Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (CONV. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Roma - Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986 GUARDIA D’ONORE La battaglia di Lepanto - 7 ottobre 1571 - 7 ottobre 2011 440° anniversario di una grande vittoria novembre - dicembre 2011 6 SOMMARIO pag. NOVEMBRE - DICEMBRE 2011 Rivista bimestrale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Direzione: 00186 Roma - Via della Minerva, 20 Tel. 06.67.93.430 Fax. 06.69.92.54.84 Indirizzo Internet: www.guardiadonorealpantheon.it E-mail dell’Istituto: [email protected] Dalla presidenza 1 Lettere al direttore 4 Quote sociali 4 Avvisi 5 Cronaca delle Delegazioni 6 Prossimi eventi 31 Ore di servizio 2010 33 Guardie scelte 2010 33 Cultura 34 Libri 48 Note liete 54 Necrologi 55 Nuovi iscritti 57 Oggettistica 59 Direttore Responsabile: Ugo d’Atri Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è fatto abbligo di chiederne preventiva autorizzazione, citarne la fonte, inviando all’Istituto una copia. Registrazione del Tribunale di Roma n.° 300/86 del 10-06-1986 Spedizione in abbonamento postale Del presente numero di 60 pagine sono state stampate 4500 copie Finito di stampare il 9/12/2011 Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l. www.co-art.it Prevista consegna alle poste il 12/12/2011 SOMMARIO La collaborazione del Direttore e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la forma di lavoro dipendente o di collaborazione autonoma perché incompatibile con la natura volontaristica dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle reali Tombe del Pantheon, di cui la Rivista è organo. Fermo quanto precede, la direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21 della Costituzione, interventi anche di non soci a titolo gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di apportare tagli e modifiche ritenute necessarie. Ogni collaborazione implica accettazione integrale e senza riserve di quanto precede. Hanno collaborato a questo numero: Francesco Aronadio Francesco Atanasio Gian Luigi Chiaserotti Ugo d’Atri Angelo Gadaleta Domenico Giglio Pietro Grassi Agostino Mattoli Luigi Mazza GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 DALLA PRESIDENZA GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 1 I PRINCIPI Più o meno nel mese di marzo, il contagio della cosiddetta primavera araba arrivò in Libia con lo sventolio di bandiere rosse, nere e verdi a strisce orizzontali, recanti nella parte nera centrale una mezzaluna bianca. Si trattava delle bandiere del Regno di Libia, abbattuto il 1° settembre 1969 dal tenente Gheddafi. Costui in seguito sostituì quelle bandiere con altre, interamente verdi, quali emblemi dello Stato libico. Nel vedere che gli insorti sventolavano quelle bandiere pro-Gheddafi, cominciai a coltivare qualche piccola speranza, che non osai comunicare ad alcuno. Ma la piccola speranza aumentò leggendo un ampio articolo del Corriere della Sera in cui si ipotizzava l’arrivo di un Re quale Capo di Stato in una Libia pacificata all’interno ed all’esterno, per proseguire il cammino – interrotto nel 1969 – di una Monarchia moderata e tollerante. Le notizie di qualche giorno fa parlano di future elezioni presidenziali, e questo significa ovviamente l’affossamento della prospettiva di una restaurazione monarchica. 2 È indubbio che in una società sempre più globalizzata, in cui quindi i Paesi perdono le proprie radici e la propria identità, ai padroni del mondo (Stati Uniti, ecc.) convengono repubbliche che abbiano al vertice i proprî proconsoli. I monarchici, in questi anni, hanno inutilmente sperato in una restaurazione in Bulgaria, Romania, Serbia, Albania, Georgia, Iraq, Afghanistan. Niente da fare. Però, forse, c’è anche un’altra ragione. A Roma, vive un principe libico, che si chiama Idriss, come il nonno, il Re deposto nel 1969; dovrebbe avere una cinquantina d’anni ed è noto in società. Mi viene da pensare a come sarebbero potute andare le cose se, invece di rimanere a Roma, fosse andato in Libia a guidare la rivolta e a combattere per la libertà. I Sovrani dovrebbero essere come Vittorio Emanuele II e come Nicola I del Montenegro, padri e protettori del proprio popolo, in mano una sciabola sguainata, (oppure, al giorno d’oggi, autorevolezza ed energia), non un bicchiere di champagne. Ugo d’Atri GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Dono della Reale Associazione delle Guardie d’Onore del Portogallo Cartolina edita dalla delegazione provinciale di Roma per il 134° anniversario della fondazione dell’Istituto GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 3 LETTERE AL DIRETTORE Palermo, 31/8/2011 Egr. Dott. Ugo d’Atri, con vivo interesse ho letto, sull’ultimo numero della Rivista, l’articolo di Carlo Bindolini sulla figura della Principessa Clotilde della quale, molti anni addietro, lessi la biografia (autrice Hilda Montesi Festa, ed. Sales di Roma, 1943, pagine 200). Il settimanale “Gente” il 18 maggio del 1984 pubblicò un articolo di Anna Masucci dal titolo: “Per l’Italia e l’onore di Casa Savoia si sacrificò a un principe che non amava”. Mi è gradito aggiungere che la Principessa Clotilde il 28 aprile del 1868 sostituì, con una fodera di seta cremisi, la fodera di seta nera che era stata applicata alla Sindone dal beato Sebastiano Valfrè per incarico del Duca Vittorio Amedeo II di Savoia. Fu una attenta opera di cucito che “la santa di Moncalieri”, come era chiamata, compì in ginocchio, usando aghi d’oro. Francesco Aronadio QUOTE SOCIALI AMMISSIONE .............................................................50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard) .....................................................................................100 Euro (con fascia e cravatta/foulard) RINNOVI ANNUALI ...................................................30 Euro I versamenti possono essere eseguiti sul C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI TOMBE DEL PANTHEON Preghiamo inoltre i sig.ri soci di prendere nota delle nuove coordinate bancarie dell’Istituto: numero conto: 000000092139 IBAN (coordinate bancarie internazionali) IT84R 05390 03201 000000092139 BIC: ARBAIT 33042 Banca Etruria, via Uffici del Vicario n° 45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340 4 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 AVVISI MOROSI Questa copia della rivista è l’ultima inviata ai soci dell’Istituto che non hanno corrisposto la quota sociale successivamente al 2009 e che verranno pertanto radiati per morosità al 31 dicembre 2011 ai sensi dell’art. 20 dello statuto. numerose inadempienze di cui ultimamente hanno dato prova. Preghiamo pertanto le Guardie d’Onore che utilizzeranno il modulo, di volerne inviare una copia per conoscenza, utilizzando uno dei seguenti indirizzi: fax n° 06/69925484, e-mail [email protected], via della Minerva n° 20, 00186 Roma. AHI, LE POSTE, AHI Siamo inondati giornalmente da telefonate di Guardie d’Onore che non ricevono la rivista. Questo è sempre successo, ma ora le segnalazioni sono aumentate. Se la rivista non arriva, non dipende dalla presidenza o dalla segreteria, perché tutti i nomi delle Guardie d’Onore che non abbiano più di due anni di morosità sono inseriti in una data-base che viene trasmesso elettronicamente ad uno spedizioniere, quindi le omissioni non sono possibili. Quindi, protestate con i postini. Se ci sono problemi, dipende da alcuni di loro, che sono capaci di rimandare indietro con il timbro “sconosciuto” anche la posta con un indirizzo esatto per destinatarî che hanno ricevuto allo ! stesso indirizzo altra corrispondenza. Si pensi che una volta è risultato “sco" nosciuto” anche questo Istituto, che non cambia sede dal 1878. Io mi sono stancato di scrivere lettere di * protesta. Poco personale, molto personale a tempo determinato, poca preparazione, ) ) * a volte poca voglia. Questi i risultati. % + Mica solo quelli delle Poste. % GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 % &'# #$ ( ) * # * # # # $ * * $ * U. d’A. Per cercare di arginare la mancata consegna del nostro bimestrale, così come lamentato da molti soci, si riproduce di seguito un modulo che, compilato e spedito al proprio ufficio di zona, potrà essere utile ad investire le Poste della responsabilità delle # ! + * # 5 proposito, faccio presente che le porte dell’Istituto sono aperte a chiunque voglia entrarvi, ma anche a chiunque, non comportandosi correttamente, ne verrà cacciato. La frenesia per conseguire, con poco sacrificio e qualche frode, diplomi e medaglie deve cessare. SERVIZI DI GUARDIA Mi vengono continuamente segnalati irregolarità nei registri dei servizi di guardia: firme apposte da Guardie d’Onore presenti anche per colleghi assenti, orari di servizi non veritieri. Tali irregolarità, come ho potuto riscontrare, sono operate soprattutto da militari e vigili urbani. In U. d’A. CRONACA DELLE DELEGAZIONI ALESSANDRIA La delegazione provinciale, a conclusione delle attività prima della pausa estiva, ha organizzato un servizio di guardia alla tomba di Sua Maestà Umberto II e della Regina Maria Josè, presso l’abbazia di Altacomba, nella Savoia ora francese. Su iniziativa personale le GG. d’O. Grazia e Pio Gioachino Vella Cannella si sono offerte di espletare l’incarico, considerando un onore e un dovere rendere omaggio a Sua Maestà Umberto II e a Casa Savoia. 6 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 7 ASTI La Guardia d’Onore Nello Ghione della Delegazione di Asti, Tenente di Vascello a riposo dopo aver militato per 30 anni nella Marina Militare, ha pubblicato la sua quarta opera letteraria. La delegazione di Asti Si tratta di un romanzo storico risorgimentale ambientato nel Piemonte del Risorgimento e nella Francia Imperiale dal titolo: “L’Ultimo Conte di Capitto”. Il protagonista maschile è l’ultimo rampollo di una nobilissima famiglia astigiana mentre la sua coprotagonista è l’arcinota Contessa di Castiglione. La vicenda si snoda tra fantasia e realtà, tra personaggi di spicco che hanno fatto l’Italia e racconti delle patrie battaglie. L’autore ha dato alla stampa il suo ultimo libro in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia per far ripercorrere ai lettori gli anni fantastici del Risorgimento Italiano. Il Delegato delle Guardie d’Onore di Asti, Comm. Giovanni Triberti e tutta la delegazione, si complimentano vivamente con la GDO Ghione per quest’ultimo suo lavoro che, come per i precedenti, sta incontrando ampio gradimento tra i lettori. Il giorno 12 marzo 2011 ad Altacomba in occasione della cerimonia annuale in memoria del Re Umberto II e della Regina Maria Josè, ivi sepolti, a cui ha partecipato la Delegazione di Asti delle Guardie d’ Onore alle Reali Tombe del Pantheon, la Guardia d’ Onore Vittorino Pia di Montegrosso d’Asti, ha donato al Principe Vittorio Emanuele Di Savoia, una bottiglia Magnum (la numero uno di mille) di Asti Spumante, con l’etichetta tricolore per i 150 anni dell’Unità d’Italia. settembre 2011 alle manifestazioni indette per la Giornata Nazionale del Caduto e Disperso in Russia che si sono tenute a Cargnacco (UD) presso il Tempio dedicato alla Madonna del Conforto. Il Tempio di Cargnacco è l’unico sacrario in Italia dedicato ai 100.000 caduti e dispersi nella campagna di Russia e fu costruito unicamente per volontà dei reduci e in primis per quella di Don Carlo Caneva, cappellano militare e reduce, ivi sepolto. Il Tempio sacrario i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1949 e terminarono nel 1955 contiene nella cripta 24 volumi con i nomi dei morti e dispersi. Sono tumulati nel tempio i resti di circa 10.000 caduti tra identificati e noti non identificati. Tra le numerose opere d’arte tra cui mosaici artistici e pannelli in ceramica, statue linee e rilievi bronzei raffiguranti momenti di una battaglia, custodite nel tempio, spicca un ampio alto rilievo ceramico raffigurante l’ultima carica della cavalleria italiana effettuata dalla Savoia Cavalleria il 24 agosto 1942, in cui è ben visibile la bandiera sabauda, svoltasi a Isbuschenski e considerata l’ultima nella storia di tutte le cavallerie. Presenti alla grandiosa cerimonia le rappresentanze di tutte le forze armate italiane con i loro rispettivi Generali e Comandanti, le autorità civili, militari e religiose, le Associazioni combattentistiche e d’arma ed una folla immensa convenuta per commemorare i caduti. La Santa Messa è stata celebrata dal Vescovo di Udine e accompagnata dal coro del Duomo, nel piazzale antistante il Tempio in cui sono stati elevati dodici Cippi e 14 aste a ricordo delle divisioni e dei reparti dell’ARMIR. GDO presenti: Giovanni Triberti (delegato), Bollito Federico, Pellegrino Andrea, Dezzani Osvaldo Pia Vittorino. Era presente alla manifestazione il reduce (quasi novantenne) Pia Natale di Asti, padre della 17 e 18 settembre 2011 Il Delegato delle Guardie d’Onore di Asti, Comm. Giovanni Triberti, ha partecipato nei giorni 17 e 18 8 Presentazione del manto restaurato GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Guardia d’Onore Pia Vittorino della Delegazione di Asti. 24 settembre 2011 La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore con il delegato Comm. Giovanni Triberti ha partecipato domenica 24 settembre 2011 con un pullman di 54 persone al seguito tra Guardie d’Onore e simpatizzanti, a Novara alla manifestazione per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dopo le deposizioni di corone d’alloro ai monumenti di S.M. Vittorio Emanuele II, di Carlo Emanuele III e ai caduti di tutte le guerre è stata celebrata una S .Messa presso la Basilica di San Gaudenzio patrono della città. Era presente il Presidente Nazionale delle Guardie d’Onore Capitano di Vascello Gran Uff. Dr. Ugo D’Atri che ha dato lustro alla cerimonia così come i Cavalieri degli ordini dinastici il cui delegato del Piemonte e Valle d’Aosta è il Conte Dr. Carlo Buffa di Perrero. Erano presenti autorità e associazioni con labari e bandiere. Con la Delegazione di Asti hanno partecipato l’ assessore provinciale, con fascia, Dr. Antonio Baudo, e un alfiere in alta uniforme, con il gonfalone Medaglia d’ Oro della Provincia di Asti, il consigliere comunale Dr. Franco Ingrasci, con fascia , in rappresentanza del Sindaco di Asti, il Vice Sindaco del Comune di Valfenera, Rag. Pier Carlo Bollito, il Col. Graziano Attimonelli vicecomandante dei Carabinieri di Asti, il Dr. Iacomuzio Livio Comandante della Guardia Forestale di Asti, il Tenente della Guardia di Finanza Scrimaglio Nello. Al termine della manifestazione è stato offerto un lauto rinfresco a tutti i numerosi partecipanti. Guardie d’onore presenti: Triberti Giovanni (delegato),Bussi Giancarlo (alfiere), Bollito Federico (alfiere), Scrimaglio Nello (alfiere), Agagliati Severino (alfiere), Boraso Diego (alfiere) , Bollito PierCarlo, Malinouskaya Alena, Dezzani Osvaldo, Pagliero Liliana, Ingrasci Franco, Attimonelli Graziano, Calvaccio Rosa, Amoggi Silvia, Calvo Giancarlo, Scipioni Luca, Isayeva Nadzeya. 9 ottobre 2011 Il 9 ottobre 2011 una rappresentanza delle Guardie d’Onore della delegazione di Asti ha partecipato a Mombarone (AT) alla cerimonia dell’ ANRRA in occasione del XXXIII giorno della memoria e della commemorazione dei caduti in guerra. La cerimonia è iniziata con la sfilata delle Associazioni con labari e bandiere, a cui è seguito l’alzabandiera e i saluti di benvenuto. Dopo la celebrazione della Santa Messa sono stati commemorati gli eroi di guerra caduti in terra GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 d’Africa e sono stati resi gli onori al cippo del Milite Ignoto. Guardie d’onore presenti: Bollito Federico (alfiere), Caroli Luigi (alfiere), Pellegrino Andrea, Sardi Giuseppe. Il Comm. Giovanni Triberti, Delegato Provinciale delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon,in veste di promotore della raccolta fondi effettuato per il restauro del manto della Madonna di Crea, a cui hanno aderito le Guardie d’Onore di Asti, alcune di fuori provincia e molti benefattori, si è recato con tutta la Delegazione di Asti domenica 23 ottobre 2011 al santuario di Crea per la riconsegna del Manto restaurato. Il prezioso manto che ricopre la statua della Vergine, confezionato dalle sorelle Piovano ricamatrici in Torino, fu donato il 1° agosto 1931 dalla Principessa Maria Josè di Savoia, futura Regina d’Italia, e consegnato materialmente al Santuario dalla Marchesa Paola della Valle di Pomaro in occasione del 15° centenario del concilio di Efeso durante il quale veniva proclamata divina la maternità di Maria. Dopo 80 anni il manto con il trascorrere del tempo si era logorato e necessitava di un accurato restauro che è stato effettuato dalle monache Fedeli presenti alla funzione dell’Abbazia Benedettina “Mater Ecclesiae” dell’Isola di San Giulio d’Orta”. Il Santuario di Crea, in cui è custodita la Statua della Madonna di Crea, è stato meta di pellegrinaggi di S. M. Umberto II (allora Principe di Piemonte) sia prima che dopo il matrimonio Reale con S. M. Maria Josè. Il registro delle visite, ancora conservato dal rettore del Santuario , evidenzia numerose sottoscrizioni promosse dai Reali a scopo benefico. Il Sacro Monte di Crea, dove ogni anno si recano migliaia di pellegrini provenienti dal Piemonte e regioni limitrofe è stato proclamato nel 2003 9 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’itinerario del sacro Monte oltre al Santuario, si snoda lungo 23 cappelle che giungono fino alla sommità della collina, dove si trova la Cappella del Paradiso, e 5 romitori per la preghiera sulla via del ritorno. All’interno del Santuario nella cappella dietro l’altare è custodita la Statua della Vergine a cui va la devozione di migliaia di fedeli, di piccole dimensioni in legno di cedro scolpito e dipinto ritenuta arte gotica del XIV secolo. Nel 1981 la scultura è stata oggetto di un restauro (G. Luigi Nicola) che ha portato all’eliminazione della patina scura dovuta ai secolari danni arrecati dal fumo delle candele e ne ha portato in luce l’incarnato chiaro dell’opera. La cerimonia di domenica 23 ottobre è iniziata nel piazzale antistante la Basilica Santuario della Madre di Dio dove si è radunata la Delegazione delle Guardie d’Onore di Asti e alcune rappresentanze di fuori provincia, le associazioni combattentistiche, d’arma e di volontariato, numerosi sindaci del Monferrato e tante autorità civili, militari regionali provinciali e comunali. Ha aperto la sfilata per l’ingresso in chiesa il Gonfalone della Provincia di Asti seguito dai gonfaloni dei Comuni, dai labari e bandiere delle Associazioni e dalle Guardie d’Onore mantellate e con le bandiere che si sono posizionate ai lati esterni dell’altare, il tutto si è svolto in modo ordinato e corretto grazie alla sapiente direzione della Guardia d’Onore di Torino Gualtiero De Andreis responsabile del servizio per tutta la cerimonia. Prima della S. Messa il Delegato Comm. Giovanni Triberti ha salutato e ringraziato le numerose autorità , le associazioni, i numerosi sindaci con fascia tricolore, le moltissime Guardie d’Onore e tutti i fedeli che gremivano interamente la Basilica. Durante la celebrazione della S. Messa, officiata dal rettore Mons. Francesco Mancinelli e celebrata dai Padri Francescani, il manto ricamato in seta ei fili d’oro, aperto a ventaglio e adagiato su un pannello di velluto rosso è stato portato all’altare dalle Guardie d’Onore Giovanni Franco, Giancarlo Bussi, Marco Berruti, Ettore Galazzi. La preziosa opera sorretta a spalle lungo la navata della Basilica è stata collocata a destra dell’altare maggiore per essere ammirata in tutto il suo rinnovato splendore. Per tutta la durata della S. Messa le Guardie d’Onore, Marco Berruti e Ettore Galazzi, posizionate ai lati del Manto ne sono stati i “custodi” in segno di devozione e fede alla Madonna di Crea, così tanto amata e venerata dai fedeli del Piemonte e in special modo del Monferrato. Un momento toccante si è avuto quando è stata chiamata davanti all’altare per un saluto la signo- 10 ra Elena Raffaldi ( mamma della Guardie d’Onore Federico Bollito) ora 91enne, che 80 anni fa era presente, con i genitori, alla cerimonia di consegna del manto al Santuario conservandone vivo e commovente il ricordo. Alla signora Elena è stata donata un’ immagine della Vergine di Crea a ricordo della cerimonia. Durante la funzione religiosa sono stati letti dall’Ispettrice della Polizia di Stato Manuela Rainero, cerimoniere della Questura, i messaggi di saluti che sono pervenutii dal Vescovo di Asti Mons. Francesco Ravinale, dal Rettore dell’Insigne Collegiata di S. Secondo di Asti Mons. Giuseppe Gallo, dal Vice Prefetto di Asti Dr. Paolo Mastrocola, dal Vice Questore Vicario Dr. Tullio Dezani, da S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia, dal Presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe al Pantheon Cap. di Vascello Dr. Ugo D’Atri, dal Segretario Nazionale dell’U.M.I. dr. Sergio Boschiero, dal Generale di Divisione dei Carabinieri Dr. Carlo Chierego, dal Generale Rolando Parisotto e dalla Contessa Cristina Camerana Marone Cinzano. La cerimonia è stata resa ancora più solenne dagli inni eseguiti dal coro della Cantoria di Casale e dalla mezzosoprano dr.sa Paola Nebiolo, Guardia d’Onore della Delegazione di Asti. Il Rettore del Santuario Mons. Mancinelli ha ringraziato il Comm. Giovanni Triberti, promotore della raccolta fondi che ha permesso il restauro del Manto e poiché le offerte sono state superiori alla spesa l’eccedenza sarà utilizzata per l’illuminazione della Cappella della Venerata Madonna che si trova nella navata sinistra della Basilica di Crea. Al termine è seguito un pranzo conviviale per oltre un centinaio di persone durante il quale la Guardia d’Onore di Asti Pietro Balestrino, titolare dell’omonima distilleria, ha offerto come digestivo la sua famosa China d’Asti e sono state distribuite ai commensali bottiglie di vino su interessamento del Consigliere Comunale e Guardia d’ Onore di Asti Dr. Franco Ingrasci. Un sincero ringraziamento giunga alle autorità, ai Sindaci, alle associazioni e a tutti coloro che hanno risposto all’invito del Delegato partecipando così numerosi a dimostrazione della loro sensibilità all’evento legato alla cristianità che unisce le genti nel nome di Maria Vergine. Un sentito grazie anche alla Guardia d’Onore della Delegazione di Asti Giovanni Franco di Frassinello M.to per aver collaborato, nella sua zona, per la buona riuscita della sottoscrizione. Presenti alla celebrazione: il Vice Prefetto Dr. Arnaldo Agresta in rappresentanza del Prefetto di Asti, Dr. Pierluigi Faloni; la Dottoressa Comm. Rosanna Valle consigliere regionale; l’Assessore Provinciale Dr. Marco Versè in rappresentanza della GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Presidente della Provincia di Asti On. Maria Teresa Armosino (presente il gonfalone); il Consigliere Comunale Dr. Maurizio Meda in rappresentanza del Sindaco di Asti On. Giorgio Galvagno; il Consigliere Comunale di Asti Franco Ingrasci; i Sindaci: Razzano Sergio Sindaco di Penango; Lunghi Rosaria Sindaco di Grazzano Badoglio; Lanfranco Paolo Sindaco di Valfenera; Lombardo Enrico Sindaco di Montemagno; Vespa Ines Sindaco di Portacomaro; Bianco Roberto sindaco di Odalengo Grande; Scagliotti Maurizio Sindaco di Frassinello M.to; Azzalin Francesco Sindaco di Villadeati; Paletti Graziella Sindaco di Alfiano Natta; Berto Giancarlo Sindaco di Serralunga di Crea; Beccaria Laura Assessore al Comune di Ozzano M.to; Giardina Amos Sindaco di Casalborgone; Triveri Carola Sindaco di Odalengo Piccolo; Annovazzi Laura Assessore del Comune di Vignale; Micco Graziella Sindaco di Rosignano M.to; Visca Aldo Sindaco di Cerrina; Scaravelli Gaetano Sindaco di Reggiolo; il Colonnello Graziano Attimonelli già Vice Comandante Provinciale dei Carabinieri di Asti; il Maresciallo Capo dei Carabinieri Dr. Alessandro Pinna; il Maresciallo dei Carabinieri Andrea D’Agostino; il Colonnello Iacomuzio Livio Comandante Provinciale di Asti del Corpo Forestale dello Stato; il Brigadiere della Guardia di Finanza di Asti Marcello Dezani; l’Ispettore Capo della Polizia di Stato di Asti Antonello Lilliu; l’Ispettore Antonino Lo Giudice; l’Ispettore Sergio Bisaccia; l’Ispettrice Manuela Rainero; le Associazioni combattentistiche, d’arma e di volontariato: Presidenza Nazionale di Milano dell’U.N.I.R.R. al completo con il labaro medagliere 187 medaglie al valor militare; le sezioni provinciali U.N.I.R.R. di Asti, Milano, Cuneo, Reggio Emilia; la Delegazione delle Guardie d’Onore di Asti e alcune Guardie della Delegazione di Novara, con il Delegato Marco Lovison, di Cuneo Val Maira con il Delegato Walter Bercia, di Savona rappresentate dalla Guardia d’ Onore Conte Cornero Giuseppe, di Reggio Emilia con il Delegato Gaetano Scaravelli; il Circolo Culturale Provinciale di Asti dell’U.M.I., con il Presidente Luigi Caroli, il Vice Presidente Giancarlo Bussi, il Segretario Provinciale Antonio Ambrosino e il Segretario cittadino Federico Bollito; l’Associazione Nazionale Italiana Marinai d’Italia Sezione di Asti; l’Associazione Nazionale Aereonautica di Asti; l’Associazione Nazionale Carabinieri di Asti; l’Associazione Nazionale Artiglieri di Asti; l’Associazione Nazionale Granatieri di Asti; l’Associazione Nazionale A.N.R.R.A. di Asti; l’Associazione Nazionale Alpini sezione di Montemagno; la Croce Rossa di Casale Monferrato; il Conte Giuseppe Cornero e la Baronessa Luciana Fè di Savona; il Responsabile alla sicurezza del Principe Vittorio Emanuele di GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Savoia, Ettore Galazzi. Guardie d’Onore pesenti: Triberti Giovanni (delegato), Agagliati Severino (alfiere), Aresca Dino (alfiere), Amoggi Silvia, Attimonelli Graziano, Agresta Arnaldo, Balestrino Pietro, Bussi Giancarlo (alfiere), Berruti Marco (alfiere), Bassignana Mario, Bollito Federico (alfiere), Bisaccia Sergio, Boraso Diego, Cognazzo Giovanni, Ciravegna Giorgio, Caroli Luigi, Contino Sonia, Calvo Giancarlo, Calvaccio Rosa, Dezzani Osvaldo, Dezani Marcello, Fassi Michela, Franco Giovanni, Galeasso Giorgio, Gavazza Ivano, Ingrasci Franco, Iacomuzio Livio, Isayeva Nadzeya, LoGiudice Antonino, Lilliu Antonio, Lanfranco Paolo, Meda Maurizio, Malinouskaya Alena, Mozzone AnnaMaria, Madonia Maurizio, Nebiolo Paola, Occhiena Walter, Pellegrino Andrea (alfiere), Pagliero Liliana, Scipioni Luca, Sardi Giuseppe, Scrimaglio Nello (alfiere), Triberti Lorenzo, Triberti Romolo. Gruppo di Guardie d’Onore di fronte al Santuario BENEVENTO 29 aprile 2011 Presso l’Auditorium San Bernardino di Morcone (BN) si è svolta la cerimonia di premiazione del premio letterario rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Benevento indetto dalla Delegazione di Benevento dell’ Istituto. Sono stati premiati gli alunni dell’ Istituto Comprensivo di Fragneto Monforte che si sono aggiudicati il 1°,2° e 3° premio nonché gli alunni dell’ Istituto Comprensivo di Faicchio e di Torrecuso che si sono aggiudicati un terzo premio ex-aequo e alcuni attestati di merito. Per la sezione riservata alle scuole secondarie di secondo grado si sono aggiudicati il 1° e 2° premio gli alunni del 11 Liceo Scientifico di Morcone. Hanno preso parte alla cerimonia il S.Ten.dei Carabinieri Mennato Malgieri in rappresentanza del Col. Antonio Bandiera Comandante della Scuola Allievi Carabinieri di Benevento, il Maresciallo Comandante della Stazione Carabinieri di Morcone in rappresentanza del Col. Antonio Carideo Comandante Provinciale dei Carabinieri. Erano altresì presenti il Col. Nicola Corbo Presidente della Sezione UNUCI di Benevento e il Bers.Gaetano Trotta Presidente della sezione di Benevento dell’ Associazione Nazionale Bersaglieri nonché commissario dell’ Istituto del Nastro Azzurro . Erano presenti alla cerimonia il Presidente Cap. di Vascello Ugo d’Atri,il Consultore dell’ Istituto Avv. Pierfrancesco del Mercato, l‘Ispettore Regionale Sono seguiti i saluti del Prof. Mottola che ha aperto i lavori ,ed ha fatto da moderatore, e l’intervento del Prof. Ciro Romano dal titolo “ La legalità ,elemento fondamentale per la coscienza nazionale”, a seguire l’intervento,molto apprezzato, del Presidente Ugo d’Atri dal titolo “L’eredità del Risorgimento”.Dopo il coffee break offerto dall’Istituto Alberghiero di Colle Sannita è seguita la presentazione dell’ Istituto da parte del Delegato Provinciale Prof.Pasquale Mongillo che ha letto il saluto fatto giungere dal Prefetto di Benevento Dott. Michele Mazza e,quindi, illustrato la nascita dell’Istituto e le finalità soffermandosi sulle Medaglie d’Oro che ne hanno fatto parte. Ha seguito l’ intitolazione della Delegazione di Benevento alla M.O.V.M. Gen.C.A. Oreste Fortuna . Il Prof. Mongillo ha illustrato la vita del Generale e ha letto un breve cenno biografico dello stesso. Ai presenti è stato consegnato un opuscolo contenente la biografia del generale Fortuna ,l’elenco dei nominativi delle M.O. che hanno fatto parte dell’ Istituto e l’elenco dei presidenti dell’ Istituto. E’ seguita,in chiusura, la premiazione dei vincitori del premio con brevi interventi dei Dirigenti Scolastici delle scuole coinvolte. L’iniziativa è stata patrocinata dai comuni di Benevento, Foiano di Val Fortore, Guardia Sanframondi, Morcone, San Salvatore Telesino, dalla Banca Popolare di Novara Agenzia di Morcone, dalla Banca Antonio Capasso S.p.A. e dall’ Associazione Culturale Luigi Palmieri. Lunedì 6 giugno la delegazione provinciale di Benevento ha partecipato alla festa dell’ Arma dei Carabinieri tenutasi presso la caserma “F.Pepicelli” sede della Scuola Allievi Carabinieri di Benevento. La partecipazione è avvenuta,su espresso invito del Comandante della Scuola, Col.Antonio Bandiera, con lo schieramento del Labaro della Delegazione scortato da due unità (Piacquadio, Mongillo e Cocozza -Alfiere-) che ha ricevuto gli onori militari al pari delle altre associazioni combattentistiche. Al termine della cerimonia è seguito il tradizionale rinfresco. Morcone (BN), 29 aprile 2011 per la Campania Duca Giannandrea Lombardo di Cumia, l’Ispettore alla cultura dell’ Istituto Prof. Ciro Romano e i delegati Provinciali di Avellino Sig.Augusto Genovese e di Caserta Prof.Aldo Anzevino, le guardie d’onore Piacquadio, Colangelo e Del Giacco; il Vice Sindaco del Comune di Morcone, il Prof. Luigi Mottola, Dirigente Scolastico dell’ IIS di Morcone, che ha ospitato la manifestazione. La cerimonia ha avuto inizio con l’esecuzione dell’ Inno di Mameli a cura del coro “Mimma Mandato”. 12 Martedì 28 giugno il Delegato Provinciale di Benevento ,Prof. Mongillo, ha partecipato alla festa della Guardia di Finanza su invito del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento Col. Cesare Maragoni. La cerimonia si è tenuta presso le suggestive vestigia dell’ antico anfiteatro romano di Benevento. 4 novembre 2011. In occasione della festa dell’ Unità Nazionale e delle Forze Armate,il Delegato Provinciale di Benevento su GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 invito del Prefetto di Benevento,Dott. Michele Mazza,ha partecipato alla manifestazione organizzata dalla Prefettura accompagnato dalla GdO Prof. Luigi Mottola. La manifestazione si è aperta con la Santa Messa officiata dall’Arcivescovo Metropolita di Benevento Mons. Andrea Mugione nella chiesa di S. Sofia,successivamente è stata deposta una corona al monumento dei caduti in piazza Castello alla presenza delle Autorità civili e Militari.A chiusura della manifestazione,a cura del Comando Vigili del Fuoco,è stata dispiegata una maxi bandiera tricolore sulla facciata del Palazzo del Governo e a seguire la consegna delle onorificenze “al merito della Repubblica” da parte del Prefetto. Alle ore 16,30 nel chiostro dello storico Palazzo S. Domenico sono stati allestiti degli stand istituzionali da parte degli uffici e delle Forze Armate presenti sul territorio. Nello stand della Prefettura era presente la Bandiera Storica dell’Istituto messa a disposizione dalla Delegazione di Benevento che faceva bella mostra sotto la foto di Vittorio Emanuele II di Savoia primo Capo di Stato; al centro è stato esposto l’Albo dei Prefetti dal 1861 a tutt’oggi. Gli stand sono stati aperti al pubblico fino a tutta la giornata di domenica 6 novembre. CALTANISSETTA 30 giugno 2011 La Delegazione di Caltanissetta. è stata invitata a partecipare alla celebrazione della Santa Messa e alla Processione del Corpus Domini, dal Padre Mercedario Don Samuele Salinas, presenti le GG. d’O: Falzone, Cammilleri, Calà, D’Oca, Natale, Serpente, Pernace, La Rocca, Giamporcaro, Gioè, Dell’Utri, Di Francesco. Presenti le autorità Civili Militari ed Ecclesiastiche e il sindaco Dr. Giuseppe Di Forti. Le Guardie d’Onore di Caltanissetta, Enna e Agrigento e l’associazione Culturale “Michele GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Tripisciano, riunitisi in assemblea straordinaria hanno valutato quanto riportato da alcuni giorni sui quotidiani di Caltanissetta riguardante lo spostamento, con relativa modifica del suo basamento, del monumento a UmbertoI nell’omonimo Corso, in attuazione del progetto”Walking on the ribbon”. Le Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e l’associazione Culturale “Michele Tripisciano” condividono la reazione dell’Arch. Leandro Jannì consigliere nazionale di Italia Nostra e di Michele Lombardo della stessa associazione, ricordando che l’opera è stata realizzata ai primi del Novecento che il basamento è opera del nostro artista e concittadino Michele Tripisciano che con le sue opere sparse in tutto il mondo a dato lustro alla nostra città. Non permetteremo, così come ha dichiarato l’esperto Arch. Leandro Jannì, che sia ignorato e calpestato il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi della Legge 13 6 luglio 2002, n. 137 e in applicazione dell’Articolo 10 Oggetto della tutela dei Beni culturali 1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. 2. Sono inoltre beni culturali: lettera d) “le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose, ” e dell’art. 171 Collocazione e rimozione illecita declara la pena. “ È punito con l’arresto da sei mesi a un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 chiunque omette di fissare al luogo di loro destinazione, nel modo indicato dal soprintendente, beni culturali appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 10, comma 1. Non ci sorprenderebbe che anche questo scempio fosse attuato alla storia della nostra città, e anche vero che in Italia è un continuo assistere a deturpazione dei beni culturali e paesaggistici del territorio senza che qualcuno intervenga. Qualora si voglia proseguire nell’idea di spostare la statua di Umberto I, è certo che non assisteremo inermi a un tale scempio, la nostra delegazione Nazionale, già informata, appoggerebbe Italia Nostra con i propri legali presentando esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo l’intervento del Presidente della Repubblica affinché non sia calpestata la storia e la cultura della nostra città. CASERTA Sessa Aurunca, 17 settembre 2011 In occasione dell’Anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, si è svolta in Sessa Aurunca 14 (CE), una manifestazione ricca di eventi importanti e con la partecipazione attiva da parte della popolazione, soprattutto quella giovanile che con bandierine e cappellini tricolori ha creato attimi di intensa emozione, La presenza della Fanfara dei Bersaglieri della Brigata “Garibaldi” in Caserta, di una qualificata rappresentanza dell’80 Rgt. RAV “Roma” di stanza in Cassino, dell’Associazione delle Guide Garibaldine, della Federazione Italiana del Turismo Equestre e TREC, hanno completato il ricco scenario che ha seguito l’intera manifestazione che, senz’altro, entrerà nella storia della città per la validità degli eventi celebrativi svolti. Grande risalto la deposizione in tre luoghi distinti di una corona di alloro ai caduti di tutte le guerre risorgimentali, della fanfara dei Bersaglieri che ha sfilato per la città dopo un concerto in Piazza Mercato al mattino aperto con l’inno di “Mameli” e con la partecipazione attiva dei ragazzi di tutti gli Istituti impegnati nella recita di poesie e di canti, scritti ed elaborati dagli alunni dell’ISISS ”Taddeo” di Sessa, con la preziosa collaborazione dei propri Insegnanti, in una cornice caratterizzata dai cavalieri in divisa da Garibaldini e dell’epoca risorgimentale. Di tutto ciò si deve ringraziare in primis tutta l’Amministrazione Comunale che ha dato il massimo dell’impegno per la sua riuscita, Tutti gli Istituti scolastici per la massiccia presenza di studenti. Un grazie alla Proloco Sessana, alle forze dell’Ordine. L’organizzazione dell’intera manifestazione è stata affidata dall’instancabile Assessore alla Cultura Italo Calenzo al Presidente dell’Associazione Culturale “Il Risveglio di Valogno” Dott. Giovanni Casale e alla Proloco Sessana che hanno saputo ottimizzare le risorse a loro disposizione fornendo al Sindaco, all’Amministrazione, a tutta la popolazione la possibilità di dare, a livello nazionale, un’ottima impressione sull’attaccamento e la convinzione della città all’unità dell’Italia. Il Sindaco Dr. Luigi Tommasino, nel proprio discorso di apertura, ha ricordato l’impegno della città di Sessa prima e dopo l’unità d’Italia. Importante l’impegno del Generale Carmine Bennato che, a nome dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon è stato il tramite di collegamento tra l’istituzione militare e l’Amministrazione Comunale. Un grazie al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito (letto un Suo messaggio augurale) ed al Comandante del 2° FOD che hanno fatto intervenire la fanfara dei Bersaglieri della Brigata “Garibaldi” a cui nel pomeriggio è stato intestato un “Murales”, di grandi dimensioni (circa 40 mq.) dove, tra un trionfo di bandiere tricolori e più di 46 personaggi dipinti, si evoca la Partenza dei “Mille” da Quarto e l’Incontro a Teano, donato ed eseguito dal Maestro catanese GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Salvo Caramagno sulla parete di un edificio della storica “Valogno”, piccola frazione della città di Sessa. L’unicità di questo secondo momento valognese è stato, sicuramente, il doveroso e commovente tributo, voluto dall’Amministrazione Comunale, dall’Associazione il “Risveglio” di Valogno e, soprattutto, da tutta la popolazione, di dedicare la pregevole opera d’arte alla Brigata “Garibaldi” di Caserta, al suo passato ed al suo presente, vivificamente eroico, sia fuori che dentro il Territorio Nazionale. Una targa dipinta sempre dal Maestro riporta, a monito di tutto i passanti la seguente dicitura “Valogno e il Popolo Sessano alla gloriosa Brigata “Garibaldi”. Poi, nel tardo pomeriggio alle ore 18,00 presso il Palazzo di città, “Salone dei Quadri” si è tenuta un’importante conferenza sul Risorgimento, moderata dal Dottor Giovanni Casale, Presidente dell’Associazione Culturale “Il Risveglio” di Valogno, dal titolo:”Importanza e valore del Risorgimento Italiano nella lettura degli avvenimenti, dell’arte e dei documenti storici”. Relatori d’eccezione sono stati il Dottor Rocco Cassandri, esperto in storia postale e documenti risorgimentali e l’Avvocato Francesco del Mercato, storico e Vice Presidente dell’Istituto Nazionale per le Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, che ha letto un messaggio augurale del suo Presidente. In ultimo la proiezione di alcuni video realizzati in maniera mirabile da alcune scuole, ha impreziosito, l’importante momento di confronto. A conclusione del corposo programma, la proiezione, in Piazza Mercato del film “Noi Credevamo” del Regista Mario Martone. Nel novero degli eventi, l’allestimento ad opera del giovane ma instancabile ed entusiasta Sig. Carmine Cerimoniale, laureando in Conservazione dei beni Culturali, di una mostra di documenti cartacei risorgimentali, d’inestimabile valore e provenienti dalla collezione privata del Dottor Rocco Cassandri a cui ha fatto da GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 cornice un’esposizione di tutti gli elaborati fatti dalle scuole del Comune. La mostra che è stata visitata da tantissime persone provenienti persino dalle città vicine, è rimasta aperta dal 17 al 19 settembre, in uno dei saloni del Castello Ducale di Sessa Aurunca. L’Amministrazione ringrazia tutti coloro che hanno, al di là delle sacrosante differenze, ideologiche e politiche, festeggiato uniti questo importante “compleanno” Nazionale, che nel rispetto della memoria dei vinti, si devono riportare le parole dette da Francesco II (ultimo Re di Napoli) alle sue truppe: “Obbligo di Re e di Sovrano mi impone di rammentarvi che il coraggio ed il valore degenerano in brutalità e in ferocia quando non siano accompagnati dalle virtù e dal sentimento religioso. Siate dunque, generosi dopo la vittoria, rispettate i prigionieri che non combattono e i feriti e...” CREMONA 18 settebre 2011 In rappresentanza delle Guardie d’Onore di Reggio Emilia, il delegato Comm. Prof. Gaetano Scaravelli ha partecipato con la bandiera dell’Istituto alla cerimonia “Risorgimento in villa” presso la residenza dei Conti Sommi Picenardi nel Comune di Torre de’ Picenardi (CR) organizzata dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano alla presenza delle autorità comunali, civili e militari, in collaborazione con l’Istituto delle Guardie d’Onore, del FAI, della Scuola Militare Teulié di Milano, della Fanfara dei Bersaglieri di Asola. Dopo il saluto istituzionale del Sindaco è seguita una visita guidata della villa e del parco a cura del FAI e un concerto della Fanfara dei Bersaglieri di Asola con musiche risorgimentali. Presente la G.d’O. Dott. Damiano Milone. 15 CUNEO 16 settembre 2011 Una rappresentanza della delegazione si è recata presso la Caserma I. Vian del 2° Reggimento Alpini, dove siamo stati invitati alla cerimonia della cessione del Comando tra il Col. Massimo Biagini (cedente) ed il Col. Cristiano Chiti (subentrante). Alla cerimonia erano presenti il Delegato G.d’O. Magg.Mineo Matteo, il Delegato reggente G.d’O. Bruno cav.uff.Pietro, G.d’O. Avanzini cav.Stefano, G.d’O. Bruno cav. Dario. Inoltre, alla cerimonia vi erano varie personalità civili, militari e religiose della Provincia di Cuneo (prefetto, questore, presidente della provincia, sindaco di Cuneo e comuni limitrofi, etc.etc.). La rappresentanza della delegazione si è recata, il 18 settembre 2011 presso la Basilica di Superga (TO) per effettuare un servizio di guardia presso le Reali Tombe dei Savoia. Hanno effettuato servizio di guardia la G. d’O. Avanzini cav. Stefano, G. d’O. Compagno Giuseppe e G. d’O. Guglielmi Benito. L’AQUILA La Delegazione dell’Aquila, presieduta dal Cav. Giuseppe Del Zoppo, nel quadro delle attività culturali e storico-commemorative nella ricorrenza del 150° Anniversario dell’Unità Nazionale, ha effet- tuato recentemente due cerimonie significative, una presso la Villa Del Basso Orsini a Badia e una a Rocca Pia presso i giardini comunali dove rispettivamente è stata scoperta una lapide con scultura in bronzea opera del maestro Giampiero Gigliozzi di L’Aquila, riproducente il tricolore nazionale e l’immagine del Re Vittorio Emanele II, da tutti 16 considerato “il padre della patria”, che in occasione dei fatti d’arme connessi con la campagna per l’unità d’Italia, passando con il suo seguito nella Valle Peligna soggiornò a Villa Del Basso Orsini e proseguendo poi il suo itinerario per raggiungere il Generale Giuseppe Garibaldi a Teano venne bloccato dalla popolazione locale di Rocca Valle Oscura che gli chiese di cambiare il nome triste del paese, con altro nome. Decise così di chiamarlo Rocca Pia in omaggio alla sua figlia preferita Maria Pia Principessa di Savoia che successivamente diventerà Regina del Portogallo, che in quei giorni aveva appena compiuto il suo genetliaco, senza la presenza del padre, (infatti lei era nata il 16 ottobre del 1847). La proposta poi fu portata in Consiglio Comunale solo il 4 giugno 1863 e autorizzata con Decreto Regio del 10 dicembre 1865. Così alla presenza delle autorità locali civili, militari e religiose, alla presenza delle rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma sono state scoperte queste opere a Badia dalla Dottoressa Paola Del Basso Orsini e a Rocca Pia dal Sindaco Mauro Leone. Giova ricordare che le predette attività sono state svolte per desiderio di Sergio Paolo Sciullo della Rocca, cultore di storia patria e coordinate dal Cav. Donato Agostinelli esperto di storia militare. Alle cerimonie, erano presenti le Guardie d’Onore: Trinchini, V. Del Zoppo, Agostinelli, La Civita, Tontodonato, Ferroni, Del Zoppo G., Cofini, Cipollone, Antonelli, Febbo G., Febbo P., Micochero. Celebrata a Pescocostanzo d’Abruzzo, la 10^ Giornata Nazionale Mauriziana presso il Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia, presente l’Ispettore Regionale Fabrizio MECHI e le Delegazioni Provinciali di: L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo, coordinate dal Delegato Giuseppe DEL ZOPPO vice presidente della Fondazione Mauriziana, unitamente alle rappresentanze degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, oltre a migliaia di convenuti e alle rappresentanze militari dei Decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana dell’Esercito, della Marina, dell’Aereonautica, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e di un Reparto in armi del 9° Reggimento Alpini, unitamente all’Associazione Nazionale Alpini, alle Associazioni Combattentistiche e d’ Arma. La Santa Messa è stata officiata dal Cappellano Militare Don Fausto AMANTEA. Sono seguiti gli interventi del Sindaco di Pescocostanzo Pasqualino DEL CIMMUTO che ha evidenziato la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità Nazionale e della 10^ Giornata Mauriziana e del Presidente della Fondazione Mauriziana Mauro DI GIOVANNI, che al termine della sua allocuzione ha ringraziato il Comandante Generale della Guardia di Finanza Nino DI PAOLO sia per le gentili espressioni rivolte alla GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Fondazione e sia per il munifico dono della stele in pietra che ricorderà i Decorati Mauriziani delle Fiamme Gialle presso il Sacrario. Numerosi sono stati i messaggi augurali giunti dalle maggiori autorità nazionali e internazionali per questa commemorazione, la cui lettura è stata effettuata dal presidente onorario della Fondazione Mauriziana Sergio Paolo SCIULLO della ROCCA, Cittadino Onorario di Pescocostanzo che nella circostanza ha consegnato a due Allievi della Scuola Ispettori della Guardia di Finanza di L’Aquila la Medaglia del Presidente della Repubblica On. Prof. Giorgio NAPOLITANO per la collaborazione fornita a sostegno delle attività che vengono svolte presso il Sacrario Nazionale Mauriziano d’Italia, evidenziando nella sua breve allocuzione di saluto ai convenuti che ogni Medaglia Mauriziana, sebbene caratterizzata da origini e significati diversi, è testimonianza della vita spesa al servizio delle Istituzioni e trova il comune denominatore nella giusta valorizzazione delle migliori virtù militari espresse da ciascun decorato. A termine della cerimonia è stato inaugurata una stele con le insegne della Guardia di Finanza a ricordo dei Decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana delle Fiamme Gialle, scoperta congiuntamente dal Colonnello Carmine PETROSINO della Guardia di Finanza della Regione Abruzzo, dal Sindaco Pasqualino DEL CIMMUTO e dal Presidente della Fondazione Mauriziana Mauro DI GIOVANNI. La suggestiva giornata ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, intervenuti al fianco delle rappresentanze militari per venerare San Maurizio Martire protettore delle Armi, patrono degli alpini e della gente della montagna. La cerimonia si è conclusa con l’augurio comune di essere ancora più numerosi in occasione della Celebrazione della 11^ Giornata Nazionale Mauriziana, già fissata per domenica 16 settembre 2012. Recentemente la Delegazione dell’Aquila, presieduta dal Cav. Giuseppe DEL ZOPPO, nel quadro delle attività culturali e storico-commemorative, ha ricordato la figura del Cav. G. d’O. Dante PATANA, Socio più anziano della Delegazione - deceduto che fu il costruttore del Sacello dei Caduti della Madonna degli Angeli a Badia Morronese, dedicato al ricordo di alcune Medaglie d’Oro al Valore Militare e di caduti in guerra locali. Cosi con una semplice cerimonia, alla presenza delle rappresentanze delle Associazioni Militari Combattentistiche e d’Arma, della Delegazione delle Guardie d’Onore della Provincia di Pescara, dei familiari del defunto, dei membri dell’Accademia Mauriziana, è stato tenuto un incontro di preghiera al termine del quale è stata scoperta una Icona di San Maurizio Patrono delle Armi dedicata ai Caduti di tutte le guerre e su tutti i fronti, scoperta dal Capitano degli alpini Gildo VENTRESCA. Al termine, è GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 seguito un vin d’honneur nel corso del quale Sergio Paolo SCIULLO della ROCCA esperto di storia militare ha ricordato ai convenuti la figura della Guardia d’Onore Dante PATANA di cui tra l’altro è custode dell’archivio privato, che fu bersagliere, combattente, pluridecorato e presidente della Sezione Combattenti di Badia, sempre animato da un forte senso del dovere e dal culto per la Patria. Giova ricordare che la piccola struttura all’interno e all’esterno è stata ripulita e bonificata dal Cav. Donato AGOSTINELLI, designato nuovo custode fiduciario del Sacello e da alcune Guardie d’Onore. LUCCA In occasione delle celebrazioni per il 4 novembre le Guardie d’Onore Teucci e R. Picchiani (con il mantello) hanno raggiunto la G. d’O. Sassetti di Bagni di Lucca per le cerimonie previste dall’Amministrazione comunale locale. È stata una semplice ma simbolica cerimonia. Iniziata verso le 8.00 e conclusasi verso le 12.00, vedendo la commemorazione presso tutti i monumenti ai caduti del paese assieme alle autorità politiche, militari e religiose del luogo, seguita dalla Sacra Funzione Liturgica e conclusa infine con un corteo – sotto la pioggia incessante – al monumento principale ai caduti di tutte le guerre. In quest’ultimo atto di memoria è stato eseguito l’Inno Nazionale, seguito dal discorso del Sindaco e di un ufficiale socio dell’UNUCI che ha ringraziato ufficialmente le Guardie d’Onore di averli onorati della presenza. Alla cerimonia era presente la bandiera Reale della delegazione portata con devozione dalla G. d’O. Sassetti. Particolarmente toccante è stata la presenza di una scuola elementare con le relative maestre che, incuriosite dallo “strano stemma” sui mantelli, hanno consentito a Picchiani di fare una bella illustrazione agli alunni/maestre sugli scopi del nostro Istituto e la nostra devozione verso la Reale Casa fondatrice della nostra Patria. 17 NAPOLI NOVARA Sant’Agnello 3 novembre 2011 23/24 settembre 2011 Si è svolto nella mattinata di giovedì 3 novembre, presso la Scuola Media A. Gemelli di S. Agnello (NA), un incontro tra gli studenti delle terze medie ed i rappresentanti delle varie Associazioni Combattentistiche e d’Arma della Penisola Sorrentina. L’incontro voluto dalla dirigente scolastica Dott.ssa Maria Pagano, che a portato il suo saluto ed ha ringraziato quanti intervenuti, e da tutto il corpo docenti, ha avuto come finalità l’esposizione di notizie ed informazioni di carattere storico-patriottico, quali il significato dell’Unità Nazionale nel suo 150° anniversario, la storia del Milite Ignoto ed i compiti e la storia delle varie associazioni presenti. Sono intervenuti, in rappresentanza dei propri sodalizi, la Guardia d’Onore Cav. Uff. Michele Gargiulo, Presid ente per la Penisola Sorrentina dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e Presidente della locale sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che ha parlato ai giovani studenti sia della storia dell’Arma dei Carabinieri e della stessa Associazione Nazionale, nonché del 90° anniversario del Milite Ignoto che ricorre proprio quest’anno il 4 novembre, esortando i ragazzi al rispetto dei valori civici e patriottici. Altro intervento è stato tenuto dalla Guardia d’Onore Cav. Andrea Riva in rappresentanza del nostro Istituto, il quale ha esaltato l’altissimo valore storico, culturale e sociale delle celebrazioni in occasione del 150° anniversario dell’Unità Nazionale che, partite il 17 marzo scorso, snodandosi durante tutto il 2011 avranno la loro conclusione il 17 marzo 2012. Erano presenti , inoltre le Guardie d’Onore Luigi Garbo, Caputo Salvatore, Cuccaro Gennaro, Maresca Giovanni e Bellitto Franco. Hanno portato il loro saluto anche la Guardia d’Onore Commendatore Carlo De Angelis in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia ed il Luogotenente dei Carabinieri Cav. Nicola Mariniello, comandante della stazione Carabinieri di Sorrento in rappresentanza del Capitano Dott. Leonardo Colasuonno comandante della Compagnia Carabinieri di Sorrento. La bella riunione, si è chiusa con i ringraziamenti della Preside, dei docenti e degli studenti, che, entusiasti, non hanno lesinato domande ai presenti, auspicando altri incontri per il futuro. Il centocinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia è stato ricordato dalla delegazione provinciale di Novara con una serie di iniziative che hanno avuto il patrocinio di undici regioni, sei province, cinquanta comuni e di varie associazioni d’arma e altri sodalizi. Nella mattinata del 23 hanno raggiunto Novara, a cavallo, il dott. Dionigi Ruggeri, delegato provinciale di Bologna, ed un altro cavaliere, nel contesto dell’iniziativa dell’Istituto delle visite a cavallo nei luoghi delle battaglie risorgimentali, deponendo una corona d’alloro presso l’Ossario della Bicocca. Nel primo pomeriggio, il presidente dell’Istituto, comandante d’Atri, insieme all’ispettore per l’Italia Meridionale, avv. Gadaleta, al delegato provinciale di Novara, cav. uff. Lovison, ed a varie Guardie d’Onore, fra le quali mons. Gianluca Gonzino, hanno visitato Palazzo Bellini, sede attuale della Banca Popolare di Novara, ove si trova la sala dell’abdicazione di Re Carlo Alberto il 23 marzo 1849. Guida della visita è stato il dott. Paolo Cirri. Ha fatto seguito una conferenza tenuta nell’Aula Magna del Convitto Nazionale Carlo Alberto dal dott. Cirri (Battaglia della Bicocca – 23 marzo 1849, Prima Guerra d’indipendenza) e dal dr. Stefano Tosi, presidente dell’Associazione “N del Novarese” (Processo dell’unità d’Italia attraverso la storia di Casa Savoia e del Regio Esercito). La prima giornata si è conclusa con un concerto d’organo “La musica a corte” presso la Basilica di San Gaudenzio. Era presente anche l’ispettore per il cerimoniale, dott. Di Maria. 18 PIACENZA Proseguendo una tradizione ormai consolidata della Delegazione il giorno 2 Ottobre 2011 presso la Chiesa di San Pietro a Saliceto di Cadeo, Piacenza, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio dei Sovrani di Casa Savoia. Organizzatrici dell’evento sono state le gdo Antonella Bergamaschi, Segretaria INGORTP di Piacenza ed Adalisa Cavuti, che con entusiasmo e dedizione hanno curato ogni particolare della cerimonia. La Santa Messa è stata celebrata da don Stefano Antonelli alla presenza di numerosi fedeli e guardie d’onore tra le quali citiamo il dott. Umberto Carlevarini, Commissario INGORTP di Parma, con GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 l’alfiere Luca Ferrari; il dott. Dionigi Ruggeri Delegato INGORTP e Vicario degli Ordini Dinastici di Bologna con l’alfiere Raffaele Galliani; il prof Gaetano Scaravelli Delegato INGORTP di Reggio Emilia; il prof Daniele Tizzoni, alfiere della Delegazione di Piacenza, il cav. Agostino Pulito ed il Delegato di Piacenza M.llo Piero Sasso giunto all’ultimo minuto per impedimenti dovuti a motivi di servizio. La giornata si è conclusa presso il Ristorante Lanterna Rossa con un pranzo a base di specialità locali. RAGUSA Nell’ambito delle Cerimonie Commemorative del 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, in provincia di Ragusa, il Comune ove tali festeggiamenti hanno avuto maggiore rilevanza senza dubbio è quello di Ispica. L’Amministrazione Comunale con il Concorso: della Società Operaia di Mutuo Soccorso “G. Garibaldi”, delle Direzioni Didattiche, ed alcune associazioni locali, varò un articolato programma. Esso ebbe inizio la sera del 16 marzo con la “Notte Tricolore” alle ore 21, dopo un improvviso acquazzone che sembrava voler compromettere il tutto. Ad avviare la serata fu una sfilata per le principali vie cittadine di oltre una ventina di “Garibaldini a cavallo” con il “Generale”, a rievocare lo sbarco in Sicilia; nel contempo in vari ritrovi e locali pubblici si svolgevano giochi diversi ed intrattenimenti musicali. Alle ore 24, presso i locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso “G. Garibaldi”, veniva inaugurata una “mostra documentaria sul Risorgimento”, con l’ostensione del tricolore Sabaudo (messo a disposizione dal delegato proGUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 vinciale delle GG. d’O. Vincenzo Piccitto); documenti ed atti d’epoca forniti dalla Biblioteca Comunale e dall’archivio comunale; giornali e riviste, collezioni di monete e francobolli emessi nei diversi anni del Regno; esposti da privati cittadini; faceva, altresì, bella mostra, una splendida raccolta di circa 60 esemplari di decorazioni e medaglie al merito del Regno, collezione gentilmente messa a disposizione dalla G. d’O. dott. Giuseppe Carbonaro. Erano presenti il Sindaco di Ispica, avv. Piero Rustico, i componenti la Giunta Municipale, il Presidente del Consiglio Comunale e numerosi Consiglieri Comunali, il Presidente ed il Direttivo della Società Operaia Mutuo Soccorso “G. Garibaldi”, centinaia di cittadini. All’inaugurazione di detta mostra fece seguito l’accensione di fuochi d’artificio con fumogeni tricolore, ed una piacevole “spaghettata tricolore” che concluse la “nottata tricolore”. Giovedì 17 marzo, Festa Nazionale, la celebrazione ebbe inizio presso il Cortile del Comando della Polizia Municipale con l’alza bandiera per il “saluto al Paese in onore all’alba dell’Italia” con l’inno nazionale intonato dal corpo bandistico “A. Toscanini”; un picchetto composto da Carabinieri ed Agenti della Polizia Municipale rendeva gli onori. Erano altresì schierati le GG. d’O. Piccitto (delegato), Basile, Donzello, Stella, Moltisanti, Aprile. Presenziava il Sindaco, presente la Giunta Municipale, il Presidente del Consiglio Comunale, numerosi Consiglieri Comunali, una rappresentanza del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, della Capitaneria del Porto di Pozzallo e dell’Aeronautica Militare, oltre un centinaio di studenti e cittadini. Si formava, quindi, il Corteo delle Autorità Civili, Militari e Religiose, preceduto da oltre un centinaio di scolari vestiti dei tre colori della bandiera a formare la stessa. 19 Il corteo si portava dal Municipio al Corso Garibaldi, ove si svolgeva la celebrazione ufficiale del 150° dell’Unità d’Italia. Il Sindaco teneva un lungo ed interessante ricordo della nostra storia, alla presenza di diverse centinaia di studenti e scolari oltre un migliaio di cittadini. A conclusione del discorso, nell’androne della vecchia sede municipale di Corso Garibaldi veniva svelata una lapide commemorativa del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Concludeva la giornata dei festeggiamenti il Corpo bandistico della città di Ispica, presso i locali del Cinema Diana, con il “Concerto dell’Unità d’Italia”. REGGIO EMILIA Il giorno 24/09/11, il delegato di Reggio Emilia Gaetano Scaravelli, con fascia tricolore in rappresentanza del Comune di Reggiolo, e la G.d’O. Dama Anna Volta hanno partecipato alla cerimonia per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e alla Santa Messa in suffragio di S.M. Vittorio Emanuele II presso la Basilica di San Gaudenzio organizzata dalla delegazione di Novara. In rappresentanza della delegazione delle Guardie d’Onore di Reggio Emilia, il giorno 03/10/11 il delegato Gaetano Scaravelli ha partecipato, con fascia tricolore, alla Santa Messa in suffragio dei Sovrani di Casa Savoia presso la chiesa di San Pietro Apostolo di Saliceto di Cadeo (PC) su invito della Segretaria della Delegazione delle Guardie di Piacenza Sig.ra Antonella Bergamaschi. ROMA Il giorno 5 novembre 2011, alla guardia d’onore solenne cui hanno partecipato anche i garibaldini in uniforme storica, accompagnati dalla loro fanfara, erano presenti le Guardie d’Onore: Alicicco (della delegazione di Trapani), Arfilli (Forlì-Cesena), Bilotti, Buonfiglio, Cafiero, Caruso (delegato di Roma), Cesaretti L., Cesaretti N., Coltellacci (Frosinone), Davitti (Siena), Deiana, Di Brisco, Didiano (Brescia), Fatucci, Finizio (Milano), Fiumana (ForlìCesena), Giustiniani (Padova), Guarino (Catania), James, Lapis (delegata di Catania), Mastrosanti (cerimoniere della delegazione di Roma), Miele, Nicolosi, Novara (Catania), Otta, Pierato (Milano), Ravoni, Rocchi, Russo (Catania), Salvini, Savarese, Schinocca (Catania), Servidio, Sinibaldi, Spada (Brescia), Spaziani (Grosseto), Venditti. 20 SAVONA Una bellissima giornata di sole sulla Riviera ligure di ponente ha incorniciato la dodicesima tappa del VIAGGIO A CAVALLO NEI LUOGHI STORICI DEL RISORGIMENTO, organizzato e realizzato da Guardie d’Onore con FITETREC-ANTE, Fed. Italiana Turismo Equestre ed Equitazione di campagna, che si è svolta a Loano. Questa tappa del 30 ottobre 2011, nella città natale della madre di Garibaldi, è stata fortemente perseguita e organizzata da Fabrizio Marabello della delegazione di Savona. Il drappello ha sfilato per lo stretto asse principale del borgo marinaro tra due ali di folla per poi percorrere un lungo tratto della passeggiata a mare fino al monumento dei caduti dove attendevano le Autorità. Una folla numerosa grazie alla meravigliosa giornata ha fatto festa al passaggio dei cavalli dei cavalieri e della bandiera ed ha partecipato alla deposizione della corona al monumento ai caduti Tra le Guardie d’Onore hanno partecipato alla cerimonia il c.te prof. Stefano Emanuele Monti Bragadin, ispettore nazionale dell’Istituto, assieme ai delegati di Imperia, Pietro Tommaso Chersola, della Spezia Riccardo Balzarotti e di Torino Claudio Cardellini (con una stupenda bandiera storica con firma autografa di Vittorio Emanuele); il delegato di Savona, Lorenzo B. Pastorino, era ben rappresentato da Fabrizio Marabello. La presenza tra i cavalieri di Miriam Protino, Miss Italia-Liguria ha portato una bella e giovane nota alla manifestazione. Sabato 5 novembre 2011 a Loano hanno avuto inizio le Celebrazioni per il 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia per l’Unità Nazionale. In occasione dell’evento, organizzato e promosso dalla Delegazione Provinciale di Savona dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Loano e l’Amministrazione Provinciale, è stata allestita nella Sala del Mosaico di Palazzo Doria (sede del Municipio), la Galleria Sabauda e la Mostra iconografica sulla storia e il ruolo della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. La collezione privata contenuta all’interno della Galleria è il frutto di una vera e propria passione per la storia ed è composta da uniformi e copri capi dei Carabinieri Reali, decorazioni di ordini dinastici e cavallereschi, dipinti e sculture raffiguranti i Reali di Casa Savoia, Ufficiali del Regio Esercito, accessori e documenti. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Vincenzo Panza, Fabrizio Bava e Roberto di Tanno sono amici collezionisti in possesso di oltre mille pezzi sparsi nelle gallerie d’arte più prestigiose d’Italia che fanno rivivere ai visitatori, con l’ausilio di un percorso, i valori, i sacrifici, le glorie, l’onore e l’orgoglio di una Dinastia che è stata protagonista della nostra storia. Invece, la Mostra iconografica è dedicata alla storia e al ruolo della Guardia d’Onore alle tombe dei Re d’Italia ed è stata organizzata in collaborazione con la Delegazione Provinciale della Guardia di Alessandria. Lo scopo dell’esposizione è di divulgare le finalità e le attività dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon attraverso l’illustrazione della sua storia, le trasformazioni statutarie, regolamentari e giuridiche, i simboli, le tradizioni e i valori perpetrati nelle attività del Sodalizio. Durante il regno di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, un gruppo di Ufficiali fondò associazioni di Veterani delle guerre d’indipendenza. Alla morte del Sovrano, avvenuta il 9 gennaio 1878, per mantenere viva la devozione e la riconoscenza all’Augusta Casa di Savoia, tali associazioni decisero, sul proprio onore, di prestare un servizio di guardia alla venerata spoglia mortale del “Padre della Patria” presso il suo luogo di sepoltura al Pantheon di Roma. Re Umberto I approvò tale decisione il 18 gennaio 1878. Le motivazioni del servizio volontario di Guardia d’Onore alle tombe dei Sovrani,esprimono il senso di appartenenza ad un’unica società civile, alla condivisione delle regole di pacifica convivenza e al sacrificio per il bene della collettività che hanno motivato la vita dei fondatori del Sodalizio, vengono proposti alla cittadinanza e in particolare ai giovani. La Galleria Sabauda e la mostra iconografica della Guardia d’Onore si potranno visitare, durante l’orario di apertura degli uffici comunali, fino a domenica 20 novembre. In occasione delle Celebrazioni per il 150° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia per l’Unità Nazionale, l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon ha conferito a Marco Melgrati, Consigliere Regionale, la qualifica di “Guardia d’Onore”. L’investitura ha avuto luogo durante la cena di gala che si è svolta sabato 5 novembre al Grand Hotel Garden Lido di Loano (SV) alla presenza delle Guardie d’Onore del nord Italia e delle Autorità civili e militari. “L’adesione dell’arch. Melgrati al Sodalizio – afferma Fabrizio Marabello rappresentante della Delegazione Provinciale di Savona delle Guardie GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 d’Onore – è sicuramente un valore aggiunto per il nostro Istituto non solo per la sua dichiarata fede monarchica ma anche perché in veste di consigliere provinciale si era attivato per l’approvazione di una mozione a favore del rientro delle salme dei Sovrani sepolti all’estero. L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon è la più antica Associazione Combattentistica e d’Arma d’Italia fondata nel 1878 con la denominazione originaria di Comizio dei Veterani delle Guerre d’Indipendenza per l’Unità d’Italia. Nel 1914 fu elevato ad Ente morale e posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e, dal 27 febbraio 1990, del Ministero della Difesa. L’Istituto è un organismo patriottico, apolitico ed è custode dell’Unità d’Italia e delle tradizioni militari della Patria. Si propone di fornire con i propri iscritti una Guardia d’Onore alle Tombe dei Sovrani d’Italia quale tributo di riconoscenza per l’Augusta Casa Savoia che portò all’unità e alla grandezza della Nazione; mantiene vivo il culto della Patria ed il senso dell’Onore; esalta, custodisce e tramanda le glorie e le tradizioni militari; conserva e consolida i vincoli di amicizia e di solidarietà fra tutti gli iscritti; mantiene i necessari collegamenti con le Istituzioni civili dello Stato, con le Forze Armate e conserva stretti rapporti di collaborazione con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma italiane ed estere”. 21 L’Istituto ha sede a Roma ed è presieduto, per tradizione e per Statuto, da un Ufficiale di alto rango. L’attuale Presidente è il Capitano di Vascello (a. r.) dott. Ugo d’Atri. Durante la cena di gala, Marabello ha letto un messaggio inviato da S. A. R. il Principe Amedeo di Savoia Duca di Aosta. Intravaia, uno speciale messaggio di saluto e di benedizione del Patriarca della Chiesa Ortodossa del Montenegro. Per iniziativa congiunta della Delegazione Prov.le, della Fed. Prov.le dell’Istituto del Nastro Azzurro e dell’Ass. “Avolesi nel mondo”, ha avuto luogo la IV edizione della mostra icono- SIRACUSA Il 20 luglio per iniziativa della Guardia d’Onore Cav. Uff. Francesco CALABRESE DI MARTINO, Presidente del Circolo Canottieri “JONICA” in occasione dei 95 della fondazione, ha avuto luogo la presentazione del volume di S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia dal titolo “Mi fai stare bene”. Ha presentato il volume, alla presenza dell’Autore, la Guardia d’Onore On. Avv. Enzo Trantino. All’evento sono intervenuti il Delegato di Catania Avv. Maria Lapis, il Delegato di Siracusa Avv. Francesco Atanasio e il Vicario OO. DD. SS. Guardia d’Onore Francesco Maiore. Trantino, il principe Emanuele Filiberto, Calabrese di Martino Per iniziativa congiunta della Delegazione dell’Istituto e del Vicariato degli OO. DD. SS. il 22 settembre è stata celebrata nell’antica chiesa di San Paolo Apostolo la memoria liturgica di San Maurizio, Martire della Legione Tebea, Patrono del secondo più antico Ordine di Casa Savoia e delle Forze Armate Italiane. Il solenne rito religioso è stato officiato da Mons. Giuseppe Greco, Vicario Episcopale emerito dell’Arcidiocesi di Siracusa, e dai sacerdoti Prof. Rosario Lo Bello, Parroco di San Paolo, e Don Enzo Iacono Isidoro, Cappellano della Delegazione. Per la cerimonia è giunto, per il tramite della G. d’O. Giovanni 22 grafica allestita per il 150° della proclamazione del Regno d’Italia. L’inaugurazione della mostra, ospitata presso l’ex refettorio del Monastero dei PP.Benedettini in Avola, è stata preceduta l’ 8 ottobre 2011 da un convegno, che ha visto come relatori il Gen.B. Michele Favaccio, vice presidente dell’Ass. “Avolesi nel mondo” e il C.V. Ugo d’Atri, Presidente del nostro Istituto. Hanno patrocinato l’evento, ampiamente riportato dalla stampa regionale siciliana, la Provincia di Siracusa e il Comune di Avola. Fra il qualificato pubblico i delegati di Ragusa e Enna, Col. Piccitto e Cav. Restifo, il Vicario degli OO.DD.SS. di Siracusa, Cav. Maiore, il Comandante della Cp CC di Noto, i Presidenti delle Sezioni del Nastro Azzurro di Augusta, Lentini e Noto. Il 9 ottobre il Presidente, con la gentile consorte, donna Guglielmina, ha visitato la Casa – Museo di Lentini, istituita dalla G.d’O. Ivan Grancagnolo complimentandosi per l e recenti acquisizioni. TRAPANI 29 maggio 2011 Domenica 29 maggio 2011, nella Chiesa Anglicana della Santa Croce di Palermo, via Mariano Stabile n. 118/b, il Reverendo David Phillips, Cappellano di detta Chiesa, previa autorizzazione del Reverendo Geoffrey Rowell, Vescovo di Gibilterra GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 in Europa, ha celebrato per la prima volta una messa in suffragio delle Loro Maestà Vittoria d’Inghilterra e Vittorio Emanuele d’Italia. Alla cerimonia hanno partecipato, con i rispettivi delegati Damiano Bonventre ed Enzo Falzone, le Guardie d’Onore delle Delegazioni di Trapani e di Caltanissetta. Le dette Delegazioni sono state accolte all’ingresso della Chiesa dal Segretario della Cappellania, sig.ra Deborah Halliday. Dopo la funzione religiosa, il Delegato di Trapani, Damiano Bonventre, ha letto il messaggio inviato per l’occasione dal Presidente dell’Istituto Capitano di Vascello (ris.) Dott. Ugo D’Atri: “Caro Damiano, in occasione della cerimonia liturgica da Te organizzata in suffragio della Regina Vittoria d’Inghilterra e del nostro Re Vittorio Emanuele II, la prima del nostro Istituto in una chiesa anglicana, desidero far giungere a Te i miei complimenti per la lodevole iniziativa ed i miei più cordiali saluti per l’officiante e per tutti i convenuti. Sono certo che questo evento servirà ad avvicinare noi monarchici italiani alla comunità inglese presente in Sicilia, comunità che storicamente ha avuto un ruolo ed un’importanza anche in periodo risorgimentale, assecondando il processo di formazione dello Stato nazionale unitario. Mi piace anche ricordare l’analogia fra la storica nostra fedeltà alla Famiglia Reale italiana e la fedeltà degli anglicani alla Famiglia Reale britannica.” Alla fine della lettura del messaggio presidenziale, il Delegato di Trapani ha pronunciato il seguente discorso: “Amici anglicani, Signori della Guardia, a nome di Sua Altezza Reale il Principe Reale Vittorio Emanuele di Savoia, a nome del Presidente Ugo d’Atri, a nome di padre Stefano Smedile, Cappellano Provinciale di Trapani, assente per motivi inerenti al suo ufficio, e di tutti i soci della Delegazione di Trapani e di Caltanissetta, saluto Sua Maestà la Regina Elisabetta II, Pontefice Massimo della Chiesa d’Inghilterra e guida spirituale di oltre di trecento milioni di anglicani, saluto il Reverendo David Phillips responsabile e Cappellano della Chiesa Anglicana di Palermo, saluto tutti gli anglicani di Palermo che si riconoscono nella Chiesa di Cristo Re e nel comune valore: il dogma della regalità di Cristo. L’ eresia di oggi consiste nella negazione della regalità di Cristo e nell’ affermazione di una superiore autorità e dignità del cristiano democratico. Si tratta, come dice il Vassallo, di un tipo di cristiano che aderisce alla “statolatria”, alle dottrine atee e collettiviste e si riconosce “in quella religione cristiana fatta di spirito in pace con il mondo”. Pio XI ha affermato che il concilio dogmatico niceno inserendo nel simbolo della fede cattolica le parole « cuis regni non erit finis » riconobbe la regalità di Cristo Re. La negazione della regalità di Cristo implica una negazione dell’ umanità GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 di Cristo con conseguente svalutazione dell’ uomo e della sua dignità. Il Papa Pio XII, nel suo radiomessaggio del Natale 1955, afferma che la regalità di Cristo sta nella verità “Cristo vero Dio e vero Uomo” e nella condanna del docetismo e dell’ arianesimo, ossia in quelle posizioni che negano la realtà dell’ incarnazione e la verità “Cristo è Dio”. Cristo è il verbo incarnato, è il Salvatore del mondo: “qualunque cosa domanderemo la riceveremo da Lui, purché si osservino i suoi comandamenti e si faccia quello che a Lui è gradito ( 1 Gv. 3, 22 )”. Il Cardinale Wojtyla, nel suo discorso tenuto in Vaticano nel marzo 1976, afferma che se “il cristiano negasse la regalità di Cristo si verificherebbe il trionfo dello spirito satanico.” Carol Wojtyla, divenuto Giovanni Paolo II, a Puebla, in occasione della festa di Cristo Re dice che “Cristo è il nuovo Adamo, è colui che entra nella storia dell’uomo per servire (Mt. 20, 28). Questa è, in un certo senso, la fondamentale definizione del Suo Regno. In questo servizio – continua Giovanni Paolo II – secondo il modello di Cristo, l’ uomo ritrova la sua piena dignità, la sua meravigliosa vocazione, la sua regalità”. La completa sottomis- 23 sione a Cristo Re fa acquisire all’ uomo piena dignità regale. Nel senso che il servizio reso all’ Uomo-Dio si tramuta in pienezza di dignità ed in una regalità perfetta. Il Papa Pio XII insegna “che nel Regno di Cristo, nell’ obbedienza all’ indeclinabile legge di Cristo Re, l’ uomo non è alienato ed oppresso, ma misticamente sovrano e consanguineo di Cristo”. L’attività sociale non è di esclusiva pertinenza del potere laico e dei suoi seguaci, ma il Regno sociale di Cristo appartiene a tutti gli uomini di buona volontà ed è la conseguenza necessaria del Regno spirituale di Cristo. Giovanni Paolo II, infatti, a Puebla, ha rivendicato l’ autonomia e la superiorità della dottrina sociale cristiana. La regalità di Cristo, dice il Vassallo, non è separabile dall’ uomo “poiché l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa, mentre Cristo Re illumina con il suo salutare lume l’ intera società umana”. Ora mi sia consentito di ricordare le virtù e la personalità della Regina Vittoria. Alexandrina Victoria del Regno Unito conosciuta semplicemente come Regina Vittoria (Londra, 24 maggio 1819 – Isola di Wight, 22 gennaio 1901) fu Regina del Regno Unito e Imperatrice d’India dal 20 giugno 1837 fino alla sua morte. Il suo Regno durò più di 63 anni, è tutt’oggi il più longevo della storia del Regno Unito. Il suo lunghissimo Regno conosciuto come “epoca vittoriana“, fu segnato da una grande espansione dell’Impero Britannico e fu preceduto dalla prima rivoluzione industriale, un periodo di grandi cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito. Vittoria fu l’ultimo monarca del Casato di Hannover. Il padre di Vittoria, principe Edoardo Augusto, Duca di Kent e Strathearn, era il quarto figlio del Re Giorgio III. Con grande dispiacere del duca di Kent, che avrebbe preferito il nome Elisabetta, la bambina fu chiamata Alexandrina Vittoria, in quanto il Re aveva invitato a fare da padrino lo zar Alessandro I di Russia. Tuttavia, dalla nascita ella venne formalmente chiamata Sua Altezza Reale Principessa Vittoria di Kent, ma in seno alla famiglia venne chiamata Drina. Lo zio della principessa Vittoria, il Principe di Galles, ereditò la corona diventando Re Giorgio IV. Nonostante occupasse una posizione molto alta nella linea di successione al trono britannico, a Vittoria venne insegnato solo il tedesco, ma dall’età di tre anni venne istruita all’inglese. In seguito imparò a parlare anche italiano, greco, latino, francese. Quando la principessa Vittoria di Kent ebbe l’età di undici anni, suo zio re Giorgio IV, morì senza figli lasciando il trono a suo fratello, il Duca di Clarence e St. Andrews, che divenne Re con il nome di Guglielmo IV. Dato che anche il nuovo Re era senza figli Vittoria divenne automaticamente sua erede al trono. La principessa Vittoria incontrò il suo futuro marito principe Alberto di Sassonia- 24 Coburgo-Gotha, quando aveva sedici anni. A prescindere dalle ragioni che spinsero Alberto a sposare Vittoria, essi, comunque, ebbero un matrimonio lungo ed estremamente felice. Dato che la giovane Regina aveva appena compiuto diciotto anni, non fu necessaria una reggenza. Secondo la Legge Salica, una donna non poteva regnare sullo Stato di Hannover e dato che questo stato era collegato con la Gran Bretagna dal 1714, Hannover andò allo zio di Vittoria. Il duca di Cumberland e Teviotdale assunse il titolo di re Ernesto Augusto I di Hannover, inoltre finché Vittoria rimase nubile e senza figli egli rimase anche il primo in linea di successione. Durante la prima gravidanza di Vittoria, il diciottenne Edward Oxford tentò di assassinarla mentre stava passeggiando in carrozza con il Principe Alberto nelle strade di Londra. Oxford sparò due volte, ma entrambi i colpi mancarono il bersaglio. Nel 1845, l’Irlanda fu colpita da una malattia delle patate che in quattro anni costò la vita a oltre mezzo milione di irlandesi e vide l’emigrazione di un altro milione di abitanti. In risposta a quello che venne chiamata la grande carestia, in inglese Great Famine (An Gorta Mor), la Regina donò personalmente 5000 sterline e fu coinvolta in molte operazioni di carità contro la carestia. Vittoria visitò per l’ultima volta l’Irlanda nel 1900 quando andò personalmente a chiamare gli Irlandesi alle armi per la guerra Boera. I nazionalisti che si opponevano alla sua visita furono guidati da Arthur Griffith, che cinque anni più tardi creò il partito Sinn Féin, ancora attivo ai giorni nostri. Nel 1851, venne tenuta la prima Esposizione Universale. L’esibizione, organizzata dal Principe Alberto, venne aperta ufficialmente dalla Regina il 1 maggio 1851. Nonostante i timori di molti, la mostra fu un incredibile successo, tanto che con i proventi furono utilizzati per finanziare la costruzione del South Kensington Museum, che in seguito ebbe l’attuale nome di Victoria and Albert Museum. Il governo di lord John Russell collassò nel 1852, quando il primo ministro Whig fu rimpiazzato dal conservatore lord Derby. Lord Derby non rimase al potere per molto tempo dato che non mantenne la maggioranza al Parlamento. Egli rassegnò le dimissioni meno di un anno dopo l’inizio del suo incarico. A questo punto Vittoria decise di porre fine al periodo di primi ministri deboli che aveva caratterizzato fino ad allora il suo regno. Fu così che la Regina ed il consorte incoraggiarono vigorosamente la formazione di una forte coalizione fra i Whigs e i Tories fedeli a Peel, i Peelisti. E un governo nacque effettivamente da questa coalizione, guidato dal Peelista lord Aberdeen. Uno degli atti più significativi di questo governo fu di portare il Regno Unito a combattere la guerra di Crimea nel 1854, dalla parte GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 dell’Impero Ottomano e contro la Russia. Immediatamente prima dell’ingresso in guerra voci che il Regno Unito si sarebbe schierato con lo Zar ebbero l’effetto di diminuire la popolarità della coppia Reale. Comunque, Vittoria pubblicamente esortò a supportare le truppe al fronte. Dopo la conclusione della guerra, lei istituì la Victoria Cross come riconoscimento di valore. La sua conduzione della guerra di Crimea fu contestata da molti. Lord Aberdeen rassegnò le dimissioni, nel 1855, e venne rimpiazzato da lord Palmerston. Qui la Regina volle la partecipazione piemontese alla guerra di Crimea, nonostante l’opposizione del suo Primo Ministro, contrario ad ogni forma di incoraggiamento verso l’unità politica italiana. Lord Palmerston si dimise da Primo Ministro, nel 1857, e fu sostituito da lord Derby. Gli eventi principali dell’amministrazione di lord Derby furono la ribellione dei Sepoys contro il controllo da parte della Compagnia Britannica delle Indie Orientali sull’India. Dopo che la ribellione fu sedata, l’India fu messa sotto il controllo diretto della Corona Britannica. Il secondo governo di lord Derby non durò più del primo, infatti cadde nel 1859, permettendo a Palmerston di tornare al potere. Anche in questa occasione, su pressione della Regina Vittoria, furono mandate delle navi da guerra britanniche, prima a Marsala e poi a Palermo, per proteggere i garibaldini da una eventuale controffensiva borbonica. Il 17 marzo 1861, giorno della proclamazione del Regno d’Italia e dell’assunzione del titolo di Re d’Italia in capo a Vittorio Emanuele II, la Regina Vittoria fu la prima Sovrana del mondo a riconoscere il Regno d’Italia. In quello stesso anno, 1861, il Principe consorte Alberto morì, devastando il morale di Vittoria che entrò in uno stato semi-permanente di lutto e di sconforto. Indossò sempre abiti neri a ricordo per il resto della sua vita. Evitò di apparire in pubblico, e raramente mise piede a Londra negli anni che seguirono. Trascorreva il suo tempo nelle residenze di campagna, soprattutto a Balmoral in Scozia e nei giardini del castello, attorniata da pochissime fidate persone. Durante il Regno di Vittoria fu promulgato il Reform Act (Atto di Riforma) nel 1867, uno degli atti legislativi più importanti del XIX secolo per il Regno Unito. Lord Palmerston si oppose vigorosamente a questa riforma elettorale, ma il suo ministero finì con la sua morte nel 1865. Gli succedettero lord Russell e poi lord Derby che fu ministro al momento dell’approvazione della riforma. Nel 1868, un uomo che voleva provare di essere il primo ministro favorito dalla Regina entrò in carica. Si trattava del conservatore Benjamin Disraeli. Il suo ministero, però cadde presto e fu rimpiazzato da William Ewart Gladstone, membro del Partito Liberale (nome assunto dalla coalizione GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Whig-Peelisti). Gladstone fu pari in notorietà alla Regina e a Disraeli durante la sua carriera politica. Nel 1872, Vittoria fece il suo sesto incontro con una pistola. Mentre stava scendendo da una carrozza, il diciassettenne irlandese Arthur O’Connor, si rivolse alla Regina con una pistola in una mano e una petizione per liberare prigionieri irlandesi nell’altra. La pistola era scarica, l’intento era di convincere con la paura ad accettare la petizione. John Brown, che era al fianco della Regina, buttò il ragazzo a terra prima che essa stessa potesse vedere la pistola, e fu ricompensato con una medaglia per il suo coraggio. O’ Connor fu condannato, secondo la legge del 1842, al confino e alla fustigazione, ma Vittoria estinse la seconda parte della pena. Nel 1876, incoraggiata da Disraeli, la Regina assunse il titolo di “imperatrice d’India” che venne ufficialmente riconosciuto con il Royal Titles Act 1876 (“Atto dei Titoli Reali 1876”). La Regina ricompensò il suo primo ministro nominandolo Conte di Beaconsfield. L’amministrazione di lord Beaconsfield cadde nel 1880 quando il partito Liberale vinse le “Elezioni generali del 1880“. Gladstone aveva riconquistato la leadership dei Liberali quattro anni prima, fu così che la Regina invitò lord Hartington, capo dei Liberali alla Camera dei Comuni, per formare un governo. Lord Hartington non accettò l’incarico intuendo che non ci sarebbe stato un governo Liberale senza Gladstone, il quale non sarebbe stato secondo a nessuno. Vittoria dovette, suo malgrado, cedere l’incarico a Gladstone. L’ultimo degli attentati alla vita di Vittoria fu perpetrato nel 1882. Un pazzo scozzese, Roderick Maclean, sparò un proiettile verso la Regina mentre era seduta in carrozza, ma mancò il colpo. I conflitti di Vittoria con Gladstone continuarono durante gli anni a seguire. Fu costretta ad accettare le sue proposte di riforma della legge elettorale, incluse il Representation of the People Act 1884 (Atto di rappresentanza del popolo 1884), che aumentò considerevolmente il numero degli elettori. Il governo Gladstone cadde nel 1885 e venne rimpiazzato dal conservatore lord Salisbury. Gladstone tornò al potere nel 1886 ed introdusse il Irish Home Rule Bill, 1886 (Corpo legislativo autonomo per l’Irlanda), che garantiva una legislazione separata all’Irlanda. Vittoria si oppose a questo provvedimento, che lei supponeva minasse l’autorità dell’Impero. Quando il Bill non venne ratificato dalla Camera dei comuni, Gladstone si dimise, permettendo alla Regina di dare l’incarico di nuovo primo ministro a lord Salisbury. Nel 1887 il Regno Unito celebrava il Golden Jubilee (50 anni di Regno). La scandalosa relazione che le veniva attribuita dai pettegolezzi con un cameriere, scemò dopo la morte di John Brown, nel 1883, permettendo alla Regina di esse- 25 re percepita come un simbolo di moralità. Nel settembre 1896, Vittoria superò il record di durata di ogni altro monarca inglese, scozzese o britannico. Su richiesta della Regina ogni manifestazione pubblica dovette essere posticipata al 1897, il Diamond Jubilee (Sessanta anni di Regno). Il Ministro per le Colonie Joseph Chamberlain, propose che i festeggiamenti per il sessantennale fossero una festa per tutto l’Impero. Così tutti i Primi Ministro delle colonie che si auto-governavano, vennero invitati con le loro famiglie. La rivista a cui partecipò la Regina includeva truppe di ogni colonia britannica e protettorato, assieme a soldati inviati dai principi indiani e capi (che erano subordinati alla regina, imperatrice d’India). Le celebrazioni del Diamond Jubilee furono segnare da grandi dimostrazioni d’affetto per la settantenne Regina che da allora fu costretta su una sedia a rotelle. Durante gli ultimi anni di Vittoria, il Regno Unito fu coinvolto nella guerra Boera, che ricevette il supporto entusiastico della Regina. La vita personale di Vittoria fu segnata da molte tragedie personali, inclusa la morte di tre dei suoi figli e dei suoi nipoti. La sua ultima apparizione pubblica fu, nel 1899, quando partecipò alla posa della prima pietra del già ricordato South Kensington Museum. Mantenendo un’usanza, che mantenne durante tutta la sua vedovanza, Vittoria passò tutti i Natali a Osborne House (che era stata progettata dal principe Alberto in persona) nell’Isola di Wight. Ivi morì il 22 gennaio 1901, dopo un regno di sessantatré anni sette mesi e due giorni, più di ogni altro monarca britannico prima o dopo. I suoi funerali furono celebrati il 2 febbraio, e, dopo due giorni di lutto nazionale, venne tumulata al Mausoleo Frogmore accanto al marito. A questo punto dobbiamo ricordare la figura di Re Vittorio Emanuele II. Il nome del Re ricorda a noi italiani ed al mondo 1’ unità d’ Italia. Il Sovrano nacque a Torino il 14 marzo 1820 da Carlo Alberto e da Maria Teresa di Toscana. All’età di 22 anni sposò Maria Adelaide, figlia di Ranieri, Vicerè della Lombardia, dalla quale ebbe otto figli. Nella I Guerra d’ Indipendenza contro l’Austria, nel 1848, al giovane Principe Sabaudo fu affidato il comando di una divisione. Si coprì di gloria a Pastrengo e nella battaglia di Goito del 30 maggio 1848. In questa battaglia rimase ferito ad una gamba da una scheggia di mitraglia. Il 23 marzo 1849, nell’ infausta giornata di Novara, Vittorio Emanuele anima i suoi soldati e dà grandissima prova del suo valore di soldato. Il 24 marzo 1849 ricevette la Corona di Re dal padre Carlo Alberto, nel momento in cui 1’ esercito piemontese subiva una sconfitta atroce, con gli austriaci pronti a marciare su Torino. All’ alba del 26 marzo 1849 firmò con il Generale Radetzky, dopo una breve e cortese conversazione, 26 un armistizio. Il suo cuore di uomo fu straziato dalla morte prematura del figlio Vittorio Emanuele, Duca del Genovese, della moglie Maria Adelaide e del figlio Odone, Duca di Monferrato, morto appena ventenne. Nel decennio di preparazione che va, dal 1848 al 1858, il Re, grazie alla politica lungimirante di Camillo di Cavour, partecipa con 17.000 uomini, sotto il comando del Generale Alfonso della Marmora alla vittoria del 16 agosto 1855 nella battaglia della Cernaia. Per tanto valore, che onorò Casa Savoia, fu permesso al Piemonte di partecipare al congresso di Parigi, indetto dall’ Austria ed accettato dall’ Imperatore russo Alessandro II. In quella circostanza, Camillo Benso di Cavour, Primo Ministro del Re, di fronte ai Plenipotenziari degli Stati d’ Europa, con energia, dimostrò la necessità di liberare per sempre l’Italia da ogni dominazione straniera e specialmente da quella austriaca. Nel 1859, in occasione della II Guerra d’ Indipendenza, nella giornata del 24 giugno, mentre le armi francesi riuscivano vittoriose a Solferino, Vittorio Emanuele Il combatteva a San Martino una sanguinosissima battaglia. Ben quattro volte il colle di San Martino fu occupato ed abbandonato. Finalmente, dopo sedici ore di lotta, la Bandiera del Risorgimento Italiano sventolò vittoriosa. L’ Italia aveva finalmente conquistata la sua libertà e la sua indipendenza. L’ Austria domandò ed ottenne un armistizio il 9 luglio dello stesso anno. Con la pace di Villafranca, conclusa il 12 luglio 1859, 1’ Austria cedette la Lombardia e rinunciò al suo potere egemonico sul resto dell’ Italia. Grazie alle battaglie di Solferino e di San Martino, la Toscana, le Romagne, i Ducati di Parma e di Modena, e tutto il Regno delle Due Sicilie, nel 1860, passarono sotto la giurisdizione del Piemonte. Liberato il Regno Napoletano, con 1‘ apporto di Garibaldi e dei suoi volontari, i piemontesi, al comando del Re Vittorio Emanuele II, penetrarono nelle Marche e nell’ Umbria, vincendo a Castelfidardo. Così pure quelle regioni, con i plebisciti, si dichiararono unite all’ Italia ed a Vittorio Emanuele. 11 18 febbraio 1861 si aprì in Torino il primo parlamento nazionale. Grande fu l’entusiasmo dei primi deputati e dei primi senatori di tutte le parti d’ Italia. 11 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II fu proclamato, dal primo parlamento italiano, Re d’Italia. Nel 1865, la capitale d’ Italia fu trasferita a Firenze. Nella III Guerra d’Indipendenza, grazie all’ apporto prussiano, il Veneto si unì all’Italia. Nel 1870 venne la volta di Roma. Il 20 settembre dello stesso anno, con la Breccia di Porta Pia, aperta dal prode Maggiore d’ Artiglieria Luigi Pelloux, cessò il governo assoluto dei papi, che si era opposto all’ unità d’ Italia. Il 5 dicembre 1870, il Re pronunciava, in Roma ed in presenza di tutti i deputati e senatori, la seguente GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 celebre frase: “L’Italia è libera ed una; ormai non dipende più che da noi il farla grande e felice.” Il grande Re che, con il pericolo della vita ci aveva dato 1’ indipendenza e 1’ unità sognata da tanti martiri, rimase sempre un uomo umile vicino al popolo ed ai poveri. Il 9 gennaio 1878, dopo brevissima malattia, la morte ci rapiva, come disse Pasquale Galluppi: “il Re buono, il Re onesto, il Re galantuomo, il Padre della Patria!”. Egli morì serenamente, con la coscienza di avere compiuto sempre il suo dovere e prima che la sua grande anima tornasse a Dio, raccomandò al suo augusto figliolo, Umberto, di restare fedele al cristorexismo, all’ Italia ed alla libertà. La sua salma, che riposa al Pantheon, è affidata dal giorno della sua sepoltura alle Guardie d’ Onore.” Alla fine della messa ed a conclusione dell’incontro, il Reverendo David Phillips ha pronunciato il seguente discorso: “Noi siamo qui riuniti nella Cappella Anglicana di Palermo, dedicata alla Santa Croce, per ricordare due grandi dell’ottocento: LL. MM. Vittoria d’Inghilterra e Vittorio Emanuele d’Italia. La prima è stata qui giustamente ricordata per avere riconosciuto il Regno d’Italia ed il secondo per avere creato lo Stato Italiano, nonostante fortissime opposizioni interne ed esterne. Insieme, però, hanno vinto i nemici dei disegni della Divina Provvidenza. Non a caso recentemente il Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ha ricordato che i caduti della “Breccia di Porta Pia” si sacrificarono per rendere Roma indiscussa capitale dello Stato Italiano e “centro”, non solo della Chiesa Cattolica, ma di tutta la “famiglia dei popoli”. Noi Cristorexisti riconosciamo che il potere assoluto per la redenzione dei popoli spetta a Cristo, vero Dio, vero uomo e Capo assoluto della Monarchia Cristiana ed Universale. I Cristorexisti non sono seguaci di una libera Chiesa in un libero Stato, ma sono seguaci di una Chiesa e di uno Stato fusi in un solo progetto teso a realizzare la pace e la felicità dei popoli. Noi anglicani riteniamo che la Chiesa deve essere apportatrice di valori spirituali e di valori nazionali. Nella realtà anglicana il punto di incontro tra la Chiesa e lo Stato è il Re: creatura di Dio e simbolo della perfetta armonia del potere temporale e del potere spirituale. Costantino il Grande ebbe il merito di capire che solo la Croce è apportatrice di vittoria. In una visione narrata da Eusebio, Costantino vide la Croce con la scritta “In hoc signo vinces” (in questo segno vincerai) e, avanzando con l’insegna cristiana sulla propria bandiera, conseguì quattro vittorie sull’esercito del rivale Massenzio (312 d.C.). Dopo l’editto di Milano del 313 d.C., Costantino assunse la carica di Pontifex Maximus, cioè di Capo della Chiesa, della Religione ufficiale dell’Impero e di Capo dell’Impero Romano d’Oriente, con il titolo di GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Imperatore. Costantino fu il primo Sovrano che convertì l’Impero Romano al cristianesimo e fu dai suoi contemporanei chiamato “il benefattore dell’umanità”. La fondazione di Costantinopoli, come capitale del nuovo Impero, segna l’inizio di una nuova era, di una nuova forma di governo e della fine del monopolio della cultura greca. Il Governo Romano nella forma datogli da Diocleziano e da Costantino I sopravvisse fino al 1453, ossia fino a quando la potenza ottomana sconfisse militarmente l’Impero Romano d’Oriente e ne decretò la sua soppressione. Invece, l’Impero Romano d’Occidente, che non aveva adottato la formula Stato – Chiesa nella persona di un unico reggente, non ebbe la stessa durata, ma finì per essere dominato dai barbari germanici. Solo la Chiesa Cattolica sopravvisse. Quindi, per 1140 anni, in Oriente, il reggente della Corona di Cristo fu Capo della Chiesa e Capo dell’Impero. Si dice che le dinastie approvate da Dio iniziano e finiscono con il nome del fondatore. La dinastia degli Imperatori dell’Impero Romano d’Oriente iniziò con Costantino I, nel 306 d.C., e finì, nel 1453, con l’Imperatore Costantino XI. Ora volendo tracciare una breve profilo della monarchia inglese, dobbiamo dire che la Regina Elisabetta II, come i suoi predecessori, è il Capo dello Stato Britannico e della Chiesa Anglicana. In tale veste, previa approvazione del Parlamento, nomina i vescovi. Ancora, la Regina Elisabetta II è il Capo di ogni singolo Stato del Commonwealth (Comunità), ossia di un Impero che per estensione non ha precedenti nella storia. Il Commonwealth è formato da grandi Stati indipendenti, come il Canada e l’ Australia, e da piccoli nazioni, come The Tuvalu Islands, di soli 158 Km² e con una popolazione di appena 10.000 abitanti. Tutto questo si è potuto verificare solo perché la Chiesa anglicana non permette alcuna separazione tra lo Stato e la Chiesa e non mette in discussione il potere democratico che spetta ai popoli. Un Sovrano non può avere sopra di sé che Cristo: Re dei Re, Signore dei Signori, Creatore del cielo e della terra. Per noi anglicani, il Re non può vivere separato dalla sua Chiesa, come la Chiesa non può vivere separata dal suo Re. Ancora, noi anglicani riteniamo che un Presidente non può essere portatore degli stessi valori di un monarca, Capo della sua Chiesa e dei suoi vescovi, per il motivo che il suo potere deve essere esercitato nell’interesse dei principi evangelici e del popolo. Non a caso, nella storia della Chiesa Anglicana, i sovrani che si sono allontanati dalla sua tradizione sono stati puniti da Dio e dal popolo. Tornando alla nostra riunione di oggi, esprimo a nome della comunità anglicana di Palermo e dell’autorità ecclesiastica anglicana un vivo ringraziamento ed un augurio di rivedervi qui in altre occasioni. 27 Desidero precisare che noi non abbiamo intenzione di fare proselitismo, però il confronto e l’amicizia tra gli uomini di diverse confessioni religiose, senza incorrere in violazioni di carattere politico o di interesse religioso, possono essere sinceramente sviluppati ed affermati. Ancora grazie ed arrivederci.” A questo punto, ha preso la parola il Delegato di Caltanissetta, prof. Enzo Falzone, il quale si è dichiarato d’accordo, anche a nome della sua Delegazione, sui concetti espressi da Damiano Bonventre e da Padre Phillips e “sulla necessità di sviluppare i concetti di una Chiesa nazionale, anche, all’interno del mondo cattolico.” Il Delegato di Caltanissetta ha concluso il suo intervento con queste parole: “ L’ Europa di oggi è dominata dall’ utilitarismo che spiega qualsiasi fenomeno sociale in base alla convenienza. La liberazione dall’assolutismo laico può avvenire attraverso ideali politici e religiosi fondati sull’entusiasmo e sulla dedizione a Cristo ed alla Patria. Oggi i nostri giovani non sentono la tradizione religiosa come propria e non percepiscono fino in fondo i valori della famiglia e della Patria. Sarebbero necessari altri incontri in questa bellissima Cappellania per continuare a parlare dei nostri comuni ideali. Non dobbiamo dimenticare che gli ortodossi, gli anglicani ed i cattolici hanno tutti un amore comune: Cristo Re.” A questo punto, con piacere, il Delegato Falzone ha donato alla Chiesa Anglicana di Palermo i quadri raffiguranti Vittoria d’Inghilterra e Vittorio Emanuele II. Terminato l’incontro in Chiesa, le Guardie d’Onore di Trapani e di Caltanissetta, insieme agli ospiti anglicani, si sono riuniti in un noto ristorante di Palermo per consumare il pasto di mezzogiorno. Alla messa in suffragio delle Loro Maestà Vittoria d’Inghilterra e Vittorio Emanuele II d’Italia sono stati presenti le seguenti Guardie d’Onore: Giuseppe Amico, Maria Sardo, Giovanni D’Oca, Teresa Catena, Gianluca D’Angelo, Agesilao Fiocco, Giuseppe Fiocco, Sandra Serpente, Francesco La Rocca, Filippo Natale, Calogero Riggi, Maria Mannino, Enzo Falzone, Calogero Donato, Gesualda Torna Ibene, Giuseppe La Mendola, Maria Luisa Tornabene, Giovanni Spina, Maria Liquori, Damiano Bonventre, Liliya Koshuba, Gaspare Di Via e Gaetano Bonfiglio. 21 luglio 2011 Giovedì 21 luglio 2011, nella Cattedrale di San Lorenzo Martire in Trapani, Corso Vittorio Emanuele, Mons. Antonino Adragna ha celebrato una messa in suffragio di Sua Maestà il Re Umberto I, in occasione del 111° anniversario del Suo regicidio. Nella sua omelia, Mons. Adragna ha ricordato la figura di Umberto I e le sue attività benefiche in favore delle popolazioni colpite dalle 28 calamità naturali. “La sua uccisione – ha continuato Mons. Adragna – è una pagina buia della storia del nostro Paese.” Il Delegato Provinciale di Trapani, Damiano Bonventre, ha ringraziato Mons. Adragna e la Guardia d’Onore Gaetano Bonfiglio, Fiduciario di Trapani del nostro Istituto, per avere organizzato la messa in suffragio del Re assassinato. Subito dopo, il nostro Delegato, ha letto il messaggio del Presidente dell’Istituto, Capitano di Vascello (r) dott. Ugo d’Atri, inviato per l’occasione: “Caro Damiano, Ti esprimo il mio più vivo compiacimento per questa Tua ulteriore iniziativa relativa alla celebrazione di una Santa Messa in suffragio di Sua Maestà il Re Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio 1900. Tale celebrazione si aggiunge a quelle promosse dall’Istituto a Monza (23 luglio), a Roma (29 luglio) e in altre città, tutte volte a ricordare il secondo Re d’Italia, la cui vita fu barbaramente stroncata da un omicidio maturato in un’epoca storica caratterizzata da numerosi delitti commessi da anarchici in molti Paesi. Né vale come giustificazione la repressione del tentativo insurrezionale di Milano del 1898, in cui l’Esercito dovette reprimere una rivolta analoga a quelle che in quegli anni maturarono in Francia, Russia, Portogallo. Del Re Umberto I, voglio ricordare l’episodio del quadrato di Villafranca, nel corso della Terza Guerra d’indipendenza, quando il suo coraggio meritò la medaglia d’oro al valor militare, ma anche il grande progresso sociale dell’Italia di fine Ottocento, la legislazione sociale a tutela della classe operaia impegnata nella nascente industrializzazione, l’energica politica estera volta a dare all’Italia un posto al sole in un’Europa che allora conobbe un lungo periodo di pace. Concludo pregandoTi di salutare da parte mia con affetto le Guardie d’Onore della delegazione provinciale di Trapani.” Il Delegato, proseguendo il suo discorso, fra l’ altro ha detto: “Ora mi sia consentito di riferire ciò che un cronista dell’epoca scrisse sulla figura dell’assassino Gaetano Bresci: «Sembrava soddisfatto del suo esecrando delitto. Rispondeva agli insulti con voce franca, quasi arguta. Quando un popolano gli gridò sul viso: Assassino hai ucciso Umberto! Bresci rispose freddamente: Non ho ucciso Umberto. Ho ucciso un Re. Ho ucciso un principio.» Nella risposta del regicida emerge il credo del rexismo cristiano e l’ideologia anarchica. Il credo rexista e cristiano riposa nel trinomio: Dio, Patria, Re. Invece, l’anarchico fonda il suo giuramento sull’espressione: «senza Dio, senza Patria e senza Re.» I principi anarchici sono gli stessi, siano essi professati da inglesi, tedeschi, francesi o italiani; ciò non di meno noi vediamo questa grande differenza: gli anarchici degli altri Paesi non ricorrono al regici- GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 dio. Vi ricorrono soltanto gli italiani. Luigi Lucheni uccise, per esempio, l’Imperatrice d’Austria-Ungheria Elisabetta, la compianta Sissi, una donna assolutamente incolpevole, in quanto lontana da ogni fatto politico, uccisa su un territorio assolutamente neutrale: la Svizzera. Ancora, l’anarchico e terrorista Felice Orsini attentò alla vita di Napoleone III (terzo) a Parigi, causando la morte di quarantacinque cittadini innocenti, nel momento in cui l’ausilio francese era necessario per l’unificazione della Patria Italiana. Gli anarchici italiani sono sanguinari più degli anarchici appartenenti alle altre Nazioni per la stessa ragione per la quale in Italia si commette un maggior numero di omicidi che non negli altri Paesi. Gli anarchici non uccidono esseri maligni e criminali come Stalin, Hitler, Mao, Pol Pot, Beria o dittatori come Mussolini, ma uccidono esseri assolutamente incolpevoli solo perché incarnano un principio morale o religioso, come i settemila sacerdoti e le quattrocento suore uccisi dagli anarco-comunisti durante la guerra civile spagnola. Qualcuno ha affermato che l’assassinio di un Re è generato dal disagio economico dei nostri operai, disagio che li inasprisce, li eccita e li induce ad atti di ribellione. Signori della Guardia, mi sia consentito di non condividere tale tesi per la semplice ragione che operai i quali versino in tristissime condizioni ve ne sono, purtroppo, in altri Paesi. Operai emigrati più poveri degli italiani sono gli operai dell’ est, gli operai della Cina, gli operai africani in genere. Come si spiega che fra tutti questi operai, i quali si trovano tutti in grande disagio economico, soltanto agli italiani venga in mente di uccidere o di ferire il Capo: l’altro ieri Re Umberto I, ieri Giovanni Paolo II, oggi Berlusconi. La chiave dell’enigma è questa: in Italia la guerra è alimentata dall’odio di classe e dai fanatici dell’assolutismo laico. Mi piace ricordare che Gaetano Bresci non fu condannato a morte per il suo omicidio premeditato perché il Re Umberto I aveva già abolito la pena di morte per il reato di regicidio. Gaetano Bresci aveva una famiglia, una compagna, ed una posizione lucrosa, il che non rende credibile che egli per solo impulso individuale abbandonasse ogni cosa per venire in Italia ad uccidere il Re. Nella fase preparatoria dell’omicidio non si comporta come un esaltato, ma si comporta da persona astuta che, sotto la bella vita con fine accorgimento, nasconde il proposito suo pur di arrivare alla meta. E la stessa scelta dell’ arma lo dimostra: egli si arma di un revolver americano costoso e di precisione. Non è Ravaillac, dice Arrigo Petacco nel suo libro “L’anarchico che venne dall’America”, che ruba il coltello con cui ucciderà Enrico IV (quarto)! Non è Passanante che si giova di un coltello di pochissimo costo! Non è Acciarito che si GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 fabbrica da solo l’arma omicida! Egli ha del denaro e ne spende. Gaetano Bresci era sì un operaio, però apparteneva ad una ricca famiglia di Prato. Il padre Gaspero possedeva delle terre ed una casa decorosa a tre piani che esiste ancora a Prato, nella via Barone n. 36, ed ospita attualmente tre famiglie (cfr. Arrigo Petacco, “L’anarchico che venne dall’America”). Il fratello di Bresci, Angiolo, era un ufficiale dell’ Esercito, il quale non subì la minima rappresaglia in seguito al regicidio. Promosso tenente colonnello, fu nominato comandante della stazione militare di Pesaro e finì la sua carriera come giudice del Tribunale Militare di Ancona. Il Procuratore Generale Francesco Ricciuti dice, fra l’altro, nel suo discorso pronunciato il giorno del processo a Bresci: «Per quest’uomo non si può invocare indulgenza: a dimostrare la sua perfidia stanno le sue esercitazioni al bersaglio e la crudeltà con cui provvide a render più micidiali i proiettili. È questo un altro elemento a favore dell’ipotesi che il suo braccio non era guidato soltanto dalla volontà sua. Egli non ha la scienza di Bakunin che studia la chimica e la medicina per accrescere i mezzi di distruzione: qualcuno deve avergli insegnato le conseguenze settiche d’una ferita con proiettili inquinati.» Il regicidio di Monza, secondo il suo autore Gaetano Bresci, fu la logica conseguenza dell’onorificenza data da Umberto I (primo) al Generale Bava Beccaris, comandante del presidio di Milano, in occasione dei tumulti verificatisi in detta città nel maggio del 1898. In quel tempo, gli insorti distrussero quasi tutta Milano ed al Governo sembrò logico investire l’esercito del compito di riportare l’ordine nel territorio. Il Generale Bava Beccaris usò i cannoni per costringere i capi della rivolta a porre fine ai loro disegni criminosi. In quella occasione, il Re fu sicuramente mal consigliato nel premiare il Generale Bava Beccaris, però il decreto firmato da Umberto I (primo) fu una decisione del Governo democraticamente sostenuto da un Parlamento liberamente eletto dal popolo italiano. La stessa cosa si è verificata a Genova in occasione del G8 del 2001. I dimostranti distrussero banche, negozi, ristoranti, macchine, uffici etc. La morte di Carlo Giuliani, avvenuta in quella occasione, per mano di un carabiniere e la repressione esercitata dalle forze dell’ordine dimostra che in ogni tempo l’ordine deve essere ristabilito. Mi avvio alla conclusione con l’ invito a recitare la preghiera che la Regina Margherita compose in memoria del Re Umberto I, la stessa notte del regicidio: “O Signore! Egli fece del bene in questo mondo. Non ebbe rancore verso alcuno. Perdonò sempre chi gli fece del male. Sacrificò la vita al dovere ed al bene della Patria. Fino all’ultimo respiro si studiò attendere alla sua missione. Per 29 quel sangue vermiglio che sgorgò dalle sue tre ferite, per le opere di bontà, di giustizia che compì, Signore pietoso e giusto, ricevetelo nelle Vostre braccia e dategli il premio eterno”. Alla messa in suffragio di Umberto I hanno partecipato le seguenti Guardie d’Onore: Damiano Bonventre, Liliya Koshuba, Gaspare Di Via, Gaetano Bonfiglio, Antonino Camuto, Michele Megale, già Sindaco di Trapani, e Diego Oddo. VENEZIA Domenica 30 ottobre 2011 doppio impegno delle Guardie d’Onore della delegazione di Venezia. Alle ore 9 del mattino il delegato provinciale con l’alfiere Vassilli Cavalletto, bandiera dell’Istituto, e l’ispettore regionale, capitano di vascello Edoardo Lucia di Masca, hanno partecipato alla cerimonia del 90° anniversario della tumulazione, avvenuta a Roma il 28 ottobre del 1921, del Milite Ignoto. Il convoglio del viaggio dell’eroe era giunto da Aquileia alle ore 7 circa e sarebbe ripartito per Padova alle ore 12. Il treno storico era composto da tre carrozze adibite a mostra, spiegazione, pianale con affusto di cannone da 75 mm e teca con la bandiera del Regno d’Italia del 1921, e carrozza adibita a proiezione. Erano presenti tutte le associazioni d’Arma, schierate con i propri labari e rappresentanze lungo la pensilina della stazione. La banda intonava “La leggenda del Piave” e la teca con bandiera del Regno d’Italia, sorretta da quattro militari passava dinanzi ai labari e militari schierati sull’attenti per essere collocata a fianco dell’affusto di cannone. Indescrivibile la commozione di questo momento. Si procedeva poi alla visita dei vagoni del convoglio, ricchi di documentazione storica. Un vero peccato, mancassero altre GG. d’O. con mantello. 30 Alle ore 16 a Piove di Sacco si è svolta la commemorazione dell’entrata in città di Vittorio Emanuele II dopo la cacciata degli austriaci. Presenti le GG. d’O. di Padova e Venezia: Scimeca, Ortolan, Fornasiero, Benvegnù Pasini, Roman, Belladonna E., Belladonna G., Cavaletto, Catalano. La rievocazione, comprendente molti figuranti, da Vittorio Emanuele II a cavallo, dalla cavalleria dell’epoca con una decina di figuranti, col sindaco sempre dell’epoca con moltissime persone in costume. La piazza principale dove si trova posizionato il palco era piena di bandiere del Regno d’Italia. Le Guardie d’Onore hanno aperto la sfilata tra gli applausi della gente, con la presentatrice che spiegava la storia del nostro Istituto, cosa veramente commovente. Dopo le Guardie d’Onore ha sfilato il Corpo Italiano Volontari dell’Ordine di Malta, seguito dalla cavalleria, dal sindaco dell’epoca e numerosissimi volontari, cui sono stati tributati gli applausi della folla. Alla fine della sfilata la presentatrice ha pregato le Guardie d’Onore di salire sul palco e, dopo bellissime parole di ringraziamento, anche per gli splendidi mantelli indossati per l’occasione, ha intervistato il delegato Gennaro Belladonna, che ha ringraziato tutti, gli organizzatori e la cittadinanza, per questa bellissima accoglienza, esaltante i valori della Patria, il Risorgimento e Casa Savoia che ha portato a compimento l’Unità. FRANCIA Montpellier L’ispettore dell’Istituto agli enti religiosi, mons. Franco Millimaci, dopo espressa autorizzazione di S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, ha posizionato sulla tomba della Regina Elena una foto su ceramica. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 PROSSIMI EVENTI Venerdì 9 dicembre 2011 Roma, Circolo Ufficiali dello Stato Maggiore dell’Esercito, Viale Castro Pretorio n° 96, ex Caserma Pio IX, ore 20, festa degli auguri per il Santo Natale e per il nuovo anno 2012 con cena di gala e successivo trattenimento danzante. Prenotazioni presso la presidenza dell’Istituto ( 50). Le prenotazioni dovranno essere nominative e dovranno essere fornite alla segreteria entro mercoledì 7 dicembre 2011, con l’indicazione delle targhe e del tipo delle autovetture che troveranno posto nel parcheggio interno Domenica 11 dicembre 2011 Firenze, incontro promosso dall’ispettorato della Toscana – delegazione di Firenze – dell’Istituto e dalla delegazione Toscana degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia. Programma: chiesa di Santa Maria Maggiore, piazza Santa Maria Maggiore n° 3, ore 11,30: In Sagrestia Dame, Cavalieri e Guardie procedono alla vestizione. Le Dame ed i Cavalieri indossano il manto da Chiesa e le Guardie d’Onore al Pantheon il mantello d’ordinanza. Coloro che assistono alla Santa Messa entrano in Chiesa dal portone centrale e siedono subito dietro le panche riservate; ore 12,00: SANTA MESSA - Si esce dalla Sagrestia in processione, a due a due, secondo l’ordine consueto: prima le Guardie d’Onore con le bandiere del Regno, seguono le Dame, infine i Cavalieri secondo il grado crescente, ultimo il Delegato con il Clero. Si entra in Chiesa dal portone principale per poi raggiungere l’altare maggiore percorrendo la navata centrale e prendendo posto nelle panche riservate. Al termine della Cerimonia si fa il percorso inverso, percorrendo la navata centrale e rientrando in Sagrestia in processione dall’esterno; ore 13,30: CONVIVIALE [ 35,00 tutto compreso] presso il Ristorante dello Starhotel Michelangelo in Viale F.lli Rosselli 3 055.287653; ore 15.00: Saluto del Delegato degli Ordini e del Delegato delle Guardie; ore 15.30: Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Conferenza del Prof. Luigi Borgia e del Prof. Pier Luigi Duvina sul tema: “La bandiera italiana“. SI RICORDA DI PRENOTARE LA CONVIVIALE GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 ENTRO VENERDÌ 9 DICEMBRE TELEFONANDO IN ORARIO D’UFFICIO AL COMM. EUGENIO CAMPANI 055678285 OPPURE FUORI ORARIO AL CELLULARE 3339399557 Domenica 11 dicembre 2011 Selvazzano Dentro (PD), Ristorante “Piroga”, Via Euganea n° 48 (inizio Strada dei Colli, dopo Tencarola), ore 12.30, pranzo di Natale (euro 30,00). Prenotazioni entro lunedì 5 dicembre. Si partecipi come sempre in gran numero, anche per procedere ai rinnovi delle iscrizioni per il 2012 Domenica 11 dicembre 2011 Viterbo, ristorante Domus – La Quercia, viale Fiume n° 112, ore 13, scambio di auguri tra i monarchici della Tuscia e simpatizzanti per le imminenti festività natalizie. Sarà l’occasione per brindare alla millenaria Casa Savoia che ha permesso agli Italiani tutti, sotto la sua guida, di avere una Patria unita; chiuderemo inoltre questo anno 2011 in cui abbiamo ricordato, con varie cerimonie, il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. Sarà presente alla conviviale il Presidente Ugo d’Atri. Prenotazioni entro il 5 dicembre ai numeri 0761289545 – 3384613485, quota 30 Giovedì 15 dicembre 2011 Genova, ore 17, presso la Società Ligure di Storia Patria, la scrittrice Adriana Oggero, Guardia d’Onore, presenterà il suo libro di poesie “Le intemperanze di un robot”. Il commento sarà a cura del Prof. Stefano Monti-Bragadin, Ispettore I. N. G. O. R. T. P. per l’Università, e della Prof.ssa Raffaella Saponaro, Delegato Provinciale Giovedì 15 dicembre 2011 Bagni di Lucca (LU), Teatro Accademico, ore 21.15, concerto della fanfara dei bersaglieri della provincia di Lucca, per la conclusione dei festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia 31 Sabato 17 dicembre 2011 Canicattì (AG), conviviale per gli auguri delle FESTIVITÀ NATALIZIE. Programma: ore 17 riunione di tutte le Guardie d’Onore davanti il Sagrato della chiesa Madonna del Carmelo in Canicattì, partecipazione alla Santa Messa alle ore 17.30, per la ricorrenza della morte, in esilio, di S. M. il RE Vittorio Emanuele III, avvenuta ad Alessandria d’Egitto il 28 dic. 1947; la funzione religiosa sarà celebrata dal parroco don Mimi’ Di Naro; brevi cenni sulla vita di Re Vittorio Emanuele III presso la sala del Ristorante LA BAIA IMPERIALE in Canicattì Via P.Borsellino n.1 (di fronte pasticceria Inglima) dove alla fine ci sarà la cena , lo scambio degli auguri e alla fine il taglio della torta. Si richiede abito scuro d’ordinanza: - fascia e cravatta per gli uomini- fascia e foulard per le donne - la mantella per chi ne è provvisto - la quota di partecipazione alla conviviale è di 35. Informazioni e prenotazioni ai seguenti recapiti: [email protected] 339/1405551 327/1833765 Sabato 17 dicembre 2011 Caltanissetta, ore 20, scambio degli auguri e concerto di Natale Sabato 17 dicembre 2011 Varese, sede U. N. U. C. I., via Magenta n° 2, dalle ore 9,30 alle ore 12,30: elezione del delegato provinciale. Nel rispetto delle procedure, chiunque desideri candidarsi è pregato di comunicarlo al commissario della delegazione, cav. dr. Giorgio Bartoli Petroni, entro il giorno 10 dicembre p. v.. Si ricorda che è sempre possibile votare un iscritto dell’Istituto della delegazione di Varese, anche se non ha formalizzato la candidatura. Si precisa, infine, che hanno diritto al voto esclusivamente coloro che sono in regola con la quota annuale 2011 Domenica 18 dicembre 2011 Genova, ore 10, presso la Cripta sotto l’Arco ai Caduti di Piazza della Vittoria, Padre Celso da Favale, nostro cappellano nonché iscritto alle Guardie, celebrerà la Santa Messa prenatalizia prima del Nuovo Anno Martedì 27 dicembre 2011 Polvica – Tramonti (SA), chiesa di San Francesco, ore 19.30, concerto di musiche risorgimentali in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, eseguito dal coro intercostiera “Tramonti S. Francesco – Amalfi Armony” diretto dal maestro Giancarlo Amorelli, direttore di "MUSINCANTO 32 ENSEMBLE VOCALE-STRUMENTALE" artisti del Teatro di San Carlo. MAESTRI SOLISTI DEL TEATRO DI SAN CARLO. Baritono: Maestro Pietro Miglino; Basso: Maestro Antonio Deliso; Tenore: Maestro Saverio Stornaiuolo. Programma: 1) Va pensiero dal “ Nabucco”, G. Verdi. 2) O signore dal tetto natio da “I Lombardi alla prima crociata”, G. Verdi. 3) Canzone del volontario, musica C. A. Bosio. 4) Inno a Garibaldi , versi L. Mercantini e musica A. Olivieri. 5) Sorgete o Siculi, Alfonso Porro Schiaffinati. 6) Camicia rossa, L. Pantaleoni. 7) Inno alla Repubblica partenopea, D. Cimarosa. 8) I Lazzaroni Napoletani a Garibaldi, A. Mezzani Venezia. Inedita. 9) La nocca de tre ‘cculure (canzone Nazionale Napoletana), C.Conti. Inedita. 10) La bandiera tricolore1848, Anonimo. 11) E Garbaldine d’o’ Mare, L. Bovio/Falvo. Inedita. 12) Canzone Garibaldina, L. Bovio/Falvo. Inedita. 13) Inno a Vittorio Emanuele Re d’ Italia, S. Mercadante. Inedito. 14) I Cacciatori delle Alpi, Segantini e Menozzi. L’evento è promosso dall’ispettore nazionale alla cultura dell’Istituto, prof. Ciro Romano, dal sindaco di Tramonti (SA), dott. Antonio Giordano e dal maestro Giancarlo Amorelli. SEGUIRÀ RINFRESCO OFFERTO DALL’ORGANIZZAZIONE. RSVP entro il 20/12/2011: M° Amorelli 3203658914, [email protected]; o [email protected]. Auspicando la doverosa presenza delle cariche sociali della Campania, invito tutte le Guardie d’Onore ad una doverosa e nutrita partecipazione a questo evento di particolare rilevanza. Le Guardie d’Onore interverranno in abito scuro, cravatta sociale, distintivo e fascia Mercoledì 28 dicembre 2011 La delegazione di Catania e l'Associazione Ekta "Uniti per il volontariato" organizzano una serata di beneficenza presso il Club Europa (situato nei pressi di viale M. Rapisardi) alle ore 20.30. I Sig.ri della Guardia, i parenti e i gentili ospiti sono invitati a partecipare. Salvo variazioni dell'ultimo momento, il costo della serata è di 25 euro a persona e comprende la cena e il ballo. Per ulteriori informazioni contattare il delegato provinciale di Catania, avvocato Maria Lapis Mercoledì 28 dicembre 2011 Roma, Pantheon, ore 17, Messa in suffragio di S. M. il Re Vittorio Emanuele III Sabato 7 gennaio 2012 Roma, Pantheon, turno speciale di guardia solenne alle Reali Tombe con la partecipazione GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 del Gruppo Garibaldini d'Italia, sezione di Villanova di Guidonia. Durante lo svolgimento del servizio di guardia verrà suonato il silenzio in onore dei Re e delle Regine tumulate nel Pantheon e delle LL. MM. tuttora sepolte in esilio. Dato l’alto significato che riveste la manifestazione, le Guardie d’Onore sono pregate di intervenire con mantello, basco e guanti bianchi. L’incontro in presidenza è fissato per le ore 10,30 Sabato 21 gennaio 2012 Roma, Grand Hotel de la Minerve, piazza della Minerva, ore 9.30, Consiglio Generale con il seguente ordine del giorno: approvazione del bilancio consuntivo 2011; approvazione del bilancio preventivo 2012; revisione delle quote sociali; proposte di modifica al regolamento interno; proposta di ratifica della costituzione del Comitato d’Onore (art. 35 dello statuto); concessione delle medaglie di benemerenza per il 2011 (art. 28 dello statuto); varie ed eventuali Domenica 22 gennaio 2012 Roma, festeggiamenti per il 134° annuale di fondazione dell’Istituto 0RE DI SERVIZIO ULTIMO ELENCO Si pubblica di seguito l’ultimo elenco delle ore di servizio svolte nell’anno 2010 da alcune Guardie d’Onore: AGRIGENTO Vella Cannella Grazia 6, Vella Cannella Pio Gioachino 11 PESCARA Viscardi 8 ROMA Imperato 25, Pesce 108 TERAMO D’Addazio 15 TRAPANI Bonfiglio 10 CATANIA Lo Presti 22 LECCE Bavia 10 NAPOLI Sautto 10, Scotti 10 Totale finale 5436 A tutte le Guardie d’Onore sopra elencate viene concessa la medaglia al merito di servizio (prima concessione) GUARDIE SCELTE ULTIMO ELENCO CATANIA Lo Presti, Tranchida GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 COMO Reina ROMA Imperato, Pesce 33 CULTURA ADDIO FACCETTA NERA di Francesco Atanasio Alla fine del novembre 1941 sulle ambe insanguinate dell’Amhara veniva ammainato l’ultimo tricolore dell’Africa Orientale Italiana: tramontava così il nostro sogno imperiale. Quegli avvenimenti, confinati a poche righe nei libri di storia, sono ormai un ricordo sbiadito pur essendo stati giorni di entusiasmi travolgenti, eroismi eccezionali e sacrifici elevati di cui ogni Nazione dovrebbe andare fiera senza complessi di colpa. E qui diventa esiziale il ruolo del nostro Istituto, che, pur nato per prestare una “guardia d’onore” ai sacelli dei Sovrani d’Italia, è destinato ad assumere il ruolo di custode anche della memoria storica nazionale per il venire meno dei protagonisti delle vicende legate al Regno d’Italia che le stesse possono testimoniare. Se è vero così che il nostro Impero consumò la sua ascesa e la sua caduta in un breve arco di tempo, non tutti infatti hanno l’onestà intellettuale di ricordare che gli altri Stati europei solo negli anni’50 iniziarono a lasciare i propri possedimenti coloniali (pur conservandovi – come nel caso del Commonwealth – legami economici) e spesso solo dopo violentissime rivolte come fu per la Francia in Algeria o per l’Inghilterra in Kenia. L’Italia, privata dal trattato di Parigi del 1947 di tutte le sue colonie, non aveva certo demeritato né agli occhi delle popolazioni africane se molti dei nostri connazionali rimasero 34 fra esse a vivere e lavorare (almeno fino all’instaurazione di regimi dittatoriali “di sinistra”) e né dinanzi alla comunità internazionale se nel 1950 l’Onu le affiderà l’amministrazione fiduciaria della Somalia per un decennio! La costituzione dell’Impero in Africa Orientale, momento di massimo consenso per il regime fascista (lo stesso Togliatti lo riconobbe in suo appello da Mosca nel 1936 ai “compagni in camicia nera”…), rappresentò per l’Italia un salto di qualità che la pose su di un piano di definitiva parità con l’Inghilterra in Africa e nel Mediterraneo. Londra lo riconobbe con la sottoscrizione a Roma degli “accordi di Pasqua” del 1937, che avrebbe dovuto comportare per l’Italia l’assunzione di una politica estera mirata ad impedire lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale pena la perdita di quanto conquistato! Fondamentale per il rilancio economico della Nazione in termini di emigrazione interna e di risorse naturali, l’Impero poteva rivelarsi altrettanto decisivo anche in caso di guerra contro le potenze occidentali:Amedeo di Savoia (nominato Vicerè d’Etiopia nel dicembre del 1937) si proponeva nei suoi piani di interrompere i collegamenti inglesi da e per Suez e isolare l’Egitto così da facilitare un’eventuale offensiva italiana dalla Libia verso il Canale. Che fossero queste le nostre potenzialità è GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 provato dal fatto che nel 1939 gli inglesi dal Sudan e i francesi da Gibuti iniziarono ad alimentare la ribellione degli indigeni, purtroppo anche per questo motivo mai del tutto domata.. Le diverse direttive dello Stato Maggiore, tese a salvaguardare solo l’integrità territoriale dell’A. O. I., imposero una strategia difensiva, anch’essa pure di difficile attuazione per la carenza di mezzi e di risorse nonostante le pressanti richieste del Duca d’Aosta. Il Vicerè, dichiarata la guerra, sfruttando l’iniziale superiorità numerica della nostre forze lanciò comunque una serie di operazioni culminate con l’occupazione degli importanti nodi stradali di Cassala in Sudan, di Moyale in Kenia e della Somalia britannica fra il 3 e il 19 agosto 1940. Questi successi indussero gli inglesi a lanciare una controffensiva che il Duca tenterà di arginare organizzando dei “ridotti difensivi” nelle varie regioni dell’Impero: senza blindati e copertura area, con un’artiglieria inadeguata e scorte sempre più ridotte, i nostri soldati assieme ai reparti coloniali rimasti fedeli (soprattutto quelli levati in Eritrea) a partire dal gennaio 1941 affronteranno le grandi battaglie campali di Agordat e Cheren (dove gli scontri durarono per due mesi), l’assedio dell’Amba Alagi (che resistette col Vicerè fino al 19 maggio), i combattimenti di Gelib sul Giuba, di Uadarà, Gimma e Dembidollo (caduta il 2 luglio) per la difesa della regione Galla-Sidamo. Quanto GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 mai arduo fu per il nemico l’attacco al “ridotto” di Gondar, che resistette per 5 mesi aureolando di gloria le nostre bandiere, ammainate solo il 28 novembre 1941, con gli eroismi di Uolchefit e Culquaber. Le gesta di Amedeo Guillet e di Angelo Sante Bastiani (che impegneranno ingenti forze nemiche con pochi “coloniali” e tattiche offensive inusuali) contribuiranno a rendere leggendaria la campagna dell’Africa Orientale, alla pari di altri episodi poco noti – in una pagina di storia spesso dimenticata dalla storia politica “ufficiale” (ma non certo da quella militare o nel ricordo dei reduci) – come la “marcia” fra terre ostili della 24 divisione coloniale guidata da Emanuele Beraudo di Pralormo, arrestatasi – come si legge nella motivazione della M. O. V. M. concessa all’ufficiale piemontese – “solo dinanzi alla forze selvagge della natura”. Né può tacersi che, nonostante le efferatezze di cui si macchiarono alcune bande di “ribelli” (come il proditorio assassinio del gen. Giovanni Volpini, aiutante del Vicerè, e dei suoi subalterni incaricati dei negoziati all’Amba Alagi), durante le operazioni militari furono osservate regole di comportamento che nessuno vedrà più sugli altri scacchieri della II guerra mondiale: le trattative fra i contendenti si svolsero con serenità, i numerosi civili italiani (per lo più donne e minori) residenti furono tutelati e poi evacuati con le “navi bianche “, ai nostri reparti fu spesso reso l’onore delle armi venendo ripetutamente citati nei bollettini di guerra inglesi. Le vicende belliche dell’Africa Orientale rimangono così una pagina ragguardevole della storia della nostra Nazione da custodire e venerare con orgoglio. 35 I MORTI SONO TUTTI UGUALI? di Ugo d’Atri La frase “i morti sono tutti uguali” l’ho sentita tante volte, pronunciata generalmente da militari o da gente di destra (fascisti, monarchici) allorché si parla dei caduti dell’una o dell’altra parte nel periodo 1943/1945. Non concordo. Benché cattolico, non riesco a mettere sullo stesso piano i morti di quella stagione tragica della storia italiana, che in verità non può limitarsi al biennio 1943/1945, giacché massacri e barbarie durarono fino al 1949, quattro anni dopo la fine della guerra. Non possiamo mettere tutti sullo stesso piano, giacché significherebbe equiparare tutte le scelte personali. 1943: dopo tre anni e mezzo di guerra, l’Italia, immiserita, affamata, logorata e bombardata, crolla. Gli Italiani si dividono. Una parte di loro, malgrado le sofferenze accumulate, continuano ad amare la propria Patria e non si spogliano del proprio onore. Alcuni, ritenendo – giustamente – che fosse il Re a rappresentare la legittimità e la continuità dello Stato, combattono per liberare il suolo della Patria dall’invasione tedesca. Altri, ritengono che l’onore militare esiga la continuazione della guerra al fianco dell’alleato di ieri e contro i nemici di ieri. Due scelte nobili, che tuttavia non credo che possano mettersi sullo stesso piano. La prima è ispirata dalla fedeltà, la seconda da reazioni personali, comprensibili, ma, a mio giudizio, meno apprezzabili. Stimo di più chi tiene fede, anche contro i proprî convincimenti. Penso che molti ufficiali e soldati siano andati con il Regno del Sud non per antifascismo o per sentimenti antitedeschi, ma solo per aver giurato fedeltà “al bene indissolubile della Patria e del Re”. Fra loro molti avevano fatto la guerra di Spagna dalla parte giusta, come Emilio Faldella ed Edgardo Sogno. Il vero soldato non è ideologizzato, sta solo dalla parte della Bandiera. Due scelte nobili. Ci sono poi i tanti che nel 1943 non trovarono di meglio che fuggirsene a casa. Quale stima si può avere di loro? E poi gli altri, quelli che presero le armi contro “i nazifascisti” per motivi ideologici. I quattro gatti delle formazioni borghesi liberali, cattoliche, azioniste, repubblicane e i tanti, fra i quali assassini e banditi di strada, che cercarono, in quegli anni di tempesta, di portare in Italia la barbarie sovietica. Sono costoro a lamentarsi, ancor oggi, per la “rivoluzione incompiuta”, e cioè per non essere riusciti ad imporre in Italia il bolscevismo, per non essere riusciti a far fuori tutti gli Italiani della Venezia Giulia, per non aver potuto massacrare tutti i proprietarî terrieri in Emilia-Romagna, insomma per non aver potuto fare quello che i comunisti hanno 36 cercato di fare in Spagna nel 1936, in Russia nel 1917 e negli anni seguenti, in Cambogia negli Anni Novanta. Perché il comunismo, prima di raggiungere i suoi risultati ultimi, la miseria collettiva e l’azzeramento delle anime, passa attraverso l’eliminazione fisica dei dissidenti. Il tentativo, in Italia, non finì con la fine della guerra, nell’aprile del 1945. Continuò con le foibe (22.000 morti?), con assassinî (forse 20.000) – perlopiù rimasti impuniti – consumati per altri quattro anni e tuttora dimenticati dall’Italia ufficiale. Noi Italiani di oggi dovremmo chiederci in quale contesto di “tranquillità” si svolse il referendum istituzionale del 1946. I morti sono tutti uguali? Una pietas un cattolico non può non provarla verso tutti. Ma non si mettano sullo stesso piano i seguaci di un’ideologia inumana e gli altri. E, malgrado tutto, non si mettano sullo stesso piano coloro che, magari in buona fede, operarono una scelta sbagliata, e coloro che onorarono la Resistenza e la Guerra di Liberazione servendo, fino all’estremo sacrificio, perfino con una divisa straniera addosso, la Patria e il Re. IL MILITE IGNOTO (1921-2011) di Gianluigi Chiaserotti Cade quest’anno, e precisamente il giorno 4 novembre, il novantesimo anniversario della solenne traslazione delle spoglie mortali del Milite Ignoto da Aquileia a Roma, sicuramente, da ricordare nel CL Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli stati che parteciparono al conflitto decisero di erigere nelle loro capitali un grandioso monumento [in Francia (sotto l’Arco di Trionfo), e nel Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord (nella Abbazia di Westminster)], nel quale sarebbero state inumate, ed in perpetuo, le spoglie, non identificate, di un caduto in combattimento, da raccogliersi in uno dei tanti cimiteri di guerra dislocati nelle zone di operazione. Nel 1920, l’allora colonnello Giulio Douhet (18691930), sulla scorta di analoghe iniziative già attuate in altri Paesi coinvolti nella “Grande Guerra”, propose, per primo, in Italia di onorare i caduti italiani le cui salme non furono identificate con la creazione di un monumento al Milite Ignoto a Roma. Quindi nel 1921, il re Vittorio Emanuele III (1869-1947) promulgò la legge 11 agosto 1921 n. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 1075, che stabiliva di dare solenne sepoltura alla salma di un “Soldato Ignoto”, in Roma sull’Altare della Patria, nel monumento a Vittorio Emanuele II (1820-1878), il Vittoriano. Fu deciso di collocare la salma ai piedi della statua della Dea Roma, sita al centro dell’Altare della Patria, in un loculo provvisorio, in attesa della tumulazione definitiva nella cripta, all’epoca in via di completamento, ricavata nel monumento sotto la statua medesima. La tumulazione definitiva ebbe quindi corso degli anni ‘30, ed il feretro del Milite Ignoto venne traslato nella cripta interna del Vittoriano denominata “sacello del Milite Ignoto”, dove tutt’ora si trova ed è visitabile. Parti della cripta e del sepolcro furono realizzate con materiali lapidei provenienti dalle montagne teatro degli scontri della prima guerra mondiale (tra cui il monte Grappa ed il Carso). L’epigrafe riporta la scritta “Ignoto militi” e le date MCMXV (1915) e MCMXVIII (1918), gli anni di inizio e fine del conflitto. Una commissione di militari di ogni grado, decorati al Valor Militare, fu incaricata di procedere alla delicata e pietosa operazione della scelta della salma ignota. Dopo una particolare e meticolosa procedura, che escludeva ogni remota possibilità di identificazione della salma medesima, la Commissione prescelse, fra le molte esumate in tutti i cimiteri della guerra 1915-1918, undici salme che, avvolte in un bianco sudario e collocate in identiche bare di legno, furono portate nella storica ed antichissima basilica romana di Aquileia dove furono deposte su catafalchi ai due lati dell’Altare del Popolo. Alla madre di un caduto il cui corpo non era stato trovato, la friulana Maria Bergamas (1867-1952), fu affidato il compito di designare quale, fra le undici, doveva essere la salma del Milite Ignoto. La Bergamas era madre del volontario irredento Antonio Bergamas che aveva disertato dall’esercito austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato. La solenne cerimonia ebbe luogo il 28 ottobre 1921, nella detta Basilica, e Maria scelse il corpo di un soldato tra le undici salme di caduti non identificabili, raccolti in diverse aree del fronte. La donna venne posta di fronte a undici bare allineate, e dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione, e, gridando il nome del figlio, si accasciò al suolo davanti a una bara, che venne scelta. La bara prescelta fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati con la Medaglia d’oro al Valore Militare e più volte feriti, fu deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato. Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 tumulate nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano. In tale cimitero fu sepolta anche (novembre 1954) Maria Bergamas, deceduta nel 1952. Unica donna sepolta in un cimitero di guerra. Le Sacre spoglie prescelte vennero portate a Roma con uno speciale convoglio ferroviario sul quale era visibile il feretro che nelle principali stazioni ferroviarie ricevette gli onori dei picchetti militari in armi e delle popolazioni commosse. Il 4 novembre 1921, terzo anniversario della Vittoria, la bara, portata a spalla da dodici decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare ed accompagnata dalle bandiere di guerra dei 355 Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, venne deposta nella cripta ai piedi della statua della Dea Roma. Al Milite Ignoto fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria”. Quest’anno, come si diceva all’inizio novantesimo anniversario della solenne traslazione, si è voluto degnamente ricordare il viaggio del Milite Ignoto da Aquileia a Roma. Le tradizioni del Regno d’Italia sono e restano indelebili, come quella dei tre veri protagonisti della Vittoria Italiana nella I Guerra Mondiale, il Maresciallo d’Italia Armando Diaz (1861-1928), Duca della Vittoria, il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel (1859-1948), Duca del Mare, ed il Presidente del Consiglio dei Ministri, l’insigne giurista Vittorio Emanuele Orlando (1860-1952), che sono stati tutti sepolti nella chiesa romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri alla piazza della Repubblica (già dell’Esedra). PER NON DIMENTICARE. L’OPERAZIONE “JUDGEMENT” di Luigi Mazza Molti italiani ignorano che anche noi abbiamo avuto la nostra Pearl Harbour, esattamente settanta anni fa, in una fredda serata di novembre, quando gli inglesi misero in ginocchio la nostra flotta navale, con un blitz di aerosiluranti nel porto di Taranto, uno dei più importanti, assieme al porto di La Spezia, della Regia Marina. Con l’operazione “Judgement”, meglio nota come “La notte di Taranto”, gli inglesi mandarono a segno un incredibile colpo, in danno della nostra Regia Marina, utilizzando solo undici antiquati ma ancora temibili biplani aerosiluranti 37 Swordfish, 7 bombardieri e due bengalieri, lanciati dalla portaerei Illustrious. La vicinanza di Taranto sulla rotta per il medio oriente, preoccupava notevolmente Sir Andrew Veneto, gli incrociatori pesanti Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola, Trento, Trieste e Zara, i due incrociatori leggeri Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi e vari cacciatorpediniere. “Tutti i fagiani erano nel nido”, per citare un’espressione dell’ammiraglio Cunningham. La base navale di Taranto, così come tutte le basi Una squadriglia di Fairey Swordfish con il siluro agganciato sotto la fusoliera. La portaerei inglese Illustrious Cunningham, l’ammiraglio britannico Comandante in Capo della Mediterranean Fleet, in quanto le navi italiane che vi facevano base, avrebbero potuto facilmente raggiungere e distruggere i convogli marittimi britannici in navigazione, per cui da tempo covava l’idea di un attacco al cuore della flotta italiana all’ancora, nella munita e sicura base di Taranto. Il giorno 10, quello precedente all’attacco, le stazioni di vedetta di Pantelleria e Linosa, avevano segnalato un imprecisato numero di navi nemiche, che attraversavano il canale di Sicilia. Inoltre i rapporti della nostra ricognizione, riferivano che le Squadre Navali britanniche dell’ammiraglio Cunningham, avevano preso il mare, rispettivamente dai porti di Alessandria e Gibilterra. Tutte queste importanti segnalazioni vennero colpevolmente sottovalutate. La marina britannica aveva dato inizio ad una mega operazione, con l’impiego massiccio di forze navali. La sera dell’11 novembre 1940, l’attacco, preparato nei minimi dettagli, seppure con qualche imprevisto, poté essere sferrato. Nell’Operazione erano state impegnate sei forze navali, composte da cinque corazzate armate con cannoni da 381 mm., due portaerei, dieci incrociatori, trenta cacciatorpediniere e tre dragamine con obiettivi diversi. Le ricognizioni degli aerei britannici su Taranto, si protrassero fino alla sera dell’11 novembre, finché la Royal Navy apprese che nelle due rade del porto di Taranto, si erano riunite le nostre navi corazzate da battaglia: Andrea Doria, Caio Duilio, Conte di Cavour, Giulio Cesare, Littorio e Vittorio navali italiane, era bene attrezzata per la riparazione delle unità danneggiate, grazie soprattutto alla disponibilità dei grandi bacini di carenaggio ed alla presenza, nel suo arsenale, di tutti i pezzi di ricambio per i macchinari e le armi. La base navale, ospitava quindi il grosso della flotta della Regia Marina italiana, proprio nelle settimane successive all’attacco italiano alla Grecia e poiché vi erano timori di pericolo di un attacco a sorpresa alle nostre navi, da parte della Mediterranean Fleet britannica, erano state rafforzate le batterie costiere antiaeree e disposti degli sbarramenti subacquei di reti parasiluri, con l’intento di proteggere le nostre corazzate. Gli aerofoni, seppure di modesta portata, spazzavano l’orizzonte in cerca di rombi di aerei. Anche molti palloni aerostatici del tipo frenato, erano stati ancorati tutt’intorno alla base, per impedire il passaggio di aeromobili nemici. La base di Taranto sembrava sicura, ma non lo era abbastanza. Nonostante questi accorgimenti, infatti, quella sera molte, troppe cose, andarono storte, sia per casualità, ma soprattutto per la superficialità e l’inefficienza del comando della nostra base navale. Innanzitutto i giorni precedenti all’attacco, un fortissimo vento di maestrale, aveva strappato molti palloni frenati e, per cause imprecisate, non tutte le reti parasiluri erano state sistemate nel porto. Questo fu il preludio. Alle 20:30 dell’11 novembre 1940, mentre ovunque si festeggiava il genetliaco di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, l’attacco ebbe inizio. 38 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Dalla portaerei Illustrious, ancorata a circa 200 chilometri da Taranto, due formazioni di aerei decollano alla volta della base italiana in due ondate successive; la prima formata da sei aerosiluranti e sei bombardieri; la seconda da cinque aerosiluranti, due bengalieri e un bombardiere; entrambe le squadre erano composte dagli aerosiluranti Swordfish, preceduti da aerei bengalieri, che avevano il compito di illuminare a giorno la scena con bengala e bombe incendiarie, da lanciare in mare. Seguivano cinque bombardieri, che avevano il compito di colpire le strutture del porto e i depositi di nafta. Alle 22:55 il silenzio del porto veniva rotto dalle sirene di allarme, mentre gli aerosiluranti inglesi, da 1.300 metri di quota, scendendo a motore spento e planando fino a dieci metri dal pelo dell’acqua cominciarono a scaricare, quasi indisturbati, il loro micidiale carico di bombe e siluri contro le nostre navi. Gli aerei furono accolti da un poderoso fuoco di sbarramento delle batterie di capo San Vito, ma la loro azione, seppure dalla nostra contraerea furono sparati in un’ora di fuoco 8.588 colpi di cannone e 4901 colpi di mitragliatrici, non li disturbò granché. Tremendi boati scossero la città e la popolazione civile, trovò riparo nei rifugi antiaerei. Due bengalieri cominciarono a lanciare i bengala sulla sponda orientale del Mar Grande, per illuminare i profili dei bersagli, mentre 6 aerosiluranti Fairey Swordfish, iniziarono a scendere a quota di siluramento. L’aereo di testa, pilotato dal celebre Capitano di Corvetta Nicole W. Williamson, con a bordo l’ufficiale osservatore Tenente di Vascello Norman Scarlett, sganciò un siluro contro la Conte di Cavour, squarciandone la fiancata sinistra, altri due mirarono contro l’Andrea Doria, Arsenale di La Spezia 1913 Cartolina illustrata d’epoca raffigurante il varo della poderosa Corazzata Andrea Doria GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 senza però colpirla. Quest’ultima riuscì però riuscì ad abbattere l’aereo nemico. Contemporaneamente quattro aerosiluranti danneggiarono i caccia-torpedinieri Libeccio e Pessagno e bombardarono i depositi di carburante. Alle 23:15 due aerosiluranti attaccarono contemporaneamente la Littorio, colpendola sia a dritta che a sinistra, mentre l’ultimo Swordfish, sganciò inutilmente un siluro contro la Vittorio Veneto. Altri due velivoli cercarono di affondare la Doria, mancando il bersaglio: venne colpita anche la Littorio. Alle ore 23:16 la Vittorio Veneto, la nave ammiraglia della flotta italiana, uscì indenne dall’attacco da parte dell’aereo pilotato da John Maund che, volando a pelo dell’acqua, fallì clamorosamente l’obiettivo. Alle 23:20 gli aerei della prima ondata si ritirarono, ma alle 23:30 arrivarono gli aerei della seconda ondata. Un primo Swordfish sganciò un siluro contro la Caio Duilio, colpendola a dritta, mentre due aerosiluranti colpirono la Littorio. Un altro aereo mirò alla Vittorio Veneto, che anche questa volta fu risparmiata, mentre un secondo Swordfish venne abbattuto nel tentativo di attaccare la Gorizia. Infine un ultimo attacco danneggiò seriamente l’incrociatore Trento. Gli ultimi aerei si ritirarono alle ore 0:30 del 12 novembre: l’attacco contro Taranto era terminato. In circa 90 minuti e con soli 20 aerei, la Royal Navy inglese, aveva prodotto danni ingenti alla forza navale italiana, che era stata messa fuori combattimento. Infatti era fuori uso la corazzata Littorio, Duilio e Cavour e danneggiato l’incrociatore pesante Trento, che, colpito da diverse bombe, subì rile- La Nave Corazzata da battaglia Littorio seriamente danneggiata 39 vanti danni alle strutture del ponte, ma a bordo si registrarono solo alcuni feriti. Furono inoltre danneggiati due caccia: Libeccio e Emanuele Pessagno, che si trovavano alla fonda nel porto e che subirono gravissimi danni, tanto che non rientrarono più in squadra; si contarono, purtroppo, anche 52 morti tra i marinai. Pochi risultarono invece i danni arrecati alle attrezzature portuali. La Royal Navy registrò solo l’abbattimento di due aerosiluranti, i cui piloti del primo aereo abbattuto furono subito tratti in salvo, mentre quelli del secondo perirono entrambi. Fu un disastro per le Forze Armate italiane; un grande evento luttuoso per la cittadinanza. I giorni che seguirono, servirono a quantificare i danni subiti dalla flotta navale e dalla città. Le navi rimasero gravemente compromesse. In totale, i morti furono 59 di cui 55 civili e i feriti 581. I parenti dei militari ebbero molte difficoltà ad avere notizie dei loro cari, soprattutto dei feriti, che erano stati dislocati in tutti gli ospedali del circondario. La Cavour, semiaffondata, con una falla di 12 metri per 8 nei pressi del deposito di munizioni prodiero, sbandata a dritta, aveva cominciato ad affondare, per cui venne portata su un bassofondo, dove la si lasciò incagliare, evitandone così il completo affondamento. Non riprese più servizio per tutta la durata della guerra. La Littorio, colpita da tre siluri, aveva tre vie d’acqua di 15 metri per 10 sulle fiancate, ma i compartimenti stagni resistettero, per cui la corazzata riuscì comunque a galleggiare. La Duilio poté rimanere a galla, sebbene avesse una falla di 11 metri per 7, ma rimase inattiva fino al maggio 1941. Danni rilevanti, ma meno gravi, riportò l’incrociatore pesante Trento. La battaglia aveva potuto avere successo, solo con una serie incredibile di circostanze favorevoli, quali: • Imprudentemente, nei nostri due mari, era stata “ammucchiata” gran parte della potente flotta militare italiana, proprio perché si temeva che potessero essere attaccate in mare aperto. • A difesa del porto erano previsti 87 palloni di sbarramento, ma le cattive condizioni climatiche dei giorni precedenti ne avevano strappati 60 e non si erano ancora potuti rimpiazzare, a causa della mancanza di idrogeno. • Le unità navali erano protette da reti parasiluri all’imboccatura del porto, ma degli 8.600 metri necessari per una difesa efficace, erano stati posati appena 4.200 metri. Queste reti erano comunque distese per soli 10 metri sotto il livello del mare, lasciando quindi uno spazio 40 non protetto tra la rete stessa ed il fondale. Non solo: l’ammiraglio di squadra Inigo Campioni, ottenne che le reti antisiluro venissero collocate lontano dalle navi e comunque ad una distanza tale da poter salpare rapidamente, senza prima dover rimuovere le protezioni, ma in questo modo, i siluri, una volta lanciati, non incontrarono ostacoli. • Assenza del radar, per cui gli aerei venivano avvistati direttamente dai proiettori, quando erano in prossimità degli obiettivi. • I cannoni antiaerei erano pochissimi. • Venne gravemente sottovalutata l’importanza degli aero-siluranti nelle battaglie navali. La nave corazzata da Battaglia “Vittorio Veneto” Churchill sapeva tutto ciò che accadeva a Taranto in quel momento. Si sospetta anche, che gli inglesi furono favoriti da precise informazioni, passate ai servizi di Churcihill, da un militare, tale “Roberto” e certamente furono grati a quell’italiano in divisa, che aveva fornito al servizio di informazioni inglese, preziose notizie sulla situazione della flotta presente in Mar Grande, sulla situazione della difesa antiaerea e sulla precaria protezione delle navi. Quello era proprio il momento migliore, per dare un brutto colpo alla nostra Regia Marina. In quella tremenda notte i tarantini si resero conto di cosa significasse la guerra e la “pioggia delle bombe”. In precedenza con scetticismo e superficialità ne avevano sottovalutato il pericolo. Credevano che Taranto fosse inviolabile, per le tante protezioni belliche. E non sapevano che quella notte, molte erano state rimosse e, in ogni caso, non tutte erano funzionanti. Quando le sirene segnalarono l’imminente arrivo degli aerei nemici, mal volentieri molti tarantini si recarono nei rifugi e tanti preferirono restare a casa. Dopo pochi minuti, il terrore. A grappoli, le bombe caddero sulla città, ma erano destinate alle navi e agli impianti militari. E crollarono i primi fabbricati GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 in via Berardi, via Pisanelli, via Pupino, via Anfiteatro, al rione Tamburi. Molta gente rimase imprigionata sotto le macerie e sotto le deboli strutture dei rifugi improvvisati. Non dobbiamo dimenticare mai quella tremenda notte. Nei giorni seguenti la gente capì; fuggì di casa, chiese ospitalità nei Comuni della provincia, la città si svuotò e quelli che rimasero, in conseguenza di altri allarmi, raggiunsero i rifugi più sicuri, in antichi stabili nella città vecchia, in piazza Ebalia (Banca d’Italia), nel Palazzo del Governo. Poi, ricoveri più sicuri vennero realizzati anche nelle piazze. Ma non fu tutto: in quella stessa rovinosa serata, che segnò l’inizio del progressivo ed inesorabile La nave corazzata da Battaglia “Cavour” semiaffondata dopo il siluramento dominio inglese nel mare nostrum, con la nostra Marina incapace di tenere testa a quella britannica, superiore per mezzi, addestramento e tecnologie e soprattutto in possesso delle portaerei, un’arma colpevolmente snobbata dai vertici della nostra Marina, vi fu l‘incursione nello stretto di Otranto, nota anche come Battaglia del Canale d’Otranto. Una divisione della flotta dell’Amm. Cunningham, composta dagli incrociatori leggeri Orion, Ajax, Sydney e scortati dai Cacciatorpediniere della Classe Tribal, Nubian e Mohawk, staccatasi dal grosso della flotta, avrebbe effettuato un’incursione notturna nel canale d’Otranto per affondarvi eventuali convogli che quasi tutte le notti traversavano l’Adriatico sulla direttrice Bari o Brindisi, Valona o Durazzo. Per cui quella sera verso le 18:00, alcuni degli incrociatori e cacciatorpediniere inglesi diretti a Taranto, si distaccarono dalla flotta principale, per dirigersi verso il Canale d’Otranto. La formazione britannica, intercettò un convoglio diretto a Valona, costituito dai piroscafi: Antonio Locatelli, Premuda, Capo Vado e Catalani, scortati dalla vecchia torpediniera Fabrizi e dall’ex bananiera, trasformata in incrociatore ausiliario Ramb III, che erano usciti da Valona alle GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 22:30 del giorno 11, con le due unità di scorta ai lati dei piroscafi. L’azione ebbe luogo alle ore 01:15 del 12 novembre. Alle 01:05 ci fu l’avvistamento quasi contemporaneo delle due formazioni e subito dopo tutti gli incrociatori inglesi, aprirono il fuoco. Il comandante della torpediniera Fabrizi, Tenente di Vascello Giovanni Barbini, che si trovava sul lato sinistro del convoglio attaccato, seppure ferito, reagiva coraggiosamente, lanciandosi all’attacco in modo deciso con le artiglierie, attirando su di sé l’offesa nemica, per dare modo ai piroscafi del convoglio di porsi in salvo, riuscendo a riportare nel porto la sua unità. L‘impari lotta, ebbe il suo logico svolgimento: mentre la Fabrizi, bersagliata dai calibri secondari degli incrociatori, tentava di lanciare i suoi siluri, operazione che non gli riuscì per le avarie riportate, gli incrociatori inglesi colpirono ripetutamente i piroscafi e si ritirarono soltanto dopo averli affondati tutti, nonostante l’eroica difesa offerta della torpediniera Fabrizi, gravemente danneggiata, mentre l’incrociatore Ramb III, dopo un iniziale scambio di artiglieria, si dileguò riparando nel porto di Brindisi. La Fabrizi riuscì, pur con gravi danni, a raggiungere Valona. Nel cruento scontro, 36 marinai italiani persero la vita, compresi gli 11 della Fabrizi, 42 vennero feriti. Il giorno successivo le torpediniere Curtatone e Solferino recuperarono 140 superstiti. Al comandante Barbini, fu decretata la Medaglia d’oro al valor militare, sia per il comportamento eroico ed anche per aver riportato uno scafo martoriato dalle granate nemiche in porto. In conclusione, il nemico aveva navigato per una intera settimana in lungo e in largo per tutto il Mediterraneo, senza che nessuna unità italiana gli avesse sbarrato la strada; aveva rifornito la Grecia e Malta con numerosi convogli e aveva inoltre attaccato un nostro convoglio nel canale d’Otranto. La presenza di tutte le navi italiane nei porti vicini alla zona, non aveva impedito che ciò accadesse, questo fatto è di per se significativo, senza considerare che, oltre a non impedire al nemico di fare ciò che egli voleva nel mare che si voleva dominare, tre nostre navi da battaglia, la metà della nostra forza, si erano fatte affondare in porto da 20 biplani vecchi di 15 anni! Queste incursioni con l’utilizzo degli aerosiluranti, segnarono comunque un punto di svolta nella storia della Marina e fecero scuola nelle concezioni strategiche della guerra sul mare. L’aviazione si dimostrò fondamentale nei combattimenti navali. Tramontava così l’epoca delle corazzate ed iniziava quella delle portaerei. Ma questa è un’altra storia… 41 Walter Arbib, l’impegno per non dimenticare mai! di Agostino Mattoli Questo breve articolo vuole essere un reportage di “Storia e storie contemporanee” per Voi ed alcuni di noi Guardie alle Reali Tombe del Pantheon. Torno da un viaggio non breve in Israele in compagnia della notissima Guardia Franco Perlasca e Signora. Il viaggio e l’ospitalità, della durata di circa una settimana, sono stati interamente sponsorizzati da Walter Arbib, con l’importante partecipazione e il coordinamento logistico del fratello Jack. La nostra visita in Israele aveva due importanti finalità: i festeggiamenti dei 70 anni di Walter Arbib che ogni dieci anni si celebra in qualche parte del mondo con miriadi d’importanti ospiti internazionali e la commemorazione dell’eroe italiano Giorgio Perlasca. a Giorgio Perlasca, la presenza del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Israele, che in una cerimonia ha consegnato personalmente alla nostra Guardia, Franco Perlasca, una targa in ricordo del padre. Durante la cerimonia il Presidente ha espresso un profondo ringraziamento personale ai fratelli Walter e Jack Arbib per le attività commemorative a favore del nostro “Schindler” Giorgio Perlasca. Perlasca, un eroe Italiano non molto noto per la sua genuina modestia che, in Ungheria, salvò dalle camere a gas ben 5200 ebrei, in una meravigliosa Nella foto Franco Perlasca con la Sua Signora Luciana Amadio, Jack Arbib, il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e da una parte, non visibile in questa foto, il Sig.Walter Arbib Festa di compleanno di Walter Arbib con la moglie Edie, la figlia Dana, la nuora Shelly e il figlio Stephen Tra i tanti importanti personaggi, l amico e conosciutissimo produttore di musical ed opere teatrali David Zard. ( Notre Dame de Paris, Dracula etc…) che mi ha avuto ospite nella sua bella casa vicina a Tel Aviv. Altro ospite di eccezione di Walter Arbib un dirigente della Libyan Freedom and Democracy Campaign, mio vicino di tavolo nei festeggiamenti, cittadino Libico di spicco, attore importante negli eventi di questi giorni in Nord Africa, che in un suo discorso ha promesso di far tornare Italiani ed Ebrei nel suo paese, alla loro prossima vittoria politica. Non potevano mancare personaggi di spicco della comunità ebraica italiana come il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Ad arricchire di ufficialità e prestigio l’evento dedicato 42 epopea, durante il periodo delle persecuzioni del famigerato Col. delle SS Adolf Eichmann, con il quale l’eroe italiano si scontrò per salvare anche due bambini che stavano per essere imbarcati in uno dei treni dell’orrore, destinati ai campi di sterminio. Lapide deposta nel bosco in onore di Giorgio Perlasca. Nella foto Walter Arbib, Franco Perlasca, Jack Arbib e il Vice Primo Ministro di Israele Silvan Shalom GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Durante la permanenza in Israele si sono susseguite manifestazioni e iniziative interessanti per onorare l’eroe italiano, come l’inaugurazione del grande bosco a lui dedicato alla presenza di moltissime autorità, ministri, ambasciatori e personaggi di spicco, un terreno acquistato da Walter Arbib nel 2004 dove sono stati piantati 10 mila alberi. Il discorso pronunciato dalla nostra Guardia Franco Perlasca in Israele a Maggio 2011 è stato il seguente: “Il 17 maggio, in Israele nella foresta di Alihud alle spalle della città di Haifa, si è tenuta una cerimonia particolarmente importante e significativa con l’intitolazione di un bosco d’oltre 16 Maggio 2011 – Israele . Walter Arbib in primo piano, la Guardia alle Reali Tombe del Pantheon, Franco Perlasca, la signora Luciana Amodio, Jack Arbib, il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano 10mila alberi alla memoria e all’esempio di Giorgio Perlasca. La donazione del bosco è stata fatta da un amico canadese, Walter Arbib, libico di nascita, italiano d’adozione e cittadino del mondo vivendo ora in Canada, a Toronto. Un incontro con Walter che risale al 2004 quando vedendo il film “Perlasca, un eroe italiano” s’innamorò di quella figura e volle organizzare in Canada una serie di eventi a lui dedicati cui partecipai in qualità di Presidente della Fondazione Giorgio Perlasca. Ora il bosco in Israele. La sera precedente, il 16 maggio, a Gerusalemme siamo stati ricevuti dal Presidente Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Israele, che ha voluto donarci una targa con sua dedica ed ha ricordato la figura di Giorgio Perlasca Il Vice Primo Ministro di Israele Silvan Shalom consegna i Certificati dell’istituzione del bosco da parte del JNF (Jewish National Fund) a Walter Arbib e a Franco Perlasca. come quella di un grande italiano che ha onorato l’Italia nel mondo. Targa consegnata a Franco Perlasca dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Alla cerimonia alla foresta di Alihud erano presenti il Vice premier israeliano Silvan Shalom, l’Ambasciatore canadese, il Presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici oltre a qualificati esponenti del mondo culturale, imprenditoriale e diplomatico dello stato d’Israele. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Giorgio Perlasca è stato l’italiano che durante la seconda guerra mondiale salvò da sicura morte oltre 5200 ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo non suo, quello di Ambasciatore spagnolo lui che non era né diplomatico né spagnolo. E per quarantacinque anni nulla raccontò, nemmeno in famiglia, della sua straordinaria avventura e se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi che lo ritrovarono nel 1988 la sua storia sarebbe andata dispersa. Riteneva semplicemente d’aver fatto il proprio dovere, nulla di più e nulla di meno, al di là e al di sopra d’ogni ideologia. Al ritorno in Italia mai pensò di “vendere” la sua storia e ottenere qualcosa in cambio. Non ebbe un dopoguerra semplice, aveva perso il lavoro e 43 dovette ricominciare tutto daccapo. Quando a inizio degli anni 80 la morte lo sfiorò per un ictus ci indicò il suo memoriale affinché lo leggessimo comprendendo che qualcosa di buono l’aveva fatto nel corso della vita. Non ne avemmo il tempo o la voglia o più semplicemente il destino decise in maniera diversa e, quando si rimise in piedi, una delle prime cose che fece fu di riprendersi quelle carte. La morale: pensava di morire e riteneva giusto che quantomeno i famigliari sapessero. Comprendendo che l’appuntamento con la morte era rinviato a data da destinarsi, si riprese le carte nell’attesa d’eventi. Che arrivarono nel 1988. Il destino decise così. Personalmente seppi cosa aveva fatto tanti anni prima mio padre solo quando fu ritrovato da alcune donne ebree ungheresi e precisamente quando la signora Lang e il marito si presentarono a casa sua. Telefonarono qualche giorno prima per fissare un appuntamento; avevano studiato un po’ d’italiano apposta per il viaggio in Italia ancora non semplice perché il muro di Berlino, pur scricchiolante, era ancora lì. Vennero in rappresentanza di decine di famiglie salvate a suo tempo da uno strano Console spagnolo, Jorge Perlasca. Raccontarono la loro storia umana e compresi che mio padre li aveva salvati; ma andarono avanti con il loro racconto e cominciai a intravedere oltre a loro decine, centinaia forse migliaia d’altre persone. E, devo confessare, entrai in crisi chiedendomi se conoscevo realmente la persona con cui avevo vissuto per oltre trenta anni, la mia età di allora. Ma un piccolo grande fatto mi aprì gli occhi, mi fece ragionare e pensare su quanto successo: la signora, assieme ad altri piccoli regali, portò tre pacchetti che aprì con grande attenzione ed emozione. All’interno un cucchiaino, una tazzina e un piccolo medaglione, gli unici oggetti, aggiunse, che la famiglia aveva salvato dal disastro della seconda guerra mondiale. Voleva darli a mio padre che non li voleva prendere: “ signora deve darli ai figli e poi i figli li daranno ai nipoti a ricordo della famiglia.” La signora uscì con una frase che ancor oggi mi emoziona “ signor Perlasca, li deve tenere lei perché senza di lei non avremmo avuto né figli né nipoti.” Quei tre piccoli oggetti, è inutile dirlo, li conserviamo ancor oggi con un amore particolare per la sofferenza, il dolore e il sangue che vi stanno dietro. Dopo non cambiò assolutamente; fu la stessa persona “semplice” di prima, nel senso più alto del termine, perché non riteneva d’aver fatto nulla di particolare ma solo il proprio dovere d’uomo. Ai giornalisti che ripetutamente gli 44 chiesero il perché lo aveva fatto rispondeva semplicemente “lei cosa avrebbe fatto al mio posto, vedendo donne, bambini e uomini massacrati e sterminati solo per un diverso credo religioso ?” A un giornalista che voleva fargli dire, suggerendogli la risposta, che aveva fatto il tutto perché cattolico rispose semplicemente ma seccamente “no, l’ho fatto perché sono un uomo”. Cosa ha lasciato Giorgio Perlasca con questa sua incredibile storia ungherese e con i successivi 45 anni di silenzio? Un grande insegnamento, far del bene senza aspettarsi qualcosa in cambio. E un grande testamento spirituale rappresentato dalle poche parole con cui rispose a una domanda di Giovanni Minoli che gli chiese durante il Mixer del 1990 “ma lei signor Perlasca perché vorrebbe che questa storia fosse ricordata?” Rispose in maniera semplice, diretta senza giri di parole “vorrei che questa vicenda sia ricordata dai giovani affinché, sapendo quanto è successo, sappiano anche opporsi a violenze del genere se mai dovessero ripetersi”. Il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, parla durante l’inaugurazione del bosco nella foresta di Alihud, intitolato a Giorgio Perlasca Un pensiero, una riflessione assolutamente attuale nella nostra società. Come Fondazione a lui dedicata vogliamo portare questo suo messaggio specie alle giovani generazioni che hanno bisogno di esempi in positivo da imitare e la storia di Giorgio Perlasca è la dimostrazione che qualsiasi di noi, se vuole, qualcosa può fare per opporsi al male.” Proseguendo il racconto dell’interessante viaggio a Gerusalemme, tra i percorsi culturali organizzati non poteva mancare la visita al museo d’Arte Italo/ Ebraica U. Nahon, per ammirare la GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Targa in onore di Walter Arbib nel museo Italico Ebreo di Gerusalemme Mostra allestita per la commemorazione dei 150 anni del Regno d’Italia, che ha ottenuto l’alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana. Nel Museo è stato dato grande risalto alla Casata dei Savoia con l’esposizione dello Statuto Albertino, documento che dichiarava ufficialmente l’uguaglianza dei diritti nell’Italia Sabauda per gli Ebrei Italici, ed il quadro di S. M. Carlo Alberto in una delle sale messe a disposizione per l’evento. Tra le varie inaugurazioni, il “Centro Educativo” finanziato dalla famiglia Arbib a Gerusalemme. Ma tornando alle vicende legate a Giorgio Perlasca, già nel 2004 Walter organizzò a Toronto (Canada) i primi eventi in ricordo dei tragici avvenimenti in Ungheria e a commemorazione dell’eroe italiano Per quell’occasioni rintracciai la nostra Guardia Franco Perlasca alla Stazione Termini, in partenza per Padova, perché si incontrasse subito con Walter e confermasse la sua preziosa partecipazione al programma degli eventi di Toronto. Insieme alla Royal Bank of Canada, alla presenza del figlio Franco Perlasca e di centinaia di invitati, ebbero luogo una serie di meeting, cocktail e la proiezione del film TV dedicato a Giorgio Perlasca e prodotto dall’Italia sulla vicenda dell’eroe italiano. In quell’occasione si raccolsero centinaia di migliaia di dollari per aiutare degli Ebrei anziani alcuni dei quali vittime della Shoah. Un importante ricordo legato alla giornata dell’incontro romano di Walter e Franco Perlasca, riguarda S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 IV, presente a Roma in quei giorni e alloggiato nello stesso Hotel Exelsior. Organizzai subito anche un incontro con Walter ed il Presidente delle nostre Guardie alle Reali Tombe del Pantheon, il Grande Ufficiale O. SS. M. L. Comandante Dott. Ugo d’Atri. Walter infatti è un discendente del Senatore del Regno Fernando Arbib, Guardia del nostro Istituto dell’epoca (Ist. Reduci delle Guerre di Indipendenza), come mi confidò una decina d’anni fa Giovanni Greuther Duca di Santaseverina che spesso accompagnavo quando era in visita a Roma . Una nota su Fernando Arbib: Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 21 novembre 1901 Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia Scrisse il libro “Vittorie e sconfitte” che si trova negli annali militari. Combatté, come tanti Ebrei, per l’unità d’Italia Tripoli, 1967: l’arch. Fulvio Biggero e la G. d’O. Agostino Mattoli sulla soglia della moschea di Ben Ghurgi 45 e non dimentichiamo come mi ricorda il nostro Presidente delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon Ugo d’Atri che anche nella Prima guerra Mondiale che è in effetti anche la nostra quarta guerra per l’unità italiana, ben trenta dei nostri Generali erano Ebrei. Tra questi c’erano altri due parenti Arbib: il Generale Angelo Arbib morto nel 1917 e il Generale Emilio Arbib, Invalido di Guerra e morto nel 1933. La scheda dell’antico nostro Fernando Arbib è la seguente: ufficiale superiore nei Cacciatori delle Alpi durante la Seconda (1859-1860) e la Terza (1866) Guerra d’Indipendenza, durante le quali ottenne due medaglie al valor militare. Come si può evincere da quanto raccontato finora, la storia di Walter Arbib si intreccia con la mia storia, negli anni e negli avvenimenti di una vita. Io conoscevo Walter Arbib nel periodo in cui stava a Roma, dove studiava viaggiando avanti indietro con la Libia a trovare sua madre Iolanda, inclusa Malta nel 1964, fino ad arrivare al periodo pre Gheddafi, alla “guerra dei sei giorni” d’Israele (6 Giugno 1967), quando, per conseguenza, Walter, la sua famiglia e tanti suoi amici furono perseguitati e costretti a lasciare la loro terra a causa di quegli eventi. Io in Libia avevo due imprese, succursali delle mie attività romane. La “ Bimal ltd”, una società con l’arch. Fulvio Biggiero, nata per il restauro della moschea di Ben Ghurgi a Tripoli, e una filiale della mia società “Foreign Cars” di Roma, che vendeva automobili principalmente per la base aerea Americana di Wheelus Airbase (US Strategic Air Command di Tripoli.) dove, fino alla fine del 1969, c’erano ancora circa 5000 Americani. Successivamente, nel 1969, io dovetti lasciare la Libia per un altro evento: il colpo di stato di Gheddafi. In quegli anni, grazie a Gheddafi, anche io persi tutto come in principio i miei amici Ebrei Italiani di Tripoli e successivamente anche tutti gli Italiani coloni da generazioni, che furono cacciati senza tanti complimenti. Proprio nel 1967 Walter Arbib se ne andò definitivamente dalla Libia e venne a Roma. Lui ricorda sempre che, appena giunto a Roma, io gli diedi il suo primo lavoro, come anche all’amico Tripolino, Juju Fadlon, presso i miei uffici all’angolo di Via Veneto. Franco Perlasca e Agostino Mattoli, Guardie d’Onore, durante l’inaugurazione del bosco a nome dell’eroe Giorgio Perlasca Ma i suoi ricordi legati alla fuga ed alle persecuzioni risalgono a molto tempo prima: durante la Seconda guerra mondiale, ancora in grembo di sua madre, con il padre non vedente (a causa di un grave incidente) ed il fratellino maggiore Jack, dovettero lasciare la Libia, aiutati dallo zio Angelo e da un capitano generoso e corag- 46 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 gioso di una nave italiana, che li imbarcò, lasciandoli di fronte alla Tunisia in una scialuppa salvandoli. Walter nacque proprio in quelle terre, ma, a seguito della breve occupazione Tedesca, furono nuovamente a rischio e furono nuovamente portati in salvo grazie al coraggio dallo zio Angiolino. Ma, tornando alla parentesi romana nei miei uffici e ripartendo da là, la storia di Walter Arbib diventa una straordinaria storia di grandi successi imprenditoriali (agenzie turistiche anche a New York, la Dollar Rent a Car ecc…), culminando con la fondazione della prossimo sia che si tratti di Musulmano o Cristiano o Ebreo. Ricordiamo l’impegno di Walter nel trasporto, da Torino all’Iraq, dei reperti del famoso museo di Baghdad che furono recuperati danneggiati da saccheggi e atti di guerra. Grazie agli aerei della sua società Skylink porta soccorsi in Namibia, Cambogia,Yemen. Fino ad arrivare alle imprese umanitarie più recenti, come l’invio dei suoi aerei pieni soccorsi e medicinali da lui donati generosamente, a seguito dello Tsunami che colpì nel 2004 l’isola indonesiana di Sumatra, i soccorsi ai sopravvissuti del terremoto di Haiti, alla popolazione dell’Aquila in Italia e poi il tentativo di aiutare il Chile nel 2010 per il tremendo terremoto (8.8 Richter) ed il devastante maremoto. Se a qualcuno interessasse qualche notizia in più su Walter Arbib, sullo straordinario personaggio e sulle sue imprese, può consultare il sito web all’indirizzo: http://www.skylinkus.com/news/news_1199.asp e vi troverete un interessante articolo dal titolo “do not shoot us we are the good guys”, ossia “Non sparateci, noi siamo i buoni”, vedrete Walter in volo su un suo elicottero da soccorso, pieno di buchi di proiettili ricevuti nella carlinga. Per concludere dirò che nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie e alcune di queste le ho reincontrate nel mio viaggio in Israele: lo straordinario Franco Perlasca, Guardia alle Reali Tombe del Pantheon, in viaggio con la moglie, Signora Luciana Amodio, che onora il ricordo dell’eroico padre dividendosi tra gli impegni di lavoro ed i molteplici appuntamenti a cui intervenire per attendere alla Mission della Fondazione dedicata al padre, Walter Arbib, tanti nostri amici Tripolini e Libici e tanti altri non menzionati per problemi di spazio nel mio rapporto, ma presenti molto bene nella mia memoria e nei ricordi. Skylink Aviation, società specializzata in voli ad alto rischio per le Nazioni Unite e per vari governi, da Timor all’Iraq all’Afghanistan al Sudan e al Darfur, e la gestione e riorganizzazione post guerra degli aeroporti iracheni. Walter è un uomo, che allo stesso tempo investe, negli anni, da grande filantropo per aiutare il GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 Nota: il Dott. Agostino M Mattoli è la Guardia D’Onore responsabile quale ispettore per le Americhe ed è residente in Cile. È stato per anni Ispettore Naz. Del Centro Italia delle Guardie. Nobile di Bevagna, Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Per gli Ordini Dinastici ha collaborato nell’anno 2001 nel creare la nuova delegazione in Brasile presentando, quale primo delegato, il Conte William Marmonti che è anche delegato delle Guardie per il Brasile. A. M. Mattoli è Senatore dell’Istituto del Sacro Romano Impero e fa parte del Gruppo Savoia. 47 LIBRI LA LUCE SUL MARE di Angenlo Maurizio Mapelli L’episodio storico al centro della narrazione in questo ultimo romanzo si Angelo Maurizio Mapelli può essere giudicato, tutto sommato minore, se considerato nel vastissimo panorama dello scontro secolare sul mare e nelle aree costiere fra l’impero ottomano e la cristianità mediterranea, tra la fine del Quattrocento e il Seicento. E tuttavia, il successo riportato tra il 5 e l’8 agosto 1567 dai Canonici Regolari Lateranensi, dell’abbazia tremitana di Santa Maria a Mare, contro la flotta turca di Selim II, comandata da Pialc Pascià, ha un discreto rilievo, non solo nella memoria delle genti delle Tremiti e dell’area garganica. Se non altro come tappa, in parte fortunosa, di una progressiva riscossa cristiana sul mare. Due anni prima una ben più possente flotta ottomana aveva condotto una poderosa armata di terra alla conquista di Malta, difesa dai suoi eroici Cavalieri, dagli isolani e da volontari giunti da tutta Europa. Solimano il Magnifico aveva sperato molto da questa spedizione per concludere degnamente un regno glorioso, ricco di 48 conquiste. Il probabile successo, inoltre, avrebbe potuto fornirgli una base per future operazioni in Sicilia e altrove, magari verso Roma. Invece la Croce e la Spada avevano resistito e trionfato, contra spem. La luce sul mare è la gloriosa abbazia delle isole Tremiti nel suo ruolo di evangelizzatrice nei secoli. Il mare, ponte fra le terre, è l’altro protagonista di questa vibrante narrazione, paesaggio naturale e metafora dello spirito contemplativo. Mapelli individua come protagonista narrante un sacerdote della Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi. Molti anni dopo l’attacco dei Turchi alle Tremiti ricorda l’inizio della sua vocazione, l’approdo alle isole, i suoi esordi come predicatore nelle terre costiere dipendenti dall’abbazia, soprattutto i giorni dell’attacco ottomano e la sua partecipazione alla difesa del complesso badiale, superando comprensibili dubbi e riserve legati al suo status di religioso. Il piglio narrativo molto accattivante del romanzo riesce ad equilibrare con estrema efficacia le sequenze drammatiche e quelle riflessive, ma ciò che affascina di più è la capacità di creare dei personaggi assolutamente veri nella loro umanità. Con acutezza di introspezione psicologica Mapelli immagina e con abilità narrativa rende il travaglio spirituale del protagonista don Marco, l’umile grandezza di don Angelo, l’abate, ma anche la coralità di quella piccola comunità religiosa combattente e la saggezza del pescatore Giovanni, portavoce di un arcaico mondo rurale, ancora sospeso tra paganesimo e civiltà. La luce sul mare è un romanzo breve di 104 pagine che si leggono in un fiato, pregne di una scrittura ricca nel lessico, di altri tempi, scorrevole, ritmica e di grande forza espressiva. Le parti della battaglia contro i Turchi hanno un piglio cinematografico, visivo, così come le riflessioni sull’uccidere, sul senso del peccato, sul timore che la spiritualità venga meno nel mondo, portano il lettore su un piano filosofico. Questo romanzo è una gradita sorpresa. Una scrittura vibrante al servizio di una vibrante vicenda storica e spirituale. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 STORIA E LETTERATURE ITALIANE DI NIZZA E DEL NIZZARDO di Giulio Vignoli 150 anni fa Nizza e il suo territorio vennero ceduti alla Francia, dopo un plebiscito truccato dalle autorità piemontesi di comune accordo con quelle francesi, in ottemperanza agli accordi di Plombières che prevedevano, in cambio delle mutilazioni territoriali (anche della Savoia), l’aiuto di Napoleone III nella Seconda Guerra di Indipendenza. Nizza (e la sua Contea) si era data liberamente nel 1388 ai Savoia con l’impegno di quest’ultimi che mai sarebbe stata ceduta ad altro Stato o Signore… In questo pamphlet viene illustrata anche la letteratura italiana di Nizza e del Nizzardo e di Briga e di Tenda (cedute anch’esse alla Francia dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale), con precisi riferimenti storici che ristabiliscono la verità ignorata sulle vicende di queste terre. Oltre che della storia italiana di Nizza e del Nizzardo, anche della loro letteratura italiana nulla o quasi si sa in Italia, mentre in Francia esse vengono volutamente tenute nascoste per motivi politici. Un libro di denuncia, quindi, che vuole sollevare la spessa coltre dell’ignoranza e dell’oblio italiani e della congiura francese del silenzio. Nizza non era così “francese” come si vuol far credere. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 IL MARCHIO DI CRISTO Un romanzo, un bel romanzo, intrigante, ben scritto. La storia narrata è stemperata, tra presente (il giallo) e passato (i sogni del protagonista ambientati in quella porzione di storia dedicata al periodo dei Cavalieri Templari) con pennellate decise, con incalzante incedere, articolandosi in un condensato di azione, mistero ed enigmi. Una trama ben studiata, ricca di colpi di scena che contribuiscono ad infittire il mistero tra sotterfugi, complotti, in un crescendo di emozioni. È davvero incredibile, e sicuramente encomiabile, il lavoro di ricerca che si nasconde dietro questo tipo di romanzi. Per questo bisogna dare atto ai due autori, alla loro prima esperienza letteraria, di essere magistralmente riusciti a trattare, con profonda conoscenza ed indubbia preparazione gli argomenti trattati, di non facile comprensione e non conosciuti da tutti, pur sempre con semplicità di linguaggio, inserendoli e miscelandoli, nei vari capitoli, in un susseguirsi di sogno e realtà, in modo omogeneo, lineare e scorrevole alla lettura. Apprezzabile l’originalità di aver saputo scrivere “una storia nella storia”, rappresentata dal dualismo dell’ambientazione temporale: i sogni ricorrenti che inquietano la vita del protagonista Riccardo, vissuti in prima persona dallo stesso, calato nei panni di un cavaliere templare, in un percorso di avvenimenti legati al Santo Graal, ed il racconto che nasce e si sviluppa ai giorni nostri, ricco di tensione e di mistero, che riporta il protagonista stesso a dar corpo e significato ai suoi sogni, tra nazismo e sette segrete, il tutto risultando la chiave di lettura del romanzo stesso. 49 Un libro che porta il lettore ad addentrarsi nelle pieghe della trama, tenendolo incollato fino all’ultima pagina, coinvolgendolo nella storia narrata, al punto tale da lasciare la curiosità di ciò che accadrà dopo. La vita quotidiana del protagonista viene sconvolta da una serie di avvenimenti che sembrano essere la spiegazione dei suoi strani sogni. Riccardo dovrà fare i conti con i grandi protagonisti della storia ed i personaggi ambigui del presente, legati ad organizzazioni segrete. Spiegarsi il motivo di misteriosi avvenimenti, riuscire a scoprire un segreto che, se svelato, potrebbe sgretolare le basi del mondo. Che fare? Custodirlo o donarlo all’umanità intera? I due autori ci permettono di penetrare nel labirinto della storia: tra templari, nazisti, marchi di fuoco e cavalieri medievali, l’avventura rapisce il lettore che più di una volta sobbalzerà sulla sedia per le sorprese che il racconto riserva. Il marchio di Cristo, Adelio Debenedetti e Massimo Ferrari Trecate, edizioni Albatros, euro 17,50. Reperibile su tutte le librerie online, (www.ibs.it, www.bol.it, www.libreriauniversitaria.it) nelle librerie Fetrinelli e il Libraccio e tutte quelle distribuite dal gruppo Mursia Editore. Buona lettura. AA.VV., IL TESORO DELLA SINDONE. Mirabilia del sacro e incisioni sindoniche di Umberto II di Savoia, Daniela Piazza Editore, 2010, pp. 125 Fra le iniziative promosse in occasione della recente solenne Ostensione pubblica della Sacra Sindone 50 particolare rilevanza scientifica e vivo consenso ha riscosso la mostra dedicata al suo Tesoro e alle incisioni raffiguranti il Telo di Umberto II. L’evento è stato ospitato nella Sacrestia superiore e nella Galleria della Cappella della Sindone e nella contigua Cappella Regia del Palazzo Reale di Torino: gli storici ambienti, già degradati da anni di incuria e poi coinvolti nel devastante incendio del 1997, sono stati restaurati alla pari dei loro arredi lignei (armadi, consolles, altari, organi…). L’elegante volume-catalogo presenta in maniera puntuale i due siti unitamente ai lavori di ripristino anche degli oggetti esposti (un decimo dell’intero Tesoro, che conta oltre 700 pezzi). La Sacrestia della Cappella conserva infatti un copioso apparato di arredi sacri e paramenti liturgici, che consente di delineare – fra continui richiami dinastici e devozionali – il succedersi delle scelte artistiche della committenza di Casa Savoia fra’600 e primo’900. Fra i capolavori il paliotto della “Nascita della Vergine Maria” e l’”Annunciazione” del Procaccini, l’urna settecentesca per il trasporto della Sindone in processione, la cassa reliquiario di San Maurizio della bottega del Bonzanigo, le oreficerie neoclassiche del Balbino e del Gaya, gli arredi in stile neogotico dell’età carlo-albertina, le collezioni dei reliquiari di piccolo formato, i doni della Famiglia Reale (ex multis la “Rosa d’Oro” della Regina Maria Adelaide, consorte di Vittorio Emanuele II, riportata sulla copertina del volume). La magna pars delle tavole è costituita dalle 34 incisioni sindoniche facenti parte della non più completa, ma sempre eccezionale, collezione realizzata da Umberto II fin dai primi anni’20: divisa fra il castello di Racconigi e la Fondazione dedicata al Sovrano, guidata da Maria Gabriella di Savoia, questa raccolta è una peculiare testimonianza della storia del “Santo Sudario” che Umberto II compì con acume e intelligenza. La parte scientifica del catalogo si articola in nove ponderosi contributi: “Umberto II collezionista”, “Le Sindoni dipinte. La copia di Carlo Cussetti (commissionata da Vittorio Emanuele III), “La Porta Reale della Cappella della Sindone”, “La Curia Regia fra XVIII e XXI secolo”, “ Il restauro della Sacrestia Superiore”, “Le ostensioni nelle opere grafiche della collezione di Umberto II”, “ Il Tesoro della Sindone”, “ I restauri e il riallestimento”, “Il cerimoniale per la Rosa d’Oro”. Dopo un estratto in lingua inglese, il lettore incontra il pregevole corpus delle 67 schede che illustrano quanto presente nella mostra. Completa il volume una puntuale bibliografia specialistica. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 ITALIA D’OLTREMARE Storia dei territori italiani dalla conquista alla caduta di Vanni Beltrami Edizioni Nuova Cultura - Roma giugno 2011 Collana Interpolis di Studi Politici e Internazionali Vanni Beltrami è un valente chirurgo, ma anche un grande viaggiatore e studioso, particolarmente dell’ Africa sahariana e sub-sahariana, alla quale ha dedicato numerosi libri e saggi. Con questo Suo più recente lavoro ha invece affrontato una problematica molto più vasta e cioè, come dal titolo tutti i territori oltremare sui quali abbia sventolato il nostro Tricolore, per più o meno tempo, dall’Eritrea alla Somalia, alla Libia, al Dodecanneso, all’Etiopia, a Tien Tsin e per ultima l’Albania, indagine che ben si inquadra nell’anno del centocinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia. Vanni Beltrami per meglio procedere nella Sua narrazione, inizia con una documentata premessa, quanto mai opportuna e necessaria, sullo stato dell’Africa nella seconda metà del diciannovesimo secolo, il secolo della massima espansione degli imperi coloniali inglesi, francesi, tedeschi, portoghesi, spagnoli e belgi, quando l’Italia, raggiunta finalmente la sua unità, si affacciava timidamente anch’essa sulla scena africana, cominciando dal “Corno d’Africa, grazie alla intraprendenza di un suo armatore, il cui nome Rubattino ci è già ben GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 noto per la vicenda della spedizione garibaldina in Sicilia. Segue poi, capitolo per capitolo, un ampio profilo storico, geografico etnografico ed antropologico dei paesi descritti e delle loro popolazioni, particolarmente Libia ed Africa Orientale, insieme con il quadro estremamente dettagliato delle vicende militari che portarono all’acquisizione di questi territori, con documentati riferimenti ai protagonisti delle due parti in conflitto, con assoluta serenità ed imparzialità, con tratto e competenza da vero storico, doti queste, oggi, sempre più rare imperando la faziosità e l’acredine anche nel parlare di eventi lontani nel tempo. Nelle Sue pagine ritornano per l’Etiopia i nomi dei De Cristoforis, dei Galliano e dei Toselli, le loro eroiche, ma tragiche vicende, che ebbero il loro culmine ad Adua, nel marzo 1896, la cui sfortunata battaglia è accuratamente descritta, e nella quale perirono ben due generali, Dabormida ed Arimondi, caduti alla testa delle loro Brigate, ed anche il giovanissimo Zio dell’Autore, il tenente Carlo Beltrami, che avrebbe continuato la tradizione familiare, in quanto figlio di Carlo Beltrami, combattente nella guerra di Crimea e nella terza guerra dell’Indipendenza, e Tenente Generale del Regio Esercito, a chiusura della Sua carriera militare, e fratello di Gian Mario, padre di Vanni, prematuramente scomparso a poco più di quarant’anni, quando aveva già raggiunto il grado di Generale di Brigata della Regia Aeronautica. Etiopia amara ancora nel 1942, con i valorosi Generali Volpini e Lorenzini, anche loro uccisi e con la resa dell’Amba Alagi, triste nome per noi, la cui amarezza è solo parzialmente attutita dall’onore delle armi riservato al Duca d’Aosta, Amedeo di Savoia, l’ultimo Viceré, ed ai Suoi soldati. Il libro, suddiviso per paesi e per periodi costituisce un testo completo estremamente chiaro e preciso, quasi scolastico, nel senso migliore del termine, con ampio spazio dedicato alle strutture amministrative ed agli amministratori di questi territori, compresa la storia monetaria, con le vicende del famoso “tallero di Maria Teresa“ e la storia postale, dai primi francobolli del Benadir, alle splendide serie pittoriche degli anni “trenta”, che va letto con attenzione e meditato in quanto le storie narrate fanno parte della più vasta storia nazionale della quale dobbiamo tenere conto, anche se alcuna pagine della stessa non furono certo degne della nostra missione civilizzatrice. Domenico Giglio 51 Sulla numero 81 della rivista l’Informazione del Collezionista è stata pubblicata la seguente recensione del volume “Storia e ruolo della Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon” a firma di Pierluca Ferrara. “Volume storico celebrativo sull’Unità d’Italia donatoci dal Presidente dell’Istituto Dr. Ugo d’Atri che ringraziamo per aver privilegiato la nostra biblioteca. La presentazione alla pubblicazione è a firma dell’attuale Ministro della Difesa On.le La Russa che eroe dei due mondi, sono stati tra i fondatori della «Guardia d’Onore» la cui associazione si realizzò a Torino, allora capitale d’Italia, per poi trasferirsi a Roma Capitale del Regno. Il generale Rocca, l’ammiraglio Birindelli e, recentemente, Filippo Raciti, assassinato il 2 febbraio 2007 davanti allo stadio di Catania, anch’essi hanno fatto parte della Guardia d’Onore. Nella foto di copertina quattro rappresentanti dell’Istituto, che è Ente Morale dal 1911, mentre montano la guardia all’Altare della Patria. Guardie d’Onore che sostengono il labaro sul quale sono appuntate quaranta medaglie d’oro a cui fanno seguito centinaia di medaglie d’argento, di bronzo e croci di guerra consegnate per onorare il tricolore ed i caduti per la Patria. Nel 1925 uscì il primo numero della rivista mensile “Savoia”. Attualmente la rivista bimestrale dei soci è Guardia d’Onore. Sede della rivista, fin dalla fondazione, è via della Minerva 20, situata a fianco del Pantheon. Rivista che viene spedita ai soci in Italia ed ai moltissimi associati all’estero. Nelle circa cento pagine finali del volume sono riportati, in elenco alfabetico, i nominativi e luoghi di residenza di tutti i soci. Una delle tantissime foto riproduce i funerali del re Vittorio Emanuele II con la Guardia d’Onore che accompagna la salma dal Quirinale alla sepoltura nel Pantheon, avvenuta il 17 gennaio 1878. Nell’indice, sono inseriti cinque capitolo che dettagliano la storia dell’Istituto dall’origine. Al capitolo quarto sono riportate due proposte di legge presentate alla Camera dei Deputati nel 2007 e nel 2008 per l’autorizzazione alla sepoltura delle salme dei re e regine nel Pantheon di Roma. Autore del volume di 230 pagine è l’avvocato Alfonso Marini Dettina, consultore dell’Istituto. ricorda l’Anniversario costitutivo dell’Associazione avvenuto nel 1878 per commemorare i veterani delle guerre risorgimentali ed i garibaldini fino ai caduti repubblicani che hanno onorato il tricolore. Nomi famosi come lo stesso Giuseppe Garibaldi, 52 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 LA MONARCHIA E IL RISORGIMENTO di Filippo Mazzonis L’ULTIMO CONTE DI CAPITTO di Nello Ghione ed. Il Mulino. Albatros editore Il ruolo che l’istituzione monarchica ha svolto nella storia politica dell’Italia unita ed il contributo che essa ha dato al formarsi di una coscienza nazionale di massa sono elementi di ricerca pregevolmente affrontati in questo testo scritto dal compianto Filippo Mazzonis, docente di Storia contemporanea dell’Università di Teramo, prematuramente scomparso nel 2002. Un compito non facile, dato che il dibattito storiografico, anche dopo la fine della monarchia ed il mutato assetto costituzionale dello Stato, ha a lungo privilegiato altri fattori, vuoi politico – istituzionali (il Parlamento, il Governo, i partiti, le forze armate, la scuola etc.), vuoi di natura economico – sociale e culturale (lo sviluppo economico (lo sviluppo economico e le sue conseguenze e i suoi effetti sull’insieme della società, i mutamenti di mentalità all’interno di questa), rispetto ai quali alla monarchia è stata assegnata una funzione secondaria, che, pur decisiva in determinati frangenti della nostra storia nazionale, ha finito per risultare nel complesso episodica e marginale. L’autore in primis ripercorre la storia di Casa Savoia, mettendo in luce l’identità della dinastia nel corso dei secoli ed il suo consolidamento sul territorio e nello scenario europeo. Segue, poi, un’attenta analisi dell’istituzione monarchica alla luce delle disposizioni contenute nello Statuto albertino, assai attente a mantener ferma una serie di prerogative regie, pur in un quadro di cambiamenti socio – politici. Si effettua, infine, un lungo excursus sul regno di Vittorio Emanuele II e di Umberto I alla luce dei mutamenti venutisi a creare con l’unità d’Italia. Un testo assai interessante, di ampia chiarezza espositiva, che affronta in maniera rigorosa un tema fondamentale nella storia della nostra Patria. Avv. Angelo Gadaleta “La quarta opera - un romanzo storico, risorgimentale - di Nello Ghione rappresenta anch’essa, come tutte le precedenti, una bella novità. Questo autore dunque, dimostra indubbiamente non solo una inesauribile vena creativa, ma anche la capacità letteraria di giostrare la sua fantasia narratrice su diversi registri. Dopo le poesie ed i racconti brevi (“Un viaggio dai mari al cielo”), opera che faceva già gustare l’arte immaginifica dell’autore, abbiamo avuto qualche anno dopo la prima novità del lungo racconto “Partono i bastimenti” - ambientato tra Italia e sud America ai primi del Novecento; poi la seconda novità dell’amore travagliato di “Anima mia va’ in cerca di lei” ambientato in Liguria e nel Piemonte del difficile dopo guerra; ora la terza novità di un nuovo romanzo, questa volta ambientato nel Piemonte del Risorgimento, ma anche nella Francia imperiale.” (dalla prefazione di Roberto Bottazzi). GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 53 NOTE LIETE La Guardia d’Onore Cav. Pietro Balestrino, della Delegazione di Asti, titolare dell’omonima distilleria, specializzata nella produzione di grappe, liquori, e amari tra cui la famosa China d’Asti, con sede a Nizza M.to (AT), ha esposto i suoi prodotti alla Douja d’Or di Asti, in occasione della 45° edizione del Salone Nazionale del Vino. L’evento si è tenuto nel salone dell’Enofila in cui sono convenuti per l’occasione espositori nazionali e internazionali. La GDO Balestrino ha ornato il suo stand espositivo, in onore del 150° dell’Unità d’Italia, con 2 bandiere sabaude d’epoca che sono state molto ammirate dai numerosissimi visitatori che hanno affollato il salone espositivo per oltre una settimana. Ha fatto visita al Cav. Balestrino anche la nuotatrice astigiana Alice Franco reduce dai recenti successi sportivi in cui ha conquistato una medaglia di bronzo nella 25 km di fondo ai Mondiali e una d’oro agli Europei. Il 9 luglio 2011, nella chiesa del Sacro Cuore di Caltanissetta, la G. d’O. Maurizio Russo si è unito in matrimonio con la Signorina Stefania Catania, presente il delegato prov.le Falzone e Consorte, a fine della cerimonia il celebrante Don Salvatore 54 Rumeo ha letto il telegramma di S. A. R. Vittorio Emanuele, del Presidente Nazionale Dr. Ugo d‘Atri e del segretario di Stato Vaticano Sua Eminenza Bertone. Alla fine è stata letta e data agli sposi la pergamena contenente la benedizione del Santo Padre, Papa Benedetto XVI. Lo scorso 29 luglio, a Firenze, S. A. R. il Principe Waiss Hassan d’Afghanistan si è sposato con la sig.na Jennifer Socker. Domenica 25 settembre 2011, l’avv. Filippo Duvina ha sposato nella chiesa di San Francesco e Santa Chiara, a Firenze, la dr.ssa Valentina Meucci. Il matrimonio è stato celebrato dalla Guardia d’Onore don Andrea Ghiselli; testimoni dello sposo, i suoi fratelli, le Guardie d’Onore prof. Dr. Giovani Duvina e dr. Marco Duvina. Fra i presenti, il padre, prof. dr. Pierluigi Duvina, presidente della Consulta dei Senatori del Regno, la madre, Guardia d’Onore prof.ssa Maria Razzanelli Duvina, le sorelle, Guardie d’Onore Cecilia ed Agata Duvina, il presidente dell’Istituto, comandante d’Atri, l’ispettore per le Americhe, nob. dott. Agostino Mattoli. Il maestro di arti marziali Pietro Cassaro, è il nuovo presidente del comitato provinciale Csen di Massa Carrara. La sua nomina è stata fortemente voluta dalla presidenza regionale che riconosce al maestro doti professionali e grande passione per lo sport e, in particolare per le arti marziali. Sottufficiale dell’Arma in pensione, Cassaro ha dedicato gran parte del suo tempo libero allo sport, riuscendo a coinvolgere tantissimi giovani. Ora Cassaro arriva giovani. Ora Cassaro arriva con la stessa passione e con grande voglia di organizzare lo sport del Csen. Dal comitato arrivano i ringraziamenti al Coni provinciale, che ha concesso l’attuale sede provvisoria del Comitato Provinciale Csen ad Avenza. GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 NECROLOGI ACANFORA MARIO Livorno – iscritto n. 20167 dal 2 agosto 2007 A 105 ANNI È MANCATO IL GEN. LUIGI LICCARDO BARGERO DI CARLO VITTORIA Alessandria – iscritta n. 13850 dall’11 marzo 1997 Il 19 luglio scorso è venuto a mancare la Guardia d’Onore più anziana d’Italia: il Generale Luigi Liccardo che il 16 maggio aveva compiuto i 105 anni d’età! La delegazione di Padova ne è stata purtroppo informata in ritardo e non ha così potuto partecipare ufficialmente all’ultimo saluto. Figlio di un Maresciallo dell’Arma nel 1919, assistendo ad una grande parata militare in cui il Maresciallo Diaz sfilava a cavallo, ebbe la vocazione per la vita militare. Dapprima volontario allievo ufficiale, nel 1924 entrò nell’Accademia Militare di Modena. Da ufficiale prestò servizio in vari reggimenti di fanteria e carristi e, all’entrata in guerra, operò in Albania; successivamente fu chiamato allo Stato Maggiore dell’Esercito che gli affidò molte missioni in zone di guerra, in particolare in Russia. Dopo l’8 settembre partecipò alla resistenza e con il grado di capitano lasciò l’Esercito dandosi ad una importante attività commerciale; ebbe poi due promozioni ed infine, la nomina a Generale di Brigata a titolo onorifico per le sue benemerenze nell’Associazione Carristi d’Italia di cui è stato, fino al decesso, Presidente Nazionale Onorario. Monarchico da sempre, è stato assiduo frequentatore delle attività della Delegazione, stimato e amato dalle Guardie d’Onore padovane che lo ricordano con immutato affetto. Pietro Grassi CAFIERO FRANCESCO Venezia – iscritto n. 11376 dal 10 giugno 1988 COMEO TARANTELLI FORTUNATA Firenze – iscritta n. 17866 dal 5 agosto 2003 CONTE FERMO VINICIO Maglie (LE) – iscritto n. 18839 dal 20 febbraio 2005 D’URSO LUIGI Solofra (AV) – iscritto n. 19159 dall’8 ottobre 2005 GALAZZI GIORGIO Trieste – iscritto n. 19033 dal 7 luglio 2005 LEZZI GAETANO – Copertino (LE) – iscritto n. 20804 dal 17 gennaio 2007 LICCARDO LUIGI Padova – iscritto n. 9738 dal 15 aprile 1980 LIKAR GIUSEPPE Rovigo – iscritto n. 14400 dal 4 maggio 1998 LUCA DI WINDEGG ARRIGO Bologna – iscritto n. 8875 dal 31 ottobre 1964 MONDOVECCHI GINA Venezia – iscritta n. 13272 dal 22 novembre 1995 SOMAGLINO GIOVANNA Torino – iscritta n. 14898 dal 27 marzo 1999 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 ARRIGO LUCA DI WINDEGG (1920-2011) di Gianluigi CHIASEROTTI Il 25 luglio 2011 è venuto improvvisamente a mancare, all’età di 91 anni, il conte Arrigo Luca di Windegg, luminosa figura di vero gentiluomo, di monarchico fedele alla sua idea e vero testimone della storia di Casa Savoia, legato a profonda amicizia con il compianto Re Umberto II (1904-1983). Era nato a Feltre, in provincia di Belluno, il 19 maggio 1920. 55 Arrigo Luca si laureò in giurisprudenza, con lode, all’Università di Roma, prestò servizio militare nell’Arma di Cavalleria, esercitò la professione di avvocato in Roma, mentre, divenuto notaio, esercitò quest’ultima in Bologna. La sua era una famiglia originaria della Val di Non, trasferitasi all’inizio del Secolo XVIII a San Gregorio nelle Alpi, in provincia di Belluno, famiglia che ebbe la concessione dello stemma e la capacità feudale per diploma dell’arciduca Massimiliano il 18 agosto 1605. Fu esteso ai varii membri della famiglia il titolo di Nobile del Sacro Romano Impero con predicato “von u. zu Windegg”, di già concesso nel 1633 per diploma dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando III (1608-1657) d’Absburgo il 14 novembre 1644. Un ottavo ascendente del Luca, Gaspare, ufficiale dell’esercito imperiale del maresciallo Raimondo Montecuccoli (1609-1680), combatté valorosamente, nella seconda metà del secolo XVII, anche contro i turchi, mentre lo zio del nostro, il leggendario Colonnello di Carabinieri (poscia Generale di Divisione) Ugo Luca (1892-1967), passò alla storia per aver debellato, nella campagna del 1949-1950, il banditismo armato in Sicilia. Il conte Luca fu membro vitalizio della Consulta dei Senatori del Regno (dal 18 febbraio 1983), nominato ai sensi dell’art. 33, categoria 21 [avvocati e/o liberi professionisti dopo 25 (venticinque) anni di appartenenza all’Ordine Professionale e di effettivo esercizio della professione], dello Statuto Albertino, segretario del Consiglio di Presidenza, ed, attualmente, ne era vice-Presidente; Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon dal 31 ottobre 1964; Cavaliere 56 d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta; Cavaliere di Gran Croce del Pontificio Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme; Cavaliere Civile di Savoia; Grande Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, di cui fu anche Delegato per l’Emilia- Romagna e membro della Giunta Mauriziana; socio del Rotary Club di Bologna e membro di varie Accademie Culturali italiane ed estere. Il notaio Arrico Luca, con RR. LL. PP. del 11 gennaio 1971 del Re Umberto II, fu creato conte ed assunse il motto “Et ultra vires”. Arrigo Luca di Windegg era anche presidente dell’Associazione “Principe Eugenio” (da lui fondata nel 1986). Di tale mitico personaggio, il nostro era un fine conoscitore e studioso. Al riguardo tenne una particolare relazione al Rotary Club Bologna Ovest il 26 gennaio 1987, dal titolo “Eugenio di Savoia Salvatore dell’Europa”. Ma il nostro fu soprattutto un insigne notaio, avendo sempre goduto di meritatissima fama e di altissima stima presso le autorità e la clientela pubblica e privata per profonda competenza giuridica, eccezionale capacità professionale, prudente saggezza, inflessibile rigore, ferrea imparzialità ed estrema osservanza dell’etica professionale. Il tutto sempre accompagnato da una parola dotta, limpida e pacata. Con la scomparsa di Arrigo Luca di Windegg termina un altro capitolo della storia della tradizione dei monarchici impegnati nella repubblica italiana. Il suo esempio sia il nostro esempio. Un esempio di unità, di vera dedizione alla causa, di squisito lavoro solo e soltanto al servizio della causa stessa e guidati sempre da quella “Bianca Croce di Savoia” che ci ha dato illuminati esempi di vita, di civiltà, di libertà, di prosperità, una Patria unita, in un’Europa libera. GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 NUOVI ISCRITTI NUMERO COGNOME E NOME 21.832 LEO Angela 21.833 SPORTELLI Marcello 21.834 CECOTTI Renata Maria 22.186 GALLUCCI Gianni 22.187 D'ONGHIA Francesco GRADO MILITARE Caporale PROFESSIONE CITTÀ Laureanda in giurisprudenza Taranto Dipendente ILVA S. p. A. Crispiano (TA) Casalinga Udine NASC. 1976 Imprenditore Monte Urbano (FM) 1985 Appuntato Graduato CC Mottola (TA) 1979 Studente universitario Torre del Lago (LU) 1987 Sottocapo M. M. Pensionato Cagliari 1951 Insegnante Barumini (VS) 1945 Pensionato Barumini (VS) 1942 22.188 SPADACCINI Francesco 22.189 FORMISANO Ciro 22.190 FANARI Giorgio 22.191 GHIANI Luigi 22.192 ZEDDA Ennio Pensionato Cagliari 1936 22.193 DELVECCHIO Ruggiero Studente universitario Seguro di Settimo Mil. (MI) 1989 22.194 CHIESA Giorgio Studente universitario Melegnano (MI) 1989 22.195 BONAIUTO Mattia 22.196 LETTIERI Antonio 22.197 22.198 22.199 JANNETTA Nicoletta 22.200 MANTOAN Andrea 22.201 22.202 Carabiniere Studente Napoli 1995 Commerciante San Felice a Cancello (CE) 1957 PREVIERO Leonardo Storico e musicista Firenze 1969 ZAFFORA Marco Agente di commercio Roccavignale (SV) 1972 Docente Alghero (SS) Promotore finanziario Cuneo 1972 d'ALESSIO Sabato Ingegnere Bellizzi (SA) 1974 RABIOLO Giuseppa Antonia Pensionata Catania Caporale Maggiore Caporale Maggiore 22.203 TARANTINO Salvatore Ufficiale Polizia Municipale Catanzaro 1962 22.204 CARDAMONE Amedeo Funz. Vig. Polizia Municipale Catanzaro 1969 22.205 FALZONE Francesco Studente Camastra (AG) 1983 22.206 RUIJGROK Richard Console on. della Tailandia Amsterdam (OLANDA) 1957 22.207 STIFANO Dario Studente Roma 1991 22.208 WETSCH John Robert Sistemista informatico Raleigh, NC (U. S. A.) 1959 22.209 MISSORICI Santina Vice-pres. Cons. Regalbuto Catania 1956 22.210 MARCANZIN Maurizio 22.211 FRANCESE Angelo Sergente Geometra libero professionista Cossombrato (AT) 1973 Imprenditore nella ristorazione Asti 1977 22.212 FERRARESI Angela Casalinga Collegno (TO) 22.213 LINHOLM Andrea Legale Londra (U. K.) 1980 22.214 CACCIOLA Giuseppe Commercialista Messina 1945 22.215 MARIANI Giannangelo Libero professionista Roma 1944 22.216 PONCES DE CARVALHO Antonio de Deus Ramos Professore Lisbona (PORTOGALLO) 1958 22.217 d 'ORNELLAS EVASCONCELLOS Alberto Artur Imprenditore Salvaterra (PORTOGALLO) 1945 22.218 GORZA Gloria Impiegata di banca Spresiano (TV) 1967 22.219 TRENTIN Alessio Studente Arcade (TV) 1991 Fante 22.220 PACE Vito Rocco 22.221 HADJIDEMETRIOU Breidel Tonis Capitano 22.222 KNAPP Charles William Sergente 22.223 CESARETTI Nicolas GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 Ufficiale della Polizia Locale Valbrembo (BG) 1970 Storico Pireo (GRECIA) 1963 Benestante Carlsbad, CA (U. S. A.) 1933 Studente Roma 1994 57 22.224 LEONE Carmelo Giovanni Emanuele Cavaliere Architetto Como 1944 22.225 MOTTOLA Vincenzo 22.226 MESSINA Pietro Isp. sup. Polizia Penitenziaria Guidonia Montecelio (RM) 1963 Fotografo Vibo Valentia Marina (VV) 1969 22.227 22.228 TAGLIAVIA Francesco Calogero Studente Sesto San Giovanni (MI) 1988 LOCATELLI Lino Pensionato Sondrio 1958 22.229 CITTARINI Giacomo 22.230 CACIOLI Eleonora Libero professionista Sondrio 1951 Imprenditrice Pino Torinese (TO) 22.231 VALERIANI Emanuele 22.232 ERMINI Alberto Studente Montegiorgio (FM) 1987 Medico chirurgo Pollenza (MC) 1956 22.233 DI MEZZA Francesco Bellinzago Novarese (NO) 1980 22.234 TRUFFO Eva Marina Insegnante Loano (SV) 22.235 MELGRATI Marco Soldato Architetto Alassio (SV) 1959 22.236 SANGIORGI Basilio Maresciallo aiutante Sottufficiale dei Carabinieri Pietra Ligure (SV) 1961 22.237 FERRO Nicolò Celle Ligure (SV) 1940 22.238 MUNGO Roberto Sottufficiale M. M. Messina 1978 22.239 ELEUTERI Bruno Pensionato Rieti 1950 22.240 BATTISTINI Andrea Impiegato Rieti 1975 22.241 BATTISTINI Roberta Professionista Rieti 22.242 GIAMMARI Arianna Educatore Rieti 22.243 MARTINI Paolo Impiegato Rieti 1964 22.244 CRIVELLI Mario Angelo Libero professionista Novara 1950 22.245 LAMI Valerio Direttore di ristorante Edimburgo (U. K.) 1982 22.246 FIUMANA Lorenzo Studente Cesena (FC) 1987 22.247 CORADESCHI Patrizio Libero professionista Arezzo 1982 22.248 ACCOGLI Susanna Coordinatore univ. Busalla (GE) 22.249 PIROVANO Carla Luisa Impiegata Casalmaiocco (LO) 22.250 GUADALUPI Maurizio Maresciallo aiutante Sottufficiale dei Carabinieri Garbagnate Milanese (MI) 22.251 DE SOUZA DIAS André Luiz Maggiore Ufficiale dell'Esercito Santa Maria (BRASILE) 1975 22.252 DI MASCIO Luciano Vice brigadiere Sovrintendente dei Carabinieri Lettomanoppello (PE) 1962 22.253 GIARDINI Tiziano Maresciallo capo Sottufficiale dei Carabinieri San Valentino in A. C. (PE) 1969 22.254 ESPOSITO Francesco Ciro Carabiniere scelto Graduato dei Carabinieri Melendugno (LE) 1979 Marinaio Soldato Soldato Sergente Caporale Maggiore parà 1968 22.255 DONGIOVANNI Daniele Studente Roma 1992 22.256 TATTOLI Giorgio Guardiamarina Ufficiale M. M. Napoli 1977 22.257 FERRARA Eugenio Primo Maresciallo Sottufficiale M. M. Napoli 1971 22.258 FIORENTINO Leonardo Sottocapo N. P./M. S. Graduato M. M. Procida (NA) 1987 22.259 MARITATO Cleto Primo Maresciallo Sottufficiale M. M. Roma 1969 22.260 BERARDI Francesco Maresciallo aiutante Sottufficiale dei Carabinieri Bitonto (BA) 1965 22261 FOTI Nicola Fante Ufficiale Guardie Giurate Pallare (SV) 1959 22.262 BOMPANI Monica 22.263 ZANI Fabio Maggiore Docente di scuola media sup. Reggio Emilia 1958 22.264 HIEFTJE Henry Tenente Colonnello Ufficiale U. S. A. F. Green Cove S., FL (U. S. A.) 1931 58 Nonantola (MO) GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011 OGGETTISTICA GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 59 La Guardia d’Onore Angelo Bergamini di Luisago (CO) ha realizzato una serie di cartoline dedicate al 150° dell’Unità d’Italia. Le opere di Bergamini sono state scelte nel 2007 dalle poste brasiliane per la decorazione dei francobolli. Chi fosse interessato all’acquisto delle immagini qui presentate, può mettersi in contatto direttamente con l’autore, al numero: 338-3855902 60 GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011 IL CALENDARIO 2012