ANNO VII GIUGNO 2014 N. 2 SPECIALE XI EDIZIONE CONGRESSO NAZIONALE OSDI norme per gli autori Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione. Ogni articolo esprime il lavoro e/o le convinzioni degli autori i quali assumono la responsabilità di quanto dichiarato. Quando l’articolo esprime o può coinvolgere la responsabilità o l’immagine dell’istituzione di appartenenza o quando gli autori parlano a nome della medesima, occorrerà una liberatoria scritta dei relativi responsabili. La pubblicazione dei lavori è gratuita; il materiale anche originale pervenuto, anche se non pubblicato, non sarà restituito. Gli autori sono tenuti a specificare se la proposta di pubblicazione è stata inoltrata presso altre riviste. 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Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected] IN...FORMAZIONE Periodico trimestrale dell’Associazione OSDI Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani Via Guelfa, 9 - 40138 Bologna www.osdi.it Autorizzazione del tribunale di Lecce n. 1014 - marzo 2009 Lettera del Presidente uscente pag. 4 Lettera del Presidente DIRETTORE RESPONSABILE Maria Teresa Branca VICE-DIRETTORE Roberta Chiandetti COMITATO SCIENTIFICO Roberta Chiandetti Maria Teresa Branca Giovanni Lo Grasso Lia Cucco COMITATO DI REDAZIONE Gemma Annicelli Elisa Bellini Lia Cucco Raffaella Fiorentino Marcella Lai Elisa Levis Giovanni Lo Grasso Vilma Magliano Alberto Pambianco Silvana Pastori Clara Rebora Katia Speese Silvia Tiozzo PROGETTAZIONE GRAFICA, IMPAGINAZIONE E STAMPA Carra Editrice 73042 Casarano (Le) Tel. 0833.502319 Dal Congresso Nazionale... pag. pag. 11 7 17 Articolo originale IL SIGNIFICATO DELLE CURE INFERMIERISTICHE IN DIABETOLOGIA a cura di Lia Cucco, dal Congresso Osdi Trieste 2014 Comunicazioni orali e Poster pag. 25 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 4 Carissimi tutti, con grande piacere e soddisfazione scrivo due parole di commento sul Nostro XI Congresso Nazionale. E’ stato un evento che, contrariamente alle aspettative, ha visto la partecipazione di circa 400 iscritti. Già questo è stato un importante obiettivo che il CDN ha portato a casa, grazie alla vicinanza ed alla partecipazione delle Aziende che comunque, nonostante i tempi di crisi, hanno scelto di stare vicino all’Associazione e alle strategie che negli ultimi due anni, così come nei mandati precedenti, OSDI sta cercando di perseguire. Il Congresso Nazionale è da sempre momento di incontro, di conoscenza, di condivisione di saperi ed esperienze talvolta comuni. In questa edizione il CDN ha scelto di affrontare in apertura il tema dell’assistere e del curare da un punto di vista complementare a quello del nursing grazie agli interventi del filosofo esperto di bioetica prof Enrico Furlan e della psicologa esperta in comunicazione Dott.ssa Marina Cassoni. A loro va il grande merito di aver iniziato i lavori congressuali con il giusto “ritmo”. I lavori sono poi proseguiti sempre ad altissimo livello grazie al contributo di relatori e moderatori che, ciascuno nel proprio ruolo, hanno saputo affrontare le tematiche cliniche, organizzative e relazionali con grande competenza e professionalità. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Auguri di buon lavoro al prossimo CDN e al nuovo Presidente OSDI, l’amico Giovanni. Arrivederci e…ad maiora!. N. 2 Giugno 2014 E’ stato un Congresso che ha scelto di trattare una tematica importante come quella dell’assistenza al paziente anziano ed alla cronicità nel suo insieme, e ha toccato vari aspetti di approfondimento multidisciplinare e multi professionale, con ricchezza di contenuti e molteplici opportunità di confronto. Le tre giornate di lavoro hanno quindi segnato il successo del CDN che, in due anni di incontro e condivisione di momenti anche difficili e delicati dal punto di vista associativo, ha dimostrato impegno e perseveranza in un percorso di crescita non solo professionale ma anche culturale. Rimane infine il ricordo dell’incontro di amici vecchi e nuovi, con i quali continuare un cammino di crescita personale e professionale con rinnovato ottimismo. Un Grazie a tutto il CDN che mi ha supportato in questi due anni, al Comitato scientifico del Congresso che ha permesso un’ottima riuscita dell’evento ed a tutti i partecipanti che hanno dato vita a questo importante momento associativo. 5 del presidente di Giovanni Lo Grasso O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I lettera Care Colleghe e Cari Colleghi reduce dall’XI Congresso Nazionale OSDI non nascondo l’orgoglio e la grande emozione con cui mi accingo a scrivere la prima “lettera del Presidente”. L’evento congressuale ma è sempre più un appuntamento di prestigio utile a dare lustro alle attività portate avanti nel biennio precedente, a mettere in bella mostra le professionalità del mondo OSDI e a manifestare l’impegno nel prendersi cura delle persone affette da diabete. Dentro il mondo OSDI mi piace vederci i colleghi che aderiscono e lavorano con entusiasmo, quanti di essi partecipano attraverso contributi scientifici e culturali, quanti rappresentano l’associazione ai vari livelli, quanti ancora si prodigano nel quotidiano per far crescere N. 2 Giugno 2014 nazionale non solo segna il passaggio di consegne alla guida della Nostra Associazione la cultura della presa in carico del paziente come strumento per assistere le persone con malattie croniche. Di questo mondo fanno parte anche tanti professionisti sanitari e non, che pur non appartenendo all’universo infermieristico, sono al fianco degli infermieri in questo percorso di professionalizzazione e di crescita culturale (e lo sono stati anche in questo evento congressuale) contribuendo con contenuti scientifici e culturali a migliorare il nostro cammino. Grazie a tutti per averci creduto e soprattutto perché sono certo che continuerete a crederci! La vetrina della Stazione Marittima, della splendida Trieste, ha adempiuto a pieno al compito per la quale è stata scelta come sede congressuale. I contenuti scientifici e 7 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 culturali previsti dal comitato organizzatore sono stati piacevolmente resi fruibili e, dai feedback ricevuti da molti di coloro che hanno partecipato attivamente ai lavori congressuali, pare siano anche stati graditi. Un aspetto che esula dai contenuti scientifici ed è annoverato tra le formalità, i così detti saluti di rito delle “autorità”, anche questa volta e forse sempre con più incisività, si sono trasformati in vere manifestazione di stima, affetto e amicizia, a testimoniare percorsi, esperienze, vissuti e prospettive professionali comuni. Anche per questo un sentito grazie a tutti questi “compagni di viaggio”. Veniamo alle sfide di questo recente passato e a quelle che mi immagino caratterizzeranno il prossimo futuro. Il tema del congresso, “la malattia diabetica nella persona anziana e la sostenibilità del percorso”, scelto dal comitato scientifico, ha voluto mettere in risalto una realtà caratterizzata dal cambiamento demografico, dall’aumento delle persone affette da diabete e da comorbilità, dalla riorganizzazione dell’offerta sanitaria che mette sempre più in discussione la sostenibilità delle cure (non solo dal punto di vista economico ma sempre più da quello organizzativo). Se lo scenario demografico del nostro paese sta cambiando, e il sistema sanitario lo sta seguendo, anche le organizzazioni professionali devono seguire tale cambiamento. OSDI, negli ultimi anni, ha operato in questa direzione, mantenendo il focus sull’infermiere che si occupa di assistere le persone con diabete ma ponendo la giusta attenzione ad un contesto sanitario che muta facendosi portavoce di questi cambiamenti e delle istanze professionali in ogni occasione, compresi i tavoli tecnici con le istituzioni. In questo contesto entrano i percorsi e gli strumenti storici di OSDI quali la Scuola Formatori, la rivista, il sito internet, l’attività del Provider ECM e non per ultimo il lavoro intrapreso nel 2011 e continuato sino al 2013 di Revisione della Letteratura, che ha prodotto le Raccomandazioni Assistenziali in campo diabetologico. Tutte le attività elencate vanno supportate e promosse al fine di perseguire le finalità associative che ci consentono di stare tutti assieme all’interno di OSDI. Il percorso di Revisione della letteratura che si è rivelato uno strumento con un potenziale propulsivo notevole non si può e non si deve arrestare; è necessario pertanto trovare la forma e i mezzi per continuare in questa direzione. I prossimi anni saranno di fondamentale importanza per il consolidamento dei rapporti con le Istituzioni, con le Società Scientifiche e con le Associazioni delle persone con il diabete. Durante questo cammino avrò certamente bisogno di tutti Voi per continuare la nostra storia sull’onda della continuità di quanto fatto negli ultimi anni, sulla strada 8 Vi invito alla lettura di questo numero della rivista dove troverete un reportage sia di contenuti scientifici che iconografici del Congresso di Trieste. AugurandoVi una buona lettura Vi saluto per ritrovarci dopo l’estate con il prossimo numero della Nostra rivista. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I già tracciata da Maria Teresa e da Roberta che mi hanno egregiamente preceduto negli ultimi anni e che ringrazio per il supporto sin oggi prestato. Sono certo che sia loro che tutti gli altri colleghi che a vario titolo hanno rappresentato e rappresentano ad oggi l’associazione ci sono stati e continueranno ad esserci perche sono indispensabili per il futuro dell’associazione stessa. Essere uniti, condividere il percorso aiuta a portare avanti i risultati di oggi ma soprattutto aiuta a far crescere OSDI. N. 2 Giugno 2014 Giovanni Lo Grasso 9 Dal Congresso Nazionale... O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 12 L’etica del prendersi cura Dr. Enrico Furlan, Filosofo, Università di Padova Sempre più spesso i professionisti della salute fanno esperienza di un profondo disagio morale (moral distress). In molte circostanze, si chiedono se abbia senso fare tutto ciò che è tecnicamente disponibile e si interrogano se non vi siano modi diversi di prendersi cura delle persone, specialmente quelle affette da patologie croniche. Per affrontare tale disagio morale è necessario innanzitutto mettere a fuoco i fattori all’origine del cambiamento epocale che caratterizza il mondo sanitario da circa mezzo secolo. Tali fattori (irruzione della tecnica, emancipazione del paziente, iper-specializzazione, problema dell’allocazione di ricorse limitate, pluralismo etico) sono all’origine della stessa bioetica. Ciò che emerge con chiarezza in questo mutato contesto è la necessità di argomentare con pazienza e rigore le ragioni alla base delle scelte che si compiono ogni giorno in ambito sanitario: in molti casi, non è più auto-evidente cosa sia benefico per un paziente e non è sempre vero che il massimo dell’ intervento tecnico coincida con il massimo del rispetto per la persona malata. Argomentare il giudizio etico in un contesto pluralistico richiede però il riferirsi a un orizzonte comune, condivisibile anche da persone che – per altri aspetti – aderiscono a visioni etiche, filosofiche e religiose diverse fra loro. In ambito europeo, è utile fare riferimento alla Convenzione europea sulla bioetica (Convenzione di Oviedo), la quale riconosce nella dignità umana e nei diritti umani la base comune condivisa da cui partire per articolare una riflessione pubblica sulle questioni etiche poste dall’avanzamento della biomedicina. Ma cosa richiede, in concreto, il rispetto che dobbiamo a ogni essere umano, in particolare se malato e fragile? La riflessione bioetica ha individuato alcuni principi in grado di orientare l’argomentazione etico-clinica: non-maleficenza, beneficenza, autonomia e giustizia. Opportunamente intesi, tali principi possono guidare i professionisti della salute a rispettare i propri pazienti, prendendo in considerazione le dimensioni fondamentali della vita personale: l’integrità psicofisica, la libertà e la relazionalità. Questo approccio promuove e sostiene la creatività morale dei professionisti della salute, perché richiede di individuare assieme modi nuovi di curare le persone, guardando all’intero della loro vita e della loro storia (non solo a un organo o a una patologia) e tenendo conto dell’equilibrio complessivo del sistema sanitario. Richiede inoltre di andare oltre il concetto liberale di autonomia e di riconoscere che le persone esercitano la loro autonomia sempre dentro le relazioni. In sintesi, prendersi cura delle persone significa riconoscerne la comune umanità (relazionalità e vulnerabilità) e costruire percorsi di accompagnamento adatti a manifestare il rispetto nelle mutate circostanze in cui siamo chiamati a operare nel mondo sanitario contemporaneo. Marina Cassoni, Psicologo, psicoterapeuta, esperto di formazione La cifra dell’uomo – sin dalla sua comparsa – è stata quella di trascendere la natura con la cultura, al punto che gli studiosi affermano che la cultura è una nostra possibilità biologica. L’uomo vive “all’incrocio” tra il dominio della natura e il dominio della cultura, cioè della trasformazione continua di ciò che esiste: siamo dotati di un corpo con alcune caratteristiche imprescindibili, viviamo in un ambiente fisico, ma abbiamo sviluppato la nostra civiltà grazie alla conoscenza scientifica e alla capacità di estendere le nostre possibilità con l’uso di strumenti e di tecniche, con la creazione di istituzioni sociali, di regole di convivenza la cui sorgente è il diritto e non la forza, di riti e consuetudini che ci educano alla relazione e alla protezione, non solo dei consanguinei, ma anche di ambiti molto allargati della collettività. La specie umana rappresenta quindi la specie culturale per antonomasia, benché non sia l’unica, -come dimostrato dalle scienze etologiche- è sicuramente quella più sviluppata. La cultura si evolve e modifica le generazioni, modifica gli sguardi sul mondo e le pratiche di convivenza, di salute, di giustizia e –più in generale- lo sguardo sociale. Lo sguardo quindi è la metafora di una prospettiva, di una concezione psicologica o emotiva, sia a livello individuale, sia a livello sociale. Lo sguardo sull’anziano Anche il concetto di «anziano» è frutto di uno sguardo che incrocia punti di vista: • biologico; • sociologico; • culturale; • politico. L’uomo da sempre teme la vecchiaia ed esalta la giovinezza, l’una vicina al declino e alla morte, l’altra progettuale e protesa verso l’eros della vita. 27 secoli fa il poeta greco Mimnermo: “cosa di breve durata come sogno è giovinezza preziosa; e terribile e deforme vecchiaia sul capo a un tratto è sospesa, odiosa del pari e spregevole, che irriconoscibile fa l’uomo e rovina, avviluppandoli, gli occhi e la mente” E l’uomo teme lo sguardo che oggettiva il corpo che decade: “Sono andato questa mattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno, ed eravamo d’accordo di incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica, mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te, quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo di un uomo che si inoltra negli anni, ed è vicino a morire di un’idropisia al cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato… E’ difficile rimanere imperatore in presenza di un medico ; difficile anche conservare la propria essenza umana; l’occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori e odori , povero amalgama di linfa e di sangue … E’ terribile … quando il corpo è sano ubbidisce, quando è ammalato comanda…. Comincio a scorgere il profilo della mia morte”. Tratto da “Memorie di Adriano” Marguerite Yourcenar N. 2 Giugno 2014 Una breve premessa O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Fragilità, potenzialità e relazione di cura Un neuroscienziato “Invecchiamo perché alla natura, cioè alla selezione naturale, non “interessa” ciò che avviene dopo l’età riproduttiva… la natura non ci condanna ad invecchiare, né vuole farci invecchiare. Sempli- 13 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 14 cemente ci lascia invecchiare …abbiamo assolto al nostro compito riproduttivo e la biologia non è più «interessata» al mantenimento in piena efficienza dei geni individuali”. Tratto da “Lettera a un bambino che vivrà 100 anni” Edoardo Boncinelli – Rizzoli Editore Il modo in cui le persone anziane sono percepite e trattate all’interno di una società è frutto di molteplici fattori: fattori di tipo socio-sanitario: qualità delle cure, stili di vita, diffusione di comportamenti e atteggiamenti di prevenzione; fattori culturali: accesso all’istruzione, alla ricchezza, al tempo libero, riconoscimento collettivo che ogni età della vita racchiude in sé valori e risorse, potenzialmente accessibili. Poiché l’umanità è progredita e la lunghezza media della vita si è allungata, l’invecchiamento della popolazione interroga tutti i policy maker: gli anziani sono un costo? sono una risorsa? quali interrogativi etici pone la durata della vita e a quali condizioni ha senso? Socialmente le politiche socio-sanitarie mirano a riconoscere crescente valore agli anni: il 2012 è stato proclamato “Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale” a testimonianza del fatto che è importante che l’anziano abbia un mondo esterno a cui consegnare i propri pensieri, le proprie azioni ed emozioni e i propri desideri. Molti in questo senso sono i progetti: ne cito alcuni: il progetto SEVEN una rete europea di 29 organizzazioni che promuovono l’apprendimento continuo e le attività di volontariato; il progetto MATES che -in Andalusia- ha prodotto linee guida per la realizzazione e l’attuazione di progetti intergenerazionali. Anche in Italia possiamo citare la Regione Veneto che sperimenta forme di servizio civile per gli anziani o la Regione Liguria, o la Regione Toscana, solo per fare alcuni esempi. Insomma le politiche muovono alcuni passi importanti proprio per ridurre la fragilità sociale, psicologica, economica e indebolire il legame fra fragilità e vita anziana. Come potenziare queste policy, come fare la propria parte per renderle possibili? In questo senso noi operatori sanitari possiamo fare la differenza e la possiamo agire nell’incontro di cura concreto, quotidiano, nell’essere portatori di uno sguardo sulle persone anziane, che riconosce le loro possibilità. Come può essere uno sguardo: sfuggente, attento, disinteressato, giudicante, assente, amorevole, benevolo, gentile, tagliente... Il nostro sguardo cambia: risente della nostra stanchezza, della nostra delusione, soddisfazione, paura, ecc... Il nostro sguardo muta anche ciò che guardiamo: pensate come è diverso guardare in maniera giudicante, piuttosto che benevolo. Essere in grado di aiutare le persone a riconoscere le loro possibilità residue e concrete – significa guardarle come persone desideranti: vedere in loro individui che amano la compagnia, amano essere utili, essere amiche di.., significa quindi restituire uno sguardo che le avvicina alla vita e non alla morte. Si crea una relazione di cura corretta tecnicamente e risonante emotivamente. Nell’essere risonanti o sintonici stabiliamo una relazione di cura che si sviluppa nel presente, con ascolto partecipe e non giudicante. Il tema dello sguardo verso l’anziano diventa quindi simmetrico al tema dello sguardo che abbiamo verso noi stessi: ci guardiamo come persone che curano il proprio valore e quindi promuoviamo il valore degli altri quando professionalmente li incontriamo? Il valore non è mai un’astrazione è ciò a cui noi dedichiamo tempo ed energie: la cura del corpo, degli ambienti in cui viviamo, dei nostri La massima fragilità dell’anziano sta nel fatto che il suo mondo si riduce sempre di più sino a coincidere con la sua casa, con il suo In questa dimensione aiutiamo a far sì che la cronicità non divori tutte le possibilità e restituiamo all’altro uno sguardo che non lo depotenzia, ma gli dice “usa e conserva il più possibile tutte le risorse che hai”. Penso che questa attenzione di cura ci prepari ad incontrare interiormente anche l’anziano che saremo, che a sua volta avrà bisogno di rimanere il più possibile aperto verso il mondo. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Un’infermiera una volta mi ha detto: “Per fortuna si usa sempre meno dare del tu agli anziani, chiamarli con vezzeggiativi, avvicinarli psicologicamente ai bambini, parlare loro a voce alta come se non capissero … ecco da una parte si vuole essere teneri, ma dall’altra si rimanda loro un’immagine depotenziata, in cui la dignità dell’essere uomo è svilita da una cortesia molle”. tavolo, il suo letto, i suoi dialoghi sempre più radi … la cura risonante che noi possiamo prestare agli anziani è certo una cura tecnica, ma è anche la cura delle loro possibilità, di ciò che possono ancora afferrare e non di ciò che hanno perso. N. 2 Giugno 2014 desideri e della nostra cultura personale e professionale. 15 La funzione primordiale della cura connessa ad ogni essere vivente, si è profondamente modificata nella società umana in relazione ai grandi mutamenti tecnologici, socio-economici, culturali che hanno generato lo sfaldarsi delle pratiche assistenziali in una moltitudine di compiti e attività diversi, da cui si sono delineati sia dei mestieri che delle professioni, tra cui quella infermieristica [1]. Comprendere ciò che contribuisce ad identificare le cure infermieristiche rappresenta un tema vasto ed estremamente complesso. E’ un tema di carattere universale e multidimensionale, che assume connotazioni particolari quando inserito in una singola cultura, nel singolo sistema sociosanitario, nella singola situazione [2]. Tema delicato, in ragione delle zone d’interferenza di saperi, di poteri e di decisioni; difficile, perché facilmente riducibile all’applicazione di una tecnica, o al contrario, coincidente con il nursing; coinvolgente perché legato a abitudini di vita, credenze, valori che fanno riecheggiare in noi le domande più profonde circa l’esistenza, la morte, la sessualità, il dolore, l’amore, la sofferenza, il lavoro. Il problema di una scienza delle cure specifiche è un dibattito attuale nella comunità infermieristica, che si interroga sui suoi valori fondanti e sul valore aggiunto dell’intervento professionale. Numerosi studi hanno affrontato il caring dal punto di vista degli infermieri [3-4-5], ma sta emergendo anche la necessità di indagare le esperienze e le percezioni dei pazienti [6] per valutare/valorizzare in quale misura l’intervento dell’infermiere sia utile a sviluppare nell’utente delle cure, in particolare nelle situazioni di cronicità, risorse e capacità, potenzialità e desideri, che lo mettano in grado di rispondere alla sua situazione di salute, transitando così in uno stato di migliore qualità di vita [7]. Appare chiaro quindi che non può essere solo la prassi a determinare l’indipendenza e il significato di un ruolo professionale delle cure, ma la costruzione di una sua autonomia culturale, la sua capacità di produrre in proprio il sapere necessario al governo dell’azione, perché nel rapporto tra le professioni quella che produce un sapere avrà anche necessariamente il controllo della sua prassi applicativa, indipendentemente da chi la attua [8]. In questa filosofia, l’assistenza infermieristica non conta per quello che fa, ma per quello che rende possibile: non è nelle attività che vanno ricercate le specificità ma nei risultati perseguibili e negli obiettivi che è in grado di proporre e portare avanti. Capire o esprimere il senso, il valore e il contenuto delle cure infermieristiche per le persone con diabete, significa confrontarsi con il dibattito in corso nella comunità professionale, anche alla luce delle nostre esperienze e dei nostri saperi specifici sulla cronicità, mettendosi in una prospettiva di passaggio da una tradizionale trasmissione orale ad una più congrua trasmissione scritta, non per rivendicare ARTICOLO ORIGINALE a cura di Lia Cucco, dal Congresso Osdi - Trieste 2014 N. 2 Giugno 2014 IL SIGNIFICATO DELLE CURE INFERMIERISTICHE IN DIABETOLOGIA 17 ARTICOLO ORIGINALE N. 2 Giugno 2014 18 quello che facciamo, ma per capire cosa modifichiamo con le nostre pratiche. “Nelle attività e nel know how degli infermieri clinici esperti è racchiusa una grande quantità di sapere inutilizzato, ma questo non si potrà ampliare e sviluppare appieno se gli infermieri non registreranno in modo sistematico ciò che apprendono dalla loro esperienza” [9]. D’altra parte, gli infermieri che curano le persone con malattie croniche hanno a che fare con alcune variabili che assumono un significato e un valore diverso nelle cure che gli infermieri erogano alle persone con malattie acute. Tra queste, a mio parere, particolarmente rilevanti sono la concezione del tempo, della complessità, del confine/contaminazione tra salute e malattia. Il tempo ha diverse aggettivazioni: irreversibilità, istante, durata, frequenza, ritmo…, ma anche la comprensione del tempo nelle diverse tappe della vita o la nozione di stabilità e di identità, di cambiamento e di trasformazione, in un processo di adattamento e disadattamento. Il tempo è la prima variabile che differenzia le malattie acute e le croniche: nelle acute è un tempo di permanenza di stato, con durata variabile, in un contesto in cui il tempo non è mai sufficiente; nelle malattie croniche il tempo è un tempo di vita. Perciò le caratteristiche e il senso/sentimento delle cure non possono essere gli stessi. Cure rapide (fast/rapid care/cure) di breve durata, ad alta intensità e complessità tecnica sono necessarie a persone con patologie acute, con prevedibile e rapida evoluzione clinica, in situazioni assistenziali di area critica e per acuti, caratterizzate da sempre più brevi periodi di degenza, in cui la personalizzazione dell’assistenza e la frammentazione delle cure è in costante dis/equilibrio. Cure lente (slow care/cure), a bassa intensità tecnico-terapeutica e ad elevata complessità relazionale, educativa e di care devono invece essere assicurate a persone con malattia cronica della quale conosciamo una prevedibile evoluzione clinica [7]. Sono cure ispirate al lentius, profundius, suavius, che rispettano i tempi dell’altro, vanno nel profondo dell’essere umano, usano la saggezza insieme alle evidenze scientifiche. E’ un tempo da amministrare, programmare, progettare, rispettare, una risorsa per il team e per le singole professioni, se ad abitarlo non sono solo le prestazioni, ma anche le non misurabili/rimborsabili relazioni di cura. Una seconda variabile da considerare è la complessità che riguarda non tanto la malattia, ma l’unità e la complessità ARTICOLO ORIGINALE ne ma di nuove competenze, che indaghino e teorizzino le condizioni modificabili dalle cure infermieristiche. La crisi della logica classificativa ha riguardato anche i limiti di età che fanno diventare le persone geriatriche in base all’anno di nascita, limiti messi in discussione non solo dall’allungamento della vita media ma anche dalla sempre maggiore consapevolezza che variabili come la povertà, la solitudine, la perdita di autonomia, la difficoltà di accesso alle cure e le differenze di genere possono influenzare in modo più o meno determinante la salute delle persone anziane. L’Italia è il paese d’ Europa in cui si vive più a lungo, ma non tutti gli anni guadagnati sono in buona salute [11]. Le persone anziane con diabete, inserite in questo contesto, ci appaiono estremamente eterogenee, perché pur accomunate dalla malattia, spesso con complicanze e comorbilità, per tanti o pochi anni, sono invecchiate in modo diverso, in accordo con i propri programmi e la storia vissuta. Le cure infermieristiche sono particolarmente rivolte a preservarle dalla fragilità, con un approccio valutativo multidimensionale [12 ], monitorando la perdita funzionale progressiva dello stato fisico e cognitivo in rapporto all’alimentazione, all’attività fisica, alle ipoglicemie… Gli N. 2 Giugno 2014 dell’essere umano, che ci sfida a riunire e organizzare conoscenze disperse nel mondo della natura, nelle scienze umane, nella letteratura, nella filosofia e a riflettere su come sia possibile mostrare il legame indissolubile tra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano. Riconoscere e affrontare la complessità, e con essa l’inaspettato, è interiorizzare e mettere costantemente in discussione le cure di sostituzione per favorire l’autodeterminazione, in una progettazione continua che abbia alte modalità adattative e capacità decisionali. La terza variabile è il confine, spesso sfumato, tra diagnosi di malattia e salute, in una crisi delle classificazioni (ottica fuzzy) che riguarda anche la medicina [10]. E’ la trasformazione del continuum salute/malattia in una contaminazione di stati differenti dell’arte di vivere, modi diversi di soggiornare nel mondo, in cui possiamo intervenire per aiutare le persone ad affrontare i cambiamenti necessari per scongiurare o ritardare la malattia vera e propria, o le complicanze. Un terreno di confine poco presidiato dagli infermieri, ma nel quale le cure infermieristiche potrebbero assumere il significato di terapia, dove il farmaco è insegnare alle persone a prendersi cura di se stesse e per queste “prescrizioni” non abbiamo bisogno di nuova legislazio- 19 ARTICOLO ORIGINALE N. 2 Giugno 2014 20 approcci educativi saranno congruenti con lo stato fisiologico e psichico, sarà verificata la capacità di gestire i farmaci, saranno colte come opportunità educative gli episodi di assistenza sanitaria, sarà ri/conosciuto il ruolo dei care giver e dei familiari, considerando l’eventuale compromissione della loro salute [13-14 ]. Il significato delle cure ha come filo conduttore la conservazione dell’autonomia (attraverso la prevenzione delle ipo/iperglicemie, del rischio di cadute, della malnutrizione…) e la qualità di vita, che si alimenta coltivando progettualità e indipendenza, ma anche gestendo il dolore e rimuovendo gli ostacoli che limitano l’accesso alle cure. Conseguentemente le azioni professionali saranno improntate alla vigilanza, agendo sulla porzione di evitabilità con funzione proattiva, valutazione del rischio e monitoraggio, anche delle risorse familiari. Ma lo sguardo delle cure infermieristiche deve anche saper riconoscere e affrontare gli stereotipi, attraversare quelle barriere che costruiamo ogni qualvolta non si ascoltano le storie di vita, non si riconoscono i valori di ciò che si è vissuto, si pensa che la dipendenza fisica sia anche dipendenza decisionale o che ciò che accade è sempre dovuto all’inevitabilità della vecchiaia, compresa la capacità di imparare, che invece non si arresta alla soglia dell’età [15]. O considerare le cure alle persone anziane di tipo sostitutivo, eludendo la complessità delle competenze necessarie [16]. Uno sguardo di cura che dovrebbe essere lungimirante, aperto, per proporsi come punto di incrocio di promozioni di competenze che rappresentino la pluralità dei bisogni e delle diverse fragilità delle persone diabetiche anziane, non principalmente mediche sanitarie [17]. Dare valore e disseminare una cultura di cura non punitiva (si è forse colpevoli di invecchiare, nonostante il diabete?) ma progettuale di una presa in carico di anziani sempre più anziani, identificando e restituendo dignità ai differenti contesti in cui le persone anziane diabetiche vivono e che possono definire la natura e l’unicità di cure infermieristiche anche creative, sperimentando percorsi che sono tutti da scrivere, se non vogliamo cadere nel mito di contenitori precostituiti. Dovremmo però assumerci la responsabilità di operare con equilibrio emotivo ed etico, con rispetto e con saggezza, imparando ad ascoltare ciò che dicono le persone, anche se non sempre riescono ad esprimersi e a considerare l’essere anziani-vecchi come un tempo parte e non termine della vita. E allora, forse, sarà possibile accettare la sfida di proporsi come scienza delle cure nella misura in cui studieremo e sperimenteremo l’efficacia di una cura attivante e migliorante la risposta della persona, che non mira a guarirla o curarla da alterazioni o lesioni (per questo già collaboriamo con altre professioni) ma a renderla massimamente indipendente in rapporto al suo stato, anche convivendo con la malattia e affrontando meglio la morte. N. 2 Giugno 2014 1) M.F. Colliere Aiutare a vivere Sorbona Milano 1992 2) Leininger M Culture care theory: a major contribution to advancetranscultural nursing knowledge and practices. J Transcult nurse 2002; 13:189-92. 4 3) Hudacek SS Dimensions of caring: a qualitative analysis of nurses stories. J Nurs Educ 2008; 47:124-9 4) Burhans LM, Alligood MR. Quality nursing care in the words of nurses. J Adv 2010, 66:1689-97 5) C. Viafora, R.Zanotti, E. Furlan L’etica della cura Franco Angeli 2007 6) F. Canzan, L.Saiani, L. Mortari, E. Ambrosi Quando i pazienti parlano di cura: uno studio qualitativo fenomenologico 7) R. Costanza La questione infermieristica: prendersi cura o curare? L’infermieristica è o non è una scienza? Casa Editrice Ambrosiana 2012 8) R. Zanotti Filosofia e teoria nella moderna concettualità del nursing professionale Piccin 2010 U. Galimberti La casa di psiche Feltrinelli 2006 9) P Benner L’eccellenza nella pratica clinica dell’infermiere. Milano Mc Graw- Hill 2001 10) P.Vineis, R.Satolli I due dogmi. Feltrinelli –Milano 2009 11) PASSI d’Argento http://www.epicentro.iss.it/passi-argento/ 12) Sinclair A, Morley JE, Rodriguez-Mañas L, Paolisso G, Bayer T, Zeyfang A, Bourdel-Marchasson I, Vischer U, Woo J, Chapman I, Dunning T, Meneilly G, Rodriguez-Saldana J, Gutierrez Robledo LM, Cukierman-Yaffe T, Gadsby R, Schernthaner G, Lorig K. Diabetes mellitus in older people: position statement on behalf of the International Association of Gerontology and Geriatrics (IAGG), the European Diabetes Working Party for Older People (EDWPOP), and the International Task Force of Experts in Diabetes. J Am Med Dir Assoc. 2012 Jul;13(6):497-502. doi: 10.1016/j.jamda.2012.04.012. 13) Tolson D, Morley JE, Rolland Y, Vellas B Advancing nursing home practice: the International Association of Geriatrics and Gerontology Recommendations. Geriatr Nurs. 2011 May-Jun; 32(3):195-7. Epub 2011 Apr 17. 14) Espeland MA, Rejeski WJ, West DS, Bray GA, Clark JM, Peters AL, Chen H, Johnson KC, Horton ES, Hazuda HP; Action for Health in Diabetes Research Group.Intensive weight loss intervention in older individuals: results from the Action for Health in Diabetes Type 2 diabetes mellitus trial. J Am Geriatr Soc. 2013 Jun;61(6):912-22. doi: 10.1111/jgs.12271. Epub 2013 May 15) Thongsai S, Youjaiyen M . The long-term impact of education on diabetes for older people: a systematic review. Glob J Health Sci 2013 Jul 28; 5(6):30-9 16) S. Squaglia, M. Matarese Studio qualitative sui fattori che influenzano la scelta degli infermieri di lavorare con gli anziani Ass Inf Ric 2007, 26, 2 17) Lepore V, Cecchetto G, Di Giulio P, Saiani S et al. Età anziana - molto-anziana e “aspettativa di vita”? Ass Inf Ric 2007, 26, 4 ARTICOLO ORIGINALE BIBLIOGRAFIA 21 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Poster e Comunicazioni Orali presentati al Congresso Autore riferimento Valentina Aurini Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto- Ascoli-Piceno Cauli Manuela Azienda Ospedaliero – Universitaria Monserrato Cagliari Guarnieri Maurizio Dipartimento nefro-urologico Asl Taranto N. 2 Giugno 2014 Rosso Elena Ambulatorio Diabetologico Ospedale S. Antonio San Daniele del Friuli 26 Sorgi Claudio Centro di Diabetologia Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto- Ascoli (AP) Titolo Tipo di presentazione Laboratorio Motivazionale Poster L’infermiere: agente di cambiamento nell’intervento educativo al paziente anziano con malattia diabetica Poster La nefropatia diabetica nella popolazione anziana della ASL Taranto Poster Percorso diagnostico terapeutico del piede diabetico Poster Scuola di diabete Poster Toffoletti Valentina Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Maria della Misericordia Udine Tipo di presentazione La tecnologia a supporto della cura del diabete nella persona : anziana: la nostra esperienza Poster Lipodistrofia: complicanza da monitorare Poster Il distretto e l’assistenza domiciliare integrata. L’innovazione del progetto Dreaming, il contributo delle nuove tecnologie di home care. “Progetto europeo Dreaming” Loc. Sistiana 227 Duino-Aurisina TS Poster Attivazione di progetti educativi per gruppi selezionati di pazienti secondo buona prassi clinico assistenziale (standard JCI)” Comunicazione Orale L’anziano diabetico istituzionalizzato: partire dalla formazione degli operatori per migliorare l’assistenza Comunicazione Orale Tra il dire e il fare: ”SETTIMANA AUTOGESTITA PER PAZIENTI DIABETICI DI TIPO 1 e 2 Comunicazione Orale Diciamolo tutti allo stesso modo: educare alla salute con un linguaggio condiviso per migliorare la risposta di salute e la compliance del paziente Comunicazione Orale Dipartimento di Endocrinologia e Malattie del metabolismo Tommasi Elisabetta ASS1 Triestina S.S. Centro Diabetologico Cainero Paola e Roberto Marson Medicina 1B, Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine Daris Nevia Centri Diabetologici Distrettuali A.S.S. N°1 Triestine Pasquini Valentina e A. Micheletti USL Umbria 1 ospedale Gubbio-Gualdo Rapino Vincenzo Ente Ospedaliero “Ospedali Galliera” Genova O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Speese Katia Ambulatorio Diabetologico Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto (Tn) Titolo N. 2 Giugno 2014 Autore riferimento 27 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 28 Comunicazioni Orali e Poster Laboratorio motivazionale Valentina Aurini Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto- Ascoli Piceno Altri autori: Claudio Sorgi, Centro di Diabetologia Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto - Ascoli Piceno Cinzia Poli, UNIVPM sezione Ascoli Piceno Il contatto giornaliero con i pazienti e l’ascolto delle loro problematiche ci hanno spinto a dar vita al “LABORATORIO MOTIVAZIONALE”. Una delle criticità riscontrate infatti riguarda il “vorrei ma non riesco, il tempo, il lavoro, la famiglia… lo so ma quando mi trovo li…”. La conoscenza non basta ad innescare il processo di cambiamento, superare l’ostacolo tra il volere ed il fare è qualcosa di complesso, insormontabile. Il LABORATORIO MOTIVAZIONALE fornisce strumenti operativi per attuare un programma di cambiamento e accompagnare i pazienti attraverso la pianificazione, azione e controlli nel tempo. E’ strutturato in quattro incontri settimanali di due ore e contatti di follow up. La METODOLOGIA è quella del counseling di gruppo, con dieci/quindici partecipanti. Attraverso questa tecnica, ognuno progetta un percorso di cambiamento personalizzato procedendo a “piccoli passi” dall’individuazione di obiettivi più ampi, passando alla scomposizione in strategie più specifiche e infine in azioni concrete. Vengono svolte esercitazioni in sede e a casa. I partecipanti sono guidati con l’ausilio di slide, schede per lavorare, riflettere e condividere con il gruppo. A fine percorso si stipula un “Contratto di cambiamento” redatto da ogni partecipante e che sarà personale, scelto, concreto e realizzabile. L’adesione al contratto viene monitorata attraverso contatti in call center e incontri di rinforzo. Ad ognuno viene assegnato un tutor all’interno del gruppo al quale potrà rivolgersi per qualsiasi necessità. E’ RIVOLTO alle persone diabetiche e non che hanno frequentato la “SCUOLA DI DIABETE” o che hanno partecipato al gruppo “COS’E’ IL DIABETE” e ritenuti idonei. LA FINALITÀ è fornire strumenti per attuare il cambiamento attraverso la programmazione, il monitoraggio e la verifica. In principio vi è la supervisione di un operatore ma il fine è fornire strumenti operativi e motivazionali che rendano il paziente autonomo nella programmazione e mantenimento del cambiamento. La gestione di una relazione terapeutica, richiede sempre di più al personale sanitario la consapevolezza delle dinamiche psicologiche ad esse sottese. La soddisfazione del paziente si dimostra come un fattore terapeutico in grado di influenzare notevolmente sia la compliance che gli obiettivi stessi del trattamento. Interventi educativi quando condotti da team di educatori e talora completati da momenti di rinforzo, sono in grado di offrire un’opportunità per migliorare l’outcome dei pazienti. Una relazione di tipo collaborativo che coinvolge il paziente, rafforza la motivazione e l’adesione al trattamento, ma richiede tempo adeguato e competenze. La diversità dei programmi attuati non permette di ottenere dati consistenti su quale sia il metodo di intervento più adeguato e su quale sia il reale miglioramento del compenso metabolico, della qualità di vita e di altri parametri psicologici che diventano pertanto centrali nella cura del Diabete Mellito e richiedono interventi in grado di incidere sulla capacità di affrontare la malattia, l’adattamento ad essa, il mantenimento di relazioni positive in ambito familiare e sociale. In questo l’infermiere si ritrova in una posizione di favore perché a differenza di altre specialità mediche, che privilegiano gli aspetti tecnicostrumentali, conserva nel suo operare, una grande attenzione all’aspetto relazionale. La persona conquista una dimensione di centralità primaria ed un ruolo attivo, questo implica un’insieme di diritti, ma anche dei doveri sia per l’operatore che per il paziente. Qualunque intervento deve prevedere l’estensione di un manuale di protocollo, indispensabile per tracciare i percorsi procedurali che si focalizzano su quando, come e quanto deve essere realizzato con la consapevolezza che una relazione collaborativa richiede tempo da dedicare al rapporto con il paziente per discutere a fondo i vari passaggi del processo assistenziale e questo spesso mal si associa con la riduzione dei tempi assistenziali imposti dal management sanitario. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Manuela Cauli Azienda Ospedaliero –Universitaria Monserrato Cagliari Servizio Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche N. 2 Giugno 2014 L’infermiere: agente di cambiamento nell’intervento educativo al paziente anziano con malattia diabetica 29 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 30 Comunicazioni Orali e Poster La nefropatia diabetica nella popolazione anziana della Asl Taranto Maurizio Guarnieri Dipartimento Nefro-Urologico Asl Taranto Altri Autori: Arcangelo Di Maggio, Cosimo Lodeserto Dipartimento Nefro-Urologico Asl Taranto Oggi la nefropatia diabetica è una delle maggiori responsabili dell’uremia. Su 600.000 abitanti della nostra ASL, il 20.2% ha superato i 65 anni (dati fine 2011). Circa 27500 ultra-65enni sono affetti da diabete e di questi il 33.2% (oltre 9000) anche da nefropatia. Si stima che questi ultimi siano così distribuiti: il 7.1% nello stadio 1, con microalbuminuria e filtrazione glomerulare (FG) normale o aumentata; negli stadi in cui compare insufficienza renale, cioè stadi 2 (FG 90-60 ml/min), 3 (FG 60-30 ml/min), 4 (FG 30-15 ml/min) e 5 (FG < 15 ml/min), abbiamo rispettivamente il 32.3%, 40.2%, 16.8% e 3.1% di pazienti. Macroalbuminuria, ipertensione, dislipidemia divengono più frequenti avanzando di età e di stadio, e la loro associazione al diabete e alla nefropatia provoca elevate morbilità e mortalità cardiovascolari, in particolare per ischemie del cuore, del cervello e degli arti. Pertanto, in caso di insufficienza renale avanzata (stadi 3-5), il piano assistenziale assume un’elevata complessità per l’aggiungersi di ulteriori problematiche, come le controindicazioni a far- maci antidiabetici, le variazioni del fabbisogno di insulina, la necessità di ridurre l’apporto di proteine, lo sforzo di procrastinare la dialisi, la scelta del trattamento dialitico (emodialisi o dialisi peritoneale), la qualità dei vasi in caso di costruzione della fistola arterovenosa, il controllo glicemico nei pazienti trapiantati trattati con farmaci immunosoppressori. Perciò gli aspetti organizzativi di un modello assistenziale a lungo termine in questi pazienti prevedono: • prevenzione • diagnosi precoce • educazione e supporto al self-management • controllo dei fattori di rischio • monitoraggio delle condizioni cliniche • trattamento delle complicanze • cure palliative o di fine vita. In conclusione, i numerosi pazienti anziani con diabete e nefropatia richiedono un supporto multi-professionale, sempre più intensivo man mano che le patologie e le complicanze progrediscono, e necessitano di continuità assistenziale ed elevate capacità di comunicazione. Felicetti Daniela, Pupin Nella, Rosso Elena, Zamparo Fabiola, Ambulatorio Diabetologico Ospedale S. Antonio San Daniele del Friuli Il piede diabetico è la conseguenza delle complicanze croniche del diabete a livello degli arti inferiori. Il 15% dei diabetici nell’arco della loro vita sviluppano un’ulcera del piede, nel 85% dei casi esita in amputazione. Per dare risposta alle necessità di un numero sempre crescente di pazienti, dal 2010 è stato istituito presso l’ambulatorio diabetologico un percorso dedicato al paziente con lesioni ulcerative. Doveva essere un percorso attuabile nel nostro contesto, semplice e condivisibile con personale infermieristico formato. Questo è stato possibile anche grazie all’arrivo di un medico consulente esperto. Il percorso inizia con l’invio del paziente al centro (MMG, Reparti, PS) a cui viene fissato appuntamento in base gravità. L’infermiera durante la visita controlla la situazione pregressa del piede sulla cartella (paziente noto) o compila la cartella se è un primo ingresso quindi, dopo l’anamnesi riferita alla lesione ispeziona entrambi i piedi annotando su cartella predisposta l’eventuale alterazione della sensibilità e dei polsi. Contestualmente educa paziente e care giver alla cura dei piedi, conse- gnando un opuscolo informativo predisposto. Valuta quindi la lesione: profondità, localizzazione, infezione, dolore riportando il tutto sulla scheda. Se la lesione non presenta infezione, sottominamento, ecc, si procede al curettage e medicazione secondo protocollo. Il medico diabetologo interviene per decidere eventuale antibiotico terapia, esami ematici, rx; il consulente esterno per ogni eventuale dubbio terapeutico e/o per la bonifica chirurgica preceduta o meno da rivascolarizzazione. In due anni abbiamo seguito in ambulatorio 189 pazienti, di età media 72a, per il 77% maschi, di cui il 4% aveva già subito un’amputazione maggiore. Il 28% dei pazienti è stato rivascolarizzato prima della bonifica chirurgica, il 20% ha subito un’amputazione minore, 2% maggiore. La durata media del follow up è stata di 38 settimane, periodo nel quale mediamente ognuno ha avuto 76 accessi (fra ospedale e domicilio). L’entità dell’impegno nella gestione del piede diabetico richiede personale competente, motivato, dedicato, e un follow up attento, che consentono di ottenere buoni risultati anche in piccole realtà. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Rosso Elena, Ambulatorio Diabetologico Ospedale S. Antonio San Daniele del Friuli, N. 2 Giugno 2014 Percorso diagnostico terapeutico del piede diabetico 31 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 32 Comunicazioni Orali e Poster Scuola di Diabete Premiato come miglior Poster presentato al Congresso Claudio Sorgi, Centro di Diabetologia Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno, Valentina Aurini, Nena Giostra, Roberta Corimbi, Raffaella Eusebi, Patrizia Amadio, Giacomo Vespasiani, Marianna Galetta, Stefania Romandini (Area Vasta 5 Ospedali di San Benedetto del Tronto-Ascoli Piceno), Cinzia Poli, Donatella Agasucci, Marzia Sturba (UNIVPM Infermieristica sezione Ascoli Piceno) L’idea della scuola, nasce dalla necessità di portare sul territorio la lotta al diabete, malattia che ha un peso socio economico crescente nei confronti della collettività. Il progetto mira a raggiungere un ampio segmento di popolazione, agisce capillarmente sul territorio, sconfina oltre le mura dell’ospedale. Inoltre è costruito sull’esperienza con prevalenza della parte pratica attraverso un ruolo attivo dei partecipanti. Gli obiettivi sono quelli di far acquisire conoscenze, migliorare la consapevolezza e favorire il cambiamento. La Scuola è strutturata per agire sui tre gradi della prevenzione e cioè sui fattori di rischio, sulla diagnosi precoce e sulla prevenzione delle complicanze. Il percorso didattico è strutturato in un percorso modulare, suddiviso in 9 incontri a cadenza settimanale rivolto a tutta la popolazione (diabetici e non) per educare all’adozione di stili di vita salutari e far conoscere meglio la malattia. Ogni incontro è riservato a un argomento e prevede una parte teorica gestita da un docente (<40%) e una parte pratica (stage di cucina, di educazione fisica, spesa guidata, ballo, cura dei piedi, ecc) gestita da un esercitatore. Il reclutamento avviene attraverso i Centri di Diabetologia, il sito dedicato, Facebook e attraverso I canali promozionali tradizionali (stampa, radio, ecc.). Attraverso il sito web è possibile scaricare i filmati degli incontri e il materiale didattico. Sono stati predisposti strumenti quantitativi e qualitativi di verifica: test di valutazione dell’apprendimanto e dell’adesione ai comportamenti, contratti di motivazione al cambiamento, follow-up attraverso percorsi motivazionali dedicati. La Scuola di Diabete, avviata un anno fa è alla 7a edizione. Al momento si stanno elaborando I primi dati, ancora in piccoli numeri, che evidenziano una riduzione dei livelli di HbA1c, per quanto riguarda I diabetici e di peso per i non diabetici, oltre all’adozione continuativa di abitudini di vita salutari. 33 N. 2 Giugno 2014 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 Comunicazioni Orali e Poster La tecnologia a supporto della cura del diabete nella persona anziana: la nostra esperienza Katja Speese Ambulatorio Diabetologico Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto (Tn) Introduzione Nel momento in cui si cura una malattia cronica occorre integrare la formazione medica “classica” ad altre competenze atte a migliorare la qualità di vita del paziente ed agevolare il lavoro del team diabetologico. Troppo spesso le attività ambulatoriali devono fare i conti con tempi e risorse insufficienti per il carico dei pazienti in gestione. Le conseguenze sono evidenti: da un lato le condizioni di salute e la qualità della vita dei pazienti peggiorano nel tempo, dall’altro i costi sanitari e sociali aumentano. Una soluzione a questo problema, in un mondo che sta cambiando grazie alla tecnologia, non poteva mancare il tentativo di utilizzare la telehealth come risorsa per migliorare la qualità di vita del paziente e favorire l’autogestione quotidiana e consapevole della sua malattia, nonché supportare il lavoro del team diabetologico. Metodo Ad un sottogruppo selezionato di pazienti anziani è stato proposto l’utilizzo di un’applicazione Android per la raccolta e la gestione su tablet dei dati legati al diabete. L’applicazione è stata studiata appositamente per l’utilizzo da parte di persone anziane poco esposte alla tecnologia. Risultati Nella fase di arruolamento dei pazienti abbiamo riscontrato una notevole perplessità all’utilizzo della tecnologia in sostituzione del più familiare diario cartaceo. Pur con una sola persona, i risultati sono molto promettenti: l’andamento glicemico si è stabilizzato, il paziente è tranquillo,soddisfatto e le sue richieste di contatto si sono ridotte drasticamente. Conclusioni Con questa sperimentazione è stato possibile dimostrare che anche un anziano, dopo aver abbattuto la resistenza al cambiamento ed alla novità, con una corretta Educazione Terapeutica ed uno strumento costruito “ad hoc” è in grado di tenere un diario digitale con cui gestirsi efficacemente, a casa, pur rimanendo sempre sotto controllo. Lo studio è ancora in corso e attualmente si stanno arruolando nuovi pazienti al fine di validare i risultati ottenuti. 34 Valentina Toffoletti, Azienda Ospedaliero-Universitaria S.Maria della Misericordia Dipartimento di Endocrinologia e Malattie del metabolismo, Udine. Altri autori: Zuliani Valentina Udine, Sartori Cristina, Pagnacco (UD), Vidotti Francesca , Udine, Boscariol Clara Basiliano (UD), Pellarini Lina, Tarcento (UD), Cannella Simonetta, Remanzacco (UD), Rutigliano Angela, Remanzacco (UD), Brovedani Rita, Moimacco (UD) Introduzione Risultati Nei pazienti diabetici insulinotrattati con un dato laboratoristico dell’emoglobina glicata non ottimale e con variabilità glicemica, la soluzione che dovrebbe portare al miglioramento, spesso viene ricercata nella modifica del dosaggio della terapia o in un’alternativa a quella specifica terapia e/o nell’alimentazione. Scarsa è l’attenzione dell’operatore sanitario nei confronti della lipodistrofia e, anche laddove ci sia maggiore sensibilità all’argomento, non esiste un percorso educazionale strutturato che monitorizzi sistematicamente nel tempo la presenza, l’eventuale risoluzione, il miglioramento o il peggioramento di questo problema. Il campione osservato consta di 150 soggetti ed è costituito per il 52% da femmine; l’età media è 59,9 anni, l’ HbA1c media è 8%. Zone di lipodistrofia sono state evidenziate nel 65,3% dell’intero campione di pazienti, il 60% dei quali presenta episodi frequenti di ipoglicemia. L’HbA1c è più elevata nei pazienti con lipodistrofia, non ci sono differenze tra i due gruppi riguardo al cambio e lunghezza dell’ago e alla rotazione dei siti. La lipodistrofia è presente maggiormente (>80%) nei pazienti con più lunga durata di malattia. Nel presente studio sono stati arruolati, in un arco di tempo di due mesi.,in modo casuale, i pazienti insulinotrattati afferenti alla nostra SOS di diabetologia per il controllo programmato. E’ stato compilato un questionario sulla osservazione delle lipodistrofie e, le medesime sono state correlate agli anni di diabete, all’ipoglicemia, all’emoglobina glicata, alla rotazione dei siti, al cambio dell’ago e alla lunghezza. Conclusioni L’elevata frequenza di lipodistrofie , soprattutto nei pazienti con maggior numero di anni di malattia, suggerisce una maggiore attenzione a questo problema anche nei soggetti apparentemente più esperti. Tutti i pazienti devono essere sottoposti ad un controllo sistematico dei siti di iniezione ad ogni visita e, quando necessario indirizzati ad uno specifico percorso educativo verificato. N. 2 Giugno 2014 Metodi O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Lipodistrofia: complicanza da monitorare 35 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 36 Comunicazioni Orali e Poster Il distretto e l’assistenza domiciliare integrata. L’innovazione del progetto DREAMING, il contributo delle nuove tecnologie di Home Care. “Progetto europeo Dreaming” Tommasi Elisabetta ASS1 Triestina S.S. Centro Diabetologico Loc. Sistiana 227 Duino-Aurisina Ts Altri autori: Dr. R. Candido, Inf. E. Tommasi, Dr. Da Col Nel passato la persona affetta da mutipatologia doveva ricevere a domicilio la visita di Mmg, cardiologo, diabetologo, infermiere,… o magari far trasportare la stessa a visita c/o l’ambulatorio con l’utilizzo di ambulanza e con la possibilità a volte di non avere a disposizione tutti i dati necessari alla visita o avere dati di difficile interpretazione (per quel che concerne il diabete, per esempio mancanza di esami o glucometro o diario delle glicemie, dati non leggibili o non interpretabili…). Grazie al telemonitoraggio si è potuto seguire la persona con diabete più da più vicino, con vantaggio sia per il paziente che in qualsiasi momento poteva avere un punto di riferimento ed era in grado di gestire la situazione; sia per i familiari che avevano un punto d’appoggio per un consiglio; sia per gli operatori sanitari che potevano spesse volte evitare degli accessi in Pronto Soccorso o ricoveri impropri potendo mettersi in contatto direttamente con il paziente e potendo rilevare le problematiche nell’immediatezza. Lo studio ha mostrato che il 10% delle persone adulte affette da diabete mellito di tipo 2 considerano la loro posizione finanziaria come un problema che ostacola il rispetto di una dieta nutrizionale sana. Nel momento in cui i pazienti sono stati guidati nella scelta di metodi economici per seguire una dieta sana tramite telemedicina, la maggioranza dei partecipanti è riuscita a migliorare le proprie abitudini alimentari. Il processo di educazione al paziente nel setting ospedaliero per acuti è un tema di difficile soluzione. Gli ostacoli principali possono essere rappresentati da un lato dall’acuzie della patologia e dall’altro dalla numerosità delle attività che gli infermieri devono garantire in un breve intervallo di tempo. Per rendere efficace questa attività, comunque erogata dal team assistenziale a vario livello, vanno identificati degli strumenti che consentono la condivisione dei contenuti e l’applicazione del processo. Deve inoltre essere facilitata la tracciabilità dell’attività educativa, anche a vantaggio del paziente e/o dei familiari. L’educazione terapeutica ha un ruolo fondamentale nel garantire che il paziente possa affrontare il processo di dimissione in sicurezza, nella maggior parte dei casi coinvolge solo il paziente benché un caregiver sia spesso responsabile dell’assistenza nel post-dimissione. Una bassa adherence al trattamento terapeutico può essere migliorata durante la fase della degenza. L’educazione al paziente ed un miglioramento della comunicazione hanno un positivo impatto anche sulla qualità percepita. Negli ospedali dove la gestione dei pazienti con diabete rappresenta una priorità, il programma educativo è strutturato, i ruoli sono espliciti e la qualità dell’assistenza viene monitorata. L’educazione terapeutica alla persona degente è legata ad una dimissione precoce ed al miglioramento dei risultati legati alla compliance del paziente alla dimissione (Nettles, 2005). È necessario identificare il metodo educativo più appropriato in relazione agli obiettivi educativi e al setting (Valverde et al. 2012). Il progetto educativo individuato propone la standardizzazione dei contenuti educativi, il lavoro di contestualizzazione condotto presso le strutture operative e l’adozione di un metodo condiviso (teach-back). O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Paola Cainero Infermiera Medicina 1B Roberto Marson Responsabile Dipartimentale dell’Assistenza DPT di Medicina Interna Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine N. 2 Giugno 2014 Attivazione di progetti educativi per gruppi selezionati di pazienti secondo buona prassi clinico assistenziale (standard JCI)” 37 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 38 Comunicazioni Orali e Poster L’anziano diabetico istituzionalizzato: partire dalla formazione degli operatori per migliorare l’assistenza N. Daris, R. Candido, R. Alberti,G.Koricanac, E. Presti, K. Tercelj, E.Tommasi, G. Jagodnik, S. Perini, A. Toso, M.Casson, E. Del Forno, S. Cum, A. Petrucco, E. Manca, E. Caroli ISTITUTO: Centri Diabetologici Distrettuali, A.S.S. n° 1 Triestina Introduzione Metodo La cura dei soggetti anziani diabetici istituzionalizzati necessita di una valutazione multidimensionale che può fornire informazioni fondamentali per l’inquadramento dell’assistito geriatrico la cui gestione deve essere affidata a personale adeguatamente formato. Da una indagine condotta nel 2012 nell’ambito di un progetto regionale riguardante la gestione e la cura della persona anziana con diabete istituzionalizzata erano emerse nelle Strutture Protette di Trieste e Provincia alcune carenze gestionali e la necessità di formazione del personale. A tale scopo nel 2013 si è messo a punto un progetto formativo rivolto al personale delle Strutture Protette di Trieste e Provincia . Sono stati condivisi dei protocolli operativi di assistenza, raccolti i bisogni formativi e programmati degli eventi formativi calendarizzati ed itineranti allo scopo di sviluppare le conoscenze e competenze su come affrontare l’assistenza alle persone affette da diabete e meglio gestire -in modo integrato ed interdisciplinare - gli aspetti complessi sociali e clinici costituiti da pluripatologie, politerapie e fattori di rischio. Attraverso la formazione saranno implementate le conoscenze necessarie a garantire le buone pratiche assistenziali rispetto a: • mantenere il massimo livello di qualità di vita e di benessere, evitando di sottoporre gli ospiti periodica di esami di laboratorio inclusa l’emoglobina glicata) Conclusioni Ne deriva che la formazione ad hoc del personale dedicato all’assistenza agli anziani è di fondamentale importanza e su questo aspetto verterà la programmazione degli eventi di aggiornamento. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I anziani ad interventi assistenziali non appropriati e superflui; • fornire un supporto di riferimento ed opportunità agli operatori delle strutture residenziali per la gestione di eventuali criticità (ipoglicemia, iperglicemie) evitando ricoveri ospedalieri non necessari; • assicurare il rispetto di un piano nutrizionale e dietetico bilanciato al fine di prevenire uno stato di malnutrizione; assicurare la sorveglianza sui fattori di rischio e la prevenzione delle complicanze diabetologiche e cardiovascolari Dalla analisi delle realtà esistenti e dalla rilevazione dei bisogni formativi è emersa universalmente l’esigenza di una formazione del personale addetto all’assistenza e la carenza su alcuni aspetti gestionali della malattia diabetica (mancanza di un protocollo di gestione delle ipoglicemie, mancanza del glucagone in struttura, mancanza di un protocollo di gestione ed esecuzione dell’autocontrollo glicemico, gestione non adeguata della terapia insulinica e mancata esecuzione N. 2 Giugno 2014 Risultati 39 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Comunicazioni Orali e Poster Tra il dire e il fare: settimana autogestita per pazienti diabetici di Tipo 1 e Tipo 2 A. Micheletti, Usl Umbria 1 Ospedale Gubbio-Gualdo V. Pasquini, Usl Umbria 1 Ospedale Gubbio-Gualdo Tadino SCOPO Valutare su un gruppo di persone con diabete di tipo 1 e 2 gli effetti di un’ educazione terapeutica strutturata. INTRODUZIONE N. 2 Giugno 2014 Il diabete si può considerare il prototipo della malattia cronica per eccellenza: curabile ma allo stesso tempo non guaribile. Tale patologia richiede di apprendere un nuovo stile di vita che influenza la malattia stessa ed interferisce con la vita familiare, lavorativa, sociale ed affettiva. Qualsiasi tipo di intervento, il farmaco più 40 sofisticato e costoso, in realtà servono molto poco se il paziente non aderisce ad un concetto di stile di vita (sana alimentazione e costante attività fisica ). E’ proprio per questo che nasce L’ EDUCAZIONE TERAPEUTICA STRUTTURATA : • un processo educativo che si propone di aiutare la persona affetta da una malattia cronica ed i suoi famigliari, ad acquisire e mantenere nel tempo la capacità di gestire in maniera ottimale la propria vita insieme alla malattia. Il PAZIENTE DEVE DIVENTARE ARTEFICE DEL PROPRIO DESTINO, assumendosi in prima persona la responsabilità del proprio stato di salute. La giornata tipica era così strutturata: – ore 7.30 controllo glicemico a digiuno ore 8.00 colazione – ore 8.30 camminata (percorso breve circa 3 km, percorso lungo circa 5 km) – ore 10.30 controllo glicemico 2 ore dopo colazione – ore 11.00 EDUCAZIONE SANITARIA – ore 12.30 controllo glicemico pre-prandiale – ore 13.00 pranzo – ore 15.00 controllo glicemico post-prandiale – ore 15.30 EDUCAZIONE SANITARIA – ore 17.30 ginnastica in acqua – ore 19.00 controllo glicemico 2 ore dopo pranzo – ore 20.00 cena – ore 22.00 controllo glicemico a 2 ore dopo cena. RISULTATI • RIPRODUCIBILITA’ DELL’ESPERIENZA NELLA VITA QUOTIDIANA • CONCETTO DI AUTOCONTROLLO GLICEMICO • PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE • PREVENZIONE E GESTIONE DELLE CRISI IPOIPERGLlCEMICHE BMI EMOGLOBINA GLlCOSILATA CIRCONFERENZA VITA PRESSIONE ARTERIOSA PRIMA DOPO 3 MESI 30.09 Kg/m2 8.23% 29.2 kg/m2 7.6% 99.6 cm 91.8 cm 140/85 mmHg 124/72 mmHg CONCLUSIONI In questa settimana c’è stato un miglioramento dei seguenti parametri glico-metabolici: una riduzione della glicemia a digiuno pre e post - prandiale, una riduzione significativa della circonferenza vita, del peso corporeo ed una diminuzione della pressione arteriosa. I pazienti hanno imparato ad autosomministrarsi l’insulina in maniera corretta ( giusta sede, giusta dose) cercando di effettuare la tecnica della rotazione dei siti all’ interno della stessa sede per evitare l’insorgenza delle LIPODISTROFIE. Hanno imparato a gestire ed effettuare in maniera corretta l’autocontrollo glicemico rispettando i giusti orari e la giusta sede; Hanno compreso l’importanza della prevenzione per ridurre le complicanze a breve ed a lungo termine; Hanno acquisito la consapevolezza di un corretto stile di vita: • come mangiare in maniera equilibrata, quan- O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I – 40 pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1 e 2 di età media compresa tra 30-80 anni ed i loro familiari – TEAM DIABETOLOGICO: – 2 MEDICI – 2 INFERMIERI – 1 DIETISTA – 1 PODOLOGO – 2 INSEGNANTI DI FITNESS – 1 PSICOLOGA – 1 CUOCO METABOLICO • PREVENZIONE E CURA DEL PIEDE DIABETICO • CORRETTA AUTOGESTIONE DELL’ATTIVITA’ FISICA E DI UNA SANA ALIMENTAZIONE N. 2 Giugno 2014 MATERIALI E METODI 41 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I N. 2 Giugno 2014 42 Comunicazioni Orali e Poster tità, dosi, nutrienti e giuste proporzioni, alimenti da evitare e quelli ad elevato indice glicemico ed effettuare il CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI. Hanno imparato l’importanza di una corretta e costante attività fisica e le corrette norme di comportamento per prevenire le complicanze del piede diabetico ed a gestire le crisi ipoglicemiche. Questa settimana autogestita ci ha fatto capire che il metodo migliore per aiutare a gestire al meglio la malattia cronica è sapere ascoltare il paziente, capire i suoi bisogni, i suoi dubbi, le sue incertezze e le piccole o grandi difficoltà della vita quotidiana e le ricadute di queste sulla sfera familiare, sociale ed affettiva. Da questa esperienza abbiamo riscontrato che la motivazione è l’elemento fondamentale nella gestione di una patologia cronica; occorre quindi applicare un approccio OLISTICO ponendo al centro della cura il paziente che deve diventare il primo attore della sua patologia. Vivere la patologia cronica in gruppo aiuta a far emergere e tirar fuori le proprie debolezze senza vergogna o paura di essere giudicati; il gruppo riesce a trascinare anche il più debole grazie ad un approccio di auto-mutuo aiuto. Autori: V. Rapino, G. Robella, C. Damonte, A. Folegnani, C. Damasio, F. Marceca, M. Marotta, O. Parodi, A. Polledri, M. G. Tagliafico. Struttura di appartenenza: Ente Ospedaliero “Ospedali Galliera” Genova Nel 2012 presso l’Ente Ospedaliero Ospedali Galliera un gruppo di Coordinatori delle professioni sanitarie ha indagato come veniva effettuata l’educazione sanitaria al paziente e caregiver durante il ricovero ed alla dimissione. Lo studio ha preso in considerazione 53 reparti e servizi indagando sulla tipologia dell’educazione sanitaria effettuata e il sistema utilizzato (trasmissione orale, scritta, registrazione dell’avvenuta trasmissione. Si è rilevato che delle 53 strutture contattate in 40 di queste veniva svolta educazione sanitaria; sono state individuate 84 tipologie di tematiche promosse, di cui 34 trasmesse in modo combinato orale e scritta e 50 solo orale. Per 54 di esse non esisteva alcuna registrazione scritta, 19 in forma cartacea, 11 in forma informatizzata. Sono stati scelti alcuni argomenti di carattere trasversale per produrre una documentazione uniforme e condivisa fruibile da tutto il personale dell’Ente. Si è scelto quindi di creare un apposito link all’interno del sito web dell’ospedale, che conduce ad una pagina denominata “SOS INFERMIERI E TECNICI” all’interno della quale è possibile visionare tutta la documentazione prodotta in formato PDF. Una tipologia trattata riguarda l’educazione sanitaria al paziente diabetico. Dopo una disamina degli atteggiamenti e metodologie preesistenti nelle varie strutture sono state prodotte, seguendo le “Raccomandazioni di trattamento assistenziale in campo diabetologico -Position Statement OSDI 20112012” e con la collaborazione di Medici diabetologi, Dietiste, Ostetriche, 7 schede con gli argomenti di maggiore rilevanza. Tutta la documentazione proposta è stata validata dalla Direzione Sanitaria e l’elaborazione grafica è stata eseguita dalla S.C. Qualità. O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Premiato come migliore comunicazione orale presentata al Congresso N. 2 Giugno 2014 Diciamolo tutti allo stesso modo: educare alla salute con un linguaggio condiviso per migliorare la risposta di salute e la compliance del paziente Alcune di queste schede sono fruibili anche in Romeno e Russo. Attualmente la direzione dell’ospedale sta cercando di far tradurre e validare tutta la documentazione in altre lingue. 43 Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione. Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni 19 giugno 2014 - Noicattaro (BA) - Una Hotel Regina - Il diabete di tipo 1 e le sue complicanze. Impariamo a riconoscerle. Sponsor Roche Diagnostics 28 giugno 2014 - Vinci-Sovigliana (FI) - Hotel Da Vinci - La multi-professionalità nella gestione del piede diabetico: dalla prevenzione alla cura. Sponsor Bayer Diabetes Care 13 settembre 2014 - Cavenago di Brianza (MB) - Devero Hotel - L’infermiere in prima linea nella gestione della persona in terapia insulinica con microinfusore. Multisponsor 27 settembre 2014 - Vicenza - Hotel Magnolia - Oltre l’episodio glicemico: focus su aspetti clinici e assistenziali. Sponsor Lifescan 16 dicembre 2013 - 16 dicembre 2014 - Corso Online - Corso FAD. Iniezioni di insulina in sicurezza. Sponsor Artsana 15 gennaio - 31 dicembre 2014 - Corso Online - Corso FAD. Dalla cura di sé alla cura del paziente diabetico: comunicazione ed educazione terapeutica. Sponsor Sanofi N. 2 Giugno 2014 15 novembre 2013 - 15 novembre 2014 - Corso Online - Corso FAD. Il paziente con diabete: strategie di cura. Sponsor Roche 45 N. 2 Giugno 2014 46 Presidente Giovanni Lo Grasso [email protected] Vice Presidente Marcella Lai [email protected] Past President Roberta Chiandetti [email protected] Segretaria Elisa Levis [email protected] Consiglieri Gemma Annicelli Lia Cucco Raffaella Fiorentino Vilma Magliano Alberto Pambianco Silvana Pastori Clara Rebora Katja Speese Silvia Tiozzo [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Tesoriere Michele Galantino [email protected] Abruzzo-Molise Roberto Berardinucci Calabria Francesca Corazziere [email protected] [email protected] Campania Nunziata Di Palma [email protected] E. Romagna Simonetta Fantini [email protected] Friuli V.G. Valentina Toffoletti [email protected] Lazio Paola Saltarelli [email protected] Liguria Maura Mazzoni [email protected] Lombardia Mariarosa Cattaneo [email protected] Marche Manuela Montoni [email protected] Puglia Maria Grazia Accogli [email protected] Sardegna Simonetta Mamusa [email protected] Sicilia Salvatore Strano [email protected] Toscana Marilena Carnevale [email protected] Trentino A.A. Patrizia Contrini [email protected] Umbria Raffaella Lupatelli [email protected] Veneto Fabio Favaretto [email protected]