1 RINGRAZIAMENTI E SPONSOR Si ringraziano, per la gradita partecipazione realizzazione dei testi, gli alunni degli d’Aosta, al concorso e la magnifica Istituti Comprensivi Amedeo D.P.Borghi, Leonardo Da Vinci, Einstein, Fermi, Galilei, Kennedy, Lepido, Manzoni, Pertini 1 e Pertini 2. Un grazie particolare e sentito va agli alunni della Artistico Statale Chierici ed alla Classe 3a del Liceo Prof.ssa Savina Lombardo per la costruzione delle tavole grafiche. Infine, un affettuoso arrivederci al Comando Polizia Municipale di Reggio Emilia, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Ufficio XVI Reggio Emilia, alla Regione Emilia Romagna – Osservatorio per l’Educazione Stradale e la Sicurezza, al Liceo Artistico Statale “Chierici” di Reggio Emilia ed alla Ditta Multitraccia, con i più fervidi “grazie” per aver reso possibile la realizzazione di questo libro. Un ringraziamento a Carlo Annarelli per la realizzazione della copertina É assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro, così come l’inserimento in circuiti informatici, la trasmissione sotto qualsiasi forma e con qualunque mezzo elettronico, meccanico, attraverso fotocopie, registrazione o altri metodi, senza il permesso scritto dei titolari del copyright. INDICE Carlo e Felibuffo scuola primaria “Leopardi” classe 3A illustratori: Solci Valentina e Esposito Sara classe 3F LISA Chicco e le scorte di cibo scuola primaria “Premuda” classe 4A illustratori: Barbieri Serena e Bonori M. Chiara classe 3 LISA Filastrocca di un ragazzo sbadato scuola primaria “Negri” classe 5 illustratori: Corradini Azzurra classe 3F LISA Il motore scuola primaria “Ghiarda” classe 1 illustratori: Giovanardi Francesca classe 3 LISA L’ape arcobaleno scuola primaria “Valeriani” classe 4 illustratori: Alessandri Giulia e Mazzariello Chiara classe 3F LISA L’avventura di Monsef scuola primaria “Ariosto” classe 5 illustratori: Corradini Alice e Davoli Letizia classe 3 LISA La comica avventura del clown Frizzi scuola primaria “Zibordi” cl 4B illustratori: Davoli Letizia e Bonori M. Chiara classe 3F LISA Perché il semaforo è rosso, arancione e verde? scuola primaria “Negri” classe 4 illustratori: Villani Lorenzo e Di Matteo Alice classe 3F LISA Sandrino e lo spaventapasseri scuola primaria “Pezzani” classe 2A illustratori: Canovi Melissa e Poli Jessica classe 3F LISA Un nome banale scuola primaria “Rivalta” classe 5A illustratori: Comastri Silvia e Zini Fabiana classe 3F LISA Una capretta in fuga scuola primaria “Pezzani” classe 3B illustratori: Schenetti Silvia e Taroni Vanessa classe 3 LISA Panico in città scuola primaria “Dall’Aglio” classe 4B illustratori: Fadini Giulio classe 3F LISA Voglio fare il vigile urbano scuola primaria “Ghiarda” classe 3A illustratori: Taddei Alessia e Favali Valentina classe 3F LISA Il pedone e il camion incidentato scuola primaria Bergonziclasse 1A illustratori: scuola primaria Bergonzi classe 1A La commissione è formata da: Corghi Doriano, Cottafavi Daniele, Diana Maria Grazia, Fontanesi Annamaria, Francia Mariella prefazione Questa pubblicazione è nata da un’idea e da una speranza. L’idea è stata quella di ottenere il coinvolgimento diretto dei bambini delle scuole primarie di Reggio Emilia per creare racconti sulla sicurezza stradale. La speranza è stata quella di far apprendere ai “grandi”, ai papà ed alle mamme, qualcosa in più sulla disciplina e sull’educazione stradale, direttamente attraverso l’insegnamento dei bambini. Per una volta abbiamo voluto che i “piccoli” divenissero insegnanti dei “grandi”. A darci una mano sono stati gli eccezionali ragazzi del Liceo Chierici, che hanno illustrato i racconti dei “piccoli”. Un grazie di cuore a tutti i Docenti che hanno collaborato a questa iniziativa ed a quanti, a qualsiasi livello, l’hanno resa possibile. E’ stato veramente difficile scegliere tra oltre settanta racconti, ma in qualsiasi concorso, alla fine, bisogna decidere: la fantasia, l’ingenuità e la curiosità dei personaggi proposti dai bambini nelle loro storie, oltre che la rispondenza ai temi della sicurezza, ci hanno guidati nella selezione. A tutti, bambini, ragazzi, Docenti un grazie ed un arrivederci all’anno prossimo con una nuova edizione di questo concorso!!! La Commissione 6 CARLO E FELIBUFFO C’era una volta un le feste dei clown bambini che rallegrava con scherzi, canzoncine, giochi e facce buffe. I bambini gli volevano molto bene perché con lui si divertivano sempre. Per questo motivo lo chiamavano “Felibuffo”, cioè “felice e buffo”. Lui però si chiamava Carlo e quando tornava a casa, lavava via il trucco dalla faccia e riponeva CARLO E IL FELIBUFFO nell’armadio i buffi vestiti, si trasformava in un uomo triste e solo (veniva da un paese molto lontano e i bambini erano diventati la sua famiglia). Per consolarsi aveva cominciato a bere qualche B I R R A . Prima una bottiglia , poi due, tre… Ora non le contava più. L’alcool, come si sa, imbroglia il cervello, ti rende meno triste e ti fa vedere le cose in modo strano. Carlo, una sera, aveva b e v u t o troppo e perciò decise di 8 CARLO E IL FELIBUFFO uscire a fare un giro in a u t o . Ma cosa sono tutte queste luci che mi vengono incontro? Perché ondeggia? Cos’è questo fracasso ? Io volevo stare tranquillo! 9 la strada CARLO E IL FELIBUFFO Sentì uno s c h i a nto , poi più niente. Quando si svegliò era giorno e lui si trovava in un letto d’o spedale. Non ricordava più niente di ciò che era accaduto. Accanto a lui qualcuno si lamentava. Era un bambino che Felibuffo aveva visto ad una festa di compleanno. “Cosa ti è accaduto?” chiese Felibuffo. Il bambino non rispose. Felibuffo provava a scherzare, ma il bimbo continuava a lamentarsi. 10 CARLO E IL “Con le gambe ingessate non potrò per FELIBUFFO correre tanto tempo!” Carlo chiese di nuovo: “Ma cosa ti è successo?” Marco, questo era il suo nome, rispose: “Ieri sera, mentre ero in auto con i miei genitori, un uomo ubriaco ci ha colpiti con la sua macchina. E’ stato un brutto incidente . Da quel giorno l’uomo bevve l’acqua al posto della birra e si spostò solo in bicicletta. Il clown capì di essere il responsabile, ma non disse niente al bambino. Quel giorno però Carlo decise di non 11 CARLO E IL FELIBUFFO bere più e di utilizzare la bici al posto dell’auto. Decise anche di organizzare una festa per la guarigione di Marco. Il giorno della festa, come richiesto dal clown, tutti i bambini andarono al parco in bicicletta utilizzando la sicura pista ciclabile. Marco arrivò con le stampelle. Trascorsero pomeriggio tutto il insieme: giocarono, scherzarono, mangiarono, ballarono e 12 CARLO E IL FELIBUFFO fecero un giro intorno alla fontanella . Finita la festa, Felibuffo invitò a casa sua Marco. Arrivati a casa, Carlo svelò a Marco i suoi segreti: si chiamava Carlo ed era stato lui a causare l’incidente. Marco lo perdonò e si fece promettere di non bere più tanta birra. Carlo ora è una persona felice con una grande famiglia: fa divertire Marco e tutti i bambini con pedalate per la città, pista sempre sulla ciclabile e nel rispetto del Codice della Strada. 13 CHICCO E LE SCORTE DI RISO Tanto tempo fa, in un lontano, c’era un paese bosco molto nel quale una comunità di ricci aveva costruito un villaggio di nome Ricciolandia. In questo villaggio viveva un giovane CHICCO E LE riccio disponibile SCORTE DI RISO molto gentile, e coraggioso. Aveva un musetto grigio scuro, con due occhietti vispi, verde smeraldo; i suoi aculei erano molto affilati, di colore marrone chiaro e il suo nome era Chicco. In questo villaggio spesso c’erano degli incidenti, perché tutti volevano passare per primi e non volevano dare la precedenza agli altri. Perciò il dottore del posto era sempre molto occupato a mettere cerotti e a medicare ferite. 15 CHICCO E LE SCORTE DI RISO Un brutto g i o r n o d’inverno, al risveglio, gli abitanti di Ricciolandia si accorsero che erano state rubate le scorte di cibo e acqua. Chicco, allora, si offrì di andare al ruscello poco distante dal villaggio per far rifornimento di acqua. Arrivato al ruscello vide che questo si era trasformato in una lastra di ghiaccio. Tornato indietro informò dell’accaduto gli abitanti di Ricciolandia. Gli anziani, perciò, si riunirono e decisero di mandare un gruppo di giovani coraggiosi ricci ad esplorare il territorio al di là del bosco. 16 CHICCO E LE SCORTE DI RISO Nel gruppo c’era anche Chicco, che si mise in viaggio con i suoi compagni. Dopo una lunga camminata per attraversare il bosco finalmente arrivarono sul ciglio della s t r a d a . Due di loro, appena visti quei giganti con le g o m m e che facevano un gran rumore e sfrecciavano sulla strada, ebbero paura e fuggirono a zampe levate. Chicco e gli altri due rimasti, con molta p r u d e n z a , guardando attentamente a sinistra e a destra, riuscirono ad attraversare. Passava di lì un ciclista, che si fermò e appoggiò la bici per riposarsi e 17 CHICCO E LE SCORTE DI RISO bere. Chicco, sentendo l’ODORE di cibo che proveniva dalle tasche laterali, si infilò dentro per passarlo ai suoi compagni. Poco dopo, però, il ciclista rialzò la bici e ripartì con Chicco intrappolato dentro la tasca. Arrivato a casa il ragazzo aprì la tasca della bici e ci trovò dentro Chicco: “Aiuto!!!” strillò. La sua mamma, sentendolo urlare, 18 CHICCO E LE SCORTE DI RISO uscì di corsa e chiese: “Cos’è successo?” Nel vedere il riccio la signora domandò: “Cosa ci fai qui? Questo ambiente non è adatto a te, è pericoloso perché in città ci sono tanti automobilisti indisciplinati, ti potrebbero investire e per muoverti devi conoscere le regole della strada”. Proprio in quel momento si udì un gran f r a c a s s o … Poco più in là, ad un incrocio, due macchine 19 CHICCO E LE SCORTE DI RISO si erano scontrate perché una delle due aveva percorso contromano e ad alta velocità un senso unico, provocando un grosso incidente. Appena sentito lo schianto la mamma del ragazzo, che era una vigilessa, accorse sul luogo seguita da Chicco. Controllata la situazione, aprì la p o r t i e r a della che aveva provocato macchina l’incidente e… sorpresa!!! Dentro c’erano un cacciatore con il suo cane e tante provviste 20 CHICCO E LE SCORTE DI RISO di cibo e acqua: erano quelle rubate a Ricciolandia!!! Chicco era felice e chiese alla vigilessa di riaccompagnarlo al suo villaggio con le provviste ritrovate. Durante il percorso incontrarono tanti cartelli stradali e la vigilessa spiegava il loro significato a Chicco. Così Chicco imparò il significato delle regole della strada. 21 CHICCO E LE SCORTE DI RISO Arrivato al villaggio lo accolsero tutti come un supereroe e organizzarono una grande festa. Durante la festa Chicco spiegò agli abitanti di Ricciolandia il Codice della Strada e tutti insieme decisero di usarlo anche loro. Fu così che nel villaggio sorsero tanti cartelli, divieti, sensi unici… Da quel giorno non ci furono più incidenti e il dottore ebbe molto tempo libero, tanto che decise di aprire una scuola per insegnare 22 incroci, CHICCO E LE SCORTE DI RISO l’importanza delle regole stradale ai giovani ricci inesperti. E voi ragazzi ricordatevi di rispettare le regole della strada e soprattutto quando andate nei boschi state a t tenti a dove mettete i piedi per non calpestare Ricciolandia! 23 FILASTROCCA DEL RAGAZZO SBADATO Un ragazzo sbadatino passeggiava con il suo grazioso micino vicino al ciglio della strada passeggiava e alle macchine e alle bici non badava. 24 FILASTROCCA DEL Una macchina RAGAZZO SBADATO veloce e rumorosa con il s e m a f o r o rosso sfrecciava mentre il ragazzo sbadatino il suo micino dal nasino rosa guardava. La macchina veloce e rumorosa investì il ragazzo e il micino dal nasino rosa causando così un incidente stradale 25 FILASTROCCA DEL mandando il RAGAZZO SBADATO ragazzo ospedale sbadatino all’ . Nel frattempo una grande folla arrivava una vigilessa passava in bicicletta scendeva ed andava a vedere in tutta fretta perché pensava che qualcosa di g gravava. 26 rave FILASTROCCA DEL RAGAZZO SBADATO Arrivò severamente per nulla sorridente agitava la sua paletta come un terribile fendente la folla si aprì al suo passaggio il ragazzo sbadatino intanto pensava: è già maggio. Venne portato in ospedale il g u i d a t o r e impenitente diede libretto e patente era dispiaciuto… era accaduto… non 27 FILASTROCCA DEL RAGAZZO SBADATO poteva farci niente! Intanto il micino non si era fatto male. Dieci giorni son passati è guarito il ragazzo sbadatino e così anche il suo bel micino e forse ora sono avvisati: PER LA STRADA MOLTA ATTENZIONE CI SONO MATTI IN CIRCOLAZIONE!!! 28 IL MOTORE Senti, senti quel motore Quando passa fa tanto r u m o r e Che se va al supermercato Sveglia tutto il vicinato IL MOTORE Nessun o s t a c o l o lo ferma In quel modo la sua forza conferma È così bravo ad inquinare Che l’a ria non possiamo respirare “Presto, presto, il cellulare! Tutti insieme lo dobbiamo fermare!” 30 IL MOTORE Ma lui pesta l’acceleratore E scappa facendo tanto o dore. È proprio un gran monello, Sì, assomiglia a mio fratello Che scappa come una pulce Ma con me è tanto dolce E che con gli amici sa esser gentile Anche se a volte si picchian in cortile È arrivato qui davanti 31 IL MOTORE E lo guardiamo tutti quanti Con il g i a l l o è passato Ed un p edone ha sfiorato Al nostro gesto di disapprovazione Ha risposto con un’accelerazione Guardando la nostra bocca all’ingiù Ha sbuffato ancor di più Allora un puzza meccanico abbiamo chiamato “Deve essere fermato!” Un giorno o l’altro potrebbe decollare Se così forte continua ad andare! 32 IL MOTORE Il meccanico lo chiamò a gran voce “Vieni qui, vediamo quanto vai veloce!” Il motore finì per sempre di urlare E si mise solo a c a m m i n a r e . 33 L’APE ARCOBALENO L’ape arcobaleno con il casco se ne va, felice in m o n o p a t t i n o volteggia qua e là, un pedone salutò, un v i g i l e gentile salutò e, come un elicottero, l’a s f a l t o grigio della via Emilia colorò. L’APE ARCOBALENO Sorpassare e accelerare un incidente può causare e permesso più non è nel paesino di Cadè, dove la s trada potrai attraversare senza un’armatura da indossare. 35 L’APE ARCOBALENO E leggerai: se sei un b a m b i n o e non hai la patente, con la bici devi essere molto prudente e stai a t t e n t o con il motorino se non vuoi i n v e s t i r e un altro bambino. L’ape arcobaleno con il casco se ne va, 36 L’APE ARCOBALENO felice in monopattino qua e là, sulle sue ali scritto vedrai; RISPETTA SEMPRE LE R E G O L E E scapestrato non sarai mai! 37 L’AVVENTURA DI MONSEF Un giorno un ragazzo di nome Monsef, mentre stava prendendo un po’ d’a c q u a da un pozzo, ci finì dentro. Improvvisamente si trovò in un’altra dimensione. Su un cartellone lesse: “Benvenuti ad Incidentopoli, la c i t t à in cui gli incidenti non mancano mai”. L’AVVENTURA DI MONSEF Monsef era sconvolto: ma dove era finito? Cominciò a vedere situazioni incredibili; le automobili sfrecciavano a tutta velocità senza rispettare i limiti; un signore r a f f red d a t o starnutì in macchina e per cercare un fazzoletto guardò in basso mentre un micino attraversava la strada. Quando rialzò lo sguardo in alto, vide il gatto e frenò di scatto. Gli automobilisti che lo seguivano non rallentarono, provocando così un mega tamponamento a catena. 39 L’AVVENTURA DI MONSEF Ma non solo: gli abitanti più golosoni mangiavano panini e bevevano birra mentre guidavano, perdendo la concentrazione alla guida; agli incroci con il semaforo passavano rosso, si affacciavano al finestrino per salutare chiunque; nessuno portava la cintura di sicurezza e i papà tenevano sulle ginocchia i propri figli facendoli guidare; da nessuna parte si 40 L’AVVENTURA DI MONSEF vedevano strisce pedonali. E non è finita: di notte non accendevano le luci dei fari e guidavano al buio (che p e r i c o l o !); se c’era un p a s s a g g i o a livello chiuso, sfondavano le sbarre e proseguivano la loro corsa. Ogni secondo il ragazzo poteva assistere ad un incidente. Quando un ingombrante camion carico di m u c c h e stava quasi per investirlo, Monsef esplose: “Non ce la faccio più! Questa è una città irresponsabili!!!! 41 di pazzi L’AVVENTURA DI MONSEF Ma dove sono le forze dell’ordine?!?” Proprio in quel momento apparve, a cavallo di una zebra volante, una strana vigilessa: in una mano teneva un fischietto e nell’altra una paletta. In testa portava un buffo capello blu a punta e dello stesso colore aveva la sua divisa, su cui campeggiava la scritta dorata “SUPER VIGILESSA”. “Ho sentito “FORZE DELL’ORDINE” ed eccomi mi hai qua! Perché convocata?” Monsef le raccontò tutto quello che aveva visto, Vigilessa all’opera. 42 così si Super mise L’AVVENTURA DI MONSEF Mandò Zebra, la sua aiutante, a disegnare strisce pedonali per le strade e intanto lei, per concludere il lavoro, recitò la formula magica: “IL PERICOLO PIU’ NON CI SARA’ SE REGNERA’ LA RESPONSABILITÀ” Alle parole della vigilessa gli abitanti di Incidentopoli cominciarono a rallentare e a comportarsi in modo responsabile per la strada. Da quel giorno la città cambiò nome; non si chiamò più Incidentopoli, ma Responsopoli, gli abitanti, perché finalmente, rispettavano le regole del codice stradale. 43 L’AVVENTURA DI MONSEF 44 LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI Frizzi era un clown sciocco, vestiva tutto giallo ed era molto ingombrante. A Frizzi piaceva saltare e giocare in mezzo alla strada, non era responsabile e lo cacciavano da tutti i circhi. Un giorno prese la sua macchinina, andò per la via e incontrò un g r a z i o s o uccellino con un’ala rotta. Frizzi rallentò, si fermò e lo caricò in auto. LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI Il clown, mentre guidava, parlava al e t e l e f o n o fischiettava. Un ragazzo che trasportava dei pacchi in bicicletta stava attraversando e Frizzi stava per investirlo. L’uccellino fischiò per dire “A T T E N T O !” e il clown frenò dallo s p a v e n t o . Frizzi pensò: “Meglio non usare il telefono in auto”. Riprese il viaggio e lungo la strada vide una bella ragazza; fu un colpo di fulmine! Non smetteva di guardarla e non vide il semaforo rosso. L’uccellino gli beccò un orecchio, Frizzi si accorse del 46 LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI rosso e fece una gran F R E N A T A . “Meglio guardare la strada”, pensò. Continuò il viaggio, andava molto forte ma, ad un certo punto, un chiodo fece scoppiare una g o m m a e l’auto s b a n d ò fortemente. Un vigile che dirigeva il traffico gli diede una bella multa, perché aveva 47 LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI superato il limite di velocità. Frizzi scese dall’auto e andò a piedi per cercare un gommista. Quando stava per attraversare non guardò la vigilessa che gli faceva segno di “STOP”. Egli continuò a camminare e lei lo fermò con un fischio assordante. La vigilessa gli disse: “Frizzi, ma cosa fai? Quando ti faccio il segnale “STOP” ti devi fermare!” Allora Frizzi riprese a camminare; doveva attraversare la strada, ma ancora una 48 LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI volta non vide il semaforo rosso e un’auto si fermò di colpo. Frizzi pensò: “Meglio guardare il semaforo anche quando si è a piedi”. Poi noleggiò una bici e percorse la strada. Però era contromano, allora tutte le macchine si scontrarono, suonavano il clacson, ma lui non le sentì perché aveva le cuffiette. Quando spense le cuffiette e uscì dalla strada, un signore gli disse: “Non devi andare sulla strada, c’è la pista ciclabile”. Quando il signore se ne andò, Frizzi disse stufo: “Basta, ora imparo il C o d i c e d e l l a S t r a d a !” Comprò 49 un libro su LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI quell’argomento e in una settimana imparò tutte le regole da usare a piedi, in auto e in bici. Si unì ad altri amici clown e aprì un circo dove tutte le persone potevano imparare le regole del codice stradale divertendosi, per capire che seguire le regole “fa bene a tutti”. 50 LA COMICA AVVENTURA DEL CLOWN FRIZZI 51 PERCHE’ IL SEMAFORO E’ ROSSO, ARANCIONE E VERDE? Il semaforo è composto da tre colori: il rosso, l’arancione e il verde… Tanto tempo fa non era così: un uomo di nome Gilberto metteva ai semafori tanti bei c o l o r i . Ad un certo punto, però, la gente aveva iniziato a protestare e diceva: “Basta! Non mettere tutti quei colori che cambiano continuamente!” e altri aggiungevano: “Avete ragione! Non ci capiamo niente!” Allora Gilberto rispose: “É vero: che 52 PERCHÉ IL SEMAFORO É confusione… ROSSO ARANCIONE E VERDE? Dovrò mettere solo tre colori per semaforo. Ma quali?.…” Il giorno dopo Gilberto si recò alla fontanella del paese per pensare quali colori avrebbe potuto scegliere. Dopo circa mezz’ora gli venne sete e si chinò a bere l’acqua... all’improvviso gli vennero chiari in mente i colori giusti: il rosso, l’arancione e il verde! Siccome la fontanella era collocata su un soffice prato verde a Gilberto venne l’idea che è bello passeggiare su una morbida erbetta verde: 53 PERCHÉ IL SEMAFORO É quello sarebbe ROSSO ARANCIONE E VERDE? stato il colore del “via libera, si può passare!” Dato che poi mentre beveva vide un bellissimo albero di mele rosse, pensò che quel rosso meritava una s o s t a per gustarsi una mela: ecco, dunque, il colore per lo “stop!” 54 PERCHÉ IL SEMAFORO É ROSSO ARANCIONE E VERDE? Ad un tratto, infine, vide volteggiare una bella foglia arancione e iniziò a pensare che quel lento volo sarebbe a poco a poco rallentato per poi fermarsi definitivamente a terra: quello era il colore giusto per il segnale “attenzione, è meglio rallentare, tra poco ci si deve f ermare !” Così, con i colori in testa, Gilberto si recò dove c’era tutta 55 PERCHÉ IL SEMAFORO É ROSSO ARANCIONE E VERDE? la gente ad aspettare i colori e disse: Ho trovato! I colori dei semafori saranno il rosso, l’arancione ed il verde!” Allora la gente si stupì e chiese: “Perché proprio quei colori?” Gilberto, paziente, raccontò loro come aveva fatto a capire che quelli erano i colori giusti, poi concluse: “Il rosso indicherà l’o di fermarsi, b b l i g o l’arancione ricorderà di rallentare altrimenti si rischia un incidente ed il verde indicherà che ci si può m u o v e r e liberamente!” 56 PERCHÉ IL SEMAFORO É ROSSO ARANCIONE E VERDE? Lì per lì calò uno strano silenzio... nessuno sapeva cosa dire, poi un p o l i z i o t t o iniziò ad applaudire l’idea di Gilberto e così, pian pianino, tutti iniziarono ad applaudire... Ecco come furono inventati i colori del semaforo! 57 SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI C’era una volta uno spaventapasseri di nome Sandrino che viveva nell’orto di un contadino in una piccola strada di campagna poco frequentata. Un giorno lo spaventapasseri, stanco di quella vita monotona, decide di andare in giro a scoprire il mondo e parte per la città. Visto che non ha né la macchina né SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI l’elicottero decide di incamminarsi a piedi e fare una piacevole p a s s e g g i a t a . C a m m i n a , cammina gli viene sete, sulla strada incontra una contadina che gli offre del buon vino. Lo spaventapasseri non sa resistere e beve tre o quattro bicchieri pieni di vino così che alla fine si ritrova un po’ brillo e cammina tutto barcollante. 59 SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI “Andare per strada così è pericoloso!!” dice la contadina che gli consiglia di fermarsi all’ombra di un albero per riposare e riprendersi. Quando dopo qualche ora lo spaventapasseri si sveglia, è molto più sobrio e si incammina di nuovo verso la città. Incontra un ragazzo gentile che gli dà un passaggio sulla sua moto, tuttavia lo spaventapasseri non ha il casco e sulla strada incontrano un poliziotto che li ferma e gli dà un multa. Quando arrivano in città, Sandrino nel 60 SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI vedere tanto t r a f f i c o , tante persone, tante macchine e tante biciclette si lascia prendere dall’euforia e si mette a correre cantando in mezzo alla strada. Ma una macchina che passa di lì deve fare una grossa frenata per non investirlo e il guidatore si mette ad u r l a r e : “Ehi, tu togliti dai piedi!” Un corridore che passa di lì, soccorre lo spaventapasseri e gli insegna che è pericoloso stare in mezzo alla strada e che bisogna stare sul marciapiede o sulla pista ciclabile. Lo spaventapasseri ringrazia di 61 SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI cuore quel gentile signore e prosegue nella sua passeggiata. Sandrino, che non conosce bene le regole della strada, decide di attraversare, ma si butta in strada senza guardare e di nuovo rischia di fare un incidente. Una fila di bambini curiosi che hanno assistito alla scena si fermano ad insegnare a Sandrino le regole della precedenza, così lo spaventapasseri impara a guardare prima a sinistra e poi a d e s t r a prima di attraversare la strada, ovviamente sulle strisce pedonali!!! Sandrino non molto vede passare lontano un gela ta i o e gli viene voglia 62 SANDRINO LO SPAVENTAPASSERI di mangiare un gelato, ma nell’attraversare la strada non vede il semaforo g i a l l o . Un’anziana signora un po’ irascibile si mette a gridare: “Non si passa con il giallo!!!” e Sandrino spaventato si ferma in mezzo alla strada. Per c’è fortuna un poco lontano parcheggio dove lo spaventapasseri può fermarsi a riposare senza fare altri disastri. Ma proprio quel giorno c’è un grande festa di carnevale per tutti gli abitanti della città e Sandrino non si accorge del divieto di parcheggio, che però gli fa subito notare un uccellino 63 SANDRINO LO pigro SPAVENTAPASSERI appollaiato su un albero lì vicino. La G I O R N A T A sta finendo e Sandrino stanco, ma contento del suo viaggio che si è rivelato molto istruttivo, si incammina per un v i o t t o l o stretto che lo porta al f i u m e , dove una piccola imbarcazione guidata da un esperto marinaio lo sta aspettando per riportarlo alla sua casa di campagna. 64 UN NOME BANALE Mi presento, sono Marco. Un nome comune, quasi banale, se provate a urlare o a cantare queste cinque lettere: non diventano più interessanti, rimangono sempre comuni e banali, ma io non lo sono, proprio per niente! Almeno così mi dicono i miei genitori e i miei amici e persino irascibile quell’ di mio zio Tommaso, che assomiglia tanto allo spaventapasseri che il mio vicino ha posizionato nel suo 65 UN NOME BANALE giardino, vicino alla fontanella, convinto che faccia paura anche alle caprette che scendono dalla collina per brucare le sue rose. In verità quello spaventapasseri terrorizza solo il suo cane, che sta tutto il tempo rintanato nella cuccia, protetta da un carretto ormai in disuso. Scusate, ho il vizio di perdermi in discorsi inutili, vi stavo parlando di mio zio Tommaso... Un tipo davvero particolare... Quando sentiamo la sua scassatissima macchina giungere lungo il viottolo di casa nostra, autotreno rumorosa come un impazzito, tutti corriamo 66 UN NOME BANALE ai ripari. Io mi rintano in casa come una tartaruga nel suo guscio, la mamma si affretta a portare via mia sorellina che, essendo piccola, non sa rendersi conto di niente e il papà si spiccia a spostare i vasi con i fiori. Come mai tutta questa agitazione ? Perché i freni della sua auto devono aver conosciuto tempi migliori e ora riesce a fermarsi solo con un urto contro la transenna che separa il giardino dal nostro orto. Mio padre, che è una persona gentile, gli ha detto più di una volta, ma con le giuste 67 UN NOME BANALE 68 UN NOME BANALE maniere, per non fargli fare una brutta figura, di comprare un’auto nuova, che quel macinino è pericoloso, che non funziona la freccia a destra, che prima o poi combinerà dei grossi guai... ma niente da fare, zio Tommaso fa lo sguardo offeso e sostiene che quello che conta è essere dei bravi autisti e che tutto il resto è superfluo. Un giorno, con una scusa, abbiamo anche invitato quel simpatico poliziotto amico di papà perché gli spiegasse i rischi reali a cui andava incontro con la sua superficialità, ma credete sia servito a qualcosa? Neanche per sogno! Addirittura, lo stesso pomeriggio, visto che l’auto, poverina, come 69 UN NOME BANALE se si fosse avvilita, non voleva saperne di ripartire, con il cric per la ruota di scorta ha cominciato a picchiettarla sul cofano, finché il motore spazientito non si è rimesso in moto. Roba che, a raccontarlo, non ci si crede! Ma torniamo a parlare di me! Sono chiacchierone, come avrete capito, golosissimo, infatti credo di essere il migliore cliente di Oscar, il gelataio più bravo che ci sia, non impazzisco per la scuola, ma tutto sommato credo che ci siano dei mali peggiori e … cos’altro potrei dire? Ah, sì, sono un bimbo disabile, ma questo poi non è tanto importante, almeno per me! Sono nato così, non è stato nessun 70 UN NOME BANALE incidente, tranquilli! Forse non mi sarei nemmeno accorto di esserlo, se non fosse per gli sguardi curiosi di certa gente che ha la testa vuota e il cuore cattivo e che non capisce che si può essere felici lo stesso. Ma questo è niente, ormai ci sono abituato. Sapete invece cos’è che mi fa davvero arrabbiare tanto? Trovare il parcheggio riservato alle persone come me occupato dalle auto di quelle persone di cui parlavo prima, quelle con la testa vuota e il cuore cattivo che magari non si degnano nemmeno di pagare La mamma il ticket. e il papà devono parcheggiare lontano e poi 71 UN NOME BANALE spingermi fino a destinazione, ma spesso i marciapiedi non hanno lo scivolo e ci dobbiamo districare sulla strada , oppure sono occupati da biciclette o da veicoli lasciati lì, dove non si dovrebbe. I miei genitori mi dicono: ”Pazienza, Marco! Ci vuole pazienza…” Ma io la pazienza ce l’ho, solo che mi dispiace che debbano tutti tribolare per me, sono sempre tutti a mia disposizione, giorno e notte. Essere come sono io, cioè senza l’uso della g a m b e , non deve essere una punizione, ma solo una diversità, come ad esempio avere gli occhi scuri piuttosto che azzurri, avere i capelli neri anziché rossi… 72 UN NOME BANALE Almeno mi pare che la maestra mi avesse presentato così ai miei nuovi compagni, quando ho cominciato la prima. Invece tutta quella gente con il cervello vuoto e il cuore cattivo vuol trasformare il mio modo d’essere in un problema. “Pazienza, Marco! Ci vuole pazienza!” Tante volte vado fuori con i miei amici: mi portano a spasso con loro e quando tutto va bene, quando cioè le regole vengono rispettate, viene data la precedenza ai pedoni sulle piste riservate a loro, là, lungo i viali e la via è libera, mi sembra proprio di passeggiare ed è così bello e divertente! 73 UN NOME BANALE Quante risate ci facciamo! Proprio in una di questa passeggiate ho incontrato Luca, un altro bambino con un nome comune, ma straordinario esattamente come me e, esattamente come me, disabile. Con i miei compagni abbiamo stretto subito amicizia e la sua mamma, che lo accompagna sempre lungo il viale, pareva felice che avesse fatto conoscenza con noi! Ma perché prima la mamma di Luca aveva 74 UN NOME BANALE gli occhi spenti? Forse pensava che il suo bambino non avrebbe mai conosciuto degli amici? Siamo solo ragazzini di quinta, ma sappiamo com’è importante essere uniti, e noi lo siamo davvero, ormai anche con lui! Poi è davvero simpatico e adesso che non fa più il timido e lo scontroso ci divertiamo “un sacco”. Facciamo persino le gare: Vediamo chi arriva per primo a quell’aiuola di fiori che sembra un anello attorno al monumento col cavallo!” E via con le nostre ruote! Ci spingiamo con la forza delle braccia e ci sembra di 75 volare! UN NOME BANALE Ora Luca viene spesso a casa mia, gli piacciono il nostro orto, il giardino e quello strano spaventa-capre che il vicino continua a tenere in cortile, anche se in realtà dovrebbe chiamarsi spaventa-cani. Il mio amico riesce persino a socializzare con quella prepotente di mia sorella, che se ne approfitta sempre perché è la piccola di casa. 76 UN NOME BANALE 77 UN NOME BANALE Ha conosciuto anche zio Tommaso e gli ha raccontato in modo semplice e lamentandosi un po’, ma solo proprio un pochino, di quello stupido individuo con la testa vuota e con il cuore cattivo che l’ha investito sulla strada. L’uomo aveva bevuto troppo vino e non aveva fatto revisionare la macchina, così che i freni hanno ceduto e lui, Luca, è stato sbattuto lontano, come uno straccio senza forza. Non so cosa sia successo, però dopo qualche giorno zio Tommaso è tornato a trovarci, ma nessuno se n’è accorto: non mi sono rintanato dentro il mio guscio, il papà non ha spostato i fiori e 78 UN NOME BANALE la transenna che divide l’orto dal giardino non è stata u r t a t a . Ehi zio, com’è possibile, hai comprato una macchina nuova …. Non posso crederci!!! Non è proprio nuova, ma è in ottimo stato: ha robusti freni ben funzionanti e frecce che lampeggiano alla perfezione. Poi mi ero stancato di dover sempre accendere il motore a colpi di cric! – brontola lo zio scendendo dal suo veicolo di un fantasmagorico color giallo sole. Tu e il tuo amico, quando volete potete venire a fare un giretto come me! Ancora adesso, che sono passati tanti mesi, mi chiedo cosa possa aver convinto zio Tommaso a comprare un’auto nuova... 79 UN NOME BANALE Pareva così affezionato a quella vecchia e r u m o r o s a carretta! Che sia stata la paura di una multa? Che finalmente abbia capito che il papà gli stava solo dando degli ottimi consigli? Non lo so, quello che è certo è che ora guida con tanta prudenza, sta attento a tutto, impossibile che accetti solo un sorso di vino se dopo deve guidare e che ha tanta, ma tanta simpatia per me e per Luca. Beh, devo proprio dire che lui non è di sicuro un uomo dalla testa vuota e dal cuore cattivo, o per lo meno non lo è più! 80 UNA CAPRETTA IN FUGA Un giorno di fine estate, in un tranquillo paese di campagna, Johnny, gelataio simpatico, sentì urlare e si avvicinò alla riva del f i u m e . Vide lì vicino un a u t o c a r r o ribaltato, che trasportava delle caprette. Una di queste, però, era fuggita e aveva oltrepassato le transenne sistemate dalla polizia. 81 UNA CAPRETTA IN FUGA Johnny voleva avvicinarsi per avvisare Saverio, vigile superserio, ma c’era un divieto molto grande che bloccava chiunque! Intanto la capretta fuggitiva si allontanava sempre più, ma il gelataio non poteva abbandonare il suo A un carretto per inseguirla! tratto vide corridore lesto, Ernesto, che si allenava per la gara del paese. Gli chiese perciò di inseguire la 82 UNA CAPRETTA IN FUGA capretta ribelle. Ernesto, gent i le ma onesto, rispose: “Proprio non posso, devo allenarmi!” “Allora ti regalo un ticket per un cono gelato gratis, gusto ciocco-frago-panna, lo so che sei goloso!” ribatté Johnny. Il corridore accettò l’offerta e partì veloce come un meteorite all’inseguimento della capretta birichina. La vide da lontano oltrepassare un incrocio, ma dovette rallentare il passo a causa del semaforo giallo. Era lesto, ma corretto! Intanto la capretta aveva provocato un forte urto tra alcune 83 UNA CAPRETTA IN FUGA auto, però aveva continuato a fuggire spaventata per l’i n c i d e n t e . Otto e Giannetto, due bambini curiosi, decisero di seguire anche loro la capretta e si ritrovarono in un parcheggio un po’ isolato. Iniziarono a cercarla, ma lei era molto brava a nascondersi tra le auto… Si fece buio in poco tempo e i due amici 84 UNA CAPRETTA IN FUGA erano spaventati: non potevano andare in giro di notte! In più una figura strana li stava osservando e presero a camminare più velocemente. Si voltarono un attimo e… ma era Ernesto, famosissimo corridore gentile ed onesto, 85 UNA CAPRETTA IN FUGA il quale si avvicinò e disse: ”Venite con me, torniamo alla polizia, la vostra sicurezza ha la precedenzA!” Quando ormai avevano rinunciato ad inseguire la capretta, videro in un’auto il giornalaio Max, autista diversamente abile dalla simpatia incredibile: era in difficoltà e non riusciva a scendere perché, sulle gialle dell’area dall’auto strisce riservata, proprio sotto la portiera, dormiva beata… la 86 UNA CAPRETTA IN FUGA capretta stremata! Il corridore si avvicinò con Otto e Giannetto e insieme aiutarono Max a scendere. Poi Ernesto prese in braccio la capretta, mentre i due bambini spingevano con molta attenzione la carrozzina di Max. Si avviarono così verso il viottolo che portava al fiume, fermandosi solo un attimo alla fontanella per bere. Pian piano arrivarono al parco, dove tutti li attendevano con ansia. 87 UNA CAPRETTA IN FUGA Quando li vide, l’irascibile Victor, autista arrabbiato del camion bloccato, cominciò ad agitare in aria il suo pesante cric e ad urlare: ”Ladri di caprette, ora vi sistemo io!!!” Per fortuna Johnny, gelataio coraggioso, riuscì a spiegare al poliziotto Saverio tutta la storia. Così l’irascibile Victor fu multato per la sua aggressività. Ernesto, corridore fu premiato dal modesto, Sindaco per aver aiutato l’amico disabile. Otto e Giannetto non presero la punizione, ma promisero di costruire una cuccia per la capretta, la 88 UNA CAPRETTA IN FUGA quale fu chiamata Lucky, cioè fortunata e diventò la mascotte del paese. Alla fine tutti festeggiarono allegramente: i piccoli divorarono i gelati triplo-gusto offerti da Johnny il gelataio, mentre i grandi bevvero un po’ di vino, promettendo però al vigile Saverio di non guidare l’auto! Nel tempo che seguì, Lucky visse libera nel parco del fiume, per far felici tutti i bambini che ci andavano a passeggiare. 89 “VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO!!” Un bambino stanco di osservare, chi le regole di strada non sapeva rispettare, una mattina davanti a scuola si mise ad urlare: “Cattivo automobilista, vai via dalla mia vista!” “Ma se c’è un viottolo al pulmino riservato, perché con la tua auto lo tieni occupato?” “Usa il parcheggio o per te sarà peggio! 90 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO Non li vedi i segnali o devi cambiarti gli occhiali?” “Le strisce voglio attraversare e sicuro cantare! Tu invece mi fai arrabbiare, quando non me lo lasci fare!” “E saresti l’adulto che l’esempio mi deve dare? Vieni tu a scuola che di cose ne hai ancora da imparare! Si aggiunse al coro un altro bambino, che a scuola arriva con il pulmino. “Lasciare libera la pista, c’è il pulmino giallo in bella vista!!” 91 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO Ma un’auto con papà monello, si piazza proprio davanti al cancello. “Perché non ci lasciate transitare? Avete una REGOLA da rispettare.” Il pi lota spavaldo vuol a tutti i costi passare, e con il clacson si mette a suonare, ma sembra più un asino che vuole ragliare! 92 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO “Tu vuoi passare, ma prima devi ricordare che la precedenza a noi alunni devi dare!” “E quando c’è un bambino sulle strisce, devi frenare!” C’è traffico davanti alla scuola, parcheggiano persino sull’aiuola. E proprio in quel momento per magia, tutto quel baccano vola via! 93 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO Le strisce pedonali si trasformano in zebre reali. I semafori lampeggianti, diventano elefanti e come proboscidi speciali, hanno tutti i segnali stradali!! “Siamo stanchi di essere ignorati, dalla gente vogliamo essere 94 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO r i s p e t t a t i !” Gli elefanti dalle zampe grandi, indossano bianchi guanti e danno M U L T E a tutti quanti! La gente spaventata si mette ad urlare e da quella curva cerca di scappare. I bambini acclamano gli animali, e i genitori ipnotizzati aspettano di essere salvati. Una zebra multa chi non rallenta in curva: “Vediamo se farai ancora la furba!” 95 VOGLIO FARE IL VIGILE URBANO “Non lo vedi il segnale a triangolo? Ci sono bambini in ogni angolo!” Gli automobilisti indisciplinati, si sentono così smascherati... Pian piano si mettono a circolare, per poi al parcheggio arrivare. Zebre ed elefanti si sono calmati E tutti ai loro posti sono tornati. Da quel giorno, per magia , c’è rispetto e sicurezza in ogni via. 96 PANICO IN CITTÀ In una città qualunque, simile a tante altre, nelle ore di punta, il traffico è esagerato, stressante e i n q u i n a n t e . Le auto sfrecciano v e l o c i lungo le strade senza osservare le regole. Paolo, un bambino di circa nove anni, ritorna a scuola dopo essere stato dimesso dall’ospedale, perché aveva subito un grave trauma cranico . Tornando in classe incontra tutti i compagni che lo accolgono con abbracci, pacche sulle spalle, grandi sorrisi gioiosi e un miscuglio di domande. La maestra, vedendo che Paolo è un po’ 97 PANICO IN CITTÀ 98 PANICO IN CITTÀ disorientato, lo invita a sedere accanto a lei e a raccontare la sua disavventura. Paolo inizia a parlare, spiegando che cosa gli è successo circa un mese prima: “Ero in bicicletta e stavo attraversando la s t r a d a perché il s e m a f o r o era verde, ma è arrivata un’auto dalla parte opposta che non si è fermata e mi ha investito. Sono caduto, non avevo il casco e ho sbattuto la testa. In seguito ho avuto difficoltà nel ricordare alcune cose”. 99 PANICO IN CITTÀ Gli amici, avendo intuito che a Paolo è rimasta dentro tanta paura, con garbo gli offrono il loro a i u t o . A turno lo vanno a prendere la mattina e lo riaccompagnano a casa alla fine delle lezioni. Durante il tragitto gli ricordavano il significato dei cartelli stradali e le regole di un bravo p e d o n e , cioè attraversare sempre sulle strisce quando ci sono, guardando bene a sinistra e a destra che non ci sia nessuno. Una mattina però, stranamente, i bimbi si accorgono che i cartelli sono spariti e Paolo si sente molto confuso. 100 PANICO IN CITTÀ Pensa che la sua memoria gli stia giocando brutti scherzi. I compagni lo rassicurano perché anche loro non ne hanno visti. La città è nel caos. Gli studenti chiedono alla loro insegnante di non andare a scuola, ma di recarsi invece, tutti insieme, dal Sindaco per avere spiegazioni. La maestra chiede aiuto al vigile per affrontare il percorso, perché la città sembra impazzita. Il Sindaco non sa nulla. 101 PANICO IN CITTÀ Si preoccupa e mette in allerta i carabinieri. Nel frattempo i segnali stradali, stanchi di non essere rispettati, se ne erano andati in vacanza nella città di “Cartellopoli”. Anche se la loro provenienza era mondiale, parlavano un’unica lingua. Era un luogo dimenticato da tutti, tranquillo e dove regnava il rispetto 102 reciproco. PANICO IN CITTÀ C’era la casa dello STOP, quella del DIVIETO DI PRECEDENZA, del DIVIETO SOSTA, del del SENSO DI DARE UNICO, SORPASSO, del PARCHEGGIO, della ROTONDA… Paolo e i suoi compagni, per non dimenticare gli importanti messaggi dei segnali stradali, creano un cartellone e lo appendono alla parete della loro classe. In città le forze dell’ordine, dovendo affrontare una situazione che ogni giorno diventava sempre più impossibile, 103 PANICO IN CITTÀ chiedono ai cittadini di spostarsi a piedi o di utilizzare i mezzi pubblici. Senza cartelli le persone avevano tirato fuori il peggio di se stesse e i vigili si spendevano per ristabilire la disciplina. Attraverso la televisione, i cartelli vengono a conoscenza che la città è nel panico, è bloccata. “Bene! – esclamano. – Speriamo che abbiano imparato la lezione!” Decidono così di tornare perché si sentono indispensabili e di notte, silenziosamente, riprendono i loro posti. Al risveglio Paolo e tutti gli abitanti della 104 PANICO IN CITTÀ città gioiscono, perché si è tornati alla normalità. Paolo si sente rassicurato così come tutte le altre persone che, in cuor loro, si ripromettono di tenere un comportamento stradale più educato e diligente. I ragazzi, riflettendo, si accorgono che le cose importanti nel momento in cui queste non ci sono più e capiscono inoltre che tutti hanno il diritto di essere rispettati, soprattutto regole e comportamenti che garantiscono la sicurezza delle persone. 105 Il pedone e il camion incidentato C’era una volta un pedone di nome Fabio. Mentre cammina per strada incontra degli amici e va con loro in macchina al lavoro. 106 IL PEDONE E IL CAMION INCIDENTATO Quando sono arrivati al lavoro, loro stanno avvitando una macchina e arriva un camion che aveva il motore rotto. Fabio lo aggiusta e poi lo restituisce al c amionist a. 107 IL PEDONE E IL Il camion CAMION INCIDENTATO parte perchè l’autista deve andare a lavorare e trasportare la terra per costruire una piscina. Siccome l’autista del camion ha molta fretta, guida veloce. 108 IL PEDONE E IL CAMION INCIDENTATO L’autista ha sete e si mette a bere, quindi è distratto. Vede un pedone che cammina sulla strada. Il pedone, quando vede arrivare il camion, torna un po’ indietro sul m arc iap ie de perchè si accorge di non poter stare sulla strada. 109 IL PEDONE E IL CAMION INCIDENTATO camion frena all’improvviso per non investire il pedone e sbatte L’autista del contro il guardrail. 110 IL PEDONE E IL CAMION INCIDENTATO L’autista si mette la giacca catari- frangente per farsi vedere meglio e scende dal camion. Il pedone chiama il carroattrezzi che arriva e porta via il camion. 111 IL PEDONE E IL CAMION INCIDENTATO Le regole sono: - fermarsi quando si vede un pedone. - stare attenti al colore del semaforo - non mangiare, bere o telefonare quando si guida - non andare veloci - stare nella propria corsia 112