Strumenti per la formazione 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Marketing sociale per contrastare il consumo giovanile di alcol I. Le ricerche preliminari A cura di Vittorio Curzel EDIZIONI PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO ASSESSORATO ALLE POLITICHE per la salute Trento 2008 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 © copyright Giunta della Provincia Autonoma di Trento, 2008 Collana Strumenti per la formazione - 8 Assessorato alle Politiche per la salute Servizio Organizzazione e qualità delle attività sanitarie Ufficio Informazione e comunicazione per la salute Via Gilli, 4 – 38100 Trento tel. 0461/494044, fax 0461/494073 e-mail: [email protected] www.trentinosalute.net Marketing sociale per contrastare il consumo giovanile di alcol Volume I: Le ricerche preliminari A cura di Vittorio Curzel Impaginazione: Mario Querin MARKETING sociale per contrastare il consumo giovanile di alcol / a cura di Vittorio Curzel. – Trento : Provincia autonoma di Trento. Assessorato alle Politiche per la salute, 2008. – 2 v. : ill. ; 24 cm + 1 DVD. – (Strumenti per la formazione ; 8-9) 1 : Le ricerche preliminari. – 379 p. – Scritti di vari. – ISBN 978-88-7702-237-0 2 : Gli atti del convegno e la campagna. – 266 p. – Convegno tenuto a Rovereto nel 2007. – ISBN 978-88-7702-238-7 1. Alcoolismo – Adolescenza – Prevenzione 2. Alcoolismo – Adolescenza – Prevenzione – Trentino I. Curzel, Vittorio 362.2920835 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Indice 9 Prefazione 13 Parte I L’attività di ricerca nel marketing sociale Vittorio Curzel 15 Cap. 1 Le ragioni e il ruolo della ricerca nelle azioni di marketing sociale della Pubblica Amministrazione 15 1.1. 18 1.2. 36 1.3. 42 Importanza e necessità dell’attività di ricerca nel marketing sociale Elementi di progettazione della ricerca preliminari alla campagna L’attività di ricerca e la valutazione dei risultati di una campagna Riferimenti bibliografici 45 Parte II Adolescenti e comportamenti a rischio per l’abuso di sostanze alcoliche Graziella Fava Vizziello, Alessandra Simonelli, Silvia Casari 47 Cap. 2 Traguardi dell’adolescenza e condotte legate all’uso di alcol 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 47 48 54 58 Introduzione I contesti dello sviluppo L’alcol e i giovani: alcuni dati Rischi connessi all'uso dell’alcol 63 Cap. 3 Metodologia della ricerca 3.1. 3.2. 3.3. 3.4. 63 64 67 70 Obiettivi Metodi di raccolta dei dati I partecipanti Metodi di analisi dei dati Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 73 Cap. 4 Risultati della ricerca 73 4.1. 77 4.2. 88 4.3. 104 4.4. 106 4.5. 110 4.6. 114 4.7. 119 4.8. 124 4.9. 128 I risultati su base descrittiva Le rappresentazioni di sé e della persona che ha problemi con l’alcol Differenze legate al sesso e all'età Differenze legate al contesto di vita Differenze legate alla scuola frequentata Le domande a risposta libera Conclusioni ai risultati del questionario Verifiche dei risultati attraverso le interviste Conclusioni e proposte Riferimenti bibliografici 133 Appendice 1 Questionario sulla percezione del rischio connesso con i comportamenti di uso e abuso di sostanze alcoliche 167 Appendice 2 Statistiche descrittive relative alle risposte al questionario sulla percezione del rischio connesso con i comportamenti di uso e abuso di sostanze alcoliche 197 Appendice 3 Analisi fattoriale 207 Appendice 4 Valori di significatività dell’analisi MANOVA 213 Parte III Il mito del montanaro grande bevitore Christian Arnoldi 215 Cap. 5 La metodologia della ricerca 215 216 216 217 5.1. 5.2. 5.3. 5.4. 221 Cap. 6 Le Valli, i paesi e la rarefazione sociale 221 222 6.1. La rarefazione 6.2. La banalità Introduzione Le tecniche utilizzate Lo studio di macro-comunità Il percorso della ricerca Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 224 227 228 230 6.3. 6.4. 6.5. 6.6. Il tempo fermo Il non-luogo L’insularità Il fascino della casualità 233 Cap. 7 I gruppi, le compagnie e le bande 233 234 238 7.1. Il gruppo 7.2. La compagnia 7.3. Le bande 243 Cap. 8 L’alta e la bassa stagione 243 246 248 250 253 8.1. 8.2. 8.3. 8.4. 8.5. 257 Cap. 9 Il “respet” 257 261 263 9.1. L’integralismo e il controllo territoriale 9.2. L’obbligo di riservatezza 9.3. Il paese come istituzione totale 269 Cap. 10 Le feste 269 280 10.1.La tipologia delle feste 10.2.Le funzioni 287 Cap. 11 Una cultura dell’alcol? 289 293 11.1.I luoghi 11.2.Le funzioni 305 Cap. 12 Conclusione L’effetto rianimazione Le vite parallele I paesi fantasma La rivalità e la gelosia L’intermittenza esistenziale 305 12.1.Le impressioni sulla campagna 307 12.2.La legge disattesa 309 12.3.Le proposte per la campagna 311 12.4.Congetture di intervento 312 Riferimenti bibliografici Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 315 PARTE IV Donne e culture dell’alcol in Trentino Marco Rosi, Charlie Barnao 321 Cap. 13 L’alcol nel contesto culturale trentino 329 Cap. 14 Alcol e genere femminile 339 Cap. 15 Il consumo attuale di alcolici in Trentino 345 Cap. 16 Una tipologia di giovani bevitrici 346 348 350 351 352 16.1.“Fighette” 16.2.“Allamano” 16.3.“Poser” 16.4.“Donne in carriera” 16.5.Adolescenti 355 Cap. 17 Le nuove libertà alcoliche 363 368 Cap. 18 Conclusioni Riferimenti bibliografici 371 Appendice 5 Il progetto “Autonomia & Autorealizzazione” della Cooperativa Sociale Samuele di Trento 379 Gli Autori Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Prefazione La Provincia Autonoma di Trento da alcuni anni è fortemente impegnata in numerose e consistenti attività di comunicazione e informazione per la Salute. Fra le attività recentemente realizzate vi è una campagna pluriennale per contrastare il consumo giovanile di alcol. La progettazione della campagna è stata preceduta da due ricerche, appositamente commissionate. Lo studio “Adolescenti e comportamenti a rischio per l’abuso di sostanze alcoliche”, realizzato da Graziella Fava Viziello e dalle sue collaboratrici, era finalizzato a raccogliere informazioni circa le conoscenze, gli atteggiamenti, i comportamenti e le opinioni degli adolescenti trentini con riferimento al consumo di bevande alcoliche, nonché l’influenza esercitata in questo ambito dal gruppo dei pari. Una seconda indagine, “Il mito del montanaro grande bevitore”, condotta da Christian Arnoldi, intendeva raccogliere informazioni sulle rappresentazioni e i miti che possono influenzare le condotte giovanili nonché sui percorsi del divertimento e del consumo giovanile di alcol. Questo consistente corpus di nuove conoscenze è andato a integrare altri studi inerenti le problematiche alcolcorrelate. Fra questi la ricerca “Donne e culture dell’alcol in Trentino” a cura di Marco Rosi e Charlie Barnao, svolta nell’ambito del progetto “A&A: Autonomia e Autorealizzazione” promosso dalla Cooperativa Sociale Samuele di Trento con finanziamento della Provincia Autonoma di Trento, pubblicata insieme alle altre due ricerche sopra citate nel primo di questi due volumi dedicati al Marketing Sociale per contrastare il consumo giovanile di alcol. Vanno ricordati anche altri lavori sul tema, pubblicati nelle edizioni dell’Assessorato provinciale alle Politiche per la Salute: “Le attività alcologiche in Trentino, a cura di Luigi Pellegrini e Claudio Zorzi, realizzato in collaborazione con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e con il Centro Studi e Documentazione sui Problemi Alcolcorrelati di Trento (2000); “Le tossicodipendenze in Trentino: tendenze e strategie” (2003) e “La prevenzione delle dipendenze: la sfida dei giovani, la dimensione educativa e le politiche locali”, con testi di Bruno Bertelli, Carlo Buzzi, Roberto Cornelli, Gloria Guandalini, Enzo Rutigliano (2005), “Prevenzione primaria delle dipendenze patologiche” e “Il Rischio alcol in Trentino. Dinamiche socio-culturali, politica dei servizi e linee di prevenzione”, entrambi a cura di Bruno Bertelli (2007). A partire dai risultati delle ricerche e dai lavori del gruppo interdipartimentale e interdisciplinare costituito a questo scopo con il coordinamento dell’Assessorato provinciale alle Politiche per la Salute, a cui hanno partecipato anche rappresentanti dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, degli Assessorati provinciali alle Politiche sociali, all’Istruzione e alle Politiche giovanili, alle Autonomie locali, all’Agricoltura, al Commercio e Turismo, del Commissariato Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 del Governo, dell’IPRASE, del Comune di Trento e del Consorzio dei Comuni del Trentino, dell’Associazione dei Pubblici Esercizi del Trentino – Unione Commercio Turismo e Attività di Servizio e della Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici – Confesercenti del Trentino, si è proceduto alla definizione dei contenuti e degli strumenti da utilizzare nonché delle modalità e dei tempi di realizzazione della campagna. La prima iniziativa a partire è stato il Concorso “Zerogradiclip”, per la realizzazione di un video musicale sui problemi legati al consumo giovanile di alcol. Vi hanno partecipato oltre 200 ragazze e ragazzi di età compresa fra i 13 e i 22 anni, residenti nella provincia di Trento. Il concorso ha dato loro la possibilità di seguire anche varie attività formative: un laboratorio per l’utilizzo della videocamera, uno sul montaggio video, uno per l’elaborazione dei testi delle canzoni e uno per la registrazione dei brani musicali. I videoclip premiati sono stati riprodotti su pellicola e proiettati per parecchie settimane nelle principali sale cinematografiche, nonché su dvd distribuiti alle scuole e alle biblioteche sul territorio, valorizzando così le potenzialità dell’educazione fra pari. Altre iniziative sono seguite, alcune delle quali sono ancora in corso: azioni di comunicazione, informazione, formazione, promozione della cultura e della partecipazione giovanile, integrate e coordinate in un unico piano e attuate in modo sinergico da vari soggetti presenti sul territorio. Nel febbraio 2007 si è svolto a Rovereto, presso il MART, il Convegno internazionale “Giovani e alcol. Politiche, Strategie e Azioni per contrastare il consumo giovanile di alcol”. All’iniziativa, che ha coinvolto in qualità di relatori autorevoli rappresentanti delle istituzioni pubbliche della salute in Italia e in altri Paesi europei, docenti e ricercatori di varie università, rappresentanti del mondo dell’industria, esperti di comunicazione pubblica e di marketing sociale, hanno partecipato operatori del settore della salute, delle politiche sociali, del volontariato sanitario e sociale, della scuola e dell’associazionismo giovanile, della comunicazione pubblica e sociale. E’ stata per molti un’occasione importante per trasmettere esperienze e per confrontarsi con quelle che altri stanno portando avanti, per riflettere e per discutere, per trovare insieme nuove possibili strategie, per confrontare metodi e prassi operative, per verificare quali alleanze siano possibili, non solo fra i vari comparti della Pubblica Amministrazione e fra questa e le varie realtà del volontariato non profit, ma anche con il mondo della produzione e della distribuzione commerciale, almeno con la parte più sensibile ai temi della responsabilità sociale d’impresa, perseguendo una politica di integrazione degli interventi, laddove gli obiettivi possono essere condivisi, coerentemente con quanto previsto da importanti documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unione Europea e come indicato a livello nazionale dal programma “Guadagnare Salute”, approvato nel 2007 dal Governo Italiano. 10 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 La campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol della Provincia Autonoma di Trento è stata premiata “per lo sviluppo di un approccio innovativo rivolto ai giovani, al fine di renderli soggetti attivi e protagonisti della campagna di prevenzione” nel Concorso nazionale “Marketing per la Salute” 2007. I risultati delle ricerche preliminari, le relazioni al convegno, le riflessioni teoriche e le scelte metodologiche che hanno caratterizzato la progettazione e la realizzazione della campagna vengono ora pubblicati in due volumi, con l’intento di contribuire, anche dal punto di vista dell’elaborazione culturale, alla messa a punto di strategie efficaci nel contrastare il consumo giovanile di alcol, fenomeno che crea crescente preoccupazione nelle famiglie, negli operatori e negli amministratori pubblici. 11 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 PARTE I L’attività di ricerca nel marketing sociale Vittorio Curzel Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 1 Le ragioni e il ruolo della ricerca nell’azione di marketing sociale della Pubblica Amministrazione 1.1. Importanza e necessità dell’attività di ricerca nel marketing sociale Le imprese commerciali, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, sono solite impiegare ingenti risorse per la realizzazione di ricerche, spesso affidate ad agenzie esterne, per acquisire informazioni sulle abitudini e sulle preferenze di acquisto dei consumatori, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche, i bisogni e i desideri delle persone che fanno parte del segmento target a cui si rivolge l’offerta di quel dato prodotto o servizio. L’attività di ricerca, attuata tramite indagini di mercato con questionari (survey), focus group e osservazioni dirette, fornisce al management un valido supporto informativo nei processi decisionali che caratterizzano l’elaborazione di una strategia di marketing e aiuta le imprese non solo a focalizzare la loro azione sul soddisfacimento dei bisogni dei potenziali clienti, ma anche a mantenersi in contatto con un mercato in costante cambiamento, riuscendo talvolta a cogliere sul loro nascere nuove domande di beni e servizi e a scoprire opportunità di vendita di nuovi prodotti. Anche la realizzazione di una campagna di marketing sociale, attività senza dubbio assai complessa, presuppone, in ciascuna delle sue fasi, dalla progettazione fino alla verifica finale, la disponibilità di numerose informazioni a supporto delle scelte strategiche. Nella prima fase, l'attività di ricerca realizzata per orientare la progettazione della campagna consentirà di definire con precisione il problema a cui si intende dare una soluzione, di individuare bisogni, opinioni e atteggiamenti preesistenti, di segmentare l’universo della popolazione individuando i gruppi obiettivo dell’intervento e di rivolgersi ad essi nel modo più appropriato 1. La “segmentazione”, è la suddivisione dell’universo della popolazione in gruppi omogenei, per date caratteristiche prescelte. Le variabili utilizzate (anche in combinazione fra loro) possono essere variabili geografiche (luogo di residenza e sue caratteristiche climatiche, di densità di popolazione, ambientali,…), demografiche 1 15 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Prima dell’implementazione della campagna, l’attività di pre-test, permetterà di valutare l’appropriatezza delle scelte strategiche, antecedentemente alla loro applicazione definitiva su vasta scala, nonché di sperimentare prima della loro diffusione l’efficacia dei prodotti comunicazionali e dei messaggi dagli stessi veicolati. Nelle fasi successive la ricerca permetterà un costante monitoraggio e l’adozione di eventuali aggiustamenti in corso d’opera, con un progressivo affinamento dell’azione grazie a un feed-back continuo, in grado di fornire anche eventuali nuove informazioni aggiornate sul contesto. A conclusione della campagna potrà dare preziose indicazioni su punti di forza e sulle criticità, offrendo la possibilità di accumulare esperienze e conoscenze utili per migliorarne l’efficacia e l’efficienza di iniziative future. L’attività di ricerca comporta costi generalmente piuttosto elevati, richiedendo non solo campionamenti accurati e questionari progettati ad hoc, ma anche personale addestrato e strutture adeguate. Per questo motivo e a causa della frequente ristrettezza del budget, le amministrazioni pubbliche, quanto meno per i progetti di minore portata, tendono a realizzare campagne senza alcun supporto di ricerca. Nella progettazione e nell’implementazione di queste iniziative, amministratori e comunicatori pubblici non di rado basano le proprie scelte sull’esperienza e competenza personale o sul proprio presunto “buon fiuto”, limitando poi la misurazione dei risultati all’utilizzo di indicatori semplici di attività, quali ad esempio la quantità di brochures distribuite o il numero di cittadini che hanno chiamato un dato numero verde o si sono presentati a uno sportello informativo. Per i motivi che andremo di seguito a enunciare l’attività di ricerca dovrebbe invece costituire un passaggio irrinunciabile, anche per i progetti di minor impegno e con risorse ridotte. Sia iniziative di grande rilievo e costo, che azioni più modeste nell’impegno e nelle disponibilità di risorse, saranno infatti più efficienti ed efficaci se basate su un’adeguata conoscenza del pubblico a cui intendiamo rivolgerci e del contesto ambientale in cui andiamo a operare, il che vuol dire prima di tutto abituarsi alla (età, sesso, reddito, livello di istruzione, etnia, religione, cittadinanza o paese di provenienza, dimensione del gruppo famigliare, …), psicografiche (classe sociale, stili di vita, interessi, opinioni,…), comportamentali (benefici ricercati in un dato comportamento, utilizzo abituale o meno di un bene o servizio, atteggiamento verso lo stesso, costi percepiti,…). I dati inerenti le due ultime variabili sono ovviamente i più difficili da raccogliere, ma possono aiutare a comprendere perché, quando e a quali condizioni un gruppo accetterà lo scambio di marketing proposto (nel caso di un’azione di marketing sociale accetterà per esempio di adottare un comportamento più favorevole alla salute). Alla segmentazione seguirà l’eventuale scelta di rivolgere l’azione solo ad alcuni gruppi ritenuti più bisognosi o più interessati all’intervento (“segmenti target” ) come pure la definizione di programmi specifici per ogni segmento. 16 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i prassi dell’ascolto. In altre parole, come nel marketing tradizionale, anche nel marketing sociale l’orientamento alla comprensione dei bisogni del cittadino e della motivazione dei suoi atteggiamenti e comportamenti è la prima delle condizioni di efficacia dell’attività. I risultati dell’attività di ricerca, se la stessa è attentamente finalizzata, hanno un impatto diretto sulle scelte progettuali proprio perché ci aiutano a individuare i benefici ricercati e i costi percepiti dal cittadino rispetto a quel dato comportamento che intendiamo modificare, poiché lo riteniamo non favorevole alla salute o alla tutela dell’ambiente o allo sviluppo sociale di una comunità. I risultati di una buona ricerca preliminare ci permetteranno di comprendere a quali condizioni il pubblico-target della nostra iniziativa accetterà lo scambio da noi proposto (costi legati al cambiamento di un’abitudine in cambio dei benefici individuali e/o collettivi per la salute, l’ambiente, la comunità correlati al comportamento che suggeriamo di adottare). Utilizzando un linguaggio più tecnico potremmo dire che le informazioni acquisite tramite la ricerca ci permettono di “posizionare” 2 efficacemente, agli Per esplicitare in breve il concetto di “posizionamento” riportiamo un frammento di un precedente scritto, ritenendo che possa essere di qualche utilità per chi non avesse dimestichezza con la terminologia del marketing: “Perché, parlando di idee e di comportamenti, ci riferiamo alla teoria dello scambio, così come farebbe un produttore di beni o di servizi? Partiamo dal presupposto, ovvio per un economista, che il prezzo di un prodotto sia da noi ritenuto giusto quando a questo prodotto annettiamo un valore che per noi è pari o superiore al valore di qualcos’altro che potremmo comprare allo stesso costo. Facciamo poi l’ipotesi, che sembra assai plausibile, che accettiamo di adottare un nuovo comportamento, solo quando riteniamo che i benefici che ci vengono prospettati siano pari o maggiori (e i costi pari o minori) di quelli che avremmo nel continuare a seguire quella data abitudine che ci si chiede di cambiare. Se muoviamo un ulteriore passo avanti nel ragionamento, potremmo pensare che per ciascun gruppo-obiettivo, benefici ricercati e costi percepiti siano differenti (parlando per esempio del bene automobile si comprenderà immediatamente che un giovane acquirente presumibilmente cercherà qualità e caratteristiche diverse da quelle desiderate da un guidatore anziano) ed ecco allora che la proposta di scambio (costi psicologici correlati all’adozione di un nuovo comportamento in cambio dei benefici conseguenti) dovrà tener conto di queste differenze “posizionando” diversamente il prodotto-idea della nostra campagna (a una ragazza potremmo per esempio dire che il fumo di sigaretta rovina la pelle, a un fumatore adulto che il fumo gli abbrevierà notevolmente la vita). Questi concetti, derivati dal marketing di prodotto, sono dunque utilizzati anche nelle campagne di marketing sociale per massimizzare la risposta o, in altre parole, per ottenere una maggiore efficacia ed efficienza dalla nostra azione.” (V. Curzel, “Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro. Elementi per la progettazione di una campagna”, in V. Curzel, a cura di, Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro”– Volume II, ed. Provincia Autonoma di Trento – Assessorato alle Politiche per la salute, Trento, 2006, pag. 251). Per un approfondimento sul concetto di posizionamento e differenziazione dell’offerta di mercato si veda Philip Kotler, Marketing Management, ed. italiana a cura di Walter G. Scott, Pearson Education Italia, Milano, 2004, pagg. 371-418. “Il posizionamento nasce assieme al prodotto, sia esso un bene, un servizio, un’impresa, un’istituzione o anche un individuo…Ma il posizionamento non ha nulla a che vedere con l’intervento sul prodotto, bensì sulla mente del possibile acquirente. Il posizionamento, cioè, riguarda il modo in cui un prodotto trova collocazione nella mente del potenziale consumatore. “ Secondo i pubblicitari Al Ries e Jack Trout, citati da Kotler (pag. 372) il posizionamento è dunque un esercizio di creatività applicato a un prodotto. 2 17 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i occhi del pubblico-target, il “prodotto-idea” (l’opinione, il comportamento, l’azione,…) che vogliamo promuovere. 1.2. Elementi di progettazione della ricerca preliminare alla campagna 1.2.1. Come evitare le ricerche inutili Non è soltanto la consueta ristrettezza del budget a far sì che l’attività di ricerca sia un elemento frequentemente trascurato nella realizzazione di iniziative di marketing sociale. Spesso infatti i decisori ritengono che oltre che essere molto costosa essa rischi di essere anche inutile, o quanto meno che non vi sia un equilibrato rapporto fra costi (di tempo e denaro) e benefici (per quanto riguarda il supporto alle decisioni). In altre parole che non valga la pena fare ricerca perché i risultati che essa produce sono generalmente di scarsa utilità pratica. Al di là di possibili pregiudizi, frutto anche di scarsa conoscenza delle metodologie del marketing, non vi è dubbio che ciò che giustifica la spesa per una ricerca è che i risultati siano realmente fruibili, cioè che aiutino effettivamente a migliorare l’efficacia del processo decisionale nella progettazione e nella realizzazione di una campagna. Dunque sono da evitare, in quanto inutili e dannose, tutte le ricerche che si prevede non possano conseguire questo obiettivo. I fattori che rendono una ricerca inservibile sono vari, ma vi sono alcune condizioni di contesto a cui è necessario porre particolare attenzione, in quanto favorenti o ostative il buon esito della stessa. Spesso, nell’affrontare su mandato dei vertici politici dell’ente una campagna su un tema nuovo, il comunicatore pubblico avverte prima di tutto la necessità di saperne di più su quel dato argomento, sui pubblici indicati come target e sulle loro caratteristiche demografiche, psicologiche, sociali, anche perché, come tecnico, generalmente, è più consapevole di altri della complessità e delle difficoltà dell’azione che gli si chiede di attuare. Dando per scontato che un primo approfondimento sulla materia debba essere fatto sulla letteratura esistente e su eventuali studi pregressi di argomento analogo, è chiaro che l’attività di ricerca preliminare alla campagna non potrà avere l’unico obiettivo di aumentare genericamente le conoscenze in materia e in tal modo fornire una generica rassicurazione di fronte all’incertezza data dall’agire in un campo nuovo, ma dovrà soprattutto e in modo chiaramente finalizzato fornire un valido supporto alle scelte progettuali da fare. Non stiamo facendo ricerca di base, ma ricerca applicata. Per tale motivo sarà scarsamente 18 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i produttiva, almeno da questo punto di vista, una indagine che fornisca risultati magari molto interessanti da un punto di vista accademico, ma inservibili per il processo decisionale, in quanto non rilevanti o non pertinenti rispetto ai problemi concreti che si debbono affrontare. Allo stesso modo non saranno utili ricerche basate su una tecnica di “fishing”, dove la mancanza di un preciso disegno di ricerca conduce alla elaborazione sbrigativa di domande generiche e non finalizzate, nella speranza che dalle risposte a tali quesiti emerga comunque qualche informazione utile. Un altro fattore di criticità è dato da un campionamento inadeguato o non sufficientemente rappresentativo 3, così come dall’influenza che sulle risposte date a questionari e interviste possono avere distorsioni percettive o pregiudizi degli intervistati nonché la possibile tendenza a dare risposte vaghe, opportuniste o socialmente accettabili su temi “sensibili” che toccano valori o ansie individuali. Tali effetti distorsivi dei risultati hanno un impatto relativo in ricerche che prevedono monitoraggi periodici del campione, ma possono rendere del tutto inutilizzabili ricerche “una tantum”, soprattutto quando non si riesca a stimare il verso (positivo o negativo) e l’entità dell’errore statistico. Si definisce campione un numero limitato di unità di popolazione scelte con metodo sistematico dal ricercatore per rappresentare le caratteristiche dell’universo di quella popolazione o di un dato segmento della stessa. Il campionamento è dunque il processo di scelta di un certo numero di unità capaci di rappresentare la popolazione totale, poiché si ritiene di poter inferire, con un certo grado di attendibilità, le risposte dell’intera popolazione a partire dalle risposte ottenute da una porzione rappresentativa della stessa. Le tipologie fondamentali di campionamento utilizzate nella ricerca di marketing sono due: il campionamento “probabilistico” e quello “non probabilistico”. Nel campionamento probabilistico ogni elemento della popolazione oggetto dello studio ha un grado di probabilità noto di essere scelto. Il “campionamento casuale” è un tipico esempio di campionamento probabilistico: in esso infatti tutte le unità di una popolazione hanno la stessa possibilità di far parte del campione. Un altro esempio è costituito dal “campionamento stratificato”, in cui la popolazione di interesse viene suddivisa in gruppi sulla base di una data caratteristica (per es, genere, etnia, età, località di residenza, etc.) per poi procedere a un campionamento casuale in ciascun gruppo. In questo modo si può ridurre l’errore da cui potrebbe essere affetto un campione casuale semplice poiché ogni segmento della popolazione (individuato rispetto a quella data caratteristica) sarà rappresentato con una corretta quota proporzionale di unità campionarie, evitando cioè che sia sotto o sovra-rappresentato. Il campionamento non probabilistico è più soggettivo, ed è così denominato perché non è possibile calcolare la probabilità che venga scelto per far parte del campione un dato elemento della popolazione studiata. Un esempio emblematico è costituito dal campionamento per quote, del tutto arbitrario, dato che la scelta dei partecipanti è lasciata ai ricercatori, i quali suddividono la popolazione in gruppi (per esempio sulla base di un dato comportamento di consumo) e poi operano direttamente la selezione dei partecipanti di ciascun gruppo, limitandosi a controllare la distribuzione di due o tre variabili (quali età, sesso. etnia) per cercare di assicurare una adeguata rappresentatività della popolazione nel campione. Dato che non tutti hanno la stessa probabilità di essere scelti, l’errore di campionamento non può essere misurato statisticamente. I campioni per quote vengono usati più frequentemente in studi esplorativi, finalizzati a sviluppare ipotesi di ricerca, oppure nel caso di studi finalizzati ad approfondire la conoscenza di segmenti specifici su argomenti di specifico interesse di quel gruppo (focus group). Cfr. William M.Pride, O.C.Ferrell, Foundations of Marketing, Houghton Mifflin Company, Boston, 2004, ed. italiana a cura di Stefano Podestà, Marketing, Egea S.p.A., Milano, 2005, pag. 180 e segg. 3 19 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Appare infine ovvio che non ha senso destinare risorse finanziarie a un’attività di ricerca preliminare, se si presume che i risultati non saranno comunque tenuti in conto da chi assumerà le decisioni strategiche a meno che non confermino opinioni pregresse e sostengano decisioni di fatto già prese. 1.2.2. I costi della ricerca Rispetto al problema dei costi, dovremmo considerare da una parte che abbiamo a disposizione un’ampia gamma di metodi di indagine, di varia complessità e costo, dall’altra che l’attività di ricerca, per essere veramente utile, dovrebbe accompagnare tutto il percorso e non solo la fase iniziale o quella conclusiva di una campagna, il che comporta complessivamente oneri finanziari comunque piuttosto impegnativi. Ne consegue che una delle criticità a cui far fronte nell’avviare un’attività di ricerca sta nella difficoltà di reperire le risorse finanziarie necessarie per un’indagine ad hoc e nel tempo impiegato per istruire le pratiche burocratico-amministrative correlate oltreché nei tempi necessari per l’espletamento della ricerca stessa. Tale criticità è amplificata dal fatto che la dirigenza politico-amministrativa tende solitamente e comprensibilmente a privilegiare le spese che portano risultati tangibili immediati a quelle che, come la ricerca preliminare a una campagna, oltre a richiedere tempo, danno risultati scarsamente visibili per la gran parte degli amministrati. Se il problema da affrontare è di rilevante interesse per la comunità, ad esempio gli incidenti stradali alcolcorrelati, generalmente si preferirebbe partire subito con una campagna su questo tema, anziché dedicare tempo e risorse a studi preparatori, accettando il rischio di una probabile scarsa efficacia dell’iniziativa, pur di dimostrare alla cittadinanza che si sta facendo tempestivamente qualcosa. La preoccupazione circa i costi della ricerca potrebbe essere temperata dalla consapevolezza che in realtà ci sono diverse modalità per fare ricerca con oneri relativamente bassi. Infatti, se è vero che nella maggior parte dei casi la somministrazione di questionari a un campione rappresentativo può richiedere notevoli risorse, è anche vero che focus group e varie tecniche di osservazione possono comunque fornire informazioni utili per il processo decisionale e portare a scelte che, anche se non potranno essere del tutto “evidence based”, avranno comunque un maggior grado di solidità e di appropriatezza di scelte estemporanee, fatte sull’onda dell’urgenza del fare. Dal punto di vista economico la razionalità assiologica ci dice che può ritenersi giustificata una spesa per una ricerca, quando il valore dei migliori risultati attesi dall’azione conseguente alla ricerca stessa, confrontato con il 20 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i valore dei migliori risultati attesi dall’azione attuata in assenza della stessa, dà una differenza di segno positivo maggiore (o pari) del costo della ricerca. In altre parole quando il plus-valore dato dalla ricerca (che può essere misurato anche in termini economici, per esempio in minori costi sociali grazie all’adozione di un comportamento salutare o nella maggiore capacità lavorativa di una persona sana) è superiore al suo costo. Per comprendere ancor meglio tale tipologia di approccio per la valutazione dell’opportunità e congruità della spesa di un’attività di ricerca, può essere utile riferirsi al punto di vista che caratterizza, o dovrebbe caratterizzare, il marketing commerciale: considerare cioè le informazioni che si acquisiscono tramite un’indagine ad hoc, al pari di ogni altra risorsa utile alla produzione di un bene o servizio e raffrontando successivamente i costi di tale risorsa/informazione ai benefici che la stessa può procurare. Potremo allora dire che ne varrà la spesa, se le informazioni prima non disponibili e acquisite tramite la ricerca, utilizzate per la definizione della strategia di marketing (con riferimento alle note variabili prodotto, prezzo, promozione, distribuzione) faranno crescere la soddisfazione dei clienti target, se faranno aumentare il fatturato e i profitti, se miglioreranno l’immagine del prodotto e/o dell’azienda, se aiuteranno l’impresa a raggiungere qualche altro obiettivo, come ad esempio a entrare in un nuovo mercato. Naturalmente fare ricerca vuol dire anche evitare i possibili costi di errori conseguenti a decisioni strategiche sbagliate nonché più in generale lo spreco di risorse correlato a una campagna del tutto inefficace, a causa di insufficienti informazioni utili per il processo decisionale nella fase progettuale. 1.2.3. Che cosa fare affinché una ricerca sia utile Nell’ambito del marketing d’impresa, in cui la ricerca è elemento portante 4 fin dalla seconda metà dell’800, per assicurarsi che tale attività produca informazioni utili e accurate, la si considera come un processo costituito da varie fasi, disposte in una sequenza logica, che più che definire un insieme rigido di regole procedurali, indica piuttosto la via da seguire all’interno di un percorso progettuale. Queste fasi possono essere così elencate: 1.Identificazione del problema da risolvere e individuazione delle domande a cui la ricerca dovrà dare una risposta per fornire le informazioni nePer una dettagliata trattazione dell’utilizzo della ricerca nel marketing di impresa si veda P. Kotler, Marketing Management, op. cit., in particolare il cap. 5, “La raccolta delle informazioni e la valutazione della domanda di mercato”, pagg. 149-191. 4 21 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i cessarie al processo decisionale. La definizione di questi aspetti dovrebbe derivare dall’interazione fra marketing manager (committente della ricerca) e ricercatore; 2.Progettazione della ricerca (“research design”), cioè la elaborazione di un piano che, partendo dalla formulazione di una ipotesi dovrebbe determinare il tipo di ricerca più appropriata per verificare tale ipotesi. Per ipotesi si intende evidentemente una congettura fondata su precedenti studi, esperienze pregresse, ragionamento induttivo o abduttivo 5, con la quale si cerca di prevedere o spiegare ad esempio una data decisione o comportamento di acquisto. Il tipo di ricerca che verrà impiegato (ricerca esplorativa, descrittiva o causale) dipende dal tipo di ipotesi da verificare. Se si ha bisogno di maggiori informazioni per definire meglio il problema o rendere più chiara e specifica un’ipotesi provvisoria, si ricorrerà a una ricerca esplorativa (tramite analisi della letteratura e della documentazione dell’impresa, interviste a testimoni privilegiati, ricerche su internet, etc.). Se si ritiene che le informazioni a disposizione su un dato fenomeno siano sufficienti, ma si vogliono comprendere meglio determinate caratteristiche di un problema già ben definito, si potrà avvalersi di una ricerca descrittiva (indagini demoscopiche e motivazionali, analisi statistiche, etc.). Infine la ricerca causale (osservazioni sistematiche di campioni adeguati per intervalli di tempo predefiniti) tenterà di determinare le correlazioni causali fra il variare di una data variabile dipendente (ad esempio un comportamento di acquisto) e quello di una variabile indipendente (ad esempio la presenza o meno di una data caratteristica del bene di consumo); 3.Raccolta dei dati: per convalidare o confutare l’ipotesi di partenza si procede alla raccolta dei dati, che possono essere “primari” o “secondari”. Si definiscono “primari” i dati raccolti appositamente mediante un’indagine o mediante osservazione diretta (ricerca primaria), mentre i dati “secondari” sono dati già disponibili all’interno o all’esterno dell’organizzazione (report, database e pubblicazioni di settore, servizi informativi di agenzie specializzate, documentazione varia, internet, etc.) che vengono reperiti e analizzati in quanto ritenuti utili al nostro scopo (ricerca secondaria) 6; 4.Elaborazione dei risultati, a partire dall’analisi e interpretazione dei dati. È utile provvedere anche a una valutazione “in progress” durante la fase di raccolta dei dati per evidenziare la presenza di aree di indagine Nella logica aristotelica, l’abduzione è un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa, la minore probabile, portando a una conclusione che ha un grado di certezza non superiore alla premessa minore. Qui ci si riferisce tuttavia alla accezione data a questo termine da Charles Sanders Peirce (1839-1914): ragionamento congetturale che, sulla base dell'osservazione di un fatto, conduce a un'ipotesi esplicativa del fatto stesso. 6 Per un approfondimento circa metodi di raccolta dati, punti forti e criticità della ricerca primaria e secondaria si rinvia al successivo paragrafo 1.2.4, pag. 26 e segg. 5 22 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i da sottoporre a ulteriore approfondimento. L’interpretazione dei dati si focalizza sulle frequenze e sulle deviazioni dalla media, indicando quanto ampiamente variano le risposte date dal campione e come le stesse si distribuiscono in relazione alla variabile misurata. L’analisi e l’interpretazione dei dati serve essenzialmente a confermare o smentire l’ipotesi formulata nel progetto di ricerca ed eventualmente a far emergere nuove ipotesi o a mettere in risalto la presenza di aspetti del fenomeno studiato imprevisti o non sufficientemente conosciuti; 5.Presentazione dei risultati, generalmente tramite un documento scritto (report). Poiché nella maggior parte dei casi lo studio non sarà in grado di rispondere in maniera esaustiva e con un grado assoluto di certezza a tutti i quesiti posti e più in generale all’ipotesi di ricerca, il report dovrebbe descrivere i metodi e le procedure adottati, esplicitandone carenze e criticità. Poiché il rapporto finale di ricerca è fondamentalmente uno strumento operativo, da cui i committenti devono poter trarre prima di tutto indicazioni utili al processo decisionale, è bene determinare anticipatamente fino a quale livello di dettaglio spingersi e quanti dati di supporto includere, anche se non di rado, per mancanza di tempo, i manager preferiscono rapporti brevi, chiari, quando non addirittura ridotti alle semplici raccomandazioni operative. I ricercatori cercheranno quindi di anticipare le aspettative dei fruitori del rapporto, adattando ad esse la forma di redazione dello stesso e provvedendo eventualmente a predisporre più di una versione: una molto sintetica, con i risultati finali e le proposte/suggerimenti operativi, e una più approfondita, dove le conclusioni sono precedute e motivate dalla esposizione dei dati raccolti, delle elaborazioni statistiche e delle loro interpretazioni, dei metodi e delle procedure di ricerca adottati. Prima di essere organizzate, analizzate e commentate nel report finale di ricerca tutte le informazioni, in vario modo raccolte, andranno radunate per argomento in schede organizzate coerentemente, evidenziando gli elementi più importanti, annotando indicazioni, suggerimenti, considerazioni che potrebbero essere utili per la progettazione e la attuazione della nostra campagna, evidenziando la fonte di ciascuna informazione in modo da consentire eventuali future ricerche e approfondimenti. Il processo da seguire nella progettazione di una ricerca preliminare a una campagna di marketing sociale è, nella sostanza, molto simile. Alcuni autori hanno tuttavia ritenuto opportuno dettagliarlo ulteriormente. Per assicurare l’utilità dell’attività di ricerca, ricordando che i risultati di una campagna dipendono in larga misura dalle scelte strategiche che la orientano, nel suo manuale “Marketing Social Change. Changing Behavior to 23 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Promote Health, Social Development, and the Environment” 7, Andreasen propone infatti un percorso in ben undici passi, denominando questo approccio “backward research” 8: 1.Determinare quali decisioni chiave dovranno essere assunte e chi prenderà tali decisioni (in questa fase è importante comprendere anche se esistano già presso il committente della ricerca delle pre-opzioni circa azioni da fare, media da utilizzare etc., in modo che la ricerca possa confermare o meno tali ipotesi); 2.Determinare quali informazioni potranno aiutare il management ad assumere le decisioni migliori (focus group con il gruppo di lavoro che progetterà la campagna, con esperti dell’argomento e testimoni privilegiati, con associazioni di rappresentanza dei cittadini o dei segmenti-target possono aiutare a definire quali ambiti la ricerca dovrebbe approfondire); 3.Predisporre un prototipo di rapporto e chiedere al management se un rapporto fatto a quel modo li aiuterà nel modo migliore a prendere le decisioni (quale modalità di elaborazione dei dati potrebbe essere più utile al committente?); 4.Determinare quali analisi sarà necessario inserire nel rapporto (quali tecniche di analisi e di interpretazione dei dati sarà più utile sviluppare? È sufficiente una ricerca di tipo quantitativo o una di tipo qualitativo oppure è preferibile integrare i due approcci? Quale punto di vista si vuole privilegiare: quello psicologico, quello sociologico, quello antropologico… o forse si ritiene che sarebbe auspicabile e maggiormente fruttuosa una visione interdisciplinare capace di letture della realtà più ampie e profonde?); 5.Determinare quali domande si dovranno porre per acquisire i dati necessari per poter eseguire tali analisi (questo naturalmente comprende anche la scelta delle tecniche e dei metodi da applicare: questionari, interviste, focus group, gruppi di osservazione, osservazione partecipante…); Alan R.Andreasen, Marketing Social Change. Changing Behavior to Promote Health, Social Development, and the Environment, Jossey-Bass, San Francisco CA, 1995. 8 Per una descrizione dettagliata di tale approccio vedi dello stesso autore “Backward Marketing Research”, in Harvard Business Review, 1985, 63 (3), pagg. 176-182. Si veda anche dello stesso Autore, Cheap but Good Marketing Research, Business One Irwin, Homewood, IL,1988, cit. in Nedra Kline Weinreich, Hands-on Social Marketing: A step-by-step guide, Sage Publications Inc, Thousand Oaks, London, New Delhi, 1999). “Backward research” significa letteralmente “ricerca all’indietro”, riferendosi al punto di vista del decisore. che per operare scelte avvedute, volge lo sguardo non solo in avanti, cercando di prevedere gli esiti e le conseguenze delle proprie scelte, ma anche all’indietro, cercando di conoscere e comprendere più profondamente il contesto, per esserne maggiormente consapevole e per poter meglio valutare l’utilità e l’impatto del proprio operare. Viene in mente a tale proposito una celebre frase attribuita a Churchill: “The further backward you look, the further forward you can see”, più indietro guardi, più avanti riesci a vedere. 7 24 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i 6.Accertare che le domande da fare non siano già state poste da altri (non serve “scoprire l’acqua calda”. Se nell’analisi preliminare della letteratura sull’argomento troviamo studi analoghi già svolti da altri e se a quel punto riteniamo comunque di dover ripetere la ricerca, pensando che i risultati acquisiti non ci possano servire, in quanto riguardanti un contesto geografico-socio-economico-politico-ambientale troppo diverso dal nostro, quantomeno studiamo le modalità con cui il tema è stato affrontato e sono state poste le domande, potrebbe essere di grande aiuto!); 7.Definire il campione (le modalità per la definizione e formazione di un campione rappresentativo sono ovviamente quelle tradizionalmente applicate in ambito statistico); 8.Implementare il progetto di ricerca (“research design”; come per i precedenti punti da 1 a 5 è utile un confronto con la committenza, per la piena condivisione del disegno della ricerca; di grande utilità può rivelarsi anche un pre-test del questionario, somministrando lo stesso a un gruppo ristretto di esperti della materia e di rappresentanti del pubblico target per verificare la correttezza e la comprensibilità delle domande); 9.Elaborare ed analizzare i dati (utilizzando le tecniche di elaborazione dei dati più appropriate a seconda di quali fattori cognitivi, comportamentali, valoriali si intendono analizzare e approfondire) ; 10.Redigere il rapporto finale di ricerca (il rapporto dovrà contenere anche suggerimenti e proposte operative circa la forma e il contenuto dei messaggi e le modalità ritenute più adeguate per la loro veicolazione e diffusione, con riferimento al pubblico target individuato; le conclusioni della ricerca dovrebbero dare indicazioni utili circa una possibile strategia comunicazionale che dovrebbe basarsi sulla esplicitazione dei benefici connessi all’adozione del comportamento proposto, sul favorire una corretta percezione dei costi e se possibile una loro riduzione, sulla sensibilizzazione e sull’aumento della conoscenza e della consapevolezza rispetto al tema, sull’ autoresponsabilizzazione circa il ruolo di ciascuno nell’operare per il benessere proprio e della comunità); 11.Comunicare i risultati al committente della ricerca affinché il management possa servirsene nel processo decisionale per la progettazione della campagna. Spetterà al committente valutare le modalità più adatte per la diffusione pubblica dei risultati della ricerca (anche prevedendo la loro pubblicazione e/o la presentazione in conferenze e convegni, dove peraltro si possono operare utili confronti con eventuali altre ricerche sullo stesso tema o su argomenti correlati, condotte in altri contesti territoriali). 25 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Si noti come, affinché il lavoro di indagine e di studio sia realmente utile al management nel processo decisionale e nella progettazione della campagna, vari punti fra quelli sopra elencati, in particolare quelli da 1 a 5 e il punto 8, prevedano una stretta interazione fra il gruppo di ricerca e il committente per la definizione degli ambiti e delle metodologie di raccolta ed elaborazione dei dati nonché per la messa a punto del progetto di ricerca, degli strumenti (questionari, etc.) nonché del rapporto finale. Questo aspetto ci impone di ritornare su un ragionamento che ci è particolarmente caro, circa il profilo e le competenze professionali che un buon comunicatore pubblico dovrebbe possedere e circa la realizzazione di un buon bilanciamento tra attività “in house” e attività esternalizzate 9. È chiaro che nella maggior parte dei casi la ricerca preliminare alla campagna sarà affidata a istituti e ricercatori esterni all’ente committente, ma, per quanto sopra esposto, ci pare altrettanto evidente che il comunicatore pubblico debba comunque possedere conoscenze ed esperienze professionali tali da consentirgli quantomeno di essere efficace interfaccia tra la propria amministrazione e il soggetto terzo incaricato della ricerca, rendendolo capace di interloquire con gli esperti esterni, di definire con chiarezza le domande a cui la ricerca deve rispondere e di contribuire alla scelta ed eventualmente all’elaborazione degli strumenti e dei metodi da adottare. 1.2.4. Lo studio e l’analisi del contesto 10 La ricerca preliminare è indispensabile per muovere nella direzione giusta i primi passi dell’attività di progettazione e per proseguire poi senza troppi errori il cammino fino alla conclusione della campagna. Affinché la ricerca possa orientarci e fornirci gli elementi di conoscenza indispensabili per la progettazione, dovremo, come suggerito dal punto 2 del processo di “backward research” proposto da Andreasen, determinare quali informazioni ci servono. La ricerca preliminare dovrà pertanto dare risposte sufficientemente chiare ed esaustive a una serie di quesiti: – Qual è il problema che vogliamo affrontare e qual è il contesto in cui tale problema si manifesta? – A quale pubblico dovremo rivolgere prioritariamente la nostra azione (perché più esposto al rischio, perché più sensibile e raggiungibile, etc.)? Vedi V. Curzel, “Marketing e comunicazione sociale della Pubblica Amministrazione, Verso la definizione di un profilo professionale e di un curriculum formativo”, in Carla Bertolo (a cura di), Comunicazioni sociali. Ambiguità, nodi e prospettive, Cleup, Padova, 2008. 10 Questo paragrafo riprende, ampliandoli e integrandoli, alcuni contenuti di un precedente testo: V. Curzel, “Il Marketing sociale come scelta strategica per la promozione della salute”, in AAVV., Marketing sociale e promozione degli screening oncologici. Un progetto per lo sviluppo della cultura della prevenzione oncologica, ed. Azienda ULSS 22 Regione Veneto – Dipartimento Interdistrettuale per l’integrazione socio-sanitaria – Centro Screening oncologico, Fondazione Cariverona, Verona 2007, pagg. 51-67. 9 26 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i – Che cosa pensa e in che modo si comporta questo pubblico in relazione al problema oggetto della nostra campagna? – Quali costi/rischi e quali benefici questo pubblico associa al comportamento che noi vorremmo cambiare e quali al comportamento che noi proponiamo? – In che modo possiamo raggiungere più efficacemente il nostro pubblico e rendere più attraente la nostra proposta? – Quale tipologia di messaggi e quali media potrebbero funzionare meglio con il nostro pubblico? Riflettere su queste domande di base 11, ci aiuterà a indirizzare l’attività dei ricercatori, perché fornirà indicazioni utili sul perché, sul come, sul dove, sul quando cercare le informazioni necessarie alla formazione delle scelte progettuali. La ricerca secondaria Come si è già accennato, il modo meno costoso per acquisire informazioni utili per la progettazione è fare “ricerca secondaria”, cioè cercare queste informazioni in studi già svolti da altri, in contesti e con finalità analoghi o comunque assimilabili. Per quanto riguarda le campagne di marketing sociale per la promozione della salute fra le fonti utili possono esservi le ricerche realizzate da altri enti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unione Europea, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, le Università, le Fondazioni e gli Istituti di Ricerca, altre Regioni italiane e altri paesi dell’Unione Europea, le Associazioni professionali, ma anche articoli su giornali e riviste specializzate, saggi, dati statistici, demografici ed economici, ricerche di istituti demoscopici, database di marketing e rilevamenti sulla fruizione dei vari media. Il vantaggio principale di questo tipo di ricerca è nei costi molto contenuti. Poiché difficilmente le organizzazioni pubbliche dispongono al proprio interno di personale con competenze ed esperienze professionali specifiche nella realizzazione di attività di ricerca finalizzata alla progettazione di campagne di marketing sociale, quando non si disponga delle risorse economiche per affidare l’incarico a esperti esterni, la ricerca secondaria può essere una soluzione accettabile, essendo in grado di fornire comunque una serie di elementi conoscitivi utili. I punti critici e i limiti della ricerca secondaria sono peraltro evidenti. Raramente potrà darci tutte le riposte che stiamo cercando e ancor più difficilmente potrà aiutarci a individuare le caratteristiche specifiche del nostro target e conseguentemente indicarci nel dettaglio come rivolgerci a esso. Oltre tutto le ricerche disponibili non sempre sono di qualità elevata e spesso riguardano contesti 11 Cfr. N. Kline Weinreich, op. cit., pagg. 27-30. 27 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i ambientali molto ampli oppure hanno un grado di specializzazione settoriale e/o territoriale tale da essere scarsamente applicabili alla nostra realtà. D’altra parte va sottolineato che, anche quando si ha la possibilità di fare ricerca “primaria”, come normalmente auspicabile, può essere comunque molto utile far precedere la nostra indagine da un’attenta analisi della letteratura di settore nazionale e internazionale. Questo ci servirà non solo per acquisire informazioni di carattere generale sul tema oggetto dei nostri studi, ma anche per avvalerci dell’esperienza fatta da altri ricercatori nel progettare la ricerca e nel definirne ambiti e modalità operative. Inoltre potremo comparare i dati da noi acquisiti con quelli che si riferiscono ad altri contesti, più generali oppure relativi a territori simili al nostro, per caratteristiche ambientali, sociali, economiche. La ricerca secondaria consente un primo avvicinamento al target e al campo di azione della campagna. Fornendoci le informazioni utili già disponibili e selezionando i principali contributi scientifici sull’argomento, ci indica il giusto approccio da adottare per affinare la metodologia di lavoro e per meglio definire il campo di indagine nella successiva ricerca primaria fatta ad hoc. Libri, riviste specializzate, newsletter, database su CD-ROM e banche dati online, regesti di abstract della letteratura scientifica, siti web di agenzie pubbliche e organizzazioni non profit, navigazione attraverso i link suggeriti dagli stessi, motori di ricerca generalisti e specialistici, sono alcune fra le vie per accedere ai materiali disponibili. Una parte significativa di queste informazioni è accessibile gratuitamente, per cui i costi da calcolare sono essenzialmente quelli del personale che viene adibito alla ricerca. Soprattutto nel caso di campagne particolarmente complesse e multisettoriali può rivelarsi molto utile anche contattare i responsabili di analoghi progetti individuati attraverso la ricerca secondaria. A loro potremo chiedere ulteriori materiali, ma soprattutto converrà sentire il loro punto di vista, farci raccontare la loro esperienza (la descrizione del loro progetto, gli obiettivi, le ricerche svolte, la segmentazione fatta, la scelta dei target group, il “prodotto/idea promosso dalla campagna, i messaggi realizzati, i media utilizzati, le modalità di valutazione e gli indicatori di risultato scelti,…), ascoltare le loro riflessioni circa punti di forza e criticità del loro progetto ed eventuali suggerimenti per il nostro 12. Nel caso della campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol promossa dalla Provincia Autonoma di Trento, questa azione di ascolto di altre esperienze è stata attuata anche attraverso l’organizzazione del convegno internazionale “Giovani e alcol. Politiche, Strategie e Azioni per contrastare il consumo giovanile di alcol” svoltosi a Rovereto, presso il MART, nel 2007. L’iniziativa ha coinvolto in qualità di relatori autorevoli rappresentanti delle istituzioni pubbliche della salute in Italia e in altri Paesi europei, docenti e ricercatori di varie università, rappresentanti del mondo dell’industria, esperti di comunicazione pubblica e di marketing sociale. Al convegno, i cui atti sono pubblicati nel successivo volume di questa collana, 12 28 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Tramite l’analisi di siti web di amministrazioni pubbliche nazionali ed europee acquisiremo una approfondita conoscenza di possibili iniziative analoghe, potremo scegliere i casi più significativi, richiedere “working papers” e materiali informativi utilizzati in questi progetti. Potremo così avvalerci delle esperienze già fatte, cogliendo suggerimenti dalle buone pratiche ed evitando di ripetere gli errori eventualmente compiuti in contesti simili. La ricerca primaria La ricerca “primaria”, cioè quella che condurremo appositamente per la nostra campagna, avrà invece il pregio di essere disegnata su misura per le nostre esigenze e di essere condotta esattamente su quello che sarà il nostro pubblico di riferimento. Il processo di “backward research” 13, preliminare alla elaborazione del disegno della ricerca, ci consentirà, fra l’altro, di definire i punti focali attorno a cui dovranno ruotare le domande da fare attraverso questionari, interviste, focus group e quant’altro, onde acquisire le informazioni di cui abbiamo bisogno per progettare la campagna. Un ulteriore vantaggio della ricerca primaria è costituito dal poter poi disporre di una base dati a partire dalla quale potremo eseguire operazioni di monitoraggio in itinere e di verifica finale. In generale nel campi della ricerca sociale e della ricerca di mercato si fa riferimento a due possibili approcci metodologici nella ricerca primaria: la ricerca quantitativa e la ricerca qualitativa. Ricerca quantitativa o qualitativa? La ricerca quantitativa (questionari, interviste, sondaggi, rilevamenti sistematici, analisi di statistiche demografiche, di marketing, di dati epidemiologici, etc. 14) ci potrà aiutare a capire le dimensioni e le caratteristiche di un dato fenomeno hanno partecipato molti operatori del settore della salute, delle politiche sociali, del volontariato sanitario e sociale, della scuola e dell’associazionismo giovanile, della comunicazione pubblica e sociale. 13 Con l’attuazione della “backward research”, cui si fa cenno nel precedente paragrafo 1.2.3, Andreasen, suggerisce di far precedere alla ricerca un processo nel quale vengono identificati i passaggi decisionali chiave della campagna e conseguentemente si determinano quali informazioni la ricerca debba fornire per facilitare le decisioni. Come già detto, tale processo è più efficace se realizzato sinergicamente dai committenti e dai ricercatori, così da poter scegliere insieme gli ambiti e le modalità più efficaci di effettuazione dello studio, nei limiti dei tempi e del budget a disposizione. Nella nostra esperienza molto utili si sono rivelati anche focus group con esperti della materia locali, con i quali si sono individuati temi e nodi critici su cui era importante approfondire le conoscenze. Non di rado tale processo può comprendere un mix di ricerca a tavolino sulla letteratura esistente e di ricerca sul campo, di approccio quantitativo e qualitativo. 14 Per una descrizione dei metodi di indagine (postale, telefonica, on line, tramite intervista personale, intervista “door-to-door”, intervista nei centri commerciali, etc.) e dei vantaggi e svantaggi che ciascun metodo comporta, nonché delle tipologie di questionario – a domanda aperta, dicotomica, a scelta multipla – si veda ad es. W. M. Pride, O. C. Ferrel, Foundations of Marketing, op, cit., pagg. 182 e segg.). 29 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i psico-sociale, nell’universo della popolazione o in un suo segmento: per esempio la percentuale di persone che hanno una determinata opinione o un certo comportamento, quante sono adeguatamente informate circa un dato problema o argomento, quante hanno un atteggiamento positivo o negativo verso un determinato prodotto o servizio, quali caratteristiche psicologiche, comportamentali, sociali, economiche, ambientali sono eventualmente fra loro correlate in un dato segmento di popolazione, quante persone non stanno seguendo uno stile di vita auspicato in quanto favorevole alla salute, qual è il livello di conoscenza circa i benefici di quel comportamento e che cosa le persone ne pensano, quale segmento di popolazione è maggiormente esposto a un dato rischio, etc. Fra gli studi quantitativi una delle tipologie più diffuse, soprattutto nell’area del marketing sociale per la salute, è quella dei cosiddetti KAPS studies (Knowledge, Attitudes, Practices, Beliefs, conoscenze, atteggiamenti, comportamenti, valori) progettati per acquisire informazioni circa i comportamenti sociali attuali e in un dato ambito (per esempio i comportamenti alimentari) presso la popolazione target. La ricerca quantitativa ci potrà dare anche elementi di previsione circa la possibilità di modifica di un dato comportamento a seguito dell’esposizione alla nostra campagna. Naturalmente dipenderà dalle domande che faremo, nel senso che le informazioni che otterremo saranno in funzione delle domande che abbiamo inserito nel questionario. Ciò significa che potrebbero sfuggirci aspetti interessanti semplicemente perché non ne abbiamo tenuto conto o li ignoravamo quando abbiamo progettato la ricerca e predisposto il questionario (anche per questo aspetto appare rilevante il ruolo della “backward research”). La ricerca quantitativa prevede l’utilizzo di procedure formalizzate di campionamento e di controllo per garantire che i risultati siano effettivamente rappresentativi della popolazione che stiamo studiando. Le metodologie adottate dovranno dunque essere affidabili e valide 15. Dati i costi generalmente elevati, le azioni per ridurre la spesa, senza compromettere seriamente l’utilità della ricerca, possono essere le seguenti : – scegliere di ridurre la quantità dei dati (riducendo l’ampiezza del campione inizialmente previsto, il numero e l’articolazione delle domande e/o l’estensione e la profondità dell’analisi dei dati; aggiungendo domande mirate a un’altra ricerca già programmata o inserendole in un’indagine multiscopo; Per affidabilità si intende la capacità di un metodo di ricerca di produrre risultati uguali o simili qualora si ripeta la misurazione in situazioni confrontabili; la validità si riferisce invece al grado con cui un dato metodo misura effettivamente ciò che si vuole misurare e non qualcosa d’altro. La bilancia potrebbe essere un esempio adeguato per spiegare questi due concetti: una bilancia affidabile indica sempre lo stesso peso tutte le volte che un dato oggetto viene pesato (a meno che non intervengano fattori esterni che possono modificarlo, come ad esempio un pezzo di legno prima secco, poi bagnato), mentre possiamo dire che la stessa bilancia è uno strumento valido per misurare il peso, in quanto misura effettivamente quella caratteristica di un oggetto e non altre come ad esempio l’altezza, la larghezza o lo spessore. 15 30 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i limitando il campionamento a gruppi di popolazione pre-definiti come target prioritari, in quanto maggiormente bisognosi di intervento 16); – accettare una riduzione della qualità dei dati (riducendo la qualità/rappresentatività del campione, per esempio passando da un campionamento probabilistico stratificato a uno casuale o a uno non probabilistico per quote o “a palla di neve” 17; sostituendo la somministrazione di questionari con interviste informali a piccoli gruppi scelti fra i segmenti target, etc); – utilizzare, come già detto, dati raccolti attraverso l’analisi di ricerche fatte da altri, data bases, etc. La ricerca qualitativa (focus group, interviste in profondità, osservazione etnografica, incontri e dibattiti di comunità 18), invece di dirci il quanto, ci aiuta a comprendere il come un dato fenomeno avviene, cercando di approfondire il significato delle risposte e mettendoci in grado di vedere le cose dal punto di vista del nostro target e di scoprire le ragioni per cui pensa e si comporta in un dato modo. Molto spesso il comportamento umano non è riducibile alla schematizzazione imposta dalle domande di un questionario, se pur a risposta multipla, cosicché l’utilizzo integrato di tecniche della ricerca quantitativa e di quella qualitativa può fornire diverse prospettive del medesimo fenomeno, restituendo un quadro della situazione più completo e una conoscenza più approfondita. Come la ricerca secondaria anche quella primaria (sia quantitativa, che qualitativa) non è ovviamente esente da criticità. Queste risiedono innanzitutto nelle difficoltà di reperire dati utili per una definizione articolata e non superficiale delle caratteristiche del target-group, di misurare le variabili più importanti (anche perché molte persone tendono a dare risposte vaghe, interessate o socialmente accettabili su temi che possono toccare i valori, ma anche le ansie individuali) nonché di identificare il peso dei vari determinanti sociali del comportamento. Dal punto di vista organizzativo, possono inoltre esservi difficoltà nel trovare le risorse finanziarie per ricerche ad hoc, in quanto, come si è visto, la ricerca Campagne di marketing sociale generaliste danno buoni risultati solo se nella popolazione vi è una effettiva omogeneità di bisogni, benefici ricercati e costi percepiti. Nonostante questo spesso si realizzano programmi generici e di scarso impatto per mancanza di risorse sufficienti alla attuazione di programmi differenziati per ogni segmento. 17 Il campionamento “a palla di neve” prevede che a una prima intervista effettuata con i soggetti selezionati per far parte di un campione ne seguano altre svolte con persone suggerite dai primi intervistati. 18 Per una descrizione dei metodi di ricerca qualitativa nell’ambito del marketing sociale, quali studi etnografici: osservazione partecipante e non partecipante; interviste in profondità: faccia a faccia in una situazione privata (in-home depth interviews) o in luoghi pubblici, per strada, nei supermarket o sul luogo di lavoro (out-of home depth interviews); focus group, si veda ad es. A. R. Andreasen, Marketing Social Change, pagg. 112-120. 16 31 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i è un’attività costosa, che non porta risultati tangibili immediati all’utente finale né porta “visibilità” immediata a chi l’ha promossa. Infine la lentezza delle procedure burocratiche di affidamento di incarico ai ricercatori non di rado allunga significativamente i tempi preliminari alla attuazione della campagna. Tuttavia l’attività di ricerca costituisce un passaggio irrinunciabile nell’azione di marketing sociale, poiché ci darà una migliore comprensione del problema che intendiamo affrontare e del contesto ambientale in cui agirà la nostra campagna, offrendoci la possibilità di identificare le varie opportunità, ma anche gli ostacoli che la nostra iniziativa incontrerà. Inoltre consentirà di definire il campo della nostra azione, suggerendoci anche dove possiamo cercare le risorse necessarie per organizzare la campagna ed eventualmente evidenziando la necessità di allargare la partecipazione ad altri soggetti. La ricerca può darci alcune indicazioni rilevanti, rispondendo ad alcune domande chiave circa il problema da affrontare. N. Kline Weinreich 19 suggerisce questa serie di quesiti: – Verso quali aspetti del problema intendete indirizzarvi? – Qual è il “quadro epidemiologico” del problema? – Che cosa si può fare per prevenire l’insorgenza e la diffusione del problema? – Quali sono le conseguenze del problema? – Quali conoscenze, atteggiamenti e comportamenti sono correlati con il problema? – Quanto successo hanno avuto precedenti tentativi di affrontarlo? Nel progettare una campagna certamente dovremo decidere quale o quali aspetti del problema vogliamo prioritariamente affrontare. Per poter scegliere dovremo conoscere e considerare le varie possibilità. Prendiamo ad esempio il tema di questa pubblicazione: una campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol. Potremmo agire vietando la vendita di alcolici ai minori nei supermercati e alzare il limite di età per la loro somministrazione nei locali pubblici, potremmo formare gli esercenti per la preparazione di bevande analcoliche o i docenti delle scuole medie per affrontare il tema con i loro alunni, potremmo aumentare il numero di controlli fuori dalle discoteche e aggravare le sanzioni, potremmo fare incontri nelle scuole con il personale sanitario o con rappresentanti delle associazioni di ex-alcolisti, ma potremmo anche, oltre a tutto questo, creare occasioni alternative di aggregazione e divertimento per i giovani, potremmo incentivare attività gratificanti e antagoniste al bere, potremmo stimolare la loro partecipazione alla vita della comunità in cui vivono, in altri termini potrem19 N. Kline Weinreich, Hands-on Social Marketing, op. cit., pagg. 31-33 32 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i mo comunicare e dimostrare loro che c’è qualcosa di meglio, di più divertente oltreché di più sano da fare, che non ubriacarsi ogni fine settimana 20. Un’altra serie di dati utili per il processo decisionale, che la ricerca potrà fornirci, riguarderà la prevalenza e l’incidenza del problema di cui ci stiamo occupando nella popolazione, chi o quale gruppo è a maggior rischio, o perché più esposto o perché le conseguenze all’esposizione sono maggiori che per altri gruppi. La ricerca, fornendoci un elenco delle conseguenze accertate a cui si va incontro in assenza di un cambiamento, ci suggerisce come rappresentarle e come comunicarle e quali fra queste possono essere utilizzate come leva per stimolare il cambiamento, a seconda del target a cui ci rivolgiamo. Ci servirà anche sapere quali conoscenze, atteggiamenti, e comportamenti sono correlati al problema. Quanti nel nostro target sono consci del problema e si sentono a rischio, quanti lo valutano correttamente e quanti lo sottostimano, quali eventuali distorsioni percettive intervengono? Quanti si preoccupano di fare qualcosa per prevenire il problema, quanti stanno già praticando il comportamento che intendiamo promuovere, ci sono differenze a tale proposito fra i vari gruppi di popolazione? Per quanto riguarda l’analisi del contesto ambientale, secondo N. Kline Weinreich 21, l’attività di ricerca preliminare dovrebbe dare una risposta alle seguenti domande: – Quali fattori sociali, economici o demografici potrebbero agire nella comunità? – Qual è il clima politico in relazione al all’argomento o al target a cui ci rivolgiamo? – Quali politiche attuali o quali normative vigenti potrebbero influenzare la risposta del pubblico target? – Quali altre organizzazioni stanno affrontando il medesimo problema in questo momento? – Quali messaggi competeranno con il nostro nel conquistare l’attenzione del pubblico? – Quali canali sono disponibili nella comunità per promuovere il nostro messaggio? La nostra campagna si svilupperà in un contesto ambientale già caratterizzato dalla presenza di molti messaggi d’ogni tipo con cui ci troveremo a Questo è stato in effetti l’intento che ha guidato le varie azioni programmate nella campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol promossa dalla Provincia Autonoma di Trento. Il progetto della campagna e le attività in cui si è articolata sono descritti a pag. 224 e segg. nel volume Marketing sociale per contrastare il consumo giovanile di alcol: II. Gli atti del convegno e la campagna, PAT, 2008 21 op. cit., pagg. 34-35. 20 33 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i competere, per emergere dal rumore di fondo e attirare l’attenzione del nostro pubblico target. Il contesto ambientale può rappresentare un supporto o un intralcio per la nostra campagna, offrendo opportunità o erigendo barriere. In altre parole, quanto più l’ambiente circostante sarà favorevole alle azioni e ai comportamenti che stiamo promuovendo, tanto più il cambiamento che auspichiamo si realizzerà e sarà mantenuto nel tempo. Per capire che cosa aiuterà e che cosa ostacolerà la nostra azione dovremo dunque considerare con attenzione tutti i fattori socio-economici che potrebbero influire sulla salute e sugli stili di vita dei nostri concittadini appartenenti al segmento target della campagna 22. Talvolta idee o comportamenti nocivi per la salute possono essere oggetto di sostegno da parte di organizzazioni portatrici di interessi confliggenti, che pertanto si configurano come concorrenti espliciti e ostili. In generale si tratta comunque di una forma di concorrenza più complessa e più difficile da individuare, rispetto a quanto avviene in ambito commerciale, e anche per tale motivo è indispensabile poter disporre, tramite l’attività di ricerca preliminare, di un’approfondita analisi del target-group, che ci aiuti a capire quali bisogni un dato comportamento soddisfi (spesso in maniera impropria e surrogatoria, come quando gli adolescenti bevono per superare la timidezza nell’incontro con l’altro sesso), in modo da poter mostrare i vantaggi competitivi del comportamento alternativo proposto. Per quanto riguarda “il clima politico” nel quale agirà la nostra campagna, dovremmo anche tener conto che, sebbene la maggior parte della campagne affronti temi e modalità di trattarli su cui vi è ampia condivisione, altre portano con sé forti connotazioni ideologiche o possono configgere con scelte religiose, tali da dividere la comunità in schieramenti contrapposti di favorevoli e contrari. In altre parole dovremo considerare l'impatto sociale degli obiettivi che intendiamo raggiungere con la campagna, comprendendo in questa analisi anche i metodi e gli strumenti utilizzati, i conflitti che potremmo generare nella comunità, gli eventuali effetti indesiderati nonché quelli di lungo termine. Questo implica evidentemente consapevolezza e senso di responsabilità in chi deve decidere quali siano gli atteggiamenti e i comportamenti congruenti agli interessi della comunità e quali invece vadano modificati, tenendo peraltro conto che circostanze economiche, sociali e ambientali possono essere fattori determinati dello stato di salute di un individuo o di una comunità in misura Circa l’influenza di tali fattori si veda Richard Wilkinson e Michael Marmot (a cura di), I determinanti della salute. I fatti concreti. II ed. 2003, Ufficio per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ed. it. Provincia Autonoma di Trento – Assessorato alle Politiche per la salute, Trento 2006, trad. a cura di Giovanni Martini e Mario Querin. 22 34 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i ben maggiore dei comportamenti e che comunque il contesto socio-economicoambientale influisce pesantemente sui comportamenti e gli stili di vita 23. Comprendere, grazie alla ricerca preliminare, i movimenti di idee e opinioni favorevoli e contrari nella nostra comunità ci aiuterà a comprendere quali sono i nostri potenziali oppositori e quali alleanze strategiche sono possibili e ci consentirà di decidere quali sono le modalità più efficaci per affrontare il problema, magari suggerendo un approccio più attento e delicato, ma non per questo meno determinato, ad argomenti che riteniamo importante discutere e a cambiamenti sociali che riteniamo necessario promuovere, ma che potrebbero contrastare con usi e tradizioni consolidati nella comunità (si pensi ad esempio al problema del consumo di ragguardevoli quantità di alcolici e superalcolici in occasioni di sagre patronali e feste campestri, non di rado organizzate dal volontariato sociale per sostenere le proprie meritevoli attività solidaristiche). Si è già accennato al fatto che i risultati migliori, per quanto riguarda i cambiamenti di comportamento, soprattutto sui tempi medio lunghi è dato dall’integrazione di varie azioni, comprendendo in questo anche l’intervento normativo. Una campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol potrebbe avere maggior effetto se si unisse a un’ordinanza che eleva ai diciotto anni il divieto di somministrazione di alcol. La ricognizione della normativa vigente e lo studio di quali modifiche o integrazioni delle norme potrebbero favorire il cambiamento è dunque un altro dei compiti che possono essere assegnati all’attività di ricerca preliminare. L’analisi del contesto ambientale deve comprendere anche un’indagine sul territorio per individuare eventuali altre iniziative nello stesso campo in cui intende operare la nostra campagna, già realizzate o in corso di attuazione o di progettazione da parte di altri enti pubblici e privati, onde evitare inutili duplicazioni e sprechi di risorse. Nel caso di campagne che affrontano problemi ampiamente diffusi ci potrebbero essere analoghe iniziative anche a livello statale o di Unione Europea. In questi casi potremmo decidere di agire in rinforzo o a completamento di queste iniziative, mettendo le nostre risorse a disposizione per esempio per incrementare la diffusione dei messaggi già realizzati a livello nazionale (magari con qualche piccola modifica per adattarli meglio alle peculiari caratteristiche socio-culturali della nostra comunità), oppure facendo una campagna complementare che affronti altri aspetti del problema o si rivolga ad altri target. Gianfranco Domenighetti, “Per una politica di sanità pubblica centrata sui bisogni della popolazione e non su quelli dei servizi”, in Punto Omega, Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Nuova serie, Anno II, n.2/3, Provincia Autonoma di Trento, 2000. Vedi anche, sul numero 5/6 della rivista, l’intervento di Erio Ziglio, nonché il documento OMS “La Dichiarazione di Jakarta sulla promozione della salute nel 21° Secolo”. 23 35 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Il contesto ambientale influenzerà anche la ricezione e l’efficacia nella diffusione dei nostri messaggi. Anche se possono esserci variazioni significative dal contesto urbano a quello di un piccolo villaggio di montagna, la comunicazione mass-mediatica fa sì che ciascuno di noi sia esposto ogni giorno a centinaia di messaggi, alcuni dei quali, fra l’altro potrebbero competere direttamente con la nostra campagna (si pensi ad esempio alle pubblicità commerciali, spesso molto ben realizzate ed attraenti, di bevande alcoliche). L’attività di ricerca potrebbe dare alcune informazioni interessanti nell’indagare non solo quali sono i media a cui il nostro target è maggiormente esposto o quali preferibilmente fruisce nel proprio tempo libero, ma anche quali canali e quali modalità di comunicazione utilizza la “concorrenza”. Un altro campo di ricerca che potrebbe rivelarsi molto fruttuoso è come i media parlano del tema che noi stiamo affrontando. Il riscontro di situazioni evidenti di disinformazione o la presenza diffusa di stereotipi e pregiudizi potrebbe suggerire di dedicare parte delle risorse della campagna a un’iniziativa di formazione e aggiornamento sul tema dei giornalisti dei media locali, almeno di quelli più sensibili e interessati all’argomento. Infine, per quanto riguarda l’analisi del contesto, la ricerca preliminare dovrebbe darci anche una serie di indicazioni circa i canali di comunicazioni disponibili nella nostra comunità, non solo i media tradizionali (affissioni, inserzioni e redazionali nei giornali, spot per la radio, per la tv e per le sale cinematografiche…) o l’utilizzo delle nuove tecnologie (siti internet, email, sms,…), ma anche eventi nella vita della comunità (feste, avvenimenti sportivi, conferenze, dibattiti…), i luoghi della cosiddetta “comunicazione d’attesa” (pensiline degli autobus, stazioni, sale d’aspetto …) e i luoghi di aggregazione e di erogazione dei servizi (biblioteche, scuole, ambulatori, supermercati, banche, uffici postali, uffici comunali, parrocchie, sedi sociali di associazioni) nonché, come già illustrato alla voce “distribuzione” parlando delle leve del marketing mix, tutti le tipologie di possibili canali utilizzabili per la comunicazione interpersonale (le professioni del servizio sanitario a contatto con il cittadino, i dipendenti pubblici addetti allo sportello, i volontari…). Fra i metodi utilizzabili per raccogliere dati sull'ambiente possiamo ricordare le indagini tra gli opinion leader, i sondaggi d'opinione, l'analisi continuativa (per un dato periodo) dei messaggi veicolati dai mass-media per individuare temi e atteggiamenti emergenti nonché l'analisi degli orientamenti legislativi negli ambienti politici. In sintesi potremmo dunque dire che l’attività di progettazione della campagna costituisce la base dell’intero processo e la ricerca preliminare ne è il fondamento, consentendoci di conoscere i vari aspetti del tema oggetto della campagna, le caratteristiche del pubblico a cui intendiamo rivolgerci e del contesto socio-culturalepolitico-economico in cui agiremo. Senza una conoscenza approfondita di questi elementi non sarà possibile sviluppare strategie operabili e azioni efficaci. 36 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i 1.3. L’attività di ricerca e la valutazione dei risultati di una campagna L'attività di valutazione è un processo a carattere continuativo: prima dell'elaborazione del progetto della campagna è necessario fissare obiettivi quantificabili (e raggiungibili) con relativi indicatori e tempi di attuazione; durante lo sviluppo si realizzeranno pre-test e controlli periodici (generalmente su scala ridotta e a intervalli prefissati) per apportare eventualmente correzioni in itinere; a conclusione verranno effettuate rilevazioni approfondite e su larga scala per misurare l'efficacia dell’iniziativa in relazione agli obiettivi stabiliti. L'attività di marketing sociale è a tutti gli effetti un processo interattivo, dove, nonostante la complessità e il costo della valutazione, il feed-back da essa fornito prima, durante e dopo, è indispensabile per apportare le correzioni eventualmente necessarie alla campagna in atto e per pianificare le campagne successive, mettendo in luce problemi irrisolti, punti critici e opportunità da cogliere. In tutto questo l’attività di ricerca svolge un ruolo fondamentale. 1.3.1. L’attività di pre-testing e di sperimentazione delle strategie e dei prodotti comunicazionali Come si è cercato di evidenziare nei paragrafi precedenti, per realizzare una efficace campagna di marketing sociale non basta una conoscenza approssimativa del problema da affrontare, pensando poi di affidarsi alla fantasia e al talento di un buon grafico o di una rinomata agenzia pubblicitaria. Progettare una campagna vuol dire trovare una soluzione creativa a un problema concreto e tale soluzione, per essere efficace dal punto di vista funzionale (riuscire a comunicare e possibilmente a convincere) nonché interessante e gradevole dal punto di vista estetico (per attirare l’attenzione in un ambiente sovraffollato di messaggi), deve essere certo frutto di invenzione, ma anche di un processo fatto di competenza tecnica, di conoscenza, di riflessione e di consapevolezza. Tuttavia, se ci riferiamo per un momento alla fase di implementazione di una campagna e più nello specifico al momento in cui andremo a progettare e realizzare i vari prodotti comunicazionali (manifesti, poster, locandine, brochures, inserzioni per quotidiani e periodici, spot per la televisione, la radio, il cinema, banner per il web, eventi di vario tipo, etc. 24) potremo facilmente constatare che l’attraversamento delle varie fasi della progettazione, a partire dalla definizione del problema alla elaborazione creativa delle soluzioni possibili, passando poi alla scelta Per una sintetica tassonomia dei media utilizzabili in una campagna di marketing sociale si veda V. Curzel, Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro. Elementi per la progettazione di una campagna, op. cit., pagg. 268-273. 24 37 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i dei materiali e delle tecnologie realizzative, alla sperimentazione delle soluzioni, alla realizzazione di prototipi e finalmente alla produzione, ci renderemo facilmente conto del fatto che, per quanta ricerca preliminare abbiamo fatto, anche quando queste ricerche saranno di ottima qualità e ci potranno dare molti elementi utili a supporto delle decisioni, il passaggio dal pensare al fare mantiene comunque un’area di incertezza e di aleatorietà da non sottovalutare. Anche se avessimo perfettamente compreso il problema da risolvere e come risolverlo, non è detto che le soluzioni che abbiamo trovato siano le migliori o più semplicemente che siano efficaci. Pensando ad esempio a un manifesto, constateremo che molte variabili entrano in gioco e che molto complessa sarà la loro interazione: non basterà trovare il testo e l’immagine adeguati, ma il risultato finale, la funzionalità di quel manifesto rispetto agli obiettivi che vogliamo raggiungere, dipenderà anche dalla composizione grafica, dall’interazione fra lettering e figure, fra colori e forme,… Anche in questo caso la ricerca può intervenire in nostro aiuto. L’attività di pre-test può svolgere infatti tre importanti funzioni: – comparare le varie scelte strategiche e tattiche, valutando possibili vantaggi e svantaggi di ciascuna (un buon piano dovrebbe prevedere più di una strategia possibile, una sola delle quali verrà poi scelta e utilizzata); – individuare eventuali lacune o errori nelle scelte strategiche e tattiche; – affinare le possibili soluzioni creative e i messaggi affinché gli stessi comunichino nel modo più efficace possibile al pubblico target della nostra campagna. Come tutte le attività di ricerca anche il pre-testing comporta costi non irrilevanti, ma serve a evitare errori che possono rivelarsi gravi e talvolta ben più costosi, rischio ancor più elevato quando si prospetta una sola scelta strategica e magari la si testa soltanto alla fine per vedere se ha funzionato! Tornando all’esempio del manifesto, sarebbe bene aver sempre più di un’opzione possibile, testare l’efficacia delle varie proposte e solo a quel punto passare alla stampa e alla diffusione del progetto grafico che si è dimostrato più efficace. Ovviamente è importante effettuare i test (con ricerche quantitative o qualitative o integrate) con un campione che rappresenti i veri segmenti-target della campagna (non serve molto quindi farlo con amici, colleghi, segretarie) alla ricerca non solo di conferme attraverso reazioni positive, ma soprattutto dei punti deboli o degli errori, per poterli correggere. Andreasen, citando i criteri messi a punto dall’Agency for Educational Development’s HealthCom project 25 del Governo USA, sottolinea le caratteristiche che M. Rasmuson, R.E. Seidel, W.A. Smith, and E.M. Booth, Communication for Child Survival, U.S. Agency for Educational Development, Bureau of Science and Technology, Office of Health and Office of Education, Washington D.C., 1988, pag. 55, cit. in A.R. Andreasen, Marketing Social Change, op. cit., pag. 121. 25 38 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i un prodotto comunicazionale dovrebbe avere: attrattività, comprensibilità, accettabilità, capacità di portare il pubblico a riconoscersi nel tema affrontato, soprattutto capacità di persuadere. Lo stesso Andreasen ricorda, in aggiunta, altre caratteristiche a cui la comunicazione d’impresa dedica grande attenzione: credibilità, pertinenza, originalità, capacità di coinvolgere e di essere memorizzata, interesse. Un metodo utilizzato dalle agenzie pubblicitarie consiste nel presentare il nuovo messaggio pubblicitario a un campione ristretto di 30-50 persone e successivamente intervistare le stesse, chiedendo pensieri ed emozioni suscitati dal messaggio, di provare a ricordarne i contenuti e di comunicarne il significato percepito. Talvolta il test viene effettuato comparando con lo stesso sistema diverse versioni del medesimo messaggio. Il pre-test pur essendo molto utile non deve comunque essere considerato un predittore assoluto dell’efficacia, capace di garantire il successo della campagna, dal punto di vista dell’apprendimento, della capacità di persuasione, della modifica dei comportamenti. Fra l’altro è necessario mettere in conto ciò che già si è evidenziato a proposito delle risposte ai questionari nel caso di domande su temi sensibili. Anche se nel campo del marketing sociale è una prassi relativamente rara, nei casi in cui si ritenga che il pre-test non sia in grado di fornire le indicazioni richieste, si può ricorrere alla sperimentazione “nel mondo reale”, testando i prodotti comunicazionali non in una situazione “di laboratorio”, quindi relativamente controllata, ma in un set “naturale” con una uscita che funzioni da test pilota. Con lo stesso sistema si può procedere anche a una comparazione: diversi prodotti (o diverse strategie e tattiche di comunicazione) possono essere provati in luoghi fisici diversi, osservando il loro grado di efficacia. Si sceglierà allora sul territorio un ristretto campione di luoghi dove proporre i diversi messaggi, individuando la modalità migliore per comparare gli esiti delle differenti proposte 26. 1.3.2. Il monitoraggio in itinere e la valutazione dei risultati. L’attività di monitoraggio in itinere e la valutazione finale dei risultati servono evidentemente per verificare se la campagna e le sue varie azioni stanno procedendo come pianificato e se alla fine gli obiettivi predefiniti sono stati raggiunti. Le attività di monitoraggio in itinere consistono nella verifica degli esiti delle azioni programmate, fase per fase della loro attuazione e hanno lo scopo prinAd esempio in una campagna per promuovere l’adesione a uno screening, che preveda la possibilità di chiamare un numero verde per avere ulteriori informazioni o per prenotare l’accesso al servizio, si potranno correlare i diversi messaggi a diversi numeri verdi attivati solo per un tempo limitato. Si tratta evidentemente di procedure di pre-test di una certa complessità dal punto di vista organizzativo, da attivare nel caso di campagne molto impegnative, costose e di lunga durata. 26 39 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i cipale di correggere eventuali errori di progettazione o nell’implementazione nonché di apportare eventuali adattamenti se nel frattempo fossero occorse sostanziali modifiche del contesto. Fra le varie fasi di attuazione di una campagna di marketing sociale, la valutazione finale di efficienza e di impatto della stessa costituisce senza dubbio l’anello più debole. Se da una parte è vero che il grado di difficoltà e di complessità della misurazione e della valutazione dell’efficienza (rapporto costi/benefici) e dell’efficacia (raggiungimento del risultato atteso) di una campagna dipende sia dal tipo di offerta (bene, servizio, idea/comportamento), sia dagli obiettivi che si intendevano conseguire (cambiamento cognitivo, di atteggiamento, comportamentale, di valori), dall’altra si dovrebbe anche realisticamente considerare che allo stato dell’arte, al di là degli entusiasmi e delle velleità, un’azione di marketing sociale nel campo della promozione della salute dovrebbe proporsi non tanto modifiche di comportamento 27, quanto piuttosto di sensibilizzazione, aumentando la conoscenza, la consapevolezza circa un dato problema, focalizzando l’attenzione pubblica sullo stesso, mobilitando volontà ed energie per affrontarlo sia individualmente che come comunità, in una prospettiva solidaristica, di inclusione, di responsabilità e di presa in carico, rafforzando i legami comunitari e contribuendo alla costruzione o ri-costruzione di valori e rappresentazioni sociali condivisi. In ogni caso si dovrà tenere conto della obiettiva difficoltà nel misurare le modifiche cognitive, affettive e comportamentali, anche perché i cambiamenti riscontrati possono essere stati facilitati da altri fattori esterni, legati all'azione di altre forze sociali e ambientali, che agiscono contestualmente alla campagna così come questi medesimi fattori possono averla pesantemente contrastata 28. Allo stesso modo non sarà facile individuare con precisione i processi psicologici individuali e/o sociali che possono determinare effetti favorevoli o avversi all'efficacia di una data iniziativa di marketing sociale. È necessario ricordare che il marketing non è l’unico modo per ottenere un cambiamento di comportamento. Sono infatti possibili anche altri approcci: – quello normativo (si pensi ad esempio alle norme che vietano il fumo negli esercizi e nei locali pubblici); – quello tecnologico (ad es. il “cerotto” per chi vuole smettere di fumare), – quello economico (ad es. aumentare il prezzo delle sigarette). Oltre a ciò, una campagna di marketing sociale dovrebbe sempre accompagnare le attività informative con iniziative formativo-educative. In ogni caso, i risultati migliori si potranno prevedibilmente raggiungere con un’azione integrata multisettoriale. 28 P. Kotler & E. Roberto (Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior, Free Press, New York, 1989, trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i comportamenti collettivi, edizioni di comunità, Milano, 1991) distinguono sei tipi di forze esterne che influiscono sulla capacità di una campagna di sviluppare e mantenere un'efficace influenza sui gruppi obiettivo: demografiche, economiche, fisiche, tecnologiche, politico-legali, socio culturali. 27 40 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo i Certamente il grado di attenzione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto ad un dato problema influisce direttamente tanto sull'impatto di una campagna che sui suoi risultati. Anche per le idee, come per i prodotti commerciali, vi sono delle “tendenze di mercato”, e quindi il presupposto necessario per il successo di una campagna è dato dalla presenza di una domanda latente o quanto meno un’attenzione verso quel dato problema, a cui la nostra offerta potrà efficacemente rispondere. L’applicazione del marketing ai problemi sociali è ben più complessa di quella del marketing di un’impresa commerciale, se non altro perché, se nel secondo caso l'obiettivo è normalmente convincere il consumatore ad aumentare il consumo (o a scegliere una marca piuttosto di un’altra) di un prodotto i cui benefici sono già noti, nel marketing sociale si tratta solitamente di indurre un comportamento nuovo e più favorevole alla salute, i cui benefici tuttavia non sono ancora stati sperimentati direttamente dal cittadino a cui ci rivolgiamo, sono intangibili e raramente immediati. Senza contare il fatto che il segmentoobiettivo che abbiamo scelto (per es. i fumatori) potrebbe essere formato da soggetti predisposti negativamente, con livelli alti di coinvolgimento emotivo e più resistenti nei confronti dell’offerta (cioè il contrario di quanto avviene nel marketing d'impresa). Le criticità che l’attività di ricerca dovrà affrontare nel processo di valutazione sono dunque riassumibili nelle difficoltà che si incontreranno nell’individuare indicatori efficaci e nel misurare cambiamenti di comportamento (tanto più quando questi sono a lungo termine) nonché nelle difficoltà nello stimare con precisione l’effettivo contributo della campagna al raggiungimento dell'obiettivo. Tali difficoltà e limiti oggettivi tuttavia non la rendono meno necessaria e utile nella progettazione e implementazione delle attività di marketing e di comunicazione sociale per la promozione della salute. 41 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Bibliografia Riferimenti bibliografici Andreasen A.R. Marketing Social Change. Changing Behavior to Promote Health, Social Development, and the Environment, San Francisco, CA: Jossey-Bass, 1995. Andreasen A.R. “Backward Marketing Research”, in Harvard Business Review, 1985, 63 (3), Andreasen A.R. Cheap but Good Marketing Research, Homewood, IL: Business One Irwin, 1988. Curzel V. “Marketing sociale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro. Elementi per la progettazione di una campagna”, in V. Curzel (a cura di), Comunicazione pubblica e marketing sociale per la sicurezza e la salute sul lavoro, vol. II, Trento: Provincia Autonoma di Trento – Assessorato alle Politiche per la salute, 2006. Curzel V. “Il Marketing sociale come scelta strategica per la promozione della salute”, in AA.VV., Marketing sociale e promozione degli screening oncologici. Un progetto per lo sviluppo della cultura della prevenzione oncologica, Verona: Azienda ULSS 22 Regione Veneto – Dipartimento Interdistrettuale per l’integrazione socio-sanitaria – Centro Screening oncologico, Fondazione Cariverona, 2007. Curzel V. “Marketing e comunicazione sociale della Pubblica Amministrazione, Verso la definizione di un profilo professionale e di un curriculum formativo”, in Carla Bertolo (a cura di), Comunicazioni sociali. Ambiguità, nodi e prospettive, Padova: CLEUP, 2008. Domenighetti G. “Per una politica di sanità pubblica centrata sui bisogni della popolazione e non su quelli dei servizi”, in Punto Omega, Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Nuova serie, Anno II, n. 2/3, agosto 2000. Kline Weinreich N. Hands-on Social Marketing: A step-by-step guide, Thousand Oaks, London, New Delhi: Sage Publications Inc, 1999. Kotler P. Marketing Management, ed. italiana a cura di Walter G. Scott, Milano: Pearson Education Italia, 2004. Kotler P., Roberto E. Social Marketing: Strategies for Changing Public Behavior, New York, NY: Free Press, 1989; trad. it. Marketing Sociale. Strategie per modificare i comportamenti collettivi, Milano: edizioni di comunità,1991. Pride W.M., Ferrell O.C. 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Curzel, in Punto Omega, Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Nuova serie, Anno II, n. 5/6, agosto 2001 Ziglio E. “L'approccio della promozione della salute e il suo sviluppo nella regione europea”, in Punto Omega, Quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino, Nuova serie, Anno II, n. 5/6, agosto 2001. 43 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Le ricerche preliminari alla campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol PARTE II Adolescenti e comportamenti a rischio per l’abuso di sostanze alcoliche Rapporto sui comportamenti a rischio per l’abuso di alcol nei giovani trentini di 13-16 anni Graziella Fava Vizziello, Alessandra Simonelli, Silvia Casari Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Traguardi dell’adolescenza e condotte legate all’uso di alcol 2.1. Introduzione L’adolescenza risulta attualmente una delle tematiche di maggiore interesse in diversi ambiti della ricerca psicologica, pedagogica ed educativa, sociologica nonché politica, in quanto costituisce un particolare momento dello sviluppo individuale, complesso e articolato, molto trascurato nell’organizzazione dei servizi. Solo da pochi anni, quasi cercando di eliminare il senso di colpa relativo, assistiamo ad un grande fermento di ricerche e proposte che presentano una loro originalità. La sostituzione della famiglia che dà regole con la famiglia affettiva, ha creato nuovi adolescenti non più ribelli, ma affamati dell’aiuto di figure di sostegno per potersi allontanare dalle figure importanti dell’infanzia e superare la solitudine e la tristezza del distacco in queste condizioni. Sempre più l’adolescente è considerato co-produttore del proprio sviluppo, attivamente impegnato a far fronte alle richieste mutevoli dell’ambiente in cui si trova inserito (Bonino, 2000; Jackson, 1993; Tani, 2000), senza per questo averne sempre le forze. La sottolineatura di tali aspetti ha contribuito all’assunzione di un’ottica centrata sulla comprensione delle manifestazioni attraverso le quali emergono le caratteristiche essenziali di questo periodo della vita, piuttosto che sugli aspetti di disadattamento, di difficoltà o sulle espressioni psicopatologiche che possono emergere in questa fase così ricca e sfaccettata dello sviluppo (Bonino, 2000; Cigoli, Marta e Regalia, 1998). D’altra parte, l’insieme complesso di cambiamenti sociali, culturali, familiari influisce, con tutta la sua complessità, sulla relazione della persona con se stessa e con gli altri: questo fa sì che l’adolescenza risulti un momento critico anche nella contemporaneità, in cui simboli, riti e ritmi del passaggio (e, quindi, dello sviluppo) sono in buona parte venuti meno, costringendo così gli adolescenti ad imbattersi in un vuoto generazionale che spesso li pone di fronte a una difficoltà nel ritrovare punti di riferimento affettivi, relazionali e sociali (Bacchini, Freda 47 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 e Nunziante Cesaro, 2000; Cigoli et al., 1998; Vegetti Finzi e Battistin, 2000). In tal senso, l’adolescenza rappresenta un momento della vita che il ragazzo affronta con modalità diversificate in rapporto all’età, al genere, al contesto socio-culturale di appartenenza e al tipo di scuola frequentata (Bacchini et al., 2000) o all’abbandono di tutto questo. Si aggiunge a queste variabili l’angosciante nuovo aspetto legato alla globalizzazione e alla diffusione del virtuale, per cui i parametri fondamentali della coscienza di tempo e spazio vengono abbattuti, lasciando, da un lato, utopiche idee di magiche facili realizzazioni e, dall’altro, una difficoltà a ritrovarsi nel proprio corpo che ha bisogno di essere riconosciuto, tramite il piercing e le firme degli indumenti, nel proprio circoscritto ambiente, sempre più isolatoe incomunicabile o incomunicato agli adulti (Fava Vizziello, 2003). La restrizione dell’uso della parola e della lettura, con l’aumento della capacità di comunicazione attraverso il suono e le immagini, ci fanno riflettere sulle comunicazioni che gli adolescenti recepiscono, sia come forma, sia come provenienza. 2.2. I contesti dello sviluppo L’ambiente di vita in cui il soggetto in età evolutiva è inserito costituisce un agente attivo nella vita del giovane e può rivestire diversi ruoli nel favorire o nell’ostacolare il processo di crescita, inserendovi elementi disadattivi o di rischio (Bacchini et al., 2000; Boykin McElhaney Allen, 2001). Per svolgere una funzione di sostegno al soggetto in via di sviluppo, l’ambiente dovrebbe costituirsi come un contesto che faciliti l’acquisizione di quel benessere fisico, mentale e sociale in cui consiste la salute. Potrebbe allora permettere al soggetto di riempire di significati gli eventi dando spazio alla creativitàe alla costruzione dell’identità individuale attraverso relazioni interpersonali che possono stimolare o comprimere lo sviluppo armonico della personalità (Boykin McElhaney et al., 2001), cosa che spesso non succede: il contesto chiede piuttosto al ragazzo di adeguarsi. La scuola, ormai da decenni, sembra essere inadeguata ad organizzare i propri programmi in funzione del rapidissimo cambiamento sociale in atto. In questo senso, molti ragazzi per proprie difficoltà personologiche e/o per frustrazioni ripetute vanno a costituire il gruppo degli iperdipendenti o dei tristi (Pietropolli Charmet, 2000) che, al di là del numero delle loro frequentazioni di pari, non sanno richiedere aiuto e hanno maggiori possibilità di essere attratti dall’uso di alcol per sentirsi maggiormente a loro agio nei previsti momenti di socializzazione come il sabato sera o per automedicarsi. 48 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 In questa prospettiva, dagli anni ’80 le ricerche hanno spostato il focus d’analisi dallo sviluppo individuale a quello dei contesti sociali in cui lo sviluppo fisico, cognitivo ed emotivo dell’adolescente hanno luogo: questi sono stati identificati principalmente nella famiglia, nel gruppo dei pari e nella scuola (Bonino, 2000; 2001; Gecas e Seff, 1990). Tra i molteplici cambiamenti che caratterizzano il percorso di transizione dall’età infantile a quella adolescenziale, le trasformazioni che investono la sfera delle relazioni sociali, incidendo fortemente sulla costruzione dell’identità personale e sulla qualità dell’adattamento psicosociale, assumono una rilevanza particolare. Ci si riferisce a quell’insieme di relazioni interpersonali che l’adolescente intrattiene con le persone significative del proprio ambiente sociale e che possono costituire particolari fonti di influenza sullo sviluppo della persona. A questo proposito, una ricerca condotta da Claes, Ercolani, Bonaiuto, Perucchini e Pierro (1995) con 120 adolescenti di età compresa tra 11 e 18 anni, ha messo in evidenza come: – la rete sociale degli adolescenti sia costituita in media da 56 persone, di cui 24 significative: 18 coetanei, per lo più dello stesso sesso, e 6 adulti, di cui 4.5 appartengono alla famiglia allargata; – i contatti quotidiani, ovvero il fatto di trascorrere un certo tempo con la persona, senza che vi sia necessariamente uno scambio verbale continuo, siano significativamente più frequenti con la famiglia (in modo più massiccio con fratelli e/o sorelle, poi con la madre e, infine, con il padre); – la frequenza delle conversazioni e l’intimità siano elevate nei confronti di tutti i membri significativi dell’ambiente sociale anche se è solo con il/la migliore amico/a che si affrontano i temi inerenti alla sessualità; – la frequenza delle attività condivise, svolte in comune con gli altri membri della rete sociale primaria, sia elevata per ognuno, senza differenze statisticamente significative; – i conflitti, situazioni d’opposizione caratterizzate da confronti verbali molto vivi, dalla formulazione di rimproveri e da effetti negativi quali sentimenti offesi, punizioni, rottura dello scambio, siano numericamente più frequenti e più rilevanti verso i genitori, in particolare la madre, mentre le relazioni con gli amici appaiono le meno conflittuali; – i membri della rete più prossimi, quelli cioè che si considerano essere i più vicini sono la madre (39.6%), il/la migliore amico/a (28.6%), il padre (7.2%), la sorella e il partner (7.1%), entrambi i genitori (5.2%) e infine il fratello (4.1%); – i dati relativi alla famiglia, siano significativamente correlati con l’indice di adattamento dell’adolescente, mentre questo non emerge per i dati relativi agli amici in generale, al/alla migliore amico/ae al numero di persone e persone significative che costituiscono la rete sociale. Ad integrazione di 49 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 quest’ultimo risultato, si trovano in letteratura anche ricerche che affermano la rilevanza, per l’adattamento psico-sociale degli adolescenti, della qualità della relazione con i genitori, in generale, e di alcuni aspetti delle relazioni con gli amici, in particolare il fatto di sentirsi accettatie integrati (Armsden e Greenberg, 1987; Bonaiuto, Perucchini e Pierro, 1997; Greenberg, Siegel e Leitch, 1983; Pierro, Bonaiuto, Ercolani, Perucchini e Claes, 1996; Pombeni, 1993; Wehner e Furman, 1989). Si ritiene, inoltre, che la percezione della rilevanza, della qualità e della soddisfazione delle relazioni nei confronti dei membri della propria rete sociale vari con l’età; in particolar modo, con l’aumentare dell’età sembrano aumentare progressivamente: – l’importanza attribuita alla famiglia e all’amicizia (De Lillo, 1997); – il supporto e l’intimità condivisi con i coetanei a discapito di quelli con i familiari, sia per la frequenza e la durata dei contatti giornalieri, che per la frequenza delle attività condivise (Bonaiuto et al., 1997; Claes et al., 1995; Furman e Buhrmester, 1992); – la libertà degli adolescenti nelle decisioni e nei comportamenti quotidiani (Bonaiuto et al., 1997; Bosma, Jackson, Zijsling, Zani, Cicognani, Xerri, Honess e Charman, 1996; Hunter e Youniss, 1982; Jackson, Bijstra, Oostra e Bosma, 1998). Parallelamente, diminuisce il sostegno e la supervisione richiesti ai genitori che perdono le funzioni connesse all’accudimento, per assumere più che altro la funzione di esperti (Ardone, 1998; Bonaiuto et al., 1997; Cattelino, Calandri e Bonino, 2001; Furman e Buhrmester, 1992). Alla luce di quanto esposto, emerge quanto poco risultino nelle ricerche le figure degli insegnanti come referenti e come la famiglia e il gruppo dei coetanei costituiscano i due ambienti principali di riferimento, i due contesti privilegiati all’interno dei quali l’adolescente apprenderebbe a rinegoziare il proprio ruolo sociale, a bilanciare le richieste interne e le aspettative esterne e a conciliare differenti sistemi di valori e di regole. Crediamo sia stato molto trascurato, nella ricerca, il ruolo delle figure rappresentative del mondo del tempo libero che gli adolescenti via via riescono a scegliersi, in particolare nel mondo sportivo e nella musica, dove spesso i referenti adulti hanno una particolare presa sull’adolescente. Queste ricerche danno comunque risultati che vanno considerati con la massima precauzione, data la rapidità dei cambiamenti sociali e le differenze tra i diversi ambienti a cui i ragazzi fanno capo. È rarissimo, infatti, che tra gli adolescenti maschi che arrivano ai servizi di neuropsichiatria dell’età evolutiva o di psicologia clinica e che rappresentano i 50 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 casi sociali prima frustrati e poi esclusi dalla scuola (ormai, purtroppo, sempre più numerosi e destinati ad aumentare se, con l’auspicato aumento degli anni di scolarità, non sarà portato avanti anche un radicale cambiamento della scuola secondaria) non vi sia uso incongruo di alcol e questi giovani, in genere, sfuggono alle nostre inchieste. 2.2.1. Il ruolo della famiglia Il ruolo del contesto familiare nelle dinamiche del periodo adolescenziale dei figli è stato in passato oggetto di attenzione discontinua anche se attualmente costituisce uno dei focus centrali in quest’ambito: tale rinnovata attenzione può essere riconducibile in parte all’importanza assunta dalla prospettiva evolutiva del ciclo di vita nello studio dell’adolescenza (Dornbusch, 1989; Elder, 1985; Novelletto, 1992; Pietropolli Charmet, 2000; Vegetti Finzi, 2000) e, in parte, all’influenza della prospettiva ecologica (Brofenbrenner, 1979; 1986) nell’allargare l’analisi al di là del singolo e della diade. La fase del ciclo di vita che vede in gioco genitori e figli adolescenti, risulta un momento assai complesso del sistema familiare: in particolare, anche da un punto di vista sociale, i genitori vengono posti di fronte a richieste di abilità e competenze sempre più elevate, senza che venga loro offerto in cambio sostegno e protezione (Bramanti, 1994; Scabini e Cigoli, 2001; Walsh, 1982). Il contesto socialee il sistema familiare sono, infatti, molto mutati negli anni, sia a causa di modificazioni strutturali che hanno condotto ad una maggiore instabilità e isolamento della famiglia, sia per i mutamenti avvenuti a livello della rete allargata. Tuttavia, i genitori non si trovano, in virtù di tali modificazioni, “alleggeriti” dai ruoli classici da svolgere nei confronti dei figli adolescenti; al contrario, le trasformazioni descritte non hanno condotto ad una perdita dell’importanza e della centralità della famiglia dell’adolescente che, nelle sue caratteristiche funzionali (stile educativo, controllo, comunicazione, negoziazione di ruoli, livello di intimità, responsabilità, autonomia, stress sperimentato, supporto, ascolto dei bisogni, condivisione dei processi decisionali, capacità di risolvere i conflitti) e strutturali (instabilità, assenza del padre), è tenuta a svolgere un ruolo sempre più complesso nell’evoluzione del figlio, relativamente a diversi ambiti: – nella costruzione dell’identità (Arcidiacono, 2000; De Lillo, 1997; Palmonari, 1993); – nello sviluppo del sé (Beaty, 1995; Benvenuti, Bitossi, Marchetti, Pecori, Selvi e Valtancoli, 1994; Boykin, McElhaney e Allen, 2001; Harvey e Byrd, 1998; Jackson et al., 1998; Lyman e Bird, 1996; Palazzi, De Vito, Luzzati, Guerini e Torre, 1990); 51 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 – nella soddisfazione familiare e soluzione dei conflitti (Jackson et al., 1998); – nella promozione del senso di benessere (Ardone, 1998; 1998a; Ciairano, Bonino, Jackson e Miceli, 2001; Demo e Cox, 2000; Malagoli Togliatti, 1998; Scabini, 1995); – nell’adattamento psicologico e psicosociale, che si manifesta tramite la presenza di relazioni positive con i pari, il successo scolastico e il grado di autonomiae autostima (Bonaiuto et al., 1997; Claes et al., 1995; Hess, 1995; Lamborn, Mounts, Steinberg e Dornbusch, 1991; Malagoli Togliatti, 1998); – nella promozione dell’autonomia internae interpersonale (Boykin, McElhaney e Allen, 2001; Lo Coco, Ingoglia, Zappulla e Pace, 2001); – nell’influenzare le strategie di successo e le strategie di coping (Aunola, Stattin e Nurmi, 2000); – come fattore protettivo: dal rischio psicosociale, dall’ostilità e/o da comportamenti devianti, dall’uso di sostanze, dalla depressione e da sintomi psicopatologici (Barbanelli, Regalia e Pastorelli, 1998; Cigoli et al., 1998; Fava Vizziello e Simonelli, 2004; Malagoli Togliatti, 1996; 1998; Malagoli Togliatti e Ardone, 1993; Noller e Callan, 1990; Pettit, Laird, Dodge, Bates e Criss, 2001; Scabini, 1997). Secondo quanto emerso da questa letteratura teorica ed empirica, l’adolescenza rappresenta dunque un’impresa evolutiva congiunta di genitori e figli, un’occasione di vivere un’esperienza di cambiamento comune, in cui entrambi devono accettare di cambiare e di farlo insieme, per far sì che la relazione prosegua positivamente (Sroufe, 1991; Pietropolli Charmet, 2000). 2.2.2. Il gruppo dei pari In adolescenza, accanto all’influenza delle figure adulte di riferimento, assume sempre più rilevanza la relazione con i coetanei, sia in senso quantitativo che qualitativo, così come dimostrato dai dati esposti sulla composizione della rete sociale degli adolescenti. La mancanza di tali relazioni è considerata da taluni autori come uno dei fattori di rischio per lo sviluppo adolescenziale, specialmente se associata ad altre difficoltà. La loro presenza, quando accompagnata da buona qualità e da simmetria di rapporto, viene a costituire uno dei principali fattori di protezione dal rischio psicosociale (Bukowski, Newcomb e Hartup, 1996; Hartup e Stevens, 1997; Schneider, Wiener e Murphy, 1994) e un supporto nel promuovere uno sviluppo dagli esiti positivi e nel far fronte ai vari compiti evolutivi da parte del singolo (Coleman e Hendry, 1990; Hartup, 1993; Pombeni, 1997). In particolare, la presenza, la ricchezza e l’adeguatezza di relazioni tra pari in adolescenza sembra costituire un fattore di promozione riguardo ai seguenti 52 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 aspetti: la costruzione dell’identità personale del giovane (Brown, Dolcini e Leventhal, 1997); il suo benessere psicologico (Bukowski et al., 1996; Meeus, 1994; Schneider et al., 1994; Tani, 2000); lo sviluppo di una propria progressiva autonomia dalla guida degli adulti; lo sviluppo di adeguate modalità d’interazione con gli altri (Brown et al., 1997); lo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità di affrontare i problemi e nel fronteggiare le richieste di cambiamento provenienti dall’esterno o dall’interno (Cattelino, 2000). Anche il gruppo dei pari, in quanto tale, diviene un importante contesto dello sviluppo in adolescenza con influenza sullo sviluppo, sulle credenze e sul comportamento dei giovani (Magnussen e Statin, 1998; Ryan, 2001; Rubin, Bukowski e Parker, 1998). Esso viene a rappresentare, infatti, uno dei punti di riferimento nel processo di costruzione dell’identità sociale di ciascun membro. Quando parliamo di gruppo di adolescenti facciamo riferimento sia a gruppi formali, che si possono costituire cioè all’interno di movimenti e/o di associazioni e che sono dotati di regole di ingresso, di appartenenza o di esclusione, sia a gruppi informali, cioè a aggregazioni spontanee di singoli. In entrambi i casi, il gruppo costituisce per l’adolescente: – un contesto sociale circoscritto, con le sue regole e le sue norme (Moro, 1997); – un organismo vivo, con cui il singolo intrattiene una relazione intensa e continuativa fondata sulla condivisione di esperienze, interessi e valori considerati importanti per ogni componente e per il gruppo e la cui coesione si fonda sull’intensità della relazione e della comunicazione fra i vari membri e sulla condivisione del tempo libero, del divertimento e dell’impegno (Palmonari, 1993; Pombeni, 1993); – un contesto che l’adolescente considera appartenere a se stesso e in cui sente di contare come persona (Moro, 1997); – un contesto in cui limitare la solitudine (Novelletto & Ricciardi, 1997). Il rapporto e il confronto con i pari corrisponde, in tale fase dello sviluppo, ad un vero e proprio compito evolutivo che permette al ragazzo di esplorare nuovi spazi, nonché di valutare e sperimentare in modo autonomo il proprio comportamento e le proprie scelte. Inoltre, costituisce una sorta di laboratorio sociale, un banco di prova, un’area protettiva in cui sperimentare comportamenti non sottoposti a controllo immediato da parte degli adulti e sviluppare nuove competenze. Anche nei casi di adolescenti in difficoltà l’inserimentoe il confronto con il gruppo può favorire il raggiungimento di una più approfondita rappresentazione e comprensione del problema da affrontare. Il gruppo rappresenta un’opportunità per imparare a gestire le situazioni di conflitto, per elaborare le strategie di risoluzione delle difficoltà, per venire a 53 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 conoscenza delle strategie che gli altri utilizzano nell’affrontare problemi simili ai propri e per osservare gli effetti che tali strategie sono in grado di produrre; fornisce un sostegno strumentalee un aiuto significativo rispetto alle difficoltà incontrate; rappresenta un’agenzia culturale (Fine, 1981) nell’ambito del quale vengono proposti modelli culturali e comportamentali differenti, spesso alternativi, a quelli forniti dai genitori e dove si ha così l’opportunità di confermare o di legittimare il rifiuto dei vecchi modelli e delle conoscenze acquisite in precedenza; costituisce, infine, la prima fonte da cui provengono forme di aiuto emotivo, psicologico, comportamentale e cognitivo. Questi aspetti rappresentano nuove modalità di stare insieme tra coetanei, contribuendo alla creazione di relazioni dinamiche tra il soggetto e il gruppo dei pari, sottoposte nel corso dell’adolescenza stessa a processi di cambiamento che le renderanno maggiormente stabili, intime e significative. In particolare, il percorso evolutivo individuato dagli autori per descrivere i cambiamenti nelle modalità relazionali nel corso dell’adolescenza sembra il seguente (Altieri, 1988; Baraldi, 1988; De Pieri e Tonolo, 1990; Durando, 1990; Moro, 1997; Palmonari, 1993; Pombeni, 1993): – durante la prima adolescenza, il soggetto sembra privilegiare relazioni duali, basate sulla possibilità di fare cose insieme all’amico e/o all’amica, e parallelamente sembra preferire la frequentazione di gruppi molto diversificati; – in piena adolescenza, il giovane privilegia la frequentazione di gruppi informali, la cosiddetta compagnia, anche come modalità per prendere le distanze dai gruppi formali all’interno dei quali spesso è stato inserito dai genitori o da altri adulti; – successivamente, viene privilegiata la frequentazione di pochi amici veri, anche solo per chiacchierare, per scambiare opinioni e idee: passa in secondo piano cioè l’obiettivo di condividere azioni o attività comuni a vantaggio di relazioni amicali basate principalmente su affinità di natura intellettuale, simbolica o affettiva. 2.3. L’alcol e i giovani: alcuni dati Negli ambienti giovanili si assiste a un accrescere del consumo alcolico, spesso associato a modalità comportamentali che aumentano il rischio connesso a tale consumo. Prima di esporre i dati ottenuti nella provincia di Trento, tracceremo un quadro di riferimento relativo ai consumi e alle abitudini del bere della popolazione generale. 54 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Ai sensi della Legge 125/2001, si intende per bevanda alcolica ogni prodotto contenente alcol alimentare con gradazione superiore a 1,2 gradi di alcol, mentre le bevande vengono definite superalcolici quando contengono una gradazione superiore al 21% di alcol in volume. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che il 9.6% del carico di malattia nella popolazione europea sia prodotto dall’alcol. I costi diretti e indiretti che la società paga a causa dell’alcol, sia in termini di danni materiali a persone e patrimoni sia in termini di costi sanitari, possono essere stimati tra il 2e il 5% del PIL di ciascuna nazione: questi dati evidenziano il ruolo primario della patologia da dipendenza da alcol tra le problematiche sociali, sanitarie e politiche rispetto alle quali occorre pensare interventi adeguati in materia di prevenzione e di riduzione del danno, prima ancora che di riabilitazione. Secondo la Società Italiana di Alcologia (Atti XVI Congresso Nazionale SIA) le morti attribuibili all’alcol, nel nostro paese, oscillano tra le 30.000 e le 50.000 per anno; è sufficiente ricordare che il 30% degli incidenti stradali e che il 10% di tutti gli incidenti sul lavoro sono ascrivibili al consumo di bevande alcoliche. Tra gli altri dati, si può notare che circa il 15% dei cittadini che si rivolgono al medico di medicina generale (medico di base) presenta problematiche correlate all’uso di bevande alcoliche e che il 5% risulta alcol dipendente. Anche nell’area della violenza e dell’abuso sessuale su donne e minori l’alcol risulta presente con una percentuale intorno al 12% come fattore che può facilitare la liberazione degli impulsi aggressivi e sessuali. Il Report del 2004 sui consumi di alcolici nel quadriennio 1998-2001, prodotto dall’Osservatorio Nazionale Alcol dell’OssFAD (Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità) evidenzia un aumento del numero di consumatori di bevande alcoliche, che ha raggiunto proporzioni dell’87,7% tra i maschi e del 63,1% tra le donne (Tabella 1). Complessivamente, il 75% degli italiani risulta consumatore di bevande alcoliche con un incremento medio nel corso del periodo sopraindicato del numero di consumatori pari al 6.2% (5,2% per gli uomini, 7,7% per le donne). Tab. 1. Prevalenza (%) dei consumatori di bevande alcoliche in Italia. – Frequenze per sesso e anno e variazione (%) osservata nel periodo 1998-2001 Anno 1998 1999 2000 2001 Variazione 1998-2001 Maschio 83,4 83,1 87,2 87,7 5,2 Femmina 58,6 59,1 63,6 63,1 7,7 Sesso Elaborazioni Osservatorio Nazionale Alcol OssFAD su dati ISTAT Multiscopo (OssFAD, report 2004) 55 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 In termini di salute pubblica questi dati sembrano indicare che un numero crescente di individui ha scelto di incominciare a fare uso di bevande alcoliche, ampliando secondo alcuni autori la platea dei soggetti esposti al potenziale fattore di rischio alcol. Questo aspetto risulta particolarmente importante alla luce dell’evidenza che i maggiori incrementi sono stati registrati tra le donne di età compresa tra i 45 e i 64 anni e tra i giovani, in particolare tra gli adolescenti di età compresa tra i 14e i 16 anni: all’interno di questo gruppo sono stati registrati incrementi dell’11,7% tra i maschi e del 16,5% tra le femmine nel giro di soli quattro anni. Lo studio di questi dati dovrebbe però prendere in considerazione il fatto che un atteggiamento proibizionista nei riguardi dell’alcol ha spesso portato ad un aumento di abusi e che una educazione all’uso controllato dell’alcol può diminuire i rischi di situazioni in cui il soggetto viene condizionato oltre che da un piacevole momento, dal desiderio doppio del rischio e della trasgressione (Tabella 2). Tab. 2. Prevalenza (%) dei consumatori di bevande alcoliche in Italia al di sotto dell’età legale – Frequenze per sesso, età (14-16 anni) e variazione (%) osservata nel periodo 1998-2001 Sesso Maschio Femmina Anno 1998 1999 2000 2001 Variazione 1998-2001 14 34,3 39,3 46,1 43,3 26,2 15 42,3 51,8 50,7 52,1 23,2 16 61,0 58,8 61,2 59,1 -3,1 14 31,8 28,7 31,4 34,7 9,1 15 33,3 37,9 42,8 40,7 22,2 16 41,3 45,0 42,3 49,6 20,1 Età Elaborazioni Osservatorio Nazionale Alcol OssFAD su dati ISTAT Multiscopo (OssFAD, report 2004) Le prevalenze rilevate dai dati prodotti dall’OssFAD (Report 2004) consentono di stimare che, nel periodo esaminato, il numero di consumatori di bevande alcoliche al di sotto dell’età legale di 16 anni si è incrementato di 89.000 adolescenti (22.000 all’anno, circa) raggiungendo la numerosità di circa 870.000 giovani per il 2001. Inoltre, nella classe di età 14-16 anni si registrano, al contrario di quanto accade per le altre classi di età, una più marcata tendenza al pareggio del rapporto 56 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 tra i due sessi dovuto essenzialmente al maggiore e più rapido incremento del numero delle giovani consumatrici. Ciò depone per una maggiore probabilità, a parità di quantità di alcol consumate, di sviluppo di condizioni a rischio alcol-correlate in funzione della maggiore vulnerabilità femminile agli effetti negativi dell’alcol che, nel caso specifico, è aggravata dalla relativa immaturità fisiologica di smaltimento dell’alcol caratteristica dell’età giovanile. Parallelamente, il Report 2004 rileva tra i giovani consumatori di età compresa tra i 14 e i 16 anni delle diminuzioni del numero di astemi che oscillano tra il 13,7e il 17% per i maschi e tra il 4,3 e il 14,1% per le femmine; unica eccezione è stata osservata per i sedicenni di sesso maschile per i quali si è registrato in quattro anni un aumento del 4,9% del numero di astemi. In relazione alla distribuzione regionale, l’incremento del numero di consumatori è stato registrato per entrambi i sessi in tutte le regioni italiane. Riguardo le tendenze di consumo delle bevande alcoliche degli individui di sesso maschile, si registra un incremento nelle prevalenze dei consumatori di vino, birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici; il maggior incremento si registra per gli aperitivi alcolici e per le bevande alcoliche a più elevata gradazione quali amari e superalcolici (rispettivamente +12.3, +6,8 e +9,3% in 4 anni). Rispetto alla popolazione femminile, si registra un incremento nelle prevalenze delle consumatrici per tutte le bevande alcoliche con massimi incrementi registrati per gli aperitivi alcolici e per i superalcolici per i quali si rileva un aumento del 13,6 e del 6,4% rispettivamente. Le modalità di consumo fuori pasto mostrano un lieve decremento tra gli uomini (-3,8%) e un costante aumento tra le donne (+4,8%) rappresentando un modello di consumo seguito nel 2001 da circa un quarto della popolazione (37,8% per gli uomini e 13,1% per le donne). Le elaborazioni effettuate per l’intera popolazione sono state condotte anche per la popolazione dei giovani compresi tra i 14 e i 16 anni di età. È da rilevare che il consumo in questa fascia d’età dovrebbe essere teoricamente pari a zero sia in funzione del divieto di somministrazione di bevande alcoliche nei luoghi pubblici 1, sia per l’età che rappresenta una delle principali controindicazioni al consumo di bevande alcoliche. 1 L’art.689 del codice penale punisce l’esercente che somministra in un locale pubblico bevande alcoliche ai minori di anni 16 con pena pecuniaria da 516 a 2.582 euro, ovvero la pena della permanenza domiciliare da 15 a 45 giorni, ovvero la pena del lavoro di pubblica utilità da 20 giorni a sei mesi e la pena accessoria della sospensione dell’esercizio. 57 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Diversamente, i dati elaborati mostrano riguardo agli adolescenti di sesso maschile un aumento dei consumatori per tutte le bevande alcoliche con massimo incremento registrato per gli aperitivi alcolici (+32,7%). Fanno eccezione i superalcolici per i quali non si registrano variazioni nella prevalenza dei giovani consumatori che rimane comunque pari al 9,4% (equivalente ad una stima di 90.584 individui). È apprezzabile, contestualmente, una riduzione della prevalenza complessiva dei consumatori di oltre ½ litro di birra al giorno (-62,5%) e la sostanziale stabilità della prevalenza di consumatori di oltre ½ litro di vino (0,2%). Il più elevato numero di consumatori registrato nel 2001 è relativo ai giovani consumatori di birra (354.349 individui) seguito dai consumatori di vino (196.394) e di aperitivi alcolici (188.617) che, nel corso dei quattro anni, hanno raggiunto in pratica un valore equivalente tra gli adolescenti. Anche per gli amari è da rilevare un notevole numero di consumatori che nel 2001 risulta pari ad una stima di 94.137 individui. Riguardo le ragazze teen-ager, si registra un incremento di soggetti che consumano vino, birra, aperitivi alcolici e superalcolici, con massimo incremento registrato per le adolescenti che consumano gli aperitivi alcolici (+28%). È da notare che l’incremento delle consumatrici di vino risulta maggiore di quello registrato tra i maschi della stessa età. Il più elevato numero di consumatrici si registra, analogamente ai coetanei di sesso maschile, tra le giovani consumatrici di birra (216.462 adolescenti) e anche per il sesso femminile si rileva una equivalenza nel numero di consumatrici di vino e di aperitivi alcolici (122.382 e 121.117 adolescenti). Le modalità di consumo fuori pasto mostrano incrementi per entrambi i sessi (+3,9% per i maschi e +27,6% per le femmine) rappresentando un modello di consumo seguito nel 2001 dal 12,2% della popolazione adolescenziale (13,2% per il sesso maschile, 11,2% per le femmine). 2.4. Rischi connessi all’uso di alcol I giovani sono vulnerabili ai rischi legati al consumo di bevande alcoliche. Tali rischi non sono più oggi assunti inconsapevolmente dal giovane anche se spesso le scelte di consumo risultano influenzate dall’imitazione, dal rinforzo sociale, dalla pressione dei pari, dal modello comportamentale di adulti (soprattutto genitori) osservati fin dalla prima infanzia, dal desiderio di ottenere la serenità, il successo e il fascino promossi dalla pubblicità. Inoltre, la legalità di produzione, vendita e pubblicizzazione di prodotti alcolici aumenta la copertura sociale sugli effetti negativi di un cattivo uso di tali sostanze. 58 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 “La stessa enfatizzazione di un uso drogastico dell’alcol da parte dei giovani sottende la presunzione che vi sia un uso alimentare da parte degli adulti: la stessa droga, l’alcol, finirebbe per non essere più tale a seconda delle età e degli strati sociali. I giovani devianti «sballano», quelli adeguati sono solo un po’ allegri e socializzano, gli adulti «hanno bevuto un po’»; ma la mente, il sistema nervoso centrale di tutte le tre e categorie, sono accomunate da un’unica alterazione che li espone a danni a sée agli altri. Gli incidenti accadono tutti i giorni e a tutte le età, ma vengono enfatizzati solo quelli del fine settimana che riguardano i giovani.” (Marcomini, Terza Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanza stupefacenti e psicotrope, Genova, 28-30 Dicembre 2000). L’alcol, gode di una accettazione sociale e di una familiarità e popolarità legate alla cultura italiana del bere, una cultura mediterranea, che poneva, sino ad un decennio fa, il consumo di vino come componente inseparabile dell’alimentazione e che comunque si rifà ad una tradizione di civiltà in cui tra usoe abuso esiste una differenza socialee individuale. La cultura del bere diffusa tra i giovani segue sempre più frequentemente standard orientati verso modelli di “binge-drinking”, di abuso concentrato in singole occasioni, che rifuggono le modalità mediterranee che privilegiavano il consumo del vino ai pasti, quale loro parte integrante. Le evidenze dimostrano che bere alcolici (birra e superalcolici) fuori pasto è la modalità caratterizzante per le giovani generazionie inaspettatamente elevata anche tra i quattordicenni. Questo aspetto fa supporre una sorta di necessità di riempimento e di dipendenza che va al di là del rito sociale. Un’altra importante novità nel mondo del bere riguarda l’introduzione nel mercato dei cosiddetti “alcopop”, i soft drink a base di frutta, che hanno rivoluzionato il mercato delle bibite con l’impiego di grafismi, motivi, colori e stili associati alla cultura giovanile. Attualmente si possono contare più di centocinquanta marche in tutto il mondo di questi prodotti destinati al mercato degli adolescenti, che conquistano con un design minimal ed elegante, bottigliette dai colori flou, gusto dolce e una gradazione alcolica intorno ai 6°. In altre parole quasi una birra, ma molto più trendy. L’OssFAD (Report 2004) afferma che, a fronte delle modificate abitudini e della nuova cultura del bere, influenzate dalla sempre maggiore disponibilitàe offerta di bevande alcoliche, i giovani (e spesso anche gli adulti e, tra questi, le donne in particolare) hanno adottato modelli di consumo che, separando il bere dalla ritualità dei pasti ne hanno trasformato il significato originale in un valore e in un gesto comportamentale prevalentemente legato all’uso dell’alcol in funzione degli effetti che esso è in grado di esercitare sulle performance personali. 59 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Sono, infatti, chiari e noti anche ai più giovani gli effetti euforici e rilassanti dell’alcol e, quindi, l’aiuto che può offrire in situazioni sociali stressogene, offrendo l’illusione di poterle meglio fronteggiare e controllare. Quindi, l’alcol sembra essere usato (e non consumato) per sentirsi più sicuri, più loquaci, per facilitare le relazioni interpersonali, per apparire più emancipati e più “trendy”, per essere più facilmente accettati dal gruppo o, in alcuni casi, per conquistare un ruolo di auspicata leadership tra i pari. Anche le donne sembrano essere più influenzate rispetto al passato da questi modelli di consumo caratteristici dei giovani; con essi, oltre a condividere i rischi, esse condividono una maggiore vulnerabilità agli effetti dannosi che i nuovi modelli del bere comportano. Effetti che, essendo differiti nel tempo, sono spesso sottovalutati. Inoltre, a livello di costi sociali, la letteratura attuale sui rischi connessi all’utilizzo di sostanze alcoliche afferma che piccoli rischi su larga scala sono più dannosi di alti livelli di rischio, ma confinati in una fascia ristretta della popolazione (Terza Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanza stupefacenti e psicotrope, Genova, 28-30 Dicembre 2000). In altre parole, il numero degli incidenti della strada che riguardano bevitori che hanno consumato quantità di alcol ritenute modeste è significativamente superiore a quello attribuibile a soggetti in stato di intossicazione vera e propria. Nel primo caso la probabilità di incidente è bassa, ma riguarda un elevato numero di persone, nel secondo caso, invece, la probabilità di incidente è molto elevata, ma si riferisce ad un numero estremamente limitato di soggetti. Fino ad oggi le preoccupazioni relative al rapporto tra giovanie alcol si sono concentrate sull’evento drammatico o sull’intossicazione acuta, eventi rari, sottovalutando il consumo ritenuto accettabile che non pone problemi drammatici, ma che rappresenta il fulcro sul quale intervenire, non per un atto di prevenzione nei confronti di danni maggiori, ma per il danno che in sé viene prodotto. I contributi che derivano dalla Terza Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanza stupefacenti e psicotrope (Genova, 2000) evidenziano come l’oggetto dei programmi di prevenzione, quindi, non deve essere l’alcolismo in quanto patologia legata a forme di intossicazione, ma il consumo delle bevande alcoliche, indipendentemente dalle quantità, ponendo particolare enfasi sulla pericolosità dei consumi culturalmente accettati: questo comporta anche una sorta di annullamento della distanza tra il mondo degli adulti e quello dei giovani che condividono lo stesso comportamento, rompendo l’arbitraria distinzione tra l’uso di alcol in età giovanile e la tradizione culturale degli adulti. A questo proposito, riportiamo in Tabella 3 alcuni dati relativi a “I numeri dell’alcol” (Alcol sai cosa bevi? Più sai meno rischi, OssFAD, 2004). 60 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Tab. 3. I numeri dell’alcol Consumi In Italia il primo bicchiere viene consumato a 11-12 anni 2; l’età più bassa nell’Unione Europea (media EU 14,5 anni). Sulla base delle elaborazioni OssFAD su dati ISTAT 3, il 75% degli italiani consuma alcol (l’87% degli uomini, il 63% delle donne). Sono circa 37 milioni i consumatori di bevande alcoliche, pari a circa 21 milioni di uomini e 16 milioni di donne. La bevanda più consumata in assoluto è il vino; seguono la birra e i superalcolici. Le tendenze mostrano una riduzione del consumo pro capite ma un sostanziale incremento delle modalità considerate a maggior rischio per la salute. Sono 3 milioni i bevitori a rischio; tra questi 2 milioni e mezzo di uomini e mezzo milione di donne. La stima degli alcolisti è pari a circa 1 milione di individui, prevalentemente di sesso maschile e con un rapporto maschi femmine di 3 a 1 circa. Circa 870.000 giovani di età inferiore ai 16 anni hanno consumato nel 2001 bevande alcoliche e di questi circa 400.000 eccedono nei consumi alcolici. Il 7% dei giovani dichiara di ubriacarsi almeno 3 volte a settimana 4 ed è in costante crescita il numero di adolescenti che consuma bevande alcoliche al fuori dai pasti (birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici prevalentemente, con il massimo incremento, pari al + 103%, registrato nel periodo 1995-2000 tra le 14-17enni) 5. Gli astemi sono in progressiva e costante diminuzione, rappresentando il 25% della popolazione. Malattie Ogni anno sono attribuibili, direttamente o indirettamente, al consumo di alcol: il 10% di tutte le malattie, il 10% di tutti i tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 41% degli omicidie il 45% di tutti gli incidenti, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche (di lunga durata) 6. In tutta Europa, l’alcol rappresenta attualmente il primo fattore di rischio di invalidità, malattia cronica e mortalità prematura tra i giovani (1 ogni 4, nei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, è a causa dell’alcol). Ricoveri Complessivamente, il 10% dei ricoveri è attribuibile all’alcol 7; nell’anno 2000 tale numero è stimabile in 1.267.156 (OssFAD). Nello stesso anno 93.321 ricoveri (1% circa) sono stati effettuati e ufficialmente registrati in sede di ricovero con diagnosi totalmente attribuite all’alcol 8. La stima grezza dell’impatto sui ricoveri totali dovuto a malattie indirettamente attribuibili all’alcol è conseguentemente del 9% su tutti i ricoveri e pari a circa 1 milione di dimissioni l’anno. 61 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 2 Decessi Ogni anno in Italia circa 40.000 individui muoiono a causa dell’alcol per cirrosi epatica, tumori, infarto emorragico, suicidi, aborti, omicidi, incidenti in ambiente lavorativo, domestico e incidenti stradali. Nell’anno 2000, gli incidenti stradali hanno causato: 8.000 decessi, 170.000 ricoveri, 600.000 prestazioni di pronto soccorso e 20.000 invalidità permanenti. L’alcol è causa di circa la metà degli 8.000 decessi conseguenti ad incidenti stradali, che rappresentano la prima causa di morte per gli uomini al disotto dei 40 anni. Circa 2000 giovani muoiono ogni anno in Italia a causa di un incidente stradale causato dall’alcol che è anche la causa del 50% delle conseguenze non fatali. Costi L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che i costi annuali sociali e sanitari, sostenuti a causa di problemi collegati all’alcol sono pari al 2-5% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Secondo tale stima sul PIL nazionale dell’anno 2003 (1.324 miliardi di euro) i costi dell’alcol risulterebbero pari a 26-66 miliardi di euro (52.000-128.000 miliardi di vecchie lire). Elaborazioni Osservatorio Nazionale Alcol OssFAD su dati ISTAT Multiscopo 2 Eurobarometer (2002) OssFAD - ISTAT Indagine Multiscopo (2001) 4 Eurobarometer (2002) 5 Dati ISTAT 6 World Health Report (OMS, 2002) 7 Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2001/2002 . Ministero della Salute 8 Società Italiana di Alcologia 3 62 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 Metodologia della ricerca 3.1. Obiettivi La presente ricerca 9 consiste in uno studio esplorativo su alcuni aspetti della vita affettivo-relazionale e sociale degli adolescenti connessi con eventuali comportamenti che possono considerarsi a rischio rispetto al successivo abuso di sostanze alcoliche. In particolare ci si è proposti di indagare i seguenti aspetti: – la percezione che gli adolescenti hanno del rischio connesso con l’uso, anche occasionale, di bevande alcoliche e degli effetti fisici, psicologici e sociali dell’utilizzo e dell’abuso di alcol; – l’esistenza di particolari condotte individuali e/o gruppali connesse alla disponibilità di acquisto di bevande alcoliche, all’uso e all’abuso di alcol: per esempio, eventuali riti di gruppo, l’utilizzo di alcol in associazione con la partecipazione ad alcuni eventi sociali come feste, serate in discoteca, party; – l’esistenza di eventuali associazioni tra la percezione che i ragazzi hanno della qualità della propria vita relazionale, familiare e sociale, la percezione del rischio legato all’uso di sostanze alcoliche e l’utilizzo abituale di alcol in diversi momenti della giornata o della settimana; – l’esistenza di contesti sociali, legami amicali e/o affettivo-reazionali che gli adolescenti percepiscono come fonti di informazione-formazione circa il tema dell’uso di alcol o anche come riferimenti relativamente a tematiche di difficoltà connesse all’età adolescenziale, alla scuola e alla famiglia. Accanto a questi obiettivi generali lo studio si è anche proposto l’indagine di temi più specifici: – il peso che l’identità di genere (essere maschi o femmine) può avere nella percezione del rischio, nell’uso e nelle condotte associate all’utilizzo di sostanze alcoliche; La ricerca è stata svolta nel 2004-2005 su committenza della Provincia Autonoma di Trento, nell’ambito della campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol [Nota dell’Editore]. 9 63 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 – il peso dell’età (il gruppo studiato ha un range di età compreso tra 13 e 16 anni) nella percezione del rischio, nell’uso e nelle condotte associate all’utilizzo di sostanze alcoliche; – il peso di fattori legati al contesto socio-culturale di appartenenza (vivere in città o in paese, frequentare un Liceo oppure un Istituto Professionale) nella percezione del rischio, nell’uso e nelle condotte associate all’utilizzo di sostanze alcoliche. Allo scopo di indagare le domande di ricerca formulate è stato effettuato uno studio di ricognizione sui diversi strumenti esistenti in letteratura su questo tema: a partire dai questionari individuati il gruppo di ricerca ha costruito uno strumento ad hoc, ideato in modo da risultare il più aderente possibile agli obiettivi di interesse e di fornire un quadro esaustivo della tematica di indagine. Parallelamente, il programma di ricerca ha previsto anche la realizzazione di alcune interviste a un ristretto gruppo di 13 testimoni privilegiati, che per ruolo e competenza professionale potessero utilmente collaborare a delineare un quadro ancor più approfondito del fenomeno dell’uso di alcol tra i giovani, completando con la propria esperienza e il proprio punto di vista sia le informazioni di carattere generale ricavate dall’analisi della letteratura specialistica internazionale e nazionale, sia i risultati che sarebbero emersi dall’indagine sul territorio. 3.2. Metodi di raccolta dei dati Lo strumento utilizzato per la raccolta e l’analisi dei dati è un questionario a risposte multiple, ideato ad hoc dal gruppo di lavoro per la presente ricerca, sulla base di altre metodologie esistenti in letteratura e utilizzate per il medesimo scopo 10: effettuare un rilevamento della percezione del rischio e della messa in atto da parte degli adolescenti di comportamenti rischiosi per se stessi e per gli altri. In particolare, le condotte oggetto della valutazione sono stati i comportamenti riguardanti l’uso e l’eventuale abuso di sostanze alcoliche e le pratiche individuali e/o gruppali a questi connesse (guida pericolosa, interferenze con la vita quotidiana, ecc.). Sono state indagate anche altre aree di interesse, collegate a quella principale, come la comunicazione all’interno della famiglia e dei gruppi di appartenenza 10 Si ringrazia il dott. Giovanni Barbiero per il fondamentale contributo apportato nella revisione della letteratura in merito ai questionari ed agli strumenti maggiormente utilizzati nelle ricerche su questo tema e per l’iniziale stesura del questionario 64 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 dei ragazzi (amici, associazioni, ecc.), la presenza di fattori di disagio e/o di stress percepito, l’eventuale presenza di istituzioni e/o di persone percepite dai giovani come fattori di protezione o punti di riferimento rispetto alle difficoltà incontrate nel percorso evolutivo. Il questionario è stato discusso prima della somministrazione, con il nucleo di esperti trentini, formato da Marina Caumo, Vittorio Curzel, Giuseppe Disnan, Aldo Gabbi, Michelangelo Marchesi, Roberto Pancheri. Il questionario si compone di una serie di sezioni, ognuna delle quali contiene domande relative ad un’area tematica di interesse per l’indagine. Queste sono: – Sezione 1 (domande 1-8): dati socio-demografici familiari, utili per una descrizione del gruppo di adolescenti partecipanti alla ricerca; – Sezione 2 (domande 9-29), contiene domande relative: a) all’adattamento complessivo dei ragazzi, in termini di attività svolte nel tempo libero, rapporto con la scuola e rendimento scolastico generale, sensazione di benessere/malessere percepito, prospettive future; b) alla percezione della qualità delle relazioni con i genitori e, in generale, della qualità delle esperienze del ragazzo nei diversi contesti in cui è inserito (scuola, gruppo dei pari, ecc.); c) alla percezione delle offerte presenti sul territorio nei termini di spazi di aggregazione, di divertimento, di possibilità di svolgere attività; – Sezione 3 (domande 30-42): contiene domande che riguardano l’utilizzo di alcol nel contesto di vita del giovane, le credenze relative agli effetti dell’alcol, alle persone che ne fanno uso, alle conseguenze possibili; – Sezione 4 (domande 43-63): contiene domande relative alle abitudini del ragazzo in termini di frequenza, effetti, implicazioni relazionali e sociali e rituali di gruppo legati all’utilizzo di alcol da parte del soggetto; – Sezione 5 (domande 64-68): contiene domande che richiedono al ragazzo di effettuare proposte sul tema dell’alcol e domande aperte che lo coinvolgono nella progettazione di campagne informative e formative relative all’alcol nel mondo dei giovani. Dal punto di vista metodologico le domande sono state costruite secondo tre criteri: – domande a scelta multipla su scala Likert a 3 (la maggior parte) o 5 punti: la graduazione delle domande su scala a punti consente un maggiore controllo degli eventuali errori commessi dai soggetti e facilita gli stessi nell’evitare 65 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 risposte casuali e/o errori di compilazione. Alla scala su 5 punti si sono preferite, nella maggior parte delle domande, 3 alternative di risposta: questa scelta, se da una parte “impoverisce” il range e, quindi, la modulazione delle risposte, costringendole entro un numero inferiore di alternative, dall’altra è sicuramente facilitante per i soggetti, soprattutto per i ragazzi che frequentano la scuola media. A 13-14 anni, infatti, è ancora un compito piuttosto complesso quello di fornire risposte, scegliendo tra un numero elevato di alternative: in tal modo, si è cercato di ridurre al minimo errori legati alla difficoltà del compito richiesto, all’eventuale calo dell’attenzione legato a tale complessità e al ricorso da parte dei soggetti a risposte casuali, fornite per “concludere il compito”; – domande costruite con la tecnica del differenziale semantico: si tratta di domande che richiedono una autovalutazione o la valutazione di una condizione esterna sulla base di una serie di aggettivi polarizzati secondo un asse positivo-negativo (buono-cattivo, calmo-aggressivo, ecc.). Al soggetto viene richiesto di collocare se stesso o l’oggetto della valutazione su una scala graduata da 1 a 10 posta tra i due poli contrari di ogni singolo aggettivo. Tale tipo di valutazione consente la creazione di un profilo fornito dal soggetto relativamente a se stesso o all’oggetto osservato ed è molto utile quando si vogliano indagare alcuni aspetti delle rappresentazioni che l’individuo ha di alcune caratteristiche personali, relazionali e/o sociali di se stesso, del proprio gruppo di appartenenza o di un particolare fenomeno sociale di interesse; – domande aperte: a conclusione del questionario sono state poste alcune domande aperte rispetto alle quali i soggetti possono fornire una risposta libera, non condizionata dalle alternative poste dal ricercatore. Il questionario così costruito è stato sottoposto a 10 adolescenti, suddivisi per le diverse fasce di età considerate per la ricerca, allo scopo di individuare eventuali punti critici, difficoltà e/o incomprensioni rispetto alla compilazione. Le notazioni fornite da questi soggetti hanno consentito una revisione dello strumento, conducendo alla sua stesura definitiva (Appendice 1, pag. 133). Il questionario è stato somministrato ai ragazzi in classe, durante l’orario scolastico e ha avuto una durata media di 45-60 minuti 11. Essendo uno strumento di autovalutazione, risente dei limiti più evidenti che caratterizzano queste metodologie: 11 Si ringraziano le dott.sse Bruna Barcatta, Loredana Lazzeri, Yara Paoli per il fondamentale contributo fornito nella somministrazione dei questionari ai soggetti e per il lavoro di contatto e di relazione con gli Istituti Scolastici coinvolti nella ricerca. 66 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 a)chiarezza degli obiettivi dell’indagine, per cui è facile per il soggetto comprendere i costrutti indagati dal questionario e decidere quale tipo di risposte fornire in base ad una serie di scelte personali e/o sociali in merito al focus dell’indagine. In altre parole, i contenuti delle domande sono autoevidenti ed è molto semplice fornire risposte indirizzate da: adesione sociale (si risponde secondo quello che “sembra giusto”), falsificazione (si risponde “qualcosa di diverso” ), compiacenza al ricercatore (si risponde “quello che si pensa l’altro si aspetti”); b)possibilità del soggetto di omettere le risposte, anche a causa della somministrazione in classe, in presenza di un gruppo di persone che non consente al ricercatore un controllo su tutti i soggetti; c)possibilità di fornire risposte casuali. Questi sono aspetti che occorre tenere presenti nell’analisi e nella riflessione sui dati emersi dalla ricerca; d’altra parte, l’impiego di questionari autosomministrati è non solo una pratica ampiamente diffusa nelle ricerche in questo settore, ma appare anche l’unica possibilità di effettuare studi su popolazioni ampie di soggetti, in tempi utili e con costi affrontabili. 3.3. I partecipanti Il questionario è stato somministrato a 1.639 ragazzi residenti nel territorio della Provincia Autonoma di Trento, 50% maschi e 50% femmine, di età compresa tra 13 e 16 anni, così ripartiti: 29% (13 anni), 31,7% (14 anni), 31,2% (15 anni), 8,1% (16 anni). Per quanto riguarda la classe di appartenenza, i partecipanti sono stati selezionati al fine di ottenere una distribuzione il più possibile omogenea: il 31,2% frequenta la 3° media inferiore, il 35,3% il primo anno di scuola media superiore mentre il 33,1% la seconda classe di scuola media superiore. Le scuole frequentate sono: per il 31,2% la scuola media, 12% un Istituto Tecnico, 28% un Istituto Professionale, 28,7% un Liceo. Nel 58,8% la Scuola frequentata dai ragazzi non si trova nel loro Comune di residenza. Rispetto ai dati socio-anagrafici rilevati dal questionario, è importante considerare che alcune domande ad essi relative hanno presentato un’altissima percentuale di astensione alla risposta. In particolare alla domanda 6 “Che titolo di studio hanno i tuoi genitori?” il 74% dei ragazzi ha preferito non rispondere (il numero di risposte errate, generalmente considerate come mancanti, è minimo). 67 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 L’elevato numero di risposte mancanti induce a considerare come non rappresentativi i dati relativi al livello d’istruzione di padri e madri, soprattutto rispetto al livello d’istruzione prevalentemente basso attribuito dai ragazzi alle loro madri che è in evidente disaccordo con l’alto livello di scolarizzazione riconosciuto alla popolazione trentina. Questo aspetto porta a porsi dei dubbi anche di fronte alla domanda 7 “Che lavoro fanno i tuoi genitori?”, le cui risposte potrebbero essere non attendibili. Secondo quanti rilevato dal questionario, la professione dei padri è prevalentemente operaia (22,4%), seguono attività impiegatizie (12,6%), imprenditoriali (7,4%) e libero professionali (8%); per quanto concerne le madri, sono casalinghe nel 33,8% dei casi, seguono professioni impiegatizia (13,7%), operaia (11,5%) e l’insegnamento (9,5%). Il dato che in questo contesto ci sembra più rilevante è proprio la mancanza di risposte: i ragazzi si astengono dal rispondere a queste domande relative alla condizione socio-economica dei genitori più che ad altre molto personali rispetto alla immagine di sé o ai loro comportamenti e opinioni. Possiamo ipotizzare che questa astensione rappresenti un profondo disinteresse verso la formazione e l’attività dei genitori, o un non riconoscimento di ciò che essi sono e di ciò che fanno. La ricerca non presenta una rilevazione dei dati condotta sull’intera popolazione dei ragazzi delle età considerate, dato l’enorme dispendio di tempo e mezzi che una simile indagine avrebbe richiesto. Si è, infatti, scelto di limitare la somministrazione del questionario ad un campione, cioè una parte dell’intero insieme della popolazione. Non si tratta, però, di un campione aleatorio, cioè di un campione che ha la stessa probabilità di qualunque altro campione, della medesima ampiezza, di essere estratto da quella popolazione, bensì di un campione il più possibile rappresentativo, che riproduce in piccolo le principali proprietà caratteristiche della popolazione. Infatti, all’interno delle 3 classi individuate, si è cercato di rappresentare tutti i comprensori della Provincia di Trento (Tabella 4), ponendo una particolare attenzione a due aspetti: – inserire nel gruppo studiato ragazzi frequentanti scuole Medie Inferiori collocate sia in centri cittadini e in piccole città, sia in paesi meno densamente popolati e nei piccoli borghi dislocati più “perifericamente”. Nelle scuole Medie Superiori, tale distinzione non si è resa necessaria, dal momento che le scuole sono collocate principalmente nei centri maggiori e accolgono studenti provenienti da tutte le zone circostanti; 68 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 – rispettare la maggiore distribuzione della popolazione nei comprensori della Valle dell’Adige (Trento) e della Vallagarina (Rovereto), per cui le due aree sono state rappresentate con più soggetti proporzionalmente alla popolazione residente dai 13 ai 16 anni. Tab. 4. Distribuzione del campione rispetto all’età, alla zona di appartenenza e al tipo di scuola frequentata Liceo Istituto Tecnico Istituto Professionale 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 55 55 55 55 55 55 55 55 Valle di Non 20 20 C7 Valle di Sole 20 20 20 20 20 20 20 20 C8 Giudicarie 20 20 C9 Alto Garda e Ledro 20 20 20 20 20 20 20 20 30 30 30 30 30 30 30 30 265 265 185 185 185 185 185 185 periferia 20 “capoluogo” Istituto Professionale II Superiore (15-16 anni) Istituto Tecnico I Superiore (14 anni) Liceo Medie (13 anni) 20 20 C11 Ladino di Fassa 20 20 C2 Primiero 20 20 C3 Bassa Valsugana e Tesino 20 20 C4 Alta Valsugana 20 C5 Valle dell’Adige C6 Comprensorio C1 Valle di Fiemme C10 Vallagarina Totali Totali 530 555 555 La costruzione di un campione rappresentativo della popolazione da cui è stato tratto, permette di generalizzare all’intera popolazione le conclusioni ottenute relativamente al campione. Relativamente alle interviste effettuate con i testimoni privilegiati, sono stati individuati alcuni professionisti ed esperti a contatto con gli adolescenti e, di conseguenza, con le eventuali problematiche connesse con il periodo evolutivo studiato, tra cui l’uso e l’abuso di sostanze alcoliche; gli esperti intervistati sono stati: sig. Stefano Bertoldi (Associazione Auto Mutuo Aiuto), dott.ssa Maria 69 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 Cristina Bridi (Dirigente C.F.P. ENAIP Villazzano), sig. Giorgio Buratti (Presidente Associazione Pubblici Esercizi Trentino), dott.ssa Filomena Chilà (Commissariato del Governo), dott.ssa Marisa Ciola (Consulente C.I.C.), dott.ssa Marina Eccher (Comune di Trento, Centro Musica-Politiche Giovanili), dott.ssa Lucia Gatti (U.O. Psicologia Distretto Alto Garda e Ledro), dott. Alberto Pacher (Sindaco di Trento), sig. Angelo Prandini (Cooperativa di Solidarietà Sociale “La Bussola”), dott. Claudio Stedile (Dirigente Dipartimento dell’Istruzione P.A.T.), dott. Giancristoforo Turri (Giudice Procura dei Minori), dott. Gianluca Valduga (Presidente SILB-Settore discoteche e locali da ballo-Unione Commercio e Turismo), sig. Elio Zecchini (Presidente Associazione Commercio al Dettaglio). 3.4. Metodi di analisi dei dati I dati raccolti con il questionario descritto sono stati analizzati attraverso l’impiego di procedure statistiche adatte alle variabili oggetto di studio. a) per l’analisi dei dati relativi a variabili di tipo categoriale sono stati utilizzati: – frequenze e percentuali per lo studio descrittivo delle distribuzioni dei soggetti rispetto alle variabili indagate; – statistica del Chi-quadrato di Pearson che consente di verificare le eventuali omogeneità/disomogeneità tra le distribuzioni di due o più gruppi di soggetti ripartiti in base a categorie nominali definite dalle variabili indagate, fornendo un indice del grado di associazione tra due variabili e/o gruppi per i quali si è ipotizzata indipendenza; b) per l’analisi dei dati relativi a variabili di tipo ordinale sono state utilizzate le seguenti procedure statistiche: – media e deviazione standard per effettuare una descrizione su base statistica dei gruppi studiati in relazione ai punteggi ottenuti sulle scale dei diversi strumenti; – coefficiente di correlazione di Spearman che permette il confronto fra punteggi medi su scala ordinale di due gruppi di soggetti ripartiti in base a una misurazione su variabili categoriali, consentendo di ottenere una misura dell’associazione tra due variabili che esprime la forza e la direzione della loro relazione lineare. La correlazione è una misura della relazione 70 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 esistente fra due fenomeni: per questo, può essere positiva o negativa. Una correlazione positiva indica che al crescere in valore di una variabile corrisponde una crescita in valore dell’altra variabile. Una correlazione negativa indica che quando una variabile cresce, l’alta cala; – coefficiente alpha di Cronbach, che può essere considerato come il grado di associazione tra tutte le domande di un questionario, o fra gruppi di domande che si presume valutino il medesimo costrutto psicologico. Tale procedura consente una valutazione dell’attendibilità del questionario o di alcune sue parti e intende verificare se questo è uno strumento di misura stabile e coerente, ovvero se l’errore di rilevazione è sufficientemente basso. In generale si ritiene che un coefficiente alpha di almeno .80 costituisca un indicatore di buona affidabilità, indicando omogeneità tra gli item considerati. Coefficienti alpha di valore compreso fra .60 e .70 sono da considerarsi sufficienti, ma non indici di buona affidabilità; – ANOVA, ovvero analisi della varianza, che consiste in una tecnica statistica che verifica le differenze fra le medie di una variabile dipendente in gruppi diversi, identificati dai valori delle variabili indipendenti; in sostanza, questa analisi si propone di verificare le differenze fra medie di gruppi di soggetti in cui la variabile indipendente è formata da categorie discrete (sesso, classe, zona di provenienza) e la variabile dipendente è di tipo continuo; – MANOVA, ovvero analisi della varianza multivariata, che si propone di verificare le differenze fra medie di gruppi di soggetti in cui si considera la distribuzione congiunta di più variabili indipendenti formate da categorie discrete (sesso, classe, zona di provenienza) confrontata con una variabile dipendente di tipo continuo; – analisi fattoriale: si tratta di un modello statistico che, partendo dalle relazioni che connettono un numero p di variabili rilevate su n soggetti, individua le eventuali dimensioni soggiacenti alle relazioni stesse; queste dimensioni latenti, dette fattori, risultano di numero inferiore a quello delle variabili iniziali, consentendo una notevole riduzione dei dati originari. Nel nostro caso si è proceduto seguendo una logica di tipo esplorativo, per cui i punteggi ottenuti dai soggetti in una serie di item appartenenti ad alcune domande del questionario sono stati sottoposti ad Analisi delle Componenti Principali (ACP) con rotazione VARIMAX: questo modello non richiede alcuna particolare assunzione sulla struttura dei dati ma si propone di identificare la “migliore combinazione” possibile fra tutte quelle identificate, quella cioè che rende ragione della maggiore propor71 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 3 zione di variabilità della matrice di partenza dei dati. L’analisi utilizzata ha quindi richiesto i seguenti passi: a) selezione delle variabili; b) calcolo della matrice delle correlazioni tra le variabili; c) estrazione dei fattori non ruotati; d) rotazione dei fattori; e) interpretazione della matrice dei fattori ruotati. 72 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Risultati della ricerca 4.1. I risultati su base descrittiva Di seguito si riportano le prime riflessioni relative alle statistiche descrittive (frequenze e percentuali) applicate alle risposte fornite dai ragazzi alle domande del questionario. Si evidenziano i dati che appaiono di maggiore interesse per la riflessione e che sono stati utilizzati per ulteriori e successive analisi statistiche, mentre l’insieme delle statistiche descrittive su tutte le domande del questionario è riportato in Appendice 2 (pag. 167). Per quanto riguarda le risposte fornite alla Sezione 2 del questionario, riguardante alcuni aspetti della vita affettivo-relazionale degli adolescenti (dialogo con la famiglia, presenza di amici, utilizzo del tempo libero, ecc.), si evidenziano i seguenti aspetti: a) l’utilizzo massiccio della televisione (94,4%) nel tempo libero (domanda 10 “Come trascorri il tuo tempo libero?”) e lo scarso interesse dei ragazzi per attività legate all’associazionismo di vario genere (gruppi di volontariato, musicali, ecc.); anche i luoghi di incontro come i concerti e le discoteche non vengono indicate come agenzie centrali per l’impiego del tempo libero; b) il ruolo dei genitori (domanda 19 “Quali sono le ragioni per le quali i tuoi genitori ti sgridano e con quale frequenza?”, domanda 20 “I tuoi genitori ti sgridano senza motivo?”) come figure che non sembrano avere un reale “potere contrattuale” nei confronti dei figli, tanto che le risposte dei ragazzi sulle situazioni in cui vengono sgridati riportano una quasi totale assenza di motivazioni di malcontento da parte dei genitori; c) in generale, emerge una visione positiva delle prospettive di vita sia riferite al presente che proiettate nel futuro (domande: 22 “Negli ultimi sei mesi quanto ti sei sentito sotto stress o sotto pressione per le seguenti cause?”, 23 “Se sei preoccupato per qualche cosa o hai un problema con chi ne parli più facilmente?”, 25, 26); d) infine, le risposte sull’aggregazione (domande 27 “Secondo te, all’interno del territorio in cui vivi, quali sono gli spazi e/o locali frequentati nel tempo libero dai ragazzi-giovani?”, 28 “A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi 73 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 della tua zona?”, 29 “Ripensando ai tuoi compagni o amici che hanno avuto dei disagi, di che cosa hanno potuto o voluto usufruire per sentirsi meglio?”) ripercorrono quanto emerso per il tempo libero: inconsistenza dell’associazionismo e scarso riferimento al mondo della scuola, ruolo centrale del gruppo degli amici in caso di problemi e/o di bisogno ma anche della famiglia, ricorso a figure professionali (psicologi). La Sezione 3 del questionario è quella maggiormente centrata sul tema dell’utilizzo di alcol e della percezione che i ragazzi hanno degli effetti delle bevande alcoliche su se stessi e sulla propria vita. Le risposte fornite mettono in luce, innanzitutto, la percezione dell’uso massiccio di bevande alcoliche da parte dei coetanei e degli adulti (domande: 31 “Secondo te, quanti dei ragazzi della tua età bevono alcol regolarmente?”, 32 “Quali pensi che siano le bevande alcoliche consumate nella tua zona?”) che diviene più realistica quando il soggetto non si identifica con il gruppo a cui è riferita la domanda (molti ragazzi del mio paese bevono: 12,8%; molti ragazzi italiani bevono 36,5%). La bevanda più consumata dai ragazzi è la birra (analogamente alla realtà nazionale), seguita dalle bevande commercialmente considerate a basso contenuto alcolico (le cosidette alcopop), dalla categoria dei superalcolici, liquori e cocktail e infine il vino (Il Grafico 1 evidenzia le differenze nella frequenza di utilizzo). Graf. 1. Percentuali di consumo della bevande alcoliche 70 birra 60 vino o prosecco 50 alcopop 40 superalcolici, liquori, cocktail 30 20 10 0 mai solo in particolari occasioni 74 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 1 volta la settimana 2-3 gg. la settimana tutti i giorni o quasi Capitolo 4 In questa sezione si evidenziano altri due aspetti: una visione “omologata” della percezione del rischio (domande 33 “Quali effetti provoca l’alcol secondo te?”, 34 “Quanto alcol ritieni possa essere consumato al giorno senza alcun pericolo da un ragazzo della tua età?”, 35 “Quali sono, secondo te, i pericoli derivanti dall’uso eccessivo dell’alcol?”, 38, 39, 41 “Quando, secondo te, l’alcol fa male?”) legato all’uso delle sostanze alcoliche, sia per ciò che concerne i danni alla salute fisica e psicologica, sia per quanto riguarda i danni correlati (incidenti, ecc.), probabilmente come conseguenza di eventuali percorsi formativi / informativi seguiti in ambito scolastico, ma anche del fatto che le domande del questionario sono esplicite e quindi è facile per il giovane comprendere la “risposta giusta” da dare. Le agenzie di informazione (40 “Da chi hai avuto informazioni sugli effetti dell’alcol?”) sull’alcol restano comunque scuola, famiglia e televisione, mentre i mezzi di comunicazione come la stampa, i libri e internet non rivestono un ruolo centrale a questo proposito. La Sezione 4, relativa al rapporto personale del giovane con le sostanze alcoliche, evidenzia, in prima battuta, due dati centrali: 1) la precoce età di “incontro” con l’alcol: 12,5% a 12 anni e 13,3% a 13 anni (domanda 43 “Quanti anni avevi quando hai bevuto una bevanda alcolica per la prima volta?” ); 2) l’elevata percentuale di risposte omesse alle domande più vicine ai reali usi dei soggetti: in altre parole, quando si tratta di esprimere un parere generale i ragazzi non fanno fatica a rispondere alle domande, mentre quando si tratta di manifestare pensieri e riflessioni propri, legati alla propria vita, il compito diventa più difficile, aumenta la paura di esporsi (nonostante il questionario sia anonimo) e sale la proporzione di risposte mancanti. In generale, emerge: a) la rivendicazione sia dell’uso, sia del mancato uso di alcol (domande: 46 “Perché ti piace o ti piacerebbe bere bevande alcoliche?”, 48 “Perché non ti piace bere bevande alcoliche?” ) da parte dei ragazzi come libera scelta, in entrambi i casi legata alla dimensione del controllo vs. perdita del controllo: si beve per “sballare” e non si beve per la paura di “sballare”; b) relativamente all’uso personale di alcol (domande: 49 “Di solito, con che frequenza bevi le seguenti bevande alcoliche?”, 50 “Qual è stata l’ultima volta che hai bevuto le seguenti bevande alcoliche?”, 51 “Negli ultimi sei mesi: ti è capitato di aver bevuto troppo/ti è capitato di esserti ubriacato, anche leggermente?”, 52 “Ti è capitato di bere 4 o più bicchieri di bevande alcoliche nella stessa giornata?”, 53 “Se ti è capitato di sballarti, con quale sostanza l’hai fatto?”, 54 “Quali sono i principali momenti in cui ti capita di consumare bevande alcoliche?”, 55 “Dove ti procuri le bevande alcoliche di solito?”) le risposte date appaiono irrealistiche, con una prevalenza assoluta di risposte “mai” a tutte le voci: i luoghi di maggiore utilizzo di alcol sono le feste, mentre discoteche, locali e rave-party non sono considerati situazioni in cui procurarsi bevande (forse l’età di 13-14 anni 75 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 è ancora un po’ bassa per avere una reale stima di questo aspetto); la notte e il week-end appaiono i momenti di maggiore consumo di bevande alcoliche legati alle uscite e all’aggregazione dei giovani; c) le circostanze (domanda 56 “Quali circostanze ti invogliano a bere di più?”) che invogliano i ragazzi a bere sembrano le feste e i locali (pub, birrerie, ecc.), meno discoteche, concerti e altri contesti di aggregazione. In generale, il gruppo di amici (di soli ragazzi o misto) fornisce il contesto per l’utilizzo di alcol (57 “Con chi bevi?”); non appaiono condizioni favorevoli il fatto di essere da soli o insieme a persone conosciute da poco; d) un dato di interesse è la percezione dell’associazione tra utilizzo di alcol e di sigarette (domanda 58 “Pensi che i ragazzi che bevono alcol utilizzano più degli altri le seguenti sostanze?” ) che emerge nel 73,7% delle risposte (abbastanza+molto); e) rispetto ai sentimenti provati eventualmente dai genitori nell’osservare il figlio in un bar un po’ brillo (domanda 59 “Immagina che i tuoi genitori ti vedano seduto al bar un po’ brillo. Con quale intensità i tuoi genitori proverebbero una delle seguenti emozioni?”) le risposte sono distribuite abbastanza omogeneamente sulla scala proposta, con una prevalenza nella scelta di una posizione “intermedia” (abbastanza): le reazioni che emergono sono la preoccupazione, la disapprovazione e la sorpresa, mentre l’intera gamma dei sentimenti elencati viene “appiattita” dai ragazzi che tendono ad una minimizzazione, normalizzazione dei possibili esiti dei propri comportamenti. Questo può derivare da un bisogno del giovane di pensare che “nulla di grave accadrà” anche se il genitore scopre il suo comportamento, ma anche da una reale difficoltà da parte dei genitori stessi nel padroneggiare e nell’esprimere il proprio ruolo, anche normativo, nei confronti delle violazioni messe in atto dai figli, come è tipico della famiglia affettiva. Infine, dalla Sezione 5 (domanda 64 “Se ti fosse dato l’incarico di parlare ai tuoi coetanei di alcol e dei suoi pericoli, quale mezzo utilizzeresti?”) si evidenzia ancora una volta il ruolo della televisione e della scuola come canali di comunicazione che i ragazzi stessi vedono come mezzi di formazione/informazione privilegiati sulle tematiche affrontate, forse anche in virtù del fatto che non emergono adulti di particolare riferimento ai quali è possibile affidare un compito di questo genere. Alla domanda 65 (“Ci sono persone che godono della fiducia dei ragazzi della tua zona?”) il 26,9% dei ragazzi risponde che non c’è alcun adulto di fiducia per i ragazzi della sua zona, solo nel 14,8% dei casi emerge il ruolo di adulti come gli allenatori sportivi e le altre figure elencate non hanno certo una collocazione centrale nel mondo dei ragazzi. Tale scelta fa riflettere anche su una tendenza a spersonalizzare il passaggio di informazioni su un tema delicato e personale (quale quello dell’uso dell’alcol) affidandolo a mezzi di comunicazione di massa (come la televisione) e sottraendolo all’ambito di una relazione personale come quella con un adulto specifico, all’interno di un rapporto di fiducia e di conoscenza. 76 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 4.2. Le rappresentazioni di sé e della persona che ha problemi con l’alcol Allo scopo di valutare possibili differenze e/o similitudini tra la rappresentazione che i partecipanti alla ricerca hanno di sé rispetto alla rappresentazione che hanno di una persona che ha problemi con l’alcol, si è utilizzata la tecnica del differenziale semantico applicata alle seguenti domande del questionario: D26 - Come ti consideri rispetto alle seguenti qualità? Metti una croce nella casella nella quale ti collochi, tra i due estremi indicati. D42 - Come descriveresti una persona che ha problemi con l’alcol rispetto alle seguenti qualità? Metti una croce nella casella nella quale ti collochi, tra i due estremi indicati. Per entrambe le domande lo schema in cui collocare la risposta era costituito da 20 aggettivi polarizzati su cui collocarsi rispetto a 5 valori: debole inquieto indisciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse ribelle solitario egoista spericolato superficiale timido triste insicuro sognatore impulsivo impaziente con delle paure diffidente verso gli altri teso forte tranquillo disciplinato responsabile mite con idee chiare si adegua socievole altruista prudente profondo disinvolto allegro sicuro realista riflessivo paziente senza particolari paure ho fiducia negli altri rilassato 77 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Alle risposte fornite dai soggetti è stata applicata una Analisi Fattoriale relativamente ad ognuno degli aggettivi di cui sono composte le domande, allo scopo di ridurre le informazioni contenute nell’elevato numero di item che compongono la scala in fattori riassuntivi detti anche “variabili latenti”. Ogni fattore è composto da gruppi di variabili fra loro correlate, e idealmente indipendenti dagli altri set di variabili rappresentate negli altri fattori. I fattori possono essere interpretati (a) come processi, o dimensioni, sottostanti le variabili studiate che spiegano le loro interrelazioni oppure (b) come variabili che permettono di riassumere e descrivere la complessità dei dati rilevati. L’Analisi fattoriale applicata alla domanda 26 “Come ti consideri rispetto alle seguenti qualità?” ha portato all’individuazione di 3 dimensioni latenti, o fattori, che spiegano in totale il 46% della varianza osservata (Appendice 3, Tabella 1): – il primo fattore, definito “Disciplina e responsabilità” raggruppa i seguenti item 12: inquieto/tranquillo; indisciplinato/disciplinato; irresponsabile/responsabile; aggressivo/mite; ribelle/adeguato; spericolato/prudente; superficiale/profondo; impulsivo/riflessivo; impaziente/paziente. Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato tra gli item è α = .825 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item del fattore considerato. In altre parole, gli item che compongono il fattore sembrano esprimere un’unica dimensione psicologica che li lega anche statisticamente; – il secondo fattore, definito “Sicurezza”, è costituito dagli item: debole/forte; con idee confuse/con idee chiare; insicuro/sicuro; sognatore/realista; con paure/senza paure; teso/rilassato. Anche in questo caso, il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato tra gli item è α = .745 ed evidenzia una buona affidabilità degli item che compongono il fattore; – infine, il terzo fattore, definito “Relazioni con gli altri” è costituito dagli item: solitario/socievole; egoista/altruista; timido/disinvolto; triste/allegro; diffidente/fiducioso verso gli altri. Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato è α = .647 ed evidenzia una affidabilità non particolarmente elevata tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item del fattore considerato. In altre parole, gli item che compongono il fattore non sembrano esprimere un’unica dimensione psicologica. In definitiva, la rappresentazione di sé fornita dai ragazzi rispetto agli aggettivi proposti sembra muoversi in particolare su tre dimensioni: una visione di sé legata 12 Nell’analisi fattoriale di tutti gli item sono state considerate le saturazioni fattoriali con un valore maggiore o uguale a .40 78 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 al rispetto della regole, una maggiormente connessa con la percezione di sé come individuo in grado di padroneggiare le propria vita e il proprio mondo emotivo e l’ultima maggiormente legata a caratteristiche di competenza socio-affettiva e relazionale. Diversamente, l’Analisi fattoriale alla domanda 42 “Come descriveresti una persona che ha problemi con l’alcol rispetto alle seguenti qualità?” ha portato all’individuazione di solo 2 dimensioni sottostanti ai diversi aggettivi che componevano la scala (in totale i due fattori saturano il 49,7% della varianza spiegata; Appendice 3, Tabella 2): – il primo fattore definito “Tratti temperamentali” è costituito dagli item: inquieto/tranquillo; indisciplinato/disciplinato; irresponsabile/responsabile; aggressivo/mite; con idee confuse/con idee chiare; ribelle/adeguato; egoista/altruista; spericolato/prudente; sognatore/realista; superficiale/profondo; impulsivo/riflessivo; impaziente/paziente. Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato tra gli item è α = .90, piuttosto elevato, ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti su ognuno degli item del fattore considerato. In altre parole, gli item che compongono il fattore sembrano esprimere un’unica dimensione psicologica che li lega anche statisticamente; – il secondo fattore definito “Tratti emotivi” raggruppa i seguenti item: debole/forte; solitario/socievole; timido/disinvolto; triste/allegro; insicuro/sicuro; con paure/senza paure; diffidente/fiducioso verso gli altri; teso/rilassato. Anche in questo caso, il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) è piuttosto elevato, α = .819, ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti su ognuno degli item del fattore considerato. In altre parole, la rappresentazione che i ragazzi forniscono della persona con problemi legati all’alcol sembra muoversi su due dimensioni che descrivono caratteristiche prettamente psicologiche; la prima maggiormente legata a tratti di temperamento e alla messa in atto di comportamenti oppositivi-antisociali, la seconda più connessa a disposizioni affettivo-relazionali. La differenza nel numero di fattori individuati (3 nel primo caso e 2 nel secondo) non ci permette di confrontare le strutture latenti delle immagini che i ragazzi hanno di sé e della persona con problemi con l’alcol (per questo motivo saranno di seguito applicate ulteriori modelli statistici di analisi dei dati), ma porta comunque con sé una possibile riflessione. La varietà di dimensioni evidenziate come strutture latenti, sottostanti, alle definizioni fornite dagli aggettivi di cui sono composte le domande è, in fondo, collegata ad una ricchezza di sfaccettature nella descrizione di sé e della persona che ha problemi con l’alcol. Se, infatti, la descrizione di sé mediante tre dimen79 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 sioni latenti sottende una certa varietà di caratteristiche del sé, la riduzione a due dimensioni impoverisce da un punto di vista di molteplicità delle caratteristiche descrittive, riportando più item ad uno stesso fattore piuttosto generico che porta ad ipotizzare l’esistenza di uno stereotipo diffuso che attribuisce alla persona che ha problemi con l’alcol poche e rigide caratteristiche. Allo scopo di confrontare la rappresentazione che i ragazzi hanno fornito su di sé e sulla persona con problemi legati all’alcol, sulla base degli aggettivi forniti, si è proceduto con l’applicazione di una analisi della varianza multivariata (MANOVA) a misure ripetute, in cui: (a) come variabili dipendenti sono stati considerati i 20 item della scala, e (b) come variabili indipendenti sono stati considerati: 1 fattore within a 2 livelli (ambito: me stesso vs. una persona che ha problemi con l’alcol) e 1 fattore beetween a 2 livelli (sesso: maschio vs. femmine). L’applicazione di questo modello ha lo scopo di rispondere ai seguenti quesiti: – complessivamente, il fatto che la risposta riguardi se stesso o una persona che ha problemi con l’alcol crea una variabilità delle risposte, o i ragazzi rispondono allo stesso modo indipendentemente da questo? (effetto dell’ambito); – complessivamente, femmine e maschi rispondono allo stesso modo o le risposte sono influenzate dal sesso di appartenenza, indipendentemente dall’ambito considerato? (effetto del sesso); – esiste interazione tra ambito e sesso? (in altre parole, le differenze che si rilevano tra gli ambiti rimangono costanti nei due sessi o variano al variare di questo?). L’analisi MANOVA ha evidenziato una significatività nei tre aspetti indagati: effetto sesso (Lambda di Wilks = 0.782; F20, 826 = 11.491; p < 0.01), effetto ambito (Lambda di Wilks = 0.170; F20, 826 = 202,05; p < 0.01), effetto interazione (Lambda di Wilks = 0.157; F20, 826 = 7,709; p < 0.01). Possiamo affermare, quindi, che le risposte fornite sono influenzate dal fatto che i soggetti stiano riflettendo sulle caratteristiche che riguardano se stessi o una persona che ha problemi con l’alcol; che variano in base al sesso del soggetto e che le valutazioni che danno di sé e della persona che ha problemi con l’alcol possono variare a seconda del sesso. Data la significatività ottenuta a livello complessivo, si è passato ad approfondire l’effetto dell’ambito nonché dell’interazione ambito e sesso sui singoli item attraverso un disegno di analisi della varianza (ANOVA) misto con: (a) variabile dipendente: ognuno dei 20 item, e (b) variabili indipendenti: 1 fattore within a 2 livelli (ambito: me stesso vs. una persona che ha problemi con l’alcol) e 1 fattore beetween a 2 livelli (sesso: maschio vs. femmine). 80 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 L’analisi ha evidenziato un chiaro effetto dell’ambito: indipendentemente dal sesso di appartenenza, emergono differenze statisticamente significative relative a tutti gli item delle due diverse scale (Tabella 5); in altre parole i soggetti forniscono una descrizione differente se parlano di se stessi o di una persona che ha problemi con l’alcol. Tab. 5. Analisi della Varianza (ANOVA) relativa alle differenze tra gli aggettivi delle domande 26 e 42 del questionario Misura df F Sig. debole/forte 1 1574.606 .000 inquieto /tranquillo 1 1018.539 .000 indisciplinato /disciplinato 1 1356.468 .000 irresponsabile /responsabile 1 2619.173 .000 aggressivo/mite 1 977.699 .000 con idee confuse/con idee chiare 1 1411.615 .000 ribelle/si adegua 1 455.078 .000 solitario/ socievole 1 606.864 .000 egoista/altruista 1 881.180 .000 spericolato/prudente 1 718.753 .000 superficiale/profondo 1 1147.099 .000 timido/disinvolto 1 84.180 .000 triste/allegro 1 271.524 .000 insicuro/sicuro 1 648.851 .000 sognatore/realista 1 67.486 .000 impulsivo/riflessivo 1 824.909 .000 impaziente/paziente 1 521.819 .000 con delle paure/senza part.paure 1 160.219 .000 diffidente/fiducioso 1 589.896 .000 teso/rilassato 1 539.995 .000 p < .01 Nel Grafico 2 è riportato il profilo medio delle percezioni individuali in relazioni alle due domande. Come possiamo osservare, la significatività delle differenze tra le due valutazioni è evidente anche mediante l’osservazione. Il profilo rappresentativo di una persona che ha problemi con l’alcol, infatti, è (quasi) tutto situato nel versante sinistro, verso la polarità “negativa” mentre la rappresentazione di sé è situata tra il valore 3 e il valore 4 (intensità più vicine alla polarità “positiva”). Questo si verifica in tutti gli aggettivi ad esclusione dell’item “timido-disinvolto”, 81 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 in cui la persona con problemi con l’alcol viene riconosciuta come maggiormente disinvolta di quanto i ragazzi attribuiscono a se stessi, sottolineando la funzione di facilitatore nelle relazioni sociali che spesso viene riconosciuta all’alcol. Graf. 2. Profili percettivi forniti relativi alla descrizione di sé e della persona con problemi con l’alcol 1 debole inquieto indisciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse 2 3 4 5 forte tranquillo disciplinato responsabile mite con idee chiare ribelle si adegua solitario socievole egoista altruista spericolato prudente superficiale profondo timido disinvolto triste insicuro allegro sicuro sognatore realista impulsivo riflessivo impaziente paziente con delle paure senza paure diffidente fiducioso teso rilassato profilo definito dalle medie di risposta alla domanda 26 (me stesso) profilo definito dalle medie di risposta alla domanda 42 (persona che ha problemi con l’alcol) 82 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Si sono evidenziati, inoltre, differenze tra i sessi che variano in modo significativo al variare dell’ambito (interazione tra ambito e sesso) relativamente ai seguenti item: indisciplinato/disciplinato; irresponsabile/responsabile; aggressivo/mite; solitario/socievole; spericolato/prudente; superficiale/profondo; sognatore/realista (Tabella 6). Tab. 6. Analisi della Varianza (ANOVA) relativa alle differenze tra gli aggettivi delle domande 26 e 42 del questionario rispetto al sesso dei soggetti Misura df F Sig. debole/forte 1 .704 .402 inquieto/tranquillo 1 .693 .405 indisciplinato/disciplinato 1 20.373 .000 irresponsabile/responsabile 1 21.132 .000 aggressivo/mite 1 15.358 .000 con idee confuse/con idee chiare 1 4.349 .037 ribelle/si adegua 1 .015 .901 solitario/socievole 1 6.610 .010 egoista/altruista 1 .711 .399 spericolato/prudente 1 41.144 .000 superficiale/profondo 1 17.357 .000 timido/disinvolto 1 1.381 .240 triste/allegro 1 .701 .403 insicuro/sicuro 1 2.247 .134 sognatore/realista 1 23.255 .000 impulsivo/riflessivo 1 2.653 .104 impaziente/paziente 1 2.887 .090 con delle paure/senza part. paure 1 1.383 .240 diffidente/fiducioso 1 2.686 .102 teso/rilassato 1 .446 .505 p < .01 Solo relativamente a questi item riportiamo i grafici, in cui sono rappresentati in ascissa gli ambiti (me stesso vs. persona che ha problemi con l’alcol) e in ordinata la gradazione da 1 a 5 richiesta nella domanda, dove 1 è il valore più vicino al termine “negativo” (posto a sinistra) e 5 è il valore più vicino al termine “positivo” (posto a destra). I valori che denotano i sessi “femmina” e “maschio” rappresentano la media (M) delle risposte fornite dai soggetti rispettivamente di sesso femminile e maschile. 83 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Il Grafico 3 illustra la differenza statisticamente significativa emersa tra maschi e femmine nella definizione di se stessi e della persona che ha problemi con l’alcol relativamente all’aggettivo indisciplinato/disciplinato. Infatti, se dall’osservazione qualitativa emerge che le femmine si considerano mediamente più disciplinate di quanto pensano di sé i maschi (rispettivamente M = 3.90 e M = 3.49, con range da 1 a 5), la loro rappresentazione della persona che ha problemi con l’alcol si avvicina sino a diventare pressoché uguale (M = 1.87 per le femmine e M = 1.90 per i maschi). disciplinato Graf. 3. Indisciplinato/disciplinato sesso 4 3,5 ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 3 2,5 indisciplinato maschio femmina 2 1,5 1 2 ambito Anche il Grafico 4 evidenzia una variazione significativa nelle differenze rilevabili tra i sessi nei due ambiti: se le femmine pensano di essere più responsabili di quanto si valutino i maschi (rispettivamente, M = 4.19 e M = 3.90), la differenza tra le due valutazioni nel caso della persona che ha problemi con l’alcol risulta molto inferiore (M = 1.64 per le femmine e M = 1.77 per i maschi). Similmente, osserviamo che le femmine si ritengono mediamente più miti (M = 3.55 per le femmine e M = 3.24 per i maschi), più socievoli (M = 4.04 per le femmine e M = 3.77 per i maschi), più prudenti (M = 3.46 per le femmine e M = 2.85 per i maschi), più profonde (M = 3.78 per le femmine e M = 3.38 per i maschi), e più sognatrici (M = 2.80 per le femmine e M = 2.27 per i maschi), mentre tali differenze si appiattiscono quando i ragazzi si riferiscono alla persona 84 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 responsabile Graf. 4. Irresponsabile/responsabile sesso 5 4 3,5 ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 3 irresponsabile maschio femmina 2,5 2 1,5 2 1 ambito Graf. 5. Aggressivo/mite mite sesso 3,5 maschio femmina ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 3 aggressivo 2,5 2 2 1 ambito 85 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 socievole Graf. 6. Solitario/socievole sesso 4 maschio femmina ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 3,5 solitario 3 2,5 1 2 ambito prudente Graf. 7. Spericolato/prudente sesso 3,5 maschio femmina 3 ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol spericolato 2,5 2 1,5 1 2 ambito 86 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 profondo Graf. 8. Superficiale/profondo 4 sesso maschio femmina 3,5 ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 3 superficiale 2,5 2 1 2 ambito realista Graf. 9. Sognatore/realista sesso 3,2 3 ambito 1 = me stesso 2 = persona che ha problemi con l’alcol 2,8 sognatore maschio femmina 2,6 2,4 1 2 ambito 87 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 che ha problemi con l’alcol. Questa, infatti, è descritta da entrambi i sessi come aggressiva (M = 1.74 per le femmine e M = 1.86 per i maschi), più solitaria (M = 2.51 per le femmine e M = 2.53 per i maschi), più spericolata (M = 1.67 per le femmine e M = 1.75 per i maschi), più superficiale (M = 1.97 per le femmine e M = 1.96 per i maschi) e più realista (M = 2.59 per le femmine e M = 2.48 per i maschi). (Grafici 5, 6, 7, 8, 9). L’indagine di questo aspetto ci permette di concludere che la rappresentazione che i due sessi hanno della persona con problemi di alcol tende ad essere molto simile, senza mantenere quelle differenze che si evidenziano nella descrizione di sé, ma al contrario rinviando ad una immagine comune, piuttosto negativa e definita in modo stereotipato dai soggetti appartenenti ad entrambi i sessi. 4.3. Differenze legate al sesso e all’età Allo scopo di verificare l’eventuale peso di alcune caratteristiche particolari dei soggetti appartenenti al campione studiato, rispetto alla percezione del rischio legato all’utilizzo di bevande alcoliche e alle pratiche di uso di alcol da loro messe in atto, sono state applicate alcune procedure statistiche che tenessero in considerazione il ruolo eventuale di tre variabili indipendenti rispetto alle altre dimensioni studiate; queste sono il sesso dei ragazzi (maschio-femmina), l’età rispetto alla classe frequentata (III media, I superiore, II superiore). Le dimensioni indagate rispetto alle variabili indipendenti sono relative ad alcune domande del questionario ritenute significative rispetto agli obiettivi esplorativi dell’indagine effettuata. 4.3.1. Il tempo libero L’analisi fattoriale applicata alla domanda 10 “Come trascorri il tuo tempo libero?” ha portato ad individuare 5 dimensioni che spiegano, in totale, il 37,3% della varianza osservata (Appendice 3, Tabella 3). Queste sono 13: 1.Un primo fattore, definito “Attività con amici” costituito dagli item: “vado al cinema/teatro”, “vado a mangiare la pizza”, “vado a passeggiare con gli amici”, “vado a fare shopping”, “vado a casa di amici o loro vengono da me”, “mi vedo per strada/al parco con gli amici”, “telefono agli amici/amiche”; 2.Un secondo fattore “Hobby e lettura” riunisce gli item: disegno/dipingo/ faccio fotografie, leggo fumetti/riviste, leggo libri, leggo quotidiani; 13 Nell’analisi fattoriale di tutti gli item sono state considerate le saturazioni fattoriali con un valore maggiore o uguale a .40. 88 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 3.Un terzo fattore “Attività culturali/di impegno sociale” costituito dagli item: “vado a concerti o manifestazioni musicali”, “frequento un gruppo teatrale o un coro”, “frequento un centro di aggregazione giovanile”, partecipo ad una associazione giovanile”, “partecipo ad una associazione politica o religiosa”, “partecipo ad una associazione di difesa dell’ambiente”, “faccio parte di un gruppo musicale”; 4.Il quarto fattore, definito “Attività sportive” è costituito dagli item: vado a manifestazione sportive, pratico uno sport individuale, pratico uno sport di gruppo; 5.Infine, l’ultimo fattore “Attività solitarie” riunisce gli item: ascolto musica/suono uno strumento, guardo la televisione, uso il computer/internet, compro o noleggio vhs, cd, dvd, vado a letto. In altre parole, il modo in cui i ragazzi passano il loro tempo libero sembra articolarsi rispetto a queste 5 dimensioni: la prima maggiormente connessa ad attività messe in atto al di fuori della casa e della famiglia con i propri amici, la secondo legata agli hobby e alla lettura, la terza che fa riferimento ad un certo dinamismo sociale, la quarta rappresentata da attività sportive e la quinta legata ad attività di svago svolte da soli nella propria casa. Allo scopo di verificare eventuali differenze nella modalità di trascorrere il tempo libero a seconda del sesso e della classe di appartenenza, è stata condotta un’analisi della varianza multivariata (MANOVA), che ha evidenziato l’esistenza sia di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.776; F5, 1044 = 60.151; p < 0.01), sia di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.910; F10, 2090 = 9.817; p < 0.01). In altre parole, le attività condotte nel tempo libero sono influenzate dal sesso e dalla classe del soggetto che risponde; inoltre, le differenze di attività correlate al sesso si mantengono costanti al crescere dell’età (quindi, al variare della classe di appartenenza), così come le differenze correlate all’età non variano al variare del sesso. Infatti, l’analisi Manova non ha evidenziato significatività nell’interazione tra il fattore sesso e il fattore classe (Lambda di Wilks = 0.980; F10, 2090 = 2.081; p =0 .023, n.s. per p<.01). Relativamente alle differenze determinate dal sesso, la significatività è rilevata per quanto riguarda le dimensioni “attività con amici” (1), “hobby e lettura” (2) e “attività sportive” (4) (per i dati ottenuti confronta Appendice 4, Tabella 1). Nel Grafico 10 si possono confrontare le medie ottenute per i maschi e per le femmine nelle tre dimensioni sopra elencate: emerge che le dimensioni “attività con amici” (maschi: M = 13.55, ds = 2.57; femmine: M = 15.50, ds = 2.50) e “hobby e lettura” (maschi: M = 11.85, ds = 2.56; femmine: M = 11.56, ds = 2.51) sono più descrittive delle attività svolte dalle ragazze che dai ragazzi, 89 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 mentre “attività sportive” (maschi: M = 5.53, ds = 1.67; femmine: M = 4.70, ds = 1.61) è maggiormente caratterizzante il sesso maschile. Graf.10.Differenze tra le medie di maschi e femmine rispetto alle dimensioni del tempo libero individuate dalla domanda 10 del questionario 20 maschio 15 medie femmina 10 5 0 con amici hobby e lettura attività sportive Tab. 7. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 10 del questionario Confronti multipli Bonferroni Variabile dipendente (I) classe (J) classe Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. I sup 1.2465 (*) .18422 2 sup 1.5389 (*) .18247 media -1.2465 (*) .18422 f2_d10 I sup 2 sup .2925 .17719 media -1.5389 (*) .18247 2 sup I sup -.2925 .17719 ( ) I sup .4270 * .12523 media 2 sup .5965 (*) .12403 media -.4270 (*) .12523 f4_d10 I sup 2 sup .1696 .12045 ( ) media -.5965 * .12403 2 sup I sup -.1696 .12045 Basato sulle medie osservate. ( ) * La differenza fra medie è significativa al livello .01. .000 .000 .000 .297 .000 .297 .002 .000 .002 .478 .000 .478 media 90 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore .8047 1.6882 1.1014 1.9765 -1.6882 -.8047 -.1324 .7174 -1.9765 -1.1014 -.7174 .1324 .1267 .7272 .2991 .8940 -.7272 -.1267 -.1193 .4584 -.8940 -.2991 -.4584 .1193 Capitolo 4 Rispetto alla classe frequentata, le dimensioni in cui si riscontra una variabilità significativa sono: “hobby e lettura” (2) e “attività sportive” (4) (Appendice 4, Tabella 1). L’applicazione del Test post-hoc ha permesso di stabilire tra quali classi si verificassero delle differenze significative (Tabella 7). In entrambe le dimensioni la significatività è riscontrata nella differenza tra la media delle risposte dei ragazzi appartenenti alla Scuola Media e la media dei ragazzi appartenenti alle Scuole Superiori (entrambe le classi) (Grafico 11). Graf.11.Differenze tra soggetti che frequentano la 3° media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni del tempo libero individuate dalla domanda 10 del questionario medie 14 12 Scuola Media 10 I Superiore 8 II Superiore 6 4 2 0 hobby e lettura attività sportive Tra Scuole Medie e Scuole Superiori si evidenzia, quindi, da un punto di vista statistico, una separazione rispetto a queste due attività: sia gli hobby e la lettura, sia le attività sportive, vengono praticati significativamente meno con l’arrivo alle Scuole Superiori. Non emergono, invece, elementi significativi nel confronto tra le due classi delle Scuole Superiori. 4.3.2. Le norme genitoriali L’analisi fattoriale applicata alla domanda 19 “Quali sono le ragioni per le quali i tuoi genitori ti sgridano e con quale frequenza?” ha portato ad individuare 3 fattori (in totale i fattori saturano il 34,3% della varianza spiegata; Appendice 3, Tabella 4). 91 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato su tutti gli item della scala è α = .871 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item. In altre parole, gli item che compongono la scala sembrano esprimere un’unica dimensione psicologica che li lega anche statisticamente. I fattori individuati sono i seguenti: 1.Il primo fattore, definito “Trasgressioni alle regole” riunisce gli item: perché sono troppo spericolato, perché sono sempre in ritardo, perché fumo sigarette, perché bevo troppo, perché quando esco torno troppo tardi, perché esco troppo. Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) è α = .781 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item del fattore considerato. In altre parole, gli item che compongono il fattore sembrano esprimere un’unica dimensione psicologica che li lega anche statisticamente; 2.Il secondo fattore “Sfida all’autorità” è costituito dagli item: perché non mi comporto bene con loro, per il linguaggio che uso, perché scoprono che ho detto una bugia, perché ho combinato qualche danno, perché disubbidisco/non faccio le cose che mi dicono di fare. 3.Infine, l’ultimo fattore “Disaccordo nelle scelte” è costituito dagli item: perché ho degli amici che a loro non piacciono, perché ho delle amiche che a loro non piacciono, perché ho il/la ragazzo/a che a loro non piace, per come mi vesto o mi trucco, per i “piercing” e/o i tatuaggi che ho. Sulla base di questi dati, i motivi per cui i ragazzi riportano di essere sgridati si articolano rispetto a una dimensione di trasgressione delle norme stabilite dai genitori, a una legata a comportamenti di sfida dell’autorità e ad una relativa al disaccordo dei genitori nei confronti delle scelte che i ragazzi fanno rispetto ai loro amici o al loro modo di vestirsi o “agghindarsi”. Anche rispetto a questa domanda l’analisi della varianza multivariata (MANOVA) ha evidenziato l’esistenza sia di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.919; F3, 1183 = 34.971; p < 0.01) sia di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.972; F6, 2368 = 5.672; p < 0.01), ma non un effetto dell’interazione sesso-classe (Lambda di Wilks = 0.995; F6, 2368 = 1.004; p =0 .421, n.s.). I motivi addotti dai ragazzi per cui i genitori li sgridano, in altre parole, variano in base al sesso e alla classe di appartenenza del soggetto, e tale variabilità si mantiene costante: le differenze tra i sessi si mantengono anche al crescere dell’età, così come la classe non influenza le differenze di motivazioni correlate al sesso. Il Grafico 12 riporta il confronto tra le medie ottenute nel gruppo di sesso maschile e quelle ottenute nel gruppo di sesso femminile che sono risultate significative (si rimanda all’Appendice 4, Tabella 2 per i valori di significatività), cioè relativamente alle dimensioni “sfida all’autorità”(2) (maschi: M = 10.98, ds = 2.40; femmine. M = 11.80, ds = 2.41) e “disaccordo nelle scelte”(3) (maschi: M = 5.77, ds = 1.49; femmine: M = 639, ds = 2.03). 92 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Graf. 12.Differenze tra le medie di maschi e femmine rispetto alle dimensioni delle norme genitoriali individuate dalla domanda 19 del questionario medie 14 12 maschio 10 femmina 8 6 4 2 0 sfida all’autorità disaccordo nelle scelte Le ragazze, quindi, riportano di essere maggiormente sgridate dai propri genitori per i loro comportamenti di non rispetto della loro autorità e per le scelte in fatto di amici e abbigliamento. La dimensione “trasgressioni alle regole”, invece, è risultata significativa nel confronto tra classi (Appendice 4, Tabella 2) . Il Test post-hoc ha permesso di stabile che anche in questo caso la significatività si registra nel confronto tra la classe della Scuola Media rispetto ad entrambe le Scuole Superiori (Tabella 8). Tab. 8. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 19 del questionario Confronti multipli Bonferroni Variabile dipendente (I) classe media f1_d19 I sup 2 sup Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. I sup -.6378 (*) .19130 .003 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore -1.0964 -.1792 2 sup ( ) -.9391 * .19120 .000 -1.3975 -.4807 media .6378 (*) .19130 .003 .1792 1.0964 .18545 .313 -.7459 .1433 (J) classe 2 sup -.3013 media .9391 * .19120 .000 .4807 1.3975 I sup .3013 .18545 .313 -.1433 .7459 ( ) Basato sulle medie osservate. * La differenza fra medie è significativa al livello .05. ( ) 93 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Il Grafico 13 evidenzia che i ragazzi delle Scuole Medie riportano la problematica relativa alla trasgressione delle regole in modo molto meno pregnante rispetto alle Scuole Superiori, dove da un’osservazione qualitativa possiamo dedurre che al crescere dell’età questo tema diventa sempre più frequente tra i motivi per cui i ragazzi vengono sgridati. Graf. 13.Differenze tra soggetti che frequentano la 3° media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni del tempo libero individuate dalla domanda 19 del questionario 9 Scuola Media 8 ,8 I Superiore 8 ,6 II Superiore medie 8 ,4 8 ,2 8 7 ,8 7 ,6 7 ,4 trasgressione alle regole 4.3.3. I problemi dei coetanei L’analisi fattoriale applicata alla domanda 28 “A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi della tua zona?” ha portato ad individuare 3 fattori (in totale i fattori saturano il 51,7% della varianza spiegata; Appendice 3, Tabella 5). Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato su tutti gli item della scala è α = .857 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item. I fattori individuati sono i seguenti: 1.Il primo fattore, definito “Problemi sociali” è costituito dagli item: bullismo, vandalismo, alcol, sigarette, comportamenti sessuali a rischio, droga; 2.Il secondo fattore raggruppa item che riguardano soprattutto “Problemi personali”, ossia: problemi familiari, solitudine, problemi relazionali con gli adulti, problemi a scuola, disorientamento, tristezza, disoccupazione; 94 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 3.Il terzo fattore, individua invece una dimensione relativa alla “Mancanza di opportunità”, costituita dagli item: carenza di spazi in cui trovarsi, non c’è niente di interessante da fare, non ci sono occasioni di divertimento. Similmente a quanto sopra riscontrato, l’analisi della varianza multivariata ha evidenziato l’esistenza sia di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.940; F3, 1153 = 24.716; p < 0.01) sia di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.947; F6, 2308 = 10.488; p < 0.01), ma non un effetto dell’interazione sessoclasse (Lambda di Wilks = 0.993; F6, 2308 = 1.354; p = 0.230, n.s.). Le opinioni relative ai problemi riportate dai ragazzi variano, quindi, in base al sesso e alla classe di appartenenza del soggetto, e tale variabilità si mantiene costante, senza un effetto di interazione tra classe e sesso. Il Grafico 14 illustra il confronto tra le medie ottenute dalle risposte dei maschi e tra quelle delle femmine per i tre fattori, tutti risultati significativi (Appendice 4, Tabella 3): fattore “Problemi sociali” (maschi: M = 11.11, ds = 2.97; femmine: M = 12.39, ds = 2.83), fattore “Problemi personali” (maschi: M = 11.32, ds = 2.92; femmine: M = 12.72, ds = 3.06), fattore “Mancanza di opportunità” (maschi: M = 4.78, ds = 1.77; femmine: M = 5.22, ds = 1.93). Graf. 14.Differenze tra le medie di maschi e femmine rispetto alle dimensioni dei problemi dei coetanei individuate dalla domanda 28 del questionario medie 14 12 maschio 10 femmina 8 6 4 2 0 probl. sociali probl. personali manc. opport. Si può affermare, quindi, che le ragazze evidenziano con una maggiore intensità sia i problemi sociali, sia quelli personali, sia la mancanza di opportunità nel territorio rispetto al gruppo maschile. Allo stesso modo, emerge una significatività nel confronto tra le classi per tutte e tre le dimensioni individuate (Appendice 4, Tabella 3). L’applicazione 95 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 del Test post-hoc ha permesso di stabilire tra quali classi si verificassero delle differenze significative (Tabella 9). Tab. 9. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 28 del questionario Confronti multipli Bonferroni Variabile dipendente (I) classe media f1_d28 I sup 2 sup media f2_d28 I sup 2 sup media Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. I sup -.7506 (*) .20876 .001 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore -1.2511 -.2501 2 sup -1.3194 * .20888 .000 -1.8202 -.8186 media .7506 * .20876 .001 .2501 1.2511 2 sup -.5688 * .20144 .014 -1.0518 -.0859 media ( ) 1.3194 * .20888 .000 .8186 1.8202 .5688 (*) .20144 .014 .0859 1.0518 .21731 1.000 -.6282 .4138 .000 -1.4696 -.4270 .21731 1.000 -.4138 .6282 (J) classe I sup ( ) ( ) ( ) I sup -.1072 2 sup -.9483 * media .1072 ( ) .21744 2 sup ( ) -.8411 * .20970 .000 -1.3438 -.3383 media .9483 (*) .21744 .000 .4270 1.4696 I sup .8411 (*) .20970 .000 .3383 1.3438 .13323 .155 -.5790 .0598 .000 -1.1334 -.4942 I sup -.2596 2 sup -.8138 * .13330 .2596 ( ) .13323 .155 -.0598 .5790 2 sup -.5542 (*) .12856 .000 -.8624 -.2460 media .8138 (*) .13330 .000 .4942 1.1334 I sup .5542 * .12856 Basato sulle medie osservate. ( ) * La differenza fra medie è significativa al livello .01. .000 .2460 .8624 f3_d28 I sup 2 sup media ( ) Il Grafico 15 illustra le differenze emerse rispetto all’età, in termini di classe frequentata, in relazione alle dimensioni individuate dall’analisi fattoriale applicata all’item 28 del questionario. In senso generale si evidenziano differenze nella percezione delle difficoltà riscontrate dai coetanei, che variano al variare dell’età dei soggetti considerati: in particolare, i ragazzi più giovani sentono con minore forza le tematiche di difficoltà relative ai loro coetanei, rispetto ai ragazzi più grandi. 96 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Graf. 15. Differenze tra soggetti che frequentano la 3° media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni dei problemi dei coetanei individuate dalla domanda 28 del questionario medie 14 12 Scuola Media 10 I Superiore II Superiore 8 6 4 2 0 probl. sociali probl. personali manc. opport. 4.3.4. I problemi legati all’alcol L’analisi fattoriale applicata alla domanda 33 “Quali effetti provoca l’acol secondo te?” ha portato ad individuare due fattori (in totale i fattori saturano il 48,4% della varianza spiegata, Appendice 3, Tabella 6). Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato su tutti gli item della scala è α = .634 ed evidenzia una sufficiente affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item. I fattori individuati sono: 1.Un primo fattore definito “Effetti positivi” costituito dagli item: fa sentire più rilassati, fa sentire felici, fa dimenticare i problemi, fa sentire più amichevoli, permette di fare cose per cui non si ha il coraggio, permette di divertirsi; 2.Un secondo fattore “Effetti negativi” che riunisce gli item: fa litigare, crea situazioni di tensione, danneggia la salute, dà dipendenza (non si è capaci di smettere), stordisce, causa problemi familiari, fa sentire male. L’analisi della varianza multivariata (MANOVA) ha evidenziato l’esistenza sia di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.992; F2, 1208 = 4.933; p < 0.01) sia di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.945; F4, 2418 = 17.188; p < 0.01), ma non un effetto dell’interazione sesso-classe (Lambda di Wilks = 97 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 0.995; F6, 2368 = 1.004; p = 0 .421, n.s.). Similmente a quanto già detto per le altre domande, possiamo parlare di un influenza della variabile sesso e della variabile classe. Per quanto riguarda la variabile sesso, la significatività è presente soltanto per la seconda dimensione, il fattore “Effetti negativi” illustrata nel Grafico 16 (Appendice 4, Tabella 4). Graf. 16.Differenze tra le medie di maschi e femmine rispetto alle dimensioni degli effetti dell’alcol individuate dalla domanda 33 del questionario medie 14,1 14 maschio 13,9 femmina 13,8 13,7 13,6 13,5 13,4 effetti negativi Dal grafico emerge che le ragazze evidenziano maggiormente gli effetti negativi provocati dall’alcol rispetto ai loro coetanei maschi (maschi: M = 13.67, ds = 2.99; femmine: M = 14.06, ds = 2.72). Per quanto riguarda l’appartenenza alle diverse classi, emergono differenze significative in entrambe le dimensioni individuate (Appendice 4, Tabella 4). L’applicazione del Test post-hoc ha nuovamente messo in evidenza una significatività rilevata tra la media relativa ai soggetti appartenenti alla Scuola Media e le medie relative ai soggetti appartenenti alla Scuola Superiore (sia classe I che II), mentre mostra l’assenza di differenze significative tra le due classi Superiori (Tabella 10). Infatti, anche se per tutte le classi in oggetto gli effetti negativi sono più pregnanti rispetto a quelli positivi, a una osservazione qualitativa del Grafico 17 appare evidente che, mentre gli effetti positivi aumentano all’aumentare dell’età, gli effetti negativi decrescono all’aumentare dell’età. In altre parole, in II Superiore l’alcol è ritenuto avere più effetti positivi e meno effetti negativi di quanto sostiene uno studente delle Scuole Medie. 98 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Tab. 10. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 33 del questionario Confronti multipli Bonferroni Variabile dipendente (I) classe media f1_d33 I sup Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. I sup -.7910 (*) .21147 .001 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore -1.2980 -.2841 2 sup -1.2184 * .21356 .000 -1.7303 -.7064 media .7910 * .21147 .001 .2841 1.2980 (J) classe ( ) ( ) 2 sup -.4273 .20831 .121 -.9267 .0720 media 1.2184 (*) .21356 .000 .7064 1.7303 I sup .4273 .20831 .121 -.0720 .9267 I sup .9748 * .19788 .000 .5004 1.4492 2 sup 1.2397 * .19983 .000 .7606 1.7188 media -.9748 * .19788 .000 -1.4492 -.5004 2 sup .2649 .19492 .523 -.2024 .7322 media -1.2397 * .19983 .000 -1.7188 -.7606 I sup -.2649 .19492 Basato sulle medie osservate. ( ) * La differenza fra medie è significativa al livello .01. .523 -.7322 .2024 2 sup media f2_d33 I sup 2 sup ( ) ( ) ( ) ( ) Graf. 17.Differenze tra soggetti che frequentano la 3ª media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni degli effetti dell’alcol individuate dalla domanda 33 del questionario 16 Scuola Media 14 I Superiore 12 II Superiore medie 10 8 6 4 2 0 effetti positivi effetti negativi 99 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 È da sottolineare però che, anche se qualitativamente l’osservazione suggerisce un incremento delle sensazioni piacevoli e una diminuzione degli effetti negativi all’aumentare dell’età, i valori significativi sono riscontrati nel confronto tra Scuola Media e Scuola Superiore: nuovamente, quindi, si evidenzia una differenza importante della visione che i soggetti riportano rispetto a questi temi tra questi due livelli di scuola dell’obbligo. 4.3.5. Perché mi piace bere? L’analisi fattoriale applicata alla domanda 47 “Se hai risposto “mi piace bere”, perché ti piace o ti piacerebbe bere bevande alcoliche?” ha portato ad individuare 2 fattori (in totale i fattori saturano il 48,7% della varianza spiegata; Appendice 3, Tabella 7). Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato su tutti gli item della scala è α = .859 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item. I fattori individuati sono i seguenti: 1.Un primo fattore individua una dimensione, definita “Differenziarsi”, costituita dagli item: per divertirsi di più con gli amici, per sentirsi diversi dal solito, perchè ci si sente meno tristi o depressi, perché ci si sente più sciolti, per “andare fuori di testa” un po’, perché le bevande alcoliche sono buone, per mia scelta; 2.Un secondo fattore descrive una dimensione “Omologazione” costituita dagli item: perché lo fanno anche gli amici, per non sentire la stanchezza, perché fanno sentire grandi, perché lo fanno anche i genitori, per curiosità. In altre parole, il piacere di bere sembra articolarsi rispetto a due dimensioni: la prima più legata ad una scelta consapevole di sentirsi diversi, di beneficiare degli aspetti positivi attribuiti all’alcol, mentre la seconda è più legata ad un desiderio di imitazione degli altri, degli amici e “dei grandi”, e in qualche modo essere attivi come loro. L’analisi della varianza multivariata (MANOVA) ha evidenziato l’esistenza di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.918; F4, 1206 = 12.815; p < 0.01), ma non di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.977; F2, 602 = 6.951; n.s.) e dell’interazione sesso-classe (Lambda di Wilks = 0.997; F4, 1206 = 0.505; p =0 .732, n.s.). Per quanto riguarda la significatività relativa alla classe, questa si evidenzia invece nel fattore “Differenziarsi” (Appendice 4, Tabella 5); come possiamo osservare dai risultati dell’analisi post hoc riportati in tabella 11, è significativo il confronto effettuato tra la media relativa ai soggetti appartenenti alla Scuola Media e le medie relative ai soggetti appartenenti alla Scuola Superiore (sia classe I che II). 100 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Tab. 11. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 47 del questionario Confronti multipli Bonferroni Variabile dipendente (I) classe media f1_d47 I sup 2 sup (J) classe Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. I sup -1.6247 (*) .37082 .000 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore -2.5149 -.7344 2 sup -2.2510 (*) .36592 .000 -3.1294 -1.3725 media 1.6247 * .37082 .000 .7344 2.5149 2 sup -.6263 .33110 .177 -1.4212 .1686 media 2.2510 * .36592 .000 1.3725 3.1294 I sup .6263 .33110 .177 -.1686 1.4212 ( ) ( ) Basato sulle medie osservate * La differenza fra medie è significativa al livello .01. ( ) Infatti, come osserviamo nel Grafico 18, i ragazzi delle Scuole Superiori sostengono di bere per i motivi collegati alla dimensione “sentirsi diversi” con una media significativamente più alta rispetto ai ragazzi delle Scuole Medie. Anche i questo caso, l’osservazione qualitativa permette di rilevare l’esistenza di un incremento di questo aspetto anche nel passaggio dalla I alla II Superiore. Graf. 18.Differenze tra soggetti che frequentano la 3° media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni dei motivi del bere individuate dalla domanda 47 del questionario 14,5 Scuola Media 14 I Superiore 13,5 II Superiore medie 13 12,5 12 11,5 11 10,5 sentirsi diversi 101 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Un dato di rilievo sembra riguardare le risposte fornite alla domanda 48 “Se hai risposto “non mi piace bere”, perché non ti piace bere bevande alcoliche?”: i punteggi ottenuti dai soggetti non evidenziano infatti diverse dimensioni o fattori sottostanti alla domanda, ma si organizzano secondo un unico fattore. Questo sembra indirizzarci sul fatto che le risposte dei ragazzi siano polarizzate secondo un’unica dimensione e non sfaccettate, come appaiono diversamente quelle fornite alle altre domande. 4.3.6. Con chi bevi? L’analisi fattoriale applicata alla domanda 57 “Con chi bevi?” ha portato ad individuare 2 fattori (in totale i fattori saturano il 59,01% della varianza spiegata; Appendice 3, Tabella 8). Il coefficiente di correlazione (alpha di Cronbach) calcolato su tutti gli item della scala è α = .894 ed evidenzia una buona affidabilità tra i punteggi ottenuti dai soggetti su ognuno degli item. I fattori individuati sono: 1.Un primo fattore definito “Amici” costituito dagli item: in un gruppo di amici solo di ragazzi, in un gruppo di amici solo di ragazze, in un gruppo misto di amici, con un amico della mia stessa età, con un amico più grande di me, con un’amica della mia stessa età, con un’amica più grande di me, con i compagni di scuola, con la/o mia/o ragazza/o; 2.Un secondo fattore “Famiglia” costituito dagli item: da solo, con i miei genitori, con i miei fratelli / sorelle, con altri familiari. L’analisi della varianza multivariata (MANOVA) alla domanda 57 ha evidenziato l’esistenza unicamente di un effetto della classe (Lambda di Wilks = 0.924; F2,658 = 6.587; p < 0.01) ma non di un effetto del sesso (Lambda di Wilks = 0.979; F2,328 = 3.572; p = 0.29, n.s.), né un effetto dell’interazione sesso-classe (Lambda di Wilks = 0.974; F4,658 = 6.587; p =0.068, n.s.). In altre parole, le persone con cui i ragazzi riportano di bere alcolici subiscono variazioni significative soltanto legate alla classe di appartenenza del soggetto cioè alla loro età, mentre il fatto di essere maschi o femmine non ha influenza nelle risposte fornite. La classe frequentata è una variabile che influenza entrambi i fattori (Appendice 4, Tabella 6). L’Analisi post hoc (Tabella 12) ha evidenziato nuovamente una differenza significativa tra la media relativa ai soggetti appartenenti alla Scuola Media e le medie relative ai soggetti appartenenti alla Scuola Superiore (sia classe I che II). I ragazzi frequentanti la scuola Superiore, infatti, mediamente bevono di più sia con gli amici che con la loro famiglia (Grafico 19). 102 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Tab. 12. Risultati ottenuti al Test post-hoc applicato alla variabile indipendente “classe di appartenenza” relativamente alle risposte fornite alla domanda 57 del questionario Confronti multipli Bonferroni (I) classe (J) classe Differenza fra medie (I-J) Errore std. Sig. media I sup -3.1912 (*) .68999 .000 Interv. confidenza 95% Limite Limite inferiore superiore -4.8515 -1.5309 2 sup -2.7749 (*) .67579 .000 -4.4010 -1.1488 media 3.1912 * .68999 .000 1.5309 4.8515 2 sup .4163 .61205 1.000 -1.0565 1.8890 media 2.7749 * .67579 .000 1.1488 4.4010 I sup -.4163 .61205 1.000 -1.8890 1.0565 I sup -.4398 .22774 .163 -.9878 .1082 2 sup -.6970 * .22305 .006 -1.2337 -.1602 media .4398 .22774 .163 -.1082 .9878 2 sup -.2572 .20201 .612 -.7433 .2289 .22305 .006 .1602 1.2337 I sup .2572 .20201 Basato sulle medie osservate. ( ) * La differenza fra medie è significativa al livello .01. .612 -.2289 .7433 Variabile dipendente f1_d57 I sup 2 sup media f2_d57 I sup 2 sup ( ) ( ) ( ) media .6970 * ( ) Graf. 19.Differenze tra soggetti che frequentano la 3° media e le scuole superiori rispetto alle dimensioni della persona con cui bere individuate dalla domanda 57 del questionario medie 20 18 Scuola Media 16 I Superiore 14 II Superiore 12 10 8 6 4 2 0 amici famiglia 103 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 4.4. Differenze legate al contesto di vita Allo scopo di verificare l’eventuale peso di alcune caratteristiche del contesto di vita dei ragazzi sulla percezione del rischio legato all’utilizzo di bevande alcoliche e sulle pratiche di uso di alcol da loro messe in atto, sono state applicate alcune procedure statistiche che tenessero in considerazione il ruolo della zona in cui si trova la scuola frequentata dai giovani (considerata come variabile indipendente) rispetto alle altre dimensioni studiate. Come è possibile osservare dalla stratificazione del campione rispetto alle localizzazioni geografiche delle scuole frequentate dai ragazzi (par. 2.3), i soggetti sono stati selezionati tenendo presente la suddivisione territoriale degli 11 comprensori della provincia e la densità di popolazione giovanile all’interno di ognuno. Le analisi dei dati applicate hanno dapprima riguardato il campione suddiviso rispetto a questa ripartizione. La dispersione dei dati così evidenziatasi non ha tuttavia condotto ad alcun risultato statisticamente significativo. Per ovviare a tale problema, i comprensori sono stati accorpati secondo una logica di affinità di contesto; in altre parole, i comprensori C10 della Vallagarina (con Rovereto) e C5 della Valle dell’Adige (con Trento) sono stati considerati unitamente, in quanto le scuole studiate si trovano soprattutto sul territorio cittadino di fondo valle e costituiscono ambienti di vita che possiamo ipotizzare affini per i giovani in essi inseriti. Parallelamente, sono stati considerati unitariamente tutti gli altri comprensori che unificano territori per lo più di piccola città e/o paese: è possibile ipotizzare che tali contesti abbiano affinità rispetto alle abitudini di vita dei giovani in essi inseriti. I dati così ripartiti ed elaborati non evidenziano molte differenze significative tra i gruppi considerati rispetto alle diverse dimensioni indagate dal questionario. L’analisi della varianza (ANOVA) è stata applicata ai fattori estrapolati dalle risposte fornite dai soggetti alle domande degli item del questionario (10, 28, 47) ritenuti significativi rispetto ai costrutti indagati. La procedura ha evidenziato un effetto generale, statisticamente significativo, della zona di appartenenza della scuola (Lambda di Wilks = 0.875; F12, 273 = 3.239; p < .01). In specifico, si evidenziano differenze significative rispetto alla zona in cui è collocata la scuola relativamente ad alcuni fattori delle variabili indagate (Tabella 13): in particolare, il primo ed il quinto fattore della variabile 10, sugli impegni del tempo libero, “Attività con amici” e “Attività solitarie”; il primo fattore della variabile 28, sui problemi incontrati dai coetanei “Problemi sociali”. 104 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Tab.13. Risultati ottenuti dall’applicazione della ANOVA alla variabile indipendente “zona” relativamente ai fattori estrapolati dalle risposte fornite alle domande 10, 28, 47 del questionario Contesto Variabile Sorgente dipendente df Media dei quadrati F Sig. f1_d10 1000 55.083 7.839 .005 (*) f2_d10 1000 2.836 .483 .487 f3_d10 1000 7.722 2.086 .150 f4_d10 1000 5.999 2.122 .146 f5_d10 1000 15.707 3.966 .047 (*) f1_d28 1000 34.406 4.257 .040 (*) f2_d28 1000 6.608 .792 .374 f3_d28 1000 7.786 2.109 .148 f1_d47 1000 1.561 .121 .728 f2_d47 1000 12.789 3.675 .056 * significativo per p<0.05 ( ) Alla domanda 10 “Come trascorri il tuo tempo libero?” si evidenziano differenze significative relativamente alla dimensione “attività con amici”(1) e alla dimensione “attività solitarie” (5); in particolare, rispetto ad entrambi i fattori, i ragazzi appartenenti a contesti di montagna e/o paese presentano medie più alte rispetto ai soggetti appartenenti ai contesti urbani [primo fattore: montagna (M = 15.09, ds = 2.69), città (M = 13.73, ds = 2.68); quinto fattore: montagna (M = 11.04, ds = 1.99), città (M = 10.96, ds = 1.94)]. In generale, questi dati implicano che i ragazzi appartenenti a contesti di montagna e/o campagna hanno una percezione dell’impiego del loro tempo libero diversa dai ragazzi appartenenti al contesto urbano sulle due dimensioni delle attività con gli amici ed attività solitarie (Grafico 20). Queste sembrano meno pregnanti per i soggetti appartenenti a contesti urbani. Alla domanda 28 “A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi della tua zona?” si evidenziano differenze significative relativamente ad una sola dimensione “Problemi sociali”(1); rispetto a questo fattore, i ragazzi appartenenti a contesti di montagna e/o piccola città presentano medie più alte rispetto ai soggetti appartenenti ai contesti urbani [primo fattore: montagna (M = 12.42, ds = 2.82), città (M =11.35, ds = 2.98)]. In generale, questo dato implica che i ragazzi appartenenti a contesti di montagna e/o campagna hanno una percezione dei problemi dei coetanei diversa dai ragazzi appartenenti al contesto cittadino sulle dimensioni delle problematiche socialmente connesse (Grafico 21). 105 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Graf. 20.Differenze tra soggetti che frequentano scuole di diverse zone rispetto alle dimensioni del tempo libero individuate dalla domanda 10 del questionario 16 montagna 14 città 12 medie 10 8 6 4 2 0 1 2 3 4 dimensioni (dom. 10) 5 Graf. 21.Differenze tra soggetti che frequentano scuole di diverse zone rispetto alle dimensioni dei problemi dei coetanei individuate dalla domanda 28 del questionario 14 montagna 12 città medie 10 8 6 4 2 0 1 3 2 dimensioni (dom. 28) 4.5. Differenze legate alla scuola frequentata Un’ultima indagine è stata compiuta per verificare se il tipo di scuola frequentata possa costituire una variabile che influenza la percezione che i ragazzi hanno del rischio legato all’utilizzo di bevande alcoliche e alle pratiche di uso di alcol. 106 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Per questo motivo, sono state applicate alcune procedure statistiche che tenessero in considerazione il ruolo del tipo di scuola frequentata dai giovani (considerata come variabile indipendente) rispetto alle dimensioni studiate. Le scuole frequentate sono: per il 31,2% la Scuola Media, 12% un Istituto Tecnico, 28% un Istituto Professionale, 28,7% un Liceo. Dal momento che il confronto tra la Scuola Media e Scuole Superiori già è stato considerato nel paragrafo 3.3 relativamente alle differenze prodotte dalla variabile età, in questo paragrafo si è tenuto conto solo dei tre differenti Istituti Superiori. I dati così elaborati non evidenziano molte differenze significative tra i gruppi considerati rispetto alle diverse dimensioni indagate dal questionario. L’analisi della varianza (ANOVA) è stata applicata ai fattori estrapolati dalle risposte fornite dai soggetti alle domande dei seguenti item del questionario: 10, 19, 28, 47, 57, ritenuti significativi rispetto ai costrutti indagati. La procedura ha evidenziato un effetto generale, statisticamente significativo, del tipo di scuola (Lambda di Wilks = 0.936; F9, 3591 = 8.702; p < .01). In specifico, si evidenziano differenze significative rispetto al tipo di scuola relativamente ad alcuni fattori delle variabili indagate (Tabella 14): in particolare, il secondo, il terzo ed il quarto fattore della variabile 10, sugli impegni del tempo libero (“Hobby e lettura”, “Attività culturali/di impegno culturale” e “Attività sportive); il primo ed il terzo fattore della domanda 19, sulle norme genitoriali (“Trasgressioni alle regole” e “Disaccordo nelle scelte”); tutti i fattori della variabile 28, sui problemi incontrati dai coetanei ( “Problemi sociali”, “Problemi personali” e “Mancanza di opportunità”). Tab.14. Risultati ottenuti dall’applicazione della ANOVA alla variabile indipendente “tipo di scuola” relativamente ai fattori estrapolati dalle risposte fornite alle domande 10, 19, 28, 47, 57 del questionario (valori significativi). Sorgente Variabile dipendente df F Sig. f2_d10 3 70.594 .000 (*) f3_d10 3 11.568 .000 (*) f4_d10 3 15.965 .000 (*) f1_d19 3 21.295 .000 (*) f3_d19 3 7.666 .000 (*) f1_d28 3 17.256 .000 (*) f2_d28 3 24.593 .000 (*) f3_d28 3 15.603 .000 (*) * significativo per p<0.01 ( ) 107 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Alla domanda 10 “Come trascorri il tuo tempo libero?” si evidenziano differenze significative relativamente alle dimensioni “Hobby e lettura” (2), “Attività culturali/di impegno culturale” (3) e “Attività sportive” (4); in particolare, rispetto a tutti i fattori elencati, i ragazzi che frequentano il Liceo presentano medie significativamente più elevate rispetto agli altri istituti [secondo fattore: Liceo (M = 12.17, ds = 2.26), Istituti Professionali (M = 10.15, ds = 2.36), Istituto Tecnico (M = 10.49, ds = 2.33); terzo fattore: Liceo (M = 9.15, ds = 2.34), Istituti Professionali (M = 8.19, ds = 1.57), Istituto Tecnico (M = 8.69, ds = 2.30); quarto fattore: Liceo (M = 5.20, ds = 1.73), Istituti Professionali (M = 4.53, ds = 1.61), Istituto Tecnico (M = 5.20, ds = 1.73)]. In generale, questi dati implicano che i ragazzi liceali hanno una percezione dell’impiego del loro tempo libero diversa dai ragazzi appartenenti agli istituti professionali e tecnici, considerando più pregnanti le attività definite da queste tre dimensioni (Grafico 22). Graf. 22.Differenze tra soggetti che frequentano tipi di scuole diverse rispetto alle dimensioni del tempo libero individuate dalla domanda 10 del questionario 16 Ist. Tecnico 14 Ist. Professionali 12 Liceo 10 8 6 4 2 0 1 2 3 4 5 Alla domanda 19 “Quali sono le ragioni per le quali i tuoi genitori ti sgridano e con quale frequenza?” si evidenziano differenze significative relativamente alle dimensioni “Trasgressioni alle regole” (1) e “Disaccordo nelle scelte”(3) ; rispetto a questi fattori, i liceali presentano medie significativamente più basse rispetto agli altri istituti [primo fattore: Liceo (M = 8.08, ds = 2.35), Istituti Professionali (M = 9.30, ds = 3.03), Istituto Tecnico (M = 9.03, ds = 3.12); terzo fattore: 108 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Liceo (M = 5.99, ds = 1.74), Istituti Professionali (M = 6.44, ds = 2.01), Istituto Tecnico (M = 6.31, ds = 1.95)]. In generale, questi dati implicano che i ragazzi liceali sono sgridati mediamente meno riguardo ai loro coetanei appartenenti agli istituti professionali e tecnici riguardo ai comportamenti di trasgressione delle regole e relativamente alle loro scelte (Grafico 23). Graf. 23.Differenze tra soggetti che frequentano tipi di scuole diverse rispetto alle dimensioni delle norme genitoriali individuate dalla domanda 19 del questionario 14 Ist. Tecnico 12 Ist. Professionali 10 Liceo 8 6 4 2 0 F1 F2 F3 Alla domanda 28 “A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi della tua zona?” si evidenziano differenze significative relativamente a tutti i fattori, cioè “Problemi sociali” (1), “Problemi personali” (2) e “Mancanza di opportunità” (3); in particolare, rispetto ai tre fattori, i liceali presentano medie significativamente più alte rispetto agli altri istituti [primo fattore: Liceo (M = 12.60, ds = 2.83), Istituti Professionali (M = 11.83, ds = 3.03), Istituto Tecnico (M = 11.57, ds = 2.49); secondo fattore: Liceo (M = 13.21, ds = 3.01), Istituti Professionali (M = 11.46, ds = 3.10), Istituto Tecnico (M = 11.65, ds = 2.88); terzo fattore: Liceo (M = 5.53, ds = 1.99), Istituti Professionali (M = 4.98, ds = 1.77), Istituto Tecnico (M = 4.74, ds = 1.79)]. In generale, questi dati implicano che i ragazzi liceali ritengono più pregnanti le tre dimensioni definite relativamente ai problemi dei loro coetanei (Grafico 24). 109 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Graf. 24.Differenze tra soggetti che frequentano tipi di scuole diverse rispetto alle dimensioni dei problemi dei loro coetanei individuate dalla domanda 28 del questionario 14 Ist. Tecnico 12 Ist. Professionali 10 Liceo 8 6 4 2 0 F1 F2 F3 In conclusione, non si individuano delle forti differenze tra i tre gruppi indagati e le significatività individuate tendono a distinguere il gruppo di liceali dal gruppo di studenti frequentanti gli Istituti Professionali e Tecnici. 4.6. Le domande a risposta libera Le ultime tre domande del questionario si differenziano dalle altre per la loro strutturazione come domande aperte che richiedono al soggetto riflessioni e proposte personali circa la progettazione di eventuali campagne formative ed informative mirate a migliorare la qualità della vita dei ragazzi. La domanda 66 chiede “Nei momenti difficili che ti sei trovato ad affrontare, che cosa pensi ti avrebbe aiutato che non sei riuscito a trovare attorno a te?” Come si può osservare dalle percentuali di risposta riportate nel Grafico 25, il 43% dei ragazzi non ha risposto alla domanda. Sono considerate “risposte mancanti” lo spazio bianco, le scritte “Niente”, “Non ci ho mai pensato” o “Non so rispondere” e le risposte provocatorie o non attinenti. Una piccola percentuale, pari al 4% sostiene, invece, di non poter rispondere a questa domanda perché non ha mai avuto momenti difficili, mentre il 6% risponde di aver sempre trovato nell’ambiente ciò di cui aveva bisogno. 110 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Graf. 25.Distribuzione delle risposte alla domanda 66 del questionario 6% 6% 2% non rispondono mai momenti difficili 43% poter parlare con famiglia/amici poter parlare con adulto/esperto sempre trovato ciò di cui ho bisogno 39% varie 4% L’aspetto che si rivela per i ragazzi maggiormente importante nei momenti difficili (e di cui non hanno potuto usufruire) riguarda la disponibilità di avere vicino, di potersi confidare e chiedere consigli a qualcuno, in particolare a persone della propria famiglia o ai propri amici (39%). All’interno di questa categoria è utile, però, fare delle distinzioni: il 20% (del totale dei ragazzi a cui il questionario è stato somministrato) avrebbe voluto aver vicino gli amici/l’amico del cuore, il 10,1% indica i familiari (in larga parte i genitori, in misura più ridotta fratelli o altri parenti), il 2,8% il/la fidanzato/a; infine, il 7% avrebbe voluto in modo più generico qualcuno, senza ulteriori precisazioni. Solamente il 2% del campione riporta che avrebbe voluto parlare con adulti con esperienza, persone che hanno già attraversato il problema, o con “esperti”: psicologi, medici, insegnanti o sacerdoti. Il 6% dei soggetti ricade nella categoria “varie” che raccoglie un ventaglio di risorse, desiderate dai giovani, estremamente variegate: dal riferimento a proprie caratteristiche personali, come l’autostima, la fiducia o la forza (1%), alla preferenza per la solitudine (0,9%) o per momenti di svago (0,4%). La domanda 67 richiede, invece, delle proposte: “Il nostro obiettivo è quello di realizzare una zona “a misura di ragazzo” per migliorare la qualità della vita degli adolescenti. Dal momento che pensiamo che voi giovani abbiate idee molto originali, contiamo sul tuo aiuto per realizzare questo obiettivo. Se tu potessi partecipare ad un progetto per migliorare la qualità della vita dei ragazzi della zona in cui vivi, che proposte faresti?” 111 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Le percentuali di risposta ricavate dall’analisi dei questionari sono riportate in Grafico 26. Graf. 26.Distribuzione delle risposte alla domanda 67 del questionario 3% 6% 7% non rispondono inasprimento dei divieti 47% 27% disponibilità di centri di ritrovo e divertimento maggiore informazione non c’è niente da fare varie 10% Emerge con evidenza che quasi la metà dei ragazzi (47%) ha preferito non rispondere (la categoria “non rispondono” comprende essenzialmente l’assenza di risposte e la risposta “niente”, ma è considerata anche la piccola parte di risposte non attinenti, spesso provocatorie). La categoria che racchiude in sé la maggior quantità di proposte indicate dai ragazzi riguarda la “disponibilità di centri di ritrovo e divertimento” (27%). Questo si evidenzia come un problema particolarmente sentito, dal momento che la metà dei ragazzi che ha dato una risposta pensa che la qualità della vita dei loro coetanei potrebbe migliorare con la disponibilità di centri di ritrovo dove poter parlare, confrontarsi e svolgere varie attività, o con l’aumento di servizi (cinema, parchi, campi sportivi, discoteche) e di possibilità di divertimento e svago (concerti, manifestazioni, gite, feste, ecc). Alcuni propongono anche la costruzione di locali (bar) appositi per giovani, in cui non si servano bevande alcoliche. L’altra categoria riconoscibile all’interno delle risposte, anche se non di notevole entità (10%), riguarda le proposte che comportano un “inasprimento dei divieti”, all’interno della quale si individuano varie possibilità: il 4% sul totale del campione propone di vietare o limitare la distribuzione degli alcolici e del fumo nei locali ai minori (ad esempio aumentando l’età minima); il 3%, invece, introdurrebbe dei divieti o delle più severe restrizioni alla distribuzione degli alcolici e del fumo nei locali estesi a tutta la popolazione, non soltanto 112 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 ai minori; 1,6% propone piuttosto maggior controlli e multe più severe (nelle discoteche, sulle strade, ecc.); solo in una minima parte dei ragazzi (1%) ritiene che il problema potrebbe essere risolto vietando l’entrata ai minori in bar o discoteche o attraverso la chiusura anticipata dei locali. All’incirca il 7% propone l’attivazione di attività che consentano una maggiore informazione tra ragazzi relativamente alle problematiche che li interessano; i ragazzi, però, propongono in misura maggiore che tale informazione sia veicolata attraverso degli esperti, o più genericamente degli adulti, o mediante l’istituzione di programmi che li coinvolgono direttamente (5%) piuttosto che attraverso campagne pubblicitarie e comunicazioni sociali (2%). Ultimo aspetto da rilevare è relativo al fatto che una percentuale estremamente bassa (3%) risponde a questa domanda sostenendo che non c’è niente da fare, con due diverse motivazioni: per alcuni ragazzi perché le cose vanno bene così come sono, per altri perché le persone devono risolvere le proprie difficoltà da soli, senza aiuti esterni. L’ultima domanda aperta (domanda 68) era la seguente: “Vuoi aggiungere qualcosa a quanto hai detto fin’ora? Puoi farlo scrivendo, disegnando, inventando uno slogan o un fumetto”. Riportiamo di seguito “una carrellata” dei vari slogan e dei disegni proposti. – La droga è un mezzo per trovare una compagnia? Forse…ma non quella ideale. Entra nella nostra e spezza le catene. Fa della vita la tua dipendenza. Ubriachi di vita. – La vita è tua, non della droga o l’alcol. Non farti comandare, ma vivi libero e indipendente! – La vita si vive una volta sola, goditela ma non esagerare. – Fuma di meno e vivi di più. – L’alcol ti fa sentire grande, ma dentro sei piccolo. – Bere è bello se dura poco. – Alcol: un nemico da combattere. – Non bere, ama. – Se la vita non ti sorride, basta bere perché ti uccide. – Droga una parola corta come la vita di chi ne fa uso. – + alcol -vita -alcol +vita – Se il fumo ti cerca non farti trovare, se l’ alcol ti trova inizia a scappare. – Sorridiamo con un amico invece che con l’alcol! – Chi beve e fuma per essere al centro dell’attenzione non è un uomo, ma un debole: l’uomo vero sa dire di no! – L’alcol è come una brutta compagnia, è meglio lasciarlo che trovarlo. – W la libertà, basta dipendenze! 113 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 – Non divertirti per morire, ma divertiti per vivere. – Basta alcol e basta droga! non rovinatevi la vita. – Se viver sano e felice vorrai, alcol, fumo e droga buttare dovrai. – Ragazzi, è la vita che fa “sballare”, non l’alcol o la droga. – Fumare fa male, te ne devi vergognare. – La vita è bella, non farla diventare come una sigaretta che si disperde nell’aria e viene dimenticata… – Abbasso l’alcol, W la vita. – No al fumo e no alla droga, si alla vita. – Io fumo io bevo tu fumi tu bevi egli fuma egli beve noi fumiamo noi beviamo voi fumate voi bevete essi staranno male 4.7. Conclusioni ai risultati del questionario In linea con quanto emerso dal lavoro di Buzzi (2003), è possibile affermare in senso generale che nel Trentino, come nel resto del Paese e in tutte le regioni europee a forte tradizione vinicola, il consumo di vino è culturalmente radicato e diffuso; il vino è considerato quasi esclusivamente un alimento complementare ai pasti o, al più, un gradevole aperitivo. Gli effetti negativi dell’alcol, nell’immaginario collettivo, sono piuttosto connessi al consumo di liquori e superalcolici, anche se l’azione pubblicitaria ha trasformato quest’ultimi in prodotti che richiamano l’idea di prestigio, successo e ricchezza. A differenza di altre sostanze (ad esempio il tabacco), l’alcol risente di una maggiore tolleranza e solo nei confronti di eccessivi abusi o di palese dipendenza si attiva la stigmatizzazione sociale. I risultati descrittivi della ricerca si allineano quindi con quelli riscontrati in altri lavori sull’argomento (Buzzi, 2003, Grassi, 1999; Sartori, 2002), soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti: a) la diffusione sempre più marcata negli adolescenti dell’abitudine a bere bevande alcoliche estranee alla tradizione italiana (in questa ricerca la birra e le cosidette bibite alcopop sono le bevande alcoliche più vendute, mentre il vino è all’ultimo posto); questo aspetto, sommato al maggior uso di bevande alcoliche di notte e nei week end (qualche volta+spesso: rispettivamente 57% e 62%) confrontato con l’utilizzo ai pasti (25%) evidenzia come l’uso di alcol sia un fenomeno con un significato conviviale e sociale, 114 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 particolarmente diffuso all’interno del gruppo dei pari e collegato alla frequentazione di pub, bar e discoteche. Inoltre, l’età di esordio del consumo di alcolici del nostro campione si situa tra i 12 e i 13 anni, come riportato relativamente ai ragazzi veneti nel “Secondo rapporto sullo stato di salute e gli stili di vita dei giovani veneti in età scolare” (Bertinato, Mirandola, Rampazzo e Santinello, 2002); similmente ai loro coetanei veneti, più del 50% di ragazzi frequentanti la Terza Media trentini dichiarano di non bere mai alcolici; ma in Seconda Superiore questa percentuale si abbassa in entrambe le Regioni attorno al 30%. Allo stesso modo, i maschi veneti e trentini bevono alcolici più delle loro coetanee femmine; entrando però in dettaglio nel gruppo trentino, questo avviene per quanto riguarda la birra e il vino; sono invece maggiormente consumatrici di bevande alcopop le femmine. b) la conoscenza dell’abuso di alcol e dei suoi effetti sembra elevata nel gruppo di ragazzi studiato, probabilmente a seguito dei numerosi interventi formativi messi in atto a vari livelli, soprattutto nella scuola. Il consumo di alcol, tuttavia, gode di un largo consenso tra i giovani del nostro gruppo, come si deduce dal 70% che dichiara che Bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale (D38), percentuale pressoché uguale a quella riscontrata da Buzzi (2003) su un campione di mille giovani trentini in età compresa tra i 15 e i 19 anni. Nella stessa direzione si muove l’accordo con un’altra affermazione culturalmente accettata e diffusa: il 68% ritiene che Le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute (D38). Allo stesso tempo, però, solo il 13% pensa che l’alcol faccia male se si beve tanto e sempre, mentre il 42% ritiene che l’alcol fa sempre male (D38), similmente a quanto affermato dal 63% del campione di Buzzi (2003) che ritiene che tutte le bevande alcoliche sono dannose. Inoltre, l’88% dei ragazzi intervistati in questa ricerca sostiene che l’alcol rende violenti (D38), contro il 59% del campione di Buzzi. Oltre a questi aspetti negativi, i ragazzi non sottovalutano nemmeno il rischio di dipendenza: il 91,5% (abbastanza+molto) sa che Per un consumatore abituale è difficile smettere di bere (D39), ma È più facile diventare dipendenti della droga che del vino o della birra (D38) per il 69% dei ragazzi. Ci sono, però, anche dei vantaggi nell’uso della sostanza rilevati con una certa frequenza: Un bicchiere di vino o birra aiutano a rilassarsi (47%) e Quando si bevono bevande alcoliche si sta meglio con gli altri (36,5%), contro rispettivamente il 36% e il 21% d’accordo con questa affermazione nella ricerca di Buzzi (2003). Un dato che appare importante evidenziare, sembra riguardare una mancata corrispondenza tra l’aumento di informazione e la percezione da parte dei ragazzi che 115 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 le tematiche relative all’alcol ed al suo abuso sono “davvero” connesse con la loro vita. In altre parole, sembra che gli aspetti formativi vengano percepiti unicamente nel loro valore di contenuti teorici, che i ragazzi “imparino” bene, ma che tali aspetti non incidano in alcun modo né su un livello di riflessione più profonda, né sulle condotte e sui comportamenti che riguardano il loro rapporto con l’alcol. Inoltre, dalle risposte fornite si evince una visione “classica”, se vogliamo stereotipata, della persona che ha problemi con l’alcol e, soprattutto, molto lontana da quella che i ragazzi hanno di se stessi; in tal senso, sembra sottolinearsi ulteriormente il gap tra i diversi aspetti del problema: da una parte gli elementi di contenuto (cosa si “deve sapere” sull’alcol e sui suoi effetti), dall’altra gli elementi connessi al mondo esperienziale del giovane (qual è il “mio” rapporto con l’alcol e quanto è simile a quello delle persone che abusano di alcol). In effetti uso e abuso presentano una linea sottile di demarcazione. c) simile atteggiamento emerge anche per ciò che riguarda il rapporto tra consumo di alcol e guida: il 66% dei soggetti studiati è d’accordo (abbastanza+molto) con l’affermazione È pericoloso guidare dopo aver bevuto anche un solo bicchiere di birra. Questo dato appare più elevato di quanto emerso nell’altro studio trentino in cui compariva una percentuale del 53% (Buzzi, 2003). D’altra parte, quest’ultima ricerca si è focalizzata su giovani di un’età superiore a quelli da noi studiati, per cui sembra esserci da parte loro una tendenza a sottovalutare, rispetto ai ragazzi più giovani (anche se è comunque la maggioranza), l’alterazione nella percezione del rischio e nei riflessi che può avere un livello di alcolemia (concentrazione di alcol nel sangue) pari a 0.2 grammi per litro, corrispondente ad una birra. In generale, tuttavia, anche nel nostro studio si tratta comunque di 2/3 del gruppo intervistato che, tutto sommato, non è una percentuale elevata e sembra piuttosto riflettere una risposta di “opportunità” piuttosto che una vera e propria convinzione da parte dei ragazzi rispetto alla pericolosità di tale comportamento. In altre parole, gli atteggiamenti complessivi verso il consumo di alcol e la percezione della sua pericolosità sembrano costruirsi per i ragazzi su una accettazione culturale derivata dalla tradizione, per poi mescolarsi a una serie di convinzioni relative agli aspetti negativi dell’abuso che si estendono anche all’uso moderato, ma che non sembrano toccare in maniera significativa né il livello di riflessione dei giovani né il livello dei comportamenti agiti: in sostanza, sapere tutte queste cose sull’alcol e sui suoi effetti non si traduce in un saper evitare il rischio a esso connesso. In sostanza questi aspetti si correlano anche con il fatto che i diversi percorsi formativi intrapresi dagli adolescenti sono, nella maggior parte dei casi, un prodotto proposto dal “mondo degli adulti e degli esperti” che poco sembra collegarsi con quello dei giovani, per lo meno in termini di impatto della for116 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 mazione sulla percezione e sullo stile di vita rispetto alla sostanza alcolica: come dire che da essi i ragazzi ricavano un chiaro e approfondito quadro dell’alcol, dei suoi effetti e delle caratteristiche delle persone che ne abusano ma non considerano il fatto che determinate condotte tipiche della loro vita sono molto vicine a quanto hanno appreso. Inoltre, non emerge nessun tipo di consapevolezza sul limite sottile che passa tra un utilizzo non ancora legato alla dipendenza e un vero e proprio abuso e sul ruolo del primo come fattore predisponente al secondo. Anche la percezione della pericolosità delle condotte di abuso rispetto ad altri campi della vita non appare vicina alla realtà degli adolescenti, ma piuttosto una sorta di “lezione imparata” spesso nel contesto scolastico che è poi quello che promuove e realizza i progetti di formazione. In tal senso, è possibile che gli adolescenti semplicemente applichino anche a queste tematiche un modello formativo che è loro proprio e che deriva dal mondo della scuola, dove non ritengono di trovare figure adulte con cui affrontare problematiche e/o difficoltà, ma “pacchetti” di nozioni che loro in qualche modo hanno incamerato. Questo chiama in causa anche la posizione ambivalente che si evidenzia nei riguardi della famiglia che fatica a definire regole e a porsi come riferimento affettivo e progettuale per i figli; pur restando comunque l’ unico riferimento nelle situazioni di difficoltà in cui non sembra funzionare sufficientemente il gruppo degli amici e in assenza, spesso, di altre figure di riferimento. Diversamente, per ciò che concerne i risultati quantitativi, possiamo evidenziare i seguenti aspetti emersi dalle numerose analisi effettuate: a)in primo luogo, non risulta un ruolo significativo della collocazione geografica (i comprensori della Provincia) dei ragazzi rispetto alle variabili indagate: in sostanza il processo di globalizzazione che riguarda, in senso ampio, tutto il mondo degli adolescenti e dei giovani sembra caratterizzare anche il gruppo studiato nella ricerca non differenziando, se non per alcuni aspetti marginali, i ragazzi appartenenti a zone diverse rispetto al tema indagato. La microcultura che ritenevamo una variabile di interesse nel definire diversi tipi di percezioni rispetto all’alcol e ai suoi effetti sembra invece non influire particolarmente su questo aspetto, fornendoci l’immagine di un gruppo omogeneo di giovani indipendentemente dal bacino di appartenenza: questo vale sia nel confronto tra realtà cittadine (Trento e Rovereto) e realtà di montagna e/o campagna di piccola città o paese, sia nel confronto tra zone a maggiore frequentazione turistica e zone meno coinvolte dai flussi stagionali. In entrambi i casi sembra emergere al contrario una visione unitaria, omologata e non sfaccettata del fenomeno che caratterizza nel complesso tutti i giovani studiati; 117 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 b)in maniera simile, questo accade anche se consideriamo il tipo di scuola frequentata, laddove gli adolescenti liceali non si discostano nelle risposte fornite dai coetanei che frequentano gli istituti tecnici e professionali: il fenomeno studiato, nella percezione dei soggetti, non sembra risentire di variazioni che riguardano questo aspetto; c)un dato che emerge, invece, come elemento di differenziazione è il sesso: le ragazze, infatti, sembrano avere un atteggiamento in generale più riflessivo, che evidenzia maggiormente i problemi e che si pone più problemi sia rispetto alle relazioni familiari, sia rispetto alla tematica dell’alcol. In famiglia, infatti, le ragazze appaiono maggiormente sfidanti e in conflitto con l’autorità e le regole rispetto ai coetanei maschi, mentre relativamente all’alcol la loro visione è più negativa in termini di pericolosità degli effetti e di immagine che possiedono della persona con problematiche di dipendenza. I ragazzi sembrano al contrario porsi in un atteggiamento meno consapevole, meno conflittuale ma forse minimizzante sia delle problematiche personali e scolastiche, sia dei conflitti familiari, sia infine delle tematiche connesse con il target dell’indagine. Una riflessione può riguardare i diversi percorsi evolutivi fra genere maschile e femminile nel periodo dell’adolescenza, laddove gli aspetti di criticità, di autonomia e di riflessione su se stessi e sulle proprie esperienze appare maggiormente precoce nelle ragazze: una possibilità è quella che in momenti successivi anche i ragazzi acquisiscano un maggiore grado di riflessione sui temi proposti che, nell’attualità, non appaiono preoccuparli particolarmente. Accanto a tale ipotesi esplicativa può essere affiancata quella relativa a una diversa cultura degli uomini e delle donne relativa all’alcol, al suo utilizzo e alla percezione degli effetti che le sostanze alcoliche possono generare: in tal senso, le ragazze sembrano percepire un maggiore grado di pericolo legato a un’immagine di “alcolista maschio” che disturba, è alterato e violento e, quindi, un individuo connotato in modo estremamente negativo; così come non emerge una visione della “donna alcolista” in quanto, probabilmente, troppo disturbante ed estranea rispetto alla cultura. Diversamente il gruppo dei ragazzi sembra avere una percezione maggiormente goliardica e meno pericolosa di un fenomeno, quello dell’alcol, che non appare come esclusivamente negativo né così spaventante; d)infine, l’altro aspetto che introduce differenze statisticamente significative nel gruppo studiato è l’età (in termini di classe frequentata dai ragazzi); in generale, i soggetti delle scuole medie manifestano una organizzazione delle risposte al questionario che li differenzia, nella maggior parte dei temi indagati, dai soggetti della scuola superiore: questa è caratterizzata sostanzialmente da una minore vicinanza alla tematica, minore livello di 118 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 problematizzazione dei temi e minore percezione degli aspetti salienti dell’indagine, rispetto ai due gruppi di adolescenti delle superiori che, invece, non hanno mostrato differenze tra loro. Inoltre, i più giovani evidenziano maggiori effetti negativi dell’uso di sostanze alcoliche e minori effetti positivi rispetto ai ragazzi delle scuole superiori. In altre parole, sembra ancora una volta incidere sulle risposte il livello evolutivo raggiunto dai giovani, laddove per i ragazzi della scuola superiore il tema dell’alcol e dei comportamenti ad esso connessi appare un focus saliente del loro momento di sviluppo, mentre per i ragazzi della scuola media non si evidenzia ancora una vicinanza significativa al problema nei suoi diversi aspetti. 4.8. Verifiche dei risultati attraverso le interviste a testimoni privilegiati Il programma di ricerca ha previsto, oltre alla somministrazione del questionario, la realizzazione di alcune interviste a un ristretto gruppo di 13 testimoni privilegiati, affinché gli stessi potessero apportare con la propria esperienza e il proprio punto di vista un contributo e un completamento sia alle informazioni di carattere generale ricavate dall’analisi della letteratura specialistica internazionale e nazionale, sia ai risultati che sono emersi dall’indagine sul territorio. Le domande poste nelle interviste, modulate a seconda della posizione e del ruolo ricoperto dagli intervistati, hanno ruotato attorno ai seguenti nuclei: 1.L’Assessorato provinciale alle Politiche per la salute intende realizzare un’iniziativa di comunicazione sociale e di educazione alla salute finalizzata a contrastare l’assunzione di alcolici da parte della fascia più giovane della popolazione trentina: sotto che forma lei crede a questo tipo di campagne? 2.Ogni persona ha una propria teoria sulle ragioni per cui alcuni ragazzi abusano di alcol, potrei sapere la sua? 3.L’uso di alcol in adolescenza va sempre considerato abuso? 4.In ogni attività preventiva è possibile muoversi su almeno tre livelli: – la conoscenza del problema, cioè una informazione sufficiente, individuale e collettiva; – la consapevolezza del problema, che implica adulti non giudicanti con cui ci si possa confidare, nonché tempo e spazi liberi per parlare col gruppo dei pari; 119 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 – il passaggio all’azione: leggi e norme comunali, provinciali o nazionali; forze dell’ordine e azioni del Pubblico Ministero; offerta per il tempo libero, compresi spazi liberi dove essere creativi; collegamenti pubblici e spazi per fermarsi per i pendolari; servizi specifici per la mortalità scolastica; 5.Durante quest’anno ha dovuto occuparsi personalmente di problemi relativi al consumo di alcol in adolescenza? 6.Come ritiene che in Trentino il problema della prevenzione potrebbe essere affrontato in modo diverso da quanto fatto fino ad oggi? 7.A Trento e a Rovereto convergono per la scuola anche adolescenti di altri comuni; ritiene che si debbano organizzare modalità di approccio differenziato in quanto il rischio è diverso? 8.I comportamenti a rischio e gli incidenti stradali. Ad alcuni testimoni, in considerazione della funzione professionale svolta, sono state rivolte tutte le domande, con altri sono stati affrontati solo alcuni temi fra quelli sopra elencati. 4.8.1. Informazione e coordinamento Tutti gli intervistati sono d’accordo nell’affermare che i ragazzi, relativamente all’uso e consumo di alcolici, hanno un buon livello di informazione che arriva loro da numerosi canali, come la scuola, la televisione, il gruppo dei pari, la famiglia. Il problema è che in realtà tale informazione non è sentita come qualcosa che li riguardi personalmente: i ragazzi pensano che siano piuttosto gli “altri” che rischiano le conseguenze dell’alcol. Per questo, se si vuole intraprendere una nuova campagna di informazione e di prevenzione, prima di tutto, gli organismi preposti dovrebbero effettuare uno sforzo di coordinamento, scegliere e utilizzare un programma unitario per non essere ripetitivi e creare noia e disinteresse nella popolazione target degli adolescenti e dei giovani. Tale dato ci viene confermato dal fatto che molti degli adolescenti a cui abbiamo somministrato il questionario non erano per niente entusiasti e neppure interessati di ripetere un’esperienza fatta da poco. Al di là dell’infomazione, però, il problema fondamentale dei ragazzi, che incide sul fenomeno dell’abuso alcolico, è la solitudine esistenziale. In adolescenza, comunque, è rarissimo che questo aspetto si sia già strutturato in alcolismo. In tal senso, tutti gli intervistati sostengono che le campagne dovrebbero essere 120 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 indirizzate soprattutto ai genitori che vivono una situazione di grande difficoltà, non tanto perché assenti, ma perché non sanno come gestire le situazioni in mancanza di strumenti utili al giorno d’oggi, di cui abbiano avuto esperienza nelle loro stesse adolescenze. I genitori, infatti, hanno difficoltà ad accompagnare i figli adoescenti e a cogliere i loro messaggi; per questo motivo i ragazzi sono senza bussola, senza sponde adulte competenti e sono tristi. Gli intervistati ribadiscono anche la grande disponibilità, per non parlare di vera e propria richiesta, da parte dei genitori a partecipare a gruppi di discussione (che non siano però di “indottrinamento”, sempre considerati e vissuti in modo negativo). Una indicazione in proposito riguarda gli sportelli per genitori che vengono considerati una possibile soluzione auspicabile e, probabilmente, accettabile da parte delle famiglie. Diverso è l’atteggiamento riguardo alla scuola: saggiamente, i responsabili scolastici e sociali mettono in relazione l’abuso (e non l’uso) di alcol con problemi di insoddisfazione, frustrazione e necessità di dipendenza da un adulto, che spesso si rivela inadeguato. Gli esperti appartenenti al mondo della scuola focalizzano la necessità di modificare i contenuti scolastici nel senso di un allargamento dello spettro delle attività, che permetta a tutti gli adolescenti di trovare uno spazio di interesse e di ritrovare in se stessi la creatività addormentata dalle analisi grammaticali o da una matematica incomprensibile. Vengono portati gli esempi della officina per “aggiustare” i motorini, che ha riscosso grandissimo interesse ed ha permesso di avere stabili rapporti con ragazzi assolutamente irraggiungibili, o degli spazi di produzione ed esposizione artistica, o ancora degli spazi musicali per band. Soprattutto da parte dei dirigenti scolastici è presente una condanna, largamente condivisa da noi, ma francamente inaspettata, rispetto alle misure proibizionistiche che non fanno che peggiorare il rapporto con i giovani ed indurli ad escogitare modalità per ingannare l’adulto, al prezzo tuttavia di esporre se stessi a livelli di rischio sempre più elevati. Tali interlocutori privilegiati insitono anche sulla necessità di piani educativi individualizzati (PEI) per cui la Provincia ha i fondi (avanzando ogni anno il 30% del denaro a questi destinato) e che non vengono attuati principalmente per una sorta di tendenza a vivere nella situazione rassicurante dei programmi uguali per tutti, messa in atto sia da parte della scuola, sia da parte delle famiglie. È molto chiaro, in quello che dicono questi profondi conoscitori del vivere quotidiano degli adolescenti, che è oggi richiesto agli insegnanti uno sforzo eccezionale di adattamento alle esigenze di adolescenti non abituati alle regole e alle frustrazioni, perché l’occasionale ebbrezza di una festa non si trasformi 121 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 in un bisogno di ogni week end, di ogni ritrovo di amici, o di stati d’animo di solitudine e tristezza. È in particolare necessario pensare a percorsi extra scolastici che permettano poi però di reintegrare la scuola. 4.8.2. Dimensioni e qualità del fenomeno Gli esperti non esprimono un vero e proprio accordo sull’aumento del fenomeno dell’utilizzo di bevande alcoliche, che viene rilevato soprattutto da chi lavora nei Centri di Informazione e Consulenza (CIC) e da chi gestisce gli Istituti Professionali. Gli altri esperti parlano piuttosto di una maggior attenzione verso l’uso ed abuso di alcolici e di una maggior presenza di abuso da parte delle ragazze. Differenze importanti e costanti vengono individuate tra i maschi, che bevono per socializzare meglio e, quindi, sempre in compagnia e le ragazze che, pur bevendo anche in queste situazioni, fanno prevalentemente un uso isolato di alcol con scopi autoterapeutici antidepressivi. I ragazzi delle scuole professionali sono considerati più a rischio perché hanno meno strumenti culturali e, soprattutto, portano dentro un vissuto di fallimento derivato dal fatto che spesso vengono indirizzati alle scuole professionali perché giudicati poco capaci dal punto di vista scolastico. Se venissero aiutati a voler bene alla vita potrebbero autotutelarsi. Per questo, servirebbe una campagna centrata sul voler bene alla vita, perché la scuola non aiuta in questo. L’asse curricolare dovrebbe spostarsi sulle competenze per la vita. Inoltre sono necessarie alternative per chi non riesce a stare dentro la struttura scolastica: percorsi personalizzati focalizzati sul lavoro, ma con la possibilità di tornare in classe. I ragazzi possono essere coinvolti con progetti particolari, come ad esempio è già stato sperimentato per il restauro di un aereo e la progettazione di oggetti d’arte. La legge sull’autonomia scolastica offre possibilità di trovare spazi in cui realizzare questi contesti di creatività, e la legge sulle politiche giovanili finanzia progetti formativi alternativi. I riferimenti normativi consentono un serio protagonismo, in senso costruttivo. Un aspetto di rilievo sono le segnalazioni di situazioni problematiche per alcol nella scuola. Il 15-20% dei ragazzi che frequenta un percorso scolastico professionale porta bottiglie di alcolici a scuola, consumando alcol fino ad arrivare, in alcuni casi, al coma etilico. In questi casi bisogna proibire. La scuola è consapevole della diffusione del problema dentro le proprie mura, mentre ha meno possibilità di comprendere le dimensioni del problema all’interno delle case se i ragazzi, e i genitori, sembrano considerare l’uso di alcol normale. 122 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 Inoltre l’alcol è spesso silente. Mentre ad esempio il bullismo si presenta con più evidenza ed allarma, anche i genitori, l’uso di alcolici può restare per lungo tempo un fenomeno sommerso sia in famiglia, sia negli altri contesti di vita del ragazzo. Possiamo sintetizzare le proposte avanzate in termini di bisogni di: a.spazi di formazione per gli insegnanti, allo scopo di promuovere una scuola creativa con percorsi differenziati e, per alcuni periodi, all’esterno della scuola stessa, con possibilità di rientro nel ciclo normale; b.sportelli e gruppi per genitori, utilizzando anche la formazione specifica prevista per loro dalla Legge 160 (il “progetto benessere” ha introdotto “scuole” per genitori, per aiutarli a stare dentro la scuola con competenza); c.sperimentazione di progetti anti-dispersione con scuole pilota, per i quali in Trentino sono presenti sia risorse culturali sia economiche; d.istituzione di progetti per creare tra i ragazzi figure di testimoni che possano impegnarsi con i compagni in attività che riscuotano l’interesse e permettano il protagonismo anche dei più isolati o emarginati, come spot, riviste, fumetti, gruppi musicali e sportivi, spettacoli e concorsi con premi particolarmente desiderati, come i telefonini o i giochi per computer; e.progetti per il coinvolgimento di figure adulte di riferimento, in particolare gli allenatori sportivi e i DJ, che potrebbero svolgere utilissime funzioni essendo spesso figure di identificazione, collaborare con i gestori di pub e discoteche e monitorare il loro punto di vista. 4.8.3. Alcol e incidenti stradali Le forze di polizia e la procura non hanno dati che comprovino un collegamento in questa fascia di età (in cui tra l’altro la maggior parte degli incidenti è legata all’uso dei motorini) tra incidenti e alcol. Ma anche nelle età successive tutti fanno notare come, in genere, negli incidenti “da post discoteca” vi sia sempre un’associazione con altri fattori, come altre sostanze psicotrope o l’ipoglicemia. Su questo tema gli esperti intervistati mostrano unanimamente un grande interesse e un appoggio per progetti che riguardino: a.la possibilità di impedire l’entrata nelle discoteche a chi si presenta già ubriaco. Diversamente, la chiusura anticipata delle discoteche irrita solo, spostando il problema; si ritiene, invece, estremamente importante che vi possa essere una piccola somministrazione di cibo gratutito a partire da 123 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 una certa ora per diminuire l’effetto dell’alcol aggiunto all’abbassamento della glicemia; b.la disponibilità di etilometri all’uscita delle discoteche e dei locali frequentati dagli adolescenti, in quanto i ragazzi li usano facilmente e, soprattutto, possono rendersi conto di non essere in grado di giudicare la propria alcolemia; c.l’organizzazione di trasporti pubblici che accolgano e risolvano la necessità dei ragazzi di muoversi quando desiderano, anche perché mancano grandi discoteche che concentrino moltissime persone provenienti da più luoghi, quindi gli spostamenti nel corso della notte sono per lo più una vera e propria esigenza da parte degli adolescenti. Più favorevoli sembrano i gestori di locali ad una grande campagna di formazione per il conduttore dell’auto, incentivando l’astensione da alcolici attraverso il suo ingresso gratuito nel locale; d.la difficoltà manifestata da parte dei rappresentanti dei gestori dei locali, nell’applicazione del divieto di fornire bevande alcoliche ai ragazzi minori di 16 anni: in contrasto con quanto auspicato dall’Autorità, all’interno delle discoteche e dei locali non è diffuso l’uso di richiedere documenti di identità per la fruizione della “consumazione” alcolica che, comunque, può essere acquisita da amici più grandi o nei negozi al dettaglio; f. la riflessione del luogo dove i ragazzi possono bere: creare happy hour in periferia o lasciar vivere la città con i ragazzi, nonostante le lamentele per il rumore da parte dei cittadini? Trento ha scelto di tenersi vicini i propri adolescenti e di fare, quindi, vivere la città che, solitamente, dopo la chiusura del lavoro la sera era deserta: a parte qualche lamentela per disturbo alla quiete notturna non vi sono state conseguenze particolarmente negative. Nonostante i risultati del questionario, la realtà di Trento e delle Valli viene considerata molto diversa: nelle valli c’è maggiore fragilità. E nella città ci sono zone con diversa qualità di vita, tempo libero e feste. Le feste campestri sono situazioni a maggior rischio: nei locali il gestore tende a limitare la distribuzione, mentre alle feste questo controllo non c’è. 4.9. Conclusioni e proposte La grande ricchezza di dati estrapolati da tutto il materiale analizzato conduce alla definizione di un bisogno di interventi pensati e realizzati come azioni poste in rete, che possono variare dal: 124 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 a.proporre alle persone ricoverate in ospedale elementi di educazione alla salute (alcol, fumo, alimentazione); b.portare gli allenatori a mettere in discussione il loro consumo di alcol ad esempio dopo le partite; c.lavorare sulle emozioni facendo formazione agli insegnanti e ai genitori, rendendo consapevoli le famiglie, poiché c’è ancora molta ignoranza sugli effetti dell’alcol; d.lavorare con i baristi e definire linee guida con i gestori dei locali, intervenendo soprattutto nei locali dove vengono distribuite e consumate le bevande alcoliche, piuttosto che nelle scuole e promuovendo anche un senso di responsabilità dei ragazzi più grandi rispetto ai più piccoli, poiché i più giovani imitano i più “anziani” nel consumo di alcolici; e.sensibilizzare i dirigenti sportivi per far passare il concetto che bere bene (anche se rimane il problema della quantificazione di questo bere bene !) e bere meno valorizza i risultati sportivi; f. vietare l’uso degli alcolici sul lavoro; g.mettere in piedi attività, non dare solo informazioni, poiché il contenuto passa attraverso la persona e le attività funzionano se funziona la persona. “Se passa la persona, passa il progetto, ma se non funziona non si riesce a riprendere il legame”; h.insegnare a bere: ad esempio, meglio un buon bicchiere di vino che un cocktail; i. lavorare sull’autostima e offrire opportunità di espressioni creative: teatro, cinema, opportunità creative come i centri d’arte, e attività di rinforzo alle realtà, anche informali, che sono già sul territorio; i ragazzi, infatti, sono molto differenti, per questo è difficile fare proposte per tutti uniformi. Ogni piccolo gruppo ha un interesse specifico e l’offerta quindi non può che essere molto varia; l. permettere che i ragazzi abbiano del tempo libero e spazi liberi per usarlo e non strutturare e organizzare tutto, educando nello stesso tempo al consumo del tempo libero: dando dei crediti ai ragazzi che svolgono volontariato per accedere a offerte culturali (cinema, sci, ecc.), puntando sul coinvolgimento dei pari; m.creare spazi per chi elude la legge e per i “ disubbedienti “, in generale; 125 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 n. cercare di fare sempre progetti valutabili: i ragazzi di oggi non bevono perché hanno un problema, ma perché vogliono divertirsi. Questi ragazzi fumano anche moltissimo: è l’esito fallimentare di campagne contro il fumo fatte negli anni delle loro scuole elementari. Il problema dell’alcol si affronta da dietro, non di petto; o.creare spazi pomeridiani a cui i ragazzi con difficoltà scolastiche o emotivo-relazionali possano accedere, lavorando sulla valorizzazione delle loro competenze. Se sono stati riconosciuti competenti in un ambito, i ragazzi sono disposti a mettersi in gioco anche su altri aspetti. Le valorizzazioni sono possibili sull’extra curricolare, non sul curricolare; p.dare nuovo impulso ai CIC (Centri di Informazione e Consulenza)nella loro nuova gestione scolastica, creare sportelli nella scuola e nel territorio; q.prendere coscienza che vi sono “giri” di ragazzi in cui l’abuso di sostanze alcoliche è legato al consumo di sostanze stupefacenti e in cui si associano giochi sessuali con ragazzine molto più giovani. In queste situazioni si riscontra nei ragazzi un vissuto di disperazione e di morte legato all’abuso di alcol. In effetti, si riscontra un aumento del fattore criminogeno legato all’introduzione del telefonino e alla frequenza dei furti. Aumentano anche i reati di lesione legati alla differenza etnica oppure tra gruppi di stranieri e spesso l’alcol fa parte del quadro; r. aiutare i ragazzi a collocare le informazioni all’interno di un sistema interpretativo e valoriale entro il quale sono presenti anche ruoli e funzioni ad essi attribuite. È la fragilità di questa struttura che diventa fattore di rischio per il consumo di alcol o sostanze stupefacenti; s. infine, non proibire, ma formare dei “testimoni pensanti” tra i ragazzi. In conclusione, i dati sembrano, a nostro avviso, mettere in luce quelle che indichiamo sinteticamente come direttrici di pensiero: – il bisogno di individuare modelli di informazione e di formazione che consentano il passaggio necessario dal “sapere” al “saper fare”, cioè dal conoscere un tema al sentirlo vicino alla propria vita e al modificare le condotte connesse con i fattori di rischio correlate; – il bisogno di strutturare una formazione aderente al mondo degli adolescenti che si collochi in linea con le modalità comunicative ed affettivorelazionali che loro conoscono e percepiscono come proprie e non come 126 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 4 qualcosa di alieno, estraneo, proveniente dal mondo adulto e comprensibile solo dal punto di vista cognitivo; – la necessità di considerare le differenze di età e di sesso nel differenziare i modelli di formazione e prevenzione rispetto all’uso di bevande alcoliche. 127 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Bibliografia Riferimenti bibliografici Altieri L. 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Non esistono risposte giuste o sbagliate a queste domande, perciò rispondi liberamente: ciò che ci interessa è capire come la pensi. Vorremmo, inoltre, ricordarti che il questionario è anonimo, quindi non sarà possibile risalire a te in nessun modo. Ti ringraziamo per la collaborazione. MODALITà DI RISPOSTA rispondere così non rispondere così 135 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 QUESTIONARIO A.13-16 PARTE 1 1. Quanti anni hai? 13 14 15 16 2. Sei maschio o femmina? M F 3. Che classe frequenti? III Media I Superiore II Superiore 4. In che tipo di scuola? Scuola Media Ist. Tecnico Ist. Professionale Liceo 5. La scuola che frequenti è nel tuo Comune di residenza? sì no 136 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 6. Che titolo di studio hanno (o avevano) i tuoi genitori? (una sola risposta per colonna) padre nessun titolo scuola elementare scuola media o avviamento professionale scuola media superiore laurea non so madre 7. Che lavoro fanno i tuoi genitori? (una sola risposta per colonna) padre dirigente insegnante impiegato operaio imprenditore commerciante artigiano libero professionista disoccupato pensionato altro (specificare . . . . . ) madre dirigente insegnante impiegata operaia imprenditrice commerciante artigiana libero professionista disoccupata pensionata casalinga altro (specificare . . . . . ) 8. In casa con te (nel tuo appartamento) abitano: (una risposta per ogni riga) sì no padre madre [la domanda continua alla pagina seguente] 137 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 fratelli (indicare il numero . . . . ) sorelle (indicare il numero . . . . ) nonni (indicare il numero . . . . ) zii (indicare il numero . . . . ) matrigna patrigno persone non della mia famiglia che si prendono cura di me (baby sitter, governante, educatore, ecc.) 138 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 sì no Appendice 1 SEZIONE 2 9. Solitamente con chi trascorri la maggior parte del tuo tempo libero? (una risposta per ogni riga) qualche spesso mai volta con un gruppo di amici con un amico/a con la famiglia con il mio ragazzo/la mia ragazza da solo/a altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . . . . ) mai qualche volta spesso 10. Come trascorri il tuo tempo libero? (una risposta per ogni riga) vado a concerti o manifestazioni musicali vado a manifestazioni sportive pratico uno sport individuale pratico uno sport di gruppo vado al cinema/teatro vado a mangiare la pizza vado in discoteca vado a passeggiare con gli amici vado a fare shopping vado a casa di amici o loro vengono da me vado al bar/birreria/pub mi vedo per strada/al parco con gli amici telefono agli amici/amiche ascolto musica/suono uno strumento guardo la televisione [la domanda continua alla pagina seguente] 139 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 spesso qualche volta mai uso il computer/internet disegno/dipingo/faccio fotografie leggo fumetti/riviste leggo libri leggo quotidiani compro o noleggio vhs, cd, dvd frequento un gruppo teatrale o un coro frequento un centro di aggregazione giovanile partecipo ad una associazione di volontariato partecipo ad una associazione politica o religiosa partecipo ad una associazione di difesa dell’ambiente faccio parte di un gruppo musicale non faccio niente vado a letto sogno ad occhi aperti altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . . . . ) 11. Sei soddisfatto del tempo che passi con i tuoi amici? per nulla abbastanza molto 12. Ti capita di annoiarti durante il tuo tempo libero? spesso qualche volta mai 140 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 13. Ti piace andare a scuola? per nulla abbastanza molto 14. Hai mai ripetuto un anno? no, mai sì, una volta sì, più di una volta 15. Come ti trovi con i compagni di classe? per niente bene abbastanza bene molto bene 16. Come ti trovi con i tuoi insegnanti? per niente bene abbastanza bene molto bene 17. Sei soddisfatto dei tuoi risultati scolastici? sono insoddisfatto sono abbastanza soddisfatto sono soddisfatto 18. Come vai a scuola? ho difficoltà vado abbastanza bene vado bene 141 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 19. Quali sono le ragioni per le quali i tuoi genitori ti sgridano e con quale frequenza? (una risposta per riga) mai qualche volta spesso per lo scarso impegno scolastico o per un brutto voto perché non mi comporto bene con loro perché ho degli amici che a loro non piacciono perché ho delle amiche che a loro non piacciono perché ho il/la ragazzo/a che a loro non piace per il linguaggio che uso per cosa mangio e/o bevo perché mangio troppo perché mangio troppo poco perché scoprono che ho detto una bugia perché ho combinato qualche danno perché guardo troppo la tv perché sto troppo al computer per come mi vesto o mi trucco per i piercing e/o tatuaggi che ho per il disordine della mia stanza perché disubbidisco/non faccio le cose che mi dicono di fare perché continuo a chiedere di comprarmi qualcosa perché sono troppo spericolato perché sono sempre in ritardo perché fumo sigarette perché bevo troppo perché quando esco torno troppo tardi perché esco troppo perché si preoccupano troppo perché sono nervosi/riversano i loro problemi su di me altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . . . . ) 142 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 20. I tuoi genitori ti sgridano senza motivo mai qualche volta spesso 21. Cosa pensi rispetto a queste affermazioni che riguardano i tuoi genitori? (una risposta per riga) poco abbastanza molto mio padre capisce i miei problemi mia madre capisce i miei problemi 22. Negli ultimi sei mesi quanto ti sei sentito sotto stress o sotto pressione per le seguenti cause? (una risposta per riga) a causa degli amici a causa della scuola a causa della vita familiare a causa di problemi personali a causa di problemi sentimentali per niente abbastanza molto 23. Se sei preoccupato per qualche cosa o hai un problema con chi ne parli più facilmente? (massimo 2 risposte) padre madre fratello/sorella amico amica insegnante [la domanda continua alla pagina seguente] 143 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 altro parente web-friends sacerdote allenatore medico psicologo nessuno altra persona (specificare . . . . . . . . . . . . . . . . . . ) 24. Quali sono le possibilità che: (una risposta per riga) ti innamorerai e sarai felice potrai vivere dove vorrai avrai un lavoro che ti darà delle soddisfazioni sarai rispettato dagli altri così come sei avrai dei buoni amici su cui poter contare avrai una vita familiare serena godrai di buona salute sarai in grado di possedere una casa tua la tua vita scolastica sarà un fallimento la tua vita lavorativa sarà un fallimento la tua vita sentimentale sarà un fallimento molto abbastanza molto basse alte 25. Rispondi alle seguenti domande: (una risposta per riga) poco abbastanza molto quanto ti ritieni capace di far fronte alle difficoltà che incontri durante le tue giornate? ti senti in grado di poter imparare facilmente nuove cose? [la domanda continua alla pagina seguente] 144 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 ti riesce facile prendere decisioni in modo indipendente dagli adulti? ti senti interessante per gli altri? ti senti tagliato fuori dalle attività che svolgono gli altri ragazzi/e? ti senti spesso giù di morale? ti senti spesso preoccupato? 26. Come ti consideri rispetto alle seguenti qualità? (metti una croce nella casella nella quale ti collochi, tra i due estremi indicati) debole inquieto indisciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse ribelle solitario egoista spericolato superficiale timido triste insicuro sognatore impulsivo impaziente con delle paure diffidente verso gli altri teso forte tranquillo disciplinato responsabile mite con idee chiare si adegua socievole altruista prudente profondo disinvolto allegro sicuro realista riflessivo paziente senza particolari paure fiducioso verso gli altri rilassato 145 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 27. Secondo te, all’interno del territorio in cui vivi, quali sono gli spazi e/o i locali frequentati nel tempo libero dai ragazzi-giovani? (una risposta per riga) raramente qualche spesso volta piazze/panchine/parchi parrocchie/patronati bar/pub/birrerie sale giochi discoteche centri sportivi/palestre casa di amici associazioni giovanili sale prove internet caffè/sale internet altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . ) 28. A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi della tua zona? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto bullismo vandalismo problemi familiari alcool sigarette solitudine carenza di spazi in cui trovarsi non c’è niente di interessante da fare non ci sono occasioni di divertimento comportamenti sessuali a rischio droga (marijuana, pasticche, cocaina...) [la domanda continua alla pagina seguente] 146 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 problemi relazionali con gli adulti problemi a scuola disorientamento tristezza disoccupazione suicidi altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . ) per niente abbastanza molto 29. Ripensando ai tuoi compagni o amici che hanno avuto dei disagi, delle difficoltà, di che cosa hanno potuto (o voluto) usufruire per sentirsi meglio? (una risposta per riga) qualche mai spesso volta centri di consulenza psicologica a scuola centri di consulenza psicologica all’esterno (es. consultorio familiare) gruppi sportivi famiglia gruppi scout gruppi parrocchiali amici niente altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . ) 147 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 SEZIONE 3 30. Secondo te, le bevande alcoliche costano care? non so no abbastanza sì 31. Secondo te, quanti dei ragazzi della tua età bevono alcool regolarmente? (una risposta per riga) nessuno pochi lacirca metà molti fra i ragazzi della mia città/paese fra i ragazzi della mia regione fra i ragazzi italiani tutti 31b. Quando escono nessuno pochi lacirca con gli amici metà molti fra i ragazzi della mia città/paese fra i ragazzi della mia regione fra i ragazzi italiani tutti 31a. Durante i pasti 32. Quali pensi che siano le bevande alcoliche consumate nella tua zona? (una risposta per riga) 32a. Dagli adulti per niente poco abbastanza birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori e cocktail [la domanda continua alla pagina seguente] 148 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 molto non so Appendice 1 per 32b. Dai tuoi coetanei niente birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori e cocktail poco abbastanza molto non so 33. Quali effetti provoca l’alcool secondo te? (una risposta per riga) poco abbastanza molto fa sentire più rilassati fa litigare, crea situazioni di tensione danneggia la salute fa sentire felici fa dimenticare i problemi dà dipendenza (non si è capaci di smettere) stordisce fa sentire più amichevoli permette di fare cose per cui non si ha il coraggio permette di divertirsi causa problemi familiari fa sentire male altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . ) 34. Quanto alcool ritieni possa essere consumato al giorno senza alcun pericolo da un ragazzo della tua età? (una risposta per ogni riga) zero uno due tre quattro o più vino o prosecco (in bicchieri) birra (in lattine) alcolpop (in bottigliette) superalcolici, liquori e cocktail (in bicchieri) 149 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 35. Quali sono, secondo te, i pericoli derivante dall’uso eccessivo dell’alcool? (una risposta per ogni riga) poco abbastanza molto pericolo di salute difficoltà psicologiche (ansia, incapacità di concentrazione) problemi legali (fermo di polizia, ritiro patente) incidenti (stradali, a scuola, a casa) problemi sociali o familiari difficoltà di comportamento con gli altri 36. Che tu sappia, c’è qualcuno che ha problemi con l’alcool tra i tuoi conoscenti o tra i tuoi familiari o parenti? (una risposta per ogni riga) sì no un familiare un parente un tuo amico un amico di famiglia un conoscente 37. Se un tuo amico/a avesse problemi legati all’uso di alcool, cosa gli consiglieresti di fare? (massimo due risposte) niente, è un momento che supererà da solo di parlarne con i genitori di parlarne con i fratelli/sorelle di parlarne con un altro parente di parlarne con un amico/a di parlarne con un medico di parlarne con uno psicologo di parlarne con me di parlarne con un sacerdote [la domanda continua alla pagina seguente] 150 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 di parlarne con un insegnante di andare al Consultorio Familiare di andare al Servizio per le tossicodipendenze di andare al Servizio di Alcologia di andare ad un gruppo di auto-mutuo-aiuto (Club degli Alcolosti in trattamento o Alcolisti anonimi) altro (specificare . . . . . . . . . . . . . . . ) 38. Quanto sei d’accordo con le seguenti affermazioni? (una risposta per riga) per niente abbastanza è difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono per la salute è più dannoso fumare che bere se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli fa male bere molto è come drogarsi bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale quando ti offrono da bere è difficile tirarsi indietro una ragazza ubriaca dà più fastidio di un ragazzo ubriaco il vino allungato con acqua fa meno male è più facile diventare dipendenti della droga che del vino o della birra quando si bevono bevande alcoliche si è più indifesi i maschi e le femmine sopportano l’alcool in modo uguale ubriacarsi una volta non è grave, purché non diventi un’abitudine le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute [la domanda continua alla pagina seguente] molto 151 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 per niente abbastanza è pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra è più facile fare conquiste quando si beve un po’ un bicchiere di vino o birra aiutano a rilassarsi l’alcool rende violenti comperare bevande alcoliche è uno spreco di denaro è meglio fumare una canna piuttosto che bere due bicchieri di vino quando si bevono bevande alcoliche si sta meglio con gli altri i ragazzi che bevono vino o birra hanno più problemi scolastici le ragazze bevono molto meno dei ragazzi molto 39. Secondo il tuo punto di vista, quanto è difficile per un consumatore abituale: (una risposta per riga) per niente abbastanza molto smettere di fumare sigarette smettere di fumare canne smettere di “farsi” di eroina o cocaina smettere di bere smettere con l’ecstasy 40. Da chi hai avuto informazioni sugli effetti dell’alcool? (una risposta per riga) per niente poco abbastanza 1 2 3 genitori insegnanti [la domanda continua alla pagina seguente] 152 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 molto 4 Appendice 1 esperti a scuola televisione giornali internet libri amici allenatore gruppo sportivo educatore di associazione (scout, gruppo sportivo... ) altri (specificare . . . . . . . . . ) per niente 1 poco 2 abbastanza 3 molto 4 41. Quando, secondo te, l’alcool fa male? (una sola risposta) fa sempre male se si beve anche poco, ma sempre se si beve tanto, anche non spesso se si beve tanto e sempre 42. Come descriveresti una persona che ha problemi con l’alcool rispetto alle seguenti qualità? (metti una croce nella casella nella quale la collochi, tra i due estremi indicati) debole inquieto indisciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse ribelle solitario egoista [la domanda continua alla pagina seguente] forte tranquillo disciplinato responsabile mite con idee chiare si adegua socievole altruista 153 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 spericolato superficiale timido triste insicuro sognatore impulsivo impaziente con delle paure diffidente verso gli altri teso 154 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 prudente profondo disinvolto allegro sicuro realista riflessivo paziente senza particolari paure ho fiducia negli altri rilassato Appendice 1 SEZIONE 4 43. Quanti anni avevi quando hai bevuto una bevanda alcolica per la prima volta? 5-7 8 9 10 11 12 13 14 15 mi non mi è 16 non ricordo mai successo 44.Con chi eri? (una sola risposta) con la tua famiglia, durante i pasti con la tua famiglia, a casa fuori dai pasti da solo ad una festa con i tuoi familiari con amici al bar o in piazza con amici ad una festa con compagni di scuola fuori casa con fratelli, cugini, parenti con la tua ragazza/il tuo ragazzo non ricordo altri luoghi (specificare . . . . . . . . . ) passa alla domanda 45 45. I tuoi genitori bevono alcolici? molto spesso sì, solo durante i pasti qualche volta mai 46a.Se hai già provato, ti piace bere vino, birra e/o altre bevande alcoliche? sì no 155 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 46b.Se non hai già provato, ti piacerebbe bere vino, birra e/o altre bevande alcoliche? sì no 47. Se hai risposto “mi piace bere”, perché ti piace o ti piacerebbe bere bevande alcoliche? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto perché lo fanno anche gli amici per divertirsi di più con gli amici per sentirsi diversi dal solito per comunicare meglio con gli altri per non sentire la stanchezza perchè ci si sente meno tristi o depressi perché ci si sente più sciolti perché fanno sentire grandi per “andare fuori di testa” un po’ perché le bevande alcoliche sono buone perché lo fanno anche i genitori per mia scelta per curiosità altro (specificare . . . . . . . . . ) 48. Se hai risposto “non mi piace bere”, perché non ti piace bere bevande alcoliche? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto perché hanno un gusto cattivo perché ho scelto di non bere perché fanno male alla salute perché i miei genitori me lo vietano [la domanda continua alla pagina seguente] 156 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 perché sono troppo giovane perché non voglio ubriacarmi e perdere il controllo perché temo che non riuscirei più a smettere perché conosco persone che hanno problemi con gli alcolici altro (specificare . . . . . . . . . ) per niente abbastanza molto 49. Di solito, con che frequenza bevi le seguenti bevande alcoliche? (una risposta per ogni riga) solo in 1 volta la 2-3 tutti mai particolari settimana giorni la i giorni occasioni o meno settimana o quasi birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori, cocktail Se hai risposto nella domanda precedente in ogni riga “mai”, salta alla domanda n. 59 50. Quando è stata l’ultima volta che hai bevuto le seguenti bevande alcoliche? (una risposta per riga) nell'ultimo mese la scorsa settimana ieri più di un mese fa mai birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori, cocktail 157 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 51. Negli ultimi sei mesi (una risposta per colonna): ti è capitato di aver bevuto troppo (senza però ubriacarti) mai sì, mi è capitato una volta sì, mi è capitato due volte sì, mi è capitato tre volte o più non ricordo quante volte ti è capitato di esserti ubriacato, anche leggermente 52a. Se sei una RAGAZZA, ti è mai capitato di bere 4 o più bicchieri di bevande alcoliche nella stessa giornata? mai a volte, ma mai nelle ultime due settimane una o due volte nelle ultime due settimane più di due volte nelle ultime due settimane 52b. Se sei un RAGAZZO, ti è mai capitato di bere 5 o più bicchieri di bevande alcoliche nella stessa giornata? mai a volte, ma mai nelle ultime due settimane una o due volte nelle ultime due settimane più di due volte nelle ultime due settimane 53. Se ti è capitato di “sballare”, con quale sostanza lo hai fatto? (una risposta per riga) sì, mi è non sì, mi è sì, mi è capitato ricordo mai capitato capitato tre volte quante una volta due volte o più volte birra vino o prosecco [la domanda continua alla pagina seguente] 158 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 alcolpop superalcolici, liquori, cocktail droghe sì, mi è capitato tre volte o più non ricordo quante volte mai sì, mi è capitato una volta sì, mi è capitato due volte 54. Quali sono i principali momenti in cui ti capita di consumare bevande alcoliche? (una risposta per riga) qualche mai spesso volta mattina presto durante la mattina durante i pasti prima di pranzo dopo pranzo pomeriggio prima di cena dopo cena di notte nei week-end durante la settimana scolastica 55. Dove ti procuri le bevande alcoliche, di solito? mai bar/birreria/pub pizzeria discoteca/altri locali nei rave-party nelle feste [la domanda continua alla pagina seguente] qualche volta spesso 159 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 mai nelle sagre supermercato/negozio le trovo a casa mia le trovo a casa di altri qualche volta spesso 56. Quali circostanze ti invogliano a bere di più? (una risposta per riga) i concerti la discoteca lo stadio a casa in piazza, per strada, ai giardini con il/la proprio/a ragazzo/a quando si è soli a casa di amici nei bar, pub, birrerie quando ci si sente tristi, preoccupati, nervosi dopo un’attività sportiva in gita scolastica certi eventi di festa il consumo di altre sostanze come tabacco, hashish, pasticche altro per niente abbastanza vero vero molto vero mai qualche volta spesso 57. Con chi bevi? (una risposta per riga) da solo con i miei genitori [la domanda continua alla pagina seguente] 160 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 mai con i miei fratelli/sorelle con altri familiari in un gruppo di amici di solo ragazzi in un gruppo di amici di solo ragazze in un gruppo misto di amici con un amico della mia stessa età con un amico più grande di me con un’amica della mia stessa età con un’amica più grande di me con i compagni di scuola con la mia ragazza/o persone conosciute da poco qualche volta spesso 58. Pensi che i ragazzi che bevono alcool utilizzino più degli altri le seguenti sostanze? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto sigarette canne droghe 59. Immagina ora che i tuoi genitori ti vedano seduto al bar un po’ brillo. Con quale intensità i tuoi genitori proverebbero una delle seguenti emozioni? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto paura accettazione a malincuore approvazione preoccupazione disapprovazione rabbia, aggressività [la domanda continua alla pagina seguente] 161 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 tristezza sorpresa indifferenza 60. Ti è mai capitato di essere invitato a smettere di bere da qualche persona? sì no 61. Se sì, da chi? amico/a familiare parente insegnante partner altro (specificare . . . . . . . . . ) 62. Ti è mai capitato di invitare un tuo amico a smettere di bere? sì no 63. Pensando agli ultimi sei mesi, quante volte ti è capitato di: (una risposta per riga) 1-2 3-5 5 volte mai volte volte e più aver guidato il motorino avendo bevuto solo un po’ aver guidato il motorino avendo bevuto troppo aver guidato il motorino avendo fumato spinelli [la domanda continua alla pagina seguente] 162 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 essere stato/a passeggero di una moto o di un’auto guidata da uno/a che aveva bevuto troppo essere stato/a passeggero di una moto o di un’auto guidata da uno/a che aveva usato droghe mai 1-2 volte 3-5 5 volte volte e più 163 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 SEZIONE 5 64. Se ti fosse dato l’incarico di parlare ai tuoi coetanei di alcol e dei suoi pericoli, quale mezzo utilizzeresti? tv radio (specificare la stazione . . . . . . . . . ) quotidiani periodici manifesti internet/posta elettronica cartelli sui mezzi di trasporto (autobus, treni, ecc.) concerti/spettacoli incontri con esperti a scuola incontri con esperti in biblioteca altro (specificare . . . . . . . . . ) 65. Ci sono persone che godono della fiducia dei ragazzi della tua zona? Se sì, quali? psicologo medico insegnante persona di un’emittente radiofonica responsabile del gruppo scout responsabile del gruppo parrocchiale sacerdote allenatore sportivo nessuno altra persona (specificare . . . . . . . . . ) 164 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 1 66. Nei momenti difficili che ti sei trovato ad affrontare, che cosa pensi ti avrebbe aiutato che non sei riuscito a trovare attorno a te? ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ 67. Il nostro obiettivo è quello di realizzare una zona “a misura di ragazzo” per migliorare la qualità della vita degli adolescenti. Dal momento che pensiamo che voi giovani abbiate idee molto originali, contiamo sul tuo aiuto per realizzare questo obiettivo. Se tu potessi partecipare ad un progetto per migliorare la qualità della vita dei ragazzi della zona in cui vivi, che proposte faresti? ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ 68. Vuoi aggiungere qualcosa a quanto hai detto finora? Puoi farlo scrivendo, disegnando, inventando uno slogan o un fumetto. ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ Il questionario è finito. Ti ringraziamo per la tua collaborazione. 165 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 Statistiche descrittive relative alle risposte al Questionario sulla percezione del rischio connesso con i comportamenti di uso e abuso di sostanze alcoliche Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 PARTE 1 1. Quanti anni hai? 13 29 14 31.7 15 31.2 16 8.1 risposte mancanti: 11.9% 2. Sei maschio o femmina? M 50 F 50 risposte mancanti: 11.7% 3. Che classe frequenti? III Media 31.6 I Superiore 35.3 II Superiore 33.1 risposte mancanti: 11.9% 4. In che tipo di scuola? Scuola Media 31.2 Ist. Tecnico 12 Ist. Professionale 28 Liceo 28.7 risposte mancanti: 11.4% 5. La scuola che frequenti è nel tuo Comune di residenza? sì 41.3 no 58.8 risposte mancanti: 12% 169 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 6. Che titolo di studio hanno (o avevano) i tuoi genitori? (una sola risposta per colonna) padre nessun titolo 1.2 scuola elementare 2.7 scuola media o avviamento professionale 4.9 scuola media superiore 2.5 laurea 46.6 non so 46.2 risposte mancanti: 75% madre 35.9 37.2 6.1 5.6 10 6.3 72% 7. Che lavoro fanno i tuoi genitori? (una sola risposta per colonna) padre dirigente insegnante impiegato operaio imprenditore commerciante artigiano libero professionista disoccupato pensionato altro (specificare …… ) madre 3.4 2.6 12.6 22.4 7.4 3.7 7 8 0.7 2.2 17 risposte mancanti: 12% dirigente 0.9 insegnante 9.5 impiegata 13.7 operaia 11.5 imprenditrice 2.4 commerciante 2.6 artigiana 0.9 libero professionista 2.9 disoccupata 0.6 pensionata 0.5 casalinga 33.8 altro (specificare …… ) 9.2 risposte mancanti: 10.5% 8. In casa con te (nel tuo appartamento) abitano: (una risposta per ogni riga) padre madre fratelli (indicare il numero …… ) sorelle (indicare il numero …… ) 170 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 sì no 91.6 97.7 58.1 57.9 8.4 2.3 41.9 42.1 Appendice 2 nonni (indicare il numero …… ) zii (indicare il numero …… ) matrigna patrigno persone non della mia famiglia che si prendono cura di me (baby sitter, governante, educatore, ecc.) sì 12 6.6 97.7 3.9 no 88 93.4 2.3 96.1 2.8 97.2 171 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 SEZIONE 2 9. Solitamente con chi trascorri la maggior parte del tuo tempo libero? (una risposta per ogni riga) qualche spesso risposte mai volta mancanti con un gruppo di amici con un amico/a con la famiglia con il mio ragazzo/la mia ragazza da solo/a altro (specificare …… ) 4.5 4.7 7.1 58.4 36.5 49.6 42.8 48.3 49.6 24.5 51.3 19.3 10. Come trascorri il tuo tempo libero? (una risposta per ogni riga) mai vado a concerti o manifestazioni musicali vado a manifestazioni sportive pratico uno sport individuale pratico uno sport di gruppo vado al cinema/teatro vado a mangiare la pizza vado in discoteca vado a passeggiare con gli amici vado a fare shopping vado a casa di amici o loro vengono da me vado al bar/birreria/pub mi vedo per strada/al parco con gli amici telefono agli amici/amiche ascolto musica/suono uno strumento guardo la televisione uso il computer/internet disegno/dipingo/faccio fotografie leggo fumetti/riviste 172 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 61.2 53.1 51.3 40.4 20.4 7.6 65.6 19.9 30.6 8.8 39.2 22.1 17.3 11.2 5.5 15.3 51.5 38.9 52.6 46.8 43.1 15.8 12.1 31.2 4.3% 4.3% 5.6% 7.4% 5.4% 78.4% qualche volta 35.6 36.8 27.5 28.2 67.1 71.9 22.6 51.7 50.6 50.8 35.1 51.3 47.1 30.5 41 47.7 37.5 44.6 spesso 3.2 9.9 20.7 30.9 12.5 20.4 11.6 28.3 18.8 40.3 25.8 26.6 35.4 58 53.4 37 10.8 16.1 Appendice 2 36.5 46.8 40.2 82.5 75.8 86 qualche volta 42.2 45 45.2 8.3 16.4 9.5 83.1 12.4 4.5 91.2 8 0.8 81.3 60.7 44.2 39 55.2 7.6 30.1 35.9 38.3 9.8 11.1 8.7 19.6 22.5 38.1 mai leggo libri leggo quotidiani compro o noleggio vhs, cd, dvd frequento un gruppo teatrale o un coro frequento un centro di aggregazione giovanile partecipo ad una associazione di volontariato partecipo ad una associazione politica o religiosa partecipo ad una associazione di difesa dell’ambiente faccio parte di un gruppo musicale non faccio niente vado a letto sogno ad occhi aperti altro (specificare …… ) risposte mancanti: da 3.0% a 5.5% spesso 21.3 8 14.3 8.8 7.8 4.5 11. Sei soddisfatto del tempo che passi con i tuoi amici? per nulla 4.3 abbastanza 37.1 molto 58.6 risposte mancanti: 16.8% 12. Ti capita di annoiarti durante il tuo tempo libero? spesso 27.4 qualche volta 62.8 mai 9.6 risposte mancanti: 16.7% 13. Ti piace andare a scuola? per nulla abbastanza 24.7 59.1 173 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 molto risposte mancanti: 5.2% 11.1 14. Hai mai ripetuto un anno? no, mai sì, una volta sì, più di una volta risposte mancanti: 2.9% 84.9 12.1 3 15. Come ti trovi con i compagni di classe? per niente bene abbastanza bene molto bene risposte mancanti: 5.3% 3.4 44.5 52.1 16. Come ti trovi con i tuoi insegnanti? per niente bene abbastanza bene molto bene risposte mancanti: 8.9% 9 69.8 21.2 17. Sei soddisfatto dei tuoi risultati scolastici? sono insoddisfatto 18.2 sono abbastanza soddisfatto 57.2 sono soddisfatto 24.5 risposte mancanti: 4.8% 18. Come vai a scuola? ho difficoltà vado abbastanza bene vado bene risposte mancanti: 4.1% 174 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 18.2 58.5 23.2 Appendice 2 19. Quali sono le ragioni per le quali i tuoi genitori ti sgridano e con quale frequenza? (una risposta per riga) qualche spesso mai volta per lo scarso impegno scolastico o per un brutto voto perché non mi comporto bene con loro perché ho degli amici che a loro non piacciono perché ho delle amiche che a loro non piacciono perché ho il/la ragazzo/a che a loro non piace per il linguaggio che uso per cosa mangio e/o bevo perché mangio troppo perché mangio troppo poco perché scoprono che ho detto una bugia perché ho combinato qualche danno perché guardo troppo la tv perché sto troppo al computer per come mi vesto o mi trucco per i piercing e/o tatuaggi che ho per il disordine della mia stanza perché disubbidisco/non faccio le cose che mi dicono di fare perché continuo a chiedere di comprarmi qualcosa perché sono troppo spericolato perché sono sempre in ritardo perché fumo sigarette perché bevo troppo perché quando esco torno troppo tardi perché esco troppo perché si preoccupano troppo 28 52.7 19.2 26.3 55.9 17.5 75.4 16.7 7.9 84 11.4 4.6 89.9 6.3 3.8 33.3 64.3 76.5 69.8 42 21.9 50.5 63 75.3 89.3 27.4 52 28.4 18.8 22.7 51.1 65.4 36.6 26.5 17.4 7.3 37.2 14.6 7.2 4.6 7.5 6.9 12.7 12.8 10.5 7.3 3.4 35 18.6 57.6 23.6 64.4 27.3 8.3 57.1 63.1 85.8 84 55.7 58.9 46.5 28.6 26.1 8.1 11.1 32.1 28 39.2 14.1 10.7 6.2 4.9 12.2 12.9 14.2 175 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 perché sono nervosi/riversano i loro problemi su di me altro (specificare …… ) risposte mancanti: da 3.5% a 8% mai qualche volta spesso 63.3 26.5 10.1 63.3 26.5 10.1 20. I tuoi genitori ti sgridano senza motivo mai 62.8 qualche volta 33.1 spesso 4.2 risposte mancanti: 17.8% 21. Cosa pensi rispetto a queste affermazioni che riguardano i tuoi genitori? (una risposta per riga) risposte poco abbastanza molto mancanti mio padre 28.6 48.9 22.4 4.2% capisce i miei problemi mia madre 18 47.4 34.6 3.7% capisce i miei problemi 22. Negli ultimi sei mesi quanto ti sei sentito sotto stress o sotto pressione per le seguenti cause? (una risposta per riga) a causa degli amici a causa della scuola a causa della vita familiare a causa di problemi personali a causa di problemi sentimentali risposte mancanti: 3.7% per niente abbastanza 70.5 24.6 27.8 48.2 63.3 26.7 46.5 37 47.9 27.4 molto 4.9 24 9.9 16.5 21.1 23. Se sei preoccupato per qualche cosa o hai un problema con chi ne parli più facilmente? (massimo 2 risposte) padre madre 176 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 14.8 35.7 Appendice 2 fratello/sorella amico amica insegnante altro parente web-friends sacerdote allenatore medico psicologo nessuno altra persona (specificare …… ) 21 28 54.9 3.5 3.5 2.1 1.2 2.1 0.7 1.3 10.6 5.5 24. Quali sono le possibilità che: (una risposta per riga) ti innamorerai e sarai felice potrai vivere dove vorrai avrai un lavoro che ti darà delle soddisfazioni sarai rispettato dagli altri così come sei avrai dei buoni amici su cui poter contare avrai una vita familiare serena godrai di buona salute sarai in grado di possedere una casa tua la tua vita scolastica sarà un fallimento la tua vita lavorativa sarà un fallimento la tua vita sentimentale sarà un fallimento risposte mancanti: 4.4% molto abbastanza molto basse alte 17.7 54.8 23.6 21.3 50.2 24.3 7.6 52.2 35.8 9.4 55.9 33.1 6.5 40 53.5 8.8 48.5 42.7 6.3 54.1 39.4 8.5 53 38.3 65.1 23.6 7 80.3 15.4 3.8 68.4 23.9 7.1 25. Rispondi alle seguenti domande: (una risposta per riga) poco abbastanza molto quanto ti ritieni capace di far fronte alle 61.9 27.3 difficoltà che incontri durante le tue giornate? 10.7 ti senti in grado di poter imparare 6.5 58.6 34.8 facilmente nuove cose? 177 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 ti riesce facile prendere decisioni in modo indipendente dagli adulti? ti senti interessante per gli altri? ti senti tagliato fuori dalle attività che svolgono gli altri ragazzi/e? ti senti spesso giù di morale? ti senti spesso preoccupato? risposte mancanti: 5% 12.9 51.7 35.4 24.2 62.7 13 74.9 19.6 5.4 51.6 45.5 34.1 41.1 13.5 13.3 26. Come ti consideri rispetto alle seguenti qualità? (metti una croce nella casella nella quale ti collochi, tra i due estremi indicati) debole inquieto forte tranquillo indisciplinato disciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse responsabile mite con idee chiare ribelle si adegua solitario egoista spericolato socievole altruista prudente superficiale profondo timido triste insicuro disinvolto allegro sicuro sognatore realista impulsivo impaziente con delle paure riflessivo paziente senza particolari paure diffidente verso gli altri fiducioso verso gli altri teso rilassato I risultati delle risposte alla domanda 26 sono analizzati in 4.2. “Le rappresentazioni del sé e della persona che ha problemi con l'alcol”, pag. 77. 178 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 27. Secondo te, all’interno del territorio in cui vivi, quali sono gli spazi e/o i locali frequentati nel tempo libero dai ragazzi-giovani? (una risposta per riga) raramente qualche spesso volta piazze/panchine/parchi 16.9 44.5 38.5 parrocchie/patronati 74.5 21.4 3.4 bar/pub/birrerie 9.4 22.3 67.9 sale giochi 19.8 40.5 39.6 discoteche 18.8 26 54.9 centri sportivi/palestre 16.3 55.7 27.8 casa di amici 10 49.6 40.1 associazioni giovanili 53.9 37.5 8.5 sale prove 62.9 30 6.9 internet caffè/sale internet 51.6 35.4 12.9 altro (specificare …… ) 58.9 11.6 29.5 risposte mancanti: 5.5% 28. A tuo avviso, quali sono i problemi che incontrano i ragazzi della tua zona? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto bullismo vandalismo problemi familiari alcool sigarette solitudine carenza di spazi in cui trovarsi non c’è niente di interessante da fare non ci sono occasioni di divertimento comportamenti sessuali a rischio droga problemi relazionali con gli adulti problemi a scuola 27.6 39.4 28.3 15.7 12 53.8 47.4 45.7 52 51.2 43.6 34.2 15.7 54.1 46.7 56.8 41.5 32.6 37.2 35 36.6 34.5 34.3 35.1 49.7 58.4 18.2 13.9 14.6 42.7 55.1 8.6 17.1 17.6 13.3 14.4 20.9 16 25.9 179 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 disorientamento tristezza disoccupazione suicidi altro (specificare …… ) risposte mancanti: 3.5% per niente 46.4 47.6 56.6 74.6 68.9 abbastanza molto 44.2 43.8 36.1 19.2 16.3 9.3 8.4 7.1 6.1 14.8 29. Ripensando ai tuoi compagni o amici che hanno avuto dei disagi, delle difficoltà, di che cosa hanno potuto (o voluto) usufruire per sentirsi meglio? (una risposta per riga) qualche mai spesso volta centri di consulenza psicologica 63.5 32.4 4.1 a scuola centri di consulenza psicologica 24.8 3.7 all’esterno (es. consultorio familiare) 71.4 gruppi sportivi 38.3 45.3 16.3 famiglia 26.4 50.4 22.8 gruppi scout 74.4 22.7 3 gruppi parrocchiali 67.2 26.7 5.6 amici 7.3 29.6 62.8 niente 59.8 26.6 13.1 altro (specificare …… ) 67 16.5 16.5 180 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 SEZIONE 3 risposte mancanti nella sezione 3: attorno al 3-4% 30. Secondo te, le bevande alcoliche costano care? non so no abbastanza sì 24.2 4.5 37.8 33.1 31. Secondo te, quanti dei ragazzi della tua età bevono alcool regolarmente? (una risposta per riga) 31a. Durante i pasti nessuno pochi lacirca metà fra i ragazzi della mia città/paese 22.7 47.1 13.7 fra i ragazzi della mia regione 9.8 39.3 24.2 fra i ragazzi italiani 5.7 28.3 22.5 molti tutti 12.8 22.4 36.5 2.6 3.2 5.8 molti tutti 40.6 51.6 58.7 14.7 11.2 16.2 31b. Quando escono con gli amici nessuno pochi lacirca metà fra i ragazzi della mia città/paese 5.6 16.9 21.8 fra i ragazzi della mia regione 2.9 12.5 21.3 fra i ragazzi italiani 3.4 6.8 14.9 32. Quali pensi che siano le bevande alcoliche consumate nella tua zona? (una risposta per riga) 32a. Dagli adulti birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori e cocktail per niente 1.5 3.4 11.9 poco abbastanza molto non so 4.8 12.5 30.6 26.4 29.7 21.1 64.6 49.1 28.4 2.2 4.4 7.3 6 21.7 30.2 31.6 9.9 181 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 32b. Dai tuoi coetanei birra vino o prosecco alcolpop superalcolici, liquori e cocktail per niente 4.2 18.3 8.7 poco abbastanza molto non so 10.8 38.8 12.2 23.5 21.9 21.9 58 13.7 51 2.5 6.2 5.3 15.5 16.7 24.7 34.1 8.8 33. Quali effetti provoca l’alcool secondo te? (una risposta per riga) poco abbastanza molto fa sentire più rilassati fa litigare, crea situazioni di tensione danneggia la salute fa sentire felici fa dimenticare i problemi dà dipendenza (non si è capaci di smettere) stordisce fa sentire più amichevoli permette di fare cose per cui non si ha il coraggio permette di divertirsi causa problemi familiari fa sentire male altro (specificare …… ) 63.8 17.3 7.3 36.8 27.9 27.9 47.5 27.8 38.2 41.7 8.3 35.1 64.5 24.8 30 20.3 37.6 41.9 11.3 51.5 41.8 32.2 46.8 16.9 14.3 40.6 44.9 34.5 19 15 55 39.2 40.5 38.9 18.3 26.1 39.9 45.4 26.7 34. Quanto alcool ritieni possa essere consumato al giorno senza alcun pericolo da un ragazzo della tua età? (una risposta per ogni riga) zero uno due tre quattro o più vino o prosecco (in bicchieri) 26 38.9 19.3 8.3 7 birra (in lattine) 14.3 31.6 21.7 16 15.4 alcolpop (in bottigliette) 20.9 28.1 17.9 12.3 20.4 superalcolici, liquori e cocktail 47.6 24.9 11.6 7.9 7.7 (in bicchieri) 182 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 35. Quali sono, secondo te, i pericoli derivante dall’uso eccessivo dell’alcool? (una risposta per ogni riga) poco abbastanza molto pericolo di salute 7.2 36.3 56.4 difficoltà psicologiche 15.5 46.8 37.5 (ansia, incapacità di concentrazione) problemi legali 6.5 35.1 58.4 (fermo di polizia, ritiro patente) incidenti (stradali, a scuola, a casa) 3.3 24.5 71.8 problemi sociali o familiari 13.9 49.2 36.9 difficoltà di comportamento con gli altri 21.1 48.6 30.3 36. Che tu sappia, c’è qualcuno che ha problemi con l’alcool tra i tuoi conoscenti o tra i tuoi familiari o parenti? (una risposta per ogni riga) sì no un familiare 7.4 92.4 un parente 12.7 87.3 un tuo amico 36.8 63.2 un amico di famiglia 12 88 un conoscente 53.4 46.6 37. Se un tuo amico/a avesse problemi legati all’uso di alcool, cosa gli consiglieresti di fare? (massimo due risposte) niente, è un momento che supererà da solo di parlarne con i genitori di parlarne con i fratelli/sorelle di parlarne con un altro parente di parlarne con un amico/a di parlarne con un medico di parlarne con uno psicologo di parlarne con me di parlarne con un sacerdote di parlarne con un insegnante di andare al Consultorio Familiare di andare al Servizio per le tossicodipendenze 15 30.6 14.6 14.1 16.3 19.4 35.1 10.6 6.2 2.1 3.6 10.8 183 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 di andare al Servizio di Alcologia di andare ad un gruppo di auto-mutuo-aiuto (Club degli Alcolosti in trattamento o Alcolisti anonimi) altro (specificare …… ) 38. Quanto sei d’accordo con le seguenti affermazioni? (una risposta per riga) per niente abbastanza è difficile non bere bevande alcoliche quando tutti ne bevono per la salute è più dannoso fumare che bere se una persona sopporta bene l’alcool, significa che l’alcool non gli fa male bere molto è come drogarsi bere uno o due bicchieri di vino o birra al pasto è una cosa normale quando ti offrono da bere è difficile tirarsi indietro una ragazza ubriaca dà più fastidio di un ragazzo ubriaco il vino allungato con acqua fa meno male è più facile diventare dipendenti della droga che del vino o della birra quando si bevono bevande alcoliche si è più indifesi i maschi e le femmine sopportano l’alcool in modo uguale ubriacarsi una volta non è grave, purché non diventi un’abitudine le bevande alcoliche in piccole quantità non danneggiano la salute è pericoloso guidare dopo avere bevuto anche un solo bicchiere di birra è più facile fare conquiste quando si beve un po’ un bicchiere di vino o birra aiutano a rilassarsi l’alcool rende violenti 184 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 7.4 20.6 2.3 molto 43.6 39.5 16.9 25.3 49.3 25.2 77.6 18.2 4.2 24.7 48.3 26.5 29.3 50.1 20.3 47 32.2 20.8 42.9 31.3 25.6 24.3 53.3 21.7 30.1 34.3 35.1 28 48.2 23.4 58.6 33.9 7.1 19.1 42 38.5 31.3 49.4 18.7 32.5 37.6 28.6 56.9 30.9 11.9 52.3 37.8 9.6 11.6 48.5 39.3 Appendice 2 comperare bevande alcoliche è uno spreco di denaro è meglio fumare una canna piuttosto che bere due bicchieri di vino quando si bevono bevande alcoliche si sta meglio con gli altri i ragazzi che bevono vino o birra hanno più problemi scolastici le ragazze bevono molto meno dei ragazzi per niente abbastanza molto 20.9 44 34.5 72.4 15 12.3 63.3 29.9 6.6 39.9 43.9 15.8 44.8 41.1 13.7 39. Secondo il tuo punto di vista, quanto è difficile per un consumatore abituale: (una risposta per riga) per niente abbastanza molto smettere di fumare sigarette smettere di fumare canne smettere di “farsi” di eroina o cocaina smettere di bere smettere con l’ecstasy 3.8 6.3 8 8.6 6.3 21.3 32.5 22.8 46.8 19.8 40. Da chi hai avuto informazioni sugli effetti dell’alcool? (una risposta per riga) per niente poco abbastanza 1 2 3 genitori 13.7 26.8 35.8 insegnanti 16.9 27.6 37.8 esperti a scuola 20.2 22.8 32.9 televisione 11.1 24.3 45.2 giornali 19.4 32.9 34.5 internet 56.9 27.8 10.7 libri 41.7 33.7 17.8 amici 18.2 29 34 allenatore gruppo sportivo 54.1 18.5 16.2 educatore di associazione 66.2 15.6 11.9 (scout, gruppo sportivo, .… ) altri (specificare …… ) 49.4 8.2 17.5 74.7 61.2 69.1 44.7 73.9 molto 4 22.2 17.1 22.9 18.9 12.4 4.2 5.6 18.6 10.6 6.1 24.9 185 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 41. Quando, secondo te, l’alcool fa male? (una sola risposta) fa sempre male se si beve anche poco, ma sempre se si beve tanto, anche non spesso se si beve tanto e sempre 42.2 2.5 6.1 12.9 42. Come descriveresti una persona che ha problemi con l’alcool rispetto alle seguenti qualità? (metti una croce nella casella nella quale la collochi, tra i due estremi indicati) debole inquieto indisciplinato irresponsabile aggressivo con idee confuse ribelle solitario egoista spericolato superficiale timido triste insicuro sognatore impulsivo impaziente con delle paure diffidente verso gli altri teso forte tranquillo disciplinato responsabile mite con idee chiare si adegua socievole altruista prudente profondo disinvolto allegro sicuro realista riflessivo paziente senza particolari paure ho fiducia negli altri rilassato I risultati delle risposte alla domanda 42 sono analizzati in 4.2. “Le rappresentazioni del sé e della persona che ha problemi con l'alcol”, pag. 77. 186 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 SEZIONE 4 43. Quanti anni avevi quando hai bevuto una bevanda alcolica per la prima volta? mi non mi è 16 non ricordo mai successo 8.2 5.7 3.3 7.1 7.2 12.5 13.3 7.3 2.0 0.7 11.5 18.4 5-7 8 9 10 11 12 13 14 15 44.Con chi eri? (una sola risposta) con la tua famiglia, durante i pasti con la tua famiglia, a casa fuori dai pasti da solo ad una festa con i tuoi familiari con amici al bar o in piazza con amici ad una festa con compagni di scuola fuori casa con fratelli, cugini, parenti con la tua ragazza/il tuo ragazzo non ricordo altri luoghi (specificare …… ) 6.4 4.4 3.2 9.9 9 19 4.2 2.3 2.1 5.6 1.7 passa alla domanda 45 45. I tuoi genitori bevono alcolici? molto spesso 2.6 sì, solo durante i pasti 26.6 qualche volta 48.4 mai 22.1 risposte mancanti: 15,4% 46a.Se hai già provato, ti piace bere vino, birra e/o altre bevande alcoliche? sì 50.3 no 49.7 risposte mancanti: 17.2% 187 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 46b.Se non hai già provato, ti piacerebbe bere vino, birra e/o altre bevande alcoliche? sì no 34.2 65.8 47. Se hai risposto “mi piace bere”, perché ti piace o ti piacerebbe bere bevande alcoliche? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto perché lo fanno anche gli amici 59.2 35.5 5.3 per divertirsi di più con gli amici 38.1 44.9 17 per sentirsi diversi dal solito 38.8 46.1 15 per comunicare meglio con gli altri 65.6 27.2 7.2 per non sentire la stanchezza 64.3 28.1 7.7 perchè ci si sente meno tristi o depressi 43.3 42.1 14.4 perché ci si sente più sciolti 39.9 41.7 18.3 perché fanno sentire grandi 63.7 27.8 8.6 per “andare fuori di testa” un po’ 36.5 42.4 20.9 perché le bevande alcoliche sono buone 24.2 47.3 28.1 perché lo fanno anche i genitori 83.1 13.4 2.9 per mia scelta 19 45.3 35.1 per curiosità 37.6 45.5 16.5 altro (specificare …… ) 54.7 24.2 21.1 risposte mancanti: da 44% a 48% 48. Se hai risposto “non mi piace bere”, perché non ti piace bere bevande alcoliche? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto perché hanno un gusto cattivo perché ho scelto di non bere perché fanno male alla salute perché i miei genitori me lo vietano perché sono troppo giovane perché non voglio ubriacarmi e perdere il controllo 188 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 32.1 22.6 13.4 36.6 30 36.5 27.9 27.3 36.8 35.1 31.3 49.5 59.1 26.4 34.5 16.7 27.4 55.6 Appendice 2 perché temo che non riuscirei più a smettere perché conosco persone che hanno problemi con gli alcolici altro (specificare …… ) risposte mancanti: da 46% a 48% per niente abbastanza molto 34.6 28.6 36.4 39.7 31.4 28.4 54.4 8.9 36.7 49. Di solito, con che frequenza bevi le seguenti bevande alcoliche? (una risposta per ogni riga) solo in 1 volta la 2-3 tutti mai particolari settimana giorni la i giorni occasioni o meno settimana o quasi birra 48.5 27.5 17.3 9.1 3.4 vino o prosecco 60.1 27.1 7.4 3.5 1.6 alcolpop 48.9 28.1 14.4 5.4 2.7 superalcolici, 59.3 22.5 11.7 4.6 1.8 liquori, cocktail risposte mancanti: 6% Se hai risposto nella domanda precedente in ogni riga “mai”, salta alla domanda n. 59 50. Quando è stata l’ultima volta che hai bevuto le seguenti bevande alcoliche? (una risposta per riga) mai birra 20.7 vino o prosecco 40.6 alcolpop 38.5 superalcolici, 45.6 liquori, cocktail risposte mancanti: 29% più di un mese fa 23.9 23.8 34 20.5 nell'ultimo mese 14.7 14.4 15.6 12 la scorsa settimana 28.6 14.1 16.9 11.4 5.9 4.9 15.9 5.9 ieri 189 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 51. Negli ultimi sei mesi (una risposta per colonna): ti è capitato di aver bevuto troppo (senza però ubriacarti) mai 33.8 sì, mi è capitato una volta 23.6 sì, mi è capitato due volte 9.7 sì, mi è capitato tre volte o più 15.3 non ricordo quante volte 16.2 risposte mancanti: 30% ti è capitato di esserti ubriacato, anche leggermente 56.1 18.8 6.9 9.3 8.4 52a. Se sei una RAGAZZA, ti è mai capitato di bere 4 o più bicchieri di bevande alcoliche nella stessa giornata? mai a volte, ma mai nelle ultime due settimane una o due volte nelle ultime due settimane più di due volte nelle ultime due settimane risposte mancanti: 60% 54.3 26.7 9 9.5 52b. Se sei un RAGAZZO, ti è mai capitato di bere 5 o più bicchieri di bevande alcoliche nella stessa giornata? mai a volte, ma mai nelle ultime due settimane una o due volte nelle ultime due settimane più di due volte nelle ultime due settimane risposte mancanti: 63% 45 24.1 13.2 17.1 53. Se ti è capitato di “sballare”, con quale sostanza lo hai fatto? (una risposta per riga) sì, mi è non sì, mi è sì, mi è capitato ricordo mai capitato capitato tre volte quante una volta due volte o più volte birra 58.7 19.1 5 7.6 9.3 vino o prosecco 71.8 12.2 4.7 5.8 5.3 alcolpop 70.1 14.1 5.7 4.7 4.3 190 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 mai superalcolici, 58.8 liquori, cocktail droghe 82.2 risposte mancanti: 40% sì, mi è capitato una volta sì, mi è capitato due volte sì, mi è capitato tre volte o più non ricordo quante volte 14.5 6.6 8.6 11.4 4.6 2.8 3.8 6.6 54. Quali sono i principali momenti in cui ti capita di consumare bevande alcoliche? (una risposta per riga) qualche mai spesso volta mattina presto 89.7 7.7 2.0 durante la mattina 74.1 22.2 3.4 durante i pasti 74.4 21.8 3.5 prima di pranzo 78.2 17.7 4 dopo pranzo 65.3 28.1 6.6 pomeriggio 65.4 27.9 6.3 prima di cena 64.6 24.6 10.5 dopo cena 43.6 35.4 20.4 di notte 42.7 28.9 27.8 nei week-end 37.7 31.6 30.1 durante la settimana scolastica 61.8 28.6 9.6 risposte mancanti: 37% 55. Dove ti procuri le bevande alcoliche, di solito? mai bar/birreria/pub pizzeria discoteca/altri locali nei rave-party nelle feste nelle sagre supermercato/negozio 35.9 58.5 57.4 77.2 25.5 57.5 51.9 qualche volta 32.6 38.1 21.4 14.2 42.9 27.3 32.9 spesso 31.4 7 21.1 8.2 31.3 15 15 191 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 mai le trovo a casa mia le trovo a casa di altri risposte mancanti: 31% 61 62.9 qualche volta 32.2 29.6 spesso 6.8 7.4 56. Quali circostanze ti invogliano a bere di più? (una risposta per riga) i concerti la discoteca lo stadio a casa in piazza, per strada, ai giardini con il/la proprio/a ragazzo/a quando si è soli a casa di amici nei bar, pub, birrerie quando ci si sente tristi, preoccupati, nervosi dopo un’attività sportiva in gita scolastica certi eventi di festa il consumo di altre sostanze come tabacco, hashish, pasticche altro risposte mancanti: 42% per niente abbastanza vero vero 69.7 22.9 44.6 31 80.8 15.3 75.7 21 62.4 38.4 66.3 26.9 79.7 15.8 43.1 41.3 28.6 32.5 molto vero 7.2 24 3.9 3.3 9.3 6.8 4.5 15.2 38.3 61.8 27.3 10.9 86.6 56.4 24.4 10.2 30.6 45.6 3.2 12.5 29.8 76.4 13.1 10.3 72.2 17.8 9.9 mai qualche volta 16.7 31.5 41.1 25.8 40.2 spesso 57. Con chi bevi? (una risposta per riga) da solo con i miei genitori con i miei fratelli/sorelle con altri familiari in un gruppo di amici di solo ragazzi 192 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 81.5 65.8 50.5 70.6 39.1 1.9 2.7 8.3 3.6 20.3 Appendice 2 mai in un gruppo di amici di solo ragazze in un gruppo misto di amici con un amico della mia stessa età con un amico più grande di me con un’amica della mia stessa età con un’amica più grande di me con i compagni di scuola con la mia ragazza/o persone conosciute da poco risposte mancanti: 33% 50 25 42.4 46.1 50.6 57.1 52.8 67.3 73.3 qualche volta 36.4 44.3 40.7 35.8 37.7 28.7 36.1 23.8 21.4 spesso 13.2 30.7 16.8 17.9 11.7 14 11.1 8.8 5.3 58. Pensi che i ragazzi che bevono alcool utilizzino più degli altri le seguenti sostanze? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto sigarette canne droghe risposte mancanti: 27% 26 43.1 54.9 49.2 41.8 33.9 24.5 15 11.1 59. Immagina ora che i tuoi genitori ti vedano seduto al bar un po’ brillo. Con quale intensità i tuoi genitori proverebbero una delle seguenti emozioni? (una risposta per riga) per niente abbastanza molto paura accettazione a malincuore approvazione preoccupazione disapprovazione rabbia, aggressività tristezza sorpresa indifferenza risposte mancanti: 10% 28.8 52.6 79.1 9.4 14.8 23.3 22.5 18.1 83.1 45.9 33.9 14 39.4 25.9 42.7 40.1 39.4 10.8 25 13.5 5.1 51 58.5 33.5 37.3 42 5.4 193 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 60. Ti è mai capitato di essere invitato a smettere di bere da qualche persona? sì no 16.8 83.2 61. Se sì, da chi? amico/a familiare parente insegnante partner altro (specificare …… ) 9.6 6.9 2.6 1.4 3.3 1.2 62. Ti è mai capitato di invitare un tuo amico a smettere di bere? sì no 49.2 50.8 63. Pensando agli ultimi sei mesi, quante volte ti è capitato di: (una risposta per riga) 1-2 3-5 5 volte mai volte volte e più aver guidato il motorino 82.4 11.9 1.8 3.8 avendo bevuto solo un po’ aver guidato il motorino 90.5 4.8 1.7 2.9 avendo bevuto troppo aver guidato il motorino 91.4 3.4 1.6 3.3 avendo fumato spinelli essere stato/a passeggero di una moto o di un’auto guidata da uno/a 77.7 13.4 2.8 5.9 che aveva bevuto troppo essere stato/a passeggero di una moto o di un’auto guidata da uno/a 89.4 5.5 1.9 3 che aveva usato droghe risposte mancanti: 11% 194 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 SEZIONE 5 64. Se ti fosse dato l’incarico di parlare ai tuoi coetanei di alcol e dei suoi pericoli, quale mezzo utilizzeresti? tv radio (specificare la stazione …… ) quotidiani periodici manifesti internet/posta elettronica cartelli sui mezzi di trasporto (autobus, treni, ecc.) concerti/spettacoli incontri con esperti a scuola incontri con esperti in biblioteca altro (specificare …… ) 31.9 13.3 12.5 11.5 20.8 20.5 13.6 17.4 40.7 8.7 3.2 65. Ci sono persone che godono della fiducia dei ragazzi della tua zona? Se sì, quali? psicologo medico insegnante persona di un’emittente radiofonica responsabile del gruppo scout responsabile del gruppo parrocchiale sacerdote allenatore sportivo nessuno altra persona (specificare …… ) 8.6 10.2 9.7 3.6 3.4 6.2 10.7 14.8 26.9 2.8 66. Nei momenti difficili che ti sei trovato ad affrontare, che cosa pensi ti avrebbe aiutato che non sei riuscito a trovare attorno a te? I risultati delle risposte alla domanda 66 sono analizzati in 4.6. “Le domande a risposta libera”, pag. 110. 195 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 2 67. Il nostro obiettivo è quello di realizzare una zona “a misura di ragazzo” per migliorare la qualità della vita degli adolescenti. Dal momento che pensiamo che voi giovani abbiate idee molto originali, contiamo sul tuo aiuto per realizzare questo obiettivo. Se tu potessi partecipare ad un progetto per migliorare la qualità della vita dei ragazzi della zona in cui vivi, che proposte faresti? I risultati delle risposte alla domanda 67 sono analizzati in 4.6. “Le domande a risposta libera”, pag. 110. 68. Vuoi aggiungere qualcosa a quanto hai detto finora? Puoi farlo scrivendo, disegnando, inventando uno slogan o un fumetto. I risultati delle risposte alla domanda 68 sono analizzati in 4.6. “Le domande a risposta libera”, pag. 110. 196 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Analisi fattoriale Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tabelle relative ai risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite agli item 26 e 42 del questionario. Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. Tab. 1. Tab. 2. Matrice dei componenti ruotata (a) Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 Componente 2 3 .666 26_1 1 .477 42_1 26_2 .572 42_2 .611 26_3 .731 42_3 .754 26_4 .562 42_4 .756 26_5 .695 42_5 .761 42_6 .695 42_7 .719 .641 26_6 26_7 .719 26_8 .788 42_8 26_9 .521 42_9 .579 .563 26_10 .706 42_10 .779 26_11 .415 42_11 .661 26_12 .426 42_12 .668 .609 42_13 .828 .724 26_13 .458 26_14 .729 42_14 .585 42_15 .402 26_16 .677 42_16 .719 26_17 .606 42_17 .760 26_15 26_18 .739 .627 26_19 26_20 2 .509 (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 5 iterazioni. 42_18 .757 42_19 .494 42_20 .581 (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 3 iterazioni. 199 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tab. 3. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 10 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 2 3 4 5 .483 10_1 10_2 .742 10_3 .577 .725 10_4 10_5 .371 10_6 .503 10_7 .370 10_8 .652 10_9 .608 10_10 .530 10_11 .394 10_12 .578 10_13 .648 -.522 -.637 10_14 .515 10_15 .482 10_16 .567 10_17 .488 10_18 .686 10_19 .698 10_20 .376 .450 10_21 10_22 .570 10_23 .547 10_24 .575 10_25 .487 10_26 .434 10_27 .605 10_28 -.393 10_29 10_30 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 5 iterazioni 200 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 .439 Appendice 3 Tab. 4. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 19 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 2 3 4 19_1 .687 19_2 19_3 .721 19_4 .788 .687 19_5 .504 19_6 19_7 .511 19_8 19_9 19_10 .405 19_11 .429 19_12 .634 19_13 .693 19_14 .518 19_15 .411 19_16 .484 19_17 .728 19_18 19_19 .612 19_20 .506 19_21 .655 19_22 .730 19_23 .712 19_24 .678 19_25 19_26 .447 .409 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 8 iterazioni. 201 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tab. 5. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 28 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 28_1 .585 28_2 .670 2 3 .553 28_3 28_4 .783 28_5 .712 .654 28_6 28_7 .778 28_8 .867 28_9 .851 28_10 .583 28_11 .701 28_12 .613 28_13 .547 28_14 .751 28_15 .782 28_16 .545 28_17 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 5 iterazioni. 202 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tab. 6. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 33 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 33_1 2 .566 33_2 .646 33_3 .723 33_4 .779 33_5 .733 33_6 .677 33_7 .594 33_8 .691 33_9 .646 33_10 .731 33_11 .699 33_12 .699 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 3 iterazioni. 203 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tab. 7. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 47 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 2 47_2 .595 47_3 .562 .704 47_4 .760 47_5 47_6 .472 .587 47_7 .586 .548 .724 47_8 47_9 .656 47_10 .707 .487 47_11 47_12 47_13 3 .668 47_1 .775 .706 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 7 iterazioni. 204 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 3 Tab. 8. Risultati derivati dall’estrazione delle componenti principali delle risposte fornite all’item 57 del questionario Matrice dei componenti ruotata (a) Componente 1 2 57_1 .475 57_2 .775 57_3 .662 57_4 .798 57_5 .750 57_6 .761 57_7 .809 57_8 .820 57_9 .819 57_10 .825 57_11 .789 57_12 .690 57_13 .642 Metodo estrazione: analisi componenti principali. Metodo rotazione: Varimax con normalizzazione di Kaiser. (a) La rotazione ha raggiunto i criteri di convergenza in 3 iterazioni. 205 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 4 Valori di significatività dell’analisi MANOVA Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 4 Tab. 1. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 10 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d10 1000 148.971 .000 f2_d10 1000 25.724 .000 f3_d10 1000 5.093 .024 f4_d10 1000 59.822 .000 f5_d10 1000 .630 .428 f1_d10 2000 2.086 .125 f2_d10 2000 42.343 .000 f3_d10 2000 .429 .652 f4_d10 2000 8.640 .000 f5_d10 2000 1.115 .328 f1_d10 2000 2.392 .092 f2_d10 2000 2.983 .051 f3_d10 2000 1.609 .201 f4_d10 2000 3.735 .024 f5_d10 2000 .790 .454 F Sig. Tab. 2. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 19 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d19 F Sig. 1000 3.632 .057 f2_d19 1000 33.430 .000 f3_d19 1000 32.634 .000 f1_d19 2000 13.370 .000 f2_d19 2000 .564 .569 f3_d19 2000 5.013 .007 f1_d19 2000 2.432 .088 f2_d19 2000 .994 .370 f3_d19 2000 .763 .466 209 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 4 Tab. 3. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 28 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d28 1000 50.334 .000 f2_d28 1000 58.416 .000 f3_d28 1000 13.856 .000 f1_d28 2000 16.623 .000 f2_d28 2000 9.477 .000 f3_d28 2000 17.130 .000 f1_d28 2000 1.302 .272 f2_d28 2000 .164 .849 f3_d28 2000 2.920 .054 F Sig. Tab. 4. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 33 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d33 F Sig. 1000 2.997 .084 f2_d33 2000 7.984 .005 f1_d33 2000 17.666 .000 f2_d33 2000 22.164 .000 f1_d33 2000 2.000 .136 f2_d33 2000 .590 .554 Tab. 5. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 47 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d47 F Sig. 1000 1.803 .180 f2_d47 1000 4.705 .030 f1_d47 2000 19.115 .000 f2_d47 2000 .014 .986 f1_d47 2000 .443 .642 f2_d47 2000 .073 .930 210 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 4 Tab. 6. Valori di significatività dell’analisi MANOVA per la domanda 57 Sorgente sesso classe sesso * classe Variabile dipendente df f1_d57 1 .001 .981 f2_d57 1 6.319 .012 f1_d57 2 10.928 .000 f2_d57 2 5.223 .006 f1_d57 2 4.008 .019 f2_d57 2 .007 .993 F Sig. 211 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Le ricerche preliminari alla campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol PARTE III Il mito del montanaro grande bevitore Relazione finale dell’indagine conoscitiva su consumi, atteggiamenti e conoscenze degli adolescenti nei confronti dell’alcol Christian Arnoldi Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 5 La metodologia della ricerca 5.1. Introduzione Il presente rapporto finale di ricerca 1 è strutturato in otto capitoli: il primo dei quali (il presente) contiene un’esposizione sintetica dell’approccio metodologico e delle tecniche di ricerca utilizzate, nonché una breve descrizione del percorso della ricerca mentre gli altri contengono la vera e propria analisi dei dati. Ogni capitolo corrisponde ad uno dei temi principali emersi dai focus group, dalle interviste individuali o di gruppo e dalle osservazioni ed è suddiviso in paragrafi e sottoparagrafi in modo da evidenziare la complessità e la poliedricità delle rappresentazioni e dei sintomi che compongono i diversi temi. Paragrafi e sottoparagrafi, a loro volta, sono abbondantemente illustrati dalla viva voce degli intervistati. Il capitolo 6, raccoglie le impressioni sulle valli e i paesi del Trentino; il 7 mette in luce la diversità delle aggregazioni sociali presenti nelle macro comunità visitate, evidenziando una certa tendenza alle modificazioni e alle ibridazioni in base al grado di modernizzazione della zona; il capitolo 8 introduce il tema del turismo e delle sue rappresentazioni; il 9 esplora uno degli elementi forse più interessanti e problematici emersi dal materiale raccolto, una sorta di struttura antropologica che sarebbe comune a tutta la cultura trentina valligiana: il tabù del “respet”; il capitolo 10 offre una panoramica delle feste esistenti nelle comunità esplorate e delle loro funzioni; il capitolo 11, invece, tenta di mettere a fuoco e di analizzare il tema centrale della ricerca, cioè il problema dell’alcol, presentando ciò che nelle interviste viene ripetutamente definita “la cultura dell’alcol”; infine, il capitolo 12, raccoglie alcune considerazioni sulla realizzazione della campagna di comunicazione e presenta un’ipotesi di intervento. La ricerca è stata svolta nel 2004-2005 su commitenza della Provincia Autonoma di Trento, nell’ambito della campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol (Nota dell’Editore). 1 215 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 5 5.2. Le tecniche utilizzate Considerando che “l’alcolismo giovanile” in questa provincia è prevalentemente un fenomeno di gruppo, si è ritenuto che la discussione collettiva potesse facilitare l’estrapolazione del maggior numero di informazioni sull’universo valoriale indagato. Per questa ragione abbiamo cercato di coniugare tra loro diverse tecniche di ricerca, usate sia in ambito antropologico che in ambito sociologico, adatte ad interrogare le aggregazioni sociali. Innanzi tutto il focus group o gruppo di discussione. Questa tecnica, che prevede la costruzione di gruppi “ad hoc”, relativamente omogenei per età, provenienza, interessi, classe sociale, formazione scolastica, permette di far emergere, attraverso una serie di provocazioni, gli elementi e le rappresentazioni che fanno parte del discorso dei giovani sull’alcol. La costruzione dei gruppi è avvenuta in modo casuale ed è stata facilitata dall’aiuto di alcune “persone chiave” o informatori, appartenenti alle comunità di riferimento che oltre a fornire l’elenco dei nomi dei potenziali intervistati, ha favorito anche un contatto privilegiato con essi. A questa si aggiunge la tecnica dei colloqui in profondità sia individuali che di gruppo. Questa tecnica, più agevole rispetto ai gruppi di discussione e, usata in modo complementare alla precedente, ha permesso di completare la ricostruzione del discorso sull’alcol e delle pratiche giovanili ad esso legate (dove si consuma, con chi, quali sono le relazioni che si intrecciano attraverso queste pratiche, come è vissuta la quotidianità, come si organizzano le feste, in quali periodi, quali sono i luoghi di ritrovo, ecc.). La scelta degli intervistati, ragazzi e ragazze dai 17 ai 32 anni, con esperienze significative, particolarmente rilevanti per il ruolo ricoperto nella comunità o nelle aggregazioni sociali (musicisti, baristi, allenatori sportivi, membri di associazioni e di gruppi giovanili o semplicemente di compagnie informali, ecc.) è avvenuta in modo casuale, procedendo per campionamento a “palla di neve”. 5.3. Lo studio di macro-comunità. In questa ricerca si è cercato di integrare il cosiddetto studio di comunità, largamente utilizzato in ambito antropologico, sia con le tecniche di ricerca utilizzate per far emergere il discorso e le rappresentazioni giovanili sull’alcol, sia con l’esigenza di offrire una panoramica il più possibile rappresentativa del territorio provinciale. 216 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 5 Lo studio di comunità prevede l’assunzione come oggetto della ricerca di un’unità sociale ristretta, a partire dalla quale si tenta di elaborare un’analisi di portata più ampia. Generalmente le unità sociali corrispondono a piccole comunità in cui le relazioni sono concrete e direttamente osservabili dal ricercatore. In questo caso si è dovuto correggere l’ampiezza del territorio, adeguandolo all’applicazione delle tecniche di ricerca. Anziché singoli gruppi o piccole comunità, si sono presi in considerazione gruppi di comunità tra loro simili e omogenee appartenenti ad uno specifico territorio: la valle. La scelta delle macro-comunità è stata effettuata sulla base di precisi caratteri in relazione al diverso grado di modernizzazione e di sviluppo della zona. Visti i limiti di tempo, per la realizzazione della ricerca si sono scelte quattro comunità o zone, a nostro parere rappresentative dell’intero Trentino, significative per il loro diverso grado di “modernizzazione”, che nel nostro caso coincide anche con il grado di “turisticizzazione”. Le macro-comunità individuate in base a questi criteri sono le seguenti: – Bassa Valle di Non o Bassa Anaunia, zona prevalentemente agricola, formata dai seguenti comuni: Denno, Cunevo, Flavon, Terres, Campodenno, Sporminore, Vigo di Ton; – Alta Valle di Sole, zona turistica estiva e invernale, composta dai comuni di: Mezzana, Pellizzano, Ossana, Vermiglio, Pejo; – Valle di Fiemme, zona turistica estiva e invernale, con i paesi di: Valfloriana, Castello e Molina, Carano, Daiano, Cavalese, Tesero, Panchià, Ziano, Predazzo, Moena; Alto Garda, zona industriale e a tradizionale turismo estivo comprendente: Riva del Garda, Torbole e Arco. 5.4. Il percorso della ricerca Durante poco più di due mesi e mezzo, dalla metà di ottobre 2004, data in cui è stata commissionata la ricerca, fino alla prima settimana di gennaio 2005, si sono percorse e visitate ripetutamente le macro-comunità prese in esame. La prima fase della ricerca, che potremmo definire esplorativa o preliminare, ha avuto come momento centrale la conduzione di colloqui approfonditi con alcuni sindaci, assessori, insegnanti e dirigenti scolastici, assistenti sociali, operatori e dirigenti di strutture associative, di progetti locali o di cooperative operanti nel settore giovanile. Ciò è servito ad individuare quelle “figure chiave” o informatori, che ci hanno aiutato a costruire e ad organizzare i gruppi di discussione. L’organizzazione di tali gruppi, vista l’età dei partecipanti (13-16 anni), la delicatezza del tema trattato e le caratteristiche richieste per la riuscita dei 217 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 5 focus, si è rivelata assai complessa; ha comportato non solo la conoscenza della popolazione e la scelta oculata dei partecipanti, ma anche un certo tatto per esempio nella scelta della persona più adatta a presentare l’invito; una particolare attenzione nell’individuazione del luogo in cui tenere il gruppo, possibilmente anonimo o scarsamente connotato; dell’ora migliore, tenendo conto degli impegni scolastici ed extrascolastici, delle eventuali coincidenze con i trasporti pubblici nel caso vi fossero o, in alternativa, dell’organizzazione dei trasporti privati (organizzatori-ricercatore, genitori). La seconda fase del lavoro (seconda metà di novembre-primi di gennaio) ha avuto come fulcro la raccolta effettiva dei dati, ovvero la conduzione, nelle quattro zone prese in considerazione, di 8 gruppi di discussione (due gruppi per ogni macro-comunità, per un totale di 44 intervistati tra i 13 e i 16 anni). Tra questi vi sono 4 gruppi formali, cioè condotti all’interno delle scuole con meccanismi di selezione dei partecipanti di tipo istituzionale e formale (criteri aventi a che fare con il mondo della scuola: rendimento scolastico, partecipazione, i rappresentanti di classe, ecc.) e 4 gruppi informali, condotti al di fuori di strutture specifiche e composti da ragazzi presi casualmente dalla popolazione della macro-comunità (in questo caso i criteri di selezione sono stati: estroversione, disponibilità, frequentazione dei locali, partecipazione attiva alla vita di paese, ecc.). Inoltre sono state realizzate 14 interviste (per un totale di 25 intervistati, tra colloqui individuali e di gruppo) a ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 17 e i 32 anni, impegnati in modo diverso nella comunità: studenti delle superiori, universitari, lavoratori, baristi, musicisti, allenatori sportivi, membri di associazioni, operatori e responsabili dei servizi di alcologia, ecc. Durante i ripetuti viaggi tra le valli del Trentino, percorrendo le strade della provincia, attraversando i centri abitati (paesi e frazioni), visitando le piazze, i campi sportivi, le scuole, i bar, alcuni luoghi di ritrovo come le baracche della valle di Fiemme o il centro giovani di Arco, i locali (discoteche e pub) e persino alcune case private, si è cercato di favorire il più possibile l’immersione nella realtà delle varie comunità e l’immedesimazione nei discorsi via via emersi dai colloqui, agevolando, almeno in parte, il lavoro di interpretazione e di comprensione. Vogliamo inoltre ricordare in modo specifico due occasioni, potremmo dire di osservazione partecipante, nate dai colloqui preliminari o dalle interviste. Nel primo caso si tratta di un’uscita con un grosso gruppo di Pellizzano e dintorni, alta valle di Sole, per una serata in discoteca a Bardolino, sul lago di Garda; nel secondo caso ad un concerto organizzato presso il centro giovani di Arco. Entrambe le occasioni ci hanno permesso di verificare e di constatare direttamente alcune dinamiche emerse dalle discussioni. 218 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 5 La terza ed ultima fase (dicembre 2004-gennaio 2005) è stata cadenzata da: ascolto delle registrazioni e trascrizione dei discorsi prodotti dai gruppi e dagli intervistati (talvolta anche con un lavoro di traduzione dal dialetto all’italiano); analisi del materiale raccolto, procedendo sia per singoli gruppi o singole interviste, sia in modo trasversale; infine stesura del presente rapporto finale. 219 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 Le Valli, i paesi e la rarefazione sociale La rarefazione sociale è la difficoltà di incontrarsi e di comunicare, percepite come generate da una serie di elementi. 6.1. La rarefazione Scarsità di popolazione, invecchiamento e quindi mancanza di altri giovani. Quattro gatti. Niente, il mio paese è un buco. Quattro strade in croce, due cani, due gatti, nient’altro. [Gruppo 1] Poi al mio paese non ci sono molti miei coetanei e con quelli che ci sono non mi trovo. (5) 2 Anche a Campodenno, della mia età siamo in quattro, mi vedo solo con un’amica perché le altre due vanno a scuola a Trento e quindi non le vedo e non è che ci sia... non c’è nulla... (6) [Gruppo 2] […] su da me ci sono pochi giovani, perché bene o male i paesi di montagna sono più per i vecchi, gli anziani... (1) I giovani appena possono scappano... (6) [Gruppo 4] Il mio paese, Mazzin, è piccolino, ci saranno 80 persone in tutto e 50 sono ultra settantenni... fanno loro delle festicciole... quindi devo per forza andare a cercare qualcuno in qualche altro paese... (3) ... che poi anche lì ci sono quattro gatti... (6) [Gruppo 6] 2 Fra parentesi il numero che identifica la persona all’interno del gruppo. 221 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 La scarsità di popolazione. È la ristrettezza dei luoghi di montagna: in Valle di Sole, che è lunga 30 km, vivono le persone che in una città stanno in un quartiere... probabilmente le proporzioni si mantengono... sedici persone su cento suonano; è chiaro che qui significa che ci sono 100 persone che suonano... in città mantenendo la stessa proporzione sono tantissimi... La ristrettezza delle possibilità sia a livello lavorativo che a livello di svago è dovuta al fatto che siamo in pochi, che mancano persone... Aprire un locale per fare concerti forse non vale la pena, perché in tutta la valle ci sono solo 30 persone che amano la musica dal vivo... La stessa cosa può essere per il lavoro... [Intervista 7] La scarsità di ragazze. Il primo problema che posso riscontrare per esempio tra i miei amici più piccoli, quelli di 16 o 17 anni, sono le ragazze. In Valle di Sole, esci in un locale e non ci sono ragazze. Nel mio gruppo ci sono tre ragazze, me compresa e io, pur vivendo a Bologna, sono la più presente. Non ci sono ragazze. In parte, probabilmente anche per una questione demografica. Penso che siano in numero inferiore. [Intervista 6] 6.2. La banalità Mancanza di novità interessanti, di eventi e di altri elementi che presentano una qualche attrattiva. La mancanza di attrazioni. Anche perché in bassa Val di Non non ci sono molte cose da fare, se vuoi andare in un locale bisogna andare fino a Cles, non ci sono cose per ragazzi di 14 o 15 anni, devi prendere l’autobus o il treno e andare fino a Cles... (2) [Gruppo 2] La mancanza di possibilità. Se pensiamo che la maggior parte delle persone su ha pochi sbocchi, a meno che non studi già a Trento e allora il discorso cambia, ma se rimane sempre su, cosa fa durante la settimana in Val di Sole? Il cinema è chiuso, del teatro non se ne parla nemmeno, o fai l’abbonamento Sky e ti guardi qualche film, altrimenti è un problema. Io sono di Pellizzano, ho fatto le medie a Ossana e le superiori a Cles. Durante la settimana non facevo nulla. Ovviamente la scuola, i compiti al pomeriggio, le sere durante la settimana non uscivo praticamente mai. 222 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 Quando uscivo mi trovavo al bar del paese, andavo lì, un paio di sigarette e tornavo a casa; giusto per tirare fino alle nove e mezza, così ti stancavi e dormivi. [Intervista 6] La noia. C’è poca gente qua, i paesini sono tutti piccoli... (3) In alta stagione c’è più movimento dappertutto... (2) ... poi tanta gente rimane a casa... (4) ... adesso c’è movimento solo in un posto... (2) ... quando c’è giro poi vai in discoteca a caccia... quando invece c’è la gente di qua non c’è bisogno di andare in discoteca a caccia, vai per il paese... (4) Tanta gente in bassa stagione non esce neanche... ci sono i classici sabato sera noiosi, si sta lì... (5) ... sempre la stessa gente. (6) [Gruppo 6] La voglia di abbandonare i paesi. I sindaci sono peggio di noi... (1) Secondo me non fanno niente... Se gli si chiede di fare un campo da calcio ne fanno sei, se invece gli si chiede una cosa per noi... perché alla fine siamo noi il futuro di questo paese... (1) A parte quelli che hanno la campagna, gli altri vorrebbero poter andare via. (2) Anch’io me ne andrei... (3) [Gruppo 1] Le alternative. Cioè... i vizi sono gli stessi, se dai una sala ai ragazzi di 15 anni, per bravi che siano capita la volta in cui bevono, capita la volta che fumano... i giovani sono fatti così, è stata così da sempre e sempre sarà così... Non è che perché gli dai la sala concerti allora, dal ‘90 in poi i giovani avranno quella cosa e quindi non bevono e non fumano più... Comunque ci sono delle alternative che possono cercare di coprire quei buchi che hanno le persone... che normalmente non si coprono né bevendo, né fumando, ma avendo solo una possibilità... Avendo una scelta almeno... non dico che non bisogna andare al bar o al pub o in discoteca, ma avere un’alternativa... [Intervista 7] Gli sbocchi. Invece se ci fossero più sbocchi per i giovani, più stimoli e più possibilità, l’alcol non servirebbe. (1) [Gruppo 1] 223 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 6.3. Il tempo fermo La vita si presenta ripetitiva e noiosa; qualsiasi cambiamento è impedito dalla trivialità di un tran tran quotidiano che sembra doversi ripetere per l’eternità. La ripetitività delle cose. […] poi ci sono persone che si lamentano e invece partono, sono arrivate ad un punto per cui tutto si ripete talmente uguale... e questo è un altro elemento che provoca la malinconia di qui, cioè la ripetitività delle cose, vedere sempre le stesse persone... in città questo è diverso, proprio questa malinconia ti spinge a cercare qualcosa. La ripetitività delle cose mi dava psicosi, mi produceva un senso di irrealtà delle cose... non si può andare avanti anni e anni vedendo sempre lo stesso film... riguardandolo... (4) […] Io per esempio quando andavo in montagna, andavo sempre nello stesso posto, dove mio nonno ha una baita... Viviamo quasi come i cittadini, andiamo al parco giochi alla sera a lamentarci o al bar a bere un bicchiere e lamentarci, perché è comodo... non è che da questo poi scaturisca qualcosa, qualche iniziativa... “dai che andiamo sulla Presanella”... [Intervista 7] Il tempo fermo. Qui si ripetono le tue abitudini... se sei una persona che si accontenta e si abitua ad un certo stile e ad una certa routine, la comodità fa sì che tu non sia spinto a cercare niente di nuovo... il fatto che alcuni vadano sempre al parco giochi al freddo... non so, potrebbero pensare per esempio di accendere un fuocherello... invece no, è normale così... Anche la testa è come bloccata, nessuno dice: “ah però che freddo, aspetta che accendiamo qualcosa”... no invece è: “accendi un altra sigaretta, passami la bottiglia”. Inoltre il fatto di non vedere le persone... vivere qui 5 anni è come stare 5 mesi a Padova o in un’altra città... (4) [Intervista 7] Un film visto e rivisto. Io sono andato via di qui per interrompere quel ciclo che si ripeteva nella mia mente, quel film che avevo visto e rivisto, con piccole modifiche... avevo la necessità di ampliarlo... (4) Pochi abbandonerebbero questo per cercare qualcosa che non conoscono […] Parecchie persone, anche diverse tra loro, sentono una certa ripetitività... la malinconia, la depressione o qualcosa del genere... un certo malcontento... [Intervista 7] È sempre tutto uguale. Poi c’era il sabato sera. Il sabato sera, come del resto accade anche ora, si prendeva e si andava o 224 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 a Dimaro o a Malé. Esattamente come adesso si va a Dimaro al R.R. o a Malé all’I., si incontrano le stesse persone. Questi posti sono frequentati da quattordicenni, diciottenni, venticinquenni e trentenni. Da noi c’è una grande uniformità. Non c’è una differenziazione come a Bologna per esempio, dove ci sono i locali per quattordicenni, dove i ragazzini e le ragazzine vanno per incontrarsi, i primi amori e così, i ventenni invece hanno altri interessi e i trentenni altri ancora. Da noi, i trentenni single frequentano gli stessi locali dei quattordicenni. C’è tutto un appiattimento e la vita è uguale. Io vedo i miei amici che sono su, che lavorano su, fanno le stesse cose di quando avevano quattordici anni; le stesse cose. È ovvio, la noia è terribile e meno male che almeno l’inverno c’è lo sci e lo snowboard che ha un enorme successo. […] Altrimenti ti rompi. Vai al R.R., incontri la stessa gente che incontravi quando avevi quattordici anni, gli stessi trentenni single che nel frattempo sono diventati quarantenni single. È tutto piatto, è sempre uguale. [Intervista 6] La ripetitività del sabato sera. Sabato sera ritrovo al S.L., discoteca, sempre lì, dopo un po’ che ci vai è sempre la solita menata. (2) Solita gente, solita musica. (1) Esatto, idem al P. (2) ... la gente è sempre la stessa... (1) ... la musica è sempre la stessa... (2) [Gruppo 1] La noia del sabato sera. Il sabato sera non c’è mai molto da fare, o vai a Dimaro dove ci sono i soliti posti, M., R.R., ecc. altrimenti non c’è niente di che... io personalmente non è che mi diverta neanche più di tanto ad andare laggiù, quindi, il più delle volte, il sabato sera sto a Cogolo con i miei amici... poi ogni tanto c’è qualcuno che fa una festa, o perché compie gli anni o anche solo per fare qualcosa... ci troviamo il sabato sera per fare qualcosa anche se generalmente è abbastanza palloso. (2) [Gruppo 3] L’abitudinarietà. […] c’è una fascia di età, i cinquantenni che si ritrovano sempre nello stesso posto, alla stessa ora... sempre così ogni giorno... Oppure i giovani, che si ritrovano sempre nello stesso posto, sempre là... [Intervista 11] La mentalità chiusa. Se tu senti i ragazzi, anche quelli più grandi: troverai i “baccani” che vogliono rimanere qua; mentre tutti gli altri ti diranno: “appena posso me ne vado”. (5) Prima di rimanere troppo contagiati dalla mentalità che c’è qui è meglio... (3) 225 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 Qui è come essere... sono tutti chiusi... (5) ... sono all’antica... ... se tu dici a uno di 60 anni: “mi ha abbracciato un ragazzo”, si scandalizza... oddio bisogna almeno avere 20 anni... (1) [Gruppo 5] La reiterazione del modello trasmesso. Adesso ti dico questa cosa da figlia di persone che hanno avuto un bar e che quindi ha sempre visto dalla parte del banco ciò che avveniva il sabato e la domenica... Non sono cambiate gran che le abitudini in persone che lavorano qua e che quindi non hanno avuto grandi confronti con l’esterno, non hanno frequentato le scuole via, sono ragazzi che lavorano tantissimo il cui unico momento di socializzazione lo vivono al bar alle sette di sera, “dopo essersi fatti un culo”, dove hanno vissuto materialmente la fatica e si sfogano bevendosi due, tre, quattro, cinque birre, dicendo le loro belle bestemmie e replicando modelli e luoghi comuni che non sono assolutamente cambiati nel tempo... c’è uno zoccolo duro di mantenimento di uno status quo che è quello... e questo vale anche per i più giovani. Una cosa che ho notato è il fatto di aver visto dei ragazzi che erano quattro o cinque anni più piccoli di me... quindi quando io ero adolescente o donna li vedevo ancora dei bambini, adesso sono degli uomini perché hanno 23 o 24 anni. Da ragazzini gracili, fragili e timidi ora sono degli uomini che replicano lo stesso modello, anche gestuale delle persone magari vent’anni più grandi di loro... Entrano subito nella dimensione del modello che viene rappresentato, non c’è una differenza... [Intervista 5] I “baccani”. Li vedi andare in giro in camicia, con i jeans corti, a parlare in dialetto... (5) “Baccani”, sono quelli del posto... (3) Quelli che hanno la stalla... (3) Sono quelli che parlano dialetto, che sono sempre sporchi e vanno in giro con il “toni” 3 da “baccani”... al bar […] Quelli che lavorano tutto il giorno, venti ore al giorno e l’unica mezz’ora di tempo che hanno la passano al bar a bere birra... una bestemmia dietro l’altra... (1) La cosa triste è che ci sono anche giovani “baccani”... (5) [Gruppo 5] 3 Il “toni” è un indumento da lavoro (calzoni, “salopette”, o tuta intera, a seconda dei luoghi). 226 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 L’importanza del lavoro. Quando io facevo l’università incontravo le vecchie per il paese che mi chiedevano: “allora hai finito di studiare?” E io mi sentivo un po’ in imbarazzo perché te non stai facendo niente, mentre i tuoi coscritti hanno già lavoro, famiglia, uno si sposa... due dei miei coscritti aspettano un bambino. [Intervista 9] La vita quotidiana. La frequentazione di questi posti è assolutamente trasversale, trovi dal muratore, al commercialista, al paesano che viene da 25 anni che si beve il caffè macchiato con due bustine... sempre quello da una vita e la briscola all’una e mezza... Il tempo in un bar è cadenzato, sai che arriva alle due meno un quarto TC, che è il meccanico e si beve la China calda, si mettono a giocare sempre in quel tavolo, gli metti il posacenere per le cicche e le buttano a terra... [Intervista 5] La paralisi delle amministrazioni. […] è sempre la stessa storia, tra sindaci e tutti, quando c’è un incidente, perché per andare a Dimaro hanno fatto una botta o perché erano “stinchi” o andavano veloce... allora si mobilitano, hanno le migliori idee, disco bus ecc. Poi, passato il momento, non fanno più niente, non gliene frega più nulla. (2) [Gruppo 3] L’ambiguità delle istituzioni. Secondo me poi c’è una situazione paradossale, le istituzioni si preoccupano tanto dei giovani per i suicidi ecc. Ogni tanto si sente che arriva al teatro di Dimaro lo psicologo famoso con qualche giornalista ecc. Fanno le conferenze sui giovani... che i giovani non hanno spazi, che non sanno cosa fare... e poi quando i giovani stessi si propongono... Perché non danno il teatro di Dimaro per fare concerti e per i giovani, anziché per fare conferenze e parlare del disagio dei giovani? [Intervista 7] 6.4. Il non-luogo Il paese è percepito come un “non-luogo” proprio perché privo o quasi di ambientimagnete dove si venga attratti ad incontrarsi e a stare assieme. Al massimo c’è il bar. La desertificazione dei villaggi. Visto che a Termon non c’è proprio niente, niente, niente, c’è solo la chiesa appunto, il sabato sera adesso sto a casa, altrimenti l’estate andavo in pineta a Flavon. (2) [Gruppo 2] 227 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 Al massimo c’è il bar. Denno non offre molte possibilità. Poi si è limitati perché senza un mezzo di trasporto, insomma, senza macchina o con la moto, d’inverno è freddo... o si va dalla L., che è il bar qua, o al D.P., che è l’altro bar. Però sempre al bar, carte e birra. Altrimenti non c’è niente. […] La sera qui non si fa niente. Veniamo qua, ormai è un punto di ritrovo da quando c’è F. Prima, o eravamo al bar a vedere la partita, o eravamo al bar a bere, o eravamo al bar a “cazzeggiare”... (1) [Gruppo 1] Il massimo del divertimento. […] il massimo che si può fare è rimanere in un bar, ma come diceva lui prima, o bevi o ti buttano fuori. (2) [Gruppo 3, p. 2] L’attesa di un mezzo di trasporto. Sì, magari il primo diciottenne che ha fatto la patente, altrimenti sei costretto a rimanere nel paese... per le femmine è forse più facile... loro vanno di solito con ragazzi più grandi... Quindi, magari le ragazze di 14 o 15 anni, riescono ad entrare in compagnie di diciottenni... I ragazzi invece di 14 o 16 anni che non riescono ad entrare nelle compagnie... tendono a rimanere lì al bar del paese, aspettando che arrivino questi benedetti 18 anni per poter prendere la patente... facendo ben attenzione a non perderla, quindi chi guida non beve... [Intervista 2] 6.5. L’insularità Si avvertono pesantemente le distanze e le difficoltà logistiche per incontrarsi con i coetanei; tali difficoltà possono essere aggravate dalle condizioni stagionali. In alcuni casi l’isolamento geografico delle frazioni abitate rende gli elementi appena descritti ancora più forti e difficilmente superabili. Subentra una “fatica preventiva” e una pigrizia che rafforzano l’isolamento. L’isolamento. […] quando ci troviamo il sabato sera al bar con il Melagodo davanti, a sfogliarlo 26 volte, che il locale più vicino è a 40 km ti viene da dire: “ma in che posto di merda abito!” (6) Sì, in effetti nei nostri paesi non c’è molto da fare... (2) Soprattutto da me che sono a 10 km dal Tonale, a 1 km da Fucine e lì non c’è niente, mi tocca andare a Pellizzano e se non hai la macchina o non hai nessuno che ti porta stai a Vermiglio come un cucù, non fai niente, l’unico 228 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 posto dove puoi andare è al bar con quei quattro pensionati che sono là a bersi il loro bicchierino prima di andare a dormire e poi basta... [Gruppo 4] L’isolamento e le grandi distanze. […] abitavo in un paesino dove locali non ce n’erano […] Non avevamo un punto di ritrovo perché bar non ce n’erano, assolutamente, bisognava andare in fondo alla valle per trovare un bar […] Eravamo due o tre ragazze che si aggregavano al gruppo, prevalentemente erano maschi... non avendo la patente... a differenza di Vigo che si rimaneva in paese, da noi se volevi trovare un divertimento dovevi andare fuori e per andare fuori dovevi avere una macchina... I genitori in un certo senso dovevano lasciarti andare... arrivavano l’una o le due di notte però l’esigenza di uscire voleva dire spostarsi ed era minimo un’ora di viaggio per arrivare... di solito si andava o al M. che è una discoteca di Cavalese, oppure all’I., ricordo ancora, che era a Vigo di Fassa, per cui... [Intervista 1] Le difficoltà di movimento. ... sì, anche perché a scuola ho degli amici della Valle di Non, mi chiedono di andare al P. la domenica, prendo la corriera, poi prendo il tram... Se però perdo il tram, vado a piedi... mi è già capitato, bisogna star lì finché non c’è il tram, alle 19.42, anche se non c’è giù... e si va in giro fino a quell’ora. (1) [Gruppo 3] La necessità di un mezzo di trasporto. La patente è sempre utile... La moto è molto utile nei nostri paesi... bisogna pur andare da qualche parte visto che non c’è niente... Finché non hai 18 anni o non hai amici con la macchina non si può andare da nessuna parte... (2) [Gruppo 2] Le moto. In Val di Pejo, dove ci sono 5 frazioni, ad ogni modo dovremmo spostarci, però è già meno problematico perché quelli che abitano nelle frazioni più sperdute, come Celentino e Comasine, hanno quasi tutti la moto... ci mettono un attimo ad arrivare […] [Gruppo 3, p. 4] La patente. Il primo obiettivo è prendere la patente che li rende potenti... (3) Perché è l’unico mezzo per andarsene... non dico andare a Milano... però già andare a Rovereto... anche se alla fine vai a Rovereto, ti siedi in un bar e bevi la stessa birra che potresti bere qui... (1) O a Riva, essere autonomi penso... [Intervista 13] 229 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 La pigrizia e l’impressione delle distanze. […] c’è una pigrizia di fondo, secondo me è dovuta al fatto che c’è poca abitudine allo spostamento. Quando si proponeva di fare una gita c’erano sempre delle difficoltà, sembrava una fatica... la percezione è questa: non chiedermi questa cosa perché organizzare, anzi già pensarci è una fatica... Infatti, ricordo un’unica volta, avevamo 16 o 17 anni e siamo riusciti ad andare in 12 persone a Gardaland... Quella è stata l’unica volta... non so per quale alchimia ci siamo riusciti […] C’è difficoltà a muoversi e la morfologia della valle aiuta, le uniche direzioni di uscita... c’è un’unica strada di scorrimento. Ci pensavo proprio l’altro giorno, ero a Malé erano le 17.00, pensavo: “adesso vado a casa, abito ad Ossana e alle 20.00 devo tornare nuovamente a Malé”. Se fossi stata a Bologna non ci avrei nemmeno pensato... non che mi pesasse... però devo andare là e dopo devo uscire... il fatto di fare la stessa strada dà l’idea di più movimento, più noioso, sembra più lungo... [Intervista 5] L’isolamento e l’identità. Vigo di Fassa era in mano a quelli della Valfloriana, c’erano dentro tutti, dai 15 ai 30 anni, tutti andavano lì quindi sapevi che se andavi trovavi tutta la compagnia della Valfloriana... c’era sempre la tendenza, come qua, a cercare quelli del proprio paese. C’è sempre stato un odio storico tra la Valfloriana e la Valle di Fiemme... La Valfloriana fa parte della Val di Fiemme però siccome è al confine con la Val di Cembra, la Val di Fiemme non ci ha mai voluti... eravamo sempre molto disprezzati, ci chiamavano i “valeri”... Era per questo che si cercava sempre la compagnia del paese anche se si andava a un’ora di distanza... per ritrovarci tra di noi... [Intervista 1] 6.6. Il fascino della casualità In una situazione di stagnazione sofferta, si esaltano le occasioni impreviste di socializzazione (incontri, feste, ecc.) date dalla casualità e che costituiscono in qualche modo una sorpresa. Il bar e le casualità. Sì, abbiamo fatto qualche “ultimo dell’anno”... ma tutto era lasciato al caso, non c’era un’esplicitazione del fatto che noi eravamo amici, quindi eravamo un gruppo e uscivamo... Se non ti vedevo ti chiamavo... la cosa di cercarsi mancava e mi sembra che manchi adesso anche nel mondo adulto... Adesso ho 30 anni, sono tornata in Val di Sole, con una serenità di fondo 230 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 6 molto più marcata di quella di 15 anni fa, comunque la socialità la devi ricercare... non è così scontato, assolutamente... io abito qua, ho un compagno e convivo, con lui faccio delle cose e faccio delle cose anche con altre persone ma è molto faticoso... Sono qui da un anno e mezzo ma è difficile ricevere una telefonata da qualcuno che non sia P o L e che ti invitino a cena... Io mi chiedo cosa fanno... c’è una pigrizia... e di contro l’unico modo per vedersi è il bar... il bar e tutte le casualità che ti capitano al bar... “mi è nato un figlio”, “festeggiamo le partite dell’Inter”... ogni scusa è sempre buona e via... Lì avvengono anche tutte le discussioni, gli scambi anche culturali, avvengono lì... che va bene... [Intervista 5] Le aggregazioni fortuite. Adesso è difficile trovare gruppi di amici, sono accozzaglie di persone. È molto difficile che accozzaglie di persone si mettano d’accordo: “questa sera andiamo tutti a Cles”. Vai al R.R. e lì ti incontri con tutti, è più facile, i gruppetti si muovono se c’è un gruppo, se c’è qualcosa, in due o tre è difficile che vadano giù al P., a fare cosa? Non so perchè adesso non si formano più gruppi. Ci si trova sempre al bar, ma gente di tutti i tipi. Ai miei tempi invece c’erano due gruppi quello di M che era un gruppo molto unito, erano 6 ragazzi di tutti i ceti sociali ma che avevano trovato degli interessi comuni, guardare VHS, suonare... Io, invece, giravo con gente due anni più vecchia di me. Avevamo altri interessi, che erano appunto quello dello snowboard. C’erano due compagnie stabili. Noi ci ritrovavamo sotto il T., mentre gli altri sotto il Comune. Adesso non vedo più compagnie. Non so il perché. […] In Valle di Sole adesso tra i più giovani è difficile. Ci si trova al bar in modo molto più casuale. [Intervista 6] 231 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 I gruppi, le compagnie e le bande Dalla osservazione della consistenza e della dislocazione geografica delle aggregazioni di giovani, nonché dai racconti dei loro componenti, emergono delle articolazioni che possono essere tipizzate come segue. 7.1. Il gruppo Intendiamo con gruppi degli agglomerati assai occasionali di amici legati in modo del tutto informale, se non addirittura effimero, costituiti da un numero ristretto di individui (fino a 6-7). Tali gruppi, ovviamente presenti ovunque, prevalgono (fino a monopolizzare la situazione) in bassa Valle di Non, zona rimasta prevalentemente agricola e non eccessivamente toccata da processi di industrializzazione. I gruppi di paese. Quando esco il pomeriggio vado in giro con le persone di Denno... quando invece sono a scuola mi trovo con i compagni della mia classe o con altri di Denno. Non c’è un gruppo fisso. (1) La maggior parte del tempo siamo in quattro: io, lui e altri due... (4) Ci sono dei gruppi che però cerco di evitare, poiché le persone che ne fanno parte non sono simili a me, quindi vado con loro... (1) Io mi trovo con le solite cinque o sei amiche […] (2) [Gruppo 2] Noi siamo sempre andati in giro come gruppo del paese, però andavamo tutti a scuola a Cles, quindi andavamo più volentieri verso Cles... (1) Poi cresci e cerchi di andare più lontano possibile... però i mezzi sono sempre quelli... Io alle medie giravo con loro. (2) […] Il problema principale sono i trasporti quindi è naturale che si faccia gruppo con quelli del proprio paese... (1) [Intervista 3] 233 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 Gli amici del paese. Io non posso trovarmi con le mie compagne di classe perché sono tutte della Valle di Sole, sono tutte lontane e quindi per problemi di trasporto... io ho una coetanea al mio paese, mi trovo con lei, però non ho proprio un gruppo di amici... (5) [Gruppo 2] I gruppi di teppistelli. Anche sulle corriere, quando si scende ci sono sempre questi gruppi... secondo me le corriere le devono cambiare tutti gli anni perché arrivano alla fine che perdono i pezzi. (4) […] Sì, c’è l’aria condizionata sulle corriere, poi tirano giù i coperchi e i fili... (3) Ce ne sono diversi gruppi di teppisti... (2) Un po’ come le “gang americane”. (1) Un ghetto sarebbe meno pericoloso che andare in corriera. Se vai un posto più indietro di quello che loro ti assegnano, iniziano... ad esempio c’è la porta, se anziché metterti dove ti dicono loro, vai più indietro... è come se quello fosse territorio loro... se ti va bene ti dicono solo parolacce e ti mandano via. (4) [Gruppo 2] 7.2. La compagnia Chiamiamo invece compagnie, insiemi di coetanei “amici”, che si caratterizzano, rispetto ai gruppi per la loro maggiore “solidarietà” (e quindi l’attitudine e una certa regolarità a frequentarsi); presentano inoltre una sorta di “stanzialità” che può significare anche l’elezione di un luogo privilegiato di incontro e un qualche grado di controllo del territorio e della sua fruizione. Da un certo punto di vista, diversamente (come vedremo) dalla banda, ripropone lo schema antico della territorialità agricolo-pastorale montana: ogni entità gestisce e controlla stabilmente una porzione dello spazio d’esistenza. I meccanismi di integrazione alla compagnia sono molto rigidi e in chiave severamente maschilista; le ragazze vengono “accettate” per vincoli di parentela o di amicizie incrociate. Emerge una certa attenzione alla uni-forma, anche se non così decisiva come lo sarà nel caso delle bande. Qui l’abitudine alla frequentazione di locali stabili può accompagnarsi ad esempio all’uso di magliette: distinzione necessaria per il controllo degli avventori. Sono costituite da un numero già più elevato di componenti (diciamo tra 6 e 20). Queste compagnie sono molto frequenti in alta Valle di Sole e in Val di Fiemme; in zone cioè già in stretto rapporto con strutture industriali, ma soprattutto con un fenomeno derivato dalla urbanizzazione come il turismo di massa. 234 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 Tuttavia le compagnie, sembrano piuttosto forme di resistenza di socialità tradizionale a quelle dinamiche di modernizzazione; così come potremmo dire che i gruppi sono forme di acquiescente imitazione del passato. La composizione della compagnia. Io preferirei andare via, per la compagnia... cioè anche qui ho la mia compagnia ma preferisco l’altra... quando andiamo in giro qua si parla di calcio tutta la sera, invece in Valle di Ledro hanno interessi diversi... (5) La maggior parte delle compagnie sono formate per interesse, io preferisco andare in giro con i miei amici del basket, se vado con quelli che giocano a calcio non mi diverto molto... (1) Se tutti parlano di qualcosa di cui non te ne frega niente... (6) Le compagnie di solito sono miste... (1) Noi invece siamo quasi tutte ragazze... per esempio nella mia compagnia io e una mia amica abbiamo lo scooter, le altre invece non ce l’hanno e non hanno il patentino quindi non andiamo neanche in giro... solitamente andiamo al M. (2) [Gruppo 8] La compagnia di paese. Nella compagnia c’era gente di Vigo, di Toss e dei Masi... Vigo di Ton è uno di quei paesi, un po’ come Sporminore ma meno, che devi venirci apposta... Per questo siamo un paese, ed è sempre stato così, molto unito. Se andavamo a Mezzolombardo si andava con la compagnia di Vigo, se c’era un’altra compagnia di Vigo allora ci aggregavamo a quella... A differenza magari di altri paesi dove c’era una convivialità diversa, più compagnie, i paesi vicini... qui invece no, è sempre stato così e lo è anche tuttora... [Intervista 1] L’identificazione della compagnia con un luogo. Qui ad Arco ci trovavamo al “parchetto”... era un parco lungo la ciclabile, dove ci si trovava, si fumava la prima sigaretta, si stava in compagnia, si facevano due chiacchiere... Anche adesso noi ci troviamo tre ore qui fuori al freddo, ci troviamo sempre qui e alla fine scegliamo sempre il nostro bar e se non si rimane qui, si va a Riva al solito bar... [Intervista 13] Il locale di una compagnia. La sala ha funzionato per un gruppo di persone... si sa che nei paesi si formano dei gruppi in base all’età o a delle preferenze musicali... Il nostro gruppo, eravamo in 7 o 8, più qualche curioso occasionale... lo occupava praticamente sempre... finivamo la scuola e andavamo lì a giocare a calcetto, guardavamo dei film... ci passavamo il tempo... [Intervista 7] 235 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 La compagnia stanziale. Sui 15, 16 anni, un po’ seguendo l’onda dei nostri fratelli più grandi anche noi volevamo avere un posto nostro e a Vigo di Ton c’era una di queste taverne... ce n’erano tre o quattro in base alle compagnie... era l’ex Arci, da noi ribattezzata Arci, anche se non aveva niente a che fare con l’associazione... Era l’ex bar L., era in mezzo al paese, era il bar gestito da mia zia G. Sopra era un bar e sotto era stato trasformato in taverna, avevamo fatto una postazione Dj di legno, con il parabrezza di una Seicento, con tanto di spese dell’uno o dell’altro, stereo, i vari dischi, mixer per le luci... questo era stato fatto dalle generazioni precedenti... Noi l’abbiamo ripreso, sia come locale, sia come tipo di divertimento... perciò era ritrovarsi, avere a disposizione uno spazio il sabato e la domenica. Si iniziava ad avere qualche serata più libera, ci si ritrovava al bar di Vigo di Ton, che era il ritrovo, come tutti i paesi... un posto caldo, un posto dove c’era gente, poi rimanevamo lì, ordinavamo da bere, birra, una, due, tre, in compagnia e poi ci trasferivamo in questo posto dove eravamo un po’ più liberi di fare tutto quello che volevamo... non è che si facesse chissà cosa, però ci scappava... ti compravi la tua cassa di birra, andavi lì, chiacchieravi, ballavi, fumavi le tue prime sigarette... (silenzio) ... le prime canne […] [Intervista 1] Il “posto” della compagnia. […] poi invece a Predazzo ci si è organizzati da molto tempo con le taverne... Uno ha una tavernetta a casa e là si ritrova la compagnia, un po’ come qua, solo che qua il luogo è del comune e quindi dobbiamo... Là invece la taverna è privata, i ragazzi fanno i cavoli loro... Qua invece abbiamo assunto anche rispetto al paese un ruolo di associazione, non si sa se culturale, giovanile o “sbevazzona”... A Predazzo ci si ritrova molto tra giovani, il fatto di spostarsi nei locali non è molto... Poi a Panchià c’è una baracca uguale a questa... (1) ... si ritrovano da un anno, neanche... (2) Noi siamo gli unici a rivestire il ruolo di associazione, però sono molti nella zona che hanno il posto per ritrovarsi... (1) [Intervista 11] Le taverne come spazio della compagnia. A Predazzo quante taverne ci sono grandi? Quella giù del B, la taverna A, che il prossimo anno festeggia il decennale... ... quelli sì, fanno le magliette, hanno il sito... Sono come un’associazione culturale... La baracca di Ziano invece è un’associazione culturale... (3) 236 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 Questa sono ragazzi sopra i 20, poi la M ma non è tanto che c’è... ... e questi fanno i gemellaggi con Ziano... Poi tutte quelle sotto la stazione, dove danno dei locali in affitto... In tutte le taverne saranno 10 o 15. Magari ci sono quelle più isolate come la nostra... [Intervista 10] I meccanismi di selezione. Al “Casel” hanno fatto un “gruppo giovani”, diciamo un po’ scelto... (5) ... doveva essere il “gruppo giovani” della parrocchia, era nato così... (4) ... però hanno scelto loro, potevano andare tutti, ma tutti quelli che avevano scelto... (5) Sono partiti dai ragazzi più grandi e hanno detto: tu vieni, tu vieni, tu vieni; tu no, tu no, tu no... (4) [Gruppo 4] I meccanismi di accesso. Vai se sei invitato... Oppure tramite la morosa di... Le amiche delle morose... [Intervista 10] La gestione delle risorse. Solitamente quando le organizziamo con il gruppo giovani ci troviamo, decidiamo di fare una festa, facciamo la pasta, invitiamo qualcuno, poi il numero dobbiamo quasi sempre saperlo, non possiamo preparare per 5, essere in dieci e metterci le dita negli occhi... ci troviamo tutti e diciamo: “invita un tuo amico” ecc. Normalmente più o meno siamo una ventina... possono venire tutti... abbiamo sempre da bere Coca Cola o aranciata... poi non è che uno può venire e dire: “entro e bevo gratis”, anche perché, sì, non è che quelli che vengono pagano... però se vieni sempre allora entri nel gruppo e quando organizziamo le feste metti qualcosa anche tu... perché le feste le organizziamo che: “io porto questo, tu porti quello”, oppure facciamo una colletta e andiamo a comprare quello che serve... (1) [Gruppo 3] Il controllo delle risorse. […] le ragazze seguono la compagnia maschile... c’è un nucleo, la morosa, come era per lei quando veniva a Vigo, segue la compagnia di Vigo, si andava al bar e si facevano le stesse cose insieme, tutti quanti, si andava in discoteca o in qualche locale... perciò sempre e comunque tutti insieme... e anche le ragazze facevano tutte le stesse cose. Evidentemente i maschi erano la parte trainante, perché da sole non si ritrovavano al bar... [Intervista 1] 237 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 Il controllo e lo sfruttamento delle risorse. C’è una minima parte di ragazze. (2) Purtroppo è vero, saranno 5 su 20... sono ragazze del paese che sono diventate le morose... fino a poco tempo fa erano le morose di tutti... siamo in 20 di cui 5 ragazze, il sabato sera... vanno con tutti... (1) [Intervista 11] Il controllo del territorio. Sì, perché quelli di Tuenno come quelli di Vigo girano tutti in gruppo, noi giriamo in due o tre, cosa vuoi fare... quando invece ci sono questi gruppi di venti o trenta persone... (1) Sono i “grupponi” che di solito provocano queste risse... a Tuenno sono molto uniti, si sentono anche i più “fighi”... (3) […] Si creano sempre dei gruppi dei paesi che si chiudono un po’... poi il motivo di queste risse sono le cose più stupide, una spinta, guardi la tipa di un altro... (3) [Intervista 3] Il mimetismo. È molto importante come vai vestito... bisognava stare attenti a cosa ci si metteva, se per esempio si andava al M. ... perché se ti guardano male... Se non vai vestito in un certo modo sei un po’ sfigato... magari hai un bel vestito, però è di un altro stile che loro non conoscono e ti guardano male, fai la figura di quello che non è capace di vestirsi... Per esempio quando tornavo da Trento o da Verona e mi mettevo i vestiti che usavo giù e mi sembrava di essere elegante, arrivavo su e vedevo che mi guardavano un po’ strano, oppure notavo che tutti avevano un determinato paio di pantaloni che si usavano solo lì... tutti giravano uguali... Le magliette sintetiche, le scarpe da ginnastica... sullo sportivo che costa tanto. Non è questione di vestirsi bene o male il problema è non essere diverso dagli altri... non c’è nessuno che veste diversamente e si sente fiero di essere diverso... anche le ragazze vanno in bagno a sistemarsi... perché devono sentirsi protetti, uguali o comunque devono stare attenti a non fare cose diverse perché vengono guardati... [Intervista 9] 7.3. Le bande Le bande appaiono anzitutto come le aggregazioni più numerose e perciò stesso meno esclusive nei confronti di nuove acquisizioni; l’appartenenza è codificata da elementi esteriori come l’abbigliamento, i generi musicali, l’uso di questa o quella sostanza. Il controllo del territorio si effettua in modo più specificatamente 238 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 formale con la gestione di luoghi di ritrovo; la vicinanza con il cosiddetto neotribalismo urbano è evidenziata anche da una certa aggressività e da una certa violenza che evidenziano una sorta di “imperialismo territoriale” che travalica la sfera prettamente simbolica dei due tipi di aggregazione precedentemente analizzati. Queste ultime formazioni sono reperibili soprattutto e in numero significativo nella zona dell’Alto Garda e, sia pure in forma embrionale, in Val di Fiemme. Le bande della zona. […] loro mi hanno insegnato che c’erano gli “sballoni” che erano quelli che fumavano le “canne”, che si vestivano in un certo modo ... e poi c’erano i “ghebber” che invece sono quelli che di solito si fanno le pasticche... e che qua non dovevano venire assolutamente... dicevano quelli più grandi: “tanto loro non ci verrebbero mai perché ci siamo noi, e poi comunque noi non li vogliamo perchè sono di un certo tipo”... Io ho sempre cercato di essere aperta a tutto... perché il centro è di tutti, però è vero che quando ci sono determinati gruppi è più facile che altri gruppi non arrivino qua... perché lo considerano in un certo modo... perché quello è il centro degli “sballoni” e dei “cannaioli”, questo è il centro di ... e non è il centro per noi. […] Poi per esempio i “rapper” e gli “sporchini” sono amici... invece i “ghebber” no... [Intervista 12] Le diverse bande e le loro connotazioni. Ci sono i “fattoni”, i “bragonzi” o “rapper”... (3) C’è proprio una distinzione, ci sono gli “sporchini”, si vestono un po’ trasandati, la pulizia non è il massimo nella vita. Sono simpatici... hanno i capelli rasta, girano spesso con un animaletto e allora se continuano così diventa un scelta di vita e allora diventano... (1) ... Punk-a-bestia... (3) Noi diciamo che sono sempre fuori, in realtà non è vero, sono più spontanei, sono più socievoli, hanno una marcia in più... come difetto hanno che fanno grande consumo di droghe leggere... (1) ... anche di alcol... poi secondo me come difetto hanno che bevono tantissimo e spesso provocano risse... (3) Quelli che conosco io sono pacifisti... sono tranquilli si fanno i fatti loro... però se vengono provocati... Poi ci sono i “ghebber” ... è una fascia da proteggere... vanno in discoteca molto presto... i genitori li lasciano... fanno utilizzo di stupefacenti, pastiglie... (1) Poi si distinguono per la pettinatura... rasati a zero... (1) ... si mettono giubbotti in pelle... (3) ... da quella fascia lì poi si spostano, diventano “fighetti” oppure tengono il pensiero politico e diventano dei fascisti... (1) […] 239 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 Adesso diciamo che i ragazzi di 14 o 15 anni si possono definire tra “rapper” o niente... (1) ... sono tutti uguali... (3) I maschi ma anche le ragazze usano braghe larghe, magari le ragazze braghe larghe e canottiera aderente sopra che sta molto bene il contrasto... i ragazzi tutti larghi... Poi c’è qualche “ghebber” ma pochi... Un’influenza qui della zona dei maschi tra i 14 e i 16 anni è di tifare per una squadra di calcio... che è il Verona, che è qua vicino... beh adesso un po’ meno perché è in B... Verona, di destra... erano tutti piccoli passaggi che ti portavano da quella parte... (1) Fino a qualche anno fa c’erano anche i ristoranti da non frequentare per alcuni... (3) Anche adesso, vengono su quelli della lega di Verona... se vuoi fare il cameriere non devi essere di colore, capelli corti... (1) [Intervista 13] Le risse tra bande. C’era un bel gruppo quella sera... la cosa che mi ha stupito è che c’erano i “ghebber” di Riva, quelli di Arco e anche quelli del centro, marocchini, ecc. C’erano due tipi che dovevano litigare, già progettato, per la ragazza di uno dei due... in pratica quei due dovevano scazzottarsi, ma due pugni e finiva lì la storia... poi... tipo fiaccolata, tutti che si spostavano come le bisce, siamo andati in una viuzza di Arco dove non c’era nessuno... erano due ragazzi uno di Riva e uno di Arco... c’era il cerchio di persone che guardavano... un albanese... in pratica erano sotto casa sua, era lì... e dice: “potete smetterla di scazzottarvi sotto casa mia?” Poi è intervenuto uno di Riva e l’ha picchiato a sangue... aveva la maglietta strappata... e la mia amica non se ne voleva andare […] ... e non è finita lì perché c’è stata subito la vendetta degli albanesi, che sono andati a Varone... sono stati arrestati perché quelli di Riva sono stati furbi e hanno chiamato la polizia, sono stati arrestati e sono stati in carcere e adesso non è dimenticata la storia... ce l’hanno in mente... Qui c’è il gruppo degli albanesi che è ad Arco, il gruppo dei “ghebber” che è a Riva... (4) [Gruppo 7] Le bande e la violenza per il controllo del territorio e delle risorse. Ci sono spesso risse... (3) Sì, gli albanesi girano sempre in gruppo... hanno un’unità di gruppo fortissima, non puoi neanche toccare uno di loro ... (1) ... che sei già per terra, morto... (3) ... tipo la mafia... (1) ... e non è bello... sì, loro vanno in giro in banda... (3) 240 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 7 ... mentre gli altri vanno in giro a gruppi... e a volte ci si unisce per scacciare il male comune. Una volta era successo che avevano fatto a botte vicino al C., le avevano prese gli italiani... questi però avevano degli amici, hanno fatto un giro di telefonate, sono andati a cercarli, avevano le mazze nel baule della macchina, sono andati a prenderli, li hanno caricati di botte e spediti all’ospedale... (1) Sono sempre gli sguardi o gli sguardi sulle ragazze... oppure qualche apprezzamento pesante... loro sulla tua ragazza possono dire quello che vogliono... tu non puoi dire niente oppure puoi ma ne paghi le conseguenze... Poi lo sguardo... è un gioco di sguardi... [Interviste 13] La differenza tra la città e le valli. Noto che a Trento ad esempio una cosa a cui si dà importanza nelle compagnie è l’avere un proprio stile, tipo ci sono quelli di Piazza Italia che sono i B-Boy che vanno a ballare in piazza Italia e io ho girato anche con loro ed è difficile che bevano perché hanno proprio questa cosa del ballare, di far vedere che sono bravi. Poi ci sono quelli di piazza Erbe, che invece sono i “fighetti”, che si vestono tutti “firmatini”, all’ultima moda e vanno in discoteca. Oppure non so, ci sono i punk, ma non ce ne sono tanti a Trento. Mentre su della moda non gliene frega a nessuno, ma per sentirsi più fighi, devono bere. [Intervista 14] Si potrebbe avanzare come ipotesi dinamica: gruppi, compagnie, bande si presenterebbero come forme di aggregazione gradualmente inserite nei processi di modernizzazione. Da una certa continuità con il passato, a una certa resistenza al presente, sino a una certa sua accettazione in un adattamento più o meno consapevole. 241 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 L’alta e la bassa stagione La percezione di forti differenze di condizioni d’esistenza in presenza o assenza dei turisti (detti “scavalcaorti” o “frescheri”) si articola, nelle interviste, con l’evidenziare una serie di elementi. 8.1. L’effetto rianimazione L’arrivo dei turisti sembra alleviare o addirittura eliminare quei fattori negativi dell’ambiente nativo che abbiamo estrapolato al cap. 6. Ovvero: la rarefazione si trasforma in affollamento; la banalità in eccezionalità e sorpresa; il tempo fermo sembra rimettersi in moto in numerose e continue storie individuali e collettive impreviste; il non-luogo si trasforma in un seguito di paradisi apprezzati dai vacanzieri ma fruiti anche dai locali; la stessa insularità viene meno grazie ai traffici che si ingenerano più o meno effimeri; la casualità diviene regola diuturna. La differenza tra alta e bassa stagione. Più che altro tra stagione e fuori stagione... (6) L’estate nel mio comune fanno un opuscolo sul quale ci sono molte manifestazioni di ballo, la sagra, qualche spettacolo, invece l’inverno... adesso fanno le mostre di presepi... dicembre, gennaio... (5) L’estate ci sono anche i turisti, puoi conoscere nuova gente... puoi invitare degli amici che non sono di qua con la scusa delle vacanze... (4) ... puoi stare alzato di più... (1) ... come noi, quelli del nostro gruppo, poi l’estate si aggiungono tutti quelli che solitamente vengono tutti gli anni e che conosciamo da quattro o cinque anni... vengono su tutte le volte, quindi stanno con noi... (2) La differenza, secondo me, non è tra estate e inverno ma tra alta e bassa stagione. Ad esempio, dove andavo sempre quest’inverno, al R.R., che è un pub, finché c’era aperta la stagione sciistica c’era gente da tutto... ormai io e la mia amica avevamo la pista degli stranieri, avevamo trovato i belgi, 243 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 i tedeschi, gli olandesi, tutti... infatti ho passato tutto l’inverno a parlare inglese, perché appunto avevamo conosciuto... fuori stagione è morta. […] (6) [Gruppo 4] Il tempo si rimette in moto. Le ondate di turismo forse danno la sensazione che riparta il tempo... (2) Sì, sì, sicuramente... (4) Secondo me il turismo è come quando da bambini arriva il circo o la giostra in paese... arriva il caos, arrivano le macchine, poi non è un evento entusiasmante... (1) Poi ognuno sta per conto proprio, però... Però, vai al T. ed è pieno, vai ovunque e trovi gente e anche tu con la tua compagnia ti diverti... (2) Sì, un po’ si ravviva l’ambiente, a me fa piacere, sotto le feste di Natale si arriva a Cogolo e si vedono le luci... [Intervista 7] L’euforia. ... che invade abitanti e turisti, che invece poi scema nei periodi di bassa stagione... Vabbè che ultimamente arrivano anche tanti vecchi... (5) È sempre pieno di vecchi, l’estate è una cosa pazzesca... però c’è anche più giro, cioè c’è più giro di tutto. (4) È che l’estate tra i giovani va più il mare, quindi in montagna ci sono solo famiglie... (6) ... ci sono quei gruppi di giovani... ... sì, due, tre ragazzi, tantissimi vecchi... D’estate ovunque vai trovi gente, vai in piscina trovi gente, vai... (4) È perché l’estate fanno più feste, ogni sabato o domenica c’è una festa, c’è sempre festa... tipo a S. Anna c’è festa... (5) Fanno il tendone a Masi, poi a Canazei, poi c’è S. Giacomo, che è il patrono di Predazzo e fanno il mercatino... trovi sempre qualcosa da fare, subito... (2) [Gruppo 6] Sentirsi in vacanza senza esserlo. Quando arriva l’estate si sente aria di vacanza anche se comunque non si è in ferie. Anche se non sono in vacanza, io mi sento in vacanza. (1) Sì, a vedere più gente ti viene più voglia di uscire... (5) [Gruppo 7] La gente nuova. Ad ogni modo a me il periodo turistico piace... (2) Anche a me piace molto, la nostra economia è basata sul turismo quindi se 244 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 non ci piacesse... ad ogni modo mi sembra una cosa positiva... Uscire la sera e vedere gente... per il gruppo, anche se non è molto integrato, vedere altra gente... è bello, vedere che al parco non si è più solo i soliti, ma ci sono anche degli altri, è bello... [Intervista 7] I paesi si rianimano. Ci sono molti locali... appunto perché ci sono i turisti. Si aspetta la stagione invernale per andare su perché aprono le birrerie e ci si diverte... oppure in tanti si trovano nelle “voliere”... a bere sostanzialmente giù dalle piste... anche chi non scia... per esempio io non so sciare però alle 4 di pomeriggio della domenica vado in “voliera” e c’è lì il mondo […] Il paesaggio è completamente diverso […] per esempio a Cavalese, se il 24 di dicembre vuoi attraversare il paese in macchina ci metti tre quarti d’ora perché c’è moltissimo traffico, perché non trovi posteggio... Cavalese sembra una piccola via Mazzini di Verona perchè mettono tutti i negozi fighi anche se è un paesetto... [Intervista 9] L’affollamento. Canazei avrà 1.200 abitanti, Campitello ne fa 700 e in alta stagione arriva a 5.000; Campitello passa da 700 a 5.000... ci saranno una quarantina di alberghi... (6) A Moena ce ne saranno il triplo... In Val di Fassa quasi ogni paese subisce questa moltiplicazione... è una cosa bestiale... (6) D’estate i bar chiudono all’una di notte, adesso alle dieci e mezza chiude tutto... (4) Sì, però qui non c’è lo sbalzo che c’è in Val di Fassa di turisti... (2) A Predazzo c’è tanta gente, ci saranno circa sui 4.300 abitanti e con i turisti si arriva a 6.000 neanche... è solo la Val di Fassa che ha questo sbalzo... ha praticamente solo alberghi la Val di Fassa... [Gruppo 6] L’atmosfera di novità. Cambia abbastanza... Noi abbiamo fatto amicizia con molti turisti... con il fatto che abbiamo il posto qua i turisti fanno parte della compagnia nei 10 o 15 giorni di vacanza... quindi in estate o anche in inverno c’è molto più movimento anche qui dentro, anche in paese, si vede che c’è movimento... Anche se il turismo di qua è prevalentemente di grandi, sopra i 50 anni, ci sono alcuni giovani che magari hanno la casa e ritornano... tra questi abbiamo delle amicizie, quindi c’è molto più movimento, si gira di più... ci sono rapporti anche con altre persone... In bassa stagione invece la valle è morta, ci si annoia e basta... si vede che tutto è più triste... quando arrivano i turisti in qualche modo ci si diverte 245 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 di più, perché c’è più gente in giro. Siccome con questi ci si vede meno allora quando arrivano c’è più festa, c’è proprio l’atmosfera di novità e di divertimento. Quando siamo qua è tutto più calmo. [Intervista 11] La caccia. Ma guarda che per i ragazzi è bello... arrivano le donnine... (3) Quando ero piccolo, rimanevo a Torbole e la sera andavamo nei campeggi a cercare le olandesi e le tedesche... era un altro modo per rapportarsi ad un’altra cultura... non andavamo a cercare la Gianna che abitava vicino a casa mia, andavamo a cercare queste tedesche, che idealizzavamo... poi sentivamo quelli più grandi... Si entrava nei campeggi... cercavamo di non farci scoprire... anche perché il campeggiatore ci conosce, se ci vedeva ci mandava fuori... non è che facevamo sempre la corte, parlavamo... mettevamo in pratica la lingua che studiavamo a scuola... poi ci mettevamo d’accordo per trovarci in spiaggia il giorno dopo... si chiacchierava così... poi magari nascevano anche delle belle amicizie... Adesso invece siamo un po’ più distaccati... è un fenomeno più giovanile andare a provarci con le tedesche... Anche qua si andava al campeggio, poi lì vicino c’era la piscina e quindi si passava dall’uno all’altro... si andava a caccia di ragazzini carini, si vedeva dove andavano si seguivano... si chiedevano informazioni... tutto un giro... [Intervista 13] 8.2. Le vite parallele Ferma restando la percezione della “rianimazione esistenziale” dei luoghi, si avverte altrettanto chiaramente, che ad ogni modo i turisti ospiti e le culture che essi veicolano sono entità passeggere che non lasciano tracce durature poiché con loro non avviene mai una vera e propria osmosi né una qualsiasi forma di ibridazione di mentalità, di abitudini, ecc. Traspare a questo proposito la diversità dei rapporti con i “turisti storici” (abituali, perché ad esempio proprietari di abitazione o abitué di una qualche struttura d’accoglienza) e i turisti del tutto saltuari, con i quali si possono avere al massimo dei contatti occasionali ed effimeri. Nei due casi tuttavia l’impermeabilità della cultura ospitante appare come un dato di fatto assolutamente incontrovertibile. L’indifferenza per i turisti. A me d’inverno non piace... non c’è nessuno... d’estate c’è più allegria... (5) Per me non cambia niente... se ci sono bene, se non ci sono fa lo stesso... (3) Magari l’estate puoi fare più conoscenze, per esempio quest’estate ho co246 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 nosciuto un ragazzo di Bolzano venuto qui in vacanza, abbiamo giocato a basket... (2) […] Non ho amici turisti... per una sera al massimo... non rimane mai nessuno a lungo e che sia un amico, se capita di conoscere qualcuno una sera è per una sera o per il periodo di vacanze... non che resti un’amica che ogni anno... (5) È difficile che un turista resti tre mesi in vacanza... (1) No, ma nel senso che non torna ogni anno, non è un amico alla fine... rimane quella settimana o quei quindici giorni... (5) [Gruppo 7] I gruppi separati. A parte quei turisti che vengono ogni anno, che quindi si integrano nelle compagnie, altrimenti ci sono gruppi separati, quelli del posto, del paese e i turisti... Ce ne sono pochi che cercano di avvicinarsi a noi e neanche noi facciamo grandi sforzi per avvicinarci a loro... (4) [Intervista 7] La barriera linguistica. No, perché i rapporti con i turisti sono veramente limitati. Limitati al massimo. Ho il ragazzo a Bologna da un anno, l’ho portato su in Val di Sole perché ho piacere che conosca i miei amici e tutto. È stato un po’ imbarazzante. Io, un mio amico e il mio ragazzo tutto “ok”, si parlava in italiano. Quando però c’erano più persone che tra loro parlavano in dialetto, il mio ragazzo non capiva niente. Non capiva. Dieci persone abituate a parlare dialetto, se anche c’è una persona estranea è molto difficile che riescano a sforzarsi. Questo, secondo me, crea una notevole barriera, un notevole indice di chiusura nei confronti dei turisti. Io ho avuto molti ragazzi da via e mi rendevo conto ogni volta che portarli su era un problema. Non voglio fare la snob cittadina ma molti miei amici, con cui vado d’accordo e che adoro, non vanno mai al mare perché d’estate fanno i lavori stagionali e d’inverno pure. È difficile che siano usciti dal Trentino se non per eventi rarissimi. Un turista milanese che viene in vacanza in Val di Sole sta con i turisti, non sta con gli abitanti del luogo. Gli unici turisti che stanno con la gente del luogo sono proprio i turisti storici, quelli che tutte le estati vengono su perché hanno i nonni. Anzi molto spesso il turismo ti spinge a muoverti meno, perchè dici: ma che palle devo andare al R.R. con tutti i turisti, non conosco nessuno. Allora preferisci startene a Pellizzano, così... non si dice: “ah che bello c’è gente nuova, conosco qualcuno!”... non funziona così. [Intervista 6] L’isolamento dei turisti. A questo proposito mi viene in mente che fino a 3 o 4 anni fa a Predazzo arrivava la Roma in ritiro. La gente del paese si 247 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 lamentava perché arrivavano questi a fare casino... Significa che non si rendevano neanche conto della quantità di gente che arrivava grazie alla squadra di calcio... Va bene essere chiusi ma almeno vedere il lato pratico delle cose... non va mai bene niente... non c’è turismo e ti lamenti, arriva il turismo e ti lamenti ... (1) Ci sono turisti che noi conosciamo da 5 o 6 anni... lo scorso anno per esempio è arrivata una compagnia di romani, erano qua di fronte, al bar, tempo zero e abbiamo fatto amicizia... Loro sono stati contenti, entusiasti, venivano anche il pomeriggio per stare con noi, era l’unica cosa che potevano fare... Questi venivano qua da 10 anni e non avevano mai conosciuto nessuno, non facevamo niente... (1) [Intervista 11] Un modello irraggiungibile. Il contatto con le persone che venivano in vacanza era lontano, queste persone erano qualcosa a cui tendevo magari come modello... ma che vivendo questa quotidianità era inafferrabile. [Intervista 5] Il complesso di inferiorità. Principalmente per i ragazzi. Di solito inseguono solo le turiste storiche. Vengono molti gruppi da fuori, per esempio polacchi che rimangono una settimana. Un ragazzo che ha vent’anni, è single... con una polacca che è in vacanza per una settimana può essere divertente, conoscerla, farci un ballo, passarci una serata assieme, ... no perchè è faticoso, perché ... perché mette in luce i tuoi limiti, mette in luce il fatto che non sai parlare l’italiano, mette in luce il fatto che non sai nemmeno dove si trova la Polonia. [Intervista 6] Lo sport occasionale. Io personalmente non l’ho mai fatto. È quasi esclusivamente per turisti. Anche perché costa molto. Ti capita a volte di essere al Centro Rafting e che il padrone ti dica che avanza un posto, ma un gruppo di ragazzi di su non spende 45 euro per mezz’ora di discesa. Poi non è uno sport che ti dà soddisfazione. Lo fai una volta, hai la visione della Valle di Sole dall’acqua però finisce lì. Non è che puoi dire mi impegno perché mi può dare qualcosa. Non dà molto. [Intervista 6] 8.3. I paesi fantasma Una delle sensazioni più drammatiche e più “dolorose” raccolte nelle interviste è il passaggio dal tutto pieno al tutto vuoto. Durante l’alta stagione i paesi e le 248 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 cittadine sono “gonfiati” all’inverosimile di abitanti “posticci”. In bassa stagione quei paesi e quelle cittadine si svuotano, ma mantengono strutture d’accoglienza, spesso mastodontiche, deserte come carcasse morte. I paesi abbandonati. In Val di Fassa poi fuori stagione è bruttissimo... (5) ... non c’è nessuno, ci sono quattro gatti... Durante la stagione è bello in Val di Fassa perché veramente c’è tanta gente, però fuori stagione è desolante... (2) ... si può fare tutto quando non c’è gente, puoi fare casino nessuno dice niente... (3) Io ci vivo in Val di Fassa, ma... i paesi sembrano grandissimi... sono tutti alberghi... fuori stagione ci sono quelle quattro case abitate... è squallido... i negozi tutti chiusi, una schifezza... (6) Infatti, d’inverno, alle dieci di sera, con la nebbia, gli alberi spogli, sembra una città di fantasmi... un po’ di paura ti viene... (3) È un po’ come se fossero paesi abbandonati... in bassa stagione è così... (6) […] Se passi per un paese della Val di Fassa vedi tutti alberghi, residence, appartamenti... ... pasticcerie, ristoranti, pizzerie... un albergo, poi dopo un altro albergo, ecc... (6) Infatti in stagione è bella la Valle di Fassa, fuori stagione invece non c’è nulla... (5) [Gruppo 6] Il paese dormitorio. Beh, in Val di Fassa a maggior ragione, non c’è niente a parte gli alberghi... una casa e un albergo, una casa e un albergo... tutti, se non hanno un albergo, lavorano in albergo, in Val di Fiemme anche, quasi, lì si vive con il turismo... In Valle di Fassa ci sono delle piste molto belle da discesa... da noi c’è il fondo di più, mentre da loro si fa più discesa... [Intervista 9] Il rispetto dell’ambiente. A me quello dà un po’ fastidio... vedere la spiaggia un letamaio mi dà fastidio... mentre d’inverno quando ci vado io è tranquilla... D’estate è pieno di gente, non lo vedi nemmeno il lago... ma la cosa che più mi dà fastidio è l’inciviltà... se hai una carta la metti nel bidone, non la butti per terra, non è compresa nel prezzo... Se io vado dalle loro parti, Alto Adige o Germania e butto per terra una carta mi arrivano dei “multoni”... poi quando loro vengono qui si dovrebbero comportare come a casa... Diciamo che il traffico e la sporcizia sono gli unici aspetti negativi... Io sono molto legata al mio territorio, non solo al paese... una delle preoc249 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 cupazioni che ci sono adesso è che distruggano tutto, stanno costruendo a raffica... la nostra bellezza sta nella natura […] A me questo mette un po’ di ansia... tra Arco e Riva adesso stanno costruendo come i dannati, sono impazziti... Arco è la città dell’aria... ma ultimamente non ce n’è più tanta... [Intervista 13] 8.4. La rivalità e la gelosia Una certa rivalità nei confronti dei turisti emerge con una qualche frequenza, anche se con aspetti assai diversi. Si nota infatti anzitutto che le istituzioni pubbliche, spesso criticate per la loro indifferenza alla esigenza che avrebbero i giovani di locali di ritrovo e di iniziative accattivanti, sono invece prodighe di attenzioni nei confronti dei forestieri. I turisti privilegiati. Quando ci sono i turisti, vengono privilegiati perché è aperto tutto... (4) Per dirla con parole più semplici, l’amministrazione... (5) ... per i turisti fa più che per il paese. (4) Basta guardare sulle piste: “giornata del turista”, “il turista gratis”, a quelli del posto invece gli fanno pagare cifre assurde... (6) [Gruppo 4] Il paese dei turisti. Ad ogni modo in Val di Sole c’è poco... Durante il periodo turistico cambiano sicuramente i divertimenti... ormai qui è tutto in funzione dei turisti, la gente del posto si adegua. Noi siamo ancora “alla buona”, riusciamo a divertirci con poco, basta andare in Val Piana, fare un falò, fare una grigliata... basta stare in compagnia... non c’è bisogno di andare in giro a ubriacarsi tutte le sere... (3) [Intervista 7] Tutto per i turisti. D’estate si fa più roba anche perchè per i turisti vengono organizzate... a parte le rievocazioni storiche... però anche divertimenti, perché giovani ce ne sono, soprattutto durante la stagione invernale, vanno negli appartamenti a farsi la settimana bianca e la sera spaccano in discoteca e la mattina vanno a sciare e quindi c’è più... [Intervista 9] Ciò che viene spesso avvertito come “occupazione”, “presa di possesso” dei propri territori da parte dei turisti, si esplica nelle limitazioni di libertà di fruizione di zone del paese, altrimenti vissute come proprietà di tutti. 250 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 Gli “scavalcaorti”. Noi li chiamiamo gli “scavalcaorti”... per loro è tutto uguale. (1) [Gruppo 3] Le limitazioni territoriali. Poi quando arrivano i turisti... che so, i residence hanno sempre dei prati. Ad esempio in primavera quando non ci sono ancora i turisti, giochiamo a calcio in quei prati... poi quando arrivano i turisti, sono privati, “dovete andare via, non avete il diritto di stare qua”... non si può più fare niente e anche questo ti rompe le scatole... io vivo qua, devo fare qualcosa... non posso mica stare a casa a guardare la TV... (3) [Gruppo 6] Le limitazioni temporali. Pessimi direi, io non li sopporto... Nemmeno io... sono una cosa incredibile... per esempio nel paese di Mazzin, c’è il riposino pomeridiano dalle 14 alle 16 perché ci sono i residence... noi invece andiamo sempre in giro... (3) ... mi viene da ridere a pensare al riposino... (6) ... passiamo vicino ad un residence parlando, vengono fuori questi in pigiama... “Fate silenzio, c’è gente che vuole dormire!”... Alle due di pomeriggio? Cosa dormi alle due di pomeriggio... (3) [Gruppo 6] La difficoltà nel reperire risorse. Certo il fatto che ci sia molta gente rende difficoltoso reperire cose e spazi che di solito invece sono facilmente reperibili come per esempio il campetto da calcio... Anche il nostro bar... noi vediamo il bar come il nostro bar... il fatto che sia pieno di gente è un problema... Questo è il mio bar, dove ho conosciuto lei, i miei amici ecc. (1) [Intervista 13] A questo si aggiunga la protervia di molti ospiti che sembrano avere acquisito il dominio sugli autoctoni stessi insieme con la prenotazione alberghiera. Il turista invadente. Più che altro, con i turisti, si litiga... (5) Soprattutto con quelli della bassa Italia. Arrivano, ti chiedono di spostarti... (1) Sono convinti che nel prezzo dell’albergo o dell’appartamento sia compreso tutto... (6) ... sì, tutto il paese. (2) Io lavoravo in questo negozio di foto, una turista un giorno è entrata dietro il bancone dicendo che voleva questo e quello, allora io le ho detto che doveva stare dall’altra parte del bancone e lei si è lamentata... (6) [Gruppo 4] 251 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 Il turista pretenzioso. […] effettivamente a volte vengono qua con delle pretese che sono un po’... sembra che sappiano tutto loro...anche solo nei parcheggi, vengono qui e pensano di trovare parcheggio... per esempio in una parte di Tesero ci sono dei parcheggi privati per quelli che abitano lì... arrivano i turisti e pretendono che il parcheggio sia loro perché sono qui ospiti ecc... se vieni in un posto devi anche accettare le regole di un luogo […] (2) [Gruppo 6] Il turista ignorante. A me danno fastidio ovunque... poi sono vecchi e ti stressano... io sono di Castello, allora arrivano turisti, mi è successo non una volta sola, ma tante volte che mi chiedessero “dov’è il castello”... “non c’è il castello”... “ma scusa, ho visto il cartello con scritto Castello”... “no, è il paese che si chiama Castello”... “sì, ma ci deve essere un castello”... (4) Sì, infatti... come a Lago di Tesero... si chiama Lago perché una volta l’Avisio formava una pozza... che però adesso non c’è più e ne hanno fatto uno artificiale... ogni volta che incontri un turista ti chiede: “dov’è il lago?”... “non c’è”... “ma come non c’è?” (2) Anche con i nomi fanno un casino... poi dipende dalla gente, ci sono persone altezzose, perché loro hanno i soldi, vengono e ti trattano a pesci in faccia... altri invece sono più alla mano...(6) [Gruppo 6] Il turista sbruffone. Quando io lavoravo all’E.R., c’erano tutti quei ragazzi che vengono da sempre, milanesi... sarà perché il posto richiamava gente giovane... (3) Poi quelli di Milano in particolare arrivano e “te la spiegano”, come se noi vivessimo sul monte... Arrivano qui, vogliono spiegarti come va la vita, come funziona il divertimento... (2) Sì, arrivano e vogliono insegnarti come si accende il fuoco... “tu vuoi insegnare a me come si accende il fuoco? A uno di Pellizzano!” Noi, anche quando eravamo un po’ più giovani si prendeva e si andava nel bosco, in Val Piana... adesso vedo che si fa sempre meno... (4) [Intervista 7] Il turista maleducato. Forse la differenza è proprio il turista che viene da fuori, te sviluppi un amore-odio verso questi villeggianti, è bello perché alcuni sono simpatici, però quando io cammino a Cavalese a Natale e ci sono questi qua che guardano in su, mi rompono le scatole... alla fine perché vengono lì e pretendono... tanti non sono come noi... molto spesso sono maleducati... Anche perché poi metà di quelli che vivono nella mia valle fa il cameriere e quindi vedi il villeggiante come quello a cui non va mai bene niente perché vuole che gli sbucci la mela, vuole chi gli porti l’aranciata... però almeno è divertente. [Intervista 9] 252 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 Il turista buffo e poco rispettoso. Sì, c’è anche un nome apposito per i turisti... “frescheri”, non si capisce perché, penso che sia perché la gente d’estate viene a cercare il fresco... (3) Ci sono delle mie compagne di classe che vengono dal sud Italia... loro sostengono che noi siamo molto chiusi verso l’esterno... forse è questo il motivo per cui si prendono un po’ in giro... (1) Beh quando si fermano e ti chiedono “dove si trova la Cattedrale”... (2) “La piazza Duomo?” (1) “Dov’è il centro?” (3) A me piace vedere gente in giro... (2) Io non sopporto per esempio che sparino petardi nel mio paese, che li sparino nel loro... a me fa un po’ schifo poi trovare tutte queste cose per terra... (3) Ma guarda che li sparano anche quelli di qui... (2) ... sì, sì, infatti, ma sgridavo anche quelli di qui... (3) A me piace vedere le persone che vanno in giro, tutte contente, con i bastoni da trekking... andare giù per le campagne, che si sentono... [Intervista 10] A volte l’uso degli spazi è demandato simbolicamente ad una gara che contrappone i ragazzi del paese ai ragazzi che vengono da lontano. Le sfide per gli spazi. Ci sono quelli che hanno la casa, o la nonna, allora si inglobano nella nostra compagnia... poi dopo ci sono altri, beh alcuni nuovi che si conoscono sono simpatici e va bene, ci sono certi che invece non sopporto perché arrivano, vogliono la casetta del parcogiochi, noi la reclamiamo, allora si fa una partita a pallavolo e chi vince si tiene la casetta. (3) Il campetto è un altro luogo conteso... dopo arrivano, si gioca cinque contro cinque, vinciamo noi... allora dicono: “voi giocate in quattro”, “va beh allora giochiamo in quattro”... vinciamo comunque perché dormono, “allora voi giocate in tre”... finché siamo arrivati in due contro cinque. (2) [Gruppo 3] 8.5. L’intermittenza esistenziale Dalle interviste raccolte, oltre alla sospensione della vita valligiana tra i due poli dell’alta e della bassa stagione, vale a dire del tutto pieno e del tutto vuoto, della rianimazione e della rarefazione sociale, emerge con forza anche l’aspetto della estenuante ripetizione di questa alternanza, come una sorta di intermittenza. Benché al punto 3.2 sia stata messa in luce la percezione dell’impermeabilità 253 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 e della refrattarietà degli ospitanti nei confronti delle diverse culture veicolate dai turisti, ora invece vorremmo porre l’accento sugli effetti che proprio questa continua alternanza tra periodo lavorativo e periodo di inattività, genera negli stili di vita degli abitanti delle valli alpine, ovvero una sorta di assuefazione alla precarietà e alla instabilità. Addirittura sembra che la casualità e per ciò che ne consegue l’avventura, stiano alla base di un nuovo stile di vita nato dall’adattamento all’intermittenza. Vitalità e mortorio ad intermittenza. Ottobre è il mese più brutto in assoluto... non c’è nessuno... (3) La stagione estiva dura da giugno ad agosto... i mesi morti sono ottobre e novembre... poi si ricomincia verso la fine di dicembre fino a Pasqua... Beh poi dipende se c’è neve, se fa freddo e se si può sparare con i cannoni... Adesso è molto bello, si vede gente che va in giro... [Intervista 10] D’inverno, durante le vacanze di Natale, era festa, poi il periodo di Pasqua, un mortorio che non finiva più e poi ripresa l’estate... tenendo conto che io c’ero abbastanza poco quindi mi vivevo questa realtà in modo non costante... [Intervista 5] L’intermittenza dei modelli. Poi c’è anche un altro problema evidente, le tappe accelerate dello sviluppo qui sono chiare... il fatto di essere riusciti finalmente a uscire da quel senso di sofferenza economica e di povertà per entrare in uno stato di ricchezza economica diffusa che si confronta con modelli esterni che sono poco... che è il turista che viene qui, sta qui, beve, si diverte, poi lui se ne va e tu rimani qua con quelle poche informazioni che hai captato e cerchi per imitazione ... o coltivi l’immaginario... Questo è un aspetto che forse questa generazione comincerà a metabolizzare... ci stiamo normalizzando anche se ci sono tanti aspetti... [intervista 5] La depressione stagionale. Ad una certa età in effetti forse si apprezzano tutti e due... Forse è il primo anno che passo qui tranquillo senza che in ottobre mi venga la depressione stagionale... (4) Facendo la stagione, lavoro in estate, mentre in autunno sono a casa. In estate mi capita di dormire due ore per notte e di lavorare 10 ore al giorno... Adesso che non faccio niente, che non devo lavorare, qui è morto e non c’è niente, io sono sempre a casa... Adesso riprenderò a lavorare... inizio alle 8 di mattina però sarò sempre in giro fino alle 4 di notte... [Intervista 7] 254 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 L’intermittenza lavorativa. In alta valle di Sole, a Pellizzano, l’attività prevalente è il turismo. C’è gente che molla il lavoro normale, il lavoro che dura un anno, otto ore al giorno, per il lavoro estivo... per guadagnare di più. Da noi adesso c’è questa smania di viaggiare che detta così sembra una cosa positiva, ma che secondo me, non è positiva. A Pellizzano hanno tutti la smania di viaggiare. Adesso c’è un ragazzo che è in Cile e che rimane lì un mese; diverse persone sono state in Nuova Zelanda, in Argentina... Con i soldi che hai messo da parte in estate, vai... Il problema è che la gente rimane spiantata; gente giovane, giovanissima che rimane spiantata. Cos’hai? Vivi per farti un mese a novembre e un mese a giugno fuori. Non avrai mai radici, non ti metterai mai nell’ottica di un lavoro stabile, una famiglia, a 25 anni è normale porsi questi problemi. Cosa fai, tutta la vita il maestro di sci e le estati viaggi tre mesi in Nuova Zelanda? È una moda che a Pellizzano è molto diffusa. Tantissimi. Le mete più frequenti sono quelle in Sud America. Noi abbiamo le guide rafting che sono sudamericane, rimangono su tre mesi, le conosci e poi hai un appoggio là. Tanta gente che viaggia. È sempre un viaggiare non positivo. Ad un certo punto della tua vita dici: “bon vado un anno all’estero”, poi ritorni e hai le idee più chiare. Questo è un viaggio positivo! Avere la scusa che tanto tre mesi all’anno vai via è un pretesto per rimandare qualcosa, per non pensare a qualcosa. Di vivere sempre da spiantato. [Intervista 6] Le vite stagionali. La stagione... a me non piace fare la stagione, sono obbligata, per tirare su qualche soldo... (3) Alla fine se le paghe fossero buone non sarebbe male... avere dei lavori stagionali che ti permettono di vivere tutto l’anno, non da ricco... (1) Beh se fai due stagioni all’anno, ce la fai... il problema è che in albergo ti fai 10 - 11 ore di lavoro al giorno... prendi tanti soldi... Io ho fatto la stagione al Rafting e con quei soldi lì sono andata... ho fatto un viaggio; chiaro quest’estate ho fatto una brutta stagione e quindi adesso sto qui, in silenzio e rassegnata... (3) Tanti fanno questa cosa, lavorano stagionalmente e poi con i soldi che guadagnano si fanno dei viaggi, vanno in Argentina, in Brasile... posti dove si vive due mesi con i soldi della stagione... sono come delle vacanze premio... [Intervista 7] L’intermittenza esistenziale. L’estate c’è più gente, non c’è la neve, ti senti anche più integrato... Il rapporto con i turisti ... c’è un po’ ma è molto distaccato... è naturale, noi siamo abituati a vivere in questo posto da sempre giriamo per Pellizzano, 255 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 8 vediamo le solite persone... se vedo qualcuno di nuovo è difficile che entri in... forse è dovuto a una certa timidezza... (4) Poi con i turisti ci sono gli inseguimenti... il turismo da un lato è quello che dà un po’ di vita ai luoghi, dall’altra è anche quello che la toglie... Quando ci sono i turisti ci sono anche molte attrattive, locali, iniziative, l’autunno e la primavera invece, no. […] Se il turismo ti da tanto... è chiaro che quando non c’è turismo sprofondi in un baratro... quello che ti dà in più, poi te lo toglie... è una sorta di arma a doppio taglio... (1) Penso che se facessero una ricerca sui suicidi, che probabilmente hanno già fatto, i periodi in cui ce ne sono di più sono in bassa stagione ... L’autunno è il periodo più morto, non c’è anima viva, non c’è nulla tranne il solito bar... [Intervista 7] 256 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Il “respet” Dalle interviste e dall’osservazione emergono con una certa insistenza delle modalità di comportamento o degli atteggiamenti che, con articolazioni diverse, potrebbero essere ricondotti ad un “valore” tradizionale che, per la sua persistenza e per le complesse variazioni della sua fenomenologia, potrebbe venir persino considerato una sorta di struttura antropologica: il respet, appunto. Volendo chiarire a livello ancora molto generico, lo potremmo tradurre con: riguardo, riservatezza, prudenza; ovvero timore d’invadenza, rispetto dello spazio altrui (come territorio fisico o come intimità personale), pudicizia dei propri sentimenti e della propria storia. Per illustrare il concetto in forma più chiara rischiando una certa rozzezza, si potrebbe dire: la proverbiale, tradizionale riservatezza affettiva e gelosia territoriale della gente di montagna è dettata da un imperativo strutturale che si origina dalla scarsità delle risorse disponibili in quei territori impervi; quella stessa scarsità che nei millenni ha interdetto la pletoricità delle popolazioni e dei loro insediamenti. E ancora, in altre parole, considerando il carattere di controllo, se non di interdizione del respet, lo potremmo avvicinare al concetto antropologico di tabù. Cerchiamo adesso di articolare questo concetto strutturale nella fenomenologia emergente dalle interviste. 9.1. L’integralismo e il controllo territoriali Emerge ogni tanto con la difficoltà di comunicare tra giovani e tanto più tra le aggregazioni, l’appartenenza a paesi differenti: dalle interviste si evince che è impensabile infrangere il tabù; anche se presumibilmente, la sanzione per il singolo potrebbe estrinsecarsi come sospetto e maldicenza. Per quanto riguarda i gruppi, appare persino inconcepibile che la territorialità venga in qualche modo violata o semplicemente ignorata. 257 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 La mentalità. Qui non c’è niente però a me piace... non lo so il perché... la mia gente, io mi sento come loro... i bolognesi sono simpatici e carini però li sento distanti... poi a Bologna c’è tanta gente da tutta l’Italia, tante mentalità... però io sono arrivata alla conclusione che quella giusta è la mia... non riuscirei a rimanere giù... [Intervista 2] Il campanilismo. Questo è un paese molto campanilista... il fatto che si sia fatta un’associazione sportiva della Bassa Valle, ha provocato un distacco... molti che prima giocavano nel Vigo ora non giocano più... formando di nuovo una squadra del paese dove giocano anche ragazzi di 18 anni, con delle capacità, ma che non vogliono giocare in altre squadre che non siano il Vigo... I rapporti con gli altri paesi circostanti ora sono buoni... un tempo, ai tempi di mio padre, quando si incontravano si tiravano i sassi... Si racconta che ad un certo punto per portare l’acqua a Vigo abbiano dovuto fare l’allacciamento all’acquedotto di Toss e che quando l’hanno fatto sia dovuta intervenire la Celere perché c’era forte contrasto... stiamo parlando degli anni ‘60. Adesso siamo tutti uniti, il punto di ritrovo è il bar qui di Vigo anche perché bar negli altri paesi non ce ne sono più... Rispetto agli altri paesi della Bassa Anaunia, Vigo di Ton, siccome è un po’ separato anche geograficamente, è una realtà a sé stante... c’è parecchio campanilismo... a livello di politiche comunali c’è una certa unione... basta pensare alla Cooperativa Anaunia che è nata fra Vigo e Campodenno che serve per salvaguardare i negozi in paese, si sono uniti quelli di Vervò... avranno anche prezzi maggiori rispetto ai supermercati di Mezzolombardo, però la gente è contenta, vuole avere il proprio negozio nel proprio paese... si sono riaperti i negozi delle frazioni... Per chi non ha la patente, o non ha la macchina, per gli anziani ecc. è un grosso problema andare a fare la spesa fuori paese... Il fatto di non avere più i bar delle frazioni ma di avere un bar centrale ha fatto avvicinare la gente... questa è stata una forza... i vecchietti invece si stanno organizzando nei baretti, nella parrocchia a Toss c’è il bar della Canonica che è gestito dalle “donne rurali”... c’è un certo attivismo... Sento dei ragazzi che giocano a calcio che dicono “chei da Vic”, quelli di Vigo, un po’ come i “valeri” per i Fiammazzi... noi siamo “per conto nostro”... e questi in eguale misura. [Intervista 1] Le rivalità tra paesi. Il problema di Vigo sono quelli di Vigo... Sarà l’altra sponda... no, è una cosa che va avanti da sempre, noi siamo sempre andati alle feste... Alle medie, c’erano quelli di Vigo però, loro facevano una sezione e noi ne facevamo un’altra... (2) 258 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Anche in coscrizione sono venuti i quattro eppure l’unico che rompeva le scatole era uno di loro... (1) [Intervista 3] Ancora sulla rivalità tra paesi. In Val di Pejo c’è anche molta rivalità, per esempio quelli di Pejo paese non vedono di buon occhio quelli di Cogolo... (1) [Intervista 7] La territorializzazione. Ci sono i luoghi del gioco e i luoghi intoccabili, che non ti appartengono. Io posso fare l’esempio di Croviana e di Malé. Io non ho mai avuto rapporti, se non alle scuole elementari e medie, con le mie coetanee di Malé. Io giocavo in piazza a Croviana, quello era il luogo del gioco, non ce n’erano altri... era un altro mondo anche se a mezzo chilometro... non c’erano occasioni di confronto. Perché tu che sei di Croviana devi andare a giocar con quelli di Malé. Addirittura il fatto di andare dalle elementari di Croviana a quelle di Malé sembrava un evento, sembrava di andare in città... Ci pensavo proprio in questi giorni... l’altro giorno c’erano dei ragazzini delle scuole del Tonale... chissà cosa avranno pensato questi bambini venendo qua, quale viaggio... Spostandosi nella stessa valle, in comuni diversi che stanno a pochi chilometri sembra di percorrere distanze impressionanti... [Intervista 5] La gente non esce. ... poi ci sono quelli che solitamente stanno a casa... Io ho tutti i parenti giù, in Abruzzo, i miei non sono di qua... Lì, quando esci, trovi movimento, c’è un’atmosfera di paese diversa, con più movimento... qua manca. Adesso per esempio hanno aperto una nuova casa parrocchiale in piazza, hanno fatto un baretto, un “bar bianco”, dove si prende il cappuccino, spero che questo contribuisca a movimentare un po’ la piazza... la piazza dovrebbe essere il centro d’incontro del paese... Per ora tutto questo è mancato ed è brutto perché... manca il paese a livello d’identità. È un paese che si riunisce solo quando c’è l’assemblea dell’associazione sportiva che rifà il tesseramento oppure si riunisce durante la sagra del paese sotto il tendone, si beve e si balla […] Per esempio a Ziano c’è l’Associazione culturale Ziano Insieme, fino a poco tempo fa facevano corsi di cucito e ricamo, corsi di pittura su tazzine... poi hanno provato ad alzare un po’ il tiro e hanno organizzato uscite a Treviso per andare a vedere le mostre sugli Impressionisti... la corriera era piena, ma di Ziano erano in cinque... erano tutti di Predazzo... 259 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Hanno fatto anche loro il Cineforum ma vuoto totale... la gente si impegna anche, non siamo solo noi, anzi forse noi in quest’ambito siamo anche quelli che si impegnano di meno... eppure niente, la gente non risponde. Se invece si organizza la festa sono tutti là. Chissà perché. [Intervista 11] La territorialità protegge. Difficile, molto difficile. Magari qualcuno si muove, ma è veramente difficile. Sai che non lo so. L’unico motivo che spinge un po’ a muoversi è il P. di Cles per i più giovani, perché ci sono molte ragazze. Però il conoscere gente nuova e il non sentirsi protetto come si è protetti al R.R. ... al R.R. ti senti protetto perché conosci tutti. Già spingersi fino al P. non è così facile. Anche perché poi c’è il problema dei gruppi di amicizie. [Intervista 6] Il controllo e la gestione del territorio da parte delle compagnie. […] poi ci sono queste cose, ci sono i nomi, luoghi di ritrovo, si dice: “andiamo in taverna...” Ogni compagnia ha una propria taverna e di norma sono dei luoghi usati da una compagnia, poi si fanno le feste varie ed eventuali che non si capisce... (3) Sì dai... certe volte... Poi a Ziano c’è un’altra cosa, c’è una baracca, è una casetta in fondo al paese con la Tv, il riscaldamento e tutto... Sarebbe aperto a tutti i giovani... di solito no, poi quando fanno quelle feste che non si capisce più... è un punto di ritrovo, arriva gente dalla Valle... (3) Ogni tanto si festeggiano dei compleanni, allora per vie traverse si arriva in questi posti... (2) Le compagnie che hanno questi posti sono prevalentemente maschili e poi c’è la sorella di, oppure la morosa di... [Intervista 10] Il controllo del territorio e la regolazione degli accessi. Qui siamo noi e il nostro gruppo. Sappiamo regolarci ma sappiamo anche divertirci come vogliamo e nessuno ci può dire niente... Siamo un’associazione... ora avrà sui 20 soci... adesso dovrebbero entrare le nuove leve... noi siamo entrati a 14 o 15 anni... i più grandi adesso ne hanno 20... sarebbe bello far rientrare anche quelli di 14, anche se per ora non sembrano entrare... i più giovani fanno la 2° superiore... (1) Poi l’associazione in realtà corrisponde alla nostra compagnia... (2) Sì, è quello che fa andare avanti il gruppo... se non ci fosse la compagnia e ci fosse soltanto il posto, come è capitato in passato... allora non succede260 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 rebbe nulla... se invece c’è il gruppo o la compagnia che tira avanti allora ci si mette d’accordo anche per le pulizie... (1) Sì, beh c’è anche qualcuno di Panchià che è il paese vicino. Beh, poi ci sono feste qua in cui ci troviamo in 40 persone... a scuola si sparge la voce e quando qui c’è una festa i ragazzi arrivano... Comunque è una cosa tranquilla, non ci sono mai stati problemi con i carabinieri... In passato invece ci sono stati problemi... si diceva che qua girava roba... invece adesso è tranquillo, la birretta sì, ma poi ci fermiamo là... ci divertiamo con poco... [Intervista 11] Il sospetto. Nei bar in alta Val di Non è anche peggio, perché intanto sono più piccoli, ma poi perché si entra e tutti ti guardano male e quindi si rimane imbarazzati. [Intervista 14] L’estraneità. Io vedo persone che sono qui da 20 o 30 anni, che hanno il lavoro qui, ma non saranno mai di Pellizzano, mai considerate di Pellizzano, non vengono considerati come del paese. Uno di fuori verrà sempre considerato con un minimo di diffidenza... per quanto sia qui da molto... questo vale sia per gli extra-comunitari che per gli italiani che si sono stabiliti qui... (4) [Intervista 7] 9.2. L’obbligo di riservatezza Il dettato di non invadere l’altrui privacy affettiva, con i propri problemi personali impedisce un approfondimento dei rapporti individuali e di gruppo, esaltandone la superficialità effimera: un elemento di rafforzamento delle solitudini proprie di questo universo giovanile. Non invadere lo spazio altrui. Qui le occasioni di socialità sono poche, devi cercarle... non avvengono e quando avvengono è per qualche emergenza... poche volte avvengono nella cordialità, nella voglia e per il piacere di stare insieme... Questo allenamento un po’ lo perdi, poi sei nel tuo ambiente, “mangio a casa mia, perché dovrei venire a mangiare a casa tua?” Poi c’è il concetto del “respet”, il fatto di essere timoroso dell’altro... avere timore di invadere lo spazio altrui... vale in tanti ambiti, vale anche per esempio per il fatto che io non ti dico cosa penso realmente, perché devo 261 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 venirti a raccontare qualcosa di me, che importanza ha, perché mi devo esporre... poi non ti devo dare fastidio... tutto ciò che non è richiesto non è ben visto... [Intervista 5] Non chiedere mai nulla. Il “respet” è un timore che su una bilancia del ricevere o non ricevere è spostato dalla parte del non ricevere... io mi tengo da parte... preferisco non chiederti niente perché chiederti qualcosa significa invadere la tua persona... ma perché mai io ti devo chiedere... Quindi crei delle paure infondate, delle rigidità che vedo anche nei bambini... non sono abituati ad esporre ciò che pensano... [Intervista 5] Non parlare dei problemi personali. Parlavamo l’altro giorno con i miei coscritti... dei miei coscritti della Val di Fiemme ne sono morti quattro: due si sono suicidati e due hanno avuto una grave malattia e sono morti. Dei due che si sono suicidati uno lo conoscevo molto bene e da un momento all’altro l’hanno trovato impiccato, non ha detto niente a nessuno. Era un tipo intelligentissimo, avevamo fatto le medie assieme io e lui, eravamo i due secchioni della classe, lui era sempre molto timido, ci si aspettava che lui si iscrivesse minimo a Ingegneria e invece ha fatto tre anni di scuola tecnica e poi è andato a fare il falegname... dopo improvvisamente... Ha avuto un po’ di sfortuna con le ragazze, si era messo, quando aveva 22 anni, con una di 17, ci aveva provato anche con me, ma non era andata... e poi ad un certo punto l’hanno trovato nella doccia... Poi, anche quell’altro, che era un mio coetaneo, si è impiccato nel parco di Cavalese, praticamente perché aveva problemi economici o così almeno dicono e l’hanno trovato al parco attaccato ad un ramo... questo qua faceva il macellaio, era tutto fiero e sicuro di sé, almeno così sembrava... poi non lo so... Sì, sì, ma in tanti tentano il suicidio, anche la V, quella mia amica, alla fine non parlano tanto dei loro problemi personali... A per esempio non ha mai parlato con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico... era un tipo un po’ strano... anche se era a posto, aveva la sua famiglia, una sorella... [Intervista 9] La riservatezza e la solitudine. Secondo me è proprio chiusura... io ho i parenti giù, c’è una compagnia che io frequento 10 giorni all’anno, quando scendo, eppure sono ospitali al massimo: “dai vieni a dormire da me”; “questa sera ti porto fuori”; “dai che facciamo una festa”... c’è un’apertura diversa, ti trovi in famiglia... arrivi qua e trovi una chiusura spaventosa... 262 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Anche noi adesso con i turisti cerchiamo di instaurare un rapporto... fino a poco tempo fa arrivava uno da Milano e per quelli di qua era un terrone […] Il fatto di andare a cena a casa di qualcun altro non esiste, stai a casa tua, fai il bravo... Dovrebbe essere la collaborazione l’elemento per crescere insieme... se invece stai sempre per i fatti tuoi, sei chiuso in te stesso, poi esci, vai al bar e prendi il tuo bianco... il paese resta fermo, fisso... [Intervista 11] La fatica a incontrarsi. C’erano le feste e i compleanni, io ho sempre organizzato i compleanni a casa mia, in taverna e sono sempre stati abbastanza vivaci... ma non era così normale... si faticava ad incontrarsi al di fuori dei luoghi istituzionali del divertimento, legati a ubriacarsi finché si poteva, tentando di tornare a casa con le proprie gambe. Questo era presente sia nei ragazzi che nelle ragazze... [Intervista 5] 9.3. Il paese come istituzione totale Il desiderio di fuggire dal proprio paese natale viene evidenziato da molti intervistati. Può essere il sintomo di un rifiuto al controllo sociale totale che deriva dal fatto che nella piccola comunità tutti sono a conoscenza di tutto, di tutti. Si può ipotizzare che, oltre alla indigenza territoriale, l’onniscienza del controllo sia per contraddizione, uno degli elementi fondanti il respet nelle sue varie forme. Il pettegolezzo e il controllo sociale. E F, e la V. (2) Quelli in gita sono scomparsi, stranamente... (3) E la D, una della mia classe, eravamo tranquilli, giocavamo in compagnia, tira fuori un pacchetto di sigarette e dice: […] (4) Adesso va di moda farsi il piercing da soli. (2) ... anche R se l’è fatto... (3) Alla G l’ha fatto la sua amica... (4) Prendono l’ago e si fanno i buchi da soli […] (2) La sorella della D voleva sposarsi... (4) ... è una di quelle che ha fatto il giro di tutti... Poi si è trovata il ragazzo di venti e passa anni... (3) Oddio quella aveva il ragazzo di diciotto anni e alla fine, quando si sono lasciati ha scoperto che ne aveva diciannove... un tipo che rubava macchine e poi ha rubato anche un camion... è un tipo sardo che però vive a 263 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Mollaro da quattordici anni, sua madre ha solo sedici anni più di lui, perciò capisci... (2) Si è data da fare... (4) Come M che è insieme a una del Liceo... (2) M è uno di quelli che sono stati picchiati... Gli manca solo la moto... (3) Ce l’aveva la moto solo che suo padre l’ha venduta... (4) [Gruppo 2] Il paese prigione. ... ti criticano per tutto... (1) Ci sono persone veramente ipocrite, ma veramente. Ti puoi fidare solo delle persone che conosci molto bene... perché tutti seguono la massa. (5) […] Poi un conto sarebbe criticare e dire: “Oh guarda come si veste!”, ma qui dicono: “Oh guarda come si veste, io con quello lì non parlerò mai!”... e poi vanno in giro a dirlo... (1) ... e poi magari le stesse persone vengono a chiederti come stai e si avvicinano... (5) Poi si girano e dicono: “Hai visto quella sfigata”. (1) “Di chi è figlio quello là”, ... “ah è il figlio del tale”... “perché ti conosco, conosco tuo padre, tuo nonno, tuo zio, tuo”... (3) Porti a casa qualcuno e dice: “ah conosco tuo papà!” (5) ... “era il fratello della moglie dell’amico di mia mamma”... (1) ... sono tutti parenti. (5) ... “seconda cugina di mio zio”... (1) È una specie di prigione... (5) Poi stufa vedere sempre la solita gente. (4) Poi comunque se io vado in un bar, poniamo il caso e mi prendo uno sci intero di grappa... quella del bar un giorno incontra mia mamma: “ho visto tua figlia, si è presa uno sci di grappa”... (1) ... “oddio tua figlia sembrava così una brava ragazza”... (5) [Gruppo 5] Essere osservati continuamente. Io ho un unico problema in Val di Sole... raramente arrivo ad essere totalmente quello che vorrei... perchè ti conoscono tutti... Per esempio io amo vestirmi in un certo modo... (3) Nei paesi così del resto tutti si conoscono e questo comporta sia aspetti positivi, per esempio le amicizie che ho qui, difficilmente si trovano in città, dall’altra ci sono degli svantaggi che sono la sensazione di essere continuamente osservato... di dover essere in un certo modo... la strada comune qui è finire le scuole il prima possibile, iniziare a lavorare... (4) [Intervista 7] 264 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Sorvegliati speciali. La questione, secondo me, non è che si parla poco, è che si parla male... qui il pettegolezzo è una cosa assurda... in queste zone, il pettegolezzo è l’abitudine di tutti... tutti sanno: cosa ha fatto quello, quello beve, l’altro fuma, quella è rimasta incinta a 16 anni, ma guarda che zona... Una chiacchierata seria e tranquilla non esiste, manca... Qua sei inquadrato, io sono il figlio del dottore, lui è il figlio di quello... se bevi lo sanno i tuoi dopo tre secondi... certo è una forma protettiva, è un guscio che ti protegge, sorvegliato... ma da un altro punto di vista è brutto essere incasellati in una determinata ottica... cioè te sei sempre quello... è triste questa cosa, effettivamente qua manca il movimento anche per quello... Un giovane è raro che organizzi... che so, la marcia per la pace... ma dove? Se dopo due secondi sei “sputtanato” per il paese, non esiste proprio. (1) Chiaro... dopo rimane la chiacchiera che il tale parte, va in giro e si droga, però comunque quello là, almeno per una sera, si è fatto i cavoli propri... (1) Anche qua all’inizio è stata durissima... la prima chiacchiera o voce che è partita è che qui si fumavano le “canne”... dopo due mesi addirittura si diceva che qui girava anche roba più pesante, l’ecstasy, ecc. ... Queste cose sono insopportabili, poi dette da persone che ti conoscono... questa è la cosa peggiore... (2) Questa è una cosa radicata nello spirito di qua... sparlare degli altri. È vero, noi siamo qui in un luogo del comune, perché dovrebbero darlo proprio a noi? Però noi non siamo chiusi in un ghetto, se vuoi venire, vedere, giocare con noi, fare quello che ti pare... puoi farlo... [Intervista 11] La mancanza di libertà e l’omertà. È pesante, non puoi fare una cosa che il giorno dopo, un’ora dopo... sanno già tutto... (5) Sanno tutto e giudicano tutto... Sì, è un passaparola veloce... A parte che questi paesini sono i paesi dei ruffiani... tutti sanno tutto di tutti... Carlotta, a quella che... (2) Ah! i vecchi sono incredibili... (3) Ma non solo, anche i giovani... (5) A scuola se parli un po’ con qualcuno sai tutto di tutti... (4) Fai presto a procurarti il numero di uno o di una... (5) Bisogna anche stare un po’ attenti a come si parla... non si ha piena libertà nel parlare... questo è un po’ stressante insomma... (3) […] Due anni fa abbiamo fatto occupazione a scuola, è venuto il preside a dire che c’è qualcuno che spaccia cose e che sa chi è... ma lo sappiamo anche noi chi è... non possiamo farci nulla... alla fine si sanno le cose, si fa a finta di nulla, perché altrimenti cosa fai... (5) [Gruppo 6] 265 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 La fuga verso la libertà. Pensare di stare qua sempre era una cosa che assolutamente non mi piaceva, né l’idea di fare la scuola qua, né... è stata una fuga. Per me la cosa più terribile è che era sempre la stessa cosa e... il fatto di non potermi organizzare la vita... io mi sentivo libera fuori di casa mia, perchè casa mia voleva dire bar, casini... Io identificavo questo luogo come il posto dove non avevo il tempo di fare niente perchè tutto era legato al lavoro... Per me andare via era una liberazione... sono arrivata a trent’anni a dire che qui sto bene... [Intervista 6] La “pienezza d’identità”, il “fiato sul collo” e “la via di fuga”. Poi qua, secondo me tu sei te stessa al 100%, in città c’è il rischio che tu ti ponga in maniera diversa da quello che sei realmente... Specialmente se finisci in certe compagnie, c’è il rischio di voler far credere che sei diversa da quella che sei, che sei una persona che in realtà non sei... c’è il rischio di non essere completamente te stessa... magari lo sei al 99% però non lo sei al 100%... Qui no, qui non puoi fingere... Perché ti conoscono da una vita... perché no, non esiste... Può sembrare un po’ come avere il fiato sul collo... che non puoi sgarrare... però io mi sento molto coccolata dalla situazione... se volessi sgarrare, potrei... me ne vado a Trento... se invece non ho voglia di farlo sono a posto... la possibilità di fuga io ce l’ho... secondo me la zona diventerebbe stretta se non avessi possibilità di fuga... nel momento in cui ho appurato che ce l’ho, posso scegliere […] Il problema c’è se ogni sera che esci vai a Cles o a Mezzolombardo, dove stanno sempre lì a guardarti... “quello con quella, ma cosa succede, sono arrivati insieme e se ne sono andati insieme... oddio”... Però se vuoi scappare puoi farlo. Mi è capitato altre volte che mi chiedessero se il posto dove vivo mi sta stretto, il paese dove tutti sanno quello che fai... Ad esempio, il primo anno di Università avevo il moroso a Romallo, è durata per un anno e i miei non l’hanno saputo... per dire... in paese non lo sapeva nessuno, eppure veniva a prendermi lì... bastava non arrivare proprio nel piazzale di casa... invece di arrivare in piazza andavi un po’ più in là... [Intervista 2] Il pregiudizio e l’impermeabilità. Poi è anche vero che la chiusura mentale di cui si diceva prima è proprio radicata dentro. Io sono visto come il figlio del dottore: “figurati se si ubriaca con i coscritti! Cosa vuoi che capisca lui della nostra tradizione!”. 266 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 9 Non ho difficoltà, però mi rendo conto di essere visto un po’ come quello... Per esempio, questa mattina sono andato in cooperativa a comperare il grembiule che tutti i coscritti hanno comprato e la commessa, in italiano, mi dice: “Ma anche te fai i coscritti? E il papà cosa dice?” Ma se lo fanno tutti quelli della mia età e sono bravi perché lo fanno, se lo faccio io, cosa dovrebbe dire... C’è un po’ di pregiudizio di fondo... (1) Sì, sì, anche se lui è qua da tutta una vita... (2) Ma sì, io ho la mia compagnia, mi sento dentro la gente di qua... Poi è vero anche che ci sono quelli che arrivano qui e fanno i “fighetti”, pensano che i montanari... io non sono mai stato di quelli e mi sento benissimo della zona. [Intervista 11] 267 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Le feste Nel quadro che le interviste evocano e che abbiamo sintetizzato al primo punto con le espressioni banalità e tempo fermo, le feste appaiono al tempo stesso come momenti privilegiati di comunicazione e di socializzazione e come rotture sia pure estremamente effimere della monotonia quotidiana. Dai colloqui e dalle osservazioni possiamo estrapolare da un lato una tipologia e dall’altro una serie di funzioni distinte, anche se nella realtà combinate in vario modo. 10.1. La tipologia delle feste 10.1.1.Le feste individuali Le più frequenti sono quelle di compleanno. I compleanni massacranti. Alla mia festa io non volevo far pagare perché era il mio compleanno. Alla fine però ho speso 200 euro, tutto quello che avevo, per comprare da bere e per le patatine ovviamente, per asciugare... […] Ho preso 40 litri di birra, limoncello... (1) Sono arrivata dentro, il bancone era pieno di alcol... wow! (2) ... dopo, limoncello, baileys, vodka alla menta, vino... non è rimasto niente. Madonna che condizioni! [Gruppo 1] I compleanni tranquilli. Quando faccio gli anni, siccome ho una tavernetta, invito i miei amici, mettiamo musica, ceniamo... (1) Lunedì ho organizzato una pizza per il mio compleanno... di sedici che eravamo siamo rimasti in cinque... (4) [Gruppo 2] 269 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Le feste tra amici. Di solito uno va a comprare la roba e poi si divide, ognuno paga qualcosa... (5) E chi viene porta i soldi, altrimenti paga tutto uno e non va bene... (3) Se si fa una festa in casa con 50 persone ognuno porta una bottiglia... (5) ... oppure porta una cassa di birra o due... (1) Poi prenderei un’autoambulanza e la metterei fuori dalla festa perché sicuramente ci sarebbe qualcuno in coma etilico da raccattare... (3) ... che sta un po’ male... (5) ... no, no, è una cosa seria secondo me... molti miei amici l’hanno fatto eh... il coma etilico... (3) Io sono arrivato alla festa verso le 22.30 - 23.00 perché avevo appena finito di lavorare ed era rimasta solo una birra, mezzo litro, si erano già bevuti tutto... eravamo una ventina... ce n’era da bere... (3) Sì, qualcuno porta da bere, non tanto noi che abbiamo 14 anni, ma quelli di 17, alle feste in piazza, alle 22 sono già tutti ubriachi... certi lo fanno per farsi vedere... (1) [Gruppo 8] 10.1.2.Le feste di gruppo La più frequente è la festa dei coscritti o coscrizione. Si tratta della festa dei diciottenni che può coinvolgere un solo paese o più paesi, a seconda del numero dei coscritti. Particolarmente importante e interessante, anche ai fini della nostra ricerca è quella di Predazzo che inizia il 31 dicembre: simbolicamente la nuova classe prende il posto della vecchia che cessa i suoi festeggiamenti il 26 dicembre. Tale festa è estremamente varia e articolata come si deduce dalla viva voce degli intervistati: La coscrizione. […] come i coscritti, quando fanno le feste in giro per tutta la Valle, vanno in giro con i carri e con i trattori, mezzi ubriachi, paese per paese, poi si uniscono... se passi per strada ti offrono da bere... (1) ... e le caramelle. Ci sono i coscritti con i grembiuli tutti dipinti, cappelli... che si costruiscono un carro, poi gli attaccano il trattore e cominciano da Moena e arrivano un pezzo in fuori... (3) ...cinque o sei giorni ubriachi, anche di più... (1) ... cioè dura un anno, però ci sono degli avvenimenti come Capodanno, Carnevale... (3) ... praticamente qualsiasi cosa succede, vanno... (6) A Carnevale sono tutti in “voliera”... (1) A Carnevale? Capodanno, Pasqua... (6) [Gruppo 5] 270 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 La coscrizione in Val di Fiemme. Quando fai 18 anni si fa la festa dei coscritti, come qui. In Valle di Fiemme si fa la festa sempre il 26 di dicembre... cioè sarebbe tutto l’anno, quelli di Predazzo e di Ziano vanno in giro insieme con i cappelli da coscritto tutto l’anno. Il sabato sera se escono con i coscritti, vanno in giro con il cappello da coscritto. Il costume da coscritto è così: c’è un cappello nero, ti devi mettere tutto intorno dei fiori di plastica colorati e dietro dei nastri colorati lunghi fino al sedere, poi il grembiule quello blu con i fiori qui davanti con scritto sopra quello che si vuole (coscritto, W il ‘79 o ‘83, il tuo nome) e poi al collo, soprattutto quelli di Cavalese hanno la “tozzola”, una tazza che si attaccano al collo per bere, ognuno poi mette quello che vuole. Partono al mattino, vanno in giro con un carro, trainato da un trattore, tutto ornato di “dase”, che sarebbero i rami dell’abete, con un sacco di vino, grappa che offrono a tutti... e poi se magari si dà un offerta per il carro e per i coscritti va bene... poi ci si trova con quelli degli altri paesi, si beve fino a “stincarsi”. All’inizio la facevano solo gli uomini, adesso, da qualche anno la fanno anche le ragazze, ma già all’epoca di mia sorella che ha trent’anni... e lì è il battezzo del vino. [Intervista 9] La festa dei coscritti di Predazzo. […] qui in valle c’è l’usanza che chi nell’anno nuovo compie i diciotto anni, si riunisce... (2) ... i “coscritti” si chiama... (2) ... si trovano tutti insieme, si fa il grembiule, il cappello e quindi tutto l’anno alle feste ci si ritrova tutti insieme... per tutto l’anno, tutte le feste... (1) L’ultimo dell’anno, il primo dell’anno, la Befana, poi c’è il Carnevale, quando fanno i carri e anche i coscritti fanno il proprio, poi ci sono le varie feste campestri, poi c’è la festa del patrono, S. Giacomo, che è il 25 luglio, S. Martino che è quando si fanno i fuochi... l’11 novembre... (2) […] Con l’anno dei coscritti si inizia il 31 dicembre, si fa il cenone insieme, ... tra di noi c’è ancora un po’ di confusione... (1) […] ... poi a mezzanotte si va in piazza, si dà l’addio ai vecchi coscritti... per festeggiare il nuovo anno... (1) ... si dice: “coscritti non vi sentiamo”... per dire che adesso ci siamo noi... (3) È usanza, per i coscritti, fare un cappello con tutti i fiori intorno e delle strisce colorate, ognuno con il proprio grembiule, ognuno fa un disegno... Ad ogni festa ci si presenta con il grembiule e il cappello... a Capodanno si va in piazza... l’ultima festa di solito si fa il 26 dicembre... (2) ... sì, perché i coscritti di una volta, quelli che partivano per la naia, si trovavano e facevano l’ultima festa prima di partire... del resto solo i ragazzi facevano questa cosa, le ragazze facevano il cappello... Adesso la mamma fa il cappello e io vado... è una rivisitazione di antiche tradizioni... (3) 271 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 È solo Predazzo che fa una cosa così articolata... poi si è un po’ allargata a Ziano, a Panchià... infatti a Daiano festeggiamo solo il 26 e basta... è solo Predazzo che si è allargato... Poi c’è il patrono, S. Giacomo e in quell’occasione c’è l’usanza che di notte si fanno le scritte per le strade del paese... (1) Tante volte hanno preso anche delle denunce e sono stati costretti a presentarsi al Tribunale di Trento... Un conto è scrivere “viva l’’87”, un altro è fare i disegni osceni... Poi la sera seguente sono tutti per le strade a pulire con gli spazzoloni... e con la scusa fanno un’altra festa... (2) A gennaio di domenica si può andare anche su in “voliera”, in questi posti dove c’è musica, vestiti da coscritti... (1) ... queste poi sono feste di tutti... (2) ... anche noi andremo con i nostri cappelli, fiere come non mai... (1) ... ormai è da mesi che non si vede l’ora... (3) Abbiamo cominciato da due anni a fare feste di classe in preparazione della festa dei coscritti... (2) Poi a Carnevale si fa proprio il carro... Tra gli altri carri organizzati dal comitato maschere c’è sempre anche quello dei coscritti... (1) ... e poi si va alla “voliera”... (3) ... é un carro con degli striscioni pseudo-comici... dei festoni... si buttano le caramelle ai bambini... il carro è più o meno sempre quello... non ha niente di particolare... (1) [Intervista 10] Un’altra festa di grande rilievo è quella di Vigo di Ton in bassa Valle di Non. La coscrizione di Vigo di Ton. Anche a Vigo “la coscrizione” dura quasi una settimana... Si parte alla fine della scuola a fare le scritte e i dipinti, verso la Madonna di Agosto, una settimana prima circa si trovano e i compiti sono: una sera preparare a mano, con pala e piccone, un buco per il pino, ci impiegano quasi tutta una notte; poi un’altra sera fanno le scritte in giro per le strade, facendo sempre la guardia al buco, altrimenti i coscritti dell’anno precedente lo chiudono... (3) Sì, si faceva il buco e qualcuno rimaneva lì a fare la guardia... se si mancava arrivavano e lo riempivano di sassi... (1) Anche adesso accade, anche quest’anno i coscritti hanno fatto il buco e sono rimasti lì a fare la guardia. Poi si va a tagliare un pino, si “scorteccia”, cioè lo si pulisce dalla corteccia, lo si pela, naturalmente i coscritti devono fare tutto da soli e poi lo mettono 272 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 in piedi infilandolo nel buco che hanno preparato nella piazza... (3) Si lasciano solamente i rami in cima, poi si trascina il pino in piazza. Sotto la cima, viene appeso un pannello, due metri per due, con scritto W il 1991, si mette nel buco e drizzato... ora viene messo in piedi con i trattori... simboleggiava la forza dei coscritti... un tempo si tirava su a mano con le corde e tutto questo viene fatto a cavallo del primo giorno della Festa del Turista. Quindi tutta la notte precedente si passa a fare le scritte, ora fanno anche dei cartelli molto belli con vari disegni, mentre una volta solo le scritte e fanno a gara ogni anno a chi fa il dipinto più bello... Tipo “murales”... ogni anno vedi il cambiamento dei tempi... Poi si tirava su il pino e per i tre o quattro giorni della festa era baracca a oltranza, canti... tutti che offrivano da bere ai coscritti, loro sempre tutti insieme e dormire qualche ora a tratti, fino alla fine della festa... (1) Adesso usano fare la maglia, mentre qualche anno fa facevano il cappello... (3) Anni prima, mi raccontava mio padre, mio padre è del ‘35 quindi nel ‘53, le coscritte durante l’anno, ricamavano, sui fazzoletti bianchi con i bordi gialli, le iniziali dei nomi dei coscritti, ad ognuno il proprio... e poi giravano con questi fazzoletti... Facevano le stesse cose, non c’era la festa ma giravano con la fisarmonica a casa dell’uno o dell’altro, cantando, mangiando e bevendo per giorni... ognuno offriva da bere ai coscritti... Naturalmente con il tempo ci sono stati dei cambiamenti, ma la struttura della festa è rimasta la stessa... [Intervista 1] Le altre coscrizioni. Abbiamo cominciato a maggio a trovarci quasi ogni venerdì (1) Siamo partiti provando ad organizzare la pre-coscrizione... (2) Ah sì, siamo partiti l’anno scorso per fare una prova delle festa ma non siamo riusciti ad organizzare nulla... poi quest’anno abbiamo cominciato a maggio e siamo arrivati a tre giorni prima con la prenotazione del ristorante e il pullman... (2) In totale siamo 45 coscritti, in realtà eravamo in 36... 3 Mettere d’accordo 36 persone non è facile... ci siamo divisi i compiti, uno ha prenotato l’autobus, uno il ristorante... (2) Invece nessuno ha telefonato per verificare se la discoteca era aperta... (1) Poi siamo partiti, da qui a Verona ci siamo fermati a cinque autogrill, praticamente a tutti quelli che ci sono... (2) ... avevamo un autista molto simpatico... (1) Avevamo da bere in pullman... anche se non abbiamo bevuto molto... (2) Abbiamo distrutto il ristorante dove siamo andati a mangiare... abbiamo spaccato due o tre bicchieri, il dolce è stato spalmato sui muri... (1) 273 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Classiche “stronzate” da gente ubriaca ... (2) ... da gente di Vigo... (3) Ci sono state tre persone che hanno fatto per venti... Poi dopo mezzora o tre quarti d’ora di viaggio si sono ripresi quasi tutti a parte C che ha vomitato sulle scale e ha dormito tutta la sera... (2) […] [Intervista 3] 10.1.3.Le feste collettive private Si tratta di feste organizzate dai locali anche con una certa periodicità e regolarità (ad esempio il sabato sera). Le serate nei locali. Diciamo che qui a Predazzo ce ne sono tre: l’UB., che è una discoteca, poi c’è il P. che è un pub, frequentato da gente più grande... (2) ... e fanno musica dal vivo, karaoke... ... Poi c’è il G. che è un pub, pizzeria... All’UB. ci vanno i ragazzini più giovani... i “truzzi”, quelli che ascoltano musica da discoteca... e si vestono di bianco perchè si vede con le luci della discoteca... c’è gente anche delle medie... (3) Al P. invece c’è gente più grande... ci va anche mio padre, per dire... fanno concerti dal vivo, gruppi di qua e gruppi di fuori... [Intervista 10] Gli appuntamenti fissi. Il venerdì al P., il sabato al P.V., la domenica pomeriggio al P. ... (1) Il venerdì e la domenica c’è il Dj al P. e si può ballare, mentre il sabato c’è musica live, tutti trentenni... è un po’ squallido... mancano le ragazze... (3) [Intervista 3] Ancora sui locali della Val di Fiemme. Beh a Predazzo c’è l’UB., il G., il S., posti dove la gente si ritrova spesso... (2) Non essendo la grande città, qua non esiste il locale grande, esistono questi bar o pseudo pub dove ci si ritrova, quindi tra scegliere di andare in questi posti o venire qua, preferiamo qua perché lo gestiamo noi... Quelli più grandi cominciano ad andare al P. ... diciamo dalla nostra età in su... soprattutto a chi piace la musica, noi siamo tutta gente che suona. Lì fanno concerti, chiamano spesso anche professionisti a suonare... La maggior parte dei giovani invece si ritrova all’UB. che è una specie di discotechina... A me onestamente non piace e nemmeno agli altri della compagnia, primo perché c’è una musica insopportabile, poi in questi ultimi anni è diventato 274 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 il luogo dei tredicenni o dei quattordicenni... i più grandi hanno 15 anni... sono là, tutti ammassati... [Intervista 11] Le “nuove mode”. Poi ultimamente, sia tra quelli della nostra fascia di età (17 anni), sia tra quelli più piccoli, c’è la moda di andare a ballare a Brescia... ci sono questi, un po’ così, che vanno nella discoteca grande, poi fanno la colazione in autogrill, tornano la mattina dopo... sono pochi... si spostano con le macchine dei più grandi... quelli però sono i posti dove gira la roba, in quei posti secondo me ci si va per quello, non per la musica... la musica è un insulto... ci si va per quello, per fare un po’ i “fighetti”, i grandi, quelli che hanno sperimentato... [Intervista 11] 10.1.4.Le feste collettive pubbliche Si tratta solitamente di festività tradizionali sia religiose che laiche: tra le prime spiccano le feste patronali e di altre ricorrenze di fede; tra le seconde vi sono le tradizioni stagionali come l’alpeggio, il Carnevale. Possiamo aggiungere alle feste laiche anche quella di S. Martino che pone il problema delle ibridazioni tra feste di antica tradizione pagana e sovrapposizioni cristiane. La festa di S. Martino a Predazzo. A Predazzo c’è S. Martino... (3) ... la sagra dei “baccani”... (1) ... lì si vede il culto che c’è qua, è bellissimo... (3) Quella è la festa più bella che ci sia, di sicuro. (6) Lì si vedono le credenze che ci sono... cioè, prendere delle seghe circolari giganti, fare delle “mote” di legna, incendiarle, poi prendere, venire giù, picchiare sui bidoni da 200 litri di olio, spaccarli, fare più casino che si può... (3) ... tutti con la campana... (1) Dare botte... proprio convinti di quello che si fa... poi si va in giro con il “toni”, le braghe... (3) ... i campanacci delle mucche... (6) ... enormi... ... a bere vino... Tutto il casino che si può fare... (3) La cosa più bella è il fuoco... ci sono i cinque rioni di Predazzo: Ischia, Sommavilla, Birreria, Molin e Panetti; ogni rione fa una catasta di legna di 8, 10, 20 metri... (6) 275 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 ... la riempie di benzina fino a farla scoppiare... (1) Ah sì, quest’anno 600 litri, hanno fatto una botta... cinque minuti prima delle 20.00 c’è chi va su con la benzina... (6) ... sì, più o meno... (3) Si cerca di tirarla su, più alta che si può anche se su una catasta di 20 metri non si arriva fino in cima, poi uno, da lontano, lancia una fiaccola accesa nella base... (6) ... poi tutti sotto... ... esplode, poi salta... ... tuona su tutto, questo è l’11 novembre alle 20.00... (6) Quest’anno hanno fatto la Torre Eiffel, il Panetti credo... ... sì, sì... ... si poteva entrare a vederla, una torre di legno alta 15 metri... (3) […] [Gruppo 5] Ancora sulla festa di S. Martino. Beh per chi la fa è molto bello, si gira con i campanelli ecc, chi viene a vedere... ci rimane un po’ male... (1) Ci sono cinque fuochi sulle montagne e un casino di gente che fa rumore... (3) Poi si pensa che questi fuochi siano chissà cosa, in realtà non sono fuochi d’artificio... sono delle “assi”... (1) Praticamente, cominciano un mese prima a preparare queste grandi cataste di legna... divisi per rioni ... che sono cinque... quast’anno per esempio hanno costruito la Tour Eiffel, l’hanno fatta vedere anche al TG Regionale... (2) Poi alle otto di sera, appena suonano le campane si accendono questi fuochi... si gira con i campanelli... (1) ... si scende in piazza e si comincia a girare... (3) I fuochi vengono fatti in cima alla montagna, ogni rione ha un proprio posto e sono sulle montagne intorno al paese... (1) Poi ci sono gli esperti costruttori di “assi”... diventa anche una scusa per andare su, bersi un bicchiere... fanno festa... ma si comincia un mese prima perché bisogna fare “l’asse”... (3) È molto sentita dai giovani, cominciano già alle medie... (1) S. Martino si festeggia anche se non si è coscritti... dipende dalle annate... in alcuni casi ognuno va con il proprio rione, in altri casi si ritrovano tutti insieme... vedremo noi... (2) [Intervista 10] Le origini della festa di S. Martino. C’è la montagna qui di Predazzo, il feudo, che dà dei soldi ai capi famiglia e una volta davano una scopa nuova, allora bruciavano quelle vecchie, è per questo che si fa “l’asse”. (1) Il giorno di S. Martino... i vari feudatari in valle pagavano i contadini e i soldi che prendevano del monte, feudo dei feudatari, li usavano per 276 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 regalare le scope, gli attrezzi... e nello stesso giorno pagavano i contadini... allora inizialmente bruciavano le scope vecchie e poi hanno cominciato a fare queste enormi “assi” di legno... (3) Ma ancora oggi il feudo paga! (1) Quel giorno che li pagavano facevano un monte di roba vecchia anche di sterpi del raccolto... (6) Sì, e bruciavano tutto... (3) È una festa spontanea, non c’è un comitato organizzatore... dura da quando è nato il paese... (6) Partecipano tutti... anche i ragazzi di 4 anni con i campanelli... (3) ... c’è gente di 10 anni che è ubriaca... (6) ... i miei compagni di classe di Predazzo li vedevi arrivare il giorno dopo, mezzi morti, erano rientrati alle 6 di mattina... (5) [Gruppo 5] La festa di S. Nicolò nelle Valli di Fiemme e di Fassa. Poi qui festeggiamo S. Nicolò, si fanno i dispetti ai bambini... (3) […] Per esempio alla festa di S. Nicolò in Val di Fassa, c’è S. Nicolò e ci sono anche i diavoli... c’è un angelo, S. Nicolò e due diavoli... ma ce ne sono di più nei paesi più grandi... a Mazzin, Campestrin e Fontana ce ne sono sempre due perché i paesi sono piccoli... (3) Però ti fanno di quelli scherzi che... (5) ... per esempio a Pozza ce ne sono una ventina... (3) Anche a Canazei... (6) Poi vanno nei ristoranti... per esempio a Mazzin vanno al V. e si bevono qualche grappino per essere un po’ più attivi... poi vanno in giro con S. Nicolò... S. Nicolò entra nelle case dei bambini per portare i dolci e intanto i diavoli girano a cercare questi ragazzi... io con i miei amici vado in giro a cercare i diavoli... però l’anno scorso non li trovavamo più... (3) Io invece vado a cercare i bambini con le catene... con le catene, quelle dei parcheggi, rosse di plastica e li fai spaventare... non che gli fai male... (4) Però fanno di quegli scherzi i diavoli di S. Nicolò... (5) Io mi ricordo che il giorno di S. Nicolò andavo sempre a Canazei da degli amici di famiglia... e facevano paura quei diavoli... facevano di quegli scherzi cattivi...mi ricordo che c’era un ragazzino che era stato buttato nella fontana... in pieno inverno... (5) ... oppure li mettevano nei bidoni e li facevano rotolare per la strada... (2) È una scusa per fare i sadici legittimamente... (6) Poi per esempio i diavoli di Canazei si riempiono di fango... (3) ... sì, fanno veramente schifo... (6) ... si mettono pellicce di pecore, sporche. Poi mangiano l’aglio per puzzare il più possibile... però per esempio quelli di Canazei non mi sono 277 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 sembrati tanto cattivi, a me hanno messo una catena sotto le ginocchia, mi hanno fatto inginocchiare a pregare... (2) [Gruppo 6] Il capodanno. Ci si trova con gli amici in piazza a ballare, magari prima e durante si tirano un po’ di petardi... (1) […] Lo scorso anno c’era una radio, un Dj che faceva un po’ di cavolate e la gente si divertiva... (5) L’anno prima c’era radio 105. (3) Poi ci sono anche Dj dei nostri... poi si fanno i fuochi tra noi, si fa un buco in mezzo alla piazza e tutti li tirano là... (1) Poi dopo si va tutti via, si sta lì fino alle 3 in piazza e poi si va in giro... (3) [Gruppo 8] La festa d’apertura dell’alpeggio di Vigo di Ton. Un’altra cosa... l’influenza che ha sempre avuto la malga, del resto vivendo vicino alla montagna... […] Durante la Festa del Rododendro, che è la giornata dell’apertura dell’alpeggio e cade circa verso la metà di giugno, quando si inaugura l’apertura della stagione, tutto il paese va alla malga, dai 14 agli 80 anni... [Intervista 1] La “festa del turista”. È nata nel ‘74. C’era un signore che per lavoro si era trasferito a Vigo di Ton, si chiamava Bersan, è morto due o tre anni fa ed era una persona che si era integrata subito nel paese, piena di voglia e di idee. A questo signore gli hanno dato la presidenza della Pro Loco. Vedendo le possibilità e la gente che frequentava il paese d’estate, per via delle seconde case o delle parentele, ha creato questa “festa del turista”. Nel ‘74, non c’erano grandi feste in giro ed è diventata una festa di due o tre giorni, con gruppi musicali, spaccio di bevande e cibo e i fuochi d’artificio finali. È stata una delle prime feste della zona in cui si facevano i fuochi d’artificio... Tra l’altro la festa coincide sia con la festa del patrono che è la Maria Assunta, cioè la Madonna di Ferragosto, la festa dei coscritti ecc. Negli ultimi anni questa festa è in decadenza perché le alternative sono tantissime... fino a 10 anni fa c’era tantissima gente, c’erano tutti i turisti che frequentavano la zona in estate... l’idea era buona, adesso forse andrebbe rivista e ripensata. [Intervista 1] I raduni e i concerti Rock: il Sun Rock. Ci sono tantissimi gruppi di giovani, delle medie... (1) Tipo mio fratello... Suonano musica punk o metal. La settimana scorsa abbiamo fatto il concertone di Natale a scuola... ci sono state 4 ore di musica punk e metal... 278 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Ci sono tantissimi gruppetti... poi ci sono quelli che suonano con cinque gruppi... (2) Alcuni li fanno suonare in giro, quelli che fanno cose più ascoltabili... poi invece a Ziano fanno ogni anno il Sun Rock, un raduno per tutti i gruppi della valle... (1) Una volta era aperto anche agli altri gruppi del Trentino, da quest’anno invece, siccome ci sono molti gruppi della valle hanno ristretto la partecipazione a quelli di qui... Sono tre giorni giù a Ziano, all’aperto... (2) Poi suonano sempre gruppi diversi... (1) [Intervista 10] Il Sun Valley Rock. Poi c’è il Sun Valley Rock, è la festa che aspetto praticamente da tutto l’anno, dio una volta era più bello, gli ultimi due anni è scaduto un po’... io giravo al Sun Valley di due anni fa, ero dietro al banco, avevo la maglia dello staff, che mi ero dovuta fare io, perché non ce n’erano più..., sono tre giorni, venerdì, sabato e domenica, dove ci sono gruppi non solo della Val di Sole ma anche dal resto del Trentino, lì una volta c’era molta gente, ci sono gruppi che suonano, a me piace anche perché è il mio stile di musica... poi lì gira alcol a fiumi, gente ubriaca a palo... stavo dietro il banco dalle 11.30 fino alla sera, poi stavo davanti al banco... (6) [Gruppo 4] I beach party. Poi ci sono i beach party... sono delle feste che vengono organizzate a Riva a Torbole o a Limone, non so se da qualche associazione o dai Comuni, sono delle grandi feste... almeno che non ne vengano fatte anche tra amici... non lo so... I beach party sono grandi feste, ci sono dei gruppi o dei Dj, fanno musica in grande, con il palco, c’è anche da bere... Ne fanno parecchi, a Riva due o tre, a Limone uno, a Malcesine, a Torbole... ce ne sono parecchi di grandi... a Riva credo che lo organizzi “l’associazione giovani”... [Intervista 12] La festa di chiusura dell’alpeggio di Cavalese. Poi c’è anche la desmontegada a Cavalese... (3) ... le capre che scagazzano in giro... Praticamente sono le capre che scendono dal pascolo e passano in centro a Cavalese e cagano in giro... proprio quando ci sono i turisti che sono tutti presi dalle capre... (5) Vengono apposta per vedere la desmontegada... poi ci sono tutti gli stand in giro che vendono prodotti tipici... (1) ... e poi a bere... (3) ... ma lì si beve meno perché si inizia alle 8 del mattino... (1) [Gruppo 5] 279 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 10.2. Le funzioni Si sottintende la classica suddivisione mertoniana tra funzioni manifeste e funzioni latenti che qui illustreremo insieme. 10.2.1.Il ricompattamento dei rapporti sociali Ciò che abbiamo definito il tabù del respet, ostacolo alla costruzione soprattutto di rapporti nuovi, può essere superato, secondo gli intervistati, dalla “mediazione allucinatoria” in varia misura. L’alcol funge da vero e proprio filtro magico. Il ricompattamento dei rapporti sociali durante la festa di Carnevale. Il martedì grasso, già è una giornata di euforia, il momento, il pranzo, perciò tutta una giornata a disposizione, fanno la pasta in piazza, alcol... Chiaramente si beve, tutti iniziano la mattina con il bianco, rossi ai pasti, poi vai al bar perché fa freddo e fa buio presto, tutti arrivano lì, amari e grappette... e quando arriva la sera verso le dieci, il bar diventa di proprietà dei paesani... e lì è musica, i baristi stanno al gioco, si mettono da parte i tavoli e si balla... Un estraneo, che non conosce la situazione, entra, vede tutto questo e pensa d’essere capitato all’inferno... si trova nel caos più totale... È una cosa bellissima, il giorno dopo, tutti quanti si alzano contenti... Perché vivi queste sensazioni comuni, con quello di 16 anni e con quello di 45... perché tutti quanti hanno gli stessi riferimenti... [Intervista 1] Il rafforzamento della solidarietà. Ricordo quando avevo 14 o 15 anni che si andava in tre o quattro sulla malga e si rimaneva lì, in tenda o dentro la malga con i pastori... era un momento tutto nostro, a contatto con la natura, si facevano camminate e si rimaneva lì... Questo è rimasto... per me andare in malga e lei può confermarlo, significa rivivere quei momenti e stare bene... Le serate sulla malga si facevano con le compagnie, si aggregavano le varie compagnie, si stava nei prati, si faceva il falò, ci facevamo le tende e passavamo le serate... [Intervista 1] 10.2.2.Il sovvertimento della banalità e l’attacco alla noia È una funzione di particolare interesse visto che suppone una “messsa in ridicolo” della vita quotidiana nei suoi aspetti più ripetitivi e stereotipati: il metodo è per dir così “allucinatorio” e comporta quindi come necessità individuale e collettiva uno stato di vertigine e di ebbrezza. 280 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Il sovvertimento della banalità quotidiana. Certe volte fai delle cose che di per sé non fanno ridere, ma se sei ubriaco fanno ridere oppure dici di averle fatte mentre eri ubriaco e fanno ridere... (3) […] Sono proprio le scemate che fai. Volete raccontare un aneddoto del Capodanno scorso? ...che mi hanno buttata nel Presepe... (3) Lei lo scorso Capodanno era fissata con la raccolta delle bottiglie... andava in giro dicendo a tutti “Eh, non sporcate il mio paese!”... ad un certo punto ha visto una bottiglia nel presepe, si è messa sulla staccionata per prendere la bottiglia, si è sporta e qualcuno l’ha buttata nel presepe... (2) E poi si ride, tanto non si sente male, ho raccolto una bottiglia, mi sono tagliata e ridevo... e poi lo racconti e tutti si fanno grasse risate... (3) Oppure scivolare sugli scalini... poi si fanno le serate al bar ricordando queste avventure... (1) [Intervista 10] L’impegno quotidiano nel lavoro giustifica gli eccessi. Se uno quando beve diventa cattivo non è mai bello, però se tu racconti che hai bevuto così tanto da stare male, che hai vomitato, però il giorno dopo sei andato a lavorare lo stesso, allora sei un grande... nessuno mai ti dirà che sfigato perché hai bevuto troppo o hai vomitato... [Intervista 9] A volte l’ordine imposto dal controllo sociale viene totalmente sovvertito in un caos totale di comportamento che può comprendere anche aggressività e violenza. Il sovvertimento dell’ordine. ... io ho fatto una festa, lì abbiamo fatto casino, siamo rimasti tutti a dormire su con i sacchi a pelo, più della metà erano ubriachi, quindi c’era un po’ di “sbocco” in giro. No, in realtà questo è successo al piano di sotto, a dormire eravamo di sopra, tranne uno che si è addormentato sul tavolo, non so come abbia fatto... (2) [Gruppo 1] La degenerazione della festa. Quest’anno a Capodanno non fanno neanche più festa a Cavalese in piazza... (5) Come no? L’anno scorso è stato un disastro perché... poi è venuto uno di Radio 105, era una festa immensa... (6) Quest’anno hanno proprio tolto la festa in piazza a Cavalese... (5) Il primo anno hanno distrutto tutte le bocce degli alberi di Natale di Cavalese, il secondo anno uno si è bruciato... (2) Si sono lamentati quelli del paese e quindi fanno festa al teatro... (5) 281 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Sì, ma era un disastro, c’era di tutto in giro, petardi che scoppiavano, gente che urlava... l’anno scorso si è fatta male anche molta gente, tra i petardi... poi si sono molto lamentate le persone che abitavano vicino alla piazza... (5) [Gruppo 6] La paura. A Riva in piazza è bruttissimo, io ci sono stata lo scorso anno... (4) A Riva lo scorso anno è stata una cosa... per fortuna che c’erano anche i miei genitori... io ero andata con un gruppo di amici, alla fine la metà erano ubriachi, io ho dovuto chiamare i miei genitori, mio papà ha dovuto chiamare le autoambulanze per gli altri... è stata una cosa brutta... (1) Poi non è che scoppiavano i petardi dove non c’era gente, in mezzo alla piazza... (4) Non si riusciva ad attraversare la piazza, bottiglie... s’inciampava... i petardi ti scoppiavano... (1) Brutto... infatti, quest’anno... C’è la confusione che è bella, dove tu ti trovi bene... E la confusione un po’ paurosa, dove hai paura di stare, per esempio per una rissa... (4) […] È stato bruttissimo l’anno scorso... Io me ne sono andata all’una e mezza, perché mi stava facendo schifo. (4) Io sono arrivata là, c’era mio papà che chiamava l’autoambulanza, i miei compagni stavano sorreggendo un ragazzo che era proprio andato, in coma etilico... (1) Tutti ti spingevano e ti pestavano... (4) Io con mia mamma ad attraversare la piazza per andare al bar S., è stata una cosa... paura che ti capitasse qualcosa... mi è scoppiato un petardo sotto una scarpa, sono inciampata in una bottiglia... (1) [Gruppo 7] Le risse. Mi sono svegliata una mattina e ho trovato mio fratello con un occhio nero. Si sono presi a botte con dei marocchini. Hanno preso le spranghe... (3) (ingiuria) ... (1) Mio fratello ha usato il casco... (3) Alcuni sono usciti dalla discoteca dove è cominciata una rissa... (1) Mio fratello non ci vede più quando viene picchiato dai marocchini. (3) […] Questi marocchini vanno in discoteca per fare a botte... non è che vanno per divertirsi... (5) Per provocare... (3) Per rubare... (4) No, no, per “attizzare”... (3) [Gruppo 1] 282 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 10.2.3.I riti di iniziazione e di passaggio Spesso la festa libera da un certo controllo familiare e sociale consacrando l’indipendenza dell’adolescente-adulto. Il rito della baita. Poi qui ci sono le baite in montagna e l’estate capita di andare a fare le feste in baita... si rimane a dormire... e quello è il massimo... (2) ... bevi e poi ti ripigli al mattino con il sole... (1) C’era un tipo, di mattina, “sderenato” come pochi... è uscito ed è caduto nel prato... “D cosa fai?” E lui: “Sono un elefante e sto morendo lontano dal branco”... “ma cosa dici?” e lui: “Non avete mai visto il Re Leone?”... poco dopo: “Guarda che sei sdraiato sulla cacca di cervo” e lui: “cosa può interessare a un elefante che muore della cacca di cervo”... (3) L’ultima festa che abbiamo fatto in baita era per la partenza della G, quella che è andata in America... è arrivata tantissima gente che non si sapeva da dove sbucasse... eravamo in 60... e non sappiamo chi ha sparso la voce... (2) Poi ci siamo trovati in 20 su un letto matrimoniale a dormire... (1) [Intervista 10] La vita e le esperienze del gruppo. Sì, è vero, prima che arrivassimo noi, qui c’erano dei ragazzi che adesso hanno sui 25 o 26 anni. C’è stato un periodo in cui si sapeva che questo posto era adoperato per fare tutto fuorché qualcosa di utile... è stato chiuso e poi è stato dato a noi. È vero che noi facciamo anche le nostre feste, facciamo un po’ di casino, però guarda anche i lati positivi... siamo ragazzi giovani, non abbiamo chissà quale esperienza... quest’estate siamo riusciti ad organizzare una festa che ha coinvolto tutto il paese... guarda il lato positivo! [Intervista 11] Trasgressione, magia inframondana e “prove di coraggio”. Arco una volta era una città termale, una città di cura, c’erano 30 sanatori che adesso sono in disuso... entri a vedere... Andiamo a vedere le carte ingiallite... anche se abbiamo più di venti anni siamo degli incoscienti, se magari cede un’asse, però la voglia di andare è più grande... (1) L’hanno fatto tutti... trovi per terra le riviste... allora immagini cosa ci può essere stato lì... (3) Lo facevamo anche a Torbole... lì c’era la Colonia Pavese, che poi era stato ospedale militare, colonia per i bambini ammalati di tifo... È stato bellissimo, abbiamo trovato un pianoforte, dei francobolli, le schede mediche... fotografie ingiallite, quelle che hanno i bordi come i francobolli... (1) 283 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Poi ci sono anche luoghi dove c’è la leggenda... Su ogni edificio c’è una leggenda, per esempio all’ospedale vecchio dicevano che facevano le messe nere, allora noi ragazzi andavamo, poi c’era quello più furbo che lanciava qualcosa per terra, tutti si spaventavano e correvano via... (3) Siamo andati un anno fa... quando sono venuti i cerchi sulle foto... la chiesa sconsacrata... abbiamo preso paura... (1) Sì, per terra ci sono dei disegni fatti con le bombolette... c’è una leggenda... allora andiamo alla scoperta... Tutti qua ad Arco l’hanno fatta almeno una volta... (3) Sì, tutti, anche la chiesetta delle messe nere... (1) Anche nell’ospedale qui dietro... ci sono un sacco di cose... queste informazioni poi si chiedono ai nonni, ti raccontano cos’era... quanti erano... Anche la casa sotto l’A, lì c’era qualcun altro, abbiamo sentito i passi... probabilmente c’era qualcuno che viveva dentro... (1) Poi c’era una stanza, dentro un edificio pietoso, dove c’era dentro il calcetto... lì ti sale la tensione, appena senti un movimento scappi... (3) Quando siamo andati all’“Argentina” abbiamo fatto delle foto. Quando le abbiamo fatte sviluppare comparivano degli aloni, che comparivano solo nei luoghi sacri... Un mio amico si è messo in piedi sull’altare per fare Gesù Cristo... e quella foto è piena di aloni... Se tu li ingrandivi...questi aloni erano dei cerchi uguali a quelli disegnati per terra... Siamo andati dal fotografo... abbiamo fatto controllare la macchina... poi ho scoperto che in realtà se c’è molta polvere nel locale la macchina digitale fotografa anche la polvere sottoforma di alone... (1) Abbiamo avuto una paura... (3) Non so se hai sentito la leggenda di quella famiglia francese che è andata a fare un pic-nic, ha fatto delle foto, e quando le hanno sviluppate si sono accorti che sulle foto comparivano altri esseri... (1) Noi abbiamo trovato all’ultimo piano di questi edifici una macchina bruciata..., una Cinquecento e tutti vanno su per vederla... che poi come avrà fatto una Cinquecento ad arrivare in un sanatorio, all’ultimo piano... (3) ... ad aver preso fuoco... non credo che ci siano dei burloni che si sono presi la briga di smontarla e di rimontarla... non si dice nulla, nessuno dice nulla... Era curioso perché era un mondo così diverso ma così vicino... (1) Per andare ti vesti bene, ti metti gli scarponi, i guanti, la mascherina... le torce, la radiolina, lo zaino per raccogliere cose e la macchina fotografica... La cosa più bella era trovare francobolli oppure monete... Andavamo in una decina... più si è meno paura hai... (3) Sì, ci si divide in gruppi... (1) 284 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 10 Poi ti organizzi, ci si contatta e poi si fanno le foto da far vedere a chi non è venuto... poi questa cosa si faceva ai compleanni... le “prove di coraggio”... (3) [Intervista 13] 285 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Una cultura dell’alcol? Il problema della percezione dell’alcol e del suo utilizzo è la finalità specifica della ricerca. In questo paragrafo finale ci sforzeremo di trarre le ipotesi conclusive sull’argomento, raccogliendo i sintomi già segnalati nelle parti precedenti di questa relazione. Come primo presupposto crediamo sia importante sottolineare che l’assunzione di questa sostanza è spesso considerata come valore culturale tradizionale da cui si è in qualche modo pre-condizionati. La cultura dell’alcol. […] ormai è proprio uso e costume, ormai è proprio cultura: “bevete una birra... o vino!”. (1) È anche una questione di cultura, in fondo si insegna a bere, è una cosa che si tramanda. (1) [Gruppo 1] La cultura del bere. Sì, ma non è un gran che, tutti i bar sono pieni di ubriachi... sono tutti ubriachi in questa valle... (1) C’è una cultura del bere, poi il giorno dopo ovviamente: “Ah! Mi ho capotà... Ieri mi sono bevuto quindici birre”... (6) [Gruppo 5] Il bere come fatto culturale. Credo che bere sia quasi un fatto culturale... anche a S. Martino vedi quelli che hanno 30 anni bere, poi quelli più piccoli che per sentirsi “fighi” bevono anche loro, tanto è S. Martino e poi ...torna a casa mio fratello “bevuto”... è una scusa... una volta poi un’altra, ecc... [Intervista 10] Il mito della balla. Credo che questo uso massiccio di alcol sia dovuto al fatto che la gente non sa cosa fare... (2) Oppure al fatto che è da sempre così... vedi quelli più grandi che bevono... i quali vedevano quelli più grandi che bevevano... è un ciclo... (3) 287 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Poi c’è che a bere ci si sente più grandi... (2) Sì, ma perché arrivare al punto da andare in coma? (1) Perché non te ne rendi conto... (2) Anch’io ho bevuto tante volte, per essere un po’ allegra, poi dopo ti rendi conto... (1) Sì, ma ci sono delle situazioni in cui non hai voglia di trattenerti... (2) Poi c’è anche il mito della balla... (3) [Intervista 3] Un secondo presupposto è che l’alcol è una sostanza a forte significato simbolico che quindi apre possibilità rituali e “di culto”: La celebrazione dei traguardi. Quando ho ammazzato il mio primo cervo, spiegare ai miei soci di caccia che non bevevo un bicchiere per festeggiare è stata un’impresa non banale... [Intervista 4] Come si può constatare, l’alcol è una sorta di sostanza-archetipo che, in quanto tale, apre poi la pratica di comportamenti stereotipati, nella loro “eterodossia” rispetto alle normative della quotidianità, controllata tra l’altro dalla struttura del respet. Il fluido magico e la reversibilità dell’incantesimo. Il problema alcol è un discorso che ha a che fare con l’età... quando hai 15 anni o fumando o bevendo... la volontà di sembrare più grandi, la volontà di trasgredire... è complesso... anche sensibilizzarli serve fino ad un certo punto... anche perchè l’alcol è una cosa reversibile, tu bevi e finito l’effetto, torni come prima, quindi non hai dei problemi... Oddio, cosa mi succederà a lunga percorrenza... il discorso “acidi” spaventa un po’ di più... c’è qualche possibilità di rimanerci... una volta che tu hai sistemato il problema dell’incidente, che è il problema più grave... Io faccio farmacia... ho studiato gli effetti dell’etanolo ecc, eppure vedo che non riesco a... Non è che riduco l’alcol perchè so che l’etanolo ti porta distrofie, problemi ai testicoli ecc, non ci pensi... Anche perché se è usato, per sembrare più grande oppure per passare da una compagnia all’altra, alla fine la scelta è tra la probabilità di avere, un giorno o l’altro, problemi al fegato e rimanere a casa da solo questo sabato... è quasi un percorso obbligato... è una fase che tutti i ragazzi attraversano... anche i ragazzini un po’ timidi ad un certo punto dicono: “mi devo dare una svegliata” e provi... a maggior ragione se tu esci e non bevi, a quell’età, là c’è il rischio che ti prendano in giro, allora ... [Intervista 2] 288 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 11.1. I luoghi Vi sono, evidentemente, dei luoghi deputati all’assunzione dell’alcol e alla insorgenza delle sue conseguenze. Si tratta di luoghi fisici veri e propri o di luoghi simbolici e immaginari come il caso delle feste, improntate spesso al nomadismo. 11.1.1.I bar Spesso c’è solo il bar. Il problema è che si è sempre nei bar... in questo periodo qui per 7-8 mesi si è sempre nei bar... la prima volta bevi la coca cola, poi provi, poi ti abitui... (4) Non è che puoi andare avanti tutta la sera a tè... (2) [Gruppo 6] Le grandi bevute al bar. Ero al bar dalla L., anzi, tutto è cominciato al bar D.P., il pomeriggio. Era il periodo in cui lavoravo […] ci siamo fatti fuori una bottiglia di teroldego, sì beh, eravamo in tanti. Eravamo io e A, abbiamo preso sei bottiglie di bianco buono e l’abbiamo bevute. Dopo siamo andati giù alla L. e abbiamo cominciato: anime nere, birra, vodka alla menta... (1) [Gruppo 1] La colazione al bar. Ma guarda i ragazzini qui a Pellizzano che si bevono i bicchieri di rosso... (1) I misti al mattino... Il fratello di T... alle 8.30 del mattino arrivava al bar. Io gli chiedevo: “Prendi un caffè?” “No, no, fammi un misto rosso”... (2) [Intervista 7] 11.1.2.I locali del divertimento Nei locali la metà delle persone sono ubriache. Ti dirò che ovunque vai trovi un 50% di ubriachi. Anche sabato scorso siamo arrivati al P.V. e non siamo nemmeno riusciti a salire con la macchina perché c’era l’ambulanza in mezzo che raccattava quelli in coma lungo la strada. (3) ... hai anche dovuto giocare a freccette al posto mio... ero un po’ allegra, non vedevo il tabellone... (1) [Intervista 3] Le discoteche e i pub. Nei locali si va per bere e soprattutto per essere uguale agli altri... (2) [Gruppo 2] 289 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 La discoteca pomeridiana. Basta guardare anche al V. la domenica pomeriggio, ci sono tutti i ragazzini delle medie e delle superiori, in teoria non dovrebbero servire da bere sotto i 16 anni, invece lì sempre, e anche tanto... Un ragazzino di prima media può tranquillamente ubriacarsi... magari i genitori sono tranquilli, pensano di poter lasciare loro figlio in una discoteca pomeridiana, apre il pomeriggio alla domenica, ragazzi di una certa fascia di età... entri e vedi ragazzini di prima media che fumano, che bevono... [Gruppo 7] I pub. C’è chi ha l’idea che per divertirsi bisogna bere... secondo me è sbagliata. Se tu vai in un pub non è che vai e ordini un succo di frutta, è logico che prendi un alcolico... (4) Beh non è mica logico... puoi prendere anche la coca cola voglio dire... (1) Beh sì, ormai... (5) Anche a me è capitato di prendere la coca cola, però non è che entri in un pub e dici: “vorrei un succo di frutta”... o non prendi nulla ma è difficile... (4) Anche perché al pub ti guardano male se prendi un succo di frutta... (1) Torna a casa... Allora siccome magari anche gli altri del gruppo bevono alcolici allora ti senti un po’ in obbligo... (1) [Gruppo 7] Le “voliere”. In fondo alle piste c’è una specie di... (6) ... fatta come le voliere degli uccelli e dentro c’è... (1) ... birra... (5) ... e gli ubriachi che ballano sui tavoli... (3) ... sono dentro così (indica pieno di gente), tutto appannato, si fottono l’ossigeno. (6) È un posto grande come questa stanza, sono tutti dentro a ballare sui tavoli con la musica tirolese... quando uno è tanto ubriaco... (5) [Gruppo 5] 11.1.3.Le feste La festa dei coscritti. Qui per esempio si fa la “coscrizione”, i diciottenni si vestono da pagliacci e girano ubriachi... per me, che non sono di qua... i miei genitori non sopportano questa tradizione, quando mi vedranno con il mio cappellino ubriaco si arrabbieranno... Invece la gente di qua stima quel tipo di tradizione... “vuoi che mio figlio non spenda 80 euro per la coscrizione? È giusto che sia così!” [Intervista 11] 290 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 La festa di S. Martino. Pensa a S. Martino a Predazzo... fare l’asse, scendere dai fuochi, ubriacarsi... è legittimato... la madre di un ragazzino di 13 anni che lo vede arrivare storno, con questi campanacci tutto fiero, non si incazza... Anzi, probabilmente c’era anche lei... [Intervista 11] Ancora sulla festa di S. Martino. Questa festa dura dalle otto di sera alle otto di mattina... (1) ... ma comincia prima, quando abbiamo finito di sera, dopo il lavoro “all’asse”, ci mettiamo vicino al fuoco e si beve... (6) Bevono “vin brulè” per il freddo... ... li vedi con lo zaino, con dentro la tanica di vino o di birra, con la cannuccia... (1) ... con il tubicino, in giro per il paese, poi sigari, toscani... (3) ... poi tutti con le “corna”... (1) ... e avanti casino... Poi si trovano tutti in piazza, una bevuta e alle undici i sopravvissuti, che comunque sono tanti, vanno ancora su alle “assi”, a mangiare castagne e a bere... (3) [Gruppo 5] Le feste campestri e i raduni rock. Poi le feste campestri sono micidiali, vanno 300 fusti di birra in due giorni... giù al Rock a Ziano, fanno tre giorni di concerti nel tendone, fanno panini, patatine e vendono birra... cominciano alle cinque, dalle cinque alle otto vanno a mangiare panini, poi cominciano a bere... (3) ... dalle otto fino al giorno dopo bevono... (1) ... alle quattro però cominciano ad andarsene... (3) Saranno cadaveri... (6) Vanno tutti a vomitare. Alle quattro se ne vanno, poi alle 5.30 si svegliano, tirano fino a mezzogiorno... (3) No, alle quattro vanno via dallo Sun Rock, vanno in un altro bar, continuano a bere, poi alle sette vanno a casa, dormono fino alle due di pomeriggio e alle cinque tornano giù. (1) […] Ma l’estate ogni domenica ci sono feste campestri... stessa cosa... (1) [Gruppo 5] Le sagre e le feste campestri. In Valle di Sole bevono tanto... basta vedere alla sagra... ti piazzano lì 50 euro e ti dicono: 25 birre. E se le bevono una dietro l’altra... (5) Anche quelli della nostra età, prendono la cassa di birra, sono in cinque o in sei, vanno su, si imbucano, se la scolano, poi mandano qualcun altro a prendere un’altra cassa di birra... (1) 291 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Da me arrivavano con la bottiglia di coca cola vuota, siccome noi le bottiglie non potevamo darle perché erano di vetro... mi dicevano “toh!” riempila di “calimocho”... e dopo un po’ tornavano... (6) [Gruppo 4] 11.1.4.Le sedi dei gruppi La sede della compagnia. […] Noi abbiamo fatto questo “gruppo giovani” e stiamo lì, oddio è un divertimento... ci siamo portati tutto, TV, divani, la playstation la portiamo a turno, anche se adesso stiamo vedendo di prenderne una con il fondo comune e di lasciarla sempre lì... Ci divertiamo, si sa dove siamo, se tua mamma ti cerca sa dove trovarti... dopo si è fra giovani, magari capita quella volta che si porta qualcosa da bere... non superalcolici, magari si può fare quella volta che si beve anche un po’... (1) [Gruppo 3] Ancora sulla sede della compagnia. Questa cosa però credo che abbia incentivato l’uso dell’alcol... gli altri giovani si accontentavano di guardare un film o di farsi una partita a calcetto, mentre per noi era un’alternativa al fare autostop per andare a Dimaro, dove ci sono le discoteche, i pub e il bowling... Ci trovavamo sì a giocare a calcetto e a guardare un film però con una cassa di birra... presa al supermercato... scolandocela tutta... se rimaneva qualcosa si finiva la domenica pomeriggio... (4) [Intervista 7] La cultura delle taverne. Qua c’è la cultura delle taverne... tipo i “volti”, le cantine... (2) Le si riempiono di “mesa”, di divani e cose così e poi si va dentro a suonare, ci si ritrova... (1) Alcuni ci mettono la tele... ogni tanto nascono come sale prove... [Intervista 10] Le taverne. In questa taverna iniziavamo a bere e a fumare le prime canne in compagnia... poi si sa, iniziando a frequentare le superiori, entri anche a contatto con persone diverse e curiosità diverse... [Intervista 1] 11.1.5.Le baite in montagna Bere in baita. Sì, in baita... a bere... (1), (5) Bisogna distinguere tra: in baita a bere e in montagna... è un’altra cosa... la 292 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 baita è in montagna ma si va per bere, è un’altra cosa... (3) Qui in queste valli ti affittano anche le baite per bere... (1) Se vuoi ubriacarti, vai in baita... (5) Casino non ne fai, ti puoi fermare a dormire... (3) Entri in queste baite e c’è un odore dopo... (1) [Gruppo 5] Le colazioni in baita. Tipo quando si va in baita, di mattina, quando ti svegli, alle 10, oppure se non dormi alle 6.30 di mattina, fai colazione con la birra... una brioches e la birra... (3) Altre volte in baita io ho trovato i miei amici alle 5,30 o alle 6 di mattina con le birre che facevano “ambarabàcicicòcò” con i superalcolici. “Cosa fate?” “Ah colazione”... (5) L’anno scorso ho visto una scena che volevo filmare, una baita a Luja, appena sopra la voliera, alle 9.30 del mattino sono andato a sciare di domenica... la sera avevano fatto balla... beh, sono usciti dalla baita, perché lì passano proprio le piste, pieno così di gente, si sono messi in mezzo e sono partiti dritti, scendevano dritti, non guardavano nemmeno dove andavano, sono arrivati giù e sono andati a fare colazione in “voliera”... (3) [Gruppo 5] 11.1.6.I luoghi pubblici a fruizione esclusiva I giardinetti. Nei paesi per esempio sono molto frequentati anche i giardini pubblici. Noi per esempio a Denno avevamo la nostra panca con il tavolo, eravamo sempre là... il comune ha portato via tutto perché sporcavamo il parco... sì, facevamo immondizie... (1) Anche a Segonzone c’è il parco dove ci troviamo... (3) Giocavamo a quei giochi stupidi come: il “gioco della bottiglia”... dopo mezzanotte andavamo dal P. a prendere da mangiare e da bere... L’attività principale era fumare e bere... (1) [Gruppo 1] 11.2. Le funzioni 11.2.1.L’aggregazione La percezione più condivisa è che l’alcol costituisca un ottimo medium, un conduttore di contatti e di rapporti; gli ostacoli personali, di carattere, come gli 293 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 ostacoli sociali di vario tipo (geografici, di classe sociale, di sesso, di età) vengono superati più facilmente inserendosi in una sorta di comunanza almeno pre-allucinatoria dove si instaura una specie di uguaglianza, di parità collettive; un ritorno a una solidarietà meccanica, a una fratellanza, a un cameratismo in una “no man’s land” dove norme e controlli sono decisamente allentati e indeboliti. L’alcol come mediatore dei rapporti sociali. […] poi è anche una maniera per conoscere qualcuno: “dai, vieni che ti offro da bere”... Ci sarebbe altro da fare... Invece di attaccare bottone chiedendoti che film hai visto ultimamente ti dicono: “ah vieni che ti offro una birra”... quando siamo andati fuori con i miei coscritti io non ho speso neanche cento lire per bere eppure mi sono ubriacata... Per dire... siamo entrati in un locale che era pieno, non ci stavamo neppure... però la birra l’abbiamo bevuta comunque... “va beh dai beviamo una birra e andiamo”... io quando vado in un locale vado non per bere ma per stare con la gente e chiacchierare, tanti invece vanno per bere. Se non c’è da bere che divertimento è? [Intervista 9] L’alcol disinibisce. Come gli amici di suo fratello che vengono al S.L., si mettono al banco e alé... (2) Usano l’alcol come modo per entrare in... siccome noi non riusciamo tanto a socializzare con le persone, incominciamo a bere per essere più disinibiti. Questo amore per l’alcol... una volta che lo provi, vedi che sei euforico, vedi che non hai difficoltà nel parlare con la gente, vedi che sei brillante, simpatico per tutti... dopo la soglia del divertimento si alza, perché vedi che ti diverti di più. Quando sei senza, non hai più divertimento. (1) [Gruppo 1] L’alcol apre agli altri. In alta stagione c’è più movimento e quindi ti diverti di più anche se non bevi... perché c’è più gente che gira... (2) Sì, ma non tutti eh... dicono “andiamo là però beviamo qualcosa perché altrimenti...” È un modo... è un’abitudine... (5) Altrimenti non riesci ad aprirti... (4) [Gruppo 6] L’alcol mette a proprio agio. Ho conosciuto uno una volta che proprio parlando seriamente mi ha detto che lui deve bere perché altrimenti non è capace di stare con gli altri... quando è ubriaco allora si tira fuori, è un po’ 294 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 meno timido, scherza con le ragazze, ma se non beve non si sente a suo agio, che è un po’ triste... [Intervista 9] L’alcol e le conquiste. Hanno grandi risorse e vanno in giro... le ragazzine bevono tanto quanto i maschietti... L’altra sera sono stato a Trento, tornando in su ho incontrato sul ponte di Dimaro due “ragazzotte” che facevano l’autostop, 16 o 17 anni, minorenni entrambe... Ho chiesto loro cosa avessero bevuto... e mi hanno risposto vodka... “Ma vi piace?” ho chiesto loro... la risposta: “no ci fa schifo.. ero a caccia di uno, questo mi ha offerto da bere, se prendevo la coca cola facevo la figura della pirla...” La donna vissuta invece, prima di dire “ti faccio mio”, si è bevuta la vodka e questo credo che sia una cosa comune... [Intervista 4] 11.2.2.La rottura dei tabù del respet L’allentamento e l’indebolimento delle norme e del controllo sociale possono arrivare ad abbattere persino i tabù del respet, con una vera e propria sovversione dei valori tradizionali della convivenza. La rottura del “respet”, inteso come imbarazzo. Qui tutti i diciottenni si vestono con il cappello, con i fiori... Un lato positivo dei coscritti è che puoi conoscere tutti quelli del tuo anno... Per esempio è dalle elementari che non vedo più i miei coscritti e grazie a quest’occasione li posso rincontrare... (2) Ti ritrovi a diciotto anni, quello che lavora, quello che studia, è bello riconoscersi un po’ tutti. Poi vedi quello un po’ più amorfo e allora cerchi di tirarlo su... Poi è anche bello farsi la “storna” con i coscritti... però per me rimane sempre una cosa forzata... nel senso che io con lui e la mia compagnia mi diverto, poi che una volta all’anno puoi farlo anche con i coscritti può avere un senso, però da lì a trasformarlo in una cosa sacra... (1) Poi magari ti trovi a disagio, perché non conoscendo i tuoi coscritti... (2) E cos’è che permette di togliere il disagio? (1) Bere... (2) Per quanto giusta sia la tradizione spesso diventa solo una scusa per potersi ubriacare... La gente del posto probabilmente apprezzava molto queste tradizioni anche perché la compagnia era unica... 295 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Adesso le compagnie sono diverse, ci si trova con gente che non si conosce, non si sa cosa dire allora ci si ubriaca... per divertirsi si ubriacano “polito”. [Intervista 11] Il superamento dell’imbarazzo. In ottobre abbiamo fatto la festa di classe in baita... abbiamo rimembrato i tempi delle medie, anche perché poi c’è gente che studia fuori e quindi non si vedono più... Sì, tutti amici, è bello. La maggior parte studia qui in valle, qualcuno a Trento, tipo “parrucchiera”... (2) Qui le compagnie si formano in base alle amicizie d’infanzia, dell’asilo... oppure dalle classi delle elementari... (1) Sì, non è una cosa fissa... (3) ... forse anche gli sport, noi per esempio facciamo tutte pallavolo... (1) ... alla Taverna I fanno tutti calcio... (2) Sì, e poi bevono. [Intervista 10] La rottura del ghiaccio con una ragazza. Una volta mi ricordo che c’era uno della Val di Sole che mi hanno detto che è sempre ubriaco che mi ha rotto le scatole tutta la sera e avevo paura che mi mettesse le mani addosso perché era talmente ubriaco. [Intervista 14] 11.2.3.La rottura della banalità Il problema, più volte sentito dagli intervistati in modo così drammatico, della banalità insita nella triviale ripetitività della vita quotidiana, potremmo dire che viene esorcizzato (certo non superato) dal sarcasmo e dalla messa in ridicolo di quegli stereotipi di vita cui ci si adatta diuturnamente, sia pure con grande sofferenza psichica. L’alcol come rimedio alla noia. Io sono dell’idea che molti ragazzi di su bevono proprio perché non gli passa il tempo, probabilmente perché non ci sono neanche delle strutture, dei divertimenti, diversi modi di veder la vita, non so... [Intervista 14] L’allucinazione della realtà. Visto che bisogna alterare un po’ la realtà e rendere le cose un po’ più allegre, almeno in un primo momento, ognuno cerca la droga che più si confà al proprio carattere... nella nostra società la 296 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 droga preferita è l’alcol, visto che produce paradossalmente comunicazione e allegria in un mondo dove, nonostante il boom delle telecomunicazioni, sembra non ce ne sia molta, oppure in un mondo di chiusura... L’alcol permette di uscire un momento da questa realtà, da questa monotonia, da questa cosa, con 1,50 euro ti danno una birra, non serve andare a Trento in un parco oppure su una strada... Poi naturalmente il discorso sulle droghe o sull’alcol è molto complicato... Sicuramente l’alcol è facile da trovare e compensa una necessità di evadere... maggiore è l’alcolismo, maggiore è la voglia di evadere... di cambiare la normalità... C’è chi si accontenta di andare in giro, di vedere nuovi luoghi; chi si accontenta della monotonia o della comodità del lavoro probabilmente si rifugia nell’alcol, vedendolo come un modo per farsi il suo viaggio... i nuovi stimoli li trovano nell’alcol... Una cosa che potrebbe fare la Provincia sarebbe incentivare i viaggi all’estero... Qui, quelli che non usano sostanze “per tirarsi fuori” sono veramente una minoranza, o fumano o bevono... qui a Pellizzano quelli che non fanno questo non escono di casa... sono quei tipi che studiano, oppure che si incontrano con la fidanzata e allora hanno il sesso come mezzo ... oppure bevono o fumano... (4) Non che chi beve o fuma stia male con se stesso o con gli altri... (2) Diciamo che qui è più facile diventare alcolisti che altrove... [Intervista 7] La trasformazione della banalità. Poi si beve perché è divertente; ci si diverte. (3) È vero, certe volte sei triste, sei giù, poi bevi e diventi allegro... (1) Certe volte fai delle cose che di per sé non fanno ridere, ma se sei ubriaco fanno ridere oppure dici di averle fatte mentre eri ubriaco e fanno ridere... (3) […] L’alcol può esaltare una serata. Le mie serate... a me piaceva ballare però mi ricordo che soprattutto verso i 16 o 17 anni è iniziata la conoscenza di ciò che poteva esaltare la serata... c’è stato ad esempio il periodo della vodka alla pesca... Si usciva, sempre al J., nove di sera, dopo mangiato, ti facevi due grappe alla pesca o la vodka, sembrava di essere chissà chi... I due filoni erano vodka oppure montenegro... poca birra ma molti superalcolici... l’alexander era la cosa che si beveva in ultima serata era un cocktail magnifico con il bicchiere... quando riuscivo a prendermi un alexander mi gasavo perché significava, intanto che avevo due soldi in tasca, perché costava... o me lo offrivano... [Intervista 5] 297 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Chi non beve si annoia. […] chi non beve si annoia, perché non c’è niente da fare... (1) Beh, si può andare con quelli che bevono e non bere... è difficile però... (3) Io non bevo, a parte i miei quattro o cinque amici, in giro sono tutti ubriachi, non riesci a... (6) Sabato sera sono tornata con la “Dorothy” a mezzanotte, sono arrivata e sono entrata in un bar a comperarmi le gomme, c’erano lì cinque o sei ragazzi sui 18 anni, che sono sempre ubriachi e che di solito si divertono, li ho trovati a giocare a briscola a mezzanotte, mi sono cadute le braccia... (1) Che tristezza! (5) Beh è ben peggio se li trovavi a giocare alla morra... (5) No, è meglio alla morra, almeno sei ubriaco per giocare alla morra, ma a briscola gioca mio nonno... (1) [Gruppo 5] Ancora sulla noia della quotidianità. È entrata nella mentalità l’idea che chi guida non beve e quindi non si diverte. È così... cioè, non è cosi; però è entrata nella mentalità l’idea che se non bevi non ti diverti. C’è un nostro amico, infatti, che per problemi non può bere, ah... io lo capisco, lui si rompe. Anche perché... quando sono a Bologna, io esco, vado a vedermi il concerto jazz nel tal locale, vado al cinema... Lassù che cosa fai ... vado al R.R, dove fanno della musica di m., c’è sempre la stessa gente. Non puoi dire: “non bevo allora faccio”... no perché non c’è niente, non balli, non conosci gente nuova, stai sempre con le stesse persone, sai già cosa ti diranno. [Intervista 6] La tristezza di chi non beve. È un po’ triste la cosa... andiamo avanti a birre e fumo... se ci pensi l’ottanta per cento dei ragazzi il sabato sera si diverte bevendo e facendosi spinelli... (2) Se guardi di solito quello che ha la macchina e non beve, è lì tristissimo in un angolo... (1) Sembra che sia una punizione, un castigo... se ci pensi a diciotto anni ci si potrebbe divertire a fare stupidaggini o per lo meno a spararle... [Intervista 3] L’alcol come premio dopo una giornata di lavoro. Bevevo per procurarmi quello stato di alterazione... non è che per abitudine andavo al bar a bere la birra, come invece fanno tanti miei amici... Se parli con tanti ragazzi della mia età che invece lavorano, per loro la normalità è lavorare, andare al bar a bersi cinque o sei birre. Ho visto l’inverno scorso, quando lavoravo al “noleggio”, si andava fuori, in tre o quattro, comincia una birra, un’altra birra, un’altra ancora e arrivi a casa mezzo storto... (1) 298 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Anche i ragazzi d’inverno scendono dalle piste, entrano al bar, trovano quelli che scendono dagli impianti, si trovano lì insieme e bevono, è così, comunque quello più grande deve dimostrare... deve dimostrare determinate cose. (2) Alla fine non è neanche male ti dirò, sì, può sembrare assurdo però finisci di lavorare e ti sconvolgi, vai a mangiare e vai a dormire... (1) Contento e in compagnia... (2) ... è assurdo... però, sei con i tuoi amici... [Intervista 7] La trasgressione come rottura della banalità. Poi abbiamo fatto il bagno in piscina di sera... però eravamo savie... (1) Sempre questa nostra amica, che è partita per l’America, ha la piscina in giardino, la usa un mese all’anno, comunque... pochi giorni prima che partisse abbiamo fatto il bagno nella piscina... (2) ... eravamo al bar alle 22.00... (3) ... senza costume... (sotto voce) (1) ... senza che la sua mamma ci scoprisse... (2) Dopo eravamo contente di non essere state neanche ubriache... ogni tanto dici: “Mi sono divertito e non ero nemmeno ubriaco, perché?”... Poi sei contento... (3) [Intervista 10] Gli scherzi. Sì, al P.V. Sono sempre un po’ bevuti. Allora é successo che una sera J, siccome poi i suoi gli danno anche tanti soldi, perché ha il bancomat e non sa gestirseli, per fare il bullo ha cominciato a bere e i suoi amici molto gentilmente, quando hanno visto che era già appoggiato con la testa sul bancone, hanno continuato a ordinare montenegro, montenegro, montenegro, finché tanto per peggiorare la situazione l’hanno portato fuori e l’hanno fatto spogliare fuori sulla neve e lì lui è caduto per terra mezzo in coma. I suoi amici non si sono curati di chiamare le ambulanze né niente. Per fortuna qualcuno ha avuto il buon cuore di farlo. Si è addormentato proprio. L’hanno portato in ospedale, l’hanno tenuto lì tutta la notte ed è andato via il giorno dopo. Gli hanno fatto delle flebo. [Intervista 14] La messa in ridicolo del dolore. Mi è successo anche una volta che sono stata a S.U., una discoteca sul Bondone, a Vanezze, che per carità è un posto dove non è che siano sempre ubriachi come al P.V. È successo che un ragazzo ubriaco è caduto dai divanetti perché ballava sui divanetti, è caduto battendo la testa per terra e si è rialzato quasi subito perché non si è fatto quasi niente. Però era lì praticamente appoggiato sulle 299 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 ginocchia che si teneva la testa e i suoi amici gli ridevano in faccia, al che sono andata lì io, ho guardato come stava, gli ho portato del ghiaccio, per metterglielo sulla testa. Tra amici è difficile che si aiutino. [Intervista 14] 11.2.4.Lo scambio simbolico delle narrazioni Sia come fattore di aggregazione che come rottura dei tabù e delle banalità, l’alcol apre anche la possibilità di uno scambio di narrazioni reciproche di vita che immettono una parvenza di avventura, di rischio e di vertigine nel tempo fermo della “every-day life”. Il discorso sull’alcol. Sì, si beve tanto... anche quando parli con qualcuno, la metà delle battute sono sul bere, metà delle storie che si raccontano sono sul bere: “ah quella volta che ho fatto la balla, ho cominciato dopo lavoro alle 17 e ho cominciato a “montenegri”, dopo siamo andati a mangiare una pizza e mi sono bevuto 4 birre medie da solo, poi sono andato al M. e giù angeli azzurri, non capivo più niente”... Si vantano di questa cosa e le ragazze ancora di più... se te sei una ragazza e tieni la birra allora sei proprio “figa”, anch’io bevo, però ho sempre sostenuto che quando non sento più il sapore non serve più bere... “stinchi” che mai più... [Intervista 9] Le altre narrazioni. Poi il giorno dopo della “voliera” senti: “Ah ieri ho lasciato lì 200 euro o 300 euro”... “Ma cosa hai bevuto?” “Eh, offrivo in giro”... (1) ... giri di grappe, vodka... (3) ... montenegro... (1) [Gruppo 5] La necessità di ubriacarsi. La cosa brutta è che il sabato sera la gente esce dicendo: “devo andare a ubriacarmi”. (6) Forse è un po’ esagerato... (3) No, no, tutti : “Andiamo a fare la balla!” e il giorno dopo si vantano... (6) Sì, è un po’ assurdo è vero... andare proprio apposta... (3) Magari uno va a divertirsi, beve qualcosa perché gli offrono... non è che uno deve ubriacarsi fino a stare male... uno può essere un po’ allegro... (5) Poi se ti ubriachi fino a stare male, il giorno dopo sei un idolo... (1) Sì, sì, proprio tutti ti adorano... (5) Sì, sì... (1) ... magari se vomiti fuori dal pub, sei il mito di tutti... (5) Sì, perché è un culto. (3) 300 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 ... ma sì, perché tutti ne parlano: “questa settimana mi sono ubriacata con...” (5) La cultura nordica... tipo il vino nella dieta mediterranea, c’è proprio la cultura della birra... (6) [Gruppo 5] Le provocazioni. L’altro giorno sono tornato di sera, sono entrato al bar... mi è venuta incontro una mia compagna di classe, una in gamba, che a scuola è molto brava, arriva là con gli occhi gonfi e mi dice: “Guarda che ieri ho sboccato 4 volte davanti al P.”... [Intervista 11] 11.2.5.I riti e i culti Le sostanze alcoliche, proprio per le loro potenzialità allucinatorie e di aggregazione comportano la percezione di spazi in cui la ripetizione di comportamenti, di gesti, di atteggiamenti, di pratiche linguistiche, consentono il superamento di ciò che semplicemente è. Potremmo parlare di un anelito alla lettera “sur-reale” che si tinge di desiderio di incantesimi e magie terrestri e immanenti. Così sullo sfondo possiamo riconoscere le tracce più o meno sbriciolate dei tipi antropologici di rituali collettivi. I riti di “iniziazione”. Per farsi vedere dai più grandi... un adulto beve due birre e non gli succede nulla, loro hanno tredici anni e le bevono... vogliono fare come i grandi... (2) [Gruppo 2] I riti di “integrazione”. Cominciano dalla seconda media in poi... (2) Dagli 11 anni in su... (1) Anche dalla prima... (5) Fumano, bevono... (2) Per star simpatici e per riuscire a entrare nel gruppo dei più grandi... (4) ... se arrivano a drogarsi così sono messi molto male... (1) Per farsi accettare dai più grandi, per farsi accettare, per entrare nel gruppo... (4) Finché tu non fumi, non bevi e non fai cavolate a tutto andare non puoi ritrovarti nel gruppo dei più popolari e più conosciuti... (1) ... dicono che è bello, che è simpatico anche se non è vero, ma basta dirlo perché è di quel gruppo... (4) Quel gruppo lì è andato e ha fatto... ecc. Lui che è di quel gruppo è bellissimo e “fighissimo” perché è di quel gruppo. Tanti dicono: “guarda quello lì, si è bevuto tre litri di birra da solo sabato”. (6) 301 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 ... uno vorrebbe essere accettato da questo gruppo, perché tutti parlano di te, però se non fumi, non bevi e non fai niente... (1) ... non ti vogliono [Gruppo 4] I riti di “comunione” e di “differenziazione”. La compagnia influenza molto... non è che se a casa vedi tua mamma che beve un bicchiere di vino diventi vino-dipendente... però se vedi gli amici... le prime volte dici di no e prendi la coca cola, però dopo un po’ ti stufi di prendere la coca. Se vedi tutti gli altri che prendono la birra, la assaggi dall’amico... se non ti piace ti fanno provare il radler... che diventa birra dolce, se non ti piace il radler prendi un alexander... ogni sera ne provi uno finché non ne trovi uno abituale e diventerà quello il tuo... almeno per me è stato cosi... (4) [Gruppo 7] I riti di “aggregazione”. Fuori dal P. c’era il rito della “pisciatina”... quando bevi tanta birra poi ti viene lo stimolo... e allora dopo, si andava tutti insieme a pisciare e poi si tornava dentro... [Intervista 9] I riti di “solidarietà e di reciprocità”. Di norma non hanno tanti problemi a spendere, perché lasci in un locale mediamente 70 euro ogni sera perché bevi e offri da bere... se sei in una compagnia di 5 persone... ognuno paga un giro e quindi alla fine è come se ognuno pagasse il suo... Le ragazze non spendono niente... alle ragazze viene sempre o quasi, offerto... poi non c’è una regola, se uno una sera è felice paga sempre lui... sta all’altro dire: “ma no, hai appena pagato tu, adesso pago io!” Però se io questa sera non ho niente, sto zitta e non pago... la prossima volta però mi sentirò in dovere di pagare... da bere agli altri. Oppure tante volte fanno così: ti pagano un giro anche se tu non vorresti bere e dici: “no, non bevo niente...” E loro: “no, ti ho pagato una birra e adesso la bevi...” come per dire... “dai tieni colpo, non mollare adesso...” oppure, quando uno perde una scommessa, oppure vogliono fargli uno scherzo, gli dicono: “guarda che hai una birra pagata e adesso devi berla”... e te devi dimostrare di essere all’altezza della situazione... poi dipende dalle dinamiche che si creano nei vari gruppi. [Intervista 9] I riti di “passaggio”. Lì si fanno delle grandi bevute... c’è la cultura di facciamo... “guai a chi non beve”... C’è questa cosa... si fa un compleanno, beviamo... (3) Sì, sì, è automatico, se c’è un compleanno si beve... (1) Che triste... (sottovoce) (2) 302 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 C’è la festa in cui allora si beve... durante la settimana si ritrovano a guardare al TV, a giocare alla playstation... cose così... (3) Oppure per provare... [Intervista 10] 11.2.6.Il gioco delle differenze Dalle interviste sembra trapelare anche un’altra funzione legata alle varietà di bevande alcoliche; questa sembra, in certi casi, consacrare l’identità di un gruppo rispetto ad altri. E certamente anche gli stati e gli stadi di ubriachezza che ne derivano con le rispettive temporalità. Pare anche che si possa parlare di una differenziazione gerarchica di ruoli, data dalla capacità più o meno forte di “tenuta” del tono alcolico. Tale capacità potrebbe essere pensata nell’ambito di un gioco che comporta il controllo della vertigine come nell’alpinismo. La distinzione. ... o vanno in baita a bere o vanno al mare in discoteca a bere... (6) Proprio al mare ti mettono i cilindri della birra... e quelli della Val di Fiemme ne ordinano sei o sette... (1) Bisogna mantenere la tradizione, anche quando si va in giro... (5) Se tu vai a Rimini, arrivi davanti a una discoteca e parli dialetto... “Ah siete fiemmesi!”... “Entrate pure gratis!”, perché tanto poi spendono tanti di quei soldi in birre... (1) Ci conoscono... “Oh della Val di Fiemme!” (3) Abbiamo una certa fama... (5) [Gruppo 5] La gerarchia del gruppo. Io vivo a Fiavé... lì sì che l’alcol è importante... lì, vedo al bar che ci sono ragazzi che bevono tantissimo... anche quando ero più piccola io, era così... ma adesso fanno gli sbruffoni e bevono tanto al bar... Questi gruppi qua invece sono diversi... il modo di comportarsi, di fare il bullo o il “capetto” è uguale... però lì si usa molto di più l’alcol e forse vince chi regge di più, almeno tra i maschi... tra le femmine non so... [Intervista 12] Le sfide e le gare. Comunque i ragazzi bevono veramente tanto... io ho visto anche a Cogolo delle ragazzine che a 16 anni facevano a gara, si bevevano un litro di birra in 8 secondi... (1) Ho visto gente bere d’un fiato un litro di bianco, un litro di vino, ho visto gente bere brocche da due litri piene di sputi e di altro... (4) 303 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 11 Io con le lattine... (2) Gente che è collassata per il bere ne conosco anch’io... (1) No, per quanto riguarda il bere e il fumare non ci sono problemi... ce ne sono moltissimi... (4) [Intervista 7] 304 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 Conclusione A mo’ di conclusione riportiamo alcune impressioni e alcune osservazioni emerse durante le interviste e i colloqui, a proposito dell’ipotesi della realizzazione di una campagna di prevenzione dell’uso di alcol da parte di ragazzi tra i 13 e i 16 anni, che forse potrebbero essere utili per la progettazione della campagna stessa. 12.1. Le impressioni sulla campagna Da un lato si ritiene che una campagna di comunicazione da parte delle Provincia di Trento per ridurre i danni dell’alcolismo, sfida senza dubbio complessa e difficile, dovrebbe andare di pari passo con un cambio generale dell’atteggiamento nei confronti dell’alcol; dall’altro lato si esprime qualche perplessità sulle possibilità di riuscita del progetto visti alcuni precedenti come per esempio le feste senza alcol. Il disagio della comunità. Il tutto ha sempre come base l’idea che non crediamo esista un disagio giovanile disgiunto dal disagio di una comunità e gli adulti sono... noi siamo, quelli che gestiamo, che tiriamo le fila di questa comunità. L’altro grosso aspetto è di coinvolgere il mondo adulto per riflettere su quello che stiamo facendo; non sono certo i nostri figli che hanno dato a noi le regole del gioco; su questa mistificazione del disagio giovanile, in cui gli adulti parlano di disagio giovanile, potrebbe essere una sorta di percorso a ritroso per dire che razza di comunità stiamo facendo. [Intervista 8] L’ equivoco e l’ossimoro. […] c’è questo grosso equivoco, ed è un problema etico. Da una parte il pubblico, per pubblico intendo la Provincia, lo Stato, per motivi di posti di lavoro, di economia si trova a sponsorizzare e a promuovere prodotti che hanno a che fare con l’alcol e dall’altra, i medesimi enti 305 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 e le medesime strutture devono affrontare i problemi connessi con questo tipo di stile di vita. Sappiamo che in realtà il costo dei problemi è maggiore delle rese, questi sono dati dell’OMS, regione Europa; sono dati inequivocabili. I costi variano dal 3 al 6% del PIL e le rese sono inferiori a questo. Allora, naturalmente è un buon esercizio ma parte da questo presupposto: bisogna educare i giovani a bere di meno, questa è la logica, ma dovremmo dire che bisogna educare tutta la comunità a bere di meno... allora qui è la logica “alcol meno è meglio”. Noi dovremmo fare un’operazione di pulizia concettuale e poi di guardarci negli occhi e dire o scelgo questo o quello. Poi il privato credo troverebbe le sue strade... io non discuto del fatto che le vigne siano vigne o che gli agricoltori producano vino o distillino ma questo è un problema dei privati; il pubblico contemporaneamente paga e paga, allora questo diventa un’immagine... è come dire: se l’alcol è una droga e di nuovo l’OMS su questo ormai è chiara, da una parte promuove e dall’altra parte paga in conseguenze... quindi paga il doppio. [Intervista 8] L’esperienza di Dorothy. 4 […] le due operatrici del progetto, C ha 28 anni ed è un’assistente sociale, E ne ha 24 ed è una assistente sociale, poi ci sono i ragazzi della Croce Rossa che hanno dai 16 ai 18 anni (i pionieri) ... nella esperienza di primavera si è visto che tutti conoscono tutti, allora nasce la meraviglia, nasce il punto interrogativo: “Cosa fai qui?” e questo, anche da un punto di vista etico... “Perché quella?”, “... non avrei mai detto che tu fossi qui!”, insomma fra pari le dinamiche sono più ... [Intervista 8] Le feste senza alcol. L’anno scorso d’estate, a Cles al Palazzetto dello sport, hanno fatto una festa, dove c’erano un paio di gruppi che suonavano, ed era una serata contro l’alcol... organizzata non so se dalla Provincia, dal Comune o dal Gruppo giovani... e non distribuivano alcolici, né birra né niente... e non si pagava per entrare, era deserto, non c’era nessuno... Addirittura ho sentito che parlavano di questa festa, anzi io ho detto ai miei amici: “sapete che c’è questa festa a Cles al Palazzetto...” si sono girati, mi hanno guardata scandalizzati e mi hanno detto: “stai scherzando non vorrai andare là... ma ti rendi conto che non ti danno neanche una birra”... Infatti era deserto, non c’era nessuno... è miseramente fallita la cosa... Sapere che non ti danno alcol... no, non esiste... [Intervista 2] Il Progetto Dorothy è un’iniziativa dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari in collaborazione con il Comprensorio C1 Fiemme, per la promozione di sani stili di vita e la prevenzione dell’uso di sostanze tossiche. 4 306 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 12.2. La legge disattesa Benché in Trentino vi sia una grande attenzione e una sorta di ritualismo burocratico nell’applicazione delle leggi e dei regolamenti sia per quanto riguarda il controllo e la repressione dell’uso di alcol, sia per quanto riguarda la sorveglianza dell’organizzazione e della gestione di feste da parte dei gruppi e delle associazioni, dalle interviste emerge continuamente come la legge che vieta la vendita di alcol ai minori di 16 anni sia di fatto disattesa dai gestori di molti locali. Lo zelo delle forze dell’ordine. […] poi il brutto è che... tipo la polizia fa apposta, ... anche durante le manifestazioni, alle due arrivano e si mettono lì, bloccano tutte le strade e tra un po’ ti fermano anche con la bicicletta... Beh dopo una certa ora, se sono le due di notte, ti fermano anche con le biciclette e ti fanno l’alcoltest... fanno apposta... si mettono lì a due metri, aspettano che tu sali in macchina, fai dieci metri e fuori la paletta e ti fermano... prendono patenti... (3) Sì, ma la polizia su di qua ti ferma dappertutto... mi hanno fermato con i roller, perchè andavo a Predazzo e non potevo andare... 30 euro di multa... in paese non si può andare con i roller... (1) Mi sono preso sei multe perchè andavo con lo skate... (6) ... sì è vero, qua a Predazzo... i miei compagni li fermano con lo skate in piazza... 30 euro di multa... (3) ... la sesta l’ho pagata perché erano 50 euro ... (6) ... c’è sul codice della strada, me l’hanno fatto leggere... (1) ... hanno messo un cartello dove c’è scritto che non si può accedere con acceleratori di velocità... (6) A me mi hanno fermato con la bicicletta in piazza e mi hanno chiesto quanti anni ho... (3) [Gruppo 5] Il ritualismo burocratico e l’iniziativa dei giovani. In Trentino, fai una cosa e devi farla precisa... noi siamo andati a suonare in molti altri posti... anche a Pordenone l’ultima volta, era un concerto in un prato dove c’era un piccolo palco, un bancone con la birra... avranno chiesto il permesso al Sindaco... e per il resto hanno fatto tutto senza dover rendere conto a nessuno... Qui invece, fanno la cucina, fanno tutto per bene e ancora rompono le scatole... (1) Un’altra cosa... se adesso vuoi organizzare un concerto devi avere: l’autorizzazione del Comune, autorizzazione di agibilità del locale dove si fa il concerto, andare dalla SIAE, se hai i biglietti d’entrata pagare una tassa su 307 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 questi, pagare la tassa sulle bevande, pagare quelli che vengono a suonare, pagare i diritti d’autore per la musica che fai, verificare che i gruppi che chiami siano iscritti all’Enpals (Assicurazione per gli artisti)... (4) […] Se vuoi fare una festa quindi... l’ultima volta che siamo andati alla SIAE... ci hanno chiesto l’impossibile... ci hanno anche promesso un controllo... Figurati dove finisce l’iniziativa... un giovane di 14 o 15 anni che si trova di fronte a questa situazione lascia perdere... Qui per fare una festa servono tutti questi passaggi burocratici, testimone il fatto che hanno interrotto un concerto dove dovevo andare a suonare, in valle di Non a Fondo... alcuni miei amici invece che sono a Bologna, prendono un locale, non dicono niente a nessuno, fanno entrata a 10 o 15 euro... entrano tutti e si raccolgono 500 euro a serata... (4) Sì, siamo molto controllati... il problema è che questo controllo è coercizione... mi sembra assurdo che quando dei ragazzi si impegnano a fare qualcosa debbano essere ostacolati... (1) [Intervista 7] Le maglie della legge sull’alcol. Poi anche le leggi di non vendere alcolici sotto i 16 anni... (1) A me hanno chiesto solo una volta... eravamo al P. quando c’erano i tedeschi... Ci hanno chiesto se eravamo maggiorenni, noi abbiamo detto di no... “allora potete bere solo questo, questo e questo”... alla fine poteva darmi tutto tranne i cocktail... (2) Adesso la gente che beve è sempre più piccola, avendo quindi a che fare con quella gente lì non stanno nemmeno a guardare se sono minorenni o maggiorenni... altrimenti ci perdono... (1) [Intervista 10] La legge non rispettata. Ma la legge c’è già, il problema è che ci sono dei gestori che... danno la vodka anche alle bambine di dodici anni... sì, perché all’inizio si comincia con i superalcolici, capisci quanti anni hanno in base a ciò che stanno bevendo; quelli della mia età li vedi con la birra... quelli più piccoli li vedi con la vodka e la grappa che fanno i fighi... (6) [Gruppo 4] Nei locali bevono anche i ragazzini. […] il posto di ritrovo principale è il P.V., dove non si respira perché lì proprio fumano tutti e poi io l’ho sempre visto questo problema che tutti bevono e la cosa che mi stupisce di più è che il tipo stesso che gestisce il bar dà da bere anche ai ragazzini e secondo me lo sa che sono minorenni. Questi qua per prendersi quei due euro dà da bere anche ai minori di sedici anni. Mentre a me è capitato a Trento, al bar R., che un ragazzo ha ordinato del vino e la tipa che 308 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 gliel’ha portato gli ha chiesto: “Ma scusa, ma tu quanti anni hai?”, lui ha detto che ne aveva 15 e lei non gliel’ha dato. Magari può scappare che uno ti sembra grande quindi non vai a chiedergli l’età, ma quando vedi proprio che questi qua non hanno neanche la barba, si vede proprio che sono minorenni, piccoli, magari anche alle medie, te ne accorgi e invece gli danno da bere lo stesso. [Intervista 14] I ragazzi raggirano la legge. Poi in teoria non dovrebbero dare superalcolici... (3) ... in teoria... (1) Però dopo le due... (3) Sì, ma anche quella che non danno superalcolici.. se io voglio un superalcolico, trovo il primo maggiorenne: per piacere... poi ti do i soldi... (1) [Gruppo 5] 12.3. Le proposte per la campagna Benché scettici rispetto ai possibili effetti di una campagna di comunicazione per la riduzione dell’alcolismo giovanile, gli intervistati tentano di immaginare alcune soluzioni applicative. Il pessimismo. Non esiste... (6) “Bevi di meno e divertiti di più”... (3) Un mio compagno di classe mi ha dato un articolo di giornale nel quale si racconta la storia di una ragazza che è stata investita in macchina da dei ragazzi ubriachi e lei è morta... ... secondo me, non capiscono quello che fanno... (1) ... una visita all’ospedale... È come un tunnel senza uscita... (3) Bisognerebbe cambiare mentalità proprio ai bambini appena nati... (1) Secondo me, slogan così non funzionano... secondo me funzionano storie vere... (5) Io sono pessimista... bisognerebbe studiare, bruciare le televisioni... (6) [Gruppo 5] Le proposte. Un manifesto... una lettera... (2) “Stai attento altrimenti alla prossima festa non ci sarai!” (4) Si può fare anche un disegno... (1) Si potrebbero distribuire all’entrata... (5) Magari si potrebbero mettere sotto foto di incidenti di moto... (4) Si potrebbe fare come hanno fatto vedere al telegiornale... per ridurre la 309 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 velocità, hanno messo in un poster le foto di tutti i morti... (5) Ma è inquietante passare in una strada e vedersi le foto di tutti questi morti... (4) Anche in una festa per la verità ... (1) “Quando è troppo è troppo!” (4) “L’acqua dà la vita, l’alcol la morte.” (5) “Mezzo bicchiere di vino ai pasti fa bene... una tanica no!” (1) [Gruppo 2] Le proposte e gli slogan. “No alcol, no stop!” (5) Far vedere le figure di m. che potrebbe fare una persona ubriaca marcia […] (6) Questa potrebbe essere un’idea: “bevi per divertirti e non per distruggerti”... Maggiore controllo... (5) [Gruppo 4] Portare in giro le testimonianze di persone che sono riuscite a uscire da questi problemi; “Per essere figo non serve bere o fumare, basta essere quello che sei!” “Se non ti accettano non cambiare, non sono alla tua altezza!” “Se vuoi divertirti, non usare stupefacenti o alcolici!” “Ti divertirai un momento ma per tutta la vita ti sentirai una m. !” “La balla ti rovina semplicemente la serata!” “Quelli che bevono non sono i più fighi ma i più deboli”. Fare degli incontri con persone che hanno fatto l’esperienza di essere tossico-dipendenti o alcolisti e sentire il loro parere su questo argomento. Mostrare le figuracce che una persona può fare in preda all’alcol e quanto può essere preso in giro. Mostrare la rovina di famiglie per colpa dell’alcol. [Gruppo 4] “Stai attento altrimenti alla prossima festa non ci sarai!” “Bere è bene... non bere è meglio!” (Pensa alla tua vita... non vorrai che sia già finita). “Quando è troppo è troppo... Basta con l’alcol!” “Non bere troppo, rispetta il limite!” “La birra è come una donna, quando la usi, ti lascia!” [Gruppo 2] Terminologia di uso comune per definire chi beve: “Por laor”; bulli; “cot come en per”; “Secco come en pal”; “Fora come ‘na poiana”; “Embriac”; “Stenc”; Partito; “Stenc come en bis”. [Gruppo 4] 310 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 12 12.4. Congetture di intervento Per la progettazione della campagna di comunicazione si dovrà tenere conto del complesso e magmatico intreccio di rappresentazioni e di sintomi che fanno da sfondo al consumo di alcol tra i giovani in Trentino e che qui si è cercato di analizzare e di illustrare attraverso una serie di aree tematiche come: le forme di aggregazione, i luoghi di ritrovo e di socializzazione, le feste popolari, l’alternanza ripetuta tra periodi di grande affollamento e periodi di desertificazione sociale, i tabù del respet, ecc. Ciò significa che la campagna dovrà essere multiforme, cioè dovrà prevedere differenti tipologie e differenti strumenti di comunicazione (manifesti, serate pubbliche, feste e concerti, altre forme di socialità, festival, ecc.) da utilizzare in periodi e in luoghi diversi. A nostro parere, viste anche le reazioni e le discussioni degli intervistati durante i colloqui, potrebbe funzionare come catalizzatore dell’attenzione, stimolatore di riflessioni e magnete di discussione, una mostra di opere d’arte per illustrare ed elaborare le tematiche sintetizzate in questo rapporto finale. In altre parole crediamo che quanto messo in evidenza in queste pagine costituisca un ritratto sorprendente e impressionante della cultura di montagna e che di per sé possa essere stimolo di riflessioni, analisi, discussioni, dibattiti e forse anche di cambiamento. Una mostra nata e strutturata a partire da questo rapporto, con opere appositamente ideate e realizzate da diversi artisti, potrebbe essere un viaggio avventuroso, suggestivo e persino conturbante nella situazione trentina. Evidentemente questa mostra, che potremmo definire antropologica, non sarebbe diretta soltanto ai ragazzi di una determinata fascia di età, ma all’intera comunità, che si troverebbe di fronte ad una grande e sconcertante rappresentazione di se stessa. La mostra antropologica, proprio per la sua ampiezza, per la capacità di impressionare e di smuovere le acque più profonde e cupe della vita di comunità, potrebbe fare da sfondo a tutte le altre forme di comunicazione, più mirate e più dirette. Addirittura potrebbe essere concepita come itinerante, cioè da allestire nei principali centri delle valli (Cles, Fondo, Malé, Cavalese, Pergine, Borgo, Tione, Pinzolo, Arco, ecc.) approfittando dell’evento per coinvolgere le scuole, le associazioni, i gruppi, le compagnie e tutta la comunità in conferenze, dibattiti, serate e quant’altro. 311 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Bibliografia Riferimenti bibliografici Albanesi C., I focus group, Carocci, Roma, 2004 Bechelloni G., Gabellieri F., Oltre il disagio. Identità territoriale e condizione giovanile in Caldera, Cesvot, Firenze, 1999 Becker H. S., Outsiders. Saggi di sociologia della devianza, EGA, Torino, 1987 Beccarla F., Prina F., “Le dimensioni culturali e sociali dell’alcol”, in Moiraghi Ruggenini A. 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Un nostalgico alla ricerca di identità, Guerini, Milano, 1994 Pellicciari G., Tinti G., Tecniche di ricerca sociale, Angeli, Milano, 1991 Rivière C., I riti profani, Armando, Roma, 1998 Sibilla P., La Thuile in Valle d’Aosta. Una comunità alpina fra tradizione e modernità, II vol., Olschki, Firenze, 2004 312 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Bibliografia Simmel G., La socievolezza, Armando, Roma, 1997 Simmel G., Sociologia, Comunità, Torino, 1998 Turner V., La foresta dei simboli, Morcelliana, Brescia, 1976 Van Gennep A., I riti di passaggio, Boringhieri, Torino, 1981 313 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 PARTE IV Donne e culture dell’alcol in Trentino Marco Rosi, Charlie Barnao Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Introduzione 1 L’assunzione di sostanze alcoliche ha subito una forte trasformazione negli ultimi anni in Italia. Il lungo percorso che, a partire dagli anni Ottanta, ha fatto progressivamente scendere, fino ad oggi, il consumo pro capite di alcol nel nostro paese è stato accompagnato da un profondo cambiamento nelle relative modalità e tipologie del bere. Il calo quantitativo del consumo di vino, l’introduzione della birra, il progressivo diffondersi dell’usanza dell’aperitivo sono fattori che hanno contribuito a modificare notevolmente i contesti tradizionali di assunzione, di norma basati sulla consuetudine di un consumo elevato, ma regolato da significati precisi. Il bicchiere di vino durante i pasti, ad esempio, utilizzato abitudinariamente come fonte di recupero energetico dalle fatiche del lavoro, è diventato oggi sempre più raro ed è stato sostituito da una visione del bere vino che si colloca all’interno di nuove forme di organizzazione sociale, caratterizzate da una separazione più netta tra vita privata, lavoro e divertimento. La socialità diventa l’occasione per il recupero di relazioni, in un tempo libero che diventa sempre più spesso “tempo liberato” da un lavoro che, affrancato dalla fatica fisica, si sviluppa attorno alla performance mentale e sociale. In tale contesto il rituale del consumo di alcolici non può essere, almeno inizialmente, di tipo “pesante”, caratterizzato da un alto consumo di bevande ad elevata gradazione, ma deve piuttosto facilitare quella relazionalità che è resa possibile solo in quello specifico momento della giornata o della settimana. Birra, spritz, aperitivi e cocktails vari, bevande più leggere ed euforizzanti, diventano allora protagoniste di un modello di socialità postindustriale compressa in tempi scanditi, come il weekend, o lo spazio dell’aperitivo, compreso tra la fine del lavoro e la cena, ma estremamente libera nelle sue forme ed estesa a tutte le fasce sociali, con rituali diversi a seconda dei luoghi e dei gruppi di riferimento. Questo spostamento di significato, dal bere come “abitudine” al bere come “performance”, sulla base di tempi e spazi precisi, ha portato ad una riduzione complessiva dei consumi di alcol, ma, contemporaneamente, ha aumentato il numero dei bevitori che accedono a questo nuovo modello. La diffusione di bevande a minor gradazione alcolica, in concomitanza con l’allentarsi di norme culturali che tradizionalmente controllavano, in maniera molto rigida, il consumo di alcuni gruppi sociali, in particolare le donne e i giovanissimi, ha fatto crescere, rispetto al passato, il numero di persone che, in generale, entra in contatto con le sostanze alcoliche. Il presente studio, pur non facendo parte delle ricerche realizzate su comittenza della Provincia Autonoma di Trento, nell’ambito della campagna per contrastare il consumo giovanile di alcol, viene qui pubblicato trattandosi di un lavoro che si può ritenere complementare a quelli presentati nei capitoli precedenti (Nota dell’Editore). I capitoli 12,13,14,16, Introduzione e Conclusioni sono a cura di Marco Rosi, il capitolo 15 è a cura di Charlie Barnao, l’Appendice è a cura di Adriana Arata (Cooperativa Sociale Samuele). 1 317 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 L’aumento dei consumi in queste “nuove” fasce di popolazione porta con sé significati e pratiche emergenti che non sono state ancora adeguatamente esplorati e compresi, ma che sembrano caratterizzare in maniera peculiare le nuove modalità del bere contemporaneo. In particolare, nel caso dell’universo femminile, si assiste ad un vero e proprio cambio di paradigma negli atteggiamenti e nei comportamenti relativi al bere alcolici rispetto al passato. Tradizionalmente, nella cultura occidentale, il consumo di alcol da parte di una donna è stato oggetto di norme e divieti che ne hanno fortemente controllato e condizionato l’accesso al bere; si è creato nel tempo un vero e proprio stigma sociale che ha consentito al genere maschile di costruire ed imporre, secondo i propri canoni, un’immagine di donna cosiddetta “normale”, chiusa in determinati confini sociali, più facili, almeno in apparenza, da controllare. Questa discriminazione, che sappiamo peraltro non essere solo relativa al bere, se da un lato ha portato, nella storia, ad un minor consumo di alcolici da parte femminile, rispetto agli uomini, dall’altro ha condotto all’adozione di una tipologia di bere nascosto e dissimulato, che reagiva, ma al tempo stesso paradossalmente confermava, le pressanti norme sociali a cui le donne erano sottoposte. La figura della casalinga di mezz’età che, perdendo il suo ruolo di riferimento nel lavoro di cura familiare, si ubriaca regolarmente in casa, da sola, nei momenti in cui sa che nessuno degli altri componenti può essere presente, utilizzando i liquori che normalmente si usano per la preparazione dei dolci, in modo da poterli tranquillamente comprare e tenere nella dispensa senza dare adito a nessun sospetto, rappresenta l’esito emblematico di questo processo storico. Attualmente le cose sono cambiate e alcune trasformazioni sono ancora in corso. Il guadagno di autonomia che le donne hanno ottenuto a partire dagli anni Settanta ad oggi, che le ha portate ad uscire dalla sola sfera riproduttiva della vita sociale per entrare con decisione, anche se ancora con forti discriminazioni, nel mercato del lavoro e nella sfera pubblica, ha contribuito notevolmente ad accrescerne la consapevolezza individuale e il riconoscimento sociale. Gli ultimi dieci anni, soprattutto per quanto riguarda le generazioni dei giovani e dei giovani adulti, si sono mostrati decisivi a riguardo: nelle nuove generazioni sembra essere venuto del tutto meno, infatti, quello sguardo di genere che “impediva” alle donne di accedere a determinati universi di pratiche che sembravano appannaggio solo del mondo maschile. Il “bere sociale” è uno dei contesti in cui non si nota più alcuna differenza, in termini di possibilità di accesso pubblico alle sostanze alcoliche, tra maschile e femminile e ciò porta all’emergere di pratiche e significati nuovi in termini di scelta e di libertà rispetto al passato. Il bere diventa allora una risorsa relazionale fondamentale che la donna utilizza per orientare la propria immagine in società. La tradizionale connotazione di genere legata all’assunzione di alcolici passa così da una dimensione asimmetrica di controllo ad una dimensione strumentale di reciproca influenza tra maschile e femminile. Il nostro studio, che riportiamo qui in sintesi, parte da questa inversione di tendenza che sembra trovare nel territorio trentino un terreno particolarmente 318 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 fertile, e cerca di comprendere quali sono le dinamiche e i significati che la sottendono, con l’obiettivo di fare ordine e di restituire senso ad un fenomeno nuovo ed attuale, che troppo spesso viene letto solo ed esclusivamente attraverso la lente “preoccupata” del pericolo relativo all’abuso. Abbiamo così cercato di invertire quel meccanismo che spesso guida l’approccio al fenomeno alcol e che vede il giudizio anticipare (e quindi modificare) la conoscenza, per arrivare a far sì invece che la conoscenza approfondita dei comportamenti e dei significati che sottendono il consumo di alcolici sia foriera di indicazioni per il giudizio e per le sue implicazioni socio-educative. Il nostro interesse per il fenomeno del bere femminile nasce in relazione al progetto “A&A: Autonomia e Autorealizzazione”, la cui descrizione si trova nell’appendice, promosso dalla Cooperativa Sociale Samuele di Trento con l’obiettivo di fornire strumenti professionali e opportunità di empowerment individuale a donne con problemi alcolcorrelati. Le indicazioni fornite dal progetto ci hanno portato ad approfondire il fenomeno dal punto di vista delle funzioni sociali che il consumo di alcol svolge in determinati contesti culturali. L’analisi delle dinamiche rilevanti ha mostrato l’emergere di un deciso cambiamento in atto nel consumo di alcolici da parte femminile, che evolve dal controllo del contesto tradizionale verso una negoziazione più libera del rapporto con le sostanze alcoliche, ma ancora difficilmente comprensibile dal punto di vista delle pratiche e dei significati. Da qui l’esigenza di sviluppare una ricerca sociale in grado di ricostruire in maniera complessiva e globale il fenomeno in questione, a partire dalle sue origini storiche e culturali fino alle modalità di consumo attuali, con l’obiettivo di generare nuove conoscenze quali adeguate premesse per un intervento consapevole di prevenzione. L’ipotesi da cui muove il lavoro è che da una dimensione di controllo pubblico rispetto al consumo di alcolici che ha tradizionalmente caratterizzato, fino a poco tempo fa, il rapporto donna-alcol, si sia passati ad una dimensione dove le donne governano l’alcol come una risorsa a disposizione per raggiungere obiettivi strategici e razionali rispetto alla gestione della propria identità. Da vittima a parte attiva, quindi. Vorremmo ringraziare Ilaria De Bortoli, Stefano Bertoldi, Clara Turrini, Giovanna Zanol, Carlos Parra, Elisa Franch per i preziosi consigli e l’aiuto fornito durante il corso della ricerca. Un ringraziamento particolare, infine, alla Cooperativa Sociale Samuele di Trento, nel suo speciale mescolarsi quotidiano di soggettività diverse, per averci fornito l’idea e il supporto per questa ricerca e per averne atteso il risultato con grande pazienza e fiducia. 319 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 L’alcol nel contesto culturale trentino Il Trentino possiede una tradizione vinicola secolare. Il mito racconta che lo stesso dio Bacco fece una sosta sulle colline della Val Lagarina, lasciando in eredità un baccanale ai viticoltori protostorici e romani della zona. Già nell’età del bronzo i locali poterono apprezzare le prime viti selvatiche e le prime spontanee vendemmie, ma fu nella successiva età del ferro, con l’avvento dei vitigni importati dal Mediterraneo, che si scoprì l’ottimo connubio con la terra della zona e, quindi, il particolare pregio dell’uva retica. La situla della Valle di Cembra, il vaso di origine reto-etrusca risalente al IV sec. a.C., ritrovato nel 1838 sul Dos Caslir, rappresenta un esempio dell’antico utilizzo del vino in cerimonie sacre da parte delle popolazioni locali. Numerosi altri reperti e testimonianze ritrovati in Trentino celebrano inoltre il successivo e proficuo incontro tra la cultura autoctona e la cultura romana realizzatosi attraverso il progredire e lo stabilizzarsi della coltura della vite, che portò ad una abbondante produzione vinicola, tale addirittura da provocare qualche provvedimento restrittivo da parte degli imperatori romani, preoccupati che si trascurasse la produzione di grano. La caduta dell’impero e le invasioni barbariche provocarono tuttavia seri danni all’ormai affidabile sistema di produzione vitivinicolo consolidatisi nei secoli precedenti. La provincia trentina, configurandosi come zona di passaggio tra le terre germaniche e quelle romane, assistette a continue distruzioni e saccheggi che impedirono di sostenere il lavoro e la cura necessari che la coltura della vite richiedeva. Furono i religiosi cristiani in questo periodo a salvare e a mantenere vive la tradizione e le tecniche di produzione attraverso la diffusione di chiese, pievi, abbazie e monasteri che necessitavano dell’approvvigionamento di vino per i sacramenti e per l’ospitalità dei pellegrini. Successivamente accanto ad una viticoltura ecclesiastica si affermò una viticoltura “signorile”, interessata al vino come prodotto estremamente pregiato sia dal punto di vista dello status sociale che da quello del ritorno economico. Il territorio veniva diviso in parti e affidato ai coloni i quali dovevano corri- 321 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 spondere ai proprietari un canone annuale in donativi; 2 il vino era uno dei principali prodotti resi, dato il suo alto valore, tanto che i contadini quasi sempre trattenevano per il proprio consumo solo un vinello di seconda qualità, il cosiddetto “vim pìcol”. La festa della vendemmia rappresentava l’unico momento in cui essi potevano accedere, con il beneplacito del signore locale, alle riserve prodotte, interrompendo la scansione ripetitiva del duro lavoro quotidiano per goderne appieno i frutti. Fa notare Bertoluzza che, nel famoso Ciclo dei Mesi presente nel Castel del Buonconsiglio a Trento e raffigurante scene di vita medievale trentina, “solo nell’affresco che ha per tema il mese di ottobre e le vendemmie, le due classi sociali non differiscono tra loro, perché tutti, poveri e ricchi, lavoratori dei campi e dame e cavalieri, sono intenti a raccogliere, in una festa comune, i grappoli di uva matura.” 3 L’affermarsi dell’importanza del vino sotto numerosi punti di vista, nutritivo, religioso, economico e di prestigio, porta, a cavallo del 1550, a una forte espansione del numero di campagne coltivate a vite e a un parallelo aumento del valore economico delle stesse. Ad esempio, sulla destra Adige, la viticoltura passa dal 10% delle terre coltivate, nella seconda metà del ‘200, al 53% delle terre coltivate, nella seconda metà del ‘500. 4 Il detto corrente all’epoca di “grano per tre mesi, vino per tre anni” riassumeva bene come, oltre a soddisfare il bisogno interno, la produzione poteva far fronte alle crescenti richieste che provenivano soprattutto dal Tirolo e dalla Germania, ma anche dalla Polonia, dal Belgio e dall’Olanda. Così recita a tal proposito un celebre proverbio trentino: “El vin de Gozador e de Isera el va fin al re de Baviera, el vin de Isera e Gozador el va fin a l’Imperator”. I vini di Gocciadoro (Trento) e di Isera (Rovereto) arrivano fino in Baviera, i vini di Isera e Gocciadoro arrivano alla corte di Vienna. I proventi dell’esportazione infatti risultavano necessari per importare poi dal Sud il grano necessario per le esigenze del territorio, che in questo settore non riusciva invece a raggiungere l’autosufficienza; l’economia locale si reggeva su un delicato equilibrio commerciale che però era spesso ostacolato da una sorta di “guerra del vino” interna, fra le comunità periferiche e il Magistrato Di norma al signore andava pagata la “decima”, ovvero la decima parte del raccolto di uva e alla Chiesa la “quarta”, ovvero la quarta parte dell’intero raccolto. 3 A. Bertoluzza, op. cit., 1974, p. 103 4 R. Adami, M. Giordani (a cura di), Vite et Vino. Storia di un percorso del vino nel territorio del Comun Comunale lagarino, Impatto Edizioni, Rovereto, 1994 2 322 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 Consolare di Trento, intento a proibire qualsiasi commercio e qualsiasi passaggio di vini forestieri nelle proprie terre, di fatto strategiche nella via verso il Brennero. 5 Altre difficoltà derivavano dalla breve durata del vino, la cui qualità sembrava iniziare a compromettersi già cinque o sei mesi dopo la vendemmia. L’aumento della gradazione alcolica, ottenuto mescolando il prodotto della prima svinatura con il liquido estratto invece dalle vinacce mediante il torchio, fu probabilmente una risposta a questa esigenza di maggiore conservazione, data la crescita progressiva dei livelli di produzione in tutto il territorio. Fino ad allora, l’utilizzo del vino annacquato e la bassa gradazione favorirono un consumo molto abbondante e diffuso di vino che si può stimare in circa una media di 300-400 litri di vino a testa all’anno. A questo proposito è interessante riportare l’accordo siglato nel 1593 “tra il conte Costantino Liechtenstain, Barone di Castelcorno e Giovanni Antonio Thun, canonico trentino e decano salisburghese. I due nobili signori, per evitare “incomoda qua Bacchus afferre consuevit”, fecero solenne promessa di limitarsi nel consumo di vino. Si impegnarono così a bere al di fuori dei pasti solo tre volte al giorno: “matutino, meridionali et vespertino tempore”, e a non consumare in ogni caso più di 54 oncie di vino al giorno, ossia più di un litro e mezzo!” 6 In questo periodo la scoperta del Marzemino quale vitigno estremamente pregiato che, sebbene importato dal Veneto, sui colli lagarini acquistava caratteristiche particolari e distintive, e l’eco posto sulla regione e sui suoi prodotti dal Concilio di Trento contribuiscono inoltre a far acquistare ai vini trentini una fama internazionale mai avuta prima, le cui aspettative spingono verso la produzione di vini sempre più robusti, con un tasso alcolico tale da consentirne la conservazione ed il trasporto. L’ampliamento delle possibilità commerciali consente al mercato del vino di radicarsi come una delle attività economiche prevalenti del territorio, sviluppando progressivamente al suo interno un mondo sempre più articolato di ruoli e mansioni, che andavano dal bottaio all’oste, passando per i messetti, pubblici ufficiali incaricati di sorvegliare il regolare mercato di vendita e di esportazione. A questo punto il vino non era semplicemente un prodotto commerciale in sé, ma diveniva esso stesso un elemento strutturante di riproduzione della vita sociale, che racchiudeva in un bicchiere tutti i significati della quotidianità, del B. Andreolli, “Produzione e commercio del vino trentino tra Medioevo ed Età Moderna”, in Quaderni della Rivista di storia dell’agricoltura, 1, 1988 6 R. Adami, M. Giordani (a cura di), op. cit., 1994, p. 36 5 323 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 lavoro e del guadagno, dello svago e della salute, tramandati attraverso poche e semplici parole dai proverbi arrivati fino ai giorni nostri: 7 “Brodo de cantina e pirole de galina”. Per star bene vino e brodo. “Ciarn fa ciarn vin fa sanch”. Carne fa carne e vino fa sangue. “L’acqua la fa mal e ‘l vin el fa cantar”. L’acqua fa male ed il vino fa cantare. “Quando l sol è ‘n leom, bisogn bever de bazom”. Durante la canicola bisogna bere di più. “A trincar senza misura tant temp non se dura”. Chi beve troppo non vive molto. “Lat e vim i forma ‘n bel bambin” Latte e vino rendono bello il bambino. Vino come alimento nutritivo indispensabile che fa star bene, che “fa sangue” e fa crescere anche i bambini; vino come fonte energetica quando fa caldo e il lavoro nei campi è particolarmente duro; vino come strumento di socialità e di alleviamento delle sofferenze; ma anche vino come pericolo nel momento in cui si eccede. Ed è forse quest’ultimo aspetto il più importante da sottolineare, a indicare l’esistenza di un consumo strettamente regolato dalle abitudini quotidiane, in quadro normativo definito e dal quale risultava difficile prescindere. Anche la tradizione della grappa si afferma radicandosi nel costume ma soprattutto nei bisogni popolari. La grappa inizia a diffondersi stabilmente in Trentino tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, quando i progressi nella distillazione consentono di utilizzare facilmente le vinacce dell’uva, anche se già prima era nota soprattutto come medicamento miracoloso di fronte a Sostiene Raffaelli che a livello locale i proverbi “portano impresso il carattere di un popolo, il suo modo i pensare e di vivere, la filosofia stessa della vita. […] È in queste massime, soprattutto, che si comincia a scorgere l’anima trentina. Sono proverbi legati alle stagioni, alla campagna, alle condizioni metereologiche, alle semine ed ai raccolti, elementi indispensabili al ciclo rituale della vita. Essi ci permettono di intravedere o di ricostruire la visione popolare del ciclo annuale, unita alle dure avversità della vita di campagna. Di conseguenza il proverbio, specialmente quello legato all’agricoltura, ha sovente una coda di amaro”, in U. Raffaelli, Proverbi del Trentino, Giunti – Martello, Firenze, 1981, pp. XII-XVI 7 324 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 numerose malattie, prima fra tutte la peste. In termini preventivi i medici del periodo consigliavano infatti alla gente di “mantenersi lo stomaco e la testa purgato. […] Ancor la sera quando andate a letto è ottima cosa il bagnarsi anco le mani, le tempie, i polsi delle vene, il naso con un poco di acqua di fonte et ancora meglio bere un gotto di buona acqua di vita.” 8 Un caso esemplare del valore attribuito alla grappa in Trentino è rappresentato dalla Valle di Cembra, storicamente una delle più povere dell’intero territorio. I suoi abitanti, spinti dalla grande richiesta di acquavite proveniente dalla città, ingaggiarono una lunga sfida di distillazione clandestina con le autorità di controllo, cercando di arrotondare, attraverso il contrabbando anche di piccole quantità, lo scarso reddito giornaliero. Si trattava di una vera e propria necessità di sopravvivenza, tanto che la parola “lambicar” nel dialetto trentino ha ancora oggi due significati: distillare con l’alambicco, il primo, ma anche condurre una vita grama, contraddistinta da stenti e fatiche. Una lotta che tuttavia rappresentava anche una rivendicazione di identità, di saper fare, di orgoglio valligiano, simboleggiata dall’importanza dell’alambicco in rame, costoso, ma necessario e prezioso, che ogni contadino, dopo i sacrifici fatti per costruirlo, lira su lira, difendeva ad ogni costo. Racconta Raffaelli che “nel primo dopoguerra, in un paese della Val di Cembra le autorità stavano per confiscare un alambicco e portar via, in stato di arresto, il colpevole. Costui tra l’altro era un poveraccio: aveva solo figli e l’alambicco. Ebbene ci fu un tale che con la campana a martello della chiesa, richiamò al paese tutti i contadini sparsi per le campagne. La piazza si riempì in un baleno. I finanzieri si videro attorniati da una folla di gente minacciosa. Probabilmente per evitare gravi incidenti dopo un po’ preferirono andarsene lasciando libero l’uomo e l’alambicco. Dopo qualche giorno fu arrestato, ma nel frattempo l’alambicco era scomparso, e tutti furono concordi nel testimoniare di non aver mai visto, né sentito parlare di alambicchi!” 9 I luoghi di distillazione erano sempre fuori dal paese, posizionati nei “baiti”, piccole costruzioni in mezzo al bosco, per evitare che il forte odore potesse attirare l’attenzione. L’alambicco veniva talvolta incorporato nei muri e si dice addirittura che da una spina di una fontana, accendendo il fuoco, invece di acqua uscisse della grappa. Per il trasporto clandestino si utilizzavano delle vere e proprie “cinture di acquavite” fatte con il budello di maiale, che si potevano facilmente riempire e nascondere sotto i vestiti. Si narra anche che alcune donne si fingessero incinte per poter motivare la presenza di un così prezioso fardello. U. Raffaelli, Acquavite e grappa nell’uso e nel costume trentino, Museo degli usi e costumi della gente trentina, San Michele all’Adige, 1976 9 U. Raffaelli, op. cit., 1976, p. 93 8 325 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 Come si può vedere in Trentino vige un modello che associa praticamente da sempre e in maniera molto forte alcol e quotidianità. I territori alpini infatti si sono sempre contraddistinti per un consumo più elevato rispetto alla media nazionale. Questo innanzitutto per la grande disponibilità della sostanza e per la sua importante funzione economica, legata alla produzione di vino e grappa in particolare, come abbiamo visto poco fa. Anche alcune credenze legate alla vita di montagna, in primis il fatto che il bere “scalda”, ma anche che il bere aiuta il corpo nei lavori pesanti, tipici della gente di questi luoghi, hanno contribuito maggiormente a diffonderne l’abitudine, facendo rientrare, in maniera del tutto involontaria, l’eccesso nella normalità. Spiega infatti Dossi, considerando alcuni casi di pazienti da lui osservati, che “capita frequentemente di vedere questi malati […] che non si sono praticamente mai ubriacati, a quanto sostengono anche i loro familiari. Essi sono abituati da anni a bere, senza apparente danno, uno o due litri di vino al giorno, vino spesso prodotto da loro stessi e della cui composizione sono sicuri; hanno sempre ritenuto una tale quantità di alcool necessaria per i loro lavori pesanti, e si meravigliano altamente quando si sentono dire che sono diventati degli intossicati cronici e che i disturbi per i quali vengono a chiedere consiglio dipendono da questo. […] Ci sono molte e molte persone, e non solo nei ceti meno abbienti, che pensano che non si possa lavorare senza un bicchiere di vino; che, specialmente quando ci si sottopone ad uno sforzo fisico, l’alcool sia necessario ed insostituibile; che senza l’alcool non si possa digerire il cibo; che sia virile saper bere grandi quantità di vino e che non sia uomo chi non vuole o non riesce a farlo; che il suo uso segni il vero passaggio dalla puerizia alla maturità; che ogni fatto straordinario vada sottolineato con una bevuta.” 10 La possibilità di una produzione propria, e quindi una facile accessibilità, l’elevato consumo di alcol legato alle esigenze del lavoro quotidiano costituiscono un quadro di vita ritenuto normale, necessario e abitudinario da chi lo vive che però in alcuni casi progressivamente diventa invece patologico. È da sottolineare che, almeno per quanto riguarda gli uomini, non è il bere come volontà di eccedere, di fuggire dalla realtà, a generare il problema nei contesti tradizionali, bensì la consuetudine, a dimostrazione del profondo radicamento dell’alcol nella vita sociale, soprattutto nei meccanismi di riproduzione della stessa. 11 E. Dossi, “L’alcoolismo e la sua diffusione in Trentino”, in Atti dell’Anno Accademico, 208, Serie VI, Vol. I, Fasc. B, 1959, pp. 79-90 11 “Il prof. A. Lutterotti, primario dell’Ospedale Civile di Cles, interrogato a riguardo, ha dichiarato che in una recente indagine da lui condotta nella Valle di Non, indagine diretta a conoscere le cause dell’alcoolismo, il fattore tradizione gioca un ruolo primario; al limite si potrebbe dire che in questa regione si beve proprio per tradizione. Se consideriamo che in tale regione vi è la possibilità di produrre vino in loco e quindi già nei tempi passati vi era la facile disponibilità di questa bevanda alcolica e se teniamo presente che in una regione fredda come la Val di Non l’alcool poteva togliere il disagio nella veglia e conciliare il sonno, riusciamo a giustificare la importanza del fattore tradizionale in questa comunità” in G. Cipolla, Alcoolismo: aspetti socio-culturali, psichiatrici, statistici, Tesi di Laurea, Istituto Superiore di Scienze Sociali di Trento,1971, pp. 28-29 10 326 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 Come avviene in generale in gran parte d’Italia, e nell’arco alpino in particolare, anche nel Triveneto il problema emerge con decisione all’inizio del ‘900, quando negli ospedali psichiatrici l’alcolismo prende il posto, come causa di pazzia, che la pellagra aveva avuto nell’800. 12 Il fenomeno sembra accentuarsi quando anche in Trentino l’industrializzazione investe i centri urbani. Il progressivo abbandono delle campagne da un lato accentra “grandi masse di operai, spesso lontani dalla famiglia, che finiscono per ricorrere e abbandonarsi all’alcol” 13 e, dall’altro, accentua l’isolamento di chi rimane nelle valli senza riuscire a modernizzare la propria cultura territoriale. Al bere tradizionale del contadino, il quale ritiene fondamentale ingerire almeno un litro di vino al giorno per sostenere in termini fisici la pesantezza del proprio lavoro, si affianca prima fino a sostituirsi poi il bere dell’operaio che, tuttavia, sembra riprodurre in città le stesse dinamiche di consumo, con la sola variante che il lavoro duro non è quello dei campi, ma quello della fabbrica. 14 Da un lato abbiamo la situazione tradizionale, che pur in fase di contrazione, mantiene un certo peso sui comportamenti. Buona parte della popolazione, prevalentemente contadina, è distribuita in numerosi comuni con pochi abitanti in zone economicamente depresse, situati spesso sopra i 300 metri di altezza, con ridotte possibilità di comunicazione e di spostamento. Il bar del paese è l’unico punto di riferimento che esce dalla dura quotidianità, mancando nei centri piccoli altri possibili svaghi, e il suo accesso è ancora prevalentemente maschile. È inoltre diffusa la possibilità di un’autoproduzione di vino e anche il sistema delle cantine sociali, ormai collaudato, permette una facile redistribuzione della bevanda. Dall’altro lato abbiamo la transizione verso la città, l’abbandono delle campagne verso gli agglomerati urbani e verso le loro fabbriche. La vita operaia riproduce, e forse amplifica, le fatiche dei campi, senza contare i molti che al contempo sono sia operai che contadini, e l’uso di alcol sembra addirittura aumentare la sua presenza nella quotidianità. I bar di città, aldilà dei più prestigiosi, diventano soprattutto i luoghi dove si possono riallacciare le relazioni con amici, parenti e conoscenti una volta finito il lavoro, alla sera, in un contesto urbano che tende a incrinare, a livello sia lavorativo che abitativo, il tradizionale senso di vicinanza e di comunità che invece è ancora saldamente in vigore nei paesi di valle. E. Duse, “Pellagra, alcoolismo ed emigrazione nella provincia di Belluno”, 1909, in Quaderni di Archivio Trentino, 6, 2002 13 E. Dossi, op. cit., 1959, p. 91 14 Quale indice di diffusione dei problemi alcolcorrelati in questo periodo storico è interessante segnalare che nella fabbrica della Sloi, sita a Trento, il problema dell’alcolismo veniva usato dalla direzione come scusa per mascherare l’effetto del piombo tetraetile sugli operai; veniva così accusato di bere anche chi era astemio, in modo da giustificare i danni al sistema nervoso provocati dalla totale mancanza di condizioni di sicurezza nella fabbrica. Si veda L. Sardi, C. Barnao, E. Spagna, Sloi: la fabbrica dei veleni, Edizioni UCT, Trento, 2005 12 327 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 13 Analizzando l’andamento dei ricoveri nell’Ospedale Psichiatrico di Pergine Valsugana (Trento) si può osservare, a partire dal secondo dopoguerra, un progressivo aumento degli ammessi per alcolismo: dal 6,9% sul totale degli ammessi nel 1949 al 22% sul totale degli ammessi nel 1962. 15 La categoria lavorativa maggiormente rappresentata è quella degli operai, in continua crescita, mentre diminuisce progressivamente la presenza di contadini. Il dato viene confermato anche da analisi successive che segnalano inoltre l’elevato tasso di alcolismo nella provincia trentina rispetto al resto d’Italia. 16 Si tratta prevalentemente di un alcolismo cosiddetto “alla francese”, privo di complicanze psicopatologiche e fortemente intriso di abitudine. Infatti nella ricerca delle motivazioni che spingono verso l’alcol “la grande maggioranza degli intervistati non fornisce una spiegazione dell’eccessivo consumo di alcool per il semplice motivo che ignorano di essere bevitori eccessivi. I nostri etilisti, anche se ritengono che le bevande in eccesso danneggino la salute, credono normale e non dannoso bere 1-2 o più litri di vino al giorno (97%) come fanno il padre e gli amici. […] I nostri alcoolisti, al di fuori dell’intossicazione alcolica acuta, raramente presentano fenomeni psico patologici importanti. Che la dimensione socio ambientale dei pazienti sia quella che prevale nel determinismo dell’abitudine alcolica, può essere dimostrato dal prevalere di alcune attività lavorative manuali. […] Sembra che i fattori individuali di difficile soluzione quali le difficoltà coniugali, con i figli, nell’ambiente di lavoro non incidano nella nostra casistica forse per la selezione dei malati precedente al ricovero.” 17 E. Dossi, op. cit., 1959, R. Peghini, “La diffusione dell’alcoolismo in Trentino”, in Rivista Medica Trentina, Vol. I, 4, 1963. Va tuttavia ricordato che i dati degli ospedali psichiatrici di norma sottostimano il fenomeno, in quanto non tutte le persone con problemi di alcolismo venivano ricoverate. 16 M. Pedrazzoli, G. Tafner, E. Bajocchi, “L’alcoolismo nel Trentino”, in Minerva Medica, vol. 65, n.14, 1974 17 G. Petranzan, Ricerca psico-sociale sull’alcoolismo presso l’Ospedale civile “S. Chiara” in Trento, Tesi di Laurea, Facoltà di Sociologia, 1975/76, pp. 59-67 15 328 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 Alcol e genere femminile Per quanto riguarda il rapporto tra alcol e genere femminile è molto difficile ricostruire un quadro esauriente dell’evolversi del fenomeno nel tempo in Trentino, in quanto i dati e le testimonianze a proposito sono molto rari. Di primo acchito si potrebbe ipotizzare un basso e quasi inesistente livello di consumo nella popolazione femminile, per lo meno fino a qualche decennio fa, in realtà occorre segnalare come questa assenza dalle cronache storiche costituisca un primo importante dato da analizzare. La narrazione della storia del consumo di alcol è infatti una narrazione prettamente maschile, così come la ricerca sviluppata nel tempo, sia da un punto di vista medico che sociale, sul fenomeno. Le donne vi compaiono di striscio e quasi sempre in relazione ad episodi legati all’alcolismo maschile, conducendo a un’analisi che porta inevitabilmente a sottostimare la realtà dei fatti. Fin dall’antichità, infatti, le donne hanno sempre consumato alcol. Gli episodi che storicamente lo confermano, tuttavia, riguardano spesso casi di trasgressione dell’ordine sociale attraverso l’abuso alcolico da parte femminile, che entrano nelle cronache proprio per la loro carica destabilizzante nei confronti dell’assetto statico delle società tradizionali. Perviene poco, invece, rispetto alle abitudini quotidiane di consumo, per le quali dobbiamo affidarci a i racconti delle nostre nonne e al loro bicchiere di vino, spesso allungato con l’acqua, assunto durante i pasti. Ma l’esistenza di questa storia “nascosta”, che viene alla luce in maniera saltuaria e frammentata, attraversando, di tanto in tanto, i confini della morale, mostra come il rapporto tra alcol e genere femminile sia stato tutt’altro che inesistente e che la difficoltà principale di una sua ricostruzione sia dovuta alla dicotomia privato-pubblico che ha fortemente caratterizzato la storia delle relazioni di genere. Il bere, l’eccesso e anche le patologie legati all’alcol sono sempre esistiti nel mondo femminile, ma si sono persi nell’invisibilità della sfera privata, riferibili alla preoccupazione fortissima di mantenere le aspettative sociali di rispettabilità nei confronti della famiglia. Nulla doveva pervenire all’esterno, perché la riprovazione sociale sarebbe stata fortissima, molto più colpevolizzante rispetto 329 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 a quella nei confronti degli uomini che, invece nella dimensione pubblica, potevano permettersi ampi margini di libertà. Tanto che, nel momento in cui invece il problema veniva alla luce, l’infamia era talmente forte da creare un vero e proprio stigma sociale nei confronti delle donne, spingendo ancora di più a dissimulare eventuali problemi legati all’alcol. Questa sorta di circolo vizioso “costringe” le donne a costruire un modello di “bere eccessivo” peculiare, dove l’ubriacarsi avviene regolarmente in casa, quando si è sole e quando si sa che nessuno degli altri componenti familiari può essere presente, utilizzando il vino casalingo, la cui diminuzione è difficile da provare, o i liquori che normalmente si usano per la preparazione dei dolci, o che hanno una funzione medicinale, in modo da poterli pubblicamente comprare e tenere nella dispensa senza dare adito a nessun sospetto. La dissimulazione incarna un doppio input contraddittorio: da un lato si cede al “fascino” alcolico, ma, dall’altro, la pressione e le aspettative sociali sono così alte che anche il cedere viene nascosto il più possibile, affinché non possa in alcun modo diventare argomento pubblico. Il controllo sociale è tale da condizionare anche, paradossalmente, l’esercizio della sua trasgressione. Occorre sottolineare però che non vi è mai stato un divieto assoluto per il quale le donne non potessero assolutamente bere alcolici. Come già detto, l’usanza del bicchiere di vino durante i pasti, nella nostra tradizione, è cosa comune, così come si trovano testimonianze relative al bere da parte delle giovani donne di un bicchierino di liquore quando si andava a ballare con i propri fidanzati. Ciò che viene invece stigmatizzato sono l’eccesso e la dipendenza alcolica, che per una donna risultano maggiormente colpevolizzanti, rispetto a quelli degli uomini, in relazione al ruolo di custode delle virtù domestiche che la società le ha ascritto. Una delle principali caratteristiche per cui l’alcol è stato storicamente utilizzato fin dagli inizi della civiltà umana è la sua capacità chimica di frenare gli inibitori del cervello, ovvero di provocare una modifica delle percezioni individuali che facilita l’adozione di atteggiamenti e comportamenti in grado di oltrepassare i confini abituali di azione posti dalle norme morali e sociali di riferimento. In molte ricerche sui consumi di alcol presso la popolazione giovanile, ad esempio, troviamo testimonianze di come ad esso venga attribuito un valore peculiare in quanto facilitatore di relazioni e di divertimento che, invece, in stato di sobrietà, sembrano più difficili da costruire. Questa caratteristica disinibitoria delle sostanze alcoliche ha delle conseguenze sociali molto importanti. Da un lato può costituire un mezzo vicario di superamento, anche se temporaneo e per molti versi illusorio, della propria condizione. Dall’altro può spingere il comportamento individuale a superare i confini della 330 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 morale collettiva, mettendo in discussione, in tal modo, i presupposti dell’ordine sociale su cui si fonda. Per quanto riguarda le donne questo doppio meccanismo è estremamente rilevante, soprattutto per una società tradizionale quale è stata, a lungo, quella trentina. Infatti, se i limiti del ruolo femminile sono strutturati in modo da collocare l’azione delle donne quasi esclusivamente all’interno della sfera privata, attraverso l’assegnazione dei lavori di cura della casa e dei figli, mentre gli uomini, invece, “giocano” il loro ruolo nella sfera pubblica (si pensi al lavoro, ma anche alle taverne e ai bar), l’eccesso alcolico rischia di stravolgere questo ordine costituito, quale potenziale meccanismo di accesso al pubblico da parte femminile, attraverso la disibinizione dai confini del privato. Ciò porta le società tradizionali a costruire forme molto potenti di controllo sociale sul genere femminile, al fine di impedirne la presenza nella sfera pubblica. Nella cultura trentina le donne non vanno nelle taverne e nelle osterie, se ci vanno è per andare a riprendersi i mariti ubriachi, o per sviarli dall’intenzione di sperperare in vino i già pochi soldi a disposizione. 18 Il controllo sociale si esercita costruendo considerazione e prestigio pubblico o, al contrario, generando sdegno e riprovazione, in relazione a come la donna si comporta all’interno della sfera privata, alla sua capacità di governare la famiglia e di mantenerne l’onore. La donna non può accedere alla dimensione pubblica, ma ne sente il peso nel momento in cui viene responsabilizzata verso l’esterno, nel suo dovere di impedire che i mariti si ubriachino e che i figli non diventino dei nullafacenti. Ad essa viene affidato un ruolo di “guardiana” 19 nei confronti del consumo di alcolici che la porta paradossalmente ad essere “controllata” nel momento in cui essa stessa è “controllora”. Il rischio di ubriacarsi può condurre a disattendere le forti aspettative di ruolo nei propri confronti, compromettendo l’integrità morale di tutta la famiglia. Il comportamento femminile di conseguenza cerca di evitare il più possibile il pericolo alcol, e se vi “cede”, lo fa nel modo più nascosto possibile, dissimulando l’abitudine dell’eccesso alcolico attraverso un utilizzo strategico della casa (il luogo per eccellenza della vita privata) e delle opportunità che essa può offrire in tal senso. Se entriamo in un bar e vediamo un uomo ubriaco, la nostra prima reazione emotiva, culturalmente determinata, è di simpatia, o al massimo di compassione. Se invece vediamo una donna nelle medesime condizioni, la nostra prima reazione emotiva, culturalmente determinata, è di sdegno e di riprovazione. “Se gli uomini avevano l’osteria, alle loro mogli era negato l’ingresso, a meno che non dovessero riportarsi a casa il marito ubriaco” in M. Zucca, Donne delinquenti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, rivoltose, tarantolate, Edizioni Simone, Napoli, 2004, p. 121. È famosa peraltro l’intuizione di Marx, il quale sosteneva come il lavoro femminile notturno avesse fatto la fortuna delle osterie! 19 A. Cottino, L’ingannevole sponda. L’alcol fra tradizione e trasgressione, NIS, Roma, 1991 18 331 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 In questa differenza sta l’esito storico dei meccanismi di controllo e di stigma sociale che hanno caratterizzato il rapporto fra alcol e genere femminile quasi fino ai giorni nostri. L’abitudine allo stereotipo di “donna normale” dedita alla famiglia, angelo del focolare, custode delle virtù domestiche, comporta delle reazioni sanzionatorie non appena si osservano fenomeni che ne mettono in discussione i tratti essenziali. Il fatto di essere ubriaca e il fatto di essere ubriaca in pubblico, ad esempio; ma anche il fatto di essere una “strega”, da perseguitare e da bruciare in quanto di certo “casalinga non devota”. Il controllo sociale è sempre in agguato, essendo radicato nelle rappresentazioni sociali, e genera la più grave delle punizioni, lo stigma e il conseguente isolamento sociale. 20 Questo, a maggior ragione, in quei contesti sociali arretrati, di norma fondati su basi agricole, che avendo raggiunto un precario equilibrio nell’adattarsi all’ambiente naturale e alle sue asperità, soprattutto se montano o pre-montano, credono nella stabilità dei costumi, e nella conseguente difesa nei confronti delle novità, quale metodo più efficace per garantire la già difficile riproduzione economica e sociale. A tale proposito, si osservi, nel caso del Trentino, il monito con cui si accompagnano, dopo secoli di rigida separazione tra i ruoli, i primi tentativi di lavoro delle donne trentine fuori dalla sfera domestica, nell’inaugurazione della “Pagina femminile” del quotidiano “Alto Adige” in data 15 Maggio 1908: “la pagina femminile si dirige però anche alla donna nella famiglia. Accompagnarla ai primi passi quand’esce da questo santuario nella pericolosa atmosfera delle pubbliche attività non come persona che agisce indipendentemente, ma quale coefficiente del marito; più ancora infondere alle nostre madri ed educatrici quelle cognizioni e quei sensi che sono loro indispensabili per formare bravi cittadini ed integri cristiani della nostra età, ecco il compito altissimo al quale vuol dedicarsi questa parte del giornale.” 21 È evidente la paura che la messa in discussione dell’immagine tradizionale di “donna normale”, verso una sua dimensione maggiormente pubblica, possa contribuire ad aprire una breccia in grado di modificare sostanzialmente l’assetto sociale. Nei paesi trentini infatti si evitava il più possibile di mandare le donne a È interessante notare come tale stigma provenisse spesso dalle stesse donne: “alle reti sociali delle donne è attribuito il compito di mantenere un’immagine “onorata” della famiglia di fronte al giudizio degli altri. Nelle comunità contadine esisteva questo “circolo di parola al femminile” che garantiva e decretava l’onore delle singole ragazze e donne, assai più del controllo dei maschi addetti (padre, fratello, marito). Era il circuito femminile che, con le sue parole, faceva di una donna una “chiacchierata”, ma anche sanciva i simboli associati all’elogio e alla riprovazione” in P. Tovazzi, Le donne e la loro storia. Il Novecento in alcune autobiografie popolari trentine, Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Anno accademico 2002/2003 21 Alto Adige, 15 Maggio 1908 20 332 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 lavorare fuori di casa, e se lo si faceva era solo per strette necessità di sopravvivenza, accompagnandone tuttavia il cammino con forme di condanna morale che, in qualche modo, cercassero di contrastarne il guadagno di indipendenza: “la resistenza al fatto che la figlia diventasse operaia era dunque forte e si combinava con la paura che la donna, uscendo di casa, diventasse più autonoma e potesse mettere in discussione i ruoli stabiliti all’interno della famiglia, dove anche se faceva tutti questi lavori, contava ben poco.” “C’era poi la questione della gente, di quello che diceva la gente: al mio paese, quando una donna diceva che andava a lavorare alla Manifattura [Manifattura Tabacchi di Rovereto], era una “zinghena” [zingara] […]. Questa era la mentalità dei paesi: ad certo punto hanno cominciato a chiamarci “zingherane” al posto di “zigherane” [sigaraie].” 22 La rigida separazione dei sessi e delle sfere di azione ad essi relative, che contraddistingue la società tradizionale trentina, influenza notevolmente il rapporto che si viene a creare tra consumo di alcolici e genere femminile, creando un vero e proprio meccanismo di “doppia morale”. Da un lato l’alcol, soprattutto il vino, in Trentino, è connotato positivamente e il suo consumo incoraggiato a livello di contesto culturale, in quanto rappresenta un elemento che ha contemporaneamente più valenze: economica, alimentare, energetica, medicamentosa, religiosa, sociale, evasiva. Dall’altro tali “vantaggi” sono a disposizione più degli uomini, in quanto l’eccesso può condurre le donne ad uscire dai dettami del privato e mettere in pericolo la distinzione dei ruoli consolidata. Paradossalmente, si potrebbe dire che il consumo di alcol sarebbe stato disincentivato anche presso gli uomini, nel momento in cui l’ubriacatura, per qualche strano motivo, li avesse condotti ad occuparsi, sotto lo stato di ebbrezza, dei lavori di casa! Ne deriva un messaggio contraddittorio che esalta in generale il valore della sostanza alcolica, ma la rende accessibile solo in parte alle donne, relativamente a quei gesti strettamente legati alla quotidianità e necessari alla sopravvivenza. Da un lato, questo meccanismo, nella sua coercizione, ha una indubbia funzione protettiva, rispetto a rischi derivanti dall’assunzione di bevande alcoliche: storicamente il consumo, gli eccessi e le patologie alcolcorrelate sono infatti molto più alti nei maschi che nelle femmine, mentre, proprio per quanto detto finora, sono queste ultime ad essere maggiormente colpevolizzate da un punto di vista morale e a provare una vera e propria vergogna sociale di fronte a problemi di questo tipo. Dall’altro, questa sorta di proibizionismo sociale non fa che porre D. Leoni, C. Zadra, “I ruoli sconvolti: donna e famiglia a Volano nel Trentino durante la guerra del Quindici”, in Movimento Operaio e socialista, 3, V, 1982, pp. 434-435 22 333 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 attenzione, attraverso il divieto stesso, sulle potenzialità evasive della sostanza alcolica, accrescendone il fascino e il ricorso quale tentativo di superamento temporaneo e illusorio della propria condizione di isolamento. Il consumo di alcolici da parte delle donne trentine supera così la dimensione circoscritta degli usi quotidiani, assumendo un valore di reazione simbolica nei confronti della rigida separazione delle sfere di azione, della ineguale distribuzione dei diritti e dei doveri tra i sessi. Tuttavia questa rivolta risulta silenziosa e, per molti versi, autodistruttiva: la pressione sociale è talmente forte che l’eccesso non può scavalcare pubblicamente la norma, creando un circolo vizioso di invisibilità che costringe ad uscire allo scoperto solo quando si è toccato realmente il fondo. 23 Se i problemi alcolcorrelati maschili, come abbiamo visto, riguardano principalmente patologie fisiche relative ad un consumo smodato, ma abitudinario, quelli femminili sono invece maggiormente dovuti ad una dipendenza alcolica vissuta con funzione di correzione rispetto ad una condizione di disadattamento personale e sociale, relativo alla perdita del ruolo di madre e/o moglie, in seguito all’avanzare dell’età o al passaggio dalla comunità rurale alla città. Le prime statistiche che troviamo relativamente al territorio trentino indicano infatti come la tipologia di donne alcoliste riscontrata corrisponda per la grande maggioranza a quella della casalinga, con un’età media avanzata, protagonista di un bere nascosto e dissimulato. 24 Il fatto che, tradizionalmente la categoria di casalinga sia la più esposta al rischio di problemi alcolcorrelati fra le donne trentine mostra come, nonostante la progressiva industrializzazione, l’accesso femminile al mercato del lavoro rimanga ancora limitato, soprattutto lontano dai principali centri abitati. Una tesi di laurea del 1971, che riporta una indagine qualitativa svolta presso il Comune di Telve nella Bassa Valsugana, mostra tuttavia, pur prendendo in esame solo un numero limitato di casi, un abbassarsi dell’età e un progredire del fenomeno. Su 6 casi riscontrati di soggetti alcolizzati 2 infatti sono donne, la cui età si aggira intorno ai 30 anni, come mostrano i seguenti appunti: “I° caso: beve di preferenza vino, sesso femm., 32 anni, intelligenza apparentemente normale, il soggetto abbandona di frequente il suo ambiente domestico, senza motivazioni appropriate lasciando le due figlie in balia di se stesse – presenta crisi di depressione, alternate a crisi relative – logorrea – scarsa attitudine al lavoro familiare, mancanza di pulizia sia personale che in famiglia – decadimento etico (testimonianza È caratteristica specifica, infatti, dell’alcolismo femminile il fatto che, prima di rivolgersi ai servizi territoriali competenti, passi diverso tempo dall’inizio della dipendenza e debbano sorgere degli evidenti scompensi psico-fisici per “costringere” le donne a superare la sensazione di vergogna che sentono addosso, in seguito al sorgere dei problemi alcolcorrelati. 24 E. Dossi, op. cit., 1959 23 334 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 del marito), il soggetto ha iniziato a bere ancora in giovane età (14-15 anni), il padre è di professione pastore – alcolizzato – 5 fratelli, di cui due sono bevitori cronici, il soggetto vive nella sua famiglia, è coniugata con due figlie, rimane isolata, priva di amicizie. […] IV° caso: beve esclusivamente vino da 1 a 2 litri al giorno, sesso: femm., età: 27 anni, non si cura del proprio aspetto fisico, si presenta sempre in maniera disordinata – trascura i figli e il lavoro domestico (testimonianza del marito), il soggetto ha iniziato a bere ancora in età giovanile, proviene da una famiglia di contadini – 3 fratelli e 4 sorelle – padre e madre morti per alcoolismo cronico – 2 fratelli alcolizzati, coniugata con due figli, scarso inserimento nella società – decadimenti etico (esibizionismo).” 25 Colpiscono, oltre alla giovane età, la presenza di altri alcolisti in famiglia, soprattutto tra i genitori, l’età precoce di iniziazione al bere, l’isolamento della dimensione domestica, la “scarsa attitudine al lavoro familiare”, il cosiddetto “decadimento etico”, giudizio denso ancora di forte moralismo e di controllo sociale. Come si può ben vedere il disagio che colpisce la condizione di casalinga proviene da lontano, ma caratterizza a lungo il panorama sociale trentino. Se nelle altre città di Italia già a partire dagli anni Cinquanta si inizia a parlare di aperitivi e cocktails, in Trentino rimangono preponderanti la cultura del vino e la netta divisione di genere, praticamente quasi fino ai giorni nostri. In una ricerca svolta alla fine degli anni Novanta su un campione di donne alcoliste in trattamento della Vallagarina, Petrolli fa ad esempio notare come anche in Vallagarina infatti la dipendenza alcolica femminile continua a rimanere un problema sommerso che viene alla luce solo quando la donna ha ormai toccato il fondo e, a seguito di ricoveri ospedalieri, viene indirizzata al Servizio di Alcologia. In particolare durante i colloqui, svolti nel periodo suddetto, ho potuto sperimentare quanto queste donne abbiano radicata in loro un’immagine estremamente negativa di se stesse e si aspettino dagli altri, anche dagli operatori dei servizi, un atteggiamento di disprezzo conformemente alle etichettature negative che da sempre, nella nostra cultura, sono attribuite alle alcoliste.” 26 Il fenomeno del “bere nascosto” permane tutt’oggi nel nostro territorio, ereditando e al contempo riproducendo gli stereotipi tipici della subordinazione femminile, soprattutto nelle donne nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni. Il fatto ad esempio che molte di loro arrivino al servizio di Alcologia solo una volta A. Baldi, Alcoolismo: un problema psicologico e sociale, Tesi di Laurea, Istituto Superiore di Scienze Sociali di Trento, 1971, pp. 119-125 26 C. Petrolli, La dipendenza alcolica nella donna. Un’esperienza in Vallagarina, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Verona, 1998/1999, pp. 11-12 25 335 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 “toccato il fondo” o dopo essere state ricoverate in seguito a danni fisici o intossicazioni acute, segnala la presenza di un sentimento molto forte di stigma nei confronti di una donna con problemi di alcol, che porta a nascondere l’evidenza fino al limite estremo. Questa elevata paura di essere giudicate si nota anche dalla tendenza, da parte delle donne alcoliste, ad identificare come decisivo un evento traumatico quale origine del loro disturbo, come un divorzio, l’arrivo della menopausa, un lutto ecc. Anche se è difficilmente dimostrabile che uno di questi eventi rappresenti la causa specifica dei problemi alcolcorrelati, il fatto di identificarla in qualcosa di concreto, il più possibile esterno alle proprie azioni e responsabilità, aiuta ad alleviare il senso di colpa in relazione alla paura di essere socialmente condannate. Anche altre ricerche svolte in Trentino sull’argomento, se pur limitate all’ambito della partecipazione ai Club degli Alcolisti in Trattamento, confermano la presenza di una tipologia di donna adulta, coniugata, che beve prevalentemente vino per uscire dalla solitudine della sua dimensione, dato che il lavoro svolto nei casi analizzati è prevalentemente quello della casalinga. 27 Altre caratteristiche importanti e ricorrenti nelle esperienze di queste donne sono la provenienza da un contesto familiare dove è fortemente presente l’abitudine di bere alcolici, con il padre generalmente alcolista e, soprattutto, la scarsa collaborazione dei mariti nella strada di uscita dalla dipendenza: “il marito non accetta il bere della moglie ed il suo aiuto è minimo rispetto agli sforzi che la moglie compie nel percorso verso la sobrietà. Il marito infatti non collabora in questo cambiamento, mantenendo inalterati i comportamenti di sempre e continuando a consumare vino durante i pasti.” 28 Quest’ultimo fattore risulta molto importante in quanto rivela la centralità delle dinamiche di genere rispetto al problema alcol. Un fenomeno molto noto e indagato dalla letteratura sull’alcolismo è quello della donna che beve per assecondare il partner che mostra seri problemi alcolcorrelati. 29 In questo caso la collaborazione e la protezione offerta da parte della donna nei confronti del compagno sono tali da pregiudicare il proprio equilibrio psicofisico pur di mantenere una certa quiete, quantomeno apparente, nell’ambiente familiare. La sua preoccupazione è diretta verso l’interno, verso le relazioni intrinseche alla vita di coppia e della famiglia, per il cui bene appare pronta anche a sacrificare parte di sé. Ibidem Ibidem, p. 220 29 A. Cottino, op. cit., 1991 27 28 336 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 Dal punto di vista maschile assistiamo ad un rovesciamento. Generalmente i problemi alcolcorrelati della moglie vengono dapprima negati o sottovalutati dai mariti, che non riescono ad ammettere l’esistenza di un problema serio interno alla propria famiglia, preoccupati principalmente del giudizio che l’ambiente di riferimento può emettere a riguardo, ma non tanto nei confronti della moglie, quanto nei propri confronti tramite il problema della moglie. 30 La preoccupazione è invece quella di preservare l’immagine verso l’esterno, nelle relazioni pubbliche con la comunità di riferimento. Lo stesso fenomeno si può riscontrare anche nelle diverse modalità di partecipazione ai Club degli Alcolisti in Trattamento trentini. Se alle donne viene unanimemente riconosciuta una importantissima funzione di supporto per la buona riuscita del trattamento dei mariti, lo stesso non si può dire per questi ultimi, quando vengono chiamati a collaborare per affrontare la dipendenza delle mogli: “per quanto riguarda l’atteggiamento del coniuge all’interno del Club, egli manifesta in genere la sua parziale disponibilità e una frequente incapacità di attenzione verso la partner. Inoltre è molto frequente un atteggiamento di delega al gruppo e un modo di porsi poco propositivo, diversamente dall’atteggiamento assunto dalle mogli degli alcolisti. Molti mariti ritengono di esaurire il proprio compito nell’accompagnare la moglie al Club, considerando quest’ultima l’unica persona bisognosa di un cambiamento a cui assistere passivamente. Forse proprio per questi motivi l’astinenza dalle bevande alcoliche non è accettata di buon grado dai mariti che spesso si limitano solo a non bere in casa.” 31 Nei modi di relazionarsi e di gestire il problema alcol dei rispettivi partner le variabili che entrano in gioco sono diverse tra uomo e donna: la moglie è più attenta all’equilibrio familiare, vista anche la maggiore accettazione sociale del bere maschile che non desta preoccupazioni in termini di reputazione, mentre il marito è invece più attento all’immagine della famiglia e del suo ruolo in quanto leader socialmente riconosciuto della stessa, spinto anche da una cultura che condanna pubblicamente l’eccesso alcolico femminile. Si riproduce in pratica la tradizionale separazione tra privato (femminile) e pubblico (maschile), che appare tipica della cultura trentina, tanto che, in una ricerca svolta presso gli utenti che hanno frequentato i Club di trattamento per alcolisti nella Provincia di Trento tra il 1984 e il 1994, si riscontra come la Sempre nell’ottimo lavoro di Petrolli si possono trovare alcune interessanti storie di vita di donne alcoliste. In riferimento all’atteggiamento del marito di fronte all’alcolismo della moglie troviamo ad esempio il caso di un marito che “molto conosciuto in città per la sua professione lavorativa non avrebbe mai affrontato apertamente una vergogna simile” e che davanti alla prospettiva di eliminare gli alcolici da casa si oppone chiedendo “Cosa offriremo poi agli ospiti?”, in Petrolli, op. cit., 1998/1999 31 Ibidem, p. 191 30 337 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 14 situazione delle donne alcoliste risenta fortemente della presenza di un bevitore alcolista o inadeguato come partner: il 42% sul totale delle donne mentre solo il 6% sul totale degli uomini. 32 Tuttavia questa tendenza, per quanto decisiva e ancora oggi persistente in relazione alle donne di mezz’età, sembra venire progressivamente meno nelle nuove dinamiche legate al bere, che da circa dieci anni a questa parte hanno rivoluzionato l’approccio globale al consumo di alcolici, con particolare riferimento alla popolazione giovanile. Se da un lato la permissività del contesto culturale nei confronti del bere permane, sono le modalità di accesso al bere sociale che si ridefiniscono, nel momento in cui il gap tra donne e uomini inizia a colmarsi in termini di entrata nella sfera pubblica, portando ad una piena accettazione del bere femminile come normale e non più come stigmatizzabile. L. Pellegrini e C. Zorzi (a cura di), Le attività alcologiche in Trentino, Provincia Autonoma di Trento, 2000 32 338 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 15 Il consumo attuale di alcolici in Trentino Per quanto riguarda il consumo attuale di alcolici, il Trentino mostra delle caratteristiche del tutto peculiari rispetto al resto d’Italia. Se si trova sopra la media nazionale per il numero di persone con più di 11 anni che hanno consumato almeno una bevanda alcolica nell’ultimo anno, con il 69,7% della popolazione, occupa invece il quintultimo posto per quanto riguarda il numero di persone che consumano quotidianamente alcolici, al di sotto della media nazionale. 33 Ciò significa che se, da un lato, aumenta il numero dei potenziali bevitori, dall’altro, molti di questi non bevono tutti i giorni, ma in più singole occasioni. Il dato è significativo perché nel panorama italiano le regioni prime per il numero di consumatori di alcol sono tendenzialmente prime anche nella classifica del consumo giornaliero, mostrando ancora la presenza nel nostro paese di un modello di bere sottoposto alla quotidianità e all’abitudine. Per quanto riguarda il Trentino assistiamo invece ad una interessante inversione: l’ampia diffusione dei bevitori sembra conciliarsi con un consumo prevalentemente non quotidiano, occasionale, che però non vuol saltuario o ridotto, ma legato piuttosto a specifiche situazioni. Infatti, tale fenomeno, se da un lato mostra una forte esposizione al consumo generale di alcolici da parte di tutta la popolazione, influenzata da un contesto sociale molto permissivo per tradizione e cultura, dall’altro indica però una tipologia di consumo che ha abbandonato per molti versi il consueto bere tradizionale, per concentrarsi probabilmente in momenti di svago appositamente definiti come occasioni per assumere alcol, quali weekend, feste ecc. Questo fenomeno mostra chiaramente come il passaggio dal modello del bere “bagnato” (di origine mediterranea, maggiormente legato al vino e alle sue abitudini di consumo durante i pasti) al modello del bere “asciutto” (di stampo nordeuropeo, finalizzato all’euforia in sé attraverso grandi bevute in singole occasioni) sia più avanzato in Trentino che nel resto d’Italia. L’impressione è che il contesto tradizionale trentino del bere si ridefinisca “sposandosi” efficacemente 33 ISTAT, L’uso e l’abuso di alcolici in Italia, Anno 2006 339 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 15 con le nuove tendenze del contemporaneo. Se un tempo permissività e controllo caratterizzavano un consumo abitudinario, quotidiano e legato alla vita del territorio alpino e prealpino, oggi entrambe queste variabili permangono, ma vengono applicate in maniera differente: la permissività consente a un sempre maggior numero di persone di entrare in contatto con le sostanze alcoliche (in primis oggi le donne 34 e i giovanissimi), anche in maniera smodata, mentre il controllo si sposta da una funzione morale ad una più razionale, pianificata, che concentra il consumo nel tempo libero in modo che non interferisca con le attività quotidiane. Le modalità e le tipologia di assunzione si inscrivono in questa tendenza. Il consumo di birra è in continuo aumento, soprattutto a livello di giovani e giovani adulti, sia per il suo valore dissetante, ideale per luoghi chiusi con molte persone, dove di norma fa molto caldo, sia per la sua minor gradazione alcolica che sembra permettere migliori “performances relazionali”, necessarie per lo sviluppo di una socialità maggiormente concentrata in singole occasioni. Tale aumento si verifica per entrambe i sessi, anche se con una prevalenza maggiore fra i maschi. I superalcolici riscuotono invece maggiore successo tra le ragazze, le più giovani in particolare, probabilmente sia per questioni legate al gusto, più dolce e gradevole, sia per la rapidità dell’effetto, tendenza da collocare nella prospettiva di un uso funzionale allo “sballo” che caratterizza sempre di più l’assunzione di sostanze alcoliche. 35 Il consumo di vino si trasforma a sua volta. Se da un lato permangono, tra gli adulti, quasi esclusivamente uomini, la tradizione del bicchiere in compagnia al bar e le pratiche legate alla “caneva”, cioè alla cantina e alla produzione propria, soprattutto nelle zone di valle, dall’altro la riduzione del consumo quotidiano, soprattutto ai pasti, viene accompagnata da una maggiore richiesta di qualità, molto visibile nel moltiplicarsi di occasioni finalizzate alla degustazione di vino, dal corso di sommelier all’enoteca specializzata, dal wine bar alle visite alle cantine, in cui inizia ad essere consistente anche la presenza femminile. 36 Dal 1993 al 2001 il numero di donne che hanno bevuto almeno una bevanda alcolica nell’ultimo anno in Trentino è cresciuto del 9,6%, mentre per gli uomini si è registrato un aumento del 3,9%, con una crescita complessiva del 6,9%. In F. Voller, “Quanto bevono i toscani? I consumi dell’alcol secondo l’Istat e le surveys dell’Ars”, in http:\\www.cedostar.it 35 Un’indagine sul consumo di alcol tra i quindicenni frequentanti gli Istituti Superiori di Rovereto (Trento) mostra, ad esempio, come la percentuale di ragazze intervistate che consuma superalcolici ogni settimana sia superiore (25,4%) a quella dei loro coetanei maschi (21,3%). Si veda Distretto Sanitario della Vallagarina e Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova, Il consumo di alcool e tabacco: un’indagine tra gli studenti quindicenni degli Istituti Superiori di Rovereto, 2004 36 “Maria Grazia Brugnara nasce sartina e lavora per venti anni, poi diventa sommelier. […] Riassume e scherza, naturalmente, quando dice: «Da quando mi sono data al bere ho cambiato vita». […] Spiega, e questa volta parla sul serio, che, quando assaggiò per la prima volta un po’ di vino, capì che era il prodotto di un territorio e che un territorio è sempre portatore di valori unici”, in Trentino, 14 Febbraio 2007 34 340 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 15 L’avvenuto libero accesso alle sostanze alcoliche per le donne si colloca così in un quadro tradizionale del bere che, perdendo i suoi valori fondati sull’abitudine e sulla quotidianità, mantiene tuttavia quegli aspetti di licenza che permettono l’introduzione e la legittimazione di nuovi atteggiamenti e modi del consumo, relativi soprattutto alla “cultura dello sballo” concentrata prevalentemente nel weekend. In pratica, permane la transigenza nei confronti dell’alcol tipica della cultura trentina, ma cambiano i significati che caratterizzano il consumo di alcolici; vengono meno in particolare quegli aspetti che basavano il bere su precise esigenze quotidiane e che, come tali, condannavano l’abuso, soprattutto da parte femminile, e si affermano nuovi valori sempre più disgiunti dall’abitudine e maggiormente legati ad un piacere psicologico e sociale da ottenere attraverso la sostanza alcolica, la quale a sua volta cambia il suo aspetto e la sua consistenza. 37 Non è un caso dunque che in Trentino Alto Adige si registri il più alto livello di “binge drinking” italiano, praticato dal 12,8% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni 38, dove per “binge drinking” si intende il bere elevate quantità di alcol in una singola occasione, o in più singole occasioni, con lo scopo preciso di ubriacarsi, all’interno di un contesto di socialità. Occorre sottolineare come il passaggio da un bere abitudinario ad un bere più “concentrato” sia tipico infatti anche dell’Alto Adige, con caratteri anche più marcati rispetto al Trentino. È dunque la vicinanza con la cultura germanofona a favorire probabilmente l’incontro di diverse modalità di consumo e la progressiva sostituzione del vino con la birra, spingendo al suo utilizzo fuori dall’uso quotidiano, con tempi, spazi e scopi precisi funzionali all’euforia fine a se stessa. Si può riportare a titolo esemplificativo il caso della “Festa dei Portoni” di Salorno, primo paese dell’Alto Adige venendo dal Trentino, molto frequentata ogni anno, a fine primavera, sia dai giovani altoatesini che da quelli trentini, dove la birra viene vista come una delle principali attrazioni dell’evento. Un ultimo importante dato da registrare riguarda la tendenza a bere fuori dai pasti, che sembra confermare quanto detto finora. Il Trentino Alto Adige è secondo solo al Friuli nella graduatoria italiana da questo punto di vista, con il 13,1% della popolazione. Come avviene anche a livello nazionale, influisce su questo fenomeno anche la dimensione dei comuni di appartenenza, riportando A testimonianza di questa trasformazione è significativo che, a partire dal 2005, in alcune sagre paesane trentine, eventi sempre molto frequentati e diffusi su tutto il territorio, accanto alla birra e al vino si è iniziato a proporre con successo il consumo delle bevande “alcopop”. 38 E. Scafato et al., “L’alcol e i giovani. Un’analisi dei fattori determinanti l’abuso”, in http://www.epicentro. iss.it/temi/alcol/pdf/Apd07-alcol_giovani.pdf. Un’altra recente indagine realizzata da Iard e Iprase rivela come il 52% dei giovani trentini ha dichiarato di aver abusato dell’alcol almeno una volta nell’ultimo periodo, mentre nel 2002 la percentuale era dl 46% e la media italiana è del 34%. Si veda, P. Bari, “Alcol, i giovani trentini bevono di più”, in L’Adige, 17 Giugno 2007 37 341 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 15 un aumento notevole dei consumi fuori pasto nei centri sotto i duemila abitanti. Se pensiamo al territorio trentino e al numero di piccoli comuni che lo compongono, riscontriamo una tendenza peculiare da questo punto di vista, dovuta per molti versi alla mancanza di cosiddette “alternative funzionali” al bere. Buona parte del territorio trentino si colloca infatti ad un’altitudine superiore ai 1000 metri (il 70%) e questo, rende perlomeno difficoltosi alcuni spostamenti, così come la diffusione capillare di nuove opportunità socio-culturali. Sebbene si noti una certa uniformità di pratiche dal punto di vista del consumo di alcolici in tutta la provincia, è indubbio che laddove l’unica occasione di svago e di ritrovo è il tradizionale bar del paese aumentano le possibilità di ricorso all’uso di alcol nel momento in cui la cultura territoriale lo identifica come uno dei più importanti medium di socialità. Nei contesti urbani il consumo di alcolici invece ha maggiori probabilità di aggiungersi ad altri tipi di opportunità che si possono praticare in termini di svago e di interessi. Per capirci, ci sembra diverso, e crediamo abbia delle ripercussioni diverse sul comportamento, il fatto di andare al pub a bere qualcosa dopo il corso di teatro, come avviene spesso in città, rispetto al fatto di andare al pub e basta, come avviene invece spesso nei paesi. Nel primo caso il consumo non è fine a se stesso, ma viene subordinato a delle pratiche sociali e culturali definite e condivise; nel secondo caso è la birra a diventare lo strumento primario di condivisione della relazione, sottomettendo al consumo tutte le altre esperienze abitudinarie. Certo la cultura del bere come dinamica socializzante è presente in entrambi i casi, ma nel primo assume senza dubbio un contorno più definito, più circoscritto, mentre nel secondo ha campo libero nel condizionare l’esperienza. La “cultura del bere” e la mancanza di “alternative funzionali” sono le due variabili che determinano la configurazione del bere contemporaneo del territorio trentino. “Cultura del bere” in questo senso significa la presenza di un’associazione mentale automatica, praticamente inconscia, tra lo svolgersi di una qualsiasi occasione pubblica di relazione, dal semplice incontro con l’amico fino alla festa comunale per gli auguri di Natale, e il consumo di bevande alcoliche finalizzato ad elevarne il senso. Questa cornice interpretativa è talmente diffusa nei valori e nelle pratiche individuali da essere data totalmente per scontata sul territorio, al punto che diventa impensabile il solo concepire alternative comportamentali in grado anche di influenzarla. Lo si vede bene nei casi limite legati all’alcolismo: l’esempio è quello di una moglie la quale scopre che il marito, alcolista in trattamento, ha nascosto due lattine di birra in cantina; il suo pensiero è che abbia ripreso a bere, ma in realtà si sbaglia, perché la birra serve all’uomo per offrirla all’amico quando questi gli porta la legna. Se anche un alcolista in trattamento, che ha visto la sua vita entrare 342 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 15 nel baratro della dipendenza per via del consumo di alcolici, si sente in obbligo di offrire una birra per non mancare di rispetto all’amico, contraddicendo quindi la sua stessa esperienza, questo rispetto incarna una pressione culturale davvero forte a cui è quasi impossibile di dire di no individualmente. A tale proposito riportiamo anche come significativo l’esempio di una ragazza adolescente che, non amando bere alcolici, percepisce il disagio di rapportarsi con i suoi coetanei nel momento in cui questi, durante le serate in compagnia, consumando di norma parecchio alcol, insistono per farla bere o si stupiscono del fatto che non le piace. Al punto che lei ogni tanto si sente “obbligata” a bere una birra o mezza birra per mostrare alle amiche che anche lei beve. La “cultura del bere” si concretizza o nell’automatismo di legare alcolici e socialità nelle varie occasioni di relazione che si manifestano o nella difficoltà a “dire di no” di fronte ad un’offerta di alcolici in un determinato contesto. Ma in quest’ultimo caso non si tratta di un’incapacità legata a una dipendenza dalla sostanza, di cui non si può fare a meno, ma della difficoltà di reagire all’associazione sostanza-relazione come unico mezzo di espressione del valore sociale di appartenenza. È come se non si avessero altre scelte in un certo senso, o meglio, è come se quella scelta apparisse come l’unica possibile e sensata. Proprio questa associazione tra significato e visibilità diretta dello stesso, attraverso la pratica del consumo di alcolici, sembra essere il cardine della “cultura del bere” e il motivo della sua forza e della sua grande diffusione nel contesto socio-culturale trentino: “Vuole sapere dove abito? Bene. Apra le orecchie, allora… Dovunque ci sia un bicchiere per me. Quella è casa mia.” 39 39 P. Loperfido, Teroldego, Curcu & Genovese, Trento, 2005 343 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 Una tipologia di giovani bevitrici 40 In questo capitolo cercheremo di rispondere alla domanda “chi sono le donne che bevono?”. Per fare ciò è necessario approfondire l’analisi delle culture, o meglio delle sottoculture, che regolano le interazioni legate al bere stando insieme. Esistono, cioè, delle subculture di riferimento che influenzano fortemente il bere degli attori sociali. A seconda del gruppo a cui si appartiene si bevono bevande diverse, in luoghi diversi e con modalità diverse. I cinque tipi di giovani bevitori 41 e i rispettivi modelli culturali che vengono qui descritti ed analizzati, sono costruiti sullo sfondo teorico concettuale proposto da Bauman [2001] nella distinzione che propone tra comunità etica e comunità estetica. Una distinzione, questa ultima, che richiama da vicino quella tra le due categorie centrali della tipologia di giovani qui presentata: quelle dei “fighetti” e degli “allamano”. Il modello culturale della categoria dei “fighetti” sembra, infatti, sovrapporsi e, spesso, coincidere con quello della “comunità estetica”. La “comunità estetica” è quella in cui “l’identità sembra condividere il proprio stato esistenziale con la bellezza. Così come la bellezza si condensa nell’espressione artistica, la comunità in questione si manifesta e si estrinseca nell’atto dell’esperienza” [Bauman 2001, 64]. I “fighetti” seguono un orizzonte valoriale e normativo che si inquadra nei dettami della moda e di un modello del bere e dello stare insieme che abbiamo Parte del contenuto di questo capitolo è tratto da: Barnao [2008]. La tipologia che viene qui presentata si basa sui dati di una indagine etnografica condotta a Trento tra il gennaio 2005 e il novembre 2006 [cfr. Barnao 2008]. Si tratta di una tipologia di tipo “misto” ponendosi all’interno di un continuum che vede ad un estremo le tipologie “astratte” e all’altro estremo le cosiddette tipologie “folk-elicited” [Snow e Anderson 1993, 38]. È una tipologia “folk-elicited” nel senso che nasce dai bar, dai luoghi in cui si beve, in quanto si fa riferimento al modo in cui i giovani “parlano di se stessi”; è una tipologia “astratta” in quanto si interpretano tali dati per la costruzione di “tipi” di giovani che bevono e che vengono inquadrati in categorie il più possibile delimitate e astratte. Le categorie derivano, quindi, dalla interpretazione dei dati raccolti attraverso l’osservazione partecipante, e le interviste in profondità a giovani e testimoni privilegiati (gestori di locali, camerieri, operatori sociali, ecc.). 40 41 345 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 definito “individualista”, in quanto centrato sui singoli attori piuttosto che sulla dimensione comunitaria del gruppo. I legami tra gli attori non appaiono stabili e duraturi e, comunque, appaiono perlopiù strumentali al perseguimento del divertimento serale o notturno. La comunità etica è una comunità in cui gli individui cercano “un tipo di comunità in grado di ottenere collettivamente quanto non sono in grado di ottenere individualmente.” Si tratta, sotto quasi tutti gli aspetti, dell’estremo opposto del tipo di “comunità estetica”, in quanto “dovrebbe essere intessuta di impegni a lungo termine, di inalienabili diritti e obblighi ineludibili, tutte cose che, grazie alla loro rinomata (e, meglio ancora, istituzionalmente garantita) curabilità, possono essere trattate come variabili note nel momento in cui si pianifica il futuro e si fanno progetti. E gli impegni che rendono una “comunità etica” sarebbero del tipo di “condivisione fraterna”, il quale riafferma il diritto di ciascun membro all’assicurazione comunitaria, contro gli errori e le disgrazie che sempre costellano la vita degli individui [Bauman 2001]. Gli “allamano” sembrano seguire questo modello, vivendo forme di stare insieme legate alla dimensione di gruppo, seguendo un modo di stare insieme centrato su relazioni più stabili nel tempo, spesso di tipo amicale. Il modello del bere degli “allamano” lo abbiamo definito comunitario proprio per il fatto che privilegia la dimensione del “sentire comune” degli attori del gruppo, che si manifesta, come vedremo, sia nella scelta delle bevande che, più in generale, nei rituali del bere che interpretano nel loro stare insieme. Tra questi due tipi “estremi” di giovani (“fighetti” e “allamano”) e di modi di stare insieme bevendo, si muovono altre categorie di giovani bevitori che presentano caratteristiche ed elementi culturali provenienti sia dalla cultura dei “fighetti” che da quella degli “allamano”. Parliamo, cioè, delle categorie dei “poser”, delle “donne in carriera”, degli adolescenti. Per tutti gli appartenenti alle diverse categorie, comunque, il bere può essere considerato come risorsa relazionale che esprime la “voglia di comunità” [Bauman 2001] che tutti i giovani manifestano nel loro “stare insieme bevendo”. Ma vediamo più da vicino le varie categorie. 16.1. “Fighette” I “fighetti” sono una categoria di giovani, per lo più italiani, di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Le caratteristiche aggreganti di questi soggetti sono relativamente poche, ma estremamente chiare. Tra queste la preferenza per le discoteche e la musica “house” o “dance”. Sono attori che amano vestire all’ultima 346 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 moda, seguendo un modello generalmente molto costoso (es. all’inizio degli anni 2000 Prada e Armani). 42 Tra i “fighetti” le differenze di genere nell’abbigliamento e, più in generale, nel modo di presentarsi in pubblico e nello stare insieme, appaiono particolarmente marcate e manifeste. Se l’abbigliamento deve essere sempre alla moda, anche la cura del corpo è particolarmente seguita e risulta da lunghi e costanti periodi di preparazione del proprio look attraverso varie attività come l’andare in palestra, fare saune periodiche, bagni turchi, massaggi, depilazione (anche per l’uomo), ecc. Il modello seguito è quello delle riviste di moda. Categoricamente magra e abbronzata lei, con lampada solare in autunno e inverno, se lontana dalle piste sciistiche; un’abbronzatura naturale nel resto dell’anno, con richiami ad hoc nei periodi poco soleggiati, con una cura particolare per capelli e pelle. Per lei e per lui è d’obbligo praticare attività sportiva, generalmente non agonistica. Escono in genere a coppie o gruppi di tre, massimo quattro persone. Normalmente si tratta di gruppi di soli maschi o sole femmine. Durante la serata, poi, accade che si uniscano ad altri piccoli gruppi. Il “farsi vedere” come norma della categoria, si manifesta nella modalità della “ronda”: i “fighetti” escono in piccoli gruppi e girano per il maggior numero di locali durante la stessa serata. Si tratta di “farsi vedere” nei “posti giusti”: bar e ristoranti “alla moda”, cioè, che normalmente vengono scelti quali luoghi di incontro per gli appartenenti alla categoria. I luoghi di incontro dove bere sono selezionati con cura e rispettano i criteri generali legati all’apparire e all’essere alla moda. I locali preferiti sono, normalmente, i bar. La moda prevede un certo successo, in questo senso, dei cosiddetti “bar newyorkesi”: colori freddi, superfici lisce, architetture minimali, specchi dappertutto e molta luce, al contrario dei pub e di locali di altro genere. Si tratta di luoghi che, come ha dichiarato un gestore di questi locali, “sono molto illuminati e con tanti specchi... così permettono di mostrare meglio il proprio corpo e le marche d’abbigliamento”. I maschi “fighetti” bevono vino (bianco o rosso) nella fase di preparazione anche se, come abbiamo già detto, con alcune rare eccezioni. Le femmine bevono solo vino (generalmente bianco “perché il rosso macchia i denti”) o spritz nella fase di preparazione. È esclusa la birra (soprattutto tra le donne), in quanto “gonfia la pancia”, “fa ruttare”, “fa puzzare l’alito” e “costringe ad andare Il termine “fighetto”, utilizzato in molte zone d’Italia con lo stesso significato, viene spesso sostituito da termini locali come ad esempio “Sancarlino o “Sanca” a Milano (dal collegio San Carlo), “Pariolino” a Roma (dal quartiere Parioli), “Gonzaghino” a Palermo (dall’Istituto Gonzaga). A Trento il termine “fighetto” non è generalmente associato a un luogo d’origine o di formazione (scuola o quartiere d’elite) ma viene associato, in modo pressoché esclusivo, al modo di presentarsi e ai luoghi che si frequentano nel divertimento pomeridiano e serale. 42 347 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 più frequentemente alla toilette”. In questa stessa fase le “fighette” più giovani possono bere gli alcopop. Nella fase del binge drinking sono di rigore i cocktail (alla frutta per lei, più forti, a base di vodka o rum, per lui) e gli “shot” 43 per lui e per lei. Anche negli “shot” si evidenziano delle evidenti differenziazioni di genere, essendo presenti “shot” tipicamente da uomo (es. grappa, rum) e “shot” tipicamente da donna (es. rum e pera, “acquafresh”). Per quanto riguarda gli aspetti economici è da sottolineare il fatto che, di norma, alle donne “fighette” viene offerto da bere dai “fighetti” incontrati nel locale. Tra gli uomini è raro il “giro”: normalmente ognuno paga il suo. 44 Concludiamo questa parte dedicata alla categoria dei “fighetti” considerandone una sottocategoria: quella dei cosiddetti “super fighetti” o “fighetti perfetti” . Si tratta di quei “fighetti” che manifestano una sorta di autocoscienza di gruppo. Talvolta si vantano di essere “fighetti” e addirittura gareggiano per essere più “fighetti” degli altri del gruppo. Per i “super fighetti” non è solo importante avere abiti di marca, ma soprattutto è importante avere e indossare gli indumenti più recenti della moda espressa da quella determinata marca. Per quanto riguarda modi di bere e di stare insieme i “super fighetti” si comportano in modo pressoché identico ai “fighetti”. 16.2. “Allamano” La categoria degli “allamano” è costituita da giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 40 anni che, come li descrive un’intervistata, “si vestono come gli pare e non seguono la moda, puntando alla comodità piuttosto che all’aspetto estetico”. Secondo diverse intervistate gli uomini che hanno superato i 35 anni e che escono la sera per bar possono considerarsi tutti “allamano”. Anche quelli che erano in precedenza “fighetti”. Dopo una certa età, infatti, “non seguono più la Lo “shot” prende il nome dall’inglese “shot” (colpo). Gli “shot” sono degli short drink particolari. Si servono in piccole quantità e in piccoli bicchieri (di dimensioni variabili tra i 3,5 e i 6 cl). Si bevono tutti in un sorso e servono normalmente a fare salire velocemente la gradazione alcolica. 44 Il modello di interazione tra uomo e donna, all’interno di questa categoria, possiamo definirlo come “modello nightclub”. Si tratta di un rituale di seduzione che prevede dei comportamenti ben precisi nel bere insieme di un “fighetto” con una “fighetta”. L’uomo normalmente offre da bere alla donna (che ha incontrato o conosciuto nel locale) e, durante il bere insieme, i due interagiscono, negoziando l’eventuale prosecuzione dell’interazione con un’altra bevanda offerta. La bevanda alcolica offerta assume il valore simbolico dell’interesse dell’uomo verso la donna con cui sta bevendo. La donna, normalmente, adotta, in questo rituale, varie strategie per riuscire a ottenere ulteriori drink offerti dall’uomo. Si tratta di un rituale di interazione tra uomo e donna che assomiglia da vicino a quello tipico individuato all’interno dei nightclub tra cliente e ballerina/spogliarellista [cfr. Bruckert 2002; Barnao 2004]. 43 348 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 moda” e, anche se spendono molto danaro per gli abiti, spesso restano legati a mode di anni passati, perdendo quindi una delle caratteristiche fondamentali per potere appartenere alla categoria dei “fighetti”. Gli “allamano” hanno, normalmente, una certa predilezione per lo stare insieme in gruppo. Anche per loro lo stare insieme serale è strettamente legato al bere. Pratica che, tuttavia, preferiscono normalmente svolgere tra le mura domestiche e in gruppi più numerosi rispetto a quelli dei “fighetti”. Il loro modo di stare insieme e di bere segue un modello che potremmo definire comunitario, in quanto caratterizzato dallo stare insieme per stare in gruppo in modo stabile, intrecciando forme di reciprocità di interazione che presentano una certa durata nel tempo. Come abbiamo già anticipato, presentano, in questo modo, molti dei tratti della “comunità etica” definita da Bauman. La forma etnografica che più rappresenta il tipo di reciprocità nel bere presente all’interno della categoria è sicuramente quella del “giro”. Quando gli “allamano” bevono nei locali, infatti, il “giro” è il modello comportamentale maggiormente seguito. Consiste nell’offrire, a turno da parte di ognuno del gruppo, un giro di bevande alcoliche a tutti gli altri del gruppo. Le bevande, normalmente, sono le stesse per tutti o, comunque, simili, almeno per quanto riguarda il loro prezzo. Nella fase di preparazione, le bevande degli “allamano” sono normalmente la birra per lui, prosecco, birra o spritz per lei. Nella fase di binge effettivo, si passa ai superalcolici senza preferenze specifiche di categoria né per lui né per lei. È da notare il fatto che, se nei percorsi cittadini notturni si riscontrano delle differenze sostanziali tra ambienti sociali per “fighetti” e per “allamano”, in provincia, e soprattutto nelle valli, i modelli comportamentali prevalenti sono, in genere, quelli degli “allamano”. Così come mi ha detto una “fighetta” intervistata “Nelle valli sono tutti “allamano” e come loro bisogna comportarsi”. Anche tra gli “allamano” troviamo una sottocategoria che, in qualche modo, possiamo considerare come composta da coloro che estremizzano, vivendoli in modo talvolta radicale, i principali elementi culturali di riferimento della categoria più generale. Alcuni tratti di elementi controculturali (in particolare il rifiuto del culto dell’apparire) presenti nella cultura “allamano”, infatti, trovano tra coloro che vengono chiamati “allamano allamano”, una chiara esplicitazione che si manifesta, talvolta, in vere e proprie appartenenze controculturali. Gli “allamano allamano” sono attori sociali che sembrano avere interiorizzato in profondità l’elemento culturale del “rifiuto della moda e dell’apparire”, traducendolo, talvolta, con l’appartenenza a gruppi che si rifanno alla cultura rasta, punk, metallara, ecc. È da notare il fatto che nelle appartenenze più radicali degli “allamano allamano” (es. alcuni gruppi di metallari; alcuni gruppi punk) vi è una estremizzazione nel seguire un orizzonte normativo ben preciso che spinge a escludere e a 349 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 disprezzare coloro (in particolare, ovviamente, i “fighetti”) che vengono considerati come i cultori dell’apparire e, più in generale, di modelli comportamentali culturalmente dominanti. Nel bere, ad esempio, ciò si manifesta nel rifiuto e nel disprezzo – in alcuni gruppi si tratta di un rifiuto categorico – del cocktail (bevanda considerata da “fighetti”) come bevanda da bere quando si è insieme, e nell’esaltazione, dall’altra parte, della birra come la bevanda per eccellenza da consumare quando si è in gruppo. Il valore della ribellione che assume, per certi versi, l’esaltazione di una bevanda (la birra), corrispondentemente al disprezzo per le bevande alcoliche (i cocktail) che identificano la cultura dominante, è assimilabile al più generale valore della ribellione che assume lo “stile subculturale” presso questi giovani e nei settori più marginali della società. 45 16.3. “Poser” “Poser” (dal verbo inglese “to pose”, che significa “atteggiarsi a”, “spacciarsi per”) è un termine, normalmente utilizzato in senso dispregiativo, per indicare colui o colei che tenta di inserirsi in una delle categorie precedentemente considerate (“allamano” o “fighetti”) per semplice ricerca di relazioni o per futili motivi, senza però conoscere, o conoscendo solo superficialmente, gli elementi culturali più profondi e fondamentali che definiscono quella cultura o subcultura. Nel linguaggio comune dei giovani il “poser” è colui che tenta di “entrare” nei gruppi che si rifanno a sottoculture specifiche, come quelle dei metallari o i punk, considerate come culture alternative a quella dominante. È per questa ragione che il “poser” viene definito anche “finto alternativo”, “atteggiato”. Nel nostro caso, però, il termine è utilizzato in una accezione più ampia intendendo con “poser” colui o colei che “si atteggia” e tenta di accedere a gruppi, non solo legati a culture alternative (che abbiamo considerato inserite all’interno della categoria più generale degli “allamano”), ma anche colui o colei che tenta di accedere a gruppi di “fighetti” o “superfighetti”. È su queste basi che distinguiamo tra “poser allamano” e “poser fighetti” a seconda del gruppo all’interno del quale il “poser” cerca di inserirsi. L’elemento culturale del bere e i rituali ad esso connessi sono così importanti per la definizione dell’appartenenza di gruppo, che spesso un modo (da parte degli appartenenti ad un gruppo) per capire se un individuo è un “poser” che tenta di entrare nel proprio gruppo, è infatti quello di verificare che tipo di bevanda alcolica sta consumando. 45 Per un approfondimento si vedano: Bourgois [2003]; Becker [1963]; Hebdige [1979]. 350 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 Per definizione, il “poser” assume (o tenta di assumere) i modelli comportamentali della categoria, del gruppo, all’interno del quale cerca di inserirsi. Ciò, ovviamente vale anche per la scelta delle bevande alcoliche da bere e, più in generale, per tutto ciò che concerne i modelli culturali legati al bere 16.4. “Donne in carriera” Negli ultimi anni si è avuto un notevole incremento del numero di donne che fanno uso e abuso di sostanze alcoliche [Nakken 2002; Pierlorenzi e Senni 2001; Pala 2004; Bracalenti 2004]. Parlando del fenomeno dell’alcolismo con riferimento alla patologia conclamata, recenti indagini [es. Pala 2004] hanno messo in evidenza che il fenomeno dell’alcolismo femminile è in forte trasformazione. Oltre alle giovani (spesso adolescenti) e alle donne sole, sembra tuttavia aumentare rapidamente il numero di donne professioniste, le cosiddette “donne in carriera”, che “adottano il bere come simbolo e mezzo di una male intesa emancipazione” [Pala 2004, 42]. Nella presente ricerca, la categoria delle “donne in carriera” è formata da coloro che sono considerate “in carriera” non tanto perché svolgono professioni importanti all’interno di un ideale sistema di stratificazione sociale, quanto per il fatto che sono donne che fanno riferimento a un orizzonte normativo specifico legato all’età, al fatto che hanno una certa indipendenza economica e che, spesso, sono di fatto delle single (single per scelta, donne separate, donne divorziate, ecc.). Si tratta di donne di età compresa tra i 25 e i 40 anni (in genere ex “fighette”) che abbiamo intervistato e osservato nei loro comportamenti legati al bere, durante tutto il corso della ricerca. Le trattiamo come una categoria a parte perché manifestano caratteristiche specifiche non trovando, peraltro, un corrispettivo maschile. Gli uomini sopra i 35 anni e con caratteristiche corrispondenti (ex “fighetti”) rientrano normalmente, come abbiamo già detto in precedenza, nella categoria degli “allamano”. Dalle loro interviste, dai loro racconti, emerge un quadro di donne spesso profondamente impegnate in attività lavorative di vario tipo (infermiere, impiegate, commesse, ecc.) per le quali il bere assume frequentemente i connotati di una autoterapia [Bracalenti 2004], in momenti particolari della propria vita come andare a vivere da sole, passaggi di status, ecc. In questo senso si possono interpretare le dinamiche del bere femminile delle appartenenti a questa categoria, come dei veri e propri riti di passaggio [Van Gennep 1908] da uno stato ad un altro, da una fase ad un’altra della vita degli attori protagonisti. 351 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 Nel loro modo di comportarsi in pubblico, nello stare con gli altri e, soprattutto, nel bere si comportano in modo simile alle “fighette”. Ciò riguarda anche la scelta delle bevande alcoliche sia nella fase di preparazione che nella fase, eventuale, di binge drinking. Unica differenza di rilievo, rispetto alle “fighette”, da questo punto di vista, è il fatto che le “donne in carriera” tendono a vivere in una dimensione privata l’eventuale fase finale del binge drinking e quindi dell’ubriacatura. Raggiungono, infatti, raramente la fase di binge drinking e, quando ciò accade, lo fanno in situazioni “protette” dal punto di vista della visibilità (es. bere nelle valli; bere in casa). 16.5. Adolescenti Sulla base dei dati pubblicati dall’Istat [2006] la quota di minori che consuma alcol il Italia è molto elevata. Infatti nel 2005 i ragazzi di 11-15 anni che dichiarano di avere bevuto almeno una volta negli ultimi 12 mesi sono il 19,5%. Si tratta di una percentuale ragguardevole soprattutto se si considera che il Italia è vietata la somministrazione di alcolici a ragazzi al di sotto dei 16 anni. Le differenze di genere sono più contenute rispetto alle altre classi di età (21,8% tra i maschi e 17% tra le femmine). Ma è probabilmente tra i ragazzi di 16-17 anni che emerge il quadro più allarmante. Uno su due ha consumato alcolici nell’anno, con una quota di maschi (58,8%) superiore a quella delle femmine (42,4%). L’8% dei maschi appartenenti a questa fascia d’età consuma alcolici tutti i giorni e il 10,9% ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta negli ultimi 12 mesi e di questi uno su quattro si è ubriacato più di tre volte nel corso dell’anno. Anche in questo caso le differenze di genere sono inferiori rispetto alle altre fasce d’età [Istat 2006, 9]. Gli adolescenti non erano stati considerati, in origine, oggetto di questo lavoro. Tuttavia dall’osservazione partecipante, ma anche dalle interviste effettuate, è emerso un fenomeno particolarmente significativo, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. L’età degli adolescenti considerati per questa ricerca va dai 13 ai 17 anni. Nel caso trentino si tratta spesso di giovani lontani dal controllo sociale delle famiglie. Molti di loro, infatti, vengono dalle valli a studiare gli ultimi anni delle scuole superiori, pernottando in città, e vivendo una sostanziale autonomia rispetto alla famiglia. Notevole la presenza di stranieri, soprattutto maschi, nei gruppi che si trovano a bere, per lo più in strada. Non appartengono ad una subcultura specifica, almeno non in modo chiaro, se non a quella generica legata alla loro fascia d’età. Si tratta piuttosto di un miscuglio non ben definito di norme e orizzonti valoriali. 352 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 Normalmente, la pratica del bere insieme si sviluppa soprattutto nelle ore serali e notturne, anche se, come abbiamo già visto in precedenza, si sta diffondendo una cultura del bere alcolici anche durante l’orario scolastico e, addirittura, anche all’interno delle scuole. Il binge drinking appare una pratica ampiamente diffusa e frequente soprattutto nel fine settimana. Nella fase di preparazione, gli adolescenti bevono un po’ di tutto e senza una reale differenziazione di tipi di bevande sulla base del genere. Unica eccezione, in questo senso, un maggiore utilizzo degli alcopop da parte delle ragazze. Gli alcopop sono bevande gassate con aggiunta di alcol con gradazione tra i 5% ed il 7%. Si tratta di bevande che sono dirette ad un pubblico giovanile, attratto dalla forma delle bottiglie, dal colore, dal gusto fruttato della bevanda. Una delle pratiche che negli ultimi tempi sta avendo una sempre maggiore diffusione è quella del “botellon”. Si tratta di una pratica che ha le sue origini in Spagna. Consiste nel bere alcolici da parte di giovani riuniti in piazze, parchi o strade o altro luogo pubblico prima di entrare nei pub, discoteche, bar. La parola “botellon” deriva da botella, che in spagnolo significa “bottiglia”. La traduzione letterale di “botellon” è quindi “grande bottiglia”, “bottiglione”. Il “botellon” classico è il contenitore da due litri di coca-cola riempito di qualsiasi bevanda alcolica comprata di pomeriggio. 46 Anche se bere per strada in Spagna è stato sempre permesso, la pratica del “botellon” ha origini più recenti, a partire dall’inizio degli anni Novanta, diffondendosi via via in modo sempre più consistente. La ragione principale è probabilmente legata agli aspetti economici, in quanto permette con una spesa minima di assumere grandi quantità di alcol. In Trentino la pratica del “botellon” è stata importata di recente, probabilmente da studenti locali che hanno partecipato a programmi di studio all’estero. Il “botellon” a Trento è praticato sempre più spesso da giovanissimi (ragazzi tra i 13 e i 16 anni). Per questa categoria di giovani, corrisponde alla fase preparatoria della serata. Il “botellon” diventa, così, per gli adolescenti quello che il rituale dell’aperitivo/happy hour rappresenta per i più grandi. Alle motivazioni economiche per praticare il “botellon”, si associano in questi casi motivazioni pratiche legate agli aspetti Talvolta il “botellon” viene praticato anche nelle aule scolastiche. Così, una giovane di 20 anni, racconta del periodo scolastico alle scuole superiori: “Bevevamo dalla bottiglia in giro per la città... al parco. Molte volte però bevevamo anche a scuola. Ci portavamo le borracce con la grappa [bianca] presa a casa. La grappa sembra acqua... E poi la mattina basta un sorso per diventare allegre. Poi quando c’erano le assemblee di classe o di istituto... lì sì che si può fare la balla [ubriacarsi].” 46 353 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 16 legali. In Italia, infatti, è vietato bere alcolici nei bar a giovani che non abbiano compiuto 16 anni. Bevendo in strada questo controllo viene a mancare. Se, come abbiamo detto, si pratica questo rituale dello stare insieme bevendo normalmente nelle ore serali, non è inusuale vedere gruppi di giovani che si passano il “botellon” di mano in mano per bere su strada anche di giorno durante le ore scolastiche. Non vengono individuate differenze di genere significative legate al bere ed ai rituali ad esso connessi. Per la maggior parte degli adolescenti il bere viene considerato un modo normale di stare insieme e di divertirsi. Per gli adolescenti il bere diventa un vero e proprio rito di passaggio che li accompagna verso l’età adulta. 47 L’importanza del bere alcolici viene messa in particolare evidenza dal peso che gli adolescenti danno all’ubriacarsi come tappa fondamentale di questo passaggio. Un’adolescente intervistata mi ha detto: “La prima balla non si scorda mai...” Non si scorda non solo, e non tanto, per quanto ci si sente male fisicamente, quanto, piuttosto, perché viene considerata un passaggio determinante per la crescita. Ciò viene messo ulteriormente in evidenza dalla cura e dalla meticolosità con cui viene preparata e attesa la prima ubriacatura. Sentiamo, a questo proposito, le parole di Veronica, 17 anni: “La prima balla di solito si fa ad una festa privata... comunque a casa di qualcuno che conosci. Non si programma mai in un bar... potrebbe essere pericoloso. Non sai come ti sentirai, non sai quello che potrà succedere... E poi è anche un problema economico... Io l’ho preparata così: avevo 14 anni, sapevo che c’era una festa e mi sono messa d’accordo con una mia amica per dormire a casa sua. […] Ecco questa è un’altra cosa: io e le mie amiche l’abbiamo preparata tutte così... solo tra ragazze... è un problema di sicurezza. […] Ho scelto quello che dovevo bere... ho scelto la vodka al limone. […] Non ce l’avrei mai fatta con la birra: ci avrei messo troppo e poi la birra mi fa schifo. […] Prima mi sono divertita... sparavo cazzate a random [dicevo stupidate senza senso]... poi però sono stata male tutta la notte.” 47 354 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 Le nuove “libertà alcoliche” Se nella storia la probabilità di accesso alla sfera pubblica da parte femminile è stata strettamente governata da rigidi meccanismi di controllo sociale, anche in relazione al consumo di alcolici, non dobbiamo tuttavia concludere che la dimensione della donna sia stata solo quella di soggetto passivo, totalmente in balia del potere maschile. Nella segmentazione dei rapporti di potere le donne esercitavano infatti un ruolo estremamente attivo per quanto concerneva la gestione della vita familiare e, quindi, anche affettiva, al punto da svolgere un ruolo fondamentale e assolutamente insostituibile nei meccanismi di riproduzione sociale. Ma era un ruolo attivo esclusivamente dall’interno, che poco poteva esprimersi sul piano più allargato della partecipazione sociale e politica alla comunità. Tuttavia è proprio tramite l’affettività e questa sorta di “imposizione del privato” che le donne costruiscono nel tempo i presupposti per quell’inversione di tendenza a cui stiamo assistendo ai giorni nostri, dove alla crescita di libertà delle donne sembra affiancarsi una perdita di sicurezza da parte degli uomini. Agli inizi dell’epoca moderna la sessualità femminile, soprattutto in seguito al Concilio di Trento (evento di cui non possiamo ignorare le forti ripercussioni territoriali), viene assolutamente negata 48, mentre quella maschile è accettata come non problematica, poiché libera di esprimere i suoi doveri sotto il tetto coniugale e i suoi piaceri tra le braccia dell’amante o della prostituta. Secondo questa ennesima “doppia morale” gli uomini hanno la possibilità di sfogare le loro passioni fuori dal matrimonio e di valorizzare invece moglie, famiglia e lavoro come fattori di riconoscimento e di rispettabilità sociale. Dal canto loro le donne, escluse dalla sfera pubblica e dal piacere sessuale, si ritrovano a dover maneggiare i sentimenti come unici residui di vita sociale e su questi iniziano a fondare una loro precisa identità che, se da una parte ben si Il Concilio di Trento infatti afferma il primato assoluto della verginità femminile, promuovendone il riscontro nella santità monacale, e ridefinisce la situazione coniugale nei suoi aspetti più profondi, operando, soprattutto attraverso la “confessione”, una potente forma di controllo sui comportamenti amorosi e sessuali al suo interno. 48 355 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 concilia con la subordinazione tra le mura domestiche, dall’altra getta le basi per una riunione di emozione e ragione all’interno di un progetto biografico preciso. Ciò significa che nel momento in cui la donna “addomestica, ammorbidisce ed altera la mascolinità apparentemente intrattabile del suo oggetto d’amore”, 49 essa si fa prima attrice di un amore che si potrebbe definire “romantico” nel senso di “romanzo” e quindi di “narrazione”. 50 L’identificazione con l’amato e la sua idealizzazione prefigura una progettualità, la costruzione razionale di un futuro insieme che, innanzitutto, si distingue (e si emancipa) da un passato spesso caratterizzato da un ambiente familiare duro e restrittivo. Il ruolo di subordinazione femminile viene così trasformato dal pensiero e dall’azione delle donne in una “occasione” che viene sfruttata per rendere per la prima volta la vita sentimentale una parte fondante del progetto moderno di costruzione di sé. Se gli uomini, adagiati sulle norme del pensiero patriarcale vivono una sfera intima divisa tra piacere fine a se stesso e status sociale, le donne sembrano svolgere un invece lavoro identitario più completo (sebbene decisamente più segreto), teso a comprendere la sfera intima quale fulcro centrale della propria esperienza di vita. In questo processo si inscrive anche la scoperta, da parte femminile, di un piacere sessuale autonomo, disgiunto dalla riproduzione, raggiunto con la diffusione di affidabili metodi di contraccezione gestiti dalle donne. Ma tale importante conquista resta comunque rinchiusa all’interno dei dettami del sistema patriarcale: le donne non possono, come fanno gli uomini, appagare il loro “amour passion” in un bordello e rispettare al tempo stesso l’onore della famiglia. Ciò significa che la scoperta della sessualità e della sua forza viene convogliata laddove le donne esercitano la propria autonomia e cioè nella gestione “privata” dei sentimenti come parte integrante del proprio progetto di vita. Il connubio tra sessualità e sentimento diventa dunque un tratto culturale femminile alla base di una forma di “amore romantico” il quale, distanziandosi sia dalle pressioni e dalle convenzioni sociali, sia da una passione intesa come puro istinto, viene rivendicato come principio di affermazione positiva del sé, nella sua capacità di riunire amore e sessualità, ragione e sentimento, mente e corpo, privato e pubblico. Lo slogan “Tremate, tremate le streghe son tornate” che scuoteva la società italiana (e trentina) negli anni Settanta, rappresenta l’esito di un percorso di riappropriazione da parte delle donne di ciò che la storia aveva diviso e tenuto separato a loro scapito: corpo e spirito, pubblico e privato, passato e futuro. Le “nuove streghe”, trasformando il “privato” in “politico”, mettono in discussione A. Giddens, Le trasformazioni dell’intimità, Il Mulino, Bologna, 1995, p. 56 Da notare che la passione femminile per la lettura di romanzi, è stata storicamente giudicata come uno dei segnali precoci di una futura isteria. 49 50 356 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 il ruolo consolidato di subordinazione della donna nella famiglia e nella società, attraverso un utilizzo della sessualità come strumento per decretare innanzitutto la definitiva fine del potere patriarcale. Da “negata”, la sessualità si riversa nel suo contrario, diventando “libertaria”, quale simbolo rivendicativo di riscatto della condizione femminile. Ma tale dimensione politica della sessualità rappresenta più un mezzo temporaneo che un fine da perseguire, il quale è rappresentato invece dal percorso di affermazione sociale che le donne iniziano a costruire riunificando le diverse sfere di vita in un progetto identitario preciso. L’equilibrio tra sfera intima, privata e pubblica diventa l’asse fondante della nuova identità di genere femminile alla luce delle discriminazioni storicamente subite e delle conquiste sociali ottenute. Tale obiettivo non è affatto facile da raggiungere e sconta le resistenze di un modello tradizionale maschile restio a democratizzare gli assetti di potere, abile nel rafforzare abitudini e capace di costruire nuovi ostacoli, costringendo le donne ad un surplus di sforzi per ottenere risultati concreti e visibili. Se prendiamo come esempio la partecipazione al mercato del lavoro in Trentino, il tasso di occupazione delle donne pur essendo passato dal 40% degli inizi degli anni Ottanta al 54,7% del 2006, sconta ancora un notevole gap rispetto a quello maschile (75,8%). E se nello stesso periodo è quasi raddoppiata la percentuale di donne attive sul mercato del lavoro tra i 30 e i 45 anni, così come quella di donne con figli che lavorano, rimane ancora attivo il meccanismo per cui il matrimonio e soprattutto la maternità ne favoriscono invece la fuoriuscita. 51 Si crea in questo modo una discrasia tra le rappresentazioni sociali e le pratiche concrete che di fatto modellano la realtà: la partecipazione femminile al mercato del lavoro viene lodata e incoraggiata su numerosi fronti, creando anche elevate aspettative, ma poi contemporaneamente non si creano le opportunità per soddisfarle e renderle possibili. E questo vale per il mercato del lavoro come in altre sfere di azione, dalla politica alla vita familiare. Dal punto di vista del consumo di alcolici, la progressiva, anche se ancora segmentata, presenza delle donne nella sfera pubblica ha condotto alla diffusione di un’accettazione generalizzata del “bere sociale” femminile, dato il venire meno di quei moralismi creati per sorreggere un ordine sociale che ormai non esiste più. A partire dai primi anni Novanta, per la prima volta le donne hanno iniziato a sperimentare un rapporto con la sostanza alcolica completamente “Sono circa 250 all’anno le mamme che abbandonano il posto di lavoro entro il primo anno di vita del bambino. Un campanello d’allarme che conferma le difficoltà che le madri occupate incontrano nel conciliare la vita familiare con quella lavorativa. Nel 2006 il Servizio lavoro della Provincia ha convalidato 258 dimissioni di lavoratrici madri, di cui 11 presentate durante il periodo di gravidanza”, in R. Boccardi, “Donne: dopo il parto, addio lavoro”, in L’Adige, 14 Giugno 2007. Si veda anche: Osservatorio del mercato del lavoro, Donne e lavoro in Provincia di Trento, 2004 51 357 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 scevro dagli stereotipi e dai pregiudizi storicamente sedimentatesi. E, vivendo all’interno di un contesto come quello trentino che, a livello culturale, connota positivamente l’alcol e il suo utilizzo a diversi livelli di azione, ne hanno in un certo senso seguito le indicazioni, aumentando i propri consumi rispetto a quanto avveniva in precedenza. È interessante cercare di capire quali significati abbia assunto, dal punto di vista femminile, questa “nuova libertà” di bere, se si sia completamente omologata al modello di consumo vigente e molto permissivo di tipo maschile, se presenti invece delle peculiarità proprie, o se risenta ancora comunque di qualche forma di stigma, percepito o reale. Di certo c’è che questo nuovo rapporto con le sostanze alcoliche contribuisce a rendere più complesso il quadro del consumo femminile di alcolici in Trentino, affiancando all’immagine tradizionale del bere solitario forme e significati nuovi del bere, in un mosaico di tendenze che mostra di essere in stretta relazione con le specificità della condizione “post-emancipatoria” attuale delle donne. Il rapporto con le sostanze alcoliche appare emblematico da questo punto di vista, poiché rispecchia bene il momento di passaggio che il genere femminile sta vivendo: l’essere “libere da” le forme tradizionali di controllo sociale, tra cui lo stigma verso l’eccesso alcolico, si trasforma realmente e concretamente nell’essere “libere di” autodeterminarsi secondo una propria specificità biologica e culturale? Analizzando le modalità attuali di consumo possiamo individuare, a tale proposito, quattro tipi di causalità che affidano all’assunzione alcolica una funzione specifica ritenuta “potenziante” in relazione alla situazione sociale vissuta dalle donne trentine: – l’isolamento sociale; – la deprivazione relativa; – il riconoscimento sociale; – l’affermazione di sé. L’isolamento sociale riguarda il persistere del ripiegamento delle donne nella loro sfera tradizionale di azione (il privato, la casa, il lavoro domestico e di cura dei figli) nonostante i risultati raggiunti, in generale, in termini di opportunità di azione e di influenza femminile sulla società. La fatica di assumere più ruoli pone ancora un rischio troppo alto di conflitto tra gli stessi, proprio per lo scarto tra la realtà concreta e le rappresentazioni che se ne fanno. È ancora elevato il numero di donne trentine che, laddove possibile, scelgono di restare a casa o, non appena possono, di abbandonare il lavoro per dedicarsi a pieno titolo alla cura della sfera domestica. La funzione del bere assume in tal caso una connotazione sostitutiva nel momento in cui il tradizionale ruolo femminile familiare viene messo in discussione, 358 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 sia perché isolato in un contesto che invece sempre più richiama la necessità di relazioni, sia perché sgretolatosi all’improvviso in seguito ad eventi e situazioni problematiche (si pensi all’elevato tasso di divorzi presente in Trentino). La scelta di assumere un unico ruolo appare così una sicurezza solo da una prospettiva interna, dal punto di vista della percezione individuale, ma è sottoposta agli stessi vincoli di incertezza e di flessibilità che condizionano la vita collettiva; l’esserne in buona parte escluse significa non riuscire ad esercitare alcun controllo su tali fattori di instabilità e può spingere a ricercare strumenti vicari utili a “correggere” la propria situazione. In tale contesto, che ricalca molto la componente tradizionale del bere femminile, lo stigma sociale sembra ancora essere fortemente percepito, riproponendo la tendenza a dissimulare il più possibile l’eccesso e a bere in solitudine. La deprivazione relativa riguarda invece lo scarto esistente tra la percezione di una possibile realizzazione di obiettivi giudicati al tempo stesso desiderabili e raggiungibili e la loro mancata realizzazione per la presenza di ostacoli indipendenti dalla volontà e dalla capacità individuale. È il meccanismo che riguarda più da vicino il paradosso del conflitto tra le spinte trasformative della nuova condizione femminile e le resistenze di un modello sociale di stampo maschile incapace di mettersi in discussione, dove ad una crescita di opportunità non corrisponde la possibilità di realizzarle appieno. L’accesso differenziale alle risorse e le aggiuntive difficoltà nel raggiungere obiettivi e posizioni conducono a messaggi contraddittori per cui bisogna al contempo “essere” e “non essere” donne, spingendo ulteriormente verso la non accettazione di sé come adeguate al contesto sociale di riferimento. In questo caso, il bere può avere una funzione facilitatrice nel momento in cui vi è una richiesta di performance e di stress superiore alle possibilità individuali, ma a cui si deve aderire pena l’esclusione dai benefici complessivi, giudicati fortemente desiderabili, che si vogliono raggiungere. È lampante come il mondo del lavoro, fondato ancora sul modello del “male breadwinner”, sia il primo a chiedere alle donne di essere solo delle lavoratrici, considerando il ruolo di madre come alternativo a quello di “donna in carriera”, con l’esito inevitabile di sacrificarli entrambe. 52 Ma anche nelle relazioni interpersonali cresce il senso di inadeguatezza rispetto ai modelli, di fatto irraggiungibili in quanto falsi e illusori, proposti dal mercato e dai mass-media, i cui messaggi suggeriscono un costante rinnovare e adeguare se stessi come “must” necessario di integrazione nella società. Si tratta di un bere Ricordo a tale proposito un incontro pubblico svolto a Rovereto con alcuni giovani facenti parte di un centro di aggregazione giovanile, dove un selezionatore del personale, chiamato in qualità di esperto a dare alcune informazioni orientative sul mondo del lavoro, portava come esempio positivo il caso di una donna manager che allattava in ufficio. 52 359 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 che avverte ancora il pericolo di essere giudicate in pubblico nel momento in cui si vuole eccedere, anche se non al punto da assumere un atteggiamento di segretezza tipico del bere tradizionale. Avviene infatti nella nuova dimensione del bere sociale (bar, feste, eventi...) sia da sole, ad esempio prima di una determinata performance, che partecipando a situazioni di consumo condiviso (aperitivo, degustazioni...), dove si può maggiormente utilizzare il gruppo in maniera protettiva nei confronti del giudizio esterno. Il riconoscimento sociale implica il desiderio di appartenenza e di status al gruppo di riferimento di cui si vuole essere parte, per il quale si mettono in atto una serie di comportamenti previsti e strutturati che consentono l’accesso e il mantenimento all’interno del gruppo stesso. Rappresenta una risposta più netta e meno frustrante, ma sicuramente più omologante, al meccanismo prima descritto della deprivazione relativa. Se nella tipologia prima descritta il conflitto è fortemente sentito e riconosciuto, ma difficile da affrontare in quanto paradossale, qui l’incertezza viene risolta conformandosi alla pressione sociale in cambio di una stabilità riconosciuta, adottando, ad esempio, stili di azione tipicamente maschili basati sulla competizione e sull’efficienza. 53 Il bere diventa un bere per conformarsi, che corrisponde essenzialmente ad una maschilizzazione del consumo di alcolici, ovvero all’utilizzo di strategie, modalità e bevande che gli uomini già da tempo praticano e ai quali le donne si adeguano alla luce della recente accettazione del loro “bere sociale”. È un fenomeno che si osserva in particolare tra le adolescenti le quali, pur avendo la possibilità di costruire un rapporto nuovo con le sostanze alcoliche, non mostrano alcuna peculiarità nel consumo, adeguandosi alla media e alle richieste tradizionali del gruppo e valorizzando l’ubriacarsi quale principale fonte di approvazione generale e standardizzata. Ciò indica anche l’assenza di qualsiasi forma di condanna sociale percepita nei confronti del bere femminile, essendo piuttosto visto, invece, come azione di valore. L’affermazione di sé, infine, si traduce nell’utilizzo delle specificità femminili come distintive di una ricerca e di una creazione di sé da parte delle donne quali soggetti attivi nella società, sulla base di una progettualità biografica che vuole conciliare in maniera sinergica i diversi ruoli assunti senza rinunciare ad ognuno di esso. Questo avviene nel definirsi innanzitutto come “donne”, rivendicando la propria essenza non tanto in senso difensivo e separatista, ma come modo peculiare di affrontare il mondo conciliando libertà e responsabilità. L’affermazione 53 M. Terragni, La scomparsa delle donne, Mondadori, Milano, 2007 360 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 di sé riguarda così la ricerca di un equilibrio consapevole tra le sfere di azione femminile all’interno della società, tra intimo, privato e pubblico. Il bere, in questo caso, assume un valore di separazione e di individuazione di sé, come possibilità di utilizzo strategico del proprio corpo, finalizzata al piacere e al divertimento, ma con l’attenzione a non compromettere le interdipendenze che caratterizzano la propria progettualità biografica. Il consumo e anche l’eccesso di alcolici sono circoscritti attraverso situazioni e modalità precise che li subordinano alle priorità individuali, come l’amore, la famiglia, la scuola, il lavoro. Il bere assume una valenza relazionale che orienta l’immagine di sé in rapporto agli altri, facilitando i rapporti e le appartenenze secondo rituali precisi, entrando direttamente nella produzione delle identità individuali e collettive. La bevanda alcolica assume in questo caso valore di artefatto culturale, di significante che viene utilizzato razionalmente in funzione della proprio desiderio di esprimersi e di essere riconosciute in quanto differenti, aldilà di qualsiasi pregiudizio legato al bere femminile come stigmatizzabile. Come si può osservare un primo effetto delle “nuove libertà” che abbiamo visto entrare in gioco rispetto al consumo di alcolici è la ricerca dell’eccesso che ormai accomuna maschi e femmine, soprattutto tra i giovani e i giovani adulti. Ciò è dovuto al contesto culturale di approvazione e di permissività nei confronti del consumo di alcolici presente nel nostro territorio: nel momento in cui infatti anche le donne possono bere senza essere più socialmente sanzionate, seguono lo schema interpretativo dominante che incoraggia l’assunzione. Questo porta a fenomeni di maschilizzazione del bere, come abbiamo sottolineato, che assimilano acriticamente la cultura alcolica e che, a ragione della peculiarità dell’organismo biologico femminile in rapporto all’assunzione di alcol, si fanno particolarmente problematici. 54 Ma sembra emergere anche un modello di consumo peculiare femminile che, pur essendo influenzato dalla forza contestuale alcolica, ne negozia in qualche modo i parametri, sottoponendola ad un esame critico ed impedendo, da un lato, che vada ad inficiare le interdipendenze poste alla base del proprio progetto biografico, e sfruttandola, dall’altro alto, in maniera strategica per accedere al divertimento e alla relazionalità. Seguendo la distinzione di Brain possiamo parlare di un “consumo sciolto” nel primo caso, caratterizzato da un basso controllo sulla sostanza e da un bere valorizzato come “fine”, in quanto ritenuto esperienza primaria (e probabilmente unica) di espressione e socialità, e di un consumo “finalizzato” nel secondo caso, Le donne hanno minore quantità di acqua in corpo rispetto agli uomini e l’alcol, distribuendosi nei fluidi, raggiunge una concentrazione più elevata nel corpo femminile rispetto a quello maschile a parità di consumo. Inoltre le donne hanno una diversa dotazione enzimatica che fa metabolizzare l’alcol in maniera più lenta rispetto a quanto avviene negli uomini. 54 361 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 17 caratterizzato da un alto controllo sulla sostanza a da un bere utilizzato invece come “mezzo”, in quanto esperienza potenziante di un’espressività e di una socialità già formatasi e già in atto. 55 Sebbene entrambe queste modalità valorizzino l’eccesso alcolico come presenza ormai data per scontata rispetto ai rituali del divertimento giovanile è opportuno anche operare una distinzione in termini di “alternative funzionali” al bere: laddove queste esistono, infatti, l’eccesso, anche se legittimato, appare comunque negoziato e subordinato rispetto ad altre priorità biografiche, e sembra fungere più da catalizzatore di esperienze e di emozioni che da sostitutivo delle stesse. Da questo punto di vista le giovani donne sembrano essere più responsabili (e responsabilizzabili) rispetto ai coetanei maschi, nel loro tentativo di tenere sotto controllo tutte le variabili che possono concorrere a migliorare e a realizzare i propri progetti e i propri sogni, utilizzando razionalmente l’alcol anche a questi fini. Questo ci permette di individuare due versanti integrati di azione su cui diventa importante puntare per strutturare delle strategie efficaci di prevenzione dei problemi alcolcorrelati: la messa in discussione del contesto permissivo del consumo di alcol presente nel territorio trentino e la parallela costruzione di valide alternative funzionali, in grado di fornire adeguate risposte di senso e di partecipazione alle esigenze giovanili e di impedire, in questo modo, che il consumo diventi il principale mezzo di accesso al riconoscimento sociale. K.J. Brain, “Youth, Alcohol and the emergence of the post-modern alcohol order”, in http://www.ias. org.uk, Institute of Alcohol Studies, Londra 55 362 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 18 Conclusioni La trasformazione generale che caratterizza il consumo di alcolici negli ultimi venti anni, che vede corrispondere alla progressiva diminuzione delle quantità complessive di alcol assunte una concentrazione delle occasioni di bere, ha trovato in Trentino un terreno fertile di sperimentazione. Sul nostro territorio si è passati da un “eccesso di abitudine”, tipico di un contesto tradizionale contadino dove l’alcol “accompagnava” costantemente la vita quotidiana nelle sue funzioni primarie di sopravvivenza, ad un’“abitudine dell’eccesso”, caratteristica invece di una socialità postindustriale che, attraverso il consumo, cerca di riequilibrare in poco tempo e attraverso modalità predefinite gli stress dell’esperienza contemporanea. Questo passaggio avviene rapidamente nel momento in cui la transigenza e la permissività generali nei confronti delle sostanze alcoliche si coniugano con una situazione dove il riconoscimento sociale della propria individualità passa sempre più attraverso medium predefiniti di consumo, quale principale occasione di produzione e di gestione delle informazioni relative al sé. L’alcol diventa così l’artefatto individuato come dominante dalla cultura territoriale di riferimento che viene utilizzato per orientare le relazioni sociali nel momento in cui queste sembrano non bastare a se stesse. Ad una forza contestuale radicata che, nell’incoraggiare il consumo di alcol, incrocia diversi interessi difficili da ostacolare, non si contrappone una forza implicativa in grado di proporre valori diversi, alternative funzionali, nuove forme di partecipazione in grado di innovare la cultura dominante. L’alcol rimane così la via prescelta per la relazione in mancanza di altre occasioni di senso, rappresentando spesso una via privilegiata di accesso al riconoscimento sociale, in un sistema dove gli altri tentativi o falliscono o non esistono proprio: “due incidenti, con altrettante persone denunciate per guida in stato di ebbrezza dai carabinieri del radiomobile di Trento. Il primo è successo giovedì sera a Mezzocorona, in via del Teroldego.” 56 56 L’Adige, 14 Ottobre 2006 363 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 18 “Al mitico marco del f.. senza di te a trento c sarebbe il NULLA!! L’happy hour del f. è IL MEGLIO che c possa essere! La cultura scorre a litri..GRAZIE A TE!” 57 “A Rovereto non ci sono spazi alternativi al bar, non ci sono sale da concerti per gruppi giovani, logico che i ragazzi bevano, che si fa se non c’è altro di meglio da fare?” 58 Se la prima testimonianza delle tre rende evidente come il contesto influenzi decisamente le abitudini alcoliche del territorio, le altre due, riferite tra l’altro alle due principali città trentine, testimoniano la mancanza di alternative in grado di contrastare l’identificazione dell’alcol come strumento privilegiato di relazione e di divertimento, al punto che il gestore di un bar (che però non organizza né eventi musicali, né culturali) viene percepito come il più importante animatore culturale di una città. Questo mostra come la dimensione culturale rappresenti una condizione necessaria, ma non sufficiente per spiegare quella “abitudine all’eccesso” prima descritta, e come diventi decisivo comprendere anche quali significati sono in atto, quali funzioni sociali vengono affidate all’alcol. Ed è su queste due direttrici che occorre lavorare contemporaneamente per impostare un lavoro integrato di prevenzione e di promozione. Per quanto riguarda le donne, abbiamo visto come il progressivo venire meno dello stigma relativo al bere “pubblico” femminile, abbia per la prima volta creato un contesto di uguale opportunità di accesso alle sostanze alcoliche, il quale è stato declinato seguendo la tendenza di valorizzazione del bere tipica del territorio trentino. Si è assistito quindi un netto aumento dei consumi e anche degli eccessi da parte femminile, nel complesso sempre inferiore ai livelli maschili, che però assume modalità e significati differenti a seconda delle diverse dinamiche di relazione individuali e sociali vissute dalle donne. Il principale cambiamento che si nota, da questo punto di vista, sta nel fatto che il bere femminile, da stigma sociale, diventa “risorsa relazionale”. Alla consueta funzione socializzante e aggregativa del consumo di alcolici si affianca un valore di individuazione che si manifesta attraverso tempi, luoghi, modalità del bere specifici a seconda del gruppo di riferimento a cui si appartiene o si vuole appartenere. C’è una funzione distintiva affidata al consumo che orienta la propria immagine in società, il proprio modo di voler essere nei confronti degli altri, come se la bevanda fosse una griffe che determina l’accesso o meno ad un contesto reputato come desiderabile e la separazione da un altro ritenuto invece non auspicabile. Ciò porta a legittimare l’eccesso come mezzo di una relazionalità che, SMS mandato all’SMS Corner de “La metropolitana di phosphoro.com”, Aprile 2007, pubblicazione destinata agli studenti universitari trentini. Il F. è il bar dove a Trento si svolge, ogni martedì, uno dei principali happy hour universitari, con birra piccola e spritz venduti ad 1 Euro. 58 Messaggio presente sul forum degli studenti di Rovereto riportato da L’Adige, 6 Maggio 2007 57 364 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 18 esprimendosi prevalentemente attraverso le dinamiche di consumo, identifica nell’alcol, quale principale veicolo di senso messo a disposizione dall’ambiente di riferimento, uno strumento legittimato di riconoscimento interno e di differenziazione esterna della propria identità. “L’abitudine dell’eccesso” svolge una funzione di comunicazione tra gli individui che altre forme di aggregazione non riescono più a creare, affidando alla sostanza alcolica un valore di prolungamento del proprio corpo, sia emozionale che estetico. Questa tendenza è governata in maniera ambivalente dai giovani contemporanei. Da un lato viene declinata “passivamente”, come unico meccanismo di divertimento e di relazionalità che si ritiene il contesto offra come possibile e a cui si aderisce acriticamente, con l’illusione di una socialità immediata, tanto semplice da raggiungere quanto difficile da mantenere. Dall’altro si osserva una gestione “attiva” dell’eccesso, che viene ricercato razionalmente e strategicamente quasi come diritto al divertimento, con modalità di azione precise e pianificate che utilizzano il corpo come fonte di piacere in una sorta di “decontrollo controllato” delle emozioni, nella convinzione che lo sballo rappresenti una condizione sempre reversibile dell’essere. Se nel primo caso si assiste ad uno stile di vita che finisce per affidare all'alcol una funzione primaria di senso, nel secondo l’assunzione, anche se eccessiva, è una delle funzioni che compongono l’universo del divertimento e della relazionalità giovanile, e viene in qualche modo delimitata proprio perché non vada ad intaccare le altre. È opportuno fare questa distinzione non tanto perché la seconda modalità sia meno pericolosa della prima, e quindi maggiormente auspicabile, ma per sottolineare che esiste un substrato di significati sociali che segnano e condizionano fortemente le modalità di accesso all’alcol. È certo opportuno insistere sul potere della cultura di un contesto alcolpermissivo come quello trentino e anche sui rischi connessi alla nocività della sostanza, ma occorre aggiungere anche la possibilità di costruire orizzonti di senso alternativi che creino nuovi strumenti in grado di rispondere in maniera efficace ai bisogni espressi. Laddove infatti esistono senso, partecipazione e progettualità la centralità dell’alcol viene meno e il suo potere viene negoziato attraverso una capacità di scelta che tiene fortemente conto delle priorità e dei desideri individuali. Laddove invece questi sono deboli, centrati prevalentemente sui meccanismi del mercato e del consumo, l’alcol trova campo libero per qualificarsi a tutti gli effetti come mezzo accattivante di espressione e di socializzazione. Da questo punto di vista le donne, sia per le specificità biologiche che per la storia culturale che contraddistingue il loro rapporto con le sostanze alcoliche, possono rappresentare un soggetto maggiormente attivabile nella creazione 365 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 18 di uno stile di consumo responsabile, anche nell’agire in termini di influenza rispetto alle abitudini maschili, che invece risentono di atteggiamenti culturali maggiormente sedimentati. La sfida di unificare, nel definirsi come donna, i diversi ruoli che attivamente si ricoprono, le diverse sfere di azione, tra intimo, pubblico e privato, comporta un senso di progettualità complessivo portato avanti da una soggettività “attiva” in grado di costruire un proprio equilibrio scegliendo tra diverse priorità. Per quanto la “nuova libertà” femminile di accesso al consumo di alcolici possa spaventare, avendo praticamente cancellato quella funzione protettiva che lo stigma sociale in qualche modo assicurava, è opportuno sottolineare che si tratta di una libertà di scelta, ed è su questa “scelta” che è opportuno insistere affinché la “protezione”, da esterna e imposta, diventi interna e costruita, attraverso la responsabilizzazione di sé nell’autonomia delle proprie azioni. Diventa allora importante invertire la rotta e attivare azioni che dal consumo arrivino a sottolineare questa capacità di scelta, invece di partire da giudizi aprioristici e valutativi di condanna rispetto a un generico “sballo” alcolico che viziano e rendono di fatto inefficace qualsiasi intervento che li presuppone. Abbiamo visto infatti come le differenti modalità di consumo siano in stretta relazione con i significati sociali che vengono attribuiti all’assunzione di sostanze alcoliche. Oltre a sottolineare il rischio dell’eccesso legato alla pericolosità della sostanza in sé, è opportuno lavorare anche sui meccanismi di riconoscimento sociale, affinché siano più inclusivi e meno “estetici”, e sulla creazione di “alternative funzionali” concrete in grado di sostituire il ricorso all’alcol come fonte principale di espressione proposta dalla cultura dominante di un territorio che, da questo punto di vista, appare come ricco di strutture, ma spesso povero di idee. Il problema del consumo eccessivo di alcol, soprattutto a livello giovanile, è un problema complesso che richiede un’integrazione delle politiche sanitarie, produttive, sociali e culturali e non può essere affrontato parzialmente da ciascun ambito, pena il rischio di generare interventi contraddittori ed inefficaci. Laddove le politiche sono ambigue, le progettualità non possono che fallire. Servono allora azioni “contestuali” in grado di contrastare l’associazione automatica tra alcol e socialità tipica del nostro territorio, agendo in maniera complessiva sulla produzione e sulla distribuzione di alcolici, in modo da sottoporle alla responsabilità di indicare il possibile rischio connesso all’abuso di sostanze alcoliche; servono parallelamente, ed in maniera integrata, azioni di promozione sociale e culturale che offrano opportunità innovative di riconoscimento e di senso in grado di rispondere a quelle richieste di socialità che escono dall’analisi dei consumi. In tal modo, più si ampliano le occasioni di senso, meno il senso si affida all’alcol. La riflessività giovanile, la capacità di mettersi in discussione a partire dall’analisi e dal racconto della propria esperienza di vita in relazione al consumo 366 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Capitolo 18 di alcolici, è la risorsa da valorizzare per dare centralità alla persona e permetterle di avviare una scelta di responsabilizzazione dei propri comportamenti. La consapevolezza della scelta da questo punto di vista è il primo obiettivo da raggiungere, intesa come capacità e come possibilità di differenziarsi, in maniera assertiva, rispetto alle abitudini e alle pressioni “alcoliche” dei contesti dominanti di riferimento. Ed è fondamentale che questo differenziarsi non sia vissuto in maniera negativa, solo in termini di “resistenza”, ma sia invece foriero di una progettualità innovativa e costruttiva di cui il soggetto si sente padrone e pioniere allo stesso tempo. In tale prospettiva, la nuova libertà femminile, costituendosi proprio come libertà di scelta rispetto ai vincoli del passato, rappresenta un potenziale veicolo di cambiamento in funzione di una concezione attiva e globale di “stile di vita” in grado di comprendere corpo e pensiero allo stesso tempo. In una situazione in cui l’universo giovanile si contraddistingue per un’idea debole e reversibile di futuro, per la quale ogni messaggio in prospettiva appare quasi come insensato, l’esperienza femminile può rappresentare una controtendenza in grado di influenzare, proprio per il suo carattere progettuale e positivo, le nuove dinamiche di genere. Diventa opportuno quindi tenere conto, nelle azioni di prevenzione rispetto ai problemi alcolcorrelati, delle specificità biologiche e culturali di cui le donne sono portatrici, trattandole come target specifico di sensibilizzazione; ma è ancora più opportuno centrare su di esse, con una funzione di volano anche per il genere maschile, un’azione di promozione attiva della salute intesa in senso complessivo come “vita”, come insieme di corpo e mente, di benessere e di relazioni, di desideri e di opportunità. Passare da “salute” a “vita” significa infatti ragionare in un senso maggiormente sistemico, ponendo forte accento sul desiderio di mettere in relazione le diverse esperienze vissute in una dimensione progettuale unica e autonoma, in una prospettiva di affermazione di sé di cui le donne, oggi, sembrano essere portatrici d’avanguardia. 367 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Bibliografia Riferimenti bibliografici Adami R. , Giordani M. 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L’esperienza del quotidiano lavoro fianco a fianco con donne in situazione di difficoltà – dalle relazioni familiari e sociali, alla malattia psichiatrica riconosciuta – ci portò a riconoscere la presenza di problemi legati all’abuso dell’alcol da parte delle donne, vedendo da subito in questo un approccio ed una gestione della dipendenza differenti rispetto al manifestarsi dello stesso problema nella popolazione maschile. Il primo dato sconcertante fu... la mancanza di dati. Non trovammo nelle fonti disponibili dati disaggregati per donne e uomini. Altra riflessione fu la percezione di un progressivo abbassarsi dell’età nelle giovani donne con problemi di dipendenza dall’alcool. Più ci interrogavamo su questo argomento e più vedevamo come la mancanza di dati rispecchiava la poca considerazione nei confronti delle implicazioni dello stesso. Sintetica descrizione del progetto: Il progetto parte da una breve fase preparatoria di rilevazione del bisogno e di identificazione delle strategie con gli altri organismi interessati. Si prevedono anche attività di pubblicizzazione dell’intervento e di sensibilizzazione nei confronti delle problematiche relative all’alcolismo delle donne ed alla prevenzione e cura del fenomeno in relazione al danno in termini di salute e di disagio sociale. Operativamente il progetto propone percorsi individualizzati per il reinserimento in diversi settori: artigianato artistico, servizi commerciali e turistici, servizi informatici e di pulizia. La scelta del tipo di percorso individualizzato più adatto avvenne sulla base di un primo periodo di osservazione mirata, sentite le aspettative e valutate le possibilità effettive, confrontandosi in rete con tutti i soggetti utilmente coinvolgibili per la buona riuscita del percorso proposto. Alle donne inserite nell’azione venne offerta la possibilità di frequentare le strutture della Cooperativa Samuele, partecipando alle attività di laboratorio che ivi si svolgono, affiancate da un operatore che le aiutò a sviluppare, al di là delle abilità meramente manuali, capacità personali riferite all’area della socializzazione attraverso la costante verifica dei risultati raggiunti. 373 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 5 L’attività progettuale si sviluppò attraverso azioni di tutoring ed accompagnamento nel mondo del lavoro, nonché attraverso l’alternanza, per lo stesso soggetto, di periodi di sperimentazione esterna con periodi di rientro nella struttura e/o attività di sostegno all’attività lavorativa/occupazionale esterna con momenti di socializzazione e sviluppo della creatività. A questo proposito la struttura dei bar analcolici di Samuele con libreria, ampia scelta di giochi e possibilità di animazione e proposte, inserito in un ambiente frequentato anche da altre realtà del sociale, risultò essere un punto di ritrovo e di riferimento, con la costante presenza di operatori specializzati. Punto di partenza indispensabile alla realizzazione del progetto fu la relazione con il Servizio Alcologia dell’Azienda Sanitaria nonché con i Club territoriali degli Alcolisti in trattamento (già contattati in fase di progettazione). Le persone segnalate per il progetto furono 5. Il contatto avvenne attraverso il Servizio socio-sanitario territoriale, in particolare il Servizio Alcologia, i Club per gli alcolisti in trattamento e gli organismi del privato sociale. Per una di esse fu seguito uno specifico percorso di risocializzazione che portò all’inserimento lavorativo, ad un continuo lavoro di rete con i Servizi Sociali e il Servizio Adulti, ad una facilitazione anche a livello di problematiche famigliari. Per le altre segnalazioni, furono fatti colloqui di orientamento, incontri di rete, offerta di attività di socializzazione, accompagnamento nella ricerca del lavoro, offerta di formazione professionale con altro apposito finanziamento. Queste azioni rientrano nell’azione di recupero e di prevenzione rispetto alle ricadute, nonché di analisi del fenomeno. Il progetto, iniziato con l’immediato distacco di un operatore dipendente per la partecipazione all’attività formativa organizzata dal Servizio Alcologia, vide una breve fase preparatoria di rilevazione del bisogno e di identificazione delle strategie con gli altri organismi interessati. Anche attraverso la settimana di formazione intensiva si iniziò una presa di contatto con altre realtà e soprattutto la condivisione della metodologia di approccio alla problematica dell’abuso di sostanze alcoliche. Si è anche provveduto a pubblicizzare l’intervento, attraverso una lettera di presentazione del progetto agli enti interessati alla problematica ed un invito agli stessi ad esprimere la loro volontà di collaborare. Nella prima fase di attività sono state molte le ore dedicate dal personale impegnato per la condivisione della progettazione, i contatti con il territorio, le attività di scambio con le altre associazioni ed Enti che hanno sottoscritto l’interesse al progetto. Altra attività che ha impegnato a lungo gli operatori fu lo studio e l’analisi di analoghi progetti e la valutazione delle attività proponibili. Si è così arrivati a distinguere la programmazione di due differenti ambiti di intervento: l’intervento a rete fra i servizi con le attività di confronto e la progettazione e realizzazione di attività comuni. 374 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 5 La scelta del tipo di percorso individualizzato più adatto è avvenuta sulla base di un primo periodo di osservazione mirata, sentite le aspettative e valutate le possibilità effettive, confrontandosi in rete con tutti i soggetti utilmente coinvolgibili per la buona riuscita del percorso proposto. Le persone segnalate sono tutte donne di età compresa fra i 35 e i 60 anni, con situazione affettiva di coppia compromessa (tre su cinque separate), con difficoltà ad ammettere il permanere della dipendenza dall’alcol, con uso di psicofarmaci. Dal raccordo con la Comunità di accoglienza di Villa S.Ignazio (a Trento, nella stessa sede della Cooperativa Samuele) si è potuto rilevare il dato che, nel corso di questi tre anni sono stati attuati interventi residenziali nei confronti di almeno altrettante donne con caratteristiche similari. Una donna ha iniziato il suo percorso di risocializzazione e borsa lavoro presso il punto vendita e laboratorio bomboniere in quanto a lei più accessibile e mediante il quale riesce a coniugare caratteristiche più propriamente femminili (manualità fine, gusto artistico e creativo) con le esigenze di re-immissione nel mercato del lavoro. L’ intervento è individualizzato e tiene in considerazione il contesto più allargato in cui è inserita. L’ intervento viene attuato in raccordo con i servizi sociali e il servizio alcologia. Nel corso del 2004 la stessa è stata inserita nel mondo del lavoro con accompagnamento, orientamento e tutoring culminati con l’assunzione. L’altra persona, dopo la fase di orientamento, ha partecipato al progetto per le attività di socializzazione e monitoraggio nell’inserimento al lavoro, avvenuto anche qui nel corso del 2004. Un’altra donna venne inserita in un percorso formativo e seguita da questo progetto per la socializzazione ed il supporto. Le attività previste dal progetto hanno affrontato in itinere la fase di verifica e di diffusione, con l’avvio della ricerca sociologica sul campo, per la rilevazione del fenomeno in termini qualitativi e soprattutto di impatto sociale e, attraverso la rete di collaborazioni ed il coinvolgimento di attori privilegiati, l’avvio di una iniziativa a carattere cittadino per la diffusione della prevenzione dell’abuso di alcolici, attraverso un bar bianco che propone iniziative culturali e di socializzazione, di formazione e di attenzione alle tematiche in argomento. Le donne coinvolte nel progetto hanno acquisito e/o migliorato le loro capacità in termini di competenze e di abilità sociali, spendibili anche nel mondo del lavoro. La valutazione del progetto ha verificato i risultati-traguardo raggiunti dai singoli percorsi personalizzati, sulla base di indicatori costruiti prima dell’inizio dell’attività. I singoli risultati sono comunque rapportati agli obiettivi progettuali generali e di risorse, strumenti e mezzi utilizzati. 375 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 5 I progetti individualizzati hanno visto fasi alterne e grosse difficoltà, per le persone coinvolte, a vivere nuove opportunità abbandonando stili di vita e dipendenza. In un caso in particolare la salute è risultata essere fatalmente compromessa e ha quindi impedito un reinserimento lavorativo. La valutazione in itinere è stata continua ed è servita a far apprendere dall’esperienza diretta. L’autovalutazione settimanale è uno strumento costante di verifica in cui il soggetto viene aiutato a ripercorrere le tappe della propria esperienza lavorativa, evidenziando il miglioramento delle competenze e i limiti riscontrati. Serve inoltre a definire e ridefinire ruoli, mansioni e rapporti interni al contesto sociale e di lavoro. Questa modalità è stata attuata in maniera parziale in quanto i soggetti in fase di reinserimento sociale hanno necessitato di tempi più lunghi fra una fase di verifica e l’altra. La valutazione finale ha riguardato i risultati raggiunti, i dati statistici riferiti a frequenza, corrispondenza dell’intervento rispetto agli obiettivi fissati, analisi degli scostamenti, analisi costi/benefici, riproducibilità dell’intervento o di parte di esso, creazione di modelli e/o buone prassi. Gli strumenti adottati sono stati: − il progetto generale con i suoi tempi ed azioni: lo svolgimento è stato regolare rispetto alle previsioni; − i progetto individualizzati: sono stati 5 e hanno subito diversi aggiustamenti in itinere; − il “contratto” di adesione al progetto da parte della partecipante; − le riunioni di verifica: settimanali con l’equipe interna, a cadenza trimestrali con la rete dei servizi; − le griglie di valutazione ed autovalutazione, che esprimono in forma numerica (da 1 a 4) la vicinanza agli obiettivi individuati come significativi per il periodo, compilate dai tutors; − test a campione per valutare nel territorio le problematiche alcolcorrelate riferite alle donne ed al lavoro e il loro riconoscimento: analisi di dati, contatti con il servizio alcologia, testi specialistici; − interviste in profondità: 35; − osservazione partecipata: 120 ore di osservazione; − il monitoraggio del grado di soddisfazione dei partecipanti a vario titolo (operatori/utenti): colloqui individualizzati, intervista, riunione d’equipe, analisi dei risultati. Il progetto si è di fatto sviluppato su tre filoni principali: 1.inserimenti socio occupazionali; 2.rilevazione del fenomeno e delle sue implicazioni sociali; 3.sviluppo di attività aggregative senza alcol. 376 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Appendice 5 La verifica delle attività ha evidenziato che: 1.le persone in inserimento socio occupazionale hanno dimostrato particolari resistenze e difficoltà nello sviluppo del progetto individualizzato: a fronte di una piena adesione si sono comunque verificate grosse difficoltà nell’entrare stabilmente in ritmi lavorativi e, per un soggetto, non è stata superata la dipendenza dall’alcol; 2.la ricerca condotta sul campo, di tipo qualitativo, ha evidenziato aspetti del fenomeno di interesse tale da sostenere la pubblicazione della stessa; 3.nelle molteplici attività aggregative proposte dalla Cooperativa sono state coinvolte le persone oggetto dell’azione progettuale, attraverso i due bar della Cooperativa ed in particolar modo, nell’ultimo anno di attività, con innumerevoli iniziative presso il Barycentro e con la costante proposta di buffet e incontri conviviali no alcol. Nei confronti del territorio, il progetto è stato occasione per riflettere sui problemi alcolcorrelati delle donne e sulla cultura mediata dai mezzi di comunicazione. In particolare sono stati curati rapporti con i gruppi A.M.A. (Auto Mutuo Aiuto) di Trento rispetto a queste problematiche, formando due operatori della Cooperativa con la frequenza della settimana di formazione del Servizio Alcologia. Si è poi favorita la condivisione delle problematiche di intervento e prevenzione attraverso giornate formative e di scambio con altri operatori impegnati nella cura e riabilitazione di persone con problemi di alcolismo, analizzando anche le modalità di comunicazione e di approccio per lo sviluppo di una cultura della salute che escluda l’abuso di alcol. Si è curato il raccordo con altre realtà assegnatarie di analoghi progetti, attraverso uno scambio sulle esperienze in atto, una ricerca di materiale e la visita ad alcuni luoghi significativi. In particolare si è valorizzato il messaggio del bar bianco e si sono create occasioni di festa senza alcol promuovendo il messaggio del divertimento possibile senza abusi. Nel lavoro di rete, è stata posta particolare cura nel ricercare modelli di intervento ripetibili che coinvolgano gli attori delle politiche sociali e sanitarie sul territorio, favorendo la strutturazione di collaborazioni per obiettivi. Al fine di offrire l’opportunità di riflettere sui problemi alcolcorrelati delle donne e sulla cultura mediata dai mezzi di comunicazione, è stata effettuata una ricerca sul campo i cui risultati sono contenuti in questa pubblicazione. Nel lavoro di rete, si è potuto constatare come l’approccio a queste problematiche sia complesso e coinvolga molti attori non sempre in contatto fra loro. L’opportunità di mettere in atto modelli di intervento ripetibili che coinvolgano gli attori delle politiche sociali sul territorio, favorendo la strutturazione di collaborazioni per obiettivi, pare quindi di particolare rilievo. Centrale è la regia del Servizio Alcologia e dei club di Auto Mutuo Aiuto. 377 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8 Gli Autori Christian Arnoldi: Sociologo e Dottore di Ricerca. Charlie Barnao: Ricercatore di Sociologia generale, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Magna Græcia di Catanzaro. Silvia Casari: Psicologa, Master in “Genitorialità: interventi preventivi, diagnostici e psicoterapeutici”, Università degli Studi di Padova. Vittorio Curzel: Direttore Ufficio informazione e comunicazione per la salute, Provincia Autonoma di Trento. Graziella Fava Vizziello: Professore Straordinario, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Padova Marco Rosi: Sociologo. Alessandra Simonelli: Ricercatore, Dipartimento di Psicologia, Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Bologna. 379 Provincia Autonoma di Trento - Strumenti per la Formazione n. 8