NOTIZIE FSM Rivista trimestrale della Fondazione Salvatore Maugeri - Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S. Anno 9 - N. 16 - Maggio 2009 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS PD Focus L’etica della ricerca Attività e... Formaldeide un nemico in casa Primavera tempo di starnuti Plus I segreti del linguaggio Quando il confronto aiuta Dentro la qualità Buon senso applicato con metodo Quando la qualità di vita si respira Misuriamo la salute dei nostri polmoni editoriale ancora più presenti Un cambio di periodicità, ecco la novità, speriamo gradita di questa primavera-estate. Abbiamo, infatti, pensato di passare da un appuntamento quadrimestrale ad uno trimestrale di NOTIZIE FSM, per poter ospitare e soddisfare tutti gli interventi e le richieste che in questi mesi sono andati via via crescendo. Plus Plu Ci siamo chiesti se fosse opportuna questa scelta in un periodo in cui di sanità si parla sempre più, in positivo e in negativo. Ma quasi sempre è l’accezione negativa delle notizie che apre la via ai titoli dei giornali e che resta nel sentire comune di molti cittadini. La Fondazione Salvatore Maugeri creata nel 1965 dal professore Salvatore Maugeri, come “Clinica del lavoro”, opera nelle aree istituzionali della tutela della salute nell’ambiente di lavoro e della Medicina Riabilitativa, con l’obiettivo di favorire il recupero delle capacità residue funzionali e attitudinali della persona, l’autonomia e la qualità della vita mediante una riabilitazione di Alta Specializzazione. Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico dal 1969 è oggi presente su tutto il territorio italiano con una rete di 11 Istituti Scientifici e 3 Centri di Prevenzione. L’attività clinica, rivolta a soggetti post-acuti e cronici, è orientata alla diagnosi e alla cura delle malattie professionali, individuando e prevenendo i rischi legati ad produttive, e alla Riabilitazione di pazienti con menomazioni neuromotorie, cardiologiche, pneumologiche e di patologie croniche polisistemiche disabilitanti, NOTIZIE FSM favorendo il reinserimento della persona al lavoro e alle attività quotidiane e prevenendone la disabilità. L’attività assistenziale è di supporto alla ricerca scientifica per l’elaborazione di protocolli diagnostici, linee guida e protocolli riabilitativi ad approccio multidisciplinare nell’ambito di patologie complesse, di grande rilevanza epidemiologica e ad elevato assorbimento di risorse. L’attività di ricerca si avvale di 48 Laboratori Scientifici e si sviluppa per linee e tematiche sia specifiche che trasversali all’attività complessiva. La struttura a rete diffusa sul territorio nazionale permette, da un lato di accedere a campioni significativi dal punto di vista epidemiologico, dall’altro di garantire un continuo scambio di informazioni ed esperienze in gruppi di lavoro omogenei, interdisciplinari e multiprofessionali che assicurano l’eccellenza dei percorsi clinicoassistenziali e della ricerca scientifica. Ecco il significato di aggiungere un’uscita alla nostra rivista che racconta di sanità positiva, di energie e programmi impegnativi: per dare, quindi, visibilità con costanza e frequenza a ciò che quotidianamente Fondazione Maugeri sperimenta, progetta, realizza perché tante sono le voci ancora da ascoltare e questo numero ne è un esempio. Qui troviamo un focus sul nostro Comitato Etico, sulle modalità con cui sovrintende all’attività di ricerca; emerge la ricchezza inusuale degli interventi per i pazienti colpiti da Malattia di Parkinson; e ancora la novità del confronto professionale, didattico e anche umano che sottende e guida il progetto dei cosiddetti Grand Round che in futuro potranno trovare terreno fertile per replicarsi in altre aree. Troverete questi e molti altri contributi nelle pagine a seguire, nella speranza che vi stiate affezionando a questo appuntamento che è reso possibile soltanto grazie alla collaborazione di tutti voi. Buona lettura a tutti. Il Presidente NOTIZIE FSM 1 4 IL FOCUS L'etica della ricerca 24 LO STUDIO SLA sporadica: questione di geni 6 LA RETE Il potere dell’allenamento 26 DENTRO LA QUALITÀ Buon senso applicato con metodo Trilogia di Lumezzane 10 ATTIVITÀ E… Formaldeide, un nemico in casa Primavera, tempo di starnuti Un supporto davvero speciale 2 30 TECHNOLOGIE Far crescere la ricerca La tecnologia al servizio del cittadino A Montescano una risonanza magnetica “aperta” a tutti 16 PLUS I segreti del linguaggio Quando il confronto aiuta 34 STILI DI VITA Quando la qualità di vita si respira 20 PAROLA DI I plus di un sistema che funziona 38 IL CASO La ricerca dei “tumori perduti” 22 IN CLASSE Il Convegno di cui parlare: “Scompenso cardiaco cronico” I segreti della cute Tubercolosi: un libro per continuare a discuterne Nuovo trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione 40 NEWS 3 42 PARLANO DI NOI La Fondazione e i media 44 NONSOLO FSM Il collezionista di ricordi NOTIZIE FSM Rivista trimestrale della Fondazione Salvatore Maugeri Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S. Via Salvatore Maugeri, 4 - 27100 Pavia www.fsm.it Direttore Responsabile Micaela Marcon Redazione UNOPUNTOTRE Via G.B. Imperiali, 13 - 36100 Vicenza Tel./Fax 0444 317974 [email protected] Foto Archivio Fondazione Salvatore Maugeri Progetto Grafico BtoB - Vicenza Stampa Tipografia Nuova Jolly Viale dell’Industria, 28 35030 Rubano (PD) Registrazione Tribunale di Padova n. 2120 del 25 febbraio 2008 Stampato su carta contenente 100% di fibre riciclate in conformità con RAL UZ 14- Blue Angel NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM L’etica della ricerca COS’È IL COMITATO ETICO Il Comitato Etico per la ricerca clinico-sperimentale in Fondazione Maugeri: vincolo burocratico-formale o strumento di tutela del malato e del ricercatore? e non, incaricati di garantire la tutela dei diritti, della sicurezza Secondo la definizione che ne danno le Direttive del Parlamento Europeo del 2001 i Comitati Etici sono “organismi indipendenti, composti da personale sanitario e del benessere dei soggetti della sperimentazione e di fornire pubblica garanzia a questa di Carlo Pasetti Presidente Comitato Etico Centrale Fondazione Salvatore Maugeri Il focus È appena ovvio sottolineare che un’istituzione come la nostra (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico con diversi centri satellite sul territorio nazionale) trovi nella ricerca clinica e sperimentale una delle sue mission fondamentali; per tale motivo il Comitato Etico, preposto a dare pareri di approvazione ad ogni nuovo protocollo di ricerca, rappresenta un importante organismo che racchiude in sè i caratteri costitutivi della Bioetica stessa: la correttezza tecnico-scientifica, il confronto multidisciplinare, l’attitudine argomentativa e l’integrazione tra gli aspetti teorici e quelli pratici della sperimentazione clinica stessa. Dopo la Dichiarazione di Helsinki del 1975 e le successive sue revisioni il Comitato Etico deve considerarsi, in ossequio al rispetto del principio di autonomia di derivazione anglosassone, uno strumento essenziale nella strategia di protezione non solo dei soggetti umani coinvolti nella ricerca biomedica, ma degli stessi ricercatori e dell’istituzione in cui essi operano. Nati intorno agli anni ’80, sull’esempio di quanto verificatosi nei paesi anglosassoni e con il principale obiettivo di salvaguardare l’autonomia del paziente e la sua centralità nei processi decisionali sui trattamenti che lo riguardano, i Comitati Etici hanno visto crescere il loro processo di istituzionalizzazione nel tempo venendo ad assolvere diverse complesse funzioni (sviluppo di linee guida, raccomandazioni politico-istituzionali, attivazione di forum per la discussione tra operatori professionali sulle questioni etiche sollevate dalla pratica clinica, formazione) anche se la funzione di valutazione e approvazione dei protocolli sperimentali è quella che ha avuto una più adeguata e precisa regolamentazione, formulata sia da direttive internazionali (GCP) che da ben precisi decreti legge e normative nazionali. Pur essendo allo stato attuale la funzione valutativa interdisciplinare e collegiale dei protocolli di studio quella primaria e fondamentale (in particolare riguardo i presupposti razionali, gli obiettivi, il disegno di studio, i criteri di selezione dei pazienti, la dimensione del campione e l’analisi statistica, la correttezza delle modalità di randomizzazione e dell’uso del placebo, il rapporto rischibenefici, il consenso informato nel totale rispetto dei suoi requisiti, la tutela della privacy, la fattibilità economica, i rapporti con lo sponsor e gli aspetti assicurativi), l’auspicio è che in futuro i Comitati Etici vedano anche precisati e normati i loro compiti di consulenza più strettamente etica nei processi decisionali in riferimento a casi particolarmente complessi e problemizzanti, organizzando l’analisi etica nella prassi clinica quotidiana evidenziando i valori in gioco e facendone emergere le varie soluzioni alternative per un corretto discernimento etico al di fuori di sterili contrapposizioni ideologiche. Riteniamo sia questa la sfida della bioetica clinica degli anni futuri, quella cioè di conciliare l’elevata competenza tecnico-scientifica vigilando nel contempo sul rispetto della componente etica dell’esercizio della medicina, riportando l’atto medico alle proprie radici antropologiche primarie. In conclusione siamo del parere che i Comitati Etici rappresentino un grande patrimonio di competenza e cultura interdisciplinare che non deve essere disperso né mortificato in senso riduttivo e riduzionistico ma che debbano comprendere anche l’analisi degli aspetti relazionali, psicologici e, appunto, etici di una medicina il cui esercizio, sempre più aziendalizzato e burocratizzato rischia tragicamente di smarrire, paradossalmente insieme all’elevazione delle sue competenze scientifiche e tecnologiche. 4 NOTIZIE FSM tutela emettendo un parere, prima dell’inizio di qualsiasi sperimentazione clinica, sul protocollo di sperimentazione stessa, sull’idoneità degli sperimentatori e della struttura e sui metodi e documenti da impiegare per informare i soggetti della sperimentazione prima di ottenerne il consenso”. Caratteristiche principali alla base dell’attività, del ruolo e delle funzioni di ogni Comitato Etico: 1 L’indipendenza, che ne sottolinea la totale autonomia, senza alcun rapporto di sudditanza o di condizionamento anche indiretto con la struttura di appartenenza. A garanzia di questo il 67% dei componenti il nostro CE è costituito da membri esterni. 2 L’interdisciplinarietà, a voler ribadire in maniera paradigmatica come le questioni biomediche che sono alla base non solo della ricerca clinica ma delle fondamentali problematiche connesse alla salute, alla malattia, all’inizio e alla fine della vita di ogni soggetto sottoposto o no a sperimentazione costituiscono argomenti che si caratterizzano per la loro estrema complessità, che non può esaurirsi nel puro momento biologico-organico-disfunzionale ma deve comprendere nella maniera più rappresentativa la maggior parte dei saperi provenienti da diverse culture. 3 L’obbligo di garantire la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti che si sottopongono a sperimentazione fornendone pubblica garanzia. 4 L’emissione del parere che deve obbligatoriamente precedere l’inizio di qualsiasi sperimentazione e che deve riguardare non solo la correttezza del disegno di studio (il protocollo clinico-sperimentale) ma anche l’idoneità degli sperimentatori e della struttura allo svolgimento dello studio clinico. 5 L’adeguatezza dei metodi e delle documentazioni intraprese per informare i soggetti che si sottopongono alla sperimentazione prima di ottenerne un valido consenso, cardine del principio di autonomia e sua diretta conseguenza nonché imprescindibile requisito non solo di ogni ricerca clinico-sperimentale ma anche di ogni atto medico (sia per quanto riguarda l’attuazione di metodiche diagnostiche più o meno invasive, che l’accettazione o il rifiuto di qualsiasi tipo di terapia). 5 COMPOSIZIONE DEL COMITATO ETICO FONDAZIONE MAUGERI L’interdisciplinarietà è garantita dalla presenza di: a4 clinici a1 rappresentante del settore infermieristico, 1 rappresentante delle istituzioni di volontariato e pubblica tutela, 1 farmacologo, 1 medico legale, 1 esperto di bioetica, 1 esperto di statistica medica e biometria, 1 esperto in materia giuridica, 1 medico di medicina generale acome previsto dai Decreti Ministeriali, da alcuni membri ex officio in rappresentanza della Direzione Scientifica, della Direzione Sanitaria e del responsabile della Farmacia. aPer la sempre crescente difficoltà tecnica, scientifica e relazionale che comportano i rapporti con gli sponsor, recentemente la composizione si è arricchita anche con la presenza del responsabile del Clinical Trial Center dell’Istituto Scientifico di Pavia. aResponsabile amministrativo e la Segreteria. NOTIZIE FSM Il potere dell’allenamento Sinergie e collaborazioni, sul piano clinico e della ricerca scientifica rappresentano l’arma principale per affrontare la malattia di Parkinson La rete 6 Dr. Fabrizio Pisano NOTIZIE FSM Movimenti rallentati, postura rigida, o ancora incapacità a compiere semplici atti motori a causa del tremore agli arti superiori. Immaginate di essere nel pieno delle vostre capacità cognitive, relazionali e lavorative. Questa è la malattia di Parkinson, affezione degenerativa del sistema nervoso centrale, di cui non si conosce la causa e che ad oggi può essere trattata sia con un appropriato intervento farmacologico che soprattutto con una presa in carico multidisciplinare, l’unica in grado di affrontare le crescenti difficoltà che la malattia presenta. “Sin dagli inizi, e parliamo di 30 anni fa - spiega il dottor Fabrizio Pisano, primario dell’U.O. di Neurologia Riabilitativa all’Istituto Scientifico di Veruno - , i pazienti venivano accolti e seguiti in maniera globale. Merito da un lato della brillante intuizione del Professor Salvatore Maugeri, e dall’altro dell’impegno del dottor Carlo Pasetti, il primario che mi ha preceduto, che già allora aveva compreso quanto fosse importante riunire tutte le attività collegate alla gestione della malattia e soprattutto valorizzare il ruolo del trattamento riabilitativo nel contrastarne l’evoluzione”. Ma che cosa significa comunicare ad una persona una possibile diagnosi di Parkinson? “Il terribile impatto psicologico gioca un ruolo fondamentale. Spesso i pazienti, a causa di Internet, si presentano dal medico con un bagaglio di informazioni assolutamente prive di controllo critico, purtroppo non filtrate dalla necessaria gradualità che dovrebbe accompagnare la comunicazione di diagnosi così impegnative. Diventa quindi molto più difficile riuscire a contenere le ansie di persone che si vedono presto relegate all’uso della carrozzina e comunque emarginate dalla vita di relazione e produttiva. Competenza scientifica da un lato, ma grande cautela, gradualità, pazienza e soprattutto un supporto psicologico costante diretto talora anche al caregiver, costituiscono perciò gli elementi per comunicare in maniera calibrata una diagnosi di Parkinson: diagnosi che purtroppo in molti casi può essere posta solo per esclusione, dal momento che non esistono caratteristiche cliniche assolute o markers neuroradiologici, biochimici o morfologici patognomonici della malattia. L’obiettivo della nostra presa in carico è quello di accompagnare il paziente nella gestione della sua vita quotidiana, ricostruendo i momenti di difficoltà motorie presenti nell’arco della giornata anche attraverso i diari delle 24 ore mediante i quali invitiamo a segnalare tutti i sintomi e le problematiche emerse; ciò ci permette di seguire, grazie ad una riconosciuta flessibilità gestionale dei componenti dello staff coinvolti, l’evoluzione della malattia e l’efficacia dei vari farmaci impiegati. Il nostro sforzo viene sicuramente recepito dai pazienti che avvertono di non essere isolati nel combattere la malattia, potendo infatti contare su figure di riferimento sempre disponibili”. L’elogio della lentezza “Siamo di fronte ad una malattia sistemica che richiede quindi un approccio su più fronti - spiega la Professoressa Emilia Martignoni, già responsabile dell’ambulatorio per la malattia di Parkinson all’Istituto di Veruno, ora trasferitasi all’Istituto di Tradate della Fondazione Maugeri dove sarà attivata la medesima struttura per seguire i pazienti esterni colpiti dalla malattia -. La consulenza dell’ambulatorio cerca di integrarsi e coordinarsi con le competenze assistenziali a volte presenti nella rete territoriale. Negli anni di gestione di pazienti con Parkinson, e sono ormai trenta, è emerso chiaramente che il paziente ha bisogno, al di là dell’intervento professionale e specialistico, di un contatto, di parlare ed esternare un malessere così come una conquista. Ritorni preziosi anche per noi medici che da questi contatti continui riusciamo a cogliere disagi, problemi ed intervenire di conseguenza. Ma è anche vero che a volte sono gli stessi pazienti che rilanciano e rileggono in positivo la loro disabilità: è il caso di una paziente abituata, come tutti noi, ad una vita frenetica, che oggi apprezza e riconosce il valore aggiunto della lentezza che la malattia impone”. LA MALATTIA DI PARKINSON La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa ad eziologia sconosciuta, caratterizzata dalla progressiva perdita di selettive ma eterogenee popolazioni neuronali. Si tratta di patologia ubiquitaria, con analoga ripartizione tra i sessi e i differenti gruppi etnici. aIl 5-10% ha un esordio di malattia prima dei 40 anni a1,5% la prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne a3‰ l’incidenza annuale Rappresenta la seconda patologia neurologica che produce disabilità con una prevalenza stimata di circa 180 casi su 100.000 abitanti. I SINTOMI Motori Tremore, lentezza di movimenti (bradicinesia), rigidità, disturbo del cammino, della postura, disturbi di equilibrio, liguaggio, discinesie e distonie. Non motori Disautonomia, scillorrea, iperidrosi, perdita di peso, stipsi disturbi urinari, disfunzioni sessuali, vertigine e senso di stordimento, dolori, sudorazione, depressione e ansia, disturbi del sonno, demenza, perdita di memoria e confusione, allucinazioni e psicosi, disturbi affettivi. NOTIZIE FSM 7 FILO DIRETTO PAVIA-VERUNO una sinergia in movimento Dr. Antonio Nardone La rete LA TAYLORED TERAPY DI MONTESCANO E I LABORATORI CREATIVI A CASTEL GOFFREDO “Nonostante i traguardi in ambito farmacologico la riabilitazione resta uno dei caposaldi del trattamento del paziente affetto da Parkinson - afferma il dottor Roberto Casale - primario dell’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria III Unità disturbi del movimento dell’Istituto scientifico di Montescano -. Con questa premessa in Istituto abbiamo elaborato un percorso diagnostico-terapeutico pensato appositamente per queste persone. Un percorso che tiene sempre presente l’unicità di ogni singolo caso”. La malattia di Parkinson è caratterizzata da un decorso evolutivo che coincide con un progressivo aggravamento della disabilità, di conseguenza le strategie terapeutiche riabilitative andranno definite in funzione della disabilità/handicap del paziente tenendo conto non solo della stadiazione della malattia, ma anche della situazione socio-familiare e lavorativa che è in grado di condizionare tali scelte. “Il nostro obiettivo, che perseguiamo anche attraverso l’ambulatorio dedicato e coordinato dalla dottoressa Cira Fundarò e dal dr. Pierluigi Chimento, e con l’ausilio della rete assistenziale presente a Voghera, è curare la persona in tutti i suoi aspetti, applicando il concetto di sartorialità della terapia. Ecco quindi che una donna avrà esigenze diverse rispetto ad un uomo nel recupero delle abilità funzionali alla vita di tutti i giorni perché diversi sono i compiti e gli impegni. Un ulteriore avanzamento nel trattamento arriverà dall’utilizzo delle tecniche di teleriabilitazione e di riabilitazione robotizzata. Nel primo caso i nostri pazienti saranno dotati di un computer con web cam che ci permetterà un contatto visivo importante senza necessità di spostamenti. Nel secondo caso con l’arrivo del sistema robotizzato Lokomat previsto per settembre, avremo una strumentazione in più per il trattamento riabilitativo della deambulazione”. 8 Pittura, decoupage, modellismo ma anche il gioco della tombola e in futuro un’attività di giardinaggio una volta conclusi i lavori di ristrutturazione dell’istituto. Curare la socialità e le relazioni per migliorare la qualità di vita attraverso il “piacere delle cose”: è questo l’obiettivo primario dell’attività dell’ambulatorio di Terapia Occupazionale, attivo da circa un anno all’Istituto Scientifico di Castel Goffredo, e guidato dalla dottoressa Michela Manfredi. “Ci muoviamo su più fronti per stimolare i nostri pazienti per farli uscire dal mondo in cui tendono a rinchiudersi a causa della malattia e i risultati si vedono. Un progetto interessante che si sta concludendo valuta i benefici del Nordic Walking, una tecnica di cammino ideata dagli sciatori fondisti finlandesi che lo utilizzavano per i loro allenamenti estivi e che attraverso l’ausilio dei bastoncini consente un esercizio dolce, senza affaticare le articolazioni, utile nel definire, anche nel paziente parkinsoniano, la velocità della camminata, il coordinamento e la lunghezza del passo”. NOTIZIE FSM CSAM, Centro Studi Attività Motoria. Un acronimo che racchiude un tassello importante dell’attività di ricerca in Fondazione focalizzata, tra le altre cose, nella sperimentazione di protocolli di studio sul movimento con l’obiettivo di trasferire i risultati nella pratica clinica, in particolare per migliorare le prestazioni motorie nelle patologie che comportano disabilità ed allo stesso tempo incrementare le conoscenze sui disturbi del movimento. Fondato nel 2000 dal Prof. Emanuele Capodoglio, già Direttore Scientifico della Fondazione Maugeri, lo CSAM ha inizialmente focalizzato l’attività sull’ergonomia, sulla psicologia del lavoro, e l’analisi della contrazione muscolare. Attualmente in uno spazio-laboratorio tra pedane mobili, sistemi vibranti, telecamere e percorsi del cammino controllati il team di ricercatori, guidato dal Prof. Marco Schieppati, cerca di porsi le giuste domande, formulare ipotesi di lavoro sul tema del movimento umano e la sua plasticità, con particolare attenzione all’equilibrio, al controllo posturale e al movimento volontario. Tutto questo in condizioni statiche o dinamiche. “La collaborazione che da tempo è in atto con il Servizio di Riabilitazione dei Disturbi dell’Equilibrio e del Cammino dell’Istituto di Veruno, dove sono numerosi i pazienti con malattia di Parkinson, - spiega il prof. Schieppati - ci permette di ipotizzare percorsi di ricerca che poi applichiamo sui malati. Ad esempio, uno dei grossi problemi di questi pazienti sono le cadute. Ecco quindi l’importanza di capire perché il paziente cade, in quali condizioni, da fermo o in movimento, valutare la postura durante il cammino. Avere un continuo rapporto con i colleghi implicati nella attività di diagnosi, terapia e riabilitazione ci permette di simulare le condizioni attraverso le nostre strumentazioni. Nel caso della pedana mobile, riusciamo a ricreare quella situazione perturbata che nel caso di un soggetto sano viene prontamente gestita mentre per un parkinsoniano rappresenta un handicap. La misurazione dell’attività muscolare in un soggetto sano mediante elettromiografia ci fornisce risposte preziose che possiamo poi confrontare con gli esiti avuti, nelle medesime condizioni, nel paziente. È una ricerca in continua evoluzione. Le risposte di oggi rappresentano il punto di partenza per le ricerche di domani. In piena sintonia con la missione di un IRCCS quale è la Fondazione Salvatore Maugeri”. “Il ritorno di questo lavoro di squadra tra ricercatori e clinici è proprio quello di usare le risposte che si ottengono in laboratorio a beneficio del malato di Parkinson, per correggere il movimento o per suggerirgli le giuste strategie - afferma il dottor Antonio Nardone responsabile del Servizio di Riabilitazione dei Disturbi dell’Equilibrio e del Cammino di Veruno -. Ciò che per una persona sana è un movimento banale per un parkinsoniano diventa un ostacolo insormontabile come i cambi di direzione nel cammino. Cerchiamo di elaborare protocolli più aderenti alla vita e alle attività di tutti i giorni e per questo in Istituto abbiamo replicato i set sperimentali presenti a Pavia”. L’utilizzo della pedana mobile è quindi su più fronti: permette di capire il movimento nel soggetto sano e in quello malato; può essere usata a puro scopo valutativo e in ultima analisi a scopo riabilitativo, integrando l’intervento del fisioterapista. Ma l’aspetto riabilitativo mira anche a trovare soluzioni ai problemi più comuni dei pazienti. Pensiamo alla difficoltà al movimento nel letto, al passare dalla posizione seduta alla postura eretta così come ai cambi di direzione nella camminata. Via libera quindi agli esercizi di rotolamento, ai passaggi dalla sedia al pavimento allo stare in piedi o ai giri intorno al tavolo. Movimenti che ci troviamo inconsciamente a compiere centinaia di volte nella vita di ogni giorno e che per questi pazienti diventano un ostacolo. Senza contare il ruolo chiave del cueing ovvero del dare un ritmo, sonoro o visivo al paziente, ritmo che gli consente di sbloccare il movimento “inceppato”. “Un altro ausilio che si è rivelato particolarmente efficace prima in fase sperimentale e ora in ambito riabilitativo è l’utilizzo del tapis roulant. A Veruno, in particolare, la macchina è dotata di imbracatura in grado di mettere in sicurezza il paziente in caso di cadute, ma soprattutto di sgravare parte (10%) del peso corporeo per aiutarlo nel compimento del movimento - conclude il dottor Nardone -. Dobbiamo portare il paziente ad allenarsi, a resistere alla fatica così da permettergli di continuare a camminare più a lungo. Un semplice tapis roulant o una cyclette, presenti in tutte le palestre, molto possono fare per migliorare l’allenamento e di conseguenza lo stato di benessere di questi pazienti”. NOTIZIE FSM 9 LE BUONE ABITUDINI IL CAMPIONE 57 siti residenziali 176 abitanti su una superficie di 16,6 km2 53.597 residenti 35-60 anni età prevalente 60% il tempo giornaliero trascorso in casa 16 i fumatori tra i campionati, di cui la metà fuma all’esterno dell’abitazione 8,75 il numero medio di sigarette fumate in casa Attività e... Nell'ambiente domestico conviviamo quotidianamente con molte fonti di sostanze dannose per la salute. I risultati di uno studio FSM-ISPESL 10 LE ALDEIDI E I LORO EFFETTI La formaldeide è un composto organico ampiamente utilizzato nella fabbricazione di mobili e nella produzione di numerosi materiali per l’edilizia. La formaldeide provoca irritazione delle prime vie respiratorie, degli occhi e della pelle e, soprattutto, è stata recentemente inserita dall’IARC (International Agency for the Research on Cancer) tra le sostanze cancerogene per l’uomo. L’acetaldeide, usata nella produzione di cosmetici, vernici, plastiche, gomme, carta, pelli, ha effetti irritanti su gola, naso e occhi ma a livelli di concentrazione molto superiori rispetto a quelli che si trovano normalmente negli ambienti. I bassi livelli di concentrazione delle altre aldeidi misurate lasciano invece ipotizzare l’assenza di effetti tossici di qualche tipo. Formaldeide, un nemico in casa Il Centro di Ricerche Ambientali di Padova dell’IRCCS Fondazione Maugeri ha collaborato con Informambiente, Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale del Comune di Padova, alla realizzazione di una scheda informativa dedicata alla Qualità dell’aria. Si tratta di un pratico vademecum, inserito nella Campagna informativa sui comportamenti virtuosi, distribuito alla cittadinanza per mettere l’accento sul problema e sensibilizzare alla prevenzione. L’occasione è stata offerta dalla ricerca condotta dal Centro di Ricerche Ambientali di Padova, in collaborazione con il Comune di Padova, sui livelli di esposizione alle aldeidi negli ambienti di vita quotidiana. “Mentre i livelli di inquinamento dell’ambiente esterno sono costantemente monitorati, poco si sa sull’inquinamento indoor, vale a dire sui livelli di inquinamento presenti nell’aria di casa e sui fattori pericolosi per la salute che hanno origine negli ambienti di vita quotidiana, dove trascorriamo più della metà della giornata - osserva Danilo Cottica, Direttore del Centro di Ricerche Ambientali di Padova, coordinatore della ricerca assieme a Paolo Sacco”. Lo studio, promosso e finanziato dall’ISPESL e portato a termine a settembre 2008, ha interessato la zona Nord di Padova, con una superficie di 16,6 km2 ed una popolazione totale di 53.597 residenti dove sono state misurate le concentrazioni di 9 aldeidi, con lo scopo di mettere in luce i fattori di rischio più rilevanti connessi all’esposizione a queste sostanze. Questi dati sono stati integrati da informazioni sulle caratteristiche delle abitazioni e sugli stili di vita dei residenti, raccolte attraverso questionari mirati. La ricerca ha messo in evidenza che alcune fonti di sostanze dannose per il sistema respiratorio, gli occhi e la pelle sono proprio all’interno della nostra casa, tra i mobili in truciolare e fibra, il fumo di sigaretta, le pitture e le vernici, le cere e i prodotti per la pulizia. Tra le sostanze prese in esame, sicuramente le più pericolose risultano essere la formaldeide e l’acetaldeide. NOTIZIE FSM Nelle abitazioni prese a campione sono state eseguite due campagne di misura; la prima in periodo invernale e la seconda in periodo estivo. Per il monitoraggio degli ambienti è stato utilizzato il Radiello®, il dispositivo di misurazione, brevettato dalla stessa Fondazione Maugeri. Tale campionatore è stato collocato, in ogni abitazione scelta, nel locale a maggior grado di attività e frequenza, ad un’altezza 1,5 m e a distanza di almeno mezzo metro da pareti, mobili o altri ostacoli. È emerso che ben il 25% delle abitazioni considerate presentano valori di formaldeide superiori al limite massimo di 30 µg/m3 indicato dal progetto INDEX. Per comprendere meglio questo risultato, bisogna tener presente che l’OMS, nel 2000, ha fissato il valore limite massimo consentito di concentrazione di formaldeide a 100 µg/m3. Tale valore indica il livello di concentrazione che, per un’esposizione di 30 minuti, provoca irritazione delle prime vie respiratorie, degli occhi e della pelle nella popolazione generale. Nel 2005, nel quadro del progetto INDEX, l’Institute for Health and Consumer Protection del Centro Comune di Ricerca di Ispra, insieme con alcuni dei massimi esperti europei, ha rivisitato tutti i dati disponibili relativi all’inquinamento indoor ed ha proposto il limite massimo a 30 µg/m 3. Si tratta di un limite più cautelativo, che indica l’assenza di sintomi anche lievi nella popolazione generale esposta per periodi prolungati. In tutte le abitazioni campione, i livelli di formaldeide rilevati sono inferiori al valore guida stabilito dall’OMS, ma 1 sito su 4 presenta invece valori superiori a quelli proposti dal progetto INDEX. Non si può quindi escludere che in una percentuale non trascurabile delle abitazioni considerate si possano manifestare alcuni effetti sintomatici attribuibili all’esposizione a formaldeide. Il dato più interessante riguarda comunque le fonti delle sostanze inquinanti indoor. Si è infatti trovata una correlazione diretta tra le maggiori concentrazioni di formaldeide e la presenza di mobili nuovi con pannelli truciolari o di fibra, verniciati e/o rivestiti con resine fenol-fomaldeidiche, fumo di sigaretta, uso di deodoranti spray. Inoltre, anche se non è possibile stabilire una relazione diretta, i disturbi respiratori o irritativi cronici o ricorrenti sono stati segnalati con maggiore frequenza dagli abitanti dei siti con maggior concentrazione di acetaldeide, durante la stagione estiva. È questo un dato che merita maggiori studi dato che anche l’acetaldeide è classificata dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) in “classe 2B” come possibile cancerogeno. Nessun rapporto invece si può stabilire tra l’inquinamento indoor e quello veicolare, che sembra non incidere sulla qualità dell’aria interna per quanto riguarda la formaldeide. “Da segnalare - afferma ancora il dottor Cottica - l’importanza di un adeguato ricambio dell’aria di casa: coloro che, nei siti campionati, adottavano la buona abitudine di ventilare adeguatamente la propria abitazione attraverso l’apertura delle finestre, hanno fatto registrare minori concentrazioni di aldeidi. Ciò conferma l’ipotesi della prevalenza di fonti di inquinamento proprio tra le mura domestiche, tra gli oggetti che quotidianamente ci circondano”. Possiamo salvaguardare il nostro benessere mantenendo una buona qualità dell’aria in casa nostra attraverso semplici abitudini: aarieggiare la casa quotidianamente ase proprio si sente l’esigenza di fumare, farlo all’aperto ase il garage comunica con l’abitazione, non scaldare il motore all’interno e arieggiare; tenere ben chiuse le porte che lo mettono in comunicazione con l’abitazione atra i mobili realizzati con pannelli di particelle o di fibre, preferire quelli a più bassa emissione di formaldeide (classe E1) e certificati (marchio CQA-formaldehyde E1) autilizzare prodotti atossici nei lavori di tinteggiatura, verniciatura di pavimenti, trattamenti delle pareti e arieggiare a lungo prima di soggiornare aeseguire all’aperto lavori di bricolage che prevedono l’uso di solventi anon eccedere nell’uso di detergenti e prodotti per la pulizia della casa, deodoranti, insetticidi, cosmetici aarieggiare abiti o tappeti ritirati dalle lavanderie a secco prima di riporli. LE ALDEIDI INDAGATE E LE LORO FONTI INDOOR FORMALDEIDE pannelli truciolati, di fibre, di legno compensato, fumo di sigaretta, riscaldamento, cottura dei cibi, emissioni di libri e riviste nuovi, vernici, solventi, cere, pitture. ACETALDEIDE pannelli di particelle e di legni grezzo, fumo di sigaretta, cosmetici, vernici, plastiche, gomme sintetiche, carta, pelli. ACROLEINA emissioni della cottura di grassi animali e vegetali, fumo di sigaretta. PROPANALE, BUTANALE, ISOPENTANALE Gomme sintetiche, combustione domestica, prodotti per la pulitura a secco, smacchiatori. PENTANALE gomme sintetiche, combustione domestica, deodoranti, detergenti. ESANALE pannelli di particelle e di legno grezzo, libri e riviste nuovi, pitture a base di solvente, prodotti di trattamento del legno. BENZALDEIDE oli essenziali, profumi e aromi, cosmetici, detergenti, lacche. GLI ALLERGICI NEL MONDO E IN ITALIA Primavera, 300 milioni di persone al mondo soffrono di asma bronchiale (circa il 7% della popolazione mondiale). 400 milioni le persone che soffrono di rinite allergica (il 25% della popolazione mondiale). tempo di starnuti L’Italia si colloca al di sotto delle medie mondiali: ail 4-5% della popolazione soffre di asma ail 18% di rinite allergica Attività e... 12 Dr.ssa Gianna Moscato ALLERGY DAY Giornata Nazionale dedicata alle Allergie Nelle principali città saranno attivate iniziative per sensibilizzare la popolazione sul problema emergente delle allergie in Italia e per fornire una corretta educazione sanitaria. I cittadini troveranno medici specialisti che offriranno chiarimenti sulle cause, sui disturbi, sui modi di prevenire e curare le allergie. La manifestazione è promossa dalla Federazione delle Società Allergologiche (AAITO, SIAIC e SIICA). “La popolazione deve essere conscia che è possibile prevenire e curare le malattie allergiche - afferma la dottoressa Gianna Moscato, direttore del Servizio Autonomo di Allergologia e Immunologia Clinica della Fondazione Maugeri di Pavia - bisogna sensibilizzare i cittadini, aiutarli a capire dove e come trovare un supporto in caso di sintomi caratteristici, rivolgendosi prontamente al proprio medico curante che potrà eventualmente indirizzarli ai centri specialistici, ove saranno sottoposti alle opportune procedure diagnostiche e alle appropriate terapie. Non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di queste malattie che, se trattate correttamente, consentono a tutti di svolgere una vita regolare”. Quest’anno la stagione pollinica si è aperta con un lieve ritardo a causa dell’inverno freddo appena trascorso, ma con il primo caldo abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione dei pollini. Dopo il cipresso, che ha terminato la sua stagione a fine marzo, ci saranno le Betulacee (Betulla, Ontano), quindi le Composite (Artemisia), le Graminacee e la Parietaria che saranno presenti fino a giugno e ricompariranno a fine estate. A settembre fiorirà l’Ambrosia. Si allunga quindi il periodo di disturbi provocati dai pollini di queste piante e erbe e si notano sempre più pazienti polisensibilizzati, ovvero persone allergiche a più di una famiglia pollinica. In terzo luogo, si iniziano ad osservare allergie negli immigrati che, nelle nostre regioni, sono esposti a condizioni ambientali e climatiche alle quali il loro organismo non era abituato e presentano quindi il massimo della sensibilizzazione. L’approccio terapeutico è vario: vaccini antiallergici o farmaci, come antistaminici, cortisonici per via topica, colliri oculari, broncodilatatori, antileucotrienici. In ogni caso, è fondamentale sapere riconoscere i sintomi per capire come comportarsi: spesso infatti si può confondere un’allergia con un raffreddore, soprattutto nel periodo di passaggio dalla stagione invernale alla primavera, sottovalutando la situazione ed assumendo di conseguenza farmaci non idonei. NOTIZIE FSM 13 GIUGNO 2009 Come ogni anno la primavera è arrivata, più o meno puntuale, con il suo carico di pollini e quindi di allergie. Le allergie rappresentano la vera epidemia del terzo millennio e il numero di pazienti allergici è in progressivo aumento, in tutto il mondo, a causa anche dei cambiamenti climatici che interessano il pianeta. Circa 66 milioni le persone che al mondo soffrono di patologie allergiche; un fenomeno caratterizzato da un trend in crescita dove studi prospettici indicano che nel 2015 metà della popolazione mondiale soffrirà di una malattia allergica. Per quanto riguarda l’Italia, l’OMS stima che una percentuale della popolazione compresa tra il 20 e il 30% manifesta i sintomi tipici dell’allergia: fra questi il 4% soffre di asma, il 20 % di rinite. 13 OGNI MESE HA I SUOI POLLINI PIANTA PERIODO DI FIORITURA Betulacee (Betulla, Ontano) Corilacee (Nocciolo, Carpino) Cupressacee Graminacee marzo - aprile Parietaria Composite (Artemisia) Composite (Ambrosia) febbraio - marzo febbraio - marzo aprile - giugno settembre marzo - giugno settembre aprile - giugno settembre fine agosto settembre Da tenere presente, comunque, che il fatto di sviluppare una sensibilizzazione agli allergeni è una predisposizione genetica che può acuirsi nell’interazione con alcuni fattori ambientali. Le abitudini di vita incidono anche profondamente sul manifestarsi dei sintomi delle allergie. Il modo più efficace per contrastare la patologia allergica è quello di seguire comportamenti che possono prevenire reazioni scatenanti: evitare lunghi periodi di permanenza all’aperto, operazioni come il taglio dei prati o giardinaggio, attività sportive outdoor; e ancora, tenere chiuse porte e finestre delle case e i finestrini delle macchine nelle ore più calde e se possibile, usare sistemi di condizionamento dell’aria con filtri HEPA. Ma attenzione anche a programmare le uscite e le vacanze nei periodi di bassa concentrazione pollinica e, naturalmente, evitare l’esposizione a fattori irritanti come fumo di tabacco o inquinamento. Per prevenire fastidiosi attacchi allergici, è utile consultare anche i bollettini di concentrazione dei pollini, come quello fornito dal Servizio Autonomo di Allergologia e Immunologia Clinica della Fondazione Maugeri, per la provincia di Pavia. www.fsm.it/ist_pavia/ser_allergo_immuno.html NOTIZIE FSM si imposta una comunicazione motivazionale efficace tra paziente ed operatore. Il programma si conclude con il monitoraggio delle condizioni cliniche e dello stile di vita dei pazienti a 6 e 12 mesi dopo l’evento acuto. L’attività di prevenzione così organizzata vede il coinvolgimento e la valorizzazione della figura dell’infermiere professionale accanto a quella del medico, impegnati nell’educare ad un corretto stile di vita”. Un supporto davvero speciale Un altro obiettivo importante cui sta lavorando il Servizio di Psicologia è quello di favorire, anche nell’ambito dell’intervento psicologico, l’adozione di metodiche e strumenti univoci e condivisi. Questo per permettere che il lavoro dei vari Servizi non resti isolato ma possa favorire uno sviluppo omogeneo di “buone pratiche”. Il lavoro prevede la sperimentazione di una prassi univoca per la refertazione psicologica e l’analisi di prevalenza dei quesiti clinici, di tipologia di invio al Servizio, delle procedure valutative, degli iter di presa in carico e degli esiti della stessa. L’informatizzazione della procedura di refertazione psicologica mediante uno specifico software, l'inserimento di tutti gli accessi alle prestazioni psicologiche, l'invio dei dati all’unità referente a scopo epidemiologico e l'analisi dei dati di prevalenza. Sono queste le fasi del progetto. In questo modo, l’attività dei servizi di psicologia risulterà visibile, chiara ed evidente, e la refertazione sarà garantita oltre che standardizzata. Attività e... Come trasformare un servizio collaterale in una risorsa fondamentale per il percorso riabilitativo: l’esperienza del Servizio di Psicologia dell’Istituto Scientifico di Veruno La continua attività di promozione e di estensione delle metodiche adottate dal Servizio di Psicologia a tutta la Regione Piemonte, ha avuto negli anni un regista infaticabile ed entusiasta, la dottoressa Anna Maria Zotti, fondatrice e direttore del Servizio fino al 31 dicembre 2008, dopo molti anni di servizio e oggi in pensione. “Lo spirito con il quale lo staff affronta questo lavoro impegnativo e difficile ma anche molto gratificante - afferma il dottor Balestroni - è frutto degli insegnamenti lasciati dalla dottoressa Zotti. Ci auguriamo che la tenacia e la lungimiranza che ha cercato di infondere in tutti noi ci accompagnino sempre nelle sfide che ci attendono in futuro”. 14 Da sempre impegnato nei programmi educazionali sullo stile di vita con mirate riunioni di gruppo e con la messa a punto di manuali comportamentali specifici, lo staff di Psicologia dell’Istituto Scientifico di Veruno si trova in questo momento al centro delle strategie di promozione della salute della Regione Piemonte. Ed ora è attivo con due progetti specifici. Il primo, “Prevenzione delle recidive nei soggetti che hanno già avuto accidenti cardiovascolari”, è la diretta conseguenza del progetto di standardizzazione delle metodiche di educazione alla salute nella prevenzione secondaria in cardiologia, ovvero lo studio GOSPEL che ha dimostrato come un programma educazionale, multifattoriale e continuativo sullo stile di vita possa risultare efficace. Il passo successivo, ora in corso, consiste nell’implementare questi programmi presso le Cardiologie della Regione Piemonte e far sì che l’attività di prevenzione secondaria diventi una routine. Si tratta di una serie di “buone pratiche”, interventi diretti a tutti i pazienti con infarto miocardico e a specifici fattori di rischio (come l’alimentazione scorretta, lo stress, l’abitudine al fumo), che hanno dimostrato tutta la loro utilità e che diventeranno parte integrante del programma di recupero di un paziente. “Il progetto, che sta coinvolgendo 30 unita operative, prevede in fase preliminare la realizzazione di una Rete Regionale delle strutture Cardiologiche per la prevenzione secondaria cardiovascolare e una formazione specifica rivolta a Cardiologi ed Infermieri Professionali di ogni Unità Operativa - spiega il dottor Gianluigi Balestroni, del Servizio di Psicologia -. Operativamente, al paziente viene consegnata una lettera di dimissione unica orientata alla prevenzione accompagnata da materiale informativo-educazionale omogeneo sul quale NOTIZIE FSM Una campagna di informazione, inserita nel Piano Nazionale della Prevenzione, realizzata dall’Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte in collaborazione con il Servizio di Psicologia dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Veruno: una serie di 5 opuscoli che accompagnano il paziente e i suoi famigliari nella difficile ripresa della vita quotidiana dopo un accidente cardiovascolare; programmi di correzione degli stili di vita inadeguati; indicazioni chiare, semplici e precise per una vita sana. 15 I segreti del linguaggio I METODI DI INDAGINE MDRV: ovvero Multiple Delayed Reaction Verbochronometry. Una metodologia che, attraverso la misurazione dei tempi in cui si svolgono i processi di controllo dei movimenti, e in particolare della parola, permette di diagnosticare precocemente e monitorare a lungo termine varie malattie neurologiche oltre che alcuni disturbi dell’attenzione. A dieci anni dalla nascita del “Centro Primo Lanzoni” tracciamo un bilancio con il suo fondatore, il prof. Paolo Pinelli Plus Il prof. Paolo Pinelli soffia sulle prime dieci candeline del Centro Primo Lanzoni e traccia con soddisfazione un bilancio molto positivo dell’attività svolta. La metodologia MDRV, messa a punto dal Centro e applicata in neuropsichiatria, nella diagnosi precoce di malattie psichiche e in particolare nella valutazione dei deficit mentali in patologie come la sclerosi multipla e i morbi di Parkinson ed Alzheimer, ha consentito interessanti sviluppi di analisi anche nel campo della neurotossicologia e della psicologia. I risultati ottenuti in questi anni di ricerca e sperimentazione saranno contenuti nel libro “Neurosequenze: fattori deterministici e fattori intenzionali” curato dallo stesso prof. Pinelli e dal suo staff, la cui uscita è prevista entro l’anno (Ed. Maugeri Foundation Books). “Le strade aperte dieci anni fa si sono sviluppate lungo percorsi che hanno suggerito nuovi ed interessanti ambiti di applicazione delle metodologie già operative - spiega il professore -. Attualmente, il Centro è impegnato nell’utilizzo della verbocronometria in ambito aziendale, per l’individuazione e l’accertamento oggettivo di eventuali situazioni di mobbing. Si tratta di un campo di applicazione molto interessante ed estremamente attuale”. Il Centro Primo Lanzoni, noto per le sue tecniche di analisi, è stato infatti contattato da alcune associazioni di lavoratori di Cremona, proprio per utilizzare la tecnologia Speech Rt nei casi di denuncia di mobbing. “I lavoratori che si rivolgono a questo servizio provengono da ogni settore: sono impiegati, operatori tecnici, dipendenti della pubblica amministrazione e soprattutto operai”. 16 LA TECNOLOGIA DEL CENTRO Un computer presenta una immagine-stimolo. In una prima fase di studi, gli stimoli sono rappresentati da parole da dire a voce, in una seconda fase da figure da denominare. Il computer che lancia lo stimolo è collegato ad un secondo computer che registra l’acusticogramma raccolto dal microfono posto davanti alla bocca del soggetto e l’elettromiogramma di superficie raccolto da elettrodi posti sulle labbra e, in ricerche particolari, anche gli elettromiogrammi di muscoli mandibolari. Può registrare anche i movimenti della glottide e gli spostamenti cinetici delle labbra e della mandibola nelle varie direzioni. NOTIZIE FSM Il termine “mobbing”, non sufficientemente conosciuto e comunemente definito come “evento per cui si infliggono vessazioni psicologiche”, viene classificato come termine aziendale, senza riferimento al campo specifico della psicologia o della sociologia e resta dunque confinato a situazioni particolari interne alle aziende. Emerge invece la necessità di documentare la natura dei disturbi psico-nevrotici, indipendentemente da qualsiasi atteggiamento simulativo di cui potrebbe essere incolpato il soggetto. È questa, infatti, un’emergenza di tipo individuale, di difficoltà nei rapporti tra dipendente e datore di lavoro. Pur nella attuale regolamentazione dei ritmi di lavoro, la specializzazione tecnologica dell’operaio ha portato, infatti, ad un’individualizzazione della tipologia e del numero di prestazioni. Intendendo quindi il mobbing una situazione di stress cronico, è interessante leggere gli studi condotti, sempre grazie alla metodologia MDRV, su soggetti normali sottoposti a vari gradi di stress e su soggetti a rischio. In particolare, la misurazione dei tempi di reazione ha permesso di provare le condizioni psicofisiologiche negative, i cui risultati si sono rivelati poi decisivi in sede legale per la valutazione dei disturbi da mobbing. Ma cosa succede nella pratica: “I soggetti vengono sottoposti dapprima ad una visita neurologica e comportamentale, ed in seguito ai test che delineano la situazione clinica mentale - interviene il dottor Marco Gianesella, Tecnico di Neurofisiopatologia presso il Centro Primo Lanzoni -. La sintomatologia sofferta dai soggetti è costituita da irritabilità, precoce affaticamento mentale e fisico, amnesie, depressione, spunti al suicidio, gravi disturbi dell’appetito, senso di nausea e talora anche cefalea del tipo tensivo. Prima di effettuare le prove il lavoratore viene inquadrato per grado di scolarità ed età; viene quindi stabilito un range di normalità dell’esame ed in base a questo viene poi valutato il risultato. L’esame consiste in una batteria di 6 test. Il soggetto viene sottoposto ad un doppio stimolo visivo: in alcuni casi si tratta di parole da dire a voce, in altri di figure da denominare. Nelle prime cinque prove viene richiesta una risposta immediata o una risposta dilazionata. Nell’ultima prova, al soggetto viene richiesta un’attività in più: premere un pulsante tra uno stimolo e l’altro. Le reazioni studiate sono di due tipi: le reazioni semplici (come la denominazione della figura muro) e le reazioni di scelta (come la denominazione della figura muro e mare che compaiono in sequenza casuale). Gli stimoli poi possono essere inviati con o senza avviso. Si studiano quindi i tempi di latenza della risposta e la durata della risposta in vari tipi di reazione. Con lo studio delle reazioni semplici senza avviso si esaminano le reazioni psicomotorie elementari, con quelle senza avviso si vedono le capacità di inibizione; dalle reazioni di scelta con e senza avviso si esamina l’attenzione discriminativa. In particolare si prende in considerazione il valore che risulta dal rapporto tra tempo di risposta immediata e tempo di risposta dilazionata. In base a tale valore, che può essere maggiore o minore di 1, si individua il tipo di disturbo mentale, se presente”. Nei casi di studio riferiti alle inchieste sul mobbing, le alterazioni prevedibili nelle prove della MDRV riguardano i tempi di reazione, le durate delle risposte, gli intervalli Speech RT: apparecchi per l’analisi computerizzata dei tempi di reazione vocale messi a punto dal Centro Primo Lanzoni in collaborazione con il Servizio di Bioingegneria dell’Istituto di Veruno della Fondazione Maugeri. Si tratta di un’unità computerizzata che permette di valutare la funzionalità cerebrale in un unico esame, rapido e non invasivo, in condizioni cliniche di routine. In pratica al paziente viene somministrato uno stimolo visivo in seguito al quale deve svolgere dei compiti di reazione verbale immediata e dilazionata. Il sistema acquisisce i segnali biologici inviati dal paziente, calcola i tempi di reazione ed effettua l’analisi statistica dei risultati. interstimolo, le pause e gli errori. Di valore fondamentale sono i criteri che queste prove offrono per differenziare gli effettivi disturbi da mobbing, da quelli prodotti da simulazione. In questi ultimi ad esempio possiamo riscontrare marcati, saltuari rallentamenti nei tempi di reazione e durata delle risposte; o ancora pause eccessive ed errori con caratteri “esagerati”. Nell’ottica di capire le potenziali situazioni di rischio negli ambienti di lavoro, si sono poi svolti specifici test con richiesta di prestazioni multiple in cui si richiedono compiti secondari, oltre a quello primario assegnato al lavoratore. Gli effetti di un carico secondario aggiuntivo possono, infatti, essere calcolati attraverso l’indice di carico. “La valutazione di compiti multipli ha notevole interesse pratico in neuroriabilitazione - afferma il prof. Pinelli - in quanto le prestazioni richieste nei più comuni compiti quotidiani sono sempre di tipo multiplo; in campo professionale perché molte attività svolte non sono riconducibili solo all’attenzione e capacità esecutiva impegnate in sequenze elementari, ma richiedono compiti multipli.” È chiaro come l’esame con reazione a compiti multipli assume un ruolo considerevole nella prevenzione di infortuni oltreché nell’individuazione di situazioni di mobbing. NOTIZIE FSM Preparati per gestire le nuove sfide della professione: “Da parte degli infermieri è molto sentita l’esigenza di mantenere un elevato grado di formazione e aggiornamento. Abbiamo dunque creato un gruppo di lavoro la cui funzione è organizzare corsi di formazione specifici per gli infermieri, le linee guida del progetto esistono già e prenderà avvio non appena avremo ricevuto l’ok. Nella fase di preparazione il gruppo deve necessariamente stabilire degli standard e degli obiettivi da raggiungere, partendo dall’analisi del bisogno formativo attraverso un questionario diffuso tra il personale infermieristico. I corsi verranno organizzati per area tematica: elettrocardiografia, metodi e strumenti per la pianificazione delle attività assistenziali, gestione delle relazioni, gestione della terapia farmacologia, aspetti normativi e giuridici della professione, infermieristica transculturale. Sono previsti infatti anche dei corsi di inglese e spagnolo, linguistica e cultura, che indubbiamente saranno utili nell’approccio con il paziente che parla una lingua diversa dalla nostra, fornendo uno strumento utile per comprendere meglio i bisogni. Tutti i corsi sono accreditati. Un altro dei progetti che abbiamo in programma e al quale teniamo particolarmente, consiste nella stesura di brochure informative, che aiutino il paziente e lo informino sulle abitudini e i comportamenti da tenere una volta a casa, dopo le dimissioni dall’ospedale. Le iniziative hanno raccolto il favore generale e sono state salutate con molto entusiasmo. Per ora si tratta di incontri di natura professionale, ma anche e soprattutto sono occasione di incontro e scambio di idee tra professionisti che condividono tematiche e questioni professionali. Il piano di lavoro verrà presentato al gruppo formazione del Collegio IPASVI con il quale è nata una stretta collaborazione”. Quando il confronto aiuta Plus da sinistra Dr.ssa Luisa Ponchio e Dr.ssa Anna Maria Cuomo 18 Non siamo su un set cinematografico, ma l’idea di un gruppo di medici seduti attorno a un tavolo a discutere un caso clinico richiama alla mente di molti le immagini di una qualche serie TV americana. Sono i grand round, nati nel mondo anglosassone e solo di recente sbarcati anche nel nostro Paese. Sotto la spinta della professoressa Silvia Priori, Direttore Scientifico dell’Istituto di Pavia, Fondazione Maugeri sta cercando di fare suo questo modello e già si vedono i primi risultati Cuomo: C’è un comitato organizzatore composto da dodici medici, un rappresentante per ogni reparto. Ci si incontra prima di ogni ciclo di grand round e si stabiliscono i tre seminari nei quali si approfondisce un determinato argomento. A quel punto diamo un titolo e individuiamo i relatori. La cadenza è mensile, anche se l’obiettivo è di portarla a 15 giorni. A questi incontri sono intervallate le discussioni di casi clinici, svolti da specializzandi che frequentano il nostro Istituto, quindi alla fine contiamo di incontrarci una volta la settimana. Cercavamo una modalità di incontro, siamo partiti un po’ per gradi e la nostra idea è di implementarli ancora. Ringraziamo tantissimo la prof. Priori che ci ha stimolato e aiutati a realizzare un’idea che circolava da tempo. Ponchio: Lo scopo iniziale di queste attività era proprio quello di trovarci tra tutti i medici della Fondazione, visto che non sono molti i momenti in cui riusciamo a farlo, aggiornarci e iniziare una attività di confronto trasversale su tematiche di interesse generale. Si è creato un comitato di medici, sono emerse una trentina di tematiche riunite poi in gruppetti da due/tre. Poi saremo noi medici della Fondazione, altre volte colleghi esperti del campo provenienti da realtà esterne, a presentare i temi. Cuomo: L’esigenza era di parlare tra di noi, confrontarci sulle problematiche che ci troviamo ad affrontare ogni giorno, da non specialisti di determinati campi: nel mio caso mi occupo di cure palliative, sono oncologa di formazione, ma mi capita di affrontare problemi non strettamente oncologici o di fine vita, come per esempio il diabete, l’edema polmonare acuto, la trombosi venosa profonda. Nella nostra istituzione ci sono tanti specialisti e a volte non sappiamo chi fa che cosa. Si tratta il caso, arriva lo specialista, fa la consulenza e apprendiamo che fa cose nuove di cui non eravamo a conoscenza, perché siamo confinati nella nostra quotidianità. Quindi è un momento di confronto e di arricchimento. Parallelamente, il grand round lo identifichiamo come momento di vero e proprio scambio, ci aiuta a sentire che qui lavoriamo tutti assieme. Ponchio: La medicina è in continua evoluzione e solo il contatto con lo specialista a volte permette di far emergere attività che altrimenti restano di nicchia. I grand round sono nati anche dall’esigenza di aggregazione: NOTIZIE FSM Laura Nicola, caposala Unità Operativa di Cardiologia Riabilitativa Ne parliamo con le dottoresse Anna Maria Cuomo dell'U.O. di Cure Palliative e Luisa Ponchio del Day Hospital Oncologia I, coordinatrici dei grand round di medicina presso l’Istituto di Pavia. incontrarsi è un momento di apertura, una vera boccata d’aria, dopo tante ore di lavoro, magari svolto da soli. La frenesia della quotidianità porta spesso a non aver tempo di parlare con gli altri, anche se lo vorresti. Ponchio: In questi incontri un relatore espone il suo intervento da cui poi emergono domande e approfondimenti, ma non necessariamente la discussione del caso clinico. Da qui è nata l’idea di aggiungere una seduta dedicata al caso clinico: dal momento che in Fondazione abbiamo almeno sei diverse aree di formazione per gli specializzandi, abbiamo pensato di far presentare a loro alcuni casi clinici inerenti alle tematiche dei grand round. Cuomo: Gli specializzandi hanno aderito molto volentieri alla presentazione dei casi clinici: è una responsabilizzazione e una partecipazione attiva. Per il futuro c’è sul tavolo la proposta di organizzare riunioni dedicate alla discussione del caso clinico che presenta problematiche. L’ideale sarebbe organizzarli settimanalmente. Ponchio: Gli incontri sono accreditati ECM e questo è un valore aggiunto alle attività. Dal punto di visto organizzativo è un impegno, ma lo facciamo volentieri. Inoltre i grand round potrebbero innescare un dialogo con gli specialisti, che poi continuerà nel tempo. Cuomo: C’è stato un ottimo riscontro, si fa qualcosa da condividere, e la condivisione in medicina è uno dei requisiti fondamentali per la qualità del lavoro di ciascuno. La capacità del singolo non può essere fine a se stessa, e il gruppo fa forza. Per questo siamo molto contente che le iniziative abbiano avuto successo anche tra il personale infermieristico, con il quale lavoriamo a stretto contatto. FORMAZIONE MIRATA PER FISIOTERAPISTI “Il nostro è un gruppo di fisioterapisti di diverse Unità Operative il cui obiettivo è proporre corsi di aggiornamento specifici per la nostra figura professionale. In Fondazione i corsi di aggiornamento non mancano ma solitamente sono rivolti a più figure professionali contemporaneamente, mentre questi sono dedicati alla categoria. E infatti abbiamo chiesto e ottenuto che venissero accreditati ECM. In Fondazione i fisioterapisti sono circa 40. Il motivo che ci ha spinti a fare questo passo è il desiderio di stimolare tutti i colleghi, cercando di offrire corsi di aggiornamento professionale più mirati, slegati dal motto “raccolta punti ECM”. L’iniziativa è stata accolta positivamente, anche se l’entusiasmo si scontra talvolta con gli impegni di ciascuno. I corsi che stiamo organizzando, di uno o due giorni, si svolgono nel fine settimana, allo scopo di renderli accessibili al maggior numero possibile di colleghi. Siamo motivati dalla convinzione che i fisioterapisti che tengono alla loro professionalità, grazie a questi incontri formativi possono rendere il loro lavoro più qualificato e gratificante, con un ritorno positivo per l’utente e per la Fondazione stessa. Il 18 aprile si è svolto il primo di questi corsi “Guida alla ricerca nelle banche dati biomediche”, che forniva indicazioni su come effettuare una ricerca a scopo riabilitativo e ha ricevuto 8 crediti ECM. La prima esperienza ci ha messo un po’ in difficoltà tra mille cose da organizzare, ma il sostegno della Direzione Scientifica contribuisce a spingerci ad andare avanti. Il corso “Strumenti diagnostici in Neuroriabilitazione: un aiuto per il Fisioterapista” si terrà il prossimo 10 ottobre. Si tratta di informare il fisioterapista sull’utilità degli strumenti diagnostici con i quali è più a contatto, quali la TAC e la Risonanza Magnetica, l’EMG e i Potenziali Evocati. Un terzo corso dal titolo “Dalla diagnosi differenziale alla cartella riabilitativa fisioterapica” è programmato entro la fine dell’anno”. Sandro Re, fisioterapista Unità Spinale, Pavia NOTIZIE FSM 19 I plus di un sistema che funziona Parola di 20 La rubrica Parola di… di questo numero di Notizie FSM ospita l'intervista all'Assessore alla Sanità della Regione Lombardia Dr. Luciano Bresciani Lo scorso 25 marzo la conferenza Stato-Regioni ha approvato l’accordo per la realizzazione degli obiettivi prioritari del Piano Sanitario Nazionale per l’anno 2009. Il Piano prevede uno stanziamento di un miliardo e 410mila euro, da suddividere tra le Regioni, e attribuisce massima autonomia alle Regioni nella gestione dei fondi dedicati a cure primarie e assistenza nelle 24 ore, alla non autosufficienza e disabilità, comunicatori vocali, stato vegetativo, cure palliative. Cosa vi aspettate da questo passaggio? È senza dubbio un passaggio da cui ci aspettiamo molto. Ricordiamoci che il Paese sta fronteggiando le conseguenze del sisma che ha messo in ginocchio l’Abruzzo e, parte delle risorse per far fronte a tali esigenze, derivano proprio dalla diminuzione del Fondo Sanitario Nazionale. È quindi più che mai importante poter disporre di risorse da destinare al sistema. Ancor più quando queste risorse sono indirizzate verso situazioni che più di altre necessitano di attenzione e sensibilità: mi riferisco all’assistenza sul territorio per le 24 ore e per le giornate festive, alle persone non autosufficienti, a coloro che necessitano di assistenza purtroppo non finalizzata alla completa cura della patologia ma alla sua gestione in modo dignitoso. Peraltro tali fondi vanno ad aggiungersi a quanto già fatto da Regione Lombardia in questi ambiti, e a tal proposito mi preme ricordare l’introduzione della dote come strumento di maggior attenzione ai pazienti cronici, a quanto già realizzato in tema di malattie neurovegetative quali la SLA, alle cure palliative per le quali i nostri progetti sono portati a modello sul panorama nazionale. Tutto ciò potrà essere ora implementato con le nuove risorse a disposizione. 128 strutture pubbliche e private, di cui 29 aziende ospedaliere, 150 milioni di prestazioni ambulatoriali, 2 milioni di ricoveri, 62 milioni di ricette di assistenza farmaceutica rimborsate sono i numeri impressionanti del sistema sanitario lombardo. Tuttavia, negli ultimi 5 anni avete raggiunto il pareggio di bilancio. Quali sono i segreti di questi risultati? Il sistema è veramente complesso e articolato e credo che in primo luogo sia da richiamare una parola importante, che da sempre è alla base della nostra attività: responsabilità. È proprio la responsabilità che da anni ci permette di sostenere quello che, fatemelo dire, è il miglior sistema sanitario regionale in Italia. Il pareggio di bilancio, infatti, è una componente determinante del sistema in quanto permette di non far gravare sui cittadini gli sprechi e le inefficienze. Peraltro, non si può dimenticare che, quando ve ne è stato bisogno, Regione Lombardia ha chiesto responsabilmente ai cittadini la compartecipazione alla spesa attraverso il ticket. È altrettanto vero che, proprio grazie alla oculata gestione delle risorse e all’ormai consolidato equilibrio economico, è stato possibile negli ultimi anni diminuire (e in alcuni casi eliminare) proprio quella compartecipazione chiesta ai cittadini. NOTIZIE FSM Va tuttavia sottolineato che, nonostante le crescenti difficoltà (dovute a molteplici fattori quali la crisi economica, le risorse non illimitate, le innovazioni introdotte ecc.) per il raggiungimento del corretto equilibrio tra sviluppo del sistema e pareggio di bilancio, Regione Lombardia continuerà su questo percorso e le sue linee prioritarie saranno sempre la massima qualità del sistema, unita al corretto utilizzo delle risorse disponibili, con il pieno rispetto dell’equilibrio economico. Su quali premesse si fonda la riorganizzazione del sistema di emergenza e urgenza? E come si sta organizzando Regione Lombardia sul piano della sanità in vista dell’Expo? Sul tema dell’Expo va in primo luogo ribadito che si tratta di un evento di portata planetaria. Sono pertanto due le tematiche fondamentali che il nostro sistema sanitario si troverà ad affrontare: - in primo luogo la gestione dei casi di emergenza urgenza che, su una mole di persone così importante, impone l’organizzazione di un’ingente macchina organizzativa che sia coerente con la portata dell’evento; - la necessità, anche in relazione all’oggetto dell’Expo, di curare in modo particolare la sicurezza alimentare e favorire il rispetto delle diverse culture. La carta regionale dei servizi, CRS, e il SISS mettono la tecnologia al servizio del cittadino e agevolano il rapporto con i servizi sanitari, oltre a favorire tutta una serie di vantaggi/agevolazioni. A che punto è questo progetto? Nonostante le difficoltà (basti pensare alla gestione dell’intero tema della privacy) e tutta la questione che un progetto di questo genere comporta, siamo oggi in una fase in cui si stanno per realizzare gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Oramai tutti i cittadini sono dotati della CRS, sta per concludersi il percorso legato alla creazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, le farmacie, i medici di base, tutti i medici ospedalieri sono collegati al SISS: ciò significa che ogni componente del sistema (e, ricordiamolo, in primo luogo il cittadino) è collegata con le altre e pronta a scambiarsi informazioni. Sul progetto SISS il lavoro non è senz’altro finito, però si può senza ombra di dubbio affermare che ormai siamo ad un punto in cui la circolazione delle informazioni (anziché quella delle persone) può considerarsi reale. Stabilire le regole, programmare e finanziare. Come si coniugano queste esigenze con il miglioramento dell’assistenza e delle cure e la centralità della persona? Una buona programmazione e la determinazione di una cornice di regole precise e uguali per tutti, sono le basi sulle quali si fonda un buon sistema sanitario. In un sistema come quello lombardo, in cui si mette al centro la persona e il suo diritto di libera scelta, è fondamentale che le regole siano chiare e tutti coloro che vi prestano la loro attività le rispettino. Se le basi sono solide è possibile edificare un sistema che riesce a programmare i propri servizi in relazione sia ai bisogni dei cittadini sia alle risorse di cui dispone, non perdendo di vista il miglioramento dell’assistenza e della cura: si pensi a quanto fatto in termini di innovazione delle strutture (nuovi ospedali e altri interventi), potenziamento delle apparecchiature tecnologiche, miglioramento continuo dei percorsi di cura, realizzazione delle reti di patologia e potenziamento della rete di assistenza territoriale al fine di portare le cure vicino alla gente, ricoverare meno, decentrare i servizi e curare di più al domicilio. Lo spostamento della diagnostica e della cura di primo e secondo livello sul territorio: un sistema poliambulatoriale dove i medici di medicina generale lavorano con gli specialisti. Quali sono le fasi e i tempi di questo progetto? La politica di territorializzazione è sempre stata una priorità della Regione Lombardia. Chiaramente tale necessità deve coincidere con l’altrettanto importante bisogno che i cittadini vengano assistiti in ambienti il più possibile adeguati a garantirne la corretta diagnosi e cura. Fatta questa doverosa premessa, lo spostamento delle attività sul territorio deve essere inquadrato correttamente: non si può pensare alla territorializzazione dei servizi limitandosi ad immaginare solamente uno spostamento fisico. Sono necessarie anche modifiche organizzative che rendano effettivamente fruibili i servizi in modo più razionale e semplificato. È questa la grossa sfida che ci si pone. Negli ultimi anni si è sviluppata una nuova sensibilità sociale nei confronti di temi come corretti stili di vita e salute dell’ambiente in cui viviamo, che sono alla base di un miglioramento delle condizioni di salute del cittadino. Quali progetti principali che Regione Lombardia mette in campo per la promozione di questi fattori? I progetti di Regione Lombardia sono molteplici e ormai avviati da anni. Quello che, però, in primo luogo è necessario, è un nuovo approccio culturale a tali tematiche e questo può venire solamente da un rinnovato percorso formativo. Intendo dire che dobbiamo pensare oggi ai cittadini di domani, intervenendo in primo luogo a livello scolastico per far crescere individui consapevoli dei corretti stili di vita; e mi riferisco non solo ai comportamenti per non arrecare danno a noi stessi ma anche a quelli per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, affinché si gettino le basi per prevenire le patologie anziché rincorrere la cure delle stesse. NOTIZIE FSM 21 Nuovo Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione Il convegno di cui parlare Scompenso cardiaco cronico: una gestione clinica complessa In classe Lo scompenso cardiaco cronico è una condizione patologica sempre più presente nella nostra società, complici il progressivo aumento della longevità e i migliori trattamenti farmacologici. In crescita esponenziale, rappresenta oggi una nuova emergenza medica che, da un lato impegna sempre più i medici, e dall’altro si ripercuote sul Sistema Sanitario Nazionale diventando la prima causa di spesa sanitaria per ricoveri ospedalieri nei paesi occidentali. A causa della sua elevata incidenza, morbilità e mortalità, è questa una condizione clinica che richiede un impegno assistenziale articolato: dal punto di vista terapeutico ai controlli specialistici e strumentali, fino alle frequenti ospedalizzazioni. La gestione clinica di un paziente con scompenso cardiaco cronico non può prescindere da una affiatata collaborazione tra specialisti in cardiologia, internisti e medici di medicina generale, per garantire, attraverso un sistema a rete tra ospedale e territorio la continuità assistenziale che una patologia cronica di questo rilievo richiede. Il convegno La Gestione Clinica del Paziente con Scompenso Cardiaco Cronico, svoltosi a Bari lo scorso gennaio, ha inteso approfondire, attraverso lezioni teoriche e discussione di casi clinici, le conoscenze necessarie alla gestione clinica del paziente con scompenso cardiaco cronico ed in particolare all’ottimizzazione del percorso di cura, all’utilizzazione ottimale delle metodiche strumentali, alla stratificazione prognostica e ai percorsi riabilitativi. Sono queste, infatti, le competenze necessarie per presentare risposte assistenziali efficaci e sostenibili a questa patologia cronica. Attualmente infatti, la risposta del sistema ai bisogni di questi pazienti non è ottimale, con il risultato di un’assistenza discontinua e frammentaria. Emerge quindi la necessità di una graduale ridefinizione dei ruoli e delle responsabilità delle diverse figure professionali nell’ambito di una nuova ed efficiente organizzazione della rete assistenziale per il paziente cronico. 22 Alla due giorni organizzata dall’IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri, Istituto Scientifico di Cassano delle Murge, ANMCO Puglia, SIC Sezione AppuloLucana, hanno preso parte oltre 150 medici. Molti i temi affrontati: dalle questioni cruciali legate alla cronicità dello scompenso cardiaco, a partire dalla fisiopatologia e dalle implicazioni cliniche, fino alle opzioni terapeutiche I segreti della cute La biopsia cutanea neurodiagnostica, innovativa tecnica che permette di indagare il sistema nervoso periferico attraverso lo studio dell’innervazione cutanea, sarà il tema al centro del convegno dal titolo “Studiare il sistema nervoso osservando la cute”, in programma il 12 giugno a Pavia, presso il Centro Studi Fondazione Maugeri, promosso dal dr. Michelangelo Buonocore e dalla dr.ssa Maria Nolano. La cute è un tessuto riccamente innervato da fibre; per questo, attraverso i recettori cutanei, è possibile avvertire diversi tipi di stimoli tradotti da corpuscoli specializzati presenti nel derma. Grazie a particolari tecniche immunoistochimiche, è stata dimostrata la presenza di fibre nervose anche all’interno dell’epidermide, fino ai suoi strati più esterni. Lo sviluppo di tali tecniche ha portato alla definizione di questa nuova pratica diagnostica, poco invasiva e praticamente indolore, che si è dimostrata un valido metodo d’indagine per verificare la presenza di un danno nervoso più precocemente rispetto alle tecniche attualmente a disposizione. È questo un campo della diagnostica attualmente in continua evoluzione e di grande interesse, tanto che vedrà appunto riuniti i più importanti esperti del settore che, in tre distinte sessioni del convegno, illustreranno il sistema nervoso sensitivo cutaneo, il campo d’impiego della biopsia cutanea neurodiagnostica e il sistema nervoso autonomico cutaneo. NOTIZIE FSM alternative al trapianto cardiaco, che ancora oggi è la terapia principale e risolutiva, ma non in grado di soddisfare la sempre crescente richiesta. Il delicato tema dell’assistenza ai malati terminali, cui è necessario garantire un’adeguata qualità della vita, ha permesso di affrontare le dinamiche di comunicazione con la famiglia per la gestione ottimale delle ultime fasi della malattia. La trattazione teorica ha lasciato spazio alla discussione di alcuni casi clinici e all'analisi, tra gli altri, della terapia di resincronizzazione ventricolare, delle nuove terapie farmaceutiche e del il follow-up domiciliare. Si presenta al Lettore con la prefazione metodologica del dr. Marco Monticone, Primario dell’U.O. Neuromotoria Specialistica dell’Istituto Scientifico di Lissone coadiuvato nell’editorship dal Professor Giorgio Nino Valobra, libero docente dell’Università di Torino, e dal dr. Renato Gatto, già Primario dell’ASO di Alessandria, il Nuovo Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione, pubblicato da UTET e giunto alla 3° edizione. Un’Opera imponente e di riferimento nazionale, composta di 4 volumi, 164 capitoli, 3000 pagine, scritta da oltre 110 primi autori; un’esauriente panoramica dello scibile della Medicina Riabilitativa contemporanea. La complessa struttura scientifica, il rigore metodologico, il desiderio di proporre al Lettore un sapere prevalentemente basato sull’evidenza scientifica, assieme alla discussione consapevole e ragionata di ogni contributo proposto, sono le caratteristiche che distinguono quest’Opera dalle precedenti edizioni, costituendo una base di partenza per il Lettore di questa disciplina medica e per le future linee di ricerca. Proprio nell’ottica della cooperazione delle competenze coinvolte nella gestione del paziente cronico, al convegno è stato associato il “Corso di aggiornamento per infermieri e fisioterapisti sull’assistenza al paziente con scompenso cardiaco” cui hanno partecipato 72 infermieri e 35 fisioterapisti. Il ruolo dell’infermiere e del fisioterapista è infatti di notevole importanza nel percorso assistenziale al malato cronico, per questo le competenze di queste figure devono essere sempre più aggiornate e specializzate per assicurare continuità e apporto al lavoro fatto dai medici. Il corso ha attraversato i temi dell’assistenza, dell’approccio, della gestione del paziente in day hospital e del trattamento fisioterapico. 23 Tubercolosi: un libro per continuare a discuterne Se ne parla troppo poco: è questo il messaggio che emerge da L’Ospite indesiderato scritto da Maurizio Pagagnelli (vice caporedattore di SALUTE - La Repubblica) e Ottaviano Serlupi Crescenzi (responsabile del Laboratorio di Biologia Molecolare della farmaceutica Sigma-Tau), con contributi di Anna Cataldi (giornalista e scrittrice, Stop TBC Ambassador) Giovanni Battista Migliori (direttore del Centro TBC-OMS presente all’Istituto scientifico di Tradate della Fondazione Maugeri) e Mario Raviglione (direttore del dipartimento Stop TBC dell’OMS a Ginevra), edito da Il Pensiero Scientifico. Un viaggio tra scienza e cronaca attraverso la storia della Tubercolosi; un grido a rompere il silenzio che circonda questa malattia. È il dr. Migliori a trarre le conclusioni e a tracciare la via da percorrere per raggiungere l’ambizioso obiettivo, posto dalla comunità internazionale, di diminuire l’incidenza annuale di TBC per il 2015 e di debellare la malattia entro il 2050. Una malattia che è vera e propria emergenza in 22 paesi del mondo e che conta 9,3 milioni di nuovi casi all’anno, 1,7 milioni di morti, 5000 al giorno. L’ospite indesiderato ci racconta come, dal 1882, anno della sua scoperta ad opera di Koch, il batterio della TBC dilaga tra i poveri che non hanno accesso alla diagnosi rapida e al trattamento efficace, e tra i ricchi, dove si riscontrano i casi più problematici perché, nel tempo, il batterio si è adattato ed è diventato resistente ai farmaci. È la strada della ricerca e dell’informazione quella indicata dal dr. Migliori: occorrono ingenti nuovi investimenti, un intervento complesso, relativo non solo alla malattia e al sistema sanitario, ma che coinvolge l’intera società civile. Un intervento che richiede fondi e un forte impegno da parte di amministratori e politici. Il libro devolve tutti i profitti alla ricerca. NOTIZIE FSM SLA sporadica: questione di geni Lo studio 24 La Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia rara neurodegenerativa progressiva che colpisce le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria, può manifestarsi in tre forme: sporadica, familiare, Guam. Tra queste, la più comune è quella sporadica, dal 90 al 95% di tutti i casi, provocata da un’interazione fra fattori ambientali tossici e fattori genetici, intrinseci dell’individuo. Partendo da questo presupposto, la Fondazione Maugeri ha cofinanziato alcuni gruppi di ricerca diretti dal Prof. Adriano Chiò (Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino) e dal Dott. Gabriele Mora (Direttore del Dipartimento di Neuroriabilitazione della Fondazione Salvatore Maugeri), per analizzare l’intero genoma umano, in pazienti con SLA e individui sani, col preciso scopo di individuare quale sia il gene colpevole della comparsa della SLA sporadica. La ricerca, intitolata A two-stage genome-wide association study of sporadic amyotrophic lateral sclerosi, pubblicata sulla prestigiosa rivista Human Molecular Genetics, ha portato ad una importante scoperta. Si è infatti osservato che ci sono 7 geni che in qualche modo favoriscono la manifestazione della malattia. Fra questi geni che regolano lo sviluppo della SLA, il più significativo è risultato essere il SUNC1, posto sul cromosoma 7: una proteina localizzata a livello della membrana del nucleo cellulare, la cui funzione non è ancora totalmente nota. Ciò significa che chi è portatore di questi geni ha una maggiore probabilità di contrarre la malattia: non vuol dire che la svilupperà certamente, ma che, in condizioni favorenti che ancora non si conoscono, la malattia si potrà sviluppare. La ricerca si è svolta in due fasi. Nella prima fase, già parzialmente pubblicata nel 2007 su Lancet Neurology, sono state analizzate 545.000 varianti geniche (SNP) su 553 pazienti, identificando i 7.600 SNP più significativi. Nel secondo studio, quello ora pubblicato, sono stati analizzati altri 2160 casi (di cui 660 italiani), identificando diversi geni verosimilmente correlati alla comparsa della SLA sporadica, e fra questi uno in particolare, battezzato appunto SUNC1. La ricerca, finanziata oltre che dalla Fondazione Vialli e Mauro, anche dall’Istituto Superiore di Sanità, dalla Regione Piemonte e dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha visto la collaborazione di diversi centri SLA italiani: oltre al Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e alla Fondazione Salvatore Maugeri, hanno partecipato i centri SLA di Modena, Genova, Bologna, Pisa, Siena, Roma Università Cattolica, Napoli Seconda Università e Palermo, uniti in un consorzio italiano per lo studio della genetica della SLA (ITALSGEN). Il risultato raggiunto da questa ricerca è un punto di partenza fondamentale. I medici ricercatori hanno individuato il gene principale che scatena la SLA e altri che agiscono come regolatori, ma non si sa ancora in quale modo regolano e quindi in quale modo favoriscono la comparsa della malattia. Quando si sarà capito questo, forse si potrà arrivare ad un intervento terapeutico. LA RICERCA Analisi dei geni di suscettibilità della Sclerosi Laterale Amiotrofica sporadica PREMESSA i casi non familiari di SLA sono causati dall’interazione fra fattori ambientali (tossici) e fattori genetici (intrinseci dell’individuo) i Finanziatori: Fondazione Salvatore Maugeri, Fondazione Vialli e Mauro, Istituto Superiore di Sanità, Regione Piemonte, Federazione Italiana Giuoco Calcio i Centri SLA italiani che hanno collaborato, riuniti in ITALSGEN: Consorzio Italiano per lo Studio della Genetica della SLA Le fasi in cui è stato analizzato l’intero genoma umano: 25 1a parzialmente pubblicata nel 2007 su Lancet Neurology: Analizzate 545.000 varianti geniche (SNP) su 553 pazienti identificando i 7.600 SNP più significativi. 2a pubblicata ora sulla prestigiosa rivista HUMAN MOLECULAR GENETICS: 2160 i casi analizzati di cui 660 casi italiani LA SCOPERTA identificati 7 diversi geni verosimilmente correlati alla comparsa della SLA sporadica SUNC1 il più significativo dei geni: una proteina localizzata a livello della membrana del nucleo cellulare, la cui funzione non è ancora totalmente nota. 7 il cromosoma su cui è posto il gene SUNC1 NOTIZIE FSM I NUMERI DEL PROGETTO CERTIFICAZIONE FSM Buon senso applicato con metodo Con questa nuova rubrica entriamo all’Ufficio Qualità Centrale per capirne il funzionamento e gli obiettivi. Dai prossimi numeri, con la collaborazione dei vari Istituti, vogliamo presentare i case history sul tema qualità rappresentativi delle varie e diverse esperienze Ciascun Istituto, infatti, doveva assolvere alle richieste derivanti dalle procedure di accreditamento regionale e a tutte le strutture, in quanto IRCSS, era richiesta una certificazione secondo normative internazionalmente riconosciute. Per Fondazione la scelta è stata di aderire al sistema Uni EN ISO 9001. Se da un lato si trattava di creare quasi dal nulla un sistema unico, dall’altro, l’organizzazione gerarchica e funzionale comune ai vari istituti ci ha sicuramente agevolato”. “Per una realtà come la nostra - continua Chiara Maugeri - che negli ultimi anni ha conosciuto una espansione significativa su tutto il territorio nazionale era fondamentale poter disporre di un sistema comune, sia per modalità operative sia per la modulistica. Soltanto così è stato possibile iniziare a sistematizzare la raccolta dei dati necessari di volta in volta e seconda delle esigenze ed impostare correttivi per migliorare il sistema”. Da qui è partita l’avventura tra lo scetticismo iniziale di molti e il costante appoggio dell’Alta Direzione, ma anche con la consapevolezza che dopo un primo periodo “di gran lavoro, qualche malcontento e tante riunioni per recepire tutti i contributi possibili” per la costruzione dell’architettura del sistema, lo stesso avrebbe iniziato, presto, a dare i suoi frutti. E così è stato. Dentro la Qualità “Abbiamo sfruttato lo sforzo derivante dall’obbligo normativo per migliorare i processi interni, coordinarli e renderli unici per tutte le sedi. Infatti il sistema di qualità è unico per tutta Fondazione, e unico è il certificato. Abbiamo gettato le basi su cui costruire il nostro sistema... e dobbiamo ammettere che tutti i nostri interlocutori hanno aderito molto bene. Oggi tutti gli Istituti Fondazione Maugeri rispondono agli stessi requisiti di qualità, tanto al Nord quanto al Sud, come è attestato dall’ente di certificazione di parte terza”. All’origine c’è l’esigenza di verificare la capacità di una struttura sanitaria di erogare prestazioni di qualità e di garantire nel tempo questa capacità. Per far questo, il legislatore ha fissato dei requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici. Quindi si è passati all’introduzione di un sistema di certificazione per il riconoscimento, da parte di un organismo terzo, accreditato, della capacità di erogare prestazioni nel rispetto degli standard prefissati. Ma di che cosa si tratta esattamente? In Fondazione Maugeri coesistono due certificazioni di qualità: da una parte la UNI EN ISO che permette alla struttura di rispondere agli standard previsti dalla normativa nazionale; la Regione Lombardia, da parte sua, ha attivato un progetto di sperimentazione di certificazione seguendo gli standard della Joint Commission International. Quest’ultima nata come certificazione specifica degli ospedali in America, è stata redatta con il contributo di personale medico e infermieristico, e in quanto tale prevede standard specifici per l’ambito sanitario. “Gli standard della Joint Commission valutati nel progetto dalla Regione Lombardia (circa 60 tra gli oltre trecento proposti cui se ne aggiungeranno a breve altri 60) ci sono serviti per rendere concreti gli indirizzi generali previsti dalla normativa UNI EN ISO 9001 - continua Elena Grignani. Nell’ottica di restare al passo con i requisiti della Joint Commission, fonte importante di aderenza alla qualità del nostro sistema, è stato costituito un gruppo di lavoro specifico formato dai direttori sanitari e dai referenti qualità degli istituti lombardi di Fondazione”. Il 2002 rappresenta per la qualità in Fondazione Maugeri l’anno della svolta. Nasce, infatti, l’Ufficio Qualità Centrale per assolvere alle procedure di certificazione di tutti i laboratori lombardi compresi quelli di ricerca, Certificazione raggiunta poi nel 2003. Ma ancor prima il tema della qualità era stato affrontato formalmente all’Istituto di Tradate che a fine anni ’90 aveva ottenuto la certificazione con la versione UNI EN ISO del 1994. “Dopo l’esperienza del 2003 abbiamo capito l’importanza di gettare le basi per un sistema di certificazione univoco per tutti gli istituti di Fondazione - spiega Elena Grignani, che insieme a Chiara Maugeri e a Gianni Rossi segue l’operatività dell’Ufficio Qualità Centrale - . “Sicuramente all’inizio creare sistema non è stato facile - continua Elena Grignani -; gettare le basi significava decidere come andavano “costruiti” i documenti e l’archiviazione, i manuali della qualità, andavano definite le competenze in materia. Tutto questo ci ha permesso di arrivare ad un sistema per quanto possibile condiviso, in cui tutto fa riferimento ad alcune disposizioni generali di competenza dell’Ufficio Centrale che trovano poi aderenza e attuazione a livello di Istituto e quindi di Unità Operativa, 26 Diciamoci la verità: quando ne sentiamo parlare, qualcuno contorce un po’ il naso, altri la considerano una faccenda da sbrigare, in realtà la maggior parte di noi ha solo un’idea vaga di cosa sia esattamente il “sistema qualità” e dei benefici che, nel lungo termine, ne possono derivare. NOTIZIE FSM Avvio progetto laboratori Ufficio Qualità Centrale Data certificazione laboratori Avvio progetto certificazione FSM Istituti coinvolti Unità operative coinvolte referenti Qualità designati settembre 2001 settembre 2002 ottobre 2003 giugno 2005 tutti circa n° 140 circa n° 150 CERTIFICAZIONE UNI EN ISO 9001:2000 CON BUREAU VERITAS n° certificato 214549 del 24/04/2007 VERIFICA DI SORVEGLIANZA MARZO 2008 Operatività dell’Ufficio Qualità Centrale aDocumenti validi per tutti gli Istituti di Fondazione aCoinvolgimento degli uffici competenti a livello centrale aCollegamento agli altri documenti FSM usati per accreditamento aRiunioni per un lavoro di gruppo condiviso aOrganizzazione comune dei processi principali aSuddivisione del lavoro per un contributo di ogni Istituto coinvolto aProgetti di miglioramento da programmare insieme aIndividuare percorsi comuni per raggiungere gli obiettivi aUtilizzare stessa modulistica dove per ciascun livello si individua un referente qualità. Con un’attenzione particolare a non rendere il tutto troppo gravoso e burocratizzato: perché alla fine il sistema deve aiutare le persone nel lavoro, soltanto così otteniamo la famosa compliance. Oggi, creata la struttura di base possiamo constatarne la vera utilità, anche le stesse visite di certificazione o i processi di accreditamento della Regione risultano più fluidi nella raccolta delle informazioni necessarie. Si è vista l’evoluzione del sistema, anche le persone sono più motivate. Siamo riusciti a creare uno strumento, un sistema organizzativo che racchiude tutti gli argomenti, le risorse e i processi interni e determina una continuità dei servizi - interviene Chiara Maugeri. Ma soprattutto questo sforzo è stato capito dal personale con cui ci siamo interfacciati negli ultimi anni”. Quali gli obiettivi per il futuro? ”Puntiamo a raccogliere dati, omogenei, provenienti da tutti gli istituti, entrando nel merito di alcuni aspetti clinici - conclude Elena Grignani -. La massa critica di dati che una struttura come Fondazione può mettere a disposizione rappresenta una risorsa preziosa da sfruttare a beneficio del sistema. Pensiamo ad esempio alla registrazione degli eventi accidentali per la valutazione del rischio clinico o alla realizzazione di una cartella infermieristica informatizzata comune a tutte le nostre strutture. Progetti che, nel caso della cartella infermieristica, stanno arrivando al traguardo... grazie al lavoro di tutti e sfruttando le competenze di chi lavora sul campo”. NOTIZIE FSM 27 Trilogia di Lumezzane Dentro la Qualità LE SEZIONI DEL CD aNostalgia del passato, aSperanza per il futuro, aSpirito d’iniziativa, aInterdisciplinarietà, aProfessionalità, aEntusiasmo Coinvolgere il personale per gestire le criticità relazionali: l’esperienza dell’Istituto Scientifico di Lumezzane 28 29 La qualità di vita per gli operatori di un Istituto Scientifico è un concetto molto, molto ampio che investe una pluralità di aspetti. Aspetti che interessano la tipologia di lavoro svolto, i mezzi e le risorse disponibili, gli ambienti di lavoro, il rapporto con l’utenza e i pazienti e ultimo, ma non meno importante, le relazioni interpersonali tra colleghi. All’Istituto di Lumezzane questo tema ha rappresentato nell’ultimo periodo un tasto particolarmente delicato. Tanti i cambiamenti all’ordine del giorno, uno su tutti il trasferimento dalla sede di Gussago a Brescia a quella completamente ristrutturata di Lumezzane nella Val Trompia. All’apparenza un semplice per quanto complesso trasloco. Nella pratica, una tappa significativa verso una nuova esperienza lavorativa e relazionale per tutti gli staff coinvolti. Ce lo spiega con entusiasmo e rigore il direttore scientifico dell’Istituto, la dottoressa Simonetta Scalvini che da tempo “sentiva” che il motore non girava a mille, soprattutto dopo l’importante turn over che ha investito la struttura a seguito del trasferimento. Era necessario intervenire, dare un segnale di cambiamento, in particolare sul piano umano. Di qui l’idea di coinvolgere il personale cogliendo il pretesto del Natale: “Lo spunto ce lo ha dato, involontariamente, il direttore sanitario, il dottor Jean Pierre Ramponi che come primo atto dopo l’insediamento in istituto ha esposto alla porta le parole di una canzone di Edoardo Bennato “Un giorno credi...”. La musica e le canzoni potevano, dunque, rappresentare NOTIZIE FSM la giusta modalità di aggregazione, abbiamo pensato insieme al dottor Luca Bianchi della Pneumologia e alla dottoressa Margherita Penna della Farmacia. È nato quindi il progetto di creare un cd di canzoni su melodie note con i testi adattati da tutto il personale, dalla cui vendita avremmo raccolto i fondi per sostenere alcune adozioni di bambini a distanza. Detto fatto. Timidamente sono iniziate le prove in mensa durante la pausa pranzo, cui potevano partecipare liberamente tutti gli addetti cantando, suonando uno strumento o riprendendo con la videocamera, spesso sotto lo sguardo attento e sommessamente divertito del direttore del Centro, dottor Giordano. È stato sorprendente vedere come, dopo una partenza sottotono, l’iniziativa abbia preso il volo e contagiato tutti, intonati o stonati, riunendo allegramente persone che si sono in quel momento scoperte”. Come per tutti i cd il consiglio è ascoltarlo. Infatti, ecco scherzare con il sottofondo musicale di “Onda su onda” di Bruno Lauzi, mutuato in “curva su curva”, tanto è tortuosa la strada che porta all’Istituto, o un “Mi han cacciato da Gussago” o ancora tra le frasi dei nuovi testi emerge un malinconico “Gussago mai più ti rivedròoooooooo” e sull’onda di Giovanotti “Sono un paziente fortunato perché qui mi hanno riabilitato”, soltanto per citare alcuni passaggi significativi che i dipendenti hanno voluto scrivere nero su bianco e mettere in musica per chiudere con un periodo e aprire le porte al nuovo corso. A Lumezzane. NOTIZIE FSM Da sinistra: Stefania Pizzo, Cinzia Mandracchia, Salvatore Condello, Domenico De Cicco, Donatella Todaro, Calogera Maniscalco, Angela De Palo, Accursia Lo Iacono, Angela Vicari Far crescere la ricerca Laboratorio per lo studio della disfagia TecHnologie Anna Campanella, Antonino Di Natale, Calogera Nicolosi, Gioacchino Castronovo 30 Due laboratori a supporto dell’attività dell’U.O. di Neuroriabilitazione Intensiva della Fondazione Salvatore Maugeri di Sciacca in grado di rispondere alle molteplici esigenze dei pazienti dell’Unità così come dei pazienti ricoverati negli altri reparti di degenza dell’Azienda Ospedaliera OCR Di Sciacca DOTAZIONI DEL LABORATORIO DI NEUROFISIOLOGIA 1 elettromiografo a 5 canali per l’esecuzione di EMG ed ENG, Potenziali Evocati sensitivi, acustici e visivi. Sarà a breve integrato con 1 Stimolatore magnetico a doppio stimolo per l’esecuzione dei PEM. NOTIZIE FSM Il laboratorio di Neurofisiologia già presente nell’U.O ma in fase di ulteriore potenziamento, si affiancherà all’attività di reparto per il supporto diagnostico nelle patologie del Sistema Nervoso Periferico. L’Esame Elettromiografico, insieme all’esame clinico, ha un ruolo fondamentale nel diagnosticare patologie quali le Polineuropatie, Neuropatie focali, Radicoloneuropatie, Plessopatie cervico-brachiali e lombosacrali, per tale motivo l’U.O. di Medicina Interna, il Servizio di Diabetologia e la Microcitemia dell’Azienda Ospedaliera si avvalgono dell’intervento del Laboratorio della Fondazione Maugeri. “L’attivazione dei Laboratori di ricerca - afferma il responsabile dr. Gioacchino Castronovo - ci permetterà di implementate ulteriormente l’ambito di intervento, infatti in collaborazione con il Laboratorio per lo Studio della Disfagia e l’U.O. di Radiologia dell’OCR di Sciacca, potremo ulteriormente approfondire con la valutazione elettromiografica, lo studio della deglutizione per i pazienti disfagici; inoltre, per i pazienti con lesione midollare e per i pazienti in coma, lo studio con Potenziale evocati sensitivi e motori ci permetterà di avere dei riscontri circa la prognosi altrimenti difficili da rilevare. Senza contare la possibilità di poter pianificare adeguatamente il trattamento riabilitativo del piano perineale attraverso lo studio elettrofisiologico nel paziente con lesione del SNC”. Un punto di riferimento per le Unità Operative di Anestesia e Rianimazione, Medicina Interna, Neurologia e Neurochirurgia della Sicilia centrale ed occidentale. Stiamo parlando dell’U.O. di Neuroriabilitazione Intensiva di Sciacca che per le problematiche connesse alla diagnosi ed al trattamento della disfagia neurogena si avvale da alcuni anni di un laboratorio dedicato. “Nel caso dei pazienti disfagici poter definire l’entità del disturbo ci permette di scegliere la dieta più opportuna per ogni singolo paziente - spiega il dottor Salvatore Condello, specialista neurologo e responsabile del laboratorio -. Sono ormai numerosi gli studi condotti in collaborazione con l’U.O. di radiologia dell’Azienda Ospedaliera che evidenziano il ruolo della videofluorografia per classificare l’entità della disfagia e di conseguenza per impostare la gestione dei nostri pazienti. Pazienti che a causa di deficit neurologici o con esiti di ictus cerebrale o ancora con malattia di Parkinson e parkinsonismo vascolare possono trarre grande beneficio da un trattamento nutrizionale mirato”. Collaborazione ed interazione continue sono i cardini dell’attività del Laboratorio dove operano il neurologo, per la valutazione clinica generale e neurologica, lo pneumologo, per la gestione della cannula endotracheale nei pazienti disfagici tracheotomizzati, il logopedista, per lo screening logopedico della disfagia, il terapista della riabilitazione, per la valutazione riabilitativa e il terapista occupazionale per la valutazione e recupero delle abilità coinvolte nelle attività di vita quotidiana (ADL). Tali figure sono coadiuvate dalla collaborazione del medico otorino e del radiologo per ciò che riguarda la diagnosi strumentale, e dal chirurgo toracico, per il confezionamento, la sostituzione e l’eventuale rimozione PEG. L’obiettivo del programma riabilitativo è il recupero della deglutizione orale fisiologica o, quando non è possibile, la costruzione di una deglutizione funzionale caratterizzata da una maggiore durata dell’atto deglutitorio, eventuali limitazioni dietetiche, e l’adozione di posture facilitanti. Ma ancor prima va sottolineata l’importanza della diagnosi tempestiva, in grado davvero di ridurre le possibili complicanze e di dare un contributo essenziale al recupero funzionale del paziente. Gli Esami elettromiografici/ elettroneurografici per i pazienti in regime di ricovero hanno come obiettivo: aindividuare una lesione di un nervo o di un plesso nervoso e valutare il grado di denervazione dei gruppi muscolari dipendenti; amonitorare a intervalli di mesi il processo di reinnervazione dei gruppi muscolari; aindividuare la sede e il livello preciso di lesioni midollari valutando il grado di interessamento dei gruppi muscolari agonisti/ antagonisti con la possibilità di individualizzare il percorso riabilitativo; ail monitoraggio EMG di condizioni cliniche quali la neuropatia diabetica, alcolica o uremica, le radicolopatie compressive o le sindromi dolorose croniche per valutare l’efficacia di terapie farmacologiche anche nell’ambito di trials terapeutici o di protocolli di ricerca; amonitoraggio dei pazienti con Malattia del Motoneurone grazie alla collaborazione del Centro di Riferimento Regionale per le Malattie del Motoneurone presso il Policlinico Universitario di Palermo; a il trattamento con Tossina botulinica nei soggetti con spasticità focale con lo scopo di ridurre il dolore e gli spasmi; prevenire o ridurre le contratture con aumento del ROM e miglioramento dell’adattamento alle ortesi; migliorare la postura, la deambulazione e l’autonomia nelle attività quotidiane; facilitare il compito del fisioterapista; ridurre il tempo di assistenza del caregiver NOTIZIE FSM 31 CRS-SISS: Obiettivo salute La tecnologia al servizio del cittadino La finalità del progetto è ambiziosa: garantire la continuità e la qualità della cura. Ma gli effetti che porta con sé sono molteplici: accesso agevolato alle informazioni sanitarie, semplificazione delle procedure e dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, niente code, ottimizzazione dei tempi di attesa. Per realizzare tutto questo è nato il progetto CRS-SISS, Carta regionale dei Servizi - Sistema Informativo Socio Sanitario, una rete informatica che mette in comunicazione Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, operatori delle strutture socio-sanitarie e cittadini. Messo in campo da Regione Lombardia, è il più importante progetto strategico-organizzativo in ambito sanitario in Europa, cui già molti Paesi anche, d’Oltreoceano, guardano come modello. Coinvolge 9 milioni di cittadini, 150 ospedali pubblici e privati accreditati, 150 mila operatori sanitari, oltre a 2.500 farmacie. Come funziona? Al sistema si accede attraverso due carte dotate di microprocessore. Da una parte, quindi, il cittadino lombardo con la sua Carta Regionale dei Servizi (di colore giallo) che sostituisce il tesserino sanitario cartaceo, e diventa tessera europea di assicurazione malattia, contiene il codice fiscale e i dati sanitari utili per l’emergenza. È la chiave d’accesso con la quale autorizzare gli operatori abilitati ad accedere alle informazioni sanitarie che li riguardano e registrarne di nuove. In farmacia permette di verificare le prescrizioni e i dati utili per eventuali esenzioni. Una volta consegnato il modulo del Consenso dei dati sanitari e aver richiesto il PIN, grazie alla smart card e ad un lettore da collegare al proprio pc, il cittadino può consultare sul computer di casa la propria storia clinica, i referti di laboratorio e gli esiti di una visita specialistica; può accedere ai servizi sanitari disponibili, per esempio prenotare le visite mediche. Ultimo, ma non meno importante, permette di accedere ad alcuni servizi della Pubblica Amministrazione, (pagamento di multe e tasse comunali, certificazioni anagrafiche, iscrizione dei figli a scuola, etc.) evitando code e spostamenti. Dall’altra, gli operatori del Sistema Socio-Sanitario, tra i quali i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta che hanno invece in dotazione una carta SISS (di colore blu), grazie alla quale possono connettersi al Sistema da postazioni informatiche e consultare la storia clinica del cittadino, effettuare prescrizioni farmaceutiche e ambulatoriali, avanzare richieste di ricovero oppure registrare referti. La carta è necessaria per l’identificazione dell’operatore sanitario e consente la firma digitale. Rilevanti gli investimenti sostenuti da Regione Lombardia per la realizzazione del progetto che oggi, attraverso una intensa campagna di informazione si propone di far conoscere a cittadini e operatori l’utilità del sistema. Mettere in comunicazione tutti gli operatori, le strutture sanitarie e i pazienti per garantire la continuità e la qualità degli interventi. Gli obiettivi del progetto CRS-SISS della Regione Lombardia 32 NOTIZIE FSM L’idea nasce nel 1999, prende avvio nel 2004 e coinvolge inizialmente le aziende ospedaliere pubbliche della Lombardia. Con la Legge Regionale n. 18 del 31 luglio 2007 richiede anche agli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e alle Strutture Sanitarie private accreditate a contratto di integrarsi. È il Progetto CRS-SISS, Carta Regionale dei Servizi-Sistema informativo Socio-sanitario, un sistema esteso a tutto il territorio lombardo che mette in comunicazione gli operatori, le organizzazioni socio-sanitarie e i cittadini. Una sorta di piattaforma informatica che raccoglie, archivia e rende disponibili ai soggetti autorizzati le informazioni di prevenzione, diagnosi, terapia e assistenza relative ai singoli assistiti. Un progetto di questo tipo aspira a rispondere all’esigenza di seguire il paziente nei diversi eventi sanitari che lo riguardano e che spesso rimangono disgiunti. Gli eventi di ricovero e le prestazioni ambulatoriali, svolti all’interno di istituti e ospedali lombardi, vengono tracciati e sono reperibili nella piattaforma SISS. Questo permette la creazione del Fascicolo Sanitario Elettronico del cittadino, che è l’obiettivo finale non solo di Regione Lombardia, ma anche del Sistema Sanitario Nazionale. L’obiettivo indotto è il controllo della spesa sanitaria attraverso la raccolta dati. Le informazioni a disposizione della Regione su ricoveri, dimissioni e prestazioni ambulatoriali saranno, infatti, sempre più numerose e tempestive. Si tratta di un progetto ambizioso e di dimensioni notevoli, che sta diventando realtà anche per Fondazione Maugeri. “Ciò implica un importante processo di rinnovamento del sistema informativo, che tocca in particolare due aspetti: l’accoglienza del paziente (l’accettazione dei ricoveri e delle prestazioni ambulatoriali e il CUP) e la refertazione delle prestazioni ambulatoriali e dei ricoveri, ovvero le lettere di dimissioni. Questa seconda fase introduce la firma digitale, funzionale al fascicolo sanitario elettronico”, spiega l’Ingegner Leonardo Perinati, Responsabile della Direzione Sistemi Informativi presso l’Istituto di Pavia. Per integrarsi nel SISS, il sistema informativo di Fondazione Maugeri dovrà affrontare una vera e propria rivoluzione dei prodotti informatici in uso. Questo processo impegnerà la struttura almeno per tutto il 2010. Nella logica della standardizzazione dei processi iniziata qualche anno fa in Fondazione Maugeri, i nuovi prodotti saranno introdotti anche negli istituti delle altre regioni, pur non essendo questi coinvolti nel progetto CRS-SISS. L’impatto tecnologico è rilevante, e la sfida consiste nel mantenere, durante il processo di transizione, livelli di servizio uniformi, considerando anche gli adeguamenti di legge e le richieste da parte degli utenti. Quello della privacy è un altro aspetto estremamente sentito da chi segue il progetto ed è in continua evoluzione. Attraverso una informativa il Garante per la Protezione dei Dati Personali stabilisce chi sono gli operatori, quando e in quali condizioni possono accedere ai dati, quali sono i diritti del cittadino e come può tutelare questi diritti. Lo scopo è garantire al massimo il IL CRS-SISS coinvolgerà: aRegione Lombardia a9 milioni circa di cittadini a15 Aziende Sanitarie Locali a7.447 Medici di Medicina Generale e 927 Pediatri di Libera scelta a2.500 farmacie aoltre 150 ospedali pubblici e privati accreditati aoltre 800 laboratori e ambulatori pubblici e privati accreditati acirca 1.300 strutture nell’area socio-sanitaria a150.000 operatori sanitari paziente, che può decidere di non dare il consenso alla pubblicazione di un documento clinico all’interno del proprio fascicolo elettronico. Allo stesso tempo sono previsti casi particolari, tutelati dalla legge, in cui la documentazione è oscurata automaticamente. “Il processo di adeguamento impatterà sugli operatori che utilizzano il sistema informativo richiedendo un addestramento specifico, l’affiancamento di personale competente e l’assistenza necessaria fino a che il sistema non sarà a regime. Considerate le sedi di Fondazione Maugeri saranno diverse centinaia gli operatori coinvolti tra medici, infermieri e personale amministrativo. Durante la fase di passaggio si farà particolare attenzione per ridurre al minimo il disagio. Ma una volta superata la fase iniziale conclude l’Ingegner Perinati, - si potranno prevedibilmente raggiungere gli obiettivi del progetto, in primo luogo il miglioramento del processo di diagnosi e cura mediante la consultazione della storia clinica del cittadino e l’accesso semplificato, tramite smart card, ai servizi sanitari”. NEWS TECH NEWS TECH NEWS TECH NEWS TECH NEWS NEWS TecHnologie A MONTESCANO UNA RISONANZA MAGNETICA “APERTA” A TUTTI È stata inaugurata a Montescano il 14 aprile scorso la Risonanza Magnetica di ultima generazione per lo studio del sistema muscolo-scheletrico, dotata di un magnete “aperto”. La strumentazione si aggiunge alle altre metodiche d’indagine presenti all’U.O. di Radiologia dell’Istituto, quali la Radiologia convenzionale, la TC multidetettore, e la MOC. Caratterizzata dal basso campo magnetico e, aspetto non trascurabile, dal poco ingombro, questa nuova Risonanza Magnetica riduce i limiti ad eseguire l’esame della spalla, ad esempio, su pazienti portatori di mezzi metallici alla caviglia. In questo caso, infatti, l’arto inferiore si trova al di fuori dell’area di massima intensità di campo magnetico e degli impulsi a radiofrequenza dell’apparecchio. L’altro importante vantaggio è rappresentato dalla configurazione del magnete, di tipo “aperto”, che permette di eseguire l’esame su un singolo distretto anatomico. Questo consente ai pazienti claustrofobici, solitamente restii a sottoporsi all’indagine convenzionale che richiede l’ingresso di tutto il corpo nell’apparecchio, di eseguire l’esame in tutta serenità. Sul fronte diagnostico la nuova RM oltre a permettere un controllo sull’efficacia dei trattamenti riabilitativi garantirà all’utenza nuove tipologie di esami. Sarà infatti possibile studiare il rachide cervicale e lombare oltre a tutte le articolazioni corporee sia in modo convenzionale sia con artro-RM, con l’iniezione intra-articolare di un mezzo di contrasto per diagnosticare con grande precisione determinate patologie articolari. NOTIZIE FSM 33 Quando la qualità di vita si respira La BPCO costituisce una delle principali cause di mortalità nel mondo occidentale. In Italia la bronchite cronica e l’enfisema polmonare hanno una incidenza pari al 10%, che sale al 15% nella popolazione con almeno 55 anni d’età. Si stima però che la patologia sia sotto diagnosticata e che circa il 24% della BPCO non sia riconosciuto. Le malattie respiratorie incidono in maniera importante sulla quotidianità dei pazienti. Per migliorare diagnosi e intervento terapeutico è necessario andare oltre i parametri tradizionali Stili di vita 34 Secondo un’accezione diffusa, “qualità di vita” in campo medico equivale alla misurazione dell’influenza della malattia sullo stato di salute e sulla quotidianità del paziente che ne è affetto, attraverso strumenti specifici. In campo pneumologico l’interesse scientifico si concentra sull’asma e sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO, malattia di bronchi e polmoni che deteriora la funzionalità respiratoria), trattandosi di malattie croniche ed inguaribili che influenzano pesantemente la qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti. I parametri medici comunemente utilizzati per determinare l’indice di gravità di queste malattie, come ad esempio prove respiratorie e emogasanalisi, non sono in grado di fornire un quadro generale ampio dello stato di salute di un paziente. Agli effetti tipici di asma e BPCO, come la bronco-ostruzione e la dispnea, si sommano infatti reazioni allergiche, fatica, sonno disturbato, tosse, espettorazione, carenza di ossigenazione e non ultimo il vissuto psicologico dei pazienti stessi, con effetti fisici ed emozionali. Si pensi all’impatto che può avere su un bambino dover utilizzare davanti agli amici una bomboletta di farmaco inalatorio, o per un anziano dover affrontare un ricovero ospedaliero o convivere con un contenitore di ossigeno liquido, che limita gli spostamenti e la vita sociale. La misurazione della funzionalità respiratoria deve quindi associarsi alla valutazione complessiva dello stato di benessere, attraverso questionari appropriati. Il più utilizzato è il St. George’s Respiratory Questionnaire (SGRQ), composto da una cinquantina di domande sui sintomi e la loro influenza sulle attività quotidiane. Un altro questionario ideato per i pazienti più gravi è stato sviluppato in Fondazione Maugeri con la collaborazione dell’Università di Londra ed è ormai stato tradotto in moltissime lingue, il Maugeri Respiratory Failure Questionnaire (MRF26). L’utilizzo dei questionari specifici si rivela uno strumento prezioso a disposizione degli specialisti e del medico curante in genere per approfondire la valutazione soggettiva del paziente, per capire entrare nei meandri della qualità di vita oggettiva correlata ad una malattia cronica respiratoria, ma ancor più nella percezione della qualità che arriva dal paziente. Perché ogni persona è un caso a sé, presenta un contesto di vita differente e le stesse esigenze pratiche e di vita, rispetto ai limiti che la malattia impone, sono diverse. Di qui l’importanza dei questionari e il motivo per cui è auspicabile che diventino uno strumento sempre più comunemente utilizzato per determinare lo stato di salute e l’efficacia delle terapie. NOTIZIE FSM 35 Per permettere la misurazione della qualità della vita sono stati sviluppati questionari appropriati per la malattia in esame. Il più utilizzato per la patologia respiratoria è il St. George’s Respiratory Quetionnaire (SGRQ), composto da 50 domande alle quali i pazienti riescono a rispondere in circa 15 minuti. Le domande riguardano i sintomi della malattia e la loro influenza sulle attività quotidiane, oltre all’impatto di queste attività sul paziente. NOTIZIE FSM IL PARERE DELLO SPECIALISTA Stili di vita Migliorare si può a Cosa significa nella vita quotidiana “Qualità di vita” per un malato d’asma o di BPCO? 36 Dr. Mauro Carone Ne parliamo con il Dr. Mauro Carone, Primario dell’U.O. di Pneumologia dell’Istituto Scientifico di Cassano delle Murge (Bari) di Fondazione Maugeri Significa essere limitato dalla malattia. Pertanto il paziente non riesce più a svolgere quelle attività che, altrimenti, sarebbero normali per persone dello stesso sesso ed età. Ad esempio un paziente potrebbe non essere più in grado di lavarsi, vestirsi o accudire alla propria persona. Ma anche senza arrivare a questi estremi, significa camminare più lentamente dei propri coetanei, sentire difficoltà respiratoria (dispnea) nel piegarsi in avanti, o anche vergognarsi ad utilizzare quanto prescritto dal medico (ad es. lo spray da respirare o l’ossigeno liquido con il quale poter uscire di casa), o ancora sentirsi di peso per la propria famiglia. Allora migliorare la Qualità di vita dei pazienti affetti significa permettergli di ritornare a svolgere attività che prima il paziente non era più in grado di svolgere o di eseguirle con minore dispnea. aA che scopo misurare la “Qualità di vita” specificatamente in campo pneumologico, attraverso la somministrazione dei questionari dedicati? Innanzitutto per capire meglio le problematiche del singolo paziente. Poi per poter attuare eventuali correzioni all’approccio medico (modifiche di terapia, impostazione di piani riabilitativi, ecc.). Infine per poter misurare le variazioni (si spera in miglioramento) della Qualità di Vita dopo i trattamenti impostati. aQuali sono i programmi riabilitativi più efficaci per pazienti con patologia respiratoria cronica? In questi pazienti sono efficaci sia i trattamenti riabilitativi sia quelli farmacologici. La prevenzione dei fattori di rischio ed il corretto trattamento farmacologico sono ovviamente i cardini sui quali poggiare i programmi riabilitativi. I più efficaci fra questi sono quelli “individualizzati” sul singolo paziente, in quanto sono in grado di ridurre i sintomi legati alla malattia, in particolar modo la dispnea, migliorando la capacità del paziente a fare “sforzi”, siano essi una gara agonistica (nel caso di un giovane atleta asmatico) oppure una semplice rampa di scale (nel caso di un paziente affetto da bronchite cronica o enfisema polmonare). aIn che modo il paziente può rendere ancor più efficace il trattamento farmacologico? Seguendo correttamente quanto prescritto dal medico curante. Bisogna tener presente che, purtroppo, molti pazienti seguono solo parzialmente quanto prescritto: perfino le terapie consigliate spesso vengono utilizzate saltuariamente, solo per qualche mese all’anno. Poi sapendo che interrompere l’abitudine al NOTIZIE FSM fumo di sigaretta è l’unica via per modificare la storia naturale della malattia, che altrimenti proseguirebbe inevitabilmente peggiorando progressivamente la salute del paziente stesso. In tal senso i programmi “educazionali” che molte Divisioni di Pneumologia applicano (soprattutto quelle ad indirizzo riabilitativo) rappresentano la via ottimale per spiegare al paziente perché, come e per quanto tempo seguire quanto raccomandato da noi medici. Altro aspetto è quello del corretto regime alimentare, in quanto il sovrappeso e l’obesità peggiorano la dispnea causata dalla malattia respiratoria. Infine ricorderei l’importanza della vaccinazione anti-influenzale, in quanto questa aiuta a prevenire quegli episodi di riacutizzazione di BPCO, spesso scatenati proprio dalla “banale” influenza. È noto infatti che i pazienti affetti da malattie croniche dell’apparato respiratorio (specie se anziani) rappresentano una delle classi di malati per i quali è raccomandata la vaccinazione anti-influenzale. a Esistono evidenze sull’efficacia del programma educazionale? Sicuramente. Ormai da parecchi anni la riabilitazione respiratoria è entrata a far parte dei trattamenti previsti da tutte le linee-guida sulla BPCO. Sulla sua efficacia è piena la letteratura medica, in quanto la riabilitazione migliora la capacità dei pazienti ad eseguire sforzi fisici, incrementando la qualità di vita e riducendo la dispnea. Inoltre è stato evidenziato come la riabilitazione respiratoria è anche in grado di ridurre il consumo di risorse sanitarie. a Quanto incidono i fattori ambientali nello sviluppo e nell’acutizzarsi dei sintomi di alcune malattie respiratorie come ad esempio la BPCO? Molto. Noi sappiamo da molti anni che il fumo di sigaretta è la principale causa delle malattie respiratorie croniche. Sappiamo però che anche l’inquinamento può determinare, o peggiorare, le stesse. Quando si parla di inquinamento il pensiero comune va alle “polveri sottili” presenti nei centri urbani, spesso causa di chiusura degli stessi al traffico automobilistico. Dovremmo però ricordare che anche l’inquinamento casalingo è da evitare: il cucinare (soprattutto friggere o arrostire) produce sostanze inquinanti, ed è per questo che noi medici suggeriamo di attivare la ventola aspirante e, possibilmente, di aprire anche la finestra (dalla quale speriamo non entrino gli inquinanti dello smog!). a Cosa significa fare prevenzione nel campo delle malattie respiratorie? Innanzitutto significa insegnare ai bambini i danni causati dal fumo di sigaretta, perché è proprio qui che bisogna intervenire: prima che si incominci a fumare, poi è tardi. Il tabacco rappresenta a tutti gli effetti una droga. Come per tutte le droghe la dipendenza fisica e quella psicologica sono gli elementi per i quali il paziente ha difficoltà ad interrompere l’abitudine tabagica. Si può e si deve certamente “lavorare” anche sui fumatori per aiutarli a smettere. Bisogna però anche fare in modo che il fumo non sia visto come una moda o un modello di comportamento da seguire. I bambini e gli adolescenti (negli ultimi anni specie quelli di sesso femminile) sono a rischio perché tendono a seguire comportamenti imitativi nei confronti degli amici e dei genitori, volendo provare esperienze che loro reputano “da grandi”. Bisogna allora aiutare i bambini e gli adolescenti a capire l’importanza di un adeguato stile di vita e dell’evitare il fumo di sigaretta. In questo senso vi sono esperienze in varie regioni italiane, spesso però legate alla volontà di singoli medici, insegnanti o direttori didattici. Da segnalare che la mia piccola esperienza insegna che qualcosa si può fare: quando lavoravo a Veruno ho fatto dei corsi ai bambini delle quinte classi elementari di una scuola di Borgomanero. Adesso ho portato questa esperienza in Puglia. In accordo con il Dirigente Didattico di Altamura, ho potuto interagire con i bambini di tutte le quinte elementari di questo paese (noto per il suo delizioso pane): con la scusa di un ripasso sull’apparato respiratorio ho parlato loro dell’asma e delle allergie (in una classe c’è sempre qualche bambino o qualche parente asmatico) per poi passare ai fattori di rischio e a quelli aggravanti, tra i quali il fumo di sigaretta. Stuzzicando l’interesse dei bambini con qualche piccolo esperimento si può poi discutere con loro del problema fumo in un modo che, spero, risulterà loro di aiuto. Bisogna però sottolineare che queste esperienze dovrebbero poi essere ripetute nelle scuole medie per dare un rinforzo del messaggio. NOTIZIE FSM 37 La ricerca dei “tumori perduti” Implementare un sistema efficace e rapido per la rilevazione dei casi sospetti di Tumore Professionale: gli obiettivi di OCCAM Il caso 38 Dr. Paolo Crosignani NOTIZIE FSM “La ricerca attiva sui tumori di origine professionale è uno strumento necessario di tutela dei diritti dei lavoratori, di salute della popolazione e giustizia sociale” spiega il dottor Paolo Crosignani, direttore dell’Unità di Epidemiologia Ambientale e Registro Tumori della Fondazione IRCCS Istituto dei Tumori di Milano, ispiratore dell’articolo 244 del nuovo Testo Unico per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.L.vo n.81 del 2008), e referente operativo del progetto OCCAM in Fondazione Salvatore Maugeri. “OCCAM rappresenta una realtà di eccellenza in quest’ambito, presente solo in Italia oggi, ricca di esperienze e finalmente regolata da una normativa”. Un campo, quello delle malattie professionali, che vede impegnata Fondazione Maugeri sin dalla sua nascita, in particolare attraverso l’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro (UOOML), presente da circa 15 anni all’Istituto Scientifico di Pavia. L’esperienza e la competenza maturata negli anni ha permesso all’UOOML di diventare, sin dagli inizi del progetto, un punto di riferimento della Regione Lombardia nella verifica dei casi sospetti di tumore professionale. La ricerca attiva può operare su due fronti: da un lato l’”indagine” in ospedale dei casi sospetti mediante intervista e compilazione di un questionario anamnestico che sarà poi trasmesso rapidamente alle Unità Ospedaliere di Medicina del Lavoro. Queste, sulla base della conoscenza della eziologia professionale dei tumori, provvedono ad intervistare quei casi che possono essere di origine professionale. Dall’altro si utilizzano le fonti correnti. Ed è qui che si inserisce il progetto OCCAM, acronimo dell’inglese “OCcupational CAncer Monitoring”. Frutto della collaborazione tra ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro) e Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, il progetto OCCAM nasce allo scopo di stimare il rischio di insorgenza di tumore di origine occupazionale per area geografica, sede d’insorgenza della malattia e settore produttivo. Una volta individuati i casi di tumore di possibile origine professionale, l’obiettivo del progetto è proprio quello di stabilire le attività di prevenzione negli ambienti di lavoro ed eventualmente nella promozione di procedure per il risarcimento nei casi accertati. Come funziona? OCCAM si basa sull’incrocio tra le schede di dimissione ospedaliera (SDO) a disposizione delle Regioni e i dati INPS, grazie ai quali è possibile sapere il periodo e il settore produttivo in cui un paziente ha lavorato. I casi “a rischio”, quelli ascrivibili alle attività lavorative svolte, come ad esempio il caso di tumore sviluppato in una fabbrica siderurgica, vengono segnalati ai Servizi di Medicina del Lavoro presenti in ogni Provincia. Questi, grazie alla loro conoscenza approfondita delle realtà produttive sul territorio e dei cicli produttivi, e attraverso una intervista al malato, hanno a disposizione gli elementi per valutare se si tratti di un tumore professionale. Il progetto OCCAM è attivo in Lombardia, dove è gestito da ISPESL e da un gruppo di professionisti epidemiologi, statisti e medici del lavoro, e sta per essere avviato anche nelle Marche, in Toscana, Emilia, Umbria, Puglia e Lazio. L’obiettivo finale, infatti, è un’implementazione su scala nazionale. “In prospettiva Fondazione Maugeri è destinata a diventare il contenitore strategico e operativo del progetto, in questo senso si inserisce la positiva collaborazione tra Istituto dei Tumori e Fondazione, già attiva grazie al finanziamento di una borsa di studio per la ricerca”, spiega il dottor Crosignani. I C.O.R. Il nuovo Testo Unico (decreto legislativo n.81/2008) all’articolo 244 prevede una rete di Centri Operativi Regionali (C.O.R.) delegati alla raccolta delle segnalazioni di neoplasie attribuibili ad esposizioni lavorative, giunte dai medici e dalle strutture sanitarie pubbliche e private, gli istituti previdenziali pubblici e privati. In collaborazione con l’ISPESEL e le Asl, i C.O.R. saranno incaricati della individuazione dei casi e dell’accertamento delle esposizioni, e svolgeranno le attività di monitoraggio e ricerca. GLI STRUMENTI DEL PROGETTO Il sistema realizza di fatto tutta una serie di strumenti che aiutano a identificare una neoplasia di origine occupazionale. Attraverso una speciale analisi statistica di “caso-controllo”, dove per controllo si intende un insieme di persone non malate e residenti nell’area al momento della diagnosi dei casi di tumore professionale, il progetto permette di produrre una stima dei rischi di tumore per settore produttivo e di costruire una “mappa dei rischi” per area geografica. Questa fornisce indicazioni indispensabili per la prevenzione e permette di promuovere interventi per quelle aziende dove i lavoratori sono stati esposti a sostanze cancerogene. Per favorire l’interpretazione dei dati, OCCAM mette anche a disposizione una raccolta sistematica della letteratura occupazionale sui rischi cancerogeni, indicizzata per sede della neoplasia e per settore produttivo. Nel 2006 in Lombardia i Servizi territoriali provinciali sono stati in grado di individuare attraverso OCCAM ben 102 casi di tumore professionale, su un totale di 271 casi di tumore diagnosticati e segnalati tra il 2004 e il 2005. Questo ha permesso anche un successivo rinvio all’INAIL, a riprova del buon funzionamento del progetto. OCCAM non è ovviamente in grado di individuare tutti i tumori da lavoro. Realizza però una ricerca attiva e identifica molti casi che non sarebbero mai stati considerati come professionali. Può inoltre indicare le aziende che in passato hanno potuto esporre i lavoratori a sostanze cancerogene e promuovere in alcuni casi interventi di modifica della produzione. Ad esempio ha evidenziato un rischio aumentato di tumore ai polmoni nel settore dei trasporti, che indica negli autisti e negli addetti a carico e scarico merci individui particolarmente esposti per i quali è necessario studiare misure di prevenzione. “Il sistema infatti è adatto a studiare nuove ipotesi di cancerogenesi professionale” spiega Crosignani. Ma l’obiettivo è anche favorire l’identificazione di possibili casi di tumore professionale da parte dei Medici di Medicina Generale. A questo scopo, a completamento del progetto, il sistema mette loro a disposizione un questionario che, attraverso poche e semplici domande, guida nella rilevazione dei casi sospetti. NOTIZIE FSM 39 News AL VIA L’ATTIVITÀ SPECIALISTICA IN VIA CAMALDOLI A PAVIA LA PRIMA BREAST UNIT ITALIANA Partita a fine anno l’attività di riabilitazione specialistica dell’Istituto Scientifico di via Camaldoli di Milano, dove già trova posto la struttura intermedia a bassa intensità di cura. L’Unità Operativa Complessa di Neuroriabilitazione, situata nel blocco A e coordinata dal dr. Gabriele Mora, potrà ospitare, una volta a regime, 80 pazienti con patologia neurologica. I posti letto sono così suddivisi: 20 dedicati alla neuroriabilitazione, 10 alla riabilitazione cardiologica, 10 alla riabilitazione pneumologica sempre con patologia neurologica principale, 20 per i pazienti affetti da SLA. Completano l’accoglienza i 10 posti letto riservati al day hospital. I pazienti potranno avvalersi di tre palestre centrali, aree comuni ai due blocchi dell’Istituto, oltre che delle palestre dislocate nei rispettivi reparti di degenza. L’Unità Operativa Complessa di Neuroriabilitazione si affianca alla sede dell’Agenzia AriSLA, punto di riferimento per la ricerca e il trattamento della SLA nell’ottica di una visione complessiva della malattia. Certificazione Eusoma (European Society of Breast Cancer Specialists) per l’Unità di Chirurgia Senologica e Chirurgia Plastica Oncologica del Centro di Senologia dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia che diventa così la prima e unica Breast Unit di standard europeo in Italia. Un riconoscimento attribuito alle strutture che si distinguono per la numerosità di casi trattati, per l’alta specializzazione di ogni membro del team e del personale infermieristico, per il supporto medico e psicologico che circonda le pazienti in ogni fase del trattamento. I requisiti tecnici, come la presenza di un database sempre aggiornato, la discussione di 15 nuovi casi ogni settimana, l’utilizzo degli strumenti più adeguati per la diagnosi al seno, e le competenze umane dell’équipe di esperti che da 10 anni collaborano alla diagnosi e cura delle pazienti, hanno valso alla Senologia di Pavia questa qualifica che ufficializza un modo di operare presente da tempo: un punto di riferimento certo, un luogo sicuro in cui ogni donna può sentirsi accolta, protetta e seguita nella lotta contro il cancro. Numerose le competenze coinvolte che hanno reso possibile la certificazione: dalla chirurgia oncologica alla chirurgia plastica, dalla ginecologia alla radiologia e radioterapia, dall’oncologia all’anatomia patologica, dalla riabilitazione al supporto psicologico, tutte in un’unica struttura. Professionalità necessarie per garantire un intervento coordinato e tempestivo. RIABILITAZIONE ROBOTIZZATA A PAVIA Attivata la riabilitazione robotizzata per spalla e gomito presso l’Unità Operativa di Terapia Occupazionale dell’Istituto Scientifico di Pavia, in supporto alla fisioterapia tradizionale. Il trattamento riabilitativo dei pazienti colpiti da ictus o trauma cranico, con un certo grado di autonomia cognitiva e motoria, viene così integrato con l’utilizzo di sofisticate apparecchiature in grado di riprodurre l’intervento umano del terapista ed andare oltre. Infatti il dispositivo, collegato all’arto da riabilitare, propone dei compiti da eseguire attraverso veri e propri video-games con relativo punteggio che si incrementa in base alla prestazione del paziente. Al progressivo miglioramento si possono variare i parametri impostati, aumentando il grado di difficoltà degli esercizi. L’interattività innesca nel paziente una vera e propria sfida con se stesso, una spinta motivazionale fondamentale per una più rapida ripresa. I sistemi robotizzati permettono di quantificare la forza, l’accelerazione e la velocità di spostamento individuali del paziente. Durante il trattamento è quindi possibile ricavare informazioni utili a quantificare la cinematica e la dinamica del movimento; ciò permette di monitorare e pianificare il percorso riabilitativo personalizzato durante tutto il corso del trattamento. 40 aNel 2006 oltre 15,8 milioni di contribuenti (il 60% del totale) hanno aderito al 5xmille. GRAZIE 1000 AL 5 PER 1000! La donazione del 5 per 1000 è un impegno concreto, senza alcun costo, che rappresenta un contributo essenziale per supportare le attività di ricerca, con l’obiettivo del miglioramento continuo delle cure per tutti i pazienti. Chiunque voglia destinare la propria quota del 5 per 1000 dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in favore della “Fondazione Salvatore Maugeri” - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, può compilare la casella “Finanziamento agli Enti della Ricerca Sanitaria”, presente all’interno dei modelli 730 o UNICO o CUD, indicando il codice fiscale 00305700189 preceduto dalla propria firma. Il “cinque per mille” destinato alla Fondazione Salvatore Maugeri sarà per tutti. NOTIZIE FSM a29.532 i soggetti che ne hanno beneficiato adi cui 20.958 associazioni di volontariato, 439 enti e università che svolgono ricerca scientifica, 49 soggetti che operano nella ricerca sanitaria e 8086 comuni. anel 2008 i soggetti richiedenti sono passati da 33 mila a 78 mila NOTIZIE FSM 41 Panorama maggio 2009 Parlano di noi RAI UNO Sabato & Domenica Class maggio 2009 marzo 2009 Star bene maggio 2009 ClicMedicina aprile 2009 Applicando aprile 2009 Prealpina aprile 2009 Il Ticino aprile 2009 Repubblica Salute marzo 2009 BRESCIA PUNTO TV Diamo un calcio alla SLA febbraio 2009 Il Cittadino maggio 2009 42 4343 Provincia Pavese aprile 2009 Corriere Romagna maggio 2009 La Voce del Popolo aprile 2009 Il Giornale ed. Monza maggio 2009 Giornale di Brescia aprile 2009 La Sicilia marzo 2009 La Voce.it aprile 2009 Corriere della sera aprile 2009 Salute Europa aprile 2009 Come Stai maggio 2009 Giornale di Sicilia marzo 2009 Brescia Oggi aprile 2009 Brescaioggi aprile 2009 Giornale di Brescia aprile 2009 Il Giorno ed. Lodi e Pavia aprile 2009 La Provincia ed. Cremona maggio 2009 Il Giorno ed. Bergamo Brescia aprile 2009 L’Ufficio Stampa è disponibile per accogliere richieste di intervento sui media per attività, studi, news. Per contatti: tel. 0444 317974 - [email protected] Provincia Pavese aprile 2009 NOTIZIE FSM Il collezionista di ricordi Istituti Scientifici PAVIA 27100 Sede di Via Salvatore Maugeri, 10 Sede di Via Palestro, 26 Tel. 0382 5921 fax 0382 592081 Sede di Via Boezio, 28 Tel. 0382 5931 fax 0382 593081 MILANO 20146 Via Clefi 9 Tel. 02 43069511 fax 02 43069529 Nonsolo FSM In principio furono i biglietti d’ingresso alle partite dell’Inter, poi ci fu un meraviglioso viaggio a Parigi e la visita alle sue indimenticabili attrazioni turistiche; poi altri viaggi, musei, castelli, concerti e spettacoli teatrali... quel cassetto che raccoglieva ticket d’ingresso di ogni genere e luogo è diventato insufficiente e Massimo Sacchi ha deciso di riordinare tutti quei coloratissimi biglietti in raccoglitori per foto e di sistemarli accuratamente per categorie e in ordine cronologico. 44 Massimo Sacchi, Tecnico del Laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria dell’Unità di Pneumologia dell’Istituto di Veruno, parla della sua originale collezione Una collezione di oltre 1500 pezzi, tutta da sfogliare, come le pagine di un diario, ricordando aneddoti, avventure, paesi lontani e vecchi amici. Un susseguirsi, meticolosamente ordinato, di colori, formati, immagini che riportano al passato, fino a vent’anni fa, quando Massimo Sacchi ha iniziato questa singolare raccolta. “È scritto nel mio carattere: spazio permettendo, terrei ogni cosa e non butterei mai nulla. Ho sempre avuto la passione per le collezioni, da quella di pacchetti di sigarette a quelle di francobolli e figurine. Poi ho voluto farne una di insolita e originale, anche se tutto è iniziato per caso: raccogliere quei biglietti che, come a molti di ritorno da un viaggio capita, ci si ritrova nelle tasche e si ripongono in un cassetto. Ora questa mia abitudine è conosciuta da amici e colleghi e spesso sono loro a portarmi pezzi bellissimi da luoghi che mi riprometto di andare a visitare anch’io”. Non raccoglie però ogni biglietto, il dottor Sacchi si fa guidare da un certo gusto estetico ed esclude dalla sua collezione tutto ciò che è anonimo e insignificante. Conserva invece con scrupolosa disposizione i biglietti più belli, diventati oramai pezzi rari, divisi in 5 categorie: musica e spettacolo, eventi sportivi, musei-chiese-luoghi storico-artistici, siti naturali come grotte, scavi archeologici, riserve e infine parchi di divertimento. È curioso poi scoprire come, di uno stesso sito, lui sia riuscito a collezionare l’intera serie, aggiornata di anno in anno. Altrettanto affascinante è trovarsi davanti a biglietti romanticamente ingialliti dal tempo, con una grafica assolutamente retrò e i prezzi in lire, come ad esempio un ticket d’ingresso al Campanile di Giotto per 150 Lire, o quello per il Campanile di Venezia a 300 Lire. Lascia poi un velo di malinconia trovarsi tra le mani il ticket per l’accesso alle Torri Gemelle di New York, riconoscendo il valore anche storico e culturale che ora quel pezzo di carta ha acquisito. MILANO 20138 Via Camaldoli 64 Tel. 02 507259 fax 02 50725202 MONTESCANO 27040 (PV) Via per Montescano Tel. 0385 2471 fax 0385 61386 LISSONE 20035 (MI) Via Mons. Bernasconi, 16 Tel. 039 4657235 fax 039 4657234 LUMEZZANE 25066 (BS) Via Mazzini,129 Tel. 030 8253011 fax 030 8920262 TRADATE 21049 (VA) Via Roncaccio, 16 Tel. 0331 829111 fax 0331 829555 CASTEL GOFFREDO 46042 (MN) Via Ospedale, 36 Tel. 0376 77471 fax 0376 779886 NERVI 16167 (GE) Genova-Nervi Via Missolungi, 14 Tel. 010 307911 fax 010 30791269 VERUNO 28010 (NO) Via per Revislate, 13 Tel. 0322 884711 fax 0322 884816 CASSANO DELLE MURGE 70020 (BA) Via Per Mercadante KM 2 Tel. 080 7814111 fax 0820 7814310 Sedi distaccate di Sciacca e Mistretta: SCIACCA 92019 (AG) U.O di Neuroriabilitazione intensiva c/o Azienda Ospedaliera O.C.R. di Sciacca Via Pompei c.da Seniazza Tel. 0925 962369 fax 0925 962359 MISTRETTA 98073 (ME) U.O di Neuroriabilitazione intensiva c/o Presidio Ospedaliero Santissimo Salvatore Via A. Salamone Tel. 0921 389562 fax 0921 389572 TELESE TERME 82037 (BN) Via Bagni Vecchi, 1 Tel. 0824 909111 fax 0824 909614 CAMPOLI M.T. 82030 (BN) Via Nino Bixio, 10 Tel. 0824 873072 fax 0824 873073 Laboratori di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale PAVIA 27100 Via Salvatore Maugeri, 10 Tel. 0382 592300 fax 0382 592072 CASSANO DELLE MURGE 70020 (BA) Via Per Mercadante KM 2 Tel. 080 781411 fax 080 7814310 PADOVA 35127 Via Svizzera, 16 Tel. 049 8064511 fax 049 80645558 Sede distaccata di Torino Casa di Cura Major TORINO 10124 Via Santa Giulia, 60 Tel. 011 8151611 fax 011 8171864 Nel tempo, insomma, Massimo Sacchi ha costituito un piccolo tesoro, un patrimonio singolare oltre che raro perché, anche se ha scoperto di non essere solo in questa bizzarra passione, sicuramente ogni collezione di questo tipo è inevitabilmente unica. NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM