azimut
La rivista dei capi del Lazio
numero::032010
Decidiamo per noi
rivista bimestrale - anno VII - numero 3 - maggio/giugno 2010
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Roma //2010
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editoriale
editoriale
Ballando sul Titanic
I gruppi chiudono, i censiti calano: ma davvero stiamo
affondando?
di corsa e anche noi andiadi Dino Nencetti Roma 48, Roma 39, Roma
(Roma 15) 55, Olevano 1, Pontecorvo 1, mo di corsa, già questa
V
elletri 3, Roccasecca
Volsci 1, Roma 16,
Roma 27, Roma 13,
Montelibretti 1, Viterbo 1,
Isoletta 1, Sipicciano 1,
Lanuvio 1, Mazzano 1, Fiano
Romano 1, Cura 1, Rocca di
Papa 1, Roma 5, Roma 38,
Civitavecchia 1, Civitavecchia
6, Roma 79, Roma 103,
Roma 110, Roma 125,
Velletri 2, Villanova 1.
Questo l’elenco dei gruppi
chiusi * negli ultimi 5 anni
nella nostra regione. Da qui
parte necessariamente la
riflessione.
Il mondo in cui viviamo va
Il mondo in cui viviamo va di corsa e anche noi
andiamo di corsa, già questa constatazione
basterebbe per interrogarci sul nostro servizio
educativo. L’educazione non va di corsa, ha i
tempi lunghi, è lenta e tortuosa, quindi mal si
concilia…
constatazione basterebbe
per interrogarci sul nostro
servizio educativo.
L’educazione non va di
corsa, ha i tempi lunghi, è
lenta e tortuosa, quindi
mal si concilia…
Ma nel concreto come va la
nostra unità, siamo soddisfatti della nostra Comunità
Capi e delle attività di
zona? E le decisioni
dell’Assemblea regionale
ancora ci interessano e ci
coinvolgono? E come la
mettiamo con le cose che
si dibattono al Consiglio
genarale? Ci interessa
andare a riunione di branca
o all’Assemblea di zona? O
ci chiedono troppo?
Come sentirci tutti maggiormente parte della nostra
associazione, come sentirci
parte delle decisioni, come
essere più capaci ed incisivi nelle esperienze proposte e vissute con i tanti
bambini/giovani che ci
sono affidati? O ancora,
quanto valutiamo importante e profetica la presenza e
le proposte del nostro
gruppo nella parrocchia e
nel territorio, come interes-
rimetterci in gioco, tentando un’analisi delle cose,
pensando a delle proposte.
Un impegno per tutti, capi
e quadri. Anzi un forte invito a porci “il problema”.
I Gruppi aperti dal 2005 al In varie direzioni, realmente a tutto campo. Ad esem2010 *: Roma 49, Roma
pio, verifichiamo se le
35, Manziana 1,
nostre strutture sono ancoCivitavecchia 7, Ciampino
ra rispondenti alle esigen2, Sacrofano 1, Passo
ze, riparliamo delle energie
Corese 1, Nuova Florida 1,
spese nei vari progetti e
Roma 29, Roma 52, Roma
100, Fiano Romano 1, Fondi nel loro effettivo ritorno,
pensiamo a come lavorare
2, Preneste 1.
in modo coinvolgente in
Guardiamo con fiducia ed
zona, ripensiamo le nostre
ottimismo al futuro dei
nostri gruppi e dello scauti- riunioni di branca, riparliasmo in generale. Ma anche mo dell’assemblea regionacon il coraggio e la voglia
le. E ancora, pensiamo a
di aprire una riflessione
come coinvolgere ed inteseria nelle Comunità Capi,
ressare i giovani capi, veriin zona, in regione, di
fichiamo se le Comunità
sare i tanti giovani che ci
circondano e che non riusciamo più ad incuriosire e
a coinvolgere nella stupenda Avventura?
Capi sono ancora luoghi di
formazione ed elaborazione, riparliamo ancora del
sistema formativo AGESCI e
vediamo se è realmente
rispondente alle esigenze
dei giovani capi in cammino, in termini di tempi,
modalità e contenuti.
Rimettiamoci in gioco. Con
serenità ma anche con
determinazione.
L’alternativa è continuare a
ballare…
* I dati riferiti a chiusure e
aperture di gruppi sono
dati ufficiali, che tuttavia
non tengono conto di
fusioni di due gruppi in
uno nuovo o in uno già esistente o altre situazioni
particolari.
uò darsi che l’immagine dell’orchestrina che suona mentre la nave affonda sia
solo una suggestiva provocazione e non rispecchi (per fortuna) la realtà effettiva dello scautismo, laziale e non solo. Ma la riflessione di Dino che pubblichiamo
qui a fianco ci offre l’opportunità di tenere viva l’attenzione e continuare il dibattito
sullo stato di salute dell’AGESCI Lazio, sulle prospettive di sviluppo, sui problemi
da affrontare. Tanto più dopo il fallimento della Route regionale, per certi versi
annunciato ma comunque amaro da mandare giù; un fallimento che, a prescindere
dagli errori in fase progettuale e organizzativa già ampiamente discussi, ha comunque messo in evidenza una volta di più il momento delicato che stiamo attraversando. La fatica di molti Capi nel dare continuità al proprio servizio, nel garantire
prospettive vagamente solide alla propria Comunità Capi, nel trovare il tempo minimo per la propria formazione e crescita personale. Di tutto questo bisogna essere
consapevoli, senza ansia ma certo con un po’ di appassionata preoccupazione. Noi
di Azimut, negli scorsi numeri, abbiamo disegnato mappe, incrociato numeri e analizzato censimenti, perché chiarire il quadro della situazione può aiutare a rendersi
conto meglio del “dove stiamo andando”. L’importante è farlo insieme, condividere
opinioni e testimonianze. Vi aspettiamo: [email protected].
P
Niccolò Carratelli
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sommario
primo piano
editoriale 02
primo piano 05
08
10
tazebao 12
14
Ballando sul Titanic
Assemblea regionale,
le branche protagoniste
Progetto regionale... che?
La Partenza, un trampolino per la vita;
il servizio, un impegno possibile
San Giorgio, il giusto punto di vista
Cambuse Critiche
il percorso 15
Una escursione sul monte Navegna
i settori 20
branca LC 22
branca EG 24
Cento anni dopo un’intuizione: mettere lo scautismo in acqua!
Vademecum VdB/C
Campetti di specialità, un’occasione doppia per mettersi in gioco
Nuovo regolamento R/S, per far suonare bene gli strumenti
Partenze... intelligenti?
Il figlio: diritto o dono?
La bacheca della redazione
branca RS 26
lo spillone 28
spiritualità 30
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AZIMUT la rivista dei capi del Lazio
direttore responsabile Sergio Gatti
capo redattore Niccolò Carratelli
redazione p. Paolo Benanti tor, Bruna Brancato,
Stefania Brandetti, Alba D’Alberto, Lucia Di Stefano,
Stefania Galli, Gianni Polifroni, Alessandro Principali,
Andrea Ventura, Luca Zanchini
progetto grafico e impaginazione Gigi Marchitelli
edito da Associazione Guide e Scouts Cattolici
Italiani (Agesci Lazio) sede via Adalberto 13/15,
00162 Roma
e-mail [email protected]
stampa MEDIAGRAF S.p.A. - Stabilimento di Roma
SO.GRA.RO. Via Ignazio Pettinengo, 39 - 00159 Roma
finito di stampare Roma, Maggio 2010
Assemblea regionale,
le branche protagoniste
Tra le linee guida per il nuovo regolamento R/S e
il campo regionale per squadriglie del 2011
di Stefania Galli le canzoni non le abbiamo sentite! Dopo
di che si è passati alla presentazione
delle candidature per i ruoli di Incaricato
Branca L/C e Incaricata settore Fo.Ca.
di
L’accoglienza è iniziata presto la mattina
Per il primo incarico l’unico candidato poi
del 18 aprile, al Roma scout center, con
eletto è Marco Piraccini mentre per il setun tempo incerto che ha fatto da cornice
tore Fo.ca l’unica candidata poi eletta è
a tutta l’ Assemblea regionale. Prima
stata Alessia lo Cascio. Bisogna dire che
occasione di incontro ovviamente non
poteva che essere la Santa Messa, cui ha questa Assemblea è stata molto significativa in quanto ha visto la partecipazione
seguito immediatamente una lauta colazione e l’inizio in perfetto orario dei lavori di moltissimi Capi R/S, molti dei quali non
delegati, che sono stati invitati a dire la
in plenaria. L’Assemblea, presieduta da
loro riguardo le linee guida per un nuovo
Michela Molle e Bernardo Cardenia, con
regolamento di branca, proposte che poi
la presenza di 123 delegati ha raggiunto
subito il quorum necessario. I lavori sono portate al Consiglio genarale 2010. Come
iniziati in perfetto orario con la premiazio- ha affermato la Responsabile Regionale
Chiara Clementi, è giusto che anche la
ne dei vincitori del concorso “Canta la
regione e i suoi capi dicano la loro su un
route”: Clan Roma 100, Clan Roma 92 e
Riccardo del Clan Anguillara 1. Peccato che passaggio così importante e delicato per
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primo piano
primo piano
Delle 13 mozioni votate, ben 8 (più due raccomandazioni) sono state
presentate proprio dai due gruppi di lavoro della branca R/S. Gli altri
gruppi di lavoro sono stati: pattuglia route, Branca E/G, pattuglia
Status socio adulto ed infine pattuglia legalità.
la branca stessa. I frutti si sono visti.
Infatti delle 13 mozioni votate, ben 8 (più
due raccomandazioni) sono state presentate proprio dai due gruppi di lavoro della
branca R/S. Gli altri gruppi di lavoro sono
stati: pattuglia route, Branca E/G, pattuglia Status socio adulto ed infine pattuglia
legalità. Gruppi che si sono sparpagliati
per tutte le varie stanze messe a disposizione dal Roma scout Center e nella sede
regionale. Qualche parola in più merita il
gruppetto sulla route, il meno partecipato
(solo 7 capi con i RR RR), il quale ha rielaborato le cause del fallimento dell’evento, cercando però di “farne tesoro”, cioè
di salvare le cose e le forze positive venute fuori nell’organizzazione e gli stimoli
utili usciti, da tenere a mente per gli
eventi futuri. I lavori dei vari gruppetti
sono stati molto proficui visto l’alto
numero di mozioni e raccomandazioni
presentate e dopo il succulento pranzo
offerto dal Clan Roma 112, si è passati
alla votazione. Da evidenziare l’approva-
zione con voto palese della proposta di
campo regionale di squadriglia nel 2011.
Campo che, come spiegano
gli incaricati alla branca, è la
sintesi di una riflessione e di
un lavoro svolto in questi anni
(Campi per Capi Squadriglia,
Campi di Specialità e Specialità
di Squadriglia) da tutta la branca
e che si pone i seguenti obiettivi:
l’autonomia della squadriglia e la
sua centralità nella vita di reparto;
il protagonismo del Consiglio capi;
la centralità dell’impresa e della
competenza. Le mozioni da votare ci
hanno tenuto impegnati fino alle 17,
appena in tempo per tornare a casa a
seguire il derby Lazio-Roma!
Alessia Lo Cascio
Marco Piraccini
Incaricata Formazione Capi AGESCI Lazio
Incaricato Branca L/C AGESCI Lazio
Ciao a tutti, ho 37 anni e una splendida famiglia formata
da mio marito e mia figlia di 3 anni. Ho deciso di entrare
nella grande famiglia degli scout nel lontano 1984 all’età di
11 anni. Dopo aver vissuto tutto il percorso scout che mi ha
permesso di crescere e di sperimentarmi come donna e
come cittadina del mondo, ho deciso di prendere la
Partenza nell’agosto del 1993 e di entrare nella Co.Ca. del
Roma 103 nell’ottobre dello stesso anno. Nel mio gruppo (ex103 da poco Roma 100)
sono stata Capo Branco, Capo Reparto, Maestra dei Novizi Clan, Capo e Capo Gruppo;
in zona ho fatto parte del Comitato di zona (ex Zona Appio) e sono stata IABZR/S; in
regione dopo una mia prima esperienza in EG (pattuglia regionale, campi di competenza, aiuto ai CFM) ho dato la mia disponibilità come Capo Campo dei CFM L/C. A livello
nazionale ho partecipato a due Jamboree (Chile e Thailandia) in uno dei quali sono
stata Capo Clan dei rover e delle scolte in servizio. In questo momento sono Kaa nel
mio branco, Iabz L/C della mia zona. Ho accettato con entusiasmo e spirito di avventura questo incarico, credendo di poter mettere a disposizione dei capi della nostra
regione le qualità che mi riconoscono, e che sento mie, come l’entusiasmo, la competenza, la fantasia, la capacità di organizzazione, la voglia di fare le cose con accuratezza, attenzione e scrupolosità e soprattutto la convinzione che lo scautismo si realizza
più nel fare che nel parlare… Perché credo fortemente nello scout con le maniche della
camicia arrotolate.
Ciao a tutti, penso che più di tante parole contino le cose
fatte, e fatte insieme! In questi anni di servizio ho fatto
soprattutto con i miei lupetti, ho condiviso un pezzettino
della loro strada, che piano, piano è diventata nostra; ho
camminato insieme alla mia Co.Ca., con loro sono cresciuto
e mi sono confrontato, in continuazione, sul mio servizio.
Quest’anno il gruppo mi ha chiamato a svolgere un servizio
come educatore in un gruppo parrocchiale, e mi sono messo
in gioco con un bel gruppo di adolescenti. Sono nella pattuglia L/C, qui mi “occupo” delle relazioni con le zone: sicuramente mi avrete visto partecipare alle vostre riunioni di zona, condividere le vostre
attività e proporne, insieme ai vostri IABZ, delle altre. In questi anni ho potuto conoscere e confrontarmi con molti di voi anche grazie ai campi scuola (da due anni sono
capo campo dei CFM L/C). Questi incontri mi sono stati (e lo sono ancora) di aiuto per
il servizio con i miei ragazzi, ma anche una fonte di gioia nel vedere quanto e come
nella nostra regione i Capi siano “appassionati” per i loro/nostri ragazzi. Oggi, sono
stato chiamato per un nuovo servizio, o meglio per continuare quello che svolgevo in
pattuglia ma con un nuovo incarico. È una bella chiamata, ma al tempo stesso un bell’impegno e una bella responsabilità che mi piacerebbe vivere e condividere con molti
di voi, nel confronto metodologico e nella “passione educativa” che ci contraddistingue. Buona caccia e buon volo.
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primo piano
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C’è ci l’ha dimenticato e chi
proprio non l’ha letto:
cosa andiamo a verificare?
Progetto
regionale...
che?
di Stefania Brandetti
L’Assemblea regionale ha posticipato al
2011 il rinnovo del Progetto regionale in
scadenza, la cui verifica dovrebbe essere
effettuata nell’arco di quest’anno.
E noi, con modernissimi mezzi tecnologici quali una penna ed un taccuino, ci
siamo insinuati in mezzo ai Capi presenti
ed abbiamo investigato un po’.
“Giacomo (Responsabile Regionale), ma
di questo Progetto regionale ne se n’è
parlato nelle zone? E quanto viene recepito all’interno dei singoli Progetti di
zona?”
“Sì, all’inizio, presi dall’entusiasmo, se
ne è parlato e discusso tanto nelle zone
quanto nei gruppi, ma poi è caduto nel
dimenticatoio. Nei gruppi non se ne
parla e non si considera nei
progetti”. Prego? Ci avviciniamo a Vincenzo del
Cisterna 2 “Scusa, ma
tu lo hai letto il
Progetto regionale?” “Sì, sì, l’ho
letto in tutte le
sue parti e sia
nel progetto
di zona che
in quello di
gruppo lo
abbiamo
tenuto in
considerazione”.
Davvero? Meno
male!
Proseguiamo.
“Ciao Antonella –
Roma 95 – tu cosa
sai dirmi del Progetto
regionale?” “Che l’ho letto
tutto ma né nel Progetto di
Il Progetto regionale nasce dal Convegno Capi (…). Abbiamo lavorato
affinchè questo Progetto fosse davvero espressione del “sentire” e delle
attese dei Capi della regione Lazio, e potesse essere fruibile in quanto
snello e focalizzato sulle priorità identificate. (premessa Progetto
regionale AGESCI Lazio)
zona, nè tanto meno nel Progetto di
gruppo ne abbiamo tenuto conto”. Ma
allora!?!
“Marco – fresco di nomina a Incaricato
regionale Branca L/C – che mi dici del
Progetto Regionale? Lo hai letto?” “ L’ho
letto più o meno e sono certo che se ne
è parlato in zona. Se ne fa riferimento
sia nel progetto di zona che nel mio progetto di gruppo”.
“Salve ragazzi, ma voi avete mai letto il
progetto regionale? Ne avete parlato in
zona e nel vostro gruppo?” Angelo –
Roma 14 – ci dice che sì, all’epoca quando è stato votato l’ha letto, però non se
n’è mai parlato in zona e non c’è ricaduta nei gruppi. Donatella – Roma 14 –
rimprovera Angelo ricordandogli che in
zona se ne è parlato…una sola volta (!)
come anche nel gruppo se ne è parlato
una sola volta (! !) e nel Progetto di
zona se ne è tenuto conto. Va bene non
serve litigare! All’orizzonte c’ è una
ragazza molto carina: “Ehi, ciao, come
và? Nuova? Tu hai letto il Progetto regionale? Nella tua zona?” “Beh, veramente…non so…no non l’ho mai letto. Nel
progetto di zona può essere che è stato
considerato, in quello di gruppo mai”
“Grazie Simona – Roma 67 –“.
“Ehi tu come ti chiami? Letto il Progetto
regionale?” “Mai letto – risponde Marco
del Roma 132 – in zona non ne abbiamo
mai parlato; per quanto riguarda il progetto di gruppo non saprei cosa dirti…”
Gulp!! “Ehi guarda chi c’è (boh): letto il
progetto regionale?” “Mai letto (anche
lui!!!) – risponde Gabriele del Roma136 –
in zona se ne è parlato, credo, nelle
prime riunioni, ma non ne abbiamo tenuto conto né nel progetto di zona né nel
progetto di gruppo”.
Chiudiamo qui le interviste, il quadro
che ne esce, seppur limitato ad un campione casuale di capi, non è proprio
esaltante… Lasciamo
ai Responsabili
Regionali sbrogliare la matassa un
po’ ingarbugliata e lanciamo
un appello ai
Capi della
regione Lazio:
sul sito regionale è possibile consultare il
nostro progetto
regionale in scadenza: forse
sarebbe meglio
sapere cosa andiamo a verificare e
cosa vorremmo
cambiare, se
ce ne fosse
bisogno,
migliorare e
approvare nel
nuovo!
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primo piano
Consiglio generale 2010:
Azimut presente!
La Partenza,
un trampolino
per la vita;
il servizio,
un impegno
possibile
di Gianni Polifroni e Lucia Di Stefano
Avete presente la cucitura delle tasche dei
pantaloncini dell’uniforme? Si, avete capito, quella che si strappa senza pietà non
appena le diamo un po’ troppa fiducia;
ebbene, dopo il Consiglio genarale 2010
sarà tutta un’altra storia: potremo metterci dentro tutto quello che abbiamo sempre sognato e non abbiamo mai osato
chiedere.
Scherzi a parte, parliamoci chiaro: noi
Capi giovani che stiamo nelle unità, che
viviamo la Co.Ca. ma andiamo in Zona
solo perché ricattati - ma che, dopo la
mozione per tenere la porta del bagno
aperta il 20 luglio del 2013 in occasione
dell’allineamento di Saturno con Giove,
promettiamo di non ritornarci più convinti
di mantenere la promessa - guardiamo
primo piano
sempre con una certa alienazione a occasioni dove la democrazia associativa
sublima fino, a volte, c’è da ammetterlo,
all’esasperazione.
Eppure, sebbene sia fisiologico guardare
con circospezione o semplicemente noia
preventiva e preconcetta a questi momenti di discussione e decisione, osservandoli
più in profondità si comprende come
quest’eccessiva diffidenza produca delle
occasioni perse. E che occasioni! Già,
appunto, che occasioni?
“La partenza, un trampolino per la vita; il
servizio, un impegno possibile”; questo lo
slogan dell’occasione di quest’anno. Il
Consiglio genarale 2010, che si apre con i
saluti inviati dal Presidente della
Repubblica e dal Card. Angelo Bagnasco,
si pone degli obiettivi importanti. Si inizia
con le discussioni a partire dai documenti
preparatori e dai lavori delle tante commissioni, divise nei vari ambiti. Dal pomeriggio del 1° maggio, invece, si parte con
il votare quanto discusso e deciso.
Diversi i cambiamenti, c’è molto Lazio in
questo C.G.; ma andiamo con ordine. Si
diceva delle tasche: sono state, infatti,
introdotte delle modifiche alle uniformi,
tra queste l’inserimento di una linea di
uniformi femminili. Sempre da un punto
di vista prettamente nazionale abbiamo
qualche notizia buona e qualcuna un po’
meno. Partiamo dalle notizie cattive: il
prossimo anno il censimento subirà un
aumento di 3 euro, anche l’Agesci soffre
economicamente e gli addetti ai lavori
hanno stabilito questo piccolo cambiamento, certi che l’esiguità della cifra non
sconvolga la vita dei singoli associati ma
costituisca una via di fuga dalle difficoltà
pecuniarie dell’Associazione. A proposito,
sapevate che c’è qualche gruppo che non
paga il censimento?
Sempre con una certa tristezza registriamo
la possibilità che la stampa associativa
nazionale non stampi più e sia divulgata
solo attraverso il web.
E finalmente l’ora delle cose positive: finito
il servizio di Eugenio Garavini il Consiglio
genarale è riuscito, con il consueto spirito
di collaborazione, ad eleggere un nuovo
Capo scout: Giuseppe Finocchietti. Al Capo
scout uscente, dopo tutti i meritati ringraziamenti e abbracci, si addebita il costo di
riparazione della campanella della base
usata con troppo vigore per richiamare i
Capi in vista della seduta plenaria e del
cordino rimastogli tra le mani.
Passiamo ora alle notizie di impulso regionale (ma, ovviamente, di impatto nazionale). Ricordate le modifiche al Regolamento
R/S a causa delle quali voi tutti Capi Clan e
Maestri dei Novizi siete stati scomodati per
partecipare all’ultima Assemblea regionale
(vedi pagina 5)? Bene, le proposte dalla
11
regione Lazio sono state discusse e approvate. Ci sono, poi, dei capi della nostra
regione che iniziano un’esperienza nuova al
servizio dell’AGESCI: Patrizia Taglioni è stata
eletta membro della CNUD (Commissione
Nazionale Uniformi e Distintivi) che dal 2011
diventerà CU (Commissione Uniformi).
Gianluca Mezzasoma, invece, darà manforte
alla Commissione Economica. C’è molto
Lazio in questo Consiglio genarale!
Un’esperienza formativa per tutti i Capi,
oltre che decisionale, un vespaio di idee, il
brodo di cultura ideale per accendere un
scintilla che risulti sempre efficace nella
nostra azione educativa verso i ragazzi e
nella nostra spinta quotidiana all’interno
del sociale. Un’occasione utile, anzi irrinunciabile, per la quale è necessaria molta più
coscienza al momento del voto di qualsiasi
altro momento di democrazia associativa: al
Consiglio genarale le palette sono larghe il
doppio.
Un’occasione utile, anzi irrinunciabile, per la quale è necessaria molta più
coscienza al momento del voto di qualsiasi altro momento di democrazia
associativa: al Consiglio genarale le palette sono larghe il doppio.
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dalle zone
L’ultimo evento della Zona
Ostiense raccontato da quattro E/G
San Giorgio,
il giusto punto
di vista
di Domitilla Carlini (Rm 45),
Daria Alvaro (Rm 40),
Alessandro Sabatucci (Rm 49)
e Fabio Ponte (Rm 38)
L’articolo che segue è il risultato di
una bottega di giornalismo tenuta
dalla redazione di Azimut il 15 maggio in occasione di un evento per
l’Alta Squadriglia organizzato dalla
Zona Ostiense. Durante l’attività i
ragazzi si sono misurati con le regole basilari del fare giornalismo
imparando a conoscere i vari tipi di
media, le tipologie di articoli (con i
relativi linguaggi), la struttura di un
quotidiano e lo schema principale da
cui non prescindere al momento
della stesura di un articolo. Infine
sono stati trasportati all’interno
della redazione di Azimut e, dopo
aver chiarito i ruoli esistenti all’interno della struttura di un periodico,
come veri e propri redattori hanno
deciso di raccontarci una recente
esperienza di Zona.
dalle zone
Il 24 e il 25 aprile gli Esploratori e le
Guide della Zona Ostiense si sono ritrovati nella base scout “B.P. park” di Bassano
Romano. All’arrivo siamo stati divisi nei
sottocampi formati dai reparti gemellati.
Appena divisi ci siamo messi a montare le
tende pur se tra mille difficoltà: tende
rotte e il terreno eccessivamente ammorbidito dall’incessante pioggia che ci aveva,
però, regalato un week-end di sole. Dopo
le difficoltà iniziali e contrattempi vari
abbiamo iniziato a montare gli scheletri
degli aerei e i manichini, proseguendo un
progetto già avviato. Ma, per chiarire, torniamo indietro. A febbraio un Capo
Squadriglia per ogni gruppo si è recato a
Setteville per discutere dell’argomento di
cui si sarebbe trattato al San Giorgio. Il
tema deciso è stato “salvataggio, disastro
aereo e primo soccorso”. Ecco, quindi, il
perché degli aerei. Torniamo al nostro racconto: costruiti gli aerei è finalmente arrivato il momento del quadrato di sottocampo in cui le squadriglie hanno presentato il
proprio grido. In seguito, dopo aver concluso la costruzione dell’aereo e il manichino, ci siamo divisi per svolgere i compiti
della serata (chi più chi meno): controllo
tende, controllo scheletro e manichini,
accensione del fuoco etc.
Terminati i servizi, ci siamo riuniti per la
cena di sottocampo; ognuno con la propria
cena al sacco, si andava dai panini più
strani alla cena di squadriglia con primo,
contorno e dolce. Sistemata la pancia
abbiamo pensato a divertirci intorno al
fuoco con scenette e giochi vari tra cui è
impossibile non ricordare una scenetta
nella quale un aereo con discoteca, nella
la sua assurdità, ci ha divertito tutti.
Alla fine del fuoco, verso le 23:30, i capi ci
hanno mandato a dormire raccomandandoci di riposare e di non fare confusione. Ma
come se niente fosse stato detto, dopo la ti, ma piuttosto ci hanno avvicinati di più
classica ora di sonno i più vivaci tra di noi al tema del campo: “ essere competenti
per essere utili”.
hanno mangiato di nascosto e incontrato
alcuni Esploratori e Guide di altri sottocampi per scherzare e ridere insieme, senza far
mancare nemmeno i gavettoni d’acqua.
Al mattino i Capi hanno dato la sveglia alle
7:30 facendoci fare ginnastica con colazione e lavaggi.
Finalmente, quando tutti eravamo in perfetta uniforme (o quasi), è arrivato il momento del quadrato generale dove fare sfoggio della propria Squadriglia e issare le
bandiere di Italia, Agesci ed Europa.
Dopo il quadrato ogni sottocampo si è
diviso in due e ha dato inizio al gioco precedentemente lanciato dai Consigli Capi ai
vari Reparti. Il gioco era organizzato a
stand: metà della squadra doveva andare a
visitare gli stand degli altri, mentre l’altra
parte rimaneva a far provare il proprio agli
altri gruppi. Dopo esserci sporcati di fango
e aver sudato sotto il sole abbiamo pranzato e ci siamo concessi il meritato tempo
libero che tutti hanno sfruttato per riposare. Finito il riposo abbiamo smontato la
tenda e lo scheletro dell’aereo e ci siamo
preparati per la messa.
L’ultimo momento del San Giorgio è stato il
quadrato finale con l’ammaina bandiera e
la premazione del gioco vinto dai Reparti
Roma 47 e 59. Finito il quadrato e dopo i
saluti ci siamo diretti ai pullman che con
qualche incidente di percorso (ritardi e
guasti) hanno portato ogni Reparto alla
propria sede di appartenenza.
Di certo aerei, Reparti, massaggi cardiaci e
quant’altro non ci hanno lasciati indifferen-
I capi ci hanno mandato a dormire raccomandandoci di riposare e di
non fare confusione. Ma come se niente fosse stato detto, dopo la
classica ora di sonno i più vivaci tra di noi hanno mangiato di nascosto
e incontrato alcuni Esploratori e Guide di altri sottocampi.
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tazebao
il percorso
Partendo da queste considerazioni abbiamo deciso di realizzare delle “Cambuse
Critiche”, ovvero di trovare dei prodotti
etici che possano sostituire quelli che,
nelle cambuse delle varie branche, non
sono realizzati in maniera rispettosa dei
diritti dei lavoratori e non rispettano l’ambiente. Tutto questo, naturalmente, senza
alzare eccessivamente le quote di partecipazione ai campi. Tutto ciò è possibile
solo comprando i prodotti all’ingrosso, per
questo motivo vorremo creare un insieme
Clan Shanti Banao Roma 72 di gruppi che possano raggiungere il [email protected] mo d’ordine.
http://roma72.altervista.org La spesa procapite in una cambusa totalmente critica potrebbe aumentare, per questo abbiamo preparato un file di comparaCari Capi,
zione dei prezzi con cui ognuno di voi potrà
quest’anno con il nostro clan
abbiamo lavorato al capitolo sul tema del (inserendo il consumo dei vostri ragazzi e il
prezzo dei prodotti che utilizzate), calcolare
“Consumo Critico”, a conclusione del
la
spesa effettiva che potreste raggiungere
quale abbiamo valutato che consumare
sostituendo quei prodotti con i prodotti del
criticamente è un punto importante della
mercato equo e solidale (è possibile scarivita di ogni scout, in quanto testimonia
care il file nell’area downlod del nostro sito
sotto un aspetto nuovo la scelta
di gruppo). Per iniziare può essere sufficienpolitica. Il consumo critico permette non
te anche sostituire almeno uno o due prosolo di sostenere delle persone, ma
soprattutto di dar loro un lavoro onesto e dotti largamente usati in cambusa. Questo
pagato giustamente, così da poter mante- come primo passo di collaborazione al progetto che noi vogliamo promuovere e che
nere le proprie famiglie e far studiare i
ha, a nostro avviso, anche una forte valenpropri figli, e permettere alle generazioni
za educativa. Nel ringraziarvi per l’attenziofuture di uscire da questo sistema di
ne, vi chiediamo qualora foste interessati,
oppressione economica.
di contattarci il prima possibile: la nostra
Comprando prodotti che rispettano le
disponibilità è totale! Buona Caccia!
basilari regole per la tutela del lavoro,
aiutiamo tutti i lavoratori di quel settore.
Il consumo critico propone poi la filiera
Una caccia entusiasmante, un’uscita avventucorta che tagliando le enormi distanze tra
rosa, o un evento di gruppo da ricordare?
produttore e consumatore consente un
Perché non condividerlo con tutti i capi del
calo sensibile dell’emissione di anidride
Lazio? Avete una pagina, questa, e circa 2000
carbonica. Il metodo biologico, poi, oltre
battute a disposizione per raccontarci tutto. E
ad essere meno dispendioso di
non dimenticate una bella foto!
quello “normale”, difende la natura e la
Scrivete a [email protected]
salute.
Un progetto per rendere i nostri
campi “equi e solidali”
Cambuse
Critiche
Da Rocca Vittiana a Vallecupola > 2.00 ore
Il piccolo centro storico di Rocca Vittiana
[1] si raggiunge con una breve deviazione
sulla strada che collega Rieti con la diga
del Lago del Salto e prosegue lungo la
sponda meridionale del bacino. Alle spalle
del borgo si imbocca il sentiero [2] che
entra nella forra rocciosa che forma lo
sbocco del Fosso Quaita [3]. Anche se non
vi sono segnavia il percorso è evidente. Al
termine della stretta iniziale (750 m) il
sentiero si alza a tornanti sulla destra [4]
(sinistra orografica) del Fosso, per poi tornare a mezzacosta al fondo valle che si
raggiunge in corrispondenza di un bivio
[5] oltre al quale la valle si apre e la pendenza diminuisce. Il sentiero prosegue
sulla destra (sinistra orografica) del Fosso
Quaita supera la confluenza da destra di
un fosso secondario (il fosso Santa Maria)
[6] e prosegue in vista delle pareti delle
Coste Manginesche [7], che incombono
sulla valle da destra. Dove la valle si
allarga decisamente il sentiero piega a
sinistra e sale rapidamente fino ad un
altro bivio [8], poi raggiunge una sella [9]
circondata dai dossi erbosi che separano
il monte Valli [10] dai ripidi pendii de il
Monte [11]. Poco più avanti si scopre dall’alto il caratteristico borgo medioevale di
Vallecupola [12] che si raggiunge con una
breve discesa per una strada sterrata.
15
Da Rocca Vittiana a Varco Sabino,
attraverso i Monti del Cicolano e
i Monti Carseolani
Una escursione
sul monte
Navegna
di Luca Zanchini
pella dell’Immagine [16]. Qui la strada
diventa sterrata e prosegue a mezzacosta
raggiungendo una sella (840 m) [17] sul
crinale a monte di Colle Lungo [18]. Qui il
tracciato diventa ripido, supera alcune
rampe dal fondo in cemento e raggiunge
delle stalle [19]. Al termine della discesa
abbiamo le fonti di Campigliano [20] e si
sbuca (560 m) così sulla stretta strada
asfaltata che scende dal centro storico di
Castel di Tora [21] alla riva orientale del
Lago del Turano [22]. Seguendola a sinistra si raggiunge la strada per il Cimitero
[23], si sbuca (560 m) sulla strada che
sale dalla Strada Provinciale al paese e la
Da Vallecupola a Castel di Tora > 3.00 ore si segue verso destra fino al centro di
Castel di Tora [21].
Dal centro di Vallecupola [12] (1000 m) si
segue la stretta strada asfaltata che esce
a mezza costa dal paese, tocca la chieset- Da Castel di Tora al Monte Navegna >
3.00 ore
ta di Sant’Antonio [13] e raggiunge un
Dal Centro di Castel di Tora [21] si ridibivio [14]. Si continua sulla strada che si
alza con qualche svolta tra i pascoli, e poi scende verso la Provinciale. Da una curva
verso sinistra si piega ancora a sinistra
prosegue a mezzacosta fino alla sella
imboccando la strada per il lago [22] e
erbosa de La Forca (1088 m) [15] oltre la
quale accanto alla strada, si trova la cap- per cimitero [23]. Qui si prosegue sulla
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16
azimut::032010
il percorso
Stagioni consigliate
il percorso
qualsiasi stagione va bene facendo sempre attenzione
alle esasperazioni climatiche
Difficoltà tecniche
in alcuni tratti del percorso vi possono essere problemi
Carta topografica
IGM 145 IV SO PETRELLA SALTO
di orientamento
IGM 145 IV SO CASTEL DI TORA
Mezzi pubblici
si consiglia un mezzo privato per raggiungere il luogo
di partenza e per il ritorno essendo gli orari cotral
800.174471 non confacenti alle esigenze
Informazioni
Riserva Naturale 0756.790131 e chiedere del dr. Piva -
Corpo forestale Stato 0765.716229. Per dormire a Vallecupola telefonare a
0765.715008 – per Castel di Tora telefonare al Punto informazione Turistico
0765.716363 – per Rocca Vittiana e Varco Sabino telefonare alla Proloco di
Varco Sabino 0765.790136 oppure al comune di Varco Sabino 0765.790025/43
e chiedere del Sindaco.
17
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18
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il percorso
scout shop
19
la tenda
Scout Shop La Tenda
Panorama dal Monte Navegna
ROMA
LATINA
Via Adalberto 13/15
dal Martedì al Sabato
10.00 – 19.30 (orario continuato)
parcheggio interno
Via Cisterna 7/9
Mercoledì 16.00 – 19.30
Giovedì - Venerdì 9.30–13.00 / 16.00 – 19.30
Sabato 9.30–13.00
LA FILIALE DI ROMA DAL 14 GIUGNO AL 2 OTTOBRE 2010
EFFETTUERÀ L'ORARIO ESTIVO
LUNEDÌ 15.00 - 19.30
DAL MARTEDÌ AL VENERDÌ 10.00 - 19.30
SABATO 10.00 - 13.00
Si accettano tutte le carte di credito (esclusa la Diners) e bancomat. Si effettua anche la vendita
per corrispondenza inviando l’ordine via fax allo 0644230992 o via email all’indirizzo:
[email protected] oppure visitando il nostro sito e-commerce www.latendascout.com
rampa a sinistra del cimitero che porta
alla località Casali Ordella [24], accanto ad
un impianto per la lavorazione del
marmo. Qui prendere la sterrata che sale
con un’altra ripida rampa fino ad un bivio
(630 m) dove si prosegue verso destra su
una piacevole carrareccia. Si entra a mezzacosta nel Vallone di Fonticelli [25], se ne
raggiunge il fondo e si risale per un ripido sentiero che segue il fondo valle, si
entra nel bosco e si prosegue sul crinale
che separa il Fosso di Vallecasi [26] dal
Fosso Iaellucco [27]. Raggiunto un bivio
(1014 m) [28] si sale entrando in diagonale nel Fosso di Valecasi [26]. Raggiunto il
Fosso (1120 m) lo si segue per un tratto,
poi si riprende a traversare a sinistra in
direzione della Fonte delle Casse [29], che
si raggiunge (1120 m) al termine di una
lunga traversata. Ci si alza a monte del
fontanile attraverso alcune tracce di sen-
tiero che escono dal bosco e si avvicinano alla parte alta del Fosso Iaellucco [27].
Sbucati sui pendii che precedono la vetta
non resta che proseguire senza sentiero
ma con un percorso evidente sino alla
vetta del Monte Navegna [30].
Dal Monte Navegna a Varco Sabino >
2.00 ore
Dal Navegna [30]si scende attraverso un
comodo crinale fin verso Colle Mogaro
[31]. Da qui sempre scendendo attraverso
un sentiero segnato si raggiungono i due
rifugi ed il fontanile posti prima della
sella del passo Le Forche [32]. Qui appena
superato il passo si prende la sterrata che
porta fino alla Fonte Pian Cerecilli [33] e
da qui proseguendo sempre per la sterrata piuttosto dissestata attraversando il
Fosso della Montagna [34] si arriva a
Varco Sabino [35].
Nei nostri punti vendita, oltre alle uniformi ed attrezzature per le attività scout dell’Agesci e del
Cngei, sono presenti accessori per i gruppi nautici: giubbetti, salvagente omologati, cime e ganci per
alpenstock a prezzi concorrenziali.
Inoltre abbiamo in vendita materiale e attrezzature per le arrampicate, come moschettoni, corde statiche e dinamiche, caschi per roccia e imbracature, abbigliamento trekking.
Visitando il sito www.latendascout.com si possono visionare gli articoli dell’uniforme, libri e le attrezzature con la possibilità di scaricare i listini prezzi.
È importante acquistare presso lo Scout Shop dove gli articoli dell’uniforme hanno il marchio
dell’Agesci, unica vera garanzia che il materiale è conforme alle norme del Regolamento associativo
e quindi idoneo alla sua funzione. La maggior parte degli articoli per lo svolgimento delle attività
scout sono della linea Scout Tech e si sviluppano direttamente dall’esperienza dello scautismo e dalle
attività dei ragazzi e capi. Particolare attenzione viene prestata al rapporto qualità-prezzo, in modo
da offrire i nostri articoli a prezzi più contenuti possibili. Ricordiamo a tutti i capi di informare i genitori che si recano in cooperativa di comunicare l’esatto gruppo di appartenenza, in quanto alla chiusura dell’anno economico il Consiglio di amministrazione riconosce un buono spesa in rapporto agli
acquisti di materiali e attrezzature effettuati.
Il personale della Cooperativa è sempre a vostra disposizione
per tutte le informazioni e chiarimenti allo 06 44231139 per Roma
ed allo 0773 484745 per Latina nei rispettivi orari di apertura
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i settori
i settori
«Un Capo, se è veramente un
“uomo-ragazzo”, deve esser capace
di vedere l’avventura in una comune
pozzanghera d’acqua sporca».
Cento anni dopo
un’intuizione:
mettere lo scautismo in acqua!
a cura della Pattuglia Settore Nautico
AGESCI Lazio
Ricorre quest’anno il centenario dello
scautismo nautico. Dopo i campi di
Brownsea (1907) e Humshaugh (1908), in
cui vengono svolte attività di vita all’aperto su terraferma, B.-P. intende infatti verificare la possibilità di vivere lo scautismo
anche nell’ambiente marino, fluviale o
comunque acquatico. Lui stesso non era
nuovo ad esperienze di questo tipo: sin
da giovane aveva infatti risalito i fiumi
inglesi al seguito dei suoi fratelli, il maggiore dei quali, Warington, era già ufficiale di marina. Dal 7 al 21 agosto 1909
quindi, 100 ragazzi, tra cui anche il figlio
di Rudyard Kipling, danno vita al primo
campo nautico della storia. Circa un anno
dopo (nel 1910, appunto) l’associazione
inglese riconosce l’apertura del primo
gruppo nautico e B.-P. fissa i principi
basilari della sua intuizione nell’opuscolo
“Sea scouting for boys”. Due anni più
tardi, infine, l’idea di B.-P. inizia ad esser
messa in pratica anche in Italia. È insomma ormai trascorso un secolo da quando
B.-P., in fondo, si fece quella stessa
domanda che tanti Capi di oggi fortunatamente continuano a farsi: “Perché no?”.
Già, perché non provarci? Perché lasciar
cadere le mille opportunità educative che
ci vengono offerte da fiumi, laghi e coste
delle quali la nostra penisola è così ricca?
La domanda rischia di non essere così
banale: ancora oggi infatti sono molti i
Capi che, più o meno consapevolmente,
scelgono di sfruttare solo una parte delle
enormi potenzialità educative offerteci
dalla vita all’aperto, lasciando l’ambiente
acqua completamente al di fuori dalla vita
delle proprie unità. D’altra parte le risposte, quando ci sono, lasciano spesso
intravedere un po’ di pigrizia e/o di non
conoscenza dell’argomento. La più classica e scontata suona più o meno così:
“Attività nautiche?? Ma che stai a dì? Noi
stiamo a Cinecittà!”. A Cinecittà però,
come a Corviale o in un qualunque luogo
nel mezzo di Viterbo o Frosinone, non ci
risultano nemmeno folti boschi o impervi
sentieri di montagna: eppure siamo certi
che questo non impedisce alle nostre
squadriglie di progettare e realizzare le
proprie imprese in ambienti del genere o
ai nostri clan di dirigersi lì per le proprie
route. Anche le difficoltà tecniche legate
alla mancanza di mezzi, altra risposta get-
tonatissima, sono facilmente aggirabili
con un po’ di buona volontà: il settore
nautico, da sempre, mette a disposizione
dell’associazione basi nautiche e relativi
mezzi e con un minimo di progettualità
qualunque gruppo può dotarsi di mezzi
poco costosi da utilizzare all’occorrenza. E
che dire del Capo Reparto che, messo alle
strette da temerari ed eroici Capi squadriglia, spolvera di punto in bianco il primo
assioma dell’attività nautica: “No, pensate
un’altra cosa. È troppo rischioso”.
Tralasciando tutto quello che, insieme ai
citati Capi squadriglia, vorremmo simpaticamente dire al nostro Capo immaginario,
ci limitiamo a chiedere: quale rischio non
può essere trasformato in avventura, se
solo si ha la pazienza e la cura di apprendere le necessarie competenze? Alla fine
dei conti, forse, la vera risposta è molto
più semplice: non c’è dubbio che fare e
proporre le nostre attività in ambienti
conosciuti e già sperimentati in anni di
uscite, route e campi estivi, ci metta al
riparo da molte sorprese e, spesso, ci
richieda molto meno sforzo e preparazione. Ma se noi per primi ragioniamo in
questo modo come possiamo pretendere
dai ragazzi delle imprese che siano davvero delle imprese? Come possiamo richiedergli di impegnarsi nel cammino verso la
competenza se noi stessi ci spaventiamo
delle competenze, per altro spesso basilari, che la gestione di un’attività nautica
può richiedere? B.-P., ne “Il Libro dei
Capi”, ci dice che «Un Capo, se è veramente un “uomo-ragazzo”, deve esser
capace di vedere l’avventura in una comune pozzanghera d’acqua sporca». Forse
vederla in una pozzanghera può essere
difficile, ma cominciare a vederla in un
lago o nel mare, anche 100 anni dopo…
quello no: ce la possiamo fare!
21
Il settore nautico, da sempre, mette a
disposizione dell’associazione basi
nautiche e relativi mezzi, con un minimo
di progettualità qualunque gruppo può
dotarsi di mezzi poco costosi da
utilizzare all’occorrenza.
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branca LC
branca LC
Il campo è il banco di prova per i nostri lupetti\coccinelle, è il momento
in cui il gesto interrotto si fa ancor di più concreto: un momento per
codificare tutto ciò che hanno vissuto durante l’anno
Tutto quello che non avete
mai osato chiedere sulle
Vacanze di Branco\Cerchio
Vademecum
VdB/C
a cura della Pattuglia L/C
AGESCI Lazio
Arcanda: “Siamo pronti per partire?
Allora, abbiamo prenotato il posto,
come è andato il sopralluogo?”.
singolo bambino che vorrà vivere al
campo un momento di gioia, di gioco e
di crescita.
Scibà: “Bene, molto bene! L’unico neo è
che fuori non ci sono spazi per giocare!
Ma tanto noi faremo tutte attività
manuali!
Cosa significa programmare le VdB/C?
È il lavoro che lo staff compie per tradurre gli obiettivi educativi in attività\esperienze1 da far vivere agli L/C attraverso
giochi, attività manuali e di espressione,
oltre che attività che riguardano i sensi,
la corporeità come anche i momenti vissuti nella natura. Tutto quest o tenendo
conto delle peculiarità di ogni L/C. In
sostanza, non dobbiamo dimenticarci che
è il bambino il protagonista del campo e
assieme a lui, tutta la comunità che
gioca, vive e si sperimenta insieme.
Dobbiamo essere ben attenti al ritmo e al
tempo del campo: il campo deve essere
costruito a misura di bambino seguendo i
suoi ritmi e suoi tempi: meglio fare una
cosa in meno che andare a dormire a
mezzanott e tutte le sere!
* * *
Baloo: “Bene, allora abbiamo deciso
come impostare le VdB, ora dobbiamo
decidere quando celebrare insieme la
messa.”
Kaa: “Senti Baloo, ma noi partiamo di
lunedì e torniamo sabato dobbiamo per
forza fare la messa?”
Come prepariamo concretamente una
VdB/C?
Ipotizzando che le “nostre vacanze”
siano a metà luglio, iniziamo a preparare
il nostro campo intorno a maggio/giugno.
Ciò non significa non parlarne prima di
quel momento, ma solo che concretamente inizieremo a programmarlo ora. Ci saremo già diffusamente confrontati su obiettivi, temi e contenuti delle VdB\C progettandoli.
Cosa significa progettare il campo?
Fare un’analisi dei bisogni dei bambini
alla luce degli obiettivi educativi (desumibili dal PE) ossia correggere ed integrare
questi ultimi con tutte quelle “emergenze” e bisogni educativi che abbiamo
osservato durante l’anno.
Questo sarà fatto tenendo conto di ogni
del luogo, attraverso cacce civitas o natura, sia gli usi e costumi o più propriamente la cultura, ad esempio proponendo
specialità culinarie che sicuramente i bambini ameranno da subito!
E le famiglie?
Sarebbe auspicabile che le famiglie siano
informate, il prima possibile, su alcuni
elementi riguardanti le VdB\C (gli obiettivi
del campo, il posto, la quota, la data
ecc.). Sarà indispensabile, inoltre, fornire
ai genitori delle schede alimentari e di
“salute” dove questi ultimi potranno
annotare le eventuali intolleranze\allergie
alimentari, malattie ed altre informazioni
utili. Chiedete alle famiglie il certificato di
sana e robusta costituzione (il bambino,
al momento della partenza, non deve
essere affetto da malattie) e fatevi dare le
fotocopie dei libretti sanitari e l’ autorizzazione a far partecipare il bambino al
campo.
Il campo è il banco di prova per i nostri
La Parola è il centro dell’educazione scout lupetti\coccinelle, è il momento in cui il
per cui la catechesi dovrà avere un ruolo gesto interrotto si fa ancor di più concreto: un momento per codificare tutto ciò
importante: proporremo quindi attività
che aiutino i bambini a vivere esperienze che hanno vissuto durante l’anno e metdi vita che siano evocative delle storie
terlo in pratica, il tempo in cui i nostri
della Bibbia e che suscitino la curiosità e bambini “prendono il volo” dopo essersi
la voglia di seguire Gesù. Come? Con
esercitati “per il volo” tutto un anno.
tutto ciò che abbiamo a disposizione da
Buona caccia e buon volo!
una caccia\volo. Anche le VdB\C devono
essere vissute dai bambin i come momen- 1 in sintesi si può parlare di esperienza ogni
qualvolta il bambino si sperimenta completo di gioco, di gioia e di felicità e alla
tamente e si mette alla prova attraverso i
luce della Parola. Si dovrebbe avere
suoi sensi, la sua mente e il suo corpo
un’attenzione particolare a far sentire i
ovvero quando da quella “esperienza” il
bambini “ospiti” e al tempo stesso
bambino riesce a trarre qualcosa per sè
“padroni” del luogo del campo. È imporattraverso la riflessione ed il cambiamento.
tante non trascurare sia la conoscenza
23
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branca EG
branca EG
I ragazzi, E/G e R/S,
protagonisti anche come Maestri
Campetti di
specialità,
un’occasione
doppia per
mettersi in gioco
di Valerio Marcone*
Anche quest’anno più di 450 E/G della
nostra regione hanno preso parte ai
campi regionali di Specialità. Tre eventi
svoltisi a Bassano Romano, Casamari e
Bracciano in cui, grazie al contributo di
oltre 50 capi, gli E/G hanno potuto cimentarsi nelle tecniche di 26 diverse specialità all’interno di 36 campi. Ogni evento si
è svolto come sempre nell’arco di due
giorni in cui, tolti i pochi momenti comuni, i Maestri di specialità hanno potuto
sfruttare tutto il tempo a disposizione per
trasmettere le proprie competenze e far
vedere come metterle in pratica. Alla fine
possiamo dire che sono state giornate ricche di spunti e di concretezza, in cui si
sono realizzati spettacoli, costruiti rifugi,
si è lavorato il legno ed il cuoio, sono
state presentate e scoperte tante tecniche
da riportare nelle squadriglie e nei reparti
di provenienza.
Un buon segnale, in particolare, viene
dalla principale novità introdotta quest’anno, ossia l’apertura delle iscrizioni
agli E/G e agli
R/S competenti
che vogliano proporsi come
Maestri di specialità. Quasi
tutti gli staff
hanno infatti
potuto contare,
sia nella fase di
preparazione che
in quella di realizzazione del
campo, su uno o
più E/G ed R/S
pronti a mettere
le proprie competenze al servizio di chi era lì
per apprenderle.
L’aspetto non è secondario,
anzi è soltanto una delle
implicazioni di ciò che più
ci sta a cuore: fare in modo
che la conquista della specialità non sia vissuta come un traguardo
ma come un punto di partenza, dal quale
cominciare a mettere a disposizione degli
altri quanto si è imparato per realizzare
insieme qualcosa di importante. In altri
termini, fare il Maestro di specialità possiamo considerarlo nient’altro che la chiusura di un cerchio: la competenza che ho
acquisito infatti non serve a nulla se non
diventa azione, se non produce un cambiamento; per lo stesso motivo quindi la
specialità acquista senso soltanto se non
è per me ma per gli altri, per la mia squadriglia, per il mio Reparto e…(perché no?)
per gli altri E/G della regione!
Oltre a tutto questo, i campi sono stati
anche un’occasione per riflettere su come
le specialità vengono utilizzate e proposte
all’interno dei reparti della nostra regione.
Ecco quindi un po’ di considerazioni:
Il fenomeno «Sto qua perché mi c’hanno
mandato» è fortunatamente in via d’estinzione. Quasi tutti gli E/G che hanno partecipato ai campi hanno infatti scelto autonomamente il campo e la relativa specialità. La cosa, ovviamente, ci fa molto piacere e non è per nulla banale, considerato
che spesso in passato ci è capitato di
assistere a scene del tipo: «No, vabbè..se
al campo di cuoco finirebbe in lista d’attesa allora iscriviamola a cantante, che in
reparto non canta mai nessuno!».
La conquista della specialità è spesso correttamente inserita nel sentiero degli E/G,
ma ancora poco spesso si ricorre all’uso
dei Maestri di Specialità, come anche alla
compilazione della Carta di Specialità.
Troppo spesso (almeno in un caso su cinque), la partecipazione al campo di specialità è ritenuta sufficiente per l’assegnazione della specialità. A questo proposito
va ricordato che, per tutto quanto detto
in precedenza, la specialità non può che
essere progettata, realizzata e conquistata
all’interno della vita di squadriglia e di
Reparto, ovvero durante la realizzazione
delle imprese. La partecipazione ad un
campo di specialità pertanto non può da
sola assegnare una specialità.
Talvolta, anche se per fortuna non troppe
volte, sono i capi stessi a snaturare lo
strumento sostenendo che alcune specialità particolarmente tecniche debbano essere assegnate soltanto ad E/G in cammino
per la tappa della responsabilità, o
comunque con più esperienza alle spalle.
Qui la risposta la lasciamo alle parole di
B.-P., il quale ci ricorda che «[…] si è
lasciato volutamente indefinito il grado di
abilità da raggiungere nelle varie prove. Il
criterio per concedere una specialità non
sarà infatti il raggiungimento di un determinato livello di nozioni o abilità, ma l’intensità dello sforzo del ragazzo per acquistare quel livello di nozioni o quell’abilità.» (Il libro dei Capi).
* referente campi specialità della pattuglia E/G
La competenza che ho acquisito
infatti non serve a nulla se non
diventa azione, se non produce un
cambiamento; per lo stesso motivo
quindi la specialità acquista senso
soltanto se non è per me ma per gli
altri, per la mia squadriglia, per il
mio reparto e… (perché no?) per gli
altri E/G della regione!
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branca RS
branca RS
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Nell’attività di revisione del regolamento sono state sviluppate due attenzioni:
verso i ragazzi per aiutarli a diventare cittadini responsabili; verso i capi, fornendo
loro supporti e strumenti per sostenerli nell’esperienza educativa.
Cosa cambia (se cambia)
con le novità approvate
in Consiglio generale
Nuovo
regolamento
R/S, per far
suonare bene
gli strumenti
a cura della Pattuglia R/S
AGESCI Lazio
Il Consiglio genarale ha approvato il documento sulle linee guida per la revisione del
regolamento di Branca R/S proposto dagli
incaricati nazionali. Ma da dove parte questo lavoro? Per rispondere è necessario fare
marcia indietro di un paio di anni, fino ad
arrivare al Consiglio genarale del 2008,
quando si è dato mandato agli Incaricati e
all’Assistente ecclesiastico nazionali di rivedere integralmente il regolamento metodologico in tutti i suoi aspetti.
Sostanzialmente le questioni sollevate allora erano:
La consapevolezza che i Capi R/S spesso
non compiono la formazione di branca ma
provengono da branche diverse e “approdano” a questa.
L’assenza quasi totale di trapasso delle
nozioni come “arte del capo”.
La sensazione diffusa che la metodologia di
Branca R/S sia fragile ed affidata prevalentemente ai capi, perché poco strutturata.
Questa concezione contiene in sé aspetti
veri e falsi.
Il non utilizzo di alcuni strumenti obbliga
ad una riflessione, per chiarirne le motivazioni educative ed anche la loro forza
intrinseca.
La consapevolezza che vi sono nuovi strumenti in uso in molte comunità R/S impone
che questi vengano valutati e se ritenuti
positivi, fatti circolare.
Il percorso è iniziato con una fase di analisi
nelle regioni, con l’obiettivo di realizzare
una fotografia dello stato della branca
(questioni metodologiche rilevanti, situazione delle comunità R/S, rilevazione delle
emergenze educative degli R/S del 2008,
analisi psico-sociale dei giovani dai 16 ai 21
anni, confronto con le intuizioni originarie
del roverismo/scoltismo). Il lavoro si è concentrato su quelli che sono stati individuati
come nodi critici: il Noviziato, la progressione personale, la Partenza, l’itinerario di
fede, il coinvolgimento degli R/S nel governo dell’Associazione, la firma dell’Impegno.
Nell’attività di revisione del regolamento
sono state sviluppate in particolare due
attenzioni: verso i ragazzi, nel tentativo di
porre obiettivi educativi chiari, per aiutarli a
diventare cittadini responsabili; verso i
capi, fornendo loro supporti e strumenti,
per sostenerli nell’esperienza educativa.
L’emergenza che si è colta nei ragazzi è la
difficoltà di orientarsi nel loro cammino, nel
progettare la propria vita. Risulta necessario riuscire a rendere i nostri R/S protagonisti attivi della loro vita, puntando principalmente sull’autoeducazione e recuperando
l’esperienza come mezzo tramite il quale i
ragazzi possono conoscere, sperimentare e
fare propri quei valori che sono parte della
nostra proposta di uomo e donna della
Partenza. Questa tensione educativa che si
vuole utilizzare per la revisione del regolamento prende il nome di Pedagogia dell’esperienza e racchiude l’essenza del
nostro metodo educativo e delle intuizioni
pedagogiche del nostro fondatore (l’imparare facendo). Non si vogliono quindi introdurre cambiamenti sostanziali negli strumenti o nei contenuti, ma si intende ripensare l’articolato alla luce di questa idea.
In sostanza cosa cambiera? Uno dei difetti
del regolamento metodologico R/S è sicuramente la mancanza di chiarezza su alcuni
strumenti e su come debbano essere usati.
Una difficoltà generalizzata e diffusa si
trova nella proposta dell’itinerario di fede
nella branca. Si ritiene quindi necessario
dare un contributo per chiarire con maggior
concretezza, rispetto all’attuale regolamento, come educare alla fede i ragazzi che si
avvicinano all’età adulta, sempre ricordando che essa è un elemento che permea la
realtà della vita di branca R/S. Si cercherà
inoltre di individuare le linee essenziali per
la progettazione e l’attuazione degli itinerari di fede in Branca R/S: la Spiritualità della
strada come contenuto specifico della branca (chiarendolo e rafforzandolo), le attenzioni da tenere nel progettare, alcuni strumenti utili.
Altra questione importante sarà la progressione personale, si intende quindi riorganizzare gli articoli sull’argomento per chiarire
la specificità della Scoperta, Competenza e
Responsabilità per la Branca R/S e delineare un percorso maggiormente strutturato
con obiettivi e attenzioni educative.
Queste ed altre questioni educative verranno trattate in un Forum nazionale di Branca
R/S che si terrà al Sermig di Torino dal 1 al
3 ottobre. Sarà un’occasione importante per
condividere e rivedere il percorso fatto finora, raccogliere ulteriori contributi, portare la
letture dei ragazzi (esigenze) e quindi le
prospettive per la branca. I temi su cui si
lavorerà saranno la progressione personale,
lo scouting, l’educare alla fede, l’educare
all’amore e l’educare alla cittadinanza.
Naturalmente non potranno intervenire
direttamente tutti i Capi R/S, cercheremo
però di portare la voce di tutti i capi della
regione e vi invitiamo per questo a contattare i vostri Incaricati di branca di Zona
oppure a scriverci direttamente, mandando
i vostri contributi. Vi ricordiamo il nostro
indirizzo email:
[email protected].
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strumenti
verà “passabili” e penserà:
“beh, che c’è di male, perché no? Anche io avrei
fatto lo stesso”. Posizioni
divergenti dunque. Ma
invece di schierarci per
l’una o per l’altra delle
È momento unico di ogni rover
opposte fazioni (anche se
noi una idea ben precisa
o scolta, ma c’è chi pensa a
ce l’abbiamo), proviamo a
cerimonie “collettive”.
fare un passo indietro e
poniamoci alcune domana cura della Pattuglia R/S AGESCI Lazio de: Che cos’è la partenza?
Qual è il senso della partenza pe r l’R/S che la chieSiamo ormai prossimi
ragazzi che dovevano pren- de? Quale significato ha la
all’estate e ritorna d’attuali- dere la Partenza e dunque cerimonia per l’R/S?
tà il tema delle partenze
abbiamo fatto un’unica
intelligenti, quelle per le
“La Partenza* è (per l’ R/S)
cerimonia e via, così non
quali, dopo aver riflettuto
un momento forte di riflesci bloccava altre attività”
sul giorno e sull’orario
sione sulla propria vita,
oppure dalla regola delmigliore per viaggiare verso l’amico “Mario e Luca
sulla propria fede, sulla
le tanto sospirate vacanze, erano due rover inseparapropria disponibilità al serci troviamo puntualmente
bili che però erano su trat- vizio. L’ R/S che chiede la
in coda in autostrada a
ti distanti nel loro cammiPartenza ha fatto propri i
ripensare dove abbiamo
no di avvicinamento alla
valori scout vissuti in clan
sbagliato.
Partenza, allora abbiamo
(lealtà, disponibilità,
Noi invece vogliamo parlare chiesto al primo di aspetessenzialità, fiducia, avvendelle “nostre Partenze”
tare l’altro in modo da
tura, scoperta, impegno
(quelle che riconosciamo ai prenderla insieme..” o del
per cambiare...) e si imperover/scolte al termine del
romanticismo “volevano
gna a testimoniarli nella
loro cammino scout), per
entrambi che la loro parsua vita quotidiana. Inoltre
un motivo specifico: semtenza fosse fatta ad Assisi
si impegna ad essere strupre più spesso si sente
e mica potevamo andarci
mento della Parola di Dio
parlare di cerimonie della
due volte a distanza di 3
(annunciare) e costruttore
Partenza “collettive”.
mesi?”
del Regno (testimoniare)
Abbiamo scoperto che le
Una parte di voi, di fronte
attraverso un concreto
scelte sul tema sono detta- a questi esempi (tra l’altro impegno di servizio. L’R/S
te da regole economiche di veri) starà inorridendo
che chiede la Partenza ha
ottimizzazione: “avevo tre
mentre un’altra parte li tro- “carattere”: accetta le pro-
Partenze...
intelligenti?
strumenti
prie doti ed i limiti, è capace di scegliere (“vedere”,
“giudicare”, “agire”), ha il
coraggio delle proprie
idee, sa assumersi delle
responsabilità”.*
La partenza è dunque
l’obiettivo della nostra
azione educativa, l’orizzonte a cui mira la progressione personale iniziata in
branco.. è il momento in
cui si invita l’R/S a essere
attore protagonista della
propria vita, a guidare da
solo la propria canoa.
Ma se tutto questo è vero,
se gli aggettivi dell’ultima
frase li condividete, se è
Perché non porre
l’enfasi sul cammino
fatto dal singolo,
dalle esperienze
vissute, dagli ostacoli
incontrati e superati,
dagli impegni di
servizio sui quali si
impegnerà? Perché
non permettere a
ognuno di vivere da
protagonista questo
momento? Ogni
partenza è unica e
differente.
vero che lo scautismo
(come il cristianesimo)
mette al centro la persona,
allora stiamo dicendo che il
cammino della partenza è
un percorso personale, del
ragazzo, che, sceglie di
testimoniare al mondo e lo
fa ufficialmente davanti alla
sua comunità di clan, un
insieme di valori che ha sperimentato personalmente.
Ma allora perché non dare
a questo momento l’importanza che merita? Perché
farlo vivere quasi come
“un passaggio” invece che
come una scelta? Perché
non porre l’enfasi sul cammino fatto dal singolo,
dalle esperienze vissute,
dagli ostacoli incontrati e
superati, dagli impegni di
servizio sui quali si impegnerà? Perché non permettere a ognuno di vivere da
protagonista questo
momento?
Ogni partenza è unica e
differente. Forse è il caso
di ripensare al senso originale delle cose che facciamo e che proponiamo ai
ragazzi, ri-focalizzando la
nostra attenzione sulla persona, piuttosto che sulle
attività.
* Tratto dal Manuale della
Partenza
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spiritualità
spiritualità
spirito
Il figlio: diritto o dono?
Tracce per comprendere il problema della procreazione artificiale
di p. Paolo Benanti tor
Le possibilità offerte dalla
procreazione artificiale (PA),
ossia quelle pratiche biomediche che permettono di
aggirare eventuali cause di
infertilità, sono un argomento che suscita notevoli
dibattiti: sempre più spesso come cristiani e come
capi ci sentiamo interpellati
sulle ragioni che animano
le prese di posizione della
comunità ecclesiale. Capita
spesso che, non sapendo
bene i termini del problema, ci sentiamo costretti a
difendere, per partito
preso, delle posizioni ecclesiastiche di cui non capiamo il senso o il perché.
Allora proviamo, come veri
uomini dei boschi, a seguire alcune tracce in questa
fitta giungla della PA,
intuendo quali sono gli elementi da approfondire per
formulare una corretta valutazione morale nella fede.
Prima traccia: tecnica o tecniche? Quando parliamo di
PA non parliamo di una
sola procedura ma di una
selva di tecniche e pratiche
mediche molto diverse tra
loro e da valutare moralmente in maniera differente: FIVET, ICSI, GIFT, IUI,
trattamento farmacologico
per indurre l’ovulazione,
etc. Non si può fornire un
giudizio sulla PA come se
fosse un fenomeno unico
ma bisogna capire bene di
cosa si parla e cosa si cela
dietro ogni sigla medica.
Seconda traccia: quanti
parti da PA? Quando parliamo di negare o consentire
l’accesso ad alcuni modi di
PA non vogliamo negare a
tutti di avere un figlio ma
solo dire che se nel 2004
in Italia ci sono stati
474.893 parti1 e di questi
5.738, corrispondenti al
1,21%, sono il frutto di
impiego di tecniche di PA,
bisogna impedire in questi
relativamente pochi casi
l’uso indiscriminato di tecniche sperimentali o non
sicure (quali ad esempio
l’ICSI) su persone già
segnate dalle difficoltà che
vivono.
Terza traccia: PA e genitori.
Alcune tecniche di PA “violentano” l’intimità coniugale della coppia medicalizzando e strappando all’intimità l’esercizio dell’atto
sessuale, altre rendono
praticamente impossibile
determinare chi sia il reale
genitore del figlio.
L’esperienza clinica dimostra che questo fatto ha
effetti devastanti nella coppia (ad esempio, l’uomo
non riconosce psicologicamente il figlio o la donna
idealizza il donatore anonimo) e sulla durata del
matrimonio.
Quarta traccia: PA e
figlio/figli. Alcune tecniche
di PA prevedono la selezione embrionale: si producono più embrioni di quanti
ne servono e si uccidono,
scartandoli, quelli che sembrano meno “validi”. Avere
un figlio spesso costa la
vita di numerosi fratelli…
Inoltre il ricorso a donatori
esterni alla coppia ha effetti sull’identità del figlio
(ragazzi che vivono disagi
fortissimi quando scoprono
di non poter conoscere
l’identità del loro genitore
biologico). Per questo
motivo, ad esempio, molti
paesi vietano le tecniche di
PA con donatori di gameti
esterni alla coppia.
Quinta traccia: serve una
legge? Molti hanno critica-
to l’introduzione di una
legge in materia di PA in
Italia. Anche se la legge 40
del 2004 è imperfetta e
può essere migliorata, ha
introdotto una regola nel
far west procreativo che
vigeva nel nostro paese: le
tecniche di PA venivano
utilizzate per vendere desideri a coppie che soffrivano la loro infertilità, incuranti degli aspetti medici.
L’esistenza di una legge
cerca di tutelare tanto le
coppie quanto i figli “prodotti” dalla PA, cercando di
rendere impossibile il lucrare sulle sofferenze altrui
Sesta traccia: figlio e fede.
La dignità della procreazione è custodita nella sua
originalità dall’avere il suo
principio proprio in un atto
d’amore, insieme spirituale
e corporeo, di un uomo e
una donna legati dal vincolo nuziale. L’apertura alla
generazione di una nuova
vita indica un significato
profondo della sessualità a
livello personale: proprio
quando i coniugi si donano
reciprocamente nel segno
del corpo, e così esprimono il loro essere a immagine e somiglianza del Dio
creatore, che è amore, proprio allora essi possono
anche diventare i collaboratori di Dio nel chiamare
alla vita una nuova persona, che nasce quindi come
Bompiani, A., Le tecniche
di fecondazione assistita:
una rassegna critica, Vita
e Pensiero, Milano,
2006.
Congregazione per la
Dottrina della Fede,
Istruzione Dignitas personae (8 settembre
2008), Libreria Editrice
Vaticana, Città del
Vaticano, 2008.
Leone, S., “Riproduzione
assistita”, in Nuovo
dizionario di bioetica, (a
cura di S. Leone, S.
Privitera), Città Nuova,
Roma, 2004, 1031-1042.
La dignita della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, (a
cura di Sgreccia, E., Vial
Correa, J.d.D.), Libreria
Editrice Vaticana, Città
del Vaticano, 2004.
dono nuovo dal dono
sponsale reciproco dei
coniugi 2. Concludendo,
per non consentire alla PA
di produrre un “dominio”
della tecnica, portando dall’accogliere il figlio come
un dono alla realizzazione
di un “prodotto”, bisogna
31
ricordare che ogni coppia è
chiamata a realizzare il
valore della fecondità
tenendo conto delle personali contingenze esistenziali: nessuna coppia è tenuta
ad avere figli (fertilità) ma
a realizzare la propria
fecondità. Come capi scout
sappiamo bene che la
fecondità si vive in molti
altri modi come ad esempio nell’atto dell’educare.
1 Per l’Italia il Ministero della
Salute pubblica annualmente
un rapporto sui parti avvenuti
in Italia in cui è fotografata la
gravidanza in ogni suo aspetto: Ministero della Salute,
Certificato di assistenza al
parto (CeDAP). Analisi dell’evento nascita - Anno 2004.
Risulta ancora impossibile calcolare per l’Italia il ricorso alle
tecniche di PA nei casi in cui
non si giunga al parto.
2 Melina, L., “La logica intrinseca agli interventi di procreazione artificiale umana. Aspetti
etici”, in La dignita della procreazione umana e le tecnologie riproduttive, (a cura di
Sgreccia, E., Vial Correa,
J.d.D.), Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano,
2004, 119.
[…] Ogni coppia è chiamata a realizzare il valore della
fecondità tenendo conto delle personali contingenze
esistenziali: nessuna coppia è tenuta ad avere figli
(fertilità) ma a realizzare la propria fecondità.
Infine vi è l’anima. Strana cosa da trovare nell’alpinismo: eppure vi si trova... Possiamo davvero dire che la religione della
montagna è la più alta forma di religione. E in che cosa consiste?
Quando arriviamo sulla vetta di una montagna lasciamo alle
nostre spalle tutto ciò che ci appesantisce nel corpo e nello spirito.
Lasciamo dietro di noi ogni senso di debolezza e scoraggiamento. Proviamo una
nuova libertà, una grande contentezza, un’esaltazione del corpo non
meno che dello spirito. Proviamo una grande gioia. La religione della
montagna è in realtà la religione della gioia e della liberazione
dell’anima dalle cose che l’appesantiscono in un senso di
stanchezza, tristezza e sconfitta. Perciò quando compi
l’ascensione, fallo in compagnia di altri; ma quando raggiungi
la splendida vetta con il suo vasto panorama, siedi da solo
in disparte e rifletti. E meditando assimila dentro di te le
meravigliose ispirazioni di questo spettacolo. E quanto
tornerai sulla terra ti sentirai un uomo assai diverso nel
corpo, nella mente e, ciò che più conta, nello spirito.
B.-P., Jamboree, luglio 1923
LEGGERE...
Fratelli di sangue
Nicola Gratteri,
Antonio Nicaso
Edizioni Pellegrini,
2006, pp. 320
Nonostante il successo annunciato del
nuovo libro del giudice Gratteri
(Malapianta), dedicato ad una delle più
radicate realtà mafiose del nostro Paese,
per chi ama impegnarsi anche con la
mente e l’informazione nella lotta contro
la ‘ndrangheta,
Fratelli di sangue è
un libro che non può
mancare.
Raccontare il gioco
scout
Edizioni scout
Fiordaliso
Quando un’associazione ha una storia
lunga come l’Asci,
l’Agi e l’AGESCI, cresce la consapevolezza dell’importanza di
promuovere e valorizzare la memoria:
la storia dello scautismo cattolico italiano
è parte di una storia
più grande in cui ha
occupato un ruolo
non marginale e nel
corso della quale si
è caratterizzata per
esperienze, proposte
e testimonianze
significative per ciascuno dei soggetti
indicati. Custodire la
memoria rappresenta
quindi per l’AGESCI
un’ulteriore forma di
servizio verso tutte
queste realtà.
SERVIRE
Educazione alla Pace
ed alla Mondialità
continua a portare
Volontari per il CeIS
solidarietà
alle persoIl Centro Italiano di
ne
colpite
dal
dramSolidarietà di Roma,
ma
del
terremoto
di
in Via A. Ambrosini,
oltre
un
anno
fa.
Dal
129 (tel. 06.541951)
13 giugno al 12 setcerca volontari per
tembre
sarà possibile
un progetto sull’alcodedicare
una o più
lismo. I candidati
settimane
della proselezionati dovranno
pria
estate
come
rispondere al telefovolontari
in
attività di
no agli utenti. Per
animazione
di
bambiabilitare gli operatori
ni,
ascolto
ed
accomal servizio del Call
Center, è previsto un pagnamento di anziacorso di formazione. ni o persone sole,
piccoli lavori manuali.
Informazioni:
Sepm
Estate in Abruzzo
P.zza
San
Giovanni
in
Una o più settimane
Laterano
6/a
00184
di volontariato
Roma
nell’Abruzzo colpito
tel. 06.69886383
dal terremoto. Lo
fax 06.69886250-mail
propone la Caritas
[email protected]
Diocesana di Roma,
Sito internet
che con le operatrici
www.caritasroma.it
del Settore
associazione guide e scout cattolici italiani
azimut 03 2010
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