Ricordi di vita.
Una scrittrice sconosciuta.
Giulia Apollaro.
di Luigi Paternostro
Racconti calabresi.
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E’ con profonda gioia, grande rispetto, devozione quasi
filiale che voglio ricordare Giulia Apollaro e portar a
conoscenza, soprattutto dei mormannesi, la sua opera
letteraria contenuta in tre opuscoli che, credo, non esistono
neppure nella locale biblioteca.
Si tratta di Pennellate, Racconti calabresi e Trasparenze
edite a cura di Nicodemo Misiti, come si può
leggere nella prefazione di ognuno dei testi.
E stata mia cura trascriverli e presentarli,
attraverso questo giornale che ormai raggiunge
molti lettori destando apprezzamenti e
curiosità.
Di chi stiamo parlando?
Ovviamente attingo a personali ricordi, certamente non
esaustivi.
Sentii parlare di Giulia Apollaro, per la prima volta, da un
suo alunno, mio padre, che la ricordava quale maestra
affettuosa ed amorevole.
Più tardi, quando mi accinsi a ricercare ricordi di vita
paesana, altre persone, suoi ex alunni, mi raccontavano
episodi sconosciuti e inediti, maieuticamente riportati alla
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luce e impressi nella memoria elettronica della mia
telecamera.
Tutti la ricordavano con grande attaccamento.
Non è questa la sede per riportare le testimonianze raccolte
tutte legate al ricordo di una lontana infanzia a volte spesso
romanzata.
Attingo così alle personali reminiscenze.
I primi anni della mia professione di insegnante coincisero
con i suoi ultimi di servizio.
Ci fu tra noi una distanza abissale.
La mia inesperienza didattica, l’insicurezza e l’incapacità
del neofita, l’affannosa ricerca di un percorso
metodologico, s’incontrava con un ricco e codificato
costume intellettuale, per lei ormai naturale, che traspariva
dalla sua attenta e coinvolgente personalità e dal suo
benevole sorriso.
In esso mi illuminavo.
La vedo ancora nell’aula sita nella sua dimora come regina
di un regno di favola attorniata da alunne attente e devote.
Donna Giulia. Quel Don, era quella domina o quel
dominus non astratto ed iperuraniamente lontano, ma un
attributo di rispetto e di riconoscenza per una persona che
continuava a dedicare la sua vita all’infanzia di cui era stata
ed era innamorata e per la quale aveva speso e spendeva
tutto il suo essere, la sua passione, la sua intelligenza.
Da ragazzo fui circondato da tanti Don.
Erano Donn’Erminia, Don Nicola Maria, Donna Tirisina
Palermo, Don Attilio, Don Rafilucciu, Donn’Ada, Donna
Lisa, Donna Ida, Don Marcello e poi altri, tutti educatori
per intelletto e vocazione che segnarono solchi profondi
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nella società mormannese contribuendo notevolmente con
la loro opera alla crescita civile della comunità1.
Donna Giulia fu anche profonda conoscitrice della vita
sociale del paese provenendo, insieme agli altri ricordati
educatori, da una borghesia che s’era appena tolto l’abito
della povertà, combattuta con immani sacrifici.
Far studiare un figlio, specie se di famiglia numerosa,
significava, siamo ai primi del 1900, caricarsi di oneri
gravosi e sottoporsi a privazioni e rinunce d’ogni tipo.
Chi studiava si rendeva conto di dover far presto, che non
poteva paragonarsi ad giovani figli di quella residua nobiltà
che continuava a dilapidare in Napoli le ultime ricchezze di
famiglia.
Chi studiava quindi non solo lo faceva con lena ed impegno
ma non staccava mai la spina, come oggi si dice, da quelle
prese che erano il profondo humus di generazionale
provenienza.
Tale era Donna Giulia: una maestra nuova, per i suoi tempi,
immersa anche nel passato da cui riusciva a trarre, cosa che
fece specialmente per le sue riflessioni di scrittrice, quella
linfa vitale che secoli di storia avevano lasciato nell’aria
della tradizione locale e poi in quella della cultura
meridionale, nella calabresità.
In lei ho ritrovato anche parte del mio modo di scrivere
imbevuto ed immerso in quel paesanismo che mi ha spinto
a guardare e riguardare Mormanno rivoltandolo come un
calzino.
Donna Giulia fu poi anche poetessa. Ce ne occuperemo.
Leggiamo intanto i dieci racconti calabresi che seguono.
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Vedi altri miei scritti tra cui Uomini illustri di Mormanno, Mormanno un paese…nel mondo
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Vi troveremo tutto un sapore letterario nuovo, sofferto, una
introspezione analitica dell’animo umano, una visione della
natura come madre buona e generosa capace di sublimare e
le persone e trasformare tutto il loro sentire.
Incontreremo un raggio rutilante di speranza; una
montagna avvolta dal barbaglio del pomeriggi; la celerità
del pensiero che vive in un attimo tutti gli episodi di vita;
un’estate che con mani di miliardaria getta su rami areati
ciocche e mazzi di globetti bianco rosa come guance di
bimbi sani, ignei come pensieri infuocati; mediteremo
sull’inefficacia educativa degli scapaccioni, voleremo in un
lembo di spazio libero ed areato.
Questo ed altro troveremo nei Racconti, che fanno di Giulia
Apollaro una scrittrice attenta, impegnata, moderna,
cesellatrice della lingua che tratta come fiammella capace
di riscaldare i cuori e di lasciare orme incisive nella mente
dell’attento lettore cui affido le pagine che seguono.
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n° 67, dicembre 2011