Premessa
L’obiettivo di questo opuscolo è quello di presentare in forma divulgativa il
ruolo del rame come fine regolatore della memoria e dell’apprendimento
e come la sua dismeostasi a livello del Sistema Nervoso Centrale possa
indurre patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. Sebbene il taglio non
sia quello di una review scientifica ufficiale pur tuttavia alcuni concetti e
prospettiva di frontiera sono riportate. Inoltre, l’ultimo paragrafo riporta i
risultati della fase pilota effettuata in Terra di Bari con il Test C4D.
Ringraziamenti
Ringrazio coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo opuscolo:
Dott.ssa Marialessandra Contino, Dott.ssa Mariangela Cantore, Dott.ssa Elena
Capparelli e Dott.ssa Imane Ghafir El Idrissi.
Ringrazio Canox4drug S.p.A. per il supporto a tutti i livelli fornito in questa
fase pilota.
Un particolare ringraziamento ai medici di base della Provincia di Bari che
hanno partecipato gratuitamente e con grande impegno al reclutamento dei
soggetti che si sono sottoposti allo studio.
Grazie alle psicologhe Dott.ssa Mariangela Proscia e Dott.ssa Alessandra
Dipietro per tutto il prezioso lavoro svolto in fase di progettazione e di
reclutamento oltre che di valutazione tecnica.
Grazie alla Dott.ssa Olimpia Difruscolo del reparto di Neurologia “Di Venere”
di Carbonara ed agli altri colleghi che hanno collaborato.
Grazie anche ai medici del reparto di Neurologia dell’Ospedale “Miulli”
di Acquaviva delle Fonti.
Grazie all’Associazione Alzheimer per il contributo dato nel reclutamento e
nella realizzazione della fase pilota.
Gratitudine e stima al Dott. Gianvito Dongiovanni per lo studio biostatistico.
Infine, ringrazio tutte le persone che mi hanno fatto crescere come
uomo e come ricercatore senza che avvertissi il peso della gerarchia
bensì l’esperienza e l’entusiasmo: Prof. Roberto Perrone e Prof. Francesco Berardi.
Inoltre, tutti i miei colleghi con i quali ho condiviso tutti questi anni di
studio e di ricerca: Prof. Marcello Leopoldo, Prof.ssa Savina Ferorelli,
Dott. Mauro Niso, Dott.ssa Carmen Abate, Dott.ssa Maria Grazia Perrone,
Dott.ssa Enza Lacivita e Dott.ssa Laura Zinzi.
Questo lavoro, fatto con impegno sottrae inevitabilmente tempo ai propri
cari: Catia, Pietro Antonio, Annabella… a voi dedico con tutto l’amore che
posso e potrò!
Prof. Nicola Antonio Colabufo
Dipartimento di Farmacia-Scienze del Farmaco
Università degli Studi di Bari “A. Moro”
Presidente spin-off BIOFORDRUG SRL dell’Università degli Studi di Bari
Indice
• Il cervello... un cantiere aperto per tutta la vita
pag.
5
• Le vie del rame
»
8
• Morbo di Wilson
»
10
• Morbo di Menkes
»
10
• Il rame e la memoria “molecolare”
»
10
• Long Term Potentiation
»
11
• Modulazione del recettore NMDA
»
12
• Il rame e la APP
»
13
• La via amiloidogenica e non-amiloidogenica
»
15
• Il rame e l’APOE
»
17
• Alzheimer: diabete di tipo III
»
19
• Cosa è il Test C4D
»
20
• Come effettuare il Test C4D
»
20
• Come si legge il Test C4D
»
20
• Come si effettua la misura con il Test C4D
»
21
• Studio Pilota del Progetto Regionale Living Labs
»
22
Il cervello... un cantiere aperto per tutta la vita
Il nostro cervello è un cantiere aperto… per tutta la vita. Si modifica continuamente e questa proprietà viene definita plasticità. Va precisato, non il
cervello in toto ma i neuroni possono subire delle modifiche in risposta a
stimoli ambientali, culturali, di apprendimento o per eventi traumatici.
La fase del neurosviluppo è caratterizzato da un turbinìo di nuove connessioni neuronali che si formano ed altre che si riducono; altre ancora
si irrobustiscono mentre alcune per via dello scarso impiego tendono a
scomparire. In linea di massima il nostro cervello, in maniera quasi Pirandelliana, ricorderete il Fu Mattia Pascal, è quello che noi siamo stati, a
quali stimoli culturali, ambientali, emotivi siamo stati esposti. Ad un certo
punto l’inevitabile progressione neurodegenerativa si abbatte, dimagrendolo, lasciandoci pur tuttavia un “tesoretto” definito riserva cognitiva. Su
questa riserva bisogna far leva per recuperare tutto quello per cui il nostro
cervello è stato impiegato e plasmato nel corso degli anni ponendosi come
obiettivo una qualità di vita sociale accettabile e sostenibile del paziente
e dei caregivers.
Addentrarsi nei meandri del cervello significa non farvi ritorno. Spesso la
psicologia costituisce un filo d’Arianna ma il sancta sanctorum del nostro
cervello resta ancora quasi del tutto sconosciuto sebbene alcune vie maestre siano note.
Per questo per evitare di perdermi in traiettorie scoscese ed impervie ho
scelto di seguire alcune vie. Gli antichi romani chiamarono Via Salaria quella
strada consolare che congiungeva Roma con Porto d’Ascoli sulle sponde
del mare Adriatico. Era cosi chiamata perché destinata al trasporto del sale
dal guado del Tevere alla Sabina.
Analogamente proverò a condurvi attraverso alcune vie che chiamerò:
Le Vie del Rame. Sono quelle per cui il rame (per la precisione ione
rameico) transita dalla periferia al cervello raggiungendo l’ippocampo,
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un porzione cerebrale ripartita tra i due emisferi, inserito nel sistema
limbico svolgendo un ruolo importante nella memoria a lungo termine
e nella “navigazione spaziale”.
è di qualche settimana la consegna del Premio Nobel per la medicina al
ricercatore John O’keefe che negli anni ’70 aveva individuato che topi liberi
di muoversi modificando direzione accendevano delle cellule ippocampali che
furono definite cellule di posizione. Circa trent’anni più tardi May-Britt Moser
ed Edvard Moser evidenziarono a livello della corteccia entorinale posizionata nella parte bassa dell’ippocampo che il movimento di topi accendeva
cellule grigie in grado di disegnare una griglia esagonale. L’integrazione dei
due studi ha portato pertanto a definire nei topi il sistema GPS, in grado
di dettare le coordinate spazio-temporali.
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Sono proprio le stesse zone anatomiche che l’imaging in vivo nell’uomo ha
mostrato compromesse nei pazienti di Alzheimer i quali privi del GPS vagano
nello spazio e nel tempo con coordinate alterate essendo l’integratore di
sistema (memoria) gravemente compromesso.
La malattia di Alzheimer è stata descritta per la prima volta nel 1906 dal
neuropatologo Alois Alzheimer (1863-1915) ma solo nel 1910 la malattia
ebbe un nome, o uno status allorquando Emil Kraepelin, psichiatra tedesco
ripubblicò il suo trattato “Psichiatria”, nel quale si parlava di una nuova
forma di demenza scoperta da Alzheimer. L’obiettivo del presente lavoro è
di condurvi, giammai come Caronte si prestò al Vate, nel Sancta Sanctorum
quasi prestandovi il mio stupore di quei giorni in cui m’apprestai lungo le
vie rame…
7
Le vie del rame: gli alimenti e l’acqua
L’omeostasi del rame è determinata dall’equilibrio tra il rame assorbito
dagli alimenti e dall’acqua che introduciamo e l’escrezione attraverso feci e
bile. L’OMS definisce gli intervalli di ione rameico in condizioni fisiologiche
e patologiche
0.9-1.3 mg/die: intervallo consigliato;
2-3 mg/die: intervallo utile a sopperire o a prevenire eventuali deficienze;
> 5 mg/die: intervallo tossico.
In soggetti normali la presenza di alte quantità di rame nell’alimentazione
influenza poco l’assorbimento in quanto normalmente vengono assorbiti
0.5 mg/die; questo perché entrano in azione le metallotioneine che sono
presenti a livello della mucosa intestinale. Le metallotioneine sono proteine
coinvolte nella regolazione dei metalli essenziali e la loro espressione è
modulata dalla concentrazione di ioni zinco (Figura 1). Le metallotioneine
costituiscono una “trappola” per il rame ed in seguito allo sfaldamento
dell’epitelio queste proteine vengono eliminate con le feci portandosi dietro
il rame chelato. La frazione di ione rameico che raggiunge il torrente circolatorio è principalmente legata a piccoli peptidi, albumina e micronutrienti.
Figura 1 - Formazione delle metallotioneina zinco-mediate.
Tramite il flusso portale il rame (Figura 2) raggiunge il fegato dove viene
assorbito mantenendo una concentrazione plasmatica pari a 1 mg/dL.
A livello degli epatociti lo ione rameico viene ridotto a ione rameoso e
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veicolato all’interno mediante il suo trasportatore CTR-1 (Copper Transporter-1). A questo livello il rame è trasportato da chaperoni nei mitocondri
per la respirazione ossidativa (COX17), alla Superossido Dismutasi per le
proprietà redox di difesa (CSD) e alla ceruloplasmina che modula sia lo
stato ossidativo Fe++/Fe+++ che la distribuzione nei tessuti. ATOX1 trasporta il rame fino al TNG (Trans Network Golgi) dove la proteina ATP-asica
ATP-7B lega il rame alla apo-ceruloplasmina trasformandola nella forma
attiva holo-ceruloplasmina. L’ATP-7B, inoltre, provvede allo smaltimento
del rame in eccesso mediante il dotto biliare. Tramite questa via viene
eliminato circa il 50% del rame giornaliero assorbito che, come detto in
precedenza, è pari a circa 0.5-0.9 mg. Relativamente bassa è la quantità
eliminata per via urinaria (circa 0.1 mg/die).
Figura 2 - Le vie del rame.
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Morbo di Wilson
Il morbo di Wilson è legato a difetti di escrezione del rame dovuto alla ATP7B. Mutazioni del gene ATP-7B causano un abnorme rilascio di rame dal
TNG, una diminuita capacità sia di fissare lo ione alla apoceruloplasmina
che di escrezione biliare. Questo porta ad un eccesso di rame nel sangue,
definito rame libero o rame non ceruloplasminico, che fisiologicamente
è di 1.6 mM ma che nel Wilson diviene circa 20-30 volte più alto.
Morbo di Menkes
Il morbo di Menkes è legato ad alterazioni del gene codificante la pompa
ATP-asica ATP-7A. Questo trasportatore è presente sia a livello periferico,
a livello dell’intestino limitandone il passaggio nel torrente circolatorio, che
a livello del sistema nervoso centrale, a livello delle cellule epiteliali del
plesso coroideo. La sua localizzazione, a livello della membrana apicale,
lascia supporre che ATP-7A sia in grado di modulare il passaggio di rame
nel fluido cerebrospinale. L’aumento di rame libero nel sangue causa di conseguenza un aumento di rame libero nel cervello alterando la sua omeostasi
centrale ed innescando la cascata amiloidea. Questi aspetti sono descritti
nei paragrafi successivi.
Il rame e la memoria “molecolare”
Circa il 90-95% del rame circolante è legato alla ceruloplasmina mentre
la restante parte alla concentrazione di circa 1.6 mM circola legata all’albumina, piccoli peptidi ed amminoacidi. Questo rame non ceruloplasminico
raggiunge organi target tra cui il cervello essendo in grado di superare in
queste forme la barriera ematoencefalica. è ipotizzabile che nell’Alzheimer
la proteina ATP-7B a livello epatico sia sufficientemente compromessa da
causare un aumento del rame non ceruloplasminico in circolo e di conseguenza mutare i delicati equilibri relativi alla memoria e all’apprendimento
finemente regolati dal rame.
10
Long Term Potentiation (LTP)
Il glutammato è il neurotrasmettitore che a livello dell’ippocampo imprime
la memoria e regola l’apprendimento essendo le sinapsi glutammatergiche
responsabili della plasticità neuronale. A livello dell’ippocampo focalizziamo
la nostra attenzione su due recettori sui quali il glutammato agisce a livello
post-sinaptico: Il recettore AMPA ed il recettore NMDA.
I recettori AMPA sono molto sensibili al glutammato per cui l’interazione crea
una rapida apertura ed una altrettanto rapida disattivazione della corrente
ionica. I recettori NMDA invece sono quelli che determinano la plasticità
sinaptica. In presenza di un debole stimolo, i recettori NMDA vengono poco
interessati in quanto l’apertura di questi canali viene rapidamente “compromessa” dalla presenza dello ione Mg++ già presente nel canale. Un’elevata
depolarizzazione del neurone post sinaptico porta all’espulsione dello ione
Mg++, influsso di K+ e Na+ ed ingresso di ioni Ca++. è questo il primo mattone della memoria. Ma cosa determina un’elevata depolarizzazione tale
da coinvolgere il recettore NMDA e quindi avviare il deposito di tracce di
memoria? Il meccanismo in gioco è chiamato Long Term Potentiation. Ci
sono due teorie per la LTP: la prima che sia coinvolto un altro neurotrasmettitore e quindi altri recettori (recettore serotoninergico 5-HT7); la seconda
invece è che i recettori AMPA diventino o numericamente più consistenti
o più efficienti in risposta all’interazione con il glutammato. Nella seconda
ipotesi il vero direttore d’orchestra è il rame.
Il rame, infatti, sembra modulare la proteina PSD95 (Post Synaptic Density
Protein 95) che permette sia un buon ancoraggio del recettore AMPA sulla
membrana postsinaptica che il clustering. Questo è il meccanismo per cui
il recettore AMPA risponde in una maniera cosi energicamente utile da
attivare il recettore NMDA (Figura 3).
In eccesso di rame si possono verificare due situazioni:
- modulazione dell’ubiquitina con particolare intensità a livello (E2). Questo
produce l’ubiquitinizzazione della PSD95 ed una conseguente saturazione
del proteasoma e quindi un rallentamento della degradazione della PSD95.
- Il rame inibisce direttamente il proteasoma determinando iperclusterizzazione dei recettori AMPA (Figura 4)
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Modulazione del recettore NMDA
A livello post giunzionale il rame è in grado di modulare il recettore NMDA.
Facciamo un passo indietro: l’ingresso di Ca++ stimola il trafficking della
proteina ATP-7A dal Trans Network Golgi alla membrana postisinaptica. A
questo livello la proteina libera rame che stimola la S-nitrosilazione di un
residuo cisteinico del recettore NMDA e quindi la sua inattivazione. Quindi
il rame è responsabile del controllo fine della memoria molecolare: stimola
la LTP ma è in grado di dettare i tempi disattivando opportunamente il
recettore NMDA (Figura 3).
Figura 3 - Attivazione del recettore NMDA e controllo esercitato dal rame.
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Figura 4 - Attività post sinaptica del rame.
Il rame e la APP
L’eccesso di rame cellulare provoca quindi un’alterazione del meccanismo
delicato e puntuale della memoria molecolare ma vediamo quali sono gli
altri percorsi che innesta il rame in eccesso a livello cerebrale
Il rame supera la barriera ematoencefalica ed ha come prima fonte gli
astrociti. A livello della barriera ematoencefalica, il rame viene “aiutato” a
livello della membrana apicale dal suo trasportatore CTR-1 e a livello della
membrana basolaterale dalla ATP-7A. Gli astrociti costituiscono il primo sito
di deposito.
Considerando che la concentrazione di rame nel fluido cerebrospinale è
circa 0.25 mM e che nel plasma è quasi cento volte più elevata, questo è
indice di regolamentati e specifici trasporti (Figura 5).
13
Figura 5 - Trasporto del rame attraverso la barriere ematoencefalica e cerebrospinale.
La APP è una proteina transmembrana espressa in molte cellule inclusi
i neuroni. Il gene codificante la proteina è sul cromosoma 21 e tra le
mutazioni più note vi è la “London mutation” che causa un aumento del
rapporto Ab42/Ab40.
Sono state ipotizzate varie funzioni per questa proteina: nel cervello adulto
sembra svolgere un ruolo importante nella diramazione degli assoni. Inoltre
in danni traumatici cerebrali, l’APP è iperespressa facendo ipotizzare un ruolo
importante nel recupero di danni funzionali dovuti a lesioni del SNC. Un’altra
ipotesi riguarda il ruolo dell’APP nel legame con il rame che potenzia la omodimerizzazione della proteina che ovviamente influisce sulla produzione di Ab.
La APP come mostrato in Figura 6 è costituita da due grandi regioni extracellulari:
E1 che contiene il Copper Binding Domain (CuBD) e il Growth Factor-like
Domain (GFLD);
E2 che è essenzialmente formata da Central APP Domain (CAAD). Solo la
APP perifierica contiene il Kunitz Protease Inhibitor domain (KPI).
14
Inoltre è evidenziabile il dominio Trans Membrana (TM) e la regione intracellulare costituita da APP Intracellular C-terminal Domain (AICD) il quale sembra
svolgere un ruolo importante nella regolazione della trascrizione genica.
Figura 6 - Omodimerizzazione della APP e sito di legame per il rame.
La via amiloidogenica e non-amiloidogenica
La sorte metabolica della APP può seguire due vie definite amiloidogenica
e non amiloidogenica che avvengono in punti diversi sotto l’influenza dei
livelli di colesterolo e del rame.
La via non amiloidogenica
La APP è presente a livello della membrana plasmatica in una zona povera
di colesterolo. In condizoni fisiologiche l’a-secretasi taglia l’APP formando
sAPPa ed il residuo transmembrana C83. L’a-secretasi è parte della famiglia delle proteine ADAM-10 (A Disintegrin And Metalloprotease domain). A
seguito dell’attività enzimatica del complesso g-secretasi si forma il residuo
P3 non tossico. La g-secretasi in realtà è costituita da complessi enzimatici
(Figura 7).
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Figura 7 - Via amiloidogenica e via non amiloidogenica della APP.
L’a-secretasi è modulata positivamente da una proteina nota come SIRT-1
(Figura 7) quando interagisce con il resveratrolo, negativamente se interagisce con i corpi glicati generali (AGE). Questo spiega perché l’Alzheimer
per certi versi viene chiamato diabete di terzo tipo.
La via amiloidogenica
In presenza di elevate concentrazioni di rame e di colesterolo si verifica la
translocazione della proteina ATP-7A e della APP dal Trans Golgi Network
a livello della membrana plasmatica in una zona ricca di colesterolo. In
queste condizioni si verifica una interazione specifica della flotillina-2 con
APP favorendo la translocazione verso la membrana endosomiale nella parte
piu ricca di colesterolo. A questo livello interviene la b-secretasi (BACE)
che libera il frammento sAPPb formando il residuo transmembrana C99
che viene metabolizzato dalla g-secretasi formando Ab40/42. La proteina Ab
solubile in realtà avrebbe la possibilità di inibire la biosintesi di colesterolo
a livello dell’idrossimetil-CoA-reduttasi ma la presenza di rame porta alla
formazione di aggregati sempre più tossici (Figura 8).
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Figura 8 - Formazione della b-amiloide in presenza di rame e colesterolo.
Il rame e l’APOE
La Apoproteina E è predominante nel cervello dove viene sintetizzata a
livello degli astrociti e secreta principalmente come HDL (High Density Lipoprotein). Il ruolo principale della APOE è quello da fungere da ligando
per la Low Density Lipoprotein (LDL) che modula il rilascio di colesterolo
a livello dei neuroni. Questa funzione è molto importante per la crescita
assonale, la formazione e plasticità sinaptica che sono eventi importanti per
l’apprendimento, la formazione della memoria e la riparazione del danno
neuronale. La APOE è presente nelle tre isoforme: APOE2, APOE3, APOE4.
Tra queste tre isoforme esistono delle differenze piccole, solo due amminoacidi, ma essenziali:
APOE2 (Cys112, Cys158), APOE3 (Cys112, Arg158) APOE4 (Arg112, Arg158)
è stato dimostrato che APOE è coinvolta nella clearance di Ab. Recenti
studi hanno dimostrato che APOE perde la sua capacità di trasportare Ab
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a seguito di un taglio in una “zona cerniera” che fa perdere alla APOE il
residuo N-terminale importante per il riconoscimento recettoriale. è stato
dimostrato che APOE4 è molto più sensibile alla perdita del residuo N-terminale rispetto alla APOE3 che lo è ancor di più rispetto alla APOE2 che
risulta pertanto la più stabile sotto questo aspetto. Inoltre, la APOE4 estrude
la Ab mediante l’interazione con i recettori Very Low Density Lipoprotein
Receptors (VLDLR) laddove APOE3 e APOE2 estrudono la Ab molto velocemente sia mediante (VLDLR) che attraverso la Lipoprotein Related Protein
1 (LRP1). La scarsa stabilità della APOE4 viene spiegata con il ruolo dello
zinco. APOE2 è in grado di legare fortemente lo zinco avendo due residui
di cisteina al contrario delle altre due isoforme APOE3 ed APOE4. Questo
legame dello zinco con le APOE produce una stabilizzazione e quindi una
maggiore resistenza alla perdita del residuo N-terminale. Quindi le APOE2
sono più stabili delle APOE3 che a loro volta sono più stabili della APOE4.
In Figura 9 si vede che APOE4 prodotta dagli astrociti viene lipidizzata da
un sistema ATP-asico ABCA1. La forma lipidizzata è in grado di legare la
Ab ma la perdita del residuo N-terminale impedisce il riconoscimento dei
recettori LDLR. Questo porta alla formazione di oligomeri e di placche. Questo
è in linea con il fatto che le placche amiloidee sono ad alto contenuo di
rame e colesterolo. Un metodo lineare di efflusso dell’ Ab solubile è dato
sia dal LRP e dalla glicoproteina-P.
Figura 9 - Rame e APOE lipidizzato.
18
Alzheimer: diabete di tipo III
Evidenze precliniche e cliniche, e l’avvio di trials clinici con ipoglicemizzanti
per il rallentamento del declino cognitivo hanno dimostrato che l’Alzheimer
può essere considerato diabete di tipo III. I risultati della fase pilota in
terra di Bari di seguito riportati mettono in evidenza come la familiarità
preminentemente ed il diabete siano i due fattori di rischio per un valore
alto di rame non ceruloplasminico e quindi anche per il declino cognitivo.
Modello clinico
Un interessantissimo studio americano ha evidenziato come la somministrazione cronica di acqua contenente solfato di rame nel ratto induce
amiloidogenesi monitorata mediante microPET con il radiotracciante [11C]
PIB, un marcatore selettivo delle placche beta-amiloidee. Questo primo
aspetto è un’ulteriore conferma del ruolo patogenetico del rame nell’insorgenza dell’Alzheimer. I ratti “alzheimeriani” venivano trattati con insulina
spray nasale e veniva monitorata nel tempo la regressione dell’impianto
amiloideo nel parenchima cerebrale. Effettivamente l’insulina riduce l’amiloidogenesi.
Molti lavori scientifici di neurologia ed endocrinologia hanno evidenziato
che gli ipoglicemizzanti possono rappresentare la nuova frontiera terapeutica nell’Alzheimer. Il meccanismo d’azione ipotizzato riguarda la presenza di prodotti glicati (AGE) “Advanced Glycation End-products” che si
formano in situazione di insulino-resistenza. Questi composti agiscono a
livello di una proteina deacetilante, SIRT-1 (sirtuina-1) che è sensibile al
resveratrolo ed ai corpi glicati (Figura 7). L’azione del resveratrolo stimola la SIRT-1 la quale agisce sul complesso ADAM-10 precedentemente
illustrato nella via non amiloidogenica, facente parte della a-secretasi. Il
resveratrolo quindi stimola la via non amiloidogenica laddove invece gli
AGE inibiscono la SIRT-1 la quale modula negativamente l’a-secretasi
favorendo verso la via amiloidogenica. Sono in corso studi con il derivato
biguanidico metformina che sta fornendo interessanti risultati in termini
di rallentamento del declino cognitivo.
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Cosa è il Test C4D
Lo sviluppo del Test denominato C4D è scaturito dalla ricerca di un nuovo
metodo per la determinazione della concentrazione dello ione rameico libero
(rame libero) nel siero, cioè di quella quantità di rame presente nel siero
non legata alla sua proteina di trasporto, la ceruloplasmina.
Tale metodo diagnostico, regolarmente iscritto nel repertorio nazionale dei
dispositivi medico diagnostici in vitro con numero 1211662, ha un alto
grado di sensibilità e precisione per la determinazione del rame libero in
campioni di siero di pazienti con malattia di Alzheimer in fase precoce ed
asintomatica.
Come effettuare il Test C4D
Per effettuare il Test C4D è sufficiente sottoporsi a prelievo ematico a digiuno presso i laboratori di analisi, strutture ospedaliere e Unità Valutative
Alzheimer (UVA) affiliati.
Come si legge il Test C4D
Il Test C4D fornisce un valore quantitativo della concentrazione del rame
libero in circolo. Se questo valore rientra negli intervalli di riferimento (0.1-1.9
microM), il Test risulta negativo; ciò indica che il soggetto non è affetto dal
disturbo metabolico del rame, ma deve comunque rivolgersi allo specialista
per una lettura approfondita del risultato.
Se il valore è al di fuori dell’intervallo di normalità, il Test C4D è positivo
ed il soggetto dovrà rivolgersi allo specialista per avvalersi degli interventi
mirati a ripristinare il normale metabolismo.
20
Come si effettua la misura con il Test C4D
Il Test C4D funziona in modo molto semplice ed utilizza come strumento
di misura dello ione una sonda fluorescente a spegnimento (Figura 10).
Tale sonda è costituita da due porzioni: 1) una prima porzione deputata
a chelare il rame libero nei campioni di analisi; 2) una seconda porzione
capace di emettere un segnale di fluorescenza quantificabile. Quando il
rame libero viene catturato, la sonda viene modificata nella sua porzione
fluorescente, inducendo una riduzione del suo segnale. Tale riduzione del
segnale risulterà proporzionale alla quantità di rame libero presente nel
campione.
Figura 10 - Sonda fluorescente nel Test C4D.
21
Risultato dello Studio Pilota del Progetto
Regionale Living Labs in Terra di Bari
La valutazione è stata effettuata tramite un idoneo set di strumenti di
rilevazione delle caratteristiche socio-demografiche, assistenziali e cliniche
del collettivo di riferimento:
- questionario raccolta anamnestica.
- M.I.N.I. (International Neuropsychiatric Interview M.I.N.I. Plus vers. 5.0.0
di Sheehan et al., 1998) per la valutazione clinica psicopatologica.
- Short Form 36 (Short Form 36 Health Survey Questionnaire di Ware,
Sherbourne, 1992), per la valutazione della qualità della vita.
- Dosaggio del rame sierico C4D.
Il 21% circa del campione ha riportato valori positivi del Test rame C4D (e
quindi una maggiore probabilità di sviluppare l’Alzheimer nei prossimi 5 anni).
Utilizzando l’approccio frequentista classico (confrontando le percentuali ottenute nei fattori tra valori positivi e normali) emerge come statisticamente
significativo solamente il fattore della Familiarità (fattore di rischio non
modificabile).
La familiarità si conferma il primo fattore che influenza direttamente il
livello di rame.
In presenza di familiarità la probabilità di avere valori positivi aumenta del
7% (passando dal 21 al 28%).
Un ruolo importante sembra essere ricoperto anche dal diabete. Nei pazienti
che hanno il diabete (e che molto probabilmente vengono trattati) si ha una
riduzione a cascata della probabilità di valori positivi del 2% (arrivando ad
22
un valore del 19%). In presenza di diabete la probabilità di famigliarità si
riduce drasticamente (passando dal 52 al 36%) (Figura 11).
Figura 11 - Rappresentazione dei fattori di rischio e loro interdipendenza.
Dopo aver analizzato la causalità che determina il legame esistente tra
fattori di rischio e maggiore probabilità di rischio Alzheimer, siamo passati
ad analizzare eventuali dipendenze esistenti tra le caratteristiche socio-demografiche che sono state rilevate sul campione oggetto della pilota.
23
Lo stato civile rappresenta il fattore che maggiormente influenza l’andamento dei livelli di rame, rappresentando una sorta di contenimento alla
probabilità di sviluppare Alzheimer.
Infatti, in presenza di pazienti coniugati al momento dell’intervista riscontriamo una probabilità di valori positivi del 19% (2 punti percentuali in meno
di probabilità), ma molto più emblematica in tal senso è la probabilità di
coloro che presentano un altro stato civile (vedove/i, divorziate/i o single),
che fanno registrare una probabilità quasi raddoppiata di valori positivi e
pari al 38% (Figura 12).
Figura 12 - Rappresentazione degli indicatori socio-demografici e loro interdipendenza.
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Commissione Europea
Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
Ministero Sviluppo Economico
Regione Puglia
Area Politiche per lo Sviluppo Economico,
il Lavoro e l’Innovazione
Servizio Ricerca Industriale e Innovazione
Ente Ecclesiastico
Ospedale Generale Regionale
“F. Miulli”
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