Magazine di politica e cultura indipendentista di Progetu republìca de Sardigna Regione Disterru Numero 1, Maggio 2011 Su Bandu, il giornale che avete appena scaricato e che state leggendo, è un magazine indipendentista. Si occupa di politica, cultura, economia. Si occupa di Sardegna e di Europa, di Sardi e di altri popoli. Un magazine indipendentista che vuole raccontare i Sardi e la loro terra da una prospettiva diversa. La prospettiva di un indipendentismo nuovo, dinamico, che porti alla costruzione di una futura repubblica indipendente. La prospettiva di ProgReS – Progetu Republìca de Sardigna. Un magazine per i Sardi che stanno in Sardegna e per i Sardi che da troppo tempo non possono tornare. Un magazine scritto da Sardi emigrati, da Sardi Disterrati. Scritto per tenere vivo il legame tra coloro che, pur non vivendo in Sardegna, vogliono tornare per contribuire a migliorare la situazione della nostra terra. Per costruire finalmente una Repubblica di Sardegna giusta, forte e degna di esistere. La Sardegna boccia il nuclearea pag 3 Caro traghetti pag 4 Il nucleare pag5 Nasce il centro attività ProgReS a Milano pag 6 Sa die de sa Sardigna pag 7 Elezioni in Scozia pag 8 Brinc@ Festival pag 2 La Sardegna boccia il nucleare Plebiscito. È questo, forse, il termine più adatto per descrivere il risultato del referendum sul nucleare il Sardegna. "Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?" Questo era il quesito rivolto agli elettori sardi. Il 97,4% ha risposto SI. Un risultato storico, che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni di altra natura. I sardi non vogliono il nucleare nella loro terra. Una partecipazione massiccia, che per la prima volta dopo quasi vent’anni vede andare in porto un referendum regionale. La notizia è che il quorum superato non è relativo soltanto al 33% richiesto, ma arriva al 59,3% ovvero ben oltre la metà degli aventi diritto al voto. (continua a pag.2) Caro traghetti: siamo cittadini, non clienti La questione del caro traghetti è da oltre due mesi argomento di dibattito politico in Sardegna. Qualche giorno dopo le vacanze pasquali, la Regione Sardegna ha presentato come possibile soluzione il noleggio di alcune navi per gestire l’immediata emergenza e la creazione di una flotta sarda come risposta strutturale al problema dei trasporti marittimi. (continua a pag.3) ProgReS Nazionale pag. 2 La Sardegna boccia il nucleare: successo del referendum Attualità (...) Un successo anche dal punto di vista della partecipazione dunque, non necessariamente dovuto all’apparentamento con le elezioni amministrative, che coinvolgevano solo il 25% dell’elettorato sardo. Una scelta chiara e decisa, fortemente voluta dal comitato promotore del referendum SiNoNucle, a cui ProgReS – Progetu Republìca ha aderito con convinzione da tempo. Un risultato che diventa ancora più importante se andiamo a leggere cosa la Corte Costituzionale italiana ha deciso appena due giorni prima del referendum. La sentenza n. 165/2011 del 12 maggio scorso stabilisce che, per la trasmissione, la distribuzione e la produzione dell’energia e delle fonti energetiche che rivestono carattere strategico nazionale, il Governo debba obbligatoriamente trovare l’intesa con le Regioni, senza poter far ricorso a poteri sostitutivi. Ciò significa che la volontà del popolo Sardo in materia energetica dovrà esser ritenuta vincolante. Fatto ancora più significativo a fronte di una partecipazione al voto superiore al 50%. Una vittoria anche nostra, ma soprattutto una vittoria di tutto l’indipendentismo che ha fermamente sostenuto la necessità per i Sardi di esprimersi attraverso la consultazione referendaria. Ci lasciano perplessi invece, alcune dichiarazioni di politici sardi appartenenti a schieramenti che più volte si sono espressi con posizioni favorevoli al nucleare. Ciò che è certo, è che il nucleare in Sardegna non troverà spazio. Il popolo sardo si è espresso in maniera democratica e inequivocabile. La Sardegna è, da oggi, territorio Paolo Piras denuclearizzato. ProgReS siamo noi ProgReS, partito politico indipendentista sardo, è nato a Cagliari il 13 febbraio 2011, dall’incontro e dall’accordo fondativo di 300 costituenti provenienti da tutta la Sardegna e oltre. ProgReS è un partito nuovo ma già adulto: i nostri eletti si misurano con la politica e le esigenze dei cittadini ogni giorno, nei consigli provinciali di Nuoro e Oristano e in tanti municipi. ProgReS è in prima fila in tutte le battaglie della società civile per l’affermazione dei diritti dei Sardi: dalla vertenza entrate alla lotta contro il caro traghetti, dalla difesa dei posti di lavoro alla conservazione dell’ambiente naturale. E tutte queste battaglie ProgReS le conduce non con il grido della protesta, ma con il tono fermo e chiaro della proposta: ProgReS lancia proposte dettagliate, fondate, realizzabili, incontestabili. ProgReS ritiene che i Sardi abbiano il diritto di emanciparsi politicamente dall'Italia per creare una propria repubblica indipendente. E crede che il diritto dei Sardi si basi sulle loro prerogative geografiche, storiche, culturali, linguistiche, sociali ed economiche. Prerogative uniche e peculiari dei Sardi. ProgReS ha dei principi. Eccoli. Noi siamo Sardi e ci riconosciamo nella comunità storica che abita l'isola di Sardegna. Noi siamo indipendentisti, siamo cioè per la costruzione di una repubblica sarda indipendente e sovrana. Noi siamo democratici: vogliamo e pratichiamo la democrazia partecipativa e la responsabilità condivisa delle scelte politiche. Noi siamo culturalmente aperti, socialmente inclusivi e contrari al nazionalismo. Noi ripudiamo la violenza, sotto qualsiasi forma, e pratichiamo il dialogo e la conciliazione come mezzi di soluzione di ogni controversia. Noi vogliamo il benessere di tutti i cittadini, che riteniamo prevalente rispetto agli interessi individuali o di categoria. Questo è ProgReS, e molto altro ancora. ProgReS siamo noi tutti. Noi attivisti e voi, che leggete questo giornale e condividete le nostre idee e le nostre battaglie. ProgReS vi aspetta e sa che vi incontrerà sul suo cammino. Insieme, per la costruzione della Repubblica di Sardegna, economicamente forte, socialmente giusta, moralmente degna. ProgReS è dei Sardi. ProgReS è per i Sardi. Maurizio Onnis ProgRes Nazionale pag. 3 Trasporti Caro traghetti: siamo cittadini, non clienti (...) Proposte da noi fatte da tempo e rese pubbliche sul nostro sito web www.progeturepublica.net e sui social network già diverse settimane fa, nonché oggetto di azioni di sensibilizzazione e informazione da parte dei nostri iscritti sia in Sardegna sia in Italia. In particolare ricordiamo il volantinaggio effettuato presso le banchine del porto di Livorno il giorno 16 aprile scorso, quindi ben prima che il presidente Cappellacci comunicasse il proposito di adottare le misure da lui esposte. Quel che in particolare ci spinge a intervenire è la dichiarazione del medesimo Cappellacci circa la paternità delle soluzioni ipotizzate, paternità che il presidente della regione assume su di sé, sostenendo addirittura che nessuno prima ci avesse mai pensato. Come ProgReS siamo sempre lieti di verificare la realizzazione concreta di nostre elaborazioni, senza pretendere su queste alcun diritto d’autore, a patto che siano messe in pratica tempestivamente e nell’interesse generale dei sardi. Riteniamo però di dover stigmatizzare il comportamento gravemente scorretto di istituzioni pubbliche che prima latitano rispetto alle proprie responsabilità, in un’inerzia come minimo colpevole, salvo poi, messe alle strette, appropriarsi di idee altrui, per altro in termini esclusivamente propagandistici e ben poco pragmatici. Chiaro indice questo dell’uso meramente strumentale di idee trovate già pronte, senza conoscerne premesse e conseguenze. Alla mediocrità della classe politica autonomista siamo purtroppo abituati. Riteniamo però che i cittadini sardi debbano essere correttamente informati su chi ha elaborato e proposto le soluzioni pratiche a un problema così sentito dai cittadini medesimi (molto meno da chi li governa, evidentemente) e possano valutare adeguatamente tempestività, serietà e coerenza nella loro realizzazione. ProgReS in azione al porto di Livorno In Sabato 16 aprile gli attivisti di ProgReS Disterru si sono recati al porto di Livorno per svolgere opera di sensibilizzazione sul grave problema del caro traghetti. All’imbarco delle due principali compagnie di navigazione per la Sardegna – la Corsica e Sardinia Ferries e la Moby Lines - sono stati distribuiti oltre ottocento opuscoli informativi contenenti le proposte di ProgReS sul tema. Gli attivisti, muniti di telecamera e volantini, si sono confrontati sull’argomento con centinaia di persone. Hanno raccolto opinioni e interviste, discutendo con i cittadini le possibili soluzioni ad un problema urgente, che sta limitando il diritto alla mobilità dei sardi. Lo scambio di idee e l’incoraggiamento ricevuto da parte dei cittadini, sardi e non, è stato notevole e ha permesso di entrare in contatto anche con chi non è legato alla Sardegna soltanto da vincoli familiari o di residenza. Tutti hanno espresso piena sintonia con le posizioni di ProgReS. Autotrasportatori, piccoli imprenditori, cittadini e turisti hanno sottolineato e condiviso la richiesta di noleggio di navi passeggeri da parte della Regione Sarda per una soluzione immediata del problema. L’attenzione e la sensibilità dimostrata verso il tema del caro traghetti ci ha reso ancor più consapevoli di quanto sia necessario per i sardi diventare protagonisti delle scelte economiche e sociali che decideranno il loro stesso destino. Il destino della nostra nazione. Il video con le interviste raccolte è visibile sul canale youtube del tzda Sergio Atzeni di Bologna all’indirizzo www.youtube.com/progresbo Paolo Piras ProgReS Disterru pag. 4 Dopo le elezioni, tutto come prima? Lo scorso fine settimana si sono svolte le elezioni amministrative, alle quali ProgReS ha partecipato con sue liste o come parte di liste civiche, e il referendum consultivo sul nucleare. Gli esiti sono stati in parte sorprendenti e, nel caso del referendum, clamorosi. Partiamo dei risultati elettorali. È evidente che, specie nei grandi centri, la tendenza è stata simile al dato italiano. Il che non deve meravigliare. L’opinione pubblica cittadina, in Sardegna, e a Cagliari e Olbia in particolare, si identifica con i desideri, le battaglie e le ansie prodotte dai mass media italici. Il fatto di essere su un’isola distante con una serie di problemi tutti suoi da affrontare aggrava, non attenua, la portata di questo paradossale straniamento da sé. ProgReS, il nostro neonato partito, si è comportato molto bene nei piccoli centri, conquistando un posto nei consigli comunali di Silanus, Nureci e Solarussa, con ottime percentuali di voto. Mentre i risultati delle città sono stati interlocutori. In generale, si nota un arresto della crescita indipendentista. Ma qui c’è da fare alcune considerazioni. Erano elezioni comunali, perciò denotate da logiche e meccanismi che hanno poco a che fare con prospettive ideali ampie, mentre hanno un peso ben maggiore clientele, conoscenza personale, peso economico, credibilità e riconoscibilità locale dei candidati. Il variegato movimento indipendentista è in una fase di assestamento, e questo di per sé ha avuto un ruolo, ma è anche vero che non ha grandi doti clientelari cui attingere e solo in rari casi può presentarsi con una credibilità non tanto politica quanto amministrativa da mettere sul piatto della bilancia. I temi proposti negli ultimi dieci anni dagli indipendentisti sono ormai egemoni nell'agenda politica sarda e vengono facilmente fatti propri dalle grandi forze partitiche italiane, che così depotenziano sia le forze indipendentiste medesime sia la portata politica dei temi stessi, a vantaggio dello status quo. Il referendum consultivo sul nucleare è invece andato oltre le più ottimistiche previsioni e può darci alcune indicazioni interessanti. Gli indipendentisti qui si sono spesi molto e con successo, anche superando le reciproche divisioni politiche. In questo frangente, in realtà, intravediamo una nuova rappresentazione di sé dei sardi. Non più un rapporto debole e solo emotivo con la propria identità, sacrificabile davanti alle esigenze di una presunta collettività nazionale italiana, ma la precisa coscienza di far parte di una collettività storica a sé stante, che condivide un destino comune, del quale non ci possiamo disinteressare e del quale dobbiamo noi stessi farci carico. I sardi, insomma, hanno ragionato e votato da sardi. Non è un segnale da poco. Omar Onnis ProgReS Disterru pag. 5 Energia Il Nucleare è davvero la soluzione dei problemi energetici? Da tempo i Paesi Industrializzati devono far fronte ai loro problemi di approvvigionamento delle risorse energetiche. La paura dell’esaurimento dei combustibili fossili entro i prossimi sessant’anni ha rispolverato la discussione intorno all'atomo e le sue potenzialità. Con le centrali di terza e quarta generazione, dicono i nuclearisti, oggi sarebbe conveniente sfruttare il nucleare e impostare su di esso una politica di autosufficienza energetica. Ma se andiamo a controllare, al giorno d'oggi non esistono centrali di questo tipo. Le uniche due previste sono ancora in costruzione in Francia e in Finlandia. Si stanno costruendo quindi due centrali che sono ancora dei prototipi la cui stabilità e pericolosità non è stata ancora accertata. Una delle grandi contraddizioni della politica nucleare è quella di venire considerato come una fonte da sostituire a quelle in esaurimento. In realtà il nucleare stesso dipende da una risorsa esauribile: l'Uranio. Le quantità di Uranio presenti oggi in natura che possono essere sfruttate in una centrale, avendo dei costi convenienti di reperimento della materia e guadagno sul chilowattora prodotto, non dureranno al ritmo attuale più di 90 anni, tempo che tenderà ad abbassarsi con la costruzione di nuove centrali. Allo stesso modo, lo studio delle soluzioni per lo smaltimento delle scorie nucleari non ha ancora raggiunto risultati scientificamente credibili. Si deve però trovare una soluzione. Le alternative fortunatamente ci sono e si basano tutte su fonti rinnovabili: energia solare (termodinamico e fotovoltaico), geotermica, eolica, idroelettrica e marina. Queste risorse devono essere sfruttate in cogenerazione le une con le altre in un sistema di rete ben distribuito e intelligente, in modo da soddisfare, con costanza, il fabbisogno necessario al territorio. L’eolico, che oggi è la fonte rinnovabile più sfruttata in Sardegna, è ormai accertato che al di sopra dei 6 metri al secondo di media ventosa annua diventa competitivo anche senza l'aiuto di incentivi. Non solo. Resta conveniente anche in siti con una ventosità più bassa, di 4/5 metri al secondo. Il ricavato di questa fonte è di 18,44 centesimi di euro per kwh (dati dicembre 2008). Di questi 18,44 euro/cent, 11,28 sono dei certificati verdi. Lo 0,52% di questi viene pagato ai proprietari terrieri, lo 0.50% al comune che ospita le pale, e il 98,98% alla multinazionale che possiede l'impianto. Vi è quindi un forte squilibrio nella redistribuzione economica di questi certificati, i quali reinvestiti sul territorio potrebbero garantire lo sviluppo di più settori per creare nuovi posti di lavoro. Il solare termodinamico è uno dei settori più promettenti in campo rinnovabile, risolve infatti il problema dell'assenza di sole sfruttando le riserve di accumulo di calore assorbito durante il giorno. Un ipotetico specchio di 42 Km 2 basterebbe per rendere la Sardegna completamente autosufficiente. Una dimensione che equivale ad appena un terzo dell’attuale estensione del Poligono del Salto di Quirra. Sempre restando in Sardegna, un settore fondamentale per lo sviluppo economico e scientifico è quello dell’energia fotovoltaica. La presenza del silicio ci permetterebbe di costruire le celle fotovoltaiche direttamente sull'isola, garantendo prezzi bassi sul territorio e l'incentivazione di un settore che potrebbe diventare competitivo a livello internazionale. Attualmente i ricercatori dell’Università di Cagliari sono impegnati in diversi studi su questo settore. L’energia rinnovabile è dunque un ambito nel quale si può e si deve investire e sperimentare tanto a livello universitario, lanciando delle nuove sfide ai giovani Sardi che potrebbero trovare delle buone soluzioni per l'utilizzo di un mare che circonda la nostra bella isola. Le competenze per fare tutto questo in Sardegna ci sono serve solo una politica che punti al bene della Sardegna e dei Sardi, delle istituzioni più attente alle nostre esigenze e al rispetto dei nostri beni e delle nostre risorse, in modo da poter diventare dei modelli da imitare in altre parti del mondo. Bustianu Meli ProgReS Disterru pag. 6 Cultura Sa Die de sa Sardigna Nel 1993 l'attenzione dell'opinione pubblica sarda era calamitata dalle vicende giudiziarie e criminali che scuotevano gli assetti di potere italiani, ovvero, all'interno, dalle ricorrenti manifestazioni della crisi che da sempre ci accompagna e che mordeva a quei tempi più o meno come oggi. In pochi forse si accorsero che una legge regionale istituiva formalmente la festa civile detta Die de sa Sardigna, da celebrarsi ogni anno il 28 aprile. La data ricordava la cacciata del viceré e dei funzionari piemontesi avvenuta il 28 aprile 1794, nel corso della stagione rivoluzionaria sarda. Naturalmente, tale scelta non fu esente da polemiche. Qualcuno a Sassari, anche in ambienti storici accademici, lamentò il cagliaricentrismo della soluzione, premettendo ragioni di campanile a qualsiasi senso di identificazione collettiva. Altri contestarono la semplice pretesa che si potesse istituire una festa dal così evidente sapore “nazionale”, potenzialmente imbarazzante, dal punto di vista politico. Le riserve e la malcelata ostilità verso questa celebrazione ne hanno accompagnato tutte le edizioni da allora fino ad oggi. A parte qualche caso di maggiore cura da parte delle istituzioni politiche, al di là della retorica istituzionale, non è mai stata realmente promossa come una festività meritevole di partecipazione emotiva, né come motivo di riflessione e approfondimento storico. Anche quest'anno, dunque, non ha goduto di particolare attenzione politica né mediatica. Presi dai festeggiamenti per i centocinquant'anni dell'unificazione italiana – in Sardegna imposti con insistenza compulsiva, ben più che in altre regioni – istituzioni e mass media hanno affrontato con freddezza o noncuranza l'incombenza delle celebrazioni. Ne rende il miglior testimonio possibile la comparazione tra gli stanziamenti della Ragione Sardegna per le due ricorrenze. Per le celebrazioni dell'Unità italiana, tutte le voci comprese, qualcosa di più di 1 milione e mezzo di euro. Per sa Die, 300000 euro (dopo uno stanziamento iniziale di 80000, rivelatosi subito insufficiente). Niente di strano, nella terra del non senso e della ignoranza di sé eretti a sistema. Eppure, al di là della retorica pelosa di chi parla di nazione sarda salvo poi difendere interessi esterni e al contempo i propri privilegi, sa Die de sa Sardigna, la festa “del popolo sardo”, rimane una data importante. Esprime infatti un'urgenza di emancipazione collettiva a cui è necessario rispondere attivamente e in termini propositivi. Una necessità storica intimamente sentita da moltissimi sardi. E una doverosa assunzione di responsabilità, da mettere in pratica prima di essere travolti dalla Storia in un ruolo subalterno e marginale, senza una nostra voce da far sentire nel consesso dei popoli del mondo. Omar Onnis Sardi Disterrati pag. 7 Elezioni in Scozia: vittoria storica degli indipendentisti Nel Regno Unito giovedi 6 aprile si e' tenuto un referendum per aggiornare il sistema di elezione dei membri del parlamento. In Galles, Scozia e Nord Irlanda si e' votato contemporaneamente per un nuovo governo. Ovunque è stata bocciata la proposta di una riforma elettorale, e questo si accorda con la tenuta e in molti casi l'avanzata dei seggi dei Conservatori in molte aree del Paese, mentre il Labour ed in particolare i Liberal Democratici spingevano verso un rinnovamento. La storia piu' interessante e' certamente la vittoria del Partito Nazionale Scozzese. Nel parlamento di Holyrood si conteranno 69 seggi di indipendentisti, un risultato che permetterà al primo ministro scozzese Alex Salmond di preparare la strada al referendum sull'indipendenza della Scozia dalla Gran Bretagna, entro i prossimi 5 anni. La vittoria dello Scottish National Party è stata netta in ogni grande città a danno soprattutto dei Liberal Democratici (atualmente al governo britannico, NdR), guadagnando il 13% dalle ultime consultazioni. Gli esponenti del partito ritengono di avere oggi "l'autorità morale" di governare la Scozia. Il governo centrale conservatore snobba la vittoria scozzese come "voto di simpatia" e sta già facendo partire appelli all'unità del Paese. Le elezioni del 6 maggio si sono rivelate invece un insuccesso per i nazionalisti gallesi del Plaid Cymru, che nel Parlamento locale avranno solo 11 seggi. 30 seggi vanno ai laburisti, e 14 ai conservatori. In Nord Irlanda la situazione e' rovesciata: il partito conservatore dei democratici unionisti di Robinson ha vinto nelle contea ad est di Belfast. Anche lo Sinn Fien ha ottenuto buoni risultati mentre i grandi sconfitti sono i social domocratici del SDLP e l'Ulster Unionist Party. La Scozia ha espresso una visione del futuro decisamente opposta a qualsiasi altro andamento politico nella Gran Bretagna. E' dunque probabile che dovremmo ben presto abituarci a non considerare più, con l'espressione Regno "Unito", l'insieme di Scozia, Inghilterra, Galles e Nord Irlanda. Raffaella Carta Il referendum catalano: storie quotidiane di autodeterminazione nazionale Raccontare spesso non basta. In certe occasioni è necessario vivere in prima persona ciò che accade, per poterne leggere il significato più vero. Solamente così è possibile capire il cambiamento sociale, vederne le forme e interpretarne la sostanza. Partecipare in qualità di osservatore internazionale all'ultima tappa del referendum sull'indipendenza della Catalunya è stato il miglior possibile per capire cosa sta accadendo in questa Nazione. A Barcelona, domenica 10 Aprile, è stata messa in scena una meravigliosa storia che parla di libertà, di democrazia e di partecipazione. Quando si costruisce una Repubblica si mette in scena il meglio della passione di un popolo, il meglio di quella virtù che i britannici chiamerebbero civicness, o ancora appartenenza, capitale sociale e, perché no, solidarietà. Centinaia di volontari hanno consentito a quasi 260 mila persone di esprimere il proprio parere sul loro futuro ma anche su quello dell'Europa che verrà, quell'Europa che tutti i popoli saranno chiamati a costruire fin da domani. "Barcelona decideix" non è niente di più di quello che hanno saputo raccontare, ad ogni angolo di strada, i volti, i sorrisi e la passione politica degli organizzatori, dei cittadini e degli elettori. "Barcelona decideix" non è nient'altro che la passione politica di un popolo in cammino che, come dicono i fratelli catalani, "è stato libero e che vuole ritornare ad esserlo". Se tutti noi dobbiamo "osare inventare il nostro avvenire", i fratelli catalani il 10 aprile ci hanno dato una lezione su come è possibile farlo con un bel sorriso sulle labbra. Per questo si deve raccontare ciò che si è visto: per trasformarlo in cambiamento e per saperlo poi utilizzare nella costruzione di nuove libertà e nuova giustizia. Frantziscu Sanna www.frantziscusanna.net ProgReS Disterru pag. 8 Nasce il centro di attività ProgReS Milano Non tutti i grandi progetti nascono nei garage. Questa volta, a spingere per la creazione del gruppo milanese di Progetu Repùblica Sarda, c'è l'incontro fra due persone alla stazione Cadorna di Milano. Uno scambio di idee fra un giovane universitario fuori sede ed un professionista dell'editoria hanno suggellato la costituzione del gruppo milanese del partito indipendentista sardo che il 28 maggio alle ore 17.00 debutterà con un incontro fondativo e di presentazione all'insegna della trasversalità degli argomenti che verranno trattati. Passando dal concetto di indipendentismo non violento e non nazionalista ai problemi quotidiani dell'Isola ci si soffermerà sull'esorbitante rincaro dei trasporti da e per la Sardegna, sul caso Saras e le sue continue morti sul lavoro e molto altro ancora. La moderna proposta politica di ProgReS trova ora slancio anche nella metropoli meneghina, per sensibilizzare e pubblicizzare con Brinca Festival Brinca, in sardo salta, “è il progetto dedicato alla promozione di tutte le attività culturali e artistiche dei sardi fuori dalla Sardegna”, come recita il sito web omonimo. Saltare il mare per confrontarsi e far conoscere la Sardegna, i suoi usi, i linguaggi, i costumi e la sua arte. Quest’anno il Brinc@ Festival arriva alla sua 3° edizione. L’appuntamento è a Bologna, presso i locali dell’Estragon il 21 maggio a partire dalle 16. Tra i musicisti presenti spiccano i nomi di Piero Marras e dei Sikitikis. Nato nel 2008, in seno all’associazione culturale Che torni Babele, il nucleo base del Progetto Brinc@, è formato da Giancarlo e Sofia Palermo, di stanza a Bologna, e da Frantziscu Arrogalla Medda in Sardegna. In collaborazione con la FASI, cerca di dare una continuità territoriale alla musica sarda di qualità. Sviluppatosi inizialmente in ambito italiano, nel 2009 ha ampliato il suo raggio d’azione in Germania e nel 2010 ha potuto organizzare diverse date in Spagna, Francia, Belgio e Olanda. L’edizione del 2011 si presenta particolarmente corposa con una compartecipazione di diverse etichette musicali e associazioni cultuali che hanno così la possibilità di portare i loro artisti di riferimento al di fuori dei confini sardi. Inoltre, determinazione le idee e la fattibilità del nostro ambizioso progetto della costruzione della Repubblica Sarda indipendente. Antonio Gramsci diceva che “l'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasimi più splendenti...” ed è proprio in antitesi a queste parole che il neonato TzdA potrà contare sulle vibranti energie di giovani studenti universitari, ricercatori e liberi professionisti che promettono un fitto calendario di eventi culturali e manifestazioni aperte a partire dal prossimo Giugno. Non abbandonare a se stesso il destino della Sardegna sembra essere la parola d'ordine di chi, con la piena consapevolezza di essere ancora una piccola minoranza, ha la grande ambizione di diventare l'effettivo motore del cambiamento. Filippo Pala Contatti ProgRes [email protected] Per richiedere una copia del giornale in Pdf scrivi a: [email protected] quest’anno, il Brinc@ non sarà solo musica. All’interno del Brinc@mus Tott'impare ci saranno diverse iniziative culturali quali la mostra di arte visiva delle artiste Fabiola Ledda e Rita Chessa; il dibattito sulla letteratura e la situazione attuale della Sardegna, in programma venerdì 20 alle 17 presso il Circolo Sardo del Parco Nord, con ospiti di peso, quali Bachisio Bandinu, Michela Murgia, Marcello Fois e Alberto Masala a cui seguirà alle 21.30 la presentazione del libro di Franciscu Sedda, I sardi sono capaci di amare, presso la libreria Modo Infoshop; l’incontro dei giovani sardi attivi all’interno della Fasi, in programma per sabato 21 alle 10. Un festival di musica sarda con artisti sardi per un pubblico sardo? Ecco l’idea dei Brinc@bus: chi vorrà essere a Bologna il 21 maggio potrà usufruire dei pullman che dalle principali città italiane, ma anche dalla Sardegna, partiranno in direzione del capoluogo emiliano. Tutte le informazioni all’indirizzo web brinca.ning.com Franco Arba