LETTERA DEL SINDACO
UN PENSIERO AI NOSTRI RAGAZZI
In prossimitˆ delle celebrazioni della Festa
di Santa Lucia compatrona della cittˆ e del
206¡ anniversario della liberazione di
Alberobello dalla servit feudale, colgo
lÕoccasione che mi offre Don Fabio di utilizzare
questo spazio dedicato a due importanti e per
certi versi simbolici eventi della vita della
nostra cittˆ, in cui storia religiosa e storia civile
sono fortemente intrecciate da tempo
immemorabile, per rivolgere una riflessione,
un pensiero ed un augurio ai miei giovani
concittadini. Credo infatti , non solo come
Sindaco della cittˆ, ma anche come educatore
ormai da quasi trentÕanni, che sia utile e
necessario prestare ai giovani il massimo
dellÕattenzione possibile, in unÕepoca come
quella che stiamo vivendo, in cui tradizionali
punti di riferimento divengono sempre pi
incerti ed impalpabili , valori , principi, ideali
forti sono messi in discussione dalla prevalenza
dellÕapparire e dellÕavere, sullÕessere e sul
donare.I modelli sociali economici e culturali
che vengono costantemente propinati con
tecniche promozionali sempre pi aggressive
ma anche occulte e subliminali, troppo spesso
raggiungono lÕobiettivo di confondere e turbare
la coscienza e lÕintelletto di tantissimi giovani,
creando situazioni di disagio morale ed
esistenziale. Noi per fortuna viviamo in un
contesto sociale sostanzialmente sano, in cui
la famiglia, la scuola, la parrocchia,le forze
dellÕordine, le istituzioni pubbliche rappresentano ancora un saldo punto di
riferimento, per cui credo che anche le
situazioni, che pure vi sono, di disagio sociale
giovanile possono trovare conforto,
aiuto,sostegno morale e materiale, a condizione
che si instauri un circolo virtuoso di
collaborazione attiva e proficua tra le diverse
agenzie socio-educative presenti sul nostro
territorio. LÕAmministrazione comunale, per
la parte che le compete,  impegnata a dare
ascolto alle esigenze ed alle problematiche
che provengono dal mondo dei giovani,
attraverso una politica di sviluppo sostenibile
delle attivitˆ produttive che possa favorire
lÕoccupazione, il sostegno e la collaborazione
con le istituzioni scolastiche, con le associazioni
culturali e sportive cittadine che favorisca un
ampio ventaglio di opportunitˆ di partecipazione
e di coinvolgimento dei giovani di Alberobello
> pag 1 -
maggio 2003
in attivitˆ ricreative,
culturali, sociali e
perchŽ no, anche
lavorative. Il servizio
di Informagiovani 
un segno tangibile
dellÕattenzione delle
istituzioni pubbliche
nei confronti dei
giovani, cos“ come
le risorse impegnate
nel rendere sempre pi bella ed accogliente
la nostra cittˆ alle centinaia di migliaia di
turisti che la visitano ogni anno, vanno nella
direzione da un lato di consentire un elevato
livello della qualitˆ della vita, dallÕaltro di
offrire anche maggiori opportunitˆ di lavoro.
Certo, mancano nella nostra cittˆ alcune
strutture essenziali per il tempo libero, come
un cinema-teatro od una piscina pubblica. Sono
queste infrastrutture importanti ma costose,
ci˜ non significa che lÕAmministrazione
comunale non abbia giˆ avviato gli studi di
fattibilitˆ e le intese necessarie con altri enti
pubblici o con soggetti privati per la loro
realizzazione. Intanto, dopo oltre un decennio,
si avviano a conclusione i lavori del Palazzetto
dello Sport, che migliorerˆ sicuramente il livello
e la qualitˆ delle nostre strutture sportive e si
sta predisponendo un capitolato speciale per
lÕappalto in concessione di alcune strutture di
proprietˆ comunale in localitˆ Bosco Selva.Non
 molto e non sarˆ neppure breve il tempo
necessario per raggiungere tali obiettivi, ma
ce la metteremo tutta, questo  certo.
Permettetemi, in conclusione e senza alcuna
pretesa di possedere la veritˆ, di invitare, da
un lato i miei giovani concittadini, a cui sono
particolarmente legato ed affezionato, come
sanno i miei tantissimi alunni, ad essere gelosi
della propria autonomia intellettuale, senza
rinunciare ad ascoltare ed accogliere buoni
consigli, soprattutto quando sono disinteressati,
dallÕaltro i genitori a saper dire ai propri figli
anche qualche NO, quando  necessario.
Ricordatevi, infine, come diceva il grande
J.F.Kennedy, di domandarvi non ci˜ che il
vostro paese pu˜ fare per voi , ma piuttosto
ci˜ che voi potete fare per il vostro paese!
Bruno De Luca
LETTERA DEL PARROCO
Dal 1868 si cominci˜ a celebrare ad Alberobello
la Festa di Santa Lucia proprio il 27 Maggio, giorno
memoriale della liberazione del paese, mentre il
giorno prima, il 26 Maggio, si svolgeva una fiera
importante. Oggi le due feste, Santa Lucia e
Compleanno del paese, sono vicine; allora erano
persino coincidenti.
Questo fatto chiede una riflessione ovvia: cosa
pu˜ significare per dei credenti vivere la storia di
una cittˆ? Come la comunitˆ cristiana di Alberobello
pu˜ sostenere lÕimpegno comune di Ôridisegnare la
cittˆÕ? Che relazione esiste tra fede e cittˆ?
In questo 1¡ anno della ÔStrenna di Santa LuciaÕ
ideata dalla nostra Parrocchia di SantÕAntonio, vorrei
invitare i devoti di Santa Lucia, i credenti, e coloro
che riceveranno questo fascicolo, a meditare il
tema: ÒAmicizia per la cittˆÓ.
PERCHEÕ AMICIZIA?
Ogni cittˆ nasce da varie contingenze storiche,
economiche, commerciali, politiche, religioseÉanche
conflittuali. Alla fine, per˜, risulta sempre da un
gesto di concordia, da un patto, da unÕintesa: un
gruppo di persone decide di vivere e lavorare insieme
per raggiungere finalitˆ e vantaggi comuni.
Alberobello pi di altre cittˆ; nasce, anzi, da
una rivolta. E proprio in casi come quello di
Alberobello, il legame di intesa per Ôdichiararsi
liberiÕ  ancora pi marcato.
Il valore sostanziale -voglio dire- su cui una cittˆ
poggia se stessa non  la semplice buona volontˆ
dei cittadini, meno che meno il buon governo: si
tratta di un valore pi fondante, a cui la tradizione
classica dˆ il nome di ÔamiciziaÕ. Platone ed Aristotele
fra mille altri parlavano dellÕamicizia come della
condizione prima perchŽ una cittˆ potesse
prosperare.
Ecco inviterei me stesso e tutti voi alla questione:
il nostro linguaggio, il pensare comune, le scelte
che facciamo esprimono Ôamicizia verso AlberobelloÕ?
S“, amicizia nei confronti della cittˆ, quasi
considerandola una persona vivente. Uno dei sindaci
pi famosi della storia italiana, il fiorentino Giorgio
La Pira, parlando a Ginevra nel 1954, diceva: ÒLe
cittˆ hanno un loro volto, hanno per cos“ dire una
loro anima e un loro destino: non sono cumuli
occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di
uomini e pi ancora, in certo modo, misteriose
abitazioni di DioÓ. CՏ un legame forte tra persona
e cittˆ, fino al punto che -dice ancora La Pira- la
> pag 2 - maggio 2003
crisi del nostro secolo
pu˜ essere definita
come lo sradicamento
della persona dal
contesto organico
della cittˆ: ÒNon 
forse vero che la
persona si radica nella
cittˆ come lÕalbero nel
suolo? Che essa si
radica negli elementi
essenziali di cui la
cittˆ consta: e cio nel tempio per la sua unione
con Dio e per la vita di preghiera; nella casa per la
sua vita di famiglia; nellÕofficina per la sua vita di
lavoro; nella scuola per la sua vita intellettiva,
nellÕospedale per la sua vita fisica?Ó (Discorso ai
Sindaci 1955).
In altre parole: proprio per la relazione ÔforteÕ
che cՏ tra persona e cittˆ, uno dei migliori strumenti
per affrontare e superare le crisi di ogni tempo 
proprio la cittˆ. Custodirla, amarla, migliorarla,
ridisegnarla dicevamo.
PAESE MIO TI LASCIOÉVADO VIA!
Il primo modo che abbiamo per manifestare
amicizia alla cittˆ  non fuggire da essa. In senso
fisico, anzitutto: tra non molti anni cominceremo
a risentire del vuoto creato da intere classi di giovani
che lasciano Alberobello per ragioni di studio o di
lavoro. Spesso si tratta di risorse eccezionali, a
livello intellettuale ed operativo. A volte  una
scelta; a volte  giocoforza, per via della
disoccupazione o delle precarie condizioni dei
lavoratori da queste parti: ma che patria  una
patria i cui figli devono andare via perchŽ non vi
trovano di che vivere con dignitˆ? Era una delle
domande di Antonio Gramsci.
Parlerei anche di coloro che pur restando ad
Alberobello, rifuggono dai problemi della cittˆ,
abitandovi quasi per forza. Non poche volte ho
assistito a discorsi del tipo: ÒQui non cՏ niente,
non si fa mai niente, non sai dove andare, bisogna
sempre uscire per trovare vitaÉÓ. Ci sarebbe da
chiedersi, ognuno: ma io che faccio? Come mi muovo
per superare questo vuoto, se vuoto cՏ?
La cittˆ non  il luogo dove stare il meno possibile
e da cui fuggire appena si pu˜, ma il luogo dove
imparare a vivere. Certo, anche in passato
lÕemigrazione era forte, ma pi per fame che per
un fatto culturale. Oggi, invece, fa anche tendenza
mollare la propria gente, la propria terra, il
leopardiano Ônat“o borgo selvaggioÕ per qualche
cittˆ del Nord o per altre nazioni. Sembra che non
si possa studiare, lavorare o vivere bene se non fuori
di qui.
Ho vissuto al Nord per tre anni e le indagini
demoscopiche, ad esempio, dicevano anche l“ che
oggi un torinese su due vorrebbe andarsene, mentre
fino a venti anni fa due torinesi su tre preferivano
restare. Tornando a noi vorrei interpretare lo stesso
diffuso malessere di alcuni giovani su Alberobello
non come segno di un disinteresse, ma come desiderio
che la cittˆ sia pi vivibile, offra pi opportunitˆ,
si mostri pi aperta e in dialogo col mondo.
LEGAMI E PONTI PERCHƒ LA CITTË VIVA
Un secondo aspetto dellÕamicizia per la cittˆ e
nella cittˆ  dato dallÕimpegno a coltivare le
relazioni tra persone e gruppi al di lˆ delle affinitˆ
native di ciascuno. Anche ad occhio inesperto appare
chiaro che persino nella piccola Alberobello possono
coesistere corpi sociali separati: i commercianti
della zona Monti e gli altri, quelli della campagna
e quelli del paese, quelli di una parrocchia e quelli
di unÕaltra, quelli di una militanza politica e gli
oppositori, artigiani e industriali, i giovani che
studiano e quelli che lavorano, alberobellesi di
nascita e forestieri, quelli di un plesso scolastico e
gli altri. Talvolta ho lÕimpressione che Alberobello
sia troppo varia per sentirsi una.
Forse delle vere ÔamicizieÕ capaci di mettere
insieme costumi, linguaggi, tendenze diverse
potrebbero essere una soluzione. Sarˆ utile, cio,
che nascano dei canali comunicativi tra i gruppi
diversi; solo questo potrˆ offrire un volto nuovo alla
cittˆ. Pur mantenendosi nella dialettica; perchŽ la
diversitˆ -e solo lei- produce libertˆ; ecco,una cittˆ
dal volto pluralista, ma attraversata da dialoghi,
percorsa da incontri tra enti, istituzioni, persone.
Credo che possa aiutare a questo proposito, lo
sforzo di promuovere tutto ci˜ che esiste, ma fa
fatica a reggersi: credo che vada per esempio
incentivata la ÔPro LocoÕ come organismo prezioso
di raccordo cittadino; molto impegno andrebbe pure
messo nel sostenere le squadre cittadine di qualunque
disciplina sportiva; affiancare il Consultorio familiare
come centro davvero propulsore per la cittˆ; investire
di pi sulla Scuola di Musica; molto pi aggregante
potrebbe diventare il Gruppo folkloristico, soprattutto
nella fascia bambini-ragazzi.
LÕaltro polo di intervento potrebbe essere quello
di spingere verso la nascita di realtˆ ÔpolmonariÕ
per la cittˆ: da anni non abbiamo pi una Banda
musicale cittadina (caso abbastanza raro nella
provincia di Bari); altri comuni piccoli come il nostro
> pag 3 - maggio 2003
e meno ÔnotiÕ di Alberobello godono di una sala da
cinema; la costituzione di un centro di ÔStudi Storici
alberobellesiÕ. PerchŽ non proporci allÕattenzione
dello Stato come il paese adatto per un
distaccamento universitario sulle discipline del
Turismo? Universitˆ del Turismo. No?
CITTË TRANQUILLA O CITTË BUONA?
Metterei al terzo posto lo sforzo di operare per
il bene; non si pu˜ puntare solo alla vita comoda
per sŽ, faticando unicamente per costruire una cittˆ
dove il singolo viva bene; si tratta anche di garantire
un volto legale e trasparente ad Alberobello, dove
ingiustizia e povertˆ siano prese in carico da tutti.
Penserei alle ÔmalattieÕ tipiche delle cittˆ moderne:
la solitudine, la corruzione, la violenza. Qualcuno
ingenuamente pensa che da noi non esistano; che
si tratta di possibilitˆ solo metropolitane. Nulla di
pi falso. Certo tutto  secondo le proporzioni; ma
non direi che cՏ bonaccia assoluta allÕorizzonte.
EÕ comunque violenza quella che subisce, anche
ad Alberobello, chi si vede la casa o lÕauto derubate;
non  per nulla in ribasso la pratica abortiva; sono
ancora molti coloro che non possono difendere il
proprio lavoro o i propri risparmi. Che dire della
pratica dellÕusura? Molto diffusa e tuttavia
ÔindisturbataÕ fra noi.
E non  solitudine quella di chi  in stato di
prostrazione? Molti i casi di depressione, di gente
che rifiuta di uscire di casa e vive barricata con
finestre chiuse e tapparelle abbassate. Penso anche
ai nuclei familiari di un solo membro, magari anziano;
credo che sia solitudine anche quella di chi  malato
e non si sente convenientemente assistito dalle
strutture pubbliche; e quelli che debbono aspettare
grandi che il catechismo cattolico considera
lÕimpegno politico una forma esigente di caritˆ.
Mettersi a servizio della cittˆ come amministratore
mi pare una forma alta e qualificata di annunciare
il vangelo e di servire i poveri.
Da anni la nostra comunitˆ cristiana  in dialogo
con lÕAmministrazione comunale proprio per questa
convizione: fare da soli  affondare, creare muri.
Chiudersi e portare avanti ciascuno la sua baracca
 una tentazione sempre alle porte, soprattutto
nostra, clericale.
logoranti turni per ricevere le cure dovute
oppureÉemigrare verso il Nord in ospedali pi ÔinÕ?
Non mancano i carcerati anche fra noi, quelli in
prigione, quelli agli arresti domiciliari e quelli in
attesa di giudizio, esposti a stressanti aspettative.
Credo che patiscano solitudine anche gli stranieri,
molti dei quali senza protezione, senza lavoro fisso,
con unico sfiatoÉqualche bevuta al bar di turno che
diventa il punto di incontro fra connazionali. Non
parliamo, poi, delle solitudini che si creano nel seno
stesso delle famiglie, per incomprensione e per
mancanza di dialogo.
E la corruzione? Certo non ci sono cosche mafiose
fra i trulli, nŽ sequestri di persona o grosse societˆ
a delinquere; non ci  dato di riscontrare il fenomeno
del ÔpizzoÕ. La microcorruzione, per˜, non manca:
desolazione della droga e giro che vi si forma attorno
di coloro che da questo commercio traggono guadagni
immensi, superiori a quelli di ogni impresa produttiva,
come di quelli che la spacciano inducendo con
cinismo i nostri ragazzi a consegnarsi ad un modo
di vita non pi umano. Penso anche al giro delle
produzioni pornografiche che sotto, sotto, entrano
nelle case; una speculazione sulla volgaritˆ pi
squallida. Non apriamo il capitolo della cosiddetta
corruzione bianca, quella che potrebbe insinuarsi
in futuro nella gestione sconsiderata del denaro
altrui, nelle scorrettezze amministrative, nella
facilitˆ allo sperpero e allo spreco dei beni che sono
di tutti, nelle possibili forme di favoritismi o clientele,
di distribuzione ingiusta per situazioni di privilegio,
di evasione di gravi doveri civici.
Sono queste e altre le malattie moderne delle
nostre cittˆ che, come le antiche pestilenze, cercano
per prima cosa di occultarsi e di far negare la loro
esistenza.
Mi pare che le nostre amministrazioni comunali
si pongano tutte queste domande e si sforzino di
darvi quel riscontro che si pu˜; proprio a questo
proposito credo che debba crescere un poÕ di pi
il sentimento politico, soprattutto tra i ragazzi: ci
sforziamo, da tempo, di ricordare a loro e ai pi
> pag 4 - maggio 2003
Suggerirei che nasca un periodico comunale,
come segno di questa amicizia che, dal Palazzo di
Cittˆ, arriva a dare voce davvero a tutti, al di lˆ di
altre appartenenze.
Parliamone, troviamoci. Discutiamo.
Non occorre, credo, avere davanti agli occhi
una cittˆ ideale, ma almeno un ideale di cittˆ.
Con un ultimo accento: non si pu˜ disconoscere
che Alberobello  tutta cristiana nelle sue radici.
Tutto si crea, fin dallÕinizio, intorno al culto dei due
Santi fratelli Cosma e Damiano e di l“ si sviluppa,
fino a noiÉcome una storia cristiana!
Nessuno pu˜ stravolgere questa storia o passarci
sopra, senza banalizzare; non solo in relazione al
passato, ma anche in relazione al presente (99,2%
di battezzati!).
Questo non ci dˆ privilegi, come credenti.
Semmai responsabilitˆ!
Durante la Processione di Santa Lucia,
compatrona della cittˆ e nella Messa che celebreremo
a fine giornata, vorrei pronunciare sulla nostra cittˆ
una parola di autentica benedizione. Benedizione
che nasce dalla certezza che anche la Alberobello
di oggi pu˜ essere, come la biblica Gerusalemme,
Ôcittˆ della paceÕ.
EÕ una fortuna vivere ad Alberobello -lo sento
pi di voi, forse, perchŽ vengo da fuori- e ci 
toccata in sorte una storia bella, avvincente,
profetica: la nostra nasce come cittˆ di uomini che
sognano libertˆ e per questo lottano e si ribellano,
sudano e pagano.
Ci sono riusciti i nostri padri, diciamocelo. Ci
sono davvero riusciti.
Risuoni come benedizione quella parola
pronunciata un giorno su Gerusalemme: ÒSia pace
sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i
miei fratelli e i miei amici io dir˜: Ôsu di te sia
paceÕ. Per la casa del Signore nostro Dio chieder˜
per te il beneÓ. (Salmo 122).
don Fabio
7 DOMANDE PER 7 SINDACI
Durante il suo mandato, fu risolta
anche la questione del riconoscimento della Zona Trulli.
FRANCO LATARTARA :
Òavere il senso del campanileÓ
Franco Latartara  stato sindaco
di Alberobello dal 1970 al 1973 :pur
non completando il settennato,
realizza o mette in cantiere importanti opere pubbliche : la Villa
Comunale, la palestra coperta in
c.da Popoleto, il camping al Bosco
Selva, lÕampliamento dellÕospedale
e della scuola elementare.
Oltre alle opere menzionate, quali
sono gli altri apporti che ha dato
al paese ?
Importante per lÕ urbanistica  stata
lÕapprovazione del Programma di Fabbricazione Urbano, prodromico al Piano regolatore; il raddoppio della rete
idrica suburbana; lÕimpostazione della
zona 167, destinata allÕedilizia popolare e cooperativa. Risale a quegli
anni anche il piano generale per il
campo sportivo, per la cui realizzazione era stato ottenuto anche un mutuo
dal Credito Sportivo. Il progetto originale della struttura era diverso da ci˜
che poi  stato realizzato: un campo
centrale in erbetta e 4 campi polivalenti, di cui uno in terra battuta per
gli allenamenti. Si veniva a creare
cos“ unÕinfrastruttura turistica, che
avrebbe permesso a squadre nazionali
di venire in ritiro ad Alberobello. Pur
non avendo strutture adeguate,avevamo ospitato la squadra del
Bari dal1962 al 1966 , successivamente
il Brindisi ed il Taranto; durante i
mondiali di Italia Õ90 avremmo potuto
accoglierne altre.
> pag 5 - maggio 2003
Con un Decreto del 1910 per il Rione
Monti e del 1930 per lÕAia Piccola,
Alberobello era stata indicata come
zona monumentale, ma non esisteva
alcun documento che sancisse questa
denominazione: nessun atto era mai
stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, nŽ sui bollettini che allora emetteva il Prefetto. Presso il Ministero
della Pubblica Istruzione, a cui prima
erano associati i Beni Culturali, mi fu
consigliato di affiggere per due mesi
dei manifesti recanti il Decreto e
rendere cos“ notorio il provvedimento.
Fu cos“ possibile lÕinserimento nel
Catasto Nazionale dei Beni Culturali
e il riconoscimento delle disposizioni
della Legge 20 giugno 1909, n.364,
in materia di tutela dei beni monumentali.
con le contravvenzioni. Occorrerebbe,
infine, fare meno politica e pi amministrazione. Gli slogan sono un prodotto di demagogia; lÕelettore viene
accontentato dalla manutenzione dei
marciapiedi, chiudendo un buco nellÕasfalto, potenziando una lampadina
o mettendola, se non cՏ. Per concludere, vorrei ringraziare le varie opposizioni che ho avuto in Consiglio Comunale, che sono state dÕaiuto e di
stimolo costruttivo per la realizzazione
delle opere. Essenziale  stata anche
la dialettica interna di partito, che
ha permesso di forgiare tanti amministratori. Ci ha insegnato essenzialmente lo spirito di campanile, lÕamore
per la nostra cittˆ. I nostri mentori
dicevano: ÒSe uno ha il senso del
campanile, tiene a far fare bella
figuraÓ.
Che tipo di evoluzione economica
ritiene abbia vissuto Alberobello in
questi anni ?
Nel Õ70 avevamo unÕeconomia prettamente agricola, sostituita adesso dallÕattivitˆ turistica, che  fonte di posti
di lavoro e di benessere. Il numero
delle infrastrutture turistiche si 
accresciuto e si sta modificando lÕidea
che il nostro sia un turismo di transito,
dato che ogni periodo dellÕanno registra un gran numero di presenze,
italiane e straniere. Altri centri vicini
promuovono forse pi iniziative, ma
la tradizionale pulizia, la cortesia e
la bellezza del nostro paese sono
incomparabili.
Ha dei consigli per lÕattuale sindaco?
A tutti i sindaci ho offerto la mia
collaborazione. Lo inviterei a curare
di pi le aiuole, gli alberi circondati
da erbacce nei viali, le vasche. Andrebbe correttamente operata anche
la demuscazione, da aprile sino ad
ottobre, quando la vendemmia e i
rifiuti delle festivitˆ dei SS.Medici
creano un habitat favorevole alla riproduzione. Si dovrebbe promuovere
lÕeducazione stradale e non soltanto
NAPOLEONE BIMBO:
ÒEducare permanentementeÓ
Napoleone Bimbo  stato sindaco
del Comune di Alberobello dal giugno del 1973 al giugno 1980;  stato
anche Commissario e Presidente
della Fondazione Gigante e Delegato
allÕEnte Provinciale per il Turismo.
Attualmente  Presidente del locale
Club Unesco e Consigliere nazionale
della Federazione Nazionale dei
Club Unesco . A settantÕanni cerchiamo di dare un minimo di contributo. ÒGli chiediamo pertanto di
parlarci delle radici culturali alberobellesi, del recupero delle
tradizioniÓ.
ÒLÕinizio della riscoperta delle tradizioni ha avuto un nome: Isabella Sgobba, ÔunÕanimatriceÕ - diremmo oggi , unÕinventrice che col suo tamburraun
aveva messo su un repertorio della
nostra tradizione di beni immateriali
(canzoni, balli, serenate). Il folklore
dellÕ epoca  scaturito dalla necessitˆ
di tenere insieme una comunitˆ esigua
- il primo insediamento della Selva a
monte Cucco contava 40 casupole . Il folklore era ed ha continuato ad
essere esternazione della vita quotidiana, espressione di ci˜ che si faceva
nella comunitˆ : gli intrattenimenti
intorno al fuoco, uÕ fucarazz, la festa
del grano sullÕaia. I momenti di gioia
erano coronati da questa specie di
serenate, di cui Isabella Sgobba ha
tramandato le musiche. I testi, invece,
sono una rapsodia, una cucitura di
detti, di motti, poi musicalizzati. Il
merito della rivitalizzazione del folklore  della caparbietˆ di Biagio Miraglia,
del suo amore per la tradizione. Noi
studenti dellÕepoca ricercavamo o
creavamo i testi, Sebastiano DÕoria li
musicava. Oggi  lontana anche la
predisposizione degli alberobellesi a
capire chi eravamo,chi siamo stati.
mo dei trulli allÕinizio del Corso Vittorio Emanuele ( trulli che ora sono
stati sostituiti da negozi e abitazioni
); l“ avviammo la sperimentazione
della vendita dei manufatti locali.
Durante lÕAmministrazione di don Vito
Lippolis vennero poi concesse le licenze per lÕapertura dei due chioschi in
Largo Martellotta: hanno rappresentato il nucleo originario di ci˜ che
dopo 30 anni si  trasformato in unÕaggressione a mano armata della Zona
Monti. Oggigiorno, soprattutto dopo
il riconoscimento dellÕUnesco, non ci
possiamo pi permettere di spingere
questo fenomeno allÕennesima potenza. Occorre tutelare, a dirla nel gergo
Unesco, bisogna Òeducare permanentemente Ò.
ÒAÓ come Alberobello, come Artigianato, comeÉ
Annein dÕ Biasein, una parente di don
Antonio Lippolis, una figura importante per lÕartigianato alberobellese: per
anni si  cimentata a capire lÕarmonizzazione dei colori, per farne coperte e cuscini per sedie. Annein  stata
maestra della sig.ra Dragone, della
sig.ra Sgobba del Rione Monti. LÕuso
del telaio, che un tempo era una
necessitˆ, oggi va purtroppo scomparendo ed  relegato alla realizzazione
di tessuti minuti, quali ad esempio gli
asciugamani.
Ogni agosto Alberobello registra un
appuntamento importante: la Mostra
dellÕArtigianato.
Sono stato io ad organizzare la prima
Mostra, insieme col prefetto Noviello.
AllÕinizio lÕesposizione, pi ridotta
rispetto a quella attuale, si teneva in
piazza del Popolo. Dopo due anni,
grazie allÕapporto di Peppino Ippolito,
allora presidente dellÕACAI, fu ampliata.Negli stessi anni, noi giovani
legati al Gruppo Folkloristico affittam> pag 6 - maggio 2003
ELIO PARTIPILO:
ÒS.O.S. Soccorso e recupero per il
rilancio turistico di AlberobelloÓ
Elio Partipilo  stato sindaco di
Alberobello dal 25 agosto 1980 al
1987. Un bilancio della sua attivitˆ
amministrativa , improntata verso
interventi strutturali,  stato illustrato nella pubblicazione Ò Per
Alberobello Ò. A questa panoramica
sui sindaci alberobellesi, ha aderito
con un contributo personale sul problema turistico, per anni cardine
della sua attivitˆ amministrativa e
professionale.
Parlare della tematica turistica di
Alberobello , senza cadere nella retorica di sistema o nel semplice rifugio
del ragionamento del giorno dopo,
significa porre la questione in termini
di riscontro e di proposta. Innanzitutto
va riconosciuto che qui la politica
turistica deve recuperare il proprio
ruolo primario, eliminando la scelta
operata in anni recenti, calibrata di
fatto sul sistema del rimorchio e della
subalternitˆ .
La chiave di lettura sostanziale  tutta
qui. NŽ  significativo cantarsi addosso
la lode delle migliaia di presenze
alberobellesi nel lungo ponte feriale,
da poco concluso. Il vero apprezzamento deve essere compiuto con criterio differenziale piuttosto che con
valutazione sommaria. Se,infatti, dappertutto vi  stato affollamento, da
solo questo non pu˜ costituire un dato
significativo e peculiare per la nostra
cittˆ.
A questo punto, purtroppo, bisogna
riconoscere che Alberobello si  impantanata in un turismo episodico,
afflitto dalla dimenticanza di unÕorganica politica di territorio, di immagine, di promozione, di strutture e di
accoglienza. Questo livello di constatazione non  polemica di schieramento, ma contributo metodologico attivo
nei confronti di Alberobello. La vera
diagnosi  premessa essenziale per la
giusta terapia. Alberobello ha vissuto
un certo periodo da capitale dei trulli,
oggi invece rischia la cancellazione
dal catalogo dellÕUnesco. Va razionalizzata la politica dellÕaccoglienza per
dare coerente senso socio-culturale
alla Cittˆ dei Trulli, va definita ed
esternata la visibilitˆ sistemica del
sito, va recuperata, laddove  possibile, la fruibilitˆ generale del sistema
abitativo. Alberobello appartiene allÕarea territoriale dei trulli, ma ha
una sua particolare offerta turistica
da prospettare, e questa deve fondarsi
su due pilastri considerevoli: lÕautenticitˆ oggettiva di partenza e il ruolo
politico della difesa promozionale. Il
centro storico e monumentale di Alberobello quotidianamente viene opacizzato da iniziative contraddittorie
e conflittuali. Manca una strategia
turistica, ci si accontenta di una semplice tattica che celebra lÕinvolontario
quotidiano, una specie di Òcarpe
diemÓ.
Ma nulla forse  pi dannoso ad un
turismo maiuscolo, del vivere alla
giornata. Si esca,allora, dal bozzolo
delle chiacchiere abbandonando lÕinu-
tile trionfalismo e la facile rampogna
per un esame obiettivo e programmatico.
Alberobello e un turismo di qualitˆ
devono prevalere su strumentalismi
e faziosismi. Ancora  possibile un
ragionevole recupero!
MIMINO PUGLIESE:
Ògrande amore per il proprio paeseÓ
Domenico Pugliese, per tutti Mimino,
 stato sindaco dal 1987 al 1992,
un periodo difficile per la politica
alberobellese: contrasti interni ai
partiti e insufficienti risorse economiche limitano lÕattivitˆ amministrativa, ma il Primo Cittadino 
esemplare nella disponibilitˆ e nello
spirito di servizio per il cittadino.
A questa iniziativa Mimino Pugliese
ha risposto con un contributo personale sulla religiositˆ degli alberobellesi.
La religiositˆ popolare, intesa come
complesso dei segni esteriori per
lÕespressione del culto a Dio,  stata
sempre viva nella nostra comunitˆ,
anche se a volte  prevalsa e prevale
la diffusa tendenza a privilegiarne
gli aspetti formali. Una certa condiscendenza verso lÕeffimero e, nella
vita pratica, taluni atteggiamenti
che sanno a tratti di paganesimo sono
stati gradualmente superati grazie
allÕimpegno di uomini intelligenti,
buoni, pieni di zelo. Questi hanno
saputo riaccendere la fiamma nei
cuori e stimolare la ricerca di forme
e modi nuovi di apostolato, suscitando
una fede pi viva ed una pi consape> pag 7 - maggio 2003
vole e coerente religiositˆ.
In tale azione un apporto determinante  venuto da sacerdoti di profonda
fede, di spiccata sensibilitˆ e di grande
amore per il proprio paese:  doveroso
citare lÕarciprete don Peppino Contento e Mons. Cosmo Francesco Ruppi,
i quali hanno veicolato la fede dei
nostri padri alle nuove generazioni.
Su quella pianta secolare si  innestato
lÕimpegno dei parroci che hanno continuato la loro opera: don Pietro Giannoccaro e don Giovanni Martellotta.
Meritorio nella crescita religiosa della
nostra comunitˆ, soprattutto nel Rione
Monti,  stato lÕapporto di Padri guanelliani, ai quali don Antonio Lippolis
cinquantÕanni fa volle affidare la chiesa da lui fatta costruire. Tutti i sacerdoti dellÕopera don Guanella avvicendatisi hanno operato con profonda
dedizione e grande trasporto per le
anime loro affidate. Stravolgente il
lavoro di don Pietro e don Vincenzo
tra i primi; di grande respiro lÕimpegno
di don Emidio Di Nicola, don Anselmo
Gandossini e don Giacomo Donnaloia,
al quale ci sentiamo particolarmente
e profondamente legati. La sua grande
fede, la sua cultura, la sua umanitˆ,
la sua disponibilitˆ sono state riconosciute dai cittadini ed anche dalla
Civica Amministrazione, che nel periodo da me presieduto, in occasione
del suo settantesimo compleanno, lo
volle ringraziare pubblicamente con
una targa ricordo. Tra i padri guanelliani non si pu˜ non guardare con
affetto e ringraziare lÕattuale parroco
amico don Fabio Pallotta. LÕimpegno
comune di approfondimento culturale
e teologico, lÕimpulso al coinvolgimento, il sostegno alle organizzazioni di
matrice cattolica, la divulgazione
assidua e puntuale della Parola di Dio,
le incisive testimonianze di personaggi
carismatici hanno motivato alla dimensione religiosa sempre pi persone.Da ci˜ sicuramente sta emergendo,
e cՏ da augurarsi che continui, la
diffusione di una mentalitˆ orientata
allÕamore per Dio e per i fratelli e il
recupero della centralitˆ della partecipazione sacramentale come guida
e orientamento nellÕagire quotidiano.
MODESTO PANARO:
ÒFare un salto di qualitˆÓ
Modesto Panaro  stato sindaco dal
6 giugno 1992 al 19 marzo 1993, a
cavallo di quegli anni che hanno
registrato una temperie politica
tanto a livello nazionale che cittadino :  difatti questo il lustro che
ha visto avvicendarsi il maggior
numero di sindaci nella storia di
Alberobello. Come i suoi predecessori e successori,  stato a lungo
amministratore; in particolare nel
1987 diviene assessore allÕUrbanistica, uno dei settori pi importanti
per un paese Ð come  il nostro Ð
che fonda la sua storia, passata
ed attuale, e la sua economia sul
patrimonio architettonico.
Quali sono gli obiettivi,gli impegni,
i problemi a cui ha dovuto far fronte
da primo cittadino ?
Il primo provvedimento, adottato il
giorno stesso del mio insediamento,
 stata lÕordinanza di chiusura del
macello,una struttura non pi adeguata alle severe normative entrate in
vigore in quegli anni. Importante fu
anche lÕapprovazione della Variante
al Piano Regolatore ( Alberobello 
stato uno dei primi comuni a dotarsi
di un P.R. nel 1978 ), necessaria
perchŽ molti progetti edilizi rimanevano bloccati dopo lÕemanazione della
L.R. 56 . La stessa Regione stanzi˜ un
finanziamento di 800 milioni per lÕacquisizione ed il recupero di alcuni
immobili siti in via Brigata Regina, in
via M.Calvario, in p.za dÕAnnunzio.
Essenziale per lÕedilizia residenziale
fu poi lÕutilizzo dellÕart.51, che dava
la possibilitˆ ai comuni di trasformare
terreni non destinati ad edificazione
in aree per civili abitazioni, assegnandoli agli aventi diritto, costituitisi in
cooperativa: sorse cos“ la zona di
Pudicino e tante persone ebbero
finalmente la possibilitˆ di costruirsi
una casa.
Che rapporto si  creato negli anni
tra lÕUrbanistica e il Turismo ?
Nel Piano Regolatore furono individuati e diversamente dislocati i tre settori
pi importanti dellÕeconomia alberobellese: lÕagricoltura, indirizzata verso
il Canale di Pilo; lÕartigianato sviluppato negli stabilimenti tra c.da Popoleto e via Mottola; il turismo, col
potenziamento o la creazione di infrastrutture nellÕarea attorno a via
Indipendenza. La questione che si
poneva e si pone ancora  incentivare
i turisti a rimanere, superando il problema di un turismo Òdi passaggioÓ.
15 anni fa si pens˜, pertanto, alla
creazione di un campo da golf e di un
Terminal turistico, ma lÕiniziativa fu
vivacemente contrastata. Mi rammarico di non aver avuto la capacitˆ di
spiegare quali erano le potenzialitˆ,
le prospettive che offriva questa scelta: forse Alberobello avrebbe vissuto
oggi una nuova realtˆ turistica. UnÕaltra grossa opportunitˆ per lo sviluppo
locale venne da un consorzio dÕImprese Ð Valtur, Edil Casa di Brescia e Club
MediterranŽe -, interessato ad affittare, acquisire in comodato dÕuso o
acquistare dei trulli nel Rione Aia
Piccola: lÕintento era di recuperarli
ed arredarli, per poi locarli per brevi
periodi ai turisti. Anche questa iniziativa, nella quale il Comune sarebbe
stato parte di una societˆ pubblicoprivata, non and˜ in porto, a causa
delle vicende politiche di quegli anni.
Con R.D. 10 agosto 1910 il rione Monti
( lÕAia Piccola nel 1930 ) venne elevato
a Monumento Nazionale : Òeccezionale
per le sue costruzioni a trullo, non
deve essere pi deturpato da costruzioni moderne che mutino la linea
caratteristica del paesaggioÓ. Come
si spiegano i recenti scempi edilizi
nelle aree sottoposte a vincolo?
Oggi si impone una rilettura del desueto Piano Regolatore: sono trascorsi
ventÕanni dalla sua approvazione e
> pag 8 - maggio 2003
ormai si procede con interventi a
macchia di leopardo, alcuni dei quali
lasciano notevoli perplessitˆ. In passato gli errori certo sono stati molteplici, ma lÕintento che ci ha guidati 
stato quello di preservare il nostro
patrimonio. Ha operato in questo senso il compianto prof. Fedele, sempre
fervidamente impegnato nella tutela
dei beni architettonici, nella creazione
di opportuni strumenti urbanistici,
nella divulgazione di una cultura di
territorio. Se Alberobello  diventato
Patrimonio Mondiale dellÕUmanitˆ, 
merito di questÕuomo che caparbiamente si  preoccupato di mantenere
e conservare lÕautenticitˆ del centro
storico. Dopo il riconoscimento dellÕUnesco questo compito  divenuto
imprescindibile, come pure la promozione di un turismo di pi larga portata, anche ricorrendo a societˆ esterne specializzate nellÕindividuazione
e nella valorizzazione delle potenzialitˆ del territorio. SÕimpongono scelte
di largo respiro, occorre fare un salto
di qualitˆ.
PIERINO ROTOLO:
ÒServire il cittadinoÓ
Pierino Rotolo  stato sindaco per
un breve periodo nel 1993, ma ha
alle spalle unÕesperienza politica
trentennale che si  conclusa proprio con i sei mesi da primo cittadino. Poi  tornato alla famiglia e al
lavoro, nella ÒsuaÓ Coreggia.
Qual  il maggior contributo che ritiene di aver dato da amministratore
ai cittadini alberobellesi ?
QuandÕero assessore ai servizi sociali,
insieme con lÕamico Nanuccio Romano,
ho realizzato un progetto ambizioso:
la prima colonia estiva organizzata
dal Comune di Alberobello. Bambini
ed anziani soggiornarono gratuitamente a Rimini per due settimane.
Al ritorno i partecipanti si dissero
veramente soddisfatti: fu unÕesperienza gratificante. Penso di aver reso un
servizio utile e ben organizzato. Anche
oggi occorrerebbe fare qualcosa per
gli anziani.
Cosa ricorda con pi piacere della sua
esperienza da sindaco ?
I matrimoni in casa, con lÕufficiale
dÕanagrafe, due testimoniÉAllÕepoca
si cercava di servire il cittadino, cose
che adesso sono superateÉ
Ha dei consigli per lÕattuale sindaco?
In Coreggia cՏ un Piano Regolatore
di antica data. Un artigiano che volesse aprire qui il suo laboratorio non
potrebbe farlo, perchŽ molte aree
sono considerate ancora Ò verde agricolo Ò. PerchŽ non incoraggiare questi
giovani e metterli in condizione di
poter lavorare ? I servizi di fogna e
gas sono stati portati solo nel tratto
principale, le altre zone della frazione
ne sono sfornite : queste sono opere
di prima necessitˆ. Abbiamo presentato ben tre petizioni, rimaste
inascoltateÉE poi, lo stato del manto
stradale, anche ad Alberobello ,
indecoroso e certamente danneggia
lÕimmagine turistica della Capitale
dei Trulli.
Da amministratore, cosa ha fatto per
Coreggia?
Il possibile. Quando lo Stato erogava
dei fondi per le realizzazioni strutturali, ne ho sempre destinata una parte
a Coreggia. Allora, forse, cÕera maggiore possibilitˆ di ottenere dei finanziamenti. I grandi uomini politici pugliesi dellÕepoca Ð i senatori Fantasia,
Russo, Mezzapesa Ð ci hanno aiutato
a realizzare tanto. 30 anni fa le strade
qui non erano che tratturi di campagna. Sono stati ampliati e sono diventati strade di grande traffico, che
collegano lÕinterno alla costa . Opere
importanti. Che si vedono, che esistono, che restanoÉ
ANGELO PANARESE:
ÒVolare altoÓ
Angelo Panarese  stato primo cittadino dal giugno 1994 al novembre
2001, ma il suo rapporto con la
politica alberobellese inizia molto
prima: infatti,  dal 1975 che partecipa ininterrottamente allÕ attivitˆ amministrativa. Dopo due legislature in qualitˆ di sindaco ha
ripreso lÕattivitˆ, o meglio la passione di sempre, ed  ritornato allÕinsegnamento. Gli chiediamo di
delinearci un quadro della cultura
alberobellese, dellÕevoluzione che
lÕ ha interessata dal 1994 ad oggi.
Precedentemente esistevano delle
iniziative culturali,ma erano soprattutto di natura individuale. Ripenso
al prezioso gemellaggio artistico con
Venezia, realizzatosi grazie allÕapporto
di Lino Piccoli. In seguito  maturata
lÕidea dellÕassociazionismo ed  nata
la FAC, unÕassociazione di attivitˆ
culturali prima separate che, unificandosi, hanno sviluppato iniziative in
collaborazione con il Comune o presentando progetti per la cittˆ. Importanti sono stati anche i Seminari di
Marzo, che, iniziati nel 1994, sino
allÕanno scorso hanno registrato la
presenza di grandi intellettuali italiani
e stranieri, coinvolgendo realtˆ culturali diverse tra loro.
QuestÕanno lÕA.M.A., lÕAssociazione
musicale alberobellese festeggia i 25
anni; il gruppo folkloristico ÒCittˆ
dei TrulliÓ il 75¡ anno di attivitˆ.
> pag 9 - maggio 2003
Sono anniversari importantiÉ
risposte occupazionali a molti giovani.
Certamente. Hanno rappresentato
momenti importanti nella vita della
comunitˆ, non solo nellÕambito artistico e culturale, ma anche come
elementi di aggregazione e stimolo
per la ricerca etno-folklorica. EÕ la
linea seguita dallÕassessore Indiveri
con ÒExperimentaÓ, unÕiniziativa volta
a far conoscere le produzioni artisticomusicali di altri continenti e, allo
stesso tempo, a favorire un interscambio.
Ha un consiglio per lÕattuale sindaco?
A questo proposito, ad Alberobello
cՏ una cultura di e per lÕ
ÒIntellighenziaÓ o si riesce a coinvolgere un pubblico pi allargato ?
LÕintento di questa panoramica sui
sindaci alberobellesi era quello di
fornire un quadro complessivo sullÕevoluzione economica, amministrativa e sociale di Alberobello. Il risultato certo non soddisfa le troppo
ampie prospettive iniziali, ma fornisce
almeno delle indicazioni sommarie
sulla nostra storia recente,  propositivo verso il presente ed auspica un
futuro di crescita. EÕ, a tratti, una
ricetta per il buon amministratore .
Ci˜ che lo anima , per˜, soprattutto
un grande Amore verso il nostro paese,
percepito distintamente nelle parole
di chi, per mesi o per anni, lÕha guidato e rappresentato: un Amore con
la A maiuscola, come Alberobello.
Personalmente penso che esista un
pubblico abbastanza diversificato di
consumatori ma anche di produttori,
probabilmente stimolati da unÕ
ÒintellighenziaÓ. Fruitore  anche il
popolo: il Festival folklorico viene
considerato popolare, ma andrebbe
riscoperto nel suo significato pi profondo.
Il Comune contribuisce a incentivare
il recupero delle radici culturali,
della tradizione ?
Durante la mia Amministrazione fu
realizzata una bellissima iniziativa
che mise in sintonia le istituzioni
scolastiche e lÕente locale: lÕ opuscolo
ÒAlberobello magicaÓ, redatto completamente dai bambini delle scuole
elementari e medie. Si  rivelata la
formula giusta.Ora occorre continuare
su questa strada. Dopo il riconoscimento dellÕ Unesco, Alberobello dovrebbe avviare un seconda fase di
sviluppo, proiettarsi verso una dimensione pi europea, mondiale. A questo
proposito, nella locale scuola superiore
sarebbe opportuno inserire un indirizzo a specializzazione turistica,
accanto a quello preesistente di natura
agricola. Tale corso formerebbe delle
professionalitˆ utilizzabili nellÕintero
territorio pugliese e darebbe cos“ delle
Non sento di doverne dare. Penso che
debba guardarsi attorno con grande
attenzione, umiltˆ, rispettoÉLavorare
per far fare un salto a questa nostra
cittˆ, Òvolare altoÓ :  questo che
lascia una traccia nella storia, le altre
cose passanoÉ
Conclusione
Tatiana Pontrelli
DUE CENTENARI DEL 2003
Cento anni fa nasceva
Donato Giangrande.
Chi riesce a dedicare lo stesso amore per le altrui
persone e per la sua famiglia in ugual grande misura
preserverˆ se stesso dal tempo.
Donato Giangrande nasce a Castellana il 20 ottobre
1903. Figlio di Francesco Giangrande, residente a
Castellana e di Rosa Latorre, oriunda di Fasano.
Francesco Giangrande  un possidente agrario; nel
figlio Donato ritornerˆ sempre lÕamore per il vivere
nella quiete agreste.
Il Dott. Donato Giangrande  il secondo di sette figli.
Nel 1930 si laurea in Medicina e chirurgia presso
lÕUniversitˆ di Bologna e di l“ passa a Napoli dove
ottiene lÕabilitazione alla sua professione.
Fin dai primi anni di professione si distingue in Chirurgia
medica ed in Clinica chirurgica negli ospedali di
Bologna, Conversano, Noci, Bari. NellÕanno 1937
diventa medico nella nostra cittadina.
Qui conosce e, poco dopo, sposa Maria Turi, figlia di
Pietro Turi e Giovanna Boccardi; questÕultima oriunda
di Noci e seconda di quattro figli.
Il dott. Donato Giangrande partecipa, come soldato,
alla Prima Guerra Mondiale e, purtroppo, appartiene
per classe di etˆ a quelli sfortunati che non si sottraggono alla fatica della seconda Guerra Mondiale. Dal
1938 al 1939  capitano-medico presso lÕOspedale
civico di Noci.
Durante la Seconda Guerra Mondiale  capo reparto
negli ospedali militari di Bari e Gioia del Colle. Con
qualche interruzione, per sette anni,  Podestˆ del
Comune di Alberobello; ha 34 anni quando ottiene
questa carica dal Prefetto. Mutatis mutandis e senza
fare revisionismo storico, tutti hanno il ricordo di lui,
in quegli anni bui, di Sindaco e non di Podestˆ. Durante
il suo governo come Podestˆ si preoccuperˆ di dare
alla cittˆ di Alberobello non solo un ruolo di centro
agricolo ma, anche, di cittˆ pittoresca ed unica. Crea
la meravigliosa Fiera di Tori e Torelli. Una vetrina
sullÕallevamento del bestiame non solo paesano, ma,
regionale.
Passano gli anni del Conflitto triste e che rese lÕEuropa
rovinosa. Il dott. Giangrande continua la sua vita
professionale con grande animositˆ e trasporto; non
disdegna lÕimpegno politico. Negli anni cinquanta
prende corpo la Democrazia cristiana a cui si ispira.
Fonda la sezione D.C. di Alberobello (di cui  anche
segretario nella Sezione locale), insieme a Vitantonio
Colucci, che, gli succederˆ come Sindaco. Viene eletto
nel 1956 Sindaco della Capitale dei Trulli. Nel quadriennio 1956-60 le sorti dellÕAmministrazione Comunale
sono rette da una maggioranza D.C. e P.S.D.I., mentre
la minoranza  rappresentata da elementi della Lista
dei Campanili.
Impressionante la sua opera meritoria nella reggenza
delle sorti del nostro Comune. Un vero rollino di
marcia. Dˆ inizio alla costruzione di sette nuove Case
Popolari; costruisce nuovi appartamenti INA-CASA;
prolunga la rete idrica e fognaria; avvia due nuovi
> pag 10 - maggio 2003
lotti di lavori per la costruzione dellÕedificio Scuole
Medie; realizza lÕimpianto di termosifoni presso
lÕIstituto Tecnico Agrario; si affida al prof. Ludovico
Quadroni dellÕIstituto Urbanistico della Facoltˆ di
Architettura di Firenze per la redazione del P.R.G.;
fa sistemare, con bitumazione e rifacimento dei
marciapiedi, buona parte delle strade e delle piazze;
fa progettare lÕestramurale che si collegherˆ alle
provinciali di Monopoli, Noci, Mottola e Locorotondo;
sistema la rete stradale della frazione Coreggia; porta
a compimento la costruzione della palestra di ginnastica delle Scuole Medie; ammoderna e rende efficiente la rete pubblica di illuminazione di Alberobello
e Coreggia, realizza la fontana monumentale in Piazza
Giangirolamo II (ora sostituita da una copia); realizza
il diurno in piazza del Popolo in marmo di Fasano; fa
costruire un caratteristico trulletto di fronte al
Monumento ai Caduti con funzione di rivendita di
giornali.
Le sue pi grandi opere furono, per˜, due: lÕOspedale
e lÕHotel dei Trulli. Per il dott. Giangrande fu il pi
grande cruccio. LÕOspedale viene costruito ed attivato
(il primo lascito lo si deve a Giuseppe Leogrande nel
1926). Lui stesso dona una cifra di 158.000 (nel 1958)
lire per la costruzione dello stesso. Nessuno avrebbe
mai creduto che potesse riuscire in tale impresa.
Riesce a portare in questa struttura i pi grandi medici
della regione, come: il prof. Rocco Mazzoni, grande
internista.
Nel 1960 il Ministro della Pubblica Istruzione Tupini
inaugura il Villaggio Albergo dei Trulli (odierno Hotel
dei Trulli), costruito in parte con i soldi della Cassa
per il Mezzogiorno. EÕ il vero salto di qualitˆ per la
Cento anni fa nasceva
Angelo Antonio Lippolis
La vita
Figura di primo piano nella vita industriale e politica
alberobellese del secondo dopoguerra, Angelo Antonio
Lippolis nacque il 3 Febbraio 1903 a Noci. Figlio di
Luigi, allÕepoca titolare di unÕimpresa conto terzi per
la macinatura del grano, e di Anna Maria Giuseppa
Maggi, che si occup˜ in prima persona dellÕeducazione
dei loro quattro figli, dedic˜ la sua infanzia e la sua
prima giovinezza agli studi. A soli tredici anni si
trasfer“ a Treviglio per frequentare le scuole tecniche
e in seguito, a Lecce, consegu“ il diploma di ragioniere.
Terminati gli studi e iniziata la sua brillante carriera
industriale, il 6 Febbraio 1934, a Mesagne, Angelo
Antonio spos˜ Anna Teresa Cavaliere, che lo rese
padre di Giuseppina Maria Adelaide e Adelaide Maria,
nate entrambe ad Alberobello rispettivamente il 5
Settembre 1935 e il 28 Aprile 1938.
Dopo soli cinque anni di matrimonio, per˜, Angelo
Antonio sub“ la prematura scomparsa della giovane
moglie che il 28 Settembre 1939, a ventinove anni,
mor“ a causa di una grave malattia.
Rimasto vedovo con due figlie, Angelo decise di
risposarsi. Il 21 Aprile del 1941, nel Santuario della
Madonna di Pompei, vennero celebrate le sue seconde
nozze con Stella Turi, moglie e madre eccezionale
che crebbe con profondo amore oltre che le figlie
del marito, anche Luigi, venuto al mondo il 9 Gennaio
1943, Vito, nato il 17 Luglio del 1947 e Angelina che
nacque il 27 Aprile del 1951.
Nel frattempo Angelo Antonio, o Don Angelo, come
iniziarono a chiamarlo in paese, port˜ avanti con
estrema saggezza ed operositˆ anche la sua attivitˆ
industriale. Partecip˜ attivamente allo straordinario
sviluppo del primo molino industriale di Alberobello,
giˆ sorto ad opera del padre Luigi, nel 1905, in
coincidenza con lÕinaugurazione della Ferrovia BariLocorotondo.
Nel 1925, poi, Don Angelo contribu“ alla nascita
dellÕazienda vinicola Lippolis & C. destinata alla
produzione di vini bianchi pregiati della Murgia di
Alberobello.
LÕazienda, al cui sviluppo collaborarono Angelo Antonio
e il fratello Angelo Vito, vide impegnati in prima
persona pure il padre Luigi e il cognato Gian Giuseppe
Sisto che, insieme, fecero si che lÕimpresa crescesse
costantemente nel corso degli anni.
segue da pag. 10
gestione turistica del territorio alberobellese. Si
congeda da Sindaco nel 1960 continuando la sua vita
politica e professionale ai massimi livelli. Fu per lungo
tempo medico dellÕIstituto di Correzione minorile
presso la Casa Rossa. Il dott. Giangrande muore il 14
Gennaio del 1984.
Difficilissimo distinguere il ricordo dellÕaffetto dei
suoi cari, dal ricordo di chi lo ha conosciuto anche per
pochissimo tempo. Ho intervistato il Dott. Giangrande
(figlio del dott. Donato Giangrande) Ð che ringrazio
per la disponibilitˆ e le foto concessemi -, ho notato
la stessa commozione nei suoi occhi e negli occhi del
semplice cittadino che ha conosciuto il dott. Giangrande
padre in vita. Incrociando le parole di molte persone
intervistate ho udito sempre le stesse parole. Onorava
la sua professione come pochi, rispettava il malato
ed il cittadino. Le sue visite a domicilio non erano del
Giangrande medico, ma del Donato amico. Il dott.
Giangrande medico, compagno, consigliere, amico di
lotta politica; sempre col suo sorriso e la sua umanitˆ.
La prova indiretta  data da un fatto. Fece lavorare
nel suo studio privato; il dott. Fiel medico-dentista,
> pag 11 - maggio 2003
allora internato nella Casa Rossa. La storia avrebbe
dovuto rendere nemici viscerali questi due medici.
Non fu cos“. Non solo durante il suo soggiorno forzato
Fiel guadagn˜ la fiducia del dot. Giangrande, ma, a
distanza di anni i due si incontrarono ad Alberobello.
Due amici come lo erano sempre stati.
Vorrei concludere narrando un accaduto che pochi
sanno. Il dott. Giangrande acquist˜ per 30.000 lire un
vecchio mulino, vicino alla vecchia entrata dellÕOspedale; in viale Bari. Questo plesso venne trasformato
in ricovero per anziani indigenti. Fece questo in tempi
in cui non esistevano USL, convenzioni sociali, soldi
da ÒconsumareÓ con gli indigenti. Vi era, in questa
struttura, una suora che accudiva anche gli ammalati.
Un particolare importante. Questa notizia non 
riportata nel fascicolo stampato: Realizzazioni Compiute
nel Quadriennio 1956-60. Da cristiano e politico serio,
fece della sua professione una missione per gli altri.
Lucio Plantone
Nel 1945, nellÕazienda vinicola, della quale cominci˜
ad occuparsi in primo luogo Angelo Antonio, si diede
inizio anche allÕimbottigliamento di vini di origine
pregiata delle colline di Alberobello: bianchi, rossi,
rosati e ottimi vini da dessert quali lÕaleatico, lo
spumante e il tocai, che contribuirono a rendere il
paese celebre, oltre che per le caratteristiche costruzioni a trullo, anche per la bontˆ dei suoi prodotti
tipici.
Gli anni della politica
Subito dopo la seconda guerra mondiale, in seguito
alla costituzione del cosiddetto Comitato di Liberazione, ad Alberobello vennero indette le prime elezioni
amministrative. In quellÕoccasione, il ragioniere Angelo
Antonio Lippolis, esponente del partito della Democrazia del Lavoro, venne nominato sindaco dalla
popolazione e rimase in carica dal 7 Aprile 1946 al
25 Maggio 1952, quando lo sostitu“ il fratello Angelo
Vito che, per cos“ dire, raccolse la sua ereditˆ amministrativa.
Don Angelo fu alla guida dellÕamministrazione comunale in uno dei periodi pi difficili della storia alberobellese. La popolazione, costituita per lo pi da
contadini e braccianti, viveva in condizioni di estrema
povertˆ. Il tasso di disoccupazione era altissimo e,
soprattutto nella stagione invernale, quando il freddo
e la neve impedivano il lavoro nei campi, gli alberobellesi versavano in condizioni di vita difficilissime.
Urgevano, allÕepoca, provvedimenti che offrissero
maggiori possibilitˆ di guadagno alla popolazione e
nuovi posti di lavoro. Grande fu, a questo proposito,
lÕimpegno del neosindaco, che, di fatto, avvi˜ una
serie di lavori pubblici, finalizzati, oltre che a determinare un importante sviluppo del paese, proprio ad
offrire ai cittadini lÕopportunitˆ di provvedere alla
loro sussistenza.
Tra il 1947 e il 1948, quindi, Don Angelo fece ampliare
la Casa Comunale conferendone lÕincarico allÕingegnere
Nicola Princigalli, il quale sovrintese al progetto e
alla realizzazione della sopraelevazione del palazzo.
Successivamente, Don Angelo si occup˜ di riorganizzare
il canalone del Largo ÒFieraÓ per convogliare le acque
piovane ed evitare pericolosi allagamenti.
Nel 1949, tra lÕaltro, provvide anche a far ricollocare
il busto di Domenico Morea sul monumento di Piazza
di Vagno dal quale era stato rimosso durante gli anni
della guerra per lÕutilizzo del bronzo.
In Coreggia, invece, fece costruire le tubature dellÕacquedotto e il nuovo plesso scolastico.
Nel Õ50, Don Angelo si batt affinch anche Alberobello
ricevesse lÕassegnazione dei fondi dellÕIna Casa,
lÕistituto nazionale assicurativo che, in quegli anni,
si occupava di gestire le imposte versate dagli impiegati
pubblici. Grazie alla disponibilitˆ del denaro derivante
da questo intervento, dunque, il sindaco pot organizzare i lavori per la costruzione, in via Monte Grappa
e nei pressi del Trullo Sovrano, di alcuni appartamenti
che vennero destinati ad altrettanti impiegati comunali
ed acquist˜, inoltre, il suolo per altre case popolari
in via Don Francesco Gigante.
Don Angelo, poi, istitu“ la scuola media unica comu> pag 12 - maggio 2003
nale; in qualitˆ di presidente, ebbe una funzione di
primo piano nella gestione della Fondazione Don
Francesco Gigante, allora importante azienda agricola
e di allevamento, e avvi˜ le pratiche per la costruzione
in paese di un campo sportivo del quale se ne approv˜
anche il progetto.
La fondazione della Cassa Rurale ed Artigiana
Una delle opere pi importanti nella vita di Don
Angelo  legata alla fondazione della Cassa Rurale
ed Artigiana della quale fu primo presidente nel 1952.
La banca, la cui prima sede fu in Piazza del Popolo,
dove oggi troviamo i locali della farmacia Indiveri,
rappresenta una di quelle realtˆ che hanno determinato, nel tempo, un decisivo e considerevole sviluppo
del paese. Grazie ai prestiti di tale istituto, infatti,
centinaia di famiglie alberobellesi, pur non possedendo
le somme di denaro necessarie, hanno potuto intraprendere attivitˆ lavorative, provvedere alla costruzione di nuove abitazioni o allÕampliamento di piccole
e grandi imprese, occuparsi dellÕistruzione dei figli;
sono riusciti, insomma, a garantirsi condizioni di vita
migliori e spesso pi che soddisfacenti.
Ancora adesso, peraltro, tale istituto bancario, che
ha appena festeggiato i suoi primi cinquantÕanni,
continua a rappresentare uno dei principali fattori
del progresso economico, sociale e culturale del
nostro paese.
La fine
Don Angelo mor“ il 13 Ottobre 1965, a sessantadue
anni, in seguito allÕaggravarsi delle sue condizioni
fisiche per via di una grave malattia. Da quel momento
 rimasto nel cuore dei tanti che lÕhanno conosciuto
e ammirato per il suo temperamento deciso, la sua
dedizione al lavoro, la sua preparazione culturale.
Per molti  stato un esempio di saggezza, tenacia,
operositˆ. Abilissimo industriale e previdente amministratore ha segnato, senza dubbio, una delle pagine
pi importanti e significative della storia del nostro
paese.
Mariella Santoro
I dati contenuti nel presente articolo sono stati
raccolti grazie alla gentile disponibilitˆ dei familiari,
di Giorgio Cito, autore di una genealogia della famiglia, del professor Gino Angiulli, profondo conoscitore
della storia alberobellese, di Nicola Giuliani, per
diversi anni direttore della Cassa Rurale ed Artigiana.
Particolarmente significative sono state, inoltre, le
informazioni fornite dal maestro Domenico Miccolis
e dal dottor Franco Latartara che hanno avuto modo
entrambi di conoscere Don Angelo negli anni in cui
esercit˜ la sua funzione politica.
1923/2003 - IL MONUMENTO AI CADUTI
UN MOMUMENTO IMPORTANTE E CONTROVERSO COMPIE 80 ANNI
Il 26 luglio del 1896 Antonio Curri deposit˜,
presso il Comune dÕAlberobello, il disegno di un
obelisco, da innalzare per celebrare il primo
centenario della liberazione dal feudalesimo del
centro murgiano.
La scelta di tale progettista non meravigli˜
sicuramente nessuno. A prescindere dalla
popolaritˆ locale di cui godeva ormai da qualche
tempo, la sua opera aveva ormai una risonanza
nazionale. A testimonianza del ruolo e della
notorietˆ raggiunta da tale personaggio tra i suoi
contemporanei, basti dire che il poeta Gabriele
DÕAnnunzio scrisse di lui: Òun architetto che pi
volte ha dimostrato il suo fine senso di arte, la
puritˆ dellÕantica bellezzaÓ (in ÒPagine disperseÓ
raccolte da Alighiero Castelli)
Tutto, nella progettazione di un monumento
dalla forte simbologia e dallÕindubbio impatto
visivo, avrebbe dovuto avere un suo perchŽ. Il
progettista aveva scelto due diversi materiali per
lÕesecuzione del manufatto: il marmo di Carrara
e la pietra locale. Il primo per realizzare lÕintero
blocco del dado, le cornici presenti su questÕultimo
e sullo zoccolo, nonchŽ il plinto e la base attica.
Tale materiale era stato prescelto per la
compattezza e lÕuniformitˆ della grana,
caratteristiche ottime sia per la lavorazione sia
per la resistenza agli agenti atmosferici. Per
lÕobelisco vero e proprio e per lo zoccolo inferiore
Curri aveva pensato di utilizzare la pietra concia
locale, materiale da lui giˆ ampiamente adoperato
e particolarmente amato. Egli riteneva che sia la
forma sia i materiali indicati apparissero idonei
a ricordare ai posteri la solidarietˆ degli uomini
Òche decisero ed ottennero la liberazione del
popoloÓ. Nelle sue intenzioni, infatti, le otto
palme unite tra loro da un nastro, scolpite alla
base dellÕobelisco, avrebbero rappresentato
ÒlÕomaggio che il popolo offre ai liberatoriÓ.
A quanto pare, per˜, i tempi non sono tanto
cambiati. Infatti, a causa di difficoltˆ finanziare
e per nuove disposizioni legislative in materia di
bilanci comunali, si stabil“ di rimandare ad altra
epoca lÕerezione. Il disegno, quindi, rest˜ chiuso
negli archivi e fu ripreso in esame solo nel 1915,
quando si diede il via ad una sottoscrizione per
innalzare lÕopera commemorativa. Il Comune
contribu“ con lÕincasso della vendita annonaria e
giunsero offerte anche dagli emigrati in America,
fino a che, nel 1920, sÕistitu“ un comitato locale,
capeggiato da Pietro Campione. LÕappalto del
lavoro fu dato alla ditta Nitti e Centrone di
Castellana e lÕesecuzione affidata allo scultore
> pag 13 - maggio 2003
barese Giovanni Laricchia.
Innalzato in piazza del Popolo, giˆ piazza della
Vittoria, ed eretto come monumento ai caduti
della prima guerra mondiale, lÕopera fu
solennemente inaugurata il 27 maggio del 1923.
Per capacitarsi dellÕeco che tale evento suscit˜,
basti osservare le immagini fotografiche relative
allÕinaugurazione. La piazza si grem“ di gente.
Tutta lÕarea fu abbellita da festoni e la presenza
di personaggi in uniforme rese lÕevento ancora
pi altisonante. A sottolineare ulteriormente
lÕentitˆ dellÕavvenimento, LÕinaugurazione del
Monumento ai Caduti di Alberobello Ð 27 maggio
1923 divenne oggetto di un estratto del n. 5 del
Corriere dellÕAdriatico del 24 giugno 1923.
Le consuete polemiche seguirono lÕevento. Il
progetto originario, a detta dellÕingegnere Sylos
di Bari, era stato Òindegnamente travisatoÓ e si
era fatto Òscempio di una vera opera dÕarte,
arbitrario e ingiustificatoÓ. Non solo lÕaltezza
complessiva risultava inferiore rispetto a quella
prevista, ma il materiale prescelto, la pietra di
Trani, i particolari scultorei realizzati in bronzo,
e quelli decorativi non rispettavano la
progettazione originaria. Anche su questa, per˜
vi sono perplessitˆ. Infatti, Il disegno del Progetto
del monumento che ricorda ai posteri la liberazione
del popolo alberobellese dalla schiavit dei conti,
oggi conservato presso lÕArchivio G. F. Cito,
firmato e datato, non corrisponde a quello
riportato, come originale, nella pubblicazione di
L. Sylos, Collaudazione finale del Monumento in
onore ai Cittadini caduti in guerra, del 1926.
Ma alla gente molto probabilmente tali diatribe
non interessarono. La popolazione si limit˜ ad
ammirare unÕaltra opera che abbelliva
ulteriormente un centro dalle umili origini e che
aveva in sŽ unÕestrema voglia di riscatto.
Nel corso degli anni i prospetti dei palazzi che
MONS. LUIGI BETTAZZI
PERSONAGGIO DELLÕANNO
La scelta di individuare mons. Luigi Bettazzi
come personaggio dellÕanno appare motivata
principalmente da quello che egli ha rappresentato per il nostro paese negli ultimi mesi
ma anche dal modo in cui tutti gli alberobellesi
lo hanno accolto durante la sua ultima venuta.
Mi riferisco in particolare allÕesperienza degli
Esercizi Spirituali rivolti a tutta la cittadinanza,
unÕesperienza nuova per il nostro paese che
i tre parroci hanno voluto affidare a un personaggio di primo piano del panorama ecclesiastico nazionale.
Mons. Luigi Bettazzi  nato a Treviso ottanta
anni fa, viene ordinato sacerdote a Bologna
nel 1946; laureato in Sacra Teologia alla
Pontificia Universitˆ Gregoriana di Roma e in
Filosofia allÕUniversitˆ di Bologna. Nominato
vescovo nel 1963, ha partecipato al Concilio
Vaticano II accanto allÕarcivescovo di Bologna
mons. Lercaro. Dal 1966 fino a qualche anno
fa, ha retto la sede Vescovile di Ivrea. Egli 
divenuto molto noto negli anni settanta grazie
soprattutto alle sue coraggiose prese di posizione su alcune delle pi scottanti problematiche sociali presenti in quel periodo come il
diritto alla vita, lÕabolizione della pena di
morte, la pace e il disarmo, lo sfruttamento
minorile, i diritti degli omosessuali e il dialogo
tra credenti e non credenti.
EÕ stato per vari anni presidente di Pax Christi
italiana e successivamente di Pax Christi
internazionale. Gran parte del ministero di
mons. Bettazzi, da quando  Òandato in
pensioneÓ da vescovo di Ivrea, si svolge in
incontri, conferenze e interviste che lo interpellano come testimone autorevole dellÕevento conciliare e come portatore di una voce
forte e instancabile a difesa della solidarietˆ
e della pace. Sono stati proprio questi i temi
sui quali pi volte mons. Bettazzi si  soffermato nelle iniziative tenute ad Alberobello
nellÕultima settimana di Marzo. Egli ha voluto
indicare la solidarietˆ come il filo conduttore
dellÕimpegno di un cattolico in politica; in un
periodo ricco di contraddizioni e confusione
ci si deve porre un obiettivo comune, quello
di voler costruire una societˆ e uno sviluppo
fondati sulla solidarietˆ.
Il tema della pace  risuonato pi volte nei
suoi discorsi, nei suoi interventi e nelle numerose interviste che ha rilasciato a vari
organi di stampa in quei giorni. Erano quelli
i giorni immediatamente precedenti allÕattacco americano dellÕIraq e mons. Bettazzi non
si  stancato di invocare la pace. Egli ha
insistito spesso sull'impegno in favore della
pace e del dialogo tra i popoli (tema caro a
segue da pag. 13
si affacciano sulla piazza sono cambiati, i trulli
sono stati demoliti, ma nonostante ci˜ ancora
oggi lÕobelisco svettante domina lÕintera area.
La gente lo guarda distrattamente, dandolo per
scontato e senza attribuirgli alcun valore artistico.
Solo i turisti si soffermano sulle tre lapidi di
marmo su cui sono elencati i nomi dei caduti, e
> pag 14 - maggio 2003
sulla quarta sulla quale sono incise le parole del
sindaco Campione. Ma anche questo fa parte
della nostra storia. Del resto, ci sono voluti i
forestieri per farci capire, dopo anni, il valore
del nostro centro storico. O no?
Tommaso Galiani
DON GIACOMO DONNALOJA
UN UOMO PREZIOSO DI QUESTA CITTAÕ
Tutti ricordiamo, come se fosse ieri, il 30
giugno dello scorso anno quando abbiamo
ricevuto la notizia: don Giacomo ci ha lasciati!
Un distacco duro per tutti ad Alberobello, ma
ancor pi per la nostra comunitˆ guanelliana.
Prima di essere parroco nella parrocchia di
Sant'Antonio che tanto amava, don Giacomo
era guanelliano. Superiore di una comunitˆ
giovane come la nostra che ha sentito la sua
mancanza. Per me, per Enzo, per Fabio, per
Domenico Ž stato come venire a perdere un
padre, un fratello maggiore, in confidente
amico che non perdeva mai la pazienza ed
era sempre pronto a capirti e scusarti con i
suoi sorrisi.
Giacomo era nato nel 1920, il 28 Gennaio,
da Giovanni Donnaloja e Luchina De Carolis;
fu portato al fonte battesimale di San Giovanni
segue da pag. 14
Bettazzi negli anni in cui  stato presidente
di Pax Christi) ed ha ribadito l'importanza di
un'educazione e una pratica della non violenza,
anche spirituale. Mons. Bettazzi ha fatto dei
diretti riferimenti alla situazione internazionale
e ha auspicato un rafforzamento dell'Onu e
un maggiore rispetto del diritto internazionale
ancor pi oggi in un contesto in cui sta esplodendo quel conflitto fra i popoli (i pochi ricchi
contro i numerosi sottosviluppati), che qualcuno vorrebbe trasformare in una guerra di
civiltˆ e di religione. Egli pi volte ha ribadito
che ritiene sempre pi urgente e necessario
per i cristiani impegnarsi in favore di una
globalizzazione solidale e nella concreta realizzazione di una pace giusta.
Mons. Bettazzi, che era giˆ stato per due volte
ad Alberobello qualche anno fa, invitato in
quelle occasioni dalla Parrocchia SantÕAntonio,
ha portato avanti con grandissimo impegno e
notevole capacitˆ la faticosa esperienza degli
Esercizi Spirituali e non si  sottratto alle altre
numerose iniziative che abbiamo voluto organizzare in quei giorni, quasi per ÒsfruttareÓ a
pieno la sua presenza tra noi.
E gli alberobellesi lo hanno seguito! La partecipazione alle varie iniziative e manifestazioni
 andata crescendo giorno dopo giorno e ha
toccato lÕapice con la Via Crucis per le vie
> pag 15 - maggio 2003
cittadine con i pensieri di don Tonino Bello
che ha chiuso la settimana degli Esercizi.
Certamente mons. Bettazzi grazie alla sua
preparazione e al suo alto spessore morale e
spirituale ma anche grazie alla sua innata
simpatia e umiltˆ ha saputo entrare nei cuori
degli alberobellesi, ha saputo parlare a tutti
e ha saputo farsi ascoltare. Ha saputo parlare
ai giovani e agli anziani, ai credenti e ai non
credenti.
Alberobello ha saputo riconoscere in lui un
vero testimone di quella fede che  pi vicina
agli ultimi, agli oppressi e agli emarginati.
Alberobello ha visto in lui il pastore coraggioso
che prende posizioni su tutti i problemi pi
complessi presenti nella nostra societˆ e che
non cerca mai la via pi comoda a scapito
della veritˆ e della giustizia.
Voglio affidare la conclusione di questo mio
articolo allo stesso mons. Bettazzi riportando
una sua breve citazione che, secondo me,
condensa il suo impegno e il suo messaggio
profetico: ÓLa Chiesa  chiamata a difendere
i poveri, a denunciare chi li opprime, a farsi,
in tempo di crescente globalizzazione, profezia
e sostegno della promozione dei poveri, a
compromettersi per una globalizzazione
solidaleÓ.
Gianvito Ricci
Battista in Fasano quindici giorni dopo, mentre
il 4 Marzo del 1926 avrebbe ricevuto Comunione
e Cresima, a sei anni come allora era uso.
Infanzia pressocch comune in una famiglia
di lavoratori religiosissima, tra i cui membri
anche qualche parente prete o religioso, che
certamente costituirono una delle molle per
indirizzarlo alla scelta sacerdotale.
Il suo primo passo fra i guanelliani fu a
Fasano in quellÕIstituto che don Sante Perna
fond˜ e poi affid˜ ai figli di don Guanella negli
anni Õ30. L“ entro come postulante fino a
quando part“ per il Piemonte, dove avrebbe
compiuto gli studi ginnasiali; poi sul lago
Maggiore, a Barza, dove emise i suoi voti
religiosi il 12 Settembre 1943, giorno fatidico
dellÕArmistizio; nella stessa Barza continu˜ gli
studi di liceo e filosofia. A Chiavenna in Valtellina, terra del Fondatore don Guanella, fu
inviato per lÕultima tappa prima del sacerdozio,
che arrivo il 26 Giugno 1949.
A Chiavenna lavor˜ fra i ragazzi, che furono
il suo primo campo di apostolato, per quasi
quarantÕanni. Sarebbe interessante ripercorrere
lÕitinerario di don Giacomo educatore attraverso le preziose agendine-diario che egli
custod“ per anni con date, nomi, fatti annotati,
segno di uno stile di estrema vicinanza educativa. Dopo Chiavenna, percorse lÕItalia in molti
centri, sempre fra i ragazzi, come educatore
o come prefetto Ðche era il ruolo pi importante
dei nostri convitti- tanto da essere ormai noto
fra i guanelliani come il ÔPrefettoneÕ: da Amalfi
pass˜ a Milano, poi a Roma, quindi a Como, a
Ceglie Messapica e poi a Bari. La giornata era
tutta piena dei suoi ragazzi: sport, studio,
gite; soprattutto la vita del cortile, la Messa
quotidiana, il pensierino della buona notte,
tradizionale nelle case di don Guanella.
Era maturo quando arriv˜ ad Alberobello:
diceva sempre, sono nato come il Papa, nel
1920 e come il Papa sono diventato pastore,
nel 1978! Non fu facile accettare la Parrocchia,
per lui; anzitutto non si sentiva pronto, poi si
trattava di una parrocchia giovane, con soli
25 anni di vita e ancora tanti problemi di
impostazione. Poi la gente era rattristata dalla
partenza di don Anselmo, che aveva fatto
breccia nel cuore degli alberobellesi per il suo
stile bonario, disponibile, popolare.
> pag 16 - maggio 2003
Ma mai scelta fu pi indovinata, perchŽ
Alberobello diede a Giacomo la possibilitˆ di
tirare fuori la parte migliore delle sue risorse
umane e spirituali.
Intanto lÕuomo, perchŽ don Giacomo era
proprio una persona riuscita, serena, disinvolta,
stabile. Era anche furbo, intuitivo e deciso;
non prendeva molte decisioni, ma una volta
prese raramente tornava indietro. Esprimeva
una cultura di base vasta, varia quasi enciclopedica, raccolta con gusto e citata con passione. Non cÕera campo artistico o culturale che
non lo interessasse. Era pieno di difetti amabilissimi, distrazioni da orologio proverbiali,
ma perchŽ sembrava viaggiare con un suo
orologio interiore.
Come sacerdote era un uomo fidato, scrupoloso, di grande interioritˆ, aperto alle formule nuove ma amante della tradizione popolare da cui proveniva. Puntava tutto sul dialogo
con le persone: mai una volta in tutti gli anni
di Alberobello, trascur˜ la visita periodica agli
ammalati e la benedizione delle case annuale.
Inseguiva i suoi parrocchiani con cartoline,
biglietti, regalini simbolici per compleanni,
onomastici, ricorrenze varie. Conosceva i suoi
parrocchiani per nome, tutti, proprio tutti.
Sapeva parlare e farsi ascoltare; amava molto
confessare ed erano tanti, anche da fuori
parrocchia e fuori Alberobello a tempestarlo
di visite e chiamate: anche questo deve averlo
mantenuto giovanile e aperto. Sorrideva sulla
figura di parroco seduto in ufficio ad aspettare
chissˆ chi; lui preferiva lasciare sulla porta i
suoi cartelli eÉnon farsi trovare quasi mai.
Meglio farsi incontrare per strada o andare in
casa.
Di grande spiritualitˆ, aveva il suo breviario
tutto segnato di scritte e pensierini che gli
venivano mentre pregava; Rosario a tutte le
ore, lunghi tempi di preghiera, soprattutto
passeggiando.
Con lÕautunno del 2001, subito dopo la
Festa di San Francesco ci allarm˜; si disse un
poÕ di tutto sulla sua situazione clinica, allÕinizio non ben chiara. Ma poi le indagini radiografiche dissero il vero e fu un dolore per tutti.
Cos“ Giacomo andava incontro alla chiusura
della sua esistenza in cui incontr˜ ancora i
suoi volti pi cari di famiglia, di parrocchia,
50anni DELLA ÒBANCAÓ DI ALBEROBELLO
Si sono conclusi da poco tempo, nel paese,
i festeggiamenti in onore dei cinquantÕanni
della Banca di Credito Cooperativo, lÕex Cassa
Rurale ed Artigiana, sorta ad opera di ben
settantacinque soci fondatori il 15 Novembre
1952. AllÕepoca, ad Alberobello, esisteva giˆ
unÕaltra realtˆ per certi versi simile: nel 1927,
infatti, era stato attivato, per iniziativa
dellÕinsegnante Letizia Sisto, il primo recapito
del Banco di Napoli, trasformato in agenzia nel
1945.
A differenza del Banco di Napoli, per˜, la
Cassa Rurale ed Artigiana rappresent˜ fin
dallÕinizio per il paese un fatto nuovo: si tratt˜,
infatti, del primo ed unico istituto bancario
locale. Promotore della sua nascita fu Angelo
Tauro, un impiegato della Banca di Roma, che
si impegn˜ a raccogliere le adesioni dei soci
dando inizio ai mesi di infaticabile lavoro che
condussero al fatidico atto del notaio
Giangrande.
Il primo presidente, Angelo Antonio Lippolis,
rimase alla guida della Cassa Rurale ed Artigiana
fino alla morte, che lo colse il 13 Ottobre 1965.
In seguito, la presidenza venne
temporaneamente affidata ad Oronzo Sisto al
quale, dopo pochi mesi, il 27 Marzo 1966,
subentr˜ Vito Lippolis, fratello di Angelo
Antonio. Successivamente, a partire dal 28
Aprile 1970, fu la volta di Oronzo Sisto. Durante
gli anni in cui Sisto fu presidente, la sede della
Cassa Rurale ed Artigiana, situata in Piazza del
Popolo (negli stessi locali dove oggi si trova la
Farmacia Indiveri) venne restaurata, dunque,
gli uffici si trasferirono temporaneamente in
Via Cesare Battisti.
Nel marzo 1983 venne acquistata la sede
in Via Vittime del Fascismo n. 8. I locali in
Piazza del Popolo divennero dapprima Archivio
Storico, poi vennero venduti al Dottor Indiveri.
Nel frattempo la banca proseguiva la sua
progressiva ed incessante crescita. Nel 1984
venne aperta una filiale in Coreggia, nel 1990,
invece, a Noci.
Il 25 Aprile 1992 divenne presidente Vito
Consoli. Nel 1993, la Cassa Rurale ed Artigiana
continu˜ ad espandersi con lÕapertura di unÕaltra
filiale a Martina Franca, alla quale segu“ quella
di Mottola nel 1997, e quella di Ceglie Messapica
nel 2001.
Il 2001 fu anche lÕanno in cui venne reso
operativo il centro direzionale di Viale Bari:
lÕattuale sede della direzione, della presidenza
e della segreteria.
Il 29 Dicembre 2001, inoltre, venne
approvato il progetto di fusione con la Banca
di Credito Cooperativo di Sammichele di Bari
giˆ in possesso, del resto, di due filiali a Turi
e a Pisticci.
Nel Luglio 2002, infine, si inaugur˜ lÕagenzia
segue da pag. 16
di paese, di congregazione.
Il suo non  stato un funerale comune, ma
lÕincontro di tanta gente che si era sentita
proprio considerata e benvoluta, e che si
congedava da un santo sacerdote.
In chiusura mi piace ricordare lÕespressione
con cui si rivolse al Vescovo e alla sua comunitˆ
> pag 17 - maggio 2003
il 27 Settembre del 2000, quando lasciava il
suo ufficio di parroco: ÒPosso considerarmi un
uomo fortunato. Dalla vita e quindi da Dio e
dagli uomini, ho ottenuto tanto. Alle volte
pi di quanto meritavo, al di lˆ di ogni
speranzaÓ.
don Beppe
50anni DI PRESENZA GUANELLIANA
NellÕinverno del 1952 frequentavo la quarta
elementare e fra noi ragazzi si cominci˜ a
diffondere la notizia che ad Alberobello erano
arrivati i ÒfratiÓ. Questa parola mi suonava
nuova, non ne avevo mai visto uno da vicino,
anche se avevo sentito parlare di conventi, di
San Francesco, sul quale avevamo letto qualche
brano dei ÒFiorettiÓ, ma il tutto era qualcosa
di lontano. Un gruppetto di ragazzi pi per
curiositˆ che per interesse religioso cominciammo ad avvicinarci da tanto in tanto Òa
SantÕAntonioÓ e conoscemmo un uomo simpatico, arzillo e arguto, che di solito indossava
su vestiti normali uno spolverino nero che la
maggior parte delle volte era impolverato.
Non aveva nulla di quel termine ÒfrateÓ,
almeno come lo avevo immaginato nella mia
fantasia, ma era sempre indaffarato a dialogare
con operai, muratori e carrettieri. Era Don
Pietro Serva, il primo guanelliano che ho
conosciuto. Cominci˜ cos“ la presenza guanelliana ad Alberobello.
Molti ragazzetti di allora siamo cresciuti
con i vari sacerdoti che sono passati dal nostro
paese e ciascuno ha lasciato in ognuno di noi
e nella nostra comunitˆ un segno della sua
personalitˆ ma soprattutto lÕimpronta del
carisma guanelliano: la voglia di operare per
gli altri, la serena fiducia nella Provvidenza,
il grande amore verso lÕEucarestia.
Ci˜ che a mio avviso ha caratterizzato i
cinquantÕanni di impegno pastorale dei sacerdoti guanelliani nella parrocchia di SantÕAntonio
 stata la costante presenza di gruppi giovanili.
Tante generazioni di giovani si sono formate
alla scuola del Beato Luigi Guanella.
Ripenso agli anni dellÕavvio entusiasmante
con don Vincenzo Altieri, alla pacata e serena
guida di don Emidio Di Nicola. Fra le tante
iniziative con lui cominciammo a pubblicare
il primo giornale locale ÒLÕeco dei trulliÓ,
strumento di diffusione delle nostre idee
giovanili ma anche esigenza di guardare al
territorio, tanto che dopo alcuni anni divenne
ÒLÕeco di AlberobelloÓ.
Nello stesso periodo ci sbalordiva e ci
entusiasmava la fede, la forza e la carica
umana di un prete che era stato contadino
fino a ventisette anni e poi aveva iniziato a
studiare per realizzare il suo sogno di diventare
sacerdote. Era per noi giovani un esempio da
imitare. Egli ci incoraggiava e ci diceva Òse si
vuole, nella vita si pu˜ realizzare tutto quello
che si desidera; basta crederciÓ.
Don Giuseppe Bellanova si trasformava in
giocoliere, in confessore attento, in guida
spirituale pur di avvicinare i ragazzi a Cristo.
Seguirono gli anni di don Alberino DÕAlfonso
e di don Antonio Passone, che a noi apparvero
un poÕ diffidenti verso il nostro modo di essere,
ma ben presto si entusiasmarono e come tutti
lasciarono un pezzetto del loro cuore ad
Alberobello. Segu“ don Anselmo Gandossini,
un settentrionale, ma che tutti sentivamo
segue da pag. 17
di cittˆ, ovvero, il decimo sportello.
La Banca di Credito Cooperativo, insomma,
che attualmente conta 77 dipendenti, ha
contribuito nel tempo, a trasformare quello
che una volta era un paese povero di ricchezze
e di aspettative in un importante centro in
> pag 18 - maggio 2003
continua espansione. Alberobello, dunque,
deve proprio a questa importante realtˆ e a
tutti coloro che hanno partecipato al suo
progresso parte dei successi conseguiti nellÕarco
della sua storia.
Mariella Santoro
NOTIZIE E STATISTICHE DI ANAGRAFE
La stato sociale di una comunitˆ si misura
anche attraverso lÕassetto demografico che
stabilisce le capacitˆ esistenziali e produttive,
qualificandone il territorio. La capitale dei
trulli, cos“ come ormai  pi notoriamente
identificata la nostra Alberobello,  uno dei
pi piccoli centri urbani della Regione, certamente il pi piccolo del comprensorio dei trulli,
grotte e mare. Questa mancata crescita territoriale non ha consentito uno sviluppo demografico che sino a qualche lustro fa non superava
le diecimila anime. Questo dato amministrativo
non ci consentiva di usufruire di diversi vantaggi
economici statali (oggi del tutto sospesi), per
cui lÕappellativo di cenerentola era del tutto
giustificato. Oggi, ma giˆ da un ventennio,
abbiamo superato la fatidica soglia, attestandoci
intorno ai quasi undicimila, ma ormai questo
dato non ha pi valenza di parametro, per cui
resta un puro e semplice dato statistico. Prima
di addentrarci nella lettura dei ÒnumeriÓ si
deve ricordare che questa cittadina non ha mai
avuto una vocazione imprenditoriale, per cui
le famose zone industriali o artigianali non
hanno preso il sopravvento. Il settore agricolo,
che sin dalla nascita della cittˆ ha rappresentato
lÕattivitˆ predominante del territorio,  andato
pian piano scemando, per le famose fughe dai
campi che hanno caratterizzato gli anni sessan-
ta. Cos“ Alberobello si  ritrovata a gestire
soltanto il settore turistico, grazie ai suoi famosi
trulli che sette anni fa le hanno permesso di
entrare nella lista mondiale dellÕUnesco. Gli
effetti positivi di questo riconoscimento si
notano attraverso le presenze straniere che
quotidianamente si registrano. Certo, si pu˜
fare molto di pi, se  vero come  vero che
questo settore dovrebbe rappresentare il volano
dellÕeconomia locale, per cui  necessario
creare un coordinamento che lo gestisca al
meglio.
I dati demografici, ricavati dallÕufficio
anagrafe del Comune, che ringraziamo per la
cortese collaborazione, rilevano una presenza
di 10907 abitanti al 31.12.2002, contro i 10926
segue da pag. 18
come uno di noi. La sua bonarietˆ e la sua
serena fiducia nella Provvidenza, come buon
figlio di don Guanella, diffondevano intorno
amicizia e simpatia. La presenza di giovani
sacerdoti in istituto consent“ di rafforzare
lÕentusiasmo sportivo dei gruppi giovanili
parrocchiali con la partecipazione ai tornei
cittadini. Lo sport vissuto come mezzo di
socializzazione e di crescita umana e spirituale.
Giunse, poi, tra noi Don Giacomo Donnaloja, che nei venticinque anni di permanenza
ha stabilizzato e rafforzato quanto era stato
avviato dai confratelli. La sua cultura, la sua
fede, la sua capacitˆ di entrare in empatia
con la gente hanno reso la nostra comunitˆ
una grande famiglia, della quale egli si sentiva
padre e fratello. Ci ha lasciato una infinitˆ di
> pag 19 - maggio 2003
insegnamenti che si possono racchiudere nellÕabbandono fiducioso alla materna protezione
della Madonna come guida sicura verso Cristo.
ÒDio non toglie una gioia ai suoi figli se non
per darne una pi grandeÓ amava dire citando
il Manzoni; ed anche la sua sofferenza finale
 stata vissuta coerentemente in questa visione
dellÕesistenza umana.
La storia di oggi  sotto gli occhi di tutti,
Don Fabio e don Beppe hanno ereditato un
grande patrimonio spirituale e nella loro esplosiva dinamicitˆ sentono il peso, lÕimpegno e
la responsabilitˆ di rafforzare e di valorizzare
quanto cՏ e rispondere alle nuove emergenze
che la complessa societˆ odierna pone ogni
giorno. Ad maiora.
Nardino Ricci
che erano quelli registrati al 31.12.2001. Un
decremento, anche se lieve, che comunque la
dice lunga sulle premesse che abbiamo fatto
prima. Infatti questo dato viene influenzato
oltre che dalle nascite e dalle morti, anche
dalle immigrazioni ed emigrazioni. Proprio
grazie a questÕultimo fenomeno abbiamo mantenuto le posizioni.
Come si pu˜ notare dai prospetti riportati
a parte, i maschi sono inferiori alle femmine
di diverse unitˆ, a ulteriore riprova dello strapotere del sesso debole che tanto debole non
 pi. I dati dei due anni messi a confronto
registrano lo stesso numero di nati, mentre
una lieve variazione in pi si riscontra nelle
morti del 2002 rispetto a quelle del 2001. Le
previsioni per questÕanno sono molto pi catastrofiche perchŽ purtroppo si sta registrando
un aumento delle morti rispetto agli altri anni.
Tanti nostri cari ci stanno lasciando per raggiungere la casa del Signore e non si prevede,
come contropartita, un incremento delle nascite, per cui certamente si registrerˆ una
ulteriore regressione.
I matrimoni celebrati nel 2002 sono stati
67 (60 religiosi e 7 civili), contro i 70 dellÕanno
precedente (67 religiosi e 3 civili).
Dalla disamina fatta, per fasce di etˆ si
evidenzia che la popolazione di Alberobello 
piuttosto giovane. Infatti su 10907 cittadini
appena 1604 superano i settantÕanni, costituendone il 14,70%. Di contro, sempre dai dati 2002,
si rileva che 2179 (pari al 20%) sono in etˆ
scolare. Il dato pi rilevante, comunque, 
costituito dai 20/30enni con 1595 presenze,
una fascia di etˆ che pur ancora giovane comprende ragazze e ragazzi in piena maturitˆ che
costituiranno fra non molto il fulcro della cittˆ,
sul quale impiantare il sistema sociale ed
economico della cittˆ, molto vogliosa di consolidare il suo ruolo di leadership fra i centri
nazionali di maggior rilievo mondiale.
Domenico Giliberti
DATI DELLA POPOLAZIONE DEL COMUNE DI ALBEROBELLO
Dati anagrafici
al 31.12.2001
al 31.12.2002
Abitanti
10926
10907
maschi
5324
5315
femmine
5602
5592
nascite
105
105
morti
86
98
matrimoni religiosi
67
60
matrimoni civili
3
7
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE PER FASCIA DI ETAÕ
fascia
di etˆ
Maschi
anno 2001
Maschi
anno 2002
Femmine
anno 2001
Femmine
anno 2002
Totale
anno 2001
Totale
anno 2002
0 - 10
11 - 20
21 - 30
31 - 40
41 - 50
51 - 60
61 - 70
71 - 80
81 - 90
91 - 100
91 - 100
oltre 100
512
657
833
780
732
670
498
449
165
28
5324
520
627
828
773
749
655
506
455
166
36
5315
469
594
767
815
776
661
590
608
272
60
5602
466
566
767
811
767
676
592
607
288
51
1
-
981
1251
1600
1595
1508
1331
1088
1057
437
78
10926
986
1193
1595
1584
1516
1331
1098
1062
454
87
1
10907
> pag 20 - maggio 2003
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opuscolo free 5 - Parrocchia Sant`Antonio