I monumenti distinguono la città di Ragusa (Dubrovnik) e le Bocche di Cattaro (Kotor); in calce è riportata la distanza fra le località, 25 miglia, come pure la lunghezza dell’insenatura, 10 miglia. Nel mare si protende la penisola di Sabbioncello (Peliesac); il confine con la Bosnia è segnato da Cogniz (Conjic), sulla Narenta (Neretva), e da Cliuno, presso il lago di Rama. a cura di Pierluigi Banchig . L’opera archeologica di Luigi Ferdinando Marsili Il viaggio verso Costantinopoli compiuto nel 1679 dal ventunenne conte bolognese Luigi Ferdinando Marsili costituisce un'esperienza fondamentale, destinata a segnare la sua esistenza, e i temi accennati negli appunti e che emergono nei documenti di viaggio saranno tutti ripresi nella successiva vastissima attività di ricerca, sviluppata parallelamente alla carriera di ufficiale nell’esercito di Leopoldo I d’Asburgo, durante il corso di tutta la sua vita: la ricognizione geografica, le osservazioni naturali (botanica e biologia), gli usi e costumi dei popoli, l’annotazione delle tracce di Roma. Nel 1681 Marsili pubblica a Roma le Osservazioni intorno al Bosforo Tracio, che, sotto forma di lettera rivolta alla Regina Cristina di Svezia, in cui confluisce parte delle annotazioni trascritte nel diario durante il soggiorno a Costantinopoli. L’attenzione rivolta ai costumi dei Turchi ed in particolare all’uso del Caffè da i suoi frutti alcuni anni dopo, nel 1685, con la pubblicazione a Vienna dell’opuscolo intitolato Bevanda asiatica brindata all’Eminentissimo Bonvisi... Ma ormai l’esperienza si è ampliata, in seguito all’arruolamento nell’esercito austriaco e ad un duro periodo di prigionia durante il quale serve anche presso una bottega di caffè. Dallo studio delle correnti marine e delle maree del Bosforo Marsili trarrà poi spunto per l’opera della maturità, l’Histoire physique de la mer pubblicata nel 1725 ad Amsterdam. Oltre a questo trattato di oceanografia, i suoi interessi lo porteranno a pubblicare dissertazioni di mineralogia, sulla natura dei coralli, sul lago di Garda. Nel 1714 fonda a Bologna l’Accademia delle Scienze dell’Istituto, in cui troverà applicazione l’empirismo razionalistico: il docente, bandita ogni lezione ex cathedra, dovrà dimostrare con esperimenti o sostenere in base a metodiche osservazioni la sua esposizione. Si configura la ricerca di un nuovo metodo per apprendere, in cui l’immutabile sapere delle scuole è messo a confronto con la via alla conoscenza aperta dall’esperienza diretta, riproducibile. Si avviano così anche lo studio e la (ri)scoperta dell’antichità, attraverso l’osservazione e l’indagine delle rovine e degli oggetti: non ci si accontenta più di richiami nostalgici e dolenti (Roma quanta fuit ipsa ruina docet), di modelli da ricopiare o di curiosità da collezionare nella Wunderkammer, ma si ricercano quei documenti oggettivi tramite i quali acquisire un dato misurabile e confrontabile, che richiede e si fonda sulla rilevazione dei fenomeni e sul ragionamento, che chiunque può a sua volta verificare. Da qui nascerà l’Enciclopedia, e carattere enciclopedico ha già l’opera principale di Marsili, il Danubius Pannonico-Mysicus, stampata a l’Aja ed Asterdam nel 1726, quale summa della sterminata raccolta di notizie, disegni, osservazioni, effettuate in oltre vent’anni di presenza lungo tutta la penisola balcanica. Il primo dei sei volumi misura e circoscrive il territorio, con le dettagliate mappe geografiche delle regioni lungo il corso del Danubio, da Vienna sino al fiume Jantra, presso Sviötov in Bulgaria. Il secondo è interamente dedicato alle antichità romane, con la descrizione ed l’illustrazione di oltre ottanta località; grazie agli appunti, disegni e notizie raccolti direttamente sul campo, con l’aiuto di un disegnatore e topografo tedesco, presenta i resti di insediamenti, forti, accampamenti, ponti, terrapieni, traccia il sistema viario realizzato da Roma in Pannonia e Mesia, sottolinea gli aspetti della tecnica costruttiva, illustra infine i rinvenimenti di epigrafi, sarcofagi, colonne e vari reperti lapidei. I tomi successivi analizzano i minerali e le miniere, i pesci, gli uccelli, le piante, la meteorologia. In qualità di colonnello ingegnere militare, impegnato per anni sul campo di guerra lungo le rive del Danubio, Marsili ha operato «inter militares aeque ac politicas expeditiones» e dichiara apertamente il suo programma: «In literarum plausum ire haud desidero... miles sum». Nella vastità e nel rigore dell’opera, i commenti ragionati alle realizzazioni che documentano la strategia romana di conquista e presidio nelle regioni danubiane, sottolineano come egli consideri l’archeologia un aspetto primario per la conoscenza del territorio. . Rovigno Danubio Antichità militari romane sulle due rive del Danubio Pola L’introduzione alle descrizioni dei resti archeologici lungo il fiume (fig. 6) non è priva di valore poetico: Marsili li vede presentarsi come lungo un cammino. Grazioso l’ariete capolettera, macchina da guerra che alludeal tema dell’opera. Figura 6. Antichità militari romane sulle due rive del Danubio, da L. F. Marsili, Danubius, II, A. . . Lissa Figura 1. L. F. Marsili, Sfinge, Biblioteca Universitaria, Bologna, Fondo Marsili 1044, 51, 73. Zara Sebenico 6 Figura 2. Anonimo [18551890], Palazzo di Diocleziano, Sfinge, fotografia, albumina, Fondo fotografico Supino. Spalato Salona Brazza Lesina Figura 4. Spalato, Mausoleo di Diocleziano. Figura 3. L. F. Marsili, Spalato, edificio ottagonale, Biblioteca Universitaria, Bologna, Fondo Marsili 1044, 51, 75. DOMINIO DI KELMO Sfinge . Nel palazzo di Diocleziano sono state rinvenute numerose sfingi, delle quali due sono ancora oggi visibili. Una si trova di fronte all’ingresso del Battistero di S. Giovanni ed è quella vista anche da Spon; è attualmente gravemente danneggiata al capo ma è probabile che si tratti della stessa disegnata da Marsili (fig. 1). La sfinge meglio conservata (fig. 2), in basalto nero, è collocata nel peristilio. . Ragusa Ragusa Vecchia Figura 5. L. F. Marsili, Mappa del domino di Kelmo, Biblioteca Universitaria, Bologna, Fondo Marsili 1044, 53, 712. . Edificio ottagonale Figura 8. Pantalia, da L. F. Marsili, Danubius, II, C, TAB. 2. Budua Palakunza Il disegno riporta la pianta del Mausoleo di Diocleziano (fig. 3), trasformato in chiesa cristiana nel sec. VII e successivamente nella cattedrale dedicata alla Beata Vergine Assunta. L’ottagono del massiccio edificio centrale è circondato da un peribolo di ventiquattro colonne corinzie, unite da trabeazione (cfr. fig. 4). Le carte geografiche della seconda metà del sec. XVII definiscono il territorio dell’Erzegovina anche Ducato di S. Saba, di Kelmo, oppure Chudvergia. In questo disegno (fig. 5), certamente successivo al 1684, si Pantalia Curzola Spalato Mappa del domino di Kelmo Figura 7. Mitrovitz, Struttura sotterranea, da L. F. Marsili, Danubius, II, C, TAB. 2. Circa 70 chilometri a sud di Budapest, lungo il Danubio, si trova Baracspuszta, identificata con Annamatia. L’Itinerarium Antonini (245,2) colloca Annamatia a metà strada fra Lussunium ed Intercisa; le località sono più volte richiamate dalla Notitia Dignitatum. Occiidentis (XXXIII 3 17 25 26 38 39), in Hierocles Grammaticus (XIV) e nella Tabula Peutingeriana (IV 5). Per fronteggiare gli attacchi dei Sarmati Jazygi, fin dal regno di Adriano, queste località furono sedi permanenti di unità ausiliarie, costituite da Traci e da arcieri siriani; questi ultimi originariamente provenienti da Hemesa, come documentano i rinvenimenti epigrafici. Traù . . I luoghi e i monumenti Dominio di Kelmo Presso Sirmium, oggi Sremska Mitrovica in Serbia, fu visto e disegnato questo ambiente ipogeo (fig. 7). E’ definito sacellum, con un diametro circa m. 5,10 e tre nicchioni sono ricavati nella parete in laterizio, ma la descrizione non fornisce elementi sufficienti per chiarirne la natura. Potrebbe trattarsi di un mausoleo, id un ambiente termale o di un luogo di culto. Morteia . . Struttura sotterranea a Mitrovitz . Dulcigno Figura 9. Palakunza, da L. F. Marsili, Danubius, II, 24, TAB. 8. L. F. Marsili, Carta delle coste di Istria e Dalmazia, Biblioteca Universitaria, Bologna, Fondo Marsili, 1044, 50, 8. In rosso, le principali località descritte da Luigi Ferdinando Marsili. Il sito di Palakunza corrisponde all’odierna località di Brza Palanka, l’antica Egeta ricordata nell'Itinerarium Antonini (218, 3, 4), nella Ravennatis Anonymi Cosmographia (IV, 7, 15), nella Notitia Dignitatum. Orientis (XLII, 11, 20, 34, 42), nella Geographia di Claudio Tolemeo (III, 9 4), nella Tabula Peutingeriana (VI, 4). Le recenti ricerche archeologiche hanno individuato la presenza di un quadriburgium di età dioclezianea, con torri tonde agli angoli; ospitò un reparto di cavalleria, il cuneus equitum Scutariorum. Poco lontano fu eretto un tempietto circolare a Giove Dolicheno, in cui la cohors I Cretum sagittariorum, che controllavano la via proveniente da Nissa, dedicò un altare.