55 SABATO 20 OTTOBRE 2012 il Cittadino Primo Piano INSEDIAMENTI RURALI DEL LODIGIANO 262 LE VICENDE, LE MEMORIE, LE FIGURE DI UN MONDO CONTADINO SCOMPARSO La sfida vincente del tenente Ponginibbi Figlio dell’oste di Somaglia, si trasformò in agricoltore illuminato A gricoltori si nasce, il più delle volte. Ma in alcune circostan ze lo si diventa anche per de stino. Sono sceso nella Bassa, a Somaglia, addentrandomi in un pomeriggio denso ancora di luci e di tepori: durante il viaggio, mi sentivo contento perché le strade erano inta sate da trattori, si procedeva a rilen to, non avevo l’ansia di rincorrere il tempo e, attraverso il finestrino del l’auto, mi godevo una meravigliosa campagna dentro la quale rifulgeva una rigogliosa natura. n BROGLIACCI DI MEMORIE Ho avuto il privilegio di essere ospite di Piercarlo Ponginibbi e di ripassa re tra le mani due brogliacci di me morie; le ha scritte durante la secon da guerra mondiale, su carta spessa e marrone, forse utilizzata per im ballaggi di contenitori militari, il pa dre di Piercarlo: il tenente Luigi Pon ginibbi, che era della classe 1917; la calligrafia sulle pagine è altrettanto robusta, con i segni delle matite ben incisi, a guisa di veri graffiti, ogni sillaba netta, in confondibile. Nei diari, l’alter narsi dei giorni è raccontato per minuzie, dalla sveglia mattutina al rancio, dalle at tività di addestra mento ai rapporti tra soldati. Spes so il tenente Pon ginibbi faceva ri ferimento alla frequenza della santa Messa, in qualche pagina si doleva per non avere potuto fare la comunione, non sentendosi in quelle circostanze in piena grazia di Dio. Luigi era un fer vente cattolico e un generoso: non negava ad alcuna confraternita un’offerta, e spesso la sua cassetta postale era intasata di giornalini ed opuscoli, con allegati bollettini po stali, dei più diversi ordini e gruppi religiosi. Sfoglio queste pagine di diario e sentirei l’urgenza di farne un tesoro condiviso per profonda umanità ed interpretazione della storia. E magari non mancherà l’oc casione, in un futuro. n PRIGIONIERO DI GUERRA Luigi Ponginibbi, originario di So maglia, nacque un mese dopo la rivo luzione comunista dell’ottobre 1917 e morì ventidue anni dopo la caduta del muro di Berlino: essendo di idee opposte, sorrideva sornione rispetto agli eventi del suo tempo. Era un uomo d’azione ed ingegnoso, con un forte senso imprenditoriale; quando era militare, ad esempio, aveva frequentato il corso ufficiali a Torino e trovato una buona sistema zione negli uffici del comando: ma si annoiava mortalmente ed aveva chiesto, in più circostanze, di essere inviato al fronte. Alla fine lo avevano accontentato: era stato così spedito in Sicilia, a presiedere un tratto di costa dell’isola da Palermo a Baghe ria. Aveva il proprio quartiere gene rale a San Nicola l’Arena, in un ca stelluccio su un promontorio che s’affaccia sul mare, a sette km da Termini Imerese, ed ancora adesso sui ruderi di quella struttura sono visibili i bombardamenti subiti du rante il conflitto. Finì che gli americani lo fecero pri gioniero, dandogli però la possibilità di collaborare e cambiare bandiera. che partitella tra amici. Piercarlo Ponginibbi, infatti, è stato un bravo calciatore tra metà gli anni Ottanta e Novanta: uno che, a giocarci insie me, significava avere la possibilità di potere rifilare almeno un paio di gol agli avversari. Era un attaccante di movimento, una punta con il fiuto del goal, ai tempo d’oro spesso convo cato nella rappresentativa della re gione Lombardia. Ecco, andava bene allentare il lavoro di libero professio nista, andava bene trascorre intere giornate sulle zolle di terra, ma ai classici quattro calci al pallone non avrebbe mai e poi mai rinunciato. Alcune immagini della cascina San Giovanni in Vida di Somaglia, di proprietà della famiglia Ponginibbi; a sinistra un angolo della storica corte della Bassa com’era prima della recente ristrutturazione Non gliel’avessero mai chiesto! Si mostrò inflessibile e per nulla dispo sto a fare il voltagabbana: fu allora inizialmente mandato in un campo di prigionia a Tunisi, dove patì la co sa che più lo mortificava: la fame. Dopo qualche tempo fu trasferito in Francia, a Marsiglia, dove quasi a compensare il primo periodo di di giuno, gli fu dato l’incarico di re sponsabile dei viveri per i reclusi. Luigi Ponginibbi assolse il proprio compito con grande scrupolo e sem pre nel ruolo del prigioniero, leale al la propria bandiera e fedele ai suoi principi. Fu poi trasferito ancora, questa volta in Germania. Senza ve nire meno alle proprie convinzioni, ma rendendosi conto che l’esercito italiano in quel momento non c’era più, decise di collaborare con gli americani e conseguentemente fu ri lasciato e fece ritorno in patria. n LA PASSIONE AGRICOLA A Somaglia, Luigi Ponginibbi si chiese che strada dovesse intrapren dere per il suo futuro professionale; egli era figlio di un oste, che aveva il proprio locale nei piani inferiori del castello del paese; Luigi aveva conse guito il diploma magistrale e ciò gli dava la possibilità, superando un concorso basato su materie interdi sciplinari, di partecipare al concorso per segretario comunale. Fu così che assunse questo prestigioso incarico: ricoprì tale ruolo a Trezzano sul Na viglio, poi in provincia di Piacenza, quindi a lungo nel paese di Fombio, ed infine nel consorzio dei comuni tra Ospedaletto Lodigiano e Orio Lit ta, dove rimase sin oltre la metà de gli anni Settanta. Fu un funzionario scrupoloso come nel suo carattere, con una passione neppure tanto segreta: gli sarebbe piaciuto possedere una cascina. Ne parlava sempre di questo suo deside rio, anche in famiglia: la moglie, Gio vanna Veluti, originaria di Guarda miglio, sapeva in cuor suo che il ma rito sarebbe riuscito in questo suo desiderio. Lei, oggi novantenne, era comunque distante dal mondo agri colo: faceva la maestra di scuola ele mentare, ed infinite generazioni di bambini sono passati sotto al suo pi glio severo, di vero stampo antico; però gli scolari con lei crescevano bene, senza fronzoli, e con il senso del dovere: tanto che ancora oggi la comunità di Somaglia ricorda sem pre con affetto e stima la propria sto rica maestra. A mettere Luigi Ponginibbi nelle condizioni di possedere la propria cascinetta, fu giusto il figlio Piercar lo, architetto, e anch’egli agricoltore per destino. Quest’ultimo aveva sa puto che a Somaglia era in vendita la cascina San Giovanni in Vida, che nell’Ottocento, epoca in cui risultava della famiglia Pomati, era stata una corte popolata da cinquanta persone. Poiché Luigi Ponginibbi aveva un evidente spirito d’iniziativa, e pensa va che nel combinare affari bisogna va sempre puntare in alto, si mise in società con un suo caro conoscente, Giovanni De Carli, ed insieme a lui acquistò, oltre la cascina San Giovan ni in Vida, una seconda corte: la San Daniele. Era il 1992, ed a quel tempo la cascina San Giovanni in Vida era condotta dalla famiglia Foletti. n UN SOGNO REALIZZATO Luigi Ponginibbi investì immediata mente come se, invece di avere fatto tutt’altro mestiere, fosse sempre sta to un vero agricoltore di razza; le uniche sue competenze agricole era no relative ad una dozzina di arnie che nel passato, quando abitava in un basso del ca stello del paese, teneva nel giardi no limitrofo. Ma, come detto, aveva fiuto, ed un fortis simo senso del l’imprenditoriali tà: i campi furono immediatamente destinati alla col tivazione, e affi dati per la lavora zione ad un con toterzista, il lodi giano Luigi Peliz zoni. Ponginibbi s e n i o r av e v a un’infinità di progetti, forse davvero troppi per decidere da quale partire: era convinto che le porcilaie sareb bero state un affa re eccellente, e s’era messo a stu diare su come e dove impiantare le strutture. Nel frattempo il figlio Piercarlo s’era iscritto quale coltivatore diretto, li mitando il proprio impegno profes sionale d’architetto soltanto a casi li mitati, quando cioè un amico gli chiedeva una consulenza e quindi fi nendo con lo svolgere quest’attività gratuitamente. Per lui, a 31 anni, co minciava una nuova vita, con qual che incognita, ma con la consapevo lezza che, dietro ogni grande deside rio, non può che esservi sempre una risposta adeguata. Ma su una cosa non era disposto a rinunciare: la pos sibilità di fare una sgambata con il pallone, allorchè si organizzava qual n LA CORTE RISTRUTTURATA La società “PonginibbiDe Carli” du rò dieci anni esatti, poi i due prota gonisti decisero di dividere le loro strade: Giovanni De Carli con il fi glio Marcello rilevò la cascina San Daniele, mentre Luigi Ponginibbi con il figlio Piercarlo mantenne la cascina San Giovanni in Vida, circa 1000 pertiche milanesi. Nei dieci anni successivi Piercalo Ponginibbi, confrontandosi con i col leghi agricoltori, studiando e docu mentandosi, ha percorso anche stra de alternative: sono state avviate col tivazioni di pomodori, soia, girasoli, per poi tornare al mais che rappre senta, in definitiva, la coltura princi pale del basso Lodigiano. Piercarlo, avvalendosi delle proprie competenze di architetto, ha anche ristrutturato la cascina: la corte ha una struttura semplice, ed oggi emergono i moderni laterizi con le parti più antiche della possessione. La casa padronale ha mantenuto inalterato tutto il proprio fascino. Come il padre, anche lui ha amato istantaneamente l’attività agricola, perché gli ha dato il senso pieno del ciclo della vita: vedere la nascita di una pianta, il suo sviluppo, la fase ul tima del raccolto, sono emozioni che gli riempiono il cuore. Certo, negli ultimi tempi è stato tut to leggermente più complicato: la coltivazione non sempre riesce a ga rantire un guadagno; l’ascesa dei co sti invece sembra essere inarrestabi le. Ma Piercarlo ha avuto un buon esempio: il senso della Provvidenza del padre, il suo spirito volitivo ed imprenditoriale, gli hanno lasciato lezioni morali importanti. Così Pier carlo sa vedere il bicchiere sempre mezzo pieno: l’agricoltura garantirà guadagni minori, ma dà comunque la possibilità di avere un’occupazio ne stabile. Una risorsa perciò impor tante rispetto ai desolati panorami del mercato globale, con tassi di di soccupazione che sono sempre più inquietanti. Tanto che l’agricoltura oggi rappresenta un vero e proprio sbocco occupazionale, a tal punto che numerosi agricoltori, in questo periodo di crisi economica, hanno trovato sbocco in settori di nicchia, come quello del vino o dei frutteti. Anche Ponginibbi ha il suo settore di nicchia: ha messo qualche arnia in un campo e produce miele, ma è solo per uso famigliare, una passione ere ditata probabilmente dal padre. Nel congedarmi da lui, ho la piena consapevolezza che non solo agricol tori, ma anche amici si diventa tal volta per destino: così aggiungo d’uf ficio Piercarlo Ponginibbi, agricolto re predestinato, architetto per studi e competenze, nel novero dei miei af fetti. Eugenio Lombardo Leggi i numeri precedenti