Sommario Rassegna Stampa
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33
la Stampa
04/03/2015
NIJINSKY GENIO VENUTO DAL FUTURO
2
28
il Messaggero
04/03/2015
SE L'AMORE NON CONOSCE CONVENZIONI (G.Satta)
3
4
Il Fatto Quotidiano
04/03/2015
IL GULAG DELLE IDEE DALL'URSS AL NUOVO ZAR NIET AI DIRITTI
UMANI (R.Zunini)
5
51/52
Vanity Fair
11/03/2015
LEGA POUND SCENDE IN PIAZZA
7
1
Corriere Romagna di Rimini e San
Marino
04/03/2015
COPPIA GAY CHIEDE IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI
9
13
Corriere Romagna di Rimini e San
Marino
04/03/2015
"RICCIONE DEVE MOLTO ALLA COMUNITA' GAY"
10
D.Repubblica.it
04/03/2015
SONO MAMMA E AMO UNA DONNA
12
It.Paperblog.Com
04/03/2015
NICOLE BONAMINO CONTRO LOMOFOBIA NELLO SPORT
16
La Repubblica - Cronaca di Roma
04/03/2015
OMOSESSUALI E LAVORO DALLA REGIONE 80MILA EURO CONTRO
LE DISCRIMINAZIONI (R.Cappelli)
18
Cronachemaceratesi.it
03/03/2015
EDUCAZIONE E GENDER, GIANNI MENGHI: "NO ALLA CHIESA IN
TRINCEA CONTRO IL NEMICO INVISIBILE"
19
04/03/2015
Int. a Madonna: MADONNA 'A'TTENTA QUI TIRA ARIA DI
FASCISMO" (L.Dondoni)
22
4
Rubrica
42
Scenario politico
Il Secolo XIX
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SONO MAMMA E AMO UNA DONNA
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OMOSESSUALITÀ
Sono mamma e amo una
donna
In Italia sono sempre più frequenti i casi di donne sposate e con figli che
ammettono di essere omosessuali. Una presa di coscienza ancora oggi non
facile e capace di scatenare un'ondata di paure e sensi di colpa, ma anche di
dare il benvenuto a una vita più autentica e vera. Come racconta il romanzo
“Le strade del mare”: D.it ha intervistato l'autrice e raccolto le testimonianze
di due mamme e di tre ragazzi che hanno fatto i conti con una nuova idea di
famiglia
DI ILARIA LONIGRO
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Più spesso di quanto non si pensi capita di sposarsi, mettere al mondo dei figli e poi dire: “Fermi tutti,
sono gay”. O lesbica, o transessuale, non importa. In ogni caso, si scatena uno tsunami irreversibile. Quel
che resta, passata l'onda di paure, sensi di colpa e separazione, è una vita più autentica. Come racconta
Si parla di noi
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D.REPUBBLICA.IT (WEB)
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a D.it Rosi Polimeni, autrice di “Le strade del mare” (157 pp., 2014, 16,50 euro, ed. Memori), una saga
familiare, tre generazioni di donne che hanno vissuto tra Italia e Brasile, i Paesi in cui è cresciuta l'autrice.
Al centro c'è la storia di Cosima, omosessuale soffocata in un matrimonio contratto per accontentare la
madre che a un certo punto della sua vita decide di andarsene. Lasciando, oltre al marito, due figli. “Il
mio è un libro pieno di aspettative che le madri hanno sulle figlie e di errori che nascono da queste
aspettative, veri disastri combinati in buona fede. L'Italia è 60 anni indietro, è un Paese in cui accadono
ancora queste cose, bambine incatenate dentro stereotipi creati da altri. Ma il mio romanzo ha una fine
positiva, di perdono”, racconta l'autrice.
I dati
“Si stima che in Italia i figli di persone omosessuali siano 100mila. Noi, con 110 iscritti, siamo solo la
punta dell'iceberg. Aiutiamo tutti, senza chiedere tessere, con servizi come il gruppo di mutuo auto-aiuto
in anonimato. Le persone che si sono rivolte a noi in questi quattro anni attraverso la linea telefonica di
ascolto, il forum on line, i gruppi d'incontro, i social network sono diverse migliaia”, spiega a D.it Cecilia
d'Avos, 54 anni, co-presidente, insieme a Fabrizio Paoletti, dell'associazione Rete Genitori Rainbow
(www.genitorirainbow.it), che raccoglie i genitori glbt (gay, lesbiche, bisex, transessuali) con figli nati da
precedenti relazioni eterosessuali.
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Cecilia, 54 anni: "Da quando le ho confessato di essere lesbica mia figlia mi accompagna ai
Pride"
Mamma di due figli di 23 e 21 anni, un lavoro in una grande azienda di informatica, Cecilia ha alle spalle
un matrimonio naufragato disastrosamente quando ha ammesso di amare le donne.
Quando hai scoperto di essere omosessuale?
"Alle medie mi innamorai, ricambiata, di una mia compagna di scuola. La cosa divenne di dominio
pubblico e la preside (era una scuola di suore) chiamò le nostre mamme. Fummo allontanate e in qualche
modo ricondotte verso qualcosa di 'normale'. Nell'adolescenza, mentre i miei amici avevano le prime
cotte, io provavo qualche lontano interesse rivolto al femminile, mai vissuto concretamente. Dopo i 20
anni cercai di fare un po' come tutte: mi fidanzai con un uomo. Quello che poi diventerà mio marito è
arrivato molto più avanti".
Quando ti sei sposata?
"A 29 anni. Ero convinta di quel che facevo e come lui volevo dei figli. Nella relazione etero stavo bene,
mi sembrava di essere arrivata a ciò che volevo e che tutti apprezzavano. Ma certe cose non possono
essere messe a tacere. E dopo molti anni di matrimonio e due figli è stato un trauma ammettere, ormai
quarantenne, che mi ero innamorata di una donna. C'è voluto molto tempo prima di decidere di
separarsi. La paura di nuocere ai figli, forse di perderli, mi frenava. Tutt'ora non c'è dialogo col mio ex
marito. I figli per fortuna, pur in modo diverso, sono stati accoglienti. Mia figlia, che vive col suo ragazzo
all'estero, partecipa sempre con me ai Pride".
Immagineresti la tua vita senza figli?
"Mi sono dedicata con tutta me stessa a loro. Ora che sono cresciuti e non vivono più con me, apprezzo
anche questa fase della vita. Ma in ogni momento siamo una risorsa fondamentale gli uni per gli altri".
Come è stato parlarne con i ragazzi?
"Francesca a 14 anni mi fece la domanda a bruciapelo. Ho un bellissimo ricordo di quel momento. Il mio
ex marito era arrivato a urlare minacce al mio indirizzo davanti a nostro figlio. Allora un pomeriggio,
credo avesse 17 anni, lo portai da McDonald's e gli dissi di me. La reazione fu tutto sommato positiva.
'Sei una brava mamma, che problema c'è se sei lesbica?', mi disse".
Che rapporto ha la tua compagna con loro?
"Abbiamo condiviso qualche week end nella mia casa al mare. La relazione tra loro è tranquilla e
amichevole, ma non abbiamo mai convissuto. Oramai i figli hanno preso altre strade, quindi il problema
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D.REPUBBLICA.IT (WEB)
04-03-2015
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non si pone più".
Il tuo rapporto con l'ex marito è civile?
"Purtroppo è inesistente. Ed è un peccato. Spero che in futuro torneremo a parlarci".
La domanda che tutti fanno: com'è possibile che tu non te ne sia accorta prima?
"Le strade per arrivare a riconoscere il proprio orientamento sessuale sono le più diverse. Nel mio caso,
dopo quel bellissimo innamoramento per la compagna delle medie (che ho ritrovato grazie a Facebook),
ho fatto di tutto per andare incontro alle aspettative degli altri e convincermi di dover essere etero.
Quando il terremoto è scoppiato, è uscita una Cecilia molto più consapevole. Ora mi sento 'intera' e ho
voglia di rimboccarmi le maniche a favore di chi sta vivendo quel terremoto".
1918- 1969 LE
SFILATE DI UNA
VOLTA
I fashion blogger, le star, le modelle, i
selfie… siamo abituati al circo che
accompagna le sfilate. Ma se pensate che
tutto questo sia un fenomeno recente
ricredetevi. Ecco le immagini che
raccontano i backstage, i primi défilé, il
lavoro dei grandi couturier e delle sartine
dal 1918 al 1969
Oroscopo
Oroscopo
di oggi
PESCI
cambia segno
Ascendente
Il libro dei consigli
Seduzione
Affinità di coppia
Biscotti della fortuna
Tarocchi
Sesso stellare
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Egon, 43 anni, mamma trans: “Non rinuncerei mai ai miei figli”
Egon è nato come Gloria 43 anni fa e con quell'identità si era sposato con un uomo da cui ha avuto due
figli, di sei e nove anni. Magazziniere, oggi è referente per la genitorialità trans nella Rete Genitori
Rainbow.
La tua laurea in filosofia ti ha aiutato ad accettare più facilmente il tuo percorso?
"La mia formazione mi ha permesso di apprezzare i testi di teoria queer, che mi hanno aiutato a capire
che ciò che sentivo non era mostruoso e cattivo e non apparteneva solo a me, ma era portatore di un
messaggio positivo e liberatorio".
Pensi mai che se avessi fatto la transizione prima, oggi non avresti i tuoi figli?
"Ho pensato più volte che se non fossi stato bloccato dalle mie paure e avessi transizionato in giovane
età, a quest'ora non avrei i miei figli e non li potrei avere, visto che probabilmente mi sarei sterilizzato per
cambiare i documenti. Credo che l'interpretazione che la maggior parte dei giudici dà della legge in corso,
la sterilità in cambio dei documenti, sia veramente violenta e crudele, e in molti Paesi questo è stato
riconosciuto e la legge è cambiata. La genitorialità non può essere imposta, così come non può essere
imposta la sterilizzazione. Quando vedo dei ragazzi che sono costretti a scegliere di non avere figli mi si
stringe il cuore. Penso: e se un giorno dovessero desiderare di averli? Io a 20 anni non pensavo che avrei
voluto figli, per me era inconcepibile, eppure a 30 ho sentito questo desiderio e adesso non potrei vivere
senza di loro".
Quando hai deciso che non volevi più essere donna?
"Il mio matrimonio è durato all'incirca sei anni. Ho capito che dovevo transizionare quando, a 38 anni,
con due bambini, un marito e un'attività che mi ero costruito, ho ricominciato a vivere nel mio mondo di
fantasia in cui io ero Egon ed ero un ragazzo, e il peso di essere invece visto socialmente come donna era
diventato intollerabile. Mi sembrava di avere due scelte per uscire da quel profondo stato di prostrazione:
o il suicidio o la transizione".
Come lo hai spiegato ai bambini?
"All'inizio della transizione i miei bambini avevano sei e tre anni e per loro non è mai stato un problema, al
contrario della conflittualità tra i genitori e della separazione, che comunque era l'unica cosa da fare.
Nell'affrontare il mio percorso con i miei figli, ho seguito alcune indicazioni, come raccontargli sempre la
verità, rispondere alle domande aspettando che siano loro a porle e, soprattutto, stargli molto vicino,
fargli capire che non stavano perdendo la loro mamma. Così hanno preso piena coscienza di cosa sia una
persona transessuale e hanno smesso di fare tante domande. Mia figlia, a sei anni, ora mi dice : 'Mamma,
tu vali per due, perché sei sia maschio che femmina'".
Convivi con la tua compagna?
"Convivo da due anni con Michela, che è una donna transessuale. La nostra unione è molto forte e i
bambini sono molto affezionati a lei perché si è posta con loro subito con una naturalezza e un rispetto
che definirei perfetti".
I tuoi figli ti chiamano ancora "mamma"?
"Sì e credo sia nel loro pieno diritto farlo. Non sarebbe giusto privarli di questa possibilità, è importante
che percepiscano che la loro mamma resta un punto di riferimento. Saranno poi loro a scegliere, quando
vorranno, se chiamarmi con un altro nome, per non turbare le aspettative sociali. E d'altronde io rimarrò
Si parla di noi
Pag. 14
04-03-2015
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D.REPUBBLICA.IT (WEB)
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per sempre la loro mamma".
Come l'ha presa il contesto sociale intorno ai bambini?
"Avevo una gran paura di creargli difficoltà, che fossero presi in giro. Poi ho capito che non stavo
facendo niente di male, che cercavo solo di essere me stesso e di essere sereno, forte e affidabile anche
per loro. Se il contesto può essere duro con le diversità, non è colpa dei 'diversi'. I miei figli non mi hanno
ancora mai riportato difficoltà al riguardo. Le loro maestre mi rassicurano sempre sulla loro serenità: sono
bravissimi a scuola e socializzano volentieri. Gli altri genitori, superato l'imbarazzo iniziale, cominciano a
capire il mio percorso e alcuni mi hanno dimostrato atti di stima, che mi hanno fatto bene al cuore. Ho
imparato che è inutile fasciarsi la testa prima di rompersela".
LA PAROLA A TRE FIGLI
La ricetta di oggi
DALLA CUCINA DI D
Francesca, 21 anni, studentessa di Lettere
Figlia di Cecilia d'Avos, co-presidente di Rete Genitori Rainbow, Francesca racconta a D.it come ha
reagito al nuovo orientamento sessuale della madre. “In un momento di rabbia mio padre mi ha detto:
'Tua madre si vuole separare perché è lesbica'. Così ho rigirato la domanda a mia madre e lei ha
confermato di esserlo. Avevo 14 anni. In un primo momento mi ha spiazzata non per la cosa in sé,
quanto per il fatto che già glielo avessi chiesto e avesse fatto cadere l'argomento. Da quel momento tra
noi c'è stata meno tensione, una situazione più limpida, più serena. È migliorato il rapporto. L'affetto di un
genitore non cambia a seconda che sia etero o gay. Nella vita di un figlio incide di più la capacità del
genitore di affrontare la separazione. I genitori giocano a fare i grandi invece hanno bisogno di conferme,
di supporto. Per questo mi fa piacere condividere con mia mamma il gay pride o fare la baby sitter ai figli
dei genitori che vengono agli incontri di auto-aiuto dell'associazione Genitori Rainbow”.
Leone, 20 anni, studente di Economia
“Ho saputo dell’omosessualità di mia madre nell’estate 2012, avevo appena compiuto 18 anni, ma avevo
dei sospetti già da qualche anno così, tornato da Madrid, ho cercato di spingerla a parlarmene
raccontandole situazioni in cui mi ero trovato mentre ero lì, come coppie omosessuali che si baciavano al
bar o cose del genere. Ha funzionato perché poi mi ha chiesto di concederle un po’ di tempo per parlare
e mi ha detto tutto. Ciò che mi ha colpito di più è stato che dopo ha chiamato la sua compagna. Le ha
detto: “Non si è arrabbiato e non è andato via”. Come se ci fosse stata una ragione per reagire così.
Penso che la maternità e la paternità trascendano dall'orientamento sessuale: ci sono anche etero meno
portati per essere genitori. L’affetto, la cura degli altri, sono caratteristiche che non c'entrano con
l'orientamento. Coloro che criticano la capacità genitoriale di individui omosessuali devono riflettere in
modo più approfondito su cosa sia la famiglia: l’amore familiare dovrebbe essere puro e incondizionato.
L’adozione e la genitorialità da parte di persone glbt non dovrebbe incontrare opposizione né tantomeno
essere messa in discussione a meno che non sussista giusta causa”.
ROTOLINI DI
BRESAOLA E
ASPARAGI
Un piatto che può essere un antipasto
oppure un secondo veloce, per un pranzo
di quelli che uno si fa in solitaria fra un
impegno e l'altro. Non
DI GAIA PEDROLLI
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A cura di Manzoni & C. S.p.A
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Cristina, 19 anni, a Berlino per imparare il tedesco
“Me l'ha detto mia madre, avevo otto anni e non l'avevo assolutamente intuito. La parola 'lesbica' l'avevo
sentita a scuola come un insulto tra bambini. Mi è sembrata una cosa tremenda. Sono scoppiata a
piangere, ma non spontaneamente: impersonavo la parte della bambina disperata. In realtà ero molto
curiosa. La famigerata donna della quale mia madre si era innamorata la conoscevo già da tempo, e non
la vedevo così oltraggiosa. Poi sono stata contenta di vedere mia madre 'rinvigorita', ma allo stesso
tempo temevo che sarebbe bruciata all'inferno: ero una cattolica allora. Con i compagni mi limitavo a dire
che la sua compagna era una sua amica. Poi alle medie l'ho detto solo alle amiche più strette. Mi sono
resa conto che quelli che non lo avrebbero accettato erano comunque persone che avevano una visione
del mondo talmente diversa dalla mia che non saremmo mai diventati sinceramente buoni amici. Dalle
superiori in poi non ho mai fatto mistero dell'omosessualità di mia madre e nel mio piccolo cerco di fare
qualcosa contro l'omofobia. Non mentirò, non tutti capiranno, non tutti diventeranno paladini della causa,
ma, come tutti sperimentiamo, non si può andare a genio proprio a tutto il mondo”.
OMOSESSUALITÀ
(04 MARZO 2015)
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Nicole Bonamino contro l’omofobia
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Da Psicologiagay
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Sabato scorso (28 febbraio) ho avuto la fortuna di incontrare e
intervistare Nicole Bonamino, l’unica atleta che gioca in una
nazionale ad aver fatto il suo coming out pubblico (è passato
praticamente un anno da quando ci eravamo sentite per questo
motivo, come puoi leggere qui).
L’occasione era la campagna contro l’omofobia nello sport
organizzata da Paddy Power già l’anno scorso (come puoi
leggere nel link qui sopra).
Vi ricordate i lacci rainbow e l’hashtag #allacciamoli? Segnala un abuso
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I PIU' LETTI DI MONDO LGBTQ
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Luisa Bossa a Poetè di Uiallalla
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Bene, quest’anno l’hashtag è #cambiamoglischemi, ma sono
sicura che molte persone (come me ad esempio) avranno
utilizzato anche quello “vecchio” Della settimana
italialaica news n. 06/2015 di Albamontori
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su orientamento e
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Nicole, disponibilissima ed estremamente simpatica (e te ne
accorgerai guardando il video) ha parlato nell’intervista anche
del suo coming out, citando la mamma Roberta e il turbinio di
reazioni e richieste subito dopo il suo coming out.
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“Napoli Si-cura”, l’arte e lo
spettacolo per una città
inclusiva di Uiallalla
Ma non ha dimenticato i e le giovani che vivono momenti di
solitudine e di disagio perchè si scoprono gay o lesbiche e
non sanno con chi parlarne. Il suo coming out in famiglia è stato
l’input per i suggerimenti ai genitori, dal suo punto di vista di
figlia lesbica che ha già vissuto e superato il momento difficile
del parlare di sè.
italialaica news n. 06/2015 di Albamontori
“La notte blu del tram” al
Ridotto di Uiallalla
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Educazione e gender, Gianni Menghi:
“No alla Chiesa in trincea contro il
nemico invisibile”
MACERATA - Il video integrale dell'incontro che ha visto protagonista
l'avvocato Amato, presidente del movimento "Giuristi per la vita" e
l'intervento critico del maceratese, ex componente del direttivo di Forza
Italia
martedì 3 marzo 2015 - Ore 21:11 - caricamento letture
2 commenti
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Gender ed educazione scolastica, la questione continua a far discutere dopo il
partecipato convegno al cinema Excelsior a Macerata, nel corso del quale l’avvocato
Amato, presidente del movimento “Giuristi per la vita”, ha espresso le sue
opinioni (leggi l’articolo).
Guarda il video integrale dell’incontro
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Ribalta nazionale per il giovane chef
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Sul tema interviene Gianni Menghi, maceratese,ex componente del direttivo di Forza
Italia:
L’avvocato Gianfranco Amato
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municipale
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veterinario si finse maresciallo: reato
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E’ stata perciò davvero
provvidenziale
l’indignazione, ingenua
e maliziosa insieme, di
due ragazzi presenti
all’Excelsior, di
tutt’altra idea e
militanza rispetto agli
organizzatori
dell’evento. Il più mite
dei due, Giorgio
Cornelio, diciottenne
studente maceratese,
eccentrico, artista e
poeta, ha interrotto il
relatore ponendogli una
domanda ma l’avvocato
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«Bagno di folla per l’avvocato Gianfranco Amato,
presidente dei Giuristi per la Vita e legittima
soddisfazione in curia e nei gruppi promotori
dell’incontro all’Excelsior sul disegno di legge Scalfarotto
contro l’omofobia e sui progetti gender nelle scuole. Se
la scommessa organizzativa e culturale è stata vinta, non
sono però mancate sbavature e forzature che lasciano
aperti dubbi e domande per più approfondite riflessioni e
un vero confronto di idee. Il modello della serata
d’altronde, un unico relatore e nessun dibattito,
ha mostrato tutti i suoi limiti, tanto più che nel
mondo ecclesiale e tra i cattolici impegnati nella
cultura e nella politica le posizioni sono
variegate. Si pensi al filmato trasmesso in sala, che
accostava addirittura gli orrori della Shoah alle
campagne contro l’omofobia, per i diritti Lgbt (diritti per
Gianni Menghi
le persone lesbiche, gay, omosessuali o transgender) e
per la cultura gender nelle scuole; un accostamento che avrebbe potuto far saltare molti sulle sedie e che
invece è passato via liscio, segno che l’assuefazione alla gara a chi la spara più grossa, tipica della caciara
televisiva e dello sfogatoio via social network, contagia ormai pure il popolo di Dio. Per non dire poi
della incosciente leggerezza con cui il leader dei giuristi per la vita ha negato che
esistano in Italia sentimenti e atteggiamenti di discriminazione e offesa verso coloro che
vivono, magari solo all’apparenza, un orientamento o una condizione sessuale fuori da
certi canoni: persone che, troppo spesso, invece di essere accolte con sguardo puro, cioè
evangelico, vengono osservate con occhio pornografico. Un conto è smascherare il
sindacalese conformista, vittimista e corporativo di certe associazioni del mondo Lgbt; un conto, inoltre,
è chiamare col loro nome, “lobby gay”, certi giochi di sponda e favoritismi presenti in vari ambienti, dal
Vaticano al mondo dello spettacolo. Un altro conto, invece, è mostrare un’agghiacciante
indifferenza per la sofferenza ingiusta di persone che portano la croce di Cristo al posto e
meglio di molti monsignori e di altrettanti fedeli laici. L’avvocato Amato ha preferito
richiamare “il peccato di sodomia” e mettere in allarme sul rischio che vengano denominate come
famiglie non meglio precisate convivenze tra uomini e cani eccetera. E ha chiesto all’uditorio, a
proposito di alcuni protocolli scolastici che prevedono un’istruzione sessuale spinta ai bambini: “come
chiamereste uno che insegna a vostro figlio a masturbarsi?” e diversi sventurati risposero quel che il
relatore si attendeva…
Data
Foglio
Alla fine, non senza
intoppi e mormorii, i
due hanno posto le loro
domande, per nulla
banali in verità ma che,
vista anche l’atmosfera
elettrica che si era
creata, non hanno
trovato grande ascolto.
Aveva chiesto Cornelio,
dopo aver evocato la
figura di Mario Mieli
(uno degli animatori e
ispiratori storici del
movimento
omosessuale e
trangender, figura
Un intervento dal pubblico durante il convegno
tragica e complessa, il
cui suicidio fu ed è scandalo più della sua vita): “Se è ideologia la teoria del gender
propagandata negli opuscoli che avete additato stasera, non è altrettanto ideologica ed
educastrante quella che proponete voi?”, citando così un termine, “educastrante”, molto
presente proprio nei testi di Mieli. E in effetti il rischio che si scivoli nell’ideologia c’è
tutto, quando certe battaglie culturali vengono condotte per far trionfare valori che
vengono, da una parte, così gonfiati di retorica e aspettative da separarli dal confronto
col fuoco reale e contraddittorio dell’esperienza, mentre, da un’altra parte, vengono
assolutizzati fino a privarli di senso, separandoli dalla fonte originaria della fede in
Cristo illuminata dalla ragione. Lo stesso valore della vita, ad esempio, diviene assoluto e
ideologico: il suo senso non è più legato alla vittoria di Cristo sulla morte… L’altro ragazzo, invece,
integrando la domanda del compare Cornelio, aveva chiesto in sostanza chi tutelasse i bambini rispetto
all’esercizio concreto della funzione educativa della famiglia: una domanda capitale, liquidata anch’essa
con una certa superficialità. Si possono infatti difendere giustamente i diritti dei genitori rispetto alle
invadenze di Stato e istituzioni scolastiche ma non è per nulla peregrino preoccuparsi di evitare una
concezione autarchica, proprietaria ed esclusivista del ruolo educativo della famiglia.
I disastri peggiori avvengono nelle famiglie chiuse, non in quelle aperte al mondo e alle
relazioni esterne. Peraltro, come insegna l’episodio evangelico di Gesù nel tempio, il compito dei
genitori cristiani non è di attirare i figli a sé ma di custodirli e donarli per il regno di Dio. I cattolici, anche
nelle sacrosante battaglie culturali contro le prepotenze di legislazioni subdole e illiberali sull’omofobia e
contro lo stato etico travestito (a sentire Amato) da orwelliane porno-maestre che guidano dalla cattedra
sedute masturbatorie di fanciulli in fiore, ecco, i cattolici, non dovrebbero mai smarrire, oltre a ragione e
misura, il filo indissolubile che lega parola e vita, verità e carità. Di fronte al dilagare del politicamente
corretto, all’imposizione legislativa, burocratica e giudiziaria di modelli culturali e morali che negano il
principio di realtà, all’avvitamento onanistico dell’Occidente che si balocca con brutte copie di un
illuminismo infantile da garzantina sdrucita mentre l’Islam fondamentalista bussa alle porte, anzi, le
sfonda, ecco, di fronte a tutto ciò, la chiesa cattolica può rispondere in tanti modi. Non so, con tutta
sincerità, se quello dell’ospedale da campo di papa Francesco sia il modo migliore. Credo, tuttavia,
che soluzione ancora peggiore sia quella di spingere la chiesa in trincea per combattere
guerre sbagliate o di lanciarsi a petto nudo contro un nemico invisibile. Togliete dal
palco certi vanitosi energumeni verbali e metteteci una suora luminosa, un prete da
(eu)carestia, un frate scalzo o anche, accidenti, uno sciamannato cattolico della
domenica, basta che sia appassionato a Cristo e non ci distragga dalla croce sul Golgota e
dal sepolcro vuoto della Resurrezione, e perché no, in virtù di tutto questo, ci aiuti a far
bene l’amore, cioè a farlo con gioia e moralità, non a guardare dal buco della serratura
delle nostre paure oscene».
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Amato non ha accettato il contraddittorio, rimandando alla fase successiva del dibattito
(che in realtà la moderatrice ha poi annullato, se mai fosse stato previsto, riducendolo a “solo due
domande!”, mentre Amato puntualizzava: “domande, non interventi!”). Intanto due membri del
numeroso servizio d’ordine predisposto per l’occasione si avvicinavano lesti a Cornelio, restando vicino
a lui con l’evidente intento di intimorirlo e di stroncare sul nascere un eventuale gesto di protesta o
disturbo. Il ragazzo tuttavia era più capelli anni ’70 e borsa in pelle d’ordinanza che muscoli e infatti
accorreva in suo soccorso l’altro ragazzo, più scattante e reattivo, che lo “liberava” e “scortava” fino
all’altra parte della sala. 03-03-2015
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