Percorso formativo: “La programmazione dei Piani di Zona: la governance, il monitoraggio e la valutazione, la riprogrammazione” Primo modulo : “LA GOVERNANCE” Chivasso, 12 Novembre 2009 a cura della d.ssa Barbara Arcari 1 “Il processo di (ri)costruzione del Piano di Zona a partire dai ruoli degli organi coinvolti” 2 Le fasi della programmazione partecipata degli interventi e dei servizi sociali: 1) Avvio: coincide con l’inizio formale del processo di costruzione del Piano di Zona 2) Pianificazione: è la fase della programmazione attraverso la quale, a partire dalla conoscenza del contesto e dalla fissazione degli indirizzi e delle azioni, si perviene alla formulazione di una proposta di Piano di Zona 3) Deliberazione: è la fase decisionale relativa a un programma o a una linea di azione o di condotta presa da un attore o da un insieme di attori; approvato il documento, è la fase del processo programmatorio caratterizzato dalla creazione del consenso attorno agli indirizzi previsti dal Piano. 4) Sottoscrizione: formalizzazione e pubblicizzazione dell’Accordo di Programma 3 Le fasi della programmazione partecipata degli interventi e dei servizi sociali (segue): 1) Attuazione: implementazione delle azioni previste nel triennio 2) Monitoraggio e Valutazione: accompagnano l’attuazione del Piano e forniscono gli elementi a supporto della presa di decisione 3) Conclusione: coincide con il termine temporale previsto dalla programmazione (triennio); deve consentire il passaggio alla nuova programmazione a partire dalla valutazione degli esiti della prima NOTA: Il monitoraggio è un’azione valutativa allorquando, a fronte di problemi, discrepanze o novità rilevate, innesca un ragionamento volto a trovare nuove soluzioni o a valorizzare gli eventi inattesi positivi. In questa sede, coerentemente con il linguaggio utilizzato nelle Linee Guida e in buona parte della documentazione a supporto della programmazione locale, il monitoraggio viene distinto dalla valutazione in senso stretto al fine di enfatizzare la componente in itinere del primo e quella ex post della seconda. 4 Lavoro in sottogruppi Il processo di costruzione del PDZ a partire dagli organi coinvolti Fasi e azioni del processo di (ri)costruzione del PDZ: un’analisi dei potenziali punti critici. 5 I PUNTI CRITICI DEL PROCESSO DI RIPROGRAMMAZIONE Fonte: rielaborazione dalle Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Zona 2010-2012 6 Assemblea Sindaci Tav. Pol. Istituz. Presidente EG Ufficio di Piano 7 Tavoli tematici Resp. Procedimento 8 9 10 11 I punti potenzialmente critici nel processo di (ri)costruzione del PDZ Fase Azione Responsabile Pianificazione Individua priorità e obiettivi (13 Tav. Pol. voti) Istituzionale Pianificazione Quantifica le risorse in Ufficio di Piano riferimento 1i soggetti interessati (12 voti) Pianificazione Progettano le azioni (proposte) in Tavoli tematici riferimento agli obiettivi regionali (7 voti) 12 I punti potenzialmente critici nel processo di (ri)costruzione del PDZ Fase Azione Responsabile Pianificazione Attiva i Tavoli tematici e ne coordina i Ufficio di Piano lavori (4 voti) Pianificazione Stabilisce le forme di coinvolgimento degli attori e costituisce l'Ufficio di Tav. Pol. Istituzionale Piano (6 voti) Pianificazione Legge il quadro sociale e fa una Tav. Pol. ricognizione delle risorse disponibili Istituzionale (4 voti) 13 Lavoro in sottogruppi Fasi e azioni del processo di (ri)costruzione del PDZ: un’analisi dei potenziali punti critici. Articolazione del dibattito Perché il punto individuato è “critico”? 2. Cosa dobbiamo tenere sotto particolare controllo? Quali dimensioni? 3. Quali rischi e quali opportunità sono connessi al punto individuato come “critico”? 1. [NB non è detto che la competenza o la responsabilità dell’azione esaminata sia dell’Ufficio di Piano] 14 GRUPPO 1 15 Piste di dibattito Ufficio di Piano: Sono state riscontrate, a monte, forti difficoltà nell’effettuare un censimento delle risorse disponibili. Se è piuttosto chiaro quali sono le risorse a disposizione degli EEG, meno lo sono quelle a disposizione dei Comuni. Sul territorio è evidente una certa disparità nei livelli di spesa. Sono state riscontrate difficoltà nel realizzare un’azione di sistema, dalle quali ha origine una domanda: per realizzare un’azione del genere sarebbe necessario che un soggetto politico assumesse un ruolo decisionale? L’UdP, infatti, risulta spesso scarsamente determinante; mentre il livello politico tende a delegare eccessivamente al livello tecnico. 16 Piste di dibattito Ufficio di Piano: Emerge una evidente scarsità di risorse, tale da rendere difficile il lavoro dell’UdP. Inoltre, al momento della firma dell’Accordo di Programma è un problema sapere quali saranno le risorse successivamente disponibili. A riguardo, servirebbe un intervento del politico? Il termine “progettazione” è equivoco se utilizzato con riferimento al lavoro dei Tavoli. Emerge uno particolare bisogno: una formazione più specifica per i politici. 17 Piste di dibattito Tavolo Politico: Individuazione delle priorità: È necessario che si instauri un rapporto dialettico tra Tavolo Politico e Tavoli Tematici. Questo rapporto, comunque, può anche essere non del tutto simmetrico: l’input nella scelta delle priorità può avere origine nei Tavoli Tematici, per poi andare in direzione del livello politico. A riguardo, emerge una domanda: ha senso che il Tavolo Politico sia chiamato a individuare le priorità? Problema delle rappresentanze nei Tavoli: a questo proposito: è opportuna la presenza del politico nei Tavoli? Tale presenza per taluni garantisce maggiore efficacia e legittimazione ai Tavoli stessi, che, troppo spesso, sono stati enfatizzati e poi ridimensionati. 18 Piste di dibattito Alcuni soggetti hanno partecipato ai Tavoli senza una delega chiara da parte dei propri Enti. Ciò è accaduto, ad esempio, nel caso delle Scuole e di alcune associazioni di volontariato. Altri soggetti – come i medici di base – sono stati invece scarsamente presenti alle attività dei Tavoli. A riguardo, emerge una domanda: il problema della rappresentanza e delle deleghe, così come quello di favorire una maggiore partecipazione, avrebbero dovuto essere gestiti dall’UdP? A detta dei partecipanti, dovrebbe essere il Tavolo Politico, piuttosto, a occuparsi di tali questioni, magari con il supporto determinante della Provincia. 19 GRUPPO 2 20 Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO La definizione degli obiettivi deve partire da un'analisi dell'esistente, quindi in primis da verifica del grado di raggiungimento degli indirizzi fissati all'interno del primo PDZ e una successiva riattualizzazione a partire dalle priorità regionali per la nuova programmazione. Come definire gli obiettivi? Da cosa partire? Quali modalità utilizzare? Nella prima triennalità eran definiti a partire dai bisogni del territorio. Il Tavolo Politico si trova a gestire un ruolo complesso ovvero di definire obiettivi a partire dalle risorse. Ma chi definisce le risorse? Grandi obiettivi di bisogno VS21 rigidità delle risorse. Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO “Di chi è” il PDZ? Di Comuni, EEGG, ASL, ...: necessitò di tenere conto di questa complessità nella definizione degli obiettivi. Nel caso di PDZ afferente a più EEGG, come coniugare diversi Tavoli Politici? Difficoltà degli amministratori di ragione davvero in chiave governance e nel coinvolgerli fattivamente. C'è un problema di competenza e di conoscenza allargata. 22 Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Difficoltà di definire gli obiettivi e le priorità prima che siano concluse le analisi di contesto e dei bisogni. Problema della “temporaneità” dei politici Rischi e opportunità connesse ai meccanismi di delega Scarso supporto, nel processo di programmazione, da parte dei politici che fondamentalmente sono orientati al controllo della spesa. Ruolo spesso solo ratificante, scarso valore aggiunto. È necessario un cambio culturale. Il politico, inoltre, ha sempre un problema di immagine. 23 Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Nel coordinamento dei Tavoli tematici è necessario un rafforzamento delle competenze dei conduttori il cui ruolo, nella prima triennalità, si è barcamenato fra “difficoltà e improvvisazione”. Nella prima triennalità di programmazione, abbiamo assistito a Uffici di Piano di natura differente e che hanno dato luogo ad esperienze diverse: negative in alcuni contesti (in cui il politico ha agito solo per delega); positive in altre (es. UdP di natura tecnico-politica); Tavolo Politico e UdP con Direttore e Presidente come “leganti e facilitatori del dialogo”. Rispetto all'esperienza degli amministratori nei Tavoli tematici: positiva, in alcuni casi (crescita anche personale), in altri negativa (politici come “bersaglio” di richieste e in difficoltà a “cambiare cappello”). 24 Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Definizione degli obiettivi a partire dagli indirizzi regionali e dall'offerta esistente (risorse). In tal senso aumenta la collaboratività dei Tavoli (le risorse responsabilizzano “chi chiede”). Turnover fisiologico del politico; difficoltà nel vestire più cappelli. Bisognerebbe responsabilizzare di più i partecipanti ai Tavoli (per una partecipazione attiva e non una mera formaluzione di richieste). Positiva per alcuni la distinzione tecnico-politico rimarcata dalle recenti Linee Guida. 25 Piste di dibattito L'INDIVIDUAZIONE DI OBIETTIVI E PRIORITA' DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Rispetto alla precedente programmazione, oggi vi è una situazione congiunturale molto modificata di cui le analisi (del contesto, dei bisogni, etc) devono tenere conto. PDZ sociale o di dialogo? Quali strategie? Come relazionarsi con le politiche altre? L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Le priorità possono essere definite a 2 livelli: gli indirizzi strategici; gli obiettivi specifici e le priorità di intervento. Quando si quantificano le risorse? Quali e a che livello? 26 Piste di dibattito L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Una strategia potrebbe essere quella di ragionare in termini di “risorse certe” e di “risorse aggiuntive”. Questo può aiutare a costruire e rafforzare un linguaggio comune. 27 GRUPPO 3 28 Piste di dibattito L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Criticità: Le uniche risorse certe del PDZ sono derivano da: quote capitarie dei Comuni; una quota variabile derivante dal Fondo Unico Nazionale; il Fondo Regionale L. 1/2004. Nel primo PDZ vi sono state difficoltà legate alla comprensione e all'individuazione delle risorse disponibili (quali risorse?), dei soggetti coinvolti/coinvolgibili (di chi sono le risorse?), degli scopi per i quali utilizzare o richiedere le risorse (per che cosa?). Tali difficoltà sono ancora più marcate se si ha a che fare con contesti all'interno dei quali agiscono molti Comuni. 29 Piste di dibattito L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Criticità: Difficoltà nella lettura e nella codifica/interpretazione delle risorse in capo a soggetti diversi (in primis Comuni e ASL). Vi è una oggettiva difficoltà nel quantificarle (e non solo quelle di ordine economico-finanziario), in particolare quelle del Terzo Settore. Sarebbe importante intraprendere una prima rendicontazione sociale, anche attraverso lo strumento del Bilancio Sociale. Generale rischio di indisponibilità di risorse ad hoc per progetti innovativi. 30 Piste di dibattito L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Rischi: La vincolatività delle risorse date e la perdurante difficoltà nel quantificare le risorse, specie del Terzo Settore. Rischio che le risorse connesse alla seconda triennalità siano prima individuate e impegnate dai diversi soggetti e poi successivamente destinate ad altro (urgenze, prime necessità etc). Se la logica regolativa del PDZ è di fare progetti sul versante potenziamento e innovazione, chi metterà le risorse in più? 31 Piste di dibattito L'UFFICIO DI PIANO E LA QUANTIFICAZIONE DELLE RISORSE Opportunità: La capacità insita nel PDZ di ampliare il quantum delle risorse disponibili e di essere “luogo” attraverso il quale intercettare e in cui far convergere “risorse altre”. Proposta di stringere relazioni con le Fondazioni di Comunità. Superata la logica da parte del Terzo Settore di stare dentro il PDZ per “affidamento di servizi”. Buona capacità di co-progettazione fra soggetti istituzionali e soggetti privati. 32 Piste di dibattito INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA' E DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Criticità: Diverse temporalità dei diversi strumenti di programmazione (PAT, PDZ, …) Necessità di individuare obiettivi e priorità da parte dei politici; questo è complicato da alcune evidenze: il turnover degli amministratori; il recente cambiamento delle amministrazioni; la richiesta da parte politica di delegare l'analisi del contesto e dei bisogni ai tecnici. Scarsa conoscenza da parte degli amministratori dei servizi del territorio (sociali e sanitari). 33 Piste di dibattito INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA' E DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Criticità: Senso di appartenenza e di protagonismo da parte di alcuni amministratori in riferimento al processo PDZ. Debolezza del territorio che appare molto frammentato (es. molti piccoli Comuni). Delega totale, da parte politica, all'Ente Gestore. Mancanza di indirizzi strategici da parte dell'ASL con conseguente scarsa partecipazione e collaborazione, in alcuni contesti, fra ASL e EEGG. 34 Piste di dibattito INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA' E DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Rischi: Dimenticare i principi ispiratori della L.328/00 fra cui “uscire dalle politiche riparatorie”. L'assenza di indirizzi regionali può causare un rallentamento dei lavori programmatori. Difficoltà da parte dei tecnici (non solo dei politici) di mettere in collegamento le analisi socio-demografiche del territorio con l'analisi dei bisogni. 35 Piste di dibattito INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA' E DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Opportunità: La presenza del DG dell'ASL al Tavolo Politico. Il PePS come strumento positivo per conoscere la realtà sociale e per i politici per poter elaborare il PDZ con priorità sociosanitarie ad hoc. La definizione degli indirizzi strategici da parte del Tavolo Politico, da cui discenderanno gli obiettivi di Piano. Ruolo positivo a patto che venga sostenuto da strumenti conoscitivi adeguati. 36 Piste di dibattito INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA' E DEGLI OBIETTIVI DA PARTE DEL TAVOLO POLITICO Opportunità: La permanenza dei tecnici a fronte della “variabilità” dei politici: i tecnici conservano un bagaglio culturale, di conoscenze, di strumenti, di saperi. Attività di formazione e di sensibilizzazione verso i politici. Oggi il PePS appare lo strumento principe per l'integrazione delle politiche. Il PDZ diventa uno strumento “più tecnico” che richiede la messa di comune delle competenze dell'ASL e dell'EG. 37 Mettere in rete e far dialogare i sistemi informativi.