La Sacra Sindone
La Sacra Sindone
La Sacra Sindone è un
lenzuolo di lino, lungo cm 437
e largo cm 111.
Sul tessuto è impressa
un'immagine, l'impronta
frontale e dorsale
di un uomo crocifisso.
L'impronta presenta la
singolare caratteristica di
comportarsi come un
negativo fotografico.
Cos’è la Sacra Sindone
È un lenzuolo che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato
di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato. Quello sulla
Sindone è sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto
con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB, che
all'analisi del DNA è risultato molto antico. Il sangue è dello stesso tipo di quello
riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna), una tela
di 83 x 52 cm, che presenta numerose macchie di sangue simmetriche, passate da
una parte all'altra mentre era piegata in due. Il sangue presente sul Sudario è
umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta profili genetici simili a quelli
rilevati sulla Sindone.
Oltre al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa
immagine, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille
superficiali del lino è superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e
chimicamente stabile. È’ stabile anche all'acqua, non è composta da pigmenti e non
è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il
telo o tocca o non tocca, non c'è via di mezzo. Invece, sulla Sindone c'è immagine
anche dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle
diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può
dunque ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante.
Cosa non è la Sacra Sindone
L'immagine non è stata
prodotta con mezzi artificiali.
Non è un dipinto né una
stampa: sulla stoffa è
assente qualsiasi pigmento.
Non è il risultato di una
strinatura prodotta con un
bassorilievo riscaldato: le
impronte così ottenute,
passano da parte a parte,
tendono a sparire, hanno
diversa fluorescenza e non
hanno caratteristiche
tridimensionali.
L'impronta in positivo
dell'uomo della Sindone
La fotografia in bianco e nero del volto dell’uomo della
Sindone evidenzia come la differenza di tonalità tra i
valori chiari e quelli scuri dell’impronta sia talmente
ridotta che l’occhio riesce a percepire soltanto le
fattezze di un volto umano nella sua globalità, mentre i
particolari non sono facilmente individuabili e
comprensibili.
L’immagine presenta un volto con una distribuzione di
luminosità che è esattamente opposta a quella che
percepiamo nella realtà in cui le parti più sporgenti
presentano tonalità più chiare rispetto a quelle relative
a strutture anatomiche più lontane. L’impronta
sindonica si comporta, pertanto, come un negativo
fotografico. Diverso è il comportamento delle macchie
di sangue, direttamente decalcate sul tessuto.
positivo e negativo
L'impronta in negativo
dell'uomo della Sindone
Nel negativo della fotografia della Sindone è
evidente come i chiaroscuro siano invertiti
rispetto ad un negativo fotografico normale.
Inoltre è presente la trasposizione spaziale, il
cui effetto consiste nello scambio della parte
destra con la sinistra e viceversa.
Il telo, che è di colore chiaro, appare scuro,
mentre le macchie corrispondenti alle zone
anatomiche in rilievo risultano chiare, con
sfumature di intensità che rispecchiano
l’andamento curvilineo del volto. Ci troviamo
quindi di fronte al vero aspetto dell’Uomo
della Sindone come potremmo osservarlo se
si trovasse di fronte a noi.
Il volto
La tecnica del Carbonio14
Il C14, o meglio il carbonio14, è un elemento presente nell'ambiente nelle
sostanze che hanno natura organica: questo particolare isotopo del
carbonio è radioattivo e ciò che interessa agli scienziati è che la
radioattività di questo isotopo si dimezza ogni 5730 +-40 anni.
Con questa tecnica, grazie a opportuni procedimenti, si riesce a calcolare
l'anzianità di un oggetto in questione.
Anche la Sindone è stata sottoposta a questo procedimento: il taglio dei
campioni dal lenzuolo venne addirittura trasmesso dalla Rai.
Il risultato attribuiva alla Sindone
L'intestazione dell'articolo dei ricercatori
un'età inferiore di 1200 anni, facendo,
che condussero l'esperimento.
così, risalire il reperto al Medioevo:
torna di nuovo la vecchia leggenda del
falsario medievale.
La storia del telo
attraverso i pollini
E' noto a tutti che l'aria, oltre a essere un gas, contiene, sospesa al suo
interno, numerose particelle, tra cui i pollini; è anche noto che la Sindone fu
protagonista di numerose esposizioni all'aperto e di numerosi spostamenti... ed
è proprio su questi dati che si basa lo studio della “palinologia”.
Il procedimento, che vede come protagonisti i pollini, venne utilizzato per la
prima volta da un criminologo svizzero appassionato di sindonologia, Max Frei
che, attraverso l'utilizzo i una semplice tecnica, ovvero l'applicazione di
“scotch" su parti del telo sindonico, è riuscito a prelevare e analizzare i pollini
presenti, ottenendo risultati strabilianti: alcuni tipi di pollini appartengono a
specie di piante esistenti solo nella Palestina di 2000 anni fa; altri provengono
da piante che crescono in Turchia (avvalorando, così, la storia che ha visto il
passaggio della Sindone a Edessa). Esistono poi sulla Sindone pollini di
piante appartenenti alla cosiddetta “Macchia Mediterranea”, che la Sindone
ha potuto "catturare“, durante il suo lungo pellegrinare in Francia, inInghilterra
e, infine, in Italia. Anche questa tecnica non ha potuto che confermare le
innumerevoli voci a favore di questo lenzuolo.
Sacra Sindone:
manufatto medievale?
Nel Medioevo erano completamente ignorate le conoscenze
storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui
si era persa la memoria. L'eventuale falsario medievale non avrebbe potuto
raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l'iconografia medievale:
corona di spine a casco, chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza
del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso
presso gli Ebrei all'epoca di Cristo. Lo stesso falsario avrebbe dovuto
immaginare l'invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per
aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la
sepoltura. lI falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX
secolo, e l'olografia realizzata negli anni '40 del secolo scorso. Avrebbe dovuto
saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima volta
nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con
sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale, rispettando
inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità,
scoperta nel 1666.
Le tracce sulla stoffa
La manifattura
rudimentale della stoffa,
la torcitura dei fili, la
tessitura in diagonale, la
presenza di tracce di
cotone egizio
antichissimo, l'assenza di
tracce di fibre animali
rendono verosimile
l'origine del tessuto
nell'area siro-palestinese
del primo secolo.
Altri indizi: grande
abbondanza di pollini di
provenienza
mediorientale e di aloe e
mirra; la presenza di un
tipo di carbonato di
calcio simile a quello
ritrovato nelle grotte di
Gerusalemme; tracce
sugli occhi di monete
coniate intorno al 29
d.C. sotto Ponzio Pilato.
Indizi sulla resurrezione
Il corpo dell‘uomo della Sindone
non presenta il minimo segno di
putrefazione: è rimasto avvolto
nel lenzuolo per un tempo di 3036 ore. La formazione
dell'immagine potrebbe essere
spiegata con un effetto
fotoradiante (= elevatissimo
campo elettrico), connesso, per
qualcuno, alla Risurrezione.
Non c'è traccia di spostamento
del lenzuolo sul corpo, né di
putrefazione sul lenzuolo.
Qualcuno scrisse
sulla Sindone…
Un’ulteriore conferma sull'autenticità o meno del telo sindonico viene dal ritrovamento
su quest'ultimo di scritte, di epoca antichissima ai lati del volto, molto probabilmente
apposte da un ufficiale, che ne constatava la morte riconoscendo la salma avvolta nella
Sindone. Cosa si legge sul telo? Secondo quanto ha affermato uno studioso, si
legge chiaramente un NAZARENU sopra l'arcata sopracciliare sinistra.
Questo non è però un "avvistamento" unico: molti studiosi hanno osservato sul telo
sindonico numerosi caratteri, ma forse i più curiosi sono quelli che sono stati trovati nei
pressi del ginocchio dell'uomo della Sindone che dicono in un "latinorum" misto a
provenzale: "Sanctissime Jesi miserere Nobis" (= “santissimo Gesù abbi pietà di noi”).
Ma chi è stato a scrivere questo messaggio? Probabilmente il tempo, infatti, in passato
venivano create delle reliquie per contatto tramite l'appoggio sul telo di piccole
pergamene sulle quali venivano scritte invocazioni o raccomandazioni: è probabile che
l'inchiostro di una di queste abbia trapassato la pergamena e abbia appena impresso il
lenzuolo rendendo, di questa reliquia, testimonianza perenne.
Non è assolutamente possibile vedere ad occhio nudo queste scritte perché sono più
che cancellate dal tempo e solo un attento studio con avanzatissimi mezzi, permette il
riconoscimento, difficoltoso, dei pochi caratteri che sono impressi sul telo.
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