Anno III - Numero 26 - Venerdì 31 gennaio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Attualità
Esteri
Il Movimento per An:
ricucire, senza strappi
Giorno del Ricordo:
crescono le iniziative
L'India rinvia ancora
il processo ai Marò
a pag. 3
Moriconi a pag. 4
Musumeci a pag. 6
L E G I O R N AT E P A R L A M E N TA R I M O S T R A N O U N P A E S E O R M A I L A C E R AT O D A L D E G R A D O A P A L A Z Z O
di Francesco Storace
randelli di patria.
E’ un’Italia in macerie quella che
guardiamo dalla
televisione. Senza
idee, senza valori, in Parlamento si azzuffano per pezzi
di potere da conquistare,
costi quel che costi. E penso
che da tempo non si vedevano aule del Palazzo ridotte
in queste condizioni di degrado. Tutt’altro che da
esempio per il Paese.
A febbraio un po’ ci dispiacque di non aver conquistato un uno virgola in
più qualcosa per entrare
in Parlamento. Col senno
del poi, non valeva la pena
di rammaricarsene: questa fase dovrà per forza
di cose passare, perché
lo spettacolo non può andare avanti.
Dico di più: spero che la
legge elettorale si faccia al
più presto. Ma vi pare che
la classe politica, di fronte
alla tragedia della disoccupazione e della povertà
sempre più estesa stia facendo i conti con preferenze
e sbarramenti? Certo, questioni importanti per i partiti,
ma quello che conta è la
pagnotta da distribuire nelle
famiglie italiane.
Invece, lo spettacolo è orripilante. Commissioni parlamentari assediate; la presidenza di Montecitorio sbarrata
agli intrusi; il presidente della Repubblica denunciato; deputati che
si menano dopo essersi ingiuriati;
gruppi che tornano alla pratica
B
però che le riforme costituzionali le facciano altri
parlamentari, perché quelli
che ci stanno oggi alla Camera e al Senato, è già tanto
che possano e debbano votare la nuova legge elettorale, dopo la mazzata inferta
dalla Consulta all’ormai vecchio Porcellum.
C’è bisogno di aria nuova,
di un governo finalmente
politico della Nazione, figlio
di un programma che abbia
ricevuto l’approvazione del
popolo italiano. Finora si
sono visti solo sgambetti e
adesso persino sganassoni
in aula.
Ed è un appello che rivolgo
ancora una volta all’area di
destra. Fermiamoci a ragionare, non diamo i numeri
per le percentuali di sbarramento. Se ci si riunisce
sotto il simbolo di Alleanza
Nazionale diamo un segnale
di compattezza straordinario. Se invece ricominciano
le manovre demolitrici penso solo allo scellerato
annuncio di riciclare Italo
Bocchino attraverso la fondazione An - vuol dire che
non si è capito nulla. Personaggi come lui non servono
ne’ a chi vuole rifare il centrodestra ne’ a chi vuole
contrastarlo. Servono solo
a far arrabbiare tanta gente.
Il fatto che ci sia chi non lo
capisce non aiuta e fa fuggire tanta parte d’elettorato
verso Forza Italia.
Le macerie e i demolitori vanno
tolti di mezzo anche a destra. Ci
vogliono i costruttori. Da non confondere con i palazzinari.
BRANDELLI D’ITALIA
Sempre più pressante l'esigenza di ricostruire la destra sotto il simbolo di An
dell’Aventino; tutto insieme, tutto
in 24 ore. Oddio, non voglio fare
la parte della mammoletta scandalizzata, ma confesso che comincio a temere qualcosa di pesante
per il mio Paese.
Tanto più che a scatenare l’inferno
è un movimento politico come i
grillini che ha preso tanti voti - e
probabilmente troppi - che rap-
IL CANTO DEL... MERLO DI REPUBBLICA. STONATO E RICOPIATO
ALLA KNOX 28 ANNI, A SOLLECITO 25
Omicidio Meredith:
nuove pesanti condanne
presenta a insulti e cazzotti. Non
va affatto bene così.
Faccio il tifo perché l’accordo sulla
legge elettorale regga. A differenza
dei due firmatari dell’intesa, spero
Non toccate le persone per bene
di Igor Traboni
arole pesanti come pietre, anzi: di più. Ignobili.
A colpire due Persone
che, tra l’altro, non possono
neanche più difendersi. Parole
che ieri mattina ha speso a
vanvera Francesco Merlo editorialista per niente chic del
quotidiano radical-chic per
eccellenza, la Repubblica, quando – per
commentare la gazzarra inscenata dai
grillini alla Camera – ha scritto di “una
riedizione del vecchio missino Paolone
e di Bontempo (l’errore nel cognome è
di Merlo, ndr) er pecora, di quelli insomma che menavano le mani perché
era l’unico modo che avevano di averla
vinta” (anche la prosa è di Merlo, ndr).
Un accostamento che non è sfuggito a
molti, rilanciato su twitter da Stefano
Cetica, già assessore regionale del Lazio
e segretario Ugl, che al Giornale d’Italia
ha svelato un altro particolare del Merlo-pensiero: il copia e incolla… “Merlo
P
manda Knox e Raffaele
Sollecito sono stati condannati a 28 e 25 anni per
l'omicidio di Meredith Kercher,
uccisa a Perugia il 1 novembre
2007. Amanda e Raffaele erano
stati condannati in primo grado
e assolti in appello, la Cassazione
aveva ordinato un nuovo processo d'Appello a Firenze e ieri
sera, dopo ben 11 ore di camera
di consiglio, la sentenza che riconosce di nuovo la colpevolezza
dei due. Amanda ha atteso la
A
lettura della sentenza a Seattle,
insieme ai suoi avvocati, dove
era tornata dopo l’assoluzione.
Per ora non è prevista alcuna richiesta di estradizione. Raffaele
Sollecito non ha mancato
un'udienza e anche ieri mattina
era in aula. Poi però ha preferito
aspettare la lettura della sentenza
lontano dal tribunale. I giudici
hanno comunque disposto il divieto di espatrio per il giovane
pugliese, con il ritiro immediato
del passaporto.
Benito Paolone e Teodoro Buontempo
sembra essere diventato uno specialista
in risse parlamentari visto che anche il
suo precedente datore di lavoro, Il Corriere della Sera, gli aveva fatto commentare un episodio analogo avvenuto
ormai venti anni fa, durante l'intervento
di Mauro Paissan sul decreto salva RAI.
Sdegnato e sarcastico come sempre, il
nostro, invecchiando, ha perso un po' di
brillantezza ma non la memoria e, infatti,
parlando della deputata Lupo, racconta
che "agitava contemporaneamente braccia e gambe (si può, le grilline possono)"
esattamente come nell'articolo del 22
ottobre 1994, diceva di un altro deputato,
Benito Paolone descritto come
"quel signore con l'abito chiaro
che agitava contemporaneamente braccia e gambe (si
può, lui può). Stessa descrizione e stessa punteggiatura,
parentesi comprese”, precisa
Cetica. Aggiungendo poi un
commento, interprete del pensiero di molti: “Va invece ricordato che Teodoro e Benito
sono stati due grandi protagonisti di
memorabili battaglie parlamentari ed
elettorali che hanno vinto con la forza
delle idee e non certo con la violenza.
Due politici stimati anche dagli avversari,
che hanno dedicato tutta la vita alla
nostra Comunità, dotati di una oratoria
passionale e appassionante dimostrata
e utilizzata in tante occasioni comprese
quelle in cui bisognava ricorrere all'ostruzionismo: senza violenza ma parlando, come accadde a Teodoro in consiglio comunale a Roma nel 1994, anche
28 ore di seguito pur di difendere, democraticamente, le proprie ragioni”.
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Venerdì 31 gennaio 2014
Attualità
ANCHE IERI I GRILLINI PROTAGONISTI DI EPISODI MOVIMENTATI. E SCATTANO LE QUERELE
Insulti e risse: ‘solita’ giornata politica
Bassezza senza precedenti tra accuse di sesso orale e minacce ai familiari
di Igor Traboni
stata una giornata
a dir poco movimentata anche
quella di ieri nei
palazzi della politica romana, con i grillini
ancora una volta protagonisti,
non solo per il fatto che hanno praticamente bloccato i
lavori in Aula e nelle Commissioni (quella Giustizia è
stata addirittura occupata).
Dopo aver formalmente depositato in entrambi i rami
del Parlamento la denuncia
per la messa in stato d'accusa del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, i discepoli del Grillo
(a proposito: il comico parla
di ‘nuova resistenza’ e oggi
piomberà a Roma per…
complimentarsi con i suoi)
ieri sono stati al centro di
altri episodi, solo per poco
non sfociati nelle violenze
di martedì scorso.
Alcuni deputati grillini, guidati da Alessandro Di Battista, hanno 'fatto muro' fisicamente e poi, a forza di
urla e spintoni vari, hanno
impedito al capogruppo Pd
È
Roberto Speranza di parlare
di fronte alle telecamere nella saletta di Montecitorio.
Tra Speranza e i deputati
grillini sono volate parole
grosse e ne è sfociata una
discussione piuttosto animata, con un accenno di rissa
sedato da altri presenti.
Intanto, le porte di accesso
agli uffici della presidente
della Camera Laura Boldrini
a Montecitorio sono state
sbarrate, per evitare occupazioni da parte degli stessi
grillini. Le porte a vetri blindati sono ora chiuse a chiave
e devono essere aperte dall'interno dai commessi dell'anticamera. Uno stato di
tensione salito ulteriormente
dopo che il Movimento 5
stelle ha fatto conoscere l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale per sollevare conflitto
di attribuzione nei confronti
della presidente Boldrini e
dei presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali
e Giustizia. Il tutto per ottenere l'annullamento delle ultime votazioni su dl Bankitalia, legge elettorale e dl
carceri.
Ma sicuramente avrà degli
ASPETTANDO GLI ARABI
Alitalia conferma:
via 1900 persone
a compagnia di bandiera –
che potrebbe essere rilevata
dall’Etihad - ha dato il via
libera alla procedura per gli esuberi
strutturali.
Nel piano industriale del vettore
sono infatti previsti 1900 tagli al
personale. A darne notizia sono
state le organizzazioni sindacali che
congiuntamente hanno voluto sottolineare il fatto che l’azienda abbia
deciso di anticipare i tempi, avviando
l’iter formale due giorni prima dell’incontro – svoltosi ieri al Ministero
dei Trasporti - tra le parti, col ministro Maurizio Lupi e i sindacati.
Come sono andate davvero le cose?
Una settimana fa, Alitalia aveva comunicato ai sindacati l’intenzione
di ricorrere a 1.900 esuberi, che –
sempre secondo l’azienda – verranno ‘tutelati’ attraverso strumenti
di solidarietà e senza licenziamenti.
Nel mirino dei manager del vettore
sono finiti così 280 piloti, 350 assistenti di volo, 480 assistenti di
L
strascichi giudiziari la rissa
scatenata l’altro ieri sera alla
Camera dal Movimento 5
Stelle. Sono infatti sette le
querele nei confronti del deputato grillino Massimo De
Rosa, che in commissione
Giustizia si era rivolto alle
parlamentari Democratiche
con un: "Siete arrivate qui
solo perchè sapete fare bene
i p......". A presentare querela
sono state Campana, Moretti,
Giuliani, Marzano, Tartaglione, Chiara Gribaudo e Giuditta Pini.
E una querela ha raggiunto
anche la grillina Giulia Sarti,
la quale dopo la rissa nell'aula di Montecitorio avreb-
be attribuito al questore della
Camera Stefano Dambruoso
la seguente frase: "Nella mia
vita ho picchiato tante donne,
una in più..." riferendosi al
ceffone mollato alla 5 Stelle
Loredana Lupo. Dambruoso
ha smentito sia il ceffone
che la frase attribuitagli dalla
Sarti, in seguito alla quale,
spiega l'ex pm, "ho ricevuto
decine di minacce a me e
alla mia famiglia". Il deputato
di Scelta civica si è poi scusato con la Lupo, spiegando
di averla "inavvertitamente
colpita nel tentativo di impedire l'assalto ai banchi
della presidenza della Camera".
terra, 600 amministrativi e 190
nella manutenzione. Prima si taglia
e poi si discute, insomma.
“Lupi - spiegano le sigle sindacali
- ha voluto convocare il tavolo per
fare il punto sull’Alitalia, ora la trattativa per un accordo sul nuovo
piano industriale riprenderà con
l’azienda”. Tre le questioni sul piatto:
“I finanziamenti delle banche, la
trattativa con Etihad e le questioni
legate al lavoro”, osservano i sindacalisti secondo i quali “non si è
entrati nel merito dei problemi”. E
attaccano: “Non si può chiudere
questa vicenda avendo degli esuberi,
ci aspettiamo nelle prossime ore
una proposta diversa”.
Intanto la trattativa va verso la
fase conclusiva con gli arabi dell’Etihad. E’ stato lo stesso Gabriele
Del Torchio, ad di Alitalia, a confermare che “presto” ci sarà un
incontro tra le due compagnie per
discutere dell’ormai certa alleanza
industriale.
CROLLA ANCORA IL POTERE D’ACQUISTO, MENTRE 7 CITTADINI S U 1 0 NON ARRIVANO A F INE ME S E
La crisi incombe, italiani alla fame
I cittadini puntano il dito contro la classe dirigente, le manovre speculative
della grande finanza internazionale, i vincoli imposti dall’Europa
di Giuseppe Sarra
talia allo sbaraglio. Cala ancora il
potere d’acquisto delle famiglie. Nei
dodici mesi che ci siamo appena
messi alle spalle, il 70% dei cittadini ha
infatti constatato una perdita evidente
della propria ricchezza. Il 30,8 % degli
intervistati invece non riesce ad arrivare
I
a fine mese.
Nella fattispecie, le regioni più in difficoltà
sono quelle del Mezzogiorno dove si
manifesta la più alta concentrazione di
chi non arriva a fine mese (41,9% per il
Sud) o di essere costretti per questo
scopo ad utilizzare i propri risparmi (il
64% per il Sud e il 58,9% per le Isole).
E’ quanto si legge nel rapporto “Italia
2014” stilato dal centro studi Eurispes.
Anche nel 2014, sulla stessa lunghezza
d’onda dell’anno precedente, sale il pessimismo tra la gente. L’88,1 degli italiani
ritiene che la condizione economica del
Paese nell’ultimo anno sia “totalmente
o parzialmente peggiorata”. Un malumore
che è aumentato di 8,1 punti percentuali
sul 2012.
rema il pavimento a viale
Mazzini. Con il nuovo pd di
Matteo Renzi, anche alcuni
volti noti della Rai tanto cari alla
sinistra potrebbero essere spediti
a casa e sostituiti da nomi vicini al
sindaco di Firenze. Secondo quanto
rivela La Notizia, ad esempio, si fa
sempre più insistente la notizia di
un ritorno in Rai di Enrico Mentana,
giornalista della vecchia guardia e
attualmente nome di punta de La7.
Le voci di un possibile valzer di
poltrone, intanto, hanno messo in
allarme non pochi. Nel tentativo
di sedare le preoccupazioni, il direttore generale Luigi Gubitosi
avrebbe blindato Mario Orfeo e
Bianca Berlinguer, rispettivamente
direttori del Tg1 e del Tg3.
Tuttavia, ironia della sorte, lo stesso
Gubitosi sarebbe tra quelli in lizza
per lasciare la poltrona della Rai
T
ed essere spedito nei consigli di
amministrazione di qualche azienda
pubblica. Qualora la storia dovesse
andare in questo modo, automaticamente cadrebbe lo scudo della
Berlinguer e di Orfeo. A tal proposito, i due direttori avrebbero intensificato i contatti con segretario
Pd, magari nella speranza di poter
entrare nelle sue grazie e salvare,
così, il posto. Renzi, dal canto
suo, sembra essere determinato
a mettere le mani nell’informazione
pubblica. In qual caso, numerosi
rumors danno per certo un ingresso
trionfale di Mentana sponsorizzato
direttamente dal rottamatore. Con
Mentana, potrebbe sbarcare a viale
Mazzini anche un altro nome caro
a Renzi, la giornalista Gaia Tortora.
Verosimilmente, l’attuale direttore
del tg di La7 prenderebbe il posto
di Orfeo, a capo dell’informazione
nella rete ammiraglia. Saltando
Orfeo, salterebbe quasi certamente
anche la Berlinguer. Al momento
però, sono solo ipotesi.
L’unica certezza è che, al momento,
resta congelata la nomina di Marcello Sorgi alla guida di Giornale
radio Rai. Pur non piacendo a
molti, l’attuale direttore Antonio
Preziosi resta infatti al suo posto,
forte della tutela di Gubitosi. Considerando però che Sorgi dovrà
presto dire addio a La Stampa, un
suo arrivo in Rai resta comunque
molto quotato. Tutto in divenire,
dunque. Oltre a tenere stretto per
gli attributi il governo dei suoi
(falsi) amici, in pieno spirito di
onnipotenza Matteo Renzi vuole
conquistarsi il conquistabile. A cominciare dall’informazione. Pubblica, naturalmente.
Giuseppe Giuffrida
al centro dell’interesse e dell’azione politica e amministrativa la grande questione
dei ceti medi, ossatura stessa del nostro
Paese, che stanno pagando il prezzo
più alto della crisi”.
A chi addossare le responsabilità? Gli
italiani non hanno dubbi: il 66,8% dei
cittadini imputa le maggiori responsabilità della crisi economica alla classe
dirigente, ma c’è anche chi attribuisce
l’origine della crisi a manovre speculative della grande finanza internazionale. Non solo. Gran parte degli italiani
puntano il dito contro i vincoli imposti
dall’Europa, l’egoismo delle singole
nazioni e lo strapotere economico della
Germania.
DAL VIMINALE
IL SEGRETARIO PD SOGNA IL CLAMOROSO AVVENTO DI ENRICO MENTANA ALLA GUIDA DEL TG1
Renzi mette le mani sulla Rai
Ma c’è dell’altro: mentre tutti gli indicatori
economici evidenziano un aumento della
disoccupazione, un fenomeno sempre
più frequente tra i giovani, dando uno
sguardo alle condizioni di chi invece lavora il quadro che emerge è tutt’altro
che incoraggiante. Entriamo nel dettaglio:
il 74,3% degli occupati italiani è stressato,
il 75,6% non si sente sicuro del proprio
posto e il 63,4% non può fare progetti
per il futuro. Il 36,3%, invece, si trasferirebbe all’estero per cercare opportunità
lavorative.
Come invertire la rotta? “All’interno di
un quadro così contradditorio e complesso – osserva il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara - occorre riportare
Ai clandestini paghiamo
pure le telefonate
ovità per i clandestini sul nostro
territorio: oltre al vitto e all’alloggio, anche attività di mediazione
linguistica, la fornitura di biancheria
e abbigliamento consono alla stagione, prodotti per l’igiene, una
tessera o ricarica telefonica di 15
euro. E’ quanto stabilito dal Ministero dell’Interno in una circolare
stilata dalla Direzione centrale dei
servizi civili per l’immigrazione diffusa nei giorni scorsi, come riportato da Italia Oggi.
Questi i provvedimenti del governo
Pd-Ncd-Sc in relazione alla nuova
ondata di migranti che ha visto
protagoniste le coste siciliane nei
primi giorni del nuovo anno. Un
fenomeno, quello dell’immigrazione, sempre più frequente. Nel
2012, a diventare italiani sono stati
soprattutto – secondo un’inchiesta
N
condotta dalla Caritas-Migrantes
– i cittadini marocchini (21,5%),
seguiti dalla comunità albanese
(16,3%) e dagli egiziani (4,7%).
Dal punto di vista della distribuzione
sulla penisola, le acquisizioni di
cittadinanza riguardano il NordEst e il Nord-Ovest. Tra le tante
città, spiccano Milano, Roma, Torino, Brescia e Treviso.
Con questo spirito, il Viminale fa
sapere che si ritiene improcrastinabile la necessità di reperire ulteriori strutture di accoglienza sul
territorio, invitando le prefetture a
raccordarsi con gli enti locali, in
particolare le amministrazioni comunali, per individuare strutture
con una capienza media di 25/50
persone e comunque che non superi le cento unità.
Marco Compagnoni
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
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Venerdì 31 gennaio 2014
Primo piano
IL PORTAVOCE DEL MOVIMENTO PER AN TORNA SULL’INTEMERATA TELEVISIVA DI IGNAZIO LA RUSSA
Ridare la destra agli italiani
“Noi lavoriamo per ricucire uno strappo. Non si tenti di svilire progetti che hanno una forte base ideologica”
di Adriana Poli Bortone*
ei giorni scorsi,
quale portavoce
del Movimento
per Alleanza Nazionale, insieme
con gli altri sette soci fondatori, ho inviato alla Meloni,
leader unico di Fratelli D’Italia
– Centrodestra nazionale,
una nota con cui ribadivamo
la volontà di lasciare aperto
un percorso politico serio di
ricomposizione di un’area
di Destra (non di centro –
destra) sotto il simbolo integrale di Alleanza Nazionale
ed allo scopo lasciavamo
che Fdl centrodestra nazionale procedesse senza nostre interferenze, nel disegnato iter del suo congresso.
Segnali responsabili di pace,
dunque, che avrebbero richiesto analoga responsabilità da parte di FdI-Cn ed
in particolare da esponenti
anziani di quel soggetto politico, ma la perfomance di La Russa ,
beffarda, mistificatoria ed offensiva,
a Porta a Porta del 28 u.s. mi induce
a chiarire alcuni passaggi a tutela
della dignità personale degli otto soci
fondatori del Movimento nonché a
chiarimento del progetto al quale da
circa un anno stiamo lavorando con
impegno costante, con pazienza certosina, con l’umiltà di riconoscere errori e, a partire da me, con l’orgoglio
di non aver mai voluto aderire al
partito unico Pdl, credendo, allora
come adesso, in una alleanza fra forze
politiche distinte, all’interno di un’area
composta da centro e destra.
ed il nostro Movimento dai sondaggisti è stato testato su cifre che hanno,
evidentemente, impensierito a tal
punto FdI centrodetra nazionale, che
quell’ipotesi progettuale di ricomposizione di un’ area di Destra (non
di centrodestra) bollata per mesi da
Rampelli, La Russa, Meloni come
“minestra riscaldata” è divenuta all’improvviso minestra “potabile” e
assai gradita, al punto da indurre
FdI-Cn a forzare per nuove maggioranze all’interno della fondazione
An e prefigurare commistioni tra fondazione e partiti che assolutamente
non condividiamo.
NOI E LA RUSSA SU PIANETI
DIVERSI
Un progetto, dunque, che parte da
ideali e da quel pizzico di utopia
che è il sale della politica pura. E
già da queste premesse si può comprendere come noi e La Russa siamo
su due pianeti diversi. Perché allora,
si chiederà qualcuno, insistete per
un progetto unitario? . Perché valutiamo l’ex ministro della Difesa nel
ruolo marginale che gli è stato riservato all’interno di FdI-Centrodestra
nazionale, probabilmente anche a
ragione di un’età e di un troppo
lungo cursus politico che non giova
all’immagine giovanilistica di cui, al
pari di altri partiti, vuol dotarsi, FdI
Centrodestra nazionale e crediamo
nella buona fede e nella lungimiranza
politica di chi, come la Meloni, ha
lanciato messaggi seri e interessanti.
Nella trasmissione televisiva in questione La Russa ha platealmente fatto
passare per vere delle asserzioni
totalmente false.
Prima fra tutte che solo Storace (dunque La Destra) “ per un certo periodo” si sarebbe denominato “Nuova
Alleanza nazionale”. Bene. In data 8
novembre 2013 con Storace, Menia,
Nania, Romagnoli, Tofani, Buonfiglio,
Buonasorte presso il notaio Lorenzo
Cavalaglio abbiamo dato vita all’associazione “Movimento per Alleanza
Nazionale”.
Il 9 novembre al Parco dei Principi
abbiamo tenuto una convention con
larghissima partecipazione di giovani
e anziani provenienti da tutta Italia
PONIAMOCI ALLORA
ALCUNI PUNTI DI DOMANDA
1) Se FdI-Centrodestra nazionale
sentiva di poter essere il “contenitore”,sia pure parziale, di An, perché
non l’ha fatto fin dall’inizio della sua
presenza partitica? Se ha inteso denominarsi Centrodestra nazionale,
ha voluto darsi una chiara collocazione politica legittimamente, ma assolutamente diversa, da quella di
Destra;
2) Se la prospettiva An (in parallelo
al risorgere di Forza Italia) era più
volte bollata come “minestra riscaldata”: quali sono stati “ i motivi ideali”
di una radicale inversione di marcia?
C’è un nesso con la pressante richiesta di ampliare il cda della Fondazione con la presenza della leader
unica di FdI-Centrodestra nazionale?
C’è stato un preventivo confronto interno a questo partito con gli altri
autorevoli soggetti fondatori di FdICentrodestra nazionale che giustamente si possono ritrovare in un centrodestra nazionale (penso a figure
come Magdi Allam, Ciocchetti, Crosetto) ma che non mi risulta siano
mai stati di Destra? Normalmente,
quando un partito vuole invertire una
rotta, prima celebra un congresso,
poi assume le posizioni conseguenti.
E se il congresso di FdI-Cn decidesse
di non voler abbandonare la dizione
centrodestra, che cosa accadrebbe?
Non sarebbe utilizzato il simbolo di
An? E se, in ipotesi, decidesse di utilizzare il simbolo solo parzialmente,
relegandolo nella parte inferiore, quel
N
simbolo chi rappresenterebbe? Voglio
essere più chiara: chi sono coloro
che oggi “ intendono”rappresentare”,
An e quindi in essa, nei suoi valori,
nella sua storia si riconoscono? Non
certo gli iscritti a FdI centrodestra
nazionale, che la loro scelta partitica
già hanno fatto. Non certo gli appartenenti alla “officina” che rappresentano associazioni con scopi diversi
da An. L’unico soggetto legalmente
costituito è il Movimento per An! Con
tutte le conseguenze del caso! . Ma
si dice “La Fondazione è proprietaria
del simbolo” e lo ha attribuito a FdICentrodestra nazionale a seguito del
recepimento della mozione presentata nell’assemblea della Fondazione
An. Chiariamo anche questo, perché
è un passaggio importante e dirimente (dopo aver steso un velo pietoso sulla pseudo assemblea della
Fondazione An, sulla quale è giusto
che la procura di Roma continui ad
indagare circa la correttezza dell’impiego dei 26 o più milioni di euro di
cui ha parlato la stampa, ma, probabilmente, anche sulla conduzione
complessiva della Fondazione stessa)
nella mozione FdI-Cn non dice assolutamente di riconoscersi in An
(d’altra parte basta leggere lo statuto
di FdI-Cn per averne la certezza),
ma chiede alla Fondazione “l’uso
parziale o totale del simbolo solo
per il 2014”, cioè per presentarsi
eventualmente alle europee anche
con quel simbolo. E qui è la discriminante netta fra il Movimento per
An e FdI. Questi ultimi chiedono un
simbolo in comodato d’uso temporaneo, con ciò stesso non intendono
fare di quel simbolo altro che un uso
strumentale perché, alla luce dei recenti sondaggi, più attrattivo di quanto
non possa essere FdI-Cn. Il Movimento per An intende riconoscersi
pienamente in quel simbolo senza
riserve e senza limiti temporali, col
dolore ancora vivo di una appartenenza sottratta e con l’orgoglio di
sentirsi, nonostante le tristi vicende,
ancora e sempre parte di una storia
che inizia alla fine degli anni ’40 del
Novecento e prosegue ininterrottamente fino al 2009, anno infausto
dello scioglimento di An votato e vo-
luto non solo da Fini, ma da Alemanno,
La Russa, Meloni, Gasparri, Matteoli
e quei partecipanti ad un Congresso
Nazionale al quale non partecipai
non condividendo la morte annunciata
del mio Partito. A quel “funerale”
mancarono anche Storace (che avendo compreso già da prima il percorso,
aveva fondato La Destra), né Romagnoli, rimasto fedele alla Fiamma. È
l’unica voce di dissenso fu quella di
Menia che intervenne con un discorso
lucido quanto accorato contro la dissoluzione di An nel Pdl.
Se volessimo traslare il linguaggio
del mondo del lavoro, potremmo dire
che An per FdI-Centrodestra nazionale
è assimilabile a un co co pro (contratto
temporaneo a progetto). Per noi del
Movimento An è un contratto, invece,
a tempo indeterminato.
Se dunque è vero, come è vero, che
del simbolo se ne vuol fare solo un
eventuale quanto parziale uso temporaneo (solo per il 2014) su quali
basi di verità si può tentare di sostenere da parte di FdI-Cn che FdI-Cn
rappresenta l’evoluzione di An?. Semmai dovrebbe accadere il contrario.
Che una ipotetica assemblea degli
iscritti di An si autoconvocasse per
decidere se e quale possa essere la
sua evoluzione! Allora, allo stato, le
strade sono due: o ci si riconosce in
forma esclusiva nell’integrale simbolo
di An, riprendendo un percorso violentemente interrotto, (ed è ciò per
cui è nato il Movimento per An) o si
usa strumentalmente iI simbolo di
AN, in parte e mortificato nell’angolino
di altro simbolo prevalente, come
vuol fare FdI-Cn. Una cosa è certa.
Che, poiché l’uso temporaneo dichiarato del simbolo di An non prefigura un percorso politico duraturo,
né FdI-Cn né alcun altro può impedire
al Movimento per An di proseguire
nel suo progetto politico di far rinascere An, col suo simbolo integrale,
riconoscendosi nelle tesi fondative
di quel partito, dichiarandosi di Destra
e non di centrodestra.
BASTA CON LE MISTIFICAZIONI
La smetta, quindi, La Russa, nelle poche apparizioni che la Meloni gli
concede in televisione, di mistificare,
banalizzare e tentare di svilire progetti che hanno una
forte base ideologica e i
cui sostenitori (il movimento
per An) nulla hanno a che
fare con le vicende penali
della Fondazione e le eventuali opacità di comportamenti.
Anche qui ci siamo convinti
che l’ingente patrimonio
oggi gestito (la Magistratura
si è assunta l’onere di vedere come) dalla fondazione sia proprietà di tutti coloro che nel 2009 erano
iscritti ad An ma anche di
quanti erano stati iscritti al
Msi e Msi-Dn poi. Come
siamo altresì convinti che,
al di là di pareri di parte, la
Fondazione non sia proprietaria del simbolo e comunque, invece di rappresentare il soggetto della riconciliazione fra quanti vorrebbero poter tramandare
e interpretare i valori della
Destra, è divenuta palesemente parte di conflitto e sede di
spartizione di posti in cda proseguendo la tragica tradizione correntizia degli ultimi anni della presidenza Fini che ha portato al dissolvimento di An.
La Fondazione, che si presenta oggi
più come luogo di compensazione
di interessi che soggetto per la tutela
di un patrimonio materiale ma soprattutto ideale) si è mostrata assolutamente inadeguata a svolgere i
suoi compiti istitutivi e persino a rispettare le norme del suo statuto.
Ne è prova provata il voto di soli
290(?) su circa 1.000 iscritti su una
mozione irricevibile in quanto estranea alla “relazione” (sic!) del presidente.
Un’ultima considerazione . In un
simbolo (ce lo insegna la vicenda
di Rifondazione comunista, fra l’altro) si riconoscono tutti coloro che
in quel simbolo ritrovano una storia,
o una prospettiva, comunque dei
motivi ideali. Nel simbolo di An,
nel quale molti di noi vollero tenacemente fosse riportato nella sua
integrità il simbolo del Msi, c’è una
storia complessa ed esaltante pregna di ideali e di passione, costellata
da morti di tanti giovani militanti,
di emarginazione nei luoghi di lavoro. Una ricchezza che non può
essere relegata in un angolino e
addirittura temporaneamente. E
siccome non dobbiamo partecipare
alle primarie, né, dopo oltre 40
anni di politica, dobbiamo dimostrare ancora se e quanto valiamo,
noi del Movimento abbiamo un
solo scopo: lavorare per recuperare
uno strappo, riempire di passione
politica anni di “galleggiamento”,
ridare agli italiani, nel momento in
cui gran parte dell’Europa va a destra, una destra chiara, moderna,
fiera e orgogliosa della sua storia.
E ci auguriamo ancora, nonostante
tutto, che possa trovare un leader uomo o donna che sia - dalla mente
aperta e dalle solide basi culturali,
che tutto ciò voglia e sappia interpretare.
* Portavoce del Movimento
per Alleanza nazionale
4
Venerdì 31 gennaio 2014
Attualità
L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA IMPEGNATA IN TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE NELLE MANIFESTAZIONI DEL 10 FEBBRAIO
Giorno del Ricordo, tante le manifestazioni a Gorizia
Teatro, visite guidate, soggiorni, commemorazioni: perché il dolore degli esuli e dei martiri delle foibe non sia dimenticato
di Emma Moriconi
nche Gorizia commemora il Giorno
del Ricordo. L’opera
sul territorio dell’Associazione nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia e
della neo-presidente Maria
Grazia Ziberna è intensa e il
programma per le manifestazioni della ricorrenza del 10
febbraio è molto fitto.
Domenica 9 febbraio al Teatro
Impiria alle 18 va in scena
“Giulia”, la storia di una bimba
che si trova in vacanza con i
genitori in Croazia e che scoprirà presto che non si tratta di
una vacanza qualunque. La madre, trent'anni prima, aveva fatto lo
stesso viaggio, nell'allora Jugoslavia,
un viaggio nella terra delle loro origini,
per non dimenticare. Attraverso la piccola Giulia rivivono così le vicende
della bisnonna, Giulia anche lei, fuggita
con la famiglia esuli in Italia. Lo spettacolo, suggestivo e toccante, è stato
scritto dalla giornalista Michela Pezzani
ed è diretto da Andrea Castelletti.
Messo in scena dalla Compagnia
Terzo Teatro con la collaborazione
dell'Anvgd.
Nel giorno della ricorrenza, il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, presso la
Sala della Torre della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, l'Anvgd,
insieme al Comune di Gorizia ed in
collaborazione con la Prefettura, deporrà un omaggio floreale ai Martiri
delle Foibe ai piedi della statua bronzea
di Cesare Ottaviano Augusto, in Largo
Martiri delle Foibe. Interverranno il
sindaco Ettore Romoli, la presidente
dell'Anvgd Maria Grazia Ziberna, il
A
Presidente Nazionale della storica associazione, il Prefetto Zappalorto che
conferirà i riconoscimenti ai discendenti delle Vittime delle foibe. Seguirà
una testimonianza di Lino Vivoda,
esule da Pola e residente in Liguria,
storico e giornalista. Infine verrà proiettato il filmato, prodotto dall'Anvgd
ed usato anche dal Miur contenente
spezzoni significativi di filmati prodotti
dall'Istituto Luce. La manifestazione
sarà preceduta da altri momenti commemorativi promossi in collaborazione
con l'Anvgd: alle 8,45 a Gradisca
d'Isonzo, alle 9,45 a Cormons, alle
10,30 all'Ara Pacis di Medea ed alle
ore 12,00 in Piazzetta Vittime delle
Foibe a Grado, promossi dalle rispettive amministrazioni comunali, fatta
eccezione per il caso di Cormons.
Venerdì 21 febbraio presso la Sala
della Torre della Fondazione Cassa
Risparmio Gorizia lo storico Gianni
Oliva e il giornalista Rai Andrea Romoli
presentano “L'Ultimo Testimone”, storia
dell'agente segreto Conci e di una
generazione perduta di istriani, di Andrea Romoli, Gaspari Editore. Oliva è
molto noto come scrittore e storico,
autore di molti testi sulla storia del
confine orientale, e sarà lui a presentare
questo volume, scritto a quattro mani
da Sergio Cionci e dal giornalista Rai
Andrea Romoli. Si tratta di una straordinaria testimonianza della battaglia
di spie che segnò l'inizio della guerra
fredda sul confine orientale italiano.
Lunedì 24 febbraio, presso la sala
dell'Anvgd, in Passaggio Alvarez 8 a
Gorizia, alle 17,30 verrà presentato il
libro “Istria d'amore” di Ulderico Bernardi, presentato dal professor Fulvio
Salimbeni ed introdotto dalla presidente, professoressa Maria Grazia Ziberna. “Tutta l'opera - si legge sulla
brochure informativa - è attraversata
da un'elegia umanissima, dal sentimento del viaggio come metafora,
dal paesaggio percepito come forza
e geografia dell'anima; da un'Istria,
terra veneziana e slava, mischiata di
tante culture, piccolo specchio dell'universo”.
Il 13 marzo presso il Teatro Verdi di
Gorizia, alle 20.45, andrà in scena lo
spettacolo “Magazzino 18” di Simone
Cristicchi, di cui abbiamo ampiamente
parlato sul Giornale d’Italia e che è
un'opera grandiosa che omaggia la
memoria di un dolore immenso, quello
degli italiani che hanno lasciato tutto,
terre, case, mobili, effetti personali, e
tanto cuore nei luoghi di origine, partiti
verso lidi sconosciuti e verso l'incertezza del futuro.
Il 21 marzo alle 17,30 presso il Grand
Hotel Entourage di Gorizia si terrà
poi la tavola rotonda dal tema “I beni
abbandonati dagli esuli”. “A meno di
un anno dall'ingresso della Croazia
nell'Unione europea - si legge sull'opuscolo informativo delle manifestazioni - la situazione relativa ai cosiddetti ‘beni abbandonati’ conosce,
ancora oggi, una situazione di impasse
IL DIRETTORE DI EQUITALIA PROMETTE CONTROLLI SCRUPOLOSI, MA ELKANN SMENTISCE LE IPOTESI DI FUGA
di difficile giustificazione e
comprensione soprattutto per
coloro che hanno vissuto e vivono la tragedia dell'esodo e
le conseguenze drammatiche,
anche da un punto di vista patrimoniale, di questa triste pagina di storia nazionale. La tavola rotonda - continua l'opuscolo - che, sotto la direzione
scientifica del professore emerito Giuseppe de Vergottini,
coadiuvato dall'avvocato Davide Lo Presti, in questa sede
si propone ambisce ad affrontare - grazie agli interventi e
contributi di studiosi italiani e
stranieri - con gli occhiali della
modernità e del diritto non
solo interno, ma soprattutto
comunitario, tali tematiche per cercare
di comprendere motivi e prospettive
che nei mesi, negli anni a venire coinvolgeranno le vite di molti esuli e loro
discendenti. Pochi sanno infatti che
l'Italia ha pagato i debiti di guerra
con i cosiddetti 'beni abbandonati'
dei 350mila esuli dall'Istria, Fiume e
Dalmazia”. Interessante il fatto che la
tavola rotonda sarà trasmessa in streaming, in diretta televisiva, visibile in
tutto il mondo a mezzo internet e youtube. Sarà inoltre scaricabile successivamente all'evento dal sito
www.anvgd.it/beniabbandonati
Sabato 17 e domenica 18 maggio è
in programma una visita guidata ad
Albona, Arsia, Fianona, Pedena e San
Pietro in Selve.
Interessante anche la proposta di
soggiorno a Pola da sabato 14 a sabato 21 giugno: una proposta che ha
registrato molto successo negli anni
scorsi e che quest'anno viene ripresentata.
A BREVE EMANATA LA DIRETTIVA
per gli altri italiani
Befera avverte la nuova Fiat: Eecco
il redditometro
“Le tasse vanno pagate”
S
All’Italia non resta che recriminare. All’estero meno vincoli, se non si cambia registro scapperanno tutti
nche se con un po’ di ritardo, il direttore
dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera (nella
foto) ha annunciato scrupolose verifiche riguardo il trasferimento fiscale di Fiat a Londra:
“Non posso impedirgli - ha dichiarato - di fare
delle scelte economiche convenienti per loro. Ma
controlleremo il pieno rispetto delle leggi fiscali
italiane. Non sono una persona che può giudicare
a prescindere, applico le norme. Esiste la libera
circolazione dei capitali, dei beni e dei servizi.
Tutte le società del gruppo che resteranno nel
nostro paese pagheranno le tasse”.
John Elkann allarga le braccia di fronte alle profezie
che lo volevano in fuga, insieme al Lingotto, dall’Italia: “Io resto qui - le prime parole del presidente
di Fiat -, il futuro delle nostre auto ora è molto più
solido e ha prospettive che qualche anno fa non
avremmo neanche potuto immaginare. Una squadra
che sembrava destinata a lottare per la salvezza è
risalita nella parte altra della classifica. L’obiettivo
che abbiamo è di tornare ad avere tutte le persone
al lavoro nelle nostre fabbriche. Torino sarà il
centro di un mercato immenso che copre Europa,
Medio Oriente e Africa, ma non solo: è qui il
cuore del progetto su cui abbiamo scommesso
una parte importante del nostro futuro. Le tasse
continueremo a pagarle in tutti gli stati in cui facciamo utili”.
Elkann è il dominus della Fiat da 4 anni, ma siede
A
nel Consiglio da ben 17. Ha assistito al declino di
quella che era la più grande azienda italiana e ora
ammette gli errori commessi nel passato: “Abbiamo
rischiato di fallire, sbagliando a non aprirci abbastanza al mondo e a voler fare troppi mestieri; dai
treni agli aerei, dalle assicurazioni alla grande distribuzione. Ma adesso è cambiato tutto. Basti pensare a quello che abbiamo fatto con Maserati, che
ha addirittura raddoppiato le vendite”.
Nonostante le smentite di circostanza, il gruppo
torinese, pur avendo ancora
una “stabile organizzazione” in Italia, ha annunciato
ufficialmente la nascita della
nuova società Fca (Fiat
Chrysler Automobiles) con
sede legale in Olanda (dove
il voto degli azionisti stabili
vale doppio), il domicilio
fiscale a Londra (per pagare
meno tasse) e la quotazione
a Wall Street (per utilizzare
le opportunità offerte dal
principale listino al mondo).
E così ci siamo giocati anche la Fiat. Se non si tagliano le tasse, le industrie
sono destinate a morire.
Quelle che invece vogliono
rimanere in vita, a fuggire. Non si può criticare,
mettere alla gogna una società solo perché ha
deciso di trasferirsi in paesi dove le condizioni di
mercato sono nettamente favorevoli. Forse è arrivato
il momento di cambiare registro, per evitare di far
scappare tutti dall’Italia. Perché tentare di fare impresa in quello che una volta era definito “il Belpaese”, è diventata cosa pressoché impossibile.
Roba da eroi.
Federico Colosimo
arebbe ai nastri di partenza il
tanto acclamato redditometro.
Stando alle dichiarazioni del
direttore dell’Agenzia delle Entrate,
Attilio Befera, rilasciate a “Telefisco”,
a breve verrà emanata la direttiva
che darà il via al suo sistema di
controllo che consentirà al Fisco di
determinare il reddito complessivo
del contribuente basandosi sulla
capacità di spesa del medesimo.
L’intenzione sarebbe quella di iniziare con un numero di controlli limitati, partendo dai casi più eclatanti.
“Abbiamo fatto importanti corsi di
formazione ai nostri uomini per il
contraddittorio con il contribuente
–ha spiegato Befera- che deve essere
ispirato al massimo al rapporto di
reciproca fiducia”. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha anche
parlato del rientro dei capitali dall’estero, sostenendo che vi siano
“segnali abbastanza interessanti di
voglia di rientrare”. Secondo Befera,
“il tema dell’evasione internazionale
è in profonda modifica. Finalmente
dopo anni i paesi del mondo si
sono resi conto che l’evasione va
combattuta seriamente perché ha
effetti anche da un punto di vista
politico, è un limite alla democrazia.
Questa sovrannazionalità dei capitali
limita la capacità fiscale e decisionale
G.M.
dei paesi”.
Venerdì 31 gennaio 2014
5
Storia
SEGRETARIO PARTICOLARE DEL DUCE DALL'OTTOBRE DEL '43, TRATTEGGIA DEL CAPO DELLA RSI UN RITRATTO INTENSO E PROFONDO
Dolfin e il ricordo umano e politico di Mussolini
“La mia ventura mi fa partecipe d’uno dei più grandi drammi che mai abbiano percosso un uomo e un popolo”
di Emma Moriconi
l suo rientro dalla Germania il Duce mi ha
chiesto una corona di cinque nomi di prefetti,
tra i quali scegliere il capo della sua segreteria
particolare. Tre giorni fa, mi ha comunicato la
tua nomina. Devi quindi ritenerti da questo
momento a sua disposizione”. Questo scrive Guido Buffarini
Guidi a Giovanni Dolfin il 2 ottobre 1943.
Dai ricordi di Giovanni Dolfin: “Rocca delle Caminate, 5
ottobre 1943. è la mia volta. Il cuore mi batte forte; colpi sordi
e violenti che mi par di sentire. Mi sembra ancora impossibile
di dover rivedere Mussolini ... lo scorgo subito, seduto a un
grande tavolo ... mi pare per un attimo che il Duce sia quello
di sempre e che il suo stesso tavolo non sia mutato, tanto la
sua figura giganteggia nella mia immaginazione sull’ambiente
e sulle cose che lo circondano ... ‘Come state, Dolfin?’. ‘Io?
Bene Duce. Ma... voi, come state?’. Vago cenno della mano,
come per dirmi: ciò non ha alcuna importanza ... Sento che la
mia straordinaria ventura, mi fa partecipe, intimamente
partecipe d’uno dei più grandi drammi che mai abbiano percosso un uomo e un popolo”.
Giovanni Dolfin, quando viene scelto come capo della segretaria
particolare di Mussolini, ha solo 39 anni. Nel 1921, a diciannove,
si era iscritto al Pnf e nel ’22 aveva partecipato alla Marcia su
Roma. Era stato vicesegretario e poi segretario del Fascio di
Vicenza, aveva fatto parte del direttorio del partito, era stato
nominato seniore della Milizia. Era stato volontario nella
Guerra d’Etiopia da dove era tornato con una medaglia di
bronzo al valor militare. Era stato membro della Corporazione
metallurgica, prefetto di Enna e poi di Foggia e Ferrara.
Da quando Mussolini lo sceglie, Dolfin annota molti momenti
cruciali della storia umana e politica del Duce. Quel’incontro
alla Rocca delle Caminate è intenso, profondo. Dolfin racconta
al Duce ciò che avviene fuori, lo sconforto subentrato alla
falsa euforia dell’8 settembre a causa del tradimento del re e
di Badoglio. Il Duce “ha seguito con estrema attenzione ogni
parola, senza interrompermi una sola volta - racconta ancora
Dolfin - ed approvando spesso con cenni ampi del capo. Ho
“A
l’impressione di non avergli detto nulla che già non sappia” ...
“La devastazione compiuta da Badoglio nelle coscienze degli
italiani - gli dice Mussolini - è stata immensa. Egli ha distrutto
in quarantacinque giorni il lavoro di almeno due generazioni
... quando un popolo si arrende senza combattere è fatale che
diventi oggetto del diritto altrui”.
La testimonianza di Giovanni Dolfin è preziosa, perché racconta
un Mussolini anche “privato”, e con una nota di malinconia ne
tratteggia gli aspetti anche familiari. Lo fa, per esempio,
quando racconta brevi tratti della vita privata del Duce: “I
nipotini - scrive - attendono il nonno ai piedi dello scalone
che conduce al primo piano e quando lo vedono apparire, gli
corrono incontro, gridando: ‘Ciao, nonno! Ciao, nonno!’. Egli,
sorridendo, li prende in braccio, uno alla volta, baciandoli ed
accarezzandoli con grande
tenerezza. Credo che nessun
augurio per la sua giornata
potrebbe essere più lieto di
quello di questi bambini. Egli
stesso deve sentire nel loro
affetto così spontaneo e fresco
che nella vita ci può essere
ancora qualche cosa di puro
e di buono. Tutto ciò che lo
attornia è, in fondo, arido e
triste: l’odio, l’inganno, la frode
non inducono certo ad amare
l’esistenza”.
È ancora Dolfin il depositario
del ricordo di una delle più
celebri frasi di Mussolini:“Voi
credete ancora nella mia opera?” gli chiede.“Sì, Duce - gli
risponde Dolfin - voi avete
già fatto molto, in questi mesi,
e gli onesti non possono disconoscerlo”.“Gli onesti!” replica Mussolini, “in politica,
ricordatelo, non ci sono, come
nella guerra, che vinti e vincitori. E la riconoscenza degli
uomini non va mai a coloro che non hanno saputo vincere. Di
un uomo, anche grande, non rimane nella vita che quello che
ha potuto dare, di definitivo, di completo, ai suoi simili. Tutto il
resto è destinato a passare, nell’animo degli uomini. Vedete,
vorrei soltanto che un giorno gli italiani sapessero ricordare
che li ho soprattutto amati, e che ogni mio atto e pensiero
furono volti alla grandezza dell’Italia”.
[email protected]
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Venerdì 31 gennaio 2014
Esteri
IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE AVVERTE L’INDIA: “QUALUNQUE DECISIONE RICADRÀ SUI NOSTRI RAPPORTI”
Marò, dopo due anni interviene l’Europa
Il governo di Nuova Delhi avrebbe scritto al ministero dell’Interno: “Non adottate la Sua Act”
di Giorgio Musumeci
a diplomazia si sveglia e
l’India cambia tono. Potrebbe riassumersi in questo modo il cambio di
passo del governo di
Nuova Delhi riguardo la pena da
infliggere ai due fucilieri italiani
Massimiliano Lattore e Salvatore Girone. In quasi due anni, sulla vicenda
il governo indiano ha sostanzialmente detto e fatto ciò che ha voluto.
Del resto, se i primi a non interessarsi
del caso erano proprio le istituzioni
italiane, non si capisce perché avrebbero dovuto interessarsene loro.
Tuttavia, al risveglio dal letargo, il
nostro Paese ha preso coscienza
della vicenda e si è d’improvviso
mobilitata per porre finalmente fine
a questa pessima storia e riportare
a casa i nostri marò. Dopo la gita
fuori porta della delegazione di Camera e Senato a Nuova Delhi, anche
il premier Enrico Letta ha pensato
bene di porre la questione a Bruxelles, fino ad oggi per niente interessata alla storia. Dunque, dopo
che per mesi dall’India arrivavano
notizie sulla possibile condanna alla
pena di morte per i due militari, il
presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, è uscito
allo scoperto prendendo le difese
del nostro paese e avvertendo il
governo indiano che qualunque decisione verrà presa in merito alla
L
vicenda, questa avrà una forte influenza in tutta l’Ue. Un modo nemmeno tanto cortese per dire “occhio
a come ti muovi”.
Tempo ventiquattro ore dall’avvertimento di Barroso, ecco che il giornale Indian Express rivela di una indicazione da parte del governo in-
diano al ministero dell’Interno, di
rivedere il suo via libera a invocare
la Sua Act nel caso specifico. Se dal
governo non confermano né smentiscono le voci, dal quotidiano parlano invece di un vero e proprio alt:
“Al ministero –si legge- è stato richiesto di considerare il fatto che la
legge è stata pensata per far fronte
ad atti di terrorismo e pirateria e
questo non è il caso dell’omicidio
dei due pescatori”.
Intanto, sul fronte giudiziario, si registra un nuovo, ennesimo rinvio. il
tribunale speciale di Nuova Delhi
ha deciso ieri di posticipare al 25
DOPO GLI SCONTRI
L'EPISODIO DELLA SERIE GOOD LUCK CHARLIE È ANDATO IN ONDA NEGLI USA
Tranquillità
apparente
in Ucraina
Disney-choc: coppia lesbo
in un telefilm per bambini
ono più di 200 i manifestanti
antigovernativi arrestati in
tutta l'Ucraina nell'ambito
delle proteste contro il presidente
Viktor Yanukovich. Lo ha confermato la procura generale a Kiev,
precisando che 140 sono in custodia cautelare o agli arresti domiciliari. Probabilmente tutti potranno beneficiare dell'amnistia
approvata nella notte tra mercoledì
e giovedì. Negli scontri tra i manifestanti antigovernativi e la polizia, ha detto l'autorità giudiziaria,
hanno perso la vita quattro persone, tra cui un membro delle
forze di sicurezza. I feriti sono
stati invece oltre 500, tra cui circa
250 funzionari del governo. Tuttavia, secondo gli oppositori sono
stati uccisi sei manifestanti, duemila
persone sono rimaste ferite e 30
sarebbero state sequestrate. Gli
organi di informazione di Kiev
hanno precisato che, una condizione per l'applicazione dell'amnistia è che tutti gli edifici amministrativi attualmente occupati vengano liberati dai manifestanti. Molti
politici dell'opposizione si sono
opposti alla misura, premendo
per un'amnistia senza condizioni.
I manifestanti hanno in ogni caso
ignorato le condizioni imposte e
non hanno abbandonato nessuno
degli edifici occupati. Gli oppositori
del presidente Viktor Yanukovich
hanno annunciato che porteranno
avanti le loro proteste.
S
IL MOBILE SBARAGLIA TUTTI
Facebook, un successo
ormai inarrestabile
n successo che non conosce crisi nonostante
i molti concorrenti. Facebbok continua a macinare
utili, sorprendendo positivamente il mercato e soprattutto
chi già prevede la sua caduta.
Il segreto? Focalizzarsi sul
mobile che ha ormai sostituito i PC tradizionali.
Il social network più popolare
al mondo nel quarto trimestre
ha realizzato profitti di 523
milioni di dollari, in netto
aumento rispetto ai 64 milioni
di un anno prima, mentre
l'EPS escluse poste straordinarie si è attestato a 31
cents, quasi duplicato rispetto
ai 17 cents di fine 2012. Un
risultato che supera ampiamente le stime del mercato,
che indicavano un utile per
azione di 27 cents. I ricavi
sono lievitati del 63%a 2,59
miliardi di dollari, risultando
nettamente migliori del con-
U
di Cristina Di Giorgi
nche Disney Channel
cede al “politicamente
scorretto” della lobby
gay – lgbt. E' di pochi giorni
fa la notizia secondo la quale
il più conosciuto e seguito
canale televisivo tematico
dedicato ai più piccoli ha
mandato in onda, negli Stati
Uniti, un episodio della serie
“Good Luck Charlie” in cui
compare una coppia lesbica. La storia racconta di un
incontro dei genitori del protagonista con quelli di una
sua amichetta. Sforzandosi
di ricordare il nome della
mamma della ragazzina, entrambi ricordano un nome
A
diverso, certi di aver ragione. Il mistero è svelato
quando l'amichetto arriva
a casa loro: ad accompagnarlo ci sono due donne.
“Taylor ha due mamme”,
commenta tranquillo il papà
di Charlie.
La Disney aveva annunciato
da tempo la messa in onda
dell'episodio “incriminato”,
spiegando in un comunicato
che la scena in questione è
stata scritta e girata dopo
aver consultato il parere di
un esperto dello sviluppo
infantile, con lo scopo dichiarato di “colpire positivamente i bambini e le famiglie di tutto il mondo e
farli riflettere sul tema della
diversità e dell'accettazione”. L'esperimento – che
non si sa ancora se avrà un
seguito – ha però suscitato
una serie di accese proteste
da parte di varie associazioni di genitori, secondo
le quali “la Disney dovrebbe
limitarsi a proporre intrattenimento e non una loro
agenda politica”. Uno sdoganamento dell'omosessualità femminile a partire dai
più piccoli insomma, ancora
una volta strumentalizzati
da una lobby che vuole far
passare per bigotti e omofobi tutti coloro che vogliono
far crescere i propri figli
educandoli ai valori della
Famiglia tradizionale.
febbraio la discussione su una richiesta della polizia investigativa
Nia di trasferire i marò sotto la tutela
dello stesso tribunale. La decisione
del giudice Darmesh Sharma, della
“session court” di New Delhi, è
stata adottata in considerazione del
fatto che il 3 febbraio è attesa una
udienza per il ricorso italiano presso
la Corte Suprema contro l’eventuale
applicazione per il caso della legge
per la repressione della pirateria
(Sua Act). La Difesa ha infatti chiesto
al magistrato di aspettare l’esito di
questo esame prima di prendere
in considerazione la richiesta della
Nia. Per quanto riguarda invece la
presentazione degli attesi capi di
accusa (chargeesheet), il Pubblico
ministero, rappresentante del governo, ha detto che questo potrà
avvenire dopo che il massimo tribunale indiano si sarà espresso sul
ricorso italiano. Dopo aver fissato
la data del rinvio, il giudice Sharma
ha chiarito che “qualora la Nia formalizzasse i capi di accusa, procederò in base alla legge”.
Insomma, le parole di Barroso hanno
smosso leggermente le acque nella
direzione giusta. Adesso resta da
vedere come intende proseguire il
governo indiano. Una cosa, tuttavia,
è certa. Se il governo del nostro
Paese non avesse preso sotto gamba
la questione, oggi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si troverebbero a casa.
sensus di 2,33 miliardi. Una
poderosa spinta è stata data
dai ricavi pubblicitari, che
sono volati del 76% a 2,34
miliardi di dollari, a fronte
di un aumento dell'importanza della pubblicità su
smartphone & Co al 53% dei
ricavi totali.
La vera svolta nel 2013 secondo gli analisti: Facebook
è balzato al secondo posto
per importanza nel mercato
pubblicitario statunitense,
subito dopo Google e sorpassando Yahoo!.
”Guardiamo ai prossimi dieci
anni e all'aiutare a connettere
il resto del mondo” ha affermato orgoglioso il suo fondatore Mark Zuckerberg,
mentre osservava con soddisfazione il balzo del titolo
nelle contrattazioni serali della borsa americana nei giorni
scorsi. Un like Zuckerberg
se l’è davvero meritato.
7
Venerdì 31 gennaio 2014
Roma
L'APPUNTAMENTO È PER OGGI POMERIGGIO A ROMA NELLA SALA PROTOMOTECA DEL CAMPIDOGLIO
Quali ricadute sulla famiglia
dalle ideologie del gender?
Previsti diversi interventi di rappresentanti di associazioni ed esperti
di Cristina Di Giorgi
i svolgerà questo pomeriggio
a Roma, presso la Sala della
Protomoteca al Campidoglio, il
convegno intitolato “Ideologia
del gender: quali ricadute sulla Famiglia?”. L'appuntamento è fissato per
le 17. O almeno così dovrebbe essere.
Già, perché il condizionale è d'obbligo
in una circostanza come quella che ha
visto questa importante iniziativa già
in passato annunciata e poi cancellata
a causa del ritiro dell'autorizzazione
del Comune ad utilizzare una sala re-
S
golarmente richiesta e concessa.
L'associazione Famiglia Domani, organizzatrice dell'evento, aveva denunciato l'intolleranza dell'amministrazione
capitolina nei confronti dei difensori
della famiglia tradizionale, spiegando
in un'affollata conferenza stampa – alla
quale il Giornale d'Italia ha partecipato
– le ragioni e l'importanza del convegno
annullato.
Incontro che, grazie all'impegno e all'interesse dei vari gruppi che hanno
aderito ufficialmente all'iniziativa, è
stato nuovamente messo in programma.
Oltre al saluto di Lavinia Mennuni, con-
sigliere comunale romano
che, ha seguito direttamente l'iter amministrativo
della concessione della
sala e si è impegnata sul
fronte delle politiche per
la vita e per la Famiglia,
sono previsti gli interventi
di quattro relatori, moderati dall'avvocato Claudio
Vitelli. Parleranno infatti ciascuno con particolare
attenzione al proprio settore di competenza ed attività - il presidente dei
“Giuristi per la Vita” avvocato Gianfranco Amato,
l'ordinario di bioetica presso la Facoltà di teologia
dell'Emilia Romagna padre Giorgio Carbone, il
medico ematologo dottor Vittorio Lodolo D'Oria, la psichiatra dottoressa
Dina Nerozzi.
Un'iniziativa questa che, in un momento
come quello che la società tutta sta vivendo, acquista un valore di testimonianza, proposta e protesta contro la
tendenza, purtroppo sempre più diffusa
anche a livello normativo ed istituzionale, di ostacolare il più possibile chi
vuole difendere l'identità della Famiglia
tradizionale. Che, in una sorta di razzismo al contrario, sembra essere diventata – purtroppo – l'emblema del
“politicamente scorretto”.
Ma Marino insiste:
“Unioni civili subito”
I
registri delle coppie di
fatto, a loro tempo inaugurati con squilli di tromba, sono rimasti sostanzialmente vuoti? Poco importa:
anche se persino le coppie
omosessuali snobbano
apertamente, e nei fatti, una
istituzione del genere. Ignazio Marino le vuole, anzi le
considera una delle priorità
in una città che affoga nei
problemi. E non vuol sentire
altre ragioni. “La maggioranza che governa la città
ha votato nella commissione
specifica una norma per l'introduzione del registro delle
unioni civili, che dovrà essere discussa nel Consiglio
dell'Assemblea capitolina.
Perché Roma davvero non
vuole confinarsi al passato,
ma guardare al futuro. Un
futuro dove tutti si sentano
liberi e abbiano la possibilità di esprimere liberamente i propri sentimenti, rispettati nella loro dignità”,
ha scritto il sindaco sul suo
sito facebook. Non mancando di mischiare alle unioni
civili la lotta alla cosiddetta
omofobia che “deve essere
combattuta.Va eliminata dalla nostra società perché è il
frutto di una cultura negativa, sbagliata, violenta, aggressiva. Una cultura che
mira a distruggere un fondamentale della nostra società: il diritto ad avere tutti
gli stessi diritti. Non diritti
speciali per qualcuno, ma
gli stessi diritti per tutti.
Questo è quello che Roma
garantirà. Lo abbiamo detto
e lo stiamo facendo”. Già:
per chi, se neanche le coppie gay lo vogliono? Per
quelle rumorosissime sigle
dell’universo Lgbt che le
chiedono a gran voce, a
nome di qualche decina
d’iscritti? E i problemi di
Roma? Quelli possono
aspettare…
Bruno Rossi
UOMINI E NO
Spennato per un anno dalla collaboratrice domestica
S’invaghisce della colf venuta dall’Est e la riempie di soldi. Poi arrivano le angherie, i ricatti e persino le violenze
di Gustavo Lidis
È
incredibile come un
uomo si sia potuto
cacciare in un simile
guaio. Tutto per essersi innamorato della collaboratrice domestica che aveva assunto e che si è trasformata
in pochi mesi nella sua “padrona” assoluta. E se la storia
è cominciata più di un anno
fa, la vittima si è convinta a
denunciare i suoi aguzzini
solo dopo essere finito al
Pronto soccorso a seguito
delle percosse ricevute.
Le indagini degli investigatori del commissariato Flaminio Nuovo, diretti da Paola
di Corpo, sono partite proprio dalla denuncia della vittima. La vicenda ha avuto
inizio quando il malcapitato,
un uomo solo e di mezza
età, ha assunto una collaboratrice domestica per avere
un aiuto in casa. Dopo un
po' di tempo tra i due è nata
una relazione sentimentale
molto instabile. Però, nonostante questo, la donna è riuscita sempre ad avere dei
regali dall'uomo, che pote-
vano essere soldi o gioielli.
Lo scorso novembre lei ha
convinto il suo amante ad
affittare per lei un appartamento a Roma. Poi, nel mese
di dicembre, si è fatta accompagnare in Romania, suo
paese natale, in auto e all'arrivo si è fatta consegnare
500 euro in contanti per poi
lasciarlo solo e senza denaro
né punti di riferimento, tanto
da costringerlo a contattare
un parente in Italia per farsi
spedire i soldi necessari per
il viaggio di ritorno. Dopo
alcuni giorni dal rientro dell'uomo in Italia la donna lo
ha contattato nuovamente e,
con una scusa, si è fatta inviare altri 700 euro. Poco prima della fine dell'anno la
donna ha fatto ritorno a
Roma, ha chiamato quella
che ormai era diventata la
sua vittima, e ha preteso che
lui andasse due volte la settimana a portarle spesa e sigarette all'appartamento che
lui le aveva affittato, facendosi
lasciare tutto davanti all'uscio
senza mai farsi vedere.
Da quel momento è comparso nella storia anche un
uomo, fantomatico cugino
della donna, che a sua volta
pretendeva viveri e sigarette
al solito indirizzo. Domenica
l'epilogo. La vittima, su invito
della donna, è andata in quell'appartamento per portarle
la solita spesa, credendola
sola, e l'ha invece trovata in
compagnia dell'altro uomo.
Essendo evidente, a quel
punto, che si trattasse del
compagno e non certo del
cugino, i due hanno iniziato
a discutere ed è nata una
lite. Dalle parole si è passati
subito ai fatti e lo straniero
ha iniziato a picchiare l'uomo
con violenza, fin quando quest'ultimo è riuscito a chiedere
aiuto alle forze dell'ordine
che lo hanno liberato. Anche
tale episodio però, non ha
convinto la vittima a sporgere
denuncia né a farsi curare.
Solo il giorno successivo l'uomo, livido e con forti dolori
alla testa, è andata al Pronto
soccorso e qui si è convinto
a rivolgersi alla Polizia.
Dopo i primi accertamenti,
gli agenti hanno trovato il
modo di incastrare i due
malviventi. Approfittando
del fatto che l'uomo avesse
l'ennesimo appuntamento
con la donna per consegnarle i soldi dell'affitto
mensile, gli investigatori si
sono appostati vicino al
luogo dell'incontro. Tenuti
sotto controllo, sono intervenuti solo quando i due
aguzzini, dopo l'ennesima
minaccia hanno preso i soldi. Bloccati e identificati
per O.G.L., 39enne romena,
e N.M., suo connazionale e
coetaneo, per i due sono
scattate le manette. Nella
ricostruzione della vicenda
gli agenti hanno calcolato
che alla vittima sono stati
estorti circa 11mila euro in
contanti e circa 5mila in
gioielli e oggetti di valore.
Ora i due complici dovranno rispondere di estorsione
in concorso, circonvenzione
d'incapace e lesioni personali.
8
Venerdì 31 gennaio 2014
Da Roma
IL PARTITO DI MAGGIORANZA RELATIVA ALLE PRESE CON I SOLITI DISSIDI INTERNI
L’Italicum di Renzi? Bocciato dal Pd
Una velleitaria mozione dell’opposizione porta alla luce la spaccatura:
gran parte del gruppo vuole cospicui correttivi, qualcuno si astiene
Droga, il rapper
va ai domiciliari
a casa della madre
di Valter Brogino
talicum? Il Consiglio comunale di Roma dice ''no''.
Per carità, conta nulla. Ma
basta solo a dare l’idea di
quanto il Pd goda di buona
salute. La legge elettorale voluta
da Matteo Renzi, con il placet berlusconiano, ha insomma prodotto
una spaccatura nel gruppo capitolino dei democratici, spaccatura
che pure è stata mascherata con
l’astensione di chi non ha voluto
arrivare allo strappo votando apertamente contro l’indicazione del
partito.
Tutto “merito” della mozione presentata dai consiglieri comunali
di Nuovo centrodestra, Roberto
Cantiani e Marco Pomarici: il loro
intento era quello di far esprimere
l’aula Giulio Cesare contro il listino
bloccato nelle elezioni parlamentari e promuovendo l'adozione
delle preferenze. Tema assai sentito dentro il Pd, ben più di quanto
non voglia dimostrare la spavalderia di Renzi. L'Assemblea capitolina ha così approvato la mozione
dei due rappresentanti dell’opposizione, con 29 voti favorevoli e
nessun contrario, ma 3 astenuti, i
renziani (o simpatizzanti tali) Valentina Grippo, Athos De Luca e
Michela Di Biase: tutti del Pd, naturalmente. In particolare la mozione, constatando che "al momento la bozza della legge elettorale non contempla la possibilità
di scegliere l'eletto attraverso il
I
U
sistema delle preferenze", impegna il sindaco e la Giunta "a farsi
promotori presso tutte le sedi
competenti di un'azione politica
finalizzata alla reintroduzione nelle
consultazioni parlamentari del
voto di preferenza quale strumento fondamentale atto a garantire
la massima rappresentatività della
scelta dell'elettore, consentendo,
come avviene all''interno delle
consultazioni amministrative, la
corretta riconoscibilità del candidato". Figuriamoci ora quanto
peso potranno avere le parole
del sindaco di Roma e della sua
MAGLIANA - SANITÀ
STAZIONE TERMINI
Stupefacenti, ancora
immigrati in manette
ontinua ad essere tenuta alta l’attenzione
delle forze dell’ordine nei confronti della
stazione Termini. Un’area nevralgica, attraversata ogni giorno da decine di migliaia
di persone ma che rischia di ritornare al passato, quando era nota soprattutto per i loschi
traffici che vi si tenevano. Una fama che la stazione principale di Roma si è scrollata a fatica
di dosso e che rischia di tornare.
I Carabinieri della stazione Roma Aventino,
nel corso di alcuni controlli antidroga, hanno
arrestato anche mercoledì sera un 33enne,
del Gambia, senza fissa dimora, già noto alle
forze dell'ordine, con l'accusa di spaccio di
sostanze stupefacenti ed istigazione alla corruzione. In via Giolitti, i militari hanno notato
lo straniero mentre cedeva una dose di marijuana e lo hanno arrestato. L'acquirente, anche
lui identificato, è stato segnalato alla Prefettura
in qualità di assuntore.
Il pusher, a seguito della perquisizione, è
stato trovato in possesso di ulteriori 20 grammi
di marijuana e di 200 euro in denaro contante,
probabile provento della sua attività illecita,
tutto sequestrato dai Carabinieri. Non solo,
però: l’immigrato dopo l'arresto, nel corso
delle operazioni di identificazione, ha tentato
di corrompere i carabinieri offrendo loro 1.000
euro in contanti per ottenere la liberazione.
Un particolare che la dice lunga sulle disponibilità economiche di queste mani del crimine.
Accompagnato in caserma è stato trattenuto
a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa
di essere sottoposto al rito direttissimo. La
droga e il denaro sono stati sequestrati.
C
giunta in improbabili confronti
con i parlamentari… Però la frittata
è fatta e l’immagine che il partito
di maggioranza relativa della coalizione Marino lascia trasparire è
tutt’altro che il giardino della serenità. Il sindaco si sente tranquillo? Beato lui…
n dubbio, forse, poteva essere
venuto fuori ad ascoltare i suoi
testi, infarciti di bestemmie e di
“canne” da fumarsi. D’accordo, è impresa pressoché impossibile prestare
l’orecchio a certe porcherie, se non
per qualche adolescente che cerca di
scacciare l’acne mettendosi il cappellino tipo baseball di trasverso sulla
testa, rimbambito da troppe ore passate
davanti alla tv. Fatto sta che Gemitaiz è
stato arrestato. Chi è costui? Un rapper
romano, al secolo Davide De Luca, di
24 anni: trovato in possesso di droga,
è stato condotto davanti al giudice
Paola Roja e al pm Paola Giorgano.
In tribunale Gemitaiz si è giustificando
dicendo che la chetamina e la marijuana in suo possesso erano per uso
personale. La Procura invece è di opinione opposta e ritiene che De Luca la
droga la rivendesse. Di qui la scelta di
disporre, per il “musicista”, di misura
cautelare ai domiciliari, da scontare
nell’abitazione di sua madre. L’udienza
è stata fissata all’11 febbraio. In quella
data i legali del rapper comunicheranno
se scegliere o meno il rito abbreviato.
Comunque sia, l’ennesimo giovane rovinato dai messaggi che arrivano da
G.L.
Oltreoceano.
CASILINO
Scuola Viva, l’ennesimo
grido d’allarme
Manifestazione contro la chiusura del centro riabilitativo
ncora sanità che segna il
passo, ancora strutture che
lasciano il territorio, ancora
utenti disperati che combattono
la loro battaglia. ''Ridateci Scuola
viva'', ''Scuola viva non deve morire, ''Dipendenti, utenti e familiari''
uniti nel volto di un emoticon arrabbiato. Ecco gli striscioni che
hanno portato le oltre 100 persone, in rappresentanza delle 270
famiglie e dei 90 operatori di
''Scuola viva'' onlus, riuniti ieri
mattina dalle 10 davanti la sede
della Asl Roma D, in via Vaiano
53, per richiedere la "riapertura
immediata del centro di riabilitazione con accreditamento provvisorio e avere così il tempo di
sistemare tutti i cavilli burocratici
che ledono i diritti di riabilitazione
e di dignità dei nostri ragazzi disabili". Le dichiarazioni di cui
sopra sono state rilasciate all’agenzia Dire da Paola Montesanti,
una delle dimostranti. Ad accogliere le richieste di una folta delegazione di ''Scuola viva'' - costituita dai presidenti del Municipio
Roma XI, Maurizio Veloccia, e
del Comitato genitori, Alessandro
A
Torresi, più due esponenti della
Consulta cittadina insieme ai rappresentanti delle famiglie, operatori
(Rls) e delle organizzazioni sindacali - è stata la responsabile
della Asl Roma D, Maria Antonietta
Sibilio. "La Asl ha mostrato serie
intenzioni nel risolvere la grave
vicenda di ''Scuola viva''- fa sapere
Montesanti - alla Regione Lazio
è stato infatti fissato (per oggi
alle 12, ndr) un tavolo di discussione con tutti i referenti interessati, tra cui la Asl, la Regione e
un rappresentante della Protezione
civile, proprio per valutare quale
potenziamento poter attribuire al
piano di evacuazione del centro
di riabilitazione". Gli operatori hanno invece richiesto a Sibilio "di
rientrare subito a lavorare per
poter continuare a mettere in atto
la forza della cura proposta dal
centro, che ha sempre dato grandi
successi a bambini e ragazzi in
difficoltà. ''Scuola viva''- prosegue
Montesanti- è una struttura di
eccellenza ma nonostante questo
è stata chiusa. Durante l'incontro
ho proposto sia a Veloccia che a
Sibilio la possibilità di inserire
''Scuola viva'' nel progetto ''Pian
due Torri'', dal momento che la
onlus in questi 40 anni non ha
fatto altro che bonificare questa
zona rendendola fruibile a utenti
e famiglie dei ragazzi che fanno
riabilitazione ambulatoriale. Mi
hanno risposto che è un'ipotesi
da valutare". Montesanti si rammarica per sua figlia, una 26enne
con deficit cognitivo: "E' molto
nervosa, si sente sola e le mancano gli operatori e gli amici.
Oggi avevamo previsto la sua
presenza alla manifestazione ma
a causa delle condizioni meteo
non è potuta venire. È una situazione insostenibile ed è inaccettabile che sia stata interrotta la
continuità riabilitativa – conclude
- perché i ragazzi già danno segno
V.B.
di regressione".
Pestata a sangue,
salvata dagli agenti
aveva pestata a sangue, considerandola
forse una “merce” sua. Quelle urla
ascoltate dai vicini li hanno però convinti, mercoledì sera, ad avvertire il 113 su
quanto stava avvenendo in un palazzo in via
Torti, al Casilino. Quando i poliziotti del reparto Volanti sono arrivati sul posto hanno
trovano diverse tracce di sangue lungo le
scale, seguendo le quali sono arrivati fino
ad un appartamento. Dal momento che gli
agenti hanno sentito distintamente il pianto
di una donna al di là della porta, hanno
iniziato a bussare, ma non avendo risposta,
hanno insistito per un po'. Alla fine ha aperto
un uomo, palesemente alterato, che li ha subito aggrediti, prima a parole, poi passando
alle vie di fatto tentando di chiudergli la
porta in faccia. I poliziotti, però, sono riusciti
ad accedere all'interno e in camera da letto,
distesa sul letto, hanno trovato una giovane
donna col volto tumefatto e sanguinante. La
donna, dopo essere stata medicata in ospedale, ha raccontato che il marito l'aveva
presa a pugni sul volto e a calci all'addome,
afferrata per i capelli e infine le aveva più
volte fatto sbattere la testa contro il muro.
L'uomo invece, accompagnato in ufficio per
gli ulteriori accertamenti ed identificato per
D.P., romeno di 32 anni, è stato infine arrestato
per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento a beni dello Stato, in quanto
durante il tragitto, nel tentativo di fuggire, ha
sfondato a calci il finestrino della volante e
successivamente la mobilia all'interno del
commissariato.
L’
9
Venerdì 31 gennaio 2014
Dall’Italia
PROSEGUONO LE INDAGINI DELLA PROCURA DI TRANI
Movimento dei Forconi: ancora arresti in Puglia
Costrinsero i commercianti a chiudere: venti persone sono accusate di violenza privata e interruzione
di pubblico servizio. Domiciliari per sei di loro, obbligo di dimora per tutti gli altri
bbligarono imprenditori e
commercianti a tenere le
serrande abbassate. È questa l’accusa che ha portato
i carabinieri ad eseguire ieri mattina
sei provvedimenti di arresti domiciliari e quattordici obblighi di dimora a carico di altrettante persone
che a dicembre scorso presero
parte alla protesta dei cosiddetti
‘forconi’ determinando nei comuni
di Barletta, Molfetta, Bisceglie e
Canosa di Puglia la chiusura di
uffici pubblici, centri commerciali
e negozi.
L’operazione arriva al termine di
una vasta indagine che ha visto i
Carabinieri ricostruire gli episodi
di violenza attraverso telecamere
e denunce. I fatti contestati infatti
risalgono al periodo tra il 9 e 11
dicembre 2013. Per gli episodi analoghi la polizia aveva già eseguito,
il 17 gennaio scorso, 25 misure cautelari (7 arresti domiciliari e 18 obblighi di dimora) emessi sempre
dalla magistratura tranese.
O
Le misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Trani,
su richiesta della Procura della Repubblica, e riguardano persone di
Molfetta, Andria, Bisceglie e Canosa
di Puglia, di età compresa fra i 18
e i 47 anni, alcune già note alle
forze dell’ordine.
Le accuse vanno dalla violenza privata aggravata all’interruzione di
pubblico servizio, contestata nel
caso più grave verificatosi presso
l’Ufficio postale di Canosa di Puglia
dove sei persone, tra cui appartenenti a forze politiche extra parlamentari (tra cui esponenti di Forza
Nuova), fecero irruzione minacciando i presenti, strappando le
affissioni interne e causando il malore di una persona anziana. Per
loro sono scattati gli arresti domiciliari.
Sette, invece, i provvedimenti di
obbligo di dimora a carico di altrettanti soggetti andriesi in trasferta a Barletta, ed accusati di
aver minacciato e bloccato l’attività
in corso Cavour di ambulanti e
negozianti nel giorno della festa
di Santa Lucia e con donne, bambini ed anziani costretti a correre
via per il clima intimidatorio provocato.
Analoghi provvedimenti per 5 soggetti di Bisceglie, resisi responsabile dell’irruzione in un Centro
Scomesse Sisal biscegliese con le
stesse modalità di Barletta, e due
soggetti molfettesi responsabili
delle minacce e della conseguente
chiusura degli esercizi commerciali
della Galleria Commerciale “Mongolfiera” e dell’Outlet di Molfetta
nonché di due società telefoniche
con oltre 800 dipendenti costretti
a lasciare il proprio posto di lavoro.
“Stiamo cercando di ristabilire il
giusto peso al valore delle legittime
proteste da parte dei cittadini –
ha detto a ‘Trani Viva’ il Procuratore
Capristo spiegando che le indagini
continuano (nella foto la conferenza
stampa di ieri mattina) – Quello
che è inaccettabile sono le modalità
ed il completo rifiuto delle regole
e della libertà altrui. Il diritto di
sciopero è inequivocabilmente garantito dalla legge e da tutte le
norme”.
Nell’ordinanza scritta dal Gip, Francesco Messina, è evidenziato come
la collaborazione dei commercianti
e dei cittadini è stata importante,
ma spesso ritrattata in fase di accertamento definitivo dei fatti.
Carlotta Bravo
COMO - STORIE IN TEMPI DI CRISI
Disoccupato e senza casa, offre un rene per vivere
Disperato spiega: “L’anno scorso ho perso il mio lavoro e malgrado mi sia dato da fare nessuno
mi ha offerto un’alternativa”. Ora si è accampato fuori dall’ospedale Sant’Anna
isoccupato, senza una casa, da
alcuni giorni staziona fuori dall’ospedale per cercare di vendere l’unica cosa che gli è rimasta:
un rene. È l’ennesima storia, sconvolgente, in tempi di crisi quella che
arriva da San Fermo della Battaglia,
in provincia di Como, che ha come
protagonista un 53enne, le cui generalità non sono state rese note.
L’uomo, intervistato dal quotidiano
locale ‘Il Giorno’, ha spiegato come
dopo aver cercato a lungo un’occupazione è giunto alla drastica decisione che lo ha portato ad accamparsi
in prossimità dell’entrata dell’ospedale
D
Sant’Anna di Como con un cartello:
“Sono senza un lavoro, ho perso la
mia famiglia, sono pronto a vendere
un rene. Grazie”. Segue un numero
di cellulare al quale gli eventuali compratori possono rivolgersi.
Disperato afferma: “Non so più come
tirare avanti ho cinquantatre anni
ma della mia vita non importa più a
nessuno, l’anno scorso ho perso il
mio lavoro e malgrado mi sia dato
da fare nessuno mi ha offerto un’alternativa. Mi ha lasciato anche la
mia compagna, non ho un tetto dove
vivere e mi sono arrangiato in una
capanna che mi sono costruito in
un bosco qui intorno”.
E a chi possa mettere in dubbio la
sua scelta risponde. “Certo che faccio
sul serio, non ho neppure un euro in
tasca per comprarmi un caffè e nessuno ne vuole sapere di darmi un lavoro. Ho provato anche a rivolgermi
alle associazioni di volontariato, ma
dicono che siamo in tanti e non possono aiutare tutti. Così non è vita, a
che mi serve essere sano e morire
di fame? Preferisco vendermi un organo e guadagnare qualcosa per
tirare avanti. So che è illegale farlo,
ma sono disperato e se lo Stato mi
proibisce di vendere il mio corpo al-
lora mi dia anche una soluzione per
poter tornare a vivere in maniera decente. Ho pensato a un rene perché
so che tante persone aspettano anche
anni in attesa di un trapianto e io
potrei vivere anche con uno solo.
Non voglio speculare sul dolore della
gente, la mia disperazione è reale”.
Fortunatamente però, fino ad oggi,
l’uomo non ha ricevuto nessuna offerta
economica, solamente qualche aiutino,
anche se è impossibile che possa
‘campare’ con pochi spicci. “La maggior parte delle persone passa e non
mi degna di uno sguardo – conclude
l’uomo – ma ci sono anche anime
buone che si fermano e si offrono di
darmi una mano. Non vorrei accettare
la loro elemosina ma ho fame, solo
con il loro aiuto riesco a continuare
ad andare avanti. Tutte le sere torno
nella mia capanna e di giorno sono
qui, sperando che qualcuno si offra
di darmi un lavoro oppure si compri
il mio rene, così da permettermi di
vivere un po’ meglio”.
È l’ennesima storia in un periodo in
cui i cittadini faticano a mettere insieme
il pranzo con la cena. Gente disperata
disposta a tutto pur di guadagnare
qual cosina.
Barbara Fruch
PADOVA - L’ENNESIMO GESTO ESTREMO IN UN MOMENTO DI GRAVE DIFFICOLTÀ
“Basta proteste”: quarantenne tenta il suicidio
Senza lavoro e padre di tre figli, non voleva rassegnarsi alla chiusura del presidio.
L’intervento dei carabinieri ha evitato la tragedia: l’uomo è stato portato in ospedale
i è arrampicato su alcuni bancali, ha inveito contro le istituzioni e
le tasse e ha poi legato una corda al ramo di un albero tentando
di impiccarsi, davanti al presidio dei Forconi di piazza Azzurri
d’Italia, a Padova.
Un gesto di disperazione quello di un 40enne disoccupato, padre di tre
figli, tra i più attivi dei dimostranti del movimento installato dalla scorsa
settimana nella città veneta, che non voleva rassegnarsi alla chiusura
del presidio ordinata dai vigili.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri, la polizia locale e i sanitari del
Suem 118, nonché molti passanti incuriositi dalla presenza di forze dell’ordine e soccorsi.
Erano circa le 8.30 di ieri: del fortino allestito nei giorni scorsi dai
manifestanti non c’era già più nulla, dopo lo “fratto” dei vigili in quanto
non a norma. L’uomo si è stretto una corda al collo e ha minacciato di
gettarsi da una pila di bancali che aveva preparato sotto un albero.
Per diversi minuti però la tensione è stata alta. Il 40enne, ha urlato tutta
S
la propria rabbia per la situazione personale che lo affliggeva, inveendo
contro lo Stato e le istituzioni che l’hanno lasciato solo (Foto: ‘Il
Gazzettino’). Come raccontano i giornali locali, carabinieri, vigili e
operatori del Suem lo hanno circondato, cercando di parlargli e di farlo
calmare. Nel frattempo il traffico è andato in tilt: tanti automobilisti si
sono fermati per capire cosa stava accadendo, una piccola folla si è
radunata attorno al presidio, che è in fase di smantellamento dopo l’ordinanza dei vigili. La prontezza dei carabinieri ha risolto la situazione:
sono saliti sui bancali, hanno raggiunto l’uomo e tagliato la corda.
Evitando che un gesto di disperazione potesse trasformarsi in dramma.
L’uomo è stato portato in ospedale perché accusa un forte esaurimento
nervoso.
Un appello è stato lanciato dagli stessi colleghi di ‘battaglie’ sulla pagina
Facebook dedicata: “Stamattina si richiede la massima presenza in
piazzale Azzurri d'Italia, Arcella. Andiamo a dare solidarietà a uno dei
C.B.
nostri che sta andando fuori di testa...”.
10
Venerdì 31 gennaio 2014
RINTRACCIATO IL MANIACO RUMENO CHE AVEVA TERRORIZZATO LA CITTÀ EMILIANA
FIRENZE - GLI EFFETTI DELLA CRISI
Negozio in crisi,
62enne si spara
L’uomo aveva un'attività nel centro della città
Toscana e un'altra, in liquidazione, a Signa
Dall’Italia
Molestie sessuali a Bologna:
viene arrestato in Danimarca
È ritenuto responsabile di almeno due delle aggressioni avvenute l’11 febbraio
di Giorgio Musumeci
a crisi economica uccide
ancora. Mercoledì pomeriggio un uomo di 62
anni, commerciante di Bagno
a Ripoli (Firenze), si è ucciso
in casa sparandosi alla testa
con un Revolver della Reck
regolarmente detenuto.
L’uomo non ha lasciato scritti
per spiegare il gesto, tuttavia
i primi accertamenti dell’Arma considerano l’ipotesi delle difficoltà economiche. Il
62enne titolare di un negozio
in liquidazione a Signa, aveva
deciso di ripartire puntando
tutto su un esercizio di sanitari e assistenza alla persona
in centro a Firenze. Ma anche
su questa nuova strada il
62enne è stato soffocato dalla
crisi. Così si è gettato a capofitto nell’abisso.
Una scia di sangue infinita.
Dodici giorni fa ad uccidersi,
nel comune di Fiesole, sempre nel fiorentino, era stato
L
un imprenditore a causa dei
problemi economici e della
ditta fallita pochi anni fa. L’uomo,imprenditore edile di 55
anni, in un ultimo tentativo
di trovare aiuto, aveva chiamato il 113 e parlato a lungo
con un operatore che ha tentato di farlo desistere. Tutto
inutile. L’uomo ha poi attaccato il cellulare e si è sparato
con un fucile alla testa. All’arrivo della compagna e
della figlia piccola, prima
ancora che i militari raggiungessero l’abitazione,
l’uomo si era già spento.
Continuano così ad aumentare le croci nel cimitero
della grande crisi: cittadini
ormai disperati che non vedono altra soluzione se non
quella di interrompere definitivamente e in modo brusco la loro esperienza terrena.
Barbara Fruch
stato fermato a Copenaghen il
ragazzo che nelle scorse settimane avrebbe molestato alcune
ragazze a Bologna con inseguimenti e palpeggiamenti. Il presunto
“maniaco” si chiama Cesarin Robert
Tivadar, 27 anni, studente originario
della Romania ma residente a Bologna
dove viveva con la famiglia. Secondo
quanto raccontato dagli inquirenti
dopo il suo arresto, il giovane si trovava
nella capitale danese per frequentare
un master universitario, mentre dal 19
dicembre scorso era rientrato a Bologna per trascorrere le festività natalizie
con la madre. Il suo arresto arriva
dopo diverse settimane di intense ricerche da parte delle forze dell’ordine,
che per facilitarne il ritrovamento, avevano pure reso noto un identikit attraverso le tv e il web. Il pm Laura Sola,
che con la supervisione del Procuratore
aggiunto Valter Giovannini ha coordinato le indagini della mobile, nel chiedere il carcere, contesta a Robert Ti-
È
vadar almeno due delle aggressioni
avvenute in via San Felice e in via
Marsala all’alba di sabato 11 gennaio,
mentre le vittime rientravano a casa.
La sua foto era già stata riconosciuta
da una delle ragazze molestate che
ha riferito di averlo incontrato la sera
stessa dell’aggressione e di essere
stata oggetto di approcci anche in
precedenza.
Bologna tira un sospiro di sollievo, dopo
aver vissuto per giorni l’incubo di un molestatore seriale a piede libero per le strade della città. Nel giro
di poche ore, nella
notte tra il 10 e l’11
febbraio, quattro ragazze sono state aggredite e palpeggiate
in zone differenti della città. Per giorni le
forze dell’ordine hanno cercato il presunto
responsabile, servendosi di qualunque informazione fornita da testimoni e dalle
stesse vittime. Tuttavia, fino all’arresto
di ieri, si è andati avanti con segnalazioni di avvistamento poi puntualmente
rivelatesi falsi allarmi. Soddisfazione
per l’esodo dell’operazione è stata
espressa dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, e dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
L’AQUILA - DOPO IL FURTO
Reliquia Wojtyla,
trovato un pezzo
Rinvenuta la parte in ferro, manca
quella di stoffa. Fermati tre giovani
a parte in ferro della Reliquia con il sangue di papa
Wojtyla, rubata nella notte
tra sabato e domenica dalla
Chiesa di San Pietro della
Ienca (L’Aquila), è stata ritrovata
dalla squadra mobile dell’Aquila nella sede del Sert, a Collemaggio.
La polizia ha fermato due tossicodipendenti (i responsabili di una rapina compiuta qualche
giorno fa al terminal bus di Collemaggio), tutti poco più che diciottenni, che avrebbero poi confessato il furto. Fermato anche
un complice. Sono state loro a indicare dove si trovava la
refurtiva, nell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria di Collemaggio.
Manca invece all’appello la reliquia vera e propria, ovvero il
pezzo di stoffa con il sangue del Pontefice. I ladri, secondo gli
inquirenti, non avrebbero compreso il valore della reliquia e
avrebbero gettato via il tessuto.
Nessun furto su commissione, a quanto pare: volevano rivendere
quanto rubato. Il fatto che i giovani fermati non siano in grado di
indicare con precisione il posto dove si sono disfatti della reliquia
con il sangue di Wojtyla rende più difficili le ricerche di Polizia e
Carabinieri che hanno perlustrato la zona adiacente la Basilica
di Collemaggio dove, vicino al Sert, sono stati ritrovati il crocifisso
semi distrutto, la teca e l’ampolla, spaccata in due, che conteneva
il pezzettino di stoffa intriso del sangue del pontefice che il 27
aprile sarà canonizzato. Un terzo pezzo, ovvero il contorno della
reliquia, è stato trovato invece nel garage del progetto Case di
Tempera, dove risiede uno dei tre fermati. Non c'è traccia
ancora del pezzettino di stoffa.
Successivamente il pm deciderà se ci siano i presupposti per
l’arresto. Gli elementi legati al furto potrebbero infatti sfociare
anche solo in una denuncia.
I due ragazzi che hanno confessato il furto della reliquia hanno
raccontato, durante l’interrogatorio, di avere gettato via il pezzetto
di stoffa intriso del sangue del Papa dicendo però di non
ricordarsi modalità e luogo. Le perquisizioni si sono estese
nelle abitazione degli amici, nei garage e nelle zone che magC.B.
giormente frequentano.
L
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Venerdì 31 gennaio 2014
Cinema
POLTRONISSIMA - RUBRICA DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA
THE WOLF OF WALL STREET
Situazioni, follie, paradossi umani e sociali in una paranoica, ma
reale, identificazione tra il regista Scorsese e il protagonista Belfort
di Cristina Di Giorgi
mbizioso e famelico, cocainomane e nevrotico, Jordan Belfort
fonda la Stratton Oakmont, agenzia di brokeraggio nella New
York degli anni Novanta. Fortuna, denaro,
donne, amici, nemici e droga.
Scorsese dipinge così il suo protagonista
interpretato magistralmente da Leonardo
Di Caprio che personifica l'oscenità bestiale del mondo della finanza attraverso
l'avida e sfrenata economia americana.
Il regista introduce, in un'ouverture rapida
e vorticosa, l'universo finanziario che fa
fortuna grazie a transizioni più o meno
legali, tra feste decadenti partecipate
da spogliarelliste, puttane, nani volanti
come in un’orgia spettacolare, tra perversione e vizio di denaro e droga.
Un film, forse, in cui si legge tra le righe
anche l'esperienza psicotropa e autodistruttiva che ha segnato la trasgressiva
vita di Scorsese lasciando, da sempre,
un'impronta indelebile nel suo cinema.
Un montaggio vertiginoso e incalzante,
atmosfere paranoiche e folli, hanno prodotto un'identificazione primaria tra il
giovane Scorsese e il protagonista Jordan
Belfort, di cui l'autore sembra averne
colto in pieno i comportamenti ossessivi
di un personaggio irrecuperabile, isterico
e amorale come un eruttante “re del
mondo”, come un “Lupo” a rappresentare
l'emblema di una Wall Street negli anni
del boom economico.
Scorsese non fa sconti, rinuncia a qualsiasi
A
forma di empatia col suo personaggio,
escludendo ogni traccia sentimentale
del protagonista Jordan che corteggia e
sposa in seconde nozze la bella Naomi,
incoronata regina di un regno poggiato
sull'estorsione criminale dell'alta finanza
alla ricerca sfrenata del piacere.
Il regista questa volta, sembra trascurare
volutamente i dettagli di una storia assolutamente prevedibile per mettere in
risalto solo il “Wolf” intento a consumare
il mondo fino all'inchiesta dell'FBI e la
dipendenza da una vita 'tagliata' con
cocaina e morfina.
Questa scelta narrativa, a detta di molti
critici, non salva però assolutamente il
film da un giudizio negativo.
La vita spericolata dei protagonisti e'
rappresentata come un “barnum” rutilante e ossessivo che si trasforma spesso
in una sorta di fantasy.
Insistenti e sempre piu' ostinate le scene
legate all'uso della droga tanto da far
assumere al film un carattere ridondante
che nell’eccessiva durata ripiega spesso
su se stesso.
L'ascesa e la caduta del protagonista
sembra essere un gioco nel quale l' uomo
comune appare del tutto assente. Troppa
estetica e poco contenuto in un film esagerato, esasperato e troppo ambizioso.
DATA USCITA: 23 gennaio 2014,
REGIA: Martin Scorsese
CAST: Leonardo Di Caprio,
Jonah Hill, Margot Robbie
FOCUS
“Mi chiamavano Valerio”,
lo sport sul grande schermo
torie di sport ma soprattutto di valori di altri tempi
che il cinema ha il dovere
e il piacere di raccontare ancora al giorno d’oggi. Esce
con questo intento il film indipendente “Mi chiamava Valerio”, girato in Valdarno e liberamente ispirato alla vita di
Valeriano Falsini detto il pentolaio, gregario e amico di
Fausto Coppi. Il film, sostenuto
da Toscana Energia, ideato da
Patrizio Bonciani è stato scritto
da Maria Italia Lanzarini (regia
dello stesso Patrizio Bonciani
e Igor Biddau) e prodotto da
Fresnel Multimedia con la collaborazione di ARA Solis e
Gruppo della Pieve (patrocinio
del comune di Reggello e dei
comuni del Valdarno).
Il film narra la storia di Valeriano Falsini ciclista Gregario
di Fausto Coppi, che ha dovuto interrompere presto la
sua carriera per problemi di
salute. Questo però non gli
ha impedito di instaurare con
Coppi una grande amicizia.
Nell’opera si racconta proprio
il grande coraggio di questo
atleta soprannominato “il
pentolaio” arrivato a diventare un ciclista professionista
nella squadra di Fausto Coppi, anche se per lui il sogno
si interruppe a causa di gravi
problemi alla schiena.
Ma quest’uomo non si è mai
arreso, accettando la soffe-
S
renza, ma cercando di promuovere i valori del ciclismo
tra i giovani valdarnesi. Un
grande esempio di vita.
Il soggetto è stato scritto da
Maria Italia Lanzarini del
Gruppo della Pieve, regista
ed autrice teatrale ed il film
è stato, poi, prodotto dalla
Fresnel Multimedia con la
collaborazione di Ara Solis
e Gruppo della Pieve, mentre
le musiche originali sono di
Stefano Rossi.
“Questo film - ha detto Giani- si inserisce perfettamente
nella tradizione di rinnovare
il messaggio di attaccamento
della terra toscana al ciclismo
e lo celebra come fatto culturale oltre che sportivo. Non
solo. Grazie a Valeriano Falsini
entriamo in contatto con il
grande Fausto Coppi, di carattere più introverso rispetto
al nostro Bartali, ma che, grazie a questo film, avremo l’occasione di conoscere meglio”.
Il cast del film è di tutto rispetto: il ruolo di Valeriano
è interpretato da Riccardo
Sati, Roberto Caccavo è Fausto Coppi e l’ex ciclista Franco Chioccioli. Un film italiano, fatto da italiani: infatti i
circa 200 operatori sono stati
tutti ingaggiati sul territorio.
"Non c'e' niente di più duraturo e straordinariamente
vero di un sogno che resta
un sogno".
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Venerdì 31 gennaio 2014
Sport
ULTIMO GIORNO DI CALCIOMERCATO. IL PROFETA ESCE DA FORMELLO IN LACRIME PERCHÉ VICINISSIMO ALL’INTER
“Hernanes non si tocca”: i tifosi della Lazio insorgono
Come nel ‘95 con Signori. I supporters biancocelesti scendono in piazza, provano a bloccare
la cessione del brasiliano e contestano Lotito – Osvaldo tra Juve e nerazzurri. La Roma insiste per Toloi
di Federico Colosimo
l giorno del tanto atteso gong
finale è arrivato. Questa sera,
alle 23:00, il calciomercato invernale chiude i battenti. Trattative frenetiche, corse continue
per depositare gli ultimi contratti. Telefonini accesi, porte scorrevoli, all’Ata
Hotel di Milano sta succedendo davvero di tutto.
Hernanes è vicinissimo all’Inter. Il Profeta ieri ha lasciato Formello in lacrime,
facendo capire a tutti che il passaggio
nelle file dei nerazzurri era ormai cosa
fatta. Poche ore più tardi i tifosi della
Lazio si sono recati nel quartier generale degli aquilotti per contestare Lotito
e bloccare la cessione. La protesta è
andata avanti fino a tarda sera. Il tutto
mentre a Milano l’agente del brasiliano,
Lee, definiva gli ultimi dettagli con i
vertici nerazzurri. Il verdeoro vuole
restare: “Vi ama”, ha dichiarato la moglie su twitter rivolgendosi ai supporters. Le firme non sono ancora arrivate.
E adesso cosa succederà? Sembra di
essere tornati indietro di 19 anni. E’ il
1995: Beppe Signori, il “capitano”, è
già stato ceduto al Parma. Mancano
solo le firme. I tifosi scendono in piazza
e difendono la loro bandiera come un
totem inattaccabile. E alla fine Cragnotti
è costretto a ripensarci. La differenza
tra ieri e oggi è che l’ex presidente
dei biancocelesti aveva un rapporto
speciale con la curva. La stessa cosa
non si può dire per Lotito.
I
Osvaldo e Toloi
Hernanes
L’Inter intanto si cautela e tiene viva la
pista Nani dal Manchester United.
Icardi ha rifiutato il Monaco e Belfodil
è volato invece in Inghilterra, sponda
Qpr. Con il verdeoro alla corte di
Mazzarri, nella Capitale, in extremis,
arriverebbe Konè dal Bologna. Per il
centrocampista greco il direttore sportivo Tare ha messo sul piatto della bilancia 3,5 milioni per la comproprietà.
Da non sottovalutare, poi, la pista che
porta a Bonaventura dell’Atalanta. Men-
tre alla Pinetina ieri è arrivato ufficialmente D’Ambrosio dal Torino, a Roma
è atterrato Helder Postiga. L’attaccante
portoghese, arrivato dal Valencia, andrà
a rimpiazzare Floccari, approdato al
Sassuolo. Il Norwich continua a spingere
per Ciani ma il francese alla fine dovrebbe rimanere alla corte di Reja.
La Juventus ha in canna il colpo che
nessuno si aspettava: Osvaldo. I bianconeri vogliono prima piazzare Quagliarella, che continua a rifiutare ogni
destinazione e vuole solo la Sampdoria.
Dopodiché stringeranno per Osvaldo.
L’accordo è già stato raggiunto. Prestito
oneroso a 2 milioni di euro con possibilità di riscatto a giugno. Ma attenzione
all’Inter, che non molla.
Oggi Marotta tornerà alla carica per
Guarin, che potrebbe finire al Galatasaray.
La Roma spinge per Toloi e tiene viva
la pista Paulo Andrè del Corinthians,
già allenato da Garcia ai tempi del Le
Mans.
Ghoulam è un nuovo giocatore del
Napoli. Il terzino francese arriva dal
Saint Etienne, al club transalpino vanno
5 milioni di euro. Benitez risolve il problema difesa, manca però l’ultimo tassello a centrocampo. Il nome buono è
quello di Capoue. Il Tottenham chiede
15 milioni cash. Troppi. Il tempo stringe.
Il colpo last minute di Galliani è arrivato.
Il Milan ha preso Taarabt dal Fulham.
Il trequartista marocchino è un pupillo
di Clarence Seedorf. Con Zaccardo
vicino al Parma, si riapre la pista che
porta ad Armero del Napoli.
E’ definitivamente saltata la trattativa
tra il Bologna e il Guangzhou per Diamanti. Il capitano dei rossoblù resta in
Emilia. Marcello Lippi si consolerà con
l’arrivo di Biabiany, su cui c’è il pressing
dei rossoneri.
Astori vicinissimo al Galatasaray. Il
club sardo ed il Chievo hanno concluso
lo scambio tra Silvestri ed Agazzi. Intanto i clivensi hanno ceduto Estigarribia
all’Atalanta.
Adesso è ufficiale. Molinaro torna in
Italia e va al Parma.
Il Catania oggi chiude per Livaja ed il
Genoa tenta l’assalto disperato per il
fenomeno Cuenca del Barcellona, che
potrebbe scegliere l’Ajax.
Kurtic passa dal Sassuolo al Torino e il
Verona ha chiesto alla Fiorentina – che
ha preso Diakitè dal Sunderland - Koomper.
Virtus al lavoro in vista della gara contro Avellino
Intanto da domenica comincia il Crazy Shoot, concorso a premi targato Sisal Matchpoint
S
ettimana decisiva in casa Virtus. Sette giorni in cui ci
si avvicina al primo vero appuntamento della stagione,
dove sbagliare non sarà più consentito, perché ogni
possesso, ogni punto risulterà decisivo nella kermesse milanese della Coppa Italia.
Intanto però è necessario non alzare le mani dal volante
e concentrarsi sulla sfida di domenica contro una Sidigas
Avellino ferita nell’orgoglio e quindi doppiamente in
palla. La formazione di Frank Vitucci è reduce da un successo interno contro Pistoia (75-70), maturato nonostante
una decisione dura della società di mettere fuori rosa
due americani di primissimo livello come Taquan Dean
e Jeremy Richarson. Come accade spesso in queste situazioni la squadra ne è uscita rafforzata, il gruppo si è
compattato ed ha tirato fuori una prestazione convincente.
E proprio lo stesso gruppo – salvo improbabili sorprese
dell’ultim’ora - arriverà al Palazzetto per cercare il colpaccio in ottica playoff, che equivarrebbe a riequilibrare
una stagione finora con troppi up&down. È per questo
che la Virtus non deve commettere l’errore di sottostimare
l’impegno.
Dopo il KO esterno a Brindisi la truppa di coach Dalmonte
ha trascorso una settimana relativamente tranquilla, cercando
di metabolizzare al meglio tutti gli errori commessi negli
ultimi minuti di gara al PalaElio. All’andata contro al PaladelMauro finì 84-82 per la formazione irpina, al termine di
una partita tirata e in equilibrio fino alla fine. Per Goss e
compagni, stavolta, non si può fallire.
CRAZYSHOOT – Intanto al Palazzetto dello Sport arriva il
Crazy Shoot di Sisal Matchpoint. A partire proprio dalla sfida
contro la Sidigas Avellino e per tutte le restanti gare casalinghe
della regular season, due spettatori estratti a sorte tra il pubblico del Palazzetto potranno scendere sul parquet dei propri
beniamini per sfidarsi in una gara di tiro da tre punti e
vincere 500 euro in buoni acquisto.
Ma nel Crazy Shoot la vittoria è sempre assicurata: anche chi
non riuscirà ad andare a segno si porterà a casa una maglia
dell’Acea Virtus Roma, autografata dal capitano Phil Goss.
Per partecipare al Crazy Shoot sarà sufficiente iscriversi
gratuitamente presso gli stand Sisal Matchpoint nel giorno
della gara, che saranno posizionati in corrispondenza degli
ingressi 8 e 12 del Palazzetto dello Sport.
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