MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI PIANO DI SVILUPPO COSTIERO 2012 - 2015 GAC Terre di Mare s.c.ar.l. Asse IV “Sviluppo Sostenibile delle zone di pesca” FEP - Fondo Europeo per la Pesca 2007-2013 PIANO DI SVILUPPO COSTIERO 2012 - 2015 GAC Terre di Mare s.c.ar.l. Asse IV “Sviluppo Sostenibile delle zone di pesca” FEP - Fondo Europeo per la Pesca 2007-2013 INDICE il gruppo di azione costiera “Terre di Mare” 3 il territorio 5 la stategia e gli obiettivi del PSC 15 i finanziamenti del GAC 17 IL GRUPPO DI AZIONE COSTIERA “TERRE DI MARE” Il Gruppo di Azione Costiera (GAC) Terre di Mare è una società consortile a responsabilità limitata composta da soggetti pubblici e privati rappresentativi del tessuto socio economico del territorio che ha come finalità lo sviluppo sostenibile della zona di pesca. Il GAC “Terre di mare s.c.ar.l.” è riconosciuto dalla Regione Puglia con l’iniziativa comunitaria “Sviluppo sostenibile della zona di pesca”, Asse IV del Fondo Europeo per la Pesca (FEP) 2007-2013. Il GAC redige e delinea il Piano di Sviluppo Costiero (PSC) e programma le singole azioni sul territorio, anche dal punto di vista economico, tramite l’approccio bottom-up (dal basso verso l’alto). Tale approccio ha l’enorme vantaggio di avviciAl centro dell’attività del nare i processi decisionali al territorio, in grado di comprendere meglio i problemi e GAC, c’è il territorio, il quale le aspirazioni della propria comunità, con un attivo e continuo coinvolgimento degli costituisce la forza trainante del enti locali, degli operatori economici e soproprio sviluppo e per questo ciali e dei cittadini della zona. Il GAC, oltre a svolgere la sua funzione di attuazione del va ascoltato, interpretato e Piano di Sviluppo Costiero, si configura come Agenzia di Sviluppo del territorio valorizzato. e svolge un ruolo di supporto al tessuto produttivo esistente, agli enti pubblici territoriali, ai promotori di nuove imprese e a tutti gli attori locali, per sviluppare idee, coordinare scelte e comportamenti, recepire flussi economici e sociali provenienti dai diversi programmi comunitari, stimolare le iniziative e facilitarne l’accesso alle informazioni ed ai servizi. Essere GAC significa in sostanza agire insieme, sul posto: elaborare strategie di sviluppo, attuare piani d’intervento, creare una rete di soggetti per mettere in comune progetti ed iniziative. L’ obiettivo è di permettere alle comunità che vivono di pesca di creare nuove e sostenibili fonti di reddito e di migliorare la qualità di vita del territorio, nonché valorizzarlo e rilanciarlo in tutti i suoi aspetti positivi: turistici, enogastronomici e produttivi. La compagine sociale La compagine sociale del GAC Terre di Mare rappresenta sia la sfera pubblica che quella privata. Essa costituisce il collegamento essenziale tra il territorio, le imprese, i cittadini interessati e le istituzioni partecipanti, mettendo a fuoco il senso di identità locale, motivando il coinvolgimento dal basso verso l’alto e contribuendo al capitale sociale; la compagine sociale è, insomma, lo strumento organizzativo attraverso il quale tradurre una visione strategica in qualcosa che può essere realizzato e che sarà realizzato. IL GRUPPO DI AZIONE COSTIERA “TERRE DI MARE” 1. 3 SFERA PUBBLICA-ISTITUZIONALE SFERA PRIVATA • Provincia di Bari • Provincia di Barletta-Andria-Trani • Comune di Molfetta • Comune di Giovinazzo • Comune di Bisceglie • ANCI Puglia • Federpesca • Federcoopesca Confcooperative Puglia • Lega Pesca • AGCI Agrital Settore Agro-ittico alimentare • Federazione Regionale Coldiretti Puglia • Osservatorio Nazionale della Pesca • UNCI Pesca Puglia • UILA Pesca Regionale della Puglia • Società Porto Molfetta • Consorzio Mercato Ittico Molfetta • Consorzio Cantieri Navali Molfetta • Associazione “Le nuove banchine” Molfetta • S.I.B. Assobalneari • Centro Velico Giovinazzo A.S.D. • Consorzio di Bisceglie per la tutela e la valorizzazione della filiera ittica • Bisceglie Approdi • Centro Studi Bisceglie Provincia di Bari Provincia Barletta-Andria-Trani Comune di Molfetta Comune di Bisceglie Comune di Giovinazzo CONSORZIO MERCATO ITTICO • S.I.B. ASSOBALNEARI • BISCEGLIE APPRODI CENTRO STUDI BISCEGLIE • CONSORZIO CANTIERI NAVALI MOLFETTA ASSOCIAZIONE LE NUOVE BANCHINE • CONSORZIO DI BISCEGLIE PER LA TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLA FILIERA ITTICA SOCIETÀ PORTO MOLFETTA • CENTRO VELICO GIOVINAZZO 1. 4 IL TERRITORIO L’ area di competenza del GAC Terre di Mare comprende il territorio dei Comuni di Molfetta, Bisceglie e Giovinazzo, si estende su una superficie di 170,51 kmq, pari allo 0,88 della superficie totale regionale. Il territorio coinvolto appartiene in parte alla provincia di Bari e in parte alla provincia di Barletta-Andria-Trani. Inoltre, le aree territoriali individuate comprendenti i tre Comuni rappresentano un insieme omogeneo sotto il profilo geografico, economico e sociale. COMUNE DI MOLFETTA Molfetta è un comune italiano di 60.159 abitanti della provincia di Bari, in Puglia. È il comune non capoluogo più popoloso a nord di Bari. La città, che sorge 25 km a nord-ovest di Bari, sulla costa del mare Adriatico, ha sempre avuto un rapporto simbiotico con il mare. Il nucleo antico detto Isola di Sant’Andrea forma il primo nucleo urbano attorno al III secolo ed è caratterizzato da una singolare pianta a spina di pesce: qui sorge il Duomo di San Corrado, in origine dedicato a Maria SS. Assunta in Cielo, è situato ai margini dell’antico borgo di Molfetta, di fronte al porto. Costruito fra il 1150 e la fine del 1200, costituisce un singolare esempio dell’architettura romanico-pugliese. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico). Sempre nel centro antico è situata la barocca Chiesa di San Pietro eretta su una precedente chiesa romanica. Subito fuori dalle mura sorge la grandiosa Cattedrale intitolata all’Assunta, ex convento dei Gesuiti, dove sono poste le ossa del patrono della città San Corrado di Baviera, con busto in argento e oro di scuola napoletana. Nei pressi della cattedrale sorge la chiesa del Purgatorio, e, sempre lungo lo stesso asse viario del cosiddetto “borgo” (oggi Via Dante), ma più spostate verso la antica Porta principale del centro storico (quella che si apriva su Via Piazza) sono quelle dedicate alla Santissima Trinità, detta Sant’Anna e al protomartire Santo Stefano, luoghi di profonda religiosità in particolari periodi dell’anno. Poco più distante da queste, in direzione di uscita, verso Bisceglie, dalla Molfetta storica, sorge la chiesa di San Domenico, con annesso convento, oggi riadattato a contenitore culturale (biblioteca, museo e sala conferenze) col nome, ripreso dai documenti d’archivio, di Fabbrica di San Domenico. Altro luogo interessante è il cosiddetto Calvario, un tempietto gotico in pietra calcarea, costruito nel 1856 su progetto dell’architetto De Judicibus. A circa 2 km dalla città, in direzione di Bisceglie si trova la basilica-santuario della Madonna dei Martiri. L’impianto attuale della chiesa insiste parzialmente sulla vecchia chiesa dell’XI secolo, di cui resta solo una cupola e la struttura sottostante, dove oggi sorge l’altare. La Chiesa, proclamata Basilica Pontificia Minore nel 1987, accoglie al suo interno pregevoli dipinti tra i quali encomiabile un’immagine della Madonna dei Martiri, trasportata IL TERRITORIO 1. 5 dai Crociati nel 1188, particolarmente cara ai molfettesi, in special modo ai marinai. Su un fianco della chiesa è addossato l’Ospedaletto dei Crociati, sempre dell’XI secolo, unico superstite dei due presenti nel complesso della Madonna dei Martiri dopo le ristrutturazioni ottocentesche. Edificio di estrema importanza è altresì Palazzo Giovene, cinquecentesco edificio oggi sede dell’amministrazione comunale. Edificato dalla famiglia “de Luca” passò poi al casato degli “Esperti” che nel 1772 lo cedette ai “Giovene”. Il palazzo ospita, oltre la sede del Consiglio Comunale, anche, nel piano interrato, una Galleria di Arte Contemporanea dove sono conservate opere di importanti artisti locali. Di grande rilevanza storica, culturale ed economica dell’hinterland molfettese, sono state nel Medioevo e all’incirca fino al XVIII secolo le torri di avvistamento disseminate nel territorio rurale di Molfetta e raggruppate lungo tre immaginarie direttrici che sono Molfetta-Bitonto, Molfetta-Terlizzi e Molfetta-Ruvo-Corato. Tra le più importanti ricordiamo, Torre Calderina o Torre del Porto di San Giacomo, torre costiera del XVI secolo, si erge a picco sul mare (su uno spuntone di costa rocciosa oggi in erosione) l’unica torre di avvistamento chiamata particolarmente importante in quanto posizionata in un luogo strategico poiché da essa era possibile il collegamento visivo con il Castel del Monte. Oggi, questa torre si trova al centro dell’omonima area protetta, proposta come SIC (cioè Sito di Importanza Comunitaria) dalla Unione europea. Sulla SS. 16 è collocata la struttura conosciuta con il nome di Torre della Cera, realizzata nel 1770 per conto del nobile Pietro Gadaleta alias “della Cera”. Altre strutture adibite a posti di osservazione (avvistamento), inserite nel tessuto urbano, erano: una delle due torri del Duomo (Vecchia Cattedrale) e il Torrione detto del mare che passa, noto come Torrione Passari. Il Torrione Passari, in realtà, era un elemento della cintura difensiva della città. Di particolare interesse è a Molfetta il cosiddetto Pulo, sprofondamento carsico a pianta sub-circolare, con diametro variabile tra un minimo di 170 a un massimo di circa 180 metri, un perimetro che supera i 500 metri e una profondità intorno ai 30 metri nel punto di maggior dislivello. Sul bordo superiore sono stati ritrovati i resti di un villaggio neolitico: da questa località provengono reperti, soprattutto vasi e strumenti rudimentali neolitici e anche resti umani risalenti a età della pietra precedenti, e anche alla (successiva) età del bronzo. In particolare il Pulo di Molfetta si differenzia dagli altri per essere una dolina a pozzo a causa delle pareti strapiombanti su praticamente tutto il contorno, e di crollo, in relazione al fatto di essersi originata dal collasso o della volta di una unica grande grotta sotterranea o, come più probabile, di più cunicoli e cavità facenti parte di più pozzi carsici contigui (detti polje), con crolli che si sono succeduti scaglionandosi nel tempo. 1. 6 Le pareti del Pulo sono costellate da numerose grotte, che si sviluppano anche su più livelli (fino a quattro come nella “grotta del Pilastro”), e cunicoli spesso intercomunicanti che denotano l’intensa attività carsica di cui sono state protagoniste insieme al potente acquifero di cui verosimilmente facevano parte. Il Museo-Pinacoteca di Molfetta è situato nei locali del Seminario Vescovile, nel centro storico della città. Il museo ospita reperti provenienti da varie campagne di scavo effettuate sull’onda degli “entusiasmi ottocenteschi”, nel Pulo di Molfetta e in altri siti archeologici circostanti. Nel giugno 2009 si sono conclusi i lunghi lavori di restauro che hanno adeguato il museo alle più moderne teorie museografiche e museotecniche, hanno permesso l’ampliamento dei locali ospitando le oltre 200 opere provenienti da molte chiese dei quattro paesi della diocesi (Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo) e la monumentale biblioteca dell’inizio del XIX secolo con oltre 47.000 volumi del XV - XVIII secolo. La gastronomia molfettese è molto vasta, comprende piatti semplici, rustici, e piatti più raffinati, atti a conquistare l’interesse e il piacere dei buongustai. Essendo Molfetta una città marittima, i piatti tradizionali Molfettesi non possono che essere a base di pesce; tra questi ricordiamo il famoso “ci(e)mbott(e)” che consiste in una zuppa di pesce fresco di scoglio cotto in acqua aggiunta a un soffritto di pomodori freschi, aglio e prezzemolo in olio extravergine d’oliva. Consuetudine alimentare dei molfettesi, è mangiare sia frutti di mare (dai ricci alle cozze, dalle capesante alle ostriche, dai taratuffi alle cozze pelose, ecc.) che pesce crudo. Alici crude intere (quelle più minuscole) o spinate (talvolta marinate mettendole a macerare in olio e limone), le “am(e)rosche” (piccolissimi pesciolini, poco più che avannotti), le “agh(e)stenèdde” (triglie di piccolissima taglia, dette così perché si pescavano tra la fine di agosto e la metà di settembre), “al(e)cedd(e)” e “sarachedd(e)” (alici e salacchine), “pulp’ a’ tenèri(e)dde” (piccoli polpi che vengono inteneriti arricciandoli a mano) e infine “salìp(e)ce” (piccoli gamberetti) sono tutti usualmente consumati senza cottura. Tra i primi piatti caratteristici troviamo gli “strascenète” (orecchiette), pasta a base di semola, che vengono principalmente preparate con cime di rapa o al ragù di maiale. Un piatto che si ritrova esclusivamente nella tradizione molfettese, quasi totalmente sconosciuto persino nei paesi viciniori è “u’ calzòene”. 1. 7 La sua preparazione è particolarmente lunga e va fatta con ingredienti ben precisi, per rispettare l’originale ricetta. Consiste sostanzialmente in una focaccia ripiena. Al suo interno si trova di solito: merluzzo fritto e sbriciolato (il merluzzo usato è di taglia più grande di quello solitamente consumato, ed è detto in gergo “nùzze stùbete”), cipolle bianche tagliate molto sottili e stufate assieme a cavolfiori, olive denocciolate (solitamente si usano le cosiddette “pasòele”) e un cucchiaino di ricotta forte (in gergo chiamata “recòtt’a’scquènde”). L’economia molfettese si basa prevalentemente sull’attività peschereccia, oggi in difficoltà per le mutate condizioni socio-economiche, e su un’industria ben sviluppata nei settori metalmeccanico, cantieristico, alimentare, tessile, del legno, della pelle e del cuoio, dei materiali da costruzione. Preminenti sono le attività produttive del porto che vedono la compresenza di quattro settori: peschereccio, cantieristica, commerciale e nautica da diporto. Di questi, il peschereccio è stato storicamente trainante e correlato in maniera integrata con la cantieristica e la commercializzazione del pescato (all’ingrosso e al dettaglio). La pesca ha sempre costituito una valvola di sfogo per la manodopera cittadina e spesso accadeva che il pescatore avesse anche il suo appezzamento di terreno da coltivare per arrotondare il reddito. Fiore all’occhiello dell’agricoltura molfettese è l’olio di oliva: in questo settore infatti oltre agli oleifici ci sono anche esempi di produzioni biologiche certificate. Stesso discorso per quanto riguarda il settore floricolo, che vanta una delle più grosse aziende del Mezzogiorno, oltre a varie coltivazioni minori. Il settore primario è, però, destinato ad assumere maggiore importanza in coincidenza con l’apertura del nuovo mercato ortofrutticolo che sarà il secondo del Mezzogiorno per estensione. Il futuro dell’economia molfettese è oggi affidato allo sviluppo industriale (nel settore della meccanica ci sono già interessanti investimenti) sia per la possibilità di produrre nuova occupazione, sia per l’occasione di impiegare gradi risorse umane e finanziarie presenti sul territorio. Importante per l’economia molfettese risulta oggi il forte incremento industriale sia per la possibilità di produrre nuova occupazione, sia per l’occasione di impiegare risorse umane e finanziarie presenti a diversi gradi sul territorio. Dal 2009 Molfetta è sede dell’unico Parco divertimenti del sud Italia “Miragica Terra dei Giganti”. Il Parco è dotato di punti ristoro e ristoranti veri e propri, di chioschi dove si vendono zucchero filato e mele carammelate , di un’ infermeria e di due negozi di souvenir. Oltre al Parco di Miragica troviamo nelle vicinanze la Città della Moda (o Molfetta Outlet o, ancora, cosiddetto Fashion District) e il recentissimo Centro Commerciale Ipercoop-Mongolfiera. COMUNE DI BISCEGLIE Bisceglie è un comune italiano di 54.866 abitanti della provincia di Barletta-Andria-Trani, in Puglia. Sorge sulla costa del basso Adriatico a 16 m sul livello del mare e dista circa 34,5 km da Bari. Tra le architetture religiose più importanti ricordiamo la chiesa di Santa Margherita, eretta nel 1197 nel borgo fuori dalle mura. 1. 8 Uno dei pochi esempi di romanico pugliese puro in Puglia, risulta immune da rifacimenti posteriori, per questo ha conservato intatta nei secoli la sua bellezza. Costruita in blocchetti di pietra uniti da pochissima malta, ha pianta rettangolare con volta a botte e cupola centrale. La facciata a capanna molto lineare presenta un piccolo rosone centrale ed è decorata da archetti, che si ripetono anche sugli altri tre lati. Edificata fra il 1073 e il 1295, la Concattedrale di San Pietro Apostolo è una costruzione romanico-pugliese anche se la facciata è stata rimaneggiata con l’apertura di tre finestre in stile barocco. All’interno, ristrutturato nel Settecento, spiccano stalli intagliati del coro; all’interno si venerano le sacre reliquie dei tre santi protettori della città di Bisceglie: S. Mauro Vescovo, S. Sergio e S. Pantaleone. La Chiesa di Sant’Adoeno, edificata nel 1074, è la chiesa più antica di Bisceglie. Fu notevolmente rifatta nel corso dei secoli, di cui sono rimasti inalterati solo la facciata ed il rosone. L’ unico elemento romanico rimasto è un prezioso fonte battesimale databile all’XI secolo con sei figure scolpite ad altorilievo. Notevoli luoghi di interesse sono i Casali sparsi nell’agro Biscegliese. Trattasi di piccoli agglomerati di costruzioni di epoca medievale, piccoli villaggi cinti da mura fortificate con annessa chiesa e cimitero. Durante l’impero romano cominciarono a formarsi sul territorio, ed in concomitanza ai centri urbani, piccoli insediamenti, i così detti Casali, costituiti da una grande casa fortificata e cinta di mura, da uno o più cortili in cui si svolgeva la vita quotidiana, ed in seguito con l’avvento del cristianesimo da una cappella e dal cimitero annesso. Nove furono secondo la tradizione i casali della zona; GIANO, PACCIANO, SAGINA, ZAPPINO, GIRIGNANO, SALANDRO, S.STEFANO, S.ANDREA. Costruiti in epoche diverse, furono facile preda dei saccheggi dei Saraceni e vennero definitavamente abbandonati verso la fine del XI secolo. Interessanti sepolcri dell’età del bronzo, sorsero in Puglia, alcuni dei quali nell’agro di Bisceglie. I Dolmen rientrano nella tipologia delle tombe dolmeniche a corridoio entro tumulo ellittico. Quelli presenti sul territorio di Bisceglie sono quattro: della Chianca, di Albarosa, di Frisari , dei Paladini. Il Dolmen della Chianca, è il meglio conservato, ed è il più conosciuto tra i monumenti preistorici d’Italia, scoperto nel 1909 lo si raggiunge percorrendo la strada per Corato. Esso consta di una cella quadrangolare con un altezza di 1,80 m., formata da tre lastroni in verticale a formare le pareti su poggia il lastrone più grande a formare il tetto. Dei due lastroni laterali, quello di sinistra presenta due piccole aperture praticate per far colare il sangue delle vittime sacrificate all’interno della tomba, per alcuni, o secondo altri per dare la possibilità all’anima del defunto di entrare nel corpo esamine. La cella continua con un corridoio all’esterno detto dromos, circondato da piccole lastre di pietra. Nella cella si sono trovate ossa di animali bruciate, forse resti di un banchetto funebre , o resti di vittime sacrificate, oltre a stoviglie e vari scheletri umani. 1. 9 A poca distanza dal Dolmen della Chianca, sorge quello di Albarosa così detto dalla omonima località in cui si trova. Si tratta di un tumulo dolmen cioè di una tomba posta sotto un cumulo di pietre , dove i primitivi usavano nascondere le tombe quando trasmigravano.Il dolmen conserva ancora parte del cumulo che lo ricopriva e che in origine era di forma ellittica, forma deformata dal recupero di pietre per la costruzione dei trulli. Del dolmen che ha una lunghezza di 7 metri non restano che i lastroni che formano le pareti laterali con una altezza media di 1,80 metri, manca del lastrone di copertura. Il Dolmen Frisari, sito in contrada Lama d’aglio in un terreno in cui sorge la masseria Frisari, già nel 1909 , epoca di esplorazione degli altri dolmen, si presentava semidistrutto a causa del tempo e ma anche per mano dell’uomo. Si presenta delimitato da tre lastroni appena affioranti privo di copertura. Il Dolmen dei Paladini è il meglio conservato, si immagini che al tempo della sua scoperta erano in piedi ben quattro lastroni del dromos ed i tre della cella su cui poggia un enorme lastra di copertura della lunghezza di 3 m. Definita di interesse naturalistico nel Decreto Ministeriale n. 30 del 1º agosto 1985, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 06/02/1986 sono le grotte di Ripalta che rappresenta, a seguito della sua sostanziale integrità paesaggistica, un elemento morfologico e strutturale di grande importanza per la definizione olistica del paesaggio costiero e carsico pugliese. Il paesaggio vegetale, guardato nel suo insieme, è caratterizzato da campi agricoli: dominano l’olivo, il mandorlo, i vigneti con impianto a tendone e gli orti disalberati, segno evidente che la mano dei coltivatori ha contribuito non poco a trasformare il luogo, un tempo completamente ricoperto da vegetazione tipica delle zone umide e della macchia mediterranea. In questa zona si possono ammirare diverse grotte naturali, alcune con accesso esclusivo via mare, altre situate sulla scogliera e parzialmente protette da grate. Anche questo sito è particolarmente consigliato per trascorrere (soprattutto nei periodi fuoristagione) momenti di assoluto relax a contato con la natura. A circa 7 Km dall’attuale Bisceglie, lungo il fianco sud della Lama di S. Croce, ci sono numerose grotte fra cui quella detta di S. Croce con una apertura di 12 m. di larghezza e 11 m. di altezza. Questa grotta offre un quadro completo del Paleolitico medio, qui sono stati rinvenuti cocci di ceramica, oggetti di vita quotidiana, armi, vasellame, nonché resti di animali di specie estinte, almeno dalle nostri parti, come il leone delle caverne, l’orso cavernicolo, rinoceronte, iene. Inoltre in un’altra grotta sono state rinvenute delle croci disegnate, attribuibili ai primi cristiani o a monaci bizantini. Nella grotta sono state rinvenute altresì concrezioni e stalattiti e reperti risalenti all’indu1. 10 stria litica musteriana: 2.200 punte, raschiatoi e schegge. La cucina biscegliese è in perfetto equilibrio tra terra e mare: orecchiette con le cime di rapa, minestra di fave e cicorie, zuppe di pesce con canocchie, pasta in genere condita con sughi a base di verdure oppure con frutti di mare, ragù di maiale o di carne di cavallo. Per iniziare un pasto in modo tipico non possono mancare sulla tavola taralli e olive, friselle condite con olio, pomodori freschi e origano; per quanto riguarda le prelibatezze marinare alici marinate, ricci, piccoli polpi e seppioline crude condite con limone e olio e cozze crude oppure cotte. Tipico del periodo natalizio sono il “calzone”, una focaccia ripiena di sponsali, pomodoro, olive nere e anche baccalà fritto, e l’agnello con patate e carciofi; tipici del periodo pasquale sono invece i cardi con brodo di manzo. Nella cucina biscegliese non possono mancare le mozzarelle, le burrate e il caciocavallo; tipici dolci biscegliesi sono le “cartellate” (preparate nel periodo natalizio) e la “colva” preparata il giorno dei Morti (di origine araba, è grano bollito condito con abbondante vin cotto, mandorle tritate, pezzi di noce, pezzetti di cioccolato, chicci di melograno). Tra l’altro la città è ben nota per la coltura della ciliegia, uno dei prodotti più tipici della produzione locale. Ma il più famoso dolce tipico di Bisceglie è il “sospiro”. Pare che la ricetta si tramandi dal lontano XV secolo; le Clarisse producevano e sfornavano i cosiddetti “sospiretti delle monache”, realizzati con pan di Spagna farcito con crema e il tutto ricoperto da una glassa di colore rosa. Fino agli anni Sessanta del secolo scorso l’economia biscegliese si basava esclusivamente sull’agricoltura, settore in cui lavorava la maggior parte della popolazione attiva. Successivamente c’è stata un’inversione di tendenza verso il settore terziario e verso attività di tipo industriale con la creazione di aziende manifatturiere. Oggi, nonostante la progressiva evoluzione di tali settori produttivi, l’agricoltura resta un’attività di fondamentale importanza, che alimenta un fiorente commercio di esportazione in Italia e all’estero. Tra i prodotti agricoli locali, il primo posto spetta all’uva da tavola. Bisceglie è stata per molti anni la culla dell’uva Baresana, affiancata poi dalle varietà Regina e Cardinale. Altra importante ricchezza locale sono le olive , da cui si ricava un eccellente olio, che fino al 1860 detenne il primato tra gli oli pugliesi, successivamento soppiantato dall’olio di Corato. Notevole è la produzione delle gustose ciliegie Tosta, adoperate anche nell’industria conserviera, e delle mandorle, rinomate per gusto, grossezza e forma. L’attività industriale è nel complesso legata all’agricoltura. La più antica è l’ industria molitoria dell’olio, un tempo particolarmente fiorente. L’industria vinicola conta qualche stabilimento attrezzato, che cura l’imbottigliamento e l’esportazione dei vini nostrani. Essa fece i primi passi con la ditta austriaca Marstaller e Hausmann. L’ industria ittica, in ripresa nel periodo successivo al secondo conflitto mondiale, dopo che era stata stroncata la pesca di frodo e modernizzata l’attrezzatura delle barche (installazione di motori, reti di nylon, lampare), è oggi in netto calo rispetto agli anni precedenti. La produzione annua del pescato (sarde, sgombri, alici, merluzzi) si aggira oggi intorno ai 60.000 kg in media. Si esporta pesce nei paesi dell’entroterra, nel Foggiano e in Lucania. Ma la maggiore novità del settore è costituita dal recentissimo exploit dell’industria marmifera, che ha visto sorgere in pochi anni sette grosse imprese, che già assorbono molta manodopera locale e hanno tolto alle ditte tranesi il monopolio della lavorazione della 1. 11 pietra in provincia. Sono fiorenti le attività commerciali e turistiche, soprattutto il mare e le spiagge di Bisceglie sono parecchio ricercate, anche dagli abitanti di cittadine limitrofe. L’acqua estremamente limpida, la pulizie delle spiagge e il buon livello infrastrutturale della costa ha permesso alla città di sfoggiare nel 2001 la “Bandiera Blu” 2001, assegnata in Puglia solo a 9 località. Lo sviluppo della costa, soprattutto di quella a nord del porto, ha trasformato il lungomare in un buon posto di ritrovo giovanile, trasformando il mare in una location esclusiva non solo durante il giorno e durante il periodo estivo. COMUNE DI GIOVINAZZO Giovinazzo è un comune italiano di 20.643 abitanti della provincia di Bari, in Puglia. Disteso su una penisoletta, circondato da un azzurro mare: così si presenta al visitatore il centro storico di Giovinazzo, con le possenti mura, la Cattedrale del XII sec. di stile romanico-pugliese, gli antichi palazzi. Tanto sole, mare e la verde campagna con il dolmen, le chiese, i casali, le torri ed i secolari ulivi. Particolarmente affascinante è il centro storico di Giovinazzo nel quale si può ammirare Piazza Umberto I, l’antica piazza del Governatore, situata a destra del Palazzo di Città. L’ Arco Traiano, situato nei pressi di una delle antiche porte di accesso a Giovinazzo (è così chiamato perchè ingloba quattro colonne miliari della variante marina della vecchia Via Traiana che da Roma conduceva sino a Brindisi), L’ “Arco di Traiano”, dall’imperatore che avrebbe fatto rinforzare la cinta difensiva della città, è una delle antiche porte del borgo: ha due archi ogivali su capitelli retti da quattro colonne miliari della via traiana. La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Giovinazzo e concattedrale della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. La Chiesa, voluta dalla principessa Costanza d’Altavilla sul finire del XII secolo, fu completata verso la fine del secolo successivo. Parzialmente rifatta nel 1747, ha perduto molto dell’antico splendore. Solo la cripta conserva intatta la struttura originale. Nell’interno la chiesa conserva un grande crocifisso ligneo del XIV sec., una croce reliquiaria, oggetti vari di grande pregio, mosaici, dipinti ed affreschi di notevole interesse, nonchè una icona bizantina della Madonna di Corsignano (che nell’agosto del 1388 fu solennemente proclamata Patrona della Città) custodita in una preziosa edicola d’argento 1. 12 vecchio con incrostazioni d’oro e policromata di smalti e nielli realizzata nel 1897 su disegni dell’architetto Bernich. Tra le altre chiese ricordiamo la chiesa dello Spirito Santo, interessante esempio tardo (1385-95) degli edifici sacri a due cupolette in asse. Caratteristico, infatti, è il sistema di copertura: le calotte interne sono racchiuse in tamburi coperti da strutture piramidali, una a base ottagonale, le altre a base quadrata. Sono state realizzate alla maniera dei trulli con il sistema a lastre di pietra sovrapposte detto “a chiancarelle”.; ha, inoltre, un portale ogivale sormontato da baldacchino; all’interno tavola bizantineggiante con la Madonna del Mutuo Soccorso attribuita a Angelo Bizamano (inizi del Cinquecento); la chiesa Santa Maria di Costantinopoli (o di San Rocco), edificata nel 1528 sul suolo ove prima era l’antico Seggio dei Nobili. La chiesa presenta un bel rosone, nonché in basso, in una ampia nicchia, la mastodontica statua di S. Cristoforo, opera dello scultore giovinazzese Antonio Altieri; la chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita alla fine del XVII secolo, con interessanti dipinti all’interno, mentre all’esterno presenta, oltre al portale con un timpano circolare, un’ampia ed elegante finestra a ventaglio e un campanile quadrangolare. Continuando a visitare Giovinazzo troviamo il Dolmen di S. Silvestro, tomba collettiva a galleria, casualmente scoperta nel 1961, databile tra il 1800 – 1600 a.C.; la Fontana Monumentale costruita nel 1933 da Tommaso Piscitelli; l’Istituto Vittorio Emanuele II sede del convento dei padri Domenicani che soppresso nel 1809, divenne il “Regio Ospizio Ferdinando I”. Nel 1819 divenne parte integrante dell’Istituto la Chiesa San Domenico, in stile neo-classico. Conserva tele dei De Musso, un fonte battesimale, e la “Pala di San Felice in cattedra” del 1500, opera di Lotto; Casina della Principessa, villa del ‘600 che s’innalza su tre piani. Il complesso era un’antica dimora della famiglia di Nicolò Giudice che lo fece costruire. Nel giardino retrostante sono presenti una piccola fontana ed una garitta, mentre nella parte antistante è visibile la pista ovale che consentiva il transito delle carrozze; Casino Montedoro, masseria costruita su tre piani. Al piano terra è presente una cappella; Casina Bellacosa, masseria del ‘600 costituita da più costruzioni e da una cappella. Presenta un atrio al centro e tre stemmi, al suo interno, appartenenti probabilmente alla famiglia “Bellacosa”. La cappella è fornita di un altare settecentesco in pietra locale, di un pregevole dipinto e di un crocifisso ligneo; Casina Gianmorula, complesso abitativo che si presenta come un gruppo di costruzioni di cui una con il primo piano. Fu costruito sul finire del XVII secolo dal nobile Giovanni Morula, in seguito fu venduto alla famiglia Fenicia. Negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso si radunavano i Carbonari ed oggi il complesso è noto perchè, fino a qualche tempo fa, costituiva il punto di partenza del corteo storico; Casino Zurlo, antico complesso appartenente in passato alla nobile famiglia Zurlo, costruito su due piani. È costituito da casa nobiliare, grosso ambiente adibito a trappeto o stalla 1. 13 e comprende una cappella di cui è visibile un artistico campanile; Casino Pedestone complesso abitativo ottocentesco a due piani con annessa cappella ed ampio giardino, ornato da statue e da un campanile; Torre Don Paolo, torre a piano terra, avente base rettangolare; Torre del Sagristo, torre a pianterreno composta da più ambienti. Sul lato frontale una lapide ricorda il nome della località; Torre Barbolla, torre costruita su due piani nel 1866 ed adibita a abitazione rurale; Torre Memoragia, torre a base rettangolare costruita su due piani con alcuni pozzi sul retro; Torre Rufolo, fu edificata tra il XIII secolo ed il XIV secolo e fu per molti anni la dimora dei Rufolo di Ravello. Nel 1529, il principe Caracciolo operò la distruzione della torre. Furono salvati solo gli immensi locali a pianterreno ed una cappella affrescata con le figure di S. Girolamo, S. Nicola e S. Leonardo; Torre Bonvino, torre costruita su due piani e su un lato è presente un’iscrizione commemorativa della sua costruzione con data 1718 ed il nome del costruttore, cioè Rodrigo Bonvino, ricco agrimensore di Giovinazzo. Torre Don Ciccio, edificio del ‘600, composto da un leggiadro porticato cinquecentesco. Il complesso è formato da una torre ad un piano e da una cappella. La chiesa adiacente alla torre è dedicata all’Annunziata; Villa San Martino, complesso abitativo con annessi chiesa e torre con colombaia. L’edificio è ad un piano con più ambienti. Sulla chiesa c’è un campanile, mentre su un lato del complesso è presente una vedetta. Nel porticciolo pittoresco come una bomboniera su cui erge il bastione chiamato affettuosamente “U tammurre”, barche e pescherecci si dondolano. È possibile trovare all’imbrunire i pescatori che tornano e scaricano cassette di pesce azzurro. La cucina tipica di Giovinazzo è una cucina genuina basata su prodotti locali ed in particolare sull’olio di oliva. Tra i primi piatti vi sono i cavatelli e le orecchiette con ragù, maccheroni al forno, pasta e cime (cavolo verde) e orecchiette con cime di rapa. Un piatto tipico è un’antica pietanza contadina: favetta e cicorie (purea di fave accompagnate da cicorie lesse). Molto caratteristici sono le focacce, i panzerotti e le pizze rustiche : la più tradizionale di queste è quella con cipolle, acciughe. I mitili e i frutti di mare occupano un posto di privilegio sulla tavola. Le cozze ad esempio, vengono usate come antipasto (crude), come primo (spaghetti al sugo di cozze oppure timballo di riso, patate e cozze) e come secondo (cozze gratinate al forno). I dolci tipici sono le pettole e le cartellate (natalizi), i mostacciuoli (dolci di mandorla), i sassanelli (o dolci dei morti, tipici di novembre). Il territorio livellato e il clima mediterraneo favoriscono il settore primario dell’economia italiana. Le campagne sono ricche di fichi, fioroni e mandorli, ma il fiore all’occhiello della cittadina sono gli ulivi, infatti, il cartello di benvenuto al paese reca la dicitura “Giovinazzo città dell’olio”. Tale pregiato prodotto viene lavorato nei frantoi locali, imbottigliato e venduto a privati, nonché esportato. Anche le mandorle ed i fioroni sono prodotti d’esportazione. Tantissimi sono coloro che possiedono il proprio pezzo di terra e lo coltivano per il fabbisogno personale o anche solo per amore verso la terra. In questi piccoli appezzamenti si coltiva di tutto: melanzane, peperoni, zucchine, cipolle, rape, patate, pomodori, insalata, ma anche alberi da frutto come limoni, peschi, ciliegi e pere. Inoltre, sul territorio sono presenti numerose attività artigianali: lavoratori di sartoria e di ricamo, lavorazione di metalli per infissi, falegnamerie, produzioni di latticini e pasta fresca e prodotti di pasticceria e gelateria che richiamano avventori dei paesi vicini e dalla stessa città di Bari. Al servizio dei clienti negozi d’ogni genere come supermercati e discount, mentre sono numerosissimi i pub, le pizzerie e i ristoranti. 1. 14 LA STRATEGIA E GLI OBIETTIVI DEL PSC La strategia di sviluppo del PSC del GAC Terre di Mare affonda le sue radici in un rilancio della comunità della pesca, mirata a fornire agli operatori del settore della pesca gli strumenti e le opportunità per modernizzare il comparto ittico attraverso un approccio ispirato a principi di sostenibilità ambientale, sociale, economica ed istituzionale e, allo L’obiettivo “sviluppo sostenibile della stesso tempo, salvaguardare zona di pesca”, più che considerarsi l’occupazione di lungo periodo e le condizioni di benessere come obiettivo generale, costituisce economico della forza lavoro, nonché valorizzare e rilanciare il principio fondamentale cui si ispira il territorio costiero di sua perl’operato del GAC, non solo nei suoi tinenza. Fra i più importanti fattori di successo della strategia tre anni di programmazione ma anche del PSC trova posto la corretta identificazione delle principali e, soprattutto, in prospettiva di difficoltà e delle esigenze reali programmazioni future. delle comunità dedite alla pesca, seguita da un’analisi dei problemi già affrontati con le politiche esistenti e di quelli che invece richiedono nuove azioni.Gli obiettivi specifici del GAC Terre di Mare consistono nel rafforzare la competitività della zona di pesca, ristrutturare o riorientare le attività economiche, incentivando l’ecoturismo senza incidere sullo sforzo di pesca e promuovendo la diversificazione per innalzare i livelli occupazionali, sostenere le infrastrutture per la piccola pesca ed il turismo, aggiungere valore ai prodotti della pesca e tutelare l’ambiente, rivitalizzare e sviluppare le località e i paesi costieri. A tal fine, gli interventi predisposti per la realizzazione degli obiettivi specifici non costituiscono una sommatoria di azioni individuali tra loro disarticolate ma un complesso coerente di attività e interventi messi in sinergia e sintonia tra loro, sulla base di una strategia cosiddetta “dinamica”, capace di adeguarsi ai continui cambiamenti. Sono previste una serie di misure integrate, la cui finalità è quella di contribuire in maniera più diretta ed efficace, in sinergia con le politiche locali, regionali ed interregionali, al miglioramento della competitività delle imprese di pesca, attraverso lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione della produzione ittica, dell’acquacoltura e delle attività connesse, in modo da invertire, o quanto meno arrestare, l’attuale processo di espulsione dal mercato. Le attività dirette a sviluppare le opportunità occupazionali e garantire una fonte di integrazione del reddito dei pescatori sono previste nel quadro più ampio dell’incentivazione di mestieri di pesca sostenibili, anche alternativi ai tradizionali, e in primo luogo l’ecoturismo, il pescaturismo e l’ittiturismo, nei quali l’aspetto dell’”eco-compatibilità” e della tutela ambientale non è irrilevante. Inoltre, il Piano intende favorire modelli di valorizzazione del prodotto anche nei settori della prima commercializzazione, intervenendo nella riduzione del numero dei passaggi della filiera, tutelando ulteriormente il reddito dei pescatori, ed agendo nei LA STRATEGIA E GLI OBIETTIVI DEL PSC 1. 15 processi produttivi incentivando metodi per la trasformazione e la conservazione a bordo del pescato, al fine di ottenere il prodotto ittico già pronto per essere commercializzato e distribuito nei vari canali distributivi e commerciali. Il Piano di Sviluppo Costiero del GAC “Terre di Mare”, è stato strutturato ponendo particolare attenzione al tema della parità tra uomini e donne ed alla promozione dell’integrazione di genere, applicando una politica di pari opportunità in ogni sua attività, attraverso un approccio trasversale, anche attivando, in aggiunta a ciò, misure specifiche tese a rafforzare il ruolo delle donne nel settore della pesca. Infatti, alcune delle misure attivate, quali quelle che promuovono la diversificazione dell’attività di pesca, possono essere dirette ad incentivare la presenza femminile soprattutto in quelle posizioni lavorative meno gravose, che attengono le attività connesse alle attività di pesca, svolte a terra e di supporto alla pesca. Incluse nel PSC sono le operazioni volte a promuovere, tramite il miglioramento qualitativo dei posti di lavoro, l’accesso alla professione per i giovani; l’innovazione in tutto il settore è favorita e incoraggiata quale requisito premiante per ogni intervento e azione. Nell’ambito della strategia di sviluppo locale di tipo bottom up, l’innovazione non viene intesa in termini di novità ad alto contenuto tecnologico, ma è vista semplicemente come una rottura della routine e come la messa a punto di nuove soluzioni alle esigenze di un’area. Nel predisporre il PSC del GAC “Terre di Mare” si è tenuto conto anche dell’aspetto della tutela dell’ambiente marino, tramite azioni finalizzate a preservare la fauna e la flora acquatica, interventi di pulizia dei fondali marini, recupero reti fantasme, pulizia delle acque marine di superficie per migliorare la situazione igienica, ambientale, della sicurezza e dei servizi dei porti. Altro obiettivo fondamentale del nostro Piano di Sviluppo Costiero è lo sviluppo del turismo nella zona di pesca e, in tal senso, abbiamo previsto l’allocazione di apposite risorse da destinare ad azioni di valorizzazione dell’ambiente, delle risorse costiere e di recupero delle tradizioni e identità legate al mare, proponendo al territorio un modo diverso di interfacciarsi con l’ambiente, con le risorse naturali e con le tradizioni: non più uno sfruttamento incontrollato, non più una storia sterile, ma risorse da controllare, da preservare, da ricordare per utilizzarle al meglio e farle diventare uno strumento di sostegno per l’economia locale. La strategia del Piano di Sviluppo Costiero, che nasce dall’analisi delle necessità espresse dal territorio in occasione degli incontri di animazione, si pone pertanto l’obiettivo di attuare interventi in grado di fornire un diretto e concreto sostegno agli addetti al settore e rispondere, altresì, alle esigenze espresse dal territorio nel suo complesso. Pertanto, il tema generale della strategia del GAC è basato su: Potenziare le sinergie tra attori pubblici e privati al fine di favorire uno sviluppo socio-economico locale integrato attraverso l’aumento di competitività del settore ittico e la sua capacità di diversificazione ed integrazione intrasettoriale. 1. 16 I FINANZIAMENTI DEL GAC MISURA 1 Rafforzare la competitività delle zone di pesca Azione 1.1.b. Investimenti a bordo dei pescherecci e selettività. L’ azione andrà a finanziare l’acquisto e l’adeguamento delle attrezzature necessarie alla conservazione, manipolazione, prima lavorazione e trasformazione a bordo dei prodotti della pesca; tale intervento consentirebbe alle imprese di pesca di ottenere il prodotto ittico già pronto per essere commercializzato e, altresì, allo stesso tempo, consentirebbe una più efficace ed efficiente penetrazione dei prodotti ittici nei vari canali distributivi e commerciali. Azione 1.1.c. Investimenti in attrezzature e infrastrutture per la produzione, la trasformazione o la commercializzazione, incluse quelle per il trattamento degli scarti. L’azione finanzierà lo sviluppo di nuovi ed innovativi canali di distribuzione dei prodotti della pesca e acquacoltura, (vendita diretta dei prodotti ittici attraverso l’apertura di pescherie, vendita on line, vendita con consegne a domicilio, vendita direttamente dall’imbarcazione). L’ azione finanzierà anche interventi infrastrutturali, strutturali per la creazione di servizi che agevolino la vendita diretta, la conservazione, la trasformazione e la tracciabilità dei prodotti ittici. MISURA 2 Ristrutturare e riorientare le attività economiche Azione 2.1.a. Promozione dell’ecoturismo marino e costiero. L’ azione finanzierà investimenti per la creazione e promozione di attività, eventi e servizi di ecoturismo marino e costiero. Per attività di ecoturismo si intende organizzazione di passeggiate, iniziative che promuovono la conoscenza dell’ambiente naturale marino e costiero locale, attraverso anche la promozione della cultura e delle tradizioni del territorio, esplorazione dei fondali marini, beach art, escursioni in barca sulla costa, safari fotografici sulla costa, le visite al fine di conoscere la vita sotto marina, la vita rocciosa e le specie marine autoctone. MISURA 3 Diversificare le attività mediante la promozione della pluriattività dei pescatori Azione 3.1.a. Promozione del pescaturismo L’azione mira a fornire alle imprese operanti nel settore della pesca contributi per l’adeguamento dell’imbarcazione e acquisto delle attrezzature di bordo per effettuare il pescaturismo. I FINANZIAMENTI DEL GAC 1. 17 L’attività di Pescaturismo comprende lo svolgimento di attività nell’ottica della divulgazione della cultura del mare e della pesca, come: brevi escursioni lungo le coste, l’osservazione delle attività di pesca professionale, la ristorazione a bordo o a terra, la pesca sportiva e tutte quelle attività finalizzate alla conoscenza ed alla valorizzazione dell’ambiente costiero che possono servire ad avvicinare il grande pubblico al mondo della pesca professionale. Azione 3.1.b. Promozione dell’ittiturismo e della pluriattività dei pescatori L’azione finanzierà la creazione e/o adeguamento di punti ristoro o ristoranti, aree degustazione e simili da attrezzare a terra per la somministrazione dei prodotti pescati e cucinati; campagne promozionali finalizzate a raccordare il mondo della ricerca con la ristorazione di qualità e la produzione dei prodotti ittici; integrazione delle attività di pesca con attività legate al settore turistico ed enogastronomico; iniziative di promozione e di comunicazione. L’ Ittiturismo consiste in un’attività di ricezione ed ospitalità esercitata dai pescatori professionisti, attraverso l’utilizzo delle proprie abitazioni e l’offerta di servizi di ristorazione e degustazione dei prodotti tipici delle marinerie italiane. I prodotti utilizzati nell’attività di ittiturismo devono provenire prevalentemente dall’attività principale (pesca) svolta dall’imprenditore. MISURA 5 Sostenere le infrastrutture e i servizi per la piccola pesca e il turismo Azione 5.1.a. Porti, luoghi di sbarco e riparo di pesca L’azione finanzierà il miglioramento dei porti, dei siti e degli approdi acquicoli destinati all’attività di pesca e al turismo costiero, con lo scopo di ristrutturare e ammodernare questi siti. MISURA 6 Tutelare l’ambiente, rivitalizzare e sviluppare le località e i paesi costieri Azione 6.1.a. Conservare l’attrattiva, rivitalizzare e sviluppare le località e i paesi costieri con l’attività di pesca. Tale azione si prepone di rivitalizzare quelle zone marino-costiere in situazione di degrado convertendole in spazi destinati ad attività di fruizione integrata convertendole in spazi destinati ad attività di fruizione integrata nel quale operano gli operatori dei settori economici e sociali del territorio (settore pesca e acquacoltura, ristoratori, imprenditori, associazioni culturali, sociali ed ambientaliste), in modo da creare una sinergia diretta ed operativa fra tali operatori ed i turisti. La realizzazione di tali interventi dovrà consentire l’attrazione dei visitatori (artisti, critici, giornalisti e turisti) ma anche i cittadini del posto e altresì sostenere una destagionalizzazione dei flussi turistici con un’offerta variegata. 1. 18 www.edizionisunflower.tel GAC “Terre di Mare” S.c.a r.l. Via San Domenico, 36 - 70056 Molfetta (BA) Tel.: 080/2146387 - Fax.: 080/2142470 [email protected] - PEC: [email protected] www.gacterredimare.net