Dossier Giovedì 2 dicembre 2004 La settimana di Buenos Aires L’evento clou della tradizionale sette giorni dedicata a ricordi celebrazioni testimonianze Per 49 volte con il cuore in Calabria di CRISTINA VERCILLO BUENOS AIRES - Il lungo abbraccio della calabresità ti avvolge davanti al Coliseo, il teatro del Consolato italiano, il secondo, per importanza, dopo il Colon. Lo spettacolo è fissato per le 18, ma già due ore prima la folla si accalca all'ingresso. Quasi abbarbicata, sbircia all'interno, attraverso le inferriate, il via vai frenetico degli ultimi preparativi: gli opuscoli da distribuire, i fiocchetti con i colori argentini sovrapposti a quelli italiani, bianco e celeste e bianco, rosso e verde, da appuntare sul vestito o sul bavero della giacca. Due identità e due modi di sentire che si intersecano e si respingono allo stesso tempo, alla ricerca di un'improbabile unità. Stanno lì, sguardi e movenze che tradiscono un'origine mai dimenticata, sotto il primo caldo sole foriero dell'estate che si avvicina e dà vigore e luce alle jacarandas, gli alberi con i fiori tra il rosa e il lilla, peculiarità di Buenos Aires, incastonati nel verde dei parchi immensi e ben tenuti. Aspettano ore e ore per avere i posti migliori Hanno tutti il biglietto, ma aspettano lì da ore per accaparrarsi i posti migliori. E' così da quarantanove anni per il grande evento che chiude la settimana di Calabria, organizzato dall'Associazione Calabrese, la più antica tra le centotrenta disseminate in Argentina, novantatré nella sola Buenos Aires. Anche i piccoli paesi ne hanno una che li rappresenta nella terra lontana e tramanda ormai da tempo riti, tradizioni, ricordi. C'è persino quella di Coccorino, nel Vibonese. Il suo presidente, Giovan Battista Cocciolo, snocciola l'elenco."San Sosti ce l'ha, ce l'ha Frascineto ma non Castrovillari", dice con sorpresa. Poi c'è l'associazione di Zungri, quella di Amendolara, dei pellegrinesi di Bagnara e di San Francesco di Paola. L'elenco continua. Una catena di affetti e sogni che rimanda sempre, in ogni momento, al paese d'origine, cristallizzato in forme, colori, sapori che oggi non esistono più. Quella catena da quarantanove anni, la settimana dal 14 al 21 novembre, riempie il Coliseo, in via Marcelo de Alvear 1125, per l'elezione di Miss Calabria d'Argentina. Tutti in piedi per l'esecuzione dei due inni nazionali, prima quello argentino, poi quello italiano e infine il "Va' pensiero", eseguiti dal coro metropolitano dell'Opera di Buenos Aires, diretto da Maria Angelica Caruso, pronipote del grande Caruso. Saluti e ringraziamenti di rito del segretario e del presidente dell'Associazione Calabrese, Domingo Corso e Ruben Godino, del presidente della Faca (la federazione delle associazioni calabresi d'argentina) Franco Fiumara, del consultore della Regione Calabria Atilio Santos Laino e di Giancarlo Perani, dirigente del Dipartimento di immigrazione della Regione Calabria. Il console generale d'Italia, Placido Vigo, ricorda questa grande co- Miss Calabria d’Argentina 2004 (al centro e in basso a sinistra) e da sinistra miss eleganza, la prima princesa, la seconda princesa e miss simpatia (foto Vincente Groppa) munità di immigrati, per la maggior parte calabresi: "55.000, tanti quanto la mia città d'origine, Acireale". L'eco di quella comunità si fa sentire forte sul palco. "Lo dico in italiano o in castigliano?", incita il pubblico il noto artista Gianfranco Pagliaro. "Italiano, italiano". La risposta è all'unisono. E la musica napoletana si mescola al tango. Suoni nostalgici fermi agli anni ’60-’70 con Gianni Morandi, Modugno, Califano. Ma "Italiano" di Toto Cutugno deve essere cantata rigorosamente in spagnolo, così co- me le melodie patriottiche di Mino Reitano. Suoni e storie di vita. Le luci si concentrano su chi si è distino per operosità, progettualità, originalità. Florencia Polimeni è una giovanissima deputata della Provincia di Buenos Aires, originaria di Bagnara; Sara Vattimo, di Cetraro, è viceconsole della Provincia di Quilmes; "Beto" Casella, di Belvedere, è un famoso periodista (giornalista); l'imprenditore Ricardo Colombrano ricorda i maltrattamenti subiti da tanti immigrati come lui e invita polemicamente il governo, strappando un fragoroso applauso, a sostenere l'industria, "perché altrimenti senza industria il Paese crolla". Il Paese che a fatica cerca di superare la drammatica crisi di due anni fa. Ora che il cambio con i pesos è favorevole Buenos Aires è invasa da turisti. Un tempo andavano dall'Argentina al Brasile per fare acquisti, adesso succede il contrario. Arrivano da Rio, da Colombia, Uruguay, Venezuela per comprare a prezzi convenienti. Negli alberghi è il tutto esaurito. 9 Il traffico scorre veloce lungo le avenidas. Nove de lulio, con l'obelisco che troneggia in fondo, è la più grande del mondo. Ma non sono ancora tutte riaccese le luci dell'avenida Corriente, la "strada che non dormiva mai", con i suoi teatri, i cinema, le librerie aperte fino a notte fonda. La notte di lavoro dei piccoli cartoneros Ed è proprio quando incombe l’ombra della notte che improvvisamente, sui marciapiedi di Buenos Aires, davanti ai bei palazzi in stile europeo, si materializzano i sacchi della spazzatura. Non ci sono i cassonetti, c'è una legge che lo vieta, dicono. E mentre si aspetta che i sacchi vengano raccolti, i cartoneros, perlopiù bambini affidati a loro stessi e diventati adulti per forza, raccattano tutto ciò che è riciclabile. Li pagano a chilo. La Buenos Aires che sprecava carta e pane e carne non esiste più. Oggi accende poche luci per gli ad- LA SFILATA E IL PREMIO Assunta Orlando insignita per aver svolto un lavoro di collegamento tra le immigrate L’abbraccio alla donna dell’anno 2004 Sfilano le nonne, le figlie e le nipo- 1920. Segue il momento della coNONNE, figlie e nipoti. Tre generazioni raccontano la donna e l'emi- ti che "nel lavoro di un mese hanno munione con un abito del 1910. Poi grazione passando attraverso le portato il ricordo del paese di pro- le contadine, il rito dell'acqua e il carnevale calabrese con l'emblema tappe principali della vita, rappre- venienza". Alcuni abiti sono originali, altri Giangurgolo. sentando le tradizioni sopravvissuNon può mancare la figura della te nella memoria. Alcune mettono realizzati sulla base di fotografie vedova bianca, in perenne attein scena la loro esperienza persa di un marito che si è rifatto sonale sulla pedana in moquetun'altra vita e non tornerà più. te al centro della grande sala La storia dell'emigrazione è stracolma. soprattutto storia di donne che E' la giornata che vede protarestano sole con i figli. Ecco gonista la donna calabrese, uno perché chiude la prima parte degli appuntamenti fissi della dello spettacolo una donna con settimana di Calabria, voluto una bambina che porta in madalla Lega delle donne, "cinque no una valigia. anni di vita e un lavoro intenso L'intramezzo, prima della e appassionante", dice la presirappresentazione del rito del dente Irma Rizzuti. matrimonio, è la premiazione "Abbiamo realizzato congressi della donna calabrese dell'ane atti di solidarietà, abbiamo no. mantenuto un collegamento Per il 2004 la scelta cade su con le altre calabresi nel mondo Assunta Orlando, una laurea grazie alla nostra amica Assunta Orlando. La Lega si sta Irma Rizzuti, presidente della Lega delle donne in Sociologia, giornalista pubblicista iscritta all'Ordine di Roestendendo. Alla base c'è una calabresi e Assunta Orlando, donna dell’anno ma e collaboratrice del Quotistessa ragione, una stessa stodiano, originaria di Acquapperia". Ora è in fase di realizzazione un d'epoca. Storie di donne, momenti sa. La donna che "con solidarietà e progetto finanziato dalla Regione di vita tristi ma anche felici ('si can- umiltà" da anni svolge un lavoro di Calabria, un consultorio per le don- tava, si ballava, si stava a contatto collegamento e ricerca fra le calabresi sparse nel mondo. con la natura") ne a Buenos Aires. "Ricordo che da bambina sentivo Uno stacchetto musicale accomLo ricorda il consigliere regionale parlare dei miei parenti d'ArgentiMaddalena Basile, coordinatrice pagna ogni quadretto. Nella prima parte vengono pre- na, ricordo i pacchi che arrivavano del progetto donna e componente della delegazione della Regione (di sentati gli abiti femminili del XIX con il dolce di patate. Finalmente cui faceva parte anche la signora secolo, nella seconda il rito del ma- un giorno sono arrivata in Argentina e ora non mi resta che trasfeChiaravalloti) accolta bene nono- trimonio. Appare sulla scena una donna rirmi". stante si sia presentata in ritardo c.v. con un bimbo, l'abito è originale del all’appuntamento. dobbi di Natale. "Il problema è la cultura - dice Graziella Curatola dell'associazione dei pellegrinesi di Bagnara -. Ci sono famiglie che prendono più di un sussidio e nessun componente lavora. Tutto è concentrato sulla provincia di Buenos Aires (in Argentina sono in tutto 23). Intorno c'è il vuoto, tanto che anche per la raccolta delle olive bisogna chiamare gente dalla Bolivia". "Buenos Aires è bella per passeggiare - afferma uno dei tanti immigrati - viverci è un'altra cosa". Ma l'Argentina è anche il mito di Carlos Gardel, il re del tango morto nel 1935. "Ancora oggi ci si interroga sulla voce di una sua presunta omosessualità". E i suoi ritratti incorniciati si vendono per strada. L'Argentina è Evita, con il suo museo e la sua tomba nel cimitero della Recoleta, meta continua di pellegrinaggi. L'Argentina è anche orgoglio, dignità e coraggio. Come quelli delle madri di Plaza de Mayo che ogni giovedì, fazzoletti bianchi in testa, sfilano per non far dimenticare i parenti desaparecidos. Fazzoleti bianchi che incorniciano volti "vuoti" sono disegnati sul selciato, lungo tutta la piazza. "Nunca mi tape la boca". La sorella di un militare che osò parlare delle torture del regime, e per questo fu fatto sparire, mantiene la promessa fatta alla madre: continuare a manifestare in piazza. Lo fa come tutte le altre, come la madre di una ragazza scomparsa insieme al marito, foto appesa al collo e nomi scritti sul fazzoletto. "Era incinta di cinque mesi. Il figlio lo hanno fatto nascere ma non ne sappiamo nulla". Sfilano, queste donne, per avere delle risposte. "Nella prima settimana di dicembre - annunciano - faremo una marcia di ventiquattro ore". Orgoglio, dignità e coraggio. Co- Il coraggio delle madri di Plaza de Mayo me quelli mostrati sul palco del Coliseo dall'imprenditore Colombrano, da Florencia Polimeni, Sara Vattimo e "Beto" Casella. A tutti loro una targa, la "plaqueta" che è onorificenza e testimonianza insieme. Lo spettacolo continua. Tra un'esibizione di tango figurato, le canzoni popolari di Rosario Montepaone, le danze folkloristiche del gruppo di Francisco Manno, con l'immancabile tarantella, sfilano le sedici aspiranti reine. Qualcuna ha solo quindici anni, l'età che in Argentina viene festeggiata in pompa magna come i diciotto anni in Italia. I cinque componenti della giuria, tre giornalisti e due registi, scelgono la miss Calabria d'Argentina 2004, Andrea Veronica Von Zehmen Gatto, di Roseto Capo Spulico, e le sue due "princesas", Yanina Antonella Florenzano, di Bonifati, nel Cosentino, appena quindici anni, e Brenda Bujin di Staiti, nel Reggino. Per la miss, oltre a corona, fiori e regalo, un viaggio in Calabria.