azimut La rivista dei capi del Lazio numero::032010 Decidiamo per noi rivista bimestrale - anno VII - numero 3 - maggio/giugno 2010 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Roma //2010 azimut::032010 2 azimut::032010 editoriale editoriale Ballando sul Titanic I gruppi chiudono, i censiti calano: ma davvero stiamo affondando? di corsa e anche noi andiadi Dino Nencetti Roma 48, Roma 39, Roma (Roma 15) 55, Olevano 1, Pontecorvo 1, mo di corsa, già questa V elletri 3, Roccasecca Volsci 1, Roma 16, Roma 27, Roma 13, Montelibretti 1, Viterbo 1, Isoletta 1, Sipicciano 1, Lanuvio 1, Mazzano 1, Fiano Romano 1, Cura 1, Rocca di Papa 1, Roma 5, Roma 38, Civitavecchia 1, Civitavecchia 6, Roma 79, Roma 103, Roma 110, Roma 125, Velletri 2, Villanova 1. Questo l’elenco dei gruppi chiusi * negli ultimi 5 anni nella nostra regione. Da qui parte necessariamente la riflessione. Il mondo in cui viviamo va Il mondo in cui viviamo va di corsa e anche noi andiamo di corsa, già questa constatazione basterebbe per interrogarci sul nostro servizio educativo. L’educazione non va di corsa, ha i tempi lunghi, è lenta e tortuosa, quindi mal si concilia… constatazione basterebbe per interrogarci sul nostro servizio educativo. L’educazione non va di corsa, ha i tempi lunghi, è lenta e tortuosa, quindi mal si concilia… Ma nel concreto come va la nostra unità, siamo soddisfatti della nostra Comunità Capi e delle attività di zona? E le decisioni dell’Assemblea regionale ancora ci interessano e ci coinvolgono? E come la mettiamo con le cose che si dibattono al Consiglio genarale? Ci interessa andare a riunione di branca o all’Assemblea di zona? O ci chiedono troppo? Come sentirci tutti maggiormente parte della nostra associazione, come sentirci parte delle decisioni, come essere più capaci ed incisivi nelle esperienze proposte e vissute con i tanti bambini/giovani che ci sono affidati? O ancora, quanto valutiamo importante e profetica la presenza e le proposte del nostro gruppo nella parrocchia e nel territorio, come interes- rimetterci in gioco, tentando un’analisi delle cose, pensando a delle proposte. Un impegno per tutti, capi e quadri. Anzi un forte invito a porci “il problema”. I Gruppi aperti dal 2005 al In varie direzioni, realmente a tutto campo. Ad esem2010 *: Roma 49, Roma pio, verifichiamo se le 35, Manziana 1, nostre strutture sono ancoCivitavecchia 7, Ciampino ra rispondenti alle esigen2, Sacrofano 1, Passo ze, riparliamo delle energie Corese 1, Nuova Florida 1, spese nei vari progetti e Roma 29, Roma 52, Roma 100, Fiano Romano 1, Fondi nel loro effettivo ritorno, pensiamo a come lavorare 2, Preneste 1. in modo coinvolgente in Guardiamo con fiducia ed zona, ripensiamo le nostre ottimismo al futuro dei nostri gruppi e dello scauti- riunioni di branca, riparliasmo in generale. Ma anche mo dell’assemblea regionacon il coraggio e la voglia le. E ancora, pensiamo a di aprire una riflessione come coinvolgere ed inteseria nelle Comunità Capi, ressare i giovani capi, veriin zona, in regione, di fichiamo se le Comunità sare i tanti giovani che ci circondano e che non riusciamo più ad incuriosire e a coinvolgere nella stupenda Avventura? Capi sono ancora luoghi di formazione ed elaborazione, riparliamo ancora del sistema formativo AGESCI e vediamo se è realmente rispondente alle esigenze dei giovani capi in cammino, in termini di tempi, modalità e contenuti. Rimettiamoci in gioco. Con serenità ma anche con determinazione. L’alternativa è continuare a ballare… * I dati riferiti a chiusure e aperture di gruppi sono dati ufficiali, che tuttavia non tengono conto di fusioni di due gruppi in uno nuovo o in uno già esistente o altre situazioni particolari. uò darsi che l’immagine dell’orchestrina che suona mentre la nave affonda sia solo una suggestiva provocazione e non rispecchi (per fortuna) la realtà effettiva dello scautismo, laziale e non solo. Ma la riflessione di Dino che pubblichiamo qui a fianco ci offre l’opportunità di tenere viva l’attenzione e continuare il dibattito sullo stato di salute dell’AGESCI Lazio, sulle prospettive di sviluppo, sui problemi da affrontare. Tanto più dopo il fallimento della Route regionale, per certi versi annunciato ma comunque amaro da mandare giù; un fallimento che, a prescindere dagli errori in fase progettuale e organizzativa già ampiamente discussi, ha comunque messo in evidenza una volta di più il momento delicato che stiamo attraversando. La fatica di molti Capi nel dare continuità al proprio servizio, nel garantire prospettive vagamente solide alla propria Comunità Capi, nel trovare il tempo minimo per la propria formazione e crescita personale. Di tutto questo bisogna essere consapevoli, senza ansia ma certo con un po’ di appassionata preoccupazione. Noi di Azimut, negli scorsi numeri, abbiamo disegnato mappe, incrociato numeri e analizzato censimenti, perché chiarire il quadro della situazione può aiutare a rendersi conto meglio del “dove stiamo andando”. L’importante è farlo insieme, condividere opinioni e testimonianze. Vi aspettiamo: [email protected]. P Niccolò Carratelli 3 4 azimut::032010 azimut::032010 sommario primo piano editoriale 02 primo piano 05 08 10 tazebao 12 14 Ballando sul Titanic Assemblea regionale, le branche protagoniste Progetto regionale... che? La Partenza, un trampolino per la vita; il servizio, un impegno possibile San Giorgio, il giusto punto di vista Cambuse Critiche il percorso 15 Una escursione sul monte Navegna i settori 20 branca LC 22 branca EG 24 Cento anni dopo un’intuizione: mettere lo scautismo in acqua! Vademecum VdB/C Campetti di specialità, un’occasione doppia per mettersi in gioco Nuovo regolamento R/S, per far suonare bene gli strumenti Partenze... intelligenti? Il figlio: diritto o dono? La bacheca della redazione branca RS 26 lo spillone 28 spiritualità 30 32 AZIMUT la rivista dei capi del Lazio direttore responsabile Sergio Gatti capo redattore Niccolò Carratelli redazione p. Paolo Benanti tor, Bruna Brancato, Stefania Brandetti, Alba D’Alberto, Lucia Di Stefano, Stefania Galli, Gianni Polifroni, Alessandro Principali, Andrea Ventura, Luca Zanchini progetto grafico e impaginazione Gigi Marchitelli edito da Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci Lazio) sede via Adalberto 13/15, 00162 Roma e-mail [email protected] stampa MEDIAGRAF S.p.A. - Stabilimento di Roma SO.GRA.RO. Via Ignazio Pettinengo, 39 - 00159 Roma finito di stampare Roma, Maggio 2010 Assemblea regionale, le branche protagoniste Tra le linee guida per il nuovo regolamento R/S e il campo regionale per squadriglie del 2011 di Stefania Galli le canzoni non le abbiamo sentite! Dopo di che si è passati alla presentazione delle candidature per i ruoli di Incaricato Branca L/C e Incaricata settore Fo.Ca. di L’accoglienza è iniziata presto la mattina Per il primo incarico l’unico candidato poi del 18 aprile, al Roma scout center, con eletto è Marco Piraccini mentre per il setun tempo incerto che ha fatto da cornice tore Fo.ca l’unica candidata poi eletta è a tutta l’ Assemblea regionale. Prima stata Alessia lo Cascio. Bisogna dire che occasione di incontro ovviamente non poteva che essere la Santa Messa, cui ha questa Assemblea è stata molto significativa in quanto ha visto la partecipazione seguito immediatamente una lauta colazione e l’inizio in perfetto orario dei lavori di moltissimi Capi R/S, molti dei quali non delegati, che sono stati invitati a dire la in plenaria. L’Assemblea, presieduta da loro riguardo le linee guida per un nuovo Michela Molle e Bernardo Cardenia, con regolamento di branca, proposte che poi la presenza di 123 delegati ha raggiunto subito il quorum necessario. I lavori sono portate al Consiglio genarale 2010. Come iniziati in perfetto orario con la premiazio- ha affermato la Responsabile Regionale Chiara Clementi, è giusto che anche la ne dei vincitori del concorso “Canta la regione e i suoi capi dicano la loro su un route”: Clan Roma 100, Clan Roma 92 e Riccardo del Clan Anguillara 1. Peccato che passaggio così importante e delicato per 5 azimut::032010 6 azimut::032010 primo piano primo piano Delle 13 mozioni votate, ben 8 (più due raccomandazioni) sono state presentate proprio dai due gruppi di lavoro della branca R/S. Gli altri gruppi di lavoro sono stati: pattuglia route, Branca E/G, pattuglia Status socio adulto ed infine pattuglia legalità. la branca stessa. I frutti si sono visti. Infatti delle 13 mozioni votate, ben 8 (più due raccomandazioni) sono state presentate proprio dai due gruppi di lavoro della branca R/S. Gli altri gruppi di lavoro sono stati: pattuglia route, Branca E/G, pattuglia Status socio adulto ed infine pattuglia legalità. Gruppi che si sono sparpagliati per tutte le varie stanze messe a disposizione dal Roma scout Center e nella sede regionale. Qualche parola in più merita il gruppetto sulla route, il meno partecipato (solo 7 capi con i RR RR), il quale ha rielaborato le cause del fallimento dell’evento, cercando però di “farne tesoro”, cioè di salvare le cose e le forze positive venute fuori nell’organizzazione e gli stimoli utili usciti, da tenere a mente per gli eventi futuri. I lavori dei vari gruppetti sono stati molto proficui visto l’alto numero di mozioni e raccomandazioni presentate e dopo il succulento pranzo offerto dal Clan Roma 112, si è passati alla votazione. Da evidenziare l’approva- zione con voto palese della proposta di campo regionale di squadriglia nel 2011. Campo che, come spiegano gli incaricati alla branca, è la sintesi di una riflessione e di un lavoro svolto in questi anni (Campi per Capi Squadriglia, Campi di Specialità e Specialità di Squadriglia) da tutta la branca e che si pone i seguenti obiettivi: l’autonomia della squadriglia e la sua centralità nella vita di reparto; il protagonismo del Consiglio capi; la centralità dell’impresa e della competenza. Le mozioni da votare ci hanno tenuto impegnati fino alle 17, appena in tempo per tornare a casa a seguire il derby Lazio-Roma! Alessia Lo Cascio Marco Piraccini Incaricata Formazione Capi AGESCI Lazio Incaricato Branca L/C AGESCI Lazio Ciao a tutti, ho 37 anni e una splendida famiglia formata da mio marito e mia figlia di 3 anni. Ho deciso di entrare nella grande famiglia degli scout nel lontano 1984 all’età di 11 anni. Dopo aver vissuto tutto il percorso scout che mi ha permesso di crescere e di sperimentarmi come donna e come cittadina del mondo, ho deciso di prendere la Partenza nell’agosto del 1993 e di entrare nella Co.Ca. del Roma 103 nell’ottobre dello stesso anno. Nel mio gruppo (ex103 da poco Roma 100) sono stata Capo Branco, Capo Reparto, Maestra dei Novizi Clan, Capo e Capo Gruppo; in zona ho fatto parte del Comitato di zona (ex Zona Appio) e sono stata IABZR/S; in regione dopo una mia prima esperienza in EG (pattuglia regionale, campi di competenza, aiuto ai CFM) ho dato la mia disponibilità come Capo Campo dei CFM L/C. A livello nazionale ho partecipato a due Jamboree (Chile e Thailandia) in uno dei quali sono stata Capo Clan dei rover e delle scolte in servizio. In questo momento sono Kaa nel mio branco, Iabz L/C della mia zona. Ho accettato con entusiasmo e spirito di avventura questo incarico, credendo di poter mettere a disposizione dei capi della nostra regione le qualità che mi riconoscono, e che sento mie, come l’entusiasmo, la competenza, la fantasia, la capacità di organizzazione, la voglia di fare le cose con accuratezza, attenzione e scrupolosità e soprattutto la convinzione che lo scautismo si realizza più nel fare che nel parlare… Perché credo fortemente nello scout con le maniche della camicia arrotolate. Ciao a tutti, penso che più di tante parole contino le cose fatte, e fatte insieme! In questi anni di servizio ho fatto soprattutto con i miei lupetti, ho condiviso un pezzettino della loro strada, che piano, piano è diventata nostra; ho camminato insieme alla mia Co.Ca., con loro sono cresciuto e mi sono confrontato, in continuazione, sul mio servizio. Quest’anno il gruppo mi ha chiamato a svolgere un servizio come educatore in un gruppo parrocchiale, e mi sono messo in gioco con un bel gruppo di adolescenti. Sono nella pattuglia L/C, qui mi “occupo” delle relazioni con le zone: sicuramente mi avrete visto partecipare alle vostre riunioni di zona, condividere le vostre attività e proporne, insieme ai vostri IABZ, delle altre. In questi anni ho potuto conoscere e confrontarmi con molti di voi anche grazie ai campi scuola (da due anni sono capo campo dei CFM L/C). Questi incontri mi sono stati (e lo sono ancora) di aiuto per il servizio con i miei ragazzi, ma anche una fonte di gioia nel vedere quanto e come nella nostra regione i Capi siano “appassionati” per i loro/nostri ragazzi. Oggi, sono stato chiamato per un nuovo servizio, o meglio per continuare quello che svolgevo in pattuglia ma con un nuovo incarico. È una bella chiamata, ma al tempo stesso un bell’impegno e una bella responsabilità che mi piacerebbe vivere e condividere con molti di voi, nel confronto metodologico e nella “passione educativa” che ci contraddistingue. Buona caccia e buon volo. 7 azimut::032010 8 azimut::032010 primo piano primo piano C’è ci l’ha dimenticato e chi proprio non l’ha letto: cosa andiamo a verificare? Progetto regionale... che? di Stefania Brandetti L’Assemblea regionale ha posticipato al 2011 il rinnovo del Progetto regionale in scadenza, la cui verifica dovrebbe essere effettuata nell’arco di quest’anno. E noi, con modernissimi mezzi tecnologici quali una penna ed un taccuino, ci siamo insinuati in mezzo ai Capi presenti ed abbiamo investigato un po’. “Giacomo (Responsabile Regionale), ma di questo Progetto regionale ne se n’è parlato nelle zone? E quanto viene recepito all’interno dei singoli Progetti di zona?” “Sì, all’inizio, presi dall’entusiasmo, se ne è parlato e discusso tanto nelle zone quanto nei gruppi, ma poi è caduto nel dimenticatoio. Nei gruppi non se ne parla e non si considera nei progetti”. Prego? Ci avviciniamo a Vincenzo del Cisterna 2 “Scusa, ma tu lo hai letto il Progetto regionale?” “Sì, sì, l’ho letto in tutte le sue parti e sia nel progetto di zona che in quello di gruppo lo abbiamo tenuto in considerazione”. Davvero? Meno male! Proseguiamo. “Ciao Antonella – Roma 95 – tu cosa sai dirmi del Progetto regionale?” “Che l’ho letto tutto ma né nel Progetto di Il Progetto regionale nasce dal Convegno Capi (…). Abbiamo lavorato affinchè questo Progetto fosse davvero espressione del “sentire” e delle attese dei Capi della regione Lazio, e potesse essere fruibile in quanto snello e focalizzato sulle priorità identificate. (premessa Progetto regionale AGESCI Lazio) zona, nè tanto meno nel Progetto di gruppo ne abbiamo tenuto conto”. Ma allora!?! “Marco – fresco di nomina a Incaricato regionale Branca L/C – che mi dici del Progetto Regionale? Lo hai letto?” “ L’ho letto più o meno e sono certo che se ne è parlato in zona. Se ne fa riferimento sia nel progetto di zona che nel mio progetto di gruppo”. “Salve ragazzi, ma voi avete mai letto il progetto regionale? Ne avete parlato in zona e nel vostro gruppo?” Angelo – Roma 14 – ci dice che sì, all’epoca quando è stato votato l’ha letto, però non se n’è mai parlato in zona e non c’è ricaduta nei gruppi. Donatella – Roma 14 – rimprovera Angelo ricordandogli che in zona se ne è parlato…una sola volta (!) come anche nel gruppo se ne è parlato una sola volta (! !) e nel Progetto di zona se ne è tenuto conto. Va bene non serve litigare! All’orizzonte c’ è una ragazza molto carina: “Ehi, ciao, come và? Nuova? Tu hai letto il Progetto regionale? Nella tua zona?” “Beh, veramente…non so…no non l’ho mai letto. Nel progetto di zona può essere che è stato considerato, in quello di gruppo mai” “Grazie Simona – Roma 67 –“. “Ehi tu come ti chiami? Letto il Progetto regionale?” “Mai letto – risponde Marco del Roma 132 – in zona non ne abbiamo mai parlato; per quanto riguarda il progetto di gruppo non saprei cosa dirti…” Gulp!! “Ehi guarda chi c’è (boh): letto il progetto regionale?” “Mai letto (anche lui!!!) – risponde Gabriele del Roma136 – in zona se ne è parlato, credo, nelle prime riunioni, ma non ne abbiamo tenuto conto né nel progetto di zona né nel progetto di gruppo”. Chiudiamo qui le interviste, il quadro che ne esce, seppur limitato ad un campione casuale di capi, non è proprio esaltante… Lasciamo ai Responsabili Regionali sbrogliare la matassa un po’ ingarbugliata e lanciamo un appello ai Capi della regione Lazio: sul sito regionale è possibile consultare il nostro progetto regionale in scadenza: forse sarebbe meglio sapere cosa andiamo a verificare e cosa vorremmo cambiare, se ce ne fosse bisogno, migliorare e approvare nel nuovo! 9 azimut::032010 10 azimut::032010 primo piano Consiglio generale 2010: Azimut presente! La Partenza, un trampolino per la vita; il servizio, un impegno possibile di Gianni Polifroni e Lucia Di Stefano Avete presente la cucitura delle tasche dei pantaloncini dell’uniforme? Si, avete capito, quella che si strappa senza pietà non appena le diamo un po’ troppa fiducia; ebbene, dopo il Consiglio genarale 2010 sarà tutta un’altra storia: potremo metterci dentro tutto quello che abbiamo sempre sognato e non abbiamo mai osato chiedere. Scherzi a parte, parliamoci chiaro: noi Capi giovani che stiamo nelle unità, che viviamo la Co.Ca. ma andiamo in Zona solo perché ricattati - ma che, dopo la mozione per tenere la porta del bagno aperta il 20 luglio del 2013 in occasione dell’allineamento di Saturno con Giove, promettiamo di non ritornarci più convinti di mantenere la promessa - guardiamo primo piano sempre con una certa alienazione a occasioni dove la democrazia associativa sublima fino, a volte, c’è da ammetterlo, all’esasperazione. Eppure, sebbene sia fisiologico guardare con circospezione o semplicemente noia preventiva e preconcetta a questi momenti di discussione e decisione, osservandoli più in profondità si comprende come quest’eccessiva diffidenza produca delle occasioni perse. E che occasioni! Già, appunto, che occasioni? “La partenza, un trampolino per la vita; il servizio, un impegno possibile”; questo lo slogan dell’occasione di quest’anno. Il Consiglio genarale 2010, che si apre con i saluti inviati dal Presidente della Repubblica e dal Card. Angelo Bagnasco, si pone degli obiettivi importanti. Si inizia con le discussioni a partire dai documenti preparatori e dai lavori delle tante commissioni, divise nei vari ambiti. Dal pomeriggio del 1° maggio, invece, si parte con il votare quanto discusso e deciso. Diversi i cambiamenti, c’è molto Lazio in questo C.G.; ma andiamo con ordine. Si diceva delle tasche: sono state, infatti, introdotte delle modifiche alle uniformi, tra queste l’inserimento di una linea di uniformi femminili. Sempre da un punto di vista prettamente nazionale abbiamo qualche notizia buona e qualcuna un po’ meno. Partiamo dalle notizie cattive: il prossimo anno il censimento subirà un aumento di 3 euro, anche l’Agesci soffre economicamente e gli addetti ai lavori hanno stabilito questo piccolo cambiamento, certi che l’esiguità della cifra non sconvolga la vita dei singoli associati ma costituisca una via di fuga dalle difficoltà pecuniarie dell’Associazione. A proposito, sapevate che c’è qualche gruppo che non paga il censimento? Sempre con una certa tristezza registriamo la possibilità che la stampa associativa nazionale non stampi più e sia divulgata solo attraverso il web. E finalmente l’ora delle cose positive: finito il servizio di Eugenio Garavini il Consiglio genarale è riuscito, con il consueto spirito di collaborazione, ad eleggere un nuovo Capo scout: Giuseppe Finocchietti. Al Capo scout uscente, dopo tutti i meritati ringraziamenti e abbracci, si addebita il costo di riparazione della campanella della base usata con troppo vigore per richiamare i Capi in vista della seduta plenaria e del cordino rimastogli tra le mani. Passiamo ora alle notizie di impulso regionale (ma, ovviamente, di impatto nazionale). Ricordate le modifiche al Regolamento R/S a causa delle quali voi tutti Capi Clan e Maestri dei Novizi siete stati scomodati per partecipare all’ultima Assemblea regionale (vedi pagina 5)? Bene, le proposte dalla 11 regione Lazio sono state discusse e approvate. Ci sono, poi, dei capi della nostra regione che iniziano un’esperienza nuova al servizio dell’AGESCI: Patrizia Taglioni è stata eletta membro della CNUD (Commissione Nazionale Uniformi e Distintivi) che dal 2011 diventerà CU (Commissione Uniformi). Gianluca Mezzasoma, invece, darà manforte alla Commissione Economica. C’è molto Lazio in questo Consiglio genarale! Un’esperienza formativa per tutti i Capi, oltre che decisionale, un vespaio di idee, il brodo di cultura ideale per accendere un scintilla che risulti sempre efficace nella nostra azione educativa verso i ragazzi e nella nostra spinta quotidiana all’interno del sociale. Un’occasione utile, anzi irrinunciabile, per la quale è necessaria molta più coscienza al momento del voto di qualsiasi altro momento di democrazia associativa: al Consiglio genarale le palette sono larghe il doppio. Un’occasione utile, anzi irrinunciabile, per la quale è necessaria molta più coscienza al momento del voto di qualsiasi altro momento di democrazia associativa: al Consiglio genarale le palette sono larghe il doppio. azimut::032010 12 azimut::032010 dalle zone L’ultimo evento della Zona Ostiense raccontato da quattro E/G San Giorgio, il giusto punto di vista di Domitilla Carlini (Rm 45), Daria Alvaro (Rm 40), Alessandro Sabatucci (Rm 49) e Fabio Ponte (Rm 38) L’articolo che segue è il risultato di una bottega di giornalismo tenuta dalla redazione di Azimut il 15 maggio in occasione di un evento per l’Alta Squadriglia organizzato dalla Zona Ostiense. Durante l’attività i ragazzi si sono misurati con le regole basilari del fare giornalismo imparando a conoscere i vari tipi di media, le tipologie di articoli (con i relativi linguaggi), la struttura di un quotidiano e lo schema principale da cui non prescindere al momento della stesura di un articolo. Infine sono stati trasportati all’interno della redazione di Azimut e, dopo aver chiarito i ruoli esistenti all’interno della struttura di un periodico, come veri e propri redattori hanno deciso di raccontarci una recente esperienza di Zona. dalle zone Il 24 e il 25 aprile gli Esploratori e le Guide della Zona Ostiense si sono ritrovati nella base scout “B.P. park” di Bassano Romano. All’arrivo siamo stati divisi nei sottocampi formati dai reparti gemellati. Appena divisi ci siamo messi a montare le tende pur se tra mille difficoltà: tende rotte e il terreno eccessivamente ammorbidito dall’incessante pioggia che ci aveva, però, regalato un week-end di sole. Dopo le difficoltà iniziali e contrattempi vari abbiamo iniziato a montare gli scheletri degli aerei e i manichini, proseguendo un progetto già avviato. Ma, per chiarire, torniamo indietro. A febbraio un Capo Squadriglia per ogni gruppo si è recato a Setteville per discutere dell’argomento di cui si sarebbe trattato al San Giorgio. Il tema deciso è stato “salvataggio, disastro aereo e primo soccorso”. Ecco, quindi, il perché degli aerei. Torniamo al nostro racconto: costruiti gli aerei è finalmente arrivato il momento del quadrato di sottocampo in cui le squadriglie hanno presentato il proprio grido. In seguito, dopo aver concluso la costruzione dell’aereo e il manichino, ci siamo divisi per svolgere i compiti della serata (chi più chi meno): controllo tende, controllo scheletro e manichini, accensione del fuoco etc. Terminati i servizi, ci siamo riuniti per la cena di sottocampo; ognuno con la propria cena al sacco, si andava dai panini più strani alla cena di squadriglia con primo, contorno e dolce. Sistemata la pancia abbiamo pensato a divertirci intorno al fuoco con scenette e giochi vari tra cui è impossibile non ricordare una scenetta nella quale un aereo con discoteca, nella la sua assurdità, ci ha divertito tutti. Alla fine del fuoco, verso le 23:30, i capi ci hanno mandato a dormire raccomandandoci di riposare e di non fare confusione. Ma come se niente fosse stato detto, dopo la ti, ma piuttosto ci hanno avvicinati di più classica ora di sonno i più vivaci tra di noi al tema del campo: “ essere competenti per essere utili”. hanno mangiato di nascosto e incontrato alcuni Esploratori e Guide di altri sottocampi per scherzare e ridere insieme, senza far mancare nemmeno i gavettoni d’acqua. Al mattino i Capi hanno dato la sveglia alle 7:30 facendoci fare ginnastica con colazione e lavaggi. Finalmente, quando tutti eravamo in perfetta uniforme (o quasi), è arrivato il momento del quadrato generale dove fare sfoggio della propria Squadriglia e issare le bandiere di Italia, Agesci ed Europa. Dopo il quadrato ogni sottocampo si è diviso in due e ha dato inizio al gioco precedentemente lanciato dai Consigli Capi ai vari Reparti. Il gioco era organizzato a stand: metà della squadra doveva andare a visitare gli stand degli altri, mentre l’altra parte rimaneva a far provare il proprio agli altri gruppi. Dopo esserci sporcati di fango e aver sudato sotto il sole abbiamo pranzato e ci siamo concessi il meritato tempo libero che tutti hanno sfruttato per riposare. Finito il riposo abbiamo smontato la tenda e lo scheletro dell’aereo e ci siamo preparati per la messa. L’ultimo momento del San Giorgio è stato il quadrato finale con l’ammaina bandiera e la premazione del gioco vinto dai Reparti Roma 47 e 59. Finito il quadrato e dopo i saluti ci siamo diretti ai pullman che con qualche incidente di percorso (ritardi e guasti) hanno portato ogni Reparto alla propria sede di appartenenza. Di certo aerei, Reparti, massaggi cardiaci e quant’altro non ci hanno lasciati indifferen- I capi ci hanno mandato a dormire raccomandandoci di riposare e di non fare confusione. Ma come se niente fosse stato detto, dopo la classica ora di sonno i più vivaci tra di noi hanno mangiato di nascosto e incontrato alcuni Esploratori e Guide di altri sottocampi. 13 azimut::032010 14 azimut::032010 tazebao il percorso Partendo da queste considerazioni abbiamo deciso di realizzare delle “Cambuse Critiche”, ovvero di trovare dei prodotti etici che possano sostituire quelli che, nelle cambuse delle varie branche, non sono realizzati in maniera rispettosa dei diritti dei lavoratori e non rispettano l’ambiente. Tutto questo, naturalmente, senza alzare eccessivamente le quote di partecipazione ai campi. Tutto ciò è possibile solo comprando i prodotti all’ingrosso, per questo motivo vorremo creare un insieme Clan Shanti Banao Roma 72 di gruppi che possano raggiungere il [email protected] mo d’ordine. http://roma72.altervista.org La spesa procapite in una cambusa totalmente critica potrebbe aumentare, per questo abbiamo preparato un file di comparaCari Capi, zione dei prezzi con cui ognuno di voi potrà quest’anno con il nostro clan abbiamo lavorato al capitolo sul tema del (inserendo il consumo dei vostri ragazzi e il prezzo dei prodotti che utilizzate), calcolare “Consumo Critico”, a conclusione del la spesa effettiva che potreste raggiungere quale abbiamo valutato che consumare sostituendo quei prodotti con i prodotti del criticamente è un punto importante della mercato equo e solidale (è possibile scarivita di ogni scout, in quanto testimonia care il file nell’area downlod del nostro sito sotto un aspetto nuovo la scelta di gruppo). Per iniziare può essere sufficienpolitica. Il consumo critico permette non te anche sostituire almeno uno o due prosolo di sostenere delle persone, ma soprattutto di dar loro un lavoro onesto e dotti largamente usati in cambusa. Questo pagato giustamente, così da poter mante- come primo passo di collaborazione al progetto che noi vogliamo promuovere e che nere le proprie famiglie e far studiare i ha, a nostro avviso, anche una forte valenpropri figli, e permettere alle generazioni za educativa. Nel ringraziarvi per l’attenziofuture di uscire da questo sistema di ne, vi chiediamo qualora foste interessati, oppressione economica. di contattarci il prima possibile: la nostra Comprando prodotti che rispettano le disponibilità è totale! Buona Caccia! basilari regole per la tutela del lavoro, aiutiamo tutti i lavoratori di quel settore. Il consumo critico propone poi la filiera Una caccia entusiasmante, un’uscita avventucorta che tagliando le enormi distanze tra rosa, o un evento di gruppo da ricordare? produttore e consumatore consente un Perché non condividerlo con tutti i capi del calo sensibile dell’emissione di anidride Lazio? Avete una pagina, questa, e circa 2000 carbonica. Il metodo biologico, poi, oltre battute a disposizione per raccontarci tutto. E ad essere meno dispendioso di non dimenticate una bella foto! quello “normale”, difende la natura e la Scrivete a [email protected] salute. Un progetto per rendere i nostri campi “equi e solidali” Cambuse Critiche Da Rocca Vittiana a Vallecupola > 2.00 ore Il piccolo centro storico di Rocca Vittiana [1] si raggiunge con una breve deviazione sulla strada che collega Rieti con la diga del Lago del Salto e prosegue lungo la sponda meridionale del bacino. Alle spalle del borgo si imbocca il sentiero [2] che entra nella forra rocciosa che forma lo sbocco del Fosso Quaita [3]. Anche se non vi sono segnavia il percorso è evidente. Al termine della stretta iniziale (750 m) il sentiero si alza a tornanti sulla destra [4] (sinistra orografica) del Fosso, per poi tornare a mezzacosta al fondo valle che si raggiunge in corrispondenza di un bivio [5] oltre al quale la valle si apre e la pendenza diminuisce. Il sentiero prosegue sulla destra (sinistra orografica) del Fosso Quaita supera la confluenza da destra di un fosso secondario (il fosso Santa Maria) [6] e prosegue in vista delle pareti delle Coste Manginesche [7], che incombono sulla valle da destra. Dove la valle si allarga decisamente il sentiero piega a sinistra e sale rapidamente fino ad un altro bivio [8], poi raggiunge una sella [9] circondata dai dossi erbosi che separano il monte Valli [10] dai ripidi pendii de il Monte [11]. Poco più avanti si scopre dall’alto il caratteristico borgo medioevale di Vallecupola [12] che si raggiunge con una breve discesa per una strada sterrata. 15 Da Rocca Vittiana a Varco Sabino, attraverso i Monti del Cicolano e i Monti Carseolani Una escursione sul monte Navegna di Luca Zanchini pella dell’Immagine [16]. Qui la strada diventa sterrata e prosegue a mezzacosta raggiungendo una sella (840 m) [17] sul crinale a monte di Colle Lungo [18]. Qui il tracciato diventa ripido, supera alcune rampe dal fondo in cemento e raggiunge delle stalle [19]. Al termine della discesa abbiamo le fonti di Campigliano [20] e si sbuca (560 m) così sulla stretta strada asfaltata che scende dal centro storico di Castel di Tora [21] alla riva orientale del Lago del Turano [22]. Seguendola a sinistra si raggiunge la strada per il Cimitero [23], si sbuca (560 m) sulla strada che sale dalla Strada Provinciale al paese e la Da Vallecupola a Castel di Tora > 3.00 ore si segue verso destra fino al centro di Castel di Tora [21]. Dal centro di Vallecupola [12] (1000 m) si segue la stretta strada asfaltata che esce a mezza costa dal paese, tocca la chieset- Da Castel di Tora al Monte Navegna > 3.00 ore ta di Sant’Antonio [13] e raggiunge un Dal Centro di Castel di Tora [21] si ridibivio [14]. Si continua sulla strada che si alza con qualche svolta tra i pascoli, e poi scende verso la Provinciale. Da una curva verso sinistra si piega ancora a sinistra prosegue a mezzacosta fino alla sella imboccando la strada per il lago [22] e erbosa de La Forca (1088 m) [15] oltre la quale accanto alla strada, si trova la cap- per cimitero [23]. Qui si prosegue sulla azimut::032010 16 azimut::032010 il percorso Stagioni consigliate il percorso qualsiasi stagione va bene facendo sempre attenzione alle esasperazioni climatiche Difficoltà tecniche in alcuni tratti del percorso vi possono essere problemi Carta topografica IGM 145 IV SO PETRELLA SALTO di orientamento IGM 145 IV SO CASTEL DI TORA Mezzi pubblici si consiglia un mezzo privato per raggiungere il luogo di partenza e per il ritorno essendo gli orari cotral 800.174471 non confacenti alle esigenze Informazioni Riserva Naturale 0756.790131 e chiedere del dr. Piva - Corpo forestale Stato 0765.716229. Per dormire a Vallecupola telefonare a 0765.715008 – per Castel di Tora telefonare al Punto informazione Turistico 0765.716363 – per Rocca Vittiana e Varco Sabino telefonare alla Proloco di Varco Sabino 0765.790136 oppure al comune di Varco Sabino 0765.790025/43 e chiedere del Sindaco. 17 azimut::032010 18 azimut::032010 il percorso scout shop 19 la tenda Scout Shop La Tenda Panorama dal Monte Navegna ROMA LATINA Via Adalberto 13/15 dal Martedì al Sabato 10.00 – 19.30 (orario continuato) parcheggio interno Via Cisterna 7/9 Mercoledì 16.00 – 19.30 Giovedì - Venerdì 9.30–13.00 / 16.00 – 19.30 Sabato 9.30–13.00 LA FILIALE DI ROMA DAL 14 GIUGNO AL 2 OTTOBRE 2010 EFFETTUERÀ L'ORARIO ESTIVO LUNEDÌ 15.00 - 19.30 DAL MARTEDÌ AL VENERDÌ 10.00 - 19.30 SABATO 10.00 - 13.00 Si accettano tutte le carte di credito (esclusa la Diners) e bancomat. Si effettua anche la vendita per corrispondenza inviando l’ordine via fax allo 0644230992 o via email all’indirizzo: [email protected] oppure visitando il nostro sito e-commerce www.latendascout.com rampa a sinistra del cimitero che porta alla località Casali Ordella [24], accanto ad un impianto per la lavorazione del marmo. Qui prendere la sterrata che sale con un’altra ripida rampa fino ad un bivio (630 m) dove si prosegue verso destra su una piacevole carrareccia. Si entra a mezzacosta nel Vallone di Fonticelli [25], se ne raggiunge il fondo e si risale per un ripido sentiero che segue il fondo valle, si entra nel bosco e si prosegue sul crinale che separa il Fosso di Vallecasi [26] dal Fosso Iaellucco [27]. Raggiunto un bivio (1014 m) [28] si sale entrando in diagonale nel Fosso di Valecasi [26]. Raggiunto il Fosso (1120 m) lo si segue per un tratto, poi si riprende a traversare a sinistra in direzione della Fonte delle Casse [29], che si raggiunge (1120 m) al termine di una lunga traversata. Ci si alza a monte del fontanile attraverso alcune tracce di sen- tiero che escono dal bosco e si avvicinano alla parte alta del Fosso Iaellucco [27]. Sbucati sui pendii che precedono la vetta non resta che proseguire senza sentiero ma con un percorso evidente sino alla vetta del Monte Navegna [30]. Dal Monte Navegna a Varco Sabino > 2.00 ore Dal Navegna [30]si scende attraverso un comodo crinale fin verso Colle Mogaro [31]. Da qui sempre scendendo attraverso un sentiero segnato si raggiungono i due rifugi ed il fontanile posti prima della sella del passo Le Forche [32]. Qui appena superato il passo si prende la sterrata che porta fino alla Fonte Pian Cerecilli [33] e da qui proseguendo sempre per la sterrata piuttosto dissestata attraversando il Fosso della Montagna [34] si arriva a Varco Sabino [35]. Nei nostri punti vendita, oltre alle uniformi ed attrezzature per le attività scout dell’Agesci e del Cngei, sono presenti accessori per i gruppi nautici: giubbetti, salvagente omologati, cime e ganci per alpenstock a prezzi concorrenziali. Inoltre abbiamo in vendita materiale e attrezzature per le arrampicate, come moschettoni, corde statiche e dinamiche, caschi per roccia e imbracature, abbigliamento trekking. Visitando il sito www.latendascout.com si possono visionare gli articoli dell’uniforme, libri e le attrezzature con la possibilità di scaricare i listini prezzi. È importante acquistare presso lo Scout Shop dove gli articoli dell’uniforme hanno il marchio dell’Agesci, unica vera garanzia che il materiale è conforme alle norme del Regolamento associativo e quindi idoneo alla sua funzione. La maggior parte degli articoli per lo svolgimento delle attività scout sono della linea Scout Tech e si sviluppano direttamente dall’esperienza dello scautismo e dalle attività dei ragazzi e capi. Particolare attenzione viene prestata al rapporto qualità-prezzo, in modo da offrire i nostri articoli a prezzi più contenuti possibili. Ricordiamo a tutti i capi di informare i genitori che si recano in cooperativa di comunicare l’esatto gruppo di appartenenza, in quanto alla chiusura dell’anno economico il Consiglio di amministrazione riconosce un buono spesa in rapporto agli acquisti di materiali e attrezzature effettuati. Il personale della Cooperativa è sempre a vostra disposizione per tutte le informazioni e chiarimenti allo 06 44231139 per Roma ed allo 0773 484745 per Latina nei rispettivi orari di apertura azimut::032010 20 azimut::032010 i settori i settori «Un Capo, se è veramente un “uomo-ragazzo”, deve esser capace di vedere l’avventura in una comune pozzanghera d’acqua sporca». Cento anni dopo un’intuizione: mettere lo scautismo in acqua! a cura della Pattuglia Settore Nautico AGESCI Lazio Ricorre quest’anno il centenario dello scautismo nautico. Dopo i campi di Brownsea (1907) e Humshaugh (1908), in cui vengono svolte attività di vita all’aperto su terraferma, B.-P. intende infatti verificare la possibilità di vivere lo scautismo anche nell’ambiente marino, fluviale o comunque acquatico. Lui stesso non era nuovo ad esperienze di questo tipo: sin da giovane aveva infatti risalito i fiumi inglesi al seguito dei suoi fratelli, il maggiore dei quali, Warington, era già ufficiale di marina. Dal 7 al 21 agosto 1909 quindi, 100 ragazzi, tra cui anche il figlio di Rudyard Kipling, danno vita al primo campo nautico della storia. Circa un anno dopo (nel 1910, appunto) l’associazione inglese riconosce l’apertura del primo gruppo nautico e B.-P. fissa i principi basilari della sua intuizione nell’opuscolo “Sea scouting for boys”. Due anni più tardi, infine, l’idea di B.-P. inizia ad esser messa in pratica anche in Italia. È insomma ormai trascorso un secolo da quando B.-P., in fondo, si fece quella stessa domanda che tanti Capi di oggi fortunatamente continuano a farsi: “Perché no?”. Già, perché non provarci? Perché lasciar cadere le mille opportunità educative che ci vengono offerte da fiumi, laghi e coste delle quali la nostra penisola è così ricca? La domanda rischia di non essere così banale: ancora oggi infatti sono molti i Capi che, più o meno consapevolmente, scelgono di sfruttare solo una parte delle enormi potenzialità educative offerteci dalla vita all’aperto, lasciando l’ambiente acqua completamente al di fuori dalla vita delle proprie unità. D’altra parte le risposte, quando ci sono, lasciano spesso intravedere un po’ di pigrizia e/o di non conoscenza dell’argomento. La più classica e scontata suona più o meno così: “Attività nautiche?? Ma che stai a dì? Noi stiamo a Cinecittà!”. A Cinecittà però, come a Corviale o in un qualunque luogo nel mezzo di Viterbo o Frosinone, non ci risultano nemmeno folti boschi o impervi sentieri di montagna: eppure siamo certi che questo non impedisce alle nostre squadriglie di progettare e realizzare le proprie imprese in ambienti del genere o ai nostri clan di dirigersi lì per le proprie route. Anche le difficoltà tecniche legate alla mancanza di mezzi, altra risposta get- tonatissima, sono facilmente aggirabili con un po’ di buona volontà: il settore nautico, da sempre, mette a disposizione dell’associazione basi nautiche e relativi mezzi e con un minimo di progettualità qualunque gruppo può dotarsi di mezzi poco costosi da utilizzare all’occorrenza. E che dire del Capo Reparto che, messo alle strette da temerari ed eroici Capi squadriglia, spolvera di punto in bianco il primo assioma dell’attività nautica: “No, pensate un’altra cosa. È troppo rischioso”. Tralasciando tutto quello che, insieme ai citati Capi squadriglia, vorremmo simpaticamente dire al nostro Capo immaginario, ci limitiamo a chiedere: quale rischio non può essere trasformato in avventura, se solo si ha la pazienza e la cura di apprendere le necessarie competenze? Alla fine dei conti, forse, la vera risposta è molto più semplice: non c’è dubbio che fare e proporre le nostre attività in ambienti conosciuti e già sperimentati in anni di uscite, route e campi estivi, ci metta al riparo da molte sorprese e, spesso, ci richieda molto meno sforzo e preparazione. Ma se noi per primi ragioniamo in questo modo come possiamo pretendere dai ragazzi delle imprese che siano davvero delle imprese? Come possiamo richiedergli di impegnarsi nel cammino verso la competenza se noi stessi ci spaventiamo delle competenze, per altro spesso basilari, che la gestione di un’attività nautica può richiedere? B.-P., ne “Il Libro dei Capi”, ci dice che «Un Capo, se è veramente un “uomo-ragazzo”, deve esser capace di vedere l’avventura in una comune pozzanghera d’acqua sporca». Forse vederla in una pozzanghera può essere difficile, ma cominciare a vederla in un lago o nel mare, anche 100 anni dopo… quello no: ce la possiamo fare! 21 Il settore nautico, da sempre, mette a disposizione dell’associazione basi nautiche e relativi mezzi, con un minimo di progettualità qualunque gruppo può dotarsi di mezzi poco costosi da utilizzare all’occorrenza. azimut::022010 22 azimut::022010 branca LC branca LC Il campo è il banco di prova per i nostri lupetti\coccinelle, è il momento in cui il gesto interrotto si fa ancor di più concreto: un momento per codificare tutto ciò che hanno vissuto durante l’anno Tutto quello che non avete mai osato chiedere sulle Vacanze di Branco\Cerchio Vademecum VdB/C a cura della Pattuglia L/C AGESCI Lazio Arcanda: “Siamo pronti per partire? Allora, abbiamo prenotato il posto, come è andato il sopralluogo?”. singolo bambino che vorrà vivere al campo un momento di gioia, di gioco e di crescita. Scibà: “Bene, molto bene! L’unico neo è che fuori non ci sono spazi per giocare! Ma tanto noi faremo tutte attività manuali! Cosa significa programmare le VdB/C? È il lavoro che lo staff compie per tradurre gli obiettivi educativi in attività\esperienze1 da far vivere agli L/C attraverso giochi, attività manuali e di espressione, oltre che attività che riguardano i sensi, la corporeità come anche i momenti vissuti nella natura. Tutto quest o tenendo conto delle peculiarità di ogni L/C. In sostanza, non dobbiamo dimenticarci che è il bambino il protagonista del campo e assieme a lui, tutta la comunità che gioca, vive e si sperimenta insieme. Dobbiamo essere ben attenti al ritmo e al tempo del campo: il campo deve essere costruito a misura di bambino seguendo i suoi ritmi e suoi tempi: meglio fare una cosa in meno che andare a dormire a mezzanott e tutte le sere! * * * Baloo: “Bene, allora abbiamo deciso come impostare le VdB, ora dobbiamo decidere quando celebrare insieme la messa.” Kaa: “Senti Baloo, ma noi partiamo di lunedì e torniamo sabato dobbiamo per forza fare la messa?” Come prepariamo concretamente una VdB/C? Ipotizzando che le “nostre vacanze” siano a metà luglio, iniziamo a preparare il nostro campo intorno a maggio/giugno. Ciò non significa non parlarne prima di quel momento, ma solo che concretamente inizieremo a programmarlo ora. Ci saremo già diffusamente confrontati su obiettivi, temi e contenuti delle VdB\C progettandoli. Cosa significa progettare il campo? Fare un’analisi dei bisogni dei bambini alla luce degli obiettivi educativi (desumibili dal PE) ossia correggere ed integrare questi ultimi con tutte quelle “emergenze” e bisogni educativi che abbiamo osservato durante l’anno. Questo sarà fatto tenendo conto di ogni del luogo, attraverso cacce civitas o natura, sia gli usi e costumi o più propriamente la cultura, ad esempio proponendo specialità culinarie che sicuramente i bambini ameranno da subito! E le famiglie? Sarebbe auspicabile che le famiglie siano informate, il prima possibile, su alcuni elementi riguardanti le VdB\C (gli obiettivi del campo, il posto, la quota, la data ecc.). Sarà indispensabile, inoltre, fornire ai genitori delle schede alimentari e di “salute” dove questi ultimi potranno annotare le eventuali intolleranze\allergie alimentari, malattie ed altre informazioni utili. Chiedete alle famiglie il certificato di sana e robusta costituzione (il bambino, al momento della partenza, non deve essere affetto da malattie) e fatevi dare le fotocopie dei libretti sanitari e l’ autorizzazione a far partecipare il bambino al campo. Il campo è il banco di prova per i nostri La Parola è il centro dell’educazione scout lupetti\coccinelle, è il momento in cui il per cui la catechesi dovrà avere un ruolo gesto interrotto si fa ancor di più concreto: un momento per codificare tutto ciò importante: proporremo quindi attività che aiutino i bambini a vivere esperienze che hanno vissuto durante l’anno e metdi vita che siano evocative delle storie terlo in pratica, il tempo in cui i nostri della Bibbia e che suscitino la curiosità e bambini “prendono il volo” dopo essersi la voglia di seguire Gesù. Come? Con esercitati “per il volo” tutto un anno. tutto ciò che abbiamo a disposizione da Buona caccia e buon volo! una caccia\volo. Anche le VdB\C devono essere vissute dai bambin i come momen- 1 in sintesi si può parlare di esperienza ogni qualvolta il bambino si sperimenta completo di gioco, di gioia e di felicità e alla tamente e si mette alla prova attraverso i luce della Parola. Si dovrebbe avere suoi sensi, la sua mente e il suo corpo un’attenzione particolare a far sentire i ovvero quando da quella “esperienza” il bambini “ospiti” e al tempo stesso bambino riesce a trarre qualcosa per sè “padroni” del luogo del campo. È imporattraverso la riflessione ed il cambiamento. tante non trascurare sia la conoscenza 23 azimut::032010 24 azimut::032010 branca EG branca EG I ragazzi, E/G e R/S, protagonisti anche come Maestri Campetti di specialità, un’occasione doppia per mettersi in gioco di Valerio Marcone* Anche quest’anno più di 450 E/G della nostra regione hanno preso parte ai campi regionali di Specialità. Tre eventi svoltisi a Bassano Romano, Casamari e Bracciano in cui, grazie al contributo di oltre 50 capi, gli E/G hanno potuto cimentarsi nelle tecniche di 26 diverse specialità all’interno di 36 campi. Ogni evento si è svolto come sempre nell’arco di due giorni in cui, tolti i pochi momenti comuni, i Maestri di specialità hanno potuto sfruttare tutto il tempo a disposizione per trasmettere le proprie competenze e far vedere come metterle in pratica. Alla fine possiamo dire che sono state giornate ricche di spunti e di concretezza, in cui si sono realizzati spettacoli, costruiti rifugi, si è lavorato il legno ed il cuoio, sono state presentate e scoperte tante tecniche da riportare nelle squadriglie e nei reparti di provenienza. Un buon segnale, in particolare, viene dalla principale novità introdotta quest’anno, ossia l’apertura delle iscrizioni agli E/G e agli R/S competenti che vogliano proporsi come Maestri di specialità. Quasi tutti gli staff hanno infatti potuto contare, sia nella fase di preparazione che in quella di realizzazione del campo, su uno o più E/G ed R/S pronti a mettere le proprie competenze al servizio di chi era lì per apprenderle. L’aspetto non è secondario, anzi è soltanto una delle implicazioni di ciò che più ci sta a cuore: fare in modo che la conquista della specialità non sia vissuta come un traguardo ma come un punto di partenza, dal quale cominciare a mettere a disposizione degli altri quanto si è imparato per realizzare insieme qualcosa di importante. In altri termini, fare il Maestro di specialità possiamo considerarlo nient’altro che la chiusura di un cerchio: la competenza che ho acquisito infatti non serve a nulla se non diventa azione, se non produce un cambiamento; per lo stesso motivo quindi la specialità acquista senso soltanto se non è per me ma per gli altri, per la mia squadriglia, per il mio Reparto e…(perché no?) per gli altri E/G della regione! Oltre a tutto questo, i campi sono stati anche un’occasione per riflettere su come le specialità vengono utilizzate e proposte all’interno dei reparti della nostra regione. Ecco quindi un po’ di considerazioni: Il fenomeno «Sto qua perché mi c’hanno mandato» è fortunatamente in via d’estinzione. Quasi tutti gli E/G che hanno partecipato ai campi hanno infatti scelto autonomamente il campo e la relativa specialità. La cosa, ovviamente, ci fa molto piacere e non è per nulla banale, considerato che spesso in passato ci è capitato di assistere a scene del tipo: «No, vabbè..se al campo di cuoco finirebbe in lista d’attesa allora iscriviamola a cantante, che in reparto non canta mai nessuno!». La conquista della specialità è spesso correttamente inserita nel sentiero degli E/G, ma ancora poco spesso si ricorre all’uso dei Maestri di Specialità, come anche alla compilazione della Carta di Specialità. Troppo spesso (almeno in un caso su cinque), la partecipazione al campo di specialità è ritenuta sufficiente per l’assegnazione della specialità. A questo proposito va ricordato che, per tutto quanto detto in precedenza, la specialità non può che essere progettata, realizzata e conquistata all’interno della vita di squadriglia e di Reparto, ovvero durante la realizzazione delle imprese. La partecipazione ad un campo di specialità pertanto non può da sola assegnare una specialità. Talvolta, anche se per fortuna non troppe volte, sono i capi stessi a snaturare lo strumento sostenendo che alcune specialità particolarmente tecniche debbano essere assegnate soltanto ad E/G in cammino per la tappa della responsabilità, o comunque con più esperienza alle spalle. Qui la risposta la lasciamo alle parole di B.-P., il quale ci ricorda che «[…] si è lasciato volutamente indefinito il grado di abilità da raggiungere nelle varie prove. Il criterio per concedere una specialità non sarà infatti il raggiungimento di un determinato livello di nozioni o abilità, ma l’intensità dello sforzo del ragazzo per acquistare quel livello di nozioni o quell’abilità.» (Il libro dei Capi). * referente campi specialità della pattuglia E/G La competenza che ho acquisito infatti non serve a nulla se non diventa azione, se non produce un cambiamento; per lo stesso motivo quindi la specialità acquista senso soltanto se non è per me ma per gli altri, per la mia squadriglia, per il mio reparto e… (perché no?) per gli altri E/G della regione! 25 azimut::032010 26 azimut::032010 branca RS branca RS 27 Nell’attività di revisione del regolamento sono state sviluppate due attenzioni: verso i ragazzi per aiutarli a diventare cittadini responsabili; verso i capi, fornendo loro supporti e strumenti per sostenerli nell’esperienza educativa. Cosa cambia (se cambia) con le novità approvate in Consiglio generale Nuovo regolamento R/S, per far suonare bene gli strumenti a cura della Pattuglia R/S AGESCI Lazio Il Consiglio genarale ha approvato il documento sulle linee guida per la revisione del regolamento di Branca R/S proposto dagli incaricati nazionali. Ma da dove parte questo lavoro? Per rispondere è necessario fare marcia indietro di un paio di anni, fino ad arrivare al Consiglio genarale del 2008, quando si è dato mandato agli Incaricati e all’Assistente ecclesiastico nazionali di rivedere integralmente il regolamento metodologico in tutti i suoi aspetti. Sostanzialmente le questioni sollevate allora erano: La consapevolezza che i Capi R/S spesso non compiono la formazione di branca ma provengono da branche diverse e “approdano” a questa. L’assenza quasi totale di trapasso delle nozioni come “arte del capo”. La sensazione diffusa che la metodologia di Branca R/S sia fragile ed affidata prevalentemente ai capi, perché poco strutturata. Questa concezione contiene in sé aspetti veri e falsi. Il non utilizzo di alcuni strumenti obbliga ad una riflessione, per chiarirne le motivazioni educative ed anche la loro forza intrinseca. La consapevolezza che vi sono nuovi strumenti in uso in molte comunità R/S impone che questi vengano valutati e se ritenuti positivi, fatti circolare. Il percorso è iniziato con una fase di analisi nelle regioni, con l’obiettivo di realizzare una fotografia dello stato della branca (questioni metodologiche rilevanti, situazione delle comunità R/S, rilevazione delle emergenze educative degli R/S del 2008, analisi psico-sociale dei giovani dai 16 ai 21 anni, confronto con le intuizioni originarie del roverismo/scoltismo). Il lavoro si è concentrato su quelli che sono stati individuati come nodi critici: il Noviziato, la progressione personale, la Partenza, l’itinerario di fede, il coinvolgimento degli R/S nel governo dell’Associazione, la firma dell’Impegno. Nell’attività di revisione del regolamento sono state sviluppate in particolare due attenzioni: verso i ragazzi, nel tentativo di porre obiettivi educativi chiari, per aiutarli a diventare cittadini responsabili; verso i capi, fornendo loro supporti e strumenti, per sostenerli nell’esperienza educativa. L’emergenza che si è colta nei ragazzi è la difficoltà di orientarsi nel loro cammino, nel progettare la propria vita. Risulta necessario riuscire a rendere i nostri R/S protagonisti attivi della loro vita, puntando principalmente sull’autoeducazione e recuperando l’esperienza come mezzo tramite il quale i ragazzi possono conoscere, sperimentare e fare propri quei valori che sono parte della nostra proposta di uomo e donna della Partenza. Questa tensione educativa che si vuole utilizzare per la revisione del regolamento prende il nome di Pedagogia dell’esperienza e racchiude l’essenza del nostro metodo educativo e delle intuizioni pedagogiche del nostro fondatore (l’imparare facendo). Non si vogliono quindi introdurre cambiamenti sostanziali negli strumenti o nei contenuti, ma si intende ripensare l’articolato alla luce di questa idea. In sostanza cosa cambiera? Uno dei difetti del regolamento metodologico R/S è sicuramente la mancanza di chiarezza su alcuni strumenti e su come debbano essere usati. Una difficoltà generalizzata e diffusa si trova nella proposta dell’itinerario di fede nella branca. Si ritiene quindi necessario dare un contributo per chiarire con maggior concretezza, rispetto all’attuale regolamento, come educare alla fede i ragazzi che si avvicinano all’età adulta, sempre ricordando che essa è un elemento che permea la realtà della vita di branca R/S. Si cercherà inoltre di individuare le linee essenziali per la progettazione e l’attuazione degli itinerari di fede in Branca R/S: la Spiritualità della strada come contenuto specifico della branca (chiarendolo e rafforzandolo), le attenzioni da tenere nel progettare, alcuni strumenti utili. Altra questione importante sarà la progressione personale, si intende quindi riorganizzare gli articoli sull’argomento per chiarire la specificità della Scoperta, Competenza e Responsabilità per la Branca R/S e delineare un percorso maggiormente strutturato con obiettivi e attenzioni educative. Queste ed altre questioni educative verranno trattate in un Forum nazionale di Branca R/S che si terrà al Sermig di Torino dal 1 al 3 ottobre. Sarà un’occasione importante per condividere e rivedere il percorso fatto finora, raccogliere ulteriori contributi, portare la letture dei ragazzi (esigenze) e quindi le prospettive per la branca. I temi su cui si lavorerà saranno la progressione personale, lo scouting, l’educare alla fede, l’educare all’amore e l’educare alla cittadinanza. Naturalmente non potranno intervenire direttamente tutti i Capi R/S, cercheremo però di portare la voce di tutti i capi della regione e vi invitiamo per questo a contattare i vostri Incaricati di branca di Zona oppure a scriverci direttamente, mandando i vostri contributi. Vi ricordiamo il nostro indirizzo email: [email protected]. azimut::032010 28 azimut::032010 strumenti verà “passabili” e penserà: “beh, che c’è di male, perché no? Anche io avrei fatto lo stesso”. Posizioni divergenti dunque. Ma invece di schierarci per l’una o per l’altra delle È momento unico di ogni rover opposte fazioni (anche se noi una idea ben precisa o scolta, ma c’è chi pensa a ce l’abbiamo), proviamo a cerimonie “collettive”. fare un passo indietro e poniamoci alcune domana cura della Pattuglia R/S AGESCI Lazio de: Che cos’è la partenza? Qual è il senso della partenza pe r l’R/S che la chieSiamo ormai prossimi ragazzi che dovevano pren- de? Quale significato ha la all’estate e ritorna d’attuali- dere la Partenza e dunque cerimonia per l’R/S? tà il tema delle partenze abbiamo fatto un’unica intelligenti, quelle per le “La Partenza* è (per l’ R/S) cerimonia e via, così non quali, dopo aver riflettuto un momento forte di riflesci bloccava altre attività” sul giorno e sull’orario sione sulla propria vita, oppure dalla regola delmigliore per viaggiare verso l’amico “Mario e Luca sulla propria fede, sulla le tanto sospirate vacanze, erano due rover inseparapropria disponibilità al serci troviamo puntualmente bili che però erano su trat- vizio. L’ R/S che chiede la in coda in autostrada a ti distanti nel loro cammiPartenza ha fatto propri i ripensare dove abbiamo no di avvicinamento alla valori scout vissuti in clan sbagliato. Partenza, allora abbiamo (lealtà, disponibilità, Noi invece vogliamo parlare chiesto al primo di aspetessenzialità, fiducia, avvendelle “nostre Partenze” tare l’altro in modo da tura, scoperta, impegno (quelle che riconosciamo ai prenderla insieme..” o del per cambiare...) e si imperover/scolte al termine del romanticismo “volevano gna a testimoniarli nella loro cammino scout), per entrambi che la loro parsua vita quotidiana. Inoltre un motivo specifico: semtenza fosse fatta ad Assisi si impegna ad essere strupre più spesso si sente e mica potevamo andarci mento della Parola di Dio parlare di cerimonie della due volte a distanza di 3 (annunciare) e costruttore Partenza “collettive”. mesi?” del Regno (testimoniare) Abbiamo scoperto che le Una parte di voi, di fronte attraverso un concreto scelte sul tema sono detta- a questi esempi (tra l’altro impegno di servizio. L’R/S te da regole economiche di veri) starà inorridendo che chiede la Partenza ha ottimizzazione: “avevo tre mentre un’altra parte li tro- “carattere”: accetta le pro- Partenze... intelligenti? strumenti prie doti ed i limiti, è capace di scegliere (“vedere”, “giudicare”, “agire”), ha il coraggio delle proprie idee, sa assumersi delle responsabilità”.* La partenza è dunque l’obiettivo della nostra azione educativa, l’orizzonte a cui mira la progressione personale iniziata in branco.. è il momento in cui si invita l’R/S a essere attore protagonista della propria vita, a guidare da solo la propria canoa. Ma se tutto questo è vero, se gli aggettivi dell’ultima frase li condividete, se è Perché non porre l’enfasi sul cammino fatto dal singolo, dalle esperienze vissute, dagli ostacoli incontrati e superati, dagli impegni di servizio sui quali si impegnerà? Perché non permettere a ognuno di vivere da protagonista questo momento? Ogni partenza è unica e differente. vero che lo scautismo (come il cristianesimo) mette al centro la persona, allora stiamo dicendo che il cammino della partenza è un percorso personale, del ragazzo, che, sceglie di testimoniare al mondo e lo fa ufficialmente davanti alla sua comunità di clan, un insieme di valori che ha sperimentato personalmente. Ma allora perché non dare a questo momento l’importanza che merita? Perché farlo vivere quasi come “un passaggio” invece che come una scelta? Perché non porre l’enfasi sul cammino fatto dal singolo, dalle esperienze vissute, dagli ostacoli incontrati e superati, dagli impegni di servizio sui quali si impegnerà? Perché non permettere a ognuno di vivere da protagonista questo momento? Ogni partenza è unica e differente. Forse è il caso di ripensare al senso originale delle cose che facciamo e che proponiamo ai ragazzi, ri-focalizzando la nostra attenzione sulla persona, piuttosto che sulle attività. * Tratto dal Manuale della Partenza 29 azimut::032010 30 azimut::032010 spiritualità spiritualità spirito Il figlio: diritto o dono? Tracce per comprendere il problema della procreazione artificiale di p. Paolo Benanti tor Le possibilità offerte dalla procreazione artificiale (PA), ossia quelle pratiche biomediche che permettono di aggirare eventuali cause di infertilità, sono un argomento che suscita notevoli dibattiti: sempre più spesso come cristiani e come capi ci sentiamo interpellati sulle ragioni che animano le prese di posizione della comunità ecclesiale. Capita spesso che, non sapendo bene i termini del problema, ci sentiamo costretti a difendere, per partito preso, delle posizioni ecclesiastiche di cui non capiamo il senso o il perché. Allora proviamo, come veri uomini dei boschi, a seguire alcune tracce in questa fitta giungla della PA, intuendo quali sono gli elementi da approfondire per formulare una corretta valutazione morale nella fede. Prima traccia: tecnica o tecniche? Quando parliamo di PA non parliamo di una sola procedura ma di una selva di tecniche e pratiche mediche molto diverse tra loro e da valutare moralmente in maniera differente: FIVET, ICSI, GIFT, IUI, trattamento farmacologico per indurre l’ovulazione, etc. Non si può fornire un giudizio sulla PA come se fosse un fenomeno unico ma bisogna capire bene di cosa si parla e cosa si cela dietro ogni sigla medica. Seconda traccia: quanti parti da PA? Quando parliamo di negare o consentire l’accesso ad alcuni modi di PA non vogliamo negare a tutti di avere un figlio ma solo dire che se nel 2004 in Italia ci sono stati 474.893 parti1 e di questi 5.738, corrispondenti al 1,21%, sono il frutto di impiego di tecniche di PA, bisogna impedire in questi relativamente pochi casi l’uso indiscriminato di tecniche sperimentali o non sicure (quali ad esempio l’ICSI) su persone già segnate dalle difficoltà che vivono. Terza traccia: PA e genitori. Alcune tecniche di PA “violentano” l’intimità coniugale della coppia medicalizzando e strappando all’intimità l’esercizio dell’atto sessuale, altre rendono praticamente impossibile determinare chi sia il reale genitore del figlio. L’esperienza clinica dimostra che questo fatto ha effetti devastanti nella coppia (ad esempio, l’uomo non riconosce psicologicamente il figlio o la donna idealizza il donatore anonimo) e sulla durata del matrimonio. Quarta traccia: PA e figlio/figli. Alcune tecniche di PA prevedono la selezione embrionale: si producono più embrioni di quanti ne servono e si uccidono, scartandoli, quelli che sembrano meno “validi”. Avere un figlio spesso costa la vita di numerosi fratelli… Inoltre il ricorso a donatori esterni alla coppia ha effetti sull’identità del figlio (ragazzi che vivono disagi fortissimi quando scoprono di non poter conoscere l’identità del loro genitore biologico). Per questo motivo, ad esempio, molti paesi vietano le tecniche di PA con donatori di gameti esterni alla coppia. Quinta traccia: serve una legge? Molti hanno critica- to l’introduzione di una legge in materia di PA in Italia. Anche se la legge 40 del 2004 è imperfetta e può essere migliorata, ha introdotto una regola nel far west procreativo che vigeva nel nostro paese: le tecniche di PA venivano utilizzate per vendere desideri a coppie che soffrivano la loro infertilità, incuranti degli aspetti medici. L’esistenza di una legge cerca di tutelare tanto le coppie quanto i figli “prodotti” dalla PA, cercando di rendere impossibile il lucrare sulle sofferenze altrui Sesta traccia: figlio e fede. La dignità della procreazione è custodita nella sua originalità dall’avere il suo principio proprio in un atto d’amore, insieme spirituale e corporeo, di un uomo e una donna legati dal vincolo nuziale. L’apertura alla generazione di una nuova vita indica un significato profondo della sessualità a livello personale: proprio quando i coniugi si donano reciprocamente nel segno del corpo, e così esprimono il loro essere a immagine e somiglianza del Dio creatore, che è amore, proprio allora essi possono anche diventare i collaboratori di Dio nel chiamare alla vita una nuova persona, che nasce quindi come Bompiani, A., Le tecniche di fecondazione assistita: una rassegna critica, Vita e Pensiero, Milano, 2006. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Dignitas personae (8 settembre 2008), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2008. Leone, S., “Riproduzione assistita”, in Nuovo dizionario di bioetica, (a cura di S. Leone, S. Privitera), Città Nuova, Roma, 2004, 1031-1042. La dignita della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, (a cura di Sgreccia, E., Vial Correa, J.d.D.), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2004. dono nuovo dal dono sponsale reciproco dei coniugi 2. Concludendo, per non consentire alla PA di produrre un “dominio” della tecnica, portando dall’accogliere il figlio come un dono alla realizzazione di un “prodotto”, bisogna 31 ricordare che ogni coppia è chiamata a realizzare il valore della fecondità tenendo conto delle personali contingenze esistenziali: nessuna coppia è tenuta ad avere figli (fertilità) ma a realizzare la propria fecondità. Come capi scout sappiamo bene che la fecondità si vive in molti altri modi come ad esempio nell’atto dell’educare. 1 Per l’Italia il Ministero della Salute pubblica annualmente un rapporto sui parti avvenuti in Italia in cui è fotografata la gravidanza in ogni suo aspetto: Ministero della Salute, Certificato di assistenza al parto (CeDAP). Analisi dell’evento nascita - Anno 2004. Risulta ancora impossibile calcolare per l’Italia il ricorso alle tecniche di PA nei casi in cui non si giunga al parto. 2 Melina, L., “La logica intrinseca agli interventi di procreazione artificiale umana. Aspetti etici”, in La dignita della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, (a cura di Sgreccia, E., Vial Correa, J.d.D.), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2004, 119. […] Ogni coppia è chiamata a realizzare il valore della fecondità tenendo conto delle personali contingenze esistenziali: nessuna coppia è tenuta ad avere figli (fertilità) ma a realizzare la propria fecondità. Infine vi è l’anima. Strana cosa da trovare nell’alpinismo: eppure vi si trova... Possiamo davvero dire che la religione della montagna è la più alta forma di religione. E in che cosa consiste? Quando arriviamo sulla vetta di una montagna lasciamo alle nostre spalle tutto ciò che ci appesantisce nel corpo e nello spirito. Lasciamo dietro di noi ogni senso di debolezza e scoraggiamento. Proviamo una nuova libertà, una grande contentezza, un’esaltazione del corpo non meno che dello spirito. Proviamo una grande gioia. La religione della montagna è in realtà la religione della gioia e della liberazione dell’anima dalle cose che l’appesantiscono in un senso di stanchezza, tristezza e sconfitta. Perciò quando compi l’ascensione, fallo in compagnia di altri; ma quando raggiungi la splendida vetta con il suo vasto panorama, siedi da solo in disparte e rifletti. E meditando assimila dentro di te le meravigliose ispirazioni di questo spettacolo. E quanto tornerai sulla terra ti sentirai un uomo assai diverso nel corpo, nella mente e, ciò che più conta, nello spirito. B.-P., Jamboree, luglio 1923 LEGGERE... Fratelli di sangue Nicola Gratteri, Antonio Nicaso Edizioni Pellegrini, 2006, pp. 320 Nonostante il successo annunciato del nuovo libro del giudice Gratteri (Malapianta), dedicato ad una delle più radicate realtà mafiose del nostro Paese, per chi ama impegnarsi anche con la mente e l’informazione nella lotta contro la ‘ndrangheta, Fratelli di sangue è un libro che non può mancare. Raccontare il gioco scout Edizioni scout Fiordaliso Quando un’associazione ha una storia lunga come l’Asci, l’Agi e l’AGESCI, cresce la consapevolezza dell’importanza di promuovere e valorizzare la memoria: la storia dello scautismo cattolico italiano è parte di una storia più grande in cui ha occupato un ruolo non marginale e nel corso della quale si è caratterizzata per esperienze, proposte e testimonianze significative per ciascuno dei soggetti indicati. Custodire la memoria rappresenta quindi per l’AGESCI un’ulteriore forma di servizio verso tutte queste realtà. SERVIRE Educazione alla Pace ed alla Mondialità continua a portare Volontari per il CeIS solidarietà alle persoIl Centro Italiano di ne colpite dal dramSolidarietà di Roma, ma del terremoto di in Via A. Ambrosini, oltre un anno fa. Dal 129 (tel. 06.541951) 13 giugno al 12 setcerca volontari per tembre sarà possibile un progetto sull’alcodedicare una o più lismo. I candidati settimane della proselezionati dovranno pria estate come rispondere al telefovolontari in attività di no agli utenti. Per animazione di bambiabilitare gli operatori ni, ascolto ed accomal servizio del Call Center, è previsto un pagnamento di anziacorso di formazione. ni o persone sole, piccoli lavori manuali. Informazioni: Sepm Estate in Abruzzo P.zza San Giovanni in Una o più settimane Laterano 6/a 00184 di volontariato Roma nell’Abruzzo colpito tel. 06.69886383 dal terremoto. Lo fax 06.69886250-mail propone la Caritas [email protected] Diocesana di Roma, Sito internet che con le operatrici www.caritasroma.it del Settore associazione guide e scout cattolici italiani azimut 03 2010