NUOVA SECONDARIA RICERCA L’educazione sessuale a scuola Modelli pedagogici espliciti ed impliciti Melania Bortolotto Lo scopo di questo articolo è indagare, da un punto di vista pedagogico, come e quando l’educazione sessuale è stata sviluppata nelle scuole italiane. In particolare, si analizza la legislazione scolastica che ha caratterizzato l’ultimo decennio, al fine di evidenziare i modelli pedagogici espliciti e impliciti. The aim of this article is to investigate, from a pedagogical point of view, how and when the sexuality education was developed in Italian schools. In particular, we analyse the school legislation that has characterized the last decade, in order to highlight the explicit and implicit pedagogical models. Premessa Il presente contributo intende affrontare la questione dell’educazione sessuale a scuola al fine di riallacciare i fili della riflessione pedagogica che, nell’ultimo decennio, sembra aver subito una battuta d’arresto rispetto a questo tema. Essa manifesta oggi, più che in altri momenti storici, l’esigenza di essere ravvivata sia dal punto di vista della ricerca scientifica, sia sotto il profilo dell’azione educativa. Alla luce del movimento riformista che ha investito la realtà scolastica negli ultimi anni ed in seguito all’amplificazione del suo mandato sociale, quale semantica pedagogica accompagna l’educazione alla sessualità degli studenti italiani e, di converso, l’agire professionale degli insegnanti? Quale collocazione culturale ed istituzionale è stata riservata nel corso del tempo a questa particolarissima forma di educazione? Gli strumenti normativi e pedagogici che la scuola ha a disposizione sono sufficientemente affinati per rispondere alle sfide della sessualità odierna? Questi interrogativi hanno istruito l’argomentazione che segue. Procederemo per gradi prendendo avvio dalle premesse teoriche che ogni discorso pedagogico sulla sessualità impone, soprattutto nel momento in cui lo stesso debba essere riconosciuto e legittimato all’interno del contesto scolastico. Una breve e panoramica ricostruzione storica sul caso italiano permetterà di avviare un’analisi più dettagliata della recente normativa scolastica. La norma viene qui assunta come riflettore privilegiato dei modelli pedagogici impliciti ed espliciti che caratterizzano attualmente la questione in oggetto. Alcune considerazioni conclusive saranno formulate in termini prospettici. 12 1. Le assi portanti del discorso pedagogico sulla sessualità Argomentare intorno all’educazione sessuale con particolare riferimento all’istituzione scolastica, non è un’operazione intellettuale e culturale agilmente percorribile. Si tratta di un tema complesso e controverso per il forte condizionamento sociale, culturale, ideologico, religioso e finanche politico1 che subisce e per l’inevitabile conflitto di interpretazioni che riesce ad accendere. Dal punto di vista pedagogico, l’operazione richiede di misurarsi preliminarmente con due idee fondamentali dal cui intreccio dipende la natura e la tenuta del ragionamento stesso. Si tratta dell’idea di sessualità e dell’idea di educazione da cui derivano, come mette in evidenza lo schema sottostante, alcuni corollari altrettanto fondamentali nell’impostazione del problema (Fig. 1). Fig. 1: Presupposti del discorso pedagogico sulla sessualità 1. Per l’analisi del rapporto tra pedagogia politica ed educazione ai sentimenti si veda A. Tonelli, Politica e amore. Storia dell’educazione ai sentimenti nell’Italia contemporanea, il Mulino, Bologna 2003. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII Il concetto di sessualità possiede una straordinaria capacità di attrazione semantica; si tratta di un costrutto multidimensionale che assorbe tanti significati quanti ne restituisce (biologici, psicologici, cognitivi ed emotivi, sociologici e giuridici, artistici e letterari, storici e antropologici, filosofici e religiosi, demografici, etici e pedagogici…), aprendo ad innumerevoli prospettive di analisi. Questa sedimentazione semantica è avvenuta in forza soprattutto dell’evoluzione delle teorie psicologiche (e sessuologiche in particolare) e grazie al progressivo definirsi della “questione sessuale” che ha elevato la sessualità da fatto meramente anatomico e fisiologico ad oggetto culturale da studiare, narrare, gestire e governare2. Questa conversione semantica ha permesso di definire alcuni punti fermi nell’attuale impianto concettuale: a) l’importanza del sesso nel determinare l’identità personale e i rapporti intra ed interpersonali; b) la sua incidenza nella formazione della cultura e delle forme di civilizzazione; c) la sua rilevanza nel determinare i livelli di adattamento e di integrazione, e di riflesso, i livelli di devianza e sovversione dei soggetti3. La pertinenza pedagogica della sessualità va ricercata proprio nell’intersecarsi di questi capisaldi concettuali. Innanzitutto, il sesso è una caratterizzazione primaria ed originaria dell’essere umano che ne investe l’esistenza e l’attività, imprimendogli un modo di essere, maschile o femminile, che equivale ad un modo di agire e reagire come uomo o come donna4. Questa dimensione esistenziale «non si esaurisce in certe particolarità fisiche, strutturali e funzionali, che rendono l’uomo e la donna capaci di generare, ma coinvolge la totalità della persona anche nella sua realtà psichica, sensibile (emotiva, affettiva, tendenziale) e spirituale (intelligenza e volontà); inoltre, non solo sul piano individuale, ma anche nella sua essenziale dimensione sociale»5. L’idea di sessualità non può essere quindi disgiunta da una visione antropologica. Una precisa concezione dell’uomo e della donna immette l’essere sessuati nel disegno complessivo ed unitario della loro personalità, contemplandone l’educabilità lungo l’intero corso della vita6. La dimensione sessuale determina l’equilibrio e lo sviluppo armonico della identità personale, tanto da poter riferire ad essa la possibilità di adattamento o di disadattamento individuale e sociale della persona, tanto da costituire la linea di demarcazione tra normalità e patologia evolutiva. L’esercizio della sessualità è inoltre un fatto di cultura «tanto intesa nella sua espressione soggettiva, quanto in quella sociale; ciò vuol dire che esso include tutte le componenti del comportamento e della condotta, e che rimanda ai condizionamenti propri del costume o d’un evento sociale»7. Seguendo la riflessione di Peretti, se la © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA sessualità è intesa come affermazione di cultura, le sue espressioni sono soggette ad un processo di acquisizione che costituisce la ragione primaria del discorso pedagogico. La sessualità rimanda, infatti, al processo di apprendimento che ampiamente inteso può coincidere con lo stesso itinerario educativo8. «Perciò l’esame della situazione sessuale d’un soggetto va incluso nella chiarificazione della sua formazione culturale che, se considerata sotto il profilo della migliore espressione della personalità, coincide senz’altro con la formazione educativa»9. I riferimenti all’apprendimento conducono direttamente alla centralità della scuola come luogo primario in cui ci si appropria della cultura che scorre entro le trame della relazione tra insegnante e studente. Nel contesto scolastico, allo stesso tempo, irrompe anche la cultura giovanile della sessualità, cioè il «quadro di opinioni, atteggiamenti, valutazioni, giudizi di valore, significati e comportamenti vissuti dai giovani e da loro attribuiti a quella serie di problematiche che riguardano i rapporti tra i sessi nella sfera erotico-sessuale ma anche relativa alla socializzazione e all’esercizio dei ruoli maschili e femminili per lo sviluppo dell’identità sessuale di ogni individuo»10. Questo quadro precorre e supera il più delle volte il lento dispiegarsi della cultura scolastica. Fino a che punto allora la sessualità è un oggetto culturale insegnabile? Quali sono i confini della sua educabilità all’interno della scuola? La risposta a questi interrogativi dovrebbe intrecciarsi con le premesse teoriche di ogni pedagogia scolastica che, identificando le finalità educative e le relative trasposizioni metodologico-didattiche, disegna un determinato modello di scuola. Il telaio concettuale che qui ci siamo limitati a tratteggiare, può assumere configurazioni variabili a seconda dei significati e delle interpretazioni che vengono assegnati ai suoi elementi costituivi. Da questa ricchezza se2. M. Foucault, La volontà di sapere. Storia della sessualità (1976), Feltrinelli, Milano 2013. 3. M.L. Xerri, L’educazione sessuale in Italia: i termini del dibattito in B. Zani, M.C. Bonini, M.L. Xerri, La storia infinita. L’educazione sessuale a scuola, Franco Angeli, Milano 1993, p. 21. 4. A. Serra, Sessualità: natura e cultura in N. Galli (a cura di), L’educazione sessuale nell’età evolutiva, Vita e Pensiero, Milano 1994, p. 29. 5. P. Braido, La sessualità nella persona umana in M. Peretti (a cura di), L’educazione sessuale, La Scuola, Brescia 1980, p. 30. 6. H. Müller-Eckhard, I fondamenti della educazione sessuale (1956), tr. it. di G. Campra Frigerio, Borla, Torino 1967, pp. 21-22. 7. M. Peretti, Sessualità. Cultura e educazione, La Scuola, Brescia 1970, p. 10. Cfr. anche Id., Saggio sull’educazione sessuale, La Scuola, Brescia 1963. 8. Id., Preliminari al discorso sulla pedagogia della sessualità in M. Peretti (a cura di), L’educazione sessuale, cit., p. 20. 9. Id., Sessualità, cit., p. 11. 10. R. Mion, Dimensioni sociologiche delle problematiche sessuali dei giovani in G.F. Zuanazzi, L’educazione sessuale nella scuola, Editrice Salcom, Varese 1988, p. 31. 13 NUOVA SECONDARIA RICERCA mantica discende la variabilità temporale e spaziale dei modelli pedagogici di educazione sessuale che informano in modo altrettanto mutevole le politiche scolastiche nei paesi dell’Europa e del mondo11. Vale la pena precisare che l’affermazione di un modello in un dato contesto e periodo storico è «il frutto di relazioni complesse tra la struttura socio-politica (attraverso cui la dimensione ideologica è negoziata, manipolata, implementata) e le basi etiche, filosofiche e sociologiche su cui poggiano le politiche di educazione alla sessualità e alla vita familiare (e che quindi riguardano l’interpretazione posta sul concetto stesso di sessualità e sui principi ispiratori che ne guidano la traduzione in curriculum formale di insegnamento)»12. lità indirette/implicite, incorporata come regola nelle pratiche istituzionali, ma non per questo meno efficace17. La storia dell’educazione sessuale in Italia è la narrazione di una «storia infinita»18 che si snoda tra esigenze di repressione e di liberalizzazione, di controllo e di promozione, animata dal conflitto ideologico e dalla ricerca di soluzioni conciliative tra cattolici e laici19. È inoltre la storia dei tentativi della sua legittimazione pedagogica, istituzionale e giuridica che scorre lungo i binari di percorsi legislativi sempre interrotti, mai compiuti20. La cultura pedagogica è stata percorsa da questa ricorsività tematica il cui andamento ciclico la fa assomigliare, come avverte Mastroianni, ad una sorta di L’attenzione verso la dimensione sessuale è connaturata alla riflessione pedagogica perché in essa è racchiuso il segreto del diventare uomini e donne che si compie nel mistero della loro capacità generativa13. Basti accennare ad un precursore d’eccezione come J.-J. Rousseau che tematizza le potenzialità formative della sessualità, ponendole al centro del suo progetto pedagogico su Emilio e tessendo una pedagogia sessuale di incomparabile raffinatezza. Come è noto, la preoccupazione rousseauiana è di prolungare lo stato di fanciullezza e di ritardare la pubertà, in modo da assicurare almeno fino ai vent’anni del giovane l’ignoranza dei desideri e la purezza dei sensi14. Il lavoro educativo si svolge tutto nella coltivazione dell’energia sessuale; esso conduce all’incontro d’amore che diventa un atto morale capace di assorbire e proiettare l’impulso sessuale verso livelli di affermazione superiore15. A questo interesse pedagogico costitutivo, testimoniato in modo mirabile dal padre della pedagogia moderna, si è affiancata progressivamente nel corso del tempo, l’esigenza di giungere ad una sua istituzionalizzazione educativa. La preoccupazione in ordine alla sessualità è una costante di ogni periodo storico anche se le istanze culturali di ciascun momento hanno dimensionato la rilevanza del problema, e il livello delle conoscenze ha prodotto formulazioni operative diverse16. Ne consegue che la questione dell’educazione sessuale a scuola non è di recente formulazione, se come ci indicano le ricostruzioni storiche disponibili, possiamo rintracciarne già agli inizi del Novecento le prime forme rudimentali centrate sull’igiene sessuale ed orientate ad una formalizzazione giuridica all’interno della scuola. Di fatto, come puntualizza Damiano, l’educazione sessuale c’è sempre stata a scuola ed in modo pervasivo; si tratta di un evento non casuale ma necessario in quanto tutte le volte che il genere sessuale fa differenza a scuola, questo tipo di educazione non può non darsi, anche se in base a moda- 11. F. Veglia - B. Colla, Politiche di educazione sessuale a confronto in F. Veglia, Manuale di educazione sessuale. Teoria e metodologia, Erickson, Trento 2004, pp. 255-267. Parker R., Wellings K., Lazarus J.V., Sexuality Education in Europe: An Overview of Current Policies, «Sex education: Sexuality, Society and Learning», vol. 9, 3 (2009), pp. 227-242. D. Herzog, Sexuality in Europe: a Twentieth-Century history, Cambridge University Press, Cambridge 2011. Cfr. anche International Planned Parenthood Federation - European Network, Sexuality Education in Europe. A reference Guide to Policies and Practices, Brussels 2006; European Parliament Policy Department C -Citezens’ Rights and Constitutional Affairs, Policies for Sexuality Education in the European Union, Brussels 2013. 12. B. Zani, Educazione sessuale a scuola: immagini e modelli a confronto in C. Arcidiacono - B.R. Gelli (a cura di), Psicologia di comunità ed educazione sessuale. Verso un modello di educazione socioaffettiva-sessuale, Franco Angeli, Milano 1994, p. 67. 13. M. Oraison, Il mistero umano della sessualità (1966), Borla, Torino 1967. 14. J.-J. Rousseau, Emilio o dell’educazione (Émile ou de l’education, 1762), a cura di E. Nardi, La Nuova Italia, Firenze 2002, libro IV, p. 384. 15. C. Xodo, Rousseau: l’ami des femmes in C. Xodo (a cura di), Rousseau e le donne, La Scuola, Brescia 2014, p. 36; M. Bortolotto, La “seconda nascita” dell’uomo e della donna nella pedagogia di Rousseau in C. Xodo (a cura di), Rousseau e le donne, cit., pp. 239-243. 16. G. Rifelli - C. Ziglio, Per una storia dell’educazione sessuale. 1870-1920, La Nuova Italia, Firenze 1991, p. 2. 17. E. Damiano, L’educazione sessuale nella scuola in N. Galli (a cura di), L’educazione sessuale nell’età evolutiva, Vita e Pensiero, Milano 1994, pp. 304-305. G. Zuanazzi, L’educazione sessuale nella scuola: implicazioni psicologiche in G.F. Zuanazzi, L’educazione sessuale nella scuola, Editrice Salcom, Varese 1988, p. 87. 18. B. Zani - M.C. Bonini - M.L. Xerri, La storia infinita, cit.; R. Forleo - B. Lombardi - P. Schiller, Educazione sessuale. Guida per insegnanti, medici e operatori di consultori, Feltrinelli, Milano 1981, pp. 17-40. 19. Per una rassegna bibliografica sulla pedagogia cattolica e laica si veda G. Bini, Educazione sessuale e scuola, La Nuova Italia, Firenze 1996, pp. 89-129. 20. Per una ricognizione sulle proposte di legge fino al 1992 si veda Ibi, pp. 131164. 21. A. Mastroianni, L’educazione sessuale in Italia. Storia, vicende e pensiero dal 1902 ai giorni nostri, Giuffrè editore, Varese 1979, p. 4. 2. Un rituale pedagogico ricorrente 14 rituale capace di esorcizzare spinte innovative e potenziali revisioni culturali. Rituale mantenuto non solo dalle forze conservatrici, ma anche da quelle che vorrebbero liberare la sessualità; entrambe si prestano al gioco che consente di parlare del problema ma che impedisce una reale operazione pedagogico-culturale, una concreta e profonda riflessione sulla sessualità e sulla possibilità di intervenire consapevolmente nel processo di formazione che da maschi e femmine quali si nasce, consente di diventare uomini e donne21. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII Negli ultimi cento anni il tema è stato oggetto di attenzione fluttuante che lo ha portato alla ribalta in almeno quattro fasi storiche: dalla fine dell’Ottocento al primo decennio del Novecento, nel ventennio fascista, negli anni che hanno preceduto e seguito il ’68, dagli anni Ottanta fino alla fine dei Novanta, mentre nell’ultimo decennio è possibile constatare una sostanziale trascuratezza pedagogica. Ci limitiamo di seguito a considerare per sommi capi le stagioni pedagogiche più vicine a noi (anni Sessanta e Settanta, Ottanta e Novanta). L’obiettivo è di evidenziare alcuni fotogrammi capaci di restituire l’idea di sessualità e di educazione sessuale che ciascuna stagione ci ha trasmesso e lasciato come eredità storicoculturale. 2.1 Le stagioni dell’educazione sessuale Il problema dell’educazione alla sessualità si intreccia con la storia dell’istituzione scolastica e della progressiva scoperta e amplificazione del suo mandato sociale, assorbendo gli effetti di quella transizione morfologica che dalla concezione istruttivista ha condotto alla visione educazionale della scuola. Gli anni Sessanta e Settanta rappresentano indubbiamente la stagione più rivoluzionaria in quanto hanno posto la liberazione sessuale come grimaldello della liberazione sociale e politica. Sono gli anni della emancipazione femminile e delle innovazioni legislative (introduzione del divorzio, legalizzazione dell’aborto, istituzione dei consultori, nuovo diritto di famiglia) che trasformeranno radicalmente il volto della famiglia, e con essa la concezione dell’amore, l’identità maschile e femminile, il rapporto tra i generi e, non ultimo, il costume e comportamento sessuale. L’evento inaugurale di questa epoca, definita da Bauman del «postmodernismo sessuale», è rappresentato, come già messo in luce da Giddens, dalla indipendenza della dimensione erotica raggiunta grazie alla separazione tra esperienza sessuale, e soprattutto il piacere ad essa collegato, e la riproduzione, funzione primaria del sesso e sua ragion d’essere22. Secondo l’analisi sociologica, questa trasformazione, garantita dalla possibilità contraccettiva, mette in discussione le due strategie che per tutta l’età moderna si sono contese il primato sulla gestione e sul controllo della sessualità. La prima strategia, promossa e sostenuta dai poteri legislativi dello stato e da quelli ideologici della chiesa e della scuola, era la strategia del rafforzamento dei limiti che le funzioni riproduttive del sesso imponevano alla libertà dell’immaginazione erotica, strategia che relegava l’eccesso incontrollabile di energia sessuale alle sfere culturalmente represse e socialmente degradate della pornografia, della prostituzione e delle relazioni il© Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA lecite extraconiugali. La seconda, sempre connotata da una sfumatura di dissenso e ribellione, era la strategia romantica del troncamento di ogni legame tra erotismo e sesso, a favore di un legame tra erotismo e amore23. In questo periodo il dibattito pedagogico è fervente su tutti i fronti teorici e supportato da un’ampia e variegata letteratura che, come avverte Bini, trasmette un senso di paralisi da eccesso bibliografico a chi voglia inoltrarsi nell’intreccio dei diversi orientamenti pedagogici (cattolico, marxista, liberalizzante di sinistra, naturalista)24. I modelli educativi prevalenti sono in questi anni il frutto evidente della opposizione alla cultura sessuofobica e a quella «pedagogia del divieto e del silenzio»25 che, fino ad allora, avevano caratterizzato l’educazione dei bambini e dei giovani in rapporto alla sessualità. L’educazione sessuale assume dunque una veste nuova, espressiva e liberalizzante, con l’obiettivo di promuovere atteggiamenti più disinibiti e una socializzazione liberatoria di questa dimensione della vita umana. La scuola viene investita da questo movimento di idee antiautoritario che coinvolge anche le figure adulte di riferimento accusate di soffocare la curiosità e la creatività infantili. A queste caratteristiche della vita infantile viene riconosciuto il diritto di essere soddisfatte perché, come precisa Bernardi, «il problema dell’uso della sessualità non è diverso da quello dell’uso della propria intelligenza o di qualsiasi altra dote. È questione, semplicemente, di sapere quello che si fa, e perché lo si fa»26. Esse possono essere dunque riabilitate mediante lo sprigionamento della carica sessuale e del desiderio che diventano criteri prescrittivi dei rapporti interpersonali e dell’uguaglianza tra i sessi, così come della relazione tra adulti e bambini27. A questa concezione permissiva fa da contro altare la posizione di coloro che, di matrice prevalentemente cattolica, vedono nell’educazione sessuale il mezzo per frenare l’erotizzazione dilagante nella società e per condurre i giovani, attraverso la sublimazione e il differimento dell’esperienza 22. Z. Bauman, Gli usi postmoderni del sesso (2001), il Mulino, Bologna 2013, p. 24; A. Giddens, La trasformazione dell’intimità. Sessualità, amore ed erotismo nelle società moderne (1992), il Mulino, Bologna 1995, pp. 44-55; U. Beck, E. Beck-Gernsheim, Il normale caos dell’amore (1990), Bollati Boringhieri, Torino 2008. 23. Id., Gli usi postmoderni del sesso, cit., p. 28. 24. G. Bini, Educazione sessuale e scuola, cit., p. 10; A. Mastroianni, L’educazione sessuale in Italia, cit., pp. 131-138. Di particolare interesse i numeri monografici di «Scuola e città», 4 (1964) e «Orientamenti pedagogici», 63 (1964). 25. H. Tavoillot, L’educazione sessuale nella scuola: un esperimento, Torino 1972, pp. 46-50; Aa.Vv., Sessualità nel nostro tempo, Città nuova editrice, Firenze 1971. 26. M. Bernardi, Il problema inventato. Orientamenti di educazione sessuale dall’età prescolare all’adolescenza, Emme Edizioni, Milano 1972, pp. 199-201; L. De Marchi, Sesso e civiltà, Laterza, Bari 1959. 27. E. Damiano, L’educazione sessuale a scuola, cit., p. 293. 15 NUOVA SECONDARIA RICERCA sessuale, al matrimonio28. Come precisava Förster, «ogni seria educazione del carattere è già, di per se stessa, pedagogia sessuale, è una solida difesa contro ogni disordinata vita degli istinti»29. L’educazione sessuale coincide qui con l’educazione all’amore che passa attraverso la formazione alla virtù della castità. La visione della sessualità annunciata dalle teorie permissive ha in seno il germe della naturalizzazione, ossia della riduzione di questa dimensione esistenziale al fatto anatomico e alla funzione ludica, oltre che alla chiusura egoistica del soggetto attorno ai propri impulsi. Come avverte lucidamente Galli, la rivoluzione sessuale ha esaltato tanto la conoscenza dei dinamismi e la fruizione immediata della sessualità, svincolandosi da qualsiasi norma prestabilita o esterna alla coscienza individuale, da trasformarsi in una rivoluzione del nichilismo che non ha permesso di conseguire la liberazione che si prefiggeva30. «Se fu errore la “pedagogia del silenzio”, non lo è di meno la “pedagogia del disvelamento”. L’una privava il minore delle indicazioni indispensabili, sospingendolo a procurarsele da fonti improprie; l’altra pretende che la conoscenza piena sia un diritto di costui, per agire poi come meglio gli aggrada»31. Le esigenze di rinnovamento sociale e culturale di questo periodo si manifestano anche sul fronte legislativo attraverso numerose proposte di legge che pongono la scuola come interlocutore privilegiato, tra cui quella presentata alla Camera dei deputati nel 1975 intitolata “Iniziative per l’informazione di problemi della sessualità nella scuola statale”32. Nel frattempo, in seguito al diffondersi del fenomeno della tossicodipendenza, inizia a fare ingresso nella scuola italiana l’educazione alla salute. La prima legge che disciplinava l’uso delle sostanze stupefacenti conteneva alcune indicazioni specificatamente dedicate agli interventi della scuola in chiave di educazione sanitaria e di informazione sui danni derivanti dall’uso di tali sostanze33. La dimensione igienico-sanitaria rappresenterà il contenitore più adatto in cui collocare anche l’educazione sessuale. Gli anni Ottanta inaugurano una nuova stagione pedagogica in ragione delle sfide sociali e sanitarie che hanno un forte impatto sull’opinione pubblica e che chiamano in causa la scuola. Sono gli anni in cui, sotto la spinta di ideologie radicali-pluraliste, si afferma una concezione della sessualità come indicatore di identità culturali e sottoculturali. L’educazione è centrata sull’emancipazione sessuale, la destigmatizzazione, l’affermazione dei diritti dei gruppi marginali (femministe, omosessuali)34. Entro questo clima culturale, l’educazione sessuale si connota, come precisa Damiano, per un orientamento di tipo difensivo perché nasce da uno stato di preoccupazione cor- 16 rente per una fenomenologia non di rado patologica legata alla diffusione dell’AIDS, alle pratiche abortive clandestine, al carente impiego dei consultori, oltre che all’aggressività erotica che permea l’immaginario socioculturale35. L’educazione sessuale viene pertanto re-inscritta entro un’ottica prevalente di salvaguardia dalle malattie, tipica del modello medico-patologico. In seguito all’amplificazione semantica del concetto di salute e alla sua iniziale configurazione pedagogica, l’educazione alla salute è destinata a pervadere tutta l’opera educativa della scuola nella consapevolezza dello strettissimo rapporto tra salute fisica, psichica e sociale e processi di apprendimento. Il 1985 viene proclamato l’anno internazionale della gioventù che coincide con la nascita del Progetto Giovani. Il progetto, finalizzato a promuovere la partecipazione degli studenti della scuola superiore, acquisterà valenza pluriennale caratterizzando nel decennio successivo il modo di fare e di stare a scuola. È significativo ricordare come proprio nei primi anni Ottanta maturi e venga resa pubblica la presa di posizione della Chiesa in merito all’educazione sessuale a scuola. Il riferimento è nello specifico agli Orientamenti pastorali del 1980, elaborati dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale Scolastica della CEI. Il documento, rivolto a tutti gli operatori della scuola (insegnanti, genitori, studenti) e che ad oggi non ha conosciuto significative revisioni, ha lo scopo dichiarato di «suggerire degli orientamenti sui criteri, i modi, i mezzi e anche i limiti in cui una corretta educazione sessuale può essere proposta all’interno della scuola, in modo scientificamente e pedagogicamente valido, rispettoso dei ritmi e delle caratteristiche di crescita dell’alunno, e delle responsabilità educative delle famiglie»36. La struttura argomentativa è chiara nella sua tripartizione interna. L’introduzione presenta i presuppo28. L. Macario, Il sesso a scuola. Note di pedagogia sessuale, SEI, Torino 1973, pp. 37-60. 29. W. Förster, Scuola e carattere, La Scuola, Brescia 1970, p. 207; G. Mauco, Educazione e sessualità (1975), La Nuova Italia, Firenze 1977; T. Goffi, Amore e sessualità, La Scuola, Brescia 1963. 30. N. Galli, Valore e significato della sessualità nell’economia della persona in Id. (a cura di), L’educazione sessuale nell’età evolutiva, cit., p. 20. 31. Ibi, p. 22. 32. Per una sintetica ricognizione sulle proposte di legge presentate negli anni Settanta, si veda R. Forleo - B. Lombardi -P. Schiller, Educazione sessuale, cit., pp. 29-38. 33. Legge 22 dicembre 1975, n. 685 (in GU 30 dicembre 1975, n. 342), Disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. Prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza. 34. B. Zani, Educazione sessuale a scuola: immagini e modelli a confronto in C. Arcidiacono, B.R. Gelli (a cura di), Psicologia di comunità ed educazione sessuale, cit., pp. 66-67. 35. E. Damiano, L’educazione sessuale nella scuola, cit., pp. 293-294. 36. Conferenza Episcopale Italiana, L’educazione sessuale nella scuola. Orientamenti pastorali, Roma 1980, p. 7. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII sti giustificativi del documento; la prima parte è dedicata ai principi e criteri fondamentali dell’educazione sessuale della persona, mentre la seconda affronta le modalità e gli ambiti dell’intervento. Le indicazioni sono di duplice natura: di carattere generale e di natura particolare in riferimento ai diversi gradi scolastici, oltre ad includere una riflessione sulla necessità di formazione degli operatori che si occupano di educazione sessuale37. Gli anni Novanta coincidono nella cultura scolastica con il radicamento istituzionale dell’educazione alla salute che, accompagnata da una nuova consapevolezza pedagogica sul benessere dello studente, diventa attività obbligatoria e parte integrante del modo di fare scuola38. La scuola assiste alla proliferazione delle “educazioni”. Nel 1990 viene approvata la legge antidroga Jervolino-Vassalli che confluiva successivamente nel Testo Unico sugli stupefacenti, trovando riflessi e ricadute anche nel Testo Unico delle leggi in materia di istruzione39. In questi testi le attività di educazione alla salute, cui si accompagnava l’informazione sui danni dell’alcolismo, del tabagismo e dell’uso di sostanze stupefacenti, si inquadravano nello svolgimento ordinario dell’attività educativa e didattica, attraverso l’approfondimento di specifiche tematiche nell’ambito delle discipline curricolari. Nelle scuole superiori vengono istituiti i CIC (Centri di informazione e consulenza) e viene creata la figura del docente referente per l’educazione alla salute. Gli altri ordini scolastici (scuola elementare, media e scuola dell’infanzia) vengono investiti dalla stessa logica40. In tale contesto, la maxi circolare 362 del 1992 rappresenta la sintesi dei motivi ispiratori e delle modalità operative dell’educazione alla salute a scuola41. In questo documento è possibile rintracciare un esplicito collegamento tra la logica iniziale per cui l’educazione alla salute era stata introdotta in funzione della prevenzione delle tossicodipendenze e quella per cui l’educazione sessuale in vista della prevenzione dell’AIDS e malattie sessualmente trasmesse dovrebbe inerire allo stesso ambito. In questi anni si succedono numerose proposte di legge sull’introduzione dell’educazione sessuale a scuola42. Nel 1991 il ministero della Sanità commissiona un opuscolo da distribuire agli alunni delle scuole medie e superiori per spiegare, dando voce al fumetto di Lupo Alberto, come ci si difende dall’Aids. La diffusione del libretto viene bloccata dal ministero dell’Istruzione e rimpiazzata da un altro opuscolo dal titolo esemplificativo “Non ho l’età”. Non è casuale che proprio in questa contingenza venga formulata la proposta di legge più sistemica sull’educazione sessuale che, rappresentando il frutto della convergenza politica tra i diversi partiti, ha costituito per lungo tempo il punto di riavvio della discussione parlamentare su tale questione43. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA 2.2 Le costanti del dibattito Pur nella morfologia variabile che questo problema educativo ha assunto nel corso del tempo, si possono identificare alcuni tratti costanti che hanno animato il dibattito pedagogico nelle diverse stagioni. Innanzitutto, l’interesse degli studiosi e degli educatori è stato originato prevalentemente da uno stato di preoccupazione e/o di emergenza, per lo più di carattere sanitario e sociale, rispetto allo sviluppo e alla crescita delle giovani generazioni. Interesse condensato proprio nella esigenza di conferire ordine ad una sessualità ritenuta disordinata e disorientante o potenzialmente tale. Come avverte Peretti, «più che dall’acutezza o dalla preveggenza degli studiosi, l’importanza e l’urgenza dell’educazione sessuale sono state imposte dalla violenza dei fatti»44. Il secondo aspetto nevralgico del dibattito si riferisce alla perimetrazione dell’oggetto culturale “sessualità” all’interno del contesto scolastico: quali sono i confini tra istruzione/informazione ed educazione? Come pre37. I concetti esposti troveranno convalida in un altro documento del 1983 titolato “Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale” a cura della Sacra Congregazione per l’Educazione cattolica. 38. L. Corradini, Essere scuola nel cantiere dell’educazione, SEAM, Roma 1995; L. Corradini - P. Cattaneo, Educazione alla salute, La Scuola, Brescia 1997; L. Corradini - I. Testoni, Il corpo a scuola, Seam, Roma 1999; B. Mapelli, G. Bozzi Tarizzo, Educare alla sessualità. Guida per insegnanti della scuola secondaria superiore, La Nuova Italia, Firenze 1998. 39. Legge 26 giugno 1990, n. 162 (in G.U. il 26 giugno 1990, n. 147), Aggiornamento, modifiche ed integrazioni della legge 22 dicembre 1975, n. 685, recante disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza; Decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 (in G.U. il 15 marzo 2006, S.O.), recante: “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”; Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (in G.U. il 19 maggio 1994, n. 115 S.O.), Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado. 40. Nascono il Progetto Ragazzi 2000 (CM 240/91) per gli alunni di scuole elementari e medie e il Progetto Genitori (CM 47/92), a cui si aggiunge -con la CM 120/94- il Progetto Arcobaleno per la diffusione dell’educazione alla salute nelle scuole dell’infanzia. Cfr. L. Corradini, Radici e sviluppi dell’educazione alla convivenza civile in L. Corradini - W. Fornasa - S. Poli (a cura di), Educazione alla convivenza civile. Educare, istruire, formare nella scuola italiana, Armando, Roma 2003, pp. 45-58. 41. Circolare Ministeriale 22 dicembre 1992, n. 362, Oggetto: Attività di prevenzione e di educazione alla salute -(artt. 104, 105, 106 del T.U. D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309): Progetto Giovani ‘93 e Proposte di iniziative da parte degli studenti; Progetto Ragazzi 2000; Progetto Genitori; Centri di informazione e consulenza; Attività d’informazione e di sensibilizzazione dei capi d’istituto; Incontri tra operatori della scuola e di enti dotati di competenze sull’educazione alla salute e sulla prevenzione delle tossicodipendenze. 42. Camera dei Deputati, Proposta di legge 7 aprile 1995, n. 2389, Norme sull’informazione e sull’educazione sessuale nelle scuole; Camera dei Deputati, Proposta di legge 9 maggio 1996, n. 218, Norme sull’informazione e sull’educazione sessuale nelle scuole; Camera dei Deputati, Proposta di legge 1 luglio 1999, n. 1722, Norme in materia di informazione e di educazione sessuale nelle scuole. 43. L. Corradini, L’educazione sessuale nella scuola fra leggi fatte e leggi da fare, «Orientamenti pedagogici», 43 (1996), pp. 809-828. 44. M. Peretti, Preliminari al discorso sulla pedagogia della sessualità, cit., p. 15. 17 NUOVA SECONDARIA RICERCA cisa Damiano, il dilemma che costituisce il centro generativo di tutta la problematica è la polarità individuale/sociale che rimanda all’insopprimibile componente etico-prescrittiva dell’educazione sessuale. «Le ragioni delle divergenze, ieri come oggi, toccano puntualmente la stessa problematica: se e in che misura siamo dinanzi ad un oggetto di rilevanza privata e individuale, oppure se la sessualità assume una portata pubblica e sociale. Nel primo caso, l’educazione sessuale non è affare della scuola, nell’altro è a buon diritto una materia scolastica. Ovviamente si dà tutta una serie di posizioni intermedie e più sfumate, ma la querelle si regge essenzialmente sull’alternativa personale/sociale: su questa si innestano, in via subordinata, i temi più propriamente metodologici del chi e del cosa, del quando e del come»45. Gli aspetti metodologici sono, quindi, il corollario di una questione più ampia e complessa che si impone prima di tutto a livello di giustificazione teorica e che solo successivamente necessita di una traduzione operativa. Su questo fronte, gli interrogativi hanno sempre messo a segno la didattica scolastica, dando vita ad una concatenazione argomentativa che interseca almeno tre piani di discorso. Il primo piano riguarda lo statuto disciplinare dell’educazione sessuale: questa forma di educazione può rivendicare una propria autonomia disciplinare o deve essere considerata una trasversalità curricolare? Quali sono i contenuti e i linguaggi più adatti nella scuola pubblica, laica e pluralista? In quale tappa del percorso scolastico degli allievi, è utile inserire questa forma di educazione? È obbligatoria o facoltativa? Il secondo piano concerne la/le figure adulte di riferimento. Chi è responsabile dell’educazione sessuale? L’insegnante di una specifica disciplina, tutti gli insegnanti in modo condiviso oppure un esperto esterno? Qual è il ruolo educativo della famiglia e come va coniugato con le responsabilità educative della scuola? Il terzo piano discorsivo si lega alle modalità didattiche d’intervento. L’educazione sessuale deve avvenire in un contesto di coeducazione e/o di differenziazione? Di fronte alla variabilità delle situazioni individuali, in quali termini può avvenire la personalizzazione dell’intervento? Quali sono i criteri per valutare l’efficacia dei programmi di educazione sessuale? Se quelli appena descritti sono gli interrogativi che hanno caratterizzato il dibattito, sostanzialmente fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, oggi, in ragione dell’evoluzione culturale e normativa, possiamo ritenere di aver sciolto alcuni di questi nodi argomentativi? Contestualmente ci troviamo di fronte all’affacciarsi di nuovi elementi di complessità in questo compito educativo? 18 Quale ipotesi di educazione sessuale è sostenibile oggi all’interno della scuola italiana? Tentiamo di dar seguito a queste domande accostando la normativa di riforma scolastica dell’ultimo decennio, con l’obiettivo di identificare le tracce esplicite ed implicite dell’educazione sessuale e, attraverso esse, registrare l’evoluzione e/o involuzione pedagogica che ha caratterizzato la questione in oggetto. La metodologia che guiderà l’indagine si avvale dell’analisi documentaria condotta secondo un criterio cronologico ascendente. 3. Educare all’affettività per educare alla Convivenza civile L’educazione sessuale trova una collocazione pedagogica rinnovata nell’ambito del «sistema educativo di istruzione e di formazione» volto a «favorire la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno […]». Questa finalità generale, dapprima annunciata nella riforma Berlinguer46, viene successivamente definita nel suo impianto complessivo dalla legge delega 53/2003, dai relativi decreti attuativi e dai cosiddetti «allegati pedagogici»47. Entro questo quadro normativo e pedagogico, è possibile rintracciare una chiara topografia in cui situare la nostra forma di educazione. A partire dalla denominazione, essa viene esplicitamente valorizzata in rapporto alla dimensione affettiva. L’educazione della e all’affettività è componente costitutiva (insieme all’educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare) dell’educazione alla Convivenza civile che permea in modo progressivo tutti i gradi dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e secondaria di I e di II grado. Si profila pertanto una dinamica inclusiva per cui l’affettività, e di riflesso la sessualità che ne è una specificazione interna, diventano manifestazioni di una più ampia e complessa competenza personale: la convivenza civile. Ne consegue che, lungo l’intero arco della vita scolastica, 45. E. Damiano, L’educazione sessuale nella scuola, cit., p. 293; L. Ciccone, L’educazione sessuale nella scuola: problemi etici in G.F. Zuanazzi, L’educazione sessuale nella scuola, cit., pp. 297-321. 46. Legge 10 febbraio 2000, n. 30 (in G.U. 23 febbraio 2000, n. 44), Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell’istruzione, art. 1, comma 1. 47. Legge delega 28 marzo 2003, n. 53 (in G.U. 2 aprile 2003, n. 77), Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale; D. Lgs. 19 febbraio 2004, n. 59, Definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione, a norma dell’articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53; D. Lgs. 17 ottobre 2005, n. 226, Norme generali ed i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII l’educazione affettivo-sessuale non può prescindere dalla formazione di questa competenza personale, e viceversa. Adottando questa chiave interpretativa, la relazione d’amore, che implica il coinvolgimento sessuale, può essere letta come una delle espressioni più elevate della convivenza umana, una sorta di matrice originaria della società. Tale convivenza è civile solo nel momento in cui vi è la piena consapevolezza e responsabilità personale dei soggetti nel suddetto campo d’azione48. L’educazione alla Convivenza civile ambisce a questa finalità ultima e il congegno pedagogico-didattico che la caratterizza restituisce la portata di questa sfida. Essa non è infatti solo uno spazio di giustapposizione delle diverse “educazioni” che si sono avvicendate nel contesto scolastico ma, come precisa Bertagna, è «luogo esemplare di una strutturale ologrammaticità educativa». Luogo che si fa garante dell’unità della persona intesa nelle differenti declinazioni di sé, con gli altri, con il mondo e con la cultura49. L’educazione alla Convivenza civile, infatti, è assunta nel Profilo e nelle Indicazioni nazionali come condizione e risultato sia delle «educazioni» […] sia dell’apprendimento delle conoscenze e delle abilità che caratterizzano le differenti discipline presenti nel piano degli studi. Vi è dunque un rapporto di feconda circolarità tra educazioni e discipline per cui l’educazione alla Convivenza civile si traduce in un percorso formativo che coagula unitariamente tutte le attività didattiche di insegnamento promosse dalla scuola, enfatizzandone il valore educativo ed orientativo50. Quando le conoscenze e le abilità delle diverse discipline si concretizzano in competenze, cioè in atteggiamenti, comportamenti, giudizi, modi di vivere, esse trovano nell’esercizio personale e sociale della Convivenza civile la loro causa efficiente e la loro causa finale. Causa efficiente perché senza l’esistenza di “buone pratiche” di Convivenza civile non è possibile non solo la vita personale e sociale in generale, ma anche quella di un allievo che apprende e matura come persona singola in un gruppo classe; causa finale perché tutte le attività educative e didattiche che si svolgono a scuola hanno come fine tanto l’apprendimento di conoscenze e di abilità in sé, quanto la trasformazione di queste in competenze personali che, mentre migliorano e realizzano qualitativamente la persona, fanno altrettanto con la dinamica sociale51. È significativo notare come, grazie a questa novità di impostazione, si giunga alla esplicitazione delle conoscenze e delle abilità che costituiscono i presupposti, nel nostro caso, di un’affettività serena e matura nel bambino, nel preadolescente e nell’adolescente assunti sempre nella loro differenza di genere. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA 3.1 La scuola dell’infanzia Negli Obiettivi generali del processo formativo relativi alla scuola dell’infanzia, l’attenzione verso la dimensione emotivo-affettiva e sociale è già presente. «In relazione alla maturazione dell’identità personale e in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti (biologici, psichici, motori, intellettuali, sociali, morali e religiosi), essa si premura che i bambini […] vivano in modo equilibrato e positivo i propri stati affettivi, esprimendo e controllando emozioni e sentimenti e rendendosi sensibili a quelli degli altri; riconoscano ed apprezzino l’identità personale ed altrui nelle connessioni con le differenze di sesso, di cultura e di valori esistenti nelle rispettive famiglie, comunità e tradizioni di appartenenza». In relazione alla conquista dell’autonomia, la scuola si impegna inoltre «affinché (i bambini) si rendano disponibili all’interazione costruttiva con il diverso e l’inedito e si aprano alla scoperta, all’interiorizzazione e al rispetto pratico dei valori della libertà, della cura di sé, degli altri e dell’ambiente, della solidarietà, della giustizia, dell’impegno ad agire per il bene comune»52. Gli Obiettivi specifici di apprendimento enfatizzano e approfondiscono questi aspetti nell’ambito della dimensione «Il sé e l’altro» con le seguenti indicazioni: «rispettare e aiutare gli altri, cercando di capire i loro pensieri, azioni e sentimenti […]; accorgersi, se e in che senso, pensieri, azioni e sentimenti dei maschi e delle femmine mostrino differenze, e perché; registrare i momenti e le situazioni che suscitano paura, stupore, sgomento, diffidenza, ammirazione, disapprovazione, compiacimento estetico, gratitudine, generosità, simpatia, amore, interrogarsi e discutere insieme sul senso che hanno per ciascuno questi sentimenti e come sono, di solito, manifestati». Anche nella dimensione «Corpo, movimento e salute» troviamo il riferimento alla gestione affettiva ed emotiva che, in modo adeguato all’età, dovrà essere rielaborata attraverso il corpo e il movimento53. In questi riferimenti testuali, sono evidenti i presupposti dell’educazione alla Convivenza civile, e nello specifico dell’educazione all’affettività, che assume una fisionomia più articolata nella scuola primaria e secondaria. 48. G. Bertagna, Dietro una riforma. Quadri e problemi pedagogici dalla riforma Moratti (2001-2006) al “cacciavite” di Fioroni, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008, pp. 113-114. 49. Ibi, pp. 111-112. 50. Ibi, p. 113. 51. Id., Il carattere ologrammatico dell’Educazione alla Convivenza civile in Educazione alla convivenza civile. Problemi e ipotesi didattiche, «Annali dell’Istruzione», 4 (2005), p. XII. 52. Ufficio Legislativo, Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività educative nelle Scuole dell’Infanzia, allegato A al D. Lgs. 59/004, p. 3. 53. Ibi, p. 4. 19 NUOVA SECONDARIA RICERCA 3.2 La scuola primaria La scuola primaria è tale in duplice senso: etico e psicologico. In senso etico in quanto prima occasione obbligatoria per tutti di esercizio costante, sistematico dei valori di reciproco rispetto, partecipazione, collaborazione, impegno, cooperazione e solidarietà. In senso psicologico perché «proseguendo il cammino iniziato dalla famiglia e dalla scuola dell’infanzia, insegna a tutti i fanciulli l’alfabeto dell’integrazione affettiva della personalità»54. Tra gli Obiettivi generali del processo formativo che hanno stretta attinenza con il nostro tema, possiamo segnalare: la corporeità come valore, il confronto interpersonale, la diversità delle persone e delle culture come ricchezza, l’impegno personale e la solidarietà sociale55. Questi obiettivi trovano compimento naturale nell’esercizio delle «buone pratiche concrete» richieste dalla Convivenza civile ed, in modo particolare, nell’educazione dell’affettività. Riportiamo nello schema alcune conoscenze e abilità proprie di questa forma di educazione, selezionate sulla base del loro indiretto richiamo alla sfera della sessualità largamente intesa (Fig. 2). Le conoscenze e le abilità che specificano gli obiettivi di apprendimento conseguibili con i bambini e le bambine della scuola primaria, sono focalizzate su due poli di aggregazione: le differenze di genere e la capacità di relazionarsi in funzione delle stesse; la pertinenza sociale e morale dell’espressione emotiva. 3.3 La scuola del preadolescente La scuola secondaria di I grado persegue «l’educazione integrale della persona: si preoccupa di adoperare il sapere (conoscenze) e il fare (abilità) come occasioni per sviluppare armonicamente la personalità degli allievi in tutte le direzioni (etiche, religiose, sociali, intellettuali, affettive, operative, creative…) e per consentire di agire in maniera matura e responsabile»56. Essa raccoglie la fatica interiore del crescere del preadolescente che, in maniera sempre più forte, si pone la domanda circa la propria identità ed avverte il bisogno di rispecchiarsi in adulti coerenti e significativi. A questo punto, le Indicazioni affermano la centralità dei genitori cui «competono in modo primario e originario le responsabilità, anche per quanto concerne l’educazione all’affettività e alla sessualità (secondo il patrimonio dei propri valori umani e spirituali), e che devono essere coinvolti nella programmazione e nella verifica dei progetti educativi e didattici posti in essere dalla scuola»57. I riferimenti alla sessualità si rintracciano tra gli Obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla Convivenza civile, nello spazio d’intersezione tra educazione alla salute ed educazione all’affettività. Per quanto riguarda l’area con- 20 cettuale della salute, le problematiche affettive e psicologiche tipiche della preadolescenza e le relative manifestazioni psicosomatiche sono le conoscenze da promuovere, cui si affiancano le abilità nel controllo dell’emotività e nell’osservazione critica del rapporto mente-corpo58. L’educazione all’affettività inizia ad assumere in questa età una connotazione anche sessuale, come mette in luce lo schema riassuntivo che si limita ad alcune conoscenze ed abilità utili al nostro ragionamento (Fig. 3). Nella fase preadolescenziale, in cui le trasformazioni puberali investono la totalità della persona, i compiti di sviluppo si concentrano attorno al centro generativo di tutta la problematica evolutiva: il corpo sessuato e l’uso che se ne può fare dal punto di vista relazionale e comunicativo. La consapevolezza corporea diventa, dunque, una competenza personale fondamentale. Grazie ad essa si struttura la capacità di comunicare e di esprimersi attraverso la propria corporeità, si approfondisce la sensibilità verso le differenze di sesso e di genere, fino a cogliere le connotazioni morali della dimensione affettivo-sessuale. Il Profilo educativo, culturale e professionale disegna la fisionomia che un/a ragazzo/a di 14 anni dovrebbe aver maturato nel corso del primo ciclo di istruzione. Nelle sue articolazioni (identità, strumenti culturali, convivenza civile) ritroviamo l’attenzione pedagogica verso la sfera emotivo-affettiva in rapporto alla conoscenza di sé e all’apertura all’altro. Nello specifico, il ragazzo «è consapevole di essere titolare di diritti, ma anche di essere soggetto a doveri per lo sviluppo qualitativo della convivenza civile» e «si impegna a comportarsi in modo tale da promuovere per sé e per gli altri un benessere fisico strettamente connesso a quello psicologico, morale e sociale»59. 3.4 La scuola dell’adolescente Il secondo ciclo di istruzione e di formazione (che si compone del sistema dei licei e del sistema degli istituti dell’istruzione e della formazione professionale), con54. Ufficio Legislativo, Indicazioni Nazionali per i Piani di studio Personalizzati nella Scuola Primaria, allegato B al D. Lgs. 59/04, p. 2. 55. Ibi, pp. 3-4. 56. Ufficio Legislativo, Indicazioni Nazionali per i Piani di studio Personalizzati nella Scuola secondaria di primo grado, allegato C al D. Lgs. 59/04, p. 4. 57. Ibi, p. 5. 58. Obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla Convivenza civile in Ufficio Legislativo, Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di primo grado, cit., p. 39. 59. Ufficio Legislativo, Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del Primo Ciclo di istruzione (6-14 anni), allegato D al D. Lgs. 59/04, p. 9. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA Conoscenze Educazione all’affettività nella Scuola Primaria Le principali differenze psicologiche, comportamentali e di ruolo tra maschi e femmine. Esempi di diverse situazioni dei rapporti tra uomini e donne nella storia. Forme di espressione personale, ma anche socialmente accettata e moralmente giustificata, di stati d’animo, di sentimenti, di emozioni diversi, per situazioni differenti. Abilità Attivare atteggiamenti di ascolto/conoscenza di sé e di relazione positiva nei confronti degli altri. Attivare modalità relazionali positive con i compagni e con gli adulti, anche tenendo conto delle loro caratteristiche sessuali. Esercitare modalità socialmente efficaci e moralmente legittime di espressione delle proprie emozioni e della propria affettività. In situazione di gioco, di lavoro, di relax…esprimere la propria emotività con adeguate attenzioni agli altri e alla domanda sul bene e sul male. Fig. 2: Obiettivi specifici di apprendimento per l’affettività nella scuola primaria Educazione all’affettività nella scuola secondaria di I grado Conoscenze Espressioni artistiche dell’affettività e della sessualità in epoca odierna e in epoche passate. Cambiamenti fisici e situazioni psicologiche. Anatomia dell’apparato riproduttivo, la fecondazione, la nascita, le fasi della vita umana. L’aspetto culturale e valoriale della connessione tra affettivitàsessualità-moralità. Abilità Comprendere le modificazioni fisiche del proprio corpo e metterle in relazione con quelle psicologiche e di comportamento sociale. Essere consapevole delle modalità relazionali da attivare con coetanei e adulti di sesso diverso, sforzandosi di correggere le eventuali inadeguatezze. Riconoscere il rapporto affettività-sessualità-moralità. Riconoscere attività e atteggiamenti che sottolineano nelle relazioni interpersonali gli aspetti affettivi e ne facilitano la corretta comunicazione. Fig. 3: Obiettivi specifici di apprendimento per l’affettività nella scuola secondaria di I grado duce lo studente al consolidamento dell’identità e dell’orientamento personali, introducendolo al pieno esercizio della convivenza civile60. Gli Obiettivi generali del processo formativo nei licei confermano l’importanza della progettualità personale e della cooperazione sociale. «In questo senso, i percorsi liceali sono chiamati ad alimentare la fiducia sociale, a promuovere relazioni di empatia e di cooperazione con gli altri e a dimostrare, con l’esperienza diretta, che il benessere personale contribuisce sempre alla preservazione ed alla crescita del benessere sociale, e viceversa»61. In coerenza con tale finalità, l’educazione affettivo-relazionale subisce un’amplificazione semantica entro cui i riferimenti alla dimensione sessuale si infittiscono, come mette in evidenza la tabella (Fig. 4). L’adolescente è introdotto nella polivalenza semantica della sessualità. Egli è chiamato a confrontarsi con i suoi significati antropologici, sociologici, psicologici, etici ed igienico-sanitari, esercitando la propria capacità di analisi, di spirito critico e di giudizio morale. È significativo notare come gli aspetti strettamente sanitari (malattie sessualmente trasmesse, metodi contraccettivi) rientrino con © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII caratteri originali nell’area dell’educazione all’affettività, piuttosto che dell’educazione alla salute che potrebbe apparire il campo di pertinenza più appropriato. La collocazione di questi aspetti dentro lo sfondo semantico dell’affettività è indicatore eloquente della visione unitaria della persona e della sua caratterizzazione sessuale, contro ogni riduzionismo biologistico. La gestione del proprio corpo sessuato e la tutela della propria salute sessuale non sono fini a se stessi ma presupposti fondativi della maturità affettivo-sessuale richiesta all’adolescente. Nel contesto della riforma Moratti, è stato avviato in questa ottica il progetto “Missione salute” promosso dal Miur e dal Ministero della salute, che si è concretizzato inizialmente in una serie di sei fascicoli da distribuire nelle scuole secondarie statali e non statali, e destinati in particolare ai ragazzi di 14 e 15 anni. Per quanto attiene al 60. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati dei percorsi liceali, allegato C (art. 2 comma 3) al D. Lgs. 226/05, p. 33. 61. Ibi, p. 35. 21 NUOVA SECONDARIA RICERCA Educazione alla relazione e all’affettività nella scuola secondaria di II grado Conoscenze Il linguaggio dei sentimenti e delle emozioni. Cause e rimedi dell’analfabetismo affettivo. Innamoramento, amore, matrimonio e famiglia. Identità e trasformazione della famiglia sul piano antropologico e sociale La vita affettiva e sessuale secondo diverse scuole di pensiero, in particolare, secondo la psicanalisi e la psicologia umanistica. I differenti punti di vista sul rapporto uomo donna nelle diverse culture. Le caratteristiche di una sessualità responsabile. La pervasività del sesso nella cultura e nella società contemporanea. Relazioni affettive e relazioni sessuali, nell’adolescenza e nella vita adulta. Anatomia e fisiologia dell’apparato riproduttivo, fecondazione, gestazione, nascita. Regolazione della fertilità e metodi contraccettivi. Le malattie sessualmente trasmesse: aspetti legati ai “comportamenti a rischio”, problemi medici e giuridici. Abilità Riflettere, riconoscere ed argomentare sui propri valori di riferimento e confrontarli con i valori praticati nel contesto sociale di appartenenza. Analizzare le mappe linguistiche relative alla vita affettiva. Distinguere, nella discussione sulle problematiche sessuali, fra dati di costume di tipo antropologico e sociologico, norme e suggerimenti di tipo igienico e norme giuridiche. Riconoscere in diverse situazioni sociali il rapporto esistente tra affettività, sessualità e moralità. Documentarsi sulle problematiche sociologiche, psicologiche, sociali ed etiche dei comportamenti sessuali giovanili. Distinguere fra metodi naturali di regolazione della fertilità, contraccettivi chimici e meccanici, e riconoscere, di ciascuno, efficacia e limiti. Documentarsi sulle principali fonti scientifiche in materia di prevenzione delle infezioni. Fig. 4: Obiettivi specifici di apprendimento per l’affettività nella scuola secondaria di II grado nostro tema, sono da segnalare i fascicoli intitolati “Virus: microorganismi & maxi responsabilità” e “L’amore con amore”, l’uno dedicato alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse e l’altro alle relazioni interpersonali e alla sessualità intesa nella globalità della persona. A conclusione del secondo ciclo, il Profilo delinea un/a ragazzo/a di 18 anni nel pieno esercizio della responsabilità personale e sociale. «Questa finalità pone lo studente nella condizione di decidere consapevolmente le proprie azioni in rapporto a sé e al mondo civile, sociale, economico e religioso di cui fa parte e all’interno del quale vive; di gestirsi in autonomia; di “prendere posizione” e di “farsi carico” delle conseguenze delle proprie scelte»62. Tra queste scelte rientrano naturalmente anche quelle della propria vita sessuale, assunta nelle intrinseche valenze personali, sociali e morali. A fronte di questa incursione nei documenti della riforma Moratti, quali sono i punti qualificanti della concezione di sessualità e di educazione sessuale che emerge dalla normativa sin qui analizzata? Il contesto antropologico, storico-filosofico e pedagogico che caratterizza la riforma mette in luce una evoluzione culturale nel mondo di concepire e trattare la sessualità a scuola. I principi paidetici che qualificano l’antropologia di riferimento della riforma sono gli stessi che si riverberano sulla concezione di sessualità: integralità, socialità, razionalità, imputabilità e responsabilità della persona63. L’evoluzione culturale passa attraverso il riconoscimento e la riabilitazione dei significati emotivi, sociali e morali della sessualità e il superamento della tradizionale pro- 22 spettiva sanitaria legata al disagio giovanile. La sessualità viene valorizzata in rapporto all’affettività e alla convivenza civile, cogliendone in tal modo il potenziale formativo piuttosto che la connotazione di rischio comportamentale. I significati della sessualità vengono trasposti su un impianto curricolare unitario che attraversa in modo graduale e progressivo l’intero arco della vita scolastica, armonizzandosi con le tappe evolutive dello studente. In questo ambito, la progettazione educativa culmina nell’esercizio della responsabilità personale e sociale che evidenzia la radice etica della sessualità. In tal senso, essa non può esaurirsi nella dimensione privata del soggetto perché, nel momento in cui è orientata al bene comune, esibisce anche la sua valenza sociale e pubblica. 4. La sessualità come aspetto della “nuova cittadinanza”? L’attenzione della pedagogia scolastica verso la dimensione affettivo-sessuale subisce una regressione con l’emanazione delle Indicazioni per il curricolo che di 62. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, allegato A (Art. 1 comma 5) al D. Lgs. 226/05, p. 2. Cfr. anche Id., Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione per il sistema dei licei, allegato B (Art. 2 comma 3), pp. 1-6. 63. G. Bertagna, La dimensione europea e internazionale nei documenti della riforma della scuola italiana in S. Chistolini (a cura di), Cittadinanza e Convivenza civile nella scuola europea. Saggi in onore di Luciano Corradini, Armando editore, Roma 2006, pp. 190-205. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII fatto smantellano l’impianto pedagogico-normativo delineato dalla riforma Moratti. Nello specifico, il contenitore della educazione alla Convivenza civile viene sostanzialmente dismesso e l’educazione all’affettività che ne era una componente costitutiva, finisce per condividere la stessa sorte. La visione di questo aspetto particolare dell’educazione si offusca attraverso il diradarsi dei riferimenti espliciti. L’operazione di filtro argomentativo per rintracciare i segni della sua presenza all’interno della normativa, diventa così più complicata. Presenza implicita che si può tuttavia intravedere in controluce entro le pieghe di alcuni principi e concetti su cui ci soffermiamo di seguito, oltre che in alcuni provvedimenti intrapresi in questo periodo dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel documento “Cultura, scuola e persona” che funge da introduzione alle Indicazioni, viene ribadito il principio della centralità della persona colta nell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi64. Viene fatto esplicito riferimento inoltre alla necessità di considerare la persona anche nella sua peculiarità e specificità di genere. La scuola viene riconosciuta come «luogo dove si riconosce significato a ciò che si fa e dov’è possibile la trasmissione dei valori che danno appartenenza, identità, passione. Primo fra tutti, il rispetto di sé e degli altri, generato dalla consapevolezza che esiste un valore intangibile: la dignità di tutti e di ciascuno»65. In questo sfondo si colloca l’educazione alla «nuova cittadinanza», unitaria e plurale, aperta all’Europa e al mondo. Da questo periodo in poi, la normativa scolastica è influenzata in modo significativo dalle sollecitazioni europee e, nel caso specifico, dal programma d’azione “Europa per i cittadini” (2007-2013) istituito dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Questo programma è finalizzato alla promozione della cittadinanza attiva e allo sviluppo del senso di appartenenza ad una società fondata sui principi dichiarati nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: libertà, democrazia e rispetto dei diritti dell’uomo, diversità culturale, tolleranza, solidarietà66. Insegnare le regole del vivere e del convivere rappresenta quindi un compito ineludibile della scuola. Tale compito è da interpretare non in ottica emergenziale ma nei termini di un’educazione che spinga lo studente a «fare scelte autonome e feconde, quale risultato di un confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano la società in cui vive»67. Questa finalità complessiva va perseguita restituendo centralità al curricolo e alle competenze disciplinari che si costituiscono come il veicolo attraverso cui giungere alle competenze sociali e civiche. La scuola «fornisce le © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e trasformare le mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e ad operare»68. L’espressione «educare istruendo» è esemplificativa di questo approccio ed implica tre significati: la consegna del patrimonio passato, la preparazione dei giovani al futuro attraverso la formazione delle competenze indispensabili al protagonismo nel contesto economico e sociale; il sostegno alla ricerca di senso e al faticoso processo di costruzione della propria personalità69. Questi significati vengono declinati in campi di esperienza nella scuola dell’infanzia e in aree disciplinari (linguistico-artisticoespressiva, storico-geografica, matematico-scientificotecnologica) nella scuola del primo ciclo. La prospettiva delineata è quella, secondo l’intenzione del legislatore, di un nuovo umanesimo che, «attraverso il pieno dominio dei singoli ambiti disciplinari, possa educare bambini e ragazzi alla consapevolezza delle relazioni tra microcosmo personale e macrocosmo sociale e, in definitiva, alla responsabilità del proprio ruolo nei confronti del futuro dell’umanità»70. Si afferma così il primato della trasmissione culturale che rimanda alla priorità del piano cognitivo. Accanto al compito «dell’insegnare ad apprendere» viene affiancato quello «dell’insegnare ad essere» perché la scuola viene comunque riconosciuta nei termini di una «comunità educante intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi»71. L’attenzione è posta sulla valorizzazione dell’unicità e singolarità dell’identità culturale di ogni studente e sul conseguente sostegno della interazione ed integrazione tra le diversità in un confronto che non eluda oltre alle convinzioni religiose e ai ruoli familiari, anche le differenze di genere72. A questo punto del ragionamento, quali sono i campi di esperienza e le discipline in grado di sviluppare la consapevolezza del valore personale e sociale della sessualità? 64. D.M. 31 luglio 2007, Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione, p. 17. 65. Ibi, p. 6. 66. Ministero della Pubblica Istruzione, Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità, 16 ottobre 2006, prot. N. 5843/A3. 67. Ministero della Pubblica Istruzione, Indicazioni per il curricolo, cit., p. 18. 68. Ibidem. 69. Ibidem. 70. Ibi, p. 20. 71. Ibi, p. 19. 72. Ibidem. 23 NUOVA SECONDARIA RICERCA 4.1 La scuola dell’infanzia I presupposti dell’educazione affettivo-sessuale si possono rintracciare nelle finalità della scuola dell’infanzia che è chiamata a promuovere: lo sviluppo dell’identità con particolare riguardo alle specificità maschile e femminile; lo sviluppo dell’autonomia che comporta l’acquisizione della capacità di interpretare e governare il proprio corpo, oltre alla capacità di esprimere con diversi linguaggi i sentimenti e le emozioni; lo sviluppo del senso di cittadinanza che implica la scoperta dell’altro e il primo riconoscimento dei diritti e dei doveri73. I campi di esperienza, dietro cui si delineano i saperi disciplinari e i loro alfabeti, mettono in luce alcuni punti di attenzione relativi alla sfera corporea e affettivo-sessuale che rinveniamo nei traguardi per lo sviluppo della competenza, come riassume la tabella74 (Fig. 5) . Dai tre ai sei anni si assiste alla forma originaria di alfabetizzazione emotivo-sentimentale che passa attraverso la percezione corporea del bambino e il progressivo schiudersi della sua socialità. L’acquisizione progressiva del senso di sé si lega strettamente alla percezione della propria corporeità nel suo potenziale espressivo e comunicativo, oltre che nelle sue esigenze di cura che introducono il bambino al concetto di salute. In questi anni, egli cerca di dare un nome agli stati d’animo ed inizia ad aprirsi agli altri, cogliendo il loro punto di vista. Grazie al linguaggio e alla loro iniziale capacità narrativa, i bambini formulano le grandi domande esistenziali e sul mondo, interrogandosi ad esempio sull’origine della propria vita e cominciano a riflettere sul senso e sul valore morale delle loro azioni. 4.2 La scuola del primo ciclo Il primo ciclo di istruzione che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado, rappresenta una tappa fondamentale nella promozione del pieno sviluppo della persona. In questa prospettiva, la scuola accompagna gli alunni nell’elaborare il senso della propria esperienza, promuove la pratica consapevole della cittadinanza attiva e l’acquisizione degli alfabeti di base della cultura. Nello specifico, l’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Questa fase del processo formativo è il terreno favorevole per lo sviluppo di un’adesione consapevole a valori condivisi e di atteggiamenti cooperativi e collaborativi che costituiscono la condizione per praticare la convivenza civile. Obiettivi irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica 24 della responsabilità. Essi si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole, nell’impegno a elaborare idee e a promuovere azioni finalizzate al miglioramento continuo del proprio contesto di vita75. Le molteplici implicazioni di questo ambito educativo lasciano presumere la possibile inerenza ad esso dell’educazione alla affettività e alla sessualità, nel momento in cui essa viene fatta equivalere con l’educazione alla relazionalità. Le competenze per l’esercizio della cittadinanza attiva sono promosse continuamente nell’ambito di tutte le attività di apprendimento, utilizzando e finalizzando opportunamente i contributi che ciascuna disciplina può offrire. Se si ispeziona il testo normativo, i possibili riferimenti tematici al nostro oggetto di interesse si limitano a due ambiti disciplinari, come riportato nella tabella (Fig. 6). L’area delle scienze promuove la curiosità scientifica e le capacità di osservazione dell’alunno che si estendono anche allo sviluppo del proprio corpo. Gli obiettivi di apprendimento, al termine della classe quinta della scuola primaria, includono specificamente l’acquisizione delle prime informazioni sulla riproduzione e sulla sessualità. Allo stesso modo gli obiettivi, alla fine della classe terza della scuola secondaria, specificano la necessità di acquisire corrette informazioni sullo sviluppo puberale e la sessualità; di sviluppare la cura e il controllo della propria salute attraverso una corretta alimentazione; di evitare consapevolmente i danni prodotti dal fumo e dalle droghe76. All’area dell’educazione fisica vengono affidate finalità educative che vanno dalla capacità di modulare e controllare le proprie emozioni, al rispetto dei valori etici e delle regole alla base della convivenza civile, fino alla promozione della salute. Tra i comportamenti a rischio esplicitati in funzione preventiva (assunzione di sostanze illecite o che inducono dipendenza), non compare alcun riferimento ai comportamenti sessuali potenzialmente lesivi della salute propria e altrui. L’impressione che si ricava è quella di una sostanziale sottostima della sessualità all’interno del disegno di riforma della scuola del primo ciclo. Tale disegno si caratterizza comunque per alcune sensibilità educative 73. Ibi, pp. 27-28. 74. I riferimenti testuali sono tratti dalla versione attualmente vigente delle Indicazioni: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (D.M. 254 del 16 novembre 2012), pp. 19-23. 75. Ministero della Pubblica Istruzione, Indicazioni per il curricolo, cit., pp. 4344. 76. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Indicazioni nazionali per il curricolo, cit., pp. 56-57. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA Campi di esperienza 1. Il sé e l’altro 2. Il corpo e il movimento 3. Immagini, suoni, colori Traguardi per lo sviluppo della competenza Il bambino sviluppa il senso dell’identità personale, è consapevole delle proprie esigenze e dei propri sentimenti, sa controllarli ed esprimerli in modo adeguato. Pone domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e doveri, delle regole del vivere insieme. Il bambino vive pienamente la propria corporeità, ne percepisce il potenziale comunicativo ed espressivo[…]. Riconosce i segnali e i ritmi del proprio corpo, le differenze sessuali e di sviluppo e adotta pratiche corrette di cura di sé, di igiene e di sana alimentazione. Riconosce il proprio corpo, le sue diverse parti […]. Il bambino comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente. Sa esprimere e comunicare agli altri emozioni, sentimenti, argomentazioni attraverso il linguaggio verbale 4. I discorsi e le parole che utilizza in differenti situazioni comunicative. 5. La conoscenza del mondo Osserva con attenzione il suo corpo, gli organismi viventi e i loro ambienti, i fenomeni naturali, accorgendosi dei loro cambiamenti. Fig. 5: I campi di esperienza nella scuola dell’infanzia Discipline Scienze Educazione fisica Traguardi per lo sviluppo delle competenze Al termine scuola primaria L’alunno… Sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di quello che vede succedere. Ha consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento[…] ed ha cura della sua salute. Acquisisce consapevolezza di sé attraverso la percezione del proprio corpo […]. Utilizza il linguaggio corporeo e motorio per comunicare ed esprimere i propri stati d’animo […]. Riconosce alcuni essenziali principi relativi al proprio benessere psico-fisico legati alla cura del proprio corpo, a un corretto regime alimentare e alla prevenzione dell’uso di sostanze che inducono dipendenza. Al termine scuola secondaria I grado L’alunno… Ha una visione della complessità del sistema dei viventi e della loro evoluzione nel tempo; riconosce nella loro diversità i bisogni fondamentali di animali e piante, e i modi di soddisfarli negli specifici contesti ambientali. Collega lo sviluppo delle scienze allo sviluppo della storia dell’uomo. Utilizza gli aspetti comunicativo-relazionali del linguaggio motorio per entrare in relazione con gli altri […]. Riconosce, ricerca e applica a se stesso comportamenti di promozione dello “star bene” in ordine a un sano stile di vita e alla prevenzione. È capace di integrarsi nel gruppo, di assumersi responsabilità e di impegnarsi per il bene comune. Fig. 6: Traguardi per lo sviluppo delle competenze in scienze e educazione fisica testimoniate dai significativi provvedimenti intrapresi in ordine al benessere dello studente e alla prevenzione del disagio giovanile. Il riferimento è al “Piano triennale per il Ben…Essere dello studente” (2007-2010) e all’emanazione di specifiche linee strategiche da parte del MPI al fine di fronteggiare il disagio fisico, psichico e sociale a scuola77. Muovendo dal concetto di salute come progressiva integrazione nella crescita personale dei livelli di organizzazione bio-psico-sociali, l’obiettivo posto è il superamento della prospettiva preventiva in favore di un’ottica che enfatizza la promozione della salute e la va© Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII lorizzazione della persona. L’impegno del Ministero della Pubblica Istruzione, in collaborazione con altri dicasteri competenti e in sinergia con i diversi soggetti del territorio, va verso la realizzazione di percorsi sperimentali, ricerche, e programmi operativi per diffondere la cultura della salute, del benessere e migliorare la qualità della 77. Ministero della Pubblica Istruzione, Piano Nazionale per il benessere dello studente: linee di indirizzo per l’anno scolastico 2007/2008, 18 aprile 2007, prot. n. 1958. 25 NUOVA SECONDARIA RICERCA vita all’interno del contesto scolastico. Tale Piano, supportato anche da un sito specificatamente dedicato78, funge da contenitore per una pluralità di azioni educative messe in campo o rifinanziate nella XV legislatura. Tra di esse, è possibile identificare l’azione “Differenti e uguali” che include i seguenti obiettivi: sostenere la diversità di genere come valore; promuovere le pari opportunità; educare al rispetto dell’altro e a comportamenti sessuali responsabili79. Un altro provvedimento che ha caratterizzato l’operato del ministro Fioroni è legato al contrasto del fenomeno del bullismo80 che trova una delle sue espressioni proprio nella discriminazione di natura sessuale. Tale azione di contrasto si è concretizzata nell’emanazione delle Linee di indirizzo e ha avuto riflessi importanti anche sullo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria81 che viene modificato nelle sanzioni e relative impugnazioni ed integrato con il Patto educativo di corresponsabilità (art. 5-bis). È significativo notare come in forza di questi provvedimenti che riconducono l’educazione sessuale nel campo dell’educazione alla salute e al benessere, venga presentata una nuova proposta di legge d’iniziativa dei deputati Grillini e Sasso, denominata “Disciplina dell’educazione alla sessualità nelle scuole della Repubblica”. Secondo il testo della proposta che non avrà seguito, l’educazione sessuale ha come obiettivi «la prevenzione, la trasmissione di conoscenze e lo sviluppo di capacità, personali e interpersonali, che favoriscano una sessualità serena, responsabile ed equilibrata»82. 5. La salute sessuale come diritto e dovere del cittadino. Inseguire l’evoluzione della educazione affettivo-sessuale nella scuola italiana significa da qui in poi agganciare il nostro ragionamento al concetto di cittadinanza. Il proposito è verificare se e in che termini esso possa costituire un luogo pedagogico abitabile. La nozione di cittadinanza costituisce un esito culturale storicamente determinato e per questo soggetto a periodiche re-interpretazioni. Con questo concetto, come precisa Santerini, si indica oggi tanto una realtà, quanto un ideale. Da un lato, si intende lo status che definisce l’appartenenza in senso descrittivo ed include la considerazione dei diritti e dei doveri correlati all’essere cittadini. Dall’altro lato, il concetto in esame prospetta un ideale cui tendere per rendere la convivenza umana giusta e solidale83. Sul piano educativo, l’interesse si concentra sull’esercizio della cittadinanza e sulle attività che essa implica, diventando un’idea-matrice, una categoria progettuale della vita associata che si attesta come uno «snodo sostanziale […] dello sviluppo qualitativo dei sistemi scolastici oc- 26 cidentali»84. Dal punto di vista del processo educativo, per ciascun allievo «lo sviluppo del senso di cittadinanza concretizzerà psicologicamente (anche in termini solo parzialmente consapevoli) un originario ed arcaico sentimento di appartenenza sociale, e lo trasformerà in termini socialmente rappresentabili, comunicabili e negoziabili. In tal modo, se il processo educativo si verifica, e quindi ha un esito positivo, l’originario senso di appartenenza diventa, per la persona, corresponsabilità (etica, politica e sociale) personale»85. La transizione dal senso di appartenenza sociale vissuto non sempre consapevolmente, alla cittadinanza progressivamente consapevole rappresenta un passaggio formativo decisivo nella strutturazione dell’identità personale. Ne consegue, come evidenzia Moscato, l’inseparabilità della interiorizzazione psichica della cittadinanza dalle qualità sociali della persona intese come competenze di tipo sociale, inclusive degli effetti che esse hanno sull’essere stesso della persona in età evolutiva86. Nel nostro sistema scolastico, la portata pedagogica di questa concettualizzazione sembra ottenere una spinta propulsiva con la legge 169 del 30 ottobre 2008 che introduce l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” (C&C) nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado, lasciando supporre una possibile autonomia disciplinare. Il Documento d’indirizzo rappresenta un testo fondamentale per cogliere il senso di questa proposta che di fatto non ha ancora trovato piena realizzazione87. Si 78. http://www.benesserestudente.it/ 79. Per l’esemplificazione di un percorso formativo sul tema si veda E. Buccoliero, M. Maggi, Benessere a scuola. Affettività e sessualità: proposte didattiche e materiali di lavoro, «Scuola e didattica», Inserto 6 (2008), pp. 50-64. 80. Ministero della Pubblica Istruzione, Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo, 5 febbraio 2007, prot. n. 16. L’azione messa in campo si è avvalsa anche di un portale internet http://www.smontailbullo.it/ 81. DPR 24 giugno 1998, n. 249 Regolamento recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria modificato dal DPR 21 novembre 2007, n. 235 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, concernente lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria. 82. Camera dei Deputati, Proposta di legge 6 giugno 2007, n. 2741, Disciplina dell’educazione alla sessualità nelle scuole della Repubblica, p. 11. 83. M. Santerini, La scuola della cittadinanza, Laterza, Roma-Bari 2010, p. 5. 84. M.T. Moscato, Progetti di cittadinanza: a quali condizioni sono possibili? in M.T. Moscato (a cura di), Progetti di cittadinanza. Esperienze di educazione stradale e convivenza civile nella scuola secondaria, Franco Angeli, Milano 2011, p. 225. 85. Ibi, pp. 226-227. 86. Ibi, p. 229; M.T. Moscato, L’educazione alla “cittadinanza” nella scuola. Una riflessione pedagogica fra utopia e possibilità in S. Chistolini (a cura di), Cittadinanza e Convivenza civile nella scuola europea. Saggi in onore di Luciano Corradini, Armando editore, Roma 2006, pp. 43-53. 87. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Documento d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”, 4 marzo 2009. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII tratta di un insegnamento che, oltre ai temi classici dell’educazione civica, comprende anche l’educazione ambientale, l’educazione alla legalità, i principi di una corretta competizione sportiva e i valori del volontariato, le basi dell’educazione stradale e dell’educazione alla salute, il valore del rispetto delle regole. Queste articolazioni tematiche, tra cui non compare esplicitamente l’educazione alla sessualità, trovano il loro fondamento nella Costituzione che diventa la «mappa valoriale utile alla costruzione della propria identità personale, locale, nazionale e umana»88, senza peraltro escludere il riferimento ad altri documenti come la Carta dei diritti dell’Unione Europea e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La Carta costituzionale rappresenta in modo peculiare la punteggiatura che unisce la dimensione verticale, per cui il sapere viene trasmesso storicamente di generazione in generazione, con la dimensione orizzontale che implica il saper vivere insieme nel rispetto della diversità di ciascuno89. La disciplina si compone di quattro ambiti che ne costituiscono i pilastri fondativi: dignità umana, identità e appartenenza, alterità e relazione, partecipazione90. Gli ambiti di maggiore interesse per il nostro tema sembrano essere “Identità e appartenenza” e “Alterità e relazione” in quanto riferibili al processo di costruzione dell’identità personale che progredisce, attraverso la scoperta dell’altro, nell’identità sociale. La presa in esame degli obiettivi di apprendimento e delle situazioni di compito relativi a C&C per ciascun tipo di scuola conferma questa intuizione. Tra le situazioni di compito per la certificazione delle competenze personali nella scuola dell’infanzia, ritroviamo la capacità del bambino di porsi domande su temi esistenziali, sulla differenza sessuale e di genere, su ciò che è bene e male. Altre competenze del bambino tra i tre e i sei anni sono connesse alla capacità di gestire conflitti, di negoziare e lavorare con gli altri, di definire regole d’azione condivise91. Queste competenze relazionali rappresentano i prodromi delle competenze sociali e, a lungo andare, della capacità futura di costruire e gestire una relazione anche di carattere sessuale. Nell’ambito della scuola primaria, i riferimenti si moltiplicano chiamando in campo il riconoscimento di valori che rendono possibile il rispetto dell’altro e la convivenza umana, come mette in evidenza la tabella seguente (Fig. 7). La cura della propria persona, per migliorare il benessere proprio e altrui, si annuncia come una delle competenze afferenti all’area “identità e appartenenza” che trova a sua volta riscontro negli obiettivi di apprendimento relativi all’igiene e alla profilassi delle malattie. L’esercizio della libertà personale, della cooperazione e solidarietà si co© Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA stituiscono come competenze tra loro complementari. Esse si manifestano in prima istanza nella capacità di riconoscere i ruoli e le funzioni in famiglia come primo luogo di esperienza sociale e nella capacità di interagire in modo adeguato con i compagni, anche in considerazione della identità maschile e femminile. La scuola secondaria di I grado introduce l’allievo al patrimonio dei diritti e doveri del cittadino, come indicano i seguenti riferimenti testuali (Fig. 8). Nello specifico, in relazione al nostro focus argomentativo, assume particolare importanza il diritto alla salute come valore personale e sociale che attiva il senso di responsabilità verso se stessi e verso gli altri, fino a comprendere le generazioni future. In questa progressiva estensione della responsabilità originata dal dovere di tutelare la propria salute, si rintraccia in nuce il valore della generatività biologica e sociale che scaturisce dall’esperienza della filiazione. Al preadolescente è richiesto inoltre di saper gestire le dinamiche relazionali della sua età nei risvolti affettivo-comunicativi e nel rispetto della diversità dell’altro. L’enfasi sul concetto di salute viene rinforzata in corrispondenza della scuola secondaria superiore. La salute deve essere riconosciuta e vissuta/agita secondo i dettami costituzionali, ossia come «fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità» (art. 32), oltre che come «dovere di solidarietà reciproca» (art. 2). In questa ottica, la salute è un bene comune di cui ciascuno può godere liberamente ma che, proprio per tale motivo, è continuamente minacciato da un uso egoistico che l’azione educativa deve contrastare92 (Fig. 9). Questa interpretazione ha evidenti ricadute sull’idea di sessualità che possiamo dedurre come strettamente connessa all’idea di salute, fino a poter parlare di salute sessuale e di diritti sessuali. La prospettiva di analisi trova legittimazione nei documenti internazionali che mettono a fuoco problemi, obiettivi e strategie ad ampio raggio per la promozione della salute sessuale. Non a caso, essa riveste un ruolo chiave nel raggiungimento degli Obiettivi per lo sviluppo umano del Terzo millennio tra cui ricordiamo: il miglioramento della salute materna, la 88. Ibi, p. 17. 89. M. Santerini, La scuola della cittadinanza, cit., p. 6. 90. A. Porcarelli, Identità pedagogica e struttura epistemologica della disciplina C&C in L. Corradini (a cura di), Cittadinanza e Costituzione. Disciplinarità e trasversalità alla prova della sperimentazione nazionale. Una guida teorico-pratica per docenti, Tecnodid, Napoli 2009, pp. 51-53. 91. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Documento d’indirizzo, cit., p. 19. 92. G. Arena, Dalla cittadinanza alla cittadinanza attiva in L. Corradini (a cura di), Cittadinanza e Costituzione, cit., p. 69. 27 NUOVA SECONDARIA RICERCA Obiettivi di apprendimento Concetto di “formazioni sociali” Elementi di igiene e profilassi delle malattie Scuola Primaria Situazioni di compito per la certificazione delle competenze personali 1. Dignità umana Riconoscere situazioni nelle quali non si sia trattati o non si siano trattati gli altri da persone umane. Riconoscere i valori che rendono possibile la convivenza umana e testimoniarli nei comportamenti familiari e sociali. 2. Identità e appartenenza Curare la propria persona […] per migliorare lo “star bene” proprio e altrui. 3. Alterità e relazione Riconoscere i ruoli e le funzioni diverse nella vita familiare come luogo di esperienza sociale […] Esercitare responsabilmente la propria libertà personale e sviluppare […] il pensiero critico e il giudizio morale. Attuare la cooperazione e la solidarietà […] Manifestare il proprio punto di vista e le esigenze personali interagendo con “buone maniere” con i coetanei […] anche tenendo conto dell’identità maschile e femminile. Fig.7: Cittadinanza e Costituzione nella scuola primaria Obiettivi di apprendimento I diritti e i doveri del cittadino (soprattutto in rapporto alla salute propria e altrui […] e alla libertà di manifestazione del pensiero) Scuola secondaria di I grado Situazioni di compito per la certificazione delle competenze personali 1. Dignità umana Riconoscere il diritto alla salute come valore personale e sociale di cui si è responsabili anche dinanzi alle generazioni future. 2. Identità e appartenenza Esplorare le proprie multi appartenenze […] e individuare gli elementi di esse che contribuiscono a definire la propria identità. Far interagire positivamente in fatti e situazioni ipotetiche o reali il rispetto dei diritti dell’uomo […] 3. Alterità e relazione Gestire le dinamiche relazionali proprie della preadolescenza nelle dimensioni dell’affettività, della comunicazione interpersonale e della relazione tra persone diverse tenendo conto non solo degli aspetti normativi, ma soprattutto di quelli etici. Fig. 8: Cittadinanza e Costituzione nella scuola secondaria di I grado Obiettivi di apprendimento I diritti dell’uomo […] alla luce delle distinzioni tra uomo, individuo, soggetto e persona Le libertà personali e le libertà sociali nel testo costituzionale Scuola secondaria di II grado Situazioni di compito per la certificazione delle competenze personali 1. Dignità umana Identificare i diritti umani […] Riconoscere il valore della libertà di pensiero, di espressione, di religione e delle altre libertà individuali e sociali. Agire riconoscendo la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (art. 32 Cost.) e come “dovere di solidarietà” reciproca (art.2 Cost.). 2. Alterità e relazione Imparare ad utilizzare il linguaggio dei sentimenti, delle emozioni e dei simboli. Dimostrare piena e matura consapevolezza circa la necessità di comportamenti corretti nel campo […] della salute fisica e mentale di ogni cittadino. Fig.9: Cittadinanza e Costituzione nella scuola secondaria superiore 28 © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII riduzione della mortalità infantile, la lotta contro HIV/AIDS e la promozione dell’equità di genere93. In rapporto ai diritti sessuali, viene mutuato dalle scienze sociali il concetto di «cittadinanza intima». Esso poggia sul principio della negoziazione morale e, oltre alla sessualità, riguarda le preferenze e gli orientamenti sessuali, le diverse forme di mascolinità e femminilità, le varie forme di relazione e i vari modi di convivere tra figli e genitori. Perseguire questa forma di cittadinanza significa promuovere capacità e competenze specifiche utili ad apprendere ed esercitare il pensiero critico. In tal modo bambini e ragazzi -gli adulti di domani- saranno in grado di affrontare la sfida dell’autonomia e del consenso nelle negoziazioni con il loro partner94. A fronte di questa effervescenza tematica a livello internazionale, la riforma che in Italia ha interessato il secondo ciclo di istruzione95 evidenzia, nel suo impianto disciplinarista, un interesse limitato per la dimensione sessuale in un’età, quella adolescenziale, in cui essa raggiunge il più alto livello di complessità e di strutturazione. L’attenzione è, infatti, limitata ad alcuni cenni nell’ambito delle conoscenze relative alle scienze naturali (per i licei) e alle scienze integrate (per gli istituti tecnici e professionali). Nell’area di competenza delle scienze motorie e sportive, trovano spazio invece sia le istanze della salute, sia quelle connesse alla cittadinanza attiva. Resta il tratto qualificante dell’insegnamento di C&C che fa riferimento ai diritti umani intesi come beni di cultura da tutelare e realizzare. L’educazione ai diritti umani diventa un’educazione all’assunzione di consapevolezza e responsabilità per lo svolgimento di ruoli di cittadinanza attiva nell’ottica del capacity building96. Coerentemente con quanto affermato nel dibattito scientifico internazionale, viene ribadita la centralità delle competenze sociali che implicano «competenze personali, interpersonali ed interculturali, che riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alla persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche di risolvere i conflitti, ove ciò sia necessario»97. Qui si evidenzia in modo compiuto l’intreccio di elementi che caratterizza il senso di cittadinanza, chiamando in causa lo sviluppo di competenze plurime. Esso si presenta sotto il segno dell’integrazione tra le dimensioni cognitive (conoscere, pensare criticamente, concettualizzare, giudicare: cittadinanza riflessiva), affettive (provare, fare esperienza, attribuire significato, valutare positivamente valori come equità libertà solidarietà, essere capaci di decentramento e di empatia: cittadinanza vissuta) ed infine deliberative (compiere scelte ed azioni, mettere in atto comportamenti in tali direzioni: cittadinanza deliberativa)98. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA 5.1 Nel segno della diversità e in nome dell’uguaglianza La sessualità diventa così parte della cittadinanza ed acquista significato nel campo dei diritti umani attraverso una dinamica precisa che unisce la valorizzazione della diversità alla lotta contro ogni forma di discriminazione, in nome dell’uguaglianza di diritti ed opportunità99. Questa prospettiva di analisi irrompe nel contesto scolastico in forza di almeno due fattori che incidono sulla questione dell’educazione sessuale. Il primo riguarda l’affermarsi, anche a livello giuridico-istituzionale, delle cosiddette “teorie del gender” che avanzano una specifica concezione della sessualità. Essa, svincolata dalla sua radice biologica, diventa il frutto della scelta individuale e dei condizionamenti esercitati dalla società e dalla cultura. Questo sguardo teorico ha evidenti conseguenze sulla costruzione dell’identità sessuale e di genere, fino a rasentare la destrutturazione categoriale del maschile e del femminile. Il secondo fattore si lega alla lotta contro l’omofobia100 che oggi sembra assumere i tratti di una nuova emergenza sociale con il rischio di ridurre e contrarre l’attenzione educativa della scuola verso questo aspetto parziale, seppur legittimo, dello sviluppo affettivo-sessuale degli studenti. 93. World Association for Sexual Health, Sexual Health for the Millenium. A Declaration and Technical Document, 2008; Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, La salute sessuale per il terzo millennio. Dichiarazione e documento tecnico, 2010. I documenti possono essere consultati rispettivamente sui siti http://www.fissonline.it/ e http://www.worldsexology.org/ 94. WHO Europe, BZgA Federal Centre for Health Education, Standard per l’Educazione sessuale in Europa. Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti, Colonia 2010, p. 19. L’edizione italiana del documento è consultabile all’indirizzo http://www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf/ 95. D.P.R. 15 marzo 2010, n. 87 (in G.U. il 15 giugno2010, n. 137, S.O.), Regolamento recante norme per il riordino degli istituti professionali, a norma dell’articolo 64, comma 4, e del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; D.P.R. 15 marzo 2010, n. 88 (in G.U. il 15 giugno2010, n. 137, S.O.), Regolamento recante norme per il riordino degli istituti tecnici a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; D.P.R. 15 marzo 2010, n. 89 (in G.U. il 15 giugno2010, n. 137, S.O.), Regolamento recante revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. 96. A. Papisca, I diritti umani e “Cittadinanza e Costituzione” in L. Corradini (a cura di), Cittadinanza e Costituzione, cit., p. 62. 97. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente del 18 dicembre 2006. 98. M. Santerini, La scuola della cittadinanza, cit., pp. 81-114. 99. C. Mayo, Sexuality Education Policy and the Educative Potentials of Risk and Rights, «Policy Futures in Education», vol. 9, 3 (2011), pp. 406-415; J. Illes, Young Sexual Citizens: Reimagining Sex Education as an essential Form of Civic Engagement, «Sex education: Sexuality, Society and Learning», vol. 12, 5 (2012), pp. 613-625. 100. Circolare ministeriale del 10 maggio 2012 (prot. AOODGAI/7974- Oggetto: 17 maggio Giornata internazionale contro l’omofobia). La circolare è rivolta a tutti gli istituti scolastici ricordando il ruolo della scuola nella costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le differenze e il ruolo di contrasto di ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia. 29 NUOVA SECONDARIA RICERCA L’intreccio dei due fattori appena indicati è rintracciabile in modo esplicito e/o implicito in alcuni provvedimenti che portano in sé un’ambivalenza di fondo. Se da un lato, essi rappresentano l’occasione per una rimeditazione dell’educazione sessuale a scuola, dall’altro restituiscono una pluralità di istanze difficilmente collocabili in un disegno unitario e coerente. Le passiamo brevemente in rassegna inseguendo la loro successione cronologica. a) Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015) Un evento centrale è potenzialmente destinato a modificare in modo significativo la cultura della sessualità a scuola, con conseguenze/ricadute non trascurabili dal punto di vista culturale, educativo ed antropologico. Si tratta dell’adesione da parte del governo Monti, ad opera dell’allora ministro del Lavoro (con deleghe per le Pari opportunità), ad un progetto sperimentale del Consiglio d’Europa per la lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Sulla scia delle indicazioni europee, l’Unar (ovvero l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, istituito all’interno del Dipartimento per le Pari Opportunità) ha emanato ad aprile 2013 la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, con particolare riferimento alle persone Lgbt101. La scuola è nominata come una delle assi portanti di questa strategia in quanto luogo privilegiato non solo per la promozione di una cultura della conoscenza reciproca e del mutuo rispetto, ma per l’aiuto che può offrire ai fini dell’elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, senza costringere all’invisibilità, favorendo un clima accogliente e sicuro nel quale la convivenza con le differenze possa contribuire al benessere psicofisico delle singole persone e alla coesione partecipativa della collettività102. Il documento in oggetto dichiara l’esigenza di progettare percorsi innovativi di formazione in materia di educazione all’affettività. Essi dovrebbero iniziare dai primi gradi dell’istruzione al fine di «cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia a costruire un modello educativo inclusivo, fondato sul rispetto delle differenze, che costituisca una risorsa non solo per chi fa parte della comunità Lgbt ma per tutti i bambini»103. Tra gli obiettivi operativi dell’ambito “Educazione e Istruzione” della Strategia, ricordiamo: ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche Lgbt; favorire l’empowerment delle persone Lgbt nelle scuole, sia tra gli insegnanti che 30 tra gli alunni; contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali. Le misure previste per concretizzare gli obiettivi sono articolate in tre ambiti di attività: raccolta dati e monitoraggio, formazione e informazione/sensibilizzazione. Le attività di formazione includono: realizzazione di percorsi innovativi per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema Lgbt e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici (ad es. nei percorsi di Cittadinanza e Costituzione) con un particolare attenzione ai temi Lgbt; accreditamento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni Lgbt in qualità di enti di formazione. Questa Strategia costituisce il contenitore più ampio in cui collocare, quasi in un gioco di scatole cinesi, le iniziative successive che presentiamo di seguito. b) “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” Nel frattempo, sulla scia della ratifica della Convenzione di Istanbul che riapre anche in Italia il dibattito relativo alla violenza sulle donne, si giunge nel nostro paese alla legge sul femminicidio104. Essa assegna alle istituzioni scolastiche un ruolo e una funzione determinante e irrinunciabile per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni e della violenza sulle donne. Il testo sottolinea, infatti, la necessità di «promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo» e di «garantire la formazione di tutte le professionalità che entrano in contatto con la violenza di genere 101. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità, Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015). L’acronimo LGBT tiene insieme le parole: persone lesbica, gay, bisessuale, transessuale/transgender. 102. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità, Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni, cit., pp. 15-16. 103. Ibi, p. 17. 104. Consiglio d’Europa, Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, 11 maggio 2011. L’Italia ha sottoscritto la Convenzione il 27 settembre 2012. Cfr. anche Legge 15 ottobre 2013, n. 119, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII e lo stalking»105. Sulla base di queste finalità, viene attivato il “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” che dovrà essere predisposto, in sinergia con la nuova programmazione dell’Unione europea, per il periodo 2014-2020. In questa contingenza, viene presentata la proposta di legge più recente per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo ciclo106. Il proposito è quello di sviluppare un nuovo concetto di cittadinanza attraverso la crescita educativa e culturale degli studenti in materia di parità e solidarietà tra uomini e donne. L’insegnamento dovrebbe promuovere negli studenti la capacità di riflettere sull’affettività e fornire strumenti per sradicare pregiudizi e stereotipi di genere. L’enfasi è posta sulla valorizzazione del ruolo delle donne, del contributo fondamentale che esse hanno dato alla civilizzazione della società, all’avanzamento del diritto e dei diritti e al miglioramento delle condizioni di vita stessa. c) Settimana Nazionale contro la violenza e la discriminazione Ad ottobre 2013, il ministero dell’Istruzione emana un’apposita circolare a tutti gli Uffici scolastici regionali per lo svolgimento della Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione. Sulla base di un protocollo di intesa (gennaio 2013) siglato tra Ministro dell’istruzione e il Dipartimento per le Pari Opportunità, i soggetti si impegnano a realizzare un piano pluriennale di attività di sensibilizzazione e formazione al fine di “promuovere nei giovani […] la cultura del rispetto e dell’inclusione, nonché il contrasto di ogni tipo di violenza e discriminazione”107. Tra le diverse forme di discriminazione, trovano ora spazio anche quelle agite in funzione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, con particolare riguardo ai fenomeni di bullismo omofobico e transfobico. Entro tale cornice, viene avviata tramite l’Unar la campagna informativa “Tante diversità, uguali diritti” con l’obiettivo di fornire supporto alle scuole nella progettazione di percorsi formativi su cinque aree tematiche: bullismo, inclusione, integrazione, omofobia, pari opportunità108. Negli opuscoli intitolati “Omofobia. Interventi contro la discriminazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere” e “Pari opportunità. Interventi a favore dell’uguaglianza di genere in ambito educativo”, si ritrovano ratio e contenuti della Strategia nazionale. L’educazione all’affettività e alla sessualità e il contrasto al bullismo omofobico vengono indicate come le direttrici attraverso cui promuovere e tutelare i diritti, oltre che la base educativa per contrastare in modo efficace la discriminazione e la violenza. In sede europea, un’occasione per riprendere la questione dell’educazione sessuale si presenta con la controversa © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA proposta di risoluzione sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi, elaborata in seno alla Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. Il testo chiede all’Ue di garantire uguaglianza di diritti sul territorio dell’Unione in tema di aborto, salute riproduttiva e contraccezione. Nello specifico, il punto 43 «invita gli Stati membri ad assicurare che l’insegnamento dell’educazione sessuale sia obbligatorio per tutti gli alunni delle scuole primarie e secondarie»109. Il testo viene respinto a dicembre 2013 in seguito all’astensione di alcuni eurodeputati italiani. Il Parlamento approva contestualmente una risoluzione non vincolante sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi in cui si afferma, tra le altre indicazioni, che l’educazione sessuale nelle scuole è competenza degli Stati membri. Se il testo Estrela fosse stato approvato, gli Stati membri dell’Unione Europea sarebbero stati fortemente invitati a garantire a tutti, anche giovanissimi, aborto (senza consenso dei genitori), contraccezione, fecondazione assistita, rieducazione degli insegnanti, corsi obbligatori a scuola sull’identità di genere e contro la discriminazione delle persone Lgbti110. A livello nazionale, un passo ulteriore verso questa linea di pensiero e di azione, viene compiuto con la campagna “Educare alla diversità a scuola” affidata per decreto del governo Letta ad associazioni del mondo Lgbt. Essa si è concretizzata in un kit di materiale informativo suddiviso secondo i diversi ordini scolastici (scuola primaria, secondaria di I grado, secondaria di II grado), curato dall’Istituto A.T. Beck, su incarico dell’Unar. I volumetti rappresentano uno strumento destinato agli insegnanti con l’obiettivo di dotarli delle conoscenze necessarie per affrontare gli argomenti del bullismo e dell’omofobia in modo che essi possano diventare «educatori dell’omofobia»111, accoglienti e rispettosi delle differenze. L’artico105. Legge 15 ottobre 2013, n. 119, cit., art. 5, comma 2, lettere b e d. 106. Camera dei Deputati, Proposta di legge 7 agosto 2013, n. 1510, Introduzione dell’insegnamento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo ciclo dell’istruzione. L’iniziativa è corredata attualmente da una petizione online intitolata “1 ora d’amore” rintracciabile all’indirizzo: http://www.change.org/it/petizioni/educazione-sentimentale-nelle-scuole1oradamore/ 107. Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Dipartimento per le Pari Opportunità-Presidenza del Consiglio dei Ministri, Settimana Nazionale contro la violenza e la discriminazione 10-16 ottobre, 4 ottobre 2013, prot. n. 26. Un primo protocollo di intesa era stato siglato nel 2009 per l’istituzione della Settimana contro la violenza. 108. Per approfondimenti si veda il sito http://www.noisiamopari.it/ 109. Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (Relatore: E. Estrela), Proposta di risoluzione del Parlamento Europeo sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi, 26 settembre 2013, n. 2040. 110. La sigla comprende qui anche gli intersessuali. 111. Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Istituto A.T. Beck, Educare alla diversità a scuola. Scuola primaria, Roma 2013, p. 4. 31 NUOVA SECONDARIA RICERCA lazione interna di ciascuna cartella prevede tre sezioni: a) schede informative sui temi dell’identità e dell’orientamento sessuale, dell’omofobia sociale e interiorizzata e del bullismo omofobico; b) una cassetta degli attrezzi per l’implementazione di una politica di prevenzione e lotta al bullismo; c) lezioni da tenere in classe pensate per dare agli studenti di ogni ciclo scolastico la possibilità di comprendere i suddetti temi in maniera attiva e non teorica. Lo scopo ultimo è quello di «rendere le scuole più aperte e accettanti, scuole delle pari opportunità, che consentano e favoriscano lo sviluppo sano di tutti i ragazzi, indipendentemente dall’orientamento sessuale»112. L’iniziativa ha provocato e sta provocando accese reazioni da parte del mondo cattolico e delle associazioni dei genitori; reazioni che hanno animato la stampa nazionale e aperto un campo di battaglia ideologico in cui non ci inoltriamo113. L’esito è stato il blocco della diffusione del materiale didattico (pur essendo ancora reperibile in rete) mediante una circolare ministeriale nello scorso mese di aprile. Il resto è storia controversa di questi giorni114. 6. Considerazioni conclusive Il percorso sin qui condotto permette di evidenziare alcuni punti di forza e di debolezza del modello di educazione sessuale che emerge dalla recente normativa scolastica. Innanzitutto è possibile constatare l’evoluzione dei paradigmi teorici di riferimento. Nell’avvicendarsi delle riforme istituzionali, l’impianto teorico-concettuale si è rinforzato diventando il segnale di un indubbio avanzamento scientifico e culturale. É possibile, infatti, rintracciare un’idea antropologica precisa e pedagogicamente fondata su alcuni principi che possiamo così enucleare: a) la centralità della persona umana assunta nella molteplicità dei suoi aspetti costitutivi ed, in particolare, colta nella sua differenza sessuale e di genere; b) l’importanza della consapevolezza del proprio corpo e del suo potenziale emotivo e comunicativo; c) il riconoscimento dell’altro come fattore strutturante della propria identità personale e sociale; d) la progressività nello sviluppo affettivo-sessuale del discente. L’insieme di questi concetti permette di disegnare per derivazione un’antropologia della sessualità che, come si è visto, sfocia nell’alveo dei diritti umani. Essa trova il suo punto culminante nel senso di responsabilità della persona in rapporto alle scelte operate entro un determinato campo d’azione, compreso quello sessuale. In questa prospettiva, l’educazione alla sessualità diventa parte integrante dell’educazione alla cittadinanza che ne assorbe le istanze di umanizzazione principalmente attraverso il 32 diritto e dovere alla salute. Questo rapporto di inerenza risolve di fatto il contenzioso teorico tra i due domini concettuali che, nel secolo scorso, hanno alternativamente attratto la questione dell’educazione sessuale a scuola: la dimensione sanitaria e la dimensione sociale che ora vengono ricomposte attraverso il tessuto connettivo dei diritti umani. In ragione di questo impianto concettuale, è possibile registrare il superamento di alcuni dilemmi che hanno caratterizzato per lungo tempo il dibattito. Nello specifico, oggi risulta quasi anacronistico interrogarsi sulla legittimità o meno della scuola ad occuparsene, nel momento in cui la sessualità esibisce la sua valenza individuale e sociale, privata e pubblica. Allo stesso modo, non ha più ragion d’essere la distinzione tra istruzione ed educazione in materia sessuale. All’evoluzione concettuale che riguarda l’antropologia di riferimento, si è affiancata però una involuzione linguistica nel testo normativo. Oggi non è possibile riscontrare una chiara esplicitazione terminologica e contenutistica del nostro tema; esso viene inscritto in campi semantici più ampi o relegato negli interstizi di qualche contenuto disciplinare. Questo stato di cose lascia supporre a chi legge sia una presunta latenza nel caso più favorevole, sia una possibile evasione dell’argomento. Ne deriva la mancanza di un’adeguata collocazione curricolare che possa conferire a questa forma di educazione una veste didattica riconoscibile in contenuti, metodologie e modalità di valutazione. In Italia l’educazione alla sessualità continua a scorrere attraverso la dimensione nascosta ed informale della vita scolastica e a seguire il registro dell’implicito pedagogico che dà spazio all’interpretabilità della norma, oltre che alla realiz112. Ibi, p. 3; Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Istituto A.T. Beck, Educare alla diversità a scuola. Scuola secondaria di I grado, Roma 2013; Id., Educare alla diversità a scuola. Scuola secondaria di II grado, Roma 2013. 113. B. Frigerio, Gender in classe. Ecco i libri che insegneranno agli scolari italiani ad essere più moderni dei loro “genitori omofobi”, «Tempi.it», 10 febbraio 2014; L. Bellaspiga, Gender in classe: mondo capovolto, «Avvenire», 14 febbraio 2014; “Dittatura gender”. Si vuole trasformare la scuola in “campi di rieducazione”? I genitori non si facciano intimidire, «Tempi.it», 24 marzo 2014; V. Cattano, “Distruggono la famiglia”. Bagnasco contro l’educazione alla diversità nelle scuole, «Il fatto quotidiano», 26 marzo 2014; E. Ambrosi, Alla faccia di Bergoglio. Una commedia all’italiana: la dittatura gender, «Il fatto quotidiano», 27 marzo 2014; N. Tiliacos, È il Minculpop Lgbt, bellezza. Teoria del gender in tutte le scuole d’Italia, il sogno dell’Unar, «Il foglio», 27 marzo 2014; M. Sasso, F. Sironi, Omofobia: a scuola la Chiesa censura. Essere gay in classe è un calvario. Ma non eravamo uno Stato laico?, «L’espresso», 16 aprile 2014; Associazione Italiana Genitori, Relazione al Ministro della Pubblica Istruzione, 23 aprile 2014; A. Montano, Nota sul progetto “Educare alla diversità”, 19 febbraio 2014 in http://www.istitutobeck.com/progetto-unar.html/ 114. G. Amato, Scuola e gay, la schizofrenia della ministra, «La Nuova Bussola Quotidiana», 13 luglio 2014. © Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII zazione facoltativa ed episodica degli interventi educativi. Le iniziative si muovono in una terra sostanzialmente disabitata che, proprio per questo, rischia di essere occupata indebitamente, senza che sia stabilito a monte un piano regolatore. Un esempio lampante è dato dalle tematiche Lgbt che sembrano oggi monopolizzare la questione dell’educazione sessuale a scuola, ingabbiandola in una visione unilaterale e peraltro ancora agganciata al tema del disagio e della devianza giovanile. Siamo di fronte ad una ricchezza descrittiva della norma a cui non si associa un sufficiente apparato prescrittivo. Entro tale contesto è possibile esercitare solo un nominalismo pedagogico incapace di imprimere una precisa e condivisibile direzione al processo educativo. Questo approccio è ancora sostenibile all’interno dello scenario storico-culturale e sociale odierno? La sessualità si presenta oggi come la forma di diversità più bersagliata, attaccata e mortificata. A livello sociale essa è oggetto di pregiudizio, discriminazione, violenza allo stesso modo della razza e/o dell’origine etnica. La negazione dell’altro si realizza sempre di più attraverso il misconoscimento e la non accettazione della sua realtà sessuale, intesa secondo molteplici espressioni (identità, orientamento, comportamento sessuali). Entro questa dimensione esistenziale, sembra concentrarsi ed esplodere la degenerazione delle relazioni sociali, a partire da quelle familiari e, in modo del tutto specifico, a partire dalla relazione originaria tra uomo e donna e, di converso, tra adulti e minori. La crisi della famiglia fa così il paio con la crisi delle relazioni sessuali e di genere, oltre che con la sua variabile morfologia che impone un ripensamento dei modelli affettivo-sessuali115. Nel frattempo, l’immaginario culturale116 risulta ipersessualizzato dalla forza pervasiva dei media e della pubblicità, e il debutto sessuale si manifesta in età sempre più precoce all’insegna dello sperimentalismo, dell’anestesia affettiva e della neutralità morale117. Le relazioni amorose assumono aspetti inediti in ragione della virtualizzazione comunicativa che lascia spazio, come testimoniano i fatti di cronaca, anche all’adescamento e alla mercificazione a sfondo sessuale. La scuola italiana non può esimersi dal misurarsi con tali questioni e dal prendere posizione rispetto a questa nuova complessità che assume i contorni di una stagione pedagogica inedita per l’educazione sessuale. Se il percorso di riforma istituzionale può ritenersi compiuto, il fronte della elaborazione pedagogico-didattica rimane aperto alla ricerca di soluzioni credibili e congruenti con le sfide del nostro tempo. Vi è innanzitutto la necessità di avviare un dibattito culturale e pedagogico che permetta di problematizzare in modo rigoroso la questione educativa ine© Nuova Secondaria - n. 1, settembre 2014 - Anno XXXII NUOVA SECONDARIA RICERCA rente alla sessualità. Essa deve essere assunta e trattata come aspetto fondamentale della costruzione di identità personale nei suoi risvolti emotivi, affettivi, sociali e morali, riscattandola da una logica emergenziale che ne limita le potenzialità formative. Gli elementi che strutturano i possibili modelli di educazione sessuale, definiti nel primo paragrafo come “assi portanti”, risultano ancora dei nervi scoperti del ragionamento pedagogico. Basti pensare al concetto di differenza sessuale che, oggi più che mai, chiede di essere tematizzato in prospettiva educativa al fine di salvaguardare il maschile e il femminile come irrinunciabili categorie antropologiche. L’esaltazione della diversità che caratterizza l’attuale contesto culturale, rischia di coincidere, in nome dell’uguaglianza, con la legittimazione acritica dell’esistente e, a lungo andare, con l’annullamento delle differenze. Dal punto di vista della formazione scolastica, la presa in carico della sessualità come questione educativa richiede innanzitutto di stabilire la rilevanza scientifica dei contenuti. L’apertura alla ricerca scientifica e al confronto internazionale è una condizione imprescindibile, anche in ottica di valutazione dell’efficacia educativa118. Sul fronte della operazionalizzazione didattica, il curricolo dovrebbe contemplare una duplice versione. La versione esplicita dovrebbe essere documentata in una rubrica appositamente denominata, mentre quella implicita dovrebbe contenere le indicazioni per l’azione organizzativa della scuola in termini di spazi, tempi, linguaggi, regole capaci di tessere routine quotidiane ispirate alla coeducazione e alla differenziazione educativa119. Attualmente l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» resta lo spazio più credibile per uno sviluppo fecondo dell’educazione alla sessualità, a patto che si riesca a superare il paradosso di una collocazione culturalmente robusta ma ancora debole dal punto di vista disciplinare ed istituzionale120. I 115. M. Benetton, Educazione sentimentale in famiglia oggi: quale modello di affettività e di sessualità?, «Nuova Secondaria Ricerca», 7 (2014), pp. 29-40. 116. A. Porcarelli, Dimensioni etiche di una paideia della vita affettiva. Suggestioni colte dall’immaginario culturale postmoderno, «Nuova Secondaria Ricerca», 7 (2014), pp. 41-54. 117. F. Giannotta - S. Ciairano - R. Spruijt - D. Spruijt-Metz, Meanings of sexual intercourse for Italian adolescents, «Journal of Adolescence», 32 (2009), pp. 157-169. 118. UNESCO, International Technical Guidance on Sexuality Education. An evidence-informed approach for schools, teachers and health educators, vol. 1, Paris 2009; Id., Levers of Success. Case studies of national sexuality education programmes, Paris 2010. 119. A. La Marca (a cura di), L’educazione differenziata per le ragazze e i ragazzi. Un modello di scuola per il XXI secolo, Armando, Roma 2009; G. Zanniello, Identità sessuale e di genere a scuola, «Orientamenti pedagogici», vol. 57, 2 (2010), pp. 281-294. 120. A. Porcarelli, L’educazione alla cittadinanza nella scuola italiana: impianto politico-normativo e concezione pedagogica in M.T. Moscato (a cura di), Progetti di cittadinanza, cit., p. 67. 33 NUOVA SECONDARIA RICERCA rischi che permangono sono quelli di sempre: frammentarietà, marginalità e delega delle singole azioni educative. Esse vengono intraprese in nome dell’autonomia scolastica e della libertà di insegnamento ma sulla base di semplici auspici normativi121. Il riconoscimento dell’autonomia disciplinare di C&C potrebbe contribuire ad una presenza curricolare più adeguata e pertinente anche per l’educazione sessuale di cui, in sede internazionale, si raccomanda da tempo l’obbligatorietà. Questa forma di educazione verrebbe così ricollocata nel proprium dell’educazione scolastica, ossia nei saperi che fanno della sessualità un oggetto culturale rilevante e che traducono i valori intrinsechi ad essa. Tale legittimazione assegnerebbe alla scuola il compito di promuovere un discorso razionale sui valori della sessualità122. La pluralità delle posizioni in campo diventerebbe una risorsa per l’esercizio del giudizio morale applicato alla fenomenologia dei problemi sui quali la questione sessuale impegna la coscienza personale e le regole della vita collettiva123. Per realizzare questa trasformazione all’interno della scuola italiana, altre precondizioni andrebbero soddisfatte. Dovrebbe essere garantita la partecipazione effettiva della famiglia come insostituibile fonte di informazione sui compiti di sviluppo dei figli e come soggetto committente del contratto formativo, oltre che implicato nella valutazione dei risultati. Altrettanto importante risulta la colla- borazione della comunità (servizi sociali e sanitari, centri di aggregazione giovanile, comunità religiose) e il coinvolgimento dei giovani stessi nella progettazione, realizzazione e valutazione dell’educazione sessuale. Un altro aspetto ineludibile è la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti e, in senso più esteso, di tutto il personale scolastico e educativo. La componente sessuale non può più essere sottovalutata nel processo di personalizzazione e di professionalizzazione di quanti operano a stretto contatto con bambini e ragazzi. Professionisti che, in quanto tali, incarnano e testimoniano, volenti o nolenti, un modello di uomo o di donna. La scuola può e deve iniziare a fare la sua parte nell’accompagnamento dei giovani al mistero umano della sessualità perché lì è racchiusa la possibilità di diventare se stessi, uomini e donne, cittadini e cittadine responsabili del domani. Melania Bortolotto Università degli Studi di Padova 121. Ibi, pp. 48-49. 122. E. Damiano, L’educazione sessuale nella scuola, cit., p. 317. 123. Id., Metodologia dell’educazione sessuale in N. Galli (a cura di), L’educazione sessuale nell’età evolutiva, cit., p. 351. 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Legge 15 ottobre 2013, n. 119, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province. Circolari ministeriali e Linee di indirizzo Circolare Ministeriale 22 dicembre 1992, n. 362, Oggetto: Attività di prevenzione e di educazione alla salute -(artt. 104, 105, 106 del T.U. D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309): Progetto Giovani ‘93 e Proposte di iniziative da parte degli studenti; Progetto Ragazzi 2000; Progetto Genitori; Centri di informazione e consulenza; Attività d’informazione e di sensibilizzazione dei capi d’istituto; Incontri tra operatori della scuola e di enti dotati di competenze sull’educazione alla salute e sulla prevenzione delle tossicodipendenze. Circolare ministeriale, 10 maggio 2012, prot. AOODGAI/7974, Oggetto: 17 maggio Giornata internazionale contro l’omofobia. 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Proposte di legge Camera dei Deputati, Proposta di legge 7 aprile 1995, n. 2389, Norme sull’informazione e sull’educazione sessuale nelle scuole. Camera dei Deputati, Proposta di legge 9 maggio 1996, n. 218, Norme sull’informazione e sull’educazione sessuale nelle scuole. Camera dei Deputati, Proposta di legge 1 luglio 1999, n. 1722, Norme in materia di informazione e di educazione sessuale nelle scuole. Camera dei Deputati, Proposta di legge 30 maggio 2001, n. 354, Norme sull’informazione e sull’educazione sessuale nelle scuole. Camera dei Deputati, Proposta di legge n. 2741, 6 giugno 2007, Disciplina dell’educazione alla sessualità nelle scuole della Repubblica. Camera dei Deputati, Proposta di legge n. 1510, 7 agosto 2013, Introduzione dell’insegnamento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo ciclo dell’istruzione. 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