4/2004 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 4 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara redazione Sant’Agata Feltria Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione ilponte - Stampa La Pieve poligrafica editoriale, V. Verucchio - email [email protected] La chiesa “restituisce” due fosse Sommario 2 Attualità 3 Entroterra e turismo 4 I Giovanetti di Tramonto 5 Soldati in rivolta 6 San Donato, mappa del 1800 7 Maiano, elementare! 8 Frati santagatesi 9 Abbiamo bisogno di te 10 Gatti, fantasmi e castelli 11 Modi di dire 12 Fatevi sentire ROCCA È UN’INIZIATIVA COMITATO FIERE ED INIZIATIVE PROMOZIONALI N el triangolo compreso tra Talamello-Sant’Agata-Sogliano, le fosse sono disseminate un po’ ovunque. Ma in chiesa, in un luogo di culto, ancora non si erano scoperte. Il ritrovamento è avvenuto a Sant’Agata Feltria, proprio all’ombra di Rocca Fregoso. In occasione dei lavori di restauro (un finanziamento milionario che arriva dall’Europa), gli operai si son trovati di fronte a due buche sotto la pavimentazione all’interno della chiesa di San Francesco della Rosa, eretta nel 1700 dai frati minori conventuali. Le due fosse sono di dimensioni più ridotte rispetto a quelle rinvenute in paese: potrebbero contenere circa 12 quintali ciascuna di formaggio contro i 23 delle “sorelle”. Fosse dimensionate, di uso casalingo e non da affitto, insomma. “È un ritrovamento importante, - ammette Franco Vicini che da assessore in Comunità Montana ha sostenuto diverse battaglie per l’alleanza del fossa - che conferma la larga diffusione in paese dell’attività del formaggio. La quantità di buche disseminate al riparo delle mura, infatti, è altissima”. Con quelle della chiesa salgono a 26 le fosse nel borgo feretrano (di cui 19 in attività), che fanno di Sant’Agata il comune più “prolifico”. Ora si dovrà decidere della sorte dei nuovi pertugi: San Francesco della Rosa resta un luogo di culto. E c’è già chi propende per due lastre di vetro per lasciare affiorare alla vista la memoria storica di una pratica diffusa. (p.g.) La Rocca Settembre/Ottobre 2004 ATTUALITÀ ATTUALITÀ è stato non solo un amico, ma un esempio: mai sopra le righe. Della sua “umiltà” è testimone tutta la sua vita, con la famiglia e i tanti amici al centro dei suoi affetti. Provate a leggere il racconto dell’incontro, tra lui e suo padre, con il direttore della Miniera di Perticara, nel 1940, contenuto nel libro La Buga, e ritroverete tutta la sua sensibilità. Un’ultima annotazione: un particolare ringraziamento alla Pro Loco di Perticara e al Museo storico minerario che per una iniziativa organizzata nei primi giorni dello scorso mese di luglio, hanno voluto utilizzare una frase di Enzo Antinori, stampandola sul depliant dell’evento. Ecco la frase “(1964) C’ero anch’io a murare, ma in ogni muro lasciavo un foro aperto, un buco perché la nostra buga potesse respirare e quindi vivere”. (g.d.) Il prof. Cappelli di Romagnano Segnaliamo ai lettori della Rocca che il dr. Piero Raggi di Ravenna ha pubblicato su La Piè (n. 2, 2004) una interessante biografia del prof. Lorenzo Cappelli, chirurgo nato a Romagnano di S. Agata Feltria nel 1868, e morto nel 1949. Grazie alla documentazione raccolta da Raggi anche il nostro giornale, in passato, nell’aprile del 1997, ha raccontato brevemente la vita dell’illustre concittadino, ma ora la bibliografia su Cappelli si è arricchita di un lavoro al tempo stesso scientifico e divulgativo. Nel 1955 a Mercato Saraceno alla presenza del sen. Aldo Spallacci, venne dedicato un busto al prof. Cappelli; chi desiderasse vederlo lo trova nell’Ospedale di Mercato Saraceno. Scoperta una Villa romana Riconoscimento per San Leo, Mercatello sul Metauro e Gradara Una villa romana imperiale, con una superficie di 800 metri quadrati, e pavimenti a mosaico stupendamente conservati per uno spazio di 500 metri quadrati. La scoperta archeologica più sensazionale degli ultimi anni è stata effettuata non lontano da noi, a Sant’Angelo in Vado. Chi conosce Sant’Angelo sa già che si tratta di una splendida cittadina del Montefeltro, ma oggi questa realtà si è arricchita di un complesso archeologico di grande importanza. La scoperta di una villa di epoca romana, una domus imperiale, la possibilità di visitare una ventina di vani, gran parte dei quali presentano dei mosaici così belli da fare invidia a quelli di Piazza Armerina, fanno di Sant’Angelo in Vado una meta archeologica, e più esattamente un “Municipio romano”che non ha confronti a livello regionale. Gli scavi avviati nel 2003 sotto la direzione della dottoressa Michela Tornatore stanno proseguendo alacremente. La Rocca terrà informati i suoi lettori sull’andamento degli scavi e sui nuovi sviluppi. Il 21 luglio sono state assegnate tre Bandiere Arancioni, il riconoscimento cioè della qualità turistica e ambientale ideato dal Touring Club Italiano, in Provincia di Pesaro. I comuni che d’ora in poi possono esibire questo riconoscimento sono San Leo, Mercatello sul Metauro e Gradara. Alla premiazione erano presenti il presidente della Provincia di Pesaro-Urbino, l’assessore provinciale al Turismo, il sindaco di Mercatello sul Metauro, l’assessore al Turismo di Gradara, l’assessore al Turismo di San Leo. Gli amici ricordano Enzo Antinori I Cappuccini a Teatro Perticara 5 agosto. Gli amici ricordano Enzo Antinori. È stato questo il tema della bella serata organizzata dalla Pro Loco di Perticara, nella sala del Minatore strapiena per l’occasione. Efrem Satanassi ha fatto da filo conduttore delle emozioni “messe in scena”, o raccontate da Eva Mariani (con Fabio Fabbri alla chitarra), Letizia Valli, Pierluigi Vicini, Caterina di Lucignano, don Pietro Cappella e poi a seguire i tanti amici di Enzo. Per chi non avesse avuto la fortuna di conoscerlo ci limitiamo a dire che Enzo Antinori era persona dal “multiforme ingegno”, piena di amore e di discrezione in tutte le cose che faceva. Sapeva scrivere (il suo libro La Buga si legge tutto d’un fiato), sapeva suonare e comporre musica, sapeva aggiustare qualsiasi cosa (dagli orologi a pendolo ai registratori); era creativo, come dimostrano le sue invenzioni (celebre l’orologio “a patate”), appassionato di storia locale, divulgatore della storia e della cultura della miniera di zolfo di Perticara. Le annate della Rocca, e ancor prima le annate di “Qui Perticara”, raccolgono molti suoi articoli che testimoniano la varietà dei suoi interessi. Va anche detto che era generoso e sempre disponibile, anche se dirlo può sembrare retorica, ma è la verità. Per molti di noi Sabato 21 agosto in Teatro si è fatto il punto sulla storia dei Cappuccini in Emilia Romagna. I relatori p. Prospero Rivi e p. Andrea Maggioli hanno descritto l’importanza del movimento francescano a livello nazionale (nella storia, nella cultura, nell’arte), e a livello provinciale. Per i Cappuccini la Provincia dell’Emilia Romagna tradizionalmente comprende anche S. Agata. Nel nostro paese i frati cappuccini sono presenti dal 1500, chiamati da Lucrezia Vitelli Fregoso, e da allora a decine i giovani del nostro paese hanno seguito la sequela di Cristo sulle orme di San Francesco. Chi fosse interessato può chiedere il volume a padre Giacomo presso il convento di S. Agata. La Rocca desidera ringraziare p. Andrea Maggioli per la ricerca che ha fatto sui frati originari di S. Agata, e per averci messo a disposizione la sua relazione, che viene pubblicata a puntate su questo giornale a partire da questo numero. 2 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 Il contributo dell’entroterra allo sviluppo del turismo romagnolo N el 1700 a Rimini, in piazza Cavour, di fianco alla pescheria c’era uno degli alberghi più importanti della città. Il suo nome era “albergo del Montefeltro”. Un caso? O invece la prova di un legame storico profondo tra l’entroterra e il mare anche nella dimensione dei viaggi e del turismo? Certo quella del contributo che l’entroterra riminese, e la Valmarecchia in particolare, hanno dato allo sviluppo del turismo nella riviera romagnola è una storia ancora tutta da scrivere. Tutti sappiamo che lungo il corso del ‘900 generazioni di persone si sono trasferite dall’entroterra al mare portando la loro cultura, la loro capacità di esprimersi in attività e ritmi di lavoro cha hanno permesso la nascita di un modello di ospitalità molto particolare come è quello romagnolo. Lo studioso riminese Oreste Delucca ha raccontato quella storia con queste parole: “E’ una vera migrazione, una discesa alla marina di dimensioni epocali: tale dunque da introdurre largamente, nel nuovo comparto turistico, mentalità, abitudini, esperienze e modelli organizzativi tipici del mondo di provenienza, in sostanza il retaggio culturale maturato per generazioni durante sette secoli di vita contadina”. In altre parole diversi studi mostrano come la forza lavoro del turismo riminese proviene in gran parte dall’esperienza mezzadrile, una formula che realizza una forte saldatura tra casa e terreno, tra azienda e famiglia, fra vita e lavoro”, e nell’esperienza mezzadrile stanno le radici del modello turistico romagnolo. “Nel dopoguerra la riviera si trasforma in un grande cantiere. Tutti sono muratori, molti diventano capomastri dalla sera alla mattina (...) Da secoli, nella cultura consolidata e nell’operare concreto del mezzadro, la casa e il terreno sono strettamente legati, quasi una cosa sola. Per lui, i lavori di costruzione, riparazione e manutenzione dell’edificio rurale o dei suoi annessi, sono quasi un tutt’uno con l’impegno di conduzione e sistemazio- Vallino alla Festa degli Aquiloni ne fondiaria. Egli non è solo agricoltore, ma anche muratore, manovale, falegname, carpentiere, imbianchino. (...) Ecco perché nel secondo dopoguerra il boom del settore edilizio può avvenire con celerità e facilità ad opera di personale proveniente dall’agricoltura. Per la stessa ragione il mezzadro che diviene albergatore assume un ruolo tutto particolare nei confronti dell’edificio in cui esercita la nuova professione”. Anche le cambiali che sono state indicate come uno dei simboli del modello hanno attinenza con la cultura mezzadrile. “È storicamente documentato che la famiglia del mezzadro ha vissuto coi debiti”, coi prestiti, stagione dopo stagione, a partire dal Medioevo. Il mezzadro-albergatore non ama i mutui a lungo termine e non è solito fare progetti di ampio respiro. La sua gittata è annuale; egli ragiona da un raccolto all’atro, come era abituato sul podere”, ed i debiti non lo spaventano. “Il risultato ultimo di un simile percorso, fatto di piccoli balzi possiamo constatarlo ancora oggi: è la tipica pensione costruita su un lotto troppo piccolo per contenerla, ricavata sacrificando anche gli spazi destinati a funzioni essenziali; è un fabbricato sorto senza un progetto organico, in virtù di successive aggiunte e superfetazioni; è un palin3 sesto così tormentato da divenire col tempo irreformabile”. Anche la gestione dell’albergo ricalca la gestione dell’azienda mezzadrile; il titolare è in realtà il tuttofare dell’azienda al quale competono i lavori manuali più pesanti, pur controllando l’intera azienda, mentre la moglie continua ad essere l’azdòra, dell’azienda, lavora in cucina, ma da lì si raccorda con il marito ed i figli, che pensano alla sala, o alle camere...A parere di Delucca la cultura storicamente acquisita sul piccolo podere contribuisce a spiegare le peculiarità del boom realizzato dalla riviera riminese, e mostra anche come l’esperienza degli anni del pionierismo sia irripetibile. Sarebbe interessante riuscire a ricostruire cosa è avvenuto in Riviera dopo la chiusura della Miniera di Perticara, un episodio che rappresentò un nuovo motivo per emigrare, e che portò a Rimini e dintorni nuove capacità, competenze e spirito di sacrificio. Mi limito a ricordare che se nel 1968 a Rimini nacque la prima cooperativa di albergatori d’Italia (Promozione Alberghiera), il merito fu anche del santagatese Gino Gosti, che se Rimini è oggi la capitale del turismo congressuale, ciò è avvenuto anche perché nei primi anni ‘80, per merito del nostro concittadino Davide Magnani, cominciò ad ospitare congressi ed eventi con migliaia di partecipanti, fino ai 13mila di un celebre convegno IMCO. Molti dei direttori degli alberghi più prestigiosi della costa sono nati nell’area che va da Pennabilli a Novafeltria (il povero Corazza era di Soanne), l’attuale vicepresidente degli albergatori di Riccione è di Casteldelci; e se oggi girate nelle agenzie di viaggio tra Cattolica e Rimini, o andate nelle strutture pubbliche che si occupano di promozione turistica vedrete che molti giovani di successo sono delle vostre parti. Insomma la Valmarecchia ha dato un grande contributo al turismo riminese, e continua a farlo. Aspettiamo dai lettori della Rocca qualche spunto per continuare a raccontarlo. (g.d.) La Rocca Settembre/Ottobre 2004 CRONACA DOCUMENTI Terrore e amarezza La rivolta dei soldati L a tragica uccisione di Alessandro Giorgioni ha lasciato nel cuore di ognuno una traccia indelebile a cui spesso dovremmo tornare col pensiero e con il cuore. Tutte le volte in cui ci sentiamo “poco” fortunati. Quel giorno, oltre al sentimento di pietà, tristezza, tenerezza verso Alessandro e la sua famiglia, ho avuto paura, e come me credo molte altre persone: mi trovavo barricata in casa con mia figlia di pochi anni, sapendo che in giro c’era un pazzo criminale. Quello che ho provato l’ho espresso sul sito degli amici di Sant’Agata Feltria, e solo per un motivo: ancora adesso non riesco a spiegarmi come a qualcuno, titolare di insana superficialità e di bieca inclinazione al folcloristico gossip da dopolavoro, sia venuto in mente, anche in un momento del genere, di mettere in giro una voce tanto assurda quanto terribile (per noi!): leggere per credere. Alessandra Fantini Giovedì pomeriggio.Caldo asfissiante, elicotteri sulle nostre teste, giungono le prime notizie. Ci barrichiamo in casa: CHIUDI TUTTO, PORCA PUTTANA, questo è un pazzo, ma cosa ci faceva un tipo del genere a Pereto? Oddio, è successo ad Alessandro, il toscano, quello alto. Madonna, cosa I Giovanetti di Tramonto E La Rocca Settembre/Ottobre 2004 gr. Direttore, come sempre leggo con grande piacere il suo giornale Rocca e nel numero di maggio/giugno ho letto l’articolo tratto La dalla guida Valmarecchia delle colombaie a cura di Gianni Volpe. Qui si scrive sulla colombaia di Tramonto, di cui sono comproprietario e si descrive la chiave di volta con le iniziali F.G. ( F e d e r i c o Giovannetti) datata 1892 che si trova sul portale. Vorrei però precisare che nella mia famiglia dalla metà del 1700 in poi non c’è mai stato un Federico e che il cognome contiene una sola “n”: Giovanetti. Sulla chiave di volta, come da disegno allegato, la “F” è scolpita in maniera doppia e speculare. Questo potrebbe significare, invece dell’iniziale di un nome, la parola “Fratelli”. Infatti in quel periodo vivevano a Tramonto i figli di Francesco (1819): Marco (1873), Tomaso (1867) e Agostino (1860). Ho tentato a più riprese di trovare documenti più completi, ma questi probabilmente sono stati distrutti dagli eventi bellici o dispersi a seguito dell’omicidio del parroco di Pereto che sicuramente deteneva le documentazioni relative alle genti di quelle contrade. Certamente sarei molto lieto se qualcuno di sua conoscenza, in possesso di documenti e notizie sia sulla località citata che sulla famiglia Giovanetti, me lo facesse sapere. La ringrazio dell’attenzione ricevuta con i complimenti per il giornale La Rocca. La saluto cordialmente. Renzo Giovanetti 4 facciamo se viene qui? Poi le prime telefonate di amici preoccupati, o forse incuriositi, ma è vero che hanno trovato la moto del killer lì da voi a Montalcino? QUI DA NOI, QUI DA NOI, QUI DA NOI. Terrore cieco, la bambina dorme, Montalcino non è un cortiletto, sono 50 ettari di bosco e pascoli, quello potrebbe essere dovunque, chiamo i carabinieri di Novafeltria, piango, mi tranquillizzano, mi rassicurano, signora, magari avessimo trovato la moto, sapremmo dove cercare. Resto chiusa fino alle 19.00, poi arrivano i clienti e mi tocca: esco fuori e respiro. Che dire? Gli eroi di Maiano È uscito il libro sugli eroi di Maiano, così come anticipato dalla Rocca. La pubblicazione è a cura del Comitato cittadino di Maiano che lo ha presentato nel corso della tradizionale festa di ferragosto. Il volumetto è diviso in 5 parti (Campagne d’Africa, Caduti prima guerra mondiale, caduti seconda guerra mondiale,caduti sul lavoro, e documenti). L’intento della pubblicazione è quello di non dimenticare le persone scomparse, i piccoli ed i grandi atti di eroismo, ed il dolore di un popolo più volte ferito. Grazie al lavoro degli organizzatori sono venuti alla luce tanti episodi che saranno raccontati in una prossima edizione. Anzi: tutti sono invitati a chiedere il volume e a collaborare per la prossima edizione. È sufficiente prendere contatti con il Comitato di Maiano o con Mario Nalin, Riziero Angeli, Maria Nicosanti, o Manlio Flenghi che ha curato i testi e la ricerca. Per fine ottobre è prevista la presentazione in Teatro. S. Agata e le altre frazioni seguiranno l’esempio di Maiano? S i temeva ne’ scorsi giorni qualche tumulto popolare per essere ridotto il peso del pane a oncie due e mezzo a bai (occo), e che in breve doveva ridursi a oncie due, per cui questo Consiglio credette ne’ giorni festivi tenere nella loggia di questo palazzo otto soldati circa di questa guardia urbana armati di fucile per mantenimento della pubblica tranquillità”, relaziona il podestà di Sant’Agata al delegato apostolico di Urbino in data 16 marzo 1802. Il giorno precedente, su mandato del primo funzionario pubblico, il bargello e uno sbirro avevano arrestato in strada un certo Sebastiano Brigidi per la trasgressione di un precetto rilasciato dallo stesso funzionario e per avere scritto una lettera ingiuriosa a un cisalpino di Montesasso. Gli esecutori dell’arresto avevano appena condotto il Brigidi nella cancelleria del tribunale quando il tenente ed alcuni soldati della guardia cominciarono a minacciare di volere uccidere quegli esecutori, per cui il podestà ritenne prudente rilasciare “con sigurtà” l’arrestato. Ma questa concessione era risultata inutile perché i soldati avevano continuato, e sempre con maggior foga, a pretendere di avere nelle loro mani i due esecutori della legge. In quei momenti di forte concitazione il capitano della guardia si presentò al podestà per riferire di non essere in grado di frenare i suoi soldati, che pare fossero anche sostenuti dalla numerosa folla che si era radunata davanti al palazzo, e per proporre, onde risolvere la situazione, di rinchiudere per quella notte il bargello e lo sbirro in carcere. Il podestà si era rifiutato di prendere tale risoluzione, ma quando il capitano, ritornato in piazza per tentare di sedare il disordine, gli si presentò davanti affermando il suo fallimento e paventando che poteva succedere qualche grave incidente, poiché i soldati ribelli brandivano minacciosamente le armi, egli non potè che ade- rire alla sua richiesta. Durante la notte, come si sperava, gli animi si calmarono e il mattino seguente i due insoliti prigionieri sarebbero ritornati senza timore e ostacoli in libertà. La relazione del podestà si conclude con parole di pretesa rivincita e richiesta di aiuto: “Un tal’attentato commesso contro li esecutori per ragione del loro ufficio, e contro la mia rappresentanza nel medesimo mio tribunale in odio alla giustizia, fatto da quelli che erano destinati al mantenimento della pubblica tranquillità, merita il giusto risentimento di Vostra Eminenza, a cui mi fò un dovere significarle che qui è troppo necessario un po’ di forza armata onde tenere a dovere alcuni spiriti vertiginosi, che per essere questa giurisdizione limitrofa alla Toscana e Cisalpina, e per non esser così facile aver la forza all’occorrenza li rende insubordinati e baldanzosi, e tal verità è stata riconosciuta anche da questo medesimo Consiglio”. Nella risposta, immediata, del delegato apostolico, vi è disapprovazione verso l’operato del podestà, al quale si biasima la poca prudenza usata nell’ordinare la cattura del Brigidi per i due motivi che l’alto prelato considera leggeri, rapportati a un momento così delicato (la popolazione che “sussurra” per il calo del peso del pane). Nella missiva, oltre all’avvertimento di essere più prudente in casi simili, vi è l’ingiunzione di “far sapere al comandante di detta guardia che per l’avanti tenga più in dovere gl’individui di essa onde non abbiano a nascere nuovi sconcerti, altrimenti egli ne sarà responsabile” e di istruire un processo contro i soldati insubordinati, per poi spedirgli, al suo compimento, il corrispondente ristretto affinché egli possa decidere quale castigo infliggere. Il podestà non rimane impassibile alla riprovazione del suo operato e risponde al legato apostolico, in data 26 marzo, che il mandato di cattura 5 era stato da lui consegnato al bargello alcuni giorni prima della sua esecuzione e che nel giorno in cui la stessa fu eseguita aveva ordinato allo stesso di agire con prudenza “e quando non eravi più alcuno”. Egli non ometterà di informare quanto prima il processo, ma per farlo gli abbisogneranno speciali facoltà per processare il tenente poiché questi è chierico e, quindi, soggetto al tribunale ecclesiastico. Marco Battistelli Eden, ciao e grazie di tutto La gente di Petrella Ti saluta, piccola “grande donna”! Quanti sorrisi, quanta forza d’animo; Quante risate ci hai regalato in questi anni! Nei momenti difficili, hai saputo confortarci; nei momenti di gioia, ci hai rallegrato con le tue arguzie. Nei momenti di bisogno ci hai dato la tua esperienza: e di donna e di mamma. Hai saputo tenerci uniti e trovare la forza per costruire cose nuove. Quanta amicizia ci hai donato senza mai chiedere nulla! Il nostro amore ed il nostro grazie ti accompagnino in questo nuovo viaggio EDEN, ti vogliamo bene! EDEN, ti vorremo sempre bene! i tuoi amici di Petrella La Rocca Settembre/Ottobre 2004 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 STORIA STORIA San Donato nel 1871 Maiano - 1a elementare 1950-1951 Da sinistra verso destra in piedi: Anna Maria Biordi, Anna Maria Rinaldi, Gabriella Bolognesi, Elsa Vitali, Marzia Valli, l’insegnante Carolina Dell’Angelo, Renata Bologna, Mafalda Paci, Annamaria Dallara, Lea Rinaldi, Volga Guidi, Maria Gasperoni. Sempre da sinistra verso destra, seduti: Gianpiero Rinaldi, Alfio Piacenti, Osvaldo Camporesi, Otello Zanghini. Maiano - 2a elementare 1951-1952 In prima fila da sinistra verso destra: Zelinda Rosselli, Gabriella Bolognesi, Anna Maria Rinaldi, Gianfranco (Franco) Rinaldi, Anna Maria Dallara, Renata Bologna, Maria Bucci, Igliana Antinori. Seconda fila, da sinistra verso destra: Lea Rinaldi, Marzia Valli, Anna Maria Biordi. Grazie a Franco Vicini per aver scovato questa immagine 6 7 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 STORIA ATTUALITÀ I l francescanesimo a S. Agata trova le sue origini nel passaggio di San Francesco durante le sue peregrinazioni tra Umbria e Nord-Italia, ed in particolare nel 1213 quando fu a San Leo, come ha messo ben in evidenza il p. Arsenio Guidi nell’opuscolo Dimora di S. Francesco d’Assisi presso S. Agata Feltria, del 1919. Nel giro di pochi anni (prima del 1230) vi giunsero i primi frati che si insediarono presso la “Cella Fausti” fino al 1781 quando i frati conventuali si trasferirono nella Rocca affidata loro dal Comune e qui rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1810. Nel XIII secolo trovarono dimora nel rettorato di S. Agata anche le clarisse con due case: una a S. Antimo di Pereto e l’altro S. Vincenzo di Rocca Pratiffi quando poi verso la fine del secolo XV si unirono e si trasferirono in città, superarono le difficoltà delle soppressioni ed ancora oggi è un monastero vitale. (cfr. Benigno da S. Agata F., S. Agata Feltria e la Madonna dei Cappuccini, Rimini 2000; I Cappuccini nel Montefeltro - Atti del convegno del 1980 -, San Leo 1982: V. Cini, A. Rocchi, Il santuario della Madonna dei cappuccini a Sant’Agata Feltria, Bologna 1975). Nell’ambito della riforma sociale i marchesi Fregoso rilanciarono l’economia e segno del buon andamento fu la fondazione nel 1560 del convento di S. Girolamo (soppresso nel 1805) e poco più tardi nel 1575 la fondazione del convento dei Cappuccini, voluto dalla marchesa Lucrezia Vitelli Fregoso. Una comunità che nel giro di poco tempo vedeva sorgere 2 conventi era segno di un buon andamento economico. Parlando ora dei cappuccini non possiamo fare a meno di partire dal suo iniziatore: Matteo Serafini da Bascio (morto nel 1552), non lontano da qui, dove anche svolse la sua forte predicazione e nel 1528 iniziò la nuova riforma francescana dei cappuccini che, passate le traversie dei primi anni, dal 1550 fu un continuo aumentare di numero e un apprezzato istituto religioso per santità di vita e attività sociale. La presenza dei cappuccini a S. Agata, come detto, risale al 1575, riuscì a mantenere una presenza anche durante la soppressione del 1810 con p. Vincenzo Giannini di S. Agata, un cappuccino della Provincia Picena. Il convento di S. Agata Feltria fu il primo della Provincia di Bologna, a cui apparteneva, ad essere ufficialmente riaperto e dove si recarono i primi frati bolognesi a rivestire l’abito cappuccino. La presenza rimase anche durante la soppressione italica del 1866 e passati alcuni anni si riprese la vita conventuale, che continua tutt’oggi. Vocazioni Essendo S. Agata ai confini tra le Province cappuccine di Ancona e di Bologna e delle regioni Marche e Romagna, le vocazioni religiose “cadono” o verso Pesaro o verso Rimini. Non molto lontano vi è anche il convento dei cappuccini di Pietrarubbia. Io, per motivi di conoscenza, tratto principalmente la parte bolognese. Di quelli che sono entrati nei cappuccini nella Provincia Picena, dal Necrologio, ho ricavato solo 3 frati: Giovanni Battista da S. Agata F. (morto nel 1603) ed altro Giovanni Battista (morto il 10-12-1674); a questi si aggiunge il p. Vincenzo Giannini da S. Agata che durante la soppressione napoleonica si ritirò al paese natale e mantenne aperto, anche se in abito da prete, la chiesa conventuale di S. Agata. Nel Necrologio della Provincia toscana troviamo un certo Andrea da S. Agata Feltria, morto il 28.2.1625. L’elenco anche dei santagatesi entrati nei cappuccini della Provincia di Bologna comunque non è tanto lungo, ma ha avuto personaggi significativi. L’elenco delle vocazioni cappuccine inizia nel secolo XVI col p. Giuseppe da S. Agata, di lui abbiamo pochissime notizie, ma importanti per cogliere le qualità del religioso: infatti fu tra i cappuccini scelti, per dottrina e santità di vita, quali cappellani della flotta pontificia nella famosa battaglia di Lepando nella quale stremato morì a Candia (Isola di Creta) il 5 luglio 1570. Nel secolo XVII emerge la figura di Giuseppe Coreali (Giovanni Battista) da S. Agata Feltria, nato nel 1628 nel 8 territorio di S. Agata Feltria, nel 1645 è ammesso nel noviziato dei cappuccini di Carpi ove professa il 3 maggio 1646, nel 1651 riceve il sacerdozio. Si deve essere ben presto messo in evidenza per le sue doti di studioso e di equilibrio poiché nel 1660 inizia la carriera di lettore, cioè insegnante di filosofia e teologia nei luighi di studio dei cappuccini dell’Emilia Romagna. Lo troviamo a Parma (1660-1662) e Piacenza (1661-63), città ducali, poi a Forlì dal 1663 al 1669. Anno in cui sceglie un po’ di quiete dall’insegnamento, ma i suoi superiori non lo lasciano in pace del tutto: lo inviano a S.Agata superiore del convento (1669-70), ma trascorso un anno, nel 1670, lo trasferiscono a Ravenna sempre come superiore del convento fino al 1672, quando gli viene affidata la cattedra più illustre della regione, cioè quella di Bologna che tiene fino al 1675. Tra la fine degli anni 60 e i primi degli anni 70 del secolo XVII, inziano i fermenti per dividere la provincia cappuccina di Bologna, che si estendeva per tutta l’Emilia Romagna, al fine di crearne una emiliana che comprende i ducati e l’altra bolognese-romagnola che si estende nello stato pontificio. In questi avvenimenti il p. Giuseppe viene ad avere un ruolo importante. Prima come consigliere della provincia (1673-1675) e poi come superiore di tutta la provincia (col titolo di vicario provinciale), nominato direttamente dal ministro generale non volendo convocare il capitolo della provincia. Coreali governò la provinciale dal 1675 al 1678, gli anni più difficili: da un lato cercare di calmare i duchi di Parma (Ranuccio II Farnese n. 1630, duca 1646, m. 1694) e di Modena (Francesco II d’Este n. 1660, duca 1662, m. 1694), i principali fautori, che vogliono la divisione e dall’altra parte il ministro generale che è assolutamente contrario. Nel 1678 termina il suo mandato di governo e riesce a convocare il capitolo della Provincia, sperando ancora di riuscire ad evitare la divisione, ma questa avverrà nel 1679 e solo oggi va verso l’unificazione. P. Andrea Maggioli fine prima parte - continua Il panorama ricettivo della nostra zona si diversifica. Oltre agli alberghi nascono diverse altri luoghi ospitali. È uscito da poco un depliant sulle aziende agrituristiche e sui Bed & Breakfast nell’alta Valmarecchia. Si tratta di quattro realtà: la casa Ugolina di Perticara (agriturismo, 329.9715171), la Brusaia di Miniera (B&B, 0721.50671), la Sequoia di Rosicano (agriturismo 0541.929134), e Montalcino di S. Agata F. (agriturismo e Parco Faunistico 0541.848049). Un’idea in più per le vostre vacanze e quelle dei vostri amici. Sagra o fiera? Leggiamo sull’ultimo opuscolo pubblicitario dedicato al turismo all’aria aperta (“Plein Air regione Marche Italia”), edito dalla Regione Marche: a S. Agata Feltria “in ottobre e novembre si svolgono la sagra e la mostra mercato del tartufo bianco, prelibata ricchezza della zona”. Avete letto bene! La Fiera nazionale del tartufo è stata definita “sagra”, come quella della ranocchia o dell’uva sultanina. Ora sarebbe interessante SOTTOSCRIZIONI Frati santagatesi Agriturismo e B&B nella Valmarecchia sapere se la responsabilità di questa “promozione” (ma sarebbe meglio dire di questa “bocciatura”), è della Regione, oppure è di S. Agata che non si fa valere, o più semplicemente dell’autore del testo, che magari in quel momento era disattento. Ai lettori l’ardua risposta. Intanto l’opuscolo circola. L’orchestra di Limbiate Non perdete il prossimo numero della Rocca, troverete un articolo sulla Banda di Limbiate, ed un ricordo del nostro concittadino Corrado Rinaldi, che la fondò nel 1968. Rocca, il giornale del tuo paese Le vostre foto nel nostro sito, prendete nota del nuovo indirizzo Tutti i sottoscrittori che ci faranno avere la loro fotografia, potranno rivedersi nel sito web della Rocca. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Aiutateci a realizzare la sezione in dialetto e prendete nota del nuovo indirizzo - http://santagata.altervista.org/ Abbiamo bisogno del tuo contributo! Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie alle fotografie di Enzo Liverani e Marco Zanchini, ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. Scuola di dialetto A Gino Sampaoli piacerebbe organizzare, da Milano, una nuova sezione del sito web: “A scuola di Dialetto” ma per fare questo avrebbe bisogno della “materia prima” e cioè di qualcuno di S. Agata che sappia parlare il bel dialetto Santagatese. Un’idea potrebbe essere quella di coinvolgere gli insegnanti ed i bambini delle Scuole per aiutare il sito a documentare il nostro dialetto. Tra i nostri lettori c’è qualche volenteroso? Orlando Camporesi, S. Agata Lorenzina Para (sost) Ponte Messa Chiara Masini (sost) Milano Rossella Masini Migliarini (sost) S. Agata Mauro Mariani (sost) Pieve di Quinta Alessandro Paci (sost) S. Agata Bruno Baroncelli (ben) Ravenna Maria Paolucci Riceputi (sost) Certosa di Rivarolo (GE) AnnaMaria Pastorelli Campana (sost) Solaro (MI) Corrado Rinaldi (sost) S. Agata GianLudovico Masetti Tannini (ben.), Roma Domenico Montecchi (ben) Rimini M.Joelle Cangini (sost) S. Agata Osvaldo Canotti (sost) S. Agata Maria Valli (sost) S. Agata Edgardo Bucci (ben) Sarsina Erika Caminati (ben) S. Agata Guglielmo Ciccioni, Pereto Pietro Marani (Ben) Genova Antonio Marani (ben) Genova Stenvinkel Bengt (sost) S. Agata Maria Cerbara (sost) Rimini Giovanni Vicini (sost) S. Agata Vallino Rinaldi (sost) S. Agata Massimiliano Sartini (sost) San Donato Gianluca Tonelli (sost) S. Agata Leda Mazzini (sost) S. Agata Lazzaro Cappelli (sost) Milano Miclelle Masini (sost) S. Agata Giancarlo Masini (sost) Rimini Fernando Gianessi (ben) Novafeltria Alma Morris (sost) Gran Bretagna Quinto Narducci (sost) Rimini Rizziero Angeli (ben) Limbiate Marisa Ronchi (sost) S. Agata Pinedo Simoncelli (sost) Ferrara Renato Borghesi (sost) S. Agata Antonio Barrtolini (sost) Sestri Ponente Fernando Liverani (sost) Bologna 9 Maria Paci (sost) Genova Gerardo Boschi (ben) S. Agata Andrea Baldi (sost) Perticara Paolo Marani (sost) S. Agata Emilio Faesti (Ben) Sesto San Giovanni Agata Paci (sost) Belgio Piero Rinaldi (sost) Bologna Moreno Albini (sost) Secchiano Stefano Paci (sost) Pesaro Nerina Cappelli (sost) Limbiate Luigi Urbini (sost) Livry Gargan (F.) Rosanna Guidi (sost) Firenze Otello Giovanetti (sost) S. Antimo Rosa Anna Cecchi (sost) Rimini Annamarina Mastini (sost) Casteldelci Gabriele Guidi (sost) Rimini Giovanna Poggioli (sost) Ravenna Cleto Vicini (sost) Ravenna Renzo Giannotti (sost) Cesena Agata Sartini Brogiotti (sost) San Lazzaro di Savena La Rocca Settembre/Ottobre 2004 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 RICORDI CRONACA Si parla di gatti, fantasmi, castelli e quant’altro... C ristoforo Beni, notaio in S. Agata dal 1775 al 1821, è nel 1802 da 16 anni cancelliere del tribunale podestarile dello stesso luogo, “contro le leggi fatte ab immemorabili che li paesani non possino, né debbino servire in detti impieghi”. Pare che egli impedisca con sotterfugi e raggiri che il podestà amministri con il dovuto rigore la giustizia. Una delle ultime mie visite nel santagatese è stata piuttosto insolita e triste: ho sepolto lassù il mio gatto! Beh, non c’è stato da ridere, dopo 17 anni di vita assieme, vi dirò che è stato molto doloroso, ma il motivo che mi spinge a scrivere anche di lui, di Birillo, è molto semplice. Era un gatto speciale, nato in un territorio speciale: nato infatti nel Montefeltro, esattamente alla confluenza tra il Senatello e il (o la) Marecchia presso l’antica casa di San Floriano, ora casa Carattoni, vicino al ponte Otto Martiri - di cui vi dirò. Birillo era speciale per l’intelligenza e la vivacità, gli occhi verdi scintillanti, manto grigio marmorizzato-tigrato di un colore bellissimo! Devo dire che ho visto vari esemplari simili, in passato, a Pennabilli, a Sant’Agata, a Casteldelci, per cui potrei ipotizzare una “razza soriano montefeltrino romagnola” che non compare in nessun manuale, credo, dei gatti, ma che esiste, eccome! Dove è nato Birillo era un antico monastero di monaci agostiniani, a quanto sembra, divenuto poi col tempo abitazione - osteria - poi casa privata. In questa casa, diversi anni fa, incontrai... l’ammazza pegral (o mazapedar o mazapegul) o forse, no, il fantasma di un Cavaliere antico! Il fatto, vero, andò così. Quell’inverno 1962-1963 venne tantissima neve e, durante il periodo natalizio, ero ospite con altri boy-scout, di Tonino C. che allora studiava a Ravenna - io ero il suo capo! Quel giorno avevamo fatto una singolare B.A. (Buona Azione che ogni boy-scout deve compiere ogni giorno) cioè distribuire la posta, facendo le veci del postino o portalettere che, guarda caso, era indisposto (teneva l’ufficio postale di Ponte Messa la mamma di Tonino, la mai dimenticata carissima Matilde). Causa la neve alta, ci aveva affidato questa Buona Azione fuori dell’ordinario. Così, da bravi boy-scout, da Ponte Messa a Petrella Guidi, a Rocca Pratiffi e Pereto e non so più dove, a piedi, sempre con la neve ben alta, giungemmo alla Torre di Capramozza - cui dedicherò un’altra storia! - dove abitava la nonna di Tonino. Naturalmente eravamo bagnati fradici, infreddoliti ed affamati. Ci asciugammo al fuoco scoppiettante del camino e, rifocillati, il sole stava ormai tramontando, scendemmo a Sant’Antimo e vidi per prima quella che poi sarebbe diventata la nostra casa montefeltrana. Mi colpì, con le loggette medievali e il tetto di lastre, e il paesaggio innevato, silenzioso, quasi magico che spaziava da Tramonti a Caioletto, da Montevecchio a Monte Rotondo a Casteldelci. Insomma, uno spettacolo. Le prime stelle argentee punteggiavano un cielo limpidissimo quando arrivammo a casa. Ci aspettavano tutti, e fu una cena... memorabile: polenta, braciole, intingoli vari, dolci, ma soprattutto le piè, o piade, o piadine cotte... e divorate! Insomma, per farla breve, io che sono tuttora un “piadinaro” sfegatato, non finivo più di mangiare. E il tutto annaffiato di buon sangiovese. Infine si andò a dormire... cioè, loro dormirono! Io non prendevo sonno, mi giravo e rigiravo nel letto con alcuni presagi, sudavo e fremevo e mi dibattevo insonnolito ma vigile quando, verso il mattino, vidi un’enorme figura con armatura, elmo, celata, corazza, spadone, che avanza dall’angolo di fronte a me e mi veniva addosso minacciosa... due occhi rossi fiammeggianti... un peso enorme si abbatté su di me di colpo... Urlai come un pazzo, urlai a squarciagola a tal punto che tutti si svegliarono, tutti corsero con candele accese, si accesero altre luci... Naturalmente nessuno credeva alla mia “visione”: “hai mangiato troppa piadina... eri troppo stanco... hai 10 sognato... non hai digerito”. Beh, lo volete sapere come andò a finire? Al mattino dopo che sopraggiunse velocissimo dato il terrore notturno! La nonna Deperii di Fracassi Pratiffi ( questo il nome... che è un cognome: della Fenice! Le fu dato perché il padre proprietario della Rocca Pratiffi l’aveva trovato inciso in una “segreta” della Rocca stessa e gli era tanto piaciuto che l’aveva imposto alla bimba appena nata). La nonna, dunque riprendiamo il lungo filo del discorso - sorda e tranquillissima, ignara di tutto il trambusto notturno, alle mie domande sull’origine della casa ecc ecc, rispose serenamente che nel restaurare le stanze ove eravamo temporaneamente alloggiati quella notte, tanti anni prima erano stati rinvenuti sotto le lastre del pavimento armi antiche, pugnali, spade, armature arrugginite e resti, ahimé! umani, risalenti, chissà, al medioevo. Allora, che dire? Un fantasma, l’amazapegul... o che? L’enigma rimane, ma il sottoscritto è convinto che fu un cavaliere a fargli visita quella notte! E tanto per stare tranquilli feci dire una messa per quell’anima dimenticata, ma in quella camera non entrai più! Bruno Baroncelli A teatro negli anni 60 Modi di dire a cura di Maria Belloni 1) Quant’è sona l’Ave Maria chi è at chesa at chielt chi vaga via. 2) Dal zoc ui scapa i stlunc. 3) Dei larmirt. 4) E’ mel cus vò un è mai trop. 5) Chi va in te mulin us si infarena. 6) Galena chè l’an becca segn cla già bichet. 7) Chi va con è zop e impera a zopè. 8) Dem sa chi trat e me at dirò chi t’chè. 9) L’arcobaleno ad sereta e dic acqua termineta. 10) Agli ori dla matena a gli ha l’or in bocca. 11) Se lè ad bon acquest e torna. 12) L’uccel in gabia o che chenta per amor o per rabia. 13) Ros ad sera bon temp u si spera. 14) E ciel a pecurel acqua a catinel. 15) E seren fat ad nota e dura come una mela cota. 16) L’acqua cheta la romp i pont. 17) Una lengua muta lan straca cent. 18) Le mei avè un ov og che una galena ad men. Una gita a Pesaro datata 26 maggio 1957 Come e quanto sottoscrivere? Da sinistra: Adua Sartini, Mirella Oprandi, Gabriella Flenghi, Assuntina Magnani, Wanda Astorri, Adua Mariani, Paola Ramberti, Annie Oprandi, Gina Bossari, Maria Belloni, Anna Valli, Rita Giuliani. Ordinario 13 Euro Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure possono essere consegnate ai vari collaboratori che distribuiscono (volontariamente) il giornale a S. Agata, Novafeltria e nei paesi vicini. Se siete alla ricerca di un numero arretrato della Rocca potete rivolgervi ad Arrigo Bonci, o a Paola Boldrini, nei rispettivi negozi in piazza Garibaldi a S. Agata. 11 La Rocca Settembre/Ottobre 2004 CRONACA Cari concittadini, fatevi sentire! C ari cittadini, dopo la pausa estiva ed i tragici lutti che hanno colpito la nostra Comunità ed hanno condotto le menti altrove, a pensieri sicuramente più degni di essere pensati, siamo qui con i nostri Consiglieri di minoranza (Sabba, Marini, Ricci, Fabbri), ospiti di questo giornale imparziale e libero, perché desideriamo farvi sapere che siamo pronti a lavorare insieme, perché solo “insieme si può”. Vogliamo quindi informarvi di alcune questioni per le quali i nostri Consiglieri hanno richiesto l’indizione del Consiglio Comunale e che riguardano: 1. La possibilità di ottenere uno spazio adeguato per l’esercizio delle funzioni del gruppo consigliare di minoranza (un ufficio, una bacheca, ecc) 2. La costituzione di un’apposita Commissione Consiliare al fine di redigere un nuovo Statuto Comunale, dopo l’entrata in vigore del Testo unico sull’Ordinamento degli Enti Locali avvenuta già quattro anni fa! 3. L’elezione del Difensore Civico, di cui Sant’Agata è attualmente sprovvista, figura necessaria che dovrà essere garante dell’imparzialità e del buon andamento dell’Amministrazione Comunale, mediare controversie fra i cittadini e gli uffici comunali, intervenire su richiesta dei cittadini se si dovessero verificare negligenze nello svolgimento delle attività dei vari set- Una casa di Ville di Montebenedetto tori comunali, ritardi nell’emanazione di provvedimenti richiesti, omissioni di atti d’ufficio, nonché svolgere la funzione di controllo sugli atti della Giunta o del Consiglio. È chiaro che è nostra intenzione portare avanti gli impegni presi, e cioè di affrontare da subito tante altre questioni delle quali l’Amministrazone sembra disinteressarsi e che comunque a nostro avviso non affronta nel modo giusto: scuola (scuole materne...), servizi (trasporto alunni...), igiene ambientale (bagni pubblici, verde...), sicurezza (traffico...), attività promozionali (gestione manifestazioni...), lavori pubblici (manutenzione strade, cimiteri...), attività amministrativa comunale (efficienza servizi ed uffici...) etc. Cari cittadini, partecipate già al prossimo Consiglio Comunale, fatevi vedere e sentire. Solo così il lavoro dei nostri Consiglieri avrà un senso e potrà essere proficuo per il bene della nostra intera comunità. A presto. Il Gruppo di minoranza al Comune di Sant’Agata Feltria Anche la Protezione Civile di S.Agata era presente a Loreto alla giornata presenziata dal Papa il 5 settembre 2004. 12