Dipartimento sanità Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Stefano Debernardi Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Valutazione comparativa dell'efficacia di programmi riabilitativi svolti in clinica e a domicilio con pazienti insufficienti cardiaci Relatrice: Brigitte Erdmann La cardioriabilitazione L'identificazione di un adeguato e appropriato livello d'intensità di allenamento è fondamentale per ottenere i risultati preventivati e mantenere un ragionevole controllo di rischio relativo. (Fonte immagine: www.cvhealth.net/wp-content/gallery/ rehab/red-shirt-weights-man.jpg) Le patologie internistiche, in particolare quelle cardiache, sono problematiche molto complesse e difficili da diagnosticare con assoluta precisione e certezza: spesso il quadro clinico è caratterizzato da numerosi parametri, segni, sintomi e complicanze volubili lungo tutto il decorso della malattia. Esse, perciò, richiedono una presa a carico fisioterapica precisa, caratterizzata da interventi specifici e competenti. Da qui nasce la curiosità di indagare e approfondire queste tecniche. Abstract Introduzione Le patologie cardiache rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi del mondo. In particolare, l'insufficienza cardiaca, o scompenso cardiaco, è una malattia difficile da diagnosticare che influisce negativamente su molti aspetti della vita quotidiana del paziente. La cardioriabilitazione ricopre così un ruolo fondamentale nel futuro prognostico di un individuo cardiopatico. Obiettivi Questo lavoro ha lo scopo di analizzare gli effetti, la validità e l'efficacia della Home-Based Cardiac Rehabilitation in pazienti affetti da insufficienza cardiaca, confrontando gli outcomes ottenuti con i risultati della riabilitazione tradizionale svolta in ospedali, cliniche o centri specializzati, durante periodi di follow-up a breve e lungo termine. Metodologia della ricerca Si tratta di una revisione della letteratura realizzata analizzando sia randomized control trails (RCT) che systematic reviews. Le ricerche degli articoli utili alla stesura dell'elaborato sono state effettuate nelle banche dati PEDRO e PubMed in un periodo di tempo compreso tra agosto 2012 e maggio 2013. Il criterio principale per la selezione o l'esclusione degli studi è stato la presenza, all'interno degli stessi, di un confronto diretto delle due metodologie di riabilitazione. Da un iniziale risultato di 368 articoli, sono stati successivamente selezionati in totale 7 articoli: 5 RCT e 2 meta-analisi. www.supsi.ch Risultati I dati ottenuti indicano un generale miglioramento al termine di followup di tutti gli outcomes sia nella Home-Based Cardiac Rehabilitation, che nella riabilitazione effettuata a livello ambulatoriale all'interno di ospedali, cliniche e centri specializzati. Inoltre è stato dimostrato come le due tipologie riabilitative, se eseguite con costanza, siano efficaci e sicure in maniera identica, senza rilevanti distinzioni tra l'una e l'altra. Tutti gli studi precisano, però, che ulteriori indagini debbano essere svolte in futuro su campioni di pazienti più ampi e con periodi di followup più lunghi così da poter certificare con più sicurezza l'efficacia finora documentata. Conclusioni La documentata validità ed efficacia della riabilitazione domiciliare per i pazienti insufficienti cardiaci apre nuove possibilità di trattamento da offrire a persone gravemente limitate o impossibilitate a raggiungere in autonomia i centri riabilitativi. Si tratta, inoltre, di una nuova frontiera lavorativa per i professionisti sanitari e, nello specifico, per il fisioterapista, che vale la pena di affrontare visto il continuo aumento di problematiche cardiache al giorno d'oggi. Nicola Faldarini Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 L'efficacia dell'allenamento eccentrico sui pazienti con tendinopatia achillea cronica Relatore: Luca Scascighini Alfredson et al. (1998) Modello d'allenamento eccentrico proposto da Alfredson. Il paziente, su un gradino, deve sostenere il carico tutto sulla gamba compromessa e sull'avampiede, portando poi la caviglia in flessione plantare (A). Successivamente, sempre nella medesima posizione, ma in appoggio monopodalico, viene richiesta una flessione dorsale, abbassando il tallone sotto il livello dell'avampiede, cosi che il tricipite surale venga caricato eccentricamente (B). In progressione viene richiesto lo stesso esercizio ma con il ginocchio in leggera flessione, per ottimizzare l'attivazione del muscolo soleo (C). Spesso, considerando la mia passione per il teatro (opera, balletto, commedia musicale), mi sono confrontato con alcuni ballerini professionisti, appartenenti alla cerchia dei miei conoscenti, che soffrivano di tendinopatia achillea e che dunque mi chiedessero, visto il mio corso di laurea, informazioni aggiuntive sulla patologia. Nonostante i vari trattamenti, mi riferivano che il loro dolore stentava a passare e dovevano quindi astenersi per lunghi periodi dall'attività. Ciò ha destato da subito la mia curiosità e il mio interesse professionale come futuro terapista. Abstract Background La tendinopatia achillea può insorgere a qualsiasi età e colpire qualsiasi genere; ad ogni modo, principalmente interessati sono uomini di mezza età e atleti con uno specifico impegno funzionale del muscolo tricipite surale durante l’attività sportiva. Perciò si ritiene che le continue sollecitazioni a cui il tendine è sottoposto possano portare, a lungo termine, a disturbi. Obiettivi La finalità del presente studio consiste nel determinare l’efficacia di un programma d’allenamento eccentrico, rispetto ad altre terapie di tipo conservativo, nei soggetti affetti da tendinopatia achillea in fase cronica. Metodologia della ricerca La ricerca della letteratura è stata condotta nei Database di PubMed e PEDro, fino al mese di febbraio 2013, mediante una precisa stringa di ricerca comprendente specifici termini MeSH combinati tra di loro tramite l’utilizzo di operatori booleani. Il disegno dello studio è una revisione della letteratura. Sono stati selezionati, tramite criteri d’inclusione e d’esclusione prefissati precedentemente, studi clinici controllati e randomizzati (RCT) e review che prendevano in considerazione interventi, con almeno un programma di lavoro eccentrico, su uomini e donne con età superiore ai 18 anni in cui è stata diagnosticata tramite un esame clinico la presenza di tendinopatia dell’achilleo da almeno 6 settimane. Risultati Mediante un’accurata stringa di ricerca, nella Banca Dati di PubMed sono risultati 295 studi, da cui sono stati selezionati 10 articoli attraverso l’applicazione di precisi criteri d’inclusione ed esclusione. Dalla Banca Dati di PEDro sono stati reperiti 15 studi, di cui ne sono stati selezionati 5 già presi in considerazione nel Database precedente. www.supsi.ch In seguito è stata valutata la qualità tramite la PEDro Scale che va da un range di 3/10 ad un range di 8/10. La media degli articoli scelti si attesta a 6/10, quindi la qualità complessiva secondo tale scala è da considerarsi alta. I dati ricavati dai diversi studi sono abbastanza eterogenei tra loro. In tutti gli studi è presente un programma d’allenamento eccentrico, indicato per pazienti con tendinopatia achillea cronica della porzione mediale, comparato a terapie fisiche (onde d’urto a bassa energia, ultrasuono) o ad altre terapie conservative (utilizzo di AirHeel Brace, night splint, programma di stretching). Il protocollo eccentrico consiste in esercizi mirati, 3 serie da 15 ripetizioni, da svolgere una o più volte al giorno 7 giorni su 7 per un periodo complessivo di 12 settimane. Conclusioni I risultati ottenuti da questa revisione della letteratura affermano che vi è un evidenza scientifica riguardo l’efficacia di un programma d’allenamento eccentrico, in modo particolare riguardo al modello proposto da Alfredson et al. (1998) nei pazienti con tendinopatia achillea non inserzionale in fase cronica. Ciò rappresenta una delle possibili soluzioni di trattamento, nonostante anche altre terapie di tipo conservativo si sono dimostrate valide. (Fonte immagine: http://www.running-physio.com/achillestendinopathy/) Cristian Filipovic Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 L'efficacia tra l'esercizio convenzionale e una rieducazione funzionale del quadricipite, in persone colpite da artrosi e sarcopenia senile. Uno studio clinico Relatore: Gianpiero Capra 1. Le misurazioni 2. L'esercizio con carico 3. L'esercizio funzionale Didascalia immagine 1. (Le misurazioni antropometriche). Una delle misure di outcome, utilizzate per valutare l'efficacia degli allenamenti in relazione all'evoluzione dei caratteri morfometrici del quadricipite in entrambi i gruppi di lavoro, riguardavano le misurazioni circonferenziali della coscia. Le indagini strumentali sono state effettuate mediante l'impiego di un nastro metrico su tre livelli, rispettivamente a 5, a 10 e a 15 cm dal centro rotuleo. (Fonte immagine: produzione propria) Didascalia immagine 2. (L'allenamento convenzionale). L'immagine 2 raffigura un partecipante durante un esercizio di rinforzo del quadricipite mediante l'impiego di un carico considerato oggettivabile (es. pesi, bande elastiche, ecc), il quale veniva applicato sulla porzione antero-distale della tibia, più precisamente a 5 cm sopra il malleolo mediale. Didascalia immagine 3. (Un esempio di esercizio funzionale). L'immagine 3 raffigura un partecipante durante un esercizio di rinforzo funzionale del quadricipite, su una scala modulare da riabilitazione equipaggiata di gradini regolabili. Tali esercitazioni consentivano di reclutare la muscolatura del quadricipite, attraverso più modalità di contrazioni muscolari. (Fonte immagine: produzione propria) (Fonte immagine: produzione propria) Esistono numerosi studi i quali affermano che il rinforzo del quadricipite, attraverso differenti modalità di intervento, contribuisca a limitare i quadri artrosici del ginocchio e a incrementare la massa muscolare. L'interesse profondo rivolto a questi studi mi ha spinto a realizzare uno studio di ricerca clinico, con il quale avrei potuto inoltre confrontarmi con le capacità pratiche e teoriche acquisite nel corso della mia formazione professionale. Abstract Design di studio Lo studio di ricerca è stato realizzato mediante un "Trial clinico" rigorosamente progettato e controllato, nel quale i soggetti che vi hanno aderito sono stati valutati, nell'arco di due settimane, attraverso delle misure di outcome. L'allocazione dei partecipanti all'interno dei gruppi di lavoro è stata assegnata in modo puramente casuale. Background Gli esercizi di rinforzo muscolare specifici del quadricipite possono essere considerati come uno dei principali interventi nel trattamento conservativo, in relazione a problematiche muscolo-scheletriche e a patologie degenerative strettamente legate alle articolazioni. Setting Questo studio clinico è frutto di un'esperienza personale svolta nel reparto di fisioterapia presso una casa di riposo nel Canton Ticino. Obiettivi Valutare le diversità, in termini di efficacia, tra un allenamento con carico e una rieducazione funzionale del quadricipite femorale, attraverso degli indicatori di outcome misurabili e non, in relazione alla popolazione anziana colpita da artrosi del ginocchio e da sarcopenia senile. Metodologia della ricerca 7 soggetti (donne) sono stati controllati e valutati all'interno di questo studio clinico. Sono stati inclusi degli indicatori di efficacia per valutare le due tipologie di allenamento, in merito alle condizioni cliniche e alle sensazioni soggettive di ciascun partecipante. L'allenamento con carico è stato effettuato con dei pesi di vario calibro (>0,5 kg) e delle bande elastiche ("Thera-band" di color giallo). Diversamente, per una rieducazione funzionale, sono stati eseguiti degli esercizi di rinforzo rivolti alle capacità funzionali dei soggetti, come salire e scendere le scale, alzarsi e sedersi su una sedia e camminare a ritmi moderati. Gli indicatori di efficacia riguardavano la valutazione del dolore (scala visiva analogica), della percezione allo sforzo (scala di Borg www.supsi.ch CR10), della forza muscolare (scala di Oxford), delle capacità funzionali (30's Chair Stand Test, Step up Test), della massa muscolare (misurazioni antropometriche) e delle sensazioni soggettive dei soggetti in relazione allo stato clinico del ginocchio (Knee Injury and Osteoarthritis Outcome Score). I risultati ottenuti sono stati riportati all'interno di alcune tabelle e grafici statistici utilizzando il programma "Microsoft Excel 2010". Risultati Entrambi gli allenamenti realizzati dai due gruppi di lavoro hanno mostrato, attraverso un confronto finale al termine dello studio, dei miglioramenti significativi rispetto alle condizioni cliniche e alle sensazioni soggettive. Conclusioni Introducendo il rinforzo muscolare del quadricipite attraverso due modalità di allenamento differenti nella gestione e nel trattamento dell'artrosi e della sarcopenia senile, è stato possibile ottimizzare sia i quadri sintomatologici invalidanti, che i deficit muscolo-scheletrici presenti in questa casistica di persone. Entrambi gli allenamenti realizzati, sia quello con carico, che l'esercizio orientato alle capacità funzionali, hanno mostrato dei risultati interessanti in merito alla loro efficacia nel ridurre il dolore, alla percezione dello sforzo e della fatica muscolare, all'incremento della forza e della massa muscolare, e all'aumento della propria capacità funzionale. Tuttavia, risulta tuttora difficile stabilire quale delle due modalità di allenamento prevalga sull'altra. Joël Gaffuri Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Ergonomia scolastica: un'analisi statistica sulla posizione seduta degli allievi di una scuola media cantonale in relazione alle dimensioni del mobilio standard Relatrice: Martina Erni 1. Piantina dell'aula 2. Modelli banco/sedia 3. Distribuzione allievi Didascalia immagine 1. Piantina dell'aula di una classe con la distribuzione dei banchi e delle sedie. Didascalia immagine 2. Modello del banco e della sedia standard con i riferimenti dimensionali. Didascalia immagine 3. Distribuzione dell’intero campione di allievi nelle classi di statura proposte in letteratura da Nufert. (Fonte immagine: Repubblica e Cantone Ticino. Dipartimento delle finanze e dell’economia. Divisione delle Risorse. 2010. Scuola Media – Edilizia scolastica schede tecniche. Produzione propria) (Fonte immagine: Produzione propria) (Fonte immagine: Neufert, E. 1999. Enciclopedia pratica per progettare e costruire. 34a edizione. Milano: Ulrico Hoepli Editore. Produzione propria) I grandi cambiamenti economici e sociali avvenuti negli ultimi decenni hanno portato a un aumento della sedentarietà sia durante il tempo libero sia durante i momenti lavorativi e scolastici. Sebbene la promozione del movimento durante il tempo libero sia fondamentale, è opportuno che gli individui siano in grado di proteggersi da eventuali problematiche derivanti da cattive abitudini ergonomiche durante le ore scolastiche. La prevenzione in età evolutiva può essere un buon metodo per l'apprendimento di abitudini che resteranno anche in età adulta. Abstract Design di studio Studio con approccio quantitativo tramite raccolta dati, su un campione di soggetti appartenenti a quattro classi di scuola media. Obiettivi L’obiettivo della ricerca è stabilire la percentuale di allievi appartenenti al campione di studio che, in relazione al mobilio standard presente in sede, ha la possibilità di sedersi in maniera ergonomica. Metodologia della ricerca - Setting: Scuola media di Riva San Vitale. - Partecipanti: campione di convenienza, 78 allievi di cui 40 femmine e 38 maschi nati tra il 1997 e il 2001. Il campione comprende quattro classi appartenenti ai quattro diversi anni di insegnamento medio. - Intervento: al campione è stata applicata una raccolta dati a doppia valutazione ergonomica. Una valutazione è avvenuta partendo da un dato antropometrico mentre, una seconda si è basata su un’osservazione qualitativa della posizione seduta. Pertanto, in un primo momento ogni partecipante è stato misurato con tecnica standardizzata per derivare l’altezza del mobilio a lui ideale; secondariamente si è analizzata la posizione seduta basandosi su una checklist proposta dalla SUVA. I risultati sono stati elaborati secondo alcune metodologie presenti in letteratura e analizzati sia globalmente che per classe. www.supsi.ch Risultati Secondo la valutazione antropometrica solo 7 allievi del campione di studio (ca. 9%) hanno la possibilità di adottare una seduta ergonomica in relazione al mobilio standard. L’elaborazione dei dati raccolti tramite la checklist SUVA ha mostrato che un item si presenta come costante negativa, in quanto mai soddisfatto per motivi legati alla progettazione del mobilio. Comunque, eliminando teoricamente questo item, solo 23 allievi su 78 (ca. 25%) avrebbero la possibilità di sedersi in maniera ergonomica utilizzando tale mobilio. Conclusioni I dati raccolti hanno fornito informazioni significative sulla situazione ergonomica del campione di studio. Tale osservazione è teoricamente proiettabile all’intero universo delle scuole medie cantonali. La situazione attuale necessita di un provvedimento per mitigare i possibili danni causati da una postura scorretta sostenuta per lungo tempo da individui nel pieno della loro fase di crescita puberale. La prevenzione in età evolutiva può essere un buon metodo per l'apprendimento di buone abitudini che resteranno anche durante l'adultità. Michèle Jaccard e Vanessa Provvedi Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Analisi qualitativa delle problematiche da overuse nei violinisti e della prevenzione attuata nell’ambito musicale. Proposta di auto-trattamento Relatori: Brigitte Erdmann e Luca Scascighini Prevenzione e artisti La prevenzione nell’ambito musicale è di fondamentale importanza e, in particolare, il rischio di sviluppare lesioni da sovrautilizzo può essere evitato o ridotto grazie ad un’attenta profilassi. (Fonte immagine: Fondazione Don Gnocchi. Ambulatorio Soldiesis. www.dongnocchi.it e Produzione propria, serie di esercizi) Questo studio ha permesso di metterci alla prova affrontando un ambito sconosciuto ampliando le nostre conoscenze e di fornire un contributo valido e specifico rivolto ai soggetti presi in esame. La motivazione a dedicarci a questo lavoro è nata dal forte interesse e dalla grande disponibilità mostrati dal Conservatorio della Svizzera italiana nei confronti di una collaborazione con il Dipartimento sanità della SUPSI, volta a migliorare e potenziare le conoscenze e la prevenzione nell’ambito artistico. Abstract Obiettivi Questo lavoro di tesi vuole mettere in evidenza le problematiche di cui soffrono gli allievi violinisti del Conservatorio della Svizzera italiana allo scopo di proporre uno strumento di auto-trattamento contestualizzato e creato appositamente per questa categoria di artisti che possa essere utile a fine preventivo e/o terapeutico. Metodologia della ricerca La raccolta dei dati è stata svolta attraverso un’intervista, sottoposta a dieci violinisti (n=10) del Conservatorio e dell’Orchestra della Svizzera italiana, costituita da domande a risposta aperta che indagano i diversi ambiti legati alla sfera bio-psico-sociale dell’individuo. In una seconda fase, per valutare la forza massimale del cingolo scapolare, gli studenti sono stati sottoposti ad un test in statica con l’ausilio di due manubri da tre chilogrammi. Poiché non esiste letteratura scientifica riguardo al test utilizzato, è stato necessario raccogliere un campione di riferimento somministrando lo stesso test a 30 soggetti sani del Dipartimento sanità della SUPSI, al fine di ottenere dei parametri da comparare al campione di studio. I contenuti riguardanti le interviste sono stati analizzati con il metodo della ricerca qualitativa, mentre i dati del test sono stati esaminati mediante l’utilizzo del programma Excel e del Test Spearman. www.supsi.ch Risultati Il campione indagato ha riportato delle sintomatologie che rispecchiano quelle descritte in letteratura che tuttavia vengono percepite dagli intervistati con un’intensità tale da non interferire sulla prestazione musicale e sulle attività della vita quotidiana. È stato riscontrato che l’attività del violinista è caratterizzata da un intenso lavoro fisico, continua ricerca della perfezione ed alte aspettative nei confronti della performance. I risultati ottenuti dal confronto dell’esecuzione del test massimale in statica del cingolo scapolare non mostrano differenze tra le categorie. Al contrario, il paragone tra le categorie “sportivi” e “non sportivi” e tra “uomini” e “donne”, evidenzia una significativa differenza rispettivamente a favore di coloro che svolgono un’attività fisica in maniera costante e degli uomini (p<0.05). Conclusioni L’unico criterio tra quelli analizzati che sembra influenzare la resistenza del cingolo scapolare agli sforzi massimali è lo svolgimento di un’attività fisica. Una miglior predisposizione fisica può aumentare la resistenza e la forza ed evitare lo sviluppo di eventuali disagi. È dunque di fondamentale importanza il mantenimento di una buona condizione fisica e l'attuazione degli accorgimenti nella pratica musicale al fine di prevenire disturbi fisici. La prevenzione nell’ambito musicale è un tema in via di sviluppo che necessita di essere continuamente ricercato ed ampliato. Silvana Levin Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Incontinenza urinaria ed esercizi per il pavimento pelvico: indagine sullo stato di informazione delle donne in periodo post-parto nel Canton Ticino Relatrice: Martina Erni Risultati Delle 28 donne che avevano sintomi di incontinenza urinaria (IU) post-parto, 17 si ricordavano di aver ricevuto informazioni riguardo IU e 15 riguardo gli esercizi per i muscoli del pavimento pelvico (EMPP). Solamente 6 di questo gruppo di donne stava praticando gli EMPP. Ogni passaggio nel diagramma ha il suo ostacolo da superare, la sua sfida e la sua soluzione: maggiore qualità e quantità di informazione; migliorare la motivazione attraverso un'educazione personalizzata; corretta esecuzione degli EMPP e integrazione nella vita quotidiana. (Fonte immagine: produzione propria) Le evidenze scientifiche confermano che gli esercizi per i muscoli del pavimento pelvico (EMPP) sono efficaci nel trattare problemi di incontinenza urinaria (IU) da sforzo. La gravidanza e il parto sono degli eventi che aumentano il rischio di incontinenza urinaria, ma sono anche dei momenti in cui una donna ha contatti frequenti con diversi professionisti sanitari, e offrono dunque delle opportunità per far conoscere e affrontare tempestivamente la tematica. Abstract Obiettivo L'obiettivo di questa tesi è di capire, attraverso un'indagine, se le donne nel Canton Ticino hanno accesso a informazioni utili circa la prevenzione e gestione dell'IU durante e dopo la gravidanza e da quale fonte preferirebbero ricevere aiuto, in caso di bisogno. Metodologia della ricerca Questa indagine è stata realizzata attraverso un questionario anonimo, autosomministrato e distribuito tramite dieci studi privati di ginecologia sul territorio ticinese. Il questionario è stato indirizzato alle donne che facevano la visita di controllo post-parto. Sono stati distribuiti 141 questionari durante un periodo di 5 mesi, da dicembre 2012 ad aprile 2013. Risultati Un totale di 87 questionari è stato restituito (61.7%). In questa indagine il 32% (N=28) delle rispondenti aveva sintomi di IU nel periodo postparto, la maggior parte con una frequenza di qualche volta alla settimana. Di queste, solamente 6 donne (21%) avevano adottato gli EMPP quale strategia per affrontare il problema. Il 77% delle partecipanti si ricordava di aver ricevuto informazioni sugli EMPP e il 52% riguardo l'IU. Il canale d'informazione citato più frequentemente è risultato essere quello dei corsi pre-parto (IU: 35%, EMPP: 43%), seguito dalle levatrici e dai ginecologi. Le donne consideravano le informazioni riguardo gli EMPP ricevute dai fisioterapisti quelle più utili. Se le partecipanti avessero bisogno di aiuto per far fronte ad un problema di IU, l'opzione preferita risulterebbe quella del ginecologo. Il corso in gruppo è stata invece l'opzione meno gradita. www.supsi.ch Conclusioni Considerando la prevalenza notevole nelle donne di IU post-parto (32%) e il flusso incostante di informazioni evidenziato da questa indagine, possiamo concludere che esiste ancora molto spazio per migliorare le attuali pratiche di comunicazione ed educazione e che bisognerebbe stabilire una strategia coordinata tra i diversi professionisti sanitari per affrontare la situazione in una maniera proattiva. Ciò necessiterebbe un approccio interdisciplinare in cui i professionisti sanitari avrebbero ruoli e responsabilità chiaramente definiti e compatibili con le loro competenze specifiche. Sarebbe interessante pubblicare opuscoli informativi di alta qualità per diffondere le nozioni di base su argomenti come l'incontinenza urinaria e gli esercizi per il pavimento pelvico e inoltre diffondere lo stesso materiale tramite internet. Fabio Marinelli Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Lesioni delle pulegge dei tendini flessori delle dita degli scalatori; quale trattamento viene consigliato in letteratura? Relatrice: Martina Erni Presa arcuata (crimp) (Fonte immagine: Schweizer A. 2003. Behandlungschema der Ringbandverletzung beim Klettern) L‘argomento della mia tesi è scaturito da un mio interesse personale, infatti da ormai cinque anni pratico con regolarità arrampicata su roccia, pareti artificiali e bouldering. Nel corso di questi anni ho avuto la possibilità di confrontarmi con varie lesioni dell'avambraccio e della mano subite personalmente o da altri scalatori. In Ticino, oltretutto, vi è un numero elevato di scalatori che si dedica al bouldering dato che il territorio ticinese viene considerato a livello mondiale la Mecca (www. wikipedia.org) di tale disciplina. Abstract Obiettivi L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare il trattamento più efficace nel caso di lesioni delle pulegge, frequenti negli sport di arrampicata. Metodologia della ricerca Il lavoro è stato effettuato attraverso una revisione della letteratura con strategia di ricerca stabilita a priori utilizzando termini MeSH combinati tra loro con gli operatori booleani. La ricerca è stata svolta consultando le banche dati Pubmed e PEDro fino ad agosto 2013. Per la selezione degli articoli sono stati usati dei criteri di inclusione ed esclusione. Le parole chiave ricercate sono state le seguenti: sport-climbing; rockclimbing; injuries; prevention; pulley; intervallate sempre con AND. Risultati Dei 461 articoli derivanti dalla ricerca in Pubmed, ne sono stati scartati 455. Sono stati quindi considerati in totale 6 articoli dal 1998 al 2012. Dai 6 articoli analizzati emerge che le lesioni interessano, salvo singole eccezioni, le dita D3 e D4. Come conseguenza della lesione si crea un movimento a corda d’arco del tendine e il trattamento mira alla riduzione di questo movimento patologico del tendine. Per far fronte al problema vengono proposti vari trattamenti conservativi che comprendono un periodo di immobilizzazione che varia in base all’entità della lesione, inoltre vengono adottate ortesi protettive del tendine come il tape o tutori a forma di anello. Si è visto che il trattamento chirurgico viene scelto dove il trattamento conservativo è fallito o dove la lesione comprendeva più di una puleggia sullo stesso dito. www.supsi.ch Conclusioni Entrambi i trattamenti arrivano ad un outcome soggettivo eccellente nonostante una differenza a livello del dolore residuo alla ripresa dell’attività negli scalatori trattati in modo conservativo. Gli scalatori hanno tuttavia ripreso il livello di prestazione che avevano prima dell’infortunio indipendentemente dal trattamento; questo farebbe dunque preferire un trattamento conservativo. Non viene proposto un protocollo di trattamento riabilitativo conservativo o post chirurgico e non vengono citati articoli che si occupano di questa presa a carico, servirebbero quindi studi empirici che trattano questo argomento per dare delle linee guida ai terapisti per il trattamento di questi pazienti molto specifici. Denise Masiero Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Metodi di valutazione per le cicatrici e trattamenti per la prevenzione e cura di problemi legati ad esse Relatore: Gianpiero Capra Adheremeter Strumento di valutazione per le cicatrici. (Fonte immagine: www.adheremeter.com) Quasi tutte le persone possiedono almeno una cicatrice, di svariate forme, dimensioni, colori, con differenti cause, localizzazioni e sintomi. Penso che ciò che sia parte del proprio corpo faccia parte della propria storia e del proprio vissuto. Una cicatrice è un segno che ci caratterizza, ci distingue, un ricordo indelebile. Da qui nasce la mia curiosità nel voler approfondire questo tema. Abstract Obiettivi Questa revisione della letteratura vuole identificare ed analizzare i metodi di valutazione fisioterapici delle cicatrici e le tipologie di trattamento fisioterapico efficaci per la cura delle diverse cicatrici e la prevenzione di aderenze. Metodologia della ricerca La revisione della letteratura è stata eseguita analizzando il database di Pubmed. Per svolgere la ricerca sono state utilizzate le seguenti parole chiave: cicatrix, rehabilitation, physical therapy modalities, burns, child. Gli operatori booleani utilizzati sono stati: AND e NOT. Per poter essere maggiormente specifica, la ricerca è stata suddivisa in due stringhe al fine di includere tutti gli studi riguardanti la tematica selezionata. Sono stati inclusi solo gli articoli che riguardavano gli esseri umani ed esclusi tutti gli articoli che non sono stati scritti negli ultimi dieci anni, che non avevano il testo in inglese e il cui campione bersaglio non rientrava nella fascia d’età dai 12 anni in su. Dai 200 articoli identificati si è giunti alla selezione di 11 articoli utilizzati per svolgere questa revisione della letteratura. E’ stato possibile accedere direttamente a uno di questi articoli con “free full text”, mentre per i 10 restanti si è potuto consultare il testo completo attraverso la biblioteca dell’Universitat Autònoma de Barcelona ed alla biblioteca della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana di Manno. Dagli 11 articoli selezionati sono state estrapolate le informazioni più importanti sui metodi di valutazione e trattamento delle cicatrici e sulle misure di outcome prese in considerazione per verificarne l’efficacia. www.supsi.ch I metodi di valutazione presi in considerazione sono stati i seguenti: scala Scar Vancouver (VSS), la sua sottoscala (PL-VSS), Scar Assessment Scale (POSAS), Manchester Scar Scala (MSS), Stony Brook Scar Evaluation Scale (SBSES), “fenomeno barriera” e Adheremeter. I trattamenti presi in esame sono stati: massaggio, materiali di silicone, allungamenti, impacchi caldi, pressione manuale con il “fenomeno barriera”, educazione, nastro adesivo di supporto, drenaggio linfatico, crioterapia, vitamina E, estratti di cipolla (contractubex). Risultati e conclusioni Per quanto riguarda i metodi di valutazione, la scala POSAS risulta la più completa, ma la scala VSS è lo strumento maggiormente utilizzato per la valutazione di cicatrici post-chirurgiche. Adheremeter è un dispositivo economico, ergonomico e veloce da utilizzare, raccomandabile per la valutazione fisioterapica della cicatrice. Tutti gli studi mostrano i benefici portati dal trattamento delle cicatrici. Ogni autore utilizza modalità, metodi di approccio e tempistiche differenti; alcuni autori hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza della prevenzione di cicatrici ipertrofiche, cheloidi e sindromi dolorose associate. È importante tenere sempre in considerazione le controindicazioni e gli effetti indesiderati alla quale possono portare le terapie. In questo campo non sono state eseguite sufficienti ricerche per affermare con maggiore precisione la validità degli interventi. È necessario, quindi, approfondire questo tema, in modo da valorizzare con più sicurezza l’efficacia dei trattamenti delle cicatrici. Diana Olivieri Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Efficacia del trattamento fisioterapico attivo in una problematica di conflitto femoro-acetabolare. Una revisione della letteratura Relatrice: Annanora Huber-Bassetti Discobolo - Mirone Il Discobolo è una scultura realizzata da Mirone intorno al 455 a.C., rappresentante un atleta che sta per scagliare un disco. Il conflitto femoro-acetabolare può affliggere persone sia sportive che sedentarie. Il dolore è spesso individuato nei movimenti di flessione e di rotazione dell'articolazione coxofemorale ed esso può abbinarsi a sintomi di bloccaggio o di debolezza dell'arto inferiore sintomatico. (Fonte immagine: www.arte.it/opera/discobololancellotti-221) Ho scelto di approfondire la tematica del conflitto femoro-acetabolare e le possibilità di trattamento fisioterapico, in particolare di tipo attivo, poiché questa patologia è una problematica di recente definizione, che può colpire pazienti giovani, adulti e spesso sportivi. L'obiettivo principale è quello di conoscere in modo più approfondito il meccanismo patologico e di comprendere se il trattamento fisioterapico conservativo è utile nella cura di questa patologia. Abstract Introduzione Il conflitto femoro-acetabolare (Femoroacetabular impingement o FAI in lingua inglese) è il risultato di un meccanismo patologico che può essere riscontrato nell’articolazione coxo-femorale. In particolare si tratta di contatto abnorme tra le due componenti ossee dell’articolazione: la parte prossimale del femore e l’acetabolo. Obiettivi L’obiettivo di questo lavoro di tesi è quello di indagare in modo più approfondito la patologia del conflitto femoro-acetabolare ed analizzare, tramite una revisione della letteratura, se il trattamento fisioterapico, in particolare quello di tipo attivo, può essere efficace nel trattamento di questa problematica oppure controproducente. Metodologia della ricerca Per scrivere il lavoro di tesi si è deciso effettuare una revisione della letteratura utilizzando le banche dati PubMed, PeDro, Science Direct, The Cochrane Library e Trip database. In esse sono state inserite le parole chiave “femoroacetabular impingement”, “femoro-acetabular impingement”, “physical therapy”, “conservative management” e “management” combinate tra di loro con l’operatore boleano AND. La ricerca ha prodotto 696 articoli in totale e dopo due selezioni si è giunti a 9 articoli. www.supsi.ch Risultati Tutti gli articoli inclusi nella revisione concordano sul trattamento conservativo concentrato sulla modifica delle attività della vita quotidiana; quattro autori invece sostengono che il trattamento di tipo passivo, volto all’aumento del ROM e dell’allungamento muscolare, non è consigliato. Il trattamento attivo è da consigliare a pazienti che si trovano affetti da questa problematica con indicazione di correzione delle attività o posture, all’allenamento propriocettivo, al rinforzo muscolare dell’arto inferiore e del tronco. In questi casi l'intervento può diminuire i sintomi. Conclusioni Dalla letteratura emerge che il trattamento fisioterapico è da consigliare ai pazienti che soffrono di questa patologia come trattamento iniziale e prima di tentare il trattamento chirurgico, ma non bisogna dimenticare che l’eziologia di questa patologia è meccanica e che, se sottovalutata, può portare a lesione del labbro acetabolare, della cartilagine ed a coxo-artrosi. Morena Omini Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Presa a carico ed effetti degli allenamenti fisioterapici aerobici e di performance muscolare su pazienti affetti da insufficienza renale cronica emodializzati Relatrice: Brigitte Erdmann 1. Emodialisi 2. Reni 3. Fisioterapia Didascalia immagine 1. L'emodialisi è una delle terapie sostitutive a disposizione per il trattamento di pazienti con insufficienza renale cronica. Essa condiziona però notevolmente la qualità di vita dei pazienti a causa della frequenza delle sedute e degli effetti secondari che ne derivano. Didascalia immagine 2. Il rene è un altro organo, come il cuore e i polmoni, fondamentale per la nostra vita. Nel caso dell'insufficienza renale cronica non è coinvolto solamente l'organo stesso, ma tutto il sistema. Se i reni hanno delle problematiche tutta la vita del paziente viene modificata, in particolar modo la qualità di vita percepita. (Fonte immagine: www.farmacoecura.it/interventi/ emodialisi-introduzione-procedura-e-rischi/) (Fonte immagine: http://fr.123rf.com/photo_5287443_corpstransparent-avec-en-evidence-les-reins.html; Netter Frank H. 1999. Atlante di anatomia umana. Elsevier) Didascalia immagine 3. Grazie ad un allenamento fisioterapico aerobico e neuromuscolare, in associazione con l’emodialisi, si riscontrano miglioramenti nella capacità d’esercizio e in quella funzionale del soggetto, nella qualità di vita (a livello respiratorio, cardiaco e muscolare), nel controllo dei livelli di soluti, nell’efficacia della dialisi e nella componente psicologica. L’attività fisica riduce la morbilità e la mortalità nei pazienti che soffrono di insufficienza renale cronica, quindi permette loro una maggior sopravvivenza con una qualità di vita percepita come migliore. La fisioterapia è un elemento fondamentale nella riabilitazione di pazienti con problematiche nell'ambito della nefrologia, ma non sono ancora presenti delle linee guida o dei programmi fisioterapici mirati. Il rene è un organo vitale molto importante e i pazienti affetti da insufficienza renale cronica possono essere sottoposti a emodialisi, una delle terapie sostitutive più invasiva a disposizione. Mi interessava dunque scoprire quale fosse la reale influenza ed efficacia della fisioterapia su questa patologia e sull'emodialisi. Abstract Introduzione Nei pazienti con insufficienza renale cronica emodializzati vengono influenzati in maniera incisiva tutti gli aspetti della vita, tra cui la riabilitazione fisioterapica che permette loro di migliorare e mantenere l’autonomia e la qualità di vita. Sono stati analizzati gli effetti di allenamenti aerobici e di performance muscolare nei programmi di riabilitazione. Obiettivi Gli obiettivi principali miravano ad approfondire la relazione tra l’emodialisi e la fisioterapia, a visualizzare la presa a carico più efficace per questa casistica e, infine, a ricercare altri fattori come la tempistica e la localizzazione della fisioterapia. Metodologia della ricerca La revisione della letteratura è stata condotta tramite i database PEDRO e PubMed durante i mesi di luglio e di settembre 2012. Per una selezione maggiormente specifica degli articoli sono stati utilizzati criteri di inclusione ed esclusione. Le parole chiave utilizzate sono state: "physiotherapy", "chronic kidney disease", "hemodialysis". È stato utilizzato solo AND come operatore booleano. I 229 articoli sono stati selezionati in base ai titoli, ai duplicati, alla lingua, agli abstract e infine alla lettura dei full text, ottenendo così 10 articoli definitivi. www.supsi.ch Risultati e conclusioni Dalla revisione della letteratura risulta che l’esercizio aerobico associato con quello di forza-resistenza porta a miglioramenti respiratori e muscolari, nella capacità d’esercizio e funzionale del soggetto, nella qualità di vita, nel controllo dei fattori di rischio cardiovascolare e dei livelli di soluti, nell’efficacia della dialisi e nella componente psicologica. I programmi nei giorni di non dialisi portano maggiori benefici ma, per rispettare le volontà dei pazienti, l’esercizio viene solitamente eseguito durante la dialisi. Titolo completo tesi di Bachelor: "Revisione della letteratura sulla presa a carico ed effetti degli allenamenti aerobici e di performance muscolare (forza e resistenza) nei programmi di riabilitazione fisioterapica su pazienti affetti da insufficienza renale cronica emodializzati". (Fonte immagine 3: http://ecx.images-amazon.com/images/ I/5113J9BCWEL._SS500_.jpg) Mauro Panzeri Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 L’efficacia del trattamento fisioterapico per pazienti affetti da sindrome da ipermobilità articolare: una revisione della letteratura Relatore: Gianpiero Capra Beighton score Il Beighton score è il metodo più veloce e più utilizzato per identificare l'ipermobilità articolare. Consiste in una serie di 5 test. A) La dorsi-flessione passiva della metacarpo falangea > 90°; B) L'opposizione del pollice all'avambracio ipsilaterale; C) L'iperestensione del gomito > 10°; D) L'iperestensione del ginocchio > 10°; E) Toccare il pavimento con le mani piatte senza piegare le ginocchia. Tutti questi test, a parte l'ultimo, si svolgono bilateralmente. Se il risultato è maggiore di 4 su 9 negli uomini e di 5 su 9 nelle donne si può sospettare una ipermobilità articolare. (Fonte immagine: produzione propria) La sindrome da ipermobilità articolare è una condizione ancora poco conosciuta in ambito fisioterapico e medico, e viene spesso definita e riconosciuta in gergo comune "lassità legamentosa". La capacità di riconoscere precocemente e di saper valutare e trattare questa sindrome sono fattori di estrema importanza nella presa a carico di questi pazienti. Questo lavoro mi è servito a capire meglio tale condizione e spero di poter contribuire alla diffusione di informazioni a riguardo di questa problematica. Abstract Obiettivi L’obiettivo di questo lavoro è quello di approfondire la sindrome da ipermobilità articolare (SIA). Attraverso articoli trovati in letteratura si è cercato di dare inizialmente una panoramica sulla patologia, analizzando successivamente quali sono gli strumenti diagnostici e di valutazione a disposizione del fisioterapista. Il lavoro si è concluso con una proposta di presa a carico fisioterapica basata sulle evidenze in letteratura. Una migliore conoscenza della patologia e delle possibilità di trattamento può essere di grande aiuto per il fisioterapista. Questa tesi può essere un buon punto di partenza per prendere a carico un paziente con SIA. Metodologia della ricerca Il lavoro di tesi è stato svolto tramite una revisione della letteratura, usando principalmente come banca dati Pubmed. Grazie all’acronimo PICO è stato possibile individuare le parole chiave e formulare stringhe di ricerca che sono state successivamente modificate tramite l’utilizzo di operatori boleani AND e OR. Inoltre, per poter selezionare al meglio gli articoli, si è stilato una lista di criteri di inclusione ed esclusione per rendere la ricerca più mirata. www.supsi.ch Risultati I risultati emersi dalla ricerca confermano l’importanza dell'allenamento propriocettivo specialmente in catena cinetica chiusa, di un rinforzo muscolare di tipo sub massimale e di una rieducazione allo sforzo con esercizi a bassa intensità, ma prolungati nel tempo. Un altro aspetto fondamentale che è emerso è l’accompagnamento al recupero delle attività sospese a causa della paura del movimento e l’istruzione sulle specificità della patologia e le possibilità terapeutiche. Conclusioni Questa ricerca è stata molto utile per capire quale sia l’impatto sulla qualità di vita di questi pazienti quando diverse articolazioni diventano sintomatiche e a quali ripercussioni può portare la paura del movimento. In questa patologia il fisioterapista non ha soltanto il ruolo di riallenare il corpo al controllo dell’articolazione e allo sforzo, ma anche quello di istruire ed incoraggiare il paziente a restare attivo ed eseguire determinati movimenti o posture per evitare che il paziente finisca in una spirale di problematiche psicologiche come depressione o isolamento che aggraverebbero ulteriormente la patologia. Manuela Riederer Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Un’indagine sulle problematiche legate alla spalla e la loro prevenzione nello sport della pallavolo, svolta con la collaborazione di due squadre ticinesi Relatrice: Annanora Huber-Bassetti 1. Pallavolo 2. Lavoro di squadra 3. Attacco pallavolistico Didascalia immagine 1. Il pallone ufficiale da gioco (FIS) usato per giocare a pallavolo. Didascalia immagine 2. Le ragazze della nazionale italiana esultano dopo una vittoria. Didascalia immagine 3. Le diverse fasi di un attacco divise schematicamente. (Fonte immagine: http://sport.luiss.it/files/2008/10/volley1.jpg) (Fonte immagine: www.befan.it/road-to-london-nazionalefemminile-pallavaolo-scelte-le-12-azzurre-per-le-olimpiadi/) (Fonte immagine: http://3.bp.blogspot.com/_28y6UbTEgOI/ St7VKx0bZUI/AAAAAAAAAmw/jTysr-_cvRI/s1600-h/attacco. jpg) Per elaborare il mio lavoro finale di Bachelor mi sono interessata alla prevenzione dei dolori di spalla negli sport overhead e in particolare nella pallavolo, in quanto ho praticato questo sport per diversi anni a livello agonistico. Mi sono interessata a questo argomento in seguito ad un PBL sull’instabilità di spalla svolto in classe, dove è risultato che gli sport overhead comportano un importante fattore di rischio per sviluppare dolori e instabilità alla spalla. Abstract Introduzione Gli sport overhead, come la pallavolo, rappresentano un importante fattore di rischio per sviluppare dolori e instabilità alla spalla. Praticando lo sport della pallavolo per diversi anni, si è sviluppato nell'autrice della tesi un forte interesse verso la prevenzione di questi dolori alla spalla nella pallavolo. Attraverso una ricerca in letteratura si è cercato di individuare le causa e le possibili soluzioni preventive in questo ambito. Obiettivi L’obiettivo del lavoro di tesi è proporre un protocollo di esercizi di prevenzione a due squadre femminili di pallavolo ticinesi e dimostrarne la sua efficacia. Metodologia della ricerca Attraverso un’attenta ricerca in letteratura svolta su PubMed si sono analizzate le lesioni alla spalla relative agli sport overhead, i fattori di rischio che portano a questi infortuni e i possibili provvedimenti preventivi, come pure la biomeccanica del gesto atletico. In base a quanto letto si è elaborato un primo questionario per effettuare un’analisi della situazione e definire un protocollo preventivo che è stato proposto per l’intera stagione 2012/2013. Alla fine della stagione, si è proposto un secondo questionario per verificare l’efficacia e l’esecuzione degli esercizi preventivi. www.supsi.ch Risultati Dallo studio è emerso che anche a livello di due squadre ticinesi i problemi legati alla spalla esistono e influenzano la pratica sportiva. Dopo l'esecuzione degli esercizi preventivi e nonostante la mancanza di molte giocatrici che avevano partecipato al primo questionario a causa della loro partenza durante il campionato, è risultato che su un campione di quindici ragazze, tre ragazze hanno visto scomparire o diminuire fortemente il dolore alla spalla, una ha cominciato a manifestare dolore durante l’ultima stagione (2012/2013), altre quattro ragazze, senza dolore, hanno visto migliorare la loro performance sportiva. Conclusioni L’importante mancanza di dati non permette di certificare l’efficacia degli esercizi proposti, ma dai risultati dello studio si potrebbe ipotizzare che gli esercizi abbiano avuto comunque un effetto benefico. Occorrerebbe, dunque, effettuare un nuovo studio con un campione più ampio e con test oggettivi rivalutabili. Nathalie Risi Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Efficacia delle terapie fisiche per il trattamento del dolore dell’arto fantasma: una revisione della letteratura Relatore: Luca Scascighini 1. Mirror Box 2. Attivazione graduale 3. GMI Didascalia immagine 1. Esempio di una scatola con specchio per il trattamento di "Mirror Therapy" per l'arto superiore. (Fonte immagine: www.noigroup.com/documents/noimirror-box-instructions.pdf) Didascalia immagine 2. Attivazione graduale durante l’osservazione, l’immaginazione e l’esecuzione di un movimento. (Fonte immagine: www.gradedmotorimagery.com/posters. htm) Didascalia immagine 3. Sequenza ideale di progressione di un trattamento di GMI. (Fonte immagine: www.gradedmotorimagery.com/posters. htm) Ho voluto affrontare un argomento che, oltre a coinvolgermi personalmente, potesse essere di interesse generale per i miei futuri colleghi sia per la sua rilevanza epidemiologica che clinica. Per questo motivo ho deciso di svolgere la mia tesi sul dolore dell’arto fantasma: una condizione di dolore cronico che affligge più dell’80% delle persone amputate compromettendone la qualità di vita. Il suo trattamento, come per tutti i dolori cronici, risulta di difficile gestione, ragione per cui mi è sembrato utile verificare l’efficacia delle terapie fisiche attualmente disponibili. Abstract Obiettivi L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è quello di valutare l’efficacia delle terapie fisiche-riabilitative nel trattamento del dolore dell’arto fantasma sulla base delle recenti evidenze scientifiche presenti in letteratura. Un altro obiettivo è l’approfondimento della “Mirror Therapy”, una tecnica molto promettente per il trattamento in particolare del dolore associato alla percezione dell’arto fantasma e di altre condizioni invalidanti. Metodologia della ricerca È stata effettuata una revisione della letteratura con strategia di ricerca stabilita a priori utilizzando termini MeSH combinati tra loro con gli operatori booleani. La ricerca è stata svolta consultando la banca dati Pubmed fino ad aprile 2013. Per la selezione degli articoli sono stati usati dei criteri di inclusione ed esclusione. Inoltre, sono stati inclusi articoli da letteratura secondari, estrapolati dalla bibliografia dei testi di partenza e consigliati da esperti sul territorio. www.supsi.ch Risultati Dalla stringa di ricerca iniziale sono scaturiti 151 articoli; da questi sono stati scartati 112 lavori in base al titolo escludendo quelli non inerenti al tema e quelli già inclusi in altre ricerche. A partire dai 39 contributi restanti sono stati poi selezionati 19 articoli in base all’abstract. Dalla lettura integrale del testo ho poi estrapolato 7 articoli dai quali è stato possibile ricavare evidenze riguardo l’efficacia di alcuni trattamenti per il dolore dell’arto fantasma. Nello specifico, la “Mirror Therapy” si è rivelata efficace nella diminuzione del dolore dell’arto fantasma nonostante restino ancora poco chiari i meccanismi di tale trattamento così come le basi neurofisiologiche dell’arto fantasma. Conclusioni La “Mirror Therapy” permette di ridurre le sensazioni e il dolore fantasma nel paziente amputato di arto superiore ed inferiore incidendo in maniera positiva sulla sua qualità di vita. Questo nuovo trattamento apre la strada ad un nuovo tipo di intervento riabilitativo che potrebbe essere esteso ad altre problematiche. La "Mirror Therapy" si conferma inoltre essere un trattamento economico e di semplice applicazione che può essere svolto autonomamente a domicilio dal paziente. Ivan Sabljic Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 L’efficacia del trattamento fisioterapico del paziente con cefalea di origine cervicogenica: una revisione della letteratura Relatore: Gianpiero Capra 1. Flexion Rotation Test 2. Stabilizer 3. Self-SNAG Didascalia immagine 1. Il flexion-rotation test (FRT) è un test validato e affidabile nell’identificare deficit di mobilità a livello di C1 e C2. È stato inoltre dimostrato recentemente che questo test ha un grado di accuratezza elevato per identificare i soggetti con cefalea cervicogenica: sensibilità del 91% e specificità del 90%. (Fonte immagine: www.optp.com/Mulligan͈SELF͈SNAG͈ Strap#.UfGYs8DKbVI) Didascalia immagine 2. Lo Stabilizer è uno strumento che permette di eseguire un esercizio specifico che ha lo scopo di attivare i muscoli flessori profondi del collo, che risultano indeboliti nei pazienti con cefalea cervicogenica. La paziente esegue una flessione cranio-cervicale, mentre la terapista controlla se vi è una compensazione/attivazione dei muscoli superficiali, in questo caso del muscolo SCOM. (Fonte immagine: www.iaom͈us.com.php53͈7.ord1͈1. websitetestlink.com/wp͈content/uploads/2012/12/figure͈3.jpg) Didascalia immagine 3. Lo self-SNAG è una tecnica descritta da Mulligan nell'auto-trattamento della cefalea cervicogenica. Nella foto il paziente applica la cinghia a livello di C1 e C2 ed effettua una trazione postero-anteriore. Mentre il paziente esegue un movimento attivo di rotazione, vi è una mobilizzazione passiva delle faccette articolari, mantenuta al limite del range (senza dolore). Questo esercizio ha lo scopo di aumentare il ROM per C1 e C2. (Fonte immagine: www.manualtherapyjournal.com) Prima di iniziare il mio lavoro di Bachelor l'argomento della cefalea cervicogenica era a me sconosciuto. Durante un incontro con il mio Direttore di tesi è emersa questa tematica. La cefalea cervicogenica ha suscitato in me, sin da subito, interesse e curiosità. Mi sono chiesto quali interventi fisioterapici potessero essere efficaci nel trattamento di questa particolare cefalea. Il fatto che non avessi mai affrontato la l’argomento è stata una motivazione ulteriore per scegliere questo tema. Abstract Obiettivi Si vuole comprendere se vi sia un’efficacia del trattamento fisioterapico con miglioramento di segni e sintomi in soggetti con cefalea cervicogenica, mediante una revisione della letteratura pubblicata sull’argomento negli ultimi 10 anni. Metodologia della ricerca È stata svolta una ricerca in letteratura nelle Banche Dati di Pubmed e di PEDro dal mese di ottobre 2012 al mese di aprile del 2013. Le parole-chiave utilizzate in PubMed sono state le seguenti: “post traumatic headache”, “post traumatic headaches”, “cervicogenic headache”, “cervicogenic headaches”, “exercise”, “exercises”, “physical”, “rehabilitation”, “rehabilitative”. In PEDro sono state usate le seguenti parole: “cervicogenic headache”, “clinical trial” e “head or neck”. Per la ricerca in PubMed i termini sono stati poi combinati tra loro in 14 tappe seguendo una logica ben precisa, mediante una ricerca incrociata. Inoltre sono stati utilizzati gli operatori booleani AND e OR, per formare la stringa di ricerca definitiva. Risultati Dalla ricerca in PubMed sono risultati 166 articoli; di questi ne sono stati selezionati 3 dopo un’accurata cernita secondo i criteri d’inclusione. Dalla ricerca nella banca dati di PEDro sono risultati 19 articoli; di questi ne sono stati selezionati 2. I 5 articoli hanno un punteggio di qualità compreso fra 5/10 e 8/10 (cfr. PEDro Scale). I dati ricavati da questi studi sono molto diversi tra di loro, poiché la popolazione considerata è molto ampia e variabile, e i tipi di intervento e le misure di outcomes sono differenti. Non è stato pertanto possibile comparare i dati dei vari studi, ma si è solo potuto dimostrare l’efficacia dei singoli trattamenti presi in considerazione. www.supsi.ch Conclusioni I risultati esposti nei 5 studi selezionati oggettivano che ogni approccio fisioterapico è efficace per trattare la cefalea cervicogenica. I campioni di popolazione considerati nei 5 studi sono eterogenei, con un ampio range di età (da 18 a 66 anni). Questa variabile non influenza ad ogni modo i risultati degli studi. Gli articoli espongono studi in cui vengono utilizzati metodi di approccio fisioterapici differenti tra loro, con tempistiche di trattamento diverse; tutti e 5 dimostrano l’efficacia del trattamento fisioterapico in pazienti con cefalea cervicogenica. Le misure di outcomes utilizzate negli studi - tra cui valutazione della cefalea (intensità, durata e frequenza) e dolore al collo (entrambi con scala VAS) - sono valutate mediante differenti scale. Inoltre il ROM è stato valutato in alcuni casi tramite mobilizzazioni passive, in altri mediante movimenti attivi. I tipi di scale o questionari utilizzati sono differenti tra loro; è pur vero che tutti misurano comunque il dolore e il ROM. In futuro sarebbe auspicabile che tutti usassero gli stessi questionari e le stesse misurazioni per poter paragonare gli studi in maniera più efficace e precisa. Daiana Saric Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 L'efficacia della fisioterapia nel trattamento delle bronchioliti nei neonati da 0 a 2 anni Relatrice: Brigitte Erdmann 1. La tecnica ElPr 2. La bronchiolite 3. Il sistema respiratorio Didascalia immagine 1. L’espirazione lenta prolungata (ElPr) è una delle tecniche della nCPT nella quale, mediante una pressione toraco-addominale si ottiene appunto un’espirazione lenta e prolungata nel tempo fino ad arrivare al Volume di Riserva Espiratorio. (Fonte immagine: Postiaux, G. 2003. Kinésithérapie respiratoire de l’enfant. Les techniques des soins guidées par l’auscultation pulmonaire. Terza edizione. Bruxelles: De Boeck) Didascalia immagine 2. La prima causa della bronchiolite è il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), il quale con la sua aggressione provoca una forte ostruzione a livello delle vie aeree distali. (Fonte immagine: http://raisingelle.wordpress. com/2011/04/05/bronchiolitis-one-way-ticket-to-suck-citypt-1/) Didascalia immagine 3. A differenza dell’adulto, il bambino è un essere in continua evoluzione, sia per dei cambiamenti strutturali (crescita della statura e delle strutture anatomiche) che funzionali (come per esempio i cambiamenti nel sistema respiratorio). (Fonte immagine: http://php.med.unsw.edu.au/embryology/ index.php/Respiratory_System_Development) Nonostante la bronchiolite sia la patologia respiratoria pediatrica più frequente, il ruolo della fisioterapia nella cura di questa malattia è ancora poco chiaro e controverso. Oggigiorno, nella pratica fisioterapica si fiancheggiano due metodi di trattamento: il metodo convenzionale anglosassone cCPT (conventional Chest Physical Therapy) e la nCPT (new Chest Physical Therapy). Il mio principale interesse era quindi quello di comparare questi due metodi. Abstract Introduzione La bronchiolite è la patologia respiratoria pediatrica più frequente e al giorno d’oggi vi è poca chiarezza sull’efficacia e la pertinenza della fisioterapia nel trattamento di questa malattia. Obiettivi L’obiettivo principale è quello di comparare l’efficacia dei due principali metodi fisioterapici nel trattamento della bronchiolite: la cCPT (conventional Chest Physical Therapy) e la nCPT (new Chest Physical Therapy). A questo si aggiungono alcuni obiettivi teorici (come la conoscenza della bronchiolite e del suo management) e altri pratici, ossia una riflessione sul futuro della fisioterapia nel trattamento delle bronchioliti e un’analisi della situazione a livello svizzero. Metodologia della ricerca Per la realizzazione della prima parte sono stati utilizzati alcuni libri e il motore di ricerca Google. Per la parte dedicata alla revisione della letteratura sono stati consultati sia la banca dati PubMed (dove con la prima stringa di ricerca da 57 articoli ne sono stati selezionati cinque, mentre con la seconda stringa da tre articoli solo uno si è rivelato utile), sia il sito ufficiale di Guy Postiaux (dove da due articoli ne è stato scelto solo uno). Per ciò che concerne il sondaggio negli ospedali pediatrici, è stata utilizzata la lista dei fisioterapisti pediatrici svizzeri. www.supsi.ch Risultati I risultati dimostrano che la cCPT non è efficace nel trattamento fisioterapico, mentre la nCPT ha degli effetti positivi a breve e a lungo termine. Il sondaggio realizzato nei principali ospedali svizzeri dimostra che, nella Svizzera francese, il metodo più utilizzato è quello della nCPT, mentre nella Svizzera tedesca si osserva una prevalenza dell’utilizzo del drenaggio autogeno di Jean Chevallier. Conclusioni Questo lavoro di tesi avvalora l’idea che la nCPT ha una certa efficacia nel trattamento fisioterapico delle bronchioliti e che invece la cCPT è inefficace al punto da potersi rivelare dannosa. Ad ogni modo, sono necessari altri studi per confermare la validità della nCPT. Isabelle Schaer Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Quali consigli comportamentali e d’igiene di vita sono proposti in letteratura in caso di prolasso uterino di grado I e II? Relatrice: Martina Erni Copertina dell'opuscolo L'immagine rappresenta la copertina dell'opuscolo informativo realizzato dall'autrice della tesi. Permette alle donne di confrontarsi con la problematica del prolasso oltre ad esser informate della possibilità di un trattamento fisioterapico. (Fonte immagine: www.canalblog.com) La riabilitazione del pavimento pelvico in Canton Ticino è meno diffusa che nelle altre regioni della Svizzera. Tramite interviste con professionisti della salute e donne che presentano prolassi si è rivelato che esiste una scarsa conoscenza sulla possibilità di un intervento fisioterapico per il trattamento delle disfunzioni uro-ginecologiche. Ciò determina, di conseguenza, una bassa consapevolezza della possibilità di un rinforzo dei muscoli pelvici e delle misure comportamentali opportune che potrebbero, sotto supervisione di un professionista, alleviare la sintomatologia. Abstract Background La fisiopatologia del prolasso è complessa e di natura multifattoriale. Il suo meccanismo non è ora del tutto compreso. All’origine delle disfunzioni, c'è il cedimento delle strutture muscolo-aponeuvrotiche che costituiscono il sistema di sostegno e di sospensione degli organi nella pelvi. I fattori causali sono multipli perché possono essere locali, congeniti, acquisti o più generali. Sono esasperati da un aumento cronico della pressione intra-addominale. Obiettivi La finalità della presente revisione consiste, nell’ambito di un trattamento conservativo olistico, determinare quali sono i fattori di rischio modificabili attraverso consigli comportamentali e d’igiene di vita nei soggetti affetti da prolasso uterino di basso grado. Infine quale tipo di opuscolo sarebbe il più adatto per attuare un intervento di prevenzione in Ticino. Metodologia della ricerca Revisione della letteratura condotta essenzialmente nel Database di PubMed, fino al mese di giugno 2013, mediante diverse stringhe. Sono stati selezionati, studi clinici di tutti tipi e review che prendessero in considerazione interventi di fisioterapia su donne in generale di media età in cui è stato diagnosticato tramite un esame clinico o questionario la presenza di prolasso di basso grado. www.supsi.ch Risultati Emerge che non sono stati eseguiti ancora degli studi specifici sulla valenza delle modifiche comportamentali, d’igiene di vita e posturali da soli perché la riabilitazione per il prolasso urogenitale comincia solo ora a riconquistare la sua importanza grazie alla sua dimostrata efficacia in caso d’incontinenza urinaria. Dagli studi, i principali fattori di rischio menzionati sono; stati di stipsi, tosse cronica, sollevamenti eccessivi e ripetuti, attività sportive ad alto impatto. Il sovrappeso e la menopausa anche se ci sono controversi. La parità rimane il fattore di rischio principale. Conclusioni Consigli comportamentali e d’igiene di vita, anche se non ancora studiati singolarmente, fanno parte dei protocolli di riabilitazione fisioterapica e corrispondono generalmente a quelli menzionati nella letteratura classica. Non sembrano poter ridurre la sintomatologia e a maggiore ragione aumentare la forza dei muscoli pelvici, quindi hanno un ruolo di prevenzione. Sharon Succetti Bachelor of Science in Fisioterapia Tesi di Bachelor 2013 Aspetti preventivi e scelta della presa a carico fisioterapica in bambini con plagiocefalia posizionale: confronto tra la letteratura e la realtà ticinese Relatrice: Brigitte Erdmann Tummy Time L'assunzione della posizione prona, chiamata Tummy Time, viene raccomandata per prevenire l'appiattimento del cranio dei bambini. Proponendo questo provvedimento, si cerca di ridurre il tempo in posizione supina diminuendo la pressione a livello occipitale. È importante ricordare che questa deve essere proposta in base all'età e allo sviluppo del bimbo, introducendo gli adeguati accorgimenti posturali grazie all'uso di cuscini o asciugamani arrotolati. (Fonte immagine: produzione propria) La plagiocefalia posizionale è caratterizzata da un appiattimento occipito-parietale unilaterale del cranio nei bambini, la quale si presenta maggiormente tra i 2 e 4 mesi di età. Si tratta di una deformità dovuta all’azione di forze esterne che agiscono sulla scatola cranica ancora malleabile. Questa problematica ha subito un incremento negli ultimi 20 anni e lo scopo di questo lavoro è indagarne il motivo. Abstract Obiettivi L’obiettivo di questo lavoro di tesi è, oltre ad incrementare le conoscenze riguardo la plagiocefalia da posizione, riuscire a confrontare i trattamenti suggeriti dalla letteratura con gli approcci fisioterapici che vengono effettuati nel Canton Ticino. Metodologia della ricerca Per redigere il lavoro si è inizialmente svolta una ricerca, nei libri e nelle banche dati, per riuscire ad approfondire la tematica scelta. Le banche dati utilizzate sono PubMed e PeDro. Le parole chiave immesse sono le seguenti: “positional plagiocephaly”, “occipital plagiocephaly”, “occipital skull deformity”, “physical therapy”,” treatment”, “management” e “prevention”, tutte legate tra loro per mezzo dell’operatore boleano AND. In una seconda parte si è creato un questionario composto da 17 quesiti, inviato agli 11 fisioterapisti pediatrici attivi sul territorio ticinese. www.supsi.ch Risultati Dal confronto è emerso che, sia dai terapisti sia dalle evidenze scientifiche, la prevenzione ha una grande importanza. Più autori e tre terapisti indicano di attuare il riposizionamento attivo, sia quando il bambino è sveglio sia quando dorme. La proposta del Tummy Time viene suggerita molto dalla letteratura, ma in Ticino viene attuata solo da un fisioterapista. Quando nessuno di questi approcci apporta un miglioramento, l’appiattimento può essere grave e viene consigliato il caschetto modellante. Conclusioni L’obiettivo generale del trattamento della plagiocefalia da posizione, è di diminuire la pressione in zona occipitale. I provvedimenti attuati servono per evitare un carico ulteriore sulla scatola cranica e per proporre altre posizioni, sempre rispettando l’età del bambino.