Relazione sulla ‘inventio’
dell’illustre Martire e Apostolo
della Sardegna,
San Antioco nella propria
Chiesa di Sulci.
A cura di Roberto Lai
Tratto da:
Relacion de la Invencion de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616 fueron
hallados en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su Arçobispado, Naples 1617.
A LA SANTIDAD DE N.S. PAULO PAPA V.
POR DON FRANCISCO DE ESQUIVEL
con note esplicative di Marco Massa
traduzione di Cristina Bombasaro
Edizioni Basilica di S.Antioco
Ai figli dell’antica isola del Sols
custodi e padroni della loro storia
In copertina immagine tratta da:
Relacion de la Invencion de los cuerpos santos
en los años 1614-15 y 1616 fueron hallados
en varias Iglesias de la Ciudad de Caller y su
Arçobispado, Naples 1617.
Elaborazione digitale di:
Franco Nieddu
In ultima di copertina
S.Antioco Patrono della Sardegna
Foto ed elaborazione digitale di:
Giorgio Capelli
I documenti e le fotografie qui pubblicate possono
essere riprodotti unicamente nel rispetto di tutti gli
avvertimenti riguardanti, il copyright o la tutela di altri
diritti. è vietato riprodurre, duplicare o distribuire il
presente libro per fini commerciali.
Sotto gli auspici del
gia ONLU
lo
S
eo
CIERE
AR
itana di
lc
u
ciazione
so
s
as
ia e arc
or
h
st
gia ONLU
lo
S
eo
gia ONLU
lo
S
eo
gia ONLU
lo
S
eo
hanno collaborato
ia e arc
or
h
st
ia e arc
or
h
st
gia ONLU
lo
S
eo
ia e arc
or
h
st
ciazione
so
s
as
CIERE
AR
ia e arc
or
h
st
gia ONLU
lo
S
eo
Comune di Sant’Antioco
itana di
lc
u
CIERE
AR
itana di
lc
u
ciazione
so
s
as
CIERE
AR
CIERE
AR
itana di
lc
u
ciazione
so
s
as
ciazione
so
s
as
itana di
lc
u
CIERE
AR
itana di
lc
u
ciazione
so
s
as
ia e arc
or
h
st
Restare deet su corpus tou sepoltu
Bindigui seclos, mancu alcunos annos,
Adoradu esser dees cun Dului cultu,
Faguende Deus in tè prodigios mannos.
Cun pompa trìunfal depintu, et scultu
Hàs esser postu in Templos, et in scannos,
Ataviadu d’oro, et de joyellos
Portadu per citades, et castellos.
Sede, et possede como amigu fidu
Sòs benes, et thesoros cun reposu
In recompensa de suu qu’has patidu
Pro miu amore in su mundu penosu.
Dà li Michel su soliu constituydu
Stet inter Serafinos gloriosu:
Regnet cun palma, et stola, et diadema
Triumfet cun vitoria alta, et suprema.
Ma quando siat su corpus acatadu,
Et resserenat s’aura cun sa vista,
A faguer hàt Sardigna in ogni stadu
Fumantes theatros d’emula conquista.
Hea puès, non dilatiònes: preparadu
Stà à sa partenza, et ogni fattu allista:
Qu’ecco sa gente venit à ti leare,
Mà primu tu’a sos Quelos dees volare
Intronizada restat sa sant’alma ;
Su corpus in sa Ruta visitadu
Sae sa gente e cornu, Toru, et Palma
Cun concursu admirabil’affamadu :
Portando de continu rica salma
De donos, et de votos, à s’usadu;
Gente infinita accudit à sa tumba,
Rebombando per totu s’aurea trumba.
6
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Dovrà restare il corpo tuo sepolto
Quindici secoli, meno alcuni anni.
Sarai venerato con il culto dovuto ai santi,
Perché Dio in te farà grandi prodigi.
Con festa trionfale, dipinto e scolpito,
Sarai posto in templi e su troni,
Ornato d’oro e di gioielli,
Portato per città e per castelli!
Siedi e, ora, possiedi, amico fedele,
I beni e i tesori nella pace,
In ricompensa di ciò che hai patito
Per mio amore nel mondo doloroso!
Consegnali, Michele, il trono stabilito!
Stia tra i Serafini glorioso,
Regni con palma e stola e diadema,
Trionfi con vittoria alta e suprema!.
Ma quando sarà il corpo ritrovato
E rasserenerà l’aria con la sua visione
La Sardegna farà in ogni zona
Teatri ovanti d’agonistica conquista.
E, dunque, non indugiare: pronto
Stai alla partenza ed ogni cosa affretta.
Perché, ecco, la gente viene a prenderti,
Ma prima tu ai cieli dovrai volare.
Sul trono resta onorata la santa anima.
Il suo corpo nella grotta è visitato
Dalla gente di Cornu, Toru e Palma,
Ed è reso famoso da una folla straordinaria
Che porta continuamente ricca abbondanza
Di doni e di voti, come è tradizione.
Tantissima gente accorre alla tomba,
Mentre dappertutto rimbomba l’aurea tromba.
Salvatore Vidal, Urania Sulcitana – 1638
(Sergio Bullegas, L’Urania Sulcitana di
Salvatore Vidal, Ed. Della Torre – 2004)
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
7
PRE F A Z IONE
Anche questa nuova pubblicazione, come
altre, affonda le radici nella mia giovinezza,
trascorsa a Sant’Antioco.
Ricordo che agli inizi degli anni Settanta,
con la presunzione di aver rinvenuto un
reperto antico, mi recai nel Santuario di
Sant’Antioco per mostrarlo a Don Salvatore
Armeni, cultore locale del passato. Era la
prima volta che entravo in quella chiesa: mi
sentivo impotente e affascinato, avvertivo
l’odore e il sapore dell’antico, non vedevo
l’ora di mostrare il reperto a Don Armeni,
sperando che come premio mi facesse
visitare le catacombe.
Arrivò il momento fatidico. Con garbo e
altrettanta pazienza, Don Armeni mi ospitò
nella sua dimora. Gli mostrai timidamente
il reperto, e il prelato non perse tempo,
esaminandolo ed emettendo subito il
responso: “Tutte le pietre sono antiche, ma
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
9
non tutte sono lavorate dall’uomo. Questa
l’ha lavorata la natura; è molto bella, ma non
ha nessun valore”.
Accettai sommessamente la perizia, ma
mentre ascoltavo sbirciavo intorno: non
avevo mai visto tante antichità, e pur non
capendone l’importanza, rimasi folgorato
da tanta bellezza. Chiesi timidamente la
possibilità di vistare le catacombe; Don
Armeni non esitò, mi affidò alla guida di
un ragazzo che raccontava la storia del
Santo di colore con sorprendente proprietà
di linguaggio, ripetendo a memoria, con
l’enfasi di un piccolo archeologo, il testo
dell’epigrafe detta Aula Micat. Quel
racconto mi affascinò; quella guida che
raccontava con tanta passione la storia del
martire sulcitano era l’attuale Sindaco del
Comune di Sant’Antioco, Mario Corongiu,
che oggi, con identica convinzione, sostiene
la riscoperta storica del culto del nostro
Patrono.
10
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Nel corso delle mie ricerche dedicate al
Glorioso S.Antioco, ho individuato, presso
la biblioteca del Palazzo Reale di Napoli,
un’opuscolo scritto da Sua Eccellenza Don
Francisco Desquivel, dal titolo Relacion de
la Invencion de los cuerpos santos en los
años 1614-15 y 1616 fueron hallados en
varias Iglesias de la Ciudad de Caller y
su Arçobispado (Naples 1617).
Desquivel non è un nome ignoto alla storia
della Chiesa in Sardegna. Arcivescovo di
Cagliari fra il 1605 e il 1624, quando la diocesi,
enorme, comprendeva anche quelle attuali
di Iglesias, Nuoro e dell’Ogliastra, Desquivel
è conosciuto dai più, probabilmente, per
la costruzione del santuario dei martiri
locali nella Cattedrale di Cagliari, sotto
il presbiterio, dopo il ritrovamento dei
loro resti nelle chiese di S.Saturnino e
S.Lucifero. Fra le maggiori questioni che il
Desquivel si trova ad affrontare durante il
suo arcivescovato, c’è la controversia per
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
11
il titolo di primate di Sardegna e Corsica
che lo vede contrapporsi agli arcivescovi
di Sassari e di Pisa. La speciale attenzione
rivolta al culto dei martiri locali non era
affatto estranea alla strategia tenuta dal
Desquivel nella contesa. Per capirlo meglio,
sarà bene fare un breve, ma non superfluo
excursus all’indietro.
Nell’intenzione di recuperare il consenso della
grandi masse dei fedeli, la Controriforma
aveva puntato molto sul rilancio della
venerazione dei martiri. In una prima fase,
la Chiesa s’impegna alla riorganizzazione
del culto, della quale è grande protagonista
Cesare Baronio, redattore del primo
Martirologio
Romano
(1586-1589),
l’elenco ufficiale dei martiri celebrati dalla
Chiesa attraverso festività, che si associa
alla sua altra grande opera, gli Annales
ecclesiastici, nell’introdurre un nuovo
modo di concepire la storia ecclesiastica, in
particolare quella paleocristiana, rivolgendo
12
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
un’inedita attenzione all’esame delle fonti
documentali, non solo d’archivio, ma
anche archeologiche. Parallelamente, la
propaganda ecclesiastica indica anche i
nuovi indirizzi nella rappresentazione votiva
dei martiri: gli affreschi del Tempesta e del
Pomarancio nella chiesa romana di Santo
Stefano Rotondo illustrano i martirii degli
Apostoli con inconsueta insistenza sulla
crudeltà dei supplizi, nell’intento esplicito
di suscitare l’emozione dei fedeli.
Lo zelo esemplare di Baronio, titolare, a
Roma, della nuova chiesa dei SS. Nereo e
Achilleo in cui vengono traslate le spoglie
degli eponimi, istiga a un eccezionale
fervore nella ricerca e nel recupero dei resti
di martiri, che diventa straordinariamente
prolifico nel corso della prima metà
del Seicento, tanto da far sospettare, a
posteriori, sull’attendibilità di un numero
così elevato di ritrovamenti. In questo
clima di suggestione collettiva, infatti, gli
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
13
aspetti spirituali si confondono con altri di
carattere più terreno: a partire dal caso di
S. Cecilia (1599), il recupero delle spoglie
dei martiri diventa motivo di particolare
prestigio per i prelati e le comunità religiose
che li promuovono, spesso comportando
l’allestimento di appositi santuari per
l’accoglimento delle reliquie.
Alla luce dell’excursus appena esposto,
è evidente che il rilancio del culto dei
martiri locali, dopo uno dei tanti, prodigiosi
ritrovamenti di spoglie che si verificano in
quegli anni, favorisce non poco le pretese
del Desquivel nell’affermare, contro chi
intendeva ridimensionarla, la supremazia
della diocesi cagliaritana. Il recupero dei
resti dei martiri, dunque, non soddisfa solo
una spassionata esigenza spirituale, ma é
concepito da Desquivel anche come un’arma
di tipo politico.
Nella frenesia di rinvenire testimonianze
sulla presenza di martiri nella sua diocesi,
14
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Desquivel non poteva non imbattersi anche
in S.Antioco, patrono della Sardegna. Già nel
1611, Desquivel aveva rivolto la sua attenzione
all’isola di Sulcis, ma, per diversi motivi,
aveva momentaneamente accantonato l’idea
di ricercare i resti di S. Antioco. è solo un
rinvio: il 18 marzo 1615, come è noto, una
spedizione voluta da Desquivel ritrova, nella
catacomba della Basilica sulcitana, sotto
la lapide dell’Aula Micat che informa sul
contenuto sottostante, le spoglie di S.Antioco.
È il suggello a una fortunata campagna di
ritrovamenti in quantità industriali, su cui
Desquivel riferisce, orgogliosamente, nella
nostra Relacion de la Invencion de los
cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616.
Fu vera gloria, quella dei martiri di Desquivel?
Sulla scorta delle minuziose notizie
tramandataci dai verbali dei rinvenimenti,
ma non avendo più a disposizione la maggior
parte del materiale archeologico, sarebbe
oggi impresa ardua dare risposte definitive
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
15
sull’autenticità delle reliquie rinvenute in
quegli anni, e conseguentemente sull’epoca
e sull’appartenenza delle tombe.
La prima considerazione da fare è che i resti
sembrano davvero troppi per appartenere
tutti a dei martiri. Si pensi, per esempio, ai
casi dei rinvenimenti effettuati nel Carcere di
S.Efisio, o in varie chiese di Cagliari e dintorni,
specie quando i resti si riferiscono a persone
non conosciute attraverso altra fonte. Si
poteva trattare, semplicemente, di cristiani
devoti, che in qualche momento della storia
di quei luoghi meritarono di essere sepolti
dentro gli edifici sacri. Non si può neanche
escludere la loro appartenenza ai culti pagani,
se i loro resti si trovavano in situ prima delle
costruzioni cristiane.
Sui ritrovamenti relativi ai santi più noti, come
Santa Greca di Decimomannu e San Sperate,
non sono mancati gli interventi degli studiosi,
ma riteniamo il discorso ancora aperto e
meritevole di maggiori approfondimenti a
16
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
livello scientifico. In particolare, per quel
che riguarda San Sperate, riteniamo sensata
l’ipotesi che si tratti del martire di Scilli le
cui reliquie vennero portate in Sardegna dai
vescovi perseguitati dai Vandali (VI sec).
La vicenda era nota anche a Desquivel,
che riporta la tradizione secondo la quale
Brumasio, vescovo di Cagliari, lo stesso che
accolse i vescovi africani e diede loro ospitalità
nella Basilica di San Saturnino, eresse una
chiesa in suo onore, nelle rovine della quale
furono rinvenute le reliquie. Accanto a quelli
del martire, potrebbero trovarsi altri resti di
sepulcra ad sanctos, appartenenti a devoti
che vollero essere sepolti accanto alla sua
tomba. L’origine stessa del paese di San
Sperate potrebbe essere messo in relazione
con il culto dell’eponimo, ipotizzando che sia
sorto intorno a quell’antica chiesa.
In quanto a S.Antioco, studi molto seri sono
stati dedicati al martire sulcitano e alla
storia del suo culto che fanno ben pensare
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
17
all’autenticità delle reliquie ritrovate nel
1615.
Nell’edizione originale, la Relacion de la
Invencion de los cuerpos santos en los
años 1614-15 y 1616… consta di 137
pagine. Il capitolo qui pubblicato occupava,
in quell’edizione, lo spazio compreso fra le
pagine 100 e 126. Affianco alla traduzione,
si riporta anche il testo originario.
Ci sono molte persone che direttamente o
indirettamente hanno collaborato alla stesura
di questo libretto. Senza di esse non avrei
avuto neanche gli elementi per cominciare.
Il primo pensiero va a S.E Mons. Antioco
Piseddu a cui sono profondamente grato.1
Ringrazio Marco Massa per la stesura delle
note esplicative, Walter Massidda e Santino
Carta che, condividendo la passione di
ricerca sul culto di S.Antioco, mi hanno
1. Antioco
Piseddu: L’Arcivescovo Francesco
Desquivel e la ricerca delle reliquie dei martiri cagliaritani nel secolo XVII. Edizioni della Torre 1997.
18
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
incoraggiato a raccogliere ed a finalizzare i
risultati di tante ricerche.
Un altro grazie è rivolto al Rettore
della Basilica di S.Antioco Martire, Don
Demetrio Pinna, i cui
apprezzamenti
ed incoraggiamenti mi hanno stimolato
fortemente a non demordere e continuare
questa ricerca.
Una
particolare
considerazione
va
all’amministrazione
Comunale
di
Sant’Antioco, al Sindaco Mario Corongiu
e all’Assessore alla Cultura Daniela Ibba,
entrambi Deus ex machina della rinascita
culturale di un’intera comunità.
Grazie alla biblioteca del Palazzo Reale di
Napoli per la gentile disponibilità.
Ed ancora a Cristina Bombasaro che ha
curato fedelmente la traduzione dell’opera.
Una menzione speciale meritano Franco
Nieddu per l’elaborazione grafica, Giorgio
Capelli per l’elaborazione dell’ultima di
copertina, Paolo Lusci delle Grafiche Ghiani
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
19
per la preziosa collaborazione, Giuseppe
Pinna per il supporto storico.
Mi rivolgo infine a tutti voi lettori di questo
libretto con la speranza che lo custodiate
con lo stesso amore con il quale é stato
realizzato.
Cedo quindi la penna a Sua Eccellenza
Francisco Desquivel, che ci farà rivivere
lo storico momento del rinvenimento delle
reliquie di Sancuts Antiochus Protomatryr
Apostolicus Sulcitanus Patronus Totius
Regni Sardiniae.
Roberto Lai
Bibliografia essenziale
• Francisco Desquivel: Relacion de la Invencion
de los cuerpos santos en los años 1614-15 y 1616
fueron hallados en varias Iglesias de la Ciudad
de Caller y su Arçobispado (Naples 1617).
• Antioco Piseddu: L’Arcivescovo Francesco
Desquivel e la ricerca delle reliquie dei martiri
cagliaritani nel secolo XVII. Edizioni della Torre
1997.
20
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
21
22
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Relazione sulla ‘inventio’
dell’illustre Martire e Apostolo
della Sardegna,
San Antioco, nella propria
Chiesa di Sulci.
Dista l’Isola di Sant’Antioco, dall’isola di
Sardegna, sei miglia1; sebbene nei tempi
passati il mar la separasse e dividesse dalla
Sardegna, la pietà e devozione dei Sardi
la tengono unita e contigua con la stessa
Sardegna (per mezzo di alcuni ponti)2, che
sono stati costruiti all’entrata, attraverso
cui il mare passa separandola) affinché tutti
gli abitanti del Regno possano arrivarci e
transitare liberamente per poter compiere
la grande devozione, che sempre han
manifestato e manifestano, verso il beato
Apostolo di questo Regno San Antioco
Martire; visitando ogni anno nel giorno della
sua festa la sua Chiesa
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
23
24
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
che i fedeli dedicarono al suo santo nome
nell’Isola Sulcitana; la quale per devozione
del santo ha perso il suo primo nome di
Sulci e viene chiamata comunemente dai
nativi l’Isola di Sant’Antioco3; per rispetto e
devozione il signore dell’isola, Giudice Re di
Cagliari conosciuto come Torquato, con la
sua sposa Donna Benedetta4 di Lacono, figlia
di Guglielmo Giudice di Arborea, ne fecero
donazione, con tutte le proprietà, all’allora
Vescovo di Sulci e ai suoi successori, come
si constata in un documento autentico e
antico che si trova nell’Archivio della Chiesa
Cagliaritana e dalla cui datazione sono
trascorsi trecentoquarantaquattro anni. In
esso questi pii e cristiani Principi dicono
che fanno donazione di tutta quell’Isola al
Vescovo di Sulci per amore di San Antioco,
il quale avendo patito molteplici e terribili
sofferenze al tempo dell’Imperatore
Adriano, ivi rese, al Signore, il suo spirito
invincibile: e il suo corpo sacro lì fu sepolto
come dicono gli storici, in particolare Fara
nel suo libro
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
25
26
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
De Rebus Sardois, nell’anno 1580 con
queste parole … Oltre agli storici, lo dice
la leggenda antica e la preghiera ufficiata
anticamente e a lui dedicata e che oggi si
trova nell’Archivio della Cattedrale d’Iglesias
e in cui si recita che le sue sacre spoglie
giacciono in quella sua Chiesa Sulcitana. La
conferma di tutto ciò sta nella conservazione
fino ai nostri giorni da parte di questo Regno
dell’antichissima tradizione che da per certo
che si trovi nelle Catacombe che oggi si
vedono nella sua Chiesa e che giammai si
è udito cosa che desse il minimo sospetto
del contrario. Con tale tradizione, certezza
e fede inviolabili si recava la pietà Cristiana
di tutto questo Regno a venerare il santo
Martire, giungendo ogni anno dalle parti più
remote con una tale affluenza, che quando
erano poche erano addirittura in diecimila
a recarsi alla sua festa, come riportato dal
Carillo
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
27
28
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Visitador General nativo del Regno5; le quali
persone, nonostante ne percepissero lo
spirito alla vista di quel luogo santo, sempre
si dipartivano con un grandissimo desiderio
di vedere il suo corpo santo, sì da poterlo
venerare con maggiore affetto e devozione.
Questo desiderio si è acceso enormemente
in questi ultimi anni nel petto di tutti,
particolarmente nella gente di Iglesias
(Città più vicina al tempio del santo) che
con diligenza incredibile va per ottenere il
permesso di cercare quel Tesoro celestiale del
suo corpo, occulto per tanti secoli agli occhi
dei mortali. E dopo aver ricevuto numerose
istanze a tale riguardo, non volli prendere
subito una decisione, sebbene lo considerassi
fondamentale, ma mi raccomandai al sovrano
Re dei Martiri e feci in modo che persone
religiose e timorose di Dio facessero lo
stesso; supplicando a la divina Maestà che mi
aiutasse a capire ciò che in questo frangente
fosse più conforme al suo servizio divino e
alla sua gloria. Finalmente, dopo diversi mesi,
mi decisi a dare licenza e inviare persone di
fiducia come richiedeva la
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
29
30
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
serietà dell’impresa affinché lo cercassero
nella propria Chiesa di Sulcis. E così, dopo
aver conferito il compito a uomini pii e
importanti, ordinai al Canonico Ivan Meli,
mio Vicario nella Città di Iglesias, che
assieme a due padri della Compagnia di
Gesù, si recasse a Sulci e lo cercasse nel
luogo in cui, seconda l’antica tradizione e
assidua devozione di tutto questo Regno, era
certo che si conservassero le sacre spoglie.
Però, non potendo recarsi in quell’occasione
il detto Vicario, al suo posto andarono due
Canonici della Cattedrale di Iglesias di nome
Tommaso Serra e Antioco Cani Bacallar, e
assieme a loro Ivan Serra, quarto giurato
della stessa Città e i padri Francisco Noco e
Iulian Melis della Compagnia di Gesù e venti
uomini armati, essendo quel posto esposto a
pericoli da parte dei Turchi6, si’ che alla fine
si ritrovarono assieme in Sulci in un numero
di trenta persone, giunte per la stessa causa
e devozione.
Entrarono tutti nella Isola di Sulcis il 18 di
marzo dell’anno 1615, alla vigilia del glorioso
sposo della
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
31
32
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Vergine nostra Signora San Joseph; ciascuno
facendo voto al santo affinché intercedesse
per far loro trovare ciò che tanto
desideravano, con il proposito di mangiare
pane e acqua purché nostro Signore li
aiutasse a scoprire ciò che bramavano.
La maggior parte di essi entrarono nella
Chiesa con i piedi nudi e dopo aver pregato
a lungo e con fervore il Signore Dio nostro
con tutto l’affetto e devozione possibili e
con lacrime, supplicando la divina Maestà
che concedesse loro la grazia, facendo
intercedere il santo stesso: come guidati da
un impulso dall’alto, si sollevarono nel mezzo
della fervorosa preghiera ed entrarono nella
cripta o catacomba dove il santo aveva reso
il suo spirito al Signore (a cui si accede
dalla stessa Chiesa) e di comune accordo
andarono verso il luogo dove da sempre
si diceva che erano le reliquie. Rimossero
dunque una tavola di marmo che serviva
di ara a un altare molto antico collocato
all’entrata della detta catacomba ai piedi
della scala e ornato di sei colonnette,
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
33
34
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Una di diaspro, tre di marmo bianco e le
altre due di diversa pietra, poste da Pietro,
Vescovo Sulcitano, per ornare l’altare dove
stava il corpo del santo, come molto bene
dice l’iscrizione che lo stesso prelato fece
scolpire sopra il sarcofago, che per prima
cosa venne tolto dall’altare e portato fuori
dalla grotta affinché potessero meglio
leggere l’iscrizione che era scolpita in lettere
gotiche, non abbreviate, né in codice, ma
tutte scritte, per esteso come qui di seguito:
AULA MICAT UBI CORPUS BEATI SCI ANTIOCI
QUIEBIT IN GLORIA VIRTUTIS OPUS REPARANTE
MINISTRO PONTIFICI XPTI CET ESSE DOMUM
QUAM PETRUS ANTISTES CULTUS SPLENDORE
NOBABIT MARMO RIBUS TITULIS NOBILITATE
FIDEI D DICATUR si XII Ks FEBRUS
(Risplende l’aula dove il Beato santo Antioco
riposò circonfuso di gloria – Opera realizzata
con impegno dal Ministro di Cristo Pontefice
+ Merita tanto decoro il tempo che il vescovo
Pietro con venerazione ammirabile restaurò
abbellendolo con fregi marmorei – Dedicato
con nobile gesto di fede il 21 gennaio)
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
35
36
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
La lapide era posta sopra l’altare, fissata
alla parete con ganci di ferro, affinché
rimanesse immobile nei secoli. E sebbene
il ferro fosse consunto dal tempo, nella
stessa parete vi erano due o tre anelli
fissati alla parete (la stessa dalla quale
pendeva l’altare) (corrispondenti a altri
due o tre fori del tutto arrugginiti). Letta
la lapide e con accresciute speranze, che il
Signore favorisse e realizzasse il desiderio
universale di tutto questo Regno, rivelando
loro il Tesoro Nascosto del corpo del suo
glorioso Apostolo, protettore e difensore,
smontarono l’altare e ruppero un impasto
molto duro al di sotto dell’altare, dietro il
quale, al centro, vi era un piccola volta che
venne a sua volta rotta; all’interno vi era una
sepoltura in calce e pietre ben lavorate e
con le pareti dipinte; dentro giaceva il corpo
del glorioso martire, composto in modo che
la testa corrispondesse al punto della lapide
in cui erano scritte per esteso le parole
“Beati Sancti Antioci”.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
37
38
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
La vista delle reliquie riempi’ tutti i
presenti di devozione e ammirazione di
fronte a alle sacre ossa di colui che era
morto da millequattrocentonovanta anni.
Rivelate al mondo e a questo Regno le
sue sacre spoglie, per mezzo di cui il
Signore aveva operato si’ tanti miracoli e
conversioni, tutti i presenti, esterrefatti
da tanta ammirazione, si ripresero
e
proseguirono
nell’apertura
della
sepoltura, come gli era stato ordinato, e
inviarono un corriere dove stavo io, con
la tanto attesa novella; ma una cosa molto
strana accadde, in quanto, attraversando i
ponti che separano l’isola Sulcitana dalla
Sardegna nel mezzo della notte, cadde in
mare, ma solo egli si bagno’, giacché i fogli
contenenti la notizia non si bagnarono,
dimostrando quanto
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
39
40
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
il Signore desiderasse onorare il suo santo.
In attesa dei miei ordini, rimasero a guardia
delle reliquie giorno e notte, pregando e
confessando i presenti. Appena si divulgo’
la notizia, cominciarono a giungere persone
di ogni parte, molto di loro a piedi in segno
di devozione, una devozione straordinaria
attestata dai canti e dalle copiose lacrime
di gioia, causate dalla vista di quel prezioso
corpo.
Prima ancor che arrivassi, giunsero
in omaggio alla sacra scoperta, tanti
archibugieri che spararono mille salve. E ciò
che accadde poi dimostrò quanto il santo
stesse proteggendo i presenti in preghiera
in quanto, non appena ebbero finito di
cantare il Te Deum Laudamus, uno di coloro
armati di archibugio, volendo sparare a salve
all’interno della grotta, o catacomba, (molto
bassa e piena di gente) non si era reso conto
che era caricato con due palle; e sebbene
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
41
42
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
avesse dato fuoco alla corda per ben tre
volte, non s’incendiò, avendo impedito il
Signore Dio nostro per intercessione del
suo santo che non voleva che il giorno del
suo ritrovamento fosse segnato da alcuna
sciagura; perché se si fosse incendiato,
avrebbe ucciso senza dubbio alcuni dei
presenti, trovandosi egli dinanzi alla folla.
Non appena mi giunse la notizia di quello
che stava succedendo nell’isola, ringraziai
il Signore che aveva reso possibile il
ritrovamento del corpo del suo fiero e
valoroso Capitano nonché difensore della
sua santissima fede, S. Antioco, e mi misi
in cammino per venerare da vicino quelle
sante ossa. Giunsi la Domenica, 22 di marzo,
alle tre di pomeriggio, in compagnia dei
dottori Cosma Scarxoni, Melchiorre Pirella,
don Antonio Bacalar, canonici di questa
mia Chiesa cagliaritana e sempre da essi
accompagnato entrai nella catacomba
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
43
44
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
e prostratomi davanti al sacro corpo pregai
per un attimo e procedetti alla ricognizione
delle reliquie assieme ai suddetti Canonici
Cagliaritani e ai Canonici Ecclesiastici li’
presenti, Padre Maestro Fray Salvador
Meli, Provinciale dei Padri Conventuali di S.
Francesco e i padri Antioco Carta, Rettore
del Collegio della Compagnia di Gesu’di
Caller, Baltasar Sanna, Vicerettore del
Collegio di Iglesias, appartenente alla stessa
compagnia; Antioco Cani, Salvatore Serra,
Francesco Noco e Giulio Melid, tutti religiosi
appartenente alla suddetta compagnia; Don
Noffre Rams, Capo di Chiesa; Don Luigi
Gualbes e molti altri signori e cittadini
cagliaritani ed ecclesiastici. Dopo aver dato
conferma che le spoglie del santo si erano
conservate perfettamente come allora,
detti ordine a due notai pubblici, avendone
l’autorità apostolica, Melchiorre Dessi e
Gaspare Sirigo, giunti appositamente da
Caller, di redigere l’atto giuridico della
scoperta e di tutto ciò che era
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
45
46
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
accaduto; il tutto venne riportato molto
fedelmente e ricevendo il giuramento di
tutti i canonici, clerici, religiosi e giuratii
della città di Iglesias nonché di coloro che
avevano assistito all’evento sin dal principio:
così come le spoglie del santo corpo erano
state ritrovate intatte, allo stesso modo
erano giunti in quaranta e in quaranta
giuravano unanimemente e in nome della
verità.
Fattasi sera, e desiderando proteggere le
sante reliquie e sistemarle per poter lasciare
l’isola il mattino dopo, essendo un luogo
deserto e pericoloso (ripeto) a causa dei
nemici, e non avendo la gente abbastanza
sostentamento, ordinai al canonico Meli,
mio vicario ad Iglesias, che riunisse tutti i
canonici, i religiosi e le autorità nel posto
in cui si trovavano le sacre reliquie, e
non appena arrivai ordinai loro di riporle
in una cassa che avevo fatto pervenire
appositamente. Le ossa emanavano un
soavissimo profumo e
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
47
48
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
fragranza; e questo era un miracolo in quanto
erano state chiuse per millecinquecento
anni, ed erano intatte: portavano segni di
ferite alla testa e all’osso della gamba, segno
evidente dei terribili tormenti che il Santo
avea patito.
Dopo aver depositato le sacre ossa nella
cassa, si divise la terra del sepolcro tra i
presenti che desideravano tanto averla;
detti poi ordine che si collocasse la cassa
nell’altare maggiore e che lo si ornasse
con lumi e candele. I Canonici intonarono
il Te Deum ed essendo la notte gia; molto
avanzata, lasciammo le reliquie sotto la
guardia dei soldati a capo del sergente
maggiore cagliaritano Thomas Ferrete, agli
ordini del duca di Gandia.
Il giorno dopo, dopo aver detto messa
presso lo stesso altare, ordinai di porre la
cassa sopra una bara e, con un largo seguito,
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
49
50
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
la trasportammo insieme ad altri tre
canonici sulle spalle al di fuori di quella
santa Chiesa dove per tanti anni aveva
riposato: dopo averla trasportata per un
buon tratto, la presero poi sulle proprie
spalle Don Luigi Gualbes assieme ad altri
tre cavalieri, trasportandola per un altro
tratto, e così via, alternandosi tra canonici e
dignitari, sino all’arrivo alla città di Iglesias,
dove venne accolta da grandi manifestazioni
di giubilo come mai si era visto in quella
città: tutto il popolo accorse al campo detto
di San Salvatore, per accogliere il sacro
corpo, persino i bambini in braccio alle
proprie mamme, e i volti di tutti erano rigati
di lacrime, testimonianza dell’incredibile
amore e devozione.
Gli archibugi attendevano organizzati in
squadroni e con le bandiere dispiegate,
suonando tamburi, pifferi e trombette
mentre tutti gli ecclesiastici intonavano un
coro di voci che assieme ai
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
51
52
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
vari strumenti davano vita a una grande
armonia. In questo luogo, la bara sui cui
poggiava la cassa con le sacre reliquie fu
passata sugli omeri dei giurati della città
di Iglesias, che la trasportarono sino alla
chiesa di San Sebastiano fuori le mura
accompagnati dallo stesso seguito; quivi
giunsero il 25 dello stesso mese di marzo,
giorno annunciato da un’alba chiarissima
(essendo stati i precedenti piovosi) e le
reliquie entrarono nella città ornata a festa
con archi molto vistosi, verdura e fiori ad
abbellire le strade e le piazze, tanto da
sembrare un giardino. Per le strade, ad
ogni passo, si incontravano diversi altari.
Arrivai anch’io alla chiesa di San Sebastiano
accompagnato dai Capitoli, dai giurati, dal
Capitano e da tutta la città. La prima cosa
che feci fu trasferire le sacre reliquie in una
nuova cassa che avevo fatto fare a Cagliari,
ornata al di fuori di velluto cremisi, ornata
con frangie e pendoloni d’oro, e foderata di
damasco rosso, simile a
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
53
54
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
quelle fatte per i sacri corpi dei gloriosi
Martiri San Lussorio e San Giuliano; e dopo si
organizzò una processione molto più solenne
e devota dietro la quale procedevano a piedi
trecento bambini con bandierine di seta e
tanti fiori che muovevano in segno di giubilo
e felicità; dietro di loro le confraternite, la
maggior parte scalzi, seguiti dai religiosi e
poi dal clero, le sacre reliquie circondate
da un gran numero di fiaccole e ceri accesi,
dunque io in abiti pontificali. Si giunse così
alla piazza della Chiesa maggiore dove vi
era un gran numero di archibugieri che
spararono a salve tre volte fino a che le
reliquie giunsero alla porta della chiesa dove
gli studenti declamavano poesie in ossequio
al santo. La cassa con le sue sante reliquie
fu collocata in un palco eretto in mezzo
alla chiesa , sotto un baldacchino, fino alla
conclusione del sermone recitato da
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
55
56
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Padre Salvatore Melis, Provinciale dei Padri
Conventuali di San Francesco, con una
devozione e tenerezza infinite, rendendo
grazie a Dio, a nome di tutto il Regno, per
la grazia concessa dal Signore nell’aver fatto
loro ritrovare miracolosamente il corpo
del suo servo Protettore e Apostolo della
Sardegna, San Antioco.
Terminato il sermone, sali’ sul palco e aperta
la cassa ne presi il teschio mostrandolo a
tutto il popolo che si sciolse in lacrime di
devozione e gioia avendo dinanzi ai propri
occhi ciò che tanto avevano desiderato. Lo
riposi nella cassa, con il resto delle reliquie,
e la chiusi con quattro chiavi; che consegnai
poi ai Capitoli della Cattedrale di Iglesias,
con la promessa che se un giorno l’isola di
Sant’Antioco si fosse ripopolata, le reliquie
dovevano essere restituite perché quello era
il loro luogo antico. La cerimonia fu conclusa
la stessa sera dagli Ecclesiastici che erano
giunti da Cagliari assieme ad altri cavalieri
cagliaritani (la città di Cagliari dista da
Iglesias quaranta miglia)
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
57
58
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Dopo una lunghissima camminata che
compiacque e riempi’ di gioia tutti i presenti.
E affinché tutto fosse perfetto, il Signore
volle onorare il suo Santo e far capire quanto
fosse grande la sua bontà facendogli operare
alcuni miracoli per sua intercessione durante
il solenne rinvenimento del suo corpo di cui
ne accennerò solamente un paio per non
dilungarmi troppo e inficiare la brevità di
questa relazione.
In questo stesso anno, 1615, nel giorno della
festa principale del Santo che si celebra il 5
di Maggio, a seguito di una ‘stoccata’ mortale,
un uomo, dopo aver appreso dai medici
che non sarebbe potuto guarire, persa ogni
speranza, si rivolse al santo Martire Antioco,
come ultimo rifugio, e guarì dopo aver messo
sulla ferita della polvere presa dalle reliquie,
come testimoniato da un religioso di Santo
Domingo che volle che lo stesso salisse sul
pulpito e da lì mostrasse a tutti la cicatrice
guarita.
Uno degli uomini che aveva presenziato al
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
59
60
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
rinvenimento del corpo del Santo, raccolse
una Reliquia e la portò a casa sua tutto
contento. La consegnò alla moglie la quale,
senza curarsene troppo, la ripose in un
luogo indegno; il Santo apparve in sogno
all’uomo quella stessa notte e lo rimproverò
aspramente per la mancanza di riguardo
per la sua Reliquia: l’uomo, che non sapeva
ciò che sua moglie aveva fatto tantomeno
dove l’avesse messa, ne fu molto turbato e
in quel suo turbamento apprese dal Santo
il luogo in cui si trovava, gli ordino’ poi che
la rimuovesse da lì e che il mattino dopo si
recasse dal Padre della Compagnia di Gesù
per domandare cosa farne di essa.
Giunse dal Padre tremando e pieno di paura e gli
chiese che lo confessasse e che lo consigliasse
su cosa fare di quella sacra reliquia: dopo averlo
confessato, il Padre gli disse come trattare e
venerare le Sante Reliquie.
Due ore prima che facesse giorno, un uomo
stava soffrendo talmente per un dolore al
costato che pensava dover rendere l’anima
al Signore. La moglie custodiva un pezzetto
di ossa del santo che era riuscita a prendere
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
61
62
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
dal suo confessore, che si trovava presente
al momento del ritrovamento, e avendolo
posto nel punto in cui faceva male, il dolore
cesso’ del tutto.
La stessa donna, un altro giorno, si avvalse
dello stesso rimedio per guarire da un
terribile mal di denti, e applicando la medicina
sperimentata della reliquie di Sant’Antioco, il
dolore l’abbandonò cessando del tutto.
Un bambino di tre anni, figlio di uno di coloro
che aveva partecipato al rinvenimento del
sacro corpo, stava per morire senza nessuna
speranza di rimedio umano; ai genitori,
annichiliti dal dolore, un religioso consigliò
di mettere sul bambino una qualche reliquia
di Sant’Antioco; i genitori, afflitti, seguirono
il consiglio, e subito il bambino tornò in
sé riprendendo quella salute di cui oggi
gode dinanzi alla gioia dei suoi genitori e
ammirazione di tutto il popolo che acclama
a quest’incredibile miracolo: dimostrando
in questa maniera il Santo che non si era
dimenticato di coloro che avevano contribuito
al suo ritrovamento. Allo stesso modo lo ha
mostrato con me, che da quattro giorni
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
63
64
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
ero molto affaticato da alcuni singulti che
non mi lasciavano riposare: l’ultima notte
mi opprimevano tanto che pensai di morir.
In questo pericolo, che duro’ fino alla
mezzanotte, non trovando rimedi umani, mi
rivolsi al divino e mi feci portare una reliquia
del santo, me la posi sopra il petto e subito
cessarono i singulti, e riposai per il resto
della notte del tutto sano.
Questi, e tanti altri miracolo ha operato il
Signore e continua a operare ogni giorno
per intercessione di queste sante reliquie,
che per questioni di brevità tralascio,
accontentandomi di riferirne solo un altro
che a parere di tutti è il più incredibile tra
quelli raccontati ed è quello dell’incredibile
passione interiore che il suo rinvenimento
ha causato in tutti i cuori dei fedeli di tutto
questo regno, facendoli giungere da luoghi
remoti alla sua casa per confessarli. Grazie
a questo santo il Signore Dio nostro ha fatto
muovere ogni anno tutti gli abitanti naturali
di quest’isola e i forestieri affinché
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
65
66
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Celebrassero la sua festa, come risulta
evidente dalle parole del Carillo: L’isola
di Sant’Antioco. In questa isola c’è
una Chiesa di Sant’Antioco con più
di duecento scale e nel mese di aprile
si riunisce gran parte del Regno per
celebrare la festa di questo Santo, dove
sono soliti convenire più di cinquecento
carri, due mila cavalli e diecimila
persone, etc.
La scoperta del 1615 risvegliò le coscienze
di una gran moltitudine di genti per
intraprendere un viaggio così lungo e
faticoso come quello necessario per giungere
dalle parti più remote della Sardegna e poi
oltrepassare il mare per giungere all’Isola di
Sulci (luogo deserto e con scarse comodità)
solo per omaggiare il Santo nel suo luogo
d’origine, dove riposava da tanti secoli e
richiamava a sé i cuori dei fedeli e di tanti
forestieri ogni anno se pur nelle sue vesti
di pietra e venerare il suo santo corpo; ma
questo dell’anno 1615 fu l’evento più grande
e superiore che si sia mai visto
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
67
68
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
e che per certo ha richiamato un numero
così alto di genti come mai in passato:
perché si è notato che tra la moltitudine
accorsa quell’anno da diverse città e parti
della Sardegna molti provenivano dalla
Gallura, che risulta essere la parte più
remota del regno e la più distante da questa
Chiesa, la maggior parte dei quali giunse a
piedi per devozione.
Questo straordinario numero di genti
fu evidente nel momento in cui le sante
reliquie giunsero all’ultimo ponte per
entrare nell’Isola Sulcitana: perché alle
persone in processione si aggiunsero tutti
gli abitanti della suddetta isola per ricevere
le sante reliquie con grande devozione,
le quali reliquie venivano in processione
dalla città di Iglesias (che dista otto leghe)7
con davanti l’immagine antica del busto
del santo (che ogni anno si portava in
processione da Iglesias a Sulci) e dietro la
cassa contenente le sacre reliquie; seguiva
un reliquiario d’argento dentro cui giaceva
la testa sostenuto da quatto angeli sempre in
argento che avevo fatto fare per l’occasione.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
69
70
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Giunte nella piazza della Chiesa, le sacre
reliquie furono accolte in maniera molto
singolare da uno squadrone di archibugieri
che per l’occasione avevano contato tutti
coloro che erano intervenuti alla festa,
arrivando a contare cinquemila uomini a
cavallo, millenovecento carri al coperto, tipo
carretti, quattrocento carri scoperti, più
tutti coloro che per grande devozione erano
accorsi a piedi ogni parte del regno, fino a
convenire un numero di più di trentamila
anime.
Ma non fu tanto l’incredibile numero di
genti accorse alla festa quanto la passione
e devozione di tutti che si manifesta in un
continuo crescendo: come dimostrato da
cinquecento donne che seguirono a piedi
e scalze le relique del santo dalla città
di Iglesias sino al Tempio del Santo. E a
testimonianza di questa gran devozione,
furono innumerevoli le confessioni e
comunioni che si svolsero in quei
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
71
72
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Quattro giorni, come dimostrato dal numero
delle ostie che si consumarono arrivando
a più di quindicimila: questo fu possibile
grazie alla diligenza dei Capitolari di Iglesias
che portarono con sé diecimila ostie e grazie
ai religiosi e agli ecclesiastici di molti luoghi
(che fra tutti si contavan trecento) secondo
cui è lecito credere che il Signore gli avesse
ispirati perché portassero molte altre ostie
affinché in occasione del rinvenimento del
corpo di S.Antioco tanta gente potesse
ricevere la sua grazia nell’arco di quei
quattro giorni, ivi comprese le notti, della
loro permanenza; giorni in cui giammai si
vide vuota la Chiesa, tanto di giorno quanto
di notte, a cause di coloro che vi entravano
continuamente rendendola sempre piena.
La catacomba era altrettanto affollata e ricca
di uno straordinario numero di fiaccole.
Fu talmente grande questa festa, e tale
il numero delle genti accorse, che molte
persone non originarie del Regno che in
quel momento si trovavano li’ come alcuni
membri della corona di Castilla, d’Aragona e
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
73
74
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
Portogallo così come dell’Italia, Francia e
altre varie nazioni, affermarono meravigliati
che giammai erano stati testimoni di un
evento di tale portata in una Chiesa rurale. E
poiché non tutti coloro che lo desideravano
potevano recarsi presso il tempio e rendere
la propria devozione per vari impedimenti,
lo fecero in un secondo momento recandosi
nella città di Iglesias: dove le sacre relique
giacciono molto ben conservate presso il
Duomo nella Cappella dedicata allo stesso
santo, per cui intercessione il Signore Dio
nostro ha reso molte grazie ai suoi fedeli,
sperimentando i grandi e prodigiosi effetti
della protezione che tiene questo glorioso
Santo di questo Regno di Sardegna.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
75
note esplicative
1) In realtà la lunghezza complessiva dell’istmo che univa Sant’Antioco all’isola madre era
di circa 2 miglia pari a 3 chilometri (1 miglio romano = mille passi = 1480 metri).
2) I ponti che collegavano gli isolotti erano 3: Santa Caterina all’ingresso dell’istmo di
260 metri di lunghezza, Ponti de Mesu di circa 700 metri, Ponti Mannu di 150 metri
(l’unico superstite e ormai interrato). Ecco come li descrive l’Angius nel Dizionario del
1853: “A rimediare all’incomodo che pativasi nelle comunicazioni per le interruzioni
si costruivano tre ponti, uno dalla sponda sarda a Perdamanagus, un altro da questa
a Corno lungo, e un terzo che cavalcava il canale. I primi due furono fabbricati con
piccoli archi di pietra di taglio, perché le acque avessero un’uscita in uno o in altro
mare secondo che le onde si volgessero dall’austro o dal borea. La lunghezza del secondo
ponte, che diciam Ponte di mezzo, è maggiore della linea del primo che appelliamo di s.
Catterina. Il terzo ponte (il ponte grande) fu così sollevato, che potessero i piccoli battelli
passare dal seno australe nel boreale.”
3) La prima denominazione dell’isola San Antioco la troviamo in un documento del 29
novembre 1375. Pietro III donava in feudo vitalizio ad Alegrança, moglie di Ramon
d’Empùries, “las villas de la Isla de Sols o de San Antioco”. (ACA, R. Canc. r. 1044 f. 11v).
4) In questo caso l’Arcivescovo riunisce due distinte donazioni. Nella prima, del 1124,
il giudice di Cagliari Mariano Torchitorio (Torquato) con suo figlio Costantino e sua
moglie Donna Preziosa, fa donazione ad Sanctum Antiochum de tota Insula Sulcitana.
Nella seconda del 1216 (o molto più probabilmente secondo Solmi nel 1226), la
Giudicessa Benedetta di Lacon Massa moglie di Giovanni, con suo figlio Guglielmo
Giudice della Provincia di Cagliari, dona al Vescovo di Sulcis Bandino e suoi successori:
Ego Benedita de Lacono, Donna de Logu, cun fillu miu Doniguellu Guillelmu, pro
uoluntade de Deus, Podestandu parte de Caralis, fazu custa carta pro beni quillat fatu a
su Donnu miu Santu Antiogu de isola de Sulki: dau illoi a sa iscla de Finugu, e a iscla
de Logos, e a Cortinas: a iscla Masonis: a iscla Maiori qui est inter aquas a Corru de
ponti, qui sunt custas isclas da y su ponti inoghi in qui intrant ayntru de isola de Santu
Antiogu, et sunt da in chi de sa Clesia de Santu Speradu, de ponti fini a sa terra firma.
Custas isclas imoi dau cum omnia causa cantu si appartenint a pusti custas isclas quindi
fazat su Donnu su Piscubu miu de Sulchis, Maystru Bandinu su qui li at a plaguiri a
76
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
uoluntade sua, segundu faguit de sas ateras causas de su Piscobadu suu, qui sunt in balia
sua: a issu, et a totus sos Piscobus cantu ant esseri pusti issu in su Piscobadu de Sulchis:
bollant pasquiri cun pegulia issoru: bollant fayri imoi silua, o fayri chircas, o piascari, o
fayri veruna atera causa, qui torrit a proi a Santu Antiogu, et a su Piscobadu de Sulcis...
(“Io Benedetta di Laconi, Signora del Luogo, insieme a mio figlio Donnichellu Guglielmo,
per volontà di Dio, governando la regione di Cagliari, faccio questo scritto per il bene che ha
fatto al mio Signore, S.Antioco dell’isola di Sulcis: gli dono le terre di Finugu, le terre di Logos,
e quelle di Cortinas; le terre di Masonis e quelle di Maiori che sono fra le acque a Corru de
ponti. Queste terre vanno dal ponte in qua ed entrano dentro l’isola di Sant’Antioco, e vanno
dalla chiesa di Santu Speradu, dal ponte fino alla terra ferma. Queste terre ora dono con le
loro pertinenze e con tutto ciò contengono, perchè il Signor Vescovo mio di Sulcis, Maestro
Bandino, ne faccia ciò che gli piacerà secondo la sua volontà, come fa per le altre cose del
suo Vescovado che sono in suo possesso: le dono a lui e a tutti i vescovi che ci saranno dopo
di lui nel Vescovado di Sulcis: che vi facciano pascolare il loro bestiame, che facciano legna,
questue, peschino o facciano qualsiasi altra cosa che torni a vantaggio di S.Antioco e del
Vescovado di Sulcis..”).
5) A questa figura era affidato il compito di accertare la competenza e l’onestà dei funzionari
pubblici (“para que vea los agravios que hazen los ministros” secondo l’arcivescovo
di Cagliari Parragues de Castellejo), di spulciare i conti dell’erario, di revisionare
l’amministrazione del fisco, di ispezionare lo stato delle finanze. Dal 1543 al 1681 furono
nominati 16 visitadors del Regno di Sardegna. Il canonico di Saragozza Martin Carrillo
viene nominato visitador nel 1610. Al termine della sua missione pubblicò nel 1612 a
Barcellona una viva e ampia Relaciòn sulle condizioni dell’isola, che avrebbe contribuito
a far conoscere la Sardegna all’opinione pubblica spagnola e agli eruditi europei. (A.
Mattone, Storia dei sardi e della Sardegna vol III, pag. 221 - Ed. Jaca Book).
6) Alleati con i francesi e con i pirati barbareschi tunisini e algerini guidati da Kair edDin (chiamato Barbarossa) i turchi di Solimano II razziarono costantemente le
coste spagnole, italiane e sarde. Nel 1520 devastarono Sant’Antioco, Pula, Carbonara.
Nonostante la sconfitta nella battaglia di Lepanto, nel 1571, i Turchi e i Berberi
continuarono ad attaccare la Sardegna, depredando e facendo schiave le popolazioni.
7) La lega misurava 4,2 chilometri. Il percorso professionale da Iglesias all’isola di
Sant’Antioco misurava 33,6 chilometri.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
77
Inventione Corporis Sancti
Antiochi Prothomartiris.
Copia actoral con sigillo
della Curia Cagliaritana
del 7 marzo 1617.
Biblioteca National de Madrid
- [Copia de la Información
canónica, hecha para comprobar el descubrimiento del
cuerpo de San Antioco, en la
isla del mismo nombre, obispado de Iglesias. Año1617]
S. XVII, papel, 303 x 220 mm.,
30 ff., ene. piel con hierros
secos. Textos en catalán, latín
y castellano.
78
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
T A V OLE
TAV.I
Originale manoscritto della Vida Martyrio y Milagros de San Antiogo “Sulcitano” Patron de la Isla de Sardegna,
del Padre Salvatore Vidal, minore osservante, che si conserva nella biblioteca Universitaria di Cagliari.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
79
TAV.II
Frontespizio del volume che raccoglie le testimonianze dei ritrovamenti delle reliquie dei santi.
Archivio Diocesano di Cagliari.
80
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
TAV.III
Firma autografa dell’Arcivescovo Francesco Desquivel apposta su un documento storico.
Congr. Concilio, Relat. Dioec. 168A (Calaritan.), ff. 42r-47v (relazione del 1620). Archivio Segreto Vaticano.
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
81
TAV.IV
Stemma e sigillo dell’arcivescovo Francesco Desquivel
82
Relazione sulla ‘inventio’ dell’illustre Martire e Apostolo della Sardegna
di fianco
S.Antioco:
da una stampa dei primi decenni del 1500
sotto a sinistra
S.Antioco:
da una stampa del 1600
sotto a destra
S.Antioco:
da una stampa del 1765
San Antioco, nella propria Chiesa di Sulci
83
Finito di stampare nel mese di luglio dell’anno 2010
presso le Grafiche Ghiani . Monastir (ca)
Scarica

della saRdegna - Comune di Sant`Antioco