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Lega Spi-Cgil di Fabbrico
Zona – Distretto Spi di Correggio
Dipartimento Formazione e Ricerca ( Ufficio studi) - Spi di RE
NON SOLO IN-FORMAZIONE MA SOGGETTI
DEL CAMBIAMENTO
2^ Fase
Percorso di conoscenza e questioni di collettività :
un contributo per la qualità e l’innovazione
del Welfare locale e per il bene comune.
Coordinamenti - stesure - elaborati
a cura di
Cesare Vasconi – Luciano Ricchi
Interviste, elaborati e sintesi
Maggio / Dicembre 2014
2
INDICE
Pagg.

Una ricerca sociale a Fabbrico

Considerazioni metodologiche e di merito

Gli incontri di gruppo ( o focus) :
- 1° Gruppo
- 2° Gruppo
- 3° Gruppo

Le interviste individuali
- Parmiggiani Luciano
(Unione dei Comuni)
- Giannoccolo Renzo ( Cgil – Zona Correggio)
- Turci Giuliana ( Distretto Ausl di Correggio)
- Magnani Giancarlo( Coordinatore Coop.Elios)
3
4–8
10 - 32
33 - 50
51 - 67
68 – 84
85 - 94
95 -108
109 -120
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UNA RICERCA SOCIALE A FABBRICO
“ L'idea iniziale,la realizzazione ed il suo utilizzo”
di Luciano Ricchi - Segretario Lega Spi/CGIL Fabbrico
La scelta di attivare questa ricerca è stata decisa dal Comitato Direttivo di Lega
in
occasione della preparazione del nono congresso SPI-Cgil Territoriale. C'era un forte
bisogno di comprendere a Fabbrico non solo i nuovi bisogni nel sociale, ma anche le
disponibilità di partecipazione, la necessità di comprensione dei cambiamenti culturali .
La Lega Spi ha ritenuto che la collettività di Fabbrico in questi ultimi 25 anni abbia avuto
forti cambiamenti : la popolazione è aumentata di mille unità, la sua composizione oggi
non è più quella autoctona uscita dalla Resistenza, circa un terzo è frutto di immigrazione
interna e straniera.
Era ben presente che il bisogno di incontrare , conoscere nuove persone e idee non
poteva eludere la costruzione di obiettivi sociali condivisi dall'insieme della collettività.
Il Comitato Direttivo di Lega ha deciso di usare lo strumento del questionario tra gli iscritti
Spi. Abbiamo scelto di fare la ricerca tra gli iscritti avendo presente un riferimento
importante: la nostra organizzazione conta 1173 iscritti su circa 2000 pensionati circa nel
comune, abbiamo ritenuto che la fotografia che ne sarebbe uscita sarebbe stata
abbastanza rappresentativa della popolazione , ben bilanciata e credibile .
Abbiamo distribuito 473 questionari , ne abbiamo raccolti 333 tutti riconsegnati dagli
interpellati, con grande senso di partecipazione e di volontà per
contribuire alla
costruzione di nuove forme di comunità e società.
Abbiamo inteso lavorare per costruire obiettivi che ci consentano di impegnare la nostra
organizzazione nei quattro anni che ci separano dall'ulteriore fase congressuale con un
forte riferimento alla contrattazione sociale e alla necessità di costruirla insieme con i
lavoratori attivi e le diverse componenti sociali.
Dopo il questionario abbiamo
svolto 3 Focus di approfondimento ed altre interviste
individuali , con la partecipazione e il coinvolgimento di pensionati, lavoratori , dirigenti ed
operatori sociali e socio-sanitari e famiglie.
Con questo lavoro riteniamo di essere nella condizione di poter presentare le conclusioni
e di aprire nel
futuro l’apertura di una fase di condivisione con le istituzioni e la società
nel suo insieme , avente l'obiettivo di individuare nuove risposte allo stato sociale .
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CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE E DI MERITO
(di Cesare Vasconi - Dipartimento formazione e ricerca - Ufficio studi - Spi di RE)
Il metodo utilizzato
( finalità ed obiettivi della ricerca-azione partecipata) )
1. Il ruolo della comunità
attivare la comunità a conoscere se stessa in quanto
competente ad affrontare le criticità al suo interno ;
2. Il profilo della comunità fare emergere dati ed informazioni , le caratteristiche
territoriali : i servizi, la qualità della
vita e delle relazioni, le modalità per fronteggiare
le criticità ;
3. La progettazione
con gruppi di volontari e cittadini ,dirigenti e operatori
sociali, costruire insieme strumenti di analisi , di approfondimento , di attività e di cambiamento , come
processo di crescita della comunità stessa;
4. L’attivazione di forme
di collaborazione e
strumentazione
con il gruppo di coordinamento , gruppi di lavoro su
singoli problemi :questionari per raccolta dati della
popolazione, strumenti di ricerca qualitativa e di
coinvolgimento (interviste individuali a testimoni
privilegiati , focus group ,analisi di casi , ecc);
5. Il coinvolgimento
in tutte le fasi
non solo al momento finale ma durante tutto il percorso
di costruzione che ha portato sia all’analisi dei dati che
all’elaborazione delle sintesi dell’attività svolta;
6. La restituzione dei dati
momento importante della ricerca-azione per l’individuazione di priorità e delle possibili risorse da attivare per
darvi soluzione;
7. La valutazione
come aiuto dei cittadini alla comunità per costruire il proprio
futuro ( proposte , valutazioni , soluzioni sul welfare) ;
8. Gli obiettivi del
lavoro di comunità
fare crescere comunità competenti con un processo che fa
leva sugli aspetti che si intendono sviluppare: responsabilità sociale , peso politico e contrattuale attraverso azioni
che sviluppino la relazione , la fiducia , la solidarietà e la
vicinanza ;
9. La cura delle
relazioni
è importante avere una costante cura delle relazioni , sia
nei gruppi che tra i gruppi ,sulla comunicazione , lo scambio
delle esperienze ed informazioni , per sostenere ed agevolare
processi di apprendimento e conoscenza di comunità ;
10. Il senso di
responsabilità
sociale
- La cura delle relazioni e senso di responsabilità sociale;
- L’attenzione alla comunicazione ;
- L’apprendimento, la formazione permanente, la partecipazione
e collaborazione per lo sviluppo della socialità e comunità.
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Alcune considerazioni sul merito
Questa indagine è stata decisa al fine di conoscere le condizioni, le trasformazioni
socio-economiche, alcuni fabbisogni sociali , gli aspetti relazionali , le percezioni e le
aspettative degli iscritti e della popolazione per lo svolgimento
dell’azione di
rappresentanza qualificata e di mandato . Si è proceduto attraverso la presa d’atto dei
dati quantitativi emersi dai questionari raccolti ed un approccio qualitativo con momenti
di incontro , di interviste di gruppo strutturate ( o focus) ed individuali , per poter
contribuire positivamente alla crescita di qualità relazionale della comunità , per una più
ampia presenza sociale e contrattuale del sindacato.
Per considerare e valutare l’impatto ed i possibili sviluppi che questa ricerca-azione
partecipata , svolta a Fabbrico in modo collettivo , in due fasi , con il coinvolgimento del
Direttivo Spi di Fabbrico , dei cittadini , di dirigenti del welfare, di altre categorie e dei
pensionati di diversi comuni del distretto , è necessario tenere presente che tale
momento partecipativo , anche durante la fase di progettazione è stata una scelta
metodologica che ha connotato questo intervento sociale sul territorio con una presenza
impegnata e qualificata.
Nei vari campi di intervento sociale la progettazione e conduzione partecipata , anche da
parte degli stessi destinatari o loro rappresentanti , crea spazi di condivisione di valori,
obiettivi e nuovi strumenti . Con la crisi dei modelli organizzativi di tipo gerarchico
(apicale e direttivo ) , la partecipazione diviene elemento costitutivo delle interazioni tra
gli operatori/ci , i lavoratori/ci , cittadini e dirigenti-coordinatori sociali , con l’obiettivo
che le persone coinvolte ed interessate nel percorso di analisi siano da considerarsi
soggetti attivi del cambiamento. L’intento è che da questi dati e valutazioni - presenti
nelle fasi della ricerca - si possano attivare risorse e risposte alle vulnerabilità sociali
presenti, dare concretezza
dell’affermarsi
di percorsi e processi
partecipativi
indispensabili all’innovazione dei welfare locali. In tal modo, in quanto possibili
partecipanti-costruttori del cambiamento , vi è anche un riconoscimento identitario - che
può tradursi in presenza fattuale - ed essere parte integrante nel dare un proprio
contributo per un nuovo welfare a connotazione pubblica , alla luce delle nuove necessità
presenti in una società globalizzata in trasformazione e in grave crisi economica.
Scorrendo le parti trascritte di tutti e tre i focus e i testi delle 4 interviste vengono
evidenziati aspetti , differenze e modalità di come si articolano i beni e i servizi pubblici
del welfare locale nella sua compagine comunale, distrettuale e provinciale. I temi posti
nelle domande sono stati affrontati dai partecipanti in base alle esperienze ed attività di
vita vissuta come singoli cittadini, famiglie e vari soggetti ( amministratori , sindacalisti,
ecc.) in quanto fruitori , lavoratori/ci, pensionati , operatori/ci e volontari che hanno
contribuito sia alla costruzione che al funzionamento dei servizi sociali e socio-sanitari.
In base a queste loro concrete esperienze emergono aspetti che già possono essere utili
a capire com’erano i servizi in origine nella loro costituzione , come si sono evoluti e
modificati i bisogni , le aspettative e le necessità , anche in relazione agli effetti prodotti
dalla crisi attuale. Vi sono temi che possono essere indicati per dare inizio ad una
discussione, per un percorso di approfondimenti , diviso in più fasi ed attivando forme di
progettazione, contrattazione sociale , coesione e relazione con gli enti ed associazioni
locali preposte, al fine di trovare
soluzioni , cambiamenti e nuove modalità di
approccio.
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Anche nelle interviste individuali, su domande ed interrogativi ricavati dalle risposte al
questionario, pur in presenza di differenti approcci viene espressa , come centralità , la
propensione alla qualità riguardo alla presenza e al funzionamento del welfare pubblico
sul territorio.
Negli incontri di gruppo si è voluto trascrivere dalle de-registrazioni gli interventi e le
opinioni , così come sono state espresse, intercalate da osservazioni, puntualizzazioni al
fine di riconoscere, dare importanza e valore ai partecipanti attraverso la narrazione della
loro esperienza di vita , di gestione , di lavoro e di solidarietà .
In questo elaborato di sintesi ci sono note, considerazioni e aspetti che , oltre ad
indicare tematiche evidenti e concrete da affrontare e da attivare , si cercano delle
risposte in tempi medio-brevi su temi di rilievo importanti per la vita delle persone e la
condizione delle famiglie : la capacità di relazionare di una comunità ed il piacere di
cercare risposte ai problemi ,di dare - ricevere solidarietà e creare legami di appartenenza
e di coesione .
Alcuni aspetti ricavati dagli interventi ai partecipanti ai focus :
“ … io ho sempre lavorato fino a 58-59 anni , lavoravo fuori dal mio paese, ma da quando
ho cominciato questa attività di volontariato penso che sia aumentato del 300% il numero
delle persone che mi salutano…” (pag.56) .
L’Assistente sociale che di fronte a situazioni di disagio nell’indicare lo svolgimento di un
servizio come prestazione avulso dalla relazione , afferma in merito :
“ … se io mando un operatore o un’operatrice in casa ad aiutare a fare la spesa ha un
significato… allora queste cose le facciamo anche per gli anziani e va bene, perché
diventiamo un punto di riferimento per l’anziano stesso … Però se sono un punto di
riferimento io mi domando: ‘ cavolo , ma ( solo) un servizio deve essere un punto di
riferimento per una persona ? … e invece se si trova una persona ( un vicino o un
volontario) che accompagna a fare la spesa ha un significato diverso.” (pag. 59)
Anche nel valutare le differenze del welfare locale rispetto alle sue origini , quando non
vi era un forte e spiccato individualismo, né una frammentazione familiare e sociale così
diffusa (che può creare solitudine) e un’immigrazione globalizzata proveniente da diverse
parti del mondo, si evidenzia l’importanza della relazione come elemento connaturato
nei servizi del welfare ed in particolare quelli alla persona:
“ Ho fatto 30 anni l’Assistente domiciliare ed era una cosa diversa che farla da volontaria.
Facevamo anche l’aiuto per fare la spesa, ma lo si faceva cercando di entrare in sintonia
con la persona nel creare un rapporto , una relazione e questo era importante…” (Pag.12)
La situazione attuale è diversa : ai problemi non risolti di ieri si assommano quelli di oggi ,
per esempio in rapporto alle differenze di relazione-comunicazione non solo tra persone
conoscenti , ma con persone e famiglie di origine straniera , le loro abitudini e culture :
“ Ho fatto la baby sitter per i bambini extra-comunitari. Mi è servito per togliermi qualche
pregiudizio e mi è piaciuto , ma sono rimasta un po’ delusa perché speravo che le
mamme quando mi avessero incontrata mi parlassero . Invece quando le incontri non
tutte ti salutano , solo 2 o 3 lo fanno. “ (pag.12)
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Un’altra volontaria( baby-sitter) invece , segnala di nuovo l’importanza della relazione
creatasi con bambini e i genitori di origine straniera:
“ Per me fare la baby-sitter è stata un’esperienza positiva . Ancora le mamme mi salutano
soprattutto quelle che si interessavano ai problemi politici della comunità …” ( pag.14)
Anche negli aspetti relazionali tra i nativi , non nativi e stranieri , da parte di un partecipante delegato sindacale, si sottolinea l’importanza e la volontà dell’ integrazione
sociale della comprensione anche in presenza delle diversità e quindi dell’aumento di
complessità che ciò comporta :
”Adesso si vive in una situazione di solitudine a tutti i livelli , vuoi per le nuove tecnologie,
vuoi perché non ci conoscono…Si nota ancora l’esistenza 2 o 3 ‘comunità’ : i fabbricesi,
gente come me che proviene dal sud Italia e che si è più o meno integrata o che fa fatica
più o meno a farlo , e poi ci sono gli stranieri…” ( Pag.63)
D’altra parte i volontari si chiedono in più interventi cosa fare per essere più presenti,
efficaci e vicini a chi ha più bisogno :
“ Una delle domande che mi faccio è come si può attivare un volontariato che possa dare
un aiuto alle famiglie non sostitutivo, ma di sostegno “ ( pag.13)
Da queste testimonianze è presente una realtà fatta di nuovi bisogni e dello spirito di
un welfare delle origini (la relazione) da non dimenticare, altrimenti i servizi sociali e alla
persona sono o diventano solo erogatori di prestazioni e i cittadini clienti. Il rinnovamento
per un nuovo welfare deve contenere uno spirito , così come sostiene Sergio Manghi , in
cui l’aspetto principale deve essere quello di carattere umanitario , dove è presente la
responsabilità verso l’umanità degli altri : la fratellanza - solidarietà. Tale aspetto assume,
oggi , il valore di una grande questione culturale dove la qualità e l’umanizzazione delle
relazioni, la centralità degli operatori/ci , lo stare con gli altri e le politiche di comunità
sono componenti essenziali per un rilancio ed il rinnovo del welfare. Lo stesso ruolo del
volontariato , per essere efficace , non deve essere integrativo , ma più integrato al
sistema in rete tra professionisti , operatori , cittadini , famiglie ed associazioni.
E’ necessario , quindi , ripartire dal concetto che ognuno di noi e gli altri , siamo “differenza”
dove la relazione è prioritaria , soprattutto in un periodo in cui vi è , nei rapporti umani , una
prevalenza individualistica dove convivono troppe aspettative, desideri, ansie e delusioni. Anche
la frammentazione sociale , come caratteristica della modernità neo-liberista , va affrontata in
campo socio-sanitario e dei servizi sociali , attraverso l’integrazione per la continuità
assistenziale , la presa in carico e nel rapporto tra strutture, servizi e territorio. Si tratta così
come sostiene Manghi di:
“ Assumere come criterio guida la cura del senso e delle relazioni , con il compito ,
anche, naturalmente, di dare un volto nuovo alle stesse tecniche , di fare un buon uso
delle tecniche.”
Attualmente sono in campo idee e proposte sia a livello nazionale, regionale, locale - diverse
tra loro - di rinnovamento del welfare pubblico ( lo Stato del benessere: lo stare bene) in base a
necessità individuali , collettive di coesione e per il bene comune (qualità di vita) : per un nuovo
welfare locale anche con la presenza di fondazioni di comunità ( come da proposta della Cgil di
Bologna ) ; la contrattazione sociale/territoriale per l’individuazione , il reperimento e l’utilizzo di
risorse pubblico-private a favore dei servizi soprattutto quelli alla persona.
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E’ necessario intrecciare legami di solidarietà, di partecipazione, socializzazione per una società
attiva, per lo sviluppo di un’economia sociale, di standard di qualità per un nuovo Stato del
Benessere che metta in relazione : i servizi pubblici , il volontariato , le famiglie , i cittadini , il terzo
settore e le associazioni di impegno sociale.
“ Ritrovare e rinnovare lo spirito del welfare” - Intervista a Sergio Manghi – Docente di Sociologia e dei
processi culturali e comunicativi dell’Università di Parma.
“ La crisi del legame sociale” di P.Stauder ( Università di Urbino) - Ed. Montefeltro
GLI INCONTRI CON IL 1° GRUPPO
( Il Direttivo Spi di Fabbrico e invitati )
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DIRETTIVO SPI-CGIL di FABBRICO
( 28/04/2014 )
Bisi Ombretta
Bianchi Agata
Ferrari Gladi
Guaitolini Giuliana
Pavarini Lucia
Levani Giovanni
Foroni Lino
Gibertoni Rodolfo
Ricchi Luciano
Vioni Amos
Invitati permanenti
Azzolini Annamaria
Benati Mauro
Marani Leo
Bellesia Deanna ( invitata e partecipante all’incontro )
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I titoli dei temi affrontati e i colori utilizzati per una sintesi delle
1° Gruppo ( Il Direttivo Spi di Fabbrico)
Azzurro
“ IL VOLONTARIATO”
Marrone
“LA CASA”
Rosso
“ LA SALUTE E
L’AUTOSUFFICIENZA
DELLE PERSONE CHE
ABITANO SOLE”
Fucsia
“ LA FAMIGLIA “
Blu
“I SERVIZI “
Prugna
“ LA SICUREZZA”
Viola
“ LA MOBILITA’ “
Verde
“ L’AMBIENTE”
Rosso scuro
“ LA RAPPRESENTANZA”
domande formulate
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IL VOLONTARIATO
Il volontariato a Fabbrico è una realtà diffusa ; vi è una interrelazione operativa , non strutturata
fra i vari settori d’intervento e quella di tipo sindacale. L’operatività è composta di più azioni
sociali che partono da una volontà ed un’esigenza di comunicare tra le persone e con l’insieme
della comunità , con una connotazione iniziale composta da aspirazioni personali , derivanti dal
lavoro e attività svolte attualmente e nel passato , e anche dall’esperienza sindacale che si
esprime tuttora nella partecipazione attiva nel sindacato pensionati dello Spi-Cgil. Per alcuni
l’operare nella realtà sociale si incontrano anche difficoltà e/o qualche delusione soprattutto
nelle aspettative di ritorno:
Il fare la baby-sitter
“ Ho fatto la volontaria baby-sitter per i bambini extra-comunitari . Mi è servito per togliermi
qualche pregiudizio e mi è piaciuto , ma sono rimasta un po’ delusa perché speravo che le
mamme quando mi avessero incontrata mi parlassero. Invece quando le incontri non tutte ti
salutano , solo 2 o 3 lo fanno” ( B.O.)
“ Lo fai perché dai una mano a quelli dell’AVIE
(associazione volontari per extracomunitari) e tutti insieme lo fai volentieri . Invece forse per la
loro cultura e le loro abitudini , sono un po’ chiusi , ma noi però ci adoperiamo e ci diamo da
fare..”(B.A.)
Volontariato di accompagnamento ( trasporto e altri )
Aiutare per i bisogni e le necessità delle persone anziane e disabili – soprattutto sole – è una
disponibilità che viene attivata dal gruppo “ Primavera” : l’accompagnamento per fare la
spesa,oppure per visite o cure sanitarie.
Su questi settori , sia l’aiuto per fare la spesa che per esigenze medico-sanitarie ci si domanda
come mai ci sono stati cambiamenti:
“ Sono volontaria del gruppo “ Primavera” e accompagniamo gli anziani o disabili nei vari
ambulatori all’ospedale o da altre parti . Come esperienza a me piace molto , ma la Coop. e la
Amministrazione Comunale hanno fatto un progetto di portare le persone a fare la spesa in
qualsiasi negozio utilizzando la loro auto “ ( P.L.) Precisando che “ Il volontariato andava a
prendere a casa l’anziano , lo portava a fare la spesa e l’aiutava: non è stata un’iniziativa diffusa,
mi è dispiaciuto tantissimo perché ci sono persone anziane sole che non hanno recepito o
usufruito questo bel servizio … questo non l’ho capito” ( P.L.) “ Dopo la spesa venivano a
prenotarsi da noi , le persone che usufruivano di questo servizio erano supercontente, ma non
siamo riusciti ad allargare l’attività” (P.L.)
Nella discussione si esprime la necessità e l’esigenza di un maggiore servizio in questo campo ,
ma è sempre più difficile reperire persone disponibili , soprattutto in età più giovane , a fare
attività di volontariato , manifestando una cera preoccupazione per il futuro :
“ Il brutto è che ho paura che dopo la nostra età ( generazione) non ci sia più nessuno che si
preoccupi di questo. Come volontariato non c’è alcuna retribuzione dato che le eventuali quote
per le attività svolte vengono pagate direttamente in banca ” (P.L.)
I servizi e il segretariato sociale
Si affrontano anche aspetti di carattere storico sui servizi , nel valutare le differenze esistenti con
il passato:
“ Ho fatto per 30 anni l’Assistente domiciliare ed era una cosa diversa che farla come volontaria.
Facevamo anche l’aiuto per fare la spesa , ma lo si faceva cercando di entrare in sintonia con la
persona nel creare un rapporto , una relazione e questo era molto importante…” (B.D..)
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E ancora :
“…quando si facevano i corsi di formazione era importante anche preoccuparsi del linguaggio
(anche il dialetto) se volevi entrare in sintonia con la persona, altrimenti il rischio è che si diventi
un oggetto. ” ( B.D.)
Quindi , si sostiene che bisogna cercare di cambiare per poter comunicare :
“ Attualmente c’è un certo anonimato, che ti fa diventare un numero. Quando lavoravamo noi
portavamo gli anziani da tutte le parti , anche in banca. Si cercava di entrare in relazione coi
parenti e creare dei rapporti. Adesso , secondo me , il disagio c’è … “ (B.D)
Si discute e si approfondisce il ruolo che la famiglia deve avere e che , in merito , va aiutata a
svolgere un compito non facile :
“ Le domande che mi faccio è : come si può attivare un volontariato che possa dare un aiuto alla
famiglia , non sostitutivo ma di sostegno? E un’altra : perché a Fabbrico l’Auser non è ancora
riuscita ad attivare un volontariato non solo sul trasporto , ma per un intervento e un approccio a
domicilio per dare un aiuto alla famiglia? (R.L.)
Si potrebbe attivare , organizzare una specie di Segretariato Sociale per le famiglie e soprattutto
per le persone sole:
“ In questi giorni io sto facendo la denuncia dei redditi. Queste persone anziane se non hanno
una famiglia vicino , dei figli o nipoti , chi li segue ?” (B.D.)
Il coordinamento fra le Associazioni
Su queste problematiche c’è da mettere in conto l’arretramento che il servizio pubblico ( il
Welfare anche locale) ha avuto in questi anni . Il volontariato , quindi , cerca di sopperire almeno
in parte a questa realtà e alle nuove necessità che si sono create di conseguenza. E questo è
importante da considerare. Ma , un aspetto negativo sta nelle carenze di coordinamento fra i vari
aspetti che compongono l’insieme dell’essere persona ( il suo benessere) e la frammentazione
che si è creata dove ognuno opera prioritariamente nel suo campo. Lo dice espressamente un
partecipante :
“ … Fra i vari campi di volontariato non c’è un coordinamento … c’è una certa frammentazione
dove ognuno opera nel suo campo , vedi servizi a domicilio , culturali o sportivi. ( V.A.)
Quindi , agevolare il coordinamento delle azioni di volontariato - per cercare di de-frammentarelo si dovrebbe sviluppare , favorire da parte delle strutture pubbliche e sociali ( enti ed
associazioni) , sia per quanto riguarda la quantità che la qualità delle prestazioni, il volontariato di
supporto ai servizi e di compagnia ( le persone sole) . In tale contesto anche un ruolo dell’Auser
più attinente ai nuovi bisogni all’interno di un sistema di e a rete ( da creare) .
I bisogni delle persone anziane e/o disabili sono molto ampi e variegati : dal problema
dell’abitare, i lavori domestici , l’aiuto a chi non ha l’ascensore e più in generale l’aiuto alle
persone. In merito si sostiene che :
“ … il discorso è quello di stare vicino e in sintonia con i bisogni della gente attraverso l’ascolto, il
parlare , la compagnia per dare un senso al vivere ed alleviare le sofferenze derivate dalla
solitudine. Anche qui bisogna essere più organizzati per individuare quelle persone che ne
hanno bisogno ( il non sentirsi soli nel rapporto con gli altri) … ( G.R.)
Vi sono più tipi di approccio , ma bisogna tenere conto delle complessità insite nelle relazioni , un
volontariato rivolto a questo tipo di solidarietà e di appoggio alle persone, ai figli e alle famiglie ci
deve interessare e coinvolgere in quanto individui e anche come organizzazioni sociali :
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“ … Io da quando sono andata in pensione ho avuto due anni con la mamma ammalata , poi ho
cominciato subito con lo Spi ed anch’io ho fatto l’esperienza come baby-sitter. Anzi, dirò che l’ho
iniziata perché sono stata la prima ad avere contatti con le donne che lo facevano e che era un
tipo di attività che era delegata solo alle donne cattoliche e a un gruppo della Chiesa . “ (G.G.)
Tali rapporti che si istaurano tra le persone ed il loro contesto sociale ( anche quello di
volontariato sia laico che religioso) , sviluppano rapporti concreti di solidarietà utili per la
comunità come qui si sostiene :
“ Per me fare la baby-sitter è stata un’esperienza positiva. Ancora le mamme mi salutano
soprattutto quelle che si interessavano ai problemi politici della comunità e si parla di problemi
non solo quelli riferiti all’informarsi , ma si va al di là di come sta la propria famiglia .“ ( G.G.)
Quindi per la coesione sociale è importante il coordinamento fra i vari gruppi di volontariato in
difesa e a sostegno del Welfare( Stato Sociale) :
“ Circa il coordinamento , dato che l’unione fa la forza , cioè tra i vari gruppi ci sarebbe minore
dispersione di forze e di mezzi e in più la realizzazione di idee che possono essere gestite
insieme . Superare , quindi , i compartimenti stagni. “ ( G.G.)
Una tale idea di volontariato non deve essere considerata come aspetto alternativo e/o sostitutivo
a ciò che deve essere la responsabilità del servizio pubblico ( il welfare locale) , ma rafforzativo
rispetto a ciò che non deve essere o diventare il bene pubblico , che invece si deve basare su
azioni efficaci dello Stato Sociale nei confronti della persona e dei cittadini . Per questo si
sottolinea :
“ Però , attenzione : ci siamo resi conto che in certe situazioni dove in momenti contingenti il
pubblico , la gente , la cittadinanza ha dato una mano . Praticamente poi è passata l’idea che
siccome c’è il volontariato, insomma, il pubblico poteva evitare o risparmiare una certa spesa e
starsene in disparte : il volontariato ci deve essere , deve migliorare e casomai stimolare e dare il
proprio aiuto e può aggiungere qualcosa in più , che può sostituire un momento contingente, ma
non deve , secondo me , sostituirsi al servizio pubblico” (G.G.)
Alcune proposte
E’ da questo punto di vista che l’Auser può essere maggiormente presente su aspetti di aiuto alla
persona ( vedi la propria presenza negli appartamenti protetti) e anche in merito ad iniziative
ricreativo - culturali e quelle svolte alla Coop. Nord-est , in collaborazione col gruppo “ Primavera”
facendo tesoro di un’esperienza trascorsa ( dell’Auser) di aiuto a chi ha o avverte problemi di
mobilità. Si tratta di attivare alcune forme concrete di coordinamento per superare un eccessivo
“individualismo ” o autosufficienza di ogni singola associazione che non agevola
la
comunicazione tra i vari soggetti :
“ Si , ogni associazione ha un Presidente che però non comunicano tra di loro…” (L.G.)
Ci sono tante correnti culturali dal volontariato cattolico a quello laico e anche scientifico e
sanitario . Alcuni aspetti importanti che vengono indicati e da sviluppare sono : la costruzione di
un Segretariato sociale e di compagnia :
“ … mettere a disposizione alcune persone per costruire un Segretariato per anziani e disabili
per aiutarli nel mettere a posto i documenti della denuncia dei redditi: vado a prendere la
documentazione a domicilio e poi gliela porto a casa. Questo per le persone sole o che ne hanno
bisogno e quant’altro … “ (R.L.) ;
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E il rapporto tra le generazioni :
“ Il Pedibus ( trasporto per i bimbi) è una bella esperienza perché dà la possibilità di avere un
rapporto con i bambini e perciò mantenere quel contatto - tra bimbi e anziani - che c’era un
tempo nella comunità che , a quel tempo , era in prevalenza contadina. “ (R.L.)
Quest’ultimo è un servizio , ma anche un modo concreto di comunicare
famiglie :
tra le persone e le
“ … è uno stimolo di domanda da genitore e genitore relativamente alla realtà o soddisfazione o
meno dei bimbi ,. per una possibilità di relazione e di ri-costruzione di una comunicazione
interfamiliare e di comunità . “ (R.L.)
Inoltre :
“ Un volontariato se vuole essere efficace ad affrontare problemi propri della modernità deve
poter agire con questa consapevolezza “ (R.L.)
L’ABITARE , LA PREVENZIONE A DISTANZA E LA SOLIDARIETA’
Dalla ricerca sono emersi dei temi importanti : le assenze di ascensori in alcuni condomini e la
presenza di barriere architettoniche soprattutto all’interno di
abitazioni . Inoltre le spese di
mantenimento della casa stessa ( in proprietà è l’80%) , dove le relative spese sono
abbastanza gravose in relazione alle trasformazioni intervenute nella famiglia (frammentazione),
dove le case costruite dopo gli anni 60 facevano riferimento alla composizione familiare d’allora.
Oggi con l’andata dei figli/nipoti in altre abitazioni ( o fuori comune) si possono trovare famiglie di
1 – 2 componenti che abitano abitazioni/appartamenti di una metratura più ampia delle reali
necessità e quindi con relative spese che gravano su chi vi abita.
Un altro tema è quello della prevenzione a distanza ( telesoccorso o altro) la cui importanza ,
vista la percentuale delle persone che abitano sole , è anch’essa sottolineata
L’abitazione
“ Da noi molti anziani sono riusciti a realizzare un appartamento o una casa anni fa quando la
famiglia era grande : oggi si ritrovano in un’abitazione che non risponde alle loro esigenze , che
costa tantissimo come costi di manutenzione e che con l’andare degli anni arriva ad avere un
continuo bisogno di interventi .“ (G.G.)
Il problema è abbastanza sentito tanto che in alcune assemblee sindacali con i pensionati di
Fabbrico ci si è posti come affrontarlo:
“ Ma io non potrei dare al Comune o ad un altro ente questa mia casa e che il Comune stesso
mi cedesse un appartamento più piccolo ? “ (G.G.)
Si è anche vista la possibilità o l’esistenza di una normativa regionale in merito :
“ Si, c’era , l’ho utilizzata per mia madre … c’erano delle possibilità che adesso non esistono quasi
più … perché chi aveva bisogno
o di un ascensore o di altre necessità , comunque c’era
disponibilità di contributi. “ (G.G.)
Su questo tema sono auspicabili degli incontri con il Comune o altri enti preposti per vedere se ci
possono essere idee o percorsi percorribili.
“ Si potrebbe,casomai , chiedere ai Comuni, al Comune … fare un confronto : avete delle idee in
merito ? Se noi le abbiamo , le esponiamo e loro le valutano, oppure ci espongono un’altra
cosa.”(G.G.)
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La prevenzione a distanza
Circa la presenza ed il funzionamento di eventuali strumenti di prevenzione a distanza
(telesoccorso, sistema Beghelli, ecc.) non è certa la loro esistenza e nemmeno la loro possibile
efficacia perché chi ce li ha o li ha avuti non li utilizzava ( … lo lasciava sul tavolo) :
“ Per il telesoccorso , che io sappia, qui da noi non c’è , c’era ma poi … “ (G.G.) – “ …in Croce
Rossa forse c’è qualcosa.” ( P.L.)
“ Io credo , comunque , che questo è o può essere un aiuto non indifferente. Se non
altro,secondo me, è anche una forma che dà più sicurezza, più tranquillità : se mi sento male e
sono sola …” (G.G.)
C’è da sottolineare che con molti venditori porta a porta , le molte e continue telefonate per
eventuali agevolazioni tariffarie o le vendite di strumenti di sicurezza per la prevenzione di
incidenti domestici , hanno messo le persone sulla difensiva che anche certi argomenti necessari
e utili come questo diventano poco credibili:
“ Il telesoccorso ( o altro strumento) può essere una cosa del genere e non recepita come mezzo
utile, data l’esistenza di tutti quei venditori porta a porta , c’è la gente che ha paura. “ (L.G.)
L’edilizia abitativa
Ci sono questioni importanti che vanno approfondite e poi discusse con il Comune e gli enti
preposti: come per esempio tutta la problematica di una edilizia abitativa (progettazione,
ristrutturazione,esecuzione) più consona alle esigenze di qualità delle persone ed in particolare
di quelle anziane e/o disabili e sulle barriere architettoniche interne ed esterne alle abitazioni :
“ Sulle cose dette noi abbiamo una cosa che va vista con il Comune : quali spazi per far si che i
costruttori , o nella ristrutturazione delle case , tutta l’impiantistica debba avere tutta la domotica
(applicazione di nuove tecnologie nelle abitazioni) fatta a Villa Adele ? “ (R.L.)
Bisognerebbe anche sapere l’entità dell’esistenza di maniglioni d’appoggio o supporti per i servizi
e percorsi strutturati nelle abitazioni per agevolare
la mobilità dei non o parzialmente
autosufficienti in base anche alla ricerca del Comune di circa 10 anni fa .
“ Tutto ciò che serve per migliorare la condizione delle persone disabili e/o anziane con
problemi di autonomia . Su queste cose , credo , vada aperta una discussione con gli enti
interessati” - (R.L.)
E ancora :
“ Questo è un discorso da fare , dato che il mercato dell’edilizia non pensa alle persone di tutte
le età anche anziane o disabili . ma pensa molto di più ai giovani “ (G.G.)
Anche il modo di abitare
o co-abitare va ripensato al di là delle sole logiche di mercato
caratterizzate da una realtà ormai satura di certe tipologie abitative , di un mercato che ha
bisogno di qualificarsi, vista anche la presenza di numerose case sfitte e vuote ( in una zona di
Fabbrico sono almeno il 40% delle abitazioni) . Si potrebbe intervenire in senso partecipato e più
comunitario orientato ad agevolare la comunicazione e la relazione tra le persone e le famiglie:
“ … bisogna riprendere un discorso anche a livello locale: il problema delle case in affitto a livello
pubblico . Noi abbiamo un mercato che è solo di tipo privato e i Comuni che non hanno
appartamenti in proprietà da dare in affitto … la questione della permuta e della viva proprietà di
cui si parlava prima … (V.A.)
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Inoltre necessitano maggiori precisazioni nella normativa dei bandi di costruzione, nella
composizione dei capitolati e vedere un possibile sviluppo di un’edilizia più sociale e coabitativa, per un nuovo modo di abitare ( in inglese : cohousing ) :
“ Quando io devo costruire case nuove ( o di ristrutturazione) devo informare il costruttore che
sono necessarie certe caratteristiche al loro interno/esterno , almeno su una parte di case che
so che vengono abitate da persone con più di 60 anni d’età e hanno o possono avere possibili
disabilità … devo proporre e considerare queste cose .” ( V.A.)
Un’altra questione importante dell’abitare e che attiene alle difficoltà , ma non solo, del vivere
giornaliero è quella degli anziani che , per problemi di reddito, non sono in grado di sostenere
certe spese anche minime di fare la spesa e si potrebbe :
“ …creare un fondo a sostegno di piccole spese delle persone più incapienti. Questa gente,
queste persone devono poter vivere con una certa sicurezza … e non la possono affrontare
con 500 o meno di 1000 € al mese in un anno … “ ( V.A.)
Le case a più piani con o senza ascensore
I risultati della ricerca ci dicono che 1 su 4 dei 197 (24.9%) che rispondono indicano il bisogno
di ascensore. E quindi è un problema da verificare. Molti indicano impedimenti strutturali e/o
architettonici soprattutto nella abitazioni. Quindi ci sarebbe un bisogno di un censimento in merito ?
La questione sulla realtà del bisogno di ascensore in certe abitazioni è un po’ controversa e va
approfondita con gli enti preposti in merito alle possibilità d’intervento :
“ Nella delibera comunale si dice che mettere l’ascensore non è un obbligo , se non si supera
una certa metratura o dislocazione dei piani “ ( L.G.)
Una precisazione:
“ C’è stato un momento che si doveva costruire con l’ascensore e poi si è costruito anche senza
perché si è scelto di fare le bi-familiari o le maisonettes , che non hanno più neanche il 2° piano,
ma un piano rialzato … e questo ha portato qualche difficoltà.” (R.L.)
La realtà è abbastanza variegata e si presenta in base alle condizioni costruttive e di mercato
che si sono evolute nel tempo . E’ una situazione da verificare , ma risulta essere abbastanza
conosciuta . Vi sono realtà in cui vi sono spazi sufficienti all’esterno delle abitazioni - utili ed
indispensabili all’istallazione di ascensori - di proprietà dell’Acer ( amministrazione degli
appartamenti di proprietà comunale) dove è possibile fare interventi positivi simili a quelli fatti in
altre zone del paese. In via Melato – dove si tratta di fare ulteriori approfondimenti su possibili
soluzioni - non ci sono gli ascensori e vi sono famiglie intere con molti anziani , così come viene
sottolineato :
“ … gli ascensori si possono mettere anche all’esterno , il problema è la possibilità che si può
avere nei confronti dell’ Acer per un’altra operazione simile come quella che è stata fatta in
alcune zone. In via Melato lì non ci sono gli ascensori , ma bisogna sentire a capire dal Comune
cosa si possa spendere per un’operazione simile … perché in via Melato vi sono ormai famiglie
intere composte da persone con un’età media di 70 anni” (R.L.)
L’abitare in solidarietà
Oltre alle questioni che sono state affrontare ci sono quelle della condizione/situazione
economica personale e delle famiglie :di chi ha risposto 1 su 3 considera la propria condizione
precaria/negativa e il 48% ha una pensione da 500 fino a 1000 € , di queste l’8.5% fino a 500 €.
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Forse come detto sopra c’è la necessità di pensare anche a nuove forme di solidarietà
nell’abitare, nello stare in comunità come lo sviluppo delle relazioni e con una comunicazione
rispettosa della persona anche nelle piccole comunità. Già sono state indicate alcune proposte
e considerazioni : sulla casa , sull’abitare, sulle barriere architettoniche , sul volontariato e sulla
solidarietà soprattutto con riferimento alle persone sole con problemi di non poter relazionare con
gli altri e con una situazione economica di disagio e di solitudine. Certo , si tratta anche di
conoscere quante e quali sono le famiglie in condizioni di indigenza - anche quelle giovani - e di
forte disagio ( se ci sono …) , per poter vedere come è possibile proseguire con l’insieme e
l’appoggio della comunità, del volontariato , dell’Ente locale , rafforzando la coesione sociale .
Bisogna tenere conto delle conseguenze della frammentazione sociale ed individuale intervenuta
in quanto conseguenza di uno sviluppo economico dominato da un mercato globale ingiusto ,
iniquo e non regolamentato ( il neo-liberismo) e che ha avuto delle conseguenze oltre che
economiche anche sociali soprattutto nelle relazioni e nel rapporto tra le persone , per cui lo
stare meglio quando si stava peggio appare nella discussione.
“ … uno dei problemi “positivi” derivati dal terremoto è stato quello relativo alle relazioni tra le
persone : si stava più insieme , si mangiava in compagnia . E’ stato un periodo in cui nella
disgrazia si era tutti uguali … si andava da una casa all’altra. Sembra una contraddizione, ma è
stato brutto per il terremoto e le sue conseguenze , ma bello da questo punto di vista … dopo si è
smorzato tutto “ ( B.O e altri ).
Le situazioni di disagio ci sono e , da parte degli anziani , vengono vissute con dignità anche in
situazioni difficili ( e disperate) nell’arrivare a fine mese in cui le aggravanti possono essere l’età
e la condizione fisica . Sono soprattutto le famiglie giovani con figli che oltre alle difficoltà del
presente ( la crisi) pensano al futuro con molta preoccupazione:
“ Se hai un anziano vicino di casa , forse è l’anziano stesso con la sua dignità , perché molti
hanno uno spiccato senso si dignità … mi capita più di sentire qualche famiglia giovane con figli
che di anziani in questo momento , per le mie conoscenze…“ ( G.G.)
“ Anch’io conosco una famiglia giovane con figli che lavora solo lui , da Landini , e lei sta facendo
precariato come bidella. Con la maternità l’hanno licenziata … “ (BO)
“ Erano napoletani ed erano qui a Fabbrico già da tanti anni ; erano venuti qui che non avevano
neanche i figli. Per cui non avevano neanche la rete parentale interna … conosco qui da noi che
c’è qualche caso in più. “ (G.G.) .
Il Comune e la Charitas sono impegnati nel conoscere i livelli di disagio e quali apporti dare per
alleviarli. I canali di conoscenza e di contatto sono necessari per riuscire ad intervenire con
efficacia : le famiglie in difficoltà , la distribuzione del cibo ed assistenze varie :
“ Se ci sono famiglie operaie messe male , ci sono anche degli anziani che lo sono. Ci sono
anche persone singole che non sono ancora anziane , sono lì che vivono una vita così … allora
anche questo è un problema che dovremo affrontare : sapere esattamente da vicino la realtà ,
come sono messi e assieme al Comune e alla associazioni cercare un rapporto per individuare
possibili soluzioni. “ (V.A.)
I canali ufficiali di conoscenza sono importanti , ma anche in base a quello che la gente vede e
sa:
“ Sapere quanto il Comune stanzia e per quante persone; quali sono le leggi e le delibere
comunali , regionali e cosa c’è a bilancio. Se non sappiamo queste cose noi facciamo fatica a
muoverci ” ( V.A.)
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Visto anche le disponibilità del Comune :
“ … Per chiedere un incontro al Sindaco , tramite lettera , ci sono voluti 5-6 mesi . Se permane
questo tipo di rapporto non si va da nessuna parte … Quindi noi un ragionamento di confronto e
approfondimento lo dobbiamo fare , perché ci sono situazioni che richiedono degli interventi
diversi da quelli che abbiamo fatto fino ad oggi” (V.A.)
LA SALUTE , LA SANITA’ E I SERVIZI SOCIO-SANITARI
I dati ci dicono che il 20% dei rispondenti vivono soli . Il dato è probabilmente in difetto, perché
se si considera tutto l’universo delle persone ultra 65enni a Fabbrico la percentuale è superiore
(vedi Istat). Molti hanno risposto che nell’accudimento di sé e di un anziano/disabile a domicilio
si ritrovano soli/e : sedici persone indicano che non hanno nessuno che li aiuta o li supporta.
Inoltre il giudizio dato , soprattutto verso l’utilizzo dalle “badanti” , risulta essere contraddittorio:
se nell’accudire si posizionano al 2° posto dopo la famiglia , la valutazione da parte dei 40 che
rispondono ( più di 1 su 5 ) non è molto positivo anche in merito alla comunicazione verso
l’anziano assistito. Per le persone sole , il sistema dei servizi a livello comunale e di territorio
presenta dei problemi.
L’esperienza vissuta
Se non si ha un’esperienza diretta sui servizi alla persona , sull’assistenza domiciliare o sociosanitaria è difficile dare un giudizio .
“ Io non so gli obiettivi dei servizi quali sono adesso e se hanno fatto o meno una scelta precisa:
un mio vicino di casa , dove c’è una persona con un tumore , il servizio domiciliare ed
infermieristico vi si reca 2-3 volte al giorno … si tratta di vedere se e come nell’assistenza e
presenza privilegiano queste persone, dando tutto quello che serve . ” ( B.D.)
Per chi ha vissuto direttamente l’esperienza di un’ assistenza socio – sanitaria all’interno della
propria famiglia sottolinea che:
“ Ho assistito per 18 anni tutta la famiglia di mio marito e i servizi pubblici a cui mi sono rivolta
non mi hanno mai fatto mancare niente , come materiale e come tutto …” (B.D.)
Anche il ricorrere all’utilizzo di una badante è un’esperienza che ha i suoi pro e contro e chi per lo
ha fatto:
“ Ho avuto bisogno dell’utilizzo di una badante e sai che se la utilizzi per 24 ore ha i suoi giorni di
permesso in base ai suoi diritti e la famiglia non è poi così esonerata dall’impegno diretto e a
volte si deve ricorrere alla Casa di riposo. La badante che ho avuto io era una brava persona e
noi come famiglia c’eravamo come presenza.
E’ chiaro che bisogna essere presenti perché loro hanno la loro cultura e nel fare da mangiare lo
fanno alla loro maniera. C’è anche un problema di cultura di tutte queste cose : in fin dei conti è
una persona estranea…” - “ L’inserimento di una persona , per giunta di provenienza straniera, è
sempre difficile soprattutto dove c’è una donna e vai attorno al suo “regno” , alla sua roba ;
l’uomo accetta di più perché si è fatto sempre gestire dagli altri …” (B.D.)
E’ evidente che su queste cose e del come procedere per dare un aiuto concreto soprattutto alle
persone sole si deve aprire
un discorso con gli Enti e all’interno della comunità con la
consapevolezza che :
“ Noi abbiamo mediamente poco più di 1 figlio per famiglia e la nostra comunità andrà nei
prossimi 20 anni ad un aumento delle persone sole.” ( R.L.)
Il reddito da pensione attualmente più della metà ( dati iscritti Spi di Fabbrico) si aggira per l’8%
fino a 500 € ed il 48.5% da 500 a 1000€ e quindi , stante così la situazione, la comunità
comincia a preoccuparsi anche per il futuro :
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“ Nei prossimi anni come sarà? Avremo ancora i soldi per pagarci una badante o andare in una
struttura ? Il che vuol dire che bisogna aprire un ragionamento: come e dove andiamo a
prendere i soldi anche solo per mantenere i servizi così come sono ?Questo è un bel problema”
(R.L.)
I disagi e le condizioni “disperate”
Da varie ricerche e studi conosciamo i disagi della famiglia di oggi : i figli/nipoti verso i quali
aumenta la precarietà ( le giovani generazioni) , l’ accudimento degli anziani/disabili a domicilio (a
Fabbrico quasi 1 su 3 ), che per una buona percentuale viene fatto in solitudine. Per queste
condizioni e disagi sociali si tratta forse di conoscerli meglio , di vedere il numero dei casi , di
analizzarne il tipo e l’aiuto di cui le famiglie hanno bisogno ( solidarietà) e se e come riescono
a farvi fronte in relazione ai problemi che la crisi impone.
“ Anche qui capita sempre più di frequente che le famiglie vedono il figlio spostarsi in altri
comuni, in altre città , per lavoro. Perciò vanno visti quali possono essere le misure e gli strumenti
di prevenzione per far sì che le persone sole non entrino nel campo dell’assistenza sanitaria
(Ausl) , non si ammalino di disturbi psicologici e psichiatrici ( depressione , demenza,ecc. ) : e che
perciò trovino una rete di solidarietà , di relazioni , che vanno visti non solo nella costruzione di
più case protette , ma di luoghi e spazi di relazione dei e con i cittadini per far si che là possano
trovare ed avere dei momenti per uscire di casa … altrimenti li avremo tutti in casa e saranno
persone che invecchiano velocissimamente e con la perdita di autonomia che sarà rapidissima. “
(G.G.)
Altre preoccupazioni ricorrenti sono quelle di altre famiglie in difficoltà che hanno al loro interno
persone disabili :
“ L’unica cosa , oltre a quello che abbiamo detto, mi è capitato di conoscere qualche famiglia
dove all’interno c’è una persona giovane con dei problemi : o problemi dalla nascita , o anche
persone che hanno avuto incidenti. Queste sono persone più svantaggiate o in difficoltà , proprio
perché non c’è ancora una legge sulla non – autosufficienza , sappiamo che … per cui se per gli
anziani , poca cosa ma alcune cosine ci sono , nel caso di chi ha qualcuno o ha qualche
risparmio o fondo riconosciuto sull’invalidità , ma ci sono diverse famiglie dove fare da soli è un
problema. E la preoccupazione maggiore di queste famiglie è quella del “ quando non ci sarò più
io che ne sarà di mio figlio?
“… Perché non hanno nessuna garanzia , non hanno più fondi perché si sono “dissanguati” negli
anni e in più sanno già che non ci saranno delle strutture che potranno dare delle risposte .
Perciò queste famiglie sono famiglie che si trovano in difficoltà economica , morale e psicologica.
Quindi secondo me questo è un problema che ce lo dobbiamo porre al di là che uno sia
pensionato o no , perché se uno è giovane ha davanti a sé più tempo … questo secondo me è un
grosso problema. “ ( G.G.)
Poi ci sono altri tipi di disagio – uno di questi è il gioco - che oggi toccano le famiglie ( e tutte le
età) , che esprimono livelli di dipendenza psicologica ed hanno probabilmente origini da bisogni
apparentemente economici , ma che assumono risvolti devianti quasi di tipo patologico , di
valore, in quanto stile di vita (disperata) e per poter vincere :
“ …ci sono tanti anziani che si sono messi a giocare e che rischiano anche la povertà. E’ un
illusione che ci danno tutte le mattine di andare a giocare , perché poi hanno delle difficoltà a fare
la spesa : è una dipendenza da speranza … e non è una cosa di poco conto e poi pian piano
diventa una malattia. “ ( altro intervento)
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Oltre ad una realtà più generale ed ingiusta che incide negativamente sugli equilibri delle
persone e del loro vivere – dove si tratta di vedere cosa può fare la comunità e come può essere
presente il sindacato in quanto organizzazione sociale della comunità - , c’è anche una mancanza
normativa e di controllo pubblico in grado di difendere quegli individui più deboli ed indifesi da
abusi che a volte sconfinano nel malaffare speculativo . Su questi temi molti intervengono:
“ Il problema è anche politico , ma quando si danno le licenze per mettere queste macchinette
dappertutto : lo stato ci guadagna . Il gioco fa male , ma c’è un guadagno dello stato , come le
sigarette che uccidono. Chi ha giudizio (le regole) nel far giocare con le macchinette è un conto ,
ma poi subentra l’illegalità , la mafia o la camorra e poi sappiamo come va a finire … “ (L.G.)
“ Poi l’anno scorso c’era sul giornale che a Reggio hanno messo su un istituto , una casa di cura,
che accoglieva delle persone per guarire da questa malattia per curare e poter guarire da questa
malattia del gioco … si vede che come zona siamo a livelli molto alti.” (B.A.)
“…se uno oggi gioca e se ha la speranza di rifarsi col gioco , vuol dire che è entrato in un’idea
dato che nessuno lo aiuta allora tenta col gioco o forse a volte per mantenere certi livelli di
consumo che lo incitano e poi è entrato in un meccanismo che è andato ben oltre … “(R.L.)
“ Succede un po’ anche a Fabbrico … tutte le mattine si vedono e vengono coinvolte molte
persone … “ (L.G.)
“ … È la voglia di giocare … però lo scorso anno erano venute delle persone per mettere su una
sala giochi ( a Campagnola) . Lì la cosa è stata rifiutata , ma poi l’hanno aperto in altro luogo. Il
nostro Sindaco è stato abbastanza sensibile e bravo a non aprire assolutamente una cosa del
genere.” ( altro intervento)
“Vi sono livelli di dipendenza , bisogna stimolare i Comuni per verificare tali livelli nella
popolazione e già visibili … poi vedere come ridurre un tale fenomeno , perché veramente è o può
divenire una piaga sociale , eh … “ ( altro intervento)
Anche il proliferare delle feste della birra
incentivo all’abuso
viene preso in considerazione in quanto possibile
“ Dico una cosa … ho preso su , ma lo dico lo stesso : è la festa della birra. Con della birra da
tutte le parti , dopo facciamo un discorso sui ragazzi, quasi bambini che cominciano a bere a 1012 anni . Perché non facciamo la festa del the invece che della birra ? Fanno una festa della
birra il prossimo sabato…” ( B.D)
C’è chi propone di cercare di saperne di più circa l’entità :
“ Quanti soldi vengono giocati a Fabbrico ? Se il totale a Reggio Emilia è 1 o 2 milioni di Euro ,
bisognerà sapere quanti soldi come sono distribuiti … e vero? Se qui sono 100 , 500 o 700
mila, per esempio , che incidenza hanno 70.000 sul totale della popolazione ( bisogna fare delle
stime). Sai quante persone circa , e poi chiamare i gestori , se sono 500 le persone per
esempio che giocano più o meno quotidianamente , quanti di questi in percentuale sono anziani ,
adulti o minori. Però il Comune deve cercare di sapere …” (V.A.)
Si tratta di vedere se il Comune può sapere tutte queste cose. Però non avere gli uffici e le
attrezzature e gli strumenti è difficile . Il Comune di Fabbrico , per esempio, non fa certe cose o
certe stime sulla parte del fisco , perché non ha l’ufficio , hanno tagliato ogni possibilità ai
Comuni di entrare sulle possibilità di saperne di più sui fenomeni sociali compreso il fisco …
insomma , io non lo so è un discorso molto complesso , se quelli che vendono i gratta e vinci ti
dicono che giocano anche 100 € al giorno ...” (R.L)
“ E le macchinette , che guadagno danno … e che spesa fanno i giocatori ? “ ( altro intervento )
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“ Io dico quello che mi hanno detto . Una media fai presto anche te a farla: se sono 400 quelli
che giocano di continuo e se tutti giocano 25 € al giorno hai già fatto la media di quanto
spendono in una giornata e anche in percentuale rispetto al dato che c’ha dato la città di Reggio
Emilia ( R.L.)
E’ importante conoscere i dati - se questi sono la conseguenza dei livelli di disagio che possono
esserci. Ci sono i servizi alle tossico – dipendenze preposti , non è propriamente il mestiere del
sindacato , anche se il fenomeno può dare il senso della crisi di valore che investe la società ,
se si vuole essere presenti nella comunità e come Camera del Lavoro è importante comunque
sapere i livelli di sfiducia , di disagio e le preoccupazioni a cui si è arrivati …
I servizi socio-sanitari
Uno dei problemi che emergono è quello di una informazione che sia efficace per i pensionati e
per i cittadini in merito alla qualità ed efficacia dell’informazione dei servizi sociali e socio sanitari
e anche quelli più propri del sindacato contrattuali e di tutela. Forse per la Camera del Lavoro
tutto ciò è un po’ scontato dato che l’adesione , la partecipazione che esprime il consenso e la
sua positività sul territorio comunale e distrettuale , è molto presente. Circa il come e cosa fare
per informare meglio gli iscritti e i cittadini chi risponde sui servizi pubblici indica che il parere
positivo si attesta sull’80% e il 20% pone aspetti critici. Il nostro compito è quello di sottolineare
le criticità con l’obiettivo di contribuire ad una migliore qualità dei servizi soprattutto quelli alla
persona. Si tratta di vedere come ci si informa sulle visite specialistiche e sui servizi offerti e
soprattutto sui luoghi e sulla qualità di questi. Come ci si può informare? In questi casi sappiamo
anche che per certi versi conta molto il sentito dire , il passaparola. Ma forse non è sufficiente .
Con l’informazione ufficiale verso le famiglie e i cittadini , ci può essere qualche problema . Ed in
merito è giusto dire cosa se ne pensa del rapporto informativo e di efficacia e efficienza dei
servizi pubblici offerti.
“ Conta molto il passaparola. Una carenza che noi abbiamo è nei medici di base che tante volte ,
quando ci prescrivono una visita specialistica … beh , se si chiede un qualcosa in più in merito
alla prestazione non sono in grado di dirtelo : cioè spesso ti dicono di andare al Cup. Dai medici
di base un minimo d’informazione in più servirebbe , perché serve anche a loro, perché questo
dimostra che anche loro non sono a conoscenza di cose che debbono o dovrebbero sapere e poi
c’è il rapporto qualità - efficienza dei servizi alla persona. “ ( B.B)
Oltre all’efficacia dell’informazione , vengono indicati i tempi d’attesa , la qualità dei servizi ed un
ricorso verso una privatizzazione convenzionata anche se i risultati delle visite e analisi fatte
privatamente non vengono poi messe in rete.
“ Dal servizio pubblico si pretende qualità e tempestività delle risposte, perché è giusto che ci
siano , però sappiamo che a volte c’è da aspettare anche dei mesi, nonostante siamo in una
zona che dobbiamo ritenerci fortunati. La stessa cosa non la vedo per esempio se ci rivolge ad
un istituto privato : vuoi per fare un massaggio, vuoi per fare i raggi , vuoi per … - Però , secondo
me , va proliferando anche l’offerta di istituti dove si danno delle offerte di esami ad un prezzo che
io mi chiedo se siamo sicuri della loro qualità . Perché ci sono degli ambulatori che danno delle
prestazioni a prezzi inferiori ai tickets. Bisognerebbe fare attenzione perché si corre un pericolo
di svuotare il servizio pubblico delle sue caratteristiche di qualità …” (B.B.)
“ In parte è quello che dicevamo prima, tagli i fondi per la sanità pubblica , … dai campo alle
strutture private o attraverso convenzioni con la struttura pubblica o comunque in modo
privatistico di occupare quegli spazi di tempestività che la struttura pubblica non è più in grado di
avere . Perché nel momento in cui tu tagli i fondi , tagli anche la possibilità di avere esami e cure
in modo più tempestivo: se devo curare una persona e fare un’analisi o un intervento con delle
strutture che avevo 30 anni fa e personale non sufficiente , le persone che hanno dei problemi
se ne vanno da un’altra parte. Questo taglieggiamento deve finire : è ormai preoccupante in tutti i
settori. ” ( A.V.)
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“ Io sono andato dal medico e gli dico che ho un dolore che non so da dove possa derivare.
Questo mi fa la carta per andare al Cup ; quando vado al Cup questo mi dice : “ c’hai l’ecografia
fra due mesi , ci mette urgente … Allora cosa fai ? Perché io il dolore ce l’ho e mi dicono che
l’ecografia si farà fra due mesi… allora cosa faccio : domani vado al pronto soccorso , dico che
c’ho il dolore , mi fanno i raggi e mi dicono subito quello che ho … perché questo succede , eh …
ci si lamenta perché c’è il pronto soccorso intasato , però il problema è cosa fare. Poi se hai i
soldi vai dal privato. (L.G.)
“ Il problema dell’’informazione esiste per tutti anche per l’organizzazione sindacale. Noi abbiamo
un problema di informazione perché alla fine per la stessa devi fare delle campagne che
ritornano periodicamente , oppure la gente non sa che esiste il servizio domiciliare, ecc. Sulla
legge della non autosufficienza , ne parla poco anche il sindacato. Adesso interessa più
l’occupazione , naturalmente le altre cose vengono sminuite , però le leggi regionali n. 5 e n.2 ,
che sono quelle che hanno dato molto sulla non autosufficienza, non le conosce nessuno … o le
conoscono in pochi . Sui medici di base se hai bisogno di certi presìdi , molte volte non viene
indicato ai pazienti come si fa ad accedervi. Lo devi imparare da un amico o da qualche
conoscente … o andare al Cup . Noi dovremmo dire che su queste informazioni debbono svolgere
un ruolo anche gli uffici dell’URP e per questo vanno fatti degli investimenti.“ - ( R.L.)
“ La gente va più spesso all’URP del Comune che a quello dell’Ausl. Quello dell’Ausl tu devi
andare per forza a Correggio per chiedere un’informazione , ma se devi sapere come fare per
portare a casa il letto per un tuo ammalato , se è l’Urp di Fabbrico che viene interessata , deve
saperti dire : “ Guarda devi andare alla Casa della Salute e devi far lì la domanda e ti diranno il
tutto “. Altrimenti la gente non sa … se facessimo un’indagine per sapere chi sa cos’è la “Casa
della Salute” e non più il Cup - sarà l’1%. “ (R.L.)
“ Dopo tutto , tutti abbiamo un sacco di paura di morire , ed è anche per questo che abbiamo
bisogno di fare presto . Anche il pronto soccorso viene utilizzato male , tant’è che i tickets sono
anche aumentati. Se tu vai con un codice verde è ovvio che non ti mandano subito a fare gli
esami , se devi aspettare 7 ore aspetti , perché è così . Allora diventa anche un problema
d’informazione” ( R.L.)
( 2° Incontro )
Nel secondo incontro i partecipanti - gli stessi presenti nel primo - hanno voluto approfondire
alcuni temi indicati nella discussione precedente ed in specifico : la non autosufficienza, la
famiglia, l’assistenze domiciliare e il servizio sociale , la crisi economica - l’occupazione, il
volontariato e la solitudine . Inoltre si prosegue nell’affrontare le problematiche che sono state
indicate nel questionario nella prima fase della ricerca come : l’ambiente , la mobilità , l’ambiente
e la sicurezza. Sarebbe buona cosa se si considera questo lavoro importante per i temi che sono
stati indicati , si potrebbe farlo conoscere per contribuire , per il metodo utilizzato , a costruire
collegialmente programmi a medio termine, considerato che si sono affrontate e sottolineate
delle questioni a valenza più generale .
GLI APPROFONDIMENTI
Gli anziani e la disabilità
“ Io avevo detto che agli anziani si aggiunge anche questo problema e questa preoccupazione:
quando hanno dei figli disabili , non autosufficienti , esiste anche la preoccupazione del dopo di
me chi accudirà mio figlio ? (G.G.)
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E poi c’è la presenza e la funzione dell’assistenza domiciliare in quanto servizio ( o domiciliarità) :
“ Come ho già detto : quando io lavoravo ( come assistente domiciliare ) c’erano degli obiettivi per
assistere l’anziano , ma anche altre disabilità sotto l’aspetto del fare e un po’ di tutto : accogliere la
persona , seguire ed attivare un segretariato, e tante altre cose. Ma adesso per quel che mi
risulta è cambiato tutto , quindi si và a prestazione : andare a prestazione è come se io
chiamassi uno per un compito da fare , una volta fatto va a casa , punto. Quindi secondo me
bisogna sapere… io non lo so , bisogna farcelo dire , da chi gestisce i servizi” ( B.D.)
Le famiglie e i disagi
“ Per quanto riguarda le famiglie e i loro disagi. Abbiamo , secondo me , un problema e alcuni temi
che dobbiamo tenere presente adesso e per il futuro: le famiglie dove non c’è una residenza
allargata e i genitori che rimangono soli ; nei e fra i giovani vengono avanti certe tipologie
dell’uso e del consumo dello stare insieme in modo molto diverso da quello che come
generazione avevamo noi: l’abuso di alcol , di bevande alcoliche e così via è sempre più
frequente. Quello che manca è che dovrebbe in un certo modo funzionare meglio l’assessorato
locale quindi l’assistenza sociale a livello locale e distrettuale: cioè di un sistema a rete in cui il
lavoro dell’Assessore non deve essere solo quello di fare degli incontri periodici,di per sé
importanti , ma che le strutture di volontariato, compreso anche il sindacato e la società civile ,
siano messe in condizione di discutere fra loro e di mettere a disposizione le proprie esperienze
e conoscenze all’interno di un tavolo operativo in grado di cogliere queste eventuali tendenze e
novità negative che possono esserci. “ ( V.A.)
“…certo che le problematiche sono molto vaste e per me e per quello che mi riguarda la
questione sociale ed assistenziale , in merito agli anziani , la risposta che si cerca di dare si
svolge in senso positivo, anche se rimangono i problemi che abbiamo accennato. Forse quello
che dobbiamo dare è un nostro contributo all’interno delle strutture dove questi problemi si
possono presentare. Questo è un tema di carattere generale , cioè c’è un disagio giovanile che
porta e che si esprime anche all’interno delle famiglie.” ( V.A.)
“ La struttura familiare non è più quella di 30 anni fa , è una struttura che diventa sempre più
piccola e che si allarga nel territorio tra i componenti in termini di distanza/lontananza , e questo
crea problemi di rapporti sia all’interno della famiglia , sia all’esterno : ed anche questo è un
problema di cui tenere conto.
Noi abbiamo una società che invecchia sempre più , ma al suo interno invece di avere la
possibilità di darsi una mano l’uno con l’altro , questo non avviene , perché i figli non sono nello
stesso luogo o adiacenti ai genitori.
Questi sono temi non solo economici , ma che hanno ripercussioni su altri ambiti come la salute e
le relazioni che subiscono dei cambiamenti e che hanno un’incidenza sulla vita di ognuno.”( V.A.)
“ L’Unione dei Comuni ha la possibilità e può entrare nel merito di ciò che questa ricerca propone
all’attenzione del dibattito generale. Perché , faccio un esempio, io pur partecipando ad alcune
commissioni , quando si entrava nel merito di alcune questioni … su questa parte del disagio
generale venivano collegate a delle necessità che l’Unione dei Comuni doveva affrontare con
nuovi obiettivi e per diverse ragioni : di costo , di competenze, di specializzazioni e professionalità
e cose di questo genere” ( F.L. )
“ Si individuavano i casi e le necessità , ma era un fare che veniva costituito , costruito sia
attraverso momenti d’incontro , con personale specializzato , anche dal punto di vista
pedagogico, psicologico , in un rapporto con le nuove famiglie, con l’handicap , ecc. ; aspetti
psicologici su vari problemi e la necessità di individuare in quella sede , con vari supporti , ma
anche con luoghi d’incontro e luoghi di discussione . Si metteva anche in evidenza , in quella
sede , la necessità di mantenere un’estrema riservatezza su alcuni casi : le singole famiglie ,
la preoccupazione di trasferire all’esterno questioni particolari di nuovi disagi … non so se rendo
l’idea … (F.L.)
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“ Dall’Osservatorio delle famiglie dei pensionati risulta che c’è una preoccupazione di un anziano
che pensa che la propria terra o proprietà , non sa chi se ne farà carico dopo di lui : chi è che ci
terrà dietro quando non saremo più ? “ ( F.L)
“ …quante sono le famiglie che hanno dei problemi o con la presenza di portatori di handycaps ,
con figli che hanno vissuto insieme o che sono in comunità ? E la qualità dei servizi …? Ci sono
già questi dati , si tratterebbe solo di andarli a reperire . Ma le risposte , io credo , non possono
essere solo ricercate … le dimensione sono o possono essere anche contenute per ragioni di
costo , di qualità e per altre varie ragioni . Quando parliamo di queste cose parliamo anche di
costi, di denaro e di risorse eh … ( F.L.)
“ …quali potrebbero essere i disagi delle famiglie . Io penso che la cosa che ci stiamo
dimenticando sono anche i suicidi che sono avvenuti in questi ultimi anni di persone che …
giovani e non giovani … il che vuol dire che se c’è uno che si toglie la vita problemi ne ha …
(L.G.)
Da ricerche e studi fatti una delle cause di chi si toglie la vita è la mancanza o l’interruzione della
comunicazione/relazione o la disperazione
dell’isolamento
… intendendo per
comunicazione/relazione il rapporto che si ha con se stessi e gli altri e che si esprime nei vari
settori e sistemi sociali della società …
“ Infatti , è in generale , lo diciamo sempre, che un tempo c’erano più affinità , solidarietà , ci si
parlava molto di più e ci si comprendeva . Oggi c’è più disgregazione , però quando si arriva a
questi livelli probabilmente i sentori e i sentimenti di quello che esisteva non c’è più , cioè su
queste cose qua una riflessione ci sarebbe da fare , perché anche a Fabbrico , specialmente sui
e nei giovani - posso capire un anziano che arriva quasi a fine vita - , ma un giovane che parte
da Fabbrico e va sul Ventasso e poi si butta giù, tanto per dirne una eh .., e quell’altro che va in
campagna e si impicca …” ( L.G.)
“… bisogna anche vedere la singola situazione : uno che ha avuto un abbandono, l’altro che …”
(F.L.)
“… C’è un problema di poterci attivare e poi costi e non costi , si vedrà . L’attivarci per una
interlocuzione anche con la società , per tentare di ricostruire un minimo di tessuto sociale che
già le famiglie ci hanno indicato e relativamente al vissuto di tutti i giorni . Per chi lo è , si è soli
sul piano della mobilità ; si è soli sul piano delle conseguenze di una progettazione o struttura
edilizia , perché la casa non risponde più alle esigenze e ai bisogni delle famiglie di oggi ; si è
soli sull’autonomia individuale , perché se tu o gli altri non ti mettono in condizione … Mi
sembra che questi siano gli argomenti e i temi che ci vengono indicati , perché ci danno il modo
di aprire un ragionamento, poi si vedrà dove si va a finire e cosa riusciremo a fare … “ (R.L.)
La crisi economica e l’occupazione ( realtà e timori)
I risultati che ci provengono dalla ricerca dicono che più dell’80% ritiene soddisfacente la propria
situazione familiare. Noi non sappiamo se questa soddisfazione tiene conto anche di eventuali
disagi derivati da altri fattori : i figli che non trovano da lavorare , che hanno bisogno dei genitori ,
ecc. , perché un pensionato che ha già aiutato i figli , ma che ha perso circa il 30% del valore
della sua pensione, non è forse più in grado di dare l’ aiuto richiesto.
“ Mi sembra che sia cambiato , negli ultimi tempi , soprattutto la capacità dei giovani ( e delle
famiglie) nel mettere su casa , nel gestire il risparmio nei confronti dell’attuale situazione di crisi ,
e quindi che i figli si rivolgono sempre più ai genitori i quali fanno fatica ad aiutarli. Mi sembra ,
inoltre che il problema della casa sia fondamentale , perché prima i figli partivano nella vita con
l’aiuto dei genitori , con la crisi non sono più in grado di affrontare queste difficoltà.
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Tutto ciò deriva da una situazione di incapacità , anche se Il discorso è tutto collegato
economicamente , ma anche dei rapporti sociali esistenti che questa situazione produce : nei
confronti della gente , della popolazione straniera immigrata , la paura e il pericolo che il lavoro
possa venire a mancare. Tutte queste cose , compongono un insieme di una condizione
insomma di precarietà , se non addirittura negativa. “ ( G.R.)
“ Quindi cosa fare ? Questo è secondo me la questione che dobbiamo porci : è quella di
impegnarci anche nei rapporti con la gente a lavorare, per quanto possibile per gli altri anche con
degli aiuti di indicazione. Cosa può fare il sindacato? Dare il proprio contributo di proposte per
affrontare le difficoltà. I Comuni debbono fare la loro parte e fare delle battaglie nell’allearsi con
parti della società e soprattutto con chi sostiene il valore del Bene Comune : con le organizzazioni
sociali , con la gente per un possibile miglioramento . Noi dobbiamo rivolgerci alle istituzioni per
seguire dei percorsi concreti per aiutare le famiglie che sono in condizioni difficili . Bisogna
inventare delle attività anche pubbliche per esempio : risanamento del territorio ecc. per una
parte di gente che non sa cosa fare … ( G.R.)
“ Al momento la situazione di Cassa Integrazione non è molto presente , c’è una parte di mobilità.
In questo momento non stanno facendo la Cassa … L’hanno fatta fino a febbraio , per qualche
settimana. Un anno e mezzo fa ce n’era una maggiore presenza , c’era una Cassa strutturata alla
Landini , all’Emiliana imballaggi , alla Fabbricese ( contratti di solidarietà , per due volte). Oggi
una grande presenza di Cassa non c’è … però sono diminuiti i posti di lavoro in un buon numero.
Di questo non ne parla nessuno , ma c’è come dicono i risultati della ricerca : il problema è dei
nipoti dove un 12% sono in mobilità , in Cassa integrazione o disoccupati “ ( R.L. ed altri)
Volontariato laico e cattolico
E’ presente ed in attività a Fabbrico sia un volontariato laico che cattolico , più altre associazioni
di cittadini presenti su più temi di carattere culturale,sportivo e ambientale :
“ Si, c’è da parte di alcuni volontari della Parrocchia e qualche privato , amico o conoscente.
Oppure alla domenica per partecipare a momenti di socializzazione , di gioco sociale
(tombola,ecc.) , dove alcuni vanno a prendere un anziano a casa , così individualmente … sempre
in Parrocchia. Noi , invece , su questo abbiamo avuto qualche pecca, diciamo. Noi non
condividiamo il modo così come viene fatto , perché viene fatto in modo pietistico, noi invece se
diamo un aiuto , una compagnia lo intendiamo in modo diverso. Se poi … (G.G.)
“ C’è anche un po’ di chiusura da parte della Parrocchia , se si sono aperti con L’AVIE
(associazione volontari per gli extra comunitari) , però non so bene … “ ( P.L.)
“ … ognuno si può trovare un po’ a disagio , non lo sente un luogo suo e allora si fa fatica. Adesso
qualche volta si collabora , qualche volta in più, almeno riesci a parlare con loro.” (G.G.)
Ci sono delle differenze anche storiche tra laici e religiosi nella comunicazione , nelle sensibilità e
scelte individuali e nello stare nella società . L’approccio religioso è in parte simile e diverso:
c’è la volontà per entrambi di fare del bene , la speranza di vita e di un’altra vita oltre la morte . Ci
si comprende ma ci sono anche ruoli diversi nella società:
“ Se parliamo dei primi aiuti agli extra comunitari dobbiamo anche analizzare le cose ,
prendendoci anche le nostre responsabilità , insomma. I primi extra-comunitari che sono venuti a
Fabbrico non siamo stati noi che siamo andati da loro. Le strutture religiose hanno dato degli
spazi , li hanno fatti dormire là … noi abbiamo intrecciato rapporti più tardi che casomai sono
stati anche rapporti in alcuni casi più proficui e in altri casi per trovare lavoro o che so io , però
noi avendo una mentalità un po’ diversa ci siamo comportati come dicono i cinesi “ noi non ti
diamo il pesce, noi ti insegniamo a prenderlo …”, invece generalmente dagli altri c’è più il fatto di
dare delle risposte “ (G.G.)
“ Abbiamo due ruoli diversi : la Charitas è una cosa , il sindacato un’altra … ( V.A.)
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“ Io non parlavo solo del sindacato o di istituzioni, parlavo di atteggiamenti , di persone … che
gravitano attorno ad un certo ambiente e altre invece …” ( G.G.)
“ Si , perché poi alla Charitas
difficoltà…” (altro intervento)
a RE ci vanno tutti , ci va la gente che ha bisogno ed è in
“ E’ evidente che le risposte che dà la Parrocchia dovrebbe darle anche il Comune , il pubblico …
il welfare o stato sociale … ( V.A)
L’informazione e i servizi
“ L’informazione è scarsa , se non si va alla camera del Lavoro si sa poco. Quello che si sa , lo si
sa perché si fa parte del sindacato. Se io fossi un semplice cittadino non so se e a chi devo
rivolgermi . I servizi alla persona non vengono pubblicizzati , secondo me , dall’Amministrazione
locale . Ad esempio se io ho un anziano in famiglia con problemi , dove vado? Vado all’URP?
Chiedo all’Assistente Domiciliare?Per il cittadino … se l’offerta è poco pubblicizzata , per esempio
l’Unione dei Comuni dovrebbe informare di più : sono loro che distribuiscono l’Assistenza a
domicilio nei vari paesi ? Con che criterio lo fanno ? “ ( B.D.)
“ Secondo me , noi abbiamo visto dai risultati del questionario che buona parte delle persone
conoscono i servizi . Quando dicono di saperlo è un conto , quello a chi rivolgersi è un altro. La
percentuale di chi conosce non sempre corrisponde alle persone che si rivolgono agli Enti
preposti. E secondo me le ragioni sono alcune : non sempre si ha ,quando vai negli uffici , quel
riscontro che vorresti. Perché non sempre c’è disponibilità , non sempre c’è la persona adatta a
risponderti o perlomeno non dappertutto c’è una conoscenza esauriente delle risposte da darti.
Molti di noi preferiamo chiedere direttamente alle persone , a chi ha già vissuto l’esperienza :
““eh, tu cosa hai fatto ? Dove bisogna andare ? Cosa c’è da fare ?” In questo modo puoi forse
saggiare la qualità e poi hai l’impressione di avere tempi più brevi , perché molte volte , noi
abbiamo a Fabbrico , l’ufficio contatti per le badanti dove le famiglie che ne hanno bisogno si
rivolgono a questo ufficio per ricevere un aiuto. Beh , io ultimamente ho avuto un’esperienza di
un’amica che le ho detto una volta “ Sei andata all’ufficio contatti ? “ “ Veh – m ‘ ha detto –
lasciamo stare per piacere … io ci sono andata , però - mi ha detto - A beh , signora adesso
prendo nota , bisogna che venga una prossima volta “ .
Come minimo passano 3-4 giorni , poi quando ci vai ti dicono “ Ho sentito , ma al momento non
c’è disponibile nessuno . Aspettiamo un momento per vedere se si rende disponibile una persona
“. Questo è un problema , poi si sente altri pareri del tipo “ Tu , che sei andata lì hai trovato ? “ “
No veh , ti dico io come fare per sveltire le cose …” . Per cui non c’è quella fiducia nelle istituzioni
come dovrebbe esserci.” (G.G.)
“ Noi abbiamo la “Casa della Salute “ , è un nome un po’ vago … nella Regione Emilia Romagna
ce ne sono di 25 tipi diversi … però se escludi alcuni cittadini che lo sanno e chiedi :
‘Esattamente dentro la casa della salute cosa si fa? Quanti sevizi si erogano e in che modo ? ‘…
Si potrebbe chiedere come sindacato , che il Comune si impegnasse, tramite il suo Assessore e
periodicamente, ogni qualvolta c’è un cambiamento , uno scatto nei servizi , una cosa nuova o
diversa , di fare assemblee, incontri informativi ed anche se non ci saranno in molti , però tu puoi
dire che l’hai fatto e hai cercato d’informare. Però , secondo me il fatto di avere un rapporto più
stretto con la cittadinanza , questa è un’esigenza che c’è ed è forte. “ ( G.G.)
Il responsabile politico che ha la delega è l’Assessore al Welfare . E il responsabile tecnico c’è a
Fabbrico ? E’ l’Assistente Sociale ?
“ Si , è l’Assistente Sociale ( alcuni lo sanno , altri no, non la conoscono ) … bisognerebbe che il
Comune faccia dei momenti informativi … “ ( varie risposte affermative)
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“ Noi siamo l’organizzazione sindacale e dobbiamo chiedere che si faccia un’informazione
efficace per superare l’inadeguatezza dell’informazione sull’insieme della totalità dei servizi …
C’è un’insufficiente informazione e di coinvolgimento nelle scelte di fondo ed anche uno scarso
rapporto con l’Amministrazione pubblica e quali dei servizi locali vengono garantiti dal Comune
e quali devono essere concessi o dati in consegna.
Se noi la mettiamo così , diventa un blocco di richieste sindacali alla nuova Amministrazione o
all’Unione dei Comuni . Andiamo là non più solo come Lega Spi di Fabbrico , ma la zona/distretto
sindacale Spi e Cgil , un coinvolgimento più ampio dove confidiamo un confronto , no? …
riconfermiamo la necessità di maggiore democrazia , maggiore partecipazione e che la gente
sia informata. Sulle tariffe, per esempio, i ritocchi che si sono stati , sono state rispettate le
prerogative ? “ ( F.L.)
Si sosteneva prima , nei confronti della solitudine, si diceva che la stessa non va presa in blocco.
Le sue cause sono differenziate secondo i luoghi , gli aspetti relazionali che la compongono e la
causano : la casa , la salute , i figli/nipoti , il rapporto coi vicini e parenti i conoscenti , ecc. Tutti
questi aspetti fanno parte di un insieme e quando in una persona si assommano più fattori, può
manifestarsi un disagio da solitudine. E’ auspicabile un’analisi dettagliata di come ci si possa
rapportare a queste problematiche per vedere cosa chiedere e proporre agli enti e ai servizi
sociali preposti del Welfare anche in quanto cittadini .
“ E’ evidente che anche noi abbiamo un ruolo di informazione nel rapporto con i nostri associati
e cittadini . Non pensiamo di essere persone ( siamo in 7-8 ) che conoscono tutto il circuito delle
istituzioni locali ecc. , ma anche noi dobbiamo individuare , come per le Amministrazioni ,
strumenti di informazione adeguata ed in che modo farla o in che modo non farla . Abbiamo tante
robe , insomma come movimento : il volontariato, le dinamiche per dare il senso di una
informazione che arriva , che colpisce nel segno ( 600 giornalini e 400 abbonamenti ) , non so se
rendo l’idea . Cioè in qualche modo strumenti informativi ci sono , come inserirsi poi in questioni
riferite alla località .. ? (F.L.)
“ … L’informazione è un “problemaccio” anche per noi , non è un caso che prima ho detto che
noi abbiamo sostenuto e offerto al Comune di Bastiglia 800 € , bisogna ,però, che noi facciamo
sapere la cosa … Da una parte perché la gente sappia che la nostra organizzazione non è una
organizzazione che guarda anche oltre i confini dell’ operare solo in casa fabbricese . Quando
si parla di solidarietà questo che abbiamo fatto è grande solidarietà , non la facciamo solo a casa
nostra ma la facciamo comunque in generale verso chi ha bisogno. ( R.L.)
“ …Il problema dell’informazione è che noi dobbiamo anche pensare che quel 20% dei nostri
associati che non sa e in più altri cittadini non è nativa in loco ; quelle persone lì hanno un po’
più di difficoltà ad essere informati e del come funzionano le varie istituzioni e servizi ( Ausl ,
Asp, Casa protetta , ecc.) : ‘ … dove devo andare a fare la domanda per il mio caro non
autosufficiente ? Qual è l’ufficio , ecc . ecc.’
Questo vuol dire che bisogna fare o richiedere di fare della campagne informative periodiche di
conoscenza e di aggiornamento , perché è come andare a scuola , se si pensa che una volta
insegnato l’abbecedario non ce n’è più bisogno , non è vero , dopo 20-30 anni c’è bisogno ancora
dell’abbecedario ( l’alfabetizzazione). “ ( R.L.)
LA SICUREZZA
Nel questionario la domanda era articolata su due punti : 1) il significato del sentirsi sicuri a casa
propria ; 2 Quali gli aspetti principali che possono creare insicurezza . Di fatto c’è da una parte
una insicurezza di tipo sociale e l’altra di tipo individuale. Nell’uno come nell’altro aspetto cos’è
che si potrebbe fare in merito alle necessità espresse dai cittadini e dagli iscritti e soprattutto
verso quelle persone che sono sole o di per sé deboli o anziane ?
“…C’è gente che va per le case , suona il campanello . E’ una cosa che mette ansia ed in stato
di insicurezza … ci sono vendite porta a porta , il censimento o altro … nelle situazioni di crisi le
ansie si aggravano …” ( intervento)
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“ Ci sono alcuni interventi per fatti che si sono verificati. Il Comune l’ha avvertita , ma la comunità
di Fabbrico non è stata coinvolta come in altre realtà : di furti nella case e anche in alcune
banche c’è stato qualche caso però , non hanno mai coinvolto più di tanto.
Il fatto che si dia in alcuni casi la colpa agli extra-comunitari non è che si cerchino dei capriespiatori , forse si tratta di microcriminalità e poi c’è quest’altro fatto : di continue telefonate
per farti cambiare questo o quell’altro ( il sistema energetico o idrico , ecc.) , questo è un
problema serio che si sta verificando con 3 – 4 telefonate al giorno e sta diventando una
questione incredibile e questo è un problema vero …” (F.L.)
Sicurezza sociale /sicurezza economica
“ … dai risultati della ricerca sulla sicurezza il significato che si dà e come viene percepita. C’è
anche gente che ha cominciato a mettere le sbarre alle finestre o alle porte. Questo mi fa
specie, perché non è cultura dei nostri posti il chiudersi e blindarsi in casa , come ad essere
quasi in galera. Ma c’è un altro aspetto che non riusciremo a risolvere , ma forse appena in parte:
cioè il vedere come e quanto si possa agire per la sicurezza in base a quanto ci dicono i
cittadini che si sentono insicuri rispetto al dato e alla situazione economica attuale.
Allora quello che noi potremmo chiedere è una contrattazione sulle rette , di frenare eventuali
aumenti per un certo periodo di tempo, nelle case protette e alla scuola materna ( 1 anno ;2 anni).
Alcune cosine si possono affrontare. Bisogna vedere con alcuni e quali interlocutori. Ci sono
una parte delle famiglie che non portano più i bimbi a scuola per i costi : siccome la mamma è
a casa , bisogna vedere come far riportare i bambini a scuola anche se la mamma è a casa ,
perché la scuola è un momento importante della comunità , dello stare insieme e del
socializzare”(R.L.)
LA MOBILITA’
Le considerazioni da fare vertono sulle possibilità di spostamento a livello individuale e delle
famiglie soprattutto fuori dal paese. Cosa fare per agevolare l’utilizzo dei servizi o per altre
destinazioni , soprattutto da parte di chi ha problemi di non o parziale autosufficienza : già il
volontariato per i trasporti è presente per affrontare questi bisogni o necessità .
“ Faccio questo esempio perché è fondamentale . Noi abbiamo registrato che in questo anno c’è
la scelta di un investimento sull’ospedale di Guastalla , che diventa un ospedale di una buona
dimensione con trasferimenti di interi reparti e cose di questo genere.
Quindi bisogna riprendere e vedere che tipo di trasporto c’è tra Fabbrico e Guastalla, perché di
fatto non esiste , chiaro! Andare a Correggio tu ne trovi 2 o 3 di pullman che ti fanno il giro ,
perché ci sono le scuole e in qualche modo il Distretto Scolastico è riuscito a mettere in moto tanti
pezzetti per garantire il trasporto all’ ospedale di Correggio.
Ma in ragione della trasformazione di quell’ospedale lì di Guastalla, si tratta di affrontare come ci
si arriva all’ospedale stesso … cioè come si fa ad arrivarci a Guastalla. E’ una cosa enorme da
risolvere … questo è un problema provinciale , eh … ( F.L.)
“ Questa richiesta l’avevamo già fatta quando Ferrari doveva diventare Sindaco … parlo di 10 anni
fa … dico bene ? C’era un impegno quando il Comune di Fabbrico si era mobilitato …” ( P.L.)
“ Dei cittadini avevano anche raccolto delle firme , perché non venisse chiuso l’Ospedale di
Correggio … Allora dopo , quando alla fine è stato comunque chiuso si è detto : ‘ Allora, però
sappiate che se c’è da provvedere perché si va a Guastalla , qui non c’è nessun mezzo pubblico’
Sono passati quanti anni ? - circa 20 ? - Come sindacato noi l’abbiamo chiesto e richiesto già col
Sindaco Ferrari , con questo sindaco non si riesce a cavare un ragno dal buco … Però qui,
secondo me , ecco, io mi faccio scrupolo e mi chiedo fino a che punto noi veramente per potere
esercitare il ruolo di sindacato , come rivendicazioni , non sia anche giusto andare con un gruppo
di cittadini a dire : “ o a una maniere o ad un’altra , cerchiamo di risolvere il problema …(G.G.) “.
“ Abbiamo avuto dei responsabili di Fabbrico, da Malagoli al Sindaco , eh … hanno fatto i direttori
generali. Questo è stato un problema … “ ( F.L.)
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“ …noi abbiamo anche posto delle soluzioni alternative : si fa un contratto con un pulmino piccolo,
che allora c’era anche un proprietario di un pulmino nel paese con un mezzo con una capienza
di 15-20 posti , arrivi fino a Reggiolo e lì c’è un pullman che porta a Guastalla ; sarà un disagio
cambiare pullman , ma almeno dai una risposta . “ (G.G.)
“ Invece adesso per andare all’Ospedale di Guastalla , devi prendere per Novellara , poi prendi il
treno e vai a Guastalla ( P.L.) …
“ Però, secondo me , il problema della mobilità è una cosa importante .Dell’insieme che compone
la solitudine delle persone , è uno di quei fattori che crea tale condizione. Se è vero che l’ Asl non
è quella che organizza il servizio dei trasporti sul territorio ed è invece il Consorzio dei Comuni
che si chiama SETA insieme con Modena : il consorzio dei Comuni vede anche il Comune di
Fabbrico societario per la sua parte . Il che vuol dire che se sei socio devi anche pretendere delle
cose , non è una cosa impossibile. Con l’Asl stanno facendo delle cose , dei lavori che sono la
scelta della territorialità di tutti i servizi , cioè più territorialità , meno ospedale e più territorio : dal
servizio domiciliare e infermieristico si sta ampliando il numero dei servizi secondo il bisogno e
per salvaguardare e tenere conto dell’autonomia delle persone. Dall’altra parte per quelli che
sono abbastanza autonomi vogliono creare la condizione affinchè si possano muovere , oppure si
aspetta che diventino non autosufficienti per andarli a trovare a casa? Il problema è questo. Ora
, se come Comune ho da affrontare questa questione dell’Ospedale di Guastalla noi l’abbiamo
posto 12-13 anni fa , forse ci siamo persi perché ci siamo stancati di chiederlo : Novellara ha il
treno , Reggiolo ha 2-3 corse al giorno che arrivano a Guastalla . Come collegare Fabbrico a
Reggiolo ? Per andare a Guastalla a Reggiolo dovrò fare un cambio come per andare a RE che
cambio a Correggio. Il problema è questo qua.
Dove trovare i fondi e i mezzi per fare questa operazione ? A Fabbrico attualmente ci sono
collegamenti validi , abbiamo fatto una grande battaglia per il mantenimento della fermata
Mantova/Modena insieme con Rolo , Reggiolo e Carpi , la linea è stata elettrificata , noi abbiamo
ripreso i collegamenti per la scolarità che va a Carpi , che non esisteva più , abbiamo istituito un
trasporto su gomma per mandare i ragazzi a scuola. Bisognerebbe a capire il perché di questa
scelta : da una parte abbiamo la ferrovia .
Allora la corsa di Carpi non la posso utilizzare per fare una corsa in più dalla stazione di Rolo a
quel di Fabbrico , affinché i cittadini di Fabbrico possano utilizzare il treno che è a 4 Km di
distanza com’è Rivalta verso la stazione di RE ?
Perché c’è un pullman dalla stazione di Rolo che parte alle 4.15 del pomeriggio che non serve a
nessuno , dato che in quell’ora lì non arriva nessun treno ? Perciò sono quelle cose qui che alla
fine … c’è secondo me , un problema da parte della gente di avere la possibilità di muoversi ….
Se l’Amministrazione pensa di sopperire con i volontari a dei trasporti per le persone che sono in
difficoltà , che hanno bisogno di visite mediche e quelle robe lì … Ma a quelli che sono
nell’impossibilità di muoversi , perché non ci sono gli autobus , cosa facciamo un’altra
associazione di volontari ? “ (R.L.)
“ Vanno alla Croce Rossa , ma pagando il viaggio … “ (P.L.)
“ No, no se io debbo andare a Correggio , perché vado dal notaio , non posso utilizzare la Croce
Rossa … Io parlo di mobilità anche di persone autonome che voglio considerare… Non solo
persone ammalate … questi sono temi da discutere con un confronto con gli interlocutori che
gestiscono queste cose” ( R.L.)
Il Direttore dell’Asl provinciale il dott. Nicolini a Guastalla , in un’assemblea pubblica, ha fatto
riferimento alla sanità reggiana. Sempre più sia Correggio che Guastalla non avendo ognuno un
bacino d’utenza per poter ricevere dal fondo sanitario nazionale le rispettive risorse , si deve
considerare lo stesso territorio , un insieme e unico sistema sanitario per tutti i cittadini.
“ Anche l’organizzazione della sanità deve porsi il problema in quanto responsabilità da parte dei
Sindaci della salute dei cittadini : come fanno tutti i cittadini a fruire delle strutture sanitarie
compreso l’ospedale ? “ (R.L.)
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“ Per noi cittadini i due ospedali di riferimento del sistema sanitario della Bassa reggiana sono
questi due …” (G.G.)
E la mobilità più in generale …
“ L’altro giorno è venuto da noi un cittadino tutto arrabbiato , e un po’ tirato , perché non aveva
trovato nessun amico o conoscente che lo portasse a Correggio non so per fare che cosa . Io gli
dicevo : “ guarda che c’è un pullman che parte alle 9 …” – “ Si, io però non faccio in tempo a
rientrare perché alle 11.30 mi portano il pasto a casa , ed io non sono a casa a ritirarlo … e allora
come faccio ? “ Insomma … (R.L.)
La discussione si articola a più voci circa la presenza di servizi privati occasionali ( o di
conoscenti) per far fronte a tali necessità , dietro compenso per il carburante ed il disturbo Si
sostiene anche che questi possono fare una concorrenza sleale a chi prima faceva il servizio di
taxi. Si segnala così un certo disagio che viene sottolineato anche dai dati che si ricavano dalle
risposte alle domande presenti nel questionario. .
“ Dato e visto che non siamo una piccola frazione di 120-150 abitanti , ma siamo più oltre di
6.000 e le tasse le paghiamo anche noi , per cui ….” (G.G)
“ …Un altro dato un po’ simbolico …se vieni da Carpi l’unica tabella che indica Fabbrico ti porta
giù a Rio Saliceto e a Ca’ de Frati , eh … quindi se non conosci come arrivarci è un problema …
in certe cartine non è neanche segnalata… c’è carenza anche nella segnaletica. “ (L.G.)
Si porta anche un esempio di mancata sicurezza da carenza in merito alla barriere architettoniche
“ Tornando alla mobilità , abbiamo parlato dei problemi che ci sono … Ma per esempio sulla
mobilità in paese noi abbiamo un pezzo di interlocuzione con l’Amministrazione Comunale sulle
barriere architettoniche che ci sono in giro per il comune : vedi i marciapiedi o i dissesti vari … è
tutta una problematica che attiene anche alla mobilità. Per le persone che cominciano ad avere
qualche difficoltà sono stati fatti gli attraversamenti pedonali , ma non c’è uno scivolo …” ( R.L.)
L’AMBIENTE
Su questo tema la discussione inizia e fa riferimento ai dati emersi dal questionario
“ Io mi trovo d’accordo con chi segnala la necessità di un maggiore rispetto delle regole e per
una maggiore educazione ambientale , che poi in parte va a cozzare con le problematiche
ambientali. Perché quando tu non rispetti le regole e butti il pattume dappertutto è evidente che
l’ambiente ne risente … questi comportamenti vi sono anche da parte di persone che riterresti
abbastanza sensibili “ (G.G.)
“ Stamattina sono stato all’URP a fare una denuncia . Facendo il giro col cane c’è un’area verso il
cimitero che non è ancora stata definita, è urbanizzata ma non è ancora … ed è vastissima. E’
diventata la discarica di tutti. Ho fatto la denuncia perché hanno spaccato la staccionata, che
hanno costruito per delimitare un dislivello di 70-80 cm. , per evitare che qualcuno ci caschi
dentro . L’hanno tirata giù per buttarci dentro un camioncino di eternit ed ho detto : ‘ Guardate che
lì succede così …’ e a proposito dell’arredo urbano , hanno rubato 5 panchine e buttato giù un
lampione. Inoltre , quando è stata chiusa l’isola ecologica gli sfalci , e i giardinieri cosiddetti in
nero , buttavano tutto là … è immondizia quella !! Ma sono degli anni che andiamo a denunciare
quelle robe lì … ed è una brutta cosa. Non ci sentono e non so il perché. I negozi, adesso che
comincia a far caldo … alla sera gli schiamazzi, carte,bottigliette,lattine ecc.
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A Fabbrico su queste cose qui , sull’ambiente e il suo rispetto è diventata una cosa vergognosa :
cassonetti sempre pieni … non so … adesso vado dall’Amministrazione e mi pare stia pensando
di attivare il porta a porta , non so se sia valido … Io non do la responsabilità all’Amministrazione
in sé , è la cultura della gente … cioè il primo arrivato , hai il cassonetto pieno , c’hai del cartone ,
ma non puzza , se lo tieni a casa anche qualche giorno in più … posso capire l’umido se pieno e
puzza , ma se è vetro o cartone … vedo nei vari paesi i cartelli , che insegnano e indicano cosa e
come fare , ma gliene fanno di tutti i colori … “ ( L.G.)
E le video camere …
“ Se dovessi mettere delle video camere le istallerei dove ci sono i cassonetti … Non mi interessa
se uno viene da Napoli o da Treviso … “( L.G.)
“ Tornando all’informazione tu vai a dire all’Urp che ti hanno scaricato l’eternit , però posso dire
che la denuncia va fatta all’Ufficio dell’igiene pubblica ( Arpa) , perché lì c’è da intervenire
subito,dopo va reso edotto anche l’Urp e la Polizia Municipale , ma è l’Arpa che deve intervenire
ed emettere le proprie ordinanze e obbliga il Municipio a fare determinate cose “ (R.L.)
“ …e questa è già un’indicazione ed è una cosa che non sapevo. “ ( P.L.)
La modalità, di fare interviste di gruppo all’interno di un percorso di ricerca , serve anche a questo
e cioè d’informare, essere informati attraverso il rapporto con gli altri … Si discute sulla necessità
e l’importanza di essere informati per essere in grado di agire.
“ Una ragazza che c’era questa mattina, chè è un forestiera ed io non l’ho mai vista a Fabbrico ,
lavora lì in Comune ed è stata gentilissima che ha detto di prendere nota e si è impegnata di
avvisare quanto prima l’ufficio Tecnico , perché fino a l’altro ieri che c’era una di Fabbrico mi
diceva : “ Ma sa … adesso devo computerizzare questa cosa … “ e c’era da spiegarle le vie
interessate , ecc. , perché è ancora una zona libera e tu gli dovevi spiegare …” (L.G.)
“ Perché non ne parliamo con l’Auser e il l’insieme del volontariato e proponiamo una giornata su
questi temi … Potrebbe essere una cosa che coinvolge i cittadini adulti e bambini … “ (G.G.)
LA RAPPRESENTANZA
In questi due incontri si sono affrontati tantissimi problemi : quale può e deve essere - se si vuole
fare una sintesi – l’esercizio della rappresentanza. A livello di Lega , la
rappresentanza si
esprime nel Direttivo , in rapporto con gli iscritti e i cittadini , e nelle varie articolazioni territoriali
della Cgil. La rappresentatività , invece, è l’insieme di questioni che con la propria presenza e dal
punto di vista sindacale e culturale sono un importante riferimento per la comunità ( società
politica e società civile) . In questo senso i temi che la Camera del Lavoro e lo Spi devono
ritenere prioritari , possono essere quelli , o alcuni di essi , affrontati in questi incontri – e quelli
successivi - nel riferirsi alle problematiche emerse dall’indagine di Fabbrico ed in merito agli
obiettivi da perseguire nell’iniziativa sindacale.
Quando parliamo di questo , fermo restando la conferma della rappresentanza sul territorio,
questo è , perché se non c’è rappresentanza sul territorio , non c’è capacità , possibilità di poter
sviluppare quelle iniziative necessarie di cui il territorio ha
bisogno e che devono essere
rappresentate anche dal sindacato a livello locale. Allora ne discende che dentro alla
rappresentanza vanno coniugati la rappresentanza dentro la fabbrica, i luoghi di lavoro ed il
territorio : perché se hai la presenza e fai una battaglia solo nella fabbrica e nei luoghi di lavoro e
poi non c’è la tua presenza sul territorio - il territorio è ogni luogo in cui tu puoi rappresentare gli
interessi di chi tu associ e non solo - , tu sei fatto fuori dalle dinamiche generali , dalla società.
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E allora, la rappresentanza è questa : ed è come riusciamo a far diventare una questione
individuale forza collettiva , proposta collettiva , che è il nostro mestiere , mettendo insieme le varie
individualità coniugate in un’idea collettiva e farla diventare un progetto di rivendicazione teso a
migliorare la realtà per gli individui e le loro famiglie. Questa è la rappresentanza ! ….. “ (F.L)
Avere dei dati sempre aggiornati sui bisogni degli iscritti , sarebbero importanti da parte
del gruppo Direttivo Spi, momenti annuali di rilevazione, tramite telefono, riproponendo
uno schema di domande utilizzato nella ricerca e con risposte chiuse (con qualche
apertura ) : SI/NO/NON/SO/PROPOSTE . Si potrebbe anche utilizzare l’apporto di giovani
studenti o neo-laureati per la progettazione e l’effettuazione di tali telefonate su un
campione prestabilito. Il documento risultante che ne uscirà , può servire a strutturare e
proporre periodicamente al Sindaco o all’Unione dei Comuni degli incontri per affrontare i
temi e le trasformazioni sociali che risulteranno.
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L’INCONTRO CON IL 2° GRUPPO
( Famiglie , cittadini e soggetti sociali)
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Presenti
Vasconi Cesare
Ricchi Luciano
Guaitolini Giuliana
Vioni Amos
Gibertoni Rodolfo
- Conduttore
( Ufficio studi) - Spi RE )
- Co-conduttore ( Segretario di Lega Spi
- Fabbrico
- Osservatrice (Componente Direttivo Spi
- Fabbrico
- Osservatore (
“
“
“
“
- Direttivo Spi ( Segreteria e Direttivo Spi di Fabbrico
Partecipanti ( 2 gruppo)
Mantovani Eva
Terenziani Dino
Vezzali Valli
- Pensionata - ex Assistente Domiciliare
- Pensionato - ex Funzionario Coop.
- Pensionata - Volontaria Ceis
2° Gruppo (cittadini e invitati)
I temi affrontati nelle domande e colori utilizzati per la sintesi
Fucsia
LA FAMIGLIA E I
SERVIZI
Azzurro
I SERVIZI E
WELFARE
Rosso scuro
LA MOBILITA’
Verde
L’AMBIENTE
Viola
LA SICUREZZA
Marrone
LA
RAPPRESENTANZA
)
)
)
)
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PREMESSA
Questi incontri di gruppo servono per fare degli approfondimenti sulle questioni che sono emerse
dal questionario ( ed altre) e suddivise in sei blocchi di domande.
Da queste abbiamo preso alcuni contenuti su problematiche fondamentali che sono : la famiglia,
i servizi sociali e socio-sanitari e la rappresentanza , con riferimento alla presenza del
sindacato a livello locale e sociale , quali priorità sono ritenute importanti da affrontare o cosa
si dovrebbe approfondire e discutere maggiormente per essere più presenti sulle problematiche
attuali. La prima domanda riguarda la famiglia .
LA FAMIGLIA E I SERVIZI
Innanzi tutto cosa si pensa della condizione complessiva delle famiglie a Fabbrico : la vostra ,
quella degli altri , cosa conoscete o percepite - e/o anche per sentito dire - sui bisogni , i problemi
e la solidarietà tra individui e famiglie. Si tratta anche di fare riferimento alle risposte che
emergono dal questionario relativamente a quello che , in misura maggiore , sta avvenendo a
livello nazionale nell’area del precariato e dell’occupazione ( cassa integrazione, disoccupazione
giovanile e femminile,
mobilità , lavoro a tempo determinato , ecc.) ; inoltre anche il tipo e la
quantità d’aiuto che la famiglia dà a propri figli/nipoti e se ci sono situazioni di difficoltà in merito
a familiari anziani o disabili da accudire. Cosa ritenete si possa fare per sviluppare una
maggiore solidarietà tra le persone , le famiglie e soprattutto verso chi non ha nessuno che
l’aiuta ? Emerge dai dati della ricerca stessa che una parte delle famiglie che hanno anziani o
disabili a domicilio , non hanno aiuto o sono scarsamente aiutati dai servizi e/o da parenti ,
amici o familiari : cosa si potrebbe proporre per organizzare una maggiore presenza dei servizi e
di solidarietà ?
“ La mia famiglia è composta da me , che sono la moglie dell’ammalato , e tre figli. Però la
situazione di mio marito la risolviamo bene. Mio marito è in casa protetta ed io tutte le mattine
sono là , perchè il tempo io ce l’ho e poi alla sera ci vanno i miei figli , perciò noi siamo quasi
sempre da lui. Dei problemi di nipoti io , ormai , sono già sostituita da altre nonne e non ho
problemi in tal senso …” (V.V.)
“ Si, ci sono famiglie in difficoltà , ci sono veramente. Quando sono in casa protetta , aiuto
sempre a dar da mangiare a qualcuno , perché a dire la verità anche in Casa protetta la
situazione è problematica. Io non ho problemi , perchè ci vado tutte le mattine , però ci sono
tante persone da dar da mangiare e c’è poco personale , allora lì io mi presto ed aiuto. Ma anche
quando ai miei vicini di casa ( per esempio la moglie di …), chiedo se hanno bisogno di
qualcosa , non sono mica sempre tanto disponibili … “ (V.V.)
La gente non è o è poco disponibile …?
“ E’ un problema anche culturale , perché la gente non gli piace molto … Chiedere è sempre molto
difficile , diciamo la verità, perché io anche se devo chiedere qualcosa ai miei figli vado sempre
adagio , se riesco faccio da sola. Sarà forse questione d’orgoglio , non lo so , ma anche per noi
sentirti proprio finita , perché sei capace ancora, ecc : forse lo vuoi dimostrare più a te stessa che
non agli altri , perché tante volte mia figlia dice : “ Chiamami a fare questo , chiamami a fare
quell’altro … “ . Fino adesso cerco di non chiamarla , insomma, ma dico non è forse orgoglio ,
forse perché ti misuri , quando chiami poi non ce la fai e poi per N… ( un vicino di casa) è un po’
complicato , la persona ha anche un po’ problemi di depressione …
L’altro giorno gli anno dato 60 punti in una gamba , ma il fatto è che sua moglie , poveretta , è
stata operata alle spalle e alle ginocchia , è una persona che … e lui guai se lei si muove o va
via e deve stare sempre lì : l’unica cosa da fare è andare lì a fare compagnia a questa
donna”(V:V.)
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“ Nella Casa protetta c’è poco personale ed è gestita dalla cooperativa. Loro , la Coop.Elios ,
dicono che in base alle disposizioni nazionali ce n’è uno in più. A mezzogiorno , l’ora dei pasti, ci
saranno 10 persone da imboccare perché non riescono a mangiare da sole , delle persone
addette ce ne sono 3 o 4 , se non si presta qualche volontario che viene da fuori … se no non ce
la fanno , noi che abbiamo lì la nostra persona e li aiutiamo , il personale , loro eh. … non
c’arrivano , non possono arrivarci. Allora io ho detto anche col Direttore : “ Ma perché non dite
alla Coop.Elios di mettere qualche persona, qualche volontario: .” Ce ne sono già delle persone in
più “ mi dicono. Comunque quando c’è qualcosa da dire , noi lo diciamo, lo chiediamo e qualcosa
ogni tanto salta fuori …” ( V.V. e altre)
Gli anziani ospiti e assistiti domandano , chiedono a volte delle cose , pongono dei problemi ai
quali non sempre non si riesce o non si è in grado di dare delle risposte. E’ così ?
“ Ma, più che altro quando magari uno non sta bene e chiamo. In questo caso certamente ci
deve andare il personale loro , eh … Noi non riusciamo a fare niente , anche se siamo lì
possiamo solo aiutare , a sollecitare , a chiamare …” (V.V.)
“ Per otto anni ho assistito due persone invalide: la mia mamma e mio marito , tutte e due invalide
e da sola. La mia mamma l’ho dovuta mettere in Casa protetta perché mio marito si è aggravato,
ecco perché conosco la realtà della Rsa e del Centro diurno , perché la mia mamma per sette
anni è andata anche al diurno. e per quello io consiglio anche di rivedere l’organizzazione del
personale che c’è dentro nella nostra struttura , perché se loro dicono che c’è personale
sufficiente , gestito secondo i parametri della Regione Emilia Romagna , però sono
disorganizzati : con molti tempi morti dal lato del servizio dove ci si lavora e poca presenza
sull’ammalato. Secondo me necessita di un dirigente che diriga veramente , stando dalla parte
dell’ammalato stesso e non dalla parte del personale , come succede da quando è stata aperta
questa struttura. Mi sono sentita dire dalla Raa ( Responsabile Attività Assistenziali) che ha le
mani legate , che non può fare di più nei confronti delle sue dipendenti , perché le si metterebbero
tutte contro. Allora qualcosa si può rivedere di tempi morti da parte delle ragazze ve ne sono, le
si vede spesso fuori a fumare sul balcone , fermarsi dentro a mangiare tra loro e fare le loro
riunioni … ma quando l’anziano chiama loro ci vanno quando vogliono. “ ( M.E.)
“ Allora, l’organizzazione si può rivedere , secondo me c’è bisogno di un aumento della presenza
di volontariato, perché l’anziano specialmente quando ha bisogno di essere imboccato il
personale è quello che è , giustamente a dar da mangiare a una persona che è allettata … Io
vedevo con mia madre che ci vuole più di un’ora, pertanto c’è bisogno di volontariato , quelle che
ci sono, sono troppo poche. Ma purtroppo sai com’è… la gente guardarsi in faccia a quello che
potrebbe essere il proprio futuro. “ - “…si cerca di aiutare il personale a dar da mangiare agli
allettati, nei momenti difficili. Ci sono le ragazze dell’Avo , ma sono troppo poche …” (M.E.)
“ … Ci sono tutti i giorni : c’è la E.. alla domenica, c’è la B… e altre o altri , c’è la P… ecc.
E’ cambiato il coordinatore e con un po’ di pressione da parte mia e da parte di persone che
vengono lì , abbiamo fatto fare dei lavori e i controlli anche alle ragazze: e le ragazze adesso
hanno lo spazio di andare fuori , hanno il tempo , non so se 10 minuti di pausa , hanno quello …
allora siamo andati a dire anche che erano fuori tutte e quattro in un colpo solo. E’ venuto su il
coordinatore e ha detto loro che devono andare fuori separate , al massimo 2 alla volta. Abbiamo
reclamato che quando il salone è vuoto , quando non c’è nessuna o con - presenza e ci sono solo
gli ammalati , allora vengono su … insomma un pochino abbiamo un po’ stretto i cordoni. “ (V. V.)
“… Io ho il marito in casa ed usufruisco dei servizi di cui ho bisogno , non chiedo l’Assistenza
domiciliare , perché sono io l’Assistente domiciliare , pertanto faccio le cose che si debbono fare,
però si era parlato tempo fa , da parte della Regione Emilia Romagna e dell’Ausl , che ci
sarebbero stati sul territorio l’integrazione dei servizi alla persona . Con questa cosa si parlava
dell’integrazione fra medico , infermiera professionale , la parte amministrativa e sociale e i servizi
necessari per l’ammalato secondo le sue esigenze : dalla fisioterapia , la terapista e diverse altre
figure.
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Però , la “barca” è rimasta ferma naturalmente secondo la “spending review” non ci sono soldi .
Ho telefonato la settimana scorsa per essere informata dall’Assistente sociale della nostra Ausl ,
ancora a tuttora rimane tutto sulla carta e queste prestazioni vengono elargite sotto richiesta di
uno specialista dell’Ausl che prescrive questi servizi , ma nella gran parte vengono pagati
dall’utente. “ ( M.E.)
Ci si chiede se questa integrazione tra il sociale e il sanitario , c’è oppure no …
“ No , no c’è solo il servizio infermieristico domiciliare …” “ Viene autorizzata e richiesta solo
dal medico curante. Oppure da assistenti oncologici per quelle malattie lì e di tipo terminale.
Pertanto la famiglia sotto questo aspetto si trova un po’ sola , ecco perché io direi e chiederei che
sarebbe il caso di affrontare il problema. Capisco che con la “ spendig review” diventa un po’
difficile , però se si vuole che la famiglia mantenga al proprio domicilio un anziano o un
ammalato, è giusto che la famiglia stessa abbia anche i servizi che le diano un aiuto , perché la
cosa diventa pesante da gestire. In più apro un altro discorso : sono stati dati al comune i servizi
del Servizio Civile , il quale viene dato in supporto alle strutture : al centro Diurno e altri servizi
ecc. … o mi sbaglio ? …” ( M.E.)
Si conferma che il volontariato potrebbe anche provenire dal servizio civile e c’è una proposta
legislativa in merito … e adesso?
“ Ce lo abbiamo avuto un ragazzo . Adesso ha finito e non c’è più nessuno . Si chiamava
Damiano” (V. V.) “ Un tempo c’era una legge sull’obiezione di coscienza , adesso c’è quella del
Servizio Civile “ (M.E.)
“ … Ma io mi chiedo : per quale motivo , invece , il servizio civile non può andare anche a
domicilio in supporto alle famiglie ? Non si chiede troppo , si chiede anche di accompagnare
l’anziano a fare delle passeggiate…” (M.E.)
Per accudire/accompagnare persone in difficoltà ci sono anche delle regole da rispettare sulle
responsabilità … e anche la necessità di una maggiore territorializzazione dei servizi e di varie
figure mediche e para-mediche
“ …so che ci sono delle regole ferree . Il servizio civile deve essere sempre supportato dal
personale , non può muoversi in autonomia, dico bene ? Perché c’è il problema della
responsabilità , ma se viene a far fare una passeggiata , non è che dura un giorno , è per dare un
supporto alla famiglia , un’azione di compagnia , non chiedo la luna. Perché va a finire che a
queste persone forza di toglierli delle responsabilità non si aiuteranno mai a prendersele queste
responsabilità . Chiuso il discorso. Ne apro subito un altro dicendo che specialmente la persona ,
il familiare che deve assistere un ammalato 24 ore su 24 ( in inglese il care giver) o lo ha in
carico … diventa un carico psicologicamente abbastanza pesante , allora mi chiedo : “ Nei servizi
che ci sono all’Ausl - e so che ci sono – esiste lo psicologo e per quale motivo uno psicologo non
può venire sul territorio in supporto ai familiari che assistono un ammalato in certe condizioni ?
Perché credetemi che a un certo punto si arriva a dei limiti. Allora , vengono tenuti dei corsi qui a
Fabbrico ogni tanto da parte dell’AIM una volta al mese: quindi c’è lo psicologo , ci sono dei
gruppi di auto-aiuto alle famiglie. Invece sotto questo aspetto dalla parte degli ammalati c’è
bisogno di una parola perché devi aiutare il familiare alla rassegnazione e … non è un discorso
facile. “ ( M.E.)
Poi ci sono i carichi familiari e gli aspetti burocratici
“ La mia famiglia è composta da me e mia moglie, siamo due figli unici con due anziane da
seguire: mia madre di 85 anni, invalida in carozzina con badante e assistenza domiciliare per
l’alzata e il bagno , e la madre di mia moglie di 93 anni, invalida e parzialmente autosufficiente. Si
profila un panorama difficile per gli anziani non autosufficienti , a cui forse si può rispondere con
una migliore organizzazione dei servizi e con un’iniezione di solidarietà.
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Io ho una situazione familiare tutto sommato positiva , con mia moglie e i miei figli : una è in
Australia – la cosa mi turba molto - , ma pazienza, ognuno fa la sua vita ; mio figlio se la cava ,
insomma lì andiamo bene … Il carico di incombenze di aiuto familiare impegna, mia moglie ed io,
per più ore al giorno: la compagnia , le piccole commissioni, la passeggiata, ecc. Ma si
aggiungono anche i problemi nel seguire, in certi momenti e situazioni, i vari passaggi dettati
dalla burocrazia . Potrei fare l’esempio del diritto al voto che mia madre ha voluto esercitare : ho
dovuto fare 7 distinti giri per gli uffici per poterla accompagnare al seggio . Io ho tempo e anche
una certa competenza a muovermi con ostinazione nei meandri della burocrazia , ma il cittadino
(che lavora o che fa che so il metalmeccanico ) mi chiedo come fa o sia possibile portare il
proprio genitore o il proprio caro a votare proprio per l’importanza che ha in sé l’esercizio di un
tale diritto . Come ho detto ho fatto 7 giri per portagliela e quindi con una certa ostinazione :
quando c’è l’ufficiale sanitario ? Arrivato l’Ufficiale sanitario bene , vai in Comune a fare un
timbro, non c’è l’addetta , torno al pomeriggio e non c’è ancora . Torno per la terza volta al
mattino dopo non c’era ancora però mi hanno fatto il timbro lo stesso . Prenota il pulmino per
portarla al seggio e finalmente la porto a votare . Ho combattuto ben, eh… , ma per dire che
come se uno si esenta un attimo mia madre non va a votare , perché di fatto è un percorso ad
ostacoli . Tra l’altro l’Ufficiale sanitario veniva dalle 12 alle 12.30 di venerdì , un giorno prima , se
pioveva mia madre non andava a votare , perché non potevo portarla con la pioggia e neanche
chiamare il pulmino.
Questo è un esempio , ma è tutto un percorso ad ostacoli di questo tipo : chiama l’Assistenza
domiciliare, fai questo , fai quello , vai di qua , vai di là … è una roba , quindi se l’assistenza
domiciliare prevedesse anche un supporto alle pratiche burocratiche, eviterei io di inseguire tutte
queste cose , che è un mestiere , eh …” - “ Sì , vai da qualcuno e dici . “ Mia madre deve andare
a votare “ , va beh , allora si fa così. Chiamiamo questo , chiamiamo quello , io non so le risorse
che ci possono essere , però dare una mano per queste robe qua ... non sarebbe male”(T.D.)
“ Sono convinto che una forma di segretariato sociale gestito da una associazione di volontariato,
supportato e in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e l’Ausl , sarebbe utilissimo ma
ho paura a sostenerlo per timore di un altro ufficio pubblico che aumenti la burocrazia , senza
evidenti risposte operative” (T.D.)
Sono proposte che si ripetono in quanto bisogno abbastanza diffuso ( vedi discussione nel gruppo
del Direttivo Spi) dove si è proposto di costituire una specie di coordinamento ( segretariato) in
cui parte del volontariato potrebbe occuparsi anche di queste cose … insieme ai servizi . Questo
e in altri casi come ad esempio le sostituzioni di assistenza familiare
“ Mia moglie ha una madre che sta bene , a differenza della mia , ha 93 anni e noi siamo come
‘prigionieri’ in casa , perché come si fa ad andare via con un’invalida. Però , insomma , niente di
grave, però c’è questa cosa sempre più pesante della badante e anche questa … La pensione di
mia moglie serve per pagare la badante: ormai costa 20.000 € l’anno , vitto e alloggio escluso ,
quindi c’è anche un problema economico che funziona fin che funziona ; adesso io ho preso una
badante , perché alzando mia madre le è venuto il mal di schiena . Allora portarla all’INAIL dal
sindacato dato che le badanti non hanno tutela , se si ammalano non prendono niente. Se si
ammalano , ed io non lo sapevo , fino a che questa che viene da me non si è ammalata per un
mese ed io ho scoperto che : i primi 5 gg. li paga il datore di lavoro , poi niente, ma insomma io
pago i contributi ma , secondo me , le badanti non prenderanno mai una pensione , perché
dopo tornano a casa. Se gli dessero una pensione anche molto bassa e altre cose … va beh ,
questa è una scoperta recente che ho fatto : le badanti non prendono poco o niente e l’Inps non
paga .” ( T.D.)
“ La badante di mia madre è con noi da 8 anni e ovviamente sono soddisfatto, ma questo non
risolve i problemi quotidiani. Ora è in malattia da un mese (come dicevo ho scoperto che non ha
la protezione Inps) e la sostituzione si sta rivelando molto complicata per la qualità della persona
assunta ( ne ho già cambiate due) per la sua regolarizzazione, per i nuovi rapporti che si devono
istaurare.” (T.D.)
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“ … però adesso non c’è da un mese ( la badante) , ho dovuto trovarne un’altra , la prima che ho
trovato era una “scatenata” e ho dovuto mandarla via , anche perché si lavava poco e allora poi
ne ho trovato una e adesso sono abbastanza contento e adesso deve diventare regolare .Allora
io non sono contento di prendere una badante in nero … però questa è brava e spero che vada
bene.
L’ho portata a fare le impronte digitali per avere la documentazione in regola
…
insomma… torniamo là è un mestiere … con un segretariato anche in questo potrebbe essere
utile … “ ( T.D)
“ …ma poi una badante non risolve del tutto le cose : perché c’è l’orario di lavoro, i giorni di libertà
poi ci vogliono altre persone ” (V. V.)
“ Cerco di impiegarla al mattino per l’alzata e abbiamo fatto una cosa di questo tipo : invece di
alzarla tu (riferendosi alla badante) … noi abbiamo bisogno che tu stia qua tutto il periodo , però
il mattino c’è l’assistenza domiciliare per cui ci pensano loro per quell’ora o 40 minuti . Ma era
solo per dire che è un percorso ad ostacoli . Questa cosa qui del funzionamento del Centro Diurno
e Casa protetta io non ho esperienza diretta , ma sono perfettamente d’accordo con quanto
dicono le signore … cioè questa storia dello accreditamento della Regione Emilia Romagna e
una c… pazzesca tanto per dire esattamente come la penso , perché è una serie di regole ferree
che … un esempio : la Casa protetta di Pieve Modolena che è gestita dai preti ed è tutto in
regola …” ( T. D.)
“ La soluzione casa protetta, che capisco sarebbe la più appropriata per il caso di mia madre , è
“odiata” dalla stessa ed io non me la sento di imporla. … Mi sono invece occupato, per ragioni di
studio, dell’accreditamento in Emilia Romagna ed ho visto che questa normativa non risolve
nessuno dei problemi citati , anzi li aggrava … conosco casi di gestione di strutture da parte di
Parrocchie con solo l’autorizzazione al funzionamento , dove un anziano costa meno , il servizio è
più flessibile , il volontariato è più presente…” (T.D.)
Per le Case protette vi sono vari tipi di gestione . Oltre ad una gestione completamente pubblica
come l’ Asp ( Azienda Servizi alla Persona ) o quelle accreditate del privato sociale (Coop.sociali ,
ecc.) , vi sono delle strutture private , regolamentate ed autorizzate al funzionamento :
“ Quella di Pieve Modolena è una Casa protetta gestita da privati , ha l’autorizzazione per il
funzionamento: cioè a dire che le regole per il funzionamento le ha , non ha l’accreditamento e
quindi non prende i soldi dalla regione , quindi chi va là paga la retta piena e spende circa 70 – 72
€ al giorno . Se Elios vende una retta piena spende 85 € al giorno , la Regione ne spende 100 di
cui 50 per il familiare e 50 la Regione . Allora questa storia dell’accreditamento non migliora le
prestazioni , perché a Pieve Modolena stanno meglio : c’è il volontariato , ci sono i boyscout e
hanno la flessibilità ecc. ed altre cose . E’ una formula abbastanza geniale dove una famiglia
aderente alla Charitas ( non necessariamente con un anziano ospite nella struttura ) - marito ,
moglie , figlio/a quindi una famiglia - fanno i Direttori , vanno là a controllare il benessere degli
utenti : c’è il Direttore da una parte e questi … va beh … essere dentro aiuta molto … no? “
( T. D.)
E come richiesto da una domanda specifica cui si cerca di costruire relazioni … tra strutture ,
comunità e cittadini che ne assecondano le modalità e gli indirizzi … attraverso una
partecipazione diretta …
“ Certo , c’è una relazione e vedono ciò che va e non va e poi lo dicono. Allora tu hai detto . “
…nei momenti di pausa vanno fuori tutte insieme “. Va beh, lì dentro c’è la moglie , un’altra
signora … va dal Direttore e glielo dice …. Quindi si spende meno e la gente sta meglio: quindi
una riflessione , flessibilizzare … ecc. , perché si spende 100€ anche perché bisogna fare una
valanga di carte che non finisce più , c’è una serie infinita di adempimenti che non si capisce
bene… (T.D.)
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C’è una burocrazia , voglio dire , e finisco con questo. Per esempio l’animatore , mi dicono che
alla fine usano OSS ( operatore socio-sanitario) , perché non ce l’ hanno …Io non ho qualcosa
contro ma insomma , c’è un’ equipe dentro e deve fare quello che si deve fare , no ? Cos’è
questa storia che una deve stare qui , l’altra deve stare lì , quindi questo della umanizzazione di
questa burocrazia è il problema da affrontare , ma so che voi sindacalisti dite che i dipendenti
sono intoccabili e che bisogna aver tutto chiarito , così … “ ( T. D.)
I SERVIZI E IL WELFARE
Cosa ne pensano dei servizi i partecipanti all’incontro ? Alcune questioni sono già state dette e
affrontate, ma si cerca
di approfondire gli aspetti più importanti sui quali intervenire:
l’informazione e la qualità dei servizi alla persona specialmente quelli erogati e presenti a livello
territoriale. Ed è anche necessario chiedersi , come fa una partecipante all’incontro , del perché a
Fabbrico le strutture per anziani :
“ Io chiedo a tutti quelli di Fabbrico: perché noi siamo così “poveri” come strutture per anziani ,
per esempio la casa protetta ? Adesso mi spiego …” (V.V.)
“ La Casa protetta è fatta e combina più servizi : Casa protetta , Centro Diurno e Rsa . Noi
abbiamo la Rsa ( siamo per questo i “signori”) che non ce l’ha nessun altro comune del distretto.
Siamo con qualche posto in meno che sono diventati 12 di Casa protetta , perché i posti di Rsa
sono calati a 8 , perché si è visto che non era che c’era tutta questa domanda di Rsa , per
fortuna . La nostra struttura ha questo numero di posti per ospiti , perciò c’è qualcuno che viene
inserito a Campagnola , ecc. e qualcun’ altro che da Correggio viene inserito in alcuni momenti
a Fabbrico, se non c’è spazio a Correggio … “ (R.L.)
“ Allora, io sto parlando proprio della struttura fisica , non del servizio . C’è da guardare il servizio
però a me interessa la struttura . Questa qui che abbiamo fatto tanti anni fa ( 17 anni) , non ha
fatto nelle camere le prese per la TV , e non hanno fatto altre cose. Le altre Case protette , tipo
S.Martino in Rio , Rio Saliceto , Campagnola che fanno parte dell’Asp e hanno , non so , i letti
tutti automatici , hanno i sollevatori tutti a guida a soffitto che te li porta fino sul letto … e va beh,
forse questo qua interessa più a chi vi lavora , ma non so … “ ( V.V.)
“ Si, interessa anche a tutti , è il servizio” ( Altri)
“ Però , già la struttura , non so anche gli arredi sono malandati, siamo messi così , siamo poveri
come struttura. Dopo poi se vogliamo dire che siamo ricchi perché abbiamo la Rsa , va bene, lo
possiamo anche dire , abbiamo per esempio le infermiere alla notte a Fabbrico , che negli altri
posti non c’è . Perché c’è la Rsa ed è diversa , ecco perché dicono che è per quello che c’è in di
più in Rsa, però ce ne sono due di qua e due di là … sono poche , il personale è poco , io non
so se dipenda dall’organizzazione della cooperativa , della Coop. Elios o se dipenda da che
cosa, ma sono poche …. A campagnola ce ne sono tante di più. Però ci sono anche tanti più
pazienti. Ed a Campagnola non funziona bene, perché è inesistente il Diurno . Noi invece
abbiamo un bel Diurno : una brava animatrice , perché l’animatrice è veramente brava …. Un’altra
carenza c’è a Fabbrico, c’è in quella struttura lì una palestra che è degna di un Centro Sportivo ,
perché c’è dentro di tutto ed è bella buona e valida. C’è soltanto un perché : che non viene usata
o è usata poco. (V. V.)
“Questo perché non la fanno o non la sanno usare o perché …” ( R.L.)
“ …c’è un fisioterapista che ci va solo 2 ore al mattino , due ore al mattino fa camminare un po’
quelle persone che sono su , un pochino uno , un pochino l’altro, poi finisce tutto lì. Allora , chi
deve fare la riabilitazione ? Lì dentro non la fanno ! Ecco,stavo dicendo di queste carenze della
struttura. (V. V.)
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“ …C’è un’organizzazione dei servizi domiciliari che è molto strana. So che perdono molto
tempo in macchina e molte famiglie non sono molto contente, anche perché non possono
rispettare i tempi di quando a un certo orario debbono essere lì , facendo tanta strada in tutto il
distretto come fai ad essere lì alle 9 se glielo prometti ? Poi le famiglie sono molto scontente fino
alla rinuncia del servizio.” (M.E.)
Noi sappiamo che la realtà rispetto a 30 anni fa , quando c’era un servizio domiciliare organizzato
in modo diverso … è cambiata molto. C’è chi sostiene che bisognerebbe trovare e/o
sperimentare un nuovo welfare ( stato sociale) . Come dovrebbe essere uno stato sociale diverso
più confacente alla realtà attuale?
“ Allora,dobbiamo andare sul territorio: conoscere la realtà territoriale di tutti gli anziani che ci
sono e andare casa per casa per rilevarne i bisogni . Bisogna essere sul territorio per conoscerlo.
Non devi aspettare come adesso un po’ dall’alto ed aspetti , la famiglia che non ne può più ed è
talmente disperata e non sa dove sbattere la testa , o ti viene a chiedere i servizi o accetta tutto ,
ma poi alla fine sta attenta sui problemi. Allora, prima devi toccare la realtà , chiederti , offrirti e
verificare il bisogno e alla fine cercare di dare risposta ai bisogni stessi Di entrare anche non solo
per dare il servizio , ma cogliere globalmente le necessità non solo dell’anziano ma l’insieme
della famiglia. Ecco perché il mio discorso torna : perché devi essere supporto alla famiglia , devi
essere di supporto , che regge il carico , e assistere così l’anziano. Altrimenti la famiglia crolla ,
perché a un certo punto si va all’esaurimento nervoso e di conseguenza devi farti carico e
supportare anche il familiare. Però la famiglia la devi conoscere globalmente ed insieme a tutti i
servizi territoriali dare delle risposte. Questo può essere un nuovo Welfare. “ (M.V.)
Un nuovo welfare dovrebbe in prima istanza conoscere i bisogni …
“ Viene calato dall’alto , e come fai a conoscere i problemi in questo caso di Fabbrico ?” (M.V.)
“ Secondo te, il sistema che fa capo al Medico di famiglia dovrebbe cambiare ? Che tipo
d’intervento diverso rispetto al solo ambulatorio che dura ormai da cent’anni ? ( V.A. - osservatore)
“ Quando ho cominciato a lavorare nel servizio domiciliare , i medici erano molto più collaborativi
con il servizio del Comune , perché il Comune aveva chiesto ai medici la collaborazione . Sono
stati fatti dei corsi per il personale che erano necessari . La figura del medico è diventata quella
di un tecnico che elargisce le medicine , punto e basta : non dà più informazioni , non collabora
più col servizio domiciliare , né tanto meno col Comune.
L’integrazione , secondo me , come ho detto , è fondamentale , perché il medico conosce lo stato
sanitario , conosce anche lo stato psicologico del familiare, perché quando va nella famiglia si
rende conto che la stessa c’è ed è presente. Pertanto l’integrazione di cui ho parlato è
fondamentale per mandare avanti un discorso completo e globale del servizio ; si , ecco , perché
dico che ci vuole un decentramento socio-sanitario e assistenziale sulla famiglia …” (M.E.)
E l’Assistenza Domiciliare integrata (Adi) viene praticata … ?
“ No , mi sono informata , ma non risulta esserci … C’era la legge regionale n° 2 …(M.E.)
“ Eva diceva benissimo quando parlava dello psicologo , e comunque mandare sul territorio più
servizi da parte dell’Ausl , ancora non è arrivato … ed era una cosa che era stata vista dalla
Regione come la possibilità . Se io mando i servizi lì ( sul territorio) è ovvio che non ho e ho
meno gente che abbisogna dell’ospedale , della Casa protetta ecc. Però, l’integrazione col medico
è importante : quante persone e quante famiglie ci sono che sanno che il medico di base non è
dipendente dell’Ausl ? Lui , ha un contratto nazionale come un altro lavoratore ( metalmeccanico
o altro) . Se non vuole aderire , non c’è santo , tant’è che per la Casa della Salute sono solo 2 i
medici che sono andati all’ambulatorio , perché gli altri non hanno ancora aderito, nonostante ci
fosse un accordo tra l’Ausl e i medici del nostro distretto sottoscritto dal Dott.Pedroni , che a sua
volta non è andato alla Casa della Salute. “ ( R.L.)
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“ Comunque io credo che sul Welfare si spendono tante opinioni, si spendono mille e più nomi e
serve più a quelli che fanno le ricerche che per quelli che devono dare e utilizzare i servizi
…Non siamo più nel ‘900 con molte risorse e domanda limitata e c’è un problema concreto di
risorse disponibili , adesso e qui ( e ora) . Bisogna utilizzare bene le risorse scarse e non
disperderle in regolamenti asfissianti, in standard di qualità che ci devono essere, ma meno
complicati , meno attenti alla rendicontazione delle procedure e invece di più al benessere degli
utenti. Bisogna tornare alla responsabilità dei gestori , alla flessibilità delle prestazioni, al
protagonismo delle famiglie , alla solidarietà praticata.
Una nota a margine sull’assistenza domiciliare , che poi riguarda tutto , sono in pochi/e e quando
vengono lavorano bene – almeno a casa mia lavorano bene - . Però vengono quando gli pare :
allora se vengono alle 9 mia madre deve stare a letto fino alle 9 sporca , e se dicono che
vengono alle 8.40 bisognerebbe che arrivassero alle 8.45 , questo è , ma rientra tutto in quel
discorso lì e dobbiamo renderci conto che le risorse sono poche.
Quindi noi non possiamo sperare ad una soluzione a tutto , ma siccome le risorse sono poche
bisognerebbe non spenderle in burocrazia e spenderle invece nelle risposte da dare. Allora , in
questo settore , credo che molto sia regolato , è una perdita di tempo e una disfunzione ,
bisogna tornare di nuovo alla responsabilità. Cioè voglio dire : questi qui lavorano bene o lavorano
male , questo servizio è efficiente o non è efficiente cioè , senza bisogno di …” ( T.D.)
E la solidarietà…?
“ Come ho già accennato nella parte de “ La famiglia e i servizi” , c’entra e come : per esempio è
entrata ( la solidarietà) nella casa protetta di Pieve Modolena ( gestita da religiosi) , cioè sono gli
stessi cittadini che si fanno carico del benessere … Ora voglio ricordare alcuni aspetti
dell’organizzazione solidale che c’è lì , in quanto una famiglia aderente alla Charitas, ogni mese a
rotazione, svolge il compito di sovrintendere alla gestione perché questa sia sempre attenta al
benessere degli utenti. Inoltre, garantite le funzioni alberghiere con personale dipendente ( come
richiesto dall’autorizzazione al funzionamento) molte funzioni a corredo vengono svolte da
volontari e poiché il minutaggio dovuto per ogni anziano è molto basso , ce ne sono di attività che
possono utilmente migliorare il soggiorno degli utenti . Sono convinto che il controllo di qualità
svolto dalla famiglia preposta sia mille volte più attento e veritiero delle troppe “crocette” imposte
sui formulari dell’accreditamento per cui se una struttura scrive bene le cose è più brava di
quelle che scrivono meno bene . E’ la burocrazia dominante : è proprio un salto culturale che c’è
da fare ed è la mancanza di un impegno diffuso e volontario (volontariato) . Adesso il volontariato
è composto soprattutto da “giovani” anziani , i quali , non gradiscono mica tanto un impegno
così , ma guardano al futuro e si impegnano da altre parti , mentre invece il settore dove c’è più
bisogno è proprio questo dell’assistenza alle persone non autosufficienti . Certo che c’è bisogno di
un volontariato forte e diffuso e in questo senso la pubblica amministrazione dovrebbe fare
promozione ,aiutando materialmente le associazioni che lo praticano. Io faccio il Presidente
della cooperativa che formalmente è proprietaria , per conto del Comune, di questo immobile …
beh , il Comune a questi ragazzi dell’Avis e della Croce Rossa rompe all’infinito, perché non si
può , perché qui , perché là … Adesso noi cooperativa dobbiamo pagare l’Imu , noi cooperativa ,
l’Avis deve prendere i soldi dal Comune per il 2013 per pagare l’Imu e non glieli dà… ( T.D.)
Le Associazioni di volontariato di tipo religioso sono più orientate a fare un servizio di assistenza
alla persona , oppure hanno anche un approccio culturale di tipo diverso , come esiste per certi
versi nel nord Europa ?
” … Secondo me, non bisogna mica fare delle categorie di ” buoni e cattivi” , certo la relativa
flessibilità , presente nelle strutture non accreditate favorisce il dispiegarsi del mutuo aiuto , ma
perché io conosco casi di strutture religiose che non funzionano e sono chiuse ( come delle
““prigioni” ) , però hanno più libertà …
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…se a Pieve Modolena si impegnano a fare star bene i loro concittadini ( ci vanno tutti quelli di
Pieve Modolena) e non hanno il vincolo che non ci puoi andare, che devi questo , che devi fare
quest’altro , e possono in misura maggiore autogestirsi e questo è un vantaggio . Invece lì a
Elios è così o pomì , per cui anche se ci vanno della gente a fare volontariato , secondo me,
qualche volta si accorgono anche di essere un po’ …” (T.D.)
“ E poi il volontariato è svolto in gran parte da “ giovani anziani” che preferiscono attività diverse
da quelle in una casa protetta , se poi la presenza in tali strutture viene supportata o inquadrata in
uno schema rigido , allora la fuga dei volontari è sicura” (T.D.)
“ Anche se quelli del volontariato vengono a fare cose che non c’entrano niente …” ( V.V. )
“ C’è anche che , adesso io non lo so , ma penso che se a Pieve Modolena c’è uno che dice :
‘Guarda che tu devi smettere di andare fuori a fumare, perché sono la famiglia che questo mese
segue queste cose qui ’ . Se tu dici a una ‘ devi smettere di andare a fumare..’ quelli ti dicono …”
(T.D)
“ Voglio dire qualcos’altro sulla Casa protetta. Secondo me la nostra struttura Rsa può essere
allargata , come struttura. Per allargare il Centro diurno , perché così contiene uno spazio più
grande , potendo aumentare anche le persone , perché c’è molta richiesta di entrare nel Centro
Diurno. “ C’è molta richiesta,ma ci sono sempre due operatori … “ (M.E.) - ” … e poi c’è in
problema del parcheggio e del verde e della sua manutenzione “ (M.E.)
Si continua a discutere a più voci e su temi attinenti il Centro diurno …
“ … In più in alto , se non mi sbaglio , sono state aggiunte o allargate due stanze . Pertanto
hanno portato la guardiola nel salone e ristretto il salone stesso … Quando è ora di andare a
mangiare devono fare i turni perché non riescono … e come famiglia devo stare in piedi e io non
riesco a dar da mangiare e in una situazione che quando andavo a casa ero stanca… Hanno
messo delle stanzette …” (M.E.)
LA MOBILITA’
La problematica dei trasporti , i servizi pubblici per i cittadini e le persone anziane. Il cosa si
potrebbe fare in merito per un servizio più conseguente ai bisogni , sia per il trasporto di persone
a visite mediche e/o specialistiche o per molteplici necessità ed in relazione alla preannunciata
ristrutturazione e dislocazione dei servizi socio-sanitari attualmente in discussione a livello
provinciale , dei due distretti Correggio/Guastalla
Si discute e più voci circa i tipi di trasporto e le differenze secondo i periodi :
“... di cosa avresti bisogno se hai da accompagnare una persona che … , ma se tu avessi una
persona con l’utilizzo del servizio pubblico ,come faresti ?Ce la faresti ?Non ce la faresti ? “ (R.L.)
“ Sul rafforzamento di un servizio di trasporto per le persone anziane , vista la scarsità di risorse ,
non mi trova d’accordo . Le necessità di un servizio pubblico , almeno quello che penso io , non
sono così pressanti. C’è bisogno di potere avere e gestire la mobilità come fa l’Associazione
“Primavera” , che è un servizio davvero straordinario .La Croce Rossa quando ce n’è bisogno ,
non solo perché se c’è uno che sta male, ma se tu prenoti perché hai bisogno.. per cui io riguardo
ai trasporti non ho sentito dei grandi disagi. Sarà perché la “macchina” la guido io ” (T. D.)
C’è da considerare eventuali criticità , e determinate condizioni se ci sono … e in tal caso come si
potrebbe migliorare…
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“ … faccio una domanda e considerazione : se domani mattina qualcuno di noi fosse in una
condizione che ha una gamba ingessata e ha la mamma disgraziatamente all’Ospedale di
Guastalla e non ha alcuna possibilità di trasporto ( figli , parenti,vicini , ecc.) , il servizio pubblico ti
mette in condizione di andare all’Ospedale di Guastalla ? ” (R.L.)
“ No, non mi mette in condizione,ma si sta affrontando una eccezione e non una regola ” (T.D)
“ … va beh, ma le eccezioni ci sono … può capitare …( altro intervento in sottofondo)
“ C’è da dire che L’Associazione “ Primavera “ fa un grande servizio , fa un servizio che è quello
che le persone che sono in difficoltà , perché non hanno un mezzo disponile , vengono portate alle
visite mediche o perché non hanno la patente , un mezzo disponibile o qualcuno che li porta
...o deve recarsi dall’Avvocato , e ‘Primavera’ non fa quel servizio lì , come ci va quel cittadino ?
...E se ci fosse un comitato di familiari che hanno lì le persone da assistere e che possono
aiutare , intervenire col volontariato , i servizi , ecc …? (R.L.)
I dati ci dicono … quasi 1 su 3 ( 26%) di 272 rispondenti hanno problemi di mobilità ( SI e In
parte ) e su 72 il 59% per difficoltà psico-fisiche , difficoltà di guida (36%) e carenza dei servizi
(12%) , quindi vuol dire che un certo tipo di bisogno può esserci
… Quando si presenta la
necessità , comunque il problema c’è. Un tempo vi erano i servizi di taxi … non è una cosa
generalizzata, però … tant’è che gli intervistati ( 1 su 3 ) dicono che qualche problema c’è … il
problema è di vedere come lo si affronta
“ Durante la settimana questi bisogni possono sorgere , ne saltano fuori delle persone … Se
penso alla mia situazione che sono sola ad affrontarle , ti capita un inghippo … questa mattina
sono rimasta a piedi , mi è partita la batteria di punto in bianco, ho un invalido in casa cioè , se
avessi mio marito all’ospedale : sono eccezioni che possono accadere durante la settimana in
una realtà di 5000-6000 abitanti e in cui c’è bisogno di un servizio pubblico … “ ( M.E.)
La discussione su situazioni limitate ed occasionali che possono succedere…
“ Forse … ci vorrebbe una macchina in più nel servizio del gruppo ‘Primavera’ “ (M.E.)
Da un intervento in sottofondo :
“… non l’Act ma un pulmino , un servizio pubblico o privato che si occupi di questi casi. Altrimenti
a Guastalla non ci va nessuno e a me domani mi ci porta una mia amica … poi il problema c’è
per andare all’ospedale … per andare all’ospedale il problema c’è, eh … c’è e come! “
“ Il pubblico da solo non ce la fa più. Bisogna fare delle collaborazioni vere,non solo e non tanto
degli spostamenti di servizi da gestione pubblica a gestione privata. Le collaborazioni vere sono
quelle che affidano le gestioni , tutto o in parte, a chi è in grado di svolgerle al meglio. E soprattutto
sono quelle attuate in mezzo a mille difficoltà e limiti , che si pensano, si realizzano e si
controllano, superando la stanca litania del “sarebbe meglio se ..” che rimane una piccola utopia o
peggio un desiderio insoddisfatto. “ (T.D.)
L’AMBIENTE E LA VIABILITA’
“ Il primo problema e l’educazione civica dei cittadini …” (T.D.)
Dunque per i cittadini e gli iscritti le prime 3 indicazioni più segnalate sono : il rispetto delle
regole , l’educazione ambientale , il verde pubblico e subito dopo la partecipazione , la
responsabilità e la viabilità . Più di questi che vengono indicati dai numeri non so se ci possono
essere altre proposte o indicazioni …. per esempio : i comportamenti , gli atteggiamenti , ecc. …
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“ La settimana scorsa in Casa protetta c’era l’erba alta così , allora siamo andati a dirglielo:
‘almeno tagliate l’erba, perché vogliamo passeggiare con le carrozzine ’ - quindi l’uso del verde
pubblico – e non c’è neanche una panchina , ogni tanto mi fanno male le gambe e vorrei sedermi
… allora , niente , dopo una settimana l’erba è stata tagliata e hanno messo le panchine e adesso
è un pochino un po’ più in ordine …” ( V.V.)
Questa è già un piccola indicazione sul da farsi per affrontare e risolvere i problemi … Quindi se
ci si muove qualcosa si ottiene …
“ Si, era già stato detto più di una volta , perché … l’ho detto più di una volta , prima con il
coordinatore , perché volevo sapere e lui mi ha detto : ‘ ma non so se dipende dalla Coop.Elios ,
oppure se il Comune ‘ ed io : ‘ Va beh , adesso vado in Comune ‘. Ci sono andata e ho parlato
con l’addetta che aveva un incontro , quando è venuta dall’incontro avevano già tagliato l’erba , il
giorno prima. “ (V.V.)
“ Si, infatti , perché adesso a mezzogiorno , parlandone con il coordinatore , ci sono 10 persone
da imboccare. Allora , adesso c’hanno messo una persona in più , quella che faceva la
guardarobiera viene su all’ora di pranzo e abbiamo anche uno stagista , uno ,Danilo, che fa
anche per la scuola , sta facendo uno stage : anche lui a mezzogiorno aiuta , insomma, adesso è
un momento che si va discretamente bene così. “ (V.V.) “ – “ Si, intervengono e ci vogliono i
cittadini …” ( T.D.)
“ Se ci fosse un comitato di familiari che hanno lì le persone e che possono aiutare , intervenire,
col volontariato , i servizi …” ( R. L.)
“ Sulla viabilità , invece, a Fabbrico siamo malmessi , perché non si sa per quale motivo , non ci
sono i vigili e non si rispettano le regole …” ( T.D.)
E i vigili ? Non ci sono i vigili …
“ Si, stanno a Campagnola … Il Sindaco di Campagnola era più attento del nostro e quindi a
Campagnola i vigili ci sono e quando ci sono da fare le fanno ( le multe) ; che poi , lo voglio dire
chiaramente , non è che uno deve multare sempre tutto il mondo , perché se tu ne multi uno la
volta dopo l’altro non ci va , no ?
Io ho mandato delle note sulle cose che si dicevano – l’educazione civica ecc. - perché in via De
Amicis c’è la segnalazione “ il disco orario di 1 ora “… ma le macchine parcheggiano e ci stanno
tutto il giorno. Allora, a me non danno fastidio , però delle due l’una : o gli dai la multa o si toglie il
disco orario “ (T.D.)
“ Allora , mi hanno risposto : No . Hanno tolto il disco orario: No. Qualcuno viene a dare la multa :
No. E le macchine si ammonticchiano. Se tu non insegni l’educazione, perché rispettare le regole
è educazione , poi dopo ci viene la “guerra”. Lì dove abita mia madre , adesso si passa un po’
meglio perché non c’è più il camion , ma finchè c’è stato il camion era un senso unico , eh…
Era parcheggiato in mezzo alla strada , ma era un senso unico . La viabilità pone questi problemi
anche di sicurezza , perché prima o poi in via Matteotti qualcuno ci rimane , perché non capisco il
perché non si facciano rispettare le regole . Non vuol mica dire essere cattivi, ma scusa, c’è scritto
disco orario e ci stai tutto il giorno … Alla fontana “dell’amore” c’è un cartello con scritto 30
minuti, c’è una macchina parcheggiata lì sotto, totalmente … bisogna scattare una foto … e poi “
(T.D.)
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Qui c’è un problema di una maggiore presenza vigilata ( i vigili)… ed un problema di “non
ascolto”
“A Fabbrico il traffico è selvaggio e la disciplina è affidata alla responsabilità dei singoli , perché
nessuno fa più multe per le infrazioni. Se ci sono delle regole devono essere rispettate e le
sanzioni servono non per piacere di punire, ma per il dovere di educare. La trascuratezza delle
regole incentiva i comportamenti menefreghisti e devianti,che vanno dai bivacchi in piazza
Landini, all’eccesso pericoloso di velocità in via Trentina , al pattume deposto fuori dai cassonetti,
alle gimkane nel parcheggio della Coop e via dicendo … A questo punto , l’installazione di
telecamere di sorveglianza può rappresentare un deterrente a comportamenti da sanzionare,
anche perché con sempre meno persone in giro viene a mancare il controllo sociale. Però il tanto
deprecato deserto in via Roma , non è solo figlio dei tempi di televisione in casa o conseguenza di
cattiva volontà. Infatti dobbiamo tener conto che i 3 principali centri di aggregazione sono fuori dal
centro: per i giovani la zona sportiva , per gli anziani il circolo Arci, per tutti i Parco Festival. E
questa dislocazione è un fatto e non è colpa di nessuno. “(T.D.)
Si discute fra più persone
che l’Amministrazione aveva parlato di attivare più spazi e un
pedonale in centro per dare e rendere visibile un maggiore senso civico per i disabili e per tutti i
cittadini nel rispetto e nel fare rispettare le regole … C’è bisogno di ascoltare di più la gente
“ Vorrei fare una domanda a Dino che è uno che frequenta la piazza o Corso Roma da noi …
Se io avessi una donna come tua madre e tu quando fai un giro con lei dove la porti ? O in via
parchetto , oppure la porti al mattino in centro quando c’è il mercato e c’è un po’ di gente. Ecco,
dicono che ci sarebbe bisogno , in via Roma, quando ci sono delle persone in carozzina , per
fare vedere loro (alle persone disabili) che la vita nel Paese è ancora attiva ed occorrerebbe un
pedonale … “ ( R.L.)
“ Una richiesta al Comune andrebbe fatta , ci vorrebbero più parcheggi e spazi per gli invalidi ,
secondo me ce ne sono pochi. Riguarda anche il retro del Teatro Pedrazzoli , perché se voglio
portare mio marito al cinema non so dove parcheggiare per gli invalidi . L’ho chiesto , ma non ho
ricevuto risposta, probabilmente perché dovranno rifare giustamente un vero parcheggio …” (V.V.)
“ Si, su questa cosa c’è stata trascuratezza perché vedo a Campagnola , che vado abbastanza
spesso , perché mia nuora ha in negozio. Una signora di una certa età è passata sotto il portico
dove non si può passare in bicicletta , tipo voltone, io ero lì davanti al negozio : “ Eh , mi scusi ma
ho molta fretta …” Cioè sapeva di aver fatto una cosa a rovescio e si è scusata … può
succedere no ? Però, vuol dire che tu hai interiorizzato il fatto che la volta dopo ci vai a piedi , no?
… Quindi c’è … ma basta poco : tu fai una settimana in cui non dai le multe , ma poi dici con un
foglietto : “ Se continui ad essere qui la prossima settimana ti multo “ . La prossima settimana lo
multi : tireranno delle madonne incredibili,ma poi dopo … Queste sono le regole. “ (T.D)
LA SICUREZZA
Si tratta di individuare le problematiche principali su cui intervenire per creare o far percepire
maggiore sicurezza da parte dei servizi pubblici e con un agire responsabile della comunità nel
suo insieme . I dati ci dicono che la gente si sente più sicura a livello personale che sociale.
Quindi i problemi si sono unificati con e nelle società sempre più globalizzate. Cosa si può dire in
merito e del come affrontare questo dato di insicurezza reale o percepita : con maggiori iniziative
e controlli ( vigilanza sociale ,video sorveglianza , ecc) e anche per scongiurare le azioni di
micro criminalità ( furti , scippi, truffe ecc.)
“ Anche da noi il problema dei furti è giornaliero. La sicurezza e la tranquillità delle famiglie sono
elementi importanti. “ (V.V.)
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Sono problemi sentiti a Fabbrico ?
“ E’ una sensazione dovuta a piccoli disagi più che un problema vero di sicurezza: cioè la gente
si sente insicura. Io sono rimasto a casa della madre di mia moglie , una nonnina di 93 anni , ed
i signori che vengono lì qualche volta dicono che non vogliono venire di sera perché si sentono
insicuri. Non è ancora successo niente no , nessuna è stata derubata della borsetta , però c’è
questo sentimento la gente non va più in giro alla sera …” ( T.D.)
“ Perché la gente diserta … io ogni tanto – che vado al Teatro Pedrazzoli e vado in piazza , ma
non ci rimani per questo senso di vuoto , di solitudine che fa paura …” (V.V.)
Perché questa percezione ?
“ Ma perché i mass-media continuamente , continuano a dire di certi gesti e di furti , sai la gente
esce già con l’ansia , oggi come oggi uno ti sbatte a terra per prenderti e i ragazzini che fanno dei
gesti di non rispetto dell’ambiente che per divertirsi distruggono le panchine,ti buttano giù i pali
della luce per il solo divertimento, Allora sai la gente esce con l’ansia ,la preoccupazione, perché
non sai mai chi ti può arrivare di dietro …” (V.V.)
“ E’ quando c’è tutto questo vuoto e vedi una persona là , ti viene subito paura perché non c’è
nessuno , e a chi chiedi aiuto ? C’è proprio il vuoto .. io vado sempre in bicicletta “ (V.V.)
“ Noi abbiamo un problema , secondo me , ed è un problema che non ha colpa nessuno ; i due
centri di aggregazione non sono in piazza, perché i ragazzi vanno al bar e gli anziani che escono
vanno all’Arci e questo è un fatto …” ( T.D.)
“ La non uscita di casa ha portato la chiusura di tutti i bar …” ( altra voce)
“ E questo perché si sono spostati , però secondo me intanto delle telecamere per il controllo
sarebbe una buona idea… “ ( T.D.)
E le zone che potrebbero essere considerate , quali sono ?
“ Per un certo periodo davanti all’ex Cinema Verdi parcheggiavano dei ragazzi che con delle
casse di birra stavano lì a bivaccare. Secondo me , se i vigili spiegavano che lì non si bivacca
sotto … i privati cittadini hanno dovuto fare una ringhiera ( che fa schifo esteticamente) , perché
così non si possono sedere sul muretto : e così si sono spostati un po’. Però, voglio dire, questo è
controllo sociale : dove sono i carabinieri ? “ ( T.D.)
“Per lungo tempo hanno tenuto chiuso l’angolo di P.za di Mezzo , perché ci andava della gente …
lì dove c’è un monumentino : “ ma come , io non posso frequentare p.za di mezzo, perché c’hai
messo la recinzione , perché lì va della gente che si droga, bevono, pisciano, ecc. . Ci vuole un
certo controllo …” (T.D)
“ Anche perché diventa un alibi per chi vuole continuare a fare queste cose , ecc. Magari non si
fanno e non succede niente … per cui …” ( G.G. – osservatrice e altri)
“ La stessa cosa hanno fatto da un’altra parte, adesso hanno chiuso , ma non so se si sono
spostati da un’altra parte … davanti all’erboristeria …” ( T.D.)
Cosa pensate di questa situazione politica e sociale in particolare di crisi economica per i
pensionati , i lavoratori e i cittadini e più in generale. Il sindacato può essere maggiormente
rappresentativo per la comunità fabbricese e di zona ? A Fabbrico l’adesione allo Spi e alla
Camera del Lavoro risulta essere la manifestazione di un senso di appartenenza , di un consenso
ampio come organizzazione sociale. Però , oggi tutto può cambiare , ci sono problematiche
nuove : cosa può fare di più il sindacato come lo Spi , la Cgil ?
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Questa ricerca-azione che stiamo facendo è basata soprattutto sulla partecipazione. Inoltre
sappiamo che dalla partecipazione possono scaturire delle idee non solo da parte di un gruppo
ristretto , ma dai cittadini e più persone non solo addette ai lavori …
“ E’ il cittadino che deve avere fiducia ( e si iscrive ) nel sindacato , e ce l’ha mentre è il cittadino
che in base al proprio bisogno si deve riferire al sindacato stesso , perché è il solo rappresentante,
oggi , che può difendere i suoi diritti. Secondo , il cittadino di Fabbrico è cosciente di tutto questo
ed ha un pieno rispetto del sindacato in quanto organizzazione : pertanto è il cittadino stesso , e
giustamente, con le proprie necessità che si rivolge al sindacato… “ ( M.E.)
“ Io credo che … noi abbiamo avuto dal dopoguerra ad oggi la peggiore Giunta comunale : è una
mia opinione , eh… Cioè , c’ha lasciato soli . Tu parli con la gente , l’altro giorno parlavo con uno
sulle elezioni …. E m’ha detto : ‘ Sai perché in Comune non ci va più nessuno ? Non vanno più in
Comune , perché dicono sempre di no ‘ e adesso io non penso che lui avesse ragione , però c’è
questa sensazione. Secondo me bisogna recuperare tutte queste cose qui ( non tutte perché
allora sarebbe la “Città del Sole” , ma per piccoli pezzi ) , perché le cose che ci siamo detti ,
riescono ad andare avanti se la Amministrazione ci ascolta , se ascolta i cittadini. E credo che il
Sindacato , che ha un pochino più di peso rispetto al singolo cittadino , se dà una mano in questa
direzione di rappresentare verso il Paese e l’Amministrazione quello che dice la gente perché..
Certamente qualche risultato si otterrà e si otterrà anche nella direzione di fare in modo che
quando si va in Comune qualcuno dica : ’ vediamo quello che si può fare ’. Non significa lo
facciamo, ma non deve dire sempre che non si può , ma vediamo quello che si può fare … che
non significa lo facciamo di sicuro , ma almeno ci proviamo … “ (T.D.)
Se rispondono negativamente , cosa possono fare gli iscritti , i cittadini ?
“ I cittadini capiscono , eh … Basta non dire di no a tutto …” ( T.D.)
“ C’è anche un modo di affrontare le cose con gradualità … nell’affrontare le cose e anche
risolverle ( R.L.)
“ Sì , si chiede come si può fare , non ho mica detto … C’è proprio questo atteggiamento diverso.
Fino a poco tempo fa quando andavi in Comune ti rispondevano , adesso vediamo , poi daremo
una risposta : ultimamente invece , non si può. Allora, non si può , va bene andiamo avanti così e
quindi non ci va più nessuno , eh … poi pian piano si crea una sfiducia. “ ( T.D.)
C’è una discussione nel sindacato su come deve svilupparsi la contrattazione sociale, che in
parte è questa … non si tratta di dire ed agire come in azienda dove chiedo una cifra di aumento
salariale e poi vado a trattare , ma chiedo di aprire un discorso , un percorso con più fasi , poi si
dirà … non ci sono i fondi … se ci sono delle spese da fare si fanno degli storni di bilancio , dei
risparmi da una parte e metterli in un altro capitolo di spesa ( se è possibile).
“ L’anno scorso non hanno speso 78.000 € … nel 2013 e poi dicono non si può …” ( T.D.)
Dopo questi incontri si deve valutare quali sono le cose più importanti e significative che sono
emerse per poi tradurle poi in aspetti da affrontare …
“ Sì, va bene anche noi speriamo che questi incontri vadano in questa direzione … altrimenti
abbiamo discusso per niente. “ ( T.D.)
“ Quando faremo una discussione su ciò che è emerso, per esempio: la cosa degli spazi dell’uso
delle strutture sono cose interessantissime, perché sono delle idee , delle possibilità di dare
qualche risposta , che io non conoscevo , ma che presentandole a … sarà forte del fatto che c’è
gente che le conosce bene e trova una sua soluzione , una soddisfazione e che questo potrà
servire anche a quelli che verranno dopo …” ( R.L.)
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“ Questo può servire per dei confronti che si facevano, come tutti gli anni , con l’Amministrazione
Comunale , non solo su questioni che riguardavano questo o quel cittadino , ma più complessivi
ed avere un rapporto più stretto perlomeno con i tuoi iscritti , con i cittadini , perché quando vai a
presentare delle proposte, però è evidente che se c’è un’organizzazione che svolge una
rappresentanza e che dovrebbe essere ascoltata … ( G.G. – osservatrice)
“ Giustissimo , bisogna rileggere un Bilancio Comunale che è cristallizzato e che deve essere
gestito con più coraggio: com’è che nel 2013 hanno un consuntivo, un avanzo di 78.000 € , dopo
aver detto sempre di no a mille esigenze anche se piccole , ma necessarie? Non si può
continuare a copiare le spese dell’anno precedente , casomai riducendole tutte in modo lineare,
perché ci sono meno risorse ! Ci vuole intelligenza e partecipazione per cambiare. Io faccio il
Presidente del circolo del tennis che riceve 5000€ all’anno . Ci servono di certo , ma se un
assessore ci dicesse che sono sospesi , perché vengono utilizzati per un servizio indispensabile
credo che ce ne faremmo una ragione. Le risorse sono di meno e le esigenze sono di più , non si
può continuare come se nulla fosse e , ancor peggio , a fine anno trovarsi con 78.000€ non
spesi. Il Sindaco dovrebbe chiedere conto di questa trascuratezza.” (T.D.)
“ Io credo una cosa … Cioè , nessuno riesce individualmente, ma insomma, com’è che
rimangono 78.000€ , poi io lo so perché i bilanci si fanno in genere riportando la pagina
precedente nella pagina nuova e aggiungendo qualcosa. A Fabbrico si fa così , ma siccome il
mondo cambia , ci vorrebbe qualcuno che con intelligenza dicesse : questi soldi a te non li do
più perché li mettiamo là in una cosa che riteniamo più utile ’ . Cioè voglio dire che al gioco del
tennis do un tot di contributo : al tennis si danno 5000 € all’anno : ‘non te li do più perché li
mettiamo là , ci dispiace ‘ , però si deve risolvere un problema e capiremmo che questo è
necessario . Perché se si continua a vedere e a voltar pagina il bilancio come l’anno prima non
ci si salta mai fuori , i soldi sono di meno e le esigenze sono di più e bisogna fare un bilancio
diverso. Questo non ci riesce a farlo il singolo cittadino , ma invece un’organizzazione può
andare a dire che ci vogliono anche delle risorse , e che dica : ‘ perché ci sono delle risorse di
78.000 € non spese? ‘ “ (T.D.)
Un bilancio partecipato ?
“ Bisogna che le amministrazioni siano più aperte , perché noi abbiamo chiesto tante volte e molte
volte cosa è successo ? E’ successo che ci chiamavano quando il bilancio era già pronto:
insomma , ci vuole un bilancio più partecipato “ ( G.G. – osservatrice )
Si discute a più voci
partecipazione
su questo tema delle politiche di bilancio , della informazione e
“ Io non so se questa Amministrazione sia stata la peggiore , perché io … però io l’ho provato ,
ma per avere un incontro su vari problemi ho mandato 3 lettere , insomma , ci sono voluti quasi
15 mesi per arrivare ad un incontro , i tempi sono questi .” (R.L.)
“ Un’ultima cosa . A proposito dell’ambiente e del verde pubblico come sindacato avete proposto
a dei disoccupati , cassaintegrati per la salvaguardia …” ( M.E.)
“ I cassaintegrati per fare questa questione debbono staccare con la Cassa Integrazione e fare
volontariato e prendere zero , insomma se lo devono fare le aziende municipalizzate non
riescono a farlo più e c’hanno un sacco di casini … Invece se si tratta di farla come volontariato
puro nei confronti dei ragazzi che sono disoccupati per quella che è un’educazione civica ,
questo, ci sono delle organizzazioni di volontariato che dovrebbero farlo …” (R.L.)
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“ Capisco bene … qui noi in questa provincia abbiamo fatto anche delle cose un po’ avanti. Per
esempio gli asili nido non c’erano , ammetto che al tempo ero contrario , però mi sono ricreduto ,
perché poi quando vedi - non ci si prende mica sempre - però , insomma, cercare tutti insieme in
modo che chi ha uno stipendio troppo basso per queste cose qua con un voucher o con
qualcosa potesse dare un contributo alla comunità .”(T.D.)
“ … Però la “ Banca del tempo “ è fatta molto da dei pensionati … ci vuole anche qualcuno che sia
capace e in grado di fare delle cose , piccoli lavori, ecc.” ( G.G. – Osservatrice e altri interventi)
“ Per esempio se tu dessi un’integrazione all’affitto ad un cassaintegrato , come Comune , no ?
Che è un atto tuo che fai con Delibera … e un compenso con accordo tra gentiluomini di
qualche ora alla settimana , forse si supera anche l’ostacolo della Cassa Integrazione e cioè
quando si colgono due esigenze da cogliere ed inventarsi anche qualcosa è sempre cosa buona,
no ? …” ( T.D.)
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L’INCONTRO CON IL 3° GRUPPO
( Famiglie,cittadini, volontari e altri soggetti sociali )
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PRESENTI
Vasconi Cesare
Ricchi Luciano
Guaitolini Giuliana
Foroni Lino
- Conduttore
( Ufficio studi) - Spi RE )
- Co-conduttore ( Segretario di Lega Spi
- Osservatrice (Componente Direttivo Spi
- Osservatore (Componente Direttivo Spi
- Fabbrico )
- Fabbrico )
- Fabbrico )
I PARTECIPANTI ( Il gruppo)
 Chiello Francesco
RSU - Landini
( Fabbrico)
 Calzolari Paolo
RSU - Landini
( Fabbrico)
 Vezzani Renza
AVO
( Correggio)
 Benati Olga
AVO
( Fabbrico)
 Galeazzi Guerrina
Gruppo “Primavera”
( Fabbrico)
 Vezzali Anna
Auser
( Fabbrico)
 Camurri Valerio
Croce Rossa (CRI)
( Fabbrico)
 Pellicciari Catia
Assistente Sociale
( Correggio)
3° Gruppo ( Volontariato, Rsu , altri soggetti e Assistente Sociale)
I tre insiemi ( con colori) dei titoli e dei
temi affrontati nelle domande
Blu
IL VOLONTARIATO
Rosso
I SERVIZI
DEL WELFARE
LOCALE
Marrone
LA
RAPPRESENTANZA
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Modifica allo schema delle domande
Il volontariato
 Il tipo di volontariato svolto : per sé e per gli altri
tecnologie e i socia-lnetwork )
( anche l’azione e l’uso delle nuove
 I dati , l’esperienza a Fabbrico della presenza e/o dell’azione volontaria . L’impegno utile alla
comunità ( vedi dati di Bologna : 1 su 10 è impegnata nel no – profit )
 Luci ed ombre dell’esperienza
3. I servizi del Welfare locale
 Cosa se ne pensa in merito ? Quali le questioni più importanti e qualificanti sulle quali
intervenire sia sull’informazione che sui servizi alla persona e sugli interventi in caso di
urgenze e/o di bisogno da parte delle persone ? Vedi I dati sui pareri espressi dalla ricerca ;
 Data l’attuale situazione di crisi ed i previsti tagli alla spesa pubblica cosa e come dovrebbe o
potrebbe e essere un nuovo Welfare locale ( lo Stato sociale, i servizi alla persona, la scuola,
la sanità , la solidarietà sociale ecc.) ?
5. La rappresentanza
 Secondo voi il sindacato oltre alla propria presenza e per essere maggiormente
rappresentativo nei luoghi di lavoro e a livello sociale , cosa potrebbe fare in merito ai diritti
dei lavoratori , dei pensionati , dei disabili e dei cittadini in riferimento alla situazione
attuale ?
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L’incontro è coordinato per puntualizzare, in linea di massima , i temi delle domande ( vedi
schema colorato utile all’accorpamento dei problemi ) che si andranno a sviluppare dai
partecipanti , in base alle loro conoscenze , considerazioni e proposte su alcuni aspetti in merito
alla qualificazione della presenza pubblica ( il bene pubblico) , la partecipazione delle famiglie ,
delle persone anziane e/o disabili e dei cittadini , sul versante dei servizi sociali e del welfare
locale.
IL VOLONTARIATO , I SERVIZI DEL WELFARE E LA COMUNITA’
( I trasporti speciali e l’assistenza volontaria alla persona)
L’intento dello Spi è quello di produrre un opuscolo con una sintesi dei dati emersi dal
questionario confrontati con alcuni contenuti ed indicazioni che sono presenti nelle interviste di
gruppo ( come questa) per cercare di avvicinarci il più possibile alla realtà del territorio fabbricese
in base all’esperienze delle persone.
“ L’AVO di Correggio è presente su 3 reparti dell’Ospedale di Correggio, nella Casa Protetta di
S.Martino in Rio e dal 2011 nella Casa Protetta - RSA di Fabbrico” (V.R.)
“ Posso fare una domanda ? Quali sono le attività ? “ ( F.L.)
“ Ascoltare con attenzione e calore umano chi si trova nella solitudine e nella sofferenza. Offrire
amicizia,solidarietà ed un’assistenza di tipo familiare fatta di piccoli servizi. La funzione e i
compiti dei volontari AVO sono stabiliti , oltre che dai documenti dell’Associazione ( Statuto e
Regolamento) anche dalle convenzioni stipulate e sottoscritte con le Istituzioni che gestiscono le
tre strutture dove operiamo. Purtroppo siamo in pochi e manca il ricambio generazionale” (V.R.)
“ Sono anni che faccio volontariato alla casa protetta di Fabbrico e mi dispiace molto che non si
riesca a raccogliere altre testimonianze di questa forma di volontariato , perché innanzi tutto tutti
conoscono la Croce Rossa, ecc, ecc. , ma l’’Avo è poco conosciuta , c’è poca informazione e la
gente non è molto interessata , insomma , poi , però non è molto impegnativo dare il proprio
contributo, sono 2 ore e ½ alla settimana . In Croce Rossa , invece, il servizio è molto più duro :
non c’è responsabilità da dire se capita qualcosa , responsabilità sindacale o medica. Ecco, lì
dentro non c’è più gente di appartenenza al paese , questo è andato completamente perso ,
perché lì si cerca di curare la malattia. Non c’è più il senso di appartenenza sociale,oppure alla
comunità locale , lì non c’è questo fatto , capito? . Se sei o non sei di Fabbrico c’è
automaticamente una risposta diversa , no? Dentro è già molto se si riesce ad intavolare un
discussione , un dialogo, perché tanti non rispondono , però questa è la nostra formazione di
volontari che poi deve andare avanti : noi facciamo un corso all’inizio dell’anno per essere
preparati a questi ambienti e per raccogliere adesioni, che però non ce ne sono molte , ecco.
Però , è una bellissima esperienza , perché il discorso dell’appartenenza sociale , della famiglia lì
va completamente modificato, perché è già molto, coloro che aiutiamo, se ricordano il lavoro che
facevano , in sostanza … “ (B.O)
Ci sono 3 temi che ci interessano particolarmente e sono: il volontariato, i servizi alla persona , il
Welfare locale e la rappresentanza divisi per categorie : la famiglia, l’ambiente e la sicurezza
ed un insieme comprensivo di aspetti comuni . Molto spesso lo Stato Sociale la sua presenza ,
e quindi la difesa del welfare è demandata al cittadino tramite la rappresentanza politico-partitica :
c’è questa separatezza tra cittadino e lavoratore/lavoratrice che a volte non trova le necessarie
corrispondenze .
“ Il gruppo “ Primavera” è un gruppo di volontari che per il 90% della propria attività cura i
trasporti alle persone che per vari motivi sono impedite per cose temporanee : per esempio un
cittadino che ha avuto un’operazione alla spalla che gli impedisce la guida e deve recarsi a
Correggio a fare la riabilitazione, e noi facciamo il servizio per queste persone.
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Abbiamo una sola auto , ma il nostro grosso problema comincia ad essere , come diceva
qualcuno , quello del numero di volontari : siamo in 15-20 circa ed io sono la più giovane … “
(G.G)
“ Siamo pensionati dai 65-66 anni in su. Il numero di chi viene ad aderire cala sempre: qualcuno
ovviamente non riesce più o se ne va via o viene a mancare , come si dice : la carenza di nuovi
volontari è uno dei grossi problemi che abbiamo. Qual è il problema , a parte l’attuale presenza
del volontariato, a differenza di quanto si pensava qualche anno fa , ed anch’io lo pensavo , e
che pare tocchi tutte le associazioni , è il ruolo che il volontariato svolge , che non è solo
importante ma necessario perché dà qualcosa in più rispetto ad un servizio che può dare il
pubblico …. è necessario perché penso che , purtroppo, il ruolo e la presenza del pubblico
tenderà a diminuire per i problemi che conosciamo bene , economici , ecc. … e delle risorse che
si possono mettere a disposizione : aumentano le necessità per l’aumento della popolazione
anziana , e nel medesimo tempo calano le risorse stesse che sono a disposizione e questo fa
sì che sia importante e necessario il ruolo del volontariato: come diceva la signora prima …io ho
sempre lavorato fino a 58-59 anni , lavoravo fuori dal mio paese , ma quando ho cominciato
questa attività di volontariato penso che sia aumentato del 300% il numero delle persone che ti
saluta e cioè con quelle che tu entri in contatto nel fare tante e tutte quelle attività …” (G.G.)
Quindi c’è anche un ritorno , un riconoscimento sociale … oltre che dare si riceve …
“ Si, è assolutamente superiore a quello che si dà , non è solo un modo di dire , ma insomma
…Venendo ai problemi pratici o a quelli dei quali vi potete occupare voi , Fabbrico è in una
condizione assolutamente decentrata rispetto ai servizi sanitari … noi più che altro portiamo
gente all’ospedale o alle visite all’ambulatorio , ecc. : il 90% dei trasporti lo effettuiamo su
Correggio , il resto a Guastalla e a RE , oltre qualche altro caso … ecc.
Siamo assolutamente scollegati come servizi pubblici : Guastalla come diceva ( …) non ne
parliamo , cioè se uno deve andare a Guastalla con i mezzi pubblici deve partire al mattino per
venire a casa alla sera. Un anziano che deve andare all’ospedale a RE - parliamo di anziani o
persone che abbiano difficoltà non solo a muoversi fisicamente , ma anche con l’organizzarsi ,
prendere i mezzi pubblici ecc. ecc. I familiari lavorano, molte volte l’anziano non vuole disturbare
i familiari , un po’ per cercare di “essere” autosufficiente e un po’ perché ci sono problemi di chi
lavora , insomma noi facciamo circa 600 e più trasporti l’anno su queste cose qui.
Sulla carenza dei trasporti – la realtà è sotto gli occhi di tutti - , non credo e ho delle perplessità
che riusciamo ad adattarci , cioè ad aumentare il numero dei pullma ecc. o cambiare
l’organizzazione dei pullman che vanno a Guastalla, anche perché i bisogni di trasporto per le
visite sono distribuite per tutta la giornata, è difficile un collegamento o collegamenti diversi
durante la giornata. Quindi io penso , ad esempio, ad alcuni servizi - pensiamo alla recente
istituzione della casa della Salute a Fabbrico - e che dobbiamo tornare un pochino lì dentro ,
forse , e tornare a ri -decentrare alcuni servizi un po’ sul territorio ( certo non quello ospedaliero)
in modo di riavvicinare qualche servizio alla gente. Certamente il discorso non vale per tutti ,
quello per cui si può intervenire devo farlo : perché devo andare a Correggio se posso
decentrare qualcosa a Fabbrico ? Penso al servizio per i diabetici, il laboratorio diabetologico c’è
già due volte al mese a Fabbrico , noi abbiamo tanti diabetici , quindi , che possono non andare a
Correggio. Insomma, vedere una diversa distribuzione dei servizi : probabilmente ci saranno dei
costi in più considerato che attualmente li ha anche il cittadino che si deve spostare , ecc.
ecc.”(G.G.)
Il rapporto tra volontariato e i servizi pubblici socio –sanitari, del welfare locale come funziona ? e
il servizio pubblico cosa dovrebbe o potrebbe fare? ?
“ Buono, stante l’attuale situazione senza volontariato ci sarebbe un peggioramento di questa
realtà… “ . “ Purtroppo il volontariato non tende ad aumentare. Inoltre la gente lavora di più …
ormai quando uno smette di lavorare e va in pensione tardi e non è più in grado di fare il
volontario, diverso è se ha 58-50 anni e hai una decina di anni davanti ; averne quasi 70 è
diverso. (G.G.)
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Il sindacato come organizzazione che si preoccupa dei lavoratori e delle lavoratrici come può
essere più presente su questi temi e rappresentare maggiormente le problematiche di carattere
sociale ? …
“ Potrebbe sentire dai volontari e dai cittadini , ognuno con la propria esperienza e realtà .
Secondo me se si potesse fare questo sarebbe già una cosa importante ….(G.G.)
L’assistenza sociale è molto importante così vengono specificati da parte dell’Assistente Sociale
ruoli , rapporti e funzioni tra servizi , cittadini e comunità locali :
“ Noi non facciamo riferimento alla parte sanitaria , ma sul sociale e quindi sulla parte relativa a
decentrare i servizi proprio perché ad ognuno farebbe comodo avere il servizio il più vicino a casa
possibile , sicuramente per le persone anziane per le quali è difficile spostarsi a maggior
ragione. .. probabilmente … non entro in una materia che non è di mia competenza.
Sono d’accordo con quanto detto dalla signora sul tema del volontariato come tema
fondamentale , però per me è fondamentale anche per un altro motivo : nel senso che noi dei
servizi seguiamo una tipologia abbastanza vasta : per la popolazione anziana partiamo
dall’anziano solo/a , ad anziani che hanno dei familiari , anziani che stanno abbastanza bene e
ad anziani che si trovano in situazioni di totale non autosufficienza per età. Quindi è molto vasto
il panorama , diciamo che quello che si diceva prima sulla Rsa ( Residenza Sanitaria
Assistenziale) , in relazione alle altre strutture, che sono servizi un pochino più asettici , però io
dico che un servizio è un vero servizio e può essere asettico anche se la Rsa è una struttura
completamente diversa dall’ospedale.
Il problema che abbiamo però è che spesso quando l’anziano viene inserito in una struttura la
famiglia si ritira molto. Allora un servizio , quando si tratta di affetti ( stiamo parlando di persone
non di bulloni) continua ad avere bisogno della famiglia. E’ vero che per l’anziano lì non è casa
sua e non è il suo contesto , gli possiamo permettere di portare dentro il suo comò , le foto per
creare l’ambiente più familiare possibile : ma quella non è la sua casa , ok ? Partiamo da questo
presupposto : quello che fa la differenza è la presenza della famiglia all’interno delle strutture.
Dirò quello che faccio nelle strutture di Correggio , dove sono stata recentemente , e facciamo
veramente fatica a coinvolgere
le famiglie : facciamo gli incontri in quelle strutture dove
chiediamo ai familiari di portarci quelle che sono le criticità . Si fa sempre presto a portare le
criticità , il problema è quando si chiede al familiare di darci delle indicazioni , fare questo , fare
quello e tutti alzano le mani, nel senso che ci devono essere gli operatori , le infermiere ecc. ecc.
e di chiamare più spesso l’animatore . Chiamiamo di più l ’animatore però è un professionista è
una persona pagata , la mano che viene data dal proprio figlio e cioè la vicinanza. Per questo, e
per scelta dei nostri Sindaci ,questi sono servizi e strutture complesse , più complesse sia dal
punto di vista sanitario sia della gestione a domicilio. Per forza di cose nei nostri servizi e
strutture ci sono le persone che stanno peggio , ci sono anche persone che fanno fatica a
comunicare anche verbalmente o se ci riescono possono anche avere una comunicazione non
adeguata proprio perché dal punto di vista cognitivo il loro cervello è da un’altra parte. Sono
persone che comunque riescono a riconoscere il contatto tanto è che il lavoro dell’animatore è
quello di lavorare attraverso il contatto fisico. Il contatto fisico attivato dall’animatore è comunque
completamente diverso da quello del familiare; ci sono delle persone che sono completamente
apatiche , arriva un familiare che dà loro la mano e loro reagiscono subito.
Quindi la famiglia non va esclusa , la famiglia si deve sentire coinvolta, ed io come responsabile
del servizio cerco di avere una visione d’insieme. Noi cerchiamo sempre di dirlo , ma facciamo
fatica , un po’ perché la famiglia deve continuare a lavorare ed ha il proprio lavoro , però non è
che vengono poi in struttura quando non lavorano. “ ( P.C.)
“ …Questo è delegare e questo non è una cosa positiva per la persona in struttura. Il discorso è
simile come per i bambini in scuola materna, non è che vengono abbandonati totalmente in
struttura , alla scuola , quando torna a casa trova la sua mamma e il suo papà e le coccole ce le
ha.
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Questa cosa è valida e fondamentale ed è chiaro : anche un anziano demente ha esigenze
d’affetto , di amore e di vicinanza. Le abbiamo tutti da quando nasciamo a quando moriamo. Il
ruolo del volontariato è fondamentale e magari lo fosse d’avvero, ma perché dico questo ?
Perché il servizio può aiutare una famiglia , ma non può sostituirsi ad essa.
Allora , rispetto soprattutto agli anziani soli , che per noi sono veramente una spina nel fianco,
sono quelli che non hanno riferimenti ma che hanno delle autonomie , che vogliono fare quello
che vogliono e hanno i vicini di casa che gli fanno presente che la casa è per tutti , che c’è da
stare attenti al gas , guarda qui , guarda là , e però non sono interdetti , sono persone molto
originali , oppure con un principio di demenza dove però hanno ancora delle autonomia per cui
fai molta fatica ad imporgli delle cose. E’ completamente importante e necessario coinvolgere il
volontariato , perché il volontario è quella persona con una modalità d’approccio diverso - non è
che i nostri operatori non siano attenti – però noi di anziani soli che si rivolgono direttamente al
servizio non ne abbiamo o ne abbiamo pochissimi. Gli anziani anche quando sono senza soldi ,
al Servizio sociale non vengono, arriva sempre qualcun altro per conto loro , hanno una dignità
impressionante , per cui piuttosto non mangiano che venire al servizio. Noi riusciamo ad
agganciarli solamente nel momento in cui c’è un ricovero ospedaliero. E’ una cosa tristissima .
Dopo lì noi entriamo a gamba tesa : gli diciamo “ adesso non puoi più scegliere e ti devi fare
aiutare. Però l’anziano di suo , come persona , quando ha bisogno non viene a chiedere. Allora il
volontario potrebbe riuscire a fare quei servizi più leggeri , su alcuni temi in casa delle persone
e così possono essere ascoltati meglio ” (P.C.)
Quindi , un apporto e una presenza integrativa e “ leggera” e non sostitutiva verso e direttamente
rivolta alla persona…
“ Si, integrativi in un modo più delicato e meno invasivo sulla vita delle persone e che hanno
difficoltà a fare la spesa. E’ stata condotta una ricerca qualche anno fa sulle famiglie che non
richiedevano che qualcuno gli andasse a fare la spesa , perché scegliere la merendina del
“Mulino Bianco” piuttosto che quella al prezzo più basso , fa la differenza. Tutti noi abituati a
delle marche fa la differenza mangiare quello che ci pare e scegliere la cosa che ci piace. Quindi,
il volontariato può fare delle cose diverse rispetto ai servizi che hanno una certa rigidità , che
comunque viene imposta … anche il discorso del servizio di Assistenza domiciliare dove c’è
stato un certo accentramento , ma che non è stata una scelta nostra , ma di indirizzo della
Regione E.R. … quindi o stiamo in regime di accentramento con i servizi e con prezzi
calmierati : o facciamo così o restiamo fuori ” (P.C.)
Il servizio sociale pubblico deve essere messo in condizione di agevolare quel collegamento ,
basato sulla competenza , tra la comunità , l’anziano, la famiglia , il volontariato e le strutture …
soprattutto in merito agli obiettivi e alla qualità dei servizi stessi.
“ Il problema , secondo me , è come potrebbero agire i servizi per rimuovere quella campana di
vetro che ti blocca , nel senso che noi del servizio pubblico riusciamo a fare poco per facilitare
quegli aspetti , per il semplice fatto che quando la famiglia arriva da noi è già prevenuta e
rassegnata e ha già perso un pochino quella capacità di ripetere , di creare , di tentare e di
pensare . Le persone che arrivano da noi , purtroppo, sono già in situazioni complesse , sono già
troppo avanti: noi non possiamo dire che non facciamo informazione , perché l’informazione la
facciamo , il problema è che le famiglie non riescono a prendere l’informazione dal momento che
poi non ci sono i mezzi.
Ad esempio : facciamo le serate informative e formative sull’Alzheimer, adesso si faranno anche
a Fabbrico qui a ottobre , le abbiamo fatte a S. Martino e adesso le faremo in continuazione “
(P.C.)
E’ una malattia in aumento …?
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“ Le persone …. a Fabbrico, S.Martino in Rio sono molto partecipative , negli altri comuni finora ci
sono stati incontri con 3 persone di cui 2 operatori , ma perché ? Perché in quel momento dato
che la malattia dell’Alzheimer è molto subdola , perché quando inizia , inizia in modo leggero ed è
molto paragonabile ad un tipo di invecchiamento classico ; quando si parla di Alzheimer non è
una “bella” malattia come un’altra , che con alcuni medicinali si può guarire , per questa non è
vero . Se noi parliamo con la famiglia del problema comportamentale ( deliri , allucinazioni, ecc.)
e siamo in fase iniziale non c’è interesse a subire ( sapere “in anticipo”) quella roba lì che sta
capitando . Il problema è che la famiglia non è preparata perché in quel momento non recepisce
la informazione ed arriva da noi quando è già scoppiata , quando il delirio c’è già. “ ( P.C.)
Il dott. Nicolini - direttore dell’Ausl provinciale ha relazionato ad un’assemblea informativa a
Guastalla con i cittadini e i dipendenti dell’ospedale sullo stato della sanità reggiana e le sue
prospettive future . Negli interventi è stata anche accennata la Legge regionale di qualche anno
fa dove vi era un tentativo di iniziare un processo d’integrazione tra il sanitario e il sociale, quindi:
sanitario , sociale , famiglia e comunità . Nel concludere ha precisato che era un discorso valido
però i fattori di integrazione sono molto difficili da realizzare …
“ Infatti … sulla realtà dei servizi e del loro possibile riposizionamento e/o cambiamento ( c’era già
un progetto precedente dell’Assistenza Domiciliare Integrata) , voi che idea vi siete fatti come
operatori e come persone che vedono… (R.L.)
“…nella realtà sociale e sanitaria per noi operatori l’integrazione … è una bella parola …
secondo me siamo arrivati ad un buon livello , se noi pensiamo come eravamo tanti anni fa in cui
si era scollegati , adesso quando viene una famiglia che dice che è stata dal Geriatra e
dall’Assistente sociale , la prima cosa che fa l’Assistente sociale è quella di mettersi in contatto
con il Geriatra e di vedere di portare avanti l’azione necessaria tutti insieme: si cerca di fare così.
Però quello che manca adesso è veramente il livello un pochino più basso , quello più concreto
ed è quello che fa la differenza sulle persone. Sembrano concretamente cose banali : se io ti
mando un operatore in casa per andare a fare la spesa ( l’accompagnamento) ha un significato.
Se io ci vado con mio figlio a fare la spesa ha un significato completamente diverso : allora tra il
figlio e l’operatore in mezzo ci potrebbe stare qualcun altro , che non è fare la spesa con mio
figlio , ma non è neanche così “brutto” come farla con un operatore. Allora queste cose le
facciamo anche per gli anziani e va bene perché diventiamo un punto di riferimento per l’anziano
stesso. Però , se io sono un punto di riferimento mi domando : “ cavolo, ma un servizio deve
essere un riferimento per una persona ? … Poi ci sono delle cose che veramente potrebbero
essere risolte , cioè in un condominio dove ci sono 2 o 3 persone anziane e se si trova una
persona ( un vicino o un volontario) che accompagna a fare la spesa ha un significato diverso.”
(P.C.)
Si incrociano e si sovrappongono più interventi : ci sono state iniziative iniziali con la Croce
Rossa , ma anche “ I pionieri” hanno fatto alcuni mesi poi …
Ci sono esperienze dove ci sono più contatti con la comunità, nel quartiere , ecc. ?
“…Si, ma non c’è stata molta richiesta da parte della gente. Per esempio per l’accompagnamento
a fare la spesa, adesso come “ Gruppo Primavera” si raccolgono le telefonate degli anziani per
fare un servizio di segreteria , diciamo ” ( altre risposte)
Allora presso il gruppo “Primavera c’è un servizio di segretariato. E’ una proposta ( come
esigenza) che viene fuori anche dalle discussioni negli altri gruppi di approfondimento …
“ …Anche questa proposta del Segretariato Sociale è stata coltivata nel tempo, perché le
persone non è che …” (P.C.)
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“…La proposta è stata pubblicizzata bene e lungamente anche attraverso il Comune . Si sono fatte
riunioni e assemblee e trovammo dei volontari , delle persone che accompagnavano l’anziano a
fare la spesa , non che gli portano la spesa a casa , ma accompagnate. Sono 3 anni che
facciamo questo e gli anziani che vengono accompagnati sono 4 o 5 , sempre gli stessi , tutte le
settimane . E’ stata coinvolta anche la Croce Rossa , ma il numero è talmente esiguo , tutti vanno
nello stesso negozio - il supermercato Coop. - quindi i lavori di autista e di accompagnamento
viene fatto da volontari Coop. Noi raccogliamo le prenotazioni , ma che sono sempre quelle e
la cosa non si è diffusa . Quando andiamo a fare la spesa vediamo diversi anziani che vanno di
sabato o alla sera dalle 17.30 alle 18 in poi quando il figlio rientra dal lavoro e li accompagna .
Però questo servizio, che è completamente gratuito, eh , per l’anziano … non ha preso piede””
(G.G.)
“ … che ci vadano con i figli non è una cosa negativa , eh …” (P.C.)
“ Si , infatti quelle 5 o 6 persone che portiamo a fare la spesa non hanno figli …” (G.G.)
“ Il problema è per quelli che ci vanno da soli e non si capisce bene come c’arrivano da soli e
come riescano a fare la spesa da soli. Ci sono poi anche quelli che il servizio non l’attivano.
Sono quelle situazioni che probabilmente vanno interpretate ” (P.C.)
Dal gruppo si alternano più voci e più interventi …
“…Dipende anche dalle abitudini. Si acquisiscono delle abitudini che nel momento in cui per
necessità ci sono da cambiare non sono disponibili …( G.G. – Osservatrice)
Intervengono più voci dal gruppo …
“ E poi la pubblicità come viene fatta … ed è difficile trovare il canale giusto , eh … Quei 4 o 5
che si possono accompagnare sono quelli più svelti e che se la cavano meglio ; mentre quelli
più isolati sia culturalmente che socialmente non riescono o è difficile coinvolgerli ” (P.C.)
Ci sono dei dati Istat , un po’ datati , che dicono che a Fabbrico , e in più comuni , le persone che
vivono sole - vivere da soli a volte non significa sempre essere distanti dai figli , nipoti e parenti la percentuale si aggira sul 40% della popolazione con oltre i 65 anni . In precedenti incontri
negli altri due gruppi si facevano delle riflessioni sulla necessità di un nuovo modo di abitare
(cohusing) , un abitare comunitario ed anche nel costruire le case in modo
diverso ed
agevolare così la comunicazione tra le persone e le famiglie con una nuova progettazione per
un’ edilizia abitativa di tipo sociale . C’è anche questo problema e cioè il rischio di essere
sempre più soli soprattutto ad una certa età.
“ … Bisognerebbe cominciare fin da subito a costruire in modo diverso. Il problema per un
anziano è anche di aver un ambiente più idoneo che gli permetta di vivere in maggiore autonomia
per un tempo maggiore. Il problema attuale è quello che in certi casi la loro casa non è più
idonea e per questi bisognerebbe , per loro , vivere in un’altra casa , in un altro ambiente.
Probabilmente c’è da partire molto prima e fare delle case , delle abitazioni che ci possano
permettere di abitare lì dalla nascita alla morte. “ (P.C.)
“…C’è una bella iniziativa che funziona a S.Martino in Rio chiamata “ La banca del tempo “ in
cui ogni volontario o cittadino mette a disposizione il proprio tempo per la comunità : si tratta di
dare e ricevere tempo per lavori , attività che si sanno fare …” ( altro intervento )
Si apre una discussione a più voci sulla validità di questa esperienza e sul futuro e di come fare
per affrontare specifiche situazioni
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“ Sempre a proposito della “ Banca del tempo “ , ho conosciuto due signore che facevano parte di
un gruppo di Ravenna e che facevano di tutto …. c’era chi era in grado di stirare …. e una ex
insegnante diceva che metteva a disposizione delle ore di lezione per un’altra cosa … Un’altro
signore che era lì diceva : “ Io ho fatto l’idraulico e sono in grado di dare una mano …” C’è da
parte di alcuni un bisogno, da parte di altri danno soltanto del tempo su cose che sanno fare …
Però lì questo discorso era molto presente …" (G.G)
LA RAPPRESENTANZA
Si sono affrontati 3 aspetti : i servizi, il volontariato e la comunità. Forse bisognerebbe pensare , in
piccole comunità come Fabbrico, ad esperienze pilota per affrontare i problemi e i disagi causati
dalla solitudine , soprattutto nelle persone anziane non o parzialmente autosufficienti e altri temi…
“ Vorrei proporre una domanda a Francesco e Paolo ( delegati sindacali alla Landini ) . C’è un
grande problema “moderno” come quello della solitudine. Catia prima parlava del volontariato ,
della vicinanza della famiglia , io chiederei a loro : sulla contrattazione sociale cosa fare per
agevolare una maggiore consapevolezza su questi temi ? . All’interno di uno stabilimento come
la Landini , come posso portare quelle problematiche utili a questo scopo e che fuori dall’azienda
c’è bisogno , come lavoratori e cittadini , di sorreggere ed essere più presenti nella comunità ? Mi
rendo conto che da noi c’è una parte di lavoratori della Landini che non hanno i loro genitori a
Fabbrico e che quindi la cosa è difficile e complessa da far capire : però noi dobbiamo iniziare a
fare un ragionamento del come per esempio il self-service “ Il Falcone” ( la mensa
interaziendale) può entrare in un certo discorso sociale su questi nuovi temi , oppure noi
dobbiamo lasciare l’individuo di decidere di appoggiarsi a qualcosa che l’aiuti oppure … “ (R.L.)
“ … Quando si entrava in fabbrica c’erano dei valori e c’era una solidarietà : tu entravi in fabbrica
e vivevi in un contesto di un Paese , perciò tu avevi già degli ideali per affrontare una vita in
fabbrica che però doveva essere allacciata a quello che si viveva nel Paese. Allora , noi , nella
trattativa di 2° livello ( contratto sindacale aziendale) inserivamo cosa ? Anche quello che nel
Paese c’era intorno a te e tu , oltre alla fabbrica , dovevi dare una presenza , un servizio anche
fuori ed avevi il problema di come aiutare il lavoratore ad essere integrato anche nel Paese sui
problemi dell’asilo , della realtà degli anziani e disabili , del trasporto , della mensa interaziendale ,
perché tu avevi e ti eri formato una mentalità.
Adesso dopo il ventennio di Berlusconi questa mentalità è sparita. Ora c’è l’individualismo , c’è il
qualunquismo , ci sono delle persone all’ interno della Landini dove ognuno vive all’interno della
propria campana di vetro che si è costruita e non vogliono sapere quello che è l’incidenza del
sociale sulla vita. Però quello che diciamo noi , e lo dice anche Maurizio Landini nel suo ultimo
intervento, è quello di ricominciare a riallacciare questo rapporto tra il lavoro , la società e il
Paese in cui vivi per far capire loro , al lavoratori che non sono solo operai o impiegati,ma
che sono anche cittadini e come tali hanno dei diritti e devono essere e avere una forza nella
società , nel Paese in cui si vive non solo nella fabbrica per chiedere i 50 o più euro , perché
quei 50 euro d’aumento se ne vanno poi anche nei servizi e nella tasse …” (C.P.)
E’ importante quello che sta venendo fuori . Negli anni ’70 le donne che chiedevano dei permessi
alle aziende per far fronte alle problematiche familiari (figli,anziani,asili,scuola,ecc.) , era un fattore
sentito e se venivano inserite nelle piattaforme sindacali trovavano considerazione e consenso.
Si sta facendo un discorso in questo incontro per poter far fronte a delle nuove necessità
come quella di accompagnare un genitore a fare la spesa ( la compagnia e l’aiuto) o per altri
bisogni : c’e forse da
considerare tali necessità anche in senso rivendicativo , oltre che
legislativo, come nuovi diritti del Welfare locale ad esempio richieste di poter usufruire di
“permessi parentali”.
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“… E’ ovvio che il ruolo del sindacato è fondamentale in questa fase qui. E convengo che nelle
prossime e future contrattazioni sociali e a livello sindacale ci deve essere l’interfaccia tra quello
che è l’azienda e quello che è il lavoratore . E’ evidente che c’è bisogno anche in Italia di
determinate politiche sociali , che noi non abbiamo rivolte alla famiglia, perchè se noi vediamo il
lavoratore adesso dovrebbe rimanere al lavoro fino a 70 anni .” (C.F.)
“ Quindi non è più il tempo in cui magari a 50 anni , finito di lavorare - come diceva Guerrina
prima – potevi aiutare la tua famiglia ; adesso hai molto di più tempo di restare al lavoro , quindi
se hai delle politiche sociali che ti possano permettere di usufruire di possibilità o permessi per
te, per la persona che devi aiutare ( il caregiver – nota del de-registratore) la tua famiglia , se
prendiamo ad esempio i Paesi nordici dove i genitori che hanno un bambino piccolo tutti e due
contemporaneamente , possono prendere delle aspettative per poter crescere questo bimbo da
portare avanti oltre il primo anno o anno e mezzo di vita. “ (C.F.)
C’è da vedere l’applicazione , lo sviluppo, il miglioramento della legge sui congedi parentali n° 92
del 2012 e 104 : congedi di maternità –paternità e parentali .
“…Credo che il sindacato la sua funzione la deve proprio svolgere in questo senso qui. Cioè,
cambiare le politiche sociali , ma non soltanto verso le aziende , che devono avere le loro
responsabilità dettate dalla nostra Costituzione … non abbiamo mai dimenticare che nell’art.41
della nostra Costituzione si dice che anche l’attività privata ha un suo ruolo nella e per la
società… è ovvio che dev’essere questo , ma anche che il pubblico deve funzionare bene … che
poi capisco che il volontariato va bene – lo faccio anch’io anche se per mancanza di tempo non
ne faccio molto - , non deve essere sostitutivo , ma non può essere solo il volontariato ad
affrontare questi problemi , che funziona fino a un certo punto se non hai delle politiche che
accompagnano questa volontà volontaria ( volontariato). Quindi come diceva Paolo : noi adesso
viviamo una condizione nelle fabbriche di totale isolamento , più che isolamento di egoismo – è
la parola giusta – l’egoismo e il menefreghismo , aggiungo io , che noi in azienda abbiamo avuto
un problema due o tre anni fa su dei bambini … l’egoismo , se tu come delegato riesci a
risolvere il mio problema sei bravo , se non me lo risolvi sei nulla. Questo all’interno della
fabbrica , se poi sposti il problema fuori , peggio che andar di notte. Dicevo, noi abbiamo avuto un
problema sull’accoglimento dei bambini alle scuole primarie … dopo la legge della ministra
Gelmini … ecc., ecc. Fabbrico aveva la facoltà di poter ricevere i bambini delle elementari – io
per mia figlia non l’ho usufruito - alle 7 e ¼ potevo lasciare mia figlia a scuola , c’era la bidella
che se la accoglieva in scuola e me la tenevano lì. E’ successo questo che avevamo un
problema come lavoratori .. che per effetto della legislazione noi non si può più pretendere questa
cosa qui – i Comuni non hanno più le risorse - , però noi possiamo fare in maniera diversa :
dobbiamo noi all’interno cambiando le fasce orarie di lavoro, ecc. ecc. Hanno detto : “ no, no ,
noi non possiamo modificare qual è il nostro standard di vita “ . Allora , questo per dire … io
sono arrivato qui negli anni , nel ’95 ed è ormai 20 anni che vivo a Fabbrico e lavoro nella stessa
azienda ; non mi sono trovato a vivere con le lotte che si è detto ed ho trovato la ” pappa
pronta” . no? Come si dice o si suole dire … Invece adesso sei in una fase in cui quella pappa lì
te la devi proprio salvare . Io credo che sia fondamentale il ruolo del sindacato in questa
situazione e anche a livello di contrattazione sia nazionale che di 2° livello , che si torni a parlare
di questi temi qui : però francamente se noi dobbiamo rimanere a lavorare fino a 70 anni parlare
di queste cose qui si fa un po’ fatica, forse perché adesso siamo giovani e non ci si pensa, però
effettivamente, come diceva Luciano, io provengo dalla Puglia e i miei genitori vivono lì ,
finiranno la loro vita lì , non li posso portare qui. Io però , vivo qui e avendo una condizione di
lavoratore che dovrà andare avanti per parecchi anni , io devo mettere in condizione me stesso
e la mia famiglia di poter avere un domani e su qualcosa su cui contare che io … La mia
situazione personale : io ho una sola figlia e ammettendo per ipotesi che se ne vada all’estero a
vivere io resto solo , eh …
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La mia famiglia non c’è , la mia rete personale non ce l’ho più , quindi se uno ha una rete sociale
sufficiente e di buon livello e che mi accudisca , che mi aiuti quando diventerò vecchio : questa è
la questione. Ben vengano le cose che diceva Luciano , Catia ed altri , che una persona anziana
venga presa per mano , ecco , come un bambino e si faccia sentire che comunque lui è protetto
da una comunità. Però noi dobbiamo fare un salto di mentalità , di cultura anche in Italia
dovremmo iniziare a cambiare. ” ( C.F)
Nei prossimi contratti di 2° livello … si possono pensare a richieste sociali , anche particolari , da
affrontare e che possono aprire un discorso con la società e anche con l’azienda o le aziende e
che non siano soltanto traducibili economicamente solamente attraverso il salario: E’ possibile e
fattibile ?
Si intrecciano opinioni e interventi su temi sociali per le possibilità sui diritti sociali e civili
“ Certo, sono temi importanti. E’ difficile affrontarli solo a livello dell’azienda. L’azienda quando io
ho avuto la necessità di permessi per mia figlia per analisi o questo o per qualcos’altro non ci
sono mai stati problemi. E’ ovvio che la facoltà di essere più flessibili su questi temi e su queste
cose qui , fa più comodo … E’ lo stesso discorso di quanto dicevo delle coppie che allevano figli
e che entrambi i genitori possono godere di congedi anche retribuiti in cui il lavoratore non perde
nulla e l’azienda nemmeno , certamente io non dico che tutto deve essere in capo all’azienda , ci
mancherebbe , però ci deve essere un qualcosa che si muove all’unisono , insomma … “ (C.F.)
“ … è anche un fatto culturale “. Cosa si potrebbe fare per aumentare questa consapevolezza
culturale e che agisca sui comportamenti e sulle affinità ?
“ E’ un tema difficilissimo , noi lo vediamo nelle nostra assemblee dove si parla della vita tangibile,
di quello che ti succede tutti i giorni nelle fabbriche e facciamo molta fatica a discutere di queste
cose. Su una popolazione in fabbrica di 800 persone se tu riesci a fare un’assemblea con 200
persone è già un buon risultato, è un successo. Quindi è ovvio che ci deve essere un cambio di
mentalità nelle persone .
Adesso si vive una situazione di solitudine a tutti i livelli : vuoi per le nuove tecnologie , vuoi
perché non ci conosciamo o perché , come si diceva … sulla parola integrazione se n’è abusato
un pochino troppo , non c’è purtroppo tutta questa integrazione. Io lo vedo a Fabbrico – forse sono
un pochino critico e i fabbricesi storceranno un pochino il naso – si notano ancora 2 o 3 comunità:
i fabbricesi, gente come me che proviene dal sud Italia che si è più o meno integrata - che fa
fatica o meno fatica a farlo – e poi ci sono gli stranieri…” (C.F)
I nativi , i non nativi e gli stranieri …la solitudine , le possibili conseguenze e difficoltà di relazione:
“ …non è la prima volta che lo diciamo , ce lo siamo detti in tutte le salse … Quindi si vive la
solitudine sotto vari aspetti : è ovvio che con la solitudine convive l’egoismo , l’individualismo
che è la cosa peggiore …” (C.F. )
“ …Noi facciamo bene in tutte le sedi a cercare di alzare il tiro , come di guardare a temi più
generali , però abbiamo bisogno di guardare alla dimensione reale dei problemi collocandoli
nel nostro spazio e tempo , perché noi corriamo il pericolo di non osservare il contesto entro il
quale ci muoviamo. Lo voglio dire perché , attenzione , ognuno ha le sue convinzioni e/o
opinioni,ma non è che siamo in una fase sindacale nella quale godiamo … “ ( F.L. . osservatore)
“ Si, noi dobbiamo cercare solo di ascoltare … ci interessa l’ascolto e recepire le problematiche
più sentite . L’intervista di gruppo , o focus , deve procedere così … le abbiamo pensate così …”
(R.L.)
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“ Per essere pratici io volevo dire che o nel rapporto di queste cose riusciamo ad individuare
alcune questioni ( 2 , 3, 4 ) principali , avendo una discussione che di per sé quelle questioni lì
diventano problematiche , perché si sta riorganizzando la rete organizzativa dei servizi ; perché i
Comuni non si sa bene come faranno ; perché il contesto generale della disponibilità di risorse è
quello che è. E così è importante che su alcune questioni mirate noi verifichiamo la nostra
realtà territoriale nella direzione e negli ambiti in cui possiamo muoverci .
Io non credo che alla Landini non ci siano le condizioni o che pur nelle difficoltà si siano
completamente stravolti i rapporti in base ai quali , se noi andiamo insieme a loro ad identificare
un problema o due , la società del lavoratori della Landini ( i “landinisti”) non rispondano.
Si , le difficoltà ci sono e le abbiamo anche noi trovate nel passato quando siamo andati a dire
alla Landini che dovevamo togliere la mensa aziendale per farla diventare comunale e che era
giusto superare lo spaccio aziendale per farlo diventare un’altra cosa. Lì abbiamo incontrato
anche allora queste dinamiche , eh … Io penso che dobbiamo tenere conto anche di ciò e che
abbiamo questo bond (vincolo, obbligazione) . Sul volontariato c’è bisogno di fare ulteriori
approfondimenti ” (F.L. – osservatore)
Si continua a discutere con la messa in campo di più interventi che si intrecciano tra loro : le
conquiste del passato in merito alle priorità da individuare
“ Questi argomenti in sede di organizzazione sindacale sono argomenti storici. Dentro a tutte le
organizzazioni sindacali che hanno il fascino e un valore aggiunto come il volontariato sociale ,
dentro all’organizzazione della Cgil che ha anch’essa un suo valore nell’essere sul territorio
anche su temi di carattere generale. C’è chi sostiene che è necessario una organizzazione sul
territorio , a cui si è lavorato anche nella costruzione della “ Banche del Tempo” e cose di questo
tipo, ecc…. che sono strutture organizzate dalle organizzazioni sindacali e che offrono una
sponda organizzata alle singole associazioni di volontariato che ci sono. Qui c’è tutto un dibattito
aperto …” (F.L. – osservatore )
La complessità e frammentazione sociale attuale ha delle ripercussioni anche nei luoghi di
lavoro. I sindacalisti che fanno le assemblee in fabbrica oggi, in questa realtà globalizzata , si
trovano di fronte a situazioni comunicative diverse e in presenza di operai, lavoratori e lavoratrici
di più continenti ( vedi anche i dati della ricerca di Fabbrico sull’immigrazione ) . E’ abbastanza
difficoltoso comprendersi bene e sentirsi in sintonia … e ci vogliono tempi e modalità differenti
per capirsi e assumere delle decisioni . Negli anni ‘70 - con lo Statuto dei Diritti dei lavoratori e il
diritto di assemblea - si facevamo le assemblee dove si trovava una maggiore presenza attiva e
quasi immediata dei lavoratori locali o di immigrati provenienti dal sud Italia o da altre regioni …
E’ un esempio di come sia cambiata la realtà sociale e la società .
“ Alla Landini su 50 extracomunitari che ci sono alla Landini solo 22 vengono alle assemblee , tutti
gli altri se ne stanno in un loro gruppetto …” ( altro)
…” bisogna affrontare e fare delle scelte per costruire un nuovo tipo di comunità , o altrimenti non
riesci a comprendere il nuovo che abbiamo di fronte , e in che comunità vivi … e non ti rinnovi
mai … o per poterti rinnovare “ (R.L)
“… sostenere qualcuno , sostenere le famiglie che si fanno carico del familiare. Il fulcro di
questo pensiero ed esperienza è che se non si aiuta la famiglia a gestire il proprio familiare , se
scoppia la famiglia stessa non vi è più un reale sostegno. Si fanno dei corsi formativi in tal senso
…” (Altri interventi)
I corsi formativi per la famiglia ai vari livelli funzionano ?
“ Sì , ma il discorso è questo qua : funzionano perché c’è una certa esigenza ma è chiaro che è
una problematica molto difficile … anche perché fare 2 o 3 incontri alla settimana , fuori casa e di
sera non è una cosa semplice : la prima sera facciamo il giro di presentazione e si mettono a
piangere di fronte a sconosciuti.
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E’ solo per far capire qual è l’aspetto emotivo , l’emozione e la tensione e quello che dicono è :
“Non pensavo che qualcun altro condividesse la stessa cosa che sto vivendo io a casa. Perché
se ne parlo con i miei amici , sembra sempre che io stia esagerando “ , quindi non riescono ad
avere questa condivisione un pochino empatica con qualcun altro.
Però quello che mi stupisce è che queste sono cose importantissime , un vissuto veramente
doloroso e finiscono il corso con il “sorriso” sulle labbra . Non è che noi diamo delle soluzioni ai
loro problemi : gli facciamo capire però che devono uscire dalla loro situazione fossilizzata che
non riescono a vedere che ci possono essere degli aiuti. Però tutte le volte che finisco questo tipo
di corso – finora ne abbiamo fatti 3 – escono esperienze molto belle , ma che non proseguono
dopo , cioè nel senso che sono persone che in quel momento condividono qualcosa , però se non
siamo noi a dire : “ Provate a trovarvi anche dopo a mangiare una pizza o altro “ , che sembra una
cosa banalissima , ma non è così banale ,sono esperienze importanti.
Sulla domiciliarità per esempio noi abbiamo servizi domiciliari che sono nati negli anni ’70 del
secolo scorso , hai voglia di provare a cambiarli , ci stiamo riuscendo , ma arriviamo sempre tardi,
nel senso che quando notiamo che c’è qualcosa che è cambiato dobbiamo prima studiare il
fenomeno prima di trovare la soluzione . quando abbiamo trovato la soluzione hanno già fatto un
altro passo in avanti.
Queste persone che hanno più problemi li prendiamo personalmente . C’è una persona che ci
dice una cosa , un’altra che ce ne dice un’altra e così via … facciamo più di cento valutazioni in
un anno e non sono poche . Noi lo sappiamo che il Servizio di assistenza domiciliare è arretrato ,
il problema è però che noi organizziamo questi incontri , ma vigliacco una volta che si
mettessero insieme in un gruppetto e provassero loro a darci delle indicazioni, perché sono le
famiglie in primis che ci possono dire delle cose , noi siamo sempre nel momento in cui dobbiamo
interpretare quello che succede … non è facile trovarci in situazioni in cui uno ci dice una cosa e
un altro ce ne dice un’altra .
Abbiamo 4 assistenti sociali in 6 Comuni , poi ci sono io che cerco di coordinare e metterli
insieme. Però un conto è considerare singolarmente qual è il problema ed affrontarlo in
solitudine e un altro è quando c’è una comunità che oltre a chiedere ti dà anche qualche
indicazione : sui servizi di assistenza domiciliare noi facciamo fatica.
Allora queste serate che noi facciamo con una media di 25-30 persone , se non siamo noi che
diciamo di trovare una sede per incontrarsi con la psicologa loro continuano da sole. A me
cadono un pochino le braccia , perché invece una volta queste cose qua accadevano in modo più
spontaneo. L’esempio delle adozioni dei bambini a un certo punto le famiglie hanno cominciato a
riunirsi e a chiedere ad altre famiglie che conoscevano :sui minori ci sono queste cose , sugli
anziani siamo ancora molto indietro. E’ vero che non possiamo arrivare molto avanti , però faccio
veramente fatica a spiegare alle famiglie … Però noi abbiamo dei figli con genitori di bambini
piccoli e figli di persone anziane ed abbiamo sia gli uni che gli altri da seguire.
Allora , si è molto proiettati sui figli , il problema che in realtà dal punto di vista meramente
legislativo , io che sono un figlio con padre anziano e ho dei figli piccoli , i miei figli sono parenti
di 1° grado come i miei genitori : quindi io nei confronti dell’uno e dell’altro ho gli stessi diritti e
doveri. Il problema è che adesso gli anziani passano in secondo piano , ma non per cattiveria ,
non per volontà , ma perché siamo in un sistema che non ci permette di fare tutto e quindi
dobbiamo scegliere : di fronte alla legge , non è una scelta … “ ( P.C.)
… Quindi agire sulla famiglia ,diventa determinante di fatto …
“ … Il discorso è questo qua , però la struttura dell’assistenza all’anziano non ce l’abbiamo , non
c’è in questo momento e uno si trova a scegliere e chiaramente e in realtà noi abbiamo
situazioni di anziani che sono molto più deboli … noi abbiamo delle persone che ci telefonano e
quando sono al pronto soccorso ti dicono : “ Mia madre forse si è rotta un braccio …” e un
signore addirittura prima di portarlo al pronto soccorso , il sabato mattina è venuto da me per
dirmi : “ Sto portando mia madre al pronto soccorso … se dicono che ha un braccio rotto la
possiamo mettere in struttura ? “ . Non le avevano ancora fatto i raggi - era un sabato - “ Lei è
pensionato ? “ gli ho detto : “Penso che per riuscire a dar da mangiare a sua madre per 4-5
giorni ce la possiamo fare , no?
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E non sto dicendo che era indifferente o inadeguati così , non siamo più capaci. Se ho un anziano
in Casa protetta o in Centro diurno che ha la febbre e io telefono al figlio per dirgli: “ la deve
venire a prendere , perché sta poco bene “ no! , ma se ho un bambino all’asilo che ha la febbre ,
lo vado a prendere certo , sono problematiche diverse , che non sono paragonabili , ok , però di
fatto per il bambino è così e per l’anziano è così. Si sono persi degli automatismi che non è che
non ci sono mai stati , c’erano , però con e per gli anziani gli abbiamo persi.
Però sono preoccupata anche per me , perché se debbo lavorare fino a 70 anni forse , io , ho già
il pannolone per andare a lavorare … non è che devo pensare ad aiutare i miei figli e nipoti ,
forse avrò bisogno anch’io di essere assistita … in una Casa protetta
dove faccio
contemporaneamente gli accessi … “ ( P.C.)
“ … Dal nostro questionario esce proprio che le persone anziane , sempre in numero maggiore ,
stanno aiutando i figli e i nipoti: perché vanno a prendere e portare i nipoti a scuola e in più
sopperiscono alle carenze di possibilità di permessi dei figli …” ( R.L.)
“ Il problema è che quando succede qualcosa ci si trova in una situazione che di fronte alla quale
si è totalmente impreparati , poi già dal punto di vista emotivo si fa fatica ad accettare che un
genitore non si trova ad essere com’era prima , perché un genitore può essere demente , ma per
il figlio rimane un punto di riferimento per sempre : io posso avere 60 anni ed avere una madre di
80 però mia madre è sempre mia madre. Quindi quando si tratta di accettare una malattia è una
cosa difficile , perché si vanno a capovolgere completamente i ruoli , figuriamoci poi se succede
qualcosa , di colpo uno si trova completamente spiazzato a fare una scelta. Facciamo un
esempio sulla Legge 104 : la Legge 104/92 va bene avere 3 giorni al mese di permesso – se te lo
permettono , perché per tutti non è così - , però casomai , anche lì, quando nasce un bambino è
previsto che i genitori abbiano un periodo di tempo in cui possano occuparsi del figlio. Perché non
si può fare un ragionamento simile anche per gli anziani non autosufficienti ? Sulla legge 104 , mi
è capitato di recente dove la mamma stava bene , ma aveva diritto alla 104 , mai utilizzata , ma
nel momento in cui la mamma stava male i 3 gg. al mese non erano più sufficienti.
Allora so che è un discorso da farsi a livello nazionale, però è un discorso che va fatto perché 3
giorni al mese non sono sufficienti in certi casi : adesso abbiamo situazioni in cui chi è onesto e
non ne ha bisogno la 104 non la usa , gli altri la 104 la usano magari per farsi un week end
lungo. “ (P.C)
“ A volte succede solo ed esclusivamente questo … (C.F.)
“ Poi in realtà quando ne hai davvero bisogno , perché tuo padre viene ricoverato in ospedale o
devi andare a una visita dell’Uvg , perché ti chiamano o perché devi accompagnare per il
trasferimento , così i 3 gg. non sono sufficienti . Allora, non dico mica di fare tante cose , ma per i
bambini da 0-3 anni , per malattia hai un tot , e da 3 a 8 anni devi utilizzarli diversamente.
Forse dovremo fare delle cose simili anche per le persone anziane , cominciando a sperare che
anche i nostri anziani siccome è cambiato il mondo , la struttura della famiglia e per come è
cambiato il lavoro e così : bisogna cominciare a considerare l’anzianità una categoria protetta in
qualche modo , come i bambini. Però adesso si sta navigando a vista con quello che abbiamo e
cerchiamo tutti di fare il nostro meglio , però senza delle politiche veramente e senza una cultura
condivisa è duro , perché si fa presto a dire creiamo i servizi , però , allora , i servizi ci devono
essere , su questo sono pienamente d’accordo , ma dobbiamo capire un po’ tutti che tipo di
servizi , perché veramente ci troviamo delle situazioni … in cui dopo l’ospedale si vuole mettere
l’anziano in Casa protetta . Non è il problema di metterlo in struttura , ma che l’anziano non ci
vuole andare. Io non è che posso su questo punto obbligare , gli anziani si lasciano morire se li
portano negli ambienti dove non vogliono andarci. Io capisco che la famiglia dice : “ Devo
prendere la badante , ma io sto lavorando e devo tenere dietro anche alla badante “. Ci troviamo
veramente a conciliare tante , tante esigenze diverse. “ ( P.C.)
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E’ un discorso molto complesso che tocca tanti aspetti .Forse bisognerebbe iniziare anche dalle
piccole cose : per esempio per capire cosa è successo nella realtà e come i comportamenti delle
persone si sono modificati, mi viene in mente un’intervista di gruppo fatta a Scandiano dove
veniva ricordato che un tempo si viveva in vecchi quartieri e tutti avevamo tante , più relazioni
sociali e di vicinato. Da quando gruppi di persone , le stesse persone che prima abitavano vicine ,
sono andate ad abitare insieme in nuovi appartamenti o abitazioni in un nuovo quartiere
(Abicoop o simili) non si è più relazionato come prima, perché? Forse c’è bisogno di trovare
alcune motivazioni concrete sentite e condivise , anche di carattere strutturale/abitativo ( ?) , ma
che possano incidere nel modo di pensare , di comportarsi e nella cultura della gente. ..
“… Che però non può essere solo basato su confronti con chiunque , ma debbono essere e
servire per ricostruire , contribuire alla formazione di un pensiero sociale e di comunità … “ (R.L.)
Inizia una discussione a più voci …
Sui trasporti cosa si può dire considerato che negli altri incontri il problema è venuto fuori ? Dalla
messa in opera o potenziamento di possibili mini-servizi , specifici e di accompagnamento ed
un servizio di Segretariato Sociale che si proponga di affrontare al bisogno problemi come
questo o altri insieme ( utilizzo dei servizi , andare al Centro diurno,ecc) …
Si sviluppa una discussione a più voci sul bisogno e l’utilizzo dei trasporti speciali o per scopi
specifici : se devono esserci dei servizi o se c’è anche una questione culturale da parte delle
famiglie nel delegare e la soluzione di qualsiasi problema da parte del servizio pubblico …
“ … Se consideriamo l’accompagnamento dei bambini a scuola , da un certo punto in poi , si era
arrivati ad una situazione che non si poteva più passare per via De Amicis , perché tutti
andavano a prendere i propri bambini con l’auto . Tra l’altro c’erano quelli che la lasciavano a
mezzo chilometro di distanza e casomai abitavano a 700 metri dalla scuola … si creava così
intasamento , le auto , ecc.” ( G.G. – osservatrice)
La discussione continua nell’evidenziare che l’utilizzo esagerato delle auto aveva avuto delle
ripercussioni negative nella socializzazione tra i bambini , dato che ormai ognuno era abituato
ad andare in auto con il genitore o anche solo per pochi metri da casa e scuola . Sono i bimbi
che richiedono di stare anche fuori dalla struttura scolastica con i propri amichetti. Forse
basterebbe un accordo tra i genitori per poter utilizzare i propri mezzi in modo diverso : le
andate e i ritorni da scuola.
“ Io parto sempre dall’utente , dall’anziano : è diverso salire su un pulmino o salire in macchina
con una persona con cui scambiare due chiacchiere. Una persona che va al Centro diurno e che
riesce ancora a camminare è diverso , la si attiva di più . Altre volte non è possibile , mi rendo
conto che quando hai una carozzina, ci sono situazioni che assolutamente non hanno
un’alternativa . Anche lì nel Centro diurno il pulmino ha una quarantina di posti, arriva una
trentina di macchine e mettiamo che due vengono nella stessa direzione …. “ ( P.C.)
L’Auser fa qualcosa sui trasporti ?
“ C’è il gruppo “ Primavera” che agisce in quel campo lì. L’Auser fa altre attività : la falciatura
del verde , ecc. . So che hanno dei compiti di ausilio… Mi spiace che non c’è il Presidente che
può saperne di più… per esempio il collaborare con “ Pedibus” ( trasporto bambini) … anche lì se
ci fosse qualche volontario in più sarebbe importante , siamo sempre lì … siamo un po’ lontani da
coprire tutte le esigenze. ( V.A.)
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“ Tornando sulla cosa che diceva prima Catia, quella del trasporto fatto per portare le persone a
fare la spesa . Credo che a Fabbrico , per esempio da parte nostra , insieme con Auser , e con il
gruppo “Primavera” , il servizio vada rivisto non tanto il servizio stesso , ma come dev’essere
l’impegno della Amministrazione Comunale , che ha patrocinato la cosa, a pubblicizzare meglio il
servizi anche a chiamare i commercianti per invitarli ad esporre gli avvisi nei propri negozi e nei
locali pubblici … altrimenti se è solo la Coop. è evidente che rimane legato a 4 persone … se non
ci sono più loro si chiude il servizio. ( R.L.)
“ C’è bisogno di una maggiore informazione , tante cose non si sanno. Io faccio parte dell’ Avo …
anche per quanto riguarda la Croce Rossa la gente dice : “ Io non ci vado perché devo pagare
50 Euro. Allora do 10 € a chi mi pare.” Tanto per dire che non è buttata lì una frase. Però tante
cose non si sanno. Chi opera nella situazione è bene che faccia chiarezza perché c’è incertezza:
non si sa bene cosa costa , c’è il problema della ricevuta, ecc… Bisogna avere potere verbale
chi è della situazione , perché se no altrimenti … Poi, sottolineo questi servizi hanno visibilità?
Hanno ancora una certa, trasparenza , visibilità. Ci sono situazioni sotterranee un po’ assurde …
persone che si rivolgono a badanti, ecc. Inoltre , parlo di un caso personale senza allargarmi
troppo … per esempio certi anziani mi hanno chiamato a casa : ‘ Ma ti ho visto al ricovero , mi vieni
a cambiare l’orario dell’orologio , che non ci riesco? Doveva semplicemente (per noi) cambiare
l’orario dell’orologio . Questo per capire delle cose più basilari , però senza fare prediche. Questi
sono problemi reali. “ ( B.O o V.R.)
“ Ci sono cose quotidiane che ti permettono di stare a casa tua ed avere ancora una agibilità
personale a casa tua … non sono cose di poco conto … “ (P.C.)
“ C’è anche il problema degli animali ( soprattutto cani e gatti) nel caso di eventuali ricoveri di
persone anziane. Ci può essere una trafila burocratica e sanitaria da seguire , nel senso del
come avere o prenotare la visita dal veterinario , ecc. e quindi anche queste cose sono
importanti”“ (R.L.)
“ Circa la situazione economica degli Enti e delle famiglie , io che ho fatto l’assessore ai Servizi
Sociali negli anni ’70 le Case di riposo erano a totale carico e di decisione del Comune , anzi la
pensione veniva lasciata tutta alla famiglia . Mi ricordo che con un altro assessore si è detto che
almeno la pensione andava lasciata al Comune …( G.G. – osservatrice)
68
LE INTERVISTE INDIVIDUALI
I Dirigenti del Welfare locale , del Socio-sanitario e il Coordinatore Cgil della zona di Correggio in
queste interviste affrontano, con differenti approcci , le problematiche della loro comunità e
società: la qualità del vivere sociale , la mobilità, l’accesso, il volontariato , l’informazione e la
fruibilità delle strutture dei servizi sociali e sanitari e di cui le stesse problematiche sono da una
parte una costruzione sociale più complessiva, e dall’altra la conseguenza di un’azione e presenza
attiva dell’agire delle persone e dei soggetti nel loro contesto sociale.
I richiami diretti ed indiretti ai rapporti relazionali e ai legami comunitari - senza pensare ad un
impossibile ritorno al passato - , considerati come espressione e desiderio di contribuire
attraverso una loro possibile ricostruzione , sono un leitmotiv richiamato un po’ trasversalmente
dai soggetti intervistati. A proposito di quanto sostiene Z.Bauman (*):
“La compagnia o la società possono essere cattive , la comunità no. La comunità – questa è la
nostra sensazione – è sempre una cosa buona” .
Dato che :
“La comunità incarna un tipo di mondo che purtroppo non possiamo avere , ma nel quale
desidereremmo tanto vivere e che speriamo un giorno di riconquistare …”
Con l’affievolirsi ed il frammentarsi nell’epoca moderna dei legami sociali, il procedere di una
progressiva individualizzazione ( e individualismo) ed il prevalere della società sulla comunità si
rafforza il concetto di identità:
“ Nel momento in cui la comunità crolla viene inventata la nozione di identità … L’identità merita
appieno l’attenzione che attira, le passioni che suscita in quanto è il surrogato della comunità…”
In queste interviste e i soggetti coinvolti negli incontri di gruppo , sottolineando l’importanza delle
politiche di welfare a livello locale, vedono positivamente la creazione di strutture sociali e
sanitarie intermedie ( Casa della Salute , Ospedali di comunità e altre ) come una significativa
svolta innovativa, relazionale, di integrazione e di messa al centro dei diritti - ed in specifico del
Diritto alla Salute - e dei cittadini in quanto soggetti importanti del cambiamento.
(*) Z.Bauman - “ Voglia di comunità “ - Ed Laterza 2005 ( pagg. 3-5-16 )
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Testo trascritto dell’intervista al Dott. Parmiggiani Luciano
(Dirigente Servizi Sociali - Unione dei Comuni del Distretto di Correggio)
( 9/11/2014)
Premessa
Questa intervista è rivolta al dott. Parmiggiani Luciano , dirigente dei servizi sociali dell’unione
dei Comuni del Distretto di Correggio , per affrontare alcune problematiche più complessive
riguardanti il territorio correggese. L’obiettivo di questa ricerca , che è in fase di svolgimento , è
quella di vedere quali possono essere , in base all’attuale situazione socio-economica il presente
e il futuro del Welfare locale. Dopo aver fatto un’indagine con un questionario verso gli iscritti Spi
e i cittadini con alcuni focus group ed interviste individuali , si redigerà un report condiviso che
verrà reso pubblico.
Intervistatore
Lei , è a conoscenza di questa ricerca che è in atto a Fabbrico o ne ha sentito parlare ?
Intervistato
Si, ne ho sentito parlare , ma non ho avuto modo di saperne di più…
Intervistatore
Per quello che ne sa cosa pensa di una ricerca come questa in una realtà , come quella
di Fabbrico , di un piccolo comune con poco più di 6000 abitanti ?
Si sta cercando , anche in questo piccolo sistema locale , di conoscere un po’ le
condizioni delle persone , i livelli delle relazioni sociali esistenti ed in merito all’offerta
dei servizi di carattere sociale e socio-sanitario …
Intervistato
Penso che le ricerche nell’ambito sociale siano sempre importanti e utili : primo perché da questo
punto di vista non sono numerose e mai sufficienti nell’ambito del sociale, perchè cercano di
capire nei singoli territori quali possono essere anche le percezioni dei cittadini nei confronti dei
servizi. Poi perchè generalmente, e questa è una peculiarità del sociale , quando si fa ricerca in
questo modo non è solo l’esito , il prodotto, che è importante , ma anche il processo che viene
attivato; proprio perché così facendo si stimola la partecipazione dei cittadini e si attiva quella
che è una maggiore coscienza civica rispetto alla loro comunità, l’assetto dei servizi e le loro
condizioni di vita nel Comune in cui abitano.
Quindi non è solo importante il risultato , quando si fa una ricerca sociale coinvolgendo i cittadini ,
ma è la ricerca in sé che conta , perché vengono attivate delle modalità di partecipazione già nel
momento stesso in cui si vuole fare e sviluppare un approfondimento : quindi il metodo diventa
anche il merito e questo è doppiamente importante.
Poi ovviamente possono venir fuori delle sorprese o delle conferme , questo poi lo si vedrà alla
fine nell’ambito dei risultati finali.
Devo dire che sempre di più in questi ultimi anni , a causa delle profonde trasformazioni che ci
sono state , quando si fa ricerca sociale , è più facile che escano delle sorprese che delle
conferme; perché il mondo è cambiato non solo perché i giovani sono cambiati, c’è un’evoluzione
e un cambiamento forte nelle abitudini , nella cultura e nella convivenza , ma è cambiato anche
per gli anziani. Quindi molte volte le sorprese si trovano anche in un “target” diciamo così di
cittadini che si ritengono essere i più “conservatori” o tradizionali , perché ovviamente hanno
dietro le spalle un’esperienza di parecchi anni , invece molte volte non è così.
Intervistatore
Premessa - Il percorso che stiamo facendo , che è un po’ sperimentale e di partecipazione nel
fare gli incontri e nello svolgere interviste , anche noi impariamo dalla realtà : dai dati che
emergono , dalle relazioni e conoscenze che attiviamo e tutto questo ci dà la possibilità di una
nostra maggiore presenza nel merito dei problemi affrontati o da affrontare.
70
Per proseguire nella nostra intervista , quali sono le sue responsabilità nell’ambito
dell’Unione dei Comuni del distretto di Correggio e su quali problematiche e campi
d’intervento ?
Intervistato
Io sono un dipendente dell’Unione dei Comuni e ho la responsabilità del Servizio Sociale Integrato
dell’Unione “Pianura Reggiana” nell’ambito dei 6 Comuni che ne fanno parte. Il Servizio Sociale
Integrato è un servizio che si occupa soprattutto dei servizi sociali del territorio, cioè di quei
servizi che analizzano le problematiche delle persone in stato di bisogno, delle modalità di
accesso ai servizi stessi , della valutazione degli stati di bisogno e anche della elaborazione e
controllo dell’attuazione dei piani assistenziali ed educativi individuali; infine anche della
promozione dell’offerta dei servizi che il sistema pubblico vuole mettere in campo nel territorio di
competenza.
Ormai nella Regione Emilia Romagna l’assetto dei servizi sociali ha un carattere sovra comunale
dal punto di vista dell’accesso, delle regole , della contribuzione degli utenti , dell’accreditamento;
in questo distretto , ancor prima di questa riforma regionale ( LR 12 ), avevamo costituito già ,
attraverso il Consorzio dei Servizi Sociali, un organismo associato che governava in maniera
sovra comunale le funzioni relative ai servizi sociali . Io ho la responsabilità,oltre al servizio
sociale stesso , anche dell’Ufficio di Piano, che è quell’organismo che si occupa di supportare il
Comitato di Distretto in quelli che sono gli ambiti di governo della non-autosufficienza e della
programmazione dei servizi sociali e socio-sanitari.
Intervistatore
Il Comitato di Distretto è formato da tutti i Sindaci?
Intervistato
Si, da tutti i Sindaci più il Direttore/ce del Distretto socio-sanitario, Dr.ssa Turci …
Intervistatore
Premessa - Procediamo con ordine. Nella ricerca si sono affrontati più temi e problematiche che
vivono i cittadini di Fabbrico , di cui in sintesi : la casa , il volontariato , la salute e l’ambiente, i
servizi del Welfare locale e del territorio, la mobilità ( i trasporti) e la sicurezza … Quindi , in base
ai risultati emersi , su dati quantitativi ( e/o in alcune criticità) indicati nelle risposte , su questi
abbiamo svolto le iniziative di ricerca succitate .La nostra intenzione è quella di contribuire come
sindacato , in base alle valutazioni provenienti da più punti di vista , dai pensionati , dai lavoratori ,
dai cittadini , dalle strutture , quale può essere( forse) , in un periodo di crisi come questo , un
nuovo welfare alla luce dei cambiamenti e dei bisogni che sono intervenuti.
Sul volontariato e servizi socio-assistenziali a Fabbrico è presente un volontariato
abbastanza coeso e partecipato. Cosa si potrebbe fare per renderlo sempre più non
sostitutivo
ed integrativo, ma invece integrato nel sistema pubblico dei servizi,
qualificandolo nei confronti delle persone che chiedono e ricevono aiuto e solidarietà oltre
che dai servizi anche dai cittadini (concetto presente anche in alcuni interventi di partecipanti
ai focus) ?
Intervistato
Per esprimere una opinione così mi sembra di poter dire che rivelano un pensiero molto alto dal
punto di vista qualitativo, perché esprimono comunque una valutazione ed una conoscenza del
mondo del volontariato e dei servizi e quelli che possono esserne i lati positivi e critici dell’uno e
dell’altro . Se hanno espresso una necessità di una maggiore integrazione …
Intervistatore
E’ una cosa che abbiamo percepito quando oltre all’azione volontaria offerta e donata vengono
anche espressi aspetti di identità …
71
Intervistato
… Certo che mi viene da dire che il volontariato e i servizi pubblici di per sé si integrano , perché
la natura dell’uno e dell’altro sono completamente diverse : ciò che ha uno non l’ha l’altro e
viceversa; nel senso che i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari e anche in generale i servizi
pubblici o comunque regolati dal pubblico , hanno delle caratteristiche di professionalità e di
specializzazione , di ricerca della qualità , di equità , di trasparenza , di organizzazione di quelli
che sono i metodi per raggiungere un obiettivo .
Il volontariato, sia che gestisca dei servizi o delle attività , magari meno strutturate perché non ha
ovviamente al proprio interno sempre e comunque in pianta organica delle specializzazioni, che
cos’ha che non hanno i servizi ? Ha quella capacità di relazione e di vicinanza , quella capacità di
mettere “calore” nell’erogare ed offrire la propria attività nei confronti di chi ha bisogno , che
molte volte è proprio ciò che più difetta in un servizio sociale pubblico o privato che sia; i Servizi
si occupano di ambiti in cui è richiesta una maggiore specializzazione, ma è più difficile
assicurare eguale capacità di empatia e di relazione , di vicinanza affettiva; molte volte
nell’ambito dei servizi sociali questi elementi fanno la differenza per certi versi. Per cui
l’integrazione tra i due diventa naturale perché si completano l’uno con l’altro , questo in termini
oggettivi.
Devo anche dire che a Fabbrico , così come anche in altri Comuni per quello che è la mia
conoscenza , esiste una collaborazione direi significativa tra le Istituzioni e una parte del
volontariato , soprattutto quello che in qualche modo si è assunto come obiettivo di aiutare le
persone in stato di bisogno : penso alle associazioni dell’Auser , dell’Avie , alla Charitas e ad altre
che lavorano più sui bisogni in qualche modo conclamati; questi o attraverso lo strumento della
convenzione o attraverso strumenti di sostegno come i contributi economici o ad esempio offrire o
la sede o sedi per le associazioni, hanno delle relazioni abbastanza strutturate con i servizi
comunali.
Però , non mi nascondo che , secondo me , in questi anni pur in presenza di un volontariato forte,
per esempio come a Fabbrico , vi sono elementi di crisi non solo nel numero dei volontari che
aderiscono alle associazioni , ma proprio perché essendo venuto meno , in generale , la
coscienza civica dei cittadini , il volontariato stesso si attiva per raggiungere solo un proprio scopo
specifico , raggiunto il quale ritiene di aver esaurito la propria funzione in qualche modo : senza
porsi l’obiettivo , com’era un tempo , di essere volontari non solo per la propria associazione, ma
per la propria comunità , e quindi avere uno sguardo di quanto è utile il “prodotto” che fa uscire
dall’interno della propria associazione , non solo per se stessi o per la comunità degli iscritti , ma
per gli effetti che produce per la cittadinanza intera …
Intervistatore
Si è perso un po’ il senso di comunità ?
Intervistato
In generale si è perso il senso di comunità e questo si riflette anche nel modo di essere volontari.
Devo anche dire che in certe associazioni di volontariato, per la loro natura , essendosi costituite
parecchi decenni fa, in alcuni casi le giovani generazioni , per diversi motivi che sarebbe lungo qui
definire , faticano ad aderire, proprio perchè la trasversalità delle generazioni stesse nell’ambito
delle nostre comunità è venuta un po’ a meno; c’è molto meno dialogo tra loro nel momento in cui
intravedono, in una associazione , una presenza forte di una generazione. Già di per sè ciò
diventa un po’ un ostacolo per alcuni giovani a farne parte . Per cui la crisi si sconta anche
perché il modo di lavorare, ecc. , in alcune associazioni , magari risente di una modalità che per
molti anni è rimasta un po’ diciamo così, ferma.
Intervistatore
Allora , cosa si potrebbe fare … per affrontare questa diminuzione del senso di comunità
stante la realtà attuale? Nelle domande poste nei focus alcuni pensano al passato , altri non
sanno bene come fare … ecco perché il problema dell’integrazione non può essere solo un
concetto giusto , ma poi … bisogna vedere come può essere possibile affrontarlo. Ci sono da
parte dei servizi delle idee , dei ragionamenti di come potere affrontare questo aspetto
oppure è ritenuto troppo difficile...?
72
Intervistato
Non è che i servizi sono il luogo in cui in qualche modo è più facile lavorare per una maggiore
coscienza di Comunità dei cittadini, perché spesso i servizi sono schiacciati nella ricerca delle
risorse, nel rispetto dei budget di bilancio; la struttura organizzativa e burocratica qualche volta
pesa. Diciamo che , a livello generale , per i servizi sociali, che sono parte di una organizzazione
complessiva che è l’insieme delle Istituzioni pubbliche , il tema di un maggiore senso di
appartenenza da parte dei cittadini ad una comunità e quindi alla costruzione di una propria
identità , è il “tema dei temi”;
Da una parte ci troviamo di fronte a delle trasformazioni della nostra società che in qualche
modo, con l’internazionalizzazione dei fenomeni, l’urbanizzazione, la pesante presenza di mezzi di
comunicazione veloci, ti fanno sentire maggiormente vicino e appartenente ad uno che sta a
6000 Km. di distanza e che condivide le tue stesse passioni , piuttosto che il vicino di casa che
magari non sai neanche chi è o cosa gli succede.
E’ notizia di questi giorni che a Fabbrico in un condominio si è scoperta la presenza di una
persona che accumulava rifiuti in casa da parecchi anni, però nessuno se ne era mai accorto in
un qualche modo. Questo ti dà il senso di come è mutata la capacità nostra di entrare in relazione
con le persone che ci stanno intorno : molte volte è più facile avere una relazione con uno che sta
molto lontano , ma condivide la tua passione, che so per la musica rock , piuttosto che con il
vicino di casa che con te non condivide un bel nulla se non quello di salutarsi davanti al
pianerottolo di casa. Adesso io sto estremizzando, sinceramente ci sono ancora delle forti
capacità del vicinato di essere una risorsa per chi ne ha bisogno e vi sono esempi smisurati ,
però questo non è più come un tempo, perché sono mutate le nostre comunità.
Che cosa si può fare da questo punto di vista ? E’ un domandone … Intanto credo che di fatto il
volontariato sia una risorsa che continuamente tutti , a partire dalle istituzioni, devono
promuovere, valorizzare, riconoscere in tutti i modi, non solo con i contributi economici,ma con un
senso di premialità , di valorizzazione, di riconoscimento anche pubblico …
Intervistatore
Quindi , in primis l’istituzione pubblica deve agire in questo senso …
Intervistato
Si , l’istituzione ha un ruolo chiaramente nel valorizzare , promuovere , dare senso di un impegno
civico di tutti coloro che lavorano nel e per il volontariato. Certo è che fino a quando i modelli
generali lavorano più sul consumo che sul senso di identità delle persone , sull’essere solo dei
consumatori e ad acquistare cose piuttosto che a valorizzare ciò che uno è e può dare agli altri,
è una battaglia contro … è come uno che va in bicicletta contro un tir , in qualche modo. Però
questo nulla vieta che si possa fare sui temi della valorizzazione, promozione del volontariato il
più possibile un’azione di rinascimento.
Intervistatore
… E’ sviluppare le relazioni l’aspetto fondamentale : ciò che è successo in un condominio a
Fabbrico , succede per altri versi anche in altri comuni come in certi quartieri di nuovo o recente
insediamento , dove persone che prima si conoscevano ed erano in relazione ora, nelle nuove
case o abitazioni , non si salutano più …
Intervistato
Diciamo che lo sviluppo economico e sociale di questi anni, che ha creato maggiore benessere e
capacità di gestire , dal punto di vista economico , anche la propria famiglia senza bisogno
dell’aiuto familiare nell’accudire il bambino (perché c’è l’asilo nido), accudire l’anziano (perché c’è
la casa protetta o meno) , ha fatto sì che in qualche modo le relazioni di vicinato ed il welfare
familiare siano diventati meno necessari di un tempo. Però è anche vero che tutte le
trasformazioni , anche nel mondo del lavoro, hanno fatto sì che uno si trova spesso a vivere da
una parte , lavorare dall’altra, il figlio studia da un’altra parte ancora; ci si trova a casa, se va
bene, alle nove di sera e basta : è chiaro che tutto questo allenta le capacità di fare coesione in
qualche modo…
73
Intervistatore
La non coesione parte dunque da lì ? Sono temi che ci vengono indicati dai rispondenti alle
domande del questionario e sottolineati anche dai partecipanti ai focus …
Intervistato
Questi sono elementi che bisogna tenere presenti : rispetto a 30 anni fa uno nasceva , lavorava ,
si sposava e moriva nel suo comune . Adesso non è più così … adesso lavora e si sposa da
un’altra parte , forse va a morire da un’altra parte ancora , vive più da una parte piuttosto che
dove va a dormire. Questo è …
Intervistatore
Premessa
Affrontiamo un altro punto che abbiamo inserito nella nostra ricerca con questionario : la
casa/abitazione , e che abbiamo raggruppato insieme alla condizione economica e la famiglia.
Su questo vi sono 3 aspetti : le situazioni di indigenza e povertà esistenti ( nei pensionati
sembrano limitate ) ; la realtà del lavoro precario ed incerto che viene indicata in una quantità
abbastanza presente ; e le persone anziane sole – e la loro condizione - che complessivamente a
Fabbrico sono circa il 20% dei rispondenti . Da un’indagine Istat di qualche tempo fa la
percentuale
di queste sembrava essere quasi il doppio. Di recente , in merito alle famiglie
monopersonali, non risulta vi siano aggiornamenti della Provincia suddivisi per comuni. Un’altra
problematica è presente ed è relativa alla frammentazione familiare avvenuta in questi anni
(che ci tocca tutti): i figli si sposano , escono dal nucleo primario ed alcuni genitori si trovano ad
abitare in case grandi con spese generali e fiscali consistenti. In merito a quanto detto si tratta di
vedere quale può essere l’apporto delle istituzioni e servizi pubblici attraverso possibilità e forme
diverse ( sostegni , contributi, tassazione, permute volontarie,ecc.) per svolgere azioni di supporto
e di aiuto ai più bisognosi. Inoltre e come in parte detto sopra vi sono realtà di persone anziane
sole che accudiscono genitori ultra-ottantenni e che non hanno supporti d’aiuto di tipo familiare o
sociale.
Con queste trasformazioni intervenute , ci sarebbe bisogno di ricercare e/o sperimentare
un nuovo tipo di welfare ( anche locale) e naturalmente con le rispettive disponibilità di
risorse ? E con al suo interno un più articolato rapporto con la comunità - anche di tipo
relazionale oltre che tecnico - che comprenda l’approccio con queste nuove problematiche
e bisogni caratteristici di questo nostro periodo ?
Intervistato
Questi sono problemi anche di carattere europeo e globale: i dati a livello più generale parlano di
un’impennata del numero dei nuclei familiari spaventosa , a parità di popolazione . Non si tratta di
paragonare questa situazione di trasformazione con quella passata e cioè con la realtà
contadina ( la famiglia numerosa) o anche con quella esistente all’inizio e durante il boom
economico degli anni sessanta e settanta, che era composta almeno di 4 persone. Oggi si è
sempre più in presenza del prevalere della famiglia mononucleare o dove al massimo o in media
vi sono 2-3 persone (2,3) .
Il dato della parcellizzazione dei nuclei familiari è un dato inevitabile che appartiene alla
situazione post-industriale che oggi abbiamo , così come il dato della continua scomparsa e
riformazione di nuclei familiari . Noi come Servizi sociali , tale fenomeno , lo vediamo
continuamente ed è una dinamica che ci dà parecchi problemi; cominciamo a vedere famiglie
ricostituite dove all’interno dello stesso nucleo convivono figli appartenenti a famiglie diverse:
quindi io mi separo da mia moglie e convivo con mio figlio di 17 anni, però allo stesso tempo sto
con una nuova compagna con la quale ho fatto un figlio e questo ha 8-10 anni. Queste sono le
dinamiche di complessità nella gestione dei figli che si possono avere quando devo gestire con
la mia ex moglie il figlio minore e allo stesso tempo , questo figlio , deve convivere con mio figlio
che ho avuto in un’altra coppia , con tutti gli aspetti che comporta la regolazione di tali rapporti
affettivi e familiari.
74
Quindi , che la famiglia di un tempo sia continuamente e in completa mutazione questo è un
elemento trasversale a tutti : se poi andiamo nella fascia degli anziani l’invecchiamento della
popolazione ha fatto sì che ci troviamo un numero di anziani molto maggiore di un tempo ,
anziani che ovviamente, come accennavo prima , non vivono più in famiglia con i loro figli , perché
questi abitano da tutt’altra parte; magari un tempo c’erano 5 o 6 figli in ogni famiglia e adesso
ne hai 1 o 2 e quindi è molto più difficile riuscire ad avere quelle condizioni favorevoli per poter
vivere coi figli : ci troviamo così in una condizione in cui la famiglia è fatta di un numero di
componenti molto più basso di un tempo.
Questo è sempre una condizione di isolamento ? Per certi versi sì e per certi versi no; nel senso
che una coppia che sta bene , sono solo in due e se in un qualche modo entrambi lavorano,
hanno un buon reddito di per sé non costituisce un elemento problematico, rispetto alla famiglia
che prima era fatta di 5-6 persone. Diventa problematico quando uno vive da solo perché si è
separato e magari si trova in una condizione di precarietà lavorativa, per cui malgrado tale
precarizzazione, non solo deve mantenere i costi fissi della casa in cui abita , ma è tenuto anche
al mantenimento del figlio che vive con la sua ex moglie : noi ci troviamo così anche di fronte a
condizioni di povertà pur in condizione di occupazione. Noi adesso stiamo vedendo col Centro
per le famiglie che vengono anche molti padri ed evidentemente anche madri , che sono in
difficoltà economica pur lavorando , ma che di fronte a separazioni fanno fatica a far fronte alle
loro spese e a quelle
del mantenimento
dei loro figli. Per cui questa situazione di
composizione/scomposizione delle famiglie rende sicuramente più fragile le nostre comunità,più
precarie e in qualche modo più fragili e vulnerabili da questo punto di vista.
Sulla popolazione anziana c’è un elemento di questo tipo che incide: il discorso dell’abitazione. E’
vero , ci stiamo trovando di fronte a famiglie anziane di poche persone che vivono in 90-100 mq.
e più . Io qui, dall’esperienza che ho fatto in questi anni , comincio a nutrire dubbi che sia
sinceramente possibile e auspicabile che l’anziano a 75 anni, alle prime difficoltà fisiche possa
andare ad abitare in contesti di maggior tutela e assistenza, ad esempio in un mini appartamento
protetto: prima di tutto sono loro che spesso non lo vogliono. Noi abbiamo sperimentato che
facendo appartamenti protetti di qua e di la - adesso non so se Villa Adele sta decollando oppure
no - , in molte situazioni l’appartamento protetto diventa l’ultima spiaggia che l’anziano è
costretto a fare , perché o perde la casa o ha dalle barriere architettoniche spaventose; ma fino a
quando , anche se con la badante che paga quasi 2000 euro al mese , ce la fa a stare nel proprio
appartamento, l’anziano preferisce stare nella propria abitazione. Allora, secondo me , questo è
un diritto dell’anziano : il poter passare gli ultimi anni in una condizione di riconoscimento , di
appartenenza e di vita nei luoghi che sono sempre stati i suoi luoghi. Io credo, se c’è una
volontà di sperimentare eventuali permute tra l’appartamento di un anziano e un appartamento
pubblico più piccolo e senza barriere, il pubblico, attraverso le proprie agenzie abitative ( Acer e
quant’altro) potrebbe favorire delle intermediazioni di questo tipo , ma non m’illudo che ciò sia la
chiave di volta. Secondo me la chiave di volta può essere una de-tassazione della abitazione
grande per chi vive da solo/a , compatibilmente con le risorse di bilancio che ogni ente deve
avere o con incentivi , anche qui , attraverso contributi per le spese abitative ed energetiche : le
utenze luce, gas, ed altro per gli anziani che vivono soli in abitazioni di 100 e più mq. Eventuali
possibilità di forme di permuta si possono sempre e comunque fare fra la persona anziana e i
propri figli, solo se sono basate sulla volontarietà; ma se il figlio ad esempio abita a Reggio
Emilia, perché lavora là , difficilmente viene ad abitare nella casa grande a Fabbrico per farsi
poi, tutti i giorni , 60 Km. andata e ritorno. Ci sono troppi elementi che rendono più complesse le
situazioni di questo tipo.
Intervistatore
Certe esperienze le stanno facendo a RE in alcuni quartieri nello sperimentare un nuovo
modo di abitare (cohousing ) dove si sta pensando , come in certi paesi del nord Europa,
vista la frammentazione sociale esistente e la solitudine conseguente per attivare forme di
auto-aiuto , cosa ne pensa ? Come può il pubblico contribuire a favorire questo ?
75
Intervistato
… Qua c’è tutta una frontiera nuova che tra l’altro potrebbe anche non essere così dispendiosa,
nel senso che continua l’esperienza, ripeto, degli appartamenti protetti, magari integrata con una
sorta di portierato sociale, dove si destina un appartamento ad un nucleo familiare purchè
faccia da custode alle persone che ci abitano. Si sta sperimentando , però con difficoltà ,
perché, come ho detto prima, l’anziano fa fatica a cambiare; finchè ce la fa non vuole uscire dalla
propria abitazione e dalle proprie abitudini.
Forse è più utile , laddove in qualche modo gli anziani vivono in situazioni condominiali o meno,
cercare di fare un lavoro , chiamiamolo così , sociale e di comunità; cioè individuare nei vari
quartieri quei custodi sociali da investire in un ruolo di solidarietà nel condominio o nella zona in
cui vivono.
Sto pensando a voce alta, nel senso che ci sono sperimentazioni di questo genere , però sarebbe
più opportuno se non più utile e forse anche meno dispendioso dal punto di vista economico,
cercare di fare leva sulla coscienza , la capacità , il coinvolgimento di cittadini che vivono a fianco
di persone anziane , affidare loro un ruolo di riconoscimento, valorizzato e tutelato per essere una
specie di tutor di queste persone. Un tutor sociale non di tipo giuridico , e questa è un’altra cosa
ancora, dato che è una forma di tutela (l’Amministratore di sostegno) anche questa molto
importante .
Sarebbe un po’ il tanto nominato “Welfare di comunità” - oggi si parla di crisi del welfare e di
welfare di comunità - che è questo : dato che il pubblico fa fatica, e non è sempre la soluzione di
tutto , a creare nuovi servizi ecc, potrebbe essere invece quel soggetto che in un qualche modo
e con un lavoro di comunità, condivide con i propri cittadini gli obiettivi di tutela sociale e di autoaiuto delle persone in stato di bisogno. Questo vuol dire volontariato , formazione e
relazione,ecc. ; credo che l’obiettivo sia quello non tanto di creare dei professionisti del sociale,
ma di attivare trasversalmente tutta una comunità, che tutta in un qualche modo aiuta gli altri.
Noi , un pochino lo stiamo tentando , anche perché la Regione sta spingendo molto sul discorso
della domiciliarità e anche noi su questo ci stiamo un po’ muovendo : penso a tutto il mondo delle
badanti e dei cosiddetti care-giver , cioè di quegli anziani o quei figli avanti d’età , che hanno il
dovere di assistere la persona cara…
Intervistatore
E’ uscita una normativa in merito …
Intervistato
... ci sono anche incentivi del fondo della non-autosufficienza e noi ormai sono già 4 anni che
stiamo facendo corsi di formazione per cittadini ( i care-giver) : cioè quei cittadini che …
Intervistatore
C’è partecipazione a questi corsi ?
Intervistato
… Sì , c’è partecipazione . Abbiamo fatto due corsi da 25 partecipanti l’uno. Però , in pratica,
sono le mogli - più che i mariti , ma anche i mariti qualche volta - che hanno l’anziano in casa con
l’Alzheimer , con demenza o non autosufficienza , che un po’ con la badante ed un po’ per il
ruolo che hanno e che con tanto sacrificio hanno il compito di accudire i loro cari. Noi offriamo
loro della formazione … è un po’ il discorso che dicevo prima : la formazione è importante ,
perché alla fine lascia un “prodotto” , cioè la qualità di un tuo intervento , ma importante è anche
il modo in cui lo fai , perché in questi corsi di formazione crei conoscenza , crei solidarietà tra le
persone , crei fiducia , e crei in qualche modo lo stimolo e il coraggio di andare avanti. Molte volte
… in questi corsi, Catia Pellicciari – che è l’Assistente sociale Responsabile che li presidia – dice
che faceva fatica a “mandarli a casa “, perché stavano lì fino a mezzanotte. Questo vuol dire che
c’è un bisogno di essere riconosciuti - questo c’è - e questo non costa tanto ed invece produce
molto dal punto di vista sociale. Secondo me , questa è un po’ la nuova frontiera.
76
Poi, sino ad ora, ho tralasciato il discorso della casa e della povertà riferito ad altre categorie ,
però dico che Fabbrico, dopo Correggio, è il Comune che ha più problematiche di tipo abitativo
nella zona. Si stanno eseguendo un numero elevatissimo di sfratti, soprattutto su famiglie con
molti figli ed in maggior parte stranieri-immigrati , i quali sono sfrattati non perché non riescono a
pagare l’affitto , ma sono quelli che hanno comprato casa con dei mutui pazzeschi e che avendo
perso il lavoro non ce la fanno più a pagarlo; quindi viene loro ipotecata la casa e presa dagli
Istituti Vendite Giudiziarie per essere venduti all’asta. Dai dati a livello demografico , Fabbrico è
stato quello che ha perso , nel distretto di Correggio , il più alto numero di stranieri come
residenza rispetto a due o tre anni fa. Fabbrico negli ultimi 7/8 anni era avanzato moltissimo nel
tasso di incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva; nello stesso tempo è stato quello
che in maniera più repentina e più consistente ha perso più stranieri in questi ultimi due anni : vi è
stata una mobilità di cittadini arrivati da poco a Fabbrico che non ha eguali nel nostro distretto.
Segretario Spi di Fabbrico
E’ una tendenza che si è manifestata all’inizio della crisi : hanno fatto in tempo a lavorare 5 o 6
anni al massimo 10 e poi …
Intervistato
Con i ricongiungimenti familiari avvenuti negli ultimi anni quando sembrava ci fosse ancora
l’espansione … poi si sono trovati con niente …
Segretario Spi di Fabbrico
… e sono stati magari i primi ad essere cacciati …
Intervistato
Poi alla fine quando è arrivata la crisi hanno perso il lavoro e se ne sono andati . C’è un elemento
di povertà a Fabbrico che l’assistente sociale segue non tanto in riferimento agli anziani, ma alle
famiglie e le loro condizioni…
Intervistatore
Nei dati emersi dalla ricerca questo aspetto non è molto sviluppato se non per grandi linee. Ci
sono domande nel questionario sulla condizione familiare che si riferisce anche ai figli e nipoti
dove viene data una quantificazione del loro stato occupazionale e di precarietà lavorativa : per i
figli degli ultrasessantenni intervistati lo stato occupazionale negativo e incerto (disoccupazione,
cassa integrazione o mobilità) è quasi simile a quello dei nipoti (più o meno del 10%) e la
condizione di precario è quasi di 1 su 3 (27,2%) , mentre per i nipoti il loro stato di precarietà
è quasi o un po’ meno del doppio rispetto ai figli(42.4%) .
Intervistato
Ho la possibilità di essere il Presidente della Commissione che valuta le graduatorie degli alloggi
popolari. Ovviamente abbiamo un regolamento valido per tutti i Comuni. Se un cittadino presenta
una Dichiarazione ISE non attendibile, cioè molto bassa , noi chiediamo approfondimenti e le
dichiariamo inattendibili, se non sono in grado di dimostrare e documentare con poche migliaia di
Euro all’anno di ISE, come fanno a vivere, ad esempio, in quattro persone . Bene, molti hanno
documentato che regolarmente i loro genitori versano loro dai 300 ai 500 € al mese, per
pagarsi da vivere, altrimenti non ce la fanno; spesso abbiamo trovato casi del genere…
Intervistatore
Per la salute e l’ambiente ci sono due questioni : la prima è relativa alla Casa della Salute che a
Fabbrico sta per essere attivata ; la seconda si riferisce all’aspetto del come sta procedendo il
processo di integrazione tra il sociale e il sanitario. C’era stata una normativa regionale ( le LR n.
5 e successiva n. 2 della riforma del welfare) che prevedeva un possibile percorso di
integrazione .
77
Se ho capito bene il dott. Nicolini a Guastalla ha sostenuto che la Casa della Salute potrebbe
essere un importante strumento per il raggiungimento di livelli di integrazione tra il sociale e il
sanitario se però i soggetti interessati si attivano per un tale obiettivo. Lei cosa ne pensa ? E’
un percorso già avviato e a che punto siamo ?
Intervistato
Questo per me è un ambito che appena sfioro , è un discorso sanitario che la dott.ssa Turci ,
Direttore del Distretto Sanitario , è più indicata di me a dare delle risposte in merito.
Certamente l’Assistente sociale e il servizio sociale, lavorano a stretto gomito con i medici di
famiglia, nell’ambito dell’integrazione e degli aiuti alla persona non autosufficiente.
La Casa della Salute è il luogo delle cure primarie; dove , in un qualche modo , attraverso
l’erogazione dei servizi sanitari e anche socio-sanitari , le persone , specialmente quelle con
patologie croniche (anziani, disabili o situazioni pediatriche o meno), trovano il 1° livello non
solo di prevenzione , ma di vigilanza dal punto di vista sanitario , di cura delle proprie patologie.
Per la Casa della Salute il progetto sta andando avanti e pare che quasi tutti i medici siano già lì
e stanno anche integrando l’orario dei servizi tra i vari ambulatori, per consentire una copertura
del servizio molto più elevata.
Sull’integrazione socio-sanitaria: per una valutazione dei bisogni assistenziali, integrata tra
Operatori sociali e sanitari è dal 1994 che si sta lavorando, e progressi ne sono stati fatti tanti.
Devo dire che in questo distretto, facciamo appunto dal 1994 graduatorie distrettuali per i servizi
agli Anziani,: per esempio per l’ingresso nelle case protette , per l’assistenza domiciliare diamo la
priorità alla gravità del bisogno e non alla residenza in un comune piuttosto che in un altro.
Naturalmente ognuno in casa propria ha le proprie caratteristiche - le abbiamo anche noi - , però
l’aspetto riguardante il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella logica dell’integrazione
sociosanitaria è quello un po’ più critico da questo punto di vista . Gli stessi Dirigenti sanitari ,
insomma, sostengono che il ruolo del medico di famiglia è strategico per la cura e anche la
prevenzione primaria rispetto alle malattie degenerative complesse. Dicono inoltre che il medico di
famiglia ancora fa fatica a riconoscersi in un ruolo di integrazione con gli altri , sia coi servizi
sociali ed a volte anche coi servizi infermieristici. Le case protette e i centri diurni molte volte
lavorano un po’ in solitudine e lo stesso Direttore generale Fausto Nicolini ha dichiarato
recentemente che il benessere di una popolazione passa non tanto e non solo attraverso gli
ospedali e i farmaci ecc. , ma passa attraverso il contesto sociale , l’ambiente e la comunità nel
suo insieme.
Intervistatore
In merito all’ambiente vi sono progetti di educazione ambientale nelle scuole , per i
cittadini in merito ai comportamenti , all’educazione stradale , all’inquinamento , ecc. ? In
alcuni focus group si è indicata anche la necessità che il pubblico e il sistema scolastico
svolgano anche un ruolo educativo , di buona convivenza e di senso civico. Vi sono
progetti , suggerimenti d’intervento per le associazioni , le scuole e i cittadini ?
Intervistato
Diciamo che anche questo è un ambito che sfioro , perché sono i singoli Assessorati culturali e
della Pubblica Istruzione dei Comuni che se ne occupano. Però ad esempio, noi come sociale e
socio-sanitario, nell’ambito delle Scuole medie inferiori e superiori del Distretto abbiamo portato
avanti un progetto sulla salute della donna, sulla affettività e sessualità nelle giovani generazioni,
che è stato fatto l’anno scorso e a cui hanno partecipato circa 70 insegnanti … E’ un aspetto
abbastanza delicato, perché i dati ci dicono che non è vero che il progredire della cosiddetta
informazione e acculturamento delle giovani generazioni va di pari passo con la maggior
consapevolezza e maturità nella sfera della sessualità e relativa affettività. Purtroppo l’ignoranza
sul rischio delle malattie sessualmente trasmissibili sta crescendo, da questo punto di vista.
Cominciano ad essere importanti le interruzioni di gravidanza nelle minorenni : abbiamo dei dati
che sono piuttosto significativi. Così come fatica a diffondersi l’uso dei metodi anticoncezionali
non tanto o solo per evitare la gravidanza , ma per la protezione della propria salute.
78
Questo è un elemento che abbiamo toccato e che vogliamo sviluppare , così come il rapporto
tra i servizi consultoriali e le donne straniere ( questo è un discorso molto grosso) : nei mesi
scorsi abbiamo organizzato dei focus group con le donne straniere a Fabbrico , Correggio e Rio
Saliceto ed abbiamo condiviso con le insegnanti che fanno educazione ed alfabetizzazione degli
adulti nei Centri Territoriali Permanenti (CTP), delle serate a tema sul discorso della conoscenza
dei servizi per la donna straniera: operatrici del Consultorio e del Centro per le famiglie hanno
spiegato alle donne straniere come funzionano i servizi del territorio e su questo abbiamo
lavorato molto.
Devo dire che le scuole sono molto “bombardate” da qualsiasi proposta che viene non solo dal
pubblico, ma anche dal privato sociale; da questo punto di vista , la scuola dice : “ fateci scegliere
un po’ noi sulla base dei nostri programmi quello che è importante per la formazione , sia dei
ragazzi che delle ragazze; così, in base all’autonomia scolastica, siamo in grado di scegliere i
programmi che vanno bene.”
Quindi vedo anche – come notizia di questa mattina – che i Comuni hanno proposto agli
insegnanti, ai docenti , dei corsi di formazione su come è mutata la condizione dei genitori in
rapporto alla scuola e agli insegnanti e come si atteggiano i genitori di oggi, a differenza di quelli
di un tempo, rispetto alla scuola e agli insegnanti, verso i propri figli e quali sono le attese.
Questo è un grosso tema che riguarda la scuola ed il suo rapporto con la società : un po’ quello
che esce è una mortificazione ed un senso di inadeguatezza da parte degli insegnanti stessi ,
uno scarso riconoscimento del loro ruolo da parte dei genitori, una loro svalutazione ; è la
svalutazione di quello che una volta era l’autorevolezza degli insegnanti , forse una volta anche
aiutata da un certo autoritarismo: lo dice anche un noto neuropsichiatra , Massimo Recalcati , in
un suo libro recente e che tra l’altro è anche uno dei relatori di questo corso di formazione che è
stato proposto dai Comuni nei confronti della scuola.
Quello che si dice è che una volta quando l’insegnante in qualche modo rimproverava i ragazzi o
li ammoniva rispetto a questioni o violazioni di metodo e di educazione ecc. , trovava nel genitore
un suo alleato; adesso lo trova spesso un suo avversario. Queste non sono cose da poco .
I Comuni sulle questioni della formazione, dell’integrazione scuola/territorio, insieme alle scuole
- fra loro esiste un buon rapporto - hanno costituito un “tavolo” interistituzionale : scuole , comuni,
servizi di neuropsichiatria , servizi sociali e famiglie che , attraverso i loro rappresentanti ,
regolarmente condividono quelli che sono gli obiettivi sia di formazione che di funzionamento dei
servizi scolastici in rapporto con i Comuni.
Intervistatore
In uno schema presente nel questionario di Fabbrico che chiedeva il parere dei rispondenti sui
servizi socio-assistenziali nel loro insieme ( anche socio-sanitari) , le tre possibilità di risposta
erano : sufficienti , insufficienti e scarsi: Le persone che hanno indicato per l’80% rispondono che
sono sufficienti ( nella scala proposta ha un significato di positività/disponibilità) ed il 20% li
ritiene insufficienti e scarsi.
Questa esigua parte critica
può voler dire , valutare
e segnalare chiaramente
un’insufficienza ? Se è così come è possibile un intervento di miglioramento ed in che
direzione ? Lei cosa ne pensa ?
Intervistato
Questa valutazione sui servizi pubblici socio-assistenziali con un gradimento all’80% è
notevole: sarebbe anche interessante capire quali sono o possono essere le motivazioni del 20 %
che ha segnalato aspetti di criticità. E’ una cosa che va fatta. Se parliamo di servizi per gli
anziani secondo me , anch’essi scontano una problematica relativa non solo alla scarsità di
risorse disponibili , ma ad una continua necessità di innovarsi e di stare un po’ al passo con le
persone, in merito alle trasformazioni delle famiglie che si diceva prima, no? Allora è chiaro che
i servizi devono essere economicamente sostenibili ( i costi) , però non è detto che la sostenibilità
per forza di cose trascini con sé una inutile standardizzazione dei servizi stessi; per cui gli orari
sono rigidi , l’ora in cui si cena deve essere uguale per tutti, così come la messa a letto, gli orari
delle visite, ecc.
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Intervistatore
Queste cose in parte escono dai focus group che abbiamo fatto dove si indicano aspetti
dell’assistenza domiciliare anche in rapporto alle relazioni che un tempo erano presenti tra
assistito e assistente: per mantenere ciò c’erano momenti di formazione mirata alla qualità delle
relazioni stesse in quanto aspetto determinate .
Ora per quel servizio , dato che certe mansioni ed attività vengono date in concessione ,
che possibilità hanno i Comuni nel controllo di qualità in tal senso: formazione del
personale , aspetti relazionali , comportamenti , raggiungimento degli obiettivi , ecc.?
Intervistato
Diciamo che i servizi alcuni sono dati in concessione , altri sono gestiti da un’azienda pubblica
che è l’Asp ( Azienda servizi alla persona) che gestisce 3 case protette su 5 del distretto…
Intervistatore
Si , ma poi certi servizi vengono dati in appalto?
Intervistato
No, i servizi che gestiscono loro (l’Asp) lo fanno con il loro personale: le case protette di
Campagnola , Rio Saliceto , S.Martino in Rio sono gestite interamente con personale
infermieristico e socio-sanitario di dipendenza dell’Asp. Dopodichè ci sono 2 case protette che
sono quella di Fabbrico e Correggio che sono di proprietà pubblica con gestione ad una
Cooperativa sociale. Detto questo però , i contratti di servizio che l’Unione dei Comuni e l’Ausl
stipula con gli Enti erogatori, che siano Azienda pubblica o del privato sociale, hanno la stessa
natura e le stesse caratteristiche, nel chiedere loro gli stessi livelli di qualità e gli stessi controlli.
Proprio perché – e questa è una distinzione che la Regione ha tenuto a fare – vanno separate le
funzioni di committenza, di controllo e vigilanza (Unione dei Comuni e Ausl) da quelle di gestione
dei servizi : per cui se anche il gestore è pubblico deve esserci un organismo autonomo e diverso,
pur pubblico , ma con tecnici , operatori e ruoli diversi ( altrimenti valutano se stessi) che
controllano e verifichino il rispetto degli standard di qualità. Il difficile dov’è ? … è renderli flessibili
e rinnovabili ( i servizi offerti) ed in qualche modo l’essere personalizzati, pur avendo una struttura
organizzata con delle proprie caratteristiche .
Nello stesso tempo, io credo che solo valutare la qualità su elementi di benessere di tipo
sociosanitario come : la mobilizzazione, le alzate , le piaghe da decubito , il controllo sanitario che è elevatissimo nelle case protette – non sia sufficiente; si stanno introducendo anche indicatori
di altro genere ma, quello che si può e si deve fare è innovare e personalizzare di più i servizi nei
confronti degli anziani, dal punto di vista sociale, personale e nella relazione. Credo che ci siano
gli spazi per poterlo fare, lavorando su quelle che sono le caratteristiche di ognuno , la propria
storia individuale, per offrire loro un servizio il più possibile personalizzato . Sul servizio domiciliare
si può migliorare , stiamo migliorando, dato che prima il servizio era aperto solo al mattino e un
paio di pomeriggi alla settimana, adesso tutti giorni dal mattino alle 7 fino alle 7 di sera,
compreso il sabato. Si potrebbe migliorare ancora … le intenzioni ci sono.
Intervistatore
Cosa si può dire circa le previsioni conclamate come i tagli alla spesa pubblica ? Avete già
delle opinioni o preoccupazione in merito ? Il Direttore Nicolini , a Guastalla , ha affermato
che sulla sanità non si faranno tagli lineari , ma si effettueranno altri interventi . Da questo
punto di vista ci sono già degli orientamenti ?
Intervistato
L’Azienda Sanitaria di RE secondo me , è molto orientata per la integrazione tra il sociale e il
sanitario e altrettanto per lo sviluppo dei servizi territoriali e domiciliari. Ha già fatto dei percorsi
importanti in questo, specializzando di più gli ospedali , investendo di più sull’assistenza sanitaria
e domiciliare/territoriale. E questo in qualche modo credo possa favorire uno sviluppo e un
mantenimento importante dei servizi di Welfare.
80
Una notizia di questi giorni è quella che l’Assessore ha investito altri 30 milioni di euro sulla
sanità per offrire l’erogazione dei servizi anche ambulatoriali o meno , anche alla domenica e di
sera . Almeno da questo punto di vista mi viene da dire che ci troviamo in una condizione di forte
investimento da parte della Regione.
Certo è che nonostante tutto, parlo di un orizzonte a medio o lungo termine, cioè
dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento degli ultra 85enni e dell’aumento delle
patologie degenerative che avremo , con gli attuali Fondi sulla Non autosufficienza , con questi
livelli , non sarà possibile aumentare i servizi, così come sono strutturati. Se noi nel giro di 10 anni
dovessimo pensare di aumentare di altri, non tanto 100 posti di casa protetta ma neanche 50 nel
nostro distretto, non ci sono i soldi..
Quindi l’orientamento dei nostri sistemi di tutela dei non autosufficienti deve andare ancora di più
verso la domiciliarità, sul territorio e su quel welfare di comunità che dicevo prima .
Ovviamente stiamo parlando di persone che ancora sono in grado di avere un sufficiente livello
di benessere con interventi di tipo domiciliare: è chiaro che quando non ci si riesce , non ci si
riesce. Però , io credo che l’asticella si possa ancora spostare un po’ più avanti, nel livello della
istituzionalizzazione delle persone non autosufficienti,secondo me…
Intervistatore
Quindi il welfare di comunità tende a puntare soprattutto sullo sviluppo della qualità dei
rapporti tra persone e servizi , sulla storia delle persone delle famiglie e delle relazioni ?
E’ questo il suo senso ?
Intervistato
Il dr. Nicolini, Direttore dell’Ausl di Reggio Emilia recentemente ha fatto un esempio in un
convegno che abbiamo fatto sulla Fondazione “Dopo di noi” , dove citava un cittadino americano
che apparentemente era morto inspiegabilmente; il suo medico non era riuscito a capire il
perché. Stava benissimo fisicamente sino a poche settimane prima. Si sono accorti che è morto
dopo che il suo edicolante, con cui andava a chiacchierare tutte le mattine, non c’era più, il suo
amico non c’era più , il suo cane era morto; e lui era morto inspiegabilmente dopo questi 3 eventi
accaduti in poco tempo. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il benessere delle persone molte
volte è misurabile nel contesto sociale e sanitario, piuttosto che solo nel contesto sanitario.
Quindi da questo punto di vista io non la voglio buttare in retorica , però sono convinto che su
questo livello.. dobbiamo lavorare sulla formazione e qualificazione non solo del personale
specializzato , ma dei cittadini in generale …
Segretario Spi di Fabbrico
Anche qui … dobbiamo considerare anche cosa ci è capitato in questi 8-10 anni e che cosa ci
lasceranno e quanto potremmo sviluppare ancora che ci sarà fra 30 anni gente con pensioni
totalmente diverse , cioè a redditi più bassi …
Intervistato
Si, questo è un tema globale che non è solo di Correggio , né di Fabbrico , però forse neanche
solo dell’Italia …
Segretario Spi di Fabbrico
Però questa attenzione noi l’abbiamo per tentare di capire , rispetto alla cultura delle persone , se
bisogna agire su una sola direzione o se ve ne possono essere due o tre : se potessimo almeno
in parte condividere il tutto o alcuni pezzi con l’insieme della società per fare qualche tentativo.. ,
perché certe certezze non le abbiamo più , eh …. Perché sono del parere che indipendentemente
della disponibilità dei 50 – 100 posti accreditati nella casa protetta non sia comunque la strada
perché noi possiamo fare tutto … perché quello che diceva Sepulveda , in un suo romanzo , dove
tutti con la globalizzazione erano diventati ciechi e quindi non vedevano più niente : lo stesso se
noi possiamo rischiare di guardare solo le case protette significherebbe non vedere più il
problema nel suo insieme. Tu rispondi ad una cosa , ma poi rischi di non dare alcuna risposta …
81
Intervistatore
Un altro tema si riferisce all’attuale situazione in merito alla revisione di spesa ( spending
review) e la Legge di stabilità: ci sono già previsioni ,idee,preoccupazioni da parte dei
Comuni ed Enti pubblici del distretto ? E quali possibili ripercussioni sul welfare locale ?
Intervistato
Ancora non si sa bene , perché è stata presentata e discussa da poco : ma sul fondo della non
autosufficienza non vi sono stati tagli. Già il Governo Letta aveva messo qualcosa che Monti non
aveva messo e pare che questo sia stato riconfermato . I fondi sociali per i Comuni e le Regioni
erano stati completamente azzerati. Adesso è tornato ancora il fondo per la locazione, il contributo
per l’affitto … ecc.
Intervistatore
E per il fondo dei malati di SLA e le manifestazioni che sono in atto ?
Segretario Spi di Fabbrico
Ci si riferisce alle recenti manifestazioni, dato che il fondo era stato decurtato e poi , dopo le
iniziative di protesta, sono stati aggiunti i 100 milioni di euro che erano stati tolti … Poi il Ministro
Del Rio ha assicurato e confermato tale impegno del ripristino …
Intervistato
La mia opinione da tecnico è che se più settorializzi i fondi , in base alle tipologie delle malattie,
più non riesci a fare un’azione di comunità, ma la fai in base alle pressioni delle corporazioni e
anche delle lobbies (in senso positivo). Però non è questa la strada… perché poi arrivano i
diabetici, che lo vogliono anche loro , i malati di Alzheimer che chiedono anch’essi un fondo. Alla
fine poi vai ad irrigidire la spesa senza valutare le priorità.
Intervistatore
L’ultimo insieme di questioni da affondare sono : la mobilità/trasporti , l’ambiente e la sicurezza.
Sulla mobilità/trasporti c’è stata una discussione specifica nei focus-group , dato che Fabbrico si
trova ad essere un po’ isolata ( c’è chi dice disassata , cioè separata dagli assi della viabilità
territoriale) nei collegamenti con le varie strutture e servizi del territorio creando certi disagi agli
anziani , disabili e anche ai cittadini . Ciò succede nel recarsi all’ospedale di Guastalla per il
rapporto sanitario esistente fra Correggio e Guastalla : ci sono persone che se devono andare
all’ospedale di Guastalla per aspetti sanitari o altri servizi , non sanno come fare ad andarci e se
ci va ci vuole una giornata : c’è disponibile il servizio volontario “ Gruppo Primavera “ , ma non
sempre è possibile oppure con un servizio di taxi o privato …
Segretario Spi di Fabbrico
Il “Gruppo Primavera” ha solo un viaggio , perché ha un’auto che può fare e può fare solo
quello… però se io vado a Guastalla e un altro deve andare a RE o quello di RE rimane a casa ,
oppure viceversa se ne accompagna solo uno , ecco…
Intervistato
Diciamo che sono soprattutto i servizi socio-sanitari che quelli socio-assistenziali che devono
affrontare questo problema della mobilità e dei trasporti …
Intervistatore
… Il problema è reale e nelle discussioni fatte è un aspetto che si protrae un po’ nel tempo e da
quello che ne esce sarebbe importante cercare di risolverlo . Nei focus ci dicono che ci sono
accordi di 10 anni fa , ma ancora il problema è presente …
82
Intervistato
E’ chiaro che quello dei trasporti è un aspetto . Io segnalo solo il bisogno e una percezione
anche come fabbricese , ma non solo, perché l’ospedale di Guastalla serve nel distretto non solo
i fabbricesi , serve i rolesi , quelli di Campagnola Emilia, ecc. Insomma , nello sviluppo dei
trasporti pubblici …
Intervistatore
L’Unione dei Comuni può discutere questa questione ? Può affrontarla ?
Intervistato
L’ambito territoriale della rete dei trasporti è un ambito provinciale , e la stessa Regione dice che
gli ambiti territoriali , su cui si governa e si fa programmazione del sistema dei trasporti è proprio
provinciale , ma anche per i costi che ci sono non c’è un distretto che possa autogestirsi un
sistema di trasporti pubblici. Poi, in questo caso dovrebbero essere 2 distretti ( Correggio e
Guastalla) ad interagire. Per cui,secondo me , questo è un tema da aggredire dal punto di vista
del sistema dei trasporti a livello provinciale dove ci sono degli organismi, dove ci sono i Sindaci.
Intervistatore
… oppure un rapporto interdistrettuale ?
Intervistato
… si , oppure interdistrettuale. Però ripeto il sistema dei trasporti è di programmazione e
finanziamento a livello provinciale , o si sfonda lì oppure …
Intervistatore
… non si potrebbe pensare di avere
servizio?
un servizio minimo
e mirato che fa
un tipo di
Intervistato
Siccome sono un pendolare anch’io , e un pochino vi muovete anche voi , vedo tutte le mattine
quanta gente è in strada da sola in macchina che da Fabbrico va a Correggio, da Campagnola va
a lavorare a Carpi, ecc . La strada Guastalla-Carpi al mattino dalle 7.30 alle 8.30 è invasa da
centinaia di veicoli con cittadini da soli che vanno a lavorare. Secondo me - e ci vorrebbero i soldi
– però sono convinto che se si provasse a mettere insieme un sistema pubblico in quella fascia
oraria lì e per la fascia del ritorno, che potrebbe essere dalle 18 alle 20 , con degli incentivi ,
credo che pian piano questi servizi si riuscirebbero quasi a pagare con le tariffe, con tutti i
notevoli benefici ambientali …
Segretario Spi di Fabbrico
Voglio farle una domanda , anche come visione di una persona che abita a Fabbrico : un servizio
come quello di Correggio “ a chiamata” ( urbano?) , che istituisca un collegamento con Reggiolo
dove esistono i collegamenti con autobus per Guastalla … sarebbe possibile ?
Intervistato
Un conto è un servizio urbano e un conto è un sistema interurbano, forse ancora meglio a
Novellara che a Reggiolo dato che lì c’è il treno …
Segretario Spi di Fabbrico
Con Reggiolo c’è una differenza dato che lì c’è il pullman che ha la fermata all’ospedale di
Guastalla : a Novellara si c’è il treno , ma poi si deve andare all’ospedale a piedi … dato che in
specifico parliamo soprattutto di anziani e/o disabili …
83
Intervistato
Ma non lo so , se si devono fare delle coincidenze: uno smonta , deve aspettare , e poi prende un
altro pullman; non lo so … credo che questo sia un elemento che potrebbe disincentivare un
pochino… Siamo in un ambito in cui bisognerebbe fare delle ricerche di mercato: in queste cose
non ci si improvvisa né si deve andare per tentativi, ma fare uno studio serio . Se l’azienda dei
trasporti e l’agenzia territoriale di ambito volessero fare un approfondimento serio , vedere le
modalità. I tecnici e gli operatori dovrebbero fare delle ricerche di mercato per vedere se è
conveniente oppure no. Una volta c’è stato anche uno studio per il ripristino della ferrovia Carpi –
Bagnolo , perché una volta , nel secolo scorso, c’era la linea Carpi-Bagnolo – c’è ancora la
stazione ! - . Quell’area lì è ancora tutta pubblica ed è della Provincia , poi ti colleghi con la
Bagnolo – Reggio …
Intervistatore
L’ultimo tema da affrontare è quello della sicurezza. Dai dati emersi dalla ricerca , i rispondenti
dicono che si sentono più sicuri nella propria abitazione , nel privato che a livello sociale ( fuori di
casa) . Questo dato è stato anche discusso nei focus group dove esce che vi è un timore , vi è
paura , verso una realtà sociale ed economica nel suo insieme: questioni di grossa importanza
non ne sono state segnalate …
Intervistato
Pare che il livello dei reati alla persona a Fabbrico sia basso …
Segretario Spi di Fabbrico
In termini di sicurezza il numero in percentuale più importante che è emerso
sicurezza economica che non i fatti che possono succedere in paese …
riguarda la
Intervistatore
I primi 5 aspetti - da quelli indicati nella domanda formulata - che più incidono sulla insicurezza
su 322 rispondenti su 333 sono : la crisi economica , l’incertezza per e del futuro , la frequenza di
furti/scippi , l’aumento della violenza ed il peggioramento del rapporto tra le persone ( l’aspetto
relazionale) …
Intervistato
Il senso di insicurezza , solitudine , fragilità e vulnerabilità che si diceva prima , è leggibile dal
punto di vista sociale , perché non hai più molti familiari che ti possono stare vicino , il tuo lavoro
non è detto che sia quello per tutta la vita , la tua famiglia non sempre ci può essere, perché ti
puoi separare, puoi diventare povero da un momento all’altro . Tutti questi elementi generano
insicurezza psicologica e sociale che mette paura …
Intervistatore
Sul versante sicurezza , nei vari Comuni , ci sono esperienze o qualcuno che ha fatto delle
azioni , preso delle iniziative sia sociali che strumentali come ad esempio la videosorveglianza?
Intervistato
Lì , sarebbe necessario intervistare il Comandante della Polizia Municipale, però io so che ci sono
stati molti investimenti in merito a telecamere e zone attrezzate con video-sorveglianza: questo
è stato fatto anche come fattore di deterrenza. Però mi sembra di poter dire che in merito
all’ordine pubblico , non dico che dobbiamo vivere tranquillamente , i reati verso la persona , che
sono quelli che creano maggiore allarme sociale , non sono “esplosi” da questo punto di vista .
Tali reati generano molta insicurezza perché non conoscendo chi hai vicino provi paura , la
mancanza di conoscenza genera paura …
84
Segretario Spi di Fabbrico
Se tu frequenti più , non socializzi e se vai in piazza puoi vedere persone che non conosci e che ti
possono fare paura …
Intervistatore
Questa intervista termina qui . Ringraziamo il dott. Parmiggiani della sua disponibilità e
collaborazione ed arrivederci per la presentazione dei reports di tutta la documentazione di questa
ricerca.
Hanno partecipato a questa intervista/dialogo
 Parmiggiani Luciano - Dirigente Servizi Sociali - Unione dei Comuni del Distretto di Correggio
 Ricchi Luciano
- Segretario dello Spi – Cgil di Fabbrico
 Vasconi Cesare
- Ufficio studi dello Spi Cgil di Reggio Emilia
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Testo trascritto dell’intervista a Giannoccolo Renzo
(Coordinatore Cgil – Distretto di Correggio)
(9/11/2014)
Premessa
Questa intervista è rivolta a Renzo Giannoccolo - coordinatore Cgil dal 1/marzo/2011 del distretto
di Correggio -. La sua esperienza sindacale a tempo pieno è iniziata nel gennaio 1991 come
funzionario della Filcams (terziario, distribuzione e servizi), poi dal 2001 al 2011 alla Filcea, poi
Filcem e Filctem (gomma-plastica, chimici, ceramiche, energia e tessili); ha partecipato, insieme al
coordinatore di zona dello Spi (Giuseppe Zaffarano) ai momenti di elaborazione di questo progetto
di ricerca, nella prima fase di stesura del questionario e poi nell’incontro con i delegati e con i
responsabili delle categorie sindacali del territorio della zona di Correggio.
Segretario Spi di Fabbrico
Come Fabbrico, facente parte del coordinamento delle Leghe Spi di zona, abbiamo chiesto di fare
un’intervista su temi di cui Renzo è informato, avendo partecipato ad incontri preparatori e di
costruzione degli elaborati e in incontri (momenti di zona, focus, ecc.) utili allo sviluppo di questo
progetto di ricerca che potrebbe avere, almeno nelle intenzioni, anche una valenza di
un’esperienza di partecipazione e socializzazione su temi dei servizi del welfare locale, del
territorio e a livello distrettuale.
Abbiamo pensato anche di avere un apporto da parte dell’Istituto di ricerca dell’Ires-Cgil regionale
e di concludere i vari passaggi della ricerca stessa con l’effettuazione di alcune interviste
individuali ad esperti e coordinatori - in questo caso della Cgil di zona - ed anche,
successivamente, dei responsabili-coordinatori del Sociale dell’Unione dei Comuni, del Distretto
socio-sanitario di Correggio e dei Servizi Sociali.
Ci interessa questa intervista, così come le altre che ci apprestiamo a fare, perché il loro punto di
vista lo riteniamo importante per la capacità e possibilità di unire sul territorio più aspetti ed
interpretazioni (cittadini, famiglie, lavoratori attivi ed esperti nel socio-assistenziale e sociosanitario), compreso quello di un’organizzazione sindacale come lo SPI e la CGIL.
Intervistatore
In merito alla ricerca-azione di Fabbrico, cosa ne pensi di questo metodo partecipativo che
abbiamo utilizzato nella varie fasi ? Dove, oltre ad interpellare esperti, gestori, volontari e
fruitori dei servizi del welfare locale anche direttamente i lavoratori e i cittadini ?
Intervistato
Vorrei innanzi tutto sottolineare il fatto, già evidenziato all’inizio di questa fase, cioè a novembre
dello scorso anno, quando si discusse nel merito del progetto, che non sono a conoscenza di
precedenti interviste fatte così ad ampio raggio e con un ritorno così importante di questionari sul
totale dei consegnati, (su 428 ne sono ritornati 333) e, quindi, significativa nella fascia d’età degli
ultrasessantenni, circa 1/5 della popolazione anziana di un comune come Fabbrico.
Quindi, credo che questo lavoro sia molto importante e ci impone anche di guardare al futuro e di
capire l’utilità di quello che è stato fatto: dove e come proseguire, quale periodicità dare ad
un’indagine di questo tipo. Già allora, e anche nel prosieguo del lavoro, è emerso che
complessivamente - uso anche qui le parole che utilizzammo in quella giornata di discussione a
livello di zona - la situazione risulta essere sana ma con segnali di forte preoccupazione e, in
qualche caso, anche di arretramento, soprattutto se lo colleghiamo al contesto attuale. Va
considerato, inoltre, che l’indagine inizia con la progettazione nel 2013 e si conclude a fine 2014,
nel frattempo sono cambiate tante cose e, in mezzo, sono passati anche due governi.
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E’ evidente, pertanto, che ci sono stati cambiamenti, oggi la società viaggia a mille e noi, a volte,
mostriamo i nostri limiti: per salvaguardare la democrazia e la partecipazione, per noi
fondamentali, non abbiamo ancora la possibilità o la capacità di stare al passo con i ritmi odierni.
Questo è un elemento su cui ragionare ma, indubbiamente, nulla toglie alla validità del lavoro fatto
e agli obiettivi che si pone questa ricerca. Se parliamo ancora di metodo, già dal prossimo anno
dovremo fare degli aggiornamenti, tenuto conto che siamo una zona di 6 comuni e, pertanto,
estendere questa esperienza agli altri comuni del distretto.
Intervistatore
Come tu dicevi, nell’incontro fatto con i delegati e il gruppo dirigente di zona, è anche emerso che
quello che bisogna iniziare e considerare concretamente è quale potrebbe essere o come si
potrebbe sviluppare un cambiamento, un nuovo tipo di welfare - più attento ai nuovi bisogni che
l’attuale situazione impone - anche in presenza, invece, di tentativi negativi di metterlo in
discussione … Con questa iniziativa si sta utilizzando un metodo in cui nella prima fase (i
questionari) i dati emersi sono sì significativi ma un po’ datati. E’ anche vero che i focus svolti con i
lavoratori e cittadini e queste interviste dirette che stiamo facendo con l’apporto di dirigenti locali
del sindacato e del welfare territoriale, sono sufficientemente attuali e di arricchimento rispetto ai
dati risultanti dalle indicazioni quantitative espresse in percentuale.
Tu pensi che una proposta di azione sindacale di questo tipo possa servire al tuo lavoro e
nell’esercizio della tua responsabilità ?
Intervistato
I miei maestri sono stati quelli del “NOI”, pertanto ringrazio la Lega Spi di Fabbrico per questa
iniziativa che aiuta, secondo me, anche gli altri. E’ evidente l’utilità del lavoro fatto per l’esercizio
del mio ruolo e penso che andrebbero coinvolti tutti coloro che svolgono la contrattazione sociale a
livello territoriale, nei vari campi di competenza: la Confederazione, lo Spi e la categoria della
Funzione pubblica. Non solo. Vedo i primi segnali di interesse - l’ho potuto constatare nel Direttivo
provinciale Cgil della settimana scorsa – anche da parte delle categorie degli attivi: questi temi
devono diventare patrimonio di tutta l’Organizzazione. Nel 2008, dopo i decreti Brunetta-Gelmini e
relativi tagli alla scuola pubblica, facemmo una sperimentazione con assemblee specifiche in
alcune aziende e notammo molto interesse tra lavoratrici e lavoratori. Questo fu il ragionamento
che ci guidò allora – in quel momento il coordinatore di zona era Mauro Veneroni: “Facciamo
queste assemblee e vediamo quale interesse suscitano. Quando un lavoratore o lavoratrice esce
dalla fabbrica o dall’ufficio non va a vivere sulla luna: con il welfare, la scuola, i servizi pubblici, ci
dobbiamo fare i conti quotidianamente”. Per me è utile e, soprattutto, sarà utile se vogliamo
sviluppare una confederalità vera nella contrattazione sociale che, tra l’altro, è sempre più
all’ordine del giorno: anche l’attuale governo, guidato da Matteo Renzi, sta attuando consistenti
tagli al sistema di welfare.
Intervistatore
Confederalità vera ed è quella che dicevi tu ? Cioè il coinvolgimento e partecipazione delle
persone ( lavoratori, pensionati, cittadini) sui problemi ?
Intervistato
Usando una metafora, a me gli orti non sono mai piaciuti, o meglio, mi piacciono in sé, ma
preferisco i giardini, mi piace un giardino più grande, quindi gli orti delle categorie (tutte) stanno
dentro al giardino della Cgil: bisogna avere questa visuale, questo orizzonte.
Intervistatore
II temi e i risultati che finora sono emersi dalla ricerca – soprattutto dai focus - sono quelli risultanti
da una piccola comunità, come quella di Fabbrico (poco più di 6000 abitanti), in parte coesa ed
inserita in una realtà territoriale abbastanza integrata.
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Considerate le dovute differenze tra realtà e realtà (comuni e territori), è possibile che, con
un metodo partecipato come quello che utilizziamo, si possa essere più incisivi in merito
ad una maggiore comunicazione, relazione tra le persone e per essere maggiormente
rappresentativi ? E, tali modalità, possono essere prese a riferimento come strumento per
lo sviluppo della contrattazione sociale e territoriale ?
Intervistato
Il lavoro fatto dal sindacato pensionati di Fabbrico deve servire anche agli altri comuni poi,
periodicamente va aggiornato e integrato. Chi parte per primo è avanguardia, chi viene dopo può
migliorare e adeguare il lavoro fatto in base alla propria realtà. Abbiamo comuni dai 25.000 e oltre
abitanti di Correggio ai 4.000 di Rolo, 8.000 di San Martino in Rio, 6.200 di Rio Saliceto, 6.800 di
Fabbrico, 5.600 di Campagnola. E’ chiaro che un’esperienza simile va adattata alle singole realtà
però, una volta che si procede, ovunque, con questo metodo, si mettono insieme questi lavori e a
quel punto può nascere una vera piattaforma distrettuale.
Intervistatore
Un contributo, proprio … concreto
Intervistato
Un contributo vero alla contrattazione sociale di distretto. Altrimenti, se ognuno fa un percorso
diverso e non c’è sinergia, diventa difficile avere una piattaforma che abbia un vero valore
generale. Partiamo da cose semplici, dalle situazioni di vita della gente, da discutere nei focus e in
specifiche riunioni preparatorie. Chiediamo ai Comuni e all’Unione di fare sempre più sistema. Noi
stessi dobbiamo essere pronti a fare questa operazione per costruire una piattaforma credibile.
Intervistatore
Dicevi prima, sarebbe interessante fare degli aggiornamenti - si tratta di vedere come - anche con
dei dati quantitativi e per poter procedere nella direzione che sottolineavi, cioè non so, una volta
all’anno, periodicamente … E’ chiaro che per fare una cosa di questo tipo bisogna coinvolgere
oltre ai lavoratori, pensionati e cittadini anche giovani studenti per poterli fare in modo strutturato
(gli aggiornamenti), una specie di monitoraggio per cui si è in grado, utilizzando uno schema
omogeneo di domande, di fare tali verifiche per considerare i cambiamenti e le tendenze.
Cosa ne pensi in merito? Potrebbe essere un’idea, una proposta che concretizza e rende
possibile svolgere un ruolo di rappresentanza e contrattazione territoriale su temi di volta
in volta considerati nei loro cambiamenti ed evoluzioni ?
Intervistato
Condivido ciò che dici ma vorrei andare oltre. Il territorio è formato da persone di tutte le età e
questa è una ricerca nata dallo SPI e rivolta prevalentemente a persone che sono in pensione o
quasi, dai 60 anni in su.
Questo aspetto della ricerca è già stato evidenziato, sarebbe importante estendere una tale
iniziativa anche a fasce d’età più giovani per vedere, alla stessa domanda, come rispondono
persone di età molto diverse tra loro, per capire e comprendere le loro necessità ed esigenze. Il
territorio è formato da tutte queste persone, credo che sia fondamentale darsi questo obiettivo:
coinvolgere il territorio a partire dalle nostre strutture per poi fare partecipare altri. Per “nostre
strutture” intendo il Direttivo SPI dei vari comuni, i volontari che ruotano attorno, i delegati nelle
aziende che abitano in quel comune. Quindi a partire dalle nostre strutture locali per estenderlo a
tutta l’Organizzazione.
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Intervistatore
Allora tu dici di fare diventare questa esperienza un sistema ?
Intervistato
Si, nell’arco di alcuni anni, fatti i focus e le interviste, raccolti i dati su precisi argomenti, messo
insieme ed elaborato tutto il materiale, tutto questo lavoro diventa un elemento distrettuale e uno
strumento fondamentale di lavoro; così si costruisce anche la capacità di agire. Per fare questo si
devono unire tutte le forze, tutte le energie. Le nostre strutture in primis e poi, cosa in cui credo
molto, coinvolgere gli studenti, i giovani, perché questo crea un collegamento con la nostra
organizzazione e nel tempo si può creare un legame più solido e duraturo.
Segretario Lega Spi di Fabbrico
Questo è giusto, perché quello che esce dalle domande rivolte agli anziani con il questionario,
dove sono preoccupati non solo perché danno i soldi ai nipoti, ma perché dicono: “ mio nipote è
quello che ancora non ha trovato lavoro… mio figlio è mezzo precario, ma mio nipote è messo
peggio …”
Intervistatore
Qui abbiamo per titoli, dove la ricerca ha affrontato temi come quelli della casa, la
condizione delle famiglie, la salute, l’ambiente, i servizi, il volontariato, la mobilità
(trasporto) e la sicurezza. Su questi temi se tu dovessi scegliere delle priorità, quali
potrebbero essere alcune proposte o percorsi da affrontare o perseguire ?
Intervistato
Tutte le cose elencate e presenti nella ricerca hanno diritto di cittadinanza. Però, in una società
che invecchia - e l’abbiamo letto anche dagli ultimi dati sulla diminuzione delle nascite – vedo un
futuro che non saprà uscire dalla crisi facilmente con conflitti generazionali non indifferenti.
Uno dei temi che mi ha colpito è questa solitudine che gli anziani di Fabbrico hanno manifestato.
Questo aspetto è emerso con forza anche nelle riunioni preparatorie. Ci sono fattori dettati dalle
abitudini familiari ma sicuramente c’è anche un aspetto legato a come le nostre città e i nostri
paesi sono stati pensati e costruiti negli anni. Ad esempio, molto collegato a questo tema, ho
trovato interessante la questione dell’abitare solidale, dell’edilizia solidale e quindi la possibilità di
riscoprire il valore della proprietà indivisa.
Intervistatore
… il così definito couhosing per citare esperienze del nord-europa
dell’abitare e delle relazioni interpersonali) ?
(il miglioramento
Intervistato
La proprietà indivisa ormai non esiste più, eppure abbiamo tante cooperative nate per costruire
abitazioni con quello spirito, i soci avevano un ruolo importante, il livello di partecipazione alla vita
della cooperativa era all’ordine del giorno: tutto questo sta sparendo, per non dire che è già
scomparso. Io stesso ho fatto un’esperienza nel consiglio di amministrazione di una cooperativa
locale di abitazione ma, alla fine del mandato, avevo capito che il mio ruolo non era più lo stesso,
tutto era in mano ai tecnici, si era modificata la struttura sociale della cooperativa, il modo di
costruire. Oggi ci sono tutte queste belle case a schiera, però c’è sempre un muro di troppo che
divide le persone.
Ho un amico in Friuli che abita ancora in un condominio a proprietà indivisa: anche lì stanno
pensando, a distanza di anni rispetto a noi, di modificare l’assetto proprietario e trasformare il
condominio da proprietà indivisa a proprietà divisa. In definitiva, sempre più orti e sempre meno
giardini: il trionfo dell’individualismo.
89
Intervistatore
In Friuli questo sistema funziona ancora in parte ?
Intervistato
Come dicevo, i soci stanno tentando di vendere oppure di riscattare l’appartamento. Lo stare
insieme non è più del XXI secolo, viviamo così, non voglio allargarmi troppo, però se pensiamo
che non negli ultimi 20 anni - governi Berlusconi -, ma negli ultimi 30 quando l’allora Presidente del
Consiglio, Bettino Craxi, accese le televisioni di Berlusconi disse di non andare a votare per il
referendum, di andare al mare e avere fiducia che ci avrebbe pensato lui. Ebbene, lì, a mio parere,
è cominciato il disastro della nostra società e pian piano si è lanciato il messaggio alle persone di
farsi gli affari propri. Oggi, che le cose vanno veramente male, credo che la CGIL, in quanto
sindacato confederale, dovrebbe lavorare per invertire questa tendenza. Uno degli interventi
maggiori da fare è quello di dire alle persone: “Ricominciate, ricominciamo a stare insieme”.
Intervistatore
Questa questione dello stare insieme, dell’abitare insieme, del comunicare è emersa anche negli
incontri dei focus. Da noi in Emilia, in provincia di RE, ci sono spinte o esperienze di questo
tipo?
Intervistato
Non vedo segnali in questa direzione, anche perché se non lo fa la cooperazione, che dovrebbe
avere una sensibilità particolare, non lo fa di certo il privato che pensa principalmente al profitto.
Stiamo vivendo un momento delicato e complicato però, se i momenti difficili possono servire per
preparare momenti migliori, noi ci dobbiamo provare e attrezzare.
Quando andiamo nelle fabbriche, nelle aziende e ai datori di lavoro diciamo: “E’ un momento
difficile però dovete investire, i benefici li vedrete quando l’economia ricomincerà a crescere e
sarete più avanti rispetto a chi non ha investito“. Anche noi dovremmo investire sulle nostre forze,
sulle capacità e sul radicamento nel territorio, per poter dire, quando questa fase sarà finita o,
quantomeno, ricomincerà la crescita, che i risultati arriveranno perché avremo seminato bene.
Ho indicato un punto che ritengo significativo ma non è che tutti gli altri temi legati alla qualità
sociale del vivere e dello stare insieme non siano altrettanto importanti, anzi, il welfare è una
priorità di base.
Intervistatore
Per informazione, e per poterli riprendere in un altro momento, i 5 temi generali presi dall’elenco
che abbiamo sottoposto ai rispondenti e da loro indicati, che più li assilla sono (certamente ve ne
possono essere anche altri):
1) il mantenimento del potere d’acquisto; 2) una fiscalità generale in difesa del lavoro e delle fasce
più deboli; 3) una nuova politica industriale; 4) l’eccessivo manifestarsi della violenza soprattutto
verso e sulle donne; 5) la qualità dei servizi alla persona e difesa del sistema pubblico.
Oltre a quello che hai indicato e che ti ha più colpito dalle percentuali di risposta che sono
emerse dai dati del questionario (la solitudine e lo stare insieme), e che vanno dallo
sviluppo della qualità sociale alle relazioni tra le persone, quali secondo te, i più possibili da
perseguire ?
Intervistato
Gli aspetti economici e sociali sono tutti connessi tra loro, non è possibile separarli, sia per
l’intervistato che li ha scelti/indicati (divisi per chiarezza del metodo di rilevazione utilizzato) sia per
chi, e siamo noi, dovrà affrontarli per rendere e mettere a sistema questo importante lavoro. Credo
che vadano tenuti uniti perché sono la rappresentazione di ciò che è presente oggi nella società e
nella comunità. Per questo motivo, nell’esercizio della rappresentanza, diventa difficile distinguere
le singole problematiche.
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Siamo nel bel mezzo di una burrasca e siamo sotto attacco: dall’art. 18, allo Statuto dei lavoratori,
fino ad arrivare ai tagli ai patronati sindacali, ai CAAF, c’è qualcuno che non vuole il sindacato
in questo paese! Tutti questi temi hanno lo stesso diritto di cittadinanza e poi, nello sviluppo
dell’azione sindacale, è necessario indicare delle priorità secondo le situazioni in cui ci si trova.
Tutto ciò l’abbiamo sentito, visto e percepito nelle assemblee fatte in tutti i comuni e in buona parte
delle aziende sulla piattaforma unitaria sui temi della previdenza e del fisco. Questi temi non vanno
abbandonati, dobbiamo metterli insieme al resto degli argomenti, in particolare, a quello che
qualcuno chiama “Jobs Act”. Fra due mesi, a gennaio, dovremo ridisegnare un’agenda di lavori
completamente diversa perché quello che sta avvenendo e quello che sarà a dicembre con la
legge di stabilità 2015 - e per il futuro triennio – ci consegnerà una società molto diversa e
dovremo essere in grado di tenere insieme tutti i pezzi: fisco, previdenza, welfare, salvaguardia
delle fasce più deboli, in tre parole uno Stato Sociale inclusivo.
A Fabbrico c’è una Casa della Salute, molti lo sanno, non tutti la conoscono. E’ un tema di stretta
attualità che, insieme agli altri argomenti, andranno discussi nella contrattazione: quali saranno le
future rette? Se il governo taglia ulteriormente i fondi ai Comuni cosa ci troveremo a discutere con i
Comuni stessi? Su questi argomenti, dobbiamo giocare un ruolo importante e sostenere con forza
le nostre proposte, giustamente in controtendenza: più investimenti nel pubblico e stop ai tagli
lineari.
Intervistatore
Quali ricadute ci potranno essere nella nostra realtà per quanto riguarda la spending review
(revisione di spesa) e la legge di stabilità? Cosa potrebbe avvenire per i servizi ed il welfare
locale? Pensare ad un welfare da salvaguardare, difendere e magari migliorare in un
periodo di tagli alla spesa e alle risorse cosa può significare e voler dire?
Intervistato
Voglio dire una cosa prima di rispondere alla domanda. Il sistema di welfare pubblico è in declino a
causa dei tagli lineari operati dai governi negli ultimi vent’anni, poi è presente il privato finanziato e
convenzionato e c’è un privato-privato che sta avanzando e che avrà un’accelerazione forte se
saranno approvati il Jobs Act, la legge di Stabilità e lo Sblocca Italia.
Tutto questo pacchetto di leggi, ci consegnerà, come ho già detto, una società diversa, già nel
2015 bisognerà fare i conti con pesanti tagli, dalla sanità alla scuola, alla cultura, all’ambiente.
Aumenterà la tassazione locale e sarà sempre più presente il welfare aziendale che ammazzerà
definitivamente la contrattazione nei luoghi di lavoro. Metto insieme, ancora una volta, tutti i pezzi:
l’azienda in cui lavoro stipula una convenzione, ad esempio, con una cooperativa e con
un’assicurazione, mi garantisce il servizio di un asilo aziendale in cui posso mandare i miei figli; poi
l’assicurazione mi garantisce tutte le coperture; mi viene anche offerto l’utilizzo del campo giochi e
del campo estivo convenzionato dove mandare i figli a spese zero e, contemporaneamente,
l’azienda mi propone uno scambio con il premio di risultato o altre forme retributive. La proposta, in
un periodo di crisi come quello cha stiamo attraversando, è talmente allettante che c’è il rischio
concreto di dividere i lavoratori tra favorevoli e contrari, poi i lavoratori si legano talmente
all’azienda per cui sarà difficile fare contrattazione collettiva, per tutti. Infine, chi si licenzierà da
quell’azienda - magari per migliorare la propria condizione - per andare da un’altra parte dove tutto
questo non c’è? Tra le aziende sta venendo avanti questo progetto, lo stanno mettendo nella
contrattazione aziendale come contropartita, o meglio, in sostituzione della contrattazione così
come l’abbiamo conosciuta e praticata in questi anni. Per la serie: non parliamo di soldi, costa di
più a tutti, tu ci paghi le tasse ed io, come azienda, pago i contributi. Meglio se ti do benefit e
servizi, io pago 100 e a te viene in tasca 100. Ho aggiunto questo pezzo che, ripeto, non è ancora
diffuso ma le aziende cominciano a procedere in questa direzione.
Altre ripercussioni sono quelle che andremo a discutere nelle prossime settimane con i Sindaci
quando parleremo dei prossimi bilanci comunali; con questi tagli vorrei capire dove vanno a
prendere le risorse: sia la conferenza Stato-Regioni, sia la Provincia che i Comuni lamentano il
rischio, più che concreto, di tagli veramente pesanti e, allora, dove vai a operare? Sulla Tasi,
sull’addizionale Irpef, sull’Imu o ne inventano una nuova? Adesso il governo parla di Global tax e di
unificare tutte le tasse locali. Vedremo cosa ne sortirà, sta di fatto, però, che si scarica sempre
tutto nel territorio.
91
Intervistatore
In merito alle risorse che i Comuni hanno a disposizione per i servizi ecc., ho letto che a Bologna la
Cgil ha proposto la creazione di una Fondazione di Comunità da cui potere avere a disposizione
risorse da utilizzare a livello sociale. Non so se è così … Cosa se ne pensi ?
Intervistato
E’ nella legge di stabilità 2015. Il Governo dice che se gli enti locali hanno bisogno di risorse,
devono creare delle Fondazioni, per avere accesso a tutta una serie di finanziamenti privati. Forse,
è ancora prematuro ragionare su cose di questa natura ma è fondamentale fissare obiettivi chiari e
precisi. Se le Fondazioni devono servire unicamente per reperire risorse, a mio parere si corrono
rischi seri, tra questi, che l’Ente pubblico perda la sua ragione d’essere e ne perda pure in
trasparenza.
Intervistatore
Ultima domanda. Quali sono le problematiche principali per aderire al sindacato oggi ? E
perché?
Intervistato
Ci sono vari fattori che fanno ancora del sindacato e, permettimi, della CGIL, un punto di
riferimento e di forza ma, sicuramente c’è un calo del consenso rispetto a 25–30 anni fa. Credo
sia dovuto al fatto che è cambiata tantissimo la società, da un lato le ideologie sono sparite e si
deve operare senza rimpiangere il mondo ante-muro di Berlino, dall’altro quell’avvenimento ha
fatto sì che cadessero, oltre alle ideologie, anche tanti ideali.
E questo, collegato ai tanti, troppi cattivi maestri che abbiamo avuto sino ad oggi, che ci hanno
insegnato ad interessarci solo del nostro orto e ai fatti di casa nostra, è evidente che ha alimentato
individualismo ed egoismo. Coloro che in quegli anni erano adolescenti oggi hanno 40 anni, non
hanno interesse per il sindacato perché pensano che è meglio fare da sé, poi quando vengono nei
nostri uffici, la prima cosa che dicono è: “…non ho mai avuto bisogno del sindacato“, come se i
diritti e i contratti conquistati fossero caduti dal cielo.
Oggi è così, ed è il frutto di una società che è cambiata in peggio. Penso, però, che sull’oggi sia
anche abbastanza semplice fare un’analisi – e la crisi di vocazione c’è anche nella chiesa - ma è
proprio l’idea della socializzazione, del far qualcosa per gli altri che rimane al palo. E che dire del
volontariato - altro aspetto emerso dalla ricerca – tante persone hanno questa sensibilità però
viviamo in una società che ignora e non favorisce scelte in questa direzione.
Intervistatore
Quindi allora il NOI lo troviamo nel volontariato come lo troviamo anche nel sindacato … ?
Intervistato
Il “NOI” c’è sempre meno e non è più una cosa che ti insegna la società, la famiglia, la scuola e chi
in qualche modo ha anche il compito di educarti, di accompagnarti nella società con dei valori, con
degli ideali, questa situazione è il frutto di questi 30 anni vissuti male.
Il problema però non è solo oggi, o meglio, noi oggi facciamo questa fotografia ma il problema è
domani: gli anziani, i giovani, come diceva Luciano, ognuno faceva cassa per la famiglia e la
stessa svolgeva un ruolo da ammortizzatore sociale. “…Adesso, io, pensionato con i tagli che ho
avuto non riesco più a fare questo tipo di operazione ma se mio nipote, mio figlio, mia figlia o nuora
non lavorano, sono in cassa integrazione…“. Oggi, diventa dura per tutti, perché i pensionati e i
lavoratori dipendenti sono quelli più tartassati.
Allora il domani come sarà, di fronte a questa crisi di vocazione, di fronte al prevalere dell’ IO
invece del NOI e di fronte allo stravolgimento dello Statuto dei lavoratori (non c’è solo l’art.18, ci
sono anche altri temi)? E nel futuro, come farai ad aderire al sindacato se avrai sempre meno
tutele, se sarai continuamente sotto ricatto?
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Le problematiche legate al lavoro, ripeto, sono centrali per la vita delle persone. E, purtroppo, il
lavoro, ormai, è rimasto solo scritto nella Costituzione (art.1). Con la mancata applicazione
dell’art.1 della Costituzione si è trasformata la repubblica: non più fondata sul lavoro ma sul
capitale.
E, ripeto, per non rimanere solo alle enunciazioni, credo che si debba costruire attorno alle cose
che ho accennato la società del futuro: civile, libera e democratica.
Intervistatore
A Fabbrico, nella conduzione dei focus insieme a Luciano, è venuta fuori una questione forte, che
considero tale perché naturalmente mi è piaciuta e cioè questo spirito che ho sentito presente nel
volontariato. Ci sono persone che portano avanti certe attività volontarie e che hanno detto:
“quando lavoravo, in età attiva, facevo il mio lavoro e conducevo la mia vita con la mia famiglia,
adesso che faccio volontariato di solidarietà e di aiuto vero, per strada molti mi riconoscono e tutti
mi salutano…” Questo è un sentimento di identità che si fonda sul rapporto con gli altri. Penso
succeda anche a fare il delegato o attività sindacale o altra funzione di aiuto alle persone o per
certe presenze pubbliche di rappresentanza.
Questo è un sentimento di identità fondato e che si costruisce nel rapporto con gli altri.
Cosa ne pensi in merito ?
Intervistato
Parlavo di volontariato qualche giorno fa con l’ex Presidente di una Pro Loco che si è dimessa
perché partiti e parrocchia ne hanno fatto terra di conquista e, quindi, si è trovata ad essere
Presidente di nome ma non di fatto. Ormai i partiti si sono “appropriati” delle associazioni o,
comunque, hanno creato una fitta rete di collegamenti. C’è sempre meno autonomia, noi, come
Cgil, cerchiamo di essere autonomi: il partito è una cosa, il Comune è un’altra e insieme
ragioniamo su cosa fare per la comunità ma ognuno con il proprio ruolo. Anche il volontariato
credo stia passando un momento di difficoltà, perché, comunque, fare il volontario comporta
impegno e in un momento in cui c’è molta sfiducia e amarezza a volte ci si lascia andare e non si
vede una via d’uscita dalla crisi e dalle difficoltà. E’ un’ansia ulteriore, un appesantimento della
propria vita, quando il volontariato dovrebbe essere, al contrario, una cosa piacevole.
Intervistatore
Nei focus c’era chi diceva, da quello che ho potuto capire ed interpretare, che il volontario/a
dovrebbe avere la sua autonomia, ma dovrebbe essere anche considerato non un elemento
sostitutivo degli operatori/ci ma di aiuto, di sollecito, di supporto dentro un sistema, non se
tu (come ente) non riesci a dare un servizio - almeno quello considerato tale - ci pensa il
volontariato… cosa ne pensi in merito ?
Intervistato
Noi adesso parliamo del volontariato in termini generici, però di volontariato vero quanto ce n’è?
Parlo in generale ma possiamo inserire anche la nostra organizzazione e, mi chiedo, qual è il vero
volontario? Ci sono situazioni in cui il volontario mette le mani avanti e dice: “Si, sono disponibile
però, se mi dai anche qualcosa …”. Questo è un elemento su cui dovremmo riflettere tutti, anche lì
lo spirito originario si è un po’ perso.
Segretario Spi di Fabbrico
Il volontario può anche dire: “… io non posso essere inteso come un cosa di questo tipo, perché
essendo volontario dovrei avere in qualsiasi momento e dire: “... guarda, questa settimana non ci
sono …”, mentre invece se è una cosa diversa allora …, perché si è stretto un patto rispetto ad
un’attività anche non monetizzata ma può essere o diventare invece tante altre cose. Infatti questo
emerge da quelli che esercitano il volontariato - e l’hanno detto anche nei focus -, perché molte
volte fanno anche più di una attività, non una ma diverse, perché ha interessi diversi e questo lo
porta a dire che se in un dato momento ha più interesse per una branca di impegno e di volerla
fare più lì che da altre parti…
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Mi ha interessato l‘ultima risposta che ha dato Renzo sulla problematica riguardante il sindacato,
perché in realtà la sua risposta è la nostra domanda nel momento in cui ci siamo posti la necessità
di promuovere questa ricerca. Ma noi, ed è vero, siamo lo Spi-Cgil in un comune di più di 6.000
abitanti in cui negli ultimi anni si è modificata - da parte di tutti noi - la cultura, gli atteggiamenti, le
relazioni sociali e la compagine sociale è molto cambiata: 1/3 della popolazione non è più
autoctona, pensa ed agisce diversamente, ha una cultura diversa da quelli che noi abbiamo
chiamato nativi (vedi i dati illustrati nella ricerca) e il problema è: con queste persone come ci
dovremo o dovremmo porre, per continuare a fare in modo che la Cgil e non solo, possa avere,
anche da parte loro, una adesione - appartenenza e rappresentanza, nel nostro caso -, nei vari
momenti dello stare in comunità, nel lavoro e fino alla pensione e oltre.
Come dicevo la tua risposta fa parte di quello che ci siamo posti noi inizialmente con la ricerca. I
nuovi che arriveranno e, soprattutto, per chi è di origine straniera, c’è da fare un grande lavoro
che dovrà svolgere l’organizzazione sindacale che è quello di una costruzione di una possibilità e
di una maggiore quantità e qualità di relazioni per riuscire a far sì che … lì in quel momento stai o
cerchi di costruire, già da ora, un rapporto con una persona e persone che non si sa quale sarà la
loro qualità e condizione di vita in merito all’incertezza del e nel futuro: l’incertezza e la
preoccupazione sulla ripresa e lo sviluppo dell’economia e della società per evitare che possano
ricadere in situazioni di povertà, di semi schiavitù e violenza da cui, alcuni di loro (quanti ?), sono
fuggiti.
Intervistato
Visto che ne riparliamo, ho la possibilità di tornare sul tema del collegamento con la società. Penso
che mettere insieme tutti voglia dire anche andare nelle scuole. Nella zona di Correggio, per due
anni, abbiamo fatto iniziative mirate sulla sicurezza sul lavoro ma non tutte le scuole hanno
partecipato. Per il 2014-2015 abbiamo un progetto con il Liceo di Correggio, che pensiamo di
estendere alle altre scuole superiori e medie del distretto, sui temi delle Memorie: Resistenza,
Costituzione, Diritti Umani e Legalità saranno i temi principali.
Mettere insieme, per me, vuol dire anche questo. So che la nostra è una voce in mezzo all’oceano,
ci scontriamo con mille problemi però se vogliamo dare ali a qualcuno dobbiamo prima fargli
mettere radici, vale a dire Valori e Ideali. La penso come Tommaso Campanella che, ne “La Città
del Sole“, teorizzava l’inizio della scuola dell’obbligo a 3 anni perché i bambini sono come spugne
e, a quell’età, recepiscono più facilmente: è un’età veramente favolosa. Dovremmo avere più
contatti anche con le scuole dell’infanzia, basta guardare come i bambini ascoltano i nonni: quanti
nonni abbiamo tra i nostri pensionati?
Quando parliamo di società in generale, dobbiamo cominciare a pensare ai più piccoli, fare
progetti, parlare con loro, ci sono libri che insegnano la Costituzione ai bambini delle scuole
elementari e, perfino, dell’infanzia. Dobbiamo parlare di Valori anche ai bambini a partire da quelli
più semplici come l’Amicizia, l’Amore, la Pace, la Libertà. Anche i bambini sono persone e stabilire
un rapporto con loro, costruire progetti insieme a loro, con continuità, per noi (Cgil) vuol dire
prendere queste persone per mano fin da piccole, accompagnarle nel percorso scolastico e,
quando andranno a lavorare, saranno lavoratori consapevoli.
Bisogna agire a 360 gradi, difficilissimo in questa fase storica perché abbiamo priorità ineludibili
ma, tutto questo, ci aiuta a capire come possiamo cambiare. Lo abbiamo detto spesso negli ultimi
anni, ce lo dicono anche gli iscritti e stiamo facendo dei tentativi ma non sappiamo bene in che
direzione andare.
Rivolgerci alla più vasta area di persone possibile per agire, come dicevo, sui Valori ma anche sul
merito, come abbiamo fatto con il progetto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La mostra
fotografica, allestita durante l’anno scolastico 2011-2012, ha avuto quasi 1200 visitatori nei 6
comuni del distretto, di cui 350 studenti. Trentanove fotografie di persone morte sul lavoro fornite
dalla Associazione Nazionale contro gli infortuni sul lavoro “Ruggero Toffolutti “ di Piombino che
non ringrazierò mai abbastanza per le emozioni e le sensazioni che ci ha regalato. Siamo cambiati
dentro. A proposito, Ruggero Toffolutti è morto il 17 marzo 1998, lavorava alla “Magona” di
Piombino: la macchina a cui era addetto l’ha schiacciato perché non era fornita di tutte le
protezioni previste dalla legge. Tutto questo, per dire che si può fare l’uno e l’altro, volendo:
seminare i nostri Valori e, contemporaneamente, esercitare la rappresentanza nelle aziende e con
gli Enti Locali.
94
Intervistatore
Pensi che in questo modo si possa ricreare alcuni momenti di comunità di un nuovo tipo di
relazioni?
Intervistato
Noi dobbiamo seminare i nostri Valori e cercare di interagire nel territorio con tutti i soggetti con cui
li condividiamo. L’ANPI, ad esempio, che nel luglio scorso ha stipulato un protocollo triennale con il
Ministero dell’Istruzione sulla diffusione della Costituzione all’interno delle scuole. Anche noi
dovremmo agire così. Sottoscrivere convenzioni e accordi con il Ministero e, a cascata, applicarli in
ogni territorio. Se ci fosse un protocollo di intenti a livello nazionale, saremmo agevolati anche a
livello locale e potremmo lavorare con più continuità.
Luciano prima ha fatto un ragionamento in merito al coinvolgimento dei “non autoctoni”. Quando
abbiamo fatto la mostra, i ragazzi e le ragazze hanno costruito degli elaborati sul tema della
sicurezza sul lavoro. Tra i partecipanti c’erano due ragazze, una marocchina e l’altra cinese, che
hanno partecipato insieme e hanno vinto il concorso. Alla premiazione vennero sia le ragazze che i
loro genitori (sappiamo quanto è difficile, in particolare per i cinesi, uscire dalla comunità). C’erano
sia il padre che la madre, hanno ritirato il premio ed erano contentissimi. Un ringraziamento va alla
professoressa Fiandri, per averli convinti a partecipare: è stato importante e gratificante per le
ragazze. Gioia ed emozione per noi.
Intervistatore
L’obiettivo è quello di creare identità, attaccamento, appartenenza, partecipazione ed
inserimento graduale nella comunità ?
Intervistato
Certo, il senso di appartenenza è un problema con cui dobbiamo fare i conti anche noi.
Oggi, nella CGIL ci si divide sul Presidente del Consiglio nonché segretario del maggiore partito di
centrosinistra, Matteo Renzi.
Sono iscritto alla CGIL dal 1977, da quando ho iniziato a lavorare, ho le mie idee politiche ma
appartengo alla CGIL.
E, se permetti, la CGIL appartiene un po’ anche a me.
Intervistatore
Un ringraziamento a Renzo per il suo apporto e disponibilità e, naturalmente, a Luciano Ricchi che
ha contribuito, insieme al Direttivo SPI di Fabbrico alla realizzazione e sviluppo di questa iniziativa.
Hanno partecipato a questa intervista/dialogo :
-
Giannoccolo Renzo - Coordinatore CGIL della zona di Correggio
Ricchi Luciano
- Segretario della Lega SPI di Fabbrico
Vasconi Cesare
- Ufficio Studi dello SPI di Reggio Emilia
95
Testo trascritto dell’Intervista alla Dott.ssa Giuliana Turci
(Direttore responsabile dell’Ausl del Distretto Socio-sanitario di Correggio)
( 5/12/2014)
Premesse
Segretario Spi di Fabbrico
Le abbiamo consegnato il materiale utile per la conduzione di questa intervista in merito al alcune
sintesi emerse della ricerca che stiamo conducendo a Fabbrico, una ricerca che ha l’intento di
guardare al territorio, al distretto e forse anche di più. Questa nostra iniziativa è svolta dallo Spi in
collaborazione con la Cgil di zona - come tentativo svolto a Fabbrico con caratteristiche un po’
sperimentali – per poterla poi allargare partendo dal presupposto che noi abbiamo bisogno di
conoscere se esistono non solo dei nuovi bisogni , ma anche sapere la composizione del nostro
territorio , dato che la nostra gente non è più tutta fabbricese come 30 anni fa : 1/3 della
popolazione non è più autoctona , ci sono culture diverse , nodi e bisogni diversi, con il
presupposto che da questa cosa potessero nascere delle indicazioni che ci potevano proporre
degli spazi di confronto , di discussione con chi fornisce i servizi e con chi li deve gestire , ecc.
Questa ricerca , rivolta ai nostri iscritti e non a tutti i cittadini pensionati , è abbastanza
rappresentativa perché di fatto a Fabbrico lo Spi-Cgil associa quasi 1200 iscritti di persone con
oltre 60 anni d’età : più dei 2/3 di tutta la popolazione di tale età ; abbiamo distribuito 480
questionari e 333 sono quelli che ci sono ritornati pari a circa 1/5 degli ultrasessantenni ; questa
può essere una buona base , anche scientifica oltre che comunicativa, per poter svolgere una
discussione e delle iniziative di approfondimento.
Oltre ai dati provenienti dalle risposte date nel questionario , si sono fatti alcuni focus con i
componenti del Direttivo Spi , con cittadini ed operatori/ci sociali di Fabbrico e del distretto , con
familiari che accudiscono direttamente a domicilio persone e loro cari non o parzialmente
autosufficienti. Si è inoltre interloquito anche con volontari ed associazioni di volontariato più in
generale, con delegati sindacali d’azienda , per cogliere alcune necessità non solo per le persone
assistite nelle case protette o in altre strutture semi-residenziali , ma anche in merito alle
situazioni familiari con problemi collegati all’attuale situazione di crisi economica e sociale. Poi si
è pensato di concludere la ricerca con 4 interviste individuali per caratterizzare la ricerca stessa
con un legame forte col territorio , alle sue risorse e ai suoi problemi.
In ordine di svolgimento queste interviste le rivolgiamo : al Dirigente dell’Unione dei Comuni ; al
Coordinatore della Cgil ( zona di Correggio) ; al Direttore responsabile del Distretto Socio-sanitario
di Correggio e al Dirigente socio-assistenziale per le strutture residenziali ( Coop.Elios).
Intervistatore
Le domande che le formuliamo - in parte rivolte a più soggetti - ci servono e ci aiutano a capire
meglio le problematiche del territorio con riferimento al sanitario e socio-sanitario. In un secondo
tempo vi sarà un elaborato (report) complessivo che comprenderà le varie fasi della ricerca con
tutti i momenti condivisi del percorso fatto , che verrà utilizzato nel prosieguo dell’iniziativa
sindacale e pubblicizzato attraverso iniziative pubbliche di approfondimento .
Questa ricerca vuole anche essere un servizio offerto alla comunità per creare relazioni,
condivisioni e intenti - pur nelle differenze di presenza e ruolo sociale - dei vari soggetti che
hanno interagito : nella presa d’atto dei cambiamenti intervenuti , di migliorare e qualificare
l’offerta pubblica in un periodo in cui la realtà socio-economica non è e non appare certo rosea
soprattutto dal punto di vista delle disponibilità di risorse . Ho partecipato a Guastalla all’incontro
del Direttore Nicolini con i cittadini in cui si sottolineava con forza la scelta prioritaria della sanità
reggiana e della realtà ospedaliera verso il territorio.
96
Intervistatore
Lei, ha avuto modo o sentito dire di questa ricerca che si sta facendo a Fabbrico ? Cosa ne
pensa dato che il metodo utilizzato con più strumenti d’indagine della realtà si svolge sia
con la statistica che con i focus group e le interviste individuali? Il tentativo è quello di
avere una maggiore completezza, più punti di vista nell’indagare una realtà di per sé
complessa. Cosa ne pensa in merito ?
Intervistata
Non conoscevo questa esperienza. L’ho saputo da Ricchi quando mi ha portato i risultati emersi
20 giorni fa… Io credo che qualsiasi tipo d’indagine che vada a “ leggere “ il contesto, qual è
l’attesa del cittadino , a conoscere il “ vissuto” di una comunità relativamente ai servizi sociosanitari, alla mobilità ed altri aspetti , sia un buon modo per valutare le necessità e le risposte date
ai cittadini, anche se non deve essere l’unico strumento . L’intervista è un buon strumento , per
conoscere il punto di vista dei cittadini, necessario per comprendere uno spaccato di realtà che
non è sempre visibile agli addetti ai lavori , ma poi le risposte vanno interpretate in quanto
necessariamente soggettive e peculiari del singolo. Stante che l’intervista è fatta a cittadini e non
ad Utenti, le risposte possono essere non il frutto di una esperienza reale dell’utilizzo dei servizi,
ma più guidate dal “sentito dire”.
Capire quali problemi “vive” la cittadinanza e come “legge” un determinato servizio, diventa
importante per chi deve “governare “ una comunità . La partecipazione della collettività alla
definizione dei bisogni e alla valutazione dei servizi, diventa importante in un’ottica di
miglioramento continuo dei servizi . Io credo che non ci sia qualcosa che funzioni al top, c’è
sempre spazio per il miglioramento.
Complimenti per le modalità di gestione dell’intervista, la partecipazione è stata notevole , ben
poche ricerche impostate sull’ “intervista” possono vantare una restituzione di questo livello. Ma
d’altra parte Fabbrico in fatto di partecipazione, è sempre stata abbastanza “bulgara”- dagli
screening in poi ; quindi torno a dire non mi ha stupito la partecipazione .
Ma come detto in precedenza, non sempre le “attese” dei cittadini possono essere tradotte in
termini di reale bisogno. E’ corretto, così come state facendo , “approfondire ” i dati raccolti
attraverso l’intervista, attraverso focus group .
Vi ringrazio di aver voluto approfondire i dati anche con il mio punto di vista, contributo di chi
vede le cose dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi , che può interpretare od arricchire i
dati emersi dal lavoro di ricerca.
Intervistatore
Quali sono le sue responsabilità dirette nell’esplicazione del suo ruolo ?
Intervistata
Faccio il Direttore di distretto da ormai 13 anni e sono del parere che dopo un …X…. Di anni
occorrerebbe un turnover dei dirigenti per sviluppare esperienze diverse. Durante la mia carriera
lavorativa , che sta volgendo al termine , ho vissuto “la sanità” di questo territorio a 360°, per 20
anni caposala in cardiologia ed altri 20 fatti sul territorio e non sempre in posizione di dirigenza ,
ma di coordinatrice dell’area anziani/assistenza infermieristica domiciliare.
Ho visto l’evoluzione dell’ospedale da “centro unico di risposta ai bisogni di salute” del cittadino ad
un ospedale a vocazione riabilitativa. Ho contribuito nel mio piccolo allo sviluppo dei servizi
territoriali, alla costruzione della rete delle cure domiciliari ….. ne parlavo proprio oggi con i medici
di famiglia … gestire un progetto di Adi (Assistenza domiciliare integrata ) oggi , è molto diverso
da quando ho cominciato ad occuparmi di assistenza domiciliare….. oggi l’utente seguito a
domicilio è molto più complesso di un tempo … io la chiamerei ospedalizzazione domiciliare, un
tempo interveniva prevalentemente il medico di famiglia non coordinandosi con il personale
infermieristico, oggi maggiore è l’integrazione…. si decide insieme quali sono i problemi e gli
interventi necessari, chi fa’, che cosa….
Intervistatore
Un’altra domanda è divisa in due aspetti: 1) La centralità del territorio ( già in parte accennato);
2)l’integrazione tra sociale e sanitario.
97
Il tipo di integrazione praticato oltre a quella infermieristica comprende anche altre
possibili integrazioni col sociale ? Ed in base all’esperienza fatta vi sono possibili criticità
da affrontare?
Intervistata
I servizi sanitari e i servizi sociali sono composti da tanti bravi professionisti, che spesso lavorano
ancora oggi in modo eccessivamente individualista o settoriale.
Ad esempio i medici di famiglia sono abituati a lavorare nel loro ambulatorio, gli infermieri nel loro
servizio, il sociale a casa sua … credo che oggi ci sia maggiore integrazione professionale
rispetto al passato, ma c’è da fare ancora molto lavoro da fare e credo che un’accelerata a
questo processo ci sarà solo quando cominceranno ad andare in pensione i vecchi professionisti
abituati a “lavorare soli” o con modelli organizzativi ormai superati. Questi sono professionisti che
si sono formati ed hanno lavorato per 30 anni in un certo modo ed oggi a 50-60 anni è difficile
per loro cambiare. Non è solo una questione di buona o cattiva volontà del singolo, si richiede
loro un approccio complessivamente diverso al tema “salute” . In passato alle professioni sanitarie
e sociali, veniva chiesto di erogare una “prestazione” che è il frutto del lavoro del singolo e non
di “farsi carico di….” ; approccio possibile solo attraverso sinergie tra diversi professionisti e
servizi.
Abbiamo bisogno di un ricambio generazionale , io non sono per” rottamare” la gente, ci sono
delle competenze di cui abbiamo bisogno , ma dall’altra per fare delle innovazioni c’è bisogno
anche di menti fresche e sgombre da esperienze decennali. Noi oggi abbiamo bisogno di
innovazione : è facile dire territorializziamo , de-ospedalizziamo, integriamo le risorse e le
competenze ma abbiamo bisogno di un una nuova vision e di nuovi modelli organizzativi.
Ad es. dal prossimo anno avremo la reperibilità notturna degli infermieri a favore degli oncologici
terminali, cioè l’infermiere di notte e nei festivi può essere chiamato ad andare a casa del malato
e così abbiamo realizzato la continuità assistenziale infermieristica nelle 24 ore per una fascia di
utenti che può necessitare di interventi continui. Questo a garanzia della continuità assistenziale ,
che non sempre può e viene garantita attraverso il Servizio di Continuità assistenziale (guardia
medica). D’altronde questo servizio e nato negli anni ’70, e l’organizzazione (modalità di
selezione del personale, orario di lavoro, funzioni….) è “normata “ dal contratto di lavoro e quindi
da una legge dello Stato, che ha visto il suo ultimo aggiornamento nel 2005 , in un contesto
sanitario, almeno per quanto riguarda la nostra regione, molto diverso da quello attuale.
Intervistatore
Sono le dimissioni protette ?
Intervistata
No. Riguarda l’assistenza domiciliare per utenti ad elevata complessità già in carico al Servizio
Infermieristico Domiciliare . Di notte fino ad oggi è presente solo il medico di Continuità
assistenziale ( la guardia medica) che fa il suo turno di lavoro esclusivamente nei festivi e di
notte, con un turnover del personale addetto molto elevato.
Può capitare che l’équipe domiciliare fa di tutto per tenere un utente in condizione complessa a
casa , ma se capita qualcosa di notte e chiami la guardia medica , questa non conoscendo il caso
manda il paziente in Pronto soccorso …..spesso c’è scarsa motivazione dei professionisti che
fanno tale attività in attesa di finire la specializzazione anche in aree molto diverse quali ad es. la
ginecologia, ecc. … e quindi senza alcun investimento personale …… se si vogliono garantire
buoni servizi si deve agire con coerenza rimodulando l’intero sistema compreso quello della
formazione e dei contratti di lavoro.
Per dar conto della complessità ad innovare, aggiungo che sono due anni che stiamo discutendo
con i sindacati , con gli operatori , con tutti i professionisti coinvolti per condividere il “progetto
reperibilità infermieristica” . Se da una parte si ritiene necessaria la presenza infermieristica nelle
24 ore almeno per un target specifico di utenti , dall’altra gli stessi professionisti coinvolti non
sempre condividono questa necessità. Se sono stato abituato per 20 anni a lavorare solo dalle 8
alle 18 , è difficile accettare che mi si cambi l’orario di lavoro aggiungendo eventualmente anche
la notte…..ci sono attese consolidate dei professionisti che non sempre convergono con i bisogni
degli utenti .
98
Intervistatore
E le dimissioni protette possono funzionare e gestite così o sono un’altra cosa ?
Intervistata
Il percorso condiviso tra ospedale e servizi territoriali per “Le dimissioni protette” è attivo da tanti
anni. Si sono ottenuti buoni risultati, ma ancora si deve lavorare per migliorare il processo. Anche
in questo ambito c’è una questione di formazione dei professionisti, formazione che dovrebbe
sviluppare una maggiore sensibilità e competenza alla “presa in carico globale” dell’utente non
solo per gli aspetti sanitari, ma anche sociali e alla valutazione del “rischio” . C’è ancora oggi una
quota di utenti “non segnalati “ dai reparti ospedalieri. Come individuo chi necessita di continuità
assistenziale e quindi di una segnalazione di dimissione protetta??? Non basta la compilazione di
schede o altro….. se lavoro per “compiti” mi limito a registrare un bisogno da soddisfare come ad
es. il cambio di un catetere …., ma spesso è la complessità del contesto assistenziale e famigliare
che deve essere approfondita, forse non c’è bisogno di una prestazione, ma di una “presa in
carico” della situazione complessiva, non per fare una cosa definita, ma per sostenere la famiglia,
monitorare la situazione, prevenire possibili “scompensi”
Quindi c’è la necessità di un professionista che entri in maggiore relazione con la famiglia per
garantirle una informazione comprensibile sullo stato di salute , sui bisogni assistenziali, sulle
modalità per rispondere a questi bisogni, in una logica di vero “accompagnamento” al domicilio.
Intervistatore
Mi sembra che la cosa più importante in merito all’integrazione sia quella di operare per
mettere insieme e fare interagire , sulle decisioni prese , le varie parti dell’ospedale e del
territorio, affinchè si sviluppi quella sensibilità che lei accennava … E’ così ?
Intervistata
Io credo che ormai i casi più complessi non sfuggono , questi seguono un percorso di deospedalizzazione abbastanza buono. Il problema c’è sulla così detta “fascia grigia” ( utenti NON
completamente autosufficienti e poco consapevoli della loro fragilità ), dove i problemi sono molto
più sfumati. Non si tratta di individuare problemi oggettivi ed interventi specifici da mettere in
campo, ma di valutare potenziali rischi….. e in questo le cose si fanno più difficili, come dicevo
prima, i nostri professionisti sono bravi nel “fare”, in questo caso occorre prevedere un potenziale
rischio e prevenirlo. Queste sono le situazioni che ci “scoppiano a casa” dopo poco tempo
perché, senza servizi di supporto , (non attivati in fase di dimissione) non reggono. Su questo
credo che ci sia molto da fare …
Intervistatore
…La fascia grigia lei dice ?
Intervistata
Questa fascia grigia , a mio giudizio, sta’ diventando sempre più grande . Una volta la fascia
grigia era un filo tra il nero e il bianco… la così detta “eccezione” . Oggi molto spesso
problematiche sanitarie anche moderate , si accompagnano ad un’elevata fragilità delle famiglie,
sia per il numero dei componenti , sia per la capacità di “impattare” le difficoltà della vita…… e non
solo nel campo della salute.
Oggi basta un brutto voto preso a scuola dal bambino per “scompensare” la famiglia… e se a
questo ci aggiungiamo una crisi economica che dura ormai da molto tempo…
Intervistatore
Lì, è la comunità che dovrebbe in parte reagire ed aiutarvi in questo spazio, in quelle
situazioni e sopperire in parte a queste fragilità e vulnerabilità ? Cioè il rilancio della
solidarietà e delle relazioni …
99
Intervistata
Sono d’accordo. Il modello di Welfare inteso nella sua accezione ampia di salute e benessere
sociale, deve essere considerato come un valore strategico per lo sviluppo e la coesione sociale
…. Un investimento per la società. Ma oggi il sistema di Welfare è ancora considerato nelle
politiche nazionali un pilastro fondamentale dello Stato sociale? E i cittadini (anche quelli che non
hanno problemi di salute, ecc…) si riconoscono nel sistema di Welfare che abbiamo
conosciuto?......C’è chi sta peggio e , io faccio un passo indietro?? Il mio vicino di casa ha un
problema , ritengo mio dovere dargli una mano?? la mia esperienza mi dice che oggi non è
proprio così … il concetto di “bene/interesse comune” non sempre ci appartiene.
Un esempio piccolo relativo ad un problema affrontato nella riunione fatta nella casa della salute
con Medici e infermieri: prelievi a domicilio…a chi aspettano?? Sarebbe insostenibile fare il
prelievo domiciliare a tutti coloro che ne fanno richiesta. In una logica di scelta di priorità si è
convenuto di fare il prelievo a domicilio a tutti i pazienti NON deambulanti, su richiesta del
Medico di famiglia. L’infermiere va a domicilio a fare il prelievo e ….. poi incontra dopo qualche ora
lo stesso paziente in piazza. perché? “ Perché - mi dice – sono vecchio E’ una risposta che mi
ha dato una settimana fa un cittadino “ oppure altra risposta…..pago le tasse ….
Ha sbagliato solo il medico a fare la prescrizione?? Sicuramente il medico deve spiegare
correttamente al cittadino le motivazioni della sua scelta e condividere le opportunità e la
“sostenibilità” di un sistema, ma serve anche maggiore consapevolezza e responsabilità da
parte del cittadino, che non può limitare il proprio sguardo all’ “io”
Intervistatore
E’ questione di educazione , di informazione ?
Intervistata
Forse, ma è anche una questione di interpretazione sociale del “concetto” di diritto, di quello che io
penso sia un diritto . Negli ultimi 20 anni si è diffuso in modo molto forte il concetto di “diritto
individuale”. La salute è un diritto del cittadino, ma anche un suo dovere… lo Stato , il Comune, la
AUSL gli garantiscono solo buoni o cattivi servizi, ma compito di preservare la propria salute
aspetta in primo luogo al singolo.
Allora noi dobbiamo riprenderci questo tema della responsabilità , altrimenti il Sistema diventa
insostenibile . Insieme dobbiamo assumerci la responsabilità di dire cosa aspetta , a chi? E la
disponibilità ad accettare il fatto che ci possono essere bisogni prioritari che non sono i miei…
Intervistatore
C’è anche un docente dell’Università di Parma che sostiene cose simili …
Intervistata
Si, si ma lui è più “cattivo” di me relativamente al tema della “responsabilità” , sia degli
amministratori che dei singoli cittadini.
Segretario Spi di Fabbrico
… perché la gente pensa che quello lì me lo debba soddisfare quello là, questo qui me lo soddisfa
la scuola, questo qui me lo soddisfa quell’altro là , così io non debbo pensare più a niente …
invece no…
Intervistata
Personalmente credo che qualche errore sia stato fatto anche in Emilia Romagna negli anni ’70 –
’80 e parte degli anni ’90 ….. abbiamo anche peccato di “eccessivo assistenzialismo”, sono stati
creati tanti servizi, ma probabilmente non siamo stati in grado di condividere il concetto di “priorità”,
“non tutto a tutti, ma quel che serve a chi ne ha bisogno, con il rischio di de-responsabilizzare” le
famiglie . Ma a chi aspetta l’assistenza dei genitori??
Io credo aspetti alla famiglia sostenuta e accompagnata dai servizi… , così come l’educazione dei
figli non è compito esclusivo della scuola, ma dei genitori…… il tutto in un sistema di forte
alleanza
100
Intervistatore
L’altra domanda si riferisce al rapporto Guastalla, Correggio per quanto riguarda i servizi
ospedalieri. Il Direttore Nicolini a Guastalla ha sottolineato le ipotesi di sviluppo , di assestamento
e specializzazione dei due ospedali più inseriti nel territorio. Alcune risposte che ci vengono hanno
indicato le problematiche relative ai trasporti per la fruizione di tali servizi.
Segretario Spi di Fabbrico
Vi è un sacco di gente che usa i servizi ospedalieri , i reparti chirurgici di Guastalla anziché quelli di
Scandiano , ecco …
Intervistatore
A che punto è questo tipo di programmazione , le sue fasi e scadenze? Come procedono
dal punto di vista pratico-operativo? Si è detto in alcune interviste fatte che il problema dei
trasporti - segnalato anche nelle risposte provenienti dai questionari – deve essere
affrontato dalle agenzie provinciali preposte …
Intervistata
Sui trasporti non entro in merito non avendo competenze. Sono i Sindaci a maggiore ragione oggi,
che hanno assorbito le competenze della Provincia a dover affrontare il tema della pianificazione
dei trasporti e della viabilità , in coerenza con la programmazione dei servizi sanitari (PAL) .
La programmazione sanitaria e l’accesso ai servizi dovrebbero trovare coerenza con la
programmazione dei trasporti e della viabilità, ma non sempre questo avviene.
Per quanto riguarda noi , sono previste sicuramente delle sinergie tra i due ospedali e in misura
minore tra i servizi territoriali perché più legati contesto di vita dei cittadini. Per i residenti del
distretto di Correggio , l’ospedale di Guastalla è di riferimento principale per le attività chirurgiche
(chirurgica generale, urologia, ortopedia, ginecologia) e per la Cardiologia, con riferimenti
professionali e con percorsi collaudati di valutazione e di dimissione.
Il polo oculistico e il dipartimento di Riabilitazione con sede presso l’Ospedale di Correggio sono
di riferimento per tutti i cittadini della Provincia . La riabilitazione intensiva ha un bacino di
riferimento interprovinciale (area vasta Emilia Nord in primis e resto della Regione).
Io credo che ormai noi non ci possiamo più permettere sia sul piano economico che della
sicurezza servizi “fotocopia” (più ospedali vicini che fanno le stesse cose e in un numero molto
basso), così come credo vada ripensato il “bacino” di riferimento distrettuale, che tenga in
maggiore considerazione gli sviluppi urbanistici , la viabilità, i trasporti , ecc. delle diverse realtà
territoriali.
L’obiettivo principale non è di far girare i cittadini, ma di utilizzare lo stesso professionista in più
sedi, i professionisti sono dipendenti dell’AUSL e non di un singolo territorio. Di fatto oggi per
esempio i cittadini vengono operati di cataratta presso gli ospedali di riferimento territoriale, da
professionisti appartenenti alla Unità Operativa di Oculistica che è collocata presso l’ospedale di
Correggio. Le unità operative dei servizi di prevenzione, di psichiatria, tossicodipendenze, sono
uniche e garantiscono i servizi a Guastalla e a Correggio per i cittadini ivi residenti.
Anche l’Hospice è unico Correggio-Guastalla ed è ubicato presso l’ospedale di Guastalla. In
questa struttura operano anche i nostri medici di famiglia.
Intervistatore
Rilettura , cosa vorrebbe dire ? In base ad attuali e possibili utenti ?
Intervistata
Come detto in precedenza, si potrebbe diminuire il numero dei distretti oppure si potrebbe
mantenere i distretti di oggi,
ma con un diverso ambito territoriale
omogeneizzando
maggiormente il bacino di utenti di riferimento , il tutto il relazione al contesto urbanistico, di
trasporto pubblico, di viabilità.
101
Segretario Spi di Fabbrico
E’ poi quello che lamenta la gente : alla fine non è che possono pensare di risolvere sempre tutto
con il volontariato che porta avanti e indietro le persone , perché è un altro di quei messaggi
sbagliati che diamo alle persone stesse che potrebbero camminare anche da sole , eh …
Intervistata
Si, proprio così e te ne aggiungo una seconda parte : è proprio vero che tu una volta all’anno
non puoi stare a casa per accompagnare tua madre a fare una visita ? Perchè ormai anche il
volontariato è “letto” dai cittadini , come servizio … Io ho bisogno e tu devi…ormai si da’ per
scontato che il “volontariato” debba fare… Ti pago e quindi dove sta’ il problema ? !! Ma il singolo
cittadino cosa fa’?? Proprio non riesce a mettere a disposizione della collettività qualche ora del
proprio tempo per accompagnare/aiutare un altro cittadino??, poi caso mai un domani sarà
qualcun altro ad aiutare un tuo parente……
Intervistatore
Quindi , in base al bisogno una ripetizione dei servizi all’infinito, potrebbe essere … ?
Intervistata
Uno sperpero inutile di risorse che non ci possiamo permettere a fronte di un dubbio risultato di
miglioramento effettivo della salute.
Intervistatore
E’ come dice il prof. Manghi dell’Università di Parma ? Non è possibile un altro welfare se
c’è quella cosa qui e c’è una domanda così : il mercato dei servizi ?
Da alcune risposte date nei questionari risulta che l’aiuto ricevuto verso chi è non o
parzialmente - autosufficiente 1 su 4 lo riceve o dai vicini /volontari , da una badante e in parte dai
servizi e 16 persone da “nessuno” … risulta che non ha nessuno che l’aiuta …
Intervistata
Io avevo dato un’ interpretazione diversa di questi dati. Può essere che chi ha risposto “nessuno”
ha delle difficoltà a conoscere l’esistenza dei servizi. Non credo che nel nostro territorio ci possa
essere qualcuno che a fronte di totale o parziale non autosufficienza abbia ricevuto delle risposte
negative rispetto alla presa in carico …forse non si è data pienamente soddisfazione alla richiesta
fatta…ma l’accesso ai servizi non avviene su richiesta, ma su segnalazione di un problema,
valutazione del bisogno da parte di una équipe di esperti, definizione condivisa del punto della
rete necessaria a soddisfare i bisogni , in un sistema equo e a risorse definite. Questo significa
sviluppo programmato dei servizi, in un ambito di priorità definite e non di accesso libero….
(modello lombardo), dov’è il cittadino che si va a cercare una risposta a fronte di un eventuale
rimborso economico (voucer)… e quando i soldi per i voucer finiscono ??
Intervistatore
Sono 16 persone … su 112 che rispondono in merito …
Intervistata
E non sono poche… se confermato , sarebbe un dato preoccupante. Mi chiedo…. Ma hanno
segnalato e a chi , la difficoltà ? Qualcuno gli ha negato una risposta? Chi?
Intervistatore
Si, è vero però il fenomeno - chiamiamolo così - della solitudine nelle persone anziane c’è ,
soprattutto nei “grandi anziani”, gli ultra 80-85enni…
102
Intervistata
Questa è un’altra cosa. Cerchiamo di leggere il tema da due punti di vista diversi. Da una parte
abbiamo un problema sociale che è quello della solitudine , che non vuol dire bisogno d’aiuto: io
posso soffrire della mia solitudine, ma posso starci anche molto bene nella mia solitudine e non
accorgermene . La solitudine è uno stato d’essere, è un fenomeno sociale che va trattato in modo
diverso e soprattutto prevenuto. Altro è parlare di non autosufficienza e di servizi alla persona e di
mancata risposta ai bisogni espressi da questa popolazione..
Intervistatore
La domanda così com’è stata formulata non presupponeva una richiesta avanzata ai servizi
su un bisogno (questo non c’è), ma se in merito allo stato di salute e se si è non o
parzialmente autosufficiente, chi t’aiuta (a questa domanda rispondono in 112 su333 :1 su
3) ?
Intervistata
Ma quale problema sta creando la parziale non autosufficienza? Ho espresso questo bisogno? A
chi? So che esistono persone o servizi che potrebbero darmi una mano?
Intervistatore
La domanda era più articolata e complessa. Si è preso a riferimento solo possibili criticità e solo
di tipo quantitativo e schematico ( il “ chi t’aiuta”) , dato che la maggioranza ( 80 su 112) ha
indicato l’aiuto ricevuto dalla famiglia ed il rimanente da parte di altri soggetti e solo 16 persone
hanno segnalato “nessuno” …Intervistata
E’ una mia interpretazione : se a Fabbrico io avessi realmente quasi un 15% di persone
Parzialmente NON autosufficienti (rispetto allo stato di salute) che dice di non aver ricevuto
risposta da “nessuno”( famiglia, badante, servizi, ecc.) mi preoccuperei. Se invece come
interpreta lei, la risposta è di 16 persone che abitano da sole che di fatto hanno qualche
problema di salute … ma il problema che prevale è quello della solitudine … , allora sono meno
preoccupata.
Intervistatore
Si , bisogna fare riferimento alla tabella “Lo stato di salute “ che è divisa in 3 parti : stato di
salute, autonomia personale e l’aiuto ricevuto se parzialmente o non autosufficiente (112
risp.)…
Intervistata
Abbiamo fatto una valutazione dei dati di attività dei servizi sociali- sanitari e socio-sanitari relativa
al 2013 (rendicontazione ai Sindaci) che dimostra che il
- 21% dei cittadini 75 - 84 enni residenti nel distretto hanno fruito di uno o più servizi sanitari
e/o sociali,
l’65% dei cittadini 85-94 enni residenti nel distretto hanno fruito di uno o più servizi
sanitari e/o
- Il 100% degli ultra 95 enni ha fruito di almeno un servizio sociale o sanitario.
Dai 65 ai 75 anni l’utilizzo dei servizi è stato significativamente inferiore (7%), man mano che
sale l’età cresce il numero dei servizi integrati attivi sia sociali che sanitari .Invece dai dati del
questionario emerge che solo il 6.3% fa riferimento ( ha avuto bisogno o ha trovato risposte) da
parte dei servizi… , ma cosa intende per servizio l’utente ??
Quando si parla di servizi socio-sanitari si intende solo la RSA o la casa protetta?? L’assegno di
cura viene interpretato come servizio? E l’accesso programmato a domicilio del medico di base o
dell’infermiere?
Quando io parlo di servizi, intendo sia quelli sanitari, che socio-sanitari o sociali…altrimenti
continuiamo a pensare per settori e non di risposte integrate …
103
Intervistatore
Può essere, ma sullo stato di salute facciamo riferimento ai dati emersi: sui 316 rispondenti il 56%
indica il proprio stato “Buono” ; il 44% “ Precario (38.7%) e Cattivo ( 5.2%) ed in caso di bisogno
questi si rivolgono in primo luogo alla famiglia ( 71.4%) , alla badante (12.5%), ai vicini-volontari
(12.6%) , ai servizi (6.3%) e ad altri ( 7.1% - chi sono? ) e a nessuno (14.3% - fanno da soli / o
no? ) . Invece sull’accudimento diretto ai familiari su 87 che indicano , la presenza dei servizi è
del 12.6%.
Questi però sono dati di un campione proporzionato sulla popolazione , ma fatto sugli iscritti allo
Spi : certamente bisogna poi vedere le motivazioni , le ragioni e le problematiche che possono
esserci divise per fasce d’età …
Intervistata
Non so come era composto il campione e che età avessero i rispondenti, di fatto questo 44% di >
65 anni (sono iscritti allo SPI) che dichiara uno stato di salute precario o cattivo mi sembra
eccessiva, soprattutto se messa in parallelo ai risultati dell’indagine ISTAT 2010 e l’indagine
PASSI della Regione, che evidenziano che una percentuale molto elevata di persone under 80
anni dichiara di sentirsi in buono-discreto stato di salute….. o forse la prevalenza di intervistati
aveva più di 80 anni ??
Intervistatore
Come accennava prima , lei dice che la percentuale di presenza dei servizi è più alta ?
Intervistata
La percentuale di utilizzo dei servizi è sicuramente più alta nella popolazione che ha più di 80 anni,
molto più bassa nelle fasce di età inferiori e il tutto è coerente sia con i dati epidemiologici che
con i dati ISTAT-PASSI che descrivono il “vissuto” in termini di salute del cittadino .
Intervistatore
Anche noi questo dato di un 14% - di chi dice che non l’aiuta nessuno - su un numero limitato
(112 rispondenti) ci ha un po’ preoccupato ( se è così come appare dal dato) . Si tratta di
approfondirlo e verificarlo …
Intervistatore
Bisognerebbe vedere ed analizzare di più i dati : con incroci per classi d’età e di genere.
Per esempio si fa riferimento nella domanda : “Se sei parzialmente o non autosufficiente
chi ti aiuta ? “ Ho letto qualche tempo fa da una ricerca fatta a RE che persone di oltre 6570 anni possono avere genitori di 90-95 anni da accudire… E questo va bene, però se la
famiglia moderna è frammentata , se i figli o nipoti abitano lontano , come fare ?
Intervistata
Allora , torniamo alla comunità : è la comunità che sa che quella persona lì è da sola . Una volta
queste segnalazioni , ma anche adesso succede , arrivavano dai vicini, dall’ospedale , ma questa
percentuale del 14% va interpretata meglio per vedere cosa intendevano queste persone, .
Noi abbiamo un numero di anziani “soli-soli” che non hanno una rete familiare e per questi è
doveroso che i servizi se ne facciano carico in toto, eventualmente in collaborazione con altri attori
sociali . La solitudine è un fenomeno in forte aumento ed il paradosso è che , di fronte
all’aumento dell’età media e di famiglie sempre meno numerose , abbiamo invece una comunità
che “arretra” che si chiude “dentro casa”.
I vecchi “soli” c’erano anche in passato ma nelle piazze e nelle contrade sorgevano
spontaneamente i “filossi” - oggi cosa ci tocca fare ? I filossi gli organizzano gli operatori , ma
20-30 anni fa i “ filossi” non venivano organizzati , erano spontanei !! Le donne si trovavano tra
di loro e andavano in 3 a trovare quella vecchia là che non riusciva ad uscire di casa. Ma i
risultati in termine di superamento della solitudine sono ben diversi ed oserei dire molto scarsi.
104
Ma vorrei anche evidenziare, che oggi i problemi maggiori dal punto di vista della salute a tutto
tondo, non li hanno gli anziani, ma i bambini e i giovani , il disagio psichico in queste fasce di
popolazione è in aumento esponenziale, l’abuso di droghe e alcool, ecc… bambini sempre più soli,
che non sanno comunicare se non attraverso i social network, che passano ore ed ore soli
davanti alla televisione o al computer …
Intervistatore
Cose simili ce le accennava anche l’assistente sociale per tutte le iniziative che si fanno e per
promuovere e sviluppare le relazioni…
Intervistata
Io credo che i servizi debbano farsi carico di rinsaldare e favorire queste relazioni, ma nello
stesso tempo dobbiamo anche sforzarci di coltivarle queste relazioni e mantenerle nel tempo.
Intervistatore
Abbiamo ancora 3 punti da affrontare e sintetizzati in una domanda : sugli aspetti , sulle
innovazioni e possibili criticità in ambito sanitario e sociale che abbiamo affrontato anche
in questa intervista , ci sono idee, sono previsti progetti, interventi specifici dal punto di
vista sanitario , sociale e di struttura ?
Anche in merito alla realtà territoriale , ai
collegamenti sulla sanità e tra gli ospedali di Correggio-Guastalla e sulla loro fruibilità da
parte dei cittadini ? Ci sono già ipotesi concrete?
Intervistata
Criticità in ambito sanitario e socio-sanitario: io credo che rispetto al passato un forte investimento
sulla crescita e sviluppo dei servizi sociali socio-sanitari e sanitari sia stato fatto. Se campiamo in
media molto di più di altre popolazioni del mondo,, vuol dire che i servizi nel bene e nel male ci
sono e funzionano . Il problema è relativo alla qualità di vita . Più vivo a lungo è maggiore è il
problema della solitudine…problema che non può essere affrontato solo dai servizi sanitari o
sociali, ma dall’intera comunità.
Poi c’è il problema dell’aumento delle persone NON autosufficienti sempre legato all’aumento
dell’età. Qualcuno dice che il problema si supera attivando un maggior numero di posti nelle case
protette . La nostra esperienza è altra… un anziano fin quando può sta a casa sua ; la stessa
dinamica la vediamo nella gestione delle graduatorie per l’accesso alle strutture… Ci sono molte
persone che dicono : no, grazie aspetto un po’ e intanto sto a casa mia eventualmente con una
badante che mi dia una mano.
Lo stesso lo si evidenzia nell’utilizzo degli appartamenti protetti non solo a Correggio o a Fabbrico
ci sono difficoltà ad utilizzarli, ma ovunque, la gente si muove in modo diverso rispetto a quanto
non abbiano pensato e programmato gli amministratori e i tecnici. Nelle riunioni con i cittadini o nel
confronto con le associazioni che li rappresentano, preliminari a prendere decisioni, gli
amministratori si sono sentiti sollecitare dai cittadini la costruzione di appartamenti per quando
saremo vecchi… ma in realtà la gente fa fatica a lasciare la propria casa …
Una criticità molto importante che io vedo è legata ai lunghi tempi di programmazione ed
elaborazione di progetti spesso legata ad iter burocratici che hanno le pubbliche amministrazioni e
il problema è ancora più evidente oggi che i fenomeni sociali cambiano in modo molto veloce.
Prendiamo ad esempio il tema “badanti” : ad oggi il fenomeno , legato a processi sociali non solo
italiani ma che coinvolgono diverse nazionalità , non è sempre comprensibile nella sua evoluzione
e non c’è un pensiero comune sul come affrontarlo….
Noi registriamo sicuramente un aumento delle situazioni “non regolari” che dipendono da più
fattori , se da un lato sappiamo che il ricorso alla “badante” è molto elevato, dall’altra se leggiamo i
dati a nostra disposizione sembra che la presenza della badante sia in diminuzione.
Intervistatore
Si , infatti dai dati emersi a Fabbrico c’è che 1 persona su 4 utilizza la badante… le famiglie, le
comunità reagiscono ai bisogni che di volta in volta hanno …
105
Intervistata
Probabilmente è così ma questo dipende dalla carenza dei servizi o da una minore presenza al
lavoro di cura della famiglia??
La badante soprattutto per situazioni meno complesse, in realtà ha sostituito la famiglia che è
meno presente (il numero di figli è molto diminuito dopo il boom demografico degli anni settanta) ,
non ha sostituito i servizi . Sicuramente, salvo la casa protetta, non potrà mai esistere, perché
economicamente insostenibile , un servizio domiciliare presente 24 ore che risponda ai bisogni dei
singoli utenti.
Altra riflessione da farsi è relativa al lavoro di cura… un tempo era scontato che la donna che non
lavorava o spesso perché “donna” si occupasse della famiglia e del lavoro di cura…oggi
l’interpretazione culturale è ancora questa? A chi compete il lavoro di cura?? Se non c’è una
risposta socialmente condivisa a queste domande credo sarà molto difficile fare una
programmazione che risponda ai bisogni dei cittadini.
E questo non riguarda tanto e solo la situazione dell’assistenza agli anziani, ma anche dei bambini,
ecc…
Intervistatore
A Fabbrico per quanto riguarda il volontariato e le associazioni del 3° settore - già lo
accennava prima – cosa ne pensa di questa presenza ? E la casa della salute può svolgere
un ruolo in parte sociale , sanitario e relazionale per tutto il sistema ? E’ una
semplificazione o anche un’offerta nuova ?
Intervistata
Due domande e due risposte . Secondo me il volontariato è necessario per garantire una
maggiore qualità all’intervento sociale. Il volontario ha una capacità di entrare in relazione che è
diversa da quella del professionista e porta pertanto ad un arricchimento complessivo
D’altro canto un servizio pubblico non potrà mai coprire tutti i bisogni espressi da una popolazione .
Non potrà ad esempio accollarsi tutti i trasporti individuali , si potrà permettere di trasportare un
“target” definito di utenti, ad esempio i NON autosufficienti, il volontariato può con la propria
disponibilità permetterci di ampliare gli ambiti di intervento. Ma credo che in questo senso, sarebbe
necessario una condivisione sulle priorità tra Pubbliche Amministrazioni ed associazioni di
volontario, per decidere insieme cosa si può fare? Per chi?...il tutto per garantire una maggiore
equità nella distribuzione di un’offerta di servizi pubblico o privata che sia. Spesso chi alza la voce
o chi è meglio “attrezzato” ottiene forse anche in eccesso…… chi “non ha voce” spesso non trova
risposte.
Segretario Spi di Fabbrico
Penso che lo si faccia al SIMAP per qualcuno che è messo così, così …
Intervistata
La AUSL garantisce per esempio il trasporto per i dializzati che non possono essere trasportati
con auto normali, se per vari motivi l’utente non può andare con auto propria (si prevede il
rimborso del costo km) è prevista l’attivazione del volontariato. Il problema attuale qual è ?
a) La crisi del volontariato nel termine di un calo significativo di chi fa volontariato, è una crisi
sociale e ritorniamo al tema del Welfare di comunità e della responsabilità collettiva;
b) Le associazioni possono fare scelte in totale autonomia o sarebbe opportuno condividere con
altri Enti e Associazioni le politiche sociali da attuare in un determinato contesto. Io propendo
per questa seconda ipotesi, questo ruolo di regia aspetta ai Sindaci, ma Ricchi me ne deve
dare atto che più volte si è tentato di mettere intorno ad un tavolo le diverse associazioni per
condividere priorità e definire le necessarie integrazioni, ma con scarso successo…ci si
chiude spesso nel proprio ”palazzo “ .
106
Intervistatore
Fare sistema di comunità ?
Intervistata
Si , fare sistema , ma anche tra associazioni. Per far fronte alla crisi ”esistenziale” del volontariato
in un contesto sociale molto fragile (anche economicamente) è indispensabile “fare sistema” - fra
enti , fra associazioni e fra Enti ed Associazioni.
Un sistema coordinato che rispetta le autonomie , ma ricerca sinergie, aiuterebbe inoltre a far
crescere una cultura sociale nel cittadino , abbiamo bisogno di garantire coerenze…che
dovrebbero essere ricercate da tutti.
Nel distretto di Correggio qualche cosina si sta’ muovendo , ma ancora molto c’è da fare. La
ricerca di un modello organizzativo, la scelta condivisa delle priorità, viene letto troppo spesso
come “limitazione delle autonomie dell’associazione”, ma quel che poi ne risulta ad esempio nel
settore dei trasporti è che a Rio si trasporta un target di utenti, a Fabbrico un altro e così via e
spesso il cittadino non capisce queste differenze…Ma a livello almeno distrettuale non si riesce a
definire cosa è giusto fare? E quanto è condiviso e garantito a tutti i residenti
Seconda domanda : la Casa della Salute . L’esperienza delle Case della Salute si sta muovendo
faticosamente , perché la casa della salute deve essere intesa come sede dell’integrazione tra
professionisti e servizi attraverso il coordinamento di processi condivisi di presa in carico, non
deve essere un altro poliambulatorio e garantire mere prestazioni. E questo non solo è difficilmente
comprensibile dai cittadini che non “vedono” lo specialista, ma talvolta neanche dai professionisti
medesimi che fanno fatica ad uscire dallo storico ambito professionale.
Intervistatore
Era l’idea iniziale questa ?
Intervistata
Si , e credo sia giusto pensare alla Casa della Salute come sede della integrazione e della
continuità non duplicando i servizi , né mettendo a rischio la qualità dei servizi erogati. Il cittadino
ha bisogno di trovare vicino a casa risposte adeguate al suo stato di salute soprattutto in presenza
di malattie croniche,. Ha bisogno di un medico di famiglia che si interfaccia con lo specialista e con
altri professionisti per garantire un monitoraggio costante del suo stato di salute, che valuti i
potenziali rischi di complicanze e li tenga sotto controllo. Il cittadino non ha bisogno di trovare sotto
casa tutte le branche specialistiche che eventualmente utilizza 1 volta all’anno o che comportano
un’elevata specializzazione sia professionale che tecnologica. In questo caso il cittadino può/deve
“spostarsi” e questo oltre a garantire una sostenibilità del sistema, garantisce anche maggiore
sicurezza nelle prestazioni.
Ma questo modello organizzativo lo dobbiamo saper comunicare e condividere con i cittadini ,
discutere con loro , dobbiamo saper motivare le nostre decisioni …non sempre ciò che non si fa’ è
legato a motivi economici, per risparmiare, cosa peraltro doverosa visto che parliamo di soldi
pubblici, ma è nostro dovere garantire anche la sicurezza delle prestazioni…e far tutto e ovunque
non sempre garantisce questo.
Intervistatore
Qui a Fabbrico come va il processo e il percorso di costruzione di questo nuovo servizio ?
Intervistata
Sta andando avanti ,anche se con un po’ di fatica Ad esempio ormai quasi tutti i cittadini con
diabete vengono seguiti da un’équipe curante in questa sede . Non si aspetta più che l’utente
diabetico si presenti per il controllo , ma è l’infermiera che ti chiama per invitarti alla visita. Da
ormai due anni la vaccinazione anti-influenzale viene fatta insieme dal medico e dall’infermiera e lo
scopo è quello di verificare che chi è a “rischio” , sia vaccinato e se non si è presentato
sollecitarlo alla vaccinazione…: sono cose poco visibili, il cittadino spesso cerca la “prestazione”.
Proprio nella casa della Salute di Fabbrico, abbiamo sperimentato (due strutture in provincia) nei
cittadini 45-50 enni un modello di rilevazione del rischio cardio-vascolare .
107
Vi assicuro che la gente era stupita nel vedersi chiamare a casa, ad essere sottoposta a un
insieme di domande ed esami per valutare il loro rischio…le persone individuate a rischio poi
saranno tenute sotto controllo nel tempo….. e questa si chiama prevenzione. Credo siano queste
le cose che dobbiamo sviluppare nelle Case della Salute e che portano effettivi benefici per la
Salute.
Il percorso sperimentato
in questa sede , lo abbiamo trasferito con un modello simile a
Campagnola , a Rolo e a Rio (comuni di riferimento della Casa della Salute) , perché riteniamo che
chi abita a Rio ,non debba essere costretto a spostarsi a Fabbrico per fare una valutazione della
sua malattia cronica , che può essere fatta insieme con l’Infermiere nello studio del suo medico,.
Nella Casa della Salute , i professionisti che ci lavorano (medici del nucleo, infermieri, specialisti,
ecc.) debbono sviluppare forme di coordinamento e confronto che garantiscano equità di accesso,
omogeneità e qualità delle prestazioni che successivamente potranno essere erogate
nei luoghi
ritenuti più opportuni compreso il domicilio.
Intervistatore
Funzionano questi “modellini” nei vari comuni ?
Intervistata
Si, stanno funzionando bene . I medici e gli infermieri del Nucleo valutano e programmano gli
interventi per
i casi più complessi in questa sede e poi continuano il monitoraggio in spazi più
vicini al cittadino. La Casa della salute è utilizzata prevalentemente dalla gente di Fabbrico , ma ci
sono attività che vengono sviluppate a favore di tutta la popolazione residente nel Nucleo (Rolo
Campagnola e Rio Saliceto) come ad es. il monitoraggio della gravidanza .
Intervistatore
Quindi è stata una cosa sperimentale a Fabbrico , almeno in parte …
Intervistata
Sono percorsi di cura che abbiamo sperimentato a Fabbrico e poi abbiamo sviluppato parte di essi
anche in altre sedi.
Intervistatore
Quanto tempo è che c’è la Casa della Salute a Fabbrico?
Intervistata
… 3 anni a Maggio …
Intervistatore
Quindi sta andando avanti in quel senso lì …
Intervistata
Si, stiamo procedendo ad implementare i percorsi della cronicità : diabete , scompensi vari ,
pazienti oncologici terminali, ecc. , percorsi gestiti vicino a casa insieme ai Medici di famiglia.
Normalmente la gente è molto sensibile al tema ospedale… se si parla di ridimensionamento di un
reparto, si attivano immediatamente comitati in difesa di..., ma qualcuno ogni tanto dovrebbe
avere la curiosità di chiedersi : esiste nel distretto di Correggio un percorso di cura integrato sul
diabete ( a Correggio è partito , non da adesso , ma 15 anni fa ) ? Quanti sono i cittadini seguiti
nel percorso?? Quali risorse sono state investite in questo senso?? Quali sono gli esiti di salute
ottenuti?? (ad es. quanti utenti sono stati ospedalizzati per complicanze derivate dal diabete ? “)
Nel distretto abbiamo l’80% dei cittadini diabetici in terapia orale in gestione integrata medicodiabetologica che vengono visti mediamente 4 volte all’anno in modo programmato .
Di recente, proprio per migliorare gli stili di vita e quindi migliorare lo stato di salute, , in
collaborazione con i Comuni e Associazioni di volontariato abbia promosso lo sviluppo di
“Percorsi del cammino “ : voi a Fabbrico ce l’avete …
108
Intervistatore
Cos’è il “ Percorso del cammino” ?
Intervistata
Semplicemente camminare a piedi. Ma se parliamo di salute … è dimostrato ormai che
camminare ½ ora 2 volte alla settimana ha un effetto terapeutico a volte superiore alla “pastiglia
per l’ipertensione… , camminare insieme è piacevole ed oltretutto ci si sente maggiormente
vincolati a farlo e quindi non si abbandona la buona abitudine
Intervistatore
Trovate qualche difficoltà in questo percorso di sinergia sulle funzioni della “Casa della
salute” ? Emerge qualche criticità a parte il discorso accennato dei Medici di famiglia ?
Intervistata
No , il percorso va avanti e vorremmo che sempre di più i cittadini, le associazioni, utilizzassero la
Casa della Salute ,
anche come luogo per fare riunioni , incontri , serate di dialogo e di
approfondimento sul tema della salute , quindi intesa non solo come struttura per i cittadini , ma
dei cittadini.
Noi , stiamo favorendo la crescita di gruppi di “auto-aiuto” per es. di diabetici, ex alcolisti , ecc.
(è disponibile anche per riunioni-incontri sindacali) . Le associazioni/gruppi di cittadini possono
utilizzare la Casa della salute per loro incontri e “ vivere “ la struttura come se fosse loro , come
luogo di servizio alla e per la comunità.
Segretario Spi di Fabbrico
Deve essere aperta al massimo e non solo per i fatti della sanità, ma della salute nel suo insieme
…
Intervistata
A me piacerebbe che il volontariato venisse qui, utilizzasse questa struttura per fare le proprie
riunioni e incontri … Se questo non succede vuol dire che questa struttura viene vissuta come
poliambulatorio con una visione troppo “sanitarizzata” . Questa struttura deve essere letta e
vissuta come luogo di incontro tra i servizi e la comunità , dove si stabilisce un “patto” per
migliorare la “salute” dei cittadini.
Questa intervista termina qui . Ringraziamo la Dr.ssa Turci della sua disponibilità e collaborazione
ed arrivederci alle prossime iniziative collegate a questa ricerca.
Hanno partecipato a questa intervista/dialogo
Turci Giuliana
Ricchi Luciano
Vasconi Cesare
- Direttore responsabile dell’Ausl del Distretto Socio-sanitario di Correggio
- Segretario dello Spi – Cgil di Fabbrico
- Ufficio studi dello Spi Cgil di Reggio Emilia
109
Testo trascritto dell’intervista a Magnani Giancarlo
( Coordinatore Coop.Elios - Distretto di Correggio)
( 11/12/2014)
Premessa
Il Segretario dello Spi di Fabbrico ha illustrato gli obiettivi e le caratteristiche della ricerca-azione
svolta a Fabbrico che vuole affrontare alcuni aspetti della realtà del Welfare locale. Dopo aver
raccolto , in una prima fase 333 questionari degli iscritti allo Spi-Cgil , si sono svolti dei focus
group con la partecipazione di pensionati, cittadini, famiglie, delegati sindacali e volontari, ed
effettuate diverse interviste individuali a testimoni privilegiati ( dirigenti , operatori sociali e sociosanitari , ecc.) del territorio del distretto di Correggio. L’obiettivo primario è quello, a partire dalle
considerazioni emerse dai dati del questionario , di cogliere i vari aspetti emersi durante il
percorso di ricerca , con l’impegno di individuare ulteriori e possibili priorità , ed elementi di
sviluppo partecipativo e di qualificazione.
Intervistatore
Il metodo utilizzato in questa ricerca – differenziato e partecipato – è stato scelto perché
sappiamo che l’individuazione di alcuni momenti di realtà e di “verità” si possono raggiungere solo
analizzando ed interloquendo con i vari soggetti presenti in una realtà data: i cittadini , i volontari (
sindacali e non) , gli operatori e coordinatori dei servizi , della sanità e delle strutture sociali.
Questo ci dà la possibilità di comprendere parti di una realtà sociale complessa come l’attuale e
comporre successivamente un report , un elaborato che verrà presentato in iniziative pubbliche e
divulgative dove saranno presenti , oltre ai pensionati e alle famiglie contattate , tutti i partecipanti
coinvolti nella varie fasi.
Una ricerca come questa, per voler essere efficace deve avere una sua continuità e , per essere
coerente con il metodo utilizzato , deve cercare di rappresentare gli iscritti al sindacato ( nel
nostro caso), ma anche contemporaneamente i cittadini e le famiglie - direttamente ed
indirettamente interessati - nelle loro percezioni , aspettative, necessità e anche per essere
incisivi nello svolgimento del proprio impegno, ruolo/funzione sociale e di mandato in cui e per cui
si opera. Cosa ne pensa in merito ?
Intervistato
Allora, non ero a conoscenza della vostra iniziativa e l’ho saputo quando Luciano Ricchi mi ha
telefonato… poi però i contatti si sono sviluppati e un po’ dilungati tramite e.mail , poi finalmente
ci siamo arrivati. Ho dato un’occhiata ai dati che mi avete anticipato … ma ho sempre tanto da
fare che gli ho dato solo una scorsa.
Io credo che il confronto per cercare le soluzioni sia fondamentale sia nei rapporti verticali che
orizzontali, perché?... facciamo un esempio: nella scorsa legislatura a Fabbrico - non è mica una
critica la mia - quello che secondo me è mancato al di là dei contenuti e di quanto è stato fatto che
non voglio qui giudicare perché non ne ho gli strumenti, è stato proprio questo : il dialogo coi
cittadini , il confronto , il capire quali erano veramente le esigenze dei cittadini stessi. Perciò, io
sono assolutamente d’accordo e quando sono stato contattato di poter far parte della legislatura
con questo Sindaco nuovo , ho detto : “ Bisogna trovare una squadra che sia in grado di
comunicare, di ascoltare e di parlare coi cittadini “, perché non ci può essere una disparità tra chi
governa e chi ha delle aspettative e dei bisogni ; perciò per me il confronto che state attivando con
questa ricerca è veramente molto importante, perché va a sentire nella “pancia” delle persone –
nelle interviste si può parlare di pancia e non razionalmente - e quali sono i loro sentimenti, i loro
bisogni e le attese. Quindi sono assolutamente d’accordo e condivido il metodo che state
utilizzando che è poi quello che faccio anch’io nel mio lavoro , nel senso che sto gestendo un
gruppo di 50 persone e se queste persone non vengono coinvolte , ascoltate per capire quali sono
le loro esigenze e anche le loro criticità, non si lavora e non si riesce a comprendere…
110
Rispetto alle mie responsabilità. Allora, un coordinatore di struttura è di fatto quello che fa tutto o
quasi nell’ambito della struttura stessa, almeno per la Cooperativa in cui lavoro. Il coordinatore è
quello che come dice la parola stessa, coordina e si occupa praticamente di tutto quello che
concerne l’organizzazione, dalle tegole del tetto al cancello , dalle malattie delle operatrici alla
parte amministrativa. Si occupa della sicurezza, chiaramente coadiuvato dagli uffici specifici, alla
domanda di affettività degli ospiti – che è quello che mi piace di più - … si , insomma quello che si
occupa di tutto.
A proposito delle criticità è la burocrazia che più è presente . Ho collaborato con Dino Terenziani
partecipando ad un convegno pochi mesi fa sull’accreditamento – ci siamo incontrati 4 o 5 volte
perché voleva saperne di più - ed abbiamo convenuto che l’accreditamento non è quello che ci
dicono e cioè di cercare una maggiore attenzione verso l’anziano , ma è quello di burocratizzare
ancor di più i vari processi: io devo rendere conto in base a quello che facciamo, ma l’anziano
dov’è in tutto questo? Io posso avere 50 documenti che mi dicono che l’anziano beve , perché
l’operatore fa la firma , che viene posturato perché l’operatore fa la firma : ma in realtà come sta
l’anziano? Non è solo l’assistenza in sé che qualifica un servizio, ma anche la relazione, il
rapporto, l’ascolto.
Certamente la documentazione è importante per capire il grado di responsabilità nel caso succeda
qualcosa , ma per il resto l’anziano … Sono d’accordo con Dino che bisognerebbe tagliare il 50%
della burocrazia che c’è … è tempo perso ed innervosisce tutti , e bisognerebbe dedicare questo
50% alla cura dell’anziano e della famiglia.
Intervistatore
L’accreditamento dovrebbe incentrarsi maggiormente su questi temi ?
Intervistato
Si , ma non lo è … L’accreditamento è partito dal fatto, e questo lo condivido, che quando una
qualsiasi cooperativa o un qualsiasi ente vince una gara d’appalto , lo ha , ipotizziamo, per 3-5
anni : cosa succede , però , che con il mondo di oggi che va velocissimo i 5 anni sono nulla ,
come può una cooperativa investire molto in una struttura o in un servizio che magari dopo 3
anni con una qualsiasi gara d’appalto rischia di perdere ? Casomai perché si presenta un’altra
cooperativa con dei prezzi molto più bassi , al ribasso e con un servizio scadente e vince. Perché
io devo investire per 5 anni per poi rischiare di perdere tutto perché arriva un’altra cooperativa al
massimo ribasso ?
Intervistatore
Quindi , se interpreto bene lei dice che bisognerebbe puntare ad un accreditamento più
mirato sulla qualità?
Intervistato
Adesso mi spiego meglio. L’accreditamento voleva fare passare questo passaggio : se tu caro
Ente – hai determinati requisiti , tu puoi gestire la struttura fino a quando riuscirai a mantenere
questi requisiti . Noi naturalmente , applicando la normativa dell’accreditamento, faremo dei
controlli sui requisiti indicati e fino a quando riuscirai a mantenerli , la struttura sarà tua da gestire;
naturalmente quando non sarai più in grado di fare ciò potrai perdere la gestione della struttura
stessa.
Questo può garantire , ad un Ente che lavora bene e dimostra di lavorare bene , una continuità e
fare maggiori investimenti ed avere una certa tranquillità nella gestione, senza pensare che
dall’oggi al domani può perdere completamente il tutto: uno dei pilastri dell’accreditamento era
questo. Però il problema è che per far sì che vi siano questi requisiti chiaramente c’è stato un
inasprimento burocratico-amministrativo : questo è …
Ritornando alle mie responsabilità vi ho detto che la parte amministrativo-burocratica è quella che
massacra.. sarebbe molto più bello che un coordinatore di struttura potesse essere più vicino al
gruppo di lavoro, alle famiglie e agli anziani come dicevo prima…
Perché le famiglie ? Perché nella concezione passata della struttura si pensava quasi ad un
ricovero, c’erano meno aspettative, si focalizzava l’attenzione su problemi diversi da quelli attuali.
La cultura, le motivazioni e le aspettative erano diverse rispetto ad oggi.
111
Oggi ci sono tantissime persone (riferimento ai figli ) che hanno importanti lauree a livello
educativo e sociale e sono in grado assolutamente di darci delle opinioni , di criticarci e di dirci ,
secondo loro, quello che si dovrebbe o bisognerebbe fare , è molto diversa la cosa …
In più c’è il fatto che chi porta il proprio caro in una struttura vive periodi lunghi di grandi sensi di
colpa, di frustrazione per non essere
stato in grado di provvedere al proprio caro ; per questo le famiglie devono essere e far parte
integrante del nostro lavoro : non si può essere un servizio per l’anziano se non è anche un
servizio verso la famiglia ; le famiglie dovrebbero trovare da noi - non è facile e non sempre è
possibile –un grandissimo supporto e collaborazione perché insieme , considerando che la
struttura si chiama “ Casa di Residenza” , si possa agire al meglio per l’anziano…
Intervistatore
Quindi non Casa Protetta , ma Casa di Residenza ?
Intervistato
Si, adesso a livello regionale hanno cambiato la denominazione di questo servizio da Casa
Protetta a Casa di Residenza. Ogni regione ha le sue diciture …
Intervistatore
Il secondo gruppo di domande riguarda i servizi socio-sanitari e socio-assistenziali. Il primo
aspetto è relativo alla qualificazione, alla formazione ed informazione con riferimento a chi ha
indicato, sulle domande formulate nel questionario, la propria valutazione in generale sui servizi
offerti : se essi sono considerati sufficienti , insufficienti o scarsi . Il 20% delle risposte dà un
giudizio critico ( insufficienti-scarsi) , mentre l’80% ne indica la loro positività.
Su questa percentuale di criticità indicata , che coglie vari aspetti dei servizi residenziali e
non , cosa si può dire o fare e vista dal suo punto di osservazione di Coordinatore di
struttura ?
Intervistato
Sì , però bisognerebbe sapere le motivazioni che ha spinto questo 20% a dare questo giudizio di
insufficienza, perché soltanto conoscendole si potrebbe intervenire e comprendere. Io credo che a
Fabbrico , nella nostra zona i servizi siano abbastanza adeguati. Questo è il parere di chi non è
sufficientemente addentro ai servizi esterni, però la nostra collaborazione come struttura al
Servizio Assistenza Anziani e verso le Assistenti Sociali ecc. ecc. , è buona : nel momento che
emergono delle problematiche non le affrontiamo solo come struttura , ma cerchiamo di trovare
delle soluzioni , faccio un esempio : l’Assistente sociale di Correggio parla con me e dice :” Ho
questa problematica con questa famiglia , secondo te può essere adatta alla frequenza nel
Centro diurno ? E insieme si cerca di fare una valutazione, si fanno dei tentativi e si cerca di
lavorare in rete con i servizi sociali esterni cercando la soluzione idonea al problema perché il
Centro diurno non è una Casa protetta , ma è un servizio diurno compreso nei servizi alla
persona , però su persone che continuano a vivere nella loro casa. Poi tante volte come Centro
diurno collaboriamo con il Sid ( Servizio infermieristico domiciliare) : c’è una persona che ha una
medicazione da fare , la facciamo prima in struttura e poi quando l’anziano non è presente qui , il
Sid va a casa sua e continua il lavoro che noi abbiamo iniziato o viceversa.
Intervistatore
Questa si può definire una forma di integrazione tra il sociale ed il sanitario ?
Intervistato
Io la chiamerei un’integrazione sia con l’Assistente sociale , che con il Sid . Ci siamo anche
incontrati perché un’altra persona del Centro diurno ha problemi a casa e non riesce a gestire la
sua roba e crea problemi . Il tal caso potrà essere attivato il Sad - che non è il servizio
infermieristico , ma domiciliare - a vestirlo alla mattina perché possa essere messo in condizione
ed essere lavato e pulito per andare al Centro diurno.
112
Perciò , come ho detto , c’è un’integrazione ed io credo che i servizi se ne occupino abbastanza
bene … poi ci possono essere della criticità sulle quali è molto difficile arrivare: famiglie che
faticano anche ad esporsi e portare i loro problemi perché se si vuole che il problema venga
risolto ci dev’essere l’apertura della famiglia ( anch’io come struttura ho questo problema), ma
non tutte le famiglie sono disponibili e pronte ad andare dall’Assistente sociale o al Servizio
Anziani perché temono probabilmente di “smascherare” quali sono i loro problemi o preferiscono
tante volte tenerli in casa. Perché chiaramente bisogna condividere i problemi se si vogliono
affrontare …
Intervistatore
Le cause di questo potrebbero essere anche quelle uscite da altre interviste - l’attuale
condizione delle famiglie, la loro frammentazione e la mancata unità che esisteva nella
famiglia tradizionale ? E’ un fenomeno della “modernità” questo , oppure è una cosa che
tocca solo l’aspetto intimo e privato delle persone e famiglie ?
Intervistato
Io credo che ci sono due aspetti : il primo non è la modernità , anzi le famiglie che tendono a non
portare “fuori” i loro problemi sono famiglie molto conservatrici, molto poco aperte ai cambiamenti ,
che hanno paura del cambiamento ; poi ci sono molte criticità a livello delle famiglie, c’è la
frammentazione , noi ne troviamo tante con un figlio che dei genitori non se ne occupa tanto, un
altro che non gliene importa niente , un altro in conflitto con l’altro fratello che abita magari in
Venezuela: trovare una risposta adeguata non è facile , perché a volte uno va in una direzione ,
ma l’altro figlio non è d’accordo e ce n’è uno invece che sarebbe del parere di portare la
mamma o il papà in una struttura e l’altro dice di no. Si , c’è questo fatto della frammentazione
della famiglia e noi lo vediamo, ma non so se voi siete al corrente, che la presenza
dell’Amministratore di Sostegno è una figura in forte aumento, proprio perché in tutte queste
dinamiche familiari spesso e volentieri viene nominata tale figura che bene o male gestisce
l’anziano almeno dal punto di vista economico e nelle scelte importanti.
Intervistatore
E’ una figura pubblica al servizio dell’anziano ?
Segretario dello Spi di Fabbrico
Questo qui è una persona designata dal Tribunale … è come un tutore …
Intervistato
Anche qui vi sono più possibilità : l’Amministratore di sostegno è quella figura giuridica che può
essere richiesta o dalla famiglia o anche dalle Assistenti sociali , dai servizi : si fa domanda al
Giudice Tutelare il quale decide , dopo aver fatto le indagini del caso , se assegnare la
responsabilità dell’incarico a un familiare che se ne fa carico e condivide l’incarico stesso , oppure
ad un terzo. Noi abbiamo avvocati che fanno l’Amministratore di sostegno per anziani che
abbiamo in struttura e che non c’entrano assolutamente con la famiglia, ma che sono stati
nominati dal Giudice tutelare.
Segretario dello Spi di Fabbrico
Io a Fabbrico conosco 2 o 3 casi , sono i nipoti senza figli e per evitare con altri parenti … c’è
tutta una cosa così …
Intervistato
Poi , salta fuori veramente … e quello che avete detto sulla frammentazione familiare che esiste ,
c’è assolutamente …
113
Intervistatore
Sui questi problemi come struttura sia per quanto riguarda il rapporto con gli ospiti che
con le loro famiglie, fate della formazione strutturata e periodica in merito a queste nuove
problematiche ?
Intervistato
Non la facciamo noi direttamente nel senso che noi incontriamo le famiglie 2 o 3 volte l’anno con
incontri di gruppo nei quali , a volte , inseriamo anche dei temi di carattere generale che
riguardano solo ed esclusivamente l’assistenza in struttura ; poi facciamo tantissimi colloqui
individuali al bisogno o anche programmati…
Intervistatore
Con le famiglie ?
Intervistato
Si , però non entriamo nel merito
problematiche esterne e generali …
rispetto a quello che mi ha chiesto … non affrontiamo
Intervistatore
Però sempre riferite alla permanenza dell’ospite in struttura ? E quindi c’è sempre una
formazione permanente del personale ?
Intervistato
Si , dato che l’accreditamento richiede che ogni figura professionale faccia ogni anno almeno 15
ore di formazione , ma a parte quello noi ne facciamo anche molte di più ; quest’anno (2014)
abbiamo fatto tre percorsi importanti : il primo - “Vivere la vita fino all’ultimo respiro “ , che era
praticamente inerente al discorso della morte , del comportamento che dobbiamo tenere nei
confronti delle persone terminali e anche soprattutto locali; il secondo - abbiamo fatto quello
che ci viene richiesto dall’accreditamento che è la valutazione del dolore ; nel terzo – abbiamo
affrontato “ La costruzione di un codice etico-comportamentale “condiviso con il gruppo, perché
chiaramente determinati valori dovrebbero trovare - e non è scontato - collocazione in una
struttura di questo tipo…
Intervistatore
E’ una formazione suddivisa per età , per anzianità di lavoro , per categorie professionali o
per il personale nel suo insieme ?
Intervistato
Questo tipo di formazione la facciamo per tutto il personale , per OSS ( operatori/ci sociosanitari/e) , per il personale sanitario e infermieristico e le fisioterapiste che sono le figure di
riferimento per la struttura. E poi chiaramente andiamo avanti con le verifiche per vedere la
validità e l’utilità di quello che abbiamo discusso…
Intervistatore
La formazione che fate pensa che sia efficace?
Siete soddisfatti per
il
buon
funzionamento della struttura ? Ci sono aspetti o approfondimenti che pensate si
possano migliorare o effettuare ?
Intervistato
Senza formazione non ci può essere qualità nel servizio. Anche se il servizio alla persona può a
prima vista sembrare statico, le aspettative delle persone cambiano continuamente e velocemente
con il cambiare della società. Quindi anche la formazione deve essere “dinamica” e seguire
costantemente l’evolversi della domanda. Credo che nel complesso la qualità del servizio offerto
dalle strutture del nostro distretto sia abbastanza elevata.
114
In ogni caso penso che alla base del nostro “lavorare bene” ci debbano essere valori condivisi
come il rispetto, l’autodeterminazione dell’anziano, l’ascolto. Come possiamo pensare di fare il
bene dell’anziano e della sua famiglia se non condividiamo determinati valori della persona?
Intervistatore
Lei pensa che ci possono essere dei momenti in cui gli orari di lavoro , il lavoro festivo o
notturno possano creare problemi o difficoltà al personale ? Questi problemi , e i vari
aspetti che riguardano possibili o probabili criticità , vengono affrontati nelle attività e nei
momenti formativi ?
Intervistato
Certo , ma quando le operatrici vengono assunte sanno benissimo che il lavoro comprende
anche i festivi , anche le notti , Pasqua , Natale e l’ultimo dell’anno , ecc. : il problema di fatto non
esiste.
Io credo , però, che sia fondamentale creare nel gruppo di lavoro una certa armonia , lo slogan
che ho sempre portato avanti è : “ Quando entriamo nel posto di lavoro dobbiamo essere sereni ,
quando varchiamo quella porta dobbiamo essere in un posto in cui si sta bene , perché se non
si sta bene …” ; perciò ragionando in questi termini e cercando di stare il più vicino possibile al
gruppo di lavoro, ascoltando e osservando si vede che il gruppo nei momenti di criticità si aiuta :
cioè se manchi tu ci sono io.
Su tre anni e mezzo che lavoro a Correggio abbiamo lavorato senza una figura operativa
presente soltanto due o tre volte (invece che 6 presenti al mattino e 5 al pomeriggio ) abbiamo
lavorato per due-tre volte senza una figura. Questo vuol dire che il gruppo si è fatto, si fa e si
prende carico.
Faccio un esempio - anche se può essere un esempio non propriamente corretto - : domani c’è
sciopero ed io ho fatto i contingenti e cioè in teoria un turno al mattino e uno al pomeriggio per
poter garantire il diritto di sciopero , ma le ragazze hanno deciso di non aderire, non perché non
credono ai temi presenti nello sciopero , ma perché non vogliono mettere in difficoltà le altre
ragazze che lavorano, perché sanno: “ Se io manco , le altre sono in difficoltà”. Questo fatto al di
là di tutto , senza parlare di politica … è un bel gesto nei confronti del gruppo , nei confronti di
tutto il gruppo , io lo vivo come un bel gesto al di là di tutto , no? Secondo me se un gruppo di
lavoro viene responsabilizzato e gli si sta vicino rende molto, molto di più ed anche le criticità
possono essere un pochino superate.
Intervistatore
Come si è poi risolto ?
Intervistato
Le due ragazze che hanno deciso e avevano il diritto di fare sciopero , hanno deciso di venire a
lavorare di loro spontanea volontà per un mutuo aiuto nei confronti delle altre… Il Centro diurno
invece lo chiuderemo perché la maggior parte delle operatrici ha deciso di aderire allo sciopero…
Intervistatore
Per i servizi alla persona c’è il “farsi carico e il prendersi cura” ?
Intervistato
Lo sciopero è un diritto , perciò va benissimo …
Intervistatore
Allora ritiene che il personale sia abbastanza e/o sufficientemente formato, sia nelle
strutture residenziali , semiresidenziali che a domicilio , è così ?
115
Intervistato
Sufficientemente formato è una parola molto grande. Diciamo che si fa il possibile che il
personale possa essere messo in grado di lavorare con la giusta formazione, chiaramente non tutti
i lavoratori sono uguali, ci sono quelli che hanno una forte motivazione e professionalità ed altri no.
Segretario Spi di Fabbrico
Alla Landini ci sono degli impiegati così …
Intervistato
Però io dico che quando una persona che al massimo , per cultura , per capacità, per motivazioni
varie o per voglia mi può dare 5 … : se mi dà 5 sono contento, perché mi dà il massimo di sé e
vuol dire tutto…, ma se uno può darmi 5 e mi dà 2 … perché succede o deve succedere questo ?
Allora devo cercare di lavorare su quei tre punti mancanti. Se uno mi dà 5 non posso pretendere
di più di quello che è possibile : non posso pensare che mio figlio faccia l’ingegnere se non ha
voglia di studiare , devo puntare a chiedere quello che mi può dare.
Intervistatore
Il 3°gruppo di domande prevede i seguenti aspetti e la prima domanda è la seguente. In ogni
caso è visti gli aspetti positivi e critici che ci possono essere , c’è bisogno di una
maggiore integrazione tra i servizi ? Già la Dott. Turci - Direttrice del Distretto sociosanitario - ha sostenuto un tale impegno , però c’è la necessità di sviluppare ulteriori
percorsi che procedano in tale direzione ? Oppure, si è già raggiunto un buon livello di
integrazione ?
Intervistato
A me piace molto un vecchio proverbio che dice che quando pensi di essere arrivato vuol dire
che ti sei perso, nel senso che non esiste mai un punto d’arrivo, altrimenti vuol dire che non vuoi
guardare avanti. Io credo che l’integrazione oltre che essere una risorsa sia diventata una
necessità ,anche noi come Coop. Elios rispetto a come si lavorava qualche anno fa , adesso si
cerca di fare diversamente…
Segretario dello Spi di Fabbrico
… Rispetto alle risposte che devi dare , se c’è l’integrazione le stesse aumentano di possibilità e
di capacità..
Intervistato
Certamente , con Fabbrico per esempio ci scambiamo il fisioterapista , cosa che non accadeva
qualche tempo fa , sarebbe molto bello che certe operatrici che lavorano a Correggio andassero
qualche mese a lavorare a Fabbrico o viceversa : questo per parlare di integrazione dentro alla
Coop. Elios ; ciò succede perché mettendo in rete i servizi si riesce a dare una qualità maggiore
al servizio stesso oltre che risparmiare e andare molto meno in crisi, oltrechè risparmiare perché
non dobbiamo nasconderci tale necessità …
E lo stesso stiamo facendo con il Distretto , però è fondamentale che ci sia questa apertura, io ci
credo molto ed infatti non c’è nulla che facciamo senza il Distretto : con i vari Responsabili del
Distretto, del Servizio Assistenza anziani e dell’Unione abbiamo un rapporto continuo e molto
aperto nel senso che non credo che la struttura di Correggio perché è Coop. Elios, affronti un
problema solo come Coop. Elios , no il problema è di tutti , casomai se noi lo vediamo in un modo
ci si dà una mano per vederlo in un altro e perciò : “carissimi responsabili del Distretto… come
possiamo fare meglio questa cosa qui ?” Per l’integrazione tra il privato sociale , il 3° settore e le
istituzioni , tutto ciò è fondamentale …
Intervistatore
E con il volontariato , voi avete vostri volontari, famiglie che fanno volontariato o altri che
vengono dal di fuori ?
116
Intervistato
La Coop. Elios prevede una figura di socio-volontario, qui a Correggio ne abbiamo 10 - che non
sono pochi-che possono fare tante cose : c’è quello che fa le manutenzioni , quelli che danno una
mano a fare animazione, altri che vengono ad imboccare , che non sono quelli dell’Avo che
invece son riuscito a coinvolgere a Fabbrico…
Intervistatore
In questo senso ha problemi con l’Avo a Correggio , perché?
Intervistato
Non ho alcun problema con l’ AVO a Correggio, anzi il rapporto è molto buono, ma in struttura non
è mai venuta , perché la maggior parte dei volontari prestano servizio all’ospedale …
Segretario Spi di Fabbrico
Si, però ci stanno dicendo le due volontarie ( Renza e Olga) che ci sono delle difficoltà … sia a
Correggio che Fabbrico…
Intervistatore
La Dott. Turci ci diceva durante l’intervista che bisognerebbe vedere con il volontariato di creare
una situazione organizzativa a livello di sistema. Il rischio che lei vedeva era prima di tutto tra
loro ( i volontari) e poi nel rapporto con gli altri , ma qui a Correggio la situazione è diversa
avendo dei volontari propri … Con tante associazioni c’è il problema del coordinamento per non
fare dei doppioni.
Secondo lei il volontariato potrebbe diventare un sistema affinchè chi lo fa venga
maggiormente considerato ed integrato, tenendo conto della loro identità , del loro agire
volontario ? E’ una cosa possibile secondo lei ?
Intervistato
Per quanto riguarda noi sicuramente i 10 volontari fanno parte del nostro sistema e portano un
grande valore aggiunto pur rimanendo volontari , però loro sono talmente integrati che i due
volontari che fanno un po’ di manutenzione vengono qua e fanno quello che vogliono: sono parte
integrante del sistema.
Noi abbiamo avuto rapporti con il volontariato esterno quando organizziamo delle feste , la festa
d’estate , proprio perché cerchiamo , anche su mandato del Distretto , di coinvolgere l’esterno , i
cittadini. Fino a qualche anno fa a Correggio il volontariato non aveva mai messo piede in questa
struttura , da tre anni a questa parte cerchiamo di fare la festa d’estate con tutte , con tante
associazioni ( la Correggese , l’Auser, il 1° Maggio , ecc.).
Intervistatore
E riescono bene le feste ?
Intervistato
Le feste riescono , però mettere d’accordo le varie associazioni a volte è problematico , perché
sembra quasi che ognuno abbia una propria esclusiva : può capitare che manchi a volte una
visione comune nel fare la festa insieme , può prevalere in certi casi la visione invece del fare una
festa dove ognuno ha il proprio e suo giardino e cioè : “ … io faccio questo e tu fai quello “ però
c’è separatezza , manca la visione globale, la visione generale … La cosa non sta su , perché io
sono sempre un’associazione di volontariato e devo puntare a un obiettivo che , in questo caso , è
fare la festa e basta, poi che lo faccia a metà con l’altro ente o associazione non importa.
Intervistatore
Chi è che potrebbe svolgere un ruolo un po’ unificante : l’Amministrazione comunale , la
presenza di una normativa specifica o nel creare un’associazione come a RE che unifica e
coordina un po’ tutti come la “Dar voce “ di RE ?
117
Segretario Spi di Fabbrico
Alla “ Dar Voce “ ci sono tutti quelli che ne sono associati , ma l’Auser e altri… però non sempre si
va d’accordo. Quello che diceva Giancarlo è la verità c’è sempre quel timore lì : “ vengo a fare
una cosa e poi magari i risultati li prende un’associazione , e l’altro che ha partecipato ? Anche a
Fabbrico è così , insomma. Molte volte non si riesce a fare delle cose , perché ognuno ha il timore
di regalare un pezzo di suo ad un altro…
Intervistato
Sì, anch’io ho notato questo …
Segretario Spi di Fabbrico
… Quando invece le cose sono che una volta va e un’altra viene… Magari una volta io c’ho
messo due volontari in più ed ho avuto lo stesso encomio che ha avuto l’altro e la prossima volta
la mia occasione di metterne due in più può essere che potrò essere riconosciuto…
Intervistato
Infatti , più che delle norme che possono essere evase , ci vorrebbe proprio un cambio di cultura,
se il volontariato di Fabbrico decide di soddisfare il bisogno di accompagnare i bambini che vanno
a scuola, che lo faccia uno o l’altro l’importante è che alla fine dell’anno si siano avuti tutti i
bambini che sono stati accompagnati a scuola regolarmente ed affiancati e che non sia successo
niente. Questo deve essere l’obiettivo, dopodiché lo faccia una associazione o un’altra…per
questo dev’esserci un elemento di cultura e del modo di pensare …
Intervistatore
E a quel punto devono essere integrate in un sistema di rete? Dato che non si possono fare
le stesse iniziative tutte alla stessa data , come diceva la Dott.ssa Turci ?
Intervistato
Può darsi , che questa possa essere una soluzione .
Intervistatore
Rispetto alla problematica delle persone sole soprattutto anziane. Anche a Fabbrico sono emersi
dalla ricerca dei dati che sono stati in parte confermati indicati dall’Istat di qualche tempo fa e
che la Provincia li aveva poi rielaborati ed interpretati , dove si era visto che la percentuale delle
persone anziane sole - di per sé essere soli/e non significa la presenza di un disagio – era
abbastanza presente : l’essere e il sentirsi soli/e dipende anche dal grado e dalla frequenza
delle relazioni con gli altri , con la propria rete familiare o di amicizie. Su questa
problematica fate qualcosa a livello integrato insieme ai Comuni, agli enti ed alle istituzioni
e ai cittadini ?
Intervistato
Si , l’essere soli è uno dei requisisti più importanti per avere la possibilità di utilizzare i vari servizi
compreso il trasporto. Se uno a casa ha i familiari non ha i requisiti per esempio dell’uso del
trasporto “speciale”. Perciò il sevizio cambia in ragione alle richieste , non dev’essere che l’esterno
si adatta a noi, ma noi che ci adattiamo all’esterno.
Poi per le persone sole non so dirvi altro, perché è un campo che non seguo direttamente …
Intervistatore
Quindi , c’è una valutazione integrata dei bisogni che presenta la persona che richiede il
servizio ?
Segretario Spi di Fabbrico
Le persone sole , voi per i contatti che avete , sono persone che sono più difficili da
“gestire” nelle quali trovare punti d’incontro per farle partecipare , oppure trovate che non
ci siano problemi particolari ?
118
Cioè chi è a casa e non ha nessuno e quando arriva qui ( in Casa protetta o in altro
servizio ) si deve adeguare all’ambiente che trova e chi invece ha una famiglia e ha
condizioni diverse , quando arrivano nel servizio che problemi hanno : sono più o meno
chiusi e introversi o altro ?
Intervistato
No, problemi di questo genere no. Noi però ci troviamo spesso a fare valutazioni e verifiche sulle
persone che sono a casa con la badante : un anziano che vive 24 ore al giorno con
un’assistente, con un rapporto uno a uno , ha in genere un rapporto chiuso che rischia di chiudersi
e fa sì che l’anziano gradualmente si spenga , oppure che diventi addirittura aggressivo.
Abbiamo visto tante volte che queste persone uscite dal rapporto uno a uno per 24 ore a casa
con l’ assistente anche di indubbie capacità e professionalità e casomai che frequentava anche
solo mezza giornata il Centro Diurno oppure tutto il giorno dalle 8 del mattino alle 17 hanno avuto
dei miglioramenti incredibili, proprio anche a testimonianza dei familiari , anche perché loro
hanno visto un mondo nuovo : accolti in un gruppo di persone con le loro tipicità, ascoltati e per
questo l’evolversi verso una ripresa di fiducia , ed il rapporto non è più un rapporto chiuso :
questo l’abbiamo notato assolutamente.
Intervistatore
Per quanto riguarda la disponibilità di risorse ed il contenimento della spesa pubblica , lei
che ha a che fare anche con problemi amministrativi , ci sono dei timori in merito che
possono incidere negativamente sui servizi per anziani/disabili e che si possa modificare
qualcosa ?
Mentre facciamo queste interviste non sappiamo come andrà a finire, però sembra che tagli
alla spesa pubblica ne verranno fatti. Il Direttore Nicolini ha detto che nella sanità non
saranno lineari , però certamente le ristrutturazioni sono in previsione : avete cominciato
a valutare come e cosa potrà essere ?
Intervistato
Partiamo dal presupposto che la Coop. Elios è una cooperativa che opera nel privato sociale e
che deve fare almeno pareggio di bilancio … negli ultimi anni di fatto c’è stato un congelamento
delle rette dei residenti convenzionati e questo chiaramente ha creato qualche difficoltà. Il discorso
del taglio dei costi non sempre è negativo se va ad incidere su costi superflui.
In merito al discorso generale io sono un po’ spaventato , non so quello che succederà. E’ chiaro
che , facciamo un esempio, se domani l’Iva della cooperazione dal 4% passa al 10%, le Coop.
sociali faticherebbero a sopravvivere , perché un aumento di questo tipo non sarebbe sostenibile
( + 6%) . Questo è un esempio su una cosa che è già stata paventata nei mesi scorsi e spero che
non vada in porto , questo potrebbe creare dei gravissimi problemi, perché se tutta la
cooperazione sociale muore o non ce l’ha farà più , chi gestisce poi tutte queste strutture ?
Non è un taglio questo, però incide su una problematica importante ; ma è un provvedimento
importante sul quale bisogna riflettere, perché oggi come oggi tantissimi servizi , in particolare in
Emilia ma anche nel resto d’Italia , vengono gestiti da cooperative.
Intervistatore
L’ultima domanda è relativa alla Casa della Salute su questo nuovo servizio che è un po’
sperimentale. Cosa ne pensa di questa nuova struttura su cui viene espressa una certa
soddisfazione e interesse ? I problemi sociali di oggi incidono sempre più sulla vita delle
famiglie e a diversità del passato le stesse facevano parte di una comunità allora più strutturata
e che oggi non c’è più.
Questa proposta che viene fatta ai cittadini di Fabbrico c’è da utilizzare - così come sottolineava
la Dott.ssa Turci - non come un altro tipo di poliambulatorio , per avere magari più specialisti o
medici in un luogo diverso , ma anche come momento d’incontro non specificamente e solo
sanitario , ma complessivamente sui temi della salute e dello stare bene.
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E’ chiaro che per fare questo deve essere la Comunità stessa, il suo ruolo ed il farsi carico
di un nuovo modo di portare avanti la solidarietà sociale intesa come elemento centrale
per stare e restare “ in salute “ . Infatti può essere difficile, ma allo stesso tempo
importante… Cosa ne pensa in merito ?
Intervistato
Io sono molto orgoglioso che la Casa della Salute sia stata fatta a Fabbrico, perché vuol dire che
Fabbrico ha delle credenziali e che ha lavorato anche per questo: quindi per me è una bellissima
cosa.
E’ chiaro che un certo tipo di mondo si sta disgregando , questo lo vediamo tutti i giorni. Io
rammento sempre il periodo in cui - sono nato nel 1964 – Fabbrico era ancora Fabbrico, nel
senso che era ancora popolata ed aveva tantissime tradizioni ; ricordo che andavo all’oratorio a
giocare al pallone , o cose di questo tipo , e che quando tornavo a casa verso sera e che facevo
ovviamente via Roma per arrivare dove abito adesso, ogni angolo aveva un negoziante
fabbricese e qualcuno di loro mi diceva quasi sempre qualcosa : “ Dai vai a casa a fare i compiti,
dai che tua madre t’aspetta…” , ve lo dico in una battuta , ma c’era una comunità che al di là della
mia famiglia in sé ti accoglieva , ti sentivi appartenere ad un qualcosa di grande … io sapevo di
essere accolto anche se ero solo un ragazzino.
Tutto questo non esiste più , certamente non possiamo più pensare troppo indietro, per tornare
indietro, ma penso che la Casa della Salute possa essere un’opportunità per tutti per un
ripensamento in termini attuali , positivi e solidali ed un “servizio” di tipo nuovo da offrire ai
cittadini. Poi devono essere soprattutto loro, i fabbricesi a cogliere questo aspetto.
Intervistatore
La Casa della Salute , in specifico , potrebbe essere anche d’aiuto al rapporto,
all’integrazione tra i servizi assistenziali e socio-sanitari , il Comune , la comunità e i
cittadini ?
Intervistato
Tecnicamente non lo so , non so bene come sia organizzata , e perché no ? Però penso che tutto
possa contribuire se c’è la volontà di farlo.
Intervistatore
… Se i cittadini se ne “appropriano” ?
Intervistato
Questo secondo me è una cosa importante , perché abbiamo sempre l’aspettativa che siano gli
altri che ci risolvano i nostri problemi , ma noi cosa facciamo per …?
Cosa fanno o possono fare i fabbricesi affinchè la Casa della Salute sia veramente una Casa
della Salute ; se ci fosse stata 30 anni fa sarebbe veramente stata un “polo aggregante” , dove le
persone se ne interessavano direttamente e non come può succedere ora un pochino di servizi ,
ma distante da noi … non deve essere così , so che non è facile.
Segretario Spi di Fabbrico
Io avrei una domanda da fare : nel lavoro che voi fate c’è un contratto con i medici di
medicina generale? E se si , è un contratto che ha bisogno ancora di crescere, di
migliorare … oppure ci possono essere delle criticità ?
Intervistato
Beh , i medici di base in particolare quando le persone vengono ricoverate in struttura trovano
difficoltà in determinati casi , però è soggettivo , dipende dal medico , c’è il medico che lo puoi
chiamare trenta volte , perché continua a seguirlo lui , è disponibile a venire e c’è quello che
invece fatica a seguirlo: ci sono delle criticità ma non mi sento di dire che i medici di base non sono
attenti.
120
Noi troviamo a volte delle criticità, invece, quando ricoveriamo un anziano in ospedale… possiamo
venir criticati in modo non costruttivo e gratuito senza essere interpellati sulla reale situazione che
ha portato l’anziano al ricovero.
Intervistatore
Forse la parola integrazione è troppo grossa, ma almeno si tratta di cogliere l’importanza
dei contatti?
Intervistato
Si, servirebbero maggiori contatti tra le parti. E maggior rispetto delle competenze in senso
generale.
Segretario Spi di Fabbrico
Lì , ci sarebbe bisogno di migliorare i rapporti tra il sanitario in generale e il sociale , ecco … per
essere in grado tutti di rispondere al meglio ai bisogni e alle necessità …
Intervistatore
Soprattutto tra l’Azienda ospedaliera e le altre strutture residenziali. Infatti, il Direttore Nicolini a
Guastalla ha detto bene : bisogna cercare di “portare” l’ospedale nel territorio e cercare di non
ospedalizzare tutto, ma essere sul territorio e fare questo passo di qualità. Se si fa questo anche
i rapporti tra le strutture ospedaliere , le altre residenziali e il territorio stesso devono
cambiare e migliorarsi ?
Intervistato
Ci siamo trovati più volte in queste difficoltà, poi a volte hanno anche ragione, non è che sto
dicendo che .., ma è l’atteggiamento che è sbagliato : bisogna collaborare, casomai si fa una
telefonata in struttura per saperne di più dal nostro medico, dal nostro infermiere , anche perchè è
la famiglia stessa che sente più opinioni e versioni , sia la nostra che quella loro e quindi è
spiazzata e non sa più cosa pensare , e di fatto alla fine non si rende un buon servizio nemmeno a
loro : non è che ci sono i più bravi e i meno bravi , alla fine è la famiglia che ci rimette…
Intervistatore
Questa intervista termina qui . Ringraziamo Magnani Giancarlo della sua disponibilità e
collaborazione, gli auguriamo un buon lavoro ed un arrivederci alla presentazione dei reports ed
elaborati di tutta la documentazione di questa ricerca-azione.
Hanno partecipato a questa intervista/dialogo:
Magnani Giancarlo - Coordinatore Coop. Elios – Distretto di Correggio
Ricchi Luciano
- Segretario dello Spi-Cgil di Fabbrico
Vasconi Cesare
- Ufficio Studi dello Spi-Cgil di Reggio Emilia
Un ringraziamento particolare ai pensionati , ai cittadini e alle persone di Fabbrico e Correggio che
hanno partecipato , contribuito e reso possibile la realizzazione di questa ricerca-azione in tutte le
sue fasi :
 I componenti e gli invitati del Direttivo Spi di Fabbrico;
 Il coordinamento dei delegati sindacali Cgil della zona di Correggio e i coordinatori dello
Spi-Cgil e Cgil di zona: Zaffarano Giuseppe e Giannoccolo Renzo (anche in quanto
intervistato) ;
 I pensionati , cittadini , delegati sindacali , operatori/ci sociali che hanno partecipato ai
focus : Benati Olga , Calzolari Paolo, Camurri Valerio, Chiello Francesco , Galeazzi
Guerrina, Mantovani Eva, Pellicciari Catia, Terenziani Dino , Vezzali Anna, Vezzali Valli;
 I responsabili dei servizi del welfare intervistati : Magnani Giancarlo , Parmiggiani Luciano ,
Turci Giuliana .
 L’Ires e lo Spi Regionale : Minghini Cesare , Pizzica Bruno e Piccagli Maurizio;
 Per la Segreteria dello Spi Provinciale: Dall’Aglio Marzia e Casali Maria Nella.
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Testi completi seconda fase - SPI Reggio