Nordic Walking alla scoperta dei quartieri di Roma Trieste - Coppedé […] una sorta di gioco sulla tipologia, la palazzina che si trasforma in castelletto, il palazzo che si trasforma in fortezza medioevale […] - Francesco Del Conte e Tiziana Contri - Meta della nostra passeggiata di Nordic Walking alla scoperta di Roma è il quartiere Trieste, che deve la sua urbanizzazione a quanto indicato dal Piano urbanistico del 1909 dell'architetto Edmondo Sanjust di Teulada. Il quartiere Trieste nasce ufficialmente nel 1926, e prende il nome di Savoia dalla vicina residenza reale (oggi Villa Ada). Se all’inizio del secolo la zona manteneva la destinazione a edilizia residenziale di qualità, dagli anni ’30 cominciò l'urbanizzazione intensiva: grandi condomini destinati agli impiegati statali vennero costruiti sulle aree di ville appositamente lottizzate (come Villa Chigi, della quale restano oggi un parco pubblico ed una residenza privata, e Villa Lancellotti). Durante gli anni del dopoguerra e del boom economico, il quartiere diventa celebre per il Piper, celebre locale protagonista della vita mondana, inaugurato il 17 febbraio 1965 e legato a moltissimi personaggi dell'epoca Negli anni ’70, poi, la zona fu protagonista di una nuova speculazione edilizia, che fece sparire Tor Fiorenza, una fattoria fortificata del ‘600. La nostra passeggiata comincia da piazza Verbano (con la chiesa di S. Saturnino), cuore del quartiere Trieste, realizzata intorno al 1925 dall’Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato (INCIS) sull’area del parco della villa Lancellotti (che venne completamente distrutta): comprendeva, all’epoca della sua realizzazione, poco più di 2.000 alloggi per un totale di 10.000 persone. Da qui ci muoviamo su via Sebino, che insieme alla via Nemorense rappresenta l’asse viario principale, lungo il quale sono concentrate le attrezzature di servizio. La tipologia edilizia è quella del cosiddetto fabbricato, alto 6 piani e con grandi cortiligiardino, interni o alternati ai corpi fabbrica; il taglio degli appartamenti è medio oppure grande; il decoro architettonico è spoglio, ma nel complesso gradevole … soprattutto lungo via Chiana (che attraversiamo), dove si possono vedere i fabbricati progettati da Quadrio Pirani. Tutte le strade del quartiere sono alberate, così come sono ricche di verde le corti degli edifici a blocco alti 6 piani, a testimonianza dell’alta qualità ambientale prevista del Piano del Sanjust anche per le zone di Roma più densamente abitate. Procedendo lungo via Tagliamento arriviamo al quartiere Coppedé, forse l’esperimento artistico-architettonico più originale intrapreso a Roma nei primi decenni del secolo passato. L‘appellativo deriva dal suo stesso inventore, l’architetto e scultore fiorentino Gino Coppedé, che lo progettò e ne guidò la realizzazione, dal 1913 e poi - a seguito di una lunga interruzione dovuta alla Prima Guerra Mondiale - fino alla morte, avvenuta nel 1926. Esperto di intaglio del legno, l’arch. Coppedé padroneggiava nello stesso tempo gli stili decorativi allora più in voga in Europa, come il Liberty e l’Art Déco, e il repertorio italiano dei secoli passati (con una predilezione per il Medioevo, il Manierismo e il Barocco). Il risultato è un paesaggio unico: villini circondati da una discreta vegetazione, edifici in cui l’antichità greca, con i suoi motivi mitologici, si unisce ad un Medioevo che si immagina da fiaba, con le fate e i cavalieri corazzati. In altri edifici si nota una dominanza del contemporaneo Liberty, fondato sulla stilizzazione di elementi della natura come gigli, rose, campanelle, rami che si intersecano: uno stile a Roma piuttosto insolito, surclassato com’è dal cosiddetto "umbertino" neorinascimentale. Il quartiere è composto da 17 villini e 26 palazzine, che si collocano intorno a piazza Mincio lungo vie disposte a raggiera. I villini, che presentano un'altezza fino a 19 metri, di solito articolati su due o tre piani, circondati da uno spazio verde, presentano grandi cancellate di confine, torrette, archi e reggifiaccole in ferro battuto. Le palazzine, alleggerite e traforate da logge e balconi, hanno più piani: essendo di minor costo non sempre sono circondate da uno spazio verde. Entriamo nel quartiere passando sotto un grande arco, che congiunge due palazzi ed è decorato con numerosi elementi architettonici che hanno la caratteristica di essere disposti in modo asimmetrico. Sotto l'arco, oltre a due balconi, si trova un grande lampadario in ferro battuto. Sopra la torre di destra si ammira un’edicola sacra che ospita un’immagine non riconducibile all’iconografia cristiana classica: una Madonna con Bambino il quale non si rivolge alla Madre bensì ad un ideale passante, come una sorta di benvenuto. Superato l'arco ci troviamo immersi in un’atmosfera d’altri tempi: “sbuchiamo” in piazza Mincio, centro del quartiere, dove sorge la Fontana delle Rane, costruita nel 1924. (Per un certo periodo essa fu nota per un bagno fatto dai Beatles vestiti dopo un concerto al Piper). La fontana è costituita da una vasca centrale, di pochi centimetri più alta del livello stradale, con quattro coppie di figure, ognuna delle quali sostiene una conchiglia sulla quale si trova una rana dalla quale zampilla acqua. Dal centro della fontana si innalza una seconda vasca, di circa due metri di altezza, il cui bordo è sormontato da altre otto rane. I villini che si affacciano sulla piazza esprimono tutti gli stili sopra accennati. Elemento caratteristico della piazza e dell'intero quartiere è il Villino delle Fate - posto in posizione opposta rispetto all'arco di ingresso nel quartiere - che rappresenta un mirabile esempio di commistione di stili. L'asimmetria della costruzione è totale, i loggiati e gli archi che ornano la facciata sono circondati da fregi multicolori, con immagini medievali e ornamenti floreali. Anche i materiali per la costruzione sono molteplici: marmo, laterizio, travertino, terracotta, vetro. Notevole è la recinzione, con un cancello in ferro battuto e legno. Dal lato opposto sorge la Palazzina del Ragno, che ha un grosso mascherone sul portone: con i suoi archi disposti asimmetricamente e il faccione scolpito vuole riecheggiare la statuaria assiro-babilonese (a cui del resto occhieggiava anche l’arte barocca). Gli altri edifici presentano tutti un’analoga commistione. Le suggestioni scultoree e decorative presentano un’attenzione prevalente alla natura e all’elemento passionale, e fanno riferimento ad una mitologia spesso decisamente rude. Ci sono anche suggestioni cinematografiche, tanto che il portone di piazza Mincio 2 risalente al 1926 e quindi una delle ultime costruzioni dell’arch. Coppedé - sembra sia stato copiato da una scena del film Cabiria del 1914. Dopo la sua costruzione il quartiere Coppedé è finito in un sorta di oblio generale: le costruzioni fantasiose realizzate al suo interno risultarono ben presto piuttosto scomode e invecchiate, e si giudicò il suo aspetto complessivo antiquato e un po’ spento. Nei decenni successivi l’innalzarsi di nuovi palazzi, la fiumana di traffico automobilistico e la selva di insegne al neon sempre più vivaci all’intorno hanno contribuito a distruggere almeno una parte del suo fascino, e comunque a relegarlo nella marginalità. Usciamo da questo piccolo mondo antico e ci immergiamo nel cuore del quartiere Trieste, arrivando ben presto su corso Trieste, realizzato negli anni '20-'30 interrando la marrana detta “Fosso di Sant'Agnese”. Il nome è stato dato a questa zona in seguito alla nascita della Repubblica, prendendo il nome dal corso che ne ha sempre costituito l’asse principale. Percorrendo un breve tratto di via Dalmazia arriviamo a villa Paganini, una delle ville più interessanti del Settecento romano, che visitiamo anche per fermarci a fare qualche esercizio di tonificazione. La denominazione è riferita ad uno dei proprietari che la possedette per pochi decenni senza però lasciarvi tracce di rilievo - e non al cardinale Giulio Alberoni, che ne fu il vero committente. Oggi il parco comprende un laghetto rustico, un piccolo manufatto che conserva ancora una pregevole fontana composta da una nicchia rivestita di scogliere e sormontata da decorazioni graffite, una grotta e il casino nobile, ormai irriconoscibile ed inglobato in un maestoso edificio novecentesco adibito a scuola. Il portale d'accesso è rimasto quello originale; ha però perduto sia le decorazioni che gli stemmi. Usciamo da villa Paganini su via Nomentana, proprio di fronte a villa Torlonia, la più recente delle ville nobiliari romane. Questa - originariamente di proprietà dei nobili Colonna che la utilizzavano come tenuta agricola - nel 1797 passa ai Torlonia, banchieri di recente nobiltà desiderosi di emulare il fasto dei secoli precedenti: essi lasciano spazio all’estro e alla fantasia creativa dell’architetto neoclassico Giuseppe Valadier. Oggi ben 13 edifici - spesso caratterizzati da atmosfere misteriose o fiabesche - compongono la villa, sparsi entro il bel giardino all’inglese: il Casino nobile, la Casina delle Civette, la Limonaia … Nel periodo successivo alla II guerra mondiale (dopo essere stata residenza di Benito Mussolini e della sua famiglia dal 1925 al 1943) la villa fu abbandonata e visse un periodo di decadenza, ma nel 1978 venne acquistata dal Comune di Roma e trasformata in un parco pubblico. Recentemente è stata oggetto di numerosi restauri e recuperi sia del parco che degli edifici. Proseguiamo quindi, per un tratto della nostra passeggiata, lungo la via Nomentana che originariamente era denominata Ficulensis perché conduceva al centro di Ficulea e che prese il nome odierno solo in seguito, quando arrivò a raggiungere Nomentum, località nei pressi di Mentana. Torniamo verso il quartiere Verbano lungo viale Gorizia, un piacevole viale alberato con platani e siliquastri, che costeggia il complesso universitario della Luiss. Da qui, passando attraverso via Topino, arriviamo al punto da cui siamo partiti e concludiamo la nostra passeggiata con un po’ di stretching nei giardini di piazza Verbano. opuscolo informativo redatto a cura di Alessandra Cazzola ottobre 2009