Da circa un anno alla presidenza
della Fratres, abbiamo chiesto al prof.
Domenico Paradiso di tracciare un
bilancio di questa esperienza e delle
attività svolte.
Onestamente, credo che i risultati siano
inferiori alle aspettative iniziali. Quando
il nuovo direttivo, di cui sono a capo,
si è insediato, c’era un forte spirito di
collaborazione, simile peraltro a quello
che animava all’inizio il precedente
gruppo dirigente, ma poi qualcuno si è
progressivamente defilato e a svolgere
le varie attività sociali sono rimaste
le solite, poche persone. Il che non ha
impedito, tuttavia, la realizzazione delle
iniziative messe in cantiere: un convegno
sulle differenze regionali riguardanti la
donazione del sangue in Italia (febbraio
2005), un altro sull’utilizzo delle cellule
staminali a fini terapeutici (giugno,
pochi giorni prima del referendum
sull’abrogazione di alcuni articoli
della discussa legge 40), una raccolta
di sangue straordinaria nel mese di
giugno, a mezzo di un’autoemoteca del
Policlinico di Bari, la partecipazione ad
alcune manifestazioni cittadine, tra cui
“Gioie del Mediterraneo” (settembre),
Intervista a Domenico Paradiso, presidente della Fratres di Gioia
Dona sangue,
regala un sorriso
e l’organizzazione della tradizionale
festa del donatore – nel corso della quale
sono stati premiati, per la prima volta,
i soci più meritevoli (dicembre) –; oltre,
ovviamente, agli impegni istituzionali,
che consistono nella preparazione delle
due giornate festive per la raccolta
del sangue all’ospedale “Paradiso”
di Gioia, e nell’accompagnamento,
con cadenza quasi settimanale, dei
donatori a Putignano, presso il centro
trasfusionale del nosocomio “Santa
Maria degli Angeli”, cui fa riferimento
la nostra sezione. Quest’ultimo compito,
in particolare, è il più oneroso, sia sotto
l’aspetto economico che organizzativo,
ma viene svolto con encomiabile impegno
da pochi soci volenterosi. Se si potesse
disporre di un centro trasfusionale presso
l’ospedale cittadino, sarebbe tutto più
semplice ed aumenterebbe decisamente
Il vetro: fragile,
ma duro a morire
Vi siete mai chiesti, guardando un pezzo di vetro, quante
volte è stato riciclato? Quante volte si è “reincarnato”
una volta “nato” dalla fusione delle materie prime?
Il vetro con cui abbiamo a che fare quotidianamente è
trasparente, relativamente duro, pressoché inerte dal
punto di vista chimico e biologico, e fragile. Tuttavia,
a dispetto della sua fragilità meccanica, esso possiede
una virtù eccezionale: è “immortale”… o quasi. La sua
“immortalità” sta nel poter essere rifuso innumerevoli
volte senza perdere le sue caratteristiche e senza
produrre scarti di produzione. Andando indietro nel
tempo, ci si rende conto che i nostri antenati capirono
subito che il vetro si poteva riciclare (anzi, si doveva)
e che quindi possedeva un valore economico come
materia prima seconda.
Sin dalle sue origini in Mesopotamia ed Egitto, nel III
millennio a.C., ai nostri giorni il ciclo di produzione
del vetro ha sempre richiesto un’elevata conoscenza
tecnologica. Infatti, la scelta delle giuste materie prime,
il controllo del fuoco e delle varie fasi produttive
costituivano un’importante sfida tecnologica nell’era
preindustriale. Con l’invenzione della soffiatura nel
I secolo d.C. il vetro diventò un prodotto di massa.
Questa nuova tecnica di produzione spinse molti
vetrai orientali a migrare verso l’Europa occidentale
e a dar vita ad un sistema di produzione complesso
che prevedeva vetrerie primarie, che producevano
ed esportavano vetro grezzo, e vetrerie secondarie,
che lo rifondevano e lo modellavano. Il sistema di
vetrerie primarie e secondarie durò fino al IX secolo
d.C., periodo in cui, a causa di una penuria di materie
prime in Medio Oriente, i vetrai in Europa e nei paesi
del Mediterraneo cercarono soluzioni alternative. È
proprio con la dimensione industriale che assume la
produzione vetraria in questo periodo, che si assiste
ad una pratica sistematica e organizzata del riciclaggio
del vetro. Unitamente alle navi che trasportavano vetro
grezzo in giro per il Mediterraneo ci fu un commercio
il numero delle donazioni, ma questo
non è un risultato raggiungibile in tempi
brevi.
Cosa si potrebbe progettare per meglio
diffondere la cultura della donazione e
quali iniziative sono in cantiere?
La più importante iniziativa su cui ci
stiamo concentrando al momento è un
grande moto-raduno che si terrà a Gioia
il prossimo 2 giugno. In quella occasione,
come già successo in altri centri gli anni
scorsi, la Fratres allestirà un centro
di raccolta del sangue con l’ausilio di
una o forse due auto-emoteche, dato
che i “guzzisti” – così si chiamano gli
appassionati delle moto Guzzi che si
incontreranno nel nostro comune – sono
anche dei generosi donatori di sangue.
L’appuntamento è davvero propizio
e colgo l’occasione per diffondere
un appello a quanti, soprattutto gli
parallelo di rottami di vetro da riciclare. Sappiamo,
attraverso i ritrovamenti nei relitti, che il vetro faceva
parte dell’equipaggiamento di bordo, ma anche del
carico utile per commerciare, sin dall’epoca micenea.
Il relitto più antico (XIV sec. a.C.) in cui sono stati
rinvenuti lingotti di vetro grezzo è quello di Ulun
Burun, sulle coste della Turchia meridionale, ma molti
altri naufragi ci raccontano delle rotte del vetro nel
Mediterraneo. Prova ne è il ritrovamento nel 1986 della
nave Julia Felix al largo delle coste di Grado (Trieste).
Questa nave da carico, inabissatasi nella prima metà
Fase di lavorazione del vetro artistico a Murano
del II secolo d.C., trasportava, oltre a circa 560 anfore
per trasporto alimentare, una botte piena di rottami di
vetro da riciclare. La nave era diretta ad Aquileia, uno
dei principali centri di produzione del vetro della Roma
imperiale. Un ulteriore esempio è il relitto dell’XI secolo
d.C. recuperato sulle coste della Turchia (Serçe Limani),
che trasportava ben due tonnellate di vetro grezzo e una
di rottami di vetro dalla Siria verso l’Adriatico. Come
ultima testimonianza, cito il rinvenimento nel 1980, sul
fondo marino antistante Venezia (Bocca di Malamocco),
di un relitto del XVI secolo d.C. che per il suo ingente
carico di blocchi di vetro grezzo è stato definito appunto
“Relitto del Vetro”.
Tali evidenze archeologiche dimostrano che il riciclaggio
imprenditori, possono darci una mano,
approfittando magari del raduno per
farsi pure un po’ di pubblicità. Stiamo
inoltre organizzando un incontro con
i ragazzi delle parrocchie, poiché il
coinvolgimento delle generazioni più
giovani costituisce un insostituibile
e s p e d i e n t e p e r i n c re m e n t a re l e
donazioni, in modo costante e per un
lungo periodo.
Un consiglio ad un possibile donatore
non ancora convinto?
Non di rado noi della Fratres ci
imbattiamo in persone, anche non
alla prima donazione, timorose di
donare perché spaventate da dicerie
infondate o da remore irrazionali. Da
anni distribuiamo materale informativo
di vario tipo, opuscoli e depliant, ma
evidentemente non basta. Il consiglio
che mi sento di dare è di venire almeno
a trovarci: vi faremo parlare con medici
e infermieri, i quali possono fornire
preziose delucidazioni e chiarire tanti
dubbi. La paura, come al solito, nasce
dalla non conoscenza.
Dalila Bellacicco
è storicamente legato alla produzione del vetro. Lo si
riciclava per ragioni pratiche ed economiche. I rottami
di vetro, infatti, fondono a temperature più basse
rispetto alle materie prime e quindi è più rapido e
meno costoso produrre nuovi oggetti. Risulta chiaro
dalle diverse testimonianze archeologiche, che il vetro
possedeva un valore commerciale, qualunque fosse il
suo stadio di lavorazione; infatti, le officine vetraie
potevano riutilizzare pani di vetro grezzo, scarti e
rottami rifondendoli.
Per finire, ciò che era evidente da millenni, stenta ad
essere compreso oggi. Sebbene la nostra sensibilità
ecologica sia cresciuta notevolmente negli ultimi
decenni, la pratica del riciclaggio del vetro non è
ancora entrata del tutto nella nostra vita quotidiana.
Soprattutto nel Mezzogiorno, dove il riciclaggio di
imballaggi di vetro è di circa il 25%, mentre la Direttiva
Comunitaria 2004/12/CE fissa per il 2008 un obiettivo
del 60%. Per raggiungerlo ci vorrebbe una rivoluzione
culturale. Ai problemi di tipo economico del passato,
oggi si aggiungono nuove ragioni alla necessità del
riciclaggio del vetro. Questa volta ecologiche. Riciclare
il vetro significa ridurre significativamente le quantità
di combustibile utilizzato per la produzione e di
conseguenza i gas di combustione. Si può risparmiare
fino al 25% dell’energia necessaria per fondere le
materie prime (risparmio dell’1/2 % per 1% di rottami di
vetro). Inoltre, più basse temperature di fusione riducono
l’usura delle fornaci. Infine, non bisogna dimenticare
che il riciclaggio sottrae il vetro alla discarica, riducendo
così i costi di smaltimento.
La Puglia, e in particolare la Provincia di Bari, oggi
occupa una posizione privilegiata per quanto riguarda
la raccolta e il riciclaggio del vetro, poiché è sede di
tre delle sei vetrerie industriali (AVIR, Bari; VEBAD,
Gioia del Colle; Vetrerie Meridionali, Castellana Grotte)
presenti nel Mezzogiorno. Se si riuscisse ad estendere
la rete del riciclaggio nella nostra regione, non solo
sarebbe un’operazione economicamente vantaggiosa
per le aziende coinvolte, ma anche per i cittadini, che
risparmierebbero sullo smaltimento dei rifiuti. Allungare
la vita al vetro può migliorare la nostra.
Giacomo Eramo
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