Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna, San Antioco nella propria Chiesa di Sulci. A cura di Roberto Lai Tratto da: Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616 fueron hallados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su Arçobispado, Naples 1617. A LA SANTIDAD DE N.S. PAULO PAPA V. POR DON FRANCISCO DE ESQUIVEL con note esplicative di Marco Massa traduzione di Cristina Bombasaro Edizioni Basilica di S.Antioco Ai figli dell’antica isola del Sols custodi e padroni della loro storia In copertina immagine tratta da: Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616 fueron hallados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su Arçobispado, Naples 1617. Elaborazione digitale di: Franco Nieddu In ultima di copertina S.Antioco Patrono della Sardegna Foto ed elaborazione digitale di: Giorgio Capelli I documenti e le fotografie qui pubblicate possono essere riprodotti unicamente nel rispetto di tutti gli avvertimenti riguardanti, il copyright o la tutela di altri diritti. è vietato riprodurre, duplicare o distribuire il presente libro per fini commerciali. Sotto gli auspici del gia ONLU lo S eo CIERE AR itana di lc u ciazione so s as ia e arc or h st gia ONLU lo S eo gia ONLU lo S eo gia ONLU lo S eo hanno collaborato ia e arc or h st ia e arc or h st gia ONLU lo S eo ia e arc or h st ciazione so s as CIERE AR ia e arc or h st gia ONLU lo S eo Comune di Sant’Antioco itana di lc u CIERE AR itana di lc u ciazione so s as CIERE AR CIERE AR itana di lc u ciazione so s as ciazione so s as itana di lc u CIERE AR itana di lc u ciazione so s as ia e arc or h st Restare deet su corpus tou sepoltu Bindigui seclos, mancu alcunos annos, Adoradu esser dees cun Dului cultu, Faguende Deus in tè prodigios mannos. Cun pompa trìunfal depintu, et scultu Hàs esser postu in Templos, et in scannos, Ataviadu d’oro, et de joyellos Portadu per citades, et castellos. Sede, et possede como amigu fidu Sòs benes, et thesoros cun reposu In recompensa de suu qu’has patidu Pro miu amore in su mundu penosu. Dà li Michel su soliu constituydu Stet inter Serafinos gloriosu: Regnet cun palma, et stola, et diadema Triumfet cun vitoria alta, et suprema. Ma quando siat su corpus acatadu, Et resserenat s’aura cun sa vista, A faguer hàt Sardigna in ogni stadu Fumantes theatros d’emula conquista. Hea puès, non dilatiònes: preparadu Stà à sa partenza, et ogni fattu allista: Qu’ecco sa gente venit à ti leare, Mà primu tu’a sos Quelos dees volare Intronizada restat sa sant’alma ; Su corpus in sa Ruta visitadu Sae sa gente e cornu, Toru, et Palma Cun concursu admirabil’affamadu : Portando de continu rica salma De donos, et de votos, à s’usadu; Gente infinita accudit à sa tumba, Rebombando per totu s’aurea trumba. 6 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Dovrà restare il corpo tuo sepolto Quindici secoli, meno alcuni anni. Sarai venerato con il culto dovuto ai santi, Perché Dio in te farà grandi prodigi. Con festa trionfale, dipinto e scolpito, Sarai posto in templi e su troni, Ornato d’oro e di gioielli, Portato per città e per castelli! Siedi e, ora, possiedi, amico fedele, I beni e i tesori nella pace, In ricompensa di ciò che hai patito Per mio amore nel mondo doloroso! Consegnali, Michele, il trono stabilito! Stia tra i Serafini glorioso, Regni con palma e stola e diadema, Trionfi con vittoria alta e suprema!. Ma quando sarà il corpo ritrovato E rasserenerà l’aria con la sua visione La Sardegna farà in ogni zona Teatri ovanti d’agonistica conquista. E, dunque, non indugiare: pronto Stai alla partenza ed ogni cosa affretta. Perché, ecco, la gente viene a prenderti, Ma prima tu ai cieli dovrai volare. Sul trono resta onorata la santa anima. Il suo corpo nella grotta è visitato Dalla gente di Cornu, Toru e Palma, Ed è reso famoso da una folla straordinaria Che porta continuamente ricca abbondanza Di doni e di voti, come è tradizione. Tantissima gente accorre alla tomba, Mentre dappertutto rimbomba l’aurea tromba. Salvatore Vidal, Urania Sulcitana – 1638 (Sergio Bullegas, L’Urania Sulcitana di Salvatore Vidal, Ed. Della Torre – 2004) San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 7 PRE F A Z IONE Anche questa nuova pubblicazione, come altre, affonda le radici nella mia giovinezza, trascorsa a Sant’Antioco. Ricordo che agli inizi degli anni Settanta, con la presunzione di aver rinvenuto un reperto antico, mi recai nel Santuario di Sant’Antioco per mostrarlo a Don Salvatore Armeni, cultore locale del passato. Era la prima volta che entravo in quella chiesa: mi sentivo impotente e affascinato, avvertivo l’odore e il sapore dell’antico, non vedevo l’ora di mostrare il reperto a Don Armeni, sperando che come premio mi facesse visitare le catacombe. Arrivò il momento fatidico. Con garbo e altrettanta pazienza, Don Armeni mi ospitò nella sua dimora. Gli mostrai timidamente il reperto, e il prelato non perse tempo, esaminandolo ed emettendo subito il responso: “Tutte le pietre sono antiche, ma San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 9 non tutte sono lavorate dall’uomo. Questa l’ha lavorata la natura; è molto bella, ma non ha nessun valore”. Accettai sommessamente la perizia, ma mentre ascoltavo sbirciavo intorno: non avevo mai visto tante antichità, e pur non capendone l’importanza, rimasi folgorato da tanta bellezza. Chiesi timidamente la possibilità di vistare le catacombe; Don Armeni non esitò, mi affidò alla guida di un ragazzo che raccontava la storia del Santo di colore con sorprendente proprietà di linguaggio, ripetendo a memoria, con l’enfasi di un piccolo archeologo, il testo dell’epigrafe detta Aula Micat. Quel racconto mi affascinò; quella guida che raccontava con tanta passione la storia del martire sulcitano era l’attuale Sindaco del Comune di Sant’Antioco, Mario Corongiu, che oggi, con identica convinzione, sostiene la riscoperta storica del culto del nostro Patrono. 10 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Nel corso delle mie ricerche dedicate al Glorioso S.Antioco, ho individuato, presso la biblioteca del Palazzo Reale di Napoli, un’opuscolo scritto da Sua Eccellenza Don Francisco Desquivel, dal titolo Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616 fueron hallados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su Arçobispado (Naples 1617). Desquivel non è un nome ignoto alla storia della Chiesa in Sardegna. Arcivescovo di Cagliari fra il 1605 e il 1624, quando la diocesi, enorme, comprendeva anche quelle attuali di Iglesias, Nuoro e dell’Ogliastra, Desquivel è conosciuto dai più, probabilmente, per la costruzione del santuario dei martiri locali nella Cattedrale di Cagliari, sotto il presbiterio, dopo il ritrovamento dei loro resti nelle chiese di S.Saturnino e S.Lucifero. Fra le maggiori questioni che il Desquivel si trova ad affrontare durante il suo arcivescovato, c’è la controversia per San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 11 il titolo di primate di Sardegna e Corsica che lo vede contrapporsi agli arcivescovi di Sassari e di Pisa. La speciale attenzione rivolta al culto dei martiri locali non era affatto estranea alla strategia tenuta dal Desquivel nella contesa. Per capirlo meglio, sarà bene fare un breve, ma non superfluo excursus all’indietro. Nell’intenzione di recuperare il consenso della grandi masse dei fedeli, la Controriforma aveva puntato molto sul rilancio della venerazione dei martiri. In una prima fase, la Chiesa s’impegna alla riorganizzazione del culto, della quale è grande protagonista Cesare Baronio, redattore del primo Martirologio Romano (1586-1589), l’elenco ufficiale dei martiri celebrati dalla Chiesa attraverso festività, che si associa alla sua altra grande opera, gli Annales ecclesiastici, nell’introdurre un nuovo modo di concepire la storia ecclesiastica, in particolare quella paleocristiana, rivolgendo 12 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna un’inedita attenzione all’esame delle fonti documentali, non solo d’archivio, ma anche archeologiche. Parallelamente, la propaganda ecclesiastica indica anche i nuovi indirizzi nella rappresentazione votiva dei martiri: gli affreschi del Tempesta e del Pomarancio nella chiesa romana di Santo Stefano Rotondo illustrano i martirii degli Apostoli con inconsueta insistenza sulla crudeltà dei supplizi, nell’intento esplicito di suscitare l’emozione dei fedeli. Lo zelo esemplare di Baronio, titolare, a Roma, della nuova chiesa dei SS. Nereo e Achilleo in cui vengono traslate le spoglie degli eponimi, istiga a un eccezionale fervore nella ricerca e nel recupero dei resti di martiri, che diventa straordinariamente prolifico nel corso della prima metà del Seicento, tanto da far sospettare, a posteriori, sull’attendibilità di un numero così elevato di ritrovamenti. In questo clima di suggestione collettiva, infatti, gli San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 13 aspetti spirituali si confondono con altri di carattere più terreno: a partire dal caso di S. Cecilia (1599), il recupero delle spoglie dei martiri diventa motivo di particolare prestigio per i prelati e le comunità religiose che li promuovono, spesso comportando l’allestimento di appositi santuari per l’accoglimento delle reliquie. Alla luce dell’excursus appena esposto, è evidente che il rilancio del culto dei martiri locali, dopo uno dei tanti, prodigiosi ritrovamenti di spoglie che si verificano in quegli anni, favorisce non poco le pretese del Desquivel nell’affermare, contro chi intendeva ridimensionarla, la supremazia della diocesi cagliaritana. Il recupero dei resti dei martiri, dunque, non soddisfa solo una spassionata esigenza spirituale, ma é concepito da Desquivel anche come un’arma di tipo politico. Nella frenesia di rinvenire testimonianze sulla presenza di martiri nella sua diocesi, 14 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Desquivel non poteva non imbattersi anche in S.Antioco, patrono della Sardegna. Già nel 1611, Desquivel aveva rivolto la sua attenzione all’isola di Sulcis, ma, per diversi motivi, aveva momentaneamente accantonato l’idea di ricercare i resti di S. Antioco. è solo un rinvio: il 18 marzo 1615, come è noto, una spedizione voluta da Desquivel ritrova, nella catacomba della Basilica sulcitana, sotto la lapide dell’Aula Micat che informa sul contenuto sottostante, le spoglie di S.Antioco. È il suggello a una fortunata campagna di ritrovamenti in quantità industriali, su cui Desquivel riferisce, orgogliosamente, nella nostra Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616. Fu vera gloria, quella dei martiri di Desquivel? Sulla scorta delle minuziose notizie tramandataci dai verbali dei rinvenimenti, ma non avendo più a disposizione la maggior parte del materiale archeologico, sarebbe oggi impresa ardua dare risposte definitive San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 15 sull’autenticità delle reliquie rinvenute in quegli anni, e conseguentemente sull’epoca e sull’appartenenza delle tombe. La prima considerazione da fare è che i resti sembrano davvero troppi per appartenere tutti a dei martiri. Si pensi, per esempio, ai casi dei rinvenimenti effettuati nel Carcere di S.Efisio, o in varie chiese di Cagliari e dintorni, specie quando i resti si riferiscono a persone non conosciute attraverso altra fonte. Si poteva trattare, semplicemente, di cristiani devoti, che in qualche momento della storia di quei luoghi meritarono di essere sepolti dentro gli edifici sacri. Non si può neanche escludere la loro appartenenza ai culti pagani, se i loro resti si trovavano in situ prima delle costruzioni cristiane. Sui ritrovamenti relativi ai santi più noti, come Santa Greca di Decimomannu e San Sperate, non sono mancati gli interventi degli studiosi, ma riteniamo il discorso ancora aperto e meritevole di maggiori approfondimenti a 16 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna livello scientifico. In particolare, per quel che riguarda San Sperate, riteniamo sensata l’ipotesi che si tratti del martire di Scilli le cui reliquie vennero portate in Sardegna dai vescovi perseguitati dai Vandali (VI sec). La vicenda era nota anche a Desquivel, che riporta la tradizione secondo la quale Brumasio, vescovo di Cagliari, lo stesso che accolse i vescovi africani e diede loro ospitalità nella Basilica di San Saturnino, eresse una chiesa in suo onore, nelle rovine della quale furono rinvenute le reliquie. Accanto a quelli del martire, potrebbero trovarsi altri resti di sepulcra ad sanctos, appartenenti a devoti che vollero essere sepolti accanto alla sua tomba. L’origine stessa del paese di San Sperate potrebbe essere messo in relazione con il culto dell’eponimo, ipotizzando che sia sorto intorno a quell’antica chiesa. In quanto a S.Antioco, studi molto seri sono stati dedicati al martire sulcitano e alla storia del suo culto che fanno ben pensare San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 17 all’autenticità delle reliquie ritrovate nel 1615. Nell’edizione originale, la Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616… consta di 137 pagine. Il capitolo qui pubblicato occupava, in quell’edizione, lo spazio compreso fra le pagine 100 e 126. Affianco alla traduzione, si riporta anche il testo originario. Ci sono molte persone che direttamente o indirettamente hanno collaborato alla stesura di questo libretto. Senza di esse non avrei avuto neanche gli elementi per cominciare. Il primo pensiero va a S.E Mons. Antioco Piseddu a cui sono profondamente grato.1 Ringrazio Marco Massa per la stesura delle note esplicative, Walter Massidda e Santino Carta che, condividendo la passione di ricerca sul culto di S.Antioco, mi hanno 1. Antioco Piseddu: L’Arcivescovo Francesco Desquivel e la ricerca delle reliquie dei martiri cagliaritani nel secolo XVII. Edizioni della Torre 1997. 18 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna incoraggiato a raccogliere ed a finalizzare i risultati di tante ricerche. Un altro grazie è rivolto al Rettore della Basilica di S.Antioco Martire, Don Demetrio Pinna, i cui apprezzamenti ed incoraggiamenti mi hanno stimolato fortemente a non demordere e continuare questa ricerca. Una particolare considerazione va all’amministrazione Comunale di Sant’Antioco, al Sindaco Mario Corongiu e all’Assessore alla Cultura Daniela Ibba, entrambi Deus ex machina della rinascita culturale di un’intera comunità. Grazie alla biblioteca del Palazzo Reale di Napoli per la gentile disponibilità. Ed ancora a Cristina Bombasaro che ha curato fedelmente la traduzione dell’opera. Una menzione speciale meritano Franco Nieddu per l’elaborazione grafica, Giorgio Capelli per l’elaborazione dell’ultima di copertina, Paolo Lusci delle Grafiche Ghiani San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 19 per la preziosa collaborazione, Giuseppe Pinna per il supporto storico. Mi rivolgo infine a tutti voi lettori di questo libretto con la speranza che lo custodiate con lo stesso amore con il quale é stato realizzato. Cedo quindi la penna a Sua Eccellenza Francisco Desquivel, che ci farà rivivere lo storico momento del rinvenimento delle reliquie di Sancuts Antiochus Protomatryr Apostolicus Sulcitanus Patronus Totius Regni Sardiniae. Roberto Lai Bibliografia essenziale • Francisco Desquivel: Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616 fueron hallados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su Arçobispado (Naples 1617). • Antioco Piseddu: L’Arcivescovo Francesco Desquivel e la ricerca delle reliquie dei martiri cagliaritani nel secolo XVII. Edizioni della Torre 1997. 20 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 21 22 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna, San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci. Dista l’Isola di Sant’Antioco, dall’isola di Sardegna, sei miglia1; sebbene nei tempi passati il mar la separasse e dividesse dalla Sardegna, la pietà e devozione dei Sardi la tengono unita e contigua con la stessa Sardegna (per mezzo di alcuni ponti)2, che sono stati costruiti all’entrata, attraverso cui il mare passa separandola) affinché tutti gli abitanti del Regno possano arrivarci e transitare liberamente per poter compiere la grande devozione, che sempre han manifestato e manifestano, verso il beato Apostolo di questo Regno San Antioco Martire; visitando ogni anno nel giorno della sua festa la sua Chiesa San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 23 24 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna che i fedeli dedicarono al suo santo nome nell’Isola Sulcitana; la quale per devozione del santo ha perso il suo primo nome di Sulci e viene chiamata comunemente dai nativi l’Isola di Sant’Antioco3; per rispetto e devozione il signore dell’isola, Giudice Re di Cagliari conosciuto come Torquato, con la sua sposa Donna Benedetta4 di Lacono, figlia di Guglielmo Giudice di Arborea, ne fecero donazione, con tutte le proprietà, all’allora Vescovo di Sulci e ai suoi successori, come si constata in un documento autentico e antico che si trova nell’Archivio della Chiesa Cagliaritana e dalla cui datazione sono trascorsi trecentoquarantaquattro anni. In esso questi pii e cristiani Principi dicono che fanno donazione di tutta quell’Isola al Vescovo di Sulci per amore di San Antioco, il quale avendo patito molteplici e terribili sofferenze al tempo dell’Imperatore Adriano, ivi rese, al Signore, il suo spirito invincibile: e il suo corpo sacro lì fu sepolto come dicono gli storici, in particolare Fara nel suo libro San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 25 26 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna De Rebus Sardois, nell’anno 1580 con queste parole … Oltre agli storici, lo dice la leggenda antica e la preghiera ufficiata anticamente e a lui dedicata e che oggi si trova nell’Archivio della Cattedrale d’Iglesias e in cui si recita che le sue sacre spoglie giacciono in quella sua Chiesa Sulcitana. La conferma di tutto ciò sta nella conservazione fino ai nostri giorni da parte di questo Regno dell’antichissima tradizione che da per certo che si trovi nelle Catacombe che oggi si vedono nella sua Chiesa e che giammai si è udito cosa che desse il minimo sospetto del contrario. Con tale tradizione, certezza e fede inviolabili si recava la pietà Cristiana di tutto questo Regno a venerare il santo Martire, giungendo ogni anno dalle parti più remote con una tale affluenza, che quando erano poche erano addirittura in diecimila a recarsi alla sua festa, come riportato dal Carillo San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 27 28 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Visitador General nativo del Regno5; le quali persone, nonostante ne percepissero lo spirito alla vista di quel luogo santo, sempre si dipartivano con un grandissimo desiderio di vedere il suo corpo santo, sì da poterlo venerare con maggiore affetto e devozione. Questo desiderio si è acceso enormemente in questi ultimi anni nel petto di tutti, particolarmente nella gente di Iglesias (Città più vicina al tempio del santo) che con diligenza incredibile va per ottenere il permesso di cercare quel Tesoro celestiale del suo corpo, occulto per tanti secoli agli occhi dei mortali. E dopo aver ricevuto numerose istanze a tale riguardo, non volli prendere subito una decisione, sebbene lo considerassi fondamentale, ma mi raccomandai al sovrano Re dei Martiri e feci in modo che persone religiose e timorose di Dio facessero lo stesso; supplicando a la divina Maestà che mi aiutasse a capire ciò che in questo frangente fosse più conforme al suo servizio divino e alla sua gloria. Finalmente, dopo diversi mesi, mi decisi a dare licenza e inviare persone di fiducia come richiedeva la San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 29 30 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna serietà dell’impresa affinché lo cercassero nella propria Chiesa di Sulcis. E così, dopo aver conferito il compito a uomini pii e importanti, ordinai al Canonico Ivan Meli, mio Vicario nella Città di Iglesias, che assieme a due padri della Compagnia di Gesù, si recasse a Sulci e lo cercasse nel luogo in cui, seconda l’antica tradizione e assidua devozione di tutto questo Regno, era certo che si conservassero le sacre spoglie. Però, non potendo recarsi in quell’occasione il detto Vicario, al suo posto andarono due Canonici della Cattedrale di Iglesias di nome Tommaso Serra e Antioco Cani Bacallar, e assieme a loro Ivan Serra, quarto giurato della stessa Città e i padri Francisco Noco e Iulian Melis della Compagnia di Gesù e venti uomini armati, essendo quel posto esposto a pericoli da parte dei Turchi6, si’ che alla fine si ritrovarono assieme in Sulci in un numero di trenta persone, giunte per la stessa causa e devozione. Entrarono tutti nella Isola di Sulcis il 18 di marzo dell’anno 1615, alla vigilia del glorioso sposo della San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 31 32 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Vergine nostra Signora San Joseph; ciascuno facendo voto al santo affinché intercedesse per far loro trovare ciò che tanto desideravano, con il proposito di mangiare pane e acqua purché nostro Signore li aiutasse a scoprire ciò che bramavano. La maggior parte di essi entrarono nella Chiesa con i piedi nudi e dopo aver pregato a lungo e con fervore il Signore Dio nostro con tutto l’affetto e devozione possibili e con lacrime, supplicando la divina Maestà che concedesse loro la grazia, facendo intercedere il santo stesso: come guidati da un impulso dall’alto, si sollevarono nel mezzo della fervorosa preghiera ed entrarono nella cripta o catacomba dove il santo aveva reso il suo spirito al Signore (a cui si accede dalla stessa Chiesa) e di comune accordo andarono verso il luogo dove da sempre si diceva che erano le reliquie. Rimossero dunque una tavola di marmo che serviva di ara a un altare molto antico collocato all’entrata della detta catacomba ai piedi della scala e ornato di sei colonnette, San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 33 34 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Una di diaspro, tre di marmo bianco e le altre due di diversa pietra, poste da Pietro, Vescovo Sulcitano, per ornare l’altare dove stava il corpo del santo, come molto bene dice l’iscrizione che lo stesso prelato fece scolpire sopra il sarcofago, che per prima cosa venne tolto dall’altare e portato fuori dalla grotta affinché potessero meglio leggere l’iscrizione che era scolpita in lettere gotiche, non abbreviate, né in codice, ma tutte scritte, per esteso come qui di seguito: AULA MICAT UBI CORPUS BEATI SCI ANTIOCI QUIEBIT IN GLORIA VIRTUTIS OPUS REPARANTE MINISTRO PONTIFICI XPTI CET ESSE DOMUM QUAM PETRUS ANTISTES CULTUS SPLENDORE NOBABIT MARMO RIBUS TITULIS NOBILITATE FIDEI D DICATUR si XII Ks FEBRUS (Risplende l’aula dove il Beato santo Antioco riposò circonfuso di gloria – Opera realizzata con impegno dal Ministro di Cristo Pontefice + Merita tanto decoro il tempo che il vescovo Pietro con venerazione ammirabile restaurò abbellendolo con fregi marmorei – Dedicato con nobile gesto di fede il 21 gennaio) San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 35 36 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna La lapide era posta sopra l’altare, fissata alla parete con ganci di ferro, affinché rimanesse immobile nei secoli. E sebbene il ferro fosse consunto dal tempo, nella stessa parete vi erano due o tre anelli fissati alla parete (la stessa dalla quale pendeva l’altare) (corrispondenti a altri due o tre fori del tutto arrugginiti). Letta la lapide e con accresciute speranze, che il Signore favorisse e realizzasse il desiderio universale di tutto questo Regno, rivelando loro il Tesoro Nascosto del corpo del suo glorioso Apostolo, protettore e difensore, smontarono l’altare e ruppero un impasto molto duro al di sotto dell’altare, dietro il quale, al centro, vi era un piccola volta che venne a sua volta rotta; all’interno vi era una sepoltura in calce e pietre ben lavorate e con le pareti dipinte; dentro giaceva il corpo del glorioso martire, composto in modo che la testa corrispondesse al punto della lapide in cui erano scritte per esteso le parole “Beati Sancti Antioci”. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 37 38 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna La vista delle reliquie riempi’ tutti i presenti di devozione e ammirazione di fronte a alle sacre ossa di colui che era morto da millequattrocentonovanta anni. Rivelate al mondo e a questo Regno le sue sacre spoglie, per mezzo di cui il Signore aveva operato si’ tanti miracoli e conversioni, tutti i presenti, esterrefatti da tanta ammirazione, si ripresero e proseguirono nell’apertura della sepoltura, come gli era stato ordinato, e inviarono un corriere dove stavo io, con la tanto attesa novella; ma una cosa molto strana accadde, in quanto, attraversando i ponti che separano l’isola Sulcitana dalla Sardegna nel mezzo della notte, cadde in mare, ma solo egli si bagno’, giacché i fogli contenenti la notizia non si bagnarono, dimostrando quanto San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 39 40 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna il Signore desiderasse onorare il suo santo. In attesa dei miei ordini, rimasero a guardia delle reliquie giorno e notte, pregando e confessando i presenti. Appena si divulgo’ la notizia, cominciarono a giungere persone di ogni parte, molto di loro a piedi in segno di devozione, una devozione straordinaria attestata dai canti e dalle copiose lacrime di gioia, causate dalla vista di quel prezioso corpo. Prima ancor che arrivassi, giunsero in omaggio alla sacra scoperta, tanti archibugieri che spararono mille salve. E ciò che accadde poi dimostrò quanto il santo stesse proteggendo i presenti in preghiera in quanto, non appena ebbero finito di cantare il Te Deum Laudamus, uno di coloro armati di archibugio, volendo sparare a salve all’interno della grotta, o catacomba, (molto bassa e piena di gente) non si era reso conto che era caricato con due palle; e sebbene San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 41 42 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna avesse dato fuoco alla corda per ben tre volte, non s’incendiò, avendo impedito il Signore Dio nostro per intercessione del suo santo che non voleva che il giorno del suo ritrovamento fosse segnato da alcuna sciagura; perché se si fosse incendiato, avrebbe ucciso senza dubbio alcuni dei presenti, trovandosi egli dinanzi alla folla. Non appena mi giunse la notizia di quello che stava succedendo nell’isola, ringraziai il Signore che aveva reso possibile il ritrovamento del corpo del suo fiero e valoroso Capitano nonché difensore della sua santissima fede, S. Antioco, e mi misi in cammino per venerare da vicino quelle sante ossa. Giunsi la Domenica, 22 di marzo, alle tre di pomeriggio, in compagnia dei dottori Cosma Scarxoni, Melchiorre Pirella, don Antonio Bacalar, canonici di questa mia Chiesa cagliaritana e sempre da essi accompagnato entrai nella catacomba San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 43 44 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna e prostratomi davanti al sacro corpo pregai per un attimo e procedetti alla ricognizione delle reliquie assieme ai suddetti Canonici Cagliaritani e ai Canonici Ecclesiastici li’ presenti, Padre Maestro Fray Salvador Meli, Provinciale dei Padri Conventuali di S. Francesco e i padri Antioco Carta, Rettore del Collegio della Compagnia di Gesu’di Caller, Baltasar Sanna, Vicerettore del Collegio di Iglesias, appartenente alla stessa compagnia; Antioco Cani, Salvatore Serra, Francesco Noco e Giulio Melid, tutti religiosi appartenente alla suddetta compagnia; Don Noffre Rams, Capo di Chiesa; Don Luigi Gualbes e molti altri signori e cittadini cagliaritani ed ecclesiastici. Dopo aver dato conferma che le spoglie del santo si erano conservate perfettamente come allora, detti ordine a due notai pubblici, avendone l’autorità apostolica, Melchiorre Dessi e Gaspare Sirigo, giunti appositamente da Caller, di redigere l’atto giuridico della scoperta e di tutto ciò che era San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 45 46 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna accaduto; il tutto venne riportato molto fedelmente e ricevendo il giuramento di tutti i canonici, clerici, religiosi e giuratii della città di Iglesias nonché di coloro che avevano assistito all’evento sin dal principio: così come le spoglie del santo corpo erano state ritrovate intatte, allo stesso modo erano giunti in quaranta e in quaranta giuravano unanimemente e in nome della verità. Fattasi sera, e desiderando proteggere le sante reliquie e sistemarle per poter lasciare l’isola il mattino dopo, essendo un luogo deserto e pericoloso (ripeto) a causa dei nemici, e non avendo la gente abbastanza sostentamento, ordinai al canonico Meli, mio vicario ad Iglesias, che riunisse tutti i canonici, i religiosi e le autorità nel posto in cui si trovavano le sacre reliquie, e non appena arrivai ordinai loro di riporle in una cassa che avevo fatto pervenire appositamente. Le ossa emanavano un soavissimo profumo e San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 47 48 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna fragranza; e questo era un miracolo in quanto erano state chiuse per millecinquecento anni, ed erano intatte: portavano segni di ferite alla testa e all’osso della gamba, segno evidente dei terribili tormenti che il Santo avea patito. Dopo aver depositato le sacre ossa nella cassa, si divise la terra del sepolcro tra i presenti che desideravano tanto averla; detti poi ordine che si collocasse la cassa nell’altare maggiore e che lo si ornasse con lumi e candele. I Canonici intonarono il Te Deum ed essendo la notte gia; molto avanzata, lasciammo le reliquie sotto la guardia dei soldati a capo del sergente maggiore cagliaritano Thomas Ferrete, agli ordini del duca di Gandia. Il giorno dopo, dopo aver detto messa presso lo stesso altare, ordinai di porre la cassa sopra una bara e, con un largo seguito, San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 49 50 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna la trasportammo insieme ad altri tre canonici sulle spalle al di fuori di quella santa Chiesa dove per tanti anni aveva riposato: dopo averla trasportata per un buon tratto, la presero poi sulle proprie spalle Don Luigi Gualbes assieme ad altri tre cavalieri, trasportandola per un altro tratto, e così via, alternandosi tra canonici e dignitari, sino all’arrivo alla città di Iglesias, dove venne accolta da grandi manifestazioni di giubilo come mai si era visto in quella città: tutto il popolo accorse al campo detto di San Salvatore, per accogliere il sacro corpo, persino i bambini in braccio alle proprie mamme, e i volti di tutti erano rigati di lacrime, testimonianza dell’incredibile amore e devozione. Gli archibugi attendevano organizzati in squadroni e con le bandiere dispiegate, suonando tamburi, pifferi e trombette mentre tutti gli ecclesiastici intonavano un coro di voci che assieme ai San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 51 52 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna vari strumenti davano vita a una grande armonia. In questo luogo, la bara sui cui poggiava la cassa con le sacre reliquie fu passata sugli omeri dei giurati della città di Iglesias, che la trasportarono sino alla chiesa di San Sebastiano fuori le mura accompagnati dallo stesso seguito; quivi giunsero il 25 dello stesso mese di marzo, giorno annunciato da un’alba chiarissima (essendo stati i precedenti piovosi) e le reliquie entrarono nella città ornata a festa con archi molto vistosi, verdura e fiori ad abbellire le strade e le piazze, tanto da sembrare un giardino. Per le strade, ad ogni passo, si incontravano diversi altari. Arrivai anch’io alla chiesa di San Sebastiano accompagnato dai Capitoli, dai giurati, dal Capitano e da tutta la città. La prima cosa che feci fu trasferire le sacre reliquie in una nuova cassa che avevo fatto fare a Cagliari, ornata al di fuori di velluto cremisi, ornata con frangie e pendoloni d’oro, e foderata di damasco rosso, simile a San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 53 54 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna quelle fatte per i sacri corpi dei gloriosi Martiri San Lussorio e San Giuliano; e dopo si organizzò una processione molto più solenne e devota dietro la quale procedevano a piedi trecento bambini con bandierine di seta e tanti fiori che muovevano in segno di giubilo e felicità; dietro di loro le confraternite, la maggior parte scalzi, seguiti dai religiosi e poi dal clero, le sacre reliquie circondate da un gran numero di fiaccole e ceri accesi, dunque io in abiti pontificali. Si giunse così alla piazza della Chiesa maggiore dove vi era un gran numero di archibugieri che spararono a salve tre volte fino a che le reliquie giunsero alla porta della chiesa dove gli studenti declamavano poesie in ossequio al santo. La cassa con le sue sante reliquie fu collocata in un palco eretto in mezzo alla chiesa , sotto un baldacchino, fino alla conclusione del sermone recitato da San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 55 56 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Padre Salvatore Melis, Provinciale dei Padri Conventuali di San Francesco, con una devozione e tenerezza infinite, rendendo grazie a Dio, a nome di tutto il Regno, per la grazia concessa dal Signore nell’aver fatto loro ritrovare miracolosamente il corpo del suo servo Protettore e Apostolo della Sardegna, San Antioco. Terminato il sermone, sali’ sul palco e aperta la cassa ne presi il teschio mostrandolo a tutto il popolo che si sciolse in lacrime di devozione e gioia avendo dinanzi ai propri occhi ciò che tanto avevano desiderato. Lo riposi nella cassa, con il resto delle reliquie, e la chiusi con quattro chiavi; che consegnai poi ai Capitoli della Cattedrale di Iglesias, con la promessa che se un giorno l’isola di Sant’Antioco si fosse ripopolata, le reliquie dovevano essere restituite perché quello era il loro luogo antico. La cerimonia fu conclusa la stessa sera dagli Ecclesiastici che erano giunti da Cagliari assieme ad altri cavalieri cagliaritani (la città di Cagliari dista da Iglesias quaranta miglia) San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 57 58 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Dopo una lunghissima camminata che compiacque e riempi’ di gioia tutti i presenti. E affinché tutto fosse perfetto, il Signore volle onorare il suo Santo e far capire quanto fosse grande la sua bontà facendogli operare alcuni miracoli per sua intercessione durante il solenne rinvenimento del suo corpo di cui ne accennerò solamente un paio per non dilungarmi troppo e inficiare la brevità di questa relazione. In questo stesso anno, 1615, nel giorno della festa principale del Santo che si celebra il 5 di Maggio, a seguito di una ‘stoccata’ mortale, un uomo, dopo aver appreso dai medici che non sarebbe potuto guarire, persa ogni speranza, si rivolse al santo Martire Antioco, come ultimo rifugio, e guarì dopo aver messo sulla ferita della polvere presa dalle reliquie, come testimoniato da un religioso di Santo Domingo che volle che lo stesso salisse sul pulpito e da lì mostrasse a tutti la cicatrice guarita. Uno degli uomini che aveva presenziato al San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 59 60 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna rinvenimento del corpo del Santo, raccolse una Reliquia e la portò a casa sua tutto contento. La consegnò alla moglie la quale, senza curarsene troppo, la ripose in un luogo indegno; il Santo apparve in sogno all’uomo quella stessa notte e lo rimproverò aspramente per la mancanza di riguardo per la sua Reliquia: l’uomo, che non sapeva ciò che sua moglie aveva fatto tantomeno dove l’avesse messa, ne fu molto turbato e in quel suo turbamento apprese dal Santo il luogo in cui si trovava, gli ordino’ poi che la rimuovesse da lì e che il mattino dopo si recasse dal Padre della Compagnia di Gesù per domandare cosa farne di essa. Giunse dal Padre tremando e pieno di paura e gli chiese che lo confessasse e che lo consigliasse su cosa fare di quella sacra reliquia: dopo averlo confessato, il Padre gli disse come trattare e venerare le Sante Reliquie. Due ore prima che facesse giorno, un uomo stava soffrendo talmente per un dolore al costato che pensava dover rendere l’anima al Signore. La moglie custodiva un pezzetto di ossa del santo che era riuscita a prendere San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 61 62 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna dal suo confessore, che si trovava presente al momento del ritrovamento, e avendolo posto nel punto in cui faceva male, il dolore cesso’ del tutto. La stessa donna, un altro giorno, si avvalse dello stesso rimedio per guarire da un terribile mal di denti, e applicando la medicina sperimentata della reliquie di Sant’Antioco, il dolore l’abbandonò cessando del tutto. Un bambino di tre anni, figlio di uno di coloro che aveva partecipato al rinvenimento del sacro corpo, stava per morire senza nessuna speranza di rimedio umano; ai genitori, annichiliti dal dolore, un religioso consigliò di mettere sul bambino una qualche reliquia di Sant’Antioco; i genitori, afflitti, seguirono il consiglio, e subito il bambino tornò in sé riprendendo quella salute di cui oggi gode dinanzi alla gioia dei suoi genitori e ammirazione di tutto il popolo che acclama a quest’incredibile miracolo: dimostrando in questa maniera il Santo che non si era dimenticato di coloro che avevano contribuito al suo ritrovamento. Allo stesso modo lo ha mostrato con me, che da quattro giorni San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 63 64 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna ero molto affaticato da alcuni singulti che non mi lasciavano riposare: l’ultima notte mi opprimevano tanto che pensai di morir. In questo pericolo, che duro’ fino alla mezzanotte, non trovando rimedi umani, mi rivolsi al divino e mi feci portare una reliquia del santo, me la posi sopra il petto e subito cessarono i singulti, e riposai per il resto della notte del tutto sano. Questi, e tanti altri miracolo ha operato il Signore e continua a operare ogni giorno per intercessione di queste sante reliquie, che per questioni di brevità tralascio, accontentandomi di riferirne solo un altro che a parere di tutti è il più incredibile tra quelli raccontati ed è quello dell’incredibile passione interiore che il suo rinvenimento ha causato in tutti i cuori dei fedeli di tutto questo regno, facendoli giungere da luoghi remoti alla sua casa per confessarli. Grazie a questo santo il Signore Dio nostro ha fatto muovere ogni anno tutti gli abitanti naturali di quest’isola e i forestieri affinché San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 65 66 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Celebrassero la sua festa, come risulta evidente dalle parole del Carillo: L’isola di Sant’Antioco. In questa isola c’è una Chiesa di Sant’Antioco con più di duecento scale e nel mese di aprile si riunisce gran parte del Regno per celebrare la festa di questo Santo, dove sono soliti convenire più di cinquecento carri, due mila cavalli e diecimila persone, etc. La scoperta del 1615 risvegliò le coscienze di una gran moltitudine di genti per intraprendere un viaggio così lungo e faticoso come quello necessario per giungere dalle parti più remote della Sardegna e poi oltrepassare il mare per giungere all’Isola di Sulci (luogo deserto e con scarse comodità) solo per omaggiare il Santo nel suo luogo d’origine, dove riposava da tanti secoli e richiamava a sé i cuori dei fedeli e di tanti forestieri ogni anno se pur nelle sue vesti di pietra e venerare il suo santo corpo; ma questo dell’anno 1615 fu l’evento più grande e superiore che si sia mai visto San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 67 68 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna e che per certo ha richiamato un numero così alto di genti come mai in passato: perché si è notato che tra la moltitudine accorsa quell’anno da diverse città e parti della Sardegna molti provenivano dalla Gallura, che risulta essere la parte più remota del regno e la più distante da questa Chiesa, la maggior parte dei quali giunse a piedi per devozione. Questo straordinario numero di genti fu evidente nel momento in cui le sante reliquie giunsero all’ultimo ponte per entrare nell’Isola Sulcitana: perché alle persone in processione si aggiunsero tutti gli abitanti della suddetta isola per ricevere le sante reliquie con grande devozione, le quali reliquie venivano in processione dalla città di Iglesias (che dista otto leghe)7 con davanti l’immagine antica del busto del santo (che ogni anno si portava in processione da Iglesias a Sulci) e dietro la cassa contenente le sacre reliquie; seguiva un reliquiario d’argento dentro cui giaceva la testa sostenuto da quatto angeli sempre in argento che avevo fatto fare per l’occasione. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 69 70 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Giunte nella piazza della Chiesa, le sacre reliquie furono accolte in maniera molto singolare da uno squadrone di archibugieri che per l’occasione avevano contato tutti coloro che erano intervenuti alla festa, arrivando a contare cinquemila uomini a cavallo, millenovecento carri al coperto, tipo carretti, quattrocento carri scoperti, più tutti coloro che per grande devozione erano accorsi a piedi ogni parte del regno, fino a convenire un numero di più di trentamila anime. Ma non fu tanto l’incredibile numero di genti accorse alla festa quanto la passione e devozione di tutti che si manifesta in un continuo crescendo: come dimostrato da cinquecento donne che seguirono a piedi e scalze le relique del santo dalla città di Iglesias sino al Tempio del Santo. E a testimonianza di questa gran devozione, furono innumerevoli le confessioni e comunioni che si svolsero in quei San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 71 72 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Quattro giorni, come dimostrato dal numero delle ostie che si consumarono arrivando a più di quindicimila: questo fu possibile grazie alla diligenza dei Capitolari di Iglesias che portarono con sé diecimila ostie e grazie ai religiosi e agli ecclesiastici di molti luoghi (che fra tutti si contavan trecento) secondo cui è lecito credere che il Signore gli avesse ispirati perché portassero molte altre ostie affinché in occasione del rinvenimento del corpo di S.Antioco tanta gente potesse ricevere la sua grazia nell’arco di quei quattro giorni, ivi comprese le notti, della loro permanenza; giorni in cui giammai si vide vuota la Chiesa, tanto di giorno quanto di notte, a cause di coloro che vi entravano continuamente rendendola sempre piena. La catacomba era altrettanto affollata e ricca di uno straordinario numero di fiaccole. Fu talmente grande questa festa, e tale il numero delle genti accorse, che molte persone non originarie del Regno che in quel momento si trovavano li’ come alcuni membri della corona di Castilla, d’Aragona e San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 73 74 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna Portogallo così come dell’Italia, Francia e altre varie nazioni, affermarono meravigliati che giammai erano stati testimoni di un evento di tale portata in una Chiesa rurale. E poiché non tutti coloro che lo desideravano potevano recarsi presso il tempio e rendere la propria devozione per vari impedimenti, lo fecero in un secondo momento recandosi nella città di Iglesias: dove le sacre relique giacciono molto ben conservate presso il Duomo nella Cappella dedicata allo stesso santo, per cui intercessione il Signore Dio nostro ha reso molte grazie ai suoi fedeli, sperimentando i grandi e prodigiosi effetti della protezione che tiene questo glorioso Santo di questo Regno di Sardegna. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 75 note esplicative 1) In realtà la lunghezza complessiva dell’istmo che univa Sant’Antioco all’isola madre era di circa 2 miglia pari a 3 chilometri (1 miglio romano = mille passi = 1480 metri). 2) I ponti che collegavano gli isolotti erano 3: Santa Caterina all’ingresso dell’istmo di 260 metri di lunghezza, Ponti de Mesu di circa 700 metri, Ponti Mannu di 150 metri (l’unico superstite e ormai interrato). Ecco come li descrive l’Angius nel Dizionario del 1853: “A rimediare all’incomodo che pativasi nelle comunicazioni per le interruzioni si costruivano tre ponti, uno dalla sponda sarda a Perdamanagus, un altro da questa a Corno lungo, e un terzo che cavalcava il canale. I primi due furono fabbricati con piccoli archi di pietra di taglio, perché le acque avessero un’uscita in uno o in altro mare secondo che le onde si volgessero dall’austro o dal borea. La lunghezza del secondo ponte, che diciam Ponte di mezzo, è maggiore della linea del primo che appelliamo di s. Catterina. Il terzo ponte (il ponte grande) fu così sollevato, che potessero i piccoli battelli passare dal seno australe nel boreale.” 3) La prima denominazione dell’isola San Antioco la troviamo in un documento del 29 novembre 1375. Pietro III donava in feudo vitalizio ad Alegrança, moglie di Ramon d’Empùries, “las villas de la Isla de Sols o de San Antioco”. (ACA, R. Canc. r. 1044 f. 11v). 4) In questo caso l’Arcivescovo riunisce due distinte donazioni. Nella prima, del 1124, il giudice di Cagliari Mariano Torchitorio (Torquato) con suo figlio Costantino e sua moglie Donna Preziosa, fa donazione ad Sanctum Antiochum de tota Insula Sulcitana. Nella seconda del 1216 (o molto più probabilmente secondo Solmi nel 1226), la Giudicessa Benedetta di Lacon Massa moglie di Giovanni, con suo figlio Guglielmo Giudice della Provincia di Cagliari, dona al Vescovo di Sulcis Bandino e suoi successori: Ego Benedita de Lacono, Donna de Logu, cun fillu miu Doniguellu Guillelmu, pro uoluntade de Deus, Podestandu parte de Caralis, fazu custa carta pro beni quillat fatu a su Donnu miu Santu Antiogu de isola de Sulki: dau illoi a sa iscla de Finugu, e a iscla de Logos, e a Cortinas: a iscla Masonis: a iscla Maiori qui est inter aquas a Corru de ponti, qui sunt custas isclas da y su ponti inoghi in qui intrant ayntru de isola de Santu Antiogu, et sunt da in chi de sa Clesia de Santu Speradu, de ponti fini a sa terra firma. Custas isclas imoi dau cum omnia causa cantu si appartenint a pusti custas isclas quindi fazat su Donnu su Piscubu miu de Sulchis, Maystru Bandinu su qui li at a plaguiri a 76 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna uoluntade sua, segundu faguit de sas ateras causas de su Piscobadu suu, qui sunt in balia sua: a issu, et a totus sos Piscobus cantu ant esseri pusti issu in su Piscobadu de Sulchis: bollant pasquiri cun pegulia issoru: bollant fayri imoi silua, o fayri chircas, o piascari, o fayri veruna atera causa, qui torrit a proi a Santu Antiogu, et a su Piscobadu de Sulcis... (“Io Benedetta di Laconi, Signora del Luogo, insieme a mio figlio Donnichellu Guglielmo, per volontà di Dio, governando la regione di Cagliari, faccio questo scritto per il bene che ha fatto al mio Signore, S.Antioco dell’isola di Sulcis: gli dono le terre di Finugu, le terre di Logos, e quelle di Cortinas; le terre di Masonis e quelle di Maiori che sono fra le acque a Corru de ponti. Queste terre vanno dal ponte in qua ed entrano dentro l’isola di Sant’Antioco, e vanno dalla chiesa di Santu Speradu, dal ponte fino alla terra ferma. Queste terre ora dono con le loro pertinenze e con tutto ciò contengono, perchè il Signor Vescovo mio di Sulcis, Maestro Bandino, ne faccia ciò che gli piacerà secondo la sua volontà, come fa per le altre cose del suo Vescovado che sono in suo possesso: le dono a lui e a tutti i vescovi che ci saranno dopo di lui nel Vescovado di Sulcis: che vi facciano pascolare il loro bestiame, che facciano legna, questue, peschino o facciano qualsiasi altra cosa che torni a vantaggio di S.Antioco e del Vescovado di Sulcis..”). 5) A questa figura era affidato il compito di accertare la competenza e l’onestà dei funzionari pubblici (“para que vea los agravios que hazen los ministros” secondo l’arcivescovo di Cagliari Parragues de Castellejo), di spulciare i conti dell’erario, di revisionare l’amministrazione del fisco, di ispezionare lo stato delle finanze. Dal 1543 al 1681 furono nominati 16 visitadors del Regno di Sardegna. Il canonico di Saragozza Martin Carrillo viene nominato visitador nel 1610. Al termine della sua missione pubblicò nel 1612 a Barcellona una viva e ampia Relaciòn sulle condizioni dell’isola, che avrebbe contribuito a far conoscere la Sardegna all’opinione pubblica spagnola e agli eruditi europei. (A. Mattone, Storia dei sardi e della Sardegna vol III, pag. 221 - Ed. Jaca Book). 6) Alleati con i francesi e con i pirati barbareschi tunisini e algerini guidati da Kair edDin (chiamato Barbarossa) i turchi di Solimano II razziarono costantemente le coste spagnole, italiane e sarde. Nel 1520 devastarono Sant’Antioco, Pula, Carbonara. Nonostante la sconfitta nella battaglia di Lepanto, nel 1571, i Turchi e i Berberi continuarono ad attaccare la Sardegna, depredando e facendo schiave le popolazioni. 7) La lega misurava 4,2 chilometri. Il percorso professionale da Iglesias all’isola di Sant’Antioco misurava 33,6 chilometri. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 77 Inventione Corporis Sancti Antiochi Prothomartiris. Copia actoral con sigillo della Curia Cagliaritana del 7 marzo 1617. Biblioteca National de Madrid - [Copia de la Información canónica, hecha para comprobar el descubrimiento del cuerpo de San Antioco, en la isla del mismo nombre, obispado de Iglesias. Año1617] S. XVII, papel, 303 x 220 mm., 30 ff., ene. piel con hierros secos. Textos en catalán, latín y castellano. 78 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna T A V OLE TAV.I Originale manoscritto della Vida Martyrio y Milagros de San Antiogo “Sulcitano” Patron de la Isla de Sardegna, del Padre Salvatore Vidal, minore osservante, che si conserva nella biblioteca Universitaria di Cagliari. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 79 TAV.II Frontespizio del volume che raccoglie le testimonianze dei ritrovamenti delle reliquie dei santi. Archivio Diocesano di Cagliari. 80 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna TAV.III Firma autografa dell’Arcivescovo Francesco Desquivel apposta su un documento storico. Congr. Concilio, Relat. Dioec. 168A (Calaritan.), ff. 42r-47v (relazione del 1620). Archivio Segreto Vaticano. San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 81 TAV.IV Stemma e sigillo dell’arcivescovo Francesco Desquivel 82 Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna di fianco S.Antioco: da una stampa dei primi decenni del 1500 sotto a sinistra S.Antioco: da una stampa del 1600 sotto a destra S.Antioco: da una stampa del 1765 San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci 83 Finito di stampare nel mese di luglio dell’anno 2010 presso le Grafiche Ghiani . Monastir (ca)