Numero 1 – Foglio di Attualità, Società e Cultura dell’associazione “ARETE’-VALGUARNERA” 2 ...da Vittorio DITTA PASTELLI Di Vigneto Giuseppa Via S. Elena n°21 Valguarnera CHIUDE L’ISCA L’Industria Siciliana Confezioni Abiti, creata da un gruppo di coraggiosi imprenditori nel 1976, ha definitivamente chiuso i battenti. Nell’azienda erano impiegati 83 dipendenti, 65 dei quali attualmente in mobilità. L’opificio è di proprietà del Gruppo Arena, che lo aveva rilevato alcuni anni fa in un momento di crisi gestionale, procedendo ad un veloce risanamento aziendale. L’imprenditore Gioacchino Arena, ex presidente dell’Area di Sviluppo Industriale di Dittaino spiega i motivi del tracollo dell’azienda con l’impossibilità di concorrere con i mercati dei paesi dell’est, con costi di produzione più bassi ed una manodopera sottopagata. Impossibilità relativa, aggiungiamo noi, vista l’alta qualità del prodotto che le maestranze valguarneresi riescono da sempre a produrre, superiore alla imperfetta manifattura estera. In proposito è da ricordare il caso dell’imprenditore Francesco Cocilovo, ex amministratore della DALCOS, che decise di trasferire dei reparti di produzione in Romania, per avere un abbattimento dei costi, ma il prodotto risultava essere scadente e non competitivo sul mercato, portando l’azienda in una situazione di crisi e al passaggio di proprietà, col consecutivo licenziamento dei dipendenti e la perdita per il paese della dinamica azienda voluta e creata dal valente sarto Filippo D’Alia. La crisi del polo tessile sembra ormai essere cronica: dopo la DALCOS e la MAESTRI SICILIANI, anche l’ISCA chiude; ma è da rilevare che le aziende ancora presenti sono forti e competitive, perché puntano su quella qualità precedentemente ricordata e sui mercati esteri. Gli operai dell’ISCA hanno risposto alla mobilità con un manifesto dove veniva sottolineata più volte la parola “vergogna”. Per quanto riguarda le ipotesi di vendita, ultimamente Arena ha dichiarato, in un articolo comparso su “La Sicilia”: “l’ISCA non la vuole più nessuno, nemmeno regalata”. Si era parlato precedentemente dell’interessamento all’acquisto di gruppi industriali italiani e stranieri, conclusosi con un nulla di fatto. Ci sentiamo di lanciare una provocazione: perché, visto che l’ISCA non la vuole nessuno, gli operai non si uniscono, formando una cooperativa, grazie agli aiuti comunitari ed a una piccolo investimento personale, e rilevano l’azienda, affidando la dirigenza a degli esperti nel settore, diventando padroni del proprio destino? LA REDAZIONE LA “PASSIO CHRISTI “ A VALGUARNERA In occasione del 450° anniversario della fondazione di Valguarnera e nella ricorrenza della Santa Pasqua Cristiana l’associazione socio-culturale “Aretè-Valguarnera” ha proposto la rappresentazione della “Passio Christi”, che si è svolta per le vie del paese giovedì 28 03 2002. La manifestazione ha avuto inizio alle ore 15:45, concludendosi alle 17:15, e si è articolata in cinque momenti. Il primo è stato l’ingresso messianico a Gerusalemme. Il corteo è partito da Piazza Colonnello Tuttobene per proseguire lungo la via Matteotti. È seguita in piazza F. Lanza la lavanda dei piedi, l’ultima cena e l’orto degli ulivi. In Piazza della Repubblica si è rappresentato il processo di Gesù al Sinedrio, le negazioni di Pietro, la condanna di Gesù al cospetto di Pilato e la flagellazione. I figuranti hanno poi rappresentato lungo la via Garibaldi la toccante scena dell’incontro di Gesù con la Madonna, con il Cireneo, con la Veronica. Sempre lungo la via Garibaldi si sono avute le cadute del Signore. L’occasione della rappresentazione sacra ha così permesso ad alcuni, mossi da sincero sentimento religioso, di approfondire la propria fede ad altri di accostarsi, magari anche per la prima volta, alle vicende storiche della passione e morte di Nostro Signore così come sono narrate nei Vangeli. L’attività ha riscosso una enorme partecipazione di popolo ed ha offerto a quanti sono accorsi uno spunto di riflessione culturale e religioso. È in tale prospettiva, appunto attraverso la rivisitazione degli eventi storici evangelici, che la rappresentazione ha potuto assumere anche un forte carattere dottrinale e ha saputo bene evidenziare che alla Pasqua di Resurrezione si giunge dopo un cammino di sofferenza nel dono totale di sé agli altri, vissuto con straordinaria umanità e amore. Un grazie dobbiamo agli attori che immedesimandosi talmente nella parte assegnata sono riusciti a trasmettere agli spettatori le forti emozioni dell’esperienza umiliante della morte di croce, garantendo così la riuscita dell’attività, che a prescindere da ogni tipo di osservazione critica, è stata suggellata dalla diffusa e manifesta commozione popolare. E un grazie particolare dobbiamo a Cristofero Bevilacqua, a Giovanni Di Vita, a Cristoforo Rizzo per la direzione dei lavori, a Maria Rita Mastrandrea per i costumi, ad Andrea D’Amico per l’assistenza tecnica, a padre Carà, a padre Vullo, a padre Rizzo, ai seminaristi Filippo Salamone glio dell’Aretè Pagina 2 ECCO I CANDIDATI A SINDACO In prossimità delle elezioni del 26 maggio pensiamo di prestare servizio utile alla cittadinanza fornendo un profilo dei candidati a sindaco del Comune di Valguarnera. Gli intervistati sono Pippo Accascina, Serafino Camiolo e Armando Piano Del Balzo. - NOME: Pippo Accascina. Nome della lista elettorale: Ulivo con Rifondazione Comunista e Movimento Centro Democratico per Valguarnera, sostenuta da Margherita, D.S., P.R.C. e il gruppo civico M.C.D.V.. Un ritratto di Pippo Accascina: 61 anni, editore, sposato e con una figlia, vive ad Enna ed è laureato in Lettere. I suoi interessi sono la cultura e lo sport. È stato giornalista, bancario e attualmente è tra gli editori della casa editrice “Il lunario”. Alcuni anni or sono ha fondato il centro studi “Don Milani”. La sua storia politico-amministrativa: ha militato nelle formazioni cattoliche e poi democristiane. È stato già ventenne assessore del comune di Valguarnera, sindaco, consigliere comunale e negli ultimi anni assessore alla solidarietà sociale. Attualmente è tesserato dei D.S.. Alla nostra domanda: “Cosa conta di più in politica?”. Ha risposto: “L’onestà , la serietà e la competenza”. Tre buoni propositi per Valguarnera: 1. “ Costruire e vivere il paese che vogliamo con una società più giusta e più umana per i nostri figli”. 2. “ Raccogliere la voce di chi non ha voce per rivendicare la dignità del lavoro per tutti, per vivere le ragioni della politica con quelle dell’etica, per esercitare un buon governo capace di servire la comunità con una nuova stagione dei doveri e dei diritti”. 3. “ Animare la speranza dei giovani per dare senso al futuro, per inventare assieme una nuova sfida fatta di forza e di coraggio con la volontà di ripartire e rianimare l’amore per Valguarnera in un clima di pacificazione, di vivibilità, di serenità e convivenza”. - NOME: Serafino Camiolo. Nome della lista elettorale: “Camiolo Sindaco” sostenuta da tutti i partiti della Casa delle Libertà e forze indipendenti che hanno formato la lista civica. Un ritratto di Serafino Camiolo: 63 anni, avvocato, sposato e con due figli, vive a Catania ed è laureato in Giurisprudenza. I suoi interessi sono i funghi, la caccia e la raccolta di verdure selvatiche. Ha frequentato il Liceo Classico e l’Università a Catania dove si è laureato nel 1963; è iscritto all’albo degli avvocati da 34 anni, dal 1995 ricopre la carica di Giudice di Pace del nostro paese. La sua storia politico-amministrativa: ha militato nelle formazioni cattoliche e socialdemocratiche. Dal 1975 al 1980 è stato consigliere comunale per il PSDI. Attualmente non è tesserato ad alcun partito. Alla domanda: “ Cosa conta di più in politica?”, ha risposto: “Ciò che manca è: la lealtà, la corretezza, il coraggio di non ricorrere alle vendette, alla persecuzione e allo sfogo degli odi.” Tre buoni propositi per Valguarnera: 1. “ Traghettare alla modernità la politica di Valguarnera consegnando ai giovani il Comune, non solo anagraficamente, ma maturi e ringiovaniti nella maturità“. 2. “ Essere, in caso di vittoria, il sindaco di tutti e non solo di chi ha appoggiato la campagna elettorale e la candidatura“. 3. “ Sforzarmi di realizzare con determinazione il programma elaborato, servendomi anche della collaborazione dell’altra parte politica che spero non assumerà pregiudiziali di ostruzione ma di costruzione insieme.” - NOME: Armando Piano Del Balzo. Nome della lista elettorale: S.O.S. Fronte di Liberazione. Il giustiziere d’Italia. Generalissimo. Un ritratto di Armando Piano Del Balzo: 62 anni, pensionato, sposato, nucleo familiare composto da dieci unità, vive a Valguarnera. Licenza media. È appassionato di aereonautica, automobilismo, musica, calcio, caccia. In virtù dei suoi meriti scolastici ha saltato la classe quarta elementare, passando direttamente dalla terza alla quinta, e la seconda media, passando dalla prima alla terza. La sua storia politico– amministrativa: fondatore del partito S.O.S. da anni tenta la scalata alla carica di sindaco in svariati comuni, senza mai riuscire nell’intento. È stato proposto per ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Alla domanda: “Cosa conta di più in politica?”, ha risposto: “Il potere di decidere da sé il da farsi, senza essere il burattino di nessuno, perché solo così si possono mantenere le promesse elettorali”. Tre buoni prpositi per Valguarnera: 1. “Lavoro o assistenza sociale per tutti (sussidio di disoccupazione)”. 2. “Potenziamento delle strutture sportive, totale riorganizzazione del verde pubblico con piante endemiche da frutto“. 3. “Creazione di una efficiente struttura ospedaliera e assistenza agli anziani“. LA REDAZIONE LA PROVOCAZIONE Qual è il colmo per un sindaco? Avere un’intelligenza……fuori dal Comune. Così come due dei candidati sindaco i quali rispettivamente hanno la residenza ad Enna e a Catania. Ma quanto costa al Comune l’indennità di trasferta?!?!?! APPROVATO IL REGOLAMENTO RIFIUTI SOLIDI URBANI La Regione Siciliana, visto il notevole ritardo con cui procedeva l’iter regolamentare, aveva intimato un ultimatum al Consiglio Comunale per l’approvazione del regolamento R.S.U. Nella seduta del 27 marzo, il commissario regionale ad acta aveva dato come termine ultimo 15 giorni di tempo per l’approvazione, pena il commissariamento del Consiglio. Presone atto, il Presidente del Consiglio Primo Cirrincione, ha tempestivamente riunito la I Commissione del Comune di Valguarnera ed indetto la seduta del C. C. dello 11 aprile, poi aggiornata al 17, con l’approvazione totale e definitiva. Durante la votazione si è avuta un’intesa tra maggioranza e opposizione con l’approvazione all’unanimità dei Consiglieri. L’opposizione ha comunque chiesto le dimissioni del Presidente del Consiglio per inadempienza, il quale replica che il blocco del regolamento si è avuto per motivi burocratici e non certamente politici. ALFONSO GAMBACURTA glio dell’Aretè Pagina 3 BIO? LOGICO! Il titolo è tratto dalla pubblicità di un’affermata azienda produttrice di latticini, che sponsorizza il latte come puramente biologico, cosa che non è totalmente vera, in quanto il biologico è il frutto dell’agricoltura biologica. Metodo produttivo basato sull’assenza dell’utilizzo di prodotti chimici di sintesi e il conseguente impiego di prodotti di origine naturale, come nemici biologici degli stessi parassiti delle piante ( funghi, insetti, batteri, etc..), sulla coltivazione meccanica, e comunque mirante al mantenimento o incremento della fertilità e attività biologica del suolo, quindi di difficile, ma non impossibile realizzazione. Le ragioni del biologico sono da ricercare nei risultati che tutti noi leggiamo in termini di degrado ambientale e di problemi legati alla salute. Di conseguenza, tutto ciò, si inserisce nella discussione in ambito dell’etica morale e sociale. Molte al giorno d’oggi sono le aziende che si affacciano in questo mondo, spinte dai finanziamenti pubblici a livello nazionale e regionale, e dal fatto che ragionare in termini di biologico è ormai diventata una moda e contestualmente un’esigenza. In Italia ben 6.956 ettari di terra sono coltivati con tecniche biologiche, e 2.483 ettari sono in conversione. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle oltre 2.000 aziende del settore, abbiamo: il 42,9 % al nord, il 25,8% al centro-sud, e il 31,3% nelle isole. Questi dati sono in realtà sottostimati, perché parte delle aziende biologiche non aderiscono a nessuna associazione con conseguente difficoltà di censimento. I prodotti biologici hanno avuto un significativo sbocco di mercato solo in questi ultimi sei, sette anni, grazie all’impegno di alcuni pionieri, che con perseveranza e saggezza hanno saputo non venire a compromessi con la logica del lucro e delle quantità delle produzioni a tutti i costi, a scapito della qualità, non solo del prodotto, ma dell’intero ecosistema. Il maggior successo di questi pionieri si ha con il riconoscimento dato dal Consiglio della Comunità Europea che, in data 24 giugno 1992, ha adottato il regolamento CEE n.° 2.092/91, relativo al metodo di produzione biologica di prodotti agricoli e alle derrate alimentari. Già da tempo il termine “biologico” era molto in voga in certi ambienti culturali e spesso si giocava nel confonderlo avvicinandolo al concetto di “prodotti secondo natura”, che seppur giusto, spesso era manipolato da spregiudicati ingannatori che, attribuivano al prodotto questo aggettivo e altri ancora al fine di attirare il consumatore, per poter vendere il prodotto a un prezzo maggiore ( classico esempio di pubblicità ingannevole). Grazie al regolamento CEE sopracitato, vi è stata una regolamentazione del settore, mettendo quindi al bando quei furbi che utilizzavano impropriamente l’espressione di “prodotto biologico”. L’agricoltura deve ritornare alla natura utilizzando tecniche antiche e modernissime, ma tutte in armonia con l’ambiente e finalizzate alla salute dell’uomo, questo è lo spirito giusto con cui bisogna lavorare. FILIPPO COZZO IL FUTURO È QUI Al giorno d’oggi si sa, non è facile per dei giovani trovare lavoro; poi sperare nel miraggio del “posto fisso” è utopico. Allora cosa fare? Preparare la valigia, come fecero i nostri nonni, e poi i nostri padri, ed emigrare, per andare magari a Castelfranco Veneto, nuova frontiera dell’immigrazione “carrapipana“? Quale è l’alternativa? “Starsene al Canale e passiare in via Sant’Elena, tirando a campare coi soldi dei genitori” ci rispondono in tanti: allora tanto ne vale, partire! A primo acchitto la situazione sembra essere drammatica e la soluzione più cosciente è quella di andarsene. Ma se si ci ferma un attimo a riflettere si possono trovare altre soluzioni, altre vie d’uscita. Alcuni coraggiosi giovani del nostro paese hanno deciso di scommettersi, rimanendo e creandosi il lavoro. Ma come? Con quali soldi? Investendo sulle proprie risorse, sulle proprie idee e sulle opportunità date ai giovani dallo Stato e dalla Comunità Europea. Nel 2001 il giovane Walter Mulè ha aperto la società di consulenza e aggiornamento informatico “Sud - Sud - Est”, subito seguita dall’apertura del negozio di computers e materiale informatico “Computer Shop” del fratello Massimo Mulè. Salvatore Sardisco, 23 anni, ha creato una società di distribuzione di prodotti e spezie per la ristorazione, inventando il marchio “SalvoSapori”. Giuseppe Draià, premiato per aver avuto una delle idee imprenditoriali più innovative, si è inventato una società di intermediazione biologica, con rappresentanza e rilascio della certificazione ISO2000. Cristofero Bevilacqua, 27 anni, ha creato “Serenità servizi per la terza età”, azienda di assistenza domiciliare agli anziani di grande utilità sociale. Sabato 20 aprile è stato inaugurato in via Garibaldi il negozio della giovane artista e artigiana Gaetana Lacagnina “Il mondo perduto” e tante altre attività ed idee sono in cantiere. L’appello che facciamo ai nostri giovani compaesani è quello di rimanere, di tentare una carta in più, migliorando sé stessi ed il proprio paese. Prima di partire, cari amici, informatevi: presso lo sportello provinciale per la creazione d’impresa, presso l’assessorato regionale alla cooperazione e sviluppo, contattate Sviluppo Italia, la società governativa che gestisce i fondi, le agevolazioni e gli investimenti sul territorio, Si possono trovare informazioni interessanti anche su internet. Nella vita a tutti è data la possibilità di realizzarsi, ma per far questo bisogna provare: “cù nan risica nan rusica” dice un nostro vecchio proverbio. Tirarsi fuori con la solita lamentela del “ma qui non c’è niente” alimenta solo la sfiducia in sé stessi ed è solo un alibi, è come la storia del bicchiere: c’è chi lo vede mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Dire che non c’è nulla equivale a dire che c’è tutto da creare, da realizzare, c’è un mercato completamente aperto, vergine, senza alcuna concorrenza in certi campi. Fino a qualche anno fa esisteva nel nostro comune lo sportello informagiovani, attivato presso il municipio. Oggi è scomparso anch’esso assieme alla voglia di creare dei nostri giovani. I nostri migliori auguri vanno a questi coraggiosi giovani, che hanno saputo sfidare la paura di non farcela, la burocrazia, l’indifferenza della gente ed un sistema bancario retrogrado e clientelare. Il nostro migliore auspicio è rivolto verso l’amministrazione comunale che verrà fuori dalle urne il 26 maggio, nella speranza che reintroduca lo sportello informagiovani e sappia tamponare l’emorragia di popolazione del nostro comune. ALFONSO GAMBACURTA & CECILIA MARTORANA glio dell’Aretè Pagina 4 SCOPRIRE ROSSOMANNO! Giorno 21 aprile noi ragazzi dell’Aretè ci siamo recati a visitare l’area archeologica di Rossomanno. Con nostra grande sorpresa, durante i preparativi alla visita, abbiamo scoperto che l’area è da poco diventata un parco naturale protetto: il Parco dei boschi di Rossomanno, Grottascura e Bellia, gestito dall’Azienda Demaniale Foreste, comprendente un’area che si estende per 2.011 ettari. Il parco si trova a soli 5 Km da Valguarnera, situato sul cordone dei Monti Erei, precisamente sul Monte Rossomanno, alto 889 metri. Interessa i comuni di Enna, Aidone e Piazza Armerina e vi si trovano i resti di quella che si suppone essere l’antica Magella, con una necropoli, un acropoli e una lunga cinta muraria con delle fortificazioni, interessanti sono pure i resti medievali presenti nel territorio: un monastero benedettino, dei resti di casupole, del castello con la Torre degli Uberti. La storia del sito è interessantissima: sviluppatosi intorno al 300 a.C., sotto la dominazione siracusana, nel periodo romano tutta la zona è interessata da un declino, fino ad arrivare allo spopolamento e all’abbandono. Nel 1280 Santoro degli Uberti, Signore di Gatta e Conte di Assoro, di origine toscana, edifica nella collina di “Serra ì Casazz” un insediamento medievale, chiamato Rossomanno. Intorno al 1392 la famiglia degli Uberti si legò ai Chiaramonte contro Martino IV d’Aragona. Nel 1394 in seguito alla sconfitta dei baroni, Martino IV fece distruggere i feudi degli sconfitti, Rossomanno fu rasa al suolo e i suoi abitanti furono trasferiti a Castrum Johannis (l’attuale Enna), e il feudo passò all’Universitas ennese, che ne stabilì l’uso civico per i liberi cittadini, consuetudine arrivata integra fino a noi, e concesse all’ordine dei benedettini di stabilire tra le rovine un monastero. Il convento benedettino, intitolato a San Giovanni Evangelista, fu abitato e fu meta di pellegrinaggio da Valguarnera fino al 1850, quando l’ultimo eremita fu trucidato perché lo si voleva derubare, da quel periodo il luogo fu chiamato “Cumm’ntazz”. Alcuni dei tesori archeologici del luogo sono custoditi presso la quarta sala del museo archeologico di Enna. a nostra visita è partita dall’imponente abbeveratoio di Rossomanno, lungo circa venti metri, da dove parte il sentiero che porta alla necropoli, con tombe circolari, costeggiando il ripido pendio della Valle dell’Inferno si intravedono i resti delle fortificazioni murarie, per poi arrivare alla collina di Serra ì Casazz dove si trovano i resti del paese medievale col castello e la torre degli Uberti, anche se ormai riesce ad individuarsi solo il basamento della torre, le mura del romitorio e la struttura della chiesa. Ritornando, dal Cumm’ntazz si riprende il sentiero principale, che conduce ai piedi dell’acropoli, dalla quale si può ammirare uno splendido paesaggio, con una visuale che spazia dalle Madonie all’Etna. Dal punto di vista geologico si notano dei depositi marini del Pliocene Superiore. Floristicamente le alture di Rossomanno sono caratterizzate dalla tipica vegetazione mediterranea, con la presenza di Pinus pinea (pino domestico), Cupressus sempervirens (cipresso), Castanea sativa (castagno), Corylus avellana (noccioli), Juglans regia (noce), Morus nigra (gelso nero) e Malus silvestris (pero); alcune di queste specie sono di origine antropica. Sul territorio sono presenti altre piante, per lo più erbacee, come la rosa di San Giovanni, alcune borraginaceae e brassicaceae. La cosa che più ci ha colpito è la totale incuria ed abbandono archeologico: nonostante l’importanza, il luogo è un sito fantasma: non esistono mappe, i resti sono circondati da erbe e arbusti, non ci sono recinti nella maggior parte dei ruderi, e dove presenti ci sono solo pochi paletti e del filo spinato arrugginito, ovunque si notano buche praticate da tombaroli, i bovini sono ormai signori incontrastati di queste importanti vestigia del passato; il trecentesco abbeveratoio di Rossomanno non è più alimentato dall’originario canale d’acqua, ma da un grezzo e moderno rubinetto con tubo di ghisa. La sovraintendenza archeologica fa di tutto per ignorare il sito, adoperandosi solo per il recupero dell’area di Montagna di Marzo, il Comune di Enna non ha alcun interesse a valorizzare un luogo così lontano e il comune di Valguarnera ha le mani legate perché l’area archeologica ricade in territorio ennese. La nostra speranza è che un luogo così importante e suggestivo venga al più presto recuperato, non solo per preservare la memoria ai posteri, ma anche per dare un’importante slancio alla depressa economia valguarnerese, grazie agli introiti turistici che ne potrebbero derivare. FILIPPO COZZO ULTIMO OSTACOLO PER L’ATLETICO La formazione capitanata da Giuseppe Barbarino è arrivata ad un punto cruciale della stagione. La desiderata prima categoria è ormai ad un passo, l’ultimo ostacolo è dato dallo scontro con il Ramacca o con l’Alba Niscemi. Se tra queste due squadre la spunterà il Ramacca, per l’Atletico Valguarnera, sarà tutto più semplice: basterà un pareggio per realizzare un sogno. Con l’Alba Niscemi invece sorgerà un imperativo: vincere! Secondo la classifica l’Atletico è arrivato terzo, L’Alba seconda; un pareggio aiuterebbe, inevitabilmente, proprio l’Alba Niscemi. Ottima prova è stata data sabato 27 aprile a Barrafranca contro l’Atletico Sancataldese: l’Atletico Valguarnera ha vinto per due a uno, entrambi i gol sono stati segnati da Giuseppe Barbarino, che si è rivelato in questa stagione l’asso portante della squadra e che a Barrafranca ha giocato veramente bene. Nel campo neutro di Barrafranca c’era in tribuna la dirigenza del Valguarnera con Salvino Garofalo e il vice allenatore Alfonso Trovato. L’Atletico si sta rivelando squadra importante ed un sogno sta diventando realtà, adesso solo l’ultimo ostacolo… ANDREA SCALISI Qualsiasi suggerimento o critica è ben accetto: potete contattarci nella sede sociale sita in via Ricasoli n° 48. glio dell’Aretè Pagina 5 STORIA DELL’ HEAVY METAL Parte della critica musicale d’oltreoceano colloca le origini del genere addirittura verso la fine degli anni ’50 (quando il chitarrista Link Wray introduce nel rock n’ roll il suono distorto della sei corde elettrica), mentre la critica musicale europea fissa la nascita dell’Heavy metal nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, definendo il periodo precedente con il termnine Hard, di cui l’Heavy metal è contemporaneamente prosieguo e differenziazione. Sul finire della decade del ’70, con il vecchio Hard rock leggermente in crisi e la violenta deflagrazione prodotta dalla nascita dei punk e della New wave, si assiste in risposta a questi movimenti, a uno strano fenomeno. Cresce, infatti, il numero di giovani che rifuggono l’intelletualismo tipico di molta New wave e l’ormai esaurito sound rivoluzionario del Punk. E’ un pubblico che chiede forti emozioni musicali, purificate però da quella forma di protesta sociale e dal tentativo di ricerca musicale caratteristici di molti gruppi Hard degli anni passati. E’ un pubblico che desidera solo di essere stordito da una valanga di note, da una musica, in molti casi, ripetitiva suonata dagli strumenti base del rock: chitarra basso e batteria. La risposta commerciale a questo tipo di esigenza musicale giovanile è l’Heavy metal. I testi delle canzoni appartenenti al genere si rifanno al mondo della “Fantasy” e sono popolati da draghi e cavalieri temerari, oppure esaltano mostri sanguinari e demoni inquieti, inducendo così improvvisati censori della musica rock a versare fiumi d’ inchiostro sulla pericolosità di certi messaggi rivolti alle giovani generazioni. L’abbigliamento dei musicisti e dei propri fans vede un trionfio di borchie e di pelle nera, in un continuo richiamo sadomaso. Quando ci stà di spontaneo nel fenomeno e quanto ci sia di pilotato dall’industria discografiga, per recuperare una consistente fetta di pubblico, e difficile dirlo. Stà di fatto che il giovane fruitore dell’Heavy metal alimenta una macchina commerciale che produce raduni, una pubblicistica particolare, etichette discografiche, film e fumetti. Tra le più importanti band (molte delle quali provengono dall’Hard rock) vanno citati i britannici Iron Maiden nati nel 1977 e il cui nome prende spunto da uno strumento di tortura medioevale e gli AC/DC (la sigla è quella che indica la corrente elettrica continua e alternata), formazione australiana cresciuta nell’Hard rock che, contemporaneamente al diffondersi del genere Heavy, trova il successo mondiale. Anche negli States, sulla scia di quello che avviene in Inghilterra, si registrano nuovi arrivi sulla scena di un genere che per molti è solo Hard rock. Il gruppo dei Van Hallen si differenzia dalla miriade di altre band per le indiscusse capacità artistiche dei singoli menbri, in particolare il pirotecnico chitarrista Edward Van Hallen spicca tra i suoi colleghi di altre formazioni per inventiva e tecnica d’esecuzione. Un discorso a parte meritano i Guns n’ Roses oggetto di culto per schiere di fans. Una band che, data la scarsa rilevanza artistica dei componeti, deve probabilmente il suo successo alla mancaza di validi concorrenti nel periodo dell’ entata nel mondo dell’Havy metal. Nonostante un certo periodo di riflessione creativa e polverizzazione in movimenti paralleli (come lo speed metal e il Soft metal), il genere vanta sempre numerosi e agguerriti seguaci e produce ancora oggi un numero cospicuo di dischi di grande successo. DIDATTICA ED AGGIORNAMENTO ALLE ELEMENTARI Con l'arrivo del nuovo dirigente scolastico, prof. Elvio Avanzato, di Piazza Armerina, nella Direzione Didattica di Valguarnera è arrivata una ventata di novità e buona volontà. Le attività presentate nel corso dell'anno sono state molteplici e hanno coinvolto sia gli alunni che l'aggiornamento degli insegnanti. Tra i progetti di maggior rilievo ci preme segnalarne particolarmente due: "Adottiamo un nonno" e "Scuola incontra Scuola - Adottare i Diritti Umani". Quest'ultimo è stato presentato giorno 4 luglio presso il plesso G. Mazzini dalla responsabile del Centro Ricerca e Università dell'UNESCO, professoressa Gioia di Cristofaro Longo, docente di antropologia economica e culturale, presso la Facoltà di Sociologia dell'università "La Sapienza" di Roma. La direzione didattica di Valguarnera è scuola pilota per la Sicilia, in un progetto che si propone di mettere in comunicazione le scuole italiane con quelle dei Paesi economicamente più poveri, tramite lo strumento dell'adozione del diritto allo studio, sancito dalla Dichiarazione dei Diritti Umani dell'ONU, che quest'anno compie 50 anni. Altro interessante progetto è "Adottiamo un nonno", proposto dall'Assessorato alla Solidarietà Sociale del Comune di Valguarnera. L'obiettivo del progetto è relazionare la generazione dei nonni con quella dei nipoti. Nel corso dell'anno sono state svolte diverse attività, tra le quali la mangiata di castagne nel giorno di S. Martino, la visita ai sodalizi cittadini per Natale con canti tipici della Novena, il carnevale com'era fatto un tempo, la tavola di S. Giuseppe, il "popolo meo" del Venerdì Santo scritto e cantato, i "palumèdd'" pasquali fatte a scuola da nonni e nipoti, viaggio presso la cappella della Madonna delle Grazie, visita, con 250 nonni e nipoti, alla miniera di Floristella, dove i nonni erano "carusi di pirrera" e la partecipazione, dal 25 al 28 aprile, al concorso internazionale "il fanciullo e il folclore" sul tema " un nonno racconta", svoltosi a Teramo. Gli insegnanti che hanno partecipato sono: Doriana La Delfa, Bruna Mineo, Giusi Marchì, Rosaria La Rocca, Silvana Zuccala`, Filippa Gagliano, Rossetta Sardegno, Roberta Battacchi, Maria Genzone, Ausilia Di Prossimo, Lina Prato, Rosa Parlagreco, Flora Camiolo, Giuseppa Virzì, Anna Albano ed Enza Bentivegna. Da non dimenticare è il progetto in collaborazione con il "SERT" di Enna sulle tossico dipendenze. WILMA GIARRIZ- LA REDAZIONE: Loris Chirdo, Filippo Cozzo, Alfonso Gambacurta, Giovanni Di Vita, Cristoforo Rizzo. HANNO SCRITTO: Wilma Giarrizzo, Alfonso Gambacurta, Andrea Scalisi, Nicola e Cecilia Martorana, Giuseppe Arcuria, Pietro Trovato, Cristoforo Rizzo, Silvia Consolo, Stefano Callea, Loris Chirdo, Alfonso Gambacurta, Filippo Cozzo, Massimo Messina, Alessio Arena. HANNO COLLABORATO: Giuseppe Capuano, Barbara Di Marco, Alessio Arena, Raffaele Amuso. glio dell’Aretè Pagina 6 GARA DI CANTO E BALLO PER SAN FRANCESCO Domenica 14 marzo Valguarnera ha vissuto una giornata importante: la festa di San Francesco, uno dei santi prediletti dai “carrapipani“, soprattutto dagli agricoltori che appendono l’effigie del santo alla botte per avere protezione e vino buono. Alle 15 si è svolta la tradizionale rottura “ri pignat”, alle 19 è sfilato in processione il feretro del santo, portato a spalla da valenti giovani lungo la “strata ì sant”. Sabato 13 marzo, in piazza Colonnello Tuttobene si è svolta la manifestazione canora e di ballo organizzata dal maestro Sergio Cultraro e da Don Agatino Acireale, in collaborazione con l’Associazione “Aretè-Valguarnera”, sponsorizzata da numerosi commercianti locali. Alla gara canora hanno partecipato 19 giovani concorrenti, suddivisi in due sezioni: nove nella sezione dei “grandi” e dieci in quella dei “piccoli”; alla gara di ballo hanno preso parte tre gruppi di giovani ragazze. La serata è stata inoltre allietata dall’esibizione di giovani “fuori concorso”, tra i quali Valentina Mazzuchelli, con la sua esibizione al clarino, e i ragazzi dell’I.P.S.S.C.T. “Giacomo Magno”, che hanno riscosso grande simpatia e buoni consensi. La giuria popolare era formata dalla rettrice e dai membri delle confraternite di San Francesco, dal parroco Acireale, ed ha avuto una “ventata” di giovinezza nelle figure del vice presidente dell’Associazione Aretè Filippo Cozzo e del socio Cristoforo Rizzo; la giuria era presieduta dal maestro Cultraro, che ha preparato i giovani al meglio ( soprattutto quelli della sezione “piccoli“). La manifestazione ha allietato il pubblico per ben tre ore, dando l’occasione ai giovani partecipanti di esibirsi divertendo e divertendosi. È stato importante constatare che tanti adolescenti valguarneresi si avvicinano con entusiasmo e passione alle varie forme di espressione artistica, rappresentando il naturale e necessario ricambio generazionale all’affermata tradizione musicale del nostro paese, come dimostrato dalle varie manifestazioni musicali e piccoli raduni che si organizzano prevalentemente nel periodo estivo. Non di meno è da considerare il fatto che molti giovani provano a formare delle piccole band, nella speranza che qualcuna di esse possa un giorno essere conosciuta ed avere successo sia a livello regionale che nazionale (vedi ad esempio la band siciliana dei Tinturia). I ragazzi più votati dalla giuria sono stati per la sezione “giovani”: 1° posto ex equo Viviana Pavone e Lidia Palazzo, 2° posto Rosa Falco, 3° posto Giuliana Pelligra; per la sezione “piccoli”: 1° posto Giusy Profeta, 2° posto Walter Auzino.3° posto ex equo Debora Di Gregorio e Shira Pavone; per la gara di ballo: 1à posto le “Four creazy” delle sorelle Marotta e Paternicola, al 2° posto “Le piccole scatenate”, al 3° posto le “Sex girl”. A fine serata tutti hanno comunque ricevuto un meritato riconoscimento. Si ringraziano quanti hanno reso possibile tale manifestazione e tutti coloro che hanno offerto le coppe premio. Visto il successo e la buona organizzazione della manifestazione la nostra associazione si augura che si possa in futuro mantenerne la tradizione. CRIISTOFORO RIZZO – FILIPPO COZZO HOBBY ALTERNATIVO: DIVERTIMENTO O SEMPLICE CRUDELTÀ? Di certo tutti conoscerete la cagna senza una zampa che gira spesso per il paese, sola o in compagnia dei suoi cuccioli, cercando qualcosa da mangiare tra i bidoni dell’immondizia. Ormai da molto tempo siamo abituati a vederla per le strade o per le campagne qui attorno. Circa un anno fa perse una zampa (in circostanze non molto chiare) e, nonostante le sofferenze causate dalla ferita e la debolezza che ne derivava, riuscì miracolosamente a sopravvivere per qualche settimana senza cure né aiuto, fino a quando qualcuno spinto dalla compassione decise di chiamare un veterinario per curarle almeno l’infezione prima che fosse troppo tardi. Il veterinario arrivò e le amputò la zampa che ancora penzolava dalla spalla. Penso che tutti, nel vederla in queste condizioni, abbiano esclamato almeno una volta: “Poverina!” Anzi, mi correggo, quasi tutti. Qualcuno è infatti riuscito a trovare in questa storia il lato positivo! Cosa c’è di più divertente di un animale indifeso su cui si possono praticare i più svariati tipi di tortura? Stiamo parlando di un passatempo vecchio come il mondo che ancora oggi, nell’epoca della civilizzazione, riscuote un discreto successo soprattutto tra i giovani. Ed ecco che la nostra cagna è diventata il giocattolo di qualche ragazzino annoiato. Qualche giorno fa affacciandomi dalla finestra delle mia camera, che dà sulla campagna, ho sentito un cane che abbaiava e si lamentava. Cercando di capire da dove veniva il rumore, ho notato che qualcosa si muoveva convulsamente vicino alla rete di confine tra la mia campagna e quella del mio vicino. Sono uscita per andare a controllare cosa stava succedendo ed ho notato che la famosa cagna senza la zampa era rimasta in qualche modo incastrata nella rete, non riusciva ad allontanarsi dal posto, come se qualcosa la trattenesse. Mi sono avvicinata fino a quando non ho capito cosa era successo. Aveva un pezzo di fil di ferro attorcigliato al collo e all’altro capo del filo era stato legato un bastone lungo circa 70 cm. La cagna aveva camminato a lungo trascinandosi dietro il bastone fino a quando, cercando di attraversare la rete passando da un buco scavato sotto, il bastone era rimasto incastrato e lei non era più riuscita a liberarsi. Così aveva cominciato a divincolarsi, ma questo aveva peggiorato le cose stringendo ancora di più il filo attorno al collo e rendendo difficile la respirazione. Purtroppo non ho potuto fare nulla per liberare il collo dal fil di ferro dato che lei era passata dall’altra parte della rete, ma ho tagliato il filo al centro liberandola dal legno, in modo che potesse allontanarsi e non soffocare. Questa storia non è altro che l’ennesima crudeltà nei confronti degli animali fatta da qualche ragazzino stupido che prova piacere nel vederli soffrire. Con il mio articolo non spero di risolvere il problema, né tantomeno di sensibilizzare chi merita solo di provare le stesse sofferenze provocate ad altri, ma semplicemente far sapere che queste cose succedono. Qualcuno mi ha consigliato di concludere in questo modo: ”Che brutto essere bestie!” SILVIA CONSOLO glio dell’Aretè Pagina 7 PICCOLE VERGOGNE Nella notte tra il 20 e il 21 marzo è stato rubato lo storico termometro appeso nel muro del laboratorio del fotografo Tanino Barbagallo. Chi tra i valguarneresi può affermare di non aver mai alzato gli occhi, mentre passava dalla via Garibaldi, per controllare la temperatura!? Era diventata ormai una consuetudine, un normale arredo urbano. Il termometro dei Barbagallo aveva cinquant’anni di vita: era stato posseduto dal padre dell’attuale proprietario e dal 1984 era stato imbullonato, con dei robusti tasselli, in via Garibaldi nel nuovo laboratorio fotografico. Il valore di mercato, essendo un pezzo ricercato dai collezionisti era di circa mille euro. Il signor Tanino Barbagallo ha comunque riacquistato, a proprie spese, un altro termometro pubblico, nella speranza che questa volta non faccia la vergognosa fine del precedente. LA REDAZIONE VIVA E’ LA SICILIA Un’ondata di vitalità travolge la nostra isola. Non si tratta solo di vitalità artistica, teatrale o culturale; è una vitalità che tutto può travolgere e trasformare, che ci deve far riflettere, perché ci proietta in un universo culturale “diverso”. Non più la Sicilia stereotipata della mafia, della criminalità, degli omicidi e del pizzo, ma una Sicilia che riempie e fa rivivere i suoi grandiosi e prestigiosi teatri. D’altronde si sa: dove c’è cultura e conoscenza c’è ricchezza morale e materiale. I teatri, dicevamo, si mobilitano! E la “rivoluzione” parte da loro: nostra grande ricchezza. Dal Teatro Massimo di Palermo al Bellini di Catania, dal Teatro greco-romano di Taormina al Teatro greco di Siracusa, per poi passare dal Teatro greco di Segesta, senza scordarci l’Agorà di Morgantina. Si parte con l’AIDA di Giuseppe Verdi, andata in scena al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, dal 6 aprile, sotto la direzione di Donato Renzetti, per la regia Roberto Laganà Manoli per poi arrivare alla stagione classica del Teatro greco di Siracusa. L’Istituto Nazionale del Dramma Antico ha affidato a Luca Ronconi, direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano, la regia di tre opere: “Prometeo incatenato” di Eschilo (in scena il 17/21/24/28/31 maggio e 4/7/11/14/18/21/25/28 giugno), “Baccanti” di Euripide (in scena il 18/22/25/29 maggio e 1/5/8/12/15/19/22/26/29 giugno) e “Le Rane” di Aristofane (in scena il 19/23/26/30 maggio e 2/6/9/13/16/20/23/27/30 giugno). Da un po’ di tempo il regista simbolo del teatro italiano aveva un progetto di spettacolo legato al teatro antico. “Con Prometeo indagherò i rapporti fra scienza e tecnica, con le Rane il senso della cultura teatrale. In mezzo Baccanti, storia di una città distrutta da una figura divina. Sempre ponendoci dalla parte del teatro” ha dichiarato Ronconi. Per noi della provincia di Enna non resta che la speranza di un degno cartellone per l’estate di Morgantina, vista la desolante situazione in cui versano i teatri di Enna e Piazza Armerina. ALFONSO GAMBACURTA GRANDI SUCCESSI PER L’ATLETICA VALGUARNERESE “Pro Sport 85 Valguarnera”: questa è la frase ripetuta ben 8 volte dallo speaker al campo scuola Picanello, in occasione dei campionati regionali ragazzi/e cadetti/e svoltisi a Catania il 13/14 aprile. Ben 8 sono state, infatti, le medaglie vinte dagli atleti valguarneresi. Tre i titoli regionali conquistati che vanno a sommarsi agli altri 72 titoli vinti dai ragazzi della Pro Sport in 17 anni di attività. Nei 60 mt. con ostacoli, Vincenzo Giuliano con l’ottimo tempo di 9”7 ha nettamente prevalso sugli avversari. Pochi istanti dopo, lo stesso atleta è riuscito a piazzarsi secondo nel salto in lungo ragazzi con la misura di 4,78 mt. Il titolo nel lancio del giavellotto cadette è stato vinto da Stefania Sottile con la misura di 26,05 mt., dopo che la stessa si era piazzata al quinto posto negli 80 mt. con il proprio personale di 11”1. A Manna Maria Concetta è andato il titolo nel lancio del vortex con la misura di 20,98 mt, gara nella quale la sua gemella Antonella è arrivata terza con 15,81 mt. Un salto di 4,51 mt. ha permesso a Valeria Passarello di conquistare il terzo posto nel salto in lungo cadette, mentre 3,74 è stata la misura realizzata da Manna Maria Concetta che le ha permesso di piazzarsi al quarto posto nel salto in lungo ragazze. Se grande è la soddisfazione nel vedere i ragazzi confrontarsi e primeggiare con atleti di società più quotate, forte è il rammarico nel constatare giorno per giorno le indicibili condizioni in cui si trova la struttura di atletica leggera. Solo la passione dei nostri ragazzi consente loro di superare i problemi legati alle condizioni di allenamento. Il plauso va dunque esclusivamente ai nostri piccoli atleti capaci di raggiungere nonostante tutto pregevoli risultati. SAN GIUSEPPE CON LE GUIDE Quest’anno per San Giuseppe si notavano al “Canale “un gruppo di ragazzini con le casacche rosse e altri con delle targhette: erano gli alunni della scuola media ed i ragazzi dell’associazione Aretè, che in collaborazione con il Comune di Valguarnera e la “Pro Loco” hanno offerto un utile servizio alla cittadinanza, il servizio guide. Davanti alla Pro Loco è stato aperto uno sportello informazioni; in vari punti del paese, sono state dislocate delle cartine topograQuest’anno la festa di San Giuseppe è stata animata da dalle guide turistiche: erano gli alunni della scuola media ed i ragazzi fiche con l’indicazione dell’ubicazione delle tavolate ed è stato distribuito un opuscolo sulla festa di San Giuseppe a Valguarnedell’Aretè, in collaborazione con il Comune di Valguarnera e la Pro Loco. E’ stato aperto uno sportello informazioni al Canale, ra. sono state affisse in più punti delle mappe topografiche dove veniva indicata la dislocazione delle tavole, sono stati distribuiti deLe guide hanno accompagnato delle scolaresche di Messina e Catania, un gruppo di Taormina, degli americani e tanti altri cittagli opuscoli informativi e si è offerto un servizio di guide gratuito. Hanno usufruito dell’utile servizio delle scolaresche di Mesdini. La popolazione, non abituata a queste iniziative, ha subito accolto con favore il servizio guide, che speriamo possa ripetersi sina e Catania, degli americani, un gruppo turistico proveniente da Taormina e tanti nostri concittadini. anche in futuro. LA REDAZIONE SAN GIUSEPPE CON LE GUIDE glio dell’Aretè Pgina 12 Pagina 8 QUANT'È BELLA L’ONESTA’ Che bella parola: “onestà”! Ce ne laviamo la bocca tutti i giorni, la nominiamo sempre; televisioni e giornali la usano ripetutamente. Ma dov’è? Nelle azioni quotidiane dei genitori che crescono i loro figli ed accudiscono la propria famiglia, facendo sacrifici per sbarcare il lunario; nelle centinaia di servitori dello Stato che ogni giorno rischiano la vita per la nostra sicurezza: nei poliziotti, nei magistrati, nei carabinieri, nei politici seri e scrupolosi; nei parroci alla Don Puglisi; negli operai del petrolchimico di Gela, che per il lavoro, per quello stipendio sudato e da tanti giovani desiderato, sono pronti a perdere pure la salute e la vita; nelle tante operaie carrapipane delle nostre fabbriche: qui la troviamo sicuramente. Sul dizionario alla voce “onestà” corrisponde: “conformità alle leggi dell’onore e della probità”. Quindi l’onestà va a braccetto dell’onore, valore chiave nella nostra Sicilia, incomprensibile a chi siciliano non è. Il concetto di onore rappresenta l’apice attuale della nostra società, perché in esso si fondono i concetti, oltre che di onestà, di morale, etica e rispettabilità sociale. La concezione dell’onore non è fissa, statica e stabile, ma può variare col variare delle culture, a volte con notevoli distorsioni, come nel caso dell’estremismo, sia esso cattolico che mussulmano, e delle società mafiose. La cosiddetta “mafia” in Sicilia si sviluppa nel periodo di governo degli angioini e successivamente dei baroni, quando la popolazione veniva estremamente oppressa per soddisfare la velleità dei principi e dei loro feudatari. Unico baluardo a difesa delle genti erano dei gruppi di uomini armati, dei fuorilegge che si aggiravano per le campagne provocando danni nei latifondi feudali. . Costoro divennero subito, per la gente, uomini degni di onorabilità e rispetto. Ma col tempo i feudatari riuscirono a stringere degli accordi con questi fuorilegge, nominandoli propri campieri e pagando loro una somma in cambio di protezione. La pratica della “protezione” si estese così anche ai normali cittadini, che per mantenere un’attività di tipo economico erano costretti a pagare il cosiddetto pizzo: pratica che è arrivata integra fino ai giorni nostri. Purtroppo la politica, da Crispi in su, invece di combattere questi gruppi malavitosi, vi ha sempre convissuto, attingendovi anzi voti e potere. Oggi dalle nostre parti ha onore “chi si fa gli affari suoi”, chi non parla, chi non denuncia. Vale la regola del “ma cu tu fa far’?”. Senza rendercene pienamente conto, noi che ci crediamo cittadini onesti, avvaliamo la corruzione, l’estorsione, l’usura, il crimine, rimanendo in silenzio, anche quando ne siamo coinvolti in prima persona. Certo da parte dello Stato non c’è grande aiuto, anzi, forse si intravvede un certo abbandono: chi denuncia un’estorsione per avere la sicurezza che il malvivente sia spedito definitivamente in carcere deve attendere il processo di primo grado, di secondo grado e la cassazione, affrontando ingenti spese processuali e rischiando di avere incendiata la propria attività o ucciso un famigliare. La mafia non stà né a Palermo, né a Catania, ma è nelle nostre teste, non ce lo scordiamo. Fino a quando i criminali avranno l’appoggio passivo della popolazione, saremmo tutti schiavi. La liberazione, il futuro dipende solo da noi. Sia chiaro, la malavita altamente organizzata non è solo un fenomeno isolano. Non dobbiamo dimenticare che nel 1992 Tangentopoli scoppiò a Milano, coinvolgendo la Milano bene, con l’arresto di Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Tribuzio, legato a Bettino Craxi e al PSI, che portò allo scoperto una congestione gigantesca tra politica, grande industria e malaffare. Oggi, esattamente a dieci anni da quell’evento, abbiamo l’arresto di Luigi Odasso, direttore dell’ospedale torinese “Le Molinette”, legato ad un grande partito di governo, che stà portando allo scoperto altrettante tristi verità. Il migliore spunto di sintesi della cultura mafiosa e dell’intreccio socio-politico tra popolazione e mafia ce lo da Sciascia con “Il giorno della civetta”. Ma quando, noi siciliani, finiremmo di essere dei quaquaraquà? Ci sono degli uomini che hanno deciso di liberarsi dal triste ed esasperante giogo della mafia: Libero Grassi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, il generale Della Chiesa e tanti altri. Ma tra tutti più significativo è il caso di Peppino Impastato, portato recentemente alla ribalta dal film “I cento passi”, che decise di sfidare non solo Tano Badalamenti, ma anche suo padre e la sua famiglia, di chiari origini mafiose, oltre che tutta Cinisi. Se facessimo tutti come Peppino, la Sicilia tornerebbe ad essere l’isola del sole, un sole che dà, non solo luce, ma anche libertà. ALFONSO GAMBACURTA OLIMPIA SPORTSWEAR GYMNASTYC APPARATUS AND… Via Garibaldi, 115 – Tel. 0935 957939 Valguarnera (En) glio dell’Aretè Pagina 9 MORALITA’ NELLA POLITICA La sinistra sta cercando un’identità. Come spero accade solitamente a chi cerca di capire sé stesso, cosa vuole, chi è, si rivolge al passato e nel passato prossimo della storia italiana c’è “mani pulite”. E’ brutto che le radici e le ragioni di un’area politica siano (ricercate) in un’indagine giudiziaria. La questione morale è qualcosa su cui tutti dovremmo confrontarci e scontrarci, e lo scontro, nei limiti delle regole della liberaldemocrazia, non po’ che essere il benvenuto. Ma lo scontro deve essere sui contenuti, solo così si può moralizzare la politica. Se, invece, avviene demonizzando l’avversario non può che risultare sterile. rado che gli italiani siano, ormai giustamente, stanchi di ascoltare le baruffe dei politici e non saranno di certo gli intellettuali di sinistra ad avvicinare la politica alla realtà dei problemi quotidiani che i cittadini vivono sulla loro pelle. A ben vedere queste baruffe non sono neppure reali, in quanto i nostri politici litigano davanti alle telecamere per mettersi d’accordo nelle due Camere del Parlamento ( e quanto l’accordo non avviene è quasi sempre per motivi propagandistici). La questione “Berlusconi” esiste ed è ovviamente un problema morale nell’attualità politica italiana. Ma è questa sinistra titolata a risolvere la questione? Sembra che essa non abbia neppure preso coscienza della gravità del problema. Ha voluto solamente utilizzare strumentalmente la questione del conflitto d’interessi per fini elettorali. Negli anni dei Governi dell’Ulivo non c’è stata una seria azione politica e legislativa mirata a risolvere il problema del conflitto d’interessi e soltanto quando si stavano avvicinando le nuove elezioni è tornato di moda parlarne. Molti ritengono che moralizzare la politica significhi pretendere giustizia e battersi contro la corruzione. Ovviamente non c’è niente di male in ciò, ma soltanto una grande ingenuità può portare a muoversi contro la corruzione senza chiedersi quali siano i meccanismi che la alimentano. Spesso in Italia le leggi sono criminogene, ma altrettanto spesso esse non vengono rispettate, anzi c’è una vera e propria e propria sistematicità nell’illegalità, specialmente qui al sud. Ecco come ci precludiamo di poter studiare le leggi in maniera pragmatica, esaminandone seriamente gli effetti. Moralizzare la politica in maniera rivoluzionariamente non violente credo invece significhi pretendere che l’avversario si muova secondo al sua propria concezione morale, che rispetti le sue stesse regole. Il non violento non attacca mai la persona schernendola o demonizzandola, magari attribuendogli responsabilità di chissà quali e quanti mali oscuri, non ben precisati. Il non violento laicamente distingue l’agente e l’azione ( proprio come nell’Enciclica “Pacem in Terris” Papa Giovanni XXIII distingueva il peccato dal peccatore) e si batte contro quelle azioni che ritiene portino ad effetti negativi con l’intenzione anche di liberare l’agente dall’azione. Nel caso Italiano sé la sinistra e la destra intendono moralizzare il Paese dovrebbero incominciare a moralizzare il proprio agire, rispettare proprie regole e chiedere il rispetto della legge agli avversari. Ancora una volta vi è il bisogno di cultura e di fare cultura tramite l’azione politica, che non è quella giudiziaria. A proposito di cultura, morale e politica vorrei giungere alla conclusione citando una riflessione sulla “buona fede” di Emanuele Severino (intellettuale non troppo conosciuto al vasto pubblico e filosofo il cui pensiero non può che arricchirci, se abbiamo l’umiltà e il coraggio di considerare anche i dubbi e la speculazione razionale un a ricchezza): “…la morale è un sepolcro imbiancato: perché la buona fede è il bianco che ricopre il sepolcro della malafede. Chi parlava dei sepolcri imbiancati guardava verso una morale sublime. Ma il pensiero non ci spinge ad affermare che proprio le morali sublimi sono sepolcri imbiancati?”. Quest’ultima riflessione può essere inquietante, ma ritengo più morali questo tipo di inquietudini che certezze sulla morale che vengono imposte agli altri con violenza, impoverendo così anche il nostro bagaglio spirituale di esseri umani. MASSIMO MESSINA (commento pervenutoci al precedente editoriale ,“la crisi della politica”, da parte dello studente Massimo Messina ) _____________________________________________________________________________________________________ Gioielli & Liste Nozze “Barbagallo ” P.zza della Repubblica, 24 - Via Garibaldi, 127 Valguarnera Valguarnera glio dell’Aretè Pgina 12 QUELLI DELL’ARETÈ L’uscita de “Il Foglio dell’Aretè” a febbraio è stato un successo, sia perché ha vivacizzato il dibattito culturale, politico e sociale nella nostra realtà locale, sia perché ha portato una ventata di novità. Il periodico è stato diffuso anche via internet, grazie a Sebastiano Giarrizzo e al suo utilissimo “Valguarnera.com”, dove ha riscosso forti apprezzamenti dai “carrapipani” che vivono all’estero. Le polemiche non sono mancate, ma guai a non esserci! Una società monoculturale è una società morta. Da parte nostra ricordiamo che qui non si patteggia né per una parte politica, né per un’altra, visto che al nostro interno raccogliamo la più svariata diversità di posizioni, essendo noi più di cinquanta soci, tutti giovani e di diverso pensiero politico. Non capire questo sarebbe di stravolgente ottusità mentale. È assolutamente attuale la massima gattopardiana “in Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare”. E così dei ragazzi che cercano di “fare” vengono subito, come da tradizione, etichettati. A questo gioco al massacro noi non ci stiamo e rispondiamo non con le parole, ma con i fatti: abbiamo “apparecchiato” il banco alimentare natalizio, abbiamo realizzato un Presepe multimediale, abbiamo animato il carnevale con un gruppo di quaranta persone; messo in scena, finalmente dopo tanti anni di assenza, sotto la regia di Cristoforo Rizzo, la “Passio Cristi” del Giovedì Santo con settanta tra attori e figuranti; abbiamo avuto un dibattito col dott. Dell’Aria su tossicodipendenza e comportamenti rischiosi; il 4 aprile abbiamo avuto ospite per una tavola rotonda sulla legalità la professoressa Gioia Di Cristoforo Longo dell’Università “La Sapienza” di Roma, responsabile dell’UNESCO per l’università e la Ricerca, collaboratrice della Commissione Europea e del Parlamento Europeo per le politiche di antropologia economica. In cantiere abbiamo tante altre manifestazioni e speriamo di realizzarle tutte, confidando nell‘ausilio dei futuri amministratori . LA REDAZIONE BAR –BRUSCHETTERIA PANINERIA – CREPERIA ROSTICCERIA Via Archimede, 28 TEL. 0935/957030 VALGUARNERA (EN) APRI LA TUA MENTE I tuoi occhi scorrono la pagina che hai in mano, cercano di seguire attentamente le parole che si susseguono, richiamano il semplice e naturale gesto della lettura. Ma è nella mente che adesso si svolge lo spettacolo. Sono immagini le frasi del tuo pensiero. Una città. Gente che corre, vita frenetica, traffico, voci che si addensano, rumori che ti penetrano, ti senti soffocato, cerchi riparo. Casa, dolce casa. Il suono della porta che si chiude alle tue spalle scandisce l’atto finale della giornata, il nido della tua esistenza ti avvolge con il suo accogliente abbraccio. Sei calmo, rilassato. Scruti con lo sguardo fuori dalla finestra. Il tramonto. Le ultime luci del giorno, i colori rosati del cielo ti accarezzano, senti i brividi sulla pelle. Il crepuscolo ti accompagna mentre socchiudi gli occhi. Il buio. La notte cala improvvisamente, si oscurano i pensieri, ma le tenebre non ti fanno paura. Dei punti remoti illuminano le tue fantasie più soavi, sogni le stelle cadere nel cesto dei tuoi desideri. Ora è il profumo d’estate che attrae la tua attenzione. No, non è ancora l’alba. I primi raggi si cominciano ad intravedere all’orizzonte. La collina pian piano scopre il sole dal suo sonno. E’ quasi giorno, è quasi festa. Vedi un bambino camminare nella mano del padre, tra innocenti domande e cortesi risposte. Un prato verde ti fa da divano mentre sfogli le pagine del libro del mondo. E’ un libro semplice, che parla di cose semplici e di gente semplice. Parla di una caffettiera, di un uomo, di una guerra, di un passaporto e di un telefonino. Di un sorriso e di una comitiva, la camicia di tuo fratello, il treno che passa, l’aereo che vola. La ragazza che stamattina volevi incontrare, la radio che suona la tua canzone, un pugno e un abbraccio. Una fotografia, un viaggio. Quello che hai percorso fino a questo punto. Una lunga successioni di immagini, a volte dolci, a volte no, ma che comunque ti hanno trascinato nell’universo delle emozioni, che d’ora in poi, forse, vorrai utilizzare con ogni sfumatura possibile. Non ti resta che seguire l’onda della conoscenza per sperimentare i tuoi sensi, metterti comodo e iniziare a volare. Have a nice day! glio dell’Aretè Pgina 12 UNA CONSAPEVOLEZZA IN PIÙ SUL “FARE SCIENTIFICO”: IL PARADIGMA DELLA COMPLESSITÀ Cos’è la verità? Cos’è la realtà? Esiste o è una nostra costruzione? Cos’è un fenomeno? Che cos’è la conoscenza? Che cos’è la scienza? Cos’è un dato scientifico? Su cosa si basa una ricerca? Chi o cosa decide ciò che è vero o falso? Rispondere a queste domande sembrerebbe un compito semplice, ma cercare di comprenderne il senso profondo potrebbe diventare un compito molto complesso. L’uomo, fin da quando è apparso su questo pianeta, si è interrogato sui fenomeni che osservava, cercando di dargli una spiegazione, di comprenderli e di riprodurli al fine di utilizzarli al meglio per la propria sopravvivenza. In un secondo momento ha cominciato ad interrogarsi su come dover procedere per poter conoscere la realtà, elaborando teorie che potessero definire cosa è scientifico e cosa non lo è. È stato Galilei a dare una svolta decisiva al pensiero scientifico delineando un metodo sperimentale in grado di cogliere la realtà in modo oggettivo. Molti altri filosofi hanno dato contributi significativi all’evolversi dei concetti di scienza , metodo, evoluzione, realtà, verità. Le epoche hanno visto nascere movimenti e correnti che hanno strutturato il procedere della ricerca scientifica organizzando il pensiero occidentale su dei principi fondamentali per poter pensare il mondo, creando l’idea: di realtà integrata, unitaria e compiuta e per questo esprimibile in leggi supreme; di un mondo esistente di per sé, indipendentemente dall’uomo che lo percepisce; che esiste una verità che può essere svelata; che il pensiero razionale sia l’unico in grado di permettere la conoscenza certa ; che concetti di ordine, ripetizione, regolarità siano gli aspetti fondanti l’organizzazione del mondo. Questa organizzazione di pensiero ha rappresentato uno strumento di straordinaria potenza conoscitiva per il raggiungimento della verità e il metodo ad esso riferito si è assurto a garante della veridicità per qualunque percorso di conoscenza. Il suo procedere può essere dunque identificato con il paradigma della semplificazione secondo il quale il metodo sperimentale si basa sulla riduzione in parti più semplici della realtà, la disgiunzione degli oggetti gli uni dagli altri dal loro ambiente e dal loro osservatore, la quantificazione e la ripetibilità. L’oggetività della ricerca viene inoltre garantita dalla separazione tra l’osservatore e la cosa osservata. Oggi invece si delineano nuovi scenari per l’epistemologia, si incrina la teoria dell’armonia e l’idea di una realtà unitaria a causa delle nuove scoperte in ambito della fisica, dell’astronomia, delle scienze naturali. Si va prospettando sempre di più un “universo incerto” dove il disordine, il caso, l’agitazione, la dispersione, la disorganizzazione, sembrano parte integrante dei processi di organizzazione del mondo (Morin, 1984). Gli stessi fenomeni possono essere spiegati contemporaneamente da più procedure sperimentali : ad esempio la propagazione della luce può essere spiegata attraverso la teoria ondulatoria e quella corpuscolare (dualità onda particella). La realtà è una categoria fisica o mentale? Morin ne propone un’integrazione introducendo il concetto di physis e psychè secondo il quale la realtà è una categoria fisica in quanto definita da specifiche condizioni chimiche, energetiche, etc, ma è anche una categoria mentale perché sono psichiche le condizioni di distinzione o d’isolamento che la definiscono. Vengono a cadere dunque, i principi che organizzano il metodo sperimentale e si ricerca un modello scientifico che possa tenere conto della enorme varietà e complessità dei fenomeni. Il paradigma della complessità nasce in seno a queste riflessioni e pone l’accento sulla necessità di studiare i fenomeni cogliendo ed esplicitando le “relazioni” che li definiscono; non è sufficiente, nell’osservazione, la scomposizione delle componenti analizzate; al contrario, questa va condotta cercando di cogliere quanto più possibile la complessità del fenomeno, rispetto alla sua strutturazione e alle variabili di influenzamento (Di Nuovo, Giannone). Se prendiamo in considerazione gli studi sul funzionamento psichico ci rendiamo conto di quanto sia inadeguata la scienza classica, come potrebbe spiegare fenomeni qualitativi come le emozioni, le fantasie, i sogni, le motivazioni? La personalità di ognuno di noi è il frutto di un’infinità di processi, pensieri, esperienze, produzioni di significati, che si connettono e si intrecciano come a formare una finissima rete che dà senso alla nostra vita. Cercare di scomporre e analizzare le singole parti sarebbe un lavoro sterile che servirebbe solo a parcellizzare l’individuo non rendendo giustizia alla ricerca della verità. Diventa necessario dunque, costruire degli orientamenti metodologici che guidino la ricerca mantenendo la necessità di definire in modo non riduttivistico l’oggetto, individuare le variabili che lo compongono, mettere in relazione gli elementi con il contesto in cui sono inseriti, usare una logica di connesione delle ipotesi, per maggiore chiarezza di osservazione procedere “come se” le variabili fossero distinte. Un altro punto da tenere in considerazione è quello che secondo la scienza classica è essenziale separare la cosa osservata dall’osservatore depurandola dai fatti soggettivi, in ambito psicoterapeutico operare questa scissione significherebbe annullarne gli oggetti di lavoro, infatti, la terapia si occupa fondamentalmente di soggettività e di relazione. Nella sperimentazione il ricercatore rientra come soggetto attivo in quanto portatore di una teoria e di una propria formazione, per questo è necessario: esplicitare il dispositivo di osservazione, che permetterà di visualizzare meglio i dati, aprire l’esperimento al controllo intersoggettivo, poiché la verità scientifica poggia sull’accordo della comunità scientifica. Mi piacerebbe concludere con una citazione: “All’inizio di ogni operazione conoscitiva c’è un atto soggettivo, una soggettività singolare che poggia su una soggettività collettiva, su un accordo intersoggettivo, connesso con la struttura immaginaria e culturale di una specifica epoca”.(Kuhn, 1962; Ceruti, 1986; Di Maria e Giannone, 1998). È come se ogni epoca possedesse una sorta di pensiero culturale e immaginario, determinato dall’intreccio di eventi che lo hanno preceduto. Un ricercatore che studia un fenomeno pone i risultati e le considerazioni, prodotte dal suo lavoro, alla comunità scientifica che li vaglia sulla base dei suoi paradigmi epistemologici che inevitabilmente risentono della matrice storico-culturale-scientifica. Comprendere questo non significa raggiungere la verità, ma ci consente di avere una visione più chiara delle variabili in gioco, di esplicitare e portare alla coscienza i processi che intervengono nella sperimentazione, ci dà insomma una maggiore consapevolezza sull’estenuante lavoro di ricerca e sul procedere e l’evolversi della scienza e ….SCUSATE SE È POCO. CONCETTO ALESSIO ARENA glio dell’Aretè Pgina 12