Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (CONV. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Roma - Registrazione del Tribunale di Roma n° 300/86 del 10/06/1986
GUARDIA D’ONORE
La battaglia di Lepanto - 7 ottobre 1571 - 7 ottobre 2011
440° anniversario di una grande vittoria
novembre - dicembre 2011
6
SOMMARIO
pag.
NOVEMBRE - DICEMBRE 2011
Rivista bimestrale dell’Istituto
Nazionale per la Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon
Direzione:
00186 Roma - Via della Minerva, 20
Tel. 06.67.93.430
Fax. 06.69.92.54.84
Indirizzo Internet:
www.guardiadonorealpantheon.it
E-mail dell’Istituto:
[email protected]
Dalla presidenza
1
Lettere al direttore
4
Quote sociali
4
Avvisi
5
Cronaca delle Delegazioni
6
Prossimi eventi
31
Ore di servizio 2010
33
Guardie scelte 2010
33
Cultura
34
Libri
48
Note liete
54
Necrologi
55
Nuovi iscritti
57
Oggettistica
59
Direttore Responsabile:
Ugo d’Atri
Le lettere e gli articoli esprimono unicamente le opinioni
degli autori. Proprietà letteraria, artistica e scientifica
riservata. per le riproduzioni anche se parziali, è fatto
abbligo di chiederne preventiva autorizzazione, citarne
la fonte, inviando all’Istituto una copia.
Registrazione del Tribunale di Roma
n.° 300/86 del 10-06-1986
Spedizione in abbonamento postale
Del presente numero di 60 pagine sono state
stampate 4500 copie
Finito di stampare il 9/12/2011
Impaginazione e stampa: Co.Art s.r.l.
www.co-art.it
Prevista consegna alle poste il 12/12/2011
SOMMARIO
La collaborazione del Direttore
e dei soci è da sempre gratuita e mai può assumere la
forma di lavoro dipendente
o di collaborazione autonoma perché incompatibile
con la natura volontaristica
dell’Istituto Nazionale per la
Guardia d’Onore alle reali
Tombe del Pantheon, di cui
la Rivista è organo.
Fermo quanto precede, la
direzione si riserva di ospitare, in attuazione all’art. 21
della Costituzione, interventi
anche di non soci a titolo
gratuito, riservandosi sempre e comunque il diritto di
apportare tagli e modifiche
ritenute necessarie.
Ogni collaborazione implica
accettazione integrale e senza
riserve di quanto precede.
Hanno collaborato a questo numero:
Francesco Aronadio
Francesco Atanasio
Gian Luigi Chiaserotti
Ugo d’Atri
Angelo Gadaleta
Domenico Giglio
Pietro Grassi
Agostino Mattoli
Luigi Mazza
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
DALLA
PRESIDENZA
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
1
I PRINCIPI
Più o meno nel mese di marzo, il contagio della
cosiddetta primavera araba arrivò in Libia con lo
sventolio di bandiere rosse, nere e verdi a strisce
orizzontali, recanti nella parte nera centrale una
mezzaluna bianca.
Si trattava delle bandiere del Regno di Libia,
abbattuto il 1° settembre 1969 dal tenente
Gheddafi. Costui in seguito sostituì quelle bandiere
con altre, interamente verdi, quali emblemi dello
Stato libico.
Nel vedere che gli insorti sventolavano quelle bandiere pro-Gheddafi, cominciai a coltivare qualche
piccola speranza, che non osai comunicare ad alcuno.
Ma la piccola speranza aumentò leggendo un
ampio articolo del Corriere della Sera in cui si ipotizzava l’arrivo di un Re quale Capo di Stato in una
Libia pacificata all’interno ed all’esterno, per proseguire il cammino – interrotto nel 1969 – di una
Monarchia moderata e tollerante.
Le notizie di qualche giorno fa parlano di future
elezioni presidenziali, e questo significa ovviamente l’affossamento della prospettiva di una restaurazione monarchica.
2
È indubbio che in una società sempre più globalizzata, in cui quindi i Paesi perdono le proprie radici e la propria identità, ai padroni del mondo (Stati
Uniti, ecc.) convengono repubbliche che abbiano al
vertice i proprî proconsoli.
I monarchici, in questi anni, hanno inutilmente
sperato in una restaurazione in Bulgaria, Romania,
Serbia, Albania, Georgia, Iraq, Afghanistan.
Niente da fare.
Però, forse, c’è anche un’altra ragione.
A Roma, vive un principe libico, che si chiama
Idriss, come il nonno, il Re deposto nel 1969;
dovrebbe avere una cinquantina d’anni ed è noto in
società.
Mi viene da pensare a come sarebbero potute andare le cose se, invece di rimanere a Roma, fosse
andato in Libia a guidare la rivolta e a combattere
per la libertà.
I Sovrani dovrebbero essere come Vittorio
Emanuele II e come Nicola I del Montenegro,
padri e protettori del proprio popolo, in mano una
sciabola sguainata, (oppure, al giorno d’oggi,
autorevolezza ed energia), non un bicchiere di
champagne.
Ugo d’Atri
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Dono della Reale Associazione delle Guardie d’Onore del Portogallo
Cartolina edita dalla delegazione provinciale di Roma per il 134° anniversario della fondazione dell’Istituto
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
3
LETTERE AL
DIRETTORE
Palermo, 31/8/2011
Egr. Dott. Ugo d’Atri,
con vivo interesse ho letto, sull’ultimo numero della Rivista,
l’articolo di Carlo Bindolini sulla figura della
Principessa Clotilde della quale, molti anni
addietro, lessi la biografia (autrice Hilda Montesi
Festa, ed. Sales di Roma, 1943, pagine 200). Il
settimanale “Gente” il 18 maggio del 1984 pubblicò un articolo di Anna Masucci dal titolo: “Per
l’Italia e l’onore di Casa Savoia si sacrificò a un
principe che non amava”.
Mi è gradito aggiungere che la Principessa
Clotilde il 28 aprile del 1868 sostituì, con una
fodera di seta cremisi, la fodera di seta nera che era
stata applicata alla Sindone dal beato Sebastiano
Valfrè per incarico del Duca Vittorio Amedeo II di
Savoia. Fu una attenta opera di cucito che “la
santa di Moncalieri”, come era chiamata, compì in
ginocchio, usando aghi d’oro.
Francesco Aronadio
QUOTE
SOCIALI
AMMISSIONE .............................................................50 Euro (senza fascia e cravatta/foulard)
.....................................................................................100 Euro (con fascia e cravatta/foulard)
RINNOVI ANNUALI ...................................................30 Euro
I versamenti possono essere eseguiti sul
C.C.P. 59325001: INTESTATO A ISTITUTO NAZIONALE PER LA GUARDIA D’ONORE ALLE REALI
TOMBE DEL PANTHEON
Preghiamo inoltre i sig.ri soci di prendere nota delle nuove coordinate bancarie dell’Istituto:
numero conto: 000000092139
IBAN (coordinate bancarie internazionali) IT84R 05390 03201 000000092139
BIC: ARBAIT 33042
Banca Etruria, via Uffici del Vicario n° 45/48, 00186 Roma, tel 06/69768340
4
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
AVVISI
MOROSI
Questa copia della rivista è l’ultima inviata ai soci dell’Istituto che non hanno corrisposto la
quota sociale successivamente al 2009 e che verranno pertanto radiati per morosità al 31 dicembre 2011 ai sensi dell’art. 20 dello statuto.
numerose inadempienze di cui ultimamente
hanno dato prova.
Preghiamo pertanto le Guardie d’Onore che utilizzeranno il modulo, di volerne inviare una copia per
conoscenza, utilizzando uno dei seguenti indirizzi:
fax n° 06/69925484, e-mail [email protected], via della Minerva n° 20, 00186 Roma.
AHI, LE POSTE, AHI
Siamo inondati giornalmente da telefonate di
Guardie d’Onore che non ricevono la rivista.
Questo è sempre successo, ma ora le segnalazioni
sono aumentate.
Se la rivista non arriva, non dipende dalla presidenza o dalla segreteria, perché tutti i
nomi delle Guardie d’Onore che non
abbiano più di due anni di morosità
sono inseriti in una data-base che viene
trasmesso elettronicamente ad uno spedizioniere, quindi le omissioni non sono
possibili.
Quindi, protestate con i postini. Se ci
sono problemi, dipende da alcuni di
loro, che sono capaci di rimandare
indietro con il timbro “sconosciuto”
anche la posta con un indirizzo esatto
per destinatarî che hanno ricevuto allo
!
stesso indirizzo altra corrispondenza.
Si pensi che una volta è risultato “sco"
nosciuto” anche questo Istituto, che
non cambia sede dal 1878.
Io mi sono stancato di scrivere lettere di
*
protesta.
Poco personale, molto personale a
tempo determinato, poca preparazione,
)
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a volte poca voglia. Questi i risultati.
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Mica solo quelli delle Poste.
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GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
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U. d’A.
Per cercare di arginare la mancata
consegna del nostro bimestrale, così
come lamentato da molti soci, si
riproduce di seguito un modulo che,
compilato e spedito al proprio ufficio
di zona, potrà essere utile ad investire
le Poste della responsabilità delle
#
!
+
*
#
5
proposito, faccio presente che le porte dell’Istituto
sono aperte a chiunque voglia entrarvi, ma anche a
chiunque, non comportandosi correttamente, ne
verrà cacciato.
La frenesia per conseguire, con poco sacrificio e
qualche frode, diplomi e medaglie deve cessare.
SERVIZI DI GUARDIA
Mi vengono continuamente segnalati irregolarità
nei registri dei servizi di guardia: firme apposte da
Guardie d’Onore presenti anche per colleghi assenti, orari di servizi non veritieri.
Tali irregolarità, come ho potuto riscontrare, sono
operate soprattutto da militari e vigili urbani. In
U. d’A.
CRONACA DELLE
DELEGAZIONI
ALESSANDRIA
La delegazione provinciale, a conclusione delle
attività prima della pausa estiva, ha organizzato un
servizio di guardia alla tomba di Sua Maestà
Umberto II e della Regina Maria Josè, presso l’abbazia di Altacomba, nella Savoia ora francese. Su
iniziativa personale le GG. d’O. Grazia e Pio
Gioachino Vella Cannella si sono offerte di
espletare l’incarico, considerando un onore e un
dovere rendere omaggio a Sua Maestà Umberto II e
a Casa Savoia.
6
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
7
ASTI
La Guardia d’Onore Nello Ghione della Delegazione
di Asti, Tenente di Vascello a riposo dopo aver militato per 30 anni nella Marina Militare, ha pubblicato la sua quarta opera letteraria.
La delegazione di Asti
Si tratta di un romanzo storico risorgimentale
ambientato nel Piemonte del Risorgimento e nella
Francia Imperiale dal titolo: “L’Ultimo Conte di
Capitto”. Il protagonista maschile è l’ultimo rampollo di una nobilissima famiglia astigiana mentre
la sua coprotagonista è l’arcinota Contessa di
Castiglione. La vicenda si snoda tra fantasia e
realtà, tra personaggi di spicco che hanno fatto
l’Italia e racconti delle patrie battaglie. L’autore ha
dato alla stampa il suo ultimo libro in occasione
dei 150 anni dell’Unità d’Italia per far ripercorrere
ai lettori gli anni fantastici del Risorgimento
Italiano. Il Delegato delle Guardie d’Onore di Asti,
Comm. Giovanni Triberti e tutta la delegazione, si
complimentano vivamente con la GDO Ghione per
quest’ultimo suo lavoro che, come per i precedenti,
sta incontrando ampio gradimento tra i lettori.
Il giorno 12 marzo 2011 ad Altacomba in occasione della cerimonia annuale in memoria del Re
Umberto II e della Regina Maria Josè, ivi sepolti, a
cui ha partecipato la Delegazione di Asti delle
Guardie d’ Onore alle Reali Tombe del Pantheon, la
Guardia d’ Onore Vittorino Pia di Montegrosso
d’Asti, ha donato al Principe Vittorio Emanuele Di
Savoia, una bottiglia Magnum (la numero uno di
mille) di Asti Spumante, con l’etichetta tricolore
per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
settembre 2011 alle manifestazioni indette per la
Giornata Nazionale del Caduto e Disperso in
Russia che si sono tenute a Cargnacco (UD) presso
il Tempio dedicato alla Madonna del Conforto.
Il Tempio di Cargnacco è l’unico sacrario in Italia
dedicato ai 100.000 caduti e dispersi nella campagna
di Russia e fu costruito unicamente per volontà dei
reduci e in primis per quella di Don Carlo Caneva,
cappellano militare e reduce, ivi sepolto.
Il Tempio sacrario i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1949 e terminarono nel 1955 contiene nella
cripta 24 volumi con i nomi dei morti e dispersi.
Sono tumulati nel tempio i resti di circa 10.000
caduti tra identificati e noti non identificati.
Tra le numerose opere d’arte tra cui mosaici artistici e pannelli in ceramica, statue linee e rilievi
bronzei raffiguranti momenti di una battaglia,
custodite nel tempio, spicca un ampio alto rilievo
ceramico raffigurante l’ultima carica della cavalleria italiana effettuata dalla Savoia Cavalleria il 24
agosto 1942, in cui è ben visibile la bandiera
sabauda, svoltasi a Isbuschenski e considerata l’ultima nella storia di tutte le cavallerie.
Presenti alla grandiosa cerimonia le rappresentanze di tutte le forze armate italiane con i loro rispettivi Generali e Comandanti, le autorità civili, militari e religiose, le Associazioni combattentistiche e
d’arma ed una folla immensa convenuta per commemorare i caduti.
La Santa Messa è stata celebrata dal Vescovo di
Udine e accompagnata dal coro del Duomo, nel
piazzale antistante il Tempio in cui sono stati elevati dodici Cippi e 14 aste a ricordo delle divisioni
e dei reparti dell’ARMIR.
GDO presenti: Giovanni Triberti (delegato), Bollito
Federico, Pellegrino Andrea, Dezzani Osvaldo Pia
Vittorino.
Era presente alla manifestazione il reduce (quasi
novantenne) Pia Natale di Asti, padre della
17 e 18 settembre 2011
Il Delegato delle Guardie d’Onore di Asti, Comm.
Giovanni Triberti, ha partecipato nei giorni 17 e 18
8
Presentazione del manto restaurato
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Guardia d’Onore Pia Vittorino della Delegazione di
Asti.
24 settembre 2011
La Delegazione di Asti delle Guardie d’Onore con il
delegato Comm. Giovanni Triberti ha partecipato
domenica 24 settembre 2011 con un pullman di 54
persone al seguito tra Guardie d’Onore e simpatizzanti, a Novara alla manifestazione per il 150°
anniversario dell’Unità d’Italia. Dopo le deposizioni di corone d’alloro ai monumenti di S.M. Vittorio
Emanuele II, di Carlo Emanuele III e ai caduti di
tutte le guerre è stata celebrata una S .Messa presso la Basilica di San Gaudenzio patrono della città.
Era presente il Presidente Nazionale delle Guardie
d’Onore Capitano di Vascello Gran Uff. Dr. Ugo
D’Atri che ha dato lustro alla cerimonia così come
i Cavalieri degli ordini dinastici il cui delegato del
Piemonte e Valle d’Aosta è il Conte Dr. Carlo Buffa
di Perrero. Erano presenti autorità e associazioni
con labari e bandiere.
Con la Delegazione di Asti hanno partecipato l’
assessore provinciale, con fascia, Dr. Antonio
Baudo, e un alfiere in alta uniforme, con il gonfalone Medaglia d’ Oro della Provincia di Asti, il consigliere comunale Dr. Franco Ingrasci, con fascia ,
in rappresentanza del Sindaco di Asti, il Vice
Sindaco del Comune di Valfenera, Rag. Pier Carlo
Bollito, il Col. Graziano Attimonelli vicecomandante dei Carabinieri di Asti, il Dr. Iacomuzio Livio
Comandante della Guardia Forestale di Asti, il
Tenente della Guardia di Finanza Scrimaglio Nello.
Al termine della manifestazione è stato offerto un
lauto rinfresco a tutti i numerosi partecipanti.
Guardie d’onore presenti:
Triberti Giovanni (delegato),Bussi Giancarlo (alfiere), Bollito Federico (alfiere), Scrimaglio Nello
(alfiere), Agagliati Severino (alfiere), Boraso Diego
(alfiere) , Bollito PierCarlo, Malinouskaya Alena,
Dezzani Osvaldo, Pagliero Liliana, Ingrasci
Franco, Attimonelli Graziano, Calvaccio Rosa,
Amoggi Silvia, Calvo Giancarlo, Scipioni Luca,
Isayeva Nadzeya.
9 ottobre 2011
Il 9 ottobre 2011 una rappresentanza delle Guardie
d’Onore della delegazione di Asti ha partecipato a
Mombarone (AT) alla cerimonia dell’ ANRRA in
occasione del XXXIII giorno della memoria e della
commemorazione dei caduti in guerra. La cerimonia è iniziata con la sfilata delle Associazioni con
labari e bandiere, a cui è seguito l’alzabandiera e i
saluti di benvenuto.
Dopo la celebrazione della Santa Messa sono stati
commemorati gli eroi di guerra caduti in terra
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
d’Africa e sono stati resi gli onori al cippo del Milite
Ignoto.
Guardie d’onore presenti:
Bollito Federico (alfiere), Caroli Luigi (alfiere),
Pellegrino Andrea, Sardi Giuseppe.
Il Comm. Giovanni Triberti, Delegato Provinciale
delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del
Pantheon,in veste di promotore della raccolta fondi
effettuato per il restauro del manto della Madonna
di Crea, a cui hanno aderito le Guardie d’Onore di
Asti, alcune di fuori provincia e molti benefattori,
si è recato con tutta la Delegazione di Asti domenica 23 ottobre 2011 al santuario di Crea per la
riconsegna del Manto restaurato.
Il prezioso manto che ricopre la statua della
Vergine, confezionato dalle sorelle Piovano ricamatrici in Torino, fu donato il 1° agosto 1931 dalla
Principessa Maria Josè di Savoia, futura Regina
d’Italia, e consegnato materialmente al Santuario
dalla Marchesa Paola della Valle di Pomaro in
occasione del 15° centenario del concilio di Efeso
durante il quale veniva proclamata divina la
maternità di Maria.
Dopo 80 anni il manto con il trascorrere del tempo
si era logorato e necessitava di un accurato restauro che è stato effettuato dalle monache
Fedeli presenti alla funzione
dell’Abbazia Benedettina “Mater Ecclesiae”
dell’Isola di San Giulio d’Orta”.
Il Santuario di Crea, in cui è custodita la Statua
della Madonna di Crea, è stato meta di pellegrinaggi di S. M. Umberto II (allora Principe di
Piemonte) sia prima che dopo il matrimonio Reale
con S. M. Maria Josè.
Il registro delle visite, ancora conservato dal rettore del Santuario , evidenzia numerose sottoscrizioni promosse dai Reali a scopo benefico.
Il Sacro Monte di Crea, dove ogni anno si recano
migliaia di pellegrini provenienti dal Piemonte e
regioni limitrofe è stato proclamato nel 2003
9
Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
L’itinerario del sacro Monte oltre al Santuario, si
snoda lungo 23 cappelle che giungono fino alla
sommità della collina, dove si trova la Cappella del
Paradiso, e 5 romitori per la preghiera sulla via del
ritorno.
All’interno del Santuario nella cappella dietro l’altare è custodita la Statua della Vergine a cui va la
devozione di migliaia di fedeli, di piccole dimensioni in legno di cedro scolpito e dipinto ritenuta arte
gotica del XIV secolo.
Nel 1981 la scultura è stata oggetto di un restauro (G. Luigi Nicola) che ha portato all’eliminazione della patina scura dovuta ai secolari danni arrecati dal fumo delle candele e ne ha portato in luce
l’incarnato chiaro dell’opera.
La cerimonia di domenica 23 ottobre è iniziata nel
piazzale antistante la Basilica Santuario della
Madre di Dio dove si è radunata la Delegazione
delle Guardie d’Onore di Asti e alcune rappresentanze di fuori provincia, le associazioni combattentistiche, d’arma e di volontariato, numerosi sindaci
del Monferrato e tante autorità civili, militari regionali provinciali e comunali.
Ha aperto la sfilata per l’ingresso in chiesa il
Gonfalone della Provincia di Asti seguito dai gonfaloni dei Comuni, dai labari e bandiere delle
Associazioni e dalle Guardie d’Onore mantellate e
con le bandiere che si sono posizionate ai lati esterni dell’altare, il tutto si è svolto in modo ordinato e
corretto grazie alla sapiente direzione della
Guardia d’Onore di Torino Gualtiero De Andreis
responsabile del servizio per tutta la cerimonia.
Prima della S. Messa il Delegato Comm. Giovanni
Triberti ha salutato e ringraziato le numerose autorità , le associazioni, i numerosi sindaci con fascia
tricolore, le moltissime Guardie d’Onore e tutti i
fedeli che gremivano interamente la Basilica.
Durante la celebrazione della S. Messa, officiata
dal rettore Mons. Francesco Mancinelli e celebrata
dai Padri Francescani, il manto ricamato in seta ei
fili d’oro, aperto a ventaglio e adagiato su un pannello di velluto rosso è stato portato all’altare dalle
Guardie d’Onore Giovanni Franco, Giancarlo
Bussi, Marco Berruti, Ettore Galazzi.
La preziosa opera sorretta a spalle lungo la navata
della Basilica è stata collocata a destra dell’altare
maggiore per essere ammirata in tutto il suo rinnovato splendore.
Per tutta la durata della S. Messa le Guardie
d’Onore, Marco Berruti e Ettore Galazzi, posizionate ai lati del Manto ne sono stati i “custodi” in
segno di devozione e fede alla Madonna di Crea,
così tanto amata e venerata dai fedeli del Piemonte
e in special modo del Monferrato.
Un momento toccante si è avuto quando è stata
chiamata davanti all’altare per un saluto la signo-
10
ra Elena Raffaldi ( mamma della Guardie d’Onore
Federico Bollito) ora 91enne, che 80 anni fa era
presente, con i genitori, alla cerimonia di consegna
del manto al Santuario conservandone vivo e commovente il ricordo.
Alla signora Elena è stata donata un’ immagine
della Vergine di Crea a ricordo della cerimonia.
Durante la funzione religiosa sono stati letti
dall’Ispettrice della Polizia di Stato Manuela
Rainero, cerimoniere della Questura, i messaggi di
saluti che sono pervenutii dal Vescovo di Asti Mons.
Francesco Ravinale, dal Rettore dell’Insigne
Collegiata di S. Secondo di Asti Mons. Giuseppe
Gallo, dal Vice Prefetto di Asti Dr. Paolo
Mastrocola, dal Vice Questore Vicario Dr. Tullio
Dezani, da S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia, dal
Presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe al Pantheon Cap. di
Vascello Dr. Ugo D’Atri, dal Segretario Nazionale
dell’U.M.I. dr. Sergio Boschiero, dal Generale di
Divisione dei Carabinieri Dr. Carlo Chierego, dal
Generale Rolando Parisotto e dalla Contessa
Cristina Camerana Marone Cinzano.
La cerimonia è stata resa ancora più solenne dagli
inni eseguiti dal coro della Cantoria di Casale e
dalla mezzosoprano dr.sa Paola Nebiolo, Guardia
d’Onore della Delegazione di Asti.
Il Rettore del Santuario Mons. Mancinelli ha ringraziato il Comm. Giovanni Triberti, promotore
della raccolta fondi che ha permesso il restauro del
Manto e poiché le offerte sono state superiori alla
spesa l’eccedenza sarà utilizzata per l’illuminazione della Cappella della Venerata Madonna che si
trova nella navata sinistra della Basilica di Crea.
Al termine è seguito un pranzo conviviale per oltre
un centinaio di persone durante il quale la Guardia
d’Onore di Asti Pietro Balestrino, titolare dell’omonima distilleria, ha offerto come digestivo la sua
famosa China d’Asti e sono state distribuite ai commensali bottiglie di vino su interessamento del
Consigliere Comunale e Guardia d’ Onore di Asti
Dr. Franco Ingrasci.
Un sincero ringraziamento giunga alle autorità, ai
Sindaci, alle associazioni e a tutti coloro che hanno
risposto all’invito del Delegato partecipando così
numerosi a dimostrazione della loro sensibilità
all’evento legato alla cristianità che unisce le genti
nel nome di Maria Vergine.
Un sentito grazie anche alla Guardia d’Onore della
Delegazione di Asti Giovanni Franco di Frassinello
M.to per aver collaborato, nella sua zona, per la
buona riuscita della sottoscrizione.
Presenti alla celebrazione: il Vice Prefetto Dr.
Arnaldo Agresta in rappresentanza del Prefetto di
Asti, Dr. Pierluigi Faloni; la Dottoressa Comm.
Rosanna Valle consigliere regionale; l’Assessore
Provinciale Dr. Marco Versè in rappresentanza della
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Presidente della Provincia di Asti On. Maria Teresa
Armosino (presente il gonfalone); il Consigliere
Comunale Dr. Maurizio Meda in rappresentanza del
Sindaco di Asti On. Giorgio Galvagno; il Consigliere
Comunale di Asti Franco Ingrasci; i Sindaci:
Razzano Sergio Sindaco di Penango; Lunghi Rosaria
Sindaco di Grazzano Badoglio; Lanfranco Paolo
Sindaco di Valfenera; Lombardo Enrico Sindaco di
Montemagno; Vespa Ines Sindaco di Portacomaro;
Bianco Roberto sindaco di Odalengo Grande;
Scagliotti Maurizio Sindaco di Frassinello M.to;
Azzalin Francesco Sindaco di Villadeati; Paletti
Graziella Sindaco di Alfiano Natta; Berto Giancarlo
Sindaco di Serralunga di Crea; Beccaria Laura
Assessore al Comune di Ozzano M.to; Giardina
Amos Sindaco di Casalborgone; Triveri Carola
Sindaco di Odalengo Piccolo; Annovazzi Laura
Assessore del Comune di Vignale; Micco Graziella
Sindaco di Rosignano M.to; Visca Aldo Sindaco di
Cerrina; Scaravelli Gaetano Sindaco di Reggiolo; il
Colonnello Graziano Attimonelli già Vice
Comandante Provinciale dei Carabinieri di Asti; il
Maresciallo Capo dei Carabinieri Dr. Alessandro
Pinna; il Maresciallo dei Carabinieri Andrea
D’Agostino; il Colonnello Iacomuzio Livio
Comandante Provinciale di Asti del Corpo Forestale
dello Stato; il Brigadiere della Guardia di Finanza di
Asti Marcello Dezani; l’Ispettore Capo della Polizia
di Stato di Asti Antonello Lilliu; l’Ispettore Antonino
Lo Giudice; l’Ispettore Sergio Bisaccia; l’Ispettrice
Manuela Rainero; le Associazioni combattentistiche,
d’arma e di volontariato:
Presidenza Nazionale di Milano dell’U.N.I.R.R. al
completo con il labaro medagliere 187 medaglie al
valor militare; le sezioni provinciali U.N.I.R.R. di
Asti, Milano, Cuneo, Reggio Emilia; la Delegazione
delle Guardie d’Onore di Asti e alcune Guardie
della Delegazione di Novara, con il Delegato Marco
Lovison, di Cuneo Val Maira con il Delegato Walter
Bercia, di Savona rappresentate dalla Guardia d’
Onore Conte Cornero Giuseppe, di Reggio Emilia
con il Delegato Gaetano Scaravelli; il Circolo
Culturale Provinciale di Asti dell’U.M.I., con il
Presidente Luigi Caroli, il Vice Presidente
Giancarlo Bussi, il Segretario Provinciale Antonio
Ambrosino e il Segretario cittadino Federico
Bollito; l’Associazione Nazionale Italiana Marinai
d’Italia Sezione di Asti; l’Associazione Nazionale
Aereonautica di Asti; l’Associazione Nazionale
Carabinieri di Asti; l’Associazione Nazionale
Artiglieri di Asti; l’Associazione Nazionale
Granatieri di Asti; l’Associazione Nazionale
A.N.R.R.A. di Asti; l’Associazione Nazionale Alpini
sezione di Montemagno; la Croce Rossa di Casale
Monferrato; il Conte Giuseppe Cornero e la
Baronessa Luciana Fè di Savona; il Responsabile
alla sicurezza del Principe Vittorio Emanuele di
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Savoia, Ettore Galazzi. Guardie d’Onore pesenti:
Triberti Giovanni (delegato), Agagliati Severino
(alfiere), Aresca Dino (alfiere), Amoggi Silvia,
Attimonelli Graziano, Agresta Arnaldo, Balestrino
Pietro, Bussi Giancarlo (alfiere), Berruti Marco
(alfiere), Bassignana Mario, Bollito Federico (alfiere), Bisaccia Sergio, Boraso Diego, Cognazzo
Giovanni, Ciravegna Giorgio, Caroli Luigi, Contino
Sonia, Calvo Giancarlo, Calvaccio Rosa, Dezzani
Osvaldo, Dezani Marcello, Fassi Michela, Franco
Giovanni, Galeasso Giorgio, Gavazza Ivano,
Ingrasci Franco, Iacomuzio Livio, Isayeva
Nadzeya, LoGiudice Antonino, Lilliu Antonio,
Lanfranco Paolo, Meda Maurizio, Malinouskaya
Alena, Mozzone AnnaMaria, Madonia Maurizio,
Nebiolo Paola, Occhiena Walter, Pellegrino Andrea
(alfiere), Pagliero Liliana, Scipioni Luca, Sardi
Giuseppe, Scrimaglio Nello (alfiere), Triberti
Lorenzo, Triberti Romolo.
Gruppo di Guardie d’Onore di fronte al Santuario
BENEVENTO
29 aprile 2011
Presso l’Auditorium San Bernardino di Morcone
(BN) si è svolta la cerimonia di premiazione del
premio letterario rivolto alle scuole secondarie di
primo e secondo grado della provincia di
Benevento indetto dalla Delegazione di Benevento
dell’ Istituto.
Sono stati premiati gli alunni dell’ Istituto
Comprensivo di Fragneto Monforte che si sono
aggiudicati il 1°,2° e 3° premio nonché gli alunni
dell’ Istituto Comprensivo di Faicchio e di
Torrecuso che si sono aggiudicati un terzo premio
ex-aequo e alcuni attestati di merito. Per la sezione
riservata alle scuole secondarie di secondo grado si
sono aggiudicati il 1° e 2° premio gli alunni del
11
Liceo Scientifico di Morcone. Hanno preso parte
alla cerimonia il S.Ten.dei Carabinieri Mennato
Malgieri in rappresentanza del Col. Antonio
Bandiera Comandante della Scuola Allievi
Carabinieri di Benevento, il Maresciallo
Comandante della Stazione Carabinieri di Morcone
in rappresentanza del Col. Antonio Carideo
Comandante Provinciale dei Carabinieri. Erano
altresì presenti il Col. Nicola Corbo Presidente della
Sezione UNUCI di Benevento e il Bers.Gaetano
Trotta Presidente della sezione di Benevento dell’
Associazione Nazionale Bersaglieri nonché commissario dell’ Istituto del Nastro Azzurro . Erano
presenti alla cerimonia il Presidente Cap. di
Vascello Ugo d’Atri,il Consultore dell’ Istituto Avv.
Pierfrancesco del Mercato, l‘Ispettore Regionale
Sono seguiti i saluti del Prof. Mottola che ha aperto i lavori ,ed ha fatto da moderatore, e l’intervento del Prof. Ciro Romano dal titolo “ La legalità
,elemento fondamentale per la coscienza nazionale”, a seguire l’intervento,molto apprezzato, del
Presidente Ugo d’Atri dal titolo “L’eredità del
Risorgimento”.Dopo il coffee break offerto
dall’Istituto Alberghiero di Colle Sannita è seguita
la presentazione dell’ Istituto da parte del Delegato
Provinciale Prof.Pasquale Mongillo che ha letto il
saluto fatto giungere dal Prefetto di Benevento
Dott. Michele Mazza e,quindi, illustrato la nascita
dell’Istituto e le finalità soffermandosi sulle
Medaglie d’Oro che ne hanno fatto parte. Ha seguito l’ intitolazione della Delegazione di Benevento
alla M.O.V.M. Gen.C.A. Oreste Fortuna . Il Prof.
Mongillo ha illustrato la vita del Generale e ha letto
un breve cenno biografico dello stesso. Ai presenti
è stato consegnato un opuscolo contenente la biografia del generale Fortuna ,l’elenco dei nominativi delle M.O. che hanno fatto parte dell’ Istituto e
l’elenco dei presidenti dell’ Istituto.
E’ seguita,in chiusura, la premiazione dei vincitori
del premio con brevi interventi dei Dirigenti
Scolastici delle scuole coinvolte.
L’iniziativa è stata patrocinata dai comuni di
Benevento, Foiano di Val Fortore, Guardia
Sanframondi, Morcone, San Salvatore Telesino,
dalla Banca Popolare di Novara Agenzia di
Morcone, dalla Banca Antonio Capasso S.p.A. e
dall’ Associazione Culturale Luigi Palmieri.
Lunedì 6 giugno la delegazione provinciale di
Benevento ha partecipato alla festa dell’ Arma dei
Carabinieri tenutasi presso la caserma “F.Pepicelli”
sede della Scuola Allievi Carabinieri di Benevento.
La partecipazione è avvenuta,su espresso invito del
Comandante della Scuola, Col.Antonio Bandiera,
con lo schieramento del Labaro della Delegazione
scortato da due unità (Piacquadio, Mongillo e
Cocozza -Alfiere-) che ha ricevuto gli onori militari al pari delle altre associazioni combattentistiche.
Al termine della cerimonia è seguito il tradizionale
rinfresco.
Morcone (BN), 29 aprile 2011
per la Campania Duca Giannandrea Lombardo di
Cumia, l’Ispettore alla cultura dell’ Istituto Prof.
Ciro Romano e i delegati Provinciali di Avellino
Sig.Augusto Genovese e di Caserta Prof.Aldo
Anzevino, le guardie d’onore Piacquadio,
Colangelo e Del Giacco; il Vice Sindaco del
Comune di Morcone, il Prof. Luigi Mottola,
Dirigente Scolastico dell’ IIS di Morcone, che ha
ospitato la manifestazione.
La cerimonia ha avuto inizio con l’esecuzione dell’
Inno di Mameli a cura del coro “Mimma Mandato”.
12
Martedì 28 giugno il Delegato Provinciale di
Benevento ,Prof. Mongillo, ha partecipato alla festa
della Guardia di Finanza su invito del Comandante
Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento
Col. Cesare Maragoni. La cerimonia si è tenuta
presso le suggestive vestigia dell’ antico anfiteatro
romano di Benevento.
4 novembre 2011.
In occasione della festa dell’ Unità Nazionale e delle
Forze Armate,il Delegato Provinciale di Benevento su
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
invito del Prefetto di Benevento,Dott. Michele
Mazza,ha partecipato alla manifestazione organizzata dalla Prefettura accompagnato dalla GdO Prof.
Luigi Mottola. La manifestazione si è aperta con la
Santa Messa officiata dall’Arcivescovo Metropolita di
Benevento Mons. Andrea Mugione nella chiesa di S.
Sofia,successivamente è stata deposta una corona al
monumento dei caduti in piazza Castello alla presenza delle Autorità civili e Militari.A chiusura della
manifestazione,a cura del Comando Vigili del
Fuoco,è stata dispiegata una maxi bandiera tricolore
sulla facciata del Palazzo del Governo e a seguire la
consegna delle onorificenze “al merito della
Repubblica” da parte del Prefetto.
Alle ore 16,30 nel chiostro dello storico Palazzo S.
Domenico sono stati allestiti degli stand istituzionali da parte degli uffici e delle Forze Armate presenti sul territorio. Nello stand della Prefettura era
presente la Bandiera Storica dell’Istituto messa a
disposizione dalla Delegazione di Benevento che
faceva bella mostra sotto la foto di Vittorio
Emanuele II di Savoia primo Capo di Stato; al centro è stato esposto l’Albo dei Prefetti dal 1861 a
tutt’oggi. Gli stand sono stati aperti al pubblico
fino a tutta la giornata di domenica 6 novembre.
CALTANISSETTA
30 giugno 2011
La Delegazione di Caltanissetta. è stata invitata a
partecipare alla celebrazione della Santa Messa e
alla Processione del Corpus Domini, dal Padre
Mercedario Don Samuele Salinas, presenti le GG.
d’O: Falzone, Cammilleri, Calà, D’Oca, Natale,
Serpente, Pernace, La Rocca, Giamporcaro, Gioè,
Dell’Utri, Di Francesco. Presenti le autorità Civili
Militari ed Ecclesiastiche e il sindaco Dr. Giuseppe
Di Forti.
Le Guardie d’Onore di Caltanissetta, Enna e
Agrigento e l’associazione Culturale “Michele
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Tripisciano, riunitisi in assemblea straordinaria
hanno valutato quanto riportato da alcuni giorni sui
quotidiani di Caltanissetta riguardante lo spostamento, con relativa modifica del suo basamento, del
monumento a UmbertoI nell’omonimo Corso, in
attuazione del progetto”Walking on the ribbon”. Le
Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e
l’associazione Culturale “Michele Tripisciano” condividono la reazione dell’Arch. Leandro Jannì consigliere nazionale di Italia Nostra e di Michele
Lombardo della stessa associazione, ricordando che
l’opera è stata realizzata ai primi del Novecento che
il basamento è opera del nostro artista e concittadino
Michele Tripisciano che con le sue opere sparse in
tutto il mondo a dato lustro alla nostra città. Non
permetteremo, così come ha dichiarato l’esperto
Arch. Leandro Jannì, che sia ignorato e calpestato il
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 Codice
dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi della Legge
13
6 luglio 2002, n. 137 e in applicazione dell’Articolo
10 Oggetto della tutela dei Beni culturali
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili
appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti
pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza
fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
2. Sono inoltre beni culturali: lettera d) “le cose
immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a
causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in
genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e
della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o
religiose, ” e dell’art. 171 Collocazione e rimozione
illecita declara la pena. “ È punito con l’arresto da sei
mesi a un anno e con l’ammenda da euro 775 a euro
38.734,50 chiunque omette di fissare al luogo di loro
destinazione, nel modo indicato dal soprintendente,
beni culturali appartenenti ai soggetti di cui all’articolo 10, comma 1. Non ci sorprenderebbe che anche
questo scempio fosse attuato alla storia della nostra
città, e anche vero che in Italia è un continuo assistere a deturpazione dei beni culturali e paesaggistici
del territorio senza che qualcuno intervenga. Qualora
si voglia proseguire nell’idea di spostare la statua di
Umberto I, è certo che non assisteremo inermi a un
tale scempio, la nostra delegazione Nazionale, già
informata, appoggerebbe Italia Nostra con i propri
legali presentando esposto alla Procura della
Repubblica, chiedendo l’intervento del Presidente
della Repubblica affinché non sia calpestata la storia
e la cultura della nostra città.
CASERTA
Sessa Aurunca, 17 settembre 2011
In occasione dell’Anniversario dei 150 anni
dell’Unità d’Italia, si è svolta in Sessa Aurunca
14
(CE), una manifestazione ricca di eventi importanti e con la partecipazione attiva da parte della
popolazione, soprattutto quella giovanile che con
bandierine e cappellini tricolori ha creato attimi di
intensa emozione, La presenza della Fanfara dei
Bersaglieri della Brigata “Garibaldi” in Caserta, di
una qualificata rappresentanza dell’80 Rgt. RAV
“Roma” di stanza in Cassino, dell’Associazione
delle Guide Garibaldine, della Federazione Italiana
del Turismo Equestre e TREC, hanno completato il
ricco scenario che ha seguito l’intera manifestazione che, senz’altro, entrerà nella storia della città
per la validità degli eventi celebrativi svolti.
Grande risalto la deposizione in tre luoghi distinti
di una corona di alloro ai caduti di tutte le guerre
risorgimentali, della fanfara dei Bersaglieri che ha
sfilato per la città dopo un concerto in Piazza
Mercato al mattino aperto con l’inno di “Mameli” e
con la partecipazione attiva dei ragazzi di tutti gli
Istituti impegnati nella recita di poesie e di canti,
scritti ed elaborati dagli alunni dell’ISISS
”Taddeo” di Sessa, con la preziosa collaborazione
dei propri Insegnanti, in una cornice caratterizzata
dai cavalieri in divisa da Garibaldini e dell’epoca
risorgimentale. Di tutto ciò si deve ringraziare in
primis tutta l’Amministrazione Comunale che ha
dato il massimo dell’impegno per la sua riuscita,
Tutti gli Istituti scolastici per la massiccia presenza
di studenti. Un grazie alla Proloco Sessana, alle
forze dell’Ordine. L’organizzazione dell’intera
manifestazione è stata affidata dall’instancabile
Assessore alla Cultura Italo Calenzo al Presidente
dell’Associazione Culturale “Il Risveglio di
Valogno” Dott. Giovanni Casale e alla Proloco
Sessana che hanno saputo ottimizzare le risorse a
loro disposizione fornendo al Sindaco,
all’Amministrazione, a tutta la popolazione la possibilità di dare, a livello nazionale, un’ottima
impressione sull’attaccamento e la convinzione
della città all’unità dell’Italia. Il Sindaco Dr. Luigi
Tommasino, nel proprio discorso di apertura, ha
ricordato l’impegno della città di Sessa prima e
dopo l’unità d’Italia. Importante l’impegno del
Generale Carmine Bennato che, a nome
dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle
Reali Tombe del Pantheon è stato il tramite di collegamento
tra
l’istituzione
militare
e
l’Amministrazione Comunale. Un grazie al Capo di
Stato Maggiore dell’Esercito (letto un Suo messaggio augurale) ed al Comandante del 2° FOD che
hanno fatto intervenire la fanfara dei Bersaglieri
della Brigata “Garibaldi” a cui nel pomeriggio è
stato intestato un “Murales”, di grandi dimensioni
(circa 40 mq.) dove, tra un trionfo di bandiere tricolori e più di 46 personaggi dipinti, si evoca la
Partenza dei “Mille” da Quarto e l’Incontro a
Teano, donato ed eseguito dal Maestro catanese
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Salvo Caramagno sulla parete di un edificio della
storica “Valogno”, piccola frazione della città di
Sessa. L’unicità di questo secondo momento valognese è stato, sicuramente, il doveroso e commovente tributo, voluto dall’Amministrazione
Comunale, dall’Associazione il “Risveglio” di
Valogno e, soprattutto, da tutta la popolazione, di
dedicare la pregevole opera d’arte alla Brigata
“Garibaldi” di Caserta, al suo passato ed al suo
presente, vivificamente eroico, sia fuori che dentro il Territorio Nazionale. Una targa dipinta sempre dal Maestro riporta, a monito di tutto i passanti la seguente dicitura “Valogno e il Popolo
Sessano alla gloriosa Brigata “Garibaldi”. Poi, nel
tardo pomeriggio alle ore 18,00 presso il Palazzo
di città, “Salone dei Quadri” si è tenuta un’importante conferenza sul Risorgimento, moderata
dal Dottor Giovanni Casale, Presidente
dell’Associazione Culturale “Il Risveglio” di
Valogno, dal titolo:”Importanza e valore del
Risorgimento Italiano nella lettura degli avvenimenti, dell’arte e dei documenti storici”. Relatori
d’eccezione sono stati il Dottor Rocco Cassandri,
esperto in storia postale e documenti risorgimentali e l’Avvocato Francesco del Mercato, storico e
Vice Presidente dell’Istituto Nazionale per le
Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon,
che ha letto un messaggio augurale del suo
Presidente.
In ultimo la proiezione di alcuni video realizzati in
maniera mirabile da alcune scuole, ha impreziosito, l’importante momento di confronto. A conclusione del corposo programma, la proiezione, in
Piazza Mercato del film “Noi Credevamo” del
Regista Mario Martone. Nel novero degli eventi,
l’allestimento ad opera del giovane ma instancabile ed entusiasta Sig. Carmine Cerimoniale, laureando in Conservazione dei beni Culturali, di una
mostra di documenti cartacei risorgimentali, d’inestimabile valore e provenienti dalla collezione privata del Dottor Rocco Cassandri a cui ha fatto da
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
cornice un’esposizione di tutti gli elaborati fatti
dalle scuole del Comune. La mostra che è stata
visitata da tantissime persone provenienti persino
dalle città vicine, è rimasta aperta dal 17 al 19 settembre, in uno dei saloni del Castello Ducale di
Sessa Aurunca. L’Amministrazione ringrazia tutti
coloro che hanno, al di là delle sacrosante differenze, ideologiche e politiche, festeggiato uniti questo
importante “compleanno” Nazionale, che nel
rispetto della memoria dei vinti, si devono riportare le parole dette da Francesco II (ultimo Re di
Napoli) alle sue truppe: “Obbligo di Re e di
Sovrano mi impone di rammentarvi che il coraggio
ed il valore degenerano in brutalità e in ferocia
quando non siano accompagnati dalle virtù e dal
sentimento religioso. Siate dunque, generosi dopo
la vittoria, rispettate i prigionieri che non combattono e i feriti e...”
CREMONA
18 settebre 2011
In rappresentanza delle Guardie d’Onore di Reggio
Emilia, il delegato Comm. Prof. Gaetano Scaravelli
ha partecipato con la bandiera dell’Istituto alla
cerimonia “Risorgimento in villa” presso la residenza dei Conti Sommi Picenardi nel Comune di
Torre de’ Picenardi (CR) organizzata dall’Istituto
per la Storia del Risorgimento Italiano alla presenza delle autorità comunali, civili e militari, in collaborazione con l’Istituto delle Guardie d’Onore,
del FAI, della Scuola Militare Teulié di Milano,
della Fanfara dei Bersaglieri di Asola. Dopo il saluto istituzionale del Sindaco è seguita una visita guidata della villa e del parco a cura del FAI e un concerto della Fanfara dei Bersaglieri di Asola con
musiche risorgimentali. Presente la G.d’O. Dott.
Damiano Milone.
15
CUNEO
16 settembre 2011
Una rappresentanza della delegazione si è recata
presso la Caserma I. Vian del 2° Reggimento
Alpini, dove siamo stati invitati alla cerimonia
della cessione del Comando tra il Col. Massimo
Biagini (cedente) ed il Col. Cristiano Chiti (subentrante). Alla cerimonia erano presenti il Delegato
G.d’O. Magg.Mineo Matteo, il Delegato reggente
G.d’O. Bruno cav.uff.Pietro, G.d’O. Avanzini
cav.Stefano, G.d’O. Bruno cav. Dario. Inoltre, alla
cerimonia vi erano varie personalità civili, militari
e religiose della Provincia di Cuneo (prefetto, questore, presidente della provincia, sindaco di Cuneo
e comuni limitrofi, etc.etc.).
La rappresentanza della delegazione si è recata, il
18 settembre 2011 presso la Basilica di Superga
(TO) per effettuare un servizio di guardia presso le
Reali Tombe dei Savoia. Hanno effettuato servizio
di guardia la G. d’O. Avanzini cav. Stefano, G. d’O.
Compagno Giuseppe e G. d’O. Guglielmi Benito.
L’AQUILA
La Delegazione dell’Aquila, presieduta dal Cav.
Giuseppe Del Zoppo, nel quadro delle attività culturali e storico-commemorative nella ricorrenza del
150° Anniversario dell’Unità Nazionale, ha effet-
tuato recentemente due cerimonie significative,
una presso la Villa Del Basso Orsini a Badia e una
a Rocca Pia presso i giardini comunali dove rispettivamente è stata scoperta una lapide con scultura
in bronzea opera del maestro Giampiero Gigliozzi
di L’Aquila, riproducente il tricolore nazionale e
l’immagine del Re Vittorio Emanele II, da tutti
16
considerato “il padre della patria”, che in occasione dei fatti d’arme connessi con la campagna per
l’unità d’Italia, passando con il suo seguito nella
Valle Peligna soggiornò a Villa Del Basso Orsini e
proseguendo poi il suo itinerario per raggiungere il
Generale Giuseppe Garibaldi a Teano venne bloccato dalla popolazione locale di Rocca Valle Oscura
che gli chiese di cambiare il nome triste del paese,
con altro nome. Decise così di chiamarlo Rocca Pia
in omaggio alla sua figlia preferita Maria Pia
Principessa di Savoia che successivamente diventerà Regina del Portogallo, che in quei giorni aveva
appena compiuto il suo genetliaco, senza la presenza del padre, (infatti lei era nata il 16 ottobre del
1847). La proposta poi fu portata in Consiglio
Comunale solo il 4 giugno 1863 e autorizzata con
Decreto Regio del 10 dicembre 1865. Così alla presenza delle autorità locali civili, militari e religiose,
alla presenza delle rappresentanze delle
Associazioni Combattentistiche e d’Arma sono
state scoperte queste opere a Badia dalla
Dottoressa Paola Del Basso Orsini e a Rocca Pia dal
Sindaco Mauro Leone. Giova ricordare che le predette attività sono state svolte per desiderio di
Sergio Paolo Sciullo della Rocca, cultore di storia
patria e coordinate dal Cav. Donato Agostinelli
esperto di storia militare. Alle cerimonie, erano
presenti le Guardie d’Onore: Trinchini, V. Del
Zoppo, Agostinelli, La Civita, Tontodonato,
Ferroni, Del Zoppo G., Cofini, Cipollone,
Antonelli, Febbo G., Febbo P., Micochero.
Celebrata a Pescocostanzo d’Abruzzo, la 10^
Giornata Nazionale Mauriziana presso il Sacrario
Nazionale Mauriziano d’Italia, presente l’Ispettore
Regionale Fabrizio MECHI e le Delegazioni
Provinciali di: L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo,
coordinate dal Delegato Giuseppe DEL ZOPPO vice
presidente della Fondazione Mauriziana, unitamente
alle rappresentanze degli Ordini Dinastici di Casa
Savoia, oltre a migliaia di convenuti e alle rappresentanze militari dei Decorati di Medaglia d’Oro
Mauriziana
dell’Esercito,
della
Marina,
dell’Aereonautica, dei Carabinieri, della Guardia di
Finanza e di un Reparto in armi del 9° Reggimento
Alpini, unitamente all’Associazione Nazionale Alpini,
alle Associazioni Combattentistiche e d’ Arma. La
Santa Messa è stata officiata dal Cappellano Militare
Don Fausto AMANTEA. Sono seguiti gli interventi
del Sindaco di Pescocostanzo Pasqualino DEL CIMMUTO che ha evidenziato la ricorrenza del 150°
anniversario dell’Unità Nazionale e della 10^
Giornata Mauriziana e del Presidente della
Fondazione Mauriziana Mauro DI GIOVANNI, che al
termine della sua allocuzione ha ringraziato il
Comandante Generale della Guardia di Finanza Nino
DI PAOLO sia per le gentili espressioni rivolte alla
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Fondazione e sia per il munifico dono della stele in
pietra che ricorderà i Decorati Mauriziani delle
Fiamme Gialle presso il Sacrario. Numerosi sono stati
i messaggi augurali giunti dalle maggiori autorità
nazionali e internazionali per questa commemorazione, la cui lettura è stata effettuata dal presidente onorario della Fondazione Mauriziana Sergio Paolo
SCIULLO della ROCCA, Cittadino Onorario di
Pescocostanzo che nella circostanza ha consegnato a
due Allievi della Scuola Ispettori della Guardia di
Finanza di L’Aquila la Medaglia del Presidente della
Repubblica On. Prof. Giorgio NAPOLITANO per la
collaborazione fornita a sostegno delle attività che
vengono svolte presso il Sacrario Nazionale
Mauriziano d’Italia, evidenziando nella sua breve
allocuzione di saluto ai convenuti che ogni Medaglia
Mauriziana, sebbene caratterizzata da origini e significati diversi, è testimonianza della vita spesa al servizio delle Istituzioni e trova il comune denominatore nella giusta valorizzazione delle migliori virtù militari espresse da ciascun decorato. A termine della
cerimonia è stato inaugurata una stele con le insegne
della Guardia di Finanza a ricordo dei Decorati di
Medaglia d’Oro Mauriziana delle Fiamme Gialle,
scoperta congiuntamente dal Colonnello Carmine
PETROSINO della Guardia di Finanza della Regione
Abruzzo, dal Sindaco Pasqualino DEL CIMMUTO e
dal Presidente della Fondazione Mauriziana Mauro
DI GIOVANNI. La suggestiva giornata ha visto la
partecipazione di numerosi fedeli, intervenuti al fianco delle rappresentanze militari per venerare San
Maurizio Martire protettore delle Armi, patrono degli
alpini e della gente della montagna. La cerimonia si
è conclusa con l’augurio comune di essere ancora più
numerosi in occasione della Celebrazione della 11^
Giornata Nazionale Mauriziana, già fissata per
domenica 16 settembre 2012.
Recentemente la Delegazione dell’Aquila, presieduta dal Cav. Giuseppe DEL ZOPPO, nel quadro
delle attività culturali e storico-commemorative, ha
ricordato la figura del Cav. G. d’O. Dante PATANA,
Socio più anziano della Delegazione - deceduto che fu il costruttore del Sacello dei Caduti della
Madonna degli Angeli a Badia Morronese, dedicato
al ricordo di alcune Medaglie d’Oro al Valore
Militare e di caduti in guerra locali. Cosi con una
semplice cerimonia, alla presenza delle rappresentanze delle Associazioni Militari Combattentistiche
e d’Arma, della Delegazione delle Guardie d’Onore
della Provincia di Pescara, dei familiari del defunto, dei membri dell’Accademia Mauriziana, è stato
tenuto un incontro di preghiera al termine del
quale è stata scoperta una Icona di San Maurizio
Patrono delle Armi dedicata ai Caduti di tutte le
guerre e su tutti i fronti, scoperta dal Capitano
degli alpini Gildo VENTRESCA. Al termine, è
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
seguito un vin d’honneur nel corso del quale Sergio
Paolo SCIULLO della ROCCA esperto di storia
militare ha ricordato ai convenuti la figura della
Guardia d’Onore Dante PATANA di cui tra l’altro è
custode dell’archivio privato, che fu bersagliere,
combattente, pluridecorato e presidente della
Sezione Combattenti di Badia, sempre animato da
un forte senso del dovere e dal culto per la Patria.
Giova ricordare che la piccola struttura all’interno
e all’esterno è stata ripulita e bonificata dal Cav.
Donato AGOSTINELLI, designato nuovo custode
fiduciario del Sacello e da alcune Guardie d’Onore.
LUCCA
In occasione delle celebrazioni per il 4 novembre le
Guardie d’Onore Teucci e R. Picchiani (con il mantello) hanno raggiunto la G. d’O. Sassetti di Bagni
di Lucca per le cerimonie previste dall’Amministrazione comunale locale. È stata una semplice ma
simbolica cerimonia. Iniziata verso le 8.00 e conclusasi verso le 12.00, vedendo la commemorazione
presso tutti i monumenti ai caduti del paese assieme
alle autorità politiche, militari e religiose del luogo,
seguita dalla Sacra Funzione Liturgica e conclusa
infine con un corteo – sotto la pioggia incessante – al
monumento principale ai caduti di tutte le guerre.
In quest’ultimo atto di memoria è stato eseguito
l’Inno Nazionale, seguito dal discorso del Sindaco e
di un ufficiale socio dell’UNUCI che ha ringraziato
ufficialmente le Guardie d’Onore di averli onorati
della presenza. Alla cerimonia era presente la bandiera Reale della delegazione portata con devozione
dalla G. d’O. Sassetti. Particolarmente toccante è
stata la presenza di una scuola elementare con le
relative maestre che, incuriosite dallo “strano
stemma” sui mantelli, hanno consentito a Picchiani
di fare una bella illustrazione agli alunni/maestre
sugli scopi del nostro Istituto e la nostra devozione
verso la Reale Casa fondatrice della nostra Patria.
17
NAPOLI
NOVARA
Sant’Agnello 3 novembre 2011
23/24 settembre 2011
Si è svolto nella mattinata di giovedì 3 novembre, presso la Scuola Media A. Gemelli di S.
Agnello (NA), un incontro tra gli studenti delle
terze medie ed i rappresentanti delle varie
Associazioni Combattentistiche e d’Arma della
Penisola Sorrentina.
L’incontro voluto dalla dirigente scolastica
Dott.ssa Maria Pagano, che a portato il suo
saluto ed ha ringraziato quanti intervenuti, e
da tutto il corpo docenti, ha avuto come finalità
l’esposizione di notizie ed informazioni di
carattere storico-patriottico, quali il significato
dell’Unità Nazionale nel suo 150° anniversario,
la storia del Milite Ignoto ed i compiti e la storia delle varie associazioni presenti.
Sono intervenuti, in rappresentanza dei propri
sodalizi, la Guardia d’Onore Cav. Uff. Michele
Gargiulo, Presid ente per la Penisola Sorrentina
dell’Associazione Nazionale Combattenti e
Reduci e Presidente della locale sezione
dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che ha
parlato ai giovani studenti sia della storia
dell’Arma dei Carabinieri e della stessa
Associazione Nazionale, nonché del 90° anniversario del Milite Ignoto che ricorre proprio
quest’anno il 4 novembre, esortando i ragazzi
al rispetto dei valori civici e patriottici.
Altro intervento è stato tenuto dalla Guardia
d’Onore Cav. Andrea Riva in rappresentanza
del nostro Istituto, il quale ha esaltato l’altissimo valore storico, culturale e sociale delle celebrazioni in occasione del 150° anniversario
dell’Unità Nazionale che, partite il 17 marzo
scorso, snodandosi durante tutto il 2011 avranno la loro conclusione il 17 marzo 2012.
Erano presenti , inoltre le Guardie d’Onore
Luigi Garbo, Caputo Salvatore, Cuccaro
Gennaro, Maresca Giovanni e Bellitto Franco.
Hanno portato il loro saluto anche la Guardia
d’Onore Commendatore Carlo De Angelis in
rappresentanza dell’Associazione Nazionale
Sottufficiali d’Italia ed il Luogotenente dei
Carabinieri Cav. Nicola Mariniello, comandante della stazione Carabinieri di Sorrento in rappresentanza del Capitano Dott. Leonardo
Colasuonno comandante della Compagnia
Carabinieri di Sorrento.
La bella riunione, si è chiusa con i ringraziamenti della Preside, dei docenti e degli studenti, che, entusiasti, non hanno lesinato domande
ai presenti, auspicando altri incontri per il
futuro.
Il centocinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia è stato ricordato dalla
delegazione provinciale di Novara con una serie
di iniziative che hanno avuto il patrocinio di
undici regioni, sei province, cinquanta comuni e
di varie associazioni d’arma e altri sodalizi.
Nella mattinata del 23 hanno raggiunto Novara,
a cavallo, il dott. Dionigi Ruggeri, delegato provinciale di Bologna, ed un altro cavaliere, nel
contesto dell’iniziativa dell’Istituto delle visite a
cavallo nei luoghi delle battaglie risorgimentali,
deponendo una corona d’alloro presso l’Ossario
della Bicocca.
Nel primo pomeriggio, il presidente dell’Istituto,
comandante d’Atri, insieme all’ispettore per
l’Italia Meridionale, avv. Gadaleta, al delegato
provinciale di Novara, cav. uff. Lovison, ed a
varie Guardie d’Onore, fra le quali mons.
Gianluca Gonzino, hanno visitato Palazzo Bellini,
sede attuale della Banca Popolare di Novara, ove
si trova la sala dell’abdicazione di Re Carlo
Alberto il 23 marzo 1849. Guida della visita è
stato il dott. Paolo Cirri. Ha fatto seguito una
conferenza tenuta nell’Aula Magna del Convitto
Nazionale Carlo Alberto dal dott. Cirri (Battaglia
della Bicocca – 23 marzo 1849, Prima Guerra
d’indipendenza) e dal dr. Stefano Tosi, presidente dell’Associazione “N del Novarese” (Processo
dell’unità d’Italia attraverso la storia di Casa
Savoia e del Regio Esercito).
La prima giornata si è conclusa con un concerto
d’organo “La musica a corte” presso la Basilica
di San Gaudenzio. Era presente anche l’ispettore
per il cerimoniale, dott. Di Maria.
18
PIACENZA
Proseguendo una tradizione ormai consolidata
della Delegazione il giorno 2 Ottobre 2011 presso
la Chiesa di San Pietro a Saliceto di Cadeo,
Piacenza, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio dei Sovrani di Casa Savoia.
Organizzatrici dell’evento sono state le gdo
Antonella Bergamaschi, Segretaria INGORTP di
Piacenza ed Adalisa Cavuti, che con entusiasmo e
dedizione hanno curato ogni particolare della cerimonia.
La Santa Messa è stata celebrata da don Stefano
Antonelli alla presenza di numerosi fedeli e guardie
d’onore tra le quali citiamo il dott. Umberto
Carlevarini, Commissario INGORTP di Parma, con
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
l’alfiere Luca Ferrari; il dott. Dionigi Ruggeri
Delegato INGORTP e Vicario degli Ordini Dinastici
di Bologna con l’alfiere Raffaele Galliani; il prof
Gaetano Scaravelli Delegato INGORTP di Reggio
Emilia; il prof Daniele Tizzoni, alfiere della
Delegazione di Piacenza, il cav. Agostino Pulito ed
il Delegato di Piacenza M.llo Piero Sasso giunto
all’ultimo minuto per impedimenti dovuti a motivi
di servizio.
La giornata si è conclusa presso il Ristorante
Lanterna Rossa con un pranzo a base di specialità
locali.
RAGUSA
Nell’ambito delle Cerimonie Commemorative del
150° Anniversario della proclamazione del Regno
d’Italia, in provincia di Ragusa, il Comune ove
tali festeggiamenti hanno avuto maggiore rilevanza senza dubbio è quello di Ispica.
L’Amministrazione Comunale con il Concorso:
della Società Operaia di Mutuo Soccorso “G.
Garibaldi”, delle Direzioni Didattiche, ed alcune
associazioni locali, varò un articolato programma.
Esso ebbe inizio la sera del 16 marzo con la
“Notte Tricolore” alle ore 21, dopo un improvviso acquazzone che sembrava voler compromettere il tutto. Ad avviare la serata fu una sfilata per
le principali vie cittadine di oltre una ventina di
“Garibaldini a cavallo” con il “Generale”, a rievocare lo sbarco in Sicilia; nel contempo in vari
ritrovi e locali pubblici si svolgevano giochi
diversi ed intrattenimenti musicali.
Alle ore 24, presso i locali della Società Operaia
di Mutuo Soccorso “G. Garibaldi”, veniva inaugurata una “mostra documentaria sul
Risorgimento”, con l’ostensione del tricolore
Sabaudo (messo a disposizione dal delegato proGUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
vinciale delle GG. d’O. Vincenzo Piccitto); documenti ed atti d’epoca forniti dalla Biblioteca
Comunale e dall’archivio comunale; giornali e
riviste, collezioni di monete e francobolli emessi
nei diversi anni del Regno; esposti da privati cittadini; faceva, altresì, bella mostra, una splendida raccolta di circa 60 esemplari di decorazioni e
medaglie al merito del Regno, collezione gentilmente messa a disposizione dalla G. d’O. dott.
Giuseppe Carbonaro.
Erano presenti il Sindaco di Ispica, avv. Piero
Rustico, i componenti la Giunta Municipale, il
Presidente del Consiglio Comunale e numerosi
Consiglieri Comunali, il Presidente ed il Direttivo
della Società Operaia Mutuo Soccorso “G.
Garibaldi”, centinaia di cittadini.
All’inaugurazione di detta mostra fece seguito
l’accensione di fuochi d’artificio con fumogeni
tricolore, ed una piacevole “spaghettata tricolore” che concluse la “nottata tricolore”.
Giovedì 17 marzo, Festa Nazionale, la celebrazione ebbe inizio presso il Cortile del Comando
della Polizia Municipale con l’alza bandiera per il
“saluto al Paese in onore all’alba dell’Italia” con
l’inno nazionale intonato dal corpo bandistico
“A. Toscanini”; un picchetto composto da
Carabinieri ed Agenti della Polizia Municipale
rendeva gli onori. Erano altresì schierati le GG.
d’O. Piccitto (delegato), Basile, Donzello, Stella,
Moltisanti, Aprile. Presenziava il Sindaco, presente la Giunta Municipale, il Presidente del
Consiglio Comunale, numerosi Consiglieri
Comunali, una rappresentanza del Corpo
Militare della Croce Rossa Italiana, della
Capitaneria del Porto di Pozzallo e
dell’Aeronautica Militare, oltre un centinaio di
studenti e cittadini.
Si formava, quindi, il Corteo delle Autorità Civili,
Militari e Religiose, preceduto da oltre un centinaio di scolari vestiti dei tre colori della bandiera
a formare la stessa.
19
Il corteo si portava dal Municipio al Corso
Garibaldi, ove si svolgeva la celebrazione ufficiale del 150° dell’Unità d’Italia. Il Sindaco teneva
un lungo ed interessante ricordo della nostra storia, alla presenza di diverse centinaia di studenti
e scolari oltre un migliaio di cittadini.
A conclusione del discorso, nell’androne della
vecchia sede municipale di Corso Garibaldi veniva svelata una lapide commemorativa del 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia.
Concludeva la giornata dei festeggiamenti il
Corpo bandistico della città di Ispica, presso i
locali del Cinema Diana, con il “Concerto
dell’Unità d’Italia”.
REGGIO EMILIA
Il giorno 24/09/11, il delegato di Reggio Emilia
Gaetano Scaravelli, con fascia tricolore in rappresentanza del Comune di Reggiolo, e la G.d’O.
Dama Anna Volta hanno partecipato alla cerimonia per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e
alla Santa Messa in suffragio di S.M. Vittorio
Emanuele II presso la Basilica di San Gaudenzio
organizzata dalla delegazione di Novara.
In rappresentanza della delegazione delle Guardie
d’Onore di Reggio Emilia, il giorno 03/10/11 il
delegato Gaetano Scaravelli ha partecipato, con
fascia tricolore, alla Santa Messa in suffragio dei
Sovrani di Casa Savoia presso la chiesa di San
Pietro Apostolo di Saliceto di Cadeo (PC) su invito
della Segretaria della Delegazione delle Guardie di
Piacenza Sig.ra Antonella Bergamaschi.
ROMA
Il giorno 5 novembre 2011, alla guardia d’onore
solenne cui hanno partecipato anche i garibaldini in uniforme storica, accompagnati dalla loro
fanfara, erano presenti le Guardie d’Onore:
Alicicco (della delegazione di Trapani), Arfilli
(Forlì-Cesena), Bilotti, Buonfiglio, Cafiero,
Caruso (delegato di Roma), Cesaretti L.,
Cesaretti N., Coltellacci (Frosinone), Davitti
(Siena), Deiana, Di Brisco, Didiano (Brescia),
Fatucci, Finizio (Milano), Fiumana (ForlìCesena), Giustiniani (Padova), Guarino
(Catania), James, Lapis (delegata di Catania),
Mastrosanti (cerimoniere della delegazione di
Roma), Miele, Nicolosi, Novara (Catania), Otta,
Pierato (Milano), Ravoni, Rocchi, Russo
(Catania),
Salvini,
Savarese,
Schinocca
(Catania), Servidio, Sinibaldi, Spada (Brescia),
Spaziani (Grosseto), Venditti.
20
SAVONA
Una bellissima giornata di sole sulla Riviera ligure
di ponente ha incorniciato la dodicesima tappa del
VIAGGIO A CAVALLO NEI LUOGHI STORICI
DEL RISORGIMENTO, organizzato e realizzato da
Guardie d’Onore con FITETREC-ANTE, Fed.
Italiana Turismo Equestre ed Equitazione di campagna, che si è svolta a Loano.
Questa tappa del 30 ottobre 2011, nella città natale della madre di Garibaldi, è stata fortemente perseguita e organizzata da Fabrizio Marabello della
delegazione di Savona.
Il drappello ha sfilato per lo stretto asse principale
del borgo marinaro tra due ali di folla per poi percorrere un lungo tratto della passeggiata a mare
fino al monumento dei caduti dove attendevano le
Autorità. Una folla numerosa grazie alla meravigliosa giornata ha fatto festa al passaggio dei cavalli dei cavalieri e della bandiera ed ha partecipato
alla deposizione della corona al monumento ai
caduti
Tra le Guardie d’Onore hanno partecipato alla cerimonia il c.te prof. Stefano Emanuele Monti
Bragadin, ispettore nazionale dell’Istituto, assieme
ai delegati di Imperia, Pietro Tommaso Chersola,
della Spezia Riccardo Balzarotti e di Torino
Claudio Cardellini (con una stupenda bandiera
storica con firma autografa di Vittorio Emanuele);
il delegato di Savona, Lorenzo B. Pastorino, era
ben rappresentato da Fabrizio Marabello.
La presenza tra i cavalieri di Miriam Protino, Miss
Italia-Liguria ha portato una bella e giovane nota
alla manifestazione.
Sabato 5 novembre 2011 a Loano hanno avuto inizio le Celebrazioni per il 150° Anniversario della
proclamazione del Regno d’Italia per l’Unità
Nazionale.
In occasione dell’evento, organizzato e promosso
dalla Delegazione Provinciale di Savona
dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle
Reali Tombe del Pantheon con il patrocinio
dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Loano
e l’Amministrazione Provinciale, è stata allestita
nella Sala del Mosaico di Palazzo Doria (sede del
Municipio), la Galleria Sabauda e la Mostra iconografica sulla storia e il ruolo della Guardia d’Onore
alle Reali Tombe del Pantheon.
La collezione privata contenuta all’interno della
Galleria è il frutto di una vera e propria passione
per la storia ed è composta da uniformi e copri capi
dei Carabinieri Reali, decorazioni di ordini dinastici e cavallereschi, dipinti e sculture raffiguranti i
Reali di Casa Savoia, Ufficiali del Regio Esercito,
accessori e documenti.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Vincenzo Panza, Fabrizio Bava e Roberto di Tanno
sono amici collezionisti in possesso di oltre mille
pezzi sparsi nelle gallerie d’arte più prestigiose
d’Italia che fanno rivivere ai visitatori, con l’ausilio
di un percorso, i valori, i sacrifici, le glorie, l’onore
e l’orgoglio di una Dinastia che è stata protagonista
della nostra storia.
Invece, la Mostra iconografica è dedicata alla storia
e al ruolo della Guardia d’Onore alle tombe dei Re
d’Italia ed è stata organizzata in collaborazione con
la Delegazione Provinciale della Guardia di
Alessandria. Lo scopo dell’esposizione è di divulgare le finalità e le attività dell’Istituto Nazionale per
la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon
attraverso l’illustrazione della sua storia, le trasformazioni statutarie, regolamentari e giuridiche, i
simboli, le tradizioni e i valori perpetrati nelle attività del Sodalizio.
Durante il regno di Vittorio Emanuele II, primo Re
d’Italia, un gruppo di Ufficiali fondò associazioni
di Veterani delle guerre d’indipendenza. Alla morte
del Sovrano, avvenuta il 9 gennaio 1878, per mantenere viva la devozione e la riconoscenza
all’Augusta Casa di Savoia, tali associazioni decisero, sul proprio onore, di prestare un servizio di
guardia alla venerata spoglia mortale del “Padre
della Patria” presso il suo luogo di sepoltura al
Pantheon di Roma. Re Umberto I approvò tale
decisione il 18 gennaio 1878.
Le motivazioni del servizio volontario di Guardia
d’Onore alle tombe dei Sovrani,esprimono il senso
di appartenenza ad un’unica società civile, alla
condivisione delle regole di pacifica convivenza e al
sacrificio per il bene della collettività che hanno
motivato la vita dei fondatori del Sodalizio, vengono proposti alla cittadinanza e in particolare ai giovani.
La Galleria Sabauda e la mostra iconografica della
Guardia d’Onore si potranno visitare, durante l’orario di apertura degli uffici comunali, fino a
domenica 20 novembre.
In occasione delle Celebrazioni per il 150°
Anniversario della proclamazione del Regno
d’Italia per l’Unità Nazionale, l’Istituto Nazionale
per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del
Pantheon ha conferito a Marco Melgrati,
Consigliere Regionale, la qualifica di “Guardia
d’Onore”.
L’investitura ha avuto luogo durante la cena di gala
che si è svolta sabato 5 novembre al Grand Hotel
Garden Lido di Loano (SV) alla presenza delle
Guardie d’Onore del nord Italia e delle Autorità
civili e militari.
“L’adesione dell’arch. Melgrati al Sodalizio –
afferma Fabrizio Marabello rappresentante della
Delegazione Provinciale di Savona delle Guardie
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
d’Onore – è sicuramente un valore aggiunto per il
nostro Istituto non solo per la sua dichiarata fede
monarchica ma anche perché in veste di consigliere provinciale si era attivato per l’approvazione di
una mozione a favore del rientro delle salme dei
Sovrani sepolti all’estero.
L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle
Reali Tombe del Pantheon è la più antica
Associazione Combattentistica e d’Arma d’Italia
fondata nel 1878 con la denominazione originaria
di Comizio dei Veterani delle Guerre
d’Indipendenza per l’Unità d’Italia. Nel 1914 fu
elevato ad Ente morale e posto sotto la vigilanza
della Presidenza del Consiglio dei Ministri e, dal 27
febbraio 1990, del Ministero della Difesa.
L’Istituto è un organismo patriottico, apolitico ed
è custode dell’Unità d’Italia e delle tradizioni
militari della Patria. Si propone di fornire con i
propri iscritti una Guardia d’Onore alle Tombe
dei Sovrani d’Italia quale tributo di riconoscenza
per l’Augusta Casa Savoia che portò all’unità e
alla grandezza della Nazione; mantiene vivo il
culto della Patria ed il senso dell’Onore; esalta,
custodisce e tramanda le glorie e le tradizioni
militari; conserva e consolida i vincoli di amicizia
e di solidarietà fra tutti gli iscritti; mantiene i
necessari collegamenti con le Istituzioni civili
dello Stato, con le Forze Armate e conserva stretti rapporti di collaborazione con le Associazioni
Combattentistiche e d’Arma italiane ed estere”.
21
L’Istituto ha sede a Roma ed è presieduto, per tradizione e per Statuto, da un Ufficiale di alto
rango. L’attuale Presidente è il Capitano di
Vascello (a. r.) dott. Ugo d’Atri.
Durante la cena di gala, Marabello ha letto un messaggio inviato da S. A. R. il Principe Amedeo di
Savoia Duca di Aosta.
Intravaia, uno speciale messaggio di saluto e di
benedizione del Patriarca della Chiesa Ortodossa
del Montenegro.
Per iniziativa congiunta della Delegazione
Prov.le, della Fed. Prov.le dell’Istituto del Nastro
Azzurro e dell’Ass. “Avolesi nel mondo”, ha
avuto luogo la IV edizione della mostra icono-
SIRACUSA
Il 20 luglio per iniziativa della Guardia d’Onore
Cav. Uff. Francesco CALABRESE DI MARTINO, Presidente del Circolo Canottieri “JONICA”
in occasione dei 95 della fondazione, ha avuto
luogo la presentazione del volume di S.A.R. il
Principe Emanuele Filiberto di Savoia dal titolo
“Mi fai stare bene”. Ha presentato il volume,
alla presenza dell’Autore, la Guardia d’Onore
On. Avv. Enzo Trantino. All’evento sono intervenuti il Delegato di Catania Avv. Maria Lapis,
il Delegato di Siracusa Avv. Francesco Atanasio
e il Vicario OO. DD. SS. Guardia d’Onore
Francesco Maiore.
Trantino, il principe Emanuele Filiberto, Calabrese di Martino
Per iniziativa congiunta della Delegazione dell’Istituto e del Vicariato degli OO. DD. SS. il 22
settembre è stata celebrata nell’antica chiesa di
San Paolo Apostolo la memoria liturgica di San
Maurizio, Martire della Legione Tebea, Patrono
del secondo più antico Ordine di Casa Savoia e
delle Forze Armate Italiane. Il solenne rito religioso è stato officiato da Mons. Giuseppe Greco,
Vicario Episcopale emerito dell’Arcidiocesi di
Siracusa, e dai sacerdoti Prof. Rosario Lo Bello,
Parroco di San Paolo, e Don Enzo Iacono Isidoro,
Cappellano della Delegazione. Per la cerimonia è
giunto, per il tramite della G. d’O. Giovanni
22
grafica allestita per il 150° della proclamazione
del Regno d’Italia. L’inaugurazione della mostra,
ospitata presso l’ex refettorio del Monastero dei
PP.Benedettini in Avola, è stata preceduta l’ 8
ottobre 2011 da un convegno, che ha visto come
relatori il Gen.B. Michele Favaccio, vice presidente dell’Ass. “Avolesi nel mondo” e il C.V. Ugo
d’Atri, Presidente del nostro Istituto. Hanno
patrocinato l’evento, ampiamente riportato dalla
stampa regionale siciliana, la Provincia di
Siracusa e il Comune di Avola. Fra il qualificato
pubblico i delegati di Ragusa e Enna, Col.
Piccitto e Cav. Restifo, il Vicario degli
OO.DD.SS. di Siracusa, Cav. Maiore, il
Comandante della Cp CC di Noto, i Presidenti
delle Sezioni del Nastro Azzurro di Augusta,
Lentini e Noto. Il 9 ottobre il Presidente, con la
gentile consorte, donna Guglielmina, ha visitato
la Casa – Museo di Lentini, istituita dalla G.d’O.
Ivan Grancagnolo complimentandosi per l e
recenti acquisizioni.
TRAPANI
29 maggio 2011
Domenica 29 maggio 2011, nella Chiesa Anglicana
della Santa Croce di Palermo, via Mariano Stabile
n. 118/b, il Reverendo David Phillips, Cappellano
di detta Chiesa, previa autorizzazione del
Reverendo Geoffrey Rowell, Vescovo di Gibilterra
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
in Europa, ha celebrato per la prima volta una
messa in suffragio delle Loro Maestà Vittoria
d’Inghilterra e Vittorio Emanuele d’Italia. Alla
cerimonia hanno partecipato, con i rispettivi delegati Damiano Bonventre ed Enzo Falzone, le
Guardie d’Onore delle Delegazioni di Trapani e di
Caltanissetta. Le dette Delegazioni sono state
accolte all’ingresso della Chiesa dal Segretario della
Cappellania, sig.ra Deborah Halliday. Dopo la funzione religiosa, il Delegato di Trapani, Damiano
Bonventre, ha letto il messaggio inviato per l’occasione dal Presidente dell’Istituto Capitano di
Vascello (ris.) Dott. Ugo D’Atri: “Caro Damiano, in
occasione della cerimonia liturgica da Te organizzata in suffragio della Regina Vittoria d’Inghilterra
e del nostro Re Vittorio Emanuele II, la prima del
nostro Istituto in una chiesa anglicana, desidero far
giungere a Te i miei complimenti per la lodevole
iniziativa ed i miei più cordiali saluti per l’officiante e per tutti i convenuti. Sono certo che questo
evento servirà ad avvicinare noi monarchici italiani alla comunità inglese presente in Sicilia, comunità che storicamente ha avuto un ruolo ed un’importanza anche in periodo risorgimentale, assecondando il processo di formazione dello Stato nazionale unitario. Mi piace anche ricordare l’analogia
fra la storica nostra fedeltà alla Famiglia Reale italiana e la fedeltà degli anglicani alla Famiglia Reale
britannica.” Alla fine della lettura del messaggio
presidenziale, il Delegato di Trapani ha pronunciato il seguente discorso: “Amici anglicani, Signori
della Guardia, a nome di Sua Altezza Reale il
Principe Reale Vittorio Emanuele di Savoia, a
nome del Presidente Ugo d’Atri, a nome di padre
Stefano Smedile, Cappellano Provinciale di
Trapani, assente per motivi inerenti al suo ufficio,
e di tutti i soci della Delegazione di Trapani e di
Caltanissetta, saluto Sua Maestà la Regina
Elisabetta II, Pontefice Massimo della Chiesa
d’Inghilterra e guida spirituale di oltre di trecento
milioni di anglicani, saluto il Reverendo David
Phillips responsabile e Cappellano della Chiesa
Anglicana di Palermo, saluto tutti gli anglicani di
Palermo che si riconoscono nella Chiesa di Cristo
Re e nel comune valore: il dogma della regalità di
Cristo. L’ eresia di oggi consiste nella negazione
della regalità di Cristo e nell’ affermazione di una
superiore autorità e dignità del cristiano democratico. Si tratta, come dice il Vassallo, di un tipo di
cristiano che aderisce alla “statolatria”, alle dottrine atee e collettiviste e si riconosce “in quella religione cristiana fatta di spirito in pace con il
mondo”. Pio XI ha affermato che il concilio dogmatico niceno inserendo nel simbolo della fede cattolica le parole « cuis regni non erit finis » riconobbe la regalità di Cristo Re. La negazione della regalità di Cristo implica una negazione dell’ umanità
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
di Cristo con conseguente svalutazione dell’ uomo
e della sua dignità. Il Papa Pio XII, nel suo radiomessaggio del Natale 1955, afferma che la regalità
di Cristo sta nella verità “Cristo vero Dio e vero
Uomo” e nella condanna del docetismo e dell’ arianesimo, ossia in quelle posizioni che negano la
realtà dell’ incarnazione e la verità “Cristo è Dio”.
Cristo è il verbo incarnato, è il Salvatore del
mondo: “qualunque cosa domanderemo la riceveremo da Lui, purché si osservino i suoi comandamenti e si faccia quello che a Lui è gradito ( 1 Gv.
3, 22 )”. Il Cardinale Wojtyla, nel suo discorso
tenuto in Vaticano nel marzo 1976, afferma che se
“il cristiano negasse la regalità di Cristo si verificherebbe il trionfo dello spirito satanico.” Carol
Wojtyla, divenuto Giovanni Paolo II, a Puebla, in
occasione della festa di Cristo Re dice che “Cristo è
il nuovo Adamo, è colui che entra nella storia dell’uomo per servire (Mt. 20, 28). Questa è, in un
certo senso, la fondamentale definizione del Suo
Regno. In questo servizio – continua Giovanni
Paolo II – secondo il modello di Cristo, l’ uomo
ritrova la sua piena dignità, la sua meravigliosa
vocazione, la sua regalità”. La completa sottomis-
23
sione a Cristo Re fa acquisire all’ uomo piena
dignità regale. Nel senso che il servizio reso all’
Uomo-Dio si tramuta in pienezza di dignità ed in
una regalità perfetta. Il Papa Pio XII insegna “che
nel Regno di Cristo, nell’ obbedienza all’ indeclinabile legge di Cristo Re, l’ uomo non è alienato ed
oppresso, ma misticamente sovrano e consanguineo
di Cristo”. L’attività sociale non è di esclusiva pertinenza del potere laico e dei suoi seguaci, ma il
Regno sociale di Cristo appartiene a tutti gli uomini di buona volontà ed è la conseguenza necessaria
del Regno spirituale di Cristo. Giovanni Paolo II,
infatti, a Puebla, ha rivendicato l’ autonomia e la
superiorità della dottrina sociale cristiana. La regalità di Cristo, dice il Vassallo, non è separabile dall’
uomo “poiché l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa, mentre Cristo Re illumina con il suo salutare lume l’ intera società umana”. Ora mi sia consentito di ricordare le virtù e la personalità della
Regina Vittoria. Alexandrina Victoria del Regno
Unito conosciuta semplicemente come Regina
Vittoria (Londra, 24 maggio 1819 – Isola di Wight,
22 gennaio 1901) fu Regina del Regno Unito e
Imperatrice d’India dal 20 giugno 1837 fino alla
sua morte. Il suo Regno durò più di 63 anni, è
tutt’oggi il più longevo della storia del Regno
Unito. Il suo lunghissimo Regno conosciuto come
“epoca vittoriana“, fu segnato da una grande
espansione dell’Impero Britannico e fu preceduto
dalla prima rivoluzione industriale, un periodo di
grandi cambiamenti sociali, economici e tecnologici nel Regno Unito. Vittoria fu l’ultimo monarca del
Casato di Hannover. Il padre di Vittoria, principe
Edoardo Augusto, Duca di Kent e Strathearn, era il
quarto figlio del Re Giorgio III. Con grande dispiacere del duca di Kent, che avrebbe preferito il nome
Elisabetta, la bambina fu chiamata Alexandrina
Vittoria, in quanto il Re aveva invitato a fare da
padrino lo zar Alessandro I di Russia. Tuttavia,
dalla nascita ella venne formalmente chiamata Sua
Altezza Reale Principessa Vittoria di Kent, ma in
seno alla famiglia venne chiamata Drina. Lo zio
della principessa Vittoria, il Principe di Galles, ereditò la corona diventando Re Giorgio IV.
Nonostante occupasse una posizione molto alta
nella linea di successione al trono britannico, a
Vittoria venne insegnato solo il tedesco, ma dall’età
di tre anni venne istruita all’inglese. In seguito
imparò a parlare anche italiano, greco, latino, francese. Quando la principessa Vittoria di Kent ebbe
l’età di undici anni, suo zio re Giorgio IV, morì
senza figli lasciando il trono a suo fratello, il Duca
di Clarence e St. Andrews, che divenne Re con il
nome di Guglielmo IV. Dato che anche il nuovo Re
era senza figli Vittoria divenne automaticamente
sua erede al trono. La principessa Vittoria incontrò
il suo futuro marito principe Alberto di Sassonia-
24
Coburgo-Gotha, quando aveva sedici anni. A prescindere dalle ragioni che spinsero Alberto a sposare Vittoria, essi, comunque, ebbero un matrimonio
lungo ed estremamente felice. Dato che la giovane
Regina aveva appena compiuto diciotto anni, non
fu necessaria una reggenza. Secondo la Legge
Salica, una donna non poteva regnare sullo Stato di
Hannover e dato che questo stato era collegato con
la Gran Bretagna dal 1714, Hannover andò allo zio
di Vittoria. Il duca di Cumberland e Teviotdale
assunse il titolo di re Ernesto Augusto I di
Hannover, inoltre finché Vittoria rimase nubile e
senza figli egli rimase anche il primo in linea di
successione. Durante la prima gravidanza di
Vittoria, il diciottenne Edward Oxford tentò di
assassinarla mentre stava passeggiando in carrozza
con il Principe Alberto nelle strade di Londra.
Oxford sparò due volte, ma entrambi i colpi mancarono il bersaglio. Nel 1845, l’Irlanda fu colpita
da una malattia delle patate che in quattro anni
costò la vita a oltre mezzo milione di irlandesi e
vide l’emigrazione di un altro milione di abitanti.
In risposta a quello che venne chiamata la grande
carestia, in inglese Great Famine (An Gorta Mor),
la Regina donò personalmente 5000 sterline e fu
coinvolta in molte operazioni di carità contro la
carestia. Vittoria visitò per l’ultima volta l’Irlanda
nel 1900 quando andò personalmente a chiamare
gli Irlandesi alle armi per la guerra Boera. I nazionalisti che si opponevano alla sua visita furono guidati da Arthur Griffith, che cinque anni più tardi
creò il partito Sinn Féin, ancora attivo ai giorni
nostri. Nel 1851, venne tenuta la prima
Esposizione Universale. L’esibizione, organizzata
dal Principe Alberto, venne aperta ufficialmente
dalla Regina il 1 maggio 1851. Nonostante i timori di molti, la mostra fu un incredibile successo,
tanto che con i proventi furono utilizzati per finanziare la costruzione del South Kensington Museum,
che in seguito ebbe l’attuale nome di Victoria and
Albert Museum. Il governo di lord John Russell collassò nel 1852, quando il primo ministro Whig fu
rimpiazzato dal conservatore lord Derby. Lord
Derby non rimase al potere per molto tempo dato
che non mantenne la maggioranza al Parlamento.
Egli rassegnò le dimissioni meno di un anno dopo
l’inizio del suo incarico. A questo punto Vittoria
decise di porre fine al periodo di primi ministri
deboli che aveva caratterizzato fino ad allora il suo
regno. Fu così che la Regina ed il consorte incoraggiarono vigorosamente la formazione di una forte
coalizione fra i Whigs e i Tories fedeli a Peel, i
Peelisti. E un governo nacque effettivamente da
questa coalizione, guidato dal Peelista lord
Aberdeen. Uno degli atti più significativi di questo
governo fu di portare il Regno Unito a combattere
la guerra di Crimea nel 1854, dalla parte
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
dell’Impero Ottomano e contro la Russia.
Immediatamente prima dell’ingresso in guerra voci
che il Regno Unito si sarebbe schierato con lo Zar
ebbero l’effetto di diminuire la popolarità della
coppia Reale. Comunque, Vittoria pubblicamente
esortò a supportare le truppe al fronte. Dopo la
conclusione della guerra, lei istituì la Victoria Cross
come riconoscimento di valore. La sua conduzione
della guerra di Crimea fu contestata da molti. Lord
Aberdeen rassegnò le dimissioni, nel 1855, e venne
rimpiazzato da lord Palmerston. Qui la Regina
volle la partecipazione piemontese alla guerra di
Crimea, nonostante l’opposizione del suo Primo
Ministro, contrario ad ogni forma di incoraggiamento verso l’unità politica italiana. Lord
Palmerston si dimise da Primo Ministro, nel 1857,
e fu sostituito da lord Derby. Gli eventi principali
dell’amministrazione di lord Derby furono la ribellione dei Sepoys contro il controllo da parte della
Compagnia Britannica delle Indie Orientali
sull’India. Dopo che la ribellione fu sedata, l’India
fu messa sotto il controllo diretto della Corona
Britannica. Il secondo governo di lord Derby non
durò più del primo, infatti cadde nel 1859, permettendo a Palmerston di tornare al potere. Anche
in questa occasione, su pressione della Regina
Vittoria, furono mandate delle navi da guerra britanniche, prima a Marsala e poi a Palermo, per
proteggere i garibaldini da una eventuale controffensiva borbonica. Il 17 marzo 1861, giorno della
proclamazione del Regno d’Italia e dell’assunzione
del titolo di Re d’Italia in capo a Vittorio Emanuele
II, la Regina Vittoria fu la prima Sovrana del
mondo a riconoscere il Regno d’Italia. In quello
stesso anno, 1861, il Principe consorte Alberto
morì, devastando il morale di Vittoria che entrò in
uno stato semi-permanente di lutto e di sconforto.
Indossò sempre abiti neri a ricordo per il resto della
sua vita. Evitò di apparire in pubblico, e raramente mise piede a Londra negli anni che seguirono.
Trascorreva il suo tempo nelle residenze di campagna, soprattutto a Balmoral in Scozia e nei giardini del castello, attorniata da pochissime fidate persone. Durante il Regno di Vittoria fu promulgato il
Reform Act (Atto di Riforma) nel 1867, uno degli
atti legislativi più importanti del XIX secolo per il
Regno Unito. Lord Palmerston si oppose vigorosamente a questa riforma elettorale, ma il suo ministero finì con la sua morte nel 1865. Gli succedettero lord Russell e poi lord Derby che fu ministro al
momento dell’approvazione della riforma. Nel
1868, un uomo che voleva provare di essere il
primo ministro favorito dalla Regina entrò in carica. Si trattava del conservatore Benjamin Disraeli.
Il suo ministero, però cadde presto e fu rimpiazzato da William Ewart Gladstone, membro del
Partito Liberale (nome assunto dalla coalizione
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Whig-Peelisti). Gladstone fu pari in notorietà alla
Regina e a Disraeli durante la sua carriera politica.
Nel 1872, Vittoria fece il suo sesto incontro con una
pistola. Mentre stava scendendo da una carrozza, il
diciassettenne irlandese Arthur O’Connor, si rivolse alla Regina con una pistola in una mano e una
petizione per liberare prigionieri irlandesi nell’altra. La pistola era scarica, l’intento era di convincere con la paura ad accettare la petizione. John
Brown, che era al fianco della Regina, buttò il
ragazzo a terra prima che essa stessa potesse vedere la pistola, e fu ricompensato con una medaglia
per il suo coraggio. O’ Connor fu condannato,
secondo la legge del 1842, al confino e alla fustigazione, ma Vittoria estinse la seconda parte della
pena. Nel 1876, incoraggiata da Disraeli, la Regina
assunse il titolo di “imperatrice d’India” che venne
ufficialmente riconosciuto con il Royal Titles Act
1876 (“Atto dei Titoli Reali 1876”). La Regina
ricompensò il suo primo ministro nominandolo
Conte di Beaconsfield. L’amministrazione di lord
Beaconsfield cadde nel 1880 quando il partito
Liberale vinse le “Elezioni generali del 1880“.
Gladstone aveva riconquistato la leadership dei
Liberali quattro anni prima, fu così che la Regina
invitò lord Hartington, capo dei Liberali alla
Camera dei Comuni, per formare un governo. Lord
Hartington non accettò l’incarico intuendo che non
ci sarebbe stato un governo Liberale senza
Gladstone, il quale non sarebbe stato secondo a
nessuno. Vittoria dovette, suo malgrado, cedere
l’incarico a Gladstone. L’ultimo degli attentati alla
vita di Vittoria fu perpetrato nel 1882. Un pazzo
scozzese, Roderick Maclean, sparò un proiettile
verso la Regina mentre era seduta in carrozza, ma
mancò il colpo. I conflitti di Vittoria con Gladstone
continuarono durante gli anni a seguire. Fu
costretta ad accettare le sue proposte di riforma
della legge elettorale, incluse il Representation of
the People Act 1884 (Atto di rappresentanza del
popolo 1884), che aumentò considerevolmente il
numero degli elettori. Il governo Gladstone cadde
nel 1885 e venne rimpiazzato dal conservatore lord
Salisbury. Gladstone tornò al potere nel 1886 ed
introdusse il Irish Home Rule Bill, 1886 (Corpo
legislativo autonomo per l’Irlanda), che garantiva
una legislazione separata all’Irlanda. Vittoria si
oppose a questo provvedimento, che lei supponeva
minasse l’autorità dell’Impero. Quando il Bill non
venne ratificato dalla Camera dei comuni,
Gladstone si dimise, permettendo alla Regina di
dare l’incarico di nuovo primo ministro a lord
Salisbury. Nel 1887 il Regno Unito celebrava il
Golden Jubilee (50 anni di Regno). La scandalosa
relazione che le veniva attribuita dai pettegolezzi
con un cameriere, scemò dopo la morte di John
Brown, nel 1883, permettendo alla Regina di esse-
25
re percepita come un simbolo di moralità. Nel settembre 1896, Vittoria superò il record di durata di
ogni altro monarca inglese, scozzese o britannico.
Su richiesta della Regina ogni manifestazione pubblica dovette essere posticipata al 1897, il
Diamond Jubilee (Sessanta anni di Regno). Il
Ministro per le Colonie Joseph Chamberlain, propose che i festeggiamenti per il sessantennale fossero una festa per tutto l’Impero. Così tutti i Primi
Ministro delle colonie che si auto-governavano,
vennero invitati con le loro famiglie. La rivista a
cui partecipò la Regina includeva truppe di ogni
colonia britannica e protettorato, assieme a soldati
inviati dai principi indiani e capi (che erano subordinati alla regina, imperatrice d’India). Le celebrazioni del Diamond Jubilee furono segnare da grandi dimostrazioni d’affetto per la settantenne Regina
che da allora fu costretta su una sedia a rotelle.
Durante gli ultimi anni di Vittoria, il Regno Unito
fu coinvolto nella guerra Boera, che ricevette il supporto entusiastico della Regina. La vita personale
di Vittoria fu segnata da molte tragedie personali,
inclusa la morte di tre dei suoi figli e dei suoi nipoti. La sua ultima apparizione pubblica fu, nel
1899, quando partecipò alla posa della prima pietra del già ricordato South Kensington Museum.
Mantenendo un’usanza, che mantenne durante
tutta la sua vedovanza, Vittoria passò tutti i Natali
a Osborne House (che era stata progettata dal principe Alberto in persona) nell’Isola di Wight. Ivi
morì il 22 gennaio 1901, dopo un regno di sessantatré anni sette mesi e due giorni, più di ogni altro
monarca britannico prima o dopo. I suoi funerali
furono celebrati il 2 febbraio, e, dopo due giorni di
lutto nazionale, venne tumulata al Mausoleo
Frogmore accanto al marito. A questo punto dobbiamo ricordare la figura di Re Vittorio Emanuele
II. Il nome del Re ricorda a noi italiani ed al mondo
1’ unità d’ Italia. Il Sovrano nacque a Torino il 14
marzo 1820 da Carlo Alberto e da Maria Teresa di
Toscana. All’età di 22 anni sposò Maria Adelaide,
figlia di Ranieri, Vicerè della Lombardia, dalla
quale ebbe otto figli. Nella I Guerra d’
Indipendenza contro l’Austria, nel 1848, al giovane Principe Sabaudo fu affidato il comando di una
divisione. Si coprì di gloria a Pastrengo e nella battaglia di Goito del 30 maggio 1848. In questa battaglia rimase ferito ad una gamba da una scheggia
di mitraglia. Il 23 marzo 1849, nell’ infausta giornata di Novara, Vittorio Emanuele anima i suoi
soldati e dà grandissima prova del suo valore di
soldato. Il 24 marzo 1849 ricevette la Corona di Re
dal padre Carlo Alberto, nel momento in cui 1’
esercito piemontese subiva una sconfitta atroce,
con gli austriaci pronti a marciare su Torino. All’
alba del 26 marzo 1849 firmò con il Generale
Radetzky, dopo una breve e cortese conversazione,
26
un armistizio. Il suo cuore di uomo fu straziato
dalla morte prematura del figlio Vittorio
Emanuele, Duca del Genovese, della moglie Maria
Adelaide e del figlio Odone, Duca di Monferrato,
morto appena ventenne. Nel decennio di preparazione che va, dal 1848 al 1858, il Re, grazie alla
politica lungimirante di Camillo di Cavour, partecipa con 17.000 uomini, sotto il comando del
Generale Alfonso della Marmora alla vittoria del 16
agosto 1855 nella battaglia della Cernaia. Per
tanto valore, che onorò Casa Savoia, fu permesso al
Piemonte di partecipare al congresso di Parigi,
indetto dall’ Austria ed accettato dall’ Imperatore
russo Alessandro II. In quella circostanza, Camillo
Benso di Cavour, Primo Ministro del Re, di fronte
ai Plenipotenziari degli Stati d’ Europa, con energia, dimostrò la necessità di liberare per sempre
l’Italia da ogni dominazione straniera e specialmente da quella austriaca. Nel 1859, in occasione
della II Guerra d’ Indipendenza, nella giornata del
24 giugno, mentre le armi francesi riuscivano vittoriose a Solferino, Vittorio Emanuele Il combatteva a San Martino una sanguinosissima battaglia.
Ben quattro volte il colle di San Martino fu occupato ed abbandonato. Finalmente, dopo sedici ore
di lotta, la Bandiera del Risorgimento Italiano
sventolò vittoriosa. L’ Italia aveva finalmente conquistata la sua libertà e la sua indipendenza. L’
Austria domandò ed ottenne un armistizio il 9
luglio dello stesso anno. Con la pace di Villafranca,
conclusa il 12 luglio 1859, 1’ Austria cedette la
Lombardia e rinunciò al suo potere egemonico sul
resto dell’ Italia. Grazie alle battaglie di Solferino e
di San Martino, la Toscana, le Romagne, i Ducati di
Parma e di Modena, e tutto il Regno delle Due
Sicilie, nel 1860, passarono sotto la giurisdizione
del Piemonte. Liberato il Regno Napoletano, con 1‘
apporto di Garibaldi e dei suoi volontari, i piemontesi, al comando del Re Vittorio Emanuele II, penetrarono nelle Marche e nell’ Umbria, vincendo a
Castelfidardo. Così pure quelle regioni, con i plebisciti, si dichiararono unite all’ Italia ed a Vittorio
Emanuele. 11 18 febbraio 1861 si aprì in Torino il
primo parlamento nazionale. Grande fu l’entusiasmo dei primi deputati e dei primi senatori di tutte
le parti d’ Italia. 11 17 marzo 1861, Vittorio
Emanuele II fu proclamato, dal primo parlamento
italiano, Re d’Italia. Nel 1865, la capitale d’ Italia
fu trasferita a Firenze. Nella III Guerra
d’Indipendenza, grazie all’ apporto prussiano, il
Veneto si unì all’Italia. Nel 1870 venne la volta di
Roma. Il 20 settembre dello stesso anno, con la
Breccia di Porta Pia, aperta dal prode Maggiore d’
Artiglieria Luigi Pelloux, cessò il governo assoluto
dei papi, che si era opposto all’ unità d’ Italia. Il 5
dicembre 1870, il Re pronunciava, in Roma ed in
presenza di tutti i deputati e senatori, la seguente
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
celebre frase: “L’Italia è libera ed una; ormai non
dipende più che da noi il farla grande e felice.” Il
grande Re che, con il pericolo della vita ci aveva
dato 1’ indipendenza e 1’ unità sognata da tanti
martiri, rimase sempre un uomo umile vicino al
popolo ed ai poveri. Il 9 gennaio 1878, dopo brevissima malattia, la morte ci rapiva, come disse
Pasquale Galluppi: “il Re buono, il Re onesto, il Re
galantuomo, il Padre della Patria!”. Egli morì serenamente, con la coscienza di avere compiuto sempre il suo dovere e prima che la sua grande anima
tornasse a Dio, raccomandò al suo augusto figliolo,
Umberto, di restare fedele al cristorexismo, all’
Italia ed alla libertà. La sua salma, che riposa al
Pantheon, è affidata dal giorno della sua sepoltura
alle Guardie d’ Onore.” Alla fine della messa ed a
conclusione dell’incontro, il Reverendo David
Phillips ha pronunciato il seguente discorso: “Noi
siamo qui riuniti nella Cappella Anglicana di
Palermo, dedicata alla Santa Croce, per ricordare
due grandi dell’ottocento: LL. MM. Vittoria
d’Inghilterra e Vittorio Emanuele d’Italia. La
prima è stata qui giustamente ricordata per avere
riconosciuto il Regno d’Italia ed il secondo per
avere creato lo Stato Italiano, nonostante fortissime
opposizioni interne ed esterne. Insieme, però,
hanno vinto i nemici dei disegni della Divina
Provvidenza. Non a caso recentemente il Segretario
di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, ha ricordato
che i caduti della “Breccia di Porta Pia” si sacrificarono per rendere Roma indiscussa capitale dello
Stato Italiano e “centro”, non solo della Chiesa
Cattolica, ma di tutta la “famiglia dei popoli”. Noi
Cristorexisti riconosciamo che il potere assoluto per
la redenzione dei popoli spetta a Cristo, vero Dio,
vero uomo e Capo assoluto della Monarchia
Cristiana ed Universale. I Cristorexisti non sono
seguaci di una libera Chiesa in un libero Stato, ma
sono seguaci di una Chiesa e di uno Stato fusi in un
solo progetto teso a realizzare la pace e la felicità
dei popoli. Noi anglicani riteniamo che la Chiesa
deve essere apportatrice di valori spirituali e di
valori nazionali. Nella realtà anglicana il punto di
incontro tra la Chiesa e lo Stato è il Re: creatura di
Dio e simbolo della perfetta armonia del potere
temporale e del potere spirituale. Costantino il
Grande ebbe il merito di capire che solo la Croce è
apportatrice di vittoria. In una visione narrata da
Eusebio, Costantino vide la Croce con la scritta “In
hoc signo vinces” (in questo segno vincerai) e,
avanzando con l’insegna cristiana sulla propria
bandiera, conseguì quattro vittorie sull’esercito del
rivale Massenzio (312 d.C.). Dopo l’editto di
Milano del 313 d.C., Costantino assunse la carica
di Pontifex Maximus, cioè di Capo della Chiesa,
della Religione ufficiale dell’Impero e di Capo
dell’Impero Romano d’Oriente, con il titolo di
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Imperatore. Costantino fu il primo Sovrano che
convertì l’Impero Romano al cristianesimo e fu dai
suoi contemporanei chiamato “il benefattore dell’umanità”. La fondazione di Costantinopoli, come
capitale del nuovo Impero, segna l’inizio di una
nuova era, di una nuova forma di governo e della
fine del monopolio della cultura greca. Il Governo
Romano nella forma datogli da Diocleziano e da
Costantino I sopravvisse fino al 1453, ossia fino a
quando la potenza ottomana sconfisse militarmente l’Impero Romano d’Oriente e ne decretò la sua
soppressione.
Invece,
l’Impero
Romano
d’Occidente, che non aveva adottato la formula
Stato – Chiesa nella persona di un unico reggente,
non ebbe la stessa durata, ma finì per essere dominato dai barbari germanici. Solo la Chiesa
Cattolica sopravvisse. Quindi, per 1140 anni, in
Oriente, il reggente della Corona di Cristo fu Capo
della Chiesa e Capo dell’Impero. Si dice che le
dinastie approvate da Dio iniziano e finiscono con
il nome del fondatore. La dinastia degli Imperatori
dell’Impero Romano d’Oriente iniziò con
Costantino I, nel 306 d.C., e finì, nel 1453, con
l’Imperatore Costantino XI. Ora volendo tracciare
una breve profilo della monarchia inglese, dobbiamo dire che la Regina Elisabetta II, come i suoi predecessori, è il Capo dello Stato Britannico e della
Chiesa Anglicana. In tale veste, previa approvazione del Parlamento, nomina i vescovi. Ancora, la
Regina Elisabetta II è il Capo di ogni singolo Stato
del Commonwealth (Comunità), ossia di un
Impero che per estensione non ha precedenti nella
storia. Il Commonwealth è formato da grandi Stati
indipendenti, come il Canada e l’ Australia, e da
piccoli nazioni, come The Tuvalu Islands, di soli
158 Km² e con una popolazione di appena 10.000
abitanti. Tutto questo si è potuto verificare solo
perché la Chiesa anglicana non permette alcuna
separazione tra lo Stato e la Chiesa e non mette in
discussione il potere democratico che spetta ai
popoli. Un Sovrano non può avere sopra di sé che
Cristo: Re dei Re, Signore dei Signori, Creatore del
cielo e della terra. Per noi anglicani, il Re non può
vivere separato dalla sua Chiesa, come la Chiesa
non può vivere separata dal suo Re. Ancora, noi
anglicani riteniamo che un Presidente non può
essere portatore degli stessi valori di un monarca,
Capo della sua Chiesa e dei suoi vescovi, per il
motivo che il suo potere deve essere esercitato nell’interesse dei principi evangelici e del popolo. Non
a caso, nella storia della Chiesa Anglicana, i sovrani che si sono allontanati dalla sua tradizione sono
stati puniti da Dio e dal popolo. Tornando alla
nostra riunione di oggi, esprimo a nome della
comunità anglicana di Palermo e dell’autorità
ecclesiastica anglicana un vivo ringraziamento ed
un augurio di rivedervi qui in altre occasioni.
27
Desidero precisare che noi non abbiamo intenzione
di fare proselitismo, però il confronto e l’amicizia
tra gli uomini di diverse confessioni religiose, senza
incorrere in violazioni di carattere politico o di
interesse religioso, possono essere sinceramente sviluppati ed affermati. Ancora grazie ed arrivederci.”
A questo punto, ha preso la parola il Delegato di
Caltanissetta, prof. Enzo Falzone, il quale si è
dichiarato d’accordo, anche a nome della sua
Delegazione, sui concetti espressi da Damiano
Bonventre e da Padre Phillips e “sulla necessità di
sviluppare i concetti di una Chiesa nazionale,
anche, all’interno del mondo cattolico.” Il Delegato
di Caltanissetta ha concluso il suo intervento con
queste parole: “ L’ Europa di oggi è dominata dall’
utilitarismo che spiega qualsiasi fenomeno sociale
in base alla convenienza. La liberazione dall’assolutismo laico può avvenire attraverso ideali politici
e religiosi fondati sull’entusiasmo e sulla dedizione
a Cristo ed alla Patria. Oggi i nostri giovani non
sentono la tradizione religiosa come propria e non
percepiscono fino in fondo i valori della famiglia e
della Patria. Sarebbero necessari altri incontri in
questa bellissima Cappellania per continuare a
parlare dei nostri comuni ideali. Non dobbiamo
dimenticare che gli ortodossi, gli anglicani ed i cattolici hanno tutti un amore comune: Cristo Re.” A
questo punto, con piacere, il Delegato Falzone ha
donato alla Chiesa Anglicana di Palermo i quadri
raffiguranti Vittoria d’Inghilterra e Vittorio
Emanuele II. Terminato l’incontro in Chiesa, le
Guardie d’Onore di Trapani e di Caltanissetta,
insieme agli ospiti anglicani, si sono riuniti in un
noto ristorante di Palermo per consumare il pasto
di mezzogiorno. Alla messa in suffragio delle Loro
Maestà Vittoria d’Inghilterra e Vittorio Emanuele II
d’Italia sono stati presenti le seguenti Guardie
d’Onore: Giuseppe Amico, Maria Sardo, Giovanni
D’Oca, Teresa Catena, Gianluca D’Angelo,
Agesilao Fiocco, Giuseppe Fiocco, Sandra
Serpente, Francesco La Rocca, Filippo Natale,
Calogero Riggi, Maria Mannino, Enzo Falzone,
Calogero Donato, Gesualda Torna Ibene, Giuseppe
La Mendola, Maria Luisa Tornabene, Giovanni
Spina, Maria Liquori, Damiano Bonventre, Liliya
Koshuba, Gaspare Di Via e Gaetano Bonfiglio.
21 luglio 2011
Giovedì 21 luglio 2011, nella Cattedrale di San
Lorenzo Martire in Trapani, Corso Vittorio
Emanuele, Mons. Antonino Adragna ha celebrato
una messa in suffragio di Sua Maestà il Re
Umberto I, in occasione del 111° anniversario del
Suo regicidio. Nella sua omelia, Mons. Adragna ha
ricordato la figura di Umberto I e le sue attività
benefiche in favore delle popolazioni colpite dalle
28
calamità naturali. “La sua uccisione – ha continuato Mons. Adragna – è una pagina buia della
storia del nostro Paese.” Il Delegato Provinciale di
Trapani, Damiano Bonventre, ha ringraziato
Mons. Adragna e la Guardia d’Onore Gaetano
Bonfiglio, Fiduciario di Trapani del nostro Istituto,
per avere organizzato la messa in suffragio del Re
assassinato. Subito dopo, il nostro Delegato, ha
letto il messaggio del Presidente dell’Istituto,
Capitano di Vascello (r) dott. Ugo d’Atri, inviato
per l’occasione: “Caro Damiano, Ti esprimo il mio
più vivo compiacimento per questa Tua ulteriore
iniziativa relativa alla celebrazione di una Santa
Messa in suffragio di Sua Maestà il Re Umberto I,
assassinato a Monza il 29 luglio 1900. Tale celebrazione si aggiunge a quelle promosse
dall’Istituto a Monza (23 luglio), a Roma (29
luglio) e in altre città, tutte volte a ricordare il
secondo Re d’Italia, la cui vita fu barbaramente
stroncata da un omicidio maturato in un’epoca
storica caratterizzata da numerosi delitti commessi da anarchici in molti Paesi. Né vale come giustificazione la repressione del tentativo insurrezionale di Milano del 1898, in cui l’Esercito dovette
reprimere una rivolta analoga a quelle che in quegli anni maturarono in Francia, Russia,
Portogallo. Del Re Umberto I, voglio ricordare l’episodio del quadrato di Villafranca, nel corso della
Terza Guerra d’indipendenza, quando il suo
coraggio meritò la medaglia d’oro al valor militare, ma anche il grande progresso sociale dell’Italia
di fine Ottocento, la legislazione sociale a tutela
della classe operaia impegnata nella nascente
industrializzazione, l’energica politica estera volta
a dare all’Italia un posto al sole in un’Europa che
allora conobbe un lungo periodo di pace.
Concludo pregandoTi di salutare da parte mia con
affetto le Guardie d’Onore della delegazione provinciale di Trapani.” Il Delegato, proseguendo il
suo discorso, fra l’ altro ha detto: “Ora mi sia consentito di riferire ciò che un cronista dell’epoca
scrisse sulla figura dell’assassino Gaetano Bresci:
«Sembrava soddisfatto del suo esecrando delitto.
Rispondeva agli insulti con voce franca, quasi
arguta. Quando un popolano gli gridò sul viso:
Assassino hai ucciso Umberto! Bresci rispose freddamente: Non ho ucciso Umberto. Ho ucciso un
Re. Ho ucciso un principio.» Nella risposta del
regicida emerge il credo del rexismo cristiano e l’ideologia anarchica. Il credo rexista e cristiano
riposa nel trinomio: Dio, Patria, Re. Invece, l’anarchico fonda il suo giuramento sull’espressione:
«senza Dio, senza Patria e senza Re.» I principi
anarchici sono gli stessi, siano essi professati da
inglesi, tedeschi, francesi o italiani; ciò non di
meno noi vediamo questa grande differenza: gli
anarchici degli altri Paesi non ricorrono al regici-
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
dio. Vi ricorrono soltanto gli italiani. Luigi
Lucheni uccise, per esempio, l’Imperatrice
d’Austria-Ungheria Elisabetta, la compianta Sissi,
una donna assolutamente incolpevole, in quanto
lontana da ogni fatto politico, uccisa su un territorio assolutamente neutrale: la Svizzera. Ancora,
l’anarchico e terrorista Felice Orsini attentò alla
vita di Napoleone III (terzo) a Parigi, causando la
morte di quarantacinque cittadini innocenti, nel
momento in cui l’ausilio francese era necessario
per l’unificazione della Patria Italiana. Gli anarchici italiani sono sanguinari più degli anarchici
appartenenti alle altre Nazioni per la stessa ragione per la quale in Italia si commette un maggior
numero di omicidi che non negli altri Paesi. Gli
anarchici non uccidono esseri maligni e criminali
come Stalin, Hitler, Mao, Pol Pot, Beria o dittatori
come Mussolini, ma uccidono esseri assolutamente
incolpevoli solo perché incarnano un principio
morale o religioso, come i settemila sacerdoti e le
quattrocento suore uccisi dagli anarco-comunisti
durante la guerra civile spagnola. Qualcuno ha
affermato che l’assassinio di un Re è generato dal
disagio economico dei nostri operai, disagio che li
inasprisce, li eccita e li induce ad atti di ribellione.
Signori della Guardia, mi sia consentito di non
condividere tale tesi per la semplice ragione che
operai i quali versino in tristissime condizioni ve
ne sono, purtroppo, in altri Paesi. Operai emigrati
più poveri degli italiani sono gli operai dell’ est, gli
operai della Cina, gli operai africani in genere.
Come si spiega che fra tutti questi operai, i quali si
trovano tutti in grande disagio economico, soltanto agli italiani venga in mente di uccidere o di ferire il Capo: l’altro ieri Re Umberto I, ieri Giovanni
Paolo II, oggi Berlusconi. La chiave dell’enigma è
questa: in Italia la guerra è alimentata dall’odio di
classe e dai fanatici dell’assolutismo laico. Mi
piace ricordare che Gaetano Bresci non fu condannato a morte per il suo omicidio premeditato perché il Re Umberto I aveva già abolito la pena di
morte per il reato di regicidio. Gaetano Bresci
aveva una famiglia, una compagna, ed una posizione lucrosa, il che non rende credibile che egli
per solo impulso individuale abbandonasse ogni
cosa per venire in Italia ad uccidere il Re. Nella
fase preparatoria dell’omicidio non si comporta
come un esaltato, ma si comporta da persona astuta che, sotto la bella vita con fine accorgimento,
nasconde il proposito suo pur di arrivare alla
meta. E la stessa scelta dell’ arma lo dimostra: egli
si arma di un revolver americano costoso e di precisione. Non è Ravaillac, dice Arrigo Petacco nel
suo libro “L’anarchico che venne dall’America”,
che ruba il coltello con cui ucciderà Enrico IV
(quarto)! Non è Passanante che si giova di un coltello di pochissimo costo! Non è Acciarito che si
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
fabbrica da solo l’arma omicida! Egli ha del denaro e ne spende. Gaetano Bresci era sì un operaio,
però apparteneva ad una ricca famiglia di Prato. Il
padre Gaspero possedeva delle terre ed una casa
decorosa a tre piani che esiste ancora a Prato, nella
via Barone n. 36, ed ospita attualmente tre famiglie (cfr. Arrigo Petacco, “L’anarchico che venne
dall’America”). Il fratello di Bresci, Angiolo, era
un ufficiale dell’ Esercito, il quale non subì la
minima rappresaglia in seguito al regicidio.
Promosso tenente colonnello, fu nominato comandante della stazione militare di Pesaro e finì la sua
carriera come giudice del Tribunale Militare di
Ancona. Il Procuratore Generale Francesco
Ricciuti dice, fra l’altro, nel suo discorso pronunciato il giorno del processo a Bresci: «Per quest’uomo non si può invocare indulgenza: a dimostrare la sua perfidia stanno le sue esercitazioni al
bersaglio e la crudeltà con cui provvide a render
più micidiali i proiettili. È questo un altro elemento a favore dell’ipotesi che il suo braccio non era
guidato soltanto dalla volontà sua. Egli non ha la
scienza di Bakunin che studia la chimica e la
medicina per accrescere i mezzi di distruzione:
qualcuno deve avergli insegnato le conseguenze
settiche d’una ferita con proiettili inquinati.» Il
regicidio di Monza, secondo il suo autore Gaetano
Bresci, fu la logica conseguenza dell’onorificenza
data da Umberto I (primo) al Generale Bava
Beccaris, comandante del presidio di Milano, in
occasione dei tumulti verificatisi in detta città nel
maggio del 1898. In quel tempo, gli insorti
distrussero quasi tutta Milano ed al Governo sembrò logico investire l’esercito del compito di riportare l’ordine nel territorio. Il Generale Bava
Beccaris usò i cannoni per costringere i capi della
rivolta a porre fine ai loro disegni criminosi. In
quella occasione, il Re fu sicuramente mal consigliato nel premiare il Generale Bava Beccaris, però
il decreto firmato da Umberto I (primo) fu una
decisione del Governo democraticamente sostenuto da un Parlamento liberamente eletto dal popolo italiano. La stessa cosa si è verificata a Genova
in occasione del G8 del 2001. I dimostranti
distrussero banche, negozi, ristoranti, macchine,
uffici etc. La morte di Carlo Giuliani, avvenuta in
quella occasione, per mano di un carabiniere e la
repressione esercitata dalle forze dell’ordine dimostra che in ogni tempo l’ordine deve essere ristabilito. Mi avvio alla conclusione con l’ invito a recitare la preghiera che la Regina Margherita compose in memoria del Re Umberto I, la stessa notte del
regicidio: “O Signore! Egli fece del bene in questo
mondo. Non ebbe rancore verso alcuno. Perdonò
sempre chi gli fece del male. Sacrificò la vita al
dovere ed al bene della Patria. Fino all’ultimo
respiro si studiò attendere alla sua missione. Per
29
quel sangue vermiglio che sgorgò dalle sue tre ferite, per le opere di bontà, di giustizia che compì,
Signore pietoso e giusto, ricevetelo nelle Vostre
braccia e dategli il premio eterno”. Alla messa in
suffragio di Umberto I hanno partecipato le
seguenti Guardie d’Onore: Damiano Bonventre,
Liliya Koshuba, Gaspare Di Via, Gaetano
Bonfiglio, Antonino Camuto, Michele Megale, già
Sindaco di Trapani, e Diego Oddo.
VENEZIA
Domenica 30 ottobre 2011 doppio impegno delle
Guardie d’Onore della delegazione di Venezia. Alle
ore 9 del mattino il delegato provinciale con l’alfiere Vassilli Cavalletto, bandiera dell’Istituto, e l’ispettore regionale, capitano di vascello Edoardo
Lucia di Masca, hanno partecipato alla cerimonia
del 90° anniversario della tumulazione, avvenuta a
Roma il 28 ottobre del 1921, del Milite Ignoto.
Il convoglio del viaggio dell’eroe era giunto da
Aquileia alle ore 7 circa e sarebbe ripartito per
Padova alle ore 12. Il treno storico era composto da
tre carrozze adibite a mostra, spiegazione, pianale
con affusto di cannone da 75 mm e teca con la bandiera del Regno d’Italia del 1921, e carrozza adibita a proiezione. Erano presenti tutte le associazioni
d’Arma, schierate con i propri labari e rappresentanze lungo la pensilina della stazione. La banda
intonava “La leggenda del Piave” e la teca con
bandiera del Regno d’Italia, sorretta da quattro
militari passava dinanzi ai labari e militari schierati sull’attenti per essere collocata a fianco dell’affusto di cannone. Indescrivibile la commozione di
questo momento. Si procedeva poi alla visita dei
vagoni del convoglio, ricchi di documentazione storica. Un vero peccato, mancassero altre GG. d’O.
con mantello.
30
Alle ore 16 a Piove di Sacco si è svolta la commemorazione dell’entrata in città di Vittorio
Emanuele II dopo la cacciata degli austriaci.
Presenti le GG. d’O. di Padova e Venezia: Scimeca,
Ortolan, Fornasiero, Benvegnù Pasini, Roman,
Belladonna E., Belladonna G., Cavaletto, Catalano.
La rievocazione, comprendente molti figuranti, da
Vittorio Emanuele II a cavallo, dalla cavalleria dell’epoca con una decina di figuranti, col sindaco
sempre dell’epoca con moltissime persone in costume. La piazza principale dove si trova posizionato
il palco era piena di bandiere del Regno d’Italia. Le
Guardie d’Onore hanno aperto la sfilata tra gli
applausi della gente, con la presentatrice che spiegava la storia del nostro Istituto, cosa veramente
commovente. Dopo le Guardie d’Onore ha sfilato il
Corpo Italiano Volontari dell’Ordine di Malta,
seguito dalla cavalleria, dal sindaco dell’epoca e
numerosissimi volontari, cui sono stati tributati gli
applausi della folla. Alla fine della sfilata la presentatrice ha pregato le Guardie d’Onore di salire
sul palco e, dopo bellissime parole di ringraziamento, anche per gli splendidi mantelli indossati
per l’occasione, ha intervistato il delegato Gennaro
Belladonna, che ha ringraziato tutti, gli organizzatori e la cittadinanza, per questa bellissima accoglienza, esaltante i valori della Patria, il
Risorgimento e Casa Savoia che ha portato a compimento l’Unità.
FRANCIA
Montpellier
L’ispettore dell’Istituto agli enti religiosi, mons.
Franco Millimaci, dopo espressa autorizzazione di
S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, ha
posizionato sulla tomba della Regina Elena una
foto su ceramica.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
PROSSIMI
EVENTI
Venerdì 9 dicembre 2011
Roma, Circolo Ufficiali dello Stato Maggiore
dell’Esercito, Viale Castro Pretorio n° 96, ex
Caserma Pio IX, ore 20, festa degli auguri per il
Santo Natale e per il nuovo anno 2012 con cena di
gala e successivo trattenimento danzante.
Prenotazioni presso la presidenza dell’Istituto (
50). Le prenotazioni dovranno essere nominative e
dovranno essere fornite alla segreteria entro mercoledì 7 dicembre 2011, con l’indicazione delle targhe e del tipo delle autovetture che troveranno
posto nel parcheggio interno
Domenica 11 dicembre 2011
Firenze, incontro promosso dall’ispettorato della
Toscana – delegazione di Firenze – dell’Istituto e
dalla delegazione Toscana degli Ordini Dinastici della
Real Casa di Savoia. Programma: chiesa di Santa
Maria Maggiore, piazza Santa Maria Maggiore n° 3,
ore 11,30: In Sagrestia Dame, Cavalieri e Guardie
procedono alla vestizione. Le Dame ed i Cavalieri
indossano il manto da Chiesa e le Guardie d’Onore al
Pantheon il mantello d’ordinanza. Coloro che assistono alla Santa Messa entrano in Chiesa dal portone
centrale e siedono subito dietro le panche riservate;
ore 12,00: SANTA MESSA - Si esce dalla Sagrestia in
processione, a due a due, secondo l’ordine consueto:
prima le Guardie d’Onore con le bandiere del Regno,
seguono le Dame, infine i Cavalieri secondo il grado
crescente, ultimo il Delegato con il Clero. Si entra in
Chiesa dal portone principale per poi raggiungere
l’altare maggiore percorrendo la navata centrale e
prendendo posto nelle panche riservate. Al termine
della Cerimonia si fa il percorso inverso, percorrendo
la navata centrale e rientrando in Sagrestia in processione dall’esterno; ore 13,30: CONVIVIALE [
35,00 tutto compreso] presso il Ristorante dello
Starhotel Michelangelo in Viale F.lli Rosselli 3 055.287653; ore 15.00: Saluto del Delegato degli
Ordini e del Delegato delle Guardie; ore 15.30: Nella
ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
Conferenza del Prof. Luigi Borgia e del Prof. Pier
Luigi Duvina sul tema: “La bandiera italiana“. SI
RICORDA DI PRENOTARE LA CONVIVIALE
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
ENTRO VENERDÌ 9 DICEMBRE TELEFONANDO
IN ORARIO D’UFFICIO AL COMM. EUGENIO
CAMPANI 055678285 OPPURE FUORI ORARIO
AL CELLULARE 3339399557
Domenica 11 dicembre 2011
Selvazzano Dentro (PD), Ristorante “Piroga”, Via
Euganea n° 48 (inizio Strada dei Colli, dopo
Tencarola), ore 12.30, pranzo di Natale (euro
30,00). Prenotazioni entro lunedì 5 dicembre. Si
partecipi come sempre in gran numero, anche per
procedere ai rinnovi delle iscrizioni per il 2012
Domenica 11 dicembre 2011
Viterbo, ristorante Domus – La Quercia, viale
Fiume n° 112, ore 13, scambio di auguri tra i
monarchici della Tuscia e simpatizzanti per le
imminenti festività natalizie. Sarà l’occasione per
brindare alla millenaria Casa Savoia che ha permesso agli Italiani tutti, sotto la sua guida, di avere
una Patria unita; chiuderemo inoltre questo anno
2011 in cui abbiamo ricordato, con varie cerimonie, il 150° anniversario della proclamazione del
Regno d’Italia. Sarà presente alla conviviale il
Presidente Ugo d’Atri. Prenotazioni entro il 5
dicembre ai numeri 0761289545 – 3384613485,
quota 30
Giovedì 15 dicembre 2011
Genova, ore 17, presso la Società Ligure di Storia
Patria, la scrittrice Adriana Oggero, Guardia
d’Onore, presenterà il suo libro di poesie “Le
intemperanze di un robot”. Il commento sarà a
cura del Prof. Stefano Monti-Bragadin, Ispettore I.
N. G. O. R. T. P. per l’Università, e della Prof.ssa
Raffaella Saponaro, Delegato Provinciale
Giovedì 15 dicembre 2011
Bagni di Lucca (LU), Teatro Accademico, ore
21.15, concerto della fanfara dei bersaglieri della
provincia di Lucca, per la conclusione dei festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia
31
Sabato 17 dicembre 2011
Canicattì (AG), conviviale per gli auguri delle
FESTIVITÀ NATALIZIE. Programma: ore 17 riunione di tutte le Guardie d’Onore davanti il Sagrato
della chiesa Madonna del Carmelo in Canicattì,
partecipazione alla Santa Messa alle ore 17.30, per
la ricorrenza della morte, in esilio, di S. M. il RE
Vittorio Emanuele III, avvenuta ad Alessandria
d’Egitto il 28 dic. 1947; la funzione religiosa sarà
celebrata dal parroco don Mimi’ Di Naro; brevi
cenni sulla vita di Re Vittorio Emanuele III presso
la sala del Ristorante LA BAIA IMPERIALE in
Canicattì Via P.Borsellino n.1 (di fronte pasticceria
Inglima) dove alla fine ci sarà la cena , lo scambio
degli auguri e alla fine il taglio della torta. Si
richiede abito scuro d’ordinanza: - fascia e cravatta per gli uomini- fascia e foulard per le donne - la
mantella per chi ne è provvisto - la quota di partecipazione alla conviviale è di 35. Informazioni e
prenotazioni ai seguenti recapiti: [email protected]
339/1405551 327/1833765
Sabato 17 dicembre 2011
Caltanissetta, ore 20, scambio degli auguri e concerto di Natale
Sabato 17 dicembre 2011
Varese, sede U. N. U. C. I., via Magenta n° 2, dalle
ore 9,30 alle ore 12,30: elezione del delegato provinciale. Nel rispetto delle procedure, chiunque
desideri candidarsi è pregato di comunicarlo al
commissario della delegazione, cav. dr. Giorgio
Bartoli Petroni, entro il giorno 10 dicembre p. v.. Si
ricorda che è sempre possibile votare un iscritto
dell’Istituto della delegazione di Varese, anche se
non ha formalizzato la candidatura. Si precisa,
infine, che hanno diritto al voto esclusivamente
coloro che sono in regola con la quota annuale
2011
Domenica 18 dicembre 2011
Genova, ore 10, presso la Cripta sotto l’Arco ai
Caduti di Piazza della Vittoria, Padre Celso da
Favale, nostro cappellano nonché iscritto alle
Guardie, celebrerà la Santa Messa prenatalizia
prima del Nuovo Anno
Martedì 27 dicembre 2011
Polvica – Tramonti (SA), chiesa di San Francesco,
ore 19.30, concerto di musiche risorgimentali in
occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia,
eseguito dal coro intercostiera “Tramonti S.
Francesco – Amalfi Armony” diretto dal maestro
Giancarlo Amorelli, direttore di "MUSINCANTO
32
ENSEMBLE VOCALE-STRUMENTALE" artisti
del Teatro di San Carlo. MAESTRI SOLISTI DEL
TEATRO DI SAN CARLO. Baritono: Maestro
Pietro Miglino; Basso: Maestro Antonio Deliso;
Tenore: Maestro Saverio Stornaiuolo. Programma:
1) Va pensiero dal “ Nabucco”, G. Verdi. 2) O
signore dal tetto natio da “I Lombardi alla prima
crociata”, G. Verdi. 3) Canzone del volontario,
musica C. A. Bosio. 4) Inno a Garibaldi , versi L.
Mercantini e musica A. Olivieri. 5) Sorgete o Siculi,
Alfonso Porro Schiaffinati. 6) Camicia rossa, L.
Pantaleoni. 7) Inno alla Repubblica partenopea, D.
Cimarosa. 8) I Lazzaroni Napoletani a Garibaldi,
A. Mezzani Venezia. Inedita. 9) La nocca de tre
‘cculure (canzone Nazionale Napoletana), C.Conti.
Inedita. 10) La bandiera tricolore1848, Anonimo.
11) E Garbaldine d’o’ Mare, L. Bovio/Falvo.
Inedita. 12) Canzone Garibaldina, L. Bovio/Falvo.
Inedita. 13) Inno a Vittorio Emanuele Re d’ Italia,
S. Mercadante. Inedito. 14) I Cacciatori delle Alpi,
Segantini e Menozzi. L’evento è promosso dall’ispettore nazionale alla cultura dell’Istituto, prof.
Ciro Romano, dal sindaco di Tramonti (SA), dott.
Antonio Giordano e dal maestro Giancarlo
Amorelli. SEGUIRÀ RINFRESCO OFFERTO
DALL’ORGANIZZAZIONE. RSVP entro il
20/12/2011:
M°
Amorelli
3203658914,
[email protected]; o [email protected]. Auspicando la doverosa presenza delle cariche sociali della Campania, invito tutte
le Guardie d’Onore ad una doverosa e nutrita partecipazione a questo evento di particolare rilevanza. Le Guardie d’Onore interverranno in abito
scuro, cravatta sociale, distintivo e fascia
Mercoledì 28 dicembre 2011
La delegazione di Catania e l'Associazione Ekta
"Uniti per il volontariato" organizzano una serata di beneficenza presso il Club Europa (situato
nei pressi di viale M. Rapisardi) alle ore 20.30. I
Sig.ri della Guardia, i parenti e i gentili ospiti
sono invitati a partecipare. Salvo variazioni dell'ultimo momento, il costo della serata è di 25
euro a persona e comprende la cena e il ballo. Per
ulteriori informazioni contattare il delegato provinciale di Catania, avvocato Maria Lapis
Mercoledì 28 dicembre 2011
Roma, Pantheon, ore 17, Messa in suffragio di S.
M. il Re Vittorio Emanuele III
Sabato 7 gennaio 2012
Roma, Pantheon, turno speciale di guardia
solenne alle Reali Tombe con la partecipazione
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
del Gruppo Garibaldini d'Italia, sezione di
Villanova di Guidonia. Durante lo svolgimento
del servizio di guardia verrà suonato il silenzio
in onore dei Re e delle Regine tumulate nel
Pantheon e delle LL. MM. tuttora sepolte in esilio. Dato l’alto significato che riveste la manifestazione, le Guardie d’Onore sono pregate di
intervenire con mantello, basco e guanti bianchi. L’incontro in presidenza è fissato per le ore
10,30
Sabato 21 gennaio 2012
Roma, Grand Hotel de la Minerve, piazza della
Minerva, ore 9.30, Consiglio Generale con il
seguente ordine del giorno: approvazione del bilancio consuntivo 2011; approvazione del bilancio
preventivo 2012; revisione delle quote sociali; proposte di modifica al regolamento interno; proposta
di ratifica della costituzione del Comitato d’Onore
(art. 35 dello statuto); concessione delle medaglie
di benemerenza per il 2011 (art. 28 dello statuto);
varie ed eventuali
Domenica 22 gennaio 2012
Roma, festeggiamenti per il 134° annuale di fondazione dell’Istituto
0RE DI
SERVIZIO
ULTIMO ELENCO
Si pubblica di seguito l’ultimo elenco delle ore di
servizio svolte nell’anno 2010 da alcune Guardie
d’Onore:
AGRIGENTO
Vella Cannella Grazia 6, Vella Cannella Pio
Gioachino 11
PESCARA
Viscardi 8
ROMA
Imperato 25, Pesce 108
TERAMO
D’Addazio 15
TRAPANI
Bonfiglio 10
CATANIA
Lo Presti 22
LECCE
Bavia 10
NAPOLI
Sautto 10, Scotti 10
Totale finale 5436
A tutte le Guardie d’Onore sopra elencate viene
concessa la medaglia al merito di servizio
(prima concessione)
GUARDIE
SCELTE
ULTIMO ELENCO
CATANIA
Lo Presti, Tranchida
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
COMO
Reina
ROMA
Imperato, Pesce
33
CULTURA
ADDIO FACCETTA NERA
di Francesco Atanasio
Alla fine del novembre 1941 sulle ambe insanguinate dell’Amhara veniva ammainato l’ultimo tricolore dell’Africa Orientale Italiana: tramontava così
il nostro sogno imperiale. Quegli avvenimenti, confinati a poche righe nei libri di storia, sono ormai
un ricordo sbiadito pur essendo stati giorni di entusiasmi travolgenti, eroismi eccezionali e sacrifici
elevati di cui ogni Nazione dovrebbe andare fiera
senza complessi di colpa. E qui diventa esiziale il
ruolo del nostro Istituto, che, pur nato per prestare
una “guardia d’onore” ai sacelli dei Sovrani
d’Italia, è destinato ad assumere il ruolo di custode
anche della memoria storica nazionale per il venire
meno dei protagonisti delle vicende legate al Regno
d’Italia che le stesse possono testimoniare. Se è vero
così che il nostro Impero consumò la sua ascesa e la
sua caduta in un breve arco di tempo, non tutti
infatti hanno l’onestà intellettuale di ricordare che
gli altri Stati europei solo negli anni’50 iniziarono
a lasciare i propri possedimenti coloniali (pur conservandovi – come nel caso del Commonwealth –
legami economici) e spesso solo dopo violentissime
rivolte come fu per la Francia in Algeria o per
l’Inghilterra in Kenia. L’Italia, privata dal trattato
di Parigi del 1947 di tutte le sue colonie, non aveva
certo demeritato né agli occhi delle popolazioni
africane se molti dei nostri connazionali rimasero
34
fra esse a vivere e lavorare (almeno fino all’instaurazione di regimi dittatoriali “di sinistra”) e né
dinanzi alla comunità internazionale se nel 1950
l’Onu le affiderà l’amministrazione fiduciaria della
Somalia per un decennio! La costituzione
dell’Impero in Africa Orientale, momento di massimo consenso per il regime fascista (lo stesso
Togliatti lo riconobbe in suo appello da Mosca nel
1936 ai “compagni in camicia nera”…), rappresentò per l’Italia un salto di qualità che la pose su
di un piano di definitiva parità con l’Inghilterra in
Africa e nel Mediterraneo. Londra lo riconobbe con
la sottoscrizione a Roma degli “accordi di Pasqua”
del 1937, che avrebbe dovuto comportare per
l’Italia l’assunzione di una politica estera mirata ad
impedire lo scoppio di un nuovo conflitto mondiale pena la perdita di quanto conquistato!
Fondamentale per il rilancio economico della
Nazione in termini di emigrazione interna e di
risorse naturali, l’Impero poteva rivelarsi altrettanto decisivo anche in caso di guerra contro le potenze occidentali:Amedeo di Savoia (nominato Vicerè
d’Etiopia nel dicembre del 1937) si proponeva nei
suoi piani di interrompere i collegamenti inglesi da
e per Suez e isolare l’Egitto così da facilitare un’eventuale offensiva italiana dalla Libia verso il
Canale. Che fossero queste le nostre potenzialità è
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
provato dal fatto che nel 1939 gli
inglesi dal Sudan e i francesi da
Gibuti iniziarono ad alimentare la
ribellione degli indigeni, purtroppo
anche per questo motivo mai del
tutto domata.. Le diverse direttive
dello Stato Maggiore, tese a salvaguardare solo l’integrità territoriale
dell’A. O. I., imposero una strategia
difensiva, anch’essa pure di difficile
attuazione per la carenza di mezzi e
di risorse nonostante le pressanti
richieste del Duca d’Aosta. Il Vicerè,
dichiarata la guerra, sfruttando l’iniziale superiorità numerica della
nostre forze lanciò comunque una
serie di operazioni culminate con
l’occupazione degli importanti nodi
stradali di Cassala in Sudan, di
Moyale in Kenia e della Somalia britannica fra il 3 e il 19 agosto 1940.
Questi successi indussero gli inglesi a
lanciare una controffensiva che il Duca tenterà di
arginare organizzando dei “ridotti difensivi” nelle
varie regioni dell’Impero: senza blindati e copertura area, con un’artiglieria inadeguata e scorte sempre più ridotte, i nostri soldati assieme ai reparti
coloniali rimasti fedeli (soprattutto quelli levati in
Eritrea) a partire dal gennaio 1941 affronteranno
le grandi battaglie campali di Agordat e Cheren
(dove gli scontri durarono per due mesi), l’assedio
dell’Amba Alagi (che resistette col Vicerè fino al 19
maggio), i combattimenti di Gelib sul Giuba, di
Uadarà, Gimma e Dembidollo (caduta il 2 luglio)
per la difesa della regione Galla-Sidamo. Quanto
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
mai arduo fu per il nemico l’attacco al “ridotto” di
Gondar, che resistette per 5 mesi aureolando di gloria le nostre bandiere, ammainate solo il 28 novembre 1941, con gli eroismi di Uolchefit e Culquaber.
Le gesta di Amedeo Guillet e di Angelo Sante
Bastiani (che impegneranno ingenti forze nemiche
con pochi “coloniali” e tattiche offensive inusuali)
contribuiranno a rendere leggendaria la campagna
dell’Africa Orientale, alla pari di altri episodi poco
noti – in una pagina di storia spesso dimenticata
dalla storia politica “ufficiale” (ma non certo da
quella militare o nel ricordo dei reduci) – come la
“marcia” fra terre ostili della 24 divisione coloniale guidata da Emanuele Beraudo di Pralormo, arrestatasi – come si legge nella motivazione della M.
O. V. M. concessa all’ufficiale piemontese – “solo
dinanzi alla forze selvagge della natura”. Né può
tacersi che, nonostante le efferatezze di cui si macchiarono alcune bande di “ribelli” (come il proditorio assassinio del gen. Giovanni Volpini, aiutante
del Vicerè, e dei suoi subalterni incaricati dei negoziati all’Amba Alagi), durante le operazioni militari furono osservate regole di comportamento che
nessuno vedrà più sugli altri scacchieri della II
guerra mondiale: le trattative fra i contendenti si
svolsero con serenità, i numerosi civili italiani (per
lo più donne e minori) residenti furono tutelati e
poi evacuati con le “navi bianche “, ai nostri reparti fu spesso reso l’onore delle armi venendo ripetutamente citati nei bollettini di guerra inglesi. Le
vicende belliche dell’Africa Orientale rimangono
così una pagina ragguardevole della storia della
nostra Nazione da custodire e venerare con orgoglio.
35
I MORTI SONO TUTTI UGUALI?
di Ugo d’Atri
La frase “i morti sono tutti uguali” l’ho sentita
tante volte, pronunciata generalmente da militari o
da gente di destra (fascisti, monarchici) allorché si
parla dei caduti dell’una o dell’altra parte nel
periodo 1943/1945.
Non concordo. Benché cattolico, non riesco a mettere sullo stesso piano i morti di quella stagione tragica della storia italiana, che in verità non può
limitarsi al biennio 1943/1945, giacché massacri e
barbarie durarono fino al 1949, quattro anni dopo
la fine della guerra.
Non possiamo mettere tutti sullo stesso piano, giacché significherebbe equiparare tutte le scelte personali. 1943: dopo tre anni e mezzo di guerra, l’Italia,
immiserita, affamata, logorata e bombardata, crolla. Gli Italiani si dividono. Una parte di loro, malgrado le sofferenze accumulate, continuano ad
amare la propria Patria e non si spogliano del proprio onore. Alcuni, ritenendo – giustamente – che
fosse il Re a rappresentare la legittimità e la continuità dello Stato, combattono per liberare il suolo
della Patria dall’invasione tedesca. Altri, ritengono
che l’onore militare esiga la continuazione della
guerra al fianco dell’alleato di ieri e contro i nemici di ieri. Due scelte nobili, che tuttavia non credo
che possano mettersi sullo stesso piano. La prima è
ispirata dalla fedeltà, la seconda da reazioni personali, comprensibili, ma, a mio giudizio, meno
apprezzabili. Stimo di più chi tiene fede, anche
contro i proprî convincimenti. Penso che molti ufficiali e soldati siano andati con il Regno del Sud non
per antifascismo o per sentimenti antitedeschi, ma
solo per aver giurato fedeltà “al bene indissolubile
della Patria e del Re”. Fra loro molti avevano fatto
la guerra di Spagna dalla parte giusta, come Emilio
Faldella ed Edgardo Sogno. Il vero soldato non è
ideologizzato, sta solo dalla parte della Bandiera.
Due scelte nobili.
Ci sono poi i tanti che nel 1943 non trovarono di
meglio che fuggirsene a casa. Quale stima si può
avere di loro?
E poi gli altri, quelli che presero le armi contro “i
nazifascisti” per motivi ideologici. I quattro gatti
delle formazioni borghesi liberali, cattoliche, azioniste, repubblicane e i tanti, fra i quali assassini e
banditi di strada, che cercarono, in quegli anni di
tempesta, di portare in Italia la barbarie sovietica.
Sono costoro a lamentarsi, ancor oggi, per la “rivoluzione incompiuta”, e cioè per non essere riusciti
ad imporre in Italia il bolscevismo, per non essere
riusciti a far fuori tutti gli Italiani della Venezia
Giulia, per non aver potuto massacrare tutti i proprietarî terrieri in Emilia-Romagna, insomma per
non aver potuto fare quello che i comunisti hanno
36
cercato di fare in Spagna nel 1936, in Russia nel
1917 e negli anni seguenti, in Cambogia negli Anni
Novanta.
Perché il comunismo, prima di raggiungere i suoi
risultati ultimi, la miseria collettiva e l’azzeramento delle anime, passa attraverso l’eliminazione fisica dei dissidenti.
Il tentativo, in Italia, non finì con la fine della guerra, nell’aprile del 1945. Continuò con le foibe
(22.000 morti?), con assassinî (forse 20.000) –
perlopiù rimasti impuniti – consumati per altri
quattro anni e tuttora dimenticati dall’Italia ufficiale.
Noi Italiani di oggi dovremmo chiederci in quale
contesto di “tranquillità” si svolse il referendum
istituzionale del 1946.
I morti sono tutti uguali?
Una pietas un cattolico non può non provarla verso
tutti.
Ma non si mettano sullo stesso piano i seguaci di
un’ideologia inumana e gli altri.
E, malgrado tutto, non si mettano sullo stesso
piano coloro che, magari in buona fede, operarono
una scelta sbagliata, e coloro che onorarono la
Resistenza e la Guerra di Liberazione servendo,
fino all’estremo sacrificio, perfino con una divisa
straniera addosso, la Patria e il Re.
IL MILITE IGNOTO (1921-2011)
di Gianluigi Chiaserotti
Cade quest’anno, e precisamente il giorno 4
novembre, il novantesimo anniversario della solenne traslazione delle spoglie mortali del Milite
Ignoto da Aquileia a Roma, sicuramente, da ricordare nel CL Anniversario della proclamazione del
Regno d’Italia.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, gli stati che parteciparono al conflitto decisero di erigere nelle loro
capitali un grandioso monumento [in Francia
(sotto l’Arco di Trionfo), e nel Regno Unito di Gran
Bretagna ed Irlanda del Nord (nella Abbazia di
Westminster)], nel quale sarebbero state inumate,
ed in perpetuo, le spoglie, non identificate, di un
caduto in combattimento, da raccogliersi in uno dei
tanti cimiteri di guerra dislocati nelle zone di operazione.
Nel 1920, l’allora colonnello Giulio Douhet (18691930), sulla scorta di analoghe iniziative già attuate in altri Paesi coinvolti nella “Grande Guerra”,
propose, per primo, in Italia di onorare i caduti italiani le cui salme non furono identificate con la
creazione di un monumento al Milite Ignoto a
Roma. Quindi nel 1921, il re Vittorio Emanuele III
(1869-1947) promulgò la legge 11 agosto 1921 n.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
1075, che stabiliva di dare solenne sepoltura alla
salma di un “Soldato Ignoto”, in Roma sull’Altare
della Patria, nel monumento a Vittorio Emanuele II
(1820-1878), il Vittoriano.
Fu deciso di collocare la salma ai piedi della statua
della Dea Roma, sita al centro dell’Altare della
Patria, in un loculo provvisorio, in attesa della
tumulazione definitiva nella cripta, all’epoca in via
di completamento, ricavata nel monumento sotto
la statua medesima. La tumulazione definitiva
ebbe quindi corso degli anni ‘30, ed il feretro del
Milite Ignoto venne traslato nella cripta interna del
Vittoriano denominata “sacello del Milite Ignoto”,
dove tutt’ora si trova ed è visitabile. Parti della
cripta e del sepolcro furono realizzate con materiali lapidei provenienti dalle montagne teatro degli
scontri della prima guerra mondiale (tra cui il
monte Grappa ed il Carso).
L’epigrafe riporta la scritta “Ignoto militi” e le date
MCMXV (1915) e MCMXVIII (1918), gli anni di
inizio e fine del conflitto.
Una commissione di militari di ogni grado, decorati al Valor Militare, fu incaricata di procedere alla
delicata e pietosa operazione della scelta della
salma ignota.
Dopo una particolare e meticolosa procedura, che
escludeva ogni remota possibilità di identificazione
della salma medesima, la Commissione prescelse,
fra le molte esumate in tutti i cimiteri della guerra
1915-1918, undici salme che, avvolte in un bianco
sudario e collocate in identiche bare di legno, furono portate nella storica ed antichissima basilica
romana di Aquileia dove furono deposte su catafalchi ai due lati dell’Altare del Popolo.
Alla madre di un caduto il cui corpo non era stato
trovato, la friulana Maria Bergamas (1867-1952),
fu affidato il compito di designare quale, fra le
undici, doveva essere la salma del Milite Ignoto. La
Bergamas era madre del volontario irredento
Antonio Bergamas che aveva disertato dall’esercito
austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto
in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato.
La solenne cerimonia ebbe luogo il 28 ottobre
1921, nella detta Basilica, e Maria scelse il corpo di
un soldato tra le undici salme di caduti non identificabili, raccolti in diverse aree del fronte. La
donna venne posta di fronte a undici bare allineate, e dopo essere passata davanti alle prime, non
riuscì a proseguire nella ricognizione, e, gridando il
nome del figlio, si accasciò al suolo davanti a una
bara, che venne scelta. La bara prescelta fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da
reduci decorati con la Medaglia d’oro al Valore
Militare e più volte feriti, fu deposta in un carro
ferroviario appositamente disegnato.
Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
tumulate nel cimitero di guerra che circonda il
tempio romano. In tale cimitero fu sepolta anche
(novembre 1954) Maria Bergamas, deceduta nel
1952. Unica donna sepolta in un cimitero di guerra.
Le Sacre spoglie prescelte vennero portate a Roma
con uno speciale convoglio ferroviario sul quale era
visibile il feretro che nelle principali stazioni ferroviarie ricevette gli onori dei picchetti militari in
armi e delle popolazioni commosse.
Il 4 novembre 1921, terzo anniversario della
Vittoria, la bara, portata a spalla da dodici decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare ed accompagnata dalle bandiere di guerra dei 355 Reggimenti
che avevano partecipato al conflitto, venne deposta
nella cripta ai piedi della statua della Dea Roma.
Al Milite Ignoto fu conferita la Medaglia d’Oro al
Valor Militare con la seguente motivazione:
“Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più
contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente
battaglie e cadde combattendo senz’altro premio
sperare che la vittoria e la grandezza della patria”.
Quest’anno, come si diceva all’inizio novantesimo
anniversario della solenne traslazione, si è voluto
degnamente ricordare il viaggio del Milite Ignoto
da Aquileia a Roma.
Le tradizioni del Regno d’Italia sono e restano
indelebili, come quella dei tre veri protagonisti
della Vittoria Italiana nella I Guerra Mondiale, il
Maresciallo d’Italia Armando Diaz (1861-1928),
Duca della Vittoria, il Grande Ammiraglio Paolo
Thaon di Revel (1859-1948), Duca del Mare, ed il
Presidente del Consiglio dei Ministri, l’insigne giurista Vittorio Emanuele Orlando (1860-1952), che
sono stati tutti sepolti nella chiesa romana di Santa
Maria degli Angeli e dei Martiri alla piazza della
Repubblica (già dell’Esedra).
PER NON DIMENTICARE.
L’OPERAZIONE “JUDGEMENT”
di Luigi Mazza
Molti italiani ignorano che anche noi abbiamo
avuto la nostra Pearl Harbour, esattamente settanta anni fa, in una fredda serata di novembre,
quando gli inglesi misero in ginocchio la nostra
flotta navale, con un blitz di aerosiluranti nel
porto di Taranto, uno dei più importanti, assieme
al porto di La Spezia, della Regia Marina.
Con l’operazione “Judgement”, meglio nota come
“La notte di Taranto”, gli inglesi mandarono a
segno un incredibile colpo, in danno della nostra
Regia Marina, utilizzando solo undici antiquati
ma ancora temibili biplani aerosiluranti
37
Swordfish, 7 bombardieri e due bengalieri, lanciati dalla portaerei Illustrious.
La vicinanza di Taranto sulla rotta per il medio
oriente, preoccupava notevolmente Sir Andrew
Veneto, gli incrociatori pesanti Bolzano, Fiume,
Gorizia, Pola, Trento, Trieste e Zara, i due incrociatori leggeri Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi
e Giuseppe Garibaldi e vari cacciatorpediniere.
“Tutti i fagiani erano nel nido”, per citare un’espressione dell’ammiraglio Cunningham.
La base navale di Taranto, così come tutte le basi
Una squadriglia di Fairey Swordfish
con il siluro agganciato sotto la fusoliera.
La portaerei inglese Illustrious
Cunningham, l’ammiraglio britannico Comandante in Capo della Mediterranean Fleet, in
quanto le navi italiane che vi facevano base,
avrebbero potuto facilmente raggiungere e distruggere i convogli marittimi britannici in navigazione,
per cui da tempo covava l’idea di un attacco al
cuore della flotta italiana all’ancora, nella munita
e sicura base di Taranto.
Il giorno 10, quello precedente all’attacco, le stazioni di vedetta di Pantelleria e Linosa, avevano
segnalato un imprecisato numero di navi nemiche, che attraversavano il canale di Sicilia. Inoltre
i rapporti della nostra ricognizione, riferivano che
le Squadre Navali britanniche dell’ammiraglio
Cunningham, avevano preso il mare, rispettivamente dai porti di Alessandria e Gibilterra. Tutte
queste importanti segnalazioni vennero colpevolmente sottovalutate.
La marina britannica aveva dato inizio ad una
mega operazione, con l’impiego massiccio di forze
navali. La sera dell’11 novembre 1940, l’attacco,
preparato nei minimi dettagli, seppure con qualche
imprevisto,
poté
essere
sferrato.
Nell’Operazione erano state impegnate sei forze
navali, composte da cinque corazzate armate con
cannoni da 381 mm., due portaerei, dieci incrociatori, trenta cacciatorpediniere e tre dragamine
con obiettivi diversi.
Le ricognizioni degli aerei britannici su Taranto,
si protrassero fino alla sera dell’11 novembre, finché la Royal Navy apprese che nelle due rade del
porto di Taranto, si erano riunite le nostre navi
corazzate da battaglia: Andrea Doria, Caio Duilio,
Conte di Cavour, Giulio Cesare, Littorio e Vittorio
navali italiane, era bene attrezzata per la riparazione delle unità danneggiate, grazie soprattutto
alla disponibilità dei grandi bacini di carenaggio
ed alla presenza, nel suo arsenale, di tutti i pezzi
di ricambio per i macchinari e le armi.
La base navale, ospitava quindi il grosso della
flotta della Regia Marina italiana, proprio nelle
settimane successive all’attacco italiano alla
Grecia e poiché vi erano timori di pericolo di un
attacco a sorpresa alle nostre navi, da parte della
Mediterranean Fleet britannica, erano state
rafforzate le batterie costiere antiaeree e disposti
degli sbarramenti subacquei di reti parasiluri, con
l’intento di proteggere le nostre corazzate. Gli
aerofoni, seppure di modesta portata, spazzavano
l’orizzonte in cerca di rombi di aerei. Anche molti
palloni aerostatici del tipo frenato, erano stati
ancorati tutt’intorno alla base, per impedire il
passaggio di aeromobili nemici. La base di
Taranto sembrava sicura, ma non lo era abbastanza.
Nonostante questi accorgimenti, infatti, quella sera
molte, troppe cose, andarono storte, sia per casualità, ma soprattutto per la superficialità e l’inefficienza del comando della nostra base navale.
Innanzitutto i giorni precedenti all’attacco, un
fortissimo vento di maestrale, aveva strappato
molti palloni frenati e, per cause imprecisate, non
tutte le reti parasiluri erano state sistemate nel
porto.
Questo fu il preludio. Alle 20:30 dell’11 novembre 1940, mentre ovunque si festeggiava il genetliaco di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, l’attacco ebbe inizio.
38
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Dalla portaerei Illustrious, ancorata a circa 200
chilometri da Taranto, due formazioni di aerei
decollano alla volta della base italiana in due
ondate successive; la prima formata da sei aerosiluranti e sei bombardieri; la seconda da cinque
aerosiluranti, due bengalieri e un bombardiere;
entrambe le squadre erano composte dagli aerosiluranti Swordfish, preceduti da aerei bengalieri,
che avevano il compito di illuminare a giorno la
scena con bengala e bombe incendiarie, da lanciare in mare. Seguivano cinque bombardieri, che
avevano il compito di colpire le strutture del porto
e i depositi di nafta.
Alle 22:55 il silenzio del porto veniva rotto dalle
sirene di allarme, mentre gli aerosiluranti inglesi,
da 1.300 metri di quota, scendendo a motore
spento e planando fino a dieci metri dal pelo dell’acqua cominciarono a scaricare, quasi indisturbati, il loro micidiale carico di bombe e siluri contro le nostre navi.
Gli aerei furono accolti da un poderoso fuoco di
sbarramento delle batterie di capo San Vito, ma la
loro azione, seppure dalla nostra contraerea furono sparati in un’ora di fuoco 8.588 colpi di cannone e 4901 colpi di mitragliatrici, non li disturbò
granché.
Tremendi boati scossero la città e la popolazione
civile, trovò riparo nei rifugi antiaerei. Due bengalieri cominciarono a lanciare i bengala sulla
sponda orientale del Mar Grande, per illuminare i
profili dei bersagli, mentre 6 aerosiluranti Fairey
Swordfish, iniziarono a scendere a quota di siluramento. L’aereo di testa, pilotato dal celebre
Capitano di Corvetta Nicole W. Williamson, con a
bordo l’ufficiale osservatore Tenente di Vascello
Norman Scarlett, sganciò un siluro contro la
Conte di Cavour, squarciandone la fiancata sinistra, altri due mirarono contro l’Andrea Doria,
Arsenale di La Spezia 1913
Cartolina illustrata d’epoca raffigurante il varo della
poderosa Corazzata Andrea Doria
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
senza però colpirla. Quest’ultima riuscì però riuscì ad abbattere l’aereo nemico.
Contemporaneamente quattro aerosiluranti danneggiarono i caccia-torpedinieri Libeccio e
Pessagno e bombardarono i depositi di carburante. Alle 23:15 due aerosiluranti attaccarono contemporaneamente la Littorio, colpendola sia a
dritta che a sinistra, mentre l’ultimo Swordfish,
sganciò inutilmente un siluro contro la Vittorio
Veneto.
Altri due velivoli cercarono di affondare la Doria,
mancando il bersaglio: venne colpita anche la
Littorio. Alle ore 23:16 la Vittorio Veneto, la nave
ammiraglia della flotta italiana, uscì indenne dall’attacco da parte dell’aereo pilotato da John
Maund che, volando a pelo dell’acqua, fallì clamorosamente l’obiettivo.
Alle 23:20 gli aerei della prima ondata si ritirarono, ma alle 23:30 arrivarono gli aerei della seconda ondata. Un primo Swordfish sganciò un siluro
contro la Caio Duilio, colpendola a dritta, mentre
due aerosiluranti colpirono la Littorio. Un altro
aereo mirò alla Vittorio Veneto, che anche questa
volta fu risparmiata, mentre un secondo
Swordfish venne abbattuto nel tentativo di attaccare la Gorizia.
Infine un ultimo attacco danneggiò seriamente
l’incrociatore Trento. Gli ultimi aerei si ritirarono
alle ore 0:30 del 12 novembre: l’attacco contro
Taranto era terminato.
In circa 90 minuti e con soli 20 aerei, la Royal
Navy inglese, aveva prodotto danni ingenti alla
forza navale italiana, che era stata messa fuori
combattimento.
Infatti era fuori uso la corazzata Littorio, Duilio e
Cavour e danneggiato l’incrociatore pesante
Trento, che, colpito da diverse bombe, subì rile-
La Nave Corazzata da battaglia Littorio seriamente
danneggiata
39
vanti danni alle strutture del ponte, ma a bordo si
registrarono solo alcuni feriti.
Furono inoltre danneggiati due caccia: Libeccio e
Emanuele Pessagno, che si trovavano alla fonda
nel porto e che subirono gravissimi danni, tanto
che non rientrarono più in squadra; si contarono,
purtroppo, anche 52 morti tra i marinai. Pochi
risultarono invece i danni arrecati alle attrezzature portuali.
La Royal Navy registrò solo l’abbattimento di due
aerosiluranti, i cui piloti del primo aereo abbattuto
furono subito tratti in salvo, mentre quelli del
secondo perirono entrambi.
Fu un disastro per le Forze Armate italiane; un
grande evento luttuoso per la cittadinanza. I giorni
che seguirono, servirono a quantificare i danni
subiti dalla flotta navale e dalla città. Le navi
rimasero gravemente compromesse. In totale, i
morti furono 59 di cui 55 civili e i feriti 581. I
parenti dei militari ebbero molte difficoltà ad avere
notizie dei loro cari, soprattutto dei feriti, che erano
stati dislocati in tutti gli ospedali del circondario.
La Cavour, semiaffondata, con una falla di 12
metri per 8 nei pressi del deposito di munizioni
prodiero, sbandata a dritta, aveva cominciato ad
affondare, per cui venne portata su un bassofondo, dove la si lasciò incagliare, evitandone così il
completo affondamento. Non riprese più servizio
per tutta la durata della guerra. La Littorio, colpita da tre siluri, aveva tre vie d’acqua di 15 metri
per 10 sulle fiancate, ma i compartimenti stagni
resistettero, per cui la corazzata riuscì comunque
a galleggiare. La Duilio poté rimanere a galla,
sebbene avesse una falla di 11 metri per 7, ma
rimase inattiva fino al maggio 1941. Danni rilevanti, ma meno gravi, riportò l’incrociatore
pesante Trento.
La battaglia aveva potuto avere successo, solo con
una serie incredibile di circostanze favorevoli,
quali:
• Imprudentemente, nei nostri due mari, era
stata “ammucchiata” gran parte della potente
flotta militare italiana, proprio perché si temeva che potessero essere attaccate in mare aperto.
• A difesa del porto erano previsti 87 palloni di
sbarramento, ma le cattive condizioni climatiche dei giorni precedenti ne avevano strappati
60 e non si erano ancora potuti rimpiazzare, a
causa della mancanza di idrogeno.
• Le unità navali erano protette da reti parasiluri all’imboccatura del porto, ma degli 8.600
metri necessari per una difesa efficace, erano
stati posati appena 4.200 metri. Queste reti
erano comunque distese per soli 10 metri sotto
il livello del mare, lasciando quindi uno spazio
40
non protetto tra la rete stessa ed il fondale.
Non solo: l’ammiraglio di squadra Inigo
Campioni, ottenne che le reti antisiluro venissero collocate lontano dalle navi e comunque
ad una distanza tale da poter salpare rapidamente, senza prima dover rimuovere le protezioni, ma in questo modo, i siluri, una volta
lanciati, non incontrarono ostacoli.
• Assenza del radar, per cui gli aerei venivano
avvistati direttamente dai proiettori, quando
erano in prossimità degli obiettivi.
• I cannoni antiaerei erano pochissimi.
• Venne gravemente sottovalutata l’importanza
degli aero-siluranti nelle battaglie navali.
La nave corazzata da Battaglia “Vittorio Veneto”
Churchill sapeva tutto ciò che accadeva a Taranto
in quel momento. Si sospetta anche, che gli inglesi furono favoriti da precise informazioni, passate
ai servizi di Churcihill, da un militare, tale
“Roberto” e certamente furono grati a quell’italiano in divisa, che aveva fornito al servizio di
informazioni inglese, preziose notizie sulla situazione della flotta presente in Mar Grande, sulla
situazione della difesa antiaerea e sulla precaria
protezione delle navi. Quello era proprio il
momento migliore, per dare un brutto colpo alla
nostra Regia Marina.
In quella tremenda notte i tarantini si resero conto
di cosa significasse la guerra e la “pioggia delle
bombe”. In precedenza con scetticismo e superficialità ne avevano sottovalutato il pericolo.
Credevano che Taranto fosse inviolabile, per le
tante protezioni belliche. E non sapevano che
quella notte, molte erano state rimosse e, in ogni
caso, non tutte erano funzionanti. Quando le sirene segnalarono l’imminente arrivo degli aerei
nemici, mal volentieri molti tarantini si recarono
nei rifugi e tanti preferirono restare a casa. Dopo
pochi minuti, il terrore. A grappoli, le bombe caddero sulla città, ma erano destinate alle navi e agli
impianti militari. E crollarono i primi fabbricati
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
in via Berardi, via Pisanelli, via Pupino, via
Anfiteatro, al rione Tamburi. Molta gente rimase
imprigionata sotto le macerie e sotto le deboli
strutture dei rifugi improvvisati. Non dobbiamo
dimenticare mai quella tremenda notte.
Nei giorni seguenti la gente capì; fuggì di casa,
chiese ospitalità nei Comuni della provincia, la
città si svuotò e quelli che rimasero, in conseguenza di altri allarmi, raggiunsero i rifugi più
sicuri, in antichi stabili nella città vecchia, in
piazza Ebalia (Banca d’Italia), nel Palazzo del
Governo. Poi, ricoveri più sicuri vennero realizzati anche nelle piazze.
Ma non fu tutto: in quella stessa rovinosa serata,
che segnò l’inizio del progressivo ed inesorabile
La nave corazzata da Battaglia “Cavour” semiaffondata dopo il siluramento
dominio inglese nel mare nostrum, con la nostra
Marina incapace di tenere testa a quella britannica, superiore per mezzi, addestramento e tecnologie e soprattutto in possesso delle portaerei,
un’arma colpevolmente snobbata dai vertici della
nostra Marina, vi fu l‘incursione nello stretto di
Otranto, nota anche come Battaglia del Canale
d’Otranto.
Una divisione della flotta dell’Amm. Cunningham,
composta dagli incrociatori leggeri Orion, Ajax,
Sydney e scortati dai Cacciatorpediniere della
Classe Tribal, Nubian e Mohawk, staccatasi dal
grosso della flotta, avrebbe effettuato un’incursione notturna nel canale d’Otranto per affondarvi
eventuali convogli che quasi tutte le notti traversavano l’Adriatico sulla direttrice Bari o Brindisi,
Valona o Durazzo. Per cui quella sera verso le
18:00, alcuni degli incrociatori e cacciatorpediniere inglesi diretti a Taranto, si distaccarono dalla
flotta principale, per dirigersi verso il Canale d’Otranto. La formazione britannica, intercettò un
convoglio diretto a Valona, costituito dai piroscafi:
Antonio Locatelli, Premuda, Capo Vado e Catalani, scortati dalla vecchia torpediniera Fabrizi e
dall’ex bananiera, trasformata in incrociatore ausiliario Ramb III, che erano usciti da Valona alle
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
22:30 del giorno 11, con le due unità di scorta ai
lati dei piroscafi.
L’azione ebbe luogo alle ore 01:15 del 12 novembre. Alle 01:05 ci fu l’avvistamento quasi contemporaneo delle due formazioni e subito dopo tutti
gli incrociatori inglesi, aprirono il fuoco. Il
comandante della torpediniera Fabrizi, Tenente
di Vascello Giovanni Barbini, che si trovava sul
lato sinistro del convoglio attaccato, seppure ferito, reagiva coraggiosamente, lanciandosi all’attacco in modo deciso con le artiglierie, attirando
su di sé l’offesa nemica, per dare modo ai piroscafi del convoglio di porsi in salvo, riuscendo a
riportare nel porto la sua unità. L‘impari lotta,
ebbe il suo logico svolgimento: mentre la Fabrizi,
bersagliata dai calibri secondari degli incrociatori, tentava di lanciare i suoi siluri, operazione che
non gli riuscì per le avarie riportate, gli incrociatori inglesi colpirono ripetutamente i piroscafi e si
ritirarono soltanto dopo averli affondati tutti,
nonostante l’eroica difesa offerta della torpediniera Fabrizi, gravemente danneggiata, mentre l’incrociatore Ramb III, dopo un iniziale scambio di
artiglieria, si dileguò riparando nel porto di
Brindisi. La Fabrizi riuscì, pur con gravi danni, a
raggiungere Valona.
Nel cruento scontro, 36 marinai italiani persero la
vita, compresi gli 11 della Fabrizi, 42 vennero feriti. Il giorno successivo le torpediniere Curtatone e
Solferino recuperarono 140 superstiti.
Al comandante Barbini, fu decretata la Medaglia
d’oro al valor militare, sia per il comportamento
eroico ed anche per aver riportato uno scafo martoriato dalle granate nemiche in porto.
In conclusione, il nemico aveva navigato per una
intera settimana in lungo e in largo per tutto il
Mediterraneo, senza che nessuna unità italiana gli
avesse sbarrato la strada; aveva rifornito la Grecia
e Malta con numerosi convogli e aveva inoltre
attaccato un nostro convoglio nel canale
d’Otranto. La presenza di tutte le navi italiane nei
porti vicini alla zona, non aveva impedito che ciò
accadesse, questo fatto è di per se significativo,
senza considerare che, oltre a non impedire al
nemico di fare ciò che egli voleva nel mare che si
voleva dominare, tre nostre navi da battaglia, la
metà della nostra forza, si erano fatte affondare in
porto da 20 biplani vecchi di 15 anni!
Queste incursioni con l’utilizzo degli aerosiluranti, segnarono comunque un punto di svolta nella
storia della Marina e fecero scuola nelle concezioni strategiche della guerra sul mare. L’aviazione
si dimostrò fondamentale nei combattimenti
navali.
Tramontava così l’epoca delle corazzate ed iniziava quella delle portaerei. Ma questa è un’altra
storia…
41
Walter Arbib, l’impegno per non
dimenticare mai!
di Agostino Mattoli
Questo breve articolo vuole essere un reportage di
“Storia e storie contemporanee” per Voi ed alcuni
di noi Guardie alle Reali Tombe del Pantheon.
Torno da un viaggio non breve in Israele in compagnia della notissima Guardia Franco Perlasca e
Signora.
Il viaggio e l’ospitalità, della durata di circa una
settimana, sono stati interamente sponsorizzati da
Walter Arbib, con l’importante partecipazione e il
coordinamento logistico del fratello Jack.
La nostra visita in Israele aveva due importanti
finalità: i festeggiamenti dei 70 anni di Walter
Arbib che ogni dieci anni si celebra in qualche
parte del mondo con miriadi d’importanti ospiti
internazionali e la commemorazione dell’eroe italiano Giorgio Perlasca.
a Giorgio Perlasca, la presenza del Presidente della
Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in visita
ufficiale in Israele, che in una cerimonia ha consegnato personalmente alla nostra Guardia, Franco
Perlasca, una targa in ricordo del padre.
Durante la cerimonia il Presidente ha espresso un
profondo ringraziamento personale ai fratelli Walter
e Jack Arbib per le attività commemorative a favore
del nostro “Schindler” Giorgio Perlasca.
Perlasca, un eroe Italiano non molto noto per la sua
genuina modestia che, in Ungheria, salvò dalle
camere a gas ben 5200 ebrei, in una meravigliosa
Nella foto Franco Perlasca con la Sua Signora Luciana
Amadio, Jack Arbib, il Presidente della Repubblica
Italiana Giorgio Napolitano e da una parte, non visibile in questa foto, il Sig.Walter Arbib
Festa di compleanno di Walter Arbib con la moglie Edie,
la figlia Dana, la nuora Shelly e il figlio Stephen
Tra i tanti importanti personaggi, l amico e conosciutissimo produttore di musical ed opere teatrali
David Zard. ( Notre Dame de Paris, Dracula etc…)
che mi ha avuto ospite nella sua bella casa vicina a
Tel Aviv.
Altro ospite di eccezione di Walter Arbib un dirigente della Libyan Freedom and Democracy
Campaign, mio vicino di tavolo nei festeggiamenti,
cittadino Libico di spicco, attore importante negli
eventi di questi giorni in Nord Africa, che in un suo
discorso ha promesso di far tornare Italiani ed
Ebrei nel suo paese, alla loro prossima vittoria politica.
Non potevano mancare personaggi di spicco della
comunità ebraica italiana come il Presidente della
Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Ad
arricchire di ufficialità e prestigio l’evento dedicato
42
epopea, durante il periodo delle persecuzioni del
famigerato Col. delle SS Adolf Eichmann, con il
quale l’eroe italiano si scontrò per salvare anche due
bambini che stavano per essere imbarcati in uno dei
treni dell’orrore, destinati ai campi di sterminio.
Lapide deposta nel bosco in onore di Giorgio Perlasca.
Nella foto Walter Arbib, Franco Perlasca, Jack Arbib e
il Vice Primo Ministro di Israele Silvan Shalom
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Durante la permanenza in Israele si sono susseguite manifestazioni e iniziative interessanti per onorare l’eroe italiano, come l’inaugurazione del grande bosco a lui dedicato alla presenza di moltissime
autorità, ministri, ambasciatori e personaggi di
spicco, un terreno acquistato da Walter Arbib nel
2004 dove sono stati piantati 10 mila alberi.
Il discorso pronunciato dalla nostra Guardia
Franco Perlasca in Israele a Maggio 2011 è stato il
seguente: “Il 17 maggio, in Israele nella foresta di
Alihud alle spalle della città di Haifa, si è tenuta
una cerimonia particolarmente importante e significativa con l’intitolazione di un bosco d’oltre
16 Maggio 2011 – Israele . Walter Arbib in primo piano,
la Guardia alle Reali Tombe del Pantheon, Franco
Perlasca, la signora Luciana Amodio, Jack Arbib, il
Presidente della Repubblica Italiana Giorgio
Napolitano
10mila alberi alla memoria e all’esempio di Giorgio
Perlasca. La donazione del bosco è stata fatta da
un amico canadese, Walter Arbib, libico di nascita,
italiano d’adozione e cittadino del mondo vivendo
ora in Canada, a Toronto. Un incontro con Walter
che risale al 2004 quando vedendo il film
“Perlasca, un eroe italiano” s’innamorò di quella
figura e volle organizzare in Canada una serie di
eventi a lui dedicati cui partecipai in qualità di
Presidente della Fondazione Giorgio Perlasca. Ora
il bosco in Israele. La sera precedente, il 16 maggio, a Gerusalemme siamo stati ricevuti dal
Presidente Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in
Israele, che ha voluto donarci una targa con sua
dedica ed ha ricordato la figura di Giorgio Perlasca
Il Vice Primo Ministro di Israele Silvan Shalom consegna
i Certificati dell’istituzione del bosco da parte del JNF
(Jewish National Fund) a Walter Arbib e a Franco
Perlasca.
come quella di un grande italiano che ha onorato
l’Italia nel mondo.
Targa consegnata a Franco Perlasca dal Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano
Alla cerimonia alla foresta di Alihud erano presenti il
Vice premier israeliano Silvan Shalom, l’Ambasciatore
canadese, il Presidente della Comunità ebraica romana
Riccardo Pacifici oltre a qualificati esponenti del mondo
culturale, imprenditoriale e diplomatico dello stato
d’Israele.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Giorgio Perlasca è stato l’italiano che durante la
seconda guerra mondiale salvò da sicura morte
oltre 5200 ungheresi di religione ebraica inventandosi un ruolo non suo, quello di Ambasciatore
spagnolo lui che non era né diplomatico né spagnolo. E per quarantacinque anni nulla raccontò,
nemmeno in famiglia, della sua straordinaria
avventura e se non fosse stato per alcune donne
ebree ungheresi che lo ritrovarono nel 1988 la
sua storia sarebbe andata dispersa. Riteneva
semplicemente d’aver fatto il proprio dovere,
nulla di più e nulla di meno, al di là e al di sopra
d’ogni ideologia.
Al ritorno in Italia mai pensò di “vendere” la sua
storia e ottenere qualcosa in cambio. Non ebbe
un dopoguerra semplice, aveva perso il lavoro e
43
dovette ricominciare tutto daccapo. Quando a
inizio degli anni 80 la morte lo sfiorò per un ictus
ci indicò il suo memoriale affinché lo leggessimo
comprendendo che qualcosa di buono l’aveva
fatto nel corso della vita. Non ne avemmo il
tempo o la voglia o più semplicemente il destino
decise in maniera diversa e, quando si rimise in
piedi, una delle prime cose che fece fu di riprendersi quelle carte. La morale: pensava di morire
e riteneva giusto che quantomeno i famigliari
sapessero. Comprendendo che l’appuntamento
con la morte era rinviato a data da destinarsi, si
riprese le carte nell’attesa d’eventi. Che arrivarono nel 1988. Il destino decise così.
Personalmente seppi cosa aveva fatto tanti anni
prima mio padre solo quando fu ritrovato da
alcune donne ebree ungheresi e precisamente
quando la signora Lang e il marito si presentarono a casa sua. Telefonarono qualche giorno prima
per fissare un appuntamento; avevano studiato
un po’ d’italiano apposta per il viaggio in Italia
ancora non semplice perché il muro di Berlino,
pur scricchiolante, era ancora lì. Vennero in rappresentanza di decine di famiglie salvate a suo
tempo da uno strano Console spagnolo, Jorge
Perlasca.
Raccontarono la loro storia umana e compresi
che mio padre li aveva salvati; ma andarono
avanti con il loro racconto e cominciai a intravedere oltre a loro decine, centinaia forse
migliaia d’altre persone. E, devo confessare,
entrai in crisi chiedendomi se conoscevo realmente la persona con cui avevo vissuto per oltre
trenta anni, la mia età di allora. Ma un piccolo
grande fatto mi aprì gli occhi, mi fece ragionare
e pensare su quanto successo: la signora, assieme ad altri piccoli regali, portò tre pacchetti che
aprì con grande attenzione ed emozione.
All’interno un cucchiaino, una tazzina e un piccolo medaglione, gli unici oggetti, aggiunse, che
la famiglia aveva salvato dal disastro della
seconda guerra
mondiale. Voleva darli a mio padre che non li
voleva prendere: “ signora deve darli ai figli e
poi i figli li daranno ai nipoti a ricordo della
famiglia.” La signora uscì con una frase che
ancor oggi mi emoziona “ signor Perlasca, li
deve tenere lei perché senza di lei non avremmo
avuto né figli né nipoti.” Quei tre piccoli oggetti, è inutile dirlo, li conserviamo ancor oggi con
un amore particolare per la sofferenza, il dolore
e il sangue che vi stanno dietro.
Dopo non cambiò assolutamente; fu la stessa
persona “semplice” di prima, nel senso più alto
del termine, perché non riteneva d’aver fatto
nulla di particolare ma solo il proprio dovere
d’uomo. Ai giornalisti che ripetutamente gli
44
chiesero il perché lo aveva fatto rispondeva
semplicemente “lei cosa avrebbe fatto al mio
posto, vedendo donne, bambini e uomini massacrati e sterminati solo per un diverso credo religioso ?” A un giornalista che voleva fargli dire,
suggerendogli la risposta, che aveva fatto il
tutto perché cattolico rispose semplicemente ma
seccamente “no, l’ho fatto perché sono un
uomo”.
Cosa ha lasciato Giorgio Perlasca con questa sua
incredibile storia ungherese e con i successivi 45
anni di silenzio? Un grande insegnamento, far
del bene senza aspettarsi qualcosa in cambio.
E un grande testamento spirituale rappresentato dalle poche parole con cui rispose a una
domanda di Giovanni Minoli che gli chiese
durante il Mixer del 1990 “ma lei signor
Perlasca perché vorrebbe che questa storia fosse
ricordata?” Rispose in maniera semplice, diretta senza giri di parole “vorrei che questa vicenda sia ricordata dai giovani affinché, sapendo
quanto è successo, sappiano anche opporsi a
violenze del genere se mai dovessero ripetersi”.
Il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo
Pacifici, parla durante l’inaugurazione del bosco nella
foresta di Alihud, intitolato a Giorgio Perlasca
Un pensiero, una riflessione assolutamente
attuale nella nostra società.
Come Fondazione a lui dedicata vogliamo portare questo suo messaggio specie alle giovani
generazioni che hanno bisogno di esempi in
positivo da imitare e la storia di Giorgio
Perlasca è la dimostrazione che qualsiasi di noi,
se vuole, qualcosa può fare per opporsi al
male.”
Proseguendo il racconto dell’interessante viaggio a Gerusalemme, tra i percorsi culturali organizzati non poteva mancare la visita al museo
d’Arte Italo/ Ebraica U. Nahon, per ammirare la
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Targa in onore di Walter Arbib nel museo Italico Ebreo
di Gerusalemme
Mostra allestita per la commemorazione dei 150
anni del Regno d’Italia, che ha ottenuto l’alto
Patrocinio della Presidenza della Repubblica
Italiana.
Nel Museo è stato dato grande risalto alla
Casata dei Savoia con l’esposizione dello
Statuto Albertino, documento che dichiarava
ufficialmente l’uguaglianza dei diritti nell’Italia
Sabauda per gli Ebrei Italici, ed il quadro di S.
M. Carlo Alberto in una delle sale messe a
disposizione per l’evento.
Tra le varie inaugurazioni, il “Centro
Educativo” finanziato dalla famiglia Arbib a
Gerusalemme.
Ma tornando alle vicende legate a Giorgio
Perlasca, già nel 2004 Walter organizzò a
Toronto (Canada) i primi eventi in ricordo dei
tragici avvenimenti in Ungheria e a commemorazione dell’eroe italiano
Per quell’occasioni rintracciai la nostra Guardia
Franco Perlasca alla Stazione Termini, in partenza per Padova, perché si incontrasse subito
con Walter e confermasse la sua preziosa partecipazione al programma degli eventi di Toronto.
Insieme alla Royal Bank of Canada, alla presenza del figlio Franco Perlasca e di centinaia di
invitati, ebbero luogo una serie di meeting,
cocktail e la proiezione del film TV dedicato a
Giorgio Perlasca e prodotto dall’Italia sulla
vicenda dell’eroe italiano.
In quell’occasione si raccolsero centinaia di
migliaia di dollari per aiutare degli Ebrei anziani alcuni dei quali vittime della Shoah.
Un importante ricordo legato alla giornata dell’incontro romano di Walter e Franco Perlasca,
riguarda S. A. R. il Principe Vittorio Emanuele
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
IV, presente a Roma in quei giorni e alloggiato
nello stesso Hotel Exelsior.
Organizzai subito anche un incontro con Walter
ed il Presidente delle nostre Guardie alle Reali
Tombe del Pantheon, il Grande Ufficiale O. SS.
M. L. Comandante Dott. Ugo d’Atri.
Walter infatti è un discendente del Senatore del
Regno Fernando Arbib, Guardia del nostro
Istituto dell’epoca (Ist. Reduci delle Guerre di
Indipendenza), come mi confidò una decina
d’anni fa Giovanni Greuther Duca di
Santaseverina che spesso accompagnavo quando era in visita a Roma .
Una nota su Fernando Arbib: Commendatore
dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 21
novembre 1901 Commendatore dell’Ordine
della Corona d’Italia Scrisse il libro “Vittorie e
sconfitte” che si trova negli annali militari.
Combatté, come tanti Ebrei, per l’unità d’Italia
Tripoli, 1967: l’arch. Fulvio Biggero e la G. d’O.
Agostino Mattoli sulla soglia della moschea di Ben
Ghurgi
45
e non dimentichiamo come mi ricorda il nostro
Presidente delle Guardie d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon Ugo d’Atri che anche nella
Prima guerra Mondiale che è in effetti anche la
nostra quarta guerra per l’unità italiana, ben
trenta dei nostri Generali erano Ebrei. Tra questi c’erano altri due parenti Arbib: il Generale
Angelo Arbib morto nel 1917 e il Generale
Emilio Arbib, Invalido di Guerra e morto nel
1933.
La scheda dell’antico nostro Fernando Arbib è
la seguente: ufficiale superiore nei Cacciatori
delle Alpi durante la Seconda (1859-1860) e la
Terza (1866) Guerra d’Indipendenza, durante le
quali ottenne due medaglie al valor militare.
Come si può evincere da quanto raccontato
finora, la storia di Walter Arbib si intreccia con
la mia storia, negli anni e negli avvenimenti di
una vita.
Io conoscevo Walter Arbib nel periodo in cui
stava a Roma, dove studiava viaggiando avanti
indietro con la Libia a trovare sua madre
Iolanda, inclusa Malta nel 1964, fino ad arrivare
al periodo pre Gheddafi, alla “guerra dei sei giorni” d’Israele (6 Giugno 1967), quando, per conseguenza, Walter, la sua famiglia e tanti suoi
amici furono perseguitati e costretti a lasciare la
loro terra a causa di quegli eventi.
Io in Libia avevo due imprese, succursali delle
mie attività romane.
La “ Bimal ltd”, una società con l’arch. Fulvio
Biggiero, nata per il restauro della moschea di
Ben Ghurgi a Tripoli, e una filiale della mia
società “Foreign Cars” di Roma, che vendeva
automobili principalmente per la base aerea
Americana di Wheelus Airbase (US Strategic Air
Command di Tripoli.) dove, fino alla fine del
1969, c’erano ancora circa 5000 Americani.
Successivamente, nel 1969, io dovetti lasciare la
Libia per un altro evento: il colpo di stato di
Gheddafi.
In quegli anni, grazie a Gheddafi, anche io persi
tutto come in principio i miei amici Ebrei
Italiani di Tripoli e successivamente anche tutti
gli Italiani coloni da generazioni, che furono
cacciati senza tanti complimenti.
Proprio nel 1967 Walter Arbib se ne andò definitivamente dalla Libia e venne a Roma.
Lui ricorda sempre che, appena giunto a Roma,
io gli diedi il suo primo lavoro, come anche
all’amico Tripolino, Juju Fadlon, presso i miei
uffici all’angolo di Via Veneto.
Franco Perlasca e Agostino Mattoli, Guardie d’Onore,
durante l’inaugurazione del bosco a nome dell’eroe
Giorgio Perlasca
Ma i suoi ricordi legati alla fuga ed alle persecuzioni risalgono a molto tempo prima: durante
la Seconda guerra mondiale, ancora in grembo
di sua madre, con il padre non vedente (a causa
di un grave incidente) ed il fratellino maggiore
Jack, dovettero lasciare la Libia, aiutati dallo
zio Angelo e da un capitano generoso e corag-
46
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
gioso di una nave italiana, che li imbarcò,
lasciandoli di fronte alla Tunisia in una scialuppa salvandoli.
Walter nacque proprio in quelle terre, ma, a
seguito della breve occupazione Tedesca, furono
nuovamente a rischio e furono nuovamente portati in salvo grazie al coraggio dallo zio
Angiolino. Ma, tornando alla parentesi romana
nei miei uffici e ripartendo da là, la storia di
Walter Arbib diventa una straordinaria storia di
grandi successi imprenditoriali (agenzie turistiche anche a New York, la Dollar Rent a Car
ecc…), culminando con la fondazione della
prossimo sia che si tratti di Musulmano o
Cristiano o Ebreo.
Ricordiamo l’impegno di Walter nel trasporto,
da Torino all’Iraq, dei reperti del famoso museo
di Baghdad che furono recuperati danneggiati
da saccheggi e atti di guerra.
Grazie agli aerei della sua società Skylink porta
soccorsi in Namibia, Cambogia,Yemen.
Fino ad arrivare alle imprese umanitarie più
recenti, come l’invio dei suoi aerei pieni soccorsi e medicinali da lui donati generosamente, a
seguito dello Tsunami che colpì nel 2004 l’isola
indonesiana di Sumatra, i soccorsi ai sopravvissuti del terremoto di Haiti, alla popolazione
dell’Aquila in Italia e poi il tentativo di aiutare
il Chile nel 2010 per il tremendo terremoto (8.8
Richter) ed il devastante maremoto.
Se a qualcuno interessasse qualche notizia in più su
Walter Arbib, sullo straordinario personaggio e sulle
sue imprese, può consultare il sito web all’indirizzo:
http://www.skylinkus.com/news/news_1199.asp e vi troverete un interessante articolo dal
titolo “do not shoot us we are the good guys”,
ossia “Non sparateci, noi siamo i buoni”, vedrete
Walter in volo su un suo elicottero da soccorso,
pieno di buchi di proiettili ricevuti nella carlinga.
Per concludere dirò che nella mia vita ho avuto
la fortuna di conoscere persone straordinarie e
alcune di queste le ho reincontrate nel mio viaggio in Israele: lo straordinario Franco Perlasca,
Guardia alle Reali Tombe del Pantheon, in viaggio con la moglie, Signora Luciana Amodio, che
onora il ricordo dell’eroico padre dividendosi tra
gli impegni di lavoro ed i molteplici appuntamenti a cui intervenire per attendere alla Mission
della Fondazione dedicata al padre, Walter
Arbib, tanti nostri amici Tripolini e Libici e tanti
altri non menzionati per problemi di spazio nel
mio rapporto, ma presenti molto bene nella mia
memoria e nei ricordi.
Skylink Aviation, società specializzata in voli ad
alto rischio per le Nazioni Unite e per vari
governi, da Timor all’Iraq all’Afghanistan al
Sudan e al Darfur, e la gestione e riorganizzazione post guerra degli aeroporti iracheni.
Walter è un uomo, che allo stesso tempo investe,
negli anni, da grande filantropo per aiutare il
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
Nota: il Dott. Agostino M Mattoli è la Guardia
D’Onore responsabile quale ispettore per le
Americhe ed è residente in Cile. È stato per anni
Ispettore Naz. Del Centro Italia delle Guardie.
Nobile di Bevagna, Commendatore dell’Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Per gli Ordini
Dinastici ha collaborato nell’anno 2001 nel
creare la nuova delegazione in Brasile presentando, quale primo delegato, il Conte William
Marmonti che è anche delegato delle Guardie
per il Brasile.
A. M. Mattoli è Senatore dell’Istituto del Sacro
Romano Impero e fa parte del Gruppo Savoia.
47
LIBRI
LA LUCE SUL MARE
di Angenlo Maurizio Mapelli
L’episodio storico al centro della narrazione in questo ultimo romanzo si Angelo Maurizio Mapelli può
essere giudicato, tutto sommato minore, se considerato nel vastissimo panorama dello scontro secolare sul mare e nelle aree costiere fra l’impero ottomano e la cristianità mediterranea, tra la fine del
Quattrocento e il Seicento. E tuttavia, il successo
riportato tra il 5 e l’8 agosto 1567 dai Canonici
Regolari Lateranensi, dell’abbazia tremitana di
Santa Maria a Mare, contro la flotta turca di Selim
II, comandata da Pialc Pascià, ha un discreto rilievo, non solo nella memoria delle genti delle Tremiti
e dell’area garganica. Se non altro come tappa, in
parte fortunosa, di una progressiva riscossa cristiana sul mare. Due anni prima una ben più possente
flotta ottomana aveva condotto una poderosa
armata di terra alla conquista di Malta, difesa dai
suoi eroici Cavalieri, dagli isolani e da volontari
giunti da tutta Europa. Solimano il Magnifico
aveva sperato molto da questa spedizione per concludere degnamente un regno glorioso, ricco di
48
conquiste. Il probabile successo, inoltre, avrebbe
potuto fornirgli una base per future operazioni in
Sicilia e altrove, magari verso Roma. Invece la
Croce e la Spada avevano resistito e trionfato, contra spem.
La luce sul mare è la gloriosa abbazia delle isole
Tremiti nel suo ruolo di evangelizzatrice nei secoli.
Il mare, ponte fra le terre, è l’altro protagonista di
questa vibrante narrazione, paesaggio naturale e
metafora dello spirito contemplativo. Mapelli individua come protagonista narrante un sacerdote
della Congregazione dei Canonici Regolari
Lateranensi. Molti anni dopo l’attacco dei Turchi
alle Tremiti ricorda l’inizio della sua vocazione,
l’approdo alle isole, i suoi esordi come predicatore
nelle terre costiere dipendenti dall’abbazia, soprattutto i giorni dell’attacco ottomano e la sua partecipazione alla difesa del complesso badiale, superando comprensibili dubbi e riserve legati al suo
status di religioso.
Il piglio narrativo molto accattivante del romanzo
riesce ad equilibrare con estrema efficacia le
sequenze drammatiche e quelle riflessive, ma ciò
che affascina di più è la capacità di creare dei personaggi assolutamente veri nella loro umanità. Con
acutezza di introspezione psicologica Mapelli
immagina e con abilità narrativa rende il travaglio
spirituale del protagonista don Marco, l’umile
grandezza di don Angelo, l’abate, ma anche la
coralità di quella piccola comunità religiosa combattente e la saggezza del pescatore Giovanni, portavoce di un arcaico mondo rurale, ancora sospeso
tra paganesimo e civiltà.
La luce sul mare è un romanzo breve di 104 pagine che si leggono in un fiato, pregne di una scrittura ricca nel lessico, di altri tempi, scorrevole, ritmica e di grande forza espressiva. Le parti della battaglia contro i Turchi hanno un piglio cinematografico, visivo, così come le riflessioni sull’uccidere,
sul senso del peccato, sul timore che la spiritualità
venga meno nel mondo, portano il lettore su un
piano filosofico.
Questo romanzo è una gradita sorpresa. Una scrittura vibrante al servizio di una vibrante vicenda
storica e spirituale.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
STORIA E LETTERATURE ITALIANE
DI NIZZA E DEL NIZZARDO
di Giulio Vignoli
150 anni fa Nizza e il suo territorio vennero ceduti
alla Francia, dopo un plebiscito truccato dalle
autorità piemontesi di comune accordo con quelle
francesi, in ottemperanza agli accordi di
Plombières che prevedevano, in cambio delle mutilazioni territoriali (anche della Savoia), l’aiuto di
Napoleone III nella Seconda Guerra di
Indipendenza.
Nizza (e la sua Contea) si era data liberamente nel
1388 ai Savoia con l’impegno di quest’ultimi che
mai sarebbe stata ceduta ad altro Stato o Signore…
In questo pamphlet viene illustrata anche la letteratura italiana di Nizza e del Nizzardo e di Briga e
di Tenda (cedute anch’esse alla Francia dopo la
sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale), con precisi riferimenti storici che ristabiliscono la verità
ignorata sulle vicende di queste terre.
Oltre che della storia italiana di Nizza e del
Nizzardo, anche della loro letteratura italiana
nulla o quasi si sa in Italia, mentre in Francia
esse vengono volutamente tenute nascoste per
motivi politici.
Un libro di denuncia, quindi, che vuole sollevare la
spessa coltre dell’ignoranza e dell’oblio italiani e
della congiura francese del silenzio. Nizza non era
così “francese” come si vuol far credere.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
IL MARCHIO DI CRISTO
Un romanzo, un bel romanzo, intrigante, ben scritto.
La storia narrata è stemperata, tra presente (il giallo) e passato (i sogni del protagonista ambientati in
quella porzione di storia dedicata al periodo dei
Cavalieri Templari) con pennellate decise, con incalzante incedere, articolandosi in un condensato di
azione, mistero ed enigmi. Una trama ben studiata,
ricca di colpi di scena che contribuiscono ad infittire
il mistero tra sotterfugi, complotti, in un crescendo di
emozioni.
È davvero incredibile, e sicuramente encomiabile, il
lavoro di ricerca che si nasconde dietro questo tipo di
romanzi. Per questo bisogna dare atto ai due autori,
alla loro prima esperienza letteraria, di essere magistralmente riusciti a trattare, con profonda conoscenza ed indubbia preparazione gli argomenti trattati, di
non facile comprensione e non conosciuti da tutti,
pur sempre con semplicità di linguaggio, inserendoli
e miscelandoli, nei vari capitoli, in un susseguirsi di
sogno e realtà, in modo omogeneo, lineare e scorrevole alla lettura.
Apprezzabile l’originalità di aver saputo scrivere
“una storia nella storia”, rappresentata dal dualismo
dell’ambientazione temporale: i sogni ricorrenti che
inquietano la vita del protagonista Riccardo, vissuti
in prima persona dallo stesso, calato nei panni di un
cavaliere templare, in un percorso di avvenimenti
legati al Santo Graal, ed il racconto che nasce e si sviluppa ai giorni nostri, ricco di tensione e di mistero,
che riporta il protagonista stesso a dar corpo e significato ai suoi sogni, tra nazismo e sette segrete, il tutto
risultando la chiave di lettura del romanzo stesso.
49
Un libro che porta il lettore ad addentrarsi nelle pieghe della trama, tenendolo incollato fino all’ultima
pagina, coinvolgendolo nella storia narrata, al punto
tale da lasciare la curiosità di ciò che accadrà dopo.
La vita quotidiana del protagonista viene sconvolta
da una serie di avvenimenti che sembrano essere la
spiegazione dei suoi strani sogni. Riccardo dovrà fare
i conti con i grandi protagonisti della storia ed i personaggi ambigui del presente, legati ad organizzazioni segrete.
Spiegarsi il motivo di misteriosi avvenimenti, riuscire
a scoprire un segreto che, se svelato, potrebbe sgretolare le basi del mondo. Che fare? Custodirlo o donarlo all’umanità intera? I due autori ci permettono di
penetrare nel labirinto della storia: tra templari, nazisti, marchi di fuoco e cavalieri medievali, l’avventura
rapisce il lettore che più di una volta sobbalzerà sulla
sedia per le sorprese che il racconto riserva.
Il marchio di Cristo, Adelio Debenedetti e Massimo
Ferrari Trecate, edizioni Albatros, euro 17,50.
Reperibile su tutte le librerie online, (www.ibs.it,
www.bol.it, www.libreriauniversitaria.it) nelle librerie Fetrinelli e il Libraccio e tutte quelle distribuite
dal gruppo Mursia Editore. Buona lettura.
AA.VV., IL TESORO DELLA SINDONE.
Mirabilia del sacro e incisioni sindoniche
di Umberto II di Savoia,
Daniela Piazza Editore, 2010, pp. 125
Fra le iniziative promosse in occasione della recente solenne Ostensione pubblica della Sacra Sindone
50
particolare rilevanza scientifica e vivo consenso ha
riscosso la mostra dedicata al suo Tesoro e alle incisioni raffiguranti il Telo di Umberto II. L’evento è
stato ospitato nella Sacrestia superiore e nella
Galleria della Cappella della Sindone e nella contigua Cappella Regia del Palazzo Reale di Torino: gli
storici ambienti, già degradati da anni di incuria e
poi coinvolti nel devastante incendio del 1997,
sono stati restaurati alla pari dei loro arredi lignei
(armadi, consolles, altari, organi…). L’elegante
volume-catalogo presenta in maniera puntuale i
due siti unitamente ai lavori di ripristino anche
degli oggetti esposti (un decimo dell’intero Tesoro,
che conta oltre 700 pezzi). La Sacrestia della
Cappella conserva infatti un copioso apparato di
arredi sacri e paramenti liturgici, che consente di
delineare – fra continui richiami dinastici e devozionali – il succedersi delle scelte artistiche della
committenza di Casa Savoia fra’600 e primo’900.
Fra i capolavori il paliotto della “Nascita della
Vergine Maria” e l’”Annunciazione” del Procaccini,
l’urna settecentesca per il trasporto della Sindone
in processione, la cassa reliquiario di San Maurizio
della bottega del Bonzanigo, le oreficerie neoclassiche del Balbino e del Gaya, gli arredi in stile neogotico dell’età carlo-albertina, le collezioni dei reliquiari di piccolo formato, i doni della Famiglia
Reale (ex multis la “Rosa d’Oro” della Regina
Maria Adelaide, consorte di Vittorio Emanuele II,
riportata sulla copertina del volume). La magna
pars delle tavole è costituita dalle 34 incisioni sindoniche facenti parte della non più completa, ma
sempre eccezionale, collezione realizzata da
Umberto II fin dai primi anni’20: divisa fra il
castello di Racconigi e la Fondazione dedicata al
Sovrano, guidata da Maria Gabriella di Savoia,
questa raccolta è una peculiare testimonianza della
storia del “Santo Sudario” che Umberto II compì
con acume e intelligenza. La parte scientifica del
catalogo si articola in nove ponderosi contributi:
“Umberto II collezionista”, “Le Sindoni dipinte. La
copia di Carlo Cussetti (commissionata da Vittorio
Emanuele III), “La Porta Reale della Cappella
della Sindone”, “La Curia Regia fra XVIII e XXI
secolo”, “ Il restauro della Sacrestia Superiore”,
“Le ostensioni nelle opere grafiche della collezione
di Umberto II”, “ Il Tesoro della Sindone”, “ I
restauri e il riallestimento”, “Il cerimoniale per la
Rosa d’Oro”. Dopo un estratto in lingua inglese, il
lettore incontra il pregevole corpus delle 67 schede
che illustrano quanto presente nella mostra.
Completa il volume una puntuale bibliografia specialistica.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
ITALIA D’OLTREMARE
Storia dei territori italiani dalla conquista alla caduta
di Vanni Beltrami
Edizioni Nuova Cultura - Roma giugno 2011
Collana Interpolis di Studi Politici e
Internazionali
Vanni Beltrami è un valente chirurgo, ma anche un
grande viaggiatore e studioso, particolarmente dell’
Africa sahariana e sub-sahariana, alla quale ha
dedicato numerosi libri e saggi. Con questo Suo più
recente lavoro ha invece affrontato una problematica molto più vasta e cioè, come dal titolo tutti i
territori oltremare sui quali abbia sventolato il
nostro Tricolore, per più o meno tempo,
dall’Eritrea alla Somalia, alla Libia, al
Dodecanneso, all’Etiopia, a Tien Tsin e per ultima
l’Albania, indagine che ben si inquadra nell’anno
del centocinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia.
Vanni Beltrami per meglio procedere nella Sua narrazione, inizia con una documentata premessa,
quanto mai opportuna e necessaria, sullo stato
dell’Africa nella seconda metà del diciannovesimo
secolo, il secolo della massima espansione degli
imperi coloniali inglesi, francesi, tedeschi, portoghesi, spagnoli e belgi, quando l’Italia, raggiunta
finalmente la sua unità, si affacciava timidamente
anch’essa sulla scena africana, cominciando dal
“Corno d’Africa, grazie alla intraprendenza di un
suo armatore, il cui nome Rubattino ci è già ben
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
noto per la vicenda della spedizione garibaldina in
Sicilia.
Segue poi, capitolo per capitolo, un ampio profilo
storico, geografico etnografico ed antropologico dei
paesi descritti e delle loro popolazioni, particolarmente Libia ed Africa Orientale, insieme con il
quadro estremamente dettagliato delle vicende
militari che portarono all’acquisizione di questi
territori, con documentati riferimenti ai protagonisti delle due parti in conflitto, con assoluta serenità
ed imparzialità, con tratto e competenza da vero
storico, doti queste, oggi, sempre più rare imperando la faziosità e l’acredine anche nel parlare di
eventi lontani nel tempo. Nelle Sue pagine ritornano per l’Etiopia i nomi dei De Cristoforis, dei
Galliano e dei Toselli, le loro eroiche, ma tragiche
vicende, che ebbero il loro culmine ad Adua, nel
marzo 1896, la cui sfortunata battaglia è accuratamente descritta, e nella quale perirono ben due
generali, Dabormida ed Arimondi, caduti alla testa
delle loro Brigate, ed anche il giovanissimo Zio
dell’Autore, il tenente Carlo Beltrami, che avrebbe
continuato la tradizione familiare, in quanto figlio
di Carlo Beltrami, combattente nella guerra di
Crimea e nella terza guerra dell’Indipendenza, e
Tenente Generale del Regio Esercito, a chiusura
della Sua carriera militare, e fratello di Gian Mario,
padre di Vanni, prematuramente scomparso a poco
più di quarant’anni, quando aveva già raggiunto il
grado di Generale di Brigata della Regia
Aeronautica. Etiopia amara ancora nel 1942, con i
valorosi Generali Volpini e Lorenzini, anche loro
uccisi e con la resa dell’Amba Alagi, triste nome per
noi, la cui amarezza è solo parzialmente attutita
dall’onore delle armi riservato al Duca d’Aosta,
Amedeo di Savoia, l’ultimo Viceré, ed ai Suoi soldati.
Il libro, suddiviso per paesi e per periodi costituisce
un testo completo estremamente chiaro e preciso,
quasi scolastico, nel senso migliore del termine, con
ampio spazio dedicato alle strutture amministrative ed agli amministratori di questi territori, compresa la storia monetaria, con le vicende del famoso “tallero di Maria Teresa“ e la storia postale, dai
primi francobolli del Benadir, alle splendide serie
pittoriche degli anni “trenta”, che va letto con
attenzione e meditato in quanto le storie narrate
fanno parte della più vasta storia nazionale della
quale dobbiamo tenere conto, anche se alcuna
pagine della stessa non furono certo degne della
nostra missione civilizzatrice.
Domenico Giglio
51
Sulla numero 81 della rivista l’Informazione del
Collezionista è stata pubblicata la seguente recensione del volume “Storia e ruolo della Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon” a firma di
Pierluca Ferrara.
“Volume storico celebrativo sull’Unità d’Italia
donatoci dal Presidente dell’Istituto Dr. Ugo d’Atri
che ringraziamo per aver privilegiato la nostra
biblioteca.
La presentazione alla pubblicazione è a firma dell’attuale Ministro della Difesa On.le La Russa che
eroe dei due mondi, sono stati tra i fondatori della
«Guardia d’Onore» la cui associazione si realizzò a
Torino, allora capitale d’Italia, per poi trasferirsi a
Roma Capitale del Regno. Il generale Rocca, l’ammiraglio Birindelli e, recentemente, Filippo Raciti,
assassinato il 2 febbraio 2007 davanti allo stadio di
Catania, anch’essi hanno fatto parte della Guardia
d’Onore. Nella foto di copertina quattro rappresentanti dell’Istituto, che è Ente Morale dal 1911,
mentre montano la guardia all’Altare della Patria.
Guardie d’Onore che sostengono il labaro sul quale
sono appuntate quaranta medaglie d’oro a cui
fanno seguito centinaia di medaglie d’argento, di
bronzo e croci di guerra consegnate per onorare il
tricolore ed i caduti per la Patria. Nel 1925 uscì il
primo numero della rivista mensile “Savoia”.
Attualmente la rivista bimestrale dei soci è Guardia
d’Onore. Sede della rivista, fin dalla fondazione, è
via della Minerva 20, situata a fianco del Pantheon.
Rivista che viene spedita ai soci in Italia ed ai moltissimi associati all’estero.
Nelle circa cento pagine finali del volume sono
riportati, in elenco alfabetico, i nominativi e luoghi
di residenza di tutti i soci. Una delle tantissime foto
riproduce i funerali del re Vittorio Emanuele II con
la Guardia d’Onore che accompagna la salma dal
Quirinale alla sepoltura nel Pantheon, avvenuta il
17 gennaio 1878. Nell’indice, sono inseriti cinque
capitolo che dettagliano la storia dell’Istituto dall’origine. Al capitolo quarto sono riportate due proposte di legge presentate alla Camera dei Deputati
nel 2007 e nel 2008 per l’autorizzazione alla sepoltura delle salme dei re e regine nel Pantheon di
Roma.
Autore del volume di 230 pagine è l’avvocato
Alfonso Marini Dettina, consultore dell’Istituto.
ricorda l’Anniversario costitutivo dell’Associazione
avvenuto nel 1878 per commemorare i veterani
delle guerre risorgimentali ed i garibaldini fino ai
caduti repubblicani che hanno onorato il tricolore.
Nomi famosi come lo stesso Giuseppe Garibaldi,
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GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
LA MONARCHIA E IL RISORGIMENTO
di Filippo Mazzonis
L’ULTIMO CONTE DI CAPITTO
di Nello Ghione
ed. Il Mulino.
Albatros editore
Il ruolo che l’istituzione monarchica ha svolto nella
storia politica dell’Italia unita ed il contributo che
essa ha dato al formarsi di una coscienza nazionale di massa sono elementi di ricerca pregevolmente
affrontati in questo testo scritto dal compianto
Filippo Mazzonis, docente di Storia contemporanea
dell’Università di Teramo, prematuramente scomparso nel 2002.
Un compito non facile, dato che il dibattito storiografico, anche dopo la fine della monarchia ed il
mutato assetto costituzionale dello Stato, ha a
lungo privilegiato altri fattori, vuoi politico – istituzionali (il Parlamento, il Governo, i partiti, le
forze armate, la scuola etc.), vuoi di natura economico – sociale e culturale (lo sviluppo economico
(lo sviluppo economico e le sue conseguenze e i suoi
effetti sull’insieme della società, i mutamenti di
mentalità all’interno di questa), rispetto ai quali
alla monarchia è stata assegnata una funzione
secondaria, che, pur decisiva in determinati frangenti della nostra storia nazionale, ha finito per
risultare nel complesso episodica e marginale.
L’autore in primis ripercorre la storia di Casa
Savoia, mettendo in luce l’identità della dinastia
nel corso dei secoli ed il suo consolidamento sul territorio e nello scenario europeo.
Segue, poi, un’attenta analisi dell’istituzione
monarchica alla luce delle disposizioni contenute
nello Statuto albertino, assai attente a mantener
ferma una serie di prerogative regie, pur in un quadro di cambiamenti socio – politici.
Si effettua, infine, un lungo excursus sul regno di
Vittorio Emanuele II e di Umberto I alla luce dei
mutamenti venutisi a creare con l’unità d’Italia.
Un testo assai interessante, di ampia chiarezza
espositiva, che affronta in maniera rigorosa un
tema fondamentale nella storia della nostra Patria.
Avv. Angelo Gadaleta
“La quarta opera - un romanzo storico, risorgimentale - di Nello Ghione rappresenta anch’essa,
come tutte le precedenti, una bella novità. Questo
autore dunque, dimostra indubbiamente non solo
una inesauribile vena creativa, ma anche la capacità letteraria di giostrare la sua fantasia narratrice
su diversi registri. Dopo le poesie ed i racconti brevi
(“Un viaggio dai mari al cielo”), opera che faceva
già gustare l’arte immaginifica dell’autore, abbiamo avuto qualche anno dopo la prima novità del
lungo racconto “Partono i bastimenti” - ambientato tra Italia e sud America ai primi del Novecento;
poi la seconda novità dell’amore travagliato di
“Anima mia va’ in cerca di lei” ambientato in
Liguria e nel Piemonte del difficile dopo guerra;
ora la terza novità di un nuovo romanzo, questa
volta ambientato nel Piemonte del Risorgimento,
ma anche nella Francia imperiale.” (dalla prefazione di Roberto Bottazzi).
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
53
NOTE LIETE
La Guardia d’Onore Cav. Pietro Balestrino, della
Delegazione di Asti, titolare dell’omonima distilleria, specializzata nella produzione di grappe, liquori, e amari tra cui la famosa China d’Asti, con sede
a Nizza M.to (AT), ha esposto i suoi prodotti alla
Douja d’Or di Asti, in occasione della 45° edizione
del Salone Nazionale del Vino. L’evento si è tenuto
nel salone dell’Enofila in cui sono convenuti per
l’occasione espositori nazionali e internazionali.
La GDO Balestrino ha ornato il suo stand espositivo, in onore del 150° dell’Unità d’Italia, con 2 bandiere sabaude d’epoca che sono state molto ammirate dai numerosissimi visitatori che hanno affollato il salone espositivo per oltre una settimana.
Ha fatto visita al Cav. Balestrino anche la nuotatrice astigiana Alice Franco reduce dai recenti successi sportivi in cui ha conquistato una medaglia di
bronzo nella 25 km di fondo ai Mondiali e una
d’oro agli Europei.
Il 9 luglio 2011, nella chiesa del Sacro Cuore di
Caltanissetta, la G. d’O. Maurizio Russo si è unito
in matrimonio con la Signorina Stefania Catania,
presente il delegato prov.le Falzone e Consorte, a
fine della cerimonia il celebrante Don Salvatore
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Rumeo ha letto il telegramma di S. A. R. Vittorio
Emanuele, del Presidente Nazionale Dr. Ugo d‘Atri
e del segretario di Stato Vaticano Sua Eminenza
Bertone.
Alla fine è stata letta e data agli sposi la pergamena contenente la benedizione del Santo Padre,
Papa Benedetto XVI.
Lo scorso 29 luglio, a Firenze, S. A. R. il Principe
Waiss Hassan d’Afghanistan si è sposato con la
sig.na Jennifer Socker.
Domenica 25 settembre 2011, l’avv. Filippo
Duvina ha sposato nella chiesa di San Francesco e
Santa Chiara, a Firenze, la dr.ssa Valentina
Meucci.
Il matrimonio è stato celebrato dalla Guardia
d’Onore don Andrea Ghiselli; testimoni dello sposo,
i suoi fratelli, le Guardie d’Onore prof. Dr. Giovani
Duvina e dr. Marco Duvina.
Fra i presenti, il padre, prof. dr. Pierluigi Duvina,
presidente della Consulta dei Senatori del Regno, la
madre, Guardia d’Onore prof.ssa Maria Razzanelli
Duvina, le sorelle, Guardie d’Onore Cecilia ed
Agata Duvina, il presidente dell’Istituto, comandante d’Atri, l’ispettore per le Americhe, nob. dott.
Agostino Mattoli.
Il maestro di arti marziali
Pietro Cassaro, è il nuovo
presidente del comitato
provinciale Csen di Massa
Carrara. La sua nomina è
stata fortemente voluta dalla
presidenza regionale che
riconosce al maestro doti
professionali e grande passione per lo sport e, in particolare per le arti marziali.
Sottufficiale dell’Arma in pensione, Cassaro ha
dedicato gran parte del suo tempo libero allo sport,
riuscendo a coinvolgere tantissimi giovani. Ora
Cassaro arriva giovani. Ora Cassaro arriva con la
stessa passione e con grande voglia di organizzare
lo sport del Csen. Dal comitato arrivano i ringraziamenti al Coni provinciale, che ha concesso l’attuale sede provvisoria del Comitato Provinciale
Csen ad Avenza.
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
NECROLOGI
ACANFORA MARIO
Livorno – iscritto n. 20167 dal 2 agosto 2007
A 105 ANNI È MANCATO IL GEN.
LUIGI LICCARDO
BARGERO DI CARLO VITTORIA
Alessandria – iscritta n. 13850 dall’11 marzo 1997
Il 19 luglio scorso è venuto a mancare la Guardia
d’Onore più anziana d’Italia: il Generale Luigi
Liccardo che il 16 maggio aveva compiuto i 105
anni d’età!
La delegazione di Padova ne è stata purtroppo informata in ritardo e non ha così potuto partecipare
ufficialmente all’ultimo saluto. Figlio di un Maresciallo dell’Arma nel 1919, assistendo ad una grande
parata militare in cui il Maresciallo Diaz sfilava a
cavallo, ebbe la vocazione per la vita militare. Dapprima volontario allievo ufficiale, nel 1924 entrò
nell’Accademia Militare di Modena. Da ufficiale prestò servizio in vari reggimenti di fanteria e carristi e,
all’entrata in guerra, operò in Albania; successivamente fu chiamato allo Stato Maggiore dell’Esercito
che gli affidò molte missioni in zone di guerra, in particolare in Russia. Dopo l’8 settembre partecipò alla
resistenza e con il grado di capitano lasciò l’Esercito
dandosi ad una importante attività commerciale; ebbe
poi due promozioni ed infine, la nomina a Generale di
Brigata a titolo onorifico per le sue benemerenze nell’Associazione Carristi d’Italia di cui è stato, fino al
decesso, Presidente Nazionale Onorario.
Monarchico da sempre, è stato assiduo frequentatore delle attività della Delegazione, stimato e
amato dalle Guardie d’Onore padovane che lo
ricordano con immutato affetto.
Pietro Grassi
CAFIERO FRANCESCO
Venezia – iscritto n. 11376 dal 10 giugno 1988
COMEO TARANTELLI FORTUNATA
Firenze – iscritta n. 17866 dal 5 agosto 2003
CONTE FERMO VINICIO
Maglie (LE) – iscritto n. 18839 dal 20 febbraio
2005
D’URSO LUIGI
Solofra (AV) – iscritto n. 19159 dall’8 ottobre
2005
GALAZZI GIORGIO
Trieste – iscritto n. 19033 dal 7 luglio 2005
LEZZI GAETANO – Copertino (LE) – iscritto n.
20804 dal 17 gennaio 2007
LICCARDO LUIGI
Padova – iscritto n. 9738 dal 15 aprile 1980
LIKAR GIUSEPPE
Rovigo – iscritto n. 14400 dal 4 maggio 1998
LUCA DI WINDEGG ARRIGO
Bologna – iscritto n. 8875 dal 31 ottobre 1964
MONDOVECCHI GINA
Venezia – iscritta n. 13272 dal 22 novembre 1995
SOMAGLINO GIOVANNA
Torino – iscritta n. 14898 dal 27 marzo 1999
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
ARRIGO LUCA DI WINDEGG
(1920-2011)
di Gianluigi CHIASEROTTI
Il 25 luglio 2011 è venuto improvvisamente a mancare, all’età di 91 anni, il conte Arrigo Luca di
Windegg, luminosa figura di vero gentiluomo, di
monarchico fedele alla sua idea e vero testimone
della storia di Casa Savoia, legato a profonda amicizia con il compianto Re Umberto II (1904-1983).
Era nato a Feltre, in provincia di Belluno, il 19
maggio 1920.
55
Arrigo Luca si laureò in giurisprudenza, con lode,
all’Università di Roma, prestò servizio militare
nell’Arma di Cavalleria, esercitò la professione di
avvocato in Roma, mentre, divenuto notaio, esercitò
quest’ultima in Bologna.
La sua era una famiglia originaria della Val di Non,
trasferitasi all’inizio del Secolo XVIII a San Gregorio
nelle Alpi, in provincia di Belluno, famiglia che ebbe
la concessione dello stemma e la capacità feudale per
diploma dell’arciduca Massimiliano il 18 agosto
1605.
Fu esteso ai varii membri della famiglia il titolo di
Nobile del Sacro Romano Impero con predicato “von
u. zu Windegg”, di già concesso nel 1633 per diploma dell’Imperatore del Sacro Romano Impero
Ferdinando III (1608-1657) d’Absburgo il 14
novembre 1644.
Un ottavo ascendente del Luca, Gaspare, ufficiale
dell’esercito imperiale del maresciallo Raimondo
Montecuccoli (1609-1680), combatté valorosamente, nella seconda metà del secolo XVII, anche contro
i turchi, mentre lo zio del nostro, il leggendario
Colonnello di Carabinieri (poscia Generale di
Divisione) Ugo Luca (1892-1967), passò alla storia
per aver debellato, nella campagna del 1949-1950, il
banditismo armato in Sicilia.
Il conte Luca fu membro vitalizio della Consulta dei
Senatori del Regno (dal 18 febbraio 1983), nominato ai sensi dell’art. 33, categoria 21 [avvocati e/o
liberi professionisti dopo 25 (venticinque) anni di
appartenenza all’Ordine Professionale e di effettivo
esercizio della professione], dello Statuto Albertino,
segretario del Consiglio di Presidenza, ed, attualmente, ne era vice-Presidente; Guardia d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon dal 31 ottobre 1964; Cavaliere
56
d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di
Malta; Cavaliere di Gran Croce del Pontificio Ordine
del Santo Sepolcro di Gerusalemme; Cavaliere Civile
di Savoia; Grande Ufficiale dell’Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro, di cui fu anche Delegato per
l’Emilia- Romagna e membro della Giunta
Mauriziana; socio del Rotary Club di Bologna e membro di varie Accademie Culturali italiane ed estere.
Il notaio Arrico Luca, con RR. LL. PP. del 11 gennaio
1971 del Re Umberto II, fu creato conte ed assunse il
motto “Et ultra vires”.
Arrigo Luca di Windegg era anche presidente
dell’Associazione “Principe Eugenio” (da lui fondata
nel 1986). Di tale mitico personaggio, il nostro era un
fine conoscitore e studioso. Al riguardo tenne una
particolare relazione al Rotary Club Bologna Ovest il
26 gennaio 1987, dal titolo “Eugenio di Savoia
Salvatore dell’Europa”.
Ma il nostro fu soprattutto un insigne notaio, avendo
sempre goduto di meritatissima fama e di altissima
stima presso le autorità e la clientela pubblica e privata per profonda competenza giuridica, eccezionale
capacità professionale, prudente saggezza, inflessibile rigore, ferrea imparzialità ed estrema osservanza
dell’etica professionale. Il tutto sempre accompagnato da una parola dotta, limpida e pacata.
Con la scomparsa di Arrigo Luca di Windegg termina un altro capitolo della storia della tradizione dei
monarchici impegnati nella repubblica italiana. Il
suo esempio sia il nostro esempio. Un esempio di
unità, di vera dedizione alla causa, di squisito lavoro
solo e soltanto al servizio della causa stessa e guidati
sempre da quella “Bianca Croce di Savoia” che ci ha
dato illuminati esempi di vita, di civiltà, di libertà, di
prosperità, una Patria unita, in un’Europa libera.
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
NUOVI
ISCRITTI
NUMERO
COGNOME
E
NOME
21.832
LEO Angela
21.833
SPORTELLI Marcello
21.834
CECOTTI Renata Maria
22.186
GALLUCCI Gianni
22.187
D'ONGHIA Francesco
GRADO MILITARE
Caporale
PROFESSIONE
CITTÀ
Laureanda in giurisprudenza
Taranto
Dipendente ILVA S. p. A.
Crispiano (TA)
Casalinga
Udine
NASC.
1976
Imprenditore
Monte Urbano (FM)
1985
Appuntato
Graduato CC
Mottola (TA)
1979
Studente universitario
Torre del Lago (LU)
1987
Sottocapo M. M.
Pensionato
Cagliari
1951
Insegnante
Barumini (VS)
1945
Pensionato
Barumini (VS)
1942
22.188
SPADACCINI Francesco
22.189
FORMISANO Ciro
22.190
FANARI Giorgio
22.191
GHIANI Luigi
22.192
ZEDDA Ennio
Pensionato
Cagliari
1936
22.193
DELVECCHIO Ruggiero
Studente universitario
Seguro di Settimo Mil. (MI)
1989
22.194
CHIESA Giorgio
Studente universitario
Melegnano (MI)
1989
22.195
BONAIUTO Mattia
22.196
LETTIERI Antonio
22.197
22.198
22.199
JANNETTA Nicoletta
22.200
MANTOAN Andrea
22.201
22.202
Carabiniere
Studente
Napoli
1995
Commerciante
San Felice a Cancello (CE)
1957
PREVIERO Leonardo
Storico e musicista
Firenze
1969
ZAFFORA Marco
Agente di commercio
Roccavignale (SV)
1972
Docente
Alghero (SS)
Promotore finanziario
Cuneo
1972
d'ALESSIO Sabato
Ingegnere
Bellizzi (SA)
1974
RABIOLO Giuseppa Antonia
Pensionata
Catania
Caporale Maggiore
Caporale Maggiore
22.203
TARANTINO Salvatore
Ufficiale Polizia Municipale
Catanzaro
1962
22.204
CARDAMONE Amedeo
Funz. Vig. Polizia Municipale
Catanzaro
1969
22.205
FALZONE Francesco
Studente
Camastra (AG)
1983
22.206
RUIJGROK Richard
Console on. della Tailandia
Amsterdam (OLANDA)
1957
22.207
STIFANO Dario
Studente
Roma
1991
22.208
WETSCH John Robert
Sistemista informatico
Raleigh, NC (U. S. A.)
1959
22.209
MISSORICI Santina
Vice-pres. Cons. Regalbuto
Catania
1956
22.210
MARCANZIN Maurizio
22.211
FRANCESE Angelo
Sergente
Geometra libero professionista
Cossombrato (AT)
1973
Imprenditore nella ristorazione
Asti
1977
22.212
FERRARESI Angela
Casalinga
Collegno (TO)
22.213
LINHOLM Andrea
Legale
Londra (U. K.)
1980
22.214
CACCIOLA Giuseppe
Commercialista
Messina
1945
22.215
MARIANI Giannangelo
Libero professionista
Roma
1944
22.216
PONCES DE CARVALHO Antonio
de Deus Ramos
Professore
Lisbona (PORTOGALLO)
1958
22.217
d 'ORNELLAS EVASCONCELLOS
Alberto Artur
Imprenditore
Salvaterra (PORTOGALLO)
1945
22.218
GORZA Gloria
Impiegata di banca
Spresiano (TV)
1967
22.219
TRENTIN Alessio
Studente
Arcade (TV)
1991
Fante
22.220
PACE Vito Rocco
22.221
HADJIDEMETRIOU Breidel Tonis
Capitano
22.222
KNAPP Charles William
Sergente
22.223
CESARETTI Nicolas
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
Ufficiale della Polizia Locale
Valbrembo (BG)
1970
Storico
Pireo (GRECIA)
1963
Benestante
Carlsbad, CA (U. S. A.)
1933
Studente
Roma
1994
57
22.224
LEONE Carmelo Giovanni
Emanuele
Cavaliere
Architetto
Como
1944
22.225
MOTTOLA Vincenzo
22.226
MESSINA Pietro
Isp. sup. Polizia Penitenziaria
Guidonia Montecelio (RM)
1963
Fotografo
Vibo Valentia Marina (VV)
1969
22.227
22.228
TAGLIAVIA Francesco Calogero
Studente
Sesto San Giovanni (MI)
1988
LOCATELLI Lino
Pensionato
Sondrio
1958
22.229
CITTARINI Giacomo
22.230
CACIOLI Eleonora
Libero professionista
Sondrio
1951
Imprenditrice
Pino Torinese (TO)
22.231
VALERIANI Emanuele
22.232
ERMINI Alberto
Studente
Montegiorgio (FM)
1987
Medico chirurgo
Pollenza (MC)
1956
22.233
DI MEZZA Francesco
Bellinzago Novarese (NO)
1980
22.234
TRUFFO Eva Marina
Insegnante
Loano (SV)
22.235
MELGRATI Marco
Soldato
Architetto
Alassio (SV)
1959
22.236
SANGIORGI Basilio
Maresciallo aiutante
Sottufficiale dei Carabinieri
Pietra Ligure (SV)
1961
22.237
FERRO Nicolò
Celle Ligure (SV)
1940
22.238
MUNGO Roberto
Sottufficiale M. M.
Messina
1978
22.239
ELEUTERI Bruno
Pensionato
Rieti
1950
22.240
BATTISTINI Andrea
Impiegato
Rieti
1975
22.241
BATTISTINI Roberta
Professionista
Rieti
22.242
GIAMMARI Arianna
Educatore
Rieti
22.243
MARTINI Paolo
Impiegato
Rieti
1964
22.244
CRIVELLI Mario Angelo
Libero professionista
Novara
1950
22.245
LAMI Valerio
Direttore di ristorante
Edimburgo (U. K.)
1982
22.246
FIUMANA Lorenzo
Studente
Cesena (FC)
1987
22.247
CORADESCHI Patrizio
Libero professionista
Arezzo
1982
22.248
ACCOGLI Susanna
Coordinatore univ.
Busalla (GE)
22.249
PIROVANO Carla Luisa
Impiegata
Casalmaiocco (LO)
22.250
GUADALUPI Maurizio
Maresciallo aiutante
Sottufficiale dei Carabinieri
Garbagnate Milanese (MI)
22.251
DE SOUZA DIAS André Luiz
Maggiore
Ufficiale dell'Esercito
Santa Maria (BRASILE)
1975
22.252
DI MASCIO Luciano
Vice brigadiere
Sovrintendente dei Carabinieri
Lettomanoppello (PE)
1962
22.253
GIARDINI Tiziano
Maresciallo capo
Sottufficiale dei Carabinieri
San Valentino in A. C. (PE)
1969
22.254
ESPOSITO Francesco Ciro
Carabiniere scelto
Graduato dei Carabinieri
Melendugno (LE)
1979
Marinaio
Soldato
Soldato
Sergente
Caporale Maggiore parà
1968
22.255
DONGIOVANNI Daniele
Studente
Roma
1992
22.256
TATTOLI Giorgio
Guardiamarina
Ufficiale M. M.
Napoli
1977
22.257
FERRARA Eugenio
Primo Maresciallo
Sottufficiale M. M.
Napoli
1971
22.258
FIORENTINO Leonardo
Sottocapo N. P./M. S.
Graduato M. M.
Procida (NA)
1987
22.259
MARITATO Cleto
Primo Maresciallo
Sottufficiale M. M.
Roma
1969
22.260
BERARDI Francesco
Maresciallo aiutante
Sottufficiale dei Carabinieri
Bitonto (BA)
1965
22261
FOTI Nicola
Fante
Ufficiale Guardie Giurate
Pallare (SV)
1959
22.262
BOMPANI Monica
22.263
ZANI Fabio
Maggiore
Docente di scuola media sup.
Reggio Emilia
1958
22.264
HIEFTJE Henry
Tenente Colonnello
Ufficiale U. S. A. F.
Green Cove S., FL (U. S. A.)
1931
58
Nonantola (MO)
GUARDIA D’ONORE N. 5 - 2011
OGGETTISTICA
GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
59
La Guardia d’Onore Angelo Bergamini di Luisago (CO) ha realizzato una serie di cartoline dedicate al 150° dell’Unità d’Italia. Le opere di Bergamini sono state scelte nel 2007 dalle poste brasiliane per la decorazione dei francobolli. Chi fosse interessato all’acquisto delle immagini qui
presentate, può mettersi in contatto direttamente con l’autore, al numero: 338-3855902
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GUARDIA D’ONORE N. 6 - 2011
IL CALENDARIO 2012
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Numero 6 Novembre - Dicembre 2011