ROMA. Martedì, 2 Gennaio ioi S. 462. I I - 1871 Anno Sem. Trim. L. 22 Boma e tirila Italia Svizzera . . . . . .. ; . . *« Germania, Austria, Egitto »». Francia . . . . . . . . . 42 Le Associazioni si contano dal 1° e dai ^ 6 del mese e si ricevono alla Tipografìa fìqcMedei è Ììipamvhlìj pressò i priricip'ah Librili, od agli Uffici postali do! Pegno. Lettcrp e Vaglia devono ^sscre diselli all'Amih i i i t i ' s f r a s s o a c d e i r i T A l L l A NtCOVA. !pmI!>is!i-g^'rone e la Direzione' d ^ Giornale risiedono in R O M A Via Monferrato, n. %o, G 50 5.0 -IO 9 H »» 42 22 12 58- 20 Ingh.iltyr.raBelgio, Spagna, Portogallo, («rpqia e Turchi^ CQ 52 Palazzo Perìcoli. \7 — I manoscritti inviati alia Direziono pon si restituiscono. Un numero separato costa in Roma 5 Centesimi j per le altreparti d'Italia GIORNALE POLITICO E LETTERARIO QUOTIDIANO. — tTq Le inserzioni nella 4.a pagina si ricevono esclusivamente dal signor E . E . OBLXEGRHT, Via del Corso, N. Numero arretrato costa 5 © Centesimi. Preghiamo vivamente quelle Direzioni di giornali ehe ci favoriscono il cambio a volerci spedire il giornale in Roma via Mon serrato, N. 25. IloiìUi, 1° fiefoiaio 1872. IL PROGRAM®A POLITICO DELLA. RIFORMA Che poteva desiderare di meglio H destra ehe siede in Monte Citorio dellq, dichiarazione falla dalla Riforma nel suq numero di ieri? La sinistra, o almeno la falange capitanata dall'onorevole Grispi, si propone di non scostarsi d'una sola linea dalk* condotta sin qui tenuta, A questo modo il regno della destra è assicurato indefinitamente. La Riforma trova il programma dj lutto un partilo nelle parole pronunciate alla Camera dal Crispi, il 13 dicembre; che cioè, in Roma debba cessare il sistema di eludere la legge fon lamentale dello Stato; perchè se la sinistra l'ha sopportato fin qui per non frapporre ostacoli al grande lavoro dell'unità nar zionale, ora è decisa di farla finita. La Riforma trascrive le parole dette dal Crispi in quella tempestosa seduta, ma, ci permetta d'osservarlo, non }psluaW mente. Il Crispi non disse : « Noi vogliamo che la Costituzione funzioni regolarmente affinchè duri, altrimenti, ve lo dico fram camenle, quello che abbiamo fallo contro gli altri governi, lo faremo anche contro jli.yQ? .». • ,.,,I:>J j on fan»* j !! .oMode Quest'ultima frase fece sensazione perchè suonava così: «Altrimenti cospireremo contro di voi, come abbiamo cospirato contro gli altri governi ». Ma poco monta? il significato è io stesso. L'opposizione parlamentare adunque, (credo per la centocinquantesima volta) minaccia la Monarchia di disertare gli APPENDICE UNA detti TALI A NUOVA PAGINA PER A.. . . . P. (Continuazione — Vedi N. 461) Ottimo fu l'effetto che produsse questo prò clama, sicché la fiducia cominciava a rinascere. I Sindaci di Parigi trattavano invece col Comi tato, ma te trattative procedevano lentamente II Comitato per affrettarle spedì della forza armata alla mairie del secondo circondario con alcuni delegati, i quali convennero coi magistrati municipali che le elezioni sarebbero prorogate al 30 marzo. — Il Comitato centrale non sanzionò l'operato dei suoi delegati e volle Je elezioni immediate, alle quali aderirono alcuni magistrati municipali, per evitare la guerra civile pronta a scoppiare fra le guardie nazionali dell'ordine da una parte, e quella del Co mitato dall'altra. V ammiraglio Saisset aspettava sempre la conferma del suo grado e la probabilità di ima riconciliazione, allorché un proclama dei deputati di Parigi, dei Sindaci ed aggiunti gli fece .conoscere che non solo egli diveniva inutile nella capitale, ma che prolungandovi il suo soggiorno, avrebbe potuto incorrere nella sorte malaugurata di Thomas c Lecomte. Solo, e travestito partì per Versailles. Egli aveva solennemente dichiarato nel suo scanni della Camera e di fare un appello al paese, riserbandosi rimanere a'fatti commi li imperturbabile allo stesso posto, a destra a cui questa manovra è noia, si siringe nelle spalle, lui l'ai più sorride di compassione, e continua per la sua via. Infatti il lettore ricorderà in quale occasione il Crispi rivolgeva quella vioenta, apostrofe ai consiglieri della Corona. Si discuteva la proposta Sella di creare una commissione di quindici membri per esaminare i nuovi progetti finanziarli. Se la proposta non era propriamente incostituzionale come voleva il Crispi ; era però una flagrante violazione del regolamento e delle consuetudini parlamentari ; ed era nel modo il più manifeslq uno espediente brutale escogitato dai banchieri di destra per evitare, che i progetti corressero il grave rischio di una discussione nel Comitato privalo. Como lutti sanno il Comitato privato respinse altra volta quelli di Cambray-Digny. Or bene, non solo passò la proposta} ma la destra alle odiose rivalila perso: nati sacrificò le più volgari convenienze; , nominando la Commissione dei quint dici, non volle introdurvi neppure uno degli illustri finanzieri di sinistra. Purché le sia dato infliggere un'umiliazione agli avversari, la destra spinge d'improntitudine fino al più sfaccialo cinismo. E l'onorevole Crispi che ha fatto fin qui? Ha posto in atto le sue minaccioì Cospira egli contro ia monarchia come ha cospiralo altre volle contro il Borbone? È inutile dire ch'egli continuò ad as: sistere come prima alle sedute della Car mera; che lo vedremo di nuovo, fra qualche giorno , agitarsi sullo scanno . mordersi per furore ambo le mani, rim novare da capo le sue impotenti e ridicole minaccio. La tempra d'acciaio di cui l'indole sua rivoluzionaria è dotata, non riesciràmai. lo diciamo quasi con dolore, a frangere le sbarre di quell'angusla gabbia in cui l'ha confinato una meschina ambizione. accozzaglia d'individui, senza quella disciplina e senza quest'unità di direzione, indispensabili a tentare qualche cosa dj tra li co. Non ha un punto d'appoggio nè in se slessa, nè nel paese. La Riforma 30tra forse trovare aderenti nelle Provincie, in quella classe che, disillusa dall^ risle e dolorosa esperienza di questi ultimi anni, non volendo d'un tratto rinnegare il passato, si adagia cou entusiasmo in qualunque transazione le venga offerla. Ma il vero popolo, il celo più numeroso e più sofferenle si è ora mai accorto che i suoi interessi non sono quelli tuielati dalla sinistra. La destra almeno si è creala una propria sfera un mondo fittizio, che crollerà con lei, ma che intanto ne coslituisce il credito e la forza. La desira ha con se la corte, i prefetti, \ banchieri, una parie dell'esercito e la burocrazia; ma la sinistra è sola e se un giorno cadrà con tutto il resto, cadrà nel vuoto. La sinistra, siatene persuasi signori della Riforma, si é affogala nel Tevere il giorno in cui vi ha sospinta la Monarchia. di ricorrere ad alti così illiberali, così anormali, e più da seminarli che da altro per tutelare l'ordine pubblico. Era forse una minaccia d'invasione straniera che consigliava questi rigori d'eccezione? Era un'alluvione rovinosa, un disastro preveduto e inevitabile ? Stuelliamo una volta con queste nenie crudeli che uccidono un popolo a punture di spillo. Il popolo, e il popolo romano sopralutto, non ha bisogno del birra, è stato abbastanza vessato e angarialo dal prete. Le belve feroci han bisogno di gabbie e i malti di un manir comio, il popolo non ha bisogno che di istruzione e di aiuto. La frusta alle carogne, al destriero generoso la moderazione della redine. Non è coll'abbrutire che la civiltà si impone e si estènde, ma è coll'illuminare Intendete: voi offendete, insultate al buon senso di questa c-itlà di cui l'ultimo popolano può darvi lezione, o questurini, di morale e di onestà ! SALVATORE M O R E L L I e il 27 novembre. che non troverebbe oggi ancora un Scipione Nasica che lo stenderebbe nella polvere? Forse i Sci pioni d'oggi non avrebbero tanto coraggio. Ma non mancherebbero i Littori, sotto la veste di questurini, che farebbero per loro ! Da te, Salvatore, ci aspettavamo ben altra cosa; ci aspellavamo di vederti come Trasea, nel giorno in cui il Senato adulatore decretava onori al tiranno, abbottonare fin sotto la gola il soprabito e scappare dall'Aula. SGAMBALI. Troviamo nel Piccolo di Napoli una lettera diretta al prefetto commendatore d'Afflitto, dal sig. G. Gervasi, il noto direttore della Pietra Infernale. La pubblichiamo senza commenti ; è uno di quei documenti che non è male far conoscere ad edificazione del popolo italiano. Napoli, 22 dicembre. Signore, La sinistra non sembra accorgersi della posizione equivoca ch'essa occupa in faccia al paese. La sinistra, ora specialmente che fu. reietta da Rattazzi, è un^ Dpmenica sera verso le undici avanti la mezza notte i tavoleggianti dei caffp furono obbligati a fare la brulla parte di scaccini e pregare le pacifiche persone che stavano tranquillamente assaporando un punch a ritirarsi perchè le guardie insistevano per la chiusura dei locali. Nulla di tulio questo.,.. Parturient montes I Era nulladimenp che l'aspettativa del nuovo anno 1872 1 E per vero dire questo signor nuovp anno proiiietferebbe assai male se si fa presentare da un questore (e questo questore è il Berti!?), e si permette d'essere accompagnalo da delle guardie di poca sicurezza. Tanto varrebbe avere tip paio di manette per slemma nel biglietto di visita, e una galera per salotto di ricevimento. Noi non sappiamo in qual razza di formulario il signor Berti abbia attinto l'autorità d'un simile procedimento, ma ci vien detto che la tutela dell'ordine impose una tale misura. Guai a quel governo che ha bisogno In uh articolo-programma, verboso, declamatorio e un po anche vuoto, inserito nel primo numero del giornale il Pensiero di Salvatore Morelli, troviamo una frase che ci ha fatto trasecolare. 11 Morelli chiama «il più bello, il più gran giorno del secolo pel progresso universale » il 27 novembre/ il 27 novembre, il giorno in cui vedemmo parodialo nel modo il più ridicolo ed il più meschino, dai mandatarii di centomila elettori e da quattro livree scarlatte che si soffermarono alla soglia di palazzo Citorio, la grande e solenne proclamazione dell'Assemblea Nazionale, è per Salvatore Morelli il più grande e il più bel giorno del secolo? Oh, Salvatore! I cento ottaniaqualirp processi di stampa, e le persecuzioni con cui ia polizia monarchica, spegneva in Napoli il tuo primo Pernierà ìi avrebbero forse fatto rinsavire? Dove hai scoperto che il 27 novembre abbia posto fine al governo dei preti ? Dove trovi una rappresenlanza, compresa quella di cui sei un membro onorevole, che non rappresenti la scriniocrazia e il privilegio? Se un Caio Gracco qualunque si ponesse sulla gradinata dei Campidoglio a propugnare i diritti del popolo, credi lji Estraneo a tutto quanto accadeva intorno a me, io sanguinavo un giorno inginocchiato presso ta bara d'un mio bambino. Per un'altra circostanza', che qui non accade dire, dalla mja famiglia si levò un grido straziante di disperazione e d'angoscia. Disgraziatamente per me, in quel momento trovavasi. in casa mia un'anima pietosa qualunque, ch'io del resto non ho il diritto di giudicare ed ancor meno di biasimare. Quest'anima pietosa raccolse quei grido e lo portò fino a voi. Voi l'ascoltaste con bontà e assumeste non so che impegni. Tutto ciò — notatelo bene, vi prego lo constatai più tardi. Domenica ultima intanto ebbi dal signor Colmaver un invito j(e lo conservo) di favorire in questura all'una pomeridiana. Mi vi recai esattamente. In quei momento — mi permetto ripeterlo - - io ignorava tutto. L'anima pietosa cui alludo, ebbe gran cura di privarmi fino del piacere di ringraziarla della sua intelligenza d'aquila. li signor Colmayer mi disse, voi aver saputo della sciagura onde ero stato colpito, deplorare il fatto, esserne compenetrato vivamente, e però avere incaricato lui, Colmayer, di chiamarmi e sapere che cosa ci fosse" da fare per portarvi rimedio, o almeno almeno per lenirne le conseguenze. E si parlò di giornali più o meno ben fatti, dì opuscoli più o meno opportuni ; poi di elezioni politiche ed amministrative, di. strade proclama di agire d'accordo coi deputati e siedaci di Parigi, mentre questi dichiaravano nel loro di agire d'accordo col Comitato centrale. Si giudichi da ciò qua! completo turbamento regnasse in città e se fosse ormai più possibile risparmiare all'Europa quel miserando spettacolo di stragi fraterne che si protrasse fino a giugno. — Ecco il proclama al quale si accennava più sopra: Repubblica francese Libertà, Fratellanza, Uguaglianza. I deputati di Parigi, i sindaci e gli aggiungi eletti, reintegrati nelle mairies dei loro cireprjdarii e i membri del Comitato centrale federale della Guardia Nazionale, convinti che jl solo mezzo per evjtarc la guerra civile, 1' effusione del sangue a Parigi e in pari tempo per consolidare la Repubblica, è il procedere allp elezioni immediate, convocano por domani (dqmeijica) tutti i cittadini nei collegi elettoralj. Gli abitanti di Parigi comprenderanno che nelle attuali circostanze, il patriottismo li obbliga ad andare tutti a votare, affinchè le elezioni abiiiano quel carattere serio che solo può assi curare la pace della città. — Viva la repub Mica ! (Seguono le firme dei deputati, sindaci e aggiunti). Sortilo l'ammiraglio , Saisset, il partito dell'ordine rimasto senza capo e senza guida, non avendo nò il coraggio dell'iniziativa, nè quello deli' armi, perchè composto della classe la più pusillanime, la più pavida e la più egoiste), depose ogni idea di resistenza e si appigliò ad un partito più adequato alle sue forze, più consentaneo al suo carattere. Appartenevano tutti alla bassa borghesia i membri del partito dell' ordine, troppo paurosi per seryirsi d' un fucile, pensarono d'intralciare la via della rivoluzione coli' astensione dal voto alle elezioni dapprima, quindi fomentando . disordine nei battaglioni ribelli ed aizzando le passioni tipi clubs, triste eredità della prima rivoluzione. Nò si limitarono a ciò; ma npproffittamjo della via aperta fra Parigi e Versailles per Saint-Deni>, allora occupato dai prussiani, si fecero spioni, informando il Governo di lutfo ciò che a Parigi si passava. Ed il Governo avvedutosi che il caos regnava nella , ex capitale, vi spediva quanto più poteva agenti a spargere zizzania, e spingere la rivoluzione ad uccidersi da se stessa. Solo il popolo, il popolo che esce sempre povero da tutte le vicende e sempre onorato, presso cui ò venerato, è causa di sacrificio disinteressato, l'ideale della libertà, restava fieramente fedele alla rossa bandiera che sventolava su tutti gli stabilimenti di Parigi. Questo eroico popolo tanto calunniato e tanto raggirato dai suoi sedicenti salvatori, seppe combattere, resistere, soffrire e morire, vedendo traverso la nube dei suoi dolori, fino all'ultimo anelito, la sua redenzione. Le sospirate elezioni ebbero luogo finalmente. Mancando il tempo necessario alla convocazione degli elettori, i cittadini si radunavano e si consigliavano nelle strade. Circa 200 mila votanti si recarono alle urne; la votazione avvenne con una calma ed una tranquillif.à giammai vedute in simili circostanze. Teatri, caffè, chantants, magazzini, botteghe furono riaperti; i bouleeards formicolarono di genie lieta, gaia, ciarliera, che inviava maledizioni ai paurosi fuggiti per tema della guerra civile. Parigi si sentiva libera e sperava fondar-e con quel suo primo atto un governo popolare che si estendesse, dispensatore di libertà, a tutta la nazione, senza stringere o comprimere 10 sviluppo particolare di nessuna provincia o città, di nessuna classe e nessun uomo. La domenica (26 marzo) sulla piazza delì'IIotpl de Ville, parata a festa, zeppa di spettatori e di Guardie Nazionali, fra gli evviva ed i suopj della marsigliese e del canto della partenza, veniva/dai membri del comitato.cent.iale, solennemente proclamata la Comune, e l'alto lo spogljo delle schede,'nominati gli eletti. Intanto non si trascuravano i mezzi di mantenere Parigi in stato di difesa, e fortificarla contro qualunque attacco. I cannoni levati dalle barricate di piazza Veadòme furono rimessi al posto; a Balligaoles, a Montinàrtre, clichy si inalzarono barricate, i forti di Vanves, dlssy erano in potere degli insorti, e senza l'incuria di Lullier avrebbero avuto anche il Mont Valerien, di cui vcnqe offerta l'occupazione la sera del 17 marzo..; ma 11 Lullier, rispose esservi tempo al domani, e il domani fu tardi. 11 comandante del forte venqe cambiato nella notte, ed allorquando si spedirono le guardie nazionali per occuparlo, vennero ricevuti a mitraglia. La Comune non avrebbe potuto riparare gli errori del Comitato centrale; ma anche polendolo non lo avrebbe saputo. dichiarandosi governo e non amministrazione locale,, nominando un potere esecutivo, e dei delegati di diversi rami del potere; si separava di fatto dal resto della Francia, e la nazione non avrebbe nè potuto, nè voluto permetterglielo, Era dunque mestieri, giacché si faceva della politica, studiar tutti i mezzi, tutte le vie, tutte le. possibili risorse, per guadagnare a Parigi la Francia. Come mezzi eranvi : la persuasione o la forza; o con saggio riforme obbligare al ri-spetto prima, ed al desiderio di concorrervi quindi, il resto della nazione; oppure, irrompere come furia a Versailles, e raggiungere là quella meta, che il Comitato centrale diceva aver raggiunto a Parigi. Sa immensi ostacoli si opponevano a questo secendo mezzo , poiché Versailles si preparava alacremente, all'offesa ed alla difesa, non minori ostacoli sorgevano per servirsi del primo mezzo. Se alla Comune di Parigi mancava un uomo, per guidarla alla sicura vittoria di Versailles, le mancavano molti uomini, per trascinare la Francia all'emancipazione di Parigi. In un modo e nell'altro era ornai troppo tardi, la Comune nasceva tisica, e nascendo aveva i suoi giorni contati. Una delle sue prime cure fu di sospendere i giornali reazionari. Nata per fondare la vera libertà, uccideva la libertà nascendo. Nò poteva essere altrimenti, i suoi più influenti membri erano giornalisti, ed in nome sempre della libertà, mal soffrivano la concorrenza. Con tale inqualificabile misura di vigore, ella accresceva il numero dei tanti suoi nemici; e quei pubblicisti trasportando a Versailles le loro tende, oltre al disgusto delle contrarie opinioni, portavano seco una non piccola dose di fiele, per servircene in luogo d'inchiesta, all'accusa e alla condanna dei padroni dell'Hotel de Ville. BERTI! BERTI! S.P.Q.R.