LETTERA DEL SINDACO UN PENSIERO AI NOSTRI RAGAZZI In prossimit delle celebrazioni della Festa di Santa Lucia compatrona della citt e del 206¡ anniversario della liberazione di Alberobello dalla servit feudale, colgo lÕoccasione che mi offre Don Fabio di utilizzare questo spazio dedicato a due importanti e per certi versi simbolici eventi della vita della nostra citt, in cui storia religiosa e storia civile sono fortemente intrecciate da tempo immemorabile, per rivolgere una riflessione, un pensiero ed un augurio ai miei giovani concittadini. Credo infatti , non solo come Sindaco della citt, ma anche come educatore ormai da quasi trentÕanni, che sia utile e necessario prestare ai giovani il massimo dellÕattenzione possibile, in unÕepoca come quella che stiamo vivendo, in cui tradizionali punti di riferimento divengono sempre pi incerti ed impalpabili , valori , principi, ideali forti sono messi in discussione dalla prevalenza dellÕapparire e dellÕavere, sullÕessere e sul donare.I modelli sociali economici e culturali che vengono costantemente propinati con tecniche promozionali sempre pi aggressive ma anche occulte e subliminali, troppo spesso raggiungono lÕobiettivo di confondere e turbare la coscienza e lÕintelletto di tantissimi giovani, creando situazioni di disagio morale ed esistenziale. Noi per fortuna viviamo in un contesto sociale sostanzialmente sano, in cui la famiglia, la scuola, la parrocchia,le forze dellÕordine, le istituzioni pubbliche rappresentano ancora un saldo punto di riferimento, per cui credo che anche le situazioni, che pure vi sono, di disagio sociale giovanile possono trovare conforto, aiuto,sostegno morale e materiale, a condizione che si instauri un circolo virtuoso di collaborazione attiva e proficua tra le diverse agenzie socio-educative presenti sul nostro territorio. LÕAmministrazione comunale, per la parte che le compete, impegnata a dare ascolto alle esigenze ed alle problematiche che provengono dal mondo dei giovani, attraverso una politica di sviluppo sostenibile delle attivit produttive che possa favorire lÕoccupazione, il sostegno e la collaborazione con le istituzioni scolastiche, con le associazioni culturali e sportive cittadine che favorisca un ampio ventaglio di opportunit di partecipazione e di coinvolgimento dei giovani di Alberobello > pag 1 - maggio 2003 in attivit ricreative, culturali, sociali e perch no, anche lavorative. Il servizio di Informagiovani un segno tangibile dellÕattenzione delle istituzioni pubbliche nei confronti dei giovani, cos come le risorse impegnate nel rendere sempre pi bella ed accogliente la nostra citt alle centinaia di migliaia di turisti che la visitano ogni anno, vanno nella direzione da un lato di consentire un elevato livello della qualit della vita, dallÕaltro di offrire anche maggiori opportunit di lavoro. Certo, mancano nella nostra citt alcune strutture essenziali per il tempo libero, come un cinema-teatro od una piscina pubblica. Sono queste infrastrutture importanti ma costose, ci non significa che lÕAmministrazione comunale non abbia gi avviato gli studi di fattibilit e le intese necessarie con altri enti pubblici o con soggetti privati per la loro realizzazione. Intanto, dopo oltre un decennio, si avviano a conclusione i lavori del Palazzetto dello Sport, che migliorer sicuramente il livello e la qualit delle nostre strutture sportive e si sta predisponendo un capitolato speciale per lÕappalto in concessione di alcune strutture di propriet comunale in localit Bosco Selva.Non molto e non sar neppure breve il tempo necessario per raggiungere tali obiettivi, ma ce la metteremo tutta, questo certo. Permettetemi, in conclusione e senza alcuna pretesa di possedere la verit, di invitare, da un lato i miei giovani concittadini, a cui sono particolarmente legato ed affezionato, come sanno i miei tantissimi alunni, ad essere gelosi della propria autonomia intellettuale, senza rinunciare ad ascoltare ed accogliere buoni consigli, soprattutto quando sono disinteressati, dallÕaltro i genitori a saper dire ai propri figli anche qualche NO, quando necessario. Ricordatevi, infine, come diceva il grande J.F.Kennedy, di domandarvi non ci che il vostro paese pu fare per voi , ma piuttosto ci che voi potete fare per il vostro paese! Bruno De Luca LETTERA DEL PARROCO Dal 1868 si cominci a celebrare ad Alberobello la Festa di Santa Lucia proprio il 27 Maggio, giorno memoriale della liberazione del paese, mentre il giorno prima, il 26 Maggio, si svolgeva una fiera importante. Oggi le due feste, Santa Lucia e Compleanno del paese, sono vicine; allora erano persino coincidenti. Questo fatto chiede una riflessione ovvia: cosa pu significare per dei credenti vivere la storia di una citt? Come la comunit cristiana di Alberobello pu sostenere lÕimpegno comune di Ôridisegnare la cittÕ? Che relazione esiste tra fede e citt? In questo 1¡ anno della ÔStrenna di Santa LuciaÕ ideata dalla nostra Parrocchia di SantÕAntonio, vorrei invitare i devoti di Santa Lucia, i credenti, e coloro che riceveranno questo fascicolo, a meditare il tema: ÒAmicizia per la cittÓ. PERCHEÕ AMICIZIA? Ogni citt nasce da varie contingenze storiche, economiche, commerciali, politiche, religioseÉanche conflittuali. Alla fine, per, risulta sempre da un gesto di concordia, da un patto, da unÕintesa: un gruppo di persone decide di vivere e lavorare insieme per raggiungere finalit e vantaggi comuni. Alberobello pi di altre citt; nasce, anzi, da una rivolta. E proprio in casi come quello di Alberobello, il legame di intesa per Ôdichiararsi liberiÕ ancora pi marcato. Il valore sostanziale -voglio dire- su cui una citt poggia se stessa non la semplice buona volont dei cittadini, meno che meno il buon governo: si tratta di un valore pi fondante, a cui la tradizione classica d il nome di ÔamiciziaÕ. Platone ed Aristotele fra mille altri parlavano dellÕamicizia come della condizione prima perch una citt potesse prosperare. Ecco inviterei me stesso e tutti voi alla questione: il nostro linguaggio, il pensare comune, le scelte che facciamo esprimono Ôamicizia verso AlberobelloÕ? S, amicizia nei confronti della citt, quasi considerandola una persona vivente. Uno dei sindaci pi famosi della storia italiana, il fiorentino Giorgio La Pira, parlando a Ginevra nel 1954, diceva: ÒLe citt hanno un loro volto, hanno per cos dire una loro anima e un loro destino: non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e pi ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di DioÓ. CÕ un legame forte tra persona e citt, fino al punto che -dice ancora La Pira- la > pag 2 - maggio 2003 crisi del nostro secolo pu essere definita come lo sradicamento della persona dal contesto organico della citt: ÒNon forse vero che la persona si radica nella citt come lÕalbero nel suolo? Che essa si radica negli elementi essenziali di cui la citt consta: e cio nel tempio per la sua unione con Dio e per la vita di preghiera; nella casa per la sua vita di famiglia; nellÕofficina per la sua vita di lavoro; nella scuola per la sua vita intellettiva, nellÕospedale per la sua vita fisica?Ó (Discorso ai Sindaci 1955). In altre parole: proprio per la relazione ÔforteÕ che cÕ tra persona e citt, uno dei migliori strumenti per affrontare e superare le crisi di ogni tempo proprio la citt. Custodirla, amarla, migliorarla, ridisegnarla dicevamo. PAESE MIO TI LASCIOÉVADO VIA! Il primo modo che abbiamo per manifestare amicizia alla citt non fuggire da essa. In senso fisico, anzitutto: tra non molti anni cominceremo a risentire del vuoto creato da intere classi di giovani che lasciano Alberobello per ragioni di studio o di lavoro. Spesso si tratta di risorse eccezionali, a livello intellettuale ed operativo. A volte una scelta; a volte giocoforza, per via della disoccupazione o delle precarie condizioni dei lavoratori da queste parti: ma che patria una patria i cui figli devono andare via perch non vi trovano di che vivere con dignit? Era una delle domande di Antonio Gramsci. Parlerei anche di coloro che pur restando ad Alberobello, rifuggono dai problemi della citt, abitandovi quasi per forza. Non poche volte ho assistito a discorsi del tipo: ÒQui non cÕ niente, non si fa mai niente, non sai dove andare, bisogna sempre uscire per trovare vitaÉÓ. Ci sarebbe da chiedersi, ognuno: ma io che faccio? Come mi muovo per superare questo vuoto, se vuoto cÕ? La citt non il luogo dove stare il meno possibile e da cui fuggire appena si pu, ma il luogo dove imparare a vivere. Certo, anche in passato lÕemigrazione era forte, ma pi per fame che per un fatto culturale. Oggi, invece, fa anche tendenza mollare la propria gente, la propria terra, il leopardiano Ônato borgo selvaggioÕ per qualche citt del Nord o per altre nazioni. Sembra che non si possa studiare, lavorare o vivere bene se non fuori di qui. Ho vissuto al Nord per tre anni e le indagini demoscopiche, ad esempio, dicevano anche l che oggi un torinese su due vorrebbe andarsene, mentre fino a venti anni fa due torinesi su tre preferivano restare. Tornando a noi vorrei interpretare lo stesso diffuso malessere di alcuni giovani su Alberobello non come segno di un disinteresse, ma come desiderio che la citt sia pi vivibile, offra pi opportunit, si mostri pi aperta e in dialogo col mondo. LEGAMI E PONTI PERCH LA CITTË VIVA Un secondo aspetto dellÕamicizia per la citt e nella citt dato dallÕimpegno a coltivare le relazioni tra persone e gruppi al di l delle affinit native di ciascuno. Anche ad occhio inesperto appare chiaro che persino nella piccola Alberobello possono coesistere corpi sociali separati: i commercianti della zona Monti e gli altri, quelli della campagna e quelli del paese, quelli di una parrocchia e quelli di unÕaltra, quelli di una militanza politica e gli oppositori, artigiani e industriali, i giovani che studiano e quelli che lavorano, alberobellesi di nascita e forestieri, quelli di un plesso scolastico e gli altri. Talvolta ho lÕimpressione che Alberobello sia troppo varia per sentirsi una. Forse delle vere ÔamicizieÕ capaci di mettere insieme costumi, linguaggi, tendenze diverse potrebbero essere una soluzione. Sar utile, cio, che nascano dei canali comunicativi tra i gruppi diversi; solo questo potr offrire un volto nuovo alla citt. Pur mantenendosi nella dialettica; perch la diversit -e solo lei- produce libert; ecco,una citt dal volto pluralista, ma attraversata da dialoghi, percorsa da incontri tra enti, istituzioni, persone. Credo che possa aiutare a questo proposito, lo sforzo di promuovere tutto ci che esiste, ma fa fatica a reggersi: credo che vada per esempio incentivata la ÔPro LocoÕ come organismo prezioso di raccordo cittadino; molto impegno andrebbe pure messo nel sostenere le squadre cittadine di qualunque disciplina sportiva; affiancare il Consultorio familiare come centro davvero propulsore per la citt; investire di pi sulla Scuola di Musica; molto pi aggregante potrebbe diventare il Gruppo folkloristico, soprattutto nella fascia bambini-ragazzi. LÕaltro polo di intervento potrebbe essere quello di spingere verso la nascita di realt ÔpolmonariÕ per la citt: da anni non abbiamo pi una Banda musicale cittadina (caso abbastanza raro nella provincia di Bari); altri comuni piccoli come il nostro > pag 3 - maggio 2003 e meno ÔnotiÕ di Alberobello godono di una sala da cinema; la costituzione di un centro di ÔStudi Storici alberobellesiÕ. Perch non proporci allÕattenzione dello Stato come il paese adatto per un distaccamento universitario sulle discipline del Turismo? Universit del Turismo. No? CITTË TRANQUILLA O CITTË BUONA? Metterei al terzo posto lo sforzo di operare per il bene; non si pu puntare solo alla vita comoda per s, faticando unicamente per costruire una citt dove il singolo viva bene; si tratta anche di garantire un volto legale e trasparente ad Alberobello, dove ingiustizia e povert siano prese in carico da tutti. Penserei alle ÔmalattieÕ tipiche delle citt moderne: la solitudine, la corruzione, la violenza. Qualcuno ingenuamente pensa che da noi non esistano; che si tratta di possibilit solo metropolitane. Nulla di pi falso. Certo tutto secondo le proporzioni; ma non direi che cÕ bonaccia assoluta allÕorizzonte. EÕ comunque violenza quella che subisce, anche ad Alberobello, chi si vede la casa o lÕauto derubate; non per nulla in ribasso la pratica abortiva; sono ancora molti coloro che non possono difendere il proprio lavoro o i propri risparmi. Che dire della pratica dellÕusura? Molto diffusa e tuttavia ÔindisturbataÕ fra noi. E non solitudine quella di chi in stato di prostrazione? Molti i casi di depressione, di gente che rifiuta di uscire di casa e vive barricata con finestre chiuse e tapparelle abbassate. Penso anche ai nuclei familiari di un solo membro, magari anziano; credo che sia solitudine anche quella di chi malato e non si sente convenientemente assistito dalle strutture pubbliche; e quelli che debbono aspettare grandi che il catechismo cattolico considera lÕimpegno politico una forma esigente di carit. Mettersi a servizio della citt come amministratore mi pare una forma alta e qualificata di annunciare il vangelo e di servire i poveri. Da anni la nostra comunit cristiana in dialogo con lÕAmministrazione comunale proprio per questa convizione: fare da soli affondare, creare muri. Chiudersi e portare avanti ciascuno la sua baracca una tentazione sempre alle porte, soprattutto nostra, clericale. logoranti turni per ricevere le cure dovute oppureÉemigrare verso il Nord in ospedali pi ÔinÕ? Non mancano i carcerati anche fra noi, quelli in prigione, quelli agli arresti domiciliari e quelli in attesa di giudizio, esposti a stressanti aspettative. Credo che patiscano solitudine anche gli stranieri, molti dei quali senza protezione, senza lavoro fisso, con unico sfiatoÉqualche bevuta al bar di turno che diventa il punto di incontro fra connazionali. Non parliamo, poi, delle solitudini che si creano nel seno stesso delle famiglie, per incomprensione e per mancanza di dialogo. E la corruzione? Certo non ci sono cosche mafiose fra i trulli, n sequestri di persona o grosse societ a delinquere; non ci dato di riscontrare il fenomeno del ÔpizzoÕ. La microcorruzione, per, non manca: desolazione della droga e giro che vi si forma attorno di coloro che da questo commercio traggono guadagni immensi, superiori a quelli di ogni impresa produttiva, come di quelli che la spacciano inducendo con cinismo i nostri ragazzi a consegnarsi ad un modo di vita non pi umano. Penso anche al giro delle produzioni pornografiche che sotto, sotto, entrano nelle case; una speculazione sulla volgarit pi squallida. Non apriamo il capitolo della cosiddetta corruzione bianca, quella che potrebbe insinuarsi in futuro nella gestione sconsiderata del denaro altrui, nelle scorrettezze amministrative, nella facilit allo sperpero e allo spreco dei beni che sono di tutti, nelle possibili forme di favoritismi o clientele, di distribuzione ingiusta per situazioni di privilegio, di evasione di gravi doveri civici. Sono queste e altre le malattie moderne delle nostre citt che, come le antiche pestilenze, cercano per prima cosa di occultarsi e di far negare la loro esistenza. Mi pare che le nostre amministrazioni comunali si pongano tutte queste domande e si sforzino di darvi quel riscontro che si pu; proprio a questo proposito credo che debba crescere un poÕ di pi il sentimento politico, soprattutto tra i ragazzi: ci sforziamo, da tempo, di ricordare a loro e ai pi > pag 4 - maggio 2003 Suggerirei che nasca un periodico comunale, come segno di questa amicizia che, dal Palazzo di Citt, arriva a dare voce davvero a tutti, al di l di altre appartenenze. Parliamone, troviamoci. Discutiamo. Non occorre, credo, avere davanti agli occhi una citt ideale, ma almeno un ideale di citt. Con un ultimo accento: non si pu disconoscere che Alberobello tutta cristiana nelle sue radici. Tutto si crea, fin dallÕinizio, intorno al culto dei due Santi fratelli Cosma e Damiano e di l si sviluppa, fino a noiÉcome una storia cristiana! Nessuno pu stravolgere questa storia o passarci sopra, senza banalizzare; non solo in relazione al passato, ma anche in relazione al presente (99,2% di battezzati!). Questo non ci d privilegi, come credenti. Semmai responsabilit! Durante la Processione di Santa Lucia, compatrona della citt e nella Messa che celebreremo a fine giornata, vorrei pronunciare sulla nostra citt una parola di autentica benedizione. Benedizione che nasce dalla certezza che anche la Alberobello di oggi pu essere, come la biblica Gerusalemme, Ôcitt della paceÕ. EÕ una fortuna vivere ad Alberobello -lo sento pi di voi, forse, perch vengo da fuori- e ci toccata in sorte una storia bella, avvincente, profetica: la nostra nasce come citt di uomini che sognano libert e per questo lottano e si ribellano, sudano e pagano. Ci sono riusciti i nostri padri, diciamocelo. Ci sono davvero riusciti. Risuoni come benedizione quella parola pronunciata un giorno su Gerusalemme: ÒSia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io dir: Ôsu di te sia paceÕ. Per la casa del Signore nostro Dio chieder per te il beneÓ. (Salmo 122). don Fabio 7 DOMANDE PER 7 SINDACI Durante il suo mandato, fu risolta anche la questione del riconoscimento della Zona Trulli. FRANCO LATARTARA : Òavere il senso del campanileÓ Franco Latartara stato sindaco di Alberobello dal 1970 al 1973 :pur non completando il settennato, realizza o mette in cantiere importanti opere pubbliche : la Villa Comunale, la palestra coperta in c.da Popoleto, il camping al Bosco Selva, lÕampliamento dellÕospedale e della scuola elementare. Oltre alle opere menzionate, quali sono gli altri apporti che ha dato al paese ? Importante per lÕ urbanistica stata lÕapprovazione del Programma di Fabbricazione Urbano, prodromico al Piano regolatore; il raddoppio della rete idrica suburbana; lÕimpostazione della zona 167, destinata allÕedilizia popolare e cooperativa. Risale a quegli anni anche il piano generale per il campo sportivo, per la cui realizzazione era stato ottenuto anche un mutuo dal Credito Sportivo. Il progetto originale della struttura era diverso da ci che poi stato realizzato: un campo centrale in erbetta e 4 campi polivalenti, di cui uno in terra battuta per gli allenamenti. Si veniva a creare cos unÕinfrastruttura turistica, che avrebbe permesso a squadre nazionali di venire in ritiro ad Alberobello. Pur non avendo strutture adeguate,avevamo ospitato la squadra del Bari dal1962 al 1966 , successivamente il Brindisi ed il Taranto; durante i mondiali di Italia Õ90 avremmo potuto accoglierne altre. > pag 5 - maggio 2003 Con un Decreto del 1910 per il Rione Monti e del 1930 per lÕAia Piccola, Alberobello era stata indicata come zona monumentale, ma non esisteva alcun documento che sancisse questa denominazione: nessun atto era mai stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, n sui bollettini che allora emetteva il Prefetto. Presso il Ministero della Pubblica Istruzione, a cui prima erano associati i Beni Culturali, mi fu consigliato di affiggere per due mesi dei manifesti recanti il Decreto e rendere cos notorio il provvedimento. Fu cos possibile lÕinserimento nel Catasto Nazionale dei Beni Culturali e il riconoscimento delle disposizioni della Legge 20 giugno 1909, n.364, in materia di tutela dei beni monumentali. con le contravvenzioni. Occorrerebbe, infine, fare meno politica e pi amministrazione. Gli slogan sono un prodotto di demagogia; lÕelettore viene accontentato dalla manutenzione dei marciapiedi, chiudendo un buco nellÕasfalto, potenziando una lampadina o mettendola, se non cÕ. Per concludere, vorrei ringraziare le varie opposizioni che ho avuto in Consiglio Comunale, che sono state dÕaiuto e di stimolo costruttivo per la realizzazione delle opere. Essenziale stata anche la dialettica interna di partito, che ha permesso di forgiare tanti amministratori. Ci ha insegnato essenzialmente lo spirito di campanile, lÕamore per la nostra citt. I nostri mentori dicevano: ÒSe uno ha il senso del campanile, tiene a far fare bella figuraÓ. Che tipo di evoluzione economica ritiene abbia vissuto Alberobello in questi anni ? Nel Õ70 avevamo unÕeconomia prettamente agricola, sostituita adesso dallÕattivit turistica, che fonte di posti di lavoro e di benessere. Il numero delle infrastrutture turistiche si accresciuto e si sta modificando lÕidea che il nostro sia un turismo di transito, dato che ogni periodo dellÕanno registra un gran numero di presenze, italiane e straniere. Altri centri vicini promuovono forse pi iniziative, ma la tradizionale pulizia, la cortesia e la bellezza del nostro paese sono incomparabili. Ha dei consigli per lÕattuale sindaco? A tutti i sindaci ho offerto la mia collaborazione. Lo inviterei a curare di pi le aiuole, gli alberi circondati da erbacce nei viali, le vasche. Andrebbe correttamente operata anche la demuscazione, da aprile sino ad ottobre, quando la vendemmia e i rifiuti delle festivit dei SS.Medici creano un habitat favorevole alla riproduzione. Si dovrebbe promuovere lÕeducazione stradale e non soltanto NAPOLEONE BIMBO: ÒEducare permanentementeÓ Napoleone Bimbo stato sindaco del Comune di Alberobello dal giugno del 1973 al giugno 1980; stato anche Commissario e Presidente della Fondazione Gigante e Delegato allÕEnte Provinciale per il Turismo. Attualmente Presidente del locale Club Unesco e Consigliere nazionale della Federazione Nazionale dei Club Unesco . A settantÕanni cerchiamo di dare un minimo di contributo. ÒGli chiediamo pertanto di parlarci delle radici culturali alberobellesi, del recupero delle tradizioniÓ. ÒLÕinizio della riscoperta delle tradizioni ha avuto un nome: Isabella Sgobba, ÔunÕanimatriceÕ - diremmo oggi , unÕinventrice che col suo tamburraun aveva messo su un repertorio della nostra tradizione di beni immateriali (canzoni, balli, serenate). Il folklore dellÕ epoca scaturito dalla necessit di tenere insieme una comunit esigua - il primo insediamento della Selva a monte Cucco contava 40 casupole . Il folklore era ed ha continuato ad essere esternazione della vita quotidiana, espressione di ci che si faceva nella comunit : gli intrattenimenti intorno al fuoco, uÕ fucarazz, la festa del grano sullÕaia. I momenti di gioia erano coronati da questa specie di serenate, di cui Isabella Sgobba ha tramandato le musiche. I testi, invece, sono una rapsodia, una cucitura di detti, di motti, poi musicalizzati. Il merito della rivitalizzazione del folklore della caparbiet di Biagio Miraglia, del suo amore per la tradizione. Noi studenti dellÕepoca ricercavamo o creavamo i testi, Sebastiano DÕoria li musicava. Oggi lontana anche la predisposizione degli alberobellesi a capire chi eravamo,chi siamo stati. mo dei trulli allÕinizio del Corso Vittorio Emanuele ( trulli che ora sono stati sostituiti da negozi e abitazioni ); l avviammo la sperimentazione della vendita dei manufatti locali. Durante lÕAmministrazione di don Vito Lippolis vennero poi concesse le licenze per lÕapertura dei due chioschi in Largo Martellotta: hanno rappresentato il nucleo originario di ci che dopo 30 anni si trasformato in unÕaggressione a mano armata della Zona Monti. Oggigiorno, soprattutto dopo il riconoscimento dellÕUnesco, non ci possiamo pi permettere di spingere questo fenomeno allÕennesima potenza. Occorre tutelare, a dirla nel gergo Unesco, bisogna Òeducare permanentemente Ò. ÒAÓ come Alberobello, come Artigianato, comeÉ Annein dÕ Biasein, una parente di don Antonio Lippolis, una figura importante per lÕartigianato alberobellese: per anni si cimentata a capire lÕarmonizzazione dei colori, per farne coperte e cuscini per sedie. Annein stata maestra della sig.ra Dragone, della sig.ra Sgobba del Rione Monti. LÕuso del telaio, che un tempo era una necessit, oggi va purtroppo scomparendo ed relegato alla realizzazione di tessuti minuti, quali ad esempio gli asciugamani. Ogni agosto Alberobello registra un appuntamento importante: la Mostra dellÕArtigianato. Sono stato io ad organizzare la prima Mostra, insieme col prefetto Noviello. AllÕinizio lÕesposizione, pi ridotta rispetto a quella attuale, si teneva in piazza del Popolo. Dopo due anni, grazie allÕapporto di Peppino Ippolito, allora presidente dellÕACAI, fu ampliata.Negli stessi anni, noi giovani legati al Gruppo Folkloristico affittam> pag 6 - maggio 2003 ELIO PARTIPILO: ÒS.O.S. Soccorso e recupero per il rilancio turistico di AlberobelloÓ Elio Partipilo stato sindaco di Alberobello dal 25 agosto 1980 al 1987. Un bilancio della sua attivit amministrativa , improntata verso interventi strutturali, stato illustrato nella pubblicazione Ò Per Alberobello Ò. A questa panoramica sui sindaci alberobellesi, ha aderito con un contributo personale sul problema turistico, per anni cardine della sua attivit amministrativa e professionale. Parlare della tematica turistica di Alberobello , senza cadere nella retorica di sistema o nel semplice rifugio del ragionamento del giorno dopo, significa porre la questione in termini di riscontro e di proposta. Innanzitutto va riconosciuto che qui la politica turistica deve recuperare il proprio ruolo primario, eliminando la scelta operata in anni recenti, calibrata di fatto sul sistema del rimorchio e della subalternit . La chiave di lettura sostanziale tutta qui. N significativo cantarsi addosso la lode delle migliaia di presenze alberobellesi nel lungo ponte feriale, da poco concluso. Il vero apprezzamento deve essere compiuto con criterio differenziale piuttosto che con valutazione sommaria. Se,infatti, dappertutto vi stato affollamento, da solo questo non pu costituire un dato significativo e peculiare per la nostra citt. A questo punto, purtroppo, bisogna riconoscere che Alberobello si impantanata in un turismo episodico, afflitto dalla dimenticanza di unÕorganica politica di territorio, di immagine, di promozione, di strutture e di accoglienza. Questo livello di constatazione non polemica di schieramento, ma contributo metodologico attivo nei confronti di Alberobello. La vera diagnosi premessa essenziale per la giusta terapia. Alberobello ha vissuto un certo periodo da capitale dei trulli, oggi invece rischia la cancellazione dal catalogo dellÕUnesco. Va razionalizzata la politica dellÕaccoglienza per dare coerente senso socio-culturale alla Citt dei Trulli, va definita ed esternata la visibilit sistemica del sito, va recuperata, laddove possibile, la fruibilit generale del sistema abitativo. Alberobello appartiene allÕarea territoriale dei trulli, ma ha una sua particolare offerta turistica da prospettare, e questa deve fondarsi su due pilastri considerevoli: lÕautenticit oggettiva di partenza e il ruolo politico della difesa promozionale. Il centro storico e monumentale di Alberobello quotidianamente viene opacizzato da iniziative contraddittorie e conflittuali. Manca una strategia turistica, ci si accontenta di una semplice tattica che celebra lÕinvolontario quotidiano, una specie di Òcarpe diemÓ. Ma nulla forse pi dannoso ad un turismo maiuscolo, del vivere alla giornata. Si esca,allora, dal bozzolo delle chiacchiere abbandonando lÕinu- tile trionfalismo e la facile rampogna per un esame obiettivo e programmatico. Alberobello e un turismo di qualit devono prevalere su strumentalismi e faziosismi. Ancora possibile un ragionevole recupero! MIMINO PUGLIESE: Ògrande amore per il proprio paeseÓ Domenico Pugliese, per tutti Mimino, stato sindaco dal 1987 al 1992, un periodo difficile per la politica alberobellese: contrasti interni ai partiti e insufficienti risorse economiche limitano lÕattivit amministrativa, ma il Primo Cittadino esemplare nella disponibilit e nello spirito di servizio per il cittadino. A questa iniziativa Mimino Pugliese ha risposto con un contributo personale sulla religiosit degli alberobellesi. La religiosit popolare, intesa come complesso dei segni esteriori per lÕespressione del culto a Dio, stata sempre viva nella nostra comunit, anche se a volte prevalsa e prevale la diffusa tendenza a privilegiarne gli aspetti formali. Una certa condiscendenza verso lÕeffimero e, nella vita pratica, taluni atteggiamenti che sanno a tratti di paganesimo sono stati gradualmente superati grazie allÕimpegno di uomini intelligenti, buoni, pieni di zelo. Questi hanno saputo riaccendere la fiamma nei cuori e stimolare la ricerca di forme e modi nuovi di apostolato, suscitando una fede pi viva ed una pi consape> pag 7 - maggio 2003 vole e coerente religiosit. In tale azione un apporto determinante venuto da sacerdoti di profonda fede, di spiccata sensibilit e di grande amore per il proprio paese: doveroso citare lÕarciprete don Peppino Contento e Mons. Cosmo Francesco Ruppi, i quali hanno veicolato la fede dei nostri padri alle nuove generazioni. Su quella pianta secolare si innestato lÕimpegno dei parroci che hanno continuato la loro opera: don Pietro Giannoccaro e don Giovanni Martellotta. Meritorio nella crescita religiosa della nostra comunit, soprattutto nel Rione Monti, stato lÕapporto di Padri guanelliani, ai quali don Antonio Lippolis cinquantÕanni fa volle affidare la chiesa da lui fatta costruire. Tutti i sacerdoti dellÕopera don Guanella avvicendatisi hanno operato con profonda dedizione e grande trasporto per le anime loro affidate. Stravolgente il lavoro di don Pietro e don Vincenzo tra i primi; di grande respiro lÕimpegno di don Emidio Di Nicola, don Anselmo Gandossini e don Giacomo Donnaloia, al quale ci sentiamo particolarmente e profondamente legati. La sua grande fede, la sua cultura, la sua umanit, la sua disponibilit sono state riconosciute dai cittadini ed anche dalla Civica Amministrazione, che nel periodo da me presieduto, in occasione del suo settantesimo compleanno, lo volle ringraziare pubblicamente con una targa ricordo. Tra i padri guanelliani non si pu non guardare con affetto e ringraziare lÕattuale parroco amico don Fabio Pallotta. LÕimpegno comune di approfondimento culturale e teologico, lÕimpulso al coinvolgimento, il sostegno alle organizzazioni di matrice cattolica, la divulgazione assidua e puntuale della Parola di Dio, le incisive testimonianze di personaggi carismatici hanno motivato alla dimensione religiosa sempre pi persone.Da ci sicuramente sta emergendo, e cÕ da augurarsi che continui, la diffusione di una mentalit orientata allÕamore per Dio e per i fratelli e il recupero della centralit della partecipazione sacramentale come guida e orientamento nellÕagire quotidiano. MODESTO PANARO: ÒFare un salto di qualitÓ Modesto Panaro stato sindaco dal 6 giugno 1992 al 19 marzo 1993, a cavallo di quegli anni che hanno registrato una temperie politica tanto a livello nazionale che cittadino : difatti questo il lustro che ha visto avvicendarsi il maggior numero di sindaci nella storia di Alberobello. Come i suoi predecessori e successori, stato a lungo amministratore; in particolare nel 1987 diviene assessore allÕUrbanistica, uno dei settori pi importanti per un paese Ð come il nostro Ð che fonda la sua storia, passata ed attuale, e la sua economia sul patrimonio architettonico. Quali sono gli obiettivi,gli impegni, i problemi a cui ha dovuto far fronte da primo cittadino ? Il primo provvedimento, adottato il giorno stesso del mio insediamento, stata lÕordinanza di chiusura del macello,una struttura non pi adeguata alle severe normative entrate in vigore in quegli anni. Importante fu anche lÕapprovazione della Variante al Piano Regolatore ( Alberobello stato uno dei primi comuni a dotarsi di un P.R. nel 1978 ), necessaria perch molti progetti edilizi rimanevano bloccati dopo lÕemanazione della L.R. 56 . La stessa Regione stanzi un finanziamento di 800 milioni per lÕacquisizione ed il recupero di alcuni immobili siti in via Brigata Regina, in via M.Calvario, in p.za dÕAnnunzio. Essenziale per lÕedilizia residenziale fu poi lÕutilizzo dellÕart.51, che dava la possibilit ai comuni di trasformare terreni non destinati ad edificazione in aree per civili abitazioni, assegnandoli agli aventi diritto, costituitisi in cooperativa: sorse cos la zona di Pudicino e tante persone ebbero finalmente la possibilit di costruirsi una casa. Che rapporto si creato negli anni tra lÕUrbanistica e il Turismo ? Nel Piano Regolatore furono individuati e diversamente dislocati i tre settori pi importanti dellÕeconomia alberobellese: lÕagricoltura, indirizzata verso il Canale di Pilo; lÕartigianato sviluppato negli stabilimenti tra c.da Popoleto e via Mottola; il turismo, col potenziamento o la creazione di infrastrutture nellÕarea attorno a via Indipendenza. La questione che si poneva e si pone ancora incentivare i turisti a rimanere, superando il problema di un turismo Òdi passaggioÓ. 15 anni fa si pens, pertanto, alla creazione di un campo da golf e di un Terminal turistico, ma lÕiniziativa fu vivacemente contrastata. Mi rammarico di non aver avuto la capacit di spiegare quali erano le potenzialit, le prospettive che offriva questa scelta: forse Alberobello avrebbe vissuto oggi una nuova realt turistica. UnÕaltra grossa opportunit per lo sviluppo locale venne da un consorzio dÕImprese Ð Valtur, Edil Casa di Brescia e Club Mediterrane -, interessato ad affittare, acquisire in comodato dÕuso o acquistare dei trulli nel Rione Aia Piccola: lÕintento era di recuperarli ed arredarli, per poi locarli per brevi periodi ai turisti. Anche questa iniziativa, nella quale il Comune sarebbe stato parte di una societ pubblicoprivata, non and in porto, a causa delle vicende politiche di quegli anni. Con R.D. 10 agosto 1910 il rione Monti ( lÕAia Piccola nel 1930 ) venne elevato a Monumento Nazionale : Òeccezionale per le sue costruzioni a trullo, non deve essere pi deturpato da costruzioni moderne che mutino la linea caratteristica del paesaggioÓ. Come si spiegano i recenti scempi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo? Oggi si impone una rilettura del desueto Piano Regolatore: sono trascorsi ventÕanni dalla sua approvazione e > pag 8 - maggio 2003 ormai si procede con interventi a macchia di leopardo, alcuni dei quali lasciano notevoli perplessit. In passato gli errori certo sono stati molteplici, ma lÕintento che ci ha guidati stato quello di preservare il nostro patrimonio. Ha operato in questo senso il compianto prof. Fedele, sempre fervidamente impegnato nella tutela dei beni architettonici, nella creazione di opportuni strumenti urbanistici, nella divulgazione di una cultura di territorio. Se Alberobello diventato Patrimonio Mondiale dellÕUmanit, merito di questÕuomo che caparbiamente si preoccupato di mantenere e conservare lÕautenticit del centro storico. Dopo il riconoscimento dellÕUnesco questo compito divenuto imprescindibile, come pure la promozione di un turismo di pi larga portata, anche ricorrendo a societ esterne specializzate nellÕindividuazione e nella valorizzazione delle potenzialit del territorio. SÕimpongono scelte di largo respiro, occorre fare un salto di qualit. PIERINO ROTOLO: ÒServire il cittadinoÓ Pierino Rotolo stato sindaco per un breve periodo nel 1993, ma ha alle spalle unÕesperienza politica trentennale che si conclusa proprio con i sei mesi da primo cittadino. Poi tornato alla famiglia e al lavoro, nella ÒsuaÓ Coreggia. Qual il maggior contributo che ritiene di aver dato da amministratore ai cittadini alberobellesi ? QuandÕero assessore ai servizi sociali, insieme con lÕamico Nanuccio Romano, ho realizzato un progetto ambizioso: la prima colonia estiva organizzata dal Comune di Alberobello. Bambini ed anziani soggiornarono gratuitamente a Rimini per due settimane. Al ritorno i partecipanti si dissero veramente soddisfatti: fu unÕesperienza gratificante. Penso di aver reso un servizio utile e ben organizzato. Anche oggi occorrerebbe fare qualcosa per gli anziani. Cosa ricorda con pi piacere della sua esperienza da sindaco ? I matrimoni in casa, con lÕufficiale dÕanagrafe, due testimoniÉAllÕepoca si cercava di servire il cittadino, cose che adesso sono superateÉ Ha dei consigli per lÕattuale sindaco? In Coreggia cÕ un Piano Regolatore di antica data. Un artigiano che volesse aprire qui il suo laboratorio non potrebbe farlo, perch molte aree sono considerate ancora Ò verde agricolo Ò. Perch non incoraggiare questi giovani e metterli in condizione di poter lavorare ? I servizi di fogna e gas sono stati portati solo nel tratto principale, le altre zone della frazione ne sono sfornite : queste sono opere di prima necessit. Abbiamo presentato ben tre petizioni, rimaste inascoltateÉE poi, lo stato del manto stradale, anche ad Alberobello , indecoroso e certamente danneggia lÕimmagine turistica della Capitale dei Trulli. Da amministratore, cosa ha fatto per Coreggia? Il possibile. Quando lo Stato erogava dei fondi per le realizzazioni strutturali, ne ho sempre destinata una parte a Coreggia. Allora, forse, cÕera maggiore possibilit di ottenere dei finanziamenti. I grandi uomini politici pugliesi dellÕepoca Ð i senatori Fantasia, Russo, Mezzapesa Ð ci hanno aiutato a realizzare tanto. 30 anni fa le strade qui non erano che tratturi di campagna. Sono stati ampliati e sono diventati strade di grande traffico, che collegano lÕinterno alla costa . Opere importanti. Che si vedono, che esistono, che restanoÉ ANGELO PANARESE: ÒVolare altoÓ Angelo Panarese stato primo cittadino dal giugno 1994 al novembre 2001, ma il suo rapporto con la politica alberobellese inizia molto prima: infatti, dal 1975 che partecipa ininterrottamente allÕ attivit amministrativa. Dopo due legislature in qualit di sindaco ha ripreso lÕattivit, o meglio la passione di sempre, ed ritornato allÕinsegnamento. Gli chiediamo di delinearci un quadro della cultura alberobellese, dellÕevoluzione che lÕ ha interessata dal 1994 ad oggi. Precedentemente esistevano delle iniziative culturali,ma erano soprattutto di natura individuale. Ripenso al prezioso gemellaggio artistico con Venezia, realizzatosi grazie allÕapporto di Lino Piccoli. In seguito maturata lÕidea dellÕassociazionismo ed nata la FAC, unÕassociazione di attivit culturali prima separate che, unificandosi, hanno sviluppato iniziative in collaborazione con il Comune o presentando progetti per la citt. Importanti sono stati anche i Seminari di Marzo, che, iniziati nel 1994, sino allÕanno scorso hanno registrato la presenza di grandi intellettuali italiani e stranieri, coinvolgendo realt culturali diverse tra loro. QuestÕanno lÕA.M.A., lÕAssociazione musicale alberobellese festeggia i 25 anni; il gruppo folkloristico ÒCitt dei TrulliÓ il 75¡ anno di attivit. > pag 9 - maggio 2003 Sono anniversari importantiÉ risposte occupazionali a molti giovani. Certamente. Hanno rappresentato momenti importanti nella vita della comunit, non solo nellÕambito artistico e culturale, ma anche come elementi di aggregazione e stimolo per la ricerca etno-folklorica. EÕ la linea seguita dallÕassessore Indiveri con ÒExperimentaÓ, unÕiniziativa volta a far conoscere le produzioni artisticomusicali di altri continenti e, allo stesso tempo, a favorire un interscambio. Ha un consiglio per lÕattuale sindaco? A questo proposito, ad Alberobello cÕ una cultura di e per lÕ ÒIntellighenziaÓ o si riesce a coinvolgere un pubblico pi allargato ? LÕintento di questa panoramica sui sindaci alberobellesi era quello di fornire un quadro complessivo sullÕevoluzione economica, amministrativa e sociale di Alberobello. Il risultato certo non soddisfa le troppo ampie prospettive iniziali, ma fornisce almeno delle indicazioni sommarie sulla nostra storia recente, propositivo verso il presente ed auspica un futuro di crescita. EÕ, a tratti, una ricetta per il buon amministratore . Ci che lo anima , per, soprattutto un grande Amore verso il nostro paese, percepito distintamente nelle parole di chi, per mesi o per anni, lÕha guidato e rappresentato: un Amore con la A maiuscola, come Alberobello. Personalmente penso che esista un pubblico abbastanza diversificato di consumatori ma anche di produttori, probabilmente stimolati da unÕ ÒintellighenziaÓ. Fruitore anche il popolo: il Festival folklorico viene considerato popolare, ma andrebbe riscoperto nel suo significato pi profondo. Il Comune contribuisce a incentivare il recupero delle radici culturali, della tradizione ? Durante la mia Amministrazione fu realizzata una bellissima iniziativa che mise in sintonia le istituzioni scolastiche e lÕente locale: lÕ opuscolo ÒAlberobello magicaÓ, redatto completamente dai bambini delle scuole elementari e medie. Si rivelata la formula giusta.Ora occorre continuare su questa strada. Dopo il riconoscimento dellÕ Unesco, Alberobello dovrebbe avviare un seconda fase di sviluppo, proiettarsi verso una dimensione pi europea, mondiale. A questo proposito, nella locale scuola superiore sarebbe opportuno inserire un indirizzo a specializzazione turistica, accanto a quello preesistente di natura agricola. Tale corso formerebbe delle professionalit utilizzabili nellÕintero territorio pugliese e darebbe cos delle Non sento di doverne dare. Penso che debba guardarsi attorno con grande attenzione, umilt, rispettoÉLavorare per far fare un salto a questa nostra citt, Òvolare altoÓ : questo che lascia una traccia nella storia, le altre cose passanoÉ Conclusione Tatiana Pontrelli DUE CENTENARI DEL 2003 Cento anni fa nasceva Donato Giangrande. Chi riesce a dedicare lo stesso amore per le altrui persone e per la sua famiglia in ugual grande misura preserver se stesso dal tempo. Donato Giangrande nasce a Castellana il 20 ottobre 1903. Figlio di Francesco Giangrande, residente a Castellana e di Rosa Latorre, oriunda di Fasano. Francesco Giangrande un possidente agrario; nel figlio Donato ritorner sempre lÕamore per il vivere nella quiete agreste. Il Dott. Donato Giangrande il secondo di sette figli. Nel 1930 si laurea in Medicina e chirurgia presso lÕUniversit di Bologna e di l passa a Napoli dove ottiene lÕabilitazione alla sua professione. Fin dai primi anni di professione si distingue in Chirurgia medica ed in Clinica chirurgica negli ospedali di Bologna, Conversano, Noci, Bari. NellÕanno 1937 diventa medico nella nostra cittadina. Qui conosce e, poco dopo, sposa Maria Turi, figlia di Pietro Turi e Giovanna Boccardi; questÕultima oriunda di Noci e seconda di quattro figli. Il dott. Donato Giangrande partecipa, come soldato, alla Prima Guerra Mondiale e, purtroppo, appartiene per classe di et a quelli sfortunati che non si sottraggono alla fatica della seconda Guerra Mondiale. Dal 1938 al 1939 capitano-medico presso lÕOspedale civico di Noci. Durante la Seconda Guerra Mondiale capo reparto negli ospedali militari di Bari e Gioia del Colle. Con qualche interruzione, per sette anni, Podest del Comune di Alberobello; ha 34 anni quando ottiene questa carica dal Prefetto. Mutatis mutandis e senza fare revisionismo storico, tutti hanno il ricordo di lui, in quegli anni bui, di Sindaco e non di Podest. Durante il suo governo come Podest si preoccuper di dare alla citt di Alberobello non solo un ruolo di centro agricolo ma, anche, di citt pittoresca ed unica. Crea la meravigliosa Fiera di Tori e Torelli. Una vetrina sullÕallevamento del bestiame non solo paesano, ma, regionale. Passano gli anni del Conflitto triste e che rese lÕEuropa rovinosa. Il dott. Giangrande continua la sua vita professionale con grande animosit e trasporto; non disdegna lÕimpegno politico. Negli anni cinquanta prende corpo la Democrazia cristiana a cui si ispira. Fonda la sezione D.C. di Alberobello (di cui anche segretario nella Sezione locale), insieme a Vitantonio Colucci, che, gli succeder come Sindaco. Viene eletto nel 1956 Sindaco della Capitale dei Trulli. Nel quadriennio 1956-60 le sorti dellÕAmministrazione Comunale sono rette da una maggioranza D.C. e P.S.D.I., mentre la minoranza rappresentata da elementi della Lista dei Campanili. Impressionante la sua opera meritoria nella reggenza delle sorti del nostro Comune. Un vero rollino di marcia. D inizio alla costruzione di sette nuove Case Popolari; costruisce nuovi appartamenti INA-CASA; prolunga la rete idrica e fognaria; avvia due nuovi > pag 10 - maggio 2003 lotti di lavori per la costruzione dellÕedificio Scuole Medie; realizza lÕimpianto di termosifoni presso lÕIstituto Tecnico Agrario; si affida al prof. Ludovico Quadroni dellÕIstituto Urbanistico della Facolt di Architettura di Firenze per la redazione del P.R.G.; fa sistemare, con bitumazione e rifacimento dei marciapiedi, buona parte delle strade e delle piazze; fa progettare lÕestramurale che si collegher alle provinciali di Monopoli, Noci, Mottola e Locorotondo; sistema la rete stradale della frazione Coreggia; porta a compimento la costruzione della palestra di ginnastica delle Scuole Medie; ammoderna e rende efficiente la rete pubblica di illuminazione di Alberobello e Coreggia, realizza la fontana monumentale in Piazza Giangirolamo II (ora sostituita da una copia); realizza il diurno in piazza del Popolo in marmo di Fasano; fa costruire un caratteristico trulletto di fronte al Monumento ai Caduti con funzione di rivendita di giornali. Le sue pi grandi opere furono, per, due: lÕOspedale e lÕHotel dei Trulli. Per il dott. Giangrande fu il pi grande cruccio. LÕOspedale viene costruito ed attivato (il primo lascito lo si deve a Giuseppe Leogrande nel 1926). Lui stesso dona una cifra di 158.000 (nel 1958) lire per la costruzione dello stesso. Nessuno avrebbe mai creduto che potesse riuscire in tale impresa. Riesce a portare in questa struttura i pi grandi medici della regione, come: il prof. Rocco Mazzoni, grande internista. Nel 1960 il Ministro della Pubblica Istruzione Tupini inaugura il Villaggio Albergo dei Trulli (odierno Hotel dei Trulli), costruito in parte con i soldi della Cassa per il Mezzogiorno. EÕ il vero salto di qualit per la Cento anni fa nasceva Angelo Antonio Lippolis La vita Figura di primo piano nella vita industriale e politica alberobellese del secondo dopoguerra, Angelo Antonio Lippolis nacque il 3 Febbraio 1903 a Noci. Figlio di Luigi, allÕepoca titolare di unÕimpresa conto terzi per la macinatura del grano, e di Anna Maria Giuseppa Maggi, che si occup in prima persona dellÕeducazione dei loro quattro figli, dedic la sua infanzia e la sua prima giovinezza agli studi. A soli tredici anni si trasfer a Treviglio per frequentare le scuole tecniche e in seguito, a Lecce, consegu il diploma di ragioniere. Terminati gli studi e iniziata la sua brillante carriera industriale, il 6 Febbraio 1934, a Mesagne, Angelo Antonio spos Anna Teresa Cavaliere, che lo rese padre di Giuseppina Maria Adelaide e Adelaide Maria, nate entrambe ad Alberobello rispettivamente il 5 Settembre 1935 e il 28 Aprile 1938. Dopo soli cinque anni di matrimonio, per, Angelo Antonio sub la prematura scomparsa della giovane moglie che il 28 Settembre 1939, a ventinove anni, mor a causa di una grave malattia. Rimasto vedovo con due figlie, Angelo decise di risposarsi. Il 21 Aprile del 1941, nel Santuario della Madonna di Pompei, vennero celebrate le sue seconde nozze con Stella Turi, moglie e madre eccezionale che crebbe con profondo amore oltre che le figlie del marito, anche Luigi, venuto al mondo il 9 Gennaio 1943, Vito, nato il 17 Luglio del 1947 e Angelina che nacque il 27 Aprile del 1951. Nel frattempo Angelo Antonio, o Don Angelo, come iniziarono a chiamarlo in paese, port avanti con estrema saggezza ed operosit anche la sua attivit industriale. Partecip attivamente allo straordinario sviluppo del primo molino industriale di Alberobello, gi sorto ad opera del padre Luigi, nel 1905, in coincidenza con lÕinaugurazione della Ferrovia BariLocorotondo. Nel 1925, poi, Don Angelo contribu alla nascita dellÕazienda vinicola Lippolis & C. destinata alla produzione di vini bianchi pregiati della Murgia di Alberobello. LÕazienda, al cui sviluppo collaborarono Angelo Antonio e il fratello Angelo Vito, vide impegnati in prima persona pure il padre Luigi e il cognato Gian Giuseppe Sisto che, insieme, fecero si che lÕimpresa crescesse costantemente nel corso degli anni. segue da pag. 10 gestione turistica del territorio alberobellese. Si congeda da Sindaco nel 1960 continuando la sua vita politica e professionale ai massimi livelli. Fu per lungo tempo medico dellÕIstituto di Correzione minorile presso la Casa Rossa. Il dott. Giangrande muore il 14 Gennaio del 1984. Difficilissimo distinguere il ricordo dellÕaffetto dei suoi cari, dal ricordo di chi lo ha conosciuto anche per pochissimo tempo. Ho intervistato il Dott. Giangrande (figlio del dott. Donato Giangrande) Ð che ringrazio per la disponibilit e le foto concessemi -, ho notato la stessa commozione nei suoi occhi e negli occhi del semplice cittadino che ha conosciuto il dott. Giangrande padre in vita. Incrociando le parole di molte persone intervistate ho udito sempre le stesse parole. Onorava la sua professione come pochi, rispettava il malato ed il cittadino. Le sue visite a domicilio non erano del Giangrande medico, ma del Donato amico. Il dott. Giangrande medico, compagno, consigliere, amico di lotta politica; sempre col suo sorriso e la sua umanit. La prova indiretta data da un fatto. Fece lavorare nel suo studio privato; il dott. Fiel medico-dentista, > pag 11 - maggio 2003 allora internato nella Casa Rossa. La storia avrebbe dovuto rendere nemici viscerali questi due medici. Non fu cos. Non solo durante il suo soggiorno forzato Fiel guadagn la fiducia del dot. Giangrande, ma, a distanza di anni i due si incontrarono ad Alberobello. Due amici come lo erano sempre stati. Vorrei concludere narrando un accaduto che pochi sanno. Il dott. Giangrande acquist per 30.000 lire un vecchio mulino, vicino alla vecchia entrata dellÕOspedale; in viale Bari. Questo plesso venne trasformato in ricovero per anziani indigenti. Fece questo in tempi in cui non esistevano USL, convenzioni sociali, soldi da ÒconsumareÓ con gli indigenti. Vi era, in questa struttura, una suora che accudiva anche gli ammalati. Un particolare importante. Questa notizia non riportata nel fascicolo stampato: Realizzazioni Compiute nel Quadriennio 1956-60. Da cristiano e politico serio, fece della sua professione una missione per gli altri. Lucio Plantone Nel 1945, nellÕazienda vinicola, della quale cominci ad occuparsi in primo luogo Angelo Antonio, si diede inizio anche allÕimbottigliamento di vini di origine pregiata delle colline di Alberobello: bianchi, rossi, rosati e ottimi vini da dessert quali lÕaleatico, lo spumante e il tocai, che contribuirono a rendere il paese celebre, oltre che per le caratteristiche costruzioni a trullo, anche per la bont dei suoi prodotti tipici. Gli anni della politica Subito dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla costituzione del cosiddetto Comitato di Liberazione, ad Alberobello vennero indette le prime elezioni amministrative. In quellÕoccasione, il ragioniere Angelo Antonio Lippolis, esponente del partito della Democrazia del Lavoro, venne nominato sindaco dalla popolazione e rimase in carica dal 7 Aprile 1946 al 25 Maggio 1952, quando lo sostitu il fratello Angelo Vito che, per cos dire, raccolse la sua eredit amministrativa. Don Angelo fu alla guida dellÕamministrazione comunale in uno dei periodi pi difficili della storia alberobellese. La popolazione, costituita per lo pi da contadini e braccianti, viveva in condizioni di estrema povert. Il tasso di disoccupazione era altissimo e, soprattutto nella stagione invernale, quando il freddo e la neve impedivano il lavoro nei campi, gli alberobellesi versavano in condizioni di vita difficilissime. Urgevano, allÕepoca, provvedimenti che offrissero maggiori possibilit di guadagno alla popolazione e nuovi posti di lavoro. Grande fu, a questo proposito, lÕimpegno del neosindaco, che, di fatto, avvi una serie di lavori pubblici, finalizzati, oltre che a determinare un importante sviluppo del paese, proprio ad offrire ai cittadini lÕopportunit di provvedere alla loro sussistenza. Tra il 1947 e il 1948, quindi, Don Angelo fece ampliare la Casa Comunale conferendone lÕincarico allÕingegnere Nicola Princigalli, il quale sovrintese al progetto e alla realizzazione della sopraelevazione del palazzo. Successivamente, Don Angelo si occup di riorganizzare il canalone del Largo ÒFieraÓ per convogliare le acque piovane ed evitare pericolosi allagamenti. Nel 1949, tra lÕaltro, provvide anche a far ricollocare il busto di Domenico Morea sul monumento di Piazza di Vagno dal quale era stato rimosso durante gli anni della guerra per lÕutilizzo del bronzo. In Coreggia, invece, fece costruire le tubature dellÕacquedotto e il nuovo plesso scolastico. Nel Õ50, Don Angelo si batt affinch anche Alberobello ricevesse lÕassegnazione dei fondi dellÕIna Casa, lÕistituto nazionale assicurativo che, in quegli anni, si occupava di gestire le imposte versate dagli impiegati pubblici. Grazie alla disponibilit del denaro derivante da questo intervento, dunque, il sindaco pot organizzare i lavori per la costruzione, in via Monte Grappa e nei pressi del Trullo Sovrano, di alcuni appartamenti che vennero destinati ad altrettanti impiegati comunali ed acquist, inoltre, il suolo per altre case popolari in via Don Francesco Gigante. Don Angelo, poi, istitu la scuola media unica comu> pag 12 - maggio 2003 nale; in qualit di presidente, ebbe una funzione di primo piano nella gestione della Fondazione Don Francesco Gigante, allora importante azienda agricola e di allevamento, e avvi le pratiche per la costruzione in paese di un campo sportivo del quale se ne approv anche il progetto. La fondazione della Cassa Rurale ed Artigiana Una delle opere pi importanti nella vita di Don Angelo legata alla fondazione della Cassa Rurale ed Artigiana della quale fu primo presidente nel 1952. La banca, la cui prima sede fu in Piazza del Popolo, dove oggi troviamo i locali della farmacia Indiveri, rappresenta una di quelle realt che hanno determinato, nel tempo, un decisivo e considerevole sviluppo del paese. Grazie ai prestiti di tale istituto, infatti, centinaia di famiglie alberobellesi, pur non possedendo le somme di denaro necessarie, hanno potuto intraprendere attivit lavorative, provvedere alla costruzione di nuove abitazioni o allÕampliamento di piccole e grandi imprese, occuparsi dellÕistruzione dei figli; sono riusciti, insomma, a garantirsi condizioni di vita migliori e spesso pi che soddisfacenti. Ancora adesso, peraltro, tale istituto bancario, che ha appena festeggiato i suoi primi cinquantÕanni, continua a rappresentare uno dei principali fattori del progresso economico, sociale e culturale del nostro paese. La fine Don Angelo mor il 13 Ottobre 1965, a sessantadue anni, in seguito allÕaggravarsi delle sue condizioni fisiche per via di una grave malattia. Da quel momento rimasto nel cuore dei tanti che lÕhanno conosciuto e ammirato per il suo temperamento deciso, la sua dedizione al lavoro, la sua preparazione culturale. Per molti stato un esempio di saggezza, tenacia, operosit. Abilissimo industriale e previdente amministratore ha segnato, senza dubbio, una delle pagine pi importanti e significative della storia del nostro paese. Mariella Santoro I dati contenuti nel presente articolo sono stati raccolti grazie alla gentile disponibilit dei familiari, di Giorgio Cito, autore di una genealogia della famiglia, del professor Gino Angiulli, profondo conoscitore della storia alberobellese, di Nicola Giuliani, per diversi anni direttore della Cassa Rurale ed Artigiana. Particolarmente significative sono state, inoltre, le informazioni fornite dal maestro Domenico Miccolis e dal dottor Franco Latartara che hanno avuto modo entrambi di conoscere Don Angelo negli anni in cui esercit la sua funzione politica. 1923/2003 - IL MONUMENTO AI CADUTI UN MOMUMENTO IMPORTANTE E CONTROVERSO COMPIE 80 ANNI Il 26 luglio del 1896 Antonio Curri deposit, presso il Comune dÕAlberobello, il disegno di un obelisco, da innalzare per celebrare il primo centenario della liberazione dal feudalesimo del centro murgiano. La scelta di tale progettista non meravigli sicuramente nessuno. A prescindere dalla popolarit locale di cui godeva ormai da qualche tempo, la sua opera aveva ormai una risonanza nazionale. A testimonianza del ruolo e della notoriet raggiunta da tale personaggio tra i suoi contemporanei, basti dire che il poeta Gabriele DÕAnnunzio scrisse di lui: Òun architetto che pi volte ha dimostrato il suo fine senso di arte, la purit dellÕantica bellezzaÓ (in ÒPagine disperseÓ raccolte da Alighiero Castelli) Tutto, nella progettazione di un monumento dalla forte simbologia e dallÕindubbio impatto visivo, avrebbe dovuto avere un suo perch. Il progettista aveva scelto due diversi materiali per lÕesecuzione del manufatto: il marmo di Carrara e la pietra locale. Il primo per realizzare lÕintero blocco del dado, le cornici presenti su questÕultimo e sullo zoccolo, nonch il plinto e la base attica. Tale materiale era stato prescelto per la compattezza e lÕuniformit della grana, caratteristiche ottime sia per la lavorazione sia per la resistenza agli agenti atmosferici. Per lÕobelisco vero e proprio e per lo zoccolo inferiore Curri aveva pensato di utilizzare la pietra concia locale, materiale da lui gi ampiamente adoperato e particolarmente amato. Egli riteneva che sia la forma sia i materiali indicati apparissero idonei a ricordare ai posteri la solidariet degli uomini Òche decisero ed ottennero la liberazione del popoloÓ. Nelle sue intenzioni, infatti, le otto palme unite tra loro da un nastro, scolpite alla base dellÕobelisco, avrebbero rappresentato ÒlÕomaggio che il popolo offre ai liberatoriÓ. A quanto pare, per, i tempi non sono tanto cambiati. Infatti, a causa di difficolt finanziare e per nuove disposizioni legislative in materia di bilanci comunali, si stabil di rimandare ad altra epoca lÕerezione. Il disegno, quindi, rest chiuso negli archivi e fu ripreso in esame solo nel 1915, quando si diede il via ad una sottoscrizione per innalzare lÕopera commemorativa. Il Comune contribu con lÕincasso della vendita annonaria e giunsero offerte anche dagli emigrati in America, fino a che, nel 1920, sÕistitu un comitato locale, capeggiato da Pietro Campione. LÕappalto del lavoro fu dato alla ditta Nitti e Centrone di Castellana e lÕesecuzione affidata allo scultore > pag 13 - maggio 2003 barese Giovanni Laricchia. Innalzato in piazza del Popolo, gi piazza della Vittoria, ed eretto come monumento ai caduti della prima guerra mondiale, lÕopera fu solennemente inaugurata il 27 maggio del 1923. Per capacitarsi dellÕeco che tale evento suscit, basti osservare le immagini fotografiche relative allÕinaugurazione. La piazza si grem di gente. Tutta lÕarea fu abbellita da festoni e la presenza di personaggi in uniforme rese lÕevento ancora pi altisonante. A sottolineare ulteriormente lÕentit dellÕavvenimento, LÕinaugurazione del Monumento ai Caduti di Alberobello Ð 27 maggio 1923 divenne oggetto di un estratto del n. 5 del Corriere dellÕAdriatico del 24 giugno 1923. Le consuete polemiche seguirono lÕevento. Il progetto originario, a detta dellÕingegnere Sylos di Bari, era stato Òindegnamente travisatoÓ e si era fatto Òscempio di una vera opera dÕarte, arbitrario e ingiustificatoÓ. Non solo lÕaltezza complessiva risultava inferiore rispetto a quella prevista, ma il materiale prescelto, la pietra di Trani, i particolari scultorei realizzati in bronzo, e quelli decorativi non rispettavano la progettazione originaria. Anche su questa, per vi sono perplessit. Infatti, Il disegno del Progetto del monumento che ricorda ai posteri la liberazione del popolo alberobellese dalla schiavit dei conti, oggi conservato presso lÕArchivio G. F. Cito, firmato e datato, non corrisponde a quello riportato, come originale, nella pubblicazione di L. Sylos, Collaudazione finale del Monumento in onore ai Cittadini caduti in guerra, del 1926. Ma alla gente molto probabilmente tali diatribe non interessarono. La popolazione si limit ad ammirare unÕaltra opera che abbelliva ulteriormente un centro dalle umili origini e che aveva in s unÕestrema voglia di riscatto. Nel corso degli anni i prospetti dei palazzi che MONS. LUIGI BETTAZZI PERSONAGGIO DELLÕANNO La scelta di individuare mons. Luigi Bettazzi come personaggio dellÕanno appare motivata principalmente da quello che egli ha rappresentato per il nostro paese negli ultimi mesi ma anche dal modo in cui tutti gli alberobellesi lo hanno accolto durante la sua ultima venuta. Mi riferisco in particolare allÕesperienza degli Esercizi Spirituali rivolti a tutta la cittadinanza, unÕesperienza nuova per il nostro paese che i tre parroci hanno voluto affidare a un personaggio di primo piano del panorama ecclesiastico nazionale. Mons. Luigi Bettazzi nato a Treviso ottanta anni fa, viene ordinato sacerdote a Bologna nel 1946; laureato in Sacra Teologia alla Pontificia Universit Gregoriana di Roma e in Filosofia allÕUniversit di Bologna. Nominato vescovo nel 1963, ha partecipato al Concilio Vaticano II accanto allÕarcivescovo di Bologna mons. Lercaro. Dal 1966 fino a qualche anno fa, ha retto la sede Vescovile di Ivrea. Egli divenuto molto noto negli anni settanta grazie soprattutto alle sue coraggiose prese di posizione su alcune delle pi scottanti problematiche sociali presenti in quel periodo come il diritto alla vita, lÕabolizione della pena di morte, la pace e il disarmo, lo sfruttamento minorile, i diritti degli omosessuali e il dialogo tra credenti e non credenti. EÕ stato per vari anni presidente di Pax Christi italiana e successivamente di Pax Christi internazionale. Gran parte del ministero di mons. Bettazzi, da quando Òandato in pensioneÓ da vescovo di Ivrea, si svolge in incontri, conferenze e interviste che lo interpellano come testimone autorevole dellÕevento conciliare e come portatore di una voce forte e instancabile a difesa della solidariet e della pace. Sono stati proprio questi i temi sui quali pi volte mons. Bettazzi si soffermato nelle iniziative tenute ad Alberobello nellÕultima settimana di Marzo. Egli ha voluto indicare la solidariet come il filo conduttore dellÕimpegno di un cattolico in politica; in un periodo ricco di contraddizioni e confusione ci si deve porre un obiettivo comune, quello di voler costruire una societ e uno sviluppo fondati sulla solidariet. Il tema della pace risuonato pi volte nei suoi discorsi, nei suoi interventi e nelle numerose interviste che ha rilasciato a vari organi di stampa in quei giorni. Erano quelli i giorni immediatamente precedenti allÕattacco americano dellÕIraq e mons. Bettazzi non si stancato di invocare la pace. Egli ha insistito spesso sull'impegno in favore della pace e del dialogo tra i popoli (tema caro a segue da pag. 13 si affacciano sulla piazza sono cambiati, i trulli sono stati demoliti, ma nonostante ci ancora oggi lÕobelisco svettante domina lÕintera area. La gente lo guarda distrattamente, dandolo per scontato e senza attribuirgli alcun valore artistico. Solo i turisti si soffermano sulle tre lapidi di marmo su cui sono elencati i nomi dei caduti, e > pag 14 - maggio 2003 sulla quarta sulla quale sono incise le parole del sindaco Campione. Ma anche questo fa parte della nostra storia. Del resto, ci sono voluti i forestieri per farci capire, dopo anni, il valore del nostro centro storico. O no? Tommaso Galiani DON GIACOMO DONNALOJA UN UOMO PREZIOSO DI QUESTA CITTAÕ Tutti ricordiamo, come se fosse ieri, il 30 giugno dello scorso anno quando abbiamo ricevuto la notizia: don Giacomo ci ha lasciati! Un distacco duro per tutti ad Alberobello, ma ancor pi per la nostra comunit guanelliana. Prima di essere parroco nella parrocchia di Sant'Antonio che tanto amava, don Giacomo era guanelliano. Superiore di una comunit giovane come la nostra che ha sentito la sua mancanza. Per me, per Enzo, per Fabio, per Domenico stato come venire a perdere un padre, un fratello maggiore, in confidente amico che non perdeva mai la pazienza ed era sempre pronto a capirti e scusarti con i suoi sorrisi. Giacomo era nato nel 1920, il 28 Gennaio, da Giovanni Donnaloja e Luchina De Carolis; fu portato al fonte battesimale di San Giovanni segue da pag. 14 Bettazzi negli anni in cui stato presidente di Pax Christi) ed ha ribadito l'importanza di un'educazione e una pratica della non violenza, anche spirituale. Mons. Bettazzi ha fatto dei diretti riferimenti alla situazione internazionale e ha auspicato un rafforzamento dell'Onu e un maggiore rispetto del diritto internazionale ancor pi oggi in un contesto in cui sta esplodendo quel conflitto fra i popoli (i pochi ricchi contro i numerosi sottosviluppati), che qualcuno vorrebbe trasformare in una guerra di civilt e di religione. Egli pi volte ha ribadito che ritiene sempre pi urgente e necessario per i cristiani impegnarsi in favore di una globalizzazione solidale e nella concreta realizzazione di una pace giusta. Mons. Bettazzi, che era gi stato per due volte ad Alberobello qualche anno fa, invitato in quelle occasioni dalla Parrocchia SantÕAntonio, ha portato avanti con grandissimo impegno e notevole capacit la faticosa esperienza degli Esercizi Spirituali e non si sottratto alle altre numerose iniziative che abbiamo voluto organizzare in quei giorni, quasi per ÒsfruttareÓ a pieno la sua presenza tra noi. E gli alberobellesi lo hanno seguito! La partecipazione alle varie iniziative e manifestazioni andata crescendo giorno dopo giorno e ha toccato lÕapice con la Via Crucis per le vie > pag 15 - maggio 2003 cittadine con i pensieri di don Tonino Bello che ha chiuso la settimana degli Esercizi. Certamente mons. Bettazzi grazie alla sua preparazione e al suo alto spessore morale e spirituale ma anche grazie alla sua innata simpatia e umilt ha saputo entrare nei cuori degli alberobellesi, ha saputo parlare a tutti e ha saputo farsi ascoltare. Ha saputo parlare ai giovani e agli anziani, ai credenti e ai non credenti. Alberobello ha saputo riconoscere in lui un vero testimone di quella fede che pi vicina agli ultimi, agli oppressi e agli emarginati. Alberobello ha visto in lui il pastore coraggioso che prende posizioni su tutti i problemi pi complessi presenti nella nostra societ e che non cerca mai la via pi comoda a scapito della verit e della giustizia. Voglio affidare la conclusione di questo mio articolo allo stesso mons. Bettazzi riportando una sua breve citazione che, secondo me, condensa il suo impegno e il suo messaggio profetico: ÓLa Chiesa chiamata a difendere i poveri, a denunciare chi li opprime, a farsi, in tempo di crescente globalizzazione, profezia e sostegno della promozione dei poveri, a compromettersi per una globalizzazione solidaleÓ. Gianvito Ricci Battista in Fasano quindici giorni dopo, mentre il 4 Marzo del 1926 avrebbe ricevuto Comunione e Cresima, a sei anni come allora era uso. Infanzia pressocch comune in una famiglia di lavoratori religiosissima, tra i cui membri anche qualche parente prete o religioso, che certamente costituirono una delle molle per indirizzarlo alla scelta sacerdotale. Il suo primo passo fra i guanelliani fu a Fasano in quellÕIstituto che don Sante Perna fond e poi affid ai figli di don Guanella negli anni Õ30. L entro come postulante fino a quando part per il Piemonte, dove avrebbe compiuto gli studi ginnasiali; poi sul lago Maggiore, a Barza, dove emise i suoi voti religiosi il 12 Settembre 1943, giorno fatidico dellÕArmistizio; nella stessa Barza continu gli studi di liceo e filosofia. A Chiavenna in Valtellina, terra del Fondatore don Guanella, fu inviato per lÕultima tappa prima del sacerdozio, che arrivo il 26 Giugno 1949. A Chiavenna lavor fra i ragazzi, che furono il suo primo campo di apostolato, per quasi quarantÕanni. Sarebbe interessante ripercorrere lÕitinerario di don Giacomo educatore attraverso le preziose agendine-diario che egli custod per anni con date, nomi, fatti annotati, segno di uno stile di estrema vicinanza educativa. Dopo Chiavenna, percorse lÕItalia in molti centri, sempre fra i ragazzi, come educatore o come prefetto Ðche era il ruolo pi importante dei nostri convitti- tanto da essere ormai noto fra i guanelliani come il ÔPrefettoneÕ: da Amalfi pass a Milano, poi a Roma, quindi a Como, a Ceglie Messapica e poi a Bari. La giornata era tutta piena dei suoi ragazzi: sport, studio, gite; soprattutto la vita del cortile, la Messa quotidiana, il pensierino della buona notte, tradizionale nelle case di don Guanella. Era maturo quando arriv ad Alberobello: diceva sempre, sono nato come il Papa, nel 1920 e come il Papa sono diventato pastore, nel 1978! Non fu facile accettare la Parrocchia, per lui; anzitutto non si sentiva pronto, poi si trattava di una parrocchia giovane, con soli 25 anni di vita e ancora tanti problemi di impostazione. Poi la gente era rattristata dalla partenza di don Anselmo, che aveva fatto breccia nel cuore degli alberobellesi per il suo stile bonario, disponibile, popolare. > pag 16 - maggio 2003 Ma mai scelta fu pi indovinata, perch Alberobello diede a Giacomo la possibilit di tirare fuori la parte migliore delle sue risorse umane e spirituali. Intanto lÕuomo, perch don Giacomo era proprio una persona riuscita, serena, disinvolta, stabile. Era anche furbo, intuitivo e deciso; non prendeva molte decisioni, ma una volta prese raramente tornava indietro. Esprimeva una cultura di base vasta, varia quasi enciclopedica, raccolta con gusto e citata con passione. Non cÕera campo artistico o culturale che non lo interessasse. Era pieno di difetti amabilissimi, distrazioni da orologio proverbiali, ma perch sembrava viaggiare con un suo orologio interiore. Come sacerdote era un uomo fidato, scrupoloso, di grande interiorit, aperto alle formule nuove ma amante della tradizione popolare da cui proveniva. Puntava tutto sul dialogo con le persone: mai una volta in tutti gli anni di Alberobello, trascur la visita periodica agli ammalati e la benedizione delle case annuale. Inseguiva i suoi parrocchiani con cartoline, biglietti, regalini simbolici per compleanni, onomastici, ricorrenze varie. Conosceva i suoi parrocchiani per nome, tutti, proprio tutti. Sapeva parlare e farsi ascoltare; amava molto confessare ed erano tanti, anche da fuori parrocchia e fuori Alberobello a tempestarlo di visite e chiamate: anche questo deve averlo mantenuto giovanile e aperto. Sorrideva sulla figura di parroco seduto in ufficio ad aspettare chiss chi; lui preferiva lasciare sulla porta i suoi cartelli eÉnon farsi trovare quasi mai. Meglio farsi incontrare per strada o andare in casa. Di grande spiritualit, aveva il suo breviario tutto segnato di scritte e pensierini che gli venivano mentre pregava; Rosario a tutte le ore, lunghi tempi di preghiera, soprattutto passeggiando. Con lÕautunno del 2001, subito dopo la Festa di San Francesco ci allarm; si disse un poÕ di tutto sulla sua situazione clinica, allÕinizio non ben chiara. Ma poi le indagini radiografiche dissero il vero e fu un dolore per tutti. Cos Giacomo andava incontro alla chiusura della sua esistenza in cui incontr ancora i suoi volti pi cari di famiglia, di parrocchia, 50anni DELLA ÒBANCAÓ DI ALBEROBELLO Si sono conclusi da poco tempo, nel paese, i festeggiamenti in onore dei cinquantÕanni della Banca di Credito Cooperativo, lÕex Cassa Rurale ed Artigiana, sorta ad opera di ben settantacinque soci fondatori il 15 Novembre 1952. AllÕepoca, ad Alberobello, esisteva gi unÕaltra realt per certi versi simile: nel 1927, infatti, era stato attivato, per iniziativa dellÕinsegnante Letizia Sisto, il primo recapito del Banco di Napoli, trasformato in agenzia nel 1945. A differenza del Banco di Napoli, per, la Cassa Rurale ed Artigiana rappresent fin dallÕinizio per il paese un fatto nuovo: si tratt, infatti, del primo ed unico istituto bancario locale. Promotore della sua nascita fu Angelo Tauro, un impiegato della Banca di Roma, che si impegn a raccogliere le adesioni dei soci dando inizio ai mesi di infaticabile lavoro che condussero al fatidico atto del notaio Giangrande. Il primo presidente, Angelo Antonio Lippolis, rimase alla guida della Cassa Rurale ed Artigiana fino alla morte, che lo colse il 13 Ottobre 1965. In seguito, la presidenza venne temporaneamente affidata ad Oronzo Sisto al quale, dopo pochi mesi, il 27 Marzo 1966, subentr Vito Lippolis, fratello di Angelo Antonio. Successivamente, a partire dal 28 Aprile 1970, fu la volta di Oronzo Sisto. Durante gli anni in cui Sisto fu presidente, la sede della Cassa Rurale ed Artigiana, situata in Piazza del Popolo (negli stessi locali dove oggi si trova la Farmacia Indiveri) venne restaurata, dunque, gli uffici si trasferirono temporaneamente in Via Cesare Battisti. Nel marzo 1983 venne acquistata la sede in Via Vittime del Fascismo n. 8. I locali in Piazza del Popolo divennero dapprima Archivio Storico, poi vennero venduti al Dottor Indiveri. Nel frattempo la banca proseguiva la sua progressiva ed incessante crescita. Nel 1984 venne aperta una filiale in Coreggia, nel 1990, invece, a Noci. Il 25 Aprile 1992 divenne presidente Vito Consoli. Nel 1993, la Cassa Rurale ed Artigiana continu ad espandersi con lÕapertura di unÕaltra filiale a Martina Franca, alla quale segu quella di Mottola nel 1997, e quella di Ceglie Messapica nel 2001. Il 2001 fu anche lÕanno in cui venne reso operativo il centro direzionale di Viale Bari: lÕattuale sede della direzione, della presidenza e della segreteria. Il 29 Dicembre 2001, inoltre, venne approvato il progetto di fusione con la Banca di Credito Cooperativo di Sammichele di Bari gi in possesso, del resto, di due filiali a Turi e a Pisticci. Nel Luglio 2002, infine, si inaugur lÕagenzia segue da pag. 16 di paese, di congregazione. Il suo non stato un funerale comune, ma lÕincontro di tanta gente che si era sentita proprio considerata e benvoluta, e che si congedava da un santo sacerdote. In chiusura mi piace ricordare lÕespressione con cui si rivolse al Vescovo e alla sua comunit > pag 17 - maggio 2003 il 27 Settembre del 2000, quando lasciava il suo ufficio di parroco: ÒPosso considerarmi un uomo fortunato. Dalla vita e quindi da Dio e dagli uomini, ho ottenuto tanto. Alle volte pi di quanto meritavo, al di l di ogni speranzaÓ. don Beppe 50anni DI PRESENZA GUANELLIANA NellÕinverno del 1952 frequentavo la quarta elementare e fra noi ragazzi si cominci a diffondere la notizia che ad Alberobello erano arrivati i ÒfratiÓ. Questa parola mi suonava nuova, non ne avevo mai visto uno da vicino, anche se avevo sentito parlare di conventi, di San Francesco, sul quale avevamo letto qualche brano dei ÒFiorettiÓ, ma il tutto era qualcosa di lontano. Un gruppetto di ragazzi pi per curiosit che per interesse religioso cominciammo ad avvicinarci da tanto in tanto Òa SantÕAntonioÓ e conoscemmo un uomo simpatico, arzillo e arguto, che di solito indossava su vestiti normali uno spolverino nero che la maggior parte delle volte era impolverato. Non aveva nulla di quel termine ÒfrateÓ, almeno come lo avevo immaginato nella mia fantasia, ma era sempre indaffarato a dialogare con operai, muratori e carrettieri. Era Don Pietro Serva, il primo guanelliano che ho conosciuto. Cominci cos la presenza guanelliana ad Alberobello. Molti ragazzetti di allora siamo cresciuti con i vari sacerdoti che sono passati dal nostro paese e ciascuno ha lasciato in ognuno di noi e nella nostra comunit un segno della sua personalit ma soprattutto lÕimpronta del carisma guanelliano: la voglia di operare per gli altri, la serena fiducia nella Provvidenza, il grande amore verso lÕEucarestia. Ci che a mio avviso ha caratterizzato i cinquantÕanni di impegno pastorale dei sacerdoti guanelliani nella parrocchia di SantÕAntonio stata la costante presenza di gruppi giovanili. Tante generazioni di giovani si sono formate alla scuola del Beato Luigi Guanella. Ripenso agli anni dellÕavvio entusiasmante con don Vincenzo Altieri, alla pacata e serena guida di don Emidio Di Nicola. Fra le tante iniziative con lui cominciammo a pubblicare il primo giornale locale ÒLÕeco dei trulliÓ, strumento di diffusione delle nostre idee giovanili ma anche esigenza di guardare al territorio, tanto che dopo alcuni anni divenne ÒLÕeco di AlberobelloÓ. Nello stesso periodo ci sbalordiva e ci entusiasmava la fede, la forza e la carica umana di un prete che era stato contadino fino a ventisette anni e poi aveva iniziato a studiare per realizzare il suo sogno di diventare sacerdote. Era per noi giovani un esempio da imitare. Egli ci incoraggiava e ci diceva Òse si vuole, nella vita si pu realizzare tutto quello che si desidera; basta crederciÓ. Don Giuseppe Bellanova si trasformava in giocoliere, in confessore attento, in guida spirituale pur di avvicinare i ragazzi a Cristo. Seguirono gli anni di don Alberino DÕAlfonso e di don Antonio Passone, che a noi apparvero un poÕ diffidenti verso il nostro modo di essere, ma ben presto si entusiasmarono e come tutti lasciarono un pezzetto del loro cuore ad Alberobello. Segu don Anselmo Gandossini, un settentrionale, ma che tutti sentivamo segue da pag. 17 di citt, ovvero, il decimo sportello. La Banca di Credito Cooperativo, insomma, che attualmente conta 77 dipendenti, ha contribuito nel tempo, a trasformare quello che una volta era un paese povero di ricchezze e di aspettative in un importante centro in > pag 18 - maggio 2003 continua espansione. Alberobello, dunque, deve proprio a questa importante realt e a tutti coloro che hanno partecipato al suo progresso parte dei successi conseguiti nellÕarco della sua storia. Mariella Santoro NOTIZIE E STATISTICHE DI ANAGRAFE La stato sociale di una comunit si misura anche attraverso lÕassetto demografico che stabilisce le capacit esistenziali e produttive, qualificandone il territorio. La capitale dei trulli, cos come ormai pi notoriamente identificata la nostra Alberobello, uno dei pi piccoli centri urbani della Regione, certamente il pi piccolo del comprensorio dei trulli, grotte e mare. Questa mancata crescita territoriale non ha consentito uno sviluppo demografico che sino a qualche lustro fa non superava le diecimila anime. Questo dato amministrativo non ci consentiva di usufruire di diversi vantaggi economici statali (oggi del tutto sospesi), per cui lÕappellativo di cenerentola era del tutto giustificato. Oggi, ma gi da un ventennio, abbiamo superato la fatidica soglia, attestandoci intorno ai quasi undicimila, ma ormai questo dato non ha pi valenza di parametro, per cui resta un puro e semplice dato statistico. Prima di addentrarci nella lettura dei ÒnumeriÓ si deve ricordare che questa cittadina non ha mai avuto una vocazione imprenditoriale, per cui le famose zone industriali o artigianali non hanno preso il sopravvento. Il settore agricolo, che sin dalla nascita della citt ha rappresentato lÕattivit predominante del territorio, andato pian piano scemando, per le famose fughe dai campi che hanno caratterizzato gli anni sessan- ta. Cos Alberobello si ritrovata a gestire soltanto il settore turistico, grazie ai suoi famosi trulli che sette anni fa le hanno permesso di entrare nella lista mondiale dellÕUnesco. Gli effetti positivi di questo riconoscimento si notano attraverso le presenze straniere che quotidianamente si registrano. Certo, si pu fare molto di pi, se vero come vero che questo settore dovrebbe rappresentare il volano dellÕeconomia locale, per cui necessario creare un coordinamento che lo gestisca al meglio. I dati demografici, ricavati dallÕufficio anagrafe del Comune, che ringraziamo per la cortese collaborazione, rilevano una presenza di 10907 abitanti al 31.12.2002, contro i 10926 segue da pag. 18 come uno di noi. La sua bonariet e la sua serena fiducia nella Provvidenza, come buon figlio di don Guanella, diffondevano intorno amicizia e simpatia. La presenza di giovani sacerdoti in istituto consent di rafforzare lÕentusiasmo sportivo dei gruppi giovanili parrocchiali con la partecipazione ai tornei cittadini. Lo sport vissuto come mezzo di socializzazione e di crescita umana e spirituale. Giunse, poi, tra noi Don Giacomo Donnaloja, che nei venticinque anni di permanenza ha stabilizzato e rafforzato quanto era stato avviato dai confratelli. La sua cultura, la sua fede, la sua capacit di entrare in empatia con la gente hanno reso la nostra comunit una grande famiglia, della quale egli si sentiva padre e fratello. Ci ha lasciato una infinit di > pag 19 - maggio 2003 insegnamenti che si possono racchiudere nellÕabbandono fiducioso alla materna protezione della Madonna come guida sicura verso Cristo. ÒDio non toglie una gioia ai suoi figli se non per darne una pi grandeÓ amava dire citando il Manzoni; ed anche la sua sofferenza finale stata vissuta coerentemente in questa visione dellÕesistenza umana. La storia di oggi sotto gli occhi di tutti, Don Fabio e don Beppe hanno ereditato un grande patrimonio spirituale e nella loro esplosiva dinamicit sentono il peso, lÕimpegno e la responsabilit di rafforzare e di valorizzare quanto cÕ e rispondere alle nuove emergenze che la complessa societ odierna pone ogni giorno. Ad maiora. Nardino Ricci che erano quelli registrati al 31.12.2001. Un decremento, anche se lieve, che comunque la dice lunga sulle premesse che abbiamo fatto prima. Infatti questo dato viene influenzato oltre che dalle nascite e dalle morti, anche dalle immigrazioni ed emigrazioni. Proprio grazie a questÕultimo fenomeno abbiamo mantenuto le posizioni. Come si pu notare dai prospetti riportati a parte, i maschi sono inferiori alle femmine di diverse unit, a ulteriore riprova dello strapotere del sesso debole che tanto debole non pi. I dati dei due anni messi a confronto registrano lo stesso numero di nati, mentre una lieve variazione in pi si riscontra nelle morti del 2002 rispetto a quelle del 2001. Le previsioni per questÕanno sono molto pi catastrofiche perch purtroppo si sta registrando un aumento delle morti rispetto agli altri anni. Tanti nostri cari ci stanno lasciando per raggiungere la casa del Signore e non si prevede, come contropartita, un incremento delle nascite, per cui certamente si registrer una ulteriore regressione. I matrimoni celebrati nel 2002 sono stati 67 (60 religiosi e 7 civili), contro i 70 dellÕanno precedente (67 religiosi e 3 civili). Dalla disamina fatta, per fasce di et si evidenzia che la popolazione di Alberobello piuttosto giovane. Infatti su 10907 cittadini appena 1604 superano i settantÕanni, costituendone il 14,70%. Di contro, sempre dai dati 2002, si rileva che 2179 (pari al 20%) sono in et scolare. Il dato pi rilevante, comunque, costituito dai 20/30enni con 1595 presenze, una fascia di et che pur ancora giovane comprende ragazze e ragazzi in piena maturit che costituiranno fra non molto il fulcro della citt, sul quale impiantare il sistema sociale ed economico della citt, molto vogliosa di consolidare il suo ruolo di leadership fra i centri nazionali di maggior rilievo mondiale. Domenico Giliberti DATI DELLA POPOLAZIONE DEL COMUNE DI ALBEROBELLO Dati anagrafici al 31.12.2001 al 31.12.2002 Abitanti 10926 10907 maschi 5324 5315 femmine 5602 5592 nascite 105 105 morti 86 98 matrimoni religiosi 67 60 matrimoni civili 3 7 DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE PER FASCIA DI ETAÕ fascia di et Maschi anno 2001 Maschi anno 2002 Femmine anno 2001 Femmine anno 2002 Totale anno 2001 Totale anno 2002 0 - 10 11 - 20 21 - 30 31 - 40 41 - 50 51 - 60 61 - 70 71 - 80 81 - 90 91 - 100 91 - 100 oltre 100 512 657 833 780 732 670 498 449 165 28 5324 520 627 828 773 749 655 506 455 166 36 5315 469 594 767 815 776 661 590 608 272 60 5602 466 566 767 811 767 676 592 607 288 51 1 - 981 1251 1600 1595 1508 1331 1088 1057 437 78 10926 986 1193 1595 1584 1516 1331 1098 1062 454 87 1 10907 > pag 20 - maggio 2003