MEZZOGIORNOECONOMIA
XV
LUNEDÌ 14 APRILE 2014
TECNOLOGIA & PASSIONI
Persone
& reti
Sport & business
a cura di
Michele Pennetti
Dieta e allenamenti
in Sicilia si fanno
con la Coca-Cola
Le lezioni alla Sibeg
U
n progetto di portata enorme, che coinvolgerà oltre 33
mila studenti siciliani. Una società di imbottigliamento e distribuzione, la Sibeg di Catania, che fungerà da punto cardinale dell’intera operazione. Il marchio di una grande multinazionale, la Coca-Cola, per avvalorare un programma educativo mirato
a sensibilizzare i giovani sull’importanza dello sport e del movimento.
Nasce così la Coca-Cola Cup Get Active, che con la Plant Visit ha già sviluppato la sua fase sperimentale con mille ragazzi delle scuole secondarie per
protagonisti. «Aprendo le porte del
nostro stabilimento — dice Luca Busi, amministratore delegato
di Sibeg —
non solo vogliamo mostrare
come lavoriamo ma puntiamo a proporre
ai ragazzi uno
stile di vita sano, caratterizzaIl manager
to da una dieta
Luca Busi
bilanciata e da
ad della
una corretta atSibeg
tività fisica». Al
di Catania
termine della
visita verrà consegnato agli studenti un booklet contenente le informazioni principali sul
plant e un opuscolo realizzato in collaborazione con Nutrition Foundation
of Italy.
***
Amalfi, nel cuore della Costiera, è
la sede prescelta per ospitare la seconda edizione di Football Leader, il
premio con cui l’Associazione italiana
allenatori presieduta da Renzo Ulivieri riconosce e celebra il valore della
leadership nel mondo del calcio. Location dell’evento - patrocinato dalla
Federazione italiana gioco calcio e
programmato per il 4 e 5 giugno prossimi - sarà il grand hotel Il Saraceno.
***
Il Parco Nazionale del Cilento, insieme alla Regione Campania, alla
Provincia di Salerno e al Vallo di Diano e Alburni, è tra gli enti che sosterrà a Castellabate, dall’11 al 21 settembre prossimi, i campionati europei di nuoto di fondo. Insieme alle gare, previsti mostre-convegni, un mercato internazionale di prodotti tipici,
escursioni e spettacoli musicali.
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L’iniziativa di Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti
Smart&Start parte bene
Agevolazioni già per 200
A 5 mesi dall’avvio del programma presentate 890 domande
Messi a disposizione dei giovani del Sud 190 milioni di euro
C’
è chi usa le arance per fare i tessuti, chi costruisce
droni e chi trasforma gli
occhiali in computer. Per
far ripartire l’economia non c’è nulla
di meglio che puntare su giovani imprenditori innovativi. La crisi non riesce a mettere in difficoltà chi riesce a
«inventarsi» un’impresa. Lo confermano i dati di Smart&Start, l’agevolazione gestita da Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti, rivolta alle start up del Mezzogiorno e della zona colpita dal sisma
dell’Aquila. A 5 mesi dall’avvio del
programma d’investimenti sono state
presentate ben 890 domande di ammissione alle agevolazioni. Di queste
200 sono già andate a buon fine mentre 294 sono in fase di valutazione. «Il
mondo è cambiato — spiega l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri — e i giovani oggi si trovano in una situazione
nuova nei confronti del lavoro: sono
chiamati a inventarlo. Per farlo occorre provare a creare un percorso che
conduca alle proprie aspettative. Con
Smart&Start abbiamo messo 190 milioni di euro a disposizione dei giovani
del Sud che vogliono creare imprese.
La risposta è stata incoraggiante».
Smart&Start ha un finanziamento dal
ministero dello Sviluppo Economico
di 203 milioni di euro ed è la prima
misura agevolativa paper less, che
prevede cioè un iter di presentazione
delle domande interamente online, su
smartstart.invitalia.it. Tra le domande
di ammissione l’83% sono campane,
più della metà riguardano l’economia
digitale, e gli ambiti produttivi più interessati sono cloud computing,
e-commerce, smart cities e smart mobility. «Il governo è attento alle start
up — dice il viceministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti —
e abbiamo già previsto una serie d’interventi per sviluppare e incoraggiare
i giovani imprenditori che si collocano
bene nel Jobs Act». Ma più che il Jobs
Act fanno la differenza proprio i giovani neoimprenditori. Tra quelli che hanno ottenuto i primi finanziamenti di Invitalia in molti portano avanti progetti
interessanti. Come Orange Fiber di Catania, di cui Mezzogiorno Economia
si è già occupata qualche mese fa e il
cui team produce tessuti realizzati con
Parolacce in strada
sdoganate dai film
Chi è stato finanziato per primo
Il commissario Auricchio alla «Parolaccia»
L’
Sopra il team di Orange Fiber
che produce tessuti con gli scarti
degli agrumi. In basso un drone
gli scarti degli agrumi che rilasciano vitamina C al contatto
con la pelle. Nel loro caso l’investimento ricevuto è stato di
circa 385 mila euro. È di 190
mila euro l’investimento per
il progetto di 3 giovani ingegneri di Taranto: Drone Design realizza droni ad ala rotante in grado di raccogliere dati e informazioni per
il settore agricolo abbattendo costi e tempi. E se il
team salernitano di
Smart Energy Doctor si
occupa di una piattaforma per il monitoraggio degli
impianti fotovoltaici di produzione di
energia elettrica, si occupano invece
della realizzazione di smart glasses
(gli occhiali a realtà aumentata) i 4
progettisti di Youbiquo di Cava de’
Tirreni che hanno ottenuto un investimento di 186 mila euro. E tra chi realizza strumenti diagnostici innovativi come Genomix4Life, chi vetrine digitali
per la promozione di arte e musica come Realizza chi sei, e chi robot per
l’automazione dell’assemblaggio come Italrobot, sono centinaia i progetti
dei giovani del sud arrivati a Invitalia.
Segno che la ripresa economica è nell’imprenditoria giovane, serve solo un
po’ di fiducia.
uso diffuso delle parolacce rappresenta
una pratica sconveniente, ma è indubbio che «l’evoluzione del costume e la
progressiva decadenza del lessico adoperato»,
unite all’uso sempre più frequente di «espressioni scurrili» al cinema o in tv, «ne hanno attenuato la portata offensiva». Con questa riflessione la
Cassazione ha prosciolto un anziano di San Pietro Vernotico, in Puglia, dall’accusa di ingiuria,
per aver imprecato contro una donna che aveva
parcheggiato l’auto davanti casa sua, rinviando
ad un altro processo d’appello sull’accusa di minaccia. L’uomo aveva trovato l’uscita di casa bloccata dall’auto e aveva inveito contro la proprietaria e rivolto quella che lei aveva intesa come una
minaccia («la prossima volta non suono più e
rompo qualsiasi auto che trovo davanti»). Tanto
più che, a suo dire, il giorno dopo la signora ha
trovato la macchina danneggiata. E ha quindi
portato il vicino in Tribunale. Il giudice di pace
aveva però escluso che la frase potesse costituire
ingiuria e minaccia dato che «la prospettazione
del danneggiamento era rivolta a chiunque avesse ostruito la porta d’ingresso e non specificamente alla persona offesa». Da qui il ricorso in
Cassazione della parte civile. Non è «in discussione — ha spiegato la Cassazione — l’accettabilità
sociale di un tale linguaggio, perché il codice penale non punisce la volgarità in sé». Va valutato
piuttosto «il significato dell’azione compiuta con
quelle parole» e «il contesto». «Infatti — osserva il giudice — il significato delle parole dipende
dall’uso che se ne fa e dal contesto comunicativo
in cui si inseriscono... l’uso abituale di espressioni volgari non può togliere alle stesse l’obiettiva
capacità di ledere l’altrui prestigio» ma «ve ne
sono alcune di uso talmente diffuso, anche quali
intercalari, che in relazione proprio al contesto
comunicativo perdono la loro potenzialità lesiva». È «ormai un inevitabile e inarrestabile dato
culturale in ambienti in cui troneggia a mo’ di
totem lo strumento televisivo, purtroppo mezzo
di diffusione dilagante di pratiche linguistiche
sconvenienti».
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a cura di
Monica Mattioli
Ricostruire dalle macerie del dopoguerra è un po’ come rifarlo oggi
La lettura di «Dopo il diluvio» moltiplica i punti di vista attuali su questioni passate e presenti
I
di Paolo Cuozzo
DI PAOLA CACACE
Un libro, un caso
n attesa del risveglio della «coscienza politica dei molti cittadini», trenta scrittori s’interrogano — ognuno con un tema da
approfondire — sulle sorti dell’Italia nell’immediato dopoguerra: la
loro è la «civile testimonianza della
letteratura italiana». Uscito nel
1947, il libro fotografa una nazione «dilaniata e sfasciata» e ne anticipa le sorti. Rivolgendosi a una popolazione «disfatta», gli autori forniscono gli elementi per prendere
coscienza della distruzione fisica,
morale, civile ed economica dopo
la seconda guerra mondiale: per
provare a ricominciare. È un momento in cui si richiede l’impegno
di tutti, la decadenza è evidente e
l’economia è a pezzi, la questione
Tv e dintorni
morale diventa prioritaria insieme
a quella meridionale, bisogna combattere la radicata abitudine al malcostume. I temi affrontati sono molto attuali: i confini dello stato come
organizzazione civile; il problema
delle autonomie regionali; il rapporto tra industria, artigianato e agricoltura; la missione civile dell’artista e l’arte come forza vitale; il paesaggio come bene culturale e come risorsa da valorizzare; l’urbanistica come compito della politica;
l’essenza di una stampa libera. La
lettura di questi contributi, scritti a
caldo «dopo il diluvio», moltiplica i
punti di vista del lettore di oggi su
questioni passate e presenti: la famiglia in pericolo sotto i colpi del
conflitto tra generazioni; l’afferma-
Salvatore Silvano
Nigro (originale
di Dino Terra)
DOPO
IL DILUVIO
Sellerio, 352
pagine, 20 euro
zione della donna; il rapporto tra il
linguaggio e il carattere; il tramonto di una società; le conseguenze
dell’abuso della libertà; il rapporto
con lo straniero; i riflessi nel teatro,
nel cinema, nella musica, nello
sport. Per cominciare Dino Terra, il
coordinatore del progetto, disegna
l’identikit di tutte le erbe che fecero un «fascio» e dichiara che «il
gran torto di tutti gli italiani» è stato il «disinteresse alla politica» che
ha permesso «l’arrembaggio del
trascorso regime» con tutte le note
conseguenze. Da dove ricominciare, allora? Ungaretti non ha dubbi:
il «supremo segno umano di civiltà» è l’opera d’arte, «la ragione illuminante per cui l’uomo ha per missione d’essere umano». Per Carlo
Levi una «democrazia autonomistica e moderna» può nascere solo
da un «distacco creativo» dal passato. Guido Piovene inizia la sua riflessione sul rapporto con la chiesa
con «mente pura» e «giudizio freddo». Alberto Savinio mette tutti in
guardia: lo stato «cresce e si sviluppa nutrendosi del popolo e della
nazione che lo hanno in mezzo a
loro». Mario Soldati rievoca la «felicissima infelicità» degli eroi innamorati della libertà al tempo della
tirannide. Emilio Cecchi ricorda il
paese che paga i trafficanti «per
non morire». Aldo Palazzeschi crede che l’italiano riempirà i vuoti del
paesaggio «secondo il suo genio».
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Anno IX - N. 14
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