Dipartimento sanità
Bachelor of Science
in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Stefano Debernardi
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Valutazione comparativa dell'efficacia di
programmi riabilitativi svolti in clinica e a
domicilio con pazienti insufficienti cardiaci
Relatrice:
Brigitte Erdmann
La cardioriabilitazione
L'identificazione di un adeguato e appropriato livello
d'intensità di allenamento è fondamentale per ottenere i
risultati preventivati e mantenere un ragionevole controllo di
rischio relativo.
(Fonte immagine: www.cvhealth.net/wp-content/gallery/
rehab/red-shirt-weights-man.jpg)
Le patologie internistiche, in particolare quelle cardiache, sono problematiche molto
complesse e difficili da diagnosticare con assoluta precisione e certezza: spesso il
quadro clinico è caratterizzato da numerosi parametri, segni, sintomi e complicanze
volubili lungo tutto il decorso della malattia. Esse, perciò, richiedono una presa a
carico fisioterapica precisa, caratterizzata da interventi specifici e competenti.
Da qui nasce la curiosità di indagare e approfondire queste tecniche.
Abstract
Introduzione
Le patologie cardiache rappresentano la principale causa di morte in
quasi tutti i paesi del mondo. In particolare, l'insufficienza cardiaca, o
scompenso cardiaco, è una malattia difficile da diagnosticare che
influisce negativamente su molti aspetti della vita quotidiana del
paziente. La cardioriabilitazione ricopre così un ruolo fondamentale nel
futuro prognostico di un individuo cardiopatico.
Obiettivi
Questo lavoro ha lo scopo di analizzare gli effetti, la validità e l'efficacia
della Home-Based Cardiac Rehabilitation in pazienti affetti da
insufficienza cardiaca, confrontando gli outcomes ottenuti con i risultati
della riabilitazione tradizionale svolta in ospedali, cliniche o centri
specializzati, durante periodi di follow-up a breve e lungo termine.
Metodologia della ricerca
Si tratta di una revisione della letteratura realizzata analizzando sia
randomized control trails (RCT) che systematic reviews. Le ricerche
degli articoli utili alla stesura dell'elaborato sono state effettuate nelle
banche dati PEDRO e PubMed in un periodo di tempo compreso tra
agosto 2012 e maggio 2013. Il criterio principale per la selezione o
l'esclusione degli studi è stato la presenza, all'interno degli stessi, di un
confronto diretto delle due metodologie di riabilitazione. Da un iniziale
risultato di 368 articoli, sono stati successivamente selezionati in totale
7 articoli: 5 RCT e 2 meta-analisi.
www.supsi.ch
Risultati
I dati ottenuti indicano un generale miglioramento al termine di followup di tutti gli outcomes sia nella Home-Based Cardiac Rehabilitation,
che nella riabilitazione effettuata a livello ambulatoriale all'interno di
ospedali, cliniche e centri specializzati. Inoltre è stato dimostrato come
le due tipologie riabilitative, se eseguite con costanza, siano efficaci e
sicure in maniera identica, senza rilevanti distinzioni tra l'una e l'altra.
Tutti gli studi precisano, però, che ulteriori indagini debbano essere
svolte in futuro su campioni di pazienti più ampi e con periodi di followup più lunghi così da poter certificare con più sicurezza l'efficacia finora
documentata.
Conclusioni
La documentata validità ed efficacia della riabilitazione domiciliare per i
pazienti insufficienti cardiaci apre nuove possibilità di trattamento da
offrire a persone gravemente limitate o impossibilitate a raggiungere in
autonomia i centri riabilitativi. Si tratta, inoltre, di una nuova frontiera
lavorativa per i professionisti sanitari e, nello specifico, per il
fisioterapista, che vale la pena di affrontare visto il continuo aumento di
problematiche cardiache al giorno d'oggi.
Nicola Faldarini
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
L'efficacia dell'allenamento eccentrico sui
pazienti con tendinopatia achillea cronica
Relatore:
Luca Scascighini
Alfredson et al. (1998)
Modello d'allenamento eccentrico proposto da Alfredson.
Il paziente, su un gradino, deve sostenere il carico tutto sulla
gamba compromessa e sull'avampiede, portando poi la
caviglia in flessione plantare (A). Successivamente, sempre
nella medesima posizione, ma in appoggio monopodalico,
viene richiesta una flessione dorsale, abbassando il tallone
sotto il livello dell'avampiede, cosi che il tricipite surale venga
caricato eccentricamente (B). In progressione viene richiesto
lo stesso esercizio ma con il ginocchio in leggera flessione, per
ottimizzare l'attivazione del muscolo soleo (C).
Spesso, considerando la mia passione per il teatro (opera, balletto, commedia
musicale), mi sono confrontato con alcuni ballerini professionisti, appartenenti alla
cerchia dei miei conoscenti, che soffrivano di tendinopatia achillea e che dunque mi
chiedessero, visto il mio corso di laurea, informazioni aggiuntive sulla patologia.
Nonostante i vari trattamenti, mi riferivano che il loro dolore stentava a passare e
dovevano quindi astenersi per lunghi periodi dall'attività. Ciò ha destato da subito la
mia curiosità e il mio interesse professionale come futuro terapista.
Abstract
Background
La tendinopatia achillea può insorgere a qualsiasi età e colpire qualsiasi
genere; ad ogni modo, principalmente interessati sono uomini di mezza
età e atleti con uno specifico impegno funzionale del muscolo tricipite
surale durante l’attività sportiva. Perciò si ritiene che le continue
sollecitazioni a cui il tendine è sottoposto possano portare, a lungo
termine, a disturbi.
Obiettivi
La finalità del presente studio consiste nel determinare l’efficacia di un
programma d’allenamento eccentrico, rispetto ad altre terapie di tipo
conservativo, nei soggetti affetti da tendinopatia achillea in fase cronica.
Metodologia della ricerca
La ricerca della letteratura è stata condotta nei Database di PubMed e
PEDro, fino al mese di febbraio 2013, mediante una precisa stringa di
ricerca comprendente specifici termini MeSH combinati tra di loro
tramite l’utilizzo di operatori booleani. Il disegno dello studio è una
revisione della letteratura. Sono stati selezionati, tramite criteri
d’inclusione e d’esclusione prefissati precedentemente, studi clinici
controllati e randomizzati (RCT) e review che prendevano in
considerazione interventi, con almeno un programma di lavoro
eccentrico, su uomini e donne con età superiore ai 18 anni in cui è stata
diagnosticata tramite un esame clinico la presenza di tendinopatia
dell’achilleo da almeno 6 settimane.
Risultati
Mediante un’accurata stringa di ricerca, nella Banca Dati di PubMed
sono risultati 295 studi, da cui sono stati selezionati 10 articoli attraverso
l’applicazione di precisi criteri d’inclusione ed esclusione. Dalla Banca
Dati di PEDro sono stati reperiti 15 studi, di cui ne sono stati selezionati
5 già presi in considerazione nel Database precedente.
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In seguito è stata valutata la qualità tramite la PEDro Scale che va da un
range di 3/10 ad un range di 8/10. La media degli articoli scelti si attesta
a 6/10, quindi la qualità complessiva secondo tale scala è da considerarsi
alta. I dati ricavati dai diversi studi sono abbastanza eterogenei tra loro.
In tutti gli studi è presente un programma d’allenamento eccentrico,
indicato per pazienti con tendinopatia achillea cronica della porzione
mediale, comparato a terapie fisiche (onde d’urto a bassa energia,
ultrasuono) o ad altre terapie conservative (utilizzo di AirHeel Brace,
night splint, programma di stretching). Il protocollo eccentrico consiste
in esercizi mirati, 3 serie da 15 ripetizioni, da svolgere una o più volte al
giorno 7 giorni su 7 per un periodo complessivo di 12 settimane.
Conclusioni
I risultati ottenuti da questa revisione della letteratura affermano che vi
è un evidenza scientifica riguardo l’efficacia di un programma
d’allenamento eccentrico, in modo particolare riguardo al modello
proposto da Alfredson et al. (1998) nei pazienti con tendinopatia achillea
non inserzionale in fase cronica. Ciò rappresenta una delle possibili
soluzioni di trattamento, nonostante anche altre terapie di tipo
conservativo si sono dimostrate valide.
(Fonte immagine: http://www.running-physio.com/achillestendinopathy/)
Cristian Filipovic
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
L'efficacia tra l'esercizio convenzionale e
una rieducazione funzionale del
quadricipite, in persone colpite da artrosi e
sarcopenia senile. Uno studio clinico
Relatore:
Gianpiero Capra
1. Le misurazioni
2. L'esercizio con carico
3. L'esercizio funzionale
Didascalia immagine 1. (Le misurazioni antropometriche).
Una delle misure di outcome, utilizzate per valutare l'efficacia
degli allenamenti in relazione all'evoluzione dei caratteri
morfometrici del quadricipite in entrambi i gruppi di lavoro,
riguardavano le misurazioni circonferenziali della coscia.
Le indagini strumentali sono state effettuate mediante
l'impiego di un nastro metrico su tre livelli, rispettivamente a 5,
a 10 e a 15 cm dal centro rotuleo.
(Fonte immagine: produzione propria)
Didascalia immagine 2. (L'allenamento convenzionale).
L'immagine 2 raffigura un partecipante durante un esercizio di
rinforzo del quadricipite mediante l'impiego di un carico
considerato oggettivabile (es. pesi, bande elastiche, ecc), il
quale veniva applicato sulla porzione antero-distale della tibia,
più precisamente a 5 cm sopra il malleolo mediale.
Didascalia immagine 3. (Un esempio di esercizio funzionale).
L'immagine 3 raffigura un partecipante durante un esercizio di
rinforzo funzionale del quadricipite, su una scala modulare da
riabilitazione equipaggiata di gradini regolabili.
Tali esercitazioni consentivano di reclutare la muscolatura del
quadricipite, attraverso più modalità di contrazioni muscolari.
(Fonte immagine: produzione propria)
(Fonte immagine: produzione propria)
Esistono numerosi studi i quali affermano che il rinforzo del quadricipite, attraverso
differenti modalità di intervento, contribuisca a limitare i quadri artrosici del
ginocchio e a incrementare la massa muscolare. L'interesse profondo rivolto a questi
studi mi ha spinto a realizzare uno studio di ricerca clinico, con il quale avrei potuto
inoltre confrontarmi con le capacità pratiche e teoriche acquisite nel corso della mia
formazione professionale.
Abstract
Design di studio
Lo studio di ricerca è stato realizzato mediante un "Trial clinico"
rigorosamente progettato e controllato, nel quale i soggetti che vi
hanno aderito sono stati valutati, nell'arco di due settimane, attraverso
delle misure di outcome. L'allocazione dei partecipanti all'interno dei
gruppi di lavoro è stata assegnata in modo puramente casuale.
Background
Gli esercizi di rinforzo muscolare specifici del quadricipite possono
essere considerati come uno dei principali interventi nel trattamento
conservativo, in relazione a problematiche muscolo-scheletriche e a
patologie degenerative strettamente legate alle articolazioni.
Setting
Questo studio clinico è frutto di un'esperienza personale svolta nel
reparto di fisioterapia presso una casa di riposo nel Canton Ticino.
Obiettivi
Valutare le diversità, in termini di efficacia, tra un allenamento con
carico e una rieducazione funzionale del quadricipite femorale,
attraverso degli indicatori di outcome misurabili e non, in relazione alla
popolazione anziana colpita da artrosi del ginocchio e da sarcopenia
senile.
Metodologia della ricerca
7 soggetti (donne) sono stati controllati e valutati all'interno di questo
studio clinico. Sono stati inclusi degli indicatori di efficacia per valutare
le due tipologie di allenamento, in merito alle condizioni cliniche e alle
sensazioni soggettive di ciascun partecipante.
L'allenamento con carico è stato effettuato con dei pesi di vario calibro
(>0,5 kg) e delle bande elastiche ("Thera-band" di color giallo).
Diversamente, per una rieducazione funzionale, sono stati eseguiti degli
esercizi di rinforzo rivolti alle capacità funzionali dei soggetti, come
salire e scendere le scale, alzarsi e sedersi su una sedia e camminare a
ritmi moderati. Gli indicatori di efficacia riguardavano la valutazione del
dolore (scala visiva analogica), della percezione allo sforzo (scala di Borg
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CR10), della forza muscolare (scala di Oxford), delle capacità funzionali
(30's Chair Stand Test, Step up Test), della massa muscolare
(misurazioni antropometriche) e delle sensazioni soggettive dei soggetti
in relazione allo stato clinico del ginocchio (Knee Injury and
Osteoarthritis Outcome Score). I risultati ottenuti sono stati riportati
all'interno di alcune tabelle e grafici statistici utilizzando il programma
"Microsoft Excel 2010".
Risultati
Entrambi gli allenamenti realizzati dai due gruppi di lavoro hanno
mostrato, attraverso un confronto finale al termine dello studio, dei
miglioramenti significativi rispetto alle condizioni cliniche e alle
sensazioni soggettive.
Conclusioni
Introducendo il rinforzo muscolare del quadricipite attraverso due
modalità di allenamento differenti nella gestione e nel trattamento
dell'artrosi e della sarcopenia senile, è stato possibile ottimizzare sia i
quadri sintomatologici invalidanti, che i deficit muscolo-scheletrici
presenti in questa casistica di persone.
Entrambi gli allenamenti realizzati, sia quello con carico, che l'esercizio
orientato alle capacità funzionali, hanno mostrato dei risultati
interessanti in merito alla loro efficacia nel ridurre il dolore, alla
percezione dello sforzo e della fatica muscolare, all'incremento della
forza e della massa muscolare, e all'aumento della propria capacità
funzionale. Tuttavia, risulta tuttora difficile stabilire quale delle due
modalità di allenamento prevalga sull'altra.
Joël Gaffuri
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Ergonomia scolastica: un'analisi statistica
sulla posizione seduta degli allievi di una
scuola media cantonale in relazione alle
dimensioni del mobilio standard
Relatrice:
Martina Erni
1. Piantina dell'aula
2. Modelli banco/sedia
3. Distribuzione allievi
Didascalia immagine 1. Piantina dell'aula di una classe con la
distribuzione dei banchi e delle sedie.
Didascalia immagine 2. Modello del banco e della sedia
standard con i riferimenti dimensionali.
Didascalia immagine 3. Distribuzione dell’intero campione di
allievi nelle classi di statura proposte in letteratura da Nufert.
(Fonte immagine: Repubblica e Cantone Ticino. Dipartimento
delle finanze e dell’economia. Divisione delle Risorse. 2010.
Scuola Media – Edilizia scolastica schede tecniche.
Produzione propria)
(Fonte immagine: Produzione propria)
(Fonte immagine: Neufert, E. 1999. Enciclopedia pratica per
progettare e costruire. 34a edizione. Milano: Ulrico Hoepli
Editore. Produzione propria)
I grandi cambiamenti economici e sociali avvenuti negli ultimi decenni hanno
portato a un aumento della sedentarietà sia durante il tempo libero sia durante i
momenti lavorativi e scolastici. Sebbene la promozione del movimento durante il
tempo libero sia fondamentale, è opportuno che gli individui siano in grado di
proteggersi da eventuali problematiche derivanti da cattive abitudini ergonomiche
durante le ore scolastiche. La prevenzione in età evolutiva può essere un buon
metodo per l'apprendimento di abitudini che resteranno anche in età adulta.
Abstract
Design di studio
Studio con approccio quantitativo tramite raccolta dati, su un campione
di soggetti appartenenti a quattro classi di scuola media.
Obiettivi
L’obiettivo della ricerca è stabilire la percentuale di allievi appartenenti
al campione di studio che, in relazione al mobilio standard presente in
sede, ha la possibilità di sedersi in maniera ergonomica.
Metodologia della ricerca
- Setting: Scuola media di Riva San Vitale.
- Partecipanti: campione di convenienza, 78 allievi di cui 40 femmine e
38 maschi nati tra il 1997 e il 2001. Il campione comprende quattro classi
appartenenti ai quattro diversi anni di insegnamento medio.
- Intervento: al campione è stata applicata una raccolta dati a doppia
valutazione ergonomica. Una valutazione è avvenuta partendo da un
dato antropometrico mentre, una seconda si è basata su
un’osservazione qualitativa della posizione seduta. Pertanto, in un primo
momento ogni partecipante è stato misurato con tecnica
standardizzata per derivare l’altezza del mobilio a lui ideale;
secondariamente si è analizzata la posizione seduta basandosi su una
checklist proposta dalla SUVA.
I risultati sono stati elaborati secondo alcune metodologie presenti in
letteratura e analizzati sia globalmente che per classe.
www.supsi.ch
Risultati
Secondo la valutazione antropometrica solo 7 allievi del campione di
studio (ca. 9%) hanno la possibilità di adottare una seduta ergonomica
in relazione al mobilio standard.
L’elaborazione dei dati raccolti tramite la checklist SUVA ha mostrato
che un item si presenta come costante negativa, in quanto mai
soddisfatto per motivi legati alla progettazione del mobilio. Comunque,
eliminando teoricamente questo item, solo 23 allievi su 78 (ca. 25%)
avrebbero la possibilità di sedersi in maniera ergonomica utilizzando
tale mobilio.
Conclusioni
I dati raccolti hanno fornito informazioni significative sulla situazione
ergonomica del campione di studio. Tale osservazione è teoricamente
proiettabile all’intero universo delle scuole medie cantonali. La
situazione attuale necessita di un provvedimento per mitigare i possibili
danni causati da una postura scorretta sostenuta per lungo tempo da
individui nel pieno della loro fase di crescita puberale.
La prevenzione in età evolutiva può essere un buon metodo per
l'apprendimento di buone abitudini che resteranno anche durante
l'adultità.
Michèle Jaccard e Vanessa Provvedi
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Analisi qualitativa delle problematiche da
overuse nei violinisti e della prevenzione
attuata nell’ambito musicale. Proposta di
auto-trattamento
Relatori:
Brigitte Erdmann e Luca Scascighini
Prevenzione e artisti
La prevenzione nell’ambito musicale è di fondamentale
importanza e, in particolare, il rischio di sviluppare lesioni da
sovrautilizzo può essere evitato o ridotto grazie ad un’attenta
profilassi.
(Fonte immagine: Fondazione Don Gnocchi. Ambulatorio
Soldiesis. www.dongnocchi.it e Produzione propria, serie di
esercizi)
Questo studio ha permesso di metterci alla prova affrontando un ambito
sconosciuto ampliando le nostre conoscenze e di fornire un contributo valido e
specifico rivolto ai soggetti presi in esame. La motivazione a dedicarci a questo
lavoro è nata dal forte interesse e dalla grande disponibilità mostrati dal
Conservatorio della Svizzera italiana nei confronti di una collaborazione con il
Dipartimento sanità della SUPSI, volta a migliorare e potenziare le conoscenze e la
prevenzione nell’ambito artistico.
Abstract
Obiettivi
Questo lavoro di tesi vuole mettere in evidenza le problematiche di cui
soffrono gli allievi violinisti del Conservatorio della Svizzera italiana allo
scopo di proporre uno strumento di auto-trattamento contestualizzato
e creato appositamente per questa categoria di artisti che possa essere
utile a fine preventivo e/o terapeutico.
Metodologia della ricerca
La raccolta dei dati è stata svolta attraverso un’intervista, sottoposta a
dieci violinisti (n=10) del Conservatorio e dell’Orchestra della Svizzera
italiana, costituita da domande a risposta aperta che indagano i diversi
ambiti legati alla sfera bio-psico-sociale dell’individuo. In una seconda
fase, per valutare la forza massimale del cingolo scapolare, gli studenti
sono stati sottoposti ad un test in statica con l’ausilio di due manubri da
tre chilogrammi. Poiché non esiste letteratura scientifica riguardo al test
utilizzato, è stato necessario raccogliere un campione di riferimento
somministrando lo stesso test a 30 soggetti sani del Dipartimento
sanità della SUPSI, al fine di ottenere dei parametri da comparare al
campione di studio. I contenuti riguardanti le interviste sono stati
analizzati con il metodo della ricerca qualitativa, mentre i dati del test
sono stati esaminati mediante l’utilizzo del programma Excel e del Test
Spearman.
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Risultati
Il campione indagato ha riportato delle sintomatologie che rispecchiano
quelle descritte in letteratura che tuttavia vengono percepite dagli
intervistati con un’intensità tale da non interferire sulla prestazione
musicale e sulle attività della vita quotidiana. È stato riscontrato che
l’attività del violinista è caratterizzata da un intenso lavoro fisico,
continua ricerca della perfezione ed alte aspettative nei confronti della
performance. I risultati ottenuti dal confronto dell’esecuzione del test
massimale in statica del cingolo scapolare non mostrano differenze tra
le categorie. Al contrario, il paragone tra le categorie “sportivi” e “non
sportivi” e tra “uomini” e “donne”, evidenzia una significativa differenza
rispettivamente a favore di coloro che svolgono un’attività fisica in
maniera costante e degli uomini (p<0.05).
Conclusioni
L’unico criterio tra quelli analizzati che sembra influenzare la resistenza
del cingolo scapolare agli sforzi massimali è lo svolgimento di un’attività
fisica. Una miglior predisposizione fisica può aumentare la resistenza e
la forza ed evitare lo sviluppo di eventuali disagi.
È dunque di fondamentale importanza il mantenimento di una buona
condizione fisica e l'attuazione degli accorgimenti nella pratica musicale
al fine di prevenire disturbi fisici. La prevenzione nell’ambito musicale è
un tema in via di sviluppo che necessita di essere continuamente
ricercato ed ampliato.
Silvana Levin
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Incontinenza urinaria ed esercizi per il
pavimento pelvico: indagine sullo stato di
informazione delle donne in periodo
post-parto nel Canton Ticino
Relatrice:
Martina Erni
Risultati
Delle 28 donne che avevano sintomi di incontinenza urinaria
(IU) post-parto, 17 si ricordavano di aver ricevuto informazioni
riguardo IU e 15 riguardo gli esercizi per i muscoli del
pavimento pelvico (EMPP). Solamente 6 di questo gruppo di
donne stava praticando gli EMPP. Ogni passaggio nel
diagramma ha il suo ostacolo da superare, la sua sfida e la sua
soluzione: maggiore qualità e quantità di informazione;
migliorare la motivazione attraverso un'educazione
personalizzata; corretta esecuzione degli EMPP e integrazione
nella vita quotidiana. (Fonte immagine: produzione propria)
Le evidenze scientifiche confermano che gli esercizi per i muscoli del pavimento
pelvico (EMPP) sono efficaci nel trattare problemi di incontinenza urinaria (IU) da
sforzo. La gravidanza e il parto sono degli eventi che aumentano il rischio di
incontinenza urinaria, ma sono anche dei momenti in cui una donna ha contatti
frequenti con diversi professionisti sanitari, e offrono dunque delle opportunità per
far conoscere e affrontare tempestivamente la tematica.
Abstract
Obiettivo
L'obiettivo di questa tesi è di capire, attraverso un'indagine, se le donne
nel Canton Ticino hanno accesso a informazioni utili circa la
prevenzione e gestione dell'IU durante e dopo la gravidanza e da quale
fonte preferirebbero ricevere aiuto, in caso di bisogno.
Metodologia della ricerca
Questa indagine è stata realizzata attraverso un questionario anonimo,
autosomministrato e distribuito tramite dieci studi privati di ginecologia
sul territorio ticinese. Il questionario è stato indirizzato alle donne che
facevano la visita di controllo post-parto. Sono stati distribuiti 141
questionari durante un periodo di 5 mesi, da dicembre 2012 ad aprile
2013.
Risultati
Un totale di 87 questionari è stato restituito (61.7%). In questa indagine il
32% (N=28) delle rispondenti aveva sintomi di IU nel periodo postparto, la maggior parte con una frequenza di qualche volta alla
settimana. Di queste, solamente 6 donne (21%) avevano adottato gli
EMPP quale strategia per affrontare il problema.
Il 77% delle partecipanti si ricordava di aver ricevuto informazioni sugli
EMPP e il 52% riguardo l'IU. Il canale d'informazione citato più
frequentemente è risultato essere quello dei corsi pre-parto (IU: 35%,
EMPP: 43%), seguito dalle levatrici e dai ginecologi.
Le donne consideravano le informazioni riguardo gli EMPP ricevute dai
fisioterapisti quelle più utili.
Se le partecipanti avessero bisogno di aiuto per far fronte ad un
problema di IU, l'opzione preferita risulterebbe quella del ginecologo. Il
corso in gruppo è stata invece l'opzione meno gradita.
www.supsi.ch
Conclusioni
Considerando la prevalenza notevole nelle donne di IU post-parto (32%)
e il flusso incostante di informazioni evidenziato da questa indagine,
possiamo concludere che esiste ancora molto spazio per migliorare le
attuali pratiche di comunicazione ed educazione e che bisognerebbe
stabilire una strategia coordinata tra i diversi professionisti sanitari per
affrontare la situazione in una maniera proattiva. Ciò necessiterebbe un
approccio interdisciplinare in cui i professionisti sanitari avrebbero ruoli
e responsabilità chiaramente definiti e compatibili con le loro
competenze specifiche.
Sarebbe interessante pubblicare opuscoli informativi di alta qualità per
diffondere le nozioni di base su argomenti come l'incontinenza urinaria
e gli esercizi per il pavimento pelvico e inoltre diffondere lo stesso
materiale tramite internet.
Fabio Marinelli
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Lesioni delle pulegge dei tendini flessori
delle dita degli scalatori; quale trattamento
viene consigliato in letteratura?
Relatrice:
Martina Erni
Presa arcuata (crimp)
(Fonte immagine: Schweizer A. 2003. Behandlungschema der
Ringbandverletzung beim Klettern)
L‘argomento della mia tesi è scaturito da un mio interesse personale, infatti da ormai
cinque anni pratico con regolarità arrampicata su roccia, pareti artificiali e
bouldering. Nel corso di questi anni ho avuto la possibilità di confrontarmi con varie
lesioni dell'avambraccio e della mano subite personalmente o da altri scalatori.
In Ticino, oltretutto, vi è un numero elevato di scalatori che si dedica al bouldering
dato che il territorio ticinese viene considerato a livello mondiale la Mecca (www.
wikipedia.org) di tale disciplina.
Abstract
Obiettivi
L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare il trattamento più
efficace nel caso di lesioni delle pulegge, frequenti negli sport di
arrampicata.
Metodologia della ricerca
Il lavoro è stato effettuato attraverso una revisione della letteratura con
strategia di ricerca stabilita a priori utilizzando termini MeSH combinati
tra loro con gli operatori booleani. La ricerca è stata svolta consultando
le banche dati Pubmed e PEDro fino ad agosto 2013. Per la selezione
degli articoli sono stati usati dei criteri di inclusione ed esclusione.
Le parole chiave ricercate sono state le seguenti: sport-climbing; rockclimbing; injuries; prevention; pulley; intervallate sempre con AND.
Risultati
Dei 461 articoli derivanti dalla ricerca in Pubmed, ne sono stati scartati
455. Sono stati quindi considerati in totale 6 articoli dal 1998 al 2012.
Dai 6 articoli analizzati emerge che le lesioni interessano, salvo singole
eccezioni, le dita D3 e D4. Come conseguenza della lesione si crea un
movimento a corda d’arco del tendine e il trattamento mira alla
riduzione di questo movimento patologico del tendine. Per far fronte al
problema vengono proposti vari trattamenti conservativi che
comprendono un periodo di immobilizzazione che varia in base
all’entità della lesione, inoltre vengono adottate ortesi protettive del
tendine come il tape o tutori a forma di anello. Si è visto che il
trattamento chirurgico viene scelto dove il trattamento conservativo è
fallito o dove la lesione comprendeva più di una puleggia sullo stesso
dito.
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Conclusioni
Entrambi i trattamenti arrivano ad un outcome soggettivo eccellente
nonostante una differenza a livello del dolore residuo alla ripresa
dell’attività negli scalatori trattati in modo conservativo. Gli scalatori
hanno tuttavia ripreso il livello di prestazione che avevano prima
dell’infortunio indipendentemente dal trattamento; questo farebbe
dunque preferire un trattamento conservativo. Non viene proposto un
protocollo di trattamento riabilitativo conservativo o post chirurgico e
non vengono citati articoli che si occupano di questa presa a carico,
servirebbero quindi studi empirici che trattano questo argomento per
dare delle linee guida ai terapisti per il trattamento di questi pazienti
molto specifici.
Denise Masiero
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Metodi di valutazione per le cicatrici e
trattamenti per la prevenzione e cura di
problemi legati ad esse
Relatore:
Gianpiero Capra
Adheremeter
Strumento di valutazione per le cicatrici.
(Fonte immagine: www.adheremeter.com)
Quasi tutte le persone possiedono almeno una cicatrice, di svariate forme,
dimensioni, colori, con differenti cause, localizzazioni e sintomi. Penso che ciò che sia
parte del proprio corpo faccia parte della propria storia e del proprio vissuto.
Una cicatrice è un segno che ci caratterizza, ci distingue, un ricordo indelebile.
Da qui nasce la mia curiosità nel voler approfondire questo tema.
Abstract
Obiettivi
Questa revisione della letteratura vuole identificare ed analizzare i
metodi di valutazione fisioterapici delle cicatrici e le tipologie di
trattamento fisioterapico efficaci per la cura delle diverse cicatrici e la
prevenzione di aderenze.
Metodologia della ricerca
La revisione della letteratura è stata eseguita analizzando il database di
Pubmed. Per svolgere la ricerca sono state utilizzate le seguenti parole
chiave: cicatrix, rehabilitation, physical therapy modalities, burns, child.
Gli operatori booleani utilizzati sono stati: AND e NOT.
Per poter essere maggiormente specifica, la ricerca è stata suddivisa in
due stringhe al fine di includere tutti gli studi riguardanti la tematica
selezionata. Sono stati inclusi solo gli articoli che riguardavano gli esseri
umani ed esclusi tutti gli articoli che non sono stati scritti negli ultimi
dieci anni, che non avevano il testo in inglese e il cui campione bersaglio
non rientrava nella fascia d’età dai 12 anni in su.
Dai 200 articoli identificati si è giunti alla selezione di 11 articoli utilizzati
per svolgere questa revisione della letteratura. E’ stato possibile
accedere direttamente a uno di questi articoli con “free full text”, mentre
per i 10 restanti si è potuto consultare il testo completo attraverso la
biblioteca dell’Universitat Autònoma de Barcelona ed alla biblioteca
della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana di Manno.
Dagli 11 articoli selezionati sono state estrapolate le informazioni più
importanti sui metodi di valutazione e trattamento delle cicatrici e sulle
misure di outcome prese in considerazione per verificarne l’efficacia.
www.supsi.ch
I metodi di valutazione presi in considerazione sono stati i seguenti:
scala Scar Vancouver (VSS), la sua sottoscala (PL-VSS), Scar Assessment
Scale (POSAS), Manchester Scar Scala (MSS), Stony Brook Scar
Evaluation Scale (SBSES), “fenomeno barriera” e Adheremeter.
I trattamenti presi in esame sono stati: massaggio, materiali di silicone,
allungamenti, impacchi caldi, pressione manuale con il “fenomeno
barriera”, educazione, nastro adesivo di supporto, drenaggio linfatico,
crioterapia, vitamina E, estratti di cipolla (contractubex).
Risultati e conclusioni
Per quanto riguarda i metodi di valutazione, la scala POSAS risulta la più
completa, ma la scala VSS è lo strumento maggiormente utilizzato per
la valutazione di cicatrici post-chirurgiche. Adheremeter è un
dispositivo economico, ergonomico e veloce da utilizzare,
raccomandabile per la valutazione fisioterapica della cicatrice.
Tutti gli studi mostrano i benefici portati dal trattamento delle cicatrici.
Ogni autore utilizza modalità, metodi di approccio e tempistiche
differenti; alcuni autori hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza
della prevenzione di cicatrici ipertrofiche, cheloidi e sindromi dolorose
associate. È importante tenere sempre in considerazione le
controindicazioni e gli effetti indesiderati alla quale possono portare le
terapie. In questo campo non sono state eseguite sufficienti ricerche
per affermare con maggiore precisione la validità degli interventi. È
necessario, quindi, approfondire questo tema, in modo da valorizzare
con più sicurezza l’efficacia dei trattamenti delle cicatrici.
Diana Olivieri
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Efficacia del trattamento fisioterapico
attivo in una problematica di conflitto
femoro-acetabolare. Una revisione della
letteratura
Relatrice:
Annanora Huber-Bassetti
Discobolo - Mirone
Il Discobolo è una scultura realizzata da Mirone intorno al 455
a.C., rappresentante un atleta che sta per scagliare un disco.
Il conflitto femoro-acetabolare può affliggere persone sia
sportive che sedentarie. Il dolore è spesso individuato nei
movimenti di flessione e di rotazione dell'articolazione coxofemorale ed esso può abbinarsi a sintomi di bloccaggio o di
debolezza dell'arto inferiore sintomatico.
(Fonte immagine: www.arte.it/opera/discobololancellotti-221)
Ho scelto di approfondire la tematica del conflitto femoro-acetabolare e le possibilità
di trattamento fisioterapico, in particolare di tipo attivo, poiché questa patologia è
una problematica di recente definizione, che può colpire pazienti giovani, adulti e
spesso sportivi. L'obiettivo principale è quello di conoscere in modo più approfondito
il meccanismo patologico e di comprendere se il trattamento fisioterapico
conservativo è utile nella cura di questa patologia.
Abstract
Introduzione
Il conflitto femoro-acetabolare (Femoroacetabular impingement o FAI
in lingua inglese) è il risultato di un meccanismo patologico che può
essere riscontrato nell’articolazione coxo-femorale. In particolare si
tratta di contatto abnorme tra le due componenti ossee
dell’articolazione: la parte prossimale del femore e l’acetabolo.
Obiettivi
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è quello di indagare in modo più
approfondito la patologia del conflitto femoro-acetabolare ed
analizzare, tramite una revisione della letteratura, se il trattamento
fisioterapico, in particolare quello di tipo attivo, può essere efficace nel
trattamento di questa problematica oppure controproducente.
Metodologia della ricerca
Per scrivere il lavoro di tesi si è deciso effettuare una revisione della
letteratura utilizzando le banche dati PubMed, PeDro, Science Direct,
The Cochrane Library e Trip database. In esse sono state inserite le
parole chiave “femoroacetabular impingement”, “femoro-acetabular
impingement”, “physical therapy”, “conservative management” e
“management” combinate tra di loro con l’operatore boleano AND. La
ricerca ha prodotto 696 articoli in totale e dopo due selezioni si è giunti
a 9 articoli.
www.supsi.ch
Risultati
Tutti gli articoli inclusi nella revisione concordano sul trattamento
conservativo concentrato sulla modifica delle attività della vita
quotidiana; quattro autori invece sostengono che il trattamento di tipo
passivo, volto all’aumento del ROM e dell’allungamento muscolare, non
è consigliato. Il trattamento attivo è da consigliare a pazienti che si
trovano affetti da questa problematica con indicazione di correzione
delle attività o posture, all’allenamento propriocettivo, al rinforzo
muscolare dell’arto inferiore e del tronco. In questi casi l'intervento può
diminuire i sintomi.
Conclusioni
Dalla letteratura emerge che il trattamento fisioterapico è da
consigliare ai pazienti che soffrono di questa patologia come
trattamento iniziale e prima di tentare il trattamento chirurgico, ma
non bisogna dimenticare che l’eziologia di questa patologia è
meccanica e che, se sottovalutata, può portare a lesione del labbro
acetabolare, della cartilagine ed a coxo-artrosi.
Morena Omini
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Presa a carico ed effetti degli allenamenti
fisioterapici aerobici e di performance
muscolare su pazienti affetti da
insufficienza renale cronica emodializzati
Relatrice:
Brigitte Erdmann
1. Emodialisi
2. Reni
3. Fisioterapia
Didascalia immagine 1. L'emodialisi è una delle terapie
sostitutive a disposizione per il trattamento di pazienti con
insufficienza renale cronica. Essa condiziona però
notevolmente la qualità di vita dei pazienti a causa della
frequenza delle sedute e degli effetti secondari che ne
derivano.
Didascalia immagine 2. Il rene è un altro organo, come il cuore
e i polmoni, fondamentale per la nostra vita. Nel caso
dell'insufficienza renale cronica non è coinvolto solamente
l'organo stesso, ma tutto il sistema. Se i reni hanno delle
problematiche tutta la vita del paziente viene modificata, in
particolar modo la qualità di vita percepita.
(Fonte immagine: www.farmacoecura.it/interventi/
emodialisi-introduzione-procedura-e-rischi/)
(Fonte immagine: http://fr.123rf.com/photo_5287443_corpstransparent-avec-en-evidence-les-reins.html; Netter Frank H.
1999. Atlante di anatomia umana. Elsevier)
Didascalia immagine 3. Grazie ad un allenamento fisioterapico
aerobico e neuromuscolare, in associazione con l’emodialisi, si
riscontrano miglioramenti nella capacità d’esercizio e in quella
funzionale del soggetto, nella qualità di vita (a livello
respiratorio, cardiaco e muscolare), nel controllo dei livelli di
soluti, nell’efficacia della dialisi e nella componente psicologica.
L’attività fisica riduce la morbilità e la mortalità nei pazienti
che soffrono di insufficienza renale cronica, quindi permette
loro una maggior sopravvivenza con una qualità di vita
percepita come migliore.
La fisioterapia è un elemento fondamentale nella riabilitazione di pazienti con
problematiche nell'ambito della nefrologia, ma non sono ancora presenti delle linee
guida o dei programmi fisioterapici mirati. Il rene è un organo vitale molto
importante e i pazienti affetti da insufficienza renale cronica possono essere
sottoposti a emodialisi, una delle terapie sostitutive più invasiva a disposizione.
Mi interessava dunque scoprire quale fosse la reale influenza ed efficacia della
fisioterapia su questa patologia e sull'emodialisi.
Abstract
Introduzione
Nei pazienti con insufficienza renale cronica emodializzati vengono
influenzati in maniera incisiva tutti gli aspetti della vita, tra cui la
riabilitazione fisioterapica che permette loro di migliorare e mantenere
l’autonomia e la qualità di vita. Sono stati analizzati gli effetti di
allenamenti aerobici e di performance muscolare nei programmi di
riabilitazione.
Obiettivi
Gli obiettivi principali miravano ad approfondire la relazione tra
l’emodialisi e la fisioterapia, a visualizzare la presa a carico più efficace
per questa casistica e, infine, a ricercare altri fattori come la tempistica e
la localizzazione della fisioterapia.
Metodologia della ricerca
La revisione della letteratura è stata condotta tramite i database
PEDRO e PubMed durante i mesi di luglio e di settembre 2012. Per una
selezione maggiormente specifica degli articoli sono stati utilizzati
criteri di inclusione ed esclusione. Le parole chiave utilizzate sono state:
"physiotherapy", "chronic kidney disease", "hemodialysis". È stato
utilizzato solo AND come operatore booleano. I 229 articoli sono stati
selezionati in base ai titoli, ai duplicati, alla lingua, agli abstract e infine
alla lettura dei full text, ottenendo così 10 articoli definitivi.
www.supsi.ch
Risultati e conclusioni
Dalla revisione della letteratura risulta che l’esercizio aerobico associato
con quello di forza-resistenza porta a miglioramenti respiratori e
muscolari, nella capacità d’esercizio e funzionale del soggetto, nella
qualità di vita, nel controllo dei fattori di rischio cardiovascolare e dei
livelli di soluti, nell’efficacia della dialisi e nella componente psicologica.
I programmi nei giorni di non dialisi portano maggiori benefici ma, per
rispettare le volontà dei pazienti, l’esercizio viene solitamente eseguito
durante la dialisi.
Titolo completo tesi di Bachelor:
"Revisione della letteratura sulla presa a carico ed effetti degli
allenamenti aerobici e di performance muscolare (forza e resistenza) nei
programmi di riabilitazione fisioterapica su pazienti affetti da
insufficienza renale cronica emodializzati".
(Fonte immagine 3: http://ecx.images-amazon.com/images/
I/5113J9BCWEL._SS500_.jpg)
Mauro Panzeri
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
L’efficacia del trattamento fisioterapico per
pazienti affetti da sindrome da
ipermobilità articolare: una revisione della
letteratura
Relatore:
Gianpiero Capra
Beighton score
Il Beighton score è il metodo più veloce e più utilizzato per
identificare l'ipermobilità articolare. Consiste in una serie di 5
test. A) La dorsi-flessione passiva della metacarpo falangea >
90°; B) L'opposizione del pollice all'avambracio ipsilaterale; C)
L'iperestensione del gomito > 10°; D) L'iperestensione del
ginocchio > 10°; E) Toccare il pavimento con le mani piatte
senza piegare le ginocchia. Tutti questi test, a parte l'ultimo, si
svolgono bilateralmente. Se il risultato è maggiore di 4 su 9
negli uomini e di 5 su 9 nelle donne si può sospettare una
ipermobilità articolare. (Fonte immagine: produzione propria)
La sindrome da ipermobilità articolare è una condizione ancora poco conosciuta in
ambito fisioterapico e medico, e viene spesso definita e riconosciuta in gergo
comune "lassità legamentosa". La capacità di riconoscere precocemente e di saper
valutare e trattare questa sindrome sono fattori di estrema importanza nella presa a
carico di questi pazienti.
Questo lavoro mi è servito a capire meglio tale condizione e spero di poter
contribuire alla diffusione di informazioni a riguardo di questa problematica.
Abstract
Obiettivi
L’obiettivo di questo lavoro è quello di approfondire la sindrome da
ipermobilità articolare (SIA). Attraverso articoli trovati in letteratura si è
cercato di dare inizialmente una panoramica sulla patologia,
analizzando successivamente quali sono gli strumenti diagnostici e di
valutazione a disposizione del fisioterapista. Il lavoro si è concluso con
una proposta di presa a carico fisioterapica basata sulle evidenze in
letteratura.
Una migliore conoscenza della patologia e delle possibilità di
trattamento può essere di grande aiuto per il fisioterapista. Questa tesi
può essere un buon punto di partenza per prendere a carico un
paziente con SIA.
Metodologia della ricerca
Il lavoro di tesi è stato svolto tramite una revisione della letteratura,
usando principalmente come banca dati Pubmed. Grazie all’acronimo
PICO è stato possibile individuare le parole chiave e formulare stringhe
di ricerca che sono state successivamente modificate tramite l’utilizzo di
operatori boleani AND e OR.
Inoltre, per poter selezionare al meglio gli articoli, si è stilato una lista di
criteri di inclusione ed esclusione per rendere la ricerca più mirata.
www.supsi.ch
Risultati
I risultati emersi dalla ricerca confermano l’importanza dell'allenamento
propriocettivo specialmente in catena cinetica chiusa, di un rinforzo
muscolare di tipo sub massimale e di una rieducazione allo sforzo con
esercizi a bassa intensità, ma prolungati nel tempo.
Un altro aspetto fondamentale che è emerso è l’accompagnamento al
recupero delle attività sospese a causa della paura del movimento e
l’istruzione sulle specificità della patologia e le possibilità terapeutiche.
Conclusioni
Questa ricerca è stata molto utile per capire quale sia l’impatto sulla
qualità di vita di questi pazienti quando diverse articolazioni diventano
sintomatiche e a quali ripercussioni può portare la paura del
movimento.
In questa patologia il fisioterapista non ha soltanto il ruolo di riallenare il
corpo al controllo dell’articolazione e allo sforzo, ma anche quello di
istruire ed incoraggiare il paziente a restare attivo ed eseguire
determinati movimenti o posture per evitare che il paziente finisca in
una spirale di problematiche psicologiche come depressione o
isolamento che aggraverebbero ulteriormente la patologia.
Manuela Riederer
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Un’indagine sulle problematiche legate
alla spalla e la loro prevenzione nello sport
della pallavolo, svolta con la collaborazione
di due squadre ticinesi
Relatrice:
Annanora Huber-Bassetti
1. Pallavolo
2. Lavoro di squadra
3. Attacco pallavolistico
Didascalia immagine 1. Il pallone ufficiale da gioco (FIS) usato
per giocare a pallavolo.
Didascalia immagine 2. Le ragazze della nazionale italiana
esultano dopo una vittoria.
Didascalia immagine 3. Le diverse fasi di un attacco divise
schematicamente.
(Fonte immagine: http://sport.luiss.it/files/2008/10/volley1.jpg)
(Fonte immagine: www.befan.it/road-to-london-nazionalefemminile-pallavaolo-scelte-le-12-azzurre-per-le-olimpiadi/)
(Fonte immagine: http://3.bp.blogspot.com/_28y6UbTEgOI/
St7VKx0bZUI/AAAAAAAAAmw/jTysr-_cvRI/s1600-h/attacco.
jpg)
Per elaborare il mio lavoro finale di Bachelor mi sono interessata alla prevenzione dei
dolori di spalla negli sport overhead e in particolare nella pallavolo, in quanto ho
praticato questo sport per diversi anni a livello agonistico. Mi sono interessata a
questo argomento in seguito ad un PBL sull’instabilità di spalla svolto in classe, dove
è risultato che gli sport overhead comportano un importante fattore di rischio per
sviluppare dolori e instabilità alla spalla.
Abstract
Introduzione
Gli sport overhead, come la pallavolo, rappresentano un importante
fattore di rischio per sviluppare dolori e instabilità alla spalla. Praticando
lo sport della pallavolo per diversi anni, si è sviluppato nell'autrice della
tesi un forte interesse verso la prevenzione di questi dolori alla spalla
nella pallavolo. Attraverso una ricerca in letteratura si è cercato di
individuare le causa e le possibili soluzioni preventive in questo ambito.
Obiettivi
L’obiettivo del lavoro di tesi è proporre un protocollo di esercizi di
prevenzione a due squadre femminili di pallavolo ticinesi e dimostrarne
la sua efficacia.
Metodologia della ricerca
Attraverso un’attenta ricerca in letteratura svolta su PubMed si sono
analizzate le lesioni alla spalla relative agli sport overhead, i fattori di
rischio che portano a questi infortuni e i possibili provvedimenti
preventivi, come pure la biomeccanica del gesto atletico. In base a
quanto letto si è elaborato un primo questionario per effettuare
un’analisi della situazione e definire un protocollo preventivo che è stato
proposto per l’intera stagione 2012/2013. Alla fine della stagione, si è
proposto un secondo questionario per verificare l’efficacia e l’esecuzione
degli esercizi preventivi.
www.supsi.ch
Risultati
Dallo studio è emerso che anche a livello di due squadre ticinesi i
problemi legati alla spalla esistono e influenzano la pratica sportiva.
Dopo l'esecuzione degli esercizi preventivi e nonostante la mancanza di
molte giocatrici che avevano partecipato al primo questionario a causa
della loro partenza durante il campionato, è risultato che su un
campione di quindici ragazze, tre ragazze hanno visto scomparire o
diminuire fortemente il dolore alla spalla, una ha cominciato a
manifestare dolore durante l’ultima stagione (2012/2013), altre quattro
ragazze, senza dolore, hanno visto migliorare la loro performance
sportiva.
Conclusioni
L’importante mancanza di dati non permette di certificare l’efficacia
degli esercizi proposti, ma dai risultati dello studio si potrebbe ipotizzare
che gli esercizi abbiano avuto comunque un effetto benefico.
Occorrerebbe, dunque, effettuare un nuovo studio con un campione più
ampio e con test oggettivi rivalutabili.
Nathalie Risi
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Efficacia delle terapie fisiche per il
trattamento del dolore dell’arto fantasma:
una revisione della letteratura
Relatore:
Luca Scascighini
1. Mirror Box
2. Attivazione graduale
3. GMI
Didascalia immagine 1. Esempio di una scatola con specchio
per il trattamento di "Mirror Therapy" per l'arto superiore.
(Fonte immagine: www.noigroup.com/documents/noimirror-box-instructions.pdf)
Didascalia immagine 2. Attivazione graduale durante
l’osservazione, l’immaginazione e l’esecuzione di un
movimento.
(Fonte immagine: www.gradedmotorimagery.com/posters.
htm)
Didascalia immagine 3. Sequenza ideale di progressione di un
trattamento di GMI.
(Fonte immagine: www.gradedmotorimagery.com/posters.
htm)
Ho voluto affrontare un argomento che, oltre a coinvolgermi personalmente,
potesse essere di interesse generale per i miei futuri colleghi sia per la sua rilevanza
epidemiologica che clinica. Per questo motivo ho deciso di svolgere la mia tesi sul
dolore dell’arto fantasma: una condizione di dolore cronico che affligge più dell’80%
delle persone amputate compromettendone la qualità di vita. Il suo trattamento,
come per tutti i dolori cronici, risulta di difficile gestione, ragione per cui mi è
sembrato utile verificare l’efficacia delle terapie fisiche attualmente disponibili.
Abstract
Obiettivi
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è quello di valutare
l’efficacia delle terapie fisiche-riabilitative nel trattamento del dolore
dell’arto fantasma sulla base delle recenti evidenze scientifiche presenti
in letteratura.
Un altro obiettivo è l’approfondimento della “Mirror Therapy”, una
tecnica molto promettente per il trattamento in particolare del dolore
associato alla percezione dell’arto fantasma e di altre condizioni
invalidanti.
Metodologia della ricerca
È stata effettuata una revisione della letteratura con strategia di ricerca
stabilita a priori utilizzando termini MeSH combinati tra loro con gli
operatori booleani. La ricerca è stata svolta consultando la banca dati
Pubmed fino ad aprile 2013.
Per la selezione degli articoli sono stati usati dei criteri di inclusione ed
esclusione. Inoltre, sono stati inclusi articoli da letteratura secondari,
estrapolati dalla bibliografia dei testi di partenza e consigliati da esperti
sul territorio.
www.supsi.ch
Risultati
Dalla stringa di ricerca iniziale sono scaturiti 151 articoli; da questi sono
stati scartati 112 lavori in base al titolo escludendo quelli non inerenti al
tema e quelli già inclusi in altre ricerche. A partire dai 39 contributi
restanti sono stati poi selezionati 19 articoli in base all’abstract. Dalla
lettura integrale del testo ho poi estrapolato 7 articoli dai quali è stato
possibile ricavare evidenze riguardo l’efficacia di alcuni trattamenti per il
dolore dell’arto fantasma.
Nello specifico, la “Mirror Therapy” si è rivelata efficace nella
diminuzione del dolore dell’arto fantasma nonostante restino ancora
poco chiari i meccanismi di tale trattamento così come le basi
neurofisiologiche dell’arto fantasma.
Conclusioni
La “Mirror Therapy” permette di ridurre le sensazioni e il dolore
fantasma nel paziente amputato di arto superiore ed inferiore incidendo
in maniera positiva sulla sua qualità di vita.
Questo nuovo trattamento apre la strada ad un nuovo tipo di
intervento riabilitativo che potrebbe essere esteso ad altre
problematiche.
La "Mirror Therapy" si conferma inoltre essere un trattamento
economico e di semplice applicazione che può essere svolto
autonomamente a domicilio dal paziente.
Ivan Sabljic
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
L’efficacia del trattamento fisioterapico del
paziente con cefalea di origine
cervicogenica: una revisione della
letteratura
Relatore: Gianpiero Capra
1. Flexion Rotation Test
2. Stabilizer
3. Self-SNAG
Didascalia immagine 1. Il flexion-rotation test (FRT) è un test
validato e affidabile nell’identificare deficit di mobilità a livello
di C1 e C2.
È stato inoltre dimostrato recentemente che questo test ha un
grado di accuratezza elevato per identificare i soggetti con
cefalea cervicogenica: sensibilità del 91% e specificità del 90%.
(Fonte immagine: www.optp.com/Mulligan͈SELF͈SNAG͈
Strap#.UfGYs8DKbVI)
Didascalia immagine 2. Lo Stabilizer è uno strumento che
permette di eseguire un esercizio specifico che ha lo scopo di
attivare i muscoli flessori profondi del collo, che risultano
indeboliti nei pazienti con cefalea cervicogenica.
La paziente esegue una flessione cranio-cervicale, mentre la
terapista controlla se vi è una compensazione/attivazione dei
muscoli superficiali, in questo caso del muscolo SCOM.
(Fonte immagine: www.iaom͈us.com.php53͈7.ord1͈1.
websitetestlink.com/wp͈content/uploads/2012/12/figure͈3.jpg)
Didascalia immagine 3. Lo self-SNAG è una tecnica descritta
da Mulligan nell'auto-trattamento della cefalea cervicogenica.
Nella foto il paziente applica la cinghia a livello di C1 e C2 ed
effettua una trazione postero-anteriore.
Mentre il paziente esegue un movimento attivo di rotazione,
vi è una mobilizzazione passiva delle faccette articolari,
mantenuta al limite del range (senza dolore).
Questo esercizio ha lo scopo di aumentare il ROM per C1 e C2.
(Fonte immagine: www.manualtherapyjournal.com)
Prima di iniziare il mio lavoro di Bachelor l'argomento della cefalea cervicogenica era
a me sconosciuto. Durante un incontro con il mio Direttore di tesi è emersa questa
tematica. La cefalea cervicogenica ha suscitato in me, sin da subito, interesse e
curiosità. Mi sono chiesto quali interventi fisioterapici potessero essere efficaci nel
trattamento di questa particolare cefalea. Il fatto che non avessi mai affrontato la
l’argomento è stata una motivazione ulteriore per scegliere questo tema.
Abstract
Obiettivi
Si vuole comprendere se vi sia un’efficacia del trattamento fisioterapico
con miglioramento di segni e sintomi in soggetti con cefalea
cervicogenica, mediante una revisione della letteratura pubblicata
sull’argomento negli ultimi 10 anni.
Metodologia della ricerca
È stata svolta una ricerca in letteratura nelle Banche Dati di Pubmed e
di PEDro dal mese di ottobre 2012 al mese di aprile del 2013.
Le parole-chiave utilizzate in PubMed sono state le seguenti: “post
traumatic headache”, “post traumatic headaches”, “cervicogenic
headache”, “cervicogenic headaches”, “exercise”, “exercises”, “physical”,
“rehabilitation”, “rehabilitative”.
In PEDro sono state usate le seguenti parole: “cervicogenic headache”,
“clinical trial” e “head or neck”.
Per la ricerca in PubMed i termini sono stati poi combinati tra loro in 14
tappe seguendo una logica ben precisa, mediante una ricerca
incrociata. Inoltre sono stati utilizzati gli operatori booleani AND e OR,
per formare la stringa di ricerca definitiva.
Risultati
Dalla ricerca in PubMed sono risultati 166 articoli; di questi ne sono stati
selezionati 3 dopo un’accurata cernita secondo i criteri d’inclusione.
Dalla ricerca nella banca dati di PEDro sono risultati 19 articoli; di questi
ne sono stati selezionati 2.
I 5 articoli hanno un punteggio di qualità compreso fra 5/10 e 8/10 (cfr.
PEDro Scale).
I dati ricavati da questi studi sono molto diversi tra di loro, poiché la
popolazione considerata è molto ampia e variabile, e i tipi di intervento
e le misure di outcomes sono differenti. Non è stato pertanto possibile
comparare i dati dei vari studi, ma si è solo potuto dimostrare l’efficacia
dei singoli trattamenti presi in considerazione.
www.supsi.ch
Conclusioni
I risultati esposti nei 5 studi selezionati oggettivano che ogni approccio
fisioterapico è efficace per trattare la cefalea cervicogenica.
I campioni di popolazione considerati nei 5 studi sono eterogenei, con
un ampio range di età (da 18 a 66 anni). Questa variabile non influenza
ad ogni modo i risultati degli studi.
Gli articoli espongono studi in cui vengono utilizzati metodi di approccio
fisioterapici differenti tra loro, con tempistiche di trattamento diverse;
tutti e 5 dimostrano l’efficacia del trattamento fisioterapico in pazienti
con cefalea cervicogenica.
Le misure di outcomes utilizzate negli studi - tra cui valutazione della
cefalea (intensità, durata e frequenza) e dolore al collo (entrambi con
scala VAS) - sono valutate mediante differenti scale. Inoltre il ROM è
stato valutato in alcuni casi tramite mobilizzazioni passive, in altri
mediante movimenti attivi. I tipi di scale o questionari utilizzati sono
differenti tra loro; è pur vero che tutti misurano comunque il dolore e il
ROM. In futuro sarebbe auspicabile che tutti usassero gli stessi
questionari e le stesse misurazioni per poter paragonare gli studi in
maniera più efficace e precisa.
Daiana Saric
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
L'efficacia della fisioterapia nel
trattamento delle bronchioliti nei neonati
da 0 a 2 anni
Relatrice:
Brigitte Erdmann
1. La tecnica ElPr
2. La bronchiolite
3. Il sistema respiratorio
Didascalia immagine 1. L’espirazione lenta prolungata (ElPr) è
una delle tecniche della nCPT nella quale, mediante una
pressione toraco-addominale si ottiene appunto
un’espirazione lenta e prolungata nel tempo fino ad arrivare al
Volume di Riserva Espiratorio.
(Fonte immagine: Postiaux, G. 2003. Kinésithérapie
respiratoire de l’enfant. Les techniques des soins guidées par
l’auscultation pulmonaire. Terza edizione. Bruxelles: De Boeck)
Didascalia immagine 2. La prima causa della bronchiolite è il
Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), il quale con la sua
aggressione provoca una forte ostruzione a livello delle vie
aeree distali.
(Fonte immagine: http://raisingelle.wordpress.
com/2011/04/05/bronchiolitis-one-way-ticket-to-suck-citypt-1/)
Didascalia immagine 3. A differenza dell’adulto, il bambino è
un essere in continua evoluzione, sia per dei cambiamenti
strutturali (crescita della statura e delle strutture anatomiche)
che funzionali (come per esempio i cambiamenti nel sistema
respiratorio).
(Fonte immagine: http://php.med.unsw.edu.au/embryology/
index.php/Respiratory_System_Development)
Nonostante la bronchiolite sia la patologia respiratoria pediatrica più frequente, il
ruolo della fisioterapia nella cura di questa malattia è ancora poco chiaro e
controverso. Oggigiorno, nella pratica fisioterapica si fiancheggiano due metodi di
trattamento: il metodo convenzionale anglosassone cCPT (conventional Chest
Physical Therapy) e la nCPT (new Chest Physical Therapy). Il mio principale interesse
era quindi quello di comparare questi due metodi.
Abstract
Introduzione
La bronchiolite è la patologia respiratoria pediatrica più frequente e al
giorno d’oggi vi è poca chiarezza sull’efficacia e la pertinenza della
fisioterapia nel trattamento di questa malattia.
Obiettivi
L’obiettivo principale è quello di comparare l’efficacia dei due principali
metodi fisioterapici nel trattamento della bronchiolite: la cCPT
(conventional Chest Physical Therapy) e la nCPT (new Chest Physical
Therapy). A questo si aggiungono alcuni obiettivi teorici (come la
conoscenza della bronchiolite e del suo management) e altri pratici,
ossia una riflessione sul futuro della fisioterapia nel trattamento delle
bronchioliti e un’analisi della situazione a livello svizzero.
Metodologia della ricerca
Per la realizzazione della prima parte sono stati utilizzati alcuni libri e il
motore di ricerca Google. Per la parte dedicata alla revisione della
letteratura sono stati consultati sia la banca dati PubMed (dove con la
prima stringa di ricerca da 57 articoli ne sono stati selezionati cinque,
mentre con la seconda stringa da tre articoli solo uno si è rivelato utile),
sia il sito ufficiale di Guy Postiaux (dove da due articoli ne è stato scelto
solo uno). Per ciò che concerne il sondaggio negli ospedali pediatrici, è
stata utilizzata la lista dei fisioterapisti pediatrici svizzeri.
www.supsi.ch
Risultati
I risultati dimostrano che la cCPT non è efficace nel trattamento
fisioterapico, mentre la nCPT ha degli effetti positivi a breve e a lungo
termine.
Il sondaggio realizzato nei principali ospedali svizzeri dimostra che, nella
Svizzera francese, il metodo più utilizzato è quello della nCPT, mentre
nella Svizzera tedesca si osserva una prevalenza dell’utilizzo del
drenaggio autogeno di Jean Chevallier.
Conclusioni
Questo lavoro di tesi avvalora l’idea che la nCPT ha una certa efficacia
nel trattamento fisioterapico delle bronchioliti e che invece la cCPT è
inefficace al punto da potersi rivelare dannosa. Ad ogni modo, sono
necessari altri studi per confermare la validità della nCPT.
Isabelle Schaer
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Quali consigli comportamentali e d’igiene
di vita sono proposti in letteratura in caso
di prolasso uterino di grado I e II?
Relatrice:
Martina Erni
Copertina dell'opuscolo
L'immagine rappresenta la copertina dell'opuscolo informativo
realizzato dall'autrice della tesi. Permette alle donne di
confrontarsi con la problematica del prolasso oltre ad esser
informate della possibilità di un trattamento fisioterapico.
(Fonte immagine: www.canalblog.com)
La riabilitazione del pavimento pelvico in Canton Ticino è meno diffusa che nelle
altre regioni della Svizzera. Tramite interviste con professionisti della salute e donne
che presentano prolassi si è rivelato che esiste una scarsa conoscenza sulla possibilità
di un intervento fisioterapico per il trattamento delle disfunzioni uro-ginecologiche.
Ciò determina, di conseguenza, una bassa consapevolezza della possibilità di un
rinforzo dei muscoli pelvici e delle misure comportamentali opportune che
potrebbero, sotto supervisione di un professionista, alleviare la sintomatologia.
Abstract
Background
La fisiopatologia del prolasso è complessa e di natura multifattoriale. Il
suo meccanismo non è ora del tutto compreso. All’origine delle
disfunzioni, c'è il cedimento delle strutture muscolo-aponeuvrotiche
che costituiscono il sistema di sostegno e di sospensione degli organi
nella pelvi. I fattori causali sono multipli perché possono essere locali,
congeniti, acquisti o più generali. Sono esasperati da un aumento
cronico della pressione intra-addominale.
Obiettivi
La finalità della presente revisione consiste, nell’ambito di un
trattamento conservativo olistico, determinare quali sono i fattori di
rischio modificabili attraverso consigli comportamentali e d’igiene di vita
nei soggetti affetti da prolasso uterino di basso grado. Infine quale tipo
di opuscolo sarebbe il più adatto per attuare un intervento di
prevenzione in Ticino.
Metodologia della ricerca
Revisione della letteratura condotta essenzialmente nel Database di
PubMed, fino al mese di giugno 2013, mediante diverse stringhe. Sono
stati selezionati, studi clinici di tutti tipi e review che prendessero in
considerazione interventi di fisioterapia su donne in generale di media
età in cui è stato diagnosticato tramite un esame clinico o questionario
la presenza di prolasso di basso grado.
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Risultati
Emerge che non sono stati eseguiti ancora degli studi specifici sulla
valenza delle modifiche comportamentali, d’igiene di vita e posturali da
soli perché la riabilitazione per il prolasso urogenitale comincia solo ora
a riconquistare la sua importanza grazie alla sua dimostrata efficacia in
caso d’incontinenza urinaria. Dagli studi, i principali fattori di rischio
menzionati sono; stati di stipsi, tosse cronica, sollevamenti eccessivi e
ripetuti, attività sportive ad alto impatto. Il sovrappeso e la menopausa
anche se ci sono controversi. La parità rimane il fattore di rischio
principale.
Conclusioni
Consigli comportamentali e d’igiene di vita, anche se non ancora
studiati singolarmente, fanno parte dei protocolli di riabilitazione
fisioterapica e corrispondono generalmente a quelli menzionati nella
letteratura classica. Non sembrano poter ridurre la sintomatologia e a
maggiore ragione aumentare la forza dei muscoli pelvici, quindi hanno
un ruolo di prevenzione.
Sharon Succetti
Bachelor of Science in Fisioterapia
Tesi di Bachelor 2013
Aspetti preventivi e scelta della presa a
carico fisioterapica in bambini con
plagiocefalia posizionale: confronto tra la
letteratura e la realtà ticinese
Relatrice:
Brigitte Erdmann
Tummy Time
L'assunzione della posizione prona, chiamata Tummy Time,
viene raccomandata per prevenire l'appiattimento del cranio
dei bambini. Proponendo questo provvedimento, si cerca di
ridurre il tempo in posizione supina diminuendo la pressione a
livello occipitale. È importante ricordare che questa deve
essere proposta in base all'età e allo sviluppo del bimbo,
introducendo gli adeguati accorgimenti posturali grazie all'uso
di cuscini o asciugamani arrotolati.
(Fonte immagine: produzione propria)
La plagiocefalia posizionale è caratterizzata da un appiattimento occipito-parietale
unilaterale del cranio nei bambini, la quale si presenta maggiormente tra i 2 e 4 mesi
di età. Si tratta di una deformità dovuta all’azione di forze esterne che agiscono sulla
scatola cranica ancora malleabile. Questa problematica ha subito un incremento
negli ultimi 20 anni e lo scopo di questo lavoro è indagarne il motivo.
Abstract
Obiettivi
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è, oltre ad incrementare le
conoscenze riguardo la plagiocefalia da posizione, riuscire a confrontare
i trattamenti suggeriti dalla letteratura con gli approcci fisioterapici che
vengono effettuati nel Canton Ticino.
Metodologia della ricerca
Per redigere il lavoro si è inizialmente svolta una ricerca, nei libri e nelle
banche dati, per riuscire ad approfondire la tematica scelta. Le banche
dati utilizzate sono PubMed e PeDro. Le parole chiave immesse sono le
seguenti: “positional plagiocephaly”, “occipital plagiocephaly”, “occipital
skull deformity”, “physical therapy”,” treatment”, “management” e
“prevention”, tutte legate tra loro per mezzo dell’operatore boleano
AND. In una seconda parte si è creato un questionario composto da 17
quesiti, inviato agli 11 fisioterapisti pediatrici attivi sul territorio ticinese.
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Risultati
Dal confronto è emerso che, sia dai terapisti sia dalle evidenze
scientifiche, la prevenzione ha una grande importanza. Più autori e tre
terapisti indicano di attuare il riposizionamento attivo, sia quando il
bambino è sveglio sia quando dorme. La proposta del Tummy Time
viene suggerita molto dalla letteratura, ma in Ticino viene attuata solo
da un fisioterapista. Quando nessuno di questi approcci apporta un
miglioramento, l’appiattimento può essere grave e viene consigliato il
caschetto modellante.
Conclusioni
L’obiettivo generale del trattamento della plagiocefalia da posizione, è
di diminuire la pressione in zona occipitale. I provvedimenti attuati
servono per evitare un carico ulteriore sulla scatola cranica e per
proporre altre posizioni, sempre rispettando l’età del bambino.
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