Circoscrizione
Comune di Reggio Emilia
I 60 anni della Costituzione
della Repubblica Italiana
Auguri dai ragazzi della Circoscrizione 5
In collaborazione con Istoreco e Scuola Media Statale “Sandro Pertini”
Circoscrizione
Comune di Reggio Emilia
I 60 anni della Costituzione
della Repubblica Italiana
Auguri dai ragazzi della Circoscrizione 5
In collaborazione con Istoreco e Scuola Media Statale “Sandro Pertini”
Didascalia foto copertina e retro copertina
27 dicembre 1947 A palazzo Giustiniani viene firmato l’atto di promulgazione della nuova
Carta Costituzionale della Repubblica italiana che entrerà in vigore il 1 gennaio 1948.
Il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola mentre firma la nuova Costituzione.
Attorno a lui De Gasperi, Saragat e Terracini
Introduzione
Sogni… desideri… aspirazioni… accompagnano l’adolescenza.
E per realizzare sogni, desideri, aspettative occorrono impegno, competenza… conoscenza.
La conoscenza va di pari passo con la crescita e i ragazzi, nel loro percorso verso la maggiore età devono essere i protagonisti
di un sistema educativo - formativo che favorisca il pieno sviluppo della loro personalità, con senso critico, capacità di autonomia - di pensiero e di azione- con strumenti di comprensione e interpretazione della realtà, locale e globale.
In questo percorso di formazione-maturazione dei ragazzi, che vede famiglia e scuola quali soggetti primari, non possono
ritenersi estranei anche quegli altri soggetti che operano sul territorio con funzioni diverse, vuoi associative/aggregative, religiose, politico/amministrative.
E la Circoscrizione 5 ha avvertito da tempo l’importanza, vorrei dire il dovere, di concorrere in sinergia con la scuola ad un
processo che aiuti i ragazzi a sentirsi anch’essi cittadini, e nella conoscenza- appartenenza ad un territorio possano, vogliano
contribuire ad una sua crescita quali parte di una collettività.
La ricorrenza del 60° anniversario della nascita della Costituzione Italiana è stata l’occasione per proseguire la collaborazione
con la scuola media “Sandro Pertini” già avviata sul tema della memoria storica collegata al territorio.
La Carta Costituzionale d’Italia è una carta giovane, frutto del lavoro di forze politiche di impostazioni ideali diverse che,
all’indomani della Liberazione dal nazifascismo, hanno insieme dialogato e steso regole condivise.
E’ una carta giovane perché i suoi princìpi sono attuali: la libertà, la giustizia, l’uguaglianza; principi che si sono tradotti negli
articoli sui diritti delle persone, diritti civili, sociali, economici, politici, che devono trovare il sostegno e l’applicazione attraverso
l’ordinamento della Repubblica (il Parlamento, le Istituzioni decentrate, le leggi, la magistratura), e con il concorso dei singoli
nei doveri che ai cittadini competono.
Spetta ai giovani, credo, appropriarsi fin da ora di questi principi e attraverso la conoscenza, la partecipazione e il senso di
responsabilità ricercare la conservazione e l’applicazione, per sé e per gli altri, dei diritti che i padri costituenti ci hanno
lasciato scritto.
L’auspicio è quello che il lavoro di ricerca e approfondimento che le ragazze e i ragazzi delle classi III C e III H della scuola
media “Sandro Pertini” hanno portato avanti sul progetto comune di Circoscrizione 5 ISTORECO Scuola Media, che si è
tradotto nell’opuscolo che viene presentato, cominci presto a dare i suoi frutti.
Un sentito ‘grazie’ quindi, ai ragazzi e alle ragazze, al preside Maccagnani e alle insegnanti che con disponibilità, sensibilità e
cura hanno consentito la realizzazione del progetto stesso.
Elvira Lusenti
Responsabile Commissione Cultura
e Tempo Libero
il ‘48
C’era una volta, ragazzi, un paese (il “nostro” paese) devastato dalla guerra, dai lutti, dagli odi, dalle macerie. Al Nord la guerra
aveva messo gli uni contro gli altri, in una lotta tra italiani durante la quale i giovani di allora dovettero fare scelte laceranti: o
di tragica coerenza o di drammatica ribellione. E non era facile schierarsi dalla parte “giusta” se, come scriveva Italo Calvino,
“bastava un nulla, un passo falso e ci si trovava dall’altra parte a sparare con lo stesso furore, con lo stesso odio, contro gli
uni o contro gli altri”.
Poi nel 1945 quella guerra finì, la gente del nostro paese nel 1946 scelse attraverso il voto la forma Repubblicana e con il voto
elesse un’Assemblea Costituente. Questa si diede il compito di scrivere una Legge, un Patto, capace di rispecchiare i princìpi
sui quali tutti si potessero trovare d’accordo. E, benché quegli uomini e quelle donne esprimessero concezioni politiche anche
molto diverse, ci riuscirono. Parecchi mesi dopo l’Assemblea a grandissima maggioranza approvò la Costituzione Repubblicana e, concluso il suo compito, si sciolse il 31 dicembre 1947.
Così il 1° gennaio 1948 la Costituzione entrò in vigore per tutti gli Italiani di allora. E, via via, fu confermata anche per i futuri
cittadini. Anche per noi, quindi, e per voi.
E nonostante i “costituenti” – e i loro partiti - sostenessero ideali diversi, allora erano identici il senso di responsabilità e la
volontà di intendersi per ricostruire il nostro paese.
Così la Carta Costituzionale, con lungimiranza, ci parla oggi come allora di diritti sociali, di solidarietà, di garanzie democratiche, di libertà individuali e comuni in cui tutti ancora ci riconosciamo e che tutti quotidianamente siamo chiamati a difendere
lealmente e a mettere in pratica.
La Costituzione, ragazzi, è la dichiarazione di un’alleanza tra i cittadini in vista di una società giusta e solidale che si può realizzare giorno dopo giorno e nella quale i diritti si integrano perfettamente con i doveri. Adesso tocca a noi - e a voi! - conoscere,
realizzare, difendere la nostra Costituzione che è nata dall’impegno e dal sacrificio di tanti e che esprime i sentimenti migliori
del popolo italiano.E veniamo al senso della ricerca e di questo volumetto, curato dalle classi 3C e 3H insieme alle prof.sse
Barbara Bonacini e Mara Zarotti. L’opera completa un lavoro triennale sulle memorie del nostro territorio condotto in collaborazione con l’Istituto storico ISTORECO e con la 5^ Circoscrizione ai quali va il nostro ringraziamento.
A sessant’anni da “quel” ’48 (“il quarantotto!”, data curiosamente emblematica e passata in proverbio anche se riferita a un
altro ’48, il milleottocentoquarantotto, stagione di cambiamenti in tutta Europa) e a quarant’anni (vogliamo dirlo?) dal 1968
(un’altra occasione di grandi mutamenti), proprio sottolineando nella scansione dei decenni l’avvicendarsi delle generazioni
ma al di là di ogni celebrazione rituale, si è voluto dare rilievo all’attualità di certi avvenimenti del passato per contribuire alla
costruzione di una società migliore.
Saverio Maccagnani
dirigente scolastico Sc. Media “S.Pertini”
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Che cosa è la Costituzione?
A questa domanda hanno cercato di dare una risposta gli alunni e gli insegnanti di una scuola media reggiana intitolata ad uno
dei padri della Costituzione e della democrazia italiane: Sandro Pertini.
Con zelo e con passione hanno indagato fra gli articoli della legge fondamentale della Repubblica italiana, andandone a ricercare il significato e le origini a cominciare anche dagli aspetti più quotidiani della loro esperienza. Perché, ad esempio, alcune
vie del loro quartiere sono intitolate ad Alcide De Gasperi, a Enrico De Nicola e a Palmiro Togliatti? E quale è l’inscindibile
legame che unisce la Costituzione e la Resistenza contro il nazifascismo?
Il ciclo di tre lezioni compiuto da Istoreco con i ragazzi di due classi terze e l’ottimo supporto di Renato Vacondio, partigiano
e protagonista di quei memorabili giorni, hanno dato il la agli studenti della Pertini che hanno poi scelto assieme ai loro insegnanti quali aspetti approfondire, con un particolare riferimento ai principi fondamentali della Costituzione repubblicana e
il riconoscimento del diritto di voto alle donne. Ma poiché non è possibile circoscrivere un evento così importante della storia
italiana a due sole date quali quella del referendum istituzionale (2 giugno 1946) e della entrata in vigore della carta fondamentale (1 gennaio 1948) ecco allora una breve e intensa sintesi storica dei decenni precedenti che nel bene e nel male hanno
preparato il terreno alla rinascita della democrazia italiana: la grande guerra del 1915/18, l’avvento della dittatura fascista e la
tragedia della seconda guerra mondiale fino all’epopea della guerra di Liberazione.
Vale la pena di sottolineare la coincidenza dell’anniversario della Costituzione con un altro oggi purtroppo sottovalutato quale
quello della fine della prima guerra mondiale (1918). Le sofferenze di milioni di uomini che combatterono in trincea per tre anni,
la conquista del suffragio universale (maschile) ottenuta appena prima e la conclusione vittoriosa del Risorgimento avrebbero
potuto e dovuto assicurare al nostro paese il pieno e definitivo raggiungimento della democratizzazione della vita sociale e
politica. Così non fu e gli italiani dovettero aspettare e soffrire altri trenta lunghi anni prima di vedere l’Italia diventare uno Stato
democratico nel quale diritti e doveri di tutti i cittadini sono assicurati da una carta fondamentale e non dove trovassero più
posto privilegi di casta o di censo.
Non posso chiudere se non ricordando al lettore le parole che Piero Calamandrei disse ad un gruppo di studenti milanesi nel
1955 per spiegare loro che cosa è la Costituzione della Repubblica italiana:
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i
partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare
la libertà e la dignità: andate li, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”.
Michele Bellelli
Istoreco
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La classe III C
la Classe III C in ordine alfabetico: Bedogni Francesco, Bertani Agnese, Biagini Alessandra, Birra Paola, Bolondi Aparecida,Busani
Alice, Casali Alessia, Caselli Cecilia, Coluccio Francesca, Falcone Mariangela, Fantini Simone, Fiorini Giulia, Fontanini Sara,
Frontera Chiara, Incerti Federico, Incerti Irene, Lerose Gerardo, Malagutti Priscilla, Mazzei Giulio, Papini Sam, Paterlini
Alessandro, Ruocco Pasqualina, Ruozi Sebastiano, Shram Lyubov, Sirotti Chiara, Villanova Giacomo
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Classe III H
la Classe III H in ordine alfabetico: Basta Melissa, Bastardi Elisa, Bianco Elisa, Bottazzi Athina, Canovi Alberto, Corradini Francesco, Di Maggio Irene, Fusco Serena, Gallesi Mauro, Kulachock Filip, Leonardi Daniele, Lucchetti Cristiana, Marchi Elena,
Pavarini Alberto, Pugliese Giuseppe, Ramora Laura, Romani Lorenzo, Sidi Jacklin, Tezcan Anna Claudia, Turrini Claudia,
Valli Elis, Visentin Mattia, Vitale Katja, Vivone Debora.
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Presentazione del Progetto
In occasione dei 60 anni della Costituzione italiana, con la collaborazione della V Circoscrizione e di Istoreco, le classi 3C e 3H
della scuola media statale “Sandro Pertini” hanno realizzato un progetto relativo allo studio della legge fondamentale della Repubblica italiana. Al termine dell’attività siamo arrivati alla pubblicazione di questo quaderno, che prosegue il lavoro di ricerca
storica iniziato negli scorsi anni da altre classi della scuola. Già in precedenza erano stati infatti pubblicati altri due opuscoli
inerenti alla toponomastica del quartiere, uno sulle vie intitolate ai martiri della Resistenza realizzato nel 2005 e uno sulle vie
dedicate agli eroi del Risorgimento prodotto nell’anno 2007.
All’inizio del percorso abbiamo avuto due incontri. Nel primo, a classi unite, il dottor Bellelli, storico d’Istoreco, ci ha spiegato il
collegamento tra la guerra di Liberazione e la nascita della Repubblica, con il Referendum del 2 giugno 1946 che ha portato al
primo suffragio universale vero e proprio, consentendo anche alle donne il voto per la prima volta. Abbiamo inoltre ascoltato la
testimonianza dell’ex partigiano Renato Vacondio, che ci ha parlato di vari episodi della sua vita nel periodo della Resistenza
e nei primi anni della Repubblica.
Il secondo incontro è avvenuto a classi separate, solo con il dottor Bellelli, che ha approfondito ancora di più la storia di quegli
anni, parlandoci dei personaggi e degli avvenimenti principali e mostrandoci varie diapositive su documenti storici dell’epoca.
Al termine, dopo aver raccolto vari appunti, ciascuna classe si è divisa in quattro gruppi. La 3 C ha avuto il compito di presentare il progetto, definire e sintetizzare la Costituzione, illustrare in breve la vita dei personaggi più significativi che hanno fatto
parte dell’Assemblea costituente (tre dei quali reggiani e altri tre ricordati nelle vie attigue alla scuola) e commentare gli articoli
1, 3, 5 della Costituzione.
La 3H ha lavorato sulla sintesi storica del periodo tra la proclamazione del Regno d’Italia e la nascita della Repubblica, sul
Referendum del 2 giugno 1946 per la scelta tra monarchia e repubblica, sulle biografie dei Presidenti della Repubblica e sugli
articoli 7,11,12 della Costituzione.
Con questo progetto siamo riusciti a fare un confronto tra la vita di quei tempi e quella di adesso, arrivando alla conclusione
che la Repubblica è stato un gran passo in avanti nella storia del popolo italiano. Inoltre pensiamo che questa attività sia stata
per tutti noi un’esperienza stimolante, significativa e coinvolgente, che ci ha permesso di approfondire la nostra storia. Anche
se il lavoro è stato impegnativo e a volte difficile, ci è piaciuto molto il modo di apprendere e di operare, utilizzando il computer
e collaborando tutti insieme, ognuno con le sue abilità, per realizzare questo opuscolo.
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Incontro con lo storico Michele Bellelli e l’ex partigiano Renato Vacondio (marzo 2008)
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Biografie
Riportiamo nelle seguenti pagine le biografie di tre reggiani, nostri concittadini, che hanno fatto parte della Commissione dei
75, ristretto gruppo composto per l’appunto da 75 deputati dell’Assemblea costituente, che hanno avuto il compito di scrivere
materialmente la Costituzione.
Nilde Iotti
Nilde Iotti nacque a Reggio Emilia il 10 aprile 1920. Rimase orfana di padre nel 1934 e, nonostante le difficoltà economiche, si laureò in lettere all’Università Cattolica di Milano. Dal 1943 si
segnalò dapprima come porta-ordini, uno dei ruoli più significativi e pericolosi assunti dalle donne,
poi, durante la Resistenza, il suo impegno fra i partigiani della città natale le consentì, poco più
che ventenne, di essere designata responsabile dei Gruppi di Difesa della Donna, struttura attivissima nella guerra di Liberazione. Dopo il Referendum del 2 giugno 1946, grazie al quale per la
prima volta le donne italiane esercitarono il diritto di voto, Nilde Iotti venne eletta in Parlamento.
Dapprima come semplice deputato, poi come membro dell’Assemblea Costituente, attraverso
la sua sensibilità e la sua cultura istituzionale, diede prova di uno spiccato talento politico. Ella
stessa definì quella nell’Assemblea Costituente come “la più grande scuola politica, a cui abbia
mai avuto occasione di partecipare”. La Iotti entrò a far parte anche della “Commissione dei 75”.
Il suo ruolo svolto nell’ambito della Costituente, a favore dei diritti delle donne e della loro piena
uguaglianza agli uomini, fu particolarmente significativo. Importante fu anche l’attenzione che
riservò al lavoro, visto come strumento di emancipazione e alla maternità, non più intesa come
“cosa di carattere
privato”, bensì come “funzione sociale” da tutelare. Forte dell’esperienza maturata nella Costituente, la Iotti proseguì la propria missione politica a favore dei diritti delle categorie più disagiate
(le donne in primo luogo), sia in Parlamento, sia all’interno del P.C.I., dove ottenne pieno riconoscimento soprattutto dopo la
morte di Togliatti. Nel corso di mezzo secolo, vissuto all’interno delle istituzioni repubblicane nella sua attività parlamentare
ininterrotta dal 1948 al 1999, la Iotti fu promotrice della battaglia sul referendum per il divorzio (1974), della legge sul diritto
di famiglia (1975) e della legge sull’aborto (1978). Dal 1979 al 1992 ricoprì la carica di Presidente della Camera (fu la prima
donna ad assumere questo ruolo), segnalandosi per grande capacità di equilibrio, di mediazione e di saggezza. Nel 1993
ottenne la Presidenza della Commissione Parlamentare per le riforme istituzionali. Nel 1997 venne eletta Vicepresidente del
Consiglio d’Europa.
Morì il 4 dicembre 1999 a Poli (Roma).
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Giuseppe Dossetti
Giuseppe Dossetti nacque a Genova il 13 febbraio 1913. Nello stesso anno i suoi genitori si
trasferirono a Cavriago, dove compì i primi studi, per poi spostarsi qualche anno dopo a Reggio Emilia, dove frequentò il liceo cittadino. Successivamente si laureò all’Università di Milano
in Giurisprudenza. Durante la Resistenza partecipò alla lotta antifascista, prima in pianura, poi
in montagna e divenne presidente del C.L.N. di Reggio Emilia, anche se si rifiutò sempre di
usare le armi. Quella fu per lui un’esperienza decisiva. Dopo il 25 aprile fu chiamato a Roma ed
entrò a far parte della Democrazia Cristiana, nelle cui liste fu eletto all’Assemblea Costituente.
Il suo contributo ai lavori dell’Assemblea risultò determinante. A suo parere una Costituzione
non è solamente un insieme di regole e di regolamenti, ma è soprattutto un documento programmatico intriso di principi etici. Infatti secondo Dossetti, dopo la caduta del regime fascista,
l’Italia non ha bisogno solo di una ricostruzione formale, ma anche di una ripresa di spirito
morale che trovi espressione in un documento costituzionale. Eletto deputato, Dossetti diventò
vicesegretario della Democrazia Cristiana di De Gasperi. Quelli furono per lui anni di intensa
lotta politica. Nel 1947 fondò la rivista Cronache Sociali, riferimento delle migliori energie del
partito democristiano e fucina di tantissimi quadri politici. Nel 1951 si ritirò dal Parlamento, dal
partito e dallo stesso impegno universitario. Si dedicò alla ricerca storico-teologica fondando
il Centro di Documentazione e dando vita alla comunità monastica a Oliveto di Monteveglio
(Bologna). Dopo una breve esperienza nel Consiglio comunale di Bologna, nel 1959 venne ordinato sacerdote della Chiesa
Cattolica. Durante il Concilio Vaticano II fu collaboratore del cardinale Lercaro e poi
nominato pro-vicario a fine Concilio. L’allontanamento di Lercaro da Bologna coincise con il ritiro di Dossetti nella sua comunità
monastica. Visse da allora in diverse case della sua comunità, in particolare in Israele. L‘ultima fase della sua vita fu segnata
da un ritorno in Patria. Fu testimone dell’esperienza nell’Assemblea costituente e sempre più di frequente invitò al ricordo dei
valori e dei contenuti della Costituzione.
E’ deceduto il 15 dicembre 1996 a Oliveto di Monteveglio (Bologna).
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“Lettera autografa di Giuseppe Dossetti in data 27-01-’47su carta intestata della Camera dei Fasci e delle Corporazioni corretta in
ASSEMBLEA COSTITUENTE - PALAZZO DI MONTECITORIO”
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Meuccio Ruini
Bartolomeo (o Meuccio) Ruini nacque il 14 dicembre 1877 a Reggio Emilia. Si laureò in Giurisprudenza all’Università di Bologna nel 1899 e nel 1904 entrò nel Partito Socialista. Nel 1907 venne
eletto consigliere comunale a Roma e provinciale a Reggio Emilia, poi nel 1912 divenne direttore
generale dei Servizi speciali per il Mezzogiorno. Nel 1913 fu eletto deputato per la lista radicale
nel collegio di Castelnuovo Monti (RE), ma questo determinò una rottura con il Partito Socialista.
Partecipò alla Prima guerra mondiale come interventista, meritandosi l’elogio di Nitti alla Camera e
del generale Diaz. Fu rieletto deputato nel 1919, per la lista radicale, ed entrò a far parte del gabinetto Vittorio Emanuele Orlando come Sottosegretario all’Industria, Commercio e Lavoro; nel successivo governo Nitti I rivestì la carica di Ministro delle Colonie. Fu poi costretto, all’affermarsi del
fascismo, ad abbandonare tutte le attività, vivendo con una modesta pensione. Nel 1942 fondò in
clandestinità, con Ivanoe Bonomi, il Partito della Democrazia del Lavoro di cui fu anche segretario.
Divenne, alla caduta del fascismo, un promotore del Comitato delle forze antifasciste e nel gennaio del 1945 ricevette la presidenza del Consiglio di Stato. Fu poi eletto deputato all’Assemblea
Costituente e divenne Presidente della “Commissione dei 75”, che aveva il compito di scrivere gli
articoli della Costituzione. Nel 1953 fu eletto Presidente del Senato, ma fu duramente contestato
per l’atteggiamento avuto durante il dibattito sulla “legge truffa”; si ritirò quindi dalla politica attiva.
Fu Presidente del Senato della Repubblica dal 25 marzo 1953 al 24 giugno 1953. Ruini fu nominato senatore a vita il 2 marzo 1963 dal Presidente della Repubblica, Antonio Segni. Morì a Roma il 6 marzo 1970.
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Riportiamo le biografie di tre importanti uomini politici a cui sono intitolate le vie, che percorriamo abitualmente, collocate nella
nostra circoscrizione. Anche essi sono stati protagonisti dell’Italia repubblicana,
Enrico de Nicola
Nacque il 9 novembre 1877 a Torre del Greco (Napoli). Laureatosi in Giurisprudenza si dedicò alla
professione forense, diventando nel corso degli anni uno dei maggiori avvocati italiani. E’ stato eletto deputato nel 1909, nel 1913, nel 1919, nel 1921 e nel 1924 (in quest’ultimo anno non ha prestato
il giuramento, perciò non ha partecipato all’attività parlamentare). Dopo alcuni incarichi affidatigli dal
Governo, venne eletto Presidente della Camera dei Deputati il 26 giugno 1920 e confermato nella
legislatura successiva fino al 25 gennaio 1924.
Durante il fascismo si è ritirato dalla vita politica attiva e si è dedicato esclusivamente all’esercizio
della professione forense.
Fu nominato Senatore del Regno nel 1929, ma anche in questo caso non ha mai partecipato ai
lavori dell’Assemblea.
E’ stato eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946 (al primo scrutinio con 396 voti su 501)
e ha prestato giuramento il 1° luglio successivo.
La scelta di De Nicola come presidente deriva dall’approvazione dei tre principali partiti italiani del
voto del 2 giugno 1946 per la Costituente: Democrazia cristiana, Partito socialista e Partito comunista. De Nicola inoltre, prima del referendum, si era dichiarato favorevole alla monarchia.
Dimessosi dalla carica, è stato rieletto Capo provvisorio dello Stato il 26 giugno 1947 (al primo scrutinio con 405 voti su 523).
A norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, dal 1° gennaio 1948 ha assunto il titolo di Presidente della
Repubblica.
E’ divenuto senatore a vita quale ex Presidente della Repubblica, poi è stato eletto Presidente del Senato il 28 aprile 1951e si
è dimesso dalla carica il 24 giugno 1952.
E’ stato nominato giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica il 3 dicembre 1955, nella prima riunione
del Collegio il 23 gennaio 1956 è stato eletto Presidente della Corte Costituzionale e si è dimesso dalla carica il 26 marzo 1957.
E’ deceduto il 1° ottobre 1959 a Torre del Greco.
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Palmiro Togliatti
Nacque il 26 marzo 1893 a Genova. Si laureò in Giurisprudenza all’Università di Torino, dove
entrò in contatto coi socialisti e conobbe il giovane Antonio Gramsci. Al congresso di Livorno del
1921 partecipò alla nascita del P.C.d’I. Nel 1924 partecipò alla segreteria di A. Gramsci. Scrisse
opere di carattere propagandistico con lo pseudonimo di Ercole Ercoli fino al 1926, quando, minacciato di morte dagli squadristi, per sfuggire alle persecuzioni del regime fuggì all’estero, a Mosca
(dove diventa un seguace dello stalinismo). Rimase in esilio per diciotto anni, trascorsi soprattutto a Mosca, in qualità di rappresentante del PCI nella Terza internazionale della quale divenne
segretario nel 1937. Dopo l’arresto di Gramsci, prese le redini del partito ormai messo fuorilegge
dal regime fascista. La lotta antifascista trovò il suo culmine nel 1935 con l’avvio della politica di
“unità antifascista” espressa nei fronti popolari. Allo scoppio della II guerra mondiale fu arrestato
in Francia, riparò di nuovo in Unione Sovietica ed infine nel 1944 potè tornare in Italia. Sbarcato a
Salerno, nel sud Italia già liberato, appoggiò il governo di larghe intese di Badoglio, accantonando
momentaneamente la questione istituzionale (svolta di Salerno). Partecipò attivamente alla stesura
della Costituzione ed ai governi Bonomi, Parri e De Gasperi, ricoprendo la carica di Ministro di Grazia e Giustizia. Non predicò
la rivoluzione, ma la via nazionale al socialismo: contro il latifondo, i monopoli e la Nato. Togliatti concesse l’amnistia ai fascisti,
accettò il concordato con il Vaticano, modellò un sindacato “cinghia di trasmissione del partito”. Alleato con Nenni nel Fronte
popolare, venne sconfitto alle elezioni del 1948 ed estromesso dal governo. Sempre nel 1948 venne ferito in un attentato.
Approvò la repressione armata sovietica in Ungheria. Fedele all’Italia e all’Urss nel 1956 fu fautore della “destalinizzazione” e
lanciò la linea della via italiana al socialismo, “un regime di democrazia progressiva che attuasse un complesso di riforme della
struttura economica e sociale, facendo accedere alla direzione del paese tutte le forze delle masse lavoratrici”. Togliatti muore
il 21 agosto 1964 a Yalta (Urss) per ictus cerebrale.
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Alcide De Gasperi
Nacque il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino (TN). Infatti, anche se italiano di lingua e cultura, De Gasperi si formò nel Trentino irredento, ovvero alle dipendenze dell’Impero Austro-Ungarico. Fin da
giovanissimo partecipò ad attività politiche di ispirazione cristiano-sociali: nel periodo degli studi
universitari, fu leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini,
che miravano ad ottenere una facoltà di Diritto in lingua italiana. Nelle elezioni del Parlamento
Austro-Ungarico del 13 e 20 giugno 1911, fu eletto tra le fila dei Popolari. Anche il suo impegno di
parlamentare si concentrò sulla difesa dell’italianità e dell’autonomia delle popolazioni trentine. La
sua attività propagandistica finì con l’essere tenacemente avversata dagli organi polizieschi dopo
l’attentato di Sarajevo, che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale. Con il proseguire
della guerra, si fece fautore del diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nel 1919 fu uno dei
fondatori del Partito Popolare Italiano in cui fu eletto deputato in quello stesso anno; nel 1921 fu
riconfermato al seggio. Successivamente si oppose all’avvento del fascismo finché fu arrestato
nel 1926, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Quando fu scarcerato,
fu continuamente sorvegliato e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà e isolamento.
Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme con altri, l’opuscolo Le idee
ricostruttive della Democrazia Cristiana, in cui esprimeva le idee alla base del futuro partito della Democrazia Cristiana di cui
sarebbe stato cofondatore. Entrò a far parte come rappresentante della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione
Nazionale. Nel 1945 fu nominato presidente del Consiglio dei ministri e nel 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace,
dove ebbe modo di contestare, attraverso un memorabile discorso, le dure condizioni inflitte all’Italia dalla Conferenza. Egli affrontò, infatti, con dignità le trattative di pace con le potenze vincitrici, riuscendo a evitare le sanzioni principalmente nell’ambito
del disarmo militare e la perdita di territori di confine come l’Alto-Adige e la Valle D’Aosta. Nel novembre 1946 si recò a Mosca
con l’obiettivo di cercare aiuti economici per l’Italia disastrata dalla guerra, ma le sue richieste non furono accolte. Nel gennaio
1947 effettuò un viaggio negli Stati Uniti che andò a buon fine, iniziando il processo di reinserimento dell’Italia nella comunità
internazionale. Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC ed il
Fronte Popolare. In quella occasione De Gasperi riuscì a guidare la Democrazia Cristiana verso il grande successo ottenendo
il 48% dei consensi e fu nominato presidente del primo Consiglio dei ministri dell’Italia Repubblicana. Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell’economia italiana.
Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all’agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale,
denominata dai suoi avversari “legge truffa”. Viene oggi considerato come il padre fondatore dell’Unione
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Europea insieme al francese Robert Schuman e al tedesco Konrad Adenauer. Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 nella
sua casa in Val di Sella (comune di Borgo Valsugana). Dopo la sua scomparsa iniziarono le richieste per il processo di beatificazione.
Sc. Media “S. Pertini”
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Gli studenti al lavoro
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Sintesi storica
Unità D’Italia
L’Italia come stato politicamente unito esiste da meno di un secolo e mezzo (il regno d’Italia nacque infatti nel 1861).
L’entusiasmo risorgimentale portò a compimento l’unità d’Italia, ponendo le premesse per una trasformazione della penisola
in uno stato moderno e progredito. La 2^ guerra d’indipendenza e la spedizione dei mille dettero un decisivo impulso all’unità
d’Italia, tanto che il 18 febbraio 1861 veniva inaugurata la prima seduta del parlamento italiano, che il 17 marzo successivo
votava la trasformazione del regno di Sardegna in regno d’Italia e nella quale Vittorio Emanuele 2° venne proclamato re. La
forte passione nazionale che animò tutto il suo regno garantì il necessario consenso alla soluzione monarchica e sabauda
del Risorgimento. Sotto il suo regno trovarono soluzione molti dei problemi che assillavano il nostro paese: con la 3^ guerra
d’indipendenza nel 1866 anche il Veneto entrava a far parte del regno d’Italia che finalmente nel 1870 potrà coronare il sogno
di Roma capitale sede centrale dell’Italia unita. Fu in questi decenni che trovò soluzione la piaga del brigantaggio che affliggeva l’Italia meridionale. Nel 1878 salì al trono il figlio Umberto. Nel corso del suo regno numerose furono le innovazioni nel
campo sociale, nonché l’avvio di quel processo di industrializzazione che avrebbe portato l’Italia, ad affiancarsi ai paesi più
avanzati d’ Europa. Umberto I dette prova di grandi doti di generosità in occasione delle numerose calamità che punteggiarono
il suo regno. Sul piano istituzionale, nel 1882 condusse l’Italia fuori dall’isolamento, mentre si stava intensamente sviluppando
il commercio sia interno che estero. Sul piano sociale nel 1889 venne abolita la pena di morte. E’ tuttavia rimasto noto anche
per avere utilizzato le forze armate, causando decine di morti, per reprimere gli scioperi e le manifestazioni popolari a Milano
nel 1898.
Umberto I muore a Monza il 29 luglio del 1900; gli succede Vittorio Emanuele III che si dimostrò favorevole ad una ripresa
dello Stato.
Furono sviluppate l’industria tessile, elettrica, siderurgica, automobilistica e fu potenziata la rete ferroviaria che permise le
comunicazioni con l’estero; nel 1913 si tennero le prime elezioni a suffragio universale maschile. Purtroppo il suo regno subì
danni da ben due guerre mondiali; la grande guerra del 1915 – 1918 si concluse vittoriosamente. La sua popolarità crebbe
con la costante presenza in prima linea e soprattutto con la sua decisiva azione dopo Caporetto. Dopo l’esperienza complessa
del fascismo, e dopo lo sbarco alleato in Sicilia, il 25 luglio 1943 Vittorio Emanuele III nominò capo del Governo il maresciallo
Badoglio.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 lasciò il potere al figlio Umberto, nominandolo Luogotenente Generale del Regno. Il
nuovo re Umberto II, a seguito del Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946, fu costretto a lasciare il suolo italiano dopo solo
1 mese di regno, per evitare una nuova guerra civile.
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Lo Statuto Albertino
Lo Statuto Albertino concesso dal re Carlo Alberto il 4 marzo 1848 fu esteso nel 1861 al regno d’Italia e restò in vigore fino al
1948: esso fu subito oggetto di opposte interpretazioni;i conservatori sostenevano che si trattava di un’elargizione spontanea del
sovrano,donava la Costituzione senza lasciarla imporre,dettava le condizioni senza riceverle. I liberali,al contrario,sostenevano
che la Carta Costituzionale non era un dono grazioso del sovrano,ma un patto,un accordo stipulato fra il re e la nazione con il
quale venivano riconosciuti i diritti del popolo,che già esistevano prima del patto stesso. La Corona aveva comunque un certo
potere perché il trono era ereditario ed il re,la cui persona veniva dichiarata “sacra e inviolabile” conservava un ruolo centrale
quale capo supremo dello Stato e del Governo: egli infatti aveva il comando su tutti i tipi di forze, ad esempio quelle armate.
Prima guerra mondiale
Il pretesto fu dato dall’attentato a Sarajevo, ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista serbo. L’Austria-Ungheria e la Germania emisero la dichiarazione di guerra alla Serbia il 28 luglio del 1914 e
nei giorni successivi anche contro Francia e Inghilterra .L’intenzione tedesca era di portare avanti una “guerra di movimento”,
rapida e veloce, ma il tentativo fallì: il conflitto si rivelò lungo ed estenuante, in quel che fu definita una “Guerra di Trincea”.
Dopo l’avanzata tedesca in Francia ed il blocco continentale operato dalla flotta inglese, nel 1915 anche l’Italia entra in guerra.
In quel periodo l’opinione pubblica era divisa in due fazioni, da una parte c’erano i “neutralisti”, dall’altra gli “interventisti”.Il
26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il
Patto di Londra. Il 24 maggio le truppe italiane entrarono in guerra. Sul fronte italo-austriaco, il conflitto si presentò subito estremamente lento, combattuto nelle trincee scavate nelle montagne del Friuli da soldati reclutati tra le fasce più povere della
popolazione. Nel 1917, si ribaltò la situazione, con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti a fianco della Triplice Intesa ed il
ritiro della Russia, impegnata entro i propri confini con la Rivoluzione. L’offensiva austriaca divenne sempre più pressante,
finché l’esercito italiano subì la famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917, con gravi ripercussioni anche sulla vita
economica e sociale del Paese. Ebbero infatti inizio una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il governo a
fare grandi promesse ai soldati, al fine di risollevarne il morale, evitando defezioni ed ammutinamenti. Il 1918 fu l’anno decisivo del conflitto, che segnò anche la conclusione della Prima Guerra Mondiale con la vittoria della Triplice Intesa. Sul fronte
italo-austriaco l’esercito italiano, guidato dal nuovo generale Armando Diaz, riuscì a conquistare Trento e Trieste, stipulando
un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace. La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi
perdenti, in particolar modo la Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra.
All’Italia furono concessi i territori del Trentino Alto Adige, Trieste ed Istria.
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Dallo smembramento dell’impero austro-ungarico nacquero quindi nuove realtà territoriali e politiche: l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. Rimase però sospesa la questione della città di Fiume, poiché non ne venne prevista l’annessione
all’Italia. Fu così che, nel settembre del 1919, un gruppo di volontari guidato dal poeta Gabriele D’Annunzio, prese possesso
della città, instaurandovi un governo provvisorio. In seguito, la città di Fiume venne annessa all’Italia con il trattato di Rapallo,
stipulato tra Italia e Jugoslavia.
Il fascismo e la dittatura
La fine della prima guerra mondiale non portò all’Italia i risultati attesi; il passaggio decisivo verso la democrazia venne bruscamente interrotto dalla nascita del fascismo di Benito Mussolini che con la forza, le minacce e i brogli elettorali, riuscì a imporre
il fascismo come unico partito politico italiano. Dal 28 ottobre 1922 occupò la carica di Capo del Governo per oltre venti anni
cancellando tutte le libertà politiche e sociali conquistate fino a quel momento dagli italiani. Impose al popolo nuove guerre
coloniali e di conquista in Etiopia, Spagna ed Albania; volle l’alleanza con il nazismo di Hitler ed emanò le famigerate leggi
razziali che diedero il via alle persecuzioni contro gli ebrei.
La Seconda Guerra Mondiale
Il trattato di Versailles nel1919 porta squilibri relativi all’assetto territoriale della Germania (corridoio di Danzica). Politica delle
alleanze della Germania: Patto d’acciaio con l’Italia e Molotov-Ribbentrop con la Russia. 1° settembre 1939 Hitler e la Russia
attaccano la Polonia. Si forma un’alleanza tra Inghilterra, Francia e Polonia contro la Germania ( l’Italia non partecipa militarmente alla guerra). Nella primavera del 1940 Hitler si prepara ad attaccare l’Occidente alleato: come avvenne per la 1^ guerra
mondiale Hitler entra in Francia occupando il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo ed entra in Francia attraverso la città di Sedan. Nel giugno dello stesso anno i tedeschi occupano Parigi. Convinto della fine immediata della guerra, dopo la caduta della
Francia, Mussolini decide di entrare in guerra il 10 giugno 1940. I fatti di guerra si rivelano però opposti alle sue aspettative:
perse una battaglia in Egitto e l’esercito italiano fu sconfitto su molti fronti. Nonostante l’Inghilterra rimanga sola a combattere,
non accetta le proposte di Hitler e si prepara a difendersi (il primo ministro inglese in quel periodo è Churchill). Nel giugno del
‘40 Hitler dà inizio all’operazione di invasione dell’Inghilterra (operazione Leone Marino). Tale operazione prevedeva un primo
attacco aereo e nonostante l’aviazione tedesca (Lufftwaffe) fosse potente fu contrapposta dalla Raf inglese (Royal Air Force),
che riuscì a difendere il paese anche dopo tre mesi di bombardamenti grazie ai RADAR. La conclusione dell’operazione LEONE MARINO non fu possibile perché l’attacco navale non fu sferrato. La Germania iniziava quindi a perdere colpi, a ciò si
aggiunsero anche le sconfitte in Grecia di Mussolini, e la perdita di territori italiani in Africa (Etiopia, Somalia e Eritrea) che
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cadevano nelle mani degli inglesi. Nonostante il patto Molotov- Ribbentrop nel 1941 Hitler attacca la Russia con l’Operazione
Barbarossa a cui si aggiunse anche un corpo di spedizione italiano. L’operazione si rivelò però fallimentare in quanto dopo
l’occupazione delle zone petrolifere del Caucaso la Russia decise di utilizzare la strategia dell’arretramento (gia usata nella
guerra precedente). Nel 1941 negli Stati Uniti il presidente Roosevelt organizzò il New Deal per far riprendere l’ America dalla
crisi del 1929.
Nello stesso anno, però, il Giappone attaccò il Pearl Harbour alle 8 del mattino del 7 dicembre. Qui soggiornava la flotta americana del Pacifico. A mezzogiorno della stessa mattinata il Giappone inviò la dichiarazione di guerra alla Casa Bianca. I danni
subiti a Pearl Harbour furono enormi.
Nel 1943 le sorti della guerra si rovesciarono su tutti i fronti provocando il graduale ritiro di giapponesi e tedeschi e causando
ulteriori tragedie in Italia: sul fronte russo i tedeschi vennero annientati , come su quello africano le truppe italiane e tedesche
e su quello del Pacifico i giapponesi. Dal 1943 al 1945 l’Italia divenne un fronte di guerra dove gli alleati anglo-americani, i
partigiani e gli antifascisti combattevano contro i nazisti e i fascisti.
Con lo sbarco in Normandia del 6 giugno del 1944 o D-Day le truppe anglo-americane arrivarono con successo in Francia
(Operazione Overlord). Pochi mesi dopo Parigi insorse e scacciò i tedeschi accogliendo trionfalmente il generale Charles De
Gaulle, che da Londra aveva coordinato la Resistenza francese.
Nel marzo del 1945, dopo aver liberato il Belgio e l’Olanda, le forze americane penetrarono da occidente in Germania, mentre
quelle sovietiche vi entravano da oriente.
In quei mesi Hitler si rinchiuse nel bunker con Eva Braun ed altri suoi fedelissimi. Poi, nell’ atto disperato di salvare Berlino,
ordinò la leva dei quattordicenni, che peggiorò solamente le cose fino alla resa della Germania avvenuta l’8 maggio 1945.
Continuava invece la guerra nel Pacifico. Il governo giapponese resisteva e mandava i kamikaze a schiantarsi contro le navi
portaerei americane .
Roosevelt morì nel 1945 e gli successe Harry Truman, il quale decise di continuare rovinosamente il progetto del precedente
presidente: la costruzione di un’ arma letale, di enorme potenza, che nelle mani dell’ umanità non avrebbe potuto sicuramente
essere una buona cosa.
Lavorò sul progetto un’ equipe di grandi fisici, e a progetto terminato Truman inviò un ultimatum al Giappone il quale si rifiutò
di arrendersi. Così il 6 agosto del 1945 la bomba atomica venne lanciata su Hiròshima ed il 9 agosto dello stesso anno su
Nagasàki. Le perdite a livello di esseri umani furono enormi e si prolungarono anche negli anni successivi.
Il 2 settembre 1945 anche l’ Impero Giapponese fu costretto alla resa, esattamente sei anni e un giorno dopo l’inizio della
seconda guerra mondiale.
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Dopo più di vent’ anni di dittatura fascista ed in seguito alla più sanguinosa guerra che la storia dell’ umanità avesse mai conosciuto e di cui lo stesso fascismo era stato corresponsabile, si posero le basi del nuovo Stato italiano. Alla base della nuova
società furono posti gli stessi valori che avevano ispirato la Resistenza e la lotta contro il nazifascismo: i valori della democrazia, della libertà, della giustizia e della solidarietà a cui la maggioranza degli italiani aspirava.
Il 2 giugno 1946 il popolo italiano tornava a votare liberamente per la prima volta dopo oltre venti anni per scegliere
i propri rappresentanti al Parlamento e, soprattutto, per scegliere se continuare a dare fiducia alla monarchia che
aveva voluto il fascismo o fondare una nuova Repubblica democratica. Seppur di misura la vittoria della Repubblica
contro la Monarchia apparve subito chiara ed inequivocabile.
Il 25 giugno 1946 venne insediata l’ Assemblea Costituente che, in rappresentanza del popolo, avrebbe elaborato la nuova
Costituzione. Una commissione composta da 75 membri rappresentativi di tutta l’ Assemblea ricevette l’ incarico di redigere un
progetto che avrebbe dovuto servire da base per la successiva discussione. Dopo circa sei mesi di attività, la Commissione
presentò il suo lavoro all’ Assemblea che nel corso di quasi tutto il 1947 discusse, integrò, modificò, articolo per articolo, quella
prima proposta e, finalmente, il 22 dicembre dello stesso anno approvò a larghissima maggioranza il testo definitivo della
Costituzione, che rifletteva il clima di fermento politico dell’ immediato dopoguerra. Successivamente venne promulgato dal
Capo Provvisorio dello Stato, ed entrò in vigore il primo gennaio 1948. Il 31 gennaio l’ Assemblea Costituente si sciolse. Per la
prima volta nella storia dello Stato unitario gli italiani avevano una Costituzione elaborata direttamente dai loro rappresentanti
liberamente e democraticamente eletti.
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Il Voto alle Donne
Le donne, fin dall’alba dei tempi, hanno lottato duramente e costantemente
per difendere i propri diritti, invano. Anche riguardo al voto, la situazione
era la stessa; fino a quel fatidico giorno, che lasciò un segno indelebile nella storia del nostro
Paese. 2 giugno 1946: le donne ebbero, finalmente, la possibilità di accedere ai seggi elettorali.
Per secoli vissero emarginate e sottomesse dalla società, che credeva fermamente nell’assoluta superiorità
del sesso maschile. Erano inoltre considerate incapaci di
svolgere le mansioni compiute abitualmente dagli uomini,
così come gli uomini erano considerati superiori al lavoro
casalingo. Tali ruoli erano stati attribuiti già nel 1700 ed erano considerati doveri coniugali
irrinunciabili. Nonostante le donne apparissero indifferenti alle discriminazioni che venivano loro inflitte, la loro consapevolezza cresceva, ma non aveva conseguenze sul loro
stile di vita.
Le cose cominciarono a cambiare con le rivoluzioni di
fine secolo, quando le donne iniziarono a chiedere con
fermezza i diritti di uguaglianza e tornarono a lavorare
fuori della propria abitazione, spinte dalle necessità economiche.
Fu nel ‘900 che le donne ottennero risultati soddisfacenti,
sia nell’ambito del lavoro, che in quello dei diritti.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le donne vennero chiamate nelle fabbriche
a ricoprire gli incarichi lasciati vacanti dagli uomini, ottenendo così il loro
primo successo; finito il conflitto, però furono costrette a rinunciarvi.
Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale si ripeté lo schema precedentemente collaudato, ma questa volta andò diversamente; l’espansione economica
del dopoguerra permise loro di mantenere i propri posti di lavoro.
Ancora più difficoltosa, è stata la lotta per vedere riconosciuti i propri diritti; la
prima battaglia politica di questo secolo, fu portata avanti dalle suffragette inglesi.
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La battaglia riprese più ardore alla fine degli anni ’60, con le donne scese
inpiazza per costruire una società di uguali.
Un contributo decisivo in questa direzione è stato dato dall’ONU.
Oggi possiamo affermare che nella maggior parte delle nazioni mondiali,
i diritti delle donne sono legalmente riconosciuti; ma non è ancora stata
raggiunta la completa uguaglianza dei sessi.
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Sintesi Costituzione
La Costituzione è il documento che, posto al di sopra di tutte le leggi dello Stato, tutela il cittadino in ogni aspetto della sua
vita individuale e sociale. E’ la legge fondamentale dello Stato, in cui sono enunciati, in modo sintetico, i diritti inviolabili dei cittadini e i principi fondamentali di tutto l’ordinamento giuridico dello Stato. Regola i rapporti tra Stato e società civile e definisce
l’organizzazione dello Stato e i rapporti tra i suoi vari organi. La Costituzione si apre con i Principi fondamentali, è divisa in due
Parti e si chiude con le Disposizioni transitorie e finali.
E’ composta di 139 articoli.
I Principi fondamentali
I Principi fondamentali sono dodici, formano una premessa al testo della Costituzione e stabiliscono le basi della vita democratica.
PARTE I (articoli 13-54) diritti e doveri dei cittadini:
La I parte è composta da 42 articoli che si occupano dei seguenti ambiti :
- Rapporti civili
- Rapporti etico-sociali
- Rapporti economici
- Rapporti politici
- Rapporti civili (dall’articolo 13 al 28)
Le libertà individuali: la libertà è un valore sacro, il domicilio è inviolabile, ogni cittadino può soggiornare e circolare liberamente; ogni persona ha il diritto di professare liberamente il proprio credo e di esprimere il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di comunicazione.
Le libertà collettive: i cittadini italiani hanno il diritto di riunirsi e di associarsi liberamente ad esempio in partiti, sindacati, etc.
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- Rapporti etico-sociali (dall’articolo 29 al 34)
La famiglia: la Repubblica italiana riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e i genitori hanno il diritto
e il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli.
La salute: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto di ogni cittadino.
L’arte e la cultura: l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La scuola: la scuola è aperta a tutti e l’istruzione è obbligatoria.
- Rapporti economici (dall’articolo 35 al 47)
L’organizzazione del lavoro: la Repubblica tutela il lavoro, il lavoratore, le organizzazioni sindacali, la cooperazione e il diritto
di sciopero.
La proprietà: può essere pubblica o privata.
- Rapporti politici (dall’articolo 48 al 54)
Le elezioni: sono elettori tutti i cittadini italiani maggiorenni; il voto è personale, libero e segreto ed è un dovere civico. Tutti i
cittadini possono essere eletti purché abbiano almeno 25 anni per la Camera e 40 per il Senato.
I doveri: tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva; tutti i cittadini
devono osservare la Costituzione e le leggi, difendere la Patria.
PARTE II (articoli 55-139) ordinamento della repubblica
- Il Parlamento
- Il Presidente della Repubblica
- Il Governo
- La Magistratura
- Le Regioni, le Province, i Comuni
- Le garanzie costituzionali
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- Il Parlamento (dall’articolo 55 al 82)
Il Parlamento è un organo bicamerale, composto da due camere o rami: la Camera dei Deputati (630 membri) e il Senato della
Repubblica (315 membri più i Senatori a vita).
Il Parlamento viene eletto per la durata di cinque anni. Il periodo intercorrente tra una elezione e l’altra si chiama legislatura.
Il Parlamento esercita il potere legislativo, elegge il Presidente della Repubblica e controlla il Governo.
- Il Presidente della Repubblica (dall’articolo 83 al 91)
Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità e la continuità dello Stato.
Può essere un qualunque cittadino avente almeno 50 anni d’età e deve essere eletto dalle due Camere.
Il Presidente della Repubblica resta in carica sette anni, dopo di che diventa Senatore a vita.
I poteri principali del Presidente della Repubblica sono: firmare le leggi, nominare il Capo del Governo e sciogliere le Camere.
- Il governo (dall’ articolo 92 al 100)
Il Governo detiene il potere esecutivo. E’ l’organo costituzionale a cui spetta la funzione di individuare e tradurre in concreti
programmi d’azione l’idea politica espressa dagli elettori e dal Parlamento.
Il Governo può emanare dei decreti legge che dovranno essere approvati, entro 60 giorni, dal Parlamento.
Esso comprende:
- il Presidente del Consiglio dei Ministri;
- i Ministri.
- La magistratura (dall’articolo 101 al 113)
La Magistratura è l’organo costituzionale che esercita il potere giudiziario, cioè ha il compito di stabilire se un cittadino ha
violato le leggi e di infliggergli una giusta pena a seconda del reato. La Magistratura è costituita da giudici o magistrati che
accedono alla carica per concorso.
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- Le regioni, le province, i comuni (dall’articolo 114 al 133)
Gli enti locali: la Repubblica si divide in regioni, in province, città metropolitane, comuni che esercitano propri poteri e funzioni
secondo i principi della Costituzione. L’art. 116 afferma che la Sicilia, la Sardegna, il Trentino-Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia
e la Valle d’Aosta sono regioni a statuto speciale.
I doveri delle regioni: le regioni hanno il compito di assicurare i servizi per migliorare la vita degli abitanti tutelando la sicurezza,
le possibilità di spostamento, l’igiene pubblica, la sanità e l’istruzione con i dovuti mezzi.
Gli organi delle regioni: il Consiglio regionale esercita il potere legislativo, la Giunta esercita il potere esecutivo e il Presidente
della Giunta rappresenta la repubblica.
Analoghi organismi sono previsti per province e comuni.
- Le garanzie costituzionali (dall’articolo 134 al 139)
La corte costituzionale: è composta da quindici giudici e ha il compito di giudicare se le leggi proposte rispettano la Costituzione.
La revisione della Costituzione:
le leggi di revisione della Costituzione devono essere approvate seguendo precisi tempi e modi.
Disposizioni transitorie e finali
Sono poste alla fine della costituzione diciotto disposizioni transitorie e finali. Le più importanti sono la XII, la XIII, la XIV.
La XII afferma che è proibito ricostituire il partito fascista;
la XIII vietava ai Savoia di rientrare in Italia, di essere elettori, di essere eletti, ma questa disposizione è stata annullata recentemente;
la XIV afferma che non sono più riconosciuti i titoli nobiliari perché i cittadini sono tutti uguali.
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Principi Fondamentali Della Costituzione Italiana (Art. 1-12)
Articolo 1
L’Italia è una repubblica democratica,fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della costituzione.
Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo,sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,
e richiede l’adempimento dei doveri inderogabile di solidarietà politica,
economica sociale.
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,di razza,di lingua,di
religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra
al progresso materiale o spirituale della società.
Articolo 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più
ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del
decentramento.
Articolo 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
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Articolo 7
Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti
Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Articolo 8
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla Cattolica hanno
diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con
lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Articolo 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione.
Articolo 10
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione
giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia
impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel
territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati
politici.
Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Articolo 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
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Gli studenti al lavoro nell’aula d’informatica
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Commento articoli Costituzione
articolo 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
L’articolo 1 fissa in modo solenne il risultato del referendum del 2 giugno 1946: l’Italia è una
repubblica. I caratteri che distinguono la forma repubblicana da quella monarchica sono soprattutto due:
- L’elettività (i cittadini costituiscono l’elettorato)
- La temporaneità delle cariche pubbliche.
L’accesso alle cariche non avviene per ereditarietà e per appartenenza dinastica, ma, appunto, per elezione, e la durata in carica non può mai essere a vita (se si esclude il caso
particolare dei pochi senatori a vita) ma limitata ad un tempo fissato dalla legge. Diventa
chiaro, in questo modo, anche il significato etimologico della parola repubblica: lo Stato non
è un patrimonio familiare e dinastico che si possa trasmettere ereditariamente come un bene
qualsiasi, ma è invece una “res publica”, appunto una cosa di tutti. Coloro che sono temporaneamente chiamati a svolgervi un
importante ruolo di direzione politica non ne sono i proprietari, ma i servitori. E i governati non sono sudditi ma cittadini, che
devono essere messi in condizione di esercitare la loro sovranità.
L’articolo 1 stabilisce il carattere democratico della repubblica. Come spiega l’etimologia del termine democrazia (dal greco:
demos, popolo e kratìa, potere), la sovranità, cioè il potere di comandare e di compiere le scelte politiche che riguardano la
comunità, appartiene al popolo anche se indirettamente tramite elezioni o votazioni. Ogni cittadino sceglie i propri rappresentanti che si occuperanno di gestire”cose pubbliche”. Vi è un caso particolare di democrazia diretta, in cui il popolo italiano può
prendere delle decisioni riguardo le leggi in vigore: il referendum abrogativo, mediante il quale si possono cancellare le leggi
votando se mantenerle o no. L’articolo definisce i diritti politici del cittadino, quelli cioè che garantiscono la sua effettiva partecipazione alla direzione politica del Paese, la sua concreta possibilità di concorrere, insieme agli altri cittadini, a determinare le
scelte politiche del Comune, della Provincia, della Regione, dello Stato, e dell’Unione europea. Sono elettori tutti i cittadini che
hanno compiuto i diciotto anni, mentre per l’elezione del Senato quelli che hanno compiuto i venticinque anni.
Il primo articolo sottolinea anche in modo particolare, oltre l’identità repubblicana dello Stato, come la Nazione sia fondata sul
lavoro per rendere l’Italia economicamente, culturalmente e tecnologicamente più progredita.
Prima di arrivare alla forma tuttora vigente, vennero esposte varie proposte.
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La prima di Mario Cevolotto ometteva la fomula”…fondata sul lavoro” e fu presentata il 28 Novembre 1946, ma non fu approvata.
Aldo Moro chiese di inserire un riferimento al lavoro.
Palmiro Togliatti presentò una seconda proposta “ L’Italia è una Repubblica democratica di lavoratori” ma non fu approvata.
Amintore Fanfani presentò la formula attuale che fu appoggiata dai Partiti Comunista e Socialista Italiano. Il 22 marzo 1947 fu
approvato l’articolo 1 della Costituzione Italiana.
articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
L’articolo 3 fissa il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e quindi il divieto
di trattamenti di favore o sfavore. La Costituzione indica alcuni espliciti divieti di discriminazioni e
impone l’eliminazione di ogni ostacolo che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne
nella vita sociale, culturale ed economica.
Se consideriamo la parità tra uomo e donna, è piuttosto diffusa l’opinione secondo cui il problema sarebbe ormai superato: le donne votano, hanno gli stessi diritti degli uomini, le stesse
opportunità di studio e di lavoro. A livello giuridico, in effetti, molte discriminazioni sono cadute
e nella maggior parte dei settori la condizione della donna è equiparabile a quella dell’uomo. Il
problema della parità, tuttavia, appare ancora oggi non risolto del tutto. Alcune discriminazioni permangono: è il caso del cognome di famiglia, poiché i figli acquisiscono automaticamente il cognome del padre e non quello della madre, o di entrambi,
o di uno dei due a scelta, come avviene in altri ordinamenti. La legislazione, inoltre, non è alle volte sufficiente ad assicurare
una parità effettiva. È dimostrato per esempio, come le donne continuino a guadagnare meno degli uomini e la maternità costituisca tuttora un freno per la carriera delle donne. La Costituzione entrò in vigore nel 1948 ma solo nel 1963 si garantì alla
donna l’accesso a tutte le cariche, professioni, impieghi pubblici, compresa la magistratura;
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nel 1979 si sancì la parità retributiva tra uomo e donna; nel 1992 si riconobbe la parità tra uomo e donna per l’accesso alla
cittadinanza e nel 1999 le donne furono ammesse al servizio militare. Un’ altra data importante è il 1975, in cui fu approvata la
riforma del diritto di famiglia e si giunse all’affermazione, quale regola dei rapporti tra coniugi, del principio di parità. Su questo
principio vengono inoltre basati i doveri verso i figli, la titolarità e l’esercizio della potestà. L’evoluzione del diritto di famiglia ha
risentito molto profondamente dell’evoluzione della società italiana e della trasformazione del ruolo della donna.
Per applicare il principio di questo articolo della Costituzione, la legislazione italiana ha cercato anche di agevolare l’inserimento
delle persone diversamente abili nel mondo del lavoro. Infatti sono tenuti all’assunzione obbligatoria, come previsto dalla L.
68/99, art. 3, tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, di una quota di disabili in proporzione al numero di dipendenti. Si sono ottenuti buoni risultati anche per quanto riguarda l’inserimento, nei vari ordini di scuola, di alunni svantaggiati, grazie a due leggi
che prevedono l’assunzione di insegnanti specializzati e all’individualizzazione dei programmi e delle prove d’esame. Tuttavia
le barriere architettoniche costituiscono ancora un ostacolo alla mobilità, nonostante sia stata emanata una legge a riguardo.
Per rendere effettiva l’uguaglianza tra i cittadini,indipendentemente dalle loro possibilità economiche, lo Stato dà inoltre a tutti
la possibilità di accedere, gratuitamente o con il pagamento di un ticket, a prestazioni sanitarie come farmaci, analisi, visite e
ricoveri grazie al Servizio Sanitario Nazionale.
Per quanto riguarda la scuola, lo stato prevede l’obbligatorietà dell’istruzione fino a 16 anni e provvede a fornire dei contributi
per le famiglie più disagiate economicamente, per evitare discriminazioni a causa del basso reddito. Nel 1859, quando entrò in
vigore la legge Casati, la scuola era obbligatoria solo per i primi tre anni della scuola elementare e solo alla fine del XIX secolo
i governi iniziarono a considerare l’istruzione come un diritto. Le conquiste più grandi si ottennero però con l’avvento della
Repubblica. Nel 1963 l’istituzione della scuola media unica prolungò l’obbligo fino ai 14 anni; nel 2000, con la riforma dei cicli
scolastici, si spostò ancora l’obbligo fino ai 15 anni poi, con la legge del 2003, fino ai 18 anni. Infine l’ultima riforma del 2007
prevede l’obbligo scolastico fino a 16 anni.
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articolo 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più
ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del
decentramento.
Il
L’azione dello stato non si limita alle iniziative degli organi centrali, ma viene
ripartita su tutto il territorio nazionale.
decentramento amministrativo consiste proprio in questa spartizione dei compiti
dello Stato con organismi distribuiti in modo razionale in tutto il territorio, i quali
godono di una certa liberta di decisione e di azione. Questi organismi sono gli
Enti locali,
cioè enti che governano su territori delimitati entro precisi confini: la Regione, la
Provincia, il Comune e la Città metropolitana.
La Regione
Il territorio italiano è tradizionalmente suddiviso in venti Regioni, le quali riflettono in buona misura le antiche ripartizioni degli Stati precedenti l’unificazione
dell’Italia. Cinque di esse si possono definire Regioni a statuto speciale. Le altre sono dette Regioni a statuto ordinario.Ogni
regione ha il suo centro in una città che ospita gli uffici degli organismi regionali e che costituisce il capoluogo di regione.
Le Regioni sono enti pubblici comprendenti più Province. Hanno potere in materia di agricoltura, artigianato, industria, istruzione, sanità e turismo e possono emanare leggi valide nel loro territorio, a patto che non contraddicano le leggi dello Stato.
Sono rette da un Presidente eletto, da una Giunta e da un Consiglio regionale eletto.
Le Regioni a statuto speciale: la Sardegna e la Sicilia, in quanto isole hanno sviluppato nel corso della storia caratteristiche
sociali ed economiche molto particolari rispetto al resto del paese; la Valle D’Aosta, il Friuli Venezia-Giulia ed il Trentino AltoAdige sono regioni su cui ,in un lontano passato, i paesi confinanti avevano forte influenza.
La Provincia
Le Province sono enti pubblici comprendenti il territorio di più Comuni, guidate da un Presidente eletto con le stesse modalità,
sostenuto da una Giunta di sua scelta e da un Consiglio provinciale eletto. La Provincia si occupa della viabilità e dei trasporti,
dell’edilizia scolastica, della salute, del territorio e dell’ambiente.
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Il Comune
I Comuni sono enti pubblici che hanno il compito di amministrare un determinato territorio come una città o un paese; sono guidati da un Sindaco eletto dalla popolazione. Altri organi del Comune sono la Giunta, composta da persone scelte dallo stesso
Sindaco e un Consiglio eletto anch’esso dai cittadini. Il Comune ha la responsabilità dei servizi sociali della regolamentazione
delle attività commerciali, dell’organizzazione del territorio, dei servizi elettorali. Il territorio comunale può essere suddiviso in
Circoscrizioni sulla base del numero di abitanti. Non sono enti locali, in quanto prive di soggettività giuridica, ma ripartizioni del
Comune dotate di autonomia. Sono guidate dal Consiglio di circoscrizione e dal Presidente eletti dai cittadini.
La città metropolitana
E’ un ente amministrativo italiano, previsto dall’Articolo 114, dopo la riforma dell’Ordinamento della Repubblica del 2001 con la
modifica del Titolo V della Costituzione. Consiste nel sostituire le province con le città metropolitane. Ne possono far parte le
Circoscrizioni del Comune capoluogo, trasformate ed eventualmente accorpate in Municipi ed i Comuni limitrofi, strettamente
integrati all’area urbana. All’ente sono state attribuite le funzioni della Provincia e parte delle funzioni di interesse sovracomunale proprie dei singoli Comuni.
articolo 7
Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti
Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Parlando di Costituzione, il discorso non può non fermarsi, su una figura chiave considerato uno
dei padri del testo costituzionale: Don Giuseppe Dossetti.
Fa elaborare la prima parte della Costituzione, fondata sulla cristiana esaltazione prioritaria
dell’uomo, per cui ancora oggi Dossetti è sentito come padre di una costituzione di valori e non di
regole. E proprio alla prima parte della Costituzione ha dato un contributo decisivo,quello di fondare una nuova democrazia, nella distinzione tra lo Stato e la Chiesa, sull’ispirazione cristiana del
concetto di persona. Si deve al suo lavoro la formulazione dell’articolo 7, che affronta il problema
dei rapporti tra lo Stato e Chiesa, regolati dai Patti Lateranensi del 1929
Dossetti indicò i principi fondamentali ed intangibili: l’unità e indivisibilità della Repubblica, in
sostanza la prima parte della Costituzione. Concludiamo citando una frase espressa da Romano Prodi a proposito di Don Dossetti: “con ispirazione profonda, civile, e spirituale, ha saputo comunicare cristianesimo e resistenza nel più crudo inverno
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della nostra storia, quando il diritto e la dignità erano calpestati”. L’Assemblea Costituente discusse a
lungo se la Costituzione repubblicana dovesse accogliere o meno i Patti Lateranensi,che regolavano
i rapporti tra Stato e Chiesa. Questi patti, stipulati nel 1929 durante il periodo del fascismo, avevano
segnato la conciliazione fra lo Stato Italiano e la Santa Sede, i cui rapporti della presa di Roma in poi
erano stati molto tesi.
I Patti prevedevano il reciproco riconoscimento fra Stato Italiano e Stato
della città del Vaticano e comprendevano un Concordato in cui si precisavano i rapporti fra lo Stato e la Chiesa: alla Chiesa cattolica venivano riconosciute alcune prerogative; fra le più importanti il diritto di celebrare i matrimoni validi anche per lo Stato e dichiararne la
nullità, e l’insegnamento della religione cattolica come “fondamento e coronamento dell’istruzione”
nelle scuole statali.
Nell’Assemblea Costituente molti sostenevano che non si poteva accettare che la Chiesa avesse
diritto d’intervenire nell’ambito dei poteri dello Stato.
Ma infine fu approvato l’articolo 7, che prevedeva che i rapporti tra Stato e Chiesa siano regolati dai
Patti Lateranensi. Si volle in questo modo evitare una spaccatura fra laici e cattolici ed assicurare
al paese la pace religiosa.
Giorgio Napolitano
e Benedetto XVI
articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Tutte le norme costituzionali sono pervase dal rispetto per la libertà e la personalità umana, e non c’ è articolo in cui non si
parli di diritto, democrazia ed uguaglianza. Forse ciò è dovuto anche al fatto che proprio i membri della Assemblea Costituente
avessero vissuto in prima persona soprusi, discriminazioni e violenze durante la Seconda Guerra Mondiale.
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A causa di ciò, tra i Principi fondamentali è stato inserito un articolo di chiaro e lampante significato:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Si era infatti appena usciti dall’immane conflitto il quale aveva dilagato il mondo, e gli animi erano
ancora pervasi dall’orrore e dall’abominio delle violenze perpetrate.
Quindi l’articolo 11 afferma che lo Stato Italiano non deve per alcun motivo utilizzare la guerra
come mezzo offensivo verso altre nazioni; di conseguenza non ha facoltà di mandare le proprie
truppe in soccorso a situazioni di carattere conflittuale.
In questo articolo è lampante il fatto che si sottolinei la volontà di limitare l’uso delle armi alla difesa
dello Stato; purtroppo le armi non dovrebbero mai essere usate, e tutti noi possiamo immaginare
quanto il presente articolo sia messo in pratica.
Infine, siamo certi che gli articoli della nostra Costituzione siano fondamentali ed alquanto equi,
ma non interamente messi in pratica, e citiamo una frase alquanto famose espressa da Albert
Einstein: “Non ho idea di quali armi si utilizzeranno per combattere la Terza Guerra Mondiale, ma
sono certo che la Quarta sarà combattuta con le clave”.
articolo 12
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
La bandiera Italiana rappresenta il simbolo dell’unità di tutto il popolo. La prima Bandiera nacque a Reggio Emilia il 7 Gennaio
1797. Anticamente i territori Italiani, conquistati da Napoleone, furono organizzati in “Repubbliche Sorelle” che adottarono la
Costituzione del 1795. Nacque il Tricolore Italiano (ispirato alla Bandiera rivoluzionaria Francese) simbolo di un “nuovo mondo”
più aperto e libero.
Inizialmente, per opera di Carlo Alberto,la scudo dei Savoia fu sovrapposto alla Bandiera Tricolore, nel campo bianco. Il Tricolore, simbolo di libertà e identità nazionale, ha alle sue spalle una lunga storia fatta di eventi e grandi uomini.
Ecco le principali date:
7 Gennaio 1797: Nella seduta del 7 gennaio 1797 i delegati della Repubblica Cispadana, accogliendo una mozione di Giuseppe
Compagnoni, decretano “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e
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rosso”. Nasce così il Tricolore come vessillo nazionale. La prima bandiera tricolore Cispadana ha i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il
verde in basso. Al centro è dipinto il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l’unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Le
lettere “R” e “C”, poste ai lati sono le iniziali di Repubblica Cispadana. La ricostruzione
storica del primo tricolore è di Ugo Bellocchi.
1798:Il Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, nella seduta dell’11 maggio 1798 istituisce “La bandiera della Nazione Cisalpina”
1848: Un’ondata rivoluzionaria percorre tutta l’Europa, facendo del 1848 “l’anno dei miracoli”. I milanesi, in cinque giornate di lotta accanita tra il 18 e il 22 marzo, costringono gli
austriaci a ritirarsi dalla città. Il 23 marzo Carlo Alberto rompe gli indugi e dichiara guerra
all’Austria: ha inizio la prima guerra di indipendenza. L’incarico di disegnare il modello
della nuova bandiera fu affidato a Bigotti, segretario del ministro dell’interno.
1849: Il 9 febbraio si costituisce la Repubblica Romana che decreta la fine del potere
temporale e adotta come bandiera il tricolore. L’estrema difesa della Repubblica dagli
attacchi delle truppe francesi, vede il sacrificio, tra gli altri, anche di Goffredo Mameli,
autore dell’inno nazionale.
1861: Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 marzo
viene proclamata la Costituzione del Regno d’Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente
come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei
Savoia, orlato d’azzurro e sormontato dalla corona reale.
1897: A Reggio Emilia, il 7 gennaio 1897, il primo Centenario del Tricolore viene celebrato in modo particolarmente solenne.
E’ Giosuè Carducci a pronunciare, dall’atrio del Palazzo Comunale, l’orazione ufficiale.
Il Tricolore rappresenta la Patria ed in quanto simbolo rappresentativo dell’ Italia, deve essere rispettato e guardato con orgoglio. L’importanza dell’articolo 12, presente nella Costituzione Italiana, la preserva da qualsiasi modificazione, onorando il
nostro paese.
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I Presidenti della Repubblica
Enrico De Nicola (1946-1948)
Nacque a Napoli il 9 novembre 1877, si laureò in legge e fu uno dei più grandi avvocati italiani. Venne nominato
Deputato del Parlamento italiano nel 1909, ma si ritirò dalla vita politica a causa del Fascismo. Il 28 giugno 1946
venne eletto Presidente della Repubblica provvisorio. Fu nominato Senatore nel 1951-1952 e morì a Torre del
Greco il 1°ottobre del 1959.
Luigi Einaudi (1948-1955)
Nacque a Carrù il 24 marzo 1874. Si laureò in legge a soli 21 anni. Dopo la fine della guerra fu Governatore della
Banca d’Italia e venne eletto per i PLI Deputato dell’Assemblea Costituente. Tra il ‘47 e il ‘48 fu Vicepresidente
del Consiglio dei Ministri del quarto governo De Gasperi. Venne eletto Presidente della Repubblica l’11 maggio
1948. Morì a Roma il 30 ottobre 1961.
Giovanni Gronchi(1955-1962)
Nacque a Pontedera il 10 settembre 1887. Si laureò in legge ed insegnò filosofia tra il 1911 e il 1915. Venne
eletto Deputato e partecipò al governo Mussolini in qualità di sottosegretario dell’industria e del commercio e
Deputato dell’Assemblea Costituente. Tra il ‘48 e il ’55 fu presidente della Camera dei Deputati. Venne eletto
Presidente della Repubblica nel 1955. Morì a Roma nel 1978.
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Antonio Segni (1962-1964)
Nacque a Sassari nel 1891 e si laureò in legge. Con l’avvento del Fascismo si ritirò dalla vita politica. Fu tra i
fondatori della DC e nel 1946 venne eletto Deputato dell’Assemblea Costituente. Viene eletto Presidente della
Repubblica nel 1962. Si ammalò gravemente di trombosi nel 1964.Morì nel 1972.
Giuseppe Saragat (1964-1971)
Nacque nel 1898 a Torino. Si rifugiò prima a Vienna e poi a Parigi a causa del Fascismo. Rientrò in Italia nel
1943. Arrestato, fu rinchiuso per un breve periodo in carcere, da dove fu liberato dai partigiani. Deputato della
Costituente, fu eletto Presidente dell’assemblea. Si dimise da questa carica dopo la scissione con cui diede vita
ad un partito socialista filo-occidentale: il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (poi chiamato Partito Socialista
Democratico Italiano). Tra il 1947 e il 1964 fu Deputato e segretario del PSDI e più volte ministro. Nel ’64 venne
eletto Presidente della Repubblica. Morì a Roma nel 1988.
Giovanni Leone (1971/1978)
Nacque a Napoli il 3 Novembre 1908. Si laureò in legge nel ’29 e in scienze politiche nel ’30. Si iscrisse alla DC
nel ’44 e fu Deputato della Costituente. Nel ’67 fu nominato Senatore a vita. Nel 1971 venne eletto Presidente
della Repubblica. Si dimise nel ’78. Morì a Roma nel 2001.
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Sandro Pertini (1978/1985)
Nacque a Stella il 25 Settembre 1896. Si laureò in legge e in scienze politiche. Iscritto al Partito Socialista dal
1918 fu deciso oppositore del fascismo. Fu liberato il 7 agosto 1943 per riprendere subito la lotta antifascista,
partecipando a Roma, quel tragico 8 settembre dello stesso anno, ai combattimenti contro i tedeschi a Porta
San Paolo, insieme a Luigi Longo, Emilio Lussu e Giuliano Vassalli. Da Roma si diresse a Milano per partecipare
attivamente alla Resistenza come membro del CLNAI e con l’intento politico di riorganizzare il Partito Socialista.
Nel luglio 1944, dopo la liberazione di Roma, venne richiamato da Nenni al rientro nella capitale. Arrivato a
Genova non trovò il mezzo natante per raggiungere la Corsica, quindi convenne con Sogno sull’opportunità di attivarsi in tal
senso. L’11 agosto prese parte agli scontri per la liberazione della città, organizzando l’azione del partito socialista e la stampa
delle prime copie dell’Avanti. Venne eletto Deputato e Senatore, poi presidente della Camera dal 1968 al 1978 indi Presidente
della Repubblica. Morì a Roma il 24 Febbraio 1990 e fu sepolto a Stella (Savona), suo paese natale.
Francesco Cossiga (1985/1992)
Nato a Sassari il 26 Luglio 1928. Laureato in legge, ha insegnato diritto costituzionale nell’Università di Sassari.
Iscritto alla DC dal 1945 è stato Deputato tra il 1958 al 1983 . Nel 1983 è stato eletto al Senato. E’ stato eletto
Presidente della Repubblica il 24 giugno 1985 e si è dimesso il 28 aprile 1992.
Oscar Luigi Scalfaro(1992/1999)
Nato a Novara il 9 settembre 1918 si è laureato in legge ed è stato qualche anno Magistrato. E’ stato eletto all’
Assemblea Costituente e poi alla camera dei Deputati dal 1948 al 1992. È stato Ministro dei Trasporti nel 1966,
1968, 1972; della Pubblica Istruzione nel 1972; dell’ Interno nel 1983 e 1987.Il 24 aprile 1992 è stato eletto Presidente della Camera dei Deputati. È stato eletto Presidente della Repubblica il 25 maggio 1992, si è dimesso il
15 maggio 1999.
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Carlo Azeglio Ciampi(1999-2006)
Nato a Livorno il 9 dicembre 1920. Si è laureato in lettere nel 1941 e in legge nel 1946. Nel 1946 è stato assunto
presso la Banca d’ Italia. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 è stato Presidente del Consiglio.
Il 13 maggio 1999 è stato eletto Presidente della Repubblica italiana. Ha concluso il suo mandato nell’anno
2006
Giorgio Napolitano (2006-….)
Nasce a Napoli il 29 giugno 1925; è un politico italiano, undicesimo Presidente della Repubblica, in carica dal
10 maggio 2006. In precedenza era stato Presidente della Camera dei Deputati nell’XI Legislatura e Ministro
dell’Interno nel Governo Prodi I, nonché Deputato dal 1953 al 1996 e Senatore a vita dal 2005 fino alla sua
elezione alla prima carica della Repubblica. È il primo Capo dello Stato che abbia fatto parte del Partito Comunista Italiano.
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Gli studenti al lavoro nell’aula d’informatica
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Commenti alunni 3 C
Questa, a parer mio, è stata una delle esperienze più significative di tutti i miei tre anni di scuola media, perché non solo ci ha
fatto scoprire aspetti nuovi e molto importanti sulla nostra Costituzione e su come si sia formata, ma soprattutto perché l’intera
classe ha potuto collaborare e aiutarsi a vicenda per la realizzazione di un unico progetto.
Francesco Bedogni
Ho apprezzato questo progetto perché è stato interessante l’argomento e mi è piaciuto molto lavorare sui computer invece
che sui libri.
Agnese Bertani
Questo lavoro è stato molto interessante ma altrettanto difficile ed impegnativo. Mi è piaciuto perché ho conosciuto meglio la
nostra Repubblica e la sua Costituzione, ma anche perché ho potuto ricordare le persone che hanno caratterizzato la storia
dell’Italia.
Alessandra Biagini
Il progetto a cui abbiamo partecipato è stato utile per approfondire degli argomenti e per capire la realtà che hanno vissuto
molte persone allo scopo di conquistare la libertà. Oggi questo problema nel nostro paese non esiste più e fortunatamente
nessun diritto ci viene negato.
Paola Birra
Questo lavoro mi è piaciuto perché credo che sia stato un modo piacevole e interessante per conoscere la storia.
Aparecida Bolondi
Per noi il progetto di Istoreco è stato molto interessante, anche perché ci siamo occupate delle biografie di personaggi
dell’Assemblea Costituente e abbiamo potuto conoscere ciò che hanno fatto queste persone per la Costituzione Italiana.
Alice Busani e Mariangela Falcone
La realizzazione di questo progetto è stata impegnativa ma abbiamo ottenuto buoni risultati con grande soddisfazione. Siamo
inoltre riusciti a lavorare insieme, facendo un ottimo lavoro di squadra in cui abbiamo lasciato spazio alle nostre idee.
Alessia Casali
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Il lavoro svolto da me e dal mio gruppo è stato davvero bello… lungo ma bello! Ho scoperto molte cose interessanti sulla
Costituzione e l’articolo 3 (commentato da noi) ci ha insegnato che la parità dei cittadini, in tutti gli ambiti, è molto importante
ed è un diritto di tutti.
Cecilia Caselli
Il lavoro che abbiamo fatto sulla Costituzione nel 60° anniversario è stato, oltre che molto interessante, anche molto coinvolgente, perchè abbiamo lavorato a gruppi e perchè abbiamo approfondito l’argomento facendo varie ricerche. La professoressa
ci ha aiutato sotto certi punti di vista (l’ortografia e la pertinenza dei contenuti) ma per il resto abbiamo lavorato con la nostra
testa e questo, a lavoro finito, ci ha reso molto soddisfatti.
Francesca Coluccio
L’attività sulla Costituzione è stata istruttiva ed allo stesso tempo diversa dal solito ed i concetti sono stati appresi più velocemente che studiandoli sui libri. La Costituzione è un documento davvero interessante da studiare e capire.
Simone Fantini
Questo lavoro è stato lungo e un po’ difficile, ma molto interessante e mi ha permesso di imparare molti concetti nuovi.
Giulia Fiorini
Questo percorso è stato molto interessante, educativo e diverso dalle solite attività. Ho capito meglio la storia della nostra Italia
e della nostra Costituzione.
Sara Fontanini
Penso che questa esperienza ci abbia aiutati a capire la Costituzione e i principi su cui si basa la Repubblica italiana e penso
che sia stata allo stesso tempo piacevole perché abbiamo lavorato in gruppo, imparando a collaborare tra di noi.
Chiara Frontiera
Questa esperienza è stata molto interessante per l’argomento svolto sulla Costituzione, che dovrebbe interessare tutti i cittadini e anche perché abbiamo lavorato al computer e non studiando come al solito sui libri.
Federico Incerti
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Questo lavoro è stato molto interessante, anche perché si facevano molte attività di gruppo e questo mi è piaciuto veramente
tanto!!!
Irene Incerti
Il progetto con la collaborazione di Istoreco mi è piaciuto molto perchè ho capito la sofferenza delle persone che hanno vissuto
quei tempi per dare a noi un mondo migliore.
Gerardo Lerose
Questa esperienza mi è piaciuta molto: è stata interessante, educativa e significativa ma allo stesso tempo complicata. Se ne
avessi l’occasione la rifarei.
Priscilla Malagutti
Il lavoro sulla Costituzione è stato secondo me uno dei più belli e interessanti dei tre anni delle medie. Il progetto ha coinvolto
tutta la classe, abbiamo capito meglio la Costituzione italiana e i personaggi che l’hanno scritta.
Giulio Mazzei
L’attività sulla Costituzione mi è piaciuta, anche perché è stata molto interessante e coinvolgente.
Sam Papini
Il lavoro sulla Costituzione è stato molto interessante ed educativo. Mi è piaciuto e lo rifarei.
Alessandro Paterlini
Il lavoro sulla Costituzione è stato molto interessante; è stato bello lavorare con i miei compagni imparando tante cose.
Pasqualina Ruocco
Questo progetto mi è piaciuto particolarmente perché ho svolto attività in un gruppo, imparando così a collaborare con i compagni, ma mi è piaciuto molto anche perché ho approfondito degli aspetti sulla Costituzione di oggi e sullo Statuto albertino del
passato e credo che questi concetti servano a tutti nel futuro.
Sebastiano Ruozi
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Mi è piaciuta molto questa esperienza perché è stata molto interessante, piacevole e coinvolgente. Abbiamo imparato tante
cose nuove sulla Costituzione della Repubblica italiana che ancora non sapevamo.
Lyubov Shram
Questa attività per me è stata molto bella e stimolante, in quanto ci ha fatto riflettere sul tema della Resistenza e sull’importanza
di essere delle persone con dei diritti e dei doveri, che hanno la possibilità di esprimere liberamente il loro pensiero.
Chiara Sirotti
Il lavoro sulla Costituzione è stato molto interessante, coinvolgente e bello.
Giacomo Villanova
Commenti della Classe 3^H
Questo lavoro è stato molto utile e divertente perché mi ha permesso di conoscere la storia della Costituzione.
Laura Ramora
Questo progetto è stato molto interessante ed è servito a migliorare la nostra cultura storica e la conoscenza delle vie della
nostra città.
Irene Di Maggio
Questo progetto è servito a farci conoscere la storia dell’Italia prima e dopo la Costituzione.
Credo che sia stato molto istruttivo.
Pugliese Giuseppe
Questo progetto è servito a conoscere la storia della nostra Costituzione a farci conoscere le vite dei personaggi a cui sono
intestate le vie della nostra città.
Leonardi Daniele
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Il progetto è stato molto interessante e piacevole,è stato utile per conoscere meglio la Costituzione della nostra Repubblica.
Corradini Francesco
Pavarini Alberto
Visentin Mattia
Questa esperienza è stata molto coinvolgente.
Abbiamo imparato tanto sui fatti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Bottazzi Athina
Bianco Valentina
Penso che questo lavoro sia stato molto interessante e proficuo: ci ha aiutato a capire come vanno davvero le cose in Italia.
Lucchetti Cristiana
Per me questo progetto è stato interessante perché ci ha fatto conoscere cose del passato.
Vivone Debora
Questo progetto mi è piaciuto tanto perché ho imparato qualcosa in più della storia italiana.
Turrini Claudia
Questo progetto è stato molto utile e piacevole perché mi è servito per capire meglio la storia.
Bastardi Elisa
Questo lavoro è stato veramente interessante perché ci ha fatto conoscere e capire il nostro Paese.
Sidi Jackline
Il progetto con Istoreco mi è piaciuto molto perché è stato notevolmente interessante e istruttivo.
Canovi Alberto
Questo progetto è stato molto interessante e utile per un arricchimento culturale.
Valli Elisa
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Questo progetto mi è piaciuto molto, è stato molto interessante ascoltare un partigiano che ha raccontato la vita dell’opposizione,
ma è stato anche bellissimo commentare gli articoli fondamentali della nostra Costituzione.
Basta Melissa
Questo progetto è stato interessante perché ci ha aiutati a capire ciò che è accaduto prima e dopo la nascita della Costituzione.
Magnani Alessia
Questo progetto è stato interessante perché abbiamo conosciuto la storia della nostra Costituzione.
Vitale Katja
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Indice
Elvira Lusenti, Introduzione
Saverio Maccagnani, “Il ‘48”
Michele Bellelli, “Che cosa è la Costituzione”
Foto classe III C
Foto classe III H
Presentazione Progetto
Foto incontro con storico e testimone
Biografie:
Nilde Iotti
Giuseppe Dossetti
Meuccio Ruini
Enrico De Nicola
Palmiro Togliatti
Alcide De Gasperi
Gli studenti al lavoro
Sintesi storica :
Unità d’italia
Lo Statuto Albertino
Prima Guerra Mondiale
pag. 3
pag. 5
pag. 7
pag. 8
pag. 9
pag. 10
pag. 11
pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 13
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18
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pag. 23
pag. 24
pag. 24
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La seconda Guerra Mondiale
pag. Referendum 2 giugno 1946 e voto alle donne
pag. Sintesi Costituzione
pag. Principi fondamentali, artt. 1-12
pag. I ragazzi al lavoro
pag. Commento articoli Costituzione art. 1
pag. art. 3
pag. art. 5
pag. art. 7
pag. art. 11
pag. art. 12
pag. I Presidenti della Repubblica
pag. Gli studenti al lavoro
pag. Che cosa hanno detto i ragazzi III C e III H pag. 60
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Centro Stampa
Comune di Reggio Emilia
stampato Maggio 2008
Circoscrizione
Comune di Reggio Emilia
I 60 anni della Costituzione
della Repubblica Italiana
Auguri dai ragazzi della Circoscrizione 5
In collaborazione con Istoreco e Scuola Media Statale “Sandro Pertini”
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I 60 anni della costituzione della repubblica Italiana