NOIGENITORI 3 2009 Un Progetto per l'accoglienza Prima i bambini ...e le loro comunità Narrare proposte per la scuola 4 6 10 12 Noi Genitori n. 03 Ottobre 2009 Pubblicazione della Cooperativa Servizi Scuole Materne Via della Rocca, 16 | 25122 Brescia 030.295466 fax. 030.280136 www.fismbrescia.it Iscrizione Registro Nazionale della Stampa n° 5694 del 7/3/1997 Autoriz. Trib. di Brescia n. 13 del 9/4/1987 € 1,03 Presidente: Lorenzo Albini Redazione: Mario Sissa Direttore Responsabile: Luigi Morgano grafica: Maurizio Castrezzati realizzazione: Cidiemme - Brescia Quale educazione religiosa nelle scuole dell'infanzia di ispirazione cristiana A CURA DI DON ANGELO Beata e indimenticabile quella Suora che in seduta pubblica, mentre si rifletteva insieme ad alta voce “sul modo di non ghettizzare i primi stranieri di altre religioni presenti nelle nostre scuole, sbottò a dire: “Caro lei: non sono gli stranieri di altra religione che ci creano problemi in riferimento all’educazione religiosa; sono i nostri genitori “battezzati e cresimati” che non coltivano a casa l’educazione religiosa dei loro bambini, rendendo vano anche quello che noi facciamo a scuola!”. Ancora oggi sono convinto che la Suora, nella franchezza del suo linguaggio, abbia ben fotografato la situazione. E che quindi la nostra riflessione e proposta debba tener conto della situazione reale. Un Progetto che educa 3 Cari genitori, le scuole dell’infanzia aderenti all’ADASM sono “fondate nel loro essere e operare” su valori cristiani e a questo non devono venir meno sia di fronte all’agnosticismo religioso di tanti dei nostri, sia di fronte ai bambini i cui genitori professano una religione diversa da quella cristiana. Il nostro Progetto educativo provinciale, che continuiamo a rinnovare nella grafica e oggi proponiamo in varie lingue, dice con chiarezza: “La scuola materna autonoma paritaria, fedele alla sua tradizione, incarna il principio della libertà dell’uomo e per l’uomo, espresso dal messaggio evangelico e dai valori dell’educazione cristiana”. Questo principio generale provo a declinarlo: l'identità della scuola cattolica e della scuola di ispirazione cristiana (diverse nella genesi giuridica, ma uguali nella sostanza) è costituta dai seguenti fattori: – Una visione vera della persona umana e di ogni sua dimensione quale riceviamo dalla Grande Tradizione della Chiesa, nella convinzione che il bambino è in senso pieno una persona umana: con gli stessi desideri di verità, di bene e di amore propri di ogni persona umana. – L’azione educativa consiste nell’introdurre il bambino nella realtà, interpretata nella luce della Tradizione Cristiana. La realtà, fatta di cose e persone, è opera di Dio creatore che vi ha inserito un senso. – La relazione con la persona del bambino deve adeguarsi allo sguardo con cui Cristo guardava ai bambini: venerazione e rispetto; amorevolezza ed autorevolezza; condivisione del loro destino. – La corresponsabilità attiva dei genitori: corresponsabilità della proposta e della conduzione educativa. In concreto “La crescita religiosa è ritmata dal tempo”. Anche quella del bambino quindi (crescita religiosa non si identifica con la professione della fede cristiana per il bambino; mentre tale professione esplicita dovrebbe essere propria dei genitori, in quanto adulti). Ogni crescita è ritmata dal tempo che, nelle nostra tradizione, è il Tempo liturgico. Perciò: – La celebrazione della festa (la domenica, che spetta direttamente ai genitori cristiani) e la celebrazione delle feste fondamentali della chiesa (Natale, Pasqua, Pentecoste) che il bambino è impegnato a conoscere con apposito insegnamento storico-culturale e a vivere con segni e strumenti idonei alla sua età dentro la Scuola, per poterle poi vivere nella comunità con i genitori. – La trasmissione della “dottrina cristiana” nei suoi elementi fondamentali e didatticamente accessibili alla conoscenza dei bambini (“Dio, Gesù Cristo, la Chiesa”: sono le unità di apprendimento concordate con lo Stato italiano anche per le scuole dell’infanzia di non esplicita “ispirazione cristiana”). – La trasmissione della dottrina cristiana avviene anche mediante l’introduzione di uno stile di vita (stile di gioco, dello stare a tavola, del rapporto con gli amici, di segni e simboli - comprese le preghiere -) che sostanzia nella concretezza le verità della Tradizione Cristiana, imparate e celebrate. – La scuola aiuta il bambino alla socializzazione, inserendolo con strumenti adeguati alla sua età nella comunità ecclesiale e civile in cui ha sede la scuola, anche se la famiglia non ha quivi la residenza. I “valori cristiani” obbligano a non porre alcuna discriminazione di razza, religione o altro (con riferimento alla diversità di stato civile dei genitori). Nell’iscrizione dei bambini la scuola è scelta dai genitori (anche nelle località in cui c'è solo la scuola di “ispi- razione cristiana” sono sempre i genitori a scegliere per i loro bambini la scuola!). Per i genitori agnostici o di altra religione la scuola non rinuncia ai principi ispiratori cristiani e ai processi didattici idonei all’educazione religiosa propria, nell’assunzione totale di un principio universale: l’essere umano è per sua natura religioso. Educazione religiosa, scuola, famiglia Accanto al progetto educativo, per i genitori di religione diversa o agnostici per scelta, si è predisposto un documento apposito da consegnare all’inizio dell’anno dal titolo: Nota per i genitori in riferimento all’educazione religiosa, in cui sono declinati i rapporti tra scuola e famiglia (vedi a pp. 4 e 5). Mentre non dubitiamo della pedagogia cristiana e dell’educazione religiosa espressa dal collegio docenti di ogni scuola, è doveroso evidenziare il problema arduo: la cointerazione con la famiglia. Non tocca a noi dire alla famiglia cosa gli compete fare per l’educazione religiosa dei bambini fuori dal tempo 03 scolastico, mentre pedagogicamente ci pare doveroso richiamare tutti i genitori a non contribuire a fare dei propri bambini degli esseri spezzati: cristiani a scuola e acristiani, quando non addirittura pagani, in famiglia. Amore fraterno a scuola e educazione xenofoba a casa; apertura alla comunicazione con gli altri a scuola e ghettizzazione in famiglia; risposta alle domande di senso a scuola e negazione di risposte a casa, segni e simboli religiosi a scuola e assenza degli stessi a casa. Il bambino ha il diritto a crescere come unità ed è male che scuola e famiglia contribuiscano a spezzarla e a soffocarla in un magma di contraddizioni. Sappiamo benissimo che non possiamo scadere in un moralismo retorico per rispetto ai tanti genitori che, per la loro fede vissuta da adulti, esigono coerenza dalla scuola; ai tanti o pochi genitori che “battezzati e comunicati” hanno rischiato di perdere per strada la fede, ci pare bello e doveroso dire: “Recuperate gli elementi fondanti della pratica religiosa attraverso i vostri bambini!”. Un caro vescovo emerito di Brescia diceva spesso: “I bambini possono essere i nuovi catechisti dei loro genitori!”. Noi a questo crediamo profondamente e abbiamo esperienza di tanti genitori che, attraverso i loro bambini, hanno riscoperto la bellezza del credere e praticare. Come concludere? Che i genitori imparino a vedere. oltre ai loro angeli custodi adulti, nei loro bambini gli Angeli Custodi piccoli, che li prendono per mano per aiutarli a incontrare l’altro, così lontano per l'intelligenza e così vicino per la fede. Un documento da sottoscrivere Nota per i genitori in riferimento all’educazione religiosa Le scuole dell’infanzia aderenti all’Adasm sono rette da due principi fondamentali: i contenuti e lo spirito del Progetto Educativo dell’Adasm-Fism di Brescia in cui si afferma: “La scuola materna autonoma fedele alla sua tradizione, incarna il principio della libertà dell'uomo e per l'uomo, espresso dal messaggio evangelico e dai valori dell’educazione cristiana”; l’accettazione delle norme discendenti dalla legge 62/2000 per cui ogni singola scuola è accreditata nel sistema scolastico italiano col titolo di “paritaria” e con un proprio POF. Da questo discende: L’autonomia dei principi fondanti (richiamati più sopra ed espressi nel POF); l’autonomia organizzativa di tempi e modi operativi, laddove non contrastino esplicitamente con norme generali della Costituzioni Italiana e di leggi specifiche. Essendo le nostre scuole per loro natura “scuole della comunità” devono essere accoglienti verso tutti i bambini della comunità, eliminando ogni discriminazione di sesso, di razza, di religione e di qualità personale del singolo bambino. Essendo le nostre scuole di “ispirazione cristiana” hanno il dovere di organizzarsi in modo da essere attrezzate per accogliere con particolare attenzione i bambini “poveri”(economicamente, culturalmente, con forme di disagio personale, familiare e/o sociale). Dal nostro progetto educativo inoltre discende, che il servizio scolastico, pur conservando la sua autonomia, resta sussidiario alla famiglia (qualunque sia la sua forma e composizione) e quindi attiva il massimo di interazione con coloro che hanno generato i bambini e/o ne hanno primaria responsabilità giuridica. Per quanto riguarda in particolare L’Educazione Religiosa: Affermato che “l'essere umano è per natura religioso” Affermato che il patrimonio religioso delle nostre scuole, per tradizione e per scelta, si ispira e si attiva attraverso contenuti, segni e simboli della tradizione cristiano-cattolica Fa presente ai genitori: Che i segni e i simboli religiosi esposti nelle nostre scuole fanno riferimento alla tradizione cristiana-cattolica (quadri, statue, manifesti …). Che i bambini saranno educati alla preghiera e alla relazione con l’ALTRO con segni quotidiani cristiani-cattolici. Che la partecipazione alla vita religiosa della comunità cattolica è riferimento primario e indispensabile per inserire i bambini nella “tradizione religiosa locale”. Che ogni scuola, nella sua programmazione, esprime “vita religiosa” attraverso iniziative particolari (feste religiose, presenza dei sacerdoti cattolici nella scuola, racconto della Storia Biblica, Vangeli compresi …). In ogni scuola i sacerdoti della comunità sono sollecitati a far visita ai bambini, ad incontrare i genitori e le educatrici per momenti informali e per momenti formativi specifici da inserire nel piano didattico; le scuole sono chiamate a condividere il cammino religioso della comunità. Invita i genitori a non privare i propri figli e loro stessi del “patrimonio religioso in cui sono inseriti” e a non mettere in atto situazioni che costringano la scuola ad azioni di “discriminazioni religiose” tra i bambini. Riconosce ai genitori di religioni diverse dalla Cristiano-Cattolica il diritto ad essere preventivamente informati quando la scuola si attiva o partecipa a forme ufficiali di culto cristiano-cattolico, lasciando ai genitori stessi la responsabilità di sottrarre i propri bambini a tali manifestazioni, avvisando preventivamente la coordinatrice della scuola e provvedendo in proprio a sottrarre dalla scuola i propri bambini per il tempo di tali atti di culto e a reinserirli nella scuola, in orari e forme concordati con la coordinatrice. In fede Firma di un genitore Firma della coordinatrice Data 05 Il Progetto educativo elaborato dall’Adasm di Brescia, che ispira la proposta delle 263 scuole associate, è stato tradotto in inglese, francese, arabo e indiano. Un’iniziativa che intende avvicinare i genitori di tanti bambini stranieri frequentanti. Ne parliamo con il presidente dell’Adasm Lorenzo Albini. Scuola e integrazione dei bambini extracomunitari: un problema sempre più sentito nella scuola italiana. A questo proposito, come se la cavano le scuole dell’infanzia? Le “nostre” scuole sono frequentate da oltre 2300 bambini stranieri, che provengono da diverse etnie e che vengono accolti al pari degli altri bambini. Ogni scuola attiva progetti per favorire un’integrazione serena e graduale. In questo senso un grosso aiuto possono darlo le figure dei mediatori culturali – quando vengono messi a disposizione dagli enti locali – che rappresentano spesso un indispensabile tramite fra le educatrici e i genitori stranieri, soprattutto dal punto di vista adasm fism Un Progetto per l’accoglienza L'école maternelle paritaire à l'intérieur du système scolastique national Progetto educativo Educational project Projet éducatif يوبرتلا عورشملا bwlvwVI iviDAk pirXojnw Tradition, nouveauté, continuité Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.es écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel. Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vomps la nouveLes Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.es écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel. Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.es écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel. Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. 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Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.es écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel. Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition et développent en même temps la nouveauté et la continuité d'une culture pédagogique, qui entre constamment dans le débat actuel.Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vomps la nouveLes Les écoles maternelles paritaires d'inspiration chrétienne vivent et expriment activement, dans tous les coins de la province, le vocabulaire de la présence: liberté, popularité, autonomie, solidarité, qualité éducative. Elles se situent dans le sillon de la tradition Scuole dell’infanzia Adasm Fism di Brescia della lingua e della comprensione reciproca. Che scopo vi prefiggete con la traduzione del Progetto educativo? Innanzitutto vogliamo… farci conoscere. Intendiamo cioè mettere in condizione i genitori stranieri di comprendere che le scuole associate all’Adasm non sono realtà riservate, ma rappresentano istituzioni educative cristianamente ispirate, che condividono valori come la pace, l’amicizia, il rispetto reciproco, l’accoglienza… In questo senso sono scuole aperte a chiunque ne condivida i principi di fondo che sono, appunto, universali e comuni a più culture. Anche chi viene da lontano e abbraccia una religione non cristiana potrà decidere perciò di condividere il nostro Progetto educativo ed iscrivere il proprio figlio ad una scuola-Adasm… Anzi, in un futuro prossimo non escludo la traduzione del Progetto educativo anche in altri idiomi orientali, per raggiungere tante famiglie di quei lontani paesi che sono ormai residenti nella nostra provincia. Un’iniziativa ambiziosa, i cui risultati si valuteranno in tempi lunghi… L’integrazione e l’accoglienza del “diverso” richiedono, competenza, impegno e tanta pazienza - in questo senso l’Adasm è impegnata anche sul fronte dell’integrazione dei bambini disabili, che sono attualmente 167-. Oltre a proporre iniziative di formazione e aggiornamento a educatrici e coordinatrici, cerchiamo di privilegiare la collaborazione con le pubbliche amministrazioni per favorire l’accoglienza nelle singole scuole, allo scopo di evitare la formazione di ghetti autoreferenziali e per aiutare i genitori italiani a superare la naturale paura del “diverso”. A questo proposito sono convinto che le scuole dell’infanzia rappresentino un luogo ideale per sperimentare forme di accoglienza e di integrazione assolutamente efficaci, perché la spontanea amicizia fra tutti i bambini è un ponte naturale che è premessa per buone relazioni anche fra i genitori e la scuola. L’Adasm-Fism (Associazione degli Asili e delle Scuole Materne autonome) è nata a Brescia nel 1966. Oggi associa 263 scuole dell’infanzia di città e provincia. Nelle scuole associate operano circa 1.400 educatrici, accogliendo ogni giorno oltre 20.000 bambini, fra i quali circa 2.300 stranieri. L’organizzazione delle scuole Adasm-Fism si ispira a un preciso Progetto educativo e consente di rispondere anche alle esigenze di 160 bambini disabili, inseriti quotidianamente in oltre 100 scuole. Negli ultimi anni sono stati aperti 70 asili nido, che ospitano attualmente circa 1.300 bambini e occupano oltre 140 educatrici. La gestione amministrativa di tutte le scuole Adasm-Fism Brescia impegna ogni anno oltre 1.200 amministratori che svolgono il loro incarico con passione, dedizione, competenza e gratuità. C’è un filo rosso che collega tutte le nostre scuole: il Progetto educativo dell’Adasm-Fism di Brescia. Intorno ai temi ed ai contenuti di questo importante documento si realizza l’identità di ogni scuola. Proviamo a immaginare strumenti e contenuti che possano aiutare tutte le scuole a declinare, anno dopo anno, i temi più importanti che il Progetto educativo propone. Il fine è quello di sensibilizzare e coinvolgere tutti: bambini e genitori, educatrici e amministratori, paesi e comunità, intorno ai temi generatori della nostra azione educativa. Ogni anno una proposta La proposta di quest’anno si intitola “Prima i bambini”: sarebbe bello che aspetti quali “l’attenzione all’infanzia” e “la scuola come motore educativo della propria comunità”, venissero valorizzati durante l’anno e le proposte e le azioni di ogni scuola dell’infanzia. Fra gli appuntamenti che sono stati preparati, innanzitutto la Conferenza annuale delle coordinatrici. Un momento nuovo e stimolante dove fare il punto a proposito dei contenuti e delle modalità migliori per realizzare in ogni scuola il Progetto educativo. Un appuntamento per confrontarsi a proposito dei bisogni formativi e dei supporti necessari alle scuole ed alla loro attività didattica ed educativa. Inoltre, alcuni materiali a disposizione, come: il Manifesto del tema annuale, da appendere all’ingresso della scuola, così, per ricordare a tutti alcune cose importanti da non dimenticare. Il calendario murale, da appendere in ogni sezione e da utilizzare come strumento quotidiano di lavoro. Il percorso a tema: alcuni suggerimenti e strumenti operativi utili per chi vuole declinare lo sfondo tematico annuale anche con i bambini, le famiglie, le comunità. Prima i bambini Il progetto annuale delle scuole Adasm Fism di Brescia Motivi di fondo Ma cosa significa che la scuola dell’infanzia è il cuore della comunità? In primo luogo gli educatori devono vivere in prima persona i valori della comunità, aver chiaro il senso dei riti che ne definiscono l’identità e conoscere gli usi e i costumi che rendono peculiare l’appartenenza al territorio. Senza queste condizioni anche le feste e i contenuti della tradizione vengono fagocitati dalla spirale consumistica, annullati nel loro significato e destinati alla dispersione. Una comunità senza identità non è più tale, diventa “liquida” come gli ambienti metropolitani. In secondo luogo le scuole associate all’ADASM si differenziano dalle altre scuole pubbliche per il maggior radicamento nella comunità locale; esse infatti sono state tutte istituite, per lo più in anni lontani, per iniziativa delle popolazioni locali, contando sulla partecipazione della gente ed usufruendo della liberalità di qualche cittadino benestante. Gli intenti poi si sono concretizzati grazie alla disponibilità delle religiose di diversi ordini presenti sul territorio. Dopo l’istituzione della scuola dell’infanzia statale, a seguito di una regolamentazione sempre più complessa, la scuola paritaria può continuare a vivere solo se legittimata dalla comunità locale: la comunità tutta deve maturare la consapevolezza che l’educazione dei bambini non è solo un affare privato delle famiglie, ma è un fatto che deve mobilitare le energie di tutti proprio perché di tutti sono i bambini che rappresentano il futuro. Liberi di progettare Queste idee si traducono in un progetto che non è già confezionato, ma nasce dal desiderio di offrire alcuni “spuntini” per ideare. Il materiale proposto è legato alla tematica della comunità, che non si esaurisce certamente con questi semplici suggerimenti, ma intende fungere da stimolo per ricercarne altri ancora. Può diventare il filo conduttore della progettazione didattica annuale o, semplicemente, lo sfondo per iniziative a tema più semplici: la settimana della comunità, la festa del paese, lo spettacolo di carnevale… A disposizione delle scuole anche una storia, disegni, canzoni, attività, laboratori, da utilizzare nella realizzazione del progetto e dei vari temi - la famiglia, il paese, i paesi lontani - che a partire da esso si possono declinare in attività concrete con i bambini. 09 Pennellino. Sulle orme di Patch Adams (di Franca Ferrari) Dedicato a tutti i”nasi rossi”, questo libro racconta le emozioni e le empatie che si vivono in una corsia di ospedale con il camice colorato e il naso del pagliaccio. “Pennellino”, nome d’arte dell’autrice, spiega come curare con il sorriso, attraverso la clownterapia, sia un’esperienza straordinaria, la cui evidente efficacia nel sollevare i malati riversa gioia e ottimismo anche in coloro che accettano di impegnarvi parte della loro vita. (San Paolo, € 11,00) 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta (di M. Walsh) Un tenero vademecum, che illustra dieci piccoli gesti quotidiani da fare insieme a mamma e papà, “buone pratiche” per educarsi ad uno stile di vita sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Attraverso grandi disegni e in modo divertente il bambino impara a “Spegnere la luce quando si esce dalla stanza”, “Usare i due lati dei fogli”, “Piantare un seme e curare una pianta”, come, per esempio, “Fare la raccolta differenziata” e “Andare a scuola a piedi”… (Editoriale Scienza, € 14,90) Il grande mondo dei piccoli I bambini da 0 a 5 anni (di S. Bourcier) Il bambino e la sua famiglia; le emozioni e i comportamenti; il rapporto tra famiglia e asilo nido o scuola materna, con l’importante momento dell’inserimento. Un manuale pratico rivolto a genitori ed educatori che tratta temi e preoccupazioni legate alla prima infanzia, tentando di spiegare, per esempio, le paure, l’aggressività, la gelosia dei piccoli, come il delicato rapporto con gli “oggetti transizionali” (ciuccio, coperta o bambola preferita). (San Paolo, € 13,50) La narrazione è stata al centro del corso promosso dall’Adasm-Fism di Brescia a Montichiari il 27 e 28 agosto scorsi (con replica a Bienno il 5 e 12 settembre), a cui sono intervenute alcune centinaia di educatrici dell’infanzia. Raccontare... raccontarsi ... Raccontiamo dunque questi due giorni durante i quali le insegnanti delle scuole dell’infanzia paritarie aderenti all’Adasm si sono soffermate a riflettere sul significato e sul valore del raccontare, del raccontarsi nella scuola materna e nel nido. All’inizio è stato un allegro “raccontarsi tra insegnanti”, il cui cordiale ritrovarsi non ha lasciato molti dubbi su quanto possano riuscire a vivacizzare le scuole in cui operano. Attento e partecipato è stato l’intervento di Gianfranco Staccioli (docente di metodologia del gioco all'Università di Firenze), che ha affermato con grande chiarezza come lavorare sulla narrazione in modo innovativo non implichi proporre fantasticherie, bensì una rielaborazione della realtà raccontandone tutte le piccole cose di ogni giorno, giocando con la parola detta e scritta, con le immagini, con i disegni, con le cose che appartengono alla quotidianità. Tempo e contesto del narrare Il narrare è sempre un atto di co-narrazione, è un atto di interazione favorito dal contesto in cui il racconto avviene: di questo contesto grande responsabilità organizzativa è di insegnanti e genitori. Il contesto e il tempo della narrazione, un tempo lungo ormai spesso perduto sia a scuola che a casa, sono gli elementi che permettono di narrare e di narrarsi la vita, le storie di vita che hanno un senso. Perché i bambini raccontano e vogliono sentirsi raccontare il senso: il senso della vita della loro maestra bambina, il senso dell’allevare api e caprette… e questo vale fin da piccoli, anche per i neonati. Come? Ma un bimbo di sei mesi non sa raccontarsi! Lui no, ma un’educatrice, un genitore sì: e dunque raccontiamo anche ai bimbi piccoli, commentiamo la loro vita quoti- diana raccontando come siano stati bravi a fare la nanna, a giocare con cucchiai e pentolini, con scarpette e calzine… Il bambino cerca nel racconto un modello, cerca di sapere come funziona la vita e questo, per dirla col poeta Sepulveda, avviene “al andar se hace el camino se hace el camino al andar”, procedendo lentamente. Ed è questo stesso leit-motif che ha ripreso Rodolfo Apostoli (presidente del CEMEA di Milano) quando ha proposto le proprie riflessioni circa “La narrazione autobiografica”. È infatti nel rispetto dei tempi narrativi del bambino che la scuola materna si deve impegnare per creare un ambiente che gli permetta di esprimersi, qualunque sia in quel momento, la sua capacità di farlo. Attraverso il linguaggio al bambino viene offerta la possibilità di organizzare le idee, di interiorizzarle e di dare significato alle proprie esperienze: è grande quindi l’opportunità che l’insegnante può offrire al bambino quando lo aiuta ad entrare nel “focus” del suo oggetto comunicativo e lo aiuta ad espanderne i significati. Creare la possibilità di una conversazione lenta intorno alla famiglia, alla casa, ai giochi, alle scoperte, con il disegno, con il gioco simbolico, con l’atteggiamento di chi cerca di capire più che di contraddire, rende possibile il parlare, il conversare, il narrare di sé e degli eventi conosciuti: tutto ciò si realizza se si predispone per il bambino una situazione di benessere. L'uccello con tre ali È seguito l’intervento di Bruno Tognolini (scrittore, autore di testi per trasmissioni televisive per bambini e ragazzi) con il contributo trascinante e convincente “L’uccello con tre ali”. È lui stesso un Piccolo Principe della poesia che non fatica a trovare le parole della leggerezza e della bel- lezza per comunicare alle insegnanti come la Poesia, questo uccello con tre ali, possa riuscire a far crescere un “angolo di giardino nell’orto della classe”. Con esempi ricchi e fioriti, che hanno strappato più volte l’applauso, le insegnanti comprendono come la rima e il ritmo (ala del Suono) e il senso (ala del Senso) debbano abbracciare la terza ala che una volta trovata crea ed educa il gusto, tanto che poi si sa cosa cercare, non ci si accontenta di niente di meno. Narrare, anche al nido Parallelamente al percorso per la formazione del personale della scuola dell’infanzia, è stato organizzato un intervento specifico per le educatrici degli asili nido, affidato a Mariangela Agostini, (bibliotecaria, esperta di libri per bambini e ragazzi). “Dai libri alla lettura divertendosi” è stata un’esperienza di vero e piacevole contatto con il meglio delle proposte bibliografiche rivolte ai bambini da zero a tre anni. Libri senza parole, con fotografie, quelli che rispecchiano le esperienze quotidiane del bambino e quelli per creare giochi con la voce o il movimento, i pop-up e quelli di stoffa, libri tutti da leggere e da raccontare. Ogni titolo è stato segnalato con il relativo autore e/o illustratore, casa editrice e collana, ma soprattutto è stato vissuto attraverso una lettura ora sussurro, ora gioco magico di tanti toni di voce, ora sguardo su colori e figure reali, fantastiche quasi vere, ora richiamo di odori… tipicamente infantili… Beh, una presentazione veramente coinvolgente che si è conclusa con l’intonazione corale e spontanea di una canzone da cui è nato un libro per bambini bello e prezioso come il messaggio della canzone stessa: “Ci vuole un fiore”. Pietro Reghenzi La fiaba I tre orsi C’erano una volta tre orsi, che vivevano in una casetta nel bosco. Uno era un Orsetto Piccino, uno era un Orso Medio e il terzo era un Orso Grande e Grosso. Ognuno aveva la sua tazza per la colazione: una piccola tazza per l’Orsetto Piccino, una tazza così così per l’Orso Medio e un gran tazzone per l’Orso Grande e Grosso. E ognuno aveva la sua sedia, una piccola sedia per l’Orsetto Piccino, una sedia così così per l’Orso Medio e una gran seggiolona per l’Orso Grande e Grosso. E ognuno aveva il suo letto, un piccolo letto per l’Orsetto Piccino, un letto così così per l’Orso Medio e un gran lettone per l’Orso Grande e Grosso. Un giorno, dopo essersi preparati una zuppa d’avena per colazione, la versarono nelle tre tazze e uscirono a fare una passeggiata nel bosco mentre la zuppa si freddava, perché non volevano scottarsi la bocca a mangiarla troppo presto. Mentre gli orsi erano a passeggio, arrivò alla casetta una bambina che si chiamava Chioma d’Argento. Prima guardò dalla finestra, poi sbirciò dal buco della serratura, e vedendo che in casa non c’era nessuno, girò la maniglia. La porta non era chiusa a chiave, perché gli orsi erano bravi orsi che non avrebbero fatto male a una mosca e che perciò non si aspettavano mai il male da nessuno. Cosi Chioma d’Argento apri la porta ed entrò, e fu ben contenta di trovare la colazione pronta. Se fosse stata una brava bambina, avrebbe aspettato che gli orsi tornassero a casa, e magari loro le avrebbero offerto di Joseph Jacobs un po’ di zuppa d’avena, perché erano proprio dei bravi orsi, magari un po’ scorbutici, si sa come sono gli orsi, ma molto di buon cuore e molto ospitali. La bambina assaggiò prima la zuppa dell’Orso Grande e Grosso, e la trovò troppo calda. Poi assaggiò la zuppa dell’Orso Medio, e la trovò troppo fredda. Poi passò a quella dell’Orsetto Piccino, e non la trovò né troppo calda né troppo fredda, ma proprio giusta; e le piacque talmente che se la mangiò tutta. Poi la piccola Chioma d’Argento si sedette sulla sedia dell’Orso Grande e Grosso, e la trovò troppo dura. Poi si sedette sulla sedia dell’Orso Medio, e la trovò troppo soffice. Poi si sedette sulla sedia dell’Orsetto Piccino, e non la trovò né troppo dura né troppo soffice, ma proprio giusta. Cosi restò seduta lì finché non la sfondò e piombò per terra di schianto. Allora la piccola Chioma d’Argento salì nella camera da letto dei tre orsi. Prima si sdraiò sul letto dell’Orso Grande e Grosso, ma lo trovò un po’ troppo alto in cima. Poi si sdraiò sul letto dell’Orso Medio, ma lo trovò un po’ troppo alto in fondo. Poi si sdraiò sul letto dell’Orsetto Piccino, e non lo trovò troppo alto né in cima né in fondo, ma proprio giusto. Cosi si sistemò ben bene sotto le coperte e si addormentò in un baleno. Intanto i tre orsi avevano deciso che ormai la zuppa d’avena doveva essersi freddata abbastanza, perciò tornarono a casa per fare colazione. Ma Chioma d’Argento aveva lasciato il cucchiaio nella tazza dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno A CURA DI PATRIZIA ENZI ha toccato la mia zuppa!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E quando l’Orso Medio guardò la sua tazza, vide che anche lì c’era il cucchiaio. “Qualcuno ha toccato la mia zuppa!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. Allora l’Orsetto Piccino guardò la sua tazza e vide che anche lì c’era il cucchiaio, ma la zuppa non c’era più. “Qualcuno ha toccato la mia zuppa, anzi, me l’ha mangiata tutta!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. A questo punto i tre orsi decisero di dare un’occhiata in giro, dato che evidentemente qualcuno era entrato in casa loro e si era mangiato la colazione dell’Orsetto Piccino. E Chioma d’Argento non aveva rimesso ben dritto il cuscino troppo duro dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E la piccola Chioma d’Argento aveva schiacciato il cuscino troppo soffice dell’Orso Medio. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. E voi sapete benissimo cos’aveva fatto Chioma d’Argento alla terza sedia. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia, anzi, me l’ha sfondata!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. Allora i tre orsi ritennero necessarie delle indagini ulteriori, e salirono al piano di sopra, in camera da letto. E la piccola Chioma d’Argento aveva lasciato fuori posto il cuscino dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E Chioma d’Argento aveva lasciato fuori posto il copriletto dell’Orso Medio. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. Quando l’Orsetto Piccino guardò il suo letto, vide che il cuscino era al suo posto, e il copriletto era al suo posto, e tra cuscino e copriletto c’era la bella testolina di Chioma d’Argento, che non era al suo posto proprio per niente. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto, anzi, c’è ancora!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. La piccola Chioma d’Argento aveva udito nel sonno la vociona fonda e ruvida dell’Orso Grande e Grosso, ma dormiva così profondamente che l’aveva sentita come il ruggito del vento o il rombo del tuono. Aveva udito anche la voce così così dell’Orso Medio, ma era stato come sentire qualcuno che parlava in un sogno. Ma la piccola vocetta dell’Orsetto Piccino, era così aspra e acuta che quando la sentì si svegliò immediatamente. Balzò su, e quando vide i tre orsi a un lato del letto, rotolò giù dall’altro e corse alla finestra. La finestra era aperta perché gli orsi, bravi e ordinati com’erano, appena si alzavano al mattino aprivano subito la finestra. Chioma d’Argento saltò giù, si allontanò di corsa nel bosco, e i tre orsi non la videro mai più. Questo testo, raccolto da Joseph Jacobs nel 1890, è una rielaborazione di una precedente versione scritta da Robert Southey, in cui la protagonista era una vecchina. Tratta dalla raccolta: “English Fairy Tales”, 1980. In questa fiaba manca la risoluzione del conflitto e non c’è un lieto fine, anche se la bambina riesce a darsela a gambe e a sfuggire ai tre orsi. Non ci sono cattivi, ma solamente tre orsi ingenui e una ragazzina in cerca di sé stessa che tenta di spiare i misteri della vita adulta. Sono trattati simbolicamente alcuni aspetti connessi con lo sviluppo del bambino: la ricerca dell’identità, il complesso edipico e la rivalità tra fratelli (tra la fanciulla e l’orsetto piccolo). La fonte originale di questa fiaba è un’antica leggenda scozzese che parla di tre orsi il cui terreno viene violato da una volpe femmina, che poi verrà sbranata dagli stessi. La volpe, nelle versioni successive, diventa una vecchia e poi una giovinetta. Comunque, rimane l’ammonimento a rispettare la proprietà e la privacy altrui. La storia di Riccioli d’oro assomiglia a quella di Biancaneve: una fanciulla si perde nel bosco e trova rifugio in una casetta che, all’inizio, non si sa da chi sia abitata. “Boccoli d’oro è la figlia maggiore alle prese con una particolare fase dei suoi conflitti edipici: il rapporto ambivalente con la madre. […] è la persona pre-adolescente che cerca di affrontare tutti gli aspetti della situazione edipica”. (B. Betthelheim) “I genitori vorrebbero che le loro figlie rimanessero eternamente le loro bambine e le bambine vorrebbero credere che sia possibile sottrarsi alla lotta del processo di crescita”. (B. Betthelheim) 13 dalle scuole Scuola materna “A. M. Borghese” di Portese - San Felice del Benaco Una gita all’isola del Garda Scuola Materna di Bornato Ricordo di Santo Sardini Dopo i temporali di fine settimana, è una giornata bellissima: temperatura mite, cielo limpido, sole splendente, lago calmo! I bambini, formando una lunga fila, scendono verso il porto, c’è molto fervore nelle loro voci: questa volta non si tratta di andare a osservare il lago: la sua acqua limpida, il volo dei gabbiani, le anatre che si inseguono, i cigni che scivolano lenti sull’acqua, ma prenderemo un piccolo battello che ci porterà all’isola del Garda, tragitto emozionante! Arrivati all’isola ci accoglie la mamma del nostro “piccolo” Patrick, la signora Cavazza. La famiglia Cavazza è propietaria da generazioni di questa bellissima e suggestiva isola, incastonata tra il golfo di Salò e quello di Manerba. Con molta dolcezza e attenzione per i bambini ci fa da guida lungo un percorso che si snoda tra giardini all’inglese bordati da piante aromatiche, ulivi secolari e palme altissime. Improvvisamente giovedì 22 Ottobre 2009 all’età di 79 anni si è spento Santo Sardini. Egli è stato e sempre sarà nel nostro ricordo una figura di grande rilievo nella lunga storia della scuola materna di Bornato. Ha sempre considerato l’Asilo - come lui lo chiamava - un bene prezioso per l’intera comunità, impegnandosi con grande passione e zelo nella collaborazione con i vari organi che lo compongono: con i consigli di amministrazione che si sono succeduti nel tempo, con le insegnanti, con le suore, con i bambini, con le famiglie. Il suo obiettivo primario è sempre stato quello di operare nella direzione del bambino e delle famiglie, cercando di offrire un servizio scolastico ed educativo rispondente il più possibile ai loro bisogni. Ha creduto nel patrimonio dei valori cristiani che lui “sentiva e viveva” e ai quali la scuola si ispira; ha intrattenuto durante questi lunghi anni un rapporto di premurosa attenzione verso le reverende suore alle quali guardava con profondo rispetto e stima. Intanto racconta, racconta la storia dell’isola e dei personaggi che vi hanno vissuto, dai frati francescani - anzi San Francesco stesso - che l’hanno scelta come luogo di meditazione, preghiera e lavoro (ci sono ancora le loro celle), a Dante Alighieri, sino a Napoleone. Infine ci racconta della bisnonna, che ha fatto di quest’isola un gioiello di bellezza, con il suo splendido palazzo veneziano, immerso in un giardino botanico ricco di ogni specie di piante. Lei racconta e i bambini se ne stanno attenti e silenziosi coi loro nasini rivolti all’insù ad ammirare la torre del palazzo, la chioma bluastra di un’altissima palma blu, il fiore altissimo di un’agave che una volta appassito il fiore morirà! Poi c’è la sorpresa della casa con la stanza dei giochi dei bambini, così diversi dai giochi di oggi, così “strani” ma anche affascinanti. I bambini guardano incuriositi, commentano, confrontano, raccontano. Il tempo trascorre veloce, dopo il pic-nic in un grande prato verde ombreggiato da cedri e querce secolari si gioca sino al momento di riprendere il battello. È stata una magnifica esperienza per tutti, grandi e piccoli, che ci ha riempito di meraviglia e di gioia, tanto che anche la ripida salita che ci riporta a scuola sembra un po’ meno impegnativa! Guardando a esempio alla Famiglia di Nazareth, nutriva grande considerazione verso l’ordine delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, alle quali dedicava tempo e affetto. “Un’anima bella”- come lo ha definito in questi giorni la superiora. Come non ricordare i suoi quotidiani appuntamenti, ogni mattina dopo la messa, a scuola, immerso in scartoffie burocratiche e piacevoli conversazioni! Nel suo operare, si è sempre contraddistinto per semplicità e fermezza cercando di trovare soluzione ai problemi, coniugando dialogo e ascolto. Negli ultimi tempi, per motivi di salute, aveva lasciato a malincuore l’incarico di presidenza trentennale della scuola, preferendo rimanere nel Consiglio di Amministrazione in qualità di consigliere, fiducioso e sicuro del suo ideale di scuola che condivideva con chi gli succedeva. Di natura riservata e mite lascia a tutti noi un grande esempio di umiltà e professionalità, spese con passione gratuita per i bambini e l’intera comunità. La nostra riconoscenza e il nostro grazie va a lui e a quanto ha saputo trasmetterci negli anni. Pochi giorni fa aveva consegnato la sua lettera di dimissioni dal Consiglio di Amministrazione. Questa contiene un elenco infinito di grazie verso tutti coloro che in questi anni lo avevano sostenuto. Forse non si è reso conto di quanto lui abbia sostenuto gli altri, di quanto lui sia stato la colonna portante della nostra scuola! Termina la sua lettera scrivendo: “con l’occasione porgo cordiali saluti e auguri a tutti affinché in questo Ente, caro a tutta la comunità di Bornato, l’ultima parola sia sempre e comunque spesa a salvaguardare le funzioni storico-religiose a tutela del bambino”. Quella che ci lascia è una preziosa eredità della quale siamo chiamati tutti a fare tesoro. AdasmFismBrescia 2009/10 A S S O C I A Z I O N E D E G L I A S I L I E D E L L E S C U O L E M A T E R N E La scuola dell’infanzia è il cuore della comunità