2 Campo de’ fiori Anche un salice piangente se legge Campo de’ fiori... ......................... ......................... ............ diventa un salice “ridente” Civita Castellana Via Santissimi Martiri Marciano e Giovanni - Palazzo Andosilla. Portoni d’ingresso del S.A.T. e del Museo della Ceramica. Sembra che abbiano bisogno di un pò di............... manutenzione !! Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni ME.TRO. e spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’Estero e alle migliori Università. Lettere a Campo de’ fiori Arrivano molte lettere ed attestati di stima a Campo de’ fiori e vi ringraziamo di cuore ma, per questioni di spazio, ne pubblichiamo solo due Finalmente qualcosa che ci riguarda personalmente. Sono d’accordo con il Direttore della rivista, sig. Sandro Anselmi, perché credo abbia ragione nell’essere soddisfatto della buona riuscita della stessa. Lo sono anch’io perché essa è qualcosa che ci caratterizza realmente come entità culturale del luogo. Di giornalini, giornaletti, opuscoli e opuscoletti locali ne girano molti nelle nostre case, ma in Campo de’ fiori ci sono pagine tutte da tenere, collezionare e addirittura rilegare……il mezzo è popolare, ricercato ed amato. Non è il solito periodico sterile che ripropone quelle quattro notizie storiche tanto per acquisire sponsor. Campo de’ fiori è attualità, arte, storia, divertimenti, cultura, beneficenza e soprattutto vita cittadina vera e propria. E’ un qualcosa che ti fa sentire veramente fiero delle tue origini. Abbiamo perso tutto o quasi delle nostre tradizioni, ma grazie a questa geniale idea stiamo pian piano riprendendo a leggere, scoprendo tanto di noi, del nostro passato e del nostro presente. Questa rivista affascina tutti: “Hai visto chi c’è? Hanno messo la foto di …” “Guarda……quando era giovane, e c’è pure…” In casa mia facciamo a gara a chi prende prima la rivista. A chi non fa piacere tutto ciò? Rivedere la “tipicità” di Civita Castellana di un tempo (nelle foto d’epoca) e assaporare al tempo stesso l’attualità attraverso alcuni articoli. Il giornale ha riscosso molta approvazione fra noi cittadini e chissà che, col tempo, non vengano fuori tante altre novità? Un grande grazie a chi ha avuto questa idea che ci accomuna tutti. Ilaria P. Messaggio e-mail Buongiorno a tutti. Mi chiamo Michele e scrivo da Capranica. Grazie ad un mio amico sono venuto a conoscenza della vostra rivista. L’ho trovata molto bella, ricca di informazioni e curiosità, nonché graficamente molto gradevole. Poi, quando una rivista parla di realtà locali penso riscuota molto interesse presso i lettori. L’unico neo è relativo al vostro sito internet. Pensavo che ad una tale rivista corrispondesse un sito adeguato invece (anzi ci,…anche alcuni miei amici) ha lasciato molto deluso. A parte la grafica un po’ pesante, non ci sono contenuti e la selezione annunci, che sulla rivista è tenuta molto in considerazione, è lasciata un po’ “indietro”. Da appassionato di internet ritengo che un bel sito possa essere di traino alle iniziative ad esso riconducibili. Comunque, vi faccio tanti auguroni per la vostra rivista, sperando che possiate avere un sito adeguato. Ciao!!! Ringrazio delle belle parole la giovane amica Ilaria. A Michele dico che ha piena ragione riguardo i nostri siti internet ma garantisco che stiamo provvedendo alla risoluzione del problema proprio in questi giorni. Da tempo giungono alla nostra redazione richieste riguardanti le più svariate argomentazioni da parte di lettori che non trovano una risposta ad alcuni piccoli-grandi problemi poiché occorrerebbe loro una consulenza specialistica. Volendoli aiutare ad orientarsi , abbiamo quindi deciso di partire con questa nuova rubrica, che sarà interamente dedicata a loro. Il Direttore Responsabile risponderà alle domande o ai problemi posti prospettando una soluzione , senza con questo volersi sostituire ai professionisti dei vari settori trattati e avvalendosi, di volta in volta , di specialisti nei vari campi. (Il Consulente di...Campo de’ fiori - pag.33) Il Direttore Responsabile Stefano De Santis mitico locale di Lando Fiorini è nella rosa dei migliori locali romani, dove potrete trovare Campo de’ fiori. Campo de’ fiori Sandro Anselmi Tu come noi... la vera integrazione Questo discorso che sento di dover fare, parte da molto lontano, quando, nato mio figlio Federico, incominciai a contemplare il mondo con occhi diversi. Quell’evento inaspettato mi sconcertò e, sbigottito, mi aggiustai con somma tristezza gli orizzonti ed iniziai a camminare una vita nuova, assumendomene tutto il peso. Ebbi l’immediata consapevolezza del duro cammino e, mentre uscivo dal Bambin Gesù dove avevo lasciato Federico in un anonimo lettino d’ospedale, guardavo fra le lacrime il sole tramontare sulle cupole di Roma. Al languire degli ultimi raggi, disperavo non della nascita di quell’angioletto, ma del suo futuro che non riuscivo minimamente ad immaginare. Avrei voluto portarlo sempre fra le mie braccia per proteggerlo dall’ingiustizia e dalla cattiveria che è nel mondo, specialmente nei confronti dei “diversi” e l’avrei voluto sollevare per farlo essere come tutti e salvarlo dall’isolamento e dall’emarginazione. Camminare insieme sarebbe stato un profondo atto di civiltà ed un segno tangibile di quella sospirata fratellanza che tutti proclamano. Questo però supponeva una forte presa di coscienza, ma l’amore tanto sospirato che rispetta la luce degli altri, non era ancora nato. Mi sono battuto in tutti questi anni per combattere l’emarginazione e le carenze culturali, ho attuato mille iniziative e mille ancora sono da realizzare, ma ho trovato spesso chiusure ed una complice indifferenza che hanno stemperato le mie forze. Ho sempre lavorato al di fuori di ogni corrente politica esprimendomi essenzialmente nel volontariato, che reputo la forma più sana e più efficace per l’apporto alla società tutta. Ieri, oggi e sempre sarò vicino ai problemi dei “diversi”, di TUTTI i “diversi”. Bisogna conformare il nostro operato affinché avvenga una VERA INTEGRAZIONE; non si può fare tanto fracasso intorno ai problemi dei “diversi” per dire che oggi essi vivono un momento d’oro……NON E’ VERO!!! Il mio è un discorso forte, lo so, ma non sono assolutamente d’accordo di come viene gestita la cosa. Il “diverso” ha bisogno di contesti culturali, sociali e religiosi, che gli diano pari opportunità per poter operare le sue scelte; ha bisogno di sentirsi pienamente integrato nel rispetto della sua dignità umana; ha bisogno di rivendicare i suoi diritti. Non ho mai capito come mai si possano ritenere utili manifestazioni e situazioni dove il “diverso” è isolato dagli altri. A partire dalla scuola, dove i ragazzi con problemi vengono sistematicamente allontanati dalla loro classe per essere assistiti e non sempre, dagli insegnanti di sostegno in spazi riservati; a finire nello sport dove si organizzano addirittura paraolimpiadi! Io ho provato a profondere tutte le mie energie fisiche e mentali inventando diverse occasioni di integrazione, immergendomi in queste esperienze con validissimi amici volontari, che hanno beato i loro animi dei sorrisi e della gioia dei ragazzi “diversi” e non, e delle loro famiglie. La loro riconoscenza è stato il più grosso tributo d’amore. E’ necessaria perciò l’attivazione di MODELLI INTEGRATI. Non è stato certo sano creare delle dolorose spaccature perfino all’interno di gruppi storici del volontariato. E’ stato allora inutile lo sforzo di lunghi decenni di lavoro di gente motivata e carica di attese per i loro figlioli, è stato inutile preparare progetti concreti per la vera integrazione come la realizzazione di un PARCO GIOCHI INTEGRATO e tante altre valide iniziative, quando queste sono dovute sistematicamente cadere nel nulla… Oggi tutto geme nell’attesa di vedere le cose in modo nuovo. La sensibilizzazione al problema del “diverso” deve partire fin dalle prime scuole e la socializzazione del MODELLO INTEGRATO deve essere l’obiettivo comune a tutte le forze preposte, pubbliche e private. Ad ogni buon conto, nella speranza di fare cose veramente utili al cittadino, il Comitato Tecnico Scientifico dell’Accademia Internazionale D’Italia, ha iniziato il suo nobile operato con scienza e coscienza e si propone di rendere tangibile, quanto prima, il risultato del suo lavoro. D’altra parte l’Unione Europea e l’ Inclusion Europe (Associazione Europea di Società delle persone con disabilità mentale e delle loro famiglie), con i suoi paesi membri e con l’A.N.F.F.A.S. che rappresenta l’Italia, hanno uno specifico programma d’azione che opera in tre aree principali: 1) La lotta contro la discriminazione 2) Diritti umani per le persone con disabilità mentale 3) Inserimento di tutte le persone nella società. Il mio non vuole essere un messaggio in codice ma, per non suscitare inutili reazioni che potrebbero semmai nuocere ancor più ai deboli, mi contengo e mantengo in uno stile che definirei quasi elegante. Il Direttore Sandro Anselmi 3 Campo de’ fiori Periodico Sociale di Arte. Cultura ed Attualità edito dall’Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore Editoriale: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Stefano De Santis Segretaria di Redazione e Coord: Cristina Evangelisti Impaginazione e Grafica: Cristina Evangelisti Consulente Editoriale: Enrico De Santis Reg.Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Direzione Amministrazione Redazione Pubblicità ed Abbonamenti: Piazza della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) c/c postale n.42315580 Tel. e Fax 0761.513117 e-mail:[email protected] Redazione di Roma: Viale G. Mazzini 140 tiratura 30.000 copie Abbonamenti Rimborso spese spedizione di Spada Luigi & C. snc Italia: 12 numeri € 25,00 Estero: 12 numeri € 60,00 Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 42315580 intestato all’Associazione Accademia Internazionale D’Italia. L’abbonamento andrà in corso da primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualsiasi momento dell’anno ed avrà, comunque, validità per 12 numeri. La realizzazione di questo giornale e la stesura degli articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti se non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di chi li fornisce. I diritti di riproduzione e di pubblicazione, anche parziale, sono riservati in tutti i paesi. Garanzia di riservatezza per gli abbonati Si garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo all’editore. Le informazioni custodite nell’archivio di Campo de’ fiori verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati il giornale e gli allegati, anche pubblicitari (legge 675/96 tutela dati personali). Stampa: Tipolitografia A.Spada ERRATA CORRIGE sul n. 14, nel redazionale del CERAL - “il corpo in psicoterapia” è stato riportato erroneamente il nome del Prof. Vezio Ruggirei anzichè Prof. Vezio Ruggieri per abbonamenti vedi a Pag. 33 Campo de’ fiori è la più grande vetrina per i tuoi affari. La pubblicità su Campo de’ fiori arriva e “porta bene” (l’Accademia Internazionale D’Italia e Campo de’ fiori promuovono e organizzano occasioni sociali di solidarietà) Tel. 0761.513117 [email protected] 4 Campo de’ fiori Erminio Quadraroli Bradi si nasce anni ‘20 - gli Ussari e sullo sfondo un carro trainato dai buoi foto archivio Gioacchino Capaldi fotostudio Stefano Ioncoli Ogni anno, nel periodo carnevalesco, a Ronciglione, si svolge una manifestazione unica al mondo: la corsa dei cavalli scossi ovvero di purosangue senza fantino. Le sue origini, sono da ricercarsi tra le pieghe della storia capitolina quando i romani si divertivano, nei giorni di carnevale, a far correre le persone con disagi fisici, le donne “di strada” e gli ebrei. Proprio questi ultimi, decisero di autotassarsi per far galoppare, al loro posto, dei cavalli sciolti. Così Ronciglione, ancora oggi, accoglie tra le sue mura questa tradizione. Tutto inizia con il Mossiere che, lentamente, invita i cavalli ad entrare nei box di partenza e…nome dopo nome, la tensione degli spettatori sale, gli occhi si fissano nel vuoto… tutti restano in attesa delle fatidiche parole: <<...calma ci sono i secondi…no no…viaaaaaa!>>. Cala il silenzio lungo il percorso e il cuore dei contradaioli inizia a battere come un maglio che plasma il ferro incandescente. Attraverso questa ruga di asfalto che solca gli edifici della città cimina, i cavalli, grazie ad un pizzico di fortuna, all’enorme lavoro degli allenatori e alla bravura dei lascini, cercano di conquistarsi la testa della corsa. Il selciato ruggisce sotto i colpi degli zoccoli stridenti dei destrieri che raggiungono Piazza della Nave e la curva del “ Gricio”, dove la folla rompe il silenzio per incitare i veri protagonisti della manifestazione. Lungo “Montecavallo”, la corsa che rende Ronciglione famosa nel mondo, ci accompagna verso il verdetto finale. Dal “Palazzaccio” lo sventolio di bandiere decreta la cavalla vincitrice che per l’edizione 2005 è stata Sopran Vic della scuderia “La Pace”. Chi piange per gioia e chi si dispera per pronostici non rispettati, ma…in questa particolare corsa non esistono previsioni certe: tutto è legato alla naturale voglia che questi cavalli hanno di esprimere la loro libertà, il loro orgoglio di essere bradi. 01100 Viterbo - P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest - Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] 01030 Vallerano (VT) - Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] 01033 Civita Castellana (VT) - Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] 00169 Roma - Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 - Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] 63037 Porto D’Ascoli (AP) - Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio, 144 - Tel./Fax 0735.753665 e-mail: [email protected] 70124 Bari - Centro Commerciale Carrefour - Viale L. Pasteur, 6 - Tel./Fax 080.5382652 e-mail: [email protected] oltre le normali garanzie di legge il CENTRO OTTICO LISI & BARTOLOMEI in collaborazione con offre Servizi di Assistenza Garanzia e Privilegi Per occhiali occhiali per bambini fino a 14 anni occhiali per computer - attività sportive - videoterminali Servizi di assistenza per occhiali da vista Il programma GECO prevede i seguenti servizi specifici per gli occhiali da vista e da vista-sole, con lenti colorate o fotocromatiche Garanzia totale di risultato: validità 60 giorni dalla data di emissione. I Suoi occhiali sono stati collaudati dai nostri tecnici di laboratorio: ne garantiamo, pertanto, qualità e funzionalità. Qualoro la loro efficienza non rispondesse alle sue aspettative o necessità, provvederemo, se necessario, alla sostituzione delle lenti oftalmiche e/o della montatura fino a Sua completa soddisfazione. Garanzia globale (lenti+montatura): validità 12 mesi dalla data di emissione. In caso di rottura accidentale e irreparabile degli occhiali, lenti da vista e/o montatura, o danneggiamento che ne alterino la funzionalità, saranno forniti gratuitamente lenti identiche alle precedenti e/o montatura uguale o equivalente. Le componenti danneggiate saranno ritirate. Questo servizio sarà erogato una sola volta entro il periodo di validità. Smarrimento e furto: validità 12 mesi dalla data di emissione. In caso di smarrimento o furto degli occhiali da vista è applicata una riduzione del 50% sui prezzi di listino per l’acquisto di un nuovo paio di occhiali, con caratteristiche uguali od equivalenti. Questo servizio sarà erogato una sola volta entro il periodo di validità. Under 18: validità 12 mesi dalla data di emissione. La nostra esperienza dimostra che fino all’età di 18 anni l’efficienza visiva varia più rapidamente che negli anni successivi. Per assicurare una costante ed ottimale efficienza visiva, questo servizio offre la sostituzione delle lenti da vista con nuove di potere aggiornato, con una riduzione del 50% sui prezzi di listino. Servizio cortesia: validità 12 mesi dalla data di emissione. Gli occhiali, per mantenere inalterata nel tempo la loro funzionalità, necessitano di controlli periodici. I nostri tecnici sono a Sua disposizione per eseguire i controlli di riassetto necessari ad effettuare una completa pulizia ad ultrasuoni. Campo de’ fiori Dati e notizie sul CEFASS 7 (a cura di Michele Abbate) Che cos’è il CEFASS E’ l’acronimo di un ente culturale internazionale per lo studio della storia moderna e contemporanea, la cui denominazione ufficiale per esteso è “Centro Falisco di Studi Storici”, che ha sede nell’Alto Lazio e al quale sono associati, a vario titolo, istituzioni universitarie, docenti e studiosi di ben otto paesi diversi. Si tratta di quattro paesi europei (Gran Bretagna, Danimarca, Russia ed Italia) e di quattro paesi del continente americano (Canada, Stati Uniti, Messico e Panama). L’attività storicoscientifica del CEFASS, che si esprime attraverso studi e ricerche storiografiche, pubblicazioni, seminari e convegni internazionali, è regolata da uno statuto dal quale si deduce che il suo gruppo dirigente è formato dai componenti di due organi fondamentali dell’associazione internazionale in questione: il Consiglio di Amministrazione e il Comitato Scientifico. Al vertice del primo vi è l’Avv. Antonio Falcetta quale Presidente e rappresentante legale dell’associazione con il Consigliere Aldo Filona quale Vice Presidente e responsabile dell’intera struttura tecnica ed organizzativa del CEFASS. Al vertice del secondo vi è il Prof. John Francis Pollard dell’Università di Cambridge in Gran Bretagna con a fianco, come Direttore Scientifico del Centro Falisco di Studi Storici, chi scrive. Figure di rilievo del Comitato Scientifico del CEFASS sono il Prof. Gert Sorensen, Capo del Dipartimento di Filologia Romanza dell’Università di Copenaghen in Danimarca; il Prof. Robert Mallett dell’Università di Birmingham, che è anche Direttore del noto periodico britannico “Totalitarian Movements and Political Religions” ed è in procinto di assumere un alto e prestigioso incarico accademico nel mondo anglosassone; il Prof. Valeri Mikhailenko docente presso l’Università degli Urali ad Ekaterinburg in Russia; il Prof. Franco Savarino docente presso la Escuela Nacional de Antropologia e Historia dell’Università di Città del Messico; il Prof. Alexander Lassner docente presso l’Air Command and Staff College alla Maxwell Air Force Base di Montgomery in Alabama negli Stati Uniti; il Prof. Bruce Strang docente presso la Lakehead University in Canada; il Prof. Peter Robert D’Agostino docente presso il Department of History della University of Illinois at Chicago ed il Prof. Stefano Luconi docente presso l’Università di Firenze. Enti associati al CEFASS, tramite convenzioni di collaborazione storico-scientifica ed accordi di cooperazione culturale internazionale, sono attualmente l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico. Convenzioni ed accordi simili sono in corso con altre istituzioni universitarie sia italiane che straniere. Immobilizzazioni tecniche e risorse finanziarie sono messe a disposizione da istituzioni pubbliche, tanto italiane che straniere, e,soprattutto, da studi professionali privati dell’Alto Lazio, onde sostenere e realizzare le numerose e diverse iniziative culturali del CEFASS. A norma di statuto, tutti possono essere soci del Centro Falisco di Studi Storici e non solo docenti e studiosi di materie storiche, purchè interessati alla promozione ed alla diffusione di una cultura storiografica. Infine, per concludere queste brevi annotazioni sul CEFASS, viene presentato, in maniera molto sintetica, uno schema riassuntivo dell’attività svolta nel corso dell’ultimo quinquennio. Seminario ad Orte del 5 Febbraio 2000 da sx: il Dott. Massimo Giampieri, Sindaco di Civita Castellana, il Prof. Morten Heiberg dell’Università di Copenaghen, l’Avv. Antonio Falcetta, Presidente del CEFASS, il Prof. Michele Abbate, Direttore Scientifico del CEFASS e il Prof. Robert Mallett dell’Università di Birmingham. ATTIVITA’ SVOLTA NEL QUINQUENNIO 2000-2004 25 iniziative culturali così distribuite Seminari (8): - Orte, Palazzo Vescovile 5 Febbraio 2000 – Roma, Antica Libreria Croce 3 Marzo 2001 – Orte, Palazzo Roberteschi 7 Aprile 2001 – Orte, Palazzo Roberteschi 6 Aprile 2002 – Roma, Centro Studi Americani 29 Ottobre 2003 – Orte, Palazzo Roberteschi 8 Novembre 2003 – Rieti, Sala degli Specchi del Teatro Comunale 13 Novembre 2004. Ricerche (8): - Archivi Storici in Panama e Roma Marzo-Giugno 2000; - Public Record Office, Londra Marzo-Aprile 2000; -Public Record Office, Londra AprileMaggio 2001; Archivi Storici Italiani ed Inglesi 2001; - Public Record Office, Londra primavera-estate 2002; Archivi Storici in Europa ed America 2002-2004; National Archives , Washington primaveraestate 2004; Archivi Storici in Italia e Stati Uniti estate-autunno 2004. Pubblicazioni (5): “Pensiero ed azione totalitaria tra le due guerre mondiali”, “Panamà, Italia y los italianos en la època de la construccion del Canal (1880-1915)”, “International Fascism”, “Lotte socialiste e contadine ad Orte nel 1902”, “L’Italia fascista tra Europa e Stati Uniti d’America”. Convegni (4): Roma, Accademia di Danimarca 20-22 Giugno 2000. Viterbo, Università della Tuscia 26-28 Ottobre 2001. Sant’Oreste, Teatro Comunale 18-20 Luglio 2003. Viterbo, Università della Tuscia e Sala Conferenze del Forte Sangallo di Civita Castellana 4 -6 Dicembre 2003. Esterno del Teatro Comunale di Sant’Oreste dopo che si è tenuto il Convegno Internazionale del 1820 Luglio 2003. Terzo da dx il Sindaco di Sant’Oreste Mario Segoni. Convegno Internazionale di Sant’Oreste del 18-20 Luglio 2003 da sx: l’Ammiraglio Giuliano Manzari, il Prof. Gert Sorensen dell’Università di Copenaghen, la Dott.ssa Cristina Baldassini, il Prof. Giuseppe Conti, Presidente della Società Italiana di Storia Militare. Convegno Internazionale di Sant’Oreste del 18-20 Luglio 2003 da sx: il Prof. Stefano Luconi dell’Università di Firenze, il Prof. Michele Abbate, il Prof. Franco Savarino dell’Università di Città del Messico e il Prof. Andrea Di Nicola Visione d’insieme dell’Aula Magna dell’I.T.I.S. di Civita Castellana in occasione del Seminario Internazionale del 5 Febbraio 2000. In prima fila da sx: Giacomo Orsini, il Cons. Aldo Filosa, Vice Presidente del CEFASS, il Dott. Andrea Vitolo, consigliere diplomatico al Ministero degli Affari Esteri e il Dott. Franco Mostarda Campo de’ fiori 8 Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] ,OSHUVRQDJJLRPLVWHULRVR Vi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso riprodotto nella foto sotto. I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Profumeria Paolo e Concetta: Bar Alessandrini snc di Alessandrini B.e C. Via Vincenzo Ferretti, 86 Civita Castellana (VT) Tel. 0761.518298 Campo de’ fiori 9 Felice d’esser ancora qui a regalarvi gioie ed emozioni Lando Fiorini ‘Una vita per il palco’. Cinque lettere apparentemente buttate lì, in un toccante impasto di fede e retorica, che spesso vengono spese a vantaggio di questo o quel grande artista quando, a risarcimento di una lunga carriera, si profila all’orizzonte l’ombra della fine (artistica e, non di rado, anche fisica). Nel caso di Lando Fiorini – ultimo baluardo della romanità contemporanea – invece il concetto potremmo tranquillamente ribaltarlo in quanto, a differenza di altri, la storia della sua longevità artistica è da sempre caratterizzata da una ‘tignosa’ e singolare perseveranza: ‘il palco per la vita’. Perché questo distinto e maturo ‘giovinotto’ dai capelli canuti ancora oggi, scampato il peggio, morde il freno alla vigilia di un ritorno sulle scene atteso oltre un anno. Incorniciato da una vita di musica e costumi fermati dalle numerose istantanee che, unitamente a trofei e locandine, colorano le storiche mura del suo ufficio trasteverino, Lando affida il brutto ricordo di una odissea al timido scintillio di una lacrima che, non senza impertinenza, l’accompagna nel suo sofferto e per certi versi irreale racconto a ritroso nel tempo. “Una vita senza problemi – racconta – certo lottata, costellata di grandi sacrifici ma, stupidaggini a parte, sempre spesa con una salute di ferro. Almeno pensavo…” . Già, la salute. Quando l’amore per il pubblico e per il Puff, storica realtà teatrale della capitale, lo coinvolgono in un’ interminabile spirale di scritture, prove, repliche ed estati di piazza e canzoni, non si ha molto tempo per fermarsi e pensare un po’ a se stessi. “Finii la stagio- ne con una continua debolezza – ricorda Lando con il ‘groppo in gola’ – ma non avevo tempo per dedicarmi a visite specialistiche o a consulti medici approfonditi. D’altra parte il Puff si traduce in trenta famiglie che vivono con il mio lavoro e, francamente, gli applausi di un pubblico felice, alla sera mi sembravano ripagare ogni mio disagio fisico. Fino a quando, l’agghiacciante verdetto delle analisi ha proiettato la mia vita in un incubo. Un calvario di interventi chirurgici inframmezzato da paurose cadute e timide risalite. Con mia moglie e i miei figli accanto, come mai avrei immaginato, a lenire ogni dolore. Chiudevo gli occhi, li riaprivo e loro lì: a combattere al mio fianco un male che uccideva il corpo e l’anima. Fino a quando, tra bilanci più o meno positivi per una vita che ora mi presentava l’amaro conto, una notte, prossimo alla resa, da una parete bianca che vedevo coperta di mostri, si delineò la figura di mia madre. Fu in quell’istante che capii di non essere solo nemmeno ‘dall’altra parte’. E come tutti i vigliacchi che si rispettino, ho ritrovato la fede. Ho avuto il conforto della preghiera a darmi la spinta in più…” La voce rotta dall’emozione vira poi sul difficile mestiere di genitore (“Carolina e Francesco si fingevano sereni ma, a tradirli gli occhi abbottati de pianto”) e sull’amato Puff, il figlio maggiore, una bomboniera come per incanto sbocciata da un’ umida cantina. “Croce e delizia, vita e amore. Il Puff era lì: a segnare l’inizio e forse la fine di una vita. Ma il desiderio di ritrovare il palco, la musica, il mio pubblico era sempre più forte di tutto e tutti. Oggi sono ancora qui perché la mia battaglia per la vita ho deciso di combatterla dal palco”. -Dunque una stagione che suona un po’ come un debutto… “Di più, come una rinascita, ma è anche una stagione definitiva: debbo capire se ho di Max Tamanti ancora la giusta energia per continuare a fare questo mestiere o, diversamente, lasciare tutto e godermi quel che il Signore deciderà di lasciarmi vivere…”. -Certo parafrasando anche il titolo di questo tuo nuovo spettacolo (“ciak…ci gira, aridatece la lira!”), non è che l’attualità ci aiuti più di tanto a vivere bene… “Che ne parlamo a fa? Poi, quando senti che la vita te po’ mollà da un momento all’altro, capisci ancora di più quanto sia difficile vivere. Anche per questo sento maggiormente il dovere di regalare al pubblico il massimo impegno. Non potendo pagarli tutti, ad uno ad uno, per quanto mi hanno dato in questi quarant’anni, il minimo è mandarli ogni sera a casa un po’ più sereni. Quest’anno lo faremo attraverso la metafora della tivvù, dove gli eccessi e i sogni di gloria, seppure maldestramente, tentano di strappare qualche sorriso con reality, fiction o giovani talenti”. Giovani talenti come quelli che lo accompagnano dentro – Camillo Toscano, Valentina Sulli e Mela Battaglia – e “fuori” scena (Vincenzo Romano al pianoforte). E se quest’anno da un lato il Puff piange la scomparsa della ‘storica’ signora Rina, dall’altro ribadisce l’inossidabilità della ‘famiglia’ con le puntuali conferme di Gabriella Panenti, Graziella Pera il M° De angelis e delle affabili e rodate professionalità delle ‘maestranze’. Salutiamo Lando tentando di pungolare il suo orgoglio capitolino: tornare sul palco significa anche dosare le forze, non sarà il caso di limitarti a una sola canzone? “Che? Me sento ‘n pischello! Quest’anno ne canto addirittura tre: “Serenata Sincera”, l’amore scritto da Califano “Così è la vita” del giovane Scapicchio. Anzi, ascoltala bene quest’ultima che non se finisce mai di imparare. Diceva bene mio nonno: nun è cambiato il mondo, so cambiati i mondaroli…” Ammazza come te sei ripreso Lando… Lando Fiorini e la sua Compagnia Campo de’ fiori 10 Anche quest’anno, i bambini delle scuole materne ed elementari di Don Bosco, XXV Aprile, Manzi e Sassacci ed i ragazzi della scuola media Annessa all’Istituto Statale D’Arte di Civita Castellana, arrivano puntuali alla sfilata del giovedì grasso e ancora una volta stupiscono gli spettatori con uno spettacolo festoso di colori. Il tema di quest’anno è PETER PAN e dall’inizio dell’anno scolastico maestre, mamme e ragazzi, in stretta collaborazione, hanno lavorato per la realizzazione dei vestiti e dei carretti che hanno accompagnato la sfilata. Questa è iniziata con un bellissimo gruppo di bambini delle prime classi elementari, vestiti da Peter Pan e Trilly (campanellino) che, per tutto il percorso, ha tenuto degnamente testa a quelli dei ragazzi più grandi nei balli coreografici imparati in questi mesi di preparazione. Seguivano i ragazzi mascherati da I BAMABINI DARLING , I PIRATI, LA LAGUNA DELLE SIRENE ed infine L’ACCAMPAMENTO INDIANO. Quella del giovedì grasso è una sfilata veramente emozionante e come sempre stupisce gli spettatori, oltre che per la bellezza dei costumi, anche per l’impegno che questi ragazzi, le loro famiglie e le istitutrici si assumono per la buona riuscita della sfilata. L’augurio che possiamo fare a questi PICCOLI DEL CARNEVALE è che, dell’esperienza fatta durante il periodo scolastico, possano farne tesoro una volta adulti e che, in età matura, possano portare avanti la bellissima tradizione che Civita Castellana ha del carnevale, sotto il segno del sano divertimento. Cristinta Evangelisti Campo de’ fiori 11 foto M.Topini Campo de’ fiori 12 Ronciglione di Erminio Quadraroli Quando arriva, arriva! La città di Ronciglione, ogni anno, è sottomessa alla volontà di un potente stregone: sua Maestà Re Carnevale, il quale, con prodigiosi incantesimi la proietta, per cinque giorni, nella totale spensieratezza. Alle ore 12 inizia il sortilegio: il suono dell’antico campanone fluttua nell’aria e si posa sulle orecchie dei cittadini e dei forestieri che percorsi da una voglia irresistibile di divertirsi, si concedono alla spensieratezza carnevalesca. Questo è lo spirito che anima le gelide attese di chi aspetta bambini festanti, maschere allegre e eleganti cavalli lungo le vie della città cimina. Anziani infreddoliti, si mescolano a ragazzi che incuranti del freddo fanno mostra della loro giovinezza. Mamme premurose accompagnano neonati dei quali, a malapena, si riescono ad intravedere gli occhi. Puntuali, iniziano le sfilate: variopinte maschere si fondono con le bande musicali e le majorettes dei paesi vicini, chiamate ad allietare tutti i partecipanti con le loro note e coreografie. I Carri allegorici combinano satira politica con fantastiche figure, mentre una pioggia di coriandoli fa dimenticare il freddo pungente dell’inverno, come dimostrano le foto offerte gentilmente da “Fotostudio” di Ioncoli Stefano. Né il cielo denso di nubi, che lascia cadere la pioggia, né il vento gelido di tramontana possono fermare la festa in maschera più antica dei paesi cimini. Il carnevale per i Ronciglionesi è una vera passione e….quando arriva, arriva! foto Stefano Ioncoli Campo de’ fiori 13 ,QGRYLQDOOª$UWLVWD Di lato è riportato un famoso quadro denominato “La dama con l’ermellino”. Sai dirci chi l’ha dipinto? I primi tre che indovineranno e ne daranno comunicazione in redazione riceveranno un simpatico omaggio offerto dal Centro Parati di Selli Vittorio 6WRULDHH* *HRJUDILD In quale hanno Cristoforo Colombo ha scoperto l’America ? i primi tre che lo indovineranno riceveranno, riceveranno un simpatico omaggio offerto da SAMU Informatica VISITATE I NOSTRI SITI WWW.CAMPODEFIORI.BIZ WWW.ACCADEMIAINTERNAZIONALEDITALIA.IT WWW.CAMPODEFIORIONLINE.IT Ristorante-Pizzeria Sala da ballo - cerimonie meeting Il Sabato liscio - latino americano balli di gruppo Via F. Petrarca snc - 01033 Civita astellana Tel. 0761.514186 Cell. 334.3073679 e-mail: [email protected] Tessuti Via Rio Fratta, 11 Civita Castellana Tel. 0761.513946 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 14 Campo de’ fiori ale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 15 Campo de’ fiori Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Civitonico 2005 Carnevale Ci Campo de’ fiori 16 Album d anni ‘50 - squadra di calcio civitonica al campo Madami Civita Castellana - veglione del 1963 con l’elezione di Milly Coletta (a dx) a Miss Cleopatra foto di Romina Pallozzi Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere Campo de’ fiori anno di nascita 1924 - foto della Sig.ra Rina Corteselli anni ‘60 - campo Madami di Civita Castellana “Torneo delle Ceramiche” dei ricordi pubblicate le vostre foto portatele presso la redazione di Campo de’ fiori. Esse vi verranno subito restituite. 17 Campo de’ fiori 18 P illole di sapienza popolare Da cosa deriva... “ per un punto Martin perse la cappa” ? Questo modo di dire ha radici storiche molto lontane. Agli inizi del seicento, l’Italia iniziava a riscoprire il commercio, la vita serena e il lusso. Passato il periodo buio del Medioevo ora nuove speranze animavano la vita italiana. In quell’atmosfera di rinascita cercò di entrare anche il clero che istituì nuovi ordini monastici e creò nuove cariche ecclesiastiche. E proprio in questo scorcio di storia si snoda l’avventura di Frate Martino. Questo monaco, per il suo donarsi al prossimo, stava per essere eletto Priore e pensando di fare una piacevole sorpresa al Papa che sarebbe passato di lì, decise di trascrivere una frase sulla porta d’entrata del suo convento: “Porta patens esto nulli claudatur honesto”, che significa “Stia aperta la porta e non si chiuda a nessun uomo onesto”. Ma…nel riportare l’espressione sull’arco in travertino, aggiunse un punto dopo la parola nulli. Questo suo errore gli fu fatale perché stravolse il significato della frase. Essa divenne: “La porta non si apra per nessuno. Si chiuda per l’uomo onesto”. Per questa sua futile imprecisione Frate Martino non divenne mai Priore e capì che anche i piccoli errori possono portare a conseguenze molto gravi. Erminio Quadraroli Soprannomi fabrichesi Spaccatroni Lopo Stridò Maffietta Spasciatetti Spallò Piattella Frascò Magrò Piccolino Covarò Megajo Fornaciaro Pennello Giuvagnaco Funaro Ferraro Frastoppino Cocozzo Burrino Ntruma Baldoff Paggiò Sartarello Filastrocca Fabrichese Cavallino arrì arrò per la biada che ti dò per i ferri che ti metto per andare a San Francesco A San Francesco c’è una via che conduce a casa mia A casa mia c’è un altare con tre monache a pregare ce n’è una, la più vecchietta Santa Barbara benedetta dai ricordi di Alba Iannoni Campo de’ fiori 20 Album d foto del Sig. Franco Aimola Foto del Sig. Danilo Piergentili Giovani di Civita Castellana - foto scattata alle ore 24 del 22.02.1930 nei giardinetti del forte Sangallo. Campo de’ fiori dei ricordi 21 22 Campo de’ fiori /ª$QJRORPLVWHULRVR Nella foto sopra è riportata una via di Civita Castellana. I primi tre che la identificheranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dalla Vinicola Mancini Via M.Masci,19 Civita Castellana (VT) T.0761.513182 Ab.T.0761.517601 Via della Repubblica, 6 Civita Castellana (VT) Tel e Fax 0761.51.32.17 e-mail: [email protected] Campo de’ fiori Un solo motto: forti e veloci 1954 - ciclisti davanti alla sede della FORTE E VELOCI. Foto del Sig. Lido Gatti E’ con l’emozione tipica di chi vuol celebrare i fasti di uno sport d’altri tempi, che mi accingo a parlare del glorioso “team” civitonico dei FORTI & di VELOCI. Alessandro Soli Molti nostri concittadini si sono cimentati e lo fanno ancora, in questa disciplina che resta tra le più dure e impegnative nel panorama dello sport in generale, ma il mio ricordo più sentito va certamente al decano di tutti i ciclisti locali : Renato Conti. Classe 1911, Renato Conti è passato indenne tra le mille difficoltà che la vita negli anni gli ha posto dinanzi, ma ancor oggi , egli reincarna il famoso detto latino “mens sana in corpore sano”. Parlando con lui, riaffiorano i ricordi di una vita fatta di bici, di gare, di materiali negli anni sempre più tecnici, dai pesanti vecchi cerchioni, dai tubolari ai moderni palmer , dai primi cambi manuali così duri, ai sofisticati ingranaggi moderni. Una cosa però è certa, il ciclismo era e resta uno sport di “fatica”. Ma la passione non ha tempo, ed ecco che nel lontano 1914 gli appassionati di Civita fondarono la Soc. Sportiva “Forti e Veloci”, a quei tempi due corridori si distinsero in modo particolare: Goffredo Mezzanotte e Luigi Conti. Tra le due guerre , nel ventennio fascista la società fu disciolta, e prese un nuovo nome : i “Veliti del Littorio”, ed ecco comparire tra gli atleti Renato Conti. Poi la seconda guerra mondiale, con la sospensione di ogni attività agonistica, infine la resurrezione , fautori Rodolfo Belardi e Marcuccio Gatti, nel- l’immediato dopoguerra, i veterani ciclisti rifondarono la Soc. Forti & Veloci. Ritornando al nostro decano di cui vedete una foto del 1930 quando aveva 19 anni, in quel periodo tenne alto il prestigio del ciclismo civitonico vincendo un campionato provinciale dilettanti e una decina di gare in ambito regionale. La società era in continua crescita, pensate che nel settembre del 1950 essa contava ben 103 iscritti. Riuscì ad organizzare molte edizioni della Coppa 18 Settembre, famosa in tutto il centro Italia (erano 14-15 giri del circuito del Treja) e portò a Civita Castellana un traguardo volante del Giro d’Italia, ebbene, ancora lui Renato Conti era l’inossidabile Direttore Sportivo. Debbo a questo punto ricordare altre due figure del ciclismo civitonico : Riziero Smargiassi e Spartaco Cenciarelli. Riziero era il ciclista per antonomasia, è impossibile ricordarlo senza la sua inseparabile “Lazzaretti”, anzi ne valorizzò i vari modelli, esercitando per anni una esclusiva attività commerciale. Di Spartaco dirò soltanto che mi raccontava la fatica e il disagio che provava chi, come lui, inforcava la bici e gareggiava , dopo aver fatto il turno di lavoro in fabbrica alla Ceramica Marcantoni, e magari affrontando i corridori “cittadini”, più riposati di lui, riusciva a batterli, dopo aver sudato le proverbiali sette camicie. Vi fu poi un periodo di stanca, perché venuto a mancare il supporto dei pilastri sostenitori, la società fu costretta a cessare ogni attività. Ma la passione per le due ruote continuava ed ecco negli anni 80 altre due figure riportare in auge la Forti & Veloci partendo dal settore giovanile: Lino Fabiani, detto “Bassanello” e “Bastiano” Sebastiani. Con tanti sacrifi- 23 ci riuscivano a tenere viva la passione tra i più piccoli e a dare continuità alla società. Dopo la scomparsa di questi personaggi, seguiva un altro periodo di inattività, ma poi nel 1998, la Forti & Veloci veniva rifondata per l’ennesima volta e la presidenza spettava a Roberto Marrone. Aveva ben tre squadre agonistiche (Mountain bike, Amatori strada e Team Gran fondo) e riusciva a conquistare tra l’altro, 2 maglie tricolori all’omonimo Master del 1998 con Giallorenzi, recentemente scomparso, e del 1999 con Clori; Inoltre maglie di campione regionale, provinciale e Campionato Italiano MTB del C.S.I. Attualmente la Forti &Veloci conta circa 60 iscritti, suddivisi in attività cicloturistiche, ed agonistiche amatoriali, che partecipano a gare di importanza nazionale come la Gran Fondo Fausto Coppi che si svolge a Cuneo e tocca le Alpi Francesi, la 200 Km di Cesenatico, e quest’anno alcuni atleti saranno presenti alla famosa Maratona delle Dolomiti. Alla guida del gruppo per il 2005 è stato riconfermato Mauro Ferramondo che, coadiuvato da amici e sostenitori, primo fra tutti Sergio Conti, figlio d’arte, sta cercando di alimentare questa passione e contribuire a far entrare nella leggenda il glorioso nome della Soc. FORTI & VELOCI Spartaco Cenciarelli 1930 - Renato Conti 24 Campo de’ fiori Il gusto di riscoprire il magico mondo della poesia Su un quaderno dalla copertina colorata una mano veloce sta scrivendo i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi ricordi più vivi di un tempo lontano. Un amico prezioso quel quaderno che, nella penombra di una stanza silenziosa, fa compagnia al lento viaggio del poeta. Col tempo a quel quaderno se ne aggiunge un secondo, anche questo pieno di pezzi di vita vissuta. Poi però passano i giorni, gli anni e d’improvviso quella stessa penna che, con fare sicuro aveva di Barbara Pastorelli scritto le emozioni più nascoste, decide di bruciare quei quaderni ad essa tanto cari. Ma a volte il cuore ci spinge a ragionare più del senno e allora non tutto è perduto….. qualcosa si è salvato. Ora quegli stati d’animo tormentati, quei messaggi d’amore, quei versi bisognosi di esplodere in emozioni indelebili, trovano rifugio in una bellissima raccolta dal titolo “Pensieri”che l’autrice, Maria Cristina Bigarelli, alla fine, dopo tante esitazioni, ha deciso di pubblicare. Maria Cristina , nata a Roma nel 1962, ha trascorso la sua adolescenza a Vignanello, in provincia di Viterbo ma, a causa degli improvvisi viaggi professionali del padre ha dovuto lasciare più volte quel paese e iniziare una nuova vita in diverse regioni italiane tra le quali il Piemonte, il Veneto e la Puglia. Il padre, pittore autodidatta, che abbiamo avuto modo di conoscere nel precedente numero di Campo de’ fiori, non riesce purtroppo a trascorrere tanto tempo con Maria Cristina, impegnato nel suo lunghissimo soggiorno in Africa. L’ enorme distanza che separa una figlia dal padre rimarrà sempre viva nel cuore di questa e sarà uno dei temi dominanti nelle sue liriche. Laureatasi in Lingue e Letterature straniere presso la Lumsa di Roma nel 1987 e, seguito un corso quadriennale di studi teologici, oggi la nostra autrice lavora come insegnante di inglese presso una scuola alberghiera di Caprarola (VT). Felicemente sposata e madre di un bambino adorabile, non ha mai rinunciato ad impegnarsi nel mondo della cultura e della letteratura. Nel 1987 scrive i testi di un libro “ A Tribute to Nigeria”, riassaporando quei paesaggi africani e quelle emozioni che suo padre le aveva saputo descrivere tanto calorosamente. I suoi studi teologici la rendono una persona molto profonda e sensibile nei riguardi di chi soffre tanto che negli anni ’80 , divenuta catechista, collaborerà al Centro d’aiuto alla vita. Questa esperienza così forte la farà arricchire di amore verso il prossimo e l’essere umano ed è per questo motivo che, in alcuni suoi pensieri, sente il bisogno di darsi delle spiegazioni sul senso della vita e della morte. Confessioni nascoste, riflessioni dolorose sull’amore, sulla famiglia, desideri agognati di una libertà interiore fanno delle sue liriche uno sfogo profondo di un cuore sensibile e trasparente. Maria Cristina racconta al lettore ciò che sente ed allora è grata a chi, un tempo, le ha dato la forza di rimettere insieme quei versi tanto amati, perché finalmente la sua anima ha potuto innalzarsi e librarsi nell’aria attraverso il plauso della gente. IL SOGNO Il crepuscolo su un caldo orizzonte di dune lievemente scomposte da un alito di vento Un uomo fa parte di quel paesaggio affascinante che poco sa del mondo occidentale e insieme contento ma solo, l’uomo guarda quel crepuscolo, la sua luce si veste di ricordi, una lacrima scivola dal suo viso, cade sulla sabbia e quel profondo silenzio desertico sembra intaccare. Maria Cristina Bigarelli IL FATTO Ieri ero triste, stavo veramente tanto male da sentir il mio corpo e la mia mente scossi e sconquassati dal pensiero che non puoi gestire la tua vita, che lontano dal senno, provi spesso di altri lo scherno, e non sai che cosa sia il discernimento, che vicino all’irreale, sai che cosa vuol dir star male. IL MESSAGGERO RIFRAZIONE Come ali di farfalla il soffio della morte è entrato, un lieve timore, uno sguardo sbigottito, un profondo senso di pietà...di dolore,dall’alto una musica, una luce intensa riflessa negli occhi ormai vitrei, penetrano i miei sogni, una profonda speranza di incontrarci tutti nella grande mano. Le gocce di sabbia e i granelli di acqua di quando ero bambina mi fanno vedere ancora la manina salutare un uomo in partenza per il suo dovere soddisfare. Campo de’ fiori 25 /ªDQJRORFLQFLQ Come abbiamo detto nello scorso articolo, dopo l’Esame Visivo ci accingiamo a svolgere l’Esame Olfattivo che è necessario per verificare innanzi tutto che non siano presenti difetti come ad esempio odori e sapori di tappo, muffa, legno, feccia… Attribuiti a modificazioni negative dell’odore causate da agenti esterni “alla bottiglia”,ma è indispensabile, soprattutto, per apprezzare i profumi caratteristici positivi e tipici del vino. I vitigni “tipici”,le diverse fasi di vinificazione e l’invecchiamento, contribuiscono a donare al vino numerosissimi composti odorosi (tra i 200 e i 220!) che appartengono a diversi gruppi di sostanze chimiche. Ora provate a pensare se seduti al tavolo di un ristorante il Sommelier vi dicesse che, nel vino Bianco giovane che sta degustando, avverte sentori di aldeide anisica o che, nel vino Rosso invecchiato, è presente l’aldeide cinnamica; la prima reazione che avrete è quella di cambiare vino o addirittura locale! Tutto cambia se il Sommelier parlerà riferendosi al vino Bianco di”floreale con sentore di biancospino”e di”speziato con sentore di cannella”riferendosi al Rosso. Insinuerà, così, in voi la curiosità di scoprire se quello che sente lui lo sentite anche voi! Quindi, per il Sommelier è necessario che le sostanze chimiche presenti nel vino abbiano una “traduzione” che deve essere fatta per almeno due motivi: 1) L’esigenza di rendere facilmente comprensibile una terminologia che, di Letizia Chilelli se usata in termini chimici, risulterebbe molto complessa; 2) Perché, inoltre, è molto più gradevole usare termini piacevoli, legati al mondo della natura che aiutano a rendere l’atmosfera più familiare, particolarmente indicata cioè, per descrivere una bevanda come il vino, che ci accompagna spesso in alcuni dei momenti più felici della nostra vita. Il bagaglio odoroso del vino si può far risalire sostanzialmente a tre gruppi di sostanze: - Profumi Primari - Profumi Secondari - Penne neve e sole. Se tanto tempo oggi non hai, con un quarto d’ora un buon pranzetto avrai. Anche a cena le puoi mangiare, su, su mettiamoci a lavorare. Metti l’acqua a bollir sul fuoco, prepara un pentolino e sale poco. Quando la pasta è bella al dente, prendi un altro recipiente. Or in esso due tuorli sbatti piano, ed aggiungi il parmigiano. Casalinga affaccendata, già la pasta l’hai scolata? Versa le penne dentro la terrina, aggiungi poca panna e ricotta genuina. Di pepe un pizzico aggiungi giusto, quel che basta ad esaltarne il gusto. Or che è ben amalgamato, servi tutto il preparato. Se le mangi in famiglia, buon appetito e tanta gioia. Erminio Quadraroli Profumi Terziari. Appartengono alla prima categoria tutti quei profumi che sono propri del vitigno,che si possono, cioè, avvertire anche solo al primo “contatto”col grappolo e, che regalano al vino sentori come salvia, rosa e pesca… Esempi noti di questa categoria sono il Moscato, le Malvasie, i Brachetti, i Gewürztraminer. I profumi secondari, di seconda formazione, si sprigionano al momento della pigiatura e della fermentazione dell’uva e donano al vino sentori fragranti e freschi di fiori, frutta e vegetali in genere. Alcuni esempi sono lo Chardonnay Bianco e il Cabernet Rosso. I profumi di terza formazione, ovvero i profumi terziari, si formano con il lento trascorrer del tempo, quando i profumi primari e secondari tendono a diminuire, lasciando posto alla formazione di “fragranze”più mature, come sentori di spezie, tostati, animali e eterei. Esempi di questi profumi li troviamo nei grandi vini invecchiati. E’ palese, quindi, che nei vini giovani si tenderà a incontrare profumi primari e secondari, mentre nei vini invecchiati ci sarà la prevalenza di profumi terziari. Potremo, infine, riassumere dicendo che i Vini Bianchi, evocano fiori e frutta a bacca bianca, mentre i Vini Rossi, ci regalano profumi di fiori e frutta a bacca rossa. Quindi se il nostro bicchiere è privo di difetti e alterazioni a livello visivo, passeremo all’Esame Gustativo, altrimenti chiuderemo qui la nostra degustazione. 0HVVDJJL0HVVDJJL0HVVDJJL - Tantissimi auguri di buon compleanno a Mirco Imperoli che ha compiuto 25 anni l’8 Febbraio. Auguri da parte della tua madrina. - Buon compleanno a Valentina Vita che ha compiuto gli anni il 13 Febbraio, Tanti bacioni al mio piccolo dalla mamma, il papà, il fratello, Mirco, Marisa e Giorgio. fiore di campo Ale, - Buon Compleanno a Maria che ha compiuto gli anni il 20 Febbraio e a Paolo dalla tua ilaria che compirà gli anni il 20 Marzo da parte della sorella Marisa, Giorgio e dai nipoti Roberto e Valentina. Auguri da Campo de’ fiori a tutti i festeggiati Tantissimi Auguri a Valentina di Sacrofano che compie 18 anni il 13 Marzo da parte delle sue compagne di scuola Infiniti Auguri a Orlando Bertocci e Maria Rosa Peri che hanno festeggiato 25 anni di Matrimonio auguri alla splendida coppia dai parenti ed amici tutti. La redazione di Campo de’ fiori si unisce agli auguri 26 Campo de’ fiori Scopri l’Arte Conoscevo Franco Valeri come lo scultore che realizzò, negli anni ’70, il monumento ai caduti della resistenza, posto in Piazza della Liberazione a Civita Castellana. Prof. Franco Valeri Ignoravo di trovarmi al cospetto di un grande artista conosciuto e ricercato sia in Italia che all’estero. Franco Valeri si diploma, nel 1949, presso la scuola d’Arte di Civita Castellana e poi presso il Liceo Artistico di Via di Ripetta a Roma. Ancora studente, un suo professore di scultura, Edgardo Mannucci, lo vuole nel suo studio di Via Margutta 17. Ricordando quegli anni, il volto del Prof. Valeri si illumina e, su di esso, si ripropone l’espressione di un giovane promettente, pieno di talento e con negli occhi il sogno di una carriera artistica tutta da percorrere. Con grande tenerezza per quel ricordo, ci racconta di quando si recava tutte le mattine in quello studio, con la mansione di ragazzo di bottega. Lì, i più grandi artisti del momento, come Fazzini, autore della scultura “Il Cristo Risorto”, sul fronte dell’aula Paolo VI in Vaticano, Burri, Afro e Montanarini (che insegnò anche presso la scuola d’arte di Civita Castellana e fu Rettore all’Accademia delle Belle Arti di Roma), si incontravano ed esprimevano la loro arte. Un giorno, il suo professore, conscio dell’abilità del giovane Valeri, lo fornisce di un pezzo di legno duro e gli chiede di scolpirlo. Ne esce un bellissimo volto che verrà esposto e venduto in una galleria ad un modestissimo prezzo che il Valeri gli attribuirà, rapportando il suo lavoro a quello, secondo lui, ben più faticoso svolto dal padre. Nel frattempo si laurea presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dal 1958 al 1964 insegna presso l’Istituto Statale D’Arte di Civita Castellana e ritorna infine all’Accademia di Roma per ricoprire la prestigiosa cattedra di Scultura. Il Prof. Franco Valeri espone opere di pittura e scultura presso manifestazioni di rilievo quali: le Quadriennali di Roma, L’Agostiniana di Roma, L’Angelicum di Milano, il premio Federico Motta Editore di Milano, la Pro Civitate di Assisi e la Mostra Internazionale di Lugano. Realizza opere di carattere di Cristina Evangelisti religioso, inserite in chiese di alto valore storico ed architettonico. Produce opere per piazze italiane e straniere. In Israele realizza il ritratto in bronzo di Paolo VI, presso la cappella sul Monte Tabor. Nell’Alto Volta esegue bassorilievi per una chiesa cristiana. Realizza due pannelli in bronzo per l’ITIS di Viterbo. Crea una moltitudine di opere esposte in molte collezioni pubbliche e private italiane, tra le quali la Galleria Pro Civitate di Assisi, l’Angelicum di Milano, la Galleria Comunale di Arte Moderna di Roma, l’Amministrazione Provinciale di Viterbo e la Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo. Allestisce, inoltre, mostre personali a Roma, Milano e Viterbo, presso le più importanti gallerie private e dentro splendide cornici comunali. Ha partecipato di recente ad una mostra internazionale collettiva organizzata dal Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e ad una mostra collettiva organizzata dall’Ente Provinciale per il Turismo di Roma. E’ citato nel volume “Scultura Italiana del Dopoguerra” di Mario De Micheli ed in riviste prestigiose quali “Inchieste di Urbanistica e Architettura” della IEPI, “Concilio Vaticano Secondo” dei Fratelli Fabbri Editori. Come libero professionista, esegue progetti di scenografie per la RAI Radio Televisione Italiana ed a partire dal 1970, svolge anche attività di Designer, collaborando con la figlia Chiara, sua degna allieva. Progetta per l’industria ceramica ASTRA una linea bagno antesignana nello stile già negli anni ’70 e ne è in produzione, attualmente, una nuova presso la ceramica AZZURRA. Per Civita Castellana il Prof. Valeri, oltre al monumento ai caduti della resistenza e al monumento ai caduti di tutte le guerre, ha realizzato il monumento al ceramista, dove sono raffigurate tutte le fasi della lavorazione di questo materiale, nell’industria e nell’artigianato. Ciò che più mi ha colpito del Prof. Valeri è l’uomo semplice che è in lui, l’amore ed il rispetto per le sue radici e la sua disponibilità ad aprirsi ai giovani, mettendo a loro disposizione la sua lunga e preziosa esperienza, sempre pronto a raccogliere ciò che anche i giovani possono suggerirgli, per una nuova arte che guarda al futuro. il Monumento ai Caduti di Tutte le Guerre in Via Belvedere Faleri Veteres particolari: a sx monumento ai caduti di tutte le guerre a dx monumento ai caduti della resistenza in Piazza della Liberazione il Prof. Valeri (al centro) con Luigi Montanarini (a sx) ed il Presidente della Roma Sensi (a dx) ritratto di Chiara Monumento al Ceramista predizione di gloria a Tarquinio Prisco bassorilievo in ceramica smaltata CA.RI.VIT. Civita Castellana 28 Campo de’ fiori Come eravamo Cinema, che passione! Erano gli anni 50/60, a Civita Castellana potevamo ritenerci fortunati, perché avevamo due sale cinematografiche, e a quei tempi, così avari di svago e divertimenti, questo rappresentava il di massimo per noi ragazzi Alessandro Soli di provincia. Quanti ricordi affiorano nella mia mente, cercherò come ho fatto finora, di rievocarne alcuni per farli uscire dal dimenticatoio in cui i miei coetanei li hanno relegati, e cercare di stimolare sentimenti nelle nuove generazioni. Il Cinema Teatro Florida antico palcoscenico di piccole recite scolastiche e amatoriali, usato anche come cinema, ha rappresentato da sempre il luogo deputato a fare teatro, perché dotato di una acustica perfetta, limitato nella capienza, con tanto di sipario e camerini, una bomboniera, rispetto al maestoso Cinema Flaminio , il vero tempio della “settima arte”. Ricordo ancora quando fu proiettato il primo film in Cinemascope, con la sala ristrutturata, e questo grande schermo rettangolare che non finiva mai, dove Robert Taylor, Mel Ferrer, e Tony Curtis, attori dell’epoca, ci facevano rivivere le gesta di Re Artù e Lancillotto, il tutto in Tecnicolor. A quei tempi, non c’era l’aria condizionata, ed ecco il soffitto del cinema si apriva come per incanto, e l’afa estiva si trasformava in brezza, e di sera altre stelle brillavano insieme a quelle della Lux Film. Altro ricordo particolare, fu il cosiddetto film tridimensionale pellicole particolari visibili con speciali occhialetti di cartone e plastica colorata, che ci venivano dati all’ingresso in sala. Per noi l’andare al cinema era allora un rito, l’ avvenimento “cult” della domenica pomeriggio. Nella mia poesia “Civita mia” dò una pennellata a que- sto avvenimento dicendo “’e domeniche doppo pranzo, fatte de spinte, pe’ entrà ar cinema Flaminio” già, perché noi eravamo lì accalcati davanti alle porte di ingresso in legno e vetro due ore prima dell’inizio del primo spettacolo, tutti tesi nell’immane sforzo di entrare per primi ed occupare i posti migliori, non appena veniva aperta mezza porta. E’ doveroso a questo punto ricordare vari personaggi che hanno fatto la storia e per certi versi, la fortuna del Cinema Flaminio, come zì Lino Evangelisti e le famiglie Fasoli, i custodi della sala, i cui rampolli Franco e il cugino Mario, nostri coetanei, erano invidiati da tutti, perché abitando nello stabile, potevano vedere, e gratis, tutti i film proiettati, seduti comodamente, e senza incorrere nell’esclusione per i film allora vietati ai minori di anni 18. Poi la dolce cassiera ,la Sig.na Ines Mariani alla quale porgevi le monete per il biglietto, per anni e anni sempre uguale, sempre lo stesso, con stampigliato il timbro S.I.A.E. e la maschera della musa del cinema, ad essa chiedevi subito se la sala era piena, oppure quando iniziava il film. Sciocche domande, certo non fatte da noi, che entrando per primi , di corsa e vocianti, ci imbattevamo in colui che rappresentava la maschera per antonomasia: Alessandro Zitelli detto ”Lisandro Cacarella.” Sinceramente non so il motivo di quel soprannome, se dato per motivi fisiologici, ma per noi, “cacarella” era quella che ti faceva venire, quando, col suo frustino di bambù ti minacciava se parlavi in sala durante il film, oppure non lasciavi il posto, quando terminato lo spettacolo, volevi rivederlo daccapo, noncurante della gente che stava aspettando in piedi.Per quanto riguarda gli operatori alla macchina di proiezione, noi fisicamente non li vedevamo mai, perché stavano lì sopra alla galleria, tra “ pizze” da avvolgere e obiettivi da mettere a fuoco ce ne accorgevamo però quando saltava la pellicola, o peggio ancora, quando la lente la bruciava , perché passavano interminabili minuti prima della ripresa del film. Una menzione particolare voglio darla ad altri due personaggi, Pietro Paternesi e Giovanni Morganti ( per i civitonici, quello che venneva i fichi d’india co’ ‘o canestro) addetti al trasporto dei cartelloni con le locandine dei film in piazza Matteotti., lavoro manuale, ma utilissimo, perché attraverso quella grande bacheca ambulante passava la programmazione dei films.Certo erano altri tempi, ora andare al cinema non è più un avvenimento, nei piccoli paesi addirittura è un’abitudine che sta scomparendo, perché soppiantata dalle multisale e dal noleggio dei vari CD, o DVD; ma il fascino per il grande schermo resterà sempre e se il Cinema finora ha resistito all’urto di nuovi svaghi e divertimenti, lo deve in piccola parte anche a noi “giovani degli anni 60” che facevamo a spinte per entrare ed uscivamo dal Cinema Flaminio, con la lingua lessata da quattro cucchiai di bruscolini (semi di zucca salati) o addolcita da due “sgummarelli de lupini” (fusaie). Aò, noi eravamo felici così. 30 Campo de’ fiori Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e ... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori ROMA RIONE TRASTEVERE Palazzo Dal Pozzo a Piazza San Calisto (1615-1885) Prof. Arch. Enea Cisbani La costruzione di Palazzo Dal Pozzo, deve essere storicamente collocata tra il 1610 e il 1615, in concomitanza con l’apertura dello Stradone di San Francesco a Ripa che collega l’omonima chiesa con la piazza, celebre, di Santa Maria in Trastevere, preceduta da un altro slargo, ben più modesto, di San Calisto sul quale si affaccia il palazzo, costruito sotto il Pontificato di Paolo V Borghese. Palazzo Dal Pozzo è attualmente delimitato dalla piazza di S.Calisto e da via della Cisterna, anticamente denominata Vicolo Dal Pozzo. Il Palazzo Trasteverino conclude prospetticamente la lunga infilata e successione di case popolari e minute poste ai lati dell’asse viario Barocco e la sua chiarezza esecutiva e tipologica, l’assoluta semplicità dei dettagli architettonici e decorativi, unitamente all’originalità del portale e del profondo androne, da cui si intravede la grande corte interna, ne fanno un episodio architettonico di grande valore dimenticato dalla cultura artistica ufficiale. Il palazzo fu la dimora romana di Cassiano Dal Pozzo, eccezionale erudito e uomo di cultura della Roma Barocca, amante delle arti e cultore di grandi architetti e pittori come Andrea Sacchi, Nicolas Poussin e Pietro da Cortona che facevano della Roma Barocca un eccezionale centro di cultura artistica e figurativa. Che il palazzo trasteverino appartenne a Cassiano Dal Pozzo è attestato dall’Arma Gentilizia della sua famiglia , due serpenti alati bifronti con pozzo al centro, posta sopra il cornicione dell’alto portone. Nel palazzo del rione trastevere Cassiano vi formò il suo ricco museo personale, composto da dipinti e libri antichi. L’acquisto del palazzo da parte del Dal Pozzo è attestato dall’atto notarile rogato a Roma il 30 Giugno 1621 in nome di Giovanni Secondo Ferrero Ponzigliani in favore di Michele, zio di Cassiano Dal Pozzo. Il palazzo …”fu convegno di quanti letterati uomini albergava Roma e di quanti la visitassero stranieri…..”. Appartenne a Cassiano dal 1621 al 1657, anno della sua morte, avvenuta il 22 Ottobre dello stesso anno con sepoltura nella Chiesa di Santa Maria sopra Minerva.. Dopo la morte di Cassiano, il palazzo e il ricco museo passarono in eredità al fratello Carlo e nel 1689 al proprio figlio Gabriele e da questi al suo erede Cosimo Antonio, con cui la famiglia Dal Pozzo si estinse intorno al 1730. Successivamente il palazzo divenne Collegio Femminile della SS.ma Assunzione della Beata Vergine Maria. La vicenda del palazzo è collegata a quella di Civita Castellana. Nel 1730 il ricco archivio e museo di Cassiano, tra cui cinquanta dipinti del Poussin, subirono alterne vicende: acquistato dalla famiglia Albani, fu in parte smembrato con alcune opere inviate a Torino e altre in Francia. Addirittura una parte consistente dei dipinti e dei carteggi comprati dai Sovrani Tedeschi, nel viaggio in mare da Civitavecchia a Genova, a seguito di una burrasca, affondarono in mare. Il Poussin, celebre pittore francese del XVII secolo, fu più volte ospitato nel palazzo da Cassiano Dal Pozzo, suo fervente protettore e ammiratore e sappiamo che lo stesso pittore soggiornò a più riprese a Civita 31 Castellana, dove eseguì numerosi dipinti, per lo più vedute, tra cui un dipinto di modeste dimensioni ispirato all’episodio della storia antica di Civita Castellana, del maestro fedifrago che consegna i suoi allievi ai soldati romani di Furio Camillo che nel 394 a.C.cinge d’assedio Civita Castellana, ultimo baluardo delle popolazioni Italiche contro Roma. L’episodio e’ ben noto: i maggiorenti della città avevano affidato l’educazione dei propri figli a un precettore, il quale per accattivarsi i favori dei Romani consegna a loro i giovani allievi. Furio Camillo, tribuno, non accetta lo scambio, fa arrestare il maestro e riporta i giovani alle loro case. La comunità colpita dal gesto si arrende ai Romani, diventando loro alleata. L’episodio storico, realtà o leggenda, è dunque ben noto, ma avvolti nella nebbia i destini del dipinto. Composto a Civita castellana tra il 1630 e il 1635, fu donato da Nicolas Poussin alla comunità di Civita Castellana in segno di gratitudine verso la città, che a più riprese l’ospitò nei suoi soggiorni di lavoro. Il pittore soggiornava presso l’Albergo dei Tre Re, posto alla confluenza della strada per Castel S.Elia, in una dimora che agli inizi dell’800 vide ospitare un altro grande pittore francese il Corot. Il tema, classico e di forte ispirazione civile, non poteva essere certo conservato in qualche chiesa, tanto che per ragioni tuttora ignote lo ritroviamo a Roma nell’800 nella bottega di un antiquario e da lì scompare definitivamente, per poi ripresentarsi recentemente nella ricca collezione di un magnate americano della finanza internazionale. Il dipinto civitonico, forse venduto per rimpinguare qualche debito, mostra il destino comune a tante opere d’arte: vendute per un tozzo di pane, anche perché nessuno in quel periodo poteva certo immaginare la futura importanza del pittore francese. Scopri lo Sport Vi invitiamo ad indovinare il noto personaggio sportivo riportato nella foto a fianco. I primi cinque che indovineranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto da FLASH JEANS di Fabrica di Roma Campo de’ fiori 32 Amarcord i luoghi dell’infanzia di Cristina Evangelisti panorama della forra con i resti del Tempio di Giunone Il Tempio di Giunone, sito archeologico situato in una delle forre che costeggiano Civita Castellana, tra l’altura del Vignale e quella delle Colonnette, attualmente abbandonato a se stesso e alla natura che ne ha nascosto ogni traccia di antica civiltà falisca, era, negli anni ’50, una delle mete preferite dai ragazzini di Civita Castellana. Il Tempio di Giunone era, per il popolo falisco, il luogo di culto più importante di tutto l’Ager Faliscus, come riportava Ovidio che prese in sposa una giovane donna di Falerii Veteres (odierna Civita Castellana) ed anche il punto dal quale si diramavano arterie viarie per raggiungere Faleri Novi, la Via Amerina, Corchiano, Gal-lese, Nepi etc. Fabrizio e Massimo si davano appuntamento con i loro amici in Piazza Matteotti e da qui, scendendo per Corso Bruno Buozzi e Via Ferretti, arrivavano fino al bivio che porta a Castel Sant’Elia, proprio all’altezza della bellissi- ma Porta Borgiana. Di fronte al bivio, una strada sterrata li conduceva verso il torrente Rio Maggiore che attraversavano grazie ad un ponte a schiena d’asino di origine medioevale. Poco più avanti i ruderi dell’antico Tempio erano la cornice ideale per giochi come “nascondino” e gli antichi basamenti del Tempio formavano ottime trincee per chi, giocando alla guerra, doveva ripararsi dai sassi lanciati per mezzo di potenti fionde. Le antiche grotte affrescate che un tempo fungevano da Chiese rupestri per i cristiani perseguitati, erano un ottimo nascondiglio per poi spaventarsi l’un l’altro. Prima che il sole calasse e che in quella gola scendesse l’ombra della sera, i ragazzi si riavviavano, con qualche graffio o bernoccolo in più, risalendo la forra, per raggiungere nuovamente le loro case, dandosi appuntamento per la prossima escursione. il ponte a schiena d’asino ormai coperto dalla vegetazione antica porta sulla via per il Tempio ingresso di una chiesa rupestre Porta Borgiana resti del Tempio Campo de’ fiori 33 Il Consulente di ...Campo de’ fiori Oggi rispondiamo alla e-mail del sig. Bruno, il quale si interroga sulla responsabilità per danni provocati da un cavallo. Mia figlia va a cavallo in un maneggio e ieri un cavallo è scappato di mano ad un ragazzo provocando danni ad una persona. Chi ne risponde ? Il codice civile prevede che il proprietario di un animale , o anche chi solo se ne serve, sia responsabile per i danni dallo stesso cagionati. La responsabilità grava pertanto grava su queste figure, in funzione del solo collegamento causale fra condotta dell’animale e danno dallo stesso cagionato (ossia semplicemente quando dal comportamento dell’animale si produce un danno, indipendentemente dalla condotta del proprietario). La responsabilità per il danno prodotto dall’animale sussiste anche quando l’animale stesso sia fuggito o sia smarrito. ( I casi però in questo genere di responsabilità sono moltissimi e con diversissime sfumature che cambiano le cose: se vi è un istruttore, e se questi è federale o no ( per cui risponde con la propria assicurazione obbligatoria), se il maneggio è affiliato ad una federazione equestre FISE o ANTE , per cui abbiamo norme e considerazioni particolari, ed infine se il cavaliere sia patentato o no. Per questo ogni caso va valutato di volta in volta da uno specialista. La nostra risposta, per il sig. Bruno che non spiega oltre, è solo informativa e d’orientamento). Il legislatore ha tuttavia previsto che il proprietario non possa essere ritenuto responsabile allorché l’evento dannoso prodotto dall’animale sia riconducibile al caso fortuito, ossia un fattore esterno che rivesta i caratteri della imprevedibilità, inevitabilità e assoluta eccezionalità. Di fatto il soggetto danneggiato a seguito della condotta di un animale, sarà tenuto a dimostrare solamente di aver subito direttamente un danno derivato dalla sua condotta. Il proprietario dello stesso o chi ne fa uso potrà , conseguentemente, liberarsi di tale responsabilità ( che come sottolineato è del tutto indipendente da una colpa in capo allo stesso) solo dimostrando che l’evento lesivo deriva da un fattore estraneo alla sua sfera soggettiva, ed è idoneo ad interrompere il collegamento causale tra condotta ed evento dannoso, per l’appunto “ caso fortuito”. Caso fortuito può identificarsi anche nel fatto del terzo e nella colpa del danneggiato, allorché sia un fatto determinante nel rapporto causale. Venendo al caso prospettato, la giurisprudenza è tendenzialmente uniforme, in applicazione di quanto detto , a riconoscere che il gestore del maneggio, in quanto proprietario o utilizzatore dei cavalli che servono per le esercitazioni, sia soggetto, per i danni subiti dagli allievi durante le esercitazioni ( eseguite sotto sorveglianza di un istruttore) , ed in condizioni quindi che ne privano il cavaliere della disponibilità dell’animale, alla presunzione di responsabilità . Diverso è il caso di danni conseguenti alle esercitazioni di giovanissimi allievi o principianti, la cui inesperienza e conseguente incapacità di controllo dell’animale è rimessa all’istruttore presente. La tipologia di responsabilità in commento, trova, infatti, la sua origine non nel comportamento o attività del proprietario, quanto piuttosto nell’attività dell’animale stesso e il suo limite nel caso fortuito. Dott. Giulia Radice Nel prossimo numero affronteremo un problema di grande attualità e sentitissimo da molte persone che non trovano una facile soluzione: La clonazione della carta di credito o del bancomat ed il rifiuto delle banche di coprire la perdita, a danno del malcapitato correntista. COSA FARE ?!?? SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ ___ Cognome____________________Età_________CAP________Città________________________Prov._______ Telefono______________________e-Mail________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome__________________________Cognome_____________________Età___Via_________________________________________ CAP_______Città__________________________Prov._____Telefono__________________e-Mail______________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Firma________________________________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data_______________Firma_____________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 34 Campo de’ fiori Il Nuovo Rischio AIDS continua dal n. 14 di Campo de’ fiori Abbiamo già detto che il nuovo rischio AIDS consiste fondamentalmente nella mancanza di “attenzione” o meglio ancora nella diminuzione di prevenzione e informazione nei confronti di questa malattia. Le cure mediche e farmacologiche del Dott. dell’AIDS sono state in Maurizio Martini grado di trasformare questa mortale malattia in una patologia cronica che permette una lunga sopravvivenza. Ma la cura odierna non corrisponde ad un vaccino che può difenderci completamente impedendo l’ingresso del virus nelle nostre cellule! La cura infatti impedisce al virus, ormai già dentro di noi, di replicarsi e quindi di distruggere le nostre cellule, ma il virus è sempre presente e come ogni organismo vivente, si può adattare e mutare divenendo resistente. Per questo motivo ancora oggi è importante la prevenzione che, finchè non si troverà un vaccino efficace, rimane la nostra unica vera arma di difesa nei confronti di questa malattia. Rimarco molto questo aspetto perché si sta assistendo ad una progressiva diminuzione di informazione medica e quindi di prevenzione nella nostra società. Sempre minore è l’im- pegno per esempio nell’informazione verso i giovani, che rappresentano purtroppo statisticamente la porzione di popolazione che oggi più facilmente è a rischio di contrarre il virus. Credo sia necessario impegnare operatori sanitari esperti nel settore nella divulgazione dell’informazione preventiva, non soltanto a livello familiare, dove i genitori per primi devono educare e seguire i propri figli nella loro maturazione sessuale, ma anche a livello scolastico, dove a mio parere, un ruolo di primaria importanza informativa può essere svolto dai docenti nei confronti degli alunni e anche dei loro genitori. In questa sede cercherò soltanto di dare delle direttive di informazione preventiva che, credo, possano essere molto utili. In ogni caso per problemi più specifici, ci si può rivolgere al proprio medico di famiglia, che rappresenta sempre un validissimo supporto in questo tipo di problematiche. Vorrei premettere prima di tutto che nella mia trattazione non mi soffermerò sull’aspetto morale o etico che la divulgazione dell’informazione preventiva nei confronti dell’AIDS comporta. Ritengo che questo specifico aspetto si debba affrontare in altri ambiti e soprattutto con sociologi, esperti psicologi, etici e religiosi. Partiamo dal presupposto che il virus dell’HIV è un virus molto debole e che difficilmente resiste ad un qualsiasi agente disinfettante, o per esempio all’aria aperta. Proprio per questo è difficile infettarsi con il virus attraverso il contatto cutaneo con del sangue infetto per esempio. Un rischio superiore lo si corre tramite punture o tagli con siringhe infette e lame sporche di sangue, ma anche in questo caso difficilmente si contrae la malattia. Solitamente il virus si contrae tramite rapporti sessuali prolungati con partner infetti, o con scambio continuo di materiale ematico o liquidi biologici infetti. La saliva di soggetti malati di solito non è in grado di trasmettere la malattia e questo perché il virus in essa è presente in scarsissima quantità. Quindi, il bacio o i rapporti orali di solito non sono in grado di trasmettere il virus, anche se lesioni cutanee con perdite di sangue possono aumentare il rischio di infezione. Lo sperma, il sangue e i liquidi vaginali invece contengono maggiori quantità di virus e possono quindi più facilmente trasmettere l’infezione, soprattutto poi se il rapporto sessuale provoca delle ferite alle mucose coinvolte (questo è particolarmente vero per i rapporti anali). Come ho gia detto, di solito non ci si infetta con un solo rapporto sessuale con una persona infetta, ma attraverso rapporti continuativi. In caso di rapporto non sicuro e con persona sconosciuta, è importante l’uso del preservativo che rappresenta ancora oggi l’unica difesa valida nei confronti dell’infezione da HIV. Anche lo scambio di sangue tramite trasfusioni o siringhe può trasmettere il virus, ma da tempo ormai le donazioni di sangue vengono strettamente sorvegliate e oggi sono molto sicure. Chiudo ribadendo ancora una volta che fondamentale nella lotta a questa malattia è la prevenzione che deve essere ripresa e condotta con maggiore veemenza soprattutto verso quella fascia della popolazione che oggi è più a rischio, i giovani. Campo de’ fiori Ognuno è speciale a modo suo Riporto la testimonianza di una mamma, la signora Giovanna Ruta Spartigati, di Alpignano (To): <<Guardo mio figlio. Un bambino di dieci anni, handicappato con un ritardo neuromotorio grave e sordità gravissima. La mia meravidi Gianni Bracci glia di bambino, unico in quanto unico come essere umano. (…) Un giorno ormai lontano un medico mi disse delle parole che allora non volevo accettare:”Questo bambino, così com’è, è Emanuele”. Poi, col tempo, le ho capite. E ora sono anche orgogliosa di mio figlio che è unico e irripetibile. Mettiamoci nei suoi panni. Mettiamoci nei panni di chi già fa fatica ad essere accettato perché diverso:” Io non vado bene per gli standard e quindi devo essere cambiato. Sono sbagliato”. Nò, sono gli altri che hanno perso di vista il senso della vita, il rispetto e l’amore. Sono loro che si rifiutano di capire che la sua unicità è interiore: è l’unicità dell’anima. La mia speranza è che questo inevitabile progresso non si dimentichi del vero senso della vita. Il primo istinto di sopravvivenza di un essere animale e umano è l’amore. >> Proviamoci. Proviamoci a chiudere gli occhi. Privi della vista ci accorgeremmo come risulti inevitabilmente complicato compiere gli atti più semplici della vita quotidiana - lavarsi, vestirsi o mangiare-. Ancora più complicato, se non impossibile, passeggiare, correre, guidare. Quelle condizioni, però, non potrebbero impedirci di sviluppare altri sensi, come odorato e udito, e quindi il saper riconoscere ed apprezzare, per esempio, i profumi che trasporta il vento o le sottili armonie di una melodia. Se provassimo invece a fermare le gambe e ad utilizzare una sedia a rotelle, ci accorgeremmo che spesso nemmeno gli edifici pubblici hanno servo scala o ascensore, che salire sui marciapiedi diventa maledettamente difficile senza gli appositi scivoli, che tanti automobilisti posteggiano in modo incivile impedendo il passaggio delle carrozzine (anche quelle da neonato). Sarebbe comunque possibile impegnarci in tante altre attività: pittura, lettura, musica. Potremmo, perché nò, scrivere poesie o diventare maghi dell’informatica. Se immaginassimo, ancora, di soffrire un ritardo mentale, di avere ad esempio il corpo di un adulto e l’intelletto di un bambino, forse non saremmo delle cime a scuola o a far di conto, ma in compenso potremmo senz’altro eccellere nel donare affetto, amicizia e gratitudine a quanti sapranno volerci bene. Solo vestire i panni di un portatore di handicap può aiutare a capire le notevoli difficoltà che tale situazione comporta nella vita di tutti i giorni, quasi sempre dovute alle carenze strutturali di una società che non è pronta ad accogliere queste persone le quali, pur presentando determinate limitazioni funzionali a livello fisico, sensoriale o intellettivo, hanno ovviamente diritto, come tutti noi, a delle precise opportunità esistenziali che riguardano lo studio, il lavoro, la famiglia, il tempo libero. Possono peraltro esprimere, per una innato istinto di “compensazione”, notevoli potenzialità manuali, culturali ed emotive soprattutto in quei campi non direttamente interessati da inabilità. Un giacimento di capacità spesso inesplorato a causa di ignoranza o, peggio, indifferenza e che invece, opportunamente valorizzato, potrebbe dimostrarsi di straordinaria utilità sociale. Concetti che possono sembrare banali, ma che credo, vadano sempre e comunque rimarcati. Infatti, se è vero che l’integrazione civile e sociale di queste persone con difficoltà psico-fisiche passa attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, attraverso una scuola pubblica che garantisca insegnanti di sostegno o un lavoro in aziende dove possano essere veramente e dignitosamente produttivi, è pure vero che è necessario da parte nostra un rinnovato atteggiamento mentale e culturale, che non tenda a considera-rli in 35 m o d o commiserevole e riduttivo come una semplice “categoria”, ma li guardi come persone normali, con i loro pregi e difetti, che godono di precisi diritti più o meno collegati alla Michele Maggioli, giocatore della Nazionale di Basket, loro coninsieme a Michele Moscioni dizione di handicap, e, perché nò, devono adempiere a precisi doveri come uomini e come cittadini. Per avere un quadro della situazione può essere utile sapere che in Italia si contano almeno 2.800.000 disabili, pari al 5% della popolazione, mentre sono circa 6milioni (10% della popolazione) le persone direttamente coinvolte in una situazione di disabilità. Bisogna considerare che un tale numero di portatori di handicap richiede la dedizione di almeno 3miliardi di ore/annue, delle quali ben il 95% sono sostenute interamente dalle famiglie di origine; solo il 5% da associazioni o istituti esterni alla famiglia. La nostra società potrà dirsi veramente civile solo quando darà la possibilità a tutti i suoi componenti, anche quelli che partono da posizioni di svantaggio fisico, economico e sociale, di realizzare le proprie potenzialità perché nessuno debba sentirsi inadeguato. Ciascuno di noi, sempre e comunque, con le proprie peculiari qualità, è certamente una persona speciale, come tale merita di essere rispettata, di essere felice, di essere quello che è. Campo de’ fiori CIAK SI GIRA 37 di Roberto Moscioni Per confermare quanto ho già detto,nell’articolo CIAK SI GIRA (LA CORONA DI FERRO) sul n. 13 di Campo de’ fiori, dove ho scritto che il grande regista Alessandro Bla-setti provò un grande amore per Civita Castellana, bisogna fare un viaggio fino al 1957, ben 17 anni dopo il grande successo di quel film, per scoprire che ancora una volta A. Blasetti scelse Civita Castellana come ambientazione per il film AMORE E CHIACCHIERE (salviamo il panorama) una commedia che spiega i “difetti” degli italiani, mettendo in contrapposizione l’amore e le chiacchiere. Questa la trama del film: Il proprietario di una bellissima villa sul mare, interpretato da Gino Cervi, deve lottare contro la costruzione di un’ ospizio che priverebbe la sua abitazione del bel panorama. Pertanto il ricco industriale chiede l’ aiuto del sindaco, interpretato da Vittorio De Sica che, già angustiato dalla storia d’amore tra il figlio, interpretato da Geronimo Maynier e la figlia dello spazzino, interpretata da una giovanissima Carla Gravina, è disposto ad aiutarlo. Il film fu sceneggiato dal grande scrittore e regista Cesare Zavattini, “padre” del Neorealismo Cinematografico Italiano, sceneggiatore di moltissimi film di successo come, LADRI DI BICICLETTE, MIRACOLO A MILANO e SCIUSCIA’ tanto per citarne alcuni. Il film e’ una sorta di favola morale dove appaiono temi come il pregiudizio sociale, la vanita’ del parlare e la tentazione dell’ oratoria in contrasto con l’Amore, quello con la A maiuscola, quello che non conosce pregiudizi, sbocciato tra due giovani di diversa estrazione sociale: lui, figlio del sindaco e lei, la figlia dello spazzino, costretti a fuggire pur di stare insieme. Nel film molti sono gli scorci di Civita Castellana scelti dall’ occhio vigile di A. Blasetti come ad esempio il Ponte Clementino, Piazza Quintana, Piazza del Duomo, Piazza Matteotti e la bellissima Via Roma. il ponte clementino Due immagini a confronto di Via Roma. La prima come appariva in una scena del film nel lontano 1957, la seconda come appare oggi. Piazza San Gregorio vista da due diverse angolazioni con dei bambini civitonici che fanno da comparse continua sul prossimo numero... ancora uno scorcio di Via Roma, Piazza Duomo con la Cattedrale sullo sfondo, portone di un palazzo in Piazza Duomo Campo de’ fiori 38 note vi furono Acanto, Cirene e Dafne, figlia del fiume Peneo. Di quest’ultima il mito narra che Apollo, fattosi trarre in inganno da Eros, dio dell’amore, che lo aveva colpito con il suo dardo dalla punta d’oro, si fosse innamorato perdutamente della fanciulla Dafne. Questa, colpita invece dal dardo dalla punta di piombo si rese inaccessibile a qualsiasi sentimento amoroso e respinse in tutti i modi Febo Apollo. Il dio, disperato d’amore per questa, la inseguì ovunque finché un giorno riuscì ad intrappolarla davanti alle rive del fiume Peneo. Dafne, non trovando più vie di scampo, pregò con fervore suo padre Peneo di salvarla e così venne trasformata immediatamente nella pianta dell’ alloro a cui diede il nome. Apollo fu costretto a ritirarsi ma, come dio della musica, decretò che da quel momento una ghirlanda decorasse la lira, la faretra e la testa dei menestrelli. MITI DEI ed EROI Febo Apollo: il Dio del Sole Apollo rappresenta uno degli dei più grandi sia del Pantheon greco che di quello latino. Figlio di Zeus e di Leto, nacque insieme alla sorella gemella Artemide (La Luna) nell’isola gallegdi giante di Delo ai piedi Barbara Pastorelli del monte Cinto. Non fu allattato dalla madre, ma nutrito da Temi con nettare ed ambrosia. Dopo alcuni giorni dalla nascita, Apollo lasciò Delo alla ricerca di un luogo adatto per fondare una sede oracolare. Attraversò così tutta la Grecia e dovette superare numerosi ostacoli prima di fondare il suo oracolo. Giunto a Delfi uccise Pitone, un enorme serpente femmina, che aveva insidiato sua madre incinta e, alla fine, prese possesso dell’oracolo custodito dal mostro. In seguito però, per purificarsi dell’uccisione di Pitone, dovette recarsi nella valle di Tempe dove scontò otto anni di esilio. Partecipò anche alla congiura contro suo padre Zeus Apollo e Dafne e per questo motivo fu punito e costretto a mettersi al servizio di Laomedonte , re di Troia,che gli impose di costruire le mura della città. Apollo fu dio del vaticinio e della divinazione, dio delle arti e della musica. Venne chiamato anche Febo, “il brillante”, come dio del sole. Giovane e di bell’aspetto ebbe numerosi amori con Muse, ninfe e donne mortali. Tra le più Indovina Indovinello... Cuor che batte nel taschino, cuor che batte sulla torre tutto il giorno ci discorre, della notte e del mattino. Ci ricorda premuroso, come il tempo sia prezioso. Che cos’è?......... Apollo i primi tre che, telefonando in redazione, daranno la soluzione dell’indovinello riportato qui a fianco, riceveranno un simpatico omaggio offerto dalla profumeria GLAMOUR. Campo de’ fiori Le sue caratteristiche dipendono da vari elementi come l’aspetto organico e funzionale della laringe, il patrimonio genetico individuale, la cultura, l’eCentro di Diagnosi e Terapia Neuropsichiatrica - Psicologica ducazione, le espeLogopedica - Psicopedagogica rienze e ...ahimè anche dai “guasti” Via Torquato Tasso, 6/a - Civita Castellana (VT) - Tel. 0761.517522 eventualmente insorti. Ci sono molte persone che fanno della voce un vero e proprio strumento di lavoro: dagli avvocati agli insegnanti, dagli attori ai cantanti, dai crouno strumento irrinunciabile nisti ai venditori ambulanti, ai presentatori, ecc... di comunicazione L’uso della voce, dalla maggior parte delle persone, è vissuto come un fatto naturale Dire esaustivae spontaneo ma, come tutte le altre funmente che cos’è zioni, va considerato che ci sono aspetti la voce è molto fisiologici con margini di educabilità, caratdifficile e per teristiche individuali che derivano fortequesto prenderò mente da condizionamenti culturali e in prestito alcune sociali ed esiste la possibilità di modificac o n s i d e ra z i o n i zioni, tramite allenamenti particolari, riabidel prof. Oskar litazione di tratti patologici lievi o anche Schindler, esperpost traumatici o post chirurgici. to Foniatra della E’ una forte convinzione, per esempio, che Università di Toa cura della Dott.ssa un corretto uso della voce da parte degli rino che dice: Anna Maria Sambuci adulti possa indurre comportamenti mag“la voce è il supgiormente fisiologici nei bambini, aiutanporto necessario doli ad evitare abusi. perché la parola possa proiettarsi a distanPurtroppo ci sono molti bambini che fin ze convenienti per la comunicazione”; “la dalla scuola materna presentano un’alteravoce (con la mimica e la gestualità corpozione nell’accordo pneumo-fonico, cioè rea ) è il mezzo di espressione dei sentinell’utilizzo dell’aria necessaria alla fonamenti”; “la voce è espressione della cultuzione, e questo provoca un comportamenra e dell’intelligenza musicale”; ecc... La voce: 39 to vocale faticoso e, a lungo andare, anche dannoso per le corde vocali. Il logopedista si occupa professionalmente delle alterazioni della voce – Disfonie – e da qualche anno, nelle realtà più attente, anche della prevenzione dei disturbi della voce promuovendo informazione ed educazione alla salute e punta il suo intervento su: l’educazione della voce; l’igiene vocale. La terapia logopedica deve essere sempre adattata all’individuo poiché sebbene i principi terapeutici fondamentali per un dato disturbo non cambino, differenza di età, sesso, cultura, occupazione e salute in generale, richiedono che le tecniche vengano modificate tenendo presenti queste variabili. Da tenere presente anche il fatto che il disturbo della voce non è sempre e necessariamente riconducibile ad una patologia ma può anche riferirsi a caratteristiche personali non adeguate all’uso che il soggetto deve fare della voce stessa. Un professionista che impiega la sua voce come strumento di lavoro ( avvocato, cantante, etc..) potrebbe fare la scelta di una educazione vocale per migliorare, modificare o semplicemente ottimizzare il suo comportamento fonatorio. Un trattamento logopedico mirato alle esigenze personali del soggetto può essere determinante per la prevenzione o la risoluzione di un eventuale problema. 40 Campo de’ fiori Annunci -EFFETTUO lavorazioni in ferro, porte, cancelli, ringhiere, inferriate etc. per informazioni Tel. 380.7313167 -VENDO RADIO all’occhio Bacchini dei primi anni ‘40, in perfetto stato e funzionante, completa di mobile in legno. € 2.500 Tel. 0761.515994. -CERCO colf, max serietà, famiglia referenziata. Tel. 329.2711540 -VENDO caminetto in terracotta originale d’epoca “metà ‘800 c.ca” per uso ad angolo o a parete. Da ristrutturare. € 600,00 trattabili. 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Iscrizioni c/o sede Via Gramsci 8, Civita Castellana. Tel. 0761-599662 /©2**(7720,67(5,262 Vi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto nella foto di lato. I primi cinque che lo indovineranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dal negozio IL QUADRIFOGLIO di Foggi Antonella ANNUNCI ECONOMICI GRATUITI PER PRIVATI a pagamento per ditte o società Tel.Fax 0761.513117 Cedola da ritagliare e spedire L’annuncio sarà ripetuto per 3 uscite, salvo diversa decisione della redazione Compilate qui il vs ANNUNCIO GRATUITO e speditelo in busta chiusa a Campo de’ fiori, P.za della Liberazione n. 2 - 01033 Civita Castellana (VT) oppure mandate un fax al n. 0761.513117 o una e-mail a [email protected] TESTO (scivere in stampatello e senza abbreviazioni)......................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. Gli ANNUNCI GRATUITI sono esclusivamente riservati ai privati. Campo de’ fiori non è responsabile per la qualità e veridicità delle inserzioni. A garanzia dei lettori, Campo de’ fiori si riserva il diritto di NON PUBBLICARE annunci non conformi al presente regolamento o che, a suo insindacabile giudizio, risultino non chiari o che possono prestarsi ad interpretazioni equivoche. Gli inserzionisti prendono atto che, a richiesta dell’Autorità Giudiziaria, Campo de’ fiori fornirà tutte le notizie riportate nella presente cedola. COMMITTENTE: Nome.........................................................Cognome............................................................... Via...................................................................Città........................................................................................... Tel.....................................................................Firma........................................................................................ Campo de’ fiori 43 Scuola Media Statale “Dante Alighieri” di Civita Castellana e sezioni associate il Dirigente Scolastico di Faleria e Corchiano Prof. Orlando Pierini Lettera di ringraziamento C’era un uomo Cari lettori, questa lettera è indirizzata a quelli di voi che hanno acquistato, dimostrandoci il loro affetto, il libro “A fame era tanta a paura era tanta” e i calendari 2005 realizzati da noi alunni della scuola media. Con i fondi da voi donati abbiamo la possibilità di finanziare l’ospedale pediatrico di “Kinbondo” a Knshasa, diretto dalla Dott.ssa Penna e contribuire ad adottare una scuola nello Sri Lanka. Non possiamo ringraziarvi ad uno ad uno, ma sappiate che da tutti noi vi giunge un MEGA GRAZIE. Un SUPER CIAO a tutti e continuate a leggerci. Gli alunni della II E scuola media Dante Alighieri C’era un uomo che diceva non mollare un ideale o ti farai male. Aiutiamo quel popolo a dimenticare il loro passato perchè nella mente è come un fossato docce che uccidevano bambini che piangevano urlavano e si abbracciavano; si prendevano per mano si accompagnavano a quella spoglia tomba che tutti guardan, ma nessun ritorna pregando quel Dio nascosto nell’oblio non giustificando quell’assurdo odio sterminando quel popolo rimasto solo. Ti ricordi quell’uomo dietro il filo spinato guardava il tedesco col fucile spianato; quell’uomo gridava libertà !!! E tutti insieme gridarono “PACE” all’umanità Antonio Marconi II B - Corchiano A SCUOLA DI POESIE Sono qui a scuola di poesie e sto imparando nuove filosofie Sto scrivendo una nuova poesia ed è come una grande magia. Scrivo con passione e provo una grande emozione In questa scuola speciale io riesco a scacciare il male. Federico Mossi - classe 1B SE... Se riesci a confortare un tuo amico quando è in difficoltà. Se riesci a stare insieme a lui anche quando ti fa soffrire. Se riesci a dare senza chiedere nulla in cambio. Se riesci ad accettare la sua idea, anche quando non ti sembra giusta. Se riesci ad ascoltarlo quando soffre più di te. Se riesci a difenderlo anche quando ha torto, ma poi lo aiuti a capire il suo errore. Se riesci ad incoraggiarlo, anche quando sai che non ce la farà. Se riesci a custodire i suoi segreti, anche quando diventa impossibile. Se riesci a perdonarlo quando sbaglia e riesci a farti perdonare quando sbagli... non camminerai mai solo, e, sopra ogni cosa, sarai un vero amico. Classe II E O D I O L A V O R O O S T A G G I C O N C E N T R A M E N T O A S S A S S I N I 0 U G U A G L I A N Z A S T R A G E T E D E S C H I O M I C I D I Marika Pisanelli II B - Corchiano E’ Gennaio E’ Gennaio, anche il Natale è passato e con lui l’anno nuovo è arrivato, qualcosa di positivo non ha portato influenze, maremoti e tristezze... le spese di Natale, da pagare... mamme impazzite che uccidono i figli... gente che toglie la vita senza scrupoli e con pochi mesi di galera di buona condotta il furbo è di nuovo in mezzo al popolo pronto, chissà, a chi far piangere ancora. Gennaio sta andando via ecco Febbraio, porterà allegria? Tra Arlecchino, Pulcinella, Ballanzone speriamo che porti felicità in ogni portone... andando avanti con i mesi dell’anno. Ti prego Dio ... tra la neve e il temporale porta via con loro tutto il male perchè le ragazze come me speriamo in un futuro normale. Pamela Montanari Faleria IL SILENZIO Silenzio, frastuono bisbigliato, sospiro del rumore. Il silenzio è un suono disperso, perduto. Silenzio, fracasso malinconico e perso. Veronica Venturi - II B C.Castellana Il silenzio nella vita Solo il silenzio sa esprimere la Infinita bellezza della vita. Le parole a volte feriscono Violente Incombono nei cuori della gente. Allora Proviamo tutti a Restare in silenzio, Osservando ciò che ci circonda: vivremo Il momento più bello E nella vita Tutto sembrerà più leggero. Tornando sui passi sbagliati, I ricordi migliori rivivrà ognuno. Silvia Proietti IE - Civita Castellana Storia di una lacrima Nasce... nasce dall’occhio della paura, che ti cattura... dal volto dell’orrore, che ti dà timore... da un cuore solo e disperato, che è stato abbandonato. La lacrima fa molti viaggi, viaggi tristi e sofferenti e, passando, lascia la sua scia di tristezza. E’ pallida, ti fa piangere, è un anima sola nel buio del cuore. La lacrima è uno sfogo di vita, uno sfogo che ti aiuta... che fa comodo, liberandoti dal dolore, che brucia nel tuo cuore. ...e riprende poi il suo viaggio, con tristezza, ma coraggio. Linda Guerrini II B Civita Castellana Se tu fossi... SE TU FOSSI... un fiore, io ti raccoglierei per tenerti con me. SE TU FOSSI... un cerbiatto, andrei nei boschi per cercarti. SE TU FOSSI... il rosso, io scenderei su Marte per stare con te. SE TU FOSSI... un suono, io scalerei montagne per venire a sentirti. SE TU FOSSI... un uccello, io ti cercherei ovunque per restare con te. SE TU FOSSI... una goccia di pioggia, io ti prenderei per non perderti mai! Linda Guerrini IIB 44 Campo de’ fiori Tragedie dimenticate: il sottotenente Francesco Conti (1898-1918) Nell’attuale fase politica dominata dall’aspirazione, tipicamente italiana, delle piccole “Patrie” e “Italie”, proporre la figura del giovane civitonico Francesco Conti, ufficiale di fanteria del Regio Esercito, morto a vent’anni nella I Guerra Mondiale, può sembrare anacronistico, ma i valori che tale personalità trasmette - il senso dell’unità nazionale, il ripudio della guerra, il personale sacrificio - sono principi di grande attualità in un momento storico, quello attuale, attraversato da guerre e in una fase dove sempre più va scemando l’idea di Patria e unità del paese, a totale vantaggio dell’idea di federalismo, concetto estraneo alla storia e cultura italiana. L’unica immagine che conserviamo, ci mostra un ragazzo di bell’aspetto, dalla folta capigliatura e con gli occhiali, in divisa da ufficiale di complemento dell’arma di fanteria, severo e classico nel suo aspetto, quasi consapevole della tragedia che lo attendeva, in un destino comune a quello di tanti giovani italiani chiamati alle armi all’indo- mani del 24 Maggio 1915, giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, al fianco di Francia, Russia ed Inghilterra contro gli imperi centrali, Austria e Germania. Da un primo e sommario esame delle carte e dei documenti del tempo, allo scoppio della guerra furono incorporati nel Regio Esercito ben 105 giovani civitonici delle classi 1888-1889-1890-1891-1892 e 1893. All’indomani del disastro di Caporetto del 24 Ottobre 1917, vennero contingentati altri 85 giovani concittadini delle classi 18941895-1896-1897-1898 - la classe di appartenenza di Francesco Conti – e del 1899. Dopo un primo e sommario addestramento furono tutti inviati al fronte. Alla fine della I Guerra Mondiale, 4 Novembre 1918, sono stati arruolati nell’esercito italiano 190 giovani civitonici e di essi ben 84 non fecero più ritorno alle loro case. Nella prima fase delle ostilità, enormi furono i sacrifici sostenuti dai soldati italiani in una guerra di totale logoramento, in una scarsità e penuria di mezzi e in sacrifici immani, tanto che al Dicembre 1915 erano caduti in azione duecentomila soldati, tra cui numerosi quadri del corpo ufficiali. La partenza al fronte dei giovani locali comportò numerosi sacrifici per le rispettive famiglie, per la maggior parte di modesta estrazione, operai e contadini. Narrano le cronache che l’aspetto di Civita Castellana nel periodo 1915-1918 era particolarmente desolante: ferme le attività produttive, mancanza del pane, abbandonati i campi, i cantieri edili e il lavoro nelle botteghe…”perché tutti i giovani erano al fronte….”. La popolazione risultava composta da vecchi, bambini e donne con il marito in guerra, senza nessuna assistenza e conforto di fronte alle sempre più crescenti difficoltà quotidiane. Tale senso si accentuò nel Novembre del 1917: scarsità totale dei mezzi di prima necessità e famiglie in lutto. Non dimentichiamo che gli stessi soldati al fronte, oltre a combattere, provvedevano alle necessità dei propri nuclei mandando a casa i pochi soldi della paga giornaliera e in del Prof. Arch. Enea Cisbani alcuni casi, paradossalmente, ricevevano al fronte anche ingiunzioni di pagamento e del tribunale. Dal foglio matricolare, poco si sa della famiglia del giovane Francesco Conti. Le notizie a tal riguardo sono totalmente assenti. Si ricava che era in possesso della maturità classica e che frequentò il Corso Allievi Ufficiali di Complemento di Roma e dopo un mese di addestramento nella capitale venne inserito nel corpo ufficiali della 51^ Divisione di Fanteria di stanza a Verona. Il ruolo degli ufficiali di complemento fu fondamentale nello svolgimento della guerra perché il loro lavoro fu costantemente al fianco dei soldati semplici e di supporto alle attività degli ufficiali di carriera. Nelle lunghe giornate in trincea registravano le ansie e gli umori dei soldati, mentre nelle improvvise azioni militari conducevano la loro compagnia all’attacco fino all’estremo sacrificio personale. Il disastro di Caporetto segnò l’apice della crisi dell’esercito italiano, ma al contempo l’inizio della sua pronta riscossa. Le linee difensive italiane arretrarono nell’interno e da lì partirono all’azione di sfondamento del fronte tedesco in epiche battaglie, tra cui quella famosa del Piave del 2 Luglio 1918, in cui perse la vita il giovane Francesco Conti, , vent’anni, medaglia d’oro al Valor Militare. Il suo corpo non venne riportato a casa, ma forse sepolto in qualche fossa comune, oppure come accadeva, lasciato sul terreno di combattimento. I documenti non riportano quali furono le reazioni della famiglia, dei genitori e degli eventuali fratelli: tutto sepolto dal tempo. Rimane soltanto il Monumento Sepolcrale nel civico cimitero cittadino a ricordo del giovane. Tra un decennio, un secolo ci dividerà da quella immane tragedia. La storia di Francesco Conti, come quelle degli altri concittadini di Civita Castellana, non deve essere “dimenticata”, ma attualizzata per ricordare che se oggi viviamo in una moderna democrazia, il merito va anche a tutti questi ragazzi. Campo de’ fiori Castel Sant’Elia negli anni ‘30 45 di Riccardo Pieralisi Innanzi tutto voglio ringraziare la gente di Caste Sant’Elia per l’interesse dimostrato verso la rivista “Campo de’ fiori” ed in particolare alle rubriche riguardanti Castel Sant’Elia. Sicuro di farvi piacere, in questo numero voglio raccontare alcuni episodi amministrativi e qualche dato statistico del nostro paese, iniziando dal primo acquedotto comunale. I lavori iniziarono il 4 Febbraio 1932 con un progetto dell’Ing. Caldarelli Ernesto per il costo complessivo di Lit. 334.000, ma tale progetto, che prevedeva un serbatoio d’irrigazione, non andò in porto per l’eccessiva spesa e si attuò il progetto dell’Ing. Coppo Carmelo, che prevedeva la costruzione di una torretta piezometrica per la cifra di Lit. 218.000. Quest’ultima è ancora visibile dalla strada che da Castel Sant’Elia conduce a Nepi. In questo periodo l’organi- co dell’ufficio postale era composto da Gay Zoe (titolare), Graziani Graziosa (supplente), Camillucci Liborio (portalettere), che servivano una comunità di 1.381 abitanti. Un censimento generale del 1934 trova Castel Sant’Elia in questa situazione: ABITANTI:1.381, BESTIAME: 168 Bovini, 256 Suini, 1.604 Ovini, 130 Caprini, LISTINO PREZZI ALIMENTARI nel 1934: Pane Lit. 1,10 al kg; Fagioli Lit. 0,80 al Kg; Pasta Lit. 2,00 al Kg; Carne da brodo Lit. 4,50 al Kg; Vitella Lit. 11,00 al Kg; Abbacchio Lit. 5,50 al Kg; Baccalà Lit. 3,00 al Kg; Caffè Lit. 27,00 al Kg; Zucchero Lit. 6,50 al Kg; Olio Lit. 5,70 al litro. ELEZIONI POLITICHE PER IL RINNOVO DEL GRAN CONSIGLIO FASCISTA. Nel 1934 gli aventi diritto al voto erano 304, votarono 289, con il 100% dei consensi verso il regi- Ragazzi di Castel Sant’Elia a Roma nell’Anno Santo 1950 me, cosa assolutamente normale per l’Italia di quel periodo. Il Notaio del territorio era il Dott. Sconocchia Giovanni. Il primo assicuratore di Castel Sant’Elia fu Cammillucci Antonio, in quanto fu designato dal podestà Augusto Crispigni a rappresentare l’Abeille Assicurazioni, dopo una sollecitazione della compagnia presso il comune. C’erano in quel periodo tre carrettieri per conto terzi, con regolare licenza (attuali autotrasportatori): Rosavini Filippo, De Stefani Giovanni, Piacenti Francesco. Una lettera che mi ha colpito nel consultare l’archivio, è quella in cui la società che gestiva la linea dell’unico pullman giornaliero, che collegava Nepi-Roma nel 1944 ed inviata all’allora Sindaco Mazzolini Giuseppe, regolamentava nel seguente modo il numero dei viaggiatori a cui era consentito salire a bordo: 24 persone Nepi, 10 Castel Sant’Elia, 6 Monterosi. I viaggiatori dovevano essere muniti di speciale permesso rilasciato dal Sindaco. Tutto questo era dovuto al fatto che un maggior numero di viaggiatori, avrebbe comportato un eccessivo consumo di pneuinvito cordialmen- matici, materiale poco reperibile in quel periodo. Altro particolare interessante dello te la cittadinanza sviluppo del nostro paese, si nota attraverso ad offrire i dati della crescita demografica avutasi dal 1945 al 2000. foto d’epoca al Abitanti censiti a Castel Sant’Elia: anno 1945 n. 1400 fine di anno 1950 n. 1525 pubblicarle anno 1960 n. 1564 anno 1970 n. 1585 anno 1980 n. 1782 anno 2000 n. 2188 INDOVINA IL TITOLO DEL FILM ... L’immagine a fianco è tratta da un celebre film. I primi cinque che ne indovineranno il titolo e ne daranno comunicazione in redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dalla Cartolibreria PUNTO&VIRGOLA Campo de’ fiori 46 Una Fabrica di ricordi storie e immagini di Fabrica di Roma LA NEVICATA DEL ‘56 E LA NEVE NEL BICCHIERE Incominciò a nevicare appena usciti dalla chiesa, dopo il battesimo di mio fratello. Io correvo avanti alla comitiva che camminava spedita verso casa, per gustare il buon brodo di gallina con la stracciatella preparato dalla nonna e cercavo di prendere con le mani quei primi fiocchi di neve che scendevano leggeri e fluttuanti. La stagione era già molto avanti ed i vecchi dicevano che la neve non avrebbe “attaccato” e che avrebbe smesso di nevicare di lì a poco. Finito il pranzo, con i “tozzetti”intinti nel vino, il compare e la comare tornarono con fatica alle loro case che, per fortuna, non erano molto distanti dalla nostra, per il manto di neve che, nel frattempo, era cresciuto e s’era subito ghiacciato. La mattina dopo il paesaggio era stato completamente trasformato dalla coltre di neve e mi ricordo che ci recavaCome una volpe che, terminato l’inverno, esce dalla sua tana per sognando la fine... esplorare la natura rinata nella nuova stagione, così da sotto la superficie affievolita della memoria umana, emergono antichi ricordi. Reminiscenze tramandate ai figli o ai nipoti, lasciano impronte indelebili su quel manto di neve, candido come lo zucchero filato, tanto dolce per i bambini ma anche enormemente amaro per quei contadini che negli anni hanno fatto della terra la loro vita. Ogni volta che nei paesi cimini il cielo decide di regalare, come è accaduto il 25 gennaio scorso, questo danzare di fiocchi per decorare tetti e strade, i ragazzi del ’56 percorrono con la mente quell’anno in cui il tempo decise di accanirsi contro di loro. << Era il giorno della Candelora…>>. Così iniziano i racconti di chi quei mesi lì ha vissuti in prima persona. Ognuno ha qualche particolare divertente o angoscioso da raccontare. Il due febbraio del 1956 i Ronciglionesi si svegliarono sommersi da oltre un metro e mezzo di neve e…mentre le donne prepa- Ronciglione mo a scuola per vedere se ci fossero state le lezioni, ma tornammo subito a casa perchè i maestri ci autorizzarono a farlo. Cadde allora tanta di quella neve da superare abbondantemente il metro e quel silenzio ovattato e magico, ci faceva vivere in un mondo irreale; i suoni erano tutti diversi, strani perché la neve li assorbiva e si udivano nitidi, distinti, morbidi e senza echi. In quel mondo bianco, candido e soffice, ognuno riadattava le proprie abitudini. I vecchi, tappati in casa, affilavano intanto le falci per la prossima buona stagione ed intrecciavano pazientemente le scope nuove. Le vecchie lavoravano a maglia quasi tutto quello che si indossava, dalle mantelline ai calzini e si preoccupavano di mantenere vivo il fuoco del camino, unica fonte di calore per tutta la casa. Sul fuoco, le donne più giovani, avevano un bel da fare per cucinare per tutta la famiglia. Gli uomini da lavoro tagliavano la legna, accudivano le bestie chiuse nelle stalle e spalavano incessantemente la neve dai tetti e nei tratturi che portavano alle case, alle stalle, ai fienili e ai depositi di legna. Quel dedalo di trincee era il divertimento di noi bambini e, nonostante il freddo polare, eravamo sempre fuori con i nostri calzoncini corti ed i calzini calati, con le ginocchia livide e le mani rosse, a fare a pallate e a costruire pupazzi. Andavamo spesso a giocare sotto le finestre del ravano la polenta messa a cuocere sul camino, gli uomini si arrampicavano sui tetti per spalare via quella coltre bianca che rischiava di far collassare gli edifici. Tutti vissero per mesi sognando la fine, ma…solo quando maggio fece sciogliere la neve e con essa la speranza che alcune culture fossero state risparmiate, si capì il reale danno di quei freddi. La terra, finalmente, regalò di nuovo i profumi e i suoni della primavera, ma noccioli ed ulivi erano oramai danneggiati irreparabilmente. Ritornare alla normalità fu molto difficile. Come in quei giorni di pioggia in cui la nebbia smussa i dettagli, così i ricordi dei giovani del ’56 si affievoliscono sotto il peso del tempo che, anno dopo anno, cerca di cancellare quello che alcune sbiadite immagini ci fanno ancora oggi rivivere. Erminio Quadraroli 1956 - uomini spalano i tetti delle case nostro amico Carlo che non poteva uscire perché poliomielitico, e lui così non si sentiva solo. Un giorno che avevamo costruito una slitta con le doghe di una botte da vino oramai rotta, avevamo avuto il permesso dalla madre di farglici fare un giro ed allora Carlo, felicissimo, potè inzupparsi come noi nella neve. Qualche giovanotto si era dato alla caccia dei poveri passerotti che, non trovando il cibo, si avvicinavano alle case ed allora li prendeva con la fionda o la tagliola. Alcuni poi, forse spinti dalla fame, s’erano inventati un sistema ancor più cruento. Appoggiavano al muro o ad un tronco di albero una tavola molto larga alla quale legavano uno spago da manovrare da lontano e, messi dei chicchi di grano o delle briciole di pane sulla neve, aspettavano che i passeri affamati andassero a beccare ed allora, con uno strappo repentino, tiravano lo spago imprigionandoli sotto la tavola. Un ricordo fra i tanti, ritorna più dolce. La sera, quando s’era tutti in casa intorno al fuoco, mio padre prendeva la neve pulita attaccata al vetro della finestra e la metteva nel bicchiere, ci metteva un po’ di zucchero ed io felice la mangiavo col cucchiaino. I più grandi potevano metterci un goccio di vino. C’era allora tanta povertà, ma quanta ricchezza! Sandro Anselmi 1956 - Fontana Grande (archivio G. Capaldi) 1956- scorcio di Ronciglione (arch. G. Capaldi) Campo de’ fiori 47 a Viterbo con Amore e Nostalgia Stava per finire l’ultimo anno di scuola e mentre ci si preparava per gli esami di maturità e si avvicinava la fatidica data, cresceva la preoccupazione ed di Sandro Anselmi insieme la paura di non farcela e così si studiava seriamente per affrontare quello sforzo finale. C’era però una cosa che avrebbe temporaneamente sospeso quello stato di tensione, una cosa che tutti noi studenti aspettavamo da cinque lunghi anni: la famosa gita del quinto. Si era incominciato a discutere qualche mese prima per la scelta dell’itinerario e i professori, con persuasivo convincimento, decidevano di andare in Germania. Avvisammo i nostri genitori e ne implorammo il benestare, perché non volevamo assolutamente perdere quell’esperienza e così l’adesione fu larghissima, quasi totale. Prima di partire si era concordato un programma che avrebbe assicurato un sicuro divertimento e nelle valige, oltre i vestiti, ognuno portò quanto necessario per organizzare degli scherzi ed a me, come al solito, venne chiesto di portare la chitarra. Si partì con il treno, ci sistemammo nei vagoni letti e nel viaggio di andata mantenemmo, per rispetto, una certa distanza dai professori. La gita però è un’esperienza bellissima, perché ti fa conoscere lati insospettati dei compagni di scuola ed anche quelli dei professori, che hai sempre visto con timore e riverenza. Mi ricordo che mi colpì molto l’esperienza di viaggiare di notte, dormire nelle cuccette e risvegliarsi al mattino per scoprire che si era già a Pordenone e c’era la neve. Arrivammo a Monaco di Baviera e già nella prima notte di albergo, mettemmo in atto i nostri piani di divertimento. Tutti infatti avevamo portato la camicia e la cuffia da notte della mamma e così, dopo averle indossate, accendemmo una candela per dar via ad un traffico di finti sonnambuli. L’albergo allora fu animato fino a tarda ora da queste “signore” che, in trance, cantavamo, bussavamo alle porte sbagliate delle camere…… Ci mancò poco che i tedeschi ci cacciassero. Ricordo il giorno dopo la visita al campo di sterminio di Dacao e l’indimenticabile impressione che ci fece quel luogo sinistro. Lo strano sapore delle minestre acquose e speziate e poi la bellissima serata in un grande locale sulla Elisabeth Strasse, il Blou up. Io, per l’invidia dei miei compagni, avevo “rimorchiato” una ragazza del posto e nell’euforia persi un bellissimo maglione nuovo, che mia madre mi aveva comperato proprio per l’occasione. Ci rimasi veramente male e sentii un senso di rimorso per il mio comportamento irresponsabile. Stemmo molto bene quei giorni, perché conoscemmo finalmente i nostri professori per il loro lato umano che a scuola non traspariva minimamente. Nel viaggio di ritorno il Prof. Baldassini, il Prof. Capanna, cantarono addirittura insieme a noi assiepati dentro il mio scompartimento e siccome la chitarra è da sempre un suadente richiamo, ci capitò nel gruppo anche una ragazza della quale ricordo ancora il nome: Maurizia. Complice l’allegria e le canzoni, nacque un’istintiva, simpatica amicizia e, quando lei scese a Bologna, scesi anch’io per salutarla e quasi perdevo il treno che subito ripartiva, tra le incitazioni e le urla dei miei compagni, affacciati ai finestrini. Ciao professori, ciao amici, ciao Maurizia. Pianofor ti - Strumenti - Edizioni Musicali Via Palazzina, 109 - 01100 Viterbo - Tel. 0761.309095 Campo de’ fiori 48 Sandro Anselmi P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) Tel./Fax 0761.51.31.17 e-mail : [email protected] Da 35 anni al vostro servizio Pubblicizza una selezione di offerte immobiliari -AFFITTO ampio locale per usi diversi in zona industriale di Civita Castellana. -VENDO azienda industriale a porte chiuse, o solo stabile in Civita Castellana. -CEDO negozio di abbigliamento a Fabrica di Roma a prezzo di realizzo. -CEDO attività di Bar-Gelateria in locale di mq 105. Licenze per somministrazione di allcolici e superalcolici, pasticceria fresca e secca, vendita al minuto. Concessione suolo pubblico. -VENDO o AFFITTO a Civita Castellana locale commerciale di mq 220 al piano primo. zona centralissima. -VENDO o AFFITTO a Corchiano villino di campagna su due livelli. -VENDO appartamento in villa con giardino, in zona centrale. 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L’intento del Museo è quello di proporsi come esempio di Museo vivo attraverso il quale si possa avere un contatto diretto, da parte di un pubblico di non specialisti, con la cultura del passato sviluppatasi sul territorio immediatamente circostante. Lo studio dei materiali raccolti ha permesso di ricreare le linee fondamentali della cultura dell’antico insediamento sabino di Magliano, del quale le fonti non tramandano il nome. L’abitato si organizza, nel corso del VII secolo, secondo uno schema ben noto nello stesso periodo cronologico in Etruria e nel Lazio, estendendosi su un colle ben difendibile separato da un vallone dalle alture adiacenti ad oriente, destinate alle necropoli. Lo sviluppo di questa comunità si deve in gran parte alla sua posizione, che dominava il Tevere, arteria di fondamentale importanza nell’antichità, per gli scambi commerciali e culturali. Deteneva inoltre il controllo delle vie trasversali di comunicazione percorse dalla transumanza delle greggi che ebbero una fondamentale importanza, permettendo una vasta mobilità di persone, di tradizioni artigiane e di materiali, che permisero un’ampia circolazione di modelli culturali. MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO Palazzo Gori – Via Sabina – 02046 Magliano Sabina (RI) Tel. 0744-910001 (Museo) – 910141 (Comune) – Fax 0744.919903 ORAIO VISITE: Mattina – martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e festivi ore 9:12 Pomeriggio – giovedì, sabato e festivi 15:18 (estivo 16:19) NUMERI UTILI Comune 0744.910141 Vigili Urbani 0744.910032 Archivio Storico 0744.910141 Biblioteca Comunale 0744.910108 Carabinieri 0744.91333 Ospedale M.Marini 0744.9121 Ufficio Postale 0744.91388 Ristorante Sabina 0744.919990/921528 Teatro Manlio 0744.910141 A.P.T. Rieti A.C.A.I. Lazio U.N.P.L.I. Rieti incontriamoci a Magliano il 13 Marzo 2005 “SCOPRI L’ARTE”... rassegna artistica a cura dell’Associazione Accademia Internazionale D’Italia visitabile presso le chiese, il museo, il palazzo comunale ed il teatro STAND PROLOCO con prodotti locali e informazioni turistiche come arrivare: da Roma con la Flaminia Km 63, con l’A1 uscita Magliano Sabina/ da Viterbo con la superstrada Viterbo - Orte, A1 direzione Roma uscita Magliano Sabina Km 35 / da Terni con la Via Flaminia PROLOCO: Tel e Fax 0744-910021 [email protected] 328.5472482/339.5963387 Prenotazioni ed informazioni sul mercatino: Mario 349.5394955/338.6179337 Campo de’ fiori 50 Roma che se n’è andata : luoghi, figure, personaggi Il porto di Ripetta di Riccardo Consoli Il Porto di Ripetta non esiste più, con la costruzione dei muraglioni è stato sepolto sotto il Lungotevere in Augusta costeggiante l’Ara Pacis, il Mausoleo di Augusto Imperatore e le Chiesa di San Rocco, dedicata agli osti che qui ricevevano i rifornimenti di vino e di San Girolamo degli Schiavoni. Tra le vecchie Mura Aureliane che correvano dall’antico ponte Aureliano, all’attuale ponte Sisto, fino all’altezza di Porta Flaminia, l’attuale Porta del Popolo, fin dal XIV secolo, pressappoco all’altezza della Chiesa di San Rocco, si era venuto a formare un piccolo rudimentale porto abusivo per lo scarico del legname, carbone e vino. Fu Papa Clemente XI, Giovanni Francesco Albani, 1700 – 1721, lo stesso pontefice che volle la costruzione di Ponte Clementino a Civita Castellana, che approvò l’idea del suo responsabile delle strade inerente la creazione di un sistema di banchine, scalinate e piazzale superiore, ovvero di un progetto funzionale atto a garantire sicurezza e facilità di approdo in un porto da realizzare, in uno con la bellezza e gradevolezza di un monumento. La redazione del progetto di questa impegnativa opera fu affidato ad Alessandro Specchi, uno dei più geniali architetti dell’epoca che si avvalse della collaborazione di Carlo Fontana che, in conseguenza del contemporaneo crollo di una arcata del Colosseo, potè utilizzare un materiale pregiato come il travertino proveniente da quello sgombero; il risultato, un gioiello di architettura che, per quasi due secoli, svolse il suo compito di attracco dei barconi che rifornivano la città. Uno spettacolo il Porto di Ripetta, formato da un fronte di banchine orlate di elegantissime rampe e scalinate degradanti a ventaglio che, per più di cento metri, da Palazzo Borghese fiancheggiavano il fiume sino all’altezza del Mausoleo di Augusto ed incorniciavano il fitto via vai che si snodava lungo la Passeggiata di Ripetta. La fontana a scogliera sormontata da una stella, simbolo araldico della famiglia Albani alla quale apparteneva il Pontefice, che attualmente si trova in Piazza del Porto di Ripetta, realizzata su progetto dello stesso Alessandro Specchi, sorgeva originariamente al centro in un emiciclo situato davanti alla Chiesa di San Girolamo degli Schiavoni ed era adibita all’abbeveraggio degli animali da soma che qui arrivavano numerosi per il trasporto delle mercanzie. Alla sua sommità venne aggiunta una lanterna in ferro battuto per facilitare l’approdo notturno delle barche, da qui, il nome di Fontana dei Navigatori; ai lati dell’emiciclo furono ancora collocate due colonne sulle quali vennero successivamente indicati i livelli delle varie inondazioni. Allorquando si dette corso alla costruzione degli argini e dei muraglioni e fu deciso di smantellare ed interrare il porto, la fontana, smontata, venne conservata nei magazzini comunali per poi essere recuperata e modificata unitamente alle due colonneidrometro e collocata nella piazza intitolata al porto scomparso, fontana che venne alimentata, originariamente dall’acquedotto dell’acqua Felice e successivamente da quello dell’acqua di Trevi. Il Porto di Ripetta venne inaugurato il 16 Agosto del 1704, in occasione della festività di San Rocco e delle feste fluviali che ogni anno si svolgevano in quello stesso giorno; sono numerosi i termini con i quali venne identificato nel corso degli anni: porto della legna, porto delle posterule, porto degli acquaroli ; esso era riservato al traffico fluviale proveniente dall’Umbria e dall’alto Lazio mentre, per le navi di maggiore cabotaggio che risalivano il Tevere provenendo dal mare, funzionava il Porto di Ripa Grande che, ubicato a valle dell’ isola Tiberina, costituiva il primo e più importante scalo fluviale di Roma. Purtroppo il Porto di Ripetta non venne mai tenuto in grande considerazione tanto da cadere ben presto in un deplorevole stato di abbandono; i pesanti lavori che vi si svolgevano, le periodiche alluvioni e l’assenza di manutenzione, lo ridussero in uno stato di notevole decadenza con i gradini delle scalinate sbrecciati e parzialmente invaso dal terriccio; tutto ciò aiuta a comprendere come in occasione della costruzione dei muraglioni si accettò con indifferenza il sacrificio di questa grande opera architettonica. Oggi non restano che poche frammentarie e inutilizzabili macere, il Porto di Ripetta venne gradatamente distrutto prima con la costruzione del ponte in ferro realizzato in asse con la Chiesa di San Girolamo degli Schiavoni dopo la presa di Roma, quindi con la costruzione dei mura- glioni che comportarono lo spianamento di gran parte delle banchine e, infine, la distruzione fu completata agli inizi del ‘900 con la costruzione del Ponte Cavour realizzato in asse con la Via Tomacelli e con lo spostamento dell’Ara Pacis da Campo Marzio allo sbocco di Via di Ripetta. Tra le memorie del Porto di Ripetta particolarmente significativa appare quella di San Camillo, un giovane scapestrato che prestava la sua opera lavorando presso il vicino Ospedale di San Giacomo al Corso per ripa- gare le cure che gli erano state prestate per guarirlo da una piaga ad una gamba. In quel periodo egli passava molto del suo tempo al Porto di Ripetta dove si intratteneva con i barcaroli, ma avvenne che, essendo presenti in città un grande numeri di miserabili e straccioni, tanto da determinare la pubblicazione di appositi bandi che ne decretavano l’espulsione, Camillo si convertì divenendo, in breve tempo, padre dei poveri, nonché fondatore dell’Ordine dei Camilliani. Avvenne un giorno che Camillo si imbattè in una carovana di questi miserabili al Porto di Ripetta per essere imbarcati, egli fece di tutto per fermare la triste partenza, ma essendo gli sbirri irremovibili li scongiurò affinché gli consegnassero almeno alcuni di questi disgraziati, quelli più malmessi; le preghiere sortirono l’effetto sperato e il comandante delle guardie, mosso a pietà, acconsentì; il Santo scelse quegli uomini più vicini alla morte, li condusse in riva al fiume dove a lungo li consolò pregando perché potessero concludere i loro giorni nel modo più sereno possibile. Recentemente il Porto di Ripetta è tornato in auge e pare sia stata lanciata un’idea rivoluzionaria, ossia quella di ricostruirlo così com’era; una proposta questa che trae origine dal desiderio di ripristinare l’abbraccio perduto tra la città e il suo fiume e, tra gli argomenti posti sul tappeto, la proposta di avviare una campagna di sondaggi per tentare di recuperare quello che si può dell’originario porto fluviale. Non è dato sapere se questa rivoluzionaria idea possa mai trovare pratica attuazione, ma per il momento accontentiamoci di immaginare come sarebbe bello, per quanto possibile, restituire alla vista quell’incantevole paesaggio che Roma ha offerto per oltre duemila anni, allorquando tutta la città storica si affacciava sul Tevere. Campo de’ fiori Vorrei incontrarti fra cent’anni Guardando te, sembra che il tempo non sia passato. Il tuo volto è lo stesso di trenta anni fa, con un velo di stanchezza in più nei tuoi occhi. Occhi che ne hanno viste di cose in questi 100 anni. Da bambina passavo le ore ad ascoltare i tuoi racconti sulla guerra, che hanno segnato il nostro paese ma anche la tua esistenza: la vita nelle grotte, il boato e la paura delle bombe, l’arrivo degli aerei ed il coraggio di chi doveva uscire per andare a prendere acqua e cibo. Eri tu a raccontarmi le favole prima di addormentarmi, visto che da quando sono nata tu mi hai accolta nel tuo letto, rimasto vuoto dopo la prematura scomparsa del tuo sposo. Tu eri il focolare della nostra casa, anche se, crescendo, le nostre esigenze di giovani non coincidevano con la mentalità della tua generazione. Per me e mio fratello è stato come crescere con due mamme , quella vera presa dal lavoro e tu sempre presente in casa, pronta a viziarci ma anche a sgridarci quando lo ritenevi opportuno. Di tutto questo rimane un corpicino fragile, indebolito dal tempo che si è portato via la tua vista, il tuo udito e la forza delle tue gambe, lasciandoti soltanto l’unica cosa che ora ti sostiene: 51 Fernanda Magnanti festeggia 100 anni insieme ai figli, nipoti, pronipoti e i figli dei pronipoti l’affetto dei tuoi cari. Romina Pallozzi nonna Fernanda con il pronipote Gianluca in una foto del 1982 nonna Fernanda con la figlia Orsolina, il genero Gaetano e le nipoti Franca e Antonella