“Andò addirittura … alla casetta d’un certo Tonio … e lo trovò in cucina che … tenendo … l’orlo d’un paiolo, messo sulle ceneri calde dimenava, col matterello ricurvo, una piccola polenta bigia, di gran saraceno. … … La mole della polenta era in ragion dell’annata e non del numero e della buona voglia de’ commensali: e ognun d’essi, fissando, con uno sguardo bieco d’amor rabbioso, la vivanda comune pareva pensare alla porzione d’appetito che le doveva sopravvivere.” (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. VI) Pellagra: “mal di miseria”. Nella seconda metà del XVIII secolo l’Italia padana fu colpita da una nuova e sconosciuta malattia, la pellagra. Gli studi di Gaetano Strambio evidenziano un decorso del male in tre stadi: 1. Alterazioni cutanee concentrate sulle estremità del corpo e sulle parti maggiormente esposte al sole; 2. Sudorazione eccessiva, diarrea, arresto del ciclo mestruale nelle donne, astenia; 3. Demenza cronica o morte. Nella definizione di Goldberger: “Disease of four D’s” DERMATITIS – DIARRHEA – DEMENTIA - DEATH La malattia si delineò fin dal suo apparire come mal della miseria L’impoverimento della dieta contadina sfociò nel monofagismo maidico: “…sempre polenta stufa, ma senza polenta è peggio; perciò a raccogliere le pannocchie nel mio campo ci vado di notte se quelli dello sciopero me lo impediscono di giorno” (NERINO ROSSI, La neve nel bicchiere, Venezia, Marsilio, 1977) Regioni maggiormente colpite: il Veneto e la Lombardia Di fronte al dilagare del male le autorità locali prendono provvedimenti: “Li perniziosi effetti che possono derivare alla salute dei più poveri abitanti, e specialmente dei villici del Polesine, Padovano e Veronese dal cattivo alimento dei sorghi turchi immaturi e guasti in gran copia ricuperati da terreni sommersi dalle alluvioni, e rotte de' fiumi colà avvenute, impegnano la vigilanza e zelo di questo magistrato a prevenire con provvedimenti li micidiali morbi, ed epidemie, che sogliono susseguitare a si fatti eventi” (Proclama dei provveditori della Repubblica di Venezia, 1776, doc. cit. in G. Antonini, Assistenza e trattamento dei pellagrosi …, Milano 1909, p.3) Le ricerche mediche condotte da GHERARDINI, NARDI e TRIBERTI dimostrarono il legame tra la stagionalità della malattia e il doppio regime alimentare di braccianti e contadini: “Sorgeva per lo più la malattia dietro l'equinozio di primavera, appunto allorquando i camperecci, uomini, donne, fanciulli e fanciulle solevano recarsi alla coltura dei campi, ed ivi trattenersi da mattina a sera... Finalmente nel solstizio d'inverno ogni cosa si riordinava nel primo essere.... e ponevano i contadini in dimenticanza il loro male che li lasciava tranquilli” (ZANETTI, Sulla malattia chiamata volgarmente pellagra, in Nova Acta Phisico-Medica, 1778 in G. CERRI, Trattato sulla pellagra, Milano 1807) I più colpiti dalla malattia erano donne e bambini perché più grave era il loro stato di malnutrizione "Ogni famiglia contadina del milanese si procurava il possesso di una vacca; ma dal latte traeva il burro, non già per proprio uso, ma per averne qualche moneta colla vendita: il solo residuo acido era quello che serviva a nutrimento de' fanciulli e delle donne, insieme coll'acidissimo pane. Lo stesso si faceva delle uova, la massima parte delle quali si vendeva, e il restante si consumava dal capocasa e dagli anziani della famiglia, e non dalle donne: e queste erano di preferenza affette dalla pellagra e in età più giovanile che gli uomini.” (G. STRAMBIO Jr / G. AMBROSOLI, Igiene, in AAVV, Milano e il suo territorio, Milano 1844, p. 266 cit. in A. DE BERNARDI, Pellagra, stato e scienza medica, in Storia d’Italia, Malattia e medicina, Torino, Einaudi, 1984.) In ambito istituzionale: “Il manicomio si configurò storicamente come l'unica concreta risposta che le classi dirigenti preunitarie ma anche postunitarie diedero al fenomeno della pellagra” (A. DE BERNARDI, Pellagra, stato e scienza medica, in Storia d’Italia, Malattia e medicina, Torino, Einaudi, 1984.) In ambito sociale: I pellagrosi furono oggetto di emarginazione vittime di superstizioni T. Signorini, La sala delle agitate, 1865 Pellagra e vampiri? Nella credenza popolare i due fenomeni vengono associati in ordine a: • Ipersensibilità alla luce solare • Insonnia • Aggressività e demenza Ipotesi tossicozeista 1845 - Congresso degli scienziati italiani: fenomeno di tossicità legato ad un fungo sviluppatosi nel mais avariato Il pellagrologo Balardini ne attribuisce la responsabilità allo Sponsorium Maidis A copertura di responsabilità civili e istituzionali la diffusione di una malattia da fame cronica si trasforma in una ipotesi di contagio batterico Ipotesi carenziale: una voce isolata Lussana: “Di tante migliaia di morti, prodotte dalla pellagra fu incolpata una muffa microscopica di colore verderame, la quale nella scienza si conosce quasi esclusivamente di nome … una muffa misteriosa, che non fu mai veduta … venne in questi anni giudicata, con una sentenza autoritaria scientifica, senza più riserve d’appello, come la causa generatrice d’una delle più micidiali e indomabili malattie…” (F. Lussana, Sulle cause della pellagra, in Gazzetta medica italiana in Lombardia, cit. in A. DE BERNARDI, Pellagra, stato e scienza medica, in Storia d’Italia, Malattia e medicina, Torino, Einaudi, 1984.) Provvedimenti del 1880 •Proibizione del consumo di mais guasto •Nessun riferimento ad un possibile intervento sulla qualità di vita contadina •1892 – Lo Stato stanzia 42.000 lire per la lotta antipellagrosa a fronte di una spesa di 300.000 per l’acquisto di uno stallone da corsa. E’ quanto denunzia il deputato socialista Agnini: “… Quando vi sono e finché vi sono tanti individui, cui le privazioni, prodotte da mancanza di lavoro, funestano la vita con le malattie, con la Pellagra e con la precoce vecchiaia, il destinare delle somme, e non lievi, per il miglioramento delle razze equine e bovine è semplicemente un delitto.” (Camera dei deputati, Atti parlamentari, legislatura XVIII, 6/12/1892) Iniziative locali 1875: Il consiglio provinciale mantovano pone l’accento sull’importanza di alcune iniziative mai tradotte in pratica 1877-1883: Si aprono in alcune province i forni per diffondere l’impianto delle cucine economiche e delle locande sanitarie 1899: Iniziative per l’essiccazione del mais incontrano le resistenze dei contadini 1902:Prima legge nazionale sulla Pellagra Nessun vincolo legislativo è previsto riguardo la coltivazione del mais. Il problema è affrontato al Senato e messo in rilievo da Sormani Moretti: “Io crederei che tra le facoltà per questo disegno di legge … fosse compresa quella di proibire la coltivazione del granturco al di là di una data altitudine … i contadini per molte ragioni ovvie … usano mangiare il grano che loro stessi hanno seminato e coltivato, sicché, dove s’ha la certezza che il granone in quelle condizioni di clima non può migliorare, rimane quasi impossibile impedire lo si usi a nutrimento degli uomini e causi loro la malattia che vorrebbesi prevenire … (Senato del Regno, Atti parlamentari, legislatura XXI, 1900-1901) Con enormi difficoltà i contadini accolgono le indicazioni di legge riguardo i cambiamenti nel regime alimentare: “Perché se era vero che per mandare avanti il lavoro dei campi si dovevano contare le braccia, era anche vero che bisognava pure contare le bocche. Con la complicazione che non bastava allargare la polenta, perché ai ragazzi, che dovevano crescere, occorreva almeno dare un po’ di crescenta di fiore di farina. E quella che si produceva, come si sa, era poca cosa.” NERINO ROSSI, La neve nel bicchiere, Marsilio, Venezia, 1977. La Pellagra “guarisce spontaneamente” • 1881 si registrano più di 104.000 casi di pellagra • 1910 i casi di malattia conclamata scendono a 33.861 L’intervento statale giunge in ritardo: la trasformazione sociale ed economica, la crisi agraria, l’emigrazione, l’inurbamento, tolgono spazio alla diffusione dell’endemia.