Anno XXXXVII settembre 2011 N. 8 Comunità pastorale Santissima Trinità SS. Ippolito e Cassiano, S. Giovanni Evangelista, SS. Vitale ed Agricola Provincia: Varese - Diocesi: Milano Per ricominciare... In questo nuovo inizio di anno pastorale quattro grandi avvenimenti attendono le nostre comunità: il primo a livello di Chiesa Italiana ed è il Congresso eucaristico nazionale di Ancona da domenica 4 a domenica 11 settembre, a livello diocesano l’ingresso in Diocesi del Card. Angelo Scola e l’inizio del suo magistero di Vescovo nella nostra Chiesa e poi due avvenimenti a livello locale l’inizio della nuova Comunità pastorale e il rinnovo ad ottobre dei Consigli pastorale e per gli affari economici. Il Congresso Eucaristico Nazionale è un momento di Chiesa importante. La Chiesa si ferma accanto al dono dell’Eucaristia per riscoprirne la bellezza e la grandezza. Il tema è la domanda dei discepoli “Signore da chi andremo?”. Una domanda che nasce da un’esperienza di fatica, ma anche da una grande intuizione e cioè che soltanto Gesù può dare quella Parola e quella forza che rendono “eterna” la vita. Ebbene la Chiesa vuole alla luce dell’Eucaristia rileggere la difficoltà dell’uomo, la sua fatica nel dare un senso alla sua fragilità e alla quotidianità della sua vita e si chiede qual è la forza contenuta in questo pane e che può aiutare l’uomo a vivere la sua fragilità, la sua vita affettiva, il lavoro e la festa, la sua dimensione sociale e possa sostenere il cristiano nella testimonianza della sua fede. La Chiesa ci dice con questo momento di vita che solo in questo dono l’uomo può trovare l’aiuto decisivo per dare un senso alla sua esistenza quotidiana. E ancor di più che solo questo dono dell’Eucaristia può trasfigurare la sua esistenza quotidiana così spesso anonima e difficile in un’avventura sensata, carica di speranza e di gioia. Ancora una volta ci viene ripetuto che non solo la Chiesa, ma anche la nostra vita non può nascere se non dalla grazia del signore che ci viene comunicata attraverso i segni, che come il pane dell’Eucaristia accompagnano la nostra vita. E questo è indubbiamente importante anche per la nostra piccola Chiesa nella quale siamo chiamati a vivere... L’ingresso del nuovo Vescovo in diocesi è un momento di grazia, ma è anche un momento delicato. La tentazione è quella di voler immediatamente “definire” chi è questo nuovo Vescovo, di guardare con sospetto ciò che in lui non ci convince, e di rimpiangere chi c’era prima. Quello che invece ci viene richiesto è di riconoscere il dono. E’ l’uomo, il credente, il fratello autorevole che il Signore ci manda ora per guidare e sostenere il nostro cammino di fede e deve essere accolto con fede e gratitudine. Ha la sua storia, avrà anche le sue debolezze e le sue fragilità, ma è stato chiamato e mandato dal Signore e in lui vive il comando e la promessa di Gesù: “Andate predicate a tutte le genti, battezzatele e fatele mie discepole.. ecco io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Questa apertura di fede ci permette di accogliere con gioia superando i dubbi e le domande che possono anche sorgere, permette soprattutto di superare l’indifferenza e riscoprire che questo dono è per noi e cci richiama che nessuno di noi può continuare a vivere una vita cristiana da solo, ma deve aprirsi alla Chiesa, seguire il cammino che la Chiesa con il suo Vescovo traccia, sentire che la volontà di Dio passa attraverso le indicazioni autorevoli del Vescovo e che dunque non si può crescere senza un ‘obbedienza cosciente e puntuale alle indicazioni che ci vengono date. Il Vescovo è il segno visibile della cura con cui il Signore ci segue e vedendo il Vescovo anche noi possiamo dire di non essere abbandonati dal Signore. C’è poi l’inizio della nuova Comunità Pastorale tra le Parrocchie di S. Giovanni Evangelista, di Comerio e di Oltrona. Non ho l’impressione che questa novità sia ancora pienamente valutata dalla Comunità. Molti pensano che in fondo non cambierà nulla dal punto di vista concreto. Ma non è così. Cambia è vero lo stile con cui la Comunità vive e testimonia la sua fede. Ma cambieranno anche molte cose concrete e si arriverà ad una vita centrata attorno all’essenziale, molte cose dovranno cadere e si dovrà trovare il coraggio di formulare proposte nuove, che possano rispondere alle domande dell’uomo d’oggi e alla sua situazione. Più che di cose la vita cristiana ha bisogno di riscoprire lo spirito, le grandi aperture e le grandi tensioni che la ispirano: la una comunità è compito di tutti e tutti devono vivere il dono e il compito originale che hanno ricevuto nel Battesimo. Infine ci invita alla missionarietà, a smetterla con quelle piccole questioni personali che paralizzano spesso la vita di una Comunità e a trovare il coraggio vero di dire la fede rispondendo alle domande urgenti dei nostri fratelli. Una Comunità che vive ripiegata su se stessa si condanna a morire. se non si scoprono gli orizzonti ampi si sente solo la stanchezza e la sconfitta. Infine ci sarà nel prossimo mese di ottobre il rinnovo dei Consigli. Essi sono un’immagine concreta di Comunione e di corresponsabilità. L’invito è a farsi avanti e però come uomini di comunione e di corresponsabilità. Sarà un’avventura davvero nuova perché il Consiglio Pastorale sarà unico per tutta la Comunità. Sull’importanza di queste forme torneremo nell’intervento del prossimo mese. comunione, la corresponsabilità, la missionarietà. Questa nuova forma di vita ci invita a valorizzare la Comunione e a credere solo nelle decisioni che nascono da un serio e amorevole confronto. Ci invita ad assumere ognuno la sua responsabilità Ricominciamo con gioia. condividendo così la responsabilità grande E la festa dell’Addolorata e della Comunità della Chiesa di testimoniare la sua fede. Non si può più sia un ulteriore aiuto a ritrovare lo slancio di una vita essere spettatori passivi aspettando che i preti e gli altri comunità in grado di accendere l’entusiasmo e la gioia. pochi incaricati portino avanti al vita. La vita cristiana di Don Piero Stare in comunità “Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte eletto degli Ulivi … Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i Fratelli di Maria” (Atti 1, 12-14) Il brano segue l’apparizione di Gesù Cristo agli apostoli, in cui dà lo Spirito e li invia a testimoniare nella missione. Ricorda padre Silvano Fausti nel commento ad Atti 1, 1214, qui ripreso (si può ascoltare su www.gesuitivillapizzone.it/audio/At/At_01,12-14.mp3 o visitando il sito www.gesuiti-villapizzone.it) che Gerusalemme rappresenta il compimento del cammino di Gesù, la croce attraverso cui Egli rivela la Sua divinità e il Suo amore. Pensiamo a Gesù che “prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Luca 9, 21), dove L’attende la passione, poiché “bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria” (Luca 24, 26), compiendo le parole dei profeti. Propria, dista quanto il cammino di un sabato. Citando il sabato, giorno del Signore, si vuol dire che quella distanza è santa. I discepoli salgono al piano superiore, dove avviene l’Ultima Cena in cui Gesù offre il Suo Corpo. È il posto dove nasce la Chiesa, il luogo interiore, il giardino della contemplazione profonda di Dio, ciò che è inscritto sul palmo della Sua mano. È il profumo con cui Maria di Betania ha cosparso i piedi di Cristo, il balsamo della sposa del Cantico. La parte migliore che non sarà tolta (Luca 10,42), spazio di riposo, quello in cui Dio si rivela più intimo di se stessi. Senza questo luogo coltivato dalla grazia non è possibile la preghiera né l’incontro con gli altri. Qui solo si può ricevere lo Spirito, poiché solo nella croce Dio rivela se stesso come Colui che ama fino a dare la vita, spezzare il pane per darsi. I due di Emmaus che si allontanano da Gerusalemme sono coloro che non sperano più. Il monte degli Ulivi, quello dove Gesù si è ritirato nella Sua agonia scegliendo la volontà del Padre sulla I discepoli sono elencati a due a due perché così Gesù ci invia alla missione, in comunità. Sono in due perché devono testimoniare l’amore. Le prime figure in apparenza sono agli antipodi: Pietro rappresenta la Chiesa istituzionale e Giovanni l’aspetto carismatico, la profezia, a esprimere che l’istituzione serve per favorire il carisma, non per spegnerlo, la legge per condurre alla libertà e Dio, pensando di venir ascoltati a forza di parole, perché il Padre sa già di quali cose abbiamo bisogno prima ancoall’amore. Questi versetti ci illuminano sul significato dell’essere ra che gliele chiediamo (Matteo 6, 7-8). Pregare non è Chiesa, cioè stare al piano superiore e in comunione con nemmeno stare “ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle gli altri. Questa comunità è perseverante, ha una comu- piazze, per essere visti dagli uomini” (Matteo 6, 5). Gesù ne sensibilità pur nelle diversità, per le quali v’è spazio. chiede di entrare nella propria “camera” (Matteo 6, 6), Maria e le altre donne stanno con i discepoli. Maria è letteralmente nella propria “dispensa”, luogo dove si colei che dà corpo alla Parola con l’azione dello Spirito. distribuiscono tutti i beni, cioè in Dio stesso. Invita a Alle nozze di Cana invita con queste parole i servi, coloro “chiudere la porta” per dimorare stabilmente in Dio, perche lo servono: “Fate quello che vi dirà” (Giovanni 2,5). ché lì solo abitiamo, lì siamo amati e quindi possiamo Maria non guida a se stessa, ma al Figlio. Attraverso lei essere noi stessi. Ecco perché Dio chiede ad Adamo: noi tutti diventiamo Suoi fratelli quando facciamo la vo- “Dove sei?”. Da questo riposare in Dio fiorisce il Padre lontà del Padre (Matteo 12,49), ascoltiamo la Sua Parola Nostro, insegnato dal Figlio. e la mettiamo in pratica (Luca 8,21). Al centro di tutto ciò c’è la preghiera, che è uno dei temi dominanti di Luca. La preghiera non è parlare di Dio o a Dio, lui sa già ciò di cui abbiamo bisogno. È ascoltare Dio per poter dialogare con Lui. Ascoltarlo attraverso tutto la natura (pensiamo, ad esempio, il Salmo 19 (18), I cieli narrano la gloria di Dio), ciò che ci circonda, la Parola interiore che suscita l’ascolto della Scrittura. Ma soprattutto attraverso la Scrittura tramite cui Dio manifesta Se Stesso. Altrimenti c’è il rischio di conversare con un dio che è proiezione di sé, molto comodo all’occorrenza, ma non certo in grado di salvare. Solo se entriamo in relazione con Dio troviamo il nostro nome, perché siamo fatti a Sua immagine. La preghiera avviene nella stanza superiore. Gesù la definisce il luogo di riposo, poiché lì Lui, che è l’Amore, può riposare nel cuore di chi Lo ama. Il nostro luogo di preghiera è riposare in Lui, che, amato, riposa in noi. In Lui sperimentiamo la nostra identità di figli. In Matteo Gesù dice che per pregare non bisogna sprecare parole con Fausti illustra poi diversi tipi di preghiera, di cui ci narra la Bibbia. In Luca 18,9-14 è rappresentata quella del fariseo che ringrazia il proprio io, credendo di potersi salvare da solo grazie alla propria bravura e non scorgendo così l’aridità profonda del proprio cuore, e quella del peccatore che pronuncia la vera preghiera “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Il luogo della preghiera è necessariamente dove siamo nudi davanti a Dio, nel nostro peccato, dove ci sentiamo lontani da Lui. Qui solo lo conosciamo come colui che perdona la nostra miseria, come amore. In Genesi 32,23, Giacobbe lotta con Dio e attraverso questo corpo a corpo scopre il proprio vero nome, Israele, “Dio si mostri forte”. In questa lotta vince, perché Dio desidera concedersi a lui, benedice in Giacobbe coloro che dopo di lui porteranno il nome di Israele. Questa preghiera appassionata, insistente ricorda quella della vedova molesta in Luca 18, 1-8, di Giobbe che conosceva Dio per sentito dire (Giobbe 42,5) e lo vede quando impara a non volerlo contenere nelle spiegazioni della propria mente, si lascia travalicare dalla Sua gloria. L’oratorio maschile di Comerio e Giovanni Gamberoni L’oratorio è intestato a Giovanni Gamberoni, nato a Comerio il 24 settembre 1868, ordinato sacerdote il 14 marzo del 1891 dal Beato Card. Carlo Andrea Ferrari. Fu direttore spirituale e insegnante di Teologia nel Seminario di san Pietro Martire a Milano e quindi nel Seminario Maggiore fino al 1909. Prevosto di Carate dal 1909 al 1911. Nominato nel 1911 da Papa Pio X Vescovo di Chiavari, ha ricevuto la consacrazione dal Cardinale Ferrari, ora Beato. Poi nel 1917, Papa Benedetto XV lo insignì della carica di Arcivescovo di Vercelli, che detenne fino alla morte, avvenuta nella stessa Vercelli il 17 febbraio 1929, all'età di 60 anni e dove gli è intestata una via. Fu dal gennaio 1922 assistente al Soglio Pontificio. Il 2 agosto 1925, durante la Festa Patronale, la Banda di Capolago appena fondata ricorda i complimenti e le 50 lire che ricevette dall’Arcivescovo di Vercelli S.E. Gamberoni, quel giorno in visita pastorale. Enzo Gazzone gli fece un ritratto. Sessant’anni fa la tragedia del Dente del Gigante Quei tre sassi del Dente del Gigante posizionati a forma di montagna all’ingresso principale del nostro cimitero sono lì a ricordarci una tragedia, avvenuta il 15 agosto 1951, che nella sua drammaticità è scolpita nel vissuto gaviratese, come l’immagine degli sfortunati protagonisti, provetti alpinisti: il dottor Annibale De Molli, medico condotto del paese, la giovane Dina Clivio Boerchi e Paride Salvini di Gemonio. Già, il dottor De Molli: figura atletica, sportivo dall’indiscussa professionalità e dalla proverbiale generosità (quante famiglie povere dopo una sua visita a domicilio trovavano pacchi di alimenti che lui lasciava senza farsi notare), in chi era nato negli anni Cinquanta, pur non avendolo conosciuto, destava una grande ammirazione. Poi c’era Dina Clivio, immagine di una giovane sposa, sorridente, che quel giorno era partita per la scalata con il marito Peppo. E c’era il dolore delle famiglie e di tutto il paese, confluito in un funerale dalle dimensioni imponenti. Sullo sfondo una storia di grande amicizia e il Dente del Gigante, che si staglia come una lama scura nel blu del cielo e che per gli alunni gaviratesi non era solo una cima del monte Bianco alta 4014 metri, ma era la montagna della tragedia. e Venanzio, mentre aiuto Paride, l’ultimo della cordata, a calarsi per arrivare alla traversata su cenge. Li avrei poi rivisti soltanto quando avremmo iniziato a nostra volta la traversata. Non li avrei rivisti mai più! Un grido soffocato! Poi il silenzio! Su uno spuntone di roccia raccolgo il berrettino di Dina che mi metto in tasca. In posizione molto precaria mi sporgo fuori per vedere la parete sottostante. In parete non c’è nessuno! Guardo in basso su ghiacciaio della Gengiva. Cento metri sotto di me … i tre corpi giacciono là…”Mio Dio, perché?”. E’ difficile descrivere quegli attimi. Non c’è solo dolore in me … è terrore … è smarrimento… Avvinghiato a uno spuntone di roccia non riesco a ragionare. Peppo legato dietro a me non sa nulla. L’istinto di conservazione mi fa dire agli altri che non sto bene. Mi assicuro ad un moschettone ad un chiodo giù in parete e prendo tempo…Invano faccio cenni disperati a Venanzio, ultimo della cordata perché capisca. Infine, sollecitato da Peppo, riprendo a scendere come un automa, senza alcuna precauzione. Prima di arrivare alla Gengiva, Peppo e Venanzio più volte mi chiedono come mai non si riesce a vedere la prima cordata. Rispondo evasivamente. Nella parte terminale mi slego dagli altri, risalgo uno spuntone: i tre corpi giacciono a pochi metri di distanza. Non posso più tenere nascosto agli altri quanto è successo. Un urlo tremendo. Facciamo fatica a trattenere Peppo che vuole lanciarsi sotto. Infine, calandogli il passamontagna sugli occhi, gli facciamo attraversare il tratto dove giacciono i corpi… La dinamica del dramma tutti la conoscevano. Alle ore 14 di quel giorno, dopo aver raggiunto la vetta, ridiscende la prima cordata del CAI di Gavirate, formata da De Molli, Clivio e Salvini, seguita subito dopo da un’altra cordata con Peppo, Venanzio Filippini e Antonio Giovenzana. E’ stato quest’ultimo, in Un diario lungo cinquant’anni, libro corale del CAI di Gavirate, grande testimonianza di amore per la montagna, a ricordare E’ ormai notte nella cameretta del rifugio – riprende Gioquei drammatici momenti: venzana – e lascio che Peppo parli di Dina e ricordi… La giornata, la roccia compatta, l’affiatamento e l’affetto l’infanzia e l’adolescenza trascorse assieme, il lungo fiche mi legano da anni agli amici, sono tali che riuscireb- danzamento, il matrimonio … Ho voglia di urlare: bero comunque a trasformare qualsiasi salita, anche la “Basta!” perché sento che anche per me, dopo tanta tenpiù insignificante, in qualcosa di speciale. Sono le 13,30 e sione, è arrivato il momento del dolore, tremendo, lancisiamo in vetta. Le fotografie scattate dal dottore e lo nante, che sommerge tutto e ti lascia soltanto la domanspettacolo stupefacente che si gode da lassù saranno per da: “Perché?” Peppo stremato si assopisce ed allora ecco me un ricordo indelebile. Le 14: è ora di scendere. Parte il la marea dei miei ricordi …” dottore con Dina e Paride. Li seguo poco dopo con Peppo Federica Lucchini Pillole di buona fede Chi esce dalla chiesa di san Giovanni, dalla parte dell’altare della Madonna, non può non notare due espositori con piccoli pieghevoli intitolati I foglietti di Credere, sulla quali sono esposti numerosi opuscoli con una serie di domande sulla fede che possono essere liberamente raccolti. Prendendoli uno può pensare di avere delle risposte ai suoi dubbi, perplessità e problemi, ma prendendoli, molto probabilmente, rimarrà deluso. La fede, infatti, non può essere trattata con un opuscolo qualsiasi. Ho un problema? Cerco sulla guida, trovo la risposta e lo risolvo. Allora, ognuno si può domandare: Cosa servono questi foglietti? Essi sono un indice, con brevi commenti, delle cose che ogni cristiano dovrebbe già conoscere e riflettere. Quindi si tratta di un breve riassunto per una proposta di verifica del proprio cammino nella fede. Il piacere che importanza ha? La felicità si raggiunge solo con la pace del cuore. Il piacere, da gusto alla vita solo se condiviso e moderato, poiché con un Perché il male e la sofferenza? Dio è con noi contro il male, che mai è inutile, ma ha fatto il mondo come il mare fa i continenti: ritirandosi. Perché andare a messa? Fare festa con una comunità che partecipa alla Cena di Gesù, anticipazione dell’eternità, e prova le emozioni degli apostoli. L’eucarestia, un grande mistero Permette di partecipare e ringraziare il maestro che ha dato la vita per noi e si ripresenta a noi nel mistero. Ho perso la fede Imparare a conoscere e seguire Gesù che insegna a superare Molti di quelli che pensano di non avere le prove della vita. la fede, si rifugiano nel pensare che se la grazia è un dono, se uno non ce l’ha, vuol dire che il dono non lo ha ricevuto. Ma Chi è Gesù? questo pensiero, pur essendo opinione Il figlio e tramite di Dio, Signore dell’umanità, portatore della corrente, non corrisponde al vero. Infatti, speranza, che vive ed è amato in ogni uomo. Dio Padre di tutti gli uomini, il dono lo fa a tutti, poi sta a ognuno saper riconoscere Chi è Maria? le opportunità che Dio pone sulla sua Madre del nostro Signore, un modello alla nostra portata e, strada per incontrarlo. Ma come ricono- prima persona assunta col corpo in cielo. Anticipa la nostra scere queste opportunità? Quando sorge meta e ne indica la strada. o ci viene posta un domanda o una richiesta, la risposta è sempre la stessa: Cosa farebbe Gesù al mio posto? Così si pren- Come pregare? de sempre più confidenza col Vangelo e si Dando tempo all’ascolto del desiderio che Dio ha messo nel trova la strada per una vita serena aperta nostro cuore in sintonia con la comunità di cui facciamo parte. alla speranza. E questo vale non solo per chi crede. La bibbia un tesoro da scoprire È questa un’utopia? Le questioni che oggi La storia millenaria del disegno di Dio sull’uomo, da lui ispirata pone la vita sono diverse da quelle del e fonte di saggezza, con cui cibare il nostro spirito. Vangelo? Se si osserva il primo comandamento, che possiamo così riassumere: Ama Dio e il prossimo come te stesso, Come leggere i vangeli? non si dovrebbero mai avere dubbi su co- Ricercando la parola che può orientare una vita piena e aperta sa fare. Poi è naturale che ogni uomo non alla speranza. è perfetto e quindi può sbagliare, ma quello che importa è ogni volta ricuperare la rotta. Non ha caso Gesù ha più volte offerto e offre il perdono a chi, sinceramente pentito, non programma di risbagliare subito dopo. Se si segue questo consiglio ecco apparire una via aperta alla meraviglia e alla gioia. Se poi la sfortuna si accanisce, ecco la forza per superare le prove. Allora nella famiglia e nelle comunità in cui si vive, cessano i dispetti reciproci, si cerca la felicità degli altri e si rinuncia ai propri egoismi. Se gli sforzi sono simmetrici si riesce anche e trovare i giusti equilibri che lasciano spazi di libertà ad ognuno. Ma a chi spetta l’iniziativa? Chi decide di fare il primo passo stimola gli altri a fare lo stesso. Ma se il primo passo non basta, Gesù insegna che bisogna essere pronti a farne altri cento. Luciano Folpini Perché battezzare i piccoli? Educare non si può da soli. Dio li ama ma chiede il segno del nostro impegno. E se iscrivessi mio figlio al catechismo? Perché alimentare solo il corpo e rinunciare a nutrire il suo spirito, educare alla responsabilità e alla partecipazione alla vita della comunità? Un matrimonio in crisi Solo l’amore trasforma un nemico in amico, evitando: la critica continua, l’intolleranza, le abitudini nefaste, la menzogna e l’offesa; e cercando: la tenerezza quotidiana, l’humor, la fiducia reciproca, un rapporto vero, il perdono e la preghiera comune. Quando la morte ci fa paura Con speranza e fede vivere il cammino difficile, che non può essere evitato, di una vita verso l’infinito, senza lasciare spazio a: paura; ribellione, depressione e disperazione. Se Dio ci metterà alla prova ci darà anche la forza per superarla. Santa Maria in san Giovanni Calendario mariano 1 settembre Madonna di Montevergine (Avellino) fatto richiamò molta gente che chiamò il luogo il Laghetto di Nostra Signora. Anni dopo apparve a un ragazzo disabile che vendeva burro e gliene chiese un po’ il suo Bambino. Il ragazzo glielo diede e Lei lo pregò di andare da un ricco, cui era già apparsa, per indicargli dove edificare una cappella. Il ragazzo guarito andò e lo accompagnò dove lui fece costruire una capanna chiamata Madre della Buona Salute. La capanna fu poi trasformata da mercanti portoghesi qui salvati da un naufragio. A quasi 1300 metri, sorge il più famoso santuario meridionale, fondato nel 1000 da san Guglielmo da Vercelli. Qui salito per ritirarsi in preghiera di ritorno da Compostela, vide la Madonna che gli chiese di sostituire il tempio di una dea pagana. Nella chiesa qui costruita è conservata l’immagine della Madonna Bruna o Schiavona attribuita a san Luca. Qui furono custodite le reliquie di san Gennaro sino al loro trasferimento a Napoli. 12 settembre 8 settembre Natività della Beata Vergine Maria Santissimo Nome di Maria La festa del 1513 del nome di Maria ha origini spagnole e Festa introdotta da papa Sergio I (sec VII) nel solco della fu fissata per la chiesa dopo la vittoria contro i Turchi che assediavano Vienna. tradizione orientale. 10 settembre Sulla costa del Golfo del Bengala, il piccolo paese di Vai- Beata Vergine Maria della Vita Nostra Signora della Salute lankanni, conosciuto come la Lourdes d’Oriente, è visitato da oltre venti milioni di pellegrini ogni anno. Qui la Madonna è apparsa a un ragazzo indù che consegnava il latte, presso un laghetto nel XVI secolo, per chiederne un po’ per il Bambino. Ma quando consegnò il latte si accorse che non ne mancava. Il cliente indù incuriosito si recò al laghetto. E lì la Madonna apparve di nuovo. Il Festa dal 1289 della Patrona degli ospedali della città e diocesi di Bologna su iniziativa della Compagnia dei Battuti. 15 settembre Beata Vergine Maria Addolorata Originata dai Serviti nel 1233 e fissata definitivamente al 15 settembre da papa Pio X (1904-1914), subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce. Culto di larga diffusione anche con altri nomi come: Madonna dei sette dolori; Maria Dolores; la Dolorosa; Maria Desolata; Madonna del Pianto e Vergine della Pietà. alla redenzione degli schiavi. Il re Giacomo I donò loro l’Ospedale di S. Eulalia che divenne casa d’accoglienza per gli schiavi liberati (nei primi 130 anni ne liberarono circa 52.000) e per infermi e poveri. È loro il primo convento americano fon- dato nel 1514 a Santo Domingo. 19 settembre Madonna de La Salette Nel 1846 Maria, dodici anni prima di Lourdes, era apparsa una volta a La Salette, a due pastorelli analfabeti: Mélanie Calvat di circa 15 anni e Maximin Giraud di 11 anni a cui diede un invito alla penitenza e alla preghiera per evitare le sventure che si stavano preparando, che alla sera stessa venne trascritto dai padroni del gregge sotto loro dettatura. 24 settembre Beata Vergine Maria della Mercede San Pietro Nolasco (1180-1245), dell’antico Ordine della Mercede, impegnò tutte le sue ricchezze per la liberazione degli schiavi dei Mori, ma poi sentendosi impotente si ritirò ma nella notte fra il 1 e il 2 agosto 1218 fu ispirato dalla Vergine a fondare un Ordine dedicato soprattutto La pioggia e una strana processione Nel 1954 tra il 30 aprile e il 2 maggio, ci fu a Gavirate il Campo san Giorgio, raduno con campeggio di tremila esploratori Cattolici (scout) di tutta la Lombardia. Il parroco Carlo Baj volle celebrare l’occasione con una processione straordinaria. La sera di sabato 1 maggio portò in processione la statua dell’Addolorata all’accampamento presso la Colonia. C’era stato un diluvio che cessò all’uscita dalla chiesa della statua per poi riprendere subito dopo il suo arrivo sotto il porticato della colonia. Ma anche il giorno dopo, quando nel tardo pomeriggio venne riportata in chiesa durante una sosta della pioggia, questa riprese al termine della processione, destando meraviglia in tutti. Anagrafe parrocchiale Matrimoni L’amore è benedetto da Dio Comandato e chiamato santo Bertolazzi Enrico Sergio – Loberto Sara Battesimi Sono realmente figli di Dio Pascarella Giulia Amenta Daniel Bignamini Stella Paola Bignotti Riccardo Funerali Volarono anni corti come giorni La casa è altrove nell’eterno Furiga Renzo Nassi Gianpiero Gamberoni Baldas Maria Letizia Vitale Gennaro anni 95 64 77 64 Collaborare col Segno. Inviare cronache sui fatti che interessano la comunità, alla segreteria parrocchiale o a: [email protected] Consultate il nostro sito: www.decanati.it Calendario parrocchiale Domenica 11 settembre — domenica 18 Festa dell’Addolorata Mercoledì 28 settembre — domenica 2 ottobre Festa della Madonna del Santo Rosario Cresime Domenica 30 ottobre ore 11 a Gavirate e ore 15 a Comerio con mons. Luigi Stucchi Comunicare con la parrocchia don Piero Visconti don Elia Salvadore don Mario Papa diac. Angelo Vanini Casa parrocchiale tel. 0332.74.30.40 via Roma 1 via alla Chiesa 10 tel. 0332 743624 via Unione 11 - Oltrona al Lago Piazza san Giovanni 1 [email protected] tel. 0332.74.35.25 Oltrona al Lago [email protected] tel. 0332 745134 Segreterie Comunità Pastorale Gavirate: 10 - 12 Comerio [email protected] dal lunedì al venerdì Oltrona 10-12 dal lunedì al sabato lunedì e giovedì 9-11, martedì 15-17 e sabato 11-12 Don Piero salvo imprevisti è disponibile al: giovedì 16,30-18.30 e sabato 15,15-16.15 Orario delle celebrazioni Festive Parrocchia di Gavirate Prefestive ore 18.00 Chiesa parrocchiale ore ore Festive ore ore ore ore Feriali ore 17.00 Lunedì, martedì, giovedì, venerdì Chiesa parrocchiale ore 17.00 Mercoledì - Casa di Riposo 8.00 10.00 11.00 18.00 Chiesa parrocchiale Casa di riposo Chiesa parrocchiale Chiesa parrocchiale Feriali ore 8.00 ore ore ore Lunedì, martedì mercoledì, giovedì; venerdì Chiesa parrocchiale 17.00 Mercoledì - Casa di Riposo 18.00 Lunedì - Armino 21.00 Giovedì - Oratorio Parrocchia di Comerio Prefestive ore 16,30 Casa di Riposo ore 18.00 Chiesa parrocchiale 9.00 Chiesa parrocchiale 11.00 Chiesa parrocchiale Parrocchia di Oltrona Prefestive ore 17.00 Oltrona Festive ore ore 9.00 Groppello 11.00 Oltrona Feriali ore ore ore 9.00 Groppello (mercoledì) 18.15 Oltrona (lunedì, martedì, giovedì) 20.30 Oltrona (venerdì) Abbonamento 22 €