Questo spazio informativo, è stato prodotto grazie
all’impegno ed alla volontà di tante lavoratrici e lavoratori, collaborando con diverse modalità alla sua realizzazione, in maniera anonima o palese.
Per questo numero, desideriamo ringraziare:
Autiero Flavia
Balzamo Luigi
Canfora Massimo
Cavaliere Vincenzo
Conte Paola
Cordova Vincenzo
Cusano Veronica
Di Maio Giovanni
Gnolo Giancarlo
Murolo Davide
Musto Antonio
Petrucci Domenico
Rapillo Luigi
Sacco Monica
Scauta Barbara
Progetto grafico a cura di : Fortunato Vincenzo
Se hai proposte, suggerimenti, voglia di collaborare
(anche in maniera anonima), critiche, scrivi ad:
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Appunti di democrazia
Anno 0 n° 3 - Marzo 2011
Dalla parte di chi vuole libertà, giustizia, equità,
per una società più vicina alla gente
Buono a sapersi
A cura di Davide Murolo
In questo numero ...
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Sommario
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L’Editoriale - Il 6 maggio per ridiventare protagonisti
Detrazione familiare ed assegni familiari
Certificato di malattia telematico
La centralinista di Tarvisio contro l’esercito tedesco
Il Value on line
La vignetta
Il CRAL TLC
La pensione monca
Think Pink !
Tutela normativa e risvolti sociali (parte terza)
La tangenziale
Gli infortuni in Wind
Il sistema previdenziale
Buono a sapersi
Il Comprensorio Oggi
L’editoriale
pag. 1
pag. 2
pag. 2
pag. 3
pag. 4
pag. 4
pag. 5-6
pag. 5
pag. 7
pag. 8
pag. 9
pag. 9
pag. 9
pag. 10
pag. 10
A cura di Gino Balzamo
:: Il 6 maggio per ridiventare protagonisti
La CGIL ha proclamato lo sciopero generale per il 6 maggio 2011 per 4 ore, anche se ogni categoria lavorativa
potrà articolarlo in maniera diversa (la SLC sciopererà 8 ore).
Ma ha un senso scioperare ? Lo sciopero è ancora uno strumento di lotta efficace per difendere nonché estendere i propri diritti, per rivendicare maggior salario ?
Questo non è uno sciopero ideologico, è l’attenta e ponderata conclusione di un percorso sociale, sindacale e politico (non partitico) che la CGIL da sola, a differenza delle altre sigle sindacali oramai schiacciate su posizioni
governative, sta ponendo in essere a difesa dei lavoratori.
Vogliono rendere i lavoratori/cittadini un orpello al mondo del lavoro, un semplice costo da abbattere, da sfruttare, da svilire, da umiliare togliendo diritti, rappresentatività, pensione e soprattutto salario.
Abbiamo bisogno di futuro, di prospettive, di investimenti, di solidarietà, di equità, di cultura, di scuola, di energia pulita, di politici che abbiano dignità, senso del dovere, che siano punti di riferimento.
Nel documento politico approvato dal direttivo CGIL sostengono che “è necessario rimettere al centro il tema
del lavoro e dello sviluppo, riconquistare un modello contrattuale unitario e battere la pratica degli accordi separati, riassorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia
ai giovani. Serve una nuova stagione fatta di obiettivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro e serve definire le regole della democrazia e della rappresentanza”.
Da più anni la CGIL evidenzia queste difficoltà e nel contempo lavora per superare queste deficienze, ma ora è
necessario che tutti si ribellino a questo immobilismo che ci sta rendendo più poveri, economicamente, socialmente e nei diritti.
Pur essendo un grosso sacrificio di natura economica, scioperare significare rivendicare la propria esistenza di
lavoratore, di cittadino e soprattutto la propria dignità perché solo stando uniti, solo compatti potremmo difendere
nonchè conquistare i nostri diritti, tutelare il nostro salario, la nostra pensione. Perché i nostri genitori, i nostri
nonni hanno scioperato, hanno manifestato, sono stati picchiati e qualcuno è anche morto per queste conquiste, per questi diritti “strappati” …. e chi li ha ceduti ora se li vuole riprendere. Tocca a noi dire NO.
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:: Permessi per decesso o grave infermità
Il lavoratore ha diritto a tre giorni lavorativi di permesso retribuito all’anno nel caso di decesso o di grave infermità
del coniuge, anche legalmente separato, o di un parente entro il secondo grado, anche non convivente, o di un soggetto
componente la famiglia anagrafica del lavoratore medesimi.
Il lavoratore è tenuto a preavvertire il datore di lavoro dei
giorni in cui esso sarà utilizzato.
Per il permesso per grave infermità, il lavoratore deve
presentare, entro il termine di cinque giorni dalla ripresa
dell’attività lavorativa,documentazione del medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato o del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta o della struttura sanitaria nel caso di
ricovero.
Nel caso di richiesta del permesso per decesso, il lavoratore è tenuto a documentarlo con la relativa certificazione.
Il permesso deve essere
utilizzato entro sette
giorni dal decesso o dall’insorgenza della grave infermità o della necessità di provvedere a conseguenti interventi terapeutici.
Nei giorni di permesso non sono considerati i festivi e quelli non lavorativi. Nel caso
grave infermità,il lavoratore ed il datore di lavoro possono concordare, in alternativa
diverse modalità di espletamento dell’attività lavorativa comportanti una riduzione
dell’orario di lavoro complessivamente non inferiore ai giorni di permesso che vengono sostituiti.
Il Comprensorio oggi
A cura di Veronica Cusano
Nel primo numero si è parlato dell’urbanistica e dell’anima del comprensorio, con l’idea iniziale e quello che oggi
rappresenta. Ora discostiamoci da quel viaggio dove il passato ha visto tanto del nostro presente, pensando a quello
che potrebbe essere il comprensorio OGGI.
Per trovare quindi nuovi spunti, abbiamo notato che alcuni mesi fa
è stata completata una struttura davvero interessante e bene integrata con il paesaggio del comprensorio: un percorso pedonale ai
margini di un delizioso agrumeto, che consente di poter percorrere
un tragitto in piena sicurezza da e verso le aree di parcheggio. Purtroppo è un percorso limitato rispetto alla grandezza della struttura
stessa, perché non prevederne altri?
Oggi si rende necessaria un’interpretazione diversa degli spazi
in virtù del fatto che in fase di progettazione il numero delle auto
all’interno del Comprensorio sarà stato sicuramente e decisamente
inferiore rispetto alla realtà odierna, e ciò che poteva essere considerata come area pedonale, oggi è percorribile in maniera limitata perché quasi totalmente destinata a zone di parcheggio. La stessa area che si aggira in tondo rispetto agli edifici, sembra dilatare maggiormente gli spazi, senza sviluppi pedonali a raggiera che possano raccordare quantomeno i due emicicli.
Lo stesso potremmo dire dell’illuminazione: la necessità di percorrere lunghi tragitti in particolar modo a piedi e in
orari non sempre diurni suggerisce un’implementazione dei punti luce. Mi rendo conto che sarebbe un dispendio di
energia, ma perché non recuperarla con l’impiego di pannelli solari ? Ci sono aree dove sarebbe possibile installarli,
perché non sfruttare il nostro bel sole mediterraneo? L’ultimo punto potrebbe sembrare quasi un continuum temporale
dei “figli” di Olivetti nel rispetto della tradizione/innovazione.
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La Tangenziale
Il sistema previdenziale
A cura di Valentina Parisi
Pensando ai tanti soldi che sborso ongi giorno per
circa 240 giorni alll’anno alla tangenziale di Napoli
mi sono posta una domanda lecita…perchè devo pagare ?? Non è l’unica strada in Italia a tagliare e collegare la città.. così mi sono detta vrimm nu poc:
consultando il sito dell’anas leggo La tangenziale di
Napoli -è la prima “reale autostrada urbana d’Italia”,
la cui costruzione fu affidata all’Infrasud dall’Anas,
con una convenzione firmata il 31 gennaio ‘68, nella
quale era prevista anche la sua gestione, da parte di
un privato, per trentatre anni, cioè fino al 2001..e
sono ancora 10 anni che continuiamo a pagarla???
Ma a chi poi…tutti pensiamo al Comune di Napoli,
alla Regione , alla Provincia. No no ..niente poco di
meno che:Al Nord.
La tangenziale è privata. I nosttri cari soldini vanno
nelle casse della Spa e della sua proprietà, al 100 per
cento nella mani di Autostrade per l’Italia Spa, gruppo facente capo a Atlantia Spa che ne possiede, a sua
volta, l’intero capitale sociale e che fa riferimento,
come principale azionista, alla famiglia Benetton di
Treviso. Una Spa in gran salute, quella della tangenziale: 108 milioni di capitale, 8 milioni di utile nel
2008 (quasi il doppio dell’anno precedente) e quasi
56 milioni di fatturato nello stesso anno. Alla presidenza del suo cda, dal 2007, c’è Mario lannelli, un
ex generale della Guardia di finanza (prima alla Dia
e poi allo Scico), e l’ad è Marco Bianchi che ha un
passato in Sip, Telecom Italia e Tim ma anche nelle
Autostrade….
Che dire...è uno scambio di amorosi sensi...noi mandiamo i soldi al nord e lor ce mannano a munnezz:-)
Detrazione ed assegni familiari
A cura dell’INCA
Il welfare italiano è costruito sul principio
dell’assicurazione vale a dire che le risorse finanziarie per
alimentarlo derivano dai contributi versati dai lavoratori
dipendenti e autonomi. Nel sistema pensionistico, i lavoratori attualmente in attività versano i contributi che servono
a pagare le pensioni di oggi dunque si basa sulla solidarietà
intergenerazionale: .
Nel 1995, la legge di riforma
n. 335 ha reso più omogenee
le regole in materia pensionistica e ha introdotto il nuovo
sistema di calcolo contributivo
de lle
pensioni.
L’ammontare della prestazione pensionistica si baserà su
tutti i contributi versati nel
corso della vita lavorativa e
non più sulle retribuzioni degli ultimi anni, come avveniva in precedenza (sistema retributivo)
E’ quindi importante controllare che le aziende per cui si
lavora versino sempre i contributi; perchè non è detto che lo
facciano anche quando si ha un contratto regolare. La legge
pone dei limiti temporali ben precisi per richiedere quella
che, in gergo tecnico, si chiama “contribuzione dovuta e
non versata”: 5 anni.
Chi ti fa lavorare in nero non solo non versa i contributi
all’Inps ma ti sta togliendo anche l’indennità di disoccupazione che potrebbe spettarti a fine lavoro.
Il sistema di calcolo contributivo presuppone l’apertura di
una sorta di conto presso l’Inps nel quale confluiscono i
contributi previdenziali che vengono rivalutati e sommati
con tutto quanto si continua a versare. Dunque i contributi
versati all’inizio della carriera sono i più importanti.
A cura della redazione
Sovente si confondono le finalità degli detrazioni fiscali con quelle degli assegni per il nucleo familiari, nonché le
tempistiche e gli importi economici. Proviamo a fornire alcune indicazioni:
Le detrazioni fiscali non sono altro che un’agevolazione che opera sulle imposte, sulle tasse da pagare all’Agenzia delle Entrate, mentre gli assegni familiari sono erogati dall’INPS e sono un sostegno economico alla famiglia.
Dopo che ai singoli scaglioni del mio reddito imponibile ho applicato le diverse aliquote, dall'imposta che risulta da pagare dovrò sottrarre l'importo
delle detrazioni, importo che costituisce il vantaggio finale effettivo per il
contribuente.
Le detrazioni sono inversamente proporzionali al proprio reddito personale
(non familiare) e possono essere erogate per il coniuge a carico (se guadagna meno di € 2850 annui), nonché per i figli o un altro familiare, ma anche
per se stessi (in quanto lavoratori). In caso di coniuge non a carico, le detrazioni per i figli vanno divise pariteticamente tra i due coniugi (al 50%) con l’eccezione che il coniuge che guadagna di più può chiederli al 100% (in
questo caso la detrazione è inferiore e dunque non conviene).
Gli assegni familiari sono inversamente proporzionali al reddito familiare di tutti i componenti familiari.
Le detrazioni vanno confermate ad inizio di ogni anno,
mediante l’apposita modulistica e se non vengono calcolate in maniera corretta entro l’anno corrente, è possibile recuperarle col 730 da compilare l’anno successivo.
Gli assegni familiari hanno validità dal 1° luglio al 30
giugno dell’anno successivo e possono essere richiesti,
come arretrati, gli ultimi 5 anni.
Le detrazioni spettano laddove non si superino i 2850
euro senza limiti di età; gli assegni familiari invece non
si riceveranno se si superano i 18 anni (eccezioni per
studenti).
Certificato di malattia telematico
A cura di Gino Balzamo
In Italia, l’andamento delle morti sul lavoro nonché degli infortuni nel 2010 è in calo.
Gli infortuni scendono da 790mila casi a 775mila (-1,9%) rispetto al 2009 mentre gli
infortuni mortali scendono da 1053 a 980 (-6,9%).
Non dimentichiamo che 980 significa 980 persone che non torneranno a casa.
Non è tutto oro quello che luccica perché proprio le diminuzioni più consistenti sono avvenuti nei settori dove è aumentata la disoccupazione oppure c’è molta presenza di lavoro in nero.
Anche in Wind, il trend nazionale è confermato in quanto si è passati dai 151 infortuni nel 2009 a 129 (-15%) e
dove gli infortuni in itinere (casa-lavoro-casa) rappresentano ancora il 67% di questi, mentre il 32% avviene a
lavoro e l’1% invece negli spostamenti tra luoghi di lavoro diversi.
Sempre in questo contesto di minor infortuni, aumentano quelli nel settore commerciale (16%) e call center (40%),
a differenza del settore network (38%) e staff (6%).
Al sud il 43,4% dei 129 infortuni (rispetto al 37% del 2009) mentre nelle altre aree gli stessi infortuni diminuiscono
sensibilmente.
Le buone notizie statistiche non devono assolutamente farci abbassare la guardia e continuare con l’informazione,
la formazione ed i controlli. Dunque va intensificata l’azione comune condotta dai sindacati e dalle imprese per
aumentare la lotta contro gli infortuni nonché incrementare le risorse affinché la sicurezza sul lavoro sia considerata un investimento e non un costo .
Dal 3 aprile 2010 i medici dipendenti del SSN o in regime di convenzione sono tenuti a trasmettere all’INPS, per il
tramite del SAC (sistema di accoglienza centrale), il certificato di malattia del lavoratore rilasciandone copia cartacea all’interessato.
Il processo in questione prevede competenze specifiche così ripartite:
♦ i medici certificatori acquisiscono ed inviano i certificati al sistema di accoglienza centrale (SAC) del Ministero
dell’economia e delle finanze che provvede ad inoltrarli all’INPS; inoltre, possono annullare i certificati entro il
giorno successivo al rilascio e rettificare la data di fine prognosi entro il termine della stessa, sempre utilizzando i
servizi erogati dal SAC;
♦  dopo l’invio all’INPS, il SAC restituisce al medico il numero identificativo per la stampa del certificato e
dell’attestato da consegnare, entrambi, al lavoratore;
♦  l’INPS, sulla base delle informazioni presenti sulle proprie banche dati e dei servizi forniti dall’INPDAP, individua, per l’intestatario del certificato il datore di lavoro al quale mettere a disposizione l’attestato;
♦  l’INPS rende disponibili ai datori di lavoro, sul proprio sito Internet, funzioni di consultazione e di stampa degli
attestati con elementi di ricerca diversi, previo riconoscimento tramite PIN;
♦  l’INPS mette a disposizione dei lavoratori i certificati loro intestati accedendo al sito internet. In relazione alle
credenziali di accesso utilizzate, vengono visti tutti i certificati (accesso con PIN) o solo l’attestato (accesso con
codice fiscale e numero del certificato);
♦  l’INPS canalizza verso le proprie Sedi i certificati degli aventi diritto all’indennità di malattia per la disposizione
di visite mediche di controllo e, nei casi previsiti, per il pagamento diretto delle prestazioni
Il lavoratore avente diritto all’indennità di malattia a carico dell’INPS, in base alle nuove disposizioni, non è più
tenuto a trasmettere all’Istituto il certificato di malattia, eccetto i casi di impossibilità di invio telematico.
-9-
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Tutele normative e risvolti sociali
La centralinista di Tarvisio contro l' esercito tedesco
A cura di Flavia Autiero
Questa è la breve storia di Luigia Picech, una centralinista di Tarvisio (Friuli), prima donna della Resistenza a
ricevere la medaglia d’Argento al Valor Militare, che
l’8 settembre del 1943 partecipò attivamente con il suo
lavoro alla Resistenza contro i tedeschi, aiutando gli
alpini che combattevano per liberare l’Italia a mandarsi
messaggi, e boicottando i messaggi dei tedeschi, facendo così, del suo posto di lavoro un vero e proprio posto
di combattimento. La storia della democrazia del nostro
paese, libero dal fascismo, nasce in quei giorni e, la nostra Costituzione, patrimonio di tutti i cittadini italiani,
è il frutto della strenua resistenza compiuta da tante
donne e tanti uomini “invisibili”, ma che hanno donato
la loro vita per la nostra libertà.
Ho scelto di raccontare brevemente il contributo di Luigia Picech, non solo perché si tratta di una donna, ma
soprattutto perché si tratta di una lavoratrice di un centralino, quello che oggi chiamiamo call-center.
Si, perché la Resistenza è stata combattuta anche in un
call-center.
Il pomeriggio dell' 8 settembre ' 43 Luigia Picech si trovava a lavoro, al centralino del telefono pubblico di
Tarvisio, quando il maresciallo Pietro Badoglio, l’allora
capo del governo, aveva appena annunciato alla radio la
dichiarazione di un armistizio unilaterale con le parole:
«È finita la guerra».
Purtroppo la storia ci ha insegnato che non era vero:
quell’ urlo liberatorio, infatti, stava rappresentando
l’anticamera della tragedia.
Così ha inizio la resistenza delle 300 guardie di frontiera (in assetto rimaneggiato e con pochissime armi a disposizione) comandate dal colonnello Giovanni Jon, le
quali affrontarono i tedeschi con l' aiuto fondamentale
della giovane centralinista.
Al centralino di Tarvisio, alla cui difesa era stato assegnato il plotone antiparacadutisti aggregato alla Guardia
di Frontiera, Luigia Picech, vegliava per garantire quello che ormai era l'unico collegamento tra i soldati di Jon
e un'Italia in sfacelo. Poco dopo le 2 giunse, per telefono, l'ultimatum del colonnello tedesco Brand: un'ora di
tempo per consegnare le armi. L'ultimatum fu respinto.
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Allo scadere del tempo, alle 3 del 9 settembre, giunse
all'ingresso un side-car con un ufficiale tedesco, era
l'ultima intimazione: resa immediata!
La risposta fu sempre no! "Posto di combattimento!",
ordinò il colonnello, il side-car non fece in tempo ad
allontanarsi che un razzo illuminò la valle e si scatenò
l'inferno.
Il primo a morire fu una sentinella che aveva appena
fatto il saluto regolamentare al tedesco, rispose la mitragliatrice italiana del Corpo di guardia (falciando motociclista e SS) e un nutrito fuoco di fucileria dalle postazioni della caserma.
I tedeschi portarono in linea un pezzo anticarro e, con
un colpo, demolirono una parete del locale. Il polverone copriva alla vista dei difensori gli assaltatori che
serravano sotto. Attraverso lo squarcio della parete demolita, Luigia, china sopra il pannello coperto di calcinacci, ferita ad una mano ed alla testa con una scheggia
di mortaio nel piede, continuava ad infilare gli spinotti
de telefoni e ad inviare messaggi ai partigiani alpini
che sarebbero poi arrivati in soccorso della guardia di
frontiera e liberato la città, e contemporaneamente
bloccava i messaggi dei tedeschi, che avanzando con
loro carri armati, erano in arrivo dal confine. Gli
"antiparà", stretti sempre più da vicino, contrattaccavano nel frattempo con una sortita disperata per difendere
il centralino: ma furono tutti abbattuti.
Luigia cercò disperatamente di afferrare la pistola
di un soldato mortole accanto, ma le SS la uccisero.
Questa giovane donna, pur libera da qualsiasi giuramento di fedeltà, rimase al suo "posto di combattimento", fino all'estremo sacrificio.
Al passo del Termopili, a Traviso, dove si trovava il
centralino, sull'antica pietra, ancora oggi si leggono
queste parole:
"O viandante, va a dire a Sparta che noi siamo qui
caduti per obbedire alle sue leggi". Furono incise per
onorare e tramandare la memoria dei 300 spartani che
tennero il passo tre giorni, fronteggiando l'armata persiana. Morirono tutti sul posto senza indietreggiare di
un passo, permettendo all'esercito ellenico di ritirarsi.
Quasi 2.500 anni or sono.
Così grazie ai 300 di Tarvisio, così come nelle stesse
ore a Castellammare di Stabia, a Nola, a Bolzano, in
Val Venosta, a Bressanone, a Longarone, a Trento, la nostra Italia si
mise in piedi grazie alle tante donne
e uomini e ai tanti militari che tra
la vita e la libertà, non ebbero
dubbi nella scelta.
A cura di Vincenzo Cordova
La nostra azienda Wind, unitamente al contributo degli RLS
(Rappr. dei lavoratori per la sicurezza), ha presentato una metodologia per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato che prevede di suddividere il processo in 5 fasi, formando un piano di lavoro progressivo in cui la ricognizione dei dati complessivi si articola attraverso l’insieme degli indicatori aziendali anagrafici, oggettivi e soggettivi, che permette un incremento qualitativo delle
informazioni reperite. La strategia partecipativa adottata non coinvolge esclusivamente gli addetti alla sicurezza, ma soprattutto i
lavoratori tramite la conduzione di question time.
Oltre ad adempiere al D.lgs. 81/08 e s.m.i., l’Accordo Europeo 08/10/2004 e alla Direttiva Europea, la valutazione
del rischio stress lavoro-correlato fornisce la possibilità di produrre un risultato sulle seguenti dimensioni:
Mappare le aree organizzative dove il livello di stress è maggiore o dove potenzialmente potrebbe esserlo;
Proporre delle strategie di intervento per ridurre lo stress sul lavoro e quindi prevenire casi di mobbing e di
burn-out e di malattie professionali correlate o derivanti;
Dare un contributo alla definizione di possibili linee d’azione manageriale per aumentare il benessere organizzativo;
Generare un percorso di sviluppo organizzativo orientato all’accrescimento della performance aziendale.
All’interno di tale processo l’organizzazione gestisce il rischio psicosociale in un’ottica di responsabilità sociale
d’impresa tramite:
♦
percorsi di formazione per sviluppare la consapevolezza del rischio psicosociale e delle iterazioni individuocontesto;
♦
integrazione delle tematiche psicosociali in strategie, piani e processi di sviluppo organizzativo.
Wind Telecomunicazione S.p.A. realizzerà il processo di valutazione in collaborazione con l’azienda SMAServizi Medici Aziendali s.r.l. Tale processo verrà realizzato in 5 fasi, che sintetizzo qui:
1.
Costruzione di un campione rappresentativo, pari al 10% della popolazione complessiva dei lavoratori.
2.
Incontro con gli RLS e discussione di gruppo sul rischio
stress lavoro correlato.
3.
Somministrazione questionari in setting di gruppo (da massimo 25 persone)
4.
Elaborazione dei risultati ottenuti complessivamente.
A breve saremo chiamati a partecipare ad un importante analisi di
quella che sarà la base su cui costruire la difesa di principi quali: il
corretto svolgimento della vita lavorativa in termini non solo di
produttività ma anche di salute fisica e psichica di noi tutti. Vi chiediamo la massima partecipazione!
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Think Pink !
Il value on line
A cura di Paola Conte
:: Se non ora, quando ? E’ ora
Quante volte ci è capitato di essere scosse da immagini, parole, slogan e cialtronerie di ogni genere che ci han
fatto pensare, con moti di rabbia e nostalgia a quando, arse dal fuoco degli ideali, bastava una piccola scintilla
per farci scendere in piazza e manifestare contro qualcosa o per rappresentare un nostro credo. Oggi accade meno di prima, siamo madri di famiglia, siamo donne impegnate e tanto maturate che sempre meno riusciamo a
trovare il tempo per "cantarne quattro" a chi ci offende, anche perché abbiamo la nostra dignità che ci fa da scudo e forse non ci sentiamo più coinvolte.
Ma quante volte ciononostante, soprattutto negli ultimi tempi abbiamo pensato: Mo' basta però!
E' come vivere in una bellissima città che un po' alla volta, subisce giorno dopo giorno un piccolo sopruso e lo
assorbe e sempre di più, latente, cresce il rancore. Come quando al lavoro incassiamo gli abusi di potere e la
giornata si fa dura, o a casa quando non affrontiamo le situazioni difficili e ci logorano ancora una volta.
Arriva un momento in cui facciamo i conti con lo specchio, con la nostra autostima, con la nostra dignità che
insofferente si ribella alle troppe angherie.
Questo momento arriva prima, se l'indignazione non è personale ma comune a molti.
Se ogni giorno c'è qualcuno che con ogni strumento possibile ci fa capire, prima in modo implicito e poi sempre più spudorato, diretto, sfacciato, volgare che non siamo altro
che corpi, che non abbiamo diritto ad essere rispettate per ciò che pen-SIAMO e come
siamo.
E allora è ora!
Quel risentimento mozzicato e rimasto in gola, rendiamolo voce, urlo, canto corale che
faccia eco, che possa risuonare ovunque, rintronare rinfacciando queste offese, perché
non c'è nessuno che può arrivare a denigrare fino a proporre, senza vergogna, di poterci
comprare!
E allora se non ora quando!
Non ci sono stati mai insulti più espliciti, mai momento storico fu più opportuno di questo, negli ultimi decenni.
La manifestazione non è stata pensata infatti contro un uomo, ma per ricordare, a chi l'avesse dimenticato, che
stanno calpestando dei principi fondamentali, pari diritti conquistati e che credevamo acquisiti!
E' per questo che siamo scese in piazza, per il rispetto verso noi stesse e quello che ci deve essere riconosciuto.
Saremmo potute rimanere a casa pensando: “tanto la mia dignità resta illesa nella mia realtà” e avremmo perso
l'occasione di partecipare al tentativo di cambiare l'attuale opinione comune (influenzata
in tanti anni dall'amplificazione dei media dell'attuale maggioranza), che ci vuole relegare
a certi ruoli sociali sempre soggetti a mortificanti condizioni, che ci vuole sole, in una solidale esplicita dichiarazione di indipendenza fatta da milioni di donne, una affermazione
delle identità del nostro essere uguali e diverse, donne, in ogni ruolo liberamente scelto!
Se non ora QUANDO!
Viva NOI!
-7-
A cura di Valentina Parisi
Sull’intranet aziendale alla voce value online si legge: “Il processo di valutazione in Wind si svolge nel primo
semestre di ogni anno e viene portato a termine in circa due mesi dal suo lancio. Tutte le persone di Wind sono
impattate e ciascun valutatore, per tutte le risorse a lui/lei assegnate, esprime le proprie valutazioni su competenze, conoscenze e performance Attraverso il colloquio di feedback & orientation, il momento più importante
di tutto il processo, il valutatore e il valutato si confrontano sulle aree oggetto di valutazione e, partendo da
queste riflessioni condivise, predispongono le basi per valorizzare le potenzialità e per facilitare la crescita individuale di ciascun valutato”
Tutti gli attori interessati ed oggetto di tale valutazione si saranno posti prima o dopo delle domande.. lecite..chissà!?
Iniziamo col dire che verso noi stessi siamo miopi e spesso non vediamo quello che è evidente. Per mettere in
luce i ns pregi ed i ns difetti in termini lavorativi (si intende!!) di cui non sempre ne siamo consapevoli servono filosofie gestionali idonee a favorire lo sviluppo del patrimonio intangibile (competenze e relazioni) incrementando continuamente fiducia e competenze prodotte nei processi aziendali.
I valutatori fanno più o meno
questo, cercano di osservare e
scrutare le ns competenze cercando il file rouge che ti ha accompagnato ogni volta che ti sei
confrontata con una uova sfida e
hai fatto emergere il tuo talento,
e se non lo vedi c’è chi lo sta
osservando per te, sono il ns
specchio nel bene e nel male i
loro feedback sono efficaci solo
se motivati e dettagliati , solo se
obiettivamente ed oggettivamente commentati; il value con i
suoi indici (abbastanza, molto,
poco) ha questo compito…
quante risorse si saranno fermate
e avranno fatto introspezione sui
commenti del value? Certo non
sempre condivisi, ma ottimo
motivo per riflettere sul proprio
operato e sulle proprie potenzialità!
Poi c’è chi impara a giocare al
value in modo da far melina … e
chi invece lo ha studiato e ne ha
fatto strumento per una “giusta”
e “oggettiva” valutazione delle
competenze.
-4-
La pensione monca
Il CRAL TLC
A cura di Gino Balzamo
Sono anni che i Governi lanciano allarmi sul futuro delle pensioni, sulla loro insostenibilità. Ma qui il danno maggiore è per i
lavoratori che a fronte di versamenti economici inalterati si vedono ridurre non solo gli importi della futura pensione, ma anche aumentare il numero degli anni per andare in pensione.
E non dimentico che le rivalutazioni economiche per gli attuali
pensionati sono misere e certamente non degne di far condurre
alla maggior parte di essi una vita decente.
Ma i lavoratori attuali hanno la necessità di integrare la loro
futura pensione; questo è un dato di fatto.
Se il timore dei sindacati è quello di assicurare ad un lavoratore
almeno il 60% dell’ultima retribuzione, significa che il rischio
di indigenza “futura” è molto elevato.
Da qualche anno esistono fondi pensioni complementari, aperti e/o chiusi , PIP , fondi di investimento. Insomma
qualunque scelta purchè ci sia consapevolezza del fatto che andremo in pensione dopo tanti anni e con meno soldi rispetto ai pensionati attuali. TELEMACO è il fondo integrativo pensionistico dei lavoratori TLC, un fondo
chiuso, con la presenza sindacale nei consigli di amministrazione atta a sorvegliare e controllare l’andamento del
fondo, a favore degli iscritti.
Qualunque sia la tua scelta, opera, scegli, informati, muoviti …… non restare impassibile.
Il CRAL TLC
A cura di M.Canfora e G.Gnolo
Il Cral TLC - Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori del settore delle Telecomunicazioni- è presente all’interno
del comprensorio Olivetti da circa due anni. Ci accoglie nella sua sede, che molti di voi conoscono, il suo presidente Alberto Scotto di Carlo. La sede è una stanza molto piccola ma ben organizzata nella quale trovano posto
due scrivanie alcuni scaffali e un ripiano dove ci sono molti opuscoli per pubblicizzare le varie iniziative intraprese dal cral. Ci accomodiamo e iniziamo la nostra chiacchierata con Alberto.
D: Come nasce l’idea di un Cral all’interno del comprensorio Olivetti?
R: L’idea nasce dal fatto che nel comprensorio, all’interno della realtà alla quale noi apparteniamo, cioè quella
delle telecomunicazioni, di cui fanno parte le sociètà : Wind, Vodafone e Comdata Care, non era presente questo
genere di iniziativa intrapreso dalle aziende. Quindi si iniziava a sentire l’esigenza da parte dei dipendenti di poter avere un ente che potesse accrescere il loro benessere, organizzare iniziative di aggregazione e offrire attività di riappropriazione della cultura. L’idea
iniziale è stata poi condivisa con le organizzazioni sindacali, che vigilano su
questo genere di attività, è grazie al loro contributo si è potuto mettere in
piedi questa tipo di associazione, che poi è stata comunque formulata con i
canoni previsti, cioè con la registrazione all’agenzia delle entrate, con la stesura di uno statuto e con l’acquisizione di una consulenza fiscale e contabile.
Poi ci siamo presentati all’azienda in maniera ufficiale attraverso delle lettere
di accredito Dunque l’idea è partita con nove soci fondatori, che hanno costituito il consiglio di amministrazione e poi si è sviluppata in questi quasi due anni di attività.
D: Dunque nel caso del nostro cral non c’è un partecipazione delle aziende come accade per altri Cral
come ad esempio Arca Enel o il Cral di Telecom ?
R: Secondo me non bisogna sottolineare il fatto che non ci sia un contributo aziendale, ma piuttosto che il nostro
circolo ricreativo è da considerarsi atipico.
Atipico perché come ti dicevo prima l’iniziativa non nasce dalle aziende ma nasce dai lavoratori. Di solito
l’iniziativa di un circolo ricreativo aziendale parte dalle aziende stesse e poi vengono coinvolti i lavoratori e di
conseguenza anche le organizzazioni sindacali. L’azienda partecipa in maniera diretta e attiva ed è parte integrante del consiglio di amministrazione, inoltre le aziende che tu hai citato mettono a disposizione anche dei
budget per potere operare. Noi invece siamo partiti dal basso, l’iniziativa è partita dai lavoratori, tanto è vero
che noi ci sostentiamo, per quanto riguarda tutta l’organizzazione e l’operatività, sulle quote associative versate
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A cura di M.Canfora e G.Gnolo
dei soci. Abbiamo però avuto l’apporto delle aziende del
comprensorio a livello logistico, ci hanno dato cioè la
possibilità di individuare un locale all’interno del comprensorio stesso dove insediare la sede operativa del
Cral. Questa è stata un forma di riconoscimento da parte
delle aziende.
D: Nei casi in cui l’azienda partecipi al Cral c’è più
attenzione da parte di quest’ultima alle esigenze e al
benessere dei lavoratori?
R: No, secondo me non c’è più attenzione, è proprio diverso il concetto. In quei casi il circolo ricreativo aziendale è parte integrante dell’azienda. Noi invece siamo
nati come una attività collaterale e partendo
dall’associazione ci siamo poi fatti riconoscere dai soci
attraverso il lavoro che è stato messo in piedi. Insomma
tu non hai trovato una cosa bella è fatta e i lavoratori si
sono di conseguenza poi ritrovati a far parte
dell’associazione come naturalmente fanno parte
dell’azienda in quanto dipendenti, ma lo fanno in maniera volontaria, si associano perché riscontrano effettivamente una convenienza e delle qualità nelle attività che
si organizzano.
D: C’è stata una comunione di
intenti nella creazione del cral e
quindi unione all’interno del
consiglio di amministrazione. Ci
sono state polemiche, ultimamente ?
La discussione all’interno del consiglio è una cosa naturale e necessaria perché è forma di dibattito e
di confronto. All’inizio sicuramente questa unione di intenti che dici tu era molto più forte
ed è stato anche il volano che ha consentito di far partire
l’attività. Oggi è un po’ diverso perché non da poco, abbiamo anche subito degli attacchi esterni da forze che
almeno naturalmente dovrebbero andare nella stessa direzione del circolo. In buona sostanza nell’operativo non
ci ha comportato grossi problemi perché da un lato ci
sono dichiarazioni piuttosto che illazioni o lamentele,
dall’altro lato ci sono i soci che partecipano e ci sono i
fatti che in maniera quotidiana si concretizzano nelle
attività che organizziamo.
D: Dunque indipendentemente dalle modalità con cui
nasce, qual è la funzione di un cral aziendale?
R: La funzione alla fine è la stessa cambia la forma,
cioè quella di creare delle occasioni delle opportunità
attraverso dei sistemi di convenzione per poter dare ai
soci, che liberamente si associano e che quindi abbracciano un po’ quella che è la filosofia di questa associazione, la possibilità di aumentare il loro potere di acquisto di accrescere il loro benessere di aggregarsi fra di
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loro e quindi farmulare anche nuove conoscenze. Ci
sono persone che noi conosciamo magari da anni di
vista e che non frequentiamo e che poi potremmo trovare durante una manifestazione piuttosto che un viaggio o un’altra iniziativa organizzata dal cral.
D: Il cral oltre che un modo per aumentare il potere
di acquisto dei lavoratori attraverso le convenzioni è
un luogo di aggregazione e socializzazione?
R: Certamente questo è un obbiettivo primario che il
cral si pone, perchè anche ritrovarsi a teatro, per esempio, in una giornata in cui c’è una particolare promozione del cral, che sotto l’aspetto ludico può risultare conveniente da parte dei soci, acquistare il biglietto attraverso il cral e trovarsi poi con i colleghi ,con i quali vivi all’interno dell’azienda è un modo per aggregarsi al
di fuori del luogo di lavoro. Il sistema di convenzioni
però è comunque una formula vitale e necessaria per
questo genere di associazioni, è quello che consente di
cominciare a fare attività, perché talvolta la possibilità
di riuscire a risparmiare sul biglietto del cinema, del
teatro, sull’assicurazione dell’auto o per andare ad esempio ad acquistare le gomme
dell’auto e un modo per consentire ai soci di aumentare il potere
di acquisto e io penso che questo
sia importante nella situazione
sociale che viviamo attualmente
nel nostro paese ed è un modo
per contribuire a dare una mano
alle persone.
D: Prima hai parlato di teatro
di cinema, c’è dunque una attenzione particolare anche alla
cultura?
R: Si, c’è principalmente l’attenzione verso cultura. Io
credo fermamente che il cral è uno strumento che può
servire alla riappropriazione della cultura e quindi teatro, cinema e quant’altro. Penso anche che attraverso
sistemi di informazione che ci sono dati dalla globalizzazione quali possono essere il social network, internet
in senso lato, e tanti altri strumenti elettronici, questi
altri elementi danno ancora alle persone la possibilità di
incontrarsi e di relazionarsi di persona e non attraverso
degli strumenti. Si ha la possibilità innanzitutto di uscire da un contesto chiuso quale può essere l’ufficio o la
casa, non ti costringono a stare per forza davanti ad un
computer oppure al telefono per comunicare con le persone. Dunque un modo per far si che tu esca da questo
mondo di plastica rappresentato soprattutto dalla televisione e avere la possibilità di uscire di casa, incontrare
nuove persone, relazionarsi.
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Giornale Articolo 1 numero di marzo