Anno II, n. 1 - Luglio/dicembre 2012 - € 5,00 Registrazione Tribunale di Enna nr. 125 del 29/12/2010 e ditoriale L a conca lacustre di Pergusa ovunque in altre parti del mondo che non stiano, come noi sul 38° parallelo Nord avrebbe avuto sorte diversa. Fu oggetto di meraviglia la valorizzazione che essa poté avere grazie a uomini di buona volontà in epoche in cui questa virtù era apprezzata mentre il dopo è rientrato nella logica del “non uscire per non bagnarsi” tipico delle nostre contrade. Ma è una miniera d’oro! E non cavarci le pepite è peccato invero mortale che offende quanti e non da ieri vivono in questa terra dalle mille possibilità e dai milioni di esseri che per “riuscire”debbono partire. La sorte dell’autodromo è simile a quella del piano regolatore di Enna: se ne parla da mezzo secolo. Sembra che gli orologi, causa forse umidità eccessiva, non funzionino ed il tempo è percezione non oggettiva: non scorre. Quanto abbiamo perduto? Difficile quantizzarlo. E cosa stiamo perdendo e butteremo alle ortiche se non ci si agita? Inimmaginabile. E i cosi detti “posteri” avranno la soddisfazione di imprecare contro di noi: a ragion veduta. Ma non è solo circuito. Sono le quantità di cose che la conca potrebbe avere attorno e quasi dentro. Utilizzo da parte di tanti, lavoro per molti, insediamenti da attrarre i benevolenti, eventi culturali per i benpensanti e soprattutto sconfitta sine die degli ignavi ignoranti, consci solo del proprio “particolare”, amato sovra ogni cosa. L’Accademia lavora perché il giusto accada. Il sostegno di quanti abitano in questo centro isola od hanno interesse a ciò che essa propone è vitale: indispensabile. E lo è ancor più perché Enna magari non sarà più provincia (una minaccia o una promessa?) ma non può essere un rudere mal tenuto da far dire ”peccato,sarà stata bella....” In questo numero vi sono tante cose che in pochi sanno ed altre mai venute alla luce. Ecco: è luce che vogliamo dare, è visibilità che vorremo avessero le tante cose belle e buone che possediamo. Sono pezzi da non tenere serrati nella cassaforte della memoria ma da essere esposti ed usati. Se si vuole anche venduti …in comodato d’uso: a chi le apprezza! Pergusa+ Associati ora Perchè associarsi all’Accademia Pergusea degli Amici del Lago e dell’Autodromo? Perchè è un’associazione autonoma che opera socialmente e culturalmente, grazie ai Soci, per il bene di Pergusa. Il rapporto tra lago ed autodromo, a prima vista, è quasi antitetico eppure possibile e legato da un comune denominatore che è di natura culturale affondandosi in antiche radici. Pergusa+ Anno II - Numero 1 Luglio-Dicembre 2012 Anno II, n. 1 - Gennaio/Marzo 2012 - € 5,00 Registrazione Tribunale di Enna nr. 125 del 29/12/2010 Periodico edito da ACCADEMIA PERGUSEA Registrazione Tribunale di Enna nr. 125 del 29/12/2010 Direzione e Redazione Accademia Pergusea Via Roma, 372 - 94100 Enna tel. 0935 25008 fax 0935 25008 www.accademiapergusea.it [email protected] Direttore Responsabile Pino Grimaldi Grafica e impaginazione Antonio Cascio Hanno scritto in questo numero Antonio Aveni, Giulia Buono, Nietta Bruno, Andrea D’Affronto, A. Maria De Francisco, Nino Gagliano, Luigina Gagliano, Fabio Garini, Roselina Gisiano, Pino Grimaldi, Rocco Lombardo, Giuiseppe Monaco, Rossella Nicoletti, Edvige Posabella, Salvatore Presti, Gaia Raffiotta, Cettina Rosso, Rosangela Scarpulla, Giuseppe e Cettina Spampinato, Nino Vaccarella, Gaetano Vicari. Stampa Tipografia Lussografica (CL) Esclusiva Pubblicità Accademia Pergusea Comitato Editoriale Nino Gagliano, Ugo Gagliano, Andrea D’Affronto, Rocco Lombardo, Sebastiano Parisi, Giuseppe Spampinato Segreteria di redazione Rosangela Scarpulla, Giulia Buono, Maria Grazia Lo Iacona, Anna Maria Mangano 3 S ommario Sommario 6 8 10 11 12 15 rubrica 16 17 18 20 22 Direttori in rosso. Francesco Potenza Lauria. Dopo…un quarto di millennio. C’era una volta ad Enna. “I luoghi Federiciani” ad Enna. Mussolini ad Enna e Pergusa. rubrica rubrica Casella di posta: Meritoria l’iniziativa del rilancio dell’Accademia Pergusea. Da Canicattì a Pergusa. Non esistono traguardi impossibili. La mediazione. La trasformazione paesaggistica del lago di Pergusa. rubrica 25 Accademici in primo piano. 26 2° Premio Fotografico. 26 Ricette 28 30 32 34 35 36 38 Il distrettto turistico. Enna…amarcord. Nino Vaccarella ricorda Pergusa Turismo a Pergusa. Il parere di due albergatori. Eccellenze d’Italia. Tra archeologia e natura: il parco minerario Floristella-Grottacalda. Insediamento indigeno ellenizzato su Cozzo Matrice. Sezioni Operative. 41 42 5 T utta l’attività sportiva del circuito negli anni d’oro, è dovuta a due figure carismatiche, che hanno plasmato i Direttori internazionali di gara dell’Autodromo di Pergusa e, vedi caso, sono rappresentate da due Direttori Sportivi della Ferrari, grandi personaggi cui competeva la responsabilità di gestire la squadra corse. A queste figure, fino agli inizi degli anni ‘90, si deve la formazione dei tre prestigiosi e validissimi Ciccio La Delfa, Angelo Barbarino (prematuramente scomparsi) e Alessandro Battaglia che hanno portato alto il nome di Pergusa e, senza ombra di dubbio, hanno superato gli illustri “maestri”. Il compianto grande Presidente Rino Mingrino, cui si deve la nascita e il lancio del circuito, agli inizi dell’attività si avvalse subito dell’opera di Eugenio Dragoni che, secondo Enzo Ferrari, fu “un esempio raro di adamantina, disinteressata dedizione allo sport”. E non è una frase da poco detta da Ferrari. Con Dragoni l’Autodromo di Pergusa visse grandi fasti e il suo principale merito fu riuscire a fare di Ciccio La Delfa il meglio che possa dare uno sportivo ed un tecnico per gestire il circuito con indiscussa competenza, preparazione e lealtà. Nel 1962 Dragoni è alla Ferrari nel ruolo di Direttore Sportivo e da buon italiano punta su di un pilota di origini libiche, ma italianissimo nella stirpe: Lorenzo Bandini che competerà a Pergusa nel 1963 in una gara di Formula 1 su Ferrari con Giancarlo Baghetti (anche lui su Ferrari) e vincerà. Con Dragoni la Ferrari vinse il Titolo Piloti e Costruttori di F1 nel 1964, il Campionato Internazionale Costruttori Gran Turismo 2.000 cc (gruppo III) nel 1962-1963-1964, il Trofeo Internazionale Prototipi GT fino a 3.000 c.c. e il Trofeo Internazionale Prototipi GT oltre i 3.000 c.c. nel 1963 e il Trofeo Internazionale Prototipi GT nel 1965. 6 Direttor …in rosso di Nino Gagliano i r icordi Quando assunsi la Presidenza dell’Autodromo, Ciccio La Delfa, mio stimato e carissimo amico d’infanzia e fino alla fine dei suoi giorni, non ritenne di continuare a dirigere gare a Pergusa. Mi rivolsi al ragioniere Romolo Tavoni, che si era formato in Ferrari, dove entrava nel 1950, e che aveva avuto l’onore e l’onere di diventare segretario personale di Enzo Ferrari. Tavoni era stato Direttore Sportivo della Ferrari (forse il più “tartassato” dal Commentatore) dal 1957 al 26 ottobre 1961, quando venne licenziato in tronco con altri sette dirigenti perchè osarono di non sopportare più le sfuriate della moglie di Ferrari. La Ferrari, con Romolo Tavoni, ha vinto nel 1958 il Campionato del Mondo di F1. dal 1957 al 1961 ha vinto tre volte la Coppa di F2 quattro volte il Campionato del Mondo Costruttori Sport e la Coppa per Vetture Gran Turismo. Durante la sua permanenza a Maranello, il Direttore Sportivo Tavoni, ha pianto la morte di Musso, Collins, Castellotti, Hawtorn, De Portago e Von Trips, che facevano parte dello squadrone Ferrari. Dal 1972 Romolo Tavoni è alla SIAS, la società che gestisce l’Autodromo Nazionale di Monza in qualità di dirigente e responsabile di pista, di cui dal 1983 fino al 1992 è anche direttore di gara per il Gran Premio d’Italia di Formula Uno. Per i suoi trascorsi nel mondo delle corse, oggi Romolo Tavoni è spesso ospite di trasmissioni sportive. Al Panathlon di Enna abbiamo constatato che Romolo Tavoni, oltre ad essere un gran gentiluomo di altri tempi e un maestro di vita e di sport, è un affabulatore, un grande “raccontatore” di uomini e cose dell’universo Ferrari. Ha pubblicato Enzo Ferrari visto dal Romolo Tavoni e, nel paragrafo Un augurio e una speranza, così scrive: Nel 1955, quando ero segretario di Ferrari, la città era divisa in due: IL CoNSIGLIo DIREttIvo DELL’ACCADEmIA PERGuSEA Nino Gagliano Presidente Saro Pellegrino Vice Presidente Giuseppe Spampinato Vice Presidente ugo Gagliano Segretario Giuseppe Giarratana Vice Segretario Pino GrimaldiI Direttore Periodico Sebastiano Parisi Tesoriere Giulia Buono Addetto Stampa il 50% amava la Ferrari, il 50% la Maserati. Stanguellini era indipendente e gradito a tutti. Un giorno chiesi a Ferrari: “Commendatore, ma come mai questa città è al 50% con noi e al 50% contro?”. E lui rispose: “Perché il mio successo, le mie vittorie, le mie affermazioni non sempre creano emulazione ma anche invidia, e l’invidia è un male che non conosce ragioni”. Ho voluto ricordare in questo articolo dei soggetti speciali che hanno operato a Pergusa offrendo la misura delle loro grandi possibilità. Dragoni non l’ho conosciuto, ma ho un magnifico ricordo di quattro tanto cari amici con l’istinto di splendido, autentico volontariato per Pergusa, per il suo Autodromo, per la Sua Gente, con una indiscussa statura professionale. I miei ricordi risalgono quando gli avvenimenti nel circuito pergusino avevano una risonanza strepitosa, quando su Pergusa si dedicava passione e capacità, con la speranza che Pergusa torni a vivere e non rimanga un ricordo struggente di un’epoca felice e purtroppo lontana. Enrico Borghese Addetto P.R. CoNSIGLIERI Graziella Fiorenza Enrico mantegna massimo Di Serio ugo Serra SoCI oNoRARI Pino Grimaldi Nino vaccarella Rocco Lombardo Giuseppe Anfuso Presidente Sindaci Fabio montesano Sindaco effettivo Gianpiero Cortese Sindaco effettivo marco montesano Sindaco supplente vittorio mungiovino Sindaco supplente massimo Campanella Sindaco supplente Rosangela Scarpulla Marketing e Comunicazione maria Grazia Lo Iacona Affari legali Anna maria mangano Coordinamento Sezioni 7 Francesco Potenza Lau versatile e colto accademico perguseo ottocentesco A ppartenente ad una delle più cospicue famiglie della Enna di fine Ottocento, all’epoca ancora chiamata Castrogiovanni, e imparentato con i casati più in vista della città, Francesco Potenza Lauria ricevette un’educazione raffinata e si dedicò a studi approfonditi che gli consentirono di giungere a ricoprire la carica di Sostituto Procuratore del Re presso il Tribunale Circondariale di Sciacca, prima, e di Termini Imprese, poi. Testimonianza di scrupoloso impegno professionale e di diligente preparazione sono due saggi riguardanti la sua attività di penalista: Sul 1° Articolo del progetto di codice penale per il Regno d’Italia-Esame critico, dato alle stampe nel 1864 a Sciacca presso la tipografia Gutemberg, e Su gli articoli 147 e 148 del progetto di codice penale per il Regno d’Italia-Esame critico, edito a Palermo nel 1865 per i tipi di Gaetano Priulla. Sulle loro copertine è messa bene in risalto la qualifica di Sostituto Procuratore, che invece non compare in una monografia di appena dieci pagine intitolata Il buon cittadino italiano-Catechismo popolare, priva delle usuali indicazioni di luogo e di anno di stampa. L’omissione della importante qualifica ci fa ipotizzare che l’opuscolo, forse ispirato dai recenti eventi legati alla raggiunta Unità d’Italia, sia stato pubblicato qualche anno prima che ottenesse la prestigiosa carica. Ma è pur vero che trascura di 8 uria s toria di Rocco Lombardo ometterla, ritenendola superflua perché ormai a tutti notoria, anche sul libretto edito a Palermo nel 1866 per i torchi della Tipografia Barravecchia e intitolato Osservazioni su gli articoli 199, 207, 208, 209, 372, 464, 541, 562, 609, 626, 631, 634, 671 e 672 del Codice Penale in Italia vigente. Queste pubblicazioni, che attestano studi giuridici appassionati e tenaci, sono conservate presso la Biblioteca Comunale ennese, dove del Potenza Lauria abbiamo rintracciato anche un opuscolo risalente ai suoi anni giovanili, indizio di interessi molto diversi da quelli giuridici, che lo attireranno in seguito così prepotentemente. Si tratta di una pubblicazione stampata in piccolo formato e costituita da appena dodici pagine, rivestita di una sobria, anzi modesta, copertina celeste dove appare scritto in minuscoli caratteri il titolo “Saul”, seguito da un eloquente sottotitolo esplicativo: “Componimento lirico drammatico diviso per quadri in due parti. Poesia”. L’opuscolo fu pubblicato nel 1847 a Palermo presso la Stamperia e Legatoria di F. Ruffino, sita in Via Cintorinai n. 100 e contiene, nella pagina successiva al frontespizio, la seguente nota, che lo fa qualificare un vero e proprio “libretto” secondo il termine tecnico usato in campo musicale: “Questo componimento posto in musica dal Maestro A. Pregadio fu nell’aprile del 1847 concertato per la prima volta nel Duomo di Chiaramonte, ricorrendo l’annuo novenario di Nostra Donna sotto il titolo dei Gulfi”. La dedica, inoltre , così recita: “A Francesco Perez/ emerito cultore delle lettere/ tra gli ingegni siciliani/ dei più vigorosi/questi versi/ in segno di stima sentita/ offre l’autore”. In questa brochure, semplice nella veste editoriale ma pregevole per l’argomento svolto, leggiamo i nomi del Potenza Lauria, del Pregadio e del Perez, uniti certo da stima reciproca ma pure dagli stessi intenti culturali scaturenti dalla comune appartenenza all’Accademia Pergusea, che proprio in quegli anni, purtroppo, si avviava ad un declino culminato, all’alba del Novecento, con la scomparsa del Pregadio, ultimo superstite dei soci, che invano aveva cercato di rinverdirne i passati splendori, imitato, poco più di un secolo dopo, da Nino Gagliano e da un gruppo di estimatori delle passate glorie ennesi, speranzosi in una duratura ripresa del prestigioso sodalizio sorto nel 1762. Non è da trascurare, infine, l’attenzione premurosa che il Potenza Lauria dedicò al Lago di Pergusa, da cui l’Accademia prendeva il nome e faceva derivare il motto “Dat Pergusa flammam”, auspicio fiducioso di avvio di attività che, in effetti, per diversi decenni furono svolte col risultato di diffondere il nome di Enna anche fuori dei confini della italica “repubblica delle lettere”. Da quella sua sollecitudine verso il nostro lago ( e soprattutto suo, essendo allora di proprietà della sua famiglia) scaturì l’opuscolo Sul Lago di Pergusa di Castrogiovanni-Monografia fisico-zoologo-archeologica, pubblicato a Palermo nel 1858 presso l’Officio Tipografico Lo Bianco. Fu stampato sotto forma di Estratto dal Giornale Officiale di Sicilia N. 77, come precisa un’annotazione riportata a pagina 18, l’ultima del fascicoletto, e dedicato alla Baronessa di Rincione Maria Antonietta Giarrizzo, andata sposa al barone di Geracello Giuseppe Grimaldi, socia dell’Accademia Pergusea e autrice del volume di poesie Rime diverse, che verrà stampato presso la stessa tipografia l’anno seguente e in cui in diverse liriche si inneggia alla vaghezza delle contrade pergusine. L’opuscolo del Potenza Lauria non è rintracciabile, purtroppo, nella biblioteca ennese, ma fortunatamente lo possediamo, acquisito sul mercato antiquario o ereditato tra i libri di famiglia, alcuni bibliofili, tra cui è doveroso citare Attilio Bruno, che ha messo a disposizione il suo esemplare invogliando il presidente Nino Gagliano a ristamparlo. Ci stiamo dedicando a questa impresa con diletto, impegno e passione, per corredarlo di opportune note di aggiornamento e altre utili, necessarie e piacevoli indicazioni, oltre che di gradevoli immagini, con l’intento di diffonderlo entro il 2012, anno in cui ricorre il 250° anniversario della fondazione dell’Accademia Pergusea. 9 di Nino Gagliano dopo…un quarto di millennio L ’Accademia Pergusea è sorta il 14 settembre ne e si accosta all’approfondimento del fare, distante 1762. Quest’anno, nel 2012, dopo 250 anni, la da chi fa di tutto per apparire rassegnato. Purtroppo fiamma è ancora accesa, alimentata dalla voglia sono centinaia i giovani che abbandonano Enna per di “fare qualcosa” per dare voce a quella maggioranza cercare un avvenire più proficuo in centri culturali di silenziosa che non vuole rinunciare a simboli della eccellenza e che tornano nella loro città per le vacanze. città di Enna, con il contribuito di idee, esperienze, Si sente insomma una mancanza di quel quid che fa competenza e immagine per un corretto sviluppo del generalizzare il disagio. In questo clima è cresciuto nell’Accademia il disegno di coinLago di Pergusa del domani. Da volgere tanti amici che non solo molte parti giungono voci di una condividono l’amore per lo straorPergusa meno amata dai suoi stessi “Ask not what your dinario ambiente in cui viviamo, abitanti. Si rischia così di mescolare country can do for you; ma hanno dimestichezza non diletin modo indistinto le cause e gli effetti. E’ vero che attraversiamo momenask what you can do for tantistica nel “costruire” con un rinnovato fervore, lo stesso di uno dei ti difficili in senso generale ma anche your country”. primi fondatori, il sacerdote don i cittadini sono sconcertati da struttu“Non chiederti cosa può Giuseppe Scalingi, Dottore in sacra re da troppo anni incompiute (“vilteologia ed in diritto civile e canonilaggetto” camping, ex ciss e altro). fare il tuo paese per te: co, detto “il Fervoroso”. Insomma una cenerentola sospesa chiediti cosa puoi fare tu Sappiamo tutti che Pergusa è la sulla speranza che si raggiungano risorsa più preziosa per la nostra tempi più armonici nella definizione per il tuo paese”. città; nei suoi confronti dobbiamo di progetti e di programmi. assumere un impegno per uno sviIl Presidente J. F. Kennedy, il 26 gennaio 1961, giorno luppo di qualità alimentato dall’amore per la nostra del suo insediamento alla Casa Bianca, pronunciò una terra e orientato verso l’eccellenza. frase storica, che oggi, dopo oltre cinquanta anni, in L‘Accademia vuole intraprendere questo percorso con la una Società in crisi, anche di valori, è sempre più partecipazione di tutti, sempre in assoluta trasparenza, autonomia e condivisione e, considerato che opera solaattuale. L’Accademia Pergusea vuole dare segnali vigorosi di mente con le quote associative, se qualcuno dovesse penuna generazione che respinge l’idea della capitolazio- sare di associarsi, sarebbe molto bello averlo tra di noi. 10 m emorie L icenziando, per i tipi della Papiro Editrice e con gli auspici della FIDAPA di Enna, il volume C’era una volta ad Enna…, Luigina Gagliano Lo Iacona ha dato un interessante contributo alla cultura locale ma al contempo ha compiuto un generoso gesto d’amore nei confronti della sua città nativa. Un gesto che, al momento, è certamente da ritenere apprezzabile per il sentimento di amorevolezza che lo suscita ma che, nel tempo, si rivelerà ancor più ammirevole per la durevolezza del suo pregio, se riflettiamo che le parole stampate nei libri hanno lunga vita come quelle scolpite nel marmo. Pregio condivisibile con ogni pubblicazione, è vero, ma che in questo caso assume un risvolto particolare perché l’Autrice non consegna ai lettori un prodotto frutto di ispirazione letteraria, manifestazione di un’ispirazione geniale quanto si vuole, ma affida alle pagine del suo godibilissimo libro i ricordi, e non solo suoi personali, di persone, fatti, aneddoti che rivivono in episodi, modi di dire, proverbi di cui si va smarrendo la memoria, come pure del dialetto da cui essi ricevono forte pregnanza e insostituibile vivacità. Quelle di Luigina sono pagine di microstoria locale, veritiera e reale, trascurabili, e in effetti spesso trascurate, nella loro apparente marginalità ma che invece contribuiscono validamente con le loro annotazioni etno-antropologiche a perfezionare un quadro storico più generale e tuttavia lacunoso, come fa una variopinta tessera lapidea che, pur nelle sue ridotte dimensioni, coopera con le sue variazioni cromatiche a dare un tocco significativo e decisiva completezza al pannello musivo in cui è inserita. Col ricorso più che mai opportuno ad un linguaggio discorsivo e sapido e la avvertita consapevolezza di chi sa di non potere esau- C’era una volta ad Enna… Un libro di ricordi, e non solo, di Luigina Gagliano Lo Iacona di Rocco Lombardo rire un argomento notoriamente vasto, la Gagliano fissa il distillato del suo bagaglio memoriale e il risultato delle sue ricerche desiderosa di coinvolgere emotivamente in questo suo viaggio a ritroso nel tempo tutti quelli che si avvicinano al suo racconto. Paragonabile per certi versi e toni ad uno dei “cunti” che una volta ascoltavamo da zie e nonne, assiepati d’inverno attorno ad una “conca” piena di brace scoppiettante o d’estate intenti a godere un filo di brezza sul balcone o nel cortile di casa. Ma scritto col sottaciuto intento di trasmettere il tesoro di conoscenze accumulate alle future generazioni che vi potranno attingere per custodire e recuperare una tradizione cittadina così peculiare e variegata nelle sue manifestazioni, che in questo libro hanno trovato un veicolo di trasmissione significativo. Ma non solo ai giovani questo “cuntu” si rivolge, stimolandoli a conoscere un passato degno di tutela e valorizzazione, ma pure a quanti hanno avuto la ventura di vivere le atmosfere d’antan rievocate. Richiamate alla memoria con tono ora ironico ora compiaciuto, ma sempre amabile e discreto, per essi si rivelano “raccontate” con tanta garbata vivacità da suscitare inevitabili nostalgie, per fortuna non sempre malinconiche, visto che la descrizione di un vissuto neppure tanto lontano tocca le corde di una vasta gamma di sentimenti. Si tratta, insomma, di un libro istruttivo e seducente, che, per merito anche di una esposizione soffusa di affabile brio e sottile ironia, assicura a tutti, tra impliciti ammaestramenti e spicciole cronache di scomparsa quotidianità, una piacevole e distensiva lettura. 11 di Cettina Rosso Presidente della Casa d’Europa “I Luoghi Federiciani” ad Enna Federico II e la sua modernità: il sogno degli Stati Uniti d’Europa. L ’analisi storica di un territorio deve servire a fare emergere, nella consapevolezza collettiva, utili elementi di conoscenza e contributi concreti per lo sviluppo economico e sociale. Nell’epoca attuale, l’aumento degli scambi e delle relazioni, conseguenza di una frenetica mobilità di uomini, merci ed informazioni ha prodotto, nell’intero pianeta, la progressiva scomparsa dell’importanza di luoghi, come fu quello di Henna “umbilicus siciliae”, che per la loro centralità geografica hanno avuto una storia che ne connota la specificità territoriale. A questa specificità bisogna, invece, guardare per restituire, soprattutto alle giovani generazioni, quel sentimento di “appartenenza”, che si deve tradurre in senso civico e in azione di valorizzazione del proprio territorio e di recupero del patrimonio storico e paesaggistico, visto come opportunità di sviluppo. Ecco perché la nascita di associazioni come l’Accademia Pergusea deve essere salutata come un’ul- teriore possibilità per il rilancio, non solo del luogo in cui nacquero antichi miti e conosciuto, poi, in tutto il mondo per l’importante stagione motoristica, ma dell’intero territorio provinciale. Il fascino di Pergusa, la sua incomparabile bellezza naturale , le suggestioni letterarie legate al ratto di Proserpina attrassero anche Federico II, l’imperatore svevo appassionato di caccia, abile falconiere, autore di un manuale sull’arte della falconeria (De arte venandi cum avibus, L’arte della caccia con gli uccelli), di cui molte copie illustrate nel XIII e XIV secolo ancora sopravvivono. Perfino i nemici chiamarono Federico II “Stupor Mundi”, la meraviglia del mondo: era coltissimo, raffinato, poeta e scrittore, studioso di grande talento, guerriero abile e governante acuto. La sua accesa curiosità intellettuale lo portò ad approfondire la filosofia, l’astrologia, la matematica, l’algebra, la medicina e le scienze naturali. Con le “Costituzioni di Melfi” tentò di costruire uno Stato nel senso moderno del termine e, già a quei tempi, l’unica via per garantire pace e sviluppo. Vagheggiava un mondo in cui l’incontro fra culture diverse potesse diventare un cammino di conoscenza tra i popoli e seppe interpretare un periodo di profondo cambiamento, dibattuto fra integralismo cattolico e stato laico, superstizione e scienza nascente, dogmatismo e libero pensiero. Il suo atteggiamento di fronte al mondo intellettuale ci dimostra che era già pervenuto al concetto dell’unità e dell’universalità del sapere umano, attraverso il quale veniva abolita ogni differenza fra un dotto cristiano, musulmano ed ebreo, in un embrionale afflato che oggi potremmo definire ecumenico. Aveva vedute estremamente larghe, tanto da apparire eccentriche in quel suo secolo ancora così ignorante ed era tanto accorto da capire che gli Stati nazionali ormai erano troppo autonomi perché un imperatore “forestiero” Così Ovidio nelle Metamorfosi : “…. non lontano dalle fortificazioni di Enna, si trova un lago denominato Pergo, dalle acque profonde. I rami donano frescura, la terra bagnata i fiori purpuri; è un’eterna primavera” Ed ancora Aristotele nel De mirabilibus auscultationibus: “ In Sicilia nei dintorni della città chiamata Enna, si dice ci sia un luogo attorno al quale dappertutto dicono che cresca un’enorme quantità di diversi fiori per tutto l’anno, e molto tale luogo soprattutto sia pieno in maniera sterminata di viole che riempiono di soave odore la terra intorno, così che quando c’è la caccia, pur possedendo i cani un forte senso dell’odorato, divengono impotenti ad inseguire le orme delle lepri.” 12 Ritratto dell’imperatore svevo, da un dipinto del noto artista Antonio Molino. Questa immagine è stata usata per la copertina che l’editore Giorgio Mondatori ha riservato a “L’universo degli uccelli” di Federico II di Svevia da lui pubblicato nel 1988 f ederico II potesse assoggettarli con la forza. Allora immaginò, e cercò di realizzare, qualcosa di nuovo: una sorta di confederazione tra i vari Stati nazionali (Francia, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Ungheria, Germania, Italia) guidati ciascuno dal proprio re per le questioni nazionali, ma uniti sotto la direzione dell’Impero: era un progetto “moderno” per quei tempi e che avrebbe cambiato dal profondo la storia dell’Europa. Quella che auspicava era un’Europa di nazioni con identità culturali diverse e peculiari, organizzata intorno ad un progetto politico superiore comune. “Impero e tuttavia nazioni” come commenta Kantorowicz con grande sintesi. Una visione molto simile a quella che ebbe ad esprimere Charles De Gaulle nel 1950, settecento anni più tardi. Questa è la ragione per la quale la Comunità Europea considera Federico II il suo ideale “fondatore”: ignaro precursore di avvenimenti e di aspirazioni che sono ancora vivi nel mondo contemporaneo, egli anticipò la visione di una civiltà europea, mediterranea e cosmopolita. È quindi lecito ritenere che possa restare, nell’apprezzamento dei più attenti osservatori del nostro secolo, oltre che lo statista, il condottiero, < il legislatore, come il regnante che per primo ha cercato di applicare il precetto della fratellanza e dell’integrazione razziale, mutuato dalle esperienze acquisite nella Palermo duecentesca; come il politico che vide la possibilità di unificare l’Italia dal punto di vista non solo legislativo e territoriale ma culturale, linguistico, letterario; come l’uomo che avrebbe potuto anticipare di secoli l’avvento di una società laica ed aconfessionale, conducendo l’Italia verso il consesso degli Stati nazionali europei più progrediti. Non poco. Di Enna apprezzò a tal punto la posizione strategica che decise di consolidare il Castello di Lombardia , rafforzando la sua struttura difensiva. Nei documenti svevi il Castello viene, infatti, definito “Castrum Regium”. Abile falconiere e appassionato della caccia, si dice che abbia fatto edificare la Torre di Federico, residenza estiva, concependola come una “Domus Regia”, vera e propria palazzina di caccia, da dove spesso si recava a Pergusa, luogo ricco di acqua, boschi e selvaggina. Da Jesi, luogo della sua nascita, venne in Sicilia, trascorrendo la sua infanzia tra i quartieri palermitani. Divenuto re, ne vivacizzò la vita intellettuale, rendendola recettiva e diffusiva delle correnti culturali del Mediterraneo. Contribuì con la fondazione della Scuola siciliana ad innovare la letteratura con l’uso del volgare siculo-pugliese, ingentilito dal provenzale dei trovatori che frequentavano la sua corte. Affascinato dalla classicità, amante dell’arte e della bellezza si dedicò con proprie idee a quelle grandi creazioni architettoniche che sono i castelli e le fortificazioni del Regno di Sicilia. Proprio come testimonianza di quel progetto moderno che l’imperatore ebbe tentando di unire i suoi territori (Regnum Siciliane e Imperium) come primo tassello di un’Europa unita, che ancora oggi stenta a realizzarsi, è nata nel 2007 la Settimana Europea Federiciana “Federico II e il Sogno Europeo” per mantenere vivo il ricordo del sovrano che dotò la città dello stemma con l’aquila imperiale. Il 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa, giorno della dichiarazione di Schumann da cui partì nel 1950 il processo d’integrazione europeo ed è proprio nella prima quindicina del mese che si Federico II nasce a Jesi da Costanza d’Altavilla, in una tenda attrezzata nella piazza principale della cittadina marchigiana, immagine tratta dalla “Cronica figurata di Giovanni Villani”. Pietro da Eboli, Costanza d’Altavilla e il neonato Federico II, miniatura, Liber ad honorem Augusti, cod. 120 II, c. 138r, Burgeebibliothek, Berna > Fu Federico II, nel “Colloquium Generale“ di Foggia del 1240 a dotare Enna dello stemma raffigurante l’aquila bicefala, segno del forte legame che il sovrano ebbe con la città. 13 f ederico II svolge l’evento che vede per una settimana la città di Enna respirare l’epoca medioevale con una prospettiva rivolta ai temi europei attuali, ma anche con rievocazioni storiche come il corteo, ideato da quel grande educatore che fu Edoardo Fontanazza. In pochi anni l’evento è riuscito a coinvolgere l’intera città, diventando vivace laboratorio di talenti e proficuo momento d’incontro tra associazioni, quartieri storici, scuole, università, personalità di fama internazionale e semplici cittadini, in un percorso che va diritto verso l’Europa delle genti, della condivisione e dell’integrazione. Si vuole in questo modo allargare nelle nuove generazioni il concetto di “appartenenza”, senza rinunziare alla propria identità , dalla realtà locale a quella sopranazionale che devono far crescere e completarne il processo d’integrazione. . Attraversiamo la fase decisiva dell’evoluzione della statualità moderna, dallo Stato apparato, centralistico e autoritario, allo Stato comunità, di cui i veri sovrani sono i cittadini e il cui valore costituzionale supremo è la persona umana e la sua dignità. Educare il cittadino non è soltanto compito della scuola, ma il territorio stesso, che porta su di sé i segni del passato, è occasione per una paideia civile, una formazione alle virtù civiche della giustizia, della tolleranza, del rispetto delle diversità, della solidarietà e soprattutto dell’amore per il proprio paese. Farne conoscere la storia, recuperando luoghi e usanze antiche, in prospettiva anche di una potenziale risorsa economica, è responsabilità di tutti coloro che credono a quelle che i Greci chiamarono “ virtù politiche”, le sole che consentono agli uomini di vivere nell’affetto per la polis, da uomini liberi. 14 Fu su incarico della corte degli Svevi che l’’architetto Riccardo da Lentini ristrutturò il Castello, innalzando venti bellissime torri per rafforzare gli imponenti muraglioni stretti attorno agli atri residenziali. Durante il periodo svevo il Castello di Lombardia (cosi denominato perché difeso da fanti della Calabria lombarda) conobbe il culmine della sua importanza strategica; noto come uno dei più inespugnabili d’Italia fu una roccaforte di assoluta eccellenza dove, per due volte fu riunito il Parlamento del Regno svevo. La Torre di Federico, uno dei maggiori monumenti federiciani, conservatisi nel nostro Paese, secondo la tradizione fu un’opera di Riccardo da Lentini Le sue origini, secondo recenti studi, risalgono alla metà del XIII secolo, ovvero all’età manfrediana, fattore quest’ultimo che avvalora la tesi che a volerla e ad abitarvi fu il Federico svevo piuttosto che l’omonimo aragonese. Altro argomento a sostegno dell’origine sveva del monumento è l’inconfondibile impianto geometrico che caratterizza gli altri castelli di Federico II di Svevia, di cui la Torre di Enna è un mirabile esempi c di Salvatore Presti I ultura Mussolini a Enna e Pergusa l 14 agosto 1937, proveniente da Gela, Benito Mussolini giunse ad Enna salutato ed acclamato da tutta la popolazione. Passato in rassegna il picchetto militare d’onore schierato in piazza Vittorio Emanuele e ricevuto il saluto dalle Autorità, il Duce si affacciò sulla piazza stracolma di gente dal balcone di Palazzo Militello da dove rivolse un breve discorso al “popolo adunato”. “Sono lieto, disse, di trovarmi in Enna, le cui mura nessun uomo di governo ha mai varcato dall’unità d’Italia ad oggi”. Le cronache del tempo ci descrivono una incontenibile partecipazione di cittadini che inneggiavano colui che reggeva le sorti dell’Italia fascista. Quella visita ufficiale del Capo del Governo fu preparata nei minimi particolari. Lungo via S. Agata, via Roma, piazza Balata, fino a piazza Umberto I (Municipio) furono collocati grandi festoni con lampade multicolori per accogliere degnamente il capo del governo che appena dieci anni prima, il 6 dicembre 1926, aveva controfirmato il decreto del Re Vittorio Emanuele III, che elevava Enna al rango di capoluogo di provincia. Ma quella sera il Palazzo Militello, dove venne ospitato, rimase al buio. L’illustre ospite andò a letto a lume di candela perché l’illuminazione straordinaria approntata per l’evento, causò un black-out generale in tutta la città dovuto a un eccessivo sovraccarico. I tecnici della centrale elettrica di via Pergusa, inaugurata nel lontano1923, non riuscirono a riparare il guasto se non alle prime luci dell’alba, con grande disappunto del padrone di casa, Giuseppe Greca Militello, del Prefetto, del Podestà, e di tutti i notabili della città. L’indomani, 15 agosto, Mussolini presenziò a Pergusa all’inaugurazione del villaggio rurale, all’assegnazione delle case coloniche e nella nuova chiesa al rito nuziale di cento coppie di sposi alle quali il Duce diede “in dote” una busta con 500 lire. Un gigantesco “Duce” venne scritto con il gesso sulla pendice della sponda del lago, di fronte il villaggio, dove ora vi è la selva pergusina. L’abitato rurale, costruito tra il 1935 e il 1937, fu voluto dal prefetto Ascanio Marca il quale non ebbe la fortuna di vederlo ultimato perché improvvisamente deceduto, il 22 febbraio 1937, mentre si trovava al suo tavolo di lavoro in Prefettura. Con la visita di Mussolini, il governo fascista impegnò più risorse al processo d’ammodernamento della città capoluogo che fino ad allora era risultato lento e difficoltoso. La necessità di dotare la città di strutture adeguate al nuovo ruolo istituzionale, accelerò la realizzazione di piani urbanistici già predisposti dai tecnici comunali e provinciali. In poco più di quattro anni, fino all’accentuarsi degli eventi bellici, la città venne dotata del palazzo del Governo, di quello delle Corporazioni (oggi Camera di Commercio), della Banca d’Italia e del Carcere giudiziario; vennero completati gli edifici pubblici quali il Dispensario antitubercolare, la Casa dell’opera nazionale maternità e infanzia (Onmi), la sede della Gil (Gioventù Italiana del Littorio), il palazzo del Fascio e del Podestà di piazza Maestro Coppola (ex chiesa di S. Giovanni), il palazzo del Genio Civile e quello dei Combattenti e reduci entrambi in via Roma verso San Tommaso. Furono realizzati, inoltre, 50 appartamenti Incis (Istituto Nazionale Case per gli Impiegati Statali, gli edifici scolastici di Santa Chiara e De Amicis ed infine fu ampliato, con un secondo piano, il palazzo delle Regie Poste di piazza VI dicembre, oggi sede di una nota banca. Dopo la visita di Mussolini, la città fu visitata due volte dal Reimperatore Vittorio Emanuele III, ospitato nel nuovo palazzo del Governo e della Provincia, e dal principe ereditario Umberto di Savoia che alloggiò nella suitte dell’Albergo Belvedere. 15 Casella di Posta Inviate le vostre e-mail a: [email protected] Pino Grimaldi Direttore Responsabile di Pergusa+ Meritoria l’iniziativa del rilancio dell’Accademia Pergusea I nnanzitutto voglio ringraziare il Presidente Nino Gagliano e tutta l’Accademia Pergusea per avermi dato ospitalità in questa Rivista, che rappresenta la continuità di una prestigiosa istituzione culturale che compie 250 anni dalla sua costituzione. Sorta nel 1762 ad opera del Sac. Giuseppe Scalingi definito “Fervoroso” forse perché ideatore e animatore della prestigiosa istituzione, che annoverava prestigiosi soci, fra l’altro il canonico Giuseppe Alessi. Questa Accademia portò molto lustro alla città, fu una palestra efficacissima per l’incremento a nobile gara e gran progresso di studi. Durante la sua esistenza ebbe periodi di prosperità e di completo abbandono. Don Gaetano Pregadio il 17-31902 la ricostituì dividendola in tre classi: scienze, lettere e belle arti, ma dopo qualche anno di vita purtroppo morì di languidezza. Dal 2008 questa prestigiosa Associazione è rinata con la denominazione “Accademia “Pergusea” degli amici del lago di Pergusa e dell’Autodromo”. Sicuramente non sfugge a nessuno l’importanza e la responsabilità che acquista questa Associazione con questo titolo, che si prefigge 16 “la promozione ed il recupero culturale, ambientale e delle tradizioni” per “accendere le idee e soprattutto rinnovare l’orgoglio e l’entusiasmo per il nostro lago e per il nostro territorio”. Obiettivi che con l’impegno del gruppo “valentuomini ennesi”, anche facendosi forti del patrimonio dell’Accademia ereditata dai suoi primi fondatori e poi di tutti coloro i quali hanno avuto e hanno a cuore questi principi, saprà raggiungere e realizzare i suoi propositi. Intanto occorre ricordare la carta d’identità del lago di Pergusa: territorio dove nasce la mitologia del Ratto di Proserpina. Questo lo ricorda nei versi Ovidio, che sono riportati in una lapide che l’allora Sindaco Vittorio Ugo Colajanni nel 1959-60 fece collocare nelle vicinanze della presunta grotta, dove uscì Plutone dio degli Inferi che rapì la bella e dolce fanciulla mentre raccoglieva fiori. Secondo la legenda, la dea Cerere, nel cercare la figlia, con le sue abbondanti lacrime versate, formarono il lago, il quale fu nel 1860 definito dallo scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba “un pezzo di cielo caduto in mezzo a praterie”. Quindi per fare cultura e turismo e recupera- re le tradizioni storiche e mitologiche di Enna, in questo caso l’Accademia Pergusea assieme a tanti altri, ha un grande compito, quello di valorizzare e sviluppare un importante patrimonio. Pure importante ricordare che il Villaggio di Pergusa sorse nel 1935-36 per merito del Prefetto Ascanio Marca, perché promosse la bonifica e la sistemazione idrica del lago e l’istituzione di un vivaio forestale, purtroppo il Prefetto venne stroncato improvvisamente dalla morte il 22-21937 al tavolo di lavoro della Prefettura. Nell’anno 1958 il lago si è arricchito e valorizzato con un opera importante, con la realizzazione dell’ Autodromo,con prestigiose gare nazionali e internazionali negli anni passati. Ora occorre un impegno di tutti per un suo rilancio. Molto importante è stata ed è la Riserva Speciale per il rispetto dell’ambiente e della fauna, che benissimo si possono armonizzare con l’attività dell’Autodromo. Occorre ora “sbracciarsi” come di solito si dice, per lavorare, per la valorizzazione del lago e del Villaggio ed anche per una forte ripresa economica. Gaetano vicari l ettere Da Canicattì G iovane studente nato e residente a Canicattì, spesso mi recavo di domenica nei posti di mare vicini a Canicattì, Agrigento e Licata con un mio fratello maggiore, di nome Giuseppe, con la sua auto, una Anglia della Ford. Pergusa, allora, era molto conosciuta a Canicattì per le gare automobilistiche, che avevano un certo interesse e fascino, soprattutto perché ancora non esisteva la televisione. Giuseppe un giorno mi invitò a Pergusa: io ero doppiamente contento, sia per la possibilità di viaggiare in macchina sia per assistere alle gare. In quel periodo Canicattì era collegata ad Enna tramite la statale Agrigento – Catania, con un percorso molto tortuoso. Dopo avere attraversato Delia, Caltanissetta, il Villaggio S. Barbara, Capodarso e Pasquasia, arrivammo dopo circa due ore a Pergusa e ci sistemammo nelle colline che circondano il lago, che, allora, facevano da tribuna. Nell’ammirare le gare automobilistiche, che dal vivo esercitavano emozione, fui attratto dalla bellezza naturale del lago e delle colline che lo circondano. Il destino ha voluto che per lavoro nel 1966 sono stato trasferito in provincia di Enna, i primi quattro anni a Pietraperzia poi ad Enna centro. Già durante il mio primo anno di permanenza ad Enna il fascino di Pergusa aumentava, tant’è che nel 1971 ho scelto come luogo del mio matrimonio la Chiesa del SS Crocifisso e La Giara, un locale da poco aperto in Pergusa. Mi ricordo che la mia dimora era a Enna in Piazza Garibaldi e quasi ogni giorno con mia moglie, canicattinese anche lei, alla chiusura della Banca dove lavoravo, ci recavamo a Pergusa per consumare il gelato: lo zuccotto presso la struttura alberghiera La Pergola. In quel periodo cresceva in me il desiderio di comprare un piccolo appezzamento di terreno dove costruire una casetta con vista del lago. Il Signore mi ha accontentato: ho realizzato il mio sogno in contrada Pollicarini. Quotidianamente, quando posso, anche per poco tempo, raggiungo il mio piccolo fondo; per arrivarci bisogna percorrere la strada di servizio dell’autodromo dove incontro persone che corrono o fanno podismo, vuoi per sport vuoi perché consigliati dal medico. Appena arrivato, dopo avere ammirato e curato gli alberi da me piantati, mi siedo in una poltrona di plastica bianca sistemata nella terrazza attigua alla casa e rimango seduto ad ammirare il lago, le piante che mi circondano. Guardando avanti ammiro Enna in fondo alla montagna. Il posto silenzioso, il panorama che mi circonda il lago, gli alberi, gli uccelli che volano su di me ed attorno a me, mi danno un senso di serenità, di pace, ottima cura a Pergusa per la mia stanchezza fisica e mentale. Mia moglie spesso mi dice: che fai a Pergusa da solo: la mia risposta: parlo con la natura, con gli alberi, con gli uccelli. Mia figlia di rimando dice: come San Francesco! Quel posto sprigiona un senso di serenità, di pace che rafforza spesso, oltre il fisico, anche l’anima. Un giorno il mio pensiero è andato al ratto di Proserpina, avvenuto come dice la leggenda sul lago di Pergusa ed ho fatto una riflessione; la storia ci insegna che qualsiasi leggenda, qualsiasi aneddoto, qualsiasi atto di filosofia, ha sempre un fondamento di verità. Vulcano, dio degli inferi, quindi dio lugubre, emerge dal lago di Pergusa per rapire Proserpina bella fanciulla che raccoglieva fiori e spighe attorno al lago. L’Autore della leggenda, vissuto in tempi molto lontani, sicuramente ha voluto identificare in Vulcano la tristezza, la cattiveria, la morte, mentre ha voluto identificare in Proserpina l’amore, la bellezza, la serenità e la gioia di vivere: lo stesso senso, che avverto ogni qualvolta che sono seduto in quella poltrona di plastica bianca, come ritengo possa averlo avvertito l’autore della leggenda. Il superstizioso potrebbe dire che è un posto di magìa. Io, che sono credente, dico che Pergusa è un dono di Dio, che ha trasferito un piccolissimo angolo di Paradiso sulla terra, Pergusa, al centro della Sicilia, offrendo a tutti la possibilità di pregustare la pace e la serenità del Paradiso, soprattutto la gioia di vivere e ne ringrazio il Signore. Andrea D’Affronto 17 Conversazione con il Cav. Fabio Maria Garini Presidente di Fidicom1978 Un invito vibrante a mettersi sempre in gioco perché “conoscere i propri mezzi non significa necessariamente conoscere i propri limiti” Presidente Garini tutti i giornali parlano di una grande crisi del credito, da tecnico ed esperto del settore qual è la reale situazione? La vera novità della crisi del credito al quale fa cenno risiede nel fatto che si tratta di un periodo di credit crunch di proporzioni internazionali che coinvolge quasi tutte le maggiori economie del mondo, con pochissime eccezioni. Per quanto ci riguarda, la crisi del credito in Italia è dettata da due principali fattori contingenti: la preparazione degli istituti di credito all’applicazione dei dettami cosiddetti Basilea3, e la contestuale estrema frammentazione della nostra economia composta per la stragrande maggioranza da P.M.I. L’applicazione dei dettami di Basilea2 e la preparazione a quelli di Basilea3 ha comportato per le imprese italiane conseguenze che in un primo tempo erano state sicuramente sottovalutate, soprattutto dalle banche che avevano interpretato la normativa a soli fini utilitaristici per aumentare il costo del denaro. Basilea2 ha invece pervaso completamente la nostra economia ed ha imposto un cambiamento radicale nella considerazione del credito. Le banche sono state chiamate ad una maggiore prudenza ed a rispettare ratios economici/patrimoniali estremamente più stringenti: non è da dimenticare, infatti, che la norma18 Non esistono traguardi impossibili tiva ha come scopo principale quello del consolidamento del sistema finanziario/creditizio e che quindi ha come finalità quello di salvaguardare imprese e utenti. La bassa patrimonializzazione delle imprese italiane, che si è negativamente ripercossa sulla qualità del credito e quindi sugli assorbimenti patrimoniali del sistema bancario, ha chiuso questo circolo vizioso. La situazione non è rosea da entrambi i punti di vista: da un lato le imprese hanno sempre maggiore difficoltà a reperire fonti di finanziamento esterno, dall’altro le banche si trovano nella difficile situazione di dover ridurre gli impieghi, così utili per definire l’avanzo a fine anno, non tanto perchè le imprese non lo meritino, quanto per problemi di carattere patrimoniale e di difficoltà sull’interbancario. È compito preciso di ogni operatore del credito adoperarsi per risolvere questa situazione, non facile ma anche non insormontabile. Alla luce di questa attenta analisi, quale è il ruolo che il Consorzio di Garanzie Fidi Fidicom 1978 interpreta? Fidicom1978 deve assumersi, come del resto tutti i confidi, la responsabilità di migliorare nel suo piccolo il mondo della finanza e del credito, assolvendo appieno al compito per il quale è stato costituito da alcuni lungimiranti alla fine degli Anni ’70. Innanzitutto affiancando le imprese e quindi aiutando anche gli istituti di credito ad erogazioni più mirate e meno pesanti sotto il profilo dei ratios patrimoniali. Quanto detto infatti fa comprendere quanto i confidi possano rivestire un ruolo determinante per migliorare l’accesso al credito delle imprese. Le banche, come già detto, devono avere un patrimonio minimo rapportato ai finanziamenti che eroga, in base al rischio che assegnano ai loro clienti attraverso lo strumento del rating. Un cliente poco rischioso obbliga la banca a vincolare uno stock di capitale inferiore rispetto a un cliente molto rischioso. Il confidi, assistendo un operazione con la propria garanzia, permette agli enti finanziatori di ridurre la quantità minima di capitale vincolato, aumentando quindi la disponibilità ad erogare e migliorando anche il tasso applicato all’operazione. Ma non solo. Fidicom1978 è impegnato in una continua ricerca di nuovi strumenti da immettere sul mercato del credito per ottimizzare il ricorso a fonti esterne di finanziamento, soprattutto in quelle aree già sviluppate nel mondo anglosassone ma ancora poco praticate in Italia. Una idea, ad esempio, è quella di traghettare le imprese italiane verso il mercato dell’equity e quindi del capitale di rischio e non del capitale di debito, ovvero verso strumenti alternativi che devono essere riscoperti: il prestito obbligazionario, le cambiali finanziarie, i mercati non regolamentati, ecc. FIDICOM1978 - con 5 aree commerciali che interessano tutto il territorio nazionale - è uno dei maggiori Confidi privati e realmente indipendenti da Associazioni di categoria, Banche, P.A., totalmente intersettoriale ed operante sull’in- tero territorio nazionale. Quali sono i reali vantaggi per le PMI che decidono di aderire al consorzio? I vantaggi sono quelli appena descritti, né più né meno. Fidicom1978 sta cercando di fare la sua parte in maniera seria e professionale, potendo contare su personale altamente qualificato e scevro da ogni logica lobbistica e clientelare. Tenta, riuscendoci, di porsi quale valida alternativa ai confidi tradizionalmente presenti sul territorio con operatività solitamente limitata per settore ed ambito regionale. Tenta di rovesciare l’usuale rapporto tra banca e confidi, divenendo Confidi nazionale che opera con banche locali a forte radicamento territoriale. Da non dimenticare, in ultimo, il vantaggio della prossimità con il cliente. Con gli uffici di Alessandria, Milano, Padova, Bologna, Roma, Bari ed Enna Fidicom1978 è vicino ai propri soci/clienti in ogni loro necessità, nel tentativo di supportarli quanto meglio possibile. Qual è il segreto di Fidicom1978? Il management di Fidicom1978 è di provenienza del mondo delle libere professioni nel campo finanziario, soprattutto commercialisti e revisori. Ciò ha comportato che nelle fasi di lavorazione della pratica non venisse adottato lo schema usuale del “gestore” unico che segue la pratica dall’inizio alla fine in tutti i suoi aspetti, dovendo seguire più pratiche contemporaneamente. Sono invece stati introdotti dei processi tipici degli studi professionali, nei quali vige una alta specializzazione e settorialità. La pratica in Fidicom1978 viene spacchettata in tanti tasselli che vengono lavorati in contemporanea dagli uffici preposti da personale altamente specializzato occupandosi solamente di un aspetto specifico: la segreteria del Comitato, le verifica dell’andamentale sulle banche dati, la valutazione, la controgarantibilità, ecc. Dopodichè la pratica viene ricomposta e sottoposta all’esame del Comitato per le opportune deliberazioni. Un segreto apparentemente facile, ma difficile da applicare. Fidicom1978 stessa ha impiegato più di un triennio affinchè tutti i reparti agissero di concerto e con e medesime tempistiche. Quale può essere il ruolo del meridione d’Italia in questa fase di sofferenza del mercato? È difficile da dire. Personalmente preferisco non fare mai distinguo tar settentrione e meridione, trattandosi di due tasselli di uno stesso mosaico. Ciò che posso dire è che in meridione vi sono potenzialità di crescita sicuramente maggiori rispetto al settentrione, che però devono essere colte in un momento così difficile. Nei momenti di crisi, è storicamente dimostrato, nascono le maggiori e più solide iniziative imprenditoriali. Speriamo di non essere smentiti proprio questa volta! Sotto il profilo dei confidi mi permetta una piccola riflessione: nelle regioni meridionali vi è il numero maggiore di confidi, con il record della Puglia. A tale numero non corrisponde però uno stock di garanzie adeguato, e si scopre così che si tratta principalmente di piccoli confidi legati a particolari distretti industriali od al massimo, nel migliore dei casi, con operatività provinciale. Il ruolo del meridione deve allora essere quello di unificarsi per far fronte comune contro la crisi, tralasciando i campanilismi ma agendo con un unico ed unitario fine. L’ingresso di BASILEA3 ha apportato ulteriori innovazioni nel mercato del credito. i nterviste Quali le novità più significative rispetto al sistema precedente? In realtà i dettami di Basilea3 non sono ancora stati introdotti, e siamo ancora in regime di Basilea2 al quale ho fatto cenno in precedenza. In previsione c’è da attendersi un ulteriore irrigidimento del sistema del credito, a tutto vantaggio, debbo dire, dei confidi maggiori che assumeranno sempre più il ruolo di attori protagonisti per l’accesso al credito. Essendo però già così difficile Basilea2, è meglio non intristirsi per il momento con Basilea3. Fidicom1978 è vicina al raggiungimento di un obiettivo straordinario: la trasformazione in Banca di Garanzia. Cosa cambierà nell’assetto organizzativo ma soprattutto come si sente alla vigilia di un traguardo figlio dell’eccellenza espressa sino ad oggi? Il D. Lgs 141/2010 ha rivoluzionato la normativa sui confidi con innovazioni epocali che proprio in questi giorni vedono aperte le consultazioni in Banca d’Italia per le disposizioni applicative. Sotto il profilo organizzativo cambierà tutto, ma proprio tutto. La compliance, l’internal audit, il risk management, ecc. dovranno essere pari all’organizzazione prevista per gli intermediari vigilati, e molto simile, per alcuni aspetti, a quella di una banca. Abbiamo messo al lavoro il team che ci porterà ad essere IF 106 entro la fine dell’anno, e ciò ci riempie di soddisfazione e di orgoglio. È dal 2006, anno in cui assunsi la Presidenza di Fidicom1978, che aspettiamo questo momento, più volte rinviato a causa della scelta della crescita interna per addivenire alla massa critica per il passaggio a ente vigilato da Banca d’Italia. 19 Dott.ssa Rosangela Scarpulla Conciliazione ADR – Sede di Enna c ontroversie La mediazione I n Italia la Giustizia è in affanno, non funziona, o quantomeno non funziona velocemente. Conseguenza ne è che i tempi necessari per ottenere un provvedimento che decida una controversia sono sproporzionati alla normale vita delle persone. Proprio con l’intento di deflazionare il carico dei tribunali, dal 20 marzo 2011, con il D.lgs. n.28 del 4/3/2010, è stato introdotto un nuovo passaggio obbligato prima di iniziare il processo. La mediazione, definita come “attività professionale svolta da un organismo terzo, e perciò imparziale, con il fine di assistere due o più soggetti nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia..”, e’ condizione di procedibilità della domanda giudiziale, ciò vuol dire che il processo non può andare avanti senza che la mediazione sia stata svolta, a prescindere dal suo esito. E’ necessario specificare che la mediazione non è obbligatoria per tutte le controversie ma solo per quelle dove il tasso di conflittualità interpersonale è particolarmente elevato o il rapporto tra le parti è destinato a protrarsi nel tempo, ovvero quelle che coinvolgono, diritti reali, successioni ereditarie, comodati e locazioni, affitto di aziende, diffamazione a mezzo stampa, responsabilità medica, contratti assicurativi, bancari e finanziari, ai quali si sono aggiunti dal 21 Marzo 2012, così come prevedeva il decreto mille proroghe, rapporti di condominio e risarcimento danni derivante dalla circolazione di veicoli e natanti. Si tratta cioè della gran parte del contenzioso giuridico, stimato intorno all’80% dell’attuale carico dei tribunali 20 ordinari. La mediazione è molto vantaggiosa sia in termini di costi, che di tempi e semplicità procedurale. Le tariffe della mediazione sono modeste, di fatto sono molto inferiori alle tariffe medie necessarie per sostenere una pratica giuridica tradizionale. A ciò si aggiunge che sono previste anche delle agevolazioni fiscali per coloro che esperiscono il procedimento di mediazione. Anche i tempi della mediazione sono modesti, la mediazione infatti si può concludere anche in un singolo incontro, ad ogni modo la legge prevede che non può avere una durata superiore a quattro mesi. Avviare un procedimento di mediazione infine è molto semplice, si avvia presentando una domanda all’organismo prescelto, contenente l’indicazione dell’organismo investito, delle parti, dell’oggetto della pretesa e delle relative ragioni. La mediazione è vantaggiosa sempre, perché è capace di produrre un effetto giuridico in ogni situazione di contrasto. E’ la via migliore per evitare la frustrazione del rapporto tra le parti, che invece è l’effetto inevitabile del ricorso alle azioni giudiziarie. Si svolge in un clima di collaborazione, e i partecipanti sono garantiti dalla riservatezza del procedimento, che avviene in modo strettamente privato e confidenziale, senza formalità. La negoziazione conviene a tutti, perché esistono sempre interessi comuni o compatibili fra i contendenti. In una tale rivoluzione culturale è centrale il ruolo del MEDIATORE. Il MEDIATORE non è un arbitro né un giudice, ma è una terza persona imparziale, professionale ed esperta che rende facile il dialogo tra le parti, agevola la discussione, pacifica e costruttiva sull’oggetto del contrasto, permettendo così di individuare ed esaminare minutamente tutte le molteplici e possibili soluzioni del conflitto. E’ bene aggiungere, però, che la procedura di mediazione non è esente da sanzioni. Infatti, la mancata partecipazione del convenuto, senza giustificato motivo, al procedimento di mediazione, comporterà, alla prima udienza di comparizione in giudizio, la condanna da parte del giudice ad una sanzione pari al contributo unificato, anche qualora dovesse vincere la causa. La mediazione civile e commerciale è, in sostanza, un nuovo ed innovativo strumento alternativo di risoluzione delle controversie civili, in grado di rendere decisamente più rapidi i tempi della giustizia civile e di incidere fortemente sullo smaltimento dell’enorme arretrato di cause civili, ed è soprattutto uno strumento dalla spiccata connotazione sociale, che non esaspera le parti, ma che cerca di farle incontrare. In un contesto in cui i tempi della giustizia ordinaria impiegano dai due ai sette anni per la risoluzione delle controversie civili, non è forse nell’interesse di tutti i cittadini, adottare misure di composizione amichevole delle controversie per alleggerire il pesante fardello che i nostri tribunali devono sopportare? 21 Tratto dal libro La trasformazione paesaggistica del lago di Pergusa Raptus Proserpinae Antonio Aveni Papiro Editrice, anno 2011 La trasformazione paesaggistica T ra i luoghi della Sicilia ve ne sono parecchi di grande bellezza e tra questi credo di poter dire che il Lago di Pergusa (raptus Proserpina) rappresenta un sito particolarmente affascinante da un punto di vista paesaggistico. Ma attraverso quali vicende si è trasformato il paesaggio del lago, inteso nell’accezione più comune del termine e comprendente sia gli aspetti fisico naturali, che quelli antropici, sociali e storici ? Il percorso di comprensione paesaggistica si sviluppa attraverso la codificazione di materiali diversi nella qualità e nel tempo, nonché attraverso il loro confronto e la successiva stratificazione: dalle rappresentazioni cartografiche, alle iconografie, dalla descrizione dei viaggiatori del passato, allo studio del Catasto Borbonico e del primo impianto del Catasto moderno, oltre ai documenti notarili dell’Archivio di stato, fino ad arrivare alle vicende della bonifica risalente agli anni ’30 del secolo scorso e quelle recenti, legate alla comparsa dell’autodromo e riguardanti le azioni 22 antropiche ed esogene che costituiscono la parte più pregnante della trasformazione territoriale. Cartografia storica della Sicilia L’analisi critica delle mappe antiche ci mostra come il lago di Pergusa assumeva un contorno morfologicamente difforme ma essenzialmente riconducibile a due tipologie figurative: una forma frastagliata, con bordi e definizione precipuamente disegnati e una forma rotondeggiante, più semplicemente individuata da un cerchio lievemente ellittico, ma in ogni caso molto regolare. Oltre allo studio della forma, l’altro aspetto di grande rilievo era determinato dalla toponomastica utilizzata per la sua individuazione. Infatti alla dicitura legata al nome latino (lacus Pergus) anche diametralmente invertito (Pergusa Lacus), spesso si sovrapponeva quella del luogo mitologicamente definito (Proserpine lacus o Lac de Porserpine), o di più, accanto alla rappresentazione si trovava la descrizione del mito (Pergus lacus, et ombilicus Sicilia, hic Proserpinam a Plutone raptam ferunt). ORTELIO, ABRHAM, Siciliae veteris typus, anno 1584 Fonti archivistiche notarili Lo studio delle fonti archivistiche notarili ha un arco temporale di riferimento che va dal 1561 al 1787, e contiene informazioni circa il rilievo socio economico del territorio con particolare riferimento alle attività agricole (coltivazione della vite, del lino e della canapa) e alla pescagione (consentita dal 10 settembre al 20 maggio) che, come riportato da alcuni autori di storia locale “talmente abbonda principalmente di anguille e di altri pesciolini, che se ne fa grande spaccio in Castrogiovanni e nei vicini paesi”. L’unico atto in cui è stata reperita una rappresentazione cartografica, essa ci ha p aesaggio ordinario, seguito dal prativo, dal vigneto (ordinario, infimo e alberato) e, con superfici ridotte, il canneto, il ficodindieto, il boschivo e l’ortalizio. del lago di Pergusa fornito un’indicazione di grande rilievo circa la denominazione de “la via che passa sopra le vigne”, contenuta all’interno di una sorta di mappale indicante le contrade che si dipartono da “lo laco di castrogiovane” (anno 1565). Il vigneto, coltura comune alla generalità del lago ma specificatamente riferita alle contrade più vicine allo specchio d’acqua e alla contrada del Feudo Pollicarini, viene menzionato in tutti i documenti notarili ed in alcuni casi, trattasi di vigne con “8 migliara” di piante con annesso palmento. Negli stessi atti spesso vengono citati il lino e la canapa, colture che tradizionalmente si avvantaggiavano di luoghi umidi per via della fase di macerazione cui erano sottoposte prima di essere lavorate per produrre tessuti di ogni genere. In questo caso le descrizioni riferivano circa la gabella, ovvero in merito al carattere lucrativo della coltivazione “cum soliti lucri et proventibus”. Il Catasto Borbonico Tra le fonti primarie dell’Archivio di Stato di Enna è stato visionato il Registro del Catasto Borbonico, risalente al 1844. Si tratta di un catasto descrittivo e come tale le uniche informazioni da desumere riguardano la qualità e la proprietà dei terreni. La ricerca ha permesso di individuare interessanti notizie inerenti alle proprietà, alle misurazioni e alle caratteristiche del lago, nonché alla toponomastica in vigore in quel periodo, oggi parzialmente modificata. Per quanto riguarda la superficie per essa venivano espresse le seguenti unità di misura: 1 Salma (Ha 3.48.28), 1 Tumolo (Ha 0.29.77), 1 Mondello (Ha 0.05.44), 1 Quarto (Ha 0.01.36). A ciascuna proprietà, distinta per classe di superficie (tre) e per qualità colturale, corrispondeva una Rendita espressa con la monetazione allora in vigore: onza, ducato e grana. Tra i mestieri vi erano: marummiere (marmiere), muratore, pecorajo, capraio, droghiero, fallegname, tappezziere, filandaja, salnitraro, campiere, calzolaio, orologiajo, crivelladore (colui che costruiva crivi), oltre al villico. Per quanto riguarda la qualità colturale prevaleva il seminativo Iconografie e immagini dei viaggiatori del passato Di tutti i viaggiatori del sette – ottocento che soggiornarono in Sicilia, la maggior parte di essi si limitò alla visita delle località litoranee più note (Palermo, Catania, Siracusa e l’Etna), tralasciando spesso le mete all’interno dell’isola. Tuttavia, sono state individuate cinque iconografie che testimoniano il passaggio dei grandi viaggiatori del passato presso le rive del lago e, questo, anche se in numero così esiguo, costituisce motivo di confronto per la ricerca delle informazioni paesaggistiche. Spicca l’iconografia di Russel George - (anno 1815), tratta da A tour through Sicily, in the year 1815, London 1819. Dal raffronto di tutte le iconografie emergono alcune considerazioni macroscopiche, ascrivibili ad una lettura del paesaggio in termini di forte naturalità dei luoghi: si evidenzia l’assenza di fabbricati o ruderi e di emergenze colturali tipiche. Inoltre, le colline circostanti, assolutamente prive di boschi e formazioni forestali di alcun genere, sembrano destinate, sia per l’orografia che per la nudità del terreno, alle colture seminative. I viaggiatori e il Grand Tour La grande quantità di testimonianze descrittive dei viaggiatori del passato, relative al lago di Pergusa, deriva dal fatto che questo luogo suscitava spontaneo interesse per quanti giungevano nella città di Enna, da dove dopo la visita rituale, si dipartivano in direzione sud alla volta di Piazza Armerina e di Caltagirone. Non sempre però la descrizione del 23 p aesaggio lago ci offre l’immagine di un’esteticità diffusa, anzi sono diverse le risultanze che negativamente definiscono condizioni di insalubrità e stupore, rispetto alle paradisiache memorie classiche di riferimento, legate al mito di Proserpina. Fonti di scrittori e storici locali Il primo storico locale a darci ampia spiegazione del lago di Pergusa è il Frate Vincenzo Lo Menzo, il cui pregevole manufatto del 1700 circa, dal titolo Descrizione storico topografica della regia città di Castrogiovanni, dedica quattro pagine, offrendo l’illusione di un luogo ameno: “celebre presso tutti i poeti, i quali ne hanno scritto con fuoco … al presente è girato all’intorno non già di Selve, e di Boschi, ma di verdeggianti colline, e di deliziosi vigneti, li quali conciliano l’amenità di quel luogo, e lo rendono come uno dei più deliziosi di quel territorio”. Seguirono altre interessanti descrizioni fornite da insigni studiosi quali: lo storico Vito Amico, il Can. Giuseppe Alessi da Enna, il politico locale Lauria Potenza Francesco, l’avv. Paolo Vetri, lo scrittore Francesco Lanza ed infine l’archeologo di fama internazionale Paolo Orsi. Modificazioni del paesaggio agrario e naturale Il paesaggio cognitivo dell’ambiente rurale appare oggi diverso. Esso è pressoché rimasto immutato per diversi secoli, mantenendo la stessa struttura fino al XX secolo, quando le trasformazioni antropiche ne hanno segnato con maggiore vigore il cambiamento. La visione del paesaggio agrario appariva determinata dalla pre24 senza del vigneto, coltivato sulle pendici prospicienti il lago, nonché dal lino e dalla canapa; tale struttura predominante subisce un’unica differenziazione, laddove la morfologia collinare consentiva la coltivazione del seminativo. Per quanto riguarda la distribuzione, mentre i seminativi e i prativi erano coltivati in tutte le contrade, i vigneti vegetavano esclusivamente nelle due contrade che si identificavano proprio con il lago (Lago censito di Volturo e Lago e Zagaria). Il paesaggio rurale attuale, invece, ad eccezione dei seminativi esistenti nelle contrade Carrangiara e Capitone, è caratterizzato da un ambiente antropico e naturaliforme dove prevalgono formazioni come la prateria, gli uliveti e il rimboschimento, fermo restando che in alcune contrade, come Pollicarini, scompaiono del tutto le colture per lasciare il posto all’edilizia residenziale. Trasformazione del paesaggio antropico, infrastrutturale e insediativo Anche le dinamiche di trasformazione antropica assumono carattere di maggiore rilevanza nel XX secolo, quando il lago di Pergusa subisce un processo di cambiamento che lo stravolgerà rispetto a quanto appreso dalle fonte storiche e cartografiche precedentemente studiate. I due episodi esplicitamente significativi furono rappresentati dalla costruzione del villaggio del 1935 e dalla costruzione dell’autodromo del 1957, elemento infrastrutturale di fortissimo impatto sul territorio. Lo studio delle cartografie I.G.M. in scala 1:25.000 redatte dall’Istituto Geografico Militare e realizzate con due diverse ricognizioni del 1931 e del 1968, assumono grande importanza nel rilievo topografico se non altro perché in quella più remota non sono presenti il villaggio nè il rimboschimento della “Selva pergusina” e l’autodromo. Si nota, altresì, che nella cartografia del 1931 la morfologia del territorio appariva caratterizzata da linee di demarcazione, curve di livello, ancora poco intaccate dall’azione modificatrice dell’uomo (inclusa l’area dello specchio lacuale priva di vincoli perimetrali). In quella successiva del 1968, il lago è perfettamente inquadrato all’interno di un doppio anello, il circuito e la strada che lo fiancheggia, mentre le contrade prospicienti registrano la presenza di nuovi fabbricati, ormai inizio dell’edilizia residenziale sviluppatasi proprio a partire da quegli anni. Così, se un tempo i cambiamenti del paesaggio erano frutto di lente trasformazioni e si percepivano con il trascorrere di molte generazioni, oggi nel corso di pochi anni avvengono metamorfosi radicali del territorio: in breve tempo si passa da un paesaggio naturale e dal sentimento romantico, a un paesaggio proiettato verso le logiche commerciali e consumistiche, tipiche dell’era moderna. Ma non bisogna dimenticare ciò che è stato, perché la conoscenza storica di questo territorio ci ha consegnato una chiave di lettura che, con opportuna capacità interpretativa, può restituire al lago di Pergusa il significato paesaggistico che ha assunto nel corso dei secoli della sua esistenza. P oesia Focus su Proserpina di Dante Gabriel Rossetti ACCADEMICI IN PRIMO PIANO L’Accademico Angiolo Alerci è stato eletto Presidente del Lions Club di Enna per l’anno 2012-2013 L’Accademico Michele Branciforte è stato nominato Commendatore al merito della Repubblica Italiana Mitico Lago Il dio degli inferi fece incursione nel mondo dei vivi e vide in mezzo ai fiori la bella fanciulla Proserpina circonfusa di luce e ne fu preso e, ghermitala, la trasse con sé sottoterra. Le acque del lago tremarono Con lungo brivido Al sospiro dei fiori E di nuovo A ogni richiamo della madre demente. Oggi profana la terra sembra senza trasalimenti e il respiro del vento e lo specchio del lago che si restringe inaridito. Ma nuovi miti con antica forza vengono a rinnovare i fremiti del cocchio divino. Intorno al lago della leggenda, simile alla carica di una mandria adombrata, terribile cavalcata su praterie distese, scorre multicolore la gara nel vento, energia rombante con ansia di palpiti e ali sottratte alla rapida luce. L’Accademica Giulia Buono è stata eletta Vice Presidente dell’ A.V.I.S. di Enna L’Accademico Gianpiero Cortese è stato nominato S. Procuratore Onorario presso la Procura della Repubblica di Gela L’Accademico Pino Grimaldi è stato nominato Presidente del Comitato del Secentenario dell’accoglienza della statua della Madonna Maria Santissima della Visitazione Patrona di Enna L’Accademico Fabio Montesano è stato nominato Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della Camera di Commercio I.A.A. di Enna L’Accademico Ugo Serra è stato nominato Delegato dell’Accademia Italiana della Cucina COMUNALE ENNA “Donare sangue dona benessere” Anna maria De Francisco 25 2° premio fotografico “Sport e tradizioni a Pergusa” A ssegnati i premi ai vincitori del 2° Premio Fotografico “Sport e Tradizioni a Pergusa” indetto dall’Accademia Pergusea e dal Lions Club di Enna al fine di promuovere il patrimonio culturale-sportivo-naturale. Il premio fotografico è al suo secondo anno e ha lo scopo di valorizzare l’habitat di Pergusa e di riprendere il filo della tradizione sportiva di Pergusa, che non si esaurisce solo nell’attività motoristica, ma che riguarda altre discipline sportive. Oggi, infatti, per scelta istintiva e spontanea di tanti cittadini, le strutture della pista vengono utilizzate da un sempre crescente numero di appassionati del footing amatoriale. La Giuria, presieduta dal Former Internazional President dei Lions Prof. Pino Grimaldi (Accademico Onorario e Direttore del nostro periodico), con segretario Giuseppe Spampinato (V. Presidente dell’Accademia), si è riunita al Riviera Hotel e vincitrice del concorso è stata la foto di Francesca Fazio, dal titolo “Uomini dalla mente di ferro”. Il secondo premio è stato assegnato alla foto di Simona Parrinello, “Giochi lacustri” e il terzo premio alla foto di Lorenzo Abate, “Gare in autodromo”. Le foto sono state valutate sia come singoli scatti, sia nell’insieme r icette Pasta di casa con “mazzareddi” e ricotta fresca. (+ di 6 persone) di Edvige Posabella Restivo 500 gr. di pasta di casa tipo tagliatelle (tagliate corte) 200 gr. di ricotta fresca (possibilmente di giornata) Mazzareddi (quantità a piacere) Finocchietti selvatici (qualche mazzetto) Cipolletta, sale pepe, pecorino grattugiato q.b. M ondare, lavare e lessare i mazzareddi e i finocchietti in abbondante acqua salata, scolarli e lasciare da parte l’acqua nella quale si cuocerà la pasta. 26 per la loro capacità di “raccontare”, e sono state ammesse esclusivamente immagini che rappresentano luoghi, persone e momenti della vita pergusina, sia del passato che del presente. Hanno fatto parte della giuria Angiolo Alerci, Salvo Amico, Gino Bellomo, Enrico Borghese, Giulia Buono, Paolo Di Venti, Angelino Fondacaro, Nino Gagliano, Ugo Gagliano, Barbara Marino Di Serio, Fabio Montesano, Sebastiano Parisi, Gino Petralia e Rosangela Scarpulla. La collaborazione tra Lions Club e Accademia Pergusea tende a contribuire al recupero e al rilancio del sito di Pergusa, non senza dimenticare che da esso è partita tutta la tradizione culturale ennese, essendo la sede riconosciuta del mito di Proserpina, che si ricongiunge idealmente anche con Morgantina e la sua Dea, nel quadro complessivo di una rinascita turistica e culturale di tutto il distretto, naturalmente unito territorialmente e storicamente, per recuperare il filo di una cultura comune di questa parte di territorio. Le foto vincenti sono state presentate in occasione di una escursione conoscitiva che l’Accademia Pergusea ha organizzato unita- In una padella fare appassire un po’ di cipolletta, versarvi le verdure lessate e fare insaporire. Cuocere la pasta al dente, scolarla e amalgamarla con la ricotta, già schiacciata con una forchetta e le verdure. Aggiungere un mestolo del brodo di cottura della pasta, condire con una manciata di pecorino grattugiato e servire ben caldo. Anguilla in umido (capitone) di Edvige Posabella Restivo Sviscerare l’anguilla, sciacquarla e tagliarla a tocchetti di 5 - 6 centimetri. Incidere la pelle e inserire in ogni pezzo di pesce una foglia di alloro, quindi legare con del filo. t radizioni di Giulia Buono addetto stampa dell’Accademia mente al Club Unesco, all’Università Kore e alla Società Dante Alighieri all’Area Archeologica di Cozzo Matrice, guidata dalla biologa dott.ssa Rosa Termine dell’Università Kore per gli aspetti naturalistici e dalla archeologa dott.ssa Rossella Nicoletti per gli aspetti archeologici, con il coinvolgimento di Cittadini, Istituzioni, Ambientalisti e Archeologi e della Scuola F. P. Neglia di Enna che, nell’ambito di un progetto sulla Legalità, ha attenzionato proprio tale Area Archeologica. Fare imbiondire nell’olio di oliva uno spicchio di aglio a fuoco lento, eliminarlo e unire l’anguilla infarinata. Alzare la fiamma e fare rosolare per 10 minuti. Bagnare con vino bianco e qualche cucchiaio di acqua, continuare la cottura per altri 15 minuti a tegame coperto, quindi salare e pepare. Togliere i pezzetti di anguilla, togliere il filo e sistemarli in una terrina, aggiungere al sugo di cottura un bicchierino di vino bianco, una bella manciata di prezzemolo tritato, il succo di un limone e fare restringere a fiamma alta per circa 5 minuti. Versare il liquido ottenuto sul pesce, lasciare riposare per qualche minuto e servire. Riso in brodo di cavolfiore e carne di Roselina Gisiano Gagliano F are un brodo di carne mista (maiale, manzo e pollo) con sedano, cipolla, pomodoro, prezzemolo, pepe nero a grani e sale quanto basta. Tagliare a piccoli pezzi o sfilacce una parte delle suddette carni e metterle da parte. Lessare del cavolfiore insieme al riso, quando questo ultimo è quasi cotto, scolare e passarlo nel brodo bollente, così che si insaporisca e sia ultimata la cottura. Si aggiungano i pezzetti di carne, prima messi da parte. Servire nei piatti e mettere a tavola del pecorino grattugiato fresco che ogni commensale aggiungerà nella quantità che desidera. 27 di Nietta Bruno P rimi passi del distretto turistico “La Dea di Morgantina” di...stretto, anzi di...strettissimo e per questa motivazione agile come un cerbiatto. Solamente sei i comuni partecipanti, la componente pubblica in possesso del 51% delle quote della neo società consortile, costituita per la gestione del distretto, il 49% tutto privato: consorzi, associazioni, cooperative, imprenditori agricoli, artigiani, commercianti, addetti al settore turistico. Un impianto che temerariamente si potrebbe definire perfetto, in tempi di recessione e di circostanze territoriali da brivido. É il distretto dell’entroterra siculo, nasce ancorato ad una Dea senza nome, una ex Venere dal fluttuante panneggio che ha attraversato due volte l’oceano, portatrice del sogno di rinascita di una piccola e fiera comunità: quella degli antichi Morgeti, oggi Aidonesi. L’ultimo respiro di un territorio destinato alla sparizione? Lo pensano i “distretto-scettici”, quella buona percentuale di disfattisti che popo28 Il distretto la la nostra terra e che si sente perennemente investita della missione di svilire i buoni propositi dell’esercito dei volenterosi. Infinite le attese. Per troppo tempo la parola “riscatto” é stata il leitmotiv di convegni, di incontri politici e di conviviali di club service, una meta irraggiungibile, agita con ansia da prestazione, senza un adeguato programma a sostegno. Finalmente il territorio é dotato di uno strumento solido, ma tutto da sperimentare. Il Distretto, come primo obiettivo dovrà eliminare i luoghi comuni che da sempre connotano le sei città ed avviarle ad un processo di qualificazione dell’offerta turistica urbana e rurale. All’interno del distretto due realtà turistiche trainanti, dal respiro internazionale: Caltagirone, non-soloceramiche, insignita di recente del premio” Pomme d’or” (mela d’oro) assegnato dalla FIJET (Federazione Internazionale giornalisti e scrittori del turismo) e Piazza Armerina, non-solo-mosaici, pros- c ultura turistico sima alla riapertura della restaurata Villa del Casale, entrambe patrimonio dell’Unesco. Aidone, non-solo-museo, piccola, pulita, pennellate di giallo sulle pietre delle case, panorami mozza-fiato; Enna, non-solo-architetture normanne, inconsapevole titolare del grande mito di Cerere, affacciata su uno spettacolare “mare di terra”, bloccata dalla nostalgia di un passato denso di cultura; Centuripe, non-solo-museo e “tanagrine”, orograficamente a forma di stella a cinque lombi o di rondine in volo, integra nel suo assetto architettonico medioevale; Leonforte, non-solo-Granfonte, con la splendida riserva naturale dell’Altesina e la diga Nicoletti sito ideale per gli sport acquatici. Questo il parterre del Distretto e, da questo momento, via al marchio di qualità, via ad una più appropriata comunicazione mediale e cartacea dell’offerta turistica, alla calendarizzazione degli eventi culturali, alle sponsorizzazioni, alla creazione di “zone a burocrazia-zero”, alla sottoscrizione di contratti di rete tra imprese, alla realizzazione, insomma, di quel fantomatico SISTEMA territoriale rivelatosi,in altre zone, l’unica strategia da adottare per rispondere alle istanze di un mercato globale. Le aziende che hanno aderito al Distretto, oltre a beneficiare dei numerosi sgravi fiscali contenuti nel DL n.70 del 2011, avranno una priorità nella realizzazione di piani di presidio e di sicurezza del territorio, nell’accesso al credito, negli investimenti e nelle relazioni con la P.A. Il Consiglio di Amministrazione del Distretto, presieduto da Giuseppe Monaco, attuale Presidente della Provincia Regionale di Enna, ha privilegiato la strada della trasparenza e dell’efficacia, nella consapevolezza di avere dinanzi a sé un’agenda complessa e tutta in salita. Il momento storico é traducibile in un “acchianamu carusi” che il carro é pronto! 29 Enna …amarcord di Nino Gagliano S u internet ho trovato una biografia di Umberto Domina (Enna 1922, Milano 2006). Noto (in famiglia) per essere stato l’autore di alcuni libri umoristici e di un impianto elettrico che accendeva la luce nel bagno quando si spegneva quella dell’anticamera. Cominciò a scrivere a sei anni (allora le scuole materne non c’erano) e continuò imperterrito. Un suo romanzo, l’Anonima Concimi, è stato un duro colpo per la mafia. Gli altri, la Moglie che ha sbagliato cugino, Garibaldi ore 21, Morti di nebbia, Siamo tutti umoristi, Ma tu pallida oliva, perché …., l’Incredibile realtà, sono stati un duro colpo per l’editore. Ha scritto per la RAI (sketch) e per suo figlio (temi). Ha vinto due volte il Premio Bordighera e raramente il Nobel. Raccoglieva 30 ogni sorta di stranezze e non sapeva dove fosse Terni. Profondo cultore delle scienze esatte, quando non scriveva, escogitava. Privo del più elementare senso dell’orientamento, trascor- reva il tempo libero su tram che andavano nella direzione opposta. Si doleva di non essere mai stato l’unico superstite e di non avere mai assistito ad uno di quegli episodi che i giornali ripor- tavano sotto il titolo “Avvenente svedese si denuda improvvisamente per strada”. Umberto Domina amava molto Enna. Nel 1984 per il Lions Club pubblica “Enna per modi di dire” per fissare un momento della cultura ennese perché non vada disperso il rapporto immediato tra popolo e ingegno, quando da questo rapporto sia nato un pensiero lapidario, ironico talvolta icastico, profondo e pure alla portata di tutti. L’ipotesi finale dello scopo del libro è “quella di ammettere che a sostegno della raccolta c’è solo la nostalgia di un passato un po’ magico, di un’Enna che è stata….” Proprio per nostalgia, Umberto pubblica nel 1992 il volume “Quell’Enna ‘39”, dedicato ai suoi nipotini Luca e Umbertino perché apprezzino un’Enna così lontana e pur così amabile”. r icordi Castrogiovanni è una città verticale. Si sale per andare dalla stazione in città, dal cimitero alla Chiesa Madre, dalla sala da pranzo alla camera da letto; per cui chi parte, muore o va a colazione, più che scendere precipita. Le case non vengono costruite ma applicate al costone della montagna, come per fare da scalini ad un gigante e tra le più basse e quelle in alto il dislivello è tale che un comune trasloco costituisce un vero e proprio cambiamento d’aria. Situata al centro della Sicilia per un deprecabile errore dell’istituto Geografico De Agostini, ha clima rigido, con vento neve e nebbia nella stagione invernale ed uno vagamente salubre in quella estiva. Ma splendido è il cielo: il più azzurro ed il più basso che esista, pieno zeppo di rondini che vaga- no a leggero contatto d’ali, bassissime, quasi a carezzare gli abitanti. Umberto racconta in “Quell’Enna ‘39” che, per esempio, nel 1939, i numeri di telefono di Enna erano a due o tre cifre, e gli abbonati privati erano 36 su 24.312 abitanti. Nel libro vi è la riproduzione dell’elenco telefonico di allora e, può interessare: il numero 1 corrispondeva al gabinetto del Podestà, piazza Umberto I; al numero 11 rispondeva la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale 72.a Legione; il numero 13 corrispondeva al Gabinetto del Questore, Piazza S. Marco; il numero 14 al Gabinetto del Prefetto, Piazza S. Marco; il numero 34 ai Carabinieri Reali, Comando Gruppo, Via Roma, pal. Governo. Curiosamente, il telefono del Procuratore del Re, Palazzo di Giustizia, aveva il numero 69, la Casa ricezione esposti 119 e la Casa di tolleranza 1-32. E ancora che le autovetture circolanti erano si e no, una trentina escluse quelle di servizio ….. delle 6000 famiglie che attualmente vivono a Enna, una su 100, un giorno, avrà la macchina. e sarà un disastro, perché fra 50 anni ci saranno in giro 60, dico se-ssa-nta automobili. Gli ignari capofila ne furono Gaetano e Liborio Rutella (“u ‘zè bunuzzu”, gestore dei servizi cimiteriali, tel. 56, via Cimitero), con una Anzaldo (prezzo lire 4.200) targata, manco a dirlo, EN 1, immatricolata il 26.11.1927. “Io, modestamente sono uno che di fatti internazionali se ne intende : a Enna, nel 1947, dopo avere assaggiato per la prima volta una bibita americana, ho sostenuto a voce altissima, con le corde tirate, che quella roba lì non si sarebbe mai affermata. Era la Coca Cola”, Il buon Umberto come per la Coca Cola, che ingenuamente non prevedeva in futuro grande successo, la previsione del numero di macchine non l’azzeccò: altro le sue 60 macchine !!!! ..… gli sfuggirono gli altri tre zeri di oggi !!!! In Quell’Enna ’39, nel- l’ipotesi di seppellire in un cilindro in lega speciale, destinato a conservare per cinquemila anni alcuni oggetti del XX secolo, scrive: “Ho pensato: e se dovessi chiudere io, in un cilindro da sotterrare sotto la Torre di Federico, oggi, un pò di roba che ci circonda e destinata a scomparire – non dico tra 5.000 anni, non dico tra 500, ma tò dico tra 50 anni? Metterebbe: una matita rosso e blu, un nettapennino in stoffa, un foglio di carta assorbente, un boccettino di inchiostro rosso, una sputacchiera, un Segretario Galante, un bombolone avvolto in carta oleata colorata, una radio a galena e, in ultimo, nell’elenco ……... E ci metterei anche un ‘Voscenza bbanadica’ (Vostra eccellenza mi benedica), che fra 50 anni nessuno dirà più e pochi sapranno che cosa significa. L’amore per Enna di Umberto va oltre. In Parole per una canzone non probabile scrive : A chi lascerò l’incombenza di continuare a portare qualche fiore alle Canossiane, le pallide suore da me conosciute soltanto in ovali smaltati, nel Cimitero di Enna? E l’idea di far sistemare in qual viale una targa (la mia) con scritto “No. Qui non giace, ma gli sarebbe piaciuto”?. E’ stato accontentato, Umberto non giace a Enna, ma la targa c’è. 31 Nino Vaccarella I miei ricordi dell’Autodromo di Pergusa sono certamente ricchi di emozioni e soddisfazioni per le importanti vittorie, anche se nel 1965 sono incorso in un pericoloso incidente, risoltosi senza conseguenze. Nel 1958 ero presente come spettatore alla 1^ Edizione della Coppa Città di Enna, gara valida per le vetture Sport e sognavo di poter un giorno gareggiare in questa nuova e veloce pista, che si sviluppava intorno al lago, ancora privo di abitazioni e riserve boschive. L’occasione si presentava nel 1959, nel mio terzo anno di attività. Decisivo per la mia crescita agonistica, infatti avevo acquistato una Maserati Sport 2000 4 cilindri, che mi consentiva di conquistare importanti vittorie. A Pergusa vincevo battendo i più forti piloti della categoria alla presenza di una numerosa folla, emozionata per la vittoria di un Siciliano. Ritornavo a Pergusa nell’agosto 1965 con una Ferrari 250 LM, messami a disposizione dall’amico Lillo Adamo, ma purtroppo ero costretto al ritiro per una uscita di strada, dovuta alla rottura della sospensione posteriore destra, quando ero passato al comando sulla Ford Cobra dell’americano Bondurant. Ancora una corsa negativa nell’agosto 1966 quando partecipavo con una Ferrari Dino ufficiale, costretta al ritiro per un incendio nel vano motore. Finalmente dopo due partecipazioni sfortunate nel 1967 gareggiavo con una Ford G.T. 40 della scuderia Brescia Corse e vincevo ad una media di 210 km/h. Infine, l’ultima vittoriosa partecipazione il 10 agosto 1969 con l’Alfa Romeo 33-3 alla fantastica media di 220 km/h. Una mia ulteriore presenza nel dicembre 1969 per il collaudo della neonata Ferrari 512 S, con obbligata sospensione della prova, per le cattive condizioni atmosferiche. Intanto l’Autodromo era cresciuto con alcune importanti modifiche, lo spostamento dei box nella parte opposta con la costruzione di una importante tribuna ed a seguire la realizzazione di tre 32 ricorda Pergusa 1967 - Nino vaccarella su Ford GT 40 1° classificato chicane, necessarie per ridurre le eccessive velocità e rendere l’impianto più sicuro. Erano state realizzate intorno al lago nuove strutture alberghiere e ristorative, necessarie per la ricettività e per lo sviluppo turistico, con una vasta area boschiva che certamente arricchiva la panoramica del Lago. Nel trentennio 1970-2000 l’impianto di Pergusa era conosciuto in tutto il mondo per le sue importanti manifestazioni nazionali ed internazionali e per la presenza dei più famosi piloti. Indimenticabile la manifestazione dei 50 anni della Ferrari, con la presenza di due F1 guidate da Schumacher ed Irvine alla presenza di 130.000 spettatori emozionati, che concludeva l’ottima gestione del Presidente Nino Gagliano, che a sua volta aveva sostituito l’altro bravo ed indimenticabile Presidente Rino Mingrino, collaborati da bravi collaboratori, primo fra tutti il Direttore di Corsa Ciccio La Delfa. Certamente il periodo aureo dell’Autodromo, essenziale per lo sviluppo turistico ed economico di Pergusa. Dopo di che è arrivata la crisi dell’impianto per la carente attività degli ultimi Presidenti che non hanno aggiornato l’impianto con le nuove normative imposte dalla Federazione Internazionale e con la mancata modifica della chicane Schumacher, che anziché migliorare la sicurezza l’ha certamente peggiorata, con la consequenziale chiusura per circa sette anni, che ha danneggiato l’attività economica e turistica e con l’aggiunta di interventi scriteriati ed illogici dei Verdi che hanno contribuito alla crisi. Adesso l’impianto è stato riaperto per l’effettuazione di manifestazioni nazionali, con la speranza che finalmente vengano eseguite quelle necessarie modifiche che rendano l’impianto più sicuro ed agibile, con il ritorno di importanti gare internazionali che ridiano quella fama e notorietà e lo ricollochino tra gli impianti più conosciuti ed apprezzati, con la conseguente necessaria crescita economica e turistica del territorio ennese. 33 t urismo Giuseppe monaco Presidente della Provincia Regionale di Enna Turismo a Pergusa N on posso non compiacermi per “l’idea” di fare rivivere la prestigiosa Accademia Pergusea, che, dopo alcuni atti d’inattività, si sforza a ripetere un prestigioso percorso culturale, in aderenza a nuove esigenze storiche, ambientali, sportive, di tradizioni del Lago di Pergusa e della sua conca. Terra, acqua, mito, sport. Quattro elementi che certamente rendono Pergusa tra i luoghi più affascinanti del Meridione. E’ lodevole ogni iniziativa che l’Accademia Pergusea, che da questo straordinario sito prende il nome, porta avanti per la conoscenza e la valorizzazione di questo luogo privilegiato dove la natura in passato ha dato luogo al mito di Proserpina. Su questo scenario si sono fermate le sensibilità di Ovidio, Claudiano, Callimaco, scrittori e poeti, pittori, che si sono ispirati alla mitologia e alle bellezze naturali. Le caratteristiche peculiari dell’ambiente hanno fortemente favorito lo sviluppo della flora e di particolare fauna nel lago, con sorprendente quantità di uccelli stanziali, ma soprattutto numerose risultano le 34 specie che prediligono questo splendido lembo di Sicilia per fare sosta. La Provincia Regionale ha sempre mostrato grande attenzione a tutte le realtà pergusine e, con costante impegno ha contribuito alla sua valorizzazione nel campo sportivo, ambientale, agronomico-alimentare, promuovendo il territorio per mettere in moto un’economia che, purtroppo, è stata nei secoli trascurata nonostante una vocazione riconosciuta da tutti ma considerata da pochi : il turismo. La Provincia, sin dal nascere, ha investito molto sull’autodromo, ha puntato ad attirare eventi, meeting e turisti, per creare un indotto che non si limiti esclusivamente alla stagione motoristica. Stiamo vivendo un momento difficile. L’attuale, diffuso senso di preoccupazione, di sfiducia nel futuro è causa della crisi economica, istituzionale e sociale, che ha una dimensione ampia e radici profonde. L’ambito di fondamentale importanza per avviare il cammino della ripresa di Pergusa è il turismo, incentivare e sostenere la cultura perché, solo attraverso il sapere, il conoscere e l’impe- gno sociale, si potranno recuperare – ed incentivare – bellezze naturali e situazioni ambientali, che spesso non vengono considerati. Serve un raggruppamento di forze economiche e istituzionali attraverso una visione chiara delle potenzialità del territorio pergusino, che annovera Cozzo Matrice, un sito archeologico di grande importanza, che va riscoperto e valorizzato per una fruizione adeguata e razionale, anche in sinergia con la Villa del Casale e Morgantina con la sua Dea. Come ebbi a dire sin da subito, dobbiamo recuperare ritardi che hanno gettato il territorio ennese in uno stato di bisogno a livelli ormai insostenibili. L’obiettivo della Provincia Regionale, che ho l’onore di rappresentare, è continuare la collaborazione per gettare le basi verso uno sviluppo articolato ed integrato, integrando le risorse culturali con le offerte del territorio (natura, lago, mito, sport, feste e tradizioni popolari) e programmare eventi rendendo fruibili siti e circuiti per arricchire le occasioni per i turisti, così da accrescerne la permanenza nella nostra Provincia. Giuseppe e Cettina Spampinato Il Parere di due albergatori I l lago di Pergusa è indiscutibilmente una delle realtà più belle della Provincia di Enna ma forse una delle meno sfruttate, che oltre alla sua bellezza evoca degrado e abbandono, sia per il comune cittadino, sia per un qualsiasi turista. La sua importanza naturalistica è nota a tutti noi poiché parliamo dell’unico lago naturale della Sicilia, uno specchio d’acqua nel cuore dell’isola senza emissari, che si trova su uno dei più importanti passaggi degli uccelli migratori. Legato indissolubilmente allo straordinario mito di Cerere e Proserpina, il lago vanta un notevole fascino faunistico e floristico. E’ senza dubbi un angolo di natura unico nel suo genere, le cui straordinarie meraviglie e potenzialità sono state immortalate nelle pagine di scrittori d’ogni tempo. Proprio per le sue particolarità si è cercato di tutelare quest’area con l’istituzione della prima Riserva Naturale Speciale della Regione Siciliana, ed inoltre è stata individuata come Zona di Protezione Speciale (ZPS). Come mai, allora, risulta cosi difficile dare uno slancio all’economia e allo sviluppo della nostra provincia, visto che possiamo mostrare risorse naturali e paesaggistiche di un ineguagliabile valore? La catalessi che circonda questa nostra riserva naturale, sarà forse dovuta anche all’incessabile polemica tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico. Ci dobbiamo chiedere però se la trascuratezza di questo posto meraviglioso è veramente un modo per tutelarlo, o forse dare la possibilità di proporre iniziative, legate alla sostenibilità delle risorse, potrebbe essere l’unico modo per salvaguardare le nostre ricchezze genuine. L’importanza faunistica, storica e turistica del lago e dei dintorni può solo favorire ed accrescere la sensibilità verso una tutela maggiore delle sue acque e dell’ambiente circostante. Il potenziale economico, legato alla presenza dell’autodromo e quello turistico con il villaggio di Pergusa, non deve eliminare o sminuire l’interesse ambientale ed ecologico che permette proprio il medesimo sviluppo economico. Il Lago di Pergusa e l’Autodromo sono spesso considerate due realtà contraddittorie, considerazione che ogni giorno di più fa affondare un patrimonio di cultura e di tradizioni nell’assoluta oscurità. Quell’ autodromo che fino a qualche anno fa ospitava gare d’importanza internazionale, oggi si ravviva solo con l’arrivo delle belle giornate , nel fine settimana, popolato maggiormente dal cittadino ennese nella lotta con i kg di più, o semplicemente alla scoperta di una natura rigogliosa. La volontà del comune cittadino potrebbe e dovrebbe essere un segnale verso la consapevolezza che bisogna rilanciare le nostre risorse, offrendo una maggiore visibilità, riproponendo alternative valide che affermano uno strumento di tutela e di valorizzazione eco sostenibile, senza mai scindere natura ed economia. Una rivalutazione del territorio potrebbe farci accorgere che non abbiamo bisogno di proposte che stravolgano l’intero ecosistema, del tipo costruzione di grandi parchi tematici o l’introduzione di nuove strutture ricettive o di divertimento. Basterebbe puntare sui nostri puti di forza: abbiamo già una costruzione importante, l’autodromo, che potrebbe essere sfruttato non solo per attività motoristiche ma anche come punto di raduno per mostre o fiere. In questo modo riusciremo a creare un punto d’incontro tra turismo e tradizione. Spesso la Sicilia viene soprattutto apprezzata per le sue meravigliose coste balneare, e l’entroterra ricco di fascino e di tradizioni quasi dimenticato, e considerato solo luogo di passaggio verso mete più “generose” . Pergusa rappresenta una proposta turistica di alta qualità, capace di offrire, contestualmente, strutture di ottimo livello inserite in luoghi ricchi di storia, una tradizione enogastronomica di prim’ordine e paesaggi veramente incantevoli. Passeggiate, gite in barca, relax, e la possibilità di scoprire un patrimonio di cultura e tradizioni, attraverso centri d’informazione adeguati oppure eventi socio culturali (sagre, fiere o gare ) sono tutti motivi validi per riuscire a far restare i turisti sul nostro territorio, scegliendo questo posto come loro effettiva meta. Dobbiamo aiutare il turismo a portare persone a Pergusa, per dare a questo posto il suo meritato valore, attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli enti locali sul bisogno di investire in un territorio che può diventare un’attiva leva dell’economia locale. È arrivato sicuramente il momento di mobilitarci, cominciando da noi stessi come cittadini fino alle amministrazioni locali, nell’intento di risollevare le sorti di una Pergusa che deve rimanere motivo d’orgoglio per tutti noi e per tutti i potenziali turisti. Accendiamo un riflettore sul Lago di Pergusa al fine di individuare nuove possibilità di utilizzo e di valorizzazione, sempre a rispetto dell’ambiente. L’immagine della Regione siciliana può e deve essere promossa anche attraverso una maggiore tutela di questa bellissima Riserva Naturale nel contesto dei circuiti turistici. Abbiamo a disposizione risorse naturale uniche e possiamo far mostra di prodotti agroalimentari di eccellenza, abbiamo dunque tutte le carte in regola per migliorare ed è nostro dovere morale salvaguardare e promuovere una delle più importante risorse del territorio ennese. 35 foto Gino Bellomo U n momento della inaugurazione della mostra “Eccellenze d’Italia Editalia” nella splendida cornice della “Sala Euno”, sede del Consiglio Comunale di Enna, sotto lo sguardo di Napoleone Colajanni, ennese, scrittore e politico italiano, socio della già gloriosa Accademia Pergusea sorta nel 1762, garibaldino, medico, deputato nazionale, professore di Statistica all’Università di Palermo, che dopo avere svolto un ruolo da leader di fatto dei repubblicani in Parlamento, muovendosi da promotore di iniziative parlamentari come l’inchiesta sull’Eritrea (1891) e la denuncia dello scandalo della Banca Romana (1892), nei primi anni del decennio fu leader dei Fasci dei lavoratori siciliani, rompendo duramente con Francesco Crispi nel 1894 per lo stato d’assedio in Sicilia. Il Sindaco Paolo Garofano esalta i valori dello sport e dell’etica, sulla pratica sportiva e la formazione morale. Seguono gli interventi di Nino Vaccarella, testimonial d’eccezione, che ha ricordato le sue vittorie nel circuito pergusino e i vecchi fasti; di Pino Grimaldi, unico italiano che ha ricoperto la carica di Presidente Internazionale dei Lions e, oggi, Rappresentante Lions all’O.N.U. a Ginevra, che ha ricordato il suo impegno sportivo-organizzativo nella prima “Settimana Motoristica Ennese” a fianco del Direttore dell’A.C.I. dott. Anatolio Papini, proveniente dalla Libia dove aveva diretto il Gran Premio di Tripoli, una competizione automobilistica corsa dal 1925 al 1940 alla quale fu collegata la Lotteria di Tripoli. Altri interventi si sono avuti da Nino 36 Gagliano, che ha lumeggiato l’opera di Rino Mingrino, Ciccio La Delfa, Angelo Barbarino e Sandro Battaglia in favore di Pergusa, di Salvatore Re, responsabile regionale di Editalia, azienda del Gruppo Poligrafico e Zecca dello Stato e da cinquant’anni nel mondo dell’editoria di pregio nonché partner della Ferrari, del Presidente Provinciale del CONI Roberto Pregadio e dell’Assessore comunale allo Sport Emanuela Guarasci. Grande successo ha avuto il raduno “Auto Storiche” che si è svolto nella piazza antistante al Municipio, organizzato dal Casten, presieduto da Ninni Gagliano. All’evento hanno partecipato oltre 20 veicoli provenienti da tutta la provincia e non solo. Le auto esposte rappresentavano una epoca significativa della nostra vita e l’evolversi della tecnologia. La manifestazione ha dato a tutti l’opportunità di ammirare belle auto degli anni passati che hanno fatto la nostra storia. Complice anche la bella giornata, centinaia erano gli appassionati, o i semplici curiosi, e l’entusiasmo e l’eccitazione per questo gradito evento era palpabile. Durante la giornata, i presenti hanno potuto scoprire opere d’arti presentate da Editalia e dall’ingegnoso creativo siciliano Ciccio da Cefalù. Gli organizzatori vogliono ringraziare tutti i partecipanti e tutti coloro che hanno reso possibile questo evento. Il nostro augurio è che anche in futuro ci possano essere altre occasioni come questa. Il nostro auspicio è che la buona riuscita di questa giornata possa servire al rilancio dell’Anello del Mito. 37 Tra archeologia e natura: il Parco di Gaia Raffiotta C’ è stato un tempo in cui la Sicilia era una vera potenza industriale; c’è stato un tempo in cui proprio l’entroterra siciliano era il cuore pulsante di questa industria. Era l’epoca della rivoluzione industriale, quando lo zolfo veniva chiamato “oro giallo”. Si scoprì allora che da questo minerale si poteva ricavare, oltre alla polvere pirica, l’acido solforico, elemento essenziale per la neonata industria chimica poiché utilizzabile per molteplici applicazioni. Nella prima metà del XIX secolo si scatenò così una vera e propria caccia allo zolfo che consentì alla Sicilia, ricchissima di giacimenti, di mantenere per lungo tempo il primato mondiale di produzione di questo minerale. Basti pensare che in questo periodo storico le industrie chimiche europee, americane e giapponesi dipendevano quasi esclusivamente dallo zolfo siciliano. Tra le oltre duecento aree minerarie in Sicilia, quelle di Floristella e Grottacalda, entrambe nel territorio ennese, erano tra le più estese e produttive. Il primato dello zolfo si conservò fino a metà del Novecento, quando la produzione siciliana entrò in crisi a causa di una maggiore concorrenza estera, del permanere di strutture di tipo feudale e dell’uso di metodi estrattivi ormai superati. Di 38 certo, però, nessun rimpianto ci sfiora guardando indietro a quel momento. Innanzitutto perché nonostante il monopolio in Sicilia non si riuscì mai a creare una società industriale che ruotasse attorno a questa risorsa, ma permase sempre una condizione di subalternità ai mercati esteri sia per le modalità di produzione che del commercio. Inoltre la produzione di zolfo qui coincise con lo sfruttamento impietoso di uomini e bambini costretti a condizioni di lavoro estreme e misere paghe. Questo lungo, e a tratti tragico, capitolo della nostra storia ci viene raccontato dalle numerosissime testimonianze presenti nel Parco Minerario di Floristella-Grottacalda, che accorpa le due omonime miniere contigue, estendendosi per circa 400 ettari. Il Parco è uno dei più rilevanti insediamenti di archeologia industriale del sud Italia; visitarlo vuol dire accedere ad un enorme museo a cielo aperto in cui la produzione zolfifera è documentata dalla fine del 1700 fino al 1986, anno in cui la miniera di Floristella chiuse infine i battenti. L’attività di estrazione e lavorazione dello zolfo è testimoniata nel suo sviluppo storico; per quanto riguarda il processo di raffinazione si sono conservate sia le antiche calcarelle, forni piuttosto rudi- t erritorio Minerario Floristella-Grottacalda mentali per la fusione dello zolfo, che la loro naturale evoluzione, i calcaroni, successivamente affiancati dai più moderni forni Gill. Nella zona più antica del Parco una vasta area è disseminata da un centinaio di cunicoli: si tratta delle discenderie, gallerie spesso scavate in coppie parallele e collegate fra loro, che si insinuavano nel sottosuolo fino a raggiungere i banchi di zolfo. Oggi osservando questi inquietanti reperti sembra incredibile immaginare come per anni essi siano stati il percoso attraverso il quale i lavoratori delle miniere raggiungevano le viscere della terra, a 180 metri di profondità. Le discenderie vennero poi rimpiazzate dai più moderni pozzi di accesso alle miniere, anch’essi visibili e ben conservati nel Parco. La stessa superficie dell’area costituisce una memoria tangibile dell’attività mineraria, essendo in gran parte formata da rosticci, ovvero residui prodotti dalla lavorazione dello zolfo che negli anni si sono depositati fino a costituire un’estesa copertura del suolo. A dominare l’intero bacino sorge, su un rilievo, il maestoso Palazzo Pennisi, residenza degli antichi proprietari del feudo, oggi restaurato e sede di esposizioni sulla civiltà mineraria siciliana. La maestosità dell’edificio confrontata con la sobrietà del luogo rende immediatamente l’idea della profonda ingiustizia sociale dell’epoca. Il valore del Parco non sta solo nell’essere una testimonianza unica di archeologia industriale, ma anche nelle sue particolarità paesaggistiche e naturalistiche. Tra queste, la sorgente di acque sulfuree che alimenta il piccolo torrente Floristella e le cosiddette Maccalube (dall’arabo maqlùb, terra che si rivolta), piccoli “vulcani di fango” all’interno di un’area desertificata del Parco che emettono continuamente metano e acqua ferruginosa, dando vita ad un raro fenomeno geologico davvero affascinante. Il paesaggio, un tempo reso arido e brullo dall’anidride solforosa, dopo la chiusura della miniera è stato oggetto di un’opera di rimboschimento grazie alla quale oggi è nuovamente ricoperto da una ricca vegetazione. Diventato da qualche anno una struttura periferica dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Identità Siciliana, il Parco Minerario FloristellaGrottacalda, con la sua doppia anima, archeologica e naturalistica, rappresenta uno splendido esempio di riconversione di un territorio che però non rinnega il suo passato, ma celebra il valore di una memoria tanto dolorosa quanto necessaria. 39 L’InSEdIAMEnTo IndIGEno ELLEnIzzATo SU Cozzo MATrICE di Rossella Nicoletti U L e meravigliose balsamiche fraganze estive e le dolci ebbrezze del clima, dagli orizzonti vasti ed incantevoli, palpitanti del divin senso gentile, che natura v’imperse con geometria ed immortale sapienza estetica, hanno regalato una splendida occasione di cultura e di conoscenza di un nostro inestimabile gioiello archeologico. E’ stata effettuata una visita guidata sotto forma di itinerario archeologico all’insediamento rupestre d’epoca remota posto su un rilievo sopra il lago di Pergusa, organizzata dalla biologa dell’Università Kore di Enna Rosa Termine, in collaborazione dell’Accademia Pergusea, della Scuola F. P. Neglia, della Dante Alighieri, del Club Unesco e dalla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Enna e finalizzata alla "riscoperta dell'identità culturale e della conoscenza archeologica del nostro territorio". Numerosi sono stati gli intervenuti, allietati da una cospicua presenza di studenti medi ai quali è stato consegnato un cappellino dell’Accademia Pergusea per proteggersi dal sole. Durante la visita è stato collocato simbolicamente un pannello redatto dagli alunni della Scuola Neglia nell’ambito di un progetto sulla Legalità, che ha attenzionato proprio l’Area Archeologica di Cozzo Matrice. Rosa Termine e la Dott.ssa Francesca Valbruzzi, dirigente archeologa della Soprintendenza hanno fatto gli onori di casa illustrando il sito unitamente all’archeologa Dott.ssa Rossella Nicoletti. La manifestazione nasce per divulgare il senso di appartenenza al territorio, accanto alla necessità di tutela ambientale e del ritrovamento dell’identità culturale. Nel sito visitato la mitologia ha collocato il ratto di Proserpina : Cozzo Matrice è ricco di testimonianze archeologiche legate a questo mito, come la grotta attraverso la quale Plutone condusse negli inferi la figlia di Demetra e di un’area sacra dedicata alle divinità ctonie. n.g. 40 n paesaggio naturale incantevole, una vista mozzafiato sulla vallata ad oriente e sul bacino del lago di Pergusa a Sud, con il cerchio di colline verdi che lo avvolge: è questo lo spettacolo che Cozzo Matrice può offrire a chi volesse oggi fare una piacevole passeggiata fin sulla cima della collina. E queste, certamente, alcune delle peculiarità per cui fu prescelta, in passato, per ospitare il principale degli insediamenti che dovettero caratterizzare tutti i rilievi di questo comprensorio attorno al lago. La nostra conoscenza archeologica di questi territori ha inizio alla fine dell’ ‘800, quando un antiquario ennese mostrò all’archeologo roveretano Paolo Orsi, allora ispettore a Siracusa, alcuni materiali provenienti da necropoli della località “Conventazzo”, a Sud-Est del Lago. Di questi Orsi fece un veloce accenno, affermando che si trattava di materiale indigeno e greco della facies di Licodia Eubea . A ritornare sul luogo e a presentare un quadro più dettagliato del materiale proveniente dalle tombe di Conventazzo fu L. Bernabò Brea il quale, invitato qui nel 1944 da parte del Maggiore Del Radice, Capo della Commissione Alleata di Controllo della Provincia di Enna, effettuò un’ulteriore campagna di ricognizione che lo portò all’individuazione di “almeno uno degli abitati a cui le necropoli del Lago di Pergusa appartengono”, quello appunto su Cozzo Matrice. Una volta individuato l’insediamento tuttavia, fu necessario attendere il 1979 perché questo venisse esplorato con scavi archeologici sistematici diretti da Enza Cilia , responsabile della Sezione archeologica della Soprintendenza BB.CC.AA.: tali esplorazioni ebbero come risultato l’individuazione della cinta muraria e lo scavo delle tombe a grotticella già segnalate da Bernabò Brea e contenenti materiali indigeni e di importazione corinzia insieme a lekythoi samie, coppe ioniche e ceramica attica, tutti risalenti al VI – V secolo a.C. Nei pressi della necropoli fu contestualmente messo in luce un edificio semi-ipogeico destinato probabilmente a scopi rituali funerari e, sulle terrazze sovrastanti la necropoli, ambienti pertinenti, con ogni probabilità, all’abitato. Sulla sommità della collina infine, davanti all’ingresso della grotta che la tradizione, a partire dalla suggestione fornita da Diodoro Siculo, vuole essere quella da cui venne fuori Ade per rapire la giovane Kore, furono messi in luce resti di strutture e materiali forse legati alla pratica di un culto per le divinità ctonie. L’influsso della cultura greca ormai penetrata anche in queste aree interne della Sicilia, non solo è riscontrabile da un punto di vista materiale, ma è ormai pienamente tangibile nell’assimilazione di forme rituali funebri che trovano la loro espressione nell’architettura tombale stessa. I prospetti con timpano, il soffitto a doppio spiovente e la presenza di banchine sono l’espressione di un rito funebre che mette in scena il a mbiente banchetto e la c.d. “ideologia simposiaca” con disposizione su kline del defunto e corredo costituito da vasi da simposio. La stessa assimilazione di un culto locale per le divinità ctonie al culto greco per Demetra e Kore non è certo privo di significato in termini di “acculturazione”; né insignificante è la scelta di un culto essenzialmente riservato alle donne, oggetto esse stesse, probabilmente, dell’interesse dei coloni che penetravano nell’entroterra e che comprendevano bene l’importanza di costituire legami di tipo matrimoniale al fine di ottenere un qualsivoglia controllo del territorio. Quali siano state le vere ragioni della fine di questi centri non sembra al momento definibile. Non riteniamo tuttavia possibile attribuire queste circostanze, comuni a quasi tutti gli insediamenti individuati nell’area, a una semplice coincidenza. La costruzione del muro di fortificazione su Cozzo Matrice ci fa supporre l’esistenza di un pericolo al quale non si comprende come abbiano risposto gli altri insediamenti limitrofi, apparentemente privi di sistemi difensivi: se supponiamo che i rapporti tra gli stessi siano stati pacifici, possiamo avanzare l’ipotesi che ci sia stato un riassetto dal punto di vista urbanistico e che si sia abbandonato il sistema di occupazione per villaggi a vantaggio del sorgere di centri più grandi e con un assetto urbanistico più maturo, forse già influenzato da modelli di tipo grecocoloniale. Si potrebbe dunque pensare ad un trasferimento strategico, forse pilotato da una colonia egemone, a vantaggio di una posizione indubbiamente molto più forte e “inespugnabile”, come quella del monte su cui sorge Enna. Su questo grande altopiano, da ogni parte difeso naturalmente, si svilupperà un centro di età classica ed ellenistica, fasi per le quali la ricerca archeologica ci restituisce monete e corredi funerari databili tra la fine del V e il IV sec. a.C. Naturalmente le risposte a questi interrogativi non possono che venire dal prosieguo della ricerca archeologica, che dagli inizi degli anni ’80 non ha più trovato applicazione se non tramite brevi saggi che hanno pur avuto il merito di testimoniare una frequentazione del sito di Cozzo Matrice anche in epoche preistoriche, inquadrabili alla fine dell’età del Rame. Ma alla pur fondamentale attività di ricerca sarà necessario far precedere una preliminare azione di recupero e valorizzazione di quanto finora portato alla luce, al fine di rendere fruibili queste testimonianze e far prendere coscienza alle comunità locali di quanto il nostro passato ci può restituire e, ancora, insegnare. 41 Sezioni operative Cultura Tradizioni Ambiente Sport Ha lo scopo e il compito di promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche e territoriali nelle loro più elevate espressioni e universalità della cultura, anche attraverso la rivista Pergusapiù. Si prefigge di riscoprire l’insieme di usi e costumi, di stile di vita, di consuetudini locali. Ed anche della gastronomia. Mira alla tutela, conservazione,miglioramento e valorizzazione della Conca pergusina. Ha per fine il recupero e il potenziamento della varie attività ludiche, sportive e agonistiche. Graziella FIoRENZA presidente Salvo AmICo presidente Paolo DI vENtI presidente Nino vACCARELLA presidente Angela ARENGI v. presidente Luigia GAGLIANo v. presidente Gaetano ALvANo v. presidente mauro DI NAtALE v. presidente Pauline Anfuso Gino Bellomo Michele Branciforte Andrea D’Affronto A.M. De Francisco Graziella Puleo Cettina Rosso Marcella Tuttobene M. Teresa Borghese Rachele Gagliano Roselina Gisiano Anna La Porta M. Grazia Lo Iacona Edvige Posabella Maria Schepis Silvana Vetri Paolo Alaimo Antonio Aveni Gaetano Marchiafava Rossella Nicoletti Antonio Risita Antonietta Rosso Rosa Termine Leo Croce Ninni Gagliano Vito Leanza Willliam Patrinicola Vittorio Mungiovino Nino Papotto Marco Scarpulla Coordinamento delle sezioni Anna Maria Mangano ComPoNENtI DI DIRItto Nino Gagliano, Pino Grimaldi, Giuseppe Spampinato, Giulia Buono, Ugo Gagliano, Sebastiano Parisi, Rosangela Scarpulla, 42