1 Lega Spi-Cgil di Fabbrico Zona – Distretto Spi di Correggio Dipartimento Formazione e Ricerca ( Ufficio studi) - Spi di RE NON SOLO IN-FORMAZIONE MA SOGGETTI DEL CAMBIAMENTO 2^ Fase Percorso di conoscenza e questioni di collettività : un contributo per la qualità e l’innovazione del Welfare locale e per il bene comune. Coordinamenti - stesure - elaborati a cura di Cesare Vasconi – Luciano Ricchi Interviste, elaborati e sintesi Maggio / Dicembre 2014 2 INDICE Pagg. Una ricerca sociale a Fabbrico Considerazioni metodologiche e di merito Gli incontri di gruppo ( o focus) : - 1° Gruppo - 2° Gruppo - 3° Gruppo Le interviste individuali - Parmiggiani Luciano (Unione dei Comuni) - Giannoccolo Renzo ( Cgil – Zona Correggio) - Turci Giuliana ( Distretto Ausl di Correggio) - Magnani Giancarlo( Coordinatore Coop.Elios) 3 4–8 10 - 32 33 - 50 51 - 67 68 – 84 85 - 94 95 -108 109 -120 3 UNA RICERCA SOCIALE A FABBRICO “ L'idea iniziale,la realizzazione ed il suo utilizzo” di Luciano Ricchi - Segretario Lega Spi/CGIL Fabbrico La scelta di attivare questa ricerca è stata decisa dal Comitato Direttivo di Lega in occasione della preparazione del nono congresso SPI-Cgil Territoriale. C'era un forte bisogno di comprendere a Fabbrico non solo i nuovi bisogni nel sociale, ma anche le disponibilità di partecipazione, la necessità di comprensione dei cambiamenti culturali . La Lega Spi ha ritenuto che la collettività di Fabbrico in questi ultimi 25 anni abbia avuto forti cambiamenti : la popolazione è aumentata di mille unità, la sua composizione oggi non è più quella autoctona uscita dalla Resistenza, circa un terzo è frutto di immigrazione interna e straniera. Era ben presente che il bisogno di incontrare , conoscere nuove persone e idee non poteva eludere la costruzione di obiettivi sociali condivisi dall'insieme della collettività. Il Comitato Direttivo di Lega ha deciso di usare lo strumento del questionario tra gli iscritti Spi. Abbiamo scelto di fare la ricerca tra gli iscritti avendo presente un riferimento importante: la nostra organizzazione conta 1173 iscritti su circa 2000 pensionati circa nel comune, abbiamo ritenuto che la fotografia che ne sarebbe uscita sarebbe stata abbastanza rappresentativa della popolazione , ben bilanciata e credibile . Abbiamo distribuito 473 questionari , ne abbiamo raccolti 333 tutti riconsegnati dagli interpellati, con grande senso di partecipazione e di volontà per contribuire alla costruzione di nuove forme di comunità e società. Abbiamo inteso lavorare per costruire obiettivi che ci consentano di impegnare la nostra organizzazione nei quattro anni che ci separano dall'ulteriore fase congressuale con un forte riferimento alla contrattazione sociale e alla necessità di costruirla insieme con i lavoratori attivi e le diverse componenti sociali. Dopo il questionario abbiamo svolto 3 Focus di approfondimento ed altre interviste individuali , con la partecipazione e il coinvolgimento di pensionati, lavoratori , dirigenti ed operatori sociali e socio-sanitari e famiglie. Con questo lavoro riteniamo di essere nella condizione di poter presentare le conclusioni e di aprire nel futuro l’apertura di una fase di condivisione con le istituzioni e la società nel suo insieme , avente l'obiettivo di individuare nuove risposte allo stato sociale . 4 CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE E DI MERITO (di Cesare Vasconi - Dipartimento formazione e ricerca - Ufficio studi - Spi di RE) Il metodo utilizzato ( finalità ed obiettivi della ricerca-azione partecipata) ) 1. Il ruolo della comunità attivare la comunità a conoscere se stessa in quanto competente ad affrontare le criticità al suo interno ; 2. Il profilo della comunità fare emergere dati ed informazioni , le caratteristiche territoriali : i servizi, la qualità della vita e delle relazioni, le modalità per fronteggiare le criticità ; 3. La progettazione con gruppi di volontari e cittadini ,dirigenti e operatori sociali, costruire insieme strumenti di analisi , di approfondimento , di attività e di cambiamento , come processo di crescita della comunità stessa; 4. L’attivazione di forme di collaborazione e strumentazione con il gruppo di coordinamento , gruppi di lavoro su singoli problemi :questionari per raccolta dati della popolazione, strumenti di ricerca qualitativa e di coinvolgimento (interviste individuali a testimoni privilegiati , focus group ,analisi di casi , ecc); 5. Il coinvolgimento in tutte le fasi non solo al momento finale ma durante tutto il percorso di costruzione che ha portato sia all’analisi dei dati che all’elaborazione delle sintesi dell’attività svolta; 6. La restituzione dei dati momento importante della ricerca-azione per l’individuazione di priorità e delle possibili risorse da attivare per darvi soluzione; 7. La valutazione come aiuto dei cittadini alla comunità per costruire il proprio futuro ( proposte , valutazioni , soluzioni sul welfare) ; 8. Gli obiettivi del lavoro di comunità fare crescere comunità competenti con un processo che fa leva sugli aspetti che si intendono sviluppare: responsabilità sociale , peso politico e contrattuale attraverso azioni che sviluppino la relazione , la fiducia , la solidarietà e la vicinanza ; 9. La cura delle relazioni è importante avere una costante cura delle relazioni , sia nei gruppi che tra i gruppi ,sulla comunicazione , lo scambio delle esperienze ed informazioni , per sostenere ed agevolare processi di apprendimento e conoscenza di comunità ; 10. Il senso di responsabilità sociale - La cura delle relazioni e senso di responsabilità sociale; - L’attenzione alla comunicazione ; - L’apprendimento, la formazione permanente, la partecipazione e collaborazione per lo sviluppo della socialità e comunità. 5 Alcune considerazioni sul merito Questa indagine è stata decisa al fine di conoscere le condizioni, le trasformazioni socio-economiche, alcuni fabbisogni sociali , gli aspetti relazionali , le percezioni e le aspettative degli iscritti e della popolazione per lo svolgimento dell’azione di rappresentanza qualificata e di mandato . Si è proceduto attraverso la presa d’atto dei dati quantitativi emersi dai questionari raccolti ed un approccio qualitativo con momenti di incontro , di interviste di gruppo strutturate ( o focus) ed individuali , per poter contribuire positivamente alla crescita di qualità relazionale della comunità , per una più ampia presenza sociale e contrattuale del sindacato. Per considerare e valutare l’impatto ed i possibili sviluppi che questa ricerca-azione partecipata , svolta a Fabbrico in modo collettivo , in due fasi , con il coinvolgimento del Direttivo Spi di Fabbrico , dei cittadini , di dirigenti del welfare, di altre categorie e dei pensionati di diversi comuni del distretto , è necessario tenere presente che tale momento partecipativo , anche durante la fase di progettazione è stata una scelta metodologica che ha connotato questo intervento sociale sul territorio con una presenza impegnata e qualificata. Nei vari campi di intervento sociale la progettazione e conduzione partecipata , anche da parte degli stessi destinatari o loro rappresentanti , crea spazi di condivisione di valori, obiettivi e nuovi strumenti . Con la crisi dei modelli organizzativi di tipo gerarchico (apicale e direttivo ) , la partecipazione diviene elemento costitutivo delle interazioni tra gli operatori/ci , i lavoratori/ci , cittadini e dirigenti-coordinatori sociali , con l’obiettivo che le persone coinvolte ed interessate nel percorso di analisi siano da considerarsi soggetti attivi del cambiamento. L’intento è che da questi dati e valutazioni - presenti nelle fasi della ricerca - si possano attivare risorse e risposte alle vulnerabilità sociali presenti, dare concretezza dell’affermarsi di percorsi e processi partecipativi indispensabili all’innovazione dei welfare locali. In tal modo, in quanto possibili partecipanti-costruttori del cambiamento , vi è anche un riconoscimento identitario - che può tradursi in presenza fattuale - ed essere parte integrante nel dare un proprio contributo per un nuovo welfare a connotazione pubblica , alla luce delle nuove necessità presenti in una società globalizzata in trasformazione e in grave crisi economica. Scorrendo le parti trascritte di tutti e tre i focus e i testi delle 4 interviste vengono evidenziati aspetti , differenze e modalità di come si articolano i beni e i servizi pubblici del welfare locale nella sua compagine comunale, distrettuale e provinciale. I temi posti nelle domande sono stati affrontati dai partecipanti in base alle esperienze ed attività di vita vissuta come singoli cittadini, famiglie e vari soggetti ( amministratori , sindacalisti, ecc.) in quanto fruitori , lavoratori/ci, pensionati , operatori/ci e volontari che hanno contribuito sia alla costruzione che al funzionamento dei servizi sociali e socio-sanitari. In base a queste loro concrete esperienze emergono aspetti che già possono essere utili a capire com’erano i servizi in origine nella loro costituzione , come si sono evoluti e modificati i bisogni , le aspettative e le necessità , anche in relazione agli effetti prodotti dalla crisi attuale. Vi sono temi che possono essere indicati per dare inizio ad una discussione, per un percorso di approfondimenti , diviso in più fasi ed attivando forme di progettazione, contrattazione sociale , coesione e relazione con gli enti ed associazioni locali preposte, al fine di trovare soluzioni , cambiamenti e nuove modalità di approccio. 6 Anche nelle interviste individuali, su domande ed interrogativi ricavati dalle risposte al questionario, pur in presenza di differenti approcci viene espressa , come centralità , la propensione alla qualità riguardo alla presenza e al funzionamento del welfare pubblico sul territorio. Negli incontri di gruppo si è voluto trascrivere dalle de-registrazioni gli interventi e le opinioni , così come sono state espresse, intercalate da osservazioni, puntualizzazioni al fine di riconoscere, dare importanza e valore ai partecipanti attraverso la narrazione della loro esperienza di vita , di gestione , di lavoro e di solidarietà . In questo elaborato di sintesi ci sono note, considerazioni e aspetti che , oltre ad indicare tematiche evidenti e concrete da affrontare e da attivare , si cercano delle risposte in tempi medio-brevi su temi di rilievo importanti per la vita delle persone e la condizione delle famiglie : la capacità di relazionare di una comunità ed il piacere di cercare risposte ai problemi ,di dare - ricevere solidarietà e creare legami di appartenenza e di coesione . Alcuni aspetti ricavati dagli interventi ai partecipanti ai focus : “ … io ho sempre lavorato fino a 58-59 anni , lavoravo fuori dal mio paese, ma da quando ho cominciato questa attività di volontariato penso che sia aumentato del 300% il numero delle persone che mi salutano…” (pag.56) . L’Assistente sociale che di fronte a situazioni di disagio nell’indicare lo svolgimento di un servizio come prestazione avulso dalla relazione , afferma in merito : “ … se io mando un operatore o un’operatrice in casa ad aiutare a fare la spesa ha un significato… allora queste cose le facciamo anche per gli anziani e va bene, perché diventiamo un punto di riferimento per l’anziano stesso … Però se sono un punto di riferimento io mi domando: ‘ cavolo , ma ( solo) un servizio deve essere un punto di riferimento per una persona ? … e invece se si trova una persona ( un vicino o un volontario) che accompagna a fare la spesa ha un significato diverso.” (pag. 59) Anche nel valutare le differenze del welfare locale rispetto alle sue origini , quando non vi era un forte e spiccato individualismo, né una frammentazione familiare e sociale così diffusa (che può creare solitudine) e un’immigrazione globalizzata proveniente da diverse parti del mondo, si evidenzia l’importanza della relazione come elemento connaturato nei servizi del welfare ed in particolare quelli alla persona: “ Ho fatto 30 anni l’Assistente domiciliare ed era una cosa diversa che farla da volontaria. Facevamo anche l’aiuto per fare la spesa, ma lo si faceva cercando di entrare in sintonia con la persona nel creare un rapporto , una relazione e questo era importante…” (Pag.12) La situazione attuale è diversa : ai problemi non risolti di ieri si assommano quelli di oggi , per esempio in rapporto alle differenze di relazione-comunicazione non solo tra persone conoscenti , ma con persone e famiglie di origine straniera , le loro abitudini e culture : “ Ho fatto la baby sitter per i bambini extra-comunitari. Mi è servito per togliermi qualche pregiudizio e mi è piaciuto , ma sono rimasta un po’ delusa perché speravo che le mamme quando mi avessero incontrata mi parlassero . Invece quando le incontri non tutte ti salutano , solo 2 o 3 lo fanno. “ (pag.12) 7 Un’altra volontaria( baby-sitter) invece , segnala di nuovo l’importanza della relazione creatasi con bambini e i genitori di origine straniera: “ Per me fare la baby-sitter è stata un’esperienza positiva . Ancora le mamme mi salutano soprattutto quelle che si interessavano ai problemi politici della comunità …” ( pag.14) Anche negli aspetti relazionali tra i nativi , non nativi e stranieri , da parte di un partecipante delegato sindacale, si sottolinea l’importanza e la volontà dell’ integrazione sociale della comprensione anche in presenza delle diversità e quindi dell’aumento di complessità che ciò comporta : ”Adesso si vive in una situazione di solitudine a tutti i livelli , vuoi per le nuove tecnologie, vuoi perché non ci conoscono…Si nota ancora l’esistenza 2 o 3 ‘comunità’ : i fabbricesi, gente come me che proviene dal sud Italia e che si è più o meno integrata o che fa fatica più o meno a farlo , e poi ci sono gli stranieri…” ( Pag.63) D’altra parte i volontari si chiedono in più interventi cosa fare per essere più presenti, efficaci e vicini a chi ha più bisogno : “ Una delle domande che mi faccio è come si può attivare un volontariato che possa dare un aiuto alle famiglie non sostitutivo, ma di sostegno “ ( pag.13) Da queste testimonianze è presente una realtà fatta di nuovi bisogni e dello spirito di un welfare delle origini (la relazione) da non dimenticare, altrimenti i servizi sociali e alla persona sono o diventano solo erogatori di prestazioni e i cittadini clienti. Il rinnovamento per un nuovo welfare deve contenere uno spirito , così come sostiene Sergio Manghi , in cui l’aspetto principale deve essere quello di carattere umanitario , dove è presente la responsabilità verso l’umanità degli altri : la fratellanza - solidarietà. Tale aspetto assume, oggi , il valore di una grande questione culturale dove la qualità e l’umanizzazione delle relazioni, la centralità degli operatori/ci , lo stare con gli altri e le politiche di comunità sono componenti essenziali per un rilancio ed il rinnovo del welfare. Lo stesso ruolo del volontariato , per essere efficace , non deve essere integrativo , ma più integrato al sistema in rete tra professionisti , operatori , cittadini , famiglie ed associazioni. E’ necessario , quindi , ripartire dal concetto che ognuno di noi e gli altri , siamo “differenza” dove la relazione è prioritaria , soprattutto in un periodo in cui vi è , nei rapporti umani , una prevalenza individualistica dove convivono troppe aspettative, desideri, ansie e delusioni. Anche la frammentazione sociale , come caratteristica della modernità neo-liberista , va affrontata in campo socio-sanitario e dei servizi sociali , attraverso l’integrazione per la continuità assistenziale , la presa in carico e nel rapporto tra strutture, servizi e territorio. Si tratta così come sostiene Manghi di: “ Assumere come criterio guida la cura del senso e delle relazioni , con il compito , anche, naturalmente, di dare un volto nuovo alle stesse tecniche , di fare un buon uso delle tecniche.” Attualmente sono in campo idee e proposte sia a livello nazionale, regionale, locale - diverse tra loro - di rinnovamento del welfare pubblico ( lo Stato del benessere: lo stare bene) in base a necessità individuali , collettive di coesione e per il bene comune (qualità di vita) : per un nuovo welfare locale anche con la presenza di fondazioni di comunità ( come da proposta della Cgil di Bologna ) ; la contrattazione sociale/territoriale per l’individuazione , il reperimento e l’utilizzo di risorse pubblico-private a favore dei servizi soprattutto quelli alla persona. 8 E’ necessario intrecciare legami di solidarietà, di partecipazione, socializzazione per una società attiva, per lo sviluppo di un’economia sociale, di standard di qualità per un nuovo Stato del Benessere che metta in relazione : i servizi pubblici , il volontariato , le famiglie , i cittadini , il terzo settore e le associazioni di impegno sociale. “ Ritrovare e rinnovare lo spirito del welfare” - Intervista a Sergio Manghi – Docente di Sociologia e dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Parma. “ La crisi del legame sociale” di P.Stauder ( Università di Urbino) - Ed. Montefeltro GLI INCONTRI CON IL 1° GRUPPO ( Il Direttivo Spi di Fabbrico e invitati ) 9 DIRETTIVO SPI-CGIL di FABBRICO ( 28/04/2014 ) Bisi Ombretta Bianchi Agata Ferrari Gladi Guaitolini Giuliana Pavarini Lucia Levani Giovanni Foroni Lino Gibertoni Rodolfo Ricchi Luciano Vioni Amos Invitati permanenti Azzolini Annamaria Benati Mauro Marani Leo Bellesia Deanna ( invitata e partecipante all’incontro ) 10 I titoli dei temi affrontati e i colori utilizzati per una sintesi delle 1° Gruppo ( Il Direttivo Spi di Fabbrico) Azzurro “ IL VOLONTARIATO” Marrone “LA CASA” Rosso “ LA SALUTE E L’AUTOSUFFICIENZA DELLE PERSONE CHE ABITANO SOLE” Fucsia “ LA FAMIGLIA “ Blu “I SERVIZI “ Prugna “ LA SICUREZZA” Viola “ LA MOBILITA’ “ Verde “ L’AMBIENTE” Rosso scuro “ LA RAPPRESENTANZA” domande formulate 11 IL VOLONTARIATO Il volontariato a Fabbrico è una realtà diffusa ; vi è una interrelazione operativa , non strutturata fra i vari settori d’intervento e quella di tipo sindacale. L’operatività è composta di più azioni sociali che partono da una volontà ed un’esigenza di comunicare tra le persone e con l’insieme della comunità , con una connotazione iniziale composta da aspirazioni personali , derivanti dal lavoro e attività svolte attualmente e nel passato , e anche dall’esperienza sindacale che si esprime tuttora nella partecipazione attiva nel sindacato pensionati dello Spi-Cgil. Per alcuni l’operare nella realtà sociale si incontrano anche difficoltà e/o qualche delusione soprattutto nelle aspettative di ritorno: Il fare la baby-sitter “ Ho fatto la volontaria baby-sitter per i bambini extra-comunitari . Mi è servito per togliermi qualche pregiudizio e mi è piaciuto , ma sono rimasta un po’ delusa perché speravo che le mamme quando mi avessero incontrata mi parlassero. Invece quando le incontri non tutte ti salutano , solo 2 o 3 lo fanno” ( B.O.) “ Lo fai perché dai una mano a quelli dell’AVIE (associazione volontari per extracomunitari) e tutti insieme lo fai volentieri . Invece forse per la loro cultura e le loro abitudini , sono un po’ chiusi , ma noi però ci adoperiamo e ci diamo da fare..”(B.A.) Volontariato di accompagnamento ( trasporto e altri ) Aiutare per i bisogni e le necessità delle persone anziane e disabili – soprattutto sole – è una disponibilità che viene attivata dal gruppo “ Primavera” : l’accompagnamento per fare la spesa,oppure per visite o cure sanitarie. Su questi settori , sia l’aiuto per fare la spesa che per esigenze medico-sanitarie ci si domanda come mai ci sono stati cambiamenti: “ Sono volontaria del gruppo “ Primavera” e accompagniamo gli anziani o disabili nei vari ambulatori all’ospedale o da altre parti . Come esperienza a me piace molto , ma la Coop. e la Amministrazione Comunale hanno fatto un progetto di portare le persone a fare la spesa in qualsiasi negozio utilizzando la loro auto “ ( P.L.) Precisando che “ Il volontariato andava a prendere a casa l’anziano , lo portava a fare la spesa e l’aiutava: non è stata un’iniziativa diffusa, mi è dispiaciuto tantissimo perché ci sono persone anziane sole che non hanno recepito o usufruito questo bel servizio … questo non l’ho capito” ( P.L.) “ Dopo la spesa venivano a prenotarsi da noi , le persone che usufruivano di questo servizio erano supercontente, ma non siamo riusciti ad allargare l’attività” (P.L.) Nella discussione si esprime la necessità e l’esigenza di un maggiore servizio in questo campo , ma è sempre più difficile reperire persone disponibili , soprattutto in età più giovane , a fare attività di volontariato , manifestando una cera preoccupazione per il futuro : “ Il brutto è che ho paura che dopo la nostra età ( generazione) non ci sia più nessuno che si preoccupi di questo. Come volontariato non c’è alcuna retribuzione dato che le eventuali quote per le attività svolte vengono pagate direttamente in banca ” (P.L.) I servizi e il segretariato sociale Si affrontano anche aspetti di carattere storico sui servizi , nel valutare le differenze esistenti con il passato: “ Ho fatto per 30 anni l’Assistente domiciliare ed era una cosa diversa che farla come volontaria. Facevamo anche l’aiuto per fare la spesa , ma lo si faceva cercando di entrare in sintonia con la persona nel creare un rapporto , una relazione e questo era molto importante…” (B.D..) 12 E ancora : “…quando si facevano i corsi di formazione era importante anche preoccuparsi del linguaggio (anche il dialetto) se volevi entrare in sintonia con la persona, altrimenti il rischio è che si diventi un oggetto. ” ( B.D.) Quindi , si sostiene che bisogna cercare di cambiare per poter comunicare : “ Attualmente c’è un certo anonimato, che ti fa diventare un numero. Quando lavoravamo noi portavamo gli anziani da tutte le parti , anche in banca. Si cercava di entrare in relazione coi parenti e creare dei rapporti. Adesso , secondo me , il disagio c’è … “ (B.D) Si discute e si approfondisce il ruolo che la famiglia deve avere e che , in merito , va aiutata a svolgere un compito non facile : “ Le domande che mi faccio è : come si può attivare un volontariato che possa dare un aiuto alla famiglia , non sostitutivo ma di sostegno? E un’altra : perché a Fabbrico l’Auser non è ancora riuscita ad attivare un volontariato non solo sul trasporto , ma per un intervento e un approccio a domicilio per dare un aiuto alla famiglia? (R.L.) Si potrebbe attivare , organizzare una specie di Segretariato Sociale per le famiglie e soprattutto per le persone sole: “ In questi giorni io sto facendo la denuncia dei redditi. Queste persone anziane se non hanno una famiglia vicino , dei figli o nipoti , chi li segue ?” (B.D.) Il coordinamento fra le Associazioni Su queste problematiche c’è da mettere in conto l’arretramento che il servizio pubblico ( il Welfare anche locale) ha avuto in questi anni . Il volontariato , quindi , cerca di sopperire almeno in parte a questa realtà e alle nuove necessità che si sono create di conseguenza. E questo è importante da considerare. Ma , un aspetto negativo sta nelle carenze di coordinamento fra i vari aspetti che compongono l’insieme dell’essere persona ( il suo benessere) e la frammentazione che si è creata dove ognuno opera prioritariamente nel suo campo. Lo dice espressamente un partecipante : “ … Fra i vari campi di volontariato non c’è un coordinamento … c’è una certa frammentazione dove ognuno opera nel suo campo , vedi servizi a domicilio , culturali o sportivi. ( V.A.) Quindi , agevolare il coordinamento delle azioni di volontariato - per cercare di de-frammentarelo si dovrebbe sviluppare , favorire da parte delle strutture pubbliche e sociali ( enti ed associazioni) , sia per quanto riguarda la quantità che la qualità delle prestazioni, il volontariato di supporto ai servizi e di compagnia ( le persone sole) . In tale contesto anche un ruolo dell’Auser più attinente ai nuovi bisogni all’interno di un sistema di e a rete ( da creare) . I bisogni delle persone anziane e/o disabili sono molto ampi e variegati : dal problema dell’abitare, i lavori domestici , l’aiuto a chi non ha l’ascensore e più in generale l’aiuto alle persone. In merito si sostiene che : “ … il discorso è quello di stare vicino e in sintonia con i bisogni della gente attraverso l’ascolto, il parlare , la compagnia per dare un senso al vivere ed alleviare le sofferenze derivate dalla solitudine. Anche qui bisogna essere più organizzati per individuare quelle persone che ne hanno bisogno ( il non sentirsi soli nel rapporto con gli altri) … ( G.R.) Vi sono più tipi di approccio , ma bisogna tenere conto delle complessità insite nelle relazioni , un volontariato rivolto a questo tipo di solidarietà e di appoggio alle persone, ai figli e alle famiglie ci deve interessare e coinvolgere in quanto individui e anche come organizzazioni sociali : 13 “ … Io da quando sono andata in pensione ho avuto due anni con la mamma ammalata , poi ho cominciato subito con lo Spi ed anch’io ho fatto l’esperienza come baby-sitter. Anzi, dirò che l’ho iniziata perché sono stata la prima ad avere contatti con le donne che lo facevano e che era un tipo di attività che era delegata solo alle donne cattoliche e a un gruppo della Chiesa . “ (G.G.) Tali rapporti che si istaurano tra le persone ed il loro contesto sociale ( anche quello di volontariato sia laico che religioso) , sviluppano rapporti concreti di solidarietà utili per la comunità come qui si sostiene : “ Per me fare la baby-sitter è stata un’esperienza positiva. Ancora le mamme mi salutano soprattutto quelle che si interessavano ai problemi politici della comunità e si parla di problemi non solo quelli riferiti all’informarsi , ma si va al di là di come sta la propria famiglia .“ ( G.G.) Quindi per la coesione sociale è importante il coordinamento fra i vari gruppi di volontariato in difesa e a sostegno del Welfare( Stato Sociale) : “ Circa il coordinamento , dato che l’unione fa la forza , cioè tra i vari gruppi ci sarebbe minore dispersione di forze e di mezzi e in più la realizzazione di idee che possono essere gestite insieme . Superare , quindi , i compartimenti stagni. “ ( G.G.) Una tale idea di volontariato non deve essere considerata come aspetto alternativo e/o sostitutivo a ciò che deve essere la responsabilità del servizio pubblico ( il welfare locale) , ma rafforzativo rispetto a ciò che non deve essere o diventare il bene pubblico , che invece si deve basare su azioni efficaci dello Stato Sociale nei confronti della persona e dei cittadini . Per questo si sottolinea : “ Però , attenzione : ci siamo resi conto che in certe situazioni dove in momenti contingenti il pubblico , la gente , la cittadinanza ha dato una mano . Praticamente poi è passata l’idea che siccome c’è il volontariato, insomma, il pubblico poteva evitare o risparmiare una certa spesa e starsene in disparte : il volontariato ci deve essere , deve migliorare e casomai stimolare e dare il proprio aiuto e può aggiungere qualcosa in più , che può sostituire un momento contingente, ma non deve , secondo me , sostituirsi al servizio pubblico” (G.G.) Alcune proposte E’ da questo punto di vista che l’Auser può essere maggiormente presente su aspetti di aiuto alla persona ( vedi la propria presenza negli appartamenti protetti) e anche in merito ad iniziative ricreativo - culturali e quelle svolte alla Coop. Nord-est , in collaborazione col gruppo “ Primavera” facendo tesoro di un’esperienza trascorsa ( dell’Auser) di aiuto a chi ha o avverte problemi di mobilità. Si tratta di attivare alcune forme concrete di coordinamento per superare un eccessivo “individualismo ” o autosufficienza di ogni singola associazione che non agevola la comunicazione tra i vari soggetti : “ Si , ogni associazione ha un Presidente che però non comunicano tra di loro…” (L.G.) Ci sono tante correnti culturali dal volontariato cattolico a quello laico e anche scientifico e sanitario . Alcuni aspetti importanti che vengono indicati e da sviluppare sono : la costruzione di un Segretariato sociale e di compagnia : “ … mettere a disposizione alcune persone per costruire un Segretariato per anziani e disabili per aiutarli nel mettere a posto i documenti della denuncia dei redditi: vado a prendere la documentazione a domicilio e poi gliela porto a casa. Questo per le persone sole o che ne hanno bisogno e quant’altro … “ (R.L.) ; 14 E il rapporto tra le generazioni : “ Il Pedibus ( trasporto per i bimbi) è una bella esperienza perché dà la possibilità di avere un rapporto con i bambini e perciò mantenere quel contatto - tra bimbi e anziani - che c’era un tempo nella comunità che , a quel tempo , era in prevalenza contadina. “ (R.L.) Quest’ultimo è un servizio , ma anche un modo concreto di comunicare famiglie : tra le persone e le “ … è uno stimolo di domanda da genitore e genitore relativamente alla realtà o soddisfazione o meno dei bimbi ,. per una possibilità di relazione e di ri-costruzione di una comunicazione interfamiliare e di comunità . “ (R.L.) Inoltre : “ Un volontariato se vuole essere efficace ad affrontare problemi propri della modernità deve poter agire con questa consapevolezza “ (R.L.) L’ABITARE , LA PREVENZIONE A DISTANZA E LA SOLIDARIETA’ Dalla ricerca sono emersi dei temi importanti : le assenze di ascensori in alcuni condomini e la presenza di barriere architettoniche soprattutto all’interno di abitazioni . Inoltre le spese di mantenimento della casa stessa ( in proprietà è l’80%) , dove le relative spese sono abbastanza gravose in relazione alle trasformazioni intervenute nella famiglia (frammentazione), dove le case costruite dopo gli anni 60 facevano riferimento alla composizione familiare d’allora. Oggi con l’andata dei figli/nipoti in altre abitazioni ( o fuori comune) si possono trovare famiglie di 1 – 2 componenti che abitano abitazioni/appartamenti di una metratura più ampia delle reali necessità e quindi con relative spese che gravano su chi vi abita. Un altro tema è quello della prevenzione a distanza ( telesoccorso o altro) la cui importanza , vista la percentuale delle persone che abitano sole , è anch’essa sottolineata L’abitazione “ Da noi molti anziani sono riusciti a realizzare un appartamento o una casa anni fa quando la famiglia era grande : oggi si ritrovano in un’abitazione che non risponde alle loro esigenze , che costa tantissimo come costi di manutenzione e che con l’andare degli anni arriva ad avere un continuo bisogno di interventi .“ (G.G.) Il problema è abbastanza sentito tanto che in alcune assemblee sindacali con i pensionati di Fabbrico ci si è posti come affrontarlo: “ Ma io non potrei dare al Comune o ad un altro ente questa mia casa e che il Comune stesso mi cedesse un appartamento più piccolo ? “ (G.G.) Si è anche vista la possibilità o l’esistenza di una normativa regionale in merito : “ Si, c’era , l’ho utilizzata per mia madre … c’erano delle possibilità che adesso non esistono quasi più … perché chi aveva bisogno o di un ascensore o di altre necessità , comunque c’era disponibilità di contributi. “ (G.G.) Su questo tema sono auspicabili degli incontri con il Comune o altri enti preposti per vedere se ci possono essere idee o percorsi percorribili. “ Si potrebbe,casomai , chiedere ai Comuni, al Comune … fare un confronto : avete delle idee in merito ? Se noi le abbiamo , le esponiamo e loro le valutano, oppure ci espongono un’altra cosa.”(G.G.) 15 La prevenzione a distanza Circa la presenza ed il funzionamento di eventuali strumenti di prevenzione a distanza (telesoccorso, sistema Beghelli, ecc.) non è certa la loro esistenza e nemmeno la loro possibile efficacia perché chi ce li ha o li ha avuti non li utilizzava ( … lo lasciava sul tavolo) : “ Per il telesoccorso , che io sappia, qui da noi non c’è , c’era ma poi … “ (G.G.) – “ …in Croce Rossa forse c’è qualcosa.” ( P.L.) “ Io credo , comunque , che questo è o può essere un aiuto non indifferente. Se non altro,secondo me, è anche una forma che dà più sicurezza, più tranquillità : se mi sento male e sono sola …” (G.G.) C’è da sottolineare che con molti venditori porta a porta , le molte e continue telefonate per eventuali agevolazioni tariffarie o le vendite di strumenti di sicurezza per la prevenzione di incidenti domestici , hanno messo le persone sulla difensiva che anche certi argomenti necessari e utili come questo diventano poco credibili: “ Il telesoccorso ( o altro strumento) può essere una cosa del genere e non recepita come mezzo utile, data l’esistenza di tutti quei venditori porta a porta , c’è la gente che ha paura. “ (L.G.) L’edilizia abitativa Ci sono questioni importanti che vanno approfondite e poi discusse con il Comune e gli enti preposti: come per esempio tutta la problematica di una edilizia abitativa (progettazione, ristrutturazione,esecuzione) più consona alle esigenze di qualità delle persone ed in particolare di quelle anziane e/o disabili e sulle barriere architettoniche interne ed esterne alle abitazioni : “ Sulle cose dette noi abbiamo una cosa che va vista con il Comune : quali spazi per far si che i costruttori , o nella ristrutturazione delle case , tutta l’impiantistica debba avere tutta la domotica (applicazione di nuove tecnologie nelle abitazioni) fatta a Villa Adele ? “ (R.L.) Bisognerebbe anche sapere l’entità dell’esistenza di maniglioni d’appoggio o supporti per i servizi e percorsi strutturati nelle abitazioni per agevolare la mobilità dei non o parzialmente autosufficienti in base anche alla ricerca del Comune di circa 10 anni fa . “ Tutto ciò che serve per migliorare la condizione delle persone disabili e/o anziane con problemi di autonomia . Su queste cose , credo , vada aperta una discussione con gli enti interessati” - (R.L.) E ancora : “ Questo è un discorso da fare , dato che il mercato dell’edilizia non pensa alle persone di tutte le età anche anziane o disabili . ma pensa molto di più ai giovani “ (G.G.) Anche il modo di abitare o co-abitare va ripensato al di là delle sole logiche di mercato caratterizzate da una realtà ormai satura di certe tipologie abitative , di un mercato che ha bisogno di qualificarsi, vista anche la presenza di numerose case sfitte e vuote ( in una zona di Fabbrico sono almeno il 40% delle abitazioni) . Si potrebbe intervenire in senso partecipato e più comunitario orientato ad agevolare la comunicazione e la relazione tra le persone e le famiglie: “ … bisogna riprendere un discorso anche a livello locale: il problema delle case in affitto a livello pubblico . Noi abbiamo un mercato che è solo di tipo privato e i Comuni che non hanno appartamenti in proprietà da dare in affitto … la questione della permuta e della viva proprietà di cui si parlava prima … (V.A.) 16 Inoltre necessitano maggiori precisazioni nella normativa dei bandi di costruzione, nella composizione dei capitolati e vedere un possibile sviluppo di un’edilizia più sociale e coabitativa, per un nuovo modo di abitare ( in inglese : cohousing ) : “ Quando io devo costruire case nuove ( o di ristrutturazione) devo informare il costruttore che sono necessarie certe caratteristiche al loro interno/esterno , almeno su una parte di case che so che vengono abitate da persone con più di 60 anni d’età e hanno o possono avere possibili disabilità … devo proporre e considerare queste cose .” ( V.A.) Un’altra questione importante dell’abitare e che attiene alle difficoltà , ma non solo, del vivere giornaliero è quella degli anziani che , per problemi di reddito, non sono in grado di sostenere certe spese anche minime di fare la spesa e si potrebbe : “ …creare un fondo a sostegno di piccole spese delle persone più incapienti. Questa gente, queste persone devono poter vivere con una certa sicurezza … e non la possono affrontare con 500 o meno di 1000 € al mese in un anno … “ ( V.A.) Le case a più piani con o senza ascensore I risultati della ricerca ci dicono che 1 su 4 dei 197 (24.9%) che rispondono indicano il bisogno di ascensore. E quindi è un problema da verificare. Molti indicano impedimenti strutturali e/o architettonici soprattutto nella abitazioni. Quindi ci sarebbe un bisogno di un censimento in merito ? La questione sulla realtà del bisogno di ascensore in certe abitazioni è un po’ controversa e va approfondita con gli enti preposti in merito alle possibilità d’intervento : “ Nella delibera comunale si dice che mettere l’ascensore non è un obbligo , se non si supera una certa metratura o dislocazione dei piani “ ( L.G.) Una precisazione: “ C’è stato un momento che si doveva costruire con l’ascensore e poi si è costruito anche senza perché si è scelto di fare le bi-familiari o le maisonettes , che non hanno più neanche il 2° piano, ma un piano rialzato … e questo ha portato qualche difficoltà.” (R.L.) La realtà è abbastanza variegata e si presenta in base alle condizioni costruttive e di mercato che si sono evolute nel tempo . E’ una situazione da verificare , ma risulta essere abbastanza conosciuta . Vi sono realtà in cui vi sono spazi sufficienti all’esterno delle abitazioni - utili ed indispensabili all’istallazione di ascensori - di proprietà dell’Acer ( amministrazione degli appartamenti di proprietà comunale) dove è possibile fare interventi positivi simili a quelli fatti in altre zone del paese. In via Melato – dove si tratta di fare ulteriori approfondimenti su possibili soluzioni - non ci sono gli ascensori e vi sono famiglie intere con molti anziani , così come viene sottolineato : “ … gli ascensori si possono mettere anche all’esterno , il problema è la possibilità che si può avere nei confronti dell’ Acer per un’altra operazione simile come quella che è stata fatta in alcune zone. In via Melato lì non ci sono gli ascensori , ma bisogna sentire a capire dal Comune cosa si possa spendere per un’operazione simile … perché in via Melato vi sono ormai famiglie intere composte da persone con un’età media di 70 anni” (R.L.) L’abitare in solidarietà Oltre alle questioni che sono state affrontare ci sono quelle della condizione/situazione economica personale e delle famiglie :di chi ha risposto 1 su 3 considera la propria condizione precaria/negativa e il 48% ha una pensione da 500 fino a 1000 € , di queste l’8.5% fino a 500 €. 17 Forse come detto sopra c’è la necessità di pensare anche a nuove forme di solidarietà nell’abitare, nello stare in comunità come lo sviluppo delle relazioni e con una comunicazione rispettosa della persona anche nelle piccole comunità. Già sono state indicate alcune proposte e considerazioni : sulla casa , sull’abitare, sulle barriere architettoniche , sul volontariato e sulla solidarietà soprattutto con riferimento alle persone sole con problemi di non poter relazionare con gli altri e con una situazione economica di disagio e di solitudine. Certo , si tratta anche di conoscere quante e quali sono le famiglie in condizioni di indigenza - anche quelle giovani - e di forte disagio ( se ci sono …) , per poter vedere come è possibile proseguire con l’insieme e l’appoggio della comunità, del volontariato , dell’Ente locale , rafforzando la coesione sociale . Bisogna tenere conto delle conseguenze della frammentazione sociale ed individuale intervenuta in quanto conseguenza di uno sviluppo economico dominato da un mercato globale ingiusto , iniquo e non regolamentato ( il neo-liberismo) e che ha avuto delle conseguenze oltre che economiche anche sociali soprattutto nelle relazioni e nel rapporto tra le persone , per cui lo stare meglio quando si stava peggio appare nella discussione. “ … uno dei problemi “positivi” derivati dal terremoto è stato quello relativo alle relazioni tra le persone : si stava più insieme , si mangiava in compagnia . E’ stato un periodo in cui nella disgrazia si era tutti uguali … si andava da una casa all’altra. Sembra una contraddizione, ma è stato brutto per il terremoto e le sue conseguenze , ma bello da questo punto di vista … dopo si è smorzato tutto “ ( B.O e altri ). Le situazioni di disagio ci sono e , da parte degli anziani , vengono vissute con dignità anche in situazioni difficili ( e disperate) nell’arrivare a fine mese in cui le aggravanti possono essere l’età e la condizione fisica . Sono soprattutto le famiglie giovani con figli che oltre alle difficoltà del presente ( la crisi) pensano al futuro con molta preoccupazione: “ Se hai un anziano vicino di casa , forse è l’anziano stesso con la sua dignità , perché molti hanno uno spiccato senso si dignità … mi capita più di sentire qualche famiglia giovane con figli che di anziani in questo momento , per le mie conoscenze…“ ( G.G.) “ Anch’io conosco una famiglia giovane con figli che lavora solo lui , da Landini , e lei sta facendo precariato come bidella. Con la maternità l’hanno licenziata … “ (BO) “ Erano napoletani ed erano qui a Fabbrico già da tanti anni ; erano venuti qui che non avevano neanche i figli. Per cui non avevano neanche la rete parentale interna … conosco qui da noi che c’è qualche caso in più. “ (G.G.) . Il Comune e la Charitas sono impegnati nel conoscere i livelli di disagio e quali apporti dare per alleviarli. I canali di conoscenza e di contatto sono necessari per riuscire ad intervenire con efficacia : le famiglie in difficoltà , la distribuzione del cibo ed assistenze varie : “ Se ci sono famiglie operaie messe male , ci sono anche degli anziani che lo sono. Ci sono anche persone singole che non sono ancora anziane , sono lì che vivono una vita così … allora anche questo è un problema che dovremo affrontare : sapere esattamente da vicino la realtà , come sono messi e assieme al Comune e alla associazioni cercare un rapporto per individuare possibili soluzioni. “ (V.A.) I canali ufficiali di conoscenza sono importanti , ma anche in base a quello che la gente vede e sa: “ Sapere quanto il Comune stanzia e per quante persone; quali sono le leggi e le delibere comunali , regionali e cosa c’è a bilancio. Se non sappiamo queste cose noi facciamo fatica a muoverci ” ( V.A.) 18 Visto anche le disponibilità del Comune : “ … Per chiedere un incontro al Sindaco , tramite lettera , ci sono voluti 5-6 mesi . Se permane questo tipo di rapporto non si va da nessuna parte … Quindi noi un ragionamento di confronto e approfondimento lo dobbiamo fare , perché ci sono situazioni che richiedono degli interventi diversi da quelli che abbiamo fatto fino ad oggi” (V.A.) LA SALUTE , LA SANITA’ E I SERVIZI SOCIO-SANITARI I dati ci dicono che il 20% dei rispondenti vivono soli . Il dato è probabilmente in difetto, perché se si considera tutto l’universo delle persone ultra 65enni a Fabbrico la percentuale è superiore (vedi Istat). Molti hanno risposto che nell’accudimento di sé e di un anziano/disabile a domicilio si ritrovano soli/e : sedici persone indicano che non hanno nessuno che li aiuta o li supporta. Inoltre il giudizio dato , soprattutto verso l’utilizzo dalle “badanti” , risulta essere contraddittorio: se nell’accudire si posizionano al 2° posto dopo la famiglia , la valutazione da parte dei 40 che rispondono ( più di 1 su 5 ) non è molto positivo anche in merito alla comunicazione verso l’anziano assistito. Per le persone sole , il sistema dei servizi a livello comunale e di territorio presenta dei problemi. L’esperienza vissuta Se non si ha un’esperienza diretta sui servizi alla persona , sull’assistenza domiciliare o sociosanitaria è difficile dare un giudizio . “ Io non so gli obiettivi dei servizi quali sono adesso e se hanno fatto o meno una scelta precisa: un mio vicino di casa , dove c’è una persona con un tumore , il servizio domiciliare ed infermieristico vi si reca 2-3 volte al giorno … si tratta di vedere se e come nell’assistenza e presenza privilegiano queste persone, dando tutto quello che serve . ” ( B.D.) Per chi ha vissuto direttamente l’esperienza di un’ assistenza socio – sanitaria all’interno della propria famiglia sottolinea che: “ Ho assistito per 18 anni tutta la famiglia di mio marito e i servizi pubblici a cui mi sono rivolta non mi hanno mai fatto mancare niente , come materiale e come tutto …” (B.D.) Anche il ricorrere all’utilizzo di una badante è un’esperienza che ha i suoi pro e contro e chi per lo ha fatto: “ Ho avuto bisogno dell’utilizzo di una badante e sai che se la utilizzi per 24 ore ha i suoi giorni di permesso in base ai suoi diritti e la famiglia non è poi così esonerata dall’impegno diretto e a volte si deve ricorrere alla Casa di riposo. La badante che ho avuto io era una brava persona e noi come famiglia c’eravamo come presenza. E’ chiaro che bisogna essere presenti perché loro hanno la loro cultura e nel fare da mangiare lo fanno alla loro maniera. C’è anche un problema di cultura di tutte queste cose : in fin dei conti è una persona estranea…” - “ L’inserimento di una persona , per giunta di provenienza straniera, è sempre difficile soprattutto dove c’è una donna e vai attorno al suo “regno” , alla sua roba ; l’uomo accetta di più perché si è fatto sempre gestire dagli altri …” (B.D.) E’ evidente che su queste cose e del come procedere per dare un aiuto concreto soprattutto alle persone sole si deve aprire un discorso con gli Enti e all’interno della comunità con la consapevolezza che : “ Noi abbiamo mediamente poco più di 1 figlio per famiglia e la nostra comunità andrà nei prossimi 20 anni ad un aumento delle persone sole.” ( R.L.) Il reddito da pensione attualmente più della metà ( dati iscritti Spi di Fabbrico) si aggira per l’8% fino a 500 € ed il 48.5% da 500 a 1000€ e quindi , stante così la situazione, la comunità comincia a preoccuparsi anche per il futuro : 19 “ Nei prossimi anni come sarà? Avremo ancora i soldi per pagarci una badante o andare in una struttura ? Il che vuol dire che bisogna aprire un ragionamento: come e dove andiamo a prendere i soldi anche solo per mantenere i servizi così come sono ?Questo è un bel problema” (R.L.) I disagi e le condizioni “disperate” Da varie ricerche e studi conosciamo i disagi della famiglia di oggi : i figli/nipoti verso i quali aumenta la precarietà ( le giovani generazioni) , l’ accudimento degli anziani/disabili a domicilio (a Fabbrico quasi 1 su 3 ), che per una buona percentuale viene fatto in solitudine. Per queste condizioni e disagi sociali si tratta forse di conoscerli meglio , di vedere il numero dei casi , di analizzarne il tipo e l’aiuto di cui le famiglie hanno bisogno ( solidarietà) e se e come riescono a farvi fronte in relazione ai problemi che la crisi impone. “ Anche qui capita sempre più di frequente che le famiglie vedono il figlio spostarsi in altri comuni, in altre città , per lavoro. Perciò vanno visti quali possono essere le misure e gli strumenti di prevenzione per far sì che le persone sole non entrino nel campo dell’assistenza sanitaria (Ausl) , non si ammalino di disturbi psicologici e psichiatrici ( depressione , demenza,ecc. ) : e che perciò trovino una rete di solidarietà , di relazioni , che vanno visti non solo nella costruzione di più case protette , ma di luoghi e spazi di relazione dei e con i cittadini per far si che là possano trovare ed avere dei momenti per uscire di casa … altrimenti li avremo tutti in casa e saranno persone che invecchiano velocissimamente e con la perdita di autonomia che sarà rapidissima. “ (G.G.) Altre preoccupazioni ricorrenti sono quelle di altre famiglie in difficoltà che hanno al loro interno persone disabili : “ L’unica cosa , oltre a quello che abbiamo detto, mi è capitato di conoscere qualche famiglia dove all’interno c’è una persona giovane con dei problemi : o problemi dalla nascita , o anche persone che hanno avuto incidenti. Queste sono persone più svantaggiate o in difficoltà , proprio perché non c’è ancora una legge sulla non – autosufficienza , sappiamo che … per cui se per gli anziani , poca cosa ma alcune cosine ci sono , nel caso di chi ha qualcuno o ha qualche risparmio o fondo riconosciuto sull’invalidità , ma ci sono diverse famiglie dove fare da soli è un problema. E la preoccupazione maggiore di queste famiglie è quella del “ quando non ci sarò più io che ne sarà di mio figlio? “… Perché non hanno nessuna garanzia , non hanno più fondi perché si sono “dissanguati” negli anni e in più sanno già che non ci saranno delle strutture che potranno dare delle risposte . Perciò queste famiglie sono famiglie che si trovano in difficoltà economica , morale e psicologica. Quindi secondo me questo è un problema che ce lo dobbiamo porre al di là che uno sia pensionato o no , perché se uno è giovane ha davanti a sé più tempo … questo secondo me è un grosso problema. “ ( G.G.) Poi ci sono altri tipi di disagio – uno di questi è il gioco - che oggi toccano le famiglie ( e tutte le età) , che esprimono livelli di dipendenza psicologica ed hanno probabilmente origini da bisogni apparentemente economici , ma che assumono risvolti devianti quasi di tipo patologico , di valore, in quanto stile di vita (disperata) e per poter vincere : “ …ci sono tanti anziani che si sono messi a giocare e che rischiano anche la povertà. E’ un illusione che ci danno tutte le mattine di andare a giocare , perché poi hanno delle difficoltà a fare la spesa : è una dipendenza da speranza … e non è una cosa di poco conto e poi pian piano diventa una malattia. “ ( altro intervento) 20 Oltre ad una realtà più generale ed ingiusta che incide negativamente sugli equilibri delle persone e del loro vivere – dove si tratta di vedere cosa può fare la comunità e come può essere presente il sindacato in quanto organizzazione sociale della comunità - , c’è anche una mancanza normativa e di controllo pubblico in grado di difendere quegli individui più deboli ed indifesi da abusi che a volte sconfinano nel malaffare speculativo . Su questi temi molti intervengono: “ Il problema è anche politico , ma quando si danno le licenze per mettere queste macchinette dappertutto : lo stato ci guadagna . Il gioco fa male , ma c’è un guadagno dello stato , come le sigarette che uccidono. Chi ha giudizio (le regole) nel far giocare con le macchinette è un conto , ma poi subentra l’illegalità , la mafia o la camorra e poi sappiamo come va a finire … “ (L.G.) “ Poi l’anno scorso c’era sul giornale che a Reggio hanno messo su un istituto , una casa di cura, che accoglieva delle persone per guarire da questa malattia per curare e poter guarire da questa malattia del gioco … si vede che come zona siamo a livelli molto alti.” (B.A.) “…se uno oggi gioca e se ha la speranza di rifarsi col gioco , vuol dire che è entrato in un’idea dato che nessuno lo aiuta allora tenta col gioco o forse a volte per mantenere certi livelli di consumo che lo incitano e poi è entrato in un meccanismo che è andato ben oltre … “(R.L.) “ Succede un po’ anche a Fabbrico … tutte le mattine si vedono e vengono coinvolte molte persone … “ (L.G.) “ … È la voglia di giocare … però lo scorso anno erano venute delle persone per mettere su una sala giochi ( a Campagnola) . Lì la cosa è stata rifiutata , ma poi l’hanno aperto in altro luogo. Il nostro Sindaco è stato abbastanza sensibile e bravo a non aprire assolutamente una cosa del genere.” ( altro intervento) “Vi sono livelli di dipendenza , bisogna stimolare i Comuni per verificare tali livelli nella popolazione e già visibili … poi vedere come ridurre un tale fenomeno , perché veramente è o può divenire una piaga sociale , eh … “ ( altro intervento) Anche il proliferare delle feste della birra incentivo all’abuso viene preso in considerazione in quanto possibile “ Dico una cosa … ho preso su , ma lo dico lo stesso : è la festa della birra. Con della birra da tutte le parti , dopo facciamo un discorso sui ragazzi, quasi bambini che cominciano a bere a 1012 anni . Perché non facciamo la festa del the invece che della birra ? Fanno una festa della birra il prossimo sabato…” ( B.D) C’è chi propone di cercare di saperne di più circa l’entità : “ Quanti soldi vengono giocati a Fabbrico ? Se il totale a Reggio Emilia è 1 o 2 milioni di Euro , bisognerà sapere quanti soldi come sono distribuiti … e vero? Se qui sono 100 , 500 o 700 mila, per esempio , che incidenza hanno 70.000 sul totale della popolazione ( bisogna fare delle stime). Sai quante persone circa , e poi chiamare i gestori , se sono 500 le persone per esempio che giocano più o meno quotidianamente , quanti di questi in percentuale sono anziani , adulti o minori. Però il Comune deve cercare di sapere …” (V.A.) Si tratta di vedere se il Comune può sapere tutte queste cose. Però non avere gli uffici e le attrezzature e gli strumenti è difficile . Il Comune di Fabbrico , per esempio, non fa certe cose o certe stime sulla parte del fisco , perché non ha l’ufficio , hanno tagliato ogni possibilità ai Comuni di entrare sulle possibilità di saperne di più sui fenomeni sociali compreso il fisco … insomma , io non lo so è un discorso molto complesso , se quelli che vendono i gratta e vinci ti dicono che giocano anche 100 € al giorno ...” (R.L) “ E le macchinette , che guadagno danno … e che spesa fanno i giocatori ? “ ( altro intervento ) 21 “ Io dico quello che mi hanno detto . Una media fai presto anche te a farla: se sono 400 quelli che giocano di continuo e se tutti giocano 25 € al giorno hai già fatto la media di quanto spendono in una giornata e anche in percentuale rispetto al dato che c’ha dato la città di Reggio Emilia ( R.L.) E’ importante conoscere i dati - se questi sono la conseguenza dei livelli di disagio che possono esserci. Ci sono i servizi alle tossico – dipendenze preposti , non è propriamente il mestiere del sindacato , anche se il fenomeno può dare il senso della crisi di valore che investe la società , se si vuole essere presenti nella comunità e come Camera del Lavoro è importante comunque sapere i livelli di sfiducia , di disagio e le preoccupazioni a cui si è arrivati … I servizi socio-sanitari Uno dei problemi che emergono è quello di una informazione che sia efficace per i pensionati e per i cittadini in merito alla qualità ed efficacia dell’informazione dei servizi sociali e socio sanitari e anche quelli più propri del sindacato contrattuali e di tutela. Forse per la Camera del Lavoro tutto ciò è un po’ scontato dato che l’adesione , la partecipazione che esprime il consenso e la sua positività sul territorio comunale e distrettuale , è molto presente. Circa il come e cosa fare per informare meglio gli iscritti e i cittadini chi risponde sui servizi pubblici indica che il parere positivo si attesta sull’80% e il 20% pone aspetti critici. Il nostro compito è quello di sottolineare le criticità con l’obiettivo di contribuire ad una migliore qualità dei servizi soprattutto quelli alla persona. Si tratta di vedere come ci si informa sulle visite specialistiche e sui servizi offerti e soprattutto sui luoghi e sulla qualità di questi. Come ci si può informare? In questi casi sappiamo anche che per certi versi conta molto il sentito dire , il passaparola. Ma forse non è sufficiente . Con l’informazione ufficiale verso le famiglie e i cittadini , ci può essere qualche problema . Ed in merito è giusto dire cosa se ne pensa del rapporto informativo e di efficacia e efficienza dei servizi pubblici offerti. “ Conta molto il passaparola. Una carenza che noi abbiamo è nei medici di base che tante volte , quando ci prescrivono una visita specialistica … beh , se si chiede un qualcosa in più in merito alla prestazione non sono in grado di dirtelo : cioè spesso ti dicono di andare al Cup. Dai medici di base un minimo d’informazione in più servirebbe , perché serve anche a loro, perché questo dimostra che anche loro non sono a conoscenza di cose che debbono o dovrebbero sapere e poi c’è il rapporto qualità - efficienza dei servizi alla persona. “ ( B.B) Oltre all’efficacia dell’informazione , vengono indicati i tempi d’attesa , la qualità dei servizi ed un ricorso verso una privatizzazione convenzionata anche se i risultati delle visite e analisi fatte privatamente non vengono poi messe in rete. “ Dal servizio pubblico si pretende qualità e tempestività delle risposte, perché è giusto che ci siano , però sappiamo che a volte c’è da aspettare anche dei mesi, nonostante siamo in una zona che dobbiamo ritenerci fortunati. La stessa cosa non la vedo per esempio se ci rivolge ad un istituto privato : vuoi per fare un massaggio, vuoi per fare i raggi , vuoi per … - Però , secondo me , va proliferando anche l’offerta di istituti dove si danno delle offerte di esami ad un prezzo che io mi chiedo se siamo sicuri della loro qualità . Perché ci sono degli ambulatori che danno delle prestazioni a prezzi inferiori ai tickets. Bisognerebbe fare attenzione perché si corre un pericolo di svuotare il servizio pubblico delle sue caratteristiche di qualità …” (B.B.) “ In parte è quello che dicevamo prima, tagli i fondi per la sanità pubblica , … dai campo alle strutture private o attraverso convenzioni con la struttura pubblica o comunque in modo privatistico di occupare quegli spazi di tempestività che la struttura pubblica non è più in grado di avere . Perché nel momento in cui tu tagli i fondi , tagli anche la possibilità di avere esami e cure in modo più tempestivo: se devo curare una persona e fare un’analisi o un intervento con delle strutture che avevo 30 anni fa e personale non sufficiente , le persone che hanno dei problemi se ne vanno da un’altra parte. Questo taglieggiamento deve finire : è ormai preoccupante in tutti i settori. ” ( A.V.) 22 “ Io sono andato dal medico e gli dico che ho un dolore che non so da dove possa derivare. Questo mi fa la carta per andare al Cup ; quando vado al Cup questo mi dice : “ c’hai l’ecografia fra due mesi , ci mette urgente … Allora cosa fai ? Perché io il dolore ce l’ho e mi dicono che l’ecografia si farà fra due mesi… allora cosa faccio : domani vado al pronto soccorso , dico che c’ho il dolore , mi fanno i raggi e mi dicono subito quello che ho … perché questo succede , eh … ci si lamenta perché c’è il pronto soccorso intasato , però il problema è cosa fare. Poi se hai i soldi vai dal privato. (L.G.) “ Il problema dell’’informazione esiste per tutti anche per l’organizzazione sindacale. Noi abbiamo un problema di informazione perché alla fine per la stessa devi fare delle campagne che ritornano periodicamente , oppure la gente non sa che esiste il servizio domiciliare, ecc. Sulla legge della non autosufficienza , ne parla poco anche il sindacato. Adesso interessa più l’occupazione , naturalmente le altre cose vengono sminuite , però le leggi regionali n. 5 e n.2 , che sono quelle che hanno dato molto sulla non autosufficienza, non le conosce nessuno … o le conoscono in pochi . Sui medici di base se hai bisogno di certi presìdi , molte volte non viene indicato ai pazienti come si fa ad accedervi. Lo devi imparare da un amico o da qualche conoscente … o andare al Cup . Noi dovremmo dire che su queste informazioni debbono svolgere un ruolo anche gli uffici dell’URP e per questo vanno fatti degli investimenti.“ - ( R.L.) “ La gente va più spesso all’URP del Comune che a quello dell’Ausl. Quello dell’Ausl tu devi andare per forza a Correggio per chiedere un’informazione , ma se devi sapere come fare per portare a casa il letto per un tuo ammalato , se è l’Urp di Fabbrico che viene interessata , deve saperti dire : “ Guarda devi andare alla Casa della Salute e devi far lì la domanda e ti diranno il tutto “. Altrimenti la gente non sa … se facessimo un’indagine per sapere chi sa cos’è la “Casa della Salute” e non più il Cup - sarà l’1%. “ (R.L.) “ Dopo tutto , tutti abbiamo un sacco di paura di morire , ed è anche per questo che abbiamo bisogno di fare presto . Anche il pronto soccorso viene utilizzato male , tant’è che i tickets sono anche aumentati. Se tu vai con un codice verde è ovvio che non ti mandano subito a fare gli esami , se devi aspettare 7 ore aspetti , perché è così . Allora diventa anche un problema d’informazione” ( R.L.) ( 2° Incontro ) Nel secondo incontro i partecipanti - gli stessi presenti nel primo - hanno voluto approfondire alcuni temi indicati nella discussione precedente ed in specifico : la non autosufficienza, la famiglia, l’assistenze domiciliare e il servizio sociale , la crisi economica - l’occupazione, il volontariato e la solitudine . Inoltre si prosegue nell’affrontare le problematiche che sono state indicate nel questionario nella prima fase della ricerca come : l’ambiente , la mobilità , l’ambiente e la sicurezza. Sarebbe buona cosa se si considera questo lavoro importante per i temi che sono stati indicati , si potrebbe farlo conoscere per contribuire , per il metodo utilizzato , a costruire collegialmente programmi a medio termine, considerato che si sono affrontate e sottolineate delle questioni a valenza più generale . GLI APPROFONDIMENTI Gli anziani e la disabilità “ Io avevo detto che agli anziani si aggiunge anche questo problema e questa preoccupazione: quando hanno dei figli disabili , non autosufficienti , esiste anche la preoccupazione del dopo di me chi accudirà mio figlio ? (G.G.) 23 E poi c’è la presenza e la funzione dell’assistenza domiciliare in quanto servizio ( o domiciliarità) : “ Come ho già detto : quando io lavoravo ( come assistente domiciliare ) c’erano degli obiettivi per assistere l’anziano , ma anche altre disabilità sotto l’aspetto del fare e un po’ di tutto : accogliere la persona , seguire ed attivare un segretariato, e tante altre cose. Ma adesso per quel che mi risulta è cambiato tutto , quindi si và a prestazione : andare a prestazione è come se io chiamassi uno per un compito da fare , una volta fatto va a casa , punto. Quindi secondo me bisogna sapere… io non lo so , bisogna farcelo dire , da chi gestisce i servizi” ( B.D.) Le famiglie e i disagi “ Per quanto riguarda le famiglie e i loro disagi. Abbiamo , secondo me , un problema e alcuni temi che dobbiamo tenere presente adesso e per il futuro: le famiglie dove non c’è una residenza allargata e i genitori che rimangono soli ; nei e fra i giovani vengono avanti certe tipologie dell’uso e del consumo dello stare insieme in modo molto diverso da quello che come generazione avevamo noi: l’abuso di alcol , di bevande alcoliche e così via è sempre più frequente. Quello che manca è che dovrebbe in un certo modo funzionare meglio l’assessorato locale quindi l’assistenza sociale a livello locale e distrettuale: cioè di un sistema a rete in cui il lavoro dell’Assessore non deve essere solo quello di fare degli incontri periodici,di per sé importanti , ma che le strutture di volontariato, compreso anche il sindacato e la società civile , siano messe in condizione di discutere fra loro e di mettere a disposizione le proprie esperienze e conoscenze all’interno di un tavolo operativo in grado di cogliere queste eventuali tendenze e novità negative che possono esserci. “ ( V.A.) “…certo che le problematiche sono molto vaste e per me e per quello che mi riguarda la questione sociale ed assistenziale , in merito agli anziani , la risposta che si cerca di dare si svolge in senso positivo, anche se rimangono i problemi che abbiamo accennato. Forse quello che dobbiamo dare è un nostro contributo all’interno delle strutture dove questi problemi si possono presentare. Questo è un tema di carattere generale , cioè c’è un disagio giovanile che porta e che si esprime anche all’interno delle famiglie.” ( V.A.) “ La struttura familiare non è più quella di 30 anni fa , è una struttura che diventa sempre più piccola e che si allarga nel territorio tra i componenti in termini di distanza/lontananza , e questo crea problemi di rapporti sia all’interno della famiglia , sia all’esterno : ed anche questo è un problema di cui tenere conto. Noi abbiamo una società che invecchia sempre più , ma al suo interno invece di avere la possibilità di darsi una mano l’uno con l’altro , questo non avviene , perché i figli non sono nello stesso luogo o adiacenti ai genitori. Questi sono temi non solo economici , ma che hanno ripercussioni su altri ambiti come la salute e le relazioni che subiscono dei cambiamenti e che hanno un’incidenza sulla vita di ognuno.”( V.A.) “ L’Unione dei Comuni ha la possibilità e può entrare nel merito di ciò che questa ricerca propone all’attenzione del dibattito generale. Perché , faccio un esempio, io pur partecipando ad alcune commissioni , quando si entrava nel merito di alcune questioni … su questa parte del disagio generale venivano collegate a delle necessità che l’Unione dei Comuni doveva affrontare con nuovi obiettivi e per diverse ragioni : di costo , di competenze, di specializzazioni e professionalità e cose di questo genere” ( F.L. ) “ Si individuavano i casi e le necessità , ma era un fare che veniva costituito , costruito sia attraverso momenti d’incontro , con personale specializzato , anche dal punto di vista pedagogico, psicologico , in un rapporto con le nuove famiglie, con l’handicap , ecc. ; aspetti psicologici su vari problemi e la necessità di individuare in quella sede , con vari supporti , ma anche con luoghi d’incontro e luoghi di discussione . Si metteva anche in evidenza , in quella sede , la necessità di mantenere un’estrema riservatezza su alcuni casi : le singole famiglie , la preoccupazione di trasferire all’esterno questioni particolari di nuovi disagi … non so se rendo l’idea … (F.L.) 24 “ Dall’Osservatorio delle famiglie dei pensionati risulta che c’è una preoccupazione di un anziano che pensa che la propria terra o proprietà , non sa chi se ne farà carico dopo di lui : chi è che ci terrà dietro quando non saremo più ? “ ( F.L) “ …quante sono le famiglie che hanno dei problemi o con la presenza di portatori di handycaps , con figli che hanno vissuto insieme o che sono in comunità ? E la qualità dei servizi …? Ci sono già questi dati , si tratterebbe solo di andarli a reperire . Ma le risposte , io credo , non possono essere solo ricercate … le dimensione sono o possono essere anche contenute per ragioni di costo , di qualità e per altre varie ragioni . Quando parliamo di queste cose parliamo anche di costi, di denaro e di risorse eh … ( F.L.) “ …quali potrebbero essere i disagi delle famiglie . Io penso che la cosa che ci stiamo dimenticando sono anche i suicidi che sono avvenuti in questi ultimi anni di persone che … giovani e non giovani … il che vuol dire che se c’è uno che si toglie la vita problemi ne ha … (L.G.) Da ricerche e studi fatti una delle cause di chi si toglie la vita è la mancanza o l’interruzione della comunicazione/relazione o la disperazione dell’isolamento … intendendo per comunicazione/relazione il rapporto che si ha con se stessi e gli altri e che si esprime nei vari settori e sistemi sociali della società … “ Infatti , è in generale , lo diciamo sempre, che un tempo c’erano più affinità , solidarietà , ci si parlava molto di più e ci si comprendeva . Oggi c’è più disgregazione , però quando si arriva a questi livelli probabilmente i sentori e i sentimenti di quello che esisteva non c’è più , cioè su queste cose qua una riflessione ci sarebbe da fare , perché anche a Fabbrico , specialmente sui e nei giovani - posso capire un anziano che arriva quasi a fine vita - , ma un giovane che parte da Fabbrico e va sul Ventasso e poi si butta giù, tanto per dirne una eh .., e quell’altro che va in campagna e si impicca …” ( L.G.) “… bisogna anche vedere la singola situazione : uno che ha avuto un abbandono, l’altro che …” (F.L.) “… C’è un problema di poterci attivare e poi costi e non costi , si vedrà . L’attivarci per una interlocuzione anche con la società , per tentare di ricostruire un minimo di tessuto sociale che già le famiglie ci hanno indicato e relativamente al vissuto di tutti i giorni . Per chi lo è , si è soli sul piano della mobilità ; si è soli sul piano delle conseguenze di una progettazione o struttura edilizia , perché la casa non risponde più alle esigenze e ai bisogni delle famiglie di oggi ; si è soli sull’autonomia individuale , perché se tu o gli altri non ti mettono in condizione … Mi sembra che questi siano gli argomenti e i temi che ci vengono indicati , perché ci danno il modo di aprire un ragionamento, poi si vedrà dove si va a finire e cosa riusciremo a fare … “ (R.L.) La crisi economica e l’occupazione ( realtà e timori) I risultati che ci provengono dalla ricerca dicono che più dell’80% ritiene soddisfacente la propria situazione familiare. Noi non sappiamo se questa soddisfazione tiene conto anche di eventuali disagi derivati da altri fattori : i figli che non trovano da lavorare , che hanno bisogno dei genitori , ecc. , perché un pensionato che ha già aiutato i figli , ma che ha perso circa il 30% del valore della sua pensione, non è forse più in grado di dare l’ aiuto richiesto. “ Mi sembra che sia cambiato , negli ultimi tempi , soprattutto la capacità dei giovani ( e delle famiglie) nel mettere su casa , nel gestire il risparmio nei confronti dell’attuale situazione di crisi , e quindi che i figli si rivolgono sempre più ai genitori i quali fanno fatica ad aiutarli. Mi sembra , inoltre che il problema della casa sia fondamentale , perché prima i figli partivano nella vita con l’aiuto dei genitori , con la crisi non sono più in grado di affrontare queste difficoltà. 25 Tutto ciò deriva da una situazione di incapacità , anche se Il discorso è tutto collegato economicamente , ma anche dei rapporti sociali esistenti che questa situazione produce : nei confronti della gente , della popolazione straniera immigrata , la paura e il pericolo che il lavoro possa venire a mancare. Tutte queste cose , compongono un insieme di una condizione insomma di precarietà , se non addirittura negativa. “ ( G.R.) “ Quindi cosa fare ? Questo è secondo me la questione che dobbiamo porci : è quella di impegnarci anche nei rapporti con la gente a lavorare, per quanto possibile per gli altri anche con degli aiuti di indicazione. Cosa può fare il sindacato? Dare il proprio contributo di proposte per affrontare le difficoltà. I Comuni debbono fare la loro parte e fare delle battaglie nell’allearsi con parti della società e soprattutto con chi sostiene il valore del Bene Comune : con le organizzazioni sociali , con la gente per un possibile miglioramento . Noi dobbiamo rivolgerci alle istituzioni per seguire dei percorsi concreti per aiutare le famiglie che sono in condizioni difficili . Bisogna inventare delle attività anche pubbliche per esempio : risanamento del territorio ecc. per una parte di gente che non sa cosa fare … ( G.R.) “ Al momento la situazione di Cassa Integrazione non è molto presente , c’è una parte di mobilità. In questo momento non stanno facendo la Cassa … L’hanno fatta fino a febbraio , per qualche settimana. Un anno e mezzo fa ce n’era una maggiore presenza , c’era una Cassa strutturata alla Landini , all’Emiliana imballaggi , alla Fabbricese ( contratti di solidarietà , per due volte). Oggi una grande presenza di Cassa non c’è … però sono diminuiti i posti di lavoro in un buon numero. Di questo non ne parla nessuno , ma c’è come dicono i risultati della ricerca : il problema è dei nipoti dove un 12% sono in mobilità , in Cassa integrazione o disoccupati “ ( R.L. ed altri) Volontariato laico e cattolico E’ presente ed in attività a Fabbrico sia un volontariato laico che cattolico , più altre associazioni di cittadini presenti su più temi di carattere culturale,sportivo e ambientale : “ Si, c’è da parte di alcuni volontari della Parrocchia e qualche privato , amico o conoscente. Oppure alla domenica per partecipare a momenti di socializzazione , di gioco sociale (tombola,ecc.) , dove alcuni vanno a prendere un anziano a casa , così individualmente … sempre in Parrocchia. Noi , invece , su questo abbiamo avuto qualche pecca, diciamo. Noi non condividiamo il modo così come viene fatto , perché viene fatto in modo pietistico, noi invece se diamo un aiuto , una compagnia lo intendiamo in modo diverso. Se poi … (G.G.) “ C’è anche un po’ di chiusura da parte della Parrocchia , se si sono aperti con L’AVIE (associazione volontari per gli extra comunitari) , però non so bene … “ ( P.L.) “ … ognuno si può trovare un po’ a disagio , non lo sente un luogo suo e allora si fa fatica. Adesso qualche volta si collabora , qualche volta in più, almeno riesci a parlare con loro.” (G.G.) Ci sono delle differenze anche storiche tra laici e religiosi nella comunicazione , nelle sensibilità e scelte individuali e nello stare nella società . L’approccio religioso è in parte simile e diverso: c’è la volontà per entrambi di fare del bene , la speranza di vita e di un’altra vita oltre la morte . Ci si comprende ma ci sono anche ruoli diversi nella società: “ Se parliamo dei primi aiuti agli extra comunitari dobbiamo anche analizzare le cose , prendendoci anche le nostre responsabilità , insomma. I primi extra-comunitari che sono venuti a Fabbrico non siamo stati noi che siamo andati da loro. Le strutture religiose hanno dato degli spazi , li hanno fatti dormire là … noi abbiamo intrecciato rapporti più tardi che casomai sono stati anche rapporti in alcuni casi più proficui e in altri casi per trovare lavoro o che so io , però noi avendo una mentalità un po’ diversa ci siamo comportati come dicono i cinesi “ noi non ti diamo il pesce, noi ti insegniamo a prenderlo …”, invece generalmente dagli altri c’è più il fatto di dare delle risposte “ (G.G.) “ Abbiamo due ruoli diversi : la Charitas è una cosa , il sindacato un’altra … ( V.A.) 26 “ Io non parlavo solo del sindacato o di istituzioni, parlavo di atteggiamenti , di persone … che gravitano attorno ad un certo ambiente e altre invece …” ( G.G.) “ Si , perché poi alla Charitas difficoltà…” (altro intervento) a RE ci vanno tutti , ci va la gente che ha bisogno ed è in “ E’ evidente che le risposte che dà la Parrocchia dovrebbe darle anche il Comune , il pubblico … il welfare o stato sociale … ( V.A) L’informazione e i servizi “ L’informazione è scarsa , se non si va alla camera del Lavoro si sa poco. Quello che si sa , lo si sa perché si fa parte del sindacato. Se io fossi un semplice cittadino non so se e a chi devo rivolgermi . I servizi alla persona non vengono pubblicizzati , secondo me , dall’Amministrazione locale . Ad esempio se io ho un anziano in famiglia con problemi , dove vado? Vado all’URP? Chiedo all’Assistente Domiciliare?Per il cittadino … se l’offerta è poco pubblicizzata , per esempio l’Unione dei Comuni dovrebbe informare di più : sono loro che distribuiscono l’Assistenza a domicilio nei vari paesi ? Con che criterio lo fanno ? “ ( B.D.) “ Secondo me , noi abbiamo visto dai risultati del questionario che buona parte delle persone conoscono i servizi . Quando dicono di saperlo è un conto , quello a chi rivolgersi è un altro. La percentuale di chi conosce non sempre corrisponde alle persone che si rivolgono agli Enti preposti. E secondo me le ragioni sono alcune : non sempre si ha ,quando vai negli uffici , quel riscontro che vorresti. Perché non sempre c’è disponibilità , non sempre c’è la persona adatta a risponderti o perlomeno non dappertutto c’è una conoscenza esauriente delle risposte da darti. Molti di noi preferiamo chiedere direttamente alle persone , a chi ha già vissuto l’esperienza : ““eh, tu cosa hai fatto ? Dove bisogna andare ? Cosa c’è da fare ?” In questo modo puoi forse saggiare la qualità e poi hai l’impressione di avere tempi più brevi , perché molte volte , noi abbiamo a Fabbrico , l’ufficio contatti per le badanti dove le famiglie che ne hanno bisogno si rivolgono a questo ufficio per ricevere un aiuto. Beh , io ultimamente ho avuto un’esperienza di un’amica che le ho detto una volta “ Sei andata all’ufficio contatti ? “ “ Veh – m ‘ ha detto – lasciamo stare per piacere … io ci sono andata , però - mi ha detto - A beh , signora adesso prendo nota , bisogna che venga una prossima volta “ . Come minimo passano 3-4 giorni , poi quando ci vai ti dicono “ Ho sentito , ma al momento non c’è disponibile nessuno . Aspettiamo un momento per vedere se si rende disponibile una persona “. Questo è un problema , poi si sente altri pareri del tipo “ Tu , che sei andata lì hai trovato ? “ “ No veh , ti dico io come fare per sveltire le cose …” . Per cui non c’è quella fiducia nelle istituzioni come dovrebbe esserci.” (G.G.) “ Noi abbiamo la “Casa della Salute “ , è un nome un po’ vago … nella Regione Emilia Romagna ce ne sono di 25 tipi diversi … però se escludi alcuni cittadini che lo sanno e chiedi : ‘Esattamente dentro la casa della salute cosa si fa? Quanti sevizi si erogano e in che modo ? ‘… Si potrebbe chiedere come sindacato , che il Comune si impegnasse, tramite il suo Assessore e periodicamente, ogni qualvolta c’è un cambiamento , uno scatto nei servizi , una cosa nuova o diversa , di fare assemblee, incontri informativi ed anche se non ci saranno in molti , però tu puoi dire che l’hai fatto e hai cercato d’informare. Però , secondo me il fatto di avere un rapporto più stretto con la cittadinanza , questa è un’esigenza che c’è ed è forte. “ ( G.G.) Il responsabile politico che ha la delega è l’Assessore al Welfare . E il responsabile tecnico c’è a Fabbrico ? E’ l’Assistente Sociale ? “ Si , è l’Assistente Sociale ( alcuni lo sanno , altri no, non la conoscono ) … bisognerebbe che il Comune faccia dei momenti informativi … “ ( varie risposte affermative) 27 “ Noi siamo l’organizzazione sindacale e dobbiamo chiedere che si faccia un’informazione efficace per superare l’inadeguatezza dell’informazione sull’insieme della totalità dei servizi … C’è un’insufficiente informazione e di coinvolgimento nelle scelte di fondo ed anche uno scarso rapporto con l’Amministrazione pubblica e quali dei servizi locali vengono garantiti dal Comune e quali devono essere concessi o dati in consegna. Se noi la mettiamo così , diventa un blocco di richieste sindacali alla nuova Amministrazione o all’Unione dei Comuni . Andiamo là non più solo come Lega Spi di Fabbrico , ma la zona/distretto sindacale Spi e Cgil , un coinvolgimento più ampio dove confidiamo un confronto , no? … riconfermiamo la necessità di maggiore democrazia , maggiore partecipazione e che la gente sia informata. Sulle tariffe, per esempio, i ritocchi che si sono stati , sono state rispettate le prerogative ? “ ( F.L.) Si sosteneva prima , nei confronti della solitudine, si diceva che la stessa non va presa in blocco. Le sue cause sono differenziate secondo i luoghi , gli aspetti relazionali che la compongono e la causano : la casa , la salute , i figli/nipoti , il rapporto coi vicini e parenti i conoscenti , ecc. Tutti questi aspetti fanno parte di un insieme e quando in una persona si assommano più fattori, può manifestarsi un disagio da solitudine. E’ auspicabile un’analisi dettagliata di come ci si possa rapportare a queste problematiche per vedere cosa chiedere e proporre agli enti e ai servizi sociali preposti del Welfare anche in quanto cittadini . “ E’ evidente che anche noi abbiamo un ruolo di informazione nel rapporto con i nostri associati e cittadini . Non pensiamo di essere persone ( siamo in 7-8 ) che conoscono tutto il circuito delle istituzioni locali ecc. , ma anche noi dobbiamo individuare , come per le Amministrazioni , strumenti di informazione adeguata ed in che modo farla o in che modo non farla . Abbiamo tante robe , insomma come movimento : il volontariato, le dinamiche per dare il senso di una informazione che arriva , che colpisce nel segno ( 600 giornalini e 400 abbonamenti ) , non so se rendo l’idea . Cioè in qualche modo strumenti informativi ci sono , come inserirsi poi in questioni riferite alla località .. ? (F.L.) “ … L’informazione è un “problemaccio” anche per noi , non è un caso che prima ho detto che noi abbiamo sostenuto e offerto al Comune di Bastiglia 800 € , bisogna ,però, che noi facciamo sapere la cosa … Da una parte perché la gente sappia che la nostra organizzazione non è una organizzazione che guarda anche oltre i confini dell’ operare solo in casa fabbricese . Quando si parla di solidarietà questo che abbiamo fatto è grande solidarietà , non la facciamo solo a casa nostra ma la facciamo comunque in generale verso chi ha bisogno. ( R.L.) “ …Il problema dell’informazione è che noi dobbiamo anche pensare che quel 20% dei nostri associati che non sa e in più altri cittadini non è nativa in loco ; quelle persone lì hanno un po’ più di difficoltà ad essere informati e del come funzionano le varie istituzioni e servizi ( Ausl , Asp, Casa protetta , ecc.) : ‘ … dove devo andare a fare la domanda per il mio caro non autosufficiente ? Qual è l’ufficio , ecc . ecc.’ Questo vuol dire che bisogna fare o richiedere di fare della campagne informative periodiche di conoscenza e di aggiornamento , perché è come andare a scuola , se si pensa che una volta insegnato l’abbecedario non ce n’è più bisogno , non è vero , dopo 20-30 anni c’è bisogno ancora dell’abbecedario ( l’alfabetizzazione). “ ( R.L.) LA SICUREZZA Nel questionario la domanda era articolata su due punti : 1) il significato del sentirsi sicuri a casa propria ; 2 Quali gli aspetti principali che possono creare insicurezza . Di fatto c’è da una parte una insicurezza di tipo sociale e l’altra di tipo individuale. Nell’uno come nell’altro aspetto cos’è che si potrebbe fare in merito alle necessità espresse dai cittadini e dagli iscritti e soprattutto verso quelle persone che sono sole o di per sé deboli o anziane ? “…C’è gente che va per le case , suona il campanello . E’ una cosa che mette ansia ed in stato di insicurezza … ci sono vendite porta a porta , il censimento o altro … nelle situazioni di crisi le ansie si aggravano …” ( intervento) 28 “ Ci sono alcuni interventi per fatti che si sono verificati. Il Comune l’ha avvertita , ma la comunità di Fabbrico non è stata coinvolta come in altre realtà : di furti nella case e anche in alcune banche c’è stato qualche caso però , non hanno mai coinvolto più di tanto. Il fatto che si dia in alcuni casi la colpa agli extra-comunitari non è che si cerchino dei capriespiatori , forse si tratta di microcriminalità e poi c’è quest’altro fatto : di continue telefonate per farti cambiare questo o quell’altro ( il sistema energetico o idrico , ecc.) , questo è un problema serio che si sta verificando con 3 – 4 telefonate al giorno e sta diventando una questione incredibile e questo è un problema vero …” (F.L.) Sicurezza sociale /sicurezza economica “ … dai risultati della ricerca sulla sicurezza il significato che si dà e come viene percepita. C’è anche gente che ha cominciato a mettere le sbarre alle finestre o alle porte. Questo mi fa specie, perché non è cultura dei nostri posti il chiudersi e blindarsi in casa , come ad essere quasi in galera. Ma c’è un altro aspetto che non riusciremo a risolvere , ma forse appena in parte: cioè il vedere come e quanto si possa agire per la sicurezza in base a quanto ci dicono i cittadini che si sentono insicuri rispetto al dato e alla situazione economica attuale. Allora quello che noi potremmo chiedere è una contrattazione sulle rette , di frenare eventuali aumenti per un certo periodo di tempo, nelle case protette e alla scuola materna ( 1 anno ;2 anni). Alcune cosine si possono affrontare. Bisogna vedere con alcuni e quali interlocutori. Ci sono una parte delle famiglie che non portano più i bimbi a scuola per i costi : siccome la mamma è a casa , bisogna vedere come far riportare i bambini a scuola anche se la mamma è a casa , perché la scuola è un momento importante della comunità , dello stare insieme e del socializzare”(R.L.) LA MOBILITA’ Le considerazioni da fare vertono sulle possibilità di spostamento a livello individuale e delle famiglie soprattutto fuori dal paese. Cosa fare per agevolare l’utilizzo dei servizi o per altre destinazioni , soprattutto da parte di chi ha problemi di non o parziale autosufficienza : già il volontariato per i trasporti è presente per affrontare questi bisogni o necessità . “ Faccio questo esempio perché è fondamentale . Noi abbiamo registrato che in questo anno c’è la scelta di un investimento sull’ospedale di Guastalla , che diventa un ospedale di una buona dimensione con trasferimenti di interi reparti e cose di questo genere. Quindi bisogna riprendere e vedere che tipo di trasporto c’è tra Fabbrico e Guastalla, perché di fatto non esiste , chiaro! Andare a Correggio tu ne trovi 2 o 3 di pullman che ti fanno il giro , perché ci sono le scuole e in qualche modo il Distretto Scolastico è riuscito a mettere in moto tanti pezzetti per garantire il trasporto all’ ospedale di Correggio. Ma in ragione della trasformazione di quell’ospedale lì di Guastalla, si tratta di affrontare come ci si arriva all’ospedale stesso … cioè come si fa ad arrivarci a Guastalla. E’ una cosa enorme da risolvere … questo è un problema provinciale , eh … ( F.L.) “ Questa richiesta l’avevamo già fatta quando Ferrari doveva diventare Sindaco … parlo di 10 anni fa … dico bene ? C’era un impegno quando il Comune di Fabbrico si era mobilitato …” ( P.L.) “ Dei cittadini avevano anche raccolto delle firme , perché non venisse chiuso l’Ospedale di Correggio … Allora dopo , quando alla fine è stato comunque chiuso si è detto : ‘ Allora, però sappiate che se c’è da provvedere perché si va a Guastalla , qui non c’è nessun mezzo pubblico’ Sono passati quanti anni ? - circa 20 ? - Come sindacato noi l’abbiamo chiesto e richiesto già col Sindaco Ferrari , con questo sindaco non si riesce a cavare un ragno dal buco … Però qui, secondo me , ecco, io mi faccio scrupolo e mi chiedo fino a che punto noi veramente per potere esercitare il ruolo di sindacato , come rivendicazioni , non sia anche giusto andare con un gruppo di cittadini a dire : “ o a una maniere o ad un’altra , cerchiamo di risolvere il problema …(G.G.) “. “ Abbiamo avuto dei responsabili di Fabbrico, da Malagoli al Sindaco , eh … hanno fatto i direttori generali. Questo è stato un problema … “ ( F.L.) 29 “ …noi abbiamo anche posto delle soluzioni alternative : si fa un contratto con un pulmino piccolo, che allora c’era anche un proprietario di un pulmino nel paese con un mezzo con una capienza di 15-20 posti , arrivi fino a Reggiolo e lì c’è un pullman che porta a Guastalla ; sarà un disagio cambiare pullman , ma almeno dai una risposta . “ (G.G.) “ Invece adesso per andare all’Ospedale di Guastalla , devi prendere per Novellara , poi prendi il treno e vai a Guastalla ( P.L.) … “ Però, secondo me , il problema della mobilità è una cosa importante .Dell’insieme che compone la solitudine delle persone , è uno di quei fattori che crea tale condizione. Se è vero che l’ Asl non è quella che organizza il servizio dei trasporti sul territorio ed è invece il Consorzio dei Comuni che si chiama SETA insieme con Modena : il consorzio dei Comuni vede anche il Comune di Fabbrico societario per la sua parte . Il che vuol dire che se sei socio devi anche pretendere delle cose , non è una cosa impossibile. Con l’Asl stanno facendo delle cose , dei lavori che sono la scelta della territorialità di tutti i servizi , cioè più territorialità , meno ospedale e più territorio : dal servizio domiciliare e infermieristico si sta ampliando il numero dei servizi secondo il bisogno e per salvaguardare e tenere conto dell’autonomia delle persone. Dall’altra parte per quelli che sono abbastanza autonomi vogliono creare la condizione affinchè si possano muovere , oppure si aspetta che diventino non autosufficienti per andarli a trovare a casa? Il problema è questo. Ora , se come Comune ho da affrontare questa questione dell’Ospedale di Guastalla noi l’abbiamo posto 12-13 anni fa , forse ci siamo persi perché ci siamo stancati di chiederlo : Novellara ha il treno , Reggiolo ha 2-3 corse al giorno che arrivano a Guastalla . Come collegare Fabbrico a Reggiolo ? Per andare a Guastalla a Reggiolo dovrò fare un cambio come per andare a RE che cambio a Correggio. Il problema è questo qua. Dove trovare i fondi e i mezzi per fare questa operazione ? A Fabbrico attualmente ci sono collegamenti validi , abbiamo fatto una grande battaglia per il mantenimento della fermata Mantova/Modena insieme con Rolo , Reggiolo e Carpi , la linea è stata elettrificata , noi abbiamo ripreso i collegamenti per la scolarità che va a Carpi , che non esisteva più , abbiamo istituito un trasporto su gomma per mandare i ragazzi a scuola. Bisognerebbe a capire il perché di questa scelta : da una parte abbiamo la ferrovia . Allora la corsa di Carpi non la posso utilizzare per fare una corsa in più dalla stazione di Rolo a quel di Fabbrico , affinché i cittadini di Fabbrico possano utilizzare il treno che è a 4 Km di distanza com’è Rivalta verso la stazione di RE ? Perché c’è un pullman dalla stazione di Rolo che parte alle 4.15 del pomeriggio che non serve a nessuno , dato che in quell’ora lì non arriva nessun treno ? Perciò sono quelle cose qui che alla fine … c’è secondo me , un problema da parte della gente di avere la possibilità di muoversi …. Se l’Amministrazione pensa di sopperire con i volontari a dei trasporti per le persone che sono in difficoltà , che hanno bisogno di visite mediche e quelle robe lì … Ma a quelli che sono nell’impossibilità di muoversi , perché non ci sono gli autobus , cosa facciamo un’altra associazione di volontari ? “ (R.L.) “ Vanno alla Croce Rossa , ma pagando il viaggio … “ (P.L.) “ No, no se io debbo andare a Correggio , perché vado dal notaio , non posso utilizzare la Croce Rossa … Io parlo di mobilità anche di persone autonome che voglio considerare… Non solo persone ammalate … questi sono temi da discutere con un confronto con gli interlocutori che gestiscono queste cose” ( R.L.) Il Direttore dell’Asl provinciale il dott. Nicolini a Guastalla , in un’assemblea pubblica, ha fatto riferimento alla sanità reggiana. Sempre più sia Correggio che Guastalla non avendo ognuno un bacino d’utenza per poter ricevere dal fondo sanitario nazionale le rispettive risorse , si deve considerare lo stesso territorio , un insieme e unico sistema sanitario per tutti i cittadini. “ Anche l’organizzazione della sanità deve porsi il problema in quanto responsabilità da parte dei Sindaci della salute dei cittadini : come fanno tutti i cittadini a fruire delle strutture sanitarie compreso l’ospedale ? “ (R.L.) 30 “ Per noi cittadini i due ospedali di riferimento del sistema sanitario della Bassa reggiana sono questi due …” (G.G.) E la mobilità più in generale … “ L’altro giorno è venuto da noi un cittadino tutto arrabbiato , e un po’ tirato , perché non aveva trovato nessun amico o conoscente che lo portasse a Correggio non so per fare che cosa . Io gli dicevo : “ guarda che c’è un pullman che parte alle 9 …” – “ Si, io però non faccio in tempo a rientrare perché alle 11.30 mi portano il pasto a casa , ed io non sono a casa a ritirarlo … e allora come faccio ? “ Insomma … (R.L.) La discussione si articola a più voci circa la presenza di servizi privati occasionali ( o di conoscenti) per far fronte a tali necessità , dietro compenso per il carburante ed il disturbo Si sostiene anche che questi possono fare una concorrenza sleale a chi prima faceva il servizio di taxi. Si segnala così un certo disagio che viene sottolineato anche dai dati che si ricavano dalle risposte alle domande presenti nel questionario. . “ Dato e visto che non siamo una piccola frazione di 120-150 abitanti , ma siamo più oltre di 6.000 e le tasse le paghiamo anche noi , per cui ….” (G.G) “ …Un altro dato un po’ simbolico …se vieni da Carpi l’unica tabella che indica Fabbrico ti porta giù a Rio Saliceto e a Ca’ de Frati , eh … quindi se non conosci come arrivarci è un problema … in certe cartine non è neanche segnalata… c’è carenza anche nella segnaletica. “ (L.G.) Si porta anche un esempio di mancata sicurezza da carenza in merito alla barriere architettoniche “ Tornando alla mobilità , abbiamo parlato dei problemi che ci sono … Ma per esempio sulla mobilità in paese noi abbiamo un pezzo di interlocuzione con l’Amministrazione Comunale sulle barriere architettoniche che ci sono in giro per il comune : vedi i marciapiedi o i dissesti vari … è tutta una problematica che attiene anche alla mobilità. Per le persone che cominciano ad avere qualche difficoltà sono stati fatti gli attraversamenti pedonali , ma non c’è uno scivolo …” ( R.L.) L’AMBIENTE Su questo tema la discussione inizia e fa riferimento ai dati emersi dal questionario “ Io mi trovo d’accordo con chi segnala la necessità di un maggiore rispetto delle regole e per una maggiore educazione ambientale , che poi in parte va a cozzare con le problematiche ambientali. Perché quando tu non rispetti le regole e butti il pattume dappertutto è evidente che l’ambiente ne risente … questi comportamenti vi sono anche da parte di persone che riterresti abbastanza sensibili “ (G.G.) “ Stamattina sono stato all’URP a fare una denuncia . Facendo il giro col cane c’è un’area verso il cimitero che non è ancora stata definita, è urbanizzata ma non è ancora … ed è vastissima. E’ diventata la discarica di tutti. Ho fatto la denuncia perché hanno spaccato la staccionata, che hanno costruito per delimitare un dislivello di 70-80 cm. , per evitare che qualcuno ci caschi dentro . L’hanno tirata giù per buttarci dentro un camioncino di eternit ed ho detto : ‘ Guardate che lì succede così …’ e a proposito dell’arredo urbano , hanno rubato 5 panchine e buttato giù un lampione. Inoltre , quando è stata chiusa l’isola ecologica gli sfalci , e i giardinieri cosiddetti in nero , buttavano tutto là … è immondizia quella !! Ma sono degli anni che andiamo a denunciare quelle robe lì … ed è una brutta cosa. Non ci sentono e non so il perché. I negozi, adesso che comincia a far caldo … alla sera gli schiamazzi, carte,bottigliette,lattine ecc. 31 A Fabbrico su queste cose qui , sull’ambiente e il suo rispetto è diventata una cosa vergognosa : cassonetti sempre pieni … non so … adesso vado dall’Amministrazione e mi pare stia pensando di attivare il porta a porta , non so se sia valido … Io non do la responsabilità all’Amministrazione in sé , è la cultura della gente … cioè il primo arrivato , hai il cassonetto pieno , c’hai del cartone , ma non puzza , se lo tieni a casa anche qualche giorno in più … posso capire l’umido se pieno e puzza , ma se è vetro o cartone … vedo nei vari paesi i cartelli , che insegnano e indicano cosa e come fare , ma gliene fanno di tutti i colori … “ ( L.G.) E le video camere … “ Se dovessi mettere delle video camere le istallerei dove ci sono i cassonetti … Non mi interessa se uno viene da Napoli o da Treviso … “( L.G.) “ Tornando all’informazione tu vai a dire all’Urp che ti hanno scaricato l’eternit , però posso dire che la denuncia va fatta all’Ufficio dell’igiene pubblica ( Arpa) , perché lì c’è da intervenire subito,dopo va reso edotto anche l’Urp e la Polizia Municipale , ma è l’Arpa che deve intervenire ed emettere le proprie ordinanze e obbliga il Municipio a fare determinate cose “ (R.L.) “ …e questa è già un’indicazione ed è una cosa che non sapevo. “ ( P.L.) La modalità, di fare interviste di gruppo all’interno di un percorso di ricerca , serve anche a questo e cioè d’informare, essere informati attraverso il rapporto con gli altri … Si discute sulla necessità e l’importanza di essere informati per essere in grado di agire. “ Una ragazza che c’era questa mattina, chè è un forestiera ed io non l’ho mai vista a Fabbrico , lavora lì in Comune ed è stata gentilissima che ha detto di prendere nota e si è impegnata di avvisare quanto prima l’ufficio Tecnico , perché fino a l’altro ieri che c’era una di Fabbrico mi diceva : “ Ma sa … adesso devo computerizzare questa cosa … “ e c’era da spiegarle le vie interessate , ecc. , perché è ancora una zona libera e tu gli dovevi spiegare …” (L.G.) “ Perché non ne parliamo con l’Auser e il l’insieme del volontariato e proponiamo una giornata su questi temi … Potrebbe essere una cosa che coinvolge i cittadini adulti e bambini … “ (G.G.) LA RAPPRESENTANZA In questi due incontri si sono affrontati tantissimi problemi : quale può e deve essere - se si vuole fare una sintesi – l’esercizio della rappresentanza. A livello di Lega , la rappresentanza si esprime nel Direttivo , in rapporto con gli iscritti e i cittadini , e nelle varie articolazioni territoriali della Cgil. La rappresentatività , invece, è l’insieme di questioni che con la propria presenza e dal punto di vista sindacale e culturale sono un importante riferimento per la comunità ( società politica e società civile) . In questo senso i temi che la Camera del Lavoro e lo Spi devono ritenere prioritari , possono essere quelli , o alcuni di essi , affrontati in questi incontri – e quelli successivi - nel riferirsi alle problematiche emerse dall’indagine di Fabbrico ed in merito agli obiettivi da perseguire nell’iniziativa sindacale. Quando parliamo di questo , fermo restando la conferma della rappresentanza sul territorio, questo è , perché se non c’è rappresentanza sul territorio , non c’è capacità , possibilità di poter sviluppare quelle iniziative necessarie di cui il territorio ha bisogno e che devono essere rappresentate anche dal sindacato a livello locale. Allora ne discende che dentro alla rappresentanza vanno coniugati la rappresentanza dentro la fabbrica, i luoghi di lavoro ed il territorio : perché se hai la presenza e fai una battaglia solo nella fabbrica e nei luoghi di lavoro e poi non c’è la tua presenza sul territorio - il territorio è ogni luogo in cui tu puoi rappresentare gli interessi di chi tu associ e non solo - , tu sei fatto fuori dalle dinamiche generali , dalla società. 32 E allora, la rappresentanza è questa : ed è come riusciamo a far diventare una questione individuale forza collettiva , proposta collettiva , che è il nostro mestiere , mettendo insieme le varie individualità coniugate in un’idea collettiva e farla diventare un progetto di rivendicazione teso a migliorare la realtà per gli individui e le loro famiglie. Questa è la rappresentanza ! ….. “ (F.L) Avere dei dati sempre aggiornati sui bisogni degli iscritti , sarebbero importanti da parte del gruppo Direttivo Spi, momenti annuali di rilevazione, tramite telefono, riproponendo uno schema di domande utilizzato nella ricerca e con risposte chiuse (con qualche apertura ) : SI/NO/NON/SO/PROPOSTE . Si potrebbe anche utilizzare l’apporto di giovani studenti o neo-laureati per la progettazione e l’effettuazione di tali telefonate su un campione prestabilito. Il documento risultante che ne uscirà , può servire a strutturare e proporre periodicamente al Sindaco o all’Unione dei Comuni degli incontri per affrontare i temi e le trasformazioni sociali che risulteranno. 33 L’INCONTRO CON IL 2° GRUPPO ( Famiglie , cittadini e soggetti sociali) 34 Presenti Vasconi Cesare Ricchi Luciano Guaitolini Giuliana Vioni Amos Gibertoni Rodolfo - Conduttore ( Ufficio studi) - Spi RE ) - Co-conduttore ( Segretario di Lega Spi - Fabbrico - Osservatrice (Componente Direttivo Spi - Fabbrico - Osservatore ( “ “ “ “ - Direttivo Spi ( Segreteria e Direttivo Spi di Fabbrico Partecipanti ( 2 gruppo) Mantovani Eva Terenziani Dino Vezzali Valli - Pensionata - ex Assistente Domiciliare - Pensionato - ex Funzionario Coop. - Pensionata - Volontaria Ceis 2° Gruppo (cittadini e invitati) I temi affrontati nelle domande e colori utilizzati per la sintesi Fucsia LA FAMIGLIA E I SERVIZI Azzurro I SERVIZI E WELFARE Rosso scuro LA MOBILITA’ Verde L’AMBIENTE Viola LA SICUREZZA Marrone LA RAPPRESENTANZA ) ) ) ) 35 PREMESSA Questi incontri di gruppo servono per fare degli approfondimenti sulle questioni che sono emerse dal questionario ( ed altre) e suddivise in sei blocchi di domande. Da queste abbiamo preso alcuni contenuti su problematiche fondamentali che sono : la famiglia, i servizi sociali e socio-sanitari e la rappresentanza , con riferimento alla presenza del sindacato a livello locale e sociale , quali priorità sono ritenute importanti da affrontare o cosa si dovrebbe approfondire e discutere maggiormente per essere più presenti sulle problematiche attuali. La prima domanda riguarda la famiglia . LA FAMIGLIA E I SERVIZI Innanzi tutto cosa si pensa della condizione complessiva delle famiglie a Fabbrico : la vostra , quella degli altri , cosa conoscete o percepite - e/o anche per sentito dire - sui bisogni , i problemi e la solidarietà tra individui e famiglie. Si tratta anche di fare riferimento alle risposte che emergono dal questionario relativamente a quello che , in misura maggiore , sta avvenendo a livello nazionale nell’area del precariato e dell’occupazione ( cassa integrazione, disoccupazione giovanile e femminile, mobilità , lavoro a tempo determinato , ecc.) ; inoltre anche il tipo e la quantità d’aiuto che la famiglia dà a propri figli/nipoti e se ci sono situazioni di difficoltà in merito a familiari anziani o disabili da accudire. Cosa ritenete si possa fare per sviluppare una maggiore solidarietà tra le persone , le famiglie e soprattutto verso chi non ha nessuno che l’aiuta ? Emerge dai dati della ricerca stessa che una parte delle famiglie che hanno anziani o disabili a domicilio , non hanno aiuto o sono scarsamente aiutati dai servizi e/o da parenti , amici o familiari : cosa si potrebbe proporre per organizzare una maggiore presenza dei servizi e di solidarietà ? “ La mia famiglia è composta da me , che sono la moglie dell’ammalato , e tre figli. Però la situazione di mio marito la risolviamo bene. Mio marito è in casa protetta ed io tutte le mattine sono là , perchè il tempo io ce l’ho e poi alla sera ci vanno i miei figli , perciò noi siamo quasi sempre da lui. Dei problemi di nipoti io , ormai , sono già sostituita da altre nonne e non ho problemi in tal senso …” (V.V.) “ Si, ci sono famiglie in difficoltà , ci sono veramente. Quando sono in casa protetta , aiuto sempre a dar da mangiare a qualcuno , perché a dire la verità anche in Casa protetta la situazione è problematica. Io non ho problemi , perchè ci vado tutte le mattine , però ci sono tante persone da dar da mangiare e c’è poco personale , allora lì io mi presto ed aiuto. Ma anche quando ai miei vicini di casa ( per esempio la moglie di …), chiedo se hanno bisogno di qualcosa , non sono mica sempre tanto disponibili … “ (V.V.) La gente non è o è poco disponibile …? “ E’ un problema anche culturale , perché la gente non gli piace molto … Chiedere è sempre molto difficile , diciamo la verità, perché io anche se devo chiedere qualcosa ai miei figli vado sempre adagio , se riesco faccio da sola. Sarà forse questione d’orgoglio , non lo so , ma anche per noi sentirti proprio finita , perché sei capace ancora, ecc : forse lo vuoi dimostrare più a te stessa che non agli altri , perché tante volte mia figlia dice : “ Chiamami a fare questo , chiamami a fare quell’altro … “ . Fino adesso cerco di non chiamarla , insomma, ma dico non è forse orgoglio , forse perché ti misuri , quando chiami poi non ce la fai e poi per N… ( un vicino di casa) è un po’ complicato , la persona ha anche un po’ problemi di depressione … L’altro giorno gli anno dato 60 punti in una gamba , ma il fatto è che sua moglie , poveretta , è stata operata alle spalle e alle ginocchia , è una persona che … e lui guai se lei si muove o va via e deve stare sempre lì : l’unica cosa da fare è andare lì a fare compagnia a questa donna”(V:V.) 36 “ Nella Casa protetta c’è poco personale ed è gestita dalla cooperativa. Loro , la Coop.Elios , dicono che in base alle disposizioni nazionali ce n’è uno in più. A mezzogiorno , l’ora dei pasti, ci saranno 10 persone da imboccare perché non riescono a mangiare da sole , delle persone addette ce ne sono 3 o 4 , se non si presta qualche volontario che viene da fuori … se no non ce la fanno , noi che abbiamo lì la nostra persona e li aiutiamo , il personale , loro eh. … non c’arrivano , non possono arrivarci. Allora io ho detto anche col Direttore : “ Ma perché non dite alla Coop.Elios di mettere qualche persona, qualche volontario: .” Ce ne sono già delle persone in più “ mi dicono. Comunque quando c’è qualcosa da dire , noi lo diciamo, lo chiediamo e qualcosa ogni tanto salta fuori …” ( V.V. e altre) Gli anziani ospiti e assistiti domandano , chiedono a volte delle cose , pongono dei problemi ai quali non sempre non si riesce o non si è in grado di dare delle risposte. E’ così ? “ Ma, più che altro quando magari uno non sta bene e chiamo. In questo caso certamente ci deve andare il personale loro , eh … Noi non riusciamo a fare niente , anche se siamo lì possiamo solo aiutare , a sollecitare , a chiamare …” (V.V.) “ Per otto anni ho assistito due persone invalide: la mia mamma e mio marito , tutte e due invalide e da sola. La mia mamma l’ho dovuta mettere in Casa protetta perché mio marito si è aggravato, ecco perché conosco la realtà della Rsa e del Centro diurno , perché la mia mamma per sette anni è andata anche al diurno. e per quello io consiglio anche di rivedere l’organizzazione del personale che c’è dentro nella nostra struttura , perché se loro dicono che c’è personale sufficiente , gestito secondo i parametri della Regione Emilia Romagna , però sono disorganizzati : con molti tempi morti dal lato del servizio dove ci si lavora e poca presenza sull’ammalato. Secondo me necessita di un dirigente che diriga veramente , stando dalla parte dell’ammalato stesso e non dalla parte del personale , come succede da quando è stata aperta questa struttura. Mi sono sentita dire dalla Raa ( Responsabile Attività Assistenziali) che ha le mani legate , che non può fare di più nei confronti delle sue dipendenti , perché le si metterebbero tutte contro. Allora qualcosa si può rivedere di tempi morti da parte delle ragazze ve ne sono, le si vede spesso fuori a fumare sul balcone , fermarsi dentro a mangiare tra loro e fare le loro riunioni … ma quando l’anziano chiama loro ci vanno quando vogliono. “ ( M.E.) “ Allora, l’organizzazione si può rivedere , secondo me c’è bisogno di un aumento della presenza di volontariato, perché l’anziano specialmente quando ha bisogno di essere imboccato il personale è quello che è , giustamente a dar da mangiare a una persona che è allettata … Io vedevo con mia madre che ci vuole più di un’ora, pertanto c’è bisogno di volontariato , quelle che ci sono, sono troppo poche. Ma purtroppo sai com’è… la gente guardarsi in faccia a quello che potrebbe essere il proprio futuro. “ - “…si cerca di aiutare il personale a dar da mangiare agli allettati, nei momenti difficili. Ci sono le ragazze dell’Avo , ma sono troppo poche …” (M.E.) “ … Ci sono tutti i giorni : c’è la E.. alla domenica, c’è la B… e altre o altri , c’è la P… ecc. E’ cambiato il coordinatore e con un po’ di pressione da parte mia e da parte di persone che vengono lì , abbiamo fatto fare dei lavori e i controlli anche alle ragazze: e le ragazze adesso hanno lo spazio di andare fuori , hanno il tempo , non so se 10 minuti di pausa , hanno quello … allora siamo andati a dire anche che erano fuori tutte e quattro in un colpo solo. E’ venuto su il coordinatore e ha detto loro che devono andare fuori separate , al massimo 2 alla volta. Abbiamo reclamato che quando il salone è vuoto , quando non c’è nessuna o con - presenza e ci sono solo gli ammalati , allora vengono su … insomma un pochino abbiamo un po’ stretto i cordoni. “ (V. V.) “… Io ho il marito in casa ed usufruisco dei servizi di cui ho bisogno , non chiedo l’Assistenza domiciliare , perché sono io l’Assistente domiciliare , pertanto faccio le cose che si debbono fare, però si era parlato tempo fa , da parte della Regione Emilia Romagna e dell’Ausl , che ci sarebbero stati sul territorio l’integrazione dei servizi alla persona . Con questa cosa si parlava dell’integrazione fra medico , infermiera professionale , la parte amministrativa e sociale e i servizi necessari per l’ammalato secondo le sue esigenze : dalla fisioterapia , la terapista e diverse altre figure. 37 Però , la “barca” è rimasta ferma naturalmente secondo la “spending review” non ci sono soldi . Ho telefonato la settimana scorsa per essere informata dall’Assistente sociale della nostra Ausl , ancora a tuttora rimane tutto sulla carta e queste prestazioni vengono elargite sotto richiesta di uno specialista dell’Ausl che prescrive questi servizi , ma nella gran parte vengono pagati dall’utente. “ ( M.E.) Ci si chiede se questa integrazione tra il sociale e il sanitario , c’è oppure no … “ No , no c’è solo il servizio infermieristico domiciliare …” “ Viene autorizzata e richiesta solo dal medico curante. Oppure da assistenti oncologici per quelle malattie lì e di tipo terminale. Pertanto la famiglia sotto questo aspetto si trova un po’ sola , ecco perché io direi e chiederei che sarebbe il caso di affrontare il problema. Capisco che con la “ spendig review” diventa un po’ difficile , però se si vuole che la famiglia mantenga al proprio domicilio un anziano o un ammalato, è giusto che la famiglia stessa abbia anche i servizi che le diano un aiuto , perché la cosa diventa pesante da gestire. In più apro un altro discorso : sono stati dati al comune i servizi del Servizio Civile , il quale viene dato in supporto alle strutture : al centro Diurno e altri servizi ecc. … o mi sbaglio ? …” ( M.E.) Si conferma che il volontariato potrebbe anche provenire dal servizio civile e c’è una proposta legislativa in merito … e adesso? “ Ce lo abbiamo avuto un ragazzo . Adesso ha finito e non c’è più nessuno . Si chiamava Damiano” (V. V.) “ Un tempo c’era una legge sull’obiezione di coscienza , adesso c’è quella del Servizio Civile “ (M.E.) “ … Ma io mi chiedo : per quale motivo , invece , il servizio civile non può andare anche a domicilio in supporto alle famiglie ? Non si chiede troppo , si chiede anche di accompagnare l’anziano a fare delle passeggiate…” (M.E.) Per accudire/accompagnare persone in difficoltà ci sono anche delle regole da rispettare sulle responsabilità … e anche la necessità di una maggiore territorializzazione dei servizi e di varie figure mediche e para-mediche “ …so che ci sono delle regole ferree . Il servizio civile deve essere sempre supportato dal personale , non può muoversi in autonomia, dico bene ? Perché c’è il problema della responsabilità , ma se viene a far fare una passeggiata , non è che dura un giorno , è per dare un supporto alla famiglia , un’azione di compagnia , non chiedo la luna. Perché va a finire che a queste persone forza di toglierli delle responsabilità non si aiuteranno mai a prendersele queste responsabilità . Chiuso il discorso. Ne apro subito un altro dicendo che specialmente la persona , il familiare che deve assistere un ammalato 24 ore su 24 ( in inglese il care giver) o lo ha in carico … diventa un carico psicologicamente abbastanza pesante , allora mi chiedo : “ Nei servizi che ci sono all’Ausl - e so che ci sono – esiste lo psicologo e per quale motivo uno psicologo non può venire sul territorio in supporto ai familiari che assistono un ammalato in certe condizioni ? Perché credetemi che a un certo punto si arriva a dei limiti. Allora , vengono tenuti dei corsi qui a Fabbrico ogni tanto da parte dell’AIM una volta al mese: quindi c’è lo psicologo , ci sono dei gruppi di auto-aiuto alle famiglie. Invece sotto questo aspetto dalla parte degli ammalati c’è bisogno di una parola perché devi aiutare il familiare alla rassegnazione e … non è un discorso facile. “ ( M.E.) Poi ci sono i carichi familiari e gli aspetti burocratici “ La mia famiglia è composta da me e mia moglie, siamo due figli unici con due anziane da seguire: mia madre di 85 anni, invalida in carozzina con badante e assistenza domiciliare per l’alzata e il bagno , e la madre di mia moglie di 93 anni, invalida e parzialmente autosufficiente. Si profila un panorama difficile per gli anziani non autosufficienti , a cui forse si può rispondere con una migliore organizzazione dei servizi e con un’iniezione di solidarietà. 38 Io ho una situazione familiare tutto sommato positiva , con mia moglie e i miei figli : una è in Australia – la cosa mi turba molto - , ma pazienza, ognuno fa la sua vita ; mio figlio se la cava , insomma lì andiamo bene … Il carico di incombenze di aiuto familiare impegna, mia moglie ed io, per più ore al giorno: la compagnia , le piccole commissioni, la passeggiata, ecc. Ma si aggiungono anche i problemi nel seguire, in certi momenti e situazioni, i vari passaggi dettati dalla burocrazia . Potrei fare l’esempio del diritto al voto che mia madre ha voluto esercitare : ho dovuto fare 7 distinti giri per gli uffici per poterla accompagnare al seggio . Io ho tempo e anche una certa competenza a muovermi con ostinazione nei meandri della burocrazia , ma il cittadino (che lavora o che fa che so il metalmeccanico ) mi chiedo come fa o sia possibile portare il proprio genitore o il proprio caro a votare proprio per l’importanza che ha in sé l’esercizio di un tale diritto . Come ho detto ho fatto 7 giri per portagliela e quindi con una certa ostinazione : quando c’è l’ufficiale sanitario ? Arrivato l’Ufficiale sanitario bene , vai in Comune a fare un timbro, non c’è l’addetta , torno al pomeriggio e non c’è ancora . Torno per la terza volta al mattino dopo non c’era ancora però mi hanno fatto il timbro lo stesso . Prenota il pulmino per portarla al seggio e finalmente la porto a votare . Ho combattuto ben, eh… , ma per dire che come se uno si esenta un attimo mia madre non va a votare , perché di fatto è un percorso ad ostacoli . Tra l’altro l’Ufficiale sanitario veniva dalle 12 alle 12.30 di venerdì , un giorno prima , se pioveva mia madre non andava a votare , perché non potevo portarla con la pioggia e neanche chiamare il pulmino. Questo è un esempio , ma è tutto un percorso ad ostacoli di questo tipo : chiama l’Assistenza domiciliare, fai questo , fai quello , vai di qua , vai di là … è una roba , quindi se l’assistenza domiciliare prevedesse anche un supporto alle pratiche burocratiche, eviterei io di inseguire tutte queste cose , che è un mestiere , eh …” - “ Sì , vai da qualcuno e dici . “ Mia madre deve andare a votare “ , va beh , allora si fa così. Chiamiamo questo , chiamiamo quello , io non so le risorse che ci possono essere , però dare una mano per queste robe qua ... non sarebbe male”(T.D.) “ Sono convinto che una forma di segretariato sociale gestito da una associazione di volontariato, supportato e in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e l’Ausl , sarebbe utilissimo ma ho paura a sostenerlo per timore di un altro ufficio pubblico che aumenti la burocrazia , senza evidenti risposte operative” (T.D.) Sono proposte che si ripetono in quanto bisogno abbastanza diffuso ( vedi discussione nel gruppo del Direttivo Spi) dove si è proposto di costituire una specie di coordinamento ( segretariato) in cui parte del volontariato potrebbe occuparsi anche di queste cose … insieme ai servizi . Questo e in altri casi come ad esempio le sostituzioni di assistenza familiare “ Mia moglie ha una madre che sta bene , a differenza della mia , ha 93 anni e noi siamo come ‘prigionieri’ in casa , perché come si fa ad andare via con un’invalida. Però , insomma , niente di grave, però c’è questa cosa sempre più pesante della badante e anche questa … La pensione di mia moglie serve per pagare la badante: ormai costa 20.000 € l’anno , vitto e alloggio escluso , quindi c’è anche un problema economico che funziona fin che funziona ; adesso io ho preso una badante , perché alzando mia madre le è venuto il mal di schiena . Allora portarla all’INAIL dal sindacato dato che le badanti non hanno tutela , se si ammalano non prendono niente. Se si ammalano , ed io non lo sapevo , fino a che questa che viene da me non si è ammalata per un mese ed io ho scoperto che : i primi 5 gg. li paga il datore di lavoro , poi niente, ma insomma io pago i contributi ma , secondo me , le badanti non prenderanno mai una pensione , perché dopo tornano a casa. Se gli dessero una pensione anche molto bassa e altre cose … va beh , questa è una scoperta recente che ho fatto : le badanti non prendono poco o niente e l’Inps non paga .” ( T.D.) “ La badante di mia madre è con noi da 8 anni e ovviamente sono soddisfatto, ma questo non risolve i problemi quotidiani. Ora è in malattia da un mese (come dicevo ho scoperto che non ha la protezione Inps) e la sostituzione si sta rivelando molto complicata per la qualità della persona assunta ( ne ho già cambiate due) per la sua regolarizzazione, per i nuovi rapporti che si devono istaurare.” (T.D.) 39 “ … però adesso non c’è da un mese ( la badante) , ho dovuto trovarne un’altra , la prima che ho trovato era una “scatenata” e ho dovuto mandarla via , anche perché si lavava poco e allora poi ne ho trovato una e adesso sono abbastanza contento e adesso deve diventare regolare .Allora io non sono contento di prendere una badante in nero … però questa è brava e spero che vada bene. L’ho portata a fare le impronte digitali per avere la documentazione in regola … insomma… torniamo là è un mestiere … con un segretariato anche in questo potrebbe essere utile … “ ( T.D) “ …ma poi una badante non risolve del tutto le cose : perché c’è l’orario di lavoro, i giorni di libertà poi ci vogliono altre persone ” (V. V.) “ Cerco di impiegarla al mattino per l’alzata e abbiamo fatto una cosa di questo tipo : invece di alzarla tu (riferendosi alla badante) … noi abbiamo bisogno che tu stia qua tutto il periodo , però il mattino c’è l’assistenza domiciliare per cui ci pensano loro per quell’ora o 40 minuti . Ma era solo per dire che è un percorso ad ostacoli . Questa cosa qui del funzionamento del Centro Diurno e Casa protetta io non ho esperienza diretta , ma sono perfettamente d’accordo con quanto dicono le signore … cioè questa storia dello accreditamento della Regione Emilia Romagna e una c… pazzesca tanto per dire esattamente come la penso , perché è una serie di regole ferree che … un esempio : la Casa protetta di Pieve Modolena che è gestita dai preti ed è tutto in regola …” ( T. D.) “ La soluzione casa protetta, che capisco sarebbe la più appropriata per il caso di mia madre , è “odiata” dalla stessa ed io non me la sento di imporla. … Mi sono invece occupato, per ragioni di studio, dell’accreditamento in Emilia Romagna ed ho visto che questa normativa non risolve nessuno dei problemi citati , anzi li aggrava … conosco casi di gestione di strutture da parte di Parrocchie con solo l’autorizzazione al funzionamento , dove un anziano costa meno , il servizio è più flessibile , il volontariato è più presente…” (T.D.) Per le Case protette vi sono vari tipi di gestione . Oltre ad una gestione completamente pubblica come l’ Asp ( Azienda Servizi alla Persona ) o quelle accreditate del privato sociale (Coop.sociali , ecc.) , vi sono delle strutture private , regolamentate ed autorizzate al funzionamento : “ Quella di Pieve Modolena è una Casa protetta gestita da privati , ha l’autorizzazione per il funzionamento: cioè a dire che le regole per il funzionamento le ha , non ha l’accreditamento e quindi non prende i soldi dalla regione , quindi chi va là paga la retta piena e spende circa 70 – 72 € al giorno . Se Elios vende una retta piena spende 85 € al giorno , la Regione ne spende 100 di cui 50 per il familiare e 50 la Regione . Allora questa storia dell’accreditamento non migliora le prestazioni , perché a Pieve Modolena stanno meglio : c’è il volontariato , ci sono i boyscout e hanno la flessibilità ecc. ed altre cose . E’ una formula abbastanza geniale dove una famiglia aderente alla Charitas ( non necessariamente con un anziano ospite nella struttura ) - marito , moglie , figlio/a quindi una famiglia - fanno i Direttori , vanno là a controllare il benessere degli utenti : c’è il Direttore da una parte e questi … va beh … essere dentro aiuta molto … no? “ ( T. D.) E come richiesto da una domanda specifica cui si cerca di costruire relazioni … tra strutture , comunità e cittadini che ne assecondano le modalità e gli indirizzi … attraverso una partecipazione diretta … “ Certo , c’è una relazione e vedono ciò che va e non va e poi lo dicono. Allora tu hai detto . “ …nei momenti di pausa vanno fuori tutte insieme “. Va beh, lì dentro c’è la moglie , un’altra signora … va dal Direttore e glielo dice …. Quindi si spende meno e la gente sta meglio: quindi una riflessione , flessibilizzare … ecc. , perché si spende 100€ anche perché bisogna fare una valanga di carte che non finisce più , c’è una serie infinita di adempimenti che non si capisce bene… (T.D.) 40 C’è una burocrazia , voglio dire , e finisco con questo. Per esempio l’animatore , mi dicono che alla fine usano OSS ( operatore socio-sanitario) , perché non ce l’ hanno …Io non ho qualcosa contro ma insomma , c’è un’ equipe dentro e deve fare quello che si deve fare , no ? Cos’è questa storia che una deve stare qui , l’altra deve stare lì , quindi questo della umanizzazione di questa burocrazia è il problema da affrontare , ma so che voi sindacalisti dite che i dipendenti sono intoccabili e che bisogna aver tutto chiarito , così … “ ( T. D.) I SERVIZI E IL WELFARE Cosa ne pensano dei servizi i partecipanti all’incontro ? Alcune questioni sono già state dette e affrontate, ma si cerca di approfondire gli aspetti più importanti sui quali intervenire: l’informazione e la qualità dei servizi alla persona specialmente quelli erogati e presenti a livello territoriale. Ed è anche necessario chiedersi , come fa una partecipante all’incontro , del perché a Fabbrico le strutture per anziani : “ Io chiedo a tutti quelli di Fabbrico: perché noi siamo così “poveri” come strutture per anziani , per esempio la casa protetta ? Adesso mi spiego …” (V.V.) “ La Casa protetta è fatta e combina più servizi : Casa protetta , Centro Diurno e Rsa . Noi abbiamo la Rsa ( siamo per questo i “signori”) che non ce l’ha nessun altro comune del distretto. Siamo con qualche posto in meno che sono diventati 12 di Casa protetta , perché i posti di Rsa sono calati a 8 , perché si è visto che non era che c’era tutta questa domanda di Rsa , per fortuna . La nostra struttura ha questo numero di posti per ospiti , perciò c’è qualcuno che viene inserito a Campagnola , ecc. e qualcun’ altro che da Correggio viene inserito in alcuni momenti a Fabbrico, se non c’è spazio a Correggio … “ (R.L.) “ Allora, io sto parlando proprio della struttura fisica , non del servizio . C’è da guardare il servizio però a me interessa la struttura . Questa qui che abbiamo fatto tanti anni fa ( 17 anni) , non ha fatto nelle camere le prese per la TV , e non hanno fatto altre cose. Le altre Case protette , tipo S.Martino in Rio , Rio Saliceto , Campagnola che fanno parte dell’Asp e hanno , non so , i letti tutti automatici , hanno i sollevatori tutti a guida a soffitto che te li porta fino sul letto … e va beh, forse questo qua interessa più a chi vi lavora , ma non so … “ ( V.V.) “ Si, interessa anche a tutti , è il servizio” ( Altri) “ Però , già la struttura , non so anche gli arredi sono malandati, siamo messi così , siamo poveri come struttura. Dopo poi se vogliamo dire che siamo ricchi perché abbiamo la Rsa , va bene, lo possiamo anche dire , abbiamo per esempio le infermiere alla notte a Fabbrico , che negli altri posti non c’è . Perché c’è la Rsa ed è diversa , ecco perché dicono che è per quello che c’è in di più in Rsa, però ce ne sono due di qua e due di là … sono poche , il personale è poco , io non so se dipenda dall’organizzazione della cooperativa , della Coop. Elios o se dipenda da che cosa, ma sono poche …. A campagnola ce ne sono tante di più. Però ci sono anche tanti più pazienti. Ed a Campagnola non funziona bene, perché è inesistente il Diurno . Noi invece abbiamo un bel Diurno : una brava animatrice , perché l’animatrice è veramente brava …. Un’altra carenza c’è a Fabbrico, c’è in quella struttura lì una palestra che è degna di un Centro Sportivo , perché c’è dentro di tutto ed è bella buona e valida. C’è soltanto un perché : che non viene usata o è usata poco. (V. V.) “Questo perché non la fanno o non la sanno usare o perché …” ( R.L.) “ …c’è un fisioterapista che ci va solo 2 ore al mattino , due ore al mattino fa camminare un po’ quelle persone che sono su , un pochino uno , un pochino l’altro, poi finisce tutto lì. Allora , chi deve fare la riabilitazione ? Lì dentro non la fanno ! Ecco,stavo dicendo di queste carenze della struttura. (V. V.) 41 “ …C’è un’organizzazione dei servizi domiciliari che è molto strana. So che perdono molto tempo in macchina e molte famiglie non sono molto contente, anche perché non possono rispettare i tempi di quando a un certo orario debbono essere lì , facendo tanta strada in tutto il distretto come fai ad essere lì alle 9 se glielo prometti ? Poi le famiglie sono molto scontente fino alla rinuncia del servizio.” (M.E.) Noi sappiamo che la realtà rispetto a 30 anni fa , quando c’era un servizio domiciliare organizzato in modo diverso … è cambiata molto. C’è chi sostiene che bisognerebbe trovare e/o sperimentare un nuovo welfare ( stato sociale) . Come dovrebbe essere uno stato sociale diverso più confacente alla realtà attuale? “ Allora,dobbiamo andare sul territorio: conoscere la realtà territoriale di tutti gli anziani che ci sono e andare casa per casa per rilevarne i bisogni . Bisogna essere sul territorio per conoscerlo. Non devi aspettare come adesso un po’ dall’alto ed aspetti , la famiglia che non ne può più ed è talmente disperata e non sa dove sbattere la testa , o ti viene a chiedere i servizi o accetta tutto , ma poi alla fine sta attenta sui problemi. Allora, prima devi toccare la realtà , chiederti , offrirti e verificare il bisogno e alla fine cercare di dare risposta ai bisogni stessi Di entrare anche non solo per dare il servizio , ma cogliere globalmente le necessità non solo dell’anziano ma l’insieme della famiglia. Ecco perché il mio discorso torna : perché devi essere supporto alla famiglia , devi essere di supporto , che regge il carico , e assistere così l’anziano. Altrimenti la famiglia crolla , perché a un certo punto si va all’esaurimento nervoso e di conseguenza devi farti carico e supportare anche il familiare. Però la famiglia la devi conoscere globalmente ed insieme a tutti i servizi territoriali dare delle risposte. Questo può essere un nuovo Welfare. “ (M.V.) Un nuovo welfare dovrebbe in prima istanza conoscere i bisogni … “ Viene calato dall’alto , e come fai a conoscere i problemi in questo caso di Fabbrico ?” (M.V.) “ Secondo te, il sistema che fa capo al Medico di famiglia dovrebbe cambiare ? Che tipo d’intervento diverso rispetto al solo ambulatorio che dura ormai da cent’anni ? ( V.A. - osservatore) “ Quando ho cominciato a lavorare nel servizio domiciliare , i medici erano molto più collaborativi con il servizio del Comune , perché il Comune aveva chiesto ai medici la collaborazione . Sono stati fatti dei corsi per il personale che erano necessari . La figura del medico è diventata quella di un tecnico che elargisce le medicine , punto e basta : non dà più informazioni , non collabora più col servizio domiciliare , né tanto meno col Comune. L’integrazione , secondo me , come ho detto , è fondamentale , perché il medico conosce lo stato sanitario , conosce anche lo stato psicologico del familiare, perché quando va nella famiglia si rende conto che la stessa c’è ed è presente. Pertanto l’integrazione di cui ho parlato è fondamentale per mandare avanti un discorso completo e globale del servizio ; si , ecco , perché dico che ci vuole un decentramento socio-sanitario e assistenziale sulla famiglia …” (M.E.) E l’Assistenza Domiciliare integrata (Adi) viene praticata … ? “ No , mi sono informata , ma non risulta esserci … C’era la legge regionale n° 2 …(M.E.) “ Eva diceva benissimo quando parlava dello psicologo , e comunque mandare sul territorio più servizi da parte dell’Ausl , ancora non è arrivato … ed era una cosa che era stata vista dalla Regione come la possibilità . Se io mando i servizi lì ( sul territorio) è ovvio che non ho e ho meno gente che abbisogna dell’ospedale , della Casa protetta ecc. Però, l’integrazione col medico è importante : quante persone e quante famiglie ci sono che sanno che il medico di base non è dipendente dell’Ausl ? Lui , ha un contratto nazionale come un altro lavoratore ( metalmeccanico o altro) . Se non vuole aderire , non c’è santo , tant’è che per la Casa della Salute sono solo 2 i medici che sono andati all’ambulatorio , perché gli altri non hanno ancora aderito, nonostante ci fosse un accordo tra l’Ausl e i medici del nostro distretto sottoscritto dal Dott.Pedroni , che a sua volta non è andato alla Casa della Salute. “ ( R.L.) 42 “ Comunque io credo che sul Welfare si spendono tante opinioni, si spendono mille e più nomi e serve più a quelli che fanno le ricerche che per quelli che devono dare e utilizzare i servizi …Non siamo più nel ‘900 con molte risorse e domanda limitata e c’è un problema concreto di risorse disponibili , adesso e qui ( e ora) . Bisogna utilizzare bene le risorse scarse e non disperderle in regolamenti asfissianti, in standard di qualità che ci devono essere, ma meno complicati , meno attenti alla rendicontazione delle procedure e invece di più al benessere degli utenti. Bisogna tornare alla responsabilità dei gestori , alla flessibilità delle prestazioni, al protagonismo delle famiglie , alla solidarietà praticata. Una nota a margine sull’assistenza domiciliare , che poi riguarda tutto , sono in pochi/e e quando vengono lavorano bene – almeno a casa mia lavorano bene - . Però vengono quando gli pare : allora se vengono alle 9 mia madre deve stare a letto fino alle 9 sporca , e se dicono che vengono alle 8.40 bisognerebbe che arrivassero alle 8.45 , questo è , ma rientra tutto in quel discorso lì e dobbiamo renderci conto che le risorse sono poche. Quindi noi non possiamo sperare ad una soluzione a tutto , ma siccome le risorse sono poche bisognerebbe non spenderle in burocrazia e spenderle invece nelle risposte da dare. Allora , in questo settore , credo che molto sia regolato , è una perdita di tempo e una disfunzione , bisogna tornare di nuovo alla responsabilità. Cioè voglio dire : questi qui lavorano bene o lavorano male , questo servizio è efficiente o non è efficiente cioè , senza bisogno di …” ( T.D.) E la solidarietà…? “ Come ho già accennato nella parte de “ La famiglia e i servizi” , c’entra e come : per esempio è entrata ( la solidarietà) nella casa protetta di Pieve Modolena ( gestita da religiosi) , cioè sono gli stessi cittadini che si fanno carico del benessere … Ora voglio ricordare alcuni aspetti dell’organizzazione solidale che c’è lì , in quanto una famiglia aderente alla Charitas, ogni mese a rotazione, svolge il compito di sovrintendere alla gestione perché questa sia sempre attenta al benessere degli utenti. Inoltre, garantite le funzioni alberghiere con personale dipendente ( come richiesto dall’autorizzazione al funzionamento) molte funzioni a corredo vengono svolte da volontari e poiché il minutaggio dovuto per ogni anziano è molto basso , ce ne sono di attività che possono utilmente migliorare il soggiorno degli utenti . Sono convinto che il controllo di qualità svolto dalla famiglia preposta sia mille volte più attento e veritiero delle troppe “crocette” imposte sui formulari dell’accreditamento per cui se una struttura scrive bene le cose è più brava di quelle che scrivono meno bene . E’ la burocrazia dominante : è proprio un salto culturale che c’è da fare ed è la mancanza di un impegno diffuso e volontario (volontariato) . Adesso il volontariato è composto soprattutto da “giovani” anziani , i quali , non gradiscono mica tanto un impegno così , ma guardano al futuro e si impegnano da altre parti , mentre invece il settore dove c’è più bisogno è proprio questo dell’assistenza alle persone non autosufficienti . Certo che c’è bisogno di un volontariato forte e diffuso e in questo senso la pubblica amministrazione dovrebbe fare promozione ,aiutando materialmente le associazioni che lo praticano. Io faccio il Presidente della cooperativa che formalmente è proprietaria , per conto del Comune, di questo immobile … beh , il Comune a questi ragazzi dell’Avis e della Croce Rossa rompe all’infinito, perché non si può , perché qui , perché là … Adesso noi cooperativa dobbiamo pagare l’Imu , noi cooperativa , l’Avis deve prendere i soldi dal Comune per il 2013 per pagare l’Imu e non glieli dà… ( T.D.) Le Associazioni di volontariato di tipo religioso sono più orientate a fare un servizio di assistenza alla persona , oppure hanno anche un approccio culturale di tipo diverso , come esiste per certi versi nel nord Europa ? ” … Secondo me, non bisogna mica fare delle categorie di ” buoni e cattivi” , certo la relativa flessibilità , presente nelle strutture non accreditate favorisce il dispiegarsi del mutuo aiuto , ma perché io conosco casi di strutture religiose che non funzionano e sono chiuse ( come delle ““prigioni” ) , però hanno più libertà … 43 …se a Pieve Modolena si impegnano a fare star bene i loro concittadini ( ci vanno tutti quelli di Pieve Modolena) e non hanno il vincolo che non ci puoi andare, che devi questo , che devi fare quest’altro , e possono in misura maggiore autogestirsi e questo è un vantaggio . Invece lì a Elios è così o pomì , per cui anche se ci vanno della gente a fare volontariato , secondo me, qualche volta si accorgono anche di essere un po’ …” (T.D.) “ E poi il volontariato è svolto in gran parte da “ giovani anziani” che preferiscono attività diverse da quelle in una casa protetta , se poi la presenza in tali strutture viene supportata o inquadrata in uno schema rigido , allora la fuga dei volontari è sicura” (T.D.) “ Anche se quelli del volontariato vengono a fare cose che non c’entrano niente …” ( V.V. ) “ C’è anche che , adesso io non lo so , ma penso che se a Pieve Modolena c’è uno che dice : ‘Guarda che tu devi smettere di andare fuori a fumare, perché sono la famiglia che questo mese segue queste cose qui ’ . Se tu dici a una ‘ devi smettere di andare a fumare..’ quelli ti dicono …” (T.D) “ Voglio dire qualcos’altro sulla Casa protetta. Secondo me la nostra struttura Rsa può essere allargata , come struttura. Per allargare il Centro diurno , perché così contiene uno spazio più grande , potendo aumentare anche le persone , perché c’è molta richiesta di entrare nel Centro Diurno. “ C’è molta richiesta,ma ci sono sempre due operatori … “ (M.E.) - ” … e poi c’è in problema del parcheggio e del verde e della sua manutenzione “ (M.E.) Si continua a discutere a più voci e su temi attinenti il Centro diurno … “ … In più in alto , se non mi sbaglio , sono state aggiunte o allargate due stanze . Pertanto hanno portato la guardiola nel salone e ristretto il salone stesso … Quando è ora di andare a mangiare devono fare i turni perché non riescono … e come famiglia devo stare in piedi e io non riesco a dar da mangiare e in una situazione che quando andavo a casa ero stanca… Hanno messo delle stanzette …” (M.E.) LA MOBILITA’ La problematica dei trasporti , i servizi pubblici per i cittadini e le persone anziane. Il cosa si potrebbe fare in merito per un servizio più conseguente ai bisogni , sia per il trasporto di persone a visite mediche e/o specialistiche o per molteplici necessità ed in relazione alla preannunciata ristrutturazione e dislocazione dei servizi socio-sanitari attualmente in discussione a livello provinciale , dei due distretti Correggio/Guastalla Si discute e più voci circa i tipi di trasporto e le differenze secondo i periodi : “... di cosa avresti bisogno se hai da accompagnare una persona che … , ma se tu avessi una persona con l’utilizzo del servizio pubblico ,come faresti ?Ce la faresti ?Non ce la faresti ? “ (R.L.) “ Sul rafforzamento di un servizio di trasporto per le persone anziane , vista la scarsità di risorse , non mi trova d’accordo . Le necessità di un servizio pubblico , almeno quello che penso io , non sono così pressanti. C’è bisogno di potere avere e gestire la mobilità come fa l’Associazione “Primavera” , che è un servizio davvero straordinario .La Croce Rossa quando ce n’è bisogno , non solo perché se c’è uno che sta male, ma se tu prenoti perché hai bisogno.. per cui io riguardo ai trasporti non ho sentito dei grandi disagi. Sarà perché la “macchina” la guido io ” (T. D.) C’è da considerare eventuali criticità , e determinate condizioni se ci sono … e in tal caso come si potrebbe migliorare… 44 “ … faccio una domanda e considerazione : se domani mattina qualcuno di noi fosse in una condizione che ha una gamba ingessata e ha la mamma disgraziatamente all’Ospedale di Guastalla e non ha alcuna possibilità di trasporto ( figli , parenti,vicini , ecc.) , il servizio pubblico ti mette in condizione di andare all’Ospedale di Guastalla ? ” (R.L.) “ No, non mi mette in condizione,ma si sta affrontando una eccezione e non una regola ” (T.D) “ … va beh, ma le eccezioni ci sono … può capitare …( altro intervento in sottofondo) “ C’è da dire che L’Associazione “ Primavera “ fa un grande servizio , fa un servizio che è quello che le persone che sono in difficoltà , perché non hanno un mezzo disponile , vengono portate alle visite mediche o perché non hanno la patente , un mezzo disponibile o qualcuno che li porta ...o deve recarsi dall’Avvocato , e ‘Primavera’ non fa quel servizio lì , come ci va quel cittadino ? ...E se ci fosse un comitato di familiari che hanno lì le persone da assistere e che possono aiutare , intervenire col volontariato , i servizi , ecc …? (R.L.) I dati ci dicono … quasi 1 su 3 ( 26%) di 272 rispondenti hanno problemi di mobilità ( SI e In parte ) e su 72 il 59% per difficoltà psico-fisiche , difficoltà di guida (36%) e carenza dei servizi (12%) , quindi vuol dire che un certo tipo di bisogno può esserci … Quando si presenta la necessità , comunque il problema c’è. Un tempo vi erano i servizi di taxi … non è una cosa generalizzata, però … tant’è che gli intervistati ( 1 su 3 ) dicono che qualche problema c’è … il problema è di vedere come lo si affronta “ Durante la settimana questi bisogni possono sorgere , ne saltano fuori delle persone … Se penso alla mia situazione che sono sola ad affrontarle , ti capita un inghippo … questa mattina sono rimasta a piedi , mi è partita la batteria di punto in bianco, ho un invalido in casa cioè , se avessi mio marito all’ospedale : sono eccezioni che possono accadere durante la settimana in una realtà di 5000-6000 abitanti e in cui c’è bisogno di un servizio pubblico … “ ( M.E.) La discussione su situazioni limitate ed occasionali che possono succedere… “ Forse … ci vorrebbe una macchina in più nel servizio del gruppo ‘Primavera’ “ (M.E.) Da un intervento in sottofondo : “… non l’Act ma un pulmino , un servizio pubblico o privato che si occupi di questi casi. Altrimenti a Guastalla non ci va nessuno e a me domani mi ci porta una mia amica … poi il problema c’è per andare all’ospedale … per andare all’ospedale il problema c’è, eh … c’è e come! “ “ Il pubblico da solo non ce la fa più. Bisogna fare delle collaborazioni vere,non solo e non tanto degli spostamenti di servizi da gestione pubblica a gestione privata. Le collaborazioni vere sono quelle che affidano le gestioni , tutto o in parte, a chi è in grado di svolgerle al meglio. E soprattutto sono quelle attuate in mezzo a mille difficoltà e limiti , che si pensano, si realizzano e si controllano, superando la stanca litania del “sarebbe meglio se ..” che rimane una piccola utopia o peggio un desiderio insoddisfatto. “ (T.D.) L’AMBIENTE E LA VIABILITA’ “ Il primo problema e l’educazione civica dei cittadini …” (T.D.) Dunque per i cittadini e gli iscritti le prime 3 indicazioni più segnalate sono : il rispetto delle regole , l’educazione ambientale , il verde pubblico e subito dopo la partecipazione , la responsabilità e la viabilità . Più di questi che vengono indicati dai numeri non so se ci possono essere altre proposte o indicazioni …. per esempio : i comportamenti , gli atteggiamenti , ecc. … 45 “ La settimana scorsa in Casa protetta c’era l’erba alta così , allora siamo andati a dirglielo: ‘almeno tagliate l’erba, perché vogliamo passeggiare con le carrozzine ’ - quindi l’uso del verde pubblico – e non c’è neanche una panchina , ogni tanto mi fanno male le gambe e vorrei sedermi … allora , niente , dopo una settimana l’erba è stata tagliata e hanno messo le panchine e adesso è un pochino un po’ più in ordine …” ( V.V.) Questa è già un piccola indicazione sul da farsi per affrontare e risolvere i problemi … Quindi se ci si muove qualcosa si ottiene … “ Si, era già stato detto più di una volta , perché … l’ho detto più di una volta , prima con il coordinatore , perché volevo sapere e lui mi ha detto : ‘ ma non so se dipende dalla Coop.Elios , oppure se il Comune ‘ ed io : ‘ Va beh , adesso vado in Comune ‘. Ci sono andata e ho parlato con l’addetta che aveva un incontro , quando è venuta dall’incontro avevano già tagliato l’erba , il giorno prima. “ (V.V.) “ Si, infatti , perché adesso a mezzogiorno , parlandone con il coordinatore , ci sono 10 persone da imboccare. Allora , adesso c’hanno messo una persona in più , quella che faceva la guardarobiera viene su all’ora di pranzo e abbiamo anche uno stagista , uno ,Danilo, che fa anche per la scuola , sta facendo uno stage : anche lui a mezzogiorno aiuta , insomma, adesso è un momento che si va discretamente bene così. “ (V.V.) “ – “ Si, intervengono e ci vogliono i cittadini …” ( T.D.) “ Se ci fosse un comitato di familiari che hanno lì le persone e che possono aiutare , intervenire, col volontariato , i servizi …” ( R. L.) “ Sulla viabilità , invece, a Fabbrico siamo malmessi , perché non si sa per quale motivo , non ci sono i vigili e non si rispettano le regole …” ( T.D.) E i vigili ? Non ci sono i vigili … “ Si, stanno a Campagnola … Il Sindaco di Campagnola era più attento del nostro e quindi a Campagnola i vigili ci sono e quando ci sono da fare le fanno ( le multe) ; che poi , lo voglio dire chiaramente , non è che uno deve multare sempre tutto il mondo , perché se tu ne multi uno la volta dopo l’altro non ci va , no ? Io ho mandato delle note sulle cose che si dicevano – l’educazione civica ecc. - perché in via De Amicis c’è la segnalazione “ il disco orario di 1 ora “… ma le macchine parcheggiano e ci stanno tutto il giorno. Allora, a me non danno fastidio , però delle due l’una : o gli dai la multa o si toglie il disco orario “ (T.D.) “ Allora , mi hanno risposto : No . Hanno tolto il disco orario: No. Qualcuno viene a dare la multa : No. E le macchine si ammonticchiano. Se tu non insegni l’educazione, perché rispettare le regole è educazione , poi dopo ci viene la “guerra”. Lì dove abita mia madre , adesso si passa un po’ meglio perché non c’è più il camion , ma finchè c’è stato il camion era un senso unico , eh… Era parcheggiato in mezzo alla strada , ma era un senso unico . La viabilità pone questi problemi anche di sicurezza , perché prima o poi in via Matteotti qualcuno ci rimane , perché non capisco il perché non si facciano rispettare le regole . Non vuol mica dire essere cattivi, ma scusa, c’è scritto disco orario e ci stai tutto il giorno … Alla fontana “dell’amore” c’è un cartello con scritto 30 minuti, c’è una macchina parcheggiata lì sotto, totalmente … bisogna scattare una foto … e poi “ (T.D.) 46 Qui c’è un problema di una maggiore presenza vigilata ( i vigili)… ed un problema di “non ascolto” “A Fabbrico il traffico è selvaggio e la disciplina è affidata alla responsabilità dei singoli , perché nessuno fa più multe per le infrazioni. Se ci sono delle regole devono essere rispettate e le sanzioni servono non per piacere di punire, ma per il dovere di educare. La trascuratezza delle regole incentiva i comportamenti menefreghisti e devianti,che vanno dai bivacchi in piazza Landini, all’eccesso pericoloso di velocità in via Trentina , al pattume deposto fuori dai cassonetti, alle gimkane nel parcheggio della Coop e via dicendo … A questo punto , l’installazione di telecamere di sorveglianza può rappresentare un deterrente a comportamenti da sanzionare, anche perché con sempre meno persone in giro viene a mancare il controllo sociale. Però il tanto deprecato deserto in via Roma , non è solo figlio dei tempi di televisione in casa o conseguenza di cattiva volontà. Infatti dobbiamo tener conto che i 3 principali centri di aggregazione sono fuori dal centro: per i giovani la zona sportiva , per gli anziani il circolo Arci, per tutti i Parco Festival. E questa dislocazione è un fatto e non è colpa di nessuno. “(T.D.) Si discute fra più persone che l’Amministrazione aveva parlato di attivare più spazi e un pedonale in centro per dare e rendere visibile un maggiore senso civico per i disabili e per tutti i cittadini nel rispetto e nel fare rispettare le regole … C’è bisogno di ascoltare di più la gente “ Vorrei fare una domanda a Dino che è uno che frequenta la piazza o Corso Roma da noi … Se io avessi una donna come tua madre e tu quando fai un giro con lei dove la porti ? O in via parchetto , oppure la porti al mattino in centro quando c’è il mercato e c’è un po’ di gente. Ecco, dicono che ci sarebbe bisogno , in via Roma, quando ci sono delle persone in carozzina , per fare vedere loro (alle persone disabili) che la vita nel Paese è ancora attiva ed occorrerebbe un pedonale … “ ( R.L.) “ Una richiesta al Comune andrebbe fatta , ci vorrebbero più parcheggi e spazi per gli invalidi , secondo me ce ne sono pochi. Riguarda anche il retro del Teatro Pedrazzoli , perché se voglio portare mio marito al cinema non so dove parcheggiare per gli invalidi . L’ho chiesto , ma non ho ricevuto risposta, probabilmente perché dovranno rifare giustamente un vero parcheggio …” (V.V.) “ Si, su questa cosa c’è stata trascuratezza perché vedo a Campagnola , che vado abbastanza spesso , perché mia nuora ha in negozio. Una signora di una certa età è passata sotto il portico dove non si può passare in bicicletta , tipo voltone, io ero lì davanti al negozio : “ Eh , mi scusi ma ho molta fretta …” Cioè sapeva di aver fatto una cosa a rovescio e si è scusata … può succedere no ? Però, vuol dire che tu hai interiorizzato il fatto che la volta dopo ci vai a piedi , no? … Quindi c’è … ma basta poco : tu fai una settimana in cui non dai le multe , ma poi dici con un foglietto : “ Se continui ad essere qui la prossima settimana ti multo “ . La prossima settimana lo multi : tireranno delle madonne incredibili,ma poi dopo … Queste sono le regole. “ (T.D) LA SICUREZZA Si tratta di individuare le problematiche principali su cui intervenire per creare o far percepire maggiore sicurezza da parte dei servizi pubblici e con un agire responsabile della comunità nel suo insieme . I dati ci dicono che la gente si sente più sicura a livello personale che sociale. Quindi i problemi si sono unificati con e nelle società sempre più globalizzate. Cosa si può dire in merito e del come affrontare questo dato di insicurezza reale o percepita : con maggiori iniziative e controlli ( vigilanza sociale ,video sorveglianza , ecc) e anche per scongiurare le azioni di micro criminalità ( furti , scippi, truffe ecc.) “ Anche da noi il problema dei furti è giornaliero. La sicurezza e la tranquillità delle famiglie sono elementi importanti. “ (V.V.) 47 Sono problemi sentiti a Fabbrico ? “ E’ una sensazione dovuta a piccoli disagi più che un problema vero di sicurezza: cioè la gente si sente insicura. Io sono rimasto a casa della madre di mia moglie , una nonnina di 93 anni , ed i signori che vengono lì qualche volta dicono che non vogliono venire di sera perché si sentono insicuri. Non è ancora successo niente no , nessuna è stata derubata della borsetta , però c’è questo sentimento la gente non va più in giro alla sera …” ( T.D.) “ Perché la gente diserta … io ogni tanto – che vado al Teatro Pedrazzoli e vado in piazza , ma non ci rimani per questo senso di vuoto , di solitudine che fa paura …” (V.V.) Perché questa percezione ? “ Ma perché i mass-media continuamente , continuano a dire di certi gesti e di furti , sai la gente esce già con l’ansia , oggi come oggi uno ti sbatte a terra per prenderti e i ragazzini che fanno dei gesti di non rispetto dell’ambiente che per divertirsi distruggono le panchine,ti buttano giù i pali della luce per il solo divertimento, Allora sai la gente esce con l’ansia ,la preoccupazione, perché non sai mai chi ti può arrivare di dietro …” (V.V.) “ E’ quando c’è tutto questo vuoto e vedi una persona là , ti viene subito paura perché non c’è nessuno , e a chi chiedi aiuto ? C’è proprio il vuoto .. io vado sempre in bicicletta “ (V.V.) “ Noi abbiamo un problema , secondo me , ed è un problema che non ha colpa nessuno ; i due centri di aggregazione non sono in piazza, perché i ragazzi vanno al bar e gli anziani che escono vanno all’Arci e questo è un fatto …” ( T.D.) “ La non uscita di casa ha portato la chiusura di tutti i bar …” ( altra voce) “ E questo perché si sono spostati , però secondo me intanto delle telecamere per il controllo sarebbe una buona idea… “ ( T.D.) E le zone che potrebbero essere considerate , quali sono ? “ Per un certo periodo davanti all’ex Cinema Verdi parcheggiavano dei ragazzi che con delle casse di birra stavano lì a bivaccare. Secondo me , se i vigili spiegavano che lì non si bivacca sotto … i privati cittadini hanno dovuto fare una ringhiera ( che fa schifo esteticamente) , perché così non si possono sedere sul muretto : e così si sono spostati un po’. Però, voglio dire, questo è controllo sociale : dove sono i carabinieri ? “ ( T.D.) “Per lungo tempo hanno tenuto chiuso l’angolo di P.za di Mezzo , perché ci andava della gente … lì dove c’è un monumentino : “ ma come , io non posso frequentare p.za di mezzo, perché c’hai messo la recinzione , perché lì va della gente che si droga, bevono, pisciano, ecc. . Ci vuole un certo controllo …” (T.D) “ Anche perché diventa un alibi per chi vuole continuare a fare queste cose , ecc. Magari non si fanno e non succede niente … per cui …” ( G.G. – osservatrice e altri) “ La stessa cosa hanno fatto da un’altra parte, adesso hanno chiuso , ma non so se si sono spostati da un’altra parte … davanti all’erboristeria …” ( T.D.) Cosa pensate di questa situazione politica e sociale in particolare di crisi economica per i pensionati , i lavoratori e i cittadini e più in generale. Il sindacato può essere maggiormente rappresentativo per la comunità fabbricese e di zona ? A Fabbrico l’adesione allo Spi e alla Camera del Lavoro risulta essere la manifestazione di un senso di appartenenza , di un consenso ampio come organizzazione sociale. Però , oggi tutto può cambiare , ci sono problematiche nuove : cosa può fare di più il sindacato come lo Spi , la Cgil ? 48 Questa ricerca-azione che stiamo facendo è basata soprattutto sulla partecipazione. Inoltre sappiamo che dalla partecipazione possono scaturire delle idee non solo da parte di un gruppo ristretto , ma dai cittadini e più persone non solo addette ai lavori … “ E’ il cittadino che deve avere fiducia ( e si iscrive ) nel sindacato , e ce l’ha mentre è il cittadino che in base al proprio bisogno si deve riferire al sindacato stesso , perché è il solo rappresentante, oggi , che può difendere i suoi diritti. Secondo , il cittadino di Fabbrico è cosciente di tutto questo ed ha un pieno rispetto del sindacato in quanto organizzazione : pertanto è il cittadino stesso , e giustamente, con le proprie necessità che si rivolge al sindacato… “ ( M.E.) “ Io credo che … noi abbiamo avuto dal dopoguerra ad oggi la peggiore Giunta comunale : è una mia opinione , eh… Cioè , c’ha lasciato soli . Tu parli con la gente , l’altro giorno parlavo con uno sulle elezioni …. E m’ha detto : ‘ Sai perché in Comune non ci va più nessuno ? Non vanno più in Comune , perché dicono sempre di no ‘ e adesso io non penso che lui avesse ragione , però c’è questa sensazione. Secondo me bisogna recuperare tutte queste cose qui ( non tutte perché allora sarebbe la “Città del Sole” , ma per piccoli pezzi ) , perché le cose che ci siamo detti , riescono ad andare avanti se la Amministrazione ci ascolta , se ascolta i cittadini. E credo che il Sindacato , che ha un pochino più di peso rispetto al singolo cittadino , se dà una mano in questa direzione di rappresentare verso il Paese e l’Amministrazione quello che dice la gente perché.. Certamente qualche risultato si otterrà e si otterrà anche nella direzione di fare in modo che quando si va in Comune qualcuno dica : ’ vediamo quello che si può fare ’. Non significa lo facciamo, ma non deve dire sempre che non si può , ma vediamo quello che si può fare … che non significa lo facciamo di sicuro , ma almeno ci proviamo … “ (T.D.) Se rispondono negativamente , cosa possono fare gli iscritti , i cittadini ? “ I cittadini capiscono , eh … Basta non dire di no a tutto …” ( T.D.) “ C’è anche un modo di affrontare le cose con gradualità … nell’affrontare le cose e anche risolverle ( R.L.) “ Sì , si chiede come si può fare , non ho mica detto … C’è proprio questo atteggiamento diverso. Fino a poco tempo fa quando andavi in Comune ti rispondevano , adesso vediamo , poi daremo una risposta : ultimamente invece , non si può. Allora, non si può , va bene andiamo avanti così e quindi non ci va più nessuno , eh … poi pian piano si crea una sfiducia. “ ( T.D.) C’è una discussione nel sindacato su come deve svilupparsi la contrattazione sociale, che in parte è questa … non si tratta di dire ed agire come in azienda dove chiedo una cifra di aumento salariale e poi vado a trattare , ma chiedo di aprire un discorso , un percorso con più fasi , poi si dirà … non ci sono i fondi … se ci sono delle spese da fare si fanno degli storni di bilancio , dei risparmi da una parte e metterli in un altro capitolo di spesa ( se è possibile). “ L’anno scorso non hanno speso 78.000 € … nel 2013 e poi dicono non si può …” ( T.D.) Dopo questi incontri si deve valutare quali sono le cose più importanti e significative che sono emerse per poi tradurle poi in aspetti da affrontare … “ Sì, va bene anche noi speriamo che questi incontri vadano in questa direzione … altrimenti abbiamo discusso per niente. “ ( T.D.) “ Quando faremo una discussione su ciò che è emerso, per esempio: la cosa degli spazi dell’uso delle strutture sono cose interessantissime, perché sono delle idee , delle possibilità di dare qualche risposta , che io non conoscevo , ma che presentandole a … sarà forte del fatto che c’è gente che le conosce bene e trova una sua soluzione , una soddisfazione e che questo potrà servire anche a quelli che verranno dopo …” ( R.L.) 49 “ Questo può servire per dei confronti che si facevano, come tutti gli anni , con l’Amministrazione Comunale , non solo su questioni che riguardavano questo o quel cittadino , ma più complessivi ed avere un rapporto più stretto perlomeno con i tuoi iscritti , con i cittadini , perché quando vai a presentare delle proposte, però è evidente che se c’è un’organizzazione che svolge una rappresentanza e che dovrebbe essere ascoltata … ( G.G. – osservatrice) “ Giustissimo , bisogna rileggere un Bilancio Comunale che è cristallizzato e che deve essere gestito con più coraggio: com’è che nel 2013 hanno un consuntivo, un avanzo di 78.000 € , dopo aver detto sempre di no a mille esigenze anche se piccole , ma necessarie? Non si può continuare a copiare le spese dell’anno precedente , casomai riducendole tutte in modo lineare, perché ci sono meno risorse ! Ci vuole intelligenza e partecipazione per cambiare. Io faccio il Presidente del circolo del tennis che riceve 5000€ all’anno . Ci servono di certo , ma se un assessore ci dicesse che sono sospesi , perché vengono utilizzati per un servizio indispensabile credo che ce ne faremmo una ragione. Le risorse sono di meno e le esigenze sono di più , non si può continuare come se nulla fosse e , ancor peggio , a fine anno trovarsi con 78.000€ non spesi. Il Sindaco dovrebbe chiedere conto di questa trascuratezza.” (T.D.) “ Io credo una cosa … Cioè , nessuno riesce individualmente, ma insomma, com’è che rimangono 78.000€ , poi io lo so perché i bilanci si fanno in genere riportando la pagina precedente nella pagina nuova e aggiungendo qualcosa. A Fabbrico si fa così , ma siccome il mondo cambia , ci vorrebbe qualcuno che con intelligenza dicesse : questi soldi a te non li do più perché li mettiamo là in una cosa che riteniamo più utile ’ . Cioè voglio dire che al gioco del tennis do un tot di contributo : al tennis si danno 5000 € all’anno : ‘non te li do più perché li mettiamo là , ci dispiace ‘ , però si deve risolvere un problema e capiremmo che questo è necessario . Perché se si continua a vedere e a voltar pagina il bilancio come l’anno prima non ci si salta mai fuori , i soldi sono di meno e le esigenze sono di più e bisogna fare un bilancio diverso. Questo non ci riesce a farlo il singolo cittadino , ma invece un’organizzazione può andare a dire che ci vogliono anche delle risorse , e che dica : ‘ perché ci sono delle risorse di 78.000 € non spese? ‘ “ (T.D.) Un bilancio partecipato ? “ Bisogna che le amministrazioni siano più aperte , perché noi abbiamo chiesto tante volte e molte volte cosa è successo ? E’ successo che ci chiamavano quando il bilancio era già pronto: insomma , ci vuole un bilancio più partecipato “ ( G.G. – osservatrice ) Si discute a più voci partecipazione su questo tema delle politiche di bilancio , della informazione e “ Io non so se questa Amministrazione sia stata la peggiore , perché io … però io l’ho provato , ma per avere un incontro su vari problemi ho mandato 3 lettere , insomma , ci sono voluti quasi 15 mesi per arrivare ad un incontro , i tempi sono questi .” (R.L.) “ Un’ultima cosa . A proposito dell’ambiente e del verde pubblico come sindacato avete proposto a dei disoccupati , cassaintegrati per la salvaguardia …” ( M.E.) “ I cassaintegrati per fare questa questione debbono staccare con la Cassa Integrazione e fare volontariato e prendere zero , insomma se lo devono fare le aziende municipalizzate non riescono a farlo più e c’hanno un sacco di casini … Invece se si tratta di farla come volontariato puro nei confronti dei ragazzi che sono disoccupati per quella che è un’educazione civica , questo, ci sono delle organizzazioni di volontariato che dovrebbero farlo …” (R.L.) 50 “ Capisco bene … qui noi in questa provincia abbiamo fatto anche delle cose un po’ avanti. Per esempio gli asili nido non c’erano , ammetto che al tempo ero contrario , però mi sono ricreduto , perché poi quando vedi - non ci si prende mica sempre - però , insomma, cercare tutti insieme in modo che chi ha uno stipendio troppo basso per queste cose qua con un voucher o con qualcosa potesse dare un contributo alla comunità .”(T.D.) “ … Però la “ Banca del tempo “ è fatta molto da dei pensionati … ci vuole anche qualcuno che sia capace e in grado di fare delle cose , piccoli lavori, ecc.” ( G.G. – Osservatrice e altri interventi) “ Per esempio se tu dessi un’integrazione all’affitto ad un cassaintegrato , come Comune , no ? Che è un atto tuo che fai con Delibera … e un compenso con accordo tra gentiluomini di qualche ora alla settimana , forse si supera anche l’ostacolo della Cassa Integrazione e cioè quando si colgono due esigenze da cogliere ed inventarsi anche qualcosa è sempre cosa buona, no ? …” ( T.D.) 51 L’INCONTRO CON IL 3° GRUPPO ( Famiglie,cittadini, volontari e altri soggetti sociali ) 52 PRESENTI Vasconi Cesare Ricchi Luciano Guaitolini Giuliana Foroni Lino - Conduttore ( Ufficio studi) - Spi RE ) - Co-conduttore ( Segretario di Lega Spi - Osservatrice (Componente Direttivo Spi - Osservatore (Componente Direttivo Spi - Fabbrico ) - Fabbrico ) - Fabbrico ) I PARTECIPANTI ( Il gruppo) Chiello Francesco RSU - Landini ( Fabbrico) Calzolari Paolo RSU - Landini ( Fabbrico) Vezzani Renza AVO ( Correggio) Benati Olga AVO ( Fabbrico) Galeazzi Guerrina Gruppo “Primavera” ( Fabbrico) Vezzali Anna Auser ( Fabbrico) Camurri Valerio Croce Rossa (CRI) ( Fabbrico) Pellicciari Catia Assistente Sociale ( Correggio) 3° Gruppo ( Volontariato, Rsu , altri soggetti e Assistente Sociale) I tre insiemi ( con colori) dei titoli e dei temi affrontati nelle domande Blu IL VOLONTARIATO Rosso I SERVIZI DEL WELFARE LOCALE Marrone LA RAPPRESENTANZA 53 Modifica allo schema delle domande Il volontariato Il tipo di volontariato svolto : per sé e per gli altri tecnologie e i socia-lnetwork ) ( anche l’azione e l’uso delle nuove I dati , l’esperienza a Fabbrico della presenza e/o dell’azione volontaria . L’impegno utile alla comunità ( vedi dati di Bologna : 1 su 10 è impegnata nel no – profit ) Luci ed ombre dell’esperienza 3. I servizi del Welfare locale Cosa se ne pensa in merito ? Quali le questioni più importanti e qualificanti sulle quali intervenire sia sull’informazione che sui servizi alla persona e sugli interventi in caso di urgenze e/o di bisogno da parte delle persone ? Vedi I dati sui pareri espressi dalla ricerca ; Data l’attuale situazione di crisi ed i previsti tagli alla spesa pubblica cosa e come dovrebbe o potrebbe e essere un nuovo Welfare locale ( lo Stato sociale, i servizi alla persona, la scuola, la sanità , la solidarietà sociale ecc.) ? 5. La rappresentanza Secondo voi il sindacato oltre alla propria presenza e per essere maggiormente rappresentativo nei luoghi di lavoro e a livello sociale , cosa potrebbe fare in merito ai diritti dei lavoratori , dei pensionati , dei disabili e dei cittadini in riferimento alla situazione attuale ? 54 L’incontro è coordinato per puntualizzare, in linea di massima , i temi delle domande ( vedi schema colorato utile all’accorpamento dei problemi ) che si andranno a sviluppare dai partecipanti , in base alle loro conoscenze , considerazioni e proposte su alcuni aspetti in merito alla qualificazione della presenza pubblica ( il bene pubblico) , la partecipazione delle famiglie , delle persone anziane e/o disabili e dei cittadini , sul versante dei servizi sociali e del welfare locale. IL VOLONTARIATO , I SERVIZI DEL WELFARE E LA COMUNITA’ ( I trasporti speciali e l’assistenza volontaria alla persona) L’intento dello Spi è quello di produrre un opuscolo con una sintesi dei dati emersi dal questionario confrontati con alcuni contenuti ed indicazioni che sono presenti nelle interviste di gruppo ( come questa) per cercare di avvicinarci il più possibile alla realtà del territorio fabbricese in base all’esperienze delle persone. “ L’AVO di Correggio è presente su 3 reparti dell’Ospedale di Correggio, nella Casa Protetta di S.Martino in Rio e dal 2011 nella Casa Protetta - RSA di Fabbrico” (V.R.) “ Posso fare una domanda ? Quali sono le attività ? “ ( F.L.) “ Ascoltare con attenzione e calore umano chi si trova nella solitudine e nella sofferenza. Offrire amicizia,solidarietà ed un’assistenza di tipo familiare fatta di piccoli servizi. La funzione e i compiti dei volontari AVO sono stabiliti , oltre che dai documenti dell’Associazione ( Statuto e Regolamento) anche dalle convenzioni stipulate e sottoscritte con le Istituzioni che gestiscono le tre strutture dove operiamo. Purtroppo siamo in pochi e manca il ricambio generazionale” (V.R.) “ Sono anni che faccio volontariato alla casa protetta di Fabbrico e mi dispiace molto che non si riesca a raccogliere altre testimonianze di questa forma di volontariato , perché innanzi tutto tutti conoscono la Croce Rossa, ecc, ecc. , ma l’’Avo è poco conosciuta , c’è poca informazione e la gente non è molto interessata , insomma , poi , però non è molto impegnativo dare il proprio contributo, sono 2 ore e ½ alla settimana . In Croce Rossa , invece, il servizio è molto più duro : non c’è responsabilità da dire se capita qualcosa , responsabilità sindacale o medica. Ecco, lì dentro non c’è più gente di appartenenza al paese , questo è andato completamente perso , perché lì si cerca di curare la malattia. Non c’è più il senso di appartenenza sociale,oppure alla comunità locale , lì non c’è questo fatto , capito? . Se sei o non sei di Fabbrico c’è automaticamente una risposta diversa , no? Dentro è già molto se si riesce ad intavolare un discussione , un dialogo, perché tanti non rispondono , però questa è la nostra formazione di volontari che poi deve andare avanti : noi facciamo un corso all’inizio dell’anno per essere preparati a questi ambienti e per raccogliere adesioni, che però non ce ne sono molte , ecco. Però , è una bellissima esperienza , perché il discorso dell’appartenenza sociale , della famiglia lì va completamente modificato, perché è già molto, coloro che aiutiamo, se ricordano il lavoro che facevano , in sostanza … “ (B.O) Ci sono 3 temi che ci interessano particolarmente e sono: il volontariato, i servizi alla persona , il Welfare locale e la rappresentanza divisi per categorie : la famiglia, l’ambiente e la sicurezza ed un insieme comprensivo di aspetti comuni . Molto spesso lo Stato Sociale la sua presenza , e quindi la difesa del welfare è demandata al cittadino tramite la rappresentanza politico-partitica : c’è questa separatezza tra cittadino e lavoratore/lavoratrice che a volte non trova le necessarie corrispondenze . “ Il gruppo “ Primavera” è un gruppo di volontari che per il 90% della propria attività cura i trasporti alle persone che per vari motivi sono impedite per cose temporanee : per esempio un cittadino che ha avuto un’operazione alla spalla che gli impedisce la guida e deve recarsi a Correggio a fare la riabilitazione, e noi facciamo il servizio per queste persone. 55 Abbiamo una sola auto , ma il nostro grosso problema comincia ad essere , come diceva qualcuno , quello del numero di volontari : siamo in 15-20 circa ed io sono la più giovane … “ (G.G) “ Siamo pensionati dai 65-66 anni in su. Il numero di chi viene ad aderire cala sempre: qualcuno ovviamente non riesce più o se ne va via o viene a mancare , come si dice : la carenza di nuovi volontari è uno dei grossi problemi che abbiamo. Qual è il problema , a parte l’attuale presenza del volontariato, a differenza di quanto si pensava qualche anno fa , ed anch’io lo pensavo , e che pare tocchi tutte le associazioni , è il ruolo che il volontariato svolge , che non è solo importante ma necessario perché dà qualcosa in più rispetto ad un servizio che può dare il pubblico …. è necessario perché penso che , purtroppo, il ruolo e la presenza del pubblico tenderà a diminuire per i problemi che conosciamo bene , economici , ecc. … e delle risorse che si possono mettere a disposizione : aumentano le necessità per l’aumento della popolazione anziana , e nel medesimo tempo calano le risorse stesse che sono a disposizione e questo fa sì che sia importante e necessario il ruolo del volontariato: come diceva la signora prima …io ho sempre lavorato fino a 58-59 anni , lavoravo fuori dal mio paese , ma quando ho cominciato questa attività di volontariato penso che sia aumentato del 300% il numero delle persone che ti saluta e cioè con quelle che tu entri in contatto nel fare tante e tutte quelle attività …” (G.G.) Quindi c’è anche un ritorno , un riconoscimento sociale … oltre che dare si riceve … “ Si, è assolutamente superiore a quello che si dà , non è solo un modo di dire , ma insomma …Venendo ai problemi pratici o a quelli dei quali vi potete occupare voi , Fabbrico è in una condizione assolutamente decentrata rispetto ai servizi sanitari … noi più che altro portiamo gente all’ospedale o alle visite all’ambulatorio , ecc. : il 90% dei trasporti lo effettuiamo su Correggio , il resto a Guastalla e a RE , oltre qualche altro caso … ecc. Siamo assolutamente scollegati come servizi pubblici : Guastalla come diceva ( …) non ne parliamo , cioè se uno deve andare a Guastalla con i mezzi pubblici deve partire al mattino per venire a casa alla sera. Un anziano che deve andare all’ospedale a RE - parliamo di anziani o persone che abbiano difficoltà non solo a muoversi fisicamente , ma anche con l’organizzarsi , prendere i mezzi pubblici ecc. ecc. I familiari lavorano, molte volte l’anziano non vuole disturbare i familiari , un po’ per cercare di “essere” autosufficiente e un po’ perché ci sono problemi di chi lavora , insomma noi facciamo circa 600 e più trasporti l’anno su queste cose qui. Sulla carenza dei trasporti – la realtà è sotto gli occhi di tutti - , non credo e ho delle perplessità che riusciamo ad adattarci , cioè ad aumentare il numero dei pullma ecc. o cambiare l’organizzazione dei pullman che vanno a Guastalla, anche perché i bisogni di trasporto per le visite sono distribuite per tutta la giornata, è difficile un collegamento o collegamenti diversi durante la giornata. Quindi io penso , ad esempio, ad alcuni servizi - pensiamo alla recente istituzione della casa della Salute a Fabbrico - e che dobbiamo tornare un pochino lì dentro , forse , e tornare a ri -decentrare alcuni servizi un po’ sul territorio ( certo non quello ospedaliero) in modo di riavvicinare qualche servizio alla gente. Certamente il discorso non vale per tutti , quello per cui si può intervenire devo farlo : perché devo andare a Correggio se posso decentrare qualcosa a Fabbrico ? Penso al servizio per i diabetici, il laboratorio diabetologico c’è già due volte al mese a Fabbrico , noi abbiamo tanti diabetici , quindi , che possono non andare a Correggio. Insomma, vedere una diversa distribuzione dei servizi : probabilmente ci saranno dei costi in più considerato che attualmente li ha anche il cittadino che si deve spostare , ecc. ecc.”(G.G.) Il rapporto tra volontariato e i servizi pubblici socio –sanitari, del welfare locale come funziona ? e il servizio pubblico cosa dovrebbe o potrebbe fare? ? “ Buono, stante l’attuale situazione senza volontariato ci sarebbe un peggioramento di questa realtà… “ . “ Purtroppo il volontariato non tende ad aumentare. Inoltre la gente lavora di più … ormai quando uno smette di lavorare e va in pensione tardi e non è più in grado di fare il volontario, diverso è se ha 58-50 anni e hai una decina di anni davanti ; averne quasi 70 è diverso. (G.G.) 56 Il sindacato come organizzazione che si preoccupa dei lavoratori e delle lavoratrici come può essere più presente su questi temi e rappresentare maggiormente le problematiche di carattere sociale ? … “ Potrebbe sentire dai volontari e dai cittadini , ognuno con la propria esperienza e realtà . Secondo me se si potesse fare questo sarebbe già una cosa importante ….(G.G.) L’assistenza sociale è molto importante così vengono specificati da parte dell’Assistente Sociale ruoli , rapporti e funzioni tra servizi , cittadini e comunità locali : “ Noi non facciamo riferimento alla parte sanitaria , ma sul sociale e quindi sulla parte relativa a decentrare i servizi proprio perché ad ognuno farebbe comodo avere il servizio il più vicino a casa possibile , sicuramente per le persone anziane per le quali è difficile spostarsi a maggior ragione. .. probabilmente … non entro in una materia che non è di mia competenza. Sono d’accordo con quanto detto dalla signora sul tema del volontariato come tema fondamentale , però per me è fondamentale anche per un altro motivo : nel senso che noi dei servizi seguiamo una tipologia abbastanza vasta : per la popolazione anziana partiamo dall’anziano solo/a , ad anziani che hanno dei familiari , anziani che stanno abbastanza bene e ad anziani che si trovano in situazioni di totale non autosufficienza per età. Quindi è molto vasto il panorama , diciamo che quello che si diceva prima sulla Rsa ( Residenza Sanitaria Assistenziale) , in relazione alle altre strutture, che sono servizi un pochino più asettici , però io dico che un servizio è un vero servizio e può essere asettico anche se la Rsa è una struttura completamente diversa dall’ospedale. Il problema che abbiamo però è che spesso quando l’anziano viene inserito in una struttura la famiglia si ritira molto. Allora un servizio , quando si tratta di affetti ( stiamo parlando di persone non di bulloni) continua ad avere bisogno della famiglia. E’ vero che per l’anziano lì non è casa sua e non è il suo contesto , gli possiamo permettere di portare dentro il suo comò , le foto per creare l’ambiente più familiare possibile : ma quella non è la sua casa , ok ? Partiamo da questo presupposto : quello che fa la differenza è la presenza della famiglia all’interno delle strutture. Dirò quello che faccio nelle strutture di Correggio , dove sono stata recentemente , e facciamo veramente fatica a coinvolgere le famiglie : facciamo gli incontri in quelle strutture dove chiediamo ai familiari di portarci quelle che sono le criticità . Si fa sempre presto a portare le criticità , il problema è quando si chiede al familiare di darci delle indicazioni , fare questo , fare quello e tutti alzano le mani, nel senso che ci devono essere gli operatori , le infermiere ecc. ecc. e di chiamare più spesso l’animatore . Chiamiamo di più l ’animatore però è un professionista è una persona pagata , la mano che viene data dal proprio figlio e cioè la vicinanza. Per questo, e per scelta dei nostri Sindaci ,questi sono servizi e strutture complesse , più complesse sia dal punto di vista sanitario sia della gestione a domicilio. Per forza di cose nei nostri servizi e strutture ci sono le persone che stanno peggio , ci sono anche persone che fanno fatica a comunicare anche verbalmente o se ci riescono possono anche avere una comunicazione non adeguata proprio perché dal punto di vista cognitivo il loro cervello è da un’altra parte. Sono persone che comunque riescono a riconoscere il contatto tanto è che il lavoro dell’animatore è quello di lavorare attraverso il contatto fisico. Il contatto fisico attivato dall’animatore è comunque completamente diverso da quello del familiare; ci sono delle persone che sono completamente apatiche , arriva un familiare che dà loro la mano e loro reagiscono subito. Quindi la famiglia non va esclusa , la famiglia si deve sentire coinvolta, ed io come responsabile del servizio cerco di avere una visione d’insieme. Noi cerchiamo sempre di dirlo , ma facciamo fatica , un po’ perché la famiglia deve continuare a lavorare ed ha il proprio lavoro , però non è che vengono poi in struttura quando non lavorano. “ ( P.C.) “ …Questo è delegare e questo non è una cosa positiva per la persona in struttura. Il discorso è simile come per i bambini in scuola materna, non è che vengono abbandonati totalmente in struttura , alla scuola , quando torna a casa trova la sua mamma e il suo papà e le coccole ce le ha. 57 Questa cosa è valida e fondamentale ed è chiaro : anche un anziano demente ha esigenze d’affetto , di amore e di vicinanza. Le abbiamo tutti da quando nasciamo a quando moriamo. Il ruolo del volontariato è fondamentale e magari lo fosse d’avvero, ma perché dico questo ? Perché il servizio può aiutare una famiglia , ma non può sostituirsi ad essa. Allora , rispetto soprattutto agli anziani soli , che per noi sono veramente una spina nel fianco, sono quelli che non hanno riferimenti ma che hanno delle autonomie , che vogliono fare quello che vogliono e hanno i vicini di casa che gli fanno presente che la casa è per tutti , che c’è da stare attenti al gas , guarda qui , guarda là , e però non sono interdetti , sono persone molto originali , oppure con un principio di demenza dove però hanno ancora delle autonomia per cui fai molta fatica ad imporgli delle cose. E’ completamente importante e necessario coinvolgere il volontariato , perché il volontario è quella persona con una modalità d’approccio diverso - non è che i nostri operatori non siano attenti – però noi di anziani soli che si rivolgono direttamente al servizio non ne abbiamo o ne abbiamo pochissimi. Gli anziani anche quando sono senza soldi , al Servizio sociale non vengono, arriva sempre qualcun altro per conto loro , hanno una dignità impressionante , per cui piuttosto non mangiano che venire al servizio. Noi riusciamo ad agganciarli solamente nel momento in cui c’è un ricovero ospedaliero. E’ una cosa tristissima . Dopo lì noi entriamo a gamba tesa : gli diciamo “ adesso non puoi più scegliere e ti devi fare aiutare. Però l’anziano di suo , come persona , quando ha bisogno non viene a chiedere. Allora il volontario potrebbe riuscire a fare quei servizi più leggeri , su alcuni temi in casa delle persone e così possono essere ascoltati meglio ” (P.C.) Quindi , un apporto e una presenza integrativa e “ leggera” e non sostitutiva verso e direttamente rivolta alla persona… “ Si, integrativi in un modo più delicato e meno invasivo sulla vita delle persone e che hanno difficoltà a fare la spesa. E’ stata condotta una ricerca qualche anno fa sulle famiglie che non richiedevano che qualcuno gli andasse a fare la spesa , perché scegliere la merendina del “Mulino Bianco” piuttosto che quella al prezzo più basso , fa la differenza. Tutti noi abituati a delle marche fa la differenza mangiare quello che ci pare e scegliere la cosa che ci piace. Quindi, il volontariato può fare delle cose diverse rispetto ai servizi che hanno una certa rigidità , che comunque viene imposta … anche il discorso del servizio di Assistenza domiciliare dove c’è stato un certo accentramento , ma che non è stata una scelta nostra , ma di indirizzo della Regione E.R. … quindi o stiamo in regime di accentramento con i servizi e con prezzi calmierati : o facciamo così o restiamo fuori ” (P.C.) Il servizio sociale pubblico deve essere messo in condizione di agevolare quel collegamento , basato sulla competenza , tra la comunità , l’anziano, la famiglia , il volontariato e le strutture … soprattutto in merito agli obiettivi e alla qualità dei servizi stessi. “ Il problema , secondo me , è come potrebbero agire i servizi per rimuovere quella campana di vetro che ti blocca , nel senso che noi del servizio pubblico riusciamo a fare poco per facilitare quegli aspetti , per il semplice fatto che quando la famiglia arriva da noi è già prevenuta e rassegnata e ha già perso un pochino quella capacità di ripetere , di creare , di tentare e di pensare . Le persone che arrivano da noi , purtroppo, sono già in situazioni complesse , sono già troppo avanti: noi non possiamo dire che non facciamo informazione , perché l’informazione la facciamo , il problema è che le famiglie non riescono a prendere l’informazione dal momento che poi non ci sono i mezzi. Ad esempio : facciamo le serate informative e formative sull’Alzheimer, adesso si faranno anche a Fabbrico qui a ottobre , le abbiamo fatte a S. Martino e adesso le faremo in continuazione “ (P.C.) E’ una malattia in aumento …? 58 “ Le persone …. a Fabbrico, S.Martino in Rio sono molto partecipative , negli altri comuni finora ci sono stati incontri con 3 persone di cui 2 operatori , ma perché ? Perché in quel momento dato che la malattia dell’Alzheimer è molto subdola , perché quando inizia , inizia in modo leggero ed è molto paragonabile ad un tipo di invecchiamento classico ; quando si parla di Alzheimer non è una “bella” malattia come un’altra , che con alcuni medicinali si può guarire , per questa non è vero . Se noi parliamo con la famiglia del problema comportamentale ( deliri , allucinazioni, ecc.) e siamo in fase iniziale non c’è interesse a subire ( sapere “in anticipo”) quella roba lì che sta capitando . Il problema è che la famiglia non è preparata perché in quel momento non recepisce la informazione ed arriva da noi quando è già scoppiata , quando il delirio c’è già. “ ( P.C.) Il dott. Nicolini - direttore dell’Ausl provinciale ha relazionato ad un’assemblea informativa a Guastalla con i cittadini e i dipendenti dell’ospedale sullo stato della sanità reggiana e le sue prospettive future . Negli interventi è stata anche accennata la Legge regionale di qualche anno fa dove vi era un tentativo di iniziare un processo d’integrazione tra il sanitario e il sociale, quindi: sanitario , sociale , famiglia e comunità . Nel concludere ha precisato che era un discorso valido però i fattori di integrazione sono molto difficili da realizzare … “ Infatti … sulla realtà dei servizi e del loro possibile riposizionamento e/o cambiamento ( c’era già un progetto precedente dell’Assistenza Domiciliare Integrata) , voi che idea vi siete fatti come operatori e come persone che vedono… (R.L.) “…nella realtà sociale e sanitaria per noi operatori l’integrazione … è una bella parola … secondo me siamo arrivati ad un buon livello , se noi pensiamo come eravamo tanti anni fa in cui si era scollegati , adesso quando viene una famiglia che dice che è stata dal Geriatra e dall’Assistente sociale , la prima cosa che fa l’Assistente sociale è quella di mettersi in contatto con il Geriatra e di vedere di portare avanti l’azione necessaria tutti insieme: si cerca di fare così. Però quello che manca adesso è veramente il livello un pochino più basso , quello più concreto ed è quello che fa la differenza sulle persone. Sembrano concretamente cose banali : se io ti mando un operatore in casa per andare a fare la spesa ( l’accompagnamento) ha un significato. Se io ci vado con mio figlio a fare la spesa ha un significato completamente diverso : allora tra il figlio e l’operatore in mezzo ci potrebbe stare qualcun altro , che non è fare la spesa con mio figlio , ma non è neanche così “brutto” come farla con un operatore. Allora queste cose le facciamo anche per gli anziani e va bene perché diventiamo un punto di riferimento per l’anziano stesso. Però , se io sono un punto di riferimento mi domando : “ cavolo, ma un servizio deve essere un riferimento per una persona ? … Poi ci sono delle cose che veramente potrebbero essere risolte , cioè in un condominio dove ci sono 2 o 3 persone anziane e se si trova una persona ( un vicino o un volontario) che accompagna a fare la spesa ha un significato diverso.” (P.C.) Si incrociano e si sovrappongono più interventi : ci sono state iniziative iniziali con la Croce Rossa , ma anche “ I pionieri” hanno fatto alcuni mesi poi … Ci sono esperienze dove ci sono più contatti con la comunità, nel quartiere , ecc. ? “…Si, ma non c’è stata molta richiesta da parte della gente. Per esempio per l’accompagnamento a fare la spesa, adesso come “ Gruppo Primavera” si raccolgono le telefonate degli anziani per fare un servizio di segreteria , diciamo ” ( altre risposte) Allora presso il gruppo “Primavera c’è un servizio di segretariato. E’ una proposta ( come esigenza) che viene fuori anche dalle discussioni negli altri gruppi di approfondimento … “ …Anche questa proposta del Segretariato Sociale è stata coltivata nel tempo, perché le persone non è che …” (P.C.) 59 “…La proposta è stata pubblicizzata bene e lungamente anche attraverso il Comune . Si sono fatte riunioni e assemblee e trovammo dei volontari , delle persone che accompagnavano l’anziano a fare la spesa , non che gli portano la spesa a casa , ma accompagnate. Sono 3 anni che facciamo questo e gli anziani che vengono accompagnati sono 4 o 5 , sempre gli stessi , tutte le settimane . E’ stata coinvolta anche la Croce Rossa , ma il numero è talmente esiguo , tutti vanno nello stesso negozio - il supermercato Coop. - quindi i lavori di autista e di accompagnamento viene fatto da volontari Coop. Noi raccogliamo le prenotazioni , ma che sono sempre quelle e la cosa non si è diffusa . Quando andiamo a fare la spesa vediamo diversi anziani che vanno di sabato o alla sera dalle 17.30 alle 18 in poi quando il figlio rientra dal lavoro e li accompagna . Però questo servizio, che è completamente gratuito, eh , per l’anziano … non ha preso piede”” (G.G.) “ … che ci vadano con i figli non è una cosa negativa , eh …” (P.C.) “ Si , infatti quelle 5 o 6 persone che portiamo a fare la spesa non hanno figli …” (G.G.) “ Il problema è per quelli che ci vanno da soli e non si capisce bene come c’arrivano da soli e come riescano a fare la spesa da soli. Ci sono poi anche quelli che il servizio non l’attivano. Sono quelle situazioni che probabilmente vanno interpretate ” (P.C.) Dal gruppo si alternano più voci e più interventi … “…Dipende anche dalle abitudini. Si acquisiscono delle abitudini che nel momento in cui per necessità ci sono da cambiare non sono disponibili …( G.G. – Osservatrice) Intervengono più voci dal gruppo … “ E poi la pubblicità come viene fatta … ed è difficile trovare il canale giusto , eh … Quei 4 o 5 che si possono accompagnare sono quelli più svelti e che se la cavano meglio ; mentre quelli più isolati sia culturalmente che socialmente non riescono o è difficile coinvolgerli ” (P.C.) Ci sono dei dati Istat , un po’ datati , che dicono che a Fabbrico , e in più comuni , le persone che vivono sole - vivere da soli a volte non significa sempre essere distanti dai figli , nipoti e parenti la percentuale si aggira sul 40% della popolazione con oltre i 65 anni . In precedenti incontri negli altri due gruppi si facevano delle riflessioni sulla necessità di un nuovo modo di abitare (cohusing) , un abitare comunitario ed anche nel costruire le case in modo diverso ed agevolare così la comunicazione tra le persone e le famiglie con una nuova progettazione per un’ edilizia abitativa di tipo sociale . C’è anche questo problema e cioè il rischio di essere sempre più soli soprattutto ad una certa età. “ … Bisognerebbe cominciare fin da subito a costruire in modo diverso. Il problema per un anziano è anche di aver un ambiente più idoneo che gli permetta di vivere in maggiore autonomia per un tempo maggiore. Il problema attuale è quello che in certi casi la loro casa non è più idonea e per questi bisognerebbe , per loro , vivere in un’altra casa , in un altro ambiente. Probabilmente c’è da partire molto prima e fare delle case , delle abitazioni che ci possano permettere di abitare lì dalla nascita alla morte. “ (P.C.) “…C’è una bella iniziativa che funziona a S.Martino in Rio chiamata “ La banca del tempo “ in cui ogni volontario o cittadino mette a disposizione il proprio tempo per la comunità : si tratta di dare e ricevere tempo per lavori , attività che si sanno fare …” ( altro intervento ) Si apre una discussione a più voci sulla validità di questa esperienza e sul futuro e di come fare per affrontare specifiche situazioni 60 “ Sempre a proposito della “ Banca del tempo “ , ho conosciuto due signore che facevano parte di un gruppo di Ravenna e che facevano di tutto …. c’era chi era in grado di stirare …. e una ex insegnante diceva che metteva a disposizione delle ore di lezione per un’altra cosa … Un’altro signore che era lì diceva : “ Io ho fatto l’idraulico e sono in grado di dare una mano …” C’è da parte di alcuni un bisogno, da parte di altri danno soltanto del tempo su cose che sanno fare … Però lì questo discorso era molto presente …" (G.G) LA RAPPRESENTANZA Si sono affrontati 3 aspetti : i servizi, il volontariato e la comunità. Forse bisognerebbe pensare , in piccole comunità come Fabbrico, ad esperienze pilota per affrontare i problemi e i disagi causati dalla solitudine , soprattutto nelle persone anziane non o parzialmente autosufficienti e altri temi… “ Vorrei proporre una domanda a Francesco e Paolo ( delegati sindacali alla Landini ) . C’è un grande problema “moderno” come quello della solitudine. Catia prima parlava del volontariato , della vicinanza della famiglia , io chiederei a loro : sulla contrattazione sociale cosa fare per agevolare una maggiore consapevolezza su questi temi ? . All’interno di uno stabilimento come la Landini , come posso portare quelle problematiche utili a questo scopo e che fuori dall’azienda c’è bisogno , come lavoratori e cittadini , di sorreggere ed essere più presenti nella comunità ? Mi rendo conto che da noi c’è una parte di lavoratori della Landini che non hanno i loro genitori a Fabbrico e che quindi la cosa è difficile e complessa da far capire : però noi dobbiamo iniziare a fare un ragionamento del come per esempio il self-service “ Il Falcone” ( la mensa interaziendale) può entrare in un certo discorso sociale su questi nuovi temi , oppure noi dobbiamo lasciare l’individuo di decidere di appoggiarsi a qualcosa che l’aiuti oppure … “ (R.L.) “ … Quando si entrava in fabbrica c’erano dei valori e c’era una solidarietà : tu entravi in fabbrica e vivevi in un contesto di un Paese , perciò tu avevi già degli ideali per affrontare una vita in fabbrica che però doveva essere allacciata a quello che si viveva nel Paese. Allora , noi , nella trattativa di 2° livello ( contratto sindacale aziendale) inserivamo cosa ? Anche quello che nel Paese c’era intorno a te e tu , oltre alla fabbrica , dovevi dare una presenza , un servizio anche fuori ed avevi il problema di come aiutare il lavoratore ad essere integrato anche nel Paese sui problemi dell’asilo , della realtà degli anziani e disabili , del trasporto , della mensa interaziendale , perché tu avevi e ti eri formato una mentalità. Adesso dopo il ventennio di Berlusconi questa mentalità è sparita. Ora c’è l’individualismo , c’è il qualunquismo , ci sono delle persone all’ interno della Landini dove ognuno vive all’interno della propria campana di vetro che si è costruita e non vogliono sapere quello che è l’incidenza del sociale sulla vita. Però quello che diciamo noi , e lo dice anche Maurizio Landini nel suo ultimo intervento, è quello di ricominciare a riallacciare questo rapporto tra il lavoro , la società e il Paese in cui vivi per far capire loro , al lavoratori che non sono solo operai o impiegati,ma che sono anche cittadini e come tali hanno dei diritti e devono essere e avere una forza nella società , nel Paese in cui si vive non solo nella fabbrica per chiedere i 50 o più euro , perché quei 50 euro d’aumento se ne vanno poi anche nei servizi e nella tasse …” (C.P.) E’ importante quello che sta venendo fuori . Negli anni ’70 le donne che chiedevano dei permessi alle aziende per far fronte alle problematiche familiari (figli,anziani,asili,scuola,ecc.) , era un fattore sentito e se venivano inserite nelle piattaforme sindacali trovavano considerazione e consenso. Si sta facendo un discorso in questo incontro per poter far fronte a delle nuove necessità come quella di accompagnare un genitore a fare la spesa ( la compagnia e l’aiuto) o per altri bisogni : c’e forse da considerare tali necessità anche in senso rivendicativo , oltre che legislativo, come nuovi diritti del Welfare locale ad esempio richieste di poter usufruire di “permessi parentali”. 61 “… E’ ovvio che il ruolo del sindacato è fondamentale in questa fase qui. E convengo che nelle prossime e future contrattazioni sociali e a livello sindacale ci deve essere l’interfaccia tra quello che è l’azienda e quello che è il lavoratore . E’ evidente che c’è bisogno anche in Italia di determinate politiche sociali , che noi non abbiamo rivolte alla famiglia, perchè se noi vediamo il lavoratore adesso dovrebbe rimanere al lavoro fino a 70 anni .” (C.F.) “ Quindi non è più il tempo in cui magari a 50 anni , finito di lavorare - come diceva Guerrina prima – potevi aiutare la tua famiglia ; adesso hai molto di più tempo di restare al lavoro , quindi se hai delle politiche sociali che ti possano permettere di usufruire di possibilità o permessi per te, per la persona che devi aiutare ( il caregiver – nota del de-registratore) la tua famiglia , se prendiamo ad esempio i Paesi nordici dove i genitori che hanno un bambino piccolo tutti e due contemporaneamente , possono prendere delle aspettative per poter crescere questo bimbo da portare avanti oltre il primo anno o anno e mezzo di vita. “ (C.F.) C’è da vedere l’applicazione , lo sviluppo, il miglioramento della legge sui congedi parentali n° 92 del 2012 e 104 : congedi di maternità –paternità e parentali . “…Credo che il sindacato la sua funzione la deve proprio svolgere in questo senso qui. Cioè, cambiare le politiche sociali , ma non soltanto verso le aziende , che devono avere le loro responsabilità dettate dalla nostra Costituzione … non abbiamo mai dimenticare che nell’art.41 della nostra Costituzione si dice che anche l’attività privata ha un suo ruolo nella e per la società… è ovvio che dev’essere questo , ma anche che il pubblico deve funzionare bene … che poi capisco che il volontariato va bene – lo faccio anch’io anche se per mancanza di tempo non ne faccio molto - , non deve essere sostitutivo , ma non può essere solo il volontariato ad affrontare questi problemi , che funziona fino a un certo punto se non hai delle politiche che accompagnano questa volontà volontaria ( volontariato). Quindi come diceva Paolo : noi adesso viviamo una condizione nelle fabbriche di totale isolamento , più che isolamento di egoismo – è la parola giusta – l’egoismo e il menefreghismo , aggiungo io , che noi in azienda abbiamo avuto un problema due o tre anni fa su dei bambini … l’egoismo , se tu come delegato riesci a risolvere il mio problema sei bravo , se non me lo risolvi sei nulla. Questo all’interno della fabbrica , se poi sposti il problema fuori , peggio che andar di notte. Dicevo, noi abbiamo avuto un problema sull’accoglimento dei bambini alle scuole primarie … dopo la legge della ministra Gelmini … ecc., ecc. Fabbrico aveva la facoltà di poter ricevere i bambini delle elementari – io per mia figlia non l’ho usufruito - alle 7 e ¼ potevo lasciare mia figlia a scuola , c’era la bidella che se la accoglieva in scuola e me la tenevano lì. E’ successo questo che avevamo un problema come lavoratori .. che per effetto della legislazione noi non si può più pretendere questa cosa qui – i Comuni non hanno più le risorse - , però noi possiamo fare in maniera diversa : dobbiamo noi all’interno cambiando le fasce orarie di lavoro, ecc. ecc. Hanno detto : “ no, no , noi non possiamo modificare qual è il nostro standard di vita “ . Allora , questo per dire … io sono arrivato qui negli anni , nel ’95 ed è ormai 20 anni che vivo a Fabbrico e lavoro nella stessa azienda ; non mi sono trovato a vivere con le lotte che si è detto ed ho trovato la ” pappa pronta” . no? Come si dice o si suole dire … Invece adesso sei in una fase in cui quella pappa lì te la devi proprio salvare . Io credo che sia fondamentale il ruolo del sindacato in questa situazione e anche a livello di contrattazione sia nazionale che di 2° livello , che si torni a parlare di questi temi qui : però francamente se noi dobbiamo rimanere a lavorare fino a 70 anni parlare di queste cose qui si fa un po’ fatica, forse perché adesso siamo giovani e non ci si pensa, però effettivamente, come diceva Luciano, io provengo dalla Puglia e i miei genitori vivono lì , finiranno la loro vita lì , non li posso portare qui. Io però , vivo qui e avendo una condizione di lavoratore che dovrà andare avanti per parecchi anni , io devo mettere in condizione me stesso e la mia famiglia di poter avere un domani e su qualcosa su cui contare che io … La mia situazione personale : io ho una sola figlia e ammettendo per ipotesi che se ne vada all’estero a vivere io resto solo , eh … 62 La mia famiglia non c’è , la mia rete personale non ce l’ho più , quindi se uno ha una rete sociale sufficiente e di buon livello e che mi accudisca , che mi aiuti quando diventerò vecchio : questa è la questione. Ben vengano le cose che diceva Luciano , Catia ed altri , che una persona anziana venga presa per mano , ecco , come un bambino e si faccia sentire che comunque lui è protetto da una comunità. Però noi dobbiamo fare un salto di mentalità , di cultura anche in Italia dovremmo iniziare a cambiare. ” ( C.F) Nei prossimi contratti di 2° livello … si possono pensare a richieste sociali , anche particolari , da affrontare e che possono aprire un discorso con la società e anche con l’azienda o le aziende e che non siano soltanto traducibili economicamente solamente attraverso il salario: E’ possibile e fattibile ? Si intrecciano opinioni e interventi su temi sociali per le possibilità sui diritti sociali e civili “ Certo, sono temi importanti. E’ difficile affrontarli solo a livello dell’azienda. L’azienda quando io ho avuto la necessità di permessi per mia figlia per analisi o questo o per qualcos’altro non ci sono mai stati problemi. E’ ovvio che la facoltà di essere più flessibili su questi temi e su queste cose qui , fa più comodo … E’ lo stesso discorso di quanto dicevo delle coppie che allevano figli e che entrambi i genitori possono godere di congedi anche retribuiti in cui il lavoratore non perde nulla e l’azienda nemmeno , certamente io non dico che tutto deve essere in capo all’azienda , ci mancherebbe , però ci deve essere un qualcosa che si muove all’unisono , insomma … “ (C.F.) “ … è anche un fatto culturale “. Cosa si potrebbe fare per aumentare questa consapevolezza culturale e che agisca sui comportamenti e sulle affinità ? “ E’ un tema difficilissimo , noi lo vediamo nelle nostra assemblee dove si parla della vita tangibile, di quello che ti succede tutti i giorni nelle fabbriche e facciamo molta fatica a discutere di queste cose. Su una popolazione in fabbrica di 800 persone se tu riesci a fare un’assemblea con 200 persone è già un buon risultato, è un successo. Quindi è ovvio che ci deve essere un cambio di mentalità nelle persone . Adesso si vive una situazione di solitudine a tutti i livelli : vuoi per le nuove tecnologie , vuoi perché non ci conosciamo o perché , come si diceva … sulla parola integrazione se n’è abusato un pochino troppo , non c’è purtroppo tutta questa integrazione. Io lo vedo a Fabbrico – forse sono un pochino critico e i fabbricesi storceranno un pochino il naso – si notano ancora 2 o 3 comunità: i fabbricesi, gente come me che proviene dal sud Italia che si è più o meno integrata - che fa fatica o meno fatica a farlo – e poi ci sono gli stranieri…” (C.F) I nativi , i non nativi e gli stranieri …la solitudine , le possibili conseguenze e difficoltà di relazione: “ …non è la prima volta che lo diciamo , ce lo siamo detti in tutte le salse … Quindi si vive la solitudine sotto vari aspetti : è ovvio che con la solitudine convive l’egoismo , l’individualismo che è la cosa peggiore …” (C.F. ) “ …Noi facciamo bene in tutte le sedi a cercare di alzare il tiro , come di guardare a temi più generali , però abbiamo bisogno di guardare alla dimensione reale dei problemi collocandoli nel nostro spazio e tempo , perché noi corriamo il pericolo di non osservare il contesto entro il quale ci muoviamo. Lo voglio dire perché , attenzione , ognuno ha le sue convinzioni e/o opinioni,ma non è che siamo in una fase sindacale nella quale godiamo … “ ( F.L. . osservatore) “ Si, noi dobbiamo cercare solo di ascoltare … ci interessa l’ascolto e recepire le problematiche più sentite . L’intervista di gruppo , o focus , deve procedere così … le abbiamo pensate così …” (R.L.) 63 “ Per essere pratici io volevo dire che o nel rapporto di queste cose riusciamo ad individuare alcune questioni ( 2 , 3, 4 ) principali , avendo una discussione che di per sé quelle questioni lì diventano problematiche , perché si sta riorganizzando la rete organizzativa dei servizi ; perché i Comuni non si sa bene come faranno ; perché il contesto generale della disponibilità di risorse è quello che è. E così è importante che su alcune questioni mirate noi verifichiamo la nostra realtà territoriale nella direzione e negli ambiti in cui possiamo muoverci . Io non credo che alla Landini non ci siano le condizioni o che pur nelle difficoltà si siano completamente stravolti i rapporti in base ai quali , se noi andiamo insieme a loro ad identificare un problema o due , la società del lavoratori della Landini ( i “landinisti”) non rispondano. Si , le difficoltà ci sono e le abbiamo anche noi trovate nel passato quando siamo andati a dire alla Landini che dovevamo togliere la mensa aziendale per farla diventare comunale e che era giusto superare lo spaccio aziendale per farlo diventare un’altra cosa. Lì abbiamo incontrato anche allora queste dinamiche , eh … Io penso che dobbiamo tenere conto anche di ciò e che abbiamo questo bond (vincolo, obbligazione) . Sul volontariato c’è bisogno di fare ulteriori approfondimenti ” (F.L. – osservatore) Si continua a discutere con la messa in campo di più interventi che si intrecciano tra loro : le conquiste del passato in merito alle priorità da individuare “ Questi argomenti in sede di organizzazione sindacale sono argomenti storici. Dentro a tutte le organizzazioni sindacali che hanno il fascino e un valore aggiunto come il volontariato sociale , dentro all’organizzazione della Cgil che ha anch’essa un suo valore nell’essere sul territorio anche su temi di carattere generale. C’è chi sostiene che è necessario una organizzazione sul territorio , a cui si è lavorato anche nella costruzione della “ Banche del Tempo” e cose di questo tipo, ecc…. che sono strutture organizzate dalle organizzazioni sindacali e che offrono una sponda organizzata alle singole associazioni di volontariato che ci sono. Qui c’è tutto un dibattito aperto …” (F.L. – osservatore ) La complessità e frammentazione sociale attuale ha delle ripercussioni anche nei luoghi di lavoro. I sindacalisti che fanno le assemblee in fabbrica oggi, in questa realtà globalizzata , si trovano di fronte a situazioni comunicative diverse e in presenza di operai, lavoratori e lavoratrici di più continenti ( vedi anche i dati della ricerca di Fabbrico sull’immigrazione ) . E’ abbastanza difficoltoso comprendersi bene e sentirsi in sintonia … e ci vogliono tempi e modalità differenti per capirsi e assumere delle decisioni . Negli anni ‘70 - con lo Statuto dei Diritti dei lavoratori e il diritto di assemblea - si facevamo le assemblee dove si trovava una maggiore presenza attiva e quasi immediata dei lavoratori locali o di immigrati provenienti dal sud Italia o da altre regioni … E’ un esempio di come sia cambiata la realtà sociale e la società . “ Alla Landini su 50 extracomunitari che ci sono alla Landini solo 22 vengono alle assemblee , tutti gli altri se ne stanno in un loro gruppetto …” ( altro) …” bisogna affrontare e fare delle scelte per costruire un nuovo tipo di comunità , o altrimenti non riesci a comprendere il nuovo che abbiamo di fronte , e in che comunità vivi … e non ti rinnovi mai … o per poterti rinnovare “ (R.L) “… sostenere qualcuno , sostenere le famiglie che si fanno carico del familiare. Il fulcro di questo pensiero ed esperienza è che se non si aiuta la famiglia a gestire il proprio familiare , se scoppia la famiglia stessa non vi è più un reale sostegno. Si fanno dei corsi formativi in tal senso …” (Altri interventi) I corsi formativi per la famiglia ai vari livelli funzionano ? “ Sì , ma il discorso è questo qua : funzionano perché c’è una certa esigenza ma è chiaro che è una problematica molto difficile … anche perché fare 2 o 3 incontri alla settimana , fuori casa e di sera non è una cosa semplice : la prima sera facciamo il giro di presentazione e si mettono a piangere di fronte a sconosciuti. 64 E’ solo per far capire qual è l’aspetto emotivo , l’emozione e la tensione e quello che dicono è : “Non pensavo che qualcun altro condividesse la stessa cosa che sto vivendo io a casa. Perché se ne parlo con i miei amici , sembra sempre che io stia esagerando “ , quindi non riescono ad avere questa condivisione un pochino empatica con qualcun altro. Però quello che mi stupisce è che queste sono cose importantissime , un vissuto veramente doloroso e finiscono il corso con il “sorriso” sulle labbra . Non è che noi diamo delle soluzioni ai loro problemi : gli facciamo capire però che devono uscire dalla loro situazione fossilizzata che non riescono a vedere che ci possono essere degli aiuti. Però tutte le volte che finisco questo tipo di corso – finora ne abbiamo fatti 3 – escono esperienze molto belle , ma che non proseguono dopo , cioè nel senso che sono persone che in quel momento condividono qualcosa , però se non siamo noi a dire : “ Provate a trovarvi anche dopo a mangiare una pizza o altro “ , che sembra una cosa banalissima , ma non è così banale ,sono esperienze importanti. Sulla domiciliarità per esempio noi abbiamo servizi domiciliari che sono nati negli anni ’70 del secolo scorso , hai voglia di provare a cambiarli , ci stiamo riuscendo , ma arriviamo sempre tardi, nel senso che quando notiamo che c’è qualcosa che è cambiato dobbiamo prima studiare il fenomeno prima di trovare la soluzione . quando abbiamo trovato la soluzione hanno già fatto un altro passo in avanti. Queste persone che hanno più problemi li prendiamo personalmente . C’è una persona che ci dice una cosa , un’altra che ce ne dice un’altra e così via … facciamo più di cento valutazioni in un anno e non sono poche . Noi lo sappiamo che il Servizio di assistenza domiciliare è arretrato , il problema è però che noi organizziamo questi incontri , ma vigliacco una volta che si mettessero insieme in un gruppetto e provassero loro a darci delle indicazioni, perché sono le famiglie in primis che ci possono dire delle cose , noi siamo sempre nel momento in cui dobbiamo interpretare quello che succede … non è facile trovarci in situazioni in cui uno ci dice una cosa e un altro ce ne dice un’altra . Abbiamo 4 assistenti sociali in 6 Comuni , poi ci sono io che cerco di coordinare e metterli insieme. Però un conto è considerare singolarmente qual è il problema ed affrontarlo in solitudine e un altro è quando c’è una comunità che oltre a chiedere ti dà anche qualche indicazione : sui servizi di assistenza domiciliare noi facciamo fatica. Allora queste serate che noi facciamo con una media di 25-30 persone , se non siamo noi che diciamo di trovare una sede per incontrarsi con la psicologa loro continuano da sole. A me cadono un pochino le braccia , perché invece una volta queste cose qua accadevano in modo più spontaneo. L’esempio delle adozioni dei bambini a un certo punto le famiglie hanno cominciato a riunirsi e a chiedere ad altre famiglie che conoscevano :sui minori ci sono queste cose , sugli anziani siamo ancora molto indietro. E’ vero che non possiamo arrivare molto avanti , però faccio veramente fatica a spiegare alle famiglie … Però noi abbiamo dei figli con genitori di bambini piccoli e figli di persone anziane ed abbiamo sia gli uni che gli altri da seguire. Allora , si è molto proiettati sui figli , il problema che in realtà dal punto di vista meramente legislativo , io che sono un figlio con padre anziano e ho dei figli piccoli , i miei figli sono parenti di 1° grado come i miei genitori : quindi io nei confronti dell’uno e dell’altro ho gli stessi diritti e doveri. Il problema è che adesso gli anziani passano in secondo piano , ma non per cattiveria , non per volontà , ma perché siamo in un sistema che non ci permette di fare tutto e quindi dobbiamo scegliere : di fronte alla legge , non è una scelta … “ ( P.C.) … Quindi agire sulla famiglia ,diventa determinante di fatto … “ … Il discorso è questo qua , però la struttura dell’assistenza all’anziano non ce l’abbiamo , non c’è in questo momento e uno si trova a scegliere e chiaramente e in realtà noi abbiamo situazioni di anziani che sono molto più deboli … noi abbiamo delle persone che ci telefonano e quando sono al pronto soccorso ti dicono : “ Mia madre forse si è rotta un braccio …” e un signore addirittura prima di portarlo al pronto soccorso , il sabato mattina è venuto da me per dirmi : “ Sto portando mia madre al pronto soccorso … se dicono che ha un braccio rotto la possiamo mettere in struttura ? “ . Non le avevano ancora fatto i raggi - era un sabato - “ Lei è pensionato ? “ gli ho detto : “Penso che per riuscire a dar da mangiare a sua madre per 4-5 giorni ce la possiamo fare , no? 65 E non sto dicendo che era indifferente o inadeguati così , non siamo più capaci. Se ho un anziano in Casa protetta o in Centro diurno che ha la febbre e io telefono al figlio per dirgli: “ la deve venire a prendere , perché sta poco bene “ no! , ma se ho un bambino all’asilo che ha la febbre , lo vado a prendere certo , sono problematiche diverse , che non sono paragonabili , ok , però di fatto per il bambino è così e per l’anziano è così. Si sono persi degli automatismi che non è che non ci sono mai stati , c’erano , però con e per gli anziani gli abbiamo persi. Però sono preoccupata anche per me , perché se debbo lavorare fino a 70 anni forse , io , ho già il pannolone per andare a lavorare … non è che devo pensare ad aiutare i miei figli e nipoti , forse avrò bisogno anch’io di essere assistita … in una Casa protetta dove faccio contemporaneamente gli accessi … “ ( P.C.) “ … Dal nostro questionario esce proprio che le persone anziane , sempre in numero maggiore , stanno aiutando i figli e i nipoti: perché vanno a prendere e portare i nipoti a scuola e in più sopperiscono alle carenze di possibilità di permessi dei figli …” ( R.L.) “ Il problema è che quando succede qualcosa ci si trova in una situazione che di fronte alla quale si è totalmente impreparati , poi già dal punto di vista emotivo si fa fatica ad accettare che un genitore non si trova ad essere com’era prima , perché un genitore può essere demente , ma per il figlio rimane un punto di riferimento per sempre : io posso avere 60 anni ed avere una madre di 80 però mia madre è sempre mia madre. Quindi quando si tratta di accettare una malattia è una cosa difficile , perché si vanno a capovolgere completamente i ruoli , figuriamoci poi se succede qualcosa , di colpo uno si trova completamente spiazzato a fare una scelta. Facciamo un esempio sulla Legge 104 : la Legge 104/92 va bene avere 3 giorni al mese di permesso – se te lo permettono , perché per tutti non è così - , però casomai , anche lì, quando nasce un bambino è previsto che i genitori abbiano un periodo di tempo in cui possano occuparsi del figlio. Perché non si può fare un ragionamento simile anche per gli anziani non autosufficienti ? Sulla legge 104 , mi è capitato di recente dove la mamma stava bene , ma aveva diritto alla 104 , mai utilizzata , ma nel momento in cui la mamma stava male i 3 gg. al mese non erano più sufficienti. Allora so che è un discorso da farsi a livello nazionale, però è un discorso che va fatto perché 3 giorni al mese non sono sufficienti in certi casi : adesso abbiamo situazioni in cui chi è onesto e non ne ha bisogno la 104 non la usa , gli altri la 104 la usano magari per farsi un week end lungo. “ (P.C) “ A volte succede solo ed esclusivamente questo … (C.F.) “ Poi in realtà quando ne hai davvero bisogno , perché tuo padre viene ricoverato in ospedale o devi andare a una visita dell’Uvg , perché ti chiamano o perché devi accompagnare per il trasferimento , così i 3 gg. non sono sufficienti . Allora, non dico mica di fare tante cose , ma per i bambini da 0-3 anni , per malattia hai un tot , e da 3 a 8 anni devi utilizzarli diversamente. Forse dovremo fare delle cose simili anche per le persone anziane , cominciando a sperare che anche i nostri anziani siccome è cambiato il mondo , la struttura della famiglia e per come è cambiato il lavoro e così : bisogna cominciare a considerare l’anzianità una categoria protetta in qualche modo , come i bambini. Però adesso si sta navigando a vista con quello che abbiamo e cerchiamo tutti di fare il nostro meglio , però senza delle politiche veramente e senza una cultura condivisa è duro , perché si fa presto a dire creiamo i servizi , però , allora , i servizi ci devono essere , su questo sono pienamente d’accordo , ma dobbiamo capire un po’ tutti che tipo di servizi , perché veramente ci troviamo delle situazioni … in cui dopo l’ospedale si vuole mettere l’anziano in Casa protetta . Non è il problema di metterlo in struttura , ma che l’anziano non ci vuole andare. Io non è che posso su questo punto obbligare , gli anziani si lasciano morire se li portano negli ambienti dove non vogliono andarci. Io capisco che la famiglia dice : “ Devo prendere la badante , ma io sto lavorando e devo tenere dietro anche alla badante “. Ci troviamo veramente a conciliare tante , tante esigenze diverse. “ ( P.C.) 66 E’ un discorso molto complesso che tocca tanti aspetti .Forse bisognerebbe iniziare anche dalle piccole cose : per esempio per capire cosa è successo nella realtà e come i comportamenti delle persone si sono modificati, mi viene in mente un’intervista di gruppo fatta a Scandiano dove veniva ricordato che un tempo si viveva in vecchi quartieri e tutti avevamo tante , più relazioni sociali e di vicinato. Da quando gruppi di persone , le stesse persone che prima abitavano vicine , sono andate ad abitare insieme in nuovi appartamenti o abitazioni in un nuovo quartiere (Abicoop o simili) non si è più relazionato come prima, perché? Forse c’è bisogno di trovare alcune motivazioni concrete sentite e condivise , anche di carattere strutturale/abitativo ( ?) , ma che possano incidere nel modo di pensare , di comportarsi e nella cultura della gente. .. “… Che però non può essere solo basato su confronti con chiunque , ma debbono essere e servire per ricostruire , contribuire alla formazione di un pensiero sociale e di comunità … “ (R.L.) Inizia una discussione a più voci … Sui trasporti cosa si può dire considerato che negli altri incontri il problema è venuto fuori ? Dalla messa in opera o potenziamento di possibili mini-servizi , specifici e di accompagnamento ed un servizio di Segretariato Sociale che si proponga di affrontare al bisogno problemi come questo o altri insieme ( utilizzo dei servizi , andare al Centro diurno,ecc) … Si sviluppa una discussione a più voci sul bisogno e l’utilizzo dei trasporti speciali o per scopi specifici : se devono esserci dei servizi o se c’è anche una questione culturale da parte delle famiglie nel delegare e la soluzione di qualsiasi problema da parte del servizio pubblico … “ … Se consideriamo l’accompagnamento dei bambini a scuola , da un certo punto in poi , si era arrivati ad una situazione che non si poteva più passare per via De Amicis , perché tutti andavano a prendere i propri bambini con l’auto . Tra l’altro c’erano quelli che la lasciavano a mezzo chilometro di distanza e casomai abitavano a 700 metri dalla scuola … si creava così intasamento , le auto , ecc.” ( G.G. – osservatrice) La discussione continua nell’evidenziare che l’utilizzo esagerato delle auto aveva avuto delle ripercussioni negative nella socializzazione tra i bambini , dato che ormai ognuno era abituato ad andare in auto con il genitore o anche solo per pochi metri da casa e scuola . Sono i bimbi che richiedono di stare anche fuori dalla struttura scolastica con i propri amichetti. Forse basterebbe un accordo tra i genitori per poter utilizzare i propri mezzi in modo diverso : le andate e i ritorni da scuola. “ Io parto sempre dall’utente , dall’anziano : è diverso salire su un pulmino o salire in macchina con una persona con cui scambiare due chiacchiere. Una persona che va al Centro diurno e che riesce ancora a camminare è diverso , la si attiva di più . Altre volte non è possibile , mi rendo conto che quando hai una carozzina, ci sono situazioni che assolutamente non hanno un’alternativa . Anche lì nel Centro diurno il pulmino ha una quarantina di posti, arriva una trentina di macchine e mettiamo che due vengono nella stessa direzione …. “ ( P.C.) L’Auser fa qualcosa sui trasporti ? “ C’è il gruppo “ Primavera” che agisce in quel campo lì. L’Auser fa altre attività : la falciatura del verde , ecc. . So che hanno dei compiti di ausilio… Mi spiace che non c’è il Presidente che può saperne di più… per esempio il collaborare con “ Pedibus” ( trasporto bambini) … anche lì se ci fosse qualche volontario in più sarebbe importante , siamo sempre lì … siamo un po’ lontani da coprire tutte le esigenze. ( V.A.) 67 “ Tornando sulla cosa che diceva prima Catia, quella del trasporto fatto per portare le persone a fare la spesa . Credo che a Fabbrico , per esempio da parte nostra , insieme con Auser , e con il gruppo “Primavera” , il servizio vada rivisto non tanto il servizio stesso , ma come dev’essere l’impegno della Amministrazione Comunale , che ha patrocinato la cosa, a pubblicizzare meglio il servizi anche a chiamare i commercianti per invitarli ad esporre gli avvisi nei propri negozi e nei locali pubblici … altrimenti se è solo la Coop. è evidente che rimane legato a 4 persone … se non ci sono più loro si chiude il servizio. ( R.L.) “ C’è bisogno di una maggiore informazione , tante cose non si sanno. Io faccio parte dell’ Avo … anche per quanto riguarda la Croce Rossa la gente dice : “ Io non ci vado perché devo pagare 50 Euro. Allora do 10 € a chi mi pare.” Tanto per dire che non è buttata lì una frase. Però tante cose non si sanno. Chi opera nella situazione è bene che faccia chiarezza perché c’è incertezza: non si sa bene cosa costa , c’è il problema della ricevuta, ecc… Bisogna avere potere verbale chi è della situazione , perché se no altrimenti … Poi, sottolineo questi servizi hanno visibilità? Hanno ancora una certa, trasparenza , visibilità. Ci sono situazioni sotterranee un po’ assurde … persone che si rivolgono a badanti, ecc. Inoltre , parlo di un caso personale senza allargarmi troppo … per esempio certi anziani mi hanno chiamato a casa : ‘ Ma ti ho visto al ricovero , mi vieni a cambiare l’orario dell’orologio , che non ci riesco? Doveva semplicemente (per noi) cambiare l’orario dell’orologio . Questo per capire delle cose più basilari , però senza fare prediche. Questi sono problemi reali. “ ( B.O o V.R.) “ Ci sono cose quotidiane che ti permettono di stare a casa tua ed avere ancora una agibilità personale a casa tua … non sono cose di poco conto … “ (P.C.) “ C’è anche il problema degli animali ( soprattutto cani e gatti) nel caso di eventuali ricoveri di persone anziane. Ci può essere una trafila burocratica e sanitaria da seguire , nel senso del come avere o prenotare la visita dal veterinario , ecc. e quindi anche queste cose sono importanti”“ (R.L.) “ Circa la situazione economica degli Enti e delle famiglie , io che ho fatto l’assessore ai Servizi Sociali negli anni ’70 le Case di riposo erano a totale carico e di decisione del Comune , anzi la pensione veniva lasciata tutta alla famiglia . Mi ricordo che con un altro assessore si è detto che almeno la pensione andava lasciata al Comune …( G.G. – osservatrice) 68 LE INTERVISTE INDIVIDUALI I Dirigenti del Welfare locale , del Socio-sanitario e il Coordinatore Cgil della zona di Correggio in queste interviste affrontano, con differenti approcci , le problematiche della loro comunità e società: la qualità del vivere sociale , la mobilità, l’accesso, il volontariato , l’informazione e la fruibilità delle strutture dei servizi sociali e sanitari e di cui le stesse problematiche sono da una parte una costruzione sociale più complessiva, e dall’altra la conseguenza di un’azione e presenza attiva dell’agire delle persone e dei soggetti nel loro contesto sociale. I richiami diretti ed indiretti ai rapporti relazionali e ai legami comunitari - senza pensare ad un impossibile ritorno al passato - , considerati come espressione e desiderio di contribuire attraverso una loro possibile ricostruzione , sono un leitmotiv richiamato un po’ trasversalmente dai soggetti intervistati. A proposito di quanto sostiene Z.Bauman (*): “La compagnia o la società possono essere cattive , la comunità no. La comunità – questa è la nostra sensazione – è sempre una cosa buona” . Dato che : “La comunità incarna un tipo di mondo che purtroppo non possiamo avere , ma nel quale desidereremmo tanto vivere e che speriamo un giorno di riconquistare …” Con l’affievolirsi ed il frammentarsi nell’epoca moderna dei legami sociali, il procedere di una progressiva individualizzazione ( e individualismo) ed il prevalere della società sulla comunità si rafforza il concetto di identità: “ Nel momento in cui la comunità crolla viene inventata la nozione di identità … L’identità merita appieno l’attenzione che attira, le passioni che suscita in quanto è il surrogato della comunità…” In queste interviste e i soggetti coinvolti negli incontri di gruppo , sottolineando l’importanza delle politiche di welfare a livello locale, vedono positivamente la creazione di strutture sociali e sanitarie intermedie ( Casa della Salute , Ospedali di comunità e altre ) come una significativa svolta innovativa, relazionale, di integrazione e di messa al centro dei diritti - ed in specifico del Diritto alla Salute - e dei cittadini in quanto soggetti importanti del cambiamento. (*) Z.Bauman - “ Voglia di comunità “ - Ed Laterza 2005 ( pagg. 3-5-16 ) 69 Testo trascritto dell’intervista al Dott. Parmiggiani Luciano (Dirigente Servizi Sociali - Unione dei Comuni del Distretto di Correggio) ( 9/11/2014) Premessa Questa intervista è rivolta al dott. Parmiggiani Luciano , dirigente dei servizi sociali dell’unione dei Comuni del Distretto di Correggio , per affrontare alcune problematiche più complessive riguardanti il territorio correggese. L’obiettivo di questa ricerca , che è in fase di svolgimento , è quella di vedere quali possono essere , in base all’attuale situazione socio-economica il presente e il futuro del Welfare locale. Dopo aver fatto un’indagine con un questionario verso gli iscritti Spi e i cittadini con alcuni focus group ed interviste individuali , si redigerà un report condiviso che verrà reso pubblico. Intervistatore Lei , è a conoscenza di questa ricerca che è in atto a Fabbrico o ne ha sentito parlare ? Intervistato Si, ne ho sentito parlare , ma non ho avuto modo di saperne di più… Intervistatore Per quello che ne sa cosa pensa di una ricerca come questa in una realtà , come quella di Fabbrico , di un piccolo comune con poco più di 6000 abitanti ? Si sta cercando , anche in questo piccolo sistema locale , di conoscere un po’ le condizioni delle persone , i livelli delle relazioni sociali esistenti ed in merito all’offerta dei servizi di carattere sociale e socio-sanitario … Intervistato Penso che le ricerche nell’ambito sociale siano sempre importanti e utili : primo perché da questo punto di vista non sono numerose e mai sufficienti nell’ambito del sociale, perchè cercano di capire nei singoli territori quali possono essere anche le percezioni dei cittadini nei confronti dei servizi. Poi perchè generalmente, e questa è una peculiarità del sociale , quando si fa ricerca in questo modo non è solo l’esito , il prodotto, che è importante , ma anche il processo che viene attivato; proprio perché così facendo si stimola la partecipazione dei cittadini e si attiva quella che è una maggiore coscienza civica rispetto alla loro comunità, l’assetto dei servizi e le loro condizioni di vita nel Comune in cui abitano. Quindi non è solo importante il risultato , quando si fa una ricerca sociale coinvolgendo i cittadini , ma è la ricerca in sé che conta , perché vengono attivate delle modalità di partecipazione già nel momento stesso in cui si vuole fare e sviluppare un approfondimento : quindi il metodo diventa anche il merito e questo è doppiamente importante. Poi ovviamente possono venir fuori delle sorprese o delle conferme , questo poi lo si vedrà alla fine nell’ambito dei risultati finali. Devo dire che sempre di più in questi ultimi anni , a causa delle profonde trasformazioni che ci sono state , quando si fa ricerca sociale , è più facile che escano delle sorprese che delle conferme; perché il mondo è cambiato non solo perché i giovani sono cambiati, c’è un’evoluzione e un cambiamento forte nelle abitudini , nella cultura e nella convivenza , ma è cambiato anche per gli anziani. Quindi molte volte le sorprese si trovano anche in un “target” diciamo così di cittadini che si ritengono essere i più “conservatori” o tradizionali , perché ovviamente hanno dietro le spalle un’esperienza di parecchi anni , invece molte volte non è così. Intervistatore Premessa - Il percorso che stiamo facendo , che è un po’ sperimentale e di partecipazione nel fare gli incontri e nello svolgere interviste , anche noi impariamo dalla realtà : dai dati che emergono , dalle relazioni e conoscenze che attiviamo e tutto questo ci dà la possibilità di una nostra maggiore presenza nel merito dei problemi affrontati o da affrontare. 70 Per proseguire nella nostra intervista , quali sono le sue responsabilità nell’ambito dell’Unione dei Comuni del distretto di Correggio e su quali problematiche e campi d’intervento ? Intervistato Io sono un dipendente dell’Unione dei Comuni e ho la responsabilità del Servizio Sociale Integrato dell’Unione “Pianura Reggiana” nell’ambito dei 6 Comuni che ne fanno parte. Il Servizio Sociale Integrato è un servizio che si occupa soprattutto dei servizi sociali del territorio, cioè di quei servizi che analizzano le problematiche delle persone in stato di bisogno, delle modalità di accesso ai servizi stessi , della valutazione degli stati di bisogno e anche della elaborazione e controllo dell’attuazione dei piani assistenziali ed educativi individuali; infine anche della promozione dell’offerta dei servizi che il sistema pubblico vuole mettere in campo nel territorio di competenza. Ormai nella Regione Emilia Romagna l’assetto dei servizi sociali ha un carattere sovra comunale dal punto di vista dell’accesso, delle regole , della contribuzione degli utenti , dell’accreditamento; in questo distretto , ancor prima di questa riforma regionale ( LR 12 ), avevamo costituito già , attraverso il Consorzio dei Servizi Sociali, un organismo associato che governava in maniera sovra comunale le funzioni relative ai servizi sociali . Io ho la responsabilità,oltre al servizio sociale stesso , anche dell’Ufficio di Piano, che è quell’organismo che si occupa di supportare il Comitato di Distretto in quelli che sono gli ambiti di governo della non-autosufficienza e della programmazione dei servizi sociali e socio-sanitari. Intervistatore Il Comitato di Distretto è formato da tutti i Sindaci? Intervistato Si, da tutti i Sindaci più il Direttore/ce del Distretto socio-sanitario, Dr.ssa Turci … Intervistatore Premessa - Procediamo con ordine. Nella ricerca si sono affrontati più temi e problematiche che vivono i cittadini di Fabbrico , di cui in sintesi : la casa , il volontariato , la salute e l’ambiente, i servizi del Welfare locale e del territorio, la mobilità ( i trasporti) e la sicurezza … Quindi , in base ai risultati emersi , su dati quantitativi ( e/o in alcune criticità) indicati nelle risposte , su questi abbiamo svolto le iniziative di ricerca succitate .La nostra intenzione è quella di contribuire come sindacato , in base alle valutazioni provenienti da più punti di vista , dai pensionati , dai lavoratori , dai cittadini , dalle strutture , quale può essere( forse) , in un periodo di crisi come questo , un nuovo welfare alla luce dei cambiamenti e dei bisogni che sono intervenuti. Sul volontariato e servizi socio-assistenziali a Fabbrico è presente un volontariato abbastanza coeso e partecipato. Cosa si potrebbe fare per renderlo sempre più non sostitutivo ed integrativo, ma invece integrato nel sistema pubblico dei servizi, qualificandolo nei confronti delle persone che chiedono e ricevono aiuto e solidarietà oltre che dai servizi anche dai cittadini (concetto presente anche in alcuni interventi di partecipanti ai focus) ? Intervistato Per esprimere una opinione così mi sembra di poter dire che rivelano un pensiero molto alto dal punto di vista qualitativo, perché esprimono comunque una valutazione ed una conoscenza del mondo del volontariato e dei servizi e quelli che possono esserne i lati positivi e critici dell’uno e dell’altro . Se hanno espresso una necessità di una maggiore integrazione … Intervistatore E’ una cosa che abbiamo percepito quando oltre all’azione volontaria offerta e donata vengono anche espressi aspetti di identità … 71 Intervistato … Certo che mi viene da dire che il volontariato e i servizi pubblici di per sé si integrano , perché la natura dell’uno e dell’altro sono completamente diverse : ciò che ha uno non l’ha l’altro e viceversa; nel senso che i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari e anche in generale i servizi pubblici o comunque regolati dal pubblico , hanno delle caratteristiche di professionalità e di specializzazione , di ricerca della qualità , di equità , di trasparenza , di organizzazione di quelli che sono i metodi per raggiungere un obiettivo . Il volontariato, sia che gestisca dei servizi o delle attività , magari meno strutturate perché non ha ovviamente al proprio interno sempre e comunque in pianta organica delle specializzazioni, che cos’ha che non hanno i servizi ? Ha quella capacità di relazione e di vicinanza , quella capacità di mettere “calore” nell’erogare ed offrire la propria attività nei confronti di chi ha bisogno , che molte volte è proprio ciò che più difetta in un servizio sociale pubblico o privato che sia; i Servizi si occupano di ambiti in cui è richiesta una maggiore specializzazione, ma è più difficile assicurare eguale capacità di empatia e di relazione , di vicinanza affettiva; molte volte nell’ambito dei servizi sociali questi elementi fanno la differenza per certi versi. Per cui l’integrazione tra i due diventa naturale perché si completano l’uno con l’altro , questo in termini oggettivi. Devo anche dire che a Fabbrico , così come anche in altri Comuni per quello che è la mia conoscenza , esiste una collaborazione direi significativa tra le Istituzioni e una parte del volontariato , soprattutto quello che in qualche modo si è assunto come obiettivo di aiutare le persone in stato di bisogno : penso alle associazioni dell’Auser , dell’Avie , alla Charitas e ad altre che lavorano più sui bisogni in qualche modo conclamati; questi o attraverso lo strumento della convenzione o attraverso strumenti di sostegno come i contributi economici o ad esempio offrire o la sede o sedi per le associazioni, hanno delle relazioni abbastanza strutturate con i servizi comunali. Però , non mi nascondo che , secondo me , in questi anni pur in presenza di un volontariato forte, per esempio come a Fabbrico , vi sono elementi di crisi non solo nel numero dei volontari che aderiscono alle associazioni , ma proprio perché essendo venuto meno , in generale , la coscienza civica dei cittadini , il volontariato stesso si attiva per raggiungere solo un proprio scopo specifico , raggiunto il quale ritiene di aver esaurito la propria funzione in qualche modo : senza porsi l’obiettivo , com’era un tempo , di essere volontari non solo per la propria associazione, ma per la propria comunità , e quindi avere uno sguardo di quanto è utile il “prodotto” che fa uscire dall’interno della propria associazione , non solo per se stessi o per la comunità degli iscritti , ma per gli effetti che produce per la cittadinanza intera … Intervistatore Si è perso un po’ il senso di comunità ? Intervistato In generale si è perso il senso di comunità e questo si riflette anche nel modo di essere volontari. Devo anche dire che in certe associazioni di volontariato, per la loro natura , essendosi costituite parecchi decenni fa, in alcuni casi le giovani generazioni , per diversi motivi che sarebbe lungo qui definire , faticano ad aderire, proprio perchè la trasversalità delle generazioni stesse nell’ambito delle nostre comunità è venuta un po’ a meno; c’è molto meno dialogo tra loro nel momento in cui intravedono, in una associazione , una presenza forte di una generazione. Già di per sè ciò diventa un po’ un ostacolo per alcuni giovani a farne parte . Per cui la crisi si sconta anche perché il modo di lavorare, ecc. , in alcune associazioni , magari risente di una modalità che per molti anni è rimasta un po’ diciamo così, ferma. Intervistatore Allora , cosa si potrebbe fare … per affrontare questa diminuzione del senso di comunità stante la realtà attuale? Nelle domande poste nei focus alcuni pensano al passato , altri non sanno bene come fare … ecco perché il problema dell’integrazione non può essere solo un concetto giusto , ma poi … bisogna vedere come può essere possibile affrontarlo. Ci sono da parte dei servizi delle idee , dei ragionamenti di come potere affrontare questo aspetto oppure è ritenuto troppo difficile...? 72 Intervistato Non è che i servizi sono il luogo in cui in qualche modo è più facile lavorare per una maggiore coscienza di Comunità dei cittadini, perché spesso i servizi sono schiacciati nella ricerca delle risorse, nel rispetto dei budget di bilancio; la struttura organizzativa e burocratica qualche volta pesa. Diciamo che , a livello generale , per i servizi sociali, che sono parte di una organizzazione complessiva che è l’insieme delle Istituzioni pubbliche , il tema di un maggiore senso di appartenenza da parte dei cittadini ad una comunità e quindi alla costruzione di una propria identità , è il “tema dei temi”; Da una parte ci troviamo di fronte a delle trasformazioni della nostra società che in qualche modo, con l’internazionalizzazione dei fenomeni, l’urbanizzazione, la pesante presenza di mezzi di comunicazione veloci, ti fanno sentire maggiormente vicino e appartenente ad uno che sta a 6000 Km. di distanza e che condivide le tue stesse passioni , piuttosto che il vicino di casa che magari non sai neanche chi è o cosa gli succede. E’ notizia di questi giorni che a Fabbrico in un condominio si è scoperta la presenza di una persona che accumulava rifiuti in casa da parecchi anni, però nessuno se ne era mai accorto in un qualche modo. Questo ti dà il senso di come è mutata la capacità nostra di entrare in relazione con le persone che ci stanno intorno : molte volte è più facile avere una relazione con uno che sta molto lontano , ma condivide la tua passione, che so per la musica rock , piuttosto che con il vicino di casa che con te non condivide un bel nulla se non quello di salutarsi davanti al pianerottolo di casa. Adesso io sto estremizzando, sinceramente ci sono ancora delle forti capacità del vicinato di essere una risorsa per chi ne ha bisogno e vi sono esempi smisurati , però questo non è più come un tempo, perché sono mutate le nostre comunità. Che cosa si può fare da questo punto di vista ? E’ un domandone … Intanto credo che di fatto il volontariato sia una risorsa che continuamente tutti , a partire dalle istituzioni, devono promuovere, valorizzare, riconoscere in tutti i modi, non solo con i contributi economici,ma con un senso di premialità , di valorizzazione, di riconoscimento anche pubblico … Intervistatore Quindi , in primis l’istituzione pubblica deve agire in questo senso … Intervistato Si , l’istituzione ha un ruolo chiaramente nel valorizzare , promuovere , dare senso di un impegno civico di tutti coloro che lavorano nel e per il volontariato. Certo è che fino a quando i modelli generali lavorano più sul consumo che sul senso di identità delle persone , sull’essere solo dei consumatori e ad acquistare cose piuttosto che a valorizzare ciò che uno è e può dare agli altri, è una battaglia contro … è come uno che va in bicicletta contro un tir , in qualche modo. Però questo nulla vieta che si possa fare sui temi della valorizzazione, promozione del volontariato il più possibile un’azione di rinascimento. Intervistatore … E’ sviluppare le relazioni l’aspetto fondamentale : ciò che è successo in un condominio a Fabbrico , succede per altri versi anche in altri comuni come in certi quartieri di nuovo o recente insediamento , dove persone che prima si conoscevano ed erano in relazione ora, nelle nuove case o abitazioni , non si salutano più … Intervistato Diciamo che lo sviluppo economico e sociale di questi anni, che ha creato maggiore benessere e capacità di gestire , dal punto di vista economico , anche la propria famiglia senza bisogno dell’aiuto familiare nell’accudire il bambino (perché c’è l’asilo nido), accudire l’anziano (perché c’è la casa protetta o meno) , ha fatto sì che in qualche modo le relazioni di vicinato ed il welfare familiare siano diventati meno necessari di un tempo. Però è anche vero che tutte le trasformazioni , anche nel mondo del lavoro, hanno fatto sì che uno si trova spesso a vivere da una parte , lavorare dall’altra, il figlio studia da un’altra parte ancora; ci si trova a casa, se va bene, alle nove di sera e basta : è chiaro che tutto questo allenta le capacità di fare coesione in qualche modo… 73 Intervistatore La non coesione parte dunque da lì ? Sono temi che ci vengono indicati dai rispondenti alle domande del questionario e sottolineati anche dai partecipanti ai focus … Intervistato Questi sono elementi che bisogna tenere presenti : rispetto a 30 anni fa uno nasceva , lavorava , si sposava e moriva nel suo comune . Adesso non è più così … adesso lavora e si sposa da un’altra parte , forse va a morire da un’altra parte ancora , vive più da una parte piuttosto che dove va a dormire. Questo è … Intervistatore Premessa Affrontiamo un altro punto che abbiamo inserito nella nostra ricerca con questionario : la casa/abitazione , e che abbiamo raggruppato insieme alla condizione economica e la famiglia. Su questo vi sono 3 aspetti : le situazioni di indigenza e povertà esistenti ( nei pensionati sembrano limitate ) ; la realtà del lavoro precario ed incerto che viene indicata in una quantità abbastanza presente ; e le persone anziane sole – e la loro condizione - che complessivamente a Fabbrico sono circa il 20% dei rispondenti . Da un’indagine Istat di qualche tempo fa la percentuale di queste sembrava essere quasi il doppio. Di recente , in merito alle famiglie monopersonali, non risulta vi siano aggiornamenti della Provincia suddivisi per comuni. Un’altra problematica è presente ed è relativa alla frammentazione familiare avvenuta in questi anni (che ci tocca tutti): i figli si sposano , escono dal nucleo primario ed alcuni genitori si trovano ad abitare in case grandi con spese generali e fiscali consistenti. In merito a quanto detto si tratta di vedere quale può essere l’apporto delle istituzioni e servizi pubblici attraverso possibilità e forme diverse ( sostegni , contributi, tassazione, permute volontarie,ecc.) per svolgere azioni di supporto e di aiuto ai più bisognosi. Inoltre e come in parte detto sopra vi sono realtà di persone anziane sole che accudiscono genitori ultra-ottantenni e che non hanno supporti d’aiuto di tipo familiare o sociale. Con queste trasformazioni intervenute , ci sarebbe bisogno di ricercare e/o sperimentare un nuovo tipo di welfare ( anche locale) e naturalmente con le rispettive disponibilità di risorse ? E con al suo interno un più articolato rapporto con la comunità - anche di tipo relazionale oltre che tecnico - che comprenda l’approccio con queste nuove problematiche e bisogni caratteristici di questo nostro periodo ? Intervistato Questi sono problemi anche di carattere europeo e globale: i dati a livello più generale parlano di un’impennata del numero dei nuclei familiari spaventosa , a parità di popolazione . Non si tratta di paragonare questa situazione di trasformazione con quella passata e cioè con la realtà contadina ( la famiglia numerosa) o anche con quella esistente all’inizio e durante il boom economico degli anni sessanta e settanta, che era composta almeno di 4 persone. Oggi si è sempre più in presenza del prevalere della famiglia mononucleare o dove al massimo o in media vi sono 2-3 persone (2,3) . Il dato della parcellizzazione dei nuclei familiari è un dato inevitabile che appartiene alla situazione post-industriale che oggi abbiamo , così come il dato della continua scomparsa e riformazione di nuclei familiari . Noi come Servizi sociali , tale fenomeno , lo vediamo continuamente ed è una dinamica che ci dà parecchi problemi; cominciamo a vedere famiglie ricostituite dove all’interno dello stesso nucleo convivono figli appartenenti a famiglie diverse: quindi io mi separo da mia moglie e convivo con mio figlio di 17 anni, però allo stesso tempo sto con una nuova compagna con la quale ho fatto un figlio e questo ha 8-10 anni. Queste sono le dinamiche di complessità nella gestione dei figli che si possono avere quando devo gestire con la mia ex moglie il figlio minore e allo stesso tempo , questo figlio , deve convivere con mio figlio che ho avuto in un’altra coppia , con tutti gli aspetti che comporta la regolazione di tali rapporti affettivi e familiari. 74 Quindi , che la famiglia di un tempo sia continuamente e in completa mutazione questo è un elemento trasversale a tutti : se poi andiamo nella fascia degli anziani l’invecchiamento della popolazione ha fatto sì che ci troviamo un numero di anziani molto maggiore di un tempo , anziani che ovviamente, come accennavo prima , non vivono più in famiglia con i loro figli , perché questi abitano da tutt’altra parte; magari un tempo c’erano 5 o 6 figli in ogni famiglia e adesso ne hai 1 o 2 e quindi è molto più difficile riuscire ad avere quelle condizioni favorevoli per poter vivere coi figli : ci troviamo così in una condizione in cui la famiglia è fatta di un numero di componenti molto più basso di un tempo. Questo è sempre una condizione di isolamento ? Per certi versi sì e per certi versi no; nel senso che una coppia che sta bene , sono solo in due e se in un qualche modo entrambi lavorano, hanno un buon reddito di per sé non costituisce un elemento problematico, rispetto alla famiglia che prima era fatta di 5-6 persone. Diventa problematico quando uno vive da solo perché si è separato e magari si trova in una condizione di precarietà lavorativa, per cui malgrado tale precarizzazione, non solo deve mantenere i costi fissi della casa in cui abita , ma è tenuto anche al mantenimento del figlio che vive con la sua ex moglie : noi ci troviamo così anche di fronte a condizioni di povertà pur in condizione di occupazione. Noi adesso stiamo vedendo col Centro per le famiglie che vengono anche molti padri ed evidentemente anche madri , che sono in difficoltà economica pur lavorando , ma che di fronte a separazioni fanno fatica a far fronte alle loro spese e a quelle del mantenimento dei loro figli. Per cui questa situazione di composizione/scomposizione delle famiglie rende sicuramente più fragile le nostre comunità,più precarie e in qualche modo più fragili e vulnerabili da questo punto di vista. Sulla popolazione anziana c’è un elemento di questo tipo che incide: il discorso dell’abitazione. E’ vero , ci stiamo trovando di fronte a famiglie anziane di poche persone che vivono in 90-100 mq. e più . Io qui, dall’esperienza che ho fatto in questi anni , comincio a nutrire dubbi che sia sinceramente possibile e auspicabile che l’anziano a 75 anni, alle prime difficoltà fisiche possa andare ad abitare in contesti di maggior tutela e assistenza, ad esempio in un mini appartamento protetto: prima di tutto sono loro che spesso non lo vogliono. Noi abbiamo sperimentato che facendo appartamenti protetti di qua e di la - adesso non so se Villa Adele sta decollando oppure no - , in molte situazioni l’appartamento protetto diventa l’ultima spiaggia che l’anziano è costretto a fare , perché o perde la casa o ha dalle barriere architettoniche spaventose; ma fino a quando , anche se con la badante che paga quasi 2000 euro al mese , ce la fa a stare nel proprio appartamento, l’anziano preferisce stare nella propria abitazione. Allora, secondo me , questo è un diritto dell’anziano : il poter passare gli ultimi anni in una condizione di riconoscimento , di appartenenza e di vita nei luoghi che sono sempre stati i suoi luoghi. Io credo, se c’è una volontà di sperimentare eventuali permute tra l’appartamento di un anziano e un appartamento pubblico più piccolo e senza barriere, il pubblico, attraverso le proprie agenzie abitative ( Acer e quant’altro) potrebbe favorire delle intermediazioni di questo tipo , ma non m’illudo che ciò sia la chiave di volta. Secondo me la chiave di volta può essere una de-tassazione della abitazione grande per chi vive da solo/a , compatibilmente con le risorse di bilancio che ogni ente deve avere o con incentivi , anche qui , attraverso contributi per le spese abitative ed energetiche : le utenze luce, gas, ed altro per gli anziani che vivono soli in abitazioni di 100 e più mq. Eventuali possibilità di forme di permuta si possono sempre e comunque fare fra la persona anziana e i propri figli, solo se sono basate sulla volontarietà; ma se il figlio ad esempio abita a Reggio Emilia, perché lavora là , difficilmente viene ad abitare nella casa grande a Fabbrico per farsi poi, tutti i giorni , 60 Km. andata e ritorno. Ci sono troppi elementi che rendono più complesse le situazioni di questo tipo. Intervistatore Certe esperienze le stanno facendo a RE in alcuni quartieri nello sperimentare un nuovo modo di abitare (cohousing ) dove si sta pensando , come in certi paesi del nord Europa, vista la frammentazione sociale esistente e la solitudine conseguente per attivare forme di auto-aiuto , cosa ne pensa ? Come può il pubblico contribuire a favorire questo ? 75 Intervistato … Qua c’è tutta una frontiera nuova che tra l’altro potrebbe anche non essere così dispendiosa, nel senso che continua l’esperienza, ripeto, degli appartamenti protetti, magari integrata con una sorta di portierato sociale, dove si destina un appartamento ad un nucleo familiare purchè faccia da custode alle persone che ci abitano. Si sta sperimentando , però con difficoltà , perché, come ho detto prima, l’anziano fa fatica a cambiare; finchè ce la fa non vuole uscire dalla propria abitazione e dalle proprie abitudini. Forse è più utile , laddove in qualche modo gli anziani vivono in situazioni condominiali o meno, cercare di fare un lavoro , chiamiamolo così , sociale e di comunità; cioè individuare nei vari quartieri quei custodi sociali da investire in un ruolo di solidarietà nel condominio o nella zona in cui vivono. Sto pensando a voce alta, nel senso che ci sono sperimentazioni di questo genere , però sarebbe più opportuno se non più utile e forse anche meno dispendioso dal punto di vista economico, cercare di fare leva sulla coscienza , la capacità , il coinvolgimento di cittadini che vivono a fianco di persone anziane , affidare loro un ruolo di riconoscimento, valorizzato e tutelato per essere una specie di tutor di queste persone. Un tutor sociale non di tipo giuridico , e questa è un’altra cosa ancora, dato che è una forma di tutela (l’Amministratore di sostegno) anche questa molto importante . Sarebbe un po’ il tanto nominato “Welfare di comunità” - oggi si parla di crisi del welfare e di welfare di comunità - che è questo : dato che il pubblico fa fatica, e non è sempre la soluzione di tutto , a creare nuovi servizi ecc, potrebbe essere invece quel soggetto che in un qualche modo e con un lavoro di comunità, condivide con i propri cittadini gli obiettivi di tutela sociale e di autoaiuto delle persone in stato di bisogno. Questo vuol dire volontariato , formazione e relazione,ecc. ; credo che l’obiettivo sia quello non tanto di creare dei professionisti del sociale, ma di attivare trasversalmente tutta una comunità, che tutta in un qualche modo aiuta gli altri. Noi , un pochino lo stiamo tentando , anche perché la Regione sta spingendo molto sul discorso della domiciliarità e anche noi su questo ci stiamo un po’ muovendo : penso a tutto il mondo delle badanti e dei cosiddetti care-giver , cioè di quegli anziani o quei figli avanti d’età , che hanno il dovere di assistere la persona cara… Intervistatore E’ uscita una normativa in merito … Intervistato ... ci sono anche incentivi del fondo della non-autosufficienza e noi ormai sono già 4 anni che stiamo facendo corsi di formazione per cittadini ( i care-giver) : cioè quei cittadini che … Intervistatore C’è partecipazione a questi corsi ? Intervistato … Sì , c’è partecipazione . Abbiamo fatto due corsi da 25 partecipanti l’uno. Però , in pratica, sono le mogli - più che i mariti , ma anche i mariti qualche volta - che hanno l’anziano in casa con l’Alzheimer , con demenza o non autosufficienza , che un po’ con la badante ed un po’ per il ruolo che hanno e che con tanto sacrificio hanno il compito di accudire i loro cari. Noi offriamo loro della formazione … è un po’ il discorso che dicevo prima : la formazione è importante , perché alla fine lascia un “prodotto” , cioè la qualità di un tuo intervento , ma importante è anche il modo in cui lo fai , perché in questi corsi di formazione crei conoscenza , crei solidarietà tra le persone , crei fiducia , e crei in qualche modo lo stimolo e il coraggio di andare avanti. Molte volte … in questi corsi, Catia Pellicciari – che è l’Assistente sociale Responsabile che li presidia – dice che faceva fatica a “mandarli a casa “, perché stavano lì fino a mezzanotte. Questo vuol dire che c’è un bisogno di essere riconosciuti - questo c’è - e questo non costa tanto ed invece produce molto dal punto di vista sociale. Secondo me , questa è un po’ la nuova frontiera. 76 Poi, sino ad ora, ho tralasciato il discorso della casa e della povertà riferito ad altre categorie , però dico che Fabbrico, dopo Correggio, è il Comune che ha più problematiche di tipo abitativo nella zona. Si stanno eseguendo un numero elevatissimo di sfratti, soprattutto su famiglie con molti figli ed in maggior parte stranieri-immigrati , i quali sono sfrattati non perché non riescono a pagare l’affitto , ma sono quelli che hanno comprato casa con dei mutui pazzeschi e che avendo perso il lavoro non ce la fanno più a pagarlo; quindi viene loro ipotecata la casa e presa dagli Istituti Vendite Giudiziarie per essere venduti all’asta. Dai dati a livello demografico , Fabbrico è stato quello che ha perso , nel distretto di Correggio , il più alto numero di stranieri come residenza rispetto a due o tre anni fa. Fabbrico negli ultimi 7/8 anni era avanzato moltissimo nel tasso di incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva; nello stesso tempo è stato quello che in maniera più repentina e più consistente ha perso più stranieri in questi ultimi due anni : vi è stata una mobilità di cittadini arrivati da poco a Fabbrico che non ha eguali nel nostro distretto. Segretario Spi di Fabbrico E’ una tendenza che si è manifestata all’inizio della crisi : hanno fatto in tempo a lavorare 5 o 6 anni al massimo 10 e poi … Intervistato Con i ricongiungimenti familiari avvenuti negli ultimi anni quando sembrava ci fosse ancora l’espansione … poi si sono trovati con niente … Segretario Spi di Fabbrico … e sono stati magari i primi ad essere cacciati … Intervistato Poi alla fine quando è arrivata la crisi hanno perso il lavoro e se ne sono andati . C’è un elemento di povertà a Fabbrico che l’assistente sociale segue non tanto in riferimento agli anziani, ma alle famiglie e le loro condizioni… Intervistatore Nei dati emersi dalla ricerca questo aspetto non è molto sviluppato se non per grandi linee. Ci sono domande nel questionario sulla condizione familiare che si riferisce anche ai figli e nipoti dove viene data una quantificazione del loro stato occupazionale e di precarietà lavorativa : per i figli degli ultrasessantenni intervistati lo stato occupazionale negativo e incerto (disoccupazione, cassa integrazione o mobilità) è quasi simile a quello dei nipoti (più o meno del 10%) e la condizione di precario è quasi di 1 su 3 (27,2%) , mentre per i nipoti il loro stato di precarietà è quasi o un po’ meno del doppio rispetto ai figli(42.4%) . Intervistato Ho la possibilità di essere il Presidente della Commissione che valuta le graduatorie degli alloggi popolari. Ovviamente abbiamo un regolamento valido per tutti i Comuni. Se un cittadino presenta una Dichiarazione ISE non attendibile, cioè molto bassa , noi chiediamo approfondimenti e le dichiariamo inattendibili, se non sono in grado di dimostrare e documentare con poche migliaia di Euro all’anno di ISE, come fanno a vivere, ad esempio, in quattro persone . Bene, molti hanno documentato che regolarmente i loro genitori versano loro dai 300 ai 500 € al mese, per pagarsi da vivere, altrimenti non ce la fanno; spesso abbiamo trovato casi del genere… Intervistatore Per la salute e l’ambiente ci sono due questioni : la prima è relativa alla Casa della Salute che a Fabbrico sta per essere attivata ; la seconda si riferisce all’aspetto del come sta procedendo il processo di integrazione tra il sociale e il sanitario. C’era stata una normativa regionale ( le LR n. 5 e successiva n. 2 della riforma del welfare) che prevedeva un possibile percorso di integrazione . 77 Se ho capito bene il dott. Nicolini a Guastalla ha sostenuto che la Casa della Salute potrebbe essere un importante strumento per il raggiungimento di livelli di integrazione tra il sociale e il sanitario se però i soggetti interessati si attivano per un tale obiettivo. Lei cosa ne pensa ? E’ un percorso già avviato e a che punto siamo ? Intervistato Questo per me è un ambito che appena sfioro , è un discorso sanitario che la dott.ssa Turci , Direttore del Distretto Sanitario , è più indicata di me a dare delle risposte in merito. Certamente l’Assistente sociale e il servizio sociale, lavorano a stretto gomito con i medici di famiglia, nell’ambito dell’integrazione e degli aiuti alla persona non autosufficiente. La Casa della Salute è il luogo delle cure primarie; dove , in un qualche modo , attraverso l’erogazione dei servizi sanitari e anche socio-sanitari , le persone , specialmente quelle con patologie croniche (anziani, disabili o situazioni pediatriche o meno), trovano il 1° livello non solo di prevenzione , ma di vigilanza dal punto di vista sanitario , di cura delle proprie patologie. Per la Casa della Salute il progetto sta andando avanti e pare che quasi tutti i medici siano già lì e stanno anche integrando l’orario dei servizi tra i vari ambulatori, per consentire una copertura del servizio molto più elevata. Sull’integrazione socio-sanitaria: per una valutazione dei bisogni assistenziali, integrata tra Operatori sociali e sanitari è dal 1994 che si sta lavorando, e progressi ne sono stati fatti tanti. Devo dire che in questo distretto, facciamo appunto dal 1994 graduatorie distrettuali per i servizi agli Anziani,: per esempio per l’ingresso nelle case protette , per l’assistenza domiciliare diamo la priorità alla gravità del bisogno e non alla residenza in un comune piuttosto che in un altro. Naturalmente ognuno in casa propria ha le proprie caratteristiche - le abbiamo anche noi - , però l’aspetto riguardante il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella logica dell’integrazione sociosanitaria è quello un po’ più critico da questo punto di vista . Gli stessi Dirigenti sanitari , insomma, sostengono che il ruolo del medico di famiglia è strategico per la cura e anche la prevenzione primaria rispetto alle malattie degenerative complesse. Dicono inoltre che il medico di famiglia ancora fa fatica a riconoscersi in un ruolo di integrazione con gli altri , sia coi servizi sociali ed a volte anche coi servizi infermieristici. Le case protette e i centri diurni molte volte lavorano un po’ in solitudine e lo stesso Direttore generale Fausto Nicolini ha dichiarato recentemente che il benessere di una popolazione passa non tanto e non solo attraverso gli ospedali e i farmaci ecc. , ma passa attraverso il contesto sociale , l’ambiente e la comunità nel suo insieme. Intervistatore In merito all’ambiente vi sono progetti di educazione ambientale nelle scuole , per i cittadini in merito ai comportamenti , all’educazione stradale , all’inquinamento , ecc. ? In alcuni focus group si è indicata anche la necessità che il pubblico e il sistema scolastico svolgano anche un ruolo educativo , di buona convivenza e di senso civico. Vi sono progetti , suggerimenti d’intervento per le associazioni , le scuole e i cittadini ? Intervistato Diciamo che anche questo è un ambito che sfioro , perché sono i singoli Assessorati culturali e della Pubblica Istruzione dei Comuni che se ne occupano. Però ad esempio, noi come sociale e socio-sanitario, nell’ambito delle Scuole medie inferiori e superiori del Distretto abbiamo portato avanti un progetto sulla salute della donna, sulla affettività e sessualità nelle giovani generazioni, che è stato fatto l’anno scorso e a cui hanno partecipato circa 70 insegnanti … E’ un aspetto abbastanza delicato, perché i dati ci dicono che non è vero che il progredire della cosiddetta informazione e acculturamento delle giovani generazioni va di pari passo con la maggior consapevolezza e maturità nella sfera della sessualità e relativa affettività. Purtroppo l’ignoranza sul rischio delle malattie sessualmente trasmissibili sta crescendo, da questo punto di vista. Cominciano ad essere importanti le interruzioni di gravidanza nelle minorenni : abbiamo dei dati che sono piuttosto significativi. Così come fatica a diffondersi l’uso dei metodi anticoncezionali non tanto o solo per evitare la gravidanza , ma per la protezione della propria salute. 78 Questo è un elemento che abbiamo toccato e che vogliamo sviluppare , così come il rapporto tra i servizi consultoriali e le donne straniere ( questo è un discorso molto grosso) : nei mesi scorsi abbiamo organizzato dei focus group con le donne straniere a Fabbrico , Correggio e Rio Saliceto ed abbiamo condiviso con le insegnanti che fanno educazione ed alfabetizzazione degli adulti nei Centri Territoriali Permanenti (CTP), delle serate a tema sul discorso della conoscenza dei servizi per la donna straniera: operatrici del Consultorio e del Centro per le famiglie hanno spiegato alle donne straniere come funzionano i servizi del territorio e su questo abbiamo lavorato molto. Devo dire che le scuole sono molto “bombardate” da qualsiasi proposta che viene non solo dal pubblico, ma anche dal privato sociale; da questo punto di vista , la scuola dice : “ fateci scegliere un po’ noi sulla base dei nostri programmi quello che è importante per la formazione , sia dei ragazzi che delle ragazze; così, in base all’autonomia scolastica, siamo in grado di scegliere i programmi che vanno bene.” Quindi vedo anche – come notizia di questa mattina – che i Comuni hanno proposto agli insegnanti, ai docenti , dei corsi di formazione su come è mutata la condizione dei genitori in rapporto alla scuola e agli insegnanti e come si atteggiano i genitori di oggi, a differenza di quelli di un tempo, rispetto alla scuola e agli insegnanti, verso i propri figli e quali sono le attese. Questo è un grosso tema che riguarda la scuola ed il suo rapporto con la società : un po’ quello che esce è una mortificazione ed un senso di inadeguatezza da parte degli insegnanti stessi , uno scarso riconoscimento del loro ruolo da parte dei genitori, una loro svalutazione ; è la svalutazione di quello che una volta era l’autorevolezza degli insegnanti , forse una volta anche aiutata da un certo autoritarismo: lo dice anche un noto neuropsichiatra , Massimo Recalcati , in un suo libro recente e che tra l’altro è anche uno dei relatori di questo corso di formazione che è stato proposto dai Comuni nei confronti della scuola. Quello che si dice è che una volta quando l’insegnante in qualche modo rimproverava i ragazzi o li ammoniva rispetto a questioni o violazioni di metodo e di educazione ecc. , trovava nel genitore un suo alleato; adesso lo trova spesso un suo avversario. Queste non sono cose da poco . I Comuni sulle questioni della formazione, dell’integrazione scuola/territorio, insieme alle scuole - fra loro esiste un buon rapporto - hanno costituito un “tavolo” interistituzionale : scuole , comuni, servizi di neuropsichiatria , servizi sociali e famiglie che , attraverso i loro rappresentanti , regolarmente condividono quelli che sono gli obiettivi sia di formazione che di funzionamento dei servizi scolastici in rapporto con i Comuni. Intervistatore In uno schema presente nel questionario di Fabbrico che chiedeva il parere dei rispondenti sui servizi socio-assistenziali nel loro insieme ( anche socio-sanitari) , le tre possibilità di risposta erano : sufficienti , insufficienti e scarsi: Le persone che hanno indicato per l’80% rispondono che sono sufficienti ( nella scala proposta ha un significato di positività/disponibilità) ed il 20% li ritiene insufficienti e scarsi. Questa esigua parte critica può voler dire , valutare e segnalare chiaramente un’insufficienza ? Se è così come è possibile un intervento di miglioramento ed in che direzione ? Lei cosa ne pensa ? Intervistato Questa valutazione sui servizi pubblici socio-assistenziali con un gradimento all’80% è notevole: sarebbe anche interessante capire quali sono o possono essere le motivazioni del 20 % che ha segnalato aspetti di criticità. E’ una cosa che va fatta. Se parliamo di servizi per gli anziani secondo me , anch’essi scontano una problematica relativa non solo alla scarsità di risorse disponibili , ma ad una continua necessità di innovarsi e di stare un po’ al passo con le persone, in merito alle trasformazioni delle famiglie che si diceva prima, no? Allora è chiaro che i servizi devono essere economicamente sostenibili ( i costi) , però non è detto che la sostenibilità per forza di cose trascini con sé una inutile standardizzazione dei servizi stessi; per cui gli orari sono rigidi , l’ora in cui si cena deve essere uguale per tutti, così come la messa a letto, gli orari delle visite, ecc. 79 Intervistatore Queste cose in parte escono dai focus group che abbiamo fatto dove si indicano aspetti dell’assistenza domiciliare anche in rapporto alle relazioni che un tempo erano presenti tra assistito e assistente: per mantenere ciò c’erano momenti di formazione mirata alla qualità delle relazioni stesse in quanto aspetto determinate . Ora per quel servizio , dato che certe mansioni ed attività vengono date in concessione , che possibilità hanno i Comuni nel controllo di qualità in tal senso: formazione del personale , aspetti relazionali , comportamenti , raggiungimento degli obiettivi , ecc.? Intervistato Diciamo che i servizi alcuni sono dati in concessione , altri sono gestiti da un’azienda pubblica che è l’Asp ( Azienda servizi alla persona) che gestisce 3 case protette su 5 del distretto… Intervistatore Si , ma poi certi servizi vengono dati in appalto? Intervistato No, i servizi che gestiscono loro (l’Asp) lo fanno con il loro personale: le case protette di Campagnola , Rio Saliceto , S.Martino in Rio sono gestite interamente con personale infermieristico e socio-sanitario di dipendenza dell’Asp. Dopodichè ci sono 2 case protette che sono quella di Fabbrico e Correggio che sono di proprietà pubblica con gestione ad una Cooperativa sociale. Detto questo però , i contratti di servizio che l’Unione dei Comuni e l’Ausl stipula con gli Enti erogatori, che siano Azienda pubblica o del privato sociale, hanno la stessa natura e le stesse caratteristiche, nel chiedere loro gli stessi livelli di qualità e gli stessi controlli. Proprio perché – e questa è una distinzione che la Regione ha tenuto a fare – vanno separate le funzioni di committenza, di controllo e vigilanza (Unione dei Comuni e Ausl) da quelle di gestione dei servizi : per cui se anche il gestore è pubblico deve esserci un organismo autonomo e diverso, pur pubblico , ma con tecnici , operatori e ruoli diversi ( altrimenti valutano se stessi) che controllano e verifichino il rispetto degli standard di qualità. Il difficile dov’è ? … è renderli flessibili e rinnovabili ( i servizi offerti) ed in qualche modo l’essere personalizzati, pur avendo una struttura organizzata con delle proprie caratteristiche . Nello stesso tempo, io credo che solo valutare la qualità su elementi di benessere di tipo sociosanitario come : la mobilizzazione, le alzate , le piaghe da decubito , il controllo sanitario che è elevatissimo nelle case protette – non sia sufficiente; si stanno introducendo anche indicatori di altro genere ma, quello che si può e si deve fare è innovare e personalizzare di più i servizi nei confronti degli anziani, dal punto di vista sociale, personale e nella relazione. Credo che ci siano gli spazi per poterlo fare, lavorando su quelle che sono le caratteristiche di ognuno , la propria storia individuale, per offrire loro un servizio il più possibile personalizzato . Sul servizio domiciliare si può migliorare , stiamo migliorando, dato che prima il servizio era aperto solo al mattino e un paio di pomeriggi alla settimana, adesso tutti giorni dal mattino alle 7 fino alle 7 di sera, compreso il sabato. Si potrebbe migliorare ancora … le intenzioni ci sono. Intervistatore Cosa si può dire circa le previsioni conclamate come i tagli alla spesa pubblica ? Avete già delle opinioni o preoccupazione in merito ? Il Direttore Nicolini , a Guastalla , ha affermato che sulla sanità non si faranno tagli lineari , ma si effettueranno altri interventi . Da questo punto di vista ci sono già degli orientamenti ? Intervistato L’Azienda Sanitaria di RE secondo me , è molto orientata per la integrazione tra il sociale e il sanitario e altrettanto per lo sviluppo dei servizi territoriali e domiciliari. Ha già fatto dei percorsi importanti in questo, specializzando di più gli ospedali , investendo di più sull’assistenza sanitaria e domiciliare/territoriale. E questo in qualche modo credo possa favorire uno sviluppo e un mantenimento importante dei servizi di Welfare. 80 Una notizia di questi giorni è quella che l’Assessore ha investito altri 30 milioni di euro sulla sanità per offrire l’erogazione dei servizi anche ambulatoriali o meno , anche alla domenica e di sera . Almeno da questo punto di vista mi viene da dire che ci troviamo in una condizione di forte investimento da parte della Regione. Certo è che nonostante tutto, parlo di un orizzonte a medio o lungo termine, cioè dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento degli ultra 85enni e dell’aumento delle patologie degenerative che avremo , con gli attuali Fondi sulla Non autosufficienza , con questi livelli , non sarà possibile aumentare i servizi, così come sono strutturati. Se noi nel giro di 10 anni dovessimo pensare di aumentare di altri, non tanto 100 posti di casa protetta ma neanche 50 nel nostro distretto, non ci sono i soldi.. Quindi l’orientamento dei nostri sistemi di tutela dei non autosufficienti deve andare ancora di più verso la domiciliarità, sul territorio e su quel welfare di comunità che dicevo prima . Ovviamente stiamo parlando di persone che ancora sono in grado di avere un sufficiente livello di benessere con interventi di tipo domiciliare: è chiaro che quando non ci si riesce , non ci si riesce. Però , io credo che l’asticella si possa ancora spostare un po’ più avanti, nel livello della istituzionalizzazione delle persone non autosufficienti,secondo me… Intervistatore Quindi il welfare di comunità tende a puntare soprattutto sullo sviluppo della qualità dei rapporti tra persone e servizi , sulla storia delle persone delle famiglie e delle relazioni ? E’ questo il suo senso ? Intervistato Il dr. Nicolini, Direttore dell’Ausl di Reggio Emilia recentemente ha fatto un esempio in un convegno che abbiamo fatto sulla Fondazione “Dopo di noi” , dove citava un cittadino americano che apparentemente era morto inspiegabilmente; il suo medico non era riuscito a capire il perché. Stava benissimo fisicamente sino a poche settimane prima. Si sono accorti che è morto dopo che il suo edicolante, con cui andava a chiacchierare tutte le mattine, non c’era più, il suo amico non c’era più , il suo cane era morto; e lui era morto inspiegabilmente dopo questi 3 eventi accaduti in poco tempo. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il benessere delle persone molte volte è misurabile nel contesto sociale e sanitario, piuttosto che solo nel contesto sanitario. Quindi da questo punto di vista io non la voglio buttare in retorica , però sono convinto che su questo livello.. dobbiamo lavorare sulla formazione e qualificazione non solo del personale specializzato , ma dei cittadini in generale … Segretario Spi di Fabbrico Anche qui … dobbiamo considerare anche cosa ci è capitato in questi 8-10 anni e che cosa ci lasceranno e quanto potremmo sviluppare ancora che ci sarà fra 30 anni gente con pensioni totalmente diverse , cioè a redditi più bassi … Intervistato Si, questo è un tema globale che non è solo di Correggio , né di Fabbrico , però forse neanche solo dell’Italia … Segretario Spi di Fabbrico Però questa attenzione noi l’abbiamo per tentare di capire , rispetto alla cultura delle persone , se bisogna agire su una sola direzione o se ve ne possono essere due o tre : se potessimo almeno in parte condividere il tutto o alcuni pezzi con l’insieme della società per fare qualche tentativo.. , perché certe certezze non le abbiamo più , eh …. Perché sono del parere che indipendentemente della disponibilità dei 50 – 100 posti accreditati nella casa protetta non sia comunque la strada perché noi possiamo fare tutto … perché quello che diceva Sepulveda , in un suo romanzo , dove tutti con la globalizzazione erano diventati ciechi e quindi non vedevano più niente : lo stesso se noi possiamo rischiare di guardare solo le case protette significherebbe non vedere più il problema nel suo insieme. Tu rispondi ad una cosa , ma poi rischi di non dare alcuna risposta … 81 Intervistatore Un altro tema si riferisce all’attuale situazione in merito alla revisione di spesa ( spending review) e la Legge di stabilità: ci sono già previsioni ,idee,preoccupazioni da parte dei Comuni ed Enti pubblici del distretto ? E quali possibili ripercussioni sul welfare locale ? Intervistato Ancora non si sa bene , perché è stata presentata e discussa da poco : ma sul fondo della non autosufficienza non vi sono stati tagli. Già il Governo Letta aveva messo qualcosa che Monti non aveva messo e pare che questo sia stato riconfermato . I fondi sociali per i Comuni e le Regioni erano stati completamente azzerati. Adesso è tornato ancora il fondo per la locazione, il contributo per l’affitto … ecc. Intervistatore E per il fondo dei malati di SLA e le manifestazioni che sono in atto ? Segretario Spi di Fabbrico Ci si riferisce alle recenti manifestazioni, dato che il fondo era stato decurtato e poi , dopo le iniziative di protesta, sono stati aggiunti i 100 milioni di euro che erano stati tolti … Poi il Ministro Del Rio ha assicurato e confermato tale impegno del ripristino … Intervistato La mia opinione da tecnico è che se più settorializzi i fondi , in base alle tipologie delle malattie, più non riesci a fare un’azione di comunità, ma la fai in base alle pressioni delle corporazioni e anche delle lobbies (in senso positivo). Però non è questa la strada… perché poi arrivano i diabetici, che lo vogliono anche loro , i malati di Alzheimer che chiedono anch’essi un fondo. Alla fine poi vai ad irrigidire la spesa senza valutare le priorità. Intervistatore L’ultimo insieme di questioni da affondare sono : la mobilità/trasporti , l’ambiente e la sicurezza. Sulla mobilità/trasporti c’è stata una discussione specifica nei focus-group , dato che Fabbrico si trova ad essere un po’ isolata ( c’è chi dice disassata , cioè separata dagli assi della viabilità territoriale) nei collegamenti con le varie strutture e servizi del territorio creando certi disagi agli anziani , disabili e anche ai cittadini . Ciò succede nel recarsi all’ospedale di Guastalla per il rapporto sanitario esistente fra Correggio e Guastalla : ci sono persone che se devono andare all’ospedale di Guastalla per aspetti sanitari o altri servizi , non sanno come fare ad andarci e se ci va ci vuole una giornata : c’è disponibile il servizio volontario “ Gruppo Primavera “ , ma non sempre è possibile oppure con un servizio di taxi o privato … Segretario Spi di Fabbrico Il “Gruppo Primavera” ha solo un viaggio , perché ha un’auto che può fare e può fare solo quello… però se io vado a Guastalla e un altro deve andare a RE o quello di RE rimane a casa , oppure viceversa se ne accompagna solo uno , ecco… Intervistato Diciamo che sono soprattutto i servizi socio-sanitari che quelli socio-assistenziali che devono affrontare questo problema della mobilità e dei trasporti … Intervistatore … Il problema è reale e nelle discussioni fatte è un aspetto che si protrae un po’ nel tempo e da quello che ne esce sarebbe importante cercare di risolverlo . Nei focus ci dicono che ci sono accordi di 10 anni fa , ma ancora il problema è presente … 82 Intervistato E’ chiaro che quello dei trasporti è un aspetto . Io segnalo solo il bisogno e una percezione anche come fabbricese , ma non solo, perché l’ospedale di Guastalla serve nel distretto non solo i fabbricesi , serve i rolesi , quelli di Campagnola Emilia, ecc. Insomma , nello sviluppo dei trasporti pubblici … Intervistatore L’Unione dei Comuni può discutere questa questione ? Può affrontarla ? Intervistato L’ambito territoriale della rete dei trasporti è un ambito provinciale , e la stessa Regione dice che gli ambiti territoriali , su cui si governa e si fa programmazione del sistema dei trasporti è proprio provinciale , ma anche per i costi che ci sono non c’è un distretto che possa autogestirsi un sistema di trasporti pubblici. Poi, in questo caso dovrebbero essere 2 distretti ( Correggio e Guastalla) ad interagire. Per cui,secondo me , questo è un tema da aggredire dal punto di vista del sistema dei trasporti a livello provinciale dove ci sono degli organismi, dove ci sono i Sindaci. Intervistatore … oppure un rapporto interdistrettuale ? Intervistato … si , oppure interdistrettuale. Però ripeto il sistema dei trasporti è di programmazione e finanziamento a livello provinciale , o si sfonda lì oppure … Intervistatore … non si potrebbe pensare di avere servizio? un servizio minimo e mirato che fa un tipo di Intervistato Siccome sono un pendolare anch’io , e un pochino vi muovete anche voi , vedo tutte le mattine quanta gente è in strada da sola in macchina che da Fabbrico va a Correggio, da Campagnola va a lavorare a Carpi, ecc . La strada Guastalla-Carpi al mattino dalle 7.30 alle 8.30 è invasa da centinaia di veicoli con cittadini da soli che vanno a lavorare. Secondo me - e ci vorrebbero i soldi – però sono convinto che se si provasse a mettere insieme un sistema pubblico in quella fascia oraria lì e per la fascia del ritorno, che potrebbe essere dalle 18 alle 20 , con degli incentivi , credo che pian piano questi servizi si riuscirebbero quasi a pagare con le tariffe, con tutti i notevoli benefici ambientali … Segretario Spi di Fabbrico Voglio farle una domanda , anche come visione di una persona che abita a Fabbrico : un servizio come quello di Correggio “ a chiamata” ( urbano?) , che istituisca un collegamento con Reggiolo dove esistono i collegamenti con autobus per Guastalla … sarebbe possibile ? Intervistato Un conto è un servizio urbano e un conto è un sistema interurbano, forse ancora meglio a Novellara che a Reggiolo dato che lì c’è il treno … Segretario Spi di Fabbrico Con Reggiolo c’è una differenza dato che lì c’è il pullman che ha la fermata all’ospedale di Guastalla : a Novellara si c’è il treno , ma poi si deve andare all’ospedale a piedi … dato che in specifico parliamo soprattutto di anziani e/o disabili … 83 Intervistato Ma non lo so , se si devono fare delle coincidenze: uno smonta , deve aspettare , e poi prende un altro pullman; non lo so … credo che questo sia un elemento che potrebbe disincentivare un pochino… Siamo in un ambito in cui bisognerebbe fare delle ricerche di mercato: in queste cose non ci si improvvisa né si deve andare per tentativi, ma fare uno studio serio . Se l’azienda dei trasporti e l’agenzia territoriale di ambito volessero fare un approfondimento serio , vedere le modalità. I tecnici e gli operatori dovrebbero fare delle ricerche di mercato per vedere se è conveniente oppure no. Una volta c’è stato anche uno studio per il ripristino della ferrovia Carpi – Bagnolo , perché una volta , nel secolo scorso, c’era la linea Carpi-Bagnolo – c’è ancora la stazione ! - . Quell’area lì è ancora tutta pubblica ed è della Provincia , poi ti colleghi con la Bagnolo – Reggio … Intervistatore L’ultimo tema da affrontare è quello della sicurezza. Dai dati emersi dalla ricerca , i rispondenti dicono che si sentono più sicuri nella propria abitazione , nel privato che a livello sociale ( fuori di casa) . Questo dato è stato anche discusso nei focus group dove esce che vi è un timore , vi è paura , verso una realtà sociale ed economica nel suo insieme: questioni di grossa importanza non ne sono state segnalate … Intervistato Pare che il livello dei reati alla persona a Fabbrico sia basso … Segretario Spi di Fabbrico In termini di sicurezza il numero in percentuale più importante che è emerso sicurezza economica che non i fatti che possono succedere in paese … riguarda la Intervistatore I primi 5 aspetti - da quelli indicati nella domanda formulata - che più incidono sulla insicurezza su 322 rispondenti su 333 sono : la crisi economica , l’incertezza per e del futuro , la frequenza di furti/scippi , l’aumento della violenza ed il peggioramento del rapporto tra le persone ( l’aspetto relazionale) … Intervistato Il senso di insicurezza , solitudine , fragilità e vulnerabilità che si diceva prima , è leggibile dal punto di vista sociale , perché non hai più molti familiari che ti possono stare vicino , il tuo lavoro non è detto che sia quello per tutta la vita , la tua famiglia non sempre ci può essere, perché ti puoi separare, puoi diventare povero da un momento all’altro . Tutti questi elementi generano insicurezza psicologica e sociale che mette paura … Intervistatore Sul versante sicurezza , nei vari Comuni , ci sono esperienze o qualcuno che ha fatto delle azioni , preso delle iniziative sia sociali che strumentali come ad esempio la videosorveglianza? Intervistato Lì , sarebbe necessario intervistare il Comandante della Polizia Municipale, però io so che ci sono stati molti investimenti in merito a telecamere e zone attrezzate con video-sorveglianza: questo è stato fatto anche come fattore di deterrenza. Però mi sembra di poter dire che in merito all’ordine pubblico , non dico che dobbiamo vivere tranquillamente , i reati verso la persona , che sono quelli che creano maggiore allarme sociale , non sono “esplosi” da questo punto di vista . Tali reati generano molta insicurezza perché non conoscendo chi hai vicino provi paura , la mancanza di conoscenza genera paura … 84 Segretario Spi di Fabbrico Se tu frequenti più , non socializzi e se vai in piazza puoi vedere persone che non conosci e che ti possono fare paura … Intervistatore Questa intervista termina qui . Ringraziamo il dott. Parmiggiani della sua disponibilità e collaborazione ed arrivederci per la presentazione dei reports di tutta la documentazione di questa ricerca. Hanno partecipato a questa intervista/dialogo Parmiggiani Luciano - Dirigente Servizi Sociali - Unione dei Comuni del Distretto di Correggio Ricchi Luciano - Segretario dello Spi – Cgil di Fabbrico Vasconi Cesare - Ufficio studi dello Spi Cgil di Reggio Emilia 85 Testo trascritto dell’intervista a Giannoccolo Renzo (Coordinatore Cgil – Distretto di Correggio) (9/11/2014) Premessa Questa intervista è rivolta a Renzo Giannoccolo - coordinatore Cgil dal 1/marzo/2011 del distretto di Correggio -. La sua esperienza sindacale a tempo pieno è iniziata nel gennaio 1991 come funzionario della Filcams (terziario, distribuzione e servizi), poi dal 2001 al 2011 alla Filcea, poi Filcem e Filctem (gomma-plastica, chimici, ceramiche, energia e tessili); ha partecipato, insieme al coordinatore di zona dello Spi (Giuseppe Zaffarano) ai momenti di elaborazione di questo progetto di ricerca, nella prima fase di stesura del questionario e poi nell’incontro con i delegati e con i responsabili delle categorie sindacali del territorio della zona di Correggio. Segretario Spi di Fabbrico Come Fabbrico, facente parte del coordinamento delle Leghe Spi di zona, abbiamo chiesto di fare un’intervista su temi di cui Renzo è informato, avendo partecipato ad incontri preparatori e di costruzione degli elaborati e in incontri (momenti di zona, focus, ecc.) utili allo sviluppo di questo progetto di ricerca che potrebbe avere, almeno nelle intenzioni, anche una valenza di un’esperienza di partecipazione e socializzazione su temi dei servizi del welfare locale, del territorio e a livello distrettuale. Abbiamo pensato anche di avere un apporto da parte dell’Istituto di ricerca dell’Ires-Cgil regionale e di concludere i vari passaggi della ricerca stessa con l’effettuazione di alcune interviste individuali ad esperti e coordinatori - in questo caso della Cgil di zona - ed anche, successivamente, dei responsabili-coordinatori del Sociale dell’Unione dei Comuni, del Distretto socio-sanitario di Correggio e dei Servizi Sociali. Ci interessa questa intervista, così come le altre che ci apprestiamo a fare, perché il loro punto di vista lo riteniamo importante per la capacità e possibilità di unire sul territorio più aspetti ed interpretazioni (cittadini, famiglie, lavoratori attivi ed esperti nel socio-assistenziale e sociosanitario), compreso quello di un’organizzazione sindacale come lo SPI e la CGIL. Intervistatore In merito alla ricerca-azione di Fabbrico, cosa ne pensi di questo metodo partecipativo che abbiamo utilizzato nella varie fasi ? Dove, oltre ad interpellare esperti, gestori, volontari e fruitori dei servizi del welfare locale anche direttamente i lavoratori e i cittadini ? Intervistato Vorrei innanzi tutto sottolineare il fatto, già evidenziato all’inizio di questa fase, cioè a novembre dello scorso anno, quando si discusse nel merito del progetto, che non sono a conoscenza di precedenti interviste fatte così ad ampio raggio e con un ritorno così importante di questionari sul totale dei consegnati, (su 428 ne sono ritornati 333) e, quindi, significativa nella fascia d’età degli ultrasessantenni, circa 1/5 della popolazione anziana di un comune come Fabbrico. Quindi, credo che questo lavoro sia molto importante e ci impone anche di guardare al futuro e di capire l’utilità di quello che è stato fatto: dove e come proseguire, quale periodicità dare ad un’indagine di questo tipo. Già allora, e anche nel prosieguo del lavoro, è emerso che complessivamente - uso anche qui le parole che utilizzammo in quella giornata di discussione a livello di zona - la situazione risulta essere sana ma con segnali di forte preoccupazione e, in qualche caso, anche di arretramento, soprattutto se lo colleghiamo al contesto attuale. Va considerato, inoltre, che l’indagine inizia con la progettazione nel 2013 e si conclude a fine 2014, nel frattempo sono cambiate tante cose e, in mezzo, sono passati anche due governi. 86 E’ evidente, pertanto, che ci sono stati cambiamenti, oggi la società viaggia a mille e noi, a volte, mostriamo i nostri limiti: per salvaguardare la democrazia e la partecipazione, per noi fondamentali, non abbiamo ancora la possibilità o la capacità di stare al passo con i ritmi odierni. Questo è un elemento su cui ragionare ma, indubbiamente, nulla toglie alla validità del lavoro fatto e agli obiettivi che si pone questa ricerca. Se parliamo ancora di metodo, già dal prossimo anno dovremo fare degli aggiornamenti, tenuto conto che siamo una zona di 6 comuni e, pertanto, estendere questa esperienza agli altri comuni del distretto. Intervistatore Come tu dicevi, nell’incontro fatto con i delegati e il gruppo dirigente di zona, è anche emerso che quello che bisogna iniziare e considerare concretamente è quale potrebbe essere o come si potrebbe sviluppare un cambiamento, un nuovo tipo di welfare - più attento ai nuovi bisogni che l’attuale situazione impone - anche in presenza, invece, di tentativi negativi di metterlo in discussione … Con questa iniziativa si sta utilizzando un metodo in cui nella prima fase (i questionari) i dati emersi sono sì significativi ma un po’ datati. E’ anche vero che i focus svolti con i lavoratori e cittadini e queste interviste dirette che stiamo facendo con l’apporto di dirigenti locali del sindacato e del welfare territoriale, sono sufficientemente attuali e di arricchimento rispetto ai dati risultanti dalle indicazioni quantitative espresse in percentuale. Tu pensi che una proposta di azione sindacale di questo tipo possa servire al tuo lavoro e nell’esercizio della tua responsabilità ? Intervistato I miei maestri sono stati quelli del “NOI”, pertanto ringrazio la Lega Spi di Fabbrico per questa iniziativa che aiuta, secondo me, anche gli altri. E’ evidente l’utilità del lavoro fatto per l’esercizio del mio ruolo e penso che andrebbero coinvolti tutti coloro che svolgono la contrattazione sociale a livello territoriale, nei vari campi di competenza: la Confederazione, lo Spi e la categoria della Funzione pubblica. Non solo. Vedo i primi segnali di interesse - l’ho potuto constatare nel Direttivo provinciale Cgil della settimana scorsa – anche da parte delle categorie degli attivi: questi temi devono diventare patrimonio di tutta l’Organizzazione. Nel 2008, dopo i decreti Brunetta-Gelmini e relativi tagli alla scuola pubblica, facemmo una sperimentazione con assemblee specifiche in alcune aziende e notammo molto interesse tra lavoratrici e lavoratori. Questo fu il ragionamento che ci guidò allora – in quel momento il coordinatore di zona era Mauro Veneroni: “Facciamo queste assemblee e vediamo quale interesse suscitano. Quando un lavoratore o lavoratrice esce dalla fabbrica o dall’ufficio non va a vivere sulla luna: con il welfare, la scuola, i servizi pubblici, ci dobbiamo fare i conti quotidianamente”. Per me è utile e, soprattutto, sarà utile se vogliamo sviluppare una confederalità vera nella contrattazione sociale che, tra l’altro, è sempre più all’ordine del giorno: anche l’attuale governo, guidato da Matteo Renzi, sta attuando consistenti tagli al sistema di welfare. Intervistatore Confederalità vera ed è quella che dicevi tu ? Cioè il coinvolgimento e partecipazione delle persone ( lavoratori, pensionati, cittadini) sui problemi ? Intervistato Usando una metafora, a me gli orti non sono mai piaciuti, o meglio, mi piacciono in sé, ma preferisco i giardini, mi piace un giardino più grande, quindi gli orti delle categorie (tutte) stanno dentro al giardino della Cgil: bisogna avere questa visuale, questo orizzonte. Intervistatore II temi e i risultati che finora sono emersi dalla ricerca – soprattutto dai focus - sono quelli risultanti da una piccola comunità, come quella di Fabbrico (poco più di 6000 abitanti), in parte coesa ed inserita in una realtà territoriale abbastanza integrata. 87 Considerate le dovute differenze tra realtà e realtà (comuni e territori), è possibile che, con un metodo partecipato come quello che utilizziamo, si possa essere più incisivi in merito ad una maggiore comunicazione, relazione tra le persone e per essere maggiormente rappresentativi ? E, tali modalità, possono essere prese a riferimento come strumento per lo sviluppo della contrattazione sociale e territoriale ? Intervistato Il lavoro fatto dal sindacato pensionati di Fabbrico deve servire anche agli altri comuni poi, periodicamente va aggiornato e integrato. Chi parte per primo è avanguardia, chi viene dopo può migliorare e adeguare il lavoro fatto in base alla propria realtà. Abbiamo comuni dai 25.000 e oltre abitanti di Correggio ai 4.000 di Rolo, 8.000 di San Martino in Rio, 6.200 di Rio Saliceto, 6.800 di Fabbrico, 5.600 di Campagnola. E’ chiaro che un’esperienza simile va adattata alle singole realtà però, una volta che si procede, ovunque, con questo metodo, si mettono insieme questi lavori e a quel punto può nascere una vera piattaforma distrettuale. Intervistatore Un contributo, proprio … concreto Intervistato Un contributo vero alla contrattazione sociale di distretto. Altrimenti, se ognuno fa un percorso diverso e non c’è sinergia, diventa difficile avere una piattaforma che abbia un vero valore generale. Partiamo da cose semplici, dalle situazioni di vita della gente, da discutere nei focus e in specifiche riunioni preparatorie. Chiediamo ai Comuni e all’Unione di fare sempre più sistema. Noi stessi dobbiamo essere pronti a fare questa operazione per costruire una piattaforma credibile. Intervistatore Dicevi prima, sarebbe interessante fare degli aggiornamenti - si tratta di vedere come - anche con dei dati quantitativi e per poter procedere nella direzione che sottolineavi, cioè non so, una volta all’anno, periodicamente … E’ chiaro che per fare una cosa di questo tipo bisogna coinvolgere oltre ai lavoratori, pensionati e cittadini anche giovani studenti per poterli fare in modo strutturato (gli aggiornamenti), una specie di monitoraggio per cui si è in grado, utilizzando uno schema omogeneo di domande, di fare tali verifiche per considerare i cambiamenti e le tendenze. Cosa ne pensi in merito? Potrebbe essere un’idea, una proposta che concretizza e rende possibile svolgere un ruolo di rappresentanza e contrattazione territoriale su temi di volta in volta considerati nei loro cambiamenti ed evoluzioni ? Intervistato Condivido ciò che dici ma vorrei andare oltre. Il territorio è formato da persone di tutte le età e questa è una ricerca nata dallo SPI e rivolta prevalentemente a persone che sono in pensione o quasi, dai 60 anni in su. Questo aspetto della ricerca è già stato evidenziato, sarebbe importante estendere una tale iniziativa anche a fasce d’età più giovani per vedere, alla stessa domanda, come rispondono persone di età molto diverse tra loro, per capire e comprendere le loro necessità ed esigenze. Il territorio è formato da tutte queste persone, credo che sia fondamentale darsi questo obiettivo: coinvolgere il territorio a partire dalle nostre strutture per poi fare partecipare altri. Per “nostre strutture” intendo il Direttivo SPI dei vari comuni, i volontari che ruotano attorno, i delegati nelle aziende che abitano in quel comune. Quindi a partire dalle nostre strutture locali per estenderlo a tutta l’Organizzazione. 88 Intervistatore Allora tu dici di fare diventare questa esperienza un sistema ? Intervistato Si, nell’arco di alcuni anni, fatti i focus e le interviste, raccolti i dati su precisi argomenti, messo insieme ed elaborato tutto il materiale, tutto questo lavoro diventa un elemento distrettuale e uno strumento fondamentale di lavoro; così si costruisce anche la capacità di agire. Per fare questo si devono unire tutte le forze, tutte le energie. Le nostre strutture in primis e poi, cosa in cui credo molto, coinvolgere gli studenti, i giovani, perché questo crea un collegamento con la nostra organizzazione e nel tempo si può creare un legame più solido e duraturo. Segretario Lega Spi di Fabbrico Questo è giusto, perché quello che esce dalle domande rivolte agli anziani con il questionario, dove sono preoccupati non solo perché danno i soldi ai nipoti, ma perché dicono: “ mio nipote è quello che ancora non ha trovato lavoro… mio figlio è mezzo precario, ma mio nipote è messo peggio …” Intervistatore Qui abbiamo per titoli, dove la ricerca ha affrontato temi come quelli della casa, la condizione delle famiglie, la salute, l’ambiente, i servizi, il volontariato, la mobilità (trasporto) e la sicurezza. Su questi temi se tu dovessi scegliere delle priorità, quali potrebbero essere alcune proposte o percorsi da affrontare o perseguire ? Intervistato Tutte le cose elencate e presenti nella ricerca hanno diritto di cittadinanza. Però, in una società che invecchia - e l’abbiamo letto anche dagli ultimi dati sulla diminuzione delle nascite – vedo un futuro che non saprà uscire dalla crisi facilmente con conflitti generazionali non indifferenti. Uno dei temi che mi ha colpito è questa solitudine che gli anziani di Fabbrico hanno manifestato. Questo aspetto è emerso con forza anche nelle riunioni preparatorie. Ci sono fattori dettati dalle abitudini familiari ma sicuramente c’è anche un aspetto legato a come le nostre città e i nostri paesi sono stati pensati e costruiti negli anni. Ad esempio, molto collegato a questo tema, ho trovato interessante la questione dell’abitare solidale, dell’edilizia solidale e quindi la possibilità di riscoprire il valore della proprietà indivisa. Intervistatore … il così definito couhosing per citare esperienze del nord-europa dell’abitare e delle relazioni interpersonali) ? (il miglioramento Intervistato La proprietà indivisa ormai non esiste più, eppure abbiamo tante cooperative nate per costruire abitazioni con quello spirito, i soci avevano un ruolo importante, il livello di partecipazione alla vita della cooperativa era all’ordine del giorno: tutto questo sta sparendo, per non dire che è già scomparso. Io stesso ho fatto un’esperienza nel consiglio di amministrazione di una cooperativa locale di abitazione ma, alla fine del mandato, avevo capito che il mio ruolo non era più lo stesso, tutto era in mano ai tecnici, si era modificata la struttura sociale della cooperativa, il modo di costruire. Oggi ci sono tutte queste belle case a schiera, però c’è sempre un muro di troppo che divide le persone. Ho un amico in Friuli che abita ancora in un condominio a proprietà indivisa: anche lì stanno pensando, a distanza di anni rispetto a noi, di modificare l’assetto proprietario e trasformare il condominio da proprietà indivisa a proprietà divisa. In definitiva, sempre più orti e sempre meno giardini: il trionfo dell’individualismo. 89 Intervistatore In Friuli questo sistema funziona ancora in parte ? Intervistato Come dicevo, i soci stanno tentando di vendere oppure di riscattare l’appartamento. Lo stare insieme non è più del XXI secolo, viviamo così, non voglio allargarmi troppo, però se pensiamo che non negli ultimi 20 anni - governi Berlusconi -, ma negli ultimi 30 quando l’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, accese le televisioni di Berlusconi disse di non andare a votare per il referendum, di andare al mare e avere fiducia che ci avrebbe pensato lui. Ebbene, lì, a mio parere, è cominciato il disastro della nostra società e pian piano si è lanciato il messaggio alle persone di farsi gli affari propri. Oggi, che le cose vanno veramente male, credo che la CGIL, in quanto sindacato confederale, dovrebbe lavorare per invertire questa tendenza. Uno degli interventi maggiori da fare è quello di dire alle persone: “Ricominciate, ricominciamo a stare insieme”. Intervistatore Questa questione dello stare insieme, dell’abitare insieme, del comunicare è emersa anche negli incontri dei focus. Da noi in Emilia, in provincia di RE, ci sono spinte o esperienze di questo tipo? Intervistato Non vedo segnali in questa direzione, anche perché se non lo fa la cooperazione, che dovrebbe avere una sensibilità particolare, non lo fa di certo il privato che pensa principalmente al profitto. Stiamo vivendo un momento delicato e complicato però, se i momenti difficili possono servire per preparare momenti migliori, noi ci dobbiamo provare e attrezzare. Quando andiamo nelle fabbriche, nelle aziende e ai datori di lavoro diciamo: “E’ un momento difficile però dovete investire, i benefici li vedrete quando l’economia ricomincerà a crescere e sarete più avanti rispetto a chi non ha investito“. Anche noi dovremmo investire sulle nostre forze, sulle capacità e sul radicamento nel territorio, per poter dire, quando questa fase sarà finita o, quantomeno, ricomincerà la crescita, che i risultati arriveranno perché avremo seminato bene. Ho indicato un punto che ritengo significativo ma non è che tutti gli altri temi legati alla qualità sociale del vivere e dello stare insieme non siano altrettanto importanti, anzi, il welfare è una priorità di base. Intervistatore Per informazione, e per poterli riprendere in un altro momento, i 5 temi generali presi dall’elenco che abbiamo sottoposto ai rispondenti e da loro indicati, che più li assilla sono (certamente ve ne possono essere anche altri): 1) il mantenimento del potere d’acquisto; 2) una fiscalità generale in difesa del lavoro e delle fasce più deboli; 3) una nuova politica industriale; 4) l’eccessivo manifestarsi della violenza soprattutto verso e sulle donne; 5) la qualità dei servizi alla persona e difesa del sistema pubblico. Oltre a quello che hai indicato e che ti ha più colpito dalle percentuali di risposta che sono emerse dai dati del questionario (la solitudine e lo stare insieme), e che vanno dallo sviluppo della qualità sociale alle relazioni tra le persone, quali secondo te, i più possibili da perseguire ? Intervistato Gli aspetti economici e sociali sono tutti connessi tra loro, non è possibile separarli, sia per l’intervistato che li ha scelti/indicati (divisi per chiarezza del metodo di rilevazione utilizzato) sia per chi, e siamo noi, dovrà affrontarli per rendere e mettere a sistema questo importante lavoro. Credo che vadano tenuti uniti perché sono la rappresentazione di ciò che è presente oggi nella società e nella comunità. Per questo motivo, nell’esercizio della rappresentanza, diventa difficile distinguere le singole problematiche. 90 Siamo nel bel mezzo di una burrasca e siamo sotto attacco: dall’art. 18, allo Statuto dei lavoratori, fino ad arrivare ai tagli ai patronati sindacali, ai CAAF, c’è qualcuno che non vuole il sindacato in questo paese! Tutti questi temi hanno lo stesso diritto di cittadinanza e poi, nello sviluppo dell’azione sindacale, è necessario indicare delle priorità secondo le situazioni in cui ci si trova. Tutto ciò l’abbiamo sentito, visto e percepito nelle assemblee fatte in tutti i comuni e in buona parte delle aziende sulla piattaforma unitaria sui temi della previdenza e del fisco. Questi temi non vanno abbandonati, dobbiamo metterli insieme al resto degli argomenti, in particolare, a quello che qualcuno chiama “Jobs Act”. Fra due mesi, a gennaio, dovremo ridisegnare un’agenda di lavori completamente diversa perché quello che sta avvenendo e quello che sarà a dicembre con la legge di stabilità 2015 - e per il futuro triennio – ci consegnerà una società molto diversa e dovremo essere in grado di tenere insieme tutti i pezzi: fisco, previdenza, welfare, salvaguardia delle fasce più deboli, in tre parole uno Stato Sociale inclusivo. A Fabbrico c’è una Casa della Salute, molti lo sanno, non tutti la conoscono. E’ un tema di stretta attualità che, insieme agli altri argomenti, andranno discussi nella contrattazione: quali saranno le future rette? Se il governo taglia ulteriormente i fondi ai Comuni cosa ci troveremo a discutere con i Comuni stessi? Su questi argomenti, dobbiamo giocare un ruolo importante e sostenere con forza le nostre proposte, giustamente in controtendenza: più investimenti nel pubblico e stop ai tagli lineari. Intervistatore Quali ricadute ci potranno essere nella nostra realtà per quanto riguarda la spending review (revisione di spesa) e la legge di stabilità? Cosa potrebbe avvenire per i servizi ed il welfare locale? Pensare ad un welfare da salvaguardare, difendere e magari migliorare in un periodo di tagli alla spesa e alle risorse cosa può significare e voler dire? Intervistato Voglio dire una cosa prima di rispondere alla domanda. Il sistema di welfare pubblico è in declino a causa dei tagli lineari operati dai governi negli ultimi vent’anni, poi è presente il privato finanziato e convenzionato e c’è un privato-privato che sta avanzando e che avrà un’accelerazione forte se saranno approvati il Jobs Act, la legge di Stabilità e lo Sblocca Italia. Tutto questo pacchetto di leggi, ci consegnerà, come ho già detto, una società diversa, già nel 2015 bisognerà fare i conti con pesanti tagli, dalla sanità alla scuola, alla cultura, all’ambiente. Aumenterà la tassazione locale e sarà sempre più presente il welfare aziendale che ammazzerà definitivamente la contrattazione nei luoghi di lavoro. Metto insieme, ancora una volta, tutti i pezzi: l’azienda in cui lavoro stipula una convenzione, ad esempio, con una cooperativa e con un’assicurazione, mi garantisce il servizio di un asilo aziendale in cui posso mandare i miei figli; poi l’assicurazione mi garantisce tutte le coperture; mi viene anche offerto l’utilizzo del campo giochi e del campo estivo convenzionato dove mandare i figli a spese zero e, contemporaneamente, l’azienda mi propone uno scambio con il premio di risultato o altre forme retributive. La proposta, in un periodo di crisi come quello cha stiamo attraversando, è talmente allettante che c’è il rischio concreto di dividere i lavoratori tra favorevoli e contrari, poi i lavoratori si legano talmente all’azienda per cui sarà difficile fare contrattazione collettiva, per tutti. Infine, chi si licenzierà da quell’azienda - magari per migliorare la propria condizione - per andare da un’altra parte dove tutto questo non c’è? Tra le aziende sta venendo avanti questo progetto, lo stanno mettendo nella contrattazione aziendale come contropartita, o meglio, in sostituzione della contrattazione così come l’abbiamo conosciuta e praticata in questi anni. Per la serie: non parliamo di soldi, costa di più a tutti, tu ci paghi le tasse ed io, come azienda, pago i contributi. Meglio se ti do benefit e servizi, io pago 100 e a te viene in tasca 100. Ho aggiunto questo pezzo che, ripeto, non è ancora diffuso ma le aziende cominciano a procedere in questa direzione. Altre ripercussioni sono quelle che andremo a discutere nelle prossime settimane con i Sindaci quando parleremo dei prossimi bilanci comunali; con questi tagli vorrei capire dove vanno a prendere le risorse: sia la conferenza Stato-Regioni, sia la Provincia che i Comuni lamentano il rischio, più che concreto, di tagli veramente pesanti e, allora, dove vai a operare? Sulla Tasi, sull’addizionale Irpef, sull’Imu o ne inventano una nuova? Adesso il governo parla di Global tax e di unificare tutte le tasse locali. Vedremo cosa ne sortirà, sta di fatto, però, che si scarica sempre tutto nel territorio. 91 Intervistatore In merito alle risorse che i Comuni hanno a disposizione per i servizi ecc., ho letto che a Bologna la Cgil ha proposto la creazione di una Fondazione di Comunità da cui potere avere a disposizione risorse da utilizzare a livello sociale. Non so se è così … Cosa se ne pensi ? Intervistato E’ nella legge di stabilità 2015. Il Governo dice che se gli enti locali hanno bisogno di risorse, devono creare delle Fondazioni, per avere accesso a tutta una serie di finanziamenti privati. Forse, è ancora prematuro ragionare su cose di questa natura ma è fondamentale fissare obiettivi chiari e precisi. Se le Fondazioni devono servire unicamente per reperire risorse, a mio parere si corrono rischi seri, tra questi, che l’Ente pubblico perda la sua ragione d’essere e ne perda pure in trasparenza. Intervistatore Ultima domanda. Quali sono le problematiche principali per aderire al sindacato oggi ? E perché? Intervistato Ci sono vari fattori che fanno ancora del sindacato e, permettimi, della CGIL, un punto di riferimento e di forza ma, sicuramente c’è un calo del consenso rispetto a 25–30 anni fa. Credo sia dovuto al fatto che è cambiata tantissimo la società, da un lato le ideologie sono sparite e si deve operare senza rimpiangere il mondo ante-muro di Berlino, dall’altro quell’avvenimento ha fatto sì che cadessero, oltre alle ideologie, anche tanti ideali. E questo, collegato ai tanti, troppi cattivi maestri che abbiamo avuto sino ad oggi, che ci hanno insegnato ad interessarci solo del nostro orto e ai fatti di casa nostra, è evidente che ha alimentato individualismo ed egoismo. Coloro che in quegli anni erano adolescenti oggi hanno 40 anni, non hanno interesse per il sindacato perché pensano che è meglio fare da sé, poi quando vengono nei nostri uffici, la prima cosa che dicono è: “…non ho mai avuto bisogno del sindacato“, come se i diritti e i contratti conquistati fossero caduti dal cielo. Oggi è così, ed è il frutto di una società che è cambiata in peggio. Penso, però, che sull’oggi sia anche abbastanza semplice fare un’analisi – e la crisi di vocazione c’è anche nella chiesa - ma è proprio l’idea della socializzazione, del far qualcosa per gli altri che rimane al palo. E che dire del volontariato - altro aspetto emerso dalla ricerca – tante persone hanno questa sensibilità però viviamo in una società che ignora e non favorisce scelte in questa direzione. Intervistatore Quindi allora il NOI lo troviamo nel volontariato come lo troviamo anche nel sindacato … ? Intervistato Il “NOI” c’è sempre meno e non è più una cosa che ti insegna la società, la famiglia, la scuola e chi in qualche modo ha anche il compito di educarti, di accompagnarti nella società con dei valori, con degli ideali, questa situazione è il frutto di questi 30 anni vissuti male. Il problema però non è solo oggi, o meglio, noi oggi facciamo questa fotografia ma il problema è domani: gli anziani, i giovani, come diceva Luciano, ognuno faceva cassa per la famiglia e la stessa svolgeva un ruolo da ammortizzatore sociale. “…Adesso, io, pensionato con i tagli che ho avuto non riesco più a fare questo tipo di operazione ma se mio nipote, mio figlio, mia figlia o nuora non lavorano, sono in cassa integrazione…“. Oggi, diventa dura per tutti, perché i pensionati e i lavoratori dipendenti sono quelli più tartassati. Allora il domani come sarà, di fronte a questa crisi di vocazione, di fronte al prevalere dell’ IO invece del NOI e di fronte allo stravolgimento dello Statuto dei lavoratori (non c’è solo l’art.18, ci sono anche altri temi)? E nel futuro, come farai ad aderire al sindacato se avrai sempre meno tutele, se sarai continuamente sotto ricatto? 92 Le problematiche legate al lavoro, ripeto, sono centrali per la vita delle persone. E, purtroppo, il lavoro, ormai, è rimasto solo scritto nella Costituzione (art.1). Con la mancata applicazione dell’art.1 della Costituzione si è trasformata la repubblica: non più fondata sul lavoro ma sul capitale. E, ripeto, per non rimanere solo alle enunciazioni, credo che si debba costruire attorno alle cose che ho accennato la società del futuro: civile, libera e democratica. Intervistatore A Fabbrico, nella conduzione dei focus insieme a Luciano, è venuta fuori una questione forte, che considero tale perché naturalmente mi è piaciuta e cioè questo spirito che ho sentito presente nel volontariato. Ci sono persone che portano avanti certe attività volontarie e che hanno detto: “quando lavoravo, in età attiva, facevo il mio lavoro e conducevo la mia vita con la mia famiglia, adesso che faccio volontariato di solidarietà e di aiuto vero, per strada molti mi riconoscono e tutti mi salutano…” Questo è un sentimento di identità che si fonda sul rapporto con gli altri. Penso succeda anche a fare il delegato o attività sindacale o altra funzione di aiuto alle persone o per certe presenze pubbliche di rappresentanza. Questo è un sentimento di identità fondato e che si costruisce nel rapporto con gli altri. Cosa ne pensi in merito ? Intervistato Parlavo di volontariato qualche giorno fa con l’ex Presidente di una Pro Loco che si è dimessa perché partiti e parrocchia ne hanno fatto terra di conquista e, quindi, si è trovata ad essere Presidente di nome ma non di fatto. Ormai i partiti si sono “appropriati” delle associazioni o, comunque, hanno creato una fitta rete di collegamenti. C’è sempre meno autonomia, noi, come Cgil, cerchiamo di essere autonomi: il partito è una cosa, il Comune è un’altra e insieme ragioniamo su cosa fare per la comunità ma ognuno con il proprio ruolo. Anche il volontariato credo stia passando un momento di difficoltà, perché, comunque, fare il volontario comporta impegno e in un momento in cui c’è molta sfiducia e amarezza a volte ci si lascia andare e non si vede una via d’uscita dalla crisi e dalle difficoltà. E’ un’ansia ulteriore, un appesantimento della propria vita, quando il volontariato dovrebbe essere, al contrario, una cosa piacevole. Intervistatore Nei focus c’era chi diceva, da quello che ho potuto capire ed interpretare, che il volontario/a dovrebbe avere la sua autonomia, ma dovrebbe essere anche considerato non un elemento sostitutivo degli operatori/ci ma di aiuto, di sollecito, di supporto dentro un sistema, non se tu (come ente) non riesci a dare un servizio - almeno quello considerato tale - ci pensa il volontariato… cosa ne pensi in merito ? Intervistato Noi adesso parliamo del volontariato in termini generici, però di volontariato vero quanto ce n’è? Parlo in generale ma possiamo inserire anche la nostra organizzazione e, mi chiedo, qual è il vero volontario? Ci sono situazioni in cui il volontario mette le mani avanti e dice: “Si, sono disponibile però, se mi dai anche qualcosa …”. Questo è un elemento su cui dovremmo riflettere tutti, anche lì lo spirito originario si è un po’ perso. Segretario Spi di Fabbrico Il volontario può anche dire: “… io non posso essere inteso come un cosa di questo tipo, perché essendo volontario dovrei avere in qualsiasi momento e dire: “... guarda, questa settimana non ci sono …”, mentre invece se è una cosa diversa allora …, perché si è stretto un patto rispetto ad un’attività anche non monetizzata ma può essere o diventare invece tante altre cose. Infatti questo emerge da quelli che esercitano il volontariato - e l’hanno detto anche nei focus -, perché molte volte fanno anche più di una attività, non una ma diverse, perché ha interessi diversi e questo lo porta a dire che se in un dato momento ha più interesse per una branca di impegno e di volerla fare più lì che da altre parti… 93 Mi ha interessato l‘ultima risposta che ha dato Renzo sulla problematica riguardante il sindacato, perché in realtà la sua risposta è la nostra domanda nel momento in cui ci siamo posti la necessità di promuovere questa ricerca. Ma noi, ed è vero, siamo lo Spi-Cgil in un comune di più di 6.000 abitanti in cui negli ultimi anni si è modificata - da parte di tutti noi - la cultura, gli atteggiamenti, le relazioni sociali e la compagine sociale è molto cambiata: 1/3 della popolazione non è più autoctona, pensa ed agisce diversamente, ha una cultura diversa da quelli che noi abbiamo chiamato nativi (vedi i dati illustrati nella ricerca) e il problema è: con queste persone come ci dovremo o dovremmo porre, per continuare a fare in modo che la Cgil e non solo, possa avere, anche da parte loro, una adesione - appartenenza e rappresentanza, nel nostro caso -, nei vari momenti dello stare in comunità, nel lavoro e fino alla pensione e oltre. Come dicevo la tua risposta fa parte di quello che ci siamo posti noi inizialmente con la ricerca. I nuovi che arriveranno e, soprattutto, per chi è di origine straniera, c’è da fare un grande lavoro che dovrà svolgere l’organizzazione sindacale che è quello di una costruzione di una possibilità e di una maggiore quantità e qualità di relazioni per riuscire a far sì che … lì in quel momento stai o cerchi di costruire, già da ora, un rapporto con una persona e persone che non si sa quale sarà la loro qualità e condizione di vita in merito all’incertezza del e nel futuro: l’incertezza e la preoccupazione sulla ripresa e lo sviluppo dell’economia e della società per evitare che possano ricadere in situazioni di povertà, di semi schiavitù e violenza da cui, alcuni di loro (quanti ?), sono fuggiti. Intervistato Visto che ne riparliamo, ho la possibilità di tornare sul tema del collegamento con la società. Penso che mettere insieme tutti voglia dire anche andare nelle scuole. Nella zona di Correggio, per due anni, abbiamo fatto iniziative mirate sulla sicurezza sul lavoro ma non tutte le scuole hanno partecipato. Per il 2014-2015 abbiamo un progetto con il Liceo di Correggio, che pensiamo di estendere alle altre scuole superiori e medie del distretto, sui temi delle Memorie: Resistenza, Costituzione, Diritti Umani e Legalità saranno i temi principali. Mettere insieme, per me, vuol dire anche questo. So che la nostra è una voce in mezzo all’oceano, ci scontriamo con mille problemi però se vogliamo dare ali a qualcuno dobbiamo prima fargli mettere radici, vale a dire Valori e Ideali. La penso come Tommaso Campanella che, ne “La Città del Sole“, teorizzava l’inizio della scuola dell’obbligo a 3 anni perché i bambini sono come spugne e, a quell’età, recepiscono più facilmente: è un’età veramente favolosa. Dovremmo avere più contatti anche con le scuole dell’infanzia, basta guardare come i bambini ascoltano i nonni: quanti nonni abbiamo tra i nostri pensionati? Quando parliamo di società in generale, dobbiamo cominciare a pensare ai più piccoli, fare progetti, parlare con loro, ci sono libri che insegnano la Costituzione ai bambini delle scuole elementari e, perfino, dell’infanzia. Dobbiamo parlare di Valori anche ai bambini a partire da quelli più semplici come l’Amicizia, l’Amore, la Pace, la Libertà. Anche i bambini sono persone e stabilire un rapporto con loro, costruire progetti insieme a loro, con continuità, per noi (Cgil) vuol dire prendere queste persone per mano fin da piccole, accompagnarle nel percorso scolastico e, quando andranno a lavorare, saranno lavoratori consapevoli. Bisogna agire a 360 gradi, difficilissimo in questa fase storica perché abbiamo priorità ineludibili ma, tutto questo, ci aiuta a capire come possiamo cambiare. Lo abbiamo detto spesso negli ultimi anni, ce lo dicono anche gli iscritti e stiamo facendo dei tentativi ma non sappiamo bene in che direzione andare. Rivolgerci alla più vasta area di persone possibile per agire, come dicevo, sui Valori ma anche sul merito, come abbiamo fatto con il progetto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La mostra fotografica, allestita durante l’anno scolastico 2011-2012, ha avuto quasi 1200 visitatori nei 6 comuni del distretto, di cui 350 studenti. Trentanove fotografie di persone morte sul lavoro fornite dalla Associazione Nazionale contro gli infortuni sul lavoro “Ruggero Toffolutti “ di Piombino che non ringrazierò mai abbastanza per le emozioni e le sensazioni che ci ha regalato. Siamo cambiati dentro. A proposito, Ruggero Toffolutti è morto il 17 marzo 1998, lavorava alla “Magona” di Piombino: la macchina a cui era addetto l’ha schiacciato perché non era fornita di tutte le protezioni previste dalla legge. Tutto questo, per dire che si può fare l’uno e l’altro, volendo: seminare i nostri Valori e, contemporaneamente, esercitare la rappresentanza nelle aziende e con gli Enti Locali. 94 Intervistatore Pensi che in questo modo si possa ricreare alcuni momenti di comunità di un nuovo tipo di relazioni? Intervistato Noi dobbiamo seminare i nostri Valori e cercare di interagire nel territorio con tutti i soggetti con cui li condividiamo. L’ANPI, ad esempio, che nel luglio scorso ha stipulato un protocollo triennale con il Ministero dell’Istruzione sulla diffusione della Costituzione all’interno delle scuole. Anche noi dovremmo agire così. Sottoscrivere convenzioni e accordi con il Ministero e, a cascata, applicarli in ogni territorio. Se ci fosse un protocollo di intenti a livello nazionale, saremmo agevolati anche a livello locale e potremmo lavorare con più continuità. Luciano prima ha fatto un ragionamento in merito al coinvolgimento dei “non autoctoni”. Quando abbiamo fatto la mostra, i ragazzi e le ragazze hanno costruito degli elaborati sul tema della sicurezza sul lavoro. Tra i partecipanti c’erano due ragazze, una marocchina e l’altra cinese, che hanno partecipato insieme e hanno vinto il concorso. Alla premiazione vennero sia le ragazze che i loro genitori (sappiamo quanto è difficile, in particolare per i cinesi, uscire dalla comunità). C’erano sia il padre che la madre, hanno ritirato il premio ed erano contentissimi. Un ringraziamento va alla professoressa Fiandri, per averli convinti a partecipare: è stato importante e gratificante per le ragazze. Gioia ed emozione per noi. Intervistatore L’obiettivo è quello di creare identità, attaccamento, appartenenza, partecipazione ed inserimento graduale nella comunità ? Intervistato Certo, il senso di appartenenza è un problema con cui dobbiamo fare i conti anche noi. Oggi, nella CGIL ci si divide sul Presidente del Consiglio nonché segretario del maggiore partito di centrosinistra, Matteo Renzi. Sono iscritto alla CGIL dal 1977, da quando ho iniziato a lavorare, ho le mie idee politiche ma appartengo alla CGIL. E, se permetti, la CGIL appartiene un po’ anche a me. Intervistatore Un ringraziamento a Renzo per il suo apporto e disponibilità e, naturalmente, a Luciano Ricchi che ha contribuito, insieme al Direttivo SPI di Fabbrico alla realizzazione e sviluppo di questa iniziativa. Hanno partecipato a questa intervista/dialogo : - Giannoccolo Renzo - Coordinatore CGIL della zona di Correggio Ricchi Luciano - Segretario della Lega SPI di Fabbrico Vasconi Cesare - Ufficio Studi dello SPI di Reggio Emilia 95 Testo trascritto dell’Intervista alla Dott.ssa Giuliana Turci (Direttore responsabile dell’Ausl del Distretto Socio-sanitario di Correggio) ( 5/12/2014) Premesse Segretario Spi di Fabbrico Le abbiamo consegnato il materiale utile per la conduzione di questa intervista in merito al alcune sintesi emerse della ricerca che stiamo conducendo a Fabbrico, una ricerca che ha l’intento di guardare al territorio, al distretto e forse anche di più. Questa nostra iniziativa è svolta dallo Spi in collaborazione con la Cgil di zona - come tentativo svolto a Fabbrico con caratteristiche un po’ sperimentali – per poterla poi allargare partendo dal presupposto che noi abbiamo bisogno di conoscere se esistono non solo dei nuovi bisogni , ma anche sapere la composizione del nostro territorio , dato che la nostra gente non è più tutta fabbricese come 30 anni fa : 1/3 della popolazione non è più autoctona , ci sono culture diverse , nodi e bisogni diversi, con il presupposto che da questa cosa potessero nascere delle indicazioni che ci potevano proporre degli spazi di confronto , di discussione con chi fornisce i servizi e con chi li deve gestire , ecc. Questa ricerca , rivolta ai nostri iscritti e non a tutti i cittadini pensionati , è abbastanza rappresentativa perché di fatto a Fabbrico lo Spi-Cgil associa quasi 1200 iscritti di persone con oltre 60 anni d’età : più dei 2/3 di tutta la popolazione di tale età ; abbiamo distribuito 480 questionari e 333 sono quelli che ci sono ritornati pari a circa 1/5 degli ultrasessantenni ; questa può essere una buona base , anche scientifica oltre che comunicativa, per poter svolgere una discussione e delle iniziative di approfondimento. Oltre ai dati provenienti dalle risposte date nel questionario , si sono fatti alcuni focus con i componenti del Direttivo Spi , con cittadini ed operatori/ci sociali di Fabbrico e del distretto , con familiari che accudiscono direttamente a domicilio persone e loro cari non o parzialmente autosufficienti. Si è inoltre interloquito anche con volontari ed associazioni di volontariato più in generale, con delegati sindacali d’azienda , per cogliere alcune necessità non solo per le persone assistite nelle case protette o in altre strutture semi-residenziali , ma anche in merito alle situazioni familiari con problemi collegati all’attuale situazione di crisi economica e sociale. Poi si è pensato di concludere la ricerca con 4 interviste individuali per caratterizzare la ricerca stessa con un legame forte col territorio , alle sue risorse e ai suoi problemi. In ordine di svolgimento queste interviste le rivolgiamo : al Dirigente dell’Unione dei Comuni ; al Coordinatore della Cgil ( zona di Correggio) ; al Direttore responsabile del Distretto Socio-sanitario di Correggio e al Dirigente socio-assistenziale per le strutture residenziali ( Coop.Elios). Intervistatore Le domande che le formuliamo - in parte rivolte a più soggetti - ci servono e ci aiutano a capire meglio le problematiche del territorio con riferimento al sanitario e socio-sanitario. In un secondo tempo vi sarà un elaborato (report) complessivo che comprenderà le varie fasi della ricerca con tutti i momenti condivisi del percorso fatto , che verrà utilizzato nel prosieguo dell’iniziativa sindacale e pubblicizzato attraverso iniziative pubbliche di approfondimento . Questa ricerca vuole anche essere un servizio offerto alla comunità per creare relazioni, condivisioni e intenti - pur nelle differenze di presenza e ruolo sociale - dei vari soggetti che hanno interagito : nella presa d’atto dei cambiamenti intervenuti , di migliorare e qualificare l’offerta pubblica in un periodo in cui la realtà socio-economica non è e non appare certo rosea soprattutto dal punto di vista delle disponibilità di risorse . Ho partecipato a Guastalla all’incontro del Direttore Nicolini con i cittadini in cui si sottolineava con forza la scelta prioritaria della sanità reggiana e della realtà ospedaliera verso il territorio. 96 Intervistatore Lei, ha avuto modo o sentito dire di questa ricerca che si sta facendo a Fabbrico ? Cosa ne pensa dato che il metodo utilizzato con più strumenti d’indagine della realtà si svolge sia con la statistica che con i focus group e le interviste individuali? Il tentativo è quello di avere una maggiore completezza, più punti di vista nell’indagare una realtà di per sé complessa. Cosa ne pensa in merito ? Intervistata Non conoscevo questa esperienza. L’ho saputo da Ricchi quando mi ha portato i risultati emersi 20 giorni fa… Io credo che qualsiasi tipo d’indagine che vada a “ leggere “ il contesto, qual è l’attesa del cittadino , a conoscere il “ vissuto” di una comunità relativamente ai servizi sociosanitari, alla mobilità ed altri aspetti , sia un buon modo per valutare le necessità e le risposte date ai cittadini, anche se non deve essere l’unico strumento . L’intervista è un buon strumento , per conoscere il punto di vista dei cittadini, necessario per comprendere uno spaccato di realtà che non è sempre visibile agli addetti ai lavori , ma poi le risposte vanno interpretate in quanto necessariamente soggettive e peculiari del singolo. Stante che l’intervista è fatta a cittadini e non ad Utenti, le risposte possono essere non il frutto di una esperienza reale dell’utilizzo dei servizi, ma più guidate dal “sentito dire”. Capire quali problemi “vive” la cittadinanza e come “legge” un determinato servizio, diventa importante per chi deve “governare “ una comunità . La partecipazione della collettività alla definizione dei bisogni e alla valutazione dei servizi, diventa importante in un’ottica di miglioramento continuo dei servizi . Io credo che non ci sia qualcosa che funzioni al top, c’è sempre spazio per il miglioramento. Complimenti per le modalità di gestione dell’intervista, la partecipazione è stata notevole , ben poche ricerche impostate sull’ “intervista” possono vantare una restituzione di questo livello. Ma d’altra parte Fabbrico in fatto di partecipazione, è sempre stata abbastanza “bulgara”- dagli screening in poi ; quindi torno a dire non mi ha stupito la partecipazione . Ma come detto in precedenza, non sempre le “attese” dei cittadini possono essere tradotte in termini di reale bisogno. E’ corretto, così come state facendo , “approfondire ” i dati raccolti attraverso l’intervista, attraverso focus group . Vi ringrazio di aver voluto approfondire i dati anche con il mio punto di vista, contributo di chi vede le cose dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi , che può interpretare od arricchire i dati emersi dal lavoro di ricerca. Intervistatore Quali sono le sue responsabilità dirette nell’esplicazione del suo ruolo ? Intervistata Faccio il Direttore di distretto da ormai 13 anni e sono del parere che dopo un …X…. Di anni occorrerebbe un turnover dei dirigenti per sviluppare esperienze diverse. Durante la mia carriera lavorativa , che sta volgendo al termine , ho vissuto “la sanità” di questo territorio a 360°, per 20 anni caposala in cardiologia ed altri 20 fatti sul territorio e non sempre in posizione di dirigenza , ma di coordinatrice dell’area anziani/assistenza infermieristica domiciliare. Ho visto l’evoluzione dell’ospedale da “centro unico di risposta ai bisogni di salute” del cittadino ad un ospedale a vocazione riabilitativa. Ho contribuito nel mio piccolo allo sviluppo dei servizi territoriali, alla costruzione della rete delle cure domiciliari ….. ne parlavo proprio oggi con i medici di famiglia … gestire un progetto di Adi (Assistenza domiciliare integrata ) oggi , è molto diverso da quando ho cominciato ad occuparmi di assistenza domiciliare….. oggi l’utente seguito a domicilio è molto più complesso di un tempo … io la chiamerei ospedalizzazione domiciliare, un tempo interveniva prevalentemente il medico di famiglia non coordinandosi con il personale infermieristico, oggi maggiore è l’integrazione…. si decide insieme quali sono i problemi e gli interventi necessari, chi fa’, che cosa…. Intervistatore Un’altra domanda è divisa in due aspetti: 1) La centralità del territorio ( già in parte accennato); 2)l’integrazione tra sociale e sanitario. 97 Il tipo di integrazione praticato oltre a quella infermieristica comprende anche altre possibili integrazioni col sociale ? Ed in base all’esperienza fatta vi sono possibili criticità da affrontare? Intervistata I servizi sanitari e i servizi sociali sono composti da tanti bravi professionisti, che spesso lavorano ancora oggi in modo eccessivamente individualista o settoriale. Ad esempio i medici di famiglia sono abituati a lavorare nel loro ambulatorio, gli infermieri nel loro servizio, il sociale a casa sua … credo che oggi ci sia maggiore integrazione professionale rispetto al passato, ma c’è da fare ancora molto lavoro da fare e credo che un’accelerata a questo processo ci sarà solo quando cominceranno ad andare in pensione i vecchi professionisti abituati a “lavorare soli” o con modelli organizzativi ormai superati. Questi sono professionisti che si sono formati ed hanno lavorato per 30 anni in un certo modo ed oggi a 50-60 anni è difficile per loro cambiare. Non è solo una questione di buona o cattiva volontà del singolo, si richiede loro un approccio complessivamente diverso al tema “salute” . In passato alle professioni sanitarie e sociali, veniva chiesto di erogare una “prestazione” che è il frutto del lavoro del singolo e non di “farsi carico di….” ; approccio possibile solo attraverso sinergie tra diversi professionisti e servizi. Abbiamo bisogno di un ricambio generazionale , io non sono per” rottamare” la gente, ci sono delle competenze di cui abbiamo bisogno , ma dall’altra per fare delle innovazioni c’è bisogno anche di menti fresche e sgombre da esperienze decennali. Noi oggi abbiamo bisogno di innovazione : è facile dire territorializziamo , de-ospedalizziamo, integriamo le risorse e le competenze ma abbiamo bisogno di un una nuova vision e di nuovi modelli organizzativi. Ad es. dal prossimo anno avremo la reperibilità notturna degli infermieri a favore degli oncologici terminali, cioè l’infermiere di notte e nei festivi può essere chiamato ad andare a casa del malato e così abbiamo realizzato la continuità assistenziale infermieristica nelle 24 ore per una fascia di utenti che può necessitare di interventi continui. Questo a garanzia della continuità assistenziale , che non sempre può e viene garantita attraverso il Servizio di Continuità assistenziale (guardia medica). D’altronde questo servizio e nato negli anni ’70, e l’organizzazione (modalità di selezione del personale, orario di lavoro, funzioni….) è “normata “ dal contratto di lavoro e quindi da una legge dello Stato, che ha visto il suo ultimo aggiornamento nel 2005 , in un contesto sanitario, almeno per quanto riguarda la nostra regione, molto diverso da quello attuale. Intervistatore Sono le dimissioni protette ? Intervistata No. Riguarda l’assistenza domiciliare per utenti ad elevata complessità già in carico al Servizio Infermieristico Domiciliare . Di notte fino ad oggi è presente solo il medico di Continuità assistenziale ( la guardia medica) che fa il suo turno di lavoro esclusivamente nei festivi e di notte, con un turnover del personale addetto molto elevato. Può capitare che l’équipe domiciliare fa di tutto per tenere un utente in condizione complessa a casa , ma se capita qualcosa di notte e chiami la guardia medica , questa non conoscendo il caso manda il paziente in Pronto soccorso …..spesso c’è scarsa motivazione dei professionisti che fanno tale attività in attesa di finire la specializzazione anche in aree molto diverse quali ad es. la ginecologia, ecc. … e quindi senza alcun investimento personale …… se si vogliono garantire buoni servizi si deve agire con coerenza rimodulando l’intero sistema compreso quello della formazione e dei contratti di lavoro. Per dar conto della complessità ad innovare, aggiungo che sono due anni che stiamo discutendo con i sindacati , con gli operatori , con tutti i professionisti coinvolti per condividere il “progetto reperibilità infermieristica” . Se da una parte si ritiene necessaria la presenza infermieristica nelle 24 ore almeno per un target specifico di utenti , dall’altra gli stessi professionisti coinvolti non sempre condividono questa necessità. Se sono stato abituato per 20 anni a lavorare solo dalle 8 alle 18 , è difficile accettare che mi si cambi l’orario di lavoro aggiungendo eventualmente anche la notte…..ci sono attese consolidate dei professionisti che non sempre convergono con i bisogni degli utenti . 98 Intervistatore E le dimissioni protette possono funzionare e gestite così o sono un’altra cosa ? Intervistata Il percorso condiviso tra ospedale e servizi territoriali per “Le dimissioni protette” è attivo da tanti anni. Si sono ottenuti buoni risultati, ma ancora si deve lavorare per migliorare il processo. Anche in questo ambito c’è una questione di formazione dei professionisti, formazione che dovrebbe sviluppare una maggiore sensibilità e competenza alla “presa in carico globale” dell’utente non solo per gli aspetti sanitari, ma anche sociali e alla valutazione del “rischio” . C’è ancora oggi una quota di utenti “non segnalati “ dai reparti ospedalieri. Come individuo chi necessita di continuità assistenziale e quindi di una segnalazione di dimissione protetta??? Non basta la compilazione di schede o altro….. se lavoro per “compiti” mi limito a registrare un bisogno da soddisfare come ad es. il cambio di un catetere …., ma spesso è la complessità del contesto assistenziale e famigliare che deve essere approfondita, forse non c’è bisogno di una prestazione, ma di una “presa in carico” della situazione complessiva, non per fare una cosa definita, ma per sostenere la famiglia, monitorare la situazione, prevenire possibili “scompensi” Quindi c’è la necessità di un professionista che entri in maggiore relazione con la famiglia per garantirle una informazione comprensibile sullo stato di salute , sui bisogni assistenziali, sulle modalità per rispondere a questi bisogni, in una logica di vero “accompagnamento” al domicilio. Intervistatore Mi sembra che la cosa più importante in merito all’integrazione sia quella di operare per mettere insieme e fare interagire , sulle decisioni prese , le varie parti dell’ospedale e del territorio, affinchè si sviluppi quella sensibilità che lei accennava … E’ così ? Intervistata Io credo che ormai i casi più complessi non sfuggono , questi seguono un percorso di deospedalizzazione abbastanza buono. Il problema c’è sulla così detta “fascia grigia” ( utenti NON completamente autosufficienti e poco consapevoli della loro fragilità ), dove i problemi sono molto più sfumati. Non si tratta di individuare problemi oggettivi ed interventi specifici da mettere in campo, ma di valutare potenziali rischi….. e in questo le cose si fanno più difficili, come dicevo prima, i nostri professionisti sono bravi nel “fare”, in questo caso occorre prevedere un potenziale rischio e prevenirlo. Queste sono le situazioni che ci “scoppiano a casa” dopo poco tempo perché, senza servizi di supporto , (non attivati in fase di dimissione) non reggono. Su questo credo che ci sia molto da fare … Intervistatore …La fascia grigia lei dice ? Intervistata Questa fascia grigia , a mio giudizio, sta’ diventando sempre più grande . Una volta la fascia grigia era un filo tra il nero e il bianco… la così detta “eccezione” . Oggi molto spesso problematiche sanitarie anche moderate , si accompagnano ad un’elevata fragilità delle famiglie, sia per il numero dei componenti , sia per la capacità di “impattare” le difficoltà della vita…… e non solo nel campo della salute. Oggi basta un brutto voto preso a scuola dal bambino per “scompensare” la famiglia… e se a questo ci aggiungiamo una crisi economica che dura ormai da molto tempo… Intervistatore Lì, è la comunità che dovrebbe in parte reagire ed aiutarvi in questo spazio, in quelle situazioni e sopperire in parte a queste fragilità e vulnerabilità ? Cioè il rilancio della solidarietà e delle relazioni … 99 Intervistata Sono d’accordo. Il modello di Welfare inteso nella sua accezione ampia di salute e benessere sociale, deve essere considerato come un valore strategico per lo sviluppo e la coesione sociale …. Un investimento per la società. Ma oggi il sistema di Welfare è ancora considerato nelle politiche nazionali un pilastro fondamentale dello Stato sociale? E i cittadini (anche quelli che non hanno problemi di salute, ecc…) si riconoscono nel sistema di Welfare che abbiamo conosciuto?......C’è chi sta peggio e , io faccio un passo indietro?? Il mio vicino di casa ha un problema , ritengo mio dovere dargli una mano?? la mia esperienza mi dice che oggi non è proprio così … il concetto di “bene/interesse comune” non sempre ci appartiene. Un esempio piccolo relativo ad un problema affrontato nella riunione fatta nella casa della salute con Medici e infermieri: prelievi a domicilio…a chi aspettano?? Sarebbe insostenibile fare il prelievo domiciliare a tutti coloro che ne fanno richiesta. In una logica di scelta di priorità si è convenuto di fare il prelievo a domicilio a tutti i pazienti NON deambulanti, su richiesta del Medico di famiglia. L’infermiere va a domicilio a fare il prelievo e ….. poi incontra dopo qualche ora lo stesso paziente in piazza. perché? “ Perché - mi dice – sono vecchio E’ una risposta che mi ha dato una settimana fa un cittadino “ oppure altra risposta…..pago le tasse …. Ha sbagliato solo il medico a fare la prescrizione?? Sicuramente il medico deve spiegare correttamente al cittadino le motivazioni della sua scelta e condividere le opportunità e la “sostenibilità” di un sistema, ma serve anche maggiore consapevolezza e responsabilità da parte del cittadino, che non può limitare il proprio sguardo all’ “io” Intervistatore E’ questione di educazione , di informazione ? Intervistata Forse, ma è anche una questione di interpretazione sociale del “concetto” di diritto, di quello che io penso sia un diritto . Negli ultimi 20 anni si è diffuso in modo molto forte il concetto di “diritto individuale”. La salute è un diritto del cittadino, ma anche un suo dovere… lo Stato , il Comune, la AUSL gli garantiscono solo buoni o cattivi servizi, ma compito di preservare la propria salute aspetta in primo luogo al singolo. Allora noi dobbiamo riprenderci questo tema della responsabilità , altrimenti il Sistema diventa insostenibile . Insieme dobbiamo assumerci la responsabilità di dire cosa aspetta , a chi? E la disponibilità ad accettare il fatto che ci possono essere bisogni prioritari che non sono i miei… Intervistatore C’è anche un docente dell’Università di Parma che sostiene cose simili … Intervistata Si, si ma lui è più “cattivo” di me relativamente al tema della “responsabilità” , sia degli amministratori che dei singoli cittadini. Segretario Spi di Fabbrico … perché la gente pensa che quello lì me lo debba soddisfare quello là, questo qui me lo soddisfa la scuola, questo qui me lo soddisfa quell’altro là , così io non debbo pensare più a niente … invece no… Intervistata Personalmente credo che qualche errore sia stato fatto anche in Emilia Romagna negli anni ’70 – ’80 e parte degli anni ’90 ….. abbiamo anche peccato di “eccessivo assistenzialismo”, sono stati creati tanti servizi, ma probabilmente non siamo stati in grado di condividere il concetto di “priorità”, “non tutto a tutti, ma quel che serve a chi ne ha bisogno, con il rischio di de-responsabilizzare” le famiglie . Ma a chi aspetta l’assistenza dei genitori?? Io credo aspetti alla famiglia sostenuta e accompagnata dai servizi… , così come l’educazione dei figli non è compito esclusivo della scuola, ma dei genitori…… il tutto in un sistema di forte alleanza 100 Intervistatore L’altra domanda si riferisce al rapporto Guastalla, Correggio per quanto riguarda i servizi ospedalieri. Il Direttore Nicolini a Guastalla ha sottolineato le ipotesi di sviluppo , di assestamento e specializzazione dei due ospedali più inseriti nel territorio. Alcune risposte che ci vengono hanno indicato le problematiche relative ai trasporti per la fruizione di tali servizi. Segretario Spi di Fabbrico Vi è un sacco di gente che usa i servizi ospedalieri , i reparti chirurgici di Guastalla anziché quelli di Scandiano , ecco … Intervistatore A che punto è questo tipo di programmazione , le sue fasi e scadenze? Come procedono dal punto di vista pratico-operativo? Si è detto in alcune interviste fatte che il problema dei trasporti - segnalato anche nelle risposte provenienti dai questionari – deve essere affrontato dalle agenzie provinciali preposte … Intervistata Sui trasporti non entro in merito non avendo competenze. Sono i Sindaci a maggiore ragione oggi, che hanno assorbito le competenze della Provincia a dover affrontare il tema della pianificazione dei trasporti e della viabilità , in coerenza con la programmazione dei servizi sanitari (PAL) . La programmazione sanitaria e l’accesso ai servizi dovrebbero trovare coerenza con la programmazione dei trasporti e della viabilità, ma non sempre questo avviene. Per quanto riguarda noi , sono previste sicuramente delle sinergie tra i due ospedali e in misura minore tra i servizi territoriali perché più legati contesto di vita dei cittadini. Per i residenti del distretto di Correggio , l’ospedale di Guastalla è di riferimento principale per le attività chirurgiche (chirurgica generale, urologia, ortopedia, ginecologia) e per la Cardiologia, con riferimenti professionali e con percorsi collaudati di valutazione e di dimissione. Il polo oculistico e il dipartimento di Riabilitazione con sede presso l’Ospedale di Correggio sono di riferimento per tutti i cittadini della Provincia . La riabilitazione intensiva ha un bacino di riferimento interprovinciale (area vasta Emilia Nord in primis e resto della Regione). Io credo che ormai noi non ci possiamo più permettere sia sul piano economico che della sicurezza servizi “fotocopia” (più ospedali vicini che fanno le stesse cose e in un numero molto basso), così come credo vada ripensato il “bacino” di riferimento distrettuale, che tenga in maggiore considerazione gli sviluppi urbanistici , la viabilità, i trasporti , ecc. delle diverse realtà territoriali. L’obiettivo principale non è di far girare i cittadini, ma di utilizzare lo stesso professionista in più sedi, i professionisti sono dipendenti dell’AUSL e non di un singolo territorio. Di fatto oggi per esempio i cittadini vengono operati di cataratta presso gli ospedali di riferimento territoriale, da professionisti appartenenti alla Unità Operativa di Oculistica che è collocata presso l’ospedale di Correggio. Le unità operative dei servizi di prevenzione, di psichiatria, tossicodipendenze, sono uniche e garantiscono i servizi a Guastalla e a Correggio per i cittadini ivi residenti. Anche l’Hospice è unico Correggio-Guastalla ed è ubicato presso l’ospedale di Guastalla. In questa struttura operano anche i nostri medici di famiglia. Intervistatore Rilettura , cosa vorrebbe dire ? In base ad attuali e possibili utenti ? Intervistata Come detto in precedenza, si potrebbe diminuire il numero dei distretti oppure si potrebbe mantenere i distretti di oggi, ma con un diverso ambito territoriale omogeneizzando maggiormente il bacino di utenti di riferimento , il tutto il relazione al contesto urbanistico, di trasporto pubblico, di viabilità. 101 Segretario Spi di Fabbrico E’ poi quello che lamenta la gente : alla fine non è che possono pensare di risolvere sempre tutto con il volontariato che porta avanti e indietro le persone , perché è un altro di quei messaggi sbagliati che diamo alle persone stesse che potrebbero camminare anche da sole , eh … Intervistata Si, proprio così e te ne aggiungo una seconda parte : è proprio vero che tu una volta all’anno non puoi stare a casa per accompagnare tua madre a fare una visita ? Perchè ormai anche il volontariato è “letto” dai cittadini , come servizio … Io ho bisogno e tu devi…ormai si da’ per scontato che il “volontariato” debba fare… Ti pago e quindi dove sta’ il problema ? !! Ma il singolo cittadino cosa fa’?? Proprio non riesce a mettere a disposizione della collettività qualche ora del proprio tempo per accompagnare/aiutare un altro cittadino??, poi caso mai un domani sarà qualcun altro ad aiutare un tuo parente…… Intervistatore Quindi , in base al bisogno una ripetizione dei servizi all’infinito, potrebbe essere … ? Intervistata Uno sperpero inutile di risorse che non ci possiamo permettere a fronte di un dubbio risultato di miglioramento effettivo della salute. Intervistatore E’ come dice il prof. Manghi dell’Università di Parma ? Non è possibile un altro welfare se c’è quella cosa qui e c’è una domanda così : il mercato dei servizi ? Da alcune risposte date nei questionari risulta che l’aiuto ricevuto verso chi è non o parzialmente - autosufficiente 1 su 4 lo riceve o dai vicini /volontari , da una badante e in parte dai servizi e 16 persone da “nessuno” … risulta che non ha nessuno che l’aiuta … Intervistata Io avevo dato un’ interpretazione diversa di questi dati. Può essere che chi ha risposto “nessuno” ha delle difficoltà a conoscere l’esistenza dei servizi. Non credo che nel nostro territorio ci possa essere qualcuno che a fronte di totale o parziale non autosufficienza abbia ricevuto delle risposte negative rispetto alla presa in carico …forse non si è data pienamente soddisfazione alla richiesta fatta…ma l’accesso ai servizi non avviene su richiesta, ma su segnalazione di un problema, valutazione del bisogno da parte di una équipe di esperti, definizione condivisa del punto della rete necessaria a soddisfare i bisogni , in un sistema equo e a risorse definite. Questo significa sviluppo programmato dei servizi, in un ambito di priorità definite e non di accesso libero…. (modello lombardo), dov’è il cittadino che si va a cercare una risposta a fronte di un eventuale rimborso economico (voucer)… e quando i soldi per i voucer finiscono ?? Intervistatore Sono 16 persone … su 112 che rispondono in merito … Intervistata E non sono poche… se confermato , sarebbe un dato preoccupante. Mi chiedo…. Ma hanno segnalato e a chi , la difficoltà ? Qualcuno gli ha negato una risposta? Chi? Intervistatore Si, è vero però il fenomeno - chiamiamolo così - della solitudine nelle persone anziane c’è , soprattutto nei “grandi anziani”, gli ultra 80-85enni… 102 Intervistata Questa è un’altra cosa. Cerchiamo di leggere il tema da due punti di vista diversi. Da una parte abbiamo un problema sociale che è quello della solitudine , che non vuol dire bisogno d’aiuto: io posso soffrire della mia solitudine, ma posso starci anche molto bene nella mia solitudine e non accorgermene . La solitudine è uno stato d’essere, è un fenomeno sociale che va trattato in modo diverso e soprattutto prevenuto. Altro è parlare di non autosufficienza e di servizi alla persona e di mancata risposta ai bisogni espressi da questa popolazione.. Intervistatore La domanda così com’è stata formulata non presupponeva una richiesta avanzata ai servizi su un bisogno (questo non c’è), ma se in merito allo stato di salute e se si è non o parzialmente autosufficiente, chi t’aiuta (a questa domanda rispondono in 112 su333 :1 su 3) ? Intervistata Ma quale problema sta creando la parziale non autosufficienza? Ho espresso questo bisogno? A chi? So che esistono persone o servizi che potrebbero darmi una mano? Intervistatore La domanda era più articolata e complessa. Si è preso a riferimento solo possibili criticità e solo di tipo quantitativo e schematico ( il “ chi t’aiuta”) , dato che la maggioranza ( 80 su 112) ha indicato l’aiuto ricevuto dalla famiglia ed il rimanente da parte di altri soggetti e solo 16 persone hanno segnalato “nessuno” …Intervistata E’ una mia interpretazione : se a Fabbrico io avessi realmente quasi un 15% di persone Parzialmente NON autosufficienti (rispetto allo stato di salute) che dice di non aver ricevuto risposta da “nessuno”( famiglia, badante, servizi, ecc.) mi preoccuperei. Se invece come interpreta lei, la risposta è di 16 persone che abitano da sole che di fatto hanno qualche problema di salute … ma il problema che prevale è quello della solitudine … , allora sono meno preoccupata. Intervistatore Si , bisogna fare riferimento alla tabella “Lo stato di salute “ che è divisa in 3 parti : stato di salute, autonomia personale e l’aiuto ricevuto se parzialmente o non autosufficiente (112 risp.)… Intervistata Abbiamo fatto una valutazione dei dati di attività dei servizi sociali- sanitari e socio-sanitari relativa al 2013 (rendicontazione ai Sindaci) che dimostra che il - 21% dei cittadini 75 - 84 enni residenti nel distretto hanno fruito di uno o più servizi sanitari e/o sociali, l’65% dei cittadini 85-94 enni residenti nel distretto hanno fruito di uno o più servizi sanitari e/o - Il 100% degli ultra 95 enni ha fruito di almeno un servizio sociale o sanitario. Dai 65 ai 75 anni l’utilizzo dei servizi è stato significativamente inferiore (7%), man mano che sale l’età cresce il numero dei servizi integrati attivi sia sociali che sanitari .Invece dai dati del questionario emerge che solo il 6.3% fa riferimento ( ha avuto bisogno o ha trovato risposte) da parte dei servizi… , ma cosa intende per servizio l’utente ?? Quando si parla di servizi socio-sanitari si intende solo la RSA o la casa protetta?? L’assegno di cura viene interpretato come servizio? E l’accesso programmato a domicilio del medico di base o dell’infermiere? Quando io parlo di servizi, intendo sia quelli sanitari, che socio-sanitari o sociali…altrimenti continuiamo a pensare per settori e non di risposte integrate … 103 Intervistatore Può essere, ma sullo stato di salute facciamo riferimento ai dati emersi: sui 316 rispondenti il 56% indica il proprio stato “Buono” ; il 44% “ Precario (38.7%) e Cattivo ( 5.2%) ed in caso di bisogno questi si rivolgono in primo luogo alla famiglia ( 71.4%) , alla badante (12.5%), ai vicini-volontari (12.6%) , ai servizi (6.3%) e ad altri ( 7.1% - chi sono? ) e a nessuno (14.3% - fanno da soli / o no? ) . Invece sull’accudimento diretto ai familiari su 87 che indicano , la presenza dei servizi è del 12.6%. Questi però sono dati di un campione proporzionato sulla popolazione , ma fatto sugli iscritti allo Spi : certamente bisogna poi vedere le motivazioni , le ragioni e le problematiche che possono esserci divise per fasce d’età … Intervistata Non so come era composto il campione e che età avessero i rispondenti, di fatto questo 44% di > 65 anni (sono iscritti allo SPI) che dichiara uno stato di salute precario o cattivo mi sembra eccessiva, soprattutto se messa in parallelo ai risultati dell’indagine ISTAT 2010 e l’indagine PASSI della Regione, che evidenziano che una percentuale molto elevata di persone under 80 anni dichiara di sentirsi in buono-discreto stato di salute….. o forse la prevalenza di intervistati aveva più di 80 anni ?? Intervistatore Come accennava prima , lei dice che la percentuale di presenza dei servizi è più alta ? Intervistata La percentuale di utilizzo dei servizi è sicuramente più alta nella popolazione che ha più di 80 anni, molto più bassa nelle fasce di età inferiori e il tutto è coerente sia con i dati epidemiologici che con i dati ISTAT-PASSI che descrivono il “vissuto” in termini di salute del cittadino . Intervistatore Anche noi questo dato di un 14% - di chi dice che non l’aiuta nessuno - su un numero limitato (112 rispondenti) ci ha un po’ preoccupato ( se è così come appare dal dato) . Si tratta di approfondirlo e verificarlo … Intervistatore Bisognerebbe vedere ed analizzare di più i dati : con incroci per classi d’età e di genere. Per esempio si fa riferimento nella domanda : “Se sei parzialmente o non autosufficiente chi ti aiuta ? “ Ho letto qualche tempo fa da una ricerca fatta a RE che persone di oltre 6570 anni possono avere genitori di 90-95 anni da accudire… E questo va bene, però se la famiglia moderna è frammentata , se i figli o nipoti abitano lontano , come fare ? Intervistata Allora , torniamo alla comunità : è la comunità che sa che quella persona lì è da sola . Una volta queste segnalazioni , ma anche adesso succede , arrivavano dai vicini, dall’ospedale , ma questa percentuale del 14% va interpretata meglio per vedere cosa intendevano queste persone, . Noi abbiamo un numero di anziani “soli-soli” che non hanno una rete familiare e per questi è doveroso che i servizi se ne facciano carico in toto, eventualmente in collaborazione con altri attori sociali . La solitudine è un fenomeno in forte aumento ed il paradosso è che , di fronte all’aumento dell’età media e di famiglie sempre meno numerose , abbiamo invece una comunità che “arretra” che si chiude “dentro casa”. I vecchi “soli” c’erano anche in passato ma nelle piazze e nelle contrade sorgevano spontaneamente i “filossi” - oggi cosa ci tocca fare ? I filossi gli organizzano gli operatori , ma 20-30 anni fa i “ filossi” non venivano organizzati , erano spontanei !! Le donne si trovavano tra di loro e andavano in 3 a trovare quella vecchia là che non riusciva ad uscire di casa. Ma i risultati in termine di superamento della solitudine sono ben diversi ed oserei dire molto scarsi. 104 Ma vorrei anche evidenziare, che oggi i problemi maggiori dal punto di vista della salute a tutto tondo, non li hanno gli anziani, ma i bambini e i giovani , il disagio psichico in queste fasce di popolazione è in aumento esponenziale, l’abuso di droghe e alcool, ecc… bambini sempre più soli, che non sanno comunicare se non attraverso i social network, che passano ore ed ore soli davanti alla televisione o al computer … Intervistatore Cose simili ce le accennava anche l’assistente sociale per tutte le iniziative che si fanno e per promuovere e sviluppare le relazioni… Intervistata Io credo che i servizi debbano farsi carico di rinsaldare e favorire queste relazioni, ma nello stesso tempo dobbiamo anche sforzarci di coltivarle queste relazioni e mantenerle nel tempo. Intervistatore Abbiamo ancora 3 punti da affrontare e sintetizzati in una domanda : sugli aspetti , sulle innovazioni e possibili criticità in ambito sanitario e sociale che abbiamo affrontato anche in questa intervista , ci sono idee, sono previsti progetti, interventi specifici dal punto di vista sanitario , sociale e di struttura ? Anche in merito alla realtà territoriale , ai collegamenti sulla sanità e tra gli ospedali di Correggio-Guastalla e sulla loro fruibilità da parte dei cittadini ? Ci sono già ipotesi concrete? Intervistata Criticità in ambito sanitario e socio-sanitario: io credo che rispetto al passato un forte investimento sulla crescita e sviluppo dei servizi sociali socio-sanitari e sanitari sia stato fatto. Se campiamo in media molto di più di altre popolazioni del mondo,, vuol dire che i servizi nel bene e nel male ci sono e funzionano . Il problema è relativo alla qualità di vita . Più vivo a lungo è maggiore è il problema della solitudine…problema che non può essere affrontato solo dai servizi sanitari o sociali, ma dall’intera comunità. Poi c’è il problema dell’aumento delle persone NON autosufficienti sempre legato all’aumento dell’età. Qualcuno dice che il problema si supera attivando un maggior numero di posti nelle case protette . La nostra esperienza è altra… un anziano fin quando può sta a casa sua ; la stessa dinamica la vediamo nella gestione delle graduatorie per l’accesso alle strutture… Ci sono molte persone che dicono : no, grazie aspetto un po’ e intanto sto a casa mia eventualmente con una badante che mi dia una mano. Lo stesso lo si evidenzia nell’utilizzo degli appartamenti protetti non solo a Correggio o a Fabbrico ci sono difficoltà ad utilizzarli, ma ovunque, la gente si muove in modo diverso rispetto a quanto non abbiano pensato e programmato gli amministratori e i tecnici. Nelle riunioni con i cittadini o nel confronto con le associazioni che li rappresentano, preliminari a prendere decisioni, gli amministratori si sono sentiti sollecitare dai cittadini la costruzione di appartamenti per quando saremo vecchi… ma in realtà la gente fa fatica a lasciare la propria casa … Una criticità molto importante che io vedo è legata ai lunghi tempi di programmazione ed elaborazione di progetti spesso legata ad iter burocratici che hanno le pubbliche amministrazioni e il problema è ancora più evidente oggi che i fenomeni sociali cambiano in modo molto veloce. Prendiamo ad esempio il tema “badanti” : ad oggi il fenomeno , legato a processi sociali non solo italiani ma che coinvolgono diverse nazionalità , non è sempre comprensibile nella sua evoluzione e non c’è un pensiero comune sul come affrontarlo…. Noi registriamo sicuramente un aumento delle situazioni “non regolari” che dipendono da più fattori , se da un lato sappiamo che il ricorso alla “badante” è molto elevato, dall’altra se leggiamo i dati a nostra disposizione sembra che la presenza della badante sia in diminuzione. Intervistatore Si , infatti dai dati emersi a Fabbrico c’è che 1 persona su 4 utilizza la badante… le famiglie, le comunità reagiscono ai bisogni che di volta in volta hanno … 105 Intervistata Probabilmente è così ma questo dipende dalla carenza dei servizi o da una minore presenza al lavoro di cura della famiglia?? La badante soprattutto per situazioni meno complesse, in realtà ha sostituito la famiglia che è meno presente (il numero di figli è molto diminuito dopo il boom demografico degli anni settanta) , non ha sostituito i servizi . Sicuramente, salvo la casa protetta, non potrà mai esistere, perché economicamente insostenibile , un servizio domiciliare presente 24 ore che risponda ai bisogni dei singoli utenti. Altra riflessione da farsi è relativa al lavoro di cura… un tempo era scontato che la donna che non lavorava o spesso perché “donna” si occupasse della famiglia e del lavoro di cura…oggi l’interpretazione culturale è ancora questa? A chi compete il lavoro di cura?? Se non c’è una risposta socialmente condivisa a queste domande credo sarà molto difficile fare una programmazione che risponda ai bisogni dei cittadini. E questo non riguarda tanto e solo la situazione dell’assistenza agli anziani, ma anche dei bambini, ecc… Intervistatore A Fabbrico per quanto riguarda il volontariato e le associazioni del 3° settore - già lo accennava prima – cosa ne pensa di questa presenza ? E la casa della salute può svolgere un ruolo in parte sociale , sanitario e relazionale per tutto il sistema ? E’ una semplificazione o anche un’offerta nuova ? Intervistata Due domande e due risposte . Secondo me il volontariato è necessario per garantire una maggiore qualità all’intervento sociale. Il volontario ha una capacità di entrare in relazione che è diversa da quella del professionista e porta pertanto ad un arricchimento complessivo D’altro canto un servizio pubblico non potrà mai coprire tutti i bisogni espressi da una popolazione . Non potrà ad esempio accollarsi tutti i trasporti individuali , si potrà permettere di trasportare un “target” definito di utenti, ad esempio i NON autosufficienti, il volontariato può con la propria disponibilità permetterci di ampliare gli ambiti di intervento. Ma credo che in questo senso, sarebbe necessario una condivisione sulle priorità tra Pubbliche Amministrazioni ed associazioni di volontario, per decidere insieme cosa si può fare? Per chi?...il tutto per garantire una maggiore equità nella distribuzione di un’offerta di servizi pubblico o privata che sia. Spesso chi alza la voce o chi è meglio “attrezzato” ottiene forse anche in eccesso…… chi “non ha voce” spesso non trova risposte. Segretario Spi di Fabbrico Penso che lo si faccia al SIMAP per qualcuno che è messo così, così … Intervistata La AUSL garantisce per esempio il trasporto per i dializzati che non possono essere trasportati con auto normali, se per vari motivi l’utente non può andare con auto propria (si prevede il rimborso del costo km) è prevista l’attivazione del volontariato. Il problema attuale qual è ? a) La crisi del volontariato nel termine di un calo significativo di chi fa volontariato, è una crisi sociale e ritorniamo al tema del Welfare di comunità e della responsabilità collettiva; b) Le associazioni possono fare scelte in totale autonomia o sarebbe opportuno condividere con altri Enti e Associazioni le politiche sociali da attuare in un determinato contesto. Io propendo per questa seconda ipotesi, questo ruolo di regia aspetta ai Sindaci, ma Ricchi me ne deve dare atto che più volte si è tentato di mettere intorno ad un tavolo le diverse associazioni per condividere priorità e definire le necessarie integrazioni, ma con scarso successo…ci si chiude spesso nel proprio ”palazzo “ . 106 Intervistatore Fare sistema di comunità ? Intervistata Si , fare sistema , ma anche tra associazioni. Per far fronte alla crisi ”esistenziale” del volontariato in un contesto sociale molto fragile (anche economicamente) è indispensabile “fare sistema” - fra enti , fra associazioni e fra Enti ed Associazioni. Un sistema coordinato che rispetta le autonomie , ma ricerca sinergie, aiuterebbe inoltre a far crescere una cultura sociale nel cittadino , abbiamo bisogno di garantire coerenze…che dovrebbero essere ricercate da tutti. Nel distretto di Correggio qualche cosina si sta’ muovendo , ma ancora molto c’è da fare. La ricerca di un modello organizzativo, la scelta condivisa delle priorità, viene letto troppo spesso come “limitazione delle autonomie dell’associazione”, ma quel che poi ne risulta ad esempio nel settore dei trasporti è che a Rio si trasporta un target di utenti, a Fabbrico un altro e così via e spesso il cittadino non capisce queste differenze…Ma a livello almeno distrettuale non si riesce a definire cosa è giusto fare? E quanto è condiviso e garantito a tutti i residenti Seconda domanda : la Casa della Salute . L’esperienza delle Case della Salute si sta muovendo faticosamente , perché la casa della salute deve essere intesa come sede dell’integrazione tra professionisti e servizi attraverso il coordinamento di processi condivisi di presa in carico, non deve essere un altro poliambulatorio e garantire mere prestazioni. E questo non solo è difficilmente comprensibile dai cittadini che non “vedono” lo specialista, ma talvolta neanche dai professionisti medesimi che fanno fatica ad uscire dallo storico ambito professionale. Intervistatore Era l’idea iniziale questa ? Intervistata Si , e credo sia giusto pensare alla Casa della Salute come sede della integrazione e della continuità non duplicando i servizi , né mettendo a rischio la qualità dei servizi erogati. Il cittadino ha bisogno di trovare vicino a casa risposte adeguate al suo stato di salute soprattutto in presenza di malattie croniche,. Ha bisogno di un medico di famiglia che si interfaccia con lo specialista e con altri professionisti per garantire un monitoraggio costante del suo stato di salute, che valuti i potenziali rischi di complicanze e li tenga sotto controllo. Il cittadino non ha bisogno di trovare sotto casa tutte le branche specialistiche che eventualmente utilizza 1 volta all’anno o che comportano un’elevata specializzazione sia professionale che tecnologica. In questo caso il cittadino può/deve “spostarsi” e questo oltre a garantire una sostenibilità del sistema, garantisce anche maggiore sicurezza nelle prestazioni. Ma questo modello organizzativo lo dobbiamo saper comunicare e condividere con i cittadini , discutere con loro , dobbiamo saper motivare le nostre decisioni …non sempre ciò che non si fa’ è legato a motivi economici, per risparmiare, cosa peraltro doverosa visto che parliamo di soldi pubblici, ma è nostro dovere garantire anche la sicurezza delle prestazioni…e far tutto e ovunque non sempre garantisce questo. Intervistatore Qui a Fabbrico come va il processo e il percorso di costruzione di questo nuovo servizio ? Intervistata Sta andando avanti ,anche se con un po’ di fatica Ad esempio ormai quasi tutti i cittadini con diabete vengono seguiti da un’équipe curante in questa sede . Non si aspetta più che l’utente diabetico si presenti per il controllo , ma è l’infermiera che ti chiama per invitarti alla visita. Da ormai due anni la vaccinazione anti-influenzale viene fatta insieme dal medico e dall’infermiera e lo scopo è quello di verificare che chi è a “rischio” , sia vaccinato e se non si è presentato sollecitarlo alla vaccinazione…: sono cose poco visibili, il cittadino spesso cerca la “prestazione”. Proprio nella casa della Salute di Fabbrico, abbiamo sperimentato (due strutture in provincia) nei cittadini 45-50 enni un modello di rilevazione del rischio cardio-vascolare . 107 Vi assicuro che la gente era stupita nel vedersi chiamare a casa, ad essere sottoposta a un insieme di domande ed esami per valutare il loro rischio…le persone individuate a rischio poi saranno tenute sotto controllo nel tempo….. e questa si chiama prevenzione. Credo siano queste le cose che dobbiamo sviluppare nelle Case della Salute e che portano effettivi benefici per la Salute. Il percorso sperimentato in questa sede , lo abbiamo trasferito con un modello simile a Campagnola , a Rolo e a Rio (comuni di riferimento della Casa della Salute) , perché riteniamo che chi abita a Rio ,non debba essere costretto a spostarsi a Fabbrico per fare una valutazione della sua malattia cronica , che può essere fatta insieme con l’Infermiere nello studio del suo medico,. Nella Casa della Salute , i professionisti che ci lavorano (medici del nucleo, infermieri, specialisti, ecc.) debbono sviluppare forme di coordinamento e confronto che garantiscano equità di accesso, omogeneità e qualità delle prestazioni che successivamente potranno essere erogate nei luoghi ritenuti più opportuni compreso il domicilio. Intervistatore Funzionano questi “modellini” nei vari comuni ? Intervistata Si, stanno funzionando bene . I medici e gli infermieri del Nucleo valutano e programmano gli interventi per i casi più complessi in questa sede e poi continuano il monitoraggio in spazi più vicini al cittadino. La Casa della salute è utilizzata prevalentemente dalla gente di Fabbrico , ma ci sono attività che vengono sviluppate a favore di tutta la popolazione residente nel Nucleo (Rolo Campagnola e Rio Saliceto) come ad es. il monitoraggio della gravidanza . Intervistatore Quindi è stata una cosa sperimentale a Fabbrico , almeno in parte … Intervistata Sono percorsi di cura che abbiamo sperimentato a Fabbrico e poi abbiamo sviluppato parte di essi anche in altre sedi. Intervistatore Quanto tempo è che c’è la Casa della Salute a Fabbrico? Intervistata … 3 anni a Maggio … Intervistatore Quindi sta andando avanti in quel senso lì … Intervistata Si, stiamo procedendo ad implementare i percorsi della cronicità : diabete , scompensi vari , pazienti oncologici terminali, ecc. , percorsi gestiti vicino a casa insieme ai Medici di famiglia. Normalmente la gente è molto sensibile al tema ospedale… se si parla di ridimensionamento di un reparto, si attivano immediatamente comitati in difesa di..., ma qualcuno ogni tanto dovrebbe avere la curiosità di chiedersi : esiste nel distretto di Correggio un percorso di cura integrato sul diabete ( a Correggio è partito , non da adesso , ma 15 anni fa ) ? Quanti sono i cittadini seguiti nel percorso?? Quali risorse sono state investite in questo senso?? Quali sono gli esiti di salute ottenuti?? (ad es. quanti utenti sono stati ospedalizzati per complicanze derivate dal diabete ? “) Nel distretto abbiamo l’80% dei cittadini diabetici in terapia orale in gestione integrata medicodiabetologica che vengono visti mediamente 4 volte all’anno in modo programmato . Di recente, proprio per migliorare gli stili di vita e quindi migliorare lo stato di salute, , in collaborazione con i Comuni e Associazioni di volontariato abbia promosso lo sviluppo di “Percorsi del cammino “ : voi a Fabbrico ce l’avete … 108 Intervistatore Cos’è il “ Percorso del cammino” ? Intervistata Semplicemente camminare a piedi. Ma se parliamo di salute … è dimostrato ormai che camminare ½ ora 2 volte alla settimana ha un effetto terapeutico a volte superiore alla “pastiglia per l’ipertensione… , camminare insieme è piacevole ed oltretutto ci si sente maggiormente vincolati a farlo e quindi non si abbandona la buona abitudine Intervistatore Trovate qualche difficoltà in questo percorso di sinergia sulle funzioni della “Casa della salute” ? Emerge qualche criticità a parte il discorso accennato dei Medici di famiglia ? Intervistata No , il percorso va avanti e vorremmo che sempre di più i cittadini, le associazioni, utilizzassero la Casa della Salute , anche come luogo per fare riunioni , incontri , serate di dialogo e di approfondimento sul tema della salute , quindi intesa non solo come struttura per i cittadini , ma dei cittadini. Noi , stiamo favorendo la crescita di gruppi di “auto-aiuto” per es. di diabetici, ex alcolisti , ecc. (è disponibile anche per riunioni-incontri sindacali) . Le associazioni/gruppi di cittadini possono utilizzare la Casa della salute per loro incontri e “ vivere “ la struttura come se fosse loro , come luogo di servizio alla e per la comunità. Segretario Spi di Fabbrico Deve essere aperta al massimo e non solo per i fatti della sanità, ma della salute nel suo insieme … Intervistata A me piacerebbe che il volontariato venisse qui, utilizzasse questa struttura per fare le proprie riunioni e incontri … Se questo non succede vuol dire che questa struttura viene vissuta come poliambulatorio con una visione troppo “sanitarizzata” . Questa struttura deve essere letta e vissuta come luogo di incontro tra i servizi e la comunità , dove si stabilisce un “patto” per migliorare la “salute” dei cittadini. Questa intervista termina qui . Ringraziamo la Dr.ssa Turci della sua disponibilità e collaborazione ed arrivederci alle prossime iniziative collegate a questa ricerca. Hanno partecipato a questa intervista/dialogo Turci Giuliana Ricchi Luciano Vasconi Cesare - Direttore responsabile dell’Ausl del Distretto Socio-sanitario di Correggio - Segretario dello Spi – Cgil di Fabbrico - Ufficio studi dello Spi Cgil di Reggio Emilia 109 Testo trascritto dell’intervista a Magnani Giancarlo ( Coordinatore Coop.Elios - Distretto di Correggio) ( 11/12/2014) Premessa Il Segretario dello Spi di Fabbrico ha illustrato gli obiettivi e le caratteristiche della ricerca-azione svolta a Fabbrico che vuole affrontare alcuni aspetti della realtà del Welfare locale. Dopo aver raccolto , in una prima fase 333 questionari degli iscritti allo Spi-Cgil , si sono svolti dei focus group con la partecipazione di pensionati, cittadini, famiglie, delegati sindacali e volontari, ed effettuate diverse interviste individuali a testimoni privilegiati ( dirigenti , operatori sociali e sociosanitari , ecc.) del territorio del distretto di Correggio. L’obiettivo primario è quello, a partire dalle considerazioni emerse dai dati del questionario , di cogliere i vari aspetti emersi durante il percorso di ricerca , con l’impegno di individuare ulteriori e possibili priorità , ed elementi di sviluppo partecipativo e di qualificazione. Intervistatore Il metodo utilizzato in questa ricerca – differenziato e partecipato – è stato scelto perché sappiamo che l’individuazione di alcuni momenti di realtà e di “verità” si possono raggiungere solo analizzando ed interloquendo con i vari soggetti presenti in una realtà data: i cittadini , i volontari ( sindacali e non) , gli operatori e coordinatori dei servizi , della sanità e delle strutture sociali. Questo ci dà la possibilità di comprendere parti di una realtà sociale complessa come l’attuale e comporre successivamente un report , un elaborato che verrà presentato in iniziative pubbliche e divulgative dove saranno presenti , oltre ai pensionati e alle famiglie contattate , tutti i partecipanti coinvolti nella varie fasi. Una ricerca come questa, per voler essere efficace deve avere una sua continuità e , per essere coerente con il metodo utilizzato , deve cercare di rappresentare gli iscritti al sindacato ( nel nostro caso), ma anche contemporaneamente i cittadini e le famiglie - direttamente ed indirettamente interessati - nelle loro percezioni , aspettative, necessità e anche per essere incisivi nello svolgimento del proprio impegno, ruolo/funzione sociale e di mandato in cui e per cui si opera. Cosa ne pensa in merito ? Intervistato Allora, non ero a conoscenza della vostra iniziativa e l’ho saputo quando Luciano Ricchi mi ha telefonato… poi però i contatti si sono sviluppati e un po’ dilungati tramite e.mail , poi finalmente ci siamo arrivati. Ho dato un’occhiata ai dati che mi avete anticipato … ma ho sempre tanto da fare che gli ho dato solo una scorsa. Io credo che il confronto per cercare le soluzioni sia fondamentale sia nei rapporti verticali che orizzontali, perché?... facciamo un esempio: nella scorsa legislatura a Fabbrico - non è mica una critica la mia - quello che secondo me è mancato al di là dei contenuti e di quanto è stato fatto che non voglio qui giudicare perché non ne ho gli strumenti, è stato proprio questo : il dialogo coi cittadini , il confronto , il capire quali erano veramente le esigenze dei cittadini stessi. Perciò, io sono assolutamente d’accordo e quando sono stato contattato di poter far parte della legislatura con questo Sindaco nuovo , ho detto : “ Bisogna trovare una squadra che sia in grado di comunicare, di ascoltare e di parlare coi cittadini “, perché non ci può essere una disparità tra chi governa e chi ha delle aspettative e dei bisogni ; perciò per me il confronto che state attivando con questa ricerca è veramente molto importante, perché va a sentire nella “pancia” delle persone – nelle interviste si può parlare di pancia e non razionalmente - e quali sono i loro sentimenti, i loro bisogni e le attese. Quindi sono assolutamente d’accordo e condivido il metodo che state utilizzando che è poi quello che faccio anch’io nel mio lavoro , nel senso che sto gestendo un gruppo di 50 persone e se queste persone non vengono coinvolte , ascoltate per capire quali sono le loro esigenze e anche le loro criticità, non si lavora e non si riesce a comprendere… 110 Rispetto alle mie responsabilità. Allora, un coordinatore di struttura è di fatto quello che fa tutto o quasi nell’ambito della struttura stessa, almeno per la Cooperativa in cui lavoro. Il coordinatore è quello che come dice la parola stessa, coordina e si occupa praticamente di tutto quello che concerne l’organizzazione, dalle tegole del tetto al cancello , dalle malattie delle operatrici alla parte amministrativa. Si occupa della sicurezza, chiaramente coadiuvato dagli uffici specifici, alla domanda di affettività degli ospiti – che è quello che mi piace di più - … si , insomma quello che si occupa di tutto. A proposito delle criticità è la burocrazia che più è presente . Ho collaborato con Dino Terenziani partecipando ad un convegno pochi mesi fa sull’accreditamento – ci siamo incontrati 4 o 5 volte perché voleva saperne di più - ed abbiamo convenuto che l’accreditamento non è quello che ci dicono e cioè di cercare una maggiore attenzione verso l’anziano , ma è quello di burocratizzare ancor di più i vari processi: io devo rendere conto in base a quello che facciamo, ma l’anziano dov’è in tutto questo? Io posso avere 50 documenti che mi dicono che l’anziano beve , perché l’operatore fa la firma , che viene posturato perché l’operatore fa la firma : ma in realtà come sta l’anziano? Non è solo l’assistenza in sé che qualifica un servizio, ma anche la relazione, il rapporto, l’ascolto. Certamente la documentazione è importante per capire il grado di responsabilità nel caso succeda qualcosa , ma per il resto l’anziano … Sono d’accordo con Dino che bisognerebbe tagliare il 50% della burocrazia che c’è … è tempo perso ed innervosisce tutti , e bisognerebbe dedicare questo 50% alla cura dell’anziano e della famiglia. Intervistatore L’accreditamento dovrebbe incentrarsi maggiormente su questi temi ? Intervistato Si , ma non lo è … L’accreditamento è partito dal fatto, e questo lo condivido, che quando una qualsiasi cooperativa o un qualsiasi ente vince una gara d’appalto , lo ha , ipotizziamo, per 3-5 anni : cosa succede , però , che con il mondo di oggi che va velocissimo i 5 anni sono nulla , come può una cooperativa investire molto in una struttura o in un servizio che magari dopo 3 anni con una qualsiasi gara d’appalto rischia di perdere ? Casomai perché si presenta un’altra cooperativa con dei prezzi molto più bassi , al ribasso e con un servizio scadente e vince. Perché io devo investire per 5 anni per poi rischiare di perdere tutto perché arriva un’altra cooperativa al massimo ribasso ? Intervistatore Quindi , se interpreto bene lei dice che bisognerebbe puntare ad un accreditamento più mirato sulla qualità? Intervistato Adesso mi spiego meglio. L’accreditamento voleva fare passare questo passaggio : se tu caro Ente – hai determinati requisiti , tu puoi gestire la struttura fino a quando riuscirai a mantenere questi requisiti . Noi naturalmente , applicando la normativa dell’accreditamento, faremo dei controlli sui requisiti indicati e fino a quando riuscirai a mantenerli , la struttura sarà tua da gestire; naturalmente quando non sarai più in grado di fare ciò potrai perdere la gestione della struttura stessa. Questo può garantire , ad un Ente che lavora bene e dimostra di lavorare bene , una continuità e fare maggiori investimenti ed avere una certa tranquillità nella gestione, senza pensare che dall’oggi al domani può perdere completamente il tutto: uno dei pilastri dell’accreditamento era questo. Però il problema è che per far sì che vi siano questi requisiti chiaramente c’è stato un inasprimento burocratico-amministrativo : questo è … Ritornando alle mie responsabilità vi ho detto che la parte amministrativo-burocratica è quella che massacra.. sarebbe molto più bello che un coordinatore di struttura potesse essere più vicino al gruppo di lavoro, alle famiglie e agli anziani come dicevo prima… Perché le famiglie ? Perché nella concezione passata della struttura si pensava quasi ad un ricovero, c’erano meno aspettative, si focalizzava l’attenzione su problemi diversi da quelli attuali. La cultura, le motivazioni e le aspettative erano diverse rispetto ad oggi. 111 Oggi ci sono tantissime persone (riferimento ai figli ) che hanno importanti lauree a livello educativo e sociale e sono in grado assolutamente di darci delle opinioni , di criticarci e di dirci , secondo loro, quello che si dovrebbe o bisognerebbe fare , è molto diversa la cosa … In più c’è il fatto che chi porta il proprio caro in una struttura vive periodi lunghi di grandi sensi di colpa, di frustrazione per non essere stato in grado di provvedere al proprio caro ; per questo le famiglie devono essere e far parte integrante del nostro lavoro : non si può essere un servizio per l’anziano se non è anche un servizio verso la famiglia ; le famiglie dovrebbero trovare da noi - non è facile e non sempre è possibile –un grandissimo supporto e collaborazione perché insieme , considerando che la struttura si chiama “ Casa di Residenza” , si possa agire al meglio per l’anziano… Intervistatore Quindi non Casa Protetta , ma Casa di Residenza ? Intervistato Si, adesso a livello regionale hanno cambiato la denominazione di questo servizio da Casa Protetta a Casa di Residenza. Ogni regione ha le sue diciture … Intervistatore Il secondo gruppo di domande riguarda i servizi socio-sanitari e socio-assistenziali. Il primo aspetto è relativo alla qualificazione, alla formazione ed informazione con riferimento a chi ha indicato, sulle domande formulate nel questionario, la propria valutazione in generale sui servizi offerti : se essi sono considerati sufficienti , insufficienti o scarsi . Il 20% delle risposte dà un giudizio critico ( insufficienti-scarsi) , mentre l’80% ne indica la loro positività. Su questa percentuale di criticità indicata , che coglie vari aspetti dei servizi residenziali e non , cosa si può dire o fare e vista dal suo punto di osservazione di Coordinatore di struttura ? Intervistato Sì , però bisognerebbe sapere le motivazioni che ha spinto questo 20% a dare questo giudizio di insufficienza, perché soltanto conoscendole si potrebbe intervenire e comprendere. Io credo che a Fabbrico , nella nostra zona i servizi siano abbastanza adeguati. Questo è il parere di chi non è sufficientemente addentro ai servizi esterni, però la nostra collaborazione come struttura al Servizio Assistenza Anziani e verso le Assistenti Sociali ecc. ecc. , è buona : nel momento che emergono delle problematiche non le affrontiamo solo come struttura , ma cerchiamo di trovare delle soluzioni , faccio un esempio : l’Assistente sociale di Correggio parla con me e dice :” Ho questa problematica con questa famiglia , secondo te può essere adatta alla frequenza nel Centro diurno ? E insieme si cerca di fare una valutazione, si fanno dei tentativi e si cerca di lavorare in rete con i servizi sociali esterni cercando la soluzione idonea al problema perché il Centro diurno non è una Casa protetta , ma è un servizio diurno compreso nei servizi alla persona , però su persone che continuano a vivere nella loro casa. Poi tante volte come Centro diurno collaboriamo con il Sid ( Servizio infermieristico domiciliare) : c’è una persona che ha una medicazione da fare , la facciamo prima in struttura e poi quando l’anziano non è presente qui , il Sid va a casa sua e continua il lavoro che noi abbiamo iniziato o viceversa. Intervistatore Questa si può definire una forma di integrazione tra il sociale ed il sanitario ? Intervistato Io la chiamerei un’integrazione sia con l’Assistente sociale , che con il Sid . Ci siamo anche incontrati perché un’altra persona del Centro diurno ha problemi a casa e non riesce a gestire la sua roba e crea problemi . Il tal caso potrà essere attivato il Sad - che non è il servizio infermieristico , ma domiciliare - a vestirlo alla mattina perché possa essere messo in condizione ed essere lavato e pulito per andare al Centro diurno. 112 Perciò , come ho detto , c’è un’integrazione ed io credo che i servizi se ne occupino abbastanza bene … poi ci possono essere della criticità sulle quali è molto difficile arrivare: famiglie che faticano anche ad esporsi e portare i loro problemi perché se si vuole che il problema venga risolto ci dev’essere l’apertura della famiglia ( anch’io come struttura ho questo problema), ma non tutte le famiglie sono disponibili e pronte ad andare dall’Assistente sociale o al Servizio Anziani perché temono probabilmente di “smascherare” quali sono i loro problemi o preferiscono tante volte tenerli in casa. Perché chiaramente bisogna condividere i problemi se si vogliono affrontare … Intervistatore Le cause di questo potrebbero essere anche quelle uscite da altre interviste - l’attuale condizione delle famiglie, la loro frammentazione e la mancata unità che esisteva nella famiglia tradizionale ? E’ un fenomeno della “modernità” questo , oppure è una cosa che tocca solo l’aspetto intimo e privato delle persone e famiglie ? Intervistato Io credo che ci sono due aspetti : il primo non è la modernità , anzi le famiglie che tendono a non portare “fuori” i loro problemi sono famiglie molto conservatrici, molto poco aperte ai cambiamenti , che hanno paura del cambiamento ; poi ci sono molte criticità a livello delle famiglie, c’è la frammentazione , noi ne troviamo tante con un figlio che dei genitori non se ne occupa tanto, un altro che non gliene importa niente , un altro in conflitto con l’altro fratello che abita magari in Venezuela: trovare una risposta adeguata non è facile , perché a volte uno va in una direzione , ma l’altro figlio non è d’accordo e ce n’è uno invece che sarebbe del parere di portare la mamma o il papà in una struttura e l’altro dice di no. Si , c’è questo fatto della frammentazione della famiglia e noi lo vediamo, ma non so se voi siete al corrente, che la presenza dell’Amministratore di Sostegno è una figura in forte aumento, proprio perché in tutte queste dinamiche familiari spesso e volentieri viene nominata tale figura che bene o male gestisce l’anziano almeno dal punto di vista economico e nelle scelte importanti. Intervistatore E’ una figura pubblica al servizio dell’anziano ? Segretario dello Spi di Fabbrico Questo qui è una persona designata dal Tribunale … è come un tutore … Intervistato Anche qui vi sono più possibilità : l’Amministratore di sostegno è quella figura giuridica che può essere richiesta o dalla famiglia o anche dalle Assistenti sociali , dai servizi : si fa domanda al Giudice Tutelare il quale decide , dopo aver fatto le indagini del caso , se assegnare la responsabilità dell’incarico a un familiare che se ne fa carico e condivide l’incarico stesso , oppure ad un terzo. Noi abbiamo avvocati che fanno l’Amministratore di sostegno per anziani che abbiamo in struttura e che non c’entrano assolutamente con la famiglia, ma che sono stati nominati dal Giudice tutelare. Segretario dello Spi di Fabbrico Io a Fabbrico conosco 2 o 3 casi , sono i nipoti senza figli e per evitare con altri parenti … c’è tutta una cosa così … Intervistato Poi , salta fuori veramente … e quello che avete detto sulla frammentazione familiare che esiste , c’è assolutamente … 113 Intervistatore Sui questi problemi come struttura sia per quanto riguarda il rapporto con gli ospiti che con le loro famiglie, fate della formazione strutturata e periodica in merito a queste nuove problematiche ? Intervistato Non la facciamo noi direttamente nel senso che noi incontriamo le famiglie 2 o 3 volte l’anno con incontri di gruppo nei quali , a volte , inseriamo anche dei temi di carattere generale che riguardano solo ed esclusivamente l’assistenza in struttura ; poi facciamo tantissimi colloqui individuali al bisogno o anche programmati… Intervistatore Con le famiglie ? Intervistato Si , però non entriamo nel merito problematiche esterne e generali … rispetto a quello che mi ha chiesto … non affrontiamo Intervistatore Però sempre riferite alla permanenza dell’ospite in struttura ? E quindi c’è sempre una formazione permanente del personale ? Intervistato Si , dato che l’accreditamento richiede che ogni figura professionale faccia ogni anno almeno 15 ore di formazione , ma a parte quello noi ne facciamo anche molte di più ; quest’anno (2014) abbiamo fatto tre percorsi importanti : il primo - “Vivere la vita fino all’ultimo respiro “ , che era praticamente inerente al discorso della morte , del comportamento che dobbiamo tenere nei confronti delle persone terminali e anche soprattutto locali; il secondo - abbiamo fatto quello che ci viene richiesto dall’accreditamento che è la valutazione del dolore ; nel terzo – abbiamo affrontato “ La costruzione di un codice etico-comportamentale “condiviso con il gruppo, perché chiaramente determinati valori dovrebbero trovare - e non è scontato - collocazione in una struttura di questo tipo… Intervistatore E’ una formazione suddivisa per età , per anzianità di lavoro , per categorie professionali o per il personale nel suo insieme ? Intervistato Questo tipo di formazione la facciamo per tutto il personale , per OSS ( operatori/ci sociosanitari/e) , per il personale sanitario e infermieristico e le fisioterapiste che sono le figure di riferimento per la struttura. E poi chiaramente andiamo avanti con le verifiche per vedere la validità e l’utilità di quello che abbiamo discusso… Intervistatore La formazione che fate pensa che sia efficace? Siete soddisfatti per il buon funzionamento della struttura ? Ci sono aspetti o approfondimenti che pensate si possano migliorare o effettuare ? Intervistato Senza formazione non ci può essere qualità nel servizio. Anche se il servizio alla persona può a prima vista sembrare statico, le aspettative delle persone cambiano continuamente e velocemente con il cambiare della società. Quindi anche la formazione deve essere “dinamica” e seguire costantemente l’evolversi della domanda. Credo che nel complesso la qualità del servizio offerto dalle strutture del nostro distretto sia abbastanza elevata. 114 In ogni caso penso che alla base del nostro “lavorare bene” ci debbano essere valori condivisi come il rispetto, l’autodeterminazione dell’anziano, l’ascolto. Come possiamo pensare di fare il bene dell’anziano e della sua famiglia se non condividiamo determinati valori della persona? Intervistatore Lei pensa che ci possono essere dei momenti in cui gli orari di lavoro , il lavoro festivo o notturno possano creare problemi o difficoltà al personale ? Questi problemi , e i vari aspetti che riguardano possibili o probabili criticità , vengono affrontati nelle attività e nei momenti formativi ? Intervistato Certo , ma quando le operatrici vengono assunte sanno benissimo che il lavoro comprende anche i festivi , anche le notti , Pasqua , Natale e l’ultimo dell’anno , ecc. : il problema di fatto non esiste. Io credo , però, che sia fondamentale creare nel gruppo di lavoro una certa armonia , lo slogan che ho sempre portato avanti è : “ Quando entriamo nel posto di lavoro dobbiamo essere sereni , quando varchiamo quella porta dobbiamo essere in un posto in cui si sta bene , perché se non si sta bene …” ; perciò ragionando in questi termini e cercando di stare il più vicino possibile al gruppo di lavoro, ascoltando e osservando si vede che il gruppo nei momenti di criticità si aiuta : cioè se manchi tu ci sono io. Su tre anni e mezzo che lavoro a Correggio abbiamo lavorato senza una figura operativa presente soltanto due o tre volte (invece che 6 presenti al mattino e 5 al pomeriggio ) abbiamo lavorato per due-tre volte senza una figura. Questo vuol dire che il gruppo si è fatto, si fa e si prende carico. Faccio un esempio - anche se può essere un esempio non propriamente corretto - : domani c’è sciopero ed io ho fatto i contingenti e cioè in teoria un turno al mattino e uno al pomeriggio per poter garantire il diritto di sciopero , ma le ragazze hanno deciso di non aderire, non perché non credono ai temi presenti nello sciopero , ma perché non vogliono mettere in difficoltà le altre ragazze che lavorano, perché sanno: “ Se io manco , le altre sono in difficoltà”. Questo fatto al di là di tutto , senza parlare di politica … è un bel gesto nei confronti del gruppo , nei confronti di tutto il gruppo , io lo vivo come un bel gesto al di là di tutto , no? Secondo me se un gruppo di lavoro viene responsabilizzato e gli si sta vicino rende molto, molto di più ed anche le criticità possono essere un pochino superate. Intervistatore Come si è poi risolto ? Intervistato Le due ragazze che hanno deciso e avevano il diritto di fare sciopero , hanno deciso di venire a lavorare di loro spontanea volontà per un mutuo aiuto nei confronti delle altre… Il Centro diurno invece lo chiuderemo perché la maggior parte delle operatrici ha deciso di aderire allo sciopero… Intervistatore Per i servizi alla persona c’è il “farsi carico e il prendersi cura” ? Intervistato Lo sciopero è un diritto , perciò va benissimo … Intervistatore Allora ritiene che il personale sia abbastanza e/o sufficientemente formato, sia nelle strutture residenziali , semiresidenziali che a domicilio , è così ? 115 Intervistato Sufficientemente formato è una parola molto grande. Diciamo che si fa il possibile che il personale possa essere messo in grado di lavorare con la giusta formazione, chiaramente non tutti i lavoratori sono uguali, ci sono quelli che hanno una forte motivazione e professionalità ed altri no. Segretario Spi di Fabbrico Alla Landini ci sono degli impiegati così … Intervistato Però io dico che quando una persona che al massimo , per cultura , per capacità, per motivazioni varie o per voglia mi può dare 5 … : se mi dà 5 sono contento, perché mi dà il massimo di sé e vuol dire tutto…, ma se uno può darmi 5 e mi dà 2 … perché succede o deve succedere questo ? Allora devo cercare di lavorare su quei tre punti mancanti. Se uno mi dà 5 non posso pretendere di più di quello che è possibile : non posso pensare che mio figlio faccia l’ingegnere se non ha voglia di studiare , devo puntare a chiedere quello che mi può dare. Intervistatore Il 3°gruppo di domande prevede i seguenti aspetti e la prima domanda è la seguente. In ogni caso è visti gli aspetti positivi e critici che ci possono essere , c’è bisogno di una maggiore integrazione tra i servizi ? Già la Dott. Turci - Direttrice del Distretto sociosanitario - ha sostenuto un tale impegno , però c’è la necessità di sviluppare ulteriori percorsi che procedano in tale direzione ? Oppure, si è già raggiunto un buon livello di integrazione ? Intervistato A me piace molto un vecchio proverbio che dice che quando pensi di essere arrivato vuol dire che ti sei perso, nel senso che non esiste mai un punto d’arrivo, altrimenti vuol dire che non vuoi guardare avanti. Io credo che l’integrazione oltre che essere una risorsa sia diventata una necessità ,anche noi come Coop. Elios rispetto a come si lavorava qualche anno fa , adesso si cerca di fare diversamente… Segretario dello Spi di Fabbrico … Rispetto alle risposte che devi dare , se c’è l’integrazione le stesse aumentano di possibilità e di capacità.. Intervistato Certamente , con Fabbrico per esempio ci scambiamo il fisioterapista , cosa che non accadeva qualche tempo fa , sarebbe molto bello che certe operatrici che lavorano a Correggio andassero qualche mese a lavorare a Fabbrico o viceversa : questo per parlare di integrazione dentro alla Coop. Elios ; ciò succede perché mettendo in rete i servizi si riesce a dare una qualità maggiore al servizio stesso oltre che risparmiare e andare molto meno in crisi, oltrechè risparmiare perché non dobbiamo nasconderci tale necessità … E lo stesso stiamo facendo con il Distretto , però è fondamentale che ci sia questa apertura, io ci credo molto ed infatti non c’è nulla che facciamo senza il Distretto : con i vari Responsabili del Distretto, del Servizio Assistenza anziani e dell’Unione abbiamo un rapporto continuo e molto aperto nel senso che non credo che la struttura di Correggio perché è Coop. Elios, affronti un problema solo come Coop. Elios , no il problema è di tutti , casomai se noi lo vediamo in un modo ci si dà una mano per vederlo in un altro e perciò : “carissimi responsabili del Distretto… come possiamo fare meglio questa cosa qui ?” Per l’integrazione tra il privato sociale , il 3° settore e le istituzioni , tutto ciò è fondamentale … Intervistatore E con il volontariato , voi avete vostri volontari, famiglie che fanno volontariato o altri che vengono dal di fuori ? 116 Intervistato La Coop. Elios prevede una figura di socio-volontario, qui a Correggio ne abbiamo 10 - che non sono pochi-che possono fare tante cose : c’è quello che fa le manutenzioni , quelli che danno una mano a fare animazione, altri che vengono ad imboccare , che non sono quelli dell’Avo che invece son riuscito a coinvolgere a Fabbrico… Intervistatore In questo senso ha problemi con l’Avo a Correggio , perché? Intervistato Non ho alcun problema con l’ AVO a Correggio, anzi il rapporto è molto buono, ma in struttura non è mai venuta , perché la maggior parte dei volontari prestano servizio all’ospedale … Segretario Spi di Fabbrico Si, però ci stanno dicendo le due volontarie ( Renza e Olga) che ci sono delle difficoltà … sia a Correggio che Fabbrico… Intervistatore La Dott. Turci ci diceva durante l’intervista che bisognerebbe vedere con il volontariato di creare una situazione organizzativa a livello di sistema. Il rischio che lei vedeva era prima di tutto tra loro ( i volontari) e poi nel rapporto con gli altri , ma qui a Correggio la situazione è diversa avendo dei volontari propri … Con tante associazioni c’è il problema del coordinamento per non fare dei doppioni. Secondo lei il volontariato potrebbe diventare un sistema affinchè chi lo fa venga maggiormente considerato ed integrato, tenendo conto della loro identità , del loro agire volontario ? E’ una cosa possibile secondo lei ? Intervistato Per quanto riguarda noi sicuramente i 10 volontari fanno parte del nostro sistema e portano un grande valore aggiunto pur rimanendo volontari , però loro sono talmente integrati che i due volontari che fanno un po’ di manutenzione vengono qua e fanno quello che vogliono: sono parte integrante del sistema. Noi abbiamo avuto rapporti con il volontariato esterno quando organizziamo delle feste , la festa d’estate , proprio perché cerchiamo , anche su mandato del Distretto , di coinvolgere l’esterno , i cittadini. Fino a qualche anno fa a Correggio il volontariato non aveva mai messo piede in questa struttura , da tre anni a questa parte cerchiamo di fare la festa d’estate con tutte , con tante associazioni ( la Correggese , l’Auser, il 1° Maggio , ecc.). Intervistatore E riescono bene le feste ? Intervistato Le feste riescono , però mettere d’accordo le varie associazioni a volte è problematico , perché sembra quasi che ognuno abbia una propria esclusiva : può capitare che manchi a volte una visione comune nel fare la festa insieme , può prevalere in certi casi la visione invece del fare una festa dove ognuno ha il proprio e suo giardino e cioè : “ … io faccio questo e tu fai quello “ però c’è separatezza , manca la visione globale, la visione generale … La cosa non sta su , perché io sono sempre un’associazione di volontariato e devo puntare a un obiettivo che , in questo caso , è fare la festa e basta, poi che lo faccia a metà con l’altro ente o associazione non importa. Intervistatore Chi è che potrebbe svolgere un ruolo un po’ unificante : l’Amministrazione comunale , la presenza di una normativa specifica o nel creare un’associazione come a RE che unifica e coordina un po’ tutti come la “Dar voce “ di RE ? 117 Segretario Spi di Fabbrico Alla “ Dar Voce “ ci sono tutti quelli che ne sono associati , ma l’Auser e altri… però non sempre si va d’accordo. Quello che diceva Giancarlo è la verità c’è sempre quel timore lì : “ vengo a fare una cosa e poi magari i risultati li prende un’associazione , e l’altro che ha partecipato ? Anche a Fabbrico è così , insomma. Molte volte non si riesce a fare delle cose , perché ognuno ha il timore di regalare un pezzo di suo ad un altro… Intervistato Sì, anch’io ho notato questo … Segretario Spi di Fabbrico … Quando invece le cose sono che una volta va e un’altra viene… Magari una volta io c’ho messo due volontari in più ed ho avuto lo stesso encomio che ha avuto l’altro e la prossima volta la mia occasione di metterne due in più può essere che potrò essere riconosciuto… Intervistato Infatti , più che delle norme che possono essere evase , ci vorrebbe proprio un cambio di cultura, se il volontariato di Fabbrico decide di soddisfare il bisogno di accompagnare i bambini che vanno a scuola, che lo faccia uno o l’altro l’importante è che alla fine dell’anno si siano avuti tutti i bambini che sono stati accompagnati a scuola regolarmente ed affiancati e che non sia successo niente. Questo deve essere l’obiettivo, dopodiché lo faccia una associazione o un’altra…per questo dev’esserci un elemento di cultura e del modo di pensare … Intervistatore E a quel punto devono essere integrate in un sistema di rete? Dato che non si possono fare le stesse iniziative tutte alla stessa data , come diceva la Dott.ssa Turci ? Intervistato Può darsi , che questa possa essere una soluzione . Intervistatore Rispetto alla problematica delle persone sole soprattutto anziane. Anche a Fabbrico sono emersi dalla ricerca dei dati che sono stati in parte confermati indicati dall’Istat di qualche tempo fa e che la Provincia li aveva poi rielaborati ed interpretati , dove si era visto che la percentuale delle persone anziane sole - di per sé essere soli/e non significa la presenza di un disagio – era abbastanza presente : l’essere e il sentirsi soli/e dipende anche dal grado e dalla frequenza delle relazioni con gli altri , con la propria rete familiare o di amicizie. Su questa problematica fate qualcosa a livello integrato insieme ai Comuni, agli enti ed alle istituzioni e ai cittadini ? Intervistato Si , l’essere soli è uno dei requisisti più importanti per avere la possibilità di utilizzare i vari servizi compreso il trasporto. Se uno a casa ha i familiari non ha i requisiti per esempio dell’uso del trasporto “speciale”. Perciò il sevizio cambia in ragione alle richieste , non dev’essere che l’esterno si adatta a noi, ma noi che ci adattiamo all’esterno. Poi per le persone sole non so dirvi altro, perché è un campo che non seguo direttamente … Intervistatore Quindi , c’è una valutazione integrata dei bisogni che presenta la persona che richiede il servizio ? Segretario Spi di Fabbrico Le persone sole , voi per i contatti che avete , sono persone che sono più difficili da “gestire” nelle quali trovare punti d’incontro per farle partecipare , oppure trovate che non ci siano problemi particolari ? 118 Cioè chi è a casa e non ha nessuno e quando arriva qui ( in Casa protetta o in altro servizio ) si deve adeguare all’ambiente che trova e chi invece ha una famiglia e ha condizioni diverse , quando arrivano nel servizio che problemi hanno : sono più o meno chiusi e introversi o altro ? Intervistato No, problemi di questo genere no. Noi però ci troviamo spesso a fare valutazioni e verifiche sulle persone che sono a casa con la badante : un anziano che vive 24 ore al giorno con un’assistente, con un rapporto uno a uno , ha in genere un rapporto chiuso che rischia di chiudersi e fa sì che l’anziano gradualmente si spenga , oppure che diventi addirittura aggressivo. Abbiamo visto tante volte che queste persone uscite dal rapporto uno a uno per 24 ore a casa con l’ assistente anche di indubbie capacità e professionalità e casomai che frequentava anche solo mezza giornata il Centro Diurno oppure tutto il giorno dalle 8 del mattino alle 17 hanno avuto dei miglioramenti incredibili, proprio anche a testimonianza dei familiari , anche perché loro hanno visto un mondo nuovo : accolti in un gruppo di persone con le loro tipicità, ascoltati e per questo l’evolversi verso una ripresa di fiducia , ed il rapporto non è più un rapporto chiuso : questo l’abbiamo notato assolutamente. Intervistatore Per quanto riguarda la disponibilità di risorse ed il contenimento della spesa pubblica , lei che ha a che fare anche con problemi amministrativi , ci sono dei timori in merito che possono incidere negativamente sui servizi per anziani/disabili e che si possa modificare qualcosa ? Mentre facciamo queste interviste non sappiamo come andrà a finire, però sembra che tagli alla spesa pubblica ne verranno fatti. Il Direttore Nicolini ha detto che nella sanità non saranno lineari , però certamente le ristrutturazioni sono in previsione : avete cominciato a valutare come e cosa potrà essere ? Intervistato Partiamo dal presupposto che la Coop. Elios è una cooperativa che opera nel privato sociale e che deve fare almeno pareggio di bilancio … negli ultimi anni di fatto c’è stato un congelamento delle rette dei residenti convenzionati e questo chiaramente ha creato qualche difficoltà. Il discorso del taglio dei costi non sempre è negativo se va ad incidere su costi superflui. In merito al discorso generale io sono un po’ spaventato , non so quello che succederà. E’ chiaro che , facciamo un esempio, se domani l’Iva della cooperazione dal 4% passa al 10%, le Coop. sociali faticherebbero a sopravvivere , perché un aumento di questo tipo non sarebbe sostenibile ( + 6%) . Questo è un esempio su una cosa che è già stata paventata nei mesi scorsi e spero che non vada in porto , questo potrebbe creare dei gravissimi problemi, perché se tutta la cooperazione sociale muore o non ce l’ha farà più , chi gestisce poi tutte queste strutture ? Non è un taglio questo, però incide su una problematica importante ; ma è un provvedimento importante sul quale bisogna riflettere, perché oggi come oggi tantissimi servizi , in particolare in Emilia ma anche nel resto d’Italia , vengono gestiti da cooperative. Intervistatore L’ultima domanda è relativa alla Casa della Salute su questo nuovo servizio che è un po’ sperimentale. Cosa ne pensa di questa nuova struttura su cui viene espressa una certa soddisfazione e interesse ? I problemi sociali di oggi incidono sempre più sulla vita delle famiglie e a diversità del passato le stesse facevano parte di una comunità allora più strutturata e che oggi non c’è più. Questa proposta che viene fatta ai cittadini di Fabbrico c’è da utilizzare - così come sottolineava la Dott.ssa Turci - non come un altro tipo di poliambulatorio , per avere magari più specialisti o medici in un luogo diverso , ma anche come momento d’incontro non specificamente e solo sanitario , ma complessivamente sui temi della salute e dello stare bene. 119 E’ chiaro che per fare questo deve essere la Comunità stessa, il suo ruolo ed il farsi carico di un nuovo modo di portare avanti la solidarietà sociale intesa come elemento centrale per stare e restare “ in salute “ . Infatti può essere difficile, ma allo stesso tempo importante… Cosa ne pensa in merito ? Intervistato Io sono molto orgoglioso che la Casa della Salute sia stata fatta a Fabbrico, perché vuol dire che Fabbrico ha delle credenziali e che ha lavorato anche per questo: quindi per me è una bellissima cosa. E’ chiaro che un certo tipo di mondo si sta disgregando , questo lo vediamo tutti i giorni. Io rammento sempre il periodo in cui - sono nato nel 1964 – Fabbrico era ancora Fabbrico, nel senso che era ancora popolata ed aveva tantissime tradizioni ; ricordo che andavo all’oratorio a giocare al pallone , o cose di questo tipo , e che quando tornavo a casa verso sera e che facevo ovviamente via Roma per arrivare dove abito adesso, ogni angolo aveva un negoziante fabbricese e qualcuno di loro mi diceva quasi sempre qualcosa : “ Dai vai a casa a fare i compiti, dai che tua madre t’aspetta…” , ve lo dico in una battuta , ma c’era una comunità che al di là della mia famiglia in sé ti accoglieva , ti sentivi appartenere ad un qualcosa di grande … io sapevo di essere accolto anche se ero solo un ragazzino. Tutto questo non esiste più , certamente non possiamo più pensare troppo indietro, per tornare indietro, ma penso che la Casa della Salute possa essere un’opportunità per tutti per un ripensamento in termini attuali , positivi e solidali ed un “servizio” di tipo nuovo da offrire ai cittadini. Poi devono essere soprattutto loro, i fabbricesi a cogliere questo aspetto. Intervistatore La Casa della Salute , in specifico , potrebbe essere anche d’aiuto al rapporto, all’integrazione tra i servizi assistenziali e socio-sanitari , il Comune , la comunità e i cittadini ? Intervistato Tecnicamente non lo so , non so bene come sia organizzata , e perché no ? Però penso che tutto possa contribuire se c’è la volontà di farlo. Intervistatore … Se i cittadini se ne “appropriano” ? Intervistato Questo secondo me è una cosa importante , perché abbiamo sempre l’aspettativa che siano gli altri che ci risolvano i nostri problemi , ma noi cosa facciamo per …? Cosa fanno o possono fare i fabbricesi affinchè la Casa della Salute sia veramente una Casa della Salute ; se ci fosse stata 30 anni fa sarebbe veramente stata un “polo aggregante” , dove le persone se ne interessavano direttamente e non come può succedere ora un pochino di servizi , ma distante da noi … non deve essere così , so che non è facile. Segretario Spi di Fabbrico Io avrei una domanda da fare : nel lavoro che voi fate c’è un contratto con i medici di medicina generale? E se si , è un contratto che ha bisogno ancora di crescere, di migliorare … oppure ci possono essere delle criticità ? Intervistato Beh , i medici di base in particolare quando le persone vengono ricoverate in struttura trovano difficoltà in determinati casi , però è soggettivo , dipende dal medico , c’è il medico che lo puoi chiamare trenta volte , perché continua a seguirlo lui , è disponibile a venire e c’è quello che invece fatica a seguirlo: ci sono delle criticità ma non mi sento di dire che i medici di base non sono attenti. 120 Noi troviamo a volte delle criticità, invece, quando ricoveriamo un anziano in ospedale… possiamo venir criticati in modo non costruttivo e gratuito senza essere interpellati sulla reale situazione che ha portato l’anziano al ricovero. Intervistatore Forse la parola integrazione è troppo grossa, ma almeno si tratta di cogliere l’importanza dei contatti? Intervistato Si, servirebbero maggiori contatti tra le parti. E maggior rispetto delle competenze in senso generale. Segretario Spi di Fabbrico Lì , ci sarebbe bisogno di migliorare i rapporti tra il sanitario in generale e il sociale , ecco … per essere in grado tutti di rispondere al meglio ai bisogni e alle necessità … Intervistatore Soprattutto tra l’Azienda ospedaliera e le altre strutture residenziali. Infatti, il Direttore Nicolini a Guastalla ha detto bene : bisogna cercare di “portare” l’ospedale nel territorio e cercare di non ospedalizzare tutto, ma essere sul territorio e fare questo passo di qualità. Se si fa questo anche i rapporti tra le strutture ospedaliere , le altre residenziali e il territorio stesso devono cambiare e migliorarsi ? Intervistato Ci siamo trovati più volte in queste difficoltà, poi a volte hanno anche ragione, non è che sto dicendo che .., ma è l’atteggiamento che è sbagliato : bisogna collaborare, casomai si fa una telefonata in struttura per saperne di più dal nostro medico, dal nostro infermiere , anche perchè è la famiglia stessa che sente più opinioni e versioni , sia la nostra che quella loro e quindi è spiazzata e non sa più cosa pensare , e di fatto alla fine non si rende un buon servizio nemmeno a loro : non è che ci sono i più bravi e i meno bravi , alla fine è la famiglia che ci rimette… Intervistatore Questa intervista termina qui . Ringraziamo Magnani Giancarlo della sua disponibilità e collaborazione, gli auguriamo un buon lavoro ed un arrivederci alla presentazione dei reports ed elaborati di tutta la documentazione di questa ricerca-azione. Hanno partecipato a questa intervista/dialogo: Magnani Giancarlo - Coordinatore Coop. Elios – Distretto di Correggio Ricchi Luciano - Segretario dello Spi-Cgil di Fabbrico Vasconi Cesare - Ufficio Studi dello Spi-Cgil di Reggio Emilia Un ringraziamento particolare ai pensionati , ai cittadini e alle persone di Fabbrico e Correggio che hanno partecipato , contribuito e reso possibile la realizzazione di questa ricerca-azione in tutte le sue fasi : I componenti e gli invitati del Direttivo Spi di Fabbrico; Il coordinamento dei delegati sindacali Cgil della zona di Correggio e i coordinatori dello Spi-Cgil e Cgil di zona: Zaffarano Giuseppe e Giannoccolo Renzo (anche in quanto intervistato) ; I pensionati , cittadini , delegati sindacali , operatori/ci sociali che hanno partecipato ai focus : Benati Olga , Calzolari Paolo, Camurri Valerio, Chiello Francesco , Galeazzi Guerrina, Mantovani Eva, Pellicciari Catia, Terenziani Dino , Vezzali Anna, Vezzali Valli; I responsabili dei servizi del welfare intervistati : Magnani Giancarlo , Parmiggiani Luciano , Turci Giuliana . L’Ires e lo Spi Regionale : Minghini Cesare , Pizzica Bruno e Piccagli Maurizio; Per la Segreteria dello Spi Provinciale: Dall’Aglio Marzia e Casali Maria Nella.