Agricoltura Velletri, 12 settembre 2012 11 Formazione dei giovani: antico sapere da ereditare per rinnovarsi “Dietro ogni problema si nasconde un’opportunità”: la crisi crea il problema, la ricerca trova l’opportunità Giovedì 6 settembre, CRA- ENC, amministrazione comunale di Velletri e cittadini (nella veste sia di produttori sia di consumatori) si sono incontrati presso la Cantina Sperimentale per discutere delle opportunità economiche-agricole del territorio. Formazione e strategia di vendita ne sono stati i temi principali. Alle 17:00 i partecipanti chiacchierano in attesa che al tavolo siedano gli oratori. Si parla dell’imminente o già incominciata vendemmia mentre gli organizzatori si preoccupano degli ultimi preparativi. All’accoglienza, previa gratuita iscrizione all’incontro, si distribuiscono opuscoli: in inglese, quelli che presentano l’ente CRA; in italiano, quelli riguardanti la Cantina veliterna. Le brochure insieme sembrano parlar chiaro: guardare al di là dei ristretti confini comunali. Se il territorio deve essere valorizzato, deve esserlo ad alto livello; ad ampio raggio. Ma la Cantina, in tal senso, ha già dimostrato di avere una visione globale con gli scambi bilaterali che ha con l’Università di Yong Dong, Corea del Sud, causa inoltre di un gemellaggio tra il comune di Velletri e la regione vitivinicola della città sudcoreana. E il CRA-ENC, giustamente fiero delle sue mete raggiunte, le pubblicizza visivamente con l’omaggio ai partecipanti di un dvd riguardo agli studi svolti dal Centro sugli antiossidanti dei semi dell’uva (progetto a cui è stato già accennato nell’articolo della precedente uscita del giornale). La sala è completamente piena: volti giovani e meno giovani appaiono tra le fila di sedie. Gli oratori prendono posto. Il giornalista Fabio Ciarla, verificato che tutto sia pronto, incomincia a presentare. Subito mette in risalto il grande numero dei cittadini accorsi all’evento. Al tavolo sono presenti il direttore dell’Unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia centrale, Gaetano Ciolfi; il presidente del CRA, Giuseppe Alonzo; il sindaco di Velletri, Fausto Servadio; l’assessore all’agricoltura Carlo Guglielmi; il presidente della Banca Popolare del Lazio, Renato Mastrostefano. Il dibattito vede due fasi: l’una, tenuta dagli oratori, dedicata alla spiegazione degli intenti del CRA-ENC e comune di Velletri; l’altra alla discussione diretta coi cittadini. Il Prof. Alonzo è il primo a parlare. Il suo discorso punta sulla concretezza della collaborazione futura tra il CRA e i produttori: vuole parlare delle cose da fare, dare la percezione di ciò che potrebbe essere fatto, riflettere su come valorizzare e rendere fruttuose le caratteristiche del territorio. Richiede collaborazione: «La ricerca migliora la vita, ma un incontro costruttivo nasce quando la ricerca ottiene risultati. Noi poniamo domande alla natura che risponde. Rispetto a tali risposte possiamo supportare il processo dell’attività economica; al cittadino suggerire come scegliere il prodotto». Il CRA si dichiara dunque pronto a mettere a disposizione di qualsiasi produttore lo richieda le sue conoscenze, che abbracciano tutte le branche dell’agricoltura. Il territorio si offre per molte componenti proprie. Per lo più evocato a viti, si caratterizza anche per la coltura del kiwi. Confrontarsi dunque sulla produzione anche con la componente politicogestionale è essenziale e il fatto che giovedì sia stato dibattuto sulle modalità di riavvio dell’economia veliterna dimostra un «desiderio sincero di dialogo concreto per una concreta collaborazione sui fatti». La sua Giuseppe Alonzo promessa è quella di accompagnare le imprese anche attraverso una ricerca di mercato. La produzione non deve essere modificata nella sua qualità ma questa deve invece essere valorizzata e pubblicizzata. Bisogna che il produttore dimostri che il suo prodotto sia differente. E lo può fare conoscendone le caratteristiche che proprio il CRA evidenzierà con le sue ricerche. Dialogo è però la parola chiave di tutto l’intervento e su questa conclude il presidente, che lascia la parola proprio all’amministrazione, al sindaco e all’assessore. Il sindaco Servadio mette in rilievo quanto si sia persa la tradizione della conoscenza familiare dell’agricoltura (non solo a Velletri, ma in tutta Italia). Il Centro potrebbe essere un nuovo educatore. E in effetti lo è stato fino a qualche anno fa, quando i corsi, in collaborazione con l’Università della Tuscia, preparavano i giovani ad essere enologi. I tagli ai finanziamenti non hanno permesso più questa possibilità di formazione. Il suo intento è manifesto: preservare la tradizione agricola del territorio che pure è rimasto abbastanza integro, con un’agricoltura di qualità. Per rilevarla e supportarla, Velletri ha messo a disposizione la Centralina ortofrutticola per vendere direttamente ai consumatori. Ma anche su un altro punto bisogna insistere: sul turismo agroalimentare. Si sofferma anche sulla questione dell’ecomostro (argomento trattato nella precedente uscita del nostro giornale). Rivolgendosi direttamente al comitato che si è costituito contro la costruzione il sindaco assicura che se l’impianto è a sfavore dell’agricoltura, non si farà. E ancora a favorire il settore agricolo sarà la stessa raccolta differenziata: il compost che ne deriverà sarà dato a titolo gratuito agli agricoltori della zona. Un territorio dunque che tende all’autonomia, a nutrire sé stesso. L’assessore Guglielmi si sofferma invece sui dati del censimento del 2010, indicando come gli ettari di terreno coltivati nella zona di Velletri siano diminuiti notevolmente. Le aziende di un ettaro sono scomparse a favore di quelle di due o tre: segno che le aziende hanno fatto fronte comune rispetto alla crisi. Al 2010 le aziende in meno rispetto al 2000 sono ben 2460. Il 70% del territorio veliterno è a coltivazione vitivinicola. Eppure 425 sono stati gli ettari coltivati a kiwi che pure nel giro di tre o quattro anni sono passati a 195: la batteriosi ha avuto la sua parte di colpa costringendo ad estirpare molte coltivazioni di kiwi golden. Guglielmi però ha in testa un ampliamento degli interessi della Cantina. Velletri è anche zona di coltivazione di olivo: trecentomila piante sono in piccole aziende e si contano ben dieci frantoi, mentre in altri comuni, come Lanuvio in cui ne è rimasto solo uno, questi impianti sono quasi scomparsi. Purtroppo il riconoscimento di DOP non è stato concesso dalla Regione per questo tipo di coltivazione, ma l’olio rimane comunque un prodotto di qualità. Bisogna dare sbocco al settore, che pure caratterizza il nostro paesaggio. Trecento gli ettari tra orti, vivai e particolarità: abbiamo il maggior produttore della zona in camelie e azalee e queste sono portate non solo nei più bei giardini d’Italia ma anche del mondo. Non si deve sottovalutarlo o lasciarlo da parte. Come non deve venire in secondo piano la valorizzazione gastronomica. Tre sono i piatti tipici e unici della tavola veliterna: la zuppa di cavoletti, il baccalà e il carciofo alla matti cella. Della gustosità dell’ultimo non mancano le manifestazioni per elogiarlo: a novembre e maggio gli appuntamenti per la sagra che lo vede protagonista. Il sindaco Servadio Anche l’assessore si sofferma però sul problema della formazione. Mancano i professionisti della terra: potatori, innestatori, frantoiani, etc… Di questo bisognerà trattare coi sindacati, con gli uffici del lavoro. L’ass. Carlo Guglielmi È sincero: il comune non ha fondi e questo rimane un problema difficile a risolversi. Passa poi la parola al direttore Ciolfi che presenta la ex Cantina sperimentale Renato Mastrostefano nei suoi progetti e nei suoi obiettivi; nella sua importanza quale punto di riferimento per la formazione agricola dei giovani e per il sostegno conoscitivo ai neoproduttori. Infine il dott. Mastrostefano ricorda quando suo padre frequentava quelle stesse aule per imparare a trattare le piante delle loro proprietà. Dichiara poi che la sua banca ha una vocazione ambientale ed è tesa perciò a interessarsi delle attività produttive locali. Pone anch’egli l’accento sulla possibilità di un miglioramento di quelle stesse produzioni specifiche veliterne che la banca Gaetano Ciolfi ha talvolta sostenuto. Ore 18:23 si dà inizio alla seconda parte. Il dibattito inizia con la prenotazione di numerosi interventi. Parlano i docenti universitari, come il prof. Mencarelli che rompe il ghiaccio. Il docente universitario della Tuscia si sofferma sull’interazione tra ricerca e base territoriale. Per lui il consorzio in cui s’è svolto il corso di enologi è stato eccellente per persone, capacità e attività. Si dimostra restio all’idea dell’assessore di ampliare le prospettive agricole del Centro rispetto alla sua vocazione primariamente vitivinicola, considerando appunto quanto il territorio sia stato trattato originariamente e prevalentemente per la produzione di vino. Chiede gli aiuti delle aziende e del pubblico perché vengano finanziati quei corsi di cui ha un ricordo vivido e positivo. Fa l’esempio della Lombardia: 2ml di euro sono stati stanziati per i corsi di enologia. Il 50% sono stati dati dalla Regione Lombardia e dai privati, l’altro 50% dalla Cariplo. Inoltre ricorda come Velletri rimane importante perché unico centro di enologia nell’Italia centrale. Ma alle richieste del prof. Mencarelli, l’avvocato Palliccia risponde che più di quello che è stato fatto non si poteva fare perché le università è stata più prenditrice che portatrice. Continua il neoproduttore Mauro Marrocco, proprietario di un’azienda biodinamica prima impegnato nella costruzione di ascensori. Chiede più facilità di formazione. L’imprenditore di ascensori ha avuto buon esito dai corsi del 2010 e si dice rammaricato di non poterne usufruire ancor oggi. Quando ha deciso di intraprendere la strada della coltura del vigneto temeva l’avventura in un campo per lui nuovo. La Cantina è stato un punto di riferimento e orientamento in questo settore: ha trovato in esso «persone a cui affidarsi […] qualcuno a cui rivolgersi nel momento del bisogno; che non siano fornitori, ma enti pubblici senza secondi fini» (sic.). Interviene anche la Regione con la dott. ssa Bianchi che esorta a guardare al futuro perché la sfida è al livello mondiale ed è una sfida incredibile. La globalizzazione è un’opportunità ma comporta anche delle negatività, come la stessa batteriosi o la malattia del cinipide. Il Centro deve mantenersi un punto di riferimento locale che guardi però in maniera globale appunto alla realtà economica e sperimentale. Proprio riguardo la batteriosi del kiwi negli ultimi quattro anni si sono svolte numerose ricerche e l’unico risultato che ne è venuto fuori è stata la conferma che con questa malattia bisognerà conviverci. E allora è necessario un cambiamento del modo di pensare la coltivazione. C’è bisogno di una grande preparazione. Due sono le proposte della Bianchi: 1. destinare parte di ettari della Cantina per la dimostrazione della coltivazione del kiwi in presenza della batteriosi; 2. riguardo il cinipide cercare di riportare ad un livello accet- tabile la sua presenza nelle piantagioni. Allevare gli insetti utili perché si argini il problema. Ancora una volta si sofferma sul tema dei giovani e della loro formazione agricola. Importante questione è la salvaguardia microbiologica: salvare le caratteristiche d’antichità sul territorio; metterle in coltivazione. Claudio Trenta, direttore della centralina ortofrutticola di Velletri, espone il problema principe e forse quello più facilmente sentito dai contadini: la scarsa redditività della commercializzazione. In agricoltura, dice, non siamo in grado di fare investimenti. La questione non è solo di finanziamenti ma di vendita diretta del prodotto. Il CO.PRO.VI dimostra con il suo fallimento l’impossibilità di fare affidamento sulle cooperative. La proposta è quella di organizzare un piano di commercializzazione. Il sindaco risponde rammaricandosi della ferita aperta e profonda del CO.PRO.VI: i soldi furono mal spesi, le scelte politiche sbagliate, dai soci e dagli amministratori di allora. L’enoteca comunale cerca di risolvere per quanto possibile il problema partecipando agli incontri nazionali e internazionali. Ma soprattutto c’è bisogno di solidarietà nella stessa cittadina. Nei ristoranti della zona non si trovano i vini autoctoni, quando invece sarebbe auspicabile la loro presenza in essi e la loro pubblicizzazione da parte dei ristoratori. Il presidente Alonzo incalza: di fronte al poco prezzo bisogna valorizzare la produzione; ragionare sulla strategia di vendita perché la qualità del prodotto sia messa in risalto e si renda desiderabile e unico il prodotto stesso. Ma in sala sono presenti anche le amministrazioni dei territori locali: gli assessori all’agricoltura di Lanuvio, di Cisterna, di Lariano. Quest’ultimo, Pietro Valeri parla di competenza territoriale del comune sui problemi di categoria. Vuole maggiore autonomia d’azione pei comuni. Stefano Giammatteo, presidente dell’ASPAL, infine, chiede di estendere i corsi di formazione; di avere meno burocrazia che tarpa le ali alle iniziative e fa perdere tempo; un tavolo di concertazione con la Regione per stabilire un calmiere dei costi di produzione affinché si eviti che il venditore smerci il suo prodotto ad un costo inferiore a quello che sostiene per la lavorazione e commercializzazione del prodotto. E’ necessario stabilire un prezzo equo perché non ci siano voragini tra produttori e consumatori. Sono le 19:50 quando il dibattito si chiude. Alonzo saluta e si dichiara comunque non soddisfatto dell’incontro. Ne sono necessari altri, tematici, in cui parlare in maniera particolare di ogni settore con i suoi problemi specifici. Questo è stato il primo di numerosi altri incontri. E’ solo l’inizio del percorso. L’assessore Guglielmi si dice contento delle premesse: ora bisogna proseguire nella costruzione di un sistema agricolo. Strategia di vendita e soprattutto formazione di specialisti, di pensiero, educazione alla produzione competitiva sono parole fondamentali di questo percorso. E ancora la CRA, nella sua figura più autorevole, sostiene l’importanza della serietà della figura professionale che deve uscire dalla Cantina sperimentale. Bisogna trasferire ai giovani quel sapere contadino che per secoli ha nutrito la nazione e che ora languisce. Il trasferimento di conoscenza dai vecchi ai giovani non può che essere un rinnovamento in positivo, che valorizzi il patrimonio di Velletri e dell’Italia tutta. Veronica Bagaglini