http://www.pensemaravee.it [email protected] marzo 2006 56 Periodico bimestrale di cultura, informazione e dibattito Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Alberto Barel, Gianni Canzian, Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto Urbani_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Elisa Russian, Sandro Venturini, Massimo Vitti e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie! _ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Redazione: via A. di Prampero, 51/2 - Gemona del Friuli_ _Inviare la corrispondenza a: Pense e Maravee, casella postale - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 28/02/2006_ _Tiratura: 5.100 copie_ _Distribuzione: spedizione in a.p.- art. 1 D.L. 353/2003 - Poste Italiane spa Udine_ PENSE EMARAVE E Anno 15 - n. 1 sommario Il servizio sanitario in Alto Friuli Storiis: Zuan Dolo e ricuarts di un forest Caccia: è ora di cambiare Il Messaggero di Vighicheco Sognare, dormire, svegliarsi forse…. In queste elezioni c'è in gioco molto di più della scelta fra due legittimi schieramenti. a storia del ventesimo secolo ci costringe a chiederci come in momenti critici nazioni L di antica civiltà abbiano potuto affidare il proprio futuro a comici o tragici imbonitori, tessitori di sogni ai quali, col senno di poi, appare impossibile aver creduto. L'errore vaccina, a caro prezzo, la generazione che l'ha compiuto, ma quando la memoria sfuma un'altra generazione può cercare un nuovo incantatore, perché scegliere venditori di sogni è un farmaco contro l'angoscia dei dubbi, della responsabilità, della fatica di pensare e di scegliere, è una fuga nel mondo delle fiabe e dell'infanzia, dove il buon re rende tutti ricchi e felici, dove tutto è semplice e chiaro e ogni difficoltà colpa di altri. d ecco che tale storia si è ripetuta anche in Italia dove, alcuni anni fa, molti cittadini E orfani di vecchie certezze (la fede, le grandi ideologie, il benessere, il progresso) e spaventati da un futuro più fragile e incerto, hanno chiesto ad un nuovo demiurgo, ad un sorridente multimiliardario di successo di sognare, ancora una volta, per loro. Eppure siamo il paese di Pinocchio, non abbiamo letto tutti da Speciale Amnesty 8 marzo: Mai più violenza sulle donne bambini cosa succede a chi crede al Paese dei Balocchi, o all'albero delle monete d'oro? er questo le prossime non sono elezioni "normali". Non si tratta P (o almeno, non solo) di scegliere fra destra e sinistra, fra due progetti di nazione (come di solito fanno gli altri popoli d'Europa). Si tratta di scegliere fra continuare a sognare o aprire gli occhi, fra affidarsi a nuove sempre più dorate ma improbabili promesse o misurarsi con la concretezza della realtà, fra credere ancora a chi ti dice che si è tanto sacrificato per salvare il Paese o chiedersi se, magari, non ha un po' sacrificato il Paese per salvare sé stesso. In altre parole, fra essere cittadini o volenterosi sudditi. i tratta di scegliere fra una politica etica, non certo fatta di santi, ma il cui fine preS valente (che sia di destra o di sinistra) è comunque il bene del Paese, e una pura gestione del potere, sostanzialmente amorale (tutto si può fare, e tutto si è fatto e si sta facendo, per mantenerlo), dove i sondaggi d'opinione contano più delle idee, dove (unici in Europa) per un pugno di voti ci si allea con i neonazisti, dove la politica non è disegno complessivo ma spartizione delle spoglie fra i feudatari più fedeli (a te la devolution, a te la legge droga, a me le leggi sulla giustizia, al Paese un po' di favole), dove mentire non è un discutibile strumento ma l'essenza stessa di una politica che giornalmente reinventa la realtà. politica che, nonostante accusi quotil'opposizione di essere Unadianamente ELEZIONI tutta comunista, per molti aspetti (il culto del Capo, la manipolazione della realtà, la ricerca di adulatori più che di alleati, l'occupazione delle televisioni) è più vicina ad alcuni regimi "comunisti" che al tanto citato modello liberal-conservatore della Tatcher. E' una politica che non cerca nemmeno di difendere la propria moralità ma gioca sul gettare fango su tutti. er tutte queste cose, e per molte altre ancora, sono P le prime elezioni per le quali si avverte tanta speranza ma anche paura. peranza, perché come sembrerebbero indicare S non solo i sondaggi, ma anche la voglia di politica espressa nelle primarie, il 9 aprile potremmo scoprire di essere usciti da un lungo sonno e iniziare una nuova giornata, anche se con tante ferite da ricucire. aura, perché se questi anni non sono riusciti a incrinare le illusioni dell'Italia profonda, quella per cui la realtà è quella che raccontano la televisione e le riviste per famiglie, quella sempre corteggiata da Berlusconi (che a suo tempo spiegò esplicitamente ai suoi collaboratori che gli elettori sono bambini di 11 anni, e pure poco intelligenti) se, contrariamente alle P 2 previsioni di Montanelli, il Paese avrà deciso di seguire ancora il suo pifferaio, potremmo scoprire che il sogno è diventato un incubo. e il governo più farsesco e approssimativo del S dopoguerra riottenesse la maggioranza, dovremmo prendere atto che in un mondo sempre più virtuale, dove il messaggio prevale sul contenuto, in assenza di una rigorosa cultura delle regole la democrazia può essere comprata e chi controlla l'informazione può non solo farci inghiottire le peggiori schifezze, ma anche convincerci che sono le migliori sul mercato. ovremmo anche finalmente abbandonare una D certa superbia intellettuale (così frequente a sinistra, e così fastidiosa per tanti elettori) per capire che le scelte politiche vengono fatte più con le emozioni che con la ragione, che bisogna saper parlare al cuore e non solo alla mente, far sognare e non solo far riflettere, tutte cose che il Cavaliere, grande pubblicitario, sa benissimo, e per questo preferisce il varietà alla verità, l'immagine (il lifting, i tacchi alti, le pose da latin lover) al contenuto. un altro tipico masochismo di sinistra, quello dei duri e puri per i quali Berlusconi e Prodi sono due maschere dello stesso teatrino e che quindi, per "coerenza", non vanno a votare, imitando i tanti iraniani democratici che piuttosto di votare un discutibile Rafsanjani hanno preferito stare a casa armando così una nuova bomba atomica. uesta volta sia che ci sentiamo vicini al cenQ tro-sinistra", sia che semplicemente vogliamo ritrovare un Paese normale dove vincano le idee e non chi ce le ha vendute, scegliamo e decidiamo, senza prestare ascolto al solito qualunquismo del "tanto non cambia nulla”, perché non è vero che non cambia nulla. dunque di uesta volta nel bene, o sognare e risparmiamoci Qnel male, cambia tutto Smettiamo Sole 24 Ore del 11/02/2006, editoriale di Stefano Folli: “Bilancio di stabilità e occasioni mancate” «Sta di fatto che [Berlusconi, ndr] non ha saputo spremere da circostanze eccezionalmente favorevoli [cioè con una maggioranza senza precedenti] altro che un risultato medio-basso. Poche riforme buone, alcune parziali e insufficienti, altre controverse. Nel complesso l'Italia è rimasta ferma e stagnante. Un Paese ingessato, quando invece da una coalizione sedicente liberale ci si attendeva una sferzata di energia e di vitalità....Al di là di un contratto rispettato per il 60 per cento». Wall Street Juornal del 21/04/2005 (riferito al Governo italiano): «un record di inefficacia e immobilità». SUL 730 PUOI DARE IL 5 PER MILLE A P&M Sostenerci non ti costa nulla! Con la prossima dichiarazione dei redditi (730 e mod. Unico) potete sostenere Pense e Maravee senza spendere nulla: basta indicare la nostra come associazione a cui dare il 5 per mille scrivendo nell’apposita casella il codice fiscale di P&M 91002600301 A voi non costa nulla, a noi un piccolo aiuto. Infine, poiché l'Associazione Pense e Maravee è una ONLUS, tutte le sottoscrizioni effettuate dal 28/11/2005 sono deducibili dal reddito complessivo. Informate di tutto questo chi vi fa la dichiarazione dei redditi. Per maggiori informazioni consultate il sito www.pensemaravee.it. 3 SANITA’ Il servizio sanitario in Alto Friuli Le giravolte di Disetti e le risposte di Beltrame Messaggero Veneto del Il18.1.06 ha riferito di un incontro a Trieste tra l'Assessore regionale alla sanità Beltrame, il Consigliere regionale Disetti e il Sindaco di Gemona Marini. Tema dell'incontro era: assetto sanitario dell'Alto Friuli, secondo le linee di programmazione regionale per il 2006, e in particolare il ruolo e le funzioni dell'ospedale di Gemona. Beltrame ha fornito positive assicurazioni in merito a: reparto di medicina, dipartimento chirurgico (organizzato a rete tra gli ospedali di Gemono e Tolmezzo), area di emergenza, personale e finanziamenti. Si è concordata una soluzione alle preoccupazioni tanto che, secondo Disetti e Marini, "il bilancio dell'incontro con l'Assessore alla sanità Beltrame è senz'altro positivo”. Il 17.1 u.s., nella sala di Gemona della Comunità Montana in un affollato incontro pubblico organizzato dai locali D.S. (Democratici di Sinistra), l'Assessore Beltrame ha illustrato le linee fondamentali del Piano socio-sanitario regionale per il triennio 2006- 2008 soffermandosi su vari aspetti relativi all'Alto Friuli. Fra i numerosi interventi si è segnalato quello del Consigliere Disetti che non ha sollevato riserve sostanziali sul Piano regionale, pur invitando a vigilare sul futuro della sanità a Gemona e in Alto Friuli. Invece, dieci giorni dopo nel convegno della Margherita presso l'Hotel Carnia di Venzone, Disetti ha espresso forti critiche alle linee guida dello stesso Piano sanitario regionale in merito a: area vasta, autonomia dei distretti, spesa sanitaria e finanziamenti, policlinico universitario di Gemona, laboratorio, chirurgia. Le posizioni altalenanti di Disetti, il desiderio di chiarezza e di saperne di più su un problema molto sentito da noi e dai nostri lettori ci ha spinti a chiedere all'Assessore Beltrame di rispondere alle seguenti domande. P&M: Anche la rappresentanza dei Sindaci dell'Azienda sanitaria Alto Friuli ha recentemente espresso un parere negativo sul nuovo assetto organizzativo della sanità regionale, articolato in tre zone di "Area vasta” (Giuliana - Isontina, Udinese, Pordenonese) perché: a) verrebbe soffocata l'autonomia organizzativa e funzionale delle Aziende sanitarie periferiche, come quella dell'Alto Friuli; b) perché ai grandi ospedali (come quello di Udine più Policlinico universitario) verrebbe consentito di poter svolgere anche attività di base (materno- infantile, chirurgia, ecc.) che, invece, sono proprie degli ospedali periferici. Come risponde a queste preoccupazioni? Ass. Beltrame: Il piano socio-sanitario 2006-2008 è frutto di un processo di concertazione molto ampio, par- CARTOLIBRERIA COCCINELLA Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C. Via Dante Alighieri 213 33013 Gemona del Friuli tel/fax 0432.981305 tito dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria, il quale rappresenta tutti i Comuni, nel settembre 2004. Quando si predispongono strumenti di programmazione di questa portata è indispensabile valutare insieme i bisogni generali e quelli delle aree più disagiate. Parliamo innanzitutto delle esigenze dei cittadini: garantire cure a lungo termine e assistenza nelle situazioni di non autosufficienza. Più prevenzione. Più ricerca. Garantire la massima sicurezza ai cittadini della Regione. Per rispondere a queste esigenze il Piano punta fortemente a potenziare le cure territoriali e a migliorare la prevenzione (nei mesi di aprile e maggio il camper impegnato nello screening mammografico sarà presente a Tolmezzo e Gemona) con provvedimenti già deliberati e finanziati per l'assistenza domiciliare, l'avvio di nuove RSA, interventi per potenziare gli ambulatori dei medici di famiglia e la rete dei servizi di salute mentale Nell'ottica, poi, dell'integrazione tra le strutture ospedaliere, gli ospedali di Gemona del Friuli e Tolmezzo svolgono un ruolo preciso non solo per i cittadini dell'Alto Friuli. Essi, naturalmente, devono raccordarsi con gli altri ospedali della provincia per offrire ai cittadini servizi completi. Tutti capiscono che alcuni interventi si possono fare dappertutto, altri, più complessi, si devono fare dove c'è più esperienza e strutture adeguate. I grandi ospedali, tra i quali Udine, sono orientati a svolgere alcune funzioni rilevanti che necessitano di notevole tecnologia e organizzazione, ma devono anche rispondere alle esigenze dei cittadini del territorio. Sembrano cose ovvie, ma vedo ancora troppi discorsi centrati sulle strutture piuttosto che sulle necessità delle persone. P&M: Secondo le linee guida regionali la "continuità assistenziale sul territorio” dovrebbe essere erogata, in termini di post-cura ospedaliera, dalle Aziende titolari di Area vasta. Se ciò è vero, non si corre il rischio di un depauperamento progressivo sia degli ospedali territoriali, sia dell'autonomia dei Distretti periferici? Ass. Beltrame: La continuità assistenziale sul territorio è la garanzia che l'utente sia sempre seguito, da quando si presenta la malattia a dopo l'uscita dall'ospedale. I responsabili della continuità assistenziale sono i distretti e i professionisti che devono garantire l'accompagnamento delle persone e il giusto collegamento tra ospedale e territorio. L'azienda titolare di area vasta non c'entra nulla, essa ha solo lo scopo di coordinare alcune funzioni ospedaliere di strutture presenti nella stessa zona. Stiamo investendo molto sui distretti e sulla continuità delle cure. Dai piani di zona al primo piano regionale della riabilitazione SANITA’ fino al nuovo accordo con i medici di famiglia. Abbiamo quindi bisogno dell'impegno e della responsabilità di tutti nell'avviare questi piani e non di vuote e sterili polemiche. P&M: La presenza a Gemona di reparti del Policlinico universitario rafforza l'offerta sanitaria qualificata a disposizione di tutta la popolazione dell'Alto Friuli e non solo. Disetti rileva il "silenzio assordante" delle linee guida regionali su questa presenza a Gemona: vuol dire che anch'essa verrà messa in discussione? Ass. Beltrame: Dopo anni di timidi e inconcludenti discorsi, stiamo concretamente realizzando la fusione tra l'ospedale di Udine e il Policlinico Universitario, eliminando doppioni e sfruttando al meglio le risorse. In questa ottica sarà possibile mantenere, in modo stabile, delle strutture di riferimento a Gemona del Friuli. Sarebbe necessario l'impegno di tutti e molti silenzi su questo fronte li sto sentendo io. P&M: Secondo le linee guida del Piano l'ospedale di Gemona e il laboratorio dell'ospedale di Tolmezzo dovranno effettuare a San Daniele gli esami sui pazienti ambulatoriali esterni. Qual è il senso di questa operazione? Quale sarà la riduzione di finanziamenti nelle quote pro-capite assegnabili all'Azienda sanitaria Alto Friuli, con questa manovra che Disetti definisce "inaccettabile anche tecnicamente”? Ass. Beltrame: Nel piano non è previsto alcun trasferimento di prestazioni di laboratorio o altro a San Daniele. Si prevede di rafforzare le collaborazioni tra i laboratori dell'area udinese con l'obbiettivo di migliorare l'organizzazione del servizio. 4 L'Azienda sanitaria dell'Alto Friuli è finanziata in maniera congrua ed equilibrata, nel 2004 e 2005 ha chiuso i bilanci in attivo. L'ospedale di Tolmezzo è stato oggetto di consistenti finanziamenti per l'ammodernamento edilizio (circa 7 milioni di euro negli ultimi due anni). Ora stiamo predisponendo finanziamenti anche per Gemona. Nel 2006 l'azienda è stata finanziata con gli stessi criteri di tutte le altre aziende e, inoltre, le sono state assegnate risorse aggiuntive per garantire sia la crescita di servizi individuati dall'azienda sul piano della riabilitazione, sia lo sviluppo di servizi necessari per l'area montana. Sui problemi della salute bisognerebbe parlare con maggiore onestà intellettuale, senza sterili contrapposizioni che nulla hanno a che fare con la tutela della salute dei cittadini. Sono e resto sempre pronto al confronto e alla discussione, ma non svenderò mai le reali necessità del sistema socio-sanitario per la propaganda politica del momento. a cura di L.L. Riceviamo e volentieri pubblichiamo DOPO IL CONVEGNO DI GEMONA SULLA SANITA’ Il parere del Segretario dei D.S. A Giacomino Dorotea, segretario dei DS del Gemonese, chiediamo: a quali obbiettivi puntavate con l'iniziativa sulla sanità? Ritenevamo opportuno presentare alla popolazione di questa zona cosa ha fatto il Centro sinistra in questi quasi due anni di governo della Regione. Per noi era importante illustrare con chiarezza cosa la Regione stava realmente facendo, evitando le sparate che troppo spesso leggiamo sui quotidiani finalizzate più alla visibilità del singolo che alla individuazione dei problemi. Non tutti ricordano quale sanità abbiamo avuto in eredità dal Centro destra, quando si parlava esplicitamente di chiusura dell'ospedale di Gemona e della privatizzazione di altri. In questi due anni non solo si sono messi in sicurezza i singoli ospedali, ma si sta lavorando per dare più servizi ai cittadini, tutto questo in presenza di un taglio drastico dei trasferimenti fatti dal governo Berlusconi alla nostra Regione. Avete raggiunto lo scopo? Dovreste chiederlo a chi vi ha partecipato; l'impressione, vista la folta affluenza, è che la gente si aspettasse di essere rassicurata circa il futuro della nostra ASS; mi pare che Beltrame abbia quanto meno evidenziato che scopo della Regione non è chiudere ospedali, ma migliorare la sanità (senza sprecare risorse) dando risposte ai bisogni del cittadini tutti, indipendentemente da dove essi abitino. Tutto bene quindi? No, non ho detto questo, i problemi certamente rimangono, ma credo debbano essere affrontati con serietà. Rimane, per esempio, il problema del famigerato articolo della legge 13 che prevede la chiusura dell’ospedale; è vero che non è stato mai applicato, ma allora tanto vale toglierlo. Per quanto riguarda la nostra Azienda sanitaria c'è il problema delle risorse, che sono complessivamente aumentate (e di questo va dato atto), ma la nostra ASS è la più vasta e con costi indiretti non abbattibili che ci pena- lizzano e quindi andranno garantite risorse aggiuntive. Le lunghe code per certi tipi di analisi sono vergognose. Viviamo poi in una Regione con una popolazione con un tasso di invecchiamento elevato, in Alto Friuli secondo solo a Trieste; è quindi indispensabile affrontarlo seriamente come si è cominciato a fare sostenendo le famiglie e dando servizi sul territorio. Temi certamente importanti, il Centro sinistra sarà all'altezza? Il Centro sinistra ha nel suo DNA la sensibilità verso questi temi e la capacità di affrontare questi problemi, partendo dalla persona, sapendo che la sanità in questo rappresenta un tassello importante della qualità della vita dei cittadini; sì, credo che c'è la faremo. Come vede il futuro della nostra ASS? Io credo che non ci possano essere cittadini di serie A e cittadini di serie B; ai cittadini di questo territorio debbono essere garantite le stesse opportunità che in altre parti della Regione. Voglio essere chiaro: non accetteremo riduzioni dei servizi alla nostra gente, questo lo abbiamo espresso con chiarezza all'Assessore e va dato atto a Beltrame, con cui ci siamo incontrati più volte, che è attento a tutti le indicazioni che vengono dal territorio. L'impegno dei DS del Gemonese è quindi quello di seguire con attenzione l'evolversi della situazione non chiedendo privilegi, ma diritti per tutti. 5 STORIA Chi ha ammazzato gli Statuti? Piena di errori la riedizione del documento più importante dell'archivio storico pezzo più prezioso delIll'archivio storico comunale è il libro degli Statuti. Vi sono contenute, in oltre duecento articoli, le disposizioni che regolavano la vita della comunità in molti dei suoi aspetti: magistrature, giustizia, sicurezza, igiene pubblica, manutenzione di strade e ponti, prevenzione degli incendi, uso dei beni comunali, dazi, norme relative al privilegio del Niederlech. Promulgati nel 1381, gli Statuti definiscono un assetto istituzionale che la Comunità di Gemona mantiene per tutta l'età patriarcale e che viene confermato in età veneziana (durante la quale, tuttavia, perderà lentamente i suoi connotati in seguito ad inevitabili aggiornamenti normativi). Essi rappresentano dunque una fonte fondamentale per chi desidera accostarsi all'antica Communitas Terrae Glemonae, inoltre concorrono a costituire quella base documentaria che consente di delineare istituzioni e modi di vita del basso medioevo friulano. Nella loro lunga vita gli Statuti erano stati pubblicati in un'edizione a stampa soltanto una volta, nel 1869, in un opuscolo per nozze ora presente in poche biblioteche, che offre soltanto il testo in latino, inadeguato alle esigenze di studiosi e studenti che accedono sempre più numerosi all'archivio. Il Comune di Gemona ha dunque accolto immediatamente la proposta di pubblicazione del documento nella collana "Statuti della Patria del Friuli”, promossa e finanziata dalla Provincia di Udine ed edita dalla Forum Editrice Universitaria Udinese. Il fatto che il coordinamento della collana fosse affidato al professor Marco Cavina, docente presso la facoltà di giurisprudenza dell'università di Udine, è sembrato una garanzia. La pubblicazione, presentata il 7 febbraio, è stata salutata con favore da coloro che, per diverse ragioni, si occupano di storia locale. Un interesse che si è trasformato presto in profonda delusione. Le prime pagine del volume, in verità, sono rassicuranti. Il presidente della Provincia parla di un'opera "curata con rigore e passione"; l'introduzione, di taglio giuridico, è dignitosa, corredata da note che documentano un'intenzione di approfondimento. La delusione nasce quando si passa ad esaminare la trascrizione e la traduzione. La trascrizione rileva innanzitutto che è Sistata acquisita la trascri- zione del 1869 senza operare alcun confronto con l'originale per tentare di colmare le poche lacune e di risolvere i casi di incerta lettura. Eppure la Giunta con la delibera n. 181 del 16 agosto 2005 aveva disposto "la trascrizione dell'antico Statuto" e, assumendosi il relativo onere finanziario, ne aveva affidato l'incarico ad una studiosa segnalata dal prof. Cavina. Non si è proceduto neppure ad un ammodernamento della punteggiatura e dell'uso delle maiuscole, secondo un criterio oggi comunemente seguito nella trascrizione dei testi medievali e sostenuto anche dal prof. Cavina nella presentazione della collana (vedi Statuti di Venzone, p. 10). Si dirà che è comunque un vantaggio disporre di un testo facilmente accessibile e non essere più obbligati a reperire quel raro opuscolo ottocentesco. Purtroppo la nuova trascrizione è costellata di errori: se ne contano ben tredici nelle due pagine e mezza del Proemio, e nel seguito la frequenza non sembra diminuire. Tali inesattezze non si possono asso- lutamente confondere con nuove, e magari più corrette, interpretazioni del testo. Ecco qualche esempio dal Proemio: unversi per universi, reemdia per remedia, sattu per statu, maxiama per maxima, una riga saltata ecc. La traduzione del testo latino Afronte compare la traduzione, opera di un'altra studiosa. E' giusto premettere che la traduzione di un documento come questo è un'operazione complessa: il latino medievale in molti casi segue regole sintattico-grammaticali diverse da quelle del latino classico; il lessico attinge spesso al parlato locale; la grafia dei termini non è omogenea; sono frequenti i riferimenti a toponimi e usi locali. Per tradurre un testo come gli Statuti è necessario adottare metodi e strumenti idonei, come la comparazione con documenti dello stesso tipo, area ed epoca (Statuti di Venzone, di San Daniele, di Tolmezzo), la consultazione di specifici glossari e di studi storici che consentano di orientarsi tra i luoghi e gli usi locali. Nel nostro caso l'impresa è stata affrontata con mezzi inadeguati ed ha avuto l'esito che solitamente da ciò consegue. Non è questo il luogo in cui elencare tutte le inesattezze rilevate. Basti qualche esempio scelto tra quelli che con maggiore immediatezza dimostrano il carattere approssimativo della traduzione. L'espressione aqua roye Plovie (roggia di Plovia o Piovega, toponimo da connettersi etimologicamente con publicus) viene tradotta con roggia derivante dalla pioggia; il royale penes Ploviam è un roiale presso un impluvio e per royam Plovie viene a significare per mezzo della roggia pluvia. In ecclesia maiori Sancte Marie plebis Glemone (Santa Maria della Pieve, cioè il duomo) è tradotto nella chiesa maggiore di Santa Maria della gente di Gemona. La domus Communis (casa o sede del Comune) è reso con dimora del Comune. Le ammende previste per le trasgressioni sono indicate spesso nel testo latino in libre solidorum, cioè in lire di soldi, le più comuni monete di conto in uso all'epoca, che però in traduzione diventano libbre solide. Non si riconoscono come tali varie unità di misura (butie, urne, quarte). Le denominazioni di attività lavorative vengono spesso interpretate in modo errato: i cerdones (ciabattini, conciapelle) diventano artigiani di bassa condizione, l'hospes, che all'epoca significa quasi sempre locandiere, è tradotto con ospite, i lagenarii (bottai) sarebbero fabbricatori di bottiglie. L'imprecisa interpretazione di alcuni termini (charizator, onerare, supratollere) non consente una delineazione chiara e razionale dell'uso del Niederlech, sul quale, com'è noto, Gemona ha fondato il suo benessere per alcuni secoli. Si potrebbe continuare per alcune pagine... Ma si sarà compreso che gli errori e le imprecisioni non sono rari ed occasionali, ma riguardano la maggior parte dei capitoli degli Statuti, gettando un'ombra anche su quelli tra(continua in ultima pagina) Libro degli Statuti della Comunità di Gemona - particolare STORIIS 6 Zuan Dolo di Stalis Emigrante in Romania, sul Caucaso ed in altri posti ancora al 1870 emigrarono Intorno dalla nostra Regione in Romania molti operai; era un'emigrazione stagionale, temporanea o pendolare. I mestieri praticati erano quelli di boscaioli, scalpellini tagliapietra, carpentieri, muratori, piastrellisti, fabbri, agricoltori e altri, che venivano richiesti nei lavori delle costruzioni ferroviarie di fine e inizio secolo. Nel decennio 1870-1880 era presente qualche centinaio di persone, nel primo ventennio del XX secolo c'erano in Romania oltre 60.000 persone di provenienza del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Dal nostro mandamento erano per lo più di Gemona del Friuli, Venzone, Buia, Osoppo, Trasaghis, Maiano e Forgaria. A questo proposito vorrei raccontarvi la storia vera di un tal Zuan Dolo di Stalis (Borgùt), fratello di Nardin e Vigj; i tre hanno avuto 30 figli. La storia è raccontata dal figlio Benito e dalla nuora Pierina. Zuan, nato nel 1886, da piccolo è vissuto con i nonni paterni. La madre era andata via da casa, mentre il padre era partito per la guerra in Eritrea. Al rientro dalla guerra il padre era subito emigrato in Romania e non aveva dato più alcuna notizia di sé. In cerca del padre A 12 anni Zuan era partito a cercarlo. Lo aveva trovato che faceva una brutta vita "a barabba vie" e lo aiutò a "tornâ a metisi in sest". Lavorò con lui insieme nel bosco e così riuscirono insieme a rientrare a Gemona. Fecero ritorno diverse volte in Romania anche in compagnia del fratello più giovane Nardin (nella foto aveva 17 anni). Nel bosco in Romania Zuan che era uno dei più giovani del gruppo dei boscaioli veniva spesso utilizzato per l'approvvigionamento di acqua e di viveri. Il paese più prossimo era molto distante (una giornata di cammino). La foresta era popolata da orsi, lupi e cinghiali e da piante di enormi dimensioni e percorrerla da solo era una avventura non priva di rischi. Una volta Zuan si ferì con l'accetta a una gamba, trasportato in ospedale rischiò di morire. Fu salvato provvidenzialmente da un medico italiano incontrato per caso in ospedale. Lavori di grande fatica si effettuavano nel bosco e i boscaioli venivano pagati solo a lavoro finito. Se pioveva per molto tempo il lavoro non fatto doveva essere recuperato anche di notte. L'esbosco delle taglie veniva realizzato mediante scivolamento dei tronchi lungo appositi canali (lisse), poi in acqua (stue) ed infine su carri trainati da cavalli. Ricordi di Zuan nei boschi d'Europa Prima della prima guerra mondiale, sui Carpazi, aveva conosciuto diversi boscaioli Ungheresi. Li ha rivisti durante il conflitto tra le fila dell'esercito austroungarico e, dopo la guerra, li ha ritrovati al lavoro nei boschi. Ricordava spesso la frase detta a uno di questi sul fronte "Scjampe se no ti copi". Ricordava che dopo la guerra, erano stupiti di vederlo lì, sui boschi dei Carpazi a faticare, lui militare di una nazione vittoriosa e pertanto, pensavano loro, ricca. Lui però rispondeva che era ricco solo di miseria. Raccontava, Zuan, che era stato anche sul Caucaso a taiâ il bosc. Con lui c'era Francesco Copetti dal Borc di Scugjelârs (un Borec); aveva la gamba di legno e faceva il cuoco. Una volta, sul piroscafo che da Costanza portava ad Odessa sul Mar Nero, col mare in burrasca, Zuan disse a Checo "Stâ atent, che il mâr uêi al è come il 1906 nei boschi della Romania: partendo da destra: Toni e Santo, da famee dai Vuarans, Zuan (il Dolo), Ragazzo di Stalis (qualcuno lo riconosce?), Ponteban, Nardin (il Dolo) fratello di Zuan, Ponteban, Checo (il Dolo, padre di Nardin e Zuan, nato nel 1857), doi Pontebans (compreso il capo squadra). STORIIS 7 Ricuarts di un forest L’intervento di chi sente affetto per una Gemona che non c’è più L'articolo di Sandro Cargnelutti sulle attività che si svolgevano in montagna ha suscitato l’attenzione di un nostro lettore che ci ha inviato una lunga ed affettuosa lettera. chiamo Dario Marini, Misono nato a Trieste da una famiglia di origine carnica (Tualis); il mio trisavolo Pietro - scalpellino e muratore - emigrò verso il 1810 in Istria ed i suoi discendenti svolsero in seguito lo stesso mestiere. Nel mio DNA è rimasto certamente qualcosa dei miei avi, perché fin da giovanissimo ho cominciato a frequentare la montagna e da allora questa passione non mi ha più abbandonato, facendomi raggiungere quasi tutte le vette delle Alpi friulane, con preferenza per le Alpi Giulie, sulle quali ho scritto tempo fa una guida escursionistica che ha avuto tre edizioni. Passata l'età delle avventure, ho capito cjaval cal trai". Sui monti del Caucaso ricordava l'abilità dei cosacchi nel cavalcare a grande velocità nel bosco, senza sella. Nel frattempo la madre si era ricongiunta al padre. Prima di partire per la Francia, sempre come boscaiolo, nel 1928 fece una stagione a Gemona. Essendo un uomo burbero e coraggioso si racconta che andava da solo a fare fieno in prossimità della Crete Pòrie in Cjampon, luogo di dicerie e paure: si mormorava che, in quei luoghi, gli spiriti dei dannati facevano rotolare i sassi. La paura era tanta che avevano perfino chiamato un esorcista di Venezia per benedire quei posti ed altri (Cuarnan di dentri) ritenuti infausti. Come dicevo, dal 1928 al 1933 Zuan emigra sempre come boscaiolo capo nell'Alta Savoia, versante francese, che un alpinista consapevole deve conoscere anche la storia della gente che vive da secoli nelle valli alpine e che sa quindi cose e vicende non scritte da nessuna parte. Purtroppo quando mi son reso conto dell'importanza di parlare con quelli per i quali la montagna non aveva segreti, molti erano già morti, ma sono riuscito ugualmente a raccogliere ricordi e testimonianze altrimenti destinate ad estinguersi con i loro ultimi depositari. [...] ul Cjampòn sarò stato S almeno una ventina di volte ed ho letto quindi con il massimo interesse l'articolo di Sandro Cargnelutti sulle attività che si svolgevano in quota nei tempi andati. I racconti delle persone intervistate sono molto simili a quelli che ho sentito dagli abitanti della Val Raccolana, i quali avevano di fronte un ambiente molto più sfavorevole, quello della Catena del a contratto presso un proprietario che era un personaggio influente (deputato) di Francia. Raccontò la storia dell'uccisione di un bracconiere da parte del deputato che, scoperto, si suicidò piuttosto che finire sotto processo. Da quelle parti c'era una clinica per persone ricche; un giorno un degente della clinica gli disse che gli avrebbe dato tutto il suo denaro se poteva avere un quarto della sua salute e prestanza fisica. Zuan è poi rientrato a Gemona, ha continuato a fare il boscaiolo e il contadino; fino a 75 anni è andato in Cuarnan a fare fieno (la mede). E' morto nel 1967. La nuora lo ricorda soprattutto per la sua onestà e per aver sempre mantenuto la parola data anche senza firmare contratti (ogni allusione a vicende odierne è del tutto casuale). Cimone, dalle pendici erte ed impervie, percorse da stretti e vertiginosi sentieri, a tratti gradinati nella roccia, che hanno fatto numerose vittime. Il fieno veniva raccolto fin nella Conca de la Viene (1500 metri di dislivello) ed il trasporto in fondo valle era agevolato da alcune rudimentali teleferiche, costruite recuperando i cavi di impianti risalenti alla prima Guerra Mondiale. Anche in questa zona l'impegno delle donne era uguale a quello dei loro uomini, i quali soggiornavano a lungo nei luoghi dello sfalcio, trovando riparo in certi piccoli antri sottoroccia chiamati "clapùsc” Un tetto di scandole li riparava dallo stillicidio, raccolto per fare la polenta, che era in pratica l'unico alimento di questi temerari fienaioli. La loro attività, svolta a prezzo di fatiche disumane in posti estremamente pericolosi, è cessata verso gli anni '50 ed ora nei piccoli borghi non c'è più E' passato un secolo, dall'inizio della storia. In Romania ci sono ancora alcuni lembi di foreste vergini, studiate da ricercatori di tutto il mondo. Si sente parlare ancora friulano, senza contaminazioni linguistiche, in alcune sperdute e isolate contrade. Molti Rumeni sono in Friuli a cercare maggior fortuna (la storia si ripete all'incontrario). I nemici di un tempo sono Europei, forse sotto un'unica Costituzione. Sul Caucaso si continua a morire. Sandro Cargnelutti neanche una mucca e solo pochi anziani. Qualche raro cacciatore di camosci si spinge ancora in quelle plaghe selvagge, trascurate dagli alpinisti, che preferiscono le più agevoli e rinomate cime attorno a Sella Nevea. La vostra "indagine" storica è venuta ad integrare opportunamente quel bel lavoro sulla distribuzione dei microtoponimi dei vostri monti elaborato parecchi anni fa da alcuni giovani gemonesi, tra i quali, mi sembra di ricordare ci fosse l'amico Renato Candolini; si è trattato di un'iniziativa del tutto originale e ben pensata, che non mi risulta sia mai stata fatta da altre parti, né prima né dopo. in tema di pratiche Sempre antiche, c'è da ricordare che sul Monte Cjampòn si è svolta, in tempi ancor più lontani, un'altra attività che oggi ha dell'incredibile, quella del trasporto a valle della neve estratta da due cavità naturali di origine carsica (glazèris) situate nella conca a NW della vetta. Ne parla Olinto Marinelli in un articolo (I pozzi con neve del Monte Cjampòn) pubblicato nel 1909 sulla Rivista MONDO SOTTERRANEO ed anche nella Guida LE PREALPI GIULIE del 1912, quando tale forma di sfruttamento di una risorsa naturale era già finita. Mi rendo conto che ad un secolo di distanza non può esserci più nessuno che abbia ricordi diretti di questa singolare "indu- STORIIS 8 stria" esercitata anche in altre zone montane situate in prossimità della pianura, però se c'è qualcuno che può trovare notizie sull'argomento, questi siete solo voi, che conoscete tutte le persone anziane frequentanti un tempo la montagna, tra le quali potrebbe esserci qualche discendente di quelli che portavano la neve fino a San Daniele per un compenso di dieci lire il quintale. di esser stato per la Credo prima volta a Gemona verso la fine degli anni '50 ed ho il preciso ricordo di una città vivace, dalle strade piene di passanti, con tante botteghe e osterie che preparavano i semplici e gustosi piatti della tradizionale cucina friulana, che oggi è ben difficile trovare, non solo qui. Nei giorni di fiera e per San Antonio arrivava gente da tutti i paesi circostanti, anche "di là da l'aghe” e nel centro storico si doveva farsi largo tra la folla e tuttavia credo che i carabinieri erano inoperosi o quasi. Poi è venuto il terremoto, il quale sembra aver distrutto non solo le case, ma anche l'anima stessa della città, alla quale la ricostruzione ha dato l'aspetto di un set cinematografico dopo che le comparse se ne sono andate chissà dove. Mi è capitato in certe domeniche di girare per ore da Stalis alla Stazione e da Godo a Gois senza incontra- re un'anima che vada a piedi, poi, alla fine delle messe in Duomo e dai Francescani, si mette in moto un frenetico carosello di macchine e subito dopo, come per incanto, le strade sono di nuovo deserte, come mi è accaduto di vedere nelle cittadine americane, dove tutti stanno rinchiusi nelle loro belle casette con piscina e giardino e se cadi a terra sul marciapiede nessuno viene a soccorrerti. Sento che ora sono in giro per Gemona vari soggetti poco raccomandabili e che la droga non è una sostanza sconosciuta, causando in molti un senso di diffidenza verso qualunque estraneo ed una conseguente insicurezza. Parlando con mia moglie del generale scadimento dei rapporti umani, si è in dubbio se ad innescare il fenomeno sia stato il terremoto a sovvertire gli stili di vita o se il cambiamento era un evento ineluttabile. Nel constatare che nei paesi rimasti indenni la situazione è la stessa, si deve convenire che la seconda ipotesi è la più plausibile, né era pensabile che il Friuli potesse rimanere un'oasi avulsa dall'universo che lo circonda. I concetti espressi nella conclusione del vostro articolo sono molto significativi e trovano perfetta rispondenza anche nella realtà sociale di una città come Trieste, che parametri asettici ed in qualche modo fasulli hanno messo in cima alla classifica della qualità della vita, come se questa possa dipendere dai depositi bancari e dal numero dei teatri. è, almeno Gemona per me, in ogni senso irriconoscibile, a causa anche delle scelte da parte di chi ha sovrainteso alla ricostruzione, adottando soluzioni architettoniche che le hanno conferito l'aspetto di una scenografia teatrale, dove dietro le anonime e ripetitive facciate delle case vi potrebbe essere il nulla: è la kafkiana sensazione di smarrimento che si prova guardando le angosciose città di certi quadri di De Chirico. Gemona - Via Bini pera di ripristino del tessuto urbano, ma si ha la netta sensazione che qui la cosa è stata gestita 'cum grano salis’ da persone di buon senso che non si son fatte irretire dalle bizzarrie di architetti rampanti. i ringrazio per la pazienricordo che a suo Mitempo voi avete dura- Vza che vi ha fatto arrivare alla fine di questo scritto mente contestato la nuova pianificazione urbanistica, rimanendo ovviamente inascoltati, come accade del resto ai grilli parlanti che dicono sgradite verità. Per rendersi conto del modo in cui si sarebbe dovuto procedere basta andare a Venzone, una cittadina alla quale è stata restituita la fisionomia di prima, salvo che per l'incongruo materiale lapideo usato per pavimentare le strade. Indubbiamente le ridotte dimensioni dell'abitato racchiuso tra la cinta muraria hanno agevolato l'o- forse eccessivamente lungo, ma ritengo che possano essere interessanti le sensazioni di un "foresto” al quale piaceva molto la Gemona di una volta e vi ritorno lo stesso, però senza alcun entusiasmo, rattristato nel vedere tante porte chiuse, i selciati rabberciati con l'asfalto e il Castello sempre sbarrato: era uno stupendo punto panoramico e da lassù ci si poteva illudere per un momento che là sotto nulla fosse cambiato. [...] Dario Marini Scopri la differenza ... Scopri i servizi fiscali della Cisl Alto Friuli Via Roma, n. 148 Gemona del Friuli (UD) 730 - UNICO - ICI - RED PRENOTA SUBITO IL TUO APPUNTAMENTO! 0432 970499 dal lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00 Da l l a t ua p a r t e sempre! AMBIENTE 9 Architettura minore: storie dismenteade Molti manufatti e opere minori sono dimenticate paese distrutto dal terUnremoto cura e coltiva le testimonianze storiche rimaste: da quelle importanti quali il duomo, il castello, … alle opere di architettura minore, testimonianza della cultura materiale di un tempo ormai trascorso. E' sempre così? Andiamo a scoprirlo. 1. Le opere di presa del più vecchio acquedotto a Gemona (sul Monte Glemina, sopra l'abitato di Godo e Maniaglia). Dicono che probabilmente i primi manufatti risalgono al 1300, ai tempi della Magnifica Comunità. Siamo certi che le tubazioni in legno vennero danneggiate dai soldati di Napoleone alla fine del settecento. L'intero sistema venne risistemato dagli Austriaci durante la loro dominazione attorno al 1830 (Marco Patat e Oscar Soravito in "Invito a Gemona”). Sono state abbandonate dopo il terremoto. Il taglio dei tubi con macchine operatrici che stavano realizzando delle gabbionate paramassi a protezione della strada per Maniaglia favorì la fuoriuscita d'acqua che causò uno smottamento che è ancora visibile. L'acqua delle prese arrivava nel Centro storico (Ospedale) ed era per tutti disponibile nella fontana sotto il Municipio. Sono 4 opere di presa collegate con tubi in ghisa da 80 mm, con 2 vasche in pietra (troppopieni) che permettono agli animali selvatici di bere. Le prese più prossime all'abitato (vedi foto) sono molto belle con volte in pietra e cunicoli di pescaggio dell'acqua che entrano per diversi metri nella roccia. Attualmente sono abbandonate. Dobbiamo lasciarle così? "L'acqua nella roccia” potrebbe essere il tema di un progetto specifico. E' l'acqua che sgorga nelle prese del Glemine e nel sottostante Lavadôr, che scorreva nelle canalette di irrigazione in pietra collegate al Lavadôr,…. Quell'acqua che usciva ed esce ancora dalla roccia è stata determinante per la storia di Gemona. 2. Nella vecchia stazione di Gemona c’erano due pozzi che rifornivano le locomotive a vapore. Probabilmente erano lì sin della prima costruzione della stazione (1875). I blocchi in pietra sagomati che formavano il riquadro superiore del pozzo (la vere), dove poggiava il coperchio di una vasca, sono state recuperati nel 1973 da una persona durante un intervento di ristrutturazione; diversamente i blocchi sarebbero stati smaltiti insieme con le macerie. L'Ammini- La vecchia stazione e l'allocazione dei pozzi (foto Di Piazza) strazione comunale è stata avvertita del reperto e della disponibilità del possessore a restituirlo alla comunità. Può magari essere inserito nell'edificio della nuova ferrovia o fungere da bordo per una aiuola esterna. Insomma può servire a mantenere un ricordo Il riquadro in pietra che può essere della vecchia e gloriosa reimpiegato (la vere) stazione ferroviaria. Invece le pietre sono ancora progressivamente i vuoti e lì e la stazione, bella sotto il dalla mancanza di strumenti profilo architettonico, è spo- (regolamento edilizio,…) che glia di memoria. Siamo salvaguardino la storia, il ancora in tempo a fare paesaggio, l'ambiente e la qualità dell'abitare. Salvo qualcosa? I reperti materiali persi rare eccezioni: il duomo, via scompaiono nell'oblio, al Bini, il colle del castello, massimo li ritroviamo citati palazzo Elti, il Municipio…. in forma scritta nei libri e Ottocento metri di storia, nelle biblioteche. E il paese dentro un paesaggio urbano diventa più povero di elemen- senza identità. Sandro Cargnelutti ti peculiari, più banale, più simile agli altri di nuova costruzione, più periferia e meno centro. Tutto questo è esaltato dalla prog re s s i v a urbanizzazione che riempie Interno della prima e seconda presa 1976 - 2006 10 Il Messaggero di Vighicheco (sic!) Simpatico "quotidiano" , poi "periodico" , uscito solo presso le famiglie Zearo da novembre 1976 a luglio 1978 tutto in una gelida "Iniziò sera piovosa del 25 novembre 1976. Non sapevo che fare e mentre sfogliavo un giornale mi è venuto il lampo di genio: fare un giornale mio che raccontasse i fatti di casa mia. Gli diedi un nome, Messaggero di Vighicheco (MdiV). Chi è Vighicheco? E' un gatto. Ecco i suoi connotati … Perché questo nome? Ci fu regalato da un certo Vighi il Coç. Ogni tanto andava a salutare Menut, Cecilia per chiamarlo diceva: "E' arrivato Vighi…Checo!" non sapendo pronunciare Vighi il Coç…” a scrivere queste righe nel giugno 1978 è Franco Zearo, nato in Canada a Toronto, classe 1965. Franco aveva 11 anni quando quel tragico 6 maggio 1976 gli sconvolse la vita: perse la mamma, Maria Pia Calderini (36 anni), il fratellino Giovanni di 9 anni e la sorellina Lisa di 6 anni nel crollo della casa, ai piani superiori del bar trattoria "Da Blanc” in Via Dante. Rimase solo con il papà, Tonin, che poi si risposò con Anna Valle, dalla quale P&M ha avuto le copie di questo particolare diario. Ora Franco Zearo vive negli Stati Uniti, è sposato con un'americana e svolge la professione di traduttore. Il 7 maggio 1996, in occasione del 20° anniversario del terremoto, anche la RAI si occupò del MdiV, inserendo la sua storia in una trasmissione radiofonica dal titolo "Cuant che la cjere a trime Quando la terra trema". Colpisce come un ragazzino di quella età abbia potuto avere un'idea di questo tipo in un momento così drammatico, ma è stato forse un modo, più o meno consapevole, per dare una tregua alle proprie sofferenze, ai propri dispiaceri, un modo per distrarsi dal suo tragico presente. Non accenna MAI a quanto gli è successo, MAI una parola su quella spaventosa disgrazia, MAI un ricordo del "prima"… Stupisce anche che nelle sue cronache sia sempre presente una marcata vena ironica, a volte un po' amara. Tramite un'e-mail alla redazione di P&M, Franco fa sapere che "Nell'inverno del 1976 molti dei miei compagni erano sfollati a Lignano e non c'erano molte occasioni per un ragazzino di 11 anni di giocare con dei coetanei, così il Messaggero di Vighicheco è stato il mio modo di passare il tempo. Ogni volta che completavo un "numero” lo affiggevo sulla porta della baracca. Mi stupisce ancora che, a distanza di trent'anni, ci siano ancora persone che si ricordano di questo ingenuo passatempo!”. Nel MdiV Franco racconta dei suoi voti scolastici, dei compagni e dei professori, nonché di alcuni aneddoti, come l'"Epidemia di pidocchi a scuola"; racconta delle sue malattie, della sua passione per i giochi di prestigio, ma anche per i puzzle "…pezzettini di cartone da mettere insieme per formare un determinato disegno. Che pazienza cinese!" o ancora per lo skateboard "ogni tanto vado in giro con lo skateboard (scheitbord), un incrocio tra i pattini, il monopattino, lo sci, il surf, lo sci nautico, ecc… insomma la moda degli anni '70. In giro se ne vedono di tutti i tipi e di tutti i colori”. Franco è anche uno sportivo: va a nuoto e gioca a pallacanestro. Gioca volentieri a carte, a scopa e a briscola, riportandone i risultati sul giornale! Spesso aiuta i famigliari in casa, nei campi o nel bar "Da Blanc”. Insomma, è un ragazzino arguto ed intelligente, pieno d'interessi, a cui piace oltremodo fare il reporter. E le capacità ci sono, eccome! Il MdiV è scritto così bene, con una tale padronanza della lingua, che non sembra affatto redatto da un bambino di 11/12 anni. Il MdiV è formato da semplici fogli scritti in stampatello a matita con le classiche colonne dei quotidiani. Inizialmente scrive su una carta gialla, ma poi passa "… dalla carta gialla alla carta bianca, ignobile, volgare, ordinaria carta bianca…” (18/12/1977). Le rubriche sono moltissime, anche se nei primi numeri trattano in modo particolare semplici fatti della sua vita quotidiana e di quella dei suoi famigliari, insomma quelle piccole avventure di tutti i giorni, vero è che il sottotitolo del giornale è Quotidiano di fatti avvenuti presso la baracca Zearo. Ma della famiglia fa parte anche il Vighicheco, il gatto gatto Vighicheco, il gatto della mamma, del quale narra di prodezze amorose, dello stato di salute e dei suoi amici gatti, quasi fosse una persona, tant'è che è "il direttore del giornale”, mentre Franco ne è il redattore. Addirittura a piè di pagina compaiono, appunto, le firme del redattore "F. Zearo” e quella del direttore, cioè due simpatiche impronte di zampette di gatto! Con il tempo si uniranno all'elenco "Tina: la sguattera e Giovanni Calderini: inviato speciale e strillone”. Nel MdiV c'è uno spaccato della storia gemonese: l'immediato post terremoto. Arrivano gruppi di volontari slavi e tedeschi, a dare una mano nelle primissime fasi della ricostruzione, e in Comune si consegnano le stufe agli abitanti delle krivaje. Il giorno 01/02/1977 si possono leggere i seguenti articoli "DONO DELL'UNICEF - Ieri ci hanno donato un diario blu, fatto da alcuni bambini della 5^ elementare di Gemona. Questo diario è stato pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, in altre parole l'UNICEF” e anche "LA TELEVISIONE JUGOSLAVA - Oggi la TV Franco tra i suoi genitori e Da Blanc prima del 1976 (fotomontaggio di 2 foto) - archivio famiglia Antonio Zearo 1976 - 2006 11 La copia del Messaggero di Vighicheco del 29 gennaio 1977 jugoslava ha filmato il comu- tacolo folkloristico con ne gemonese, chissà che Dario Zampa, il coro "I Provolevano, boh!”. Fa intuire nipoti” (W noi) e il "Trio dal quanto Gemona fosse meta Poz”. Presentavano Gigi e di numerosi turisti curiosi Santo. Com'era prevedibile "… Quel giorno Dario è stato bersagliato (13/05/1977) era pieno di dagli autografi. La nostra turisti e avventurarsi per la redazione ne ha ricevuto strada era un vero uno…”. rischio…”. Il 12/12/1977 fa Nel MdiV ogni scossa di terla cronaca di una serata cano- remoto in Friuli, ma anche in ra con il noto cantante friula- altre parti del mondo no Dario Zampa "ORE ("SCOSSA IN TURCHIA” 20.00: ARRIVA D. ZAMPA - 16/05/1977), è riportata con Ieri nel Centro Sociale di V. dovizia di particolari e il graSalcons si è tenuto uno spet- fico dell'intensità. Il 24/03/1977 scrive "IL BEL TEMPO - bel tempo su tutto il Friuli, ma il sereno è anormale. Oggi il termometro segnava ben 23 gradi. Che sia un avvertimento di scossa o degli extraterrestri? BOH!”: un esempio per far capire quanto l'esperienza del terremoto abbia segnato il vivere quotidiano dei friulani, sotto ogni aspetto. Però è riportato anche uno spaccato di vita degli anni '70 in Italia, quando in TV c'erano solo la RETE UNO e la RETE DUE e si trasmettevano il telefilm FURIA "…lo stallone nero cavalcato da Joey, un orfano del west…”, la trasmissione NIXON STORY "…dove David Frost, un "parlatore” inglese di 38 anni, rivolge delle domande a Richard Nixon, l'ex-ex-presidente USA”, il cartone animato CHARLIE BROWN, i programmi ROBIN HOOD e SUPER GULP! e c'era già DOMENICA IN con i giochi di prestigio del mago Alexander e la complicità del presentatore Corrado. Per quanto riguarda lo sport, Franco riporta spesso classifiche, commenti e risultati calcistici del campionato italiano di serie A, ma anche della serie C, in cui allora militava l'Udinese, che il 06/06/1978 andrà in serie B "…e bravi i nostri udinesi…”, della Gemonese e dei Mondiali di Calcio del 1978, delle partite di pallacanestro con i risultati della Snaidero, degli incontri di pugilato, come quello storico tra Cassius Clay e Antonio Evangelista, delle partite di hockey su ghiaccio. Farmacia “Antonelli” dr. Franco Santi P.za Garibaldi 5-7 -Tel. 0432 981053 Gemona del Friuli (Ud) Cosmesi - Articoli Sanitari - Veterinaria Di tanto in tanto compaiono e scompaiono rubriche, eccone alcune: LA BORSA, IL PROVERBIO DEL GIORNO, GIORNALI, BARZELLETTE, IL TEMPO DOMANI, che diventerà poi L'ANGOLO DI BERNACCA e di seguito ancora LE PREVISIONI DELLA PERNACCHIA DI BERNACCA. Ma forse quella più simpatica, secondo me, rimane quella del TOPO, questo povero topo che nonostante Vighicheco nei paraggi, le strategie di zio Menut, il tramai e la colla topicida non ne vuole proprio sapere di essere preso in trappola!!! Tante e tante ancora sarebbero le simpatiche curiosità del MdiV, iniziativa di un ragazzino, duramente colpito dal destino, acuto e attento osservatore del mondo, perché scrive "… IL DOVERE DI UN GIORNALISTA E' DI SAPERE…” Maria Copetti Franco Zearo in una foto recente ASSOCIAZIONI 12 Speciale Amnesty 8 marzo: "La violenza sulle donne è una delle forme di violazione dei diritti umani più diffusa ed occulta nel mondo”. Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International più del cancro. Fa Uccide più vittime di quelle registrate negli incidenti automobilistici. Provoca danni fisici e psicologici quasi sempre irreversibili. E' la violenza sulle donne, una malattia grave, spesso taciuta ma diffusissima, che si manifesta sotto varie forme, che divora il cuore di ogni società, facendosi beffa di qualsiasi passaporto di "civiltà". Un morbo incontrollato che colpisce chiunque, a qualsiasi età, ricche o povere, colte o analfabete. Che si sposta dalle aree di conflitto a quelle di pace, dai paesi con deficit democratico a quelli cosiddetti "progrediti", dai campi di battaglia alle camere da letto. A "soffrirne" almeno un miliardo di donne nel mondo - in pratica una su tre -, picchiate, stuprate, mutilate, assassinate. Quasi sempre per mano del marito, del fidanzato, di un familiare o di un amico. Una violenza consumata dietro le porte domestiche, che, secondo il Consiglio d'Europa, per le donne fra i 16 e i 44 anni rappresenta la prima causa di morte e di invalidità. Più del tumore, Più degli incidenti stradali. E' il peggior scandalo dei nostri tempi, la più vergognosa infamia! e in Medio Oriente Inle Asia donne vengono uccise in nome dell'onore. Nell'Africa occidentale le ragazze sono sottoposte a mutilazioni genitali in nome della tradizione. Nell'Europa occidentale le donne migranti e rifugiate sono attaccate perché non accettano le usanze sociali della comunità che le ospita. Nella regione meridionale dell'Africa le ragazze sono stuprate e infettate con il virus dell'HIV/ AIDS perché coloro che le abusano sono convinti che fare sesso con una vergine li guarirà dalla malattia. Infine nei paesi più ricchi e più sviluppati del mondo, le donne vengono picchiate a morte dal proprio partner. Questo tipo di violenza si diffonde perché sono tropPer alcuni è l’unico modo di toccarmi. pi i governi pronti a chiudere un occhio e a lasciare che la violenza sulle donne abbia impunemente luogo. In troppi paesi le leggi, le politiche e le usanze sono discriminatorie nei confronti delle donne, negano loro gli stessi diritti degli uomini, rendendole così più vulnerabili di fronte alla violenza. In troppe regioni del mondo le donne sono intrappolate in un ciclo vizioso fatto di povertà che alimenta la violenza. Troppo spesso i ruoli di genere e le strutture della società rafforzano il potere che l'uomo esercita sulla vita e sul corpo della donna. In troppe comunità i leader religiosi e i media promuovono ruoli, atteggiamenti e consuetudini che cercano di subordinare e sottomettere le donne. Troppo spesso i gruppi armati si sottraggono al diritto umanitario internazionale e si servono dello stupro quale strategia di guerra per sconfiggere e umiliare il nemico, e troppo spesso riescono a farla franca. questo perché Tutto governi sono pronti i a sono lo specchio di Inumeri una situazione inquietante. Nel mondo una donna su cinque è destinata a essere violentata o a subire un tentativo di violenza. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono state uccise dai propri partner. Ogni anno si registrano, nel mondo, 60.000 "crimini d'onore". Solo alcuni flash. In Zambia ogni settimana cinque donne sono assassinate dal partner o da un amico di famiglia, mentre in Sudafrica ogni 23 secondi una donna viene stuprata. In India nel 1998 6000 donne sono state bruciate per questioni di dote e nel vicino Pakistan molte sono le donne sfigurate con l'acido. Negli Usa una donna viene picchiata ogni 15 secondi e ogni 90 viene violentata. Nel solo 2001 si sono registrati 700.000 casi di violenza all'interno delle mura dome- chiudere un occhio. 79 paesi, tra cui la Russia Irene Khan, Segretaria Generale dove solo nel 1999 sono di Amnesty International state uccise da partner o familiari ben 14.000 donne, non hanno una legge che protegga dalle violenze domestiche e ben 54 hanno leggi che discriminano le donne. Un dato, quest'ultimo, ancora più allarmante perché è proprio il concetto di discriminazione alla radice della violenza sulla donna, un concetto in base al quale ogni forma di maltrattamento verso il genere femminile diventa lecito. Sia all'interno della famiglia, sia all'interno della comunità. ASSOCIAZIONI 13 stiche. In Francia ogni anno sono 25.000 le donne stuprate. In Gran Bretagna, dove fra il 1997 e il 1998 si sono verificati più di 2000 casi di violenza fisica ai danni delle collaboratrici domestiche, i servizi di pronto soccorso ricevono almeno una telefonata al minuto per violenza in ambito domestico. E potrei continuare a lungo. Il dato è che donne di continenti e paesi diversi, di religioni, culture,e retroterra sociali differenti, istruite o analfabete, ricche o povere, sia che vivano la guerra o in tempo di pace, sono legate dal filo comune della violenza. sfida più coraggiosa a Laquesto scempio è venuta dalle singole donne e dai gruppi di donne che hanno alzato la testa e fatto sentire la loro voce , spesso a costo della vita. Esse si sono organizzate per chiedere giustizia, hanno reclamato affinché i loro diritti umani venissero rispettati, protetti e realizzati. Grazie al loro impegno sono state ottenute conquiste importanti in termini di trattati e meccanismi internazio- nali, nelle leggi e nelle politiche. Tuttavia questi risultati continuano ad essere desolatamente privi di conseguenze effettive poiché le promesse ottenute rimangono sulla carta. è per questo che attraEdverso la campagna mondiale "Mai più violenza sulle donne" Amnesty International ha voluto unire la sua voce a quel richiamo all'azione. Amnesty chiede ai leader, alle organizzazioni e ai privati cittadini di impegnarsi pubblicamente per rendere i diritti umani una realtà per tutte le donne. Ai governi che ancora non l'hanno fatto chiede di ratificare senza riserve la Convenzione per eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, e il relativo Protocollo opzionale. Ad alcuni paesi chiede l'abolizione di leggi che discriminano le donne e che perpetuano la violenza contro di loro. Ad altri chiede, invece, l'adozione di leggi che proteggano le donne, criminalizzino lo stupro ed altre forme di violenza sessuale. mai Paloma, ma sua Nonmadreconobbi mi parlò di lei. Paloma era una delle diverse centinaia di giovani donne assassinate a Ciudad Juárez, una città al confine tra Messico e Stati Uniti. Per oltre un decennio, queste donne furono rapite, torturate, stuprate e uccise. Le autorità fecero ben poco per indagare, perseguire o fermare questi delitti perché si trattava di donne povere, inermi, politicamente ininfluenti. Molte erano giunte a Ciudad Juárez per lavorare nei maquiladoras, stabilimenti di assemblaggio costruiti dalle multinazionali sul confine messicano, attirate dalle agevolazioni fiscali e dal basso costo della manodopera messicana. Le giovani donne come Paloma hanno alimenta- Amnesty lotterà perché le donne abbiano parità di accesso al potere politico e alle risorse economiche. Sfiderà gli atteggiamenti dettati dalla religione, dalla cultura e dalle consuetudini sociali che sminuiscono e pongono la donna in pericolo. Si impegnerà per porre fine all'impunità di cui gode la violenza sulle donne. Cercherà la solidarietà degli uomini e li spronerà ad avere un ruolo attivo in questa campagna. L'obiettivo, infatti, non è quello di additare gli uomini in generale quali responsabili di tali violenze e diffondere l'immagine delle donne quali vittime di violenza, bensì quello di condannare l'atto violento in sé. Per ottenere questo risultato è necessario che tutti diano il loro contributo, non soltanto le organizzazioni e le istituzioni, ma anche i singoli individui. campagna è diverQuesta sa da tutte le altre in quanto chiede ad ognuno di assumersi la propria responsabilità. La violenza sulle donne cesserà soltanto quando ciascuno di noi sarà pronto ad assumersi l'impegno: a to il fenomeno della globalizzazione economica nella speranza di ricavarne qualcosa, diventandone altresì le vittime. Ciò che spicca in questo caso è il coraggio delle madri delle donne uccise a Ciudad Juárez. Le madri si sono organizzate tra di loro e chiedono giustizia. Assieme a loro e ad altri, lo scorso anno Amnesty International è riuscita a esercitare pressione sul governo federale del Messico affinché si impegnasse a far cessare le uccisioni. La storia di Paloma è soltanto uno tra i milioni di esempi della più vergognosa infamia dei nostri tempi: la violenza sulle donne. Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International Per informazioni e approfondimenti: AMNESTY INTERNATIONAL Sez. Italiana www.amnesty.it www.amnesty.org [email protected] Gruppo ITA 143 c/o Vitti Massimo tel. 0432-974179 non commetterla, o a permettere che altri la commettano; a non tollerarla e a non arrendersi finché non sarà sradicata. La violenza sulle donne è universale ma non è inevitabile. L'impegno di tutti, anche il vostro, la può fermare. Bibliografia Donne in prima linea Edizioni cultura della Pace. Mai più. Fermiamo la violenza sulle donne. Pref. di Rita Levi Montalcini EGA Editore. Donne. Il coraggio di spezzare il silenzio. Pref. di Dacia Maraini Rizzoli Edit. Per acquisti rivolgersi al gruppo Amnesty di Gemona TERRITORIO 14 Le illegalità ambientali Intervista a P. Machin e U. Alberini* del Corpo Forestale Regionale Pense e Maravee: La recente operazione delle Guardie del Corpo Forestale Regionale della Stazione Forestale di Gemona del Friuli, che ha portato al fermo di tre bracconieri con la preda negli zaini, ha improvvisamente riportato alla ribalta un aspetto del vostro lavoro che solitamente non si nota: la prevenzione delle attività criminose contro il territorio. Ci può dire qualcosa di più, in generale su questa attività? Corpo Forestale Regionale: L'attività del C.F.R. si esplica nei più svariati settori ed in taluni casi ci si trova di fronte a fenomeni di illegalità ambientale più o meno gravi che a volte possono avere risvolti amministrativi ed a volte purtroppo anche penali. Nell'interesse dell'ambiente in generale inteso nel senso più ampio della parola e comunque senz'altro anche del cittadino quale primo beneficiario di un ambiente per quanto possibile integro, è stata svolta negli scorsi anni e, ad oggi risulta essere stata incrementata ulteriormente, un'azione di informazione sia nei confronti dei bambini in età scolare sia dell'utenza adulta, informazione che collegata ad una intensificazione della presenza sul territorio ed ad una maggior visibilità del Corpo Forestale Regionale ha di fatto costituito un'efficace azione di prevenzione sia sotto il profilo della conoscenza normativa, sia sotto l'aspetto di chiarimenti opera- tivi derivanti da esigenze particolari, sia sotto l'aspetto più generale dell'educazione ambientale. La maggior presenza sul territorio unita ad una maggior visibilità del Corpo ha costituito in determinate situazioni un sicuro anche se non totale deterrente nei confronti dell'illegalità comportamentale a danno dell'ambiente intesa nei suoi aspetti più o meno gravi ed in base a ciò sanzionata in via amministrativa o penale dalla vigente normativa. Il fenomeno del bracconaggio, certamente esistente anche in Friuli-Venezia Giulia, consiste nell'uccisione e/o nella cattura di fauna (ed avifauna) selvatica in violazione alla vigente normativa come ad esempio cacciando in periodi di divieto e/o con mezzi non consentiti ed eventualmente anche uccidendo o catturando specie non cacciabili e/o protette in maniera più o meno incisiva andando così a pregiudicare la conservazione o quantomeno la presenza di specie già rare o che necessitano di particolare tutela. P&M: In particolare, avete dei piani di prevenzione e risorse dedicate alla specifica attività antibracconaggio? C.F.R.: L'attività di prevenzione del fenomeno del bracconaggio si può esplicare sostanzialmente in due sole maniere: presenza e visibilità del Corpo Forestale sul territorio e momenti di confronto Se sentite qualche brivido, non è una corrente d’aria. Il GTI è tornato. con i cacciatori e con il cittadino; entrambe vengono sfruttate dal personale della Stazione Forestale di Gemona del Friuli ma, nonostante ciò si è a conoscenza di sporadici episodi di illegalità venatoria posti in essere a danno della fauna selvatica. Per questo motivo è stato, ed è sempre maggiormente necessario, porre in essere, distogliendo ovviamente risorse umane da altri compiti istituzionali, dei servizi mirati non più tesi alla prevenzione ma alla repressione del fenomeno. Purtroppo, essendo l'attività di contrasto all'illegalità venatoria solo uno dei molteplici settori dove si trova ad operare il Corpo Forestale Regionale, non vi sono risorse specifiche a questa dedicate ma è un'attività che, per essere svolta con efficacia, comporta un notevole dispendio di personale unito ad un pressante impegno sul territorio, spesso con orari prolungati e con altre difficoltà oggettive di vario genere. P&M: Può ricordarci le operazioni anticrimine più importanti che avete portato a termine con successo negli ultimi anni nella nostra zona? C.F.R.: Per quanto riguarda la Stazione Forestale di Gemona del Friuli, questa opera su un territorio giurisdizionale di 8 Comuni ai quali va ad aggiungersi l'intero territorio del Parco Natura- Iob Silvano & C. Gemona del Friuli le delle Prealpi Giulie, gran parte del territorio è definibile come montano e per caratteristiche orografiche e vegetazionali è non sempre facilmente controllabile. Per quanto riguarda le varie operazioni di contrasto all'illegalità ambientale non si ritiene di dover entrare nei particolari ma dall'anno 2000 ad oggi sono state inoltrate all'Autorità Giudiziaria e/o Amministrativa competente una novantina di comunicazioni di notizia di reato e circa 150 verbali di accertamento amministrativo per violazioni di vario genere nei vari settori di competenza spaziando comunque dalle violazioni meno gravi sanzionate in via amministrativa a denuncie per incendi boschivi, esercizio della caccia in violazione di legge e/o del bracconaggio, maltrattamento di animali, etc., per giungere poi, attraverso diverse altre fattispecie di violazioni, all'inquinamento ambientale inteso nella maniera più estensiva (discariche, abbandoni di rifiuti, inquinamento idrico, etc,). P&M: Secondo la vostra esperienza, la vostra continua presenza sul territorio e le segnalazioni che ricevete, il bracconaggio è una pratica diffusa ? Quali sono le prede più ambite ? Si può fare una stima tra le prede prelevate correttamente secondo i piani di abbattimento e quelle che cadono sotto i colpi dei bracconieri ? C.F.R.: Che il bracconaggio sia una pratica più o meno diffusa è cosa nota, certamente. In alcune zone più che in altre, il fenomeno esiste, ha una notevole importanza ed è inutile negarlo; la difficoltà sta comunque nel poter quantificare oggettivamente la diffusione del fenomeno in quanto i dati possono unicamente riferirsi ai casi accertati. Bisogna comunque tener conto che la quantifi- TERRITORIO 15 cazione e la diffusione di una pratica illegale deve essere commisurata alla realtà territoriale, al numero di prede abbattute in violazione di legge ed ai fenomeni di illegalità accertati anche in rapporto alla pressione antropica specifica e, questi sono dati che, almeno per il momento sono di non facile se non impossibile quantificazione pena il rischio di cadere in generalizzazioni quantomeno inopportune. Nelle nostre zone, le prede più ambite sono quelle normalmente di maggior pregio quali cervi, caprioli e camosci ma, specialmente nelle zone di pianura, il fenomeno può estendersi anche a varie specie di avifauna. Purtroppo bisogna far presente che ben raramente segnalazioni di illegalità ambientali da parte di cittadini pervengono a questo Ufficio. Si può star certi, tuttavia che in ogni caso di tali segnalazioni, una volta effettuate le dovute verifiche, si tiene conto anche per l'organizzazione di particolari servizi mirati. P&M: La tendenza del bracconaggio, secondo la vostra esperienza, è in aumento o in diminuzione? Come sta cambiando questa pratica? C.F.R.: Come già detto non vi sono dei dati oggettivi rispetto alla tendenza del fenomeno del bracconaggio, si può unicamente dire che il fenomeno esiste. Prima di tutto bisogna ammettere che le motivazioni alla base del fenomeno sono cambiate, in passato il bracconiere era tale più per necessità impellenti che per diletto, oggi invece il bracconiere non è senz'altro tale per necessità, ma unicamente per motivi assai meno giustificabili, quali possono essere il vantaggio economico derivante dalla vendita della carne, l'abbattimento di animali di particolare pregio per trarne trofei da immettere poi nel mercato illegale, il voler dimostrare con la sfida all'Autorità di essere il più forte ed il più furbo etc. etc. Si tratta comunque di un fenomeno diffuso su tutto il territorio italiano anche a causa, a parere di alcuni, di una oggettiva difficoltà nell'attuare una efficace e pressante azione di contrasto sul territorio; spesso indagini sul bracconaggio ed operazioni felicemente portate a termine hanno consentito di appurare come, dietro a quella che sembra una mera attività locale svolta solo da alcuni soggetti non collegabili tra loro, vi siano ben altre illegalità quali, l'accordo tra più soggetti al fine di esercitare il bracconaggio, l'utilizzo di armi modificate e/o illegalmente detenute, interessi economici non indifferenti, etc. P&M: Perché, dal vostro punto di vista, questo atto di bracconaggio contro la stambecca a Gemona è da considerare particolarmente grave? C.F.R.: Certamente vi sono determinate attività illegali che il legislatore ha inteso sanzionare in maniera più severa che altre e questo è il caso dell'30 comma 1 lett. c) della Legge 11 febbraio 1992 n° 157 che prevede l'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da lire 2.000.000 (1.032 Euro) a lire 12.000.000 (6.197 Euro) per chi abbatte, cattura o detiene esemplari di orso, stambecco, camoscio d'Abruzzo, muflone sardo, esemplari questi che il legislatore ha inteso porre sotto elevata protezione. La gravità del fatto ha anche e soprattutto una valenza naturalistica; lo Stambecco infatti è una specie diffusa solo in determinate zone dell'arco alpino. Si trovano ora anche in Friuli, grazie a progetti di reintroduzione succedutisi nel tempo con un notevole impegno finanziario e di risorse umane per monitoraggi, vigilanza e censimenti, a quote minori che non nel rimanente Arco Alpino. Queste nuove colonie consentirebbero di creare un ponte tra le popolazioni di Stambecco già presenti nell'area del Parco del Triglav, sul Montasio e sul Monte Stambecco sul Canin Plauris per una possibile espansione naturale anche nelle zone limitrofe come. Nel caso di specie la "stambecca" a suo tempo introdotta nel Parco delle Prealpi Giulie, si era ormai definitivamente spostata e stabilita sul Monte Cjampon ove, proprio a dimostrare la validità del progetto di reintroduzione, stava per essere raggiunta da un esemplare maschio, anche questo in allontanamento dal territorio del Parco.... P&M: Quali sono i compiti che maggiormente impegnano il personale della Forestale nel territorio del Gemonese? C.F.R.: Il territorio è vasto ed impegnativo, vista la sua configurazione geomorfologica. I nostri forestali sono presenti quotidianamente, ad esempio, nell'area del Parco naturale delle Prealpi Giulie ed in altre aree protette, con compiti di vigilanza rispetto alla normativa di istituzione dei Parchi in Friuli Venezia Giulia. Altri servizi riguardano i controlli non soltanto ai cacciatori ma anche ai pescatori, sempre numerosi lungo i bei corsi d'acqua della nostra zona. Le montagne del Gemonese sono poi particolarmente vulnerabili nel periodo della maggiore pericolosità degli incendi boschivi, che non è l'estate (come molti pensano) ma proprio il periodo in cui ci apprestiamo ad entrare (fine inverno, inizi primavera): qui possiamo sempre contare sulla grande collaborazione con le squadre comunali di lotta agli incendi boschivi, vero "sistema nervoso" di tutta l'organizzazione antincendio, sempre in sinergia poi con la Protezione civile regionale. Non mancano poi i servizi di rilievo neve, utili per la redazione del "Bollettino valanghe", e quelli di sicurezza e soccorso sulle piste di sci di Sella Nevea. Sempre più gravosi anche i compiti di controllo e di lotta alle varie forme dell'inquinamento ambientale, dalle acque ai rifiuti agli scarichi industriali: qui la normativa è particolarmente complessa e richiede preparazione ed attenzione nell'applicarla alle diverse situazioni che si possono riscontrare sul territorio. E' giusto quindi ricordare le operazioni antibracconaggio, ma sottolineando il fatto che tale attività è soltanto una delle diverse attività che vedono comunque sempre il Corpo forestale a fianco delle comunità locali, soprattutto nelle situazioni ambientali più difficili, come quelle della montagna. * Rispettivamente comandante della Stazione di Gemona del Corpo Forestale della Regione ed Addetto comunicazione esterna Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia TERRITORIO 16 Caccia: è tempo di cambiare Per una gestione venatoria consapevole e corretta Se c'è una cosa che ho imparato in un quarto di secolo di professione giornalistica è che in ogni cosa, per quanto negativa, è possibile trarre qualche elemento di positività. Così anche l'episodio sciagurato dei tre cacciatori della riserva di Gemona, colti sul fatto mentre trasportavano in auto le spoglie di una stambecca abbattuta, ha dato un esito positivo. Parlo del forte impatto che ciò ha avuto sulla parte del mondo venatorio che crede in una caccia corretta, ma soprattutto in quella cosa che si chiama onestà. C'è stata, infatti, un'autentica ribellione nei confronti di un associazionismo venatorio che, "more solito", cerca di nascondere la polvere sotto il tappeto. L'episodio ha avuto gli "onori" della stampa venatoria nazionale, mentre mi sono giunte notizie secondo le quali vi sono state delle prese di posizione molto critiche in seno alla principale associazione venatoria. Simili comportamenti vengono sempre meno tollerati dai cacciatori corretti, più numerosi di quel che si crede e che stanno crescendo ed organizzandosi. Assordante, per contro, il silenzio della Riserva di Gemona da cui sarebbe stato lecito attendersi una decisa presa di posizione per un fatto che coinvolge il buon nome dei cacciatori locali. Tutto ciò è però indice di una situazione generale che, fatti salvi gli esempi di eccellenza, è venuta a sedimentarsi con gli anni ed investe la qualità della gestione venatoria di molte riserve di caccia, oltre al livello etico e tecnico di coloro che le dirigono. La Legge regionale 30 del 1999, che attualmente regola il settore, non è stata mai applicata nelle sue parti più importanti proprio da chi aveva il dovere di farlo, né si è provveduto ad emanare il relativo regolamento di attuazione che avrebbe di certo aiutato l'applicazione corretta delle norme. Non solo, ma sulla spinta dei settori più retrivi del mondo venatorio, ancora troppo influenti sulla politica regionale, si è addirittura peggiorata la situazione. Faccio, in particolare, riferimento alla L.R. 10/2003 che ha abolito l'esame per i direttori delle riserve, giustamente previsto dalla L.R. 30/1999 al termine di un corso di formazione. Così, sulla spinta di coloro che temevano di veder esposta la propria incompetenza, si è riusciti ad ottenere la dequalificazione generale dei dirigenti venatori. Non conoscendo la situazione della Riserva di Gemona non esprimo valutazioni sulla qualità della sua gestione, ma non penso di essere lontano dal vero se dico che, con tutta probabilità, la sua consistenza faunistica è di gran lunga inferiore alle potenzialità. Mi dicono, ad esempio, che la colonia di camosci presente sul Cjampon non riesce a crescere ed è sempre ferma agli stessi numeri. Il dato meriterebbe una verifica approfondita anche se, in genere, il camoscio è l'ungulato più facilmente censibile, perché prima o poi si fa sempre vedere. La situazione del Cjampon, simile a quella di altre montagne vicine, è dovuta probabilmente a più fattori, il primo dei quali è che le popolazioni di camosci stentano a riprendere quota quando si parte da numeri esigui o addirittura quasi da zero. E che i camosci di quella vasta area prealpina che va dal Tagliamento al Natisone fossero stati sterminati è un dato di fatto, soprattutto quando era consentito cacciarli con i segugi in braccata. Per causare il declino di popolazioni di camosci non serve neppure sparare molto: basta sparare sbagliato abbattendo, ad esempio, i maschi fra i 4 e gli 8 anni di età, che sono i migliori riproduttori, ma anche quelli che sono stati i più bersagliati, con la conseguente destrutturazione delle popolazioni ed il declino delle medesime. Per contro, esistono esempi di gestioni faunistiche in zone dove non si caccia, che pure mi convincono poco, perché danno l'impressione di essere fatte più che altro per attirare il favore di un'opinione pubblica che, in genere, di fauna selvatica non sa assolutamente nulla. Esprimo, ad esempio, forti e motivati dubbi sull'opportunità dell'introduzione dello stambecco sui nostri monti, ma questo è un altro discorso che, eventualmente, potremo affrontare in altra occasione visto che richiede spazi che mi sono già mangiato. Marco Buzziolo Presidente del Circolo Friulano Cacciatori Ed alla fine, l'hanno uccisa Ero salito in malga Coot con mio figlio e mio nipote, tre anni fa, per assistere alla liberazione di questi meravigliosi stambecchi provenienti dalle lontane alpi Marittime. Chiacchieravo con un mio amico, un cacciatore di Maniaglia, mentre quella femmina, vistosamente gravida e con quel grande radiocollare, scendeva dal furgone. Poi avevo saputo che aveva abbandonato il branco per stabilirsi proprio qui, da noi, sulle pendici sud-occidentali del Cjampon dove era stata osservata, per un breve periodo, anche con il suo piccolo poi misteriosamente scomparso. Una fortuna davvero insperata, dopo che per una scellerata ed infelice scelta la nostra amministrazione comunale aveva deciso di scorporare il territorio di Gemona dal Parco, compromettendo così la valenza stessa dell'intero Parco delle Prealpi Giulie a causa della ridotta estensione. Eppure, chissà perché, a lei piaceva starsene là, sui prati meridionali del Cjampon. Purtroppo non aveva fatto i conti con i gemonesi. Dopo gli sforzi incredibili di chi con perseveranza, con quella passione che spinge l'impegno professionale ben oltre gli obblighi imposti dal ruolo, dopo anni di continuo monitoraggio, inseguimento, controllo, studio per adottare le misure più corrette e rispettose della complessa vita di questi stupendi animali e del loro ambiente, alcuni bracconieri gemonsi l'hanno uccisa. Da sempre, nei dibattiti con i cacciatori, ci si scontra aspramente quando essi tornano con forza a ripetere che sono proprio loro, i cacciatori, che proteggono l'ambiente. E giù, dall'altra parte, a ripetere che per questo non servono i fucili, che sono tutte balle, giacché per loro la cosa più importante è solo uccidere qualche preda in più. E così si continua a litigare. Le posizioni rimangono lontane ed inconciliabili e non credo proprio che fatti come questo, che purtroppo si ripetono continuamente anche in Comuni vicini al nostro, e non solo, aiutino ad avvicinarle, queste posizioni. Roberto Urbani TERRITORIO 17 Bracconaggio in Cjampon Riflessioni sul grave atto compiuto in dicembre tutta questa vicenda ci Insembrano d'obbligo alcune considerazioni. Da molto tempo si discute su quella minuscola popolazione di camosci stabilitasi sul versante occidentale del Cjampon. Se ne discute soprattutto perché questa popolazione non aumenta. Il territorio è perfetto per questi animali che dovrebbero crescere, in queste condizioni, di circa il 12% l'anno. La popolazione potenziale dal Cjampon al Cuel di Lanis è di alcune centinaia di capi, invece niente. Perché? Cos'è che impedisce ai nostri camosci di incrementare il loro numero nonostante le condizioni favorevoli? Tra i denti si mormora che tutti sanno cosa succede tra S. Agnese, Scric e Cjampon. Tutti sanno, ma nessuno dice niente ed i camosci non aumentano. I cacciatori stessi dovrebbero desiderare un aumento di questa popolazione. Se ci fossero due o trecento camosci tra Cuel di Lanis e Cjampon nessuno avrebbe da ridire se i cacciatori ne "prelevassero" venti all'anno. Registriamo, a conclusione, alcuni fatti: 1_ Risulta che i bracconieri accusati di aver ucciso la stambecca sono iscritti alla riserva di caccia di Gemona. 2_ La Riserva di caccia, da sempre, a parole, contro i bracconieri, nel momento in qui se ne scoprono ben tre al suo interno non ha nessuna reazione pubblica: nessuna condanna, nessuna presa di posizione. 3_ Non abbiamo letto nulla da parte della Amministrazione comunale. Non un comunicato di condanna, non una richiesta di chiarimento, non un gesto di censura, niente. E' in questo modo che la nostra Amministrazione difende il territorio da attacchi di questo genere! 4_ La Comunità Montana: ha nel suo statuto la promozione della caccia tra le finalità economiche (!?!), poiché vista come mezzo di promozione turistica. A Gemona c'è un'esigua popolazione di camosci in un territorio di altitudine particolarmente bassa e vicino al centro abitato, dove si stava forse creando un nuovo nucleo di stambecchi (lasciamo ad ognuno immaginare la valenza di questi aspetti sotto il profilo turistico). Questo gesto irresponsabile cancella tutto e che cosa fa la Comunità Montana? Niente. 5_ Tutti i nostri politici, quando ci sono le campagne elettorali, si proclamano difensori dell'ambiente. Alla resa dei conti questi sono i fatti, questo il modo in cui le nostre istituzioni difendono l'ambiente. L'immobilità di fronte agli attacchi. I "bracconieri", a Gemona, possono continuare a stare tranquilli, ad agire indisturbati preoccupandosi solo di non finire in braccio alle forze dell'ordine con le mani nel sacco. R.U. Si può fare meglio! I muri di sostegno del nuovo "parco ginnico" delle casa dello studente: scogliere!. Eppure a Gemona abbiamo esempi migliori, bastava copiare: Parco di Via Dante, i muri in pietra locale dei nostri "vecchi". A cura di Sandro Venturini Fioreria Emidia Manzano Via Roma, 252 tel. 0432 970692 33013 Gemona del Friuli e-mail: [email protected] COSE PUBBLICHE Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” 1 S. Giovanni? Dov'era! dicono gli esperti Mentre in Consiglio comunale la maggioranza e l'opposizione di Centro destra discutevano sul come trovare una sistemazione (alternativa a quella naturale) al soffitto di San Giovanni dipinto da Pomponio Amalteo nel 1533, la presidente del Comitato scientifico del Convegno di studio sul grande pittore rinascimentale, prof.ssa Caterina Furlan, preside della Facoltà di Lettere dell'Università di Udine inviava l'appello che riportiamo affinché il capolavoro venga ricollocato negli spazi della chiesa di San Giovanni, che proprio per tale motivo va ricostruita dov'era e com'era. All'appello degli studiosi (che condividono le richieste del Comitato "Il San Giovanni dell'Amalteo" e di enti nazionali quali Italia Nostra, FAI e Castelli e Dimore storiche) si sono recentemente unite anche le voci di Livio Iacob, presidente della Cineteca del Friuli e di Grazia Levi, già direttore della Sede RAI del Friuli Venezia Giulia, i quali hanno invitato l'Amministrazione comunale a riconsiderare l'argomento e a confermare come sede del prezioso soffitto la chiesa di San Giovanni, ricostruita per diventare il nuovo auditorium cittadino. L'appello risale al Dicembre 2005 ed è stato inviato alle seguenti Autorità istituzionali: - Riccardo Illy: Presidente della Giunta - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Alessandro Tesini: Presidente del Consiglio - Regione 18 Friuli V.G. - Roberto Antonaz: Assessore alla Cultura - Regione Friuli V.G. - Gabriele Marini: Sindaco di Gemona del Friuli e, a mezzo suo, al Consiglio comunale. Ecco il testo dell'appello: "Illustrissimi Signori, anche a nome dei colleghi Claudio Griggio e Giuseppe Trebbi, membri del Comitato scientifico del Convegno di studio su Pomponio Amalteo (svoltosi a San Vito al Tagliamento il 23 e 24 novembre scorso, nell'ambito delle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della nascita dell'artista), mi faccio interprete della necessità di ricomporre nella sua integrità e nella sua collocazione originaria il soffitto della chiesa di San Giovanni in Brolo di Gemona, realizzato dal pittore nel 1533. Affinché ciò avvenga è indispensabile - come più volte sollecitato dal Comitato gemonese "Il San Giovanni dell'Amalteo" e come illustrato al Convegno tramite il dottor Gilberto Ganzer - che la Regione e il Comune di Gemona si adoperino per la ricostruzione dell'edificio distrutto dal terremoto del 1976, nella convinzione che questa è l'unica soluzione percorribile per la salvezza e la rinascita di un autentico capolavoro. Ringraziando per l'attenzione e confidando nell'accoglimento della presente segnalazione, porgo distinti saluti". 2 Gemonesi, non pagate sanzioni causate da errori del Comune! I fatti Settembre 2004: un cittadino di Gemona si rivolge all'apposito ufficio comunale per sapere se un terreno di sua proprietà è classificato edificabile. Gli si risponde: quel terreno è "verde privato, non edificabile". Gennaio 2006: lo stesso cittadino riceve dal Comune un "avviso di accertamento e liquidazione" perché nel 2003, tra l'altro, non aveva pagato l'ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) su quello stesso terreno. In una successiva verifica il cittadino scopre anche che, senza sua richiesta e a sua insaputa, il Comune gli aveva reso edificabile parte di quel terreno ancora dal mese di agosto 1998. La scorrettezza è triplice perché il Comune: 1. all'insaputa del cittadino cambia la destinazione urbanistica; 2. dopo sei anni comunica al cittadino che il terreno non è edificabile; 3. due anni dopo punisce il cittadino con sanzione per non aver pagato l'ICI su un terreno che, secondo lo stesso ufficio comunale, era ritenuto non edificabile. La legge A proposito di imposte e tasse è utile ricordare che una legge dello Stato (n. 212 del 27.07.2000) sancisce, tra l'altro, che: a) i rapporti tra contribuente e amministrazione sono improntati "al principio della collaborazione e della buona fede"; b) non sono irrogate sanzioni al contribuente che si è conformato a indicazioni conseguenti "a ritardi, omissioni od errori dell'amministrazione stessa". Le leggi vanno rispettate da tutti, anche dal Sindaco e dai funzionari comunali. 3 Comune: risparmi? - Sì, valorizzando i dipendenti È noto che, con la recente legge finanziaria, il Governo ha tagliato pesantemente i fondi dello Stato destinati agli Enti periferici (Regioni, Comuni, scuole). Meno soldi ai Comuni signi- fica meno servizi per i cittadini, ma anche necessità di ridurre certe spese. Negli anni scorsi il Comune si avvaleva di una consulenza esterna per la complessa materia fiscale (IVA e IRAPImposta Regionale sulle Attività Produttive), consulenza che costava 2.200 euro. A partire dal 2006 il Comune ha deciso di non rinnovare detta consulenza, ma "di far maturare le professionalità interne all'Ente in materia di IVA e IRAP" riducendo notevolmente la spesa. Questa scelta positiva non si è ripetuta, invece, per la materia previdenziale. Nonostante il limitato numero di pratiche pensionistiche e la presenza in pianta organica di un responsabile del personale, il Comune ha deciso di avvalersi di una consulenza esterna in materia previdenziale per l'anno corrente, con un costo aggiuntivo di 3.600 euro. Auspichiamo che l'Assessore alle finanze Paolo Urbani raccolga questo invito al risparmio. 4 Piano CIPAF in grave ritardo: intervenga la Regione! Approvare il Piano Territoriale significa poter ampliare la zona industriale di Rivoli (Osoppo) favorendo l'insediamento di nuove attività economiche e quindi nuova occupazione. "Sarà completato entro il 2005" promise il Presidente Burello nell'Assemblea del 18 aprile dello scorso anno, ma il Piano non è stato ancora approvato. Nel CIPAF, Gemona è rappresentata dal Sindaco Marini e dal Consigliere di amministrazione Andrea Brollo; non ci risulta che abbiano espresso formale disappunto per il mancato rispetto dei tempi. Auspichiamo che il Consigliere regionale Disetti interpelli e solleciti la Giunta regionale ad intervenire. COSE PUBBLICHE 19 Riceviamo e volentieri pubblichiamo Una Giunta sorda e confusa Bilancio critico degli incontri tra amministratori e cittadini l'AmministrazioLa Giunta appare divisa e Agennaio ne comunale ha organiz- 2.incerta sul destino del zato alcuni incontri nelle borgate. Rispetto alla giunta Disetti, che non si confrontava con la popolazione (se non per presentare le "grandi opere" già preconfezionate), l'attuale Amministrazione ha fatto sicuramente un passo in avanti. Tuttavia riteniamo che si possa e si debba fare di più, coinvolgendo i cittadini nella gestione effettiva del bilancio comunale, stabilendo tempi, scadenze e priorità attraverso un processo decisionale discusso ed infine sancito da una votazione popolare. Ci è inoltre sembrata grave la scelta della Giunta di non effettuare per la seconda volta incontri pubblici in Stalis e Maniaglia: riteniamo che i cittadini di queste due borgate meritino più rispetto. Dalle assemblee sono emersi alcuni punti critici che ci pare opportuno evidenziare: L'Amministrazione ha evitato di discutere approfonditamente la vendita di parte del colle del castello e dell' ex-ricovero di via Altaneto. Ricordiamo che: a) ricostruire è un diritto e le amministrazioni dal '76 a questa parte non sono state in grado di ottenere ciò che spetta loro di diritto; b) la vendita di questa area denota una macroscopica incapacità progettuale della Giunta sul Centro storico; c) la vendita, posta senza reali vincoli, può veramente risultare una "svendita" del patrimonio pubblico con il rischio che vengano realizzati progetti non rispettosi del paesaggio. 1. Centro storico. I nostri amministratori non sembrano avere le idee chiare in merito alla ricostruzione del San Giovanni (già accantonata?) e alla possibile acquisizione della banca. Sono a nostro avviso indispensabili delle assemblee allargate in cui ci si confronti in maniera aperta e costruttiva su questi problemi. La banca, in particolare, potrebbe essere adattata ad auditorium, a centro multimediale, a biblioteca: potrebbe essere acquistata in collaborazione con l'università (in modo da consolidarne la presenza a Gemona e magari richiamare qualche altro corso di laurea). Diventerebbe una struttura importante per rilanciare il Centro e le politiche culturali. Alcune opere pubbliche, come la prevista risistemazione di via Dante, non appaiono prioritarie: le gravi barriere architettoniche possono e devono essere appianate con una spesa più contenuta di quella prevista. E' bene a questo proposito ricordare come le giunte Disetti e Marini si siano spesso distinte nello spreco di denaro pubblico: citiamo a titolo di esempio la pavimentazione di via Bini. E' stato più volte sollevato il tema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti: è previsto un incremento delle tasse. Prendiamo spunto dalle osservazioni di alcuni cittadini e rileviamo che sarebbe possibile innalzare il tasso di rifiuti differenziati 3. 4. di Forgiarini Roberto & C. snc Rive di Venturin, 18 - Gemona del Friuli Cell. 339.7716031 - Telefono 0432.981511 attraverso un impegno serio e costante da parte della Giunta. In questa direzione l'Amministrazione potrebbe inviare una lettera ai cittadini per a) invitare a differenziare; b) esortare a non buttare foglie, erba da giardino ecc. nei cassonetti; c) suggerire di richiedere composter. Il Comune dovrebbe premiare con sconti chi produce meno spazzatura. Bisognerebbe inoltre studiare metodi e strumenti adottati da altre amministrazioni. Non è infine possibile che la Giunta attenda di sapere che cosa dirà o farà il gestore attuale, perché il gestore ha come unico criterio la massimizzazione del profitto e l'abbattimento dei costi. Se l'Amministrazione non si muove e non fa pressioni, l' azienda appaltatrice non può che alzare i prezzi a piacimento. Apprendiamo con piacere che l'Amministrazione ha potuto avere 10 mila euro per la sistemazione del forte Ercole a Ospedaletto. Segnaliamo però che era già stata fatta una analoga richiesta alla Regione, ma la domanda era stata cestinata perché incompleta. D'altra parte questa Amministrazione, come già è stato dettagliatamente denunciato su queste pagine, si è più volte distinta per l'incapacità di ottenere finanziamenti per progetti. Nel corso degli incontri pubblici l'Amministrazione ha posto in grande rilievo le "grandi opere" realizzate e i progetti in cantiere: osserviamo con inquietudine l'incessante cementificazione del territorio, lo sfruttamento forsennato di ogni metro di terreno utile per l'edificazione di palazzine, capannoni, centri commerciali. Fino alla completa cancellazione del paesaggio. Il sindaco Marini e gli assessori hanno fatto spesso riferimento al generoso impegno del senatore Collino e del consigliere regio- 5. 6. 7. nale Disetti a favore del loro paese. Ricordiamo che i contributi procacciati dai politici sono denari pubblici: Collino e Disetti non mettono mano alle proprie tasche per costruire l'asilo e la piscina o per il completamento del castello. Fanno solo quello che devono fare, queste non sono concessioni dei potenti nei confronti della popolazione gemonese. Spiace dover occupare le pagine di P&M, ma non abbiamo altri strumenti: come più volte denunciato, "Intesa per Gemona" non ha spazio sui quotidiani locali; i giornalisti non fanno il loro dovere di fornire una informazione equilibrata e corretta e, soprattutto, non sono sempre presenti in sala consiliare durante le sedute del Consiglio per cui, anche se ne avessero l'intenzione, non potrebbero materialmente riferire ciò che fa l'opposizione. Sinistra per il Comune Rifondazione Comunista Una sede della Provincia a Gemona La Provincia di Udine ha acquistato una parte del Centro Affari per adibirlo a sede decentrata dell'Amministrazione provinciale. L'intento di avvicinare ai cittadini una delle istituzioni più distaccate dal sentire della popolazione è lodevole, meno la scelta del luogo. Almeno le pubbliche amministrazioni dovrebbero fare uno sforzo per valorizzare il Centro storico. E allora il modo migliore non era, forse, quello di aprire la sede proprio in Centro storico piuttosto che nel freddo e distaccato Centro Affari? L'assessore Sandruvi spieghi i motivi di una scelta non proprio felice. GIOVANI ARTISTI 20 Walter Saidero: tra pittura e grafica … ma anche fotografia e poesia tra le sue tante passioni Saidero, figlio di Walter venzonesi, è nato nel 1978 a Etobicoke nei pressi di Toronto, in Canada, ed è giunto a Gemona all'età di 6 anni. Walter vive in Sottocastello e si sente gemonese a tutti gli effetti. Presso l'Istituto Santa Maria degli Angeli avviene il suo primo incontro importante con il mondo dell'arte, grazie al prof. Gianluca Macovez, che riesce ad infondergli la passione allo studio della storia dell'arte e all'osservazione delle opere per trarne poi impressioni, critiche, emozioni, e che lo coinvolge nell'allestimento di alcune mostre. Verso la metà degli anni '90, quando non è che un quindicenne, sente il desiderio di cimentarsi con pennelli, colori ad olio e cavalletto. Inizia quindi il suo percorso artistico con opere perlopiù paesaggistiche, prediligendo soffici e silenti atmosfere innevate (vedi foto sopra). Nonostante la giovanissima età dell'autore, queste tele portano l'osservatore in ambientazioni da antica leggenda, dalle tinte soffuse, dove aleggia il mistero del mito. Nel maggio del 2000 partecipa alla prima rassegna di pittura "Coseano Vie d'Artista". Per tale occasione realizza l'opera che considera in assoluto più sua (vedi foto sotto). "Ad ogni pennellata, ad ogni ditata, ad ogni segno, il quadro era sempre più mio”. Raffigura la distruzione del Friuli, dovuta ai terremoti del '76, in tutta la sua drammaticità, e la rinascita, simbolizzata dalla facciata del Duomo di Gemona. In alto a sinistra una poesia di Pier Paolo Pasolini! L'opera è a tecnica mista olio, gessetto, bomboletta spray, acquerello e découpage per cui sono stati utilizzati ritagli di quotidiani originali dell'epoca, gelosamente custoditi, fino a quel momento, dalla nonna. Gli chiedo come mai un ragazzo giovane come lui, che nel 1976 non era neanche nato e quindi conosce il terremoto solo avendo letto e ascoltato i ricordi altrui, abbia scelto di fare un quadro sul terremoto. Mi risponde: "Il terremoto ha segnato tutti i friulani, quelli d'ieri e quelli di domani, quelli vicini, ma anche quelli che erano e sono lontani”. Nell'agosto del 2000 allestisce la mostra personale "L'immaginario dei suoni" ad Artegna in coppia con la giovane fotografa Chiara Andreussi. Il tema scelto è quindi la musica, ispirandosi principalmente alle canzoni degli U2, di Fabrizio De Andrè, dei Queen e dei REM. Tra le tele esposte c'è anche un omaggio a Salvador Dalì in un'"esplosione di colore in un tempo che non c'è”, ma anche "il vortice infinito della sofferenza umana”. In questi anni inizia la sperimentazione: al figurativo subentra l'astrattismo con l'uso di tecniche e materiali diversi. Nel 2001 conosce casualmente il noto artista di Alesso di Trasaghis Floriano Ian Franzil e gli chiede di poter frequentare il suo studio per acquisire maggior sicurezza nella tecnica. Dal Maestro ha imparato molto, ma soprattutto la plasticità e la "matericità". La sua tavolozza comprende tutti i colori dell'iride, ma non devono assolutamente mancare il blu, in tutte le sue tonalità, "è un colore mistico, che eleva, che dà un alone di spiritualità”, accostato a macchie di arancione perché "ti apre gli occhi!”. Il simbolismo è fondamentale, ma che cosa si legge nei suoi quadri? "Ci sono io nei miei quadri, la mia vita e i miei desideri”. I suoi artisti preferiti sono Kandinskij e Van Gogh. E' molto appassionato anche di fotografia. Negli ultimi quattro anni si è dedicato maggiormente alla grafica. Ha frequentato, appunto, il corso di Grafica Pubblicitaria Multimediale presso il Centro Solidarietà Giovanile di Udine, che gli ha fatto vivere un'esperienza full immersion in questo complesso campo professionale. In seguito Walter ha dato prova di avere acquisito un'ottima competenza collaborando con le Officine Giovani di Udine e il Comune di Udine, nonché lavorando per diversi studi grafici… Il suo sogno? Ora come ora lavorare nel settore grafico… E la pittura? "Sento che è proprio tempo di riprendere in mano i pennelli”… Maria Copetti Mostre e concorsi - 2005 Concorso per il logo della 43^ Staffetta dei Tre Rifugi a Collina di Forni Avoltri (UD) - 1° classificato - Novembre 2004 mostra di grafica "Yo quiero - Contaminazioni d'ambiente" - Udine Loggia del Lionello - 2004 Concorso per il logo della 42^ Staffetta dei Tre Rifugi a Collina di Forni Avoltri (UD) - 1° classificato - Dicembre 2003 mostra di grafica "Oggetto Soggetto" Udine Museo della Città Torre Santa Maria - Settembre 2002 5° concorso extempore di pittura "Una pennellata color Gemona" Comitato Borgate del Centro Storico, Galleria d'Arte Babele, Pro Glemona - Agosto 2000 mostra personale "L'immaginario dei suoni" - Pro Loco di Artegna - Maggio 2000 1^ rassegna di pittura "Coseano Vie d'Artista" - Comune di Coseano. METEOROLOGIA 21 Nel 2005 precipitazioni minime L’inverno ci ha portato diversi episodi di neve e significativi periodi di temperature sotto la media con la minima del 25 gen- naio a -11,4. Il bilancio delle precipitazioni del 2005 è decisamente basso: 1.482 mm totali a fronte di una media di 2.044, meno addirittura del 2003, pur con ben 16 giorni di pioggia in più. Su www.pensemaravee.it i dati in tempo reale della sta- Temperature minime e massime 21,0 T. C° P. mm Media climatica temperature '73-'02 18,0 Piogge giornaliere 15,0 12,0 9,0 6,0 3,0 0,0 -3,0 -6,0 -9,0 -12,0 1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 Dicembre 2005 Gennaio 2006 UNA PRECISAZIONE SUGLI INIZI DEL CORO PRIMAVERE Il “Primevere” e i Capriz di chiarire il perché di queste Prima poche righe di contributo, corretti- vo e non polemico, alla completezza di un vostro articolo, voglio ringraziarvi per l'attenzione data ad una storia di comunità. Una storia, forse considerata marginale ma ammantata da un piacevole orgoglio per chi l'ha a suo tempo vissuta. Il riferimento è al pezzo apparso sul periodico (n.3/2005) a ricordo delle origini e della storia del coro di voci bianche: "Primevere” che si esibì verso gli ultimi anni antecedenti al terremoto. Ho apprezzato con particolare compiacimento e rinnovata afflizione il racconto all'amarcord della signora Plozzer, presidente del coro per alcuni anni. Nonostante ciò mi trovo ad un certo punto in disaccordo nel momento in cui si fa riferimento alla progenitura del coro. Vivere l'impercettibilità di un'emozione riscoprire nella memoria ascoltare il mondo il cuore che pulsa ad ogni tempo Cercare di trasportare attraverso la materia una sensazione nascosta un segno un'ombra un istante sentirsi suoni Walter Saidero Secondo quanto ricordato dalla signora, questa paternità spetterebbe al professor Antonio Colussi. Per essere precisi, l'onere e l'onore dell'idea del coro si devono addebitare: 1. all'impegno sociale innato di Pierino Capriz, 2. all'orgoglioso convincimento di appartenenza alla comunità gemonese di Alfredo Capriz. Posso affermare questo con convinzione non solo per l'affezione familiare che provo nei loro confronti ma perché ero presente nel periodo del loro impegno e osservavo il loro lavoro. Posso altresì confermare che la spinta iniziale per la creazione del coro fu data dalla necessità e dalla volontà di comunicare nell'arte canora in "Marilenghe” fin dalla loro tenera età. Non a caso la prima conduzione didattico - vocale del zione meteo di Gemona. Grazie ad Andrea Venturini e Massimo Marchetti per la collaborazione. 180,0 anno 160,0 140,0 120,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 1986 1929 1944 1993 2005 1945 1983 2003 1943 1932 mm pioggia 1.339 1.343 1.452 1.454 1.482 1.486 1.491 1.518 1.519 1.565 Gli anni con le minori precipitazioni coro si avvalse dell'opera del noto nonché compianto musicologo friulanista don Oreste Rosso a cui seguì solo più tardi il Maestro Colussi per la conduzione direttiva. Ringraziandovi per l'ospitalità concessami, vi invito a continuare con la pubblicazione di piccole storie di piccoli uomini che, con tessere di mosaico vanno a formare a poco a poco l'identità di una comunità che fa la storia di un Popolo. Non va dimenticato che Alfredo, in tempi di abbondante ostilità verso i "pruriti identitari", impose a suo figlio il nome, non certo esotico, di Pauli, non solo per rapporti confidenziali, ma anche battezzato tale, così trascritto all'anagrafe comunale. Grasie Fredo, grasie Pierino Vuestri fradi Enio e tanç altris di Glemone (Plovie) Ennio Capriz LETTERE 22 Scovàcis e tàssis Aumenta la tassa sui rifiuti. Premiamo di più i cittadini virtuosi! e cartone a un'assoCarta ciazione umanitaria, meno spese per il Comune (e dunque … meno tasse). Come me, tanti altri Gemonesi differenziano i rifiuti. E il nostro stesso Sindaco, durante l'incontro dell'Amministrazione comunale con la borgata di Piovega il 19 gennaio scorso, ha sottolineato l'importanza e la necessità della raccolta differenziata. Tuttavia le tasse sui rifiuti aumenteranno del 10% o più e, come è successo finora, io mi ritroverò a pagare come chi non differenzia! Perché non si segue un criterio meritocratico? Ecco alcune proposte: 1)promuovere maggiormente la raccolta differenziata a livello comunale; 2)prevedere maggiori sconti per i cittadini che attuano il compostaggio (attualmente lo sconto sulla tassa dei rifiuti è del 10%, ma fino al 2000 era del 30%); 3)pubblicizzare il fatto che il Comune di Gemona fornisce un composter in comodato gratuito a chi ne fa richiesta (io l'ho scoperto per caso, navigando su internet): basta compilare un apposito modulo fornito, anche tramite posta elettronica, dall'Ufficio Rifiuti della Comunità Montana del Gemonese e poi consegnarlo al relativo Ufficio comunale; 4)ma soprattutto premiare i cittadini virtuosi che attuano la raccolta differenziata dei rifiuti. Si può seguire l'esempio di tanti Comuni italiani e tra questi: - diversi Comuni in Provincia di Trento, dove la raccolta differenziata permette un recupero di oltre il 70% del totale dei rifiuti (Aldeno è in testa con l'80%); il Comune di Gemona è intorno al 30% secondo quanto affermato dal Sindaco; - il Comune di Villafranca d'Asti (in Piemonte), che fornisce ai suoi cittadini, a pagamento, sacchetti trasparenti per i rifiuti indifferenziati: così chi più rifiuti indifferenziati produce, più paga. Con questo sistema il Comune ha invogliato i suoi cittadini a differenziare, ottenendo ottimi risultati, e per questo è stato premiato a livello nazionale nel 2004. E tante altre ancora sono le esperienze concrete a cui ci si potrebbe ispirare … Mi auguro che alla bella iniziativa della raccolta comunale della carta il mercoledì, facciano seguito altri passi in questa direzione, per indurre maggiormente i cittadini al recupero dei rifiuti. Elisa Contessi DAL "CENTRO DI AIUTO ALLA VITA" DI GEMONA antiabortiste. Credo che una ipotesi di questo tipo sia lesiva sia della dignità della donna, ome gruppo di volontari con i propri occhi e in piena sia della dignità degli opedel "Centro di Aiuto alla trasparenza l'attività del ratori dei consultori (dipinti Vita" di Gemona teniamo a "Centro di Aiuto alla Vita" di come una controparte aborprecisare per un'esattezza di Gemona, aperto ogni sabato tista, e non come tecnici informazioni che quanto dalle 10.00 alle 12.00 presso della salute), sia anche della descritto da Gianni Canzian la chiesa di S. Lucia in Pio- dignità degli stessi volontari in merito all'operato dei vega. dei Centri di Aiuto alla Vita, "volontari della vita" non I volontari del cui verrebbe in tal modo corrisponde a realtà. Nessun "Centro di Aiuto alla inevitabilmente attribuita "Centro di Aiuto alla Vita" si Vita" di Gemona una funzione quasi inquisipropone di mettere le donne toria. sotto le forche caudine sbat- Ringrazio per la lettera che Al di là di una diversa positendo loro in faccia la cru- mi permette di meglio preci- zione sulla condizione deldeltà dell'atto che andranno a sare quanto per necessità di l'embrione (a mio parere compiere tramite l'aborto. sintesi non era probabil- difficilmente definibile come Intendiamo invece sottoli- mente chiaro nel mio artico- "persona" finché non vi sia neare che l'intento dei volon- lo. Il commento, volutamen- alcuna struttura neurale in tari è di aiutare e sostenere te polemico, era riferito ad grado di pensare e di provatutte le madri e le coppie in alcune dichiarazioni di re emozioni), ritengo positidifficoltà di fronte ad una fonte governativa che pro- vo che una donna in diffigravidanza inattesa con la ponevano, quasi come un coltà sappia di poter rivolfiducia di chi crede che i pro- dovere di "par condicio", gersi (ma solo se lo vuole) a blemi della vita non si supe- che, all'interno delle struttu- chi saprà sostenerla nell'afrano sopprimendo la vita, ma re consultoriali, la donna frontare una gravidanza difaffrontando gli ostacoli che chiede di abortire fosse ficile, e così visti i "Centri di insieme. tenuta, al di là della sua Aiuto alla Vita" rappresenEstendiamo ancora a tutti volontà, a un colloquio con tano un'importante risorsa l'invito a visitare e vedere operatori di associazioni anche per chi opera nei con- sultori. Ma non è questo (che del resto già c'è), quello che, nelle dichiarazioni elettoralistiche di alcuni politici, veniva proposto. Chiudo con due sinceri auguri: che i Centri di Aiuto alla Vita possano continuare ad aiutare le donne e le ragazze che ne sentono il bisogno, e che non siano strumentalizzati da chi vuol farne proprio quello che, giustamente, sottolineate di non essere. Gianni Canzian scarti di verdura e frutta nel composter, vetro, lattine, residui metallici e plastica (a parte i tappi di bibite, destinati ad una associazione umanitaria) nel deposito di via San Daniele … e così i rifiuti indifferenziati prodotti sono davvero pochi: un sacchetto ogni 4-5 giorni (in casa siamo in quattro). Non li raccogliamo neanche negli appositi sacchetti venduti al supermercato, ma in vecchie borse di plastica. È da tanti anni che porto avanti con convinzione, in casa e sul lavoro, la raccolta differenziata dei rifiuti, certa che ne possa beneficiare l'ambiente, ma anche le tasche dei cittadini: produrre meno rifiuti indifferenziati significa infatti portare meno materiali in discarica, quindi Una precisazione C ex libris La televisione è la prima cultura genuinamente democratica, la prima cultura disponibile a tutti e retta da ciò che la gente vuole. La cosa più terribile è ciò che la gente vuole. Clive Barnes 3$*,1$'(/&225',1$0(172 '(//($662&,$=,21,&8/785$/,(', 92/217$5,$7262&,$/(',*(021$ $VVRFLD]LRQLDGHUHQWLDO&RRUGLQDPHQWR $&$7VH]LRQHGL*HPRQD$*(6&,*UXSSRGL*HPRQD$PLFL GHO/DERUDWRULR,QWHUQD]LRQDOHGHOOD&RPXQLFD]LRQH$PQHVW\ ,QWHUQDWLRQDO*UXSSR,WDOLD$98/66VH]LRQHGL*HPRQD $VVRFLD]LRQH%XWHJKHGDO0RQW*OHPRQH$VVRFLD]LRQH0XVLFRORJL &$,VH]LRQHGL*HPRQD$VVRFLD]LRQH7XWHOD6DOXWH0HQWDOH &DULWDVSDUURFFKLDOHGL*HPRQD&,',GHOOD&DUQLDHGHO *HPRQHVH&HQWUR*LRYDQLOH3DUURFFKLDOH*OHPRQHQVLV&RPLWDWR SHUOD&RVWLWX]LRQH&RPLWDWRSHUOD6ROLGDULHWj&5,'HOHJD]LRQH GL*HPRQD)ULO$GYHQWXUHV)LRUH*UXSSR&XOWXUD7LQD0RGRWWL *UXSSR´8QEODQFHXQQHULµ*UXSSR6SHFLDOOD3DWULHGDO)ULO/LQN 3HQVHH0DUDYHH 9(17·$11,',,03(*12 &21752/·$/&2/,602 /·DWWLYLWjGHOO·$&$7QHO*HPRQHVHLQWHUYLVWDFRQ0DULD/XLVD3RQWHOOL /¶$&$7$VVRFLD]LRQHGHL&OXEGHJOL$O FROLVWLLQ7UDWWDPHQWRGHO*HPRQHVH&DQDO GHO)HUURH9DO&DQDOHRSHUDFRQO¶RELHWWLYR GLPLJOLRUDUHODVLWXD]LRQHHODTXDOLWjGHOOD YLWDGHOOHIDPLJOLHLQWHUHVVDWHGDXQSUREOH PD DOFROFRUUHODWR QRQFKp GL SURPXRYHUH 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parte della Costituzione. Di queste, 501 sono state raccolte a Gemona, in Comune e, con la collaborazione dei consiglieri comunali Mariolina Patat, Gianfrancesco Gubiani, Marco Job, Moreno Casani, nei banchetti del venerdì e in quelli domenicali sotto la loggia del Municipio. La richiesta popolare, che ha come garante Oscar Luigi Scalfaro, già Presidente della Repubblica, rafforza e si unisce a quella presentata da 15 Consigli regionali, fra cui quello del Friuli-Venezia Giulia, e da un quinto dei Parlamentari. E' bene ribadire le gravi ragioni che hanno costretto a richiedere il referendum: 1) l'enorme concentrazione di poteri che si determinerebbe nel Primo Ministro, eletto con ...Statuti...(continua da pag. 5) dotti correttamente. Nelle pagine dedicate alla trascrizione e alla traduzione non c'è traccia di note e riferimenti bibliografici, non è presente un glossario che aiuti ad orientarsi tra gli usi di quel tempo remoto. Il volume n.1 della collana, in cui sono pubblicati gli Statuti di Venzone nella versione in italiano del 1568, la trascrizione è accompagnata da note che documentano la consultazione di testimoni più antichi, da una bibliografia, da un glossario. Un'edizione dignitosa, assai lontana dalla trascuratezza del volume di cui stiamo parlando. Perché? Di fronte ad una pubblicazione con tali vistose carenze, inutilizzabile dagli studiosi e sconsigliabile, perché voto plebiscitario, con facoltà di sciogliere le Camere; 2) l'eliminazione del ruolo di equilibrio e di controllo del Presidente della Repubblica nei casi di crisi; 3) l'indebolimento e la diminuzione dell'autonomia degli organi di controllo (Corte Costituzionale, Consiglio superiore della Magistratura) ottenuti con l'immissione in essi di un rilevante numero di membri di nomina governativa; 4) la modifica delle attribuzioni di Camera e Senato attraverso una impraticabile distinzione dei compiti legislativi, prevedibile fonte di una giungla di norme producenti una conflittualità permanente; 5) la pratica negazione, con la devolution, del godimento di uguali diritti in ambiti fondamentali come la Sanità e l'Istruzione. Per rigettare queste modifiche e salvare la Costituzione, saremo chiamati a un decisivo referendum che si terrà verosimilmente nel mese di giugno. fuorviante, a coloro che desiderino semplicemente informarsi sulla vita di Gemona nel Trecento, ci si chiede come sia potuto succedere; perché l'opera sia stata pubblicata così frettolosamente, senza essere sottoposta agli indispensabili controlli e correzioni. Ma soprattutto ci si domanda se e quando si potrà rimediare a questo misfatto con un'edizione degli Statuti che sia davvero realizzata con rigore metodologico e con un'adeguata conoscenza dell'ambiente storico e geografico in cui gli Statuti stessi sono stati formulati. Esiste anche un risvolto finanziario sul quale qui non ci si sofferma. E' giusto, tuttavia, tenere presente che questo risultato è stato raggiunto con denaro pubblico. Alida Londero Sole, le lûs scure no cjate stradis sordetât fonde di puisìe nudride al cunfìn di cussienze e mistêri, senze figure, siarât ogni contàt intòr di une presòn là che si scuînt le vòe di vivi, trasfiguradi' vôs che no àn someânzis cun l'uman in scôlte… 4/3/1991 Sola, la luce oscura non scorge un varco sordità fonda di versi nutriti al limite di consapevolezza e mistero senza parvenza escluso ogni contatto intorno alla prigione dove si rintana la voglia di vivere, trasfigurate voci dissimili dall'umano in ascolto... Maria Fanin, Savôr di bore, San Giorgio di Nogaro 1997 UNA LETTRICE SEGNALA A P&M… Ma come scrivono?! comuL'Amministrazione nale, che si vanta di aver attivato uno sportel di lenghe furlane e di indire da una decina d'anni il Concors leterari di lenghe furlane "Glemone îr vuei e doman”, fa invece un abuso di vocaboli stranieri nella newsletter trimestrale della Città di Gemona del Friuli "Gemona in Comune". Il titolo in prima pagina del n°3 (dicembre 2005): "Al via la nuova autostazione… ed il restyling di via Roma", il cui lotto viene suddiviso in due tranches. E ancora… per avere informazioni sulla gestione dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione viene garantito un call center… We b c a m s u l C a s t e l l o lunedì 27 febbraio 2006 a cura di Sandro Venturini Pense e Maravee è una voce libera e pluralista: sostieni la sua autonomia con il tuo contributo e indicando il codice fiscale di P&M 9 1 0 0 2 6 0 0 3 0 1 sulla casella del 5 per mille del mod. 730 o Unico (vedi a pag.2) - Un grassie ai tancj sostenidôrs e colaboradôrs.