R OT IS LE E IA • • AMIC I Num. 4 | Mar zo 2015 LL A F E R V RO DE AIE–MO L Pubblicazione di informazione riser vata ai soci e collaboratori dell'associazione LeRotaie - Molise. V ietata la dif fusione al pubblico Editoriale di Alfredo Incollingo Nazionale 8 marzo 2015 Ottava Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate Le “buone nuove” Il tecnicismo giornalistico suona strano ed è anche cacofonico per certi versi, ma è adatto per sintetizzare notizie e risultati di grande, grandissima rilevanza. Ci sono novità! E ancora una volta LeRotaie Molise possono con orgoglio mostrare i frutti del loro impegno. Sia i treni turistici sulla Sulmona – Carpinone che l’esposizione permanente presso l’Officina della Cultura ci hanno dato numerose soddisfazioni. L’apprezzamento dei visitatori in questi mesi è stato manifesto e, nonostante incidenti di percorso (dovuti alla natura) tutto è andato per il verso giusto. Prima di parlare dell’argomento più “appetitoso”, la Transiberiana, è bene ricordare e ringraziare i soci che, a loro spese, hanno provveduto al recupero di un pezzo storico delle ferrovie italiane, una draisina, recuperata presso la stazione di Bella – Muro, in Basilicata. Era un mezzo affidato al tronco lavori della vicina Baragiano, che è stato recuperato grazie al permesso dell’Ing. Marco Gallini, responsabile della divisione territoriale napoletana di Rfi (molto sensibile alle nostre iniziative culturali). I nostri, il 25 febbraio, hanno affrontato un lunghissimo viaggio per portare a Isernia un “cimelio” che già presentava atti di vandalismo e che, con il passare del tempo, avrebbe sicuramente fatto una “brutta fine”. Ringraziamo quindi Fabrizio, Sergio, Mattia, Michele e Giuseppe per aver contribuito alla crescita della nostra esposizione (si spera che un giorno diventi un museo a tutti gli effetti!). Arriviamo al tema più scottante: i treni sulla Sulmona – Carpinone. Le edizioni del 26 dicembre 2014 e quella del 3 gennaio del nuovo anno hanno registrato il “pienone” e i commenti positivi ci hanno rinfrancato notevolmente. Un anno che è iniziato per l’associazione, si può ben dire, sotto i migliori auspici. La “devozione” alla nostra missione non ci ha fatto demordere di fronte a problematiche che in primo momento ci hanno demoralizzato. L’edizione dell’8 marzo, in occasione della Festa delle Donne e della Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, è stata spostata al 15 marzo a causa delle ingenti nevicate sull’Appennino abruzzese. Le numerose disdette ci hanno portato non pochi fastidi e molti dubbi. Non ci siamo lasciati abbattere, anzi con grande determiContinua a pag. 2 In occasione della VIII Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, a cura di Co.Mo.Do., anche quest’anno la ferrovia SulmonaCarpinone si è resa protagonista con un treno straordinario con materiale rotabile storico della Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane, organizzato dalla nostra associazione nell’ambito del calendario delle corse per l’anno 2015. La data di domenica 8 marzo, in coincidenza con gli eventi in tutto il Paese, è stata poi annullata per via delle eccessive precipitazioni nevose nei punti altimetrici più elevati della linea, che hanno richiesto per diversi giorni l’utilizzo del locomotore sgombraneve S244 001, impegnato anche sulla linea Pescara-Roma, nel tratto tra Sulmona e Avezzano. Il treno straordinario è stato quindi effettuato nella domenica successiva, 15 marzo, con itinerario Isernia-Sulmona A/R, che ha quindi richiesto l’invio a vuoto del materiale dal deposito di Sulmona nel primo mattino. Nel pomeriggio precedente e la mattina stessa prima della partenza, porte aperte nel museo di cultura ferroviaria LeRotaie, tra lo sguardo curioso ed interessato di ap- Isernia-Sulmona In viaggio sulla TRANSIBERIANAd’italia nazione un nuovo “sold out” ci ha risollevati. Momenti di grande giubilio hanno accompagnato il tragitto. Il paesaggio innevato ha regalato ai passeggeri uno spettacolo unico e meraviglioso, coronato dall’avvistamento di esemplari particolari della fauna locale, quali lupi appenninici. È stata anche l’occasione per ricordare un nostro amico, Luigi Zinni, un grande appassionato di ferrovie, che ci ha la- sciato qualche giorno prima della partenza. È stato nostro dovere rammentare la sua stima e la sua amicizia con una toccante e breve cerimonia a Campo di Giove: la consegna di una corona funebre ai familiari è stato il culmine del rito. La commozione non è stata solo nostra, noi che conoscevamo Luigi, ma anche dai passeggeri. Le lacrime hanno segnato i volti di molti passeggeri. passionati e viaggiatori del treno. Il treno storico, trainato dal locomotore D 445.1145 e composto eccezionalmente da n. 4 vetture Centoporte e n. 2 carrozze Terrazzini, è partito dal binario 1 della stazione di Isernia alle ore 10:10, con a bordo oltre 400 viaggiatori provenienti da tutta Italia. A bordo anche il presidente della giunta regionale del Molise Paolo Di Laura Frattura, che ha viaggiato per la prima volta su questa linea a bordo di un treno storico. Durante il viaggio il nostro staff ha come di consueto illustrato ai viaggiatori le caratteristiche ed i tanti segreti che questa ferrovia porta con sé, sia a livello infrastrutturale che a livello geografico. Non sono mancati omaggi ai viaggiatori e l’allegria della musica itinerante tra le carrozze, per allietare ulteriormente un viaggio fermo nel tempo. Brevi soste nelle stazioni di Carpinone, Carovilli-Roccasicura e Castel di Sangro, prima di salire in quota tra i paesaggi innevati di quota di Roccaraso e Rivisondoli-Pescocostanzo, dove il treno sotto una improvvisa nevicata ha sostato circa 15’ per permettere la visita della stazione di maggiore altitudine della linea (1268,82 mt. s.l.m.). Pausa pranzo a Palena, sull’altipiano del Quarto di Santa Chiara, dove era allestita anche una mo- stra fotografica sull’antico impianto della stazione stessa, una volta dotata anche di rimessa locomotive e piattaforma girevole. Alle 14:20 il convoglio ha poi proseguito per Campo di Giove, dove la comunità locale ha commemorato in stazione l’amico Luigi Zinni, campogiovese amante della ferrovia e formatosi nel Genio Ferrovieri, scomparso prematuramente qualche giorno prima. In ricordo il presidente e il vicepresidente de LeRotaie-Molise Fabrizio Minichetti e Michele Perpetua, quest’ultimo, per l’occasione in veste di rappresentante dell’Associazione Nazionale Genio Ferrovieri, hanno deposto a nome delle due associazioni una corona di fiori sottolineata dal lungo fischio del locomotore, prima di proseguire nella lunga discesa fino a Sulmona. Nel capolinea sosta per visita della città e dell’antica fabbrica di confetti Pelino e, per gli appassionati di ferrovia, visita presso il deposito locomotive del capolinea abruzzese della locomotiva a vapore Gr. 940.044, posizionata nel mattino in modo da essere facilmente osservabile al pubblico in tutta la sua bellezza ed imponenza. Si tratta di un vero e proprio monumento vivente, in attesa di manutenzione per poter tornare a sbuffare sull’Appennino: fa parte di un gruppo di locomoti- ve a vapore delle Ferrovie dello Stato costruite nel 1922/1923 appositamente per i servizi sulle difficili linee appenniniche dell’Italia centrale. Ma la sua grande particolarità è che si tratta di una vera e propria locomotiva da Premio Oscar! È stata infatti utilizzata per le riprese del film La Vita è Bella di Roberto Benigni, nel quale traina il treno merci tedesco verso i campi di concentramento. Alle ore 17:00 il treno storico comincia il rientro verso Isernia, regalando un bellissimo tramonto in pieno tratto montano. Giunti a Carpinone, è stata effettuata la coincidenza con il treno R 2375 Campobasso-Roma Termini, permettendo ad alcuni viaggiatori di fare rientro in treno in giornata nella Capitale così come previsto. Ancora una volta la ferrovia SulmonaCarpinone, ribattezzata la Transiberiana d’Italia, ha dato il meglio di sé offrendosi in tutta la sua incredibile magnificenza: un motivo in più per l’associazione Le Rotaie, sempre se ce ne fosse bisogno, per continuare a credere nel rilancio del trasporto su ferro nelle aree interne, nella duplice veste turistica e ordinaria, inserito nel piano regionale dei trasporti in cui finalmente le amministrazioni pubbliche possano farsi carico dell’onere e della responsabilità di un patrimonio inestimabile, favorendo le iniziative di chi da tempo ha investito tutta la propria passione per evitare che i binari della Transiberiana d’Italia venissero divorati dalla ruggine. Claudio Colaizzo 16 marzo 2015. Il treno storico sul primo binario della stazione di Isernia, all’indomani del viaggio descritto nell’articolo, in partenza per rientrare in deposito a Sulmona (foto F. Minichetti). Nella foto piccola in alto, il momento della commemorazione a Campo di Giove. 2 | B i n a r i o T r o n c o Fotoracconto di Un recupero eccezzionale presso la stazione Bella-Muro La draisina Fiat 500 Lo scorso 25 febbraio siamo stati impegnati nel recupero di una mitica draisina FS modello fiat 500 e precisamente la n. 162 accantonata nella stazione di Bella-Muro in Basilicata. 250 km e oltre 3 ore di viaggio accompagnati da un carro attrezzi. Oltre me c’erano Sergio, Michele, Mattia e Giuseppe. Partenza ore 6:45 arrivo a destinazione alle ore 11:45 non prima, però, di avere avuto una sosta forzata di oltre un’ora a causa della Polizia Stradale locale che ha bloccato il carro attrezzi per aver violato il codice della strada in quanto, erroneamente, senza tenere conto della segnaletica, ha imboccato un tratto di strada vietata al transito con mezzi di oltre 3,5 t. “Verbalino” e si riparte. Finalmente arriviamo in stazione dove il personale RFI ci attendeva già da un po’, scambio di saluti e presentazioni e eccola la, pronta per essere caricata, sembrava ci aspettasse impaziente pure lei. Regolarizziamo la consegna con la firma di alcuni documenti e la draisina è tutta nostra. Il tempo di caricarla e via, si riparte direzione Isernia. Ormai è ora di pranzo, mentre si decide dove fermarsi intravediamo sulla strada un locale con la scritta bar taverna... ci fermiamo. «Buongiorno, facciamo questo gemellaggio Molise-Basilicata?» esordisce Sergio. Ci accomodiamo e ordiniamo da mangiare, il servizio è molto casereccio ma ospitale e cordiale, mangiamo abbondante e soprattutto bene. Ora siamo pronti per affrontare il lungo viaggio di ritorno. Per non incorrere nuovamente nella stessa infrazione della mattino seguiamo le indicazioni provvisorie per la deviazione. Non so se abbiamo sbagliato a interpretare qualche segnale, fatto sta che siamo costretti a fare un giro lunghissimo che ci porta a passare per Caggiano e Polla per poi risalire su verso Salerno. Interminabile, strade provinciali, paesini, curve tortuose e anche qualche posto di blocco (per fortuna senza fermarci) ci accompagnano per quasi due ore prima di riprendere l’autostrada a Buccino e finalmente iniziare a vedere la fine del viaggio che si conclude verso le 18:30 davanti al nostro museo dove viene scaricata la draisina e l’autista con il suo carro attrezzi ci saluta. Il tempo di metterla dentro, ammirarla e fare delle rapide osservazioni sulle sue condizioni estetiche non proprio ottimali, ci salutiamo e ci diamo appuntamento al giorno successivo per sistemarla su un tronco di binario precedentemente allestito. Dal giorno dopo fa bella mostra di se davanti al nostro plastico. Prossimo passo il restauro estetico e funzionale. Alcune immagini del recupero Num. 4 – Mar zo 2015 | 3 Le domeniche della mia adolescenza sulla Transiberiana d’Italia di Sergio De Spirito Isernia, anni ‘80, partenza per Sulmona (foto A. Di Pilla) La neve è stata da sempre una mia passione irrefrenabile, quasi al pari di quella che provo per i treni, le ferrovie ed il fermodellismo. Mia madre, negli anni 80, diceva che amavo la neve perché, se ne cadeva in abbondanza, provocava la chiusura delle scuole. Io dissentivo con veemenza alle sue illazioni…anche se in fondo in fondo un po’ di verità c’era! Sta di fatto che anche nel 2015, nonostante non sia più in età scolare, l’annus horribilis dal punto di vista meteorologico con nevicate record in tutto l’Alto Molise e sugli Altipiani Maggiori d’Abruzzo tanto da far salire alla ribalta mondiale Capracotta (Isernia) e Pescocostanzo (l’Aquila) per i record di neve caduta in un ora, è stato da me vissuto con ammirazione per via dell’eccezionalità degli eventi. Provate ad immaginare quale turbine d’emozioni potessi provare quando, durante gli inverni tra il 1983 ed il 1989, insieme a mio fratello Amedeo, oggi macchinista di treni merci in servizio al deposito di Torino Orbassano, ci recavamo in treno a Roccaraso (l’Aquila) per trascorrere una domenica pomeriggio sulla neve. Venendo da una famiglia dove mio padre era ferroviere e mia madre casalinga abitavamo presso gli alloggi di servizio ubicati sopra la stazione ferroviaria di Isernia e disponevamo dei “BK”, i biglietti kilometrici gratuiti (6000 per la precisione) mai utilizzati abbastanza. Spesso, la domenica pomeriggio del periodo invernale, se non andavamo a Teano (Caserta) a fare visita parenti, pranzavamo “con l’imbuto” ed alle 14:10 ci catapultavamo sul primo binario della stazione di Isernia per salire a bordo del locale IserniaSulmona. Quella automotrice isolata era la nostra diligenza per il divertimento. Armati di slittini in legno ed equipaggiati con abbigliamento da provetti Armin Zoeggler iniziavamo il viaggio sulla Transiberiana d’Italia, la ferrovia Sulmona-Carpinone-Isernia. Per ingannare l’attesa del tragitto cadenzato dalle fermate in tutte le stazioni, comprese le vicine fermate di Pesche e Pettoranello, il rudere di Montalto di Rionero Sannitico e le fatiscenti Montenero Valcocchiara e S. Ilario Sangro, ascoltavamo “tutto il calcio minuto per minuto” alla radiolina sintonizzata sulle onde medie perché era quasi impossibile riuscire a captare il segnale in modulazione di frequenza. I pochi viaggiatori che occupavano i tre scompartimenti dell’automotrice si gustavano il documentario naturalistico trasmesso dai finestrini del treno. Ogni stazione presenziata era caratterizzata dalla bandiera rossa piantata dinanzi l’ufficio movimento. Sul piazzale, qualche anziano con nipotino assisteva giocoso alla fugace sosta del nostro treno. Spesso ci capitava di conoscere i macchinisti ed il capotreno e quindi approfittavamo per una capatina nella cabina di guida, specialmente quando il treno iniziava l’arrampicata Castel di sangro, 17 settembre 1995 (foto F. Marazzi) 4 | B i n a r i o T r o n c o da Castel di Sangro a Roccaraso, un vero spettacolo! Alle 15:40 si arrivava finalmente a Roccaraso e da lì ci si fiondava di corsa sul famoso “pratone” per trascorrere un paio d’ore di divertimento facendo su e giù con gli slittini. All’imbrunire, con tanta malinconia nel cuore sapendo che l’indomani sarebbe di nuovo iniziata un’altra noiosa settimana di studio, si faceva rientro in stazione per salire sul treno proveniente da Pescara che ci avrebbe condotto da Isernia. Nell’attesa, più o meno prolungata da fisiologici ritardi, si ripeteva il rito della telefonata a casa per rassicurare mamma e per chiedere se stava nevicando anche ad Isernia nella speranza di non andare a scuola l’indomani. Ricordo ancora oggi quando una volta esclamai nella cabina telefonica gridando: “Veramente?” e mio fratello che m’incalzava chiedendomi: “dimmi che sta nevicando pure ad Isernia”. Io facendogli un cenno di attesa, prima di passargli la cornetta gli risposi: “ l’Aesernia ha battuto il Sassuolo 2-0!”. La squadra della mia città in quell’anno 1985 annaspava in Serie C2 girone C e quel Sassuolo oggi gioca in serie A! Non vi dico mio fratello dove mi mandò ma è facile intuirlo. Prima dell’arrivo del treno spesso ci rifugiavamo nel tepore del bar della stazione gestito da una signora anziana e corpulenta, aveva maniere un po’ spicce ma era molto materna. Una volta la nostra golosità ci spinse a chiedere di acquistare un pacco di biscotti al cioccolato siste- mati in una vetrina posizionata abbastanza in alto per la nostra statura e lei, seduta su di una sedia di vimini, ci rispose: “salisci n’copp alla seggia!”. Mio fratello, che non aveva remore, mi guardò e sbottò a ridere ripetendo quell’affermazione buffa. Tra i tanti ricordi rimasti ancor oggi impressi nella mia mente c’erano quei muri di neve di oltre un metro e mezzo che circondavano i marciapiedi dei binari meno utilizzati. Alle 18.30 circa finalmente arrivava la napoletana, solitamente composta da due automotrici ovattate da una coltre ghiacciata nel sottocassa. Il buio aveva decretato da un pezzo la fine delle trasmissioni naturalistiche ed il viaggio era più una condivisione di racconti con i numerosi viaggiatori che facevano rientro a Napoli in stile social network primordiale. Non dimenticherò mai il magone che ci assaliva al pensiero che un’altra domenica era terminata, cadenzata da poche soste nelle stazioni principali di Castel di Sangro, Carovilli e Carpinone, tutte caratterizzate da un comune denominatore, la lanterna rossa che sostituiva la bandiera del viaggio d’andata. Arrivati ad Isernia si scendeva dal treno, si percorreva l’ampio corridoio dell’atrio e virando a sinistra si citofonava al primo portoncino… fine della corsa! Carovilli, uno degli ultimi incroci (foto F. Marazzi) Num. 4 – Mar zo 2015 | 5 LO SCIOPERO DEL 1894 SULLA FERROVIA SULMONA-CARPINONE E IL SUO DECLINO Edilio Petrocelli Qualche giorno fa decisi di mettere ordine tra la miriade di file, tra foto e documenti vari, riguardo le ferrovie in genere e la nostra attività associativa. Tra i vari documenti “ritrovati” è uscito fuori questo che pubblico integralmente. Molto interessante, ma lo avevo letteralmente dimenticato. Mi fu dato da Edilio Petrocelli, un amico, ex onorevole che si è battuto in Parlamento negli anni Ottanta contro la chiusura della Sulmona-Isernia già da allora considerata un ramo secco. Sempre attento alla mia passione, di tanto in tanto mi portava documenti interessanti come foto, atti di espropri per la costruzione della ferrovia e cose del genere. Purtroppo è venuto a mancare qualche anno fa proprio quando, con la nostra associazione decidemmo di avventurarci a organizzare treni storici per svegliare le coscienze di chi di dovere e dimostrare l’utilità olte che la bellezza paesaggistica unica della linea ferroviaria più apprezzata e conosciuta non solo in Italia. Tornando al nostro articolo non ricordo se sia stato già pubblicato altrove o se stava di lì a poco per essere pubbllicato, non c’è stato il tempo di saperlo. Sono sicuro che avrebbe gradito tantissimo questa pubblicazione e sicuramente avrebbe continuato a fornirci documenti utili alla nostra attività associativa. F.M. La realizzazione dell’Unità Nazionale per vie politiche, legislative e istituzionali doveva trovare conferma nel nuovo assetto territoriale pensato per l’Italia, nato da un contraddittorio e sofferto compromesso fra le tre capitali (Napoli, Roma, Torino) che, di fatto, portò a una gerarchizzazione economica e infrastrutturale del territorio corrispondente agli antichi Stati preunitari, soprattutto fra quelli del Sud e il Nord del Paese. La questione ferroviaria, nei programmi della Destra e della Sinistra e nel confronto elettorale nei singoli collegi, era diventata dopo il 1861 un efficace argomento di modernizzazione e di contatto con la domanda popolare di lavoro, che si saldava con gli interessi dei gruppi economici che nell’immediato ne erano i veri beneficiari. La dorsale adriatica (la c.d. “valigia per le indie”) e le trasversali, all’interno dei sistemi ferroviari a “rete” o ad “assi” in competizione, facevano da sfondo alle singole scelte locali, mentre la realizzazione e le forme di gestione erano il tormento comune dei Governi e dei gruppi politici. La vantaggiosa trasversale Sulmona-Isernia una linea a sé ma è una linea complementare ideata e studiata sotto il doppio aspetto della strategia militare e del commercio interno e internazionale, perloché essa mira ad attuare un percorso che con 50 Km di meno porta a Roma, e per vie interne, sicure di ogni attacco nemico […] rende possibile un celere Copertina dell’opuscolo che descrive la concentramento di truppe nel meridionale ferrovia Sulmona-Isernia distribuito il giorno dell’inaugurazione: 18 settembre 1897. e quindi, mettendo capo a Foggia e poscia a Taranto e Brindisi, s’allaccia al lontano (Archivio LeRotaie) Oriente. Sotto il rapporto poi economicosociale essa, con lo scopo più di beneficenza che di strada economica, si propone di bonificare e vivificare gran parte dell’Italia meridionale finora trascurata e negletta1. La tratta ferroviaria Sulmona-Isernia riproponeva i collegamenti delle Province interne dell’ex Regno Borbonico con l’antica capitale in quanto erano ancora attive le relazioni con 6 | B i n a r i o T r o n c o Napoli. Il suo ruolo programmatico era anche quello di ricucire a monte le tratte verso Pescara, L’Aquila e Avezzano (per Roma), ma doveva creare stabili relazioni sia con la tratta Isernia-Caianello per Napoli e Roma sia il collegamento con Isernia-Campobasso-Lucera-Foggia; quest’ultima direttrice venne denominata Appulo-Sannitica dagli armentari perché doveva riannodare gli interessi pastorali dell’Abruzzo e dell’Alto Molise con quelli degli agrari Pugliesi, passando per legge nel Capoluogo molisano. Con un’enfasi partigiana il sindaco di Campobasso (Mercurio Magno), scrivendo ai ministri del gabinetto di Rudinì (1891), confermava che la ferrovia Sulmona-IserniaCampobasso non era 1 Raffaele Colapietra (a cura di), Città e territorio nel Mezzogiorno fra ‘800 e ‘900, Franco Angeli, Milano, 1982, p. 80. 2 Da un documento conservato presso la bblioteca comunale “M. Romano” di Isernia 3 Giulio Guderzo, La questione ferroviaria, in «Il Parlamento Italiano, Il declino della Destra», Volume IV, 1875-1876, Nova CEI, Milano, p. 133. 4 Gianni Trivellini, Le ferrovie nel Molise, Cosmo Iannone Editore, Isernia, 2001, pp. 133-150. dir. Pescara SULMONA dir. Roma Sulmona Introdacqua Introdacqua Pacentro M. Genziana Mon 2176 ti de Cansano M. Marrone 1513 Pettorano sul Gizio Rocca Pia M. Rotella Cansano C.d.G. Majella Qua rt S. Ch o di iara lla aje la M el le d ona azi N o c Par Palena 2136 Pescocostanzo Palena C. Favone 1530 Rivisondoli–Pescocostanzo Rivisondoli Roccaraso M. Tocco 1683 M. Majuri 1071 M. Arazecca 1824 M. Rotondo dir. Lanciano (SANGRITANA) Sant’Ilario S. 1834 Barrea Alfedena Scontrone la M. Porrara M. Calvario 1483 Villetta Barrea aiel Campo di Giove 2127 ABRUZZO lla M 1067 M. Mitra e ell lia o d ig an em Pi nqu Ci Indubbi, invece, furono gli effetti diretti sull’occupazione, come testimonierà in corso d’opera il Prefetto Domenico Lastrucci al Consiglio Provinciale del 30 settembre 1895, parlando dell’impiego di 3000 operai giornalieri nei cantieri della ferrovia nell’Alto Molise.2 Per tutte queste implicazioni localistiche e strategiche, anche la scelta del tracciato, di circa 130 Km, non fu indolore per le rivalità territoriali (L’Aquila, Sulmona, Carovilli, Agnone, Isernia, Capracotta, Vastogirardi, Campobasso, Roccaraso, Celano. ecc.) e per gli alti costi (352 mila lire a Km a fronte di una media di 165 lire) dovuti agli sbancamenti, alle numerose opere d’arte e a diverse gallerie abbastanza lunghe (Monte Pagano, 3110 Km; Maiella, 2485, Km; Monte Totila, 2175; Dirupo, 1210; Arazecca, 1064), nonché alle difficoltà per il trasporto dei materiali (infatti fu necessario costruire tre ferrovie temporanee di servizio) e ai fermi a causa delle condizioni climatiche invernali. Comunque la costruzione della ferrovia, come da progetto dello Stato, nel 1892 passò dalle mani della potente Società internazionale dell’Alta Italia Rothschild alla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali di Firenze, costituita da una cordata di capitalisti italiani chiamati a raccolta dal toscano Bastogi con il consenso dei genovesi Balduino e Bombrini;3 non mancarono gli appoggi di banche e industrie francesi e belghe a esse collegate, mentre i singoli lotti vennero appaltati di volta in volta al massimo ribasso a imprese prevalentemente piemontesi fino al suo completamento. Al momento dell’inaugurazione, 18 settembre 1897, risultavano attivate a servizio dei comuni montani, posti asimmetricamente lungo il percorso e serviti per lo più dalla diligenza, le stazioni di Sulmona-Introdacqua, Pettorano sul Gizio, Cansano, Campo di Giove, Palena, Rivisondoli-Pescocostanzo, Roccaraso, Sant’Ilario Sangro, Alfedena-Scontrone, Castel di Sangro, San Pietro Avellana, Carovilli-Agnone, Pescolanciano, SessanoCivitanova, Carpinone. In un secondo momento su tale percorso confluirono anche le reti locali della Ferrovia Adriatica Sangritana (1 agosto 1915) e della Pescolanciano-Pietrabbondante-Agnone (24 maggio 1915), entrambe elettrificate. Giova sottolineare che al momento della nazionalizzazione del settore (legge n. 137 del 22 aprile 1905) erano bene o male già funzionanti tutte le linee: la Termoli-Campobasso-Benevento (per Napoli) fu la prima ad entrare in servizio (1883); l’Appulo-Sannitica, senza la congiungente per Lucera-Foggia, venne attivata fra il 1894 e il 1895, prima la Caianello-Isernia e poi il tratto Boscoredole-Carpinone. Mancavano, e mancano, all’appello le tanto decantate e studiate linnee di interesse nazionale, come la ferrovia della “Provvidenza” che doveva attraversare la fondovalle Biferno e la direttissima Roma-Molise-Puglia.4 Mai spenta è rimasta, inoltre, l’aspirazione ad ottenere il facile e utile prosieguo interregionale Avezzano-Rieti (per Firenze e Castel di Sangro San Pietro Avellana Montenero V.C. San Pietro Avellana Area Naturale Montedimezzo Montenero Val Cocchiara Rionero Sannitico M. Morrone 1210 Villa San Michele Forlì del Sannio Acquaviva d’Isernia Vastogirardi Roccasicura MOLISE Miranda M. Pizzi 1372 Carovilli M. Ferrante 1321 C. Palombo 1321 Pescolanciano M. Totila 1392 ISERNIA Vastogirardi Sessano del Molise Pesche C. dell’Orso 1393 dir. Roma - Napoli Carpinone P. di Molise dir. Campobasso Tracciato della ferrovia Sulmona-Isernia. © LeRotaie 2015 Stazioni attive Stazioni dismesse Ancona) e Rieti-Passo Corese (per Roma).5 Ex Fermate Centri abitati non sulla ferrovia Confine di regione Un giovane diciottenne alla testa del primo Linea ferroviaria Sulmona-Carpinone-Isernia o paravalanghe sciopero sulleGallerie rotaie Altre linee ferroviarie Fu sicuramente un caso ma nello stesso periodo in cui si metteva la prima pietra della nuova tratta ferroviaria SulmonaIsernia nasceva a Genova nel Ferragosto del 1892 anche il Partito Socialista (pochi sanno che tale città fu scelta per beneficiare delle riduzioni ferroviarie concesse in occasione delle celebrazioni in onore di Cristoforo Colombo), che costituì un evento epocale per la storia del movimento operaio e segnò un cam5 Attilio Di Iorio e Renato Cesa De Marchi, La ferrovia Sulmona-Isernia, in “i Treni”, rivista mensile, Editrice Trasporti su Rotaie (ETR), Salò (BS), anno XVII, n. 284, agosto 2006. Num. 4 – Mar zo 2015 | 7 biamento nei rapporti politici e sociali.6 Per contenere i principi egualitari e la lotta di classe del socialismo Leone XIII aveva anticipato il confronto sui conflitti sociali con la promulgazione della Rerum Novarum (1891)7 che, al contrario, privilegiava la solidarietà e la collaborazione fra le classi, ma per risanare la società borghese rilanciava principi universali morali, civili e intellettuali largamente sovrapponibili a quelli per la legalità, la democrazia, la giustizia e la pace del movimento socialista internazionale. Il quadro politico-parlamentare liberale non era più in grado di metabolizzare questi nuovi orientamenti che, miscelati con la crisi economica e il regicidio di fine secolo, influirono sugli assetti parlamentari e di potere in Italia con l’uscita dal crispismo e l’entrata nell’era giolittiana. L’operaio bolognese Luigi Grassi, mentre adolescente faceva il garzone fornaio, lo sguattero, l’apprendista calzolaio e il fabbro in diverse città italiane, probabilmente non aveva dato importanza a queste coincidenze quando si unì ai “camminanti” muratori, minatori e manovali che si spostavano dalle regioni del centro-nord in cerca di lavori precari nei cantieri delle ferrovie. Giunse a piedi e senza una lira nella primavera del 1894 a Carpinone e trovò lavoro presso la ditta Ghioni che stava realizzando il lotto verso Pescolanciano della tratta ferroviaria Sulmona-Isernia. Con questa scelta forzata si trovò senza rendersene conto a 18 anni al centro del conflitto fra capitale e lavoro di cui si era parlato a Genova, in Vaticano e nel Parlamento italiano. Dal libro dei suoi ricordi apprendiamo che si lavorava dall’alba al tramonto (12-14 ore), con lunghe interruzioni stagionali, per un compenso giornaliero di 3 lire per un muratore e la metà per i manovali, mentre a cottimo la retribuzione oscillava fra i 25 e i 35 centesimi ogni metro cubo di terra scavata e trasportata con cariola o vagoncino a distanza di circa 150 metri. Per mantenere i ritmi di lavoro la ditta incentivava un “pusser” (sorvegliante) che provvedeva in vari modi a scoraggiare le pause dei meno redditizi. In quelle condizioni di 6 Gaetano Arfè, La nascita del Partito Socialista, in “Il Parlamento Italiano”, Crispi e la crisi di fine secolo, Volume VI, 1888-1901, Nova CEI, Milano. 7 Franco Boiardi, La Rerum Novarum e il cattolicesimo sociale, “Il Parlamento Italiano”, Crispi e la crisi di fine secolo, Volume VI, Nova CEI, Milano. 8 | B i n a r i o T r o n c o sfruttamento e di disagio personale divenne naturale che nell’autunno del 1894, imperasse fra gli operai la fame, fame nell’espressione più tragica, mentre già le brume dell’autunno precoce facevano intravedere per il prossimo inverno disoccupazioni e preoccupazioni. Fu perciò in un impeto di giusta disperazione che gli operai abbandonarono il lavoro. Cominciarono quelli delle imprese verso Roccaraso. Di buon mattino, vociando e imprecando, scesero lungo la linea, trascinando seco quelli dei vari lotti, e quando giunsero, verso le undici, in vista del paese di Carpinone, sommavano ad alcune migliaia. Io lavoravo in un lotto in prossimità del paese, e gli operai della nostra impresa, in parte, specialmente i capisquadra e i muratori, importati da Torino, erano titubanti e guardavano dall’alto giù a valle, la nera, vociante e minacciosa fiumana che con gesta e grida chiamavaci seco. Era in quel momento con noi, anzi a me vicinissimo, il rappresentante dell’impresa, il compianto Cav. Daniele Florio di Torino, dirigente che faceva eccezione per cortesia e bontà (doti che gli fruttarono non poche amarezze e l’abbandono di quei luoghi) ed egli, per evitare il peggio, ci consigliò di andare con la massa. Scendemmo anche noi a valle con quella fiumana di popolo, che parlava tutti i dialetti, lacera, congestionata, con lo spirito esaltato, stanco per il lungo percorso. A Carpinone, quella folla tumultuante fece ‘alt’ e spontaneamente, senza preordinazione ebbe i suoi capi, perché anche nel vociare gli uomini si selezionavano e ne scaturivano i capi. Fu così che quando, verso le 14 la folla riprese la marcia verso Isernia, essa non era più una formazione caotica, ma aveva alla testa un gruppo di dirigenti che alla meglio avevano messo un poco di disciplina e un poco di ordine alle idee, nel senso che si sapevano all’incirca quali rivendicazioni e quali richieste si sarebbero presentate alle Autorità di Isernia […]. Il telegrafo aveva certamente avvisato le Autorità di Isernia della fiumana di scioperanti che si recava verso la città e questi avevano preso le loro precauzioni, Quando giungemmo, verso sera, a Isernia, vi erano distaccamenti di cavalleria mobilitati in servizio d’ordine, ma nulla avvenne di increscioso, anche perché il nostro drappo tricolore e l’iscrizione (Evviva Re Umberto, ndr) su di esso rassicurava intorno alle nostre intenzioni. Ciò nonostante, la popolazione, la quale (sia detto in parentesi) non vedeva di buon occhio i ‘foresti’ era allarmata, perché una turba quasi famelica di due o tre mila disperati, non si poteva tranquillizzare facilmente, specialmente perché, purtroppo, non erano tutti stinchi di santo. L’autorità pure doveva avere le sue preoccupazioni per le ragioni che dirò in seguito. Entrati in Isernia, ci recammo immediatamente al palazzo del Comune, la Commissione fu autorizzata a salire nella sala ove si trovavano il Sindaco, il Capo della P.S., altre Autorità, e una rappresentanza delle imprese, inviata per difendere gli interessi di queste ultime. L’inizio della discussione fu addirittura babelico, perché tutto il fiele, il dolore, la collera, contenuti negli animi esacerbati, scoppiò tumultuosamente al cospetto dei rappresentanti delle imprese, i quali respingevano le rimostranze degli operai. Per un momento, anche perché la folla stipata nell’angusta piazzetta sottostante, lanciava alte grida, sembrò che le cose dovessero mettersi male, tanto più che non era possibile risolvere su due piedi un dissidio che aveva ragioni complesse non risolvibili che dopo maturo esame. Intanto si faceva notte, e col calare delle tenebre, crescevano nelle Autorità le preoccupazioni, e nella folla, stanca e inasprita, aumentava la collera. Per fortuna giunse un telegramma dal sotto Prefetto di Campobasso. Che prometteva per il giorno successivo, alle ore 10, la convocazione a Carpinone, nella sala comunale, di tutte le imprese e in contraddittorio con esse, ed alla presenza delle Autorità, e i rappresentanti degli operai avrebbero potuto esporre le loro ragioni […]. Il giorno dopo, di buon mattino, convennero a Carpinone gli impresari e i loro procuratori, le Autorità e alquanta forza pubblica. Alle dieci precise, la commissione degli scioperanti fu autorizzata a salire al palazzo comunale. Salimmo in cinque o sei, e confesso che al cospetto delle persone radunate, noi ci sentimmo come Gionata nella fossa dei leoni. Noi, operai incolti, male in arnese, eravamo ben poca cosa di fronte a quella trentina di nostri avversari, forti di autorità, di petulanza e di istruzione. Per intanto, mentre gli impresari e i loro rappresentanti, fra i quali alcuni tenutari dei magazzini alimentari, erano tutti seduti negli scanni, come se fossero componenti di una giuria, noi fummo lasciati in piedi nell’emiciclo, come se fossimo degli imputati davanti alla maestà di un collegio giudicate. Qualche impresario tradiva dagli occhi la mal trattenuta gioia, nella persuasione che in poche battute saremmo stati annientati dalla loro oratoria forbita, oppure avremmo inciampato in qualche provocazione abilmente preparata e, perdute le staffe, ci saremmo lasciati andare a minacce ed a parole grosse, tali da giustificare il nostro arresto e lo scioglimento colla forza dei dimostranti, radunati giù nella piazza. Già alle prime parole fummo addirittura subissati sotto un fuoco di fila di rimproveri e per un momento sembrò che per noi non ci fosse più scampo. I miei compagni, incapaci di tenere testa a sì energico linguaggio, si facevano piccini piccini, ma la mia buona stella mi protesse; mi avanzai nell’emiciclo e, guardando con fronte alta negli occhi i nostri avversari, iniziai un’esposizione precisa dei dolori, delle angherie, degli abusi a cui erano soggetti i miseri lavoratori e diedi una logica e umana giustificazione del moto di ribellione improvviso degli operai stanchi di soffrire. Tenni testa a tutti gli avversari in lunghi e accaniti contraddittori, facendo ammutolire con botte ben dirette parecchi individui che, più degli altri, si erano abbandonati ad atti riprovevoli di spoliazione verso gli operai indifesi. Nella mia vita avventurosa, più volte superai difficili situazioni, con improvvisa ispirazione. Le Autorità che presiedevano il convegno, tennero un contegno veramente imparziale, e alla fine, dopo tre ore di appassionato dibattito, costrinsero le imprese ad ammettere la legittimità delle nostre quattro rivendicazioni principali, e cioè: 1) che ad ogni operaio, dopo otto giorni dall’assunzione al lavoro, fosse comunicata la paga giornaliera assegnata; In basso: Altimetria con immagini delle principali stazioni contenuta nell’opuscolo della ferrovia Sulmona-Isernia distribuito il giorno dell’inaugurazione: 18 settembre 1897. (Archivio LeRotaie) In alto: Campana del Centenario della Ferrovia Sulmona-Isernia conservata presso il museo di cimeli ferroviari LeRotaie a Isernia. Num. 4 – Mar zo 2015 | 9 2) che, ferma la paga a fine mese, ogni sabato fosse corrisposto un acconto in denaro, sino all’80 per cento di quanto guadagnato; 3) che fossero abolite le ‘plecche’;8 4) che fosse fissato un orario di lavoro. La discussione si chiuse con la promessa da parte delle imprese che si sarebbero applicate le nostre quattro richieste alla nuova ripresa primaverile. Fui incaricato di comunicare agli operai riuniti sulla piazza il lieto successo, e per parlare salii sulla base di una colonna nel centro della piazza stessa. In breve ora Carpinone fu sgombra, i lavoratori venuti da lontano ripresero lentamente la via del ritorno ai loro focolari, con nel cuore la speranza che per l’innanzi il loro scarso pane avrebbe avuta “la crosta meno dura!”9 Dopo questo innegabile successo come capopopolo Grassi si stabilì con il fratello fornaio a Carovilli, ma l’anno successivo, boicottato e discriminato dai padroni, dovette trovare lavoro come muratore presso la ditta De Masi che costruiva il Calcificio in paese. La sua assenza dai cantieri servì ad annacquare le rivendicazioni e a nulla valsero le generiche rassicurazioni del Sottoprefetto Gazzera sui diritti acquisiti dai lavoratori. Non si perse d’animo e con spirito solidaristico costituì il “Circolo operaio di miglioramento” che pose il seme per la nascita della successiva “Società Operaia di Mutuo Soccorso” (1897). Spiato quotidianamente, la notte del 21 settembre del 1895 sull’uscio della sua abitazione apparvero “le lucerne di due Reali Carabinieri” che gli notificarono l’ordine di presentarsi il giorno dopo a Isernia dal Commissario di P. S. Farinacci per essere immediatamente rimpatriato, accusato di aver cantato in piazza in comitiva l’Inno di Garibaldi. Fu seguito e difeso da un centinaio di operai pronti a tutto, ma convenne con il Commissario che le misure speciali (fatte per reprimere i “Fasci dei lavoratori” e proclamare lo stato di assedio in Sicilia) davano pieni poteri alla forze dell’ordine. Tornò a Bologna e fece il muratore con la ditta Coppi Raffaele fino al 31 dicembre dello stesso anno quando, scadute le leggi speciali, tornò nel mese di gennaio del 1896 a Carovilli dove riprese a lavorare con la ditta De Masi, assegnataria del 54° lotto della costruenda ferrovia (unico tratto non ceduto alle 14 imprese piemontesi residue ancora presenti); nel tempo libero organizzò anche una vera e propria scuola in casa per alfabetizzare i “pastorelli” Carovillesi. L’anno successivo venne arruolato come militare di leva nel Reggimento Genio Ferrovieri di stanza a Torino; qui frequentò contemporaneamente con profitto la scuola serale di Arte Muraria e finita la ferma nel 1898 iniziò a fare l’impresa edile, costruendo case e scuole, che in parte mise a disposizione della collettività nel periodo della Guerra 1915-1918. Fu eletto più volte al Comune di Torino, ricoprendo anche l’incarico di assessore, e per i suoi meriti venne insignito di vari riconoscimenti dalle Autorità civili e religiose. Nel 1931, in pieno periodo fascista, tornò come in “pellegrinaggio” a Carovilli per rivedere i luoghi della sua giovinezza e li trovò abbastanza progrediti (grazie alle rimesse degli emi8 Parola gergale usata per indicare i buoni cartacei non commerciabili, sostitutivi della moneta legale, inventati dalle imprese per costringere gli operai a spendere i loro risparmi solo presso i magazzini tenuti da loro fiduciari. 9 Luigi Grassi, Ricordi di infanzia e di Giovinezza, Editore Gerli, Torino. 10 | B i n a r i o T r o n c o Carovilli, Palena e Sulmona. immaggini di inizio ‘900 da cartoline dell’epoca. (archivio LeRotaie) grati), mentre Il 30 giugno del 1963, all’età di 90 anni, venne ufficialmente, insieme al figlio, per ricevere dal sindaco Eutimio Putaturo le chiavi della città e la cittadinanza onoraria. Per ringraziare i cittadini dell’affettuosa accoglienza donò un milione all’Amministrazione per ripulire l’edificio scolastico. Alcuni amministratori proposero anche l’intestazione della scuola a suo nome, ma poi prevalse la scelta a favore di S. Stefano del Lupo.10 I danni fatti dai tedeschi e la ricostruzione del dopoguerra Per circa mezzo secolo l’utilità della linea trovò la sua ragione d’essere nei collegamenti interni fra i numerosi piccoli comuni dell’Appennino Abruzzese-Molisano, ma anche nelle connes10 Archivio privato di Emilia Berardi-Eutimio Putaturo, Carovilli. La declassificazione a “ramo secco” e le iniziative per il suo rilancio San Pietro Avellana con la tipica Littorina in sosta. (archivio LeRotaie) sioni interregionali con l’Abruzzo Aquilano e la costa adriatica da un lato e la Campania dall’altro, sia per i viaggiatori che per le merci di piccole attività localizzate lungo l’itinerario ferroviario. Un sensibile aumento di traffico si verificava stagionalmente per i massicci spostamenti dei treni militari che si recavano sugli altipiani per addestramenti e esercitazioni di tiro; due volte all’anno (primavera e autunno) si formavano anche treni speciali per facilitare la transumanza di animali dai centri montani abruzzesi e molisani verso il Tavoliere pugliese e viceversa. Questo normale e ripetitivo andirivieni venne sconvolto dagli avvenimenti legati alla Seconda guerra mondiale; in primo luogo con il bombardamento della stazione di Sulmona del 27 agosto1943 e poi con la progressiva distruzione di ponti, stazioni e sedi ferrate man mano che gli Alleati sfondavano la “Linea Gustav”, che andava dal Garigliano al Sangro con punti di forza a Cassino; infatti, i Tedeschi in ritirata verso l’Italia del Nord usavano ogni tipo di azione bellica per ritardare l’inseguimento del nemico e la liberazione di Napoli e Roma. Appena dopo la sconfitta definitiva del nazi-fascismo il Consiglio dei ministri decise, come riportato dalla Riscossa del 20 ottobre 1945, “la ricostruzione della Ferrovia Sulmona-IserniaCaianello”, stanziando 113 milioni di lire. In pratica fra il 1945 e il 1947 fu riattivata al traffico solo la tratta Sulmona- Roccaraso, l’anno dopo il collegamento fra Isernia e Carpinone, mentre per il tratto intermedio e quello fra Vairano-Isernia i lavori tardarano ad iniziare. Sull’argomento venne più volte interessato il Parlamento da Camposarcuno, Sedati e Sammartino (1949), Ciampitti (1951) e Colitto, il quale intervenendo alla Camera il 26 ottobre del 1951 illustrò un apposito O.d.G. che invitava «il Governo a provvedere una buona volta alla ricostruzione, tanto necessaria e tanto attesa dalle popolazioni interessate del tronco ferroviario Carpinone-Roccaraso».11 La ricostruzione si protrasse ancora per diversi anni: nel 1953 venne riaperto al traffico la linea Isernia-Vairano Caianello (per Napoli e Roma); nel 1955 da Roccaraso si riuscì a raggiungere Castel di Sangro; nel 1957 si inaugurò il tratto Carpinone-Carovilli; nel 1960 Carovilli venne ricollegato con Castel di Sangro, dopo aver ricostruito i ponti e le stazioni distrutte, realizzandone alcune nuove per consentire altre fermate intermedie. 11 Archivio privato di Edilio Petrocelli, Isernia. È da notare che dopo gli sforzi legati alla ricostruzione per oltre un ventennio questa ferrovia non fu interessata da interventi di miglioramento, ad accezione della sostituzione dell’armamento del tronco compreso fra Carpinone e Carovilli, senza dimenticare che un importante movimento franoso tra San Pietro Avellana e Vastogirardi provocò una lunga interruzione del servizio. Si giunse all’inizio degli anni Ottanta con interventi di semplice manutenzione, mentre sull’intero percorso l’armamento era praticamente quello originario leggero che non consentiva alle nuove locomotive di mantenere la velocità di tracciato programmata; la decisione immediata fu di ridurre la velocità in diversi punti mantenendo una modesta media che oscillava fra i 30 e i 50 Km/h. I lavori di ammodernamento andarono a rilento e solo nel 1984 si riuscì a sostituire anche sul rimanente tronco Sulmona-Carovilli i vecchi binari, utilizzando un armamento moderno e differenziato in funzione delle caratteristiche del percorso in modo da rispettare quasi su tutta la linea le velocità previste e un uso più razionale degli impianti. Questi primi successi riconquistarono la fiducia dei residui viaggiatori che non usavano la macchina, ma non furono sufficienti a convincere il Governo il quale, nello stesso anno, con l’art. 8, quarto comma, della Finanziaria per il 1985, previde che entro tre mesi il Ministro dei Trasporti doveva predisporre «un piano per la soppressione, in non più di tre anni, sia delle linee a scarso traffico, il cui esercizio non abbia una funzione integrativa dei servizi svolti sulle linee della rete fondamentale, sia degli impianti passivi posti sulla linea della stessa rete». Con la nota sbrigatività il Ministro Signorile presentò l’anno successivo alla Camera12 il suddetto piano dei tagli proponendo, fra l’altro, che solo 15.600 km di rete d’interesse nazionale potevano rimanere in esercizio, mentre per i residui 2.800 Km circa di linee a scarso traffico, non presentando un interesse generale ma solo interesse locale e caratterizzati da una domanda di trasporto estremamente ridotta e da notevoli disavanzi di gestione, a seguito anche di riunioni tenute con i responsabili dei trasporti in ambito regionale, è prevista l’attuazione di un piano di riclassificazione funzionale articolato su due distinte fasi operative. La prima fase riguarda la sostituzione del servizio viaggiatori su un primo gruppo di linee aventi un’estensione di circa 1.000 Km, per le quali non si sono riscontrate ad oggi ragioni economiche e territoriali per il mantenimento a carico della collettività dell’alto costo del servizio ferroviario. Per tali linee si può procedere alla sostituzione del servizio ferroviario viaggiatori con autoservizi di analogo livello qualitativo per la utenza, mentre per quanto riguarda il traffico merci, dovranno essere garantiti, in regime di raccordo o comunque con modalità economiche di servizio, i traffici merci di interesse commerciale per l’Azienda, fermo restando che, per il momento, il complesso di infrastrutture dovrà essere conservato in buono stato, anche in assenza di servizi di trasporto. La seconda fase riguarderà l’individuazione fra le altre linee ferroviarie statali 12 Audizione del Ministro dei trasporti presso la Commissione trasporti della Camera, sedute del 27 novembre e dicembre 1985; audizione del segretario generale al piano dei tagli, Ercole Incalza, 12 dicembre 1986. Num. 4 – Mar zo 2015 | 11 a scarso traffico di interesse locale dell’estensione di 1.800 Km circa di quelle che, previa razionalizzazione dell’offerta locale, potranno risultare necessarie a garantire sufficienti servizi di trasporto pubblico. Il punto di arrivo di questo processo è costituito dalla organizzazione di un traffico integrato a carattere regionale e la costituzione, ove possibile, di aziende miste Stato-regione, che dovrebbero esercitare l’attività ferroviaria leggera; e su ciò è stato avviato un confronto reale. Accertato che per la tratta Sulmona – Carpinone era prevista la chiusura perchè considerata uno dei “rami secchi” intervennero in Parlamento contro tale ipotesi, con diverse motivazioni: Cianci anche per difendere la tratta Avezzano-Roccasecca (successivamente difesa anche da Ricciuti); Vecchiarelli per chiedere, previa consultazione con la Regione, una riconsiderazione del piano perché la tratta in parola «serve la zona turistica che fa perno su Roccaraso». Di seguito intervenne anche Petrocelli, il quale, parlando dopo alcune sottolineature sulla validità del confronto da parte del presidente La Penna, per sottolineare che il ministro deve farsi carico del vasto movimento di opinione realizzatosi contro i tagli della rete ferroviaria e che ha visto studenti, sindaci, prefetti e regioni […] è necessario mantenere determinate tratte nelle zone interne; come la tratta SulmonaCarpinone la quale non può considerarsi una linea di cui si avvalgono solo i molisani o gli abruzzesi, trattandosi invece di una tappa necessaria per compiere il percorso che da Napoli giunge a Pescara: quindi l’indicato percorso ha carattere generale, per cui è necessario renderla funzionale. E in tal senso si è espresso anche il Dipartimento della protezione civile, sulla base dei dati forniti dal Ministero della difesa. Inoltre, Sulmona, 15 marzo 2015. La “Regina” della Transiberiana d’Italia in attesa di un futuro ritorno sulle rotaie abruzzesi e molisane. 12 | B i n a r i o T r o n c o è comunque giunto il momento di realizzare l’auspicata linea Roma-Molise-Puglia […] la realizzazione del collegamento in questione consentirà di rivitalizzare molti ‘rami secchi’. Ricordato che la Regione Molise ha già risposto alle richieste del ministro, sottolinea in conclusione la necessità di un tavolo di trattative che abbia carattere istituzionale. Con le successive audizioni del ministro e del segretario generale al piano, Ettore Incalza, i parlamentari molisani e abruzzesi sostennero con efficacia le loro ragioni tanto da portare all’accantonamento dell’idea di sopprimere la tratta in questione, a condizione che si attivasse un processo di razionalizzazione degli impianti finalizzato ad un ragionevole ribasso dei costi d’esercizio, rilanciando nel contempo l’intera linea d’intesa con le Regioni interessate. Negli anni successivi il Ministero mise in atto provvedimenti contraddittori e non sempre convenienti, come la drastica riduzione del personale, delle corse dei pendolari, la chiusura di stazioni ancora utili, la chiusura di caselli trasformati in fermate impresenziate senza soluzioni alternative, ecc. Iniziative per il suo rilancio furono realizzate, invece, in più occasioni dai sindacati confederali (Mattei, Giannini, Gaspari), dalle amministrazioni comunali (a Carovilli da Fiocca e a Pescolanciano da Pellegrino e Marrone), da Legambiente, dal WWF (Pratesi e Amendola), dal Dopolavoro ferroviario di Isernia (ripristino simbolico del treno a vapore sulla linea), dall’Istituto “V. Cuoco” di Campobasso, dai macchinisti di Campobasso (Angarano), dalla stampa locale (Extra, Il Tempo, Molise Oggi, Corriere del Molise, diverse Emittenti televisive, ecc.), che sottolinearono la validità strategica di una trasversale per collegare i porti e i capoluoghi dell’Adriatico con quelli del Tirreno, del prevalente interesse per gli interventi di protezione civile e militare, per le merci, per il pendolarismo di studenti e operai, per il turismo montano (Capracotta e Roccaraso) e marino (Napoli e Pescara) e, di recente, per il collegamento privilegiato di un vasto sistema di aree naturali protette (Riserva Orientata di Pesche, foreste MaB di Pescolanciano e Vastogirardi, Parco della Maiella, Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Area umida di Montenero Valcocchiara, ecc.) e archeologiche (Teatro Italico di Pietrabbondante). Nonostante questi buoni motivi che avrebbero dovuto consigliare iniziative per velocizzare, differenziare e migliorare il servizio, all’inizio degli anni Novanta il nuovo ministro venne sommerso da una pioggia di interrogazioni parlamentari dai Deputati molisani e abruzzesi,13 poiché veniva attuata una massiccia soppressione delle relazioni dirette Pescara-Napoli via Sulmona-Carpinone, “riproponendo soluzioni d’interesse regionale a breve raggio” a cadenza settimanale. Purtroppo alcuni danni divennero irreparabili, ma la mobilitazione delle popolazioni e l’assedio del Ministero da parte delle Confederazioni sindacali dei ferrovieri di Sulmona e Isernia (1993) contribuirono ad evitare il peggio. Il problema della sua sopravvivenza e del suo rilancio, considerando gli eventi passati, rimane aperto e da tenere ancora sotto controllo. 13 Interrogazioni a risposta scritta: Petrocelli, 25 settembre 1990; Petrocelli e Vecchierelli, 29 maggio 1991; Melilla, Petrocelli, La Penna, Di Pietro; Petrocelli, Melilla, Impegno, 16 febbraio 1993. Il ripristino del tronco Carpinone-Isernia a cura di Francesco Padula Successivamente ai disastrosi eventi bellici degli anni 40 del Novecento che colpirono il territorio di Isernia e la sua infrastruttura ferroviaria in modo pesante, si decise con un primo stanziamento di 248.000.000 milioni di lire, nel 1946, di ricostruire il tronco CarpinoneIsernia. Utile alla riconnessione con l’allora capoluogo di provincia Campobasso e sul versante abruzzese con Castel di Sangro e Sulmona, la sua ricostruzione fu complicata dal punto di vista ingegneristico coordinata dall’Ufficio 10° del Gruppo Ricostruzione Lavori; tre le Imprese che nel luglio 1946 si aggiudica- rono i vari lotti di costruzione: Salvatore Cerimele, Cappuccitti-Di Pede-Di Poce, Davide Monaco. Le più importanti opere distrutte dai bombardamenti tedeschi furono: 5 viadotti importanti 5 viadotti minori 16 ponticelli 6 gallerie oltre alla totale distruzione della Stazione Ferroviaria di Isernia, compresa la Rimessa Locomotive, il Magazzino Merci e tutti gli altri impianti annessi. La furia distruttiva dei Tedeschi si scagliò su ben 2553 metri su un totale di opere d’arte preesistenti di 2623 metri. Tra le 6 gallerie ricostruite quella che presentò maggiori difficoltà fu quella di Colle Russo, che immette la linea ferroviaria nella piana di Pettoranello del Molise, al km 120+798m e lunga 294 metri. Durante i complicati lavori di riscostruzione dell’acquedotto di Isernia, che passava in quella zona, si ottenne un cedimento di pietrame, sassi e fango di circa 1500 mc, che ostacolò in modo considerevole i lavori che insistevano al di sotto della collina, nella galleria ferroviaria. Per poter continuare i lavori, si dovette dapprima liberare il materiale sversato, e poi con l’aiuto di ingegnose armature, scalpello e mazzola, gli operai faticarono duramente per ottenere un cunicolo sicuro e stabile per procedere allo scavo della galleria. Il lavoro di scavo e di ricostruzione della calotta fu condotto a termine in circa 6 mesi, lavorando con tre turni di operai. Il volume delle materie asportate dalla galleria risultò di 4200 mc, il volume delle murature ricostruite risultò di 2600 mc. Durante i lavori di ricostruzione fu usato pietrame di cave della zona e materiale per quanto possibile recuperato dalle macerie. A fine lavori la cifra stanziata raggiunse i 500.000.000 di lire comprensiva della ricostruzione dei fabbricati viaggiatori e tutti gli impianti della Stazione di Isernia e Carpinone. Francesco Padula Galleria Colle Russo. Il portale distrutto all’imbocco lato Carpinone e il fornello in roccia durante l’avanzata nel cunicolo. (Archivio LeRotaie) Num. 4 – Mar zo 2015 | 13 Bookshop Renato Cesa De Marchi Abruzzo 50 anni fa Edizioni Pegaso, Firenze Volume fotografico 24x30cm, 200 pp. carta patinata con oltre 200 immagini, copertina cartonata + dvd (40 min.) ISBN 978-88-95248-45-5 Euro 60,00 «Questo mio libro vuol raccontare cos’era l’Abruzzo – ferroviario ma non solo – di quasi mezzo secolo fa. […] E l’occhio della mia macchina fotografica, e poco dopo quello della cinepresa 8mm, ritraevano sì locomotive, automotrici, treni ed impianti ferroviari oggi scomparsi, ma catturavano anche volti umani di ferrovieri e di passeggeri, fogge di vestiario, paesaggi anch’essi “scomparsi”, perché profondamente mutati ed irriconoscibili oggi rispetto ad allora. […] Un’opera unica nel panorama dell’editoria di settore, ricca di fascino anche per chi non ha le ferrovie al centro dei propri interessi, ma è attratto dalla storia dei luoghi e del costume». (R. Cesa De Marchi) Gianni Trivellini Le ferrovie nel Molise Dalle prime rotaie alla Vairano Rocca D’Evandro Cosmo Iannone Editore, Isernia 167 pp, 15 X 21 CM ISBN 978-88-51600-30-3 Euro 12,00 Questo testo vuole essere un contributo alla conoscenza della rete ferroviaria del Molise e delle sue problematiche. Non è un libro tecnico, riservato agli addetti ai lavori, anche se contiene alcuni essenziali riferimenti strutturali, ma un lavoro a carattere storico-sociologico, ricco di informazioni, dati e curiosità interessanti sulla storia e l’evoluzione delle ferrovie molisane: le lotte politiche che precedettero la loro costruzione; perché nacquero con tracciati così tortuosi; come si svilupparono ad opera di società private; quale contributo hanno dato, in oltre un secolo di vita, alla crescita della nostra Regione. Ne risulta una gradevole lettura da cui emergono fatti e avvenimenti della vita di tutti i giorni di cui sono stati protagonisti i viaggiatori, i cittadini in genere e i dipendenti delle ferrovie. Fabrizio Minichetti Una ferrovia di montagna Da Sulmona in Molise oltre 110 anni di ferrovia tra foto e cartoline Album 21x15 cm, 48 pp. carta patinata, foto a colori e in bianco e nero Euro 25,00 Una raccolta di oltre 80 riproduzioni tra cartoline e fotografie che ci fanno viaggiare su questa splendida ferrovia di fine Ottocento facendoci conosce stazioni ormai totalmente rimodellate dal tempo e dalla ricostruzione post bellica. Immagini coinvolgenti dalla Transiberiana d’Italia (ma non solo) ricche di ricordi che ancora conservano tutta l’atmosfera di un tempo tanto da sentire addirittura l’odore caratteristico del fumo proveniente dalle vecchie locomotive a vapore. DISPONIBILITÀ LIMITATA Riccardo Finelli Coi binari tra le nuvole (Cronache dalla Transiberiana d’Italia) Neo Edizioni, Castel di Sangro 176 pp, 14 X 20 cm ISBN 978-88-96176-10-8 Euro 13,00 4 giorni, 130 km a piedi lungo i binari della Transiberiana d’Italia. Un diario di viaggio “clandestino” per riflettere su quello che eravamo e su quello che forse non siamo più; per raccogliere e raccontare storie, aneddoti, vite che per 120 anni si sono dipanate lungo le rotaie e raccolte su di un treno che ogni giorno sfidava le alture e teneva insieme gli angoli estremi di una provincia italiana. Riccardo Finelli Appenninia Viaggio nella terra di domani Neo Edizioni, Castel di Sangro 176 pp, 14 X 20 cm ISBN 978-88-96176-24-5 Euro 15,00 Un diario di viaggio intenso e poetico, su due ruote, in bilico lungo tutto il crinale appenninico. Nella terra delle nuove resistenze, nella terra dei “piani B”. Il racconto di un paese che riparte dalla propria spina dorsale. 2300 chilometri in 14 giorni. La realtà di una terra di mezzo da cui lo Stato arretra, che si svuota, si scarnifica, frana, ma anche una terra di “resistenze” da 2500 anni che sta diventando laboratorio di nuove forme di convivenza e stili di vita, più credibili e sostenibili. Riccardo Finelli racconta paesaggi, incontri, storie, volti, progetti da un Appennino reale e futuro che la coscienza collettiva continua a ignorare. La società ferroviaria Agnone Pescolanciano 1909-1943 Cosmo Iannone Editore, Isernia LeRotaie – Molise 151 pp, 15 X 21 cm EAN-ISBN 978-88-51601-12-6 Euro 11,50 Il calendario da tavolo LeRotaie-Molise La linea ferroviaria a trazione elettrica univa Agnone, centro particolarmente attivo nel commercio e nell’artigianato, a Pescolanciano attraversando il territorio dell’Alto Molise. Realizzata come collegamento con la ferrovia SulmonaCarpinone-Isernia, che non aveva interessato tali territori, contribuì per vari decenni a sviluppare l’economia delle popolazioni locali. Inaugurata nel 1915 costituiva spesso l’unico mezzo di collegamento quando fequenti nevicate bloccavano la viabilità fra i due centri capolinea. Lungo il tracciato, ancora in parte riconoscibile o identificabile sono presenti i resti di numerosi caselli ferroviari. Calendario 2015 Euro 5,00 Euro 3,50 13 immagini a tema che spaziano dai treni storici sulla Transiberiana d’Italia al nostro museo con i cimeli raccolti durante anni di ricerche e il grande plastico in scala H0, il tutto presso l’ex deposito locomotive della stazione ferroviaria di Isernia. www.lerotaie.com – [email protected] 14 | B i n a r i o T r o n c o Binario Tronco Pubblic azione di informazione riser vata ai soci e collaboratori dell’associa zione LeRotaie - M olise. V ietata la dif fusione al pubblico a cura della redazione LeRotaie Per inviare articoli e/o notizie: [email protected] � a.c.a.f. LeRotaie–Molise Sede: Via Giovanni XXIII, 71 – 86170 Isernia Sede operativa ed espositiva: Officina del Tempo Libero Via Pio La torre, ingresso carrabile P.zetta S. 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