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marzo 2006
56
Periodico
bimestrale
di cultura,
informazione
e dibattito
Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Alberto Barel, Gianni Canzian, Sergio Gollino, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Gianni Tonetto, Roberto Urbani_ _A questo numero hanno
collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Elisa Russian, Sandro Venturini, Massimo Vitti e tanti altri amici_ _A tutti un sentito grazie! _ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Redazione: via A. di Prampero, 51/2 - Gemona del Friuli_ _Inviare la corrispondenza a: Pense e Maravee,
casella postale - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 28/02/2006_ _Tiratura: 5.100 copie_ _Distribuzione: spedizione in a.p.- art. 1 D.L. 353/2003 - Poste Italiane spa Udine_
PENSE EMARAVE E
Anno 15 - n. 1
sommario
Il servizio sanitario
in Alto Friuli
Storiis: Zuan Dolo e
ricuarts di un forest
Caccia:
è ora di cambiare
Il Messaggero di
Vighicheco
Sognare, dormire,
svegliarsi forse….
In queste elezioni c'è in gioco molto
di più della scelta fra due legittimi
schieramenti.
a storia del ventesimo secolo ci costringe a
chiederci come in momenti critici nazioni
L
di antica civiltà abbiano potuto affidare il proprio futuro a comici o tragici imbonitori, tessitori di sogni ai quali, col senno di poi, appare
impossibile aver creduto. L'errore vaccina, a
caro prezzo, la generazione che l'ha compiuto,
ma quando la memoria sfuma un'altra generazione può cercare un nuovo incantatore, perché scegliere venditori di sogni è un farmaco
contro l'angoscia dei dubbi, della responsabilità, della fatica di pensare e di scegliere, è una
fuga nel mondo delle fiabe e dell'infanzia,
dove il buon re rende tutti ricchi e felici, dove
tutto è semplice e chiaro e ogni difficoltà
colpa di altri.
d ecco che tale storia si è ripetuta anche in
Italia dove, alcuni anni fa, molti cittadini
E
orfani di vecchie certezze (la fede, le grandi
ideologie, il benessere, il progresso) e spaventati da un futuro più fragile e incerto, hanno
chiesto ad un nuovo demiurgo, ad un sorridente multimiliardario di successo di sognare,
ancora una volta, per loro. Eppure siamo il
paese di Pinocchio, non abbiamo letto tutti da
Speciale Amnesty
8 marzo: Mai più
violenza sulle donne
bambini cosa succede a chi crede al
Paese dei Balocchi, o all'albero
delle monete d'oro?
er questo le prossime non sono
elezioni "normali". Non si tratta
P
(o almeno, non solo) di scegliere fra
destra e sinistra, fra due progetti di
nazione (come di solito fanno gli
altri popoli d'Europa). Si tratta di scegliere fra
continuare a sognare o aprire gli occhi, fra
affidarsi a nuove sempre più dorate ma improbabili promesse o misurarsi con la concretezza della realtà, fra credere ancora a chi ti dice
che si è tanto sacrificato per salvare il Paese o
chiedersi se, magari, non ha un po' sacrificato
il Paese per salvare sé stesso. In altre parole,
fra essere cittadini o volenterosi sudditi.
i tratta di scegliere fra una politica etica,
non certo fatta di santi, ma il cui fine preS
valente (che sia di destra o di sinistra) è
comunque il bene del Paese, e una pura gestione del potere, sostanzialmente amorale (tutto
si può fare, e tutto si è fatto e si sta facendo,
per mantenerlo), dove i sondaggi d'opinione
contano più delle idee, dove (unici in Europa)
per un pugno di voti ci si allea con i neonazisti, dove la politica non è disegno complessivo ma spartizione delle spoglie fra i feudatari
più fedeli (a te la devolution, a te la legge
droga, a me le leggi sulla giustizia, al Paese un
po' di favole), dove mentire non è un discutibile strumento ma l'essenza stessa di una politica che giornalmente reinventa la realtà.
politica che, nonostante accusi quotil'opposizione di essere
Unadianamente
ELEZIONI
tutta comunista, per molti
aspetti (il culto del Capo, la
manipolazione della realtà,
la ricerca di adulatori più
che di alleati, l'occupazione
delle televisioni) è più vicina ad alcuni regimi "comunisti" che al tanto citato
modello liberal-conservatore della Tatcher. E' una politica che non cerca nemmeno
di difendere la propria
moralità ma gioca sul gettare fango su tutti.
er tutte queste cose, e per
molte altre ancora, sono
P
le prime elezioni per le
quali si avverte tanta speranza ma anche paura.
peranza, perché come
sembrerebbero indicare
S
non solo i sondaggi, ma
anche la voglia di politica
espressa nelle primarie, il 9
aprile potremmo scoprire di
essere usciti da un lungo
sonno e iniziare una nuova
giornata, anche se con tante
ferite da ricucire.
aura, perché se questi
anni non sono riusciti a
incrinare le illusioni dell'Italia profonda, quella per
cui la realtà è quella che
raccontano la televisione e
le riviste per famiglie, quella sempre corteggiata da
Berlusconi (che a suo tempo
spiegò esplicitamente ai
suoi collaboratori che gli
elettori sono bambini di 11
anni, e pure poco intelligenti) se, contrariamente alle
P
2
previsioni di Montanelli, il
Paese avrà deciso di seguire
ancora il suo pifferaio,
potremmo scoprire che il
sogno è diventato un incubo.
e il governo più farsesco
e approssimativo del
S
dopoguerra riottenesse la
maggioranza, dovremmo
prendere atto che in un
mondo sempre più virtuale,
dove il messaggio prevale
sul contenuto, in assenza di
una rigorosa cultura delle
regole la democrazia può
essere comprata e chi controlla l'informazione può
non solo farci inghiottire le
peggiori schifezze, ma
anche convincerci che sono
le migliori sul mercato.
ovremmo anche finalmente abbandonare una
D
certa superbia intellettuale
(così frequente a sinistra, e
così fastidiosa per tanti elettori) per capire che le scelte
politiche vengono fatte più
con le emozioni che con la
ragione, che bisogna saper
parlare al cuore e non solo
alla mente, far sognare e
non solo far riflettere, tutte
cose che il Cavaliere, grande pubblicitario, sa benissimo, e per questo preferisce
il varietà alla verità, l'immagine (il lifting, i tacchi alti,
le pose da latin lover) al
contenuto.
un altro tipico masochismo
di sinistra, quello dei duri e
puri per i quali Berlusconi e
Prodi sono due maschere
dello stesso teatrino e che
quindi, per "coerenza", non
vanno a votare, imitando i
tanti iraniani democratici
che piuttosto di votare un
discutibile
Rafsanjani
hanno preferito stare a casa
armando così una nuova
bomba atomica.
uesta volta sia che ci
sentiamo vicini al cenQ
tro-sinistra", sia che semplicemente vogliamo ritrovare
un Paese normale dove vincano le idee e non chi ce le
ha vendute, scegliamo e
decidiamo, senza prestare
ascolto al solito qualunquismo del "tanto non cambia
nulla”, perché non è vero
che non cambia nulla.
dunque di
uesta volta nel bene, o
sognare e risparmiamoci Qnel male, cambia tutto
Smettiamo
Sole
24
Ore
del
11/02/2006, editoriale di
Stefano Folli: “Bilancio di
stabilità e occasioni mancate” «Sta di fatto che [Berlusconi, ndr] non ha saputo
spremere da circostanze
eccezionalmente favorevoli
[cioè con una maggioranza
senza precedenti] altro che
un risultato medio-basso.
Poche riforme buone, alcune parziali e insufficienti,
altre controverse. Nel complesso l'Italia è rimasta
ferma e stagnante. Un Paese
ingessato, quando invece da
una coalizione sedicente
liberale ci si attendeva una
sferzata di energia e di vitalità....Al di là di un contratto rispettato per il 60 per
cento».
Wall Street Juornal del
21/04/2005 (riferito al
Governo italiano): «un
record di inefficacia e
immobilità».
SUL 730 PUOI DARE IL 5 PER MILLE A P&M
Sostenerci non ti
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Con la prossima dichiarazione dei redditi (730 e mod.
Unico) potete sostenere
Pense e Maravee senza
spendere nulla: basta indicare la nostra come associazione a cui dare il 5 per mille
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Infine, poiché l'Associazione Pense e Maravee è una
ONLUS, tutte le sottoscrizioni
effettuate
dal
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dal reddito complessivo.
Informate di tutto questo
chi vi fa la dichiarazione dei
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3
SANITA’
Il servizio sanitario in Alto Friuli
Le giravolte di Disetti e le risposte di Beltrame
Messaggero Veneto del
Il18.1.06
ha riferito di un
incontro a Trieste tra l'Assessore regionale alla sanità
Beltrame, il Consigliere
regionale Disetti e il Sindaco
di Gemona Marini.
Tema dell'incontro era:
assetto sanitario dell'Alto
Friuli, secondo le linee di
programmazione regionale
per il 2006, e in particolare il
ruolo e le funzioni dell'ospedale di Gemona.
Beltrame ha fornito positive
assicurazioni in merito a:
reparto di medicina, dipartimento chirurgico (organizzato a rete tra gli ospedali di
Gemono e Tolmezzo), area
di emergenza, personale e
finanziamenti. Si è concordata una soluzione alle
preoccupazioni tanto che,
secondo Disetti e Marini, "il
bilancio dell'incontro con
l'Assessore alla sanità Beltrame è senz'altro positivo”.
Il 17.1 u.s., nella sala di
Gemona della Comunità
Montana in un affollato
incontro pubblico organizzato dai locali D.S. (Democratici di Sinistra), l'Assessore
Beltrame ha illustrato le
linee fondamentali del Piano
socio-sanitario regionale per
il triennio 2006- 2008 soffermandosi su vari aspetti relativi all'Alto Friuli.
Fra i numerosi interventi si è
segnalato quello del Consigliere Disetti che non ha sollevato riserve sostanziali sul
Piano regionale, pur invitando a vigilare sul futuro della
sanità a Gemona e in Alto
Friuli.
Invece, dieci giorni dopo nel
convegno della Margherita
presso l'Hotel Carnia di Venzone, Disetti ha espresso
forti critiche alle linee guida
dello stesso Piano sanitario
regionale in merito a: area
vasta, autonomia dei distretti, spesa sanitaria e finanziamenti, policlinico universitario di Gemona, laboratorio,
chirurgia.
Le posizioni altalenanti di
Disetti, il desiderio di chiarezza e di saperne di più su
un problema molto sentito
da noi e dai nostri lettori ci
ha spinti a chiedere all'Assessore Beltrame di rispondere alle seguenti domande.
P&M: Anche la rappresentanza dei Sindaci dell'Azienda sanitaria Alto Friuli ha
recentemente espresso un
parere negativo sul nuovo
assetto organizzativo della
sanità regionale, articolato
in tre zone di "Area vasta”
(Giuliana - Isontina, Udinese, Pordenonese) perché:
a) verrebbe soffocata l'autonomia organizzativa e funzionale delle Aziende sanitarie periferiche, come
quella dell'Alto Friuli;
b) perché ai grandi ospedali (come quello di Udine più
Policlinico universitario)
verrebbe consentito di poter
svolgere anche attività di
base (materno- infantile,
chirurgia, ecc.) che, invece,
sono proprie degli ospedali
periferici.
Come risponde a queste
preoccupazioni?
Ass. Beltrame: Il piano
socio-sanitario 2006-2008 è
frutto di un processo di concertazione molto ampio, par-
CARTOLIBRERIA COCCINELLA
Cartolibreria Coccinella sas
di Marina Lepore & C.
Via Dante Alighieri 213
33013 Gemona del Friuli
tel/fax 0432.981305
tito dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria,
il quale rappresenta tutti i
Comuni, nel settembre 2004.
Quando si predispongono
strumenti di programmazione di questa portata è indispensabile valutare insieme i
bisogni generali e quelli
delle aree più disagiate.
Parliamo innanzitutto delle
esigenze dei cittadini: garantire cure a lungo termine e
assistenza nelle situazioni di
non autosufficienza. Più prevenzione.
Più
ricerca.
Garantire la massima sicurezza ai cittadini della
Regione.
Per rispondere a queste esigenze il Piano punta fortemente a potenziare le cure
territoriali e a migliorare la
prevenzione (nei mesi di
aprile e maggio il camper
impegnato nello screening
mammografico sarà presente
a Tolmezzo e Gemona) con
provvedimenti già deliberati
e finanziati per l'assistenza
domiciliare, l'avvio di nuove
RSA, interventi per potenziare gli ambulatori dei
medici di famiglia e la rete
dei servizi di salute mentale
Nell'ottica, poi, dell'integrazione tra le strutture ospedaliere, gli ospedali di Gemona
del Friuli e Tolmezzo svolgono un ruolo preciso non
solo per i cittadini dell'Alto
Friuli. Essi, naturalmente,
devono raccordarsi con gli
altri ospedali della provincia
per offrire ai cittadini servizi
completi.
Tutti capiscono che alcuni
interventi si possono fare
dappertutto, altri, più complessi, si devono fare dove
c'è più esperienza e strutture
adeguate.
I grandi ospedali, tra i quali
Udine, sono orientati a svolgere alcune funzioni rilevanti che necessitano di notevole tecnologia e organizzazione, ma devono anche rispondere alle esigenze dei cittadini del territorio.
Sembrano cose ovvie, ma
vedo ancora troppi discorsi
centrati sulle strutture piuttosto che sulle necessità delle
persone.
P&M: Secondo le linee
guida regionali la "continuità assistenziale sul territorio” dovrebbe essere erogata, in termini di post-cura
ospedaliera, dalle Aziende
titolari di Area vasta. Se ciò
è vero, non si corre il
rischio di un depauperamento progressivo sia degli
ospedali territoriali, sia
dell'autonomia dei Distretti
periferici?
Ass. Beltrame: La continuità assistenziale sul territorio è la garanzia che l'utente sia sempre seguito, da
quando si presenta la malattia a dopo l'uscita dall'ospedale.
I responsabili della continuità assistenziale sono i
distretti e i professionisti che
devono garantire l'accompagnamento delle persone e il
giusto collegamento
tra
ospedale e territorio.
L'azienda titolare di area
vasta non c'entra nulla, essa
ha solo lo scopo di coordinare alcune funzioni ospedaliere di strutture presenti nella
stessa zona.
Stiamo investendo molto sui
distretti e sulla continuità
delle cure. Dai piani di zona
al primo piano regionale
della
riabilitazione
SANITA’
fino al nuovo accordo con i
medici di famiglia. Abbiamo
quindi bisogno dell'impegno
e della responsabilità di tutti
nell'avviare questi piani e
non di vuote e sterili polemiche.
P&M: La presenza a Gemona di reparti del Policlinico
universitario rafforza l'offerta sanitaria qualificata a
disposizione di tutta la
popolazione dell'Alto Friuli
e non solo. Disetti rileva il
"silenzio assordante" delle
linee guida regionali su
questa presenza a Gemona:
vuol dire che anch'essa
verrà messa in discussione?
Ass. Beltrame: Dopo anni
di timidi e inconcludenti
discorsi, stiamo concretamente realizzando la fusione tra l'ospedale di Udine e
il Policlinico Universitario,
eliminando doppioni e
sfruttando al meglio le
risorse. In questa ottica sarà
possibile mantenere, in
modo stabile, delle strutture
di riferimento a Gemona del
Friuli. Sarebbe necessario
l'impegno di tutti e molti
silenzi su questo fronte li
sto sentendo io.
P&M: Secondo le linee
guida del Piano l'ospedale
di Gemona e il laboratorio
dell'ospedale di Tolmezzo
dovranno effettuare a San
Daniele gli esami sui
pazienti ambulatoriali esterni. Qual è il senso di questa
operazione?
Quale sarà la riduzione di
finanziamenti nelle quote
pro-capite assegnabili all'Azienda sanitaria Alto Friuli,
con questa manovra che
Disetti definisce "inaccettabile anche tecnicamente”?
Ass. Beltrame: Nel piano
non è previsto alcun trasferimento di prestazioni di
laboratorio o altro a San
Daniele. Si prevede di
rafforzare le collaborazioni
tra i laboratori dell'area udinese con l'obbiettivo di
migliorare l'organizzazione
del servizio.
4
L'Azienda sanitaria dell'Alto Friuli è finanziata in
maniera congrua ed equilibrata, nel 2004 e 2005 ha
chiuso i bilanci in attivo.
L'ospedale di Tolmezzo è
stato oggetto di consistenti
finanziamenti per l'ammodernamento edilizio (circa 7
milioni di euro negli ultimi
due anni). Ora stiamo predisponendo
finanziamenti
anche per Gemona.
Nel 2006 l'azienda è stata
finanziata con gli stessi criteri di tutte le altre aziende
e, inoltre, le sono state assegnate risorse aggiuntive per
garantire sia la crescita di
servizi individuati dall'azienda sul piano della riabilitazione, sia lo sviluppo di
servizi necessari per l'area
montana.
Sui problemi della salute
bisognerebbe parlare con
maggiore onestà intellettuale, senza sterili contrapposizioni che nulla hanno a che
fare con la tutela della salute dei cittadini.
Sono e resto sempre pronto
al confronto e alla discussione, ma non svenderò mai
le reali necessità del sistema
socio-sanitario per la propaganda politica del momento.
a cura di L.L.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
DOPO IL CONVEGNO DI GEMONA SULLA SANITA’
Il parere del Segretario dei D.S.
A Giacomino Dorotea, segretario dei DS del
Gemonese, chiediamo: a quali obbiettivi
puntavate con l'iniziativa sulla sanità?
Ritenevamo opportuno presentare alla popolazione di questa zona cosa ha fatto il Centro
sinistra in questi quasi due anni di governo
della Regione. Per noi era importante illustrare con chiarezza cosa la Regione stava realmente facendo, evitando le sparate che troppo
spesso leggiamo sui quotidiani finalizzate più
alla visibilità del singolo che alla individuazione dei problemi.
Non tutti ricordano quale sanità abbiamo
avuto in eredità dal Centro destra, quando si
parlava esplicitamente di chiusura dell'ospedale di Gemona e della privatizzazione di
altri. In questi due anni non solo si sono messi
in sicurezza i singoli ospedali, ma si sta lavorando per dare più servizi ai cittadini, tutto
questo in presenza di un taglio drastico dei
trasferimenti fatti dal governo Berlusconi alla
nostra Regione.
Avete raggiunto lo scopo?
Dovreste chiederlo a chi vi ha partecipato;
l'impressione, vista la folta affluenza, è che la
gente si aspettasse di essere rassicurata circa
il futuro della nostra ASS; mi pare che Beltrame abbia quanto meno evidenziato che
scopo della Regione non è chiudere ospedali,
ma migliorare la sanità (senza sprecare risorse) dando risposte ai bisogni del cittadini
tutti, indipendentemente da dove essi abitino.
Tutto bene quindi?
No, non ho detto questo, i problemi certamente rimangono, ma credo debbano essere
affrontati con serietà. Rimane, per esempio, il
problema del famigerato articolo della legge
13 che prevede la chiusura dell’ospedale; è
vero che non è stato mai applicato, ma allora
tanto vale toglierlo.
Per quanto riguarda la nostra Azienda sanitaria c'è il problema delle risorse, che sono
complessivamente aumentate (e di questo va
dato atto), ma la nostra ASS è la più vasta e
con costi indiretti non abbattibili che ci pena-
lizzano e quindi andranno garantite risorse
aggiuntive. Le lunghe code per certi tipi di
analisi sono vergognose. Viviamo poi in una
Regione con una popolazione con un tasso di
invecchiamento elevato, in Alto Friuli secondo solo a Trieste; è quindi indispensabile
affrontarlo seriamente come si è cominciato a
fare sostenendo le famiglie e dando servizi
sul territorio.
Temi certamente importanti, il Centro sinistra sarà all'altezza?
Il Centro sinistra ha nel suo DNA la sensibilità verso questi temi e la capacità di affrontare questi problemi, partendo dalla persona,
sapendo che la sanità in questo rappresenta un
tassello importante della qualità della vita dei
cittadini; sì, credo che c'è la faremo.
Come vede il futuro della nostra ASS?
Io credo che non ci possano essere cittadini di
serie A e cittadini di serie B; ai cittadini di
questo territorio debbono essere garantite le
stesse opportunità che in altre parti della
Regione. Voglio essere chiaro: non accetteremo riduzioni dei servizi alla nostra gente,
questo lo abbiamo espresso con chiarezza
all'Assessore e va dato atto a Beltrame, con
cui ci siamo incontrati più volte, che è attento a tutti le indicazioni che vengono dal territorio. L'impegno dei DS del Gemonese è
quindi quello di seguire con attenzione l'evolversi della situazione non chiedendo privilegi, ma diritti per tutti.
5
STORIA
Chi ha ammazzato gli Statuti?
Piena di errori la riedizione del documento più importante dell'archivio storico
pezzo più prezioso delIll'archivio
storico comunale
è il libro degli Statuti. Vi
sono contenute, in oltre duecento articoli, le disposizioni
che regolavano la vita della
comunità in molti dei suoi
aspetti: magistrature, giustizia, sicurezza, igiene pubblica, manutenzione di strade e
ponti, prevenzione degli
incendi, uso dei beni comunali, dazi, norme relative al
privilegio del Niederlech.
Promulgati nel 1381, gli Statuti definiscono un assetto
istituzionale che la Comunità di Gemona mantiene per
tutta l'età patriarcale e che
viene confermato in età
veneziana (durante la quale,
tuttavia, perderà lentamente i
suoi connotati in seguito ad
inevitabili aggiornamenti
normativi). Essi rappresentano dunque una fonte fondamentale per chi desidera
accostarsi all'antica Communitas Terrae Glemonae, inoltre concorrono a costituire
quella base documentaria
che consente di delineare
istituzioni e modi di vita del
basso medioevo friulano.
Nella loro lunga vita gli Statuti erano stati pubblicati in
un'edizione a stampa soltanto una volta, nel 1869, in un
opuscolo per nozze ora presente in poche biblioteche,
che offre soltanto il testo in
latino, inadeguato alle esigenze di studiosi e studenti
che accedono sempre più
numerosi all'archivio.
Il Comune di Gemona ha
dunque accolto immediatamente la proposta di pubblicazione del documento nella
collana "Statuti della Patria
del Friuli”, promossa e
finanziata dalla Provincia di
Udine ed edita dalla Forum
Editrice Universitaria Udinese. Il fatto che il coordinamento della collana fosse
affidato al professor Marco
Cavina, docente presso la
facoltà di giurisprudenza
dell'università di Udine, è
sembrato una garanzia.
La pubblicazione, presentata
il 7 febbraio, è stata salutata
con favore da coloro che,
per diverse ragioni, si occupano di storia locale. Un
interesse che si è trasformato
presto in profonda delusione.
Le prime pagine del volume,
in verità, sono rassicuranti. Il
presidente della Provincia
parla di un'opera "curata con
rigore e passione"; l'introduzione, di taglio giuridico, è
dignitosa, corredata da note
che documentano un'intenzione di approfondimento.
La delusione nasce quando
si passa ad esaminare la trascrizione e la traduzione.
La trascrizione
rileva innanzitutto che è
Sistata
acquisita la trascri-
zione del 1869 senza operare
alcun confronto con l'originale per tentare di colmare le
poche lacune e di risolvere i
casi di incerta lettura. Eppure la Giunta con la delibera
n. 181 del 16 agosto 2005
aveva disposto "la trascrizione dell'antico Statuto" e,
assumendosi il relativo
onere finanziario, ne aveva
affidato l'incarico ad una studiosa segnalata dal prof.
Cavina. Non si è proceduto
neppure ad un ammodernamento della punteggiatura e
dell'uso delle maiuscole,
secondo un criterio oggi
comunemente seguito nella
trascrizione dei testi medievali e sostenuto anche dal
prof. Cavina nella presentazione della collana (vedi Statuti di Venzone, p. 10).
Si dirà che è comunque un
vantaggio disporre di un
testo facilmente accessibile e
non essere più obbligati a
reperire quel raro opuscolo
ottocentesco. Purtroppo la
nuova trascrizione è costellata di errori: se ne contano
ben tredici nelle due pagine
e mezza del Proemio, e nel
seguito la frequenza non
sembra diminuire. Tali inesattezze non si possono asso-
lutamente confondere con
nuove, e magari più corrette,
interpretazioni del testo.
Ecco qualche esempio dal
Proemio: unversi per universi, reemdia per remedia,
sattu per statu, maxiama per
maxima, una riga saltata ecc.
La traduzione
del testo latino
Afronte
compare la traduzione,
opera di un'altra studiosa. E'
giusto premettere che la traduzione di un documento
come questo è un'operazione
complessa: il latino medievale in molti casi segue
regole sintattico-grammaticali diverse da quelle del
latino classico; il lessico
attinge spesso al parlato
locale; la grafia dei termini
non è omogenea; sono frequenti i riferimenti a toponimi e usi locali. Per tradurre
un testo come gli Statuti è
necessario adottare metodi e
strumenti idonei, come la
comparazione con documenti dello stesso tipo, area ed
epoca (Statuti di Venzone, di
San Daniele, di Tolmezzo),
la consultazione di specifici
glossari e di studi storici che
consentano di orientarsi tra i
luoghi e gli usi locali. Nel
nostro caso l'impresa è stata
affrontata con mezzi inadeguati ed ha avuto l'esito che
solitamente da ciò consegue.
Non è questo il luogo in cui
elencare tutte le inesattezze
rilevate. Basti qualche esempio scelto tra quelli che con
maggiore
immediatezza
dimostrano il carattere
approssimativo della traduzione.
L'espressione aqua roye Plovie (roggia di Plovia o Piovega, toponimo da connettersi etimologicamente con
publicus) viene tradotta con
roggia derivante dalla pioggia; il royale penes Ploviam
è un roiale presso un impluvio e per royam Plovie viene
a significare per mezzo della
roggia pluvia. In ecclesia
maiori Sancte Marie plebis
Glemone (Santa Maria della
Pieve, cioè il duomo) è tradotto nella chiesa maggiore
di Santa Maria della gente
di Gemona. La domus Communis (casa o sede del
Comune) è reso con dimora
del Comune. Le ammende
previste per le trasgressioni
sono indicate spesso nel
testo latino in libre solidorum, cioè in lire di soldi, le
più comuni monete di conto
in uso all'epoca, che però in
traduzione diventano libbre
solide. Non si riconoscono
come tali varie unità di
misura (butie, urne, quarte).
Le denominazioni di attività
lavorative vengono spesso
interpretate in modo errato: i
cerdones (ciabattini, conciapelle) diventano artigiani di
bassa condizione, l'hospes,
che all'epoca significa quasi
sempre locandiere, è tradotto
con ospite, i lagenarii (bottai) sarebbero fabbricatori di
bottiglie. L'imprecisa interpretazione di alcuni termini
(charizator, onerare, supratollere) non consente una
delineazione chiara e razionale dell'uso del Niederlech,
sul quale, com'è noto,
Gemona ha fondato il suo
benessere per alcuni secoli.
Si potrebbe continuare per
alcune pagine... Ma si sarà
compreso che gli errori e le
imprecisioni non sono rari
ed occasionali, ma riguardano la maggior parte dei capitoli degli Statuti, gettando
un'ombra anche su quelli tra(continua in ultima pagina)
Libro degli Statuti della Comunità di Gemona - particolare
STORIIS
6
Zuan Dolo di Stalis
Emigrante in Romania, sul Caucaso ed in altri posti ancora
al 1870 emigrarono
Intorno
dalla nostra Regione in
Romania molti operai; era
un'emigrazione stagionale,
temporanea o pendolare. I
mestieri praticati erano quelli di boscaioli, scalpellini tagliapietra,
carpentieri,
muratori, piastrellisti, fabbri,
agricoltori e altri, che venivano richiesti nei lavori
delle costruzioni ferroviarie
di fine e inizio secolo. Nel
decennio 1870-1880 era presente qualche centinaio di
persone, nel primo ventennio
del XX secolo c'erano in
Romania oltre 60.000 persone di provenienza del Friuli Venezia Giulia e del Veneto.
Dal nostro mandamento
erano per lo più di Gemona
del Friuli, Venzone, Buia,
Osoppo, Trasaghis, Maiano e
Forgaria.
A questo proposito vorrei
raccontarvi la storia vera di
un tal Zuan Dolo di Stalis
(Borgùt), fratello di Nardin e
Vigj; i tre hanno avuto 30
figli. La storia è raccontata
dal figlio Benito e dalla
nuora Pierina.
Zuan, nato nel 1886, da piccolo è vissuto con i nonni
paterni. La madre era andata
via da casa, mentre il padre
era partito per la guerra in
Eritrea. Al rientro dalla guerra il padre era subito emigrato in Romania e non aveva
dato più alcuna notizia di sé.
In cerca del padre
A 12 anni Zuan era partito a
cercarlo. Lo aveva trovato
che faceva una brutta vita "a
barabba vie" e lo aiutò a
"tornâ a metisi in sest".
Lavorò con lui insieme nel
bosco e così riuscirono insieme a rientrare a Gemona.
Fecero ritorno diverse volte
in Romania anche in compagnia del fratello più giovane
Nardin (nella foto aveva 17
anni).
Nel bosco in Romania
Zuan che era uno dei più giovani del gruppo dei boscaioli
veniva spesso utilizzato per
l'approvvigionamento
di
acqua e di viveri. Il paese più
prossimo era molto distante
(una giornata di cammino).
La foresta era popolata da
orsi, lupi e cinghiali e da
piante di enormi dimensioni
e percorrerla da solo era una
avventura non priva di rischi.
Una volta Zuan si ferì con
l'accetta a una gamba, trasportato in ospedale rischiò
di morire. Fu salvato provvidenzialmente da un medico
italiano incontrato per caso in
ospedale.
Lavori di grande fatica si
effettuavano nel bosco e i
boscaioli venivano pagati
solo a lavoro finito. Se pioveva per molto tempo il lavoro
non fatto doveva essere
recuperato anche di notte.
L'esbosco delle taglie veniva
realizzato mediante scivolamento dei tronchi lungo
appositi canali (lisse), poi in
acqua (stue) ed infine su carri
trainati da cavalli.
Ricordi di Zuan nei boschi
d'Europa
Prima della prima guerra
mondiale, sui Carpazi, aveva
conosciuto diversi boscaioli
Ungheresi. Li ha rivisti
durante il conflitto tra le fila
dell'esercito austroungarico
e, dopo la guerra, li ha ritrovati al lavoro nei boschi.
Ricordava spesso la frase
detta a uno di questi sul fronte "Scjampe se no ti copi".
Ricordava che dopo la guerra, erano stupiti di vederlo lì,
sui boschi dei Carpazi a faticare, lui militare di una
nazione vittoriosa e pertanto,
pensavano loro, ricca. Lui
però rispondeva che era ricco
solo di miseria.
Raccontava, Zuan, che era
stato anche sul Caucaso a
taiâ il bosc. Con lui c'era
Francesco Copetti dal Borc di
Scugjelârs (un Borec); aveva
la gamba di legno e faceva il
cuoco. Una volta, sul piroscafo che da Costanza portava ad Odessa sul Mar Nero,
col mare in burrasca, Zuan
disse a Checo "Stâ atent, che
il mâr uêi al è come il
1906 nei boschi della Romania: partendo da destra: Toni e Santo, da famee dai Vuarans, Zuan (il Dolo), Ragazzo di Stalis (qualcuno lo riconosce?), Ponteban, Nardin (il Dolo) fratello di Zuan, Ponteban, Checo (il Dolo, padre di Nardin e Zuan,
nato nel 1857), doi Pontebans (compreso il capo squadra).
STORIIS
7
Ricuarts di un forest
L’intervento di chi sente affetto per una Gemona che non c’è più
L'articolo di Sandro Cargnelutti sulle attività che si svolgevano in montagna ha
suscitato l’attenzione di un
nostro lettore che ci ha inviato una lunga ed affettuosa
lettera.
chiamo Dario Marini,
Misono
nato a Trieste da
una famiglia di origine carnica (Tualis); il mio trisavolo
Pietro - scalpellino e muratore - emigrò verso il 1810 in
Istria ed i suoi discendenti
svolsero in seguito lo stesso
mestiere. Nel mio DNA è
rimasto certamente qualcosa
dei miei avi, perché fin da
giovanissimo ho cominciato
a frequentare la montagna e
da allora questa passione non
mi ha più abbandonato,
facendomi raggiungere quasi
tutte le vette delle Alpi friulane, con preferenza per le
Alpi Giulie, sulle quali ho
scritto tempo fa una guida
escursionistica che ha avuto
tre edizioni. Passata l'età
delle avventure, ho capito
cjaval cal trai". Sui monti
del Caucaso ricordava l'abilità dei cosacchi nel cavalcare a grande velocità nel
bosco, senza sella.
Nel frattempo la madre si era
ricongiunta al padre.
Prima di partire per la Francia, sempre come boscaiolo,
nel 1928 fece una stagione a
Gemona. Essendo un uomo
burbero e coraggioso si racconta che andava da solo a
fare fieno in prossimità della
Crete Pòrie in Cjampon,
luogo di dicerie e paure: si
mormorava che, in quei luoghi, gli spiriti dei dannati
facevano rotolare i sassi. La
paura era tanta che avevano
perfino chiamato un esorcista
di Venezia per benedire quei
posti ed altri (Cuarnan di
dentri) ritenuti infausti.
Come dicevo, dal 1928 al
1933 Zuan emigra sempre
come boscaiolo capo nell'Alta Savoia, versante francese,
che un alpinista consapevole
deve conoscere anche la storia della gente che vive da
secoli nelle valli alpine e che
sa quindi cose e vicende non
scritte da nessuna parte. Purtroppo quando mi son reso
conto dell'importanza di parlare con quelli per i quali la
montagna non aveva segreti,
molti erano già morti, ma
sono riuscito ugualmente a
raccogliere ricordi e testimonianze altrimenti destinate ad
estinguersi con i loro ultimi
depositari. [...]
ul Cjampòn sarò stato
S
almeno una ventina di
volte ed ho letto quindi con il
massimo interesse l'articolo
di Sandro Cargnelutti sulle
attività che si svolgevano in
quota nei tempi andati. I racconti delle persone intervistate sono molto simili a
quelli che ho sentito dagli
abitanti della Val Raccolana,
i quali avevano di fronte un
ambiente molto più sfavorevole, quello della Catena del
a contratto presso un proprietario che era un personaggio
influente (deputato) di Francia. Raccontò la storia dell'uccisione di un bracconiere
da parte del deputato che,
scoperto, si suicidò piuttosto
che finire sotto processo. Da
quelle parti c'era una clinica
per persone ricche; un giorno
un degente della clinica gli
disse che gli avrebbe dato
tutto il suo denaro se poteva
avere un quarto della sua
salute e prestanza fisica.
Zuan è poi rientrato a Gemona, ha continuato a fare il
boscaiolo e il contadino;
fino a 75 anni è andato in
Cuarnan a fare fieno (la
mede). E' morto nel 1967. La
nuora lo ricorda soprattutto
per la sua onestà e per aver
sempre mantenuto la parola
data anche senza firmare
contratti (ogni allusione a
vicende odierne è del tutto
casuale).
Cimone, dalle pendici erte ed
impervie, percorse da stretti
e vertiginosi sentieri, a tratti
gradinati nella roccia, che
hanno fatto numerose vittime. Il fieno veniva raccolto
fin nella Conca de la Viene
(1500 metri di dislivello) ed
il trasporto in fondo valle era
agevolato da alcune rudimentali teleferiche, costruite
recuperando i cavi di impianti risalenti alla prima Guerra
Mondiale. Anche in questa
zona l'impegno delle donne
era uguale a quello dei loro
uomini, i quali soggiornavano a lungo nei luoghi dello
sfalcio, trovando riparo in
certi piccoli antri sottoroccia
chiamati "clapùsc” Un tetto
di scandole li riparava dallo
stillicidio, raccolto per fare la
polenta, che era in pratica l'unico alimento di questi temerari fienaioli. La loro attività,
svolta a prezzo di fatiche
disumane in posti estremamente pericolosi, è cessata
verso gli anni '50 ed ora nei
piccoli borghi non c'è più
E' passato un secolo, dall'inizio della storia. In Romania
ci sono ancora alcuni lembi
di foreste vergini, studiate da
ricercatori di tutto il mondo.
Si sente parlare ancora friulano, senza contaminazioni
linguistiche, in alcune sperdute e isolate contrade. Molti
Rumeni sono in Friuli a cercare maggior fortuna (la storia si ripete all'incontrario). I
nemici di un tempo sono
Europei, forse sotto un'unica
Costituzione. Sul Caucaso si
continua a morire.
Sandro Cargnelutti
neanche una mucca e solo
pochi anziani. Qualche raro
cacciatore di camosci si spinge ancora in quelle plaghe
selvagge, trascurate dagli
alpinisti, che preferiscono le
più agevoli e rinomate cime
attorno a Sella Nevea.
La vostra "indagine" storica
è venuta ad integrare opportunamente quel bel lavoro
sulla distribuzione dei microtoponimi dei vostri monti
elaborato parecchi anni fa da
alcuni giovani gemonesi, tra
i quali, mi sembra di ricordare ci fosse l'amico Renato
Candolini; si è trattato di
un'iniziativa del tutto originale e ben pensata, che non
mi risulta sia mai stata fatta
da altre parti, né prima né
dopo.
in tema di pratiche
Sempre
antiche, c'è da ricordare
che sul Monte Cjampòn si è
svolta, in tempi ancor più
lontani, un'altra attività che
oggi ha dell'incredibile, quella del trasporto a valle della
neve estratta da due cavità
naturali di origine carsica
(glazèris) situate nella conca
a NW della vetta. Ne parla
Olinto Marinelli in un articolo (I pozzi con neve del
Monte Cjampòn) pubblicato
nel 1909 sulla Rivista
MONDO SOTTERRANEO
ed anche nella Guida LE
PREALPI GIULIE del 1912,
quando tale forma di sfruttamento di una risorsa naturale
era già finita. Mi rendo conto
che ad un secolo di distanza
non può esserci più nessuno
che abbia ricordi diretti di
questa singolare "indu-
STORIIS
8
stria" esercitata anche in altre
zone montane situate in prossimità della pianura, però se
c'è qualcuno che può trovare
notizie sull'argomento, questi siete solo voi, che conoscete tutte le persone anziane
frequentanti un tempo la
montagna, tra le quali
potrebbe esserci qualche
discendente di quelli che
portavano la neve fino a San
Daniele per un compenso di
dieci lire il quintale.
di esser stato per la
Credo
prima volta a Gemona
verso la fine degli anni '50 ed
ho il preciso ricordo di una
città vivace, dalle strade
piene di passanti, con tante
botteghe e osterie che preparavano i semplici e gustosi
piatti della tradizionale cucina friulana, che oggi è ben
difficile trovare, non solo
qui. Nei giorni di fiera e per
San Antonio arrivava gente
da tutti i paesi circostanti,
anche "di là da l'aghe” e nel
centro storico si doveva farsi
largo tra la folla e tuttavia
credo che i carabinieri erano
inoperosi o quasi. Poi è
venuto il terremoto, il quale
sembra aver distrutto non
solo le case, ma anche l'anima stessa della città, alla
quale la ricostruzione ha dato
l'aspetto di un set cinematografico dopo che le comparse
se ne sono andate chissà
dove. Mi è capitato in certe
domeniche di girare per ore
da Stalis alla Stazione e da
Godo a Gois senza incontra-
re un'anima che vada a piedi,
poi, alla fine delle messe in
Duomo e dai Francescani, si
mette in moto un frenetico
carosello di macchine e subito dopo, come per incanto, le
strade sono di nuovo deserte,
come mi è accaduto di vedere nelle cittadine americane,
dove tutti stanno rinchiusi
nelle loro belle casette con
piscina e giardino e se cadi a
terra sul marciapiede nessuno viene a soccorrerti. Sento
che ora sono in giro per
Gemona vari soggetti poco
raccomandabili e che la
droga non è una sostanza
sconosciuta, causando in
molti un senso di diffidenza
verso qualunque estraneo ed
una conseguente insicurezza.
Parlando con mia moglie del
generale scadimento dei rapporti umani, si è in dubbio se
ad innescare il fenomeno sia
stato il terremoto a sovvertire
gli stili di vita o se il cambiamento era un evento ineluttabile. Nel constatare che nei
paesi rimasti indenni la situazione è la stessa, si deve convenire che la seconda ipotesi
è la più plausibile, né era
pensabile che il Friuli potesse rimanere un'oasi avulsa
dall'universo che lo circonda.
I concetti espressi nella conclusione del vostro articolo
sono molto significativi e
trovano perfetta rispondenza
anche nella realtà sociale di
una città come Trieste, che
parametri asettici ed in qualche modo fasulli hanno
messo in cima alla classifica
della qualità della
vita, come se questa
possa dipendere dai
depositi bancari e dal
numero dei teatri.
è, almeno
Gemona
per me, in ogni
senso irriconoscibile,
a causa anche delle
scelte da parte di chi
ha sovrainteso alla
ricostruzione, adottando soluzioni architettoniche che le hanno
conferito l'aspetto di
una scenografia teatrale, dove dietro le anonime e
ripetitive facciate delle case
vi potrebbe essere il nulla: è
la kafkiana sensazione di
smarrimento che si prova
guardando le angosciose
città di certi quadri di De
Chirico.
Gemona - Via Bini
pera di ripristino del tessuto
urbano, ma si ha la netta sensazione che qui la cosa è
stata gestita 'cum grano
salis’ da persone di buon
senso che non si son fatte
irretire dalle bizzarrie di
architetti rampanti.
i ringrazio per la pazienricordo che a suo
Mitempo
voi avete dura- Vza che vi ha fatto arrivare
alla fine di questo scritto
mente contestato la nuova
pianificazione urbanistica,
rimanendo ovviamente inascoltati, come accade del
resto ai grilli parlanti che
dicono sgradite verità. Per
rendersi conto del modo in
cui si sarebbe dovuto procedere basta andare a Venzone,
una cittadina alla quale è
stata restituita la fisionomia
di prima, salvo che per l'incongruo materiale lapideo
usato per pavimentare le
strade. Indubbiamente le
ridotte dimensioni dell'abitato racchiuso tra la cinta
muraria hanno agevolato l'o-
forse eccessivamente lungo,
ma ritengo che possano essere interessanti le sensazioni
di un "foresto” al quale piaceva molto la Gemona di una
volta e vi ritorno lo stesso,
però senza alcun entusiasmo,
rattristato nel vedere tante
porte chiuse, i selciati rabberciati con l'asfalto e il
Castello sempre sbarrato: era
uno stupendo punto panoramico e da lassù ci si poteva
illudere per un momento che
là sotto nulla fosse cambiato.
[...]
Dario Marini
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AMBIENTE
9
Architettura minore: storie dismenteade
Molti manufatti e opere minori sono dimenticate
paese distrutto dal terUnremoto
cura e coltiva le
testimonianze storiche rimaste: da quelle importanti
quali il duomo, il castello, …
alle opere di architettura
minore, testimonianza della
cultura materiale di un
tempo ormai trascorso. E'
sempre così? Andiamo a scoprirlo.
1. Le opere di presa del più
vecchio
acquedotto
a
Gemona (sul Monte Glemina, sopra l'abitato di Godo e
Maniaglia). Dicono che probabilmente i primi manufatti
risalgono al 1300, ai tempi
della Magnifica Comunità.
Siamo certi che le tubazioni
in legno vennero danneggiate
dai soldati di Napoleone alla
fine del settecento. L'intero
sistema venne risistemato
dagli Austriaci durante la
loro dominazione attorno al
1830 (Marco Patat e Oscar
Soravito in "Invito a Gemona”). Sono state abbandonate
dopo il terremoto. Il taglio
dei tubi con macchine operatrici che stavano realizzando
delle gabbionate paramassi a
protezione della strada per
Maniaglia favorì la fuoriuscita d'acqua che causò uno
smottamento che è ancora
visibile. L'acqua delle prese
arrivava nel Centro storico
(Ospedale) ed era per tutti
disponibile nella fontana
sotto il Municipio. Sono 4
opere di presa collegate con
tubi in ghisa da 80 mm, con 2
vasche in pietra (troppopieni)
che permettono agli animali
selvatici di bere. Le prese
più prossime all'abitato (vedi
foto) sono molto belle con
volte in pietra e cunicoli di
pescaggio dell'acqua che
entrano per diversi metri
nella roccia. Attualmente
sono abbandonate. Dobbiamo lasciarle così?
"L'acqua nella roccia”
potrebbe essere il tema di un
progetto specifico. E' l'acqua
che sgorga nelle prese del
Glemine e nel sottostante
Lavadôr, che scorreva nelle
canalette di irrigazione in
pietra
collegate
al
Lavadôr,…. Quell'acqua che
usciva ed esce ancora dalla
roccia è stata determinante
per la storia di Gemona.
2. Nella vecchia stazione di
Gemona c’erano due pozzi
che rifornivano le locomotive
a vapore. Probabilmente
erano lì sin della prima
costruzione della stazione
(1875). I blocchi in pietra
sagomati che formavano il
riquadro superiore del pozzo
(la vere), dove poggiava il
coperchio di una vasca, sono
state recuperati nel 1973 da
una persona durante un intervento di ristrutturazione;
diversamente i blocchi sarebbero stati smaltiti insieme
con le macerie. L'Ammini-
La vecchia stazione e l'allocazione dei pozzi (foto Di Piazza)
strazione comunale è
stata avvertita del
reperto e della disponibilità del possessore
a restituirlo alla comunità. Può magari essere inserito nell'edificio
della nuova ferrovia o
fungere da bordo per
una aiuola esterna.
Insomma può servire a
mantenere un ricordo Il riquadro in pietra che può essere
della vecchia e gloriosa reimpiegato (la vere)
stazione ferroviaria.
Invece le pietre sono ancora progressivamente i vuoti e
lì e la stazione, bella sotto il dalla mancanza di strumenti
profilo architettonico, è spo- (regolamento edilizio,…) che
glia di memoria. Siamo salvaguardino la storia, il
ancora in tempo a fare paesaggio, l'ambiente e la
qualità dell'abitare. Salvo
qualcosa?
I reperti materiali persi rare eccezioni: il duomo, via
scompaiono nell'oblio, al Bini, il colle del castello,
massimo li ritroviamo citati palazzo Elti, il Municipio….
in forma scritta nei libri e Ottocento metri di storia,
nelle biblioteche. E il paese dentro un paesaggio urbano
diventa più povero di elemen- senza identità.
Sandro Cargnelutti
ti peculiari, più banale, più
simile agli altri di nuova
costruzione,
più
periferia e
meno centro. Tutto
questo è
esaltato
dalla prog re s s i v a
urbanizzazione che
riempie
Interno
della
prima e
seconda
presa
1976 - 2006
10
Il Messaggero di Vighicheco (sic!)
Simpatico "quotidiano" , poi "periodico" , uscito solo presso le famiglie Zearo da novembre 1976 a luglio 1978
tutto in una gelida
"Iniziò
sera piovosa del 25
novembre 1976. Non sapevo
che fare e mentre sfogliavo
un giornale mi è venuto il
lampo di genio: fare un giornale mio che raccontasse i
fatti di casa mia. Gli diedi un
nome, Messaggero di Vighicheco (MdiV). Chi è Vighicheco? E' un gatto. Ecco i
suoi connotati … Perché
questo nome? Ci fu regalato
da un certo Vighi il Coç.
Ogni tanto andava a salutare
Menut, Cecilia per chiamarlo diceva: "E' arrivato
Vighi…Checo!" non sapendo
pronunciare Vighi il Coç…”
a scrivere queste righe nel
giugno 1978 è Franco
Zearo, nato in Canada a
Toronto, classe 1965.
Franco aveva 11 anni quando
quel tragico 6 maggio 1976
gli sconvolse la vita: perse la
mamma, Maria Pia Calderini
(36 anni), il fratellino Giovanni di 9 anni e la sorellina
Lisa di 6 anni nel crollo della
casa, ai piani superiori del
bar trattoria "Da Blanc” in
Via Dante. Rimase solo con
il papà, Tonin, che poi si
risposò con Anna Valle, dalla
quale P&M ha avuto le copie
di questo particolare diario.
Ora Franco Zearo vive negli
Stati Uniti, è sposato con
un'americana e svolge la professione di traduttore. Il 7
maggio 1996, in occasione
del 20° anniversario del terremoto, anche la RAI si
occupò del MdiV, inserendo
la sua storia in una trasmissione radiofonica dal titolo
"Cuant che la cjere a trime Quando la terra trema".
Colpisce come un ragazzino
di quella età abbia potuto
avere un'idea di questo tipo
in un momento così drammatico, ma è stato forse un
modo, più o meno consapevole, per dare una tregua alle
proprie sofferenze, ai propri
dispiaceri, un modo per
distrarsi dal suo tragico presente. Non accenna MAI a
quanto gli è successo, MAI
una parola su quella spaventosa disgrazia, MAI un ricordo del "prima"… Stupisce
anche che nelle sue cronache
sia sempre presente una marcata vena ironica, a volte un
po' amara.
Tramite un'e-mail alla redazione di P&M, Franco fa
sapere che "Nell'inverno del
1976 molti dei miei compagni erano sfollati a Lignano
e non c'erano molte occasioni per un ragazzino di 11
anni di giocare con dei coetanei, così il Messaggero di
Vighicheco è stato il mio
modo di passare il tempo.
Ogni volta che completavo
un "numero” lo affiggevo
sulla porta della baracca. Mi
stupisce ancora che, a
distanza di trent'anni, ci
siano ancora persone che si
ricordano di questo ingenuo
passatempo!”.
Nel MdiV Franco racconta
dei suoi voti scolastici, dei
compagni e dei professori,
nonché di alcuni aneddoti,
come l'"Epidemia di pidocchi a scuola"; racconta delle
sue malattie, della sua passione per i giochi di prestigio, ma anche per i puzzle
"…pezzettini di cartone da
mettere insieme per formare
un determinato disegno. Che
pazienza cinese!" o ancora
per lo skateboard "ogni tanto
vado in giro con lo skateboard (scheitbord), un incrocio tra i pattini, il monopattino, lo sci, il surf, lo sci nautico, ecc… insomma la moda
degli anni '70. In giro se ne
vedono di tutti i tipi e di tutti
i colori”. Franco è anche uno
sportivo: va a nuoto e gioca a
pallacanestro. Gioca volentieri a carte, a scopa e a briscola, riportandone i risultati
sul giornale! Spesso aiuta i
famigliari in casa, nei campi
o nel bar "Da Blanc”. Insomma, è un ragazzino arguto ed
intelligente, pieno d'interessi,
a cui piace oltremodo fare il
reporter. E le capacità ci
sono, eccome! Il MdiV è
scritto così bene, con una tale
padronanza della lingua, che
non sembra affatto redatto da
un bambino di 11/12 anni.
Il MdiV è formato da semplici fogli scritti in stampatello
a matita con le classiche
colonne dei quotidiani. Inizialmente scrive su una carta
gialla, ma poi passa "… dalla
carta gialla alla carta bianca, ignobile, volgare, ordinaria
carta
bianca…”
(18/12/1977).
Le rubriche sono moltissime,
anche se nei primi numeri
trattano in modo particolare
semplici fatti della sua vita
quotidiana e di quella dei suoi
famigliari, insomma quelle
piccole avventure di tutti i
giorni, vero è che il sottotitolo del giornale è Quotidiano
di fatti avvenuti presso la
baracca Zearo. Ma della
famiglia fa parte anche il
Vighicheco, il gatto
gatto Vighicheco, il gatto
della mamma, del quale narra
di prodezze amorose, dello
stato di salute e dei suoi amici
gatti, quasi fosse una persona,
tant'è che è "il direttore del
giornale”, mentre Franco ne
è il redattore. Addirittura a
piè di pagina compaiono,
appunto, le firme del redattore "F. Zearo” e quella del
direttore, cioè due simpatiche
impronte di zampette di
gatto! Con il tempo si uniranno all'elenco "Tina: la sguattera e Giovanni Calderini:
inviato speciale e strillone”.
Nel MdiV c'è uno spaccato
della storia gemonese: l'immediato post terremoto. Arrivano gruppi di volontari slavi
e tedeschi, a dare una mano
nelle primissime fasi della
ricostruzione, e in Comune si
consegnano le stufe agli abitanti delle krivaje. Il giorno
01/02/1977 si possono leggere i seguenti articoli "DONO
DELL'UNICEF - Ieri ci
hanno donato un diario blu,
fatto da alcuni bambini della
5^ elementare di Gemona.
Questo diario è stato pubblicato dal Fondo delle Nazioni
Unite per l'Infanzia, in altre
parole l'UNICEF” e anche
"LA TELEVISIONE JUGOSLAVA - Oggi la TV
Franco tra i suoi genitori e Da Blanc prima del 1976 (fotomontaggio di 2 foto) - archivio famiglia Antonio Zearo
1976 - 2006
11
La copia del Messaggero di Vighicheco del 29 gennaio 1977
jugoslava ha filmato il comu- tacolo folkloristico con
ne gemonese, chissà che Dario Zampa, il coro "I Provolevano, boh!”. Fa intuire nipoti” (W noi) e il "Trio dal
quanto Gemona fosse meta Poz”. Presentavano Gigi e
di numerosi turisti curiosi Santo. Com'era prevedibile
"…
Quel
giorno Dario è stato bersagliato
(13/05/1977) era pieno di dagli autografi. La nostra
turisti e avventurarsi per la redazione ne ha ricevuto
strada
era
un
vero uno…”.
rischio…”. Il 12/12/1977 fa Nel MdiV ogni scossa di terla cronaca di una serata cano- remoto in Friuli, ma anche in
ra con il noto cantante friula- altre parti del mondo
no Dario Zampa "ORE ("SCOSSA IN TURCHIA” 20.00: ARRIVA D. ZAMPA - 16/05/1977), è riportata con
Ieri nel Centro Sociale di V. dovizia di particolari e il graSalcons si è tenuto uno spet- fico
dell'intensità.
Il
24/03/1977 scrive "IL BEL
TEMPO - bel tempo su tutto
il Friuli, ma il sereno è anormale. Oggi il termometro
segnava ben 23 gradi. Che
sia un avvertimento di scossa
o
degli
extraterrestri?
BOH!”: un esempio per far
capire quanto l'esperienza del
terremoto abbia segnato il
vivere quotidiano dei friulani, sotto ogni aspetto.
Però è riportato anche uno
spaccato di vita degli anni '70
in Italia, quando in TV c'erano solo la RETE UNO e la
RETE DUE e si trasmettevano il telefilm FURIA "…lo
stallone nero cavalcato da
Joey, un orfano del west…”,
la trasmissione NIXON
STORY "…dove David
Frost, un "parlatore” inglese
di 38 anni, rivolge delle
domande a Richard Nixon,
l'ex-ex-presidente USA”, il
cartone animato CHARLIE
BROWN, i programmi
ROBIN HOOD e SUPER
GULP! e c'era già DOMENICA IN con i giochi di prestigio del mago Alexander e la
complicità del presentatore
Corrado.
Per quanto riguarda lo sport,
Franco riporta spesso classifiche, commenti e risultati
calcistici del campionato italiano di serie A, ma anche
della serie C, in cui allora
militava l'Udinese, che il
06/06/1978 andrà in serie B
"…e bravi i nostri udinesi…”, della Gemonese e dei
Mondiali di Calcio del 1978,
delle partite di pallacanestro
con i risultati della Snaidero,
degli incontri di pugilato,
come quello storico tra Cassius Clay e Antonio Evangelista, delle partite di hockey
su ghiaccio.
Farmacia “Antonelli”
dr. Franco Santi
P.za Garibaldi 5-7 -Tel. 0432 981053
Gemona del Friuli (Ud)
Cosmesi - Articoli Sanitari - Veterinaria
Di tanto in tanto compaiono
e scompaiono rubriche, eccone alcune: LA BORSA, IL
PROVERBIO DEL GIORNO, GIORNALI, BARZELLETTE, IL TEMPO DOMANI, che diventerà poi L'ANGOLO DI BERNACCA e di
seguito ancora LE PREVISIONI DELLA PERNACCHIA DI BERNACCA. Ma
forse quella più simpatica,
secondo me, rimane quella
del TOPO, questo povero
topo che nonostante Vighicheco nei paraggi, le strategie di zio Menut, il tramai e
la colla topicida non ne vuole
proprio sapere di essere
preso in trappola!!!
Tante e tante ancora sarebbero le simpatiche curiosità del
MdiV, iniziativa di un ragazzino, duramente colpito dal
destino, acuto e attento osservatore del mondo, perché
scrive "… IL DOVERE DI
UN GIORNALISTA E' DI
SAPERE…”
Maria Copetti
Franco Zearo
in una foto recente
ASSOCIAZIONI
12
Speciale Amnesty 8 marzo:
"La violenza sulle donne è una delle forme di violazione dei diritti umani
più diffusa ed occulta nel mondo”. Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International
più del cancro. Fa
Uccide
più vittime di quelle
registrate negli incidenti
automobilistici.
Provoca
danni fisici e psicologici
quasi sempre irreversibili.
E' la violenza sulle donne,
una malattia grave, spesso
taciuta ma diffusissima, che
si manifesta sotto varie
forme, che divora il cuore di
ogni società, facendosi beffa
di qualsiasi passaporto di
"civiltà". Un morbo incontrollato che colpisce chiunque, a qualsiasi età, ricche o
povere, colte o analfabete.
Che si sposta dalle aree di
conflitto a quelle di pace, dai
paesi con deficit democratico a quelli cosiddetti "progrediti", dai campi di battaglia alle camere da letto.
A "soffrirne" almeno un
miliardo di donne nel mondo
- in pratica una su tre -, picchiate, stuprate, mutilate,
assassinate.
Quasi sempre per mano del
marito, del fidanzato, di un
familiare o di un amico.
Una violenza consumata dietro le porte domestiche, che,
secondo il Consiglio d'Europa, per le donne fra i 16 e i
44 anni rappresenta la prima
causa di morte e di invalidità. Più del tumore, Più
degli incidenti stradali. E' il
peggior scandalo dei nostri
tempi, la più vergognosa
infamia!
e in Medio Oriente
Inle Asia
donne vengono uccise in
nome dell'onore. Nell'Africa
occidentale le ragazze sono
sottoposte a mutilazioni
genitali in nome della tradizione. Nell'Europa occidentale le donne migranti e rifugiate sono attaccate perché
non accettano le usanze
sociali della comunità che le
ospita. Nella regione meridionale dell'Africa le ragazze sono stuprate e infettate
con il virus dell'HIV/ AIDS
perché coloro che le abusano
sono convinti che fare sesso
con una vergine li guarirà
dalla malattia.
Infine
nei
paesi più ricchi e più sviluppati
del
mondo,
le
donne vengono picchiate a
morte dal proprio partner.
Questo tipo di
violenza
si
diffonde perché sono tropPer alcuni è l’unico modo di toccarmi.
pi i governi
pronti a chiudere un occhio
e a lasciare che
la
violenza
sulle donne
abbia impunemente luogo.
In troppi paesi le leggi, le
politiche e le usanze sono
discriminatorie nei confronti
delle donne, negano loro gli
stessi diritti degli uomini,
rendendole così più vulnerabili di fronte alla violenza. In
troppe regioni del mondo le
donne sono intrappolate in
un ciclo vizioso fatto di
povertà che alimenta la violenza. Troppo spesso i ruoli
di genere e le strutture della
società rafforzano il potere
che l'uomo esercita sulla vita
e sul corpo della donna. In
troppe comunità i leader religiosi e i media promuovono
ruoli, atteggiamenti e consuetudini che cercano di
subordinare e sottomettere le
donne. Troppo spesso i gruppi armati si sottraggono al
diritto umanitario internazionale e si servono dello stupro
quale strategia di guerra per
sconfiggere e umiliare il
nemico, e troppo spesso riescono a farla franca.
questo perché
Tutto
governi sono pronti
i
a
sono lo specchio di
Inumeri
una situazione inquietante.
Nel mondo una donna su
cinque è destinata a essere
violentata o a subire un tentativo di violenza.
Secondo l'Organizzazione
Mondiale della Sanità almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono state
uccise dai propri partner.
Ogni anno si registrano, nel
mondo, 60.000 "crimini d'onore".
Solo alcuni flash.
In Zambia ogni settimana
cinque donne sono assassinate dal partner o da un
amico di famiglia, mentre in
Sudafrica ogni 23 secondi
una donna viene stuprata.
In India nel 1998 6000
donne sono state bruciate per
questioni di dote e nel vicino
Pakistan molte sono le
donne sfigurate con l'acido.
Negli Usa una donna viene
picchiata ogni 15 secondi e
ogni 90 viene violentata. Nel
solo 2001 si sono registrati
700.000 casi di violenza
all'interno delle mura dome-
chiudere un occhio.
79 paesi, tra cui la Russia Irene Khan, Segretaria Generale
dove solo nel 1999 sono di Amnesty International
state uccise da partner o
familiari ben 14.000
donne, non hanno una
legge che protegga dalle
violenze domestiche e
ben 54 hanno leggi che
discriminano le donne.
Un dato, quest'ultimo,
ancora più allarmante perché è proprio il concetto
di discriminazione alla
radice della violenza sulla
donna, un concetto in
base al quale ogni forma
di maltrattamento verso il
genere femminile diventa
lecito. Sia all'interno della
famiglia, sia all'interno
della comunità.
ASSOCIAZIONI
13
stiche.
In Francia ogni anno sono
25.000 le donne stuprate.
In Gran Bretagna, dove fra il
1997 e il 1998 si sono verificati più di 2000 casi di violenza fisica ai danni delle
collaboratrici domestiche, i
servizi di pronto soccorso
ricevono almeno una telefonata al minuto per violenza
in ambito domestico.
E potrei continuare a lungo.
Il dato è che donne di continenti e paesi diversi, di religioni, culture,e retroterra
sociali differenti, istruite o
analfabete, ricche o povere,
sia che vivano la guerra o in
tempo di pace, sono legate
dal filo comune della violenza.
sfida più coraggiosa a
Laquesto
scempio è venuta
dalle singole donne e dai
gruppi di donne che hanno
alzato la testa e fatto sentire
la loro voce , spesso a costo
della vita.
Esse si sono organizzate per
chiedere giustizia, hanno
reclamato affinché i loro
diritti umani venissero rispettati, protetti e realizzati.
Grazie al loro impegno sono
state ottenute conquiste
importanti in termini di trattati e meccanismi internazio-
nali, nelle leggi e nelle politiche.
Tuttavia questi risultati continuano ad essere desolatamente privi di conseguenze
effettive poiché le promesse
ottenute rimangono sulla
carta.
è per questo che attraEdverso
la campagna mondiale "Mai più violenza
sulle donne" Amnesty International ha voluto unire la
sua voce a quel richiamo
all'azione.
Amnesty chiede ai leader,
alle organizzazioni e ai privati cittadini di impegnarsi
pubblicamente per rendere i
diritti umani una realtà per
tutte le donne.
Ai governi che ancora non
l'hanno fatto chiede di ratificare senza riserve la Convenzione per eliminare ogni
forma di discriminazione nei
confronti delle donne, e il
relativo Protocollo opzionale.
Ad alcuni paesi chiede l'abolizione di leggi che discriminano le donne e che perpetuano la violenza contro di
loro. Ad altri chiede, invece,
l'adozione di leggi che proteggano le donne, criminalizzino lo stupro ed altre
forme di violenza sessuale.
mai Paloma, ma sua
Nonmadreconobbi
mi parlò di lei. Paloma era
una delle diverse centinaia di giovani
donne assassinate a Ciudad Juárez, una
città al confine tra Messico e Stati Uniti.
Per oltre un decennio, queste donne
furono rapite, torturate, stuprate e uccise. Le autorità fecero ben poco per indagare, perseguire o fermare questi delitti
perché si trattava di donne povere, inermi, politicamente ininfluenti. Molte
erano giunte a Ciudad Juárez per lavorare nei maquiladoras, stabilimenti di
assemblaggio costruiti dalle multinazionali sul confine messicano, attirate dalle
agevolazioni fiscali e dal basso costo
della manodopera messicana. Le giovani donne come Paloma hanno alimenta-
Amnesty lotterà perché le
donne abbiano parità di
accesso al potere politico e
alle risorse economiche. Sfiderà gli atteggiamenti dettati
dalla religione, dalla cultura
e dalle consuetudini sociali
che sminuiscono e pongono
la donna in pericolo. Si
impegnerà per porre fine
all'impunità di cui gode la
violenza sulle donne.
Cercherà la solidarietà degli
uomini e li spronerà ad avere
un ruolo attivo in questa
campagna.
L'obiettivo, infatti, non è
quello di additare gli uomini
in generale quali responsabili di tali violenze e diffondere l'immagine delle donne
quali vittime di violenza,
bensì quello di condannare
l'atto violento in sé. Per
ottenere questo risultato è
necessario che tutti diano il
loro contributo, non soltanto
le organizzazioni e le istituzioni, ma anche i singoli
individui.
campagna è diverQuesta
sa da tutte le altre in
quanto chiede ad ognuno di
assumersi la propria responsabilità. La violenza sulle
donne cesserà soltanto quando ciascuno di noi sarà pronto ad assumersi l'impegno: a
to il fenomeno della globalizzazione
economica nella speranza di ricavarne
qualcosa, diventandone altresì le vittime. Ciò che spicca in questo caso è il
coraggio delle madri delle donne uccise
a Ciudad Juárez. Le madri si sono organizzate tra di loro e chiedono giustizia.
Assieme a loro e ad altri, lo scorso anno
Amnesty International è riuscita a esercitare pressione sul governo federale del
Messico affinché si impegnasse a far
cessare le uccisioni. La storia di Paloma
è soltanto uno tra i milioni di esempi
della più vergognosa infamia dei nostri
tempi: la violenza sulle donne.
Irene Khan, Segretaria Generale di
Amnesty International
Per informazioni
e approfondimenti:
AMNESTY
INTERNATIONAL
Sez. Italiana
www.amnesty.it
www.amnesty.org
[email protected]
Gruppo ITA 143
c/o Vitti Massimo
tel. 0432-974179
non commetterla, o a permettere che altri la commettano; a non tollerarla e a non
arrendersi finché non sarà
sradicata.
La violenza sulle donne è
universale ma non è inevitabile. L'impegno di tutti,
anche il vostro, la può fermare.
Bibliografia
Donne in prima linea
Edizioni cultura della Pace.
Mai più. Fermiamo la violenza sulle donne. Pref. di
Rita Levi Montalcini EGA
Editore.
Donne. Il coraggio di spezzare il silenzio. Pref. di
Dacia Maraini Rizzoli Edit.
Per acquisti rivolgersi al
gruppo Amnesty di Gemona
TERRITORIO
14
Le illegalità ambientali
Intervista a P. Machin e U. Alberini* del Corpo Forestale Regionale
Pense e Maravee: La recente
operazione delle Guardie del
Corpo Forestale Regionale
della Stazione Forestale di
Gemona del Friuli, che ha
portato al fermo di tre bracconieri con la preda negli
zaini, ha improvvisamente
riportato alla ribalta un
aspetto del vostro lavoro che
solitamente non si nota: la
prevenzione delle attività criminose contro il territorio. Ci
può dire qualcosa di più, in
generale su questa attività?
Corpo Forestale Regionale:
L'attività del C.F.R. si esplica
nei più svariati settori ed in
taluni casi ci si trova di fronte a fenomeni di illegalità
ambientale più o meno gravi
che a volte possono avere
risvolti amministrativi ed a
volte purtroppo anche penali.
Nell'interesse dell'ambiente
in generale inteso nel senso
più ampio della parola e
comunque senz'altro anche
del cittadino quale primo
beneficiario di un ambiente
per quanto possibile integro,
è stata svolta negli scorsi anni
e, ad oggi risulta essere stata
incrementata ulteriormente,
un'azione di informazione sia
nei confronti dei bambini in
età scolare sia dell'utenza
adulta, informazione che collegata ad una intensificazione
della presenza sul territorio
ed ad una maggior visibilità
del Corpo Forestale Regionale ha di fatto costituito un'efficace azione di prevenzione
sia sotto il profilo della conoscenza normativa, sia sotto
l'aspetto di chiarimenti opera-
tivi derivanti da esigenze particolari, sia sotto l'aspetto più
generale
dell'educazione
ambientale. La maggior presenza sul territorio unita ad
una maggior visibilità del
Corpo ha costituito in determinate situazioni un sicuro
anche se non totale deterrente
nei confronti dell'illegalità
comportamentale a danno
dell'ambiente intesa nei suoi
aspetti più o meno gravi ed in
base a ciò sanzionata in via
amministrativa o penale dalla
vigente normativa.
Il fenomeno del bracconaggio, certamente esistente
anche in Friuli-Venezia Giulia, consiste nell'uccisione e/o
nella cattura di fauna (ed avifauna) selvatica in violazione
alla vigente normativa come
ad esempio cacciando in
periodi di divieto e/o con
mezzi non consentiti ed eventualmente anche uccidendo o
catturando specie non cacciabili e/o protette in maniera
più o meno incisiva andando
così a pregiudicare la conservazione o quantomeno la presenza di specie già rare o che
necessitano di particolare
tutela.
P&M: In particolare, avete
dei piani di prevenzione e
risorse dedicate alla specifica attività antibracconaggio?
C.F.R.: L'attività di prevenzione del fenomeno del bracconaggio si può esplicare
sostanzialmente in due sole
maniere: presenza e visibilità
del Corpo Forestale sul territorio e momenti di confronto
Se sentite
qualche brivido,
non è una corrente d’aria.
Il GTI è tornato.
con i cacciatori e con il cittadino; entrambe vengono
sfruttate dal personale della
Stazione Forestale di Gemona del Friuli ma, nonostante
ciò si è a conoscenza di sporadici episodi di illegalità
venatoria posti in essere a
danno della fauna selvatica.
Per questo motivo è stato, ed
è sempre maggiormente
necessario, porre in essere,
distogliendo
ovviamente
risorse umane da altri compiti istituzionali, dei servizi
mirati non più tesi alla prevenzione ma alla repressione
del fenomeno. Purtroppo,
essendo l'attività di contrasto
all'illegalità venatoria solo
uno dei molteplici settori
dove si trova ad operare il
Corpo Forestale Regionale,
non vi sono risorse specifiche
a questa dedicate ma è un'attività che, per essere svolta
con efficacia, comporta un
notevole dispendio di personale unito ad un pressante
impegno sul territorio, spesso
con orari prolungati e con
altre difficoltà oggettive di
vario genere.
P&M: Può ricordarci le operazioni anticrimine più
importanti che avete portato
a termine con successo negli
ultimi anni nella nostra
zona?
C.F.R.: Per quanto riguarda
la Stazione Forestale di
Gemona del Friuli, questa
opera su un territorio giurisdizionale di 8 Comuni ai
quali va ad aggiungersi l'intero territorio del Parco Natura-
Iob Silvano & C.
Gemona del Friuli
le delle Prealpi Giulie, gran
parte del territorio è definibile come montano e per caratteristiche orografiche e vegetazionali è non sempre facilmente controllabile. Per
quanto riguarda le varie operazioni di contrasto all'illegalità ambientale non si ritiene
di dover entrare nei particolari ma dall'anno 2000 ad oggi
sono state inoltrate all'Autorità Giudiziaria e/o Amministrativa competente una
novantina di comunicazioni
di notizia di reato e circa 150
verbali di accertamento
amministrativo per violazioni
di vario genere nei vari settori di competenza spaziando
comunque dalle violazioni
meno gravi sanzionate in via
amministrativa a denuncie
per incendi boschivi, esercizio della caccia in violazione
di legge e/o del bracconaggio, maltrattamento di animali, etc., per giungere poi,
attraverso diverse altre fattispecie di violazioni, all'inquinamento ambientale inteso
nella maniera più estensiva
(discariche, abbandoni di
rifiuti, inquinamento idrico,
etc,).
P&M: Secondo la vostra
esperienza, la vostra continua presenza sul territorio e
le segnalazioni che ricevete,
il bracconaggio è una pratica
diffusa ? Quali sono le prede
più ambite ? Si può fare una
stima tra le prede prelevate
correttamente secondo i piani
di abbattimento e quelle che
cadono sotto i colpi dei bracconieri ?
C.F.R.: Che il bracconaggio
sia una pratica più o meno
diffusa è cosa nota, certamente. In alcune zone più che in
altre, il fenomeno esiste, ha
una notevole importanza ed è
inutile negarlo; la difficoltà
sta comunque nel poter quantificare oggettivamente la diffusione del fenomeno in
quanto i dati possono unicamente riferirsi ai casi accertati. Bisogna comunque tener
conto che la quantifi-
TERRITORIO
15
cazione e la diffusione di una
pratica illegale deve essere
commisurata alla realtà territoriale, al numero di prede
abbattute in violazione di
legge ed ai fenomeni di illegalità accertati anche in rapporto alla pressione antropica
specifica e, questi sono dati
che, almeno per il momento
sono di non facile se non
impossibile quantificazione
pena il rischio di cadere in
generalizzazioni quantomeno
inopportune.
Nelle nostre zone, le prede
più ambite sono quelle normalmente di maggior pregio
quali cervi, caprioli e camosci ma, specialmente nelle
zone di pianura, il fenomeno
può estendersi anche a varie
specie di avifauna.
Purtroppo bisogna far presente che ben raramente
segnalazioni di illegalità
ambientali da parte di cittadini pervengono a questo Ufficio. Si può star certi, tuttavia
che in ogni caso di tali segnalazioni, una volta effettuate le
dovute verifiche, si tiene
conto anche per l'organizzazione di particolari servizi
mirati.
P&M: La tendenza del bracconaggio, secondo la vostra
esperienza, è in aumento o in
diminuzione? Come sta cambiando questa pratica?
C.F.R.: Come già detto non
vi sono dei dati oggettivi
rispetto alla tendenza del
fenomeno del bracconaggio,
si può unicamente dire che il
fenomeno esiste. Prima di
tutto bisogna ammettere che
le motivazioni alla base del
fenomeno sono cambiate, in
passato il bracconiere era tale
più per necessità impellenti
che per diletto, oggi invece il
bracconiere non è senz'altro
tale per necessità, ma unicamente per motivi assai meno
giustificabili, quali possono
essere il vantaggio economico derivante dalla vendita
della carne, l'abbattimento di
animali di particolare pregio
per trarne trofei da immettere
poi nel mercato illegale, il
voler dimostrare con la sfida
all'Autorità di essere il più
forte ed il più furbo etc. etc.
Si tratta comunque di un
fenomeno diffuso su tutto il
territorio italiano anche a
causa, a parere di alcuni, di
una oggettiva difficoltà nell'attuare una efficace e pressante azione di contrasto sul
territorio; spesso indagini sul
bracconaggio ed operazioni
felicemente portate a termine
hanno consentito di appurare
come, dietro a quella che
sembra una mera attività
locale svolta solo da alcuni
soggetti non collegabili tra
loro, vi siano ben altre illegalità quali, l'accordo tra più
soggetti al fine di esercitare
il bracconaggio, l'utilizzo di
armi modificate e/o illegalmente detenute, interessi
economici non indifferenti,
etc.
P&M: Perché, dal vostro
punto di vista, questo atto di
bracconaggio contro la
stambecca a Gemona è da
considerare particolarmente
grave?
C.F.R.: Certamente vi sono
determinate attività illegali
che il legislatore ha inteso
sanzionare in maniera più
severa che altre e questo è il
caso dell'30 comma 1 lett. c)
della Legge 11 febbraio 1992
n° 157 che prevede l'arresto
da tre mesi ad un anno e l'ammenda da lire 2.000.000
(1.032
Euro)
a
lire
12.000.000 (6.197 Euro) per
chi abbatte, cattura o detiene
esemplari di orso, stambecco,
camoscio d'Abruzzo, muflone sardo, esemplari questi
che il legislatore ha inteso
porre sotto elevata protezione. La gravità del fatto ha
anche e soprattutto una
valenza naturalistica; lo
Stambecco infatti è una specie diffusa solo in determinate zone dell'arco alpino. Si
trovano ora anche in Friuli,
grazie a progetti di reintroduzione succedutisi nel tempo
con un notevole impegno
finanziario e di risorse umane
per monitoraggi, vigilanza e
censimenti, a quote minori
che non nel rimanente Arco
Alpino. Queste nuove colonie consentirebbero di creare
un ponte tra le popolazioni di
Stambecco già presenti nell'area del Parco del Triglav,
sul Montasio e sul Monte
Stambecco sul Canin
Plauris per una possibile
espansione naturale anche
nelle zone limitrofe come.
Nel caso di specie la "stambecca" a suo tempo introdotta nel Parco delle Prealpi
Giulie, si era ormai definitivamente spostata e stabilita
sul Monte Cjampon ove, proprio a dimostrare la validità
del progetto di reintroduzione, stava per essere raggiunta
da un esemplare maschio,
anche questo in allontanamento dal territorio del
Parco....
P&M: Quali sono i compiti
che maggiormente impegnano il personale della Forestale nel territorio del Gemonese?
C.F.R.: Il territorio è vasto ed
impegnativo, vista la sua
configurazione geomorfologica. I nostri forestali sono
presenti quotidianamente, ad
esempio, nell'area del Parco
naturale delle Prealpi Giulie
ed in altre aree protette, con
compiti di vigilanza rispetto
alla normativa di istituzione
dei Parchi in Friuli Venezia
Giulia.
Altri servizi riguardano i
controlli non soltanto ai cacciatori ma anche ai pescatori,
sempre numerosi lungo i bei
corsi d'acqua della nostra
zona. Le montagne del
Gemonese sono poi particolarmente vulnerabili nel
periodo della maggiore pericolosità degli incendi boschivi, che non è l'estate (come
molti pensano) ma proprio il
periodo in cui ci apprestiamo
ad entrare (fine inverno, inizi
primavera): qui possiamo
sempre contare sulla grande
collaborazione con le squadre comunali di lotta agli
incendi boschivi, vero "sistema nervoso" di tutta l'organizzazione antincendio, sempre in sinergia poi con la Protezione civile regionale.
Non mancano poi i servizi di
rilievo neve, utili per la redazione del "Bollettino valanghe", e quelli di sicurezza e
soccorso sulle piste di sci di
Sella Nevea.
Sempre più gravosi anche i
compiti di controllo e di
lotta alle varie forme dell'inquinamento
ambientale,
dalle acque ai rifiuti agli scarichi industriali: qui la normativa è particolarmente
complessa e richiede preparazione ed attenzione nell'applicarla alle diverse
situazioni che si possono
riscontrare sul territorio.
E' giusto quindi ricordare le
operazioni antibracconaggio,
ma sottolineando il fatto che
tale attività è soltanto una
delle diverse attività che
vedono comunque sempre il
Corpo forestale a fianco delle
comunità locali, soprattutto
nelle situazioni ambientali
più difficili, come quelle
della montagna.
* Rispettivamente comandante della Stazione di
Gemona del Corpo Forestale
della Regione ed Addetto
comunicazione esterna Direzione centrale risorse
agricole, naturali, forestali e
montagna - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
TERRITORIO
16
Caccia: è tempo di cambiare
Per una gestione venatoria consapevole e corretta
Se c'è una cosa che ho imparato in un quarto di secolo di
professione giornalistica è
che in ogni cosa, per quanto
negativa, è possibile trarre
qualche elemento di positività.
Così anche l'episodio sciagurato dei tre cacciatori della
riserva di Gemona, colti sul
fatto mentre trasportavano in
auto le spoglie di una stambecca abbattuta, ha dato un
esito positivo.
Parlo del forte impatto che
ciò ha avuto sulla parte del
mondo venatorio che crede
in una caccia corretta, ma
soprattutto in quella cosa che
si chiama onestà.
C'è stata, infatti, un'autentica
ribellione nei confronti di un
associazionismo venatorio
che, "more solito", cerca di
nascondere la polvere sotto
il tappeto.
L'episodio ha avuto gli
"onori" della stampa venatoria nazionale, mentre mi
sono giunte notizie secondo
le quali vi sono state delle
prese di posizione molto critiche in seno alla principale
associazione venatoria.
Simili comportamenti vengono sempre meno tollerati
dai cacciatori corretti, più
numerosi di quel che si crede
e che stanno crescendo ed
organizzandosi.
Assordante, per contro, il
silenzio della Riserva di
Gemona da cui sarebbe stato
lecito attendersi una decisa
presa di posizione per un
fatto che coinvolge il buon
nome dei cacciatori locali.
Tutto ciò è però indice di una
situazione generale che, fatti
salvi gli esempi di eccellenza, è venuta a sedimentarsi
con gli anni ed investe la
qualità della gestione venatoria di molte riserve di caccia, oltre al livello etico e
tecnico di coloro che le dirigono.
La Legge regionale 30 del
1999, che attualmente regola
il settore, non è stata mai
applicata nelle sue parti più
importanti proprio da chi
aveva il dovere di farlo, né si
è provveduto ad emanare il
relativo regolamento di
attuazione che avrebbe di
certo aiutato l'applicazione
corretta delle norme.
Non solo, ma sulla spinta dei
settori più retrivi del mondo
venatorio, ancora troppo
influenti sulla politica regionale, si è addirittura peggiorata la situazione.
Faccio, in particolare, riferimento alla L.R. 10/2003 che
ha abolito l'esame per i direttori delle riserve, giustamente previsto dalla L.R.
30/1999 al termine di un
corso di formazione.
Così, sulla spinta di coloro
che temevano di veder esposta la propria incompetenza,
si è riusciti ad ottenere la
dequalificazione generale
dei dirigenti venatori.
Non conoscendo la situazione della Riserva di Gemona
non esprimo valutazioni
sulla qualità della sua gestione, ma non penso di essere
lontano dal vero se dico che,
con tutta probabilità, la sua
consistenza faunistica è di
gran lunga inferiore alle
potenzialità.
Mi dicono, ad esempio, che
la colonia di camosci presente sul Cjampon non riesce a
crescere ed è sempre ferma
agli stessi numeri.
Il dato meriterebbe una verifica approfondita anche se,
in genere, il camoscio è l'ungulato più facilmente censibile, perché prima o poi si fa
sempre vedere.
La situazione del Cjampon,
simile a quella di altre montagne vicine, è dovuta probabilmente a più fattori, il
primo dei quali è che le
popolazioni di camosci stentano a riprendere quota
quando si parte da numeri
esigui o addirittura quasi da
zero.
E che i camosci di quella
vasta area prealpina che va
dal Tagliamento al Natisone
fossero stati sterminati è un
dato di fatto, soprattutto
quando era consentito cacciarli con i segugi in braccata.
Per causare il declino di
popolazioni di camosci non
serve neppure sparare molto:
basta sparare sbagliato
abbattendo, ad esempio, i
maschi fra i 4 e gli 8 anni di
età, che sono i migliori riproduttori, ma anche quelli che
sono stati i più bersagliati,
con la conseguente destrutturazione delle popolazioni
ed il declino delle medesime.
Per contro, esistono esempi
di gestioni faunistiche in
zone dove non si caccia, che
pure mi convincono poco,
perché danno l'impressione
di essere fatte più che altro
per attirare il favore di un'opinione pubblica che, in
genere, di fauna selvatica
non sa assolutamente nulla.
Esprimo, ad esempio, forti e
motivati dubbi sull'opportunità dell'introduzione dello
stambecco sui nostri monti,
ma questo è un altro discorso
che, eventualmente, potremo
affrontare in altra occasione
visto che richiede spazi che
mi sono già mangiato.
Marco Buzziolo
Presidente del Circolo
Friulano Cacciatori
Ed alla fine, l'hanno uccisa
Ero salito in malga Coot con mio figlio e mio
nipote, tre anni fa, per assistere alla liberazione di questi meravigliosi stambecchi provenienti dalle lontane alpi Marittime. Chiacchieravo con un mio amico, un cacciatore di
Maniaglia, mentre quella femmina, vistosamente gravida e con quel grande radiocollare, scendeva dal furgone. Poi avevo saputo
che aveva abbandonato il branco per stabilirsi proprio qui, da noi, sulle pendici sud-occidentali del Cjampon dove era stata osservata, per un breve periodo, anche con il suo
piccolo poi misteriosamente scomparso. Una
fortuna davvero insperata, dopo che per una
scellerata ed infelice scelta la nostra amministrazione comunale aveva deciso di scorporare il territorio di Gemona dal Parco,
compromettendo così la valenza stessa dell'intero Parco delle Prealpi Giulie a causa
della ridotta estensione. Eppure, chissà perché, a lei piaceva starsene là, sui prati meridionali del Cjampon. Purtroppo non aveva
fatto i conti con i gemonesi. Dopo gli sforzi
incredibili di chi con perseveranza, con quella passione che spinge l'impegno professionale ben oltre gli obblighi imposti dal ruolo,
dopo anni di continuo monitoraggio, inseguimento, controllo, studio per adottare le
misure più corrette e rispettose della complessa vita di questi stupendi animali e del
loro ambiente, alcuni bracconieri gemonsi
l'hanno uccisa. Da sempre, nei dibattiti con i
cacciatori, ci si scontra aspramente quando
essi tornano con forza a ripetere che sono
proprio loro, i cacciatori, che proteggono
l'ambiente. E giù, dall'altra parte, a ripetere
che per questo non servono i fucili, che sono
tutte balle, giacché per loro la cosa più
importante è solo uccidere qualche preda in
più. E così si continua a litigare. Le posizioni rimangono lontane ed inconciliabili e non
credo proprio che fatti come questo, che purtroppo si ripetono continuamente anche in
Comuni vicini al nostro, e non solo, aiutino
ad avvicinarle, queste posizioni.
Roberto Urbani
TERRITORIO
17
Bracconaggio in Cjampon
Riflessioni sul grave atto compiuto in dicembre
tutta questa vicenda ci
Insembrano
d'obbligo alcune
considerazioni. Da molto
tempo si discute su quella
minuscola popolazione di
camosci stabilitasi sul versante occidentale del Cjampon. Se ne discute soprattutto perché questa popolazione non aumenta. Il territorio
è perfetto per questi animali
che dovrebbero crescere, in
queste condizioni, di circa il
12% l'anno. La popolazione
potenziale dal Cjampon al
Cuel di Lanis è di alcune
centinaia di capi, invece
niente. Perché? Cos'è che
impedisce ai nostri camosci
di incrementare il loro
numero nonostante le condizioni favorevoli? Tra i denti
si mormora che tutti sanno
cosa succede tra S. Agnese,
Scric e Cjampon. Tutti
sanno, ma nessuno dice
niente ed i camosci non
aumentano.
I cacciatori stessi dovrebbero desiderare un aumento di
questa popolazione. Se ci
fossero due o trecento camosci tra Cuel di Lanis e Cjampon nessuno avrebbe da ridire se i cacciatori ne "prelevassero" venti all'anno.
Registriamo, a conclusione,
alcuni fatti:
1_ Risulta che i bracconieri
accusati di aver ucciso la
stambecca sono iscritti alla
riserva di caccia di Gemona.
2_ La Riserva di caccia, da
sempre, a parole, contro i
bracconieri, nel momento in
qui se ne scoprono ben tre al
suo interno non ha nessuna
reazione pubblica: nessuna
condanna, nessuna presa di
posizione.
3_ Non abbiamo letto nulla
da parte della Amministrazione comunale. Non un
comunicato di condanna,
non una richiesta di chiarimento, non un gesto di censura, niente. E' in questo
modo che la nostra Amministrazione difende il territorio
da attacchi di questo genere!
4_ La Comunità Montana:
ha nel suo statuto la promozione della caccia tra le finalità economiche (!?!), poiché
vista come mezzo di promozione turistica. A Gemona
c'è un'esigua popolazione di
camosci in un territorio di
altitudine particolarmente
bassa e vicino al centro abitato, dove si stava forse
creando un nuovo nucleo di
stambecchi (lasciamo ad
ognuno immaginare la
valenza di questi aspetti
sotto il profilo turistico).
Questo gesto irresponsabile
cancella tutto e che cosa fa la
Comunità Montana? Niente.
5_ Tutti i nostri politici,
quando ci sono le campagne
elettorali, si proclamano
difensori dell'ambiente. Alla
resa dei conti questi sono i
fatti, questo il modo in cui le
nostre istituzioni difendono
l'ambiente. L'immobilità di
fronte agli attacchi.
I "bracconieri", a Gemona,
possono continuare a stare
tranquilli, ad agire indisturbati preoccupandosi solo di
non finire in braccio alle
forze dell'ordine con le mani
nel sacco.
R.U.
Si può fare meglio!
I muri di sostegno del nuovo "parco ginnico" delle casa dello studente: scogliere!.
Eppure a Gemona abbiamo esempi migliori, bastava copiare: Parco di Via Dante, i muri in
pietra locale dei nostri "vecchi".
A cura di Sandro Venturini
Fioreria
Emidia Manzano
Via Roma, 252
tel. 0432 970692
33013 Gemona del Friuli
e-mail: [email protected]
COSE PUBBLICHE
Lorenzo
la
talpa
di Lorenzo Londero “flec”
1
S. Giovanni?
Dov'era! dicono
gli esperti
Mentre in Consiglio comunale la maggioranza e l'opposizione di Centro destra discutevano sul come trovare una
sistemazione (alternativa a
quella naturale) al soffitto di
San Giovanni dipinto da
Pomponio Amalteo nel 1533,
la presidente del Comitato
scientifico del Convegno di
studio sul grande pittore rinascimentale, prof.ssa Caterina
Furlan, preside della Facoltà
di Lettere dell'Università di
Udine inviava l'appello che
riportiamo affinché il capolavoro venga ricollocato negli
spazi della chiesa di San Giovanni, che proprio per tale
motivo va ricostruita dov'era
e com'era.
All'appello degli studiosi (che
condividono le richieste del
Comitato "Il San Giovanni
dell'Amalteo" e di enti nazionali quali Italia Nostra, FAI e
Castelli e Dimore storiche) si
sono recentemente unite
anche le voci di Livio Iacob,
presidente della Cineteca del
Friuli e di Grazia Levi, già
direttore della Sede RAI del
Friuli Venezia Giulia, i quali
hanno invitato l'Amministrazione comunale a riconsiderare l'argomento e a confermare
come sede del prezioso soffitto la chiesa di San Giovanni,
ricostruita per diventare il
nuovo auditorium cittadino.
L'appello risale al Dicembre
2005 ed è stato inviato alle
seguenti Autorità istituzionali:
- Riccardo Illy: Presidente
della Giunta - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
- Alessandro Tesini: Presidente del Consiglio - Regione
18
Friuli V.G.
- Roberto Antonaz: Assessore alla Cultura - Regione
Friuli V.G.
- Gabriele Marini: Sindaco
di Gemona del Friuli e, a
mezzo suo, al Consiglio
comunale.
Ecco il testo dell'appello:
"Illustrissimi Signori,
anche a nome dei colleghi
Claudio Griggio e Giuseppe
Trebbi, membri del Comitato
scientifico del Convegno di
studio su Pomponio Amalteo
(svoltosi a San Vito al Tagliamento il 23 e 24 novembre
scorso, nell'ambito delle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario della nascita
dell'artista), mi faccio interprete della necessità di
ricomporre nella sua integrità e nella sua collocazione
originaria il soffitto della
chiesa di San Giovanni in
Brolo di Gemona, realizzato
dal pittore nel 1533.
Affinché ciò avvenga è indispensabile - come più volte
sollecitato dal Comitato
gemonese "Il San Giovanni
dell'Amalteo" e come illustrato al Convegno tramite il
dottor Gilberto Ganzer - che
la Regione e il Comune di
Gemona si adoperino per la
ricostruzione dell'edificio
distrutto dal terremoto del
1976, nella convinzione che
questa è l'unica soluzione
percorribile per la salvezza e
la rinascita di un autentico
capolavoro.
Ringraziando per l'attenzione
e confidando nell'accoglimento della presente segnalazione, porgo distinti saluti".
2
Gemonesi,
non pagate
sanzioni causate da errori
del Comune!
I fatti
Settembre 2004: un cittadino
di Gemona si rivolge all'apposito ufficio comunale per
sapere se un terreno di sua
proprietà è classificato edificabile. Gli si risponde: quel
terreno è "verde privato, non
edificabile".
Gennaio 2006: lo stesso cittadino riceve dal Comune un
"avviso di accertamento e
liquidazione" perché nel
2003, tra l'altro, non aveva
pagato l'ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) su quello stesso terreno.
In una successiva verifica il
cittadino scopre anche che,
senza sua richiesta e a sua
insaputa, il Comune gli
aveva reso edificabile parte
di quel terreno ancora dal
mese di agosto 1998.
La scorrettezza è triplice perché il Comune:
1. all'insaputa del cittadino
cambia la destinazione urbanistica;
2. dopo sei anni comunica
al cittadino che il terreno non
è edificabile;
3. due anni dopo punisce il
cittadino con sanzione per
non aver pagato l'ICI su un
terreno che, secondo lo stesso ufficio comunale, era ritenuto non edificabile.
La legge
A proposito di imposte e tasse
è utile ricordare che una legge
dello Stato (n. 212 del
27.07.2000) sancisce, tra l'altro, che:
a) i rapporti tra contribuente
e amministrazione sono
improntati "al principio della
collaborazione e della buona
fede";
b) non sono irrogate sanzioni al contribuente che si è
conformato a indicazioni conseguenti "a ritardi, omissioni
od errori dell'amministrazione stessa".
Le leggi vanno rispettate da
tutti, anche dal Sindaco e dai
funzionari comunali.
3
Comune:
risparmi? - Sì,
valorizzando i
dipendenti
È noto che, con la recente
legge finanziaria, il Governo
ha tagliato pesantemente i
fondi dello Stato destinati agli
Enti periferici (Regioni,
Comuni, scuole).
Meno soldi ai Comuni signi-
fica meno servizi per i cittadini, ma anche necessità di
ridurre certe spese.
Negli anni scorsi il Comune
si avvaleva di una consulenza
esterna per la complessa
materia fiscale (IVA e IRAPImposta Regionale sulle Attività Produttive), consulenza
che costava 2.200 euro.
A partire dal 2006 il Comune
ha deciso di non rinnovare
detta consulenza, ma "di far
maturare le professionalità
interne all'Ente in materia di
IVA e IRAP" riducendo notevolmente la spesa.
Questa scelta positiva non si è
ripetuta, invece, per la materia previdenziale.
Nonostante il limitato numero
di pratiche pensionistiche e la
presenza in pianta organica di
un responsabile del personale, il Comune ha deciso di
avvalersi di una consulenza
esterna in materia previdenziale per l'anno corrente, con
un costo aggiuntivo di 3.600
euro.
Auspichiamo che l'Assessore
alle finanze Paolo Urbani raccolga questo invito al risparmio.
4
Piano CIPAF
in grave ritardo:
intervenga la
Regione!
Approvare il Piano Territoriale significa poter ampliare la
zona industriale di Rivoli
(Osoppo) favorendo l'insediamento di nuove attività economiche e quindi nuova
occupazione. "Sarà completato entro il 2005" promise il
Presidente Burello nell'Assemblea del 18 aprile dello
scorso anno, ma il Piano non
è stato ancora approvato.
Nel CIPAF, Gemona è rappresentata dal Sindaco Marini
e dal Consigliere di amministrazione Andrea Brollo; non
ci risulta che abbiano espresso formale disappunto per il
mancato rispetto dei tempi.
Auspichiamo che il Consigliere regionale Disetti interpelli e solleciti la Giunta
regionale ad intervenire.
COSE PUBBLICHE
19
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Una Giunta sorda e confusa
Bilancio critico degli incontri tra amministratori e cittadini
l'AmministrazioLa Giunta appare divisa e
Agennaio
ne comunale ha organiz- 2.incerta sul destino del
zato alcuni incontri nelle borgate. Rispetto alla giunta
Disetti, che non si confrontava con la popolazione (se non
per presentare le "grandi
opere" già preconfezionate),
l'attuale Amministrazione ha
fatto sicuramente un passo in
avanti. Tuttavia riteniamo
che si possa e si debba fare di
più, coinvolgendo i cittadini
nella gestione effettiva del
bilancio comunale, stabilendo tempi, scadenze e priorità
attraverso un processo decisionale discusso ed infine
sancito da una votazione
popolare. Ci è inoltre sembrata grave la scelta della
Giunta di non effettuare per
la seconda volta incontri pubblici in Stalis e Maniaglia:
riteniamo che i cittadini di
queste due borgate meritino
più rispetto. Dalle assemblee
sono emersi alcuni punti critici che ci pare opportuno
evidenziare:
L'Amministrazione ha
evitato di discutere
approfonditamente la vendita
di parte del colle del castello
e dell' ex-ricovero di via
Altaneto. Ricordiamo che: a)
ricostruire è un diritto e le
amministrazioni dal '76 a
questa parte non sono state in
grado di ottenere ciò che
spetta loro di diritto; b) la
vendita di questa area denota
una macroscopica incapacità
progettuale della Giunta sul
Centro storico; c) la vendita,
posta senza reali vincoli, può
veramente risultare una
"svendita" del patrimonio
pubblico con il rischio che
vengano realizzati progetti
non rispettosi del paesaggio.
1.
Centro storico. I nostri amministratori non sembrano
avere le idee chiare in merito
alla ricostruzione del San
Giovanni (già accantonata?)
e alla possibile acquisizione
della banca. Sono a nostro
avviso indispensabili delle
assemblee allargate in cui ci
si confronti in maniera aperta
e costruttiva su questi problemi. La banca, in particolare,
potrebbe essere adattata ad
auditorium, a centro multimediale, a biblioteca: potrebbe essere acquistata in collaborazione con l'università (in
modo da consolidarne la presenza a Gemona e magari
richiamare qualche altro
corso di laurea). Diventerebbe una struttura importante
per rilanciare il Centro e le
politiche culturali.
Alcune opere pubbliche,
come la prevista risistemazione di via Dante, non
appaiono prioritarie: le gravi
barriere architettoniche possono e devono essere appianate con una spesa più contenuta di quella prevista. E'
bene a questo proposito
ricordare come le giunte
Disetti e Marini si siano spesso distinte nello spreco di
denaro pubblico: citiamo a
titolo di esempio la pavimentazione di via Bini.
E' stato più volte sollevato il tema della raccolta e
dello smaltimento dei rifiuti:
è previsto un incremento
delle tasse. Prendiamo spunto dalle osservazioni di alcuni cittadini e rileviamo che
sarebbe possibile innalzare il
tasso di rifiuti differenziati
3.
4.
di Forgiarini Roberto & C. snc
Rive di Venturin, 18 - Gemona del Friuli
Cell. 339.7716031 - Telefono 0432.981511
attraverso un impegno serio e
costante da parte della Giunta. In questa direzione l'Amministrazione potrebbe inviare una lettera ai cittadini per
a) invitare a differenziare; b)
esortare a non buttare foglie,
erba da giardino ecc. nei cassonetti; c) suggerire di richiedere composter. Il Comune
dovrebbe premiare con sconti chi produce meno spazzatura. Bisognerebbe inoltre
studiare metodi e strumenti
adottati da altre amministrazioni. Non è infine possibile
che la Giunta attenda di sapere che cosa dirà o farà il
gestore attuale, perché il
gestore ha come unico criterio la massimizzazione del
profitto e l'abbattimento dei
costi. Se l'Amministrazione
non si muove e non fa pressioni, l' azienda appaltatrice
non può che alzare i prezzi a
piacimento.
Apprendiamo con piacere che l'Amministrazione
ha potuto avere 10 mila euro
per la sistemazione del forte
Ercole a Ospedaletto. Segnaliamo però che era già stata
fatta una analoga richiesta
alla Regione, ma la domanda
era stata cestinata perché
incompleta. D'altra parte
questa
Amministrazione,
come già è stato dettagliatamente denunciato su queste
pagine, si è più volte distinta
per l'incapacità di ottenere
finanziamenti per progetti.
Nel corso degli incontri
pubblici l'Amministrazione ha posto in grande
rilievo le "grandi opere" realizzate e i progetti in cantiere:
osserviamo con inquietudine
l'incessante cementificazione
del territorio, lo sfruttamento
forsennato di ogni metro di
terreno utile per l'edificazione di palazzine, capannoni,
centri commerciali. Fino alla
completa cancellazione del
paesaggio.
Il sindaco Marini e gli
assessori hanno fatto
spesso riferimento al generoso impegno del senatore Collino e del consigliere regio-
5.
6.
7.
nale Disetti a favore del loro
paese. Ricordiamo che i contributi procacciati dai politici
sono denari pubblici: Collino
e Disetti non mettono mano
alle proprie tasche per
costruire l'asilo e la piscina o
per il completamento del
castello. Fanno solo quello
che devono fare, queste non
sono concessioni dei potenti
nei confronti della popolazione gemonese.
Spiace dover occupare le
pagine di P&M, ma non
abbiamo altri strumenti:
come più volte denunciato,
"Intesa per Gemona" non ha
spazio sui quotidiani locali; i
giornalisti non fanno il loro
dovere di fornire una informazione equilibrata e corretta e, soprattutto, non sono
sempre presenti in sala consiliare durante le sedute del
Consiglio per cui, anche se
ne avessero l'intenzione, non
potrebbero materialmente
riferire ciò che fa l'opposizione.
Sinistra per il Comune Rifondazione Comunista
Una sede della Provincia a
Gemona
La Provincia di Udine ha
acquistato una parte del
Centro Affari per adibirlo a
sede decentrata dell'Amministrazione
provinciale.
L'intento di avvicinare ai
cittadini una delle istituzioni più distaccate dal sentire
della popolazione è lodevole, meno la scelta del luogo.
Almeno le pubbliche
amministrazioni dovrebbero fare uno sforzo per valorizzare il Centro storico. E
allora il modo migliore non
era, forse, quello di aprire
la sede proprio in Centro
storico piuttosto che nel
freddo e distaccato Centro
Affari? L'assessore Sandruvi spieghi i motivi di una
scelta non proprio felice.
GIOVANI ARTISTI
20
Walter Saidero: tra pittura e grafica
… ma anche fotografia e poesia tra le sue tante passioni
Saidero, figlio di
Walter
venzonesi, è nato nel
1978 a Etobicoke nei pressi
di Toronto, in Canada, ed è
giunto a Gemona all'età di 6
anni. Walter vive in Sottocastello e si sente gemonese a
tutti gli effetti.
Presso l'Istituto Santa Maria
degli Angeli avviene il suo
primo incontro importante
con il mondo dell'arte, grazie
al prof. Gianluca Macovez,
che riesce ad infondergli la
passione allo studio della storia dell'arte e all'osservazione
delle opere per trarne poi
impressioni, critiche, emozioni, e che lo coinvolge nell'allestimento di alcune
mostre.
Verso la metà degli anni '90,
quando non è che un quindicenne, sente il desiderio di
cimentarsi con pennelli,
colori ad olio e cavalletto.
Inizia quindi il suo percorso
artistico con opere perlopiù
paesaggistiche, prediligendo
soffici e silenti atmosfere
innevate (vedi foto sopra).
Nonostante la giovanissima
età dell'autore, queste tele
portano l'osservatore in
ambientazioni da antica leggenda, dalle tinte soffuse,
dove aleggia il mistero del
mito.
Nel maggio del 2000 partecipa alla prima rassegna di pittura "Coseano Vie d'Artista".
Per tale occasione realizza
l'opera che considera in assoluto più sua (vedi foto sotto).
"Ad ogni pennellata, ad ogni
ditata, ad ogni segno, il quadro era sempre più mio”.
Raffigura la distruzione del
Friuli, dovuta ai terremoti del
'76, in tutta la sua drammaticità, e la rinascita, simbolizzata dalla facciata del Duomo
di Gemona. In alto a sinistra
una poesia di Pier Paolo
Pasolini! L'opera è a tecnica
mista olio, gessetto, bomboletta spray, acquerello e
découpage per cui sono stati
utilizzati ritagli di quotidiani
originali dell'epoca, gelosamente custoditi, fino a quel
momento, dalla nonna. Gli
chiedo come mai un ragazzo
giovane come lui, che nel
1976 non era neanche nato e
quindi conosce il terremoto
solo avendo letto e ascoltato i
ricordi altrui, abbia scelto di
fare un quadro sul terremoto.
Mi risponde: "Il terremoto ha
segnato tutti i friulani, quelli
d'ieri e quelli di domani,
quelli vicini, ma anche quelli
che erano e sono lontani”.
Nell'agosto del 2000 allestisce la mostra personale
"L'immaginario dei suoni" ad
Artegna in coppia con la giovane
fotografa
Chiara
Andreussi. Il tema scelto è
quindi la musica, ispirandosi
principalmente alle canzoni
degli U2, di Fabrizio De
Andrè, dei Queen e dei REM.
Tra le tele esposte
c'è anche un
omaggio a Salvador Dalì in
un'"esplosione
di colore in un
tempo che non
c'è”, ma anche
"il vortice infinito della sofferenza umana”.
In questi anni
inizia la sperimentazione: al figurativo
subentra l'astrattismo con
l'uso di tecniche e materiali
diversi.
Nel 2001 conosce casualmente il noto artista di Alesso
di Trasaghis Floriano Ian
Franzil e gli chiede di poter
frequentare il suo studio per
acquisire maggior sicurezza
nella tecnica. Dal Maestro ha
imparato molto, ma soprattutto la plasticità e la "matericità".
La sua tavolozza comprende
tutti i colori dell'iride, ma
non devono assolutamente
mancare il blu, in tutte le sue
tonalità, "è un colore mistico,
che eleva, che dà un alone di
spiritualità”, accostato a
macchie di arancione perché
"ti apre gli occhi!”. Il simbolismo è fondamentale, ma
che cosa si legge nei suoi
quadri? "Ci sono io nei miei
quadri, la mia vita e i miei
desideri”. I suoi artisti preferiti sono Kandinskij e Van
Gogh. E' molto appassionato anche di fotografia.
Negli ultimi quattro anni
si è dedicato maggiormente alla grafica. Ha
frequentato, appunto, il
corso di Grafica Pubblicitaria
Multimediale
presso il Centro Solidarietà Giovanile di Udine,
che gli ha fatto vivere
un'esperienza
full
immersion in questo
complesso campo professionale. In seguito
Walter ha dato prova di
avere acquisito un'ottima
competenza collaborando con le Officine Giovani di Udine e il Comune di Udine, nonché
lavorando per diversi studi
grafici… Il suo sogno? Ora
come ora lavorare nel settore
grafico… E la pittura?
"Sento che è proprio tempo
di riprendere in mano i pennelli”…
Maria Copetti
Mostre e concorsi
- 2005 Concorso per il logo
della 43^ Staffetta dei Tre
Rifugi a Collina di Forni Avoltri (UD) - 1° classificato
- Novembre 2004 mostra di
grafica "Yo quiero - Contaminazioni d'ambiente" - Udine
Loggia del Lionello
- 2004 Concorso per il logo
della 42^ Staffetta dei Tre
Rifugi a Collina di Forni Avoltri (UD) - 1° classificato
- Dicembre 2003 mostra di
grafica "Oggetto Soggetto" Udine Museo della Città Torre
Santa Maria
- Settembre 2002 5° concorso extempore di pittura "Una
pennellata color Gemona" Comitato Borgate del Centro
Storico, Galleria d'Arte Babele, Pro Glemona
- Agosto 2000 mostra personale "L'immaginario dei
suoni" - Pro Loco di Artegna
- Maggio 2000 1^ rassegna di
pittura "Coseano Vie d'Artista" - Comune di Coseano.
METEOROLOGIA
21
Nel 2005 precipitazioni minime
L’inverno ci ha portato
diversi episodi di neve e
significativi periodi di
temperature sotto la media
con la minima del 25 gen-
naio a -11,4.
Il bilancio delle precipitazioni del 2005 è decisamente basso: 1.482 mm totali a
fronte di una media di
2.044, meno addirittura del
2003, pur con ben 16 giorni
di pioggia in più.
Su www.pensemaravee.it i
dati in tempo reale della sta-
Temperature minime e massime
21,0 T. C°
P. mm
Media climatica temperature '73-'02
18,0
Piogge giornaliere
15,0
12,0
9,0
6,0
3,0
0,0
-3,0
-6,0
-9,0
-12,0
1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30
Dicembre 2005
Gennaio 2006
UNA PRECISAZIONE SUGLI INIZI DEL CORO PRIMAVERE
Il “Primevere” e i Capriz
di chiarire il perché di queste
Prima
poche righe di contributo, corretti-
vo e non polemico, alla completezza di
un vostro articolo, voglio ringraziarvi
per l'attenzione data ad una storia di
comunità. Una storia, forse considerata marginale ma ammantata da un piacevole orgoglio per chi l'ha a suo
tempo vissuta.
Il riferimento è al pezzo apparso sul
periodico (n.3/2005) a ricordo delle origini e della storia del coro di voci bianche: "Primevere” che si esibì verso gli
ultimi anni antecedenti al terremoto. Ho
apprezzato con particolare compiacimento e rinnovata afflizione il racconto
all'amarcord della signora Plozzer, presidente del coro per alcuni anni. Nonostante ciò mi trovo ad un certo punto in
disaccordo nel momento in cui si fa riferimento alla progenitura del coro.
Vivere l'impercettibilità
di un'emozione
riscoprire nella memoria
ascoltare il mondo
il cuore che pulsa
ad ogni tempo
Cercare di trasportare
attraverso la materia
una sensazione nascosta
un segno
un'ombra
un istante
sentirsi suoni
Walter Saidero
Secondo quanto ricordato dalla signora,
questa paternità spetterebbe al professor
Antonio Colussi.
Per essere precisi, l'onere e l'onore dell'idea del coro si devono addebitare:
1. all'impegno sociale innato di Pierino
Capriz,
2. all'orgoglioso convincimento di
appartenenza alla comunità gemonese
di Alfredo Capriz.
Posso affermare questo con convinzione
non solo per l'affezione familiare che
provo nei loro confronti ma perché ero
presente nel periodo del loro impegno e
osservavo il loro lavoro.
Posso altresì confermare che la spinta
iniziale per la creazione del coro fu data
dalla necessità e dalla volontà di comunicare nell'arte canora in "Marilenghe”
fin dalla loro tenera età. Non a caso la
prima conduzione didattico - vocale del
zione meteo di Gemona.
Grazie ad Andrea Venturini e
Massimo Marchetti per la collaborazione.
180,0
anno
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
0,0
1986
1929
1944
1993
2005
1945
1983
2003
1943
1932
mm
pioggia
1.339
1.343
1.452
1.454
1.482
1.486
1.491
1.518
1.519
1.565
Gli anni con le minori
precipitazioni
coro si avvalse dell'opera del noto nonché compianto musicologo friulanista
don Oreste Rosso a cui seguì solo più
tardi il Maestro Colussi per la conduzione direttiva.
Ringraziandovi per l'ospitalità concessami, vi invito a continuare con la pubblicazione di piccole storie di piccoli
uomini che, con tessere di mosaico
vanno a formare a poco a poco l'identità
di una comunità che fa la storia di un
Popolo.
Non va dimenticato che Alfredo, in
tempi di abbondante ostilità verso i
"pruriti identitari", impose a suo figlio il
nome, non certo esotico, di Pauli, non
solo per rapporti confidenziali, ma
anche battezzato tale, così trascritto
all'anagrafe comunale.
Grasie Fredo, grasie Pierino
Vuestri fradi Enio e tanç altris di Glemone (Plovie)
Ennio Capriz
LETTERE
22
Scovàcis e tàssis
Aumenta la tassa sui rifiuti. Premiamo di più i cittadini virtuosi!
e cartone a un'assoCarta
ciazione
umanitaria,
meno spese per il Comune (e
dunque … meno tasse).
Come me, tanti altri Gemonesi differenziano i rifiuti. E
il nostro stesso Sindaco,
durante l'incontro dell'Amministrazione comunale con
la borgata di Piovega il 19
gennaio scorso, ha sottolineato l'importanza e la
necessità della raccolta differenziata. Tuttavia le tasse sui
rifiuti aumenteranno del
10% o più e, come è successo finora, io mi ritroverò a
pagare come chi non differenzia!
Perché non si segue un criterio meritocratico?
Ecco alcune proposte:
1)promuovere maggiormente la raccolta differenziata a
livello comunale;
2)prevedere maggiori sconti
per i cittadini che attuano il
compostaggio (attualmente
lo sconto sulla tassa dei
rifiuti è del 10%, ma fino al
2000 era del 30%);
3)pubblicizzare il fatto che il
Comune di Gemona fornisce
un composter in comodato
gratuito a chi ne fa richiesta
(io l'ho scoperto per caso,
navigando su internet): basta
compilare un apposito
modulo fornito, anche tramite posta elettronica, dall'Ufficio Rifiuti della Comunità
Montana del Gemonese e
poi consegnarlo al relativo
Ufficio comunale;
4)ma soprattutto premiare i
cittadini virtuosi che attuano la raccolta differenziata
dei rifiuti. Si può seguire l'esempio di tanti Comuni italiani e tra questi:
- diversi Comuni in Provincia di Trento, dove la raccolta differenziata permette un
recupero di oltre il 70% del
totale dei rifiuti (Aldeno è in
testa con l'80%); il Comune
di Gemona è intorno al 30%
secondo quanto affermato
dal Sindaco;
- il Comune di Villafranca
d'Asti (in Piemonte), che fornisce ai suoi cittadini, a
pagamento, sacchetti trasparenti per i rifiuti indifferenziati: così chi più rifiuti
indifferenziati produce, più
paga. Con questo sistema il
Comune ha invogliato i suoi
cittadini a differenziare, ottenendo ottimi risultati, e per
questo è stato premiato a
livello nazionale nel 2004.
E tante altre ancora sono le
esperienze concrete a cui ci
si potrebbe ispirare …
Mi auguro che alla bella iniziativa della raccolta comunale della carta il mercoledì,
facciano seguito altri passi in
questa direzione, per indurre
maggiormente i cittadini al
recupero dei rifiuti.
Elisa Contessi
DAL "CENTRO DI AIUTO ALLA VITA" DI GEMONA antiabortiste.
Credo che una ipotesi di
questo tipo sia lesiva sia
della dignità della donna,
ome gruppo di volontari con i propri occhi e in piena sia della dignità degli opedel "Centro di Aiuto alla trasparenza l'attività del ratori dei consultori (dipinti
Vita" di Gemona teniamo a "Centro di Aiuto alla Vita" di come una controparte aborprecisare per un'esattezza di Gemona, aperto ogni sabato tista, e non come tecnici
informazioni che quanto dalle 10.00 alle 12.00 presso della salute), sia anche della
descritto da Gianni Canzian la chiesa di S. Lucia in Pio- dignità degli stessi volontari
in merito all'operato dei vega.
dei Centri di Aiuto alla Vita,
"volontari della vita" non
I volontari del
cui verrebbe in tal modo
corrisponde a realtà. Nessun
"Centro di Aiuto alla
inevitabilmente attribuita
"Centro di Aiuto alla Vita" si
Vita" di Gemona
una funzione quasi inquisipropone di mettere le donne
toria.
sotto le forche caudine sbat- Ringrazio per la lettera che Al di là di una diversa positendo loro in faccia la cru- mi permette di meglio preci- zione sulla condizione deldeltà dell'atto che andranno a sare quanto per necessità di l'embrione (a mio parere
compiere tramite l'aborto. sintesi non era probabil- difficilmente definibile come
Intendiamo invece sottoli- mente chiaro nel mio artico- "persona" finché non vi sia
neare che l'intento dei volon- lo. Il commento, volutamen- alcuna struttura neurale in
tari è di aiutare e sostenere te polemico, era riferito ad grado di pensare e di provatutte le madri e le coppie in alcune dichiarazioni di re emozioni), ritengo positidifficoltà di fronte ad una fonte governativa che pro- vo che una donna in diffigravidanza inattesa con la ponevano, quasi come un coltà sappia di poter rivolfiducia di chi crede che i pro- dovere di "par condicio", gersi (ma solo se lo vuole) a
blemi della vita non si supe- che, all'interno delle struttu- chi saprà sostenerla nell'afrano sopprimendo la vita, ma re consultoriali, la donna frontare una gravidanza difaffrontando gli ostacoli che chiede di abortire fosse ficile, e così visti i "Centri di
insieme.
tenuta, al di là della sua Aiuto alla Vita" rappresenEstendiamo ancora a tutti volontà, a un colloquio con tano un'importante risorsa
l'invito a visitare e vedere operatori di associazioni anche per chi opera nei con-
sultori.
Ma non è questo (che del
resto già c'è), quello che,
nelle dichiarazioni elettoralistiche di alcuni politici,
veniva proposto.
Chiudo con due sinceri
auguri: che i Centri di
Aiuto alla Vita possano continuare ad aiutare le donne e
le ragazze che ne sentono il
bisogno, e che non siano
strumentalizzati da chi vuol
farne proprio quello che,
giustamente, sottolineate di
non essere.
Gianni Canzian
scarti di verdura e frutta nel
composter, vetro, lattine,
residui metallici e plastica (a
parte i tappi di bibite, destinati ad una associazione
umanitaria) nel deposito di
via San Daniele … e così i
rifiuti indifferenziati prodotti
sono davvero pochi: un sacchetto ogni 4-5 giorni (in
casa siamo in quattro). Non
li raccogliamo neanche negli
appositi sacchetti venduti al
supermercato, ma in vecchie
borse di plastica.
È da tanti anni che porto
avanti con convinzione, in
casa e sul lavoro, la raccolta
differenziata dei rifiuti, certa
che ne possa beneficiare
l'ambiente, ma anche le
tasche dei cittadini: produrre
meno rifiuti indifferenziati
significa infatti portare meno
materiali in discarica, quindi
Una precisazione
C
ex libris
La televisione
è la prima cultura
genuinamente democratica,
la prima cultura
disponibile a tutti
e retta da ciò
che la gente vuole.
La cosa più terribile
è ciò che la gente vuole.
Clive Barnes
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500 firme per la Costituzione
è chiusa, con il raggiunSigimento
delle 500.000
firme necessarie, la raccolta
delle sottoscrizioni di richiesta di referendum sulle modifiche apportate dalla maggioranza parlamentare alla
seconda parte della Costituzione. Di queste, 501 sono
state raccolte a Gemona, in
Comune e, con la collaborazione dei consiglieri comunali Mariolina Patat, Gianfrancesco Gubiani, Marco Job,
Moreno Casani, nei banchetti del venerdì e in quelli
domenicali sotto la loggia del
Municipio.
La richiesta popolare, che ha
come garante Oscar Luigi
Scalfaro, già Presidente della
Repubblica, rafforza e si unisce a quella presentata da 15
Consigli regionali, fra cui
quello del Friuli-Venezia
Giulia, e da un quinto dei
Parlamentari.
E' bene ribadire le gravi
ragioni che hanno costretto a
richiedere il referendum:
1) l'enorme concentrazione di
poteri che si determinerebbe
nel Primo Ministro, eletto con
...Statuti...(continua da pag. 5)
dotti correttamente.
Nelle pagine dedicate alla
trascrizione e alla traduzione
non c'è traccia di note e riferimenti bibliografici, non è
presente un glossario che
aiuti ad orientarsi tra gli usi
di quel tempo remoto.
Il volume n.1 della collana,
in cui sono pubblicati gli Statuti di Venzone nella versione in italiano del 1568, la trascrizione è accompagnata da
note che documentano la
consultazione di testimoni
più antichi, da una bibliografia, da un glossario. Un'edizione dignitosa, assai lontana
dalla trascuratezza del volume di cui stiamo parlando.
Perché?
Di fronte ad una pubblicazione con tali vistose carenze, inutilizzabile dagli studiosi e sconsigliabile, perché
voto plebiscitario, con facoltà
di sciogliere le Camere;
2) l'eliminazione del ruolo di
equilibrio e di controllo del
Presidente della Repubblica
nei casi di crisi;
3) l'indebolimento e la diminuzione dell'autonomia degli
organi di controllo (Corte
Costituzionale, Consiglio superiore della Magistratura) ottenuti con l'immissione in essi di
un rilevante numero di membri
di nomina governativa;
4) la modifica delle attribuzioni di Camera e Senato
attraverso una impraticabile
distinzione dei compiti legislativi, prevedibile fonte di
una giungla di norme producenti una conflittualità permanente;
5) la pratica negazione, con la
devolution, del godimento di
uguali diritti in ambiti fondamentali come la Sanità e l'Istruzione.
Per rigettare queste modifiche e salvare la Costituzione,
saremo chiamati a un decisivo referendum che si terrà
verosimilmente nel mese di
giugno.
fuorviante, a coloro che desiderino semplicemente informarsi sulla vita di Gemona
nel Trecento, ci si chiede
come sia potuto succedere;
perché l'opera sia stata pubblicata così frettolosamente,
senza essere sottoposta agli
indispensabili controlli e
correzioni. Ma soprattutto ci
si domanda se e quando si
potrà rimediare a questo
misfatto con un'edizione
degli Statuti che sia davvero
realizzata con rigore metodologico e con un'adeguata
conoscenza dell'ambiente
storico e geografico in cui gli
Statuti stessi sono stati formulati.
Esiste anche un risvolto
finanziario sul quale qui non
ci si sofferma. E' giusto, tuttavia, tenere presente che
questo risultato è stato raggiunto con denaro pubblico.
Alida Londero
Sole,
le lûs scure
no cjate stradis
sordetât fonde
di puisìe
nudride
al cunfìn
di cussienze e mistêri,
senze figure,
siarât ogni contàt
intòr di une presòn
là che si scuînt
le vòe di vivi,
trasfiguradi' vôs
che no àn someânzis
cun l'uman
in scôlte…
4/3/1991
Sola,
la luce oscura
non scorge un varco
sordità fonda
di versi
nutriti
al limite
di consapevolezza e mistero
senza parvenza
escluso ogni contatto
intorno alla prigione
dove si rintana
la voglia di vivere,
trasfigurate voci
dissimili
dall'umano
in ascolto...
Maria Fanin, Savôr di bore, San Giorgio di Nogaro 1997
UNA LETTRICE SEGNALA A P&M…
Ma come scrivono?!
comuL'Amministrazione
nale, che si vanta di aver
attivato uno sportel di lenghe furlane e di indire da
una decina d'anni il Concors
leterari di lenghe furlane
"Glemone îr vuei e doman”,
fa invece un abuso di vocaboli stranieri nella newsletter trimestrale della Città di
Gemona del Friuli "Gemona
in Comune". Il titolo in
prima pagina del n°3
(dicembre 2005): "Al via la
nuova autostazione… ed il
restyling di via Roma", il
cui lotto viene suddiviso in
due tranches. E ancora…
per avere informazioni sulla
gestione dei servizi di
acquedotto, fognatura e
depurazione viene garantito
un call center…
We b c a m s u l C a s t e l l o
lunedì 27 febbraio 2006
a cura di Sandro Venturini
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