Il Piccolo 8 dicembre 2015 Regione «Nessun sostegno alla campagna antivaccini» Intervento di Torrenti dopo la polemica innescata dal contributo alla onlus contraria alla profilassi TRIESTE. Gianni Torrenti finisce nella bufera. A innescare le polemiche la scelta dell’assessorato alla Cultura di erogare un contributo alla onlus Comilva Fvg-­‐ Cordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione. Scelta che però, precisa lo stesso esponente dalla giunta Serracchiani, che non va interpretata come sostegno della Regione alle posizioni anti vaccini portate avanti dalla onlus. «Aver ricevuto da parte dell'amministrazione regionale un contributo per attività progettuali dell'associazione non può e non deve in alcun modo essere considerato espressione di una condivisione culturale dei contenuti del progetto presentato -­‐ precisa Torrenti -­‐. L'eventuale divulgazione pubblica di una simile conclusione eccede i limiti progettuali e risulta del tutto ingiustificato, se non anche pretestuoso e volutamente provocatorio. Come noto infatti, da molti anni i finanziamenti alle organizzazioni di volontariato vengono erogati esclusivamente sulla base di criteri oggettivi, attinenti alle dimensioni delle iniziative e dell'associazione proponente, con i soli limiti della liceità delle attività proposte. Un tanto nel rispetto del principio generale riconosciuto dalla legislazione nazionale e regionale sul volontariato che riconosce e tutela l'autonomia delle organizzazioni che operano in tale ambito». Per questo Torrenti ha inviato a Comilva Fvg una lettera «in cui si diffida l'associazione stessa a diffondere all'opinione pubblica notizie non corrette relativamente al contributo ricevuto». Parole, quelle di Torrenti, che non convincono però la Lega. «Abbiamo interrogato la giunta Serracchiani sulla questione vaccini, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Quando l'assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, alcuni mesi fa diceva di voler correre ai ripari per il calo delle vaccinazioni, avevamo criticato il suo atteggiamento troppo attendista -­‐ attacca la consigliera Barbara Zilli -­‐. Ora la scelta di Torrenti dimostra l’esistenza del paradosso: quello che fa la mano destra non sa che cosa fa la sinistra. Sui vaccini urge una regolamentazione della materia, come hanno fatto altre Regioni in Italia, per ricreare una cultura della profilassi. Resta il fatto poi -­‐ conclude -­‐ che Torrenti si sta rivelando totalmente inadeguato: la sua politica sull'immigrazione è un totale fallimento e ora ci si mette anche con i vaccini». Gorizia Sanità >> Le liste d'attesa Un anno e mezzo per una colonscopia Monitorate 241 prestazioni, tra visite ed esami: 22 accusano pesanti ritardi. Anche per le urgenze bisogna avere pazienza di Francesco Fain. Duecentoquarantuno prestazioni ed esami specialistici monitorati. Di cui 22, pari all’8% del totale, oltre i limiti d’attesa previsti dalla Regione. La fotografia di luglio 2015 è in miglioramento rispetto al mese precedente (quando furono 38 le prestazioni in “rosso”) ma non mancano le criticità come i... 545 giorni richiesti per una colonscopia all’ospedale di Monfalcone. Vero è anche che rientra in categoria “P”, cioé programmata. Questi, in soldoni, i risultati dell’ultimo “Monitoraggio tempi di attesa progressivi per mese” che è disponibile sul sito web dell’Azienda sociosanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina. «Le classi di priorità -­‐ spiega Sergio Trani, coordinatore del Tribunale del malato -­‐ sono 4: U, urgente, con priorità assoluta, accesso diretto agli ambulatori o reparti senza recarsi al Cup (fuori orario al Pronto soccorso); B, breve, deve essere erogato nell’arco di 10 giorni (se il Cup non riesce a garantire la prestazione entro 10 giorni, deve mandare il cittadino direttamente in reparto e 1 mettersi in contatto con la segreteria che entro 10 giorni deve erogare la prestazione); D, differita, da erogare entro 30 giorni per le visite, entro 60 giorni per gli esami strumentali; P, programmata, sono erogate generalmente entro 180 giorni. Siamo a conoscenza di attese ancora troppo lunghe sia a Gorizia che a Monfalcone ma, molte volte, il cittadino brontola dentro di sè e lascia perdere. Invece, invito i pazienti a segnalare in modo costruttivo al Tribunale del malato le cose che non vanno». Peraltro, fa sapere Trani, l’Azienda sanitaria sta mettendo in piedi una commissione (di cui farà parte lo stesso responsabile del Tribunale del malato) che avrà il compito di analizzare i tempi d’attesa: sarà un organismo che svolgerà una funzione importante di controllo e di “pungolo”. Ma analizziamo ora le prestazioni sanitarie in priorità breve: quelle cioé che dovrebbero essere erogate entro dieci giorni. Per una visita oculistica in priorità breve ci vogliono 35 giorni a Monfalcone mentre a Gorizia l’attesa è limitata a sette giorni. Bilancio in rosso per le visite otorinolaringoiatriche che sono oltre il limite dei 10 giorni sia al San Giovanni di Dio (14 giorni) che al San Polo (16 giorni). Bene le visite ortopediche (7 giorni sia a Gorizia che a Monfalcone) e le visite urologiche (6 giorni d’attesa nel capoluogo di provincia, 2 nella città dei cantieri). Discorso diverso merita la colonscopia sempre in priorità breve: mentre a Gorizia, l’esame lo si ottiene in cinque giorni, ben diverso il discorso a Monfalcone dove l’attesa si “moltiplica” a 40 giorni. San Polo deficitario anche quando si parla di un’esofagogastroduodenoscopia (Egds): ci vogliono 34 giorni contro i 5 richiesti al San Giovanni di Dio. Passiamo ora alle prestazioni in priorità programmata. Oltre al caso-­‐monstre dei 545 giorni per una coloscopia all’ospedale di Monfalcone, fanno riflettere anche i 159 giorni richiesti a Gorizia per una visita gastroenterologica, i 121 per una visita urologica in quel di Monfalcone, i 146 richiesti sempre al San Polo per una visita cardiologica. Chiudono il quadro (riassunto nel grafico a fianco) i 198 giorni richiesti per ottenere una visita dermatologica al San Giovanni di Dio, sempre in priorità programmata, e i 155 giorni a Gorizia (che si riducono a 101 a Monfalcone) per una visita fisiatrica. DALLA PARTE DEI PAZIENTI Il tribunale del malato s'appella alla carta dei servizi È una sorta di vademecum. Snello, agile. A proporlo in esclusiva sul nostro giornale il Tribunale del malato di Gorizia. «Nel 2011 -­‐ scrive Sergio Trani -­‐ l’Ass Isontina pubblicò un opuscolo intitolato “Carta dei Servizi”, in cui venivano riportate le prestazioni erogate, i tempi di attesa e i diritti che i cittadini hanno quando accedono ai servizi sanitari. Questo opuscolo, forse per la sua lunghezza (95 pagine), ha avuto poca visibilità tra la popolazione: pertanto riteniamo che un breve compendio di quanto scritto possa tornare utile a chi ha necessità. Capitolo tempi di attesa. I tempi massimi entro i quali l’Azienda deve garantire una prestazione sono: 30 giorni per una visita specialistica; 60 giorni per gli accertamenti strumentali; 30 giorni per interventi chirurgici di neoplasia (mammella, colon-­‐retto, urologici); 180 giorni per interventi di elezione per artroprotesi d’anca e cataratta. I “pazienti fragili” sono coloro che per età o per patologia, al momento delle dimissioni dall’ospedale, devono essere supportati da adeguata assistenza. L’ospedale si deve attivare attraverso l’infermiere di riferimento, il Mmg e Adi affinché una volta a casa il paziente venga seguito con continuità: pertanto non si possono effettuare dimissioni nella giornata di venerdì o nelle giornata antecedenti festività». Il Tdm ricorda che, qualora venga effettuata una visita specialistica e il medico ritenga di dover fare ulteriori accertamenti, è lui stesso che dovrà prescriverli senza rimandare il paziente dal medico di base. «Si ricorda, inoltre, che i medici di medicina generale devono assicurare l’apertura dello studio per almeno 6 ore giornaliere per 5 giorni alla settimana distribuite equamente tra mattina e pomeriggio. Le visite domiciliari, se richieste entro le 10 del mattino, sono effettuate nella giornata, mentre se pervenute oltre 2 tale orario sono eseguite entro le ore 12 del giorno successivo. Nelle giornata di sabato il medico di famiglia non svolge di norma attività ambulatoriale, ma effettua le visite domiciliari recepite entro le ore 10 dello stesso giorno. Le stesse regole valgono per pediatri. Il Tdm, vivendo giornalmente la realtà della poca conoscenza dei propri diritti da parte dei pazienti, chiede alla nuova realtà sanitaria del territorio di attivarsi, con pieghevoli di facile lettura». Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato chiede la disponibilità a dedicare un po’ del proprio tempo nell'attività di volontariato sia nell'ambito sanitario che in quello scolastico: per informazioni ci trovate in via Duca d'Aosta 111 -­‐ tel. 3452857648 (con orario lun.15.30/16.30, giov. 16.30/17.30 e ven.10.00/11.00) -­‐ e-­‐mail [email protected]. (fra.fa.) Monfalcone Terme romane, a marzo l’esito sull’accreditamento Inoltrata la richiesta in Regione, la partita per l’assegnazione dei 300mila euro a disposizione sarà aperta anche alle altre domande dell’intero sistema termale di Laura Borsani. Bisognerà attendere il prossimo anno prima di poter avere risposte definitive in ordine all’accreditamento regionale per le Terme romane di Monfalcone. Ciò ai fini del successivo convenzionamento per l’accesso ai contributi legati all’introduzione del ticket previsto dal sistema sanitario. I termini fissati dalla Direzione regionale Salute, infatti, indicano il mese di marzo 2016. Dalla Direzione Salute hanno fatto sapere che la Commissione preposta sta lavorando, tenendo conto dell’intero sistema termale del Friuli Venezia Giulia. Il budget massimo a disposizione per il percorso degli accreditamenti è di 300mila euro. Eseguita la definizione del fabbisogno tra domanda e offerta, all’interno delle stringenti normative di legge, e dopo la fase prioritaria per i siti termali di Grado e di Arta Terme in relazione agli accreditamenti definitivi a fronte di un regime “provvisorio”, sono stati aperti i termini per la presentazione delle domande. Richiesta già inoltrata dalla società Terme Romane Srl. Sul tappeto c’è anche la richiesta da parte di Lignano. L’assessore regionale alla Salute, Maria Grazia Telesca, ha da parte sua confermato che, di fatto, queste ulteriori richieste sono entrate nell’iter per il relativo accreditamento. L’assessore ha altresì riconosciuto la qualità e la validità delle prestazioni erogate dallo stabilimento di via Timavo. Tuttavia, la partita non si limita ai due nuovi siti termali di Monfalcone e Lignano. La procedura, infatti, rimane aperta anche alle altre richieste provenienti dall’intero sistema termale della regione. E la gestione dei 300mila euro a disposizione dovrà confrontarsi, pertanto, con il quadro complessivo, ai fini della distribuzione dei finanziamenti. Allo stato attuale, pertanto, non è quantificabile l’importo che potrà ottenere lo stabilimento delle Terme romane monfalconesi, inserite in un quadro comunque molto più ampio e articolato. Intanto, l’attività del sito di via Timavo procede con buoni riscontri e risultati. Non resta, dunque, che attendere gli ulteriori sviluppi. La vicenda delle Terme romane è stata caratterizzata da un percorso di rilancio lungo e molto complesso, non privo di difficoltà. L’accordo di project-­‐financing aveva previsto un investimento di circa 6,5 milioni sostenuto dal pubblico e dal privato. Per la società Terme Romane Srl ha significato un importo a proprio carico di almeno 3 milioni di euro. La società s’è trovata ad affrontare una gestione economica pesante, alle prese con l’esposizione bancaria e gli equilibri di bilancio. Era il 21 dicembre 2013 quando la struttura termale era stata ufficialmente inaugurata, recuperata nelle sue caratteristiche strutturali e architettoniche originali e a fronte di una bonifica dell’area circostante. 3 Messaggero Veneto 8 dicembre 2015 Regione Vacini >> I fondi al convegno Solo il M5s difende Torrenti E lui diffida l'associazione Lettera dell’assessore a Comilva: «La vostra non è la linea della Regione» Il sodalizio replica: la giunta pensi a tutelare la salute delle persone di Mattia Pertoldi. UDINE. Bufera politica in Regione sull’assessore alla Cultura Torrenti dopo il contributo da 8 mila euro garantito all’associazione Comilva Fvg per l’organizzazione di un convegno anti-­‐vaccini. Dalle opposizioni, tranne il M5s che ne difende invece l’operato, con Forza Italia e Lega Nord che sparano ad alzo zero, ma anche all’interno della maggioranza dove Pd e Cittadini, pur attribuendo la responsabilità dello stanziamento ai criteri dei bandi, non nascondono un certo imbarazzo per il finanziamento di un convegno che si muove nella direzione opposta rispetto alle linee della Regione. Nel pomeriggio di ieri, però, Gianni Torrenti ha compiuto – almeno parzialmente – marcia indietro inviando una diffida formale all’associazione Comilva Fvg. «Si rammenta – ha scritto l’assessore – che l’aver ricevuto da parte dell’amministrazione un contributo per attività progettuali non può e non deve in alcun modo essere considerato espressione di una condivisione culturale dei contenuti del progetto presentato». L’eventuale divulgazione pubblica di una simile conclusione, quindi, per Torrenti «eccede i limiti progettuali e risulta del tutto ingiustificato se non anche pretestuoso e volutamente provocatorio». L’assessore, in altre parole, ribadisce quanto già espresso e cioè di non condividere il senso, profondo, di un convegno i cui fondi sono figli della partecipazione a un bando regionale ben preciso «Da molti anni i finanziamenti alle organizzazioni di volontariato – ha concluso – vengono erogati esclusivamente sulla base di criteri oggettivi, correlati alle dimensioni delle iniziative e dell’associazione proponente, con i soli limiti della liceità delle attività proposte. Un tanto nel rispetto del principio generale riconosciuto dalla legislazione nazionale e regionale sul volontariato che riconosce e tutela l’autonomia delle organizzazioni». Torrenti utilizza l’arma della diffida, ma dall’associazione Comilva Fvg non nascondono l’irritazione per quello che ritengono, a tutti gli effetti, come un voltafaccia. «Nei prossimi giorni vedremo come rispondere – ha replicato il presidente, Mauro Ottogalli – anche se non ci siamo mai permessi di dire che la nostra posizione fosse quella della Regione. Una Regione che, però, dovrebbe avere come obiettivo la salute delle persone, non vendere farmaci o discutere di un finanziamento da 8 mila euro a un’associazione che si batte per la verità». L’impressione, in ogni caso, è che la querelle non sia chiusa qui. «Non abbiamo paura di niente e di nessuno – ha concluso Ottogalli – perchè persone a cui è stato rovinato il futuro dei propri figli non possono avere alcun timore. Sono le istituzioni ad avere paura del confronto e, forse, anche di noi altrimenti qualcuno si sarebbe presentato, domenica, al convegno. Avevamo invitato tutti, eppure, se si eccettua una lettera dell’assessore Telesca in cui spiegava di non poter essere presente, nessuno si è nemmeno degnato di venire ad ascoltarci». Comilva Fvg, dunque, promette battaglia e il braccio di ferro con l’associazione si trasforma in un nuovo fronte aperto per Torrenti già in trincea con l’obiettivo di difendersi dagli attacchi politici che gli arrivano da più parti, a partire da Forza Italia. «Quello delle vaccinazioni pediatriche è un tema serio – ha tuonato la coordinatrice regionale Sandra Savino –, il comportamento dalla giunta in questa vicenda no. Su questo argomento la Regione ha l’obbligo di essere chiara e trasparente su ciò che comunica all’esterno, ma soprattutto coerente con le linee adottate dalle strutture sanitarie. Perché i destinatari del messaggio finale sono i genitori che si trovano a dover decidere sulla vita di ciò che di più caro e prezioso hanno: i loro figli. Per questo è grave che l’istituzione pubblica, invece di fornire garanzie, 4 prenda scelte bizzarre e contraddittorie, che rischiano di infondere confusione e incertezza laddove gli organismi medici e scientifici chiedono esattamente il contrario». Uno “schiaffo” che viaggia in parallelo a quello di marca leghista. «Siamo di fronte all’ennesima gaffe dell’assessore Torrenti – ha detto Barbara Zilli – che dimostra tutta l’inadeguatezza di una giunta con le sembianze di dilettanti allo sbaraglio». L’affondo dell’esponente del Carroccio – ma nel gruppo Misto a piazza Oberdan – abbraccia in un colpo solo Torrenti, Telesca e pure Serracchiani. «Quando l’assessore alla Salute – ha proseguito – alcuni mesi fa diceva di voler correre ai ripari per il calo delle vaccinazioni, avevamo già criticato il suo atteggiamento troppo attendista. L’uscita di Torrenti non fa altro che creare confusione nella gente e di questo è responsabile anche Telesca. La potenziale pericolosità della situazione impone che l’assessore prenda una posizione chiara sulla questione spiegando puntualmente quali saranno le iniziative che la Regione intende adottare. Dal canto suo Torrenti, invece, si sta rivelando totalmente inadeguato: la sua strategia sull’immigrazione è un totale fallimento e ora ci si mette anche con i vaccini. Mi chiedo come la giunta possa governare la Regione in questo modo con una presidente che, evidentemente, non riesce nemmeno a garantire una linea comune ai suoi assessori». E se Giovanni Barillari (Misto) annuncia di aver presentato un’interrogazione in Consiglio regionale «per avere tre dati chiari e concreti: quanti morti, invalidi e malati in meno ci sono all’anno di difterite, tetano, poliomelite ed epatite B nelle categorie a rischio» e «quali sono gli stessi dati per le malattie la cui vaccinazione è facoltativa oltre a quanti morti in meno a seguito della vaccinazione antinfluenzale», Torrenti trova un alleato, probabilmente inaspettato, nel Movimento 5 Stelle. «L’unica cosa che trovo scandalosa – ha spiegato la consigliera regionale Elena Bianchi – è la cifra stanziata per un singolo convegno. Trovo invece giusto e corretto che la Regione finanzi iniziative di segno anche opposto alla propria linea perchè le persone devono avere la possibilità di essere informate in entrambe le direzioni e poter, poi, prendere le decisioni più opportune in base alle proprie convinzioni». Un assist inatteso, dunque, in un panorama di attacchi e di ammissioni di distinguo politici, anche tra le fila della maggioranza che guida il Fvg. «È innegabile come questa decisione crei imbarazzo – ha commentato il capogruppo democratico Diego Moretti –, ma un conto è il tema di carattere generale, un altro i bandi di assegnazione dei contributi. Per me hanno ragione entrambi, sia Telesca che Torrenti. Perchè la posizione ufficiale della Regione è quella dell’assessore alla Salute, vista l’evidenza scientifica dalla bontà dei vaccini e di come abbiano salvato la vita a milioni di bambini, ma l’oggettività garantita ai bandi non ha permesso a Torrenti di intervenire. Nel merito, quindi, sono d’accordo con Telesca, ma se, come pare, questa associazione aveva tutte le carte in regola per ottenere una fetta dei contributi garantiti dalla Cultura, l’assessore, concedendoli, ha compiuto semplicemente il proprio dovere». A mancare è stata, quindi, la possibilità di intervenire con un certo margine di discrezionalità, come evidenziato da Pietro Paviotti. «Diciamo che si tratta di un infortunio – ha detto il capogruppo dei Cittadini – e che io, personalmente, non avrei finanziato l’associazione. Ma d’altronde questi sono i problemi che possono evidenziarsi quando vogliamo creare bandi completamente oggettivi, senza lasciare alcun margine di scelta politica negli affidamenti. Era e resta un errore perchè si possono scrivere i bandi più belli e corretti del mondo, ma se si priva chi di dovere della discrezionalità, si correrà sempre il rischio, come in questo caso, di andare a finanziare iniziative che rientrano nell’alveo della norma e della legalità pur essendo nettamente controproducenti». Come a dire, cioè, che Torrenti «non poteva comportarsi diversamente» visto che un discorso «è l’opportunità politica», un altro «la doverosa lettura tecnica degli uffici che rendeva impossibile l’esclusione dell’associazione dal bando». 5 Colautti (ncd) «Un chiarimento diventa doveroso» Alessandro Colautti, sul caso dei fondi al convegno anti-­‐vaccini, chiede un chiarimento alla Regione perchè «o stiamo parlando di uno scivolone, oppure è evidente come si apra un problema politico e di contraddizioni dentro alla maggioranza». Sì, perchè per il capogruppo del Ncd «c’è la necessità di capire nel dettaglio se questi finanziamenti siano stati erogati in base a criteri oggettivi di un bando tecnico» visto che «il tema è molto serio e su questi argomenti non si possono continuare a concedere contributi a destra e a manca senza verificare la bontà delle iniziative». Una posizione precisa, mentre per quanto riguarda il caso tout court Colautti è «allineato alle posizioni dell’assessore Telesca». (m.p.) Palmanova Insieme per una sanità migliore Palmanova: il meeting tra Friuli Vg e Veneto su costi, riforme, ruoli e progetti di Monica Del Mondo. PALMANOVA. Dalla città stellata prende le mosse la volontà di ottimizzare e rafforzare i servizi sanitari e socio-­‐sanitari delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, affinché siano sistemi sostenibili. L’auspicio è stato espresso con chiarezza durante l’incontro svoltosi proprio a Palmanova tra Federsanità Anci Fvg (presenti il presidente Giuseppe Napoli, la vice Laura Famulari, la segretaria Tiziana Del Fabbro) e Federsanità Anci Veneto (intervenuta con il presidente Francesco Lunghi, il vice Massimo Sensini, il segretario Dario Menera, il dirigente dei servizi alla persona di Monselice Barbara Biagini, il componente del direttivo Roberto Andriolo). Intervenuti alla riunione anche il presidente dell’Anci Fvg Mario Pezzetta, il presidente della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria regionale Roberto Ceraolo e il sindaco di Palmanova Francesco Martines. Il meeting si è aperto con un confronto tra le riforme dei sistemi sanitari e socio-­‐
sanitari delle due Regioni, ma si è parlato anche delle riforme delle autonomie locali, della qualità dei servizi erogati ai cittadini e dell’agenda digitale. Napoli ha ripercorso le principali tappe della riforma del settore, auspicando l’attuazione delle riforme sul territorio con adeguato coinvolgimento dei Comuni. Lunghi ha rimarcato l’opportunità di valorizzare l’attività delle due Federazioni a livello nazionale, anche mediante la collaborazione di Federsanità Trentino. Ha inoltre proposto, per il 2016, di dar vita congiuntamente ad alcune iniziative sui temi dei “costi standard” in sanità tramite un confronto sulle “buone pratiche”, già operative nelle due regioni. Il presidente dell’Anci Fvg, Mario Pezzetta, ha rilevato quanto il ruolo degli amministratori sia fondamentale per attivare risorse, per lo sviluppo sostenibile dei sistemi e per il coordinamento delle politiche sul territorio. Il sindaco di Palmanova, Francesco Martines, ha ringraziato le due Federsanità per la scelta della fortezza come sede di quest’importante confronto. «La sanità -­‐ ha ribadito il primo cittadino -­‐ costituisce una delle voci principali del bilancio delle Regioni. È volontà dei sindaci governare al meglio queste risorse per i cittadini e rafforzare i servizi socio-­‐sanitari sul territorio». San Vito Nasce l’ospedale del futuro Ecco la “stanza modello” San Vito, presentata ieri a giunta e operatori la camera campione delle altre 39 Iniziata la costruzione delle 2 torri dissipative, futuristica soluzione antisismica di Andrea Sartori. SAN VITO. Comfort a livelli alberghieri e sicurezza: è la “stanza di degenza tipo” sul modello della quale saranno realizzate le altre 39 nel corpo A dell’ospedale di San Vito. Ieri l’Azienda per l’assistenza sanitaria l’ha mostrata all’amministrazione comunale assieme al resto del cantiere, che procede nei tempi stabiliti, nonostante l’opera di rimozione 6 dell’amianto sia stata più faticosa del previsto. E già si pensa ai prossimi investimenti: i vertici aziendali sono fiduciosi di reperire i 3 milioni di euro necessari a ultimare i lavori e la messa in sicurezza antisismica dell’ospedale. La stanza modello. Trascorrere un periodo da ospiti in ospedale, a meno che non si tratti di un lieto evento, non è un’esperienza piacevole. Per lo meno può essere resa più confortevole. La “stanza campione” è stata realizzata al terzo piano. Comprende due posti letto anziché tre, bagno con doccia degno di un hotel, televisore, armadi, una piccola cassaforte, tendina per separare i letti, internet con segnale wi-­‐fi diffuso dal corridoio. Gli impianti, compresi quelli dei gas medicali, sono nascosti da un grande testaletto. Il colore delle pareti è un riposante grigio tortora. Soluzioni «decise sentendo l’opinione degli operatori dell'ospedale», hanno sottolineato il direttore generale dell’Aas 5, Paolo Bordon, e il direttore del presidio ospedaliero, Roberto Celotto. La dimensioni sono ampie. Più di quelle delle stanze che saranno realizzate nel nuovo ospedale di Pordenone, come ha confermato Bordon. In questo caso, il vecchio vince sul nuovo: spazi più grandi a San Vito proprio perché il nosocomio «è d’altri tempi». Gli 80 posti letto serviranno alle degenze di medicina, cardiologia, pediatria e otorinolaringoiatria. I lavori. Resa nota la quantità di amianto rimosso dal corpo A: ben 35 tonnellate. Il tutto ha richiesto tempistiche inizialmente impreviste e reso impossibile procedere con le demolizioni nelle parti non bonificate. Alla fine, si è riusciti a recuperare il tempo perso per questa delicata operazione e al momento la prospettiva è rispettare il fine dei lavori fissato il 21 dicembre 2016. Avviata la costruzione delle due innovative torri dissipative, soluzione unica al mondo per resistere alle scosse sismiche e garantire una via di fuga sicura. Entro dicembre si ultimerà il piano terra, per lasciare spazio al cantiere dei nuovi ingresso e centro prelievi. Entro metà maggio si concluderanno i lavori negli altri piani e le torri. Nei mesi restanti ci si occuperà di ultimare il terzo piano, nonché di coperture e finiture. «Impiantistica e serramenti – ha precisato Roberto Pessotto, assistente al responsabile del procedimento – sono stati studiati per prevenire successive manutenzioni onerose o dai tempi lunghi». Il futuro. Parte del piano terra e quello rialzato resteranno al grezzo. In aggiunta ai 9,4 milioni di euro stanziati per la riqualificazione del corpo A e ai 600 mila per nuovi ingresso e centro prelievi, sono necessari altri 3 milioni: «Siamo fiduciosi di riuscire a reperirli a breve – ha detto Bordon –, per ultimare le parti a grezzo e realizzare altre tre torri dissipative, così da completare la messa in sicurezza antisismica». Il Sindaco : " Urgente stanziare i fondi mancanti " Soddisfazione per quanto ha visto e si vedrà a intervento concluso nel corpo A, ma non basta: il sindaco Antonio Di Bisceglie vuole che siano subito stanziati i 3 milioni di euro necessari a completare gli interventi.«L’ospedale di San Vito – ha osservato – è stato costruito nel 1975, prima del terremoto che colpì il Friuli e dunque senza criteri antisismici. Siamo soddisfatti che si possano mantenere gli impegni sul corpo A entro il prossimo anno, ma vogliamo che anche le altre tre torri dissipative antisismiche siano realizzate. Confidiamo continui, da parte della Regione, l’attenzione che ha avuto sinora». (a.s.) Bordon: «Piano di concorsi per i primari» SAN VITO. «Daremo il via a un piano di concorsi per garantire la copertura dei posti di primario che all’ospedale di San Vito sono rimasti vacanti». La rassicurazione è giunta ieri dal direttore generale dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 5, Paolo Bordon, a margine della visita al cantiere nel corpo A del nosocomio sanvitese. Di conseguenza, una volta che si sarà proceduto con le assunzioni, non dovrebbe notarsi alcun ridimensionamento delle funzioni dei reparti interessati, temuto tra gli addetti ai lavori a seguito di un’eventuale mancata sostituzione dei primari in quiescenza o in fase di trasferimento. A oggi sono tre, ma è quasi certo che in primavera se ne aggiungerà un quarto. Era aprile, quando sono andati in pensione 7 i primari di Medicina e Ostetricia-­‐Ginecologia, rispettivamente Tiziano Croatto e Silvio Giove. Sono stati sostituiti da facenti funzioni, mentre i concorsi per nominare i successori non sono ancora stati banditi. «Per Medicina e Ostetricia-­‐Ginecologia abbiamo le autorizzazioni regionali – ha confermato Bordon –, e dunque pubblicare i bandi è una priorità. Inizieremo a breve con Medicina». Ma si sono registrate anche le dimissioni di Cesare Miani, responsabile di Otorinolaringoiatria, diretto all’ospedale di Tolmezzo: «In questo caso, dovremo attendere giugno – ha fatto sapere Bordon –. Prima non potremo far nulla, in quanto sono stati chiesti 6 mesi di aspettativa. Ma anche in questo caso chiederemo di poter procedere con il concorso». Per quanto riguarda la quasi certa partenza a primavera verso una struttura privata di Maurizio Comoretto, responsabile di Radiologia, si attenderanno le dimissioni ufficiali per chiederne la sostituzione. (a.s.) 8 
Scarica

Rassegna stampa 8 dicembre 2015