Anno III - Numero 26 - Venerdì 31 gennaio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Attualità Esteri Il Movimento per An: ricucire, senza strappi Giorno del Ricordo: crescono le iniziative L'India rinvia ancora il processo ai Marò a pag. 3 Moriconi a pag. 4 Musumeci a pag. 6 L E G I O R N AT E P A R L A M E N TA R I M O S T R A N O U N P A E S E O R M A I L A C E R AT O D A L D E G R A D O A P A L A Z Z O di Francesco Storace randelli di patria. E’ un’Italia in macerie quella che guardiamo dalla televisione. Senza idee, senza valori, in Parlamento si azzuffano per pezzi di potere da conquistare, costi quel che costi. E penso che da tempo non si vedevano aule del Palazzo ridotte in queste condizioni di degrado. Tutt’altro che da esempio per il Paese. A febbraio un po’ ci dispiacque di non aver conquistato un uno virgola in più qualcosa per entrare in Parlamento. Col senno del poi, non valeva la pena di rammaricarsene: questa fase dovrà per forza di cose passare, perché lo spettacolo non può andare avanti. Dico di più: spero che la legge elettorale si faccia al più presto. Ma vi pare che la classe politica, di fronte alla tragedia della disoccupazione e della povertà sempre più estesa stia facendo i conti con preferenze e sbarramenti? Certo, questioni importanti per i partiti, ma quello che conta è la pagnotta da distribuire nelle famiglie italiane. Invece, lo spettacolo è orripilante. Commissioni parlamentari assediate; la presidenza di Montecitorio sbarrata agli intrusi; il presidente della Repubblica denunciato; deputati che si menano dopo essersi ingiuriati; gruppi che tornano alla pratica B però che le riforme costituzionali le facciano altri parlamentari, perché quelli che ci stanno oggi alla Camera e al Senato, è già tanto che possano e debbano votare la nuova legge elettorale, dopo la mazzata inferta dalla Consulta all’ormai vecchio Porcellum. C’è bisogno di aria nuova, di un governo finalmente politico della Nazione, figlio di un programma che abbia ricevuto l’approvazione del popolo italiano. Finora si sono visti solo sgambetti e adesso persino sganassoni in aula. Ed è un appello che rivolgo ancora una volta all’area di destra. Fermiamoci a ragionare, non diamo i numeri per le percentuali di sbarramento. Se ci si riunisce sotto il simbolo di Alleanza Nazionale diamo un segnale di compattezza straordinario. Se invece ricominciano le manovre demolitrici penso solo allo scellerato annuncio di riciclare Italo Bocchino attraverso la fondazione An - vuol dire che non si è capito nulla. Personaggi come lui non servono ne’ a chi vuole rifare il centrodestra ne’ a chi vuole contrastarlo. Servono solo a far arrabbiare tanta gente. Il fatto che ci sia chi non lo capisce non aiuta e fa fuggire tanta parte d’elettorato verso Forza Italia. Le macerie e i demolitori vanno tolti di mezzo anche a destra. Ci vogliono i costruttori. Da non confondere con i palazzinari. BRANDELLI D’ITALIA Sempre più pressante l'esigenza di ricostruire la destra sotto il simbolo di An dell’Aventino; tutto insieme, tutto in 24 ore. Oddio, non voglio fare la parte della mammoletta scandalizzata, ma confesso che comincio a temere qualcosa di pesante per il mio Paese. Tanto più che a scatenare l’inferno è un movimento politico come i grillini che ha preso tanti voti - e probabilmente troppi - che rap- IL CANTO DEL... MERLO DI REPUBBLICA. STONATO E RICOPIATO ALLA KNOX 28 ANNI, A SOLLECITO 25 Omicidio Meredith: nuove pesanti condanne presenta a insulti e cazzotti. Non va affatto bene così. Faccio il tifo perché l’accordo sulla legge elettorale regga. A differenza dei due firmatari dell’intesa, spero Non toccate le persone per bene di Igor Traboni arole pesanti come pietre, anzi: di più. Ignobili. A colpire due Persone che, tra l’altro, non possono neanche più difendersi. Parole che ieri mattina ha speso a vanvera Francesco Merlo editorialista per niente chic del quotidiano radical-chic per eccellenza, la Repubblica, quando – per commentare la gazzarra inscenata dai grillini alla Camera – ha scritto di “una riedizione del vecchio missino Paolone e di Bontempo (l’errore nel cognome è di Merlo, ndr) er pecora, di quelli insomma che menavano le mani perché era l’unico modo che avevano di averla vinta” (anche la prosa è di Merlo, ndr). Un accostamento che non è sfuggito a molti, rilanciato su twitter da Stefano Cetica, già assessore regionale del Lazio e segretario Ugl, che al Giornale d’Italia ha svelato un altro particolare del Merlo-pensiero: il copia e incolla… “Merlo P manda Knox e Raffaele Sollecito sono stati condannati a 28 e 25 anni per l'omicidio di Meredith Kercher, uccisa a Perugia il 1 novembre 2007. Amanda e Raffaele erano stati condannati in primo grado e assolti in appello, la Cassazione aveva ordinato un nuovo processo d'Appello a Firenze e ieri sera, dopo ben 11 ore di camera di consiglio, la sentenza che riconosce di nuovo la colpevolezza dei due. Amanda ha atteso la A lettura della sentenza a Seattle, insieme ai suoi avvocati, dove era tornata dopo l’assoluzione. Per ora non è prevista alcuna richiesta di estradizione. Raffaele Sollecito non ha mancato un'udienza e anche ieri mattina era in aula. Poi però ha preferito aspettare la lettura della sentenza lontano dal tribunale. I giudici hanno comunque disposto il divieto di espatrio per il giovane pugliese, con il ritiro immediato del passaporto. Benito Paolone e Teodoro Buontempo sembra essere diventato uno specialista in risse parlamentari visto che anche il suo precedente datore di lavoro, Il Corriere della Sera, gli aveva fatto commentare un episodio analogo avvenuto ormai venti anni fa, durante l'intervento di Mauro Paissan sul decreto salva RAI. Sdegnato e sarcastico come sempre, il nostro, invecchiando, ha perso un po' di brillantezza ma non la memoria e, infatti, parlando della deputata Lupo, racconta che "agitava contemporaneamente braccia e gambe (si può, le grilline possono)" esattamente come nell'articolo del 22 ottobre 1994, diceva di un altro deputato, Benito Paolone descritto come "quel signore con l'abito chiaro che agitava contemporaneamente braccia e gambe (si può, lui può). Stessa descrizione e stessa punteggiatura, parentesi comprese”, precisa Cetica. Aggiungendo poi un commento, interprete del pensiero di molti: “Va invece ricordato che Teodoro e Benito sono stati due grandi protagonisti di memorabili battaglie parlamentari ed elettorali che hanno vinto con la forza delle idee e non certo con la violenza. Due politici stimati anche dagli avversari, che hanno dedicato tutta la vita alla nostra Comunità, dotati di una oratoria passionale e appassionante dimostrata e utilizzata in tante occasioni comprese quelle in cui bisognava ricorrere all'ostruzionismo: senza violenza ma parlando, come accadde a Teodoro in consiglio comunale a Roma nel 1994, anche 28 ore di seguito pur di difendere, democraticamente, le proprie ragioni”. 2 Venerdì 31 gennaio 2014 Attualità ANCHE IERI I GRILLINI PROTAGONISTI DI EPISODI MOVIMENTATI. E SCATTANO LE QUERELE Insulti e risse: ‘solita’ giornata politica Bassezza senza precedenti tra accuse di sesso orale e minacce ai familiari di Igor Traboni stata una giornata a dir poco movimentata anche quella di ieri nei palazzi della politica romana, con i grillini ancora una volta protagonisti, non solo per il fatto che hanno praticamente bloccato i lavori in Aula e nelle Commissioni (quella Giustizia è stata addirittura occupata). Dopo aver formalmente depositato in entrambi i rami del Parlamento la denuncia per la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i discepoli del Grillo (a proposito: il comico parla di ‘nuova resistenza’ e oggi piomberà a Roma per… complimentarsi con i suoi) ieri sono stati al centro di altri episodi, solo per poco non sfociati nelle violenze di martedì scorso. Alcuni deputati grillini, guidati da Alessandro Di Battista, hanno 'fatto muro' fisicamente e poi, a forza di urla e spintoni vari, hanno impedito al capogruppo Pd È Roberto Speranza di parlare di fronte alle telecamere nella saletta di Montecitorio. Tra Speranza e i deputati grillini sono volate parole grosse e ne è sfociata una discussione piuttosto animata, con un accenno di rissa sedato da altri presenti. Intanto, le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera Laura Boldrini a Montecitorio sono state sbarrate, per evitare occupazioni da parte degli stessi grillini. Le porte a vetri blindati sono ora chiuse a chiave e devono essere aperte dall'interno dai commessi dell'anticamera. Uno stato di tensione salito ulteriormente dopo che il Movimento 5 stelle ha fatto conoscere l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare conflitto di attribuzione nei confronti della presidente Boldrini e dei presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. Il tutto per ottenere l'annullamento delle ultime votazioni su dl Bankitalia, legge elettorale e dl carceri. Ma sicuramente avrà degli ASPETTANDO GLI ARABI Alitalia conferma: via 1900 persone a compagnia di bandiera – che potrebbe essere rilevata dall’Etihad - ha dato il via libera alla procedura per gli esuberi strutturali. Nel piano industriale del vettore sono infatti previsti 1900 tagli al personale. A darne notizia sono state le organizzazioni sindacali che congiuntamente hanno voluto sottolineare il fatto che l’azienda abbia deciso di anticipare i tempi, avviando l’iter formale due giorni prima dell’incontro – svoltosi ieri al Ministero dei Trasporti - tra le parti, col ministro Maurizio Lupi e i sindacati. Come sono andate davvero le cose? Una settimana fa, Alitalia aveva comunicato ai sindacati l’intenzione di ricorrere a 1.900 esuberi, che – sempre secondo l’azienda – verranno ‘tutelati’ attraverso strumenti di solidarietà e senza licenziamenti. Nel mirino dei manager del vettore sono finiti così 280 piloti, 350 assistenti di volo, 480 assistenti di L strascichi giudiziari la rissa scatenata l’altro ieri sera alla Camera dal Movimento 5 Stelle. Sono infatti sette le querele nei confronti del deputato grillino Massimo De Rosa, che in commissione Giustizia si era rivolto alle parlamentari Democratiche con un: "Siete arrivate qui solo perchè sapete fare bene i p......". A presentare querela sono state Campana, Moretti, Giuliani, Marzano, Tartaglione, Chiara Gribaudo e Giuditta Pini. E una querela ha raggiunto anche la grillina Giulia Sarti, la quale dopo la rissa nell'aula di Montecitorio avreb- be attribuito al questore della Camera Stefano Dambruoso la seguente frase: "Nella mia vita ho picchiato tante donne, una in più..." riferendosi al ceffone mollato alla 5 Stelle Loredana Lupo. Dambruoso ha smentito sia il ceffone che la frase attribuitagli dalla Sarti, in seguito alla quale, spiega l'ex pm, "ho ricevuto decine di minacce a me e alla mia famiglia". Il deputato di Scelta civica si è poi scusato con la Lupo, spiegando di averla "inavvertitamente colpita nel tentativo di impedire l'assalto ai banchi della presidenza della Camera". terra, 600 amministrativi e 190 nella manutenzione. Prima si taglia e poi si discute, insomma. “Lupi - spiegano le sigle sindacali - ha voluto convocare il tavolo per fare il punto sull’Alitalia, ora la trattativa per un accordo sul nuovo piano industriale riprenderà con l’azienda”. Tre le questioni sul piatto: “I finanziamenti delle banche, la trattativa con Etihad e le questioni legate al lavoro”, osservano i sindacalisti secondo i quali “non si è entrati nel merito dei problemi”. E attaccano: “Non si può chiudere questa vicenda avendo degli esuberi, ci aspettiamo nelle prossime ore una proposta diversa”. Intanto la trattativa va verso la fase conclusiva con gli arabi dell’Etihad. E’ stato lo stesso Gabriele Del Torchio, ad di Alitalia, a confermare che “presto” ci sarà un incontro tra le due compagnie per discutere dell’ormai certa alleanza industriale. CROLLA ANCORA IL POTERE D’ACQUISTO, MENTRE 7 CITTADINI S U 1 0 NON ARRIVANO A F INE ME S E La crisi incombe, italiani alla fame I cittadini puntano il dito contro la classe dirigente, le manovre speculative della grande finanza internazionale, i vincoli imposti dall’Europa di Giuseppe Sarra talia allo sbaraglio. Cala ancora il potere d’acquisto delle famiglie. Nei dodici mesi che ci siamo appena messi alle spalle, il 70% dei cittadini ha infatti constatato una perdita evidente della propria ricchezza. Il 30,8 % degli intervistati invece non riesce ad arrivare I a fine mese. Nella fattispecie, le regioni più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno dove si manifesta la più alta concentrazione di chi non arriva a fine mese (41,9% per il Sud) o di essere costretti per questo scopo ad utilizzare i propri risparmi (il 64% per il Sud e il 58,9% per le Isole). E’ quanto si legge nel rapporto “Italia 2014” stilato dal centro studi Eurispes. Anche nel 2014, sulla stessa lunghezza d’onda dell’anno precedente, sale il pessimismo tra la gente. L’88,1 degli italiani ritiene che la condizione economica del Paese nell’ultimo anno sia “totalmente o parzialmente peggiorata”. Un malumore che è aumentato di 8,1 punti percentuali sul 2012. rema il pavimento a viale Mazzini. Con il nuovo pd di Matteo Renzi, anche alcuni volti noti della Rai tanto cari alla sinistra potrebbero essere spediti a casa e sostituiti da nomi vicini al sindaco di Firenze. Secondo quanto rivela La Notizia, ad esempio, si fa sempre più insistente la notizia di un ritorno in Rai di Enrico Mentana, giornalista della vecchia guardia e attualmente nome di punta de La7. Le voci di un possibile valzer di poltrone, intanto, hanno messo in allarme non pochi. Nel tentativo di sedare le preoccupazioni, il direttore generale Luigi Gubitosi avrebbe blindato Mario Orfeo e Bianca Berlinguer, rispettivamente direttori del Tg1 e del Tg3. Tuttavia, ironia della sorte, lo stesso Gubitosi sarebbe tra quelli in lizza per lasciare la poltrona della Rai T ed essere spedito nei consigli di amministrazione di qualche azienda pubblica. Qualora la storia dovesse andare in questo modo, automaticamente cadrebbe lo scudo della Berlinguer e di Orfeo. A tal proposito, i due direttori avrebbero intensificato i contatti con segretario Pd, magari nella speranza di poter entrare nelle sue grazie e salvare, così, il posto. Renzi, dal canto suo, sembra essere determinato a mettere le mani nell’informazione pubblica. In qual caso, numerosi rumors danno per certo un ingresso trionfale di Mentana sponsorizzato direttamente dal rottamatore. Con Mentana, potrebbe sbarcare a viale Mazzini anche un altro nome caro a Renzi, la giornalista Gaia Tortora. Verosimilmente, l’attuale direttore del tg di La7 prenderebbe il posto di Orfeo, a capo dell’informazione nella rete ammiraglia. Saltando Orfeo, salterebbe quasi certamente anche la Berlinguer. Al momento però, sono solo ipotesi. L’unica certezza è che, al momento, resta congelata la nomina di Marcello Sorgi alla guida di Giornale radio Rai. Pur non piacendo a molti, l’attuale direttore Antonio Preziosi resta infatti al suo posto, forte della tutela di Gubitosi. Considerando però che Sorgi dovrà presto dire addio a La Stampa, un suo arrivo in Rai resta comunque molto quotato. Tutto in divenire, dunque. Oltre a tenere stretto per gli attributi il governo dei suoi (falsi) amici, in pieno spirito di onnipotenza Matteo Renzi vuole conquistarsi il conquistabile. A cominciare dall’informazione. Pubblica, naturalmente. Giuseppe Giuffrida al centro dell’interesse e dell’azione politica e amministrativa la grande questione dei ceti medi, ossatura stessa del nostro Paese, che stanno pagando il prezzo più alto della crisi”. A chi addossare le responsabilità? Gli italiani non hanno dubbi: il 66,8% dei cittadini imputa le maggiori responsabilità della crisi economica alla classe dirigente, ma c’è anche chi attribuisce l’origine della crisi a manovre speculative della grande finanza internazionale. Non solo. Gran parte degli italiani puntano il dito contro i vincoli imposti dall’Europa, l’egoismo delle singole nazioni e lo strapotere economico della Germania. DAL VIMINALE IL SEGRETARIO PD SOGNA IL CLAMOROSO AVVENTO DI ENRICO MENTANA ALLA GUIDA DEL TG1 Renzi mette le mani sulla Rai Ma c’è dell’altro: mentre tutti gli indicatori economici evidenziano un aumento della disoccupazione, un fenomeno sempre più frequente tra i giovani, dando uno sguardo alle condizioni di chi invece lavora il quadro che emerge è tutt’altro che incoraggiante. Entriamo nel dettaglio: il 74,3% degli occupati italiani è stressato, il 75,6% non si sente sicuro del proprio posto e il 63,4% non può fare progetti per il futuro. Il 36,3%, invece, si trasferirebbe all’estero per cercare opportunità lavorative. Come invertire la rotta? “All’interno di un quadro così contradditorio e complesso – osserva il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara - occorre riportare Ai clandestini paghiamo pure le telefonate ovità per i clandestini sul nostro territorio: oltre al vitto e all’alloggio, anche attività di mediazione linguistica, la fornitura di biancheria e abbigliamento consono alla stagione, prodotti per l’igiene, una tessera o ricarica telefonica di 15 euro. E’ quanto stabilito dal Ministero dell’Interno in una circolare stilata dalla Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione diffusa nei giorni scorsi, come riportato da Italia Oggi. Questi i provvedimenti del governo Pd-Ncd-Sc in relazione alla nuova ondata di migranti che ha visto protagoniste le coste siciliane nei primi giorni del nuovo anno. Un fenomeno, quello dell’immigrazione, sempre più frequente. Nel 2012, a diventare italiani sono stati soprattutto – secondo un’inchiesta N condotta dalla Caritas-Migrantes – i cittadini marocchini (21,5%), seguiti dalla comunità albanese (16,3%) e dagli egiziani (4,7%). Dal punto di vista della distribuzione sulla penisola, le acquisizioni di cittadinanza riguardano il NordEst e il Nord-Ovest. Tra le tante città, spiccano Milano, Roma, Torino, Brescia e Treviso. Con questo spirito, il Viminale fa sapere che si ritiene improcrastinabile la necessità di reperire ulteriori strutture di accoglienza sul territorio, invitando le prefetture a raccordarsi con gli enti locali, in particolare le amministrazioni comunali, per individuare strutture con una capienza media di 25/50 persone e comunque che non superi le cento unità. Marco Compagnoni Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Venerdì 31 gennaio 2014 Primo piano IL PORTAVOCE DEL MOVIMENTO PER AN TORNA SULL’INTEMERATA TELEVISIVA DI IGNAZIO LA RUSSA Ridare la destra agli italiani “Noi lavoriamo per ricucire uno strappo. Non si tenti di svilire progetti che hanno una forte base ideologica” di Adriana Poli Bortone* ei giorni scorsi, quale portavoce del Movimento per Alleanza Nazionale, insieme con gli altri sette soci fondatori, ho inviato alla Meloni, leader unico di Fratelli D’Italia – Centrodestra nazionale, una nota con cui ribadivamo la volontà di lasciare aperto un percorso politico serio di ricomposizione di un’area di Destra (non di centro – destra) sotto il simbolo integrale di Alleanza Nazionale ed allo scopo lasciavamo che Fdl centrodestra nazionale procedesse senza nostre interferenze, nel disegnato iter del suo congresso. Segnali responsabili di pace, dunque, che avrebbero richiesto analoga responsabilità da parte di FdI-Cn ed in particolare da esponenti anziani di quel soggetto politico, ma la perfomance di La Russa , beffarda, mistificatoria ed offensiva, a Porta a Porta del 28 u.s. mi induce a chiarire alcuni passaggi a tutela della dignità personale degli otto soci fondatori del Movimento nonché a chiarimento del progetto al quale da circa un anno stiamo lavorando con impegno costante, con pazienza certosina, con l’umiltà di riconoscere errori e, a partire da me, con l’orgoglio di non aver mai voluto aderire al partito unico Pdl, credendo, allora come adesso, in una alleanza fra forze politiche distinte, all’interno di un’area composta da centro e destra. ed il nostro Movimento dai sondaggisti è stato testato su cifre che hanno, evidentemente, impensierito a tal punto FdI centrodetra nazionale, che quell’ipotesi progettuale di ricomposizione di un’ area di Destra (non di centrodestra) bollata per mesi da Rampelli, La Russa, Meloni come “minestra riscaldata” è divenuta all’improvviso minestra “potabile” e assai gradita, al punto da indurre FdI-Cn a forzare per nuove maggioranze all’interno della fondazione An e prefigurare commistioni tra fondazione e partiti che assolutamente non condividiamo. NOI E LA RUSSA SU PIANETI DIVERSI Un progetto, dunque, che parte da ideali e da quel pizzico di utopia che è il sale della politica pura. E già da queste premesse si può comprendere come noi e La Russa siamo su due pianeti diversi. Perché allora, si chiederà qualcuno, insistete per un progetto unitario? . Perché valutiamo l’ex ministro della Difesa nel ruolo marginale che gli è stato riservato all’interno di FdI-Centrodestra nazionale, probabilmente anche a ragione di un’età e di un troppo lungo cursus politico che non giova all’immagine giovanilistica di cui, al pari di altri partiti, vuol dotarsi, FdI Centrodestra nazionale e crediamo nella buona fede e nella lungimiranza politica di chi, come la Meloni, ha lanciato messaggi seri e interessanti. Nella trasmissione televisiva in questione La Russa ha platealmente fatto passare per vere delle asserzioni totalmente false. Prima fra tutte che solo Storace (dunque La Destra) “ per un certo periodo” si sarebbe denominato “Nuova Alleanza nazionale”. Bene. In data 8 novembre 2013 con Storace, Menia, Nania, Romagnoli, Tofani, Buonfiglio, Buonasorte presso il notaio Lorenzo Cavalaglio abbiamo dato vita all’associazione “Movimento per Alleanza Nazionale”. Il 9 novembre al Parco dei Principi abbiamo tenuto una convention con larghissima partecipazione di giovani e anziani provenienti da tutta Italia PONIAMOCI ALLORA ALCUNI PUNTI DI DOMANDA 1) Se FdI-Centrodestra nazionale sentiva di poter essere il “contenitore”,sia pure parziale, di An, perché non l’ha fatto fin dall’inizio della sua presenza partitica? Se ha inteso denominarsi Centrodestra nazionale, ha voluto darsi una chiara collocazione politica legittimamente, ma assolutamente diversa, da quella di Destra; 2) Se la prospettiva An (in parallelo al risorgere di Forza Italia) era più volte bollata come “minestra riscaldata”: quali sono stati “ i motivi ideali” di una radicale inversione di marcia? C’è un nesso con la pressante richiesta di ampliare il cda della Fondazione con la presenza della leader unica di FdI-Centrodestra nazionale? C’è stato un preventivo confronto interno a questo partito con gli altri autorevoli soggetti fondatori di FdICentrodestra nazionale che giustamente si possono ritrovare in un centrodestra nazionale (penso a figure come Magdi Allam, Ciocchetti, Crosetto) ma che non mi risulta siano mai stati di Destra? Normalmente, quando un partito vuole invertire una rotta, prima celebra un congresso, poi assume le posizioni conseguenti. E se il congresso di FdI-Cn decidesse di non voler abbandonare la dizione centrodestra, che cosa accadrebbe? Non sarebbe utilizzato il simbolo di An? E se, in ipotesi, decidesse di utilizzare il simbolo solo parzialmente, relegandolo nella parte inferiore, quel N simbolo chi rappresenterebbe? Voglio essere più chiara: chi sono coloro che oggi “ intendono”rappresentare”, An e quindi in essa, nei suoi valori, nella sua storia si riconoscono? Non certo gli iscritti a FdI centrodestra nazionale, che la loro scelta partitica già hanno fatto. Non certo gli appartenenti alla “officina” che rappresentano associazioni con scopi diversi da An. L’unico soggetto legalmente costituito è il Movimento per An! Con tutte le conseguenze del caso! . Ma si dice “La Fondazione è proprietaria del simbolo” e lo ha attribuito a FdICentrodestra nazionale a seguito del recepimento della mozione presentata nell’assemblea della Fondazione An. Chiariamo anche questo, perché è un passaggio importante e dirimente (dopo aver steso un velo pietoso sulla pseudo assemblea della Fondazione An, sulla quale è giusto che la procura di Roma continui ad indagare circa la correttezza dell’impiego dei 26 o più milioni di euro di cui ha parlato la stampa, ma, probabilmente, anche sulla conduzione complessiva della Fondazione stessa) nella mozione FdI-Cn non dice assolutamente di riconoscersi in An (d’altra parte basta leggere lo statuto di FdI-Cn per averne la certezza), ma chiede alla Fondazione “l’uso parziale o totale del simbolo solo per il 2014”, cioè per presentarsi eventualmente alle europee anche con quel simbolo. E qui è la discriminante netta fra il Movimento per An e FdI. Questi ultimi chiedono un simbolo in comodato d’uso temporaneo, con ciò stesso non intendono fare di quel simbolo altro che un uso strumentale perché, alla luce dei recenti sondaggi, più attrattivo di quanto non possa essere FdI-Cn. Il Movimento per An intende riconoscersi pienamente in quel simbolo senza riserve e senza limiti temporali, col dolore ancora vivo di una appartenenza sottratta e con l’orgoglio di sentirsi, nonostante le tristi vicende, ancora e sempre parte di una storia che inizia alla fine degli anni ’40 del Novecento e prosegue ininterrottamente fino al 2009, anno infausto dello scioglimento di An votato e vo- luto non solo da Fini, ma da Alemanno, La Russa, Meloni, Gasparri, Matteoli e quei partecipanti ad un Congresso Nazionale al quale non partecipai non condividendo la morte annunciata del mio Partito. A quel “funerale” mancarono anche Storace (che avendo compreso già da prima il percorso, aveva fondato La Destra), né Romagnoli, rimasto fedele alla Fiamma. È l’unica voce di dissenso fu quella di Menia che intervenne con un discorso lucido quanto accorato contro la dissoluzione di An nel Pdl. Se volessimo traslare il linguaggio del mondo del lavoro, potremmo dire che An per FdI-Centrodestra nazionale è assimilabile a un co co pro (contratto temporaneo a progetto). Per noi del Movimento An è un contratto, invece, a tempo indeterminato. Se dunque è vero, come è vero, che del simbolo se ne vuol fare solo un eventuale quanto parziale uso temporaneo (solo per il 2014) su quali basi di verità si può tentare di sostenere da parte di FdI-Cn che FdI-Cn rappresenta l’evoluzione di An?. Semmai dovrebbe accadere il contrario. Che una ipotetica assemblea degli iscritti di An si autoconvocasse per decidere se e quale possa essere la sua evoluzione! Allora, allo stato, le strade sono due: o ci si riconosce in forma esclusiva nell’integrale simbolo di An, riprendendo un percorso violentemente interrotto, (ed è ciò per cui è nato il Movimento per An) o si usa strumentalmente iI simbolo di AN, in parte e mortificato nell’angolino di altro simbolo prevalente, come vuol fare FdI-Cn. Una cosa è certa. Che, poiché l’uso temporaneo dichiarato del simbolo di An non prefigura un percorso politico duraturo, né FdI-Cn né alcun altro può impedire al Movimento per An di proseguire nel suo progetto politico di far rinascere An, col suo simbolo integrale, riconoscendosi nelle tesi fondative di quel partito, dichiarandosi di Destra e non di centrodestra. BASTA CON LE MISTIFICAZIONI La smetta, quindi, La Russa, nelle poche apparizioni che la Meloni gli concede in televisione, di mistificare, banalizzare e tentare di svilire progetti che hanno una forte base ideologica e i cui sostenitori (il movimento per An) nulla hanno a che fare con le vicende penali della Fondazione e le eventuali opacità di comportamenti. Anche qui ci siamo convinti che l’ingente patrimonio oggi gestito (la Magistratura si è assunta l’onere di vedere come) dalla fondazione sia proprietà di tutti coloro che nel 2009 erano iscritti ad An ma anche di quanti erano stati iscritti al Msi e Msi-Dn poi. Come siamo altresì convinti che, al di là di pareri di parte, la Fondazione non sia proprietaria del simbolo e comunque, invece di rappresentare il soggetto della riconciliazione fra quanti vorrebbero poter tramandare e interpretare i valori della Destra, è divenuta palesemente parte di conflitto e sede di spartizione di posti in cda proseguendo la tragica tradizione correntizia degli ultimi anni della presidenza Fini che ha portato al dissolvimento di An. La Fondazione, che si presenta oggi più come luogo di compensazione di interessi che soggetto per la tutela di un patrimonio materiale ma soprattutto ideale) si è mostrata assolutamente inadeguata a svolgere i suoi compiti istitutivi e persino a rispettare le norme del suo statuto. Ne è prova provata il voto di soli 290(?) su circa 1.000 iscritti su una mozione irricevibile in quanto estranea alla “relazione” (sic!) del presidente. Un’ultima considerazione . In un simbolo (ce lo insegna la vicenda di Rifondazione comunista, fra l’altro) si riconoscono tutti coloro che in quel simbolo ritrovano una storia, o una prospettiva, comunque dei motivi ideali. Nel simbolo di An, nel quale molti di noi vollero tenacemente fosse riportato nella sua integrità il simbolo del Msi, c’è una storia complessa ed esaltante pregna di ideali e di passione, costellata da morti di tanti giovani militanti, di emarginazione nei luoghi di lavoro. Una ricchezza che non può essere relegata in un angolino e addirittura temporaneamente. E siccome non dobbiamo partecipare alle primarie, né, dopo oltre 40 anni di politica, dobbiamo dimostrare ancora se e quanto valiamo, noi del Movimento abbiamo un solo scopo: lavorare per recuperare uno strappo, riempire di passione politica anni di “galleggiamento”, ridare agli italiani, nel momento in cui gran parte dell’Europa va a destra, una destra chiara, moderna, fiera e orgogliosa della sua storia. E ci auguriamo ancora, nonostante tutto, che possa trovare un leader uomo o donna che sia - dalla mente aperta e dalle solide basi culturali, che tutto ciò voglia e sappia interpretare. * Portavoce del Movimento per Alleanza nazionale 4 Venerdì 31 gennaio 2014 Attualità L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA IMPEGNATA IN TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE NELLE MANIFESTAZIONI DEL 10 FEBBRAIO Giorno del Ricordo, tante le manifestazioni a Gorizia Teatro, visite guidate, soggiorni, commemorazioni: perché il dolore degli esuli e dei martiri delle foibe non sia dimenticato di Emma Moriconi nche Gorizia commemora il Giorno del Ricordo. L’opera sul territorio dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e della neo-presidente Maria Grazia Ziberna è intensa e il programma per le manifestazioni della ricorrenza del 10 febbraio è molto fitto. Domenica 9 febbraio al Teatro Impiria alle 18 va in scena “Giulia”, la storia di una bimba che si trova in vacanza con i genitori in Croazia e che scoprirà presto che non si tratta di una vacanza qualunque. La madre, trent'anni prima, aveva fatto lo stesso viaggio, nell'allora Jugoslavia, un viaggio nella terra delle loro origini, per non dimenticare. Attraverso la piccola Giulia rivivono così le vicende della bisnonna, Giulia anche lei, fuggita con la famiglia esuli in Italia. Lo spettacolo, suggestivo e toccante, è stato scritto dalla giornalista Michela Pezzani ed è diretto da Andrea Castelletti. Messo in scena dalla Compagnia Terzo Teatro con la collaborazione dell'Anvgd. Nel giorno della ricorrenza, il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, presso la Sala della Torre della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, l'Anvgd, insieme al Comune di Gorizia ed in collaborazione con la Prefettura, deporrà un omaggio floreale ai Martiri delle Foibe ai piedi della statua bronzea di Cesare Ottaviano Augusto, in Largo Martiri delle Foibe. Interverranno il sindaco Ettore Romoli, la presidente dell'Anvgd Maria Grazia Ziberna, il A Presidente Nazionale della storica associazione, il Prefetto Zappalorto che conferirà i riconoscimenti ai discendenti delle Vittime delle foibe. Seguirà una testimonianza di Lino Vivoda, esule da Pola e residente in Liguria, storico e giornalista. Infine verrà proiettato il filmato, prodotto dall'Anvgd ed usato anche dal Miur contenente spezzoni significativi di filmati prodotti dall'Istituto Luce. La manifestazione sarà preceduta da altri momenti commemorativi promossi in collaborazione con l'Anvgd: alle 8,45 a Gradisca d'Isonzo, alle 9,45 a Cormons, alle 10,30 all'Ara Pacis di Medea ed alle ore 12,00 in Piazzetta Vittime delle Foibe a Grado, promossi dalle rispettive amministrazioni comunali, fatta eccezione per il caso di Cormons. Venerdì 21 febbraio presso la Sala della Torre della Fondazione Cassa Risparmio Gorizia lo storico Gianni Oliva e il giornalista Rai Andrea Romoli presentano “L'Ultimo Testimone”, storia dell'agente segreto Conci e di una generazione perduta di istriani, di Andrea Romoli, Gaspari Editore. Oliva è molto noto come scrittore e storico, autore di molti testi sulla storia del confine orientale, e sarà lui a presentare questo volume, scritto a quattro mani da Sergio Cionci e dal giornalista Rai Andrea Romoli. Si tratta di una straordinaria testimonianza della battaglia di spie che segnò l'inizio della guerra fredda sul confine orientale italiano. Lunedì 24 febbraio, presso la sala dell'Anvgd, in Passaggio Alvarez 8 a Gorizia, alle 17,30 verrà presentato il libro “Istria d'amore” di Ulderico Bernardi, presentato dal professor Fulvio Salimbeni ed introdotto dalla presidente, professoressa Maria Grazia Ziberna. “Tutta l'opera - si legge sulla brochure informativa - è attraversata da un'elegia umanissima, dal sentimento del viaggio come metafora, dal paesaggio percepito come forza e geografia dell'anima; da un'Istria, terra veneziana e slava, mischiata di tante culture, piccolo specchio dell'universo”. Il 13 marzo presso il Teatro Verdi di Gorizia, alle 20.45, andrà in scena lo spettacolo “Magazzino 18” di Simone Cristicchi, di cui abbiamo ampiamente parlato sul Giornale d’Italia e che è un'opera grandiosa che omaggia la memoria di un dolore immenso, quello degli italiani che hanno lasciato tutto, terre, case, mobili, effetti personali, e tanto cuore nei luoghi di origine, partiti verso lidi sconosciuti e verso l'incertezza del futuro. Il 21 marzo alle 17,30 presso il Grand Hotel Entourage di Gorizia si terrà poi la tavola rotonda dal tema “I beni abbandonati dagli esuli”. “A meno di un anno dall'ingresso della Croazia nell'Unione europea - si legge sull'opuscolo informativo delle manifestazioni - la situazione relativa ai cosiddetti ‘beni abbandonati’ conosce, ancora oggi, una situazione di impasse IL DIRETTORE DI EQUITALIA PROMETTE CONTROLLI SCRUPOLOSI, MA ELKANN SMENTISCE LE IPOTESI DI FUGA di difficile giustificazione e comprensione soprattutto per coloro che hanno vissuto e vivono la tragedia dell'esodo e le conseguenze drammatiche, anche da un punto di vista patrimoniale, di questa triste pagina di storia nazionale. La tavola rotonda - continua l'opuscolo - che, sotto la direzione scientifica del professore emerito Giuseppe de Vergottini, coadiuvato dall'avvocato Davide Lo Presti, in questa sede si propone ambisce ad affrontare - grazie agli interventi e contributi di studiosi italiani e stranieri - con gli occhiali della modernità e del diritto non solo interno, ma soprattutto comunitario, tali tematiche per cercare di comprendere motivi e prospettive che nei mesi, negli anni a venire coinvolgeranno le vite di molti esuli e loro discendenti. Pochi sanno infatti che l'Italia ha pagato i debiti di guerra con i cosiddetti 'beni abbandonati' dei 350mila esuli dall'Istria, Fiume e Dalmazia”. Interessante il fatto che la tavola rotonda sarà trasmessa in streaming, in diretta televisiva, visibile in tutto il mondo a mezzo internet e youtube. Sarà inoltre scaricabile successivamente all'evento dal sito www.anvgd.it/beniabbandonati Sabato 17 e domenica 18 maggio è in programma una visita guidata ad Albona, Arsia, Fianona, Pedena e San Pietro in Selve. Interessante anche la proposta di soggiorno a Pola da sabato 14 a sabato 21 giugno: una proposta che ha registrato molto successo negli anni scorsi e che quest'anno viene ripresentata. A BREVE EMANATA LA DIRETTIVA per gli altri italiani Befera avverte la nuova Fiat: Eecco il redditometro “Le tasse vanno pagate” S All’Italia non resta che recriminare. All’estero meno vincoli, se non si cambia registro scapperanno tutti nche se con un po’ di ritardo, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera (nella foto) ha annunciato scrupolose verifiche riguardo il trasferimento fiscale di Fiat a Londra: “Non posso impedirgli - ha dichiarato - di fare delle scelte economiche convenienti per loro. Ma controlleremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane. Non sono una persona che può giudicare a prescindere, applico le norme. Esiste la libera circolazione dei capitali, dei beni e dei servizi. Tutte le società del gruppo che resteranno nel nostro paese pagheranno le tasse”. John Elkann allarga le braccia di fronte alle profezie che lo volevano in fuga, insieme al Lingotto, dall’Italia: “Io resto qui - le prime parole del presidente di Fiat -, il futuro delle nostre auto ora è molto più solido e ha prospettive che qualche anno fa non avremmo neanche potuto immaginare. Una squadra che sembrava destinata a lottare per la salvezza è risalita nella parte altra della classifica. L’obiettivo che abbiamo è di tornare ad avere tutte le persone al lavoro nelle nostre fabbriche. Torino sarà il centro di un mercato immenso che copre Europa, Medio Oriente e Africa, ma non solo: è qui il cuore del progetto su cui abbiamo scommesso una parte importante del nostro futuro. Le tasse continueremo a pagarle in tutti gli stati in cui facciamo utili”. Elkann è il dominus della Fiat da 4 anni, ma siede A nel Consiglio da ben 17. Ha assistito al declino di quella che era la più grande azienda italiana e ora ammette gli errori commessi nel passato: “Abbiamo rischiato di fallire, sbagliando a non aprirci abbastanza al mondo e a voler fare troppi mestieri; dai treni agli aerei, dalle assicurazioni alla grande distribuzione. Ma adesso è cambiato tutto. Basti pensare a quello che abbiamo fatto con Maserati, che ha addirittura raddoppiato le vendite”. Nonostante le smentite di circostanza, il gruppo torinese, pur avendo ancora una “stabile organizzazione” in Italia, ha annunciato ufficialmente la nascita della nuova società Fca (Fiat Chrysler Automobiles) con sede legale in Olanda (dove il voto degli azionisti stabili vale doppio), il domicilio fiscale a Londra (per pagare meno tasse) e la quotazione a Wall Street (per utilizzare le opportunità offerte dal principale listino al mondo). E così ci siamo giocati anche la Fiat. Se non si tagliano le tasse, le industrie sono destinate a morire. Quelle che invece vogliono rimanere in vita, a fuggire. Non si può criticare, mettere alla gogna una società solo perché ha deciso di trasferirsi in paesi dove le condizioni di mercato sono nettamente favorevoli. Forse è arrivato il momento di cambiare registro, per evitare di far scappare tutti dall’Italia. Perché tentare di fare impresa in quello che una volta era definito “il Belpaese”, è diventata cosa pressoché impossibile. Roba da eroi. Federico Colosimo arebbe ai nastri di partenza il tanto acclamato redditometro. Stando alle dichiarazioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, rilasciate a “Telefisco”, a breve verrà emanata la direttiva che darà il via al suo sistema di controllo che consentirà al Fisco di determinare il reddito complessivo del contribuente basandosi sulla capacità di spesa del medesimo. L’intenzione sarebbe quella di iniziare con un numero di controlli limitati, partendo dai casi più eclatanti. “Abbiamo fatto importanti corsi di formazione ai nostri uomini per il contraddittorio con il contribuente –ha spiegato Befera- che deve essere ispirato al massimo al rapporto di reciproca fiducia”. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha anche parlato del rientro dei capitali dall’estero, sostenendo che vi siano “segnali abbastanza interessanti di voglia di rientrare”. Secondo Befera, “il tema dell’evasione internazionale è in profonda modifica. Finalmente dopo anni i paesi del mondo si sono resi conto che l’evasione va combattuta seriamente perché ha effetti anche da un punto di vista politico, è un limite alla democrazia. Questa sovrannazionalità dei capitali limita la capacità fiscale e decisionale G.M. dei paesi”. Venerdì 31 gennaio 2014 5 Storia SEGRETARIO PARTICOLARE DEL DUCE DALL'OTTOBRE DEL '43, TRATTEGGIA DEL CAPO DELLA RSI UN RITRATTO INTENSO E PROFONDO Dolfin e il ricordo umano e politico di Mussolini “La mia ventura mi fa partecipe d’uno dei più grandi drammi che mai abbiano percosso un uomo e un popolo” di Emma Moriconi l suo rientro dalla Germania il Duce mi ha chiesto una corona di cinque nomi di prefetti, tra i quali scegliere il capo della sua segreteria particolare. Tre giorni fa, mi ha comunicato la tua nomina. Devi quindi ritenerti da questo momento a sua disposizione”. Questo scrive Guido Buffarini Guidi a Giovanni Dolfin il 2 ottobre 1943. Dai ricordi di Giovanni Dolfin: “Rocca delle Caminate, 5 ottobre 1943. è la mia volta. Il cuore mi batte forte; colpi sordi e violenti che mi par di sentire. Mi sembra ancora impossibile di dover rivedere Mussolini ... lo scorgo subito, seduto a un grande tavolo ... mi pare per un attimo che il Duce sia quello di sempre e che il suo stesso tavolo non sia mutato, tanto la sua figura giganteggia nella mia immaginazione sull’ambiente e sulle cose che lo circondano ... ‘Come state, Dolfin?’. ‘Io? Bene Duce. Ma... voi, come state?’. Vago cenno della mano, come per dirmi: ciò non ha alcuna importanza ... Sento che la mia straordinaria ventura, mi fa partecipe, intimamente partecipe d’uno dei più grandi drammi che mai abbiano percosso un uomo e un popolo”. Giovanni Dolfin, quando viene scelto come capo della segretaria particolare di Mussolini, ha solo 39 anni. Nel 1921, a diciannove, si era iscritto al Pnf e nel ’22 aveva partecipato alla Marcia su Roma. Era stato vicesegretario e poi segretario del Fascio di Vicenza, aveva fatto parte del direttorio del partito, era stato nominato seniore della Milizia. Era stato volontario nella Guerra d’Etiopia da dove era tornato con una medaglia di bronzo al valor militare. Era stato membro della Corporazione metallurgica, prefetto di Enna e poi di Foggia e Ferrara. Da quando Mussolini lo sceglie, Dolfin annota molti momenti cruciali della storia umana e politica del Duce. Quel’incontro alla Rocca delle Caminate è intenso, profondo. Dolfin racconta al Duce ciò che avviene fuori, lo sconforto subentrato alla falsa euforia dell’8 settembre a causa del tradimento del re e di Badoglio. Il Duce “ha seguito con estrema attenzione ogni parola, senza interrompermi una sola volta - racconta ancora Dolfin - ed approvando spesso con cenni ampi del capo. Ho “A l’impressione di non avergli detto nulla che già non sappia” ... “La devastazione compiuta da Badoglio nelle coscienze degli italiani - gli dice Mussolini - è stata immensa. Egli ha distrutto in quarantacinque giorni il lavoro di almeno due generazioni ... quando un popolo si arrende senza combattere è fatale che diventi oggetto del diritto altrui”. La testimonianza di Giovanni Dolfin è preziosa, perché racconta un Mussolini anche “privato”, e con una nota di malinconia ne tratteggia gli aspetti anche familiari. Lo fa, per esempio, quando racconta brevi tratti della vita privata del Duce: “I nipotini - scrive - attendono il nonno ai piedi dello scalone che conduce al primo piano e quando lo vedono apparire, gli corrono incontro, gridando: ‘Ciao, nonno! Ciao, nonno!’. Egli, sorridendo, li prende in braccio, uno alla volta, baciandoli ed accarezzandoli con grande tenerezza. Credo che nessun augurio per la sua giornata potrebbe essere più lieto di quello di questi bambini. Egli stesso deve sentire nel loro affetto così spontaneo e fresco che nella vita ci può essere ancora qualche cosa di puro e di buono. Tutto ciò che lo attornia è, in fondo, arido e triste: l’odio, l’inganno, la frode non inducono certo ad amare l’esistenza”. È ancora Dolfin il depositario del ricordo di una delle più celebri frasi di Mussolini:“Voi credete ancora nella mia opera?” gli chiede.“Sì, Duce - gli risponde Dolfin - voi avete già fatto molto, in questi mesi, e gli onesti non possono disconoscerlo”.“Gli onesti!” replica Mussolini, “in politica, ricordatelo, non ci sono, come nella guerra, che vinti e vincitori. E la riconoscenza degli uomini non va mai a coloro che non hanno saputo vincere. Di un uomo, anche grande, non rimane nella vita che quello che ha potuto dare, di definitivo, di completo, ai suoi simili. Tutto il resto è destinato a passare, nell’animo degli uomini. Vedete, vorrei soltanto che un giorno gli italiani sapessero ricordare che li ho soprattutto amati, e che ogni mio atto e pensiero furono volti alla grandezza dell’Italia”. [email protected] LEGGI TUTTI I RITRATTI SU WWW.ILGIORNALEDITALIA.ORG CLICCANDO NELLA SEZIONE “LA NOSTRA STORIA”. 6 Venerdì 31 gennaio 2014 Esteri IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE AVVERTE L’INDIA: “QUALUNQUE DECISIONE RICADRÀ SUI NOSTRI RAPPORTI” Marò, dopo due anni interviene l’Europa Il governo di Nuova Delhi avrebbe scritto al ministero dell’Interno: “Non adottate la Sua Act” di Giorgio Musumeci a diplomazia si sveglia e l’India cambia tono. Potrebbe riassumersi in questo modo il cambio di passo del governo di Nuova Delhi riguardo la pena da infliggere ai due fucilieri italiani Massimiliano Lattore e Salvatore Girone. In quasi due anni, sulla vicenda il governo indiano ha sostanzialmente detto e fatto ciò che ha voluto. Del resto, se i primi a non interessarsi del caso erano proprio le istituzioni italiane, non si capisce perché avrebbero dovuto interessarsene loro. Tuttavia, al risveglio dal letargo, il nostro Paese ha preso coscienza della vicenda e si è d’improvviso mobilitata per porre finalmente fine a questa pessima storia e riportare a casa i nostri marò. Dopo la gita fuori porta della delegazione di Camera e Senato a Nuova Delhi, anche il premier Enrico Letta ha pensato bene di porre la questione a Bruxelles, fino ad oggi per niente interessata alla storia. Dunque, dopo che per mesi dall’India arrivavano notizie sulla possibile condanna alla pena di morte per i due militari, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, è uscito allo scoperto prendendo le difese del nostro paese e avvertendo il governo indiano che qualunque decisione verrà presa in merito alla L vicenda, questa avrà una forte influenza in tutta l’Ue. Un modo nemmeno tanto cortese per dire “occhio a come ti muovi”. Tempo ventiquattro ore dall’avvertimento di Barroso, ecco che il giornale Indian Express rivela di una indicazione da parte del governo in- diano al ministero dell’Interno, di rivedere il suo via libera a invocare la Sua Act nel caso specifico. Se dal governo non confermano né smentiscono le voci, dal quotidiano parlano invece di un vero e proprio alt: “Al ministero –si legge- è stato richiesto di considerare il fatto che la legge è stata pensata per far fronte ad atti di terrorismo e pirateria e questo non è il caso dell’omicidio dei due pescatori”. Intanto, sul fronte giudiziario, si registra un nuovo, ennesimo rinvio. il tribunale speciale di Nuova Delhi ha deciso ieri di posticipare al 25 DOPO GLI SCONTRI L'EPISODIO DELLA SERIE GOOD LUCK CHARLIE È ANDATO IN ONDA NEGLI USA Tranquillità apparente in Ucraina Disney-choc: coppia lesbo in un telefilm per bambini ono più di 200 i manifestanti antigovernativi arrestati in tutta l'Ucraina nell'ambito delle proteste contro il presidente Viktor Yanukovich. Lo ha confermato la procura generale a Kiev, precisando che 140 sono in custodia cautelare o agli arresti domiciliari. Probabilmente tutti potranno beneficiare dell'amnistia approvata nella notte tra mercoledì e giovedì. Negli scontri tra i manifestanti antigovernativi e la polizia, ha detto l'autorità giudiziaria, hanno perso la vita quattro persone, tra cui un membro delle forze di sicurezza. I feriti sono stati invece oltre 500, tra cui circa 250 funzionari del governo. Tuttavia, secondo gli oppositori sono stati uccisi sei manifestanti, duemila persone sono rimaste ferite e 30 sarebbero state sequestrate. Gli organi di informazione di Kiev hanno precisato che, una condizione per l'applicazione dell'amnistia è che tutti gli edifici amministrativi attualmente occupati vengano liberati dai manifestanti. Molti politici dell'opposizione si sono opposti alla misura, premendo per un'amnistia senza condizioni. I manifestanti hanno in ogni caso ignorato le condizioni imposte e non hanno abbandonato nessuno degli edifici occupati. Gli oppositori del presidente Viktor Yanukovich hanno annunciato che porteranno avanti le loro proteste. S IL MOBILE SBARAGLIA TUTTI Facebook, un successo ormai inarrestabile n successo che non conosce crisi nonostante i molti concorrenti. Facebbok continua a macinare utili, sorprendendo positivamente il mercato e soprattutto chi già prevede la sua caduta. Il segreto? Focalizzarsi sul mobile che ha ormai sostituito i PC tradizionali. Il social network più popolare al mondo nel quarto trimestre ha realizzato profitti di 523 milioni di dollari, in netto aumento rispetto ai 64 milioni di un anno prima, mentre l'EPS escluse poste straordinarie si è attestato a 31 cents, quasi duplicato rispetto ai 17 cents di fine 2012. Un risultato che supera ampiamente le stime del mercato, che indicavano un utile per azione di 27 cents. I ricavi sono lievitati del 63%a 2,59 miliardi di dollari, risultando nettamente migliori del con- U di Cristina Di Giorgi nche Disney Channel cede al “politicamente scorretto” della lobby gay – lgbt. E' di pochi giorni fa la notizia secondo la quale il più conosciuto e seguito canale televisivo tematico dedicato ai più piccoli ha mandato in onda, negli Stati Uniti, un episodio della serie “Good Luck Charlie” in cui compare una coppia lesbica. La storia racconta di un incontro dei genitori del protagonista con quelli di una sua amichetta. Sforzandosi di ricordare il nome della mamma della ragazzina, entrambi ricordano un nome A diverso, certi di aver ragione. Il mistero è svelato quando l'amichetto arriva a casa loro: ad accompagnarlo ci sono due donne. “Taylor ha due mamme”, commenta tranquillo il papà di Charlie. La Disney aveva annunciato da tempo la messa in onda dell'episodio “incriminato”, spiegando in un comunicato che la scena in questione è stata scritta e girata dopo aver consultato il parere di un esperto dello sviluppo infantile, con lo scopo dichiarato di “colpire positivamente i bambini e le famiglie di tutto il mondo e farli riflettere sul tema della diversità e dell'accettazione”. L'esperimento – che non si sa ancora se avrà un seguito – ha però suscitato una serie di accese proteste da parte di varie associazioni di genitori, secondo le quali “la Disney dovrebbe limitarsi a proporre intrattenimento e non una loro agenda politica”. Uno sdoganamento dell'omosessualità femminile a partire dai più piccoli insomma, ancora una volta strumentalizzati da una lobby che vuole far passare per bigotti e omofobi tutti coloro che vogliono far crescere i propri figli educandoli ai valori della Famiglia tradizionale. febbraio la discussione su una richiesta della polizia investigativa Nia di trasferire i marò sotto la tutela dello stesso tribunale. La decisione del giudice Darmesh Sharma, della “session court” di New Delhi, è stata adottata in considerazione del fatto che il 3 febbraio è attesa una udienza per il ricorso italiano presso la Corte Suprema contro l’eventuale applicazione per il caso della legge per la repressione della pirateria (Sua Act). La Difesa ha infatti chiesto al magistrato di aspettare l’esito di questo esame prima di prendere in considerazione la richiesta della Nia. Per quanto riguarda invece la presentazione degli attesi capi di accusa (chargeesheet), il Pubblico ministero, rappresentante del governo, ha detto che questo potrà avvenire dopo che il massimo tribunale indiano si sarà espresso sul ricorso italiano. Dopo aver fissato la data del rinvio, il giudice Sharma ha chiarito che “qualora la Nia formalizzasse i capi di accusa, procederò in base alla legge”. Insomma, le parole di Barroso hanno smosso leggermente le acque nella direzione giusta. Adesso resta da vedere come intende proseguire il governo indiano. Una cosa, tuttavia, è certa. Se il governo del nostro Paese non avesse preso sotto gamba la questione, oggi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si troverebbero a casa. sensus di 2,33 miliardi. Una poderosa spinta è stata data dai ricavi pubblicitari, che sono volati del 76% a 2,34 miliardi di dollari, a fronte di un aumento dell'importanza della pubblicità su smartphone & Co al 53% dei ricavi totali. La vera svolta nel 2013 secondo gli analisti: Facebook è balzato al secondo posto per importanza nel mercato pubblicitario statunitense, subito dopo Google e sorpassando Yahoo!. ”Guardiamo ai prossimi dieci anni e all'aiutare a connettere il resto del mondo” ha affermato orgoglioso il suo fondatore Mark Zuckerberg, mentre osservava con soddisfazione il balzo del titolo nelle contrattazioni serali della borsa americana nei giorni scorsi. Un like Zuckerberg se l’è davvero meritato. 7 Venerdì 31 gennaio 2014 Roma L'APPUNTAMENTO È PER OGGI POMERIGGIO A ROMA NELLA SALA PROTOMOTECA DEL CAMPIDOGLIO Quali ricadute sulla famiglia dalle ideologie del gender? Previsti diversi interventi di rappresentanti di associazioni ed esperti di Cristina Di Giorgi i svolgerà questo pomeriggio a Roma, presso la Sala della Protomoteca al Campidoglio, il convegno intitolato “Ideologia del gender: quali ricadute sulla Famiglia?”. L'appuntamento è fissato per le 17. O almeno così dovrebbe essere. Già, perché il condizionale è d'obbligo in una circostanza come quella che ha visto questa importante iniziativa già in passato annunciata e poi cancellata a causa del ritiro dell'autorizzazione del Comune ad utilizzare una sala re- S golarmente richiesta e concessa. L'associazione Famiglia Domani, organizzatrice dell'evento, aveva denunciato l'intolleranza dell'amministrazione capitolina nei confronti dei difensori della famiglia tradizionale, spiegando in un'affollata conferenza stampa – alla quale il Giornale d'Italia ha partecipato – le ragioni e l'importanza del convegno annullato. Incontro che, grazie all'impegno e all'interesse dei vari gruppi che hanno aderito ufficialmente all'iniziativa, è stato nuovamente messo in programma. Oltre al saluto di Lavinia Mennuni, con- sigliere comunale romano che, ha seguito direttamente l'iter amministrativo della concessione della sala e si è impegnata sul fronte delle politiche per la vita e per la Famiglia, sono previsti gli interventi di quattro relatori, moderati dall'avvocato Claudio Vitelli. Parleranno infatti ciascuno con particolare attenzione al proprio settore di competenza ed attività - il presidente dei “Giuristi per la Vita” avvocato Gianfranco Amato, l'ordinario di bioetica presso la Facoltà di teologia dell'Emilia Romagna padre Giorgio Carbone, il medico ematologo dottor Vittorio Lodolo D'Oria, la psichiatra dottoressa Dina Nerozzi. Un'iniziativa questa che, in un momento come quello che la società tutta sta vivendo, acquista un valore di testimonianza, proposta e protesta contro la tendenza, purtroppo sempre più diffusa anche a livello normativo ed istituzionale, di ostacolare il più possibile chi vuole difendere l'identità della Famiglia tradizionale. Che, in una sorta di razzismo al contrario, sembra essere diventata – purtroppo – l'emblema del “politicamente scorretto”. Ma Marino insiste: “Unioni civili subito” I registri delle coppie di fatto, a loro tempo inaugurati con squilli di tromba, sono rimasti sostanzialmente vuoti? Poco importa: anche se persino le coppie omosessuali snobbano apertamente, e nei fatti, una istituzione del genere. Ignazio Marino le vuole, anzi le considera una delle priorità in una città che affoga nei problemi. E non vuol sentire altre ragioni. “La maggioranza che governa la città ha votato nella commissione specifica una norma per l'introduzione del registro delle unioni civili, che dovrà essere discussa nel Consiglio dell'Assemblea capitolina. Perché Roma davvero non vuole confinarsi al passato, ma guardare al futuro. Un futuro dove tutti si sentano liberi e abbiano la possibilità di esprimere liberamente i propri sentimenti, rispettati nella loro dignità”, ha scritto il sindaco sul suo sito facebook. Non mancando di mischiare alle unioni civili la lotta alla cosiddetta omofobia che “deve essere combattuta.Va eliminata dalla nostra società perché è il frutto di una cultura negativa, sbagliata, violenta, aggressiva. Una cultura che mira a distruggere un fondamentale della nostra società: il diritto ad avere tutti gli stessi diritti. Non diritti speciali per qualcuno, ma gli stessi diritti per tutti. Questo è quello che Roma garantirà. Lo abbiamo detto e lo stiamo facendo”. Già: per chi, se neanche le coppie gay lo vogliono? Per quelle rumorosissime sigle dell’universo Lgbt che le chiedono a gran voce, a nome di qualche decina d’iscritti? E i problemi di Roma? Quelli possono aspettare… Bruno Rossi UOMINI E NO Spennato per un anno dalla collaboratrice domestica S’invaghisce della colf venuta dall’Est e la riempie di soldi. Poi arrivano le angherie, i ricatti e persino le violenze di Gustavo Lidis È incredibile come un uomo si sia potuto cacciare in un simile guaio. Tutto per essersi innamorato della collaboratrice domestica che aveva assunto e che si è trasformata in pochi mesi nella sua “padrona” assoluta. E se la storia è cominciata più di un anno fa, la vittima si è convinta a denunciare i suoi aguzzini solo dopo essere finito al Pronto soccorso a seguito delle percosse ricevute. Le indagini degli investigatori del commissariato Flaminio Nuovo, diretti da Paola di Corpo, sono partite proprio dalla denuncia della vittima. La vicenda ha avuto inizio quando il malcapitato, un uomo solo e di mezza età, ha assunto una collaboratrice domestica per avere un aiuto in casa. Dopo un po' di tempo tra i due è nata una relazione sentimentale molto instabile. Però, nonostante questo, la donna è riuscita sempre ad avere dei regali dall'uomo, che pote- vano essere soldi o gioielli. Lo scorso novembre lei ha convinto il suo amante ad affittare per lei un appartamento a Roma. Poi, nel mese di dicembre, si è fatta accompagnare in Romania, suo paese natale, in auto e all'arrivo si è fatta consegnare 500 euro in contanti per poi lasciarlo solo e senza denaro né punti di riferimento, tanto da costringerlo a contattare un parente in Italia per farsi spedire i soldi necessari per il viaggio di ritorno. Dopo alcuni giorni dal rientro dell'uomo in Italia la donna lo ha contattato nuovamente e, con una scusa, si è fatta inviare altri 700 euro. Poco prima della fine dell'anno la donna ha fatto ritorno a Roma, ha chiamato quella che ormai era diventata la sua vittima, e ha preteso che lui andasse due volte la settimana a portarle spesa e sigarette all'appartamento che lui le aveva affittato, facendosi lasciare tutto davanti all'uscio senza mai farsi vedere. Da quel momento è comparso nella storia anche un uomo, fantomatico cugino della donna, che a sua volta pretendeva viveri e sigarette al solito indirizzo. Domenica l'epilogo. La vittima, su invito della donna, è andata in quell'appartamento per portarle la solita spesa, credendola sola, e l'ha invece trovata in compagnia dell'altro uomo. Essendo evidente, a quel punto, che si trattasse del compagno e non certo del cugino, i due hanno iniziato a discutere ed è nata una lite. Dalle parole si è passati subito ai fatti e lo straniero ha iniziato a picchiare l'uomo con violenza, fin quando quest'ultimo è riuscito a chiedere aiuto alle forze dell'ordine che lo hanno liberato. Anche tale episodio però, non ha convinto la vittima a sporgere denuncia né a farsi curare. Solo il giorno successivo l'uomo, livido e con forti dolori alla testa, è andata al Pronto soccorso e qui si è convinto a rivolgersi alla Polizia. Dopo i primi accertamenti, gli agenti hanno trovato il modo di incastrare i due malviventi. Approfittando del fatto che l'uomo avesse l'ennesimo appuntamento con la donna per consegnarle i soldi dell'affitto mensile, gli investigatori si sono appostati vicino al luogo dell'incontro. Tenuti sotto controllo, sono intervenuti solo quando i due aguzzini, dopo l'ennesima minaccia hanno preso i soldi. Bloccati e identificati per O.G.L., 39enne romena, e N.M., suo connazionale e coetaneo, per i due sono scattate le manette. Nella ricostruzione della vicenda gli agenti hanno calcolato che alla vittima sono stati estorti circa 11mila euro in contanti e circa 5mila in gioielli e oggetti di valore. Ora i due complici dovranno rispondere di estorsione in concorso, circonvenzione d'incapace e lesioni personali. 8 Venerdì 31 gennaio 2014 Da Roma IL PARTITO DI MAGGIORANZA RELATIVA ALLE PRESE CON I SOLITI DISSIDI INTERNI L’Italicum di Renzi? Bocciato dal Pd Una velleitaria mozione dell’opposizione porta alla luce la spaccatura: gran parte del gruppo vuole cospicui correttivi, qualcuno si astiene Droga, il rapper va ai domiciliari a casa della madre di Valter Brogino talicum? Il Consiglio comunale di Roma dice ''no''. Per carità, conta nulla. Ma basta solo a dare l’idea di quanto il Pd goda di buona salute. La legge elettorale voluta da Matteo Renzi, con il placet berlusconiano, ha insomma prodotto una spaccatura nel gruppo capitolino dei democratici, spaccatura che pure è stata mascherata con l’astensione di chi non ha voluto arrivare allo strappo votando apertamente contro l’indicazione del partito. Tutto “merito” della mozione presentata dai consiglieri comunali di Nuovo centrodestra, Roberto Cantiani e Marco Pomarici: il loro intento era quello di far esprimere l’aula Giulio Cesare contro il listino bloccato nelle elezioni parlamentari e promuovendo l'adozione delle preferenze. Tema assai sentito dentro il Pd, ben più di quanto non voglia dimostrare la spavalderia di Renzi. L'Assemblea capitolina ha così approvato la mozione dei due rappresentanti dell’opposizione, con 29 voti favorevoli e nessun contrario, ma 3 astenuti, i renziani (o simpatizzanti tali) Valentina Grippo, Athos De Luca e Michela Di Biase: tutti del Pd, naturalmente. In particolare la mozione, constatando che "al momento la bozza della legge elettorale non contempla la possibilità di scegliere l'eletto attraverso il I U sistema delle preferenze", impegna il sindaco e la Giunta "a farsi promotori presso tutte le sedi competenti di un'azione politica finalizzata alla reintroduzione nelle consultazioni parlamentari del voto di preferenza quale strumento fondamentale atto a garantire la massima rappresentatività della scelta dell'elettore, consentendo, come avviene all''interno delle consultazioni amministrative, la corretta riconoscibilità del candidato". Figuriamoci ora quanto peso potranno avere le parole del sindaco di Roma e della sua MAGLIANA - SANITÀ STAZIONE TERMINI Stupefacenti, ancora immigrati in manette ontinua ad essere tenuta alta l’attenzione delle forze dell’ordine nei confronti della stazione Termini. Un’area nevralgica, attraversata ogni giorno da decine di migliaia di persone ma che rischia di ritornare al passato, quando era nota soprattutto per i loschi traffici che vi si tenevano. Una fama che la stazione principale di Roma si è scrollata a fatica di dosso e che rischia di tornare. I Carabinieri della stazione Roma Aventino, nel corso di alcuni controlli antidroga, hanno arrestato anche mercoledì sera un 33enne, del Gambia, senza fissa dimora, già noto alle forze dell'ordine, con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti ed istigazione alla corruzione. In via Giolitti, i militari hanno notato lo straniero mentre cedeva una dose di marijuana e lo hanno arrestato. L'acquirente, anche lui identificato, è stato segnalato alla Prefettura in qualità di assuntore. Il pusher, a seguito della perquisizione, è stato trovato in possesso di ulteriori 20 grammi di marijuana e di 200 euro in denaro contante, probabile provento della sua attività illecita, tutto sequestrato dai Carabinieri. Non solo, però: l’immigrato dopo l'arresto, nel corso delle operazioni di identificazione, ha tentato di corrompere i carabinieri offrendo loro 1.000 euro in contanti per ottenere la liberazione. Un particolare che la dice lunga sulle disponibilità economiche di queste mani del crimine. Accompagnato in caserma è stato trattenuto a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa di essere sottoposto al rito direttissimo. La droga e il denaro sono stati sequestrati. C giunta in improbabili confronti con i parlamentari… Però la frittata è fatta e l’immagine che il partito di maggioranza relativa della coalizione Marino lascia trasparire è tutt’altro che il giardino della serenità. Il sindaco si sente tranquillo? Beato lui… n dubbio, forse, poteva essere venuto fuori ad ascoltare i suoi testi, infarciti di bestemmie e di “canne” da fumarsi. D’accordo, è impresa pressoché impossibile prestare l’orecchio a certe porcherie, se non per qualche adolescente che cerca di scacciare l’acne mettendosi il cappellino tipo baseball di trasverso sulla testa, rimbambito da troppe ore passate davanti alla tv. Fatto sta che Gemitaiz è stato arrestato. Chi è costui? Un rapper romano, al secolo Davide De Luca, di 24 anni: trovato in possesso di droga, è stato condotto davanti al giudice Paola Roja e al pm Paola Giorgano. In tribunale Gemitaiz si è giustificando dicendo che la chetamina e la marijuana in suo possesso erano per uso personale. La Procura invece è di opinione opposta e ritiene che De Luca la droga la rivendesse. Di qui la scelta di disporre, per il “musicista”, di misura cautelare ai domiciliari, da scontare nell’abitazione di sua madre. L’udienza è stata fissata all’11 febbraio. In quella data i legali del rapper comunicheranno se scegliere o meno il rito abbreviato. Comunque sia, l’ennesimo giovane rovinato dai messaggi che arrivano da G.L. Oltreoceano. CASILINO Scuola Viva, l’ennesimo grido d’allarme Manifestazione contro la chiusura del centro riabilitativo ncora sanità che segna il passo, ancora strutture che lasciano il territorio, ancora utenti disperati che combattono la loro battaglia. ''Ridateci Scuola viva'', ''Scuola viva non deve morire, ''Dipendenti, utenti e familiari'' uniti nel volto di un emoticon arrabbiato. Ecco gli striscioni che hanno portato le oltre 100 persone, in rappresentanza delle 270 famiglie e dei 90 operatori di ''Scuola viva'' onlus, riuniti ieri mattina dalle 10 davanti la sede della Asl Roma D, in via Vaiano 53, per richiedere la "riapertura immediata del centro di riabilitazione con accreditamento provvisorio e avere così il tempo di sistemare tutti i cavilli burocratici che ledono i diritti di riabilitazione e di dignità dei nostri ragazzi disabili". Le dichiarazioni di cui sopra sono state rilasciate all’agenzia Dire da Paola Montesanti, una delle dimostranti. Ad accogliere le richieste di una folta delegazione di ''Scuola viva'' - costituita dai presidenti del Municipio Roma XI, Maurizio Veloccia, e del Comitato genitori, Alessandro A Torresi, più due esponenti della Consulta cittadina insieme ai rappresentanti delle famiglie, operatori (Rls) e delle organizzazioni sindacali - è stata la responsabile della Asl Roma D, Maria Antonietta Sibilio. "La Asl ha mostrato serie intenzioni nel risolvere la grave vicenda di ''Scuola viva''- fa sapere Montesanti - alla Regione Lazio è stato infatti fissato (per oggi alle 12, ndr) un tavolo di discussione con tutti i referenti interessati, tra cui la Asl, la Regione e un rappresentante della Protezione civile, proprio per valutare quale potenziamento poter attribuire al piano di evacuazione del centro di riabilitazione". Gli operatori hanno invece richiesto a Sibilio "di rientrare subito a lavorare per poter continuare a mettere in atto la forza della cura proposta dal centro, che ha sempre dato grandi successi a bambini e ragazzi in difficoltà. ''Scuola viva''- prosegue Montesanti- è una struttura di eccellenza ma nonostante questo è stata chiusa. Durante l'incontro ho proposto sia a Veloccia che a Sibilio la possibilità di inserire ''Scuola viva'' nel progetto ''Pian due Torri'', dal momento che la onlus in questi 40 anni non ha fatto altro che bonificare questa zona rendendola fruibile a utenti e famiglie dei ragazzi che fanno riabilitazione ambulatoriale. Mi hanno risposto che è un'ipotesi da valutare". Montesanti si rammarica per sua figlia, una 26enne con deficit cognitivo: "E' molto nervosa, si sente sola e le mancano gli operatori e gli amici. Oggi avevamo previsto la sua presenza alla manifestazione ma a causa delle condizioni meteo non è potuta venire. È una situazione insostenibile ed è inaccettabile che sia stata interrotta la continuità riabilitativa – conclude - perché i ragazzi già danno segno V.B. di regressione". Pestata a sangue, salvata dagli agenti aveva pestata a sangue, considerandola forse una “merce” sua. Quelle urla ascoltate dai vicini li hanno però convinti, mercoledì sera, ad avvertire il 113 su quanto stava avvenendo in un palazzo in via Torti, al Casilino. Quando i poliziotti del reparto Volanti sono arrivati sul posto hanno trovano diverse tracce di sangue lungo le scale, seguendo le quali sono arrivati fino ad un appartamento. Dal momento che gli agenti hanno sentito distintamente il pianto di una donna al di là della porta, hanno iniziato a bussare, ma non avendo risposta, hanno insistito per un po'. Alla fine ha aperto un uomo, palesemente alterato, che li ha subito aggrediti, prima a parole, poi passando alle vie di fatto tentando di chiudergli la porta in faccia. I poliziotti, però, sono riusciti ad accedere all'interno e in camera da letto, distesa sul letto, hanno trovato una giovane donna col volto tumefatto e sanguinante. La donna, dopo essere stata medicata in ospedale, ha raccontato che il marito l'aveva presa a pugni sul volto e a calci all'addome, afferrata per i capelli e infine le aveva più volte fatto sbattere la testa contro il muro. L'uomo invece, accompagnato in ufficio per gli ulteriori accertamenti ed identificato per D.P., romeno di 32 anni, è stato infine arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento a beni dello Stato, in quanto durante il tragitto, nel tentativo di fuggire, ha sfondato a calci il finestrino della volante e successivamente la mobilia all'interno del commissariato. L’ 9 Venerdì 31 gennaio 2014 Dall’Italia PROSEGUONO LE INDAGINI DELLA PROCURA DI TRANI Movimento dei Forconi: ancora arresti in Puglia Costrinsero i commercianti a chiudere: venti persone sono accusate di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Domiciliari per sei di loro, obbligo di dimora per tutti gli altri bbligarono imprenditori e commercianti a tenere le serrande abbassate. È questa l’accusa che ha portato i carabinieri ad eseguire ieri mattina sei provvedimenti di arresti domiciliari e quattordici obblighi di dimora a carico di altrettante persone che a dicembre scorso presero parte alla protesta dei cosiddetti ‘forconi’ determinando nei comuni di Barletta, Molfetta, Bisceglie e Canosa di Puglia la chiusura di uffici pubblici, centri commerciali e negozi. L’operazione arriva al termine di una vasta indagine che ha visto i Carabinieri ricostruire gli episodi di violenza attraverso telecamere e denunce. I fatti contestati infatti risalgono al periodo tra il 9 e 11 dicembre 2013. Per gli episodi analoghi la polizia aveva già eseguito, il 17 gennaio scorso, 25 misure cautelari (7 arresti domiciliari e 18 obblighi di dimora) emessi sempre dalla magistratura tranese. O Le misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Trani, su richiesta della Procura della Repubblica, e riguardano persone di Molfetta, Andria, Bisceglie e Canosa di Puglia, di età compresa fra i 18 e i 47 anni, alcune già note alle forze dell’ordine. Le accuse vanno dalla violenza privata aggravata all’interruzione di pubblico servizio, contestata nel caso più grave verificatosi presso l’Ufficio postale di Canosa di Puglia dove sei persone, tra cui appartenenti a forze politiche extra parlamentari (tra cui esponenti di Forza Nuova), fecero irruzione minacciando i presenti, strappando le affissioni interne e causando il malore di una persona anziana. Per loro sono scattati gli arresti domiciliari. Sette, invece, i provvedimenti di obbligo di dimora a carico di altrettanti soggetti andriesi in trasferta a Barletta, ed accusati di aver minacciato e bloccato l’attività in corso Cavour di ambulanti e negozianti nel giorno della festa di Santa Lucia e con donne, bambini ed anziani costretti a correre via per il clima intimidatorio provocato. Analoghi provvedimenti per 5 soggetti di Bisceglie, resisi responsabile dell’irruzione in un Centro Scomesse Sisal biscegliese con le stesse modalità di Barletta, e due soggetti molfettesi responsabili delle minacce e della conseguente chiusura degli esercizi commerciali della Galleria Commerciale “Mongolfiera” e dell’Outlet di Molfetta nonché di due società telefoniche con oltre 800 dipendenti costretti a lasciare il proprio posto di lavoro. “Stiamo cercando di ristabilire il giusto peso al valore delle legittime proteste da parte dei cittadini – ha detto a ‘Trani Viva’ il Procuratore Capristo spiegando che le indagini continuano (nella foto la conferenza stampa di ieri mattina) – Quello che è inaccettabile sono le modalità ed il completo rifiuto delle regole e della libertà altrui. Il diritto di sciopero è inequivocabilmente garantito dalla legge e da tutte le norme”. Nell’ordinanza scritta dal Gip, Francesco Messina, è evidenziato come la collaborazione dei commercianti e dei cittadini è stata importante, ma spesso ritrattata in fase di accertamento definitivo dei fatti. Carlotta Bravo COMO - STORIE IN TEMPI DI CRISI Disoccupato e senza casa, offre un rene per vivere Disperato spiega: “L’anno scorso ho perso il mio lavoro e malgrado mi sia dato da fare nessuno mi ha offerto un’alternativa”. Ora si è accampato fuori dall’ospedale Sant’Anna isoccupato, senza una casa, da alcuni giorni staziona fuori dall’ospedale per cercare di vendere l’unica cosa che gli è rimasta: un rene. È l’ennesima storia, sconvolgente, in tempi di crisi quella che arriva da San Fermo della Battaglia, in provincia di Como, che ha come protagonista un 53enne, le cui generalità non sono state rese note. L’uomo, intervistato dal quotidiano locale ‘Il Giorno’, ha spiegato come dopo aver cercato a lungo un’occupazione è giunto alla drastica decisione che lo ha portato ad accamparsi in prossimità dell’entrata dell’ospedale D Sant’Anna di Como con un cartello: “Sono senza un lavoro, ho perso la mia famiglia, sono pronto a vendere un rene. Grazie”. Segue un numero di cellulare al quale gli eventuali compratori possono rivolgersi. Disperato afferma: “Non so più come tirare avanti ho cinquantatre anni ma della mia vita non importa più a nessuno, l’anno scorso ho perso il mio lavoro e malgrado mi sia dato da fare nessuno mi ha offerto un’alternativa. Mi ha lasciato anche la mia compagna, non ho un tetto dove vivere e mi sono arrangiato in una capanna che mi sono costruito in un bosco qui intorno”. E a chi possa mettere in dubbio la sua scelta risponde. “Certo che faccio sul serio, non ho neppure un euro in tasca per comprarmi un caffè e nessuno ne vuole sapere di darmi un lavoro. Ho provato anche a rivolgermi alle associazioni di volontariato, ma dicono che siamo in tanti e non possono aiutare tutti. Così non è vita, a che mi serve essere sano e morire di fame? Preferisco vendermi un organo e guadagnare qualcosa per tirare avanti. So che è illegale farlo, ma sono disperato e se lo Stato mi proibisce di vendere il mio corpo al- lora mi dia anche una soluzione per poter tornare a vivere in maniera decente. Ho pensato a un rene perché so che tante persone aspettano anche anni in attesa di un trapianto e io potrei vivere anche con uno solo. Non voglio speculare sul dolore della gente, la mia disperazione è reale”. Fortunatamente però, fino ad oggi, l’uomo non ha ricevuto nessuna offerta economica, solamente qualche aiutino, anche se è impossibile che possa ‘campare’ con pochi spicci. “La maggior parte delle persone passa e non mi degna di uno sguardo – conclude l’uomo – ma ci sono anche anime buone che si fermano e si offrono di darmi una mano. Non vorrei accettare la loro elemosina ma ho fame, solo con il loro aiuto riesco a continuare ad andare avanti. Tutte le sere torno nella mia capanna e di giorno sono qui, sperando che qualcuno si offra di darmi un lavoro oppure si compri il mio rene, così da permettermi di vivere un po’ meglio”. È l’ennesima storia in un periodo in cui i cittadini faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. Gente disperata disposta a tutto pur di guadagnare qual cosina. Barbara Fruch PADOVA - L’ENNESIMO GESTO ESTREMO IN UN MOMENTO DI GRAVE DIFFICOLTÀ “Basta proteste”: quarantenne tenta il suicidio Senza lavoro e padre di tre figli, non voleva rassegnarsi alla chiusura del presidio. L’intervento dei carabinieri ha evitato la tragedia: l’uomo è stato portato in ospedale i è arrampicato su alcuni bancali, ha inveito contro le istituzioni e le tasse e ha poi legato una corda al ramo di un albero tentando di impiccarsi, davanti al presidio dei Forconi di piazza Azzurri d’Italia, a Padova. Un gesto di disperazione quello di un 40enne disoccupato, padre di tre figli, tra i più attivi dei dimostranti del movimento installato dalla scorsa settimana nella città veneta, che non voleva rassegnarsi alla chiusura del presidio ordinata dai vigili. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, la polizia locale e i sanitari del Suem 118, nonché molti passanti incuriositi dalla presenza di forze dell’ordine e soccorsi. Erano circa le 8.30 di ieri: del fortino allestito nei giorni scorsi dai manifestanti non c’era già più nulla, dopo lo “fratto” dei vigili in quanto non a norma. L’uomo si è stretto una corda al collo e ha minacciato di gettarsi da una pila di bancali che aveva preparato sotto un albero. Per diversi minuti però la tensione è stata alta. Il 40enne, ha urlato tutta S la propria rabbia per la situazione personale che lo affliggeva, inveendo contro lo Stato e le istituzioni che l’hanno lasciato solo (Foto: ‘Il Gazzettino’). Come raccontano i giornali locali, carabinieri, vigili e operatori del Suem lo hanno circondato, cercando di parlargli e di farlo calmare. Nel frattempo il traffico è andato in tilt: tanti automobilisti si sono fermati per capire cosa stava accadendo, una piccola folla si è radunata attorno al presidio, che è in fase di smantellamento dopo l’ordinanza dei vigili. La prontezza dei carabinieri ha risolto la situazione: sono saliti sui bancali, hanno raggiunto l’uomo e tagliato la corda. Evitando che un gesto di disperazione potesse trasformarsi in dramma. L’uomo è stato portato in ospedale perché accusa un forte esaurimento nervoso. Un appello è stato lanciato dagli stessi colleghi di ‘battaglie’ sulla pagina Facebook dedicata: “Stamattina si richiede la massima presenza in piazzale Azzurri d'Italia, Arcella. Andiamo a dare solidarietà a uno dei C.B. nostri che sta andando fuori di testa...”. 10 Venerdì 31 gennaio 2014 RINTRACCIATO IL MANIACO RUMENO CHE AVEVA TERRORIZZATO LA CITTÀ EMILIANA FIRENZE - GLI EFFETTI DELLA CRISI Negozio in crisi, 62enne si spara L’uomo aveva un'attività nel centro della città Toscana e un'altra, in liquidazione, a Signa Dall’Italia Molestie sessuali a Bologna: viene arrestato in Danimarca È ritenuto responsabile di almeno due delle aggressioni avvenute l’11 febbraio di Giorgio Musumeci a crisi economica uccide ancora. Mercoledì pomeriggio un uomo di 62 anni, commerciante di Bagno a Ripoli (Firenze), si è ucciso in casa sparandosi alla testa con un Revolver della Reck regolarmente detenuto. L’uomo non ha lasciato scritti per spiegare il gesto, tuttavia i primi accertamenti dell’Arma considerano l’ipotesi delle difficoltà economiche. Il 62enne titolare di un negozio in liquidazione a Signa, aveva deciso di ripartire puntando tutto su un esercizio di sanitari e assistenza alla persona in centro a Firenze. Ma anche su questa nuova strada il 62enne è stato soffocato dalla crisi. Così si è gettato a capofitto nell’abisso. Una scia di sangue infinita. Dodici giorni fa ad uccidersi, nel comune di Fiesole, sempre nel fiorentino, era stato L un imprenditore a causa dei problemi economici e della ditta fallita pochi anni fa. L’uomo,imprenditore edile di 55 anni, in un ultimo tentativo di trovare aiuto, aveva chiamato il 113 e parlato a lungo con un operatore che ha tentato di farlo desistere. Tutto inutile. L’uomo ha poi attaccato il cellulare e si è sparato con un fucile alla testa. All’arrivo della compagna e della figlia piccola, prima ancora che i militari raggiungessero l’abitazione, l’uomo si era già spento. Continuano così ad aumentare le croci nel cimitero della grande crisi: cittadini ormai disperati che non vedono altra soluzione se non quella di interrompere definitivamente e in modo brusco la loro esperienza terrena. Barbara Fruch stato fermato a Copenaghen il ragazzo che nelle scorse settimane avrebbe molestato alcune ragazze a Bologna con inseguimenti e palpeggiamenti. Il presunto “maniaco” si chiama Cesarin Robert Tivadar, 27 anni, studente originario della Romania ma residente a Bologna dove viveva con la famiglia. Secondo quanto raccontato dagli inquirenti dopo il suo arresto, il giovane si trovava nella capitale danese per frequentare un master universitario, mentre dal 19 dicembre scorso era rientrato a Bologna per trascorrere le festività natalizie con la madre. Il suo arresto arriva dopo diverse settimane di intense ricerche da parte delle forze dell’ordine, che per facilitarne il ritrovamento, avevano pure reso noto un identikit attraverso le tv e il web. Il pm Laura Sola, che con la supervisione del Procuratore aggiunto Valter Giovannini ha coordinato le indagini della mobile, nel chiedere il carcere, contesta a Robert Ti- È vadar almeno due delle aggressioni avvenute in via San Felice e in via Marsala all’alba di sabato 11 gennaio, mentre le vittime rientravano a casa. La sua foto era già stata riconosciuta da una delle ragazze molestate che ha riferito di averlo incontrato la sera stessa dell’aggressione e di essere stata oggetto di approcci anche in precedenza. Bologna tira un sospiro di sollievo, dopo aver vissuto per giorni l’incubo di un molestatore seriale a piede libero per le strade della città. Nel giro di poche ore, nella notte tra il 10 e l’11 febbraio, quattro ragazze sono state aggredite e palpeggiate in zone differenti della città. Per giorni le forze dell’ordine hanno cercato il presunto responsabile, servendosi di qualunque informazione fornita da testimoni e dalle stesse vittime. Tuttavia, fino all’arresto di ieri, si è andati avanti con segnalazioni di avvistamento poi puntualmente rivelatesi falsi allarmi. Soddisfazione per l’esodo dell’operazione è stata espressa dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, e dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano. L’AQUILA - DOPO IL FURTO Reliquia Wojtyla, trovato un pezzo Rinvenuta la parte in ferro, manca quella di stoffa. Fermati tre giovani a parte in ferro della Reliquia con il sangue di papa Wojtyla, rubata nella notte tra sabato e domenica dalla Chiesa di San Pietro della Ienca (L’Aquila), è stata ritrovata dalla squadra mobile dell’Aquila nella sede del Sert, a Collemaggio. La polizia ha fermato due tossicodipendenti (i responsabili di una rapina compiuta qualche giorno fa al terminal bus di Collemaggio), tutti poco più che diciottenni, che avrebbero poi confessato il furto. Fermato anche un complice. Sono state loro a indicare dove si trovava la refurtiva, nell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria di Collemaggio. Manca invece all’appello la reliquia vera e propria, ovvero il pezzo di stoffa con il sangue del Pontefice. I ladri, secondo gli inquirenti, non avrebbero compreso il valore della reliquia e avrebbero gettato via il tessuto. Nessun furto su commissione, a quanto pare: volevano rivendere quanto rubato. Il fatto che i giovani fermati non siano in grado di indicare con precisione il posto dove si sono disfatti della reliquia con il sangue di Wojtyla rende più difficili le ricerche di Polizia e Carabinieri che hanno perlustrato la zona adiacente la Basilica di Collemaggio dove, vicino al Sert, sono stati ritrovati il crocifisso semi distrutto, la teca e l’ampolla, spaccata in due, che conteneva il pezzettino di stoffa intriso del sangue del pontefice che il 27 aprile sarà canonizzato. Un terzo pezzo, ovvero il contorno della reliquia, è stato trovato invece nel garage del progetto Case di Tempera, dove risiede uno dei tre fermati. Non c'è traccia ancora del pezzettino di stoffa. Successivamente il pm deciderà se ci siano i presupposti per l’arresto. Gli elementi legati al furto potrebbero infatti sfociare anche solo in una denuncia. I due ragazzi che hanno confessato il furto della reliquia hanno raccontato, durante l’interrogatorio, di avere gettato via il pezzetto di stoffa intriso del sangue del Papa dicendo però di non ricordarsi modalità e luogo. Le perquisizioni si sono estese nelle abitazione degli amici, nei garage e nelle zone che magC.B. giormente frequentano. L 11 Venerdì 31 gennaio 2014 Cinema POLTRONISSIMA - RUBRICA DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA THE WOLF OF WALL STREET Situazioni, follie, paradossi umani e sociali in una paranoica, ma reale, identificazione tra il regista Scorsese e il protagonista Belfort di Cristina Di Giorgi mbizioso e famelico, cocainomane e nevrotico, Jordan Belfort fonda la Stratton Oakmont, agenzia di brokeraggio nella New York degli anni Novanta. Fortuna, denaro, donne, amici, nemici e droga. Scorsese dipinge così il suo protagonista interpretato magistralmente da Leonardo Di Caprio che personifica l'oscenità bestiale del mondo della finanza attraverso l'avida e sfrenata economia americana. Il regista introduce, in un'ouverture rapida e vorticosa, l'universo finanziario che fa fortuna grazie a transizioni più o meno legali, tra feste decadenti partecipate da spogliarelliste, puttane, nani volanti come in un’orgia spettacolare, tra perversione e vizio di denaro e droga. Un film, forse, in cui si legge tra le righe anche l'esperienza psicotropa e autodistruttiva che ha segnato la trasgressiva vita di Scorsese lasciando, da sempre, un'impronta indelebile nel suo cinema. Un montaggio vertiginoso e incalzante, atmosfere paranoiche e folli, hanno prodotto un'identificazione primaria tra il giovane Scorsese e il protagonista Jordan Belfort, di cui l'autore sembra averne colto in pieno i comportamenti ossessivi di un personaggio irrecuperabile, isterico e amorale come un eruttante “re del mondo”, come un “Lupo” a rappresentare l'emblema di una Wall Street negli anni del boom economico. Scorsese non fa sconti, rinuncia a qualsiasi A forma di empatia col suo personaggio, escludendo ogni traccia sentimentale del protagonista Jordan che corteggia e sposa in seconde nozze la bella Naomi, incoronata regina di un regno poggiato sull'estorsione criminale dell'alta finanza alla ricerca sfrenata del piacere. Il regista questa volta, sembra trascurare volutamente i dettagli di una storia assolutamente prevedibile per mettere in risalto solo il “Wolf” intento a consumare il mondo fino all'inchiesta dell'FBI e la dipendenza da una vita 'tagliata' con cocaina e morfina. Questa scelta narrativa, a detta di molti critici, non salva però assolutamente il film da un giudizio negativo. La vita spericolata dei protagonisti e' rappresentata come un “barnum” rutilante e ossessivo che si trasforma spesso in una sorta di fantasy. Insistenti e sempre piu' ostinate le scene legate all'uso della droga tanto da far assumere al film un carattere ridondante che nell’eccessiva durata ripiega spesso su se stesso. L'ascesa e la caduta del protagonista sembra essere un gioco nel quale l' uomo comune appare del tutto assente. Troppa estetica e poco contenuto in un film esagerato, esasperato e troppo ambizioso. DATA USCITA: 23 gennaio 2014, REGIA: Martin Scorsese CAST: Leonardo Di Caprio, Jonah Hill, Margot Robbie FOCUS “Mi chiamavano Valerio”, lo sport sul grande schermo torie di sport ma soprattutto di valori di altri tempi che il cinema ha il dovere e il piacere di raccontare ancora al giorno d’oggi. Esce con questo intento il film indipendente “Mi chiamava Valerio”, girato in Valdarno e liberamente ispirato alla vita di Valeriano Falsini detto il pentolaio, gregario e amico di Fausto Coppi. Il film, sostenuto da Toscana Energia, ideato da Patrizio Bonciani è stato scritto da Maria Italia Lanzarini (regia dello stesso Patrizio Bonciani e Igor Biddau) e prodotto da Fresnel Multimedia con la collaborazione di ARA Solis e Gruppo della Pieve (patrocinio del comune di Reggello e dei comuni del Valdarno). Il film narra la storia di Valeriano Falsini ciclista Gregario di Fausto Coppi, che ha dovuto interrompere presto la sua carriera per problemi di salute. Questo però non gli ha impedito di instaurare con Coppi una grande amicizia. Nell’opera si racconta proprio il grande coraggio di questo atleta soprannominato “il pentolaio” arrivato a diventare un ciclista professionista nella squadra di Fausto Coppi, anche se per lui il sogno si interruppe a causa di gravi problemi alla schiena. Ma quest’uomo non si è mai arreso, accettando la soffe- S renza, ma cercando di promuovere i valori del ciclismo tra i giovani valdarnesi. Un grande esempio di vita. Il soggetto è stato scritto da Maria Italia Lanzarini del Gruppo della Pieve, regista ed autrice teatrale ed il film è stato, poi, prodotto dalla Fresnel Multimedia con la collaborazione di Ara Solis e Gruppo della Pieve, mentre le musiche originali sono di Stefano Rossi. “Questo film - ha detto Giani- si inserisce perfettamente nella tradizione di rinnovare il messaggio di attaccamento della terra toscana al ciclismo e lo celebra come fatto culturale oltre che sportivo. Non solo. Grazie a Valeriano Falsini entriamo in contatto con il grande Fausto Coppi, di carattere più introverso rispetto al nostro Bartali, ma che, grazie a questo film, avremo l’occasione di conoscere meglio”. Il cast del film è di tutto rispetto: il ruolo di Valeriano è interpretato da Riccardo Sati, Roberto Caccavo è Fausto Coppi e l’ex ciclista Franco Chioccioli. Un film italiano, fatto da italiani: infatti i circa 200 operatori sono stati tutti ingaggiati sul territorio. "Non c'e' niente di più duraturo e straordinariamente vero di un sogno che resta un sogno". 12 Venerdì 31 gennaio 2014 Sport ULTIMO GIORNO DI CALCIOMERCATO. IL PROFETA ESCE DA FORMELLO IN LACRIME PERCHÉ VICINISSIMO ALL’INTER “Hernanes non si tocca”: i tifosi della Lazio insorgono Come nel ‘95 con Signori. I supporters biancocelesti scendono in piazza, provano a bloccare la cessione del brasiliano e contestano Lotito – Osvaldo tra Juve e nerazzurri. La Roma insiste per Toloi di Federico Colosimo l giorno del tanto atteso gong finale è arrivato. Questa sera, alle 23:00, il calciomercato invernale chiude i battenti. Trattative frenetiche, corse continue per depositare gli ultimi contratti. Telefonini accesi, porte scorrevoli, all’Ata Hotel di Milano sta succedendo davvero di tutto. Hernanes è vicinissimo all’Inter. Il Profeta ieri ha lasciato Formello in lacrime, facendo capire a tutti che il passaggio nelle file dei nerazzurri era ormai cosa fatta. Poche ore più tardi i tifosi della Lazio si sono recati nel quartier generale degli aquilotti per contestare Lotito e bloccare la cessione. La protesta è andata avanti fino a tarda sera. Il tutto mentre a Milano l’agente del brasiliano, Lee, definiva gli ultimi dettagli con i vertici nerazzurri. Il verdeoro vuole restare: “Vi ama”, ha dichiarato la moglie su twitter rivolgendosi ai supporters. Le firme non sono ancora arrivate. E adesso cosa succederà? Sembra di essere tornati indietro di 19 anni. E’ il 1995: Beppe Signori, il “capitano”, è già stato ceduto al Parma. Mancano solo le firme. I tifosi scendono in piazza e difendono la loro bandiera come un totem inattaccabile. E alla fine Cragnotti è costretto a ripensarci. La differenza tra ieri e oggi è che l’ex presidente dei biancocelesti aveva un rapporto speciale con la curva. La stessa cosa non si può dire per Lotito. I Osvaldo e Toloi Hernanes L’Inter intanto si cautela e tiene viva la pista Nani dal Manchester United. Icardi ha rifiutato il Monaco e Belfodil è volato invece in Inghilterra, sponda Qpr. Con il verdeoro alla corte di Mazzarri, nella Capitale, in extremis, arriverebbe Konè dal Bologna. Per il centrocampista greco il direttore sportivo Tare ha messo sul piatto della bilancia 3,5 milioni per la comproprietà. Da non sottovalutare, poi, la pista che porta a Bonaventura dell’Atalanta. Men- tre alla Pinetina ieri è arrivato ufficialmente D’Ambrosio dal Torino, a Roma è atterrato Helder Postiga. L’attaccante portoghese, arrivato dal Valencia, andrà a rimpiazzare Floccari, approdato al Sassuolo. Il Norwich continua a spingere per Ciani ma il francese alla fine dovrebbe rimanere alla corte di Reja. La Juventus ha in canna il colpo che nessuno si aspettava: Osvaldo. I bianconeri vogliono prima piazzare Quagliarella, che continua a rifiutare ogni destinazione e vuole solo la Sampdoria. Dopodiché stringeranno per Osvaldo. L’accordo è già stato raggiunto. Prestito oneroso a 2 milioni di euro con possibilità di riscatto a giugno. Ma attenzione all’Inter, che non molla. Oggi Marotta tornerà alla carica per Guarin, che potrebbe finire al Galatasaray. La Roma spinge per Toloi e tiene viva la pista Paulo Andrè del Corinthians, già allenato da Garcia ai tempi del Le Mans. Ghoulam è un nuovo giocatore del Napoli. Il terzino francese arriva dal Saint Etienne, al club transalpino vanno 5 milioni di euro. Benitez risolve il problema difesa, manca però l’ultimo tassello a centrocampo. Il nome buono è quello di Capoue. Il Tottenham chiede 15 milioni cash. Troppi. Il tempo stringe. Il colpo last minute di Galliani è arrivato. Il Milan ha preso Taarabt dal Fulham. Il trequartista marocchino è un pupillo di Clarence Seedorf. Con Zaccardo vicino al Parma, si riapre la pista che porta ad Armero del Napoli. E’ definitivamente saltata la trattativa tra il Bologna e il Guangzhou per Diamanti. Il capitano dei rossoblù resta in Emilia. Marcello Lippi si consolerà con l’arrivo di Biabiany, su cui c’è il pressing dei rossoneri. Astori vicinissimo al Galatasaray. Il club sardo ed il Chievo hanno concluso lo scambio tra Silvestri ed Agazzi. Intanto i clivensi hanno ceduto Estigarribia all’Atalanta. Adesso è ufficiale. Molinaro torna in Italia e va al Parma. Il Catania oggi chiude per Livaja ed il Genoa tenta l’assalto disperato per il fenomeno Cuenca del Barcellona, che potrebbe scegliere l’Ajax. Kurtic passa dal Sassuolo al Torino e il Verona ha chiesto alla Fiorentina – che ha preso Diakitè dal Sunderland - Koomper. Virtus al lavoro in vista della gara contro Avellino Intanto da domenica comincia il Crazy Shoot, concorso a premi targato Sisal Matchpoint S ettimana decisiva in casa Virtus. Sette giorni in cui ci si avvicina al primo vero appuntamento della stagione, dove sbagliare non sarà più consentito, perché ogni possesso, ogni punto risulterà decisivo nella kermesse milanese della Coppa Italia. Intanto però è necessario non alzare le mani dal volante e concentrarsi sulla sfida di domenica contro una Sidigas Avellino ferita nell’orgoglio e quindi doppiamente in palla. La formazione di Frank Vitucci è reduce da un successo interno contro Pistoia (75-70), maturato nonostante una decisione dura della società di mettere fuori rosa due americani di primissimo livello come Taquan Dean e Jeremy Richarson. Come accade spesso in queste situazioni la squadra ne è uscita rafforzata, il gruppo si è compattato ed ha tirato fuori una prestazione convincente. E proprio lo stesso gruppo – salvo improbabili sorprese dell’ultim’ora - arriverà al Palazzetto per cercare il colpaccio in ottica playoff, che equivarrebbe a riequilibrare una stagione finora con troppi up&down. È per questo che la Virtus non deve commettere l’errore di sottostimare l’impegno. Dopo il KO esterno a Brindisi la truppa di coach Dalmonte ha trascorso una settimana relativamente tranquilla, cercando di metabolizzare al meglio tutti gli errori commessi negli ultimi minuti di gara al PalaElio. All’andata contro al PaladelMauro finì 84-82 per la formazione irpina, al termine di una partita tirata e in equilibrio fino alla fine. Per Goss e compagni, stavolta, non si può fallire. CRAZYSHOOT – Intanto al Palazzetto dello Sport arriva il Crazy Shoot di Sisal Matchpoint. A partire proprio dalla sfida contro la Sidigas Avellino e per tutte le restanti gare casalinghe della regular season, due spettatori estratti a sorte tra il pubblico del Palazzetto potranno scendere sul parquet dei propri beniamini per sfidarsi in una gara di tiro da tre punti e vincere 500 euro in buoni acquisto. Ma nel Crazy Shoot la vittoria è sempre assicurata: anche chi non riuscirà ad andare a segno si porterà a casa una maglia dell’Acea Virtus Roma, autografata dal capitano Phil Goss. Per partecipare al Crazy Shoot sarà sufficiente iscriversi gratuitamente presso gli stand Sisal Matchpoint nel giorno della gara, che saranno posizionati in corrispondenza degli ingressi 8 e 12 del Palazzetto dello Sport.