La Parrocchia SS. Pietro e Paolo e L’Amministrazione Comunale di Arce 17 gennaio 2001 - 17 gennaio 2011 10° ANNIVERSARIO DELLA MORTE IN MEMORIA DI Mons. Antonio Marciano Arciprete - Parroco Chiesa Parrocchiale SS. Pietro e Paolo A cura del Rag. Antonio Fraioli Chi era Mons. Antonio Marciano? «Nato il 12 gennaio 1912 a Colle San Magno, compì, sotto la direzione dei PP. Gesuiti, una brillante carriera di studi nei Seminari di Ferentino, di Sora e nel Pontificio Collegio Leoniano di Anagni. Fu ordinato Sacerdote il 20 aprile 1935. Per nove anni si dedicò all’insegnamento nel Seminario “San Tommaso” della Diocesi di Aquino. Nominato Canonico della Cattedrale e, in seguito, organista e direttore della “Schola Cantorum”, Egli si distinse anche come organizzatore e propagandista fra le Associazioni di Azione Cattolica di cui, nel 1940, fu eletto V. Assistente Diocesano e Direttore delle Pontificie Opere Missionarie. Nel 1942, il Prof. Don Antonio Marciano conseguì il diploma in pianoforte nel Conservatorio di Napoli. Dall’inizio dell’ultima guerra, sfidando pericoli d’ogni specie, assistette, con eroico, encomiabile zelo, le popolazioni delle zone più colpite sino al 1944 in cui prestò la Sua valida collaborazione alla Parrocchia di Arce da circa tre anni privilegiata della Sua feconda inesausta attività. La Sua eccellente preparazione culturale, scientifica, letteraria, artistica, mirabilmente fusa alla mitezza e all’energia del Suo carattere, sono garanzia e certezza che la Parrocchia, affidata alle Sue giovanili energie, in seguito a regolare concorso canonico, assurgerà, con la benedizione divina, all’altezza delle migliori e più organizzate d’Italia. Da quel momento, fino al 31 dicembre 1994, ha prestato servizio come Arciprete Parroco, coadiuvato da vari sacerdoti: Rev. Padre Antonio Cannavacciuolo, Rev. Gaetano Pulcini, Rev. Angelo De Santis, con la preziosa collaborazione dei Padri Carmelitani della vicina Ceprano e dei pp. Missionari della Fede». “ Perdé la vita chi visse per sé: vive in eterno chi amando, la dié ”. _______________ E solo offerta, canto d’amore è stata la tua vita. Tanto, immensamente amasti il tuo Signore, Gesù: e l’amore Eterno lo volesti vivo operante nella diletta tua Parrocchia Arce, unica esigenza, dono paterno del tuo santo Sacerdozio. L’ansia “ dell’unico amore” alimentata nei cinquanta anni con meravigliosa attività continuata nel lungo doloroso tuo Getsemani finalmente si è placata con la più bella tua predica silenziosa: il dolore, è dono d’amore ! _______________ Non sei morto, amato Don Antonio: vivi nella perenne riconoscente memoria di tutti. I tuoi cari In memoria di monsignor Marciano Antonio A 10 anni dalla morte, la memoria di Mons. Marciano è particolarmente viva. La comunità parrocchiale lo ricorderà nella preghiera con una Celebrazione Eucaristica solenne il 16 gennaio p.v. alla messa delle 10.00 e, con uno opuscolo, ne sottolineerà gli aspetti fondamentali del ministero che si è protratto ad Arce per oltre 50 anni. La durata del suo ministero gli ha permesso di dare alla parrocchia un’impronta le cui tracce sono ancora ben visibili sia nell’organizzazione pastorale sia nelle opere parrocchiali. La personalità di Don Antonio emerge soprattutto in alcuni tratti del suo carattere e della sua spiritualità. Era un uomo sincero, schietto, non aveva paura di dire la verità anche se scomoda. Del resto le sue omelie e la sua predicazione in generale sono ancora oggi testimonianza di questo servizio alla verità, sempre affermata con fierezza e coinvolgimento personale mai con arroganza. Era interiormente convinto di essere stato chiamato dal Signore ad essere padre e pastore. Aveva la semplicità di un bambino, sapeva entrare nel cuore dei suoi parrocchiani che amava e dai quali era sinceramente ricambiato. Grande è, ancora oggi, la stima e l’affetto che essi nutrono per lui. Era un uomo di pace, disposto alla comprensione, incapace di conservare rancore e pronto alla riconciliazione quando le tensioni nelle discussioni o negli incontri diventavano particolarmente accese. Sapeva coniugare questo atteggiamento con un grande senso della giustizia, era poco disposto a sopportare soprusi e ingiustizie su di lui o sugli altri. Ha messo le sue grandi doti intellettuali al servizio del ministero sacerdotale. La formazione cristiana dei fedeli gli stava particolarmente a cuore e ne sono testimonianza l’organizzazione della catechesi, le missioni popolari, sia quelle che interessavano tutta la parrocchia sia quelle campestri (sono ancora visibili le croci e le statue della Madonna poste nelle diverse zone della parrocchia), e ancora la nascita di tanti gruppi dall’Azione Cattolica all’Unitalsi, dalla Filodrammatica agli Scout, dal coro “Santa Cecilia“ alla Banda musicale, queste ultime due godevano particolarmente della sua ricca competenza in campo musicale. Sapeva circondarsi di tanti collaboratori, dai sacerdoti secolari, che lo hanno accompagnato ad Arce, ai padri carmelitani che lo aiutavano prima che, su sua richiesta, venissero al Santuario di Sant’Eleuterio, i padri Missionari della Fede, dalle Suore dei Sacri Cuori e ai tanti laici che in chiesa come nelle diverse zone lo aiutavano nelle numerose iniziative pastorali. Nel Suo ministero sono fiorite tante vocazioni. L’ultima in ordine di tempo è stata quella di don Gennaro Parretta. E’ diventato sacerdote l’anno in cui lui celebrava il 50° anniversario della sua ordinazione. Il Signore ha richiamato anzitempo don Gennaro in cielo. Ora celebrano insieme la solenne liturgia del Paradiso. Don Antonio è il discepolo che ha saputo trarre dal tesoro del suo cuore cose nuove e cose antiche: Fedele alla tradizione viva della Chiesa e aperto alle novità del Concilio Vaticano II. E’ lo stile che vogliamo fare nostro per continuare il nostro cammino di Chiesa. Don Ruggero Martini Ricordi del Sindaco Mettere in ordine ricordi è sempre un'operazione densa di malinconia e comunque affascinante. La malinconia è connaturata alla consapevolezza che le passate esperienze, pur costituendo un tratto essenziale della nostra storia privata e a volte pubblica, sono ormai condannate all'oblio. Il fascino deriva dalla possibilità, tutta umana, di poter rivivere, nel ricordo, emozioni, affetti, intensi rapporti. Malinconia e fascino, in questo senso, genera in me il ricordo del reverendo Monsignor Antonio Marciano. Più che come parroco della mia infanzia e della mia giovinezza lo ricordo come paziente. Lo ho curato negli ultimi anni, certamente problematici, della sua vita. Attraverso il contatto assiduo con Don Antonio ho avuto modo di considerare, mercé le sue sollecitazioni e i suoi atteggiamenti, un aspetto importante della professione medica. Il medico, si sa è essenzialmente un tecnico: deve con assoluta freddezza e precisione fare delle diagnosi, suggerire cure appropriate, controllare che quest'ultime conseguano gli effetti terapeutici sperati. Ma il medico è anche, e questo è l'insegnamento affascinante ed esplicito che mi è venuto dal rapporto professionale con Don Antonio Marciano, un attento compagno di viaggio, un confidente e un consolatore. Ricordo che nelle lunghe ore della terapia a cui doveva sottoporsi, Don Antonio non cercava tanto il conforto, che credo trovasse nella sua fede e nella maturata esperienza della ineluttabilità del destino umano, o rassicurazioni più o meno ipocrite: cercava un rapporto umano basato su un dialogo aperto ai problemi, proiettati al di là della contingenza grave del suo stato, al futuro. I suoi discorsi mi hanno fatto pensare che ognuno di noi fa del suo presente la sua "breve eternità" entro la quale desidera vivere intensamente e totalmente. Il dopo è...nelle mani di Dio. I suoi discorsi mi hanno insegnato che il medico, ancorché teso progettualmente e professionalmente a "programmare la guarigione" o il miglior recupero clinico del paziente, deve essere consapevole che la vita di quest'ultimo, è tutta in ogni singolo momento della sua esistenza. Detta vita il medico deve apprezzare e rispettare. Dal contatto con Don Antonio ho tratto un insegnamento importante che credo discendesse naturalmente dalla missione sacerdotale da lui svolta per oltre mezzo secolo: l'amore del prossimo, precetto evangelico ineludibile per i cristiani, è costituito nella pratica quotidiana del vivere, dalle attenzioni per i propri simili, dal rispetto attento della loro individualità e di "spirito di servizio" che, per il medico, assume un valore essenziale. Debbo a Don Antonio se il giuramento di Ippocrate si è trasformato, nella mia prospettiva, da proposito culturale in funzione operativa. vere intensamente e totalmente. Il dopo è...nelle mani di Dio. I suoi discorsi mi hanno insegnato che il medico, ancorché teso progettualmente e professionalmente a "programmare la guarigione" o il miglior recupero clinico del paziente, deve essere consapevole che la vita di quest'ultimo, è tutta in ogni singolo momento della sua esistenza. Detta vita il medico deve apprezzare e rispettare. Dal contatto con Don Antonio ho tratto un insegnamento importante che credo discendesse naturalmente dalla missione sacerdotale da lui svolta per oltre mezzo secolo: l'amore del prossimo, precetto evangelico ineludibile per i cristiani, è costituito nella pratica quotidiana del vivere, dalle attenzioni per i propri simili, dal rispetto attento della loro individualità e di "spirito di servizio" che, per il medico, assume un valore essenziale. Debbo a Don Antonio se il giuramento di Ippocrate si è trasformato, nella mia prospettiva, da proposito culturale in funzione operativa. Roberto Simonelli Ricordo di Mons. Antonio Marciano Parlare di Don Antonio, già arciprete parroco di Arce per oltre mezzo secolo, è molto difficile; uomo di grandi capacità intellettuali, ottimo oratore, nonché pastore di forte personalità, seppe imprimere all’attività parrocchiale un grande rinnovamento. Aveva appena 32 anni, quando giunse ad Arce nella seconda parte del 1944, quale coadiutore del parroco in carica , tale Don Giuseppe Marrocco, vecchio e malato. Era passata da poco tempo la bufera della guerra nelle nostre contrade, lasciando lutti e rovine, basti pensare che Arce era stata liberata il 29 maggio 1944, per cui il Nostro si trovò ad affrontare una situazione molto difficile sotto tutti i punti di vista; ma non si perse d’animo, aveva dalla sua parte la giovane età e molto entusiasmo. Non ancora parroco, di fatto svolgeva tale funzione, perché ancora vivente Don Giuseppe Marrocco, lo diventerà, comunque, poco tempo dopo, quale vincitore del concorso canonico, essendosi resa vacante la sede a seguito della scomparsa di quest’ultimo: bisogna infatti precisare che una volta si diventava parroco per concorso. A me piace ricordare questo periodo, che ritengo più fattivo e creativo date le difficili condizioni sociali ed economiche esistenti, tenuto conto che da Roma in su vi era ancora la guerra. In questo contesto, ricordo che siamo nella seconda metà del 1944, cominciai a frequentare la parrocchia come chierichetto e cantore nel piccolo coro, del resto ero poco più che un fanciullo. Don Antonio organizzò tante attività, da quelle strettamente religiose, a quelle culturali e ricreative; curò molto i giovani, facendoli partecipi di tante iniziative, ben coadiuvato dai sacerdoti, Don Angelo De Santis, Padre Antonio Cannavacciuolo e Don Gaetano Pulcini, nonché dalle suore dei SS Cuori che misero a disposizione della parrocchia il loro istituto “S.Giuseppe”collaborando attivamente. Nel 1946, oltre alla creazione della Azione Cattolica, che teneva adunanze settimanali, fu creata anche una squadra di calcio col nome di “S.Eleuterio”; tale sodalizio partecipava al campionato diocesano che si svolgeva a Sora nel campo sportivo del seminario ed ogni domenica la compagine vi si recava per giocare accompagnata dal bravo ed infaticabile Don Angelo De Santis,con mezzi di fortuna. Nello stesso anno venne anche istituita una filodrammatica,a cui partecipavano adulti giovani e ragazzi di ambo i sessi; in occasione del Carnevale venivano effettuate delle recite presso il già ricordato Istituto San Giuseppe, alle quali partecipava anche lo scrivente. Tali rappresentazioni vennero effettuate anche fuori di Arce, infatti ricordo molto bene che ci invitarono diverse volte a Sora, dove tenemmo spettacoli nell’Ospedale,nel collegio S.Giovanna Antida e nella curia alla presenza del Vescovo. In tutte queste rappresentazioni c’era sempre Don Antonio, che non si limitava alla sola presenza ,ma ci accompagnava al pianoforte quando si trattava di operette o macchiette cantate. Il fiore all’occhiello di Don Antonio fu, però, la creazione della “Schola Cantorum S.Cecilia”,tuttora esistente col nome di Corale S.Cecilia, di cui lo scrivente era componente, come voce bianca,e tuttora né fa parte con voce da basso; non poteva essere che così, il Nostro era un valente maestro ed insuperabile suonatore di organo e pianoforte; non esistevamo liturgie solenni che non fosse presente la sua corale che fu anche invitata dall’Abate di Montecassino a cantare in occasione della riapertura al culto della Chiesa di S. Antonio avvenuta nel giugno 1948, dopo la completa distruzione della città. Come è facile notare tutte le attività ruotavano intorno alla parrocchia che era diventata il centro di aggregazione; tutto questo durò per molti anni e tale periodo fu vissuto da me personalmente. Questo è il ricordo più bello che conservo di Don Antonio. Arce, li 16. 1. 2011 Lorenzo Abbruzzese Il richiamo del Buon Pastore Il ricordo è una sensazione leggera che pure occupa la mente e la impregna di sensazioni che rimangono presenti nel tempo e che riemergono, come per incanto, ogni volta che il richiamo di un nome e di una figura che è stata importante, torna ad affacciarsi. Questa esperienza è la mia ed è certamente di tutti coloro, che nel corso del proprio percorso di vita, hanno la fortuna di incontrare una di quelle persone che lasciano un segno. Ed un tratto forte in me lo ha lasciato Don Antonio Marciano. L’Arciprete, come eravamo soliti definirlo quando era lontano da noi. Don Antonio come lo appellavamo quando era a noi vicino. Rammento il tuono della sua voce, ricordo la forma tagliente eppure dolce delle sue similitudini, mi sovviene la forza trascinante delle sue omelie e i suoi messaggi di speranza. La sua saggezza nell’affrontare il travaglio di chi lo avvicinava e gli poneva quesiti sulle grandi questioni della vita e anche sui piccoli problemi che possono travagliare l’esistenza umana. Don Antonio, arrivava presto in Chiesa e anche quando l’età gli rendeva difficile il cammino, faceva ogni sacrificio per essere all’interno del suo ufficio, tra carte e libri sempre aperti e segnati. Aveva preso il timone della Parrocchia di Arce quando questa terra era ancora coperta dalle rovine morali e materiali della guerra. Era il 1944. Da subito inizio la sua “ricostruzione” della Parrocchia e la ricomposizione della Comunità. L’oratorio, L’Azione Cattolica, la filodrammatica, la biblioteca, il cinema. Nulla mancò alle iniziative che egli volle varare. La sua fu una costruzione quotidiana di un legame spirituale con la sua gente. Si aspettava la domenica, si aspettavano le feste, per udire le sue memorabili prediche. E, se nel corso della settimana si erano verificati fatti e atti che avevano rilevanza per la vita della Comunità o che avevano turbato il quieto vivere quotidiano, c’era la consapevolezza che immancabile sarebbe stato il suo richiamo. Il richiamo del bon pastore che non manca di tenere unito il suo gregge e che pure, se una pecorella sia allontana non esita a lasciarlo per recuperare quella smarrita. Lo ricordo quando in primavera ed in estate, al tramonto, con il suo bastone, con il passo lento, si avviava verso casa. Tutti lo salutavano e lui rispondeva a tutti. E la giornata finiva. Mi sembra di sentirgli dire: “Ho cercato il tuo volto, e il tuo volto, o Signore, io cercherò”. Sono sereno nel ricordare Don Antonio e sono convinto che le sue speranze sulla terra si siano compiute. Il suo cammino ora continua in Cielo. Poggio la penna ricordando le parole di Monica, Santa madre di Agostino che tante volte lui amava citare. “ Ricordatevi di me, dovunque siate, davanti all’altare del Signore”. Bernardo Di Folco Mons. Lorenzo Chiarinelli, Mons. Vincenzo e Mons. Antonio Marciano Don Antonio e le sue iniziative Non vi è generazione ad Arce che nei vari settori vicino alla Chiesa non abbia collaborato o avuto a che fare con Mons. Antonio Marciano a seguito delle varie iniziative attivate dallo stesso. Feste patronali, teatro, cinema, corale, azione cattolica, banda musicale, gruppo chierichetti, gruppo scaut, giornalini, le sue iniziative furono tantissime ed alcune ancora in corso. Non vi è iniziativa dove non c’è stato l’apporto dei ragazzi degli anni 50-60 e 70. A tal proposito vorrei ricordare la mia esperienza di chierichetto avuta negli anni 62-63 e 64-65 Il precedente gruppo per raggiunti limiti di età aveva ormai cessato la propria attività. Fu in questo contesto che Don Antonio pensò allora di ricreare questo gruppo. Dopo una preparazione di catechesi fattaci dalle maestre Maria e Donatina nonché dal giovane studente Guglielmo ed un esame fatto in Chiesa insieme alle prove, Don Antonio commissionò alle Suore dell’Istituto San Giuseppe la predisposizione delle apposite “cotte” Rosse e Bianche. La coordinatrice del tutto era la Sig. Concetta incaricata della custodia e controllo delle cotte. La prima apparizione la facemmo tutti insieme (12 circa) una domenica durante la messa del Fanciullo che allora si celebrava alle ore 09:00, nelle domeniche successive venimmo poi divisi per garantire una presenza a tutte le messe. La prima presenza ad una processione avvenne in occasione di una processione di S. Eleuterio che allora veniva fatta tutta a piedi, durante le processioni ognuno di noi aveva un compito: chi portava la bandiera, chi portava il Cristo, chi portava l’incenso, chi l’acqua santa, chi le lanterne laterali alle statue. Io ero uno di questi. Ricordo di una corsa fatta per essere presente ad una processione del 29 maggio, ero stato ad una comunione di un mio cugino ad Atina intorno alle 16:00 feci del tutto per farmi riportare a casa e scappare immediatamente verso la Chiesa per partecipare all’evento, cosa che mi riuscì per pochi minuti. Fu quella la mia ultima processione da chierichetto,successivamente vi avrei partecipato come boi scaut, dopo come iscritto all’ACI, dopo come componente del comitato festeggiamenti. Giampiero Marzilli Ricordi del mio “maestro di vita” Due lustri sono ormai passati dal tuo ritorno alla Casa del Padre, o caro Don Antonio Marciano, ma nel mio cuore e nella mia mente il ricordo di te è sempre vivo e presente. Tanti e tanti sono i ricordi che mi legano a te: da bambina fino a donna matura. Ti rivedo sull’altare mentre celebri la Santa Messa, all’organo che suoni e con il tuo vocione intoni i canti durante le varie funzioni religiose; le meravigliose e profonde prediche, o meglio come dicevi tu, i “sermoni” con i quali non dimenticavi mai, come buon pastore di anime e come padre di famiglia, di riprendere il tuo gregge, i tuoi figli. Ti rivedo maestro e direttore della “nostra corale Santa Cecilia”: all’inizio un coro di poche e piccole bambine che con il tempo, grazie alla tua ferrea volontà e abnegazione, è andato via via crescendo così da partecipare a celebrazioni importanti anche al di fuori della Parrocchia e alle rassegne corali che si tenevano in diocesi. Ah, quasi dimenticavo! E la filodrammatica? Quanti bei ricordi e quante rappresentazioni realizzate insieme! Sono cresciuta con te: dalla scuola media, quando ti ho avuto come professore di religione, al mio confessore spirituale, crescendo educata alla “vecchia maniera”: al rispetto, all’ordine, ai sani principi, ai valori. Mi mancano quei pomeriggi trascorsi insieme e quelle “conversazioni intelligenti” che spesso facevamo a casa tua quando già eri stanco e ammalato ed io ti facevo compagnia sperando di allietarti un po’. Purtroppo il tempo, la vita che fa il suo corso, tutto è passato troppo in fretta e per chi non crede, tutto è finito in quella notte; ma per me che ero lì, in quell’alba del 17 gennaio 2001, ho visto addormentarti serenamente tra le braccia del Padre: finalmente tornavi da Lui nella sua Casa Celeste. Sono convinta che tu mi sei e sarai sempre accanto e da lassù preghi e pregherai per me e per tutti i tuoi cari arcesi. Affettuosamente Marisa Ricordo Don Antonio Quando capita di sfogliare l’album dei ricordi, ti accorgi come il tempo segna la vita di ognuno di noi. Prima si cresce, poi s’invecchia. Le esperienze, le persone che hanno fatto parte della tua crescita, però, rimangono per sempre con te e poco importa la quantità temporale che ti divide da loro. Monsignor Antonio Marciano è una di queste. Quando mi è stato chiesto di scrivere un personale ricordo per la ricorrenza dei dieci anni dalla sua scomparsa, una serie di flashback mi sono tornati alla mente. Ricordi ed emozioni legati al cammino non sempre facile di Cristiano. Dal battesimo al matrimonio, passando per confessione, comunione e confermazione, lui era sempre lì assieme alle persone care ed importanti di una vita. Lo testimoniano le fotografie che cominciano ad ingiallire, ma anche quanti assieme a te lo ricordano come un Padre Spirituale al quale affidare gioie e preoccupazioni. La sua figura è impressa nella mia mente. Quelle mani contorte dall’artrosi, il viso segnato dalle rughe, i capelli bianchi e ritti, la sua voce possente e rauca non rendevano giustizia ad un Papà-Parroco dall’animo sempre giovane, dalle mille risorse, attento e disponibile. Sapeva sempre cosa dire e, soprattutto, in che modo. Non faceva sconti ed i suoi richiami ti portavano a riflettere sul che cosa doveva veramente animare l’azione pastorale di una Parrocchia. A me ha insegnato a mettere sempre un passo dietro l’altro, a guardare avanti con la luce di una candela, con fede e con fiducia in quanti incontri sulla tua strada. L’immagine che conservo più con piacere è quella che lo ritrae seduto appena fuori dall’uscio della chiesa, come era solito fare dopo le celebrazioni del pomeriggio. Da lì probabilmente recitava le sue preghiere, da lì custodiva il suo “gregge”. Ancor oggi mi sembra di vederlo… E forse è ancora lì per molti, come punto fermo in un tempo dove tutto scorre… Vincenzo Polselli Grazie, mia bella Arce: starò sempre con te, augurante e benedicente. Non addio ma arrivederci!