondazione del nostro ruolo professionale di bibliotecari ».
C’è un senso profondo nell’affermazione che il servizio bibliotecario non dipende né dagli strumenti né dall’organizzazione, ma da ciò
che ha sempre contato, e cioè da quanto il bibliotecario è consapevole
dei fini e delle motivazioni dei suoi utenti, presenti e futuri, attuali e
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potenziali, e si impegna in questo senso. La chiave non è la biblioteca
come struttura a sè stante, ma è il bibliotecario come persona dotata di
qualità e motivazioni individuali. Questo comporta ovvie implicazioni
per l’educazione, la formazione personale e lo sviluppo della personalità dei bibliotecari che debbono svolgere un ruolo così vitale. So per
certo che ciò è oggetto di attenzione assidua da parte della vostra associazione professionale in Italia (A.I.B.). Le mie ultime parole sono
un appello alla collaborazione. La vostra presenza qui indica un interesse e una partecipazione ai problemi delle biblioteche, per tutti i loro
aspetti.
Ho cercato di dimostrare che il nostro mondo è un mondo di grandi mutamenti, che i bisogni degli uomini stanno anch’essi mutando e
che le nostre biblioteche devono riflettere questi mutamenti e rispondere ad essi. Esattamente come noi abbiamo ereditato i risultati del lavoro di altri uomini che ci hanno preceduto, così le decisioni che oggi
stiamo prendendo determineranno il futuro dei nostri figli.
Sapremo, noi tutti, accettare questa sfida?
ROYSTON BROWN
Direttore del Sistema Bibliotecario
della Contea di Cambridge
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APPENDICE
1 VISITE
1.1 Durante il viaggio, ho visitato le seguenti biblioteche:
ROMA Biblioteca del British Council;
FOGGIA Biblioteca provinciale di Foggia; Biblioteca comunale
di S. Giovanni Rotondo; Biblioteca comunale di Rodi Garganico; Biblioteca comunale di Carpino; Biblioteca comunale di Bovino; Biblioteca comunale di Troia; Biblioteca comunale di Orsara; Centri di
servizio culturale, Foggia;
NAPOLI Biblioteca d’istituto del British Council; Biblioteca comunale “Renato Caccioppoli
1.2 Inoltre, ho potuto incontrare rappresentanti dei servizi culturali
ed amministrativi, a Roma, a Bari e a Napoli e nella provincia di Foggia.
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2 CONFERENZE
2.1 Prima della mia visita, avevo concordato di tenere delle conferenze pubbliche sul tema « La biblioteca pubblica, oggi » a Foggia e
a Napoli. A seguito della mia conferenza tenuta a Foggia, rappresentanti della casa editrice « La Nuova Italia » mi hanno chiesto di ripetere
la conferenza, sotto i loro auspici, a Bari: cosa che ho accettato di
buon grado di fare.
2.2 Le mie tre conferenze sono state pubblicizzate adeguatamente
e il pubblico è stato numeroso (tra i 70 e i 100 intervenuti).
Ciò è stato particolarmente confortante per la conferenza tenuta a
Bari (concordata in gran fretta, cosa che ha consentito di annunciarla
solo due giorni prima). La stampa e la radio ne hanno dato notizia e la
partecipazione ha compensato gli sforzi fatti.
2.3 La discussione che è seguita ad ogni conferenza ha indicato il
profondo interesse che esiste verso i servizi bibliotecari e la loro destinazione e utilizzazione, volta ad incontrare i bisogni più diffusi, con
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particolare attenzione ai rapporti tra scuola e biblioteche, ai problemi
pratici e alle possibilità di cooperazione tra scuola e servizio di biblio teca pubblica; alla cooperazione tra regioni, enti locali comunali e provinciali nel campo dei servizi di pubblica lettura.
2.4 Il più alto apprezzamento è dovuto per la collaborazione ricevuta per la traduzione del mio testo e per la fornitura del servizio di
interprete.
Il British Council di Napoli merita qui una particolare menzione,
ma la maggiore gratitudine va al dr. Raffaele Giampietro di Foggia, il
quale non solo ha apprestato la traduzione di base, ma ha anche fatto
da interprete a Foggia ed a Bari.
2.5 Ho concordato la pubblicazione della mia conferenza, in italiano ed in inglese, nella rivista professionale della Biblioteca Provinciale di Foggia.
3. SCHEMA DEL PROGRAMMA DELLA VISITA
3.1 A seguito di un mio viaggio di studio nelle biblioteche italiane, nel 1974, che comprendeva la visita ad oltre venti biblioteche di
undici città, grandi e piccole, io suggerii nella mia relazione che le visite future fossero concentrate sullo studio in profondità di un numero
di biblioteche relativamente piccolo od anche di un solo sistema, e che
istituissero collegamenti tra biblioteche così caratteristiche simili, italiane e inglesi al fine di raggiungere uno scambio reciproco di informazioni, problemi ed idee.
I legami tra un sistema provinciale italiano e una biblioteca di contea inglese o tra un comune italiano e un quartiere di Londra sono esempi di questo tipo di collaborazione.
2. Il programma concordato per questa visita era ispirato a questi
miei suggerimenti e sono grato sia agli organizzatori del viaggio che
al dr. Celuzza, direttore della Biblioteca Provinciale di Foggia, della
opportunità offertami di passare cinque giorni nella provincia di Fo ggia.
Ciò mi ha consentito di discutere un’ampia serie di questioni con i
suoi collaboratori nella città di Foggia e di trascorrere due giorni in v isita alle piccole biblioteche comunali sparse nella provincia, che ricevono servizi bibliotecari dalla biblioteca centrale.
3.3 Questa concentrazione dell’interesse su un solo sistema bibliotecario mi ha fornito la possibilità di esaminare l’attuale livello dei
servizi, di valutare le sue possibilità di sviluppo e di discuterne i pro -
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ROYSTON BROWN_____________________________________________________________________________
blemi; di comparare gli « standards » variabili nella provincia e di incontrare personale e lavoratori ad esso collegati, che hanno il comune
obiettivo di base di fornire un servizio migliore per le popolazioni che
usano le dotazioni librarie ed i servizi della provincia, nei limiti delle
condizioni locali.
C’è stata, quindi, una omogeneità di fondo nei cinque giorni di v isita, che mi hanno consentito di farmi un’opinione personale basata su
una crescente comprensione della realtà del sistema entro cui funzi onano i servizi bibliotecari.
4. OSSERVAZIONI
4.1 Tra le numerose esperienze fatte nel mio viaggio e i diversi
contatti avuti, una particolare menzione meritano quelle qui sotto riportate, sia perché dimostrano la possibilità di programmi futuri sia
perché sono tipiche della situazione generale.
4.2 FOGGIA
Nelle mie discussioni con il Presidente dell’Amministrazione Provinciale e con il Segretario Generale, essi mi hanno espresso un notevole interesse per le strutture di governo locale inglesi ed io ho loro
esposto l’organizzazione della nuova amministrazione delle contee,
dopo la riorganizzazione del governo locale. In risposta alla loro richiesta, io ho loro inviato documentazioni del Servizio di Programmazione
della Contea di Cambridge, con un’analisi statistica della contea e dei
servizi lì forniti, come modello eventuale per la elaborazione di ni
formazioni analoghe riferentisi alla Provincia di Foggia.
4.3 CARPINO
La mia visita a questa piccola biblioteca di comune ha coinciso,
una sera, con l’arrivo di un gruppo di circa venticinque studenti, per
un incontro serale in biblioteca.Ho chiesto di parlare agli studenti: ne è
nato un seminario improvvisato, con una serie ‘di domande sulle biblioteche, sui servizi scolastici e su altri aspetti della vita associata inglese, e con una discussione sulle possibilità di iniziativa nella loro s ituazione locale.
L’interesse e l’entusiasmo sono stati spontanei e genuini.
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4.4 TROIA
Qui sono stato accolto dalla bibliotecaria locale e dall’assessore alla pubblica istruzione e sono stato presentato ad un gruppo di ragazzi
che stavano preparando una « ricerca» in biblioteca. In questo comune
non vi sono posti a scuola in numero sufficiente per avere una frequenza a tempo pieno e si deve ricorrere ai turni. E’ un’occasione —
questa — per basare i programmi sulla biblioteca pubblica, quando
non siano disponibili strutture scolastiche adeguate; è possibile un
considerevole sviluppo di questo tipo di attività congiunte, purché si
abbia la necessaria collaborazione e partecipazione delle autorità int eressate.
4.5 ORSARA
Qui, in una biblioteca di un solo locale, in un paese molto piccolo,
opera un sacerdote del luogo, impiegato come bibliotecario « parttime ». Benché poco frequentata dagli adulti, la biblioteca è notevolmente usata da ragazzi e da studenti. La limitata dotazione è utilizzata
per stimolare e incoraggiare le generazioni più giovani.
Durante la mia visita, era in corso una lezione di lingue straniere,
con l’uso di un giradischi, di cuffie e corsi di lingue forniti dalla biblioteca provinciale.
Sono molto diffuse tra i ragazzi le « ricerche » scritte, effettuate utilizzando la dotazione libraria della biblioteca.
4.6 NAPOLI
La biblioteca della « Caccioppoli » utilizza un gruppo di studenti volontari per un programma di animazione per ragazzi. E’, questo, un altro esempio di ciò che può ottenere un bibliotecario entusiasta e volenteroso, anche senza disporre di strumenti sofisticati e con una spesa
minima.
5 PROGRAMMI FUTURI
5.1 Si dovrebbero incoraggiare due tipi e livelli di attività nelle relazioni anglo-italiane nel campo delle biblioteche.
In primo luogo, rimane irrisolta la questione di fondo della realizzazione di un soddisfacente sistema nazionale di lettura; i bibliotecari
inglesi, perciò, dovrebbero essere incoraggiati ad assicurare la loro
collaborazione ai loro colleghi italiani con ogni mezzo, per raggiungere una so-
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luzione soddisfacente dei problemi organizzativi a questo livello. Oggi, sempre più di frequente, si elaborano progetti regionali di servizi
bibliotecari e l’A.I.B. ha dato molti suggerimenti e operato molte sollecitazioni per quanto riguarda la riorganizzazione delle biblioteche italiane. L’esperienza dei bibliotecari britannici, nella promozione e
nella successiva attuazione della legge sulle biblioteche inglesi e della
legge sul governo locale, potrebbe essere certamente preziosa per i bibiotecari italiani durante questi anni di formazione.
Dovrebbe essere utilizzata ogni possibilità di usare i collegamenti
internazionali esistenti, per fornire assistenza a questo livello.
5.2 In secondo luogo, anticipando l’eventualità di una ristruttu razione a livello nazionale dei servizi bibliotecari, che faccia il miglior
uso delle strutture e delle potenzialità esistenti, la collaborazione dovrebbe essere focalizzata a livello di base, per promuovere una cooperazione tra autorità locali e servizi bibliotecari, — cosa che potrebbe
essere prescritta eventualmente per legge.
Ci sarebbero probabilmente minori resistenze a cambiare le cose,
se i processi cominciassero spontaneamente e le componenti interessate avessero già sperimentato i benefici di questo genere di collaborazione per esperienza diretta.
Il fatto che le amministrazioni locali « non-metropolitane », per esempio, siano le sole competenti per tutti i servizi scolastici ed educativi, per le biblioteche, per la protezione del consumatore ecc., ha
fatto sì che le biblioteche del Regno Unito oggi abbiano modo di intervenire in una serie di attività tra loro collegate i n questi campi; invece,
in Italia, vengono interessati di volta in volta lo stato, la regione, la
provincia e il comune, e raramente è previsto, per di più, un comune
tipo di intervento.
5.3 Insieme con questi due livelli di attività, è essenziale contri buire alla creazione ed alla formazione di un corpo professionale riconosciuto di bibliotecari.
La mancanza di una associazione professionale, riconosciuta a livello nazionale, di bibliotecari qualificati professionalmente (come si
ha, invece, nel Regno Unito) è causa di crescenti difficoltà per l’A.I.B.
e per quei bibliotecari singoli che cercano di agire per il futuro sviluppo delle biblioteche in Italia.
Senza una tale, solida base professionale, da cui partire per operare, i bibliotecari sono spesso ritenuti motivati da considerazioni poli44
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tiche e non da esigenze professionali, e i loro programmi a livello locale e nazionale sono spesso visti in questa luce.
In Italia, certo, far politica è un costume nazionale diffuso (« politics are a way of life »), e, peraltro, un’azione politica è chiaramente
necessaria se si vuole sviluppare i servizi bibliotecari, che sono controllati e finanziati dai politici.
Tuttavia, quale che sia il partito politico al potere, a livello sia nazionale che locale, saranno sempre i bibliotecari i responsabili del
funzionamento dei loro servizi e si deve tener presente, quindi, il pericolo di una stretta identificazione, in questo contesto, con una particolare ideologia politica.
L’alternativa è nello sviluppo di una forte associazione professionale che sappia parlare in modo autorevole a tutte le parti politiche.
5.4. Sono consapevole che parte del lavoro è già stato fatto e altro
si va facendo, per raggiungere questi obiettivi, specialmente attraverso
la Library Association e I’A.I.B., e quindi le mie osservazioni potrebbero essere considerate, in parte, come uno sfondare delle porte aperte.
Il mio fine, però, nel registrare le mie osservazioni « sul campo », è
quello di avvalorare l’importanza di questo lavoro che si va facendo e
di promuovere nuove iniziative laddove sia possibile.
5.6. I seguenti suggerimenti pratici sono dati qui in considerazione
dei programmi futuri raccolti sotto i tre principali settori di intervento
già menzionati:
5.6.1 STRUTTURE NAZIONALI
(a) Per la legislazione vigente, le Regioni sono gli enti responsabili
dei programmi di sviluppo delle biblioteche ed oggi si vanno formulando progetti di legge appositi. I sovrintendenti regionali sono figurechiave in questa sede ed è auspicabile ogni assistenza che possa essere
canalizzata in questa direzione. (Il soprintendente bibliografico della
Regione Puglia ha presieduto la mia conferenza di Bari e abbiamo avuto una breve conversazione sui piani regionali).
Ci sono buone possibilità di seminari o simili iniziative che coinvolgano i soprintendenti, la cui esperienza e il cui « background» professionale varia notevolmente.
(b) I legami esistenti con la British Library dovrebbero essere rafforzati, sia per dimostrare le possibilità dell’Italia di risolvere i suoi
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problemi organizzativi, sia per promuovere la cooperazione bibliografica anglo-italiana.
(c) Si avverte il bisogno dell’assistenza di bibliotecari esperti nella
definizione degli obiettivi della pubblica lettura, nel formulare programmi di sviluppo, nella legislazione e nella preparazione di pubblicazioni sussidiarie: si dovrebbe tener presente l’opportunità di utili zzare esperti, in questi ed in altri settori, della biblioteconomia inglese,
per adeguate attività future.
5.6.2 COOPERAZIONE LOCALE
(a) I legami anglo-italiani esistenti dovrebbero essere rafforzati come sopra delineati nel paragrafo 3.1. Per esempio, la cooperazione tra
Foggia e Cambridge potrebbe includere uno scambio di visite del personale interessato, scambi di documentazioni, inclusi schemi di attività di cooperazione a livello locale, il temporaneo avvicendamento di
membri-chiave del personale, come il bibliotecario che si occupa dei
rapporti con le scuole. L’obiettivo di quest’attività dovrebbe dimostrare l’importanza della cooperazione tra il servizio di biblioteca pubblica
e altre organizzazioni impegnate nella comunità e le necessità che
strutture diverse di potere locale collaborino attivamente.
I problemi principali nel promuovere queste attività sono il so stegno finanziario e le difficoltà li nguistiche, per quanto queste ultime
potrebbero essere più facilmente superate delle prime, per quel che riguarda il Regno Unito.
(b) Si dovrebbe far circolare in tutta Italia e in Inghilterra informazioni su questo tipo di attività, sia per incoraggiare collegamenti in
altre situazioni locali sia per diffondere i risultati nel maggior numero
di regioni possibile.
5.6.3 QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE
(a) Dovrebbe essere dato il più ampio aiuto al movimento oggi esistente, perché si stabilisca un programma di formazione professionale
riconosciuto per preparare e valutare il personale bibliotecario; tutti i
prossimi viaggi di specialisti dovrebbero dare a questo problema una
assoluta priorità.
(b) Le visite future dovrebbero, peraltro, sottolineare, attraverso
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conferenze, discussioni personali, corsi di lezioni, l’importanza delle
strutture organizzative, favorendo la partecipazione del personale, i lavori di gruppo, sollecitando le motivazioni professionali e il decentramento delle decisioni.
E’ importante cominciare a creare il giusto clima che possa attrarre
nuovi elementi verso la professione e sviluppare le capacità pro fessionali del personale già esistente e di quello di nuova assunzione.
6. RINGRAZIAMENTI
Devo esprimere i miei personali ringraziamenti a tutti coloro che
hanno dato il loro contributo al mio viaggio: il British Council (Specialist Tours Department), il personale del British Council di Roma e
di Napoli, 1’A.I.B., e specialmente il Ministero per i Beni Culturali,
per il loro aiuto finanziario. Mi è gradito ringraziare il dr. Angelo Celuzza e il dr. Guido Pensato per avermi dato il privilegio di lavorare
con loro e con i loro collaboratori di Foggia.
Ho già ricordato la collaborazione fornitami dal dr. Raffaele Giampietro con la sua traduzione e con il suo lavoro d’interprete, ma non
posso non ricordare la sua cortesia e la sua generosità.
Molti altri dovrebbero essere qui ricordati, ai quali vanno il mio
apprezzamento e il mio ringraziamento sincero. Di essi serberà a lun go il ricordo.
ROYSTON BROWN
Direttore del Sistema Bibliotecario
della Contea di Cambridge
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IL FONDO DANTESCO-PETRARCHESCO
della Biblioteca « Nicola Zingarelli »
La sezione dantesco-petrarchesca del « Fondo Nicola Zingarelli »
della Biblioteca Provinciale di Foggia costituisce un saggio di bibliografia saldo ed organico. Sono 1272 voci distinti in gruppi e sottogruppi (esempio: Opere originali: a.Codici riprodotti; b. Opere complete; c. Opere complessive e antologie; e ancora: Canzoniere, Rime,
etc. con inserimenti di Traduzioni), di cui alcuni sono non solo particolarmente validi, ma anche vari e complessi e cospicui: tale è quello
sulla Divina Commedia per oltre 190 voci (a parte i codici riprodotti:
Cassinese, Tempiano, Trivulziano, Vaticano Palatino, Barberiniano latino) e dentro edizioni assai significative: Landino (Vinegia 1536);
Landino-Vellutello (Venetia 1564: per la prima volta i due commentatori sono insieme); 1595 e 1837; quelle settecentesche (Volpi, Ve nturi
1732, Lombardi 1791, ecc.); il testo delle quattro edizioni a stampa
(W. Vernon 1858) e i commenti da Jacopo e Pietro di Dante, G. Bambaglioli (sotto Fiammazzo), Jacopo della Lana, Boccaccio, Anonimo
Fiorentino, Benvenuto (posto in elenco alfabetico), Buti e le Chiose
(sotto i rispettivi « editori ») a G. da Serravalle e Castelvetro, oltre a
quelli assai numerosi dell’Ottocento; il testo di C. Witte (1862) e poi
traduzioni inglesi, slave, spagnole, tedesche e in dialetto. Non meno
significativo, anche s e cospicuo, è il gruppo dei codici riprodotti di
Petrarca e delle edizioni delle opere in specie del Canzoniere. Da voce
407 ha poi inizio l’elenco di atti accademici, studi e monografie. Anche qui i trucioli sono veramente pochi. Predominano i saggi di fine
Ottocento e primi decenni del Novecento con le più importanti bibliografe e repertori di consultazione danteschi (e tra questi
48
____________________________________________________________BIBLIOTECA “NICOLA ZINGARELLI”
inoltre, in 20 voci circa, i volumi miscellanei celebrativi dei centenari
del 1865 e 1921). I nomi più frequenti sono: I. Del Lungo, D’Ovidio,
Fiammazzo, Missirini, Scartazzini, Toynbee a cui seguono Barbi, Parodi, Passerini, Rocca, Valli con alcune curiosità della sfortuna di
Dante nel tempo come B. Bulgarini, G. Ricciardi ed altri.Assenze, certo, ci sono (anche nella voce stessa Zingarelli e proprio per il Dante
vallardiano) più rilevanti via via che si passa dall’Ottocento al Novecento.
Ma si sa che una raccolta di libri, curata direttamente da uno studioso senza Lisciti o « presenze » ereditarie (come capita invece in
molte biblioteche private di cultori meridionali) risponde soprattutto
ad una esigenza propria di cultura e di gusto: è essa stessa una manifestazione di preferenze e di scelte che fa parte non solo degli studi e
degli « incontri », via via stabiliti nel tempo o nelle varie circostanze,
ma anche, vorrei dire, del temperamento e del carattere.
Nicola Zingarelli si forma nel clima della critica storica, quando
D’Ancona, Rajna e Carducci dominavano tra Pisa, Firenze e Bologna;
compie i suoi studi a Napoli e si laurea nei 1882, quando la voce del
De Sanctis sembra spegnersi; si perfeziona a Firenze nel 1883-1884,
negli anni cioè in cui si avvia il torinese « Giornale storico della letteratura italiana »; ritocca e completa i buoi studi in Germania e compie
il suo apprendistato leggendo poeti delle origini traducendo il 1° vol.
della Storia della letteratura italiana di A. Gaspary, con cui ha lavorato negli anni 1885-1891. Ma già nel 1885, nel primo numero di « Studi di filologia romanza », Ernesto Monaci gli pubblica il saggio, dotto
e poderoso, tuttora punto di riferimento: Parole e forme della Divina
Commedia aliene dal dialetto fiorentino: ha venticinque anni! Quando
accede alla cattedra universitaria a Palermo (1902) sta per licenziare le
ultime parti dei suo Dante vallardiano (1899-1903). Succede un periodo di ripensamenti e di produzione, senza suture e soste, da opera ad
opera, da saggio a saggio, da antichi a mo derni. A Milano (1916 fino
alla morte, 1935) non solo egli ha compiuto e definito la formazione;
ma può anche preparare la seconda e rinnovata ab imis edizione del
Dante (1931) e predisporsi, oltre che a studi di lessico e
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ALDO VALLONE_______________________________________________________________________________
lingua, al suo secondo amore: le rime di Petrarca.
In questi anni una fitta tela di corrispondenza lega lo studioso e
l’uomo ad amici, italiani e stranieri (basti pensare a A. Gaspary e a M.
Barbi, con cui è in relazione ininterrottamente dal 1893 al 1935), alle
vicende del tempo, serene o tristi che siano, ai temi e alle proposte più
rilevanti della cultura e delle idee contemporanee.
Ebbene questa raccolta mantiene integra l’immagine dello studioso, le tracce del suo metodo (nella preferenza data, ad esempio, a testi
di filologia), i segni dei suoi studi (anche quelli materiali, lasciati in
postille a margine, com’è nel saggio Parole e forme), la mobile curiosità dell’uomo mediterraneo che aspira a farsi europeo (e valgono i
molti testi ed opere nelle maggiori lingue moderne). E’, dunque, una
raccolta che può permettere una penetrazione più profonda nel segreto
laboratorio degli studi, e cioè direttamente nei sentimenti. Presa in sé e
per sé, la sezione (che non esclude le altre, ma insieme a queste completa il tutto, come parte del tutto) vale quanto una vera e propria bibliografia con un volto suo proprio, accanto a quelle che studiosi e bibliografi di Dante e Petrarca (e non mancano affatto) hanno compiuto
a freddo e a tavolino.
A LDO VALLONE
Per ogni integrazione si dovrà consultare, anche per i molti inediti, forniti
a suo tempo, dalla stessa Biblioteca Provinciale di Foggia o da altri enti: A.
VALLONE, Correnti letterarie e studiosi di Dante in Puglia, Foggia 1966,
pp. 32-48 e ancor più: La critica dantesca nel Novecento, Firenze, Olschki,
1976, pp. 197-9, 387-461.Per le trattative e la vendita della raccolta di libri,
avviate dallo stesso Z. e conclusesi dopo la sua morte, si veda: E. LOIODICE,
Le tradizioni popolari nella Capitanata e N. Zingarelli nei ricordi dell’autore,
Foggia 1974, p. 93 ss.
50
CATALOGO ∗
1
OPERE ORIGINALI
a) CODICI RIPRODOTTI
Alighieri, Dante
Il Codice Cassinese della Divina Commedia per la prima volta letteralmente
messo a stampa per cura dei monaci benedettini della badia di Monte Cassino.
Monte Cassino, Tipografia di Monte
Cassino, 1865.
cm. 38 pp. LV, 592, ritr. 1 tav. 5.
2
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Riproduzione del Codice Tempiano
maggiore della R. Biblioteca MediceoLaurenziana. [Prefazione di ] G. Vandelli.
Firenze, s. e., s. t., 1902.
cm. 15,2 pp. [108].
3
Divina Commedia. Biblioteca Trivulzio.
Codice N. 1,080. Scaff.le N. 841. Palch.to N. 5.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Calzolari &
Ferrario di Ferrario, Corsi, Gilla § C.),
1921.
cm. 37 cc. [1801] [Facsimile del manoscritto del 1337].
4
Dantis Alagherii Monarchiae Liber et Epistolae ex Codice Vaticano Palatino Latino 1729. Phototypice expressa. Praefatus est Fridericus Schneider.
Roma, ed. tip. Biblioteca Vaticana,
1930.
∗
cm. 34 pp. 30 tav. 33 di cui 31 dp « Codices e Vaticanis Selectì quam simillime
expressi iussu Pii PP. XI consilio et opera curatorum Bibliothecae Vaticanae Volumen XXI ».
5
Il Convivio di Dante Alighieri riprodotto
in fototipia dal Codice Barberiniano Latino 4086. Per cura della Biblioteca Vaticana con introduzione di Federico
Schneider.
Città del Vaticano, ed. tip. Biblioteca
Apostolica Vaticana, 1932.
cm. 33,8 pp. 26 tav. 42 di cui 41 dp «
Codices e Vaticanis Selecti quam simillime expressì iussu Pii PP. XI consilio et
opera curatorum Bibliothecae Vaticanae
Volumen XXII ».
b) OPERE COMPLETE
6
Delle opere di Dante Alighieri. Vol. I, II,
III: La Commedia di Dante Alighieri
tratta da quella, che pubblicarono gli accademici dela Crusca l’Anno MDCV.
Con una dichiarazione del senso letterale. Vol. IV: Convito, ed una Pistola,
con le Annotazioni di Anton Maria Biscioni Fiorentino; Vol. V: La Vita Nuova, con le Annotazioni del Biscioni. Il
Trattato della Volgare Eloquenza, volgare e latino. Le Rime.
Venezia, presso Giambattista Pasquali,
1739-1741.
cm. 18 tomi 5.
Le schede del catalogo sono state Curate dalla sig.ra MARIA ALTOBELLA GALASSO.
51
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
7
Tutte le opere di Dante Alighieri nuovamente rivedute nel testo da E. Moore.
Londra, Henry Frowde (Oxford, Stamperia dell’Università - Horace Hart),
1894.
cm. 18,2 pp. VIII, 490.
8
Tutte le opere di Dante Alighieri nuovamente rivedute nel testo da E. Moore.
Con indice dei nomi propri e delle cose
notabili compilato da Paget Toynbee.
Terza edizione più intensamente riveduta.
Londra, Enrico Frowde (Oxford, Stamperia dell’Università), 1904. 3. ed.
cm. 18,8 pp. VIII, 490.
9
Dantis Alagherii Opera Omnia. I La Divina Commedia. Il Canzoniere; II: Vita
Nuova, Il Convito. Ecloghe. De Monarchia. De Vulgari Eloquentia. Quaestio de aqua et terra. Epistolae.
Lipsia, Insel (Tip. Poeschel e Trepte),
1921.
cm. 17 vol. 2.
10
Le opere di Dante Alighieri. A cura di E.
Moore. Nuovamente rivedute nel testo
da Paget Toynbee. Con indice dei nomi
propri e delle cose notabili.
Oxford, Humphrey Milford (Stamperia
dell’Università), 1924, 4° ed.
cm. 18,3 pp. V, 490
c) OPERE COMPLESSIVE E ANTOLOGIE
11
Concordanze delle opere italiane in prosa e del canzoniere di Dante Alighieri.
Pubblicata per la Società dantesca di
Cambridge, Massachussetts a cura di E.
S. Sheldon coll’aiuto di A. C. White.
Oxford,
Enrico
Frowde
(tip.
Dell’Università), 1905.
cm. 24,3 pp. VIII, 740 « Pubblicata per
la Società Dantesca di Ca mbridge-Massachusetts ».
12
Dante Alighieri’s lirische Gedichte. Ubersetzt und erklart von Karl Ludwig
Kannegiesser und Karl Witte. Ester theil
Zert; Zweiter theii: Anmerkungen von
Karl Witte. Zweite, vermehrte und verbesserte Auflage.
Lipsia, ed tip. F. A. Brockhaus, 1842. 2°
ed.
cm. 18,5 vol. 2 « Ausgewàhlte Bibli othek der Ciassiker des Auslandes-Mit
biographisch-Iiterarischen EinseitungenZwolfter band-Dreizehnter band ».
13
Dantes Werke. Das Neue Leben. Die
Gottliche Komodie. Neue ubertragen
und erIautert von Richard Boozmann.
Erster band: Dantes Leben-Seine Zeit
und seme Werke; Zweiter band. Das
neue Leben; Dritter band: Die Gottliche
Komodie; Dierter band: Dante in Deutschland.
Lipsia, Max Kessen (tip. Kesse-Becker),
S. d.
cm. 16,5 Vol. 4 [rilegati insieme] fìg.
ritr. 2.
14
Dantis Alagherii operum Iatinorum concordantiae curante societate dantea quae
est Cantabrigiae in nova Anglia ediderunt Eduardus Kennard Rand et Ernestus
Hatch Wilkins quos adiuvit Alanus Campbell White.
Londra, Enrico Frowde (Oxford, tip.
Clarendon H. Hart), 1912. cm. 24 pp.
VIII, 577.
15
Il Canzoniere di Dante Alighieri annotato e illustrato da Pietro Fraticelli, aggiuntovi le rime sacre e le poesie latine
dello stesso autore.
52
5
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
Firenze, ed. tip. Barbera, Bianchi e
comp., 1856.
cm. 18,2 pp. VIII, 459 « Opere minori di
Dante Alighieri - Volume I ».
16
La Divina Commedia e tutte le Rime di
Dante Alighieri.
Brescia, ed. tip. Nicolò Bettoni, 1810.
cm. 11 vol. 2.
17
La Vita Nuova di Dante Alighieri, i trattati De Vulgari Eloquio, De Monarchia e
la questione De Aqua et Terra. Con traduzione italiana delle opere scritte latinamente, e note illustrazioni di Pietro
Fraticelli. Firenze, ed. tip. Barbèra,
Bianchi e Comp., 1857.
cm. 18,2 pp. 467 « Opere minori di Dante Alighieri - Volume II ».
18
La Vita Nuova e il Canzoniere di Dante
Alighieri commentati da G. B. Giuliani.
Firenze, ed. tip. Barbera, 1863. cm. 10
pp. XX, 478.
19
La Vita Nuova e il Canzoniere. Per cura
di Michele Scherillo. Seconda edizione
ritoccata e notevolmente accresciuta. Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1921.
cm. 19 pp. 487 tav. 1 « Biblioteca Classica Hoepliana ».
20
Le Egloghe latine, i trattati del Volgar
Eloquio e della Monarchia e le Epistole
di Dante Alighieri con dissertazioni e
note a tutte le opere minori. Vol. VI.
Firenze, Giuseppe Molini (tip. Fraticelli), 1841.
54
21
Le opere latine di Dante Alighieri reintegrate nel testo con nuovi commenti da
Giambattista Giuliani. Volume I : De
Vulgari Eloquentia e De Monarchia. Volume II: Epistole, Ecloghe e Quaestio de
aqua et terra [Prima edizione critica fatta
in Italia dei lavori latini di Dante, tenuto
conto delle opinioni e delle ricerche del
Bòhmer e del Witte].
Firenze, ed. tip. Succ. Le Monnier, 18781882.
cm. 18,3 Vol. 2.
22
Le opere minori di Dante Alighieri ad
uso delle scuole con annotazioni di Francesco Flamini. Volume I.I. La Vita Nuova II. Il Convivio (Excerpta).
Livorno, tip. Raffaello Giusti, 1910.
cm. 18,3 pp. XI, 235,32 « Biblioteca di
classici italiani commentati per le scuole
».
23
Le opere Minori di Dante Alighieri nuovamente annotate da G. L. Passerini. Volume I: La Vita Nova Vol. Il: Rime; Vol.
III. Il Convivio. Trattati I, II; Volume
III: Il Convivio. Trattati III, IV, 1-8; Vol.
III: Il Convivio. Trattato IV, 9-30; Vol.
IV: Il trattato dela Monarchia o
dell’Impero; Vol. V: Il Trattato della
volgare eloquenza; Vol. VI: Le Epistole
e la Disputa intorno all’Acqua e alla Terra.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi, (poi) Tip. E. Ariani, [poi] Prato, Tip.
Giachetti figlio e C.), 1910-1923.
cm. 10,3 tomi 8 tav. 1.
24
Le Opere Minori trascelte e commentate
_____________________________________________________________________________CATALOGO
da Domenico Guerri con traduzioni originali e introduzione. [La « Vita Nuova
», con antologia del « Canzoniere », del
« Convivio » e delle opere latine].
Firenze, F. Perrella. (tip. Arianì), 1922.
cm. 21 pp. LXXXIII, 310 Biblioteca
Classica Italiana ».
25
Opere minori. Vita Nuova. Rime. Convivio ... Passi scelti a cura di Augusto
Vicinelli.
Milano, Mondadori (Verona, Off. Grafiche A. Mondadori), 1934.
cm. 20 pp. 286 tav. 8 « Edizioni Mondadori per le scuole medie ».
26
Opere poetiche di Dante Alighieri con
note di diversi per diligenza e studio di
Antonio Buttura. [Con la vita di Dante di
G. Tiraboschi].
Parigi, Lefèvre (tip. Didot maggiore),
1823.
cm. 20 tomi 2 ritr. 1. « I quattro poeti
Italiani. Tomo primo - Tomo secondo ».
27
Pages choisies des grands écrivains.
Dante.Traduction, résumés et cornmentaires oar Albert Valentin. Parigi, Librairie Armand Colin (Chartres, tip. Durand,
1913).
cm. 17,5 pp. XXXVI, 334 fig. « Lectures
Littéraires ».
28
Prose di Dante Alighieri precedute dal
Rimario n dall’indice delle voci e nomi
propri; della Divina Commedia. Vol. IV.
Firenze, ed. tip. Leonardo Ciardetti,
1830.
cm. 23,5 pp. 799 « Opere di Dante - 4 ».
29
The Canzoniere of Dante Alighiere, includding the poems of the Vita Nuova
and Convito; Italian and English. Translated by Charles Lyell, Esq. of Kinnordp,
North Britain.
Londra, John Murray (tip. Richard Taylor), 1835.
cm. 19,5 pp. XXXII, 467.
30
Prose di Dante Alighieri e di Messer
Gio. Boccacci.
Firenze, Giovanni Gaetano Tartini e
Santi Franchi, 1723.
cm. 22,5 pp. XXXVIII, 415 ritr. 1.
31
a) CANZONIERE, RIME
ATTRIBUITE A DANTE,
SALMI PENITENZIALI E CREDO.
Amori e Rime di Dante Alighieri. [La
prima parte contiene una dissertazione di
Ferdinando Arrivabene, la seconda le «
Rime » di Dante].
Mantova, tip. Virgiliani di L. Caranenti,
1823.
cm. 16 pp. CCCXXI, 205 ritr. 2.
32
Le Rime di Dante.
Rovetta, s. e., s. t., 1823.
cm. 24,5 pp. [6], 101.
33
Rime profane e sacre di Dante Alighieri
precedute dalla sua biografia e seguite
dalle varianti della Divina Commedia
impressa in Udine neI 1823 e dalla se ne
dell’edizione di questo poema. Vol. V.
Firenze, ed. tip. Leonardo Ciardetti,
1830.
cm. 23,5 pp. VIII, 824 alleg. 1 [Indice
del volume scritto a mano] « Opere di
Dante-5 ».
34
Poesie di Dante Alighieri precedute da
un discorso intorno alla loro legittimità.
[A cura di P. Fraticelli].
55
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
Firenze, ed. tip. Leop. Allegrini e G.
Mazzoni, 1834.
cm. 14,8 pp. CCCLIV ritr. 1 « Opere
minori di Dante Alighieri - volume primo ».
scelte tra le più nobili dell’Autore.
Bologna a Colle Ameno, per Giovanni
Gottardi, 1753.
cm. 21 pp. 204 ritr. 1 tav. 2.
[Edizione citata dalla Crusca].
35
Le poesie liriche di Dante Alighieri illustrate da Giovanni Fornaro.
Roma, tip. Menicanti, 1843-1844. cm.
23,5 pp.392.
40
I sette Salmi Penitenziali trasportati alla
volgar poesia da Dante Alighieri ed altre
sue rime spirituali illustrate con annotazioni dal l’abate Francesco Saverio
Quadrio.
Bologna, Fratelli Masi e comp., 1821.
cm. 17 pp. 235 ritr. 1.
36
Il Canzoniere di Dante Alighieri. Col
commento di Panfilo Serafini. [Edizione
postuma a cura di Ettore Marcucci].
Firenze, tip. G. Barbera, 1883. cm. 19
pp. XIV, 288.
37
Il Canzoniere di Dante Alighieri. [Prefazione di] A. Santi Volume II.
Roma, Ermanno Loescher e C. (tip. Forzani e C. tipografi del Senato), 1907.
cm. 22 pp. 506.
38
Rime di Dante Alighieri e Giannozzo
Sacchetti messe ora in luce sopra Codici
Palatini da Francesco Palermo. [Segue]
Appendice al libro intitolato « Rime di
Dante Alighieri e di Giannozzo Sacchetti
sull’autenticità di esse rime e sul codi ce
CLXXX palatino scoperto autografo del
Petrarca.
Firenze, ed. tip. Cellini alla Galileiana,
1857-1858.
cm. 29,5; cm. 23 vol. 2 tav. 3 f. t. « Il
primo volume stampato in sole cento copie ».
39
I sette salmi penitenziali (e il Credo) trasportati alla volgar poesia da Dante Alighieri ed altre sue rime spirituali illustrate dal l’abate Francesco Saverio Quadrio
come pure altra serie di Rime
41
CONVITO
L’Amoroso Convivio / di Dante, con la
additione, et molti suoi notandi, accuratamente
revisto
et
emendato./MDXXIX/.
[In fine:] In Vinegia, per Nicolò di Aristotele detto Zoppino, 1529.
cm. 14,5 cc. [8], 124.
42
L’amoroso Convivio di Dante, con/la
additione, et mol/ti suoi notandi,/accuratamente revisto et emen/dato./[Precedono 15 facciate contenenti] La « Tavola del Convivio/di Dante ».
[In fine:] In Vinegia, Marchio Sessa,
1531.
cm. 14,5 cc. [8], 112.
43-44
Convito di Dante Alighieri ridotto a lezione migliore. [Con] Luoghi degli autori citati da Dante nel Convito raccolti
da D. Pietro Mazzucchelli.
[Riproduzione dell’ed. Pogliani del
1826, con ricco commento, a cura di
Angelo Sicca].
Padova, Tip. della Minerva, 1827. [Edizione presente in due esemplari].
cm. 21,6 pp. XXXI, 455.
56
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
45
Il Convito di Dante Alighieri con note
critiche e dichiarative di Fortunato Cavazzoni Pederzini modenese e altri.
Modena, Tipografia Camerale, 1831.
cm. 22,5 pp. XXIII, 388.
[Edizione citata dagli Accademici della
Crusca].
46
Convito di Dante Alighieri ridotto a lezione migliore. [Con una dissertazione di
P. Fraticelli].
Firenze, ed. tip. Leop. Allegrini e G.
Maz zoni, 1834.
cm. 14,8 pp. XXXVII, 696 « Opere minori di Dante Alighieri – vol. secondo ».
47
Il Convito di Dante Alighieri emendato
da Matteo Romani arciprete di Campegine e dedicato alla Santità di Pio IX.
Reggio Emilia, ed. tip. Davolio e figlio,
1862.
cm. 23,8 pp. 307.
48
Il Convito di Dante Alighieri e le Epistole con illustrazioni e note di Pietro
Fraticelli e d’altri.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1887. & ed.
cm. 18,2 pp. 541 « Opere minori di Dante Alighieri - volume III ».
49
Convivio, con prefazione e note di Giorgio Rossi.
Bologna, Nicola Zanichelli (tip. A. Cacciari), 1925.
cm. 18 pp. XV, 271.
50
Il Convivio. Introduzione e note di Valentino Piccoli.
Torino, Unione Tipograf. Editr. Torinese
(tip. Carlo Accame), 1927.
cm. 18 pp. XXVII, 245 tav. 2 « Collezione di classici italiani con note - Seconda serie diretta da Gustavo Balsamo
Crivelli - volume IV ».
51
Il Convivio ridotto a miglior lezione e
commentato da G. Busnelli e G. Vandelli con introduzione di Michele Barbi.
Volume I.
Firenze, Felice Le Monnier (tip. E. Ariani), 1934.
cm. 23,5 pp. LXVIII, 486 « Opere di
Dante - Nuova edizione diretta da Michele Barbi - volume IV ».
52
TRADUZIONI
Dante’s Convivio translated into English
by Wiliam Walrond Jackson.
Oxford, Henry Frowde (At the Clarendon Press by Horace Hart), 1909.
cm. 17,5 pp. 318.
53
Dantes Gastmahl. Ubersetzt und erklart
mit einer Einfùhrung von Kostantin Sauter. Mit 2 Bildern von Dante Gabriel
Rossetti
Friburgo, ed. tip .Herder, 1911. cm. 19
pp. IX, 385 tav. 2.
54
DE MONARCHIA
Dantis / Aligherii / Fiorentini / Monarchia,!.
Coloniae Allobrogum, apud Henr. Albert. Gosse et Soc., 1740. cm. 18,8 pp.
IV, 95.
[Da Mambelli, pp. 270: La presente opera, con indicazioni tipografiche apocrife,
non fu stampata a Ginevra ma a Venezia
unitamente alle altre opere di Dante
pubblicate dal’editore Pasquali nel 173941].
57
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
55
Dantis Aligheri De Monarchia libri III
cum italica interpretatione Marsilii Ficmi
nunc primum in lucem edita. [A cura di
P. Fraticelli].
Firenze, ed. tip. Allegrini e Mazzoni,
1839.
cm. 14,8 pp. XII, 379 « Opere minori di
Dante Alighieri - volume terzo ».
56
La Monarchia di Dante Alighieri col
volgarizzamento di Marsilio Ficino tratto
da Codice inedito della Mediceo - Laurenziana di Firenze con illustrazioni e
note di diversi per cura di Alessandro
Torri. [Con frontespizio in lingua latina a
fronte].
Livorno, Andrea Nanni (tip. degli Artisti
Tipografi), 1844.
cm. 22,3 pp. XLVI, 186 « Delle prose e
poesie liriche di Dante Allighieri prima
edizione illustrata con note di diversivolume quarto ».
Sta con:
Vita Nuova di Dante Alighieri. Edizione
XVI a corretta lezione ridotta mediante il
riscontro di codici inediti e con illustrazioni e note di diversi per cura di Alessandro Torri.
Livorno, Gabinetto Scientifico Letterario
(tip. Paolo Vannini), 1843.
57
La Monarchia di Dante Alighieri. Tradotta in volgare da Marsilio Ficino.
[Frontespizio in lingua latina a fronte].
Torino, Società Editrice della Biblioteca
dei comuni Italiani (Tip. Sebastiano
Franco e figli e comp.), 1853, 3° ed.
cm. 17,5 pp. LVI, 179.
58
Dantis Alagherii De Monarchia Libri III,
rec. [ensuit] Ludovicus Bertalot.
58
Friedrichsdorf (Francoforte), s. e., s. t.,
1918.
cm. 22 pp. 111.
59
Dantis Alagherii De Monarchia Libri III,
rec. [ensuit] Ludovicus Bertalot.
Gebennae, Leo S. Olschki, s. t., 1920.
cm. 21,6 pp. 111.
60
Il De Monarchia di Dante. Nuova versione con un esame esplicativo. [Di] A.
Nicastro.
Prato, Società Anonima Cooperativa «
La Tipografica », [1921].
cm. 19,7 pp. 221 « Nel Secentenario della morte ».
TRADUZIONI
61
Dantes Monarchie. Ubersetzt und erklart
mit einer Einfiihrung von Kostantin Sauter. Mit zweì Bildern.
Friburgo, ed. tip. Herder, 1913. cm. 19
pp. X, 209 tav. 2.
62
DE VULGARI
ELOQUENTIA
Dante / De La Volgare / Eloquenzia. /
Giovanni di Boccaccio da Certaldo, ne la
vita di Dante. / Appresso già vicino e la
sua Morte’ compose un Libretto in prosa
latina, il quale egli intitulò. De vulgari
Eloquentia; E come che’ per / lo detto libretto apparisca lui havere in animo di
distinguerlo, e di / terminano in quattro
libri, o che più non ne facesse de la Morte so-/prapreso, o che perduti siano
lg’altri, più non ne / appariscono, che i
dui primi./
[In fine]: In Vicenza per Tolomeo Ianiculo da Bressa, 1529.
cm. 26,5 cc. [26].
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
63
Dante / De la volgare / Eloquenzia./ Col
Castellano dialogo / di M. Giovangiorgio
/ Trissino / de la lingua italiana. / Di
nuovo ristampato, et dalle lettere al nostro idioma / strane purgato, et ricorretto./.
In Ferrara, Per Domenico Mamarelli,
1583.
cm, 15 cc. 4,70.
64
Della lingua volgare di Dante Alighieri
libri due tradotti di latino da Giangiorgio
Trissini e ridotti a corretta lezione col riscontro del testo originale. Edizione
XVII aggiuntevi e note di diversi per cura di Alessandro Torri. [Con frontespizio
latino a fronte].
Livorno, Libreria Niccolai Gamba; Firenze, Luigi Molini (Livorno tip. Fabbreschi, Pergola e C.), 1850.
cm. 2,3 pp. XLIII, 182 « Delle prose e
poesie liriche di Dante Alighieri prima
edizione illustrata con note di diversi volume quarto ».
sta con:
Vita Nuova di Dante Alighieri.Edizione
XVI a corretta lezione ridotta mediante il
riscontro di codici inediti e con illustrazioni e note di diversi per cura di Alessandro Torri.
Livorno, Gabinetto Scientifico Letterario
(tip. Paolo Vannini), 1843.
65
Il trattato De Vulgari Eloquentia di Dante Alighieri. Per cura di Pio Rajna. Edizione minore.
Firenze, succ. Le Monnier (tip. Stabilimento Tipografico Fiorentino), 1897.
cm. 18,2 pp. XL, 86,12.
66
Dantis Alagherii De Vulgari Eloquentia.
Libri II, rec. [ensuit] Ludovicus Bertalot.
Friedrichsdorf (Francoforte), s. e., s. t.,
1917.
TRADUZIONI
67
Dante Alighieri uber das dichten in der
Muttersprache De Vulgari Eloquentia.
Aus dem lateinischen ubersetzt und er
lautert von Franz Dornseiff und Joseph
Balogh.
Darmstadt, Otto Reìchl (Lipsia, tip. Holzfreies), 1925.
cm. 24,5 pp. 104 « Edizione di 333 esemplari - esemplare n. 255 ».
DIVINA COMMEDIA (Opere originali)
68
Le Terze Rime / di Dante./ [Sul verso del
titolo]: Lo Inferno e il Purgatorio / e ‘I
Paradiso / di Dante Allaghieri /. [In fine]
Venetiis, in aedibus AIdi, 1502. [In corsivo:] Cautum est ne quis hunc impune
Impnimat, / vendatue librum nobis invitis /.
cm. 15,4 cc. [244].
[Da Mambellì, pp. 30: Edizione aldìna
rarissima].
69
Dante col sito, et / forma delI’ln-/ ferno.[Sul verso della 1° pag.:] Lo Inferno e
‘I Purgato-/rio e ‘I Paradiso di / Dante
Alighieri. / [In fine:] P. AIex. Pag. Benacenses. F. Bena. V. V. [Generalmente interpretato: Paganinus et Alexander Paganini Benacenses fecerunt. Benacus vivat vivat]. s.n.t. [ma 1506].
cm. 14,8 cc. [248] tav. 5.
70
Cantica / del divino poe/ta Danthe / Alighieri / fìoren/tino. [Frontespizio mutilo]. Commento di Chnistophoro Landino
Fio/rentino sopra la Comedia di Danthe /
Alighieri poeta fiorentino. / [In fine:] In
Vineggia, per M. Bernardino Stagnino,
1536.
71
Comedia del / divino poeta Danthe /
59
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
Alighieri, con la dotta et leggiadra spositione di Christo-/phoro Landino: con
somma diligentia et accu-/ratissimo studio nuovamente corretta, / et emendata :
da infiniti errori pur-/gata, ac etiandio di
utilissi-/me postille ornata./ In Vinegia,
ad istantia di M. Giovanni Gìolito da
Trino. [In fine:] In Vinegia per M. Bernardino Stagnino /1536.
cm. 19,2 cc. [17], 440 [ornate di grandi e
piccole figure e iniziali a capo di ogni
canto e al principio delle cantiche]
72
Il Dante, / Con argomenti, et dechiaratio/ne de molti luoghi, novamen-/te revisto,
et stampato. / [Divina Commedia]. [Prima edizione francese del testo del Poema].
In Lione, per Giovanni di Tournes, 1547.
cm. 12 pp. 540.
73
Dante / Con nuove / et utili is-/ positioni.
/ Aggiuntovi di più una tavola di tutti / i
vocaboli più degni d’osservatio- / ne, che
ai luoghi loro so- / no dichiarati. / [ Divina Commedia ].
In Lyone, appresso Guglielmo Rovillio,
1552.
cm. 12,3 pp. 644, [12] ritr. 1 tav. 3
74
Dante / con l’espositione / di Christoforo
Landino, / et di Alessandro Vellutello, /
sopra la sua Comedia dell’Inferno, del
Purgatorio, et del Paradiso. / Con tavole,
argomenti, et allegorie, et riformato, riveduto, / et ridotto alla sua vera lettura, /
per Francesco Sansovino fiorentino. /
Venetia, appresso Giovambattista MarChiò Sessa et fratelli, 1564.
cm. 30,3 cc. [28], 392 fig.
dino Daniello / da Lucca, / Sopra la sua
Commedia dell’Inferno, del Purga/ torio,
et del Paradiso; / nuovamente / stampato,
et posto in luce./ Con privilegio
dell’Illustrissima Signoria / di Venetìa
per anni XX. /
In Venetia, appresso Pietro da Fino,
1568.
cm. 19,5 pp. [12], 727
76
La Divina / Commedia di Dante, / di
nuovo alla sua vera Iettione ridotta con
lo aiuto di / molti antichissimi esemplari.
/ Con Argomenti, et Allegorie per ciascun / Canto, et Apostille nel margine. /
Et indice copiosis-/simo di Vocaboli più
importanti, usati / dal Poeta, con la sposition loro. /
In Vinegia, appresso Domenico Farri,
1569.
cm. 12,9 pp. [36], 598 Scheda n. 101.
77
Discorso / dì Vincentzio / Buonanni, /
sopra la prima cantica / del divinissimo
Theologo Dante d’Alighieri / del Bello
nobilissimo Fiorentino, / Intitolata
Commedia./
In Fiorenza, nella Stamperia di Bartolomeo Sermartelli, 1572.
cm. 20,4 pp. [8], 230, [6]
78
Dante / con l’espositioni / di Christoforo
Landino, / et d’Alessandro Vellutello. /
Sopra la sua Comedia dell’inferno, del
Purgatorio, et del Paradiso. / Con tavole,
argomenti, et allegorie, et riformato, riveduto, / et ridotto alla sua vera lettura. /
Per Francesco Sansovino Fiorentino. /
Venetia, appresso Giovambattista Marchianò Sessa et fratelli, 1578.
cm. 31,5 cc. [28], 392 fig.
75
Dante/ con l’espositione di / M. Bernar60
61
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
79
La / Divina Commedia / di Dante Alighieri / Nobile Fiorentino / ridotta a
miglior lezione / dagli Accademici della
Crusca. / Con privilegio. /
In Firenze, per Domenico Manzani,
1595.
cm. 16 pp. [16], 494, [52] tav. 1
[Edizione curata da Bastiano de’ Rossi]
80
Dante / con l’espositioni / di Christoforo
Landino / et d’Alessandro Vellutello. /
Sopra la sua Comedia dell’inferno, del
Purgatorio, / et del Paradiso, / con tavole, argomenti, et Allegorie; et riformato,
riveduto, / et ridotto alla sua vera lettura,
/ per Francesco Sansovino Fiorentino. /
Venetia, appresso Gio. Battista, et Gio.
Battista Sessa, fratelli, 1596.
cm. 31,5 cc. [28], 392 fig.
81
La Divina / Commedia / di Dante / Con
gli argomenti, et / Allegorie per ogni /
Canto. E due Indici, uno di tutti i / vocaboli più importanti / visti dal Poeta, con
la / esposition loro, / e l’altro delle cose
più / notabili. / Con privilegio. /
In Venetia, appresso Nicolò Missenìni,
1629.
cm. 9 pp. [6], 510, [24]
82
La / Divina Commedia / di / Dante / Alighieri / Nobile fiorentino / Ridotta a migliore lezione dagli Acca-/demici della
Crusca, / Seconda impressione / Accresciuta degli argomenti. alleaorie, e spiepa / de’ vocaboli oscuri. / Dedicata al
dottor signor / Tommaso / Farina / avvocato napoletano. /
[Edizione a cura di Cellenio Zaclori].
Napoli, Stamperia di Francesco Laino,
1716.
cm. 17 pp. [8], 570.
62
83
La Divina / Commedia di / Dante / Alighieri, / già ridotta a miglior lezione dagli Accademici / della Crusca; / Ed ora
accresciuta di un doppio Rimario, e di /
tre Indici copiosissimi, / per opera del
signor / Gio. Antonio Volpi, / Pubblico
Professore di Filosofia nello / Studio di
Padova./ Il tutto distribuito in tre Volumi, / e dedicato all’Illustriss. ed Eccellentiss. Sig. / Pietro Grimani / Cav. e
Procuratore di S. Marco. /
Vol. I : Divina Commedia e le vite di
Dante Alighieri e Francesco Petrarca di
Leonardo Aretino; Vol.II: Rimario di
tutte le desinenze de’ versi della Divina
Commedia di Carlo Noci; Vol. III. Argomenti e allegorie sopra ogni canto del
poema e tre Indici ricchissimi.
Padova, presso Giuseppe Comino, 17261727.
cm. 17,8 Vol. 3.
84
Dante / con una breve / e sufficiente dichiarazione del senso let-/teraie diversa
in più luoghi da quella / degli antichi
Comentatoni. / Alla Santità di N. S. /
Clemente XII. / [Commentata da padre
Pompeo Venturi]
Lucca, Per Sebastiano Domenico Cappuri, 1732.
cm. 19,5 Vol. 3 [rilegati insieme].
85
La Divina / Commedia / di / Dante / Alighieri. / Con una breve, e sufficiente dichiarazione del senso letterale [di Pompeo Venturi] / diversa in più luoghi da
quelli degli antichi Comentatori. / Verona, ed. tip. Giuseppe Berno, 1749.
cm. 21,8 Vol.3 ritr. 1 tav. 1
86
La Divina Commedia di Dante con gli
argomenti, allegorie, e dichiarazioni di
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Lodovico Dolce aggiuntovi la vita del
poeta, il rimario, e due indici utilissimi.
[La vita di Dante è scritta da P. A. Serassi. Edizione curata dallo stesso Serassi].
Bergamo, Pietro Lancellotti, 1752.
cm. 13,5 pp. XXIV, 640.
87
La Divina / Commedia / di / Dante Alighieri. / Con varie annotazioni e copiosi
rami adornata. / Dedicata alla Sagra
lmperial Maestà /di / Elisabetta Petrowna
/ dai Conte Don Cristoforo Zapata de Cisneros. / Tomo primo: Inferno; tomo secondo: Purgatorio; tomo terzo: Paradiso;
tomo quarto: Prose, e Rime Priche edite,
ed inedite di Dante Alighieri con copiose
ed erudite aggiunte.
Venezia, presso Antonio Zatta, 17571758.
cm. 29,5 tomi 4 tav. cornpless. 113 alleg.1
88
La Divina Commedia. [Il testo è preceduto da una vita di Dante e da due lettere apologetiche di Vincenzo Martinelli].
Londra (ma Livorno, presso G. T. Masi e
C.), 1778.
cm. 15,5 tomi 2 ritr. 1 tav. 3
89
[La Divina Commedia.] Tomo primo.
Tomo secondo. Tomo terzo.
Venezia, Antonio Zatta e figli, 1784.
cm. 16 tomi 3 fig. « Parnaso Italiano ovvero Raccolta de’ Poeti Classici Italiani
d’ogni genere d’ogni età d’ogni metro e
del più scelto tra gli ottimi, diligentemente riveduti sugli originali più accreditati, e adornati di figure in rame - Tomo III - tomo IV - tomo V ». [A cura di
Andrea Rubbi.].
novamente corretta e spiegata e difesa da
F.B.L.M.C. [Lombardi Baldassarre].
Roma, ed. tip. Antonio Fulgoni, 1791.
cm. 24,6 tomi 3 tav. 1
91
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
illustrata di note da Luigi Portirelli.
[Con] Vita di Dante Alighieri scritta da
G. Tiraboschi.
Milano, Soc. tip. dei Classici Italiani,
1804.
cm. 21 vol. 3 ritr. 1
92
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con illustrazioni. tomo I: Inferno; tomo
II: Purgatorio; tomo III: Paradiso; tomo
IV: Indici.
Pisa, Tipografia della Società Letteraria,
1804-1809.
cm. 40 tomi 4
93
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Nuovamente corretta e spiegata. [Con
note del Lombardi. Contiene la vita del
poeta scritta da P. A. Serassi].
Roma, ed. tip. Vincenzo Poggioli, 1806.
cm. 22,7 voll. 3 tavv. 3 ritr. 1.
94
La Divina Commedia di Dante Alighieri
già ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca ed ora accuratamente emendata, ed accresciuta di varie
lezioni tratte da un antichissimo codice.
Vol. I e II. La Divina Commedia; vol. III
: La vita di Dante Alighieri scritta da
Leonardo Aretino; Vol. IV: contenente
le annotazioni alle due ultime cantiche.
[Edizione curata da Gaetano Poggiali].
Livorno, ed. Tommaso Masi e Comp.
Co’ tipi Bodoniani, 1807-1813.
cm. 24 tom. 4 ritr. 1 tav. 1
90
La Divina Commedia di Dante Alighieri
63
BIBLIOTECA “N. ZINGARELLI”_____________________________________________________________________________
95
La Divina Commedia di Dante con gli
argomenti, allegorie, e dichiarazione, di
Lodovico Dolce. Aggiuntovi la vita del
Poeta, il Rimario e due Indici utilissimi,
e nuovamente corretta.
Venezia, ed. tip. Simone Occhi, 1810.
cm. 16 pp. XXIII, 635.
96
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Edizione formata sopra quella di Comino
del 1727. Vol. II: Indici ricchissimi che
spiegano tutte le cose più difficili, e tutte
le erudizioni della Divina Commedia di
Dante Alighieri ; e tengono la vece d’un
intero commento; composti con somma
diligenza da Gio. Antonio Volpi. Venezia, ed. tip. Vitarelli, 1811.
cm. 13 vol. 2.
97
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento del P. Pompeo Venturi.
Edizione conforme al testo cominiano
del 1727.
Bassano, Tip. Giuseppe Remondini e figli, 1815.
cm. 13,5 tomi 3.
98
La Divina Commedia di Dante Àlighieri
correta spiegata e difesa dal P. Baldassarre Lombardi M. C. nel MDCCXCI.
Riscontrata ora sopra preziosi codici
nuovamente emendata di molte altre vaghe annotazioni e di un volume arricchita in cui tra le altre cose si tratta
della visione di Frate Alberico. Tomo I
Inferno; tomo II: Purgatorio; tomo III:
Paradiso; tomo IV: Le principali cose
appartenenti alla Divina Commedia cioè
il rimario ne suoi versi intieri, la visione
di Alberico, ed altro che la concerne, parecchie note ed osservazioni aggiunte, la
vita del poeta, l’esame della sua Opera,
la bibliografia, l’indice ecc.
64
Roma, Stamperia De Romanis, 18151917.
cm. 27,8 tomi 4 ritr. 1 tav. 3
99
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con tavole in rame. [Prefazione di Filippo Macchiavelli]. Bologna, tip. Gamberini e Parrneggiani, 1819.
cm. 31 tomi 3 tav. 100 compless. f. t.
100
La Divina Commedia di Dante Alighieri
manoscritta da Boccaccio. [Prefazione di
Aloisio Fantoni]. [Lezione tratta dal
Cod. Vaticano 3199]. Roveta, Fantoni
Aloisio (tip. negli Occhi Santi di Bice),
1820.
cm. 24,8 tomi 3 Tav. 1
101
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con illustrazioni. [di Pompeo Venturi].
Prato, tip. Luigi Vannini, 1822. cm. 14,8
tomi 3 ritr. 1
102
La Divina Commedia di Dante Alighieri
giusta la lezione del Codice Bartoliniano. Vol. 1 Dell’inferno; Vol. 2 Del
Purgatorio, Del Paradiso; vol. 3 parte I
Commento storico della Divina Commedia steso da Ferdinando Arrivabene;
vol.3 parte 2: Dizionario etimologico
compilato da Q. Viviani, gIi indici del
commento storico di F. Arrivabene. Udine, ed. tip. fratelli Mattiuzzi nella tipogr.
Pecile, 1823-1828.
cm. 22 tomi 4 tav. 2
103
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Vita di Dante scritta da Paolo Costa.
(Con gli argomenti del Gozzi e con le
note di V. Monti e di G. Perticaril. Milano, ed. tip. Nicolò Bettoni, 1825.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
cm. 21,8 tomi 3 tav. 3 « Classica Biblioteca Italiana Antica e Moderna ».
104
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con brevi note.
Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani,
1826.
cm. 31 tomi 3
105
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Edizione formata sopra quella di Comino
del 1727 per cura di Lorenzo Pezzana.
Venezia, Tip. Gaspari, 1827.
cm. 13,2 pp. XXXII, 613 tav. 3
106
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col comento del P. Pompeo Venturi. Edizione conforme al testo Cominiano del
1727. [Con la vita di Dante scritta da
Leonardo Aretino.]
Firenze, ed. tip. Giuseppe Galletti, 1827.
cm. 15,5 tomi 3 ritr. 1 tav. 1
107
L’ottimo commento della Divina Commedia. Testo inedito d’un contemporaneo di Dante citato dagli accademici della Crusca. Pisa, ed. tip. Niccolò Capurro,
1827-1829.
cm. 21,8 tomi 3 ritr. 1 tav. 2
108
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Brescia, Tip. Pasini, 1828.
cm. 10,5 tomi 4 [in 2 vol.]
109
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di G. Biagioli. Seconda
edizione della Biblioteca scelta.
Milano, ed. tip. Giovanni Silvestri, 1829,
2° ed.
cm. 16,5 Vol. 3 ritr. 1 « Biblioteca Scelta
di opere italiane antiche e moderne -Vol.
86-87-88. Dante Alighieri: InfernoPurgatorio-Paradiso.
110
La Divina Commedia di Dante Alighieri
corretta, spiegata e difesa dal P. Baldassarre Lombardi. Si aggiungono le note de’ migliori comentatori co’ riscontri
di famosi Mss. non ancora osservati.
Prima edizione napolitana.
Napoli, Stamperia francese, 1829-1830.
cm. 16,5 tomi 6 « Biblioteca Poetica
Scelta ossia Raccolta de’ migliori Epici,
Lirici, Tragici, Didattici, ecc. Antichi e
moderni, Italiani e stranieri. Volume
XXI/XXVI ».
111
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col comento del P. Baldassarre Lombardi M. C. ora nuovamente arricchito di
molte illustrazioni edite ed inedite. Firenze, ed. tip. Leonardo Ciardetti, 1830.
cm. 23,5 tomi 3 ritr. 1 tav. 1 « Opere di
Dante 1-2-3 ».
112
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col comento del P. Pompeo Venturi. Edizione conforme al testo cominiano deI
1727. Prima edizione siciliana. [Con la]
Vita di Dante scritta da Lionardo Aretino.
Palermo, Salvatore Barcellona, 1830.
cm. 14 vol. 3
113
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con le chiose e argomenti del Venturi ritoccati da Antonmaria Robiola aggiuntevi alcune note di questo, e scelte
d’altri.
Torino, ed. tip. Giuseppe Pomba, 1830.
cm. 12,5 vol. 3
65
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
114
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con note di Paolo Costa, da lui per questa edizione nuovamente riviste ed emanate.
Firenze, ed. tip. All’insegna di Dante,
1830.
cm. 14,5 pp. 88 tav. 2
115
La Divina Commedia di Dante Alighieri
postillata da Torquato Tasso. [A cura di
Giovanni Rosini e L.M. Rezzi].
Pisa, [Capurro] Tip. di F. Didot,
1830.cm. 23,6 tomi 3 ritr. 2
116
La Commedia di Dante Alighieri col
comento di N. Tommaseo. [A cura di G.
Bernardini].
Venezia, Tip. Del Gondoliere, 1837. cm.
24 vol. 3 (rilegati insieme)
117
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con argomenti e note di Giuseppe Borghi. [Con la vita di Dante scritta da Paolo Costai.
Roma s.e., s.t., 1837. cm. 17 pp. XVIII,
702
118
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con note di Paolo Costa. Edizione eseguita sull’ultima fiorentina dal Commentatore medesimo rivista ed emendata.
Monza, Tipografia Corbetta, 1837. cm.
23,8 pp. XVI, 339.
119-120
La Divina Commedia ridotta a miglior
lezione coll’aiuto de vari testi a penna da
Gio. Batista Niccolini, Gino Capponi,
Giuseppe Borghi, e Fruttuoso Becchi. Firenze, ed. tip. Felice Le Monnier, 1837.
66
[Edizione presente in due esemplari].
cm. 18,2 Vol. 2 [rilegati insieme].
121
Lo Inferno della Commedia di Dante Alighieri col comento di Guiniforto Delli
Bargigi tratto da due manoscritti inediti
del secolo decimo quinto con introduzione e note di G. Zacheroni.
Marsiglia, tip. Leopoldo Mossy - Firenze, tip. G. Molini, 1838.
cm. 25,5 pp. XXIV, 767.
122
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Volume unico. Firenze, ed. tip. David
Passigli, 1840. cm. 18,6 pp. 556 ritr. 1
tav. 3
123
La Divina Commedia di Dante Alighieri
dichiarata secondo i principii della filosofia per Lorenzo Martini.
Torino, ed. tip. Giacinto Mariettì, 1840.
cm. 20,7 Vol. 3 [rilegati insieme] ritr. 1
124
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con le note di Paolo Costa e gli argomenti dell’Ab. G. Borghi adorna di 500
vignette disegnate ed incise in legno da
D. Fabris ed una Vita appositamente
scritta da Melchior Missirini. Prima edizione originale italiana eseguita sotto le
direzioni di G. B. Niccolini e G. Bezzuoli. tomo I: Inferno; tomo II: Purgatorio;
tomo III: Paradiso; tomo IV: Vita di
Dante di Melchior Missirini. [Precede un
discorso sopra la prima e principale allegoria del Poema di P. Fraticelli].
Firenze, tip. Fabris, 1840-1842.
cm. 23,2 tomi 4 fig. tav. 1 a col.
125
Dante. Inferno [i primi sette canti] secondo il testo di B. Lombardi con
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
ordine e schiarimento per uso dei forestieri di L. V. [Lord Vernon].
Firenze, tip. Stamperia Piatti, 1841.
cm. 21,8 pp. XXIV, 95 ritr. 1 tav. 1
126
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con Indice [e la Vita scritta da Pierantonio Serassi].
Lione, Cormon e Blanc (Guillotière, tip.
Bajat), 1842.
cm. 10 pp. XIV, 642
127
La Divina Commedia di Dante Alighieri
secondo la lezione del Padre Lombardi.
Volume unico. [Precede la] Vita di Dante scritta da Pier Antonio Serassi. Benevento, Tipografia Camera le, 1842. cm.
23 pp. 156
128
La Commedia di Dante Allighieri illustrata da Ugo Foscolo. Prefazione di
un’Italiano [Giuseppe Mazzini]. Tomo I:
Discorso sul testo e su le opinioni diverse prevalenti intorno alla storia e alla
emendazione critica della Commedia di
Dante; tomo Il: Inferno; tomo III : Purgatorio e Paradiso; tomo IV: Cronologia
di avvenimenti connessi alla vita, e alla
Commedia di Dante. Notizie e pareri diversi intorno a forse duecento codici, e
alla serie delle edizioni della Commedia
di Dante. Indice.
Londra, Pietro Rolandi [Bruxelles, tip.
Méline], 1842-43.
cm. 23,2 tomi 4
129
Petri Allegherìi super Dantis ipsius genitoris Comoediam Commentariurn nunc
primum in lucem editum consilio et
sumtibus G. J. Bar. Vernon curante Vincenti Nannucci. [Contiene solamente i
versi commentati, giusta la lezione del
cod. Riccardiano 1075].
Firenze, tip. G. Piatti, 1845.
cm. 25,2 pp. XXXI, 741, CLII facs. 2
130
La Commedia di Dante Alighieri con illustrazioni antiche e moderne pubblicata
da M. Aurelio Zani de’ Ferranti. [Contiene solamente i primi tre canti
dell’Inferno].
Parigi, ed. tip. Baudry, 1846. cm. 26,5
pp. XXIV, 230
131
La Divina Comedie de Dante Alighieri.
Traduction nouvelle par Pier Angelo
Fiorentino. Troisième edìtion revue et
corrigée avec le texte en regard et un
choix de notes historiques.
Parigi, s.e., s.t., 1846. 3° ed. cm. 18 pp.
LXXX, 734
132
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento del P. Bonaventura Lombardi M. C. con illustrazioni aggiuntevi
dagli editori di Padova neI 1822 e con
l’appendice già appositamen te compilata
per le precedenti ristampe fiorentine
molto rettificata e accresciuta per la presente.
Prato, ed. tip. David Passigli, 1847-52.
[Edizione presente in due esemplari].
cm. 25,7 pp. VII-764 tav. 4.
133
Chiose alla cantica dell’inferno di Dante
Alighieri attribuite a Jacopo suo figlio
ora per la prima volta date in luce.
Firenze, tip. Tommaso Baracchi succ. di
Guglielmo Piatti, 1848.
cm. 25,5 pp. XI, 122 « la presente edizione è stata tirata a cento esemplari ».
134
La Divina Commedia di Dante Alighieri
secondo la lettera principalmente dei due
codici ravegnani, con la scorta de-
67
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
gli altri testi a penna noti, e delle stampe
del XV e XVI secolo. A tutte cure di
Mauro Ferranti sacerdote italiano di Ravenna.
Ravenna, ed. tip. Maricotti, [1848]. cm.
21 pp. 549.
135
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con note di Paolo Costa.
Napoli, Tip. Tramater, 1949-1850. cm.
13,2 Vol. 3.
136
La Divine Comedie de Dante Alighieri.
Précédée d’une lntroduction. Le Purgatoire. [Traduzione di] F. Lamennais.
Parigi, ed. Paulin et Le Chevalier (tip. J.
Claye), 1855.
cm. 21 pp. 495 tav. 1 « Oeuvres posthumes de F. Lamennais publiées selon le
voue de l’auteur par E. D. Forgues ».
137
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di G. Bagioli preceduta da
due lezioni tratte dalla Storia delle Belle
Lettere in Italia di Paolo Emiliani-Giudici. Edizione curata da Gabriele De Stefano.
Napoli, ed. tip. Francesco Rossi-Romano, 1858.
cm. 23,2 pp. LXXV, 528 ritr. 1 tav. 3.
138
Le prime quattro edizioni della Divina
Commedia letteralmente ristampate per
cura di G. G. Warren Lord Vernon.
Londra, ed. presso Tommaso e Guglielmo Boone, (Londra, tip. di Carlo Whittingham) 1858.
cm. 38 pp. XXVI, fasc. 4.
139
Commento di Francesco da Buti sopra la
Divina Commedia di Dante Alighieri
pubblicato per cura di Crescentino Gian-
68
nini. [Edizione di Crusca di 300 esemplari].
Pisa, tip. Fratelli nostri, 1858-1862. cm.
23 tomi 3 ritr. 2.
140
La Divina Commedia di Dante Alighieri
ricorretta sopra quattro dei più autorevoli
testi a penna da Carlo Witte.
Berlino, ed. tip. Rodolfo Decker, 1862.
cm. 25,6 pp. LXXXV, 725.
141
La Divine Comédie de Dante Alighieri.
Le Paradis. Traduction nouvelle en vers
francais (tercet et triple rime). Précédée
d’une Chronologie de la vie de Dante.
D’un Discours préliminaire. Traducteurs
modernes anglais, allemands, francais.
Dante et Klopstock. Dante poéte satirique etc. Et suivie d enotes par Hippolyte
Topin. Tome premier Parigi, ed. tip. A.
Allouard, 1862.
cm. 22 pp. 316 tav. 1 [disegno raffigurante Dante inciso da Elvira Rossi].
142
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di Raffaele Andreoli Seconda edizione interamente rifatta. [Con
la « Vita Dantis per Leonardum Arretinum »].
Napoli, tip. Stamperia Nazionale, 1863,
2° ediz.
cm. 21,8 pp. XXII, 682.
143
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento cattolico di Luigi Bennassuti arciprete di Cerea. Verona, Luigi
Bennassuti (tip. Civelli), 1864.
cm. 24 tomi 3.
144
La Divina Commedia di Dante Alighieri
esposta in prosa da Francesco Trissino
da
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Vicenza col testo a riscontro. Seconda
edizione daIl’espositore riveduta e corredata di note sue e d’altri.
Milano, Gaetano Schiepatti (Tipografia
Bernardoni), 1863. 2° ed.
cm. 23,5 vol. 3 tav. 2 a col, e 18 in b. e
n.
145
La Divina Commedia [l’Inferno] di Dante Allighieri ad uso di Matteo Romani
arciprete di Campegine.
Reggio Emilia, ed. tip. G. Davolio e figlio, 1864.
cm. 14,8 pp. 212.
146
Commedia di Dante Allighieri con ragionamenti e note di Niccolò Tommaseo.
Milano.ed. tip. Francesco Pagnoni, 1865.
cm. 33.3 tomi 3 ritr. 1 tav. compl. 53.
147
Commedia di Dante Allagherii col commento di Jaocopo Della Lana bolognese.Nuovissima edizione della Regia
Commissione per la pubblicazione dei
testi di linoua sopra iterati studi del suo
socio Luciano Scarabelli.
Bologna, tip. Regia, 1866.
cm. 22,6 vol. 3 « Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della
lingua pubblicata per cura della R. Commissione ne’ testi di lingua nelle provincie dell’Emilia ».
148
La Divina Commedia di Dante Alighieri
ridotta a miglior lezione dagli accademici della Crusca con le chiose di Vincenzo
Goberti.[Edizione curata da Bruto Fabricatore, con la vita di Dante scritta da
Leonardo Aretino].
Napoli. tip. Fratelli Morano, 1866.
cm. 23,5 pp. XII, 436.
149
Commento alla Divina Commedia d’ano-
d’anonimo fiorentino del secolo XIV ora
per la Prima volta stampato a cura di
Pietro Fanfani. [Edizione di Crusca].
Bologna Gaetano Romagnoli, (tip. Fava
e Garagnani), 1866-1874.
cm. 23 tomi 3 « Collezione di opere inedite e rare dei primi tre secoli della lingua pubblicata per cura della R. Commissione pe’ testi di lingua nelle provincie dell’Emilia ».
150
Commedia di Dante Allighieri con note
di Gregorio Di Siena.
Napoli, ed. tip. Perrotti, 1867-1870. cm.
23 pp. XV, 710.
151
La Divina Commedia portata alla comune intelligenza per un toscano [S. Brigidi] coll’aggiunte dei quadri sinottici
delle tre cantiche di frammenti scelti da
tutti i canti e dei cenni cronologici intorno alla vita e alle opere di Dante [di S.
Bellomo]. Seconda edizione ad uso delle
scuole secondarie autorizzate dal Consiglio Scolastico.
Firenze, Felice Paggi (tip. di M. Cellini),
1868.
cm. 17 pp. 408,56 tav. 3.
152
La Divina Commedia di Dante Alighieri
illustrata da Gustavo Dorè e dichiarata
con note tratte dai migliori commenti per
cura di Eugenio Camerini.
Milano, ed. tip. Edoardo Sonzogno,
1869.
cm. 40,5 tomi 3 tav. compless. 135.
153
Esemplare della Divina Commedia donato da Papa (Benedetto XIV) Lambertini con tutti i suoi libri allo studio di Bologna edito secondo la sua Ortografia :
illustrato dai confronti di altri XIX Codici danteschi inediti e fornito
69
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
di note critiche da Luciano Scarabelli.
Bologna, Gaetano Romagnoli (tip. Regia), 1870-1873.
cm. 23 tomi 3 « Collezione di opere inedite o rare dei primi tre secoli della lingua pubblicata per cura della R. Commissione pe’ testi di lingua nelle provincie dell’Emilia ».
cm. 10,8 pp. C, 623 « Dante spiegato
con Dante ».
154
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con note tratte dai migliori commenti per
cura di Eugenio Camerini. Edizione Stereotipa. Quarta tiratura. Milano, ed. tip.
Edoardo Sonzogno, 1875.
cm. 17,5 pp. 431
160
La Divina Commedia di Dante Allighieri. [Per cura di Guido Biagi].
Firenze, G. C. Sansoni (Tip.G. Carnesecchi e figli), 1883.
cm. 10 pp. VI, 531
155
Rimario della Divina Commedia. [Privo
di frontespizio].
s.n.t. [Firenze, Barbera, 1877]. cm. 19
pp. CXXX
156
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di Raffaele Andreoli. Volume unico. Edizione stereotipa. Firenze,
ed. tip. Barbera, 1879. cm. 18,8 pp. XIX,
351
157
L’Enfer mis en vieux langage francois et
en vers. Accompagné du texte itaIien et
contenant des notes et un glossaire pan
E. Littré.
Parigi, Hachette et C. (tip. Lahure),
1879.
cm. 18,5 pp. XVIII, 474
158
La Commedia di Dante Alighieri raffermata nel testo giusta la ragione e
l’arte dell’autore da Giambattista GiuIiani.
Firenze, ed. tip. Succ. Le Monnier, 1880.
70
159
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1883.
cm. 10 pp. 604 ritr. 1 « Collezione Diamante ».
161
A Divina Comedia de Dante Allighieri.
Versao portogueza cornmentada e annotada por Joaquim Pinta De Campos. O
Inferno.
Lisbona, lmprensa Nacional, 1886. cm.
30 pp. CCI, 625 nitr. 1 tav. 1
162
La Commedia di Dante Alighieri col
commento inedito di Stefano Talice da
Ricaldone. Pubblicato per cura di Vincenzo Promis e di Carlo Negroni.
Torino, tip. Vincenzo Bona, 1886. cm.
35,6 pp. XIX, 593
163
La Commedia di Dante Alighieri esposta
in prosa e spiegata nelle sue allegorie da
Luigi De Biase. Seconda edizione riveduta e corretta col testo a fronte e note di
Gregorio Di Siena. Parte prima: Inferno;
parte seconda: Purgatorio. Napoli, ed.
tip. Morano, 1886. 2° ed. cm. 20,5 tomi
2 [al tomo II mancano le pp. 71-74]
164
La Commedia di Dante Alighieri fiorentino novamente riveduta nel testo
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
e dichiarata da Brunone Bianchi. Nona
edizione corredata dei Rimario.
Firenze, ed. tip. Successori Le Monnier,
1886. 9° ed.
cm. 17,3 pp. XXVII, 762, 112.
165
Sposizione di Lodovico Castelvetro a
XXIX canti dell’inferno dantesco ora per
la prima volta in luce da Giovanni Franciosi.
Modena, tip. Società Tipografica antica
Antonio Soliani, 1886.
cm. 32 pp. XXXI, 417 « Estratto dal
Vol. III serie II delle Memorie della R.
Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di
Modena, sezione di Lettere ,pag. 3 e seg.
».
166
Il Paradiso di Dante dichiarato ai giovani
da Angelo De Gubernatis.
Firenze, ed tip. Luigi Niccolai, 1887.
cm. 11,5 pp. XVI, 430
167
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di Giovanni Maria Cornoldi. Roma, tip. A. Befani, 1887.
cm. 21 pp. XX, 855 tav. 3 f.t.
168
Concordance of the Divina Commedia
by Edward Allen Fay.
Cambridge (Massachusetts), The Dante
Society (Baltimora, tip. Binderp of Isaac
Friedenwald), 1888.
cm. 29,1 pp. VI, 819.
169
Il Purgatorio di Dante dichiarato ai giovani da Angelo De Gubernatis. Firenze,
ed. tip. Luigi Niccolai, 1888.
cm. 11,5 pp. VIII, 464
170
La Commedia di Dante Alighieri col
commento inedito di Stefano Talice da
Ricaldone pubblicato per cura di Vincenzo Promis e di Carlo Negroni. Seconda edizione autorizzata da S. M.
[Umberto I]. Appendice prima: Del ritratto di Dante [di C. Milanesi e G. L.
Passerini]. Appendice seconda: Amore o
male perverso [di Giuseppe Carbone].
Milano, U. Hoepli (Torino, tip. Vincenzo
Bona), 1888. 2° ed.
cm. 21,8 vol. 3 ritr. 1 [di Dante inciso
all’acquaforte da Domenico Prornis].
171
La Divina Commedia di Dante Alighieri
ridotta a miglior lezione con l’aiuto di
ottimi manoscritti italiani e forestieri e
soccorsa di note edite ed inedite antiche
e moderne per cura di Giuseppe Campi.Tomo I : Discorso preliminare, Inferno; tomo li: Purgatorio; tomo III : Paradiso; tomo IV: Indice alfabetico della
Divina Commedia compilato da E. Barbero. Dante Alighieri e la Divina Commedia. Studio di Filippo Schaff. Tradotto
da Marco Lessona. Torino. Unione Tipografico - Editrice, (tip. Giulio Speirani
e figli) 1888-1893.cm. 22,7 tomi 4 tav.
compless. 130.
172
La Divina Commedia di Dante Alighieri
col commento di Pietro FraticeIli. Nuova
edizione con giunte e correzioni arricchita del ritratto e dei cenni storici intorno al poeta, del rimario, d’un indice, e
di tre tavole.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1889.
cm. 19 pp. 723, CXXX ritr. 1 tav. 1
173
La Commedia di Dante Allighieri riveduta nel testo da G. Poletto.
Tournay. ed. tip. Società di San Giovanni-Desclée, Lefebre e C., 1890.
cm. 15,5 pp. VI, 453
71
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
174
Fratris Johannis de Serravalle translatio
et comentum totius libri Dantis Aldigherii cum textu italico fratris Bartholomaei a Colle eiusdem ordinis nunc
primum edita.
Prato, ed. tip. Giachetti, Filii et Soc.,
1891
cm. 38 pp. XLVIII, 1236
175
Prontuario del dantofilo. Luoghi principali similitudini e versi frequentemente
citati della Divina Commedia secondo le
migliori edizioni. Con indicerirnario e
indice dei nomi propri. Compilazione di
G. Bobbio.
Roma, ed. tip. Forzani e C., 1891. 2° ed.
cm. 12 pp. VIII, 445
176
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Nuova edizione annotata per uso delle
scuole da Felice Martini.
Torino, G. B. Paravia e C. (Roma, tip.
Naz. di G. Bertero), 1894.
cm. 16,6 pp. XXIV, 632 « Collana di
buoni Scrittori per le Scuole Secondarie
».
177
La Divina Commedia voltata in prosa
all’intelligenza di tutti. [Da] D. B. Calieani.
Torino, casa Editr. G. B. Petrini di Govanni Gallizio (Stab. Tipogr. Guido Moro). [1896]. cm. 19 pp. IV, 392
178
La Divina Commedia di Dante con commenti secondo la scolastica di P. Gioacchino Berthier dei Pred. L’inferno. Friburcio. Libreria dell’Università. (Stamperia deIl’Oeuvre de Saint-Paul) [1897].
cm. 35 pp. LXXVI, 659 fig. ritr. 1
72
179
Concordanza speciale della Divina Commedia di Dante Alighieri ossia repertorio
di tutti i versi del poema ordinati alfabeticamente secondo le loro parole finali.
Indice dei nomi propri e delle cose notabili che vi si contengono. Sommario delle tre cantiche a cura di Luigi Polacco.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1898. cm.
19 pp. CXLV
180
Gnomologia dantesca ovvero detti memorabili di Dante raccolti dalla Divina
Commedia e illustrati ad uso di citazioni
[di] Luigi De Biase.
Napoli, Stab. Tip. Pierro - Veraldi nell’istituto Casanova, 1898.
cm. 17 pp. XXIII, 333
181
La Divina Commedia di Dante Alighieri
novamente annotata da G. L. Passerini.
Vol. II: Purgatorio; Vol. III. Paradiso;
Vol. IV: Rimario. Firenze. G. C. Sansoni
(tip. Carnesecchi). 1898-1901. cm. 10,3
tomi 3 [manca il primo]
182
La Divina Commedia di Dante Alighieri.Riveduta nel testo e commentata da G.
A. Scartazzini.Terza edizione nuovamente riveduta, corretta e arricchita col
rimario perfezionato e indice dei nomi
propri e delle cose notabili.
Milano. Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1899. 9° ed.
cm. 18,5 pp. XVI, 1042, 121
183
La Divina Commedia dì Dante Alighieri
con prefazione e commenti di Agostino
Bartolini. Edizione adorna del ritratto di
Dante e delle tavole grafiche delle tre
cantiche.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Roma, ed. Calzone e Villa, s.t., 18991901.
cm. 18 vol. 3 ritr. 3 fìg. « Biblioteca
Classica del popolo 27-29 ».
184
[La Divina Commedia per cura di Nicola
Zingarelli]. Tomo I: L’inferno; tomo II:
Purgatorio; Tomo III Paradiso.
Napoli, Luigi Pierro (tip. Pierro e Velardi, 1899-1901.
cm. 11,4 tomi 3 [rilegati insieme]
185
La Commedia di Dante Alighieri. Il testo
Wittiano riveduto da Paget Toynbee.
Londra, Methuen e Ci (Aberdeen, tipografia dell’Università) 1900.
cm. 19 pp. 554, 40 « Per il sesto centenario del viaggio di Dante MCCCMCCCC ».
186
Le antiche chiose anonime all’inferno di
Dante secondo il testo Marciano (ltal.
CI. IX, Cod. 179).
Città di Castello ed. tip. S. Lapi, 1900.
cm. 192 pp. VIII, 180 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari - volumi
LXI-LXII ».
187
[Divina Commedia. Paradiso per cura di
Nicola Zingarelli]. Paradiso.
Napoli. Lumi Pierro (Tip. Pierro e Veraldi) 1902.
cm. 11.6 pp. 147 « Piccola Collezione
Classica ».
188
La Divina Commedia novamente illustrata da artisti italiani a cura di Vittorio
Alinari. [Mancano il Purgatorio e Paradiso].
Firenze. Fratelli Alinari (tip. Salvatore
Landi 1902.
cm. 36.5 pp. XVI, 140 tav. 11 f.t.
189
La Divina Commedia novamente illustrata da artisti italiani a cura di Vittorio
Alinari.
Firenze, Fratelli Alinari (tip. Salvatore
Landi), 1902.
cm. 36,5 paginazione varia fg. tav. 34 f.
t.
190
La Divina Commedia di Dante Alighieri
nuovamente commentata da Francesco
Torraca.
Roma. Milano, Soc. Editr. Dante Alighieri di Alighieri, Segati e C. (Rocca
San Casciano, tip. Cappelli), 1905.
cm. 19 pp. VIII. 959
191
Francesco Martuscelli. Dante spiegato
nella voce del suo lettore. Consigli ad un
alunno liceale.
Napoli, tip. Pontificia Michele D’Auria,
1906.
cm. 22 pp. 399.
192
La Divina Commedia. Alcuni canti parafrasati da Domenico Pirro. Studio personale.
Napoli. tip. A. Tocco e Salvietti, 1907.
cm. 22 pp. 198.
193
La Divina Commedia di Dante Alighieri
corredata dei segni della pronunzia e di
nuovi spedienti Utili all’evidenza, ai raffronti. alle ricerche, alla memorazione da
Luigi Polacco.Quarta edizione riveduta e
arricchita di una tavola delle parti e di
alcune osservazioni sulla pronunzia delle
consonanti.
Milano. Ulrico Hoepli (Firenze, tip. di S.
Landi). 1909. 4° ed.
cm. 18 pp. XXVIII, 403 « Biblioteca
Classica Hoepliana ».
73
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
194
La Divina Commedia edited and annotated by C. H. Grandgent.
Boston, ed. tip. D. C. Heath and Co.,
1909.
cm. 17,8 vol. 3 fìg. « Heath’s Modem
Language Series ».
195
Dante’s Gottliche Komodie. Ausgewalte
Abschnitte aus dem Gedicht mit Ubersetzung, Erklarung und Einleitung sowie
einem Dante-Bildnis von Franz Settegast. Lipsia, Theodor Weicher (tip. G.
Kreysìng), 1910.
cm. 26,3 pp. XXII, 70, 41 ritr. 1 alleg. 1
di pp. 41 « Edizione numerata ».
tion nouvelle accompagnée du texte italien avec une introduction et des notes
par Ernest De Laminne.
Parigi, Perrin et C.ie, (Evreux, tip. CH.
Hérissey) 1913.
cm. 22,5 pp. XLII, 428
200
Antonio Chioccola. La Divina Commedia di Dante Alighieri ad uso delle scuole normali e degli Istituti Tecnici. Parte I
Inferno; Parte Il Purgatorio; Parte III Paradiso.
Palermo, Officina Scuola Tipografica,
1914.
cm. 18,3 tomi 3
196
La Divina Commedia. Parafrasi della
prima cantica. Studio personale di Domenico Pirro.
Torre del Greco, Stab. Tip. Eugenio Pontaleo e C., 1910.
cm. 21,8 pp. IX, 423 fìg. « Volume fuori
commercio »
201
La Divina Commedia di Dante Alighieri
nuovamente commentata da Francesco
Torraca. Terza edizione riveduta e corretta.
Milano - Roma - Napoli, Soc. Editr.
Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C.
(Roma, tip. E. Voghera), 1915. 3° ed.
cm. 19,2 pp. XII, 952
197
La Divina Commedia con postille e cenni introduttivi di Raffaello Fornaciari.
Edizione minuscola ad uso delle letture
pubbliche e delle scuole.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. di S.
Landi), 1911. 2° ed. cm. 12,1 pp. XXII,
577
202
La Divina Commedia di Dante Alighieri
commentata da G. L. Passerini. Con 105
illustrazioni da Giotto, Botticelli, Stradano, Zuccari, Dorè.
Firenze, G. C. Sansoni (tip G. Carnesecchi e f.), 1918.
cm. 18,5 pp. 959 fìg. tav. 5 f. t.
198
The Inferno of Dante Alighieri. The Purgatorio of Dante Alighieri. The Paradiso
of Dante Alighieri.
Londra, J. M. Dent and Sons (Edimburgo, tip. Turnbull and Spears), 19121919.
cm. 15 tomi 3 fìg. tav. 3 « The Temple
Classics - Edited by lsrael Gollancz »
203
La Divina Commedia con postille e cenni introduttivi di Raffaello Fornaciari.
Edizione minuscola ad uso delle letture
pubbliche e delle scuole.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. «
L’Arte della Stampa », succ. Landi),
1919 [Rìstampa dell’edizione del 1911].
cm. 12,5 pp. XXII, 577
199
La Divine Commédie. L’Enfer. Traduc-
204
La Divina Commedia. Inferno-Purgato-
74
75
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
rio-Paradiso con brevi e facili note. Illustrata da 33 incisioni. 90° migliaio. Milano, Bietti e Reggiani (tip. Reggiani),
1919.
cm. 14,5 pp. 508 fìg. « Edizione popolare ».
205-206
La Divina Commedia commentata da G.
A. Scartazzini. Ottava edizione in gran
parte rifusa da G. Vandelli col rimario
perfezionato di L. Polacco e indice dei
nomi propri e di cose notabili.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. «
L’Arte della Stampa », succ. Landi),
1920. 8° ed. [Edizione presente in due
esemplari].
cm. 18,2 pp. XIX, 983, 97
207
La Divina Commedia. A cura di Carlo
Toth. Fantasie e colori di Franz von Bayros.
Vienni - Zurigo - Lipsia, Casa Editrice
Amalthea (Vienna, tip.Gesellschaft fur
grafische Industrie), 1921.
cm. 26,6 pp. XXII!, 221 tav. 60 a col. f.t.
« Il presente esemplare è contrassegnato
dal numero 240 ».
208
La Divina Commedia a cura di Eugenio
Donadoni.
Milano, ed. della Federazione Italiana
delle Biblioteche Popolari, s. d. [ma
19211.
cm. 15.5 pp. 269 « Serie C: Lettere ed
arti - Capolavori della letteratura italiana
e straniera ».
209
La Divina Commedia illustrata nei luoghi e nelle persone. A cura di Corrado
Ricci. Con 700 incisioni e 170 tavole
fuori testo. Milano, Ulrico Hoepli (Tipografia sociale di Carlo sironi), 1921.
76
cm. 29,5 tomi fig. 3 ritr. 3 tav. 167 f.t.
« Edizione numerata di mille esemplari esemplare n. 965 ».
210
La Divina Commedia di Dante Alighieri
annotata da G. L. Passerini. Nuova edizione interamente rifatta e riveduta sul
testo della Società Dantesca Italiana.
Vol. I. L’Inferno; Vol. II: Il Purgatorio;
Vol. III: Il Paradiso.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’arte della Stampa », succ. Landi), 1922-27.
cm. 10,5 Vol. 3
211
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con il commento di Tommaso Casint.
Sesta edizione rinnovata e accresciuta
per cura di S. A. Barbi.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’arte della stampa », succ. Landi), 1922. 6° ed.
cm. 18,5 tomi 3 [rilegati insieme].
212
Giovanni Antonio Venturi. Nostra Maggior Musa. Canti ed episodi della Divina
Commedia scelti commentati e collegati
con l’esposizione del resto del poema ad
uso delle scuole.
Milano, Carlo Signorelli (tip. G. Pirola),
1923.
cm. 20 pp. 268
213
Dante. I tre canti di Sordello. (Purg. VI,
VII, VIII). Commentati da lsidoro Del
Luncio. Aggiuntovi il « compianto » di
Sordelli e la figurazione trentina « Virgilio e Sordello » di Cesare Zocchi. Firenze. Felice Le Monnìer (tip. Barbera,
Alfani e Venuri Proprietari), 1923. cm.
18,8 pp. VII, 9-54 tav. 1
214
La Divina Commedia. Parafrasi della
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
prima, seconda e terza cantica di Domenico Pirro. Seconda edizione severamente riveduta seguita dal testo e con illustrazione.
Napoli, ed. tip. Tommaso Pironti, 1923.
2° ed.
cm. 18,5 Vol. 3 fig.
215
La Divina Commedia. Testo critico a cura di Mario Casella.
Bologna, Nicola Zanichelli (Stabilimenti
Poligrafici Riuniti editori del « Resto del
Carlino »), 1923.
cm. 13,8 pp. XVII, 670 ritr. 1
216
La Divina Commedia di Dante Alighieri
commentata da Vittorio Rossi. I. L’Inferno, Napoli, Soc. Ed. Francesco Perrella (Città di Castello, tip. « Leonardo da
Vinci »), 1923. cm. 21 pp. 458 « Biblioteca Classica Italiana ».
217
Figure ed episodi della Divina Commedia di Dante Alighieri, scelti e annotati
per le scuole medie inferiori da Giuseppe
Vandelli. Con 44 illustrazioni ed una
biografia del poeta.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1924.
cm. 19 pp. XLVII, 238, 32 fig. « Biblioteca scolastica di classici italiani diretta
da Giosuè Carducci ora diretta da Michele Barbi ».
218
La Commedia di Dante Alighieri annotata nelle sue bellezze e compendiata nel
racconto dell’intero poema da Guido
Mazzoni con notizie su Dante e osservazioni finali.
Firenze, Felice Le Monnier (Stab. Tip.
E. Ariani), 1924.
cm. 20 pp. XX, 358
219
La Divina Commedia commentata da
Giovanni Antonio Venturi.
Milano, Carlo Signorelli (tip. G. Pirola),
1924-1926.
cm. 19,2 tomi 3
220
La Divina Commedia di Dante Alighieri
commentata da Nicola Scarano. Volume
primo: Inferno.
Palermo, ed. tip. Remo Sandron, [1924].
cm. 20 pp. 408 ritr. 1 « Collezione Sandron di Classici Italiani - con note e
commenti - N. 14.
221
La Divina Commedia di Dante Alighieri
con il commento di Tommaso Casini.
Sesta edizione rinnovata e accresciuta
per cura di Michele Barbi. Con prefazione di Michele Barbi. Firenze, G. C.
Sansoni della Stampa », succ. 6° ed.
cm. 20 pp. XV, 1095 (tip. « L’arte Landi), 1924.
222
La Divina Commedia. Volume I : L’Inferno c o n commenti, note e saggio proemiale di F. Flamini ed A. Pompeati;
Volume II e III : Il Purgatorio e Il Paradiso con commenti e note di Arturo
Pompeati.
Milano, Francesco Vallardi, (tip. Arti
grafiche [poi] Stabilimenti F. Vallardi),
1925. 1930.
cm. 19 tomi 3 « Biblioteca di Classici Italiani Annotati ».
223
Dante. La Divina Commedia commentata da Isidoro Del Lungo con prospetto
della vita del poeta e prolusioni alle tre
cantiche.
Firenze, Felice Le Monnier (tip. E. Ariani), 1926.
cm. 18 tomi 3 tav. 1
77
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
224
La Divina Commedia. Testo critico della
Società Dantesca Italiana riveduto, col
commento Scartazziniano in questa nona
edizione. Rifatto da Giuseppe Vandelli;
Aggiuntovi il Rimario perfezionato di L.
Polacco e indice dei nomi propri e di cose notabili. Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, Tip. « L’arte della Stampa », succ.
Landi), 1929. 9° ed.
cm. 18 pp. XXIV, 1062
229
La Divina Commedia. Esposizione, testo
e varianti di edizioni e codici insigni a
cura di Nicola Zingarelli. Tavole iIlustrative da opere antiche e moderne ordinate e commentate da Paolo D’Ancona.
Bergamo, ed. tip. Istituto Italiano d’Arti
Grafiche, 1934.
cm. 33,5 pp. XXXII, 368 tav. 177 di cui
17 a col, rimontate sul testo.
225
La Divina Commedia di Dante Alighieri
commentata da Luigi Pietrobono.
Torino, Soc. Editr. Intern. (Tip. Vincenzo Bona), 1931-32.
cm. 18,8 Vol. 3 ritr. 1 « Scrittori Italiani
commentati per le scuole ».
DIVINA COMMEDIA (Versioni dialettali)
230
Il Dante napolitano o La Divina Commedia in dialetto partenopeo per Francesco di Lorenzo. [Volume contenuto in
custodia].
Napoli, tip. Angelo Durante, 1859. cm.
31,5 pp. 56
226
La Divina Commedia. Testo critico della
Società Dantesca Itali ana riveduto, col
commento Scartazziniano. In questa nona edizione rifatto da Giuseppe Vandelli.
Aggiuntovi il Rimaria perfezionato di L.
Polacco e indice de’ nomi propri e di cose notabili. Seconda tiratura riveduta e
corretta.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. «
L’Arte della Stampa », succ. Landi),
1932.
cm. 19 pp. XXIV, 1062
227
La Divina Commedia. A cura di Domenico Guerri.
Bari, ed. tip. Laterza e figli, 1933.
cm. 21,5 pp. 491 « Scrittori d’Italia Dante Alighieri - Opere - I
228
La Divina Commedia. Con brevi note di
Luigi Pietrobono.
Torino, ed. tip. Soc. Editr. lnternaz.,
1933.
cm. 14,5 pp. 746 ritr. 1
78
231
Il Dante Popolare o La Divina Commedia in dialetto napolitano per Domenico Jaccarino col testo italiano a fronte
e con note, allegorie e dichiarazioni
scritte dallo stesso traduttore in italiano e
napolitano. Napoli, Tip. Del Dante Popolare, 1881-1884. 7° ed. cm. 18,3 tomi
3 « Settima edizione fatta a cura e spese
della Scuola Dantesca Napoletana approvata da S. E. il Ministro della P. Istruzione Coppino (7 agosto 1867) ».
232
L’Inferno di Dante esposto in dialetto
milanese da Francesco Candiani.
Milano, ed. Cristoforo Candiani (tip. D.
Salvi e Comp), 1860. cm. 21,3 pp. VIII,
364.
233
La Divina Commedia di Dante Alighieri
tradotta in dialetto veneziano e annotata
da Giuseppe Cappelli.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Padova, tip. Del Seminario, 1875. cm. 25
pp. 480
234
La Divina Commedia di Dante Alighieri
ricantata in dialetto veneziano da Luigi
De Giorgi. Parma, ed. tip. Studio Editoriale della Stamperia Bodoniana, 1929.
cm. 19,5 pp. 479 ritr. 1
235
La Divina Commedia. Tradotta nella lingua genovese e corredata dei segni della
pronuncia di un breve trattato di ortografia razionale e di pochi cenni introduttivi
dal P. Angelico Federico Gazzo. [Nel
recto frontespizio in dialetto genovese].
Genova, ed. tip. Libreria Lanata, 1909.
cm 18,8 pp. LIX, 465
DIVINA COMMEDIA (Traduzioni)
FRANCESI
236
La Divine Comédie de Dante Alighieri.
Traduction nouvelle accompagnée de
notes par Pier Angelo Fiorentino. Parigi,
Librairie de L. Hachette et C. (hp. CH.
Lahure), 1858. 6° ed. cm. 17,5 pp. CIX,
398
237
La Divine Comédie de Dante Alighieri.
Traduction nouvelle accompagnée de
notes par Pier Angelo Fiorentino. Parigi,
Librairie Hachette et C. (Tip. Lahure),
1872.
cm. 18,5 pp. CVII, 474
238
La Divine Cornédie. Traduction par M.
Henri Dauphin. Publication posthume.
Parigi, Armand Colin et C., s.t., 1886.
cm. 24 pp. 578 alleg. 1
239
Les plus anciennes traductions francaises
de la Divine Comédie publièes pour la
première fois d’après les manuscrits et
précédéés d’un étude sur les traductions
francaises du poème de Dante par C.
Morel. I partie: textes; II partie: illustrations.
Parigi, Libreria Universitaria, 18951897. cm. 23,5 Vol. 2 ritr. 1 tav. 2 dp. alleg. 3
240
La Divine Comédie traduite et commentéé par A. Méliot et ornéé de portraits
d’apres Giotto et Masaccio.
Parigi Carnier fréres (Tours, tip. E. Arrault et C.) 1908.
cm. 22 pp. 612 tav. 1
INGLESI
241
The Divine Commedy of Dante Alighieri
translated by Henry Wadsworth Longfel
low.
Londra, George Routledge and Sons (tip.
Bradbury, Agnew, and Cc.), [1867].
cm. 17,8 pp. VIII, 760
242
The Vision; or, Hell, Purgatory, and Paradise, of Dante Alighieri.Translated by
the Rev. Henry Francis Cary, M. A.
With a biografy of the author, a chronological view of the age of Dante; copius
notes, and an index of proper names, either expressly mentioned or supposed te
be referred to in the poem. Author’s corrected edition.
Londra, Bell e Daldy (tip. W. Clowes
and Sons), 1869.
cm. 21,8 pp. 196 ritr. 1
SLAVE
243
Bozestvennaja Komedija. [tomo I:] Ad;
Tomo II:] Cistilisce; [tomo III:] Raj.
Perevod stihami s’ italjanskago A. P.
Fedorova, s” ob” jasnitel” ni’mi prime-
79
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
canijami i biografìceskim ocerkom’
Dante.
Pietroburgo, Tip. Dama, 1893-94. cm.
19,2 tomi 3
244
Bazestvennajà Komedijà poema Dante
Aiigjeru v novarn stixotvornom perevod
O. H. Ciùminl.S 135-jù bolvisimi hsnikami xudoznika G. Dare i mnogocislennyrni politipazarni v tekst.
Pietroburgo, tip. Tipografijà zurnala «
Rodina », 1900.
cm. 29,8 pp. XIV, 336 fìg.
245
Dante. A Purgatoriurn. A Divina Commedia màsodik Része. Pròzàba àtfrta és
magyarrazta Cs. Papp Jòzsef. Xolozsvàr,
Sàndor Kiadàsa (Tip. Stief Jen6 és Tà rsa), 1907. cm. 18,5 pp. 195
246
Bozanstvena Komedila. Prvi Dio: Pakao.
Preveo i protumacio isa Krsnjavì; Drugi
Dio: Cistiliste preveo I protumacio so
Krsnjavi; Treci Dio: Raj. Preveo I Protumacio isa Krsnjavi.
Zagabria, izdaia Matica Hrvatska (tip.
Dion Cke Tiskare), 1909-1915.
cm. 22 tomi 3 tav. 4 dp
247
Divna Gluma preveo i protumacio F. T.
Nakiadom Biskupskog Sjemenista « Lavava » U Kotoru. Pridrzavaju se sva prava zakonom zajamcena.
Cattaro, Bokeska stamparija (Sarajevo,
tip. Lit. « Grafija »), 1910.
cm. 25,5 pp. 594 ritr. 1 tav. 1
248
Dante a Pokol Forditotta Babits Mihàiy.
Budapest, Révai - Kiadas (tip. RévaiNyomda), 1912.
cm. 21,1 pp. 300.
80
249
Dante. A Purgatàrium. Forditotta Babits
Mihàly.
Budapest, Révai-Kiadàs (tip. PaIIas),
1920.
cm. 20 pp. 296 « Dante Komédiala màsodik Rész a Purgatorium ».
SPAGNOLE
250
La Divina Comèdia de Dant Alighieri
posada ed cataià per N. Verdaguer I
CaiIis. lnfern. Purgatori.
Barcellona, tip. Altés, 1921.
cm. 24,5 tomi 2 ritr. 1 « d’aquest llibre n
han estat impresos cinc cents exemplars
».
TEDESCHE
251
Dante Allighieri’s Gottiiche Komodie.
Uebersetzi von Karl Witte.
Berlino, ed. tip. Rudolph Ludwig von
Decker, 1865.
cm. 23 pp. 727
252
Dante Alighieri’s Gòttliche Kom6die
Uebersetzt unberl - utert von Friedrich
Notter. [Vol. I:] Die Hoile; [Vol. Il:] Das
Fegefeuer - Das Paradies.
Stoccarda, Paul Neff (tip. Emil Muller),
1871.
cm. 17 pp. Vol. 2
253
Dante Alighieri’s Gottiiche Komodie.
Uebersetzt und erlautert von Karl Strekfufz. Mit berichtigter uebertragung und
vollig umgearbeiteter Erkiarung neu herausgegeben von Rudolf Pseiderer.
Lipsia, ed. tip. Philipp Reclam un.,
[1876].
cm. 14,6 pp. 622 « Universal Bibliothek
796-800 ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
254
Göttliche Komòdie. Uebersetzung Kommentar und Abhandlungen uber Zeitalter, Leben und Schristen Dante’s. Von
Agust Kopisch. Dritte auflage, durchaus
revidirt, berichtingt und erganzt von
Theodor Paur. Mit Ilustrationen von Jan
d’Argent und zwei Bildnitztafeln. Berlino, Brachvogel e Ranft (Altenburg, tip.
Stephan Geibel e C.), 1887, 3° ed. cm.
24 pp. 730 tav. 12.
255
Dante Alighieri’s Gottliche Comodie.
M etrisch ubertragen und mit Kritischen
Historischen versehen von Philalethes.
Vierter unveranderter abdruck der berichtingten ausgabe von 1865-66. Erster
theil: Die Holle; zweiter theil Das Fegfeuer; dritter theil Das Paradies. Lipsia,
ed. tip. B. G. Teubner, 1891. cm. 20,5
tomi 3 ritr. 3 alleg. 8.
256
Dante’s Hòlle der GottIichen Kòmodie
erster Theit. Uebersetzt von Alfred Bassermann. Monaco, Oldenbour, (Tip.
Winter), 1891.
cm. 19,5 pp. XVI, 324.
257
Dantes Gottliche Komodie ubersekt von
Otto Gildemeister.
Stoccarda, J. G .Cotta (tìp. Union Deutsche Verlagsgesellschaft), 1905.
cm. 24 pp. XII, 551.
258
Dantes Gattliche Komodie in deutschen
Stanzen frei bearbeitet von PauI Pochhammer. Mit einem Dante BiId nach.
Giotto von E. Burnand, Bucvrnschmud
von H. Vogeler Worpswede und zehn
Stizzen.
Lipsia, B. G. Teubner (tip. Osfar Brandstetter), 1907.
cm. 23,5 pp. XV, 460 ritr. 1 tav. 2 f. t.
Dantes Segeberg der Gòttlichen Kòmodie zweiter Theil. Uebersekt von Alfred
Bassermann. Monaco, Berlino, ed. tip.
Oldenbourg, 1909. cm. 20,5 pp. X, 354.
259
Dante Alighieri die Gòtliche Kòmodie
aus dern italìenischen von Otto Hauser.
Weirnar, Alexander Duncker (Erfurt, tip.
Georg Richter), 1912-1914.
cm. 20 tomi 4 « Aus Fremden Gàrten.
13, 14, 44, 45 ».
260
La Divina Commedia.Vollstandiger test
mit erlauterungen, grammatik, glossar
und sieben tafeln herausgegeben von
Leonardo Olschki.
Heidelberg, Julius Groos (Ludwigshafen,
tip. Weick und Hameier), 1918. cm. 22
pp. XVIII, 640 alleg. 2 « Von diefer susgabe wurden 300 numerierte in Halbleder gebundene vorzugs-esemplare auf
starkem papier hergestellt ».
261
Dante.Die Gottliche Komòdie von Dante. II. Das. Tegefeuer. (ibersetzt von Karl
Eltner.
Lipsia, ed. tip. Bibliographisches Institut, s. d.
cm .14 pp. 128 « Meners Volksbucher ».
262
LATINE
Dantis Aligherii Divina Comoedia Iatinis versibus auctore Josepho Pascalio
Marinellio.
Ancona, tip. Baluffi, 1874. cm. 18,5 pp.
369.
263
EGLOGHE LATINE
Dantis Eclogae Ioannis De Virgilio car81
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
men et ecloga responsiva. Testo, commento, versione a cura di Giuseppe Albini. Con a fotografia di una pagina dello
Zibaldone boccaccesco laurenziano. Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), 1903.
cm. 23,5 pp. XXX, 79 tav. 1 « Biblioteca
di opere inedite o rare di ogni secolo della letteratura italiana ».
EPISTOLE
264
Epistole di Dante Allighieri edite e inedite aggiuntavi la dissertazione intorno
all’acqua e alla terra e le traduzioni respettive a riscontro del testo latino con
illustrazioni e note di diversi per cura di
Alessandro Torri. Livorno, tip. Paolo
Vannini, 1842. cm. 21,7 pp. XLIII, 196 «
Delle prose e poesie liriche di Dante Allighieri prima edizione illustrata con note
di diversi - volume quinto ».
265
Epistola di Dante Alighieri al popolo fiorentino. Con note [di A. Squilloni].
Firenze, Alessandro Squilloni (tip. all’insegna di S. Antonino), 1865.
cm. 20,3 pp. 205.
266
Dantis Alagherii Epistolae. The letters of
Dante emended Text with Introduction,
Translation, Notes, and lndices and Appendix on the Coursus bp Paget Toynbee. Oxfort, Humphrey Milford (At the
CIarendon Press), 1920.
cm. 19 pp. LIV, 305.
267
Dantis Alagherii Epistolae. Le lettere di
Dante. Testo, versione, commento e appendici per cura di Arnaldo Monti.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1921.
cm. 19 pp. XXIX, 408 « Biblioteca Classica Hoepliana ».
82
268
QUAESTIO
DE AQUA ET TERRA
La Quaestio de aqua et terra di Dante Alighieri. Bibliografia. Dissertazione critica sull’autenticità. Testo e commento.
Lessigrafia. Facsimili [di Vincenzo Biagi]. Modena, G. T. Vincenzi e nipoti librai-editori (tip. della Società Tipograf ica Modenese), 1907.
cm. 35 pp. 198 tav. 4 f. t.
269
Dante Quaestio de aqua et terra.Edited
and translated by Charles Lancelot Shadwell.
cm. 19 pp. IV, 74.
VITA NUOVA
270
Vita Nuova / di Dante / Alighieri. / Con
XV Canzoni del medesimo. / E la vita di
esso Dante scritta / da Giovanni Boccaccio. / Con licenza, e privilegio /.
In Firenze, nella stamperia di Bartolomeo Sermartelli, 1576.
cm. 15,8 cc. [4], pp. 116.
271
Vita Nova di Dante Alighieri secondo la
lezione di un codice inedito del secolo
XV. Con le varianti dell’edizioni più accreditate. [A cura di L. C. Ferrucci e del
conte Odoardo Machirelli].
Pesaro, tip. Nobili, 1829. cm. 22,6 pp.
VIII, 74.
272
Vita Nuova di Dante Allighieri. Edizione
XVI a corretta lezione ridotta mediante il
riscontro di codici inediti e con illustrazioni e note di diversi per cura di Alessandro Torri. Livorno, Gabinetto
Scientifico Letterario (tip. Paolo Vannini), 1843.
cm. 22,3 pp. CV, 160 « Delle prose e
poesie liriche di Dante Allighieri prima
edi-
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
zione illustrata con note di diversi - volume primo ».
273
The early Life of Dante Alighieri.Together with the original in parallel pages by
Joseph Garrow. [In appendice: Sonetti di
Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e
Dante da Maiano]. Firenze, ed. tip. Felice Le Monnier, 1846. cm. 18,5 pp. XXII,
159 ritr. 3.
274
La Vita Nuova di Dante Alighieri. [Prefazione di Lodovico Pizzo].
Venezia, ed. tip. Antonelli, 1865. cm.
28,5 pp. XVI, 163 tav. 1.
275
La Vita Nuova di Dante Alighieri riscontrata su codici e stampe preceduta da uno
studio su Beatrice e seguita da illustrazioni per cura di Alessandro D’Ancona.
Pisa, tipografia dei fratelli Nistri, 1872.
cm. 31 pp. LX, 128 tav. 2 di cui i rimontata sul testo « Edizione di CCXI
esemplari dei quali uno in carta americana e dieci in carta a mano antica ».
276
La Vita Nuova di Dante Allighieri. Ricorretta coll’aiuto di testi a penna ed illustrata da Carlo Witte. Lipsia, ed. tip. F.
A. Brockaus, 1876. cm. 18 pp. XLVII,
120.
277
La Vita Nuova ridotta a miglior lezione
preceduta da uno studio critico e seguita
da note illustrative di Attilio Luciani.
Roma, Barbarisi (tip. eredi Botta), 1883.
cm. 18 pp. V, 249.
278
La Vita Nuova di Dante Alighieri illustrata da note e preceduta da un discorso
su Beatrice per Alessandro D’Ancona.
2° edizione notevolmente accresciuta ad
uso delle scuole secondarie classiche e
tecniche.
Pisa, ed. tip. I. Nistri e C., 1884. 2° ed.
cm. 20,7 pp. LXXXVIII, 257.
279
La Vita Nuova di Dante Alighieri con introduzione commento e glossario di
Tommaso Casini 2c ed.
cm. 18,5 pp. XXXI, 229 « Biblioteca
scolastica di classici italiani diretta da
Giosuè Carducci ».
280
Dantes Vita Nova. Kritischer Text unter
Benutzung von 35 bekannten Handshriften von Friedrich Beck.
M onaco, Piloty-Loehle (tip. Wolf-Sohn),
1896.
cm. 26,5 pp. LV, 136.
281-282
La Vita Nuova di Dante Alighieri secondo la lezione del cod. Strozziano VI,
143. Con un sommario della Vita di
Dante e brevi annotazioni per uso delle
scuole. A cura di G. L. Passerini. Torino,
ed. tip. G. B. Paravia e comp., 1897.
cm. 18,5 pp. XLVIII, 75 « Biblioteca Italiana ordinata per le scuole normali e secondarie ». [Edizione presente in due esemplari.
283
La Vita Nuova di Dante Alighieri con
prefazione e note di Giovanni Canevazzi.
Milano, Albrighi, Segati e C. (MortaraVigevano, tip. A. Cortellezzi), 1900.
cm. 19 pp. XXIII, 164.
284
Le Opere minori di Dante Alighieri nuovamente annotate da G. L. Passerini. I:
La Vita Nova.
83
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi), 1900.
cm. 10,3 pp. XVIII, 195 tav. 1.
285
La Vita Nuova di Dante. Con e illustrazioni di Dante Gabriele Rossetti. [Preceduta da uno studio di] Antonio Agresti.
Torino, ed. tip. Casa Editrice Naz. RouxViarengo, 1902.
cm. 22 pp. 168 tav. 11.
286
La Vita Nuova di Dante Alighieri con introduzione, commento e glossario di
Giovanni Melodia.
Milano, Casa Editrice Francesco Vallardi (Stab. Riuniti d’Arti Grafiche), 1905.
cm. 19 pp. XLVII, 284.
287
Vita Nova. Suivant le texte critique préparé pour la « Società Dantesca Italiana
»per Michele Barbi. Traduite avec une
introduction et des notes par Henry Cochin. Parigi, Honoré Champion (Abbeville, tip. F. Pailart), 1908.
cm. 19,2 pp. LXX, 247.
288
La Vita Nuova di Dante per cura di Michele Scherillo. Milano, Ulrico Hoepli
(tip. Umberto Allegretti), 1911. cm. 18,5
pp. LXI, 383 « Biblioteca Classica Hoepliana ».
289
Vita Nuova di Dante Alighieri con proemio, note e appendice di G. A. Cesareo.
tip. S. Di Mattei e C.), 1914. Messina,
Giuseppe Principato (Catania, Tip. S. Di
Mattei e C.), 1914.
cm. 19,6 pp. LXXVI, 187 « Nuova Biblioteca Italiana diretta da G. A. Cesareo
».
84
290
La Vita Nova col commento di G. L.
Passerini sulla lezione della Società
Dantesca Italiana procurata da Michele
Barbi.
Palermo, ed. tip. Remo Sandron, 1919.
cm. 18,5 pp. VIII, 232 tav. 1.
291
La Vita Nuova con introduzione e commento di Domenico Guerri.
Firenze, Società An onima Editrice Perrella (tip. Enrico Ariani), 1921.
cm. 21 pp. XXXV, 121 « Le Opere minori Di Dante Alighieri ».
292
La Vita Nuova di Dante, illustrata dei
quadri di Dante Gabriele Rossetti. Hanc
curavit editionem praeraphaelisticam
Marcus De Rubris, a Rocho Carlucci ornatam atque praefationibus ab Antonio
Agresti instructam. Torino, Soc. Tip. Ed.
Nazionale, 1921. 3° ed. cm. 22 pp.
XLVIII, 129 tav. 10 rimontate sul testo «
Dantis amatorum editio » a cura di Marcus de Rubris nel VI centenario della
morte del poeta ».
293
La Vita Nuova di Dante Alighieri. Edited with introduction, notes, and vocabulary by Kenneth MacKenzie. Boston New York - Chigaco, ed. tip. D. C. Heath e Co., 1922. cm. 18,3 pp. XXVIII,
172 tav. 1 « Heath’s Modem Language
Series ».
[Prima edizione americana del testo originale della Vita Nuova. Ed. eseguita secondo la lezione procurata dal Barbi].
294
La Vita Nuova di Dante Alighieri. Edizione critica per cura di Michele Barbi.
Firenze, R. Bemporad e figlio (tip. «
L’Arte della stampa »), 1932.
______________________________________________________________________________________________CATALOGO
cmd 26,2 pp. CCCIX, 179 facs. 5 « Società dantesca italiana, edizione nazio nale delle opere di Dante - volume I
295
Vita Nova. A cura di T. L. Rizzo. Palermo, ed. tip. Andò, 1934.
cm. 20 pp. 120.
296
La Vita Nuova (La Vie Nouvelle). Traduction accompagnée de commentaires
par Max. Durand Fardel. Parigi, Bibliothèque-Charpentier Eugène Fasquelle
(Tip. Chamerot et Renouard), 1898.
cm. 18,5 pp. 218
297
Dante. La Vita Nuova (The New Life).
Translated by Dante Gabriel Rossetti.
Venezia, S. Rosen ( tip. deII’Istit. Ven.
di Arti Grafiche), 1907.
cm. 12,4 pp. 131 tav. 2.
298
Vita Nova Traduite par Henry Cochin.
Lione, Henri Lardanchet (Macon, tip.
Protat frères), 1921.
cm. 21 pp. XIV, 144 tav. 1 « Bibliothèque du bibliophile ».
« Exemplaire, 6. 633 ».
299
Das Neue Leben des Dante Alighieri.
Ubersetzt und mit einer kurzen laut-und
formenlehre des denkamals versehen
von Friedrich Beck.
Monaco, Piloty-Loehle (tip. C. WolfSohn), 1903.
cm. 23,3 pp. VIII, 79.
Petrarca, Francesco
CODICI RIPRODOTTI
300
I Trionfi di Francesco Petrarca.Facsimile
fotozincografico della edizione stampata
a Firenze ad istanza di Pietro Pacmi
l’anno M.CCCC.LXXXXIX conservata
in esemplare unico nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele in Roma.
Roma, Genua-Strizzi (Unione Cooperativa Editrice), 1891. cm. 21,5 cc. [36]
fig.
301
Il Codice Orsini-Da Costa delle Rime e
dei Trionfi di Francesco Petrarca integralmente riprodotto in fotoincisione e
trcromia con ventisette miniature e Otto
tavole aureo-purpuree più tre facsimili
dei codici Vaticani 3195, 3196, 3197.
Prefazione di D. Ciampoli. Roma, Danesi, s.t., 1904. cm. 26 pp. XX, 38 cc.
CLXXX tav. 10 [riproduzioni in facsimile] « Esemplare N.185 ».
302
L’Originale del Canzoniere di Francesco
Petrarca Codice Vaticano Latino 3195
riprodotto in fototipia. A cura della Biblioteca Vaticana.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Eliocromia
Fumagalli e C.), 1905.
cm. 39,5 pp. XLIII tav. 2 Tip. 74 « Codices e Vaticanis selecti phototypice expressi iussu Pii PP. X consilio et opera
curatorum Bibliotechae Vaticana. Volumen VI. Edizione di 150 esemplari numerati. Esemplare n. 17 ».
303
Vergilianum Codex ad Publii Vergilii
Maronis diem Natalem bis millesimum
celebrandum quam simillime expressus
atque in lucern editus. Iuvantibus Bibliotheca Ambrosiana et Regia in Insubribus
Acadernia studiis doctrinae litterisque
provehendis. Praefatus est lohannes GaIbiati eidem Bibliothecae praefectu idemque academicus. Àscita etiam Achillis
Ratti (nunc Pii XI pont. max.) de hoc
85
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
codice commentatione. [Riproduzione in
facsimile di 7 righe].
Milano, Ulrico Hoepli, 1930.
cm. 40,8 cc. [3] facsimile 1 a col.
OPERE COMPLETE
304
Francisci / Petrarchae flo / rentini, phiIosophi, oratoris, et poetae claris / simi,
reflorescentis Iiteraturae latinaeque inguae( aliquot seculis horrenda / barbarie
inquinatae ac pene sepultae, assertoris et
instauratoris, opera quae extant omnia.In
quibus praeter Theologica, Naturalis
Moralisque Phi / losophiae praecepta, liberalium quoque artium encyclopediam,
I Historiarum thesauru et Poesis divina
quandam vim, / pari cum sermonìs maiestate, coniuncta invenìes. / Adiecimus
eiusdem authoris, quae Hetru / sco Sermone scripsit carmina / sive Rhythmos
in quibus Graecorum gbriam, Latinorum
copiam, visus est. Haec qui / dem omnia
nunc iterum summa diligentia a mendis
repurgata atquae innumerabilibus / in locis, genuinae integritatì restituta, et in
Tomos quatuor distincta. / Quae vero
unoquoque Tomo continetur versa / pagina Iectori exhibebit. /
Basileae, excudebat Henrichus Petri,
1554.
cm. 31,5 tomi 2.
OPERE COMPLESSIVE E ANTOLOGIE
305
Canzoniere et / Triomphi di / Messer
Fran / cesco Petrarcha. / Historiato et /
diligentemen / te corretto. /
[In fine:] In Venetia, per Nicolo Zopino
e Vincentio compagno, 1521.
cm. 14,2 cc 193, [7].
306
Il Petrarcha con l’espositione / d’Alessandro Vellutello e / con molte altre uti-
86
lis/sime cose in diversi / luoghi di quella
/ nuovamente / da lui aggiunte /.
[In fine:] In Vinegia, per maestro Bernardino de Vidali, 1528.
cm. 18,5 cc. [11], 185 [50].
307
Il Petrarcha colla espo-/sitione di Misser
Giovanni Andrea / Gesualdo. / Alla Illustriss. Signora don/na Maria Di Cordona
la / Signora Marchesana de la Pa- lude. /
In Vinegia, per Giouann’Antonio di Nicolini et fratelli da Sabbio, 1533.
cm. 20,8 cc. [22], CCCLXXXIIII [75].
308
Il Petrarcha / con l’espositione / d’Alessandro Vellutelbo / e con più utili cose in
diversi luoghi di quella / novissimamente
da lui / aggiunte. / [Sonetti, Canzoni e
Trionfi].
[In fine] : In Vinegia, per Bartolomeo
Zanetti, 1538.
cm. 20 cc. [10], 160, 44.
309
Sonetti, Canzoni, e / Triomphi di Messer
Francesco / Petrarcha con la spositìone /
dì Bernardino Danielbo / da Lucca./
Nessuno ardisca di stampare, ne stampato vendere il presente volume / in termine d’anni X sotto le pene che ne i Privilegi del / Sommo Pontefice, della Cesarea Maesta, dello / Illustrissimo Senato
di Vinegia, e d’altri / Signori si contengono. /
In Vinegia, per Giovanni Antonio de Nicolini da Sabio, 1541.
cm. 21,2 pp. [12]. 262.
[Edizione citata da: Brunet, tomo III, pp.
477].
310
Il Petrarcha / con l’espositio-/ne d’Alessandro / Vellutello / Di nuovo ristam-
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
pato / con più cose utili / in varii luoghi
aggiunte. / In Venetia, al segno della
Speranza, 1550.
cm. 14,6 cc. [8], 316 [3].
311
Il Petrarca / con le osserva-/tioni di M.
Francesco Alunno / da Ferrara. /
Con gratia et Privilegio. / In Vinegia,
Pavobo Gherardo, 1550.
cm. 15 pp. 354 [36], 528 [4].
312
Il Petrarca, nuovamente con la / perfetta
ortografia del-/la lingua volgare, corretto
da / Girolamo Rucelli. Con alcune annotazioni, / et un pieno vocabolario del
medesimo, sopra ‘tutte le voci, che nel
libro si contengono, / bisognose di dichiaratione, d’avvertimento, et di regola,
et con un utilissimo rimario / di M. Lanfranco Parmegiano, et un raccolto di /
tutti gli Epiteti usati dall’Autore. /
In Venetia, Plinio Pietrasanta, 1554. cm.
15 pp. [32], 388 [346].
313
Il Petrarca. / Nuovamente / revisto, e ri/corretto da M. / Lodovico Dolce. / Con
alcuni dottissimi / Avvertimenti di M.
Giulio Camillo, et Indici di / esso Dolce
utilissimi di tutti i concetti, et / delle parole, che nel Poeta si trovano. / E di più
con una breve, e particolare Spositione
di tutte le Rime di esso Poeta. / Con privilegio. / In Vinegia, aopresso Gabriel
Giolito de’ Ferrari, 1557.
rm. 12,8 pp. 488 tav. 3.
314
Il / Petrarca con dichiara-/zioni non più /
stampate, / insieme alcune belle Annotazioni, tratte dalle dottissime Prose di
Monsignor Bem-/bo, cose sommamente
utili, à chi di ri-/mare leggiadramente, et
senza / volere i segni del Petrar-/ca passare, si pren-/de cura, / E più una conferma di tutte le sue rime ridotte / sotto
le cinque lettere vocali. / In Lyone, appresso Gulielmo Rovillio, 1558.
cm. 12 pp. 577, 294, 56 n.n.
315
Il Petrarca nuovamente revisto / et ricorretto da / M. Lodovico Dolce. / Con alcuni dottissimi / Avvertimenti di M. Giulio Camillo, et indici di / esso Dolce utilissimi di tutti i concetti, et / delle parole,
che nel Poeta si trovano. / e di più con
una breve, e particolare spositione del /
medesimo Dolce, di tutte le Rime di esso
[poeta]. / Con privilegio./ In Vinegia,
appresso Giolito de’ Ferrari, 1560.
cm. 13,2 pp. 488 tav. 5.
316
Il / Petrarca / con nuove / spositioni, /
Nelle quali, oltre l’altre cose, si dimostra
qual fusse il vero giorno et l’hora / del
suo innamora-/mento / Insieme alcune
molto utili et belle annotationi’d’ intorno
alle regole della lingua Toscana, / E una
conferma di tutte le sue Rime ridotte co’
versi interi sotto le lette- ‘re vocali. /
[Con la] Tavola di / tutte le Rime / de i
Sonetti e / Canzoni del / Petrar-/ca. / Ridotte co i ver-/si interi sotto / le lettere
vocali. /
In Lyone, appresso Gulielmo Rovillio,
1564.
cm. 11,6 paginazione varia.
317
Il / Petrarca / Con nuove / Spositioni. / ...
[Frontespizio mutibo].
[In Lyone, appresso Guglielmo Rovillio,
1564.]
cm. 12 paginazione varia.
87
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
318
Il / Petrarca / con dichiarationi / non più
stampate. Insieme con alcune belle Annotationi, / tratte dalle dottissime prose
di Mon/signor Bembo, cose sommamente utili, à chi di rimare leggiadramen-/te, et senza volere i segni del Petrar-/ca passare, si prende cura. / E più
una conferma di tutte le sue rime ridotte
/ sotto le cinque lettere vocali. [Con Tavola / di tutte le / Rime de i Sonetti / e
Canzoni / del Petrarca. / Ridotte co i versi / interi sotto le cinque lettere / vocali. /
In Venetia, appresso Nicolò Bevilacqua,
1568. cm. 13,2 pp. 490, 259.
319
Il / Petrarca / con nuove / spositioni, / Et
insieme alcune molto utili, et belle / Annotationi d’intorno alle rego-/le della
lingua toscana, / Con una conferma di
tutte le sue rime ri-/dotte co’ versi interi
sotto le / lettere Vocali. / In Venetia, appresso Giorgio Angelieri, 1586.
cm. 11,8 tomi 2.
320
Il / Petrarca / Nuovamente / ridotto alla
vera lettione. / Con / un nuovo discorso
sopra la qualità / del suo amo re: / Et / La
Coronazione fatta in Campidoglio di /
Roma, et il suo privilegio. /
In Venetia, appresso gli heredi di Alessandro Griffio, 1588.
cm. 13 pp. [48], 350 [10].
321
Franc. / Petrarchae / philosophi, ora-/ toris et poetae clarissimi / Epistolarum :
Familiarum libri XIV. / Variarum lib. I. /
Sine titulo lib. I. / Ad quosdam ex veteribus illustriores li. I. / Opus paucis
mendis repurgatum et multis Epistulis
auctum / ex vetusto codice bibliothecae
I. Chalasii I.C. quae ut à caete/ ris dign o-
88
sci possint ex Epistola ad lectorem praefixa intelligetur. / Lugduni, apud Samuelem Crispinum, 1601.
cm. 16,4 cc. [16], pp. 683.
322
Il / Petrarca Nuovamente / ristampato, / e
diligentemente / corretto. / Con brievi
argomenti di Pietro Petracci. / Con privilegio. /
In Venetia, appresso Nicolò Misserini,
1624.
cm. 9,2 pp. 370 [14].
323
Il Petrarca con note Date la prima volta
in luce ad utilità de’ Giovani , che amano
la Poesia.
In Feltre, presso Odoardo Foglietta,
1753.
cm. 12,1 pp. [16], 340, LXXII.
324
Opere filosofiche di Francesco Petrarca
recate in volgare favella.
Milano, Tip. Giovanni Silvestri, 1833.
cm. 15 pp. VIII, 317 [4] « Biblioteca
scelta di opere greche e latine tradotte in
lingua italiana - Vol. 33: Francesco Petrarca - Opere filosofiche ».
325
Il Secreto e le Rime di Francesco Petrarca. Con prefazione di Paolo Emiliani
Giudici.
Firenze, ed. tip. Soc. Editr. Fiorentina,
1847.
cm. 17,5 pp. L, 456.
326
Opere latine di Francesco Petrarca. Antologie e riassunti ad uso dei Ginnasi superiori, dei Licei, delle persone colte. [A
cura di] L.M. Capelli, R. Bessone.
89
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Torino, Paravia e c. (Aosta, Tip. di G.
Allasia), 1904.
cm. 20 pp. XV, 199.
327
Il Canzoniere e i Trionfi con introduzione. notizie bio-bibliografiche e commenti di Andrea Moschetti.
Milano, Francesco Vallardi (Appiano,
Stabilimenti Riuniti d’Arti Grafiche),
1921. 2a ed.
cm. 20 pp. LXIII, 517.
328
Rime scelte e il Trionfo della morte con
argomenti, commentario dichiarativo e
giudizi a ciascun componimento dei migliori critici della poesia petrarchesca. A
cura di Gustavo Rodolfo Ceriello.
Milano, Carlo Signorelli (tip. Officine
Grafiche Saita e Bertola), 1924.
cm. 19,1 pp. XV, 143.
329
Le Rime e i Trionfi. Florilegio e commento a cura di Nicola Zingarelli.
Firenze, G.C. Sansoni (Tip. « L’Arte
della Stampa » succ. Landi), 1927.
cm. 20,5 pp. XIX, 184.
330
Le Rime e i Trionfi. Scelta e commento
di Emanuele Ciafardini.
Firenze, Felice Le Monnier (Tip. E. Ariani), 1929.
cm. 20 pp. VII, 168.
331-332
Le Rime sparse e i Trionfi. A cura di Ezio Chiorboli.
Bari, ed. tip. Laterza e figli, 1930. cm.
21,6 pp. 501 « Scrittori d’Italia - Petrarca
- Opere – I ».
[Edizione presente in due esemplari].
333
Poesie minori del Petrarca sul testo lati-
90
no ora corretto volgarizzate da poeti viventi o da poco defunti. [Discorso preliminare dell’editore Domenico Rossetti]. [Con frontespizio latino a fronte].
Milano, ed. tip. Società Tipografica de’
classici italiani, 1829-1834.
cm. 22,6 Vol. 3 ritr. 1
334
Scritti inediti di Francesco Petrarca pubblicati ed illustrati da Attilio Hortis.
Trieste, ed. tip. Lloyd Austro-ungarico,
1874.
cm. 25,2 pp. XIII, 372 facs. 1,
CANZONIERE
335
Le Rime / del / Petrarca / brevemente
sposta per / Lodovico Castelvetro. / In
Basilea, ad istanza di Pietro de Sedabinis, 1582.
cm. 21 cc. [8], pp. 397.
336
Le rime di M. Francesco Petrarca estratte
da un suo originale.
Roma. Stamperia del Grignani, 1642.
cm. 30,5 PR- [10], XXXX, 48.
337
Le Rime di M. Francesco Petrarca riscontrata con ottimi esemplari stampati,
e con uno antichissimo testo a penna.
Ouanto noi nella presente Edizione si
siano adornate, ed accresciuta, per la seguente lettra è manifesto. [Con la vita
del Petrarca scritta da L. Beccatelli].
Padova. Giuseppe Comino, 1722.
cm. 15,8 pp. CIV, 400.
338
Rime di Francesco Petrarca colla interpretazione composta dal Conte Giacomo
Leopardi. Parte prima. Parte seconda.
Milano, Ant. Fort. Stella e figli, 1726.
cm. 15 tomi 2 « Biblioteca amena ed istruttiva per le donne gentili - volumetto
XXIX ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
339
Le Rime di Francesco Petrarca riscontrata con ottimi esemplari stampati, e con
uno antichissimo Testo a penna. Quanto
poi nella presente seconda nostra edizione, più che nella prima, si siena adornate, ed illustrate, per la seguente prefazione è manifesto.
Padova, presso Giuseppe Comino, 1732.
cm. 17 pp. LXXX, 447.
340
Rime di mess. Francesco Petrarca riscontrata e corrette sopra Ottimi testi a
penna. Coll’aggiunta delle varie lezioni e
d’una nuova vita dell’autore. [Per opera
di Luigi Bandini].
Firenze, Stamperia all’insegna di Apollo,
1748.
cm. 17,8 pp. LIII, 386.
341
Le Rime di M. Francesco Petrarca riscontrata con Ottimi esemplari stampati,
con la tavola di tutte le rime del Canzoniere ridotte coi versi interi sotto le lettere vocali.
In Venezia, presso Giuseppe Bortoli,
1753.
cm. 15,3 pp. LXXXIV, 624 tav. 1.
342
Rime di Mess. Francesco Petrarca.
Venezia, appresso il Remondini, 1754.
cm. 13,3 pp. XLIV, 378 tav. 1.
343
Le Rime del Petrarca brevemente esposte per Lodovico Castelvetro. Edizione
corretta illustrata, ed accresciuta, siccome dalla seguente prefazione apparisce.
Venezia, presso Antonio Zatta, 1756.
cm. 26,5 tomi 2 fig. tav. 2.
344
Le Rime di Francesco Petrarca riscontra-
te co i testi a penna della Libreria Estense, e co i fragmenti dell’Originale d’esso
Poeta. S’aggiungono le Considerazioni
rivedute e ampliate d’Alessandro Tassoni, Le Annotazioni di Girolamo Muzio, e
le osservazioni di Lodovico Antonio
Muratori. Terza edizione accresciuta nel
fine d’una giunta d’alcune composizioni
del medesimo Petrarca, e d’altri autori.
Venezia, Domenico Occhi (tip. Bonifacio Viezzeri), 1759. 3a ed.
cm. 23 pp. XXIV, 728.
345
Rime di Messer Francesco Petrarca. cm.
13,4 pp. 405.
Bassano, ed. tip. Rernondini, 1776.
346
Le Rime di Francesco Petrarca. [Il testo
è preceduto da un compendio della vita
di Francesco Petrarca fatto da’ Signori
giornalisti d’Italia coll’occasione di riferire la vita dello stesso poeta scritta da
Lodovico Antonio Muratori].
Londra, (ma Livorno, presso G.T. Masi),
1778.
cm. 16 tomi 2 ritr. 1.
347
Le Rime di Mess. Francesco Petrarca.
Edizione riscontrata colla Cominiana
dell’Anno 1732 e che porta in fronte il
Compedio della vita del Poeta, il suo testamento, l’Albero gentilizio di sua Famiglia, ec. Tomo Primo. Tomo secondo.
Venezia. Antonio Zatta e figli, 1785.
cm. 16,5 tomi 2.
348
Le Rime di Mess. Francesco Petrarca.
Riscontrata con l’Edizione Cominiana
dell’Anno 1732. Venezia. Francesco
Andreola, 1795.
cm. 16,8 pp. 371.
91
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
349
Rime di Francesco Petrarca. Parte I. Parte II.
Parma, tip. Bodoniani, 1799.
cm. 16,5 Vol. 2.
350
Rime di Francesco Petrarca. Rerum vulgariurn fragmenta. [Con introduzione di
Gustavo Grober].
Strasburgo, ed. tip. J.H. Heitz (HeitzMundel), s.d.
cm. 14,5 pp. 306 « Biblioteca Romanica
- 1215. Biblioteca Italiana ».
351
Rime di Francesco Petrarca.
Pisa, Tipografia della Società Letteraria,
1805.
cm. 38,5 tomi 2 ritr. 1.
352
Le Rime di M. Francesco Petrarca illustrate con note dal P. Francesco Soave
C.R.S.
Milano, ed. tip. Società Tipografica de’
Classici Italiani, 1805.
cm. 19,2 vol. 2 ritr. 2.
353
Le Rime di Francesco Petrarca disposte
secondo l’ordine de’ tempi in cui vennero scritte. Tomo primo. Tomo secondo. [Prefazione di Antonio Meneghelli].
Venezia, stamperia Vitarelli, 1814.
cm. 16,8 tomi 2.
354
Le Rime del Petrarca. Vol, I [Memorie
della vita di Francesco Petrarca; Sonetti
e Canzoni in vita di Madonna Laura];
Vol. II [Sonetti e Canzoni in morte di
Madonna Laura].
Padova, Tipografia del Seminario, 18191820.
cm. 33,8 Vol. 2 ritr. 2 tav. 6.
355
92
Canzoniere del Petrarca. [Tomo I:] Rime
in vita di M. Laura; [Tomo II:] Rime in
morte di M. Laura.
Venezia, Francesco Andreola, 1820.
cm. 16 tomi 2
« Parnaso Italiano - Volume XIlI-XIV Secolo terzo - Lirici Primi ».
356
Rime del Petrarca con note. Tomo I; tomo II.
cm. 16,8 tomi 2 ritr. 2 « Collezione dei
Poeti Classici Italiani ».
357-358-359
Le Rime di Francesco Petrarca corrette
sovra i testi migliori. Si aggiungono le
considerazioni rivedute e ampliate di Alessandro Tassoni, le annotazioni di Girolamo Muzio e le osservazioni di Lodovico Antonio Muratori. Prima edizione romana.
Roma, Stamperia De Romanis, 18211822. cm. 22,5 tomi 2 tav. 1.
[Edizione presente in tre esemplari].
360
Le Rime di Francesco Petrarca. Volume
I; Volume II.
Brescia, ed. tip. Nicolò Bettoni, 1821.
cm. 15,2 Vol. 2 ritr. 1.
361
Le Rime del Petrarca con brevi annotazioni.
Firenze, ed. tip. Giuseppe Molini all’insegna di Dante, 1822.
cm. 14 pp. XXXIII, 496 tav. 2.
362
Lo Rime del Petrarca con tavole in rame
ed illustrazioni.
Firenze, tip. Luigi Ciardetti e C., 1822.
cm. 14,2 tomi 4 Vol. 2 tav. 8 facs. 1.
363
Rime di Francesco Petrarca col commen-
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
to di G. Biagioli.
Milano, tip. Giovanni Silvestri, 1823.
m. 21,8 vol. 2 ritr. 1.
364
Rime di Francesco Petrarca col comento
dei Tassoni, del Muratori e di altri.
Padova, tipi della Minerva, 1826-1827.
cm. 23 tomi 2.
365
Rime del Petrarca secondo la lezione di
Antonio Marsand. Vol. I ; Vol.II: [Contenente il Rimario del Canzoniere, dei
Capitoli e dei sonetti di Francesco Petrarca accuratamente compilato dall’editore]. [Il secondo volume contiene inoltre Rimari per numeri dell’Orlando Innamorato di Francesco Berni, del Furioso di Lodovico Ariosto, e della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso; e, di
più, i detti Rimari sono preceduti da
quello della Divina Commedia di Dante
Alighieri].
Padova, tip. della Minerva, 1829.
cm. 15 tomi 2.
366
Rime di Francesco Petrarca. Volume unico.
Venezia, Tipi del Gondoliere, 1839.
cm. 16,8 pp. XVI, 380. « Biblioteca
Classica ».
367
Rime di Francesco Petrarca con l’aggiunta di centoquattordici sonetti e una
canzone inediti. Volume unico.
Torino, ed. tip. Unione Tipografico Editrice, 1859.
cm. 17,5 pp. 408 « Nuova Biblioteca Popolare - Classe V-Poesia-Rime di Francesco Petrarca ».
368
Rime di Francesco Petrarca sopra argomenti storici morali e diversi. Saggio di
un testo e commento nuovo col raffronto
dei migliori testi e di tutti i commenti a
cura di Giosuè Carducci. Livorno, ed.
tip. Franc. Vigo, 1876. cm. 18,5 pp. LV,
175.
369
Le Rime di Francesco Petrarca restituite
nell’ordine e nella lezione del testo originario sugli autografi col sussidio di altri codici e di stampe e corredate di varianti e note da Giovanni Mestica. Edizione critica.
Firenze, ed. tip. G. Barbèra, 1896. cm.
18,5 pp. XXIV, 631, ritr. 1.
370
Il Canzoniere di Francesco Petrarca cronologicamente riordinato da Lorenzo
M ascetta con illustrazioni storiche e un
comento novissimo per cura del medesimo. Volume primo. Lanciano, ed. tip.
Rocco Carabba, 1895. cm. 18,4 pp.
LXXV, 526.
371
Le Rime di Francesco Petrarca di su gli
originali. Commentate da Giosuè Carducci e Severino Ferrari. Nuova tiratura.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1899]. [Data ricavata dalla
prefazione perché non leggibile dal frontespizio].
cm. 19,8 pp. XLI, 548.
372
Le Rime di Francesco Petrarca secondo
la revisione ultima del poeta a cura di
Giuseppe Salvo Cozzo.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1904.
cm. 23 pp. XX, 358 ritr. 1 tav. 1.
373
Rime del Petrarca scelte e commentate
da Nicola Scarano.
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1909.
93
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
cm. 19 pp. X, 324 « Biblioteca di classici
italiani commentati per le scuole ».
la Stampa », succ. Landi), 1926. cm.
18,5 pp. VIII, 238.
374
Rime disperse di Francesco Petrarca o a
lui attribuite. Per la prima volta raccolte
a cura di Angelo Solerti. Edizione postuma con prefazione, introduzione e bibliografia.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Barbèra, Aifani e Venturi proprietari), 1909.
cm. 15,5 pp. XXXVI, 323.
TRIONFI
380
I Trionfi di Francesco Petrarca corretti
nel testo e riordinati con le varie lezioni
degli autografi e di XXX manoscritti per
cura di Cristoforo Pasquali con appendice di varie lezioni al Canzoniere. Venezia, ed. tip. Grimaldo e C., 1874. cm.
24 pp. 129 « Celebrandosi il quinto anniversario dalla morte del poetaesemplare N. 42 ».
375
Concordanza delle Rime di Francesco
Petrarca compilata da Kenneth Mckenzie. Oxford, Orazio Hart (Stamperia dell’università), 1912.
cm, 23,8 pp. XVI, 519.
376
Il Canzoniere con le note di Giuseppe
Rigutini rifuse e di molto accresciute da
Michele Scherillo. Terza edizione rinnovata.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1918. 3a ed.
cm. 19,2 pp. XVI, 566.
377
Dalle Rime Sparse, A cura di Enrico
Carrara.
Firenze, Soc. An. Editr. « La Voce » (tip.
Giannini e Giovannelli), 1924.
cm. 20 pp. 73, 22.
378
Le « Rime sparse ». Commentate da Ezio Chiòrboli. Milano, Trevisini, s.t.,
1924.
cm. 20,8 pp. L, 925 ritr. 2 tav. 2.
379
Le Rime (Rerum vulgarium fraqmenta).
Secondo l’autografo. A cura di Nicola
Zingarelli.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte del94
381
I Trionfi secondo il Codice Parmense
1636 collazionato su autografi perduti
edito da Flaminio Pellegrini. Con le varianti tratte da un ms. della biblioteca
Beriana di Genova per cura di D. Gravino. Milano, Casa Editrice Libraria
Luigi Battistelli (Cremona, TipoLitografia Fezzi), 1899. 2a ed. cm. 40,5
pp. XIX; cc. 47 [3].
382
I Trionfi di messer Francesco Petrarca
novamente impressi. Firenze, A. Razzolini (Città di Castello, tip. S. Lapi), 1908.
cm. 19 pp. XVI, fig. tav. 2 a col.
383
Die Triumphe Francesco Petrarcas.In
kritischem texte herausgegeben von Carl
Appel.
Halle, Max Niemeyer (tip. Waisenhauses), 1901.
cm. 24 pp. XLIV, 476 alleg. 6 f.t.
384
I Trionfi di messer Francesco Petrarca
novamente impressi. Firenze, Attilio
Razzolini (Città di Ca stello, tip. S. Lapi),
1908.
cm. 19 pp. XVI, 116 fig. ritr. 2 a col.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
OPERE LATINE
385
L’Africa. Edizione critica per cura di Nicola Festa. Corredata di un ritratto e cinque tavole fuori testo.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1926.
cm. 24 pp. LXXVI, 295 ritr, 1 tav. 5 in
facsimile f.t. « Edizione Nazionale delle
Opere di Francesco Petrarca – I ».
386
Francisci / Petrarchae / De Remediis utriusque Fortunae. / Libri duo. / Editio
Quinta, prioribus Ionge castigatior. /
Cum lndicibus locupletissimus. / Colonia
Allobrogum, ex Typographia lacobi Stoer., 1628.
cm. 11,8 pp. 728 [32].
387
Francesco Petrarca e Luchino Dal Verme
condottiero dei veneziani nella guerra di
Candia. Raccolta di memorie storiche
con una prefazione di Marco Tabarrini.
Roma, tip. Voghera Enrico, 1892. cm. 36
pp. VIII, 48.
388
Il Bucolicum Carmen e i suoi commenti
inediti. Edizione curata ed illustrata da
Antonio Avena. Padova, Società Coop erativa Tipografica, 1906.
cm. 27 pp. VIII, 286 tav. 3 « Padova in
onore di Francesco Petrarca ».
389
Le vite degli uomini illustri di Francesco
Petrarca volgarizzate da Donato degli
Albanzani da Pratovecchio ora per la
prima volta messe in luce secondo un
Codice Laurenziano citato dagli Accademici della Crusca per cura di Luigi Razzolìni. [Con frontespizio latino a fronte].
Bologna, Gaetano Romagnoli (tip. Regia
Tipografia), 1874.
cm. 23 vol. 3 [con testo latino a fronte] «
Collezione di opere inedite o rare dei
primi tre secoli della lingua pubblicata
per cura della R. Commissione pe’ testi
di lingua nelle provincie dell’Emilia ».
390
Le Familiari. Edizione critica per cura di
Vittorio Rossi. Volume primo: Introduzione e Libri I-IV; Volume secondo. Libri V-XI.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1934.
cm. 24 Vol. 2 ritr. 2 tav. 6 [riproduzioni
in facsimile] « Edizione Nazionale delle
Opere di Francesco Petrarca - XI ».
391
Epistolae de rebus familiaribus et variae
tum quae adhuc tum quae nondum editae
familiarum scilicet libri XXIII.Variarum
liber unicus nunc primum integri et ad
fidem codicum optimorum vulgati studio
et cura Joseph Fracassetti.
Firenze, ed. tip. LeMonnier, 1859-1863.
cm. 21,3 Vol. 3.
392
Lettere autobiografiche. Testo e traduzione per cura di Enrico Carrara.
Milano, Carlo Signorelli (tip. di G. Pirola), 1928.
cm. 19,3 pp. 141.
393
Le anepigrafe di Francesco Petrarca edite con volgarizzamento e note da Orazio
D’Uva.
Sassari, tip. Giuseppe Dessi, 1895. cm.
25 pp. XVI, 161.
394
TRADUZIONI
L’Africa recata in versi italiani da Agostino Palesa.
Padova, ed. tip. F. Sacchetto, 1874. cm.
23,2 pp. XII, 494.
95
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
395
Della propria ed altrui ignoranza. Trattato di Francesco Petrarca con tre lettere
dello stesso a Giovanni Boccaccio. traduzione di Giuseppe Fracassetti con note.
Milano, S. Barnaba (Venezia, tip. G.
Grimaldo), 1858.
cm. 18 pp. VII, 219 (Poliantea Cattolica
».
396
De Ocio Relgiosorum. Prima traduzione
italiana a cura di Luigi Volpicelli con
una introduzione su il carattere lirico
della personalità del Petrarca.
Roma, De Alberti, s.t., 1928.
cm. 19,2 pp. 229.
397
Epistole di Francesco Petrarca recate in
italiano da Ferdinando Ranalli,
Milano, Tip. Giovanni Silvestri, 1936.
cm. 15 pp. 272 ritr. 1 « Biblioteca scelta
di Opere greche e latine tradotte in lingua italiana - Vol. 44: Francesco Petrarca - Epistole ».
Sta con:
398
Opere filosofiche di Francesco Petrarca
recate in volgare favella.
Milano, Tip. Giovanni Silvestri, 1833.
399
La Vita solitaria di Francesco Petrarca.Volgarizzamento inedito del secolo
XV tratto da un codice dell’Ambrosiana
per Antonio Ceruti, Libro primo.Libro
secondo.
Bologna, Gaetano Romagnoli (Tip. succ.
Monti, 1879.
cm. 18,8 Vol. 2 « Scelta di curiosità let terarie inedite o rare dal secolo XIII al
XVII in Appendice alla Collezione di
Opere inedite o rare - dispensa CLXX!
CLXXI ». «-Edizione di soli 202 esemplari ordinatamente numerati - N. 27 ».
96
400
La vita solitaria. Versione di L. Asioli.
Milano, Ulrico Hoepli (Scuola Tipografica « Figli Provvidenza »), 1927.
cm. 14,3 pp. XXIII, 159.
401
Lettere senili di Francesco Petrarca volgarizzate e dichiarate con note di Giuseppe Fracassetti,
Firenze, ed. tip. Successori Le Monnier,
1892.
cm. 17 Vol. 2 « Biblioteca Nazionale
Economica ».
402
Lettere di Francesco Petrarca. Delle cose
familiari libri ventiquattro. Lettere varie
libro unico. Ora per la prima volta raccolt e volgarizzate e dichiarate con note
da Giuseppe Fracassetti.
Firenze, ed. tip. Successori Le Monnier,
1892.
cm. 16,8 Vol, 5 tav. 2 dp. « Biblioteca
Nazional Economica - I/V »,
403
Il mio segreto. Versione di Luigi Asioli
con uno studio di Orazio Mengoli.
Milano, Ulrico Hoepli (Scuola Tipografica « Figli della Provvidenza »), 1924.
cm. 14,2 PP. XXXIX, 190.
404
Accademia Dante Alighieri. Catania.
Atti della Accademia Dante Alighieri in
Catania fondata nell’anno 1881. Anno I
e II, Catania, tip. C. Galatola, 1882. cm.
19,8 PP. 276.
405
Accademia (R.) dei Lincei
Rendiconti della Reale Accademia dei
Lincei, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Roma, agosto 1917.
Pubblicazione bimestrale N. 11-12.
Roma, ed. tip. R. Accademia dei Lincei,
1917.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
cm. 25 pp. 1015, 1921, [276] «Serie
Quinta. Vol. XXV. Fasc. 11-12 e Indice
del Volume ».
Firenze, G. C. Sansoni (tip. C. Carnesecchi e figli), 1902.
cm .24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
406
Accademia (La R.)
Petrarca di Arezzo a Francesco Petrarca
nel VI centenario dalla sua nascita.
Arezzo, R. Accademia Petrarca (tip.
Giuseppe Cistelli), 1904.
cm, 21,5 pp. XIV, 103.
411
Albini, Giuseppe
Il Canto IV del Paradiso letto da Giuseppe Albini nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1903].
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
407
Accademia (R) Petrarca di Scienze,
Lettere ed Arti. Arezzo.
Atti e Memorie della R. Accademia Petrarca di Scienze, Lettere ed Arti in Arezzo. Nuova serie, Vol. VII Anno accademico 1928. Convegno petrarchesco
tenuto in Arezzo il XXV e XXVI novembre MCMXXVIII.
Arezzo, R Accademia Petrarca (tip. E.
Zelli), 1930.
cm. 27,3 pp. LXXXVIII, 186 tav.1 dp.
408
Acquaticci, Giulio
Le gemme della Divina Commedia dichiarate ed illustrate da Giulio Acquaticci.
Cingoli, Stab. tip. Luchetti, 1895.
cm. 19 pp. XIV, 179.
409
Agnelli, Giovanni
Topo-cronografia del viaggio dantesco
per Giovanni Agnelli con XV tavole.
M ilano, Hoepli (Firenze, tip. S. Landi),
1891.
cm. 26,5 pp. 159 tav. 15 dp f.t.
410
Albini, Giuseppe
Il Canto II del Purgatorio letto da Giuseppe Albini nella Sala di Dante in Orsanmichele.
412
Il Canto XX del Paradiso letto da Giuseppe Albini nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm, 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
413
Albo
dantesco edito per cura del Bollettino «
Il VI Centenario Dantesco » di Ravenna,
Compilato da Giovanni Mesini direttore
del Bollettino con la collaborazione dei
seguenti distinti scrittori: Giuseppe Albini, Antonio Anile, Guido Biagi, …
Roma, F. Ferrari, s. t. 1921.
cm. 32,3 pp. 216
414
Dantesco nella sesta commemorazione
centenaria offerto da Mantova al nome
del poeta nazionale italiano.
Mantova, tip. Luigi Segna, 1865.
cm. 23,8 pp. 180 ritr. 1 « Esemplare n.
402 ».
415
Dantesco Veronese. 1865.
Milano, ed. tip. Lombardi, 1865.
cm, 27 pp. 427 tav. 1 « Per cura di Ant.
Gius. Zannoni ».
97
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
416
Alfraganus
Il « libro dell’aggregazione delle stelle »
(Dante, Conv., II, VI-134) secondo il
Codice mediceo-laurenziano PL. 29Cod. 9 contemporaneo a Dante. Pubblicato con introduzione e note da Romeo
Campani. Città di Castello, ed. tip. S.
Lapi, 1910, cm. 19,2 pp. 175 fig. « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G. L. Passerini - « Vol. 8788-89-90 »
La Grèce et Rome étudiées dans les bis
et dans les moeurs; Naufrege d’une batea
à vapeur.
Parigi, Didier et C.ie (tip. Bonaventure et
Ducessois), 1859.
cm. 21,4 pp. V, 464.
417
Alvisi, Edoardo
Nota al canto XI (versi 43-75) del « Paradiso » di Dante Alighieri.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
cm, 19,2 pp. 57 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G. L.
Passerini-volume dodicesimo ».
423
Angeletti, Nazzareno
Cronologia delle opere minori di Dante.
Parte prima. Convivio e de Vulgari Eboquentia.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 18 86.
cm. 18,8 pp. XV, 99.
418
Amaducci, Paolo
La fonte della Divina Commedia scoperta e descritta da Paolo Amaducci.
Rovigo, Tipografia Sociale Editrice,
1911. cm. 24 Vol. 2 « Esemplare numerato n. 555 ».
424
Appel, Karl
Die Berliner Handschriften der Rime Petrarca’s. Beschrieben von Carl Appel.
Berlino, Georg Reimer (tip. G. Bernstein), 1886. cm. 22,8 pp. 107.
419-420
Lo schema dottrinale della Divina Commedia. Ad uso delle scuole e di cultura.
Rovigo, Tipograf. Sociale Editrice,
1913. cm. 18,6 pp. 175 « Dall’opera dello stesso autore » La fonte della Divina
Commedia » Vol, 22 in 80 di pp. 800-38
migliaio ».
[Edizione presente in due esemplari].
421
Ampère, Jean-Jacques
La Grèce, Rome et Dante. Etudes littèraires d’après nature par M.J.J. Ampère.
Nouvelle édition, revue et corrigée. La
poesie grecque en Grèce; Portraits de
Rome à différents àges; Voyage dan tesque; Une course dans l’Asie Mineure;
98
422
Viaggio dantesco. Traduzione dal francese.
Firenze, Felice Le Monnier, 1855.
cm. 16 pp. 175.
425
Aquarone, Bartolomeo
Dante in Siena; ovvero accenni nella Divina Commedia a cose sanesi per B. Aquarone.
Siena, Ignazio Gati (tip. di A. Mucci),
1865.
cm, 17,5 pp. IX, 146,16.
426
Arias, Gino
Le istituzioni giuridiche medievali nella
Divina Commedia di Gino Arias.
Firenze, Francesco Lumachi (tip. Elzevinana), 1901.
cm. 21 pp. VI, 240 « Lavoro premiato al
primo concorso della fondazione Villari
ed al concorso Vittorio Emanuele II, per
l’anno 1900 ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
427
Armstrong, Edward
L’ideale politico di Dante.
Bologna, ed. tip. Zanichelli, 1899.
cm. 23 pp. 37 « Biblioteca storico-critica
della letteratura dantesca diretta da G. L.
Passerini e da Papa-XI ».
428
Aroux, Eugène
Dante hérétique, révolutionnaire et socialiste. Révélations d’un catholique sur
le moyen age par E. Aroux. Parigi, Reonouard et C. ie (tip. W. Remquet et C.ie),
1854.
cm, 21,8 pp. XVI, 472.
429
Arte
Scienza e Fede ai giorni di Dante. P. Del
Giudice. F. Flamini. G. Negri. F. Novati.
L. Rocca. P. Sabatier. M, Schenilbo. N.
Tamassia. F, Tocco. Milano, Ulnico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1901. cm.
19,2 PP. XXXI, 323 ritr. 1 a col. tav. 11
« Conferenze dantesche tenute nel
MDCCCC a cura del Comitato Milanese
della Società Dantesca It aliana-II ».
430
Arullani, Vittorio Amedeo
Nella scia dantesca. Alcuni oltretomba
posteriori alla « Divina Commedia ».
Alba, Stab. Tipograf. Sineo, 1905. cm.
18,5 pp. 133.
431
Auerbach, Ericli
Dante als Dichter der lrdischen Welt.
Berlino, Lipsia, De Gruyter e Co. (Berlino, tip. Aldus Druck), 1929. cm. 22,2
pp. 221.
432
Auvray, Lucien
Les manuscrits de Dante des bibliothè-
ques de France. Essai d’un catalogue raisonné par Lucien Auvray. Avec 2 planches en héliogravure.
Parigi, Ernest Thorin (Tolosa, tip. A.
Chauvin et fils), 1892.
cm. 23 pp. V, 196 tav. 2 « Bibliothèque
des écoles francaises d’Athènes et de
Rame publiée sous Ies auspices du Ministère de I’instruction publique-Fascicule
cinquante-sixieme ».
433
Azzolino, Pompeo
Sul veltro di Dante. Lettera al chiarissimo marchese Gino Capponi del marchese Pompeo Azzolino. Pensieri sullo spirito della Divina Commedia di Dante.
Firenze, tip. Luigi Pezzati, 1837.
cm. 21,5 PP. 78,37 tav. 1.
434
Bacci, Orazio
Il Canto XXX dell’Inferno letto da Orazio Bacci nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901.
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
435
Il Canto VI del Paradiso letto da Orazio
Bacci nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1903].
cm. 24 pp. 51 « Lectura Dantis ».
436
Balbo, Cesare
Vita di Dante Alighieri scritta da Cesare
Babbo. Prima edizione con note. Volume
unico.
Napoli, Giosuè Rondinella (tip, di G.
Palma), 1852. cm, 17,3 PP. 513 ritr. 1.
99
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
437
Vita di Dante. Scritta da Cesare Balbo:
con le annotazioni di Emmanuele Rocca.
Edizione consentita dall’autore.
Firenze, ed. tip. Felice Le Monnier,
1853.
cm. 18 pp. VIII, 496.
438
Baldelli Boni, Giovan Battista
Del Petrarca e delle sue opere libri quattro.
Firenze, tip. Gaetano Cambiagi, 1797.
cm. 24 pp. XXV, 321.
439
Baldini, Baccio
Vita / di Cosimo / Medici Primo / Gran
Duca / di Toscana / Descritta da M. Baccio Baldini suo protomedico. / Firenze,
stamperia di Bartolomeo Sermartelli,
1628.
cm. 30 pp. [8], 88,62.
440
Baldini, Massimo
La costruzione morale dell’Inferno di
Dante, Città di Castello, ed tip. S. Lapi,
1914.
cm. 20,5 pp. VII, 333.
441
Balsamo, Ferdinando
La Divina Commedia giudicata da Giovan Vincenzo Gravina. Ragionamento
con prefazione e per cura di S. De Chiara.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1897.
cm. 19,2 pp. 107 « Collezione di Opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G.
L. Passerini - volumi XLI -XLIII » [VIVII della Nuova Serie].
442
Barpa, Pompeo della
Spositione / d’un sonetto pla-/tonico, fatto sopra il / Primo effecto d’Amore, che
è il separare / l’anima dal corpo de
l’Amante, dove / si tratta de la immortalità de / l’anima secondo Aristo/tile, e
secondo / Platone. /
In Fiorenza, [Torrentino], 1554.
cm. 16,3 pp. 107
sta con:
Barba, Simone della
Nuova / Spositione / del sonetto / che
comincia / « In nobil sangue vita humile,
e’ queta » / Ne la quale si dichiara qual
sia stata la vera / nobiltà di Madonna
Laura. / Per M. Simone de la Barba da
Pescia. / Accademico fìorentino. /
In Firenze, [Torrentino], 1554.
443
Barba, Simone della
Nuova / Spositione / del sonetto / che
comincia / « In nobil sangue vita humile,
e’ queta » / Ne la quale si dichiara qual
sia stata la vera nobiltà di Madonna La ura. / Per M. Simone de la Barba da Pescia / Accademico Fiorentino. /
In Firenze, [Torrentino], 1554. cm, 16,3
pp. 44.
444
Barbadoro, Bernardino
Il canto XXXII dell’inferno letto da Bernardino Barbadoro nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1931.
cm, 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
445
Barbi, Michele
Dante. Vita opere e fortuna. Con due
saggi su Francesca e Farinata.
100
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa », succ. Landi), 1933.
cm. 18,5 pp. 271.
Milano, Giuseppe Pandolfo Malatesta,
1701.
cm. 14 pp. [20], 342.
446
Della fortuna di Dante nel secolo XVI.
[Mutilo del frontespizio e delle prime
sedici pagine].
Pisa, tip.T. Nistri e C., 1890.
cm. 23 pp. 411.
450
Barelli, Vincenzo
L’allegoria della Divina Commedia di
Dante Alighieri esposta da Vincenzo Barelli.
Firenze, Tip. di M. Cellini e C. alla Galileiana, 1864.
cm. 18 pp. XXIV, 372.
447
Studi di manoscritti e testi inediti, I: La
raccolta bartoliniana di rime antiche e i
codici da essa derivati.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli),
1900.
cm. 24,3 pp. II, 71 « Studi e Documenti
di Antica Letteratura Italiana pubblicati
sotto la direzione di Giosuè Carducci per
cura di M. Barbi e S. Morpurgo ».
448
Studi sul Canzoniere di Dante, con nuove indagini sulle raccolte manoscritte e a
stampa di antiche rime italiane. In servigio dell’edizione nazionale delle opere di
Dante promossa dalla Società Dantesca
Italiana.
Firenze, G. C. Sansoni, (tip. G. Carnesecchi e figli), 1915.
cm. 22 pp. XVI, 542 tav. 4 « Esemplare
N. 44 ».
449
Barcellini, Innocenzo
Industrie filologiche per dar risalto alle
Virtù del Santissimo Pontefice Celestino
V., e liberare da alcune taccie Dante Alighieri creduto censore della celebre Rinunzia fatta dal medesimo Santo.Dedicate all’Eminentissimo, e Rev.mo Principe Francesco Cardinal Barberino da D.
Innocenzo Barcellini da Fossombrone,
Abbate Celestino, Professore di Sac.
Theol., et Accademico faticoso di Milano.
451
Barlow, Henry Clark
Catalogue of Dante Collection in the Library of University College London with
a note on the corrispondence of Henry
Clark Barlow by R. W. Chambers.
Londra, Horace Hart, (Oxford, tip. University College), 1910.
cm. 21,5 pp. 152.
452
Barsanti, Eugenio
I processi di Dante.
Firenze, ed. tip. F.. Lumachi, 1908.
cm. 20,2 pp. 106.
453
Bartoli, Adolfo
Tavole dantesche ad uso delle scuole secondarie compilate da Adolfo Bartoli.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1889.
cm. 23,5 pp. VII, [100] alleg. 3.
454
Tavole dantesche ad uso delle scuole secondarie compilate da Adolfo Bartoli. 2°
ediz., riveduta e accresciuta da Tommaso
Casini.
Firenze, G. C. Santoni (tip. G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1895.
2° ediz.
cm. 23,5 pp. X, 101,11 alleg. 3.
101
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
455
Bartoli, Cosimo
Ragionamenti I Accademici / di Cosimo
Bartoli / gentil’huomo et / Accademico
Fiorentino, / sopra alcuni luoghi / difficili di Dante. / Con alcune inventioni / et
significati, et la Tavola di più cose notabili. /
In Venetia, appresso Francesco de Franceschi Senese, 1567.
cm. 20 cc. [6], 77.
456
Bartolini, Agostino
Studi danteschi. Volume I. Inferno.
Siena, Tip. Arciv. S. Bernardino Edit.,
1889.
cm. 18 pp. 455.
457
Bartolucci, Lorenzo
Pensieri massime e giudizi estratti dalla
Divina Commedia e ordinati per comodo
degli studiosi da Lorenzo Bartolucci.
Città dì Castello, ed .tip. S. Lapi, 1884.
cm. 18 pp. XX, 207.
458
Bassermann, Alfred
Dantes Spuren in ltalien. Wanderungen
und Untersuchungen von Alfred Bassermann. Mit einer karte von italien und
siebenundsechzig bildertafeln.
Heidelberg, ed. tip. C. Winter, 1897.
cm. 36 pp. VII, 303 tav. 70 f. t. i c. geogr.
459
Dantea Spuren in ltalien. Wabderungen
und Untersuchungen von Alfred Bassermann. Mit einer Karte von Italien. Kleine Ausgabe.
Monaco, Lipsia, ed. tip. R. Aldenbourg,
[1898].
cm. 19,5 pp. XII, 631 alleg. 1.
102
460
Begani, Orsini
Fra Dolcino nella tradizione e nella storia.
Milano, ed .tip. L. F. Cogliati, 1901.
cm. 19 pp. 139.
461
Bellatreccia, Bernardino
Manifestazioni spiritiste intorno al Cattolicismo di Dante nelle sue relazioni
con Dio e con la civile società. Per cu ra
e con prefazione di Enrico Celani.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1912.
cm. 19,2 pp. 99 (Collezione dì opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G. L.
Passerini - Vol. 119-120 ».
462
Bellezza, Paolo
Curiosità dantesche. Citatori e citazioni
di Dante. Dante nella politica e in parlamento. III. Dante,I Turchi e gli Arabi ….
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1913.
cm. 18,3 pp. XVI, 599.
463
Bellini, Bernardo
L’inferno della tirannide conseguitato
dalla guerra per l’indipendenza nel 1848.
Cantica di XXXIV canti di Bernardo
Bellini obbligati alle Rime dei XXXIV
canti dell’inferno di Dante Alighieri.
Torino, tip. eredi Botta, 1865.
cm. 18 pp. 211.
464
Belliziano, Callisto
Osservazioni critiche alla grammatica filosofica della lingua toscana di D. Filippo Moriniello. Compilate per cura dell’abate D. Callisto Belliziano. Ad uso
de’ suoi giovani studiosi della lingua italiana.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Napoli, Tip. Giuseppe Barone, 1843. cm.
19 pp. 40.
sta con:
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
Parte prima. L’inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
465
Belotti, Bortolo
Saggi di traduzione della Divina Commedia in dialetto bergamasco.
Bergamo, ed tip. S. Alessandro, 1932.
cm. 24,5 pp. XXIV, 71 « Questa edizione è fuori commercio, di essa vennero
stampati 250 esemplari ».
466
Beltrani, Pietro
Maghinardo Pagani da Susinana. Commento sopra due luoghi della Divina
Commedia.
Faenza, tip. G. Montanari, 1908.
cm. 22 pp. 145.
467
Benevento
A Dante nel VI Centenario della morte.
Conferenze e discorsi di Antonio Jamaio, Giuseppe Fusai, Domenico Cangiano
... A cura di Vincenzo Bozzi.
Benevento, Cooperativa Tipografi, 1921.
cm. 27 pp. XX, 111 tav. 3.
468
Benivièni, Girolamo
Dialogo di Antonio Manetti cittadino
fiorentino circa al sito, forma et misure
dello « Inferno » di Dante Alighieri poeta excellentissimo ristampato di su la
prima edizione col riscontro del ms. Riccardiano aggiuntavi una nuova tavola e
un’introduzione di Nicola Zingarelli.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1897.
cm. 19,2 pp. 144 fìg. tav. 1 « Collezione
di opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G. L. Passerini, volumi XXXVIIXXXIX » [1-111 della Nuova Serie].
469
Benvenuto da Imola
Benvenuti De Rambaldis De lmola. Comentum super Dantis Aldigherii Comoediam nunc primum integre in lucem editum. Sumpitibus Guiglielmi Warren Vernon curante Jacobo Philippo Lacaita.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1887.
cm. 25,5 tomi 5 tav. 2 rimontate sul testo.
470
Berardinelli, Francesco
Il concetto della Divina Commedia di
Dante Alighieri. Dimostrazione di Francesco Berardinelli.
Napoli, ed. tip. Gabriele Rondinella,
1859.
cm. 17 pp. VIII, 496.
471
Bergmann, Frédéric
Dante sa vie et ses oeuvres par Frédéric
Bergmann. Deuxiéme édition augmentée. Strasburgo. Libraire Académique de
C. F. Schmidt Fréd. Bull, sucesseur (tip.
de G. Fischbach), 1881. 2° ed.
cm. 18,5 pp. XIII, 376.
472
Berlan, Francesco
Le più belle pagine della Divina Commedia con introduzione storico-estetica.
Varie lezioni ed annotazioni fisiologiche,
estetiche e storiche per cura di F. Berlan.
Padova, Libreria Editrice Francesco Sacchetto (Venezia, tip. Grimaldo e C.),
1870.
cm. 17,5 pp. 203 « Piccola Biblioteca
Scolastica ».
103
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
473
Bernardoni, Giuseppe
Lettera di Giuseppe Bernardoni milanese
al signor Abate D. Pietro Zambelli bresciano sopra varie lezioni tratte specialmente dal testo della Divina Commedia di Dante spiegato da Francesco da
Buti pisano nel suo commento a quel poema.
Milano, ed. tip. Giuseppe Bernardoni,
1842.
cm. 25,7 pp. 63 « Edizione fuori commercio ».
474
Bersani, Stefano
Dottrine allegorie simboli della Divina
Commedia. Appunti esegetico-critici.
Piacenza, Collegio Alberoni; Roma Lib.
Ed. Franc. Ferrari (Piacenza, Un. Tip.
Piacentina), 1931.
cm. 23,5 pp. XV, 310 « Monografie del
collegio Alberoni - 10 ».
475
Bertacchi, Giovanni
Ore dantesche.
Milano, Baldini e Castoldi (Tip. Pirola e
Cella), 1914. [Edizione presente in due
esemplari].
cm. 19 pp. 219. 476
476
Sensi terreni nel Paradiso di Dante.Lettura tenuta da Giovanni Bertacchi nella «
Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1915].
cm. 24 pp .23 « Lectura Dantis ».
477
Bertoldi, Alfonso
Il Canto XIX dell’Inferno letto da Alfonso Bertoldi nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip.G. Carnesecchi e figli), 1900.
104
cm. 24 pp. 50 alleg. 1 [da « La Nazione
» 15-16 febbraio 1904: L’Umbria nel
Poema di Dante]. « Lectura Dantis ».
478
Il Canto XI del Paradiso letto da Alfonso
Bertoldi nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. S. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1904.
cm. 24 pp. 62 [Mancano le pp. 7-10] «
Lectura Dantis ».
479
Nostra Maggior Musa.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa », succ. Landi), 1921.
cm. 18,5 pp. 265.
480
Bertoli, Lide
La fortuna del Petrarca in Francia nella
prima metà del secolo XIX. Note ed a ppunti.
Livorno, ed .tip. Raffaello Giusti, 1916.
cm. 18,5 pp. VIIII, 215.
481
Besutti, Antonio
Il Veltro tra Feltro e Feltro. Soluzione
all’enigma di Dante Alighieri.
Asola, ed tip. Scalini-Carrara e C., 1921.
cm. 18 pp. 234.
482
Betti, Salvatore
Postille alla Divina Commedia qui per la
prima volta edite di su il manoscritto
dell’autore da Giuseppe Cugnoni. Parte
prima. Parte seconda. Parte terza: [Parte
quarta] Scritti danteschi in appendice alle postille del medesimo autore alla Divina Commedia raccolti da Giuseppe
Cugnoni.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1893.
cm. 19,2 Vol. 3 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G. L.
Passerini, Volume primo-quarto ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
483
Bettinelli, Saverio
Le « Lettere Virgiliane » con introduzione e a cura di Pietro Tommasini Mattiucci.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 19,2 pp. LVIV, 82 tav. 1 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G. L. Passerini - Vol. 123-124 ».
484
Le « Raccolte », con il « Parere » dei
Granelleschi e la « risposta di C. Gozzi
A cura di Pietro Tommasini Mattiucci.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1912.
cm. 19,2 pp. XVIII, 139 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G. L. Passerini - Vol. 166/118 ».
485
Bettini, Lorenzo
Le Perifrasi della Divina Commedia.
Raccolte ed annotate.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm. 19,2 pp. 172 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G.
L. Passerini - volumi XVIII e XIX ».
486
Bevilacqua, Enrico
L’episodio dantesco della corda. Genesi
e allegoria.
Firenze, Leo S. Olschki (tip. Giuntina),
1913.
cm. 20,8 pp. 173 « Estratto dal Giornale
dantesco diretto dal conte G. L. Passerini
anno XXI, Quaderno III-IV ».
487
Biadego, Giuseppe
Lettere dantesche tratte dal carteggio di
Bartolomeo Sono per cura di Giuseppe
Biadego.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi. 1898.
cm. 19,2 pp. 131 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G. L.
Passerini - volumi XLX-L ».
488
Biagi, Vincenzo
Un episodio celebre della Vita di Dante.
L’autenticità dell’epistola ilariana su do cumenti inediti.
Modena, A.F. Formaggini (tip. Giovanni
Ferraguti e C.), 1910.
cm. 25 pp. VIII, 101 « Biblioteca Filologica e letteraria - N. III ».
489
[Biamonti, Giuseppe]
Lettere di Pamfilo a Polofilo sopra
l’Apologia del libro della volgare eloquenza di Dante.
Firenze, s.e., s.t., 1821.
cm. 21 pp. 152.
490
Bianchini, Giuseppe
Difesa di Dante Alighieri. Lezione del
dottore Giuseppe Bianchini di Prato Accademico Fiorentino. Detta da esso pubblicamente nell’Accademia Fiorentina
l’Anno MDCCXV. Nella quale si mostra
che lo stile della Divina Commedia non
è rozzo ed incolto, ma bensì leggiadro e
gentile.
Firenze, Tip. Giuseppe Manni, 1717.
cm. 14 pp. XVIII, 88.
491
Tre lezioni del dottore Giuseppe Bianchini di Prato accademico fiorentino dette da esso pubblicamente nell’accademia
fiorentina sotto il consolato del Conte
Gio. Batista Fantoni al Serenissimo Ferdinando Principe di Toscano.
Firenze, appresso Giuseppe Manni all’ins. di S. Gio di Dio, 1710.
cm. 23,5 pp. XII, LXXVI « Accademia
fiorentina ».
492
Bibliografia
dantesca. Rassegna bibliografica degli
studi intorno a Dante, al trecento e a
105
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
cose francescane. Direttore-compilatore:
Luigi Suttina. Anno I e II. 1902, 1903.
cm. 24 Vol. 3.
493
Biblioteca
portatile del viaggiatore. Volume primo.
Dante. Petrarca. Ariosto. Tasso.
Firenze, tip. Borghi e compagni, 1833.
cm. 21,4 pp. 835 ritr. 4 tav. 4.
494
Biblioteca Mediceo Laurenziana
Catalogo della mostra dantesca alla Mediceo Laurenziana nell’anno MCMXXI
in Firenze.
Milano, ed. tip. Bertieri e Vanzetti,
[1923].
cm. 31,5 pp. 77 fig. tav. 15. «Tiratura di
soli duecento esemplari numerati in
macchina cosi divisi: Edizione fuori
commercio (numero 1-10); Edizione per
la vendita (numero 11-170); Edizione
per omaggi (numero 171-200) - Esemplare numero 128 ».
495
Bicchi, Francesco
Risposta confutativa alla critica fatta alla
Divina Commedia dal Conte G. Ricciardi. Parole dell’artigiano Francesco
Bicchi livornese.
Livorno, Bicchi (tip. Vannini), 1881.
cm. 17,5 pp. 248.
496
Bindoni, Giuseppe
Indagini critiche sulla Divina Commedia. Milano, Società Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C. (Treviso,
tip. Carestiato e Sanson), 1918.
cm. 23 pp. 664 fig. tav. 10 « Libro premiato dal Ministero della Pubblica Istruzione e giudicato dalla R. Accademia
della Crusca uno tra i più importanti lavori nel Concorso Rezzi del 1905 ».
106
497
Biondolillo, Francesco
« Dentro all’alta fantasia ». Saggi danteschi.
Messina-Roma, ed. tip. Casa Editrice G.
Principato, 1925.
cm. 19,2 pp. 159.
498
Il problema critico della Vita Nuova. Palermo, Ant. Trimarchi (tip. Buttafuoco),
1932.
cm. 18 pp. 111 « Saggi e studi critici - N.
1 ».
499
L’unità spirituale della Divina Comme dia.
Messina, Giuseppe Principato (Palermo,
tip. « Boccone del povero »), 1922.
cm. 18,8 pp. XII, 205.
500
Blanc, Ludwig Gottfried
Interpretazione filologica di molti passi
oscuri e controversi della Divina Commedia. Saggio di L.G. Blanc tradotto da
Carlo Vassallo con aggiunta d’alcune osservazioni. Il Purgatorio.
Bologna, Tip. Fava e Garagnani, 1877.
cm. 21,8 pp. 155 « Estratto dal Periodico
- Studi Filologici, Storici e Bigliografici
Il Propugnatore - Vol V ».
501
Saggio di una interpretazione filologica
di parecchi passi oscuri e controversi
della Divina Commedia per L.G. Blanc.
Prima versione italiana con proemio osservazioni ed aggiunte di O. Occioni.
L’Inferno.
Treste. ed. tip. C. Coen, 1865.
cm. 18,8 pp. XXIV, 367.
502
Vocabolario dantesco o dizionario critico o ragionato della Divina Commedia
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
di Dante Alighieri di L.G. Blanc ora per
la prima volta recato in italiano da G.
Carbone. Volume unico.
Firenze, ed. tip. Barbera, Bianchi e
comp. 1859.
cm. 17,5 pp. XIV, 464.
503
Boccaccio, Giovanni
Lo Zibaldone Boccaccesco MediceoLaurenziano Plut. XXIX 8°. Riprodotto
in facsimile a cura della R. Biblioteca
M edicea Laurenziana con prefazione di
Guido Biagi.
Firenze, Leo S. Olschiki, 1915.
cm. 35 pp. [4], 10 tav. 2 e tav. dp 31.
504
Due illustri prose di Messen Giovanni
Boccaccio. Testi di lingua ora nuovamente emendati e pubblicati in Toscana.
Firenze, tip. Pasquale Caselli, 1826.
cm. 13,2 tomi 2 [rilegati insieme] ritr. 1.
505
Il « Buccolicum Carmen » trascritto di
su l’autografo niccandiano e illustrato
per cura di Giacomo Lidonnici.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1914.
cm. 19,2 pp. 349 tav. 2 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G.L. Passerini - vol. 131-135 ».
506
Il commento alla Divina Commedia e gli
altri scritti intorno a Dante. A cura di
Domenico Guerni.
Bari, ed. tip. Laterza e Figli, 1918.
cm. 21,5 Vol. 3 « Scrittori d’Italia - G.
Boccaccio - Opere volgari - XII/XIV ».
507
Il commento di Giovanni Boccaccio sopra la Divina Commedia di Dante Alighieri. Edizione conforme a quella del
1831.
Firenze, Tip. Fraticelli, 1844.
cm. 14,5 Vol. 3.
508
Vita / di Dante / Alighieri Poeta Fiorentino, / Composta per Messer Giovanni
Boccaccio./
[In fine:] In Roma, per Francesco Priscianese Fiorentino, 1544.
cm. 14,5 Cc. [4], 49
509
Vita di Dante Alighieri per Messer Gio.
Boccaccio cittadino fiorentino.
Milano, ed. tip. Giovanni Silvestri, 1823.
cm. 16,6 pp. 128.
510
La vita di Dante Alighieri scritta da Giovanni Boccacci. Testo di lingua ora novamente emendato per cura di Bartolommeo Gamba.
Venezia, tip. Alvisopoli, 1825.
cm. 23,5 pp. XXIV, 122 « Uno de’ 24
soli esemplari impressi in forma di 8.vo
in carta velina ».
511
La vita di Dante scritta da Giovanni
Boccaccio. Testo critico con introduzione, note e appendice di Francesco Macrì
Leone.
Firenze, Sansoni (tip. Carnesecchi e f.).
1888.
cm. 23 pp. CLXXIV, 101 « Raccolta di
opere inedite o rare di ogni secolo della
letteratura italiana ».
512
La vita di Dante. Testo del cosi detto
compendio attribuito a Giovanni Boccaccio per cura di E. Rostagno.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1899.cm. 22 pp. LV, 76 « Biblioteca storico critica della letteratura dantesca diretta da G.L. Passerini e da P. Papa - II III
107
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
513
Vita di Dante.
Roma, ed. tip. Oreste Garroni, 1908.
cm. 11 pp. 108 « Origine, vita, studi e
costumi del chiarissimo Dante Alighieri
» - « Piccola Biblioteca Utile ».
514
Bocci, Donato
Dizionario storico, geografico, universale della Divina Commedia di Dante Alighieri contenente la biografia dei personaggi, la notizia dei paesi e la spiegazione delle cose più difficili del sacro
poema. Opere di Donato Bocci.
Torino, G.B. Paravia e C. (Stamperia
Reale), 1873.
cm. 18 pp. XXX, 468.
515
Bologna, Giuseppe
Note e studi sul Petrarca.
Milano, Carlo Signorelli (tip. del Riformatorio Marchiondi), 1911.
cm. 19 pp. IV, 167.
516
Nuovi studi sul Petrarca.
Milano - Roma - Napoli, Società Editrice
« Dante Alighieri » di Albrighi, Segati e
C. (Tip. dell’Istituto Marchiondi), 1914.
cm. 18 pp. 137.
517
Bologna, Lucio
Aspetti danteschi. Raccolta di studi dei
più eminenti dantisti compilata con note
e commenti ad uso delle persone colte,
delle scuole medie e del popolo.
Milano, R. Caddeo e C. (tip. Officina
Grafica Milanese), 1921.
cm. 19 pp. VIII, 250.
518
Bonaventura, Arnaldo
Dante e la musica.
Livorno, ed. tip. Raffaele Giusti, 1904.
cm. 18,4 pp. 338.
108
519
Il Canto XV del Purgatorio letto da Arnaldo Bonaventura nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1902.
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
520
Bonaventura (Padre) da Sorrento al
secolo Antonio Gargiulo
S. Francesco d’Assisi. Commento storico al cap. Xl del Paradiso dantesco per il
P. Bonaventura da Sorrento Cappuccino.
S. Agnello, tip. S. Francesco d’Assisi,
1880.
cm. 22 pp. VIII, 228 tav. 1.
521
Boncompagni, Baldassarre
Della vita e delle opere di Guido Bonatti
astrologo ed astronomo del secolo decimoterzo. Notizie raccolte da B. Boncompagni.
Roma, Tip. delle Belle Arti, 1851.
cm. 22 pp. 167 « Estratto dal Giornale
Arcadico - Tomo CXXIII-CXXIV ».
522
Bonghi, Ruggero
Francesco d’Assisi. Studio di Ruggero
Bonghi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1884.
cm. 18,8 pp. [4], 115.
523
Bongiovanni, Domenico
Prolegomeni del nuovo commento storico-morale-estetico della Divina Commedia per Domenico Bongiovanni.
Forlì, Tip. di Luigi Bordandini, 1858.
cm. 18 pp. 397 « Nuovo commento della
Divina Commedia – Vol. I ».
524
Bonsi, Lelio
Cinque / Lezzioni di / M. Lelio Bonsi /
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
/ Lette da Lui pubblicamente nella / Accademia Fiorentina / Aggiuntovi un breve Trattato della / Cometa /. E nella fine
un Sermone sopra l‘Eucarestia da doversi recitare / il giorno giovedì Santo del
medesimo autore. /
In Fiorenza, appresso i Giunti, 1560.
cm. 14,3 cc. [3], 112.
525
Bontempelli, Massimo
Il Canto XXI del Purgatorio letto da
Massimo Bontempelli nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1910]. [Edizione presente in
due esemplari].
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
526
Il Canto XXII del Paradiso letto da Massimo Bontempelli nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 28 « Lectura Dantis ».
527
Borghi, Giuseppe
Studi di Letteratura italiana per Giuseppe
Borghi. Volume primo: De’ primi scrittori italiani e di Dante Alighieri.
Palermo, tip. Francesco Lao, 1837.
cm. 21 pp. 249.
528
Borghini, Vincenzo
Ruscelleide ovvero Dante difeso dalle
accuse di G. Ruscelli. Note raccolte da
C. Arlia. (Parte I). (Parte II).
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1898.
cm. 19,2 Vol. 2 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volumi LVI -LX ».
529
Borgognoni, Adolfo
Scelta di scritti danteschi. Con prefazio-
ne e a cura di Riccardo Truffi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1897.
cm. 19,2 pp. 195 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volumi XLVI-XLVIII »
[XII della Nuova Serie].
530
Borinski, Karl
Die Ratsel Michelangelos. Michelangelo
und Dante von Karl Borinski. Mit 44 illustrationen auf 29 tafeln.
cm. 20,3 pp. 343 tav. 29 f.t.
531
Bosone da Gubbio. Alighieri, Jacopo
Capitoli di M. Bosone da Gubbio e di
Jacopo Alighieri sulla Divina Commedia
di Dante Alighieri col credo di questo
poeta, e un altro di incerto autore. E con
alcune notizie biografiche su Bosone,
con varianti e annotazioni. [Prefazione di
Giovanni Rossi].
Napoli, Stamperia Francese, 1829.
cm. 22 pp. XIII, 124.
532
Bossetti, Giovanni
Il trionfo di Dante. Poema di Giovanni
Bossetti.
Torino, Roux Frassati e C., 1898.
cm. 18 pp. 159.
533
Botrone, Giuseppe
lI ricordo del nostro mondo nel mondo
dantesco.
Livorno, ed. tip. S. Belforte e C., [1913].
cm. 21,2 pp. 60.
534
Botta, Vincenzo
Dante as philosopher, Patriot, and Poet.
With an analysis of The Divina Commedia, its plots and episodes. By Vincenzo Botta.
New York, Charles Scribner and Co.
109
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
,Tip. C.A. Alvord), 1865. cm. 19 pp. X,
413.
Tempio, tip. G. Tortu, 1913.
cm. 21,5 pp. 120.
535
Bottagisio, Giovanni
Osservazioni sopra la Fisica del poema
di Dante. Nuova edizione sulla prima veronese deI 1807 a cura di G.L. Passerini.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
2a ed.
cm. 19,2 pp. 69 fig. « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume decima ».
540
Breglia, Salvatore
Poesia e struttura nella Divina Commedia.
Genova, Emiliano degli Orfini (Tipografia ltaliaca), 1934.
536
Bottagisio, (Padre) Tito
Il Limbo dantesco. Studi filosofici e letterari del P. Tito Bottagisio.
Padova, ed. tip Tipografia e Libreria
Editrice Antoniana, 1898.
cm. 21,1 pp. VII, 423.
537
Boyer D’Agen
Les sept Paralipomènes à la Divine Co médìe. Gravures sur bois de Maurice
Busset.
Parigi, « Editions et Librairie », E. Chiron (tip. Chantenay), 1919.
cm. 20,5 pp. 80.
538
Bozzo, Giuseppe
Ragionamento critico di Giuseppe Bozzo
intorno a quel famoso luogo della Divina
Commedia di Dante Alighieri « Chi è
più scellerato di colui che al giudicio divin passion porta? ». lnf. C. XX, v. 29,
30.
Palermo, tipografia Reale di Guerra,
1830.
cm. 21,3 pp. VI, 100.
539
Branca, Martino
Quisquilie dantesche.
110
541-542
Brocchi, Giovanni Battista
Lettere sopra Dante. A. Miledi W.-Y. DI
; Giambattista Brocchi.
cm. 19,5 pp. 215 « Collana della Nuova
Cultura diretta da Luigi Russo - 7 ». Milano, ed. tip. Felice Rusconi, 1835. [Edizione presente in due esemplari]. cm.
17,3 pp. VIII, 160.
543
Bruni, Leonardo (Aretino)
Le vite / di Dante / e del Petrarca scritte /
da Leonardo Aretino / cavate / da un
manuscritto antico / della Libreria / di
Francesco Redi / e confrontate / con altri
testi a penna. /
In Firenze, all’insegna della Stella, 1672.
cm. 15,5 pp. 114.
544
Bulgarini, Bellisario
Annotazioni, / ovvero / chiose marginali
/ di Bellisario Bulgarini, / l’aperto accademico intronato, / sopra la prima parte della difesa, fatta / da M. Iacopo Mazzoni, / per la Commedia di Dante Alighieri; / compilate nell’idioma toscano
sanese: / all’illustrissima, ed eccellentiss.
/ Accademia Veneziana dedicate. / Aggiuntovi il Discorso di M. Ridolfo Castravilla / sopra la Divina Commedia,
etc. / ed insieme il Racconto delle materie più notabili / di tutta l’opera. / Siena,
appresso Luca Bonetti, 1603. cm. 20,3
pp. 231.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
545
Repliche / di Bellisario Bulgarini / alle
risposte / del sig. Orazio Capponi / Sopra
le prime cinque Particelle delle sue /
Considerazioni, intorno al Discorso / di
M. Giacopo Mazzoni, / composto in difesa / della Comedia di Dante. /
Siena, appresso Luca Bonetti, 1585.
546
Bullettino
della Società Dantesca Italiana. Rass egna critica degli studi danteschi diretta
da Michele Barbi [poi] E.G. Parodi.
Nuova serie - anno 1893-1921. Indice
decennale (nuova serie: voll. I-X, 18931903) compilato da F. Pintor.
Firenze, Società Dantesca Italiana (tip.
Salvadore Landi), 1894-1921.
cm. 25 Vol. 26.
547
Bullettino
dell’istituto Storico Italiano. N.° 41.
Roma, istituto Storico Italiano (tip. del
Senato), 1921.
cm. 26 pp. 232.
548
Buonaiuti, Alarico
Dante mostrato al popolo.
Milano, ed. tip.Fratelli Treves, 1921.
cm. 18,8 pp.261 ritr. 1.
549
Buscaino Campo, Alberto
Studii danteschi. (Edizione completa).
Trapani, Tip. Fratelli Messina e C.,
1894.
cm. 22 pp. 268.
550
Busetto, Natale
La vita e le opere di Dante Alighieri.
Livorno, ed. tip. Raffaele Giusti, 1916.
cm. 15,8 pp. X, 195 [8] « Biblioteca degli studenti - I nostri Grandi - Vol. 334 ».
551
Saggi di varia psicologia dantesca. Contributo allo studio delle relazioni di Dante con Alberto Magno e con San Tommaso.
Prato, ed. tip. F.lli Passerini e C., 1905.
cm. 16,5 pp. 170.
552
Busnelli (padre), Giovanni
Cosmogonia e antropogenesi secondo
Dante Alighieri e le sue fonti.
Roma, « Civiltà Cattolica » (tip.E. Armani di Mario Courrier), 1922.
cm. 23,3 pp. 303.
553
Il concetto e l’ordine del « Paradiso
»dantesco. Indagini e studii preceduti da
una lettera di Francesco Flamini. Parte II
concetto; Parte II: L’Ordine.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 19111912.
cm. 19,2 Vol.2 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - vol. 105-113 ».
554
Il concetto e l’ordine del « Paradiso »
dantesco. Indagini e studii preceduti da
una lettera di Francesco Flamini. Parte
II: L‘Ordine.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1912.
cm. 19,5 pp. 197, 6 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - Vol. 110-113 ».
555
L’etica Nicomachea e l’ordinamento
morale dell’inferno di Dante. con
un’appendice: la concezione dantesca
del Gran Veglio di Creta. Contributo
scientifico. Bologna, Nicola Zanichelli
(Pistoia, tip. Fratelli Passerini), 1907.
cm. 29,5 pp. 195 « Biblioteca storicocritica della Letteratura dantesca diretta
da Pasquale Papa-serie seconda–IV ».
111
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
556
Caetani, Michelangelo, duca di Sermoneta
Alcuni ricordi di Michelangelo Caetani
duca di Sermoneta raccolti dalla sua vedova (1804-1862) e pubblicati pel suo
centenario.
Firenze, tip. Salvatore Landi, 1904.
cm. 24,8 pp. 181 ritr. 1 « Edizione non
venale ».
557
Epistolario del Duca Michelangelo Caetani di Sermoneta. Volume I. [A cura di
G.L. Passerini].
Firenze, (Città di Castello, Tip. Lapi),
1902.
cm. 23,5 pp. VII, 275 ritr. 1 « Edizione
non venale di CCC esemplari - N. 181 ».
558
Tre chiose nella Divina Commedia di
Dante Allighieri. Terza edizione sulla
seconda di Roma del 1876 a cura di G.
L. Passerini.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
3a ed.
cm. 19,2 pp. 70 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume undecimo ».
559
Caggese, Romolo
Firenze dalla decadenza di Roma al Risorgimento d’Italia. II: dal priorato di
Dante alla caduta della Repubblica.
Firenze, Succ. B. Seeber - Francesco Lumachi (Sancasciano Val di Pesa, Tip.
F.lli Stianti), 1913.
cm. 19 pp. 521.
560
Caillet, Robert. Geoffroy, Regine
Le souvenir de Pétrarque a Carpentras.
112
20-27 Novembre 1927. Préface de M.
Emile Ripert. Lettres et bandeaux gravés
sur bois par René Duplan.
Carpentras, tip. Batailler, 1928.
cm. 23,8 pp. 116 tav. 3 f.t.
561
Calamida, Umberto
Scritti vari raccolti da Umberto Calamida. Zingarelli N., Pastonchi F., Borrelli
N. ……
Alessandria, Casa d’Arte Ariel (Milano,
Tip. Pizzi e Pizio), 1931.
cm. 24,4 pp. 107.
562
Calcaterra, Carlo
Gli studi danteschi di Vincenzo Gioberti.
Torino, ed. tip. Fratelli Bocca, 1922.
cm. 24,8 pp. 218 « Estratto dalla Miscellanea Dantesca pubblicata dalla R.
Accademia delle Scienze di Torino Dante e il Piemonte ».
563
Calemard de Lafayette, Charles
Dante. Michelange. Machiavel par Charles Calemard de Lafayette.
Parigi, Eugène Didier (tip. Schneider),
1852.
cm. 18 pp. V, 373.
564
Cambini, Leonardo
Il Pastore Aligerio. Appunti per la storia
della fortuna di Dante nel secolo XVIII.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 19,2 pp. 142 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - Vol. 121-122 ».
565-566
Camillo, Giulio
Annotationi / di M. / sopra le Rime del / di
M. Lodovico Dolce Giulio / Camillo Petrarca. Tavola / de i concetti:
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Etratti di molte belle et affigura-/ te forme di dire, et altre cose pertinen-/ ti alla
moralità, et all’arte. / Tavola di tut ti i
vocaboli con / le Sposition loro, e de gli
Epiteti usati da esso Pe- / trarca e di tutte
le desinenze de i Sonetti e / Canzoni del
medesimo secondo l’or-/ dine delle cinque vocali. / Con privilegio. /
In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’
Ferrari, 1557. [Edizione presente in due
esemplari].
cm. 12,8 cc. 132.
567
Campanini, Naborre
Il Canto X del Purgatorio letto da Naborre Campanini nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901. [Edizione presente in
due esemplari].
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
568
Cancellieri, Francesco
Osservazioni intorno alla questione promossa dal Vannozzi dal Mazzocchi dal
Bottari e specialmente dal P. Abate D.
Giuseppe Giustino Di Costanzo sopra
l’Originalità della Divina Commedia di
Dante appoggiata alla Storia della Visione del Monaco Casinese Alberico ora
per la prima volta pubblicata e tradotta
dal Latino in Italiano da Francesco Cancellieri.
Roma, presso Francesco Bourlic, 1814.
cm. 18,2 pp. XII, 263.
569
Canestrini, Giovanni
Le ossa di Francesco Petrarca. Studio antropologico di Giovanni Canestrini. [In
copertina: Quinto centenario del Petrarca
1874].
Padova, tip. Reale Stab. di Pietro Proserpini, 1874.
cm. 33,5 pp. 95 tav. 4 f.t. « Dagli Atti
della Società Veneto-Trentina di Scienze
Naturali residente in Padova - volume
III, fasc. 1 ».
570
Canzoni
d’amore e madrigali di Dante Alighieri,
di Cino da Pistoia, di Girardo Novello, di
Girardo da Castel Fiorentino, di Betrico
da Reggio, di Ruccio Piacente da Siena.
Riproduzione della rarissima edizione
del 1518 per cura di Jarro [Giulio Piccini].
Firenze, tip. Salvatore Landi, 1899.
cm. 22,2 pp. X, 113 « Edizione di soli
200 esemplari - esemplare n. 184 ».
571
Capetti, Vittorio
Il Canto XXV dell’Inferno letto da Vittorio Capetti nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1907].
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
572
Il Canto XVIII del Paradiso letto da Vittorio Capetti nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 27 « Lectura Dantis ».
573
Illustrazioni al poema di Dante. Capaneo
e il Veglio. La leggenda delle lagrime.
Di una relazione simbolica tra i due
monti. Ida nel poema dantesco...
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 20,5 pp. VI, 207 « Collezione dantesca - Num. 4 ».
574
L’anima e l’arte di Dante. L’oltretomba
di Dante e la Divina Commedia. Il pre-
113
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
ludio dell’inferno. L’apostrofe di Dante
e il grido di dolore di Valafrido Strabone...
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1907.
cm. 18,2 pp. VIII, 337.
575
Studi sul Paradiso dantesco (premiati dal
Ministero) con un’appendice: Dante e le
leggende di S. Pier Damiani. Serie seconda.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1906. cm. 22,3 pp. 131 « Biblioteca storico-critica della letteratura dantesca diretta da Pasquale Papa - serie seconda –
III ».
576
Capocci, Ernesto
Illustrazioni cosmografiche della Divina
Commedia. Dialoghi di Ernesto Capocci.
Uno dei 40 della Società Italiana delle
Scienze, ecc.
Napoli, Stamperia dell’Iride, 1856.
cm. 18 pp. 168.
577
Carboni, Costantino
La sintesi filosofica del pensiero dantesco.
Pitigliano, Tip. Edit. della « Lente » di
Osvaldo Paggi, 1899.
cm. 19 pp. 175.
578
Il Giubileo di Bonifazio VIII e la Comedia di Dante.
Roma, Ermanno Loescher e C. tip. Tiberina), 1901.
cm. 18,5 pp. 111
579
Carducci, Giosuè
Delle Rime e della varia fortuna di Dante. Con note di M. Pelaez.
Bologna, Nicola ZanicheIli (tip. di Paolo
Neri), 1913.
cm. 16,2 pp. 397 tav. 10 f.t. « Edizione
114
annotata a cura di Adolfo Albertazzi,
colla collaborazione di Augusto Cesari,
Emilio Lovarini, Mario Pelaez, Achille
Saletti, Renato Serra ».
580
Canini, Armando
Studio su « L’Africa » di Francesco Petrarca.
Firenze, Succ. Le Monnier (Prato, tip.
Succ. Vestri), 1902.
cm. 17,3 pp. 195.
581
Carmignani, Giovanni
Lettera del Professore Giovanni Carmignani all’amico e collega suo Professor
Giovanni Rosini sul vero senso di quel
verso di Dante « Poscia più che il dolor
poté il digiuno ». Inf. c. 33 v. 75. Seconda edizione con l’aggiunta di una
prefazione apologetica, e delle citazioni
mancanti alla prima.
Pisa, Tipografia Nistri, 1826. 2a ed.
cm. 22,2 pp. 107.
582
Carnovale, Luigi
Il secentenario Dantesco 1321-1921 negli Stati Uniti d’America. Suprema purissima gloriosa imperitura affermazione
di italianità intellettuale spirituale mor ale. Chicago, ed tip. Blakeley-Oswald,
1924. cm. 22,6 pp. 747 fig.
583
Carollo, Niccolò
Perchè Francesca e Paolo indivisi nel
cerchio secondo dell’inferno.
Alcamo, Francesco Spica, s.t., 1891.
cm. 18,5 pp. 228.
584
Carpellini, Carlo Francesco
Della letteratura dantesca degli ultimi
venti anni. Dal 1845 a tutto il 1865 pubblicata per cura del D.C.F. Carpel-
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
lini. In continuazione della Bibliografia
Dantesca del Visconte Colomb De Batines. Contenente: I cataloghi delle edizioni della Divina Commedia e delle opere minori - Delle traduzioni delle opere di Dante nelle lingue d’Europa - Delle
vite di Dante - Degli studi storici, filosofici, polemici ecc. sopra Dante - E gli indici generali dei cataloghi.
Siena, Ignazio Gati (tip. A. Mucci),
1866.
cm. 23,4 pp. XCVI, 116.
585
Carrara, Enrico
Le chiose cagliaritane. Scelte ed annotate da Enrico Carrara.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1902.
cm. 19,2 pp. 172 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume LXXII - LXXIII
-LXXIV »
586
Carteggio
dantesco del duca di Sermoneta con
Giambattista Giuliani Carlo Witte, Alessandro Torri ed altri insigni dantofili con
ricordo biografico di Angelo Di Gubernatis.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. dell’Arte della Stampa), 1883.
cm. 18,8 pp. 179.
587
Casa (Della)
di Dante. Relazione con documenti al
Consiglio generale del Comune di Firenze.
Firenze, Comune di Firenze (tip. Successori Le Monnier), 1865.
cm. 27,5 pp. 95 tav. 5 f.t.
588
Casa (La)
di Dante Alighieri in Firenze. Relazione
della Commissione istituita dalla Giunta
116
municipale de’ 17 marzo 1866 per compimento delle ricerche storiche sulla medesima.
Firenze, Comune di Firenze (tip. Successori Le Monnier), 1869.
cm. 27,5 pp. 38 tav. 1 alleg. 2 f.t.
Sta con:
Casa (Della)
di Dante. Relazione con documenti al
Consiglio generale del Comune di Firenze.
Firenze, Comune di Firenze (tip. Successori Le Monnier), 1865.
589
Casella, Mario
Il Canto XXXIII de! Paradiso letto da
Mario Casella nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stamoa » succ. Landi), 1925.
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
590
Casini. Tommaso
Aneddoti e studi danteschi. Serie I.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm. 19.2 pp. 100 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume XXIV ».
591
Il Canto I dell’inferno letto da Tommaso
Casini nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1905].
cm. 24 pp. 30 « Lectura Dantis ».
592
Il Canto XIV del Purgatorio letto da
Tommaso Casini nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze. G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1902.
cm. 24 pp. 39 « Lectura Dantis ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
593
Scritti danteschi con due facsimili e con
due documenti inediti.
Città di Castello, ed. tij. S. Lapi, 1913.
cm. 20,5 pp. 344 « Collezione dantesca Num. 1 ».
Divina Commedia con prefazione e per
cura di Rocco Murari.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1896.
cm. 19,2 pp. 168 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini -volumi XXIX-XXX ».
594
Castorina, Pasquale
Catania e Dante Alighieri ovvero: uno
sguardo retrospettivo di anni seicento,
La cronaca di F. Atanasio di Aci ed una
società catanese di Storia patria pel can.
Pesquale Castorina.
Catania, tip. Giacomo Pastore, 1883.
cm. 22,3 pp. 217 tav. 1 f.t.
599
Centofanti, Silvestro
Un preludio al corso di lezioni su Dante
Alighieri.
Firenze, tip. della Galileiana, 1838.
cm. 22 pp. LXX, 50.
595
Catalogo
della Mostra Dantesca nell’Archiginnasio.
Bologna, Nicola Zanichelli (tip. Paolo
Neri), 1921.
cm. 2, pp. VII, 96 ritr. 1 « Comitato bolognese per la celebrazione del sesto
centenario dalla morte di Dante ».
596
Cavallani, Elisabetta
La fortuna di Dante nel trecento.
Firenze, Società Anonima Editrice Fran cesco Perrella (Città di Castello, tip. So cietà Tipografica «Leonardo da Vinci»),
1921.
cm. 24 pp. 462 « Biblioteca della Rassegna – II ».
697
Cavazzutti, Stefano
Intorno al sogno di Jacopo Alighieri,
Con prefazione di Enrico Morselli.
La Plata, ed. a cura dell’autore (Faenza,
tip. F. Lega), 1923.
cm. 23,5 pp. XXIII, 120 ritr. 1.
598
Cavedoni, Celestino Venanzio
Raffronti tra gli autori biblici e sacri e la
600
Cerreti, Alfonso
Valore filosofico ed estetico del dubbio
nella Divina Commedia,
Città di Castell o, ed tip. S. Lapi, 1931.
cm. 19,2 pp. VII, 44 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari - Vol. 136
».
601
Cerri, Annetta
Danfe, Alfieri, Petrarca. Tre commemorazioni di Annetta Cerri nell’Educatorio
Whitaker in Palermo.
Palermo, tip. Giuseppe Fiore, 1905.
cm, 22,2 pp. 111.
602
Cesarea, Giovanni Alfredo,
Francesco Petrarca. La vita.
Messina, Giuseppe Principato (off. Graf.
La Sicilia), s.d.
cm. 15,5 pp. 94 « Storia critica della Letteratura Italiana diretta da Andrea Gustarelli ».
603
Cesani, Antonio
Bellezze della Commedia di Dante Alighieri. Dialoghi d’Antonio Cesari. Verona, tip. Paolo Libanti, 1824.
cm. 23 tomi 3.
604
Cevelotto, Mario
117
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Dante e la marca trevigiana.
Treviso, Tip. Turazza, 1906.
cm, 21,2 pp. 203.
605
Chesani, (padre) Giuseppe
L’ordine nell’inferno di Dante. Parte I.
Proemio. Storia dei vari sistemi di divisione dei peccati nell’Inferno dantesco.
Commento della divisione esposta da
Dante nel canto XI dell’inferno. Critica
di tutti i sistemi sinora proposti. Breve
riassunto del commento.
Verona, Tip. e Cart, A. Gurisatti, 1903.
cm. 21,5 pp. 159,
606
Chiappelli, Alessandro
Dalla Trilogia di Dante.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1905.
cm. 18 pp. VII, 286.
607
Il Canto III dell’Inferno letto da Alessandro Chiappelli nella Casa di Dante in
Roma.
Firenze, G.C. Casoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1914].
cm, 24 pp. 44 « Lectura Dantis ».
608
Il Canto XXVI dell’inferno letto da Alessandro Chiappelli nella sala di Dante
in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G, Carnesecchi e figli), 1901.
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
609
Il Canto XXXI del Paradiso letto da Alessandro Chiappelli nella Sala di Dante
in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 41 « Lectura Dantis ».
610
Chiaradia, Eugenio Nino
La storia del Canzoniere di Francesco
Petrarca. Volume I.
Bologna, Nicola Zanichelli (Napoli, tip.
Luigi Pierro), 1908.
cm. 22,5 pp. XXI, 410.
611
Chiari, Alberto
Il Canto XXXI dell’inferno letto da Alberto Chiari nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1930.
cm. 24 pp. 39 « Lectura Dantis ».
612
Il Canto IV del Purgatorio letto da Alberto Chiari nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Soc. An.
Stab. Tip. già Civelli), 1937.
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
613
Chianini, Cina
Di una imitazione della Divina Commedia. La Casa della Fama di Chaucer.
Bari, ed. tip. Gius. Laterza e figli, 1902.
cm, 17,3 pp. 114 ritr. 1.
614
Chini, Mario
Il Canto VII dell’Inferno letto da Mario
Chini nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. L’Arte della
Stampa, succ. Landi) [1927].
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
615
Il Canto XXII dell’inferno letto da Mario
Chini nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1929.
cm, 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
118
______________________________________________________________________________________________CATALOGO
616
Chiose
sopra Dante testo inedito ora per la prima volta pubblicato.
Firenze, tip. Piatti, 1846.
cm. 25,5 pp. IX, 899.
617
Chistoni, Paride
La seconda fase del pensiero dantesco.
Periodo degli studi sui classici e filosofi
antichi e sugli espositori medievali.
Livorno, ed. tip. Raffello Giusti, 1903.
cm. 18,5 pp. XIV, 222 « Lavoro premiato nella gara dantesca del 1900 ».
618
Ciampi, Sebastiano
Monumenti d’un manoscritto autografo
di messer Gio. Boccacci da Certaldo trovati ed illustrati da Sebastiano Ciampi.
Firenze, ed. tip. Giuseppe Galletti, 1827.
cm. 21,8 pp. 112 tav. 2 f.t.
619
Cian, Vittorio
Sulle orme del veltro, Studio dantesco di
Vittorio Cian.
Messina, G. Principato (tip. dei Progresso), 1897.
cm. 18 pp. 136.
620
Ciattino, Oreste
Dante. La vida y las obras.
Buenos Aires, s.e., s.t., 1921.
cm. 17,5 pp. 127 tav. 7 f.t.
621
Cibrario, Luigi
Scritti vani del conte Luigi Cibrario,
Delle condizione economica d’italia ai
tempi di Dante. Lezione sopra un meraviglioso sonetto di Dante. Degli amori e
della morte d’Agnese Gonzaga...
Firenze-Torino, tip. Eredi Botta, 1868.
cm. 16 pp. IV, 324.
622
Cimegotto, Cesare
L’Alighieri nella vita nell’opera e nella
sua varia fortuna, Lezioni per i giovani
delle scuole secondarie.
Milano, Libreria Editrice Lombarda A.
De Mohr, Antongini e C. (Cremona, tip.
Pietro Fezzi), 1904.
cm. 18,5 pp. VII, 248.
623
Cipolla, Carlo
Il Trattato « De Monarchia » di Dante
Alighieri e l’opuscolo « De potestate regia et Papali » di Giovanni da Parigi.
Memoria di Carlo Cipolla.
Torino, C. Clausen (Stamperia Reale Paravia), 1892.
cm. 28 pp. 97 « Estratto dalle Memorie
della R. Accademia delle Scienze di Torino - Serie II tom. XLII ».
624
Cittadella, Giovanni
L’Italia di Dante. Studii di Giovanni Cittadella.
Padova, Libreria Sacchetto (tip. Prosperini), 1865.
cm. 22,5 pp, 59.
625
Claudio, Luca
La Vergine nella Divina Commedia...La
Regina, / Cui questo regno è suddito e
devoto. (Par. XXXI, 116-117).
Molfetta, « Libreria Editrice » T. Spadavecchia (tip. M. Conte), 1924.
cm. 21 pp. 104.
626
Clerici, Graziano Paolo
Studi vari sulla Divina Commedia. Del
Catone uticense. Dei primi terzetti del C.
IX del Purgatorio e di un passo del Paradiso. Sul pié fermo!... Con lettera di Giuseppe Dalla Vedova sulla questione geografico-astronomica del C. IX del
119
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Purgatorio.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1888.
cm. 18 pp. VI, 151, 4.
627
Cochin, Henry
La chronologie du Canzoniere de Pétrarque par Henry Cochin.
Parigi, Librairie Emile Bouillon (Chartres, tip. Durand), 1898.
cm. 18,5 pp. X, 161,4 « Bibliothèque
Littéraire de la Renaissance dinigée pan
P. De Nolhac et L. Dorez - tome premier
».
628
Le frère de Petrarque et le livre « du Repos des Religieux » par Henry Cochin.
Parigi, Librerie Emile Bouillon (Chartres, Tip. Duran), 1903.
cm. 18,5 pp. 255 « Bibliothèque littérame de La Renaissance dirigée pan P.
De Nolhac et L. Dorez - tome quatrième
».
629
Codici (I)
di Dante Alighieri in Venezia. Illustrazioni storico-letterarie.
Venezia, ed. tip. P. Naratovich, 1865.
cm, 23,5 paginazione varia.
630
Coletti, Luigi
L’arte in Dante e nel medio evo. Lettura
tenuta il 10 Aprile nel Liceo Canova di
Treviso. Gaia e Rizzardo da Camino.
Treviso, Tip. L. Zoppelli, 1904.
cm. 20 pp. 107.
631
Coli, Edoardo
Il Paradiso terrestre dantesco. (Con 25
incisioni in legno).
Firenze, R. Istituto di Studi superiori
pratici e di perfezionamento (tip. G. Carnesecchi e figli), 1897.
120
cm. 26,3 pp. VII, 254 fig. tav. 6 « Pubblicazioni del R. Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze - sezione di Filosofia e Lettere ».
632
Colomb De Batines, Paul (visconte)
Bibliografia dantesca ossia catalogo delle edizioni, traduzioni, codici manoscritti
e comenti della Divina Commedia e delle opere minori di Dante, seguito dalla
serie de’ biografi diluì compilata dal Sig.
Visconte Colomb De Batines. Traduzione italiana fatta sul manoscritto
francese dell’autore.
Prato, Tip. Aldina di Alberghetti e 1846.
cm. 23,3 tomi 3.
633
Giunte e correzioni inedite alla « Biblioteca dantesca » pubblicate di sul manoscritto originale della R. Biblioteca
centrale di Firenze da Guido Biagi.
Firenze, G.C. Sansoni (Tip. G. Carnesecchi e figli), 1888.
cm. 23 pp. IX, 264 « 350 esemplari ». «
Biblioteca di Bibliografia e Paleografia
».
634
Indice generale della « Bibliografia Dantesca » compilata dal visconte Colomb
de Batines.
Bologna, Gaetano Romagnoli (tip. Fava
e Ganagnani), 1883.
cm. 23 pp. 174 « Edizione di soli 250 esemplari di quali 7 in carta di Fabriano e
3 in carta colorata ».
635
ColteIli, Giuseppe
Modo nuovo di intendere Dante ovvero
compendio di un nuovo commento da
pubblicarsi da G. Coltelli.
Bologna, Nicola Zanichelli succ. Alli
Marsigli e Rocchi (Modena, Nicola Zanichelli e soci tipografi), 1875.
cm. 19 pp. VIII, 218.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
636
Con
Dante e per Dante.
Del Lungo. Schenillo. Zuccante. Giacosa. Rocca. Negri. Novati. Rossi. Milano,
Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti),
1898.
cm. 17,8 pp. XXXIII, 323 fig. nitr. 1 a
col. tav. 8. Discorsi e Conferenze tenute
a cura del Comitato Milanese della Società Dantesca It aliana.
637
Conti, Giusto de’
La Bella Mano di Giusto de’ Conti Romano Senatore e una raccolta delle Rime
antiche di diversi toscani. Nuova edizione con prefazione e annotazioni. [di Antonio M. Salvini].
Firenze, Jacopo Guiducci e Santi Franchi, 1715.
cm. 14 pp. XXIV, 274.
638
Corbellini, Alberto
Cina da Pistoia. Amore ed esilio. Note di
Alberto Corbellini.
Pavia, Tip. del « Corriere Ticinese »,
1895.
cm. 20,5 pp. 182.
639
Quistioni ciniane e la « Vita Nova » di
Dante.
Pistoia, ed. tip. Casa Sinibuldiana G.
Fiori e C., 1904.
cm, 23 pp. 61 « Estratto dal Bullettino
Storico Pistoiese - anno VI fasc. 1-2 ».
640
Corradino, Corrado
Il Canto XXI del Purgatorio letto da Corrado Corradino nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1902].
641
Cosenza, Mario Emilio
Francesco Petrarca and the revolution of
Gola Di Rienzo by Mario Emilio Cosenza.
Chicago, ed. tip. University of Chicago
Press U.S.A., 1913.
cm. 18,3 pp. XIV, 330.
642
Costanzo, Giuseppe Aurelio
Il fine più proprio della Divina Commedia.
Roma, ed. tip. Creste Garroni, 1909.
cm. 16,7 pp. 339 « Biblioteca Classica
Popolare ».
643
Counson, Albert
Dante en France par Albert Counson.
Enlangen, Fr. Junge (tip. Junge e Sohn),
1906.
cm. 23,5 pp. 276.
644
Crescimanno, Giuseppe
Figure dantesche.
Venezia, Leo S. Olschki (tip. Fratelli Visentini), 1893.
cm. 22 pp. 229.
645
Crescimone, Vincenzo
Sulla Divina Commedia. Monografie e
frammenti.
Caltanissetta, R. Crescimone (tip. Ospizio Prov. di beneficenza), 1911.
cm. 20,2 VII, 401.
646
Crescini, Vincenzo
Il Canto XXVIII dell’inferno letto da
Vincenzo Crescini nella sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesec
chi e figli), [1907]. cm. 24 pp. 62 « Lectura Dantis ».
121
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
647
Crispolti, Filippo
Il Canto XII del Paradiso letto da Filippo
Crispolti nella « Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1923. [Edizione presente in due esemplari].
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis »,
652
Cunnington, Susan
Stories from Dante by Susan Cunnìngton.
Londra, George G. Harrap and Co. Ltd.
(Edimburgo, tip. Turnbull and Spears),
1918.
cm. 18,5 pp. 256 tav. 8 « Told Through
The Ages ».
648
Croce, Benedetto
La poesia di Dante.
Bari, ed. tip. Laterza e figli, 1921.
cm. 20,2 pp. 213 « Scritti di Storia letteraria e politica - XVII ».
653
Da
Dante al Manzoni. Studi critici.
Pavia, ed. tip, succ. Fusi, 1923.
cm. 25 pp. 265 tav. 1 rimontata sul testo
649
Crocioni, Giovanni
I Dottrinale di Jacopo Alighieri. Edizione critica con note e uno studio preliminare.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm. 19,2 pp. 335 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Parresini - volumi XXVI - XXVII XXVIII ».
654
Dai
tempi antichi ai tempi moderni. Da Dante a Leopardi. Raccolta di scritti critici,
di ricerche storiche, filologiche e letterarie. Con facsimili e tavole.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), [1904].
cm. 25 pp. XIV, 782 tav. 4 facs. 4 « Per
nozze Scherilla-Negri; unica edizione di
300 esemplari ».
650
Le Rime di Piero Alighieri precedute da
cenni biografici.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1903.
cm. 19,2 pp. VIII, 115 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G,L. Passerini - volume LXVII –
LXXVIII ».
655
Dami, Luigi. Barbadoro, Bernardino
Firenze di Dante.
La città. La storia, La vita. Dante. Fire nze, Istituto di edizioni artistiche fratelli
Alinari (tip. Carpigiani e Zipoli), 1921.
cm. 19,5 pp. 203 tav. 63 n.n.
651
Culcasi, Carlo
Il Petrarca e la musica, Firenze, Bemporad (Catania, tip. Rizzo), 1911.
cm. 23,2 pp. 186.
122
656
D’Ancona, Alessandro
Il Canto VII del Purgatorio letto da Alessandro D’Ancona nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
657
Scritti danteschi. I precursori di Dante.
Beatrice. Noterelle dantesche...
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Barbera, Alfani e Venturi), 1912-1913.
cm. 19 pp. 571 ritr. 1 tav. 2.
658
Dandolo, Tullio
I secoli dei due sommi italiani Dante e
Colombo studiati e delineati da Tullio
Dandolo. Frammento d’una storia del
pensiero ne’ tempi moderni. Vol, I. Vol,
II, [rilegati insieme].
Milano, ed. tip.Borroni e Scotti, 1852,
cm, 18 Vol. 2[rilegati insieme] tav. 2.
659
Dante
Alighieri.
1321-1921,
Omaggio
dell’Olanda.
Aia, Martinus Nijhoff (tip. S.H. de Roos), 1921.
cm. 24,8 pp. XI, 230 « Edizione di quattrocento esemplari numerati - N. 379 ».
660
Dante
e Arezzo a cura di Giuseppe Fatini. Atti
della R. Accademia « Petrarca » di Arezzo N.S. Vol. II. Comitato Aretino della «
Dante Alighieri ».
Arezzo, Accademia R. Petrarca (Società
Tipografica Aretina), 1922.
cm. 25,5 pp. 398.
661
Dante
e Bologna.Conferenze di Giuseppe Albini - Francesco Flamini - Alfredo Galletti
- Corrado Ricci.
Bologna, Nicola Zanichelli (tip. di A.
Cacciari), 1922.
cm. 18,5 pp. 105.
662
Dante
e il Friuli. 1321-1921.
Udine, tip. G.B. Doretti, 1922.
cm. 23,2 pp. X, 201 tav, 2 dp. « Accademia di Udine e Società Filologica
Friulana ».
663
Dante
e il suo secolo. XIV maggio
MDCCCLXV, Firenze, Tip. di M. Cellini e C. nella Galileiana, 1865.
cm. 32,5 pp. XVI, X, 956 ritr. 1 tav. 1
rimontata sul testo alleg. 1 « Impresso in
Firenze nella Stamperia Galileiana direttore Mariano Cellini cavaliere mauriziano in MD copie di cui CCL speciali
progressivamente numerate oltre sei singolarissime in carta colorate a due di pesto tutto fiore di fabbrica italiana ».
664
Dante
e la guerra. Nuovo Convito diretto da
Maria Del Vasto Celano. Roma, 30 giugno - 30 settembre 1917, Anno II n. 6-9,
Napoli, Tipografia Richter e C., 1917.
cm. 30,5 pp. 123.
665
Dante
e l’Italia, Nel VI centenario della morte
del poeta MCMXXI.
Roma, Fondazione Marco Besso (tip.
Società Anonima Poligrafica Italiana),
1921.
cm. 23,8 pp. XXVIII, 406.
666
Dante
e la Liguria. Studi e ricerche di Ernesto
Giacomo Parodi, Paolo Revelli, Arturo
Ferretto... Con 31 illustrazioni.
Milano, ed. tip. Fratelli Treves, 1925,
cm. 24 pp. VIII, 444 tav. 31.
667
Dante
e la Lunigiana. Nel sesto centenario della
venuta del poeta in Valdimagra
123
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
MCCCVI-MDCCCCVI Con illustrazioni e facsimili.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1909.
cm. 19 pp. XIV-582 tav. 19 facs, 4.
668
Dante
e il Piemonte. Pubblicazione della Reale
Accademia delle Scienze. A commemorare il VI Centenario della morte di Dante. Torino, Fratelli Bocca (tip. Vincenzo
Bona), 1922.
cm. 25 pp. 647 « Miscellanea di studi
danteschi ».
669
Dante
e Padova. Studi storico-critici.
Padova, Libreria Sacchetto (tip. P. Prosperini), 1865.
cm. 22 pp. XII, 451 « Sesto centenario
dantesco ».
670
Dante
e Prato. Conferenze tenute nel salone
della R. Accademia dei Misoduli in Prato da F. Flamini, C.A. Lumini, R. Caggese... Con dedica di I. Del Lungo.
L’Associazione dell’Arte della lana e la
R. Accademia dei Misoduli promossero
e curarono. Nel secentenario della morte
del poeta.
Prato, tip. Società An onima Cooperativa
« La Tipografica », 1922.
cm. 24 pp. 183 ritr, 1 « Archivio Storico
Pratese - supplemento I - Prato Toscana Periodico trimestrale ».
671
Dante
e Siena con illustrazioni di Arturo Viligiardi. Volume pubblicato a cura del
Comune di Siena in onore di Dante Alighieri nel VI Centenario della sua morte.
Siena, ed. Comune di Siena (tip. Lazzeri), 1921.
124
cm, 29 pp. VIII, 459 fig. tav. 36 f.t. e 17
rimontate sul testo [manca una tavola a
p. 118].
672
Dante
e Verona. Studi pubblicati a cura di Antonio Avena e Pieralvise di Serego - Alighieri in occasione del secentenario dantesco.
Verona, Tipografia Cooperativa, 1921.
cm, 24 pp. 419 tav. 23 alleg. 2.
673
Dante
e Vicenza. XIV maggio MDCCCLXV.
Vicenza, Accademia Olimpica (tipografia Paroni), 1865, cm. 31 pp. 124 tav, 2
f.t.
674
Dante
La poesia - Il pensiero - La storia, Commemorazione del secentenario dantesco
promossa dagli studenti di Lettere della
R. Università di Padova. A. Belloni, G.
Bertacchi, F. Biondolillo... Padova, Fratelli Drucker dell’A.L.I. (tip. La Garangola), 1923. cm, 23,5 pp. XVI, 280.
675
Dante
Melanges de critique et d’erudition francaises publiés à l’occasion du VI Gentenaire de la mort du Poète. MCCCXXI MCMXXI. Parigi, Librairie Francaise
(tip. L’lmprimerie Lux - lmprimeur V.
Jacquemin), 1921. cm. 25,4 pp. 277 ritr.
1 tav. 40 « Union Intellectuelle FrancoItalienne ».
676-677
Dante
Raccolta di studi a cura di Aloijzi Res.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Per il secentenario della morte di Dante.
1321-1921.
Gorizia, ed. tip. Paternoli, 1921.
cm. 24 pp. 187 tav. 6 f.t. « L’edizione
slovena di quest’opera è uscita a Lubiana, 1921 (1923) presso la Casa Editrice
Kleinmayr e Bamberg ». [Edizione presente in due esemplari].
678
Dante Society
Annual report of the Dante Society
(Cambridge, Mass.), 1890-1926.
Cambridge (Massachusetts), Dante Society (tip John Wilson and Son - University Press; [poi] Boston, Ginn and
Company; [poi] Cambridge, Harvard
University Press), 1890-1926.
cm. 23 vol. 32 [mancano le seguenti annate: 1895, 1896, 1919, 1920, 1921,
1922, 1923; doppioni del 1899-1900,
1904].
679
Dantisti
e dantofili dei secoli XVIII e XIX. Contributo alla storia della fortuna di Dante.
Fascicolo -VII.
Firenze, ed. Direzione del Giornale dantesco, [poi] Fratelli Passerini e C., (Città
di Castello, tip. S. Lapi; [poi] Prato, Fratelli Passerini e C.), 1901-1905.
cm. 19,7 cc, [80] fig. ritr. 1 f.t.
680
Da Porto, Luigi
Giulietta e Romeo. Novella storica di
Luigi Da Porto di Vicenza. Edizione
XVII, colle varianti fra le due primitive
stampe venete; aggiuntavi la Novella di
Mat teo Bandello su lo stesso argomento,
il
Poemetto di Clizia veronese,
ed altre antiche poesie; col corredo
d’illustrazioni storiche e bibliografiche
per cura di Alessandro Torri; e con sei
tavole in rame.
Pisa, ed. tip. fratelli Nistri, 1831.
cm. 21,5 pp. XX, 204, XLVI tav, 6.
681
Davidshon, Robert
Firenze ai tempi di Dante. Traduzione di
Eugenio Duprè Theseider.
Firenze, R. Bernporad e figlio (tip. Scolastica di R. Bemporad e figli), 1929.
cm. 24 pp. 715.
682
Geschichte von Florenz. Dritter band:
Die lekten kampfe gegen die Reichsgewalt.
Berlino, ed. tip. Sigfried Mittler-Sohn,
1912.
cm. 24,3 pp. XIII, 954,
683
De Antonellis, Ciriaco
De’ principi di diritto penale che si contengono nella Divina Commedia e delle
condizioni d’Italia al tempo di Dante.
Napoli, Stamperia dell’Iride, 1860.
cm. 17 pp. 118.
684
De’ principi di diritto penale che si contengono nella Divina Commedia con
prefazione e a cura di Valerio Scaetta.
Città di Castello, ed tip. S. Lapi, 1894,
cm. 19,2 pp. 105 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - Volume ottavo ».
685
Debenedetti, Santorre
Nuovi studi sulla Giuntina di rime antiche.
Città di Castello, ed, tip. S. Lapi, 1912.
cm. 19,2 pp. 93 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Vol. 114-115 ».
686
De Cani, Carlo
L’antipurgatorio. Saggio di un commento al Divino Poema.
Milano, tip. Pontif. ed Arciv. San Giuseppe, 1929. cm. 19 pp. XXXVIII, 348.
125
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
687
De Chiara, Stanislao
Dante e la Calabria. Studio di S. De
Chiara.
Cosenza, ed, tip. L. Aprea, 1894.
cm. 19,2 pp. 216 tav.
688
Dante e la Calabria. Seconda edizione in
gran parte rifatta e notevolmente accresciuta.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1910.
2a ed.
cm. 19,2 pp. 252 ritr. 1 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G.L. Passerini - volumi 91-92-93-9495 ».
689
Il Canto X del Paradiso letto da Stanislao
De Chiara nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Santonio (tip. G. Carnesecchi e figli), [1903].
cm. 24 pp. 48 « Lectura Dantis ».
690
Il Canto XIII del Paradiso letto da Stanislao De Chiara nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
691
De Domo, Ubaldo
Discorso / di Ubaldo / De Domo, nel
quale si espone / la vigesima seconda
Canzone del Petrarcha, / secondo il suo
vero sentimento, contro / le varie opinioni de gli altri, / All’Illustriss. et Reverendiss. Sig. / Cinthio Aldobrandini /
Cardinale San Giorgio. /
In Perugia, Per Vincentio Colombara,
1604.
126
cm. 19,1 pp. 48.
692-693
De Gravisi, Federico
Dei cerchi infernali di Dante. Studio filosofico e critico sulla graduazione dei
peccati e delle pene come sulla corrispondenza di queste a quelli nell’inferno
dantesco per Federico De Gravisi.
Napoli, Tip. già Del Fibreno, 1876.
cm. 23,5 pp. 142 [Edizione presente in
due esemplari].
694
Del Balzo, Carlo
Poesie di mille autori intorno a Dante Alighieri. Raccolte ed ordinate cronologicamente con note storiche, bibliografiche e biografiche da Carlo Del Balzo.
Roma, ed. tip. Forzani e C., 1889-1909,
cm. 23,3 voll. 15 « Edizione di 500 esemplari numerati ».
695
Del Bon, Antonio
Il Paradiso di Dante Alighieri. Visione di
Antonio Del Bon.
Firenze, Tip. Succ, Le Monnier, 1865.
cm. 17,5 pp. 152.
696
Del Cerro, Emilio
La vita di Dante Alighieri.
Messina, G. Principato (Catania, tip. Di
Mattei e C.), 1921.
cm, 22 pp. 238.
697
Della Giovanna, lldebrando
Frammenti di studi danteschi. Amore
centrum circuli. Come Dante sarebbe
stato laudatore di sè medesimo, Quando
Beatrice nel mondo venne?…
Piacenza, Vincenzo Porta (tip. Marchesotti e C.), 1886.
cm. 18,5 pp. 72,
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
698
Il Canto II dell’inferno letto da Ildebrando Della Giovanna nella sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1905].
cm. 24 pp. 32 « Lectura Dantis ».
699
Il Canto XXIII dell’Inferno letto da Ildebrando Della Giovanna nella sala di
Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901.
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
700
Della Torre, Arnaldo
La giovinezza di G. Boccaccio (13131341). Proposta d’una nuova cronologia.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1905.
cm. 19,2 pp. IX, 359 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume LXXIXLXXXII ».
701
Della Torre, Ruggero
La quarta egloga dì Virgilio commentata
secondo l’arte grammatica.
Udine, Tip. del Patronato, 1892.
cm. 23 pp. 201.
702
Sistema dell’arte allegorica nel poema
dantesco.
Cividale, ed. tip. Fulvio Giovanni, 1892.
cm. 21,2 pp. 81.
703
Del Lungo, Isidoro
Beatrice nella vita e nella poesia del secolo XIII. Studio di lsidoro Del Lungo
con appendice di documenti ed altre illustrazioni.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1891.
cm. 19,2 pp. 174.
704
Conferenze fiorentine. Firenze e Dante.
L’esilio di Dante. Un mercante del trecento. L’assedio di Firenze. Galileo, I
M edici
granduchi.
Un
operaio
dell’ottocento. Moralità della storia fi orentina nella storia d’Italia. In palazzo
Vecchio.
Milano, ed. tip. L.F. Cogliatì, 1901.
cm. 22 pp. XII, 299.
705
Da Bonifazio VIII ad Arrigo VII. Pagine
di storia fiorentina per la Vita di Dante.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi dirett. dell’Arte della Stampa),
1899.
cm. 18,5 pp. VIII, 474. 706
706
Dal secolo e dal poema di Dante. Altri
ritratti e studi di lsidoro Del Lungo. Con
indice alfabetico ai due volumi.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1898.
cm. 18, pp. VIII, 542.
707
Dante ne’ tempi di Dante. Ritratti e studi
di Isidoro Del Lungo. La gente nuova in
Firenze. Campaldino. Peripezie d’una
frase dantesca...
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1888.
cm. 19 pp. V, 485.
708
Dell’esilio di Dante. Discorso commemorativo del 27 gennaio 1302 letto al
Circolo filologico di Firenze il 27 gennaio 1881 da Isidoro Del Lungo. Con
documenti.
Firenze, ed. tip. Succ. Le Monnier, 1881.
cm. 18,3 pp. 210,4.
709
Dino Compagni e la sua Cronica per Isidoro Del Lungo. Volume primo: parte
prima; volume primo: parte seconda; volume secondo: contenente il te127
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
sto della Cronica riveduto sui manoscritti
e commentato.
Firenze, Successori Le Monnier (tip.
Carnesecchi), 1879-80.
cm. 23,5 tomi 3 tav. 1. 710
710
I Bianchi e i Neri. Pagine di storia fiorentina da Bonifazio VIII ad Arrigo VII
per la Vita di Dante. Seconda edizione
con correzioni e giunte, indice dei nomi
e quattro tavole fuor di testo.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. «
L’Arte della Stampa », succ. Landi),
1921, 2a ed.
cm. 19 pp. XI, tav. 4 f.t.
711
Il Canto VI dell’inferno letto da Isidoro
Del Lungo nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi
e figli), [1906].
cm. 24 pp. 43 « Lectura Dantis ». 712
712
Il Canto X dell’inferno letto da lsidoro
Del Lungo nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp, 47 « Lectura Dantis ». 713
713
Il Canto XXVII dell’inferno letto da Isidoro Del Lungo nella sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze.G.C. Sansoni (tip. « L'Arte della
Stampa » succ. Landi), 1925.
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ». 714
714
Il Canto XVII del Paradiso letto da Isidoro Del Lungo nella Sala di Dante in
Orsanmichele. Con appendice sul Primo
Rifugio e Primo Ostello di Dante in Verona.
128
Firenze, G.C. Sansoni (G. Carnesecchi e
figli), [1903].
cm. 24 pp. 84 « Lectura Dantis ».
715
Il Canto XXXIII del Paradiso letto da Isidoro Dei Lungo nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli) [1913].
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
716
Del Noce, Gaetano
Il Conte Ugolino della Gherardesca. Studio storico-letterario.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
2a ed.
cm. 19,2 pp. 91 « Collezione di opuscoli
danteschì inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume XV ».
717
Lo Stige dantesco e i peccatori dell’Antilimbo. Canti III, VII, VIII dell’inferno.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm. 19,2 pp. 132 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume XXII ».
718
Del Virgilio, Giovanni. Alighieri, Dante
I versi latini di Giovanni Del Virgilio e
di Dante Alighieri recati in versi italiani
ed illustrati col testo a fronte e con note
da Filippo Scolari.
Venezia, Agenzia Libraria di Firenze (tipi Cecchini e Naratovich), 1845.
cm. 21 pp 227.
719
De Mandato, Alessandro
Piccola guida allo studio della Divina
Commedia di Dante Alighieri di Alessandro De Mandato. Terza edizione notevolmente accresciuta.
Napoli, Stab. Tip. del Paese, 1896. 3° ed.
cm. 18,8 pp. 175.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
720
De Rossetti, Domenico
Perché Divina Commedia si appelli il
Poema di Dante. Dissertazione di un itali
ano.
Milano, Soc. Tip. de’ Classici Italiani,
1819.
cm. 20,5 pp. 62.
721
Deutsches
Dante-Jahrbuch. Zehnter band. Neue folge 1 band; Elfter band. Neue folge 2
band; Zpolfter band. Neue folge 3 band;
Vierzehnter band. Neue folge 5 Merausgegeben von Friedrich Schneider.
Weimar, ed. tip. Bohlaus, 1928-1932.
cm. 23 Vol. 4 ritr. 1 tav. compless. 24 di
cui 2 rimontate sul testo [manca il IV volume].
722
De Vivo Catello
La visione di Alberico ristampata tradotta e comparata con la Divina Commedia
da Catello De Vivo.
Ariano, Stab. Tipogr. Appulo-Irpino,
1899.
cm. 18 pp. 89.
723
Di Cesare, Giuseppe
Esame della Divina Commedia di Dante
in tre discorsi diviso di Giuseppe Di Cesare.
s.l., s.e., s.t., 1807.
cm. 21 pp. VII, 130.
724
Note a Dante per cura di Niccola Castagna.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
cm. 19,2 pp. 104 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - Volume tredicesimo ».
725
Di Mirafiore, Gastone
Dante georgico. Saggio di Gastone di
Mirafiore con prefazione di Orazio Bacci.
Firenze, Tipografia di G. Barbèra. 1898.
cm. 27,5 pp. XIII, 176.
726
Dinsmore, Charles Allen
Aids to the study of Dante by Charles
Allen Dinsmore.
Boston, Houghton, Mifflin and Company (Cambridge, tip. Riberside Press),
1903.
cm. 20,5 pp. XIV, 435 tav. 8.
727
Dionisi, Gian Jacopo
De’ blandirnenti funebri / o sia delle acclamazioni sepolcrali / cristiane.
Padova, Stamperia del Seminario, 1794.
cm. 27 pp. VIII, 156.
728
Preparazione istorica e critica alla nuova
edizione di Dante Allighieri del Canonico Gian Jacopo Dionisi dedicata al
pregiatissimo signore Pio Magenta prefetto del dipartimento dell’Adige e Cavaliere della Corona di ferro.
Verona, tipografia Gambaretti, 1806.
cm. 23,7 tomi 2 [rilegati insieme].
729
Serie / di / aneddoti num V de’ codici /
fiorentini. /
Verona, tip. Eredi Carattoni stampatori
vescovili, 1790.
cm. 27,7 pp. VIII, 183.
730
Donadoni, Eugenio
Il Canto VIII del Purgatorio letto da Eugenio Donadoni nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1919].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
129
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
731
Il Canto XV del Paradiso letto da Eugenio Donadoni nella Sale di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’arte della Stampa » succ. Landi), 1923.
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
732
Sull’autenticità di alcuni scritti reputati
danteschi.
Palermo, Alberto Reber (tip. Bizzarrilli),
1905.
cm. 22,6 pp. 110.
733
Donati, Guido Marco
Il Canto XX dell’inferno letto da Guido
Marco Donati nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi
e figli), [1906].
cm. 24 pp. 30 « Lectura Dantis ».
734
D’Ovidio, Francesco
L’ultimo volume dantesco.
Roma, Anonima Per Edizioni (Caserta,
tip. Libreria Moderna), 1926.
cm. 22 pp. 420 ritr. 1 « Opere di Francesco D’Ovidio - V ».
735
Nuovi studi danteschi. [Tomo I:] Il Purgatorio e il suo preludio. [Tomo II:] Ugolino Pier della Vigna I simoniaci e discussioni varie.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1906-1907.
cm. 19,2 tomi 2.
736
Nuovi studi danteschi. Ugolino. Pier
Della Vigna, I simoniaci. Volume I
L’episodio di Ugolino. Le ultime parole
di Ugolino. L’Ugolino del De Sanctis. Il
canto di Pier della Vigna. Il canto dei
simoniaci.
130
Napoli, Alfredo Guida (tip. Antonio
Amoroso), 1932.
cm. 23,3 pp. XV, 369 « Opere di Francesco D’Ovidio – II.I ».
737
Nuovi studi manzoniani.
Caserta, Editrice Moderna (tip. E. Beneduce e G. Papa), 1928.
cm. 22 pp. XV, 485 « Opere complete di
F. D’Ovidio - VII ».
738
Nuovo volume di studii danteschi.
Caserta, Anonima Per Edizioni (tip. della
Libreria Moderna E. Beneduce e G. Papa), 1926.
cm. 22 pp. 411 ritr. 1 « Opere di Francesco D’Ovidio - IV ».
739
Rimpianti vecchi e nuovi.
Caserta, Casa Editrice Moderna (tip. Beneduce e Papa), 1929-1930.
cm. 22 Vol. 2 « Opere complete di F.
D’Ovidio - XIII-XIV ».
740
Studii manzoniani.
Caserta, Casa Editrice Moderna (tip. E.
Beneduce e G. Papa), 1928.
cm. 22 pp. Xl. 356 « Opere complete di
F. D’Ovidio - VI ».
741
Studii sulla Divina Commedia.
Milano-Palermo, Remo Sandron (Palermo, tip. F. Andò), 1901.
cm. 20,5 pp. XVI, 608.
742
Studii sulla Divina Commedia. Parte I e
parte II.
Caserta, Casa Editrice Moderna (tip. F.
Russo), 1931.
cm. 22 Vol. 2 « Opere di Francesco
D’Ovidio - I
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
743
Studii sul Petrarca e sul Tasso.
Roma, Anonima Per Edizioni (Caserta,
tip. Libreria Moderna), 1926.
cm. 22 pp. 398 ritr. 1 « Opere di Francesco D’Ovidio - XI ».
744
Varietà critiche.
Caserta, Casa Editrice Moderna (tip. Beneduce e Papa), 1929.
cm. 22 pp. 338 « Opere complete di F.
D’Ovidio - XII ».
745
Versificazione italiana e arte poetica medioevale.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1910.
cm. 18 pp. 751.
746
Versificazione romanza poetica e poesia
medioevale. Parte prima: Dieresi e sineresi nella poesia italiana. Un curioso particolare nella storia della nostra rima.
Ancora dello zeta in rima. Sull’origine
dei versi italiani. La versificazione delle
Odi Barbare; Parte seconda: Studii sulla
più antica versificazione francese. San
Mommoleno e il volgare romanzo di
Gallia. Il Donato Provenzale. Sul trattato
« De Vulgari eloquentia » di Dante Alighieri.
Napoli, Alfredo Guida (tip. Antonio
Amoroso), 1932.
cm. 23,3 Vol. 2 « Opere di Francesco
D’Ovidio - IX/I e II ».
747
Edinburgh (The)
Review, or Critical Journal: far January,
1895... April, 1895. To be continued
quaterly. Vol. CLXXXI.N.CCCLXXII.
Londra, Longmans, Green, and Co. (tip.
Spottiswoode and Co.), 1895.
cm. 22 pp. 24, II, 253-542 [289].
748
Egerton Castle, Marie Louise
Dante.
Londra, George Bell and Sons (Guildford, tip. Billing and Sons), 1907.
cm. 15,4 pp. [6], 110, 16 tav. 6 « Bell’s
M iniature Series of Poets ».
749
Emporium
Rivista mensile illustrata di arte e di cultura. Fascicoli di gennaio, marzo, aprile,
giugno e settembre 1921, dedicati al VI
centenario dantesco.
Bergamo, ed. tip. Arti Grafiche, 1921.
cm. 26 paginazione varia fig. ritr. 1 tav.
8 a col. 3 in b. e n. alleg. 1.
750
Epifania, Anna
Elementi estetici de la Divina Commedia. Aquila, Officine Grafiche B. Vecchioni e figli [poi] Teramo, Off. Tip. del
« Corriere », 1909-1911.
cm. 21 Vol. 2.
751
Ercole, Francesco
Il pensiero politico di Dante.
Milano, Alpes (Stab. Tipo-litografico
Terregni e Calegari), 1927-1928.
cm. 18,8 Vol. 2.
752
Eroli (di Narni, marchese di), Giovanni
Il libro della Sapienza con alcuni nuovi
importanti studi sopra la Divina Commedia. La profezia di Sofonia. Il Magnificat
e la Salveregina tradotti in versi rimati
dal March. Giovanni Eroli di Narni.
Narni, tip. del Gattamelata, 1859.
cm. 23,2 pp. 246.
753
Esposizione
Dantesca
in
Firenze.
Maggio
MDCCCLXV. Cataloghi. I : Codici e
documenti. II:
131
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Edizioni; III : Oggetti d’arte. Firenze,
tip. Successori Le Monnier; tip. Barbera,
1865.
cm. 23,5 paginazione varia.
754
Fabroni, Angelo
Elogi di Dante Alighieri, di Angelo Poliziano, dì Lodovico Ariosto, e di Torquato Tasso.
Parma, tip. Stamperia Reale, 1800.
cm. 22,5 pp. [6], 379.
755
Francisci Petrarchae Vita auctore Angelo
Fabronio. [Edizione Bodoniana. Si ricava da: Brooks H.C., Compediosa bibliografia di edizioni bodoniane, pp. 133].
Parma, in Aedibus Palatinis, 1799.
cm. 24,2 pp. VIlI, 188.
756
Falke, Konrad
Traume. Drei Einakter von Konrad Faike. 1. Dante Alighieri. 2. Michelangelo.
3. Giordano Bruno.
Zurigo, Rascher e C., s.t., 1909.
cm. 21 pp. 103 « Die Edwige Tragödie -I
; Tràume ».
757
Falorsi, Guido
Le concordanze dantesche. Introduzione
analitica a un commento sintetico della
Divina Commedia.
Firenze, Succ. Le Monnier (Stab. Tip. E.
Ariani), 1920.
cm. 18,8 pp. IX, 660.
758
Fanfani, Pietro
Indagini dantesche messe insieme da
Niccola Castagna.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm. 19,2 pp. 83 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volumi XXI ».
132
759
Studi ed osservazioni di Pietro Fanfani
sopra il testo delle Opere di Dante.
Firenze, Tipografia Cooperativa, 1874.
cm. 18,5 pp. XV, 359.
760
Farinelli, Arturo
Dante e la Francia. Dall’età media al secolo di Voltaire.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. S. Landi),
1908.
cm. 18 Vol. 2.
761
Michelangelo e Dante e altri brevi saggi:
Michelangelo poeta. La natura nel pensiero e nel pensiero e nell’arte di Leonardo da Vinci. Petrarca e le arti figurative.
Torino, Fratelli Bocca (tip. Vincenzo
Bona), 1918.
cm. 19 pp. VIII, 455.
762
Petrarca und Deutschland in der Dammernden Renaissance von Arturo Farinelli.
Colonia, J. P. Bachem G.M.B.H., 1933.
cm. 23 pp. 69 « Veroffentlichungen des
Peterarca-Hauses. Erste reihe Abhudlungen I ».
763
Voltaire et Dante.
Berlino, Alexander Duncker (tip. Hugo
Wilisch), 1906.
cm. 22 pp. 116 « Sonderabdruck aus den
Studien zur vergleichenden Literaturgeschichte ».
764
Fasoli, Francesco
Pensieri sopra la Divina Commedia di
Dante Alighieri.
Napoli, Alberto Detken, s.t., 1863.
cm. 22 pp. 160.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
765
Fassò, Luigi
I Canto XXX dell’Inferno letto da Luigi
Fassò nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1931.
cm. 24 pp. 42 « Lectura Dantis ».
766
Il Canto XXIII del Purgatorio letto da
Luigi Fassò nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1921].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ». 767
767
Il Canto X del Paradiso letto da Luigi
Fassò nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1911].
cm. 24 pp. 48 « Lectura Dantis »
768
Fattori, Ettore
Michelangelo e Dante. Studio di Ettore
Fattori.
Firenze, Tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana, 1875.
cm. 18,5 pp. 207 « Edizione di soli CC
esemplari ».
769
Fauci, Francesco
La lettera, il gerco mistico e i fondamenti allegorici della Vita Nuova.
Palermo, Tip. Arti Grafiche fratelli Vena
e C., 1933.
cm. 24,7 pp. 127.
770
Faure, Lucie Félix
Les Femmes dans l’oeuvre de Dante.
Parigi, Perrin et C. (Tours, tip. Deslis
Frères), 1902.
cm. 18,5 pp. 320.
771
Fauriel, Claude
Dante e le origini della lingua e della letteratura italiana per Fauriel. Prima versione italiana con note di Girolamo Ardizzone.
Palermo, Soc. Libraria A. Russo e comp.
(tip. Ved. Solli), 1856.
cm. 20,8 Vol. 2.
772
Federn, Karl
Dante von Karl Federn. mit 10 Vollbildern in Tonatzung.
Berlino, Marquardt e Co (Lipsia, tip. Poeschel-Trepte), [1907].
cm. 15,8 pp. 72 ritr. 1 [rimontato sul testo] tav. 9 « Die Literatur Sammlung Illustrierten Einzeldarstellungen Herausgegeben von Georg Brandes - Siebenundzwanzigster band ».
773
Federzoni, Giovanni
Nuovi studi e diporti danteschi.
Città di C astello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 20,5 pp. 240 « Collezione dantesca Num. 3 ».
774
Studi e diporti danteschi. Una nuova
canzone di Dante. Quando fu composta
la « Vita Nuova »? La poesia degli occhi
da Guido Guinizelli a Dante Allighieri...
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1902.
cm. 18,8 pp. IX, 496.
775
Fenaroli, Giuliano
La vita e i tempi di Dante Alighieri. Dissertazionì di Giuliano Fenaroli. Dissertazione prima: La stirpe, il nome di famiglia e la data del nascimento di Dante
Alighieri.
Torino, tip. Giulio Speirani e figli, 1882.
cm. 25 pp. II, 116 « Estratto dalla Rivi-
133
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
sta filosofico - letteraria La Sapienza,
1881-82 ».
776
Ferrara, Stefano
Le lettere di M. Cosimo Bartoli sopra la
« Commedia » di Dante. Per cura di Stefano Ferrara.
Città di Castello, ed. tip. S. [api, 1907.
cm. 19,2 pp. 83 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume LXXXIII ».
777
Ferrari, Paolo
Dante a Verona. Commedia in cinque atti di Paolo Ferrari da Modena. Seconda
edizione riveduta dall’autore.
Milano, Libreria di Francesco Sanvito
(tip. Fratelli Borroni), 1862. 2° ed.
cm. 17,5 pp. XIII, 213 « Opere drammatiche di Paolo Ferrari - vol. IV ».
778
Ferrari, Severino
Il Canto III del Purgatorio letto da Severino Ferrari nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 46 « Lectura Dantis ».
779
Ferrari, Vittorio
Il Canto XXIX del Paradiso letto da Vittorio Ferrari nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1923.
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
780
Ferrazzi, Giuseppe Jacopo
Manuale dantesco per l’Abate Gius. Jacopo Ferrazzi.Vol. I : Fraseologia della
Divina Commedia e delle liriche di Dante Alighieri aggiuntavi quella del Petrar-
134
ca del Furioso e della Gerusalemme Liberata con i confronti comparativi degli
altri rimatori del secolo XIII-XIV; Vol.
II: Enciclopedia dantesca; Vol. III Enciclopedia dantesca con alcune appendici
sui Petrarca, l’Ariosto e T. Tasso; Vol.
IV: Bibliografia; Vol. V: Bibliografia
aggiuntavi la bibliografia petrarchesca.
Bassano, Tip. Sante Pozzato, 1865-1877.
cm. 18,5 Vol. 5.
781
Festa, Nicola
Saggio sull’Africa del Petrarca.
Roma, ed. tip. Remo Sandron, 1926.
cm. 19,5 pp. VIII, 131 « Biblioteca Sandron di Scienze e Lettere - N. 113 ».
782
Fiammazzo, Antonio
I Codici friulani della Divina Commedia.
Vol. I : Illustrazioni e varianti, questione
e lezioni inedite del Bartoliniano; Vol.
II: Appendice. Il codice del Seminario
(Udine), illustrazioni, varianti, commenti. Gli esametri del Fontanini presso il
Viviani. Memorie lette all’Accademia di
Udine.
Cividale, tip. Fulvio Giovanni [poi] Udine, tip. Gio. Batt. Doretti, 1887-1888.
cm. 23,5 Vol. 2.
783
Il Codice dantesco della Biblioteca di
Savona illustrato da Antonio Fiammazzo. Savona, tip. D. Bertolotto e C., 1910.
cm. 23,2 pp. 119 tav, 3.
784
Il Commento di Graziolo de’ Bambaglioli dal « Colombina » di Siviglia con
altri codici raffrontato. Contributi di Antonio Fiammazzo all’edizione critica.
Savona, tip. D. Bartolotto e C., 1915.
cm. 24,8 pp. XLVI, 151 « Edizione di
cento esemplari ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
785-786
Il commento più antico e la più antica
versione latina dell’inferno di Dante dal
Codice di Sandaniele del Friuli per cura
di Antonio Fiammazzo. [Introduzione di
Karl Witte].
Doretti), 1892. Udine, Accademia di Udine (tip. di G.B. cm, 24,5 pp. XVIII,
160 « Accademia di Udine ». [Edizione
presente in due esemplari].
787
Lettere di Dantisti. Con prefazione di
Raffaello Caverni. Primo gruppo: Lettere
del secolo XVIII o ad esso relative; Secondo gruppo: Lettere del secolo XIX
dantisti stranieri; Terzo gruppo: Lettere
del secolo XIX dantisti italiani.
cm. 19,2 Vol. 3 « Collezione di opuscoli
Città di Castello, ed tip. S. Lapi, 1901.
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volumi LXIV-LXVII ».
788
Note dantesche sparse. Savona, Tip. di
D. Bertolotto e C., 1913.
cm. 18 pp. VI, 399.
789
Fiammazzo, Antonio. Vandelli, Giuseppe
Contributi all’edizione critica della Divina Commedia, I codici veneziani. [Estratto dal :] Bullettino della Società
Dantesca Italiana I.a serie: Studi. N. 15.
Firenze, Builettino della Società Dantesca Italiana (tip. Salvatore Landi), 1899.
cm. 24 pp. 123.
790
Filelfo, Gian Mario
Vita Dantis Àligherii a J. Mario Philelpho scripta nunc primum ex codice Laurentiano in lucem edita et notis illustrata,
Firenze, tip. Magheri, 1828.
cm. 21,3 paginazione varia.
791
Filomusi Guelfo, Lorenzo
Novissimi studi su Dante.
Città di C astello, ed. tip. S. Lapi, 1912.
cm, 24 pp. IV, 217.
792
Studi su Dante di Lorenzo Filomusi
Guelfi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1908.
cm. 22,8 pp. VIII, 605.
793
Finali, Gaspare
Cristoforo Colombo e il viaggio di Ulisse nel poema di Dante. Saggio d’interpretazione e carteggio tra l’autore e F.
Tarducci. Con prefazione di Giovanni
Franciosi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895.
cm, 19,2 pp. XII, 75 « Collezione di opuscoli inediti o rari diretta da G.L. Pasenini - volume XXIII ».
794
Finzi, Giuseppe
Saggi danteschi.
Torino, Ermanno Loescher (tip. Vincenzo Bona), 1888.
cm, 19,2 pp. 148.
795
Fior
di virtù istoriato utilissimo a’ fanciulli, e
ad ogni fedel Cristiano con un capitolo
in rima di Dante Alighieri alla Beata
Vergine. In questa ultima impressione
corretto secondo le regole della moderna
ortografia, Aggiuntovi di nuovo la sequenza de’ Morti, e l’Evangelio di S.
Giovanni, ed il responsorio di sant’Antonio.
Firenze, tip. Gaetano Cambiagi, 1796.
cm, 15 pp. 76 fig.
796
Fiore (Il)
e il detto d’amore. A cura di E. G. Parodi
135
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Verona, D. Tedeschi e figlio (tip. Vicentini e Ferrari), 1895.
cm. 18,5 pp. 127.
797
Grabher, Carlo
Il Canto V del Purgatorio letto da Carlo
Grabher nella Sala della Biblioteca Classense in Ravenna.
Firenze, G.C. Sansoni (tipografia del Senato di Giovanni Bardi), 1942.
cm. 24 pp. 33 « Lectura Dantis ».
798
Il Canto XI del Purgatorio letto da Carlo
Grabher nella Sala della Biblioteca Classense in Ravenna.
Firenze, G.C. Sansoni (tipografia del Senato di G. Bardi), 1942.
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
799
Graziadei, Vittorio
Lo sdegno di Dante.
Palermo, Alberto Reber (tip. Bizzarrilli),
1904.
cm. 20,5 pp. 116.
800-801
Graziani, Giovanni
Interpretazione della Allegoria della Divina Commedia di Dante Alighieri per
Giovanni Graziani di Cotignola. Opera
postuma.
Bologna, Tip. Mareggiani all’insegna di
Dante, 1871.
cm. 20 pp. 438 [Edizione presente in due
esemplari].
802
Grazzani, Virginia
Spiegazione dell’allegoria della Vita
Nuova di Dante Alighieri fatta col confronto del « Convito » da V. Grazzani
per gli studiosi del sommo poeta.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1904.
cm. 19 pp. 172.
136
803
Guarini, Alessandro
Il Farnetico Savio ovvero il Tasso. Dialogo a cura di Ferdinando Ronchetti. Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1895. cm.
19,2 pp. 111 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume XVII ».
804
Guercio, Luigi
Di alcuni rapporti tra le visioni medievali e la Divina Commedia.
Roma, « La Vita Letteraria » (tip. del
giornale « Il Corriere Teatrale Quotidiano»), 1909.
cm, 23,5 pp. 151.
805
Guerri, Domenico
Di alcuni versi dotti della Divina Commedia. Ricerche sul sapere grammaticale
di Dante.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1908.
cm. 19,2 pp. XV, 176 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G,L. Passerini - Volume [LXXXIV LXXXV - LXXXVI ».
806
Il Canto XXI dell’inferno letto da Domenico Guerri nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1929.
cm. 24 pp. 29 « Lectura Dantis ».
807
Guida
allo studio di Dante proposta alla gioventù italiana con appendice descrittiva
delle feste celebrate in Firenze per il sesto centenario.
Firenze, Tipografia Tofani, 1865.
cm. 17,3 pp. 176.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
808
Hasse, Else
Dantes Gottliche Komodie. Das Epos
vom inneren Menschen.Eine Auslegung
von Else Hasse.
Kempten, Monaco, ed, tip, Kosel, 1909.
cm. 21 pp. XIV, 559 tav. 1.
809
Hauvette, Henry
Dante, Introduction a l’étude de la Divine Comédie.
Parigi, Librairie Hachette et C. (Corbeil,
Tip. Crété), 1911.
cm, 18,5 pp. XII, 396, 8.
810
La France et la Provence dans l’oeuvre
de Dante.
Parigi, Boivin e C. (Poitiers, Tip. Société
Francaise d’lmprimerie), 1929.
cm. 18,5 pp. VI, 174 « Bibliothèque de
la Revue des Cours et Conférences ».
811
Hell, Theodor pseud. di Winkler, Theodor
Il viaggio in Italia di Teodoro Hell sulle
orme di Dante per la prima volta pubblicato in italiano con note [di F. Scolari].
Treviso, G.A. Molena (tip. Francesco
Andreola), 1841.
cm. 21,8 pp. 198.
812
Henke, Johannes
Dantes Hòlle Erklarung der Hòllengliederung und Hòllenstrafen, Einleitung:
Geesamt-Obersicht ùber die Komòdie.
Anhang: Berichtigte lnhaltsangabe der
Gasang der Komòdie, Durchschnitt der
Holle, Durchschnitt der Hòlle und des
Lauterungsberges, berichtigte Skizzen
von Garten Eden und Paradies.
Dortmund, ed, tip. FR. Wilh. Ruhfus,
1911.
cm. 21,5 pp. 214 alleg. 4 f.t.
813
Molbrook, Richard Thayer
Dante and the Animal Kingdom by Richard Thayer Holbrook.
New York, The Columbia University
Press (Norwood, J.S. Cushing e Co, Berwich e Smith), 1902.
cm, 20,2 pp. XVIII, 376 fig. tav. 4 di cui
3 a col,
814
Hunt, James Henry Leigh
Stories from the Italian Poets. 1° Dante
and Pulci dith critical notices and lives
of the writers by Leigh Hunt.
Londra, George Routledge and sons;
New York, ed, E,P, Dutton e Co. (Edimburgo, tip. M’Laren and Co.), s.d.
cm, 15 pp. XIII, 287 « The New Universal Library ».
815
Imbriani, Vittorio
Studi danteschi di Vittorio lmbriani. Con
prefazione di Felice Tocco.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi), 1891.
cm. 20 pp. XV, 539.
816
loannes PP. XXII (Jacques Duèse)
Lettere di Giovanni XXII riguardanti
Verona e gli Scaligeri (1319-1334). [A
cura di C. Cipolla].
Verona, tip. G. Franchini, 1909.
cm. 24,7 pp. 150,
817
Janni, Ettore
In piccioletta barca. Libro della prima
conoscenza di Dante.
Milano, Alpes (tip. Terragni e Calegari),
1922.
cm. 18 pp. 207.
818
Jannucci, Alfonso Maria
Teologia estetica e sociale della Divina
137
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Commedia di Dante Alighieri. Conferenze di Alfonso M. Jannucci.
Napoli, ed. tip. Antonio Morano, 1892.
cm. 23,5 pp. V, 373.
819
Kahn, Otto
Dante sine dichtung und seme welt von
Otto Kahn. Mit einer weidergabe der
dantebuste in museum zu Neapel.
Monaco, ed. tip. C.H. Beck,, 1921.
cm. 18,5 pp. 156 tav. 1.
820
Kaposi, Jozsef
Dante Magyarorszàgon Irta Kaposi Joz sef.
Budapest, tip. Révai ès Salamon, 1911.
cm. 25,5 pp. 375 alleg. 1 [contenente
bollettino Iibrario di pp. 8].
821
Klaczko, Julian
Causeries Florentines Dante et MichelAnge. Béatrice et la poésie arnoureuse.
Dante et le catholicisme La tragédie de
Dante.
Parigi, ed. tip. E. Plon et C., 1880.
cm. 17,5 pp. 272.
822
Lajolo, Giuseppe
Indagini storico-politiche sulla vita e sulle opere di Dante Alighieri.
Torino, Tip. L. Roux e C., 1893.
cm, 21,2 pp. 213.
823
Lajolo, Gregorio
Simboli ed enigmi danteschi. Esposizione ragionata delle allegorie più notevoli
e controverse della Divina Commedia.
Volume primo.
Roma-Torino, ed. tip. casa ed. naz.
Roux-Viarengo, 1906.
cm. 21,3 pp. 180.
138
824
Sotto il velo della canzone « Tre donne
intorno al cor mi son venute » di Dante
Alighieri.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1911.
cm, 19,2 pp. 61.
825
Lamma, Ernesto
Di un frammento di codice del secolo
XV. Di una canzone pseudo-dantesca.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1903.
cm, 19,2 pp. 833 «Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume LXXVI ».
826
Questioni dantesche. Dante e Giovanni
Quirini. La rimenata di Guido. Gli schemi dei sonetti di Dante...
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1902. cm. 18 pp II, 191.
827
Sull’ordinamento delle Rime di Dante.
Città di Castello, ed, tip. S. Lapi, 1914.
cm. 19,2 pp. 96 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Vol. 129-130 ».
828
Lanci, Fortunato
Degli ordinamenti ond’ebbe conteste
Dante Alighieri la seconda e la terza cantica della Divina Commedia investigazioni di F. Lanci.
Roma, Tipografia Chiassi, 1856.
cm. 37,5 pp. 65 tav. 4 di cui 3 dp alleg.
1.
829
Della forma di Gerione e di molti particolari ad esso demone attinenti secondo
il dettato della Commedia di Dante Alighieri. Lettera al chiarissimo professore
cavaliere Salvatore Betti.
Roma, tip. Ajani, 1858.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
cm. 28,4 pp. 37 tav. 2 « Estratto dal t.
VII della nuova serie del Giornale arcadico »,
830
Landogna, Francesco
Saggi di critica dantesca. Raccolte per le
scuole medie superiori e le persone colte.
Livorno, ed, tip. Raffaello Giusti, 1928.
cm, 20,5 pp. XII, 509.
831
Lanzani, Francesco
La Monarchia di Dante. Studi storici di
Francesco Lanzani. Milano, tip. del Pio
Istituto del Patronato, 1864, cm. 22 pp.
XI, 187.
832
La Rosa, Vincenzo
L’ombra di Dante Alighieri. Cantica di
Vincenzo La Rosa. Catania, Tip,
dell’Accademia Gioenia di G. Galatola,
1859. cm. 17 pp. 194.
833
Laurenzi, Fortunato
Ermetica ed Ermeneutica dantesca. Città
di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1931. cm.
19,2 pp. 160 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari - Vol. 137-139 ».
834
Lectura
Dantis genovese. I canti XII-XXIII dell’inferno, Interpretati da F. Pellegrini, A.
Monti, I. Del Lungo, E,G. Parodi, G. Bigoni, D. Mantovani. F.T. Gallarati Scotti, L. Pietrobono, L. Staffetti, G.F. Gobbi, O. Gori, G. Semeria. Firenze, Succ.
Le Monnier (Società Tipografica Fiorentina), 1906. cm. 18 pp. 483.
835
Leggenda (La)
di Dante, Matti, facezie e tradizioni dei
secoli XIV-XIX. Con introduzione di G.
Papini. Lanciano, ed. tip, R. Carabba,
1911. cm, 19 pp. 128 ritr. 1 «Scrittori
nostri».
836
Lenzoni, Carlo
In difesa della / lingua fiorentina, / et di
Dante. / Con le regole da far bella et /
numerosa / la prosa. In Fiorenza, appresso Lorenzo Torrentino, 1556. cm. 22 pp.
204, [16].
837
Leoncavallo, Ruggiero
Manuale dantesco ad uso della gioventù.
Operetta di Ruggiero Leoncavallo. Prima
edizione toscana. Livorno, F. Carrozzi
(Siena, tip. di A. Becheroni), 1853. cm.
16,5 pp. 258.
838
Manuale dantesco per gli studiosi della
Divina Commedia compilato da Ruggiero Leoncavallo preceduto da un discorso
di Ludovico Trombacco. Seconda edizione napolitana ritoccata ed ampliata
dall’autore. Napoli, Tip. delle Belle Arti,
1856. cm, 17,6 pp. 332.
839
Leoni, Carlo
Dante. Storia e poesia. Venezia, Tip. P,
Naratovich, 1863.
cm, 18,7 pp. 250 tav, 1 « Poligrafia dantesca nel sesto centennio natale ».
840
Lesca, Giuseppe
Il Canto IX del Purgatorio letto da Giuseppe Lesca nella Sala di Dante in Or-
139
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
sanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1919].
cm. 24 pp. 39 « Lectura Dantis ».
841
Lettioni
d’Academici / fiorentini sopra Dante. /
[In fine:] In Fiorenza, Anton Francesco
Doni, 1547. cm. 20,5 pp. 111.
842
Levi, Ezio
Piccarda e Gentucca. Studi e ricerche
dantesche. Bologna, Nicola Zanichelli
(tip. Azzoguidi), 1921. cm, 19 pp. VIII,
109.
846
Livi, Giovanni
Dante e Bologna. Nuovi studi e documenti. Bologna, Nicola Zanichelli (tip.
Fratelli Merlani), 1921. cm. 22 pp. IX,
242 tav. 1.
847
Dante, suoi primi cultori, sua gente in
Bologna. Con documenti inediti, facsimili e illustrazioni figurate. Bologna, Licinio Cappelli (Rocca S. Cesciano, tip.
L. Cappelli), 1918. cm. 25 pp. [8] Xl,
fig. facs. 7 di cui 2 dp alleg. 1.
843
Leynardi, Luigi
La psicologia dell’arte nella Divina
Commedia. Torino, Ermanno Loescher
(tip. Vincenzo Bona), 1894. cm. 19 pp.
510.
848
Locella, Guglielmo
Zur Deutschen Dante Litteratur mit besonderer Berùcksichtigung der iibersetzungen von Dantes Gottlicher Komedie.
Mit mehreren bibliographischen und statistischen beilagen von G. Locella. Lipsia, ed, tip. B. G. Teubner, 1889. cm.
19,5 pp. IV, 108 alleg. 2.
844
Liburnio, Niccolò
Le tre fontane di / Messer Nicola Liburnio in tre / libbri divise, sopra la grammatica, et eloquenza di Dante, Petrar/
che, et Boc/caccio. / [In fine:] In Vinegia, per Gregorio de Gregorii, 1526. cm.
19,5 cc. [4], 73 [senza frontespizio].
849
Lo Parco, Francesco
Petrarca e Bàrlaam (da nuove ricerche e
documenti inediti e rari). Reggio Calabria, tip. Francesco Morello, 1905, cm.
25 pp. [IV], 125 « Edizione di CXX esemplari fuori commercio numerati e
contrassegnati dall’autore ».
845
Lipparini, Giuseppe
Storia di Dante narrata al popolo con
molte illustrazioni. Firenze, Bemporad e
figlio (tip. Scolastica da F. Ciuffi), 1921.
cm. 19 pp. VI, 111.
850
Loria, Cesare
L’italia nella Divina Commedia di Cesare Lana, Seconda edizione, riveduta e
notevolmente accresciuta dall’autore. Firenze, Tip, di G. Barbera, 1872. 2a ed.
cm. 19 Vol. 2.
140
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
851
Lubin, Antonio
Allegoria morale, ecclesiastica, politica
nelle prime due cantiche della Divina
Commedia di Dante Allighieri ovvero
dei vantaggi che per l’intelligenza della
Divina Commedia si possono trarre dalla
conoscenza della cultura del suo autore,
Dissertazione di Antonio Lubin.
Graz,tip. Giuseppe A,Kienreich, 1864.
cm. 22,2 pp.108 tav.1.
852
Luiso, Francesco Paolo
Il Canto XXI del Paradiso letto da Francesco Paolo Luisa nella Sala di Dante in
Orsanmichele Firenze, G.C. Sansoni (tip.
G. Carnesecchi e figli), [1912].cm, 24
pp. 68 « Lectura Dantis ».
853
Lyell, Charles
Dello spirito cattolico di Dante Alighieri.
Opera di Carlo Lyell. Tradotta dall’originale inglese da Gaetano Polidori. Londra, C.F, Molini (tip. R. e J. E. Tayor),
1844. cm, 22,4 pp. XXX, 246 tav. 4.
854
Mackenzie, Evan
La Raccolta Dantesca della biblioteca
Evan Mackenzie con la cronologia delle
edizioni della Divina Commedia. Prefazione di U. L. Morichini. Genova, Tipografia del Risparmio, 1923. cm, 34,5 pp.
317 fig. tav. 3 « Edizione unica di 900
esemplari, numerati e fuori commercio N. 202 ».
855
Maffei, Lorenzo
Il simbolo in Dante e Goethe, (Divina
Commedia e Faust). Alba, Tip. Sineo,
1906, cm. 20,3 pp. VII, 129.
856
Magalotti, Lorenzo
Commento sui primi cinque canti
dell’inferno di Dante e quattro lettere del
Conte Lorenzo Magalotti. Milano, tip.
Regia Stamperia, 1819. cm, 23,5 pp.
VIII, 108.
857
Magistretti, Pietro
Il fuoco e la luce nella Divina Commedia. Saggio di studi. Milano, Fratelli
Dumolard (Firenze, tip. M. Cellini e C.),
1888. cm, 23,3 pp. VIII, 492 tav, 2.
858
Magrini, Linda
L’Inferno di Dante. Ascoli Piceno, Tip.
di Giuseppe Valenti, 1889. cm. 21 pp.
66.
859
Mambelli, Giuliano
Gli annali delle edizioni dantesche Con
XLVI tavole fuori testo. Contributo ad
una bibliografia definitiva. Bologna, Nicola Zanichelli (Società Tipografica Mareggiani), 1931, cm. 23,7 pp. X, 425 tav,
46 f.t.
860
Mancini, Luigi
La Divina Commedia di Dante Alighieri.
Quadro sinottico analitico per Luigi
Mancini. Fano, tip. Giovanni Lana,
1861. cm. 21 pp. 264.
861
Manetti, Antonio
Dialogo di Antonio Ma/netti, cittadino
fio/rentino circa al sito, forma, et misure
del/lo Inferno di Dante Alighieri / poets
excellentis/simo. / [Nel verso della la
pag.:] Prefatione di Hieronymo /
141
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Benivieni Cittadino Fiorentino, in el sequent/te dialogo d’Antonio Manetti ad /
Benedetto suo fratello. s.n.t. [ma Firenze, F. Giunta, 1506]. cm, 15,2 cc. 64 fig.
867
Mariani, Egle
Dante. Napoli, tip. Silvia Graziano e figlio, 1922. cm. 20,5 pp. XLVII, 568.
862
Mantovani, Dino
Il Canto XVII dell’Inferno letto da Dino
Mantovani nella sala di Dante in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip.
Carnesecchi e figli), [1900]. cm. 24 pp.
26 « Lectura Dantis ».
868
Mani, Luigi
Dante e la libertà moderna per Luigi
Mani. Napoli, Stamperia e Cartiere del
Fibreno, 1865. cm, 18 pp. 356.
863
Il Canto XXXII dell’inferno letto da Dino Mantovani nella Sala di Dante in Orsanmichele, Firenze, G.C. Sansoni (tip.
G. Carnesecchi e figli), [1907]. cm. 24
pp. 40 « Lectura Dantis ».
864
Marangoni (padre) Lodovico
Vita di S. Bonaventura dottore serafico
in occasione del suo sesto centenario pel
P. Lodovico Marangoni M.C. Padova,
Tip. Del Seminario, 1874. cm. 18, pp.
IX, 335.
865
Marchi, Silvio
Il processo cosmomorfico nel Divino
Poema, Cagliari, tip. G. Dessi, 1901, cm,
23,2 pp. 144.
866
Marcucci, Giambattista
La monarchia temporale del Romano
Pontefice secondo. Dante Alighieri.
Commento (sic) dell’Abate Giambatista
Marcucci da Lucca. Lucca, Tipografia di
G. Giusti, 1865. cm, 23 pp. 119.
142
869
Mariotti (Padre) Candido
S. Francesco, i Francescani e Dante Alighieri. Quaracchi, tip. del Collegio di S.
Bonaventura. 1913. cm. 25 pp. VIII,
123.
870
Mariotti, Filippo
Dante e la statistica delle lingue di Filippo Mariotti con la raccolta dei versi
della Divina Commedia messi in musica
da G. Rossini, G. Donizetti, E. Marchetti
e R. Schumann. Firenze, ed. tip. G, Barbera, 1880. cm. 19 pp. 191 tav. 1 cc. musicali 32.
871
Martinetti Cardoni, Gasparo
Dante Alighieri in Ravenna. Memorie
storiche con documenti di Gasparo Martinetti Cardoni ravennate. Ravenna, Tip.
Gaetano Angeletto, 1864. cm, 20 pp. 145
tav, 2.
872
Martini, Vincenzo
Quale sia lo scopo che Dante mostra essersi proposto nello scrivere la Divina
Commedia. Discorso del canonico Vincenzo Martini letto la sera degli 11 ot-
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
tobre 1846 nell’Accademia Ernica in Alatri.
Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1847.
cm. 21,5 pp. 27 « Estratto dal Giornale
Arcadica - Tom. CXIII ».
873
Maruffi, Gioacchino
La Divina Commedia considerata quale
fonte dell’Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata, Napoli, ed. tip. L.
Pirro, 1903. cm. 18,5 pp. 216.
874
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
Parte prima. L’Inferno. Napoli, Tip. Boeziana, 1840. cm. 19 pp. VIII, 168.
875
Concetto e forma della Divina Commedia. Opera di Domenico Mauro, Napoli,
Tip, degli Scienziati, Letterati ed Artisti,
1862. cm. 22 pp. 334. Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di
Domenico
Mauro.
Parte
prima.
L’inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
877
Mazzei Lieto, Piero
Sulla morte del Redentore Inno di Piero
Mazzei Lieto. Napoli, Tip. del Vesuvio,
1841. cm. 19 pp. 12.
878
Mazzei, Pilade
La vita e le opere di Francesco Petrarca.
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1927.
cm. 15,8 pp. VII, 188 « Biblioteca degli
studenti - I nostri grandi ».
879
Mazzoni, Guido
Discorso sulla Divina Commedia letto il
XXVII aprile MCMIV nel chiudersi la
prima serie delle letture dantesche in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip.
G. Carnesecchi e figli), [1904]. cm. 24
pp. 30 « Lectura Dantis ».
880
Il Canto I dell’inferno letto da Guido
Mazzoni nella « Casa di Dante » in Roma. Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1914]. cm, 24 pp. 51 «
Lectura Dantis ».
881
Il Canto XII dell’inferno letto da Guido
Mazzoni nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C, Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), [1906]. cm, 24
pp. 33 « Lectura Dantis ».
882
Il Canto I del Paradiso letto da Guido
Mazzoni nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1902]. cm, 24 pp. 31 « Lectura Dantis ».
883
Medin, Antonio
Il Canto XIII dell’inferno letto da Antonio Medin nella sala di Dante in Orsanmichele
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1905]. cm. 24 pp. 59 « Lectura
Dantis ».
143
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
884
Melodia, Giovanni
Difesa di Francesco Petrarca. Nuova edizione.
Firenze, Succ. Le Monnier (Prato, tip.
Succ. Vestri), 1902.
cm. 18,3 pp. 172 (Biblioteca Petrarchesca dir, da G. Biagi e da G.L. Passerini II.
885
Studi sulle Rime del Petrarca.
Catania, ed. tip. Niccolò Giannotta,
1909.
cm. 18 pp. IX, 187.
886
Studio su i Trionfi di Petrarca.
Palermo, Alberto Reber (tip. Giuseppe
Fiore), 1898.
cm. 20,5 pp. 143.
887
Mémoires
Pour la vie / de / Francois Petrarque / tirés de ses oeuvres et des auteurs contemporains / avec des notes ou dissertations, et Ies pieces iustificatives.
Amsterdam, ed. tip. Arskée e Mercus,
1764-1767.
cm. 25,4 tomi 3.
888
Menzio, Pier Angelo
Il traviamento intellettuale di Dante Alighieri secondo il Witte, lo Scartazzini ed
altri critici e commentatori del secolo
XIX. Dissertazione premiata nella gara
dantesca fra gli insegnanti delle scuole
secondarie.
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1903.
cm, 18,5 pp. 242.
889
Meozzi, Antero
L’utopia politica di Dante.
Milano, Athena (tip. « La Grafica Mo-
144
derna »), 1929.
cm. 17,5 pp. 177,6 « Coltura dantesca ».
890
Mercuri, Filippo
Lezione XI in forma di lettera diretta al
Ch.mo Cav. Filippo Scolari a Venezia,
nella quale è trattato se Dante veramente
fosse morto nel 1321, di Filippo Mercuri. Letta il 21 aprile 1853 nella prima
adunanza dell’Accademia de’ Quiriti.
Napoli, Stab. Tipogr. di Gaetano Nobile,
1853.
cm. 21,5 pp. 55.
891
Mescolanze
d’amore ovvero raccolta di scritti amatoni di Platino, Leon Battista Alberti,
Stefano Guazzo e Melchior Cesarotti.
Milano, G. Daelli e Comp. (tip. Gernia e
Erba), 1863.
cm. 15 pp. XIV, 133 « Biblioteca Rara
pubblicata da G. Daelli - vol. VI ».
892
Messeri, Antonio
Il Canto XXXII dell’inferno letto da Antonio Messeri nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1917].
cm. 24 pp. 41 « Lectura Dantis ».
893
Mestica, Enrico
La psicologia nella Divina Commedia.
Firenze, R. Bemporad e figlio (tip. S.
Landi), 1893.
cm, 19 pp. XLVI, 147 « Lavoro premiato dalla R. Accademia della Crusca nel
concorso Rezzi ».
894
Mézières, Alfred
Pétrarque. Etude d’après de nouveaux
documents par A. Mézières.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Parigi, Didier et C.ie (tip. Raton et
comp.), 1868.
cm. 21,8 pp. XXXIX, 435, 26.
895
Michelangeli, Luigi Alessandro
Sul disegno dell’inferno dantesco. Studio
di L. A. Michelangeli.
Bologna, ed. tip. N. Zanichelli, 1886.
cm. 26,7 pp. 61 alleg. 2.
896
Michele (Padre) da Carbonara
Dante e Pier Lombardo. (Sent. lib. IV,
distt. 43-49). Con prefazione e per cura
di Rocca Murari.
Città dì Castello, ed. tip. S. Lapi, 1897.
cm. 19,2 pp. XVII, 87 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G.L. Passerini - volumi XLIV-XLV »
[Vlll-IX della Nuova Serie].
897
Studi danteschi, Volume primo: Dante e
S. Francesco.
Tortona, Tip. Adriano Rossi, 1890.
cm. 184, pp. 191.
898
Mieli, Giacomo
Tra gli scogli delle opere di Dante. Riflessioni d’un camiciaio sul primo canto
« Inferno ».
Roma, Società Anonima Poligrafica Italiana, 1931.
cm. 19 pp. 124 ritr. 1 facs. 3 dp. n.n.
899
Miscellanea
di studi storici e ricerche critico-bibliografiche. Raccolta per cura della Società
Storica Lombarda ricorrendo il sesto
centenario dalla nascita del poeta.
Milano, Società Storica Lombarda (tip.
L.F. Cogliati), 1904.
cm. 23,5 pp. 370 tav. 8 di cui 1 a col. alleg. 1 [da «Il Secolo» 3 maggio 1926:
La casa del Petrarca restaurata] « F. Petrarca e la Lombardia ».
900
Misciattelli, Piero
L’Amore di Dante per Pietra. Lettura di
Piero Misciattelli nella « Casa di Dante »
in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1917].
cm. 24 pp. 53 « Lectura Dantis ».
901
Missirini, Melchiorre
Dell’amore di Dante Alighieri e del ritratto di Beatrice Portinari comentario
primo di Melchior Missirini.
Firenze, tip. Leonardo Ciardettì, 1832.
cm. 33,2 pp. [4], 35 ritr. 2.
902
Alcuni scritti relativi a Dante Alighieri
di Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
cm. 21,5 pp. 23.
Sta con:
Delle memorie di Dante Alighieri e del
mausoleo in S. Croce. Commentario di
Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
903
Dell’amore di Dante Alighieri e del ritratto di Beatrice Portinari. Commentario
di Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
cm. 21,5 pp. 41.
Sta con:
Delle memorie di Dante Alighieri e del
mausoleo in S. Croce. Commentario di
Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
145
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
904
Delle memorie di Dante Alighieri e del
suo mausoleo in S.a Croce comentario
secondo di Melchior Missirini.
Firenze, tip Leonardo Ciardetti, 1932. 3a
ed.
cm. 33,2 pp. [4] 39.
Sta con:
Dell’amore di Dante Alighieri e del ritratto di Beatrice Portinari comentario
primo di Melchior Missirini. Firenze, tip
Leonardo Ciardetti, 1932.
905
Delle memorie di Dante Alighieri e del
mausoleo in S. Croce. Commentario di
Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
cm. 21,5 paginazione varia.
906
Sul canto del Conte Ugolino di Dante
Alighieri. Dissertazione di Melchior
Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer, s.t., 1844.
cm. 21,5 pp. 18.
Sta con:
Delle memorie di Dante Alighieri e del
mausoleo in S. Croce. Commentario di
Melchior Missirini.
Milano, Tendler e Schaefer (tip. Crespi e
Pagnoni), 1844.
907
Vita di Dante Alighieri dettata da Melchior Missirini. Edizione quarta con aggiunte edite ed inedite dell’autore.
Milano-Vienna Tendler e Schaeffer (Milano, tip. Crespi e Pagnoni), 1844. 4a ed.
cm. 22 pp. XVI, 670 ritr. 1.
908-909
Monti, Vincenzo
Postille ai comenti del Lombardi e del
Biagioli sulla « Divina Commedia ».
Ferrara, ed. tip. Domenico Taddei e figli,
1879. cm. 24,5 pp. 509 [Edizione presente in due esemplari].
146
910
Saggio diviso in quattro parti dei molti e
gravi errori trascorsi in tutte le edizioni
del Convito di Dante.
Milano, ed. tip. Società Tipografica dei
Classici Italiani, 1823.
cm. 21 pp. XIII, 160.
911
Moore, Edward
Contributions to the textual criticism of
the « Divina Commedia » including the
complete collation throughout the Inferno of all the Mss. at Oxford and Cambridge.
Cambridge, ed. tip. C.J. Clay, M.A. and
Sons, at the University Press, 1889. cm.
22,3 pp. LVI, 723 tav. 2.
912
Gli accenni al tempo nella Divina Commedia e loro relazione con la presunta
data e durata della visione. Versione italiana di Cino Chiarini.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1900.
cm. 18,3 pp. 163 tav. 4 dp f.t. « Biblioteca Critica della Letteratura Italiana diretta da Francesco Torraca ».
913
Studies in Dante. First series: scripture
and classical authors in Dante; second
series: miscellaneous essays; third series:
miscellaneous essays; fourth series: textualcriticism of the « Convivio »and
miscellaneous essays.
Londra, Enry Frowde; [poi] Oxford,
Humprey Milford (Oxford, Clarendon
Press), 1896-1917.
cm. 22 Vol. 4 tav. 2 c. geogr. 1.
914
Morello, Vincenzo
Dante, Farinata, Cavalcanti. Lettura nella
« Casa di Dante » in Roma.
Milano, ed. tip. A. Mondadori, 1927.
cm. 24,8 pp. tav. 9 ritr. 1.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
915
Morena, Abele
La morale economica di Dante. Commento di Abeie Morena. A cura della sorella germana Morena.
Firenze, tip. Barbera - Alfari e Venturi
proprietari, 1914.
cm. 23,2 pp. 120.
916
Morici, Giuseppe
Il Canto III del Paradiso letto da Giuseppe Morici nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1923.
cm. 24 pp. 43 « Lectura Dantis ».
917
Mossotti, Ottaviano Fabrizio
Illustrazioni astronomiche a tre luoghi
della Divina Commedia tutte insieme
raccolte per la prima volta da G.L. Passerini.
Città di Castello, ed. tip. s. Lapi, 1894.
cm. 19,2 pp. 88 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Volume settimo ».
918
Mott, Lewis Preeman
The system of Courtly Love. Studied as
an introduction to the Vita Nuova of
Dante by Lewis Freeman Mott.
Boston, Ginn Company (The Athenaeum
Press), 1896.
cm. 21 pp. VI. 153.
919
Motta, Antonio
Firenze ai tempi di Dante. Milano, Athena (tip. « La Grafica Moderna »), 1929.
cm. 17,5 pp. 166 « Coltura dantesca ».
920
Munoz, Antonio
Roma di Dante con 405 illustrazioni. Milano-Roma ed. tip. Casa Editrice d’Arte
Bestetti e Tumminelli, 1921.
cm. 24,5 pp. 419 ill.
921
Murari, Rocco
Dante e Boezio. (Contributo allo studio
delle fonti dantesche).
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1905.
cm. 19,5 pp. XV, 430.
922
« E lì, ma cela lui l’esser profondo ».
(Note dantesche). I. La ricerca dell’anno
natale di Dante e l’interpretazione letterale ed allegorica del 10 verso della
Commedia.
Correggio, Tip. Palazzi, 1894.
cm. 20 pp. 44.
923
Muratori, Santi
Il Canto XXIV dell’Inferno letto da Santi Muratori nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1930.
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
924
Il Canto XXVI dell’inferno letto da Santi
Muratori nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1930.
cm. 24 pp. 51 « Lectura Dantis ».
925
Mutolo, Rosa
Tenzoni e polemiche nella Vita Nuova
147
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
di Dante.
Palermo, Tipografia M. Greco, 1935.
cm. 22 pp. X, 105.
926
Nardi, Bruno
Sigieri di Brabante nella Divina Commedia e le fonti della filosofia di Dante.
Spianate, B. Nardi (Firenze, tip. S. Giuseppe), 1912.
cm. 24 pp. VIII, 72 « Estratto dalla “Rivista di Filosofia Neo-scolastica" (aprile
e ottobre 1911, febbraio e aprile 1912) ».
927
Narducci, Enrico
Catalogo dei codici petracheschi delle
biblioteche Barberina, Chigiana, Corsiniana, Vallicelliana e Vaticana e delle
edizioni petrarchesche esistenti nelle biblioteche pubbliche di Roma compilato
da Enrico Narducci.
Roma, Ermanno Loescher (tip. Romana),
1874.
cm. 22,7 pp. VII, 101.
di Carlo Negroni con documenti.
Milano, Ulrico Hoepli (Torino, tip. Vincenzo Bona), 1838.
cm. 39,8 pp. 25.
931
Nelli, Francesco
Un amico di Francesco Petrarca. Le lettere del Nelli al Petrarca. Pubblicate di
su un manoscrito della Nazionale di Parigi da Enrico Cochin con introduzione e
note.
Edizione italiana autorizzata dall’Autore.
Firenze, Succ. Le Monnier (Prato, tip.
Succ. Vestri), 1901.
cm. 18 pp. LVII, 152 « Biblioteca Petrarchesca dir, da G. Biagi e da G.L. Passerini – I ».
932
Niccolini, Pietro
L’amore e l’arte di Dante. L’arte nella
Divina Comedia. Dante innamorato.
Ferrara, Soc. Tip. Editr. Taddei, 1921.
cm. 19 pp. 109.
928
Natoli, Luigi
Gli studi danteschi in Sicilia.Saggio storico-bibliografico.
Palermo, tipografia « Lo Statuto », 1893.
cm. 28 pp. 138 « Estratto dall’Archivio
Storico Siciliano, N.S., anno XVIII ».
933
Niceforo, Alfredo
Criminali e degenerati dell’Inferno dantesco.
Torino, Fratelli Bocca (tip. Succ. A. Baglione), 1898.
cm. 23,2 pp. 142.
929
Navantieri, Giuseppe
« Dante » poema lirico e « Il fine più
proprio della Divina Commedia » di
Giuseppe Aurelio Costanzo, Impressioni
e note (con un’appendice).
Salerno, tip. Gaetano Fruscione, 1910.
cm. 18,5 pp. 159.
934
Nicolini, Nicola
Dell’analisi e della sintesi, Saggio di
studi etimologici di Nicola Nicolini.
Napoli, tip. Dicesinia, 1842.
cm, 22 pp. 192 tav. 1 f.t.
930
Negroni, Carlo
Del ritratto di Dante Alighieri. Memoria
148
935
Nolhac (de), Pierre
Pétrarque et l’Humanisme.
Parigi, Librairie Honoré Champion (Macon, tip. Protat frères), 1907.
cm. 25 tomi 2 ritr. 1 tav. 1 « Bibliothè-
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
que Littéraire de la RenaissanceNouvelle série-tomes premier et deuxième ».
936
Novati, Francesco
Il Canto VI del Purgatorio letto da Francesco Novati nella Sala di Dante in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip.
G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 55 « Lectura Dantis ».
Ditta M. Mozzon; Società Italiana Arti
Grafiche, 1917-1918.
vol. 2 [Continuazione Dantesco. di:]
Giornale
940
Oddo Bonafede, Matilde
La Divina Commedia di Dante Alighieri
nelle scuole elementari superiori.
Città di Castello, Tip. S. La pi, 1891.
cm. 19 pp. VIII, 199.
937
Indagini e postille dantesche. Serie prima. Se Dante abbia mai pubblicamente
insegnato. Pasqua Pieriis demum resonabat avenis. La suprema aspirazione di
Dante. Come Manfredi s’è salvato. La «
Squilla di lontano » è quella dell’Ave
Maria? « La vipera che ‘l melanese accampa ». Appendice: A. Lattes, La campana serale nei secoli XIII e XIV secondo gli statuti delle città italiane. Bologna,
ed. tip. Zanichelli, 1899.
cm. 23 pp. 176 « Biblioteca storico-critica della letteratura dantesca diretta da
G.L. Passerini e da P. Papa - IX-X ».
941
Omaggio
a Dante Alighieri offerto dai cattolici italiani nel maggio 1865 sesto centenario
dalla sua nascita. Roma, Tip. Monaldi,
1865. cm. 22,5 pp. VI, 656 ritr. 1.
938
Nuovo Archivio Veneto
Nuovo Archivio Veneto periodico storico trimestrale della R. Deputazione Veneta di Storia Patria. Nuova serie. Gennaio-giugno 1921. N. 81-82. Venezia, R.
Deputazione Veneta di Storia Patria (tip.
Officine Grafiche Carlo Ferrari), 1921.
cm. 24,5 pp. 223 « Nuovo Archivio Veneto - nuova serie - anno XXIV - tomo
XLI ».
943
Ortiz, Ramiro
Studii sul Canzoniere di Dante. Le ballate primaverili e il servizio d’amore di
Dante.
Bucarest, Casa delle Scuole (tip. Rumene Unite), 1923. cm. 22 pp. 210.
939
Nuovo (Il)
Giornale Dantesco fondato e diretto da
G.L. Passerini.
Firenze, tip. Stabilimento Tipografico
942
Opere (Le)
Minori di Dante Alighieri. Letture fatte
nella Sala di Dante in Orsanmichele nel
MCMV da P. Giovanni Semeria, Vittorio Rossi, Giuseppe Picciola... Firenze,
O. C. Sansoni (tip. E. Ariani), 1906. cm.
22 pp. 341 « Lectura Dantis ».
944
Ozanam, Antoine Frédéric
Dante e la filosofia cattolica del tredicesimo secolo di A.Z. Ozanam. Versione
italiana con note di Pietro Molinelli. Napoli, Stabilimento Poligrafico Coster,
1842.
cm. 20,7 pp. VIII, 307.
149
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
945
Dante et la philosophie catholique au
treizième siècle; par M.A.F. Ozanam.
Nouvelle édition, corrigée et augmentée,
suivie de recherches nouveiles sur les
sources poétiques de la Divine Comédie.
Parigi, Jacques Lecoffre et C.ie siccesseurs de Perisse frères (tip. Firmin Didot
frères), 1845.
cm. 22,5 pp. XLVII, 495.
946
Padova
a Francesco Petrarca nel quinto centenario dalla sua morte.
Padova, Tipografia del Seminario, 1874.
cm. 31 pp. 475.
947
Padovana, Pietro Gerardo
Vita / di Ezzelino / terzo da Romano /
dall’origine alfine / di sua famiglia; / sotto la cui tirannide mancarono di morte
violenta / più di dodeci Millia Padovani.
Distinta in nove libri, ne’ quali si / ha la
cognitione delle guerre della Marca Trevisana, et di mol/te altre cose, da gli anni
MC fin’a MCCLXII. / Autore Pietro Gerardo Padovano / suo contemporaneo. /
In Venetia, per Francesco Lorenzini da
Turino, 1560.
cm. 14,5 cc. 110.
948
Paganini, Carlo Pagano
Chiose a luoghi filosofici della Divina
Commedia raccolte e ristampate per cura
di Giovanni Franciosi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
cm. 19,2 pp. 103 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Volume quinto ».
949
Pakscher, Arthur
Die Chronologie der Gedichte Petrarcas.
150
Von Arthur Pakscher.
Berlino, Weidmann (tip. Bernstein),
1887.
cm. 22,8 pp. 140.
950
Palermo, Francesco
I manoscritti Palatini di Firenze ordinati
ed esposti da Francesco Palermo.
Firenze, Biblioteca Paiatina (tipografia
Galileiana di M. Cellini e C.), 18531868.
cm. 29 Vol. 3.
951
Palesa, Agostino
Dante. Raccolta di Agostino Palesa in
Padova.
Padova, Libreria Zambeccari (Trieste,
tip. Del Lloyd Austriaco), 1865.
cm. 23,3 pp. XVI, 135 alleg. 1 « Pel centenario di Dante Allighieri 1865 ».
952
Paliotti, Guido
La morte d’Arrigo VII di Lussemburgo
secondo la storia e secondo la tradizione.
Montepulciano, ed. tip. Unione Cooperativa, 1894.
cm. 21,8 pp. 166.
953
Panzacchi, Enrico
Il Canto XI del Purgatorio letto da Enrico Panzacchi nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 31 « Lectura Dantis ».
954
Papa, Pasquale
Il Canto XXIV dell’inferno letto da Pasquale Papa nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp. 45 « Lectura Dantis ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
955
Papanti, Giovanni
Dante, secondo la tradizione e i novellatori. Ricerche di Giovanni Papanti.
Livorno, ed. tip. Francesco Vigo, 1873.
cm. 24,8 pp. VII, 207.
956
Paperini, Gian Filippo
Lezione sopra Dante. (Par., II, 46-148).
Fatta nell’Accademia della Crusca. Ora
pubblicata per la prima volta di su il
Cod. Marciano ital. CL. X, 15. Per cura
di Giuseppe Bianchini.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1902.
cm. 19,2 pp. 53 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da O.L.
Passerini - volume LXXV ».
957
Papini, Giovanni
Dante vivo.
Firenze, Libreria Editrice Fiorentina (tip.
Barbèra e Venturi), 1933.
cm. 18,5 pp. 445.
958
Parma
a Francesco Petrarca (9-10 maggio 1934XII). Atti del Convegno. Comunicazioni
e memorie.
Parma, ed. tip. Fresching, 1934.
cm. 23 pp. 304 tav. 10 « Federazioni dei
fasci di combattimento - Manifestazioni
Artistiche Parmensi ».
959
Parnasso (Il)
Italiano ovvero: I quattro poeti celeberrimi italiani. La Divina Commedia di
Dante Alighieri; Le Rime di Francesco
Petrarca; L’Orlando Furioso di Ludovico
Ariosto; La Gerusalemme Liberata di
Torquato Tasso. Edizione giusta gli ottimi testi antichi, con note istoriche e critiche.Compiuta in un volume ornata di
quattro ritratti secondo Raffaello Morghen. [A cura di Adolf Wagner].
Lipsia, ed. tip. Ernesto Fleischer, 1826.
cm. 2,6 paginazione varia tav. 1 [raffigurante i quattro poeti].
960
Parodi, Ernesto Giacomo
Il Canto II del Paradiso letto da Ernesto
Giacomo Parodi nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1911].
cm. 24 pp. 63 alleg. 1 [da Berliner Tageblatt: Rudolf Borchardt, Dantes Commedia deutsch. Von Karl Vossler] « Lectura Dantis ».
961
Il Canto XVI del Paradiso letto da Ernesto Giacomo Parodi nella Sala di Dante
in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1933.
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
962
Il Canto XX dell’inferno letto da Ernesto
Giacomo Parodi al Comitato padovano
della Società Dantesca Italiana.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1934.
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
963
Poesia e storia nella « Divina Commedia
». Studi critici di E.G. Parodi.
Napoli, Soc. An. Editr. F. Perrella (Città
di Castello, Soc. Tipogr. « Leonardo da
Vinci »), 1920.
cm. 18,5 pp. VIII, 619 « Nuova Biblioteca di Letteratura, Storia ed Arte diretta
da Francesco Torraca - IX ».
964
Parolari, Giulio Cesare
Della religiosità di Francesco Petrarca.
Discorso di G.C. Parolari.
Bassano, Tip. Baseggio, 1847. cm. 22
pp. 48.
151
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
152
965
Pascoli, Giovanni
Conferenze e studi danteschi.
Bologna, Nicola Zanichelli (tip. di Achille Comi), 1921.
cm. 19 pp. VI, 270 « Opere di Giovanni
Pascoli ».
966
La mirabile visione. Abbozzo d’una storia della Divina Commedia.
Bologna, Nicola Zanichelli (Stabilimenti
Poligrafici Riuniti), 1923. 3a ed.
cm. 18 pp. XXVIII, 618.
967
Minerva oscura. Prolegomeni: La costruzione morale del poema di Dante.
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1898.
cm. 18 pp. VII, 216.
968
Sotto il velame. Saggio di un’interpretazione generale del poema sacro.
Bologna, Nicola Zanichelli (Stabilimenti
Poligrafici Riuniti), 1923.
cm. 19 pp. XV, 514 « Opere di Giovanni
Pascoli ».
969
Pasinati, Stanislao L.
Lezioni d’introduzione allo studio della
Divina Commedia di Dante Alighieri.
Per Stanislao L. Pasinati.
Napoli, tip. Vincenzo Marchese, 1873.
cm. 18 pp. IV, 156.
970
Pasolini, Pier Desiderio
Ravenna e le sue grandi memorie. Ravenna Felix.
Roma, Ermanno Loescher e C. (Imola,
Cooperativa Tipografico-Editrice Paolo
Galeati), 1912.
cm. 22,5 pp. VI, 407 fig. tav. 50 facs. 3.
971
Dante a Ravenna. Conferenza letta da
Pier Desiderio Pasolini nella Sala di
Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 41 « Lectura Dantis ».
972
Passerini, Giuseppe Lando
Dante (1265-1321). Note biografiche e
storiche.
Milano, Rinaldo Caddeo e C. (tip. Cooperativa Grafica degli operai), 1920.
cm. 17,5 pp. 254 ritr. 1 « Di quest’opera
sono stati tirati quaranta esemplari su
carta di lusso numerati da 1 a 40 ».
973
Dizionarietto Dantesco. Indice dei nomi
di persone e di luoghi ricordati nella Divina Commedia. Compilato da G.L. Passerini.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi). 1914.
cm. 10,3 pp. VII, 269. 974
974
Il ritratto di Dante.
Firenze, Fratelli Alinari (tip. già S. Giu seppe), 1921.
cm. 16,5 pp. 32 tav. 50.
975
Il Canto XXIV dell’Inferno letto da G.L.
Passerini nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ». 976
976
Minutaglie dantesche. Note sulla vita di
Dante. Di una supposta copia dell’originale della Commedia e dell’arme antica
della Casa Alighieri. Del matrimonio e
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
de’ figliuoli di Dante: Saggio di una storia degli Alighieri...
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1911.
cm. 19,2 pp. 307 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volumi 100-104 ».
La Beatrice svelata. Preparazione
all’intelligenza di tutte le opere di Dante
Alighieri per Francesco Perez.
Volume unico. Palermo, tip. Franc. Lao,
1865.
cm. 18,5 pp. VIII, 418.
977
Passerini, Giuseppe Landa
Mazzi, Curzio
Un decennio di bibliografia dantesca.
1891-1900. Per cura di G.L. Passerini e
C. Mazzi.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1905.
cm. 19,3 pp. VII, 668 ritr. 1.
982
Studi danteschi (preceduti da un saggio
biografico-critico).
Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia,
1898.
cm. 18,5 pp. CLXXXIV, 558 ritr. 1.
978
Pecciarini, Elisa
Antonio Cesari autore delle Giunte Veronesi e delle bellezze della Divina
Commedia.
Firenze, tip. G. Ramella e C., 1912.
cm. 23,8 pp. 251.
979
Pellegrini, Flaminio
Il Canto XXIII del Paradiso letto da Flaminio Pellegrini nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp 32 « Lectura Dantis ».
980
Pelli, Giuseppe
Memorie per servire alla vita di Dante
Alighieri ed alla storia della sua famiglia
raccolte da Giuseppe Pelli patrizio fiorentino. Seconda edizione notabilmente
accresciuta.
Firenze, tip. Guglielmo Piatti, 1823. 2a
ed.
cm. 23 pp. 218 alleg. 1 tav. 1.
981
Perez, Francesco
983
Perez, Paolo
I sette cerchi del Purgatorio di Dante.
Saggio di studi di Paolo Perez. Prete veronese. Seconda edizione ritoccata e accresciuta dall’autore.
Verona, Libreria della Minerva (tip.
Stab. Civelli), 1867. 2a ed.
cm. 19 pp. VIII, 279 alleg. 1.
984
Petrarca
e Venezia. Nel V centenario di F. Petrarca.
Venezia, Reale Tipografia di G. Cecchini, 1874.
cm. 28,5 pp. 327 tav. 1 « Edizione di 250
esemplari numerati - Esemplare n. 221
offerto dall’Ateneo Veneto all’Onorevole Bonfadini ».
985
Petrettini, Giovanni
Orazione intorno ad Omero e a Dante di
Giovanni Petrettini Corcirese.
Padova, Tipografia del Seminario, 1821.
cm. 31 pp. 59.
986
Picciola, Giuseppe
Il Canto IV del Purgatorio letto da Giuseppe Picciòla nella Sala di Dante in Orsanmichele.
153
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901.
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
987
Pietrobono, Luigi
Dal centro al cerchio. La struttura morale
della Divina Commedia.
Torino, Soc. Editr. Internaz. (S. Benigno
Canavese, Scuola Tipografica), 1923.
cm. 18,5 pp. XII, 311.
988
Il Canto IV dell’Inferno letto da Luigi
Pietrobono nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1914].
cm. 24 pp. 39 « Lectura Dantis ».
989
Il Canto XXV dell’inferno letto da Luigi
Pietrobono nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G.S. Sansoni (tip. « L’Arte della
Stampa » succ. Landi), 1925.
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
990
Il Canto XIX del Paradiso letto da Luigi
Pietrobono nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
991
Il poema sacro. Saggio d’una interpretazione generale della Divina Commedia.
Inferno. Parte I e II.
Bologna, Nicola Zanichelli (Pistoia, tip.
Cino dei Fratelli Bracali), 1915.
cm. 19 Vol. 2.
992
Petzholdt, Julius
Bibliografia
dantea
ab
anno
MDCCCLXV, inchodata. Edidit Julius
154
Petzholdt. Accedit conspectus tabularum
Divinam Comoediam vel stilo vel calamo vel penicillo adhibitis illustrantium.
Dresda, G. Schoenfeld (tip. J. Pessler),
1862.
cm. 23,4 pp. VI, 90.
993
Picchioni, Luigi
La Divina Commedia illustrata da A.
Kopisch, G. Picci e M. G. Ponta. Cenni
critici di Luigi Picchioni.
Milano, ed. tip. Società Tipografica de’
Classici Italiani, 1846.
cm. 20,8 pp. XXII, 476.
994
Picci, Giuseppe
I luoghi più oscuri e controversi della
Divina Commedia di Dante dichiarati da
lui stesso con tre appendici di Giuseppe
Picci.
Brescia, Tipografia della Minerva, 1843.
cm. 23,5 pp. 288.
995
Picotti, GiavanBattista
I Caminesi e la loro signoria in Treviso
dal 1283 al 1312. Appunti storici di G.
B. Picotti.
Livorno, tip. Raffaele Giusti, 1905.
cm. 19,8 pp. XII, 354.
996
Pietropoli, Giampietro
Il Petrarca impugnato dal Petrarca più
maturi riflessi di Giampietro Pietropoli.
Venezia, tip. di Alvisopoli, 1818.
cm. 22 pp. XIX, 456
997
Pimbiolo, Francesco
Sulle opere di messer Francesco Petrarca. Discorso e poeesie di Francesco Pimbiolo degli Engelfreddi.
Brescia, Niccolò Bettoni, 1807.
cm. 17,5 pp. VIII, 141.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
998
Pistelli, Ermenegildo
Il Canto XIV del Purgatorio letto da Ermenegildo Pistelli nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), [1919].
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
999
Il Canto XXXIII del Paradiso letto da
Ermenegildo Pistelli nella Sala di Dante
in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), [1904].
cm. 24 pp. 46 « Lectura Dantis ».
1000
Piur, Paul
Cola di Rienzo. Darstellung seines Lebens und seines Geistes.
Vienna, W. Seidel e Sohn (tip. Cristoph
Reisser’s Sohne), 1931.
cm. 22,8 pp. XII, 239 tav. 1.
1001
Petrarcas ‘Buch Ohne Namen’ und die
Papstliche Kurie. Ein beitrag zur geigesgeschichte der Fruhrenaissance.
Halle, Max Niemeyer (Grafenhainichen,
tip. C. Schulze e Co.), 1925.
cm. 22,7 pp. XVI, 416 « Deutsche vierteljahrsschrift fur literaturwissenschaft
und geistesgeschichte - Herausgegeben
von Paul Kluckhohn und Erich Rothacker - Buchreihe Band ».
1002
Plantulli, Francesco. Alessandroni, F.
La nuova Divina Comedia per F. Plantulli e E. Alessandroni (Estratta dall’Arca di Noè). Inferno.
Napoli, Stab. Tipogr. del Plebiscito,
1863.
cm. 17,3 pp. XIII, 215 tav. 1.
1003
Poesie (La)
Italienne avant Pétrarque. Introduction,
traduction et notes par Th. LabandeJenroy.
Parigi, La Renaissance du livre (Corbeil,
tip. Crété), 1929.
cm. 18 pp. 186 tav. 1 « Les cent chefsd’oeuvre étrangers ».
1004
Paletto, Giacomo
Dizionario dantesco di quanto si contiene nelle opere di Dante Allighieri con
richiami alla Somma Teologica di S.
Tommaso d’Aquino coll’illustrazione
dei nomi propri mitologici, storici, geografici e delle questioni più controverse
compilate da D. Giacomo Poletto. Vol. I:
A-B-C; Vol. II: D-E-F; Vol. III: G-H-I
Vol. IV: L-M -N; Vol. V: O-P-Q; Vol.
VI: R-S; Vol. VII: J-U-V-X-Z; Vol.
VIII: Alcuni studi su Dante Allighieri di
D. Giacomo Paletto come appendice al
Dizionario Dantesco.
Siena, ed. tip. S. Bernardino, 1885-1892.
cm. 17,6 Vol. 8.
1005
La Santa Scrittura nelle opere e nel pensiero di Dante Allighieri.
Siena, tip. Pontificia S. Bernardino,
1909.
cm. 22,7 pp. XX, 381.
1006
Pompeati, Arturo
Dante.
Firenze, Luigi Battistelli (Milano, tip.
Antonio Cordani), 1921.
cm. 19 pp. 366 « Scrittori italiani e stranieri - Storia, letteratura, critica e filosofia ».
155
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1007
Il Canto XI del Purgatorio letto da Arturo Pompeati nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1934.
cm. 24 pp. 33 « Lectura Dantis ».
1008
Ponta, Marco Giovanni
Dante e il Petrarca (Studio). Aggiuntivi i
ragionamenti sopra due versi di Dante.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
cm. 19,2 pp. 91 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Volume sesto ».
1009
Nuovo esperimento sulla principale allegoria della « Divina Commedia » di
Dante Alighieri fatto da Marco Giovanni
Ponta.
Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1845.
cm. 20,8 pp. 154 « Estratto dal Giornale
Arcadico - Tomo XCVI ».
1010
Nuovo esperimento sulla principale allegoria della Divina Commedia di Dante
Alighieri fatto da Marco Giovanni Ponta.
Milano, Giovanni Resnati (Navi, tip.
Moretti), 1846. 2a ed.
cm. 22 pp. 275, 2 alleg. f.t.
1011
Porena, Manfredi
Delle manifestazioni plastiche del sentimento nei personaggi della Divina Commedia. Con due appendici.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1902.
cm. 19 pp. X, 190 « Lavoro premiato
con premio di 1° grado nella Gara Dantesca fra i professori di scuole secondarie, dell’anno 1900 ».
156
1012
Preda, Pietro
L’idea religiosa e civile di Dante. Studio
di Pietro Preda.
Milano, fratelli Dumoulard (Vigevano,
tip. Nazionale di Domenico Morone),
1889.
cm. 23 pp. XII, 173.
1013
Prose
e poesie pronunziate nella Cattedrale
Chiesa di Cassano in Calabria Citra il di
21 febbraio 1842. Per celebrare la morte
di Gaetano Cantore Algaria.
Reggio Calabria, Tip. del Reale Orfanatrofio provinciale, 1843.
cm. 19 pp. 46.
Sta con:
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
Parte prima. L’inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
1014
Prato, Enrico
L’Apocalissi nella Divina Commedia.
Studi sul significato della visione del Paradiso Terrestre, in relazione alle dottrine etiche, politiche e religiose di Dante.
Napoli, ed. tip. Luigi Pierro, 1905.
cm. 18,7 pp. VIII, 345.
1015
Puccianti, Giuseppe
Saggi danteschi. I libri della « Monarchia » di Dante. Allegoria di Beatrice.
Dante e le lingue semitiche...
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1911.
cm. 19,2 pp. 215 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari detta da
G.L. Passerini- volumi 96-99 ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1016
Puccinelli, Placido
Historia / di Ugo / Principe della Toscana. / Scritta / da D. Placido Puccinelli
/ pesciatino. / Alla sempre invitta, e gloriosa / Repubblica di Lucca. /
In Venetia, per Matteo Leni, e Giovanni
Vecellio, 1643.
cm. 20 cc. [7] pp. 136.
Editrice Fiorentina), 1851.
cm. 22 pp. 263.
1017
Quarta, Nino
Studi sul testo delle Rime del Petrarca.
Un supposto autografo del Petrarca
smarrito, ritrovato in istampa! Il codice
V.L. 3195 e la prima stampa Aldina del
Canzoniere, I codici V.L. 3195 e 3196. I
frammenti di rime nel V.L. 3196. Appendice: Su la recente scoperta del luogo
di nascita di Laura.
Napoli, tip. Enrico M. Muca, 1902.
cm. 21 pp. 157.
1022
Rajna, Pio
Il Canto XVII del Purgatorio esposto da
Pio Rajna nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 53 « Lectura Dantis ».
1018
Quarterly (The)
Review. No 421. Published in October,
1909.
Londra, John Murray (tip. William CIawes and Sons), 1909.
cm. 22 paginazione varia tav. 6 c. geograf. 2.
1019
Quattro (I)
poeti italiani con una scelta di poesie italiane dai 1200 sino a’ nostri tempi. Publicati (sic) da A. Buttura.
Parigi, Lefevre e Baudry (tip. G. Didot),
1833.
cm. 23,5 pp. XII, 751 tav. 1 [coi ritratti
dei poeti incisi da Hopwood].
1020
Quei
del buon tuono al tribunale di Dante.
Scherzo satirico moralissimo.
Firenze, ed. Luigi Manuelli (tip. Società
1021
Raffaele, Luigi
Ombre e luci dantesche.
Firenze, R. Bemporad e figlio (tip. S.
Landi), 1906.
cm. 18,5 pp. XVI, 199.
1023
Reade, W.H.V.
The moral system of Dante’s Inferno.
Oxford, Henry Frowde (Clarendon
press), 1909.
cm, 22 pp. 446, 16.
1024
Reale, Giuseppe
Eloquenza di Dante. Consigli alla gioventù. Conferenza tenuta in Catania il 30
aprile 1905 da Giuseppe Reale; Dante
educatore. Consigli alla gioventù. Conferenza di Giuseppe Reale.
Avola, tip. Eugenio Piazza, 1909.
cm. 22,5 pp. 125.
1025
Renier, Rodolfo
La Vita Nuova e la Fiammetta. Studio
critico.
Torino-Roma, Ermanno Loescher (Torino, tip. V. Bona), 1879.
cm. 19,5 pp. XI, 351.
1026
Renzulli, Michele
Dante nella letteratura inglese.
157
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Firenze, Società editrice « La Via » (tip.
Umberto Zobel), 1925.
cm. 25 pp. 160 ritr. 1.
1027
Revelli, Paolo
L’italia nella Divina Commedia. Con la
riproduzione diplomatica del Planisfero
vaticano-palatino di Pietro Vesconte del
1320-21 e una cartina: « L’italia di Dante ».
Milano, ed. tip. Treves, 1922.
cm. 35 pp. 235 1 c. geogr. tav. 1 dp.
1028
Rezzi, Luigia Maria
Rime di Dante Alighieri, Giovanni Boccacci, Gabriele Chiabrera, Lorenzo Magalotti, Orazio Rucellai, Francesco Baldovini, Eustachio Manfredi, Giampietro
Zanotti, Camillo Zampieri, Pietro Metastasio, tratte da manoscritti ed annotate
da Luigi Maria Rezzi ora per la prima
volta pubblicate da Giuseppe Cugnoni.
Imola, Giuseppe Cugnoni (tip. Ignazio
Galeati e figlio), 1883.
cm. 21 pp. 147 « IV ottobre MDCCCLXXXIII - Nozze Valentini-Cugnoni ».
1029
Ricci, Corrado
Gli ultimi anni di Dante. Conferenza letta da Corrado Ricci nella Sala di Dante
in Orsanmichele con appendice su Dante
allo Studio di Bologna.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), s.d.
cm, 24 pp. 62 « Lectura Dantis ».
1030
Il Canto V dell’inferno letto da Corrado
Ricci nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi
e figli), [1899].
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
158
1031
Il paesaggio dantesco. Lettura di Corrado Ricci nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1914].
cm. 24 pp. 28 « Lectura Dantis ».
1032
Pagine dantesche.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 19,2 pp. 147 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini -Vol. 126-27 ».
1033
Ricciardi, Giuseppe
Le bruttezze di Dante. Osservazioni critiche di G. Ricciardi intorno alla prima
cantica, alla seconda cantica, alla terza
cantica della Divina Commedia.
Napoli, Riccardo. Maghieri di Giuseppe
(Tipografia dei Lampo; [poi] Tipografia
dei Classici Italiani), 1879.
cm. 15,6 tomi 3.
1034
Ricolfi, Alfonso
Studi sui « Fedeli d’Amore ». I: Le «
corti d’amore » in Francia ed i loro riflessi in Italia.
Milano-Genova-Roma, Società Anonima
Editrice Dante Alighieri - Albrighi, Segati e C. (Città di Castello, tip. S. Lapi),
1933.
cm. 24,2 pp. V, 89 « Biblioteca della
Nuova Rivista Storica - N. 11 ».
1035
Ricordi
di Ravenna medioevale. Nel VI centenario della morte di Dante.
Ravenna, Cassa di Risparmio di Ravenna (tip. Società Tipo-Editrice Ravennate), [1921].
cm. 23,5 pp. X, 230 ritr, 1 tav. 24 f.t.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1036
Riedisser, lda
Inscriptions from Dante’s Divina Commedia in the streets of Florence explained and illustrated by da Riedisse.
Milano, ed. tip. Alfieri e Lacroix, 1913.
cm. 17,5 pp. IV, 88 tav. 28 a col. rimontate sul testo.
1037
Righetti, Luigi
Di un canto falso nella « Commedia » di
Dante.
Roma, Forzani e C. Tipografi del Senato,
1908.
cm. 22,3 pp. 115.
1038
Rillo, Nicola
L’estetica dell’occhio umano in Dante
Alighieri. Conferenza tenuta al Circolo
Filologico di Napoli. 6 giugno 1901.
Napoli, Stab. Tip. Pierro e Veraldi nell’Istituto Casanova, 1902.
cm. 20 pp. 154.
1039
Rime
di diversi / antichi autori / toscani in
die/ci libri rac/colte. / Di Dante Alighieri
Lib. III / Di M. Cina da Pistoia Libro I. /
di Guido Cavalcanti Libro I. / Di Dante
da Maiano Libro I. / Di fra Guittone
d’Arezzo lib. I. / Di diverse Canzoni e
Sonetti senza / nome d’autore Libro I.
[Firenze, per gli heredi di PH. di Giunta,
1527]. [Le note tipografiche si ricavano
da: Brunet, IV toma pp. 233].
cm. 14,5 cc. [143].
1040
Rime
e prose dei buon secolo della lingua.
Tratte da manoscritti e in parte inedite.
[Prefazione di Telesforo Bini].
Lucca, Tip. di Giuseppe Giusti, 1852.
cm. 22,3 pp. XXVI, 184 « Edizione di
trecentotrentotto esemplari.., esemplare
n. 292 ».
1041
Rinuccini, Annibale
Quattro / lezzioni di M. / Annibale Rinuccini / Academico Fio-/rentino. / Lette
publicamente da lui nell’/Academia Fiorentina.
In Firenze, appresso Lorenzo Torret.
[Lorenzo Torrentino], 1561.
cm. 15,5 cc. [51].
1042
Rivista
delle Biblioteche e degli Archivi fondata
da Guido Biagi e Bibliografia dantesca a
cura di G.L. Passerini. Nuova serie. Anno III. 1925 (della Raccolta, anno
XXXV, vol. XXXV).
Firenze, Istituto Bibliografico Italiano
(Pistoia, tip. Alberto Pacinotti e C.),
1925.
cm. 23,5 paginazione varia.
1043
Rizzacasa d’Orsogna, Giovanni
Dante e l’Almanacco di Profazio Giudeo.
Palermo, tip. Virzì, 1909.
cm. 25,4 pp. 95.
1044
Roal
Studi danteschi.
Cento, ed. tip. Araldo Nannini, 1934.
cm. 23,8 pp. II, 141 « Studi critici ».
1045
Rocca, Luigi
Di alcuni commenti della Divina Commedia composti nei primi vent’anni dopo
la morte di Dante. Saggio di Luigi Rocca.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1891.
cm. 19,5 pp. X, 429.
159
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1046
Il Canto XXIX dell’inferno letto da Luigi Rocca nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1907].
cm. 24 pp. 50 « Lectura Dantis ».
1047
Il Canto V del Purgatorio letto da Luigi
Rocca nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 47 « Lectura Dantis ».
1048
Il Canto VIII del Paradiso letto da Luigi
Rocca nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni, s.t., [1903].
cm. 24 pp. 49 « Lectura Dantis ».
1049
Il Canto XVI del Paradiso letto da Luigi
Rocca nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.S. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 50 « Lectura Dantis ».
1050
Rodolico, Niccolò
Il Canto XXV del Paradiso letto da Niccolò Rodolico nella Sala di Dante in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip.
G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 44 « Lectura Dantis ».
1051
Romagnoli, Ettore
Il Canto VIII dell’inferno letto da Ettore
Romagnoli nella sala di Dante in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip. «
L’Arte della Stampa », succ. Landi),
160
[1915]. cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis
».
1052
Romani, Fedele
Il Canto XXXIII dell’inferno letto da
Fedele Romani nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp. 45 « Lectura Dantis ».
1053
Il Canto XIX del Purgatorio letto da Fedeli Romani nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. di Salvadore
Landi), 1902.
cm. 24 pp. 56 « Lectura Dantis ».
1054
Il Canto XXVII del Paradiso letto da Fedele Romani nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 62 « Lectura Dantis ».
1055
Ombre e corpi. Il secondo cerchio dell’inferno di Dante. La figura, i movimenti e gli atteggiamenti umani nella
Divina Commedia e nei Promessi Sposi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1901.
cm. 19,2 pp. XIV, 127 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G.L. Passerini - volume LXVIIILXIX».
1056
Ronchetti, Ferdinando
Venticinque appunti ad alcuni comentatori della Divina Commedia di Dante
di Ferdinando Ronchetti.
Roma, Libreria Alessandro Manzoni di
Antonio Tenconi (tip. Ripamonti e 1878.
cm. 18,8 pp. 200.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1057
Rondani, Alberto
Scritti d’arte di Alberto Rondani. Volume unico.
Parma, Stabilimento Tipografico di P.
Grazioli, 1874.
cm. 18,5 pp. 568.
1058
Ronzoni, Domenico
Minerva oscurata. La topografia Morale
della Divina Commedia.
Milano, Casa Editrice B. Manzoni (Cromo-Tipografia fratelli De Magistris),
1902.
cm. 17,3 pp. 251.
1059
Rosadi, Giovanni
Il Canto VII dell’inferno letto da Giovanni Rosadi nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1915].
cm. 24 pp. 31 « Lectura Dantis ».
1060
Il Canto XI dell’inferno letto da Giovanni Rosadi nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1906].
cm. 24 pp. 55 « Lectura Dantis ».
1061
Il Canto XXIV dell’Inferno letto da Giovanni Rosadi nella Casa di Dante in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1917].
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
1062
Il Canto VI dei Paradiso letto da Giovanni Rosadi nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1911].
cm. 24 pp. 51 « Lectura Dantis ».
1063
Rossetti, Dante Gabriele
Poems [and] translations by Dante Gabriel Rossetti inciuding Dante’s Vita
Nuova e The Early ltaIian Poets.
Londra, ed. J.M. Dent [and] Sons; New
York, ed. E.P. Dutton [and] co. (Letchworth, The Tempie Press), s.d.
cm. 17,2 pp. XXIV, 406 « Everyman’s
Library edited by Ernest Rhys - Poetry
and the Drama. Rosseti’a Poems (1870),
Eariy ltalian Poets, Dante [and] his cirde
with an introduction by Edmund G. Gardner ».
1064
Rossi, Antonio
I viaggi danteschi oltr’Alpe. Studio di
Antonio Rossi.
Torino, ed. tip. Unione Tipografico-Editrice, 1893.
cm. 20,5 pp. 158.
1065
Rossi, Mario
Discorso di Giacopo Mazzoni in difesa
della « Commedia » del divino poeta
Dante, A cura di Mario Rossi.
Città di Castello, ed tip. S. Lapi, 1898.
cm. 19,2 pp. 128 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volumi LI-LII ».
1066
I discorsi di Ridolfo Castravilla contro
Dante e di Filippo Sassetti in difesa di
Dante. A cura di Mario Rossi.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi,
1897.cm. 19,2 pp. 119 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
da G.L. Passerini - volumi XL-XLI »
[IV-V della Nuova Serie].
161
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1067
Rossi, Vittorio
Il Canto XV dell’inferno letto da Vittorio Rossi nella « Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1915].
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
1068
Il Canto XV dell’Inferno letto da Vittoria Rossi nella « Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1915].
cm. 24 pp. 37 « Lectura Dantis ».
1069
Il Canto XXVIII dell’inferno letto da
Vittorio Rossi nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1931.
cm, 24 pp. 36 « Lectura Dantis »,
1070
Rossi Casè, Luigi
Di maestro Benvenuto da lmola commentatore dantesco. Studio di Luigi Rossi-Casè.
Pergola, ed. tip. Fratelli Gasperini, 1889.
cm. 18 pp. IX, 222.
1071
Russo, Giuseppe
Ancora sulla terzina XXV del I canto del
Paradiso di Dante. Noterelle a margine
dell’ultimo opuscolo di Giuseppe Picone. Girgenti, Stamperia Provinciale
Commerciale di Salvatore Montes, 1890.
cm. 20 pp. VII, 204.
1072
Studi polemici sulla Divina Commedia.
Girgenti,
Stamperia
ProvincialeCommerciale di Salvatore Montes, 1890.
cm. 19,7 VII, 204.
162
1073
Nell’inferno dantesca. Nuove osservazioni e ricerche con due tavole in litografia per ricostruire la Valle d’Abisso.
Catania, Niccolò Giannotta (tip. Monaca
e Mollica), 1893.
cm. 23 pp. IV, 80 alleg. 2.
1074
Nate di letteratura ed arte con figure in
fotoincisione (Prima serie), I. L’ispirazione della canzona ad A. Mai, II. La
personalità artistica di Beatrice. III. Que stioni dantesche...
Catania, ed. tip. Niccolà Giannotta,
1910.
cm. 18 pp. VIII, 296 fig.
1075
Ruth, Emilio
Studi sopra Dante Alighieri per servire
all’intelligenza della Divina Commedia
di Emilio Ruth. Vol. I. Vol. II.
Venezia-Torino, ed. tip. G. Antonelli e
L. Basadonna, 1865.
cm. 18,5 Vol. 2 « Nuova collezione di
opere storiche - Vol. II-III ».
1076
Sabbadini, Remigio
Giovanni da Ravenna insigne figura d’umanista (1343-1408). Da documenti inediti.
Como, ed. tip. Ostinelli di Cesare Nani e
C., 1924.
cm. 22 pp. IX, 258 « Studi Umanistici ».
1077
Saggio
di un Poema inedito intitolato / Anima
Peregrina / estratto da un codice / della
Libreria / del convento di S.M. Novella
dal P. Vincenzio Fineschi / archivista del
medesima / convento. /
Firenze, Stamperia di Francesco Moucke, 1782.
cm. 21 pp. XII, 72.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1078
Salvadori, Giulio
Famiglia e Città secondo la mente di
Dante. L’esilio. Saggi di Giulio Salvadori.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1913.
cm. 20,5 pp. 119 « Collezione dantesca Num. 2 ».
1079
Il Canto I del Purgatorio letto da Giulio
Salvadori nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C, Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1900].
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
1080
Sulla vita giovanile di Dante.
Roma, Società Editrice Dante Alighieri
(Stab. A. Staderini), [1906].
cm. 28 pp. 276.
1081
Sannia, Enrico
Il comico l’umorismo e la satira nella
Divina Commedia con un’appendice su
« La concezione dantesca del Purgatorio
» e prefazione di Francesco D’Ovidio,
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1909.
cm. 18,5 Vol. 2.
1082
Sansevero, Raffaele
Saggio di esposizione estetica in Dante
con illustrazioni bibliche, filologiche,
ecc. Alcuni paralleli tra Dante e Virgilio
ed una sguardo artistico a tutta la 3a cantica per Raffaele Sansevero.
Napoli, ed. tip. R. Rinaldi e G. Sellitto,
1885.
cm. 22 pp. 406.
1083
Sansone, Vincenzo
Le fonti del De Monarchia di Dante Alighieri.
Palermo, ed. tip. G. Micale, 1910.
cm. 19.4 pp. 94.
1084
Santangelo, Salvatore
Dante e i Trovatori Provenzali.
Catania, ed. tip. Vincenzo Giannotta,
1921.
cm. 21,5 pp. 281.
1085
Santi, Antonio
L’ordinamento morale e l’allegoria della
Divina Commedia. Vol. I: L’Ordinamento morale; Vol. II: L’Allegoria.
Palermo, ed. tip. Remo Sandron, 19231924.
cm. 18,5 Vol. 2.
1086
Sanvìsenti, Bernardo
I primi influssi di Dante dei Petrarca e
del Boccaccio sulla Letteratura Spagnuola. Con appendici di documenti inediti.
Saggio di Bernardo Sanvisenti.
Milano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1902.
cm. 19 pp. XVI, 463.
1087
Sarappa, Francesco
La critica di Dante nel secolo XVIII.
Noia, tip. Sociale S. Felice, 1901.
cm. 24 pp. VI, 196.
1088
Savelli, Cammillo
Della istaria esterna ed interna di Dante
Alighieri. Sviluppo di Cammillo Savelli.
Pisa, tip. Prosperi, 1841.
cm. 22,2 pp. 162.
1089
Savj Lopez, Paolo
Il Canto XXX del Paradiso letto da Paolo Savj Lopez nella Sala di Dante in Orsanmichele.
163
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G, Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
1090
Scaetta, Silvio
La « Fama » nella Divina Commedia.
Parte I. Inferno.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1896.
cm. 19,2 pp. 107 « Collezione di opuscoli danteschi inediti a rari diretta da G.L.
Passerini - volume XXXV ».
1091
La « Fama » nella Divina Commedia,
Parte Il. Purgatorio.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1896.
cm. 19,2 pp. 116 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volumi XXXVI ».
1092
Scala, Bartolomeo Cinzio
Rime e prose di Bartolomeo Cinthio
Scala con note ed introduzione di Ausonia Dobelli.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1898,
cm. 19,2 pp. 124 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - Volumi LIII-LIV ».
1093
Scandura, Sebastiano
L’estetica di Dante, Petrarca e Boccaccio. Acireale, ed. tip. XX Secolo, 1928.
cm. 23 pp. 214.
1094
Scaramuzza, Francesco
Galleria dantesca. Trenta fotografie tratte
dai disegni di F. Scaramuzza e tre tavole
cromolitografiche ideate dal duca Caetani di Sermoneta con testa illustrativo di
Cesare Fenini.
Milano, Ulrico Hoepli, s.t., 1880.
cm. 22,5 cc. [41] tav, 33 f.t.
164
1095
Scarano, Nicola
Prolegomeni al poema sacro.
Campobasso, ed. tip. Giov. Calitto e figlia [1918].
cm. 19 pp. 141.
1096
Saggi danteschi. La saldezza delle ombre. L’apparizione dei beati. Perchè Dante non salva Virgilio...
Livorno, ed. tip. Raffaello Giusti, 1905.
cm. 18 pp. VII, 292.
1097
Scarlata, Gaetano
Dalla Selva all’Empireo. Saggi dottrinali
sulla Divina Commedia.
Palermo, Casa Editrice « L’Attualità »
(tip. della Rivista d’Ostetricia e Ginecologia Pratica), 1927.
cm. 22 pp. 216.
1098
Scartazzini, Giovanni Andrea
Abhandlungen uber Dante Alighieri von
Joh. Andr. Scartazzini.
Francoforte, Rutten e Loening (tip. August Osterrieth), 1880.
cm. 21,7 pp. 243.
1099
Dante in Germania. Storia letteraria e bibliografia dantesca alemanna. Parte prima Storia critica della letteratura dantesca alemanna dal secolo XIV ai nastri
giorni; parte seconda Bibliografia dantesca alfabetica e sistematica.
Milano, ed. tip. U. Hoepli, 1881-1883.
cm. 28 Vol. 2.
1100
Dantologia. Vita ed opere di Dante Alighieri per G.A. Scartazzini. Seconda edizione corretta, rifatta e ampliata
dall’autore.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. di S.
______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Landi, dir. Dell’Arte della Stampa »),
1894. 2a ed.
cm. 15 pp. XV, 408, 32 « Manuali Hoepli - XLII-XLIII ».
1101
Dantologia. Vita ed opere di Dante Alighieri per G.A. Scartazzini. Terza edizione con ritocchi e giunte di N. Scarano.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. di S.
Landi), 1906.
cm. 15 pp. XVI, 424, 64 « Manuali Hoepli - serie scientifica - 42-43 ».
1102
Enciclopedia dantesca. Dizionario critico
e ragionato di quanto concerne la vita e
le opere di Dante Alighieri. Vol. I: A-L;
Vol. II: M-R (parte prima) - Vol. II: S-Z
(parte seconda); Vol. III: Vocabolarioconcordanza delle opere latine e italiane
di Dante Alighieri preceduto dalla biografia di G.A. Scartazzini.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip. S.
Landi), 1896-1905.
cm. 18,5 Vol. 3 ritr. 1.
1103
Pralegomeni della Divina Commedia. Introduzione allo studio di Dante Alighieri
e delle sue opere per G. A. Scartazzini.
Lipsia, ed. tip. F.A, Brockaus, 1890.
cm. 18,5 pp. X, 560 « La Divina Commedia di Dante Alighieri, Riveduta nel
testo e commentata da G.A, Scartazzini,
Volume quarto. Prolegomeni ».
1104
Scheffer-Boichorst, Paul
Strasburgo, Karl J. Trubner (Darmstadt,
tip, G. Otto), 1882.
cm. 22,2 pp. VIII, 254 alleg. 1 [contenente fogli 2 di: Deutsche Litteraturzeitung 9 Decbr 1882].
1105
Scherillo, Michele
Alcuni capitali della biografia di Dante.
L’anno della nascita, La madre e la matrigna, Il nome di Dante. Il cognome Alighieri. Geri del Bello. Brunetto Latini. I
primi versi. La morte di Beatrice. I primi
studi, I giganti nella Commedia. Perchè
Dante salva Salomone.
Torino, Ermanno Loescher (tip. Vincenzo Bona), 1896.
cm. 20,8 pp. XX, 529.
1106
Il Canto XIV dell’inferno letto da Michele Scherillo nella sala Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1900].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
1107
[ Schiavo, Biagio d’Este]
Il / Filalete. / Dialogo, Tomo primo.
Tomo secondo.
Venezia, presso Angiolo Geremia e Domenico Tabacco, 1838.
cm. 17, 3 tomi 2.
1108
Schipa, Michelangelo
Carlo Martello angioino.
Napoli, tip. Francesco Giannini e figli,
1890.
cm. 24,8 pp. 226,
1109
Schloss, Carlotta
Dante e il suo secondo amore.
Bologna, Nicola Zanichelli (Imola, Cooperativa Tipogr. Editr Paola Galeati),
1928.
cm. 24 pp. 314.
1110
Schlosser, Friedrich Christoph
Dante. Studien von F. Chr, Schlosser.
165
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Lipsia, Heidelberg, Winter (Lipsia, tip.
G. Polz), 1855.
cm. 19,5 pp. VIII, 313.
1111
Schubring, Paul
lllustrazionem zu Dantes Gottlicher Komadie Italien, 14.bis 16. Jahrhundert von
Paul Schubring.
Zurigo-Lipsia-Vienna, ed. Amalthea, s.t.
[1931].
cm. 24 pp. 212 fig. tav. 94 dp f.t. ritr. 1.
1112
Scolari, Antonio
Il Messia dantesco. Bologna, Nicola Zanichelli (tip. Azzoguidi), 1913.
cm. 18,8 pp. VIII, 205.
1113
Scolari, Filippo
Della piena e giusta intelligenza della
Divina Commedia. Ragionamento.
Padova, Tipografia della Minerva, 1823.
cm. 28 pp. 82 tav, 2 f.t. « Edizione di esemplari num. 500 in carta sopraffina, e
nurn. 20 in carta velina ».
1114
Note ad alcuni luoghi delli primi cinque
canti della Divina Commedia.
Venezia, tip. Picotti, 1819.
cm. 23,5 pp. 114.
1115
Su la pietosa morte di Giulia Cappeletti e
Romea Montecchi. Lettere critiche di Filippo Scolari. Aggiuntovi un poemetto
inedito in ottave rime di Teresa Albarelli
Vordoni con altre poesie di vari autori su
l’argomento medesimo.
Livorno, tipi di Glauco Masi, 1831.
cm. 21,5 pp. VI, 104.
Sta con:
Da Porto, Luigi
166
Giulietta e Romeo, Novella storica di
Luigi da Porta di Vicenza. Edizione
XVII, colle varianti fra le due primitive
stampe venete; aggiuntavi la Novella di
Mat teo Bandello su lo stesso argomento,
il Poemetto di Clizia veronese, ed altre
antiche poesie; col corredo d’illustrazioni storiche e bibliografiche per cura di
Alessandro Torri; e con sei tavole in rame.
Pisa, ed. tip. fratelli Nistri, 1831.
1116
Scritti
varii intorno a Dante Alighieri e alla Divina Commedia.
Venezia, Stab. Naz. di G. Antanelli,
1856.
cm. 12,8, pp. IV, 310 tav. 3 « Biblioteca
dei giovani colti ed onesti, cioè Raccolta
di Operette in prosa ed in versi atte a
formare la mente ed il cuore della gioventù dilettando ed istruendo - volume
XLIII ». [Edizione presente in due esemplari].
1118
Scritti
varii pubblicati in occasione del sesto
centenario della morte di Dante Alighieri
per cura della Rivista di Filosofia Neoscolastica e della Rivista Scuola Cattolica.
Milano, Società Editrice « Vita e Pen siero » (Varalla Sesia, tip. Unione Tipografica Valsesiana), 1921.
cm. 23,6 pp. VIII, 192.
1119
Scrocca, Alberto
Saggi danteschi. Le tre fiere. L’accidia,
nell’Inferno dantesco, Matelda...
Napoli, Francesca Perrella (tip. Pietrocala succ. Molìna), 1908.
cm. 18,5 pp. 134.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1120
Secrétant, Gilberto
Il Canto IX del Paradiso letto da Gilberto
Secrétant nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1911].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
1121
Seguin, F.
Pèleninage au Mant Ventoux par F. Seguin suivi de Santo-Croux douas letra a
ma bravo sore Touneto pan J. Roumanille, Avec un appendice relatif au Mont
Ventoux, camprenant la lettre de Pétrarque, une natice sur M. Requìen, et autres
documents divers recueillis par F.S. Avignone, ed. tip. F. Seguin, 1852.
cm, 18 pp. 171,
1122-1123
Selmi, Francesco
Chose anonime alla prima cantica della
Divina Commedia di un contemporaneo
del poeta pubblicate per la prima volta a
celebrare il sesto anno secolare della nascita di Dante da Francesco Selmi con riscontri di altri antichi commenti editi ed
inediti a note filologiche.
Torino, ed. tip. Stamperia Reale, 1865.
cm. 22,2 pp. XXX, 219. [Edizione presente in due esemplari].
1124
Sepolcro (Il)
di Dante, Documenti raccolti da Ludovico Frati e Corrado Ricci.
Bologna, tip. succ. Monti, 1889.
cm. 26 pp. XXXVIII, 154 tav. 1.
1125
Sforza Giovanni
Dante e i Pisani. Studi storici di Giovanni Sforza.
Pisa, tip. Angelo Valenti, 1873.
cm. 21 pp. 182 tav. 4.
1126
Shaw, J.E.
Essays on the Vita Nuova.
Princeton, University Press; Parigi, Les
Presses Universitaìres (Macon, tip. Protat fnères), 1929.
cm. 25 pp. 236 « Elliott Monographs in
the romance languages and literatures ».
1127
Sherman, Caroline K.
Dante’s Visian of God. A critical analysis by Caroline K, Sherman.
Chicago, Scott, Foresman and Company
(tip. R. R. Donnelley and Sons co., The
Lakeside Press), 1897.
cm, 17,6 pp. 33.
1128
Sicardi, Enrico
Gli amori estravaganti e molteplici di
Francesco Petrarca e l’Amore unico per
Madonna Laura de Sade, Con un’appendice e un facsimile.
Milano, Ulrico Hoepli (tip, Umberto Allegretti), 1900.
cm. 19,1 pp. XIII, 280 facs, 1.
1129
La lingua italiana in Dante, Con introduzione di Francesco Orestano.
Roma, Casa Editr. « Optima » (tip. «
L’Universale »), 1928.
cm, 21 pp. 113.
1130
Sichirollo, Giacomo
Studi sulla Divina Commedia. L’Italia «
Donna di Provincie ». Dante e il determinismo. L’ossa di Re Manfredi.
Rovigo, Tip. Vianello, cond. da A. Conzatti, 1897,
cm. 18 pp. 76.
167
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1131
Sigalas (De), Drouilhet
L’arte in Italia. Dante Alighieri e la Divina Commedia opera storico-criticaestetica del barone Drouilhet De Sigalas.
Volgarizzata, illustrata e presentata a’
studiosi italiani dal P. Marcellino da Civezza.
Genova, Stabilimento Tipografico Lingustico diretto da G.B. Olmi, 1853.
cm. 21,8 Vol. 2.
1132
Simonetti, Onofrio
Filosofia di Dante contenuta nella Divina
Commedia esposta ed ordinata in modo
scientifico da Onofrio Simonetti.
Napoli, ed. tip. Aldo Manuzio, 1845.
cm. 20,2 pp. 336 tav. 1.
1133
Società Dantesca It aliana
Atti e notizie. N. 1 – 1906; N. 2 - 19078; N. 33 1909-10; N. 4 - 1911- 14.
Firenze, Società Dantesca Italiana (tip.
Enrico Ariani), 1906-1914.
cm. 24,5 Vol. 4.
1134
Solmi, Arrigo
Il pensiero politico di Dante. Studi storici. Firenze, Soc. An. Editrice « La Voce »
(tip. Carpigiani e Zipoli), 1922. cm. 22
pp. VII, 254.
1135
Sorio, Bartolomeo
Concetto politico del poema sacro di
Dante.
Roma,Tip. Monaldi, 1865.
cm. 22,5 pp.32.
1136
Lettere dantesche al l’amico Francesco
Longhena di Milano.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1894.
cm. 19,2 pp. 167 tav. 1 « Collezione di
opuscoli danteschi inediti o rari diretta
168
da G.L. Passerini - volume XVI ».
1137
Spada, Francesco
Ardita ma giustificavile congettura che
nel secondo canto del Purgatorio Dante
abbia potuto scriverne il sesto verso «
che le caggion di man quand’Ei soverchia ». Dissertazione di Francesco Spada
romano pronunciata in ordinaria adunanza de’ Tiberini il V luglio MCCCCXIX.
Roma, tipi del Salviucci, 1869.
cm. 21,8 pp. 23.
1138
Steiner, Carlo
Il Canto XIV del Paradiso letto da Carlo
Steiner nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1912].
cm. 24 pp. 48 « Lectura Dantis ».
1139
Stengel, Edmund Max
Philologischer Kommentar zu der Franzos. Ubertragung von Dantes Inferno. In
dei- Hs.L.III. 17 der Turiner Universitatsbibliothek.
Parigi, Libreria Universitaria, 1897.
cm. 24,5 pp. 175 « Supplément zu: Les
plus anciennes traductions francaises de
la Divine Commédie publiées par C.
Morel ».
1140
Stiatti, Lorenzo
La Trilogia dantesca interpretata a cura
di Lorenzo Stiatti. Parte prima. Vita
Nuova nel suo senso allegorivo e vero.
Volume unico.
Genova, « Il Faro » (Scuola Tipogr. Derelitti), 1931.
cm. 16,7 pp. 293.
1141
Strenna
Dantesca. Compilata da Orazio Bacci e
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
G.L. Passerini. Anno 1902-1903.
Firenze, tip. di E. Ariani, 1902-1903.
cm. 19 Vol. 2 fig. tav. compless. 8 facsimile 1.
1142
Studi
Danteschi. Diretti da Michele Barbi.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa », succ. Landi), 1920-1927.
cm. 22 Vol. 20.
1143
Studi
Danteschi a cura della R. Deputazione di
Storia Patria per le provincie di Romagna nel VI centenario dalla morte del
Poeta.
Bologna, Nicola Zanichelli (tip. A. Cacciari), 1921.
cm. 23,5 pp. XI, 211 tav. 1 « Nel VI centenario dalla morte del poeta ».
1144
Studi
Inediti su Dante Alighieri.Autori S. Centofanti, A. Torri, Colomb de Batines, Lelio Arbib., Pietro Fraticelli.
Firenze, Agenzia Libraria (tip. Passigli),
1846.
cm. 22,3 pp. 222 alleg. 1.
1145
Studi
Petrarcheschi D. Bianchi - G. A. Cesarea
-P. De Nolhac - N. Festa - H. Hauvette G.F. Gamurrini - TH. Labande Jeanroy E. Levi - O. Paliotti - V. Rossi - I. Senesi
-C. Segré. Introduzione di G. Mazzoni e
saluto di E. Coselchi ai cultori del Petrarca.
Arezzo, Editoriale Italiana Contemporanea, a cura del Comitato Nazionale petrarchesco e dei Comune (tip. Enrico
Zelli), 1928.
cm, 35,2 pp. XXIII, 236 « Questa edizione è stampata in soli 500 esemplari, tutti
numerati e firmati dal Podestà di Arezzo
- esemplare n. 105 ».
1146
Studi
sulla Divina Commedia, di Galileo Galilei, Vincenzo Borghini ed altri; pubblicati per cura ed opere di Ottavio Gigli.
Firenze, ed. tip. Felice Le Monnier,
1855. cm. 17,5 pp. XXXVII, 365 fig.
1147
Sulgen-Gebing, Emil
Goethe und Dante. Studien zur vergleichenden Literaturgeschichte von Emil
Sulger-Gebing.
Berlino, Alexander Duncker (Chemnitz,
tip. Hugo Wilisch), 1907.
cm. 21,8 pp. 121 « Forschungen zur
neueren Literaturgeschichte - Heraisgegeben von Franz Muncker - XXXII ».
1148
Symonds, John A.
Dante san temps, san aeuvre, san génie.
Etude Iitteéraire et critique par John
Symonds traduit de I’anglais avec I’autorisation de l’auteur par C. Augis.
Parigi, Lecène, Oudin et C. Pitiers,
tip.Oudin et C.), 1891.
cm. 18,5 pp. XII, 309 ritr. 1.
1149
Targioni Tozzetti, Giovanni
Il Canto XXII dell’inferno letto da Giovanni Targioni Tozzetti nella sala di
Dante in Orsanmichele.
Firenze G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1907].
cm. 24 pp. 30 « Lectura Dantis ».
1150
Tarozzi, Giuseppe
Il Canto XVII del Purgatorio letto da
Giuseppe Tarozzi nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesec-
169
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
chi e figli), [1901].
cm. 24 pp. 43 « Lectura Dantis ».
1151
Tasso, Torquato
Postille alla Divina Commedia edite sull’autografo della R. Biblioteca Angelica
da Enrico Celani. Con prefazione di
Tommaso Casini.
Città di Castello, ed. tip. S. La pi, 1895.
cm. 19,2 pp. 99 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - volume XX ».
1152
Tassoni, Alessandro
Considerazioni / sopra le Rime / del Petrarca / d’Alessandro Tassoni / Col confronto de’ luoghi de’ Poeti antichi di /
varie lingue. / Aggiuntavi nel fine una
scelta dell’Annotazioni / del Muzio ristrette, e parte esaminate. /
In Modona, appresso Giulian Cassiani,
1609.
cm. 16 cc. 8, pp. 576.
1153
Tauber, Karl
I capostipiti dei manoscritti della Divina
Commedia. Ricerche di Carlo Tauber.
Winterthur, Tip. Sorelle Ziegler, 1889.
cm. 22,3 pp. 148 tav. 2.
1154
Termine Trigona, Vincenzo
La Cattedra dantesca a Roma.
Melfi, Vincenzo Baldunetti (tip. di Augusto Ercolani), 1888.
cm. 19,3 pp. 139.
1155
Tocco, Felice
L’eresia nel Medio Evo. Studi di Felice
Tocco.
Firenze, G. C. Sansoni ( tip. Carnesecchi), 1884.
cm. 19,5 pp. VIII, 565.
170
1156
Quel che non c’è nella Divina Commedia o Dante e l’eresia. Con documenti e
con la ristampa delle questioni dantesche. Bologna, ed. tip. Zanichelli, 1899.
cm. 23 pp. IV, 93 « Biblioteca storicocritica della letteratura dantesca diretta
da G.L. Passerini e da P. Papa - VI ».
1157
Todeschini, Giuseppe
Scritti su Dante di Giuseppe Todeschini
raccolti da Bartalomeo Bressan.
Vicenza, Tip. Reale Gir. Burato, 1872.
cm. 17,5 Vol. 2.
1158
Tomasinus, Jacohus Philippus
Iacobi Philippi Tomasini Patavini / D.
Mariae in Vantio Canonici Saecularts /
Petrarcha / Redivivus, / lntegram Poetae
cejeberrimi Vitam / Iconibus aere celatis
exhibens. / Accessit nobilissimae foeminae Laurae / Brevis Historia./ Ad Eminentiss et Reverendiss / D. Joan. Fransciscum / ex Comitibus Guidijs à Balneo
/ S.R.E. Cardinalem, etc.
Patavii, typis Livij Pasquati, et Iacobi
Bortoli, 1635.
cm. 20,5 pp. [14] 210 tav. 16.
1159
Iacobi Philippi / Tomasini Patavini / Illustrium virorum / Elogia / iconibus exornata / Illustriss. et Reverendiss D. D.
/ Io Baptistae Agucchiae / Archiepiscopo
Amasiensis, et Apostolico Nuncio/ Venetiis pro Santiss. D. Urbano VIII./ D.
Patavii, apud Donatum Pasquardum, et
Socium, 1630.
cm. 20,5 pp. [14] 374 [50] fig.
Sta con:
1160
Iacobi Philippi / Tomasini Patavini / D.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
Mariae in Vantio Canonici Saecularis /
Petrarcha / Redivivus, / Integram Poetae
celeberrimi Vitam / Iconibus aere celatis
exhibens. / Accessit nobilissimae foeminae / aurae Brevis Historia. / Ad Eminentiss. et Reverendiss. / D. Joan. Franciscum / ex Comitibus Guidijs àBalneo /
S.R.E. Cardinalem, etc. /
Patavii, typis Livil Pasquati, et lacobi
Bortoli, 1635.
1161
V.C. / Marci Antonii / Peregrini I.C. / D.
Marci Equitis, / Sereniss.Reipublicae
Venetae à Consilijs, / Et in celeberrimo
Gymnasio Patavino Iuris Canonici / Professoris Primarii, / Vita, / Auctore Iac.
Philippo Tomasino. / Congr. Sancti Georgij in Alga Venetiarum / canonico Seculari. / Ad illustriss. et Excell. / D.
Claudium expillium, / equitem, et in
Delphinat. Curia Praesidem et C./
Patavii, apud Paullum Frambottum,
1636.
cm. 20,5 pp. [12] 80 tav. 2.
Sta con:
Jacobi Philippi / Tomasini Patavini / D.
Mariae in Vantio Canonici Saecularis
Petrarcha / Redivivus, / lntegram Poetae
celeberrimi Vitam / Iconibus aere celatis
exhibens. / Accessit nobilissimae foeminae / Laurae / Brevis Historia, / Ad Eminentiss. ed Reverendiss. / D. Joan. Franciscum / ex Comitibus Guidijs à Balneo /
S.R.E. Cardinalem, etc. /
Patavii, typis Livij Pasquati, et Iacobi
Bortoli, 1635.
1162
Tommaseo, Niccolò
Nuovi studi su Dante di Niccolò Tommaseo.
Torino, Tip. del collegio degli Artigianelli ,1865.
cm. 18 pp. XIII, 390.
1163
Tonelli, Luigi
Petrarca.
Milano, « Corbaccio » (Off. Fraf. Alfredo Ghio), 1930.
cm. 19 pp. 374 « Cultura contemporanea
Biblioteca di Letteratura, Storia e Filosofia - XXVIII ».
1164
Tanini, Luigi
Memorie storiche intorno a Francesca da
Rimini ad illustrazione del fatto narrato
nel V dell’inferno raccolto da Luigi Tonini con appendice di documenti. Edizione seconda riveduta dall’autore ed accresciuta aggiunti inoltre i seguenti opuscoli del medesimo. Risposte due a Monsignor Marino Marini, Genealogia dei
Malatesti. Discendenti da Giovanni e da
Paolo. Lettera sopra un supposto comento di Dante. Memoria sull’anno dell’assassinio. Dei due Fanesi alla Cattolica.
Rimini, Tipografia Malvolti, 1870. 2a
ed, cm. 28 pp. [10], 167 alleg. 2.
1165
[Topin, Hippolyte]
Ismail-Pacha.
s.n.t., 1867.
cm. 22 pp. 46 ritr. 1.
Sta con:
Alighieri, Dante
La Divine Comédie de Dante Allighieri.
Le Paradis. Traduction nouvelle en vers
francais (tercet et triple rime). Précédés
d’une Chronologie de la vie de Dante.
D’un Discours préliminaire. Traducteurs
modernes anglais, allemands, francais.
Dante et Klopstock. Dante poéte satirique etc. Et suivie de notes par Hippolyte
Topin. Tome premier.
Parigi, ed. tip. Allouard, 1862.
1166
Topin, Hippolyte
Les Loisirs de la Villeggiatura dans les
171
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Apennins par Topin Hip.te.
Livorno, tip. G. Fabbreschi e C., 1867.
cm. 22 pp. 62 tav. 2.
Sta con:
Alighieri, Dante
La Divine Comédie de Dante Allighieri.
Le Paradis. Traduction nouvelle en vers
francais (tercet et triple rime). Précédés
d’une Chronologie de la vie de Dante.
D’un Discours préliminaire. Traducteurs
modernes ang!ais, allemands, francais.
Dante et Klopstock. Dante poéte satirique etc. Et suivie de notes par Hippolyte
Topin. Tome premier.
Parigi, ed. tip. Allouard, 1862.
1167
Torraca, Francesco
Di un commento nuovo alla Divina
Commedia.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1899. cm. 22,5 pp. 124 « Biblioteca storico-critica della letteratura dantesca diretta da G.L. Passerini e P. Papa. VIIVIII ».
1168
Il Canto XXVII dell’Inferno letto da
Francesco Torraca nella sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901.
cm, 24 pp. 49 « Lectura Dantis ».
1169
Nuovi studi danteschi nel VI centenario
della morte di Dante.
Napoli, P. Federico e G. Ardia (tip. Gennaro Giannini), 1921.
cm. 18,5 pp. 533.
1170
Torraca, Francesco
Studi danteschi di Francesco Torraca.
Napoli, Francesco Perrella e C. (tipografia della R. Università - A. Cimmaruta), 1912.
cm. 18,5 pp. 443 « Nuova Biblioteca di
Letteratura, Storia ed Arte diretta da
Francesco Torraca), 1912.
172
1171
Torricelli di Torricella (conte di),
Francesco Maria
Studii sul paema sacro di Dante Alighieri del conte Fm. Torricelli di Torricelli
da Fossombrone. Parte prima. Parte seconda.
Napoli, Tip. Del Vaglio, 1856. 2a ed.
[poi] Tip. all’insegna del Diogene, 1853.
cm. 21,5 Vol. 2 tav. compless. 40.
1172
Torti, Francesco
Antipurismo nuova edizione che comprende i seguenti opuscoli. 1. Il purismo
nemico del gusto. 2. Risposta ai puristi.
3. Dante rivendicato, o lettera al Cav.
Monti. 4. Dell’affinità poetica fra il Genio di Ossian, e il genio di Monti. 5.
Venti lettere inedite del Cav. Monti all’autore. Vol. II.
Napoli. tip. Michele Stasi, 1838.
cm. 13,2 pp. 388.
1173
[Torti, Francesco]
Dante rivendicato. Lettera al Sig. Cavaliere Monti dell’autore dei Prospetto del
Parnaso Italiano.
Fuligno, Tip. Tomassini, 1825.
cm. 21,5 pp. 194.
1174
Dante rivendicate. Lettera al Sig. Cav.
Monti, A cura e con prefazione di Ciro
Trabalza.
Città di Castello , ed. tip. S. Lapi, 1901.
cm. 19,2 pp. 163 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volume LXX-LXXI ».
1175
Tosti, Luigi
Storia di Bonifazio VIII e de’ suoi tempi
divisa in libri sei per Luigi Tosti.
Montecassino, tipi di Monte Cassino,
1846.
cm. 25,5 Vol. 2 [rilegati insieme] tav. 2.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1176
Tovajera, Manfredo
Note e spigoiature letterarie, Intorno a
un’ode dei Foscolo. Due versioni latine
inedite del Cesarotti. Un sonetto e tre lettere dello stesso. I bambini nella « Divina Commedia ». Due lettere del Metastasio. Un decadente greco. Di un comentatore e di un comento alla « Liberata » del Tasso.
Venezia, Max Kantorowicz (Modena,
tip. Società Tipografica Modenese),
1897. cm, 22 PP. 169.
1177
Toynbee, Paget
A dictionary of proper names and notable matters in the works of Dante by Paget Toynbee, M.A.
Oxford, Henry Frowde (Clarendon
Press), 1898.
cm. 24,5 pp. X, 616.
1178
Concise dictionary of proper names and
notable matters in the works of Dante by
Paget Toynbee.
Oxford, Humphrey Milford (Clarendon
Press), 1914.
cm. 19,4 pp. VIII, 568 tav. 6 dp.
1179
Dante Alighieri by Paget Toynbee. With
twelve illustrations. Second Edition, Revised and Enlarged.
Londra, Methun e Co. (Edimburgo, tip.
Morrison and Gibb), 1902. 2a ed.
cm. 17,1 pp. 244 tav. 12.
1180
Dante Alighieri his life and works by
Paget Toynbee. With sixteen illustrations. Fourth edition revised and considerably enlarged.
Londra, Methuen and Co. (Aberdeen,
Tip. The University Press), 1910. 4a ed.
cm. 19 pp. XIII, 316, 31 tav. 1 alleg. 1.
1181
Dante in English Literature from Chaucer to Cary (C. 1380-1844) by Paget Toynbee.With introduction, notes, biographical notices chronological list, and general index.
Londra, Methuen e Co. (Aberdeen, University Press), 1909.
cm. 22 Vol. 2.
1182
Dante studes and researches by Paget
Toynbee.
Londra, Methtjen e Co. (Aberdeen, tip.
University Press), 1902.
cm. 22 pp. VIII, 360, 48.
1183
Ricerche e note dantesche. Traduzione
dall’inglese. Con aggiunte dell’autore.
Serie prima.
Bologna, ed. tip.Nicola Zanichelli, 1899.
cm. 22 pp. III, 87 « Biblioteca storicocritica della letteratura dantesca diretta
da G.L. Passerini e da P. Papa - I.
Sta con:
Boccaccio, Giovanni
La vita di Dante. Testo del così detto
compendio attribuito a Giovanni Boccaccio per cura di E. Rostagno.
Bologna, ed. tip. Nicola Zanichelli,
1899.
1184
Trabalza, Ciro
Il Canto XXIII dei Purgatorio letto da
Ciro Trabalza nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1910].
cm. 24 pp. 60 « Lectura Dantis ».
173
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1185
Tradition (The)
of Virgil, Three papers on the History
and Influence of the Poet by Junius S.
Morgan, Kenneth Mckenzie, Charles G.
Osgood.
Londra, Methuen e Co. (Aberdeen, University Press), 1909
cm. 25 pp. VI, 40 tav. 6.
1186
Trenta, Giorgio
La tomba di Arrigo VII Imperatore (Monumento del Campo Santo di Pisa). Con
documenti inediti.
Pisa, Enrico Spoerri (tip. Galileiana),
1893.
cm. 22 pp. 100 tav. 1.
1187
L’esilio di Dante nella Divina Commedia. Studio storico-critico-letterario. Pisa, Enrico Spoerri (tip. Galileiana della
R. Casa), 1892. cm. 19,5 pp. IX, 188.
1188
Treves, Eugenio
L’« Opera » di Nanni Pegolotti e in appendice Il Canzoniere. Città di Castello,
ed. tip. S. Lapi, 1913. cm. 19,2 pp. 101 «
Collezione di opuscoli danteschi inediti
o rari diretta da G.L. Passerini - Vol.
125-126 ».
1189
Trissino, Giovan Giorgio
Dialogo / dei Trissino / intitulato il Castellano, / nel quale si tratta de la / lingua
italiana. / In Ferrara, per Domenico Mamarelli, 1583.
cm. 15 PP. 40-70.
Sta con:
Alighieri, Dante
Dante De la volgare Eloquenzia. / Col
Castellano dialogo / di M. Giovangiorgio
/ Trissino, / de la lingua italiana. /
174
Di nuovo ristampato, et dalle lettere al
nostro idioma / strane purgato, et ricorretto. /
In Ferrara, per Domenico Mamarelli,
1583.
1190
Troubadours (The)
of Dante. Being Selections from the
Works of the Provencal Poets quoted by
Dante. With lntroduction, Notes, Concise Grammar and Glossary by H.J.
Chaytor, M.A.
Oxford, Henry Frowde (At the Clarndon
Press by Horace Hart), 1902.
cm. 19 pp. XXXVI, 242.
1191
Troya, Carlo
Del veltro allegorico de’ ghibellini con
altre scritture intorno alla Divina Commedia di Dante.
Napoli, tip. Del Vaglio, 1856.
cm. 24 pp. VIII, 454 alleg. 2.
1192
Del veltro allegorico di Dante.
Firenze, ed. tip. Giuseppe Molini, 1826.
cm. 21 pp. 216 ritr. 1.
1193
Tuccio, Enzo
Giudizi di Dante su città italiane.
Palermo, « L’attualità » (tip. « La Com merciale »), 1921.
cm. 21,2 pp. 182.
1194
Turchi, Emanuele
I personaggi della Commedia di Dante.
(Dramatis personae).
Roma, Soc. Editr. « Dante Alighieri » di
Alberighi Segati e C. (Gallarate, tip. Carlo Lazzati), 1924.
cm. 19,8 pp. 542 [mancano le pp. 295298].
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1195
Turri, Vittorio
Dante.
Firenze, ed. tip. G. Barbera, 1921.
cm. 19 pp. 454 ritr. 1 tav. 2.
1196
Il Canto XXI dell’inferno letto da Vittorio Turri nella sala Dante di Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1902].
cm. 24 pp. 35 « Lectura Dantis ».
1197
L’Italia nel Libro di Dante. Conferenza
pronunziata da Vittorio Turri nella « Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1918].
cm. 24 pp. 32 « Lectura Dantis ».
1198
Ultimi
tributi di onoranza in prosa ed in versi
renduti alla memoria del Cav. D. Michele Serra dei duchi di Cassano e della
duchessa sua madre D. Giulia Carafa in
due accademie assembrate l’una nel 12
febbraio e l’altra nel 31 marzo 1841.
Nella Cattedrale Chiesa di Cassano in
Cosenza, Tip. Giuseppe Migliaccio,
1842. cm. 19 pp. 62.
Sta con:
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
Parte prima. L’inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
1199
Ultimi
tributi di sincera e pietosa amicizia resi
per cura del signor D. Domenico Noia
alla memoria de’ suoi genitori in due
Accademie riunite nella Cattedrale Chiesa di Cassano in Calabria Citra.
Cosenza, Tip. Giuseppe Migliaccio,
1837.
Sta con:
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
Parte prima. L’inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
1200
Université (L’)
Chatolique. Antérieurement « La Controverse et le Contemporain » revue
mensuelle publiée sous la direction d’un
comité de professeurs des facultés catholiques de Lyon avec le concours de nombreux savants et écrivains. Nouvelle serie. Time XLVI. Lyon 1904. 15 Aout. N.
8.
Lione, tip. Emmanuel Vitte, 1904.
cm. 22,3 pp. 481-640 [159]. [Continuazione di:] « La Controverse et Le Contemporain ».
1201
Vaccalluzzo, Nunzio
Dal lungo silenzio. Studi danteschi.
Messina, Vincenzo Muglia (Acireale,
tip. Umberto I), 1903.
cm. 18,5 pp. X, 212 alleg. 1.
1202
Il plenilunio e l’anno della visione dantesca.
Trani, tip. di V. Vecchi, 1899.
cm. 20,8 pp. 24.
1203
Vaccheri, Giulio Giuseppe. Bertacchi,
Cosimo
La visione di Dante Allighieri. Considerata nello spazio e nel tempo da G.G.
Vaccheri e C. Bertacchi.
Torino, ed. tip. G. Candeletti, 1881.
cm. 23,2 pp. 242 tav. 11 f.t. « Cosmografia della Divina Commedia ».
1204
Valli, Luigi
175
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
Il Canto VI dell’Inferno letto da Luigi
Valli nella « Casa di Dante » in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1914].
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
1205
Il segreto della Croce e dell’Aquila nella
Divina Commedia.
Bologna, Nicola Zanichelli (Roma, Tip.
« L’Universelle »), 1922.
cm. 19 pp. XX, 342.
1206
Il simbolo centrale della Divina Commedia La croce e l’aquila.
Firenze, Tipografia Giuntina, [1922].
cm. 19,5 pp. 71 « Estratto dal “Giornale
Dantesco”, Anno XXV, Quad. I ».
1207
Vandelli, Giuseppe
Il Canto XIII del Paradiso letto da Giuseppe Vandelli nella Sala di Dante in Orsanmichele. Firenze, G.C. Sansoni (tip. «
L’Arte della Stampa » succ. Landi),
1931.
cm. 24 pp. 42 « Lectura Dantis ».
1208
Il Canto XXVIII del Paradiso letto da
Giuseppe Vandelli nella Sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 48 « Lectura Dantis ».
1209
Varchi, Benedetto
Lezioni sul Dante e prose varie di Benedetto Varchi la maggior parte inedite
tratte ora in luce dagli originali della Biblioteca Rinucciana per cura e opera di
Giuseppe Aiazzi e Lelio Arbib. Vol. I.
Lezioni sul Dante; Vol. II: Prose varie.
176
Firenze, Società Editrice delle Storie del
Nardi e dei Varchi (tip. Luigi Pezzati),
1841.
cm. 23,3 Vol. 2 [rilegati insieme] ritr. 1.
1210
Vattasso, Marco
I Codici Petrarcheschi della Biblioteca
Vaticana. Seguono cinque appendici con
testi inediti, poco conosciuti o mal pubblicati e due tavole doppie in fototipia.
Roma, Tipografia Poliglotta Vaticana,
1908.
cm. 24 pp. X, 247 alleg. 2 [riproduzioni
in facsimile] « Studi e testi - 20 ».
1211
Vaturi, Vittorio
Il Canto XI dell’inferno letto da Vittorio
Vaturi nella « Casa di Dante » in Roma.
la Stampa », succ. Landi), [1925].
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte delcm. 24 pp. 49 « Lectura Dantis ».
1212
Il Canto XXXIV dell’inferno letto da
Vittorio Vaturi nella « Casa di Dante »
in Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1928.
cm. 24 pp. 63 « Lectura Dantis ».
1213
Il Canto XIX del Purgatorio letto da Vittorio Vaturi nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G,C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi ), 1931.
cm. 24 pp. 64 « Lectura Dantis ».
1214
Il Canto VIII del Paradiso letto da Vittorio Vaturi nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L‘Arte della Stampa » succ. Landi), 1923.
cm. 24 pp. 64 « Lectura Dantis ».
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1215
Vecchioni, Carlo
Della intelligenza della Divina Commedia. investigazioni di Carlo Vecchioni.
Parte I. Volume I.
Napoli, tip. Stamperia e Cartiera del Fibreno, 1832.
cm. 20,2 pp. 220.
1216
Vedovati, Filippo
Intorno ai due primi canti della Divina
Commedia. Esercitazioni cronologiche,
storiche, morali dell’Abate Filippo Vedovati.
Venezia, ed. tip. Del Commercio, 1864.
cm. 24,2 pp. 115.
1217
Vento, Sebastiano
Dante e il diritto pubblico italiano. Studio critico.
Palermo, Remo Sandron (tip. Fratelli
Vena e C.), 1923.
cm. 19,5 pp. lv, 196 « Biblioteca Sandron, di Scienze e Lettere - N. 85 ».
1218
La filosofia politica di Dante nel « De
Monarchia ». Studiata in sè stessa e in
relazione alla Pubblicistica medievale.
Da S. Tommaso a Marsilio da Padova.
Torino, Fratelli Bocca ( Palermo, tip.
Fratelli Vena), 1921.
cm. 21,3 pp. 401.
1219
La prima allegoria del poema dantesco.
Ricerche e studi.
Palermo, Ant. Trimarchi (tip. Fr. Lugaro), 1926.
cm. 20,2 pp. 172.
1220
Venturi, Adolfo
Il Botticelli interprete di Dante.
Firenze, Le Monnier (tip. E. Ariani),
1921.
cm. 22 pp. 135 tav. 92 f.t.
1221
Luca Signorelli interprete di Dante.
Firenze, Le Monnier (tip. E. Ariani),
1921.
cm. 22,2 pp. 37 tav. 14 f.t.
1222
Venturi, Giovanni Antonio
Il Canto IX dell’inferno letto da Giovanni Antonio Venturi nella sala di Dante in
Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1901.
cm. 24 PP. 32 « Lectura Dantis ».
1223
Venturi, Luigi
Le similitudini dantesche ordinate illustrate e confrontate. Saggio di studi di
Luigi Venturi.
Firenze, G. C. Sansoni (tip. Carnesecchi), 1874.
cm. 19,5 pp. XVIII, 411.
1224
Verdoni (padre)Mauro
Buccioli (padre) Domenico
Della difesa / della Comedia / di Dante /
distinta in sette libri / Nella quale si risponde alle opposizioni fatte al dis-/ corso di M. Jacopo Mazzoni, e si trata / pienamente dell’Arte Poetica, e di mol-/ te
altre cose pertenenti alla Filo-/sofia, e alle belle lettere. / Parte Prima, / che contiene li primi tre libri publicata / a beneficio del Mondo letterato. / Studio, e spesa / di D. Mauro Verdoni, e D. Domenico Buccioli Sacerdoti di Cesena / e da
essi dedicata / all’lllustriss. e Re-
177
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
verendiss. Monsignore / Mutio Dandino
/ Patritio di Cecena, Bologna, e Perugia /
Vescovo di Vacarile, e di Procozzone. /
Parte Seconda Posthuma, / che contiene
gli ultimi quattro libri / non più stampati
/ Et hora publicata a beneficio del Mondo Letterato. / Studio, e Spesa / di D.
Mauro Verdoni, e D. Domenico Buccioli
Sacerdoti di Cesena, / e da essi dedicata /
alI’illustriss., e Reverendiss. Sig. Monsig. Rinaldo degl’Albizzi. / dell’una, e
dell’altra Signatura Referendario, Giudice della Sacra Congregatione di Propaganda, e Prelato dome-/stico di N.S. Papa lnnoc. XI.
Cesena, per Severo Verdoni, 1688.
cm. 19,8 Vol. 2 alleg. 8.
1228
Le vite / d’uomini illustri fiorentini /
scritte da / Filippo Villani / ora per la
prima volta date in luce / colle annotazioni del conte / Giammaria Mazzuchelli
Accademico della Crusca. /
Venezia, ed. tip. Giambatista Pasquali,
1747.
cm. 25 pp. 36, CII.
1225
Versi
sciolti di tre eccellenti moderni autori,
cioè Carlo Innocenzo Frugoni, Francesco
Algarotti, Saverio Bettinelli: con alcune
lettere alla Arcadia di Roma.
Bassano, Remondini di Venezia, 1780.
cm. 15,3 pp. 310.
1230
Villani, Niccola
Le osservazioni alla Divina Commedia
di Dante Alighieri con prefazione e a cura di Umberto Cosmo.
Città di Castello, ed. tip. S. La pi, 1894.
cm. 19,2 pp. 80 « Collezione di opuscoli
danteschi inediti o rari diretta da G.L.
Passerini - Volume XIV ».
1226
Vigo, Pietro
Uguccione della Faggiuola potestà di Pisa e di Lucca (1313-1316). Monografia
storica di Pietro Vigo coll’aiuto di nuovi
documenti.
Livorno, ed. tip. Francesco Vigo, 1879.
cm. 18,3 pp. VII, 201.
1227
Villani, Filippo
Il Comento al primo canto dell’inferno.
Pubblicato ed annotato da Giuseppe Cugnoni.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1896.
cm. 19,2 pp. 217 « Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari diretta da
G.L. Passerini - volumi XXXI-XXXII ».
1229
Vitae Dantis, Petrarchae et Boccacci a
Philippo Villania scriptae ex codice inedito Barberiniano. [A cura di] Domenico
Moreni.
Firenze, Tip. Magheri, 1826.
cm. 21 pp. XXVIII, 93.
1231
Villari, Pasquale
Dante e l’Italia. Conferenza pronunziata
da Pasquale Villari nella « Casa di Dante
» in Roma.
Firenze (G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904]
cm. 24 pp. 25 « Lectura Dantis ».
1232
Vita (La)
di Cola Di Rienzo. Tribuno del popolo
romano. Scritta da incerto autore nel secolo decima quarto, ridotta a miglior lezione, ed illustrata con note ed osservazioni storico-critiche da Zefirino Re
Cesenate con un commento del medesima sulla canzone del Petrarca « Spirito
gentil che quelle membra reggi ».
Forli, ed. tip. Luigi Bordandini, 1828.
cm. 21 pp. 409.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1233
Vitaletti, Guido
Un inventano di codici del sec. XIII e le
vicende della Biblioteca, dell’Archivio e
del Tesoro di Fonte Avellana.
Firenze, Leo S. Olschki (tipografia Giuntina diretta da L. Franceschini), 1920.
cm. 28,2 pp. 169 fig. « Estratto dai voll.
XX, disp. 8-9, 10-12-XXI, disp. 1-3, 4-7,
8-12-XXII, disp. 1-4 della Bibliofilia diretta dal comm. Leo S. Olschki ».
1234
Vitanza, Calogero
Il dinamismo umano nel pensiero di
Dante. Note critico-esegetiche sulla Divina Commedia.
Caltanissetta, Tip. Dell’Omnibus – f.lli
Arnone, 1909.
cm. 18,2 pp. VII, 125.
1235
La leggenda del « Descensus Christi ad
inferos ». (Saggio critico).
Nicosia, Tipografia Editrice del Lavoro,
1911.
cm. 19 pp. VIII, 107.
1236
Vite (Le)
di Dante scritte da Giovanni Boccaccio e
da Leonardo Bruni con l’aggiunta della «
Vita del Petrarca », di quest’ultimo e con
una stessa appendice narrativa degli avvenimenti dei tempi intorno a cui Dante
visse, oltre a cenni su Ravenna nella vita
di Dante e sul rinnovamento delle sue
Ossa nel 1865 compilata da Arturo Salvatori.
Pescara, Industrie Grafiche, 1909.
cm. 16,3 pp. 383.
1237
Vite (Le)
di Dante scritte da Giovanni e Filippo
Villani, da Giovanni Boccaccio, Leonardo Aretino e Giannozzo Manetti, ora novamente pubblicate con introduzione e
con note da G.L. Passerini.
Firenze, G.C. Sansoni (Prato, Tip. Giachetti, figlio e C.), 1917.
cm. 16,3 pp. XLVIII, 293.
1238
Volkmann, Ludwig
Iconografia Dantesca. Die bildlichen
Darstellungen zur Gottlichen Komodie.
Von Ludwig Volkmann. Lipsia, ed. tip.
Breitkopf Hartel, 1897. cm. 26,7 pp. [4]
179 fig. tav. 17 n.f.t. [monco la n. 6] e 1
a col.
1239
Vossler, Karl
Dante als religioser Dichter. Berna, Seldwyla (Darmstadt, tip. L.C. Wittich),
1921.
cm. 23,2 pp. 58.
1240
Die gottliche Komodie. Entwicklungsgeschichte und Erkiàru.ng von Karl Vo ssler. I band, I teil: Religiòse und philosophische Entwicklungsgeschichte; I
band, Il teil: Ethisch-politische entwicklungsge schichte; Il ban, I Teil Die literarische Entwicklungsgeschichte; Il
band, Il Teil: Erklàrung des Gedichtes.
Heidelberg, Carl Winter (Lipsia, tip.
Hùbel-Denck), 1907-1910.
cm. 20,5 Vol. 2 tomi 4.
1241
Die Gottliche Komodie von Karl Vossler. Heidelberg, ed. tip. Cari Winters
Universitatsbuchhandlung, 1925. 2a ed.
cm. 24 Vol. 2.
179
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1242
Die Philosophischen Grundlagen zum «
sussen neuen Stil » des Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti und Dante Alighieri. Eine Studie von Karl Vossler.
Heidelberg, ed tip. Karl Winter, 1904.
cm. 20,5 pp. VII, 110.
1243
Wechszler, Eduard
Wege zu Dante von Eduard Wechszler.
Haale a S., Niemener (tip. Waisenhauses),1922.
cm. 18,5 pp. IX, 136 ritr. 1.
1244
Wegele, Franz X.
Dante Alighieri’s Leben und Werke. Im
zusammenhange dargestellt von Franz
X. Wegele. Dritte theiweise veranderte
und vermehrte auflage. Mit einer abbildung des Dante denkmalsu Florenz. Ièna, Gustav Fischer (Altemburg, tip. Piener. Stephan Geibel e Co.), 1879.
cm. 23,5 pp. XIV, 629 tav. 1.
1245
Wicksteed, Philip H.
Dante and Aquinas by Philip H. Wicksteed being the substance of the Jowett
Lectures of 1911.
Londra-Taranto, J.M. Dent and Sons
Ltd.; New York, E.P. Dutton and Co.
(Letchworth, tip. The Temple Press),
1913.
cm. 19,2 pp. XII, 271.
1246
Willert, Max
Dante Alighieri und Seme Zeit. Eine
Einfuhrung.
Lipsia, ed. Xenien (tip. Franz Mejo Nachfolger F. Poppe), 1910.
cm. 21 pp. 111.
1247
Witte, Karl
Dante-Forschungen. Altes und Neues
von Karl Witte. Erster band : mit Dan
180
te’s bildniss nach Giotto, nach dem 840
wied rentdeckten frescobilde in Palazzo
del Bargello (Pretorio), bevor dasselbe
1841 ubermolt ward, in Kupfer gestochen von Julius Thaeter; zweiter band:
mit Dante’s bildiniss nach einer alten
handzeichung und dem plan von Florenz
zu ende des dreizehnten jahrhunderts.
Heilbronn, Henninger (Lipsia, tip.G.B.
Teubner; [poi] Altemburg, tip Pierer Geibel e C.), 1869.
cm. 20,3 Vol. 2 ritr. 2 c. topografica 1.
1248
Zabborra, Giovan Battista
Petrarca in Arquà. Dissertazione storicoscientifica di Gio.Batista Zabborra figlio
di Paolo. Scritta nell’anno MDCCIIIC.
Opera postuma per alcune vicende sospesa dapprima e resa pubblica presentemente colle stampe dopo I’inopmnata
perdita del giovine autore.
Padova, Nicolò Bettinelli (tip. Stamperia
del Seminario), s.d.
cm. 21,5 pp. XCVI ritr. 2 tav. 6 f.t.
1249
Zaccaro, Lorenzo
Cinque minuti di passatempo. Opuscolo
del signor L.Z. Pubblicato per cura del
sacerdote Vita Aprea.
Napoli, Tip. Sangiacomo, 1843.
cm. 19 pp. 30.
Sta con:
Mauro, Domenico
Allegorie e bellezze della « Divina Commedia ». Opera di Domenico Mauro.
L’Inferno.
Napoli, Tip. Boeziana, 1840.
1250
Zacchetti, Corrado
Manuale dantesco per le scuole. Vita e
opere di Dante. Contenuto, significati e
fine della Divina Commedia. Canti e
passi della Divina Commedia...
Milano, Luigi Trevisini, 1919. cm. 18,5
pp. 387 tav. 52.
_______________________________________________________________________________________________CATALOGO
1251
Zacchetti, Guido
La fama di Dante in Italia nel secolo
XVIII. (Appunti).
Roma, Soc. Editr. Dante Alighieri (Oneglia, tip. Eredi G. Ghilini), 1900.
1252
Zamboni, Filippo
Gli Ezzelini, Dante e gli schiavi ossia
Roma e la schiavitù personale domestica. Studi storici e letterari di Filippo
Zamboni. Con documenti inediti. Seconda pubblicazione aumentata.
Vienna, Gerold (tip. Carlo Ueberreuter
M. Salzer), 1870.
cm. 22,4 pp. VIII, 73-292 [219].
1253
Zamboni, Maria
La critica dantesca a Verona nella seconda metà del secolo XVIII.
Città di Castello, ed. tip. S. Lapi, 1901.
1254
Zaniboni, Eugenio
Dante nel Trentino.
Trento, ed. tip. Giovanni Zippel, 1896.
cm. 21 pp. 160.
1255
Zani de’ Ferranti, Marcaurelio
Di varie lezioni da sostituirsi alle invalse
nell’Inferno di Dante Alighieri.Saggio di
Marcaurelio Zani De’ Ferranti bolognese.
Bologna, Marsigli e Rocchi (Tip. Bolognese e ditta Sassa), 1855.
cm. 17 pp. XII, 215.
1256
Zappia, Vincenzo
Della questione di Beatrice. L’episodio
della donna gentile. Il senso letterale e
l’allegoria Le rime e il racconto della Vita Nuova. La questione storica.
Roma, Ermanno Loescher e C., 1904.
cm. 24 pp. 376 « Studi sulla Vita Nuova
di Dante ».
1257
Zardo, Antonio
Il Canto XVI dell’Inferno letto da Antonio Zardo nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. Carnesecchi e
figli), [1900].
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
1258
Il Canto V del Paradiso letto da Antonio
Zardo nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1903].
cm. 24 pp. 34 « Lectura Dantis ».
1259
Il Canto XXII del Paradiso letto da Antonio Zardo nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1930.
cm. 24 pp. 36 « Lectura Dantis ».
1260
Il Petrarca e i Carraresi. Studio di Antonio Zardo.
Milano, Ulrico Hoepli (Firenze, tip dell’Arte della Stampa diretta da S. Landi),
1887.
cm. 19 pp. 322.
1261
Zenatti, Albino
lI Canto XIII del Purgatorio letto da Anbino Zenatti nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Cannesecchi e figli), [1909].
cm. 24 pp. 38 « Lectura Dantis ».
181
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI________________________________________________________________________________
1262
Il Canto XVI del Purgatorio letto da Albino Zenatti nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), 1902.
cm. 24 pp. 59 « Lectura Dantis ».
1263
Il Canto XXVI del Paradiso letto da Albino Zenatti nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1904].
cm. 24 pp. 40 « Lectura Dantis ».
1264
Zenatti, Oddone
Dante e Firenze. Prose antiche con note
illustrative ed appendici di Oddone Zenatti.
Firenze, G.C. Sansone (tip. G. Carnesecchi), s.d.
cm. 19,8 pp. XVI, 537, 23.
1265
Zendrini, Bernardino
Per il centenario di Dante. Ghirlanda di
canti di Bernardino Zendrini.
Milano, Biblioteca Utile (tip. Internazionale), 1865.
cm. 18 pp. 107 ritr. 1.
1266
Zinelli, Federico Maria
Intorno allo spirito religioso di Dante Alighieri desunto dalle opere di lui. Discorso dell’Abate Federico Maria Zinelli. Venezia, Tip. di Francesco Andreola,
1839.
cm. 15,8 Vol. 2 « Collezione di opere di
Religione distinta in tre classi. Classe seconda. Il sentimento del genere umano
bene compreso conduce alla Religione Volume duodecimo parte I - parte II ».
1267
Zingarelli, Nicola
I figli di Dante. Discorso letto da Nicola
182
Zingarelli nella « Casa di Dante » in
Roma.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « [‘Arte della
Stampa »), 1923.
cm. 23,7 pp. 35 « Lectura Dantis ».
1268
Il Canto XXIX dell’Inferno letto da Nicola Zingarelli nella sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. G. Carnesecchi e figli), [1917].
cm. 24 pp. 47 « Lectura Dantis ».
1269
Il Canto XX del Purgatorio letto da Nicola Zingarelli nella Sala di Dante in Orsanmichele.
Firenze, G.C. Sansoni (tip. « L’Arte della Stampa » succ. Landi), 1925.
cm. 24 pp. 48 « Lectura Dantis ».
1270
Parole e forme della Divina Commedia
aliene dal dialetto fiorentino. [Nel volume sono presenti numerose carte con
glosse manoscritte dall’autore].
[Roma, Ermanno Loescher (Livorno, tip.
Virgo), 1885]. [Le n.t. si ricavano da:
Studij di Filologia Romanza. Vol. I.
Bibl. Zing. O 15].
cm. 22 pp. 202 [Estratto dagli] « Studij
di filologia Romanza – Vol. I » [pubblicati da Ernesto Monaci].
1271
Zuccante, Giuseppe
Fra il pensiero antico e il moderno.
M ilano, Ulrico Hoepli (tip. Umberto Allegretti), 1905.
cm. 18 pp. XII, 510.
1272
Zumbini, Bonaventura
Studi sul Petrarca di B. Zumbini.
Napoli, ed. tip. Domenico Morano,
1878.
cm. 19,5 pp. 265.
ALIGHIERI, Dante
Codici riprodotti opere originali, 1-5
Opere complete, 6-10
Opere complessive e antologie, 11-30
Canzoniere, Rime attribuite
a Dante, Salmi penitenziali e Credo, 31-40
Convito, 41-51
Traduzioni, 52-53
De Monarchia, 54-60
Traduzioni, 61
De Vulgari Eloquentia, 62-66
Traduzioni, 67
Divina Commedia (Opere
originali), 68 229
Divina Commedia (Versioni
dialettali), 230-235
Divina Commedia (Traduzioni)
Francesi, 236-240
Inglesi, 241-242
Slave, 243-249
Spagnole, 250
Tedesche, 251-261
Latine, 262
Egloghe Latine, 263
Epistole, 264-267
Quaestio de aqua et terra,
268-269
Vita Nuova, 270-299
PETRARCA, Francesco
Codici riprodotti. 300-303
Opere Complete, 304
Opere complessive e antologie, 305-334
Canzoniere, 335-379
Trionfi, 380-384
Opere latine, 385-393
Traduzioni, 394-403
ACCADEMIA Dante Alighieri Catania, 404
ACCADEMIA (R.) dei Lincei, 405
ACCADEMIA (La R.), 406
ACCADEMIA (R.) Petrarca
di Scienza, Lettere ed Arti.Arezzo, 407
ACQUATICCI, Giulio, 408
AGNELLI, Giovanni, 409
ALBINI, Giuseppe, 410, 411,
412
ALBO, 413, 414, 415
ALFRAGANUS, 416
ALVISI, Edoardo, 417
AMADUCCI, Paolo, 418,
419, 420
AMPERE, Jean-Jacques, 421,
422
ANGELETTI, Nazzareno,
423
APPEL, Karl, 424
AQUARONE, Bartolomeo
425
ARIAS, Gino, 426
ARMSTRONG, Edward, 427
AROUX, Eugène, 428
ARTE, 429
ARULLANI, Vittorio Amedeo, 430
AUERBACH, Erich, 431
AUVRAY, Lucien, 432
AZZOLINO, Pompeo, 433
BACCI, Orazio, 434, 435
BALBO, Cesare, 436, 437
BALDELLI BONI, Giovan
Battista, 438
BALDINI, Baccio, 439
BALDINI, Massimo, 440
BALSAMO, Ferdinando, 441
BARBA, Pompeo della, 442
BARBA, Simone della, 443
BARBADORO, Bernardino,
444
BARBI, Michele, 445, 446,
447, 448
BARCELLINI, Innocenzo,
449
BARELLI, Vincenzo, 450
BARLOW, Henry Clark, 451
BARSANTI, Eugenio, 452
BARTOLI, Adolfo, 453, 454
BARTOLI, Cosimo, 455
BARTOLINI, Agostino, 456
BARTOLUCCI, Lorenzo, 457
BASSERMANN, Alfred, 458,
459
BEGANI, Orsini, 460
BELLATRECCIA, Bernardino, 461
BELLEZZA, Paolo, 462
BELLINI, Bernardo, 463
BELLIZIANO, Callisto, 464
BELOTTI, Bartolo, 465
BELTRANI, Pietro, 466
BENEVENTO, 467
BENIVIENI, Girolamo, 468
BENVENUTO da Imola, 469
BERARDINELLI, Francesco,
470
BERGMANN, Frédéric, 471
BERLAN, Francesco, 472
BERNADONI Giuseppe, 473
BERSANI, Stefano, 474
BERTACCHI, Giovanni, 475,
476
BERTOLDI, Alfonso, 477,
478, 479
BERTOLDI, Lide, 480
BESUTTI, Antonio, 481
BETTI, Salvatore, 482
BETTINELLI, Saverio, 483,
484
BETTINI, Lorenzo, 485
BEVILACQUA, Enrico, 486
BIADEGO, Giuseppe, 487
BIAGI, Vincenzo, 488
BIAMONTI, Giuseppe, 489
BIANCHINI, Giuseppe, 490,
491
BIBLIOGRAFIA. 492
BIBLIOTECA, 493
BIBLIOTECA Mediceo Laurenziana, 494
BICCHI, Francesco, 495
BINDONI, Giuseppe, 496
BIONDOLILLO, Francesco,
183
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI_________________________________________________________________________________________________________
497, 498, 499
BLANC, Ludwig Gottfried,
500, 501, 502
BOCCACCIO, Giovanni, 503,
503, 504, 505, 506, 507,
508, 509, 510, 511, 512,
513
BOCCI, Donato, 514
BOLOGNA, Giuseppe, 515,
516
BOLOGNA, Lucio, 517
BONAVENTURA, Arnaldo,
518, 519
BONAVENTURA (Padre) da
Sorrento al secolo Antonio Gargiulo, 520
BONCOMPAGNI, Baldassarre, 521
BONGHI, Ruggero, 522
I3ONGIOVANNI, Domenico,
523
BONSI, Lelio, 524
BONTEMPELLI Massimo,
525-526
BORGHI, Giuseppe, 527
BORGHINI, Vincenzo, 528
BORGOGNONI, Adolfo, 529
BORINSKI, Karl, 530
BOSONE da Gubbio. Alighieri, Jacopo, 531
BOSSETTI, Giovanni, 432
BOTRONE, Giuseppe, 533
BOTTA, Vincenzo, 534
BOTTAGISIO, Giovanni,
535
BOTTAGISIO (Padre) Tito,
536
BOYER D’AGEN, 537
BOZZO, Giuseppe, 538
BRANCA, Martino, 539
BREGLIA, Salvatore, 540
BROCCHI, Giovanni Battista, 541-542
BRUNI, Leonardo (Aretino),
543
BULGARINI, Bellisario, 544,
545
BULLETTINO, 546, 547
BUONAIUTI, Alarico, 548
BUSCAINO CAMPO, Alberto, 549
BUSETTO, Natale, 550, 551
BUSNELLI (Padre) Giovanni, 552, 553, 554, 555
CAETANI, Michelangelo, duca di Sermoneta, 556, 557,
558
184
CAGGESE, Romolo, 559
CAILLET, Robert. Geoffrey,
Regine, 560
CALAMIDA, Umberto, 561
CALCATERRA, Carlo, 562
CALEMARD DE LAFAYETTE, Charles, 563
CAMBINI, Leonardo, 564
CAMILLO, Giulio, 565-566
CAMPANINI, Naborre, 567
CANCELLINI, Francesco,
568
CANESTRINI, Giovanni,
569
CANZONI, 570
CAPETTI, Vittorio, 571, 572,
573, 574, 575
CAPOCCI, Ernesto, 576
CARBONI, Costantino, 577,
578
CARDUCCI, Giosuè, 579
CARLINI, Armando, 580
CARMIGNANI, Giovanni,
581
CARNOVALE, Luigi, 582
CAROLLO, Niccolò, 583
CARPELLINI, Carlo Francesco, 584
CARRARA, Enrico, 585
CARTEGGIO, 586
CASA (Della), 587
CASA (La), 588
CASELLA, Mario, 589
CASINI, Tommaso, 590, 591,
592, 593
CASTORINA, Pasquale, 594
CATALOGO, 595
CAVALLARI, Elisabetta, 596
CAVAZZUTTI, Stefano, 597
CAVEDONI, Celestino Venanzio, 598
CENTOFANTI, Silvestro,
599
CERRETI, Alfonso, 600
CERRI, Annetta, 601
CESAREO, Giovanni Alfredo, 602
CESARI, Antonio, 603
CEVELOTTO, Mario, 604
CHESANI (padre) Giuseppe,
605
CHIAPPELLI, Alessandro,
606, 607, 608, 609
CHLARADIA, Eugenio Nino,
610
CHIARI, Alberto, 611, 612
CHIARINI, Cino, 613
CHINI, Mario, 614, 615
CHIOSE, 616
CHISTONI, Paride, 617
CIAMPI, Sebastiano, 618
CIAN, Vittorio, 619
CIATTINO, Oreste, 620
CIBRARIO, Luigi, 621
CIMEGOTTO, Cesare, 622
CIPOLLA, Carlo, 623
CITTADELLA, Giovanni,
CLAUDIO, Luca, 625
CLARICI, Graziano, Paolo,
626
COCHIN, Henry, 627, 628
CODICI (I), 629
COLETTI, Luigi, 630
COLI, Edoardo, 631
COLOMB DE BATINES,
Paul (visconte), 632, 633,
634
COLTELLI, Giuseppe, 635
CON, 636
CONTI, Giusto de’, 637
CORBELLINI, Alberto, 638,
639
CORRADINO, Corrado, 640
COSENZA, Mario Emilio,
641
COSTANZO, Giuseppe Aurelio, 642
COUSONS, Albert, 643
CRESCIMANO, Giuseppe,
644
CRESCIMONE, Vincenzo,
645
CRESCINI, Vincenzo, 646
CRISPOLTI, Filippo, 647
CROCE, Benedetto, 648
CROCIONI, Giovanni, 649,
650
CULCASI, Carlo, 651
CUNNINGTON, Susan, 652
DA, 653
I)AI, 654
BAMI, Luigi. Barbadoro, Bernardino, 655
D’ANCONA, Alessandro,
656, 657
DANDOLO, Tullio, 658
DANTE, 659, 660, 661, 662,
663, 664, 665, 666, 667,
668, 669, 670, 671, 672,
673, 674, 675, 676, 677
DANTE SOCIETY, 678
DANTISTI, 679
DA PORTO, Luigi, 680
DAVIDSHON, Robert, 681,
682
___________________________________________________________________________________________________________CATALOGO
DE ANTONELLIS, Ciriaco,
683, 684
DE BENEDETTI, Santorre
685
DE CANI, Carlo, 686
DE CHIARA, Stanislao, 687,
688, 689, 690
DE DOMO, Ubaldo, 691
DE GRAVISI, Federico, 692693
DEL BALZO, Carlo, 694
DEL BON, Antonio, 695
DEL CERRO, Emilio, 696
DELLA GIOVANNA, Ildebrando, 697, 698, 699
DELLA TORRE, Arnaldo,
700
DELLA TORRE, Ruggero,
701-702
DEL LUNGO, Isidoro, 703,
704, 705, 706, 707, 708,
709, 710, 711, 712, 713,
714, 715
DEL NOCE, Gaetano, 716,
717
DEL VIRGILIO, Giovanni.
ALIGHIERI, Dante, 718
DE MANDATO, Alessandro,
719
DE ROSSETTI, Domenico,
720
DEUTSCHES, 721
DE VIVO, Catello, 722
DI CESARE, Giuseppe, 723,
724
DI MIRAFIORE, Gastone,
725
DINSMORE, Charles, Allen,
726
DIONISI, Gian Jacopo, 727,
728, 729
DONADONI, Eugenio, 730,
731, 732
DONATI, Guido Marco, 733
D’OVIDIO, Francesco, 734,
735, 736, 737, 738, 739,
740, 741, 742, 743, 744,
745, 746
EDINBURGH (The), 747
EGERTON CASTLE, Marie
Louise, 748
EMPORIUM, 749
EPIFANIA, Anna, 750
ERCOLE, Francesco, 751
EROLI (di Narni, marchese di), Giovanni, 752
ESPOSIZIONE, 753
FABRONI, Angelo, 754, 755
FALKE, Konrad, 756
FALORSI, Guido, 757
FANFANI, Pietro, 758, 759
FARINELLI, Arturo, 760,
761, 762, 763
FASOLI, Francesco, 764
FASSO, Luigi, 765, 766, 767
FATTORI, Ettore, 768
FAUCI, Francesco, 769
FAURE, Lucie Félix, 770
FAURIEL, Claude, 771
FEDERN, Karl, 772
FEDERZONI, Giovanni, 773,
774
FENAROLI, Giuliano, 775
FERRARA, Stefano, 776
FERRARI, Paolo, 777
FERRARI, Severino, 778
FERRARI, Vittorio, 779
FERRAZZI, Giuseppe Jaco.
po, 780
FESTA, Nicola, 781
FIAMMAZZO, Antonio, 782,
783, 784, 785, 786, 787,
788
FIAMMAZZO, Antonio.
VANDELLI, Giuseppe,
789
FILELFO, Gian Mario, 790
FILOMUSI GUELFI, Lorenzo, 791, 792
FINALI, Gaspare, 793
FINZI, Giuseppe, 794
FIOR, 795
FIORE (Il), 796
GRABHER, Carlo. 797, 798
GRAZIADEI, Vittorio, 799
GRAZIANI, Giovanni, 800801
GRAZZANI, Virginio, 802
GUARINI, Alessandro, 803
GUERCIO, Luigi, 804
806
GUERRI, Domenico, 805
GUIDA, 807
HASSE. Else, 808
HAUVETTE, Henry, 809,
810
HELL. Theodor, 811
HENKE, Johannes. 812
HOLBROOK, Richard Thayer, 813
HUNT, James Henry Leigh,
814
IMBRIANI, Vittorio, 815
IOANNES PP. XXII (Jaques Duèse), 816
IANNI, Ettore, 817
IANNUCCI, Alfonso Maria,
818
KAHN, Otto, 819
KAPOSI, Jozsef, 820
KLACZKO, Julian, 821
LAJOLO, Giuseppe, 822
LAJOLO, Gregorio, 823, 824
LAMMA, Ernesto, 825, 826,
827
LANCI, Fortunato, 828, 829
LANDOGNA, Francesco, 830
LANZANI, Francesco, 831
LA ROSA, Vincenzo, 832
LAURENZI, Fortunato, 833
LECTURA, 834
LEGGENDA( La), 835
LENZONI, Carlo, 836
LEONCAVALLO, Ruggiero,
837, 838
LEONI, Carlo, 839
LESCA, Giuseppe, 840
LETTIONI 841
LEVI, Ezio, 842
LEYNARDI, Luigi, 843
LIBURNIO, Niccolò, 844
LIPPARINI, Giuseppe, 845
LIVI, Giovanni, 846, 847
LOCELLA, Guglielmo, 848
LO PARCO, Francesco, 849
LORIA Cesare 850
LUBIN, Antonio, 851
LUISO, Francesco Paolo, 852
LYELL, Charles, 853
MACKENZIE, Evan, 854
MAFFEI, Lorenzo, 855
MAGALOTTI, Lorenzo, 856
MAGISTRETTI, Pietro, 857
MAGRINI, Linda, 858
MAMBELLI, Giuliano, 859
MANCINI, Luigi, 860
MANETTI, Antonio, 861
MANTOVANI, Dino, 862,
863
MARANGONI (padre), Lodovico, 864
MARCHI, Silvio, 865
BARCUCCI, Giambattista,
866
MARIANI, Egle, 867
MARII, Luigi, 868
MARIOTTI (padre) Candido, 869
MARIOTTI, Filippo, 870
185
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI_________________________________________________________________________________________________________
MARTINETTI CARDONI,
Gasparo, 871
MARTINI, Vincenzo, 872
MARUFFI, Gioacchino, 873
MAURO, Domenico, 874,
875, 876
MAZZEI LIETO, Piero, 877
MAZZEI, Pilade, 878
MAZZONI, Guido, 879, 880,
881, 882
MEDIN, Antonio, 883
MELODIA, Giovanni, 884,
885, 886
MEMOIRES, 887
MENZIO, Pier Angelo, 888
MEOZZI, Antero, 889
MERCURI, Filippo, 890
MESCOLANZE, 891
MESSERI, Antonio, 892
MESTICA, Enrico, 893
MI~Z1LRES, Alfred, 894
MICHELANGELI, Luigi AIessandro, 895
MICHELE (padre) da Carbonaca, 896, 897
MIELI, Giacomo, 898
MISCELLANEA, 899
MISCIATTELLI, Piero, 900
MISSIRINI, Melchiorre, 901,
902, 903, 904, 905, 906,
907
MONTI, Vincenzo, 908, 909
910
MOORE, Edward, 911, 912,
913
MORELLO, Vincenzo, 914
MORENA, Abele, 915
MORICI, Giuseppe, 916
MOSSOTTI. Ottaviano Fabrizio, 917
MOTT, Lewis Freeman, 918
MOTTA, Antonio, 919
MUNOZ, Antonio, 920
MURARI, Rocco, 921, 922
MURATORI, Santi, 923, 924
MUTOLO, Rosa. 925
NARDI, Bruno, 926
NARDUCCI, Enrico, 927
NATOLI, Luigi, 928
NAVANTIERI, Giuseppe,
929
NEGRONI, Carlo, 930
NELLI, Francesco, 931
NICCOLINI, Pietro, 932
NICEFORO, Alfredo, 933
NICOLINI, Nicola, 934
NOLHAC (de), Pierre, 935
186
NOVATI, Francesco, 936,
937
NUOVO ARCHIVIO VENETO, 938
NUOVO (IL), 939
ODDO BONAFEDE, Matilde, 940
OM AGGIO, 941
OPERE (LE), 942
ORTIZ, Ramiro, 943
OZANAM, Antoine Frédé.
ne, 944, 945
PADOVA, 946
PADOVANO, Pietro Gerardo, 947
PAGANINI, Carlo Pagano,
948
PAKSCHER, Arthur, 949
PALERMO, Francesco, 950
PALESA, Agostino, 951
PALIOTTI, Guido, 952
PANZACCHI, Enrico, 953
PAPA, Pasquale, 954
PAPANTI, Giovanni, 955
PAPERINI, Gian Filippo, 956
PAPINI, Giovanni, 957
PARMA, 958
PARNASSO (IL), 959
PARODI, Ernesto, Giacomo,
960, 961, 962, 963
PAROLARI, Giulio Cesare,
964
PASCOLI, Giovanni, 965,
966, 967, 968
PASINATI, Stanislao, 969
PASOLINI, Pier Desiderio,
970, 971
PASSERINI, Giuseppe Lando, 972, 973, 974, 975, 976
PASSERINI, Giuseppe Lando. MAZZI, Curzio, 977
PECCIARINI, Elisa, 978
PELLEGRINI, Flaminio, 979
PELLI. Giuseppe, 980
PEREZ, Francesco, 981, 982
PEREZ. Paolo, 983
PETRARCA, 984
PETRETTINI, Giovanni, 985
PICCIOLA. Giuseppe, 986
PIETROBONO, Luigi, 987,
988. 989, 990, 991
PETZHOLDT, Julius, 992
PICCHIONI, Luigi, 993
PICCI. Giuseppe, 994
P ICOTTI, Giovanbattista,
995
PIETROPOLI, Giampietro,
996
PIMBIOLO, Francesco, 997
PISTELLI, Ermenegildo, 998,
999
PIUR, Uaul, 1000, 1001
PLANTULLI, Francesco. ALESSANDRONI, F., 1002
POESIE (La), 1003
POLETTO, Giacomo, 1004,
1005
POMPEATI, Arturo, 1006,
1007
PONTA, Marco Giovanni,
1008, 1009, 1010
PORENA, Manfredi, 1011
PREDA, Pietro, 1012
PROSE, 1013
PROTO, Enrico, 1014
PUCCIANTI, Giuseppe, 1015
PUCCINELLI, Placido, 1016
QUARTA. Nino, 1017
QUARTELY, (THE), 1018
QUATTRO (I), 1019
QUEI, 1020
RAFFAELE, Luigi, 1021
RAJNA, Pio, 1022
READE, W.H.V., 1023
REALE, Giuseppe, 1024
RENIER, Rodolfo, 1025
RENZULLI, Michele, 1026
REVELLI, Paolo, 1027
REZZI, Luigi, Maria, 1028,
RICCI, Corrado, 1029, 1030,
1031, 1032
RICCIARDI, Giuseppe, 1033
RICOLFI, Alfonso, 1034
RICORDI, 1035
RIEDISSIER, Ida, 1036
RIGHETT1, Luigi, 1037
R1LLO, Nicola, 1038
RIME, 1039
RIME, 1040
RINUCC1NI, Annibale, 1041
RIVISTA, 1042
RIZZACASA d’Orsogna, Giovanni, 1043
ROAL, 1044
ROCCA, Luigi, 1045, 1046,
1047, 1048, 1049
RODOLICO, Niccolò, 1050
ROMAGNOLI, Ettore, 1051
ROMANI, Fedele, 1052,
1053, 1054, 1055
RONCHETTI, Ferdinando,
1056
______________________________________________________________________________________________________________________CATALOGO
RONDANI, Alberto, 1057
RONZONI, Domenico, 1058
ROSADI, Giovanni, 1059,
1060, 1061, 1062
ROSSETTI, Dante Gabriele, 1063
ROSSI, Antonio, 1064
ROSSI, Mario, 1065, 1066
ROSSI, Vittorio, 1067. 1068,
1069
ROSI, CASE, Luigi, 1070
RUSSO, Giuseppe, 1071,
1072, 1073, 1074
RUTH, Emilio, 1075
SABBADINI, Remigio, 1076
SAGGIO, 1077
SALVADORI, Giulio, 1078,
1079, 1080
SANNIA, Enrico, 1081
SANSEVERO, Raffaele, 1092
SANSONE, Vincenzo, 1083
SANTANGELO, Salvatore,
1084
SANTI, Antonio, 1085
SANVISENTI, Bernardo,
1086
SARAPPA, Francesco, 1087
SAVELLI, Camillo, 1088
SAVJ LOPEZ, Paolo, 1089
SCAETTA, Silvio, 1090, 1091
SCALA, Bartolomeo Cinzio,
1092
SCANDURA, Sebastiano,
1093
SCARAMUZZA, Francesco,
1094
SCARANO, Nicola, 1095,
1096
SCARLATA, Gaetano, 1097
SCARTAZZINI, Giovanni
Andrea, 1098, 1099, 1100,
1101, 1102, 1103
SCHEFFER - BOICHORST,
PauI, 1104
SCHERILLO, Michele, 1105,
1106
[SCHIAVO, Biagio d’Este],
1107
SCHIPA, Michelangelo, 1108
SCHLOSS, Carlotta, 1109
SCHLOSSER, Friednich Chnistoph, 1120
SCI-IUBRING, PauI, 1121
SCOLARI, Antonio, 1112
SCOLARI, Filippo, 1113,
1114. 1115
SCRITTI, 1116-1117
SCRITTI, 1118
SCROCCA, Alberto, 1119
SECRETANT, Gilberto, 1120
SEGUIN, F., 1121
SELMI, Francesco, 1122-1123
SEPOLCRO (IL), 1124
SFORZA. Giovanni, 1125
SHAW, J. E., 1126
SHERMAN, Caroline K.,
1127
SICARDI, Enrico, 1128, 1129
SICHIROLLO, Giacomo,
1130
SIG ALAS (De), Drouilhet,
1131
SIMONETTI, Onofnio, 1132
SOCIETÀ DANTESCA ITALIANA, 1133
SOLMI, Arrigo, 1134
SORIO, Bartolomeo, 1135,
1136
SPADA, Francesco, 1137
STEINER, Carlo, 1138
STENGEL, Edmund Max,
1139
STIATTI, Lorenzo, 1140
STRENNA, 1141
STUDI, 1142
STUDI, 1143
STUDI, 1144
STUDI, 1145
STUDI, 1146
SULGER - GEBING, Emil,
1147
SYMONDS, John A., 1148
TARGIONI, TOZZETTI,
Giovanni, 1149
TAROZZI, Giuseppe, 1150
TASSO, Torquato, 1151
TASSONI, Alessandro, 1152
TAUBER, Karl, 1153
TERMINE TRIGONA, Vincenzo, 1154
TOCCO, Felice, 1155
TODESCHINI, Giuseppe,
1156
TOMASINUS, Jacobus Philippus, 1157, 1158, 1159,
1160, 1161
TOMMASEO, Niccolò, 1162
TONELLI, Luigi, 1163
TONINI, Luigi, 1164
[TOPIN, Hippolyte], 1165,
1166, 1167, 1168, 1169,
1170
TORRICELLI DI TORRICELLA (conte di), Fran-
cesco Maria, 1171
TORTI, Francesco, 1172,
1173, 1174
TOSTI, Luigi, 1175
TOVAJERA, Manfredo, 1176
TOYNBEE, Paget, 1177, 1178,
1179, 1180, 1181, 1182, 1183
TRABALZA, dino, 1184
TRADITION (THE), 1185
TRENTA, Giorgio, 1186,
1187
TREVES, Eugenio, 1188
TRISSINO, Giovan Giorgio,
1189
TROUBADOURS (THE),
1190
TROYA, Carlo, 1191, 1192
TUCCIO, Enzo, 1193
TURCHI, Emanuele, 1194
TURRI, Vittorio, 1195, 1196,
1197
ULTIMI, 1198
ULTIMI, 1199
UNIVERSITE (L’), 1200
VACCALLUZZO, Nunzio,
1201. 1202
VACCHERI. Giulio Giuseppe. BERTACCHI, Cosimo,
1203
VALLI, Luigi, 1204, 1205,
1206
VANDELLI, Giuseppe, 1207,
1208
VARCHI, Benedetto, 1209
VATTASSO, Marco, 1210
VATURI, Vittorio, 1211,
1212, 1213, 1214
VECCHIONI, Carlo, 1215
VEDOVATI, Filippo, 1216
VENTO, Sebastiano, 1217,
1218, 1219
VENTURI, Adolfo, 1220,
1221
VENTURI. Giovanni Antonio. 1222
VENTURI. Luigi, 1223
VERDONI (padre), Mauro.
BUCCIOLI (padre) Domenico, 1224
VERSI, 1225
VIGO, Pietro. 1226
VILLANI. Filippo, 1227,
1228, 1229
VILLANI, Nicola, 1230
VILLARI, Pasquale, 1231
VITA (La), 1232
187
BIBLIOTECA N. ZINGARELLI_________________________________________________________________________________________________________
VITALETTI Guido, 1233
VITANZA, Calogero, 1234,
1235
VITE (Le), 1236
VITE (LE), 1237
VOLKMANN Ludwig, 1238
VOSSLER, Karl, 1239, 1240,
1241, 1242
WECHSZLER, Eduard, 1243
WEGELE, Franz X., 1244
WICKSTEED, Philip. H.,
1245
188
WILLERT Max, 1246
WITTE, Karl, 1247
ZABBORRA, Giovan Battista, 1248
ZACCARO, Lorenzo, 1249
ZACCHETTI Corrado, 1250
ZACCHETTI Guido, 1251
ZAMBONI, Filippo, 1252
ZAMBONI, Maria, 1253
ZANIBONI, Eugenio, 1254
ZANI DE FERRANTI Mar
caurelio, 1255
ZAPPIA, Vincenzo, 1256
ZARDO, Antonio, 1257, 1258,
1259, 1260
ZENATTI, Albino, 1261,
1262, 1263,
ZENATTI, Oddone, 1264
ZENDRINI Bernardino 1265
ZINELLI, Federico Maria,
1266
ZINGARELLI, Nicola, 1267,
1268, 1269, 1270
ZUCCANTE, Giuseppe, 1271
ZUMBINI, Bonaventura, 1272
LA POESIA DI AGATA ITALIA CECCHINI
Il
lungo lavoro poetico di Agata Italia Cecchini, arricchitosi recentemente di due nuovi titoli (1),
può riconoscersi come un unitario ed
esemplare canzoniere, tutto risolto in
un canto che nasce dalla fedeltà originaria del cuore e dei sensi ai propri
motivi e memorie e alle ragioni profonde del vivere e dell’amare.
In questa disposizione affettiva,
nel contrasto fra un tono di sofferta
inquietudine e la dolcezza di lirico
abbandono, nella consapevolezza di
una realtà tormentata dal dolore e
dalla morte, è il significato e la portata e, direi, anche il motivo e il tema
essenziale di questa poesia. Una poesia che si svolge come storia
d’amore, « fra violenza e delirio /
acre di morte », e si illumina di
gioiosa offerta di sé, ma che conosce
al tempo stesso l’angoscia del distacco non mai l’odio; un racconto tutto
vibrato sul ritmo dell’attesa, di un
tempo risolto in acute notazioni interne, in accordo fantastico e
musicale con la minuta geografia
della realtà esterna. Lo stes so
contatto immediato con le cose è
esaltato dalla piena ansia di vivere,
rivelatrice di un bisogno insopprimibile d’amore, avvertito come certezza d’ordine e di equilibrio,
e misura esatta di sé e della realtà.
C’è una figura umana che circola
in questo paesaggio, apparentemente
deserto e rarefatto, ma dischiuso
come il mare « a vaste rotte », un tu,
che rende più vivo e immediato questo colloquio sofferto e rivelatore di
una acutissima sensibilità e di un
sentire profondo, che non ammettono inutili costruzioni di espressioni
metafisiche, analogiche, sperimentalismi
raffrenanti
la
genuinità
dell’ispirazione, di un dire poetico
legato alla classica modernità della
poesia europea.
« Remota la tua voce / alla mia
nuda indifferenza, / intrisa d’acque e
nuvole; / un alito trascorre / sopra
le zolle morte / e appena sfiora / il
mio viso disperso in altri segni. /
Non chiedermi, non dire: / esco /
come la pioggia lenta / del tuo tempo / » . (Non chiedermi, non dire).
Un colloquio con un tu, cercato,
amato, atteso, o lontano, dimenticato, spento; un racconto in versi
espresso in un « dolce stil novo », così raro oggi, una poesia d’amore, dove prevale la piena liricità, l’intimità
della voce, che rende più umana la
vicenda biografica che la sottende. «
Qui rifiuto la luna, / fiamma della
memoria. / la cronaca rimane, / rapida e desolata, nella sera. / (La
cronaca rimane).
189
CRISTANZIANO SERI CCHIO________________________________________________________________________________
Sono notazioni diaristiche di un
amore esclusivo ed esaltante nella
sua raffica struggente, arido nel vuoto abbandono. C’è la ribellione di
chi avverte che la vita, avvelenata
giorno dopo giorno dalla guerra, dalle stragi e rapine, dall’orrore e dal silenzio, potrebbe ancora avere un
senso nell’amore, che è testimonianza e presenza viva di umanità.
L’angoscia esistenziale, l’incertezza
del vivere fra indifferenza e amore,
l’assenza-presenza della persona
amata, rendono labile il tempo e cauta e dolente la memoria.
Possono ritenersi queste tra le
pagine più belle della lirica d’amo re
di questa stagione arida e incerta,
tanto più notevoli perché dettate da
una donna in una società così convulsa e alienante. Qui la memoria di
luoghi, di sensazioni, di gesti ricreano insieme il « tempo » della vita.
« Il tempo ruota, / innalza piattaforme e ciminiere, / addensa
fiamme d’altiforni. / Condizionati da
problemi e strutture, / muoviamo
per settori / nel lucido veleno dei segreti / laboratori. / ..Tra preordinate
maglie / l’equilibrio apparente / di
un arido sistema lungo i giorni ». /
(Passaggio obbligato). Solo l’amore
può dare un senso a questo « arido sistema » e forza, perché l’uomo possa
sfuggire alle « preordinate maglie »,
al « passaggio obbligato » della situazione del vivere odierno. E’ un sentimento in continua tensione alimentato ma non piegato dalla sofferenza.
Anche la sensualità che vibra in
momenti di più aperto abbandono ha
sempre una misura rigorosa.
Il
linguaggio, scarno nell’aggettivazione e nell’uso del verbo, e
tutto cantato sulla misura di settenari
190
ed endecasillabi dal taglio classicamente moderno, ed ha il sapore di
autenticità perché scava to dentro un
forte sentire e scaturito dalla realtà
della
invenzione
fantastica.
L’ascendenza ermetica, che dà
all’immagine e al verso rigore e in timità espressiva, liberan doli dal superfluo e dal vano, ha qui funzione
liberatrice e al tempo stesso serve da
freno alla esuberanza del sentire e allo slancio vitale. La conseguente misura dei versi e del ritmo strofico
conferisce al canto un tono di delirante meraviglia, un senso sbrigliato
e panico del vivere, che è poi al sciarsi vivere nell’universo.
Una tal forza e capacità di scrit tura, che non conosce infingimenti,
conquista il lettore comunicandogli
desideri e pene, gioie e speranze.
L’esercizio di stile affina i mezzi espressivi strutturandoli in un imp asto
sapiente di sensazioni e di ris onanze,
per cui l’attenzione alle cose si fa irrequieta e tormentata meraviglia, e la
memoria, sottilmente legata al tessuto autobiografico, diventa doloroso
recupero di un passato di umanità e
terrestrità irrimediabilmente perduto.
E’ una poesia che va letta, anzi
riletta. sottovoce, per scoprire l’intimo ritmo che costruisce nella misura dei versi l’immagine, mai fine a
se stessa, ma assunta per rappresentare icasticamente anche il più
impercettibile moto dell’animo e il
più segreto pensiero. L’amore stesso
diventa gioiosa affermazione di sé
nel tripudio vitale della natura: i colori, le voci delle cose servono a dar
_______________________________________________________________________________LA POESIA DI A. I. CECCH INI
risalto al colore della vita, alla voce
dei giorni aperti alla speranza. Anche il senso della solitudine non genera l’angoscia, ma arricchisce
l’animo di risonanze interne cariche
di vitalità come la città e la natura
circostante.
Se il mondo della tecnologia ha
tutto ben delineato nei suoi grafici,
ingranaggi, nei suoi prodotti, quello
della coscienza è invece « concentrica corsa di dubbi, corrente di vuoto
», che solo l’amore, che pure è fonte
di dolore, può colmare. In questo
contrasto fra la città tentacolare e
inquinata e la natura semplice e primitiva, fra l’amore come luce e vento, e, contrapposto ad esso,
l’annullamento come ombra e silenzio, è il giuoco sottile e tormentoso
di un dramma genuinamente femminile, che riesce a coinvolgere il lettore nella creazione fantastica, tutta calata nella dolente realtà umana, ma
esaltata attraverso la particolare e
suggestiva accentuazione di un discorso poetico che si è andato arricchendo delle più nuove e lucrose
esperienze linguistiche.
Cristanziano Serricchio
191
la Capitanata
Rassegna di vita e dì studi della Provincia di Foggia
Direttore: doti.
Angelo Celuzza, direttore della Biblioteca Provinciale.
0
Mario Taronna
Tipografia Laurenziana Napoli
Direttore responsabile: m
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